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Full text of "Storia di cento anni <1750-1850>"

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Parker  a  son.  Lt 


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STORIA 
PI  CENTO  ANNI 

[1780-1830] 


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Proprietà  letteraria* 

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STORIA 


DI 


CENTO  ANNI 

[I750-J8Ò0] 
NARRATA  DA  CESAHE  CANTI'. 


Libati  iater  abruptam  coatumaciam 
et  <kfi>rmc  vlMequium,  perdere. 

Tacito. 


ISAIA  IfilllONI. 


Sol.  ili. 


FIRENZE. 

FELICE  LE  MONNIER. 


1835. 

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STOMA  DI  CENTO  ANNI 

[17o0-1850] 


Francia.  —  La  Restaurazione. 


La  classe  media  avea  trionfato  nella  grande  Rivoluzione ,  e 
desiderosa  di  conservare  gli  acquisti ,  avea  congiurato  contro 
Napoleone  retrogrado ,  e  restaurato  i  Borboni.  Da  questi  otten- 
ne una  Carta  che  concedeale  più  che  non  avesse  chiesto  nell'89, 
poiché  aboliva  tutti  i  privilegi  ;  rimetteva  il  re  come  supremo 
magistrato  ereditario,  ma  non  quella  nobiltà,  contro  la  quale  di 
fatto  erasi  condotta  la  Rivoluzione.  La  Carta  faceva  tutti  i  Fran- 
cesi eguali  in  faccia  alla  legge,  capaci  a  qualunque  impiego,  li- 
bere le  persone  e  la  stampa  ;  liberi  i  culti ,  sebbene  religione 
dello  Stato  fosse  la  cattolica  5  indolabili  le  proprietà  ;  dimenti- 
cate le  opinioni  e  i  voti  emessi  fin  allora;  abolita  la  coscrizione. 
Il  re,  inviolabile,  ha  il  potere  esecutivo;  capo  dello  Stato  e  del- 
le armi;  dichiara  la  guerra,  fa  i  trattati,  nomina  alle  cariche  di 
pubblica  amministrazione.  Egli  propone  le  leggi;  e  dopo  di- 
scusse e  votate  nelle  Camere  dei  pari  e  dei  deputati ,  egli  le 
sanziona  e  promulga  ;  fa  1  regolamenti  e  le  ordinanze  necessa- 
rie al V  esecuzione  di  esse  ed  alla  sicurezza  dello  Stato.  Degli 
atti  della  corona  sono  responsali  i  ministri ,  che  devono  confor- 
mare le  risoluzioni  del  potere  esecutivo  ai  voti  della  maggio- 
ranza del  parlamento.  I  pari  sono  nominati  dal  re,  d'illimitato 
nomerò,  ed  ereditarli;  v'appartengono  di  diritto  i  membri  della 
easa  reale,  che  a  venticinque  anni  acquistano  voce  deliberativa. 
Secrete  le  lóro  adunanze;  ad  essi  Pesame  del  Paltò  tradimento. 
I  deputati ,  le  cui  adunanze  sono  pubbliche)  vengono  nominati 

III.  DioitizedbvQbÓQle 


2  LA  COSTITUZIONE  DI  LUIGI  XVIII 

da  collegi  elettorali ,  per  cinque  anni ,  rinnovandosi  ogni  anno 
d'  un  quinto:  devono  avere  almeno  quarantanni,  e  pagare  mille 
franchi  di  contribuzioni  dirette.  Nessuna  imposta ,  se  non  con- 
sentita dalle  Camere  e  sancita  dal  re.  Questi  convoca  le  due  Ca- 
mere ogni  anno  contemporaneamente;  può  sciogliere  quella  dei 
deputati ,  cioè  rinviarli  ai  loro  giudici  naturali  ;  ma  una  nuova 
dee  chiamarne  fra  tre  mesi. 

Adunque ,  re  temperato,  colta  pienezza  del  potere  esecutiva 
e  con  ministri  responsali  ;  una  Camera  ereditaria  e  una  elettiva 
ehe  rappresenti  la  maggioranza  delle  classi  medie:  costituzione 
differente  dalla  inglese  in  quanto  I'  iniziativa  appartiene  al  re,  e 
i  ministri  siedono  e  opinano  nelle  Camere ,  possono  esser  messi 
in  accusa  dalla  Camera  dei  deputati,  e  tradotti  a  quella  dei  pari 
per  tradimento  o  concussione.  Durano  il  sistema  giudiziale  e  il 
codice  civile  dell'Impero ,  e  le  leggi  non  contrarie  alla  Carta  ; 
abolita  la  confisca;  al  re  il  diritto  di  grazia.  La  nobiltà ,  abolita 
come  istituzione,  conserva  valore  d'opinione,  ed  influenza  fra  le 
classi  basse.  Neppure  il  clero  ha  esistenza  politica  collettiva  ; 
ma  nato  fra  il  popolo,  e  confidente  ài  questo,  si  connette  ai  bor- 
ghesi per  l'educazione ,  alla  nobiltà  per  frequenti  relazioni.  La 
plebe  non  partecipa  agli  affari  pubblici,  ma  ha  aperte  le  vie  on- 
de elevarsi. 

Questo  dono  Luigi  XVIII  faceva  al  regno  che  gli  stranieri  gli 
restituivano  ;  ma  come  dono  eMa  considerava ,  mentre  alla  na- 
zione parea  diritto.  L'effettuare  poi  la  Carta  doveva  riuscir  dif- 
ficile tra  gente  non  avvezza  alle  forme  costituzionali  e  alla  pub- 
blicità; tra  il  cozzare  della  libertà  inesperta  col  l'assolutismo  in- 
veterato. Coloro  che  a  questo  credevano ,  si  consolavano  della 
Restaurazione  come  d' un  ritorno  dell'  ordine  antico  :  ma  poi 
scorgendo  che  nessuno  dei  frantumi  di  questo  potea  ripigliare 
vita,  invece  di  consolidarne  il  potere  posticcio ,  invocarono  la 
libertà.  Gli  scolari  dell'Enciclopedia  s'indispettivano  a  questa 
ricrudeseenza  (diceano)  del  medio  evo.  Giacobini  e  Buonaparti- 
sti,  affratellatisi  nei  cento  giorni,  guardavano  stizzosi  un  trono, 
micidiale  alle  idee  repubblicane,  eppure  sprovisto  di  quell'as- 
solutezza che  conculca  e  passa.  Al  volgo  parea  men  bello,-  per- 
chè non  addobbalo  con  bandiere  di  vinti.  I  banchieri  aveaoo 


I.  BKALISTI  5 

perduto  i  guadagni ,  a  profusione  offerii  dalle  restrizioni  e  dai 
monopolio  v 

Per  incontro  i  Realisti,  tornati  con  idee  di  vendetta  e  riazio- 
ne, in-  premio  dell'oziosa  fedeltà  o  della  brigante  migrazione  in- 
vocavano posti  per  sé,  severità  contro  gli  autori  de*  primi  de* 
Utti  e  delle  ultime  sventure;  e  prevalendo  nella  Camera  del 
1815,  spinsero  al  rigore  contro  il  maresciallo  Ney,  la  cui  con- 
danna a  morte ,  come  disse  Dopin  avvocato  suo,  «  non  fu  giu- 
sta perchè  la  difesa  non  fu  libera  »  :  corti  prevostali  ristabiliva- 
no sanguinosamente  la  quiete  dovunque  fosse  compromessa. 
L*  amnistia ,  da  cui  dee  cominciar  ogni  governo  non  insensato  , 
trovò  contraddizione ,  e  fu  ristretta  da  eccezioni  :  dal  riordinato 
Istituto  si  esclusero  alcuni  personaggi ,  quasi  che  la  scienza 
appartenga  ad  alcuna  fazione  :  la  tribuna  sonava  di  incessanti 
diatribe  contro  la  Rivoluzione,  non  vedendovi  che  l'empietà  so- 
vrana ,  sebbene  né  gustassero  i  vantaggi  quelli  che  nulla  avea* 
no  sofferto  delle  sue  violenze  :  e  perchè  il  governo  camminava 
più  moderato  che  non  la  fazione  da  cui  era  sostenuto  ,<  questa 
divenne  un'opposizione ,  cercando  invigorire  P ordinamento  ec- 
clesiastico e  il  provinciale. 

Fuor  delle  Camere  si  formò  dunque ,  o  almeno  si  disse,  una 
congregazione  di  Realisti  esagerati,  aggregandovi  chiunque  pò- 
tesse  sulle  moltitudini  cella  scienza,  col  danaro,  colla  parola , 
colle  preci  ;  e  teneano  adunanze ,  ricreazioni ,  conferenze ,  al- 
l'ombra del  conte  d'Artois,  che  fu  poi  Carlo  X,  e  d'altri  princi- 
pi, repugnanti  dalle  restrizioni  messe  al  poter  reale.  Anche  Lui* 
gì  XVIII  ambiva  di  mettere  in  mostra  sé  stesso  e  la  propria 
autorità,  trascendendo  quelle  forme  costituzionali  che  velano  il 
re  sotto  la  salvaguardia  del  ministro.  Ma  gli  amici  del  trono  si 
appigliavano,  alla  Carta;  Chateaubriand  vi  ravvisa  Punica  ancora 
pel  vascello  tempestato;  il  generale  Foy  esclamava  :  Chi  vuol 
più  della  Carta ,  meno  della  Carta,  altrimenti  della  Car» 
ta,  manca  aìsuoi  giuramenti. 

Ci  sia  permesso  badarci  fra  questi  dissidii ,  giacché  li  vedia- 
mo riprodotti  più  o  meno  dovunque  si  comincia  la  vita  costitu- 
zionale; e  pur  troppo  la  Francia  è  presa  a  modello,  quantunque 

non  si  sappia  profittare  degli  errori  di  essa  per  risparmiarsene. 

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A  l'  opposizione 

Gravi  piaghe  intanto  erano  a  sanare.  Gli  Alleati  aveano  voluto 
farsi  pagare  dalla  Francia  e  le  spese  e  la  paura;  500  milioni  dis- 
sipò la  sciagurata  invasione  del  IBIS;  per  P occupazione  stra- 
niera se  ne  dovettero  pagare  in  tre  anni  750,  poi  altri  280;  i 
crediti  verso  il  governo ,  addotti  principalmente  dai  paesi  ab- 
bandonati sul  Reno,  sommavano  a  1600  milioni,  che  per  media- 
zione di  Wellington  si  ridussero  a  240;  sicché  il  debito  pubbli- 
co salì  da  1260  a  3760  milioni.  Fiera  punizione  inflitta  alla  glo- 
ria !  ma  improvida  per  parte  di  quei  che  professavano  amare  la 
pace ,  e  che  cosi  obbligavano  il  governo  a  spedienti  che  irrita- 
vano. Più  di  tutto  indignatasi  la  nazione  all'insultante  conten- 
tezza degli  stranieri ,  e  al  vedere  sventolare  sulle  sue  città  quei 
vessilli  che  portavano  ancora  impressa  l'orma  del  piede  france- 
se vincitore.  Quando  l'esercito  occupante  fu  tolto  (sett.  1817) , 
il  governo  si  sentì  libero  di  sé ,  e  <5ome  tale  entrò  nella  Santa 
Alleanza:  ma  in  ciò  parve  scorgersi  una  minaccia  di  trapiantare 
anche  in  Francia  le  idee  assolute  di  quella. 

Ad  impedire  le  quali  levavasi  l'opposizione,  legale  o  no.  Nel- 
la illegale  si  disegnavano  tre  gradazioni.Ventimila  uffiziali,  sbal- 
zati dal  bivacco  ai  riposi,  guatavano  verso  Sant' Elena  ,  o  verso 
il  fanciullo  che  cresceva  sotto  Cali  dell'aquila  austriaca,  e  spe- 
ravano che  questa  li  favorirebbe,  o  per  alzare  il  figlio  d'un' ar- 
ciduchessa o  per  turbare  que'malgraditi  vicini.  Altri  fantastica- 
vano la  repubblica;  e  quali,  con  La  Fayette,  placida  e  casalin- 
ga all'americana;  quali,  come  nel  93,  esultante  di  forza  e  di  di- 
ritti, terrore  de' re,  speranza  de'popoli.  Una  terza  parzialità  ri- 
cordava^ della  rivoluzione  inglese ,  e  come  per  darle  compi- 
mento fu  duopo  che  .la  dinastia  ristabilita  venisse  sbalzata  da 
un'altra ,  la  quale  non  avesse  né  vendette  né  rimpianti ,  e  che 
ogni  cosa  dovesse  alla  Rivoluzione.  Tutti  questi  Indipendenti 
cercavano  guadagnare  la  classe  media,  sollecitandone  o  le  spe- 
ranze o.le  paure;  accogliendo  tutti  quei  che  i  Borboni  malcon- 
tentavano;  adoprando  i  giornali  e  le  caricature;  battendo  i  mis- 
aionarii  ed  i  Gesuiti ,  col  qual  nome  indicavansi  in  generale  i 
preti  zelanti  e  i  loro  fautori. 

L' opposizione  legale  operava  nelle  Camere ,  che  coi  poteri 
costituzionali  prendeano  fermezza.  La  politica  in  Inghilterra  è 


I  PABTITI  5 

menata  da  due  secoli  fa  pieno  giorno ,  talché  il  popolo  la  sor- 
veglia ,  e  la  obbliga  a  regolarsi  nell'interesse-  del  paese.  In 
Francia  è  recente ,  e  perciò  mobile  secondo  i  ministri  :  piloti 
inesperti ,  ogni  brezza  credono  tempesta,  e  smarriscono  la  tra- 
montana :  il  popolo  poi  è  ancora  troppo  nuovo  a  tali  discussio- 
ni,  e  la  sua  facile  fantasia  s'infiamma  ai  gridi  e  alle  parole  ge- 
nerose. 

Cardini  dell'  opposizione  eraoo  la  legge  elettorale  e  la  cen- 
sura. Governo  rappresentativo  non  si  dà  senza  libera  stampa  ; 
e  anche  vani  Realisti  la  difendevano ,  e  fra  essi  Chateaubriand, 
quasi  dicesse  ai  Borboni  :  Io  sosterrò  il  vostro  scettro ,  pur- 
ché voi  rispettiate.il  mio*  ed  esclamava  :  «  Non  voglio  che  , 

•  se  nascessero  Copernichi  e  Galilei ,  un  censore  possa ,  con 
»  un  frego  di  penna ,  rituffare  nell'obblio  un  secreto  che  il  ge- 

•  nio  dell1  uomo  avrebbe  involato  all'  onniscienza  di  Dio.  »  — • 
«  La  censura  (soggiungeva  Daunou)  è  essenzialmente  parziale, 
»  e  sempre  il  fu ,  ed  6  impossibile  noi  sia  ;  è  l'arbitrio  assolti- 
»  to.  »  Royer-Collard ,  che  pure  avea  sollecitalo  restrizioni  alla 
stampa ,  diceva  con  amara  ironia  :  •  Fu  somma  imprevidenza , 
»  nel  gran  giorno  della  creazione ,  il  lasciare  l' uomo  sfuggire 

•  libero  e  intelligente  in  mezzo  all'universo.  Di  là  il  male  e  Per- 
»  rore.  Una  sapienza  più  alta  viene  a  riparare  la  colpa  della  Pro- 

•  videnza ,  restringerne  l' imprudente  liberalità ,  e  air  umanità 
»  saviamente  mutilata  rendere  il  servigio  di  elevarla  alla  beata 
»  innocenza  dei  bruti.  » 

Quanto  alle  elezioni,  base  del  sistema  rappresentativo,  il  go* 
verno  cercava  padroneggiarle.  Respinta  V  elezione  diretta ,  e 
stabilito  il  duplice  grado  ,  furono  esse  disputate  da  prima  fra 
ultra-realisti  e  moderati  ;  indi  fra  moderati,  ministeriali  e  dot- 
trinar» ;  alfine  tra  dottrinar»  e  indipendenti. 

Royer-Collard  avea  combattuto  il  sensismo  di  Condillac  come 
causa  dell'  invilimento  degli  spiriti  sotto  Napoleone  ,  e  del  de- 
spotismo  brutale  del  terrore  o  delle  spade  :  traeva  eloquenza 
dall'odio  contro  un  sistema  e  dalla  contraddizione,  non  dall'  a- 
more  del  popolo,  cui  anzi  egli  voleva  allontanato  dalla  costitu- 
zione, giacché  il  terrore  lo  avea  svogliato  della  sovranità  popo- 
lare; considerava  la  Camera  come  elettiva ,  ma  non  rappresene 

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6  DOTTBLNARII  —  BENIAMINO  CONSTANT 

tativa  ;  e  i  deputati  esserlo  della  Camera ,  non  del  popolo  ;  e 
consultori  del  re.  Grande  importanza  acquistò  col  parlare  pò* 
chissrmo  e  scriver  meno  :  e  perchè  riepilogava  le  discussioni  in 
forma  dogmatica ,  e  spesso  torna?agtt  la  parola  dottrina,  prese 
nome  di  dottrinarti  la  parte  sua:  parola  vaga  del  resto ,  come 
tutte  le  designazioni  di  partiti ,  e  che  ciascuno  interpretava  a 
volontà.  Erano  gente  nuova ,  legisti ,  letterati ,  che  riponeano 
tutta  l'importanza  nell'abilità,  comunque  scevera  dalla  morale 
e  dalia  giustizia  ;  e  che  formatesi  alcune  massime  astratte,  se- 
condo queste  pretendeano  regolare  la  politica.  Contrarli  agli  uo- 
mini assoluti  che  non  affissano  ae  non  un  lato  .solo ,  tendeano 
a  consolidare  le  potenze  di  fatto,  che  risultano  dalla  proprietà, 
dalla  ricchezza  e  da  altri  vantaggi  di  posizione,  accordando  tali 
potenze  fra  sé  per  via  di  transazioni  :  all'  opposto  di  quei  libe- 
rali che  vorrebbero  restringere  la  sfera  di  autorità  di  queste , 
sottraendone  al  più  possibile  V  esistenza  nostra  coli'  isolarci 
quasi  dalla  vita  sociale  (1) ,  e  della  politica  fanno  scopo  gli  in* 
teressi  della  classe  media. 

Pubblicista  dei  liberalismo  d'allora  (1767-1830)  fu  Beniami- 
no Constant  di  Losanna.  Ristretto  alle  negazioni  protestanti  ia 
religione  come  in  politica ,  intelletto  vigoroso ,  temperamento 
debole ,  cuor  freddo  ,  introdusse  in  Francia  la  letteratura  ger- 
manica ,  e  in  filosofia  la  morale  di  sentimento,  sottoposta  agli 
ondeggiamenti  della  coscienza  di  ciascuno.  Per  le  idee,  pei  sen- 
timenti ,  per  la  voltura  dei  suo  spirito  ,  per  la  leggerezza  dei 
costumi ,  pel  culto  a  Voltaire  ,  per  le  abitudini  satiriche  ,  ap- 
parteneva a  quella  scuola  inglese  di  cui  Mounier  era  stato  l' o- 
ratore  ,  Necker  il  finanziere ,  la  Stagi  l'eroina ,  e  di  cui  l'im- 
peratore Alessandro  divenne  adepto.  Fece  opposizione  a  Napo- 
leone senza  vedere  in  lui  il  rappresentante  della  nazione  fran- 

(1)  J' aspirate  avee  enthoueiaeme  vere  un  avenir,  je  ne  Sa- 
voie trop  lequel;  vere  une  liberti ,  doni  la  formule,  eijelui 
en  donnaie  une,  était  celle  ci:  Gouternement  quelconque ,  a- 
tee  la  plus  grande  somme  possibile  de  garanties  individuelles, 
et  le  moins  possible  d' acliod  administralive.  —  Thierrt,  Prò- 
face  aux  Dix  Ans  d>  étude*  hùtoriqueè^ 


BENIAMINO  CONSTANT  7 

cese  $  nei  cento  giorni  se  gli  associò ,  ma  consigliandogli  i  pari 
ereditari!  come  in  Inghilterra;  durante  la  Restaurazione,  venne 
capo  di  quel  liberalismo  borghese ,  che  lottava  colla  sovranità 
nazionale  ,  ma  solo  nell'intento  di  garantire  V indipendenza  in* 
drviduale  contro  l'azione  dei  potere.  Nel  sistema  costituzionale, 
die  vive  solo  di  finzioni  e  contrappesi ,  e  per  le  complicazioni 
sue  di  alle  nature  delicate  il  vantaggio  sopra  anime  semplici  e 
robuste ,  egH  primeggiò  per  gusto  della  popolarità  e  per  sim- 
patie .alla  gioventù;  benché  non  spiegasse  mai  vigoria,  e  di 
scettica  mobilità  t'accusassero  le  frequenti  contraddizioni.  Co- 
me protestante  opponessi  ai  preti  :  facile  e  ingegnoso  ne'  gior- 
nali e  alla  tribuna,  degli  articoli  suoi  formò  un  Carso  polìtico 
costituzionale ,  ove  pone  scopo  di  ogni  associazione  umana  la 
libertà  individuale ,  garantita  dalla  libertà  politica.  Gli  antichi 
tendeano  a  comunicare  il  poter  sociale  a  tutti  i  cittadini;  i  mo* 
alerai  a  dar  sicurezza  ne' godimenti  privati.  Le  istituzioni  poli'* 
lidie  sono  contratti ,  ove  l'uomo  rinunzia  la  minor  parte  possi- 
bile della  primitiva  indipendenza  ;  onde  la  società  non  ha  giu- 
risdizione sugi' individui  se  non  per  impedirli  di  pregiudicarsi 
reciprocamente.  • 

Noi ,  non  acquetandoci  a  questi  canoni,  crediamo  che  e  l'in- 
dividue e  la  società  esistano  pel  genere  umano,  affinchè  divenga 
più  perfetto ,  le  nazioni  acquistino  il  maggior  possibile  svilup- 
po ,  e  ciascun  individuo  debba  portare  il  tributo  di  sue  facoltà 
personali ,  e  l' amore  per  tutti. 

Secondo  le  sue  sterili  dottrine ,  è  di  diritto  assoluto  la  con- 
correnza industriale  ;  è  usurpazione  ogni  intervento  della  po- 
tenza sociale;  usurpazione  ogni  imposta  non  comandata  da  im- 
periosa necessità.  Esclusa  la  direzione  della  società  nell'ordine 
materiale ,  tanto  più  nel  morale  ;  la  religione  si  conforma  al 
sentimento  di  ciascuno;  l'educazione  de'figliuoli  è  abbandonata 
ai  padri.  Posto  scopo  della  convivenza  il  rendere  indipendente 
l' individuo ,  ne  saranno  membri  que'soli  che  vi  recano  tale  in- 
dipendenza ,  cioè  i  proprietarii.  Così  combattendo  i  privilegi 
aristocratici ,  si  saldavano  quelli  de' borghesi  ;  in  conseguenza 
»  riprovava  l'elezione  a  due  gradi.  Se  unico  interesse  reale  è 
quello  degP  individui ,  e  il  generale  è  una  transazione  fra  que- 

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8  BENIAMINO  CONSTANT 

iti ,  non  rimane  più  nazionalità,  e  tutto  si  riduce  al  municipio; 
▼ero  governo  ò  il  solo  comunale  ;  e  l'autorità  centrale  si  limita 
a  risolvere  le  contraddizioni  che  nascessero  nelle  rispettive  pre* 
tensioni  delle  località. 

Ne  deduceva  la  sua  teorica  della  monarchia  costituzionale , 
ridotta  a  uffizio  neutro  e  puramente  moderatore  fra  i  principti 
attivi  :  al  ministro  deve  spettare  il  potere  esecutivo ,  indipen-* 
dentemente  dal  re ,  che  dee  solo  conservare  nella  loro,  sfera  le 
autorità ,  o  cambiando  ministro ,  o  sciogliendo  le  Camere  :  tra- 
dotto poi  nella  formola  II  re  regna  e  non  governa. 

-Nella  Religione  considerata  nelle  férme  e  ne'suoi  sviluppi 
e  nel  Politeismo  romano ^  sostiene  la  religione  essere  progress 
siva  come  tutta  la  civiltà.  Non  si  fonda  essa  dunque  sopra  una 
concezione  necessaria  di  Dio  e  del  concatenamento  delle  cose; 
ma  è  una  disposizione  istintiva  del  nostro  spirito,  un  sentimento 
rivestito  di  dogmi  arbitrari!*,  per  soddisfare  al  bisogno  di  logi- 
ca ;  vago  teismo ,  con  una  rivelazione  superna  fatta  una  volta 
sola,  e  senz^ltra  autorità  che  la  coscienza  individuale.  I  colle- 
gi! sacerdotali  e  i  misteri  antichi  non  racchiudevano  le  tradizio- 
ni più  pure ,  di  cui  il  culto  volgare  non  fosse  che  un  riflesso  ; 
ma  teogonie  e  mitologia  sono  assurdità,  e  traviamenti  o  inganni 
del  sacerdozio  :  ove  questo  non  è  costituito ,  e  il  colto  nasce 
spontaneo  dall'  opinione ,  come  in  Grecia ,  esso  si  perfeziona 
ponendosi  in  armonia  colla  civiltà. 

Questo  rimpasto  dell'antica  Enciclopedia  colle  dottrine  di 
Kant  volemmo  esporre  a  disteso ,  come  l'espressione  del  siste- 
ma che  allora  chiamavasi  liberale;  e  che,  se  faceva  paura  ai  re, 
scarsa  fiducia  poteva  ispirare  al  popolo. 

Luigi  XVIII ,  benché  ,  come  capo  de1  migrati,  dovesse  aver 
idee  superbe  della  monarchia,  si  mostrò,  non  solamente  geloso 
di  ripristinar  l' onore  della  sua  nazione  in  facoia  agli  stranieri , 
ma  di  consolidare  la  Carta  ;  laonde  congedò  la  Camera  che  e- 
rasi  detta  più  realista  del  re,  e  nella  nuova  del  1818  apparvero 
La  Fayette,  Manuel  e  simigliane.  Il  nuovo  ministero  di  cui  era, 
non  capo ,  ma  anima  Decazes  favorito  del  re ,  inclinava  a  con* 
discendenze  ;  ma  i  Realisti  l' infrenavano  e  obbligavano  andar 
tentone,  senza  chiarirsi  decisamente  :  intanto  però  ò  abolita  la 

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LIBERALI .  9 

t;  sottoposti  ai  giurati  i  delitti  di  atampa;  gli  editori  dei 
giornali  sieno  respoosali  con  cauzione,  e  non  si  considerino  più 
die  come  complici  dei  delitti  cui  potessero  spingere. 

Ha  già  anche  i  Liberali  moderati  erano -sorpassati  ;  e  quasi 
un  affronto  alla  dinastia  restaurata ,  fu  nominato  alle  Camere 
Grégoire ,  vescovo  smttrato  e  regicida.  Luigi  il  sentiva  ;  ed  a- 
prendo  le  Camere  nel  1819  diceva:  Un} inquietudine  vaga 
ma  reale  preoccupa  gli  spiriti;  ognuno  domanda  alpre* 
sente  unr  assicurazione  di  sua  durata;  la  nazione  gusta  solo 
imperfettamente  i  vantaggi  del  regime  legale  e  della  pacef 
temendo  vederseli  strappati  dalla  violenza  delle  fazioni,  e 
si  sgomenta  della  troppo  chiara  espressione  dei  loro  disegni. 

Cesi  attestavasi  (  fatto  nuovo  )  la  distinzione  fra  il  governo  e 
la  nazione  ;  quello  operante  alla  superficie,  questa  Qgitantesi  al 
fondo  ,  e  tra  cui  viveva  la  Rivoluzione  ,  -spenta  nel  primo  :  ma 
invece  di  porsi  alla  testa  del  movimento  sociale  di  cui  sentiva  i 
fremiti ,  quel  governo  si  ostinò  a  farlo  retrocedere  a  volontà  di 
pochi.  Invano  lo  avvertivano  e  i  suoi  amici ,  e  quelli  che  vole- 
vano divolgerlo  dai  proponimenti  illegali.  Talleyrand  esclama- 
va :  Ciò  eh'  è  proclamato  utile,  e  buono  da  tutti  gli  uomini 
illuminati  d' un  paese  ,  senza  variazione ,  per  molti  anni 
differenti ,  debbe  credersi  necessità  del  tempo.  Tal  è  la  li- 
bertà delia  stampa.  Ingannare  a  lungo  ai  dì  nostri  non  è 
facile,  assumere  una  lotta  a  cui  tutto  il  popolo  s'impegna, 
è  uno  sbaglio  ;  e  oggi  ogni  sbaglio  politico  trae  pericoli.  E 
Manuel  :  A  che  tendete  con  coteste  intempestive  repressioni? 
a  spegnere  il  vulcano  f  ma  non  sapete  che  la  fiamma  rug- 
ge  ai  vostri  piedi ,  e  se  non  le  date  larga  uscita .  scoppierà 
a  vostra  mina  9 

Tali  quistioni  della  Camera ,  di  fuori  acquistavano  quell'esa- 
gerazione che  vi  danno  la  parola  de' giornali  \  V  intrigo  dipar- 
titi,  la  paura  del  volgo  ;  sicché  gli  spiriti  n'erano  agitatissimi; 
le  assemblee  elettorali ,  le  scuole,  le  piazze  respiravano  d'alito 
ostile.  E  il  governo  s' impennava,  tapto  più  quando  di  fuori  in- 
sorgevano popoli  contro  i  re. 

Tra  ciò ,  il  duca  di  Berry ,  presuntivo  erede  del  trono,  è  uc- 
ciso dal  pugnale  di  Louvel  (  13  febb.  1820  ).  Questo  colpo  (a 

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40  UCCISIONE  DEL  DtiCA  DI  BEBBT 

attribuito  alla  casa  d'Orléans ,  ai  Buonapartisti ,  fino  al  mini- 
stro Decazes,  sovratutto  ai  Liberali:  ma  non  era  che  opera  d'un 
uomo,  per  avventura  esaltato  dagli  articoli  e  dagli  esempii ,  ma 
non  diretto  da  verun  partito;  che  si  gloriò  del  suo  delitto,  e 
subì  impassibilmente  il  supplizio.  La  desolazione  della  casa 
reale  e  de'  suoi  fautori  fu  temperata  in  parte  dall'  essersi  la  ve- 
dova annunziata  gravida:  ma  quel  colpo  fu  preso  per  testo  con- 
tro la  rilassatezza  dei  governo;  l' indignazione  fé'  servili  le  due 
Camere ,  e  invocare  la  repressione  delle  dottrine  perverse  che 
minacciavano  sovvertire  religione  ,  morale  ,  monarchia,  diritti. 
Si  restringe  la  libertà  delie  persone  e  de1  giornali ,  punendo  la 
nazione  d' un  misfatto  che  non  voleasi  credere  isolato.  La  Ca- 
mera-,  eletta  sotto  tali  influenze,  traeva  il  re  dalia  moderazione, 
e  il  ministro  Vilièle  (  1821)  risolse  di  soffocare  lentamente  la 
Rivoluzione. 

I  più  fervorosi ,  impediti  di  sfogarsi  colla  stampa ,  concen- 
travano l' ira  nelle  società  secrete  ,  e  dilatami  la  carboneria. 
Già  nel  1820  una  sollevazione  ai  stese  da  Parigi  a  molti  paesi  : 
nel  1822  ben  cinque  sommosse  scoppiarono  ,  fallite  perchè 
non  avevano  né  la  forza  della  prudenza  né  quella  dell'ardimen- 
to. I  capi  della  sollevazione  della  Rocheìle  finirono  sul  palco  ; 
il  generale  Berton  a  Saumur  subiva  coi  compagni  il  supplizio 
gridando  ripa  la  repubblica ,  e  il  popolo  lasciò  fare  ,  perchè 
quelle  trame  avevano  abbracciato  i  cittadini ,  ma  non  lutto  il 
popolo;  e  intanto  la  monarchia  col  punire  si  fa  robusta  e  riagi- 
sce. Ne'  processi  erano  indicati  per  archimandriti  La  Fayette , 
Manuel ,  Constant ,  il  generale  Foy  ,  il  banchiere  Lafitte ,  e 
credeasi  spargesse  conforti  e  danari  una  mano  tanto  pila ,  che 
nessuno  osato  avrebbe  colpirla.  Di  rimpallo  ,  denunziavasi  il 
conte  d' Artois  come  capo  d'un  governo  occulto,  che  spargeva 
agenti  realisti  in  ogni  parte  onde  ripristinare  la  monarchia  as- 
soluta. 

Già  accennammo  la  spedizione  contro  i  Liberali  di  Spagna 
{voi.  II,  pag.  354}:  facilissimi  triónfi,  che  sciaguratamente  vol- 
lero esagerarsi  in  Francia  per  farne  aureola  al  duca  di  Angou- 
lème,  e  dare  al  pacifico  stendardo  bianco  quella  decorazione  di 
allori ,  che  sì  poco  gli  ai  addiceva.  Invano  Chateaubriand  vor- 

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OPPOSIZIONE  il 

rebbe  ingannar  i  presenti  e  la  posterità  col  chiamare  quella 
spedizione  «  Patto  più  politico  e  più  robusto  della  Restaurazio- 
ne »:  i  Liberali  non  vollero  vedervi  che  una  bassa  condiscenden- 
za alla  politica  degli  Alleati ,  un  voler  oltre  Pirene  seminare  il 
despotismo  per  trapiantarlo  poi  in  Francia ,  e  imitare  quel  che 
gli  stranieri  aveano  fatto  colla  Francia  in  rivoluzione ,  cioè  im- 
porle la  forma  del  governo  interiore.  Manuel  usci  a  dire  :  La 
spirito  di  rivoluzione  è  pericoloso ,  ma  lo  è  pure  quel  di 
controrivoluzione.  Le  rivoluzioni  che  camminano  avanti 
possono  commettere  eccessi ,  ma  almeno  andando  innanzi 
si  arriva.  Se  credete  che  Ferdinando  sia  in  pericolo,  non 
rinnovate  le  circostanze  che  strascinarono  al  patibolo  co* 
toro  che  a  noi  ispirano  sì  vivo  interesse.  Perchè  gli  stra- 
nieri intervennero  nella  Rivoluzione  franiese,  Luigi  XFl 
fu  precipitato.....  Queste  frasi  e  il  freddo  coraggio  dell'orato- 
re fanno  prorompere  l'indignazione  de'Realisti  ;  e  violando  l'in- 
dipendenza del  rappresentante  del  popolo  ,  Manuel  è  dai  gen- 
darmi strascinato  fuori  della  sala  dei  deputati.  Repressa  la 
stampa,  voleasi  restrìngere  anche  la  parola.  La  ragione  era  con- 
culcata dalla  forza]  e  non  si  temeva  che  potesse  rimbalzar  vit- 
toriosa. 

Pure  la  vittoria  e  i  colpi  robusti ,  come  sempre  accade,  die* 
dero  qualche  popolarità  al  governo,  e  al  ministro  Villèle  confi- 
denza di  poter  condurre  la  Francia  all'assolutismo;  e  sciolse  la 
Camera  per  averne  una  più  devota. L'elezione  corrispose  ai  ma- 
neggi e  alle  speranze  de'Realisti;  ma  tutta  la  gente  esclusa  for- 
mava un  corpo  df  nemici  numerosissimo.  La  legge  che  portava 
a  sette  anni  la  durata  di  questa  Camera,  la  quale  dopo  di  essi 
dovea  rinnovarsi  di  pianta ,  parve  ledere  la  Carta  :  è  la  legitti- 
mità dei  popoli  è  l'elezione  ;  onde ,  chi  attenta  a  questa,  porta 
quelli  ad  altri  più  gravi  attentati. 

Mescolavansi  ai  politici  gl'interessi  della  religione.  Sotto  Na- 
poleone non  s'avea  avuto  campo  di  discutere  dei  privilegi  della 
Chiesa  e  de'suoi  legami  collo  Stato,  quando  alle  ragioni  rispon- 
devano le  carceri  e  la  deportazione.  La  Carta  del  15 ,  col  ren- 
dere religione  dello  Stalo  la  cattolica  e  dichiarare  protetti  tutti 
i  colli ,  toglieva  a  quella  la  libertà  che  a  questi  rimaneva  ;  e 

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42  OPPOSIZIONE  RELIGIOSA 

l'alleanza  del  trono  coll'altare,  invece  d'innalzar  quello,  impic- 
cioliva questo.  Il  Concordato  dolla  Francia  costò  pia  pene  alla 
Corte  di  Roma ,  che  con  qualsiasi  altra  Potenza ,  volendo  con- 
servarsi le  paure  e i  riguardi  d'un  tempo  e  d'uno  Stato  ch'era- 
no periti.  Il  governo  pendeva  al  religioso,  ma  non  l'osava  fran- 
camente ;  e  mentre  spesso  trovava  da  appuntare  i  vescovi  d' a- 
buso  per  verità  dette  nelle  pastorali ,  e  obbligavali  a  render  i 
conti,  lasciava  diffondere  libri ,  non  che  irreligiosi ,  immorali;  i 
quali  spargeano  tra  il  volgo  l' incredulità  e  il  libertinaggio  più 
che  non  si  fosse  osato  al  tempo  degli  Enciclopedisti  :  dal  17  al 
24  comparvero  dodici  edizioni  di  Voltaire,  tredici  di  Rousseau, 
e  si  posero  in  giro  2,74 1 ,400  volumi  di  quelle  dottrine  ;  nelle 
scuole  si  ridestava  il  razionalismo;  e  nel  1825  Jouffroy  scrisse 
Come  l  dogmi  finiscono  >  sosteneudo  essere  pura  moda  quella 
reviviscenza  di  cattolicismo,il  quale  ben  tosto  sarebbe  risepolto! 

Se  ne  spaventavano  le  coscienze  timorate,  e  cercavasi  impe- 
dirne  l'effetto  con  missioni  e  con  società  per  la  diffusione  dei  libri 
buoni.  I  passati  scompigli ,  che  aveano  gettato  in  molti  lo  sco- 
raggiamento,  in  altri  il  dispetto,  faceano  sentire  il  bisogno  di 
allevare  la  gioventù  in  altre  idee  e  con  altre  abitudini  che  quel- 
le da  cui  o  tra  cui  era  nato  il  disordine.  E  poiché  non  si  era  sa- 
puto mettere  d'accordo  l'educazione  nuova  coi  bisogni  dell'in- 
telletto insieme  e  del  cuore  ,  molti  inviavano  i  loro  figli  ai  col- 
legi tenuti  dai  Padri  della  Fede.  Sotto  questo  nome  cehvansi  i 
Gesuiti,  che ,  all'ombra  delle  nuove  libertà ,  cercavano  recupe- 
rare influenza  sull'educazione  e  nello  Stato,  e  si  spargeano  nel- 
le Provincie,  pe'  monti ,  nelle  prigioni ,  onde  avviare  nelle  cose 
dell'anima.  L'ira  concetta  contro  il  clero  si  concentrò  sopra 
quei  che  n'erano  .infervorati  rappresentanti  ;  e  tutto  ciò  che  si 
facesse  in  senso  religioso  veniva  imputato  ai  Gesuiti  \  gesuita 
divenne  l' improperio  affisso  a  ogni  persona  odiata  o  temuta  ; 
ai  Gesuiti  s'attribuivano  le  imprese  più  diverse  :  la  paura  di  in- 
correre quest'enorme  taccia  rendeva  timidi  a  professare  le  ve- 
rità cattoliche  ,  e  teneva  anche  molti  buoni  nelle  irresolutezze 
della  via  di  mezzo. 

Verso  un  passato  che  più  non  si  voleva ,  parvero  respingere 
alcune  scene  di  quel  tempo  :  un  Martin  di  Chartres  ebbe  rive- 

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OPPOSIZIONE  RELIGIOSA  43 

Iasioni  e  le  riferì  al  re  ;  una  croce  comparve  nell'aria  a  Mignet; 
e  da  per  tutto  missioni  e  litanie  :  onde  l'irreligione  parve  un 
modo  di  resistenza.  Alcuni  ridestando  le  tradizioni  parlamen* 
tari,  sebbene  vi  fosse  passata  sopra  la  Rivoluzione}  pretendeva- 
no l'intervenzione  dello  Stato  in  molti  fatti  della  disciplina  re- 
tigiosa.  Altri,  cui  parea  pusillanimità,  se  non  era  bugia,  cotesto 
spaventarsi  al  crescere  del  clero ,  dov'  era  piena  la  licenza  di 
contraddirlo  e  cuculiarlo  colla  stampa,  sosteneano  a  nome  dei* 
la  libertà,  dorerai  lasciare  ai  ministri  delle  varie  religioni  piena 
indipendenza  nella  loro  disciplina;  e  spettare  ai  fedeli  il  rego- 
larsi nelle  credenze  secondo  l'impressione  prodotta  e  dai  dog* 
mi  e  dalla  disciplina  :  e  ne  nasceva  un'opposizione  religiosa.  A 
questa  credette  Luigi  dare  soddisfazione  col  nominare  mioistro 
pel  culto  Frayssinous  vescovo  d'Ermopoli ,  il  quale  soprav ve- 
gliasse le  università  e  i  professori.  Esso  ,  della  scuola  antica , 
venerava  le  libertà  gallicane ,  in  grazia  delie  quali  non  si  potè 
bandire  il  giubileo  bel  1826  senza  autorità  del  governo.  Stabi- 
litasi una  nuova  Sorbona  per  centro  degli  studii  ecclesiastici 
nel  senso  gallicano,  Frayssinous  volea  sottrarla  al  papa  e  all'ar- 
civescovo di  Parigi:  ma  questo  (Quelen)  accampò  la  sua  giuris- 
dizione ,  minacciando  scomunica  ;  onde  si  tralasciò.  Quaudo  il 
cardinale  Clermont-Tonnerre ,  arcivescovo  di  Tolosa,  denunziò 
la  miscredenza  del  secolo  ,  volgente  in  baja  tutte  le  quistioni 
religiose,  e  chiedeva  si  ripristinassero  i  sinodi  diocesani  e  pro- 
vinciali, l'indipendenza  de'ministri  della  religione,  le  solennità 
e  molti  ordini  religiosi ,  la  sua  pastorale  fu  soppressa  come  a- 
buso.  Gravi  ridami  ne  levò  il  partito  religióso  ;  e  le  sublimità 
della  fede  avvilupparono  agli  affari  politici;  e  già  vedemmo  quai 
forti  campioni  si  elevassero  per  l'indipendenza  della  Chiesa.  Il 
clero  ricordavasi  della  sua  situazione- anteriore  ,  e  la  preferiva 
ad  una  protezione  che  non  gli  valeva  se  non  impacci  nuovi  dai 
protettori  e  furiosi  attacchi  dai  nemici.  Mentre  esso  si  lagnava 
delle  restrizioni ,  i  secolari  esclamavano  dell'arrogarsi  che  fa- 
cea  sempre  maggiore  autorità:  le  Camere  non  solo,  ma  e  i, tri- 
bunali empivansi  di  garriti  contro  «questa  spada  di  cui  l'elsa 
è  a  Roma  e  la  lama  da  per  tutto  »  (  Dupix  ).  Montlosier  affilava 
ogni  sorta  d'armi  contro  ai  Gesuiti  rinascenti,  all'ultramontani- 


14  OPPOSIZIONE  LETTERARIA 

smo  e  alle  corporazioni  religiose,  che  osavano  ancora  unirsi  nel- 
la solitudine  a  pentirsi  e  gemere;  alla  tracotanza  de'vescovi,  che 
nelle  pastorali  pretendeano  mettere  sull'avviso  le  loro  pecore  : 
e  mentre  non  si  sapeva  frenare  le  società  politiche  segrete,  con 
ansietà  erano  spiati  i  Fratelli  della  Dottrina  Cristiana  e  quelli  di 
San  Vincenzo  di  Paola,  diretti  all'istruzione  e  alla  beneficenza  ! 

Così  tutto  diveniva  stromento  di  avversione  e  resistenza  :  gli 
oppositori,  mentre  aspiravano  a  demolire ,  non  aveano  in  serbo 
una  riforma  pel  caso  di  vittoria;  e  riduceano  la  loro  tattica  al- 
l'escludere, all'odiare ,  al  vilipendere ,  invece  di  amare ,  soste- 
nere, abbracciare. 

Bella  e  magnifica  parte  vi  prese  la  letteratura.  Napoleone , 
pur  tenendoli  in  ceppi ,  aveva  abituato  i  giornalisti  a  guardare 
ne'  governi  stranieri,  e  invelenire  contro  i  nemici  di  lui.  L'im- 
pararono, ed  appena  sciolti,  divennero  arditissimi,  e  costituiro- 
no veramente  un  quarto  potere  nello  Stato.  Tutto  ciò  che  ai 
Borboni  potesse  dispiacere,  si  rialzava;  Napoleone,  da  maledet- 
to^, tornò  popolare;  le  canzoni  di  Beranger,  vera  arma  di  batta- 
glia (1) ,  facevano  ammirare  e  compiangere  que' vecchi  soldati, 
ora  costretti  a  non  più  ammazzare  né  farsi  ammazzare  ;  e  dei 
quali  Vernet  presentava  continuamente  le  figure ,  riprodotte  a 
migliaja  dalla  litografìa,  nuovo  stromento  potentissimo  a  diffon- 
dere l'ira  ed  il  disprezzo.  Le  Messeniche  di  Delavigne  eccita- 
vano un  coraggio  di  cui  perivano  gli  esempii,  e  quell'amore  di 
patria  che  divampa  allorché  essa  è  minacciata,  e  s'addormenta 
quand'è  sicura.  Paolo  Courier  (a)  fattosi,  come  Pascal  e  Montes- 
quieu, spiritosissimo  libellista  dopo  studi!  severi,  con  una  deli- 
ziosa causticità  e  uno  scherno  irreparabile ,  adattava  alle  qui- 
stioni  vitali  i  pregiudizi!  e  le  passioni  del  suo  partito;  traeva  il 
riso  dalle  viscere  dell'umanità,  per  bersagliare  le  aristocrazie, 
i  cortigiani ,  gli  oziosi.  I  migliori  stettero  contrarii  ai  Borboni  : 
Chateaubriand ,  così  devoto  alla  bandiera  bianca ,  dopo  che  da 

(1)  Combien  ia  Mn*e  a  fabriquè  de  poudre  l 

(a)  Avea  militato  sotto  Buona  parte  ;  e  non  seppe  risparmiare 

i  suoi  sarcasmi  alla  costui  ambizione  quando  si  volle  sublimare 

all'  impero. 

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Opposizione  LETTERABIA  f  £ 

Villèle  fu  soffiate  dal  ministero  degù*  affari  esteri,  cominciò  an- 
ch'egli  opposizione,  se  non  guerra,  almeno  per  dire  :  lo  avrei 
consigliato  il  governo  a  fare  eo§ì  e  eo$\.  Degli  ingegni  che  a- 
spjravano  a  civili  trionfi  nel  giornale  o  sulla  cattedra,  prende- 
va  ombra  il  governo  ;  e  non  riuscendo  a  stabilire  la  censura  , 
fissò  gravi  pene  contro  gli  abusi,  e  ne  attribuì  il  giudizio  ai  tri- 
banali.  Alcuni  giornali  furono  sospesi  y  altri  comprati  >  ad  al- 
cuni professori  tolta  la  cattedra. 

Le  persone  d1  ingegno ,  dove  non  è  permesso  seppellirle  ia 
un  fondo  di  torre ,  è  icnprovido  il  farsele  nemiche ,  perchè  si 
rialzano  più  robuste.  I  pensatori  offesi  o  disgustati  dal  governo, 
de' loro  insegnamenti  formavano  una  polemica  :  ogni  storia  di- 
ventava allusione  ;  lodi  o  censure  si  distribuivano  in  senso  in* 
verso  dell' inclinazione-  superiore  ;  la  quistione  politica  si  espri- 
meva In  teoriche  filosofiche  sull'origine  del  potere.  Nasce  que- 
sto dall'uomo  o  da  Dio?  da  un  contratto  sociale  o  da  rivelazio- 
ne? Il  linguaggio  fu  da  esso  rivelato-  all' uomo?  o  non  gliene  fu 
data  che  la  facoltà,  messa  poi  in  aaiooe?  L'uomo  pensò  prima , 
o prima  parlò?  l'idea  è  anteriore  alla  parola? 

Bonald,  campione  della  rinata  scuola  di  De  Jfaistre,  sostener 
va  che  il  linguaggio  fd  rivelato,  e  con  essojona  legge  primiti- 
va, dalla  quale  deduceva  l'assolutismo,  combattendo  i  giurati , 
la  libertà  delia  stampa ,  l'educazione  delia  plebe ,  il  diritto  di 
petizione,  il  divorzio,  l'abolizione  della  pena  di  morte.  Dai  prin- 
cipi!' stessi  Baflanche  traeva  esser  V  uomo  nato  per  la  società , 
mediante  la  quale  soltanto  egli  riesce  compiuto  :  onde  fin  dag- 
l'origine dovette  favellare;  e  la  parola  gli  fu  comunicata  coli'  i- 
dea,  e  non  solo  come  segno  dell'idea.  Questa  parola  regna  con 
autorità  suprema ,  ma  il  pensiero  tende  a  svolgersi  da  questa 
tradizione  inceppante, finche  si  produce  libero  e  spontaneo.  Al- 
lora la  ragione  individuale  sottentra;  alla  fatalità  succede  la  li- 
bertà; e  si  fa  un  contratto  con  leggi  scritte ,  sicché  il  pensiero 
padroneggia  la  parola  :  composizione  fra  il  diritto  divino  e  l'u- 
mano. In  questa  successione  di  formole  sociali,  l'avvenire  ger- 
moglia sempre  dal  presente;  la  restaurazione  stessa  non  è  che 
•  una  formola  da  cui  si  svilupperà  l'incognita.  » 

Giovani  animosi ,  rotte  le  loro  trame  rivoluzionarie ,  valsero 

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46  OPPOSIZIONE  LETTERARIA 

agli  studi!  l'effervescenza  che  aveano  dirizzata  alla  pubblica  co- 
sa, non  dimenticando  però  i  primi  propositi  :  onde,  scriven- 
do, facevano  un'opposizione  in  vario  senso  e  Broglie  e  Barante, 
campioni  fra  i  Dottrinarli;  e  Villemain ,  il  quale  nella  letteratu- 
ra passata  faceva  applaudire  le  idee  che  nella  presente  cancel- 
lava la  censura;  e  Guizot,  che ,  traverso  alle  incomposte  rovine 
della  storia ,  seguitava  le  tracce  delta  libertà  costituzionale  ;  e 
Laromigulère,  che  restava  sensista  con  Locke;  e  Royer-Collard, 
che,  calpestando  il  despotismo  sensistico,  volea  riformare  la  fi- 
losofia per  intento  pratico  positivo  e  sociale,  onde  restituire  alla 
Francia  la  sua  dignità  morale ,  le  prerogative  all'intelligenza,  e 
rigenerare  lo  spirito  pubblico,  e  per  mezzo  di  esso  il  governo  ; 
e  Cousin,  che,  rimpastando  la  filosofia  tedesca,  parea  dare  una 
certa  vigoria  ai  pensieri  e  alla  volontà ,  e  introduceva  un  eclet- 
tismo che  trovava  ad  ogni  opinione  la  scusa  dell'opportunità. 
Gli  storici  erano  pieni  d'allusioni,  ed  accennavano  la  speranza  e 
la  possibilità  del  meglio  ;  e  Thierry  Agostino  ,  combattendo  le 
futilità  e  le  vigliaccherie  impeciali ,  diceva  :  «  Uomini  della 
»  libertà,  noi  anzi  tutto  siamo  della  nazione  dei  liberi  ;  e  quelli 
»  che  ,  lungi  dal  paese  nostro ,  lottano  per  l'indipendenza ,  e 
»  muojono  per  essa ,  sono  i  fratelli  nostri ,  i  nostri  eroi  (  !).  • 
Alcuni  non  conosceauo  la  forza  della  moderazione  ,  e  le  leggi 
dovettero  reprimere  la  contumacia;  ma  che?  i  processi  diveni- 

(1)  Cénseur  européen,  17  aprile  1820.  Altrove  egli  scrive  : 
Une  associaiion  scerete  emprunlés  à  l'Italie,  réunit  et  orga- 
nisti •>  sous  dee  chef*  placet  haut  dans  P  estime  du  pays>  une 
grande  partie  ,  et  la  partie  la  plus  éclairée  de  lajeunesse  de* 
classes  moyennes.  Mais  nous  ne  tardàmes  guère  à  nous  con- 
vaincre  de  l' inutilità  de  nos  efforts  paur  amener  deswènemen* 
qui  n'étaient  pas  mùrs,et  lors  les  afflliés  revenant  à  P action, 
retournèrent  à  leurs  comploires  ou  à  leùrs  livree  *  Ce  fui  un 
acte  de  Òon  sens  et  de  résignation  civique  ;  et  chose  remar- 
quable ,  le  plus  beau  mouwment  d'elude  sérieux  succèda,  pres- 
gue  sans  intervalle,  à  celie  effervescence  revolutùmnaire*  Dèe 
Pannée  1823  un  soufflé  de  rènovation  commenca  à  se  faire  sen* 
tir,  et  à  raviver  simullanément  toutes  les  òranches  de  la  là* 
térature.  >  —  (Dix  Jn*  d'études  àistorigues.  ) 


CABLO  X  —  INDENNITÀ  DI  MIGBATI  47 

vano  nuova  occasione  di  scandalo.  Una  mescolanza  dei  senti- 
menti  dell'  Impero  e  della  migrazione  colle  giovani  speranze  ; 
sogni  di  gloria  militare  accoppiati  a  quei  della  prosperità  agrì- 
cola e  industriale  ;  passioni  cavalleresche  e  mercantili,  diedero 
a  quel  tempo  alcun  che  di  drammatico  ch'è  così  raro  nella  sto- 
ria moderna. 

Fra  tali  bollimenti  moriva  Luigi  XVIII  (  6  sett.  1824  ),  attri- 
buendosi il  meschino  vanto  d'aver  barcheggiato  tra  le  fazioni;  e 
succedea  Carlo  X,  da  gran  tempo  indicato  come  autore  di  tutti 
i  consigli  illiberali  deh  predecessore.  Per  la  sua  coronazione  si 
ritrovò  l'ampolla  sacra,  ed  egli  toccò  e  guarì  scrofolosi:  ogget- 
to di  beffa  agli  Indipendenti  ;  i  quali  poi  dissimulavano  che  al- 
lora primamente  fu  ommesso  il  giuramento  consueto  di  caccia* 
re  gli  eretici ,  non  ledere  le  immunità  ecclesiastiche ,  non  far 
grazia  ai  duellanti.  Carlo  promise  •  consolidare  come  re  la  Car- 
ta ,  che  come  suddito  avea  promesso  mantenere  »,  e  sciolse  la 
censura:  ma  non  tardò  a  spiegare  monarchiche  inclinazioni. 

L' indennità  ai  migrati  antichi  pei  beni  tratti  al  fisco  dalla  Ri- 
voluzione fu ,  malgrado  l' opposizione  ,  ridotta  ad  effetto  •  per 
ricompensare  la  fedeltà  infelice  e  spogliata  ,  e  mostrare  che  le 
grandi  ingiustizie  col  tempo  ottengono  grandi  riparazioni.  » 
Mille  milioni  furono  assegnati  per  loro  a  tre  per  cento,  condan- 
nando la  Rivoluzione  a  pagar  le  spese  a  quelli  che  erano  da  lei 
disertati  :  e  l'operazione  del  riparto  diede  occasione  di  cercare 
impieghi  per  persone  devote  ;  e  così  crebbe  la  forza»  dei  Realisti 
e  l' importanza  de'  possedimenti  stabili.  Era  giustizia  e  pru- 
denza il  riconoscer  inviolabile  la  proprietà,  al  tempo  stesso  che 
si  toglieva  ogni  timore  ed  ogni  scrupolo  ai  compratori  dei  beni 
confiscati.  Era  insieme  un  sottile  spediente  di  finanza,  creando 
rendite  al  tre  per  cento  con  cui  si  rimborsarono  le  altre  :  ma 
l'estesissima  classe  dei  reddituali,  la  più  parte  parigini,  e  cui  si 
sottraevano  di  colpo  circa  120  milioni  annui,  ne  fu  malcontenta. 

Ridestansi  anche  le  idee  aristocratiche ,  e  alla  eguale  parti- 
gione  tra  i  figli ,  stabilita  nel  codice ,  surrogansi  la  primogeni- 
tura e  le  sostituzioni  :  ma  ben  dicea  Barante,  che  •  le  leggi  non 
conformi  alle  abitudini  e  alle  opinioni  d'un  popolo,  sono  parole 
e  nulla  più.  » 

-H*  '  Digitized  b^GOQgle 


48  GUARDIA  NAZIONALE  DISCIOLTA 

Si  estesero  le  pratiche  pie,  e  si  permisero  comunità  religiose 
femminili ,  preparamento  alle  maschili  ;  si  pubblicarono  leggi 
contro  il  sacrilegio;  e  avendo  Chateaubriand  ricordato  che  «  fa 
religione  cristiana  ama  perdonare  più  che  punire,  e  dee  le  sue 
vittorie  alle  sue  misericordie,  né  ha  bisogno  di  patiboli  che  pei 
martiri  suoi,  »  Bonald  rispose  :  Se  i  buoni  debbono  la  vita  al- 
la società  come  servigio >,  i  tristi  gliela  debbono  come  esem- 
pio. Sì;  la  religione  ordina  ali1  uomo  di  perdonare,  ma  al 
potere  ingiunge  di  punire  :  il  Salvatore  domandò  grazia 
pe'  suoi  carnefici,  ma  suo  padre  non  V  esaudì ,  anzi  estese 
il  castigo  su  tutto  un  popolo.  Quanto  al  sacrilego ,  colla 
sentenza  di  morte  V  inviate  innanzi  al  suo  giudice  na- 
turale. 

Queste  parole  sonavano  nel  secolo  dell1  indifferenza. 

Ne  veniva  scredito  al  governo ,  e  F  avversione  si  manifestava 
in  ogni  accidente,  nelle  processioni  del  giubileo ,  ne' funerali  : 
quando  il  generale  Foy,  costante  nell'opposizione  senza  disor-- 
dine,  morì  non  lasciando  altra  eredità  che  il  proprio  nome,  le 
soscrizioni  aperte  a  favor  de' suoi  figli  fruttarono  un  milione  ; 
alle  riviste  la  guardia  nazionale  gridava  Abbasso  i  ministri , 
abbasso  i  Gesuiti.  II  re  indispettito  licenzia  la  guardia  nazio- 
nale ;  colpo  ardito  contro  il  medio  stato,  ma  che  toglieva  quel- 
l'intermedio  opportuno  fra  il  re  e  un  popolo  sollevato. 

Era  impossibile  camminare  di  questo  passo  colla  libertà  del- 
la stampa;  e  per  ciò  fu  proposto  di  imbavagliarla  a  nome  della 
religione,  del  pudore  ,  della  virtù,  della  verità.  Si  obbligò  dun- 
qne  a  mettere  il  nome  dell1  editore  ;  presentare  copia  de'  libri, 
cinque  giorni  prima  di  pubblicarli  ;  un  bollo  su  quelli  minori 
di  cinque  fogli  ;  garanzie  dessero  gli  editori  de'  giornali.  Se  ne 
solleva  un  fremito  fra  gli  scrittori  ;  fin  la  placida  Accademia 
protesta,  e  Carlo  X  colpisce!  membri  di  essa  (aprile  1827),  ir- 
ritando così ,  e  aumentandosi  le  difficoltà.  Quando  poi  il  prò* 
getto  di  legge  fu  ritirato,  l' esultanza  fragorosa  di  tutta  Francia 
celebrò  questo  trionfo  dell'  opinione  ;  e  d' allora  mille  opuscoli 
corsero  disapprovando  gli  atti  del  ministero.  Villèle  pensa  dun» 
que  rinnovare  di  pianta  la  camera  sua  settennale  (5  nov.) ,  ed 
interrogar  di  nuovo  il  voto  popolare. 

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CADUTA  DEL  MJBUSTBBO  VILLÈLE  49 

Quasi  tm'  amministrazione  opposta  alla  pubblica ,  erasi  for- 
mata una  società  col  titolo  Chi  $'  aj*ta,  ti  del  l'ajuta,  mista 
di  Liberali  e  di  Realisti ,  cbe  attraversava  le  mene  e  svelava  lo 
frodi  del  governo.  Questa  brogliò  le  elezioni,  non  senza  tumulti 
e  sangue ,  in  modo  che  toccò  il  mandato  ai  maggiori  Liberali. 
Allora  il  ministero  è  bersagliato  d1  ogni  parte  :  alcuni  aperta- 
mente sollecitavano  il  duca  di  Orléans  •  a  cangiare  il  suo  stem- 
ma ducale  colla  corona civica,  »  e  «  Coraggio  ,  principe 

»  (  gli  dicevano  )  ;  resta  nella  monarchia  nostra  un  bel  posto  a 
»  prendere,  il  posto  che  La  Fayette  occuperebbe  in  una  repub- 
?  Mica,  quello  di  primo  cittadino  di  Francia  »  (I). 

Altri  libri  erano  pieni  di  quest'ultimo  divisamento, e  Arman- 
do Carré!,  nella  sua  Storia  della  Rivoluzione  inglese ,  alludeva 
apertamente  ad  un'imitazione  del  1688 d'Inghilterra;  cioè  , 
ad  un  re  che  considerava  come  suo  dono  la  Carta ,  surrogarne 
uno  che  dalla  Carta  e  dalla  Camera  riconoscesse  l' esistenza. 

Il  ministero  Vilièle  dovette  soccombere ,  e  non  lasciava  al 
succedente  che  armi  spuntate,  e  la  necessità  di  concessioni  che 
doreano  parer  debolezza.  Carlo  X ,  invece  di  appoggiarsi  fran- 
camente a  qualche  partito,  s>  affidò  a  Martignac,  volontà  buona, 
ma  irresoluta ,  e  non  sostenuto  da  nessuna  parzialità  prevalen- 
te ,  nò  tampoco  dai  re.  Mostrava  egli  la  necessità  di  franchigie 
amministrative  e  costituzionali  per  ripigliare  la  perduta  confi- 
denza ,  e  di  sostiuire  la  lealtà  all'  intrigo  ;  si  modificò  la  legge 
villa  stampa  ;  si  ripristinò  il  diritto  di  stabilire  giornali ,  pure 
con  fermezza  punendone  gli  abusi  ;  ed  egli  stesso  il  ministro 
ebbe  Parte  di  circondarsi  di  letterati.  Ma  per  accondiscendere 
allo  spirito  dominante ,  si  emisero  ordinanze  avverse  ai  Gesuiti 
e  ai!»  insegnamento  religioso,  limitando  il  numero  de' discepoli 
ne? piccoli  seminari!,  ed  escludendone  gli  scolari  esteri.  Debo- 
lezze funeste  :  e  i  padri  di  famiglia  ne  furono  spiacenti  j  i  ve- 
scovi s'opposero  come  a  un  trionfo  de*  filosofisti  e  ruina  della 
Chiesa  cattolica  ;  e  i  Gesuiti ,  poiché  non  vollero  sottomettersi 
all'Università  e  all'obbligo  imposto  ai  maestri  di  dichiarare  che 
non  appartenevano  a  veruna  congregazione ,  restarono  esclusi* 

(1)  Caugbojs-I«]U)A*,  LeUr*  à  M.  le  due  <T  (hléan*. 

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20  CADUTA  DEL  MINISTEBO  TILLÈLE 

Così  un  re  tutto  scrupoli ,  si  trovò  esposto  agli  anatemi  sacer- 
dotali :  conseguenza  del  voler  condiscendere  a  tutti.  Il  ministe- 
ro, senza  amici,  languì  fra  le  ambizioni  dei  due  estremi,  finché 
Carlo  X ,  mal  acconciandosi  ai  passi  leali  di  questo,  gli  tolse  il 
portafogli  per  darlo  a  PolignaC  (1829). 

Il  nuovo  gabinetto  cerca  francamente  una  maggioranza  mo- 
narchica ,  non  distruggendo  la  costituzione ,  ma  affidandola  ai 
Realisti,  come  faceva  Wellington  in  Inghilterra.  La  cittadinan- 
za se  ne  adombra  ,  e  vede  in  costoro  i  vindici  degli  antichi  mi- 
grati :  onde  gli  uni  fan  clamorose  proteste  a  favore  dell'  89  ; 
altri  pensan  ridurre  agli  estremi  il  governo  dol  ricusare  1'  im- 
posta, compensando  quelli  che  ne  fossero  puniti  ;  i  giornali  in- 
focano la  bizzarria  nazionale  ;  diffidenza  è  in  tutti  ;  il  governo 
la  considera  come  oltraggiosa,  ma  i  tribunali  ricusano  punirla; 
è  impossibile  che  il  ministero  si  conservi  se  non  violando  la 
Carta. 

L'opposizione  legale  ,  in  qualunque  senso  fosse ,  sempre  ri- 
portavasi alla  Carta  ;  stringerla  o  dilatarla ,  ma  conformarsi-  a 
quella.  Nel  giornale  più  ardito,  diretto  allora  da  Thiers,  col  ti- 
tolo di  Costituzionale ,  nel  giugno  del  30  si  leggeva  :  •  I  po- 
»  poli  sono  per  lo  più  costretti  a  insorgere  per  avere  la  libertà; 
»  oggi,  mercè  della  Carta  che  pone  la  legalità  dal  canto  nostro, 
»  tocca  al  potere  a  ribellarsi  ed  esporsi  ai  risehi  dell'  insurre* 
»  zione,  se  vuole  a  noi  strappare  la  libertà.  » 

Con  tali  disposizioni  s'aprono  le  Camere  (1830),  e  i  dibat- 
timenti dell'  indirizzo  rivelano  le  disposizioni  pubbliche.  Il  re 
diceva:  «Se  colpevoli  maneggi  suscitassero  al  mio  governo 
»  ostacoli  ch'io  non  posso ,  non  voglio  prevedere ,  troverei  la 
»  forza  di  sormontarli  nella  mia  risoluzione  di  mantener  la  pace 
»  pubblica ,  nella  giusta  confidenza  de'  Francesi ,  e  nelT  amore 
»  eh'  essi  hanno  sempre  mostrato  pel  loro  re.  » 

Frase  imprudente  che  offri  occasione  alla  Camera  di  sciori- 
nare la  propria  bandiera;  e  nella  risposta  fu  inserito  :  «  Condì* 
»  zione  indispensabile  al  regolare  andamento  de'  pubblici  affari 
»  è  il  concorso  permanente  delle  politiche  intenzioni  del  vostro 
»  governo  coi  voti  del  vostro  popolo.  Sire  ,  la  nostra  lealtà  ci 
»  condanna  a  dirvi  che  tal  concorso  non  esiste.  Un'ingiusta 


MimSTEBO  POUONAC  —  SPEDIZIONE  D'ALGERI  2 1 

v  diffidenza  de'  sentimenti  e  della  ragione  della  Francia  è  oggi 

•  il  pensiero  fondamentale  dell'amministrazione Fra  quei 

•  che  sconoscono  una  nazione  si  fedele  ,  e  noi  che  veniamo  a 

•  deporre  nel  vostro  seno  i  dolori  di  tutto  un  popolo  geloso 

•  della  stima  e  della  confidenza  del  suo  re ,  decida  l' aita  sa- 
»  viezza  di  vostra  maestà.  » 

Gran  dibattimento  se  ne  solleva.  Mandasi  al  partito ,  e  di 
qnattrocentodue  membri,  dogenventuno  sono  per  il  ripudio  del 
ministero  Polignac;e  il  numero  dugenventuno  diviene  il  terrore 
del  gabinetto  e  la  gioja  del  popolo.  Ma  Carlo  dal  trono  rispon- 
de :  «  Io  contava  sul  concorso  delle  due  Camere  per  fare  il  be- 
»  ne  che  meditavo  ;  duolmi  di  sentir  i  deputati  dichiarare  che 

•  qjuesto  concorsa  non  sussiste  ;  le  mie  risoluzioni  sono  imrau- 
»  tabilfi  :  »  e  scioglie  la  Camera.  Gli  eventi  precipitavano  alla 
rivoluzione  ;  tutti  li  sentivano ,  e  la  corona  sperò  ritardarla  col 
divergere  1'  attenzione. 

Già  divisammo  la  parte  del  gabinetto  francese  nella  politica 
esterna.  Per  mettere  un  fine  al  lungo  litigio  con  Haiti ,  spedi 
una  forte  squadra,  ma  colla  proposizione  di  riconoscere  l' indi- 
pendenza mediante  buoni  patti  di  commercio  e  un  ristoro  pei 
coloni  :  e  in  fatto  si  conchiuse  (luglio  18 15),  mediante  150  mi- 
lioni. 

La  Francia  aveva  pure  ricuperato  colla  pace  l'isola  di  Bor- 
bone, e  fece  nuovi  sforzi  per  dare  stabilità  alla  colonia  del  Ma- 
dagascar :  ma  continuo  la  contrastavano  gì'  Inglesi ,  che  con- 
servata avevano  l'isola  Maurizio  ;  e  tanto  procedettero,  che,  nel 
1829,  dovette  farvi  una  spedizione. 

Negli  affari  di  Grecia  la  Francia  era  comparsa  non  inferiore 
alle  altre  Potenze  ;  e  nei  baratti  di  territorio  che  pareano  dover 
seguitare  a  quella  guerra,  parve  non  lontana  dal  raggiungere  le 
sempre  desiderate  barriere  del  Reno. 

Nuova  occasione  di  far  mostra  di  sue  forze  le  aprì  la  spedi- 
zione d' Algeri.  Contro  la  pirateria  de'  Barbareschi  poco  valse- 
ro i  rimedii  tentati  dopo  il  congresso  di  Vienna  (  voi.  II ,  pag. 
280  ).  Hussein ,  capo  della  reggenza  d'Algeri ,  ripeteva  dalla 
Francia  un  credito  fin  dal  tempo  della  spedizione  in  Egitto  ;  e 
il  governo  volea  dedurne  una  parte  per  risarcire  negozianti  di 

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2-2  I  MALCONTENTI  B  IL  DUCA  D'ORLÉANS 

Marsiglia ,  creditori  di  sudditi  algerini.  Mentre  se  ne  trattava  , 
Hussein  irritato  diede  il  ventaglio  sai  viso  al  rappresentante  di 
Francia.  Questi  tosto  s'imbarca  :  la  Francia  manda  una  squa- 
dra davanti  a  quel  porto  :  il  blocco,  difficilissimo  su  coste  tem- 
pestose, dura  due  anni,  di  troppo  xischio  parendo  ai  pratici  uno 
sbarco:  alla  fine  la  Francia  (agosto  1429)  fa  intimare  al  dey  sod- 
disfazione o  guerra  ;  e  poiché  Hussein  risponde  col  cannone  9 
non  resta  cbe  replicargli  sul  tono  istesso.  Piaceva  al  gabinetto 
qoest'  impresa ,  che  darebbe  occupazione  ai  prodi ,  discorsi  a 
tutti ,  e  colla  vittoria  uno  di  quei  fascini  a  cui  la  Francia  va  ir- 
reparabilmente  presa.  Bourmont ,  ministro  della  guerra,  ottie- 
ne per  sé  il  comando:  e  centrenta navi  da  guerra,  con  cinque- 
cento trentadue  di  trasporto,  guidate  dall' ammiraglio  Duperré, 
portano  da  Tolone  trentasettemila  guerrieri,  quattromila  caval- 
li ,  e  settanta  pezzi  d' artiglieria  sui  lidi  memori  di  san  Luigi. 
Gol  più  bel  fatto  d'armi  che  da  quindici  anni  si  fosse  veduto, 
Algeri  venne  costretta  a  capitolare  (  5  luglio  1830)  ;  il  dey  a 
partire  colle  sue  ricchezze  personali. 

Carlo  X  spera  in  questo  trionfo  la  buona  occasione  di  effet- 
tuare quello  che  da  un  pezzo  meditava ,  e  assodare  la  monar- 
chia, uscendo  dalle  vie  legali  ;  cieco  sul  progresso  dell'  opinio- 
ne, che  però  neppure  i  Liberali  aveano  abbastanza  misurato.  Il 
governo ,  durante  la  Restaurazione ,  non  avea  avuto  sottocchio 
altro  che  i  due  partiti  aristocratico  e  cittadino  ;  ma  pel  popolo 
nulla  avea  operato  :  aveano  fatto  di  più  i  Liberali  ? 

I  Realisti  confidavano  tuttora  tùli'  eternità  della  dinastia  di 
san  Luigi,  e  credeano  fosse  tempo  di  sbarbicare  questi  ripullu- 
lanti germogli  del  reciso  albero  della  Rivoluzione.  I  malconten- 
ti ,  unendo  P  antiveggenza  al  dispetto  della  disgrazia ,  si  erano 
ristretti  attorno  al  duca  d' Orléans  ;  ed  egli,  senza  tramare  eoa 
essi ,  profittava  degli  errori  del  governo.  I  Dottrinarii ,  che  la 
Corona  avrebbe  potuto  farsi  devoti  servidori ,  e  che  voleano  fa 
legalità ,  respinti  dal  governo,  s'erano  buttati  anch'essi  coi  Li- 
berali. 

Ma  il  liberalismo  stesso  non  avea  badato  cbe  a  negozianti  e 
possidenti  ;  i  progressi  suoi  di  nulla  vantaggiavano  la  moltitu- 
dine ;  e  con  attacchi  sistematici ,  ragionevoli  o  nò,  e  con  quel- 

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LB  OBMNANU  23 

l'insistente  diffidenza  che  non  permette  né  il  bene  oè  il  male,  né 
la  debolezza  nò  il  vigore ,  tolse  al  potere  la  forza  necessaria  a 
farsi  rispettare  :  per  cattivarsi  un'  partito ,  si  conculcò  la  reli- 
gione  ;  l1  economia  studiò  l'aumento  delle  ricchezze,  non  il  lo- 
ro scomparto  ;  e  parve  seria  minaccia  quando  una  volta  s' inti- 
mò alla  Camera ,  che  aliato  all'  aristocrazia  possidente  ne  sor- 
geva una  finanziera.  Eppure  era  in  procinto  di  chiudersi  l'èra 
di  quella;  e  alle  monche  dottrine  del  liberalismo ,  sostituire 
qualche  cosa  di  più  risoluto  ed  effettivo. 

V  Opposizione  provò  dispiacere  della  presa  d' Algeri ,  che 
rendeva  il  lustro  alle  armi  di  Francia  ;  e  perchè  l' Inghilterra 
pure  se  ne  mostrava  scontenta  per  gelosia  di  non  dominare  tutta 
sola  il  Mediterraneo ,  prevedessi  una  guerra ,  sulla  quale  già  i 
banchieri  faceano  speculazioni.  Ma  la  guerra  era  dentro  ;  le  tra- 
me si  andavano  stringendo  quanto  più  il  governo  parea  risoluto 
nel  suo  procedimento  illiberale  ;  ed  ormai  s' accingeano  a  gior- 
nata risolutiva  la  sovranità  monarchica  e  la  parlamentare  :  so- 
vranità artifiziali,  a  cui  se  ne  mescolerebbe  una  più  vera. 

Le  Tre  Giornate  di  Luglio. 

Uscito  a  peggio  anche  l'esperimento  dello  scioglier  la  Ca- 
mera, il  ministero  credette  non  potersi  regnare  stando  fedeli 
alla  Carta,  e  s' accinse  a  violarla  con  ordinanze  repugnanti  alla 
Costituzione  :  ma  non  sapendo  esser  tiranno  quanto  occorre  per 
colpi  di  Stato ,  dispose  piccole  e  frivole  precauzioni ,  invece  di 
quella  che  unica  sarebbe  valsa,  la  forza,  l' esercito.  E  il  mini- 
stero o  il  re,  sempre  trovatisi  a  fronte  di  letterali,  negozianti  9 
dottrinari!,  non  s'aspettavano  che  parole;  non  temeano  il  popo- 
lo :  funeste  illusioni,  al  dissiparsi  delle  quali  non  rimane  che  lo 
scoraggiamento.  Le  ordinanze  (2S  lugl.  1830)  toccavano  i  duo 
punti  che  dicemmo  capitali  dell'  Opposizione  ;  l' elezione  alte* 
rendo  a  favore  de?  privilegiati,  e  sottoponendo  a  censura  i  gior- 
nali :  colpivano  cioè  la  potenza  politica  nella  legislatura ,  e  la 
potenza  morale  nella  stampa;  ledevano  gP interessi  dei  molti 
ébe  viveano  sopra  questa,  mettevano  in  agitazione  gli  speculato- 
ri y  e  chi  spera  pescar  nello  stagno  turbato.  Ài  primo  annunzio 

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24  LETBE  GIORNATE 

delle  ordinanze ,  il  lutto  occupa  Parigi  ;  Thfers ,  Chatelain  e 
Cauchois-Lemaire  fanno  una  protesta  contro  le  violate  libertà. 
Gli  uffizii  de7  giornali  divengono  centrò  all'azione  :  benché  sia 
comandato  l' esame  preventivo  degli  articoli ,  questi  si  pubbli- 
cano ,  obbligando  V  autorità  a  ricorrere  alla  forza  per  soppri- 
merli. Gli  uomini  compromessi  s'affaticano  per  diffondere  la 
resistenza  ;  gli  stampatori  chiudono  le  officine ,  e  ai  braccianti 
che  vanno  a  cercarvi  lavoro ,  rispondono  che  la  libertà  è  ita , 
che  il  governo  ha  decretato  la  tirannia  e  le  sue  conseguenze  : 
le  rendite  pubbliche  abbassano;  si  minacciano  fallimenti  5  il 
fermento  cresce  in  tumulto. 

La  Corte  ,  stranamente  accecata  (27  lugl.) ,  erasi  ritirata  a 
Saint-Cloud,  senza  tampoco  darne  avviso  al  corpo  diplomatico; 
salvo  gli  Svizzeri ,  truppe  scarsissime  vegliavano  la  gran  città , 
comandate  da  Marmont ,  infamato  dalle  memorie  del  1815  ;  la 
guardia  nazionale ,  tutrice  dèlia  quiete,  era  stata  sciolta.  Nulla 
dunque  ostava  ai  Liberali,  che,  diffondendo  parole,  danari,  pau- 
re, eccitavano  il  popolo,  quel  popolo  a.  cui  fin  allora  non  aveano 
pensato  ;  e  questo  prorompe.  La  sera  del  27  luglio  cominciano 
i  movimenti  nel  quartiere  della  ricchezza  e  della  prostituzióne; 
gli  allievi  della  scuola  politecnica  sbucano ,  uffiziali  preparati  a 
dirigere  P  incomposto  movimento  di  persone  armate  di  quel  che 
il  caso  dava ,  e  principalmente  dei  ciottoli  del  selciato;  si  sven- 
tola la  bandiera  tricolore  ;  e  al  grido  di  Viva  la  Carta,  comin- 
ciasi a  combattere,  a  uccidere ,  ad  asserragliare  i  passi;  ogni 
svolto  diviene  un9  imboscata ,  ogni  via  un  campo  di  battaglia  , 
ogni  finestra  una  feri toja,  donde  a  mira  certa  sono  abbattuti  lan- 
cieri e  gendarmi  ;  atti  di  coraggio,  di  ferocia,  di  forsennatezza, 
di  prudenza,  di  generosità,  come  in  ogni  turba  tumultuante,  si 
mescono  e  confondono.  Sulla  religione,  che  era  stata  presenta- 
ta come  stromento  del  despotismo ,  sfogasi  l'ira  ;  e  a  furia  del 
popolo  sollevato,  le  croci  sono  abbattute,  le  chiese  devastate , 
demolito  l' arcivescovado.  La  truppa ,  già  scarsa ,  operava  con 
riguardi  ;  onde  in  breve  alla  Rivoluzione  rimase  il  sopravvento. 

Il  popolo  trionfa,  e  suo  grido  è  la  repubblica  :  maf  i  banchie- 
ri, i  letterati ,  i  gaudenti ,  sgomentati  indietreggiano ,  cercano 
*si  tratti  colla  Corte ,  cui  la  Carta  invocata  rendeva  inviolabile. 

»  byVjC 


LB  TBE  GIOBNATB  45 

Ma  era  tardi.  La -Fayette ,  onest'  uomo  destinalo  a  venire  dopo 
tutte  le  rivolte  per  coprirle  col  proprio  nome ,  ricupera  l'aura 
popolare ,  e  senz'  altra  veste  dichiara  che  Carlo  X  cessò  di  re* 
gnare. 

Gran  reputazione  d'onestà  erasi  acquistata  il  banchiere  Lafit- 
te.  Negli  ultimi  anni  dell'  Impero  nominato  governatore  della 
banca  di  Francia ,  rinunzia  ai  centomila  franchi  di  soldo  \  Na- 
poleone fuggendo  deposita  in  mano  di  esso  i  suoi  capitali  ;  li  de- 
pongono i  Borboni  fuggendo  nei  cento  giorni:  ed  egli  anche  con 
danari  proprii  mitiga  l' esiglio  dei  re,  poi  le  amarezze  che  a  Pa- 
rigi recano  gli  esigenti  stranieri  ;  resiste  alle  oppressioni ,  ri* 
staura  le  finanze ,  e  tende  a  fare  la  Francia  più  ricca ,  affinchè 
sia  più  illuminata  e  più  libera.  Sostenitore  della  Carta  contro 
gli  arbitrii ,  divenne  centro  dell'  Opposizione  ;  soccorreva  con 
generosa  delicatezza  i  perseguitati  :  e  avendo  dato  sussidii  a 
Luigi  Filippo  d'Orléans  nella  foga  del  18 1S ,  n'era  diventato 
l' amico.  In  casa  di  lui  convennero  dunque  i  campioni  liberali 
per  risolvere  della  patria ,  che  aveano  mossa  e  che  ora  non  sa- 
pevano dove  spingere  :  ed  eroi  quando  il  coraggio  più  non  era 
pericolo,  pretendono  far  profìtto  proprio  la  vittoria  del  popolo; 
e  tra  la  volontà  ben  pronunziata  di  questo  ,  e  l'ordine  antico 
eh'  essi  voleano  abbattere,  prendono  ,  secondo  il  loro  stile,  uq 
partito  di  mezzo.  Luigi  Filippo  avea  comportato  la  sventura  no» 
bilmente ,  educandosi ,  poi  del  sapere  suo  traendo  profitto  per 
far  da  maestro ,  e  acquistando  idee  liberali  ;  combattè  in  Spa- 
gna e  mandava  proclami  contro  Napoleone,  non  a  favor  de' por- 
boni  ma  della  repubblica.  Rientrato  alla  Restaurazione,  era  sco- 
po alle  speranze  e  alle  trame  de' Liberali ,  che  ora  trionfanti  lo 
esortano  a  farsi  re.  Il  popolo  e  la  gioventù,  che  per  istinto  vao- 
no  diritto  al  fondo  delle  cose ,  e  sopprimono  le  transazioni  per 
cogliere  la  realtà  delle  politiche  situazioni ,  non  voleano  qual- 
cosa di  meglio ,  ma  qualcosa  di  nuovo  ;  non  mutare  persone  , 
ma  decidere  la  vera  indole  del  governo  rappresentativo  ;  al  pa- 
lazzo di  città  stringevansi  attorno  a  La  Fayette  per  formare  la 
repubblica. 

Ma  i  Liberali,  gente  di  parole  ,  non  di  fatti ,  spaventata  del- 
l' ardimento ,  e  che  scalzando  il  governo  precedente ,  non  avea 

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46  tE  THE  GIORNATE 

proceduto  a  un  nuovo ,  vincono  le  esitanze  di  Luigi  Filippo ,  il 
quale  monta  a  cavallo  e  scorre  le  disselciate  vie  per  giungere 
al  Palazzo  di  città.  Ivi  egli  abbraccia  La  Fayette ,  e  quell'am- 
plesso ripristina  il  trono  e  i  Borboni  dov'  erasi  pur  dianzi  com- 
battuto per  distruggere  l'uno  e  gli  altri;  e  alla  Francia,  per  un 
momento  repubblicana ,  s9  insegna  a  gridare  un  nome  cbe  essa 
non  conosceva  ,  e  che  accetta  come  simbolo  d' un  principio- 
Cosi  vittime  senza  nome  divengono  base  ad  ambiziosi  senza  cuo- 
re. La  Fayette  avea  compilato  un  programma ,  vago  quanto  la 
dichiarazione  dei  diritti  dell9  89  ;  e  incaricato  di  presentarlo  a 
Luigi  Filippo,  gli  disse  :  Voi  sapete  ch'io  sono  repubblicano, 
e  che  guardo  la  costituzione  degli  StatirUniti  come  la  pia 
perfetta.  Essa  per  ora  non  conviene  alla  Francia  ;  ma 
vuoisi  un  trono  popolare  circondato  da  istituzioni  repub- 
(dicane.  La  frase  piacque  ;  otto  giorni  dopo  la  Rivoluzione,  Lui- 
gi Filippo  di  Orléans  è  dichiarato  re  da  deputati  che  non  avea- 
uo  ricevuto  questo  mandato  ;  e  giura  cbe  •  la  Carta  sarà  una 
verità.  • 

Carlo  X  e  suo  figlio  mandarono  la  loro  abdicazione  ;  e  l'an- 
tica dinastia  se  ne  andò  dalla  Francia  per  Cherburgo ,  fra  un 
dignitoso  contegno  del  popolo ,  che  mostrava  quanto  fosse  mi- 
gliorato dal  tempo  della  fuga  di  Varennes.  Parigi  selciava  di 
nuovo  le  sue  strade,  e  si  trovava  ancora  monarchica.  E  la  Frau- 
da, avvezza  a  non  vivere  e  pensare  se  non  dietro  a  Parigi ,  be- 
stemmiò alla  caduta  e  applauso  alla  nuova  dinastia,  perchè  oosl 
aveano  fatto  i  Parigini. 

Quei  che  la  storia  di  Francia  spiegano  dinasticamente ,  come 
un  diuturno  contrasto  fra  le  due  case  di  Borbone  e  d'  Orléans , 
credettero  tolta  la  causa  de' bollimenti  col  trionfo  di  questa  (1). 
I  Liberali  chiamavansi  contenti  della  riuscita  delle  lunghe  tra- 
me, e  d'aver  assicurato  la  guardia  nazionale,  il  giudizio  depu- 
rati per  la  stampa,  la  responsabilità  de'  ministri,  l'intervenzione 
de'  cittadini  a  formare  le  amministrazioni  dipartimentali  e  mu- 
nicipali ,  e  la  rielezione  de' deputati  qualora  sieno  promossi  a 
pubblici  impieghi  :  e  questo  trono,  eretto  nel  Palazzo  reale,  fra 

(1)  Era  l'idea  fina  di  Luigi  Filippo. 

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1E  TOE  GH3BNATH  27 

fé  botteghe  fi  le  gallerìe,  era  salatalo  come  un  trionfo  della  cit- 
tadinanza e  del  medio  etato  sovra  l'aristocrazia'.  Eppure  si  eb- 
be paura  di  riconoscere  la  sovranità  popolare  col  dare  alla  nuo- 
va monarchia  la  legittimazione  del  voto  nazionale ,  e  si  rimase 
in  una  eemilegUtimità  di  fatte  consumato.  Il  popolo ,  che  era 
stato  l'eroe  di  una  battaglia  di  coi  i  benestanti  coglievano  gli 
allori,  il  popolo  rimaneva  ancora  diseredato  di  dignità  e  di  rap* 
preseatanza. 

Rivoluzioni  del  ISSO. 

In  Francia,  M  ministero  costituito  dopo  te  tre  giornate  fu  una 
confusione  di  volontà  ;  fra  repubblicani,  imperialisti,  monarchi- 
ci di  loglio ,  dinastici ,  difficile  era  il  guidarsi ,  come  tutte  le 
volte  die  P  autorità  è  annichilata,  il  potere  sulla  piazza,  e  trion- 
fante on  partito  che  vuol  camminare ,  ma  ne  sa  dove,  né  com- 
pita gli  ostacoli.  La  parte  moderata  non  bastando,  si  ritira ,  e 
fermasi  (3  nov.)  il  ministero  Lafitte ,  che  si  proponeva  •  nel- 
l'interno,  un  regno  circondato  d'istituzioni  repubblicane;  fuo- 
ri, sostenere  in  ogni  luogo  la  libertà,  e  vendicare  la  Francia  dei 
vergognosi  trattati  del  18 15.  »  Ma  vofendo  contentare  tatti, 
tatti  disgusta  ;  e  quel  banchiere  esce  spoverito  da  un  ministe- 
ro ,  ove  altri  impinguarono.  Allora  tornano  a  parere  opportuni 
gli  utilitari!  e  i  Giacobini,  che  badano  ai  fatti ,  non  alle  idee  ;  e 
Talteyrand ,  uno  di  qoe'  politici  che  credono  che  la  prima  ne* 
eessità  sia  il  governare,  s'accinge  a  metter  pace  e  ordine. 

Restava  a  cancellare  gli  affronti  dei  trattati  del  1815. 1  re , 
fedeli  al  dogma  della  Santa  Alleanza,  s' armarono  d'ogni  parte, 
e  le  orde  cosacche  montavano  in  sella  per  allagare  di  nuovo  le 
rive  del  Reno  e  della  Senna.  Francia ,  sguarnita  d'armi  e  agi- 
tata come  sii'  uscir  da  una  recente  coavulsione,  non  poteva  ov- 
viare l' evidente  pericolo  se  non  o  col  sinceramente  allearsi  ai 
popoli  che  l' imitassero  ,  esponendo  cosi  l'  Europa  tutta  a  un 
cambiamento  radicale;  o  col  favorirne  le  sommosse  quanto  ba- 
stasse per  occupare  i  suoi  nemici ,  e  schermire  sé  stessa  coi 
cadaveri  di  quelle.  A  ciò  s' attenne. 
In  quel  tempo  la  Russia  estendevasi  verso  l' Asia ,  mirando 

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a$  *  IL  NON  INTERVENTO 

al  Bosforo.  L'Austria  sentimi  angustiata  fra  il  malcontento  ita- 
lico e  l'ambizione  prussiana.  L'Inghilterra  scapitava  in  Oriente 
per  gP  incrementi  della  Russia ,  e  dentro  era  affaticata  dalle 
strìda  chiedenti  pane.  In  Ispagna  Ferdinando  VII,  collo  sposa* 
re  Maria  Cristina  di  Borbone,  disgustò  gli  assolutisti,  sua  forza 
.  fio  allora  ;  e  tanto  più  col  mutare  la  legge  di  successione ,  sic- 
ché rimoveva  don  Carlo,  speranza  d'essi  assolutisti.  Anche  in 
Portogallo  la  successione  era  disputata  fra  donna  Maria  figlia  e 
don  Michele  fratello  di  don  Pedro.  Il  Belgio  stava  in  broncia 
con  re  Guglielmo  per  la  religione  e  per  le  preferenze  date  agli 
.Olandesi.  In  Polonia  la  nobiltà  più  volte  avea  tentato  sollevarsi» 
La  Prussia  lottava  colle  provinole  renane.  Da  per  tutto*  erano 
popoli  chiedenti  riforme ,  quali  venivano  suggerite  dalla  libera 
stampa,  dagli  esempii,  dal  diffuso  liberalismo,  dalle  società  se* 
grete ,  da  quel  medio  addottrinamento  che  fa  credere  agevoli  t 
miglioramenti ,  da  quelP  agiatezza  che  lascia  a  questi  pensare. 

E  tutti  spasimanti  volgeano  gli  occhi  alla  Francia,  ammiran- 
do i  due  vantaggi  ch'ella  si  era  assicurati;  la  libertà  di  coscien- 
za ,  e  la  delegazione  condizionale  del  potere  fatta  dai  governa- 
ti :  credeano  avrebbe  esteso  al  di  fuori  l'ardore  divampato  ;  e 
come  Alessandro  di  Russia  aveva  stabilito  una  santa  alleanza 
dei  re,  cosi  essa  proclamerebbe  una  santa  alleanza  dei  popoli , 
e  alla  mutua 'garanzia  delle  appropriazioni  surrogherebbe  la 
mutua  garanzia  dei  diritti. 

Ma  i  Liberali  possidenti  e  dotti  erano  interessati  per  la  pace; 
e  qui  pure  tenendosi  alle  vie  di  mezzo,  e  non  osando  proclama- 
re la  solidarietà  de' popoli,  si  inventò  come  simbolo  della  nuova 
politica,  come  supremo  acquisto  di  tanto  senno  e  di  tanto  san- 
gue, la  non  intervenzione.  La  Santa  Alleanza  avea  proclamato 
che  i  re  potessero  brigarsi  del  governo  interiore  di  ciascun  pae- 
se ,  per  ostare  alle  istituzioni  liberali  :  una  Rivoluzione  fatta  fu 
nome  della  libertà,  poteva  non  proclamare  la  massima  opposta 
a  quella  che  fin  allora  P  avea  compressa  ?  Con  tale  dogma,  falso 
come  tutti  quelli  che  sono  troppo  generici,  la  Francia  abdicava 
sin  dal  primo  momento  alla  dignità  di  tutrìce  de'  popoli  soffe- 
renti :  pure,  col  riconoscere  a  ciascuno  il  diritto  di  dispone  il 

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OLANDA  29 

proprio  interno  come  credesse  meglio,  ella  veniva  ad  obbligar- 
li contro  chi  volesse  porvi  ostacolo. 

1  Liberali  forestieri  stavano  attenti  alle  tribune  di  Francia 
per  conoscere  come  fosse  spiegato  il  non  intervento  ;  e  uden- 
dolo appunto  qual  essi  desideravano ,  presero  a  lacerar  colla 
spada  la  mappa  (l'Europa,  delineata  dalla  spada  nel  1 8 1 4.  Per- 
tanto |  la  rivoluzione  di  Parigi  ebbe  una  rapidità  di  propagazio- 
ne ,  ben  superiore  a  quella  dell'  89,  perchè  quella  era  sociale, 
la  presente  era  politica. 

Quando  Napoleone  distribuiva  genti  e  troni  a'  suoi  fratelli , 
l'Olanda  era  stata  data  come  feudo  a  Luigi  Buonaparte ,  poi 
unita  all'  Impero  come  compimento  di  territorio.  Ma  appena , 
al  tracollo  di  Napoleone ,  Molilor  esce  da  Amsterdam ,  le  au- 
torità francesi  fuggono ,  si  abbattono  i  segni  del  dominio  e  del 
blocco,  e  Guglielmo  di  Orange-Nassau  si  proclama  principe  per 
la  grazia  di  Dio;  parla  da  sovrano  e  de'  suoi  alti  alleati;  insom- 
ma ,  trasforma  V  antica  repubblica  in  monarchia ,  promettendo 
però  costituzione ,  come  allora  tutti  faceano. 

£  ne  fu  di  fatti  proclamata  una ,  dove  al  re  era  attribuito  il 
potere  costitutivo  e  moltissima  parte  del  legislativo  ;  ristretti  i 
Comuni  e  le  Provincie  ali'  amministrazione  degl'interessi  parti- 
colari ;  e  se  n'  uscissero,  sarebbero  repressi  dagli  Stati  provin- 
ciali :  questi  eleggevano  i  membri  degli  Stati  generali ,  senza 
però  né  dettar  voti,  né  dar  loro  istruzioni.  Non  v'erano  giurati 
pe'  gindizii ,  ministri  non  responsali,  non  libertà  della  stampa; 
in  man  dei  governo  l'istruzione  pubblica.  Ne'Cento  Giorni, .Gu- 
glielmo diede  a'  suoi  Stati  il  nome  di  Paesi  Bassi ,  a  sé  il  titolo 
di  re ,  di  principe  d' Grange  all'  erede  ;  e  il  patto  si  riformò  $ 
costituendo  due  Camere  ;  nominati  dal  re  i  membri  dell'  alta , 
quei  della  bassa  dagli  Stati  provinciali  ;  protetto  ogni  culto  ; 
aperti  gì'  impieghi  senza  divario  di  religione. 

I  Belgi ,  da  Napoleone  uniti  alla  Francia ,  se  ne  staccarono 
nel  1814  ,  né  vi  si  riunirono  nei  Cento  Giorni  $  sicché  la  Fran- 
cia ,  come  già  l' Austria ,  li  ebbe  colla  vittoria ,  colla  vittoria  li 
perdette.  Nel  rimpasto  d'allora  il  Belgio  non  avea  una  dinastia 
per  la  cui  legittimità  richiamare  ^  a  titolo  d'aumento  di  ter» 
ritorto ,  fu  dato  alla  casa  d'Oraoge,  col  granducato  di  Luxem- 

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$0  CATTOLICI  BELGI 

Itotfg ,  che  fa  patte  della  Confederatone  germanica  :  fo  statuto 
olandese  doveva  estendersi  anche  ai  Beigi.  Ma  quei  Valloni  e 
Fiamminghi  mai  non  si  fusero  con  verona  dette  nazioni  signo- 
reggìanti  j  non  colla  Spagna,  non  coti' Austria!  non  coll'Impera 
francese:  ora  poi  la  supremazia  improvidamente  data  a  due  mi- 
lioni di  Olandesi  sovra  il  doppio  di  Belgi ,  viepiù  pesava  per  la 
differenza  di  religione ,  dovendo  un  re  protestante  governar  un 
paese  che  da  tante  tempo  identificava  P  idea  politica  con  la  re-  - 
ligiosa.  Giurarono  dunque  fedeltà  a  Guglielmo  I ,  «  salvo  gli 
articoli  che  potino  essere  contrari!  alla  fede  cattolica  :  »  poi  i 
vescovi  di  Gand ,  Namur  e  Tournay  esposero  un  Giudìzio  dot- 
trinale contro  Io  spirito  della  data  costituzione,  sulla  quale  an- 
che Roma  (1816  (mosse  richiami.  Il  re  de' Paesi  Bassi,  irrita- 
to ,  perseguita  i  reclamanti ,  rimette  in  vigore  gli  articoli  or- 
ganici ,  pubblicati  da  Napoleone  in  coda  al  Concordato  :  i  par- 
rechi  sieno  approvati  dal  governo;  facciansi  preghiere  pubbliche 
pet  re;  i  giudici  prestino  giuramento  assoluto  alla  costituzione» 
Quei  che  ricusarono  o  vi  posero  restrizioni ,  furono  destituiti 
senza  processa  ;  una  corte  speciale  giudicò  l' abate  Foere ,  re- 
dattore dello  Spettatore  belgio ,  giornale  ecclesiastico.  Anche 
l'erezione  di  nuove  università  conculcava  la  preminenza  dei  ve- 
scovi sopra  l'insegnamento  teologico,  di  che  essi  levarono  que- 
rele. Il  vescovo  di  Gand  fu  processalo  «  per  aver  tenuto  corri* 
spondenza  su  materie  religiose  con  una  Corte  straniera,  »  (cioè 
col  papa  !  ),  e  condannato  alla*  deportazione,  dopo  l' esposizione 
pubblica  alla  gogna  ;  ed  essendo  egli  fuggito ,  il  suo  nome  fu 
esposto  sul  patibolo  fra  due  malfattori.  Privatolo  della  giurisdi- 
zione ,  cercò  il  re  che  i  vicarii  continuassero  ad  amministrare 
la  diocesi  ;  perchè  ricusarono,  furono  sospesi  :  castigati  i  preti 
che  censurassero  gii  atti  del  governo  ;  ritenuti  i  soldi  a  curati' 
e  canonici  ;  vietati  i  voti  irrevocabili. 

Anche  i  Cattolici  d*  Olanda ,  dopo  la  Riforma ,  conferivano 
col  nunzio  apostolico  sedente  a  Bruxelles  ,  il  quale  inviava  le 
dispense ,  e  dava  le  facoltà  agli  arcipreti.  Guglielmo  volle  in- 
tentar processo  a  quello  di  Amsterdam  perchè  avesse  corrispo- 
sto col  rappresentante  papale,  e  appena  desistette  pel  fermento 
di  tutti  i  Cattolici.  Al  contrario,  egli  favoriva  P antica  Chiesa 

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OPPOSIZIONE  BELGICA  31 

tpansenistfca  olandese,  sicché  continuar  ansi  le  elezioni  scisma- 
lidie  de'  vescovi  a  Utrecht ,  Deventer ,  Arlem.  Del  giubileo  fa 
vietata  la  pubblicazione  ;  proibito  al  clero  di  unirsi  in  ritiri  per  • 
gli  esercizi!  né  di  partire  per  le  missioni?  lasciate  vacanti  le  se- 
di :  l'evidente  parzialità  scontentava  il  clero  cattolico.  Viepiù 
offese ,  nel  f  825  ,  il  pretendersi  che  tutte  le  scuole  e  i  maestri 
fossero  autorizzati  dal  governo;  chi  studiava  fuori,  non  ottenesse 
posti  )  aboliti  i  piccoli  seminarli,  cercando  trasferire  la  direzio- 
ne dei  collegi!  nuovi  e  della  filosofia  ai  Protestanti,  giacché  non 
poteano  i  oberici  entrar  in  seminario  se  non  passando  pel  col- 
legio filosofico. 

Ridestava  egli  dunque  le  antiche  pretendenze  di  Giuseppe  II, 
senza  temerne  la  fine  $  e  chi  comprende  come  tutte  le  libertà 
si  diano  mano ,  sgomentavasi  al  vederlo  intaccar  queste  più  sa- 
cre, che  riguardano  la  coscienza  e  il  diritto  domestica  Pertanto 
i  Liberali  si  associarono  coi  Cattolici ,  i  quali ,  non  impauriti 
dalla  taccia  plateale  di  Gesuiti ,  conobbero  la  nobiltà  e  impor- 
tanza del  resistere  agli  atti  arbitrarti.  Inoltre  spiaceva  il  vedere 
come  il  debito  pubblico  crescesse,  nel  mentre  cresceano  le  ric- 
chezze del  re.  Poi ,  un  paese  per  natura  ,  per  lingua ,  per  in* 
teressi  cosi  attaccato  alla  Francia,  prendea  da  questa  le  norme; 
quieto  se  quieta.essa ,  agitandosi  quando  commossa.  Bollivano 
dunque  negli  ultimi  anni  i  Belgi,  e  si  lagnavano  delia  spropor- 
zione posta  nella  rappresentanza  nazionale  e  nelle  imposte  ;  e 
che  il  re  ,  il  quale  diffidava  di  loro ,  li  sacrificasse  alla  prospe- 
rità degli  Olandesi ,  cui  detestavano  tanto ,  quanto  da  questi 
erano  disprezzati. 

Le  gazzette  ,  e  massime  il  Corriere  dei  Paesi  Bassi ,  por- 
gevano sfogo  ai  mali  umori;  ma  il  governo  vi  applicò  una  pram- 
matica rigorosa,  e  ai  Belgi  non  accordava  i  giurali  nel  delitti  di 
stampa. 

Nella  seconda  Camera  degli  Stati  Generali  erasi  formala  una 
maggioranza  in  opposizione  al  governo;  e  d'ogni  parte  pioveva- 
no petizioni,  principalmente  per  ottenere  i  giurati,  indipendenza 
de' giudici,  respoosalità  de' ministri,  libertà  della  stampa  e 
dell'  istruzione  pubblica ,  e  piena  esecuzione  del  concordato  in 
favore  della  Chiesa  cattolica. 

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32  RIVOLUZIONE  BELGICA 

Nel  1819  erasi  fatto  dalle  Camere  sancire  l' imposta  per  un  » 
decennio  ;  scaduto  questo ,  un  nuovo  doveva  esserne  stabilito 
dagli  Stati  Generali  ;  ma  nella  seconda  Camera  i  Cattolici ,  al- 
leati coi  Liberali,  ricusano  (1829)  sussidii  se  non  a  patto  di 
concessioni ,  e  si  rifiuta  l' imposta  :  il  popolo  esulta  ;  il  gover- 
no è  costretto  condiscendere  ,  ma  destituisce  tutti  i  magistrati 
che  aveano  espresso  quel  voto.  De  Potter ,  autore  d>  una  storia 
filosofica  dei  Concila,  e  di  una  rivoluzionaria  di  Scipione  Ric- 
ci, mi  che  poi  avea  conosciuto  da  che  parte  stesse  la  libertà  , 
e  riso  di  quell'  assurdo  sgomentarsi  dei  Gesuiti  mentre  sovra- 
stava la  servitù  dei  re ,  fatto  capo  de'Cattolici  liberali ,  propo- 
neva una  soscrizione  nazionale  che  compensasse  chi  soffriva  per 
.  le  libertà  del  paese  :  dal  che  nasce  un$  confederazione,  ben  to- 
sto forte  a  segno ,  da  respingere  le  ordinanze  in  nome  della 
legge;  e  che  pubblica  una  specie  di  manifesto  (22  febb.  1830). 
Il  processo  contro  di  esso  Potter,  di  Tielmans  e  Barthels,  apre 
l'arena  a  dibattimenti  troppo  pregiudicevoli  al  governo(30  apr.), 
e  l' esiglio  inflitto  ad  essi  è  ricevuto  per  un  affronto  nazionale» 

A  questa  materia  preparata  non  mancava  che  la  scintilla,  e 
la  diede  la  rivoluzione  di  Parigi.  Il  26  agosto  ,  dopo  la  rappre- 
sentazione della  Muta  di  Portici ,  si  levano  i  cittadini  di  Bru- 
xelles ,  chiedendo  esser  separati  dall'  Olanda,  e  per  re  il  prin- 
cipe d'Orange.  Un  mese  si  consumò  in  trattati  coll'Aja:  il  prin- 
cipe Federico  ,  secondogenito  di  Guglielmo,  credette  troncar 
il  nodo  col  marciare  armato  sopra  Bruxelles.  Quivi  si  comin- 
cia battaglia  per  le  vie  ;  i  nemici  soccombono  (27  sett.)  ;  e  la 
piazza  dei  martiri  attesterà  d' or  innanzi  il  sangue  sparso  in 
quei  giorni. 

V  insurrezione  estendesnn  tutto  il  paese;  le  truppe  olandesi 
sono  battute  in  ogni  dove ,  e  rejetta  la  implacabile  casa  di 
Nassau. 

Un  partito  spingeva  a  dichiararsi  repubblica,  e  farsi  esempio 
all'  Europa  :  ma  ai  moderati  sembrò  che  primo 'bisogno  fosse 
i'  indipendenza  ;  e  non  che  mettersi  in  ostilità  coli'  Europa  , 
profittare  del  buon  istante  per  accettare  una  monarchia  propria. 
Gerlach  ,  Nothotnb,  Van  de  Veyer ,  Lebeau  ,  Rogier ,  de' quali 
la  rivoluzione  metteva  in  chiaro  i  talenti  e  il  carattere ,  aosten- 

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BIVOLCTIONB  POLACCA  33 

qpro  il  meglio  del  paese ,  ne  diressero  gli  affari  colla  perseve- 
ranza necessaria  per  resistere  alle  generose  esagerazioni,  e  fé* 
cero  adottare  la  monarchia  costituzionale,  l'esclusione  della 
casa  d' Orango ,  l' kidipendenea  del  potere  ecclesiastico  dal  ci* 
file ,  abolendo  il  placet ,  le  investiture  regie  r  i  concordati ,  a 
proclamando  la  libertà  dell' istruzione ,  della  predica,  delle 
coscienze  ;  ammessi  alle  Camere  gli  ecclesiastici ,  che  tanta 
parte  aveano  avuto  alla  rigenerazione  della  patria. 

Ma  l' Olanda  ridomandava  le  ribellate  Provincie  ;  la  Francia 
stendeva  a  queste  le  braccia  per  riunirsele  come  sotto  V  Impe- 
ro ;  la  Confederazione  Germanica  e  la  Prussia  si  credeano  mi* 
nacciate  pel  Limburgo  e  il  Luxemburgo  ;  e  il  piccolo  paese  fa 
per  mettere  in  fiamme»  P  Europa.  Le  Potenze  che  erano  state 
autrici  della  unione  dei  Belgio  air  Olanda,  s'interposero  perno 
armistizio  ,  e  presto  la  mediazione  mutarono  in  arbitramento  9 
che  si  strascinò  nella  lentezza  di  ottanta  protocolli. 

Più  forte ,  perchè  causata  da  mali  più  profondi,  fu  la  rivolu* 
zione  in  Polonia.  A  ragione  nel  1815  i  vecchi  Russi,  volenti 
anzi  tutto  la  grandezza  dell'Impero ,  dissuadevano  dal  dare  co- 
stituzione distinta  alla  Polonia  :  ma  da  un  lato  le  Potenze  mal 
soffrivano  fosse  unita  assolutamente  alla  Russia,  e  domandavano 
per  essa  forme  legali  ;  dall'  altro ,  Alessandro  era  allora  nel 
caldo  delle  idee  liberali,  onde  costituì  (27  sett.  18 li)  quel  pae- 
se come  distinto  (1).  N 

Pertanto,  m  assemblea  solenne  a  Varsavia ,  fu  proclamato  il 
nuovo  Regno  da  un  araldo  col  blasone  polacco,  e  lo  statuto  del 
1791.  Con  entusiasipo  di  speranza  si  giurò  fede  al  nuovo  re  \ 
l'aquila  e  i  vessilli  di  Sobieski  sventolarono  per  tutto  ;  alla  co- 
ronazione comparve  ciascun  palatinaio  con  bandiera  e  colori 

(1)  Allora  anche  V  Austria  scriveva  a  lord  Castlereagh  ap- 
provando le  intenzioni  liberali  di  Alessandro,  e  il  proposito  di 
lui  di  mantenere  le  istituzioni  nazionali  della  Polonia  ;  e  ag- 
giungeva che  e  la  più  sicura  garanzia  del  riposo  e  della  ibrza 
delle  nazioni  ò  la  feliciti  del  popolo  ;  felicità  che  e  insepara* 
bile  dalla  cara  che  i  Sovrani  debbono  prendere  della  naziona- 
lità e  delle  consuetudini  de'  loro  sudditi.  > 

in.  3 


34  BIVOUJHONB  POLACCA 

suoi  propri! ,  e  Alessandro  disse  :  So  quanta  ti  regno  ha  sofr 
ferto,  ma  libere  istituzioni  U  potranno  ricreare;  e  vi  pose  un 
governo  a  parte,  e  regalò  truppe  e  artiglierie.  A  patrioti  illu- 
stri die  incarico  di  preparare  la  costituzione)  che  fa  compita  in 
ceasessantacinque  articoli,  stabilendo  V  indipendenza  del  Re- 
gno; l'imposta  e  1$  leggi  fossero  votate  dalla  rappresentanza  na* 
rionale;  le  leggi  e  gli  atti  si  facessero  in  lingua  polacca  ;  man* 
tenuta  la  religione  cattolica  e  i  suoi  possessi;  tollerati  gli  «Ebrei; 
il  clero  luterano  stipendiato  dall'  erario  ;  i  villani  si  emancipe- 
rebbero gradatamente;  inamovibili  i  giudici;  l'esercito  polacco, 
conservato  come  corpo  distinto,  non  potesse  adoprarsi  fuori  di 
Europa;  una  commissione  proteggerebbe  la  libertà  della  stam- 
pa e  ne  impedirebbe  gli  abusi;  dieta  di  sessantaquattro  senatori 
a  vita  eletti  dal  re;  Camera  di  sessantasette  nunzii,  scélti  dalle 
assemblee  dei  nobili  ;  cinquantun  deputati  delle  assemblee  co- 
munali, formate  di  proprietarii  non  nobili ,  capi  di  fabbriche , 
mercanti  grossi,  istitutori  e  artisti;  gl'impieghi  asoli  Polacchi. 

Ma  ben  presto  gli  si  porsero  petizioni  chiedendo  i  giurati , 
la  libertà  di  stampa,  l'obbligo  che  i  decreti  del  re  fossero  con* 
trassegnati  da  un  ministro  responsale;  onde  Alessandro,  piglian- 
do per  contumacia  quel  che  sarebbe  stato  regola  e  diritto,  chiu- 
se l'adunanza  (1822)  :  al  consiglio  di  Varsavia,  inquieto  sul  man* 
lenimento  della  costituzione ,  rispose  «  persuadessero  agli  abi- 
tanti che  la  pazienza  e  tranquillità  sono  le  uniche  vie  per  con- 
durre la  nazione  alla  felicità:  »  e  per  arrestare  «  le  astrazioni 
insensate  della  filosofia  moderna  ,  che  turbarono  tant'altri  Sta- 
ti »,  vietò  le  società  secrete  e  le  logge  massoniche. 

Era  troppo  conseguente  che  Alessandro,  dopo  indotto  fin  a 
rinnegare  la  rivoluzione  di  Grecia  solo  perchè  rivoluzione ,  re- 
primesse nel  proprio  paese  ogni  fomite  di  liberalismo. Per  quat- 
tro anni  non  raccolse  più  la  dieta,  e,  quando  la  riaprì ,  tolse  la 
pubblicità  dei  dibattimenti  «per  far  godere  a' suoi  sudditi  di 
quel  Regno  tutti  i  benefizii  che  loro  assicura  la  Carta.  » 

La  nobiltà  polacca  è  pari;  e  se  alcuno  ha  titoli,  li  trae  da  fo- 
restieri, o  li  possedeva  prima  di  divenir  cittadino.  Quest'  ugua- 
glianza dava  unione  e  perciò  forza  ;  onde  la  Corte  pensò  gua- 
starla col  rendere  reali  i  titoli  onorifici;  e  si  registrarono  dodi- 

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HYOUJZIONE  POLACCA  SS 

ti  famiglie  di  principi,  settantacinqoe  di  conti,  Tenti  di  baroni; 
con  ciò  eccitando  rivalità  e  ambizioni ,  e  dando  dia  Rustia  il 
nodo  di  premiare  la  docilità  e  fomentare  la  vanità. 

Nella  costituzione  polacca  «  dichiara  :  •  La  religione  cattoli- 
ca, professata  dai  più,  sarà  oggetto  di  speciale  premura  pel  go- 
verno ,  senza  farsi  ostacolo  alla  libertà  degli  altri  culti ,  la  coi 
differenza  non  incera  al  godimento  dei  diritti  civili  e  politici.  I 
fondi  del  clero  romano  o  greco-unito  sono  proprietà  inaliena- 
bile. Nel  senato  sederanno  tanti  vescovi  cattolici  romani,  quanti 
sono  i  palatinati ,  e  un  vescovo  greco-unito.  Il  re  nominai  ve- 
scovi ed  arcivescovi  de'varìi  culti,  i  prelati  e  canonici.  » 

Se  ne  valse  il  czar  per  inceppar  colla  protezione,  e  arrogarsi 
un'ispezione  sul  clero  cattolico,  affidata  a  una  commissione  dei 
culti  e  della  istrozion  pubblica;  determinò  nuova  circoscrizione 
delle  diocesi  ;  impacciava  il  ricorrere  a  Roma ,  e  non  dissimu- 
lava il  desiderio  di  tmire  tutti  i  sudditi  in  una  Chiesa  sola. 

Però  la  pace  avea  fatto  colà  pure  il  suo  effetto  ;  moltiplicate 
strade,  edifizii  $  eanali;  prosperi  H  commercio  e  l'agricoltura  ; 
sanato  il  debito  pubblico;  da  per  tutto  lavoravasi  fanar  cotone  , 
lino;  si  cavavano  ferro,  sale,  marmo;  si  abbellivano  te  città,  e 
la  università  di  Varsavia  fioriva.  Ma  il  pensiero  della  nazionalità 
perduta  non  muore  ;  e  le  società  segrete  adoperavano  per  di* 
struggere  l' epera  di  Caterina  II  ;  tutti  si  ricordavano  delle 
promesse  di  Alessandro ,  come  questi  sapea  di  poter  ritirarle 
cella  stessa  autorità  con  cui  le  avea  date.  Ne-vennero  da  una 
parte  trame ,  dall'altra  punizioni,  eogli  abusi  reciproci  che  so- 
gliono accompagnare  gli  stati  violenti.  Era  proibito  ai  giovani 
andare  alle  università  di  Germania ,  incatenata  la  stampa  ,  ac- 
colte le  delazioni,  perseguitati  i  pensatori  (1);  e  il  principe  Co- 
stantino, comandante  all'esercito,  poteva  ogni  voglia  ;  e  volea 

(1)  Il  famoso  poeta  Micfcìe\ricz  fu  trasportato  in  Russia;  ma 
colè  pare  eccitò  pericolose  benevolenze  r  prese  più  fona  dall' e» 
sigli* ,  e  caduta  la  patria  menlr'  egli  era  lontano  ,  cantò  i  Pél- 
Itgrwt  polacchi  in  ktrle  biblico,  e  serbò  fede  imperterrita  nel 
trionfo  della  lftertà,  fioche  non  credette  vederlo  in  non  so  (piai 
rivelazione  e  religione* 

byVjOO 


36  CORDlttOWI  ITALÌAOT 

con  assolutezza.  Motto  Alessandro ,  cai  i  Polacchi  serbavano 
gratitudine  per  la  data  costituzione ,  Nicolò  fa  coronarsi  re  di 
Polonia  (maggio  1828(5  e  ricevendo  il  suggello,  la  bandiera,  la 
spada,  il  manto,  lo  scettro,  la  corona,  giura  «  regnare  pel  be- 
ne della  nazione  polacca ,  secondo  la  Carta  concessa  dal  suo 
predecessore.  » 

Anche  qui  dunque  sonò  efficacissimo  Pannunzio  della  rtvolu* 
rione  di  Parigi;  e  i  preparativi  dell'imperatore  contro  la  Fran* 
eia  accelerarono  il  momento  dell'azione.  La  f ramassorteria ,  in- 
trodotta colà  da  Dombrowski  e  assai  propagata  nell'esercito , 
nelle  università  e  ne' cittadini ,  facea  vedere  di  pessimo  animo 
una  guerra  contro  la  Francia;  i  generali  stessi  vi  repognavano, 
come  gente  che  non  Ha  se  non  da  perdere;  s'avea  danaro,  s*a- 
veano  armi  e  l'arte  d'adoperarle;  e  ben  fu  detto  che  l'avanguar- 
dia del  Russo  voltò  faccia  contro  dì  lui.  La  polizia,  avuto  sen- 
tore di  trame  ,  molli  arrestò  :  ma  Costantino  non  mostrava  ti- 
more. Il  29  novembre  scoppia  la  rivolta;  molti  sono  uccisi  $  il 
bell'esercito ,  compiacenza  di  Costantino  ,  gli  si  volge  contro  ; 
Paquila  bianca  svolazza  per  tutto,  collMnno  No.  Polonia ,  non 
ti  mancano  difensori;  e  dopo  combattimento  sanguinosissimo, 
Varsavia  ?  redenta.  Prendono  dittatore  Chlopicki,  antico  solda- 
to di  Napoleone  allora  in  disgrazia,  e  che  non  avea  combattuto; 
ed  egli ,  confidente  nel  numero  e  senza  credenze  vive ,  pensa 
a  negoziare  più  che  a  combattere.  Visti  impossibili  gli  accordi, 
con  generosissimo  slancio  tutti  offrouo  gli  ori  e  il  sangue;  don- 
ne e  frati  si  fanno  consiglieri  di  valore;  giovani  ricchi  rinunzia- 
no  ad  ogni  avere ,  gli  uffiziali  alle  paglie  ;  i  possessori  dividono 
i  terreni  fra  gii  affittaioli  purché  s'armino;  i  campanili  e  le  sa- 
gri stie  offrono  bronzo  agli  arsenali ,  argento  alle  zecche  ;  i  pa- 
droni delle  case  dei  sobborghi  dì  Varsavia  vi  mettono  essi  il  fuo- 
co perchè  non  impaccino  le  difese.  Ma  mentre  il  popolo  voleva 
rinterrare  la  Polonia  e  movere  sopra  la  Lituania ,  Chlopicki  re- 
stringe la  rivoluzione  fra  gli  otto  palatinati.  In  somma,,  anche 
qui  gli  uomini  del  giusto  mezzo  frenavano  quell'impeto  che  so- 
lo può  dare  la  vittoria. 

L'Italia,  dopo  tentato  nel  1821  agitarsi  sotto  le  bajoneUe.dfii 
padroni ,  era  stata  ricomposta.  L'Austria  continuò  le  sue  vie , 

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CONDIZIONI  ITALIANE  37 

senza  impedire  la  prosperità  materiale  degli  obertoaUsimi  paesi 
chissà  occupa.  Il  Piemonte  veniva  sanando  le  piaghete  morto 
Carlo  Felice,  sottentma  il  nuovo  ramo  diSavoja-Carigoaao  [ì)f 


(1)  Da  Carlo  Emanuele  I  di  Savoja  nacque  Tommaso  Fran- 
cesco (1656),  ohe  sposò  Ilaria  di  Borbone  *  erede  del  contado 
dì  Soìssons  ,  e  generò  Emanuele  Filiberto  Amedeo,  sordomuto 
(1709),  capostipite  dei  principi  di  Carignano.  Da  Eugenio  Mau- 
rizio suo  cadetto  e  Olimpia  Mancini  nipote  del  cardinale  Mas- 
carino  >  ceppi  <T  una  nuova  casa  di  Soìssons ,  nacque  il  celebre 
principe  Eugenio.  Dal  primogenito  Vittorio  Amedeo  (1741),  di* 
scendono  Luigi  Vittorio  Amedeo  (1778);  Vittorio  Amedeo  (1780); 
Carlo  (1900);  Carlo  Alberto  ,  nato  il  1708  ,  re  dal  27  aprile 
1831  al  mano  1849. 

Coree  attorno  in  que*  tempi  l'indirioo  a?  un  Itaitana,  ore, 
persuaso  ohe  Cari' Alberto  non  fono  mi  re  d' anima  inetta  e  ti- 
rannica ,  e  rammentandogli  come  altre  volto  gli  schiari  l'aver 
sere  guardato  come  liberatore ,  gli  si  mostra  che  ,  nella  situa* 
sione  d' allora  ,  egli  non  arerà  che  o  ad  essere  tiranno  ed  ese- 
crato ,  o  francamente  romperla  coi  potentati  ,  e  farsi  costiiu- 
sionale  e  Italiano.  Riformo  non  bastare ,  giacché  queste  gli  ni* 
laccherebbero  l'Austria  ,  senio  amicargli  i  popoli.  Al  contrario, 
gridando  una  parola  libera  e  sincera,  potea  direnir  re  d'Italia, 
C  Sire  !  non  avete  mai  cacciato  uno  sguardo....  su  questa  Ita- 
s  lia  ?...,  E  non  avete  mai  detto  :  la  è  creata  a  grandi  desti* 
l  ni  ?  Non  avete  contemplato  mai  quel  popolo  che  la  ricopre , 
l  splendido  tuttavia  malgrado  V  ombra  che  il  servaggio  stende 
I  sulla  sua  testa ,  grande  per  istinto  di'  vita ,  per  luce  di  in* 
l  folletto ,  per  energia  di  passioni  ;  feroci  o  stolte  ,  poiché  i 

>  tempi  contendono  l'altre,  ma  che  sono  pur  elementi  dai  quali 
%  si  creano  le  nazioni  ;  grande  davvero,  poiché  la  sciagura  non 

>  ha  potuto  abbatterlo  e  togliergli  la  speranza  ?  Non  v'  è  sorto 
S  dentro  un  pensiero:— Traggi ,  come  Dio  dal  caos ,  un  mondo 

>  da  questi  elementi  dispersi  ;  riunisci  le  membra  sparte,  e  pre- 
*  nuocia  :  È  mia  tutta  e  /èlice  ;  tn  sarai  grande  siccome  é  Dio 
i  creatore ,  e  venti  milioni  d'  uomini  sciameranno:  Dio  é  nel 
1  cielo,  e  Carlo  Alberto  sulla  terra  !  —  . 

»  Sire  !  vai  in  nutriste  cotesto  idea  ;  il  sangue  vi  fermentò 

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38  CONDIZIONI  ITALIANE 

e  un  re  giovane,  allevato  in  mezzo  all'armi,  agli  stadi!,  alle  spe- 
ranze. A  Napoli  dopo  il  breve  e  non  lieto  regno  di  Francesco  1 
(7  nov.  1825),  succedea  Ferdinando  II ,  giovane  anch'egli,  che 


9  nelle  vene ,  quando  essa  vi  si  affacciò  raggiante  di  vaste  ape- 
9  ranze  e  di  gloria  ;  voi  divoraste  i  sonni  di  molte  notti  dietro. 

9  a  queir  unica  idea;  voi  vi  faceste  cospiratore  per  essa 

9  I  tempi  allora  furono  avversi  :  ma  perchè  dieci  anni  e  una 
9  corona  precaria  avrebbero  distrutto  il  pensiero  della  vostra 
9  gioventù ,  il  sogno  delle  vostre  notti  ?  Dieci  anni  e  una  co- 
9  fona  avrebbero  ricacciata  nel  fango  P  anima  che  passeggiava, 
9  sui  re- dell'  Europa?  Onta  a  voi!  La  posterità  perdona  ogni 
9  cosa  a  un  re  fuorché  la  viltà  ;  e  ohe  cosa  è  l'uomo  che  può 
9  esser  grande  e  non  è?.... 

9  Sire  !  se  veramente  l'anima  vostra  è  morta  a  forti  pensfe- 
9  ri  ;  se  non  avete  ,  regnando  ,  altro  scopo  che  di  trascinarvi 
9  nel  cerchio  meschino  de'  re  die  vi  han  preceduto  ;  se  avete 
9  anima  di  vassallo ,  allora  rimanetevi  ;  curvate  il  collo  sotto 
'  9  il  bastone  tedesco ,  e  siate  tiranno  :  ma  tiranno  vero ,  per* 
9  che  un  sol  passo  ohe  accenniate  di  movere  al  di  là  dell'  om« 
9  bra  segnata ,  vi  fa  nemica  quell'Austria  che  voi  temete. .% 

9  Sire  I  respingete  l'Austria,  —  lasciate  addietro  la  Francia 
9  —  stringetevi  a  lega  l' Italia. 

s  Ponetevi  alla  testa  della  nazione ,  e  scrivete  sulla  vostra 
9  bandiera  :  Umane  ,  Liberia  ,  Indipendenza  !  Proclamate  la 
9  santità  del  pensiero  I  Dichiaratevi  vindice  ,  interprete  de' di* 
9  ritti  popolari ,  rigeneratore  di  tutta  P  Italia  I  Liberate  P  Ita* 
9  lia  dai  Barbari  1  Edificate  V  avvenire  I  Date  il  vostro  nome  ad 
9  un  secolo  I  Incominciate  un'  era  da  voi  1  Siate  il  Napoleone 
9  della  libertà  italiana  i  V  umanità  tutta  intera  ha  pronuncia- 
9  te  :  s  re  non  mi  appartengono  ,•  la  storia  ha  consecrato  que- 
9  sta  sentenza  coi  fatti.  Date  una  mentita  alla  storia  ed  all'  u- 
9  mattila  ;  costringetela  a  scrivere  sotto  i  nomi  di  Washington 
9  e  di  Kosciusko  ,  nati  cittadini  \  V*  è  un  nome  più  orando  di 
9  questi;  vi  fu  un  irono  eretto  dà  venti  milioni  di  uomini  fa 
9  beri  che  ecrieeero  netta  base  :  A  Carlo  Alberto  nato  re ,  PI* 
9  lia  rinata  per  lui  !.... 

ì  Or  che  temete?  11  Tedesco?  Gridategli  guerra:  ardite  guac- 

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CONDIZIONI  ITALIANE  39 

©dròncfovH  nd  modo  migliore,  cioè  col  dare  l'amnistia,  e  pro- 
mettere di  sanar  le  piaghe ,  e  i  suoi  primi  atti  furono  vera* 
mente  da  ciò. 

Ma  le  rivoluzioni* lasciano  sempre  in  chi  soffri  lo  scontento  e 
no  solletico  di  vendetta  $  in  chi  trionfò,  la  brama  di  rappresa* 
glie  inutili  dopo  le  violenze  necessarie.  Fuori  viveano  molti  prò* 
fughi,  attenti  ad  ogni  baleno  di  novkà  e  facili  alle  speranze  ;  e 
tenevano  intelligenze 'in  paese,  sia  cogli  avanzi  degli  antichi  Car- 
bonari ,  sia  con  nuovi  malaffetti.  Le  polizie  vigilavano ,  e  nel 
1629  il  papa,  ad  istanza  dell'Austria,  rinnovò  la  scomunica  con- 
tro le  società  secrete ,  e  istituì  una  commissione  speciale  che 
processò  ventisei  Carbonari:  scoppiata  poi  la  rivoluzione  di  Pa- 
rigi, i  governi  si  allestirono  di  cautele  e  d'anni,  senza  ben  pre- 
vedere contro  di  chi  le  avrebbero  da  adoperare. 

Perocché ,  accanto  ai  liberali  che  macchinavano  far  novità 
per  mezzo  del  popolo,  stavano  i Sanfedisti,  volenti  anch'essi 
l'indipendenza  d'Italia,  ma  coll'appoggiarsi  a  principi  nazionali; 
e  quakhé  capo  liberale  si  disse  trattasse  col  duca  di  Modena , 
per  alzarlo  al  dominio  di  tutta  l'Italia,  o  almeno  dell'alta;  trat- 
tativa, dove  nessuna  delle  parti  operava  di  buona  fede. 

>  dar  da  rìciqp  questo  colosso ,  composto  di  parti  eterogenee  9 
i  minato  in  Gallizia ,  nella  Ungheria ,  nella  Boemia ,  nel  Ti* 
ì  rolo ,  nella  Germania ,  e  che  non  è  forte  se  non  dall'  iner* 

>  sia ,  e  perchè  altri  è  debole.  Gridategli  guerra  e  assalite  : 
»  F  assalitore  ha  immenso  avvantaggio  sul  suo  nemico.  Unsi 
I  voce  ai  vostri ,  una  voce  alla  Lombardia ,  e  avanzatevi  ra« 
s  pidamente.  Là  ,  nella  terra  lombarda  hanno  a  decidersi  i  fatti 
i  dell'Italia,  ed  i  vostri:  nella  terra* lombarda,  chenonaspeU 
I  la  se  non  un  reggimento  ed  una  bandiera  per  levarsi  in  mas* 
S  sa  :  nella  terra  lombarda ,  che  divorerà  i  suoi  nemici,  corno 

•  a'  tempi  di  Federico,  e  triplicherà  il  vostro  esercito!  Ma  siato 

*  forte  e  deciso  :  'rinnegate  i  calcoli  diplomatici ,  gli  intrighi 
a  de9  gabinetti,  le  frodi  dei  patti.  La  salute,  per  voi,  sta  nello 
»  pania  della  vostra  spada.... 

i  Se  voi  non  fate ,  altri  faranno ,  e  senza  voi ,  e  contr<j 
a  voi,».,  a 

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40  stato  pontifioo 

Roma,  restituita  nel  1814  al  papa  eoo  tatti  i  pòsteri,  esal- 
tò di  ricuperare  il  Laocoonle,  l'Apollo,  la  Corte,  le  solennità, 
e  l'aurifera  frequenza  de7  forestieri.  Per  consiglio  del  Consalvi, 
ministro  di  Stato,  Pio  VII  emanò  un  motuproprio ,  dove  parla- 
va di  centralità  di  poteri ,  unità  di  sistema ,  indipendenza  del* 
l'autorità  giudiziale,  responsalitàde'magtstrati:  ma  i  regolamenti 
soggiunti  smentirono  tati  preamboli;  né  i  codici  promessi  coni- 
parvero  mai.  Lo  Stato  si  lasciò  diviso  in  diciotto  delegazioni  di 
quarantaquattro  distretti ,  e  seicèntoventisei  Comuni ,  al  modo 
francese;  il  quale  fu  conservato  pure  nell'ordinamento  delle  fi- 
nanze, nelle  ipoteche,  nel  bollo,  nel  registro:  ma  non  si  seco- 
larizzarono gl'impieghi;  non  si  prefinì  il  termine  degli  apppelli; 
non  si  costituirono  le  municipalità,  né  altri  miglioramenti,  vie* 
più  domandati  dopo  che  la  dominazione  precedente  ne  avea  fat- 
to sentire  o  almeno  presentire  i  vantaggi. 

Leone  XII  succedutogli,  fece  da  giureconsulti  esaminare  quel 
motuproprio  ;  propose  di  alleviare  coli'  economia  le  gravezze 
del  popolo  ;  nominò  anche  una  congregazione  di  Stato ,  ma  su- 
bito se  ne  penti  o  ne  fu  fatto  pentire  ,  e  la  risolse  in  mera  as- 
semblea consultiva.  Nemico  al  Consalvi ,  lo  congedò  ,  e  abbati- 
donossi  tutto  alla  riazione  ;  allora  rivissero  gli  arbitrii  di  ciascun 
dicastero,  che  Consalvi  avea  levati  ;  venne  mutato  ancora  ordine 
alle  delegazioni  e  al  giudizi!  ;  si  estesero  i  diritti  dèlie  comunità, 
ne'  cui  consigli  entravano  tutte  le  classi,  ma  distinta  la  nobiltà; 
rinterrata  la  giurisdizione  episcopale  ,  e  dato  agli  ecclesiastici 
ò?  istruire  e  giudicare  anche  le  cause  de'  laici ,  e  d' educare  la 
gioventù  ;  rimesso  il  Sani'  Uffizio ,  estesi  i  privilegi  della  ma* 
nomarla,  aboliti  i  tribunali  di  distretto ,  e  rimesso  il  latino  nei 
giudizi!  e  nelle  università  ;  affidalo  ai  Gesuiti  il  Collegio  Roma- 
no ;  e  commissioni  di  preti  ed  uffiziali.  sgomentarono  le  legazio- 
ni durante  l'amministrazione  di  Rivaiola  legalo  a  Ravenna,  dove 
in  una  sola  volta  condannò  508  persone  ;  poi  ad  uh  tratto  per- 
donò, e  cercò  riconciliare  Sanfedisti  e  Carbonari  per  via  di  ma» 
trìcoonii ,  che  riuscirono  come  Dio  ve!  dRuu-Ciò  non  impedì  gli 
assassinii  politici  o  di  pretesto  polìtico,  infamia  della  Rocnagoaj 
ed  essendosi  attentato  anche  alla  vita  di  lui,  egli  istituì  una  com- 
missione severissima,  moltiplicò  le  spie:  a  Ravenna  st  impicca* 

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STATO  PONT1FIUO  41 

wno  sette  persone  come  complici  di  tali  assassina  politici ,  e 
forse  erano,  ma  il  pubblico  li  compassionò  come  vittime  politi- 
che. Del  resto ,  allorché  si  promise  perdono  a  chi  spontanea^ 
mente  venisse  a  far  dichiarazioni ,  a  migliaja  ?'  accorsero.  Tali 
erano  i  governati  sotto  quei  governanti  1 

Alla  mina  dello  Stato  Pontifico  erano  i  briganti  nell'  antico 
paese  de5  Volaci ,  fra  gli  Apenoini ,  le  Paludi  Pontine  e  l  monti 
d*  Albano  e  Tuscolo.  Questi  paesi  fin  al  1816  appartennero  alle 
famiglia  Colonna,  che  solo  all'armi  gli  addestrò  per  le  sue  emo* 
baioni  cogli  Orsini  e  coi  papi,  fi  i  papi  non  v'aveano  gtnrisdi* 
ime,  e  solo  alle  persone  probe  davano  un  brevetto  di  chierico, 
col  che  le  sottraevano  alia  giurisdizione  territoriale.  I  Francesi 
abbatterono  questo  modo  :  ma  gli  eccessi  della  coscrizione  del 
1813  tornarono  in  armi  la  popolazione  ;  e  bande  di  politici  scor- 
rano contro  Gioacchino.  Sotto  il  debole  governo  sotterrato 
presero  baldanza  :  obbedienti  a  un  capo  ,  ma  a  nessun  altro  ; 
carichi  d' arme  e  di  reliquie,  a  torme  fin  di  cento  scorrazzavano 
la  campagna  spopolata ,  e  rendevano  pericolosissimo  il  tragitto 
da  Soma  al  Napoletano.  Nessuno  osava  negare  ricovero  e  vitto 
a  questi  formidabili  :  molte  volte  il  governo  dovette  scendere  a 
patio  con  essi ,  come  da  pari  a  pari  ;  pur  beato  quando  alcuno 
tornasse  a  penitenza,  e  venisse  a  sospendere  a  una  Madonna  il 
coltello  insanguinato.  Cooaalvi  adoprò  al  loro  sterminio;  s'inte- 
se .col  governo  napoletano,  acciocché  non  avessero  ricovero  sq 
quel  territorio  \  bruciò  le  case  e  i  villaggi  ove  ricoveravano ,  e 
potè  consecrare  una  festa  a  commemorazione  dell1  averli  di* 
strutti.  Ma  non  l'erano  cosi ,  che  molto  non  restasse  a  fare  al 
governo  di  Leone  XII. 

È  nolo  lo  stato  di  deserto  pestifero  del  melanconico  agro  ra- 
mano, estensione  di  duoeotomila  ettari,  dove  si  adottò  il  melo? 
do  di  far  rendere  senza  intervento  d'uomini  né  spesa  di  colturai 
-contentandosi  dei  prodotti  naturali ,  cioè  del  pascolo^,  davanti 
al  quale  scampare  l'uomo.  Provedimenti  parziali  non  valgono  $ 
non  decreti  del  governo,  perchè  senza  consiglio.  Nei  1829  une 
società  forestiera  s' offerse  di  prendere  a  fitto  tutta  la  campa- 
goa,  pagando,  al  governo  un  .canone  annuo,  e  a  ciascun  proprie» 
tario  un  fitto  pari  a  quel  che  allora  ricavava  i  e  dopo  cinquan- 

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42  MVOLOTIONI  TTAVàm 

„  f  anni  restituirgli  i  terreni  migliorati.  In  questo  tempo  la  so*' 
Cleti  avrebbe  dissodata  la  campagna ,  rasciulte  le  Paludi  Pon- 
tine e  quelle  di  Macarese  ed  Ostia,  resi  navigabili  il  Tevere  e  il1 
Teverone  per  tutto  fl  loro  corso,  aprendo  cosi  uno  sfogo  ai  prò* 
dotti  della  Sabina;  costruito  villaggi  con  chiese,  scuole,  ospizi*, 
strade;  utilizzato  le  acque  minerali  e  sulfuree;  piantato  modelli 
di  poderi  per  introdurre  prodotti  nuovi,  l'indago,  la  cannamela 
ed  altri:  tutti  questi  lavori  sarfieno  fatti  da  paesani,  alloggiati  in 
situazioni  salubri,  congedati  ne1  mesi  pestilenziali. 

Pio  VII!  (Saverio  Castigtioni) ,  succeduto  papa  \Z  1  mag.  1829), 
accolse  lieto  queste  proposizioni;  ma  v'era  cui  giovava  impedir* 
le ,  e  la  c'osa  fu  lasciata  cadere.  Poi  di  corto  moriva  (  30  nov. 
1830),  e  la  vacanza  fu  tumultuosa,  non  solo  fra  gli  ambasciatori,, 
che  escludevano  e  comandavano  le  elezioni ,  ma  nella  città  che 
ti  tentò  sollevare  per  innovar  il  governo,  a  istigazione  princi* 
{talmente  della  famiglia  Buonaparte,  colà  ospitata.  Fra  irrequie») 
todini  e  sommosse  (2  febb.  1831)  arrivò  al  trono  Gregorio  XVI, 
t  assumendosi  liberamente  in  faccia  all'Europa  gt>  impegni  che 
iti  rendeano  necessari  per  la  durevole  unione  tra  gì'  interessi 
del  trono  e  quelli  della  nazione  (i).  » 

Incoraggiamenti  e  promesse  ai  macchinatori  venivano  intan- 
to dalla  Francia,  alla  quale  importava  che  la  Potenza  prevalen- 
te in  Italia  fosse  costretta  occupare  qui  le  armi ,  affilate  contro 
la  nuova  rivoluzione.  Lafitte  aveva  dichiarato  alia  tribuna  :  La 
Francia  non  permetterà  che  il  principio  del  non  interven- 
to eia  violato  (1  dicembre);  e  Dupin  soggiunse  :  Se  la  Fran* 
da  rinserrandosi  in  un  freddo  egoismo ,  avesse  detto  che 
non  interverrà,  sarebbe  vigliaccheria;  ma  dire  che  non  sof- 
frirà #'  intervenga ,  è  la  piò  nobile  attitudine  che  possa 
prender  un  popolo  forte  e  generoso  { 6  dicembre  ).  I  patrioti 
italiani  pertanto  credettero  che  l'origine  democratica  della 
nuova  monarchia  la  porterebbe  a  sostenere  una  rivoluzione  de* 
Inocratiea,  la  quale  erano  costretti  a  fare  coli'  armi ,  attesoché 
tappresentanza  non  v* era,  né  tampoco  diritto  di  petizione,  e  i 

*  (1)  Risposta  dell'  ambasciatore  LuUow  al  signor  Seymour  , 
M  settembre  1632. 

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mrouaioifi  italiahi  45 

vaH  puntatisi  come  contumacia.  A  Modena  hanno  disposto  ogni 
cosa  per  sollevarsi;  ma  9  deca  li  previene  (3  febb.j,  assale  I 
congiurati  chiusi  in  casa  di  Giro  Menotti,  e  18  prende.  Il  doma* 
ni  però  udendo  che  Bologna  è  insorta,  egli  salvasi  sol  Mantova* 
no,  seco  traendo  quel  Capo,  che  confida  all' Ausilia;  e  il  suo 
paese  è  in  fuoco.  Bologna  compie  la  sua  rivoluzione,  incruenta 
*  come  tutte  le  altre  , e  che  si  diffonde  a  tutta  Romagna  (1)  ;  il 
legato  cardinale  Benvenuti  cade  in  mano  degP  insorti  ;  Ancona 
si  rende  m  colonnelli  Sercoguani  e  Armandi  ;  la  bandiera  ite» 
Bei  sventola  a  Otricoli  9  quindici  leghe  da  Roma  j  Maria  Luigia 
se  ne  ve  da  Parma  e  Placenta  sollevate. 

Cosi  eslendevasi  una  generale  conflagratone  :  la  Grecia  ri* 
pigliava  spiriti  ;  Spagna  e  Portogallo  rialiavano  le  abbattuto 
bandiere;  hi  Germania  credea  venuto  il  tempo  di  ottener  ciò 
die  le  era  stato  promesso  e  mentitola  Svinerà  già  prima  ave* 
va  cominciato  a  riformale  i  suoi  statuti  in  senso'  popolare  ;  in 
Inghilterra,  al  grido  dei  radicali  chiedenti  libertà,  mescetti  ter* 
ribile  la  voce  della  plebe  chiedente  pane. 

Couferenui  di  Londra. —Rtastone. 

E  tutti  questi  popoli  sollevati  rivolgevano  gli  occhi  alla  Pian-* 
eia,  come  a  promessa  salvatrice.  Di  là  era  venuta,  messo  seno* 
lo  prima,  una  scossa,  per  cui  quegli  stessi  che  non  avevano  ao* 
quietato  la  libertà,  aveano  però  spesiate  la  servitù.  Chi  non  ri* 
cordava  le  irresistibili  vittorie  di  Napoleone  ?  la  bandiera  tricot 
toro  riuscirebbe  meno  gloriosa  or  che  veniva  portata ,  non  più 
da  un  conquistatore,  ma  dalla  libertà,  non  per  minacciale  l'in* 
dipendenza  dei  popoli,  ma  per  restituirla  ? 

Tali  e  più  belle  speranze  vagavano  per  le  menti:  mala  Frau- 
da non  era  diretta  da  una  Convenzione ,  bensì  da  un  re  di  mo- 
narchia nuova,  rinvenuta  più  che  cercata,  accettata-più  che  vo- 
luta, e  come  necessità,  come  tavola  nel  naufragio.  La  nazione, 
;  di  consuetudini  politiche,  sprovista  d'istituzioni  indipen- 


(1)  Colà  Luigi  Bnonaparte  foce  le  prime  prove  di  quelle  aav» 
biconi  ,  che  pei  dtireano  si  straaiunente  elevarlo. 

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44  INTONO  DELLA  HUNCU 

denti,  durevoli ,  consacrate  dall'opinione  e  dille  nazionali  «M~ 
ladini ,  tramasi  isolata  m  meno  ai  emuH  che  spiavano  ogni 
sqo  fallo  per  trarne  partito;  sguarnita  d'armi  quando  i  nemici 
b'  erano  terribilmente  provisti  5  dentro  infiacchita  dall'  aver  do- 
vuto negli  impieghi  sostituire  amici  suoi  alle  creature  della  di- 
nastia caduta ,  cioè  interrotto  P  andamento  governativo  quando 
più  gli  occorreva  prontezza  e  forza*  Nel  primo  scotimento  ersi 
naturale  che  prevalesse  la  parte  del  movimento  :  palesava»  sim- 
patia per  tutti  i  soffrenti ,  fossero  i  condannati  allo  Spielberg  a 
in  Siberia,  fossero  i  popoli  privati  della  nazionalità  o  falliti  del* 
le  speranze.  Si  pensava  estendere  la  Francia  all'alpi  e  al  Reno} 
lo  che  avrebbe  portato  una  guerra,  e  perciò  la  necessità  di  ap- 
poggiarsi alle  affezioni  dei  popoli.  I  club ,  chiassosi ,  arrisicati 
come  chi  non  ha  nulla  a  compromettere ,  ambiziosi  d' una  pò* 
polarità  che  sr  acquista  colle  esagerazioni ,  spingevano  a  pre- 
mettere ajuto  a  qualunque  si  sollevasse  ;  a  disfare  le  vergogne 
del  1815 ,  e  proclamare  una  santa  alleanza  di  popoli  contro  la 
«anta  alleanza  dei  re.  Ma  se  alcuni  guardavano  la  rivoluzione 
come  un  rintegramento  de' principi!  proclamati  nell'89  ,  altri 
non  vi  vedevano  che  un  modificameuto  della  Restaurazione ,  e 
che  convenisse  conservar  le  cose  e  le  persone. 

A  Luigi  Filippo  importava  di  farsi  riconoscere  dagli  altri  re, 
e  saldare  la  propria  dinastia  col  rispettare  le  altre  ;  onde ,  in- 
vece di  riunire  quelle  sparse  resistenze  ad  un  intento  europeo, 
assume  il  compito  di  attuarle  a  vantaggio  di  Francia  e  della  sua 
prosapia  ;  e  nessuno  negherà,  che  per  un  pezzo  vi  riuscì  egre- 
giamente. Casimiro-- Perier ,  fatto  ministro  t  affronta  la  Camera 
turbolenta  ^professa  voler  fiaccare  le  fazioni ,  non  dar  mano  ai 
sollevati ,  e  che  il  sangue  francese  non  appartiene  che  alia 
Francia  :  fondamento  della  rivoluzione  di -luglio  essere  la*  re- 
sistenza all'aggressione ,  non  già  V insurrezione  :  rispetto  alla 
fede  giurata  e  al  diritto  ;  onde  sarebbe  violazione  di  esso  ogni 
appello  alla  forza  dentro,  ogni  provoca  aJl' insurrezione  popola- 
re di  fuori.  La  politica  esterna  si  lega  ali*  interna  ;  e  par  en- 
trambe il  male  è  un  solo ,  la  diffidenza  ;  un  solo  esser  può  il 
rimedio. 

La  Santa  Alleanza,  malgrado  l'eterogenea  compostone,  potè 

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CONHBBNI&  DI  LOKDRÀ,  -tó 

«assistere  a  luogo  perchè  i>  europi  era  stanca  di  guerre  :  t 
comunque  s' abbia  a  giudicarne ,  «peate  specie  di  Congresso 
permanente  conteneva  i  germi  d'un  nuovo  diritto  pubblico.  Oc« 
capata  da  prima  nel  tacite  affilio  di  conservare  i  troni  armati  r 
dopo  il  t830  sentì  d'averne  xwo  pai  difficile,  quel  di  conciliare 
interessi  opposti,  principti  ostili.  Sotto  ai  formò  a  Londra  oas 
Conferenza  denomini  che  non  rappresentavano  le  nazioni  ma  a 
re ,  e  che  s'  accingeano  a  ripristinare  il  passato ,  in  avversion* 
ai  dogmi  cui  la  Francia  iniziava  il  monda.  La  diplomazia  ave» 
dunque  ripigliato  il  sopravvento,  o  il  Congresso  di  Vienna  con* 
tinuavasi  a  Londra ,  dorè  erano  rappresentate  la  Prussia  daBu* 
tow,  l'Inghilterra  da  Aberdeen,  la  Russia  da  M atoszewic,  ^Au- 
stria da  Esterhazy,  la  Francia  da  Talteyrand,  La  scelte  di  que- 
sto ,  amico  di  tutti  i  nuovi  fortunati ,  e  servito*  fedele  contro 
la  libertà  come  chiunque  l*ha  tradita ,  mostrava  l' rateazione] 
di  voler  perpetuare  le  stipulazioni  del  1  $  1 5. 

Dei  popoli  già  era  sentenziato ,  dacché  la  Francia ,  dopo  fa-» 
vorito  le  rivolte  sinché  le  giovavano  come  diversione  ai  nemici 
minaccianti ,  cooperava  a  comprimerle.  Moltissimi  SpagnuoU  , 
dalla  tirannide  di  Ferdinando  VII  rifuggiti  a  Parigi,  incoraggiati 
preparavano  un1  invasione  col  generale  Mina;  ma  avendo  in  quei 
tempo  Ferdinando  riconosciuto  Luigi  Filippo ,  V  impresa  non 
fece  che  martiri ,  fucilati  tra  le  grida  di  Vioa  il  re  assoluta. 
Italiani  che  col  generale  Pepe  avevano  disposto  uno  sbarco  nel 
.  Regno  di  Napoli ,  furono  dispersi  da  quelle  stesse  autorità  che 
gli  avevano  sino  allora  favoriti. 

L1  Austria  ,  irremovibile  da'  suoi  procedimenti ,  avea  dichia- 
rato riguardar  come  sua  propria  la  causa  di  tutti  i  governi  d'I- 
talia ;  e  quando  le  si  volle  opporre  il  proclamato  non  interven- 
to, ne  rise,  e  non  esitò  un  istante  a  movere  sopra  i  paesi  altrui 
rivoltati ,  mentre  stringeva  il  freno  a'suei  proprii  ;  mostrandosi 
pronta  ad  assalir  anche  il  Piemonte  se  i  rivoluzionarli  vr  preva- 
lessero :  giacché  é  quistione  d' esistenza  per  lei  il  conservar 
l'Italia  in  quello  stato  che  onesta  col  nome  di  tranquillità. 

Le  Legazioni  e  tutta  l'Umbria  avevan  assecondato  il  movimento 
insurrezionale,  sicché  quella  rivoluzione  incruenta  era  piuttosto 
una  festa ,  senxa  opposizione  del  governo,  senza  nazione  di  par- 

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%&  BITOLC2JONB  «EGLI  STATI  B0MAN1 

liti,  sema  ombra  di  perìcolo,  e  perciò  leggermente  abbracciala 
e  fiaccamente  sostenuta ,  né  grandi  virtù  né  grandi  rizii  v>  ap- 
parvero ,  ma  grande  meschinità.  L' avvocato  Vicini ,  presidente 
al  governo ,  mandò  fuori  un  gonfio  proclama ,  fl  quale  è  bene 
paragonare  colla  Dichiarazione  degli  Stati-Uniti, per  vederequalf 
,  guasti  faccia  tra  noi  la  retorica:  e  dietro  queHo  i  deputati  delle* 
città  congregati  (26  febb.  1831)  r  dichiararono  scadila  dal  do- 
minio temporale  il  papa ,  e  formarono  uno  Stato  solo,  con  pre- 
sidente ,  consiglio  di  ministri ,  consulta  legislativa.  Anche  I» 
sventura  ha  i  suoi  adulatori  \  ma  noi  non  vorremo  giustificare 
tutti  gli  atti  di  quei  nuovi  governi  italiani.  Al  popolo  non  si  fece 
intendere  abbastanza  lo  scopo  della  insurrezione,  giacché  non 
era  da'  suoi  mali  spinto  alla  disperazione  \  nen  ebbe  capi  che 
colla  risolutezza  e  col  gran  nome  abbagliassero  e  strascinassero 
gì'  indifferenti  t  sempre  m  numero  maggiore.  Inesperti  delle 
politiche  cose,  come  gente  a  tutt*  altro  allevata,  s'impigliavano 
selle  minime  difficoltà  :  onesti ,  leali ,  con  quella  moderazione 
die  onora  ma  che  non  salva  y  esitavano  per  paura  di  compro» 
mettere  una  patria  che  amavano ,  una  pace  di  cui  sentivano  h 
necessità  \  riposandosi  sovra  il  promesso  non  intervento  di  fo* 
restieri ,  non  che  sostenersi  gli  uni  gli  altri,  riguardavano  co- 
me stranieri  i  fratelli  ;  e  invece  di  correre  avanti  o  di  assecon- 
dare Pardor  popolare,  assalir  Roma,  invitare  Piemontesi,  Lom- 
bardi ,  Toscani ,  raccomandavano  la  quiete  come  garanzia  del* 
l' inviolabilità  ;  rimandavano  a  casa  i  campagnuoli  chiedenti  ar- 
mi ;  non  s>  intendevano  co'  vicini;  dimenticando  che  si  ha  com- 
passione pel  debole,  ma  si  fa  alleanza  sol  col  forte.  Non  dirò  le 
gelosie  rinate  fra  le  città,  non  i  disordini  inseparabili  da  gover- 
ni che ,  nati  da  vittoria  popolare ,  restano  schiavi  della  molti- 
tudine ,  guidati  da  chi  più  grfda ,  più  esagera  ,  pili 'promette. 
Luigi  e  Napoleone ,  figli  della  regina  Ortensia  Buonaparte,  ac- 
corsero a  partecipare  ai  pericoli  della  rivoluzione  romagnuola; 
nuovo  pretesto  ai  nemici  di  dire  minacciata  l'indipendenza  ita- 
lica ,  quasi  rialzare  si  pretendesse  il  vessillo  napoleonico. 
•  Ma  pretesti  non  faceano  mestieri  dove  francamente  era  stata 
dichiarata  la  inimicizia  (  marzo  1831  ).  L' Austria  move  le  sue 
truppe  per  Ferrara  ;  rimette  in  dominio  il  duca  di  Modena  (  9 

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WTOLCttONE  OBOLI  STATI  BQHAKI  47 

mano  ) ,  e  Maria  Luigia  (  \A  mano  )  :  il  generale  Zoccbi  mo- 
denese ,-  ebe  dai  aer?igio  dell'  Austria  era  passato  a  comandai 
la  rivoluzione  del  suo  paese,  ritirasi  cotte  sue  troppe  sul  Bolo* 
gnese  ;  ma  quel  governo ,  rispettoso  al  non  intervento  anche 
quando  il  vede  beffato ,  ricusa  noe? ere  quo*  fratelli  se  non  d* 
tarmati! 

La  corte  romana  intanto  era  stata  rassicurata ,  non  solo  dal-» 
l'Austria  ma  e  dalla  Francia ,  donde  il  ministro  Sebastiani  inv, 
pediva  che  rifuggiti  e  munizioni  partissero  per  Italia.  Vero  è 
che  la  Francia  fece  severe  proteste  a  Vienna ,  che,  se  i  vincoli 
di  parentela  lasciavano  arbitrio  all'  Austria  <P  intervenire  a  Ilo* 
dena  e  Parma ,  mai  non  soffrirebbe  entrasse  io  Romagna  :  ma 
Metternicb ,  che  vedeva  agitarsi  una  causa  suprema  e  la  con* 
servazione  delle  Provincie  austriache  nel  bel  paese,  negò  alla 
Francia  il  diritto  d'impedire  all'Austria  di  ripristinare  il  domi* 
dìo  papale ,  e  Se  si  ha  a  morire ,  tanto  vale  un'apoplessia , 
quanto  l'essere  soffocati  a  fuoco  lento*  Faremo  la  guerra  (!)• 
E  l'Austria  entrò  sul  territorio  pontificio.  Qui  i  Francesi  in  fra* 
goroso  sdegno  gridavano  vituperata  la  dignità  nazionale  e  trs>  . 
diti  quei  patrioti ,  e  volersene  vendetta  ;  Maison  ambasciadore 
incalzava  a  gettar  il  fodero  e  spedire  un  esercito  in  Piemonte  : 
ma  è  troppo  solito  colà  l' esalare  in  magnanime  ciance  ;  ed  al- 
tro importava  a  Loigi  Filippo  (2). 

I  Romagnoli  vedendosi  abbandonati  (  21  mar.  ) ,  dalla  presa 
Bologna  si  ritirano  passo  passo  innanzi  ai  procedente  esercito 
austriaco  :  tenuto  testa  a  Rimini  (  25  mar.  )  quel  tanto  che  ba- 
stasse per  l' onore  d'una  bandiera  che  fu  vinta,  non  ihacchiata, 
si  rassegnarono  d'evitare  una  resistenza  disastrosa  quanto  inu- 
tile. Il  governo  ridottosi  in  Ancona ,  libera  il  cardinale  Benve- 
nuti ,  già  legato  pontifizio,  e  tratta  con  esso,  il  quale  promette  , 
l'oblio,  e  firma  il  passaporto  de' capi,  che  s'imbarcano.  In 
conseguenza,  Ancona  è  resa  (  27  mar.  1831)  pacificamente  dal 
generale  Armandi:  se  non  che  la  convenzione  è  dichiarata  nulla  - 

(i)  Capsiigub  ,  Les  diplomate*  modernee. 
(2)  Vedi  il  Moniteur  dell'agosto  18*1,  e  majsune  il  discorso 
di  M,  Catet. 

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18  HIVOLTOIOW»  DBBU  STATI  BOMANI 

a  Roma  ;  PAustria  arresta  la  taire  che  portata  i  capi,  e  li  getta 
nelle  prigioni  di  Venezia.  Dòpo  alcun  tempo,  rimette  in  libertà 
quei  che  appartenevano  ad  altri  governi  ;  Zucchi  sottopone  a 
giudizio  militare ,  gli  altri  suoi  a  civile ,  e  li  condanna  ai  ferri. 
I!  giovane  Napoleone  Boonaparte  era  finito  di  morte  violenta  j 
ano  fratello  Luigi  serbavasi  ad  altre  trame  di  personale  ambi» 
lione,  e  alla  riuscita  pia  inaspettata:  Maria  Luigia  tornava  senza 
castighi  né  reazioni:  Francesco  di  Modena  mandava  al  supplizio 
Ciro  Menotti  che  la  fama  dicea  suo  turcimanno ,  o  che  fingen- 
dosi tale  ,  lo  aveva  ingannato.  Il  colonnello  Sercognani ,  che 
erasi  avanzato  sino  a  Rieti ,  Udito  quel  rovinio,  volta  per  la  To- 
acana ,  e  rifugge  in  Frauda ,  dove  arrivano  in  folla  i  fuggiaschi 
a  ricevere  ospitalità  benevola,  stentati  susstdii  e  fallaci  promes- 
se. Gli  Austriaci  occuparono  così  i  ducati  della  media  Italia  e  le 
Legazioni  ;  in  Lombardia  spaventarono  con  processi  rigorosi , 
ma  mondi  di  sangue.  Mettermeli  fu  decorato  dall'  imperatore 
d' Austria  •  per  aver  tanto  contribuito  a  mantenere  1'  indipen- 
denza degli  Stati  Italiani.  § 

In  Piemonte  fiere  esecuzioni  militari  prevennero  una  solleva- 
aione,  che  avrebbe  potuto  compromettere  l'indipendenza  del 
paese,  provocando  nna  nuova  invasione  austriaca.  Un' irruzione 
die  più  tardi  si  fede  dai  rifuggiti  in  Savoja  (1)  costò  altro  san* 
gue  e  altri  disinganni.  Corti  militari ,  presiedute  da  feroci  uffi-» 
ziali  e  da  cavillosi  curiali, processarono  67  persone,  oltre  i  molti 
arrestati  senza  processo:  12  furono  fucilati:  9  graziati  della 
morte:  30  alle  galere:  5  assolti  (2).  Dicono  che  Carlalberto ne 
provasse  poi  dolore  e  rimorso ,  e  di  là  cominciasse  la  sua  vita 
ascetica.  Mentre  le  rivoluzioni  del  ai  erano  state  fatte  all'aper- 
ta ,  confidando  nell'  iniziamento  del  governo  francese ,  allora  i 

(1)  Vi  figaro  sciaguratamente  quel  genovese  generale  Ha* 
inorino,  che  poi  fu  vittima  espiatoria  de*  disastri  di  Novara  nel 
1849. 

(2)  Ne9  processi  del  21 ,  in  Piemonte  furono  condannati  93 
alla  forca ,  29  alle  galere,  5  a  semplice  prigionia.  Ma  erano 
lutti  in  contumacia  ;  e  di  due  soli  arrestati ,  uno  fu  graziato. 
Eppure  n'  andò  oltraggiata  la  memoria  di  Carlo  Felice  J 

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,     GIOVAMI  ITALIA  49 

amatori  si  ridussero  a  tramare,  s'appoggiarono  aJ  radicali,  me* 
alarono  sommosse  invece  dell'insurrezione.  Ciro  Menotti,  mo- 
rendo sul  patibolo,  aveva  esclamato  :  Non  fidate  a  promesse 
di  stranieri  ;  e  quel  testamento  fu  raccolto  da  una  società  che 
allora  si  formò ,  col  nome  di  Giocane  Italia ,  sotto  Giuseppe 
Mazzini  genovese,  e  che  appena  può  dirsi  secreta,  perchè  stani* 
pava  le  sue  declamazioni  e  i  suoi  intenti.  Direttasi  a  «  tutti  quelli 
che  sentivano  la  potenza  del  nome  italiano  e  la  vergogna  di  non 
poterlo  portare  francamente ,  »  escludeva  ogni  uom  maturo  ; 
confidava  nell'  insurrezione  armata  ;  accennava  anche  ad  una 
religione  da  surrogare  al  cattolicesimo  che  avea  finito  il  suo 
tempo  ;  e  d1  accordo  coi  Carbonari  nel  volere  la  patria  liberata 
dai  forestieri  ,  ne  discordava  nel  non  chieder  più  costituzione 
ma  repubblica  j  abbattere  ogni  privilegio ,  confidare jnel  popolo 
a  cui  quelli  non  erano  ricorsi.  Anche  questa  parve  più  diretta 
a  generare  martiri  che  ad  assicurar  la  vittoria. 

Intanto  l'effetto  riusciva  al  preciso  opposto  di  quel  che  i  Li- 
berali aveano  sperato ,  crescendo  l' influenza  dell'  Austria  sulla 
penisola.  Che  che  ne  ciancino  i  Liberali  da  caffè ,  la  politica 
pontifica  fu  sempre  gelosa  della  predominanza  austriaca  :  e 
Leon  XII  non  meno  di  Pio  VII  stettero  in  guardia  contro  di  es- 
sa-, e  molto  più  il  cardinal  Bernetti,  segretario  di  Stato  al  prin- 
cipio del  regno  di  Gregorio  XVL  Si  adoperò  dunque  perchè  gli 
Austriaci  partissero  al  più  presto,  ma  rimasero  in  Bologna  fino 
al  1 7  luglio ,  dopo  di  che  i  varii  ambasciadori  a  Roma  s' obbli- 
garono pei  loro  governi  a  conservare  la  dominazione  temporale 
della  Santa  Sede.  Le  Potenze  però ,  mosse  principalmente  dal- 
l'Inghilterra, aveano  credulo  non  si  otterrebbe  mai  la  tranquil- 
lità della  Romagna  se  non  si  facessero  concessioni  adatte  ai  tem- 
pi, e  chiesero  al  papa  si  formassero  assemblee  comunali  e  pro- 
vinciali di  elezione  popolare  ;  una  giunta  centrale  sindacasse 
gli  uffizii  amministrativi  ;  ai  laici  fossero  aperte  le  cariche  pub- 
bliche ;  un  Consiglio  di  Stato  si  componesse  di  cittadini  nota- 
bili (l).  Queste  promesse  arrisero  ai  Romagnuoli j  ma  l'editto 

(1)  Memorandum  del  21  maggio  1831.  L' imperatore  d'  Au« 
Uria  e  non  cessò  d' inculcare  nel  modo  più  incalzante  al  aovra» 

HI.  V 

- 


50  tfi  ROMAGtfE 

dei  5  luglio  1831  fu  lontano  dall' adempirle ,  e  Gregorio  XVI 
dichiarò ,  la  nomina  de'  consigli  appartenere  ai  capo  di  ciascu- 
na provincia  ;  nel  consiglio  nulla  si  discutesse  se  non  dopo  sot- 
toposto all'  autorità  superiore  ;  dipendere  dal  capo  della  pro- 
vincia l' approvare  o  no  Tatto  verbale  delle  adunanze  ;  secolari 
non  avrebbero  parte  nel  governo  delle  Legazioni.  Sovratulto  ri- 
fintò V  elezione  popolare  pe'  consigli  comunali  e  provinciali,  e 
di  aggiungere  un  Consiglio  di  Stato  laico  al  sacro  collegio  (1). 
L' editto  di  giustizia  del  5  ottobre  lasciava  al  clero  parte  della 
giudicatura. 

■  Però  tenevasi  ancora  in  arme  la  guardia  urbana  per  Ititela 
della  quiete  pubblica  ;  e  fu  mandata  una  deputazione  di  onore- 
voli cittadini  a  chiedere  i  miglioramenti ,  cui  11  paese  pareva 
maturo.  Non  che  ascoltarvi ,  si  aggravano  le  imposte  per  paga- 
re la  guerra  e  un  corpo  di  Svizzeri  ;  e  mentre  crescono  i  la- 
menti e  fioccano  le  petizioni,  Roma  fa  un  prestito,  vuol  discio- 
gliere le  guardie  urbane,  leva  corpi  di  volontarii ,  cerniti  come 
può}  e  che  diventano  tiranni,  ladri  e  atroci. 

Ne  fremeva  dunque  il  popolo ,  e  le  riazioni  cominciavano  ; 
onde  il  cardinale  Albani,  commissionario  straordinario,  informò 
i  rappresentanti  delle  Potenze  (10  genn.  1832) ,  qualmente  le 
truppe  papali  s' accingeano  a  disarmare  le  Legazioni.  Tutte  , 
eccetto  l'Inghilterra,  assentano:  ma  quest'  atto  non  passa  sen- 
za opposizione  interna  (21  genn.)  ;  avvisaglie  in  molli  luoghi  , 

no  pontefice,  non  solamente  di  dar  piena  esecuzione  alle  dispo- 
sizioni legislative  già  pubblicate ,  ma  ancora  di  dar  loro  un 
carattere  di  stabilità ,  che  le  mettesse  fuori  d'  ogni  rischio  di 
futuri  cambiamenti  ,  eppure  non  impedisse  utili  miglioramen- 
ti. >  Nota  del  principe  Mettermeli  a  sir  F.  Lamb  ,  28  luglio 
1832. 

(1)  e  II  gabinetto  austriaco  fu  costretto  cedere  su  questo  punto 
così  alla  legittima  resistenza  del  papa,  come  alle  unanimi  pro- 
teste degli  altri  governi  d' Italia  ,  che  in  simili  concessioni  ve- 
deauo  un  imminente  pericolo  alla  tranquillità  dei  loro  Stati  , 
alle  cui  istituzioni  il  principio  dall'  elezione  popolare  è  affatto 
estraneo,  ;  ftota  suddetta. 

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LE  BOMA6NB—  CHOLfolA  51 

I  Cesena  giusta  giornata  (28  gena.)  ;  e  l'Austri*  ne  prende  mo- 
tivo d'invadere  nuovamente  il  paese ,  dorè  furono  sospese  le 
cominciate  riforme.  Tal  era  1'  irritazione  popolare,  che  gli  stra- 
nieri ottennero  applausi  e  feste.  Ma  ecco  tre  legni  francesi,  con 
rapidità  inosata  giunti  traverso  al  faro  di  Messina,  occupano  An- 
cona (23  febb.  1832),  come  per  bilanciare  l'azione  dell'Austria; 
e  il  papa ,  storditone  alla  prima ,  dopo  lunga  esitanza  consento 
fi  rimangano  fin  tanto  cbe  gli  Austriaci  occupano  la  Romagna. 

Quest'  atto  vigoroso  era  una  concessione  che  il  ministero  dì 
Francia  faceva  alla  parte  dei  movimento,  fremente  di  veder  l'I- 
talia in  arbitrio  degli  Austriaci  ;  e  sebbene  i  Francesi  non  vi 
eompajano  da  liberatori  o  tutori ,  si  bene  da  sgherri  ehe  assi- 
stono alla  repressione  de' patrioti,  nuli'  ostante,  questa  bandie- 
ra tricolore  sventolante  in  Italia  rimane  simbolo-di  speranza  per 
molti,  non  ancora  disingannati  degli  esterni  riofianchK 

Non  cosi  facile  doveva  essere  H  soffocare*  gì'  incendii  del  Bel- 
gio e  delia  Polonia.  Quest'  oHima  avea  generose  volontà,  poten- 
za di  sacrifizi!,  uso  dell*  armi  e- rinomanza  di  valore  che*  manca* 
agi'  Italiani  ;  ma  neppur  erta  produsse  di  quegli  uomini  risoluti! 
i  quali  sapessero  che  nelle  insurrezioni  non  si  comincia  per  re- 
stare a  mezzo.  Mentre  con  ardore  indicibile  tutti  gridavano  In 
Lituania ,  volendo  queH*  affratellamento-  della  rivolta  che  la 
rende  invitta,  Chlopicki  dittatore  non  fa  che  frenare;  munisco 
Varsavia,  quasi  già  vr  attenda  un  nemico  r  cui  egli  avrebbe  do» 
voto  correre  incontro  fuori  del  confine  y  chiude  le  conventico- 
le j  ft  arrestare  if  repubblicano  Lelewel,  erudite  di  gran  nome 
e  care  alla  gioventù  \  sopprime  il  dignitoso  proclama  ove  la  Po- 
Ionia  narrava  le  proprie  sventure. 

La  Russia  stava  a  gran  punto,  esausta  com'era  dalla  guerra 
colla  Porta,  avendo  a  temere  nel  mar  Nero  le  navi  di  Francia  e 
d+ Inghilterra,  ahrove  la  Persia,  i  Tartari,  i  Caucas'ani  rodenti 
il  freno,  la  Svezia  sempre  occhieggiante  a  recuperare  la  Finlan- 
dia. Aggiungete  H  chol&a,  terribile  morbo  cbe  dal  1817  in  poi 
devastava  l' Asia  e  l'Africa.  Nella  guerra  di  Persia  l'esercito 
russo  il  contrasse ,  e  lo  recò  in  patria  ,  poi  in  Polonia. ,  donde 
propagassi  a  tutta  l'  Europa  per  Berlino  e  per  Vienna  (  seltein- 


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hi  BTVOLUZI0NE  POLACCA 

bre  183 1  ) ,  mentre  per  Amburgo  penetrava  in  Inghilterra  (t)  ; 
e  si  mescolò  terribilmente  alle  vicissitudini  di  quegli  anni.  V  kh 
domita  fierezza  di  questo  mate,  nuovo  ai  medici,  i  sintomi  tanto 
simili  ad  avvelenamento,  la  mala  fede  di  alcuni  governi  che  in- 
giungevano di  crederlo  o  contagiosa  o  epidemico,  secondo  Più* 
tef esse  proprio ,  ferivano  I9 immaginazione  delie  plebi,  finito 
che  quasi  dapertulto  vi  andarono  compagne  sollevazioni  e  as- 
sassina e  credenze  di  avvelenatori.  La  forza  che  rendessi  ne* 
cessaria  onde  prevenire  o  provedére  a  questo  nuovo  flagello , 
giovò  ai  governi  ;  i  cordoni  sanitari!  servirono  anche  contro  le 
idee  ;  e  V  attenzione  dalle  questioni  politiche  si  sviò  alla  perso- 
nale salvezza. 

I  Francesi  che ,  alle  Camere  ,  disputavano  più  degli  esterni 
che  degli  affari  propri!,  s' appassionarono  per  quelli  che  vengo- 
,  no  chiamati  i  Francesi  del  Nord  :  ma  come  soccorrere  una  na- 
zione tanto  divisa  da  loro,  e  che  non  avea  tampoco  un  porto  sul 
mare  ?  suggerissi  di  darle  coraggio  col  riconoscerla ,  e  man* 
dare  alcuni  capi  che  sostenessero  i  democratici  ;  o  fare  potente 
diversione  eccitando  a  guerra  la  Turchia.     . 

Ma  Francia,  per  ajutare  la  Polonia ,  avrebbe  dovuto  romper 
guerra  a  tutte  le  Potenze  ,  e  intanto  lasciare  sguarnite  le  pro- 
prie frontiere  ,  mentre  dentro  fremevano  le  fazioni  e  al  confine 
i  re  atterriti.  La  Convenzione  avea ,  nel  92 ,  potuto  ogni  cosa, 
perchè  neil»  interno  non  le  restava  da  proteggere  nulla,  fuorché 
la  ghigliotina. 

L' Austria,  comunque  aborrente  da  ogni  rivoluzione  di  popò* 
li ,  conosceva  la  nazionalità  polacca  barriera  opportuna  contro 
'  fa  Russia ,  ma  le  pesava  addosso  la  conseguenza  dell'  antico 
spartimento  ,  sicché  tremava  per  la  sua  Gallizia  :  più  tremava 
per  gli  Ungheresi ,  che  e  viveri  e  munizioni  e  uomini  voleano 
mandare  alla  nazione  consorte ,  dal  cut  esempio  traevano  lena 
per  ridomandare  anch'essi  gli  antichi  privilegi.  L'Inghilterra 
non  volea  nimicarsi  la  Russia ,  e  contro  la  Francia  sentiva  gli 

(1)  A  Parigi  arrivò  il  marzo  1832;  nel  1833  nelle  due  Ame- 
riche ;  nel  34  e  35  in  Spagna ,  negli  Stati  Barbareschi  e  di 
nuovo  in  Francia;  in  Italie  nel  1835. 


BIYOIMKHIE  POLACCA     -  53 

ntidii  rancori  di  Pilt  ;  talché  la  Paterna  retto  abbandonata  al 
propria  braccio. 

•  Questa  allora  cassa  Chtopicki  e  la  dittatura,  ed  elegge  geoe- 
ratissim»  Radzi will  ;  pronunzia  deeaduti  i  Romano*  :  dentro  però 
è  straziala  dalla  divisione  e  dalla  miseria ,  e  può  ormai  indovi* 
nani  che  perirà ,  perchè  la  lotta  non  va  tra  il  popolo  e  il  re  9 
ma  tra  questo  e  l' aristocrazia.  Basterebbe  a  provarlo  il  divieto 
che  sì  fece  di  proporre  l'emancipazione  de*  villani.  Nel  paese 
piò  guerriero,  non  pia  di  settantamila  soldati  regolari  erano  io 
Irmi,  contro  cenveotinovenitla  Russi,  agguerriti  da  recenti  vit- 
torie, con  quattrocento  cannoni,  e  provédùti  dall'  Austria  e  dal- 
la Prussia  ,  che  dai  confini  sparavano  contro  gP  insorgenti-  Il 
cheterà  marciando  con  essi,  seminava  d'orribili  cadaveri  la  via. 
Diebic  però  che  li  comandava ,  parea  non  abbastanza  risoluto  ; 
quando  repente  egli  muore  ;  nuore  Costantino  j  muore  la  mo- 
glie ,  e  il  mondo  sgomentato  ravficioa  tali  morti  alla  comparsa 
di  Orlof.  Questi,  spedito  da  Pietroburgo,  fa  accordi  colla  Prus- 
sia, io  modo  cbe  senza  pigliar  parte  decisiva,  essa  diviene  base 
sicura  alle  operazioni  strategiche,  dirette  daPaskewic,  il  vinci- 
tore dei  Persiani. 

Mentre  cosi  risolutamente  operava  la  Russia,  ai  Polacchi  sce- 
mavano coraggio  le  incertezze  del  proprio  governo.  Bruciare 
Varsavia,  perseguitare  i  Russi  dovunque  fossero ,  sollevare  Li* 
tuani  e  Turchi ,  era  il  voto  dei  risoluti  :  invece  Rad  zi  will,  one- 
sto, esitante,  concentra  le  truppe  sotto  la  capitale,  e  rende  inu- 
tili i  prodigi  di  valore  operati  in  ogni  parte.  Skrzinecki  portato 
generale,  diffida  anchJesso  della  vittoria ,  e  negozia ,  e  attende 
a  Varsavia  Paskewic  die  si  avanza.  Dembmski  non  era  riuscito 
a  sollevare  la  Lituania  ,  e  con  ciò  dividero  l'esercito  russo.  II 
repubblicano  Dweroiski  procedea  vittoriosamente ,  quando  co- 
stretto a  fare  un  giro  sopra  il  territorio  austriaco,  v'è  fatto  pri- 
gioniero. 

Intanto  i  demagoghi,  più  poeti  che  statisti,  aizzavano  il  popo- 
lo contro  l' aristocrazia,  deificando  gli  oppressi,  e  a  quell'idolo 
immolando  i  signori ,  quand'  era  maggior  uopo  di  concordia. 
Pertanto ,  irritato  dai  disastri ,  il  volgo  a  Varsavia  prorompe  a 
scene  sanguinarie,  forse  provocate  da  Erukowicki,  il  quale  per 


54  INVOLUZIONE  POLACCA 

esse  acquista  il  potere  sapremo.  Già  Paskewic  stava  sotto  le 
mura  ;  e  allorché  importava  concentrare  le  forze ,  invece  sì  in- 
viano qua  e  là  a  cercare  approvigfonamenti  :  la  superiorità  del- 
l' artiglieria  dà  trionfo  ai  Russi,  e  il  giorno  di  Maria  nascente , 
sacro  in  Polonia  per  l'avita  divozione  alla  Regina  degli  Angeli 
e  per  la  vittoria  in  quel  giorno  riportata  a  Vienna  sui  Turchi , 
Varsavia  soccombe  ;  la  Polonia  incrocia  le  braccia  sul  petto ,  e 
si  corica  nel  sepolcro  sanguinoso.  Il  ministro  Sebastiani  annun- 
ziò alle  Camere  francesi,  che  V  ordine  regnava  a  Varsavia. 

Nuli'  ostanti  i  patti  del  Congresso  di  Vienna  e  le  proteste  dei 
gabinetti  di  Francia  e  d' Inghilterra ,  il  Regno  di  Polonia  fu  in-, 
corporato  all'  Impero  russo  come  conquista.  Per  quel  patto 
Btesso  Cracovia  restava  libera ,  con  divieto  di  mai  tenervi  forse 
armate;  pure  fu  occupata  dai  Russi,  poi  presa  dall'  Austria  nel 
1846,  e  tenuta.  L'Inghilterra  protesto  di  nuovo,  ma  non  si  ere* 
dette  per  questo  obbligata  ad  una  guerra. 

I  Polacchi  andarono  a  portare  il  lor  valore  al  servigio  di  tutti 
gì'  insorgenti  d' Europa  e  d' America ,  scopo  alla  compassione 
universale,  e  proclamando  che  la  Polonia  non  è  perita  :  altri 
scontarono  in  Siberia  la  colpa  d' aver  voluto  esser  nazione. 

Ha  chi  sa  se  la  Provvidenza  non  prepara ,  per  mezzo  della 
tirannia,  quell'emancipazione  dei  servi,  con  cui  la  Rivoluzione 
non  avevi  osato  farsi  in  eterno  benedetta  ? 

Consolidazione  del  Belgio. 

L' esito  della  insurrezione  polacca  convinceva  che  a  pura  for- 
za non  è  possibile  sottrarsi  a  un  dominio  regolare ,  comunque 
odiato.  Vi  s'arriverebbe  quando  l'interesse  d'altre  nazioni  aiu- 
tasse ?  Potrebbero  quegli  stessi  che  composero  Europa  nel  1 8 16 
riformarla  ove  trovassero  giustizia? 

Quando  il  pontefice  riprovò  la  rivoluzione  della  Polonia  con 
un'enciclica  ,  i  Cattolici  del  Belgio  mandarono  interrogando 
sulla  loro,  sgomentati  di  trovarsi  in  opposizione  col  papa  io  una 
causa  assunta  a  nome  della  religione.  Ha  il  pontefice  distinse 
la  causa  loro  ;  esser  eglino  stati  spinti  alla  sollevazione  da  osta- 
coli messi  alla  religione,  che  giustificavano  la  rivolta,  fi  questa 

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BELGIO  SS 

insurrezione  è  P  unica  òhe  prosperasse ,  e  da  cui  uscirono  una 
costituzione  e  una  dinastia  nuova,  anzi  un  nuovo  popolo ,  e  ciò 
senta  guerra  né  civile  né  esterna. 

La  Conferenca  di  Londra  dichiarò  (  20  die.  1830)  che  le  Po- 
tenze avevano  unito  il  Belgio  all'Olanda  per  P  equilibrio  euro* 
peo,  nella  fiducia  che  si  fondessero  ;  l'esperienza  avealo  dimo- 
strato impossibile  ;  per  la  pace  doveano  cercare  altri  acconci  ; 
s>  accettavano  dunque  inviali  dal  governo  provisorio ,  e  con  ciò 
quel  paese  si  sottoponeva  inevitabilmente  alla  diplomazia. 

Ma  quali  basi  dare  alla  separazione  ?  e  che  governo  preferire  ? 

I  savii,  ben  vedendo  che,  se  chiarivansi  repubblica,  l'Euro- 
pa, paurosa  dell' esempio,  gli  avrebbe  oppressi;  se  preferivano 
no  re ,  sarebbe  imposto  dagli  stranieri  ;  pensavano  che  ad  una 
indipendenza  debole  ed  esposta  ad  intrighi  convenisse  prepor- 
re P  unione  colla  Francia. 

E  la  Francia,  se  avesse  operato  da  sé ,  avrebbe  almeno  dato 
incammino  alla  futura  riunione  che  allora  non  si  osava  :  ma  ac- 
cordandosi colla  Conferenza,  Luigi  Filippo  ne  fece  un  fermo  ri- 
fiuto ;  laonde  si  stabilì  di  fondarvi  una  dinastia  nuova.  Le  trat- 
tative si  trascinarono  in  lunghissimo,  e  i  suocedentisi  protocolli 
contradittorii  rivelavano  l'incertezza  d' una  politica  non  guidata 
da  verun  motivo  superiore  :  in.  fine,  Leopoldo  di  Coburg ,  par 
cencinquantadue  voti  contro  quarantatre  ,  vten  salutato  re  del 
Beigio£(4  giug.  1831).  Ma  quel  de'  Paesi  Bassi  si  ostina  contro 
ogni  patto ,  ed  arma.  Allora  la  Francia ,  violando  ella  stessa  il 
proclamato  non  intervento,  manda  cinquantamila  uomini  sotto 
il  maresciallo  Gerard  ;  ed  alla  presa  di  Anversa  si  prova  quanto 
siami  perfezionate  le  artiglierie.  Appena  re  Guglielmo  si  ritira, 
anche  i  Francesi  escono  dal  territorio. 

Restava  a  regolare  i  patti  della,  separazione.  I  Paesi  Bassi  pre- 
tendevano i  confini  del  1790  e  il  debito  pubblico  del  1830  ;  il 
Belgio  invece,  il  debito  del  90  e  i  confini  del  30.  Adunque,  nuo- 
va serie  di  protocolli;  e  finalmente  al  Belgio  si  negarono  il 
Limburgo  e  il  Luxemburgo  e  la  sinistra  della  Schelda ,  mentre 
gii  si  accollavano  sedici  trentunesimi  del  debito  neerlandese. 
Qui  nuove  ire,  nuove  invasioni  armate,  e  le  trattative  non  furo- 
no  definite  che  il  19  aprile  1S39. 

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S6  COSTITUZIONE  MEL  BELGIO 

Intanto  però  il  Belgio  si  era  stabilito  con  ima  delle  cosette- 
zioni  pia  libere  d> Europa.  Separata  affatto  la  Chiesa  dalte  Sla- 
to, benché  quella  riceva  stipendio  da  questo  ;  libertà  di  culto, 
d»  insegnamento,  di  stampa.  Coli  non  v>è  aristocrazia  che  pos- 
sa contrastare  col  popolo  j  non  lotta  fra  monarchia  costituzio- 
Baie  e  repubblica.  Ài  potere  esecutivo  son  freno  i  diritti  del 
Consigli  provinciali  e  comunali,  e  quelli  del  potere  legislativo, 
rappresentato  da  doe  Camere  entrambe  elettive  :  net  Senato  può* 
entrare  chiunque  abbia  quarant'  anni  e  .paghi  duemila  fiorini  di 
contribuzione,  computando  le  patenti  :  la  Camera  bassa*  è  com- 
posta di  rappresentanti  stipendiati ,  eletti  sema  restrizione.  La 
legge  elettorale  stabili  nn  censo  variabile  ,  più  elevato  per  gli 
abitanti  delle  città  dove  il  clero  può  meno,  e  piò  basso  per  taf 
campagna  ;  talché  le  elezioni  di  questa  sono  due  leni  del  tot* 
to.  Il  clero  v'ebbe  dunque  moltissima  efficacia  ;  m  guisa  che 
k  prevalenza  rimanea  cattolica  sotto  re  protestante. 

Ne*  primi  tempi  non  ?»  ebbe  partiti  :  il  cattolico  temperava? 
le  avventatezze  del  liberale,  assodando  il  «incolo  religioso;  tutti 
voleano  V  indipendenza,  ma  quali  bellicosamente,  quali  alla  pa- 
cifica, quali  disposti  a  resistere,  quali  a  piegarsi  alle  pretensio- 
si della  diplomazia.  Fjuita  la  quistione  esteriore,  rinacque  it 
conflitto  :  il  partito  cattolico  ,  divenuto  trionfante ,  cercò  con- 
servarsi; onde  fu  considerato  come  moroso  dai  Liberali,  che  to 
tacciano  di  aspirare  al  dominio  esclusivo,  di  far  la  Chiesa  sape* 
riore  alto  Stato,  di  trarre  a  sé  tutti  gl'impieghi  e  V istruzione, 
di  voler  (ino  introdurre  la  censura  :  eppure  nessuno  nega  eh* 
non  v»ha  paese  d'Europa  ove  piò  libera  vada  la  stampa.  I  ti* 
loti  dunque  di  Cattolici  e  liberati  abbracciano  quattoni  estra- 
nee alla  religione,  e  rappresentano  la  solita  scissura  fra  le  opi- 
nioni temperanti  e  te  commovUrici.  I  Cattolici  per  dieci  anni  go- 
dettero il  sopravvento  :  nel  1840  finendo  il  ministero  De  Thoro, 
t  Liberali  ascesero  ;  onde  nacque  dissensione ,  che  11  ministro 
Nolborab  cercò  calmare  riconducendo  «  le  quistioni  di  partiti  a 
qmstioni  d»  affari.  »  Ha  anch' esso' alfine  soccombette  (184&). 

Fatto  sta  che  il  Belgio,  in  breve  tempo  e  con  pochissimi  mez- 
zi,  sali  ad  una  prosperità  di  pochi  o  nessun  esempio  nella  sto- 
ria, benché  creato  dalla  diplomazia ,  debole  tra  i  forti,  e  senza 

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OLANDA  R 

peso  sulla  bilancia  europea.  Al  commercio  die  grate  scosaa  il 
distacco  dall'  Olanda ,  che  ne  smaltir*  le  manifattore  speden- 
dole alle  colonie  ;  ma  tenta  rifarsene  collo  stringersi  all'alleali» 
ss  doganale  della  Germania ,  di  cui  Anversa  potrà  divenire  il 
porte  principale.  Intanto  bisogna  occupare  in  opere  pubbliche 
k  braccia  che  V  interruzione  del  commercio  lasciava  oziose  : 
seicento  chilometri  di  strade  ferrate  si  fecero  a  spese  del  go« 
verno  ;  e  si  animarono  le  manifatture  colla  liberti. 

L'Olanda  durò  nimica  al  Belgio ,  finché  avendo  II  suo  re  ab-, 
dicalo  (184*) ,  il  successore  Guglielmo  II  rientrò  nell'ordine 
europeo»  rassegnandosi  ai  fatti  consumati,  e  ripigliando  relaii* 
ni  coi  paesi  che  se  n'erano  separati.  Egli  cessò  pure  il  conflitto 
die  durava  tra  suo  padre  e  gli  Stati  del  proprio  Regno  \  mo« 
stressi  più  equo  ai  Cattolici,  che  sono  due  quinti  dell'intera  po- 
polazione, e  rinnova  il  Concordato  colla  Santa  Sede)  la  politica 
d'interesse  sostituì  a  quella  di  simpatia  ;  die  la  costituzione  al 
Luiemborgo  (1841),  e  nel  Regno  penaò  sostituire  in  realti  il 
gerente  parlamentare  al  personale.  L'imposta  grava  di  trentot- 
to lire  ogni  testa,  senza  contare  il  dazio  coosumo  della  cittì  ed 
•lira  taglie  locali,  ti  grosso  esercita  mantenuto  si  a  lungo,  squi- 
libri le  finanze.  Le  strade  vi  costano  assai  in  terreno  pantano* 
te*  assai  le  dighe:  eppure  si  spese  riccamente  in  conservare  gli 
antichi  innumerevoli  canali  e  aprirne  di  nuovi;  dodici  milioni  di 
fiorini  in  quello  del  Nord  ohe  apre  alla  grande  navigazione  il 
porto  d'Amsterdam,  ed  ette  ali1  asciugamento  del  mare  ài  Aiw 
lem  ,  che  offrirà  tanta  nuova  campagna  e  tanto  combustibile 
fossile.  La  mar  ine  mercantile  è  in  calo;  e  la  guerresca  scarsa  t 
pare  non  traligna  dall'avita  bontà;  il  nuovo  sistema  introdotto- 
vi fa  prosperare  le  colonie  d'Asia.  Se  l'ingente  debito  non  si  af- 
fida che  sulle  rendite  della  Malesia ,  la  quale  di  annui  8S  mi* 
tteni  di  fiorini  olandesi,  mentre  non  ne  costa  che  &0,  ohe  sarei* 
he  dunque  se  la  perdesse  ?  e  perdere  la  può  al  minimo  movi- 
mento dell'Inghilterra. 


y  Google 


$8  COSTOTtJtìONE  DEL  4830 

I  Ministeri  e  1  Partili  in  Francia. 

Ogni  trionfo  o  mina  delle  rivoluzioni  esterne  sentivast  come 
avvenimento  proprio  dalla  Francia,  da'cui  scotimenti  erano  de- 
rivati gli  altrui.  Quindi  lottavano  la  politica  di  sentimento  e 
quella  di  sistema  ;  quindi  gran  rombazzo  di  partiti,  in  mezzo  ai 
quali  doveasi  maturare  la  costituzione ,  e  ripristinare  l'ordine  , 
Che  è  prima  necessità  di  qualsiasi  governo. 

La  Carta  del  1830  assicurava  meglio  le  grandi  libertà  di  spi- 
rito: il  pensiero,  la  stampa,  la  coscienza,  il  culto,  l'istruzione 
restavano  sicuri  da  da  ogni  attentato,  ed  incompetente  lo  Stalo 
in  fatto  di  dottrine. 

Come  stabilire  la  legge  elettorale,  affinchè  la  Camera  dei  de- 
putati possa  considerarsi  rappresentanza  nazionale?  il  diritto  di 
eleggere  si  appoggerà  sul  principio  feudale  della  possessione 
territoriale?  preferirassi  la  sovranità  dell9  intelligenza  a  quella 
del  numero  e  della  ricchezza  ?  e  come  riconoscere  P  indinoti* 
tenia  e  la  capacità  degli  elettori? 

Sopratutto  conveniva  ridonar  ai  paesi  la  vita  che  n'  era  stata 
Colta  dall'accentramento  soverchici! a  riuscì  affatto  misero  l'or- 
dinamento municipale ,  sottoposto  al  prefetto  o  al  re.  Per  to- 
gliere il  monopolio  a  borghesi,  pubblicani  e  legisti ,  chiedesi  il 
suffragio  universale:  i  legittimisti  vogliono  l'elezione  a  due  gra- 
di :  infine  non  si  fé'  che  sminuire  da  mille  a  cinquecento  fran- 
chi il  censo  di  eleggibilità,  e  Pettorale  da  trecento  a  dugénto  ! 
In  una  rivoluzione  fatta  da  avvocati  e  scrittori ,  il  pensiero  non 
ebbe  rappresentanza  ;  neppur  i  membri  dell'Istituto  divenivano 
dottori  se  non  pagassero  cento  lire  di  contribuzioni  dirette  :" 
eppure  Mauguin  assicurò  la  Camera,  che  una  nazione  in  cui  il 
censo  elettorale  è  fissato  a  dugento  franchi,  è  la  più  libera  del 
inondo  1 

Così  fondavasi  di  nuovo  il  potere  del  danaro ,  e  gli  dava  ap- 
poggio la  guardia  nazionale ,  composta  di  cittadini  bramosi  di 
conservare. 

La  Camera  dei  Pari  aveasi  a  mantenere  ereditaria  ?  La  gio- 
ventù ne  chiedeva  l'abolizione  per  dogmi  astratti)  il  popolo  per 

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YHAUCU  59 

avversione  a  questo  avanzo  aristocratico  :  nel  dibattimento ,  la 
impugnarono  quelli  die  mane  il  sentimento  della  dignità  po- 
polare; i  politici  e  i  pubblicisti  la  sostennero:  e  poiché  i  dottri- 
narli aveane  creduto  necessarie  conservar  l'eredità  nel  magi- 
strato sapremo ,  era  conseguente  che  volessero  rinfortarlo  eoi 
parlato  (a).  Pure  soccombettero,  e  anche  della  Camera  alta  si 
velie  l'elezione?  ma  poiché  questa  abbandonami  al  re,  si  «ent- 
ra a  farne  un  consesso  vede,  non  fondato  né  sul  privilegio  ere- 
ditario, né  sul  possesso,  né  sulla  scelta  popolare,  e  senta  quel- 
le tradizioni  die  danno  e  pratica  degli  affali  e  indipendenza. 

Sostituita  però  al  diritto  divino  la  sovranità  nazionale,  la  co- 
stituzione restava  sciolta  da'  primitivi  impacci ,  e  la  monarchia 
combinata  celia  maggior  possibile  libertà.  Ma  si  dà  mai  tempe- 
sta che  non  lasci  lungo  mareggio?  «Il  governo  di  luglio  (ha  det- 
t  te  De  Sfoglie  )  nacque  in  seno  d' una  rivoluzione  popolane. 

•  Questa  la  gloria  sua,  questo  il  suo  pericolo.  La  gloria  fu  pu- 

•  ra,  perchè  giusta  la  causa:  il  pericolo  grande,  perchè  ogni  in- 

•  surrezione  felice ,  legittima  o  no ,  colla  riuscita  sua  produce 
i  insurrezioni  nuove.  » 

Li  caduta  dell'  antica  dinastia  aveva  offeso  i  sentimenti  e  gli 
interessi  di  molti:  d'altri  la  nuova  non  empiva  le  rigogliose  spe- 
ranze: poi,  il  conflitto  è  inevitabile  dove  consistono  tre  poteri  ; 
giacché  quando  una  maggiorità  ha  prevalso,  resta  una  minorità 
cui  bisogna  o  contentare  o  comprimere.  Nella  rivoluzione  dei 
30  non  erasi  preferita  la  repubblica,  perchè  portava  inevitabile 
la  guerra  forestiera  j  ma  eletto  un  re ,  vedeasi  non  avere  sfug- 
gita questa  né  la  civile.  Le  risoluzioni  medie  non  poteano  an- 
dar a  genio  alla  moltitudine  e  a  coloro  che  aveano  combattuto. 
Mancando  al  governo  la  forza  di  reprimere ,  ne  venivano  anar- 
chia e  sommosse  e  sfoghi  di  passioni  personali  e  dell'eterna  ira- 
condia de'  non  possidenti  contro  i  possidenti  ;  opposizione  sel- 
vaggia che  disonorava  la  legale. 

•  il  bisogno  a  Lione  eccita  una  sommossa ,  non  politica  ma  di 

(a)  E  di  grande  importanza  il  discorso  fatto  daGuizotstrl'a- 
tilità,  della  parla  ereditaria  come  conservatrice  e  propugnatrice 
delle  libere  initituzioni. 

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'G©  LIBERALI  BEUGIOSI 

affamiti ,  e  il  governa  ti  risponde  co»  cannati  e  tortevi*.  La 
Fayelte,  che  colla  candidezza  e  la  generosità  4'wa  fanciulle  prò* 
fesaata  il  mestiere  di  repubblicano ,  non  sapeva  adattarsi  alle 
atflle  tortuosità  cbe  la  pratica  de$\i  afflai  richiede  ;  e  anche  di 
lai  prtea  dirsi ,  che  «olla  aveva  imparato ,  nulla  dimenticato* 
Capo  della  guardia  nazionale ,  Irovavaai  vero  padrone  di  Pari* 
gì;  onde  fu  giusto  se  glhst  tolse  questo  esorbitante  potere;  ma 
ciò  parve  va  passo  contro  la  rivoluàioue. 

Intanto  i  repnbblicanti  d'ogni  parte  travalicano  i  costilu&on** 
li ,  con  Armando  Carrai  e  Garnter  Pagès,  cogli  opuscoli  e  alla 
tribuna;  Philippan  colle  caricature,  Bartbélemv  colla  Nemesi*, 
altri  coloniali  fanno  guerra  a  quel  sistema;  in  processi  scan- 
dalosi non  è  risparmiato  il  nome  del  re:  varie  associazioni  tea* 
dono  a  repubblica  ;  ma  di  repubblicano  aveano  i  scotimenti 
piuttosto  che  le  opinióni:  moltissimi  pensavano  a  metter  fuoco, 
nessuno  a  dare  unità  e  fusione;  e,  come  troppo  spesso  nel  aecol 
nostro ,  faceasi  una  critica  senza  scopo ,  la  (piale  sa  demolire , 
non  edificare.  La  Cassetta  di  Francia,  rappresentante  della 
dinastia  legittima ,  avea  proposto  il  vota  universale  ;  lo  adottar 
rooo  i  repubblica»*!,  e  ne  venne  qualche  unità  e  simbolo  a  qne- 
sta  fastose  che  non  n'avea  veruno. 

Vi  si  mescolavano  anche  idee  religiose.  Chàtel  voleva  una 
Chiesa  francese ,  colla  liturgia  volgare  :  ma  efficacia  maggiore 
ebbe  La  M ennais.Nei  Progressi  delia  rtoolmtote  e  della  guer- 
ra contro  la  Chiesa  (t826>,  aveva  egli  posti  per  nemici  di  quot- 
ata i  Liberali  e  i  Gallicani,  e  senti  come  l'opera  di  Dio  non  po- 
tesse appoggiarsi  a  dinasti©  periture ,  ma  convenisse  innestar 
Videa  religiosa  sulla  democrazia.  Scoppiata  la  rivoluzione ,  e'  la 
salutò  come  •  un  avvenire  di  grazie  celesti  e  d'infinite  miseri- 
cordia, »  e  il  più  prospero  per  le  istituzioni  sociali  e  religiose;  e 
fondò  il  giornale  deàVj venir ì  coll'epigrafe  Dio  e  la  libertà.  Vi 
collaborarono  persone  di  gran  testa  e  di  gran  cuore,  radicali  in 
politica,  papisti  in  religione;  che  dal  principio  stesso  da  cui  De 
ìlaistre  deduceva  il  dominio  assoluto,  traevano  la  libertà,  e  do- 
mandavano abolite  le  restrizioni  che  la  Chiesa  gallicana  poneva 
.  al  potere  pontifiw  :  i  Concordati  essere  sciama  in  maschera;  il 
prete  non  fosse  mantenuto  che  dalle  oblazioni  dei  fedeli;  lo  Sta* 

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LA  MBtNAIST  61 

io  ooa  avesse  diretta  o  indiretta  ingerenza  nelle  cote  ecclesia 
iticbe;  liberti  assoluta  di  coscienza,  di  stampa,  dissociamone^ 
suffragio  universale  nelle  elezioni  ;  non  teatralità  ;  non  interré- 
risse  lo  Stato  negli  affari  del  Comune,  del  distretto,  del  dinar* 
timeate;  insomma  libertà  intera  e  per  tutti.  In  nome  del  Ubero 
insegnamento  proclamato  dalla  Carta ,  aprono  una  scuola  :  mi 
è  chiusa  dàlia  polizia,  ed  essi  citati;  e  i  tribunali  suonano  di  di* 
scorsi  enti-gallicani  e  liberi,  ove  Cristo  figura  noi  berretto  ce* 
pubblicano. 

Trattatasi  dunque  di  rinnovare  Gregorio  VII ,  patriarca  del 
liberalismo,  come  diceano,  il  quale  ride  il  vero  modo  d'istituire 
anche  in  terra  il  regno  di  Dio;  trattami  di  collocar  il  papa  a  tu- 
tore delle  nuove  libertà  de'popoli ,  mettere  la  sede  romana  alla 
testa  di  tutto  il  progresso  moderno ,  e  faiia  centro,  della  politi- 
oa  com'è  della  religione.  Ila  il  papa  aggradirebbe  il  noovo  po- 
eto? lo  troverebbe  secondo  la  missione  affidatagli  da  Quello  di 
ani  è  vicario?  Gli  ascoltanti,  com'ebbe  a  dire  Lacordaire  nel  di- 
fendersi al  tribunale,  si  domandavano:  È  cotesto  proprtomem* 
te  la  religione  cattolica? 

E  motti  credeano  di  no  ;  onde  t  redattori  di  quel  giornale  * 
che  in  buona  fede  camminavano  ad  assicurare  la  libertà  in  no-* 
me  di  Cristo,  dichiararono:  sospendeano  di  pubblicarlo  per  an- 
dare a  Roma  ad  interrogar  l'oracolo  infallibile.  E  vennero,  qua- 
si deputati  dei  popoli ,  per  offrire  questo  nuovo  primato  al  pa* 
pa  (a)  :  ma  egli  riprovò  le  ior  dottrine  della  libertà  di  coscien- 
za e  di  stampa,  e  d'una  restaurazione  della  Chiesa  ;  esaere  di 
fede  la  sommessione  al  principe  ;  vietata  ogni  consociazione  di 
nomini  di  religione  differente;  la  separazione  tra  Chiesa  e  Stata 
repugnare  al  bene  d'entrambi  (t). 

Uà  venir  ammutolì  all'inaspettata  condanna  :  Montalembeit 
vi  si  piegò;  ed  entrato  per  eredità  nella  Camera  dei  Pari,  vi  di* 
venne  infervorato  campione  della  libertà,  a  nome  del  cristiane* 

(a)  Essendo  il  La  M enaais  ma!  soddisfatto  dell'accoglienza  avu- 
ta ,  o  meglio  che  non  ebbe ,  pubblicò  V  opuscolo  Affaire*  de 
Home  ,  che  fu  il  primo  passo  del  suo  scisma  dalla  Chiesa. 

(1)  Enciclica ,  18  settembre  1832. 

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62  SANB1M0NISMO 

Bima  e  nei  limiti  della  fede.  Laeordaire  r  dopo  lunghe  prove*  r 
andò  donjenicano  e  predicatore ,  lasciando  trapelare  il  vecchie 
uomo  di  sotta  l'obbedienza  e  l'ortodossia,  nel  frequente  suo  di- 
scutere dal  palpito  le  refezioni  fra  la,  Chiesa  e  lo"  Stato-,  sebbe- 
ne la  ragione  individuale  sommetta  all'autorità.  La  Mennais  esi- 
tò alquanto  ad  aderire  all'Enciclica,  volendo  far  riserva  per  ciò 
Che  pareva  d' ordine  puramente  temporale  y  pure  al  fine  vi  si' 
rassegnò.  Ma  cfee  ?  ben  presto  mei  colle  Parole  tf  un  crede** 
te  ,  piene  dolila  collera  ispiratogli  dai  gemiti  dei  Polacchi  e  de* 
gli  Italiani,  e  prime  anello  d'una  serie  di  scritti  ove  quel  po- 
tentissimo ingegno  e  scrittore  incomparabile  uscVdal  cristiane- 
simo:  ed  egli  che  aveva  sostenuto  llnfaHibilitàt  nel  papa  come- 
rappresentante  del  senso  comune  r  trasferì»  qnest' uffkio  nette 
sovranità  popolare ,  e  si  fece  apostolo  dissoluta  democrazia  ! 
Rivoluzionario  non  rinnovatore,  i  patimenti  del  popolo,  i  disor- 
dini della  società  dipinge  con  inarrivabile  eloquenza  :  ma'  rime» 
òli  non  suggerisce  che  vagliano:  giacché-  tale  non  è  il  dire  al 
popolo:  «  Siate  uniti;,  armatevi;  strappate  dalle  mani  dei  satolli 
»  il  pane  che  bisogna  ai  vostri  figli  affamati.  Popolo,  ti  sveglia: 
»  schiavi,  levatevi ,  rompete  i  vostri  ceppi  ;  non  soffrite  che  più 
»  a  lungo  si  degradi  in  voi  il  nome  di  uomo.  Vorreste  che  uà 
»  giorno ,  lividi  dei  ferri  che  avete  loro  trasmessi ,  i  figli  dica- 
»  no:  I  padri  nostri  furono  più  viM  che  gli  schiavi  romeni,,  per- 
»  che  non  si  trovò  uno  Spartaco  fra  loro  (!)  ?  * 

Con  altri  intenti  varie  sette  pensavano  alla  riforma  sociale}  e 
al  sistema  repulsivo  e  distruttore  del  liberalismo  surrogare  idee 
ergamene,  le  quali  non  dividano  e  affievoliscano  le  forze  socia- 
li, ma  le  combinino  nella  loro  integrità  ^  e  ne  vennero  follie  e 
magnanimi  concetti.  Mentre  il  corpo  sociale  è  incancrenito  dal-* 
la  concorrenza  individuale  nell'economia,  dallo  scetticismo  nel- 
la morale ,  dall'anarchia  nella  politica,  i  Sansimopiani  procla- 
mano il  dogma  dell'autorità  t  una  religione  sociale ,  1*  assoda- 
mento degl'interessi  e  l'organizzazione  dell'industria.  Non  si 
tratta  più  dunque  di  quistioni  politiche ,  ma  di  sociali  ;  affron- 
ti) Pure  ,  nel  1847 ,  protestò  altamente  contro  quelli  che 
lo  consideravano  fautore  del  comunismo. 

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TENTATIVO  DEI  HEÀtlSTl  65 

tao  8  proKemi  più  delicati  e  profondi;  creano  un  simbolo,  giu- 
sta il  quale  «  ciascuno  venga  retribuito  secondo  la  capacità ,  e 
ogni  capacità  secondo  le  opere  »  ;  col  che  aboliscono ,  non  solo 
ogni  diritto  ereditario,  ma  sino  la  famiglia;  spengono  la  conoor- 
raiza,  danno  libero  corso  alle  passioni. 

Vi  fu  lancio,  caldo  apostolato,  danaro  offerto,  fatiche  gratui- 
te, culto  della  fraternità  e  paterna  venerazione,  mirabili  in  una 
società  come  l'odierna.  I  capi  però  non  andavano  d'accordo  fra 
loro:  Bazard  riusciva  solo  ad  una  conclusione  politica;  finfantin 
voleva  una  religione ,  cioè  abbracciare  tutti  i  problemi ,  e  rior- 
dinare la  società,  non  cogli  elementi  ch'essa  somministra ,  ma 
stabilendo  costumi  diversi  dai  francesi  in  mezzo  a'Francesi.  La 
qoistione  de'  matrimoni!  e  del  sacerdozio  scinde  la  scuola  ;  la 
morale  ai  sgomenta  all'annunziata  comunanza  delle  donne  :  poi 
v'entrano  fanatici  modi  e  scene  ridicole  ;  Rodrignez  pretende 
essere  lo  Spirito  Santo  incarnato;  Enfantin  asserisce  dover  sole 
le  madri  dichiarare  a  chi  spetti  la  paternità  de'neonati:  onde  la 
setta,  fra  il  ridicolo  e  l'indignazione ,  perisce.  Ma  non  perirono 
le  idee  eh'  essa  ebbe  enunciate  ;  i  proseliti  suoi  si  dedicarono 
principalmente  all'economia  e  all'industria;  e  da  quell'ora  la  di- 
gnità dell'uomo  si  sentì  proclamata  altamente ,  rivolta  l'atten- 
zione al  popolo  basso ,  e  mostrato  che  v'ha  qualcosa  di  più  im- 
portante che  non  la  sistematica  opposizione  politica,  di  più  be- 
nefico che  non  la  libera  e  scompigliata  emulazione  mercantile. 

Il  paese  agitato  da  queste  dottrine  non  poteva  restar  tran- 
quillo, e  ne  nasceano  contrasti  fra  il  movimento  e  la  resisten- 
%a.  Lafilte  era  caduto;  Dupin  e  Sebastiani,  capi  della  Camera, 
orano  impopolari.  Il  ministro  Périer ,  un  de'più  fermi  che  reg- 
gessero Francia ,  e  che  non  avendo  mai  provato  il  bisogno ,  noi 
perdonava  ,  sgomenta  i  repubblicanti  e  dissipa  le  associazioni. 
Alfine  mori  fra  molti  illustri  che  il  cboléra  estinse  in  Parigi ,  e 
fu  innalzato  con  onori  immensi ,  ai  quali  il  popolo  non  consen- 
tiva; e  Royer-Collard,  ai  funerali,  lo  lodava  principalmente  del 
non  avere  ne  apiota  né  desiderata  la  rivoluzione  di  luglio.  Al- 
cuni ,  chiamati  in  processo  di  Stato ,  contestano  ai  giudici  ii  di- 
ritto di  condannarli ,  essi  che  trovami- a  quei  posto  soliamo  in 
forza  d'una  rivoluzione  riuscita.  E  in  questo  e  nel  processo  dei 

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64  vitffls  —  gchot 

Sansimomsti  sono  agitate  innanzi  alla  folla  supreme  quistioai 
asciali. 

Il  malcontento  espresso  da  rinascenti  sommosse  e  da  tenta- 
tivi-di regicidio  diede  spirito  ai  Legittimigli,  e  la  Vandea  prese 
le  armi  pel  duca  di  Bordeaux ,  salatalo  col  nome  di  Enrico  V ,. 
k  cui  madre  duchessa  di  Berry  personalmente  scorreva  ecci- 
tando il  coraggio.il  ministero  di  Tbiers,  ricco  di  forza  e  di  spe- 
dienti,  riuscì  a  sopire  la  guerra  civile  caH'arresto  della  tradita 
duchessa:  scoppiata  una  rivoUizieoe  repubblicana  a  Lione,  egli 
k  reprime,  e  impugna  l'amnistia:  chiesti  cento  milioni  per  ope- 
re pubbliche ,  fa  terminare  il  -tempio  della  Maddalena ,  V  arco 
della  Steli»,  e  piazze  e  monumenti  ;  rialzare  sulla  cotogna  Ite» 
poleone ,  del  quale  ehiese  e  ottenne  dall'  Inghilterra  le  ceneri ., 
per  resuscitare  il  colto  della  forza,  meno  ternato  ohe  non  quel- 
lo del  diritto.  Colla  presa  di  Anversa  fece  risolvere  laquistieoe 
belgica;  voleva  pure  che  la  Francia  intervenisse  kt  Spagna,  ac- 
ciocché le  Potenze  del  Nord  non  prevalessero  ;  ma  renuendo 
Luigi  Filippo,  egli  depose  il  portafoglio  (5  apr.  1837).  Lo  pro- 
se allora  Mole  condiscendente  al  re ,  che  si  lasciò  sopraffare 
nelle  quistiooi  esterne  d'Oriente ,  di  Spagna,  di  Cracovia ,  del 
Belgio  (  die.  1838 1  :  anche  Ancona  è  sgomberata ,  e  tolto  ogni 
contrappeso  alla  Potenza  preponderante  in  Italia.  Questo  miai- 
stero  soccombette  ad  una  coalizione  (1  marzo  1840);  e  dopo  la 
breve  presidenza  di  Soult,  il  re  fu  costretto  rimettere  Thiers. 

Rappresentante  del  partito  dottrinario  era  rimasto  Guizot. 
Sotto  la  Restaurazione  avea  egli  campeggiato  coli'  opposizione 
conservatrice;  la  libertà ,  la  dignità ,  la  sicurezza  volere  che  il 
governo  si  assodi  ;  non  dandosi  potere  se  non  quello  eh'  è  ri- 
spettato. Aveva,  in  conseguenza,  preparato  la  severa  legge  con- 
tro la  stampa  ed  esercitalo  la  censura  con  Royer-Collard  ,  ma 
combattuto  il  ministero  Villèle ,  perchè  ,  provocando  la  nazio- 
ne ,  metteva  a  repentaglio  l'autorità.  Subito  dopo  la  rivoluzione 
di  luglio ,  si  volse  a  temperarne  la  foga  e  rimettere  l' ordine , 
quasi  a  far  dimenticare  che  la  sua  elevazione  era  dovuta  alla 
sommossa.  Egli  e  Thiers  da  quel  punto  rappresentarono  le  due 
idee  del  procedimento  e  della  ricognizione  dei  fatti ,  e  spesso 
la  politica  interna  si  ridusse  al  salire  e  scendere  dei  due  mini- 

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STATO  INTERNO  DELLA  FBANCIA  6$ 

stri  :  nessun  de5  quali  però  usciva  da1  limili  coninoti,  per  mo- 
do che  si  trovavano  d'accordo  nelle  quistioni  importanti,  e  mas- 
sime in  quella  ohe  guardavano  come  suprema,  la  consolidazione 
della  nuova  dinastia.  Gara  di  mero  ingegno ,  di  parole ,  d' in- 
trighi ,  senza  fondamento  di  verità  o  scapo  elevato ,  la  quale 
doveva  menare  a  precipizio  loro  slessi  e  il  ftoverno. 

La  lotta  dei  borghesi  contro  P  aristocrazia ,  del  governo  rap- 
presentativo contro  il  vecchio  monarchico ,  insomma  della  co- 
stituzione contro  V  assolutismo ,  dopo  il  1830  andava  fra  il  go- 
verno rappresentativo  e  la  repubblica ,  fra  1  borghesi  e  la  de- 
mocrazia turbolenta ,  che  più  volte  ai  trovarono  di  fronte  a  ma* 
no  armata.  Vinte  queste  alla  fine  mediante  Ja  pieghevole  fer- 
mezza del  re ,  non  restava  più  cbe  a  bilanciarsi  la  monarchia 
costituzionale  colle  classi  medie ,  tutti  del  pari  vogliosi  della 
quiete.  Rinasceva  dunque  la  prosperità  agricola  e  industrialo 
più  che  in  altro  tempo  mai,  e  la  Francia  potea  ripigliare  libera 
azione  e  dentro  e  fuori  :  ornai  i  re  le  aveano  perdonalo  la  liber- 
tà, dopo  che  videro  di  quanto  peso  fosse  Luigi  Filippo  per  man- 
tener la  pace  in  Europa  fra  occasioni  di  guerra  più  numerose 
te  quel  decennio  che  in  tutto  il  secolo  passato.  Le  grandi  Po- 
,  tenze  pertanto  ricomponevano  a  loro  senno  le  minori ,  e  tutto 
rientrava  nel  circolo  della  prisca  diplomazia. 

La  fazione  legittimista  potè  considerarsi  perduta,  dacché  gli 
uomini  religiosi  professarono  una  libertà  ben  più  estesa  che  non 
la  portino  le  costituzioni.  Fra  tali  libertà  era  quella  delle  cre- 
denze e  dell'insegnamento.  La  Carta  del  1830  ,  togliendo  la 
religione  di  Stato ,  inaugurava  la  libertà  dei  culti  :  eppure  il 
governo  se  ne  volle  ancora  mestare,  e ,  per  blandire  ai  Liberali 
rugginosi,  rinnovò  i  divieti  contro  qualche  ordine  religioso,  e  im- 
pacciò il  sacrosanto  diritto  che  ha  ciascuno  di  far  educare  come 
vuole  i  proprii  figli.  Sono  queste  le  più  vitali,  e  forse  le  sole  im- 
portanti quistioqi  cbe  agitarono  molti  anni  le  Camere  francesi,  at- 
traendo l'attenzione  di  chi  sa  che  la  politica  ha  qualcosa  di  meglio 
che  non  la  Carta  e  lafrontiera  del  Reno,  e  quei  deplorabili  appigli 
della  opposizione  sistemàtica,  cbe  tempesta  il  paese  per  un'in- 
dennità concessa  a  un  predicante  inglese  offeso  nell'Oceania!  1). 

(1)  Indennità- Pritchard. 

UT.  k 

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66  POfitOGALLO 

Altro  pensiero  dell'amministrazione  fu  il  dar  sesto  alta  con- 
quista d' Algeri.  Dapprincipio  si  esitò  se  tenerla ,  a  malgrado 
dell'  Inghilterra  ;  onde  in  quella  funesta  incertezza  si  perdette 
e  tempo  e  gente  e  l1  impressione  che  sui  Barbari  fa  sempre  la 
vittoria.  Deciso  di  conservarla ,  vi  apparve  la  suprema  inettitu- 
dine de'  Francesi  ad  ogni  stabilimento  esterno  :  tesori  e  sangue 
profusi ,  tutti  gli  sperimenti  di  colonizzazione,  d'incivilimento, 
di  utopie  ,  non  riuscirono  che  a  trasportar  alquanti  Francesi  in 
alcune  città  africane ,  nessun  profitto  traendo  d' un  paese  si 
vasto  e  mirabilmente  opportuoo;  nessun  interesse  né  vantaggio 
creandovi,  se  non  quel  di  darvi  sfogo  agli  umori  bellicosi,  eser- 
citar truppe  anche  durante  la  pace ,  e  preparar  una  marina  di 
lusinghiere  apparenze  (  1  ).  Se  quella  colonia  non  sarà  restituita, 
come  San  Giovanni  d'Acri,  in  segno  d'un'assentita  reviviscenza 
dell'islam  ,  al  rompersi  d' una  guerra  gì1  Inglesi  le  porrebbero 
subito  addosso  le  mani;  talché  quivi  pure  i  Francesi  non  fareb- 
bero che  aprir  loro  la  strada,  come  nelle  Indie. 

Penisola  I Itera. 

Francia  potea  sentire  che  la  Santa  Alleanza  del  settentrione 
dissimulava ,  per  necessità  ,  ma  covava  rancore  contro  i  movi- 
menti suoi ,  da'  quali  peudeva  la  quiete  di  Europa  ;  e  guardava 
l'occasione  di  ripristinarvi ,  se  non  l'assolutismo,  almeno  quel 
prisco  dominio  borbonico ,  che  non  desse  nò  timore  ai  re  né 
speranze  ai  popoli.  Era  dunque  suo  ioteresse  di  far  che  nel 
mezzodì  d' Europa  si  assodassero  le  costituzioni ,  tanto  che  bi- 
lanciassero i  dominii  puri  di  settentrione.  Come  la  Grecia  si  con-» 
solidasse  ,  lo  vedremo  più  avanti  (  die.  1 838  ).  L' Italia  ,  dopo 
che  s' ecclissò  la  bandiera  tricolore  ,  sciorinata  alcun  tempo  ad 
Ancona,  ricadde  sotto  il  protettorato  dell'  Austria;  che  risoluta 
contro  ognk  innovamento ,  dalla  sua  provincia  vegliava  in  armi 

(1)  La  Spagna  invece  non  teneva  che  fortezze  sulle  coste  di 
Barberia ,  quali  sono  ancora  Ceuta ,  Alhucemas,  Penon  de  Ve- 
Uz  e  Melilla, 

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PORTOGALLO  67 

tolte  altre,  nm  non  poteva  impedire  Io  sviluppo  delle  speranze,, 
che  poi  vedremo  vicine  a  maturarsi. 

Fa  Portogalli,  il  re  era  tornato  assoluta  col  ministro  Palmel- 
la (  aprile  1924  }.  Suo  figlio  don  Michele ,  rimasto  capo  alla  fa* 
zkme  iraconda1  e  assoluta,  e  giurato-  nemico  de'Franchimuratorf, 
come  chiamavansi  i  Liberali,  invita  le  truppe  della  Fede  a  com- 
piere l' opera  cominciata  ;  col  pretesto  dr  una  congiura  arresta 
molti  y  tra* quali  Palmella  ;  e  credesi  voglia  forzar  il  padre  ad 
abdicare.  Il  quale  ,  sostenuto  dai  diplomatici ,  ripiglia  la  pote- 
sti, e  perdonata  ^usurpazione,  manda  don  Michele  a  Vienna  ad 
educarsi  nell'abborrimentadeile  costituzioni  ed  aspettar  il  tem- 
po :  allora  dà:  amnistia  7  fa  preparare  istituzioni  per  Regno.  Le 
fazioni  tra  ciò  s'infervorano ,  tutto  è  incertezza  :  V  Inghilterra 
ingelosisce  di  Francia  \  e  pigliato'  il  sopravvento ,  induce  il  re 
a  riconoscere  P  indipendenza  del  Brasile. 

Neppur  in  quest*  atto  non  vollero  prevedere  il  caso*  che  le 
due  corone  cadessero  su  un  solo.  In  fatti,  don  Giovanni  muore-) 
e  V  erede  chi  sarà?  (  19*  mar.  1826).  Don  Pedropossedea  un 
Impera  indipendente;  pure  suo  padre  il  riconobbe  erede  anche 
del  Portogallo  :  ond'egli  tosto  se  ne  intitola  re ,  e  manda  1» 
costituzione,  stabilendo  la  monarchia  ereditaria,  limitata  da 
una  Camera  di  pari  eletti  dal  re  in  numero  determinato  e  con 
certe  condizioni,  e  da  una  di  deputati  scelti  da  elettori  di  prò* 
vincia  ,  e  questi  d»  elettori  di  parecchie ,  aventi  seicento  fran- 
chi di  rendita  :  costituzione  dunque  simile  alla  francese,  se  non; 
che  l'elezione  a  due  gradi  fondasi  sopra  un  volo  quasi  univer- 
sale. Uom*  di  cuore  e  cupido  di  gloria  ,  don:  Pedro  con  ciò  se* 
guiva  il  miovoliberatismo',  ma  conculcava  le  franchigie  antiche, 
sicché  ne  nascevano- contrasto  e  confusione.  Conoseendo  robu- 
sti gli  assolutisti ,  egli  aggiungeva  che ,  appena  la  Carla  fosse 
giurata ,  rinunzierebbe  a  sua  figlia  Maria  de  Gloria ,.  cui  inten- 
deva sposare  a  don  Michele. 

È  giurata' la  costituzione  :  ma  molti  rifuggono  sul  territorio1 
spagnuolo  ;  e  appoggiati  da  Ferdinando  VII ,  la  rifiutano  come 
opposta  alle-  istituzioni  nazionali  ;  il  eonte  d** Amaranta  mettesi 
a  capo  degli  armati  ;  chi  proclama  don  Michele  ,  chi  altri ,  chi 
perfino  Ferdinando  YI%  e,,  vani  gli  uffizi»  delle  Coni  forestiere,, 

y  G00gk 


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68  PORTOGALLO 

il  sangue  scorre.  Don  Michele  (nov.  1827),  sollecitato  dal 
fratello  ,  arriva  da  Vienna ,  e  giura  la  Caria  ;  ma  sottomano  se- 
conda gli  assolutisti ,  sostenuto  dalla  moltitudine.  Partite  le 
truppe  inglesi ,  e  ricevuti  i  fondi  d'un  prestito  negoziato  in  In- 
ghilterra, egli  abolisce  lo  statuto  e  la  legge  elettorale,  e  raduna 
le  cortes  antiche  dei  tre  Stati  del  regno.  Ivi  agitatosi  della  sue- 
cessione,  don  Pedro  è  dichiarato  straniero  (luglio  1628),  e  don 
Michele  prende  lo  scettro  assoluto.  Molti  soldati  però  rifiutatisi 
all'  usurpazione ,  e  i  costituzionali  proclamano  donna  Maria ,  e 
capo  della  reggenza  Palmella}  scoppia  guerra  civile  *A  costitu- 
zionali sono  dispersi  e  vanno  profughi;  i  supplizii  saldano  la  fe- 
deltà ;  e  l' Inghilterra  cerca  invano  rassettare  le  cose  col  far  a 
-don  Michele  sposare  donna  Maria. 

Neppure  la  rivoluzione  del  30  tolse  la  prevalenza  agli  asso- 
lutisti ;  e  i  patrioti,  che  avevano  sperato  appoggio  di  fuori,  co- 
nobbero non  poter  confidarsi  che  in  sé  atessi.  Frattanto  in  Bra- 
sile erasi  compiuta  la  rivoluzione  che  dicemmo  ,  per  cui  don 
Pedro  abdicò  al  proprio  figlio ,  e  tornò  in  Europa.  Ricevuto  da 
re  in  Inghilterra  e  in  Francia ,  rannoda  i  migrati ,  a  cui  capo 
si  mette  Saidanha  (1838)  :  l' armata  liberatrice  dalle  Azorre 
arriva  a  Porto  :  ma  il  popolo  la  respinge.  Qui  guerra  accanita  ; 
e  gelosie  e  fame  e  persecuzioni  fanno  miserabilissimo  quel  tem- 
po. Sì  don  Miehele,  si  don  Pedro  sono  costretti  combattere  eoa 
spade  forestiere  ;  il  primo  con  quella  del  francese  Bourmont , 
l' altro  dell9  inglese  Napier.  Palmella  ,  contraendo  un  debito 
coir  Inghilterra  ,  procaccia  legni  e  munizioni  ;  sicché  al  fine 
donna  Maria  prevale  (24  seti.  1834) ,  e  morto  don  Pedro  poco 
dopo ,  resta  di  sedici  anni  regina ,  in  paese  smonto  è  non  ben 
queto.  Dichiarata  maggiore,  ella  confidasi  a  Palmella  :  ma  le  fi* 
nanze  sono  causa  di  guai;  moltiplicansi  cabale  per  mutate  i  mi- 
nistri :  infine  (1835) ,  in  aperta  sollevazione  ,  ehiedesi  il  rinvia» 
di  questi  e  la  costituzione  del  22  ,  e  le  nuove  cortes  compagi- 
nano una  costituzione  ,  col  veto  assoluto  e  due  Camere.  Ne  ste- 
gue  guerra  civile  tra  costituzionali  e  cartisti ,  che  sobbissa  le 
finanze  e  porta  al  fallimento.  Alfine  il  trono  di  donna  Maria  pare 
si  consolidi ,  e  i  costituzionali  moderali  prevalgono  :  poi  d' im- 
provviso una  nuova  insurrezione  minaccia  (1847)  if  governo  , 

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SPAGNA  69 

che  dicesi  aver  trascorso  la  costituzione,  e  la  guerra  civile  porta 
di  nuovo  la  crudele  necessità  dell'intervenzione  forestiera ,  la 
quale  reprime,  ma  non  pacifica. 

Conseguenza  antica  de' privilegi  concessi  dalla  casa  di  Bra- 
ganza  quando  si  ribellò  alla  Spagna,  poi  dei  soccorsi  prestati  in 
qnest'  ultimi  tempi ,  gì'  Inglesi  godono  pel  loro  traffico  esen* 
zloni  che  li  vantaggiano  sovra  i  nazionali:  la  compagnia  inglese - 
che  ha  il  monopolio  dei  vini  di  Porto,  sciolta  da  don  Pedro,  fu 
rinnovata  in  gran  bisogno  di  sussidii  anticipati:  i  debiti  e  la  ne* 
cessila  dglla  protezione  legano  il  paese  ali1  Inghilterra ,  che 
diede  e  tolse  a  volontà  quella  corona.  Come  sarà  difficile  al 
Portogallo  il  conservare  Goa  ,  e  tanto  più  Macao  l  Questo ,  di 
fatto ,  fu  nell'  ultima  guerra  cinese  occupato  dagP  Inglesi  ;  i 
quali  pure  navigano  alle  fattorie  portoghesi  dell'Africa  orienta- 
le ,  pretendendo  libertà  e  privilegi ,  né  mostrano  voglia  di  re- 
stituire il  reclamato  Seilan,  nò  di  permettere  che  «  senza  loro 
consenso  ,  il Tago  invii  le  acque  all'Oceano.  » 

Pare  il  piccolo  paese ,  ricco  di  tante  glorie  e  proveduto  di 
fanti  mezzi ,  recupererà  importanza  se  si  crei  un'opinione  pub* 
Mica,  diffondendo  nel  popolo  la  cognizione  dei  proprii  interessi 
politici ,  e  abituandolo  all'  agricoltura  ed  all'  industria  ;  se  st 
scemino  i  titoli  di  nobiltà,  si  sciolgano  i  possessi  legati  a  mag- 
gforaschi  per  quanto  piccoli  ;  se  i  regnanti  accettino  sincera* 
mente  la  costituzione ,  e  la  sviluppino  anziché  cincischiarla;  se 
la  rappresentanza  nazionale  acquisti  dignità  ,  non  votando  per 
fazioni ,  ma  pel  pubblico  vantaggio  ;  se  i Portoghesi  credano  di', 
poter  sussistere  da  sé,  senza  che  un'altra  nazione  coltivi  e 
traffichi  per  essi;  soprattutto  se  evitino  quegli  atti  che  piaccio* 
so  agli  esagerati ,  e  provocano  le  nazioni. 

In  Spagna  Ferdinando  VII,  tornato  assoluto,  avea,  per  istanze 
della  Francia,  dovuto  concedere  un  perdono,  ma  derisorio  per 
le  tante  eccezioni  ;  e  odiando  ancor  più  i  Liberali  che  il  libera* 
-Unno ,  irritava  a  segno  che  per  sicurezza  dovè  domandare  il 
prolungamento  dell'  occupazione ,  la  quale  -attenne  gli  assolu- 
tisti dagli  eccessi.  Intanto  ogni  cosa  v'  è  in  aria  ;  non  si  pagano 
le  imposte  ;  bande  armate  per  tutto;  cambiami  1  ministri  a  ca* 

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TO  PEBDINANDO  VH 

prìccio  delle  Corti  alleate.  Il  terrore  potrà  ammutolire  un  pic- 
colo popolo  oppresso  dalle  bajonette  di  un  grosso  ;  ma  un  go-> 
▼erao  nazionale  avrebbe  mai  tenuto  cheta  quella  gente,  tra  cui 
le  inquietudini  sono  croniche  e  abituale  l'uso  delle  armi,  quan- 
ti' essa  non  fosse  stata  estrania  ai  movimenti  di  pochi  ?  In  fatto, 
la  rivoluzione  colà  si  fece  da  nobili  e  benestanti  $  e  l'assoluti- 
smo potea  considerarsi  per  una  democrazia  realista  e  clericale, 
insorgente  contro  le  costituzioni  d' Inghilterra  e  di  Francia* 
Fioa  il  re  assolato,  fu  spesso  il  grido  del  popolo;  e  Ferdinando 
dovette  smentire  altamente  le  voci  sparse  eh'  ei  volesse  metter 
limiti  alla  regia  autorità.  Gli  assolutisti ,  accozzaglia  di  monar- 
chici ,  teocratici ,  popolani ,  e  «he  s' intitolavano  Apostolici , 
credeano  Ferdinando  non  operasse  abbastanza  risoluto  ,  e  po- 
nevano le  speranze  in  don  Carlo  fratello  di  esso.  Quanto  le  idee 
rivoluzionarie  fossero  poco  diffuse  di  là  dai  Pirenei ,  apparve 
alla  rivoluzione  del  1830.  Parea  dover  soccombere  un  trono 
non  sostenuto  più  dai  Borboni  nò  da  forza  interna  :  eppure  il 
liberalismo  trovò  sì  poco  ascolto  ,  che  l1  invasione  del  generale 
Mina  falli  alla  prima  ;  è  questo  generale ,  già  due  volte  portata 
in  trionfo  come  liberatore  ,  non  trovò  una  capanna  ove  ricove- 
rare  la  vita ,  minacciatagli  come  quella  d' una  fiera. 

Se  non  che  ai  Liberali  si  avvicinavano  que'  moltissimi  che 
V  assurdo  governo  disgustava  :  gli  Apostolici,  col  tacciare  sem- 
pre Ferdinando  di  mancare  alla  monarchia  e  alla  religione ,  fi- 
nirono  col  disgustare  lui  pure ,  il  quale  conobbe  che  un  re  de* 
v'  essere  qualcosa  più  che  1'  uomo  d' un  partito.  Da  tre  mogli 
non  avendo  prole ,  volle  tentare  una  quarta,  e  sposò  Maria  Cri- 
stina di  Sicilia.  Allegrie ,  feste  ,  accoglimenti  della  vivacissima 
regina  diedero  nuovo  aspetto  al  paese  ,  immalinconito  da  tanti 
guai.  Ne  vollero  male  gli  esagerati  a  Cristina,  la  quale,  veden- 
dosi cinta  da  potenti  nemici ,  s' appoggiò  alla  parte  costituzio- 
nale. In  fatto,  la  liberalità  rinasce  per  tutto;  Ferdinando  stesso 
torna  gajo  (  1830  )  ,  tanto  più  allorché  ella  il  fa  padre  d'una 
bambina  ;  e  di  somma  condiscendenza  le  dà  prova  col  promul- 
gare (31  mag.)  la  legge  delle  cortes  del  1 789  ,  che  riabilitava, 
secondo  l'antico  costume  gotico,  anche  le  femmine  a  succedere 


y  Google 


MABIA  CBISTINA  11 

il  Irono  (1).  Strano  eccesso  del  despotismo ,  cbe  fante  volte  in 
un  secolo  fu  e  disfi  la  legge  così  importante  della  successione! 
Però  la  costituzione  del  1S 1 2  area  pure  dichiaralo  devolversi 
il  trono  ai  primogeniti ,  maschi  fossero  o  femmine  :  laonde ,  o 
tiene  la  costituzione ,  e  la  legge  esclusiva  è  abolita  :  o  no ,  e  il 
re  dispotico  può  a  suo  talento  distruggerla.  Con  ciò  restava  al- 
lontanato dal  trono  don  Carlo;  onde  ne  mossero  reclami  e  Fran- 
cia e  Napoli  che  vi  hanno  eventualità  :  più  moto  si  diedero  gli 
Apostolici ,  confidati  sin  allora  nell'  elevazione  di  questo  loro 
creato.  Ma  Calomarde,  cameriere  del  re  e  divenuto  suo  braccio 
destro  con  Alcudia,  furono  deposti  da  ministri  ;  dato  lo  scam- 
bio ai  funzionari!*  ;  le  speranze  de'  progressisti  concentraroost 
su  Cristina  nominata  reggente ,  e  le  varie  gradazioni  liberali  si 

(1)  Alle  cortes  del  1713  ,  Filippo  V  avea  fatto  mutare  l'or* 
dòte  della  saccessione  castigliana,  sicché  le  donne  non  doveano 
saccedere  se  non  estinte  le  linee  mascoline ,  nelle  quali  doveva 
valere  la  rappresentanza.  Male  alcuni  la  confusero  colla  legge 
salica  ,  che  esclude  per  sempre  le  donne  dal  trono  ,  e  che  ha 
forza  in  Francia ,  e  negli  antichi  elettorati ,  o  dove  proviene 
da  diritti,  feudali ,  oda  patti  ereditarli,  come  è  tra  le  case  di 
Sassonia  ,  Brandeburgo  (  non  però  nel  regno  di  Prussia  )  e  As- 
sia. Nella  successione  in  linea  cog natica  pura  ,  hanno  diritto 
eguale  maschi  e  femmine  della  linea  slessa;  se  non  che,  a  gra- 
di eguali  prevalgono  i  maschi  sopra  le  sorelle  anche  maggiori, 
regolandosi  del  resto  colla  rappresentanza  alla  romana ,  in  mo- 
do che  la  figlia  d'  un  maschio  è  preferita  allo  zio  ,  se  questo 
era  cadetto  del  padre  di  essa.  Cosi  si  fa  in  Inghilterra ,  in  Por- 
togallo, e  faceasi  in  Castìglia  e  in  Aragona  e  in  Navarca,  che 
perciò  mutarono  più  volte  dinastia.  Filippo  volle  impedire  que- 
ste traslazioni  del  regno  in  stranieri ,  introducendo  la  succes* 
none  cognatica  mista  ,  che  chiama  le  donne  soltanto  allorché 
in  una  linea  più  non  esister  un  maschio  venuto  da  maschi.  Que- 
sta fu  da  Ferdinando  VII  abolita  colla  prammatica  29  nutra» 
1830 ,  perchè  la  successione  toccasse  ad  Isabella  sua  figlia»  a 
scapito  del  fratello  di  lui  don  Carlos  ;  con  ciò  non  facea  che 
richiamare  l'antico  ordine  di  successione,  e  uniformassi  a  quanto 
k  cortes  del  1789  nt eono  addomandatu  a  Carlo  IV« 

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72  SPAGNA 

confusero  nel  nome  di  Cristtei.  n  ministero  die  allora  sì  formò 
sotto  Zea  Bermudes,  attese  a  rifare  i  guasti  del  precèdente;  con- 
dusse il  re  a  qualche  larghezza;  e  dalle  cortes  per  Stati  fe'gia- 
rare  fedeltà  alla  regina  Isabella  (ghig.  1833).  Allora  si  riapro* 
no  le  università  che  Calomarde  avea  chiuse  ;  V  amnistia  ,  oltre 
essère  una  inazione  contro  l'assolutezza  passata  ,  dall' esiglio  e 
dalle  carceri  chiamava  una  quantità  di  pensatori  e  di  benestanti  ' 
x  a  sostenere  la  reggente  contro  don  Carlo.  Questi ,  ritiratosi  in 
Portogallo  all'ombra  di  don  Michele,  protestava  :  sicché  Ferdi- 
nando portava  nella  tomba  la  certezza  di  lasciare  il  suo  Regno 
allo  strazio  della  guerra  civile  ,  che  non  tardò. 

Maria  Cristina  prese  allora  il  governo  (  3  ott.  )  ;  e  Zea  Re*- 
mudes  conservato  ministro,  mandava  in  nome  di  lei  un  procla- 
ma famoso.  Oli  atti  nuovi  quanto  spiacevano  agli  assolutisti , 
tanto  erano  graditi  ai  Liberali  :  fra  i  due  però  stava  un  partito 
medio ,  nemico  della  tirannide ,  ma  anche  della  rivoluzione ,  e 
composto  di  persone  df  affari  e  d>  influenza  che  importava  di 
"guadagnare.  Aveasi  poi  dinanzi  il  popolo ,  fedele  alla  religione 
e  alla  monarchia ,  e  che  voleva  esser  rassicurato  che  né  questa 
né  quella  venivano  posti  in  compromesso  dalle  novità  ,  e  che  il 
governo  nuovo  non  abbandonava  la  Spagna  ai  rischi  dello  spirito 
d' innovazione.  Pertanto  Zea  Bermudes  professava  ,  in  nome 
della  reggente ,  voler  conservare  il  sistema  di  Ferdinando ,  ed 
esercitare  un  despotismo  illuminato.  Facendo  tale  sacrifizio 
alle  idee  monarchiche  del  paese,  svolse  molti  partigiani  da  don 
Carlo ,  e  gettò  fra  essi  l' indecisione,  e  rassicurò  il  popolo,  di- 
singannato da  queste  costituzioni ,  tante  volte  cadute ,  risorte, 
cambiate.  Ma  corno  è  solito  del  primo  ministero  d' un  governo 
mutato ,  spiacque  ad  assolutisti  e  a  Liberali  ;  e  Martinez  delta 
Rosa  sottentratogli,  emana  uno  statuto  all'inglese  ,  con  una 
Camera  di  proceri ,  metà  ereditari! ,  metà  a  vita.  Tale  costitu- 
itone ,  non  vegnente  da  diritto ,  non  da  antiche  consuetudini , 
repugna  alle  libertà  municipali  dei  paese,  ed  é  mal  accetta.  In- 
tanto la  sollevazione  cartista  scoppia;  bisogna  armare  il  popolo, 
bsogoa  eccitarlo  col  dare  una  costituzione ,  mentre  il  chotóra 
infuria;  Mina  viene  a  combattere  i  Cartisti  diZumalacarregui;mfc 
morto  questo*(  W*6),  Esparlero,  cbe  avea-guerreggiato  in  Ame» 

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SPAGNA  75 

rie»,  mena  a  vittoria  i  Cristinh  figli  riforma  l'esercito?  dopo  tal 
uni  di  guerra  sanguinosa  e  irresoluta  (  giug.  1B40  ) ,  spinga 
sol  territorio  francese  Cabrerà  capo  dei  sollevati  od  centro ,  e 
don  Carlo ,  il  quale  v»  è  tenuto  prigione ,  finché  non  rinunzia 
le  pretensioni  a  suo  figlio  (  I84&  ).  Le  provincia  basche  erana 
prosperate  nell'  indipendenza,  e  trovavano  ignobili  queste  rivo- 
luzioni di  palazzo  ;  onde  vi  si  opposero,  reclamando  gli  antichi 
privilegi  reali  »  anzi  che  gP  ideali  vantaggi  del  governo  unita* 
rie  :  e  sebbene  costrette  a  deporre  le  armi,  non  poterono  dirsi 
vinte,  giacché  conservarono  i  \w>fmros  ;  cioè  l'indipendenza 
delle  municipalità ,  il  diritto  di  tassarsi  da  sé  e  d'amministrare 
i  proprii  fondi,  dì  non  aver  truppe  che  nelle  fortezze,  non  leva 
militare ,  Ubero  commercio ,  e  d*  approvare  gli  aiti  del  poterà 
esecutito  e  legislativo  prima  che  acquistino  vigore.  Rinunziar  a 
questi  diritti  positivi  per  altri  ideali  non  par  acquisto  di  libertà 
il  buon  senso  spagnuofo;  tshe  di  essi  sicura  nel  difender  i suoi 
fuerot ,  non  della  legittimità  reale. 

A  Cristina  liberata  da' nemici ,  restavano  addosso  gli  amia  j 
ed  Bspartero  prevalso  al  debole  governo,  diviene  vero  padrone;, 
(«d'ella  abdica  (  10  nov.  1840  ),  e  va  esule  in  Italia  e  in  Fran» 
eia.  L' agitazione  prosegue  e  prorompe  s  Apostolici,  costituito*- 
nali ,  realisti ,  sono  del  pari  cospiratori  e  anarchici  :  V  assolo» 
timo  è  da  per  tutto  favorito  dal  popolo,  che  non  concepisce  la  > 
libertà  se  non  sotto  forma  di  privilegio  storico:  i  Liberali,  per* 
sooe  ricche  ed  educate,  vogliono  trapiantarvi  sistemi  forestieri^ 
nessuno  spirito  pubblico  vi  si  matura,  ma  solo  idee  di  provincia 
e  di  privilegio  da  una  parte ,  dall'  altra  di  costituzioni  improvi* 
saie  o  tolte  in  prestito  :  si  obbedisce  per  forza  a  chi  ha  V  eser- 
cito ;  ma  il  partito  che  oggi  rimane  vincitore,  domani,  non  può 
dirsi  da  chi ,  certo  pere  sarà  abbattalo.  Troppo  a  lungo  quella 
nobile  gente  é  vissuta  senza  emulazione  ;  -e  massime  le  classi 
alte ,  dopo  spodestate  dagli  Austriaci ,  perdettero  il  punto  d'o- 
nore e  l' ambizione,  mentre  il  clero  Accasi  ligio  alle  regie  pan-, 
nani ,  il  commercio  languiva  t  le  molte  forze  restavano  morte, 
tolto  qgntdibero  modo  d'esercitarle»  Dì  qui  una  grande  unifor* 
mila  nella  storia  di  Spagna  f  ove  per  tre  secoli  non  operi  eba 
il  re;  laonde  contro  il  re  solo  dovea  farsi  la  rivoluzione.  Aristo* 

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74  SPAGNA 

ernia  vera  non  rimaneva  nel  paese  pia  aristocratico,  atteso  ebe 
non  tanto  il  despottsno  ,  quanto  il  sentimento  cattolico  e  l'an- 
tica guerra  in  comune ,  e  i  tanti  frati ,  vi  diffusero  idee  d'  una 
eguaglianza  che  nobilita  i  piccoli  senza  disonorare  i  grandi.  Nbn 
poteasi  dunque  decider  hi  lite  colla  ghiglietina,  come  in  Fran- 
cia, ma  doveva  procedere  lunga  «  lenta,  ove  ciascun  uomo  con- 
tava per  uno. 

Le  centralità  sconviene  a  quel  paese ,  connaturato  alla  divi- 
sione degli  antichi  Regni  ;  e  mentre  in  Francia  i  movimenti 
procedono  dalia  capitale  al  resto ,  ivi  cominciano  dalle  Provin- 
cie per  tèrre  in  mezzo  la  capitate.  In  tale  stato  si  moltiplicano 
i  delitti  (1);  d'agricoltura  e  commercio  niente  :  eppure  in  fondo 
la  nazione  è  morate  più  che  V  Europa  non  creda  ;  essa  si  elevfr 
ad  una  libertà  ben  più  estesa  e  logica  die  non  gli  altri  popoli  ; 
le  municipalità ,  radìcatissime  da  antico,  vi  hanno  somma  forza 
morale;  e  non  si  sa  concepire  coleste  libertà  scrìtte  unicamente 
Bulla  Carta ,  e  si  considerano  come  tirannici  i  Liberali  che  spo- 
gliano di  privilegi  veri ,  per  sostituirvi  diritti  fantastici ,  non 
fondati  sull'indole  nazionale.  I  Liberali  medesimi  sono  divisi  in 
esaltati  e  moderati  :  i  primi ,  coi  vari!  nomi  di  Comunerì  ,  Car- 
bonari ,  Giovane  Spagna ,  Centro  universale,  Santa  Germanata, 
si  nutricano  nelle  società  segrete  derivanti  dalla  frammassone* 
sia  dell'  Impero ,  e  confidano  negl'  Inglesi  ;  gli  altri ,  pendenti 
a  parte  francese ,  sono  nobili ,  ricchi ,  gente  d'affari ,  e  s'ap- 
poggiano alla  Corona. 

Così  scissi,  non  può  un  padrone  esser  dato  che  dalla  spada, 
e  con  questa  Espartero  dittatore  potè  sospendere  irremissibili 
discordie.  Quei  molti  che  l'Impero  Napoleonico  lasciò  adoratori 
della  forza ,  credettero  che  al  fine  egli  darebbe ,  se  non  altro  , 
la  quiete,  prima  necessità  del  paese.  Ma  egli,  inesplicabile  mU 

(1)  L'Andiencia  di  Barcellona  nel  1841  ebbe  a  giudicare  3681 
casse  criminali ,  in  evi  cènsessanta  assassinai ,  un  parricidio  , 
fefitiqaattro  suicida  t  set  infanticidi!,  cinque  attentati  alla  vita  f 
tre'ntatrè  uccisioni  involontarie,  trecentodiciotto  ferite  gravi,  qua* 
cantanove  iocendii,  quaUrooentoquaUro  furti,  e  trecentoquindici 
oasi,  di  contrabbando* 

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SPAGNA  15 

*?o  £  ferocia  e  d*  indecisione  ,  reprime  Barcellona  sollevata 
bombardandola;  poi  fra  poco  a  un1  altra  insurrezione  non  osa 
oppor  la  forza  ,  e  fogge  in  Inghilterra  ;  insaltato  per  lassezza 
da  quelli  che  dianzi  lo  bestemmiavano  pel  rigore.  Allora  Isa- 
bella è  dichiarata  maggiore  (  1-844  )  5  Cristina  richiamata  000 
Martinez  della  Rosa  e  coi  moderati,  ma  non  con  essi  la  quiete. 
Il  matrimonio  della  regina  diviene  un  affare  di  Stato,  acuì  pren- 
dono parte  tutte  le  Potenze  ;  e  l' alterno  sbalzarsi  de'  ministeli 
e  dei  partiti  attesta  che  nessuno  trae  suo  vigore  dal  popolo. 

Alla  sola  unità  dell  paese ,  la  cattolica,  forza  della  monarchi* 
spagnuola  ,  si  portò  oltraggio  ,  non  solo  coli1  incamerare  i  beni 
del  clero  regelare  e  secolare ,  ma  coli9  abolire  il  tribunale  di 
nunziatura  e  le  nomine  riservate  a  Roma.  Questi  atti ,  come  ha 
parte  providero  al  debito  pubblico ,  così  produssero  un  gran 
cangiamento  di  possessioni  e  d'interessi  locali;  e  tanta  è  la  rio 
chezza  del  suolo ,  che  basterà  il  riposo  a  portarlo  a  gran  fiore. 
£  già  buone  leggi  sulle  miniere  fanno  prosperare  quelle  del  fer- 
ro ,  e  non  meno  di  50,000  chilogrammi  d>  oro  l'anno  si  cavano 
nella  Murcia  e  nella  Granala.  Vero  che  Gibilterra  è  uu  deposito 
di  merci  inglesi ,  da  introdurre  per  contrabbando  ;  vero  che  il 
corso  detonai  è  interrotto  dalle  dogane  del  Portogallo,  pel  cui 
territorio  si  versano  al  mare:  ma  potrà  ripararvi  un  sistema  op- 
posto al  proibitivo ,  di  cui  nessun  paese  provò  i  danni  più  che 
la  Spagini.  Se  continuerà  questo  assorbirsi  delle  minori  nazione* 
lità  selle  grandi ,  h  penisola  tutta  unita  ricupererà  nelle  sorti 
europee  Itf  preponderanza  che  un  tempo  ha  goduta. 

La  perdita  delle  colonie  non  lasciò  alla  Spagna  i  vantaggi 
che  all'  Inghilterra  quella  delle  sue.  Troppo  debole  e  infelice 
in  quei  giorni  per  potere  stringere  buoni  trattati  di  commercio, 
più  tardi  non  ha  tampoco  potuto  ottenere  qualche  compenso 
agli  Spagnuoli  di  cui  colà  furono  confiscate  le  proprietà,  né  per 
i  beni  della  Corona  ;  0  del  proprio  debito  scaricare  una  parte 
sopra  V  America ,  troppo  essa  pure  aggravata. 

Però  tanti  le  avanzato  possessi,  da  stare  ancora  tra  le  prime 
Potenze  coloniali.  Cuba  è  l' isola  più  riccamente  dotata  da  na- 
tura, e  uno  deporti  migliori  l'Avana,  che  domina  il  doppio  in- 
gresso nei  mari  del  Mosaico.  Del  tabacco  di  colà,  unico  al  mo*. 

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76  SPAGNA 

do,  crebbe  assai  la  coltura  dopo  che  il  governo  ne  cessò  i!  mo- 
nopolio (1821).  Oltre  il  cotone  e  i  favi  delle  api,  tanto  nicche- 
rò e  caffè  se  ne  asporta  ,  quanto  fra  tutte  le  Antiglie  inglesi  e' 
Pisola  Maurizio.  Portoricco,  che  nel  1808  non  aveva  zucchero 
bastante  per  sé ,  ora  ne  produce  un  milione  di  quintali.  61'  In- 
glesi ,  conoscendo  V  importanza  di  queste  situazioni ,  adoprano 
a  legarle  ai  proprii  interessi  ;  e ,  rompasi  una  guerra ,  la  Spa- 
gna potrebbe  difenderle  ?  Il  potrà  dagli  Stati-Uniti  d'America? 
Le  Filippine ,  che  i  divampanti  vulcani  crescono  e  scemano 
ogni  giorno  di  numero ,  offrono  ancora  in  Asia  un  bel  campo 
all'  attività  spagnuola,  poste  come  sono  nel  luogo  più  opportu- 
no al  gran  commercio.  Maniglia ,  collocata  in  fondo  d' immensa 
baja,  che  riceve  gran  fiumi  pei  quali  comunica  con  tutta  Pisola 
di  Lucen,  fu  dimentica  dagli  Spagnuoli  appena  l'ebbero  fonda* 
fa,  assorti  com'  erano  nelle  guerre  coi  Paesi  Bassi  e  coli' Inghil- 
terra ;  ma  i  pochi  colà  rimasti,  l'energia  di  don  Giovanni  d'Au- 
stria e  i  missionarii  bastarono  a  prosperarla:  molti  Cinesi  vi  re- 
carono industria  e  commercio ,  sebbene  la  loro  irrequietudine 
obbligasse  a  tenerli  con  rigore.  Da  poi  vi  crebbero  stabilimenti 
i  migrati  dalia'  patria ,  le  società  commerciali  e  i  missionarii , 
tanto  che  la  popolazione  spagnuola  ora  v'  è  doppia  che  al  prin- 
cipio del  secolo.  Ma  questi  pure  sono  possessi  precarii,  dacché 
non  basta  la  marina  spagnuola  a  proteggerli  (1) ,  non  che  dagli 
Inglesi,  né  tampoco  dalla  pirateria  degli  Illanos. 

Scandinavia. 

Fra  i  tanti  soldati  della  Rivoluzione  divenuti  potenze ,  unico 
che  conservasse  il  trono  e  stabilisse' una  dinastia,  fu  Bernadot-  n 
te.  Volontario  nel  reggimento  di  marina  reale ,  era  sergente- 
maggiore  quando  arrivò  la  Rivoluzione  che  il  dóvea  portare  al 

(1)  Nel  1764  la  Spagna  avea  censettantotto  legni  di  gverra  ; 
cioè  sessantasette  di  linea ,  quarantasei  fregate,  sessentaquat- 
tro  minori.  Il  1846  area  tre  vascelli  d*  alto  bordo,  sei  fregato} 
tt  corvette ,  tette  brìi  da  Tenti,  •  atomi  più  piotali, 

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costituzione  mmmtANA  77 

principato ,  poi  sui  gradini  del  trono  di  Svezia  (1).  Vecchio  sol- 
dato  repubblicano ,  seppe  conservare  la  propria  personalità 
quando  i  più  lasciavano  assorbire  nella  potentissima  di  Napo- 
leone ;  talché  Ini  solo  distinse  V  occhio  d' un  popolo  che  cerca* 
va  un  re  fra  i  satelliti  di  quell'  astro.  Allora  egli  sentì  di  dover 
preferire  gì'  interessi  della  Svezia  ;  e  poiché  essa  non  avea  né 
ragioni  da  detestare  gl'Inglesi ,  né  modo  di  vivere  senza  com- 
mercio |  egli  ricusò  acconciarsi  al  blocco  continentale ,  e  di  là 
cominciarono  i  dissapori,  che  d' antico  generale  di  Napoleone  il 
convertirono  in  attivo  nemico.  Alcuno  vuole  che  Bernadotte  stes- 
so accanisse  i  re  contro  il  padrone  della  Francia  ;  altri ,  che  si 
ponesse  mediatore  fra  loro  e  Napoleone  ;  altri ,  che  meditasse 
succedere  a  questo  ;  altri  ancora ,  che  se  V  intendesse  oei  veo- 
chi  Giacobini  per  rintegrare  la  repubblica  francese.  Tutto  eie 
ed  altro  si  disse  ;  ma  il  fatto  è  che  il  congresso  di  Vienna  1* 
conservò  sui  gradini  del  trono. 

La  Pomerania  sarebbesi  dovuta ,  pel  trattato  di  liei ,  cedere 
alla  Danimarca  in  compenso  della  Norvegia  ;  ma  avendo  questa 
fallito  a*  suoi  obblighi  nel  1814  ,  la  Svezia  aveva  occupato  la 
Norvegia  armata  mano ,  e  il  fatto  compito  fé*  riconoscere  senza 
compensi  ;  poi,  mal  fidandosi  di  conservarla  in  case  di  guerra, 
vendette  la  Pomerania  e  l'isola  di  Rugen  alla  Prussia  per  cin- 
que milioni. 

Cosi  trovaronsi  uniti  due  Regni  di  costituziooe  affatto  diffe- 
rente. L'  assemblea  costituente  nel  1614  stese  in  quattro  gior- 
ni la  costituzione  norvegia ,  che  il  Congresso  di  Vienna  firmò 
senza  badarvi.  É  la  più  somigliante  alla  americana  ;  democra- 
zia sotto  un  re,  conforme  all'  indole  antica  d' un  paese,  dove  la 
feudalità  non  pigliò  mai  piede  ,  dove  il  contadino  fu  sempre  li- 
bero ,  e  molto  ripartita  la  proprietà.  Elettore  é  ognTNorvegio 
di  26  anni ,  possessore ,  usufruttuario  o  fittajuolo  a  vita  d' un 
fondo,  o  popolano  d*  una  città  ;  a  treni'  anni  diviene  eleggibile , 
purché  non  sia  attaccato  alla  Corte  o  in  qualche  ministero ,  o 
pensionato  ,  o  subalterno  in  una  casa  di  commercio.  Votasi  in 
palese.  Il  parlamento  (stortking)  triennale  si  convoca  da  sé ,  e 

(1)  Nel  1810.  Vedi  ciò  che  ne  dicemmo  a  pag.  180  del  voi.  IL 

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78  coBTnroìoflÉ  svedese 

una  legge  approvata  in  tre  legislature  non  ha*  bisogno  della  sarr- 
2ione  reste.  A  questo  moda  passò  l'abolizione  della  nobiltà  ere- 
ditaria. Non  v'è  professione  onorevole  che  non  vi  sia  rappre- 
sentata, onde  lappare  gente  d>  ogni  condizione  :  presidente  e 
vicepresidente  si  rinnovano  ogni  otto"  giorni,  e  al  principio  della 
sessione  un  quarto  dello  storthing  è  scelto  per  essere  Camera 
afta  [lagtkintf  jdae  delibera  sovra  le  proposizioni  della  Camera 
dèf  Comuni  (odelsthing) ,  e  giudica  i  ministri  accusati  da  que- 
sta. Il  ministro  non  assiste  atte  discussioni.  Non  solala  stampa 
vi  è  liberissima,  ma  il  governa  favorisce  i  giornali  coll'esimerli 
dalla  tassa  postale.  La  pena  di  morte  è  sconosciuta.  Il  culto  e 
dispendiosissimo,  mantenutesi  quasi  tutte  le  cerimonie  che  era- 
no prima  del  luteranismo*.  Il  giugno  1845  vi  fu  decretata- Re» 
mancipazione  de'  Cattolici,  mentre  in  Svezia  si  processa  ancora 
Chi  abbandona  la  chiesa  luterana.  Cosi  i  semplici  costami  fanno 
eie  la  Norvegia  profitti  della  libertà. 

La  feudalità  penetrò  uelta  Svezia  verso  F82f,  quando  Brand* 
tassund  diede  a  coltivare  a9  sudditi  il  diboscato  terreno  coll'ob* 
bh'go  del  servizio  militare  o  d'un-  tributo  equivalente.  Dappoi 
ta  Corona  investì  altrui  della  propria  sovranità,  col  dominio  di- 
retto di  esse  terre  ;  ma  non  essendovi  né  legge  di  sostituzione 
né  diritto  di  primogenitura ,  non  poteva  dirsi  una  vera  aristo- 
crazia. Primieramente  Erico,  figlio  di  Gustavo  Wasa,  istituì-  ti- 
toli di  nobiltà ,  che  crebbero  poi  nelle  guerre  successive  ;  uffi- 
ziali  nobili ,  non  indipendenti  daMa  corona ,.  né  uniti  in  corpo  : 
mentre  invece  il  clero,  possessore  d' immensi  domimi  inaliena- 
bili ,  godea  di  molta  potenza.  I  popolani  mancavano  di  forza  In 
paese  povero  e  senza  industria  ;  i  paesani  formavano  il  grosso 
delia  popolazione,  liberi ,  e  somministrando  eserciti  al  re  ,  non 
a9  feudalarii  ;  e  coBservaronsi  armati  per  la  caccia ,  e  perchè 
non  mai  conquistati.  La  Corona  elettiva  conferitasi  sotto  sem- 
pre più  forti  restrizioni.  Fin  dal  XIII  secolo  discuteva  gli  affari 
del  governo  un  Senato  sovrano ,  nominato  dal  re ,  ma  che  gli 
Stati  generali  poteano  deporre. 

La  costituzione  data  sotto  il  ministero  di  Osenstierna  fn  rotta 
da  Gustavo  HI  nel  1799  ;  e  dopo  die  Gustavo  IV  fu  deposto  (6 
giug.  1809)  dal  duca  di  Sudermania  (tom.  II,  pag.  180),  si  rac- 

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C0STITTJ1I0NE  SVEDESE  7$ 

tòlsero  gf i  Stati  per  combinare  fretti  e  fùria  una  nuova  Carta. 
Non  tendendosi  che  a  restringere  l'autorità"  reale,  ogni  deputa- 
to vi  portò  qualche  articolo ,  che  dopo  la  discussione  fu  adotta- 
to, senza  brigarsi  di  porvi  ordine  ;  talché  confusissima  è  quella 
Carta  ,  conforme  in  parte  all'  antica  dt  Oxenstierna.  Gli  Stati 
generali  sono  composti  di  quattro  Camere ,  nobiltà ,  clero,  po- 
polani e  contadini.  L'ordine  del  clero,  cui  capo  visibile  è  il  re , 
consta  dell'  arcivescovo  d' Upsala  e  undici  vescovi ,  e  di  depor- 
tati eletti  dagli  ecclesiastici  di  ciascuna  diocesi.  Il  luteranismo 
non  mutò  guari  un  popolo  che  non  v'era  preparato,  e  H  clero  è 
ricchissimo,  pomposo  il  culto.  La  setta  degli  Illuminati  di  Swe- 
denborg  vi  trovò  numerosi  seguaci.  Circa  duemila  quattrocento 
famiglie  furono  nobilitate  dal  re  ,  e  scrìtte  nel  libro  d' oro  con 
un  nomerò  inalterabile }  il  capo  di  ciascuna ,  meritevole  o  no , 
è  membro  attivo  dello  Stato.  Le  terre  nobili  vanno  esenti  da 
imposta.  I  cittadini  sono  rappresentati  dagli  eletti  delle  ottanta- 
cinque  città  ,  abitate  da  non  più  di  280,000  persone  ;  quei  dei 
contadini  eleggonsi  per  distretto,  e  debbono  essere  possidenti; 
ai  non  possidenti  nessuna  rappresentanza  ,  per  quanto  dotti  0 
capi  di  manifattura  o  legisti.  L'ordine  de1  contadini  abbraccia 
2,600,000  persone ,  che  posseggono  due  terzi  del  terreno.  Gli 
Stati  si  radunano  ogni  cinque  anni  per  librare  i  conti  e  votare 
l'imposta,  e  suffragano  distintamente  per  ordini  ;  il  che  fa  soc- 
combere l' ultimo  ,  giacché  se  tre  ordini  adottano  ,  il  veto  del 
quarto  non  conta.  Solo  per  leggi  fondamentali  si  richiede  l' u- 
nanimità  ;  e  la  proposizione  si  discute  bensì  di  presente ,  ma 
non  si  vota  che  nella  seguente  tornata  ,  cioè  dopo  cinque  anni. 
Perciò  difficilissime  le  deliberazioni.  Il  re  governa  secondo  for- 
me statuite,  e  con  urf  consiglio  di  Stato  di  "nove  membri,  eletti 
da  lui  come  tutti  gì'  impiegati  e  diplomatici  ;  se  stia  assente  un 
anno,  dichiarasi  vacante  il  trono. 

Gli  Stati  generali  nominano  un  procuratore  della  giustizia  per 
vigilare  alla  stretta  osservanza  delle  leggi,  e  un  comitato  di  co- 
stituzione che  può  farsi  comunicare  i  processi  verbali  del  Con- 
siglio di  Stato,  e,  occorrendo,  mettere  in  accusa  i  ministri.  Li- 
bera la  stampa  ;  ma  il  cancelliere  può,  non  che  reprimere,  sop- 
primere i  giornali.  Solo  pei  delitti  di  stampa  esiste  il  giurì. 

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&0  BEBNADOTTE 

Speciale  della  Svezia  è  il  tribunale  dell1  opinione  (  opinion* 
namud  ) ,  sorta  di  ostracismo  che  può  scalzare  il  poter  esecu- 
tivo. Nella  legislazione  si  conservò  moltissimo  il  vecchio  ;  né 
mai  pubblicossi  il  codice  ordinato  dal  re  nel  1833. 

Comprendete  che  dalla  costituzione  resta  tolta  l'egualità; 
l'ordine  men  numeroso  possiede  gì'  impieghi  e  i  maggiori  voti 
nella  Dieta,  sdegna  il  commercio,  che  perirebbe  se  stranieri  noi 
ravvivassero..  Tutte  le  industrie  vanno  per  privilegi,  eccetto  l'a- 
gricoltura ;  lo  che  suddivide  e  impaccia.  Quelle  distinzioni  aiz- 
zano la  vanità  ;  e  Io  spirilo  di  corpo  scema  quello  della  mora- 
lità personale. 

Buono  è  il  sistema  militare ,  e  merita  menzione  particolare 
l'esercito  indelta.  Anticamente  i  proprietarìi  erano  obbligati  a 
seguitare  il  re  in  guerra  con  un  numero  d'uomini  proporziona- 
lo al  possesso  ;  e  ai  più  ricchi  f  che  servivano  a  cavallo  ;  fu  at- 
tribuita l' eiezione  e  la  nobiltà.  Carlo  XI ,  vedendo  non  bastar 
le  finanze  dello  Stato  a  un  esercito  stabile,  colla  Riduzione  del 
1680  richiamò  alla  Corona  moltissimi  possessi.  Allora  ebbe  reg* 
gimenti  assoldati  (vaerfvade)  ;  molli  beni  furono  assegnati  agli 
uffizioli  e  sottuffiziali  (Mette)  in  vece  di  soldo  ;  e  durò  alle 
Provincie  l' obbligo  di  somministrare  soldati,  che,  fuori  dei  casi 
di  bisogno ,  stanno  in  cassette  sparse,  coltivando  up  poderetto 
invece  di  paga  ;  truppe  essenzialmente  nazionali,  e  che  non  in  • 
fingardiscono  nella  pace.  Molti  uffiziali  poi  coprono  impieghi 
civili. 

Morto  Carlo  XIII  nel  1818,  Bernadotte ,  dissipata  un'istan- 
tanea sollevazione  della  Norvegia,  fu  coronato  in  entrambi  i  Re- 
gni. Abile  a  passare  da  una  religione  all'altra,  da  una  all'altra 
politica,  e  sagrificare  l' idea  al  fatto,  mantenne  la  dignità  a 
fronte  della  Santa  Alleanza,  la  quale  voleva  imporgli  i  suoi  con* 
sigli  contro  le  libertà  paesane.  Nella  lunga  vita,  durata  fino  al- 
l' 8  marzo  1844,  egli  adoperò  alla  prosperità  della  patria  adot- 
tiva ;  conservò  la  pace,  malgrado  della  dinastia  pretendente  e 
della  libera  stampa  ;  operò  meraviglie  economiche  ;  e  fra  molti 
infortunii  naturali ,  spense  quasi  il  debito  svedese ,  ridusse  a 
metà  il  norvegiano.  Già  la  Svezia  va  migliorando  l' agricoltura, 
e  invece  di  introdurre  molto  grano  come  prima,,  ora  ne  aspor- 

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SVEZIA  81 

ta  ;  dal  1865  al  28  la  popolazione  crebbe  del  diciotto  per  cen- 
to: ma  moltissima  v'è  la  poveraglia.  Le  miniere  sono  singolar- 
mente ricche  di  allume,  cobalto,  stagno  ;  a  quelle  d'argento  di 
Kongsberg  si  lavora  vivamente  ;  il  ferro  è  il  migliore  d' Euro* 
pa.  Una  buona  marina  fu  procacciata  ,  necessarissima  in  paese 
i  cai  confini  toccano  per  nove  decimi  il  mare,  e  agevolata  dalle 
selve  cbe  danno  il  miglior  legname  di  costruzione.  Nel  1832 
tra  i  laghi  aprironsi  i  canali  di  Trollhatta  e  di  Golia  ,  per  cui 
comunicano  i  due  mari ,  e  s'accorcia  il  tragitto  fra  la  Russia , 
l'Inghilterra  e  l'America  ;  e  nel  35  ,  una  grande  strada -a'ttra* 
verso  alle  Alpi  Norvegie.  Un  banco  fondato  sino  dal  1557,  indi- 
pendente dal  re,  emette  carta  moneta ,  e  presta  all'  agricoltura 
e  al  commercio  al  tre  per  cento.  Battelli  a  vapore  movonsi  per 
tutto,  ed  ora  si  meditano  strade  ferrate  che  leghino  a  Stokplma 
e  fra  loro  i  principali  porti  sul  Cattegat ,  sul  Sund  ,  sul  Baltico 
e  sul  golfo  di  Botoia  ;  il  che  aff/ancherebbe  dal  pedaggio  del 
Sund ,  che  fa  la  Svezia  tributaria  alla  Danimarca.  La  nobiltà , 
benché  legale ,  e  privilegiata  a  tutti  gl'impieghi  civili  e  milita- 
ri, si  spoverisce  coli' elevarsi  de' negozianti  ;  e  mentre  testé  un 
terzo  dei  fondi  era  in  sua  mano  ,  ora  passarono  a  cittadini  o  a 
villani ,  o  sono  ipotecati  :  le  dignità  ecclesiastiche  vanno  pure 
ai  non  nobili ,  per  cui  quelle  sono  la  via  di  entrare  in  uno  dei 
quattro  corpi  votanti  alla  Dieta.  Ha  la  prosperità  non  verrà  che 
quando  abbiano  cambiato  vece  il  clero  e  i  contadini  ;  e  cbe  col- 
la libertà  del  commercio  la  Svezia  proveda  alla  scarsezza  di  le- 
gna e  di  ferro  cne  fa  sentirsi  in  Eufopa. 

£  già  l' esempio  della  vicina  Norvegia  ,  e  il  movimento  im- 
presso agli  spiriti  dalle  molteplici  vicende  del  secolo  e  dalie 
discussioni,  fanno  aspirare  al  meglio.  Comunicar  il  diritto  elet- 
torale a  tutti  i  cittadini  ;  porre  pei  quattro  ordini  un  numero 
eguale  di  elettori  ;  farne  una  Camera  sola  che  voti  per  testa  e 
cbe  elegga  la  Camera  alta  ,  son  le  domande  ora  generali.  Però 
le  due  popolazioni  differenti,  riunite  come  altre  dal  Congresso 
di  Vienna,  mal  s'accordano  ;  né  la  costosissima  via  che  Berna- 
dotte  aperse  traverso  ai  Dofrini  basterà  a  congiungere  alla  Sve- 
zia la  Norvegia,  più  ravvicinata  alla  Danimarca  dal  mare  e  dalla 
lingua. 

III.  & 

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82  DANIMARCA    v 

La  Danimarca  fu  ridotta  piccola  e  non  ricca,  e  grave  del  de- 
bito contratto  nella  guerra  che  sostenne  per  rimaner  fedele  alla 
Francia.  La  buona  sua  marina  trafficante  compare  non  solo  alle 
pesche  nordiche,  ma  fin  nella  Malesia  e  nelle  acque  della  Cina, 
benché  il  perdere  la  Norvegia  le  abbia  sottratto  que'  valentissi- 
.  mi  marinai.  Poi ,  testé  la  Danimarca  vendette  alla  Gran  Breta- 
gna le  sue  possessioni  d'Africa.  L' Islanda  acquistò  tale  impor- 
tanza, che  più  non  si  proporrebbe,  come  tempo  fa,  di  abbando- 
nare quel  cratere  di  vulcano  «pento,  e  trasferire  nel  Giutland  i 
pochi  abitanti. 

Altro  compenso  della  toltale  Norvegia ,  nelle  distribuzioni 
viennesi  fu  concesso  alla  Danimarca  il  pedaggio  sul  Sund.  Pic- 
cola cosa  allora,  crebbe  coli1  aumentare  del  commercio,  sin  ad 
essere  rendita  principale  del  Regno  (1).  Ma  gli  stranieri  movo- 
no continui  richiami  contro  cotesto  assurdo  legar  il  mare  ,  e 
studiano  i  modi  di  eluderlo,  se  non  riescono  ad  abolirlo. 

I  monarchi  danesi,  assoluti  dacché  nel  1660  il  popolo  rinun- 
ziò ad  essi  ogni  privilegio ,  non  avevano  fatto  nulla  pel  popolo  , 
talché  tutto  v'era  a  domandare  ;  e  non  preesistendo  istituzioni, 
si  chiedeva  uno  statuto  parlamentare  :  ma  quali  il  voleano  al- 
l'uso antico,  quali  secondo  le  idee  moderne. Federico  VI  (1808- 
1839  ) ,  educato  nelle  strette  maniere  antiche  ,  non  aveva  luì- 
parato  moderazione  nella  sciagurata  alleanza  colla  Francia  ; 
pure  vedea  giovevole  al  paese  il  temperare  il  suo  potere.  Per 
paura  dell'  aristocrazia  favorì  i  popolani  ;  volle  per  gl'impieghi 
i  gradi  accademici  ,  e  agi'  impiegati  amministrativi  attribuì  i 
privilegi  nobiliari.  Avea  sin  dal  1815  promesso  Stati  provincia- 
li, ma  nulla  mantenuto,  quando  la  rivoluzione  del  1830  fé'  di- 
vampare gli  animi.  Allora  (1834)  fu  forza  concedere  la  promes- 
sa costituzione  ,  con  adunanze  provinciali ,  ma  consultive,  non 
generali,  né  parlamento  legislativo,  né  pubblicità,  né  voto  del- 
l' imposta  o  libera  slampa.  Secondo  tale  statuto,  il  Regno  è  di- 

(1)  Nel  1844  fruttò  quasi  sei  milioni.  Vi  passarono  4465  ba- 
stimenti inglesi  ;  3788  svedesi  ;  2979  prussiani;  2005  anaove- 
resi  e  mcklemburghesi  ;  1267  olandesi  ;  763  russi  5  302  fran- 
cesi ec, 

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COSTITUZIONE  DANESE  83 

viso  in  quattro  parti  :  Isole  Danesi ,.  Giutland ,  ducato  di  Sles- 
wig,  ducato  d'Holstein,  aventi  ognuna  un'assemblea  particola* 
re  biennale,  i  cui  membri  son  direttamente  eletti  da  possidenti 
che  paghino  nna  certa  tassa. 

Per  quanto  scarse,  queste  concessioni  furono  accolte  con  tri- 
pudio: intanto  l'opposizione  liberale  si  rinvigoriva  ;  monarchica 
sempre ,  ma  con  basi  democratiche  nel  Giutland ,  mentre  nel- 
l'Holstein  si  vuole  aristocratica.  Ben  più  che  la  costituzione 
francese,  molti  vagheggiavano  la  norvegiana  fondata  sul  diritto 
comune ,  senza  privilegio  sociale  e  politico.  Cristiano  Vili  avea 
data  egli  stesso  quella  costituzione  ai  Norvegi  (1839)  ;  onde  , 
allorché  succedette  in  Danimarca,  si  sperò  l'estenderebbe,  egli 
che  in  Italia  avea  parteggiato  coi  Liberali  :  ma  non  ne  fu  nulla, 
e  si  tenne  sulla  via  paterna;  anzi  procurò  ridurre  ad  egual  sog- 
gezione anche  le  provinole  tedesche.  Eppure  i  prudenti  mostra- 
vano che  il  diritto  divino  non  potea  reggere,  e  che  unico  modo 
di  consolidare  il  suo  trono  era  popolarizzano.  Infatti  Federi- 
go VII,  appena  gli  succedette  (genn.  1848),  concesse  la  costi- 
tuzione, ma  divenne  seme  a  discordie  e  guerre. 

Fino  dal  1460,  si  trovano  uniti  alla  Danimarca,  sotto  la  casa 
dKMdenburg,  il  ducalo  di  SJeswig ,  cioè  il  Giutland  meridiona- 
le, feudo  d'essa  corona,  e  il  ducato  d'Holstein,  Stato  dell'Im- 
pero germanico.  L'unione  però  va  di  maniera ,  che  i  due  prin- 
cipali ,  indissolubilmente  congiunti  fra  loro  ,  rimangono  mera 
dipendenza  della  Danimarca.  Divisa  la  casa  di  Oldenburg  in  due 
rami,  uno  regnò  in  Danimarca;  quello  di  Holstein-Gottorp  pos- 
sedette la  maggior  parte  dei  due  ducati  come  vassalli  alla  Da- 
nimarca; mentre  per  un'altra  parte,  e  per  certi  affari  di  pia  ri- 
lievo, il  governo  era  esercitato  in  comune  dai  due  rami.  Da  tal 
comunanza  vennero  inestricabili  litigi.  I  duchi  di  Gottorp,  nel- 
la pace  di  Roschil  (1658),  ottennero  d'essere  dichiarati  sovrani; 
ma  i  re  di  Danimarca  vi  leneano  sempre  occhio  ;  e  nel  1720 
riuscirono  padroni  dello  Slesvig;  poi  nel  73  anche  dell' Hol-  - 
Stein,  cambiato  coi  paesi  di  Oldenburg  e  di  Delmenhorst.  Pure 
idue  ducati  furono  sempre  considerati  come  distinti,  e  tali  ri- 
conosciuti nella  pace  di  Vienna ,  per  la  quale  il  re  di  Danimar- 
ca} come  duca  d'fiolslein,  divenne  membro  della  Confederazio- 

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84  %  DANIMARCA 

ne  germanica,  oltreché  ottenne  il  Lauenbarg  io  compenso  del* 
la  Norvegia. 

Ora  però  la  dinastia  di  Danimarca  pare  vicina  a  spegnersi;  e 
la  successione  non  segue  la  regola  stessa  in  Danimarca ,  nello 
Sleswig  ,  e  nei  ducati  di  Holstein  e  Lauenburg.  In  Danimarca 
è  stabilita  la  primogenitura ,  e  in  difetto  di  maschi ,  va  alla  di- 
scendenza femminile  di  maschio  in  maschio ,  talché  salì  al  tro- 
no Federico  d'Assia,  nato  da  una  sorella  del  re  defunto:  ne'du- 
cati  invece  resta  il  privilegio  de'maschi  ;  ma  qui  è  disputa  sul 
modo  d' interpretarlo.  La  casa  imperiale  di  Russia,  che  vi  pre- 
tende preferenza  sopra  gli  Hotslein-Sonderburg,  considerereb- 
be di  somma  importanza  un  acquisto  ,  che  le  darebbe  seggio 
nella  Confederazione  germanica. 

II  luglio  1816,  il  re  di  Danimarca  dichiarò  che  i  ducati  tede- 
schi continuerebbero  a  far  parte  del  Regno  di  Danimarca;  quan- 
to all'Holstein  ,  non  decidea  così  positivamente.  Se  ne  solleva- 
rono forti  proteste,  e  più  quando  la  morte  di  Cristiano  VITI  an- 
ticipò l'eventualità  d'un'estrania  successione  Federigo  Vlf  con- 
vocò l' assemblea  costituente  con  egual  numero  di  rappresen- 
tanti anche  per  l'Ho! Stein  e  le  Sleswig.  Credea  con  ciò  ricon- 
ciliarli nella  libertà  ;  ma  il  momento  era  di  rivoluzioni;  i  ducati 
si  rivoltano,  protestano  coll'armi ,  e  invocano  il  radunato  par- 
lamento germanico.  La  Danimarca  doma  i  rivoltosi;  ma  ecco  la 
Prussia  prende  la  parte  di  questi,  come  esecutrice  degli  ordini 
dell'Assemblea  germanica  (1849),  e  battaglie  e  armistiziisf 
succedono  ,  miserabilmente  lasciando  in  pendente  que'  poveri 
paesi. 

Fatto  è  che  le  genti  tedesche  attribuite  alia  Danimarca  non 
ponno  assimilarsi  colle  scandinave,  e  anche  di  là  dall'Elba  sen- 
tesi  la  propensione  a  ricongiungere  le  genti  secondo  le  stirpi , 
la  lingua,  le  religioni.  Fino  dal  181 S  gli  spiriti  liberali  fervea- 
no  nello  Sleswig  e  nell'  Holstein  ,  ma  furono  repressi  come  di 
qua  a\all'£lba.  Che  questi  respingano  la  lingua  e  i  costumi  da* 
nesi,  e  cerchino  attaccarsi  alla  Germania ,  non  è  mal  veduto  da 
que'molti  della  penisola  che  ribramano  Puntone  di  Colmar. Que- 
sta manifestazione  della  forza  arcana  che  spinge  le  nazioni  eu- 
ropee ad  aggrupparsi  secondo  le  affinità  $i  lingua ,  di  stirpe  , 

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SVIZZERA  85 

di  religione ,  colà  è  cresciuta  dalla  paura  di  veder  la  Danimar- 
ca preda  al  gigante  russo.  Per  ricongiungere  dunque  i  tre  Re- 
gni scandinavi,  si  fanno  società  segrete ,  e  congreghe  numero* 
sissime  di  studenti  giurano  affaticarvisi  a  tutt'  uomo ,  sperando 
che  l'unione  scandinava  interponga  una  barriera  fra  la  Russia  e 
l'ambito  mare  del  Nord. 

Confederazione  Svizzera. 

La  costituzione  unitaria  che  Napoleone  impose  (1803)  alla 
Svizzera,  non  rispondeva  né  alle  abitudini  né  ai  bisogni  del  pae- 
se, foggiato  alla  indipendenza  cantonale  e  comunale.  Portava 
essa  una  federazione ,  dove  i  borgomastri  di  Friburgo  ,  Berna, 
Soletta,  Basilea,  Zurigo,  Lucerna,  un  per  anno  erano  landama- 
m e  centro  della  diplomazia.  Nell'interno ,  pareggiati  i  campar 
gnuoli  a' cittadini  nei  diritti  politici,  abolite  le  giurisdizioni  ec- 
clesiastiche: in  ogni  cantone  un  grande  e  un  piccolo  Consiglio; 
limitate  le  prerogative  democratiche. 

Ma  nelle  guerre  di  quel  tempo  la  Svizzera  provò  tutti  i  guai 
del  debole  :  or  questa  Potenza  or  quella  ne  violò  il  territorio  e 
gli  statuti  ;  Ginevra  e  il  Valese  erano  stati  uniti  alla  Francia;  il 
Canton  Ticino  occupato  da  truppe  del  Regno  d'Italia.  Pure  dai 
casi  della  guerra  la  Svizzera  vide  allontanata  da  sé  l'Austria,  ori- 
ginaria nemica;  e  nelle  scosse  parve  ricuperar  vita,  arti,  spiri- 
to d'associazione.  Nella' catastrofe' napoleonica  fu  calpesta  di 
•nuovo  da  eserciti  forestieri,  e  intese  le  comuni  promesse  di  rin- 
tegramento  e  d' indipendenza.  Posta  nella  parte  più  elevata  di 
Europa,  quasi  cittadella  a  cavali  ero  de' principali  Stati,  avendo 
il  pendio  orientale  del  Giura ,  coprendo  tanta  parte  della  fron- 
tiera di  Francia,  e  per  \p  alte  valli  dell'Ino,  del  Ticino  e  del  Re- 
no penetrando  ne'bacini  del  Danubio,  del  Po  e  del  Basso  Reno, 
la  Potenza  che  vi  dominasse ,  potrebbe  sulle  altre  versare  im- 
provisi torrenti  di  armati.  Si  trovò  dunque  importante  alla  pace 
<P  Europa  il  dichiararla  neutra  ,  al  solo  patto  che  conservasse 
le  forme  esteriori  della  sua  sistemazione  e  P  antico  territorio. 
Pertanto,  dopo  molte  scosse  (17  ag.  1815) ,  i  Cantoni  giuraro- 
no eterna  alleanza,  e  fu  ricostituitala  Federazione,  aggiungen- 

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86  PATTO  FEDERALE 

dovi  Ginevra  e  il  paese  di  Vaud,  parie  del  paese  di  Gei  e  tolto 
il  Lemano;  sicché  il  Giura  diveniva  confine  colla  Francia;  in  Sa- 
voja  una  linea  neutrale  stendeasi  dal  lago  di  Ànnecy  a  quello 
di  Borghetto  e  al  Rodano;  del  vescovado  di  Basilea  una  parte  si 
attaccava  ai  cantone  di  questo  nome  ,  il  resto  a  quello  di  Ber- 
na :  i  Prigioni  non  recuperarono  le  valli  italiane  ;  né  i  Cantoni 
silvestri  i  baliaggi  del  Ticino  ,  di  cui  fu  formato  un  Cantone  , 
senza  smembrarlo  come  esso  chiedeva  ;  il  vescovo  di  Costanza 
cessò  di  potere  sulla  Confederazione.  Questa  doveva  tenere  un 
esercito  di  trentamila  uomini ,  a'  cui  soccorsi  avrebbe  diritto 
ogni  Cantone  in  pericolo.  Alessandro  di  Russia,  mosso  dal  suo 
maestro  La  Harpe ,  riservò  a  sé  stesso  il  riordinamento  di  quel 
paese  ;  onde  assai  di  bene  vi  conservò  ;  ma  poco  poterono  quei 
che  zelavano  la  sovranità  assoluta  di  ciascun  Cantone  e  le  ga- 
ranzie contro  il  predominio  d'un  solo. I  deputati  de'ventidue /o- 
devoli  Cantoni)  adunati  ogni  anno  alternamente  a  Zurigo,  Ber- 
na, Lucerna ,  trattano  degli  affari  comuni ,  votando  secondo  le 
istruzioni ,  una  voce  per  Cantone ,  e  decidendo  a  maggioranza. 
À  tale  dieta  competono  la  pace  e  la  guerra,  e  lo  spianare  le  dif- 
ferenze interne.  Questa  specie  di  unità  ,  impedendo  ai  Cantoni 
le  alleanze  particolari ,  non  distruggeva  l' indipendenza  di  cia- 
scuno; ma  la  dieta  era  dichiarata  Potenza  sovrana,  eppure  le- 
gata alte  istruzioni  che  ciascun  Cantone  dava  a' suoi  deputati  ; 
quasi  gli  stranieri,  che  dettarono  il  patto  federale,  avessero  vo- 
luto affievolire  il  principio  democratico  de'  singoli  Cantoni ,  e 
tult'insieme  sminuire  l'indi  pendenza  del  paese.  L'aver  poi  voto, 
eguale  i  Cantoni,  benché  così  diversi  di  forza,  impediva  il  pre- 
valere dei  grossi,  ma  facea  lente  le  risoluzioni. 

E  quantunque  nel  patto  federale  si  sentisse  l' influenza  stra- 
niera, e  quella  fretta  che  improntò  tutti  gli  atti  di  quel  tempo, 
il  paese  venne  a  vantaggiarne.  Perocché  ,  prima  della  Rivolu- 
zione ,  pur  intitolandosi  repubblica  ,  formava  tante  oligarchie 
con  sudditi,  e  con  una  razza  proscritta  {Heimathlosen)^  specie 
di  zingari  o  di  paria ,  senza  diritti  né  leggi.  Nel  patto  si  toglie- 
va V  assurdità  de'  paesi  sudditi,  ed  in  conseguenza  la  corruzio- 
ne recata  dalla  venalità  delle  cariche  in  quelli  ;  tolta  ogni  ge- 
rarchia fra  i  Cantoni;  prevenuto  il  caso  di  vedere  Svizzeri  com* 


COSTITUZIONI  CANTONALI  87 

battere  contro  Svizzeri:  benché  continuasse  tuttavia  il  mercato 
di  sangue ,  e  reggimenti  somministrassero  ai  Paesi  Bassi ,  alla 
Francia,  aNapoli,4lla  Spagna  (a);  tanto  più  riprovevoli,  in  quan- 
to non  sono  più  un  semplice  ornamento  di  re  alleati ,  ma  una 
milizia  che  si  riguarda  nemica  a' popoli  fra9  quali  convive. 

I  Cantoni  si  diedero  ciascuno  particolari  costituzioni,  model* 
late  su  questa  generale  ,  restringendo  i  diritti  pubblici ,  asso- 
dando P  aristocrazia  dei  senati  a  scapito  dei  popolani ,  i  quali  a 
vicenda  prevalevano  sopra  i  campagouoli  ;  eccetto  i  Cantoni  pri- 
schi democratici,  o  i  nuovi  dove  non  v'avea  famiglie  prevalen- 
ti. Uri,  Schwitz,  Glaris,  Zug,  Appenzell,  Unterwald,  democra- 
zie pure,  nelle  assemblee  generali  eleggono  i  magistrati  e  deli- 
berano sugi9  interessi  proprii.  Ne'Grigioni  il  potere  supremo 
risiede  nella  generalità  dei  Consigli  e  delle  municipalità  dei 
venticinque  Comuni ,  che  possono  considerarsi  altrettante  re- 
pubblichette ,  aggruppate  in  tre  leghe.  Negli  altri  Cantoni  la 
sovranità  è  esercitata  da  un  gran  Consiglio,  la  cui  nomina  perà 
da  Sangallo,  Argovia,  Turgovia,  Ticino,  Vaud,  Ginevra,  Valese, 
è  lasciata  al  popolo  ;  mentre  Friburgo ,  Berna ,  Soletta,  Lucer- 
na ,  Sciaffusa ,  Zurigo ,  Basilea  la  restringono  quasi  solo  ai  Cit- 
tadini. 

I  Comuni,  colle  resistenze  focali,  impigliano  il  potere  legis- 
lativo ,  e  custodiscono  pregiudizi  ed  abusi  ;  non  lasciano  met- 
tere nuove  imposizioni,  e  in  conseguenza  non  abolire  le  vecchie 
assurde  ;  confondono  i  poteri,  eccitano  gelosie ,  dimenticano  la 
nazione  pel  paese.  Il  xe  di  Prussia  non  potè,  nel  1815,  sbandi- 
re la  tortura  da  Neufchàtel ,  che  con  un'  ordinanza  incostituzio- 
nale. Né  unità  di  origini  li  stringe  ,  né  unità  di  fede  o  di  lingua 
o  di  coltura.  Nella  Svizzera  romancia ,  che  abbraccia  il  pendio 
orientale  del  Giura,  il  lago  di  Neufchàtel,  la  riva  settentrionale 
di  quel  di  Ginevra,  la  vai  del  Rodano  sopra  Sion,  la  parte  orien- 
tale è  riformata  ;  fervoroso  cattolico  Friburgo,  protestante  l'in- 
dustrioso Neufchàtel.  I  Tedeschi  quivi  sono  pochissimi,  mentre 
formano  il  grosso  della  popolatissima  Svizzera  alemanna  che  oc- 
cupa piccola  parte  del  bacino  del  Rodano,  poi  il  pendio  setten- 

(a)  Vedi  la  nota  a  pag.  7  del  yoL  L 

ù 


88  SVIZZERA 

(rionale  delle  Alpi  e  i  rami  orientali  del  Giura.  Vi  regna  la  reli- 
gione riformata  ,  ma  i  prischi  Cantoni  serbano  fede  alla  cattoli- 
ca, da  cai  ebbero  esistenza ,  civiltà ,  libertà.  Ginevra  non  è  più 
quella  fervorosa  ed  esclusiva  calvinista  d'  una  volta,  e  i  molti 
Cattolici  vi  sono  protetti  dalle  Potenze  forestiere.  La  Svizzera 
italiana  è  tutta  cattolica.  Le  cinque  valli  che  formano  il  Cantori 
Grigione,  il  più  esteso  e  men  popolato,  sono  mistura  originale  di 
romancio  e  di  teutonico.  x 

Nella  pace  i  Cantoni  acquistarono  migliore  assetto  :  dieronsi 
codici ,  e  quel  del  Ticino  fu  foggiato  sopra  V  italico  :  quel  di 
Ginevra  ,  opera  del  professore  Belot ,  avanza  tutti  i  moderni  in 
fatto  di  procedura.  Le  minacce  della  Santa  Alleanza  costrinsero 
sovente  gli  Svizzeri  sia  a  snidare  dall'  ospite  suolo  i  rifuggiti 
politici ,  sia  a  rispettare  ordinamenti  interni  che  riconoscevano 
disopportuni  5  mentr'  essi  dai  vicini  più  non  aveano  le  antiche 
franchigie  di  commercio.  Crebbero  di  civiltà  e  ricchezze  ;  i  Can- 
toni occidentali  e  settentrionali  fiorirono  d' industria  ;  Ginevra , 
Neufchàtel  e  più  Basilea  furono  tra  le  più  solide  piazze  di  com- 
mercio ;  strade  attraverso  ai  monti  agevolarono  il  transito,  uni- 
ca ricchezza  d' alcuni  Cantoni  ;  P educazione  vi  ebbe  sistemi 
nuovi  ammirati  *r  la  riforma  delle  prigioni  i  migliori  esempi!. 
Però  costava  P  estendere  P  eguaglianza  e  abbattere  i  privilegi , 
ornai  incompatibili  colla  crescente  civiltà  r  Ginevra  rifiutò  ogni 
miglioramento  legale  ;  ma  il  .Cantone  Ticino  corresse  la  propria 
costituzione  in  un  movimento  di  dignitosa  unanimità. 

Alle  innovazioni  avevano  dato  impulso  e  centro  le  società 
massoniche ,  ivi  ingrandite  alP  ombra  del  nominato  La  Harpe  e 
dello  storico  Zschokke  ,  talché  nel  1818  la  loggia  di  Berna  im- 
petrò dal  duca  di  Sussex  granraaestro  d' erigersi  indipendente 
dal  grand9 Oriente  di  Francia.  Di  poi  vi  si  erano  uniti  gl'Illumi- 
nati di  Germania,  massime  per  opera  del  prussiano  Giusto  Grù> 
ner  ,  che  tanta  mano  avea  avuto  nel  costituire  in  Prussia  il  Tu- 
genbund  :  quindi  f  Carbonari  d' Italia  e  di  Francia  ,  che  arriva- 
tivi in  folla  dopo  i  disastri,  piantarono  vendite  sul  confine  delle 
loro  patrie.  Dietro  a  costoro  s' istituirono  socfetà  di  canto ,  di 
arti ,  principalmente  del  tiro  del^a  carabina  (  Schtttzen-Gesell- 
schaft  ),  tutte  dirette  a  mutamenti  politici,  taluna  anche  a.so- 


SVIXZEBA  89* 

ciali,  e  che  il  miglioramento  riponeano  nel  ridurre  la  Svizzera 
imamente  unitaria. 

Fermentavano  queste  materie  quando  la  Rivoluzione  del  1830 
venne  a  mettervi  fuoco.  Allora  si  proclamano  i  diritti  del  popo- 
lo ;  petizioni  di  migliaja  chiedono  riforme  ;  gli  aristocratici  non 
possono  far  conto  sui  re  stranieri,  occupati  alla  propria  difesa, 
dò  sulle  truppe  austriache,  attente  al  Tirolo  e  all'Italia  ;  da  per 
tatto  si  organizza  di  fuori  uu  corpo  col  quale  si  marcia  sopra  il 
capo-luogo,  e  se  ne  muta  la  costituzione,  abolendo  i  privilegi  di 
nascita  e  di  località  j  e  via  via  prepararonsi  costituzioni  ov'  era- 
no riconosciute  V  eguaglianza  dei  cittadini ,  la  distinzione  dei 
tre  poteri ,  la  liberti  della  stampa  e  delle  persone.  Neufchàtel 
volea  redimersi  dalla  Prussia ,  ma  questa  ne  lo  punì  sanguino- 
samente. A  Basilea  fu  aspra  lotta  fra  la  città  e  la  campagna  ;  e 
tutta  Svizzera  vi  prese  parte,  giacché  trattatasi  della  prevalen- 
za de' poehi  o  de'  più  j  e  al  fine  la  campagna  di  Basilea  restò 
distinta  dalla  città*. 

Questo  distacco  s'effettuò  anche  in  altri  Cantoni,  aumentan- 
do più  sempre  le  divisioni.  Intanto  furono  aboliti  i  privilegi,  di 
nascita ,  e  il  ricevere  titoli  e  pensioni  di  fuori  ;  vietati  i  fede- 
commessi,  e  concesso  di  svincolare  i  beni  ;  pubblici  i  giudizii  ; 
indipendenti  i  giudici  dal  potere  esecutivo  ;  a  tutti  il  diritto  di 
petizione  \  franca  la  stampa.  Bla  ndh  ancora  si  stabilirono  mo- 
nete e  misure  eomuni ,  non  reciproca  estradizione  dei  delin- 
quenti ,  non  università  federale ,  sicché  i  giovani  s' educano  in 
paesi  di  dottrine  affatto  opposte  :  l' amministrazione ,  dapprima 
esercitata  gratuitamente  dalle  case  grosse,  nella  democrazia  di- 
venne costosa.  Reslava  il  desiderio  di  rifondere  il  patto  federa- 
le, che^  abborracciato  come  gli  altri  atti  del  181 S,  avea  mal  de- 
terminato i  rapporti  de' Cantoni  fra  loro.  Questi,  alleatisi  inori- 
gine per  puro  bisogno  di  difesa ,  mai  non  divisarono  una  Fede- 
razione forte  ed  universale  ;  e  l' ardore  con  cui  da  quella  impo- 
sta da  Napoleone  si  liberarono  appena  il  poterono ,  attestava 
quanto  prevalesse  il  sentimento  dell'autonomia.  Ma  dopo  il  30$ 
i  democratici  che  nella  Dieta  incontrarono  l' opposizione  de'pio 
coli  Cantoni ,  proclamano  essere  strano  che  i  pochi  equilibrino 
i  molti  j  che  pastori  e  villani  vagliano  quanto  i  colti  e  pratici  : 

- 


90  .CATTOLICI  E  PROTESTANTI 

gì!  ambiziosi  amerebbero  i  grandi  impieghi ,  che  non  si  hanno 
se  non  in  repubblica  estesa:  i  Cantoni  grossi  vorrebbero  restrin- 
gere V  unità  ;  principalmente  Berna  ,  che  diverrebbe  la  domi- 
nante e  avrebbe  il  governo  e  il  tesoro  nazionale.  Con  risolutez- 
za vi  si  oppongono  i  Cantoni  primitivi ,  minacciati  nelle  sovra- 
nità particolari  e  di  vedersi  ridotti  al  nulla  ;  e  Cantoni  radicali 
e  aristocratici  vi  ripugnano  per  ragioni  opposte* 

Per  ciò,  d1  incessanti  dissidii  travagliò  la  Svizzera,  insinuatesi 
da  per  tutto  le  passioni  demagogiche  a  scindere  ogni  paese  :  ai 
buoni  patrioti  si  mescolano  utopisti  che  nulla  banner  da  perde- 
re, e  rifuggiti,  odianti  ogni  istituzione  conservatrice  ;  la  libertà 
si  esagerò  fin  a  volere  indipendente  ciascun  Comune. 

La  libertà  fu  dunque  di  solo  nome ,  dacché  acquistò  predo?* 
minio  la  forza  ;  e  là  formazione  de'  corpi  franchi  tolse  ogni  in- 
dipendenza nelle  elezioni  e  nelle  risoluzioni.  Ogni  Cantone  si 
contaminò  di  sangue  in  battaglia  e  sui  patiboli  ;  Ginevra  ,  capi- 
tale dell'industria  e  dell'intelligenza ,  fece  tre  rivoluzioni  non 
incruente,  in  senso  ognor  più  democratico  e  protestante  5  altri 
Cantoni  si  sbocconcellarono ,  di  modo  che  possono  ornai  dirsi 
ventisette,  anzi  nel  Valese  ognuna  delle  tredici  decurie  si  sepa- 
rò :  le  costituzioni  si  cangiavano  dall'estate  al  verno,  crescendo 
il  numero  degli  umiliati  e  de'  soffrenti ,  e  perciò  degl'  inquieti. 

Alle  quistioni  politiche  si  mescolarono  le  religiose.  Come  al- 
trove, il  congresso  di  Vienna  non  badò  alle  razze  o  alle  coscien- 
ze, mescolando  cattolici  e  latini  con  riformati  e  tedeschi*,  diede 
a  Friburgo  cattolico  il  protestante  Morat  ;  il  vescovado  di  Basi- 
lea alla  protestante  Berna  in  compenso:  i  vescovi  svizzeri  non 
hanno  metropolita  ,  onde  dipendono  dal  nunzio  ;  ne  i  riti  corri- 
.  spondono  ad  una  forma  amministrativa.  Lucerna  cattolica  era  il 
Cantone  più  radicale  ;  i  tre  Cantoni  primitivi  sono  cattolici,  de- 
mocratici e  conservatori  :  a  Berna  protestanti  così  l'  aristocra- 
rfa  caduta-come  il  liberalismo  sottentrato  :  vedendo  rinascere 
il  sentimento  religioso  ,  i  Liberali  di  Zurigo  cercano  sfiancarlo 
col  chiamare  professore  Strauss  che  nega  l' esistenza  di  Cri- 
sto (1)  5  ma  il  popolo  lo  caccia ,  e  abbatte  un  governo  che  si 
< 

(1)  Tedi  voi.  II,  pag,  304. 

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IL  8TJNBEBBCND  9f 

poco  l' intenderà.  Dei  tre  Cantoni  direttori,  Lacerna  era  il  solo 
cattolico,  benché  di  tal  credenza  sienopiù  di  metà  de' Cantoni; 
onde  non  potè  tenere  testa  agli  altri  due.  Berna,  di  gran  langa 
il  più  importante  per  popolazione  (386,000)  e  per  ricchezze , 
ambendo  diventare  centro  di  tutta  la  Svizzera,  cercò  trarre  alla 
parte  sua  i  cattolici  :  e  ?i  riuscì  quando  ,  divenuta  rappresene 
tante  della  parte  radicale ,  tirò  sette  Cantoni  fra  protestanti  e 
cattolici,  e  Lucerna  stessa,  in  un'alleanza  difensiva  e  offensiva; 
e  in  un1  adunanza  a  Baden  si  presero  provigioni  avverse  ai  cat- 
tolici ,  passandole  come  leggi  di  Stato.  Roma  reclamò ,  e  non 
ascoltata  li  colpi  coli'  anatema. 

L' Argovia,  da  serva  costituita  Cantone  indipendente ,  non  ai 
trovò  nobiltà  antica,  non  città  grossa  che  divenisse  fucina  di  pò*-  , 
Ittiche  brighe  5  onde  nel*  1830. non  durò  fatica  a  costituirsi  a 
popolo.  Ha  novantamila  dei  censessantamila  suoi  abitatori  sono 
protestanti,  sicché  peggiorano  la  condizione  de' cattolici,  i  quali 
a  vicenda  ripuisano,  appoggiandosi  ai  ricchi  conventi  del  paese. 
Nel  40 ,  dopo  i  dieci  anni  di  prova  rivedendosi  la  costituzione , 
fu  negata  ai  cattolici  la  parità  di  diritti.  Al  contrario  Lucerna , 
rivedendo  il  patto  suo  costituzionale ,  rialza  i  cattolici ,  talché 
disdice  la  lega  e  gli  articoli  di  Baden.  Infuriano  gli  altri  ;  e  Ber- 
na, con  Argovia,  Solura,  Basilea-Campagna  e  altri  protestanti  y 
si  uniscono  in  armi,  invadono  il  baliaggio  di  Muri  (  1 84 1  ) ,  a  forza 
cacciano  i  frati ,  dichiarano  aboliti  i  conventi  e  confiscati  i  loro 
beni  ;  e  col  terrore  e  con  morti  vi  danno  esecuzione.    . 

Il  patto  federale  del  1815  garantisce  «  l'esistenza  de' con- 
venti e  capitoli,  e  le  loro  proprietà.  »  Parea  dunque  il  caso  che 
la  Confederazione  impedisse  quella  violenza  :  ma  il  governo  cen- 
trale non  ha  forze  per  far  eseguire  i  proprii  decreti  ;  inoltre  per 
Argovia  parteggiava  Berna  ,  Cantone  dirigente  ;  e  i  protestanti 
appoggiavansi  all'  articolo  che  concede  a  ciascun  Cantone  di  re- 
golare il  proprio  interno  :  la  diplomazia  se  ne  mescola,  Austria 
minacciando  irrita. 

Lucerna  che,  durante  V  amministrazione  de'  protestanti,  ave- 
va abolito  due  conventi  francescani ,  scambiata  quella ,  chiese 
al  papa  sanasse  il  fatto ,  giacché  non  conveniva  il  ripristinarli. 
Il  papa  assenti ,  purché  coi  beni  di  quelli  si  erigesse  un  semi* 

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02  IL  SUNDERBUND 

nano  comunale  ;  esprimendo  il  desiderio  fosse  affidato  ai  Gè* 
suiti ,  i  quali  già  esercitavano  quest'  uffizio  in  altri  Cantoni.  Se 
ne  chiamano  dunque  sette  da  Friburgo ,  ma  ne  divampa  la  fa- 
zione avversa  ;  Lucerna  sta  sul  gagliardo,  come  chi  vede  intac- 
cata la  propria  indipendenza  ;  gli  altri  Cantoni  vi  scorgono  una 
occasione  di  vendicarsi,  abbatterla ,  sfogar  l'odio  contro  i  Ge- 
suiti (1),  e  stabilire  la  repubblica  unitaria.  Si  fa  trama  di  truci- 
dare i  magistrati  di  Lucerna,  ma  fallisce ,  malgrado  i  pochi  ri- 
pari di  quel  governo.  Allora  {8  die.  1844)  i  corpi  franchi  inva- 
dono il  paese  a  mano  armata,  ma  sono  uccisi  e  dispersi.  Il  dot- 
tore Steiger,  capo  della  spedizione,  dopo  convinto  reo  e  implo- 
rato grazia  della  vita,  riesce  a  fuggire.  Il  trionfo  che  ne  mena- 
no i  suoi  partigiani  è  affatto  naturale  ;  ma  che  vi  applaudano 
alcuni  goyerni ,  è  un  oltraggio  alla  moralità  ,  la  quale  non  ha 
che  un  giudizio  su  chi  violenta  colla  forza  la  propria  patria.  Fra 
breve  il  dottore  Leu,  capo  della  parte  cattolica  in  Lucerna  ,  è 
assassinato  nel  proprio  letto.  Fazioni  che  ricorrono  a  tali  mez- 
zi, si  giudicano  da  sé.  La  Dieta  non  osò  violare  né  la  tolleranza, 
nò  l' indipendenza  d' un  suo  membro  f  ma  fremeano  le  minac- 
ce, e  covavasi  la  guerra. 

Che  contano  ormai  le  lotte  di  parole  e  di  legalità ,  o  i  dibat- 
timenti federali,  quando  si  ha  l'armi  in  pugno,  e  i  reclami  del- 
la coscienza  e  le  incertezze  del  ragionamento  sono  ogni  giorno 
sottoposti  alla  decisióne  della  forza  ?  E  con  questa  fu  di  nuovo 
invasa  Lucerna  (1  apr.  18{5),  capo  Ochsenbéln;  con  questa  fa 
distrutto  il  governo  di  Ginevra  (8  ott.  1846),  che  pur  era  elet- 
to dal  voto  universale  ,  e  surrogato  un  altro  statuto ,  di  demo- 
•  crazia  senza  limiti,  con  assemblea  unica  che  elegge  anche  i  ma- 
gistrati, e  in  cui  tutti  hanno  voce;  e,  cacciato  od  escluso  chion- 

(1)  Che  Gesuiti  sia  colà ,  come  altrove ,  una  vaga  appella- 
sione  di  partito,  appare  chiaramente  dall'  appello  alla  nazione 
svizzera  fatto  da  Albrecht ,  ove  è  detto  :  t  Chiunque  diffonde 
-  ì  tra  noi  la  paura  della  potenza  straniera,  non  conosce  lo  spi* 
»  rito  pubblico  che  domina  fuor  del  nostro  $aese  ;  è  traditore 
ì  della  nostra  eoergia  nazionale  5  è  un  conservatore*  un  pie* 
j  fiata ,  un  gesuita.  1 

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NUOVA  COSTITUZIONE  95 

qne  si  elevava,  chi  possedeva,  chi  serviva  senza  paga,  si  atten- 
ta sino,  ai  fondamenti  della  social  convivenza.  Le  Potenze  con- 
finanti armansi  impaurite  e  minacciose-;  i  Cantoni  cattolici  di 
Lucerna,  Friburgo,  Valese,  Schwitz ,  Uri ,  Zug,  Uoterwald,  si 
alleano  per  necessità  di  schermirsi ,  e  sentonsi  disapprovare 
come  d'illegalità,  e  chiedersi  alla  Dieta  la  dissoluzione  di  que- 
sta lega  separata.  Per  ottenere  il  numero  di  voci  bastanti  a  que- 
st'intento, si  fanno  rivoluzioni  parziali  ne'  varii  Cantoni  (luglio 
1847)  ;  ma  Ochsenbein  portato  presidente  alta  Dieta  non  parìa 
più  di  Gesuiti  o  di  lega ,  ma  dell'  unità  della  Svizzera  ;  e  Berna 
istituisce  un  governo  elvetico.  Le  popolazioni,  da  una  parte  dan 
di  piglio  alla  carabina  e  preparano  l'  agguato  ;  dall'  altra  vanno 
in  folla  pellegrine  ad  Einsiedeln  e  al  sepolcro  di  Nicolò  di  Fine. 
I  Cantoni  cattolici  ricusano  decreti  che  attentano  alla  loro  indi- 
pendenza ,  e  con  un  coraggio  di  martiri  ed  eroi  s>  accingono  a 
sostener  colle  armi  la  libertà  delle  coscienze,  e  il  diritto  di  re- 
golar le  proprie  istituzioni  interne.  Il  sangue  fraterno  contami* 
na  le  tranquille  valli  di  Svizzera  (nov.  1847) ,  e  la  parte  sepa- 
rata rimane  vinta  dappertutto. 

Allora  si  dà  opera  ad  una  nuova  costituzione ,  adottata  poi 
dalla  Dieta  il  12  settembre  1848.  Secondo  questa,  l'assemblea 
federale  è  composta  d' un  Consiglio  nazionale  e  d' un  Consiglio 
degli  Stati.  Il  primo  è  nominato  dai  Cantoni  nella  proporzione 
d'  un  membro  ogni  2000  abitanti,  e  dura  tre  anni  ;  F  altro  è  di 
due  membri  per  ciascun  Cantone.  Un  Consiglio  esecutivo  fede* 
rale  di  sette  membri  viene  eletto  dall'  assemblea  nazionale,  du- 
ra tre  anni,  e  vien  rinnovato  integralmente  ;  e  ad  esso  come  alla 
Confederazione  interna  stan  a  capo  un  presidente  e  un  vicepre- 
sidente ,  annui ,  non  rieleggibili  che  coli'  intervallo  d' un  anno. 
Guerre,  alleanze,  trattati,  relazioni  con  stranieri,  poste,  pedag- 
gi ,  son  riservati  all'  assemblea  federale.  Inoltre  ,  un  tribunale 
federale  di  1 1  membri  triennali  e  1  i  supplenti ,  eletti  dall'  as- 
semblea ,  giudica  in  materia  civile  fra  i  Cantoni ,  o  fra  questi 
e  la  Confederazione ,  o  fra  Cantoni  e  Confederazione  e  i  par- 
ticolari. 

Possa  oggimai  la  Svizzera  riconciliare  la  forza  colla  libertà  ; 
se  nel  rilassamento  si  conservò ,  non  disordinarsi  nel  vigoroso, 

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d4  GERMANIA 

concerto  ;  e  restringendo  il  potere  al  centro  senza  nuocere  al- 
l'individuale esistenza  de'Cantoni,e  a  quelle  forme  originali  dei 
governi  e  de'  possessi ,  serra  di  conforto  ed  esempio  agli  ama* 
tori  delle  costituzioni  repubblicane. 

Confederazione  Germanica. 


,  Germaniche  un  tempo  si  consideravano  entrambe  le  rive  de? 
Reno  ;  ma  la  Francia  popò  a  poco ,  non  solo  ne  occupò  la  sini- 
stra ,  ma  lo  tragittò.  Nel  1552  tolse  all'  Impero  Metz ,  Toul  e 
Verdun  ;  nella  pace  di  Westfalia  il  Sundgau ,  Brisac ,  e  l'alto 
dominio  delle  dieci  città  imperiali  dell'Alsazia,  che  poi  conqui- 
stò nel  1672  ;  nel  79  Friburgo;  nell'  81  Strasburgo  ;  nel  1735 
la  Lorena  ;  nel  97  il  circolo  di  Borgogna  ;  nel  1801  avea  tutta 
h  sinistra  del  fiume  ;  nel  1808  occupava  Rehl ,  Cassel  e  We« 
sei  ;  e  nel  1810  le  Anseatiche,  il  Lauenburgoe  i  paesi  vicini  al 
mare  del  Nord.  Respintane  dar  trattati  del  15  ,  che  resero  a 
ciascuno  quel  che  aveva  avuto  nella  pace  di  Luneville  o  nella 
Confederazione  Renana,  la  Francia  conservò  pure  un  bel  tratto 
sulla  sinistra  fra  Uninga  e  Lauterburgo  :  se  non  che  ad  ogni 
scossa ,  manifesta  il  voto  di  acquistare  tutta  la  linea  del  Reno  ; 
mentre  i  Germani  di  rimpatto  troverebbero  giusto  il  ricuperar 
i  paesi  della  Mosella  e  dei  Vogesi,  avulsa  imperii.  Ciò  colloca 
la  Francia  in  aspetto  ostile  alla  Germania  -,  ma  invaderla  così 
facilmente,  come  un  tempo  faceva  alleandosi  alla  Baviera ,  non 
potrebbe  ,  dacché  questa  possiede  una  bella  regione  sulla  sini- 
stra del  fiume. 

Più  di  questa  ripullulante  quislione  territoriale ,  è  viva  la 
questione  morale.  Una  dominazione  forestiera  ,  comunque  bre- 
ve ,  getta  in  un  popolo  elementi  di  dissoluzione  e  di  novità,  che 
è  poi  difficile  eliminare.  La  Germania  era  stata  culla  delle  nuo- 
ve libertà  d' Enropa  ;  ma  la  venerazione  filiale  verso  i  principi 
avea  lasciato  stabilitisi  la  monarchia  assoluta  indigena  ,  gene- 
ralmente dolce  e  paterna  ;  e  soccorsa  ,  se  non  temperata ,  da 
Stati  provinciali.  Il  despotismo  svelato  di  Napoleone  e  de'  suoi 
soldati  risvegliò  il  sentimento  nazionale  j  il  quale ,  aspettando 

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CONFEDERAZIONE  GEHMA5ICA  09 

l'ora  della  battaglia ,  si  volse  a  cercare  i  monumenti  antichi 
della  gloria  e  della  grandezza  patria. 

Col  proclamare  ,  nell'atto  federale ,  la  sovranità  dei  principi 
6ì  Germania,  Napoleone  non  avea  voluto  che  sottrarli  all'impero 
antico  per  sottometterli  al  proprio  :  ma  essi  la  intesero  come 
se  li  disciogliesse  da  ogni  rispetto  ai  privilegi  del  popolo  ;  laon- 
de da  per  tutto  cassarono  gli  Stati  $  e  cosi  unendo  il  sistema 
noovo  dell'  assoluta  sovranità  coli'  antico  patrimoniale,  produs- 
sero servitù  pubblica  e  servitù  particolare  ;  dominanti  assoluti 
de'  popoli ,  mentr'  erano  servili  allo  straniero.  Il  popolo  ne  in- 
colpava non  essi ,  bensì  il  dominatore  di  cui  erano  stromento  ; 
e  trovossi  pronto  quand'  essi  n'  ebbero  bisogno  per  riscuotersi 
dal  giogo.  Ognuno  sa  le  promesse  allora  prodigate  dai  principi, 
e  come  in  nome  della  libertà  e  dell'indipendenza  fosse  combat- 
tuta la  guerra  dei  pòpoli.  E  i  popoli  vinsero  ;  ma  i  principi  se 
li  spartirono,  senza  riguardo  alle  franchigie  e  consuetudini;  ed 
avendo  imparato  da  Napoleone  quel  despotismo  amministrativo 
che  toglie  ogni  impedimento  alla  volontà  del  padrone. 

Vedemmo  (  voi.  II ,  p.  256  )  come  la  Germania  venisse  ri- 
composta in  una  Federazione.  Nessun  capo  :  l' Austria  presiede 
alia' dieta  ,  che  perpetua  a  Francoforte ,  si  occupa  delle  leggi 
fondamentali  della  Confederazione,  e  delie  relazioni  sue,  inter- 
ne ,  esterne  e  militari.  Gli  Stati  si  alleano  contro  qualunque  at- 
tacco ,  assegnando  perciò  all'  esercito  federale,  un  uomo  ogni 
oento  abitanti  :  non  faranno  mal  guerra  tra  loro ,  ma  le  conte- 
stazioni saranno  decise  dà  un  tribunale.  «  §  13.  In  tutti  i  paesi 
»  vi  sarà  una  costituzione  rappresentativa.  §  16.  Le  differenze 
»  di  religione  non  ne  porteranno  alcuna  nel  godimento  de'diritti 
»  civili  e  politici.  »  Questi  due  paragrafi  sono  quelli  dal  cui  ina- 
dempimento fu  scompigliata  la  Germania. 

Quando  la  dieta  del  1818  stabilì  che  la  Confederazione  non 
era  una  semplice  alleanza,  ma  un'associazione  di  Stati  formanti 
un  tutto ,  protestava  contro  il  sentimento  d' indipendenza  ,  che 
nei  piccoli  Stati  rideslavasi  al  sentirsi  dall'Austria  e  dalla  Prus- 
sia padroneggiati  fino  a  pretendere  di  nominar  esse  il  generalis- 
simo dell'esercito  federale  ;  e  così  la  Germania  fu  considerata 
come  Potenza  europea  e  di  esistenza  e  di  lingua  propria.  Ma 

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§6  CONFEDERAZIONE  GEHMANICA 

quanto  al  bisogno  d'unità  nazionale ,  si  vivamente  manifestato, 
tanto  poco  vi  si  era  provisto,  da  non  istabìlire  tampoco  recipro- 
cante di  commercio  e  di  navigazione ,  e  lasciossi  il  paese  sboc- 
concellato fra  una  trentina  di  governi ,  senza  riguardo  ad  flltro 
che  ai  diritti  storici  o  diplomatici  de'  principi.  Al  congresso  di 
Vienna  il  professore  Thibaut  aveà  proposto  si  facesse  un  codice, 
obbligatorio  come  diritto  comune  di  tutta  la  Germania ,  e  mo- 
dificabile dai  diversi  sovrani..  È  sempre  pericolosa  una  legge 
unica  a  paesi  sottoposti  a  principi  diversi,;  e  un  libro  ove  si  e- 
sponessero  le  somiglianze  e  differenze  nella  legislazione  di  quei 
varii  Stati ,  sarebbe  stato  più  spediente  per  rendere  compiute 
le  legislazioni  parziali.  Molti  Tedeschi ,  e  massime  Savigny  , 
combatterono  quella  proposizione  come  un  attentato  tirannico , 
una  rinnovazione  di  quel  fiero  diritto ,  per  cui  i  Francesi  vinci- 
tori imponeano  da  per  tutto  il  loro  codice  :  donde  sorse  una 
scuola  storica,  che  giunse  ad  asserire,  le  leggi,  essenzialmente 
progressive ,  non  doversi  incatenare  allo  scritto,  ma  solo  aversi 
consuetudini ,  le  quali  si  modifichino  coi  tempi  (1). 

Verun  interesse  dunque  ,  veruna  forma  di  governò  comune 
fra' varii  Stati:  i  popoli  trovaronsi  abbandonati  ai  principi,  e  alle 
istituzioni  che  a  questi  piacquero.  Ai  signori  mediatizzati  con- 
fermaronsi  alcuni  diritti  feudali ,  che  ripugnavano  allo  spirito 
del  tempo  e  alle  blandite  speranze  :  ed  essi,  e  i  signori  territo- 
riali ,  e  i  principi ,  formavano  una  gerarchia  di  oppressioni,  ap- 
poggiate quai  sull'  antica  costituzione  dell'  Impero,  quale  sulla 
Confederazione  Renana ,  quale  sulla  presente.  Più  sentivasi  il 
difetto  pel  paragone  coi  Tedeschi  della  sinistra  del  Reno ,  che, 
nella  temporanea  unione  alla  Francia.,  ottenuto  esenzione  da 
decime  ,  da  bandite  ,  da  ogn' altra  prestazione  servile ,  la  con- 
servavano anche  dopo  tornati  tedeschi.  La  dieta  stessa  mostrossi 
non  assemblea  rappresentativa ,  ma  autorità  imperante;  e  in  af- 
fari di  signori  privati  e  in  pretensioni  di  famiglie  consumava  le 
tornate,  negligendo  le  vere  importanze  :  nella  fame  del  1817 
erasi  appena  alle  informazioni  quando  la  nuova  messe  sorgiun- 

(1)  Una  ingegnosa  classificazione  delle  leggi  relative  ai  Co- 
rnimi in  Germania  trovasi  in  Grece",  Ansichlen  uber  SkuUsund 
òffe  ittiche*  Leben.  Norimberga,  1843* 

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G0TOVB8S0  DI  CARLSBAD  97 

se  :  non  8i  spingeva  uè  V  ordinamento  militare ,  né  il  lavoro 
delle  fortificazioni ,  alle  quali  eransi  destinate  le  contribuzioni 
di  guerra  imposte  alla  Francia  :  tanto  meno  si  provedeva  allo 
libertà  domandate. 

Pertanto  i  patrioti  delusi  tennero  vivo  quel!'  antico  spirito , 
che  si  voleva  spegnere  dopo  cessatone  il  bisogno ,  e  lo  manife- 
stavano (  giacché  altrimenti  non  poteano  )  n$lle  fogge  e  nella 
letteratura.  Altri ,  massime  nelle  provincie  renane ,  pascevansi 
delle  idee  filosofiche ,  vagheggiando  la  sovranità  del  popolo. 
Essendosi  poi  mutati  possessi  e  padroni ,  mancava  la  tradizio- 
nale devozione  antica.  Il  clero,  privato  dei  domini!  e  sottoposto 
ai  prìncipi ,  lamentami  ;  molti  interessi  locali  erano  offesi  :  il 
che  tutto  formava  una  opposizione ,  la  quale  prorompeva  nella 
stampa ,  abbastanza  libera. 

I  governi ,  cui  Siria  stato  difficile  soddisfare  a  tutto,  stabili* 
rono  non  ceder  in  nulla  ;  guardarono  come  cospirazione  ogni 
manifestar  di  voti;  le  associazioni  delle  università  e  le  dimostra* 
zioni ,  piuttosto  giulive  che  altro,  fatte  alla  Wartburglld  ott. 
1817)  per  celebrare  il  terzo  giubileo  della  Riforma  e  l'anniver* 
sarto  della  battaglia  di  Lipsia ,  eccitarono  a  riazione  i  governi  ; 
l'uccisióne  di  Kofzebue  (  voi.  Il,  p.  3?5  )  e  l'attentato  d>  un 
farmacista  contro  Hell  >  consigliere  del  duca  di  Nassau,  posero 
io  timore  di  trame  regicide,  di  rinnovati  tribunali  westfalici.  La 
nobiltà  immediata ,  vedendo  le  sue  pretensioni  e  i  consolidati 
diritti  feudali  minacciati  dalla  democrazia ,  si  collegò  contro  di 
questa  ,  e  indusse  guerra  al  sistema  rappresentativo ,  come  a 
figlie  della  rivoluzione  schiacciata  e  della  conquista  forestiera. 
Cominciarono  dunque  le  persecuzioni  (1818),  e  un  Congresso 
dei  re  a  Carlsbad  (voi.  II ,  p.  326  )  divise  i  modi  di  reprimere 
lo  spirito  patriotico  ,  e  di  consolidare  il  monarchico.  Una  com- 
missione doveva  indagare  le  ramificatisi  trame  demagogiche  ; 
le  università  restavano  vigilate ,  e  impedita  la  società  generale 
ideata  per  corrispondere  fra  le  varie;  tolta  la  libertà  di  stampa, 
e  fatti  responsali  i  governi  di  quanto  in  ciascun  paese  si  pubbli* 
casse  (L).  Così  mutavasi  la  condizione  politica  della  Germania. 

(1)  Decreto  di  Francoforte ,  20  settembre  1819. 

IH.  7 

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98  CGMMtSSIONB  DI  MAGONZÀ 

Uniti  poi  io  Vienna  f  i  Potentati  trattarono  dell'  iodipendem 
dei  popoli  verso  i  prìncipi ,  di  quella  de'  principi  verso  Austria 
e  Prussia  :  dove  comincia  l'autorità  della  dieta?  come  farà  ese- 
guire le  sue  decisioni  ?  qual  estensione  dare  all'  articolo  XIII 
dell'atto  federale?  v'avrà  assemblee  di  Stati  in  ogni  paese  della 
Coofederaziooe  ? 

Le  due  prime  qoistkmi  si  decisero  contro  l'iodipendemm,  di* 
chiarendo  la  dieta  organo  della  volontà  e  dell'  azione  delfiniera 
Confederazione  ,  interprete  dell'  atto  federale  ,  vindice  della 
pace ,  con  arbitrio  di  combattere  la  ritolta  tu  ogni  paese  fede- 
ralo ,  anche  non  invitata  dal  governo  locale ,  e  d' ordinargli  di 
far  eseguire  i  decreti  di  essa.  Ledere  le  costituzioni  esistenti  non 
si  osò,  ma  si  prescrisse  noa  potessero  cambiarsi  se  noa  per  vie 
costituzionali  :  pure  il  principio  fondamentale  dell'  unione  esi- 
gere che  tutti  i  poteri  della  sovranità  siano  ristretti  ne)  capo  su- 
premo. Posti  questi  fondamenti  a  titolo  di  sicurezza  interna , 
la  dieta  s' intromise  in  ogni  conflitto  fra  governanti  e  sudditi. 

La  commissione  centrale  istituita  a  Magonza  (1822)  per  cer- 
car e  giudicare  queste  mene  demagogiche)  compilò  trentadue 
rapporti  sull'  estensione  e  V  intento  delle  società  segrete  :  ma 
«e  attestò  le  dottrine  pericolose  della  gioventù  tedesca ,  noa 
Scoperse  veruna  cospirazione  materiale  contro  i  governi  stabi- 
liti ;  né  potersi  assicurare  che  da  società  aecrete  fosse  diretto 
il  pugnale  di  Sand.  La  dieta  ne  profitta  per  assicurare  i  cittadi- 
ni ben  intenzionati,  «  che  tali  agitazioni  sono  isolate  ;  laonde  al 
confidino  ne'  loro  governi ,  anche  pe'  provediraenti  che  potreb- 
bero guardare  siccome  impacci  inutili  alla  libertà  di  pensare  , 
scrivere ,  insegnare  (1).  » 

Spirato  il  quinquennio  (  16  ag.  1824  )  delle  leggi  contro  la 
libertà  della  stampa,  la  dieta  le  rinnova  senza  prefiggere  termi- 
ne ,  e  mantiene  la  commissione  d' indagine  a  Magonzi;  la  quale 
poi  sciogliendosi  nel  1828,  dichiarò  non  aver  nulla  scoperto  di 
rilevante.  L' Austria,  che  per  bocca  di  Metternich  avea  dichia- 
rato scopo  suo  «  la  conservazione  dell'  ordine  stabilito,  »  e  il 
cui  imperatore ,  ai  deputati  del  comitato  di  Pest ,  si  lagnò  che 

(l)  Opinione  del  comitato  della  Dieta, 

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LIBERALISMO  GERMANICO  99 

t  fatto  il  mondo  stoltizzaue,  repudiando  lo  antiche  e.  cercando 
nuove  costituzioni ,  »  rammenta  come ,  il  20  settembre  1819, 
«  erasi  deciso  che  alle  parziali  assemblee  di  Stato  sarebbe  vie- 
tata ogni  espressione  di  principi*  o  dottrine  pericolose  ai  diritti 
o  al  potere  monarchico:  •  e  per  assecondarla)  la  dieta  delibera 
die  questo  sia  mantenuto  in  tutta  1'  integrità  ,  e  si  ripari  all'a- 
buso delle  pubbliche  discussioni.  Ultimo  colpo ,  dato  dalla  mo- 
narchica prudenza  a  quello  spirito  nazionale  e  popolare ,  che 
per  salvezza  di  essa  era  stato  eccitato. 

Erano  dunque  gli  Stati  secondarli  sottomessi  affatto  ai  gran- 
di ;  dacché  alla  dieta  permettevansi  atti  così  importanti  :  pare 
sei  tollerarono  come  necessario  a  difendersi  dai  sudditi  ;  e  ne 
venne  una  lega  di  principi  contro  i  democratici. 

Le  costituzioni  germaniche  non  derivano  dalla  sovranità  po- 
polare, ma  dall'idea  storica  della  sovranità  del  principe;  laonde 
le  Camere  sono  rappresentanza  di  Stati ,  non  rappresentanza 
nazionale.  In  conseguenza ,  il  principe  non  conosce  altri  limiti 
che  le  riserve  espresse  dalla  legge  scritta,  o  i  diritti  storici  dei 
sudditi  ;  mentre  ne'  paesi  di  sovranità  popolare  il  governo  non 
possiede  se  non  P  attività  attribuitagli.  Però  ne9  paesi  meridio- 
nali ,  proveduti  di  costituzioni ,  come  vedemmo  ,  esercitava» 
1*  opposizione  legale  ;  onde  non  si  potè  sottometterli ,  e  solo  si 
pensò  a  restringere  quelle  franchigie  e  impedirne  il  contagio , 
col  dichiarare  che  gli  Stati  provinciali  nulla  aveano  a  che  fare 
colle  forme  democratiche,  incompatibili  co'governi  monarchici, 
unici  elementi  della  Confederazione  ;  e  che  i  popoli  s' erano 
troppo  ingannati  quando  aveano  inteso  si  promettessero  garan- 
zie e  partecipazione  di  tutti  ai  diritti  costituzionali. 

Avendo  il  re  di  WOrtemberg  allargato  la  costituzione  ,  gli 
Alleati  se  ne  offesero  e  ritirarono  gli  8mbasciadori  ;  ma  egli 
stette  saldo.  AI  contrario,  l'Austria  ebbe  una  consolazione  quan- 
do Hduca  di  Baden  fe'pregarsi  da  molti  Comuni  d'abolirla  (1825), 
e  di  regnare  secondo  il  paterno  suo  cuore.  La  Baviera  tenevasi 
fida  alla  monarchia  temperata  ;  e  Lodovico ,  re  poeta ,  le  dava 
apparenze  di  prosperità  straordinaria,  chiamando  i  migliori  pro- 
fessori alla  sua  università,  prosperante  nel  libero  insegnamento, 
facendo  della  sua  capitale  l' Atene  germanica  ,  $  insieme  com- 

y  Google 


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*00  BRUNSWICK  —  ASSIA 

piendo  grandiose  opere  ,  fra  cui  basti  nominare  il  eanale  dal 
Reno  al  Danubio  ,  cioè  dal  mar  Nero  al  mare  del  Nord  ,  dise- 
gnato da  Pechemann  (1). 

La  Germania  ,  ridotta  sotto  la  discreta  ^sorveglianza  della 
polizie  dentro  e  dell'  Austria  fuori ,  non  potendo  più  discutere 
i  proprii  affari ,  si  volse  a  quelli  di  Francia,  e  lo  sfogo  impedito 
nella  stampa  concentrò  nelle  società  secrete.  Allo  scoppio  per- 
tanto della  rivoluzione  del  1834) ,  ne  tennero  dietro  di  parziali, 
alcune  represse  ,  altre  riuscite  a  cambiamenti  essenziali. 

Il  ducato  di  Brunswick  ,  Innestato  al  regno  di  Westfalia,  poi 
ristabilito  nel  1814  ,  fu  dato  a  Federico  Guglielmo  ,  cbe  restò 
ucciso  pochi  giorni  prima  della  giornata  di  Waterloo.  Allora. 
Giorgio  IV  d' Inghilterra  assunse  la  tutela  di  Carlo  figlio  di  lui, 
e  nel  1820  diede  a  quel  paese  una  costituzione.  Sia  Carlo,  quan- 
do uscì  di  pupillo  (1827) ,  disapprovò  V  amministrazione  dello 
zio  ,  né  più  volle  convocare  gli  Stati.  Lagnandosene  .il  re  d' In- 
ghilterra ,  la  dieta  germanica ,  cbe  non  polè  iodurre  altrimenti 
il  duca  a  serbare  la  costituzione  ,  invase  il  ducato ,  e  Carlo  an«- 
dossene  a  vivere  a  Parigi ,  lasciando  altrui  la  cura  del  paese. 
Tornatovi  per  la  rivoluzione  del  30,  procedette  più  che  mai  di* 
spotico  e  superbo:  onde  il.piccolo  paese  il  cacciò  (B  sett.  1830), 
e  gli  sostituì  il  fratello  esdetto  Guglielmo,  il  quale  rimise  l' or* 
dine  e  diede  uno  statuto. 

Guglielmo  I  elettore  d'Assia,  ripristinato  nel  1813,  volle 
rimettere  V  antico  assetto ,  fino  al  cerimoniale  e  agli  abiti ,  co* 
me  non  vi  fosse  mai  stalo  Girolamo  Buonaparte  ;  e  sminuì  i  sa- 
larli e  le  franchigie  (  1821  ).  Suo  figlio  Guglielmo  II  camminò 
sulle  pedate  paterne  ,  e  con  una  relazione  scandalosa  demeritò 
della  morale  come  della  politica.  Venutane  una  insurrezione 
(  30  sett.  1831),  egli  rimise  il  governo  al  figliuolo  Federico  Guv 
glielmo. 

(1)  li  canale  Lodovico  comincia  a  Bamberga  ,  e  di  li  verso 
Il  Danubio  supera  un  piano  elevato  489  metri  ;  poi  segue  la  di- 
rezione meditala  da  Carlo  Magno  ,  dove  ancora  si  scorgevano 
tracce  di  scavi,  chiamati  Fossa  Carolina  ;  infine  per  l'Altinubl 
H  canale  sbocca  nel  Danubio  a  Kehlheim.  E  lungo  23  miglia, 
con  105  ponti;  fu  scavalo  in  12  «noi,  e  costì- circa,  33  milioni*. 

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AftNOVEB  —  SASSONIA  401 

IP  Ann  over  ,  insorto  nel  31  ,  è  acquetato  colla  promessa  di 
odo'  statuto ,  portato  in  fatti  dalla  legge  del  26  novembre  1833 
di  Guglielmo  IV  d'Inghilterra.  Lui  morto,  il  succeduto  suo  fra* 
teiio  Ernesto  Augusto ,  duca  di  Gnmberland ,  dichiara  non  vo- 
lere impacci  nel  fare  il  bene  de'  sudditi,  e  convoca  gli  Stati  se- 
tondo  la  norma  del  1819.  Tristo  esempio  di  cancellare  a  un 
tratto  le  costituzioni:  onde  si  scrive,  si  protesta,  si  destituisce; 
i  cottegli  elettorali  ricusano  far  le  nomine  \  la  dieta  non  vuol 
rendere  giustizia ,  per  non  dare  torto  al  re  :  il  quale  nel  40  y 
detta  una  Carta  tutta  monarchica;  il  popolo  la  ricusa,  e  la  lotta 
si  prolunga.  * 

I  Sassoni,  nazione  più  educata,  chiedevano  un  miglioramento 
alle  antiche  istituzioni,  e  che  cessasse  la  preferenza  che  diceano 
data  ai  Cattolici ,  onde  fecero  la  rivoluzione  ,  ove  il  re  Antonio 
abbandonò  il  potere  al  nipote  Federico  (  13  sett.  1830  ),  efu 
data  una  nuova  costituzione,  allargata  la  stampa,  dispensati 
dalla  censura  civile  i  libri  ecclesiastici. 

Altri  paesi  costituzionali  procuravano  mancipare  la  stampa 
dalle  pastoje  della  dieta ,  e  che  le  istituzioni  si  allargassero  e 
rendessero  reali  con  vera  rappresentanza  nazionale  e  pubblici» 
ti.  Si  fecero  associazioni  per  tale  intento ,  le  quali  invitarono 
ai  un  convegno  ad  Hambach  ,  altura  che  domina  la  deliziosa 
vatie  del  Reno.  Ivi  si  parlò  con  gran -calore  per  la  libertà  della 
stampa  e  Punita  della  Germania,  e  norenna  molta  concitazione 
alla  Baviera  renana. 

I  re ,  esitanti  sulle  prime  per  paura  della  nazione  francese 
ridestata ,  che  riparlava  di  frangere  le  vergognose  barriere  del 
181  &  e  recuperare  il  Reno,  come  la  videro  rientrare  nell'ordine 
antico ,  si  accinsero  a  rimettere  l'assoluta  autorità;  e  allegando 
i disordini,  vollero  opporre  alle  declamazioni  di  Hambach  (1832) 
la  realtà  di  leggi  rigorose.  Prescrissero  dunque,  dover  i  sovrani 
rigettare  qualunque  domanda  delle  Camere  dissonasse  dall'Atto 
di  Vienna  ,  il  quale  concentra  nel  principe  i  poteri  dello  Stato; 
se  quelle  negassero  l' imposto ,  interverrebbe  la  forza.  La  Dieta 
costituì  una  commissione  sejenne  onde  pesare  in  tal  senso  le 
proposizioni  e  risoluzioni  delle  varie  Camere  ;  é  i  governi  s'ob- 
bligarono reciprocamente  a  quanto  fosse  mestieri  per  reprimere 

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102  AtJSTBlA  —  PIUSSIÀ 

ogni  rigoglio  delle  assemblee  di  Stati  contro  la  dieta.  Vi  s'ag- 
giunse dipoi,  cbe  nessuno  scritto  tedesco,  stampato  fnori  della 
Confederazione,  potesse  introdurvisi  senza  licenza  \  non  far  con- 
greghe politiche ,  o  portare  coccarde ,  o  piantare  alberi;  e  cosi 
altre  restrizioni. 

Non  dunque  solo  il  partito  rivoluzionario  comprimersi ,  ma 
anche  il  costituzionale.  Entrambi  tentarono  resistere,  ma  falli- 
rono :  le  due  principali  società  ,  Arminia  e  Germania,  aspiranti 
all'unità  germanica,  fecero  un  movimento  a  Francofone  (1833), 
cbe  represso,  crebbe  forza  al  partilo  soprastante.  Alle  Potenza 
estere ,  reclamanti  in  favore  delle  germaniche  libertà  (1) ,  non 
si  die  retta  ;  e  avvenne  qui  pure  ciò  cbe  altrove ,  di  perdere  i 
privilegi  vecchi  per  volerne  di  nuovi. 

La  depressione  degli  Stati  minori  assicurava  la  prevalenza 
de9  due  grossi. 

V  Austria  non  facea  cbe  stringere  ,  frenare  »  negare  ;  laonde 
chi  volesse  in  Germania  elevarsi  a  fronte  di  essa  dovea  costituirai 
fautore  delle  libertà ,  delle  nazionalità ,  delle  dottrine  ;  e  tal 
compito  parve  assumersi  la  Prussia.  Le  grandi  sventure  sotto 
Napoleone  le  servirono  di  scuola  e  rigeneramene).  Al  rompersi 
iella  rivoluzione  avrebb'essa  dovuto  allearsi  alla  Francia  per 
reprimere  l'Austria;  ma  l'interesse  d'equilibrio  cedette  a  quello 
de'principii,  e  Federico  Guglielmo  II  si  alzò  campione  dei  reali 
di  Francia.  Non  secondato  dagli  Alleati ,  andò  a  fascio  ;  poi 
quando  Caterina  di  Russia  gli  giltò  qualche  brano  della  Polonia, 
dovette  pensare  a  comprimere  questa  ;  in  fine  si  rappattumò 
eolla  Francia ,  la  quale  pensò  per  suo  mezzo  elevare  il  partito 
profestante  in  Germania  e  pacificare  l' Europa. 

Federico  Guglielmo  III  (  1797  ) ,  succeduto  di  27  anni,  prò* 
pendea  per  Francia  ;  ma  non  osò  nimicare  la  Russia,  e  conser- 
v ossi  neutro  ne'  primi  disastri  de'Francesi,  come  poi  alle  sedo-* 
«ioni  minacciose  di  Napoleone.  Però  il  ministro  Stein  compreso 
ehe,  per  determinare  il  popolo  a  sagrifizii,  non  bastano  combric- 
cole segrete ,  e  si  diede  alle  grandi  riforme  (9  ott.1807):  abolì 

(1)  Vedi  il  discorso  di  Buhrsr  al  Parlamento  inglese,  %  ago- 
Sto  1832. 

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MESSIA  103 

lì  msallaggto  ,  1*  servitù  della  gleba  e  tutte  le  giurisdizioni  e- 
reditarie  ;  a  borghesi  e  paesani  comunicò  il  diritto  di  comprar 
fendi  ;  il  commercio  e  l'industria  non  derogassero  la  nobiltà  : 
poi  compiè  { 1808  )  V  emancipazione ,  dando  che  ogni  vassallo 
ereditario  potesse  divenire  proprietario  legale  di  due  tersi  del 
dominio  da  lai  lavorato ,  rimanendo  il  resto  al  signore.  Stabili 
pare  il  sistema  delle  municipalità  elettive,  dove  ogni  cittadino» 
di  qual  sia  nascita  o  credenza,  può  scegliere  i  propri!  magistra- 
ti. Tolto  il  privilegio  dei  gradi  militari ,  da  Federico  II  confo* 
rito  ai  nobili ,  procurò  un  esercito  nazionale  colla  coscrizione) 
esercitò  la  gioventù  nell'  armi  :  prudenti  transizioni  dal  gover-  " 
no  militare  di  Federico  II  ad  una  ragionevole  costituzione. 
•  Napoleone  obbligò  Federico  Guglielmo  a  congedare  Stein  ; 
ma  le  idee  di  questo  erano  già  entrate  nella  politica  del  re ,  il 
quale  si  applicò  alla  riforma  con  amore  del  popolo  e  della  giù- 
,  sfida  ;  sostilo!  tassa  uniforme  sulle  persone  e  i  paesi  tutti  }  a- 
boli  corporazioni  e  privilegi.  Nel  1813  il  re  scompare  fra  1'  ar« 
dòr  bellicoso  del  popolo  e  la  preponderanza  della  Russia:  e  non 
fa  lui  che  spinse  in  guerra  tutto  il  suo  popolo  ,  il  quale  alla 
pace  si  trovò  vincitore  ,  e  .confortato  di  larghissime  promesse. 
Era  più  facile  farle  che  mantenerle:  e  ad  un  Regno  creato  dalla 
spada  e  dai  trattati ,  sensa  confidi  naturali ,  senza  unità  di  ras* 
te ,  di  lingua  ,  di  civiltà ,  di  legislazione  ,  di  credenze ,  di  me* 
morie;  dove  nei  paesi  orientali  domina  ancora  il  diritto  feudale, 
mentre  negli  occidentali  la  vicinanza  e  la  dominazione  di  Fran- 
cia introdusse  nella  legge  principi!  democratici  ;  parve  a  Fede- 
rico Guglielmo  non  potersi  dar  coerenza  che  col  governo  asso- 
luto ;  ef  per  esercitarlo  si  restrinse  co1  suoi  alleati.  Se  ne  irri- 
tarono i  patrioti ,  e  chiamarcelo  tiranno  e  mentitore  ;  e  gli  ec- 
citati risentimenti  crebbero  negli  alleati  la  necessità  di  stare 
uniti  per  reprimerli.  Pure ,  mentre  nel  1823  il  trionfo  inorgo- 
gliva ad  abolire  tutte  le  libertà  ,  Federico  Guglielmo  concesse 
gli  Stati  provinciali ,  comunque  di  attribuzioni  ristrettissime. 

Nel  1830  ,  la  rivoluzione  belgica  abbattè  la  casa  d'Orango 
tanto  a  lui  legata ,  e  toglieva  le  posizioni  che  fiancheggiavano 
fi  granducato  del  Basso  Reno,  dove  manifestar  ansi  inquietudini» 
Perciò  il  re  voleva  schiacciate  colmarmi  quella  rivoluzione,  ma 

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104  MTOSSU 

gì'  interessi  diplomatici,  non  permisero  che  la  pace  fosse  intera 
rotta. 

La  Prussia  non  ha  frontiere;  al  nord  può  essere  attaccata  su 
tutti  i  punti;  non  possiede  le  sorgenti  deirOder  né  della  Visto- 
la ,  del  Niemen,  del  Reno ,  dell'Elba,  fiumi  che  le  danno  tanta 
vita  :  sicché  essa  dovette  ,  più  che  su  posizioni  geografiche  , 
farsi  forte  nelle  militari ,  e  ancor  meglio  nel  morale.  Colle  mi- 
gliori fortezze  del  mondo  si  procuro  quella  sicurezza  che  non 
ha  dalla  forma  sua  né  dai  fiumi  troppo  spesso  gelati }  e  colla 
landwehr  una  riserva  di  tre  milioni  e  mezzo ,  di  poca  spesai  e 
senza  togliere  braccia  e  teste  alla  cittadina  attività,  non  tenendo 
In  piedi  che  cenventiduemila  soldati,  di  cui  pure  un  decimo  la- 
sciasi alle  case.  La  popolazione  (  come  in  tutta  la  Germania  , 
non  contando  l' Austria  )  vi  crebbe  grandemente ,  e  di  tre  mi- 
lioni di  teste  aumentò  in  questi  ultimi  venti  anni.  A  ridurre  le 
disformi  popolazioni  a  qualche  unità  i  re  di  Prussia  adoprarooo 
con  perseveranza  e  genio ,  e  ad  aggruppare  intorno  a  sé  i  pic- 
cioli Stati ,  ponendosi  rappresentanti  delia  Germania.  Massime 
dopo  caduto  l' Impero ,  Federico  Guglielmo  blandì  gì'  interessi 
e  le  idee  in  modo ,  da  apparirne  centro  in  tutta  Germania;  egli 
che  comandata  ad  undici  milioni  di  Tedeschi ,  il  maggior  nu- 
mero che  mai  siasene  unito  sotto  uno  scettro  solo. 
<    Appena  tolto  il  blocco ,  l'Inghilterra  inondò  di  merci  la  Ger- 
mania ,  che  per  le  armi  area  neglette  le  manifatture.  Tra  le  al* 
tre  cose  cui  non  provide  il  Congresso  di  Vienna  ,  erano  le  in- 
terne relazioni  commerciali ,  attribuendole  alla  dieta  ;  onde  si 
conservarono  le  antiche  barriere  ;  e  tariffe  e  proibizioni  e  riva* 
lità  opponeansi ,  anche  in  questo  ,  all'  unità.  Là  Prussia  princi- 
palmente avea  bisogno  di  buone  finanze  e  d'amministrazione  for- 
te ed  una  ;  e  non  potendo  più  rincarire  le  imposte  dirette ,  bi-. 
sognava  sistemasse  le  indirette.  Ha  qui  appariva  il  vizioso  siste- 
ma delle  dogane  ;  onde  accortasi  come  il  mezzo  di  prosperarle 
fosse  la  libertà ,  cominciò  ad  assicurarla  nell'  intórno ,  sicché 
tutto  potesse  entrare  e  uscire ,  agevolando  la  stima  e  la  sorve- 
glianza col  far  pagare  secondo  peso  e  misura ,  non  secondo  la 
natura.  Subito  ne  risentì  vantaggio  t  e  le  manifatture  prospera- 
rono, per  un  provedimento  che  credeaai  doverlo  intisichire.  Gli 

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LA   LEGA   DOGANALE       -  4 OS 

altri  Sfati. 9  sentendo  Io  svantaggio  dell'isolamento  e  delle  mol- 
teplici dogane  ,  vedeano  opportuno  il  procacciarsi  un  mercato 
più  largo  mediante  reciproche  concessioni  (1825).  Assia-Darm- 
stadt ne  trattò  colla  Prussia  ;  e  nel  trattare  elevaronsi  a  con- 
cetto più  vasto,  qual  fu  di  liberamente  barattar  i  loro  prodotti, 
senta  dogane  fra  i  due  Stati* ;  ciascuno  sulla  propria  frontiera 
esigendo  le  tasse ,  da  dividersi  a  norma  della  popolazione. 

Erano  idee  opposte  alle  abitudini  j  ma  l' esperienza  le  fece 
trionfare  delle  sinistre  previsioni  de'teorici.  Baviera  e  WQrtera- 
berg  (1828)  avevano  già  fatto  altrettanto,  sul  cui  esempio  si  uni- 
rono l'Assia  Elettorale  coll'Annover  e  la  Sassonia,  il  Brunswick 
•  con  Brema  e  Francofone.  La  Prussia,  pensando  darsi  il  prima" 

10  in  Germania  per  mezzo  del  commercio,  fonde  le  due  unioni; 
eqol  1830  Prussia,  Assia,  Baviera,  Wurtemberg  hanno  franca 
reciprocala  de'prodotti  e  dell'industria. 

La  prova  arrise  tanto,  che  la  lega  doganale  nel  46  abbraccia* 
va  8307  miglia  quadrate  tedesche  (  da  8  chilometri  e  mezzo  )  | 
con  29  milioni  e  mezzo  di  abitanti;  cioè  tutta  la  Germania  cen- 
trale e  meridionale,  eccetto  le  possessioni  dell'Austria,  la  quale 
ne  restò  isolata  in  grazia  delle  Provincie  italiane  e  dell'  Unghe- 
ria. Base  n'è  la  prima  unione,  a  cui  le  altre  si  considerano  aver 
acceduto.  La  tariffa  è  moderatissima,  ma  col  gravare  le  mani- 
fattore straniere  si  credette  favorire  le  indigene.  Di  fatto  creb- 
bero le  cotoncrie  ,  i.pannilani ,  le  seterie ,  tanto  da  cessare  di 
tributarne  i  forestieri;  i  possessi  stabili  valsero  di  più;  i  capitali 
s'impiegarono  a  vantaggio  ;  i  poveri  ebbero  lavoro ,  tutti  ago* 
volezza;  i  governi  grand' economia  nell'amministrazione,  essen- 
dosi la  linea  ridotta  a  meno  di  metà;  diminuito  il  contrabbando 
e  perciò  l'immoralità,  e  quindi  cresciuta  la  regolare  introduzio- 
ne, e  risparmiata  la  necessità  di  giudizii  e  prigioni. 

Manca  un  gran  porto  sul  mare,  per  agevolare  sfoghi  di  fuori. 

11  Baltico  è  lontano,  e  chiuso  in  grazia  del  pedaggio  del  Sund; 
l'Annover  attiensi  all'Inghilterra  ;  l'Holstein  alla  Danimarca  : 
Brema  e  Amburgo  non  vogliono  rinunziare  al  vantaggio  che 

.  traggono  dal  concorso  di  tante  merci  forestiere  ;  onde  non  si 
associano,  e  il  mare  è  impedito  (1).  Però  la  lega  doganale  vien 
(l)  Amburgo  v'entri  poi  nel  1847  :  poi  nel  51  vi  si  uni  tutto  Io 
ZollYereiu. 

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106  BCSSIA 

rinserrata  dalla  Francia ,  dall'  Olanda ,  dalla  Russia ,  dalP  Au- 
stria ,  divenuta  forestiera  alla  Germania  ;  onde  dee  limitarsi  a 
trattati  di  commercio, invece  di  proclamare  quella  libertà  che, 
secondo  le  dottrine  del  fondatore  di  quel  sistema  { 1  ) ,  non  po- 
trebbe se  non  essere  reciproca. 

L'unione  doganale  è  una  nuova  espressione  del  bisogno  di 
unità. 

Russia. 

A  queste  Potenze  qnal  importanza  rimane  ove  si  paragonino 
alla  Russia  e  all'Inghilterra?  La  Russia  è  sistemata  militarmen- 
te anche  nel  civile  :  di  chi  non  abbia  rinfrescato  la  nobiltà  avita 
militando,  t  figli  cessano  d' essere  nobili  :  la  lunghissima  dura- 
ta del  servizio  produce  una  cavalleria  e  un1  artiglieria  eccellen- 
ti ;  uffiziali  cercansi  di  Germania  e  d' Inghilterra  ;  il  popolo  6 
supremamente  foggiato  all'  obbedire.  In  tali  condizioni  è  pur 
difficile  in  un  capo  la  moderazione  ! 

.  E  il  fatto  che  più  colpisce,  è  V estendersi  continuo  della  Rus- 
sia. Invano  la  geografia  e  la  diplomazia  le  assegnano  i  confi- 
ni (2)  :  da  un  secolo,  in  ogni  trattato  s'ingrandì  ;  acquistò  dalla 

(1)  Federico  List,  uccisosi  nel  1847. 

(2)  Ecco  i  successivi  incrementi  della  Russia  da  Pietro  il  Gran* 
de  in  poi; 

1°  Molte  proviacie  da  lui  tolte  alla  Turchia ,  lungo  41  Mar 
Nero  fin  al  Dauubioe  al  Prulh ,  su  cui  1,002,000  abitanti,  divisi 
in  8  governi. 

2°  I  paesi  degli  antichi  Mongoli ,  Tartari  e  Cosacchi ,  for- 
manti tre  governi  con  3,289,000  anime. 

3°  In  Asia,  porzione  dell'Armenia,  la  Georgia  tolta  alla  Per* 
sia  nel  1801  e  1813,  oltre  le  provinole  ali1  occidente  del  Mar  Ca- 
spio ,  fra  il  Gours  e  TAras;  ad  oriente  di  questo  mare ,  il  territorio 
Che  prolungasi  fin  al  golfo  di  Balkan;  finalmente  in  riva  all' Aras 
i  kanati  d'Erivan  e  di  Nakibevan,  ceduti  per  trattato  del  Ì817.  la 
tutto  1,500,000  anime.  Il  trattato  di  Turkend-Tchai  nel  1627  la 
rese  unica  signora  di  navigar  il  Caspio ,  dove  la  Persia ,  da  quel- 
f  ora,  più  non  possiede  né  marina  militare  né  mercantile. 

4°  La  Livonia,  Curlandia,  Estonia,.  Finlandia. 

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bomijl  107 

Svezia  la  lungamente  vagheggiata  Finlandia,  Abo,  Wihargo,  la 
Urania,  Riga,  Revel  e  parte  della  Lapponia  :  dalla  Germaaia  la 
Cortandia  e  la  Samogwia  :  dai  Polacchi  la  Lituania ,  la  Volioia, 
parte  della  Gattaia ,  la  Poloaia  propria  :  dall'  Impero  Ottomano, 
brani  della  Piccola  Tartaria  ,  la  Crimea ,  la  Bessarabia  :  dalla 
Persia  la  Georgia,  la  Circassia,  lo  Scirvan  :  dalla  natura  le  estre* 
Olita  polari  per  cui  ai  toccano  Aaia  e  America,  e  le  isole  vicine* 
ormai  nel  Caspio  non  appare  altra  bandiera  che  la  sua  :  ricinge 
9  Mar  Nero  e  il  Baltico  ;  ogni  rem?  anni  procede  sa  terre  che 
furono  occupate  a  vicenda  da  popoli  diversi  ;  prima  le  rive  del 
Don,  poi  la  Nuova  Russia  lungo  il  Dnieper  ;  poi  la  Crimea  nber* 
fattissima  ;  poi  i  paesi  fra  il  Bug  e  il  Dnieper  ;  poi  quelli  fra  il 
Dwester  e  il  Prath,  Budeak  e  la  Bessarabia  ;  teatè  si  assise  sul 
delta  del  Danubio  e  lo  fortifica  ;  da  Aland  minaccia  Stokolma  ; 
da  Soline,  Costantinopoli.  Di  confini  indeterminati ,  come  i  Re-i 
gai  invasori  del  medio  evo ,  al  termine  d' ogni  anno  registra 
noove  aggiunte  ;  ò  fissò  tribù  nomadi  neiP  Asia  centrale ,  o 
aperse  ghiacci  del  Nord  ;  e  più  sembra  minacciosa,  perchè  cin* 
gè  di  tenebre  le  sue  operazioni  (a). 

5°  Alla  prima  divisione  della  Polonia  nel  1772,  la  Russia  eh-  . 
be  i  PaUuùuUi)  riuniti  poi  col  nome  di  Russia  Bianca. 

0°  La  seconda  e  terza  partizione  della  Polonia  le  attribuirono 
le  prorincie  di  cui  si  compongono  i  governi  di  Minsk  ,  di  &iof, 
delU  Podolia ,  della  Volinia  e  di  Grodno  ,  con  meglio  di  cinque 
milioni  d'abitanti. 

7°  Il  ducato  di  Varsavia ,  eretto  in  Regno  nel  1815 ,  con  un 
simulacro  di  nazionalità  e  costituzione,  e  scomparso  dopo  il  1832. 
Queste  conquiste,  in  somma,  importano  340,281  miglia  quadrate, 
e  24,871,000  abitanti. 

La  popolazione  della  Russia  segui  questa  progressione  : 
1689  quando  Pietro  il  Grande  viene  al  Regno.   16  milioni 

1763  al  Regno  di  Caterina  II 28 

1796  alla  morte  di  lei.     .......     33 

1850. 66 

(a)  Col  Trattato  di  pace  segnato  nelle  Conferente  di  Parigi  il 
90  marzo  1856  la  Russia  ha  consentito  parecchie  restrizioni  ehm 
phi  non  la  rendono  formidabile  e  minacciosa» 

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108  ALESSANDRO  CZAH 

Alessandro  è  comparso  in  queste  storie  come  un  grande  $  e 
due  volte  l' Europa  il  salutò  redentore.  XJuel  motto  da  cui  co- 
minciava il  suo  regno:  L'orrore  del  primo  giorno  èia  cancel- 
lato dalla  gloria  de' seguenti,  si  direbbe  il  programma  di  tut- 
ta la  sua  vita.  Gravato  dalla  insanguinata  corona  dei  czar ,  sen- 
tiva il  bisogno  d' una  espiazione  ,  e  la  cercava  in  pratiche  pie  , 
nel  persuadersi  d' essere  stromento  prescelto  dal  Cielo,  in  pri- 
ma per  liberare  il  suo  popolo  dalla  invasione  straniera ,  quindi 
la  Grecia  dalla  violenza  ottomana ,  poi  l' Europa  dall'  arbitrio 
della  spada  ,  in  ultimo  dalla  demagogia.  Egli  seguitò  i  divida* 
menti  di  Pietro  e  Caterina  ;  rinvigorire  la  forza  interna ,  esten* 
dere  verso  Occidente  il  dominio  e  V  influenza ,  profittare  delle 
sue  colonie  al  nord-ovest  d' America  per  comunicar  col  Giap- 
pone :  e  neppure  durante  la  guerra  colla  Francia  non  interrup- 
pe quella  d' Oriente  ,  cercando  sempre  rapire  qualche  nuovo 
brano  alla  Turchia  ed  alla  Persia. 

Giovato  dalla  fortuna  propria  e  dall'  imprudenza  d' un  gran-* 
d?  uomo ,  egli  Jusingarasi  dell'  idea  d' essere  principe  molto 
avanti  ai  sudditi  suoi ,  ed  ostentava  generosità  :  La  Fayette  lo 
trovava  a  Parigi  «  pulito ,  amabile ,  e  sovrattutto  liberale  ,  •  e 
dolente  che  all'Europa,  invece  di  buone  istituzioni,  si  resti  tuia* 
aero  gli  uomini  antichi  ;  e  con  50  milioni  di  sudditi,  e  300  mi- 
lioni di  rubli  (1,500,000,000 1.)  di  rendita,  nell'età  più  fioren- 
te ,  seppe  spezzare  la  propria  spada  quando  splendeva  di  tante 
illusioni.  Udendo  le  solennità  che  gli  si  preparavano  al  ritorno 
a  Pietroburgo  ,  scrive  :  Sempre  ripugnai  da  queste  pompe . 
ora  viepiù.  Gli  avvenimenti  che  posero  fine  alle  sanguinose 
guerre  d' Europa,  sono  dell'Onnipotente,  e  a  lui  ci  dobbia- 
mo prostrare.  Ricusò  il  titolo  di  Benedetto;  e  qualora  nel  Con- 
siglio nascesse  qualche  grave  difficoltà ,  egli  mettevasi  a  pre- 
gare. Fé' studio  di  riunire  tutte  le  Sette  religiose  dell'Impero, 
secondando  perciò  gli  sforzi  della  società  biblica  di  Londra , 
ohe  vi  diffondea  miglia ja  di  bibbie  ;  onde  parea  dovere  il  calvi- 
nismo piantarsi  nella  Russia.  •  • 

È  questo  un  altro  de'  paesi  ove  studiar  gli  effetti  durevoli 
.delle  antiche  conquiste.  La  classe  de' nobili ,  cioè  de'  conqui- 
statori, si  conta,  fin.  a  800,000 ,  cioè  un  nobile  ogni  60  teste  ; 

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LIBEBALISMO  BUSSO  109 

«zi  odia  Volinia  uno  ogoi  16,6  sella  Podolia  uno  ogni  dieci. 
Ad  essi  spettano  tutte  le  cariche  legislative ,  amministrative , 
giudiziali  ;  ad  essi  i  rapidi  avanzamenti  nelle  armi  ;  esenti  da 
imposta  personale ,  da  alloggi  militari  y  da  tassa  per  la  vendita 
dei  loro  prodotti ,  da  coscrizione  ;  non  possono  venir  giudicati 
ohe  da  pari ,  anche  ne9  casi  contenziosi  ;  né  condannati  a  pena 
affittiva  ;  essi  soli  possedono  e  mercanteggiano  di  schiavi.  In 
eiascon  governo  è  un1  assemblea  de9  deputali  (  dwrianskoyé 
sobranié  ) ,  che  cura  gl'interessi  della  nobiltà  ,  tiene  le  liste 
genealogiche,  e  può  ricorrere  direttamente  al  czar  :  una  Corte 
particolare  veglia  alla  curatela  de'  nobili  minorenni. 

Cincischiare  questa  smisurata  potenza  de'  bojari  dev'  essere 
lo  scopo  de' regnanti.  Loro  mercè,  il  clero  potè  conseguire  tutti 
i  diritti  della  nobiltà ,  eccetto  il  possedere  schiavi  j  onde  per 
questa  via  ogni  libero  può  uguagliarsi  al  signore.  Pietro  il  gran* 
de  die  il  crollo  all'aristocrazia  territoriale  istituendo  che  la  no- 
biltà si  acquistasse  non  solo  per  nascita,  ma  per  servigi  civili  e 
militari  ;  talché  ad  essa  varcano  continuamente  cittadini  eme* 
riti,  borghesi  grassi,  negozianti,  artieri  ;  scapitandone  l' aristo-? 
crazia  gentilizia  ,  ma  impedendo  ancora  che  acquisti  nerbo  il 
terzo  stato,  dal  quale  uno  esce  non  sì  tosto  divenga  polente  per 
danaro  o  per  credilo.  La  gente  di  contado  parte  sono  liberi  cul- 
tori ,  parte  affissi  alla  gleba  ;  ma  il  czar  largheggiò  i  privilegi 
coi  servi  della  corona  ,  tanto  che  costituiscono  un  mezzo  fra 
schiavi  e  liberi  $  e  per  tal  via  Ja  plebe  russa  recupererà  i  diritti 
civili.  Già  otto  milioni  sono  in  siffatta  condizione  ,  mentre  più 
d'altrettanti  rimangono  veri  schiavi.  L'imperatore  Alessandro 
nel  1819  concesse  a  tutti  i  Russi  d'esercitare  l'industria  ,  to- 
gliendo le  esclusioni. 

Quando  madama  di  Stagi  visitò  la  Russia  ,  egli  le  disse  :  Fi 
farà  urto  il  vedere  la  servitù  dei  villani.  Ho  fatto  quanto 
era  da  me ,  ho  affrancato  i  servi  de  miei  dominli  :  ma 
debbo  rispettare  i  diruti  della  nobiltà ,  come  se  avessimo 
una  costituzione,  la  quale  sgraziatamente  ci  manca.—* Si- 
re, il  vostro  carattere  è  una  costituzione,  gli  rispose  la  don- 
na spiritosa  ;  ed  egli  replicò  :  In  tal  caso  io  sarei  un-  acci' 
dente  fortunato. 

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no 

Ed  ani  costituzione  egli  avea  dato  alla  Polonia ,  a  malgrado 
degli  aristocratici  tenaci  ;  sprovista  però  di  ogni  guarentigia  di 
dorata ,  e  alterata  da  Ini  medesimo.  Ma  quel  ano  detto  mostrar 
come  a'  inganna  chi  crede  che  l' autocrata  possa  ciò  che  mole 
in  casa  sua.  Là  resistenza  sanguinosa  dei  bojart ,  die  si  lascia* 
rono  scannare  da  Pietro  I ,  allucinare  da  Caterina ,  ripullula 
fratto  tratto  con  -diritti  e  soprattutto  con  fierezza  ;  e  chi  ba  sto* 
diate  le  ultime  spedizioni  in  Polonia,  in  Grecia,  in  Persia ,  anrrk 
potuto  scorgervi  gli  atti ,  o  almeno  glf  impulsi  irresistibili  di 
volontà  diverse  da  quelle  dell*  imperante.  In  paese  dove  la  ric- 
chezza contasi  dalle  teste  di  villani  che  si  possedono ,  dove  im 
signore  ne  tiene  migliaja  dipendenti  dalla  sua  giustizia ,  cioè 
dal  suo  caprìccio  (  I  )  5  e  quei  signori  formano  la  corte  del  czar, 
e,  se  non  tutto  su  lui  direttamente,  possono  però  sulla  madre, 
ani  fratello,  sulla  «soglie  ;  e  capitanano  gli  eserciti,  cernici  co- 
gli  uomini  ch'essi  devono  come  tributo ,  e  che  smettendo  di 
militare  ricadranno  in  loro  servaggio  ;  facile  è  comprendere 
quanto  anche  un  principe  voglioso  del  bene ,  debba  condiscen- 
dere ad  un9  aristocrazia  tenace  del  passato  e  del  privilegio. 

Alessandro  mostrossi  premuroso  della  etri  tura  del  suo  popò* 
lo  ;  volle  scuole ,  accademie  ,  libera  introduzione  de4  libri ,  ve- 
ramente poco  pericolosa  ove  il  volgo  non  legge  ,  classe  media 
non  c'è,  e  V  aristocrazia  è  ben  più  tirannica  che  il  re.  Sopprea- 

(1)  e  In  Russia  (  scriveva  Ségur  al  fine  del  secolo  passato  )  un 
altro  genere  di  lusso  molto  scomodo  ai  nobili,  e  che  dee  un  giorno 
rovinarli  se  non  vi  si  ripara,  è  il  prodigioso  numero  di  servi  do- 
mestici ,  tratti  dalla  classe  de9  contadini ,  che  riguardano  il  servi- 
gio come  una  specie  d' elevazione  e  di  favore  ;  onde,  per  uno  stra- 
no pregiudizio  (  giacché  anche  i  servi  hanno  i  loro  ) ,  si  credereb- 
bero puniti  e  quasi  digradati  se  fossero  rinviati  ai  cajnpi.  Uomini 
e  donne  di  tal  condizione  si  maritano  in  casa,  e  la  popolano  in  mo> 
do  ,  che  non  di  rado  un  signore  ha  quattro  o  cinquecento  famigli 
d'ogni  età  e  sesso,  che  si  crede  obbligato  a  tenere,  benché  in  nul- 
la non  possa  occuparli.  1 

Nel  1840  moriva  il  principe  Carlo  Sangouka;  lasciando  poderi 
per  756,000  acri,  con  25,000  villani  ;  oltre  6  milioni  dì  fiorini  in 
contanti. 

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ÀLESSÀNDBO  IH 

si  il  kout  e  la  tortura ,  stabilito  un  senato  conservatore  della 
leggi ,  con  diritto  di  rimostranza  ;  volle  economia  nella  Corto  , 
e  modestia  mostrava  intorno  a  sé  ;  ma  le  idee  geoerose  e  disin- 
teressate, davanti  a  coi  andava  smarrita  la  politica,  furengli  bea 
tosto  soffocate  dalla  paura  dello  rivoluzioni  e  dalla  diffidenza 
ne' proprii  consiglieri  j  talché  credea  suo  dovere  occuparsi  di 
particolarità  che  un  gran  monarca  abbandona  ai  subalterni.  Mei» 
terntch  trionfò,  ispirandogli  orrore  delle  rivoluzioni  :  ed  allora 
crebbe  rigori  contro  i  libri ,  eseluse  le  bibbie  ;  piacessi  colla 
Porta,  quando  divenne  sospettoso  della  Polonia  e  della  libertà. 

Le  società  segrete  s'erano  impianiate  colà  nella  guerra  del  1 3; 
e  principalmente  quella  dell'Ottone  detta  salute ,  o  dei  Feri 
e  fedeli  figli  detta  patria  :  ma  invece  di  comporsi ,  come  tra 
noi ,  della  classe  media  ,  non  abbracciavano  che  la  superiore, 
massime  cadetti  nobili  e  gioventù.  Erano  distribuiti  in  tre  clas- 
si :  fratelli,,  uomini  e  nojari  ;  e  proponevansi  di  cangiar  le  isti* 
Unioni ,  cessare  lo  concussioni  ed  altri  abusi  nell'  amministra- 
rione.  A  ciò  tendeano  pure  la  Società  de' cavalieri  e  V  Union* 
del  bene  pubblico  ;  forti  per  accentramento  e  per  lautezza  di 
mezzi,  e  che  divisavano  una  repubblica,  la  quale,  con  elementi 
siffatti ,  non  sarebbe  potuta  risolversi  che  in  oligarchia.  Quella 
degli  Stavi  riuniti  sperava  congiuogere  in  federazione  gli  otto 
paesi  slavi,  Russia,  Polonia ,  Boemia  e  Moravia  >  Dalmazia,  Unr 
gheria  e  TransUvaoia,  Valachia  e  Moldavia,  e  Servia  ;  e  Pestel , 
ordinatore  delle  società  scerete,  avea  preparalo  un  codice  rus- 
so ,  da  pubblicare  al  loro  trionfo.  Ease  più  volto  presero  la  ri* 
soluzione  di  uccidere  Alessandro  :  del  resto ,  senza  avere  stu- 
fato il  paese,  né  visto  se  una  rivoluzione  di  principii  fosse  pos- 
sibile in  quello  sfato  di  civiltà. 

Apertamente  invece  operavano  le  società  favorevoli  alla  gre- 
ca indipendenza  ,  e  ottenevano  la  benevolenza  d' Alessandro , 
rattenuto  solo  dagli  sgomenti  de' suoi  alleati.  Però  nel  1825 
egli  pare  sul  punto  di  prendere  una  seria  decisione  a  favore 
della  Grecia  ;  e  intanto  va  a  girare  la  Crimea  per  conoscere  le 
frontiere  degli  immensi  Stati.  Ma  quivi  cadejnalato  a  Taganrog; 
fissando  il  suo  medico,  esclama*  Oh  misfatto!  e  muore  (  1  die. 
182 e>).  JLa  moglie ,  angelo  suo,  poco  larda  a  seguirlo.  Come 

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112  MOBTE  DI  ALBSfiANDBO  —  NICOLÒ 

avviene  ne'  casi  improvisi ,  le  conghietture  farono  assai  ;  e  chi 
attribuiva  il  delitto  a9  suoi  fratelli ,  chi  ai  Liberali,  chi  all'  Au- 
stria ,  contrariata  dal  nuovo  favore  eh'  esso  mostrava  alla  Gre- 
cia. Più  complicò  la  situazione  il  trovarsegli  un  dispaccio  sug- 
gellato ,  in  cui  il  fratello  Costantino  «  non  sentendosi  né  il  ta- 
lento ,  né  la  capacità  ,  né  la  forza  necessaria ,  »  rinunziava  al 
trono  ;  onde  gli  succedeva  l'altro  fratello  Nicolò. 

I  congiurati,  còlti  improvisi  dalla  morte  di  Alessandro,  pen* 
sano  almeno  acquistar  una  costituitone ,  e  si  sollevano,  assicu- 
rando non  aver  Costantino  rinunziato  ;  diffondono  la  rivolta  fra 
le  truppe  ;  destinato  dittatore  il  principe  Trubetzkoi,  marciano 
contro  il  palazzo.  Ma  Nicolò,  invocato  il  Signore  ,  esce  imper- 
territo al  loro  incontro ,  e  colla  fermezza  li  soggioga  :  poche 
cannonate  disperdono  i  ribelli  ;  la  forca  fa  il  resto.  Non  poteva 
andar  altrimenti  dove  tanto  abisso  é  aperto  fra  la  classe  nobile 
e  il  volgo  ;  né  i  soldati  si  erano  mossi  se  non  coli' idea  di  soste- 
nere i  diritti  di  Costantino  ;  e  la  costituzione  credeano  moglie, 
di  questo. 

Nicolò  trovò  necessario  di  rintegrare  la  disciplina  dell1  eser- 
cito colla  guerra  ;  né  più  connivendo  a  Mettermeli  come  il  fra- 
tello, ripigliò  le  imprese  contro  !'  Orienta. 

La  Persia  abbraccia  quattro  popolazioni  differenti.  Le  tribù 
natie,  nomadi  nelle  montagne  fra  il  Golfo  Persico  e  l' Armenia, 
cioè  il  Serman ,  il  Fara ,  P  Irak,  il  Curdistan  ,  mai  non  furono 
dome  ,  ma  son  tenute  io  freno  dalie  tribù  turche  e  da  quelle 
de'  Tartari  e  Torcomani ,  che  sono  due  altre  razze  ,  da  cui  fa 
successivamente  conquistato  il  paese.  Finalmente  le  tribù  ara- 
be abitano  il  paese  aperto ,  trafficando  sul  golfo ,  e  non  dipen- 
denti che  di  nome,  I  Persiani  sottoposti  a  governo  dispotico, 
sono  divisi  in  quattro  classi:  guerrieri,  preponderanti  per  la  leg- 
ge maomettana  ;  persone  di  legge  ;  mercanti  e  artigiani  ;  e  agri- 
coltori. Occupati  tranquillamente  al  lavoro  ,  riparano  i  danni 
d' un  governo  femmineo  e  tirannico ,  e  di  signori  che  educati 
negli  harem ,  non  conoscono  se  non  V  ebbrezza  della  voluttà  e 
della  barbarie.  Fra  quella  genealogia  abbrutita  e  sanguinaria , 
spiccò  Scià  Abbas  il  Grande  ,  che  in  quarant'  anni  di  regno  si 
coperse'di  gloria.  Al  morir  suo  (1628),  restò  un  pezzo  ecclis- 

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PEBSIA  1 13 

tali  la  gloria  dell1  Iran  ,  e  i  nazionali  non  sogliono  descrivere 
tua  etirdi  decadenza  ;  i  nostri  non  ce  ne  sanno  dire  che  tiron* 
ride  e  debolezza.  Scià  Nadir,  glorioso  usurpatore  del  trono  per- 
siane (173$),  compi  molte  riforme ,  sconfisse  gii  Afgani,  pene- 
trò noli'  India ,  e  prese  Delhi ,  capitale  del  gran  Mogol  (1) ,  ri- 
portandone immensi  tesori. 

Ma  al  suo  morire  (1 74 7) ,  fra  la  moltitudine  onnigena  ch'egli 
area  raccozzata  scoppiarono  gli  sdegoi  implacabili  di  Sunniti  e 
Siiti,  e  dopo  feroce  pugna  attorno  al  suo  feretro,  tornarono  cia- 
scuno alla  patria  :  molti  Can  si  resero  indipendenti  ;  la  Persia 
stessa  fu  straziata  dalle  fazioni  de'  Curdi  e  de'  Kagiari ,  finché 
questi  prevalsero,  e  n?l  1 794  restò  unico  signore  della  Persia 
Agà  Mohammed  Kan.  Egli  trovava  la  Persia  nel  fondo  della  mi- 
seria; non  commercio,  non  agricoltura  ;  appena  dieci  milioni 
d'abitanti,  in  paese  che  del  quadruplo  basterebbe  :  costui  seve- 
rissimo  nella  giustizia  e  capriccioso  nella  crudeltà,  meglio  colla 
testa  che  col  braccio  era  riuscito  a  stabilire  la  tranquillità  sov- 
vertita :  assassinato  di  sessanta  tré,  anni  il  novembre  1 796,  Fetb 
Ali  succedutogli,  presto  ebbe  guerra  colla  Russia  per  la  Georgia. 

Nel  1 795  la  Georgia  era  ricaduta  in  dominio  della  Persia;  ma 
morto  Eraclio,  Paolo  la  dichiarò  incorporata  all'Impero,  prelu- 
dio dell'  imminente  conquista  di  tutta  la  penisola  fra  il  Caspio 
e  il  Mar  Nero.  Però  il  governo  stabilitovi  fu  cosi  duro ,  che  le 
popolazioni  s'irritarono  e  insorsero.  Alessandro,  per  assicurarsi 
del  paese  con  migliori  frontiere  ,  fa  occupar  le  rive  del  lago 
Goktka,  offrendo  compensi  alla  corte  di  Teheran.  Napoleone, 
che  ideava  traversare  la  Persia  per  andar  ad  assalire  l'India  in- 
glese, inviò  a  Feth  Ali  ambasciadori  ed  uffizioli  che  addestraro- 
no quelle  truppe  alla  tattica  europea  ;  ma  gì'  Inglesi  seppero 

(1)  Valutarono  che  Delhi  perdesse  allora  10,000,000,000  di 
lire  ;  e  i  contorni  4,000,000,000.  Il  grandissimo  diamante  dei 
Mongoli  venne  allora  alle  mani  di  Nadir,  edita  un  pollice  e  mezzo 
di  lunghezza ,  uno  di  larghezza,  e  mezzo  di  grossezza.  Alla  morte 
di  lai,  passò  a  Ahmed  capo  degli  Afgani  suo  compagno  ;  e  nel 
1812  fu  occasione  d'una  guerra  fra  gli  Afgani  e  Rangit  Sing, 
capo  degli  Siki,  che  fin  poc'  anzi  ne  fu  iu  possesso. 

III.  8^ 

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HA  GUERRA  DI  PERSIA 

elidere  V  influenza  francese,  e  fecersi  mediatori  delle  pace  fra 
la  Russia  e  la  Persia.  In  questa ,  conchiusa  a  Gulistan  (1813)  , 
Alessandro  si  fé1  cedere  dalla  Persia  molte  Provincie  dfel  Cau- 
caso, il  Cuban,  il  Daghestan ,  la  Mingrelia  (Golchide) ,  il  Der- 
bend,  lo  Scirvan,  la  Georgia:  coli»  obbligarsi  poi  a  favorir  nella 
successione  al  trono  quello  che  Feth  Ali  designasse ,  assicura* 
vasi  una  permanente  ingerenza  interna.  Ma  erano  stati  male  as- 
segnati i  confini;  onde,  avendo  i  Russi  occupato  un  paese  che 
darà  accesso  alfa  provincia  di  Erivan,  i  Persiani  se  ne  commos- 
sero ,  e  i  mollah  e  i  grandi  sollecitavano  Feth  Ali  alla  guerra. 
In  fatti,  alla  morte  di  Alessandro,  credendo  V  esercito  russo  af- 
fatto scomposto,  i  Persiani  avventanti  all'armi;  il  mezzodì  «della 
Georgia  insorge  (18?5),  e  gli  abitanti  della  Mingrelia  e  dell'Imi- 
retto;  e  Abbas  Mirza  figlio  del  re  move  con  cinquantamila  com- 
battenti, Ma  in  riva  al  Gehara  i  Russili  fugano,  e  Paskewic por- 
ta la  strage  fin  sulla  dritta  dell'Arasse  ( 1 7  lugl.  1827):  sovra 
un  ponte  di  otri  gonfiate  varca  questo  fiume;  batte  i Persiani  in- 
teramente ;  prende  la  fortezza  d' Erivan  (13  ott  ) ,  antemurale 
dell'  Asia;  assale  Tauris,  onde  Abbas  Mirza,  cui  restauo  appena 
tremila  soldati  per  difenderla ,  negozia  la  pace.  Ma  avendo  cer- 
cato sottracene  mentre  Nicolò  avea  briga  con  Costantinopoli , 
è,  nella  pace  di  Turcmanciai  (28  febb.  1829),  costretto  cedere 
ali'  Impero  le  Provincie  d' Erivan  e  Nakicevan  ,  e  20  milioni  di 
Tubli  per  gravezza  di  guerra,  e  lasciar  libera  la  navigazione  del 
Caspio.  Così  la  Russia  acquista  una  barriera  robusta,  per  difen- 
dere sé  e  minacciar  i  nemici ,  giacché  può  a  volontà  dirigersi 
sopra  la  Turchia  asiatica  e  la  Persia,  o  sovra  l' India  :  oltreché 
tende  a  sommovere  le  Provincie  limitrofe  della  Persia ,  interve- 
nendo agli  atti  dì  quel  governo ,  proteggendo  gli  abitanti  che 
vogliono  ricuperare  la  nazionalità,  studiando  le  vie  di  commer- 
cio. Che  se  la  Russia  si  fermò  ai  fiumi  Arpasone  Arasse,  fu  un 
prender  fiato  innanzi  di  lanciarsi  nel  nuovo  campo,  che  può  con- 
durla sino  air  Indo.  E  già  colla  fortezza  vastissima  di  Alexan- 
dropol  minaccia  tutta  l'Armenia  turca.  Avendo  poi  in  possesso 
l'Araral  monte  sacro,  ed  Ecemiazin  sede  patriarcale  ,  procura 
cattivarsi  tutti  gli  Armeni,  per  volgerne  a  proprio  vantaggio  le 

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GUERRA  DI  PERSIA  US 

Razionali  simpatie ,  ed  esercitar  quel  proselitismo  politico ,  in 
coi  è  tanto  destra  (a)  « 

In  queste  due  guerre  dicono  la  Russia  perdesse  cenquaran- 
Umila  uomini  e  cinquantamila  cavalli  :  che  son  mai  in  paese  di 
tanti  milioni?  La  Persia,  un  tempo  così  fiorente,  ora  non  è  più, 
come  tutti  i  paesi  musulmani,  che  un  deserto,  contando  appena 
da  cinque  a  sei  milioni  di  teste,  e  l'entrata  di  58  milioni  ;  non 
iodustria,  non  marina,  non  studio,  giacché  le  famose  università 
di  Ispaban  ,  Shiraz  e  Mesced  si  limitano  ad  insegnare  l' arabo  , 
il  Corano  e  i  commentatori.  Il  governo  stesso  smette  quelle  vio- 
lenze puramente  istintive,  che  sono  il  sintomo  della  forza  tra  i 
Musulmani.  Ma  ivi  si  osteggiano  le  gelosie  della  Russia  e  del- 
l' Inghilterra  per  assicurarsi  il  predominio  delle  terre  vicine  al 
Golfo  Persico.Àllora  dunque  che  Abbas  Mirza,  erede  designato, 
premorì  al  padre,  e  succedette  Moammed  Scià  (  1 833) ,  l'Inghilter- 
ra spedì  affiliali  promettendo  mari  e  monti  se  quell'Impero  ab- 
bandonasse l'alleanza  russa;  e  non  domandando  verun  territorio. 
Merito  del  granvisir  Agi-Mirza-A gassi ,  l'ordine  si  ristabilì  in 
Persia,  crebbe  l1  agricoltura,  si  migliorò  l' amministrazione ,  si 
disciplinarono  le  truppe,  portate  a  120  mila  uomini;  onde  Pile- 
rat,  il  Candaar,  il  Cabul  ne  riconoscono  la  sovranità;  si  cercano 
istruttori  europei,  e  si  mandano  qui  giovani  ad  essere  educati. 
Tenui  ristori  ad  un  Impero  in  piena  decadenza  dopo  tanta  glo- 
ria, e  stretto  fra  le  possessioni  della  Russia  e  dell'  Inghilterra , 
per  le  quali  ora  è  campo  d'intrighi,  e  forse  presto  diverrà  cam- 
po di  battaglie. 

Abbiamo  già  detto  come  la  pace  colla  Persia  lasciasse  libertà 
alla  Russia  di  gettarsi  sulla  Turchia,  cai  avrebbe  potuto  sotto- 
porre se  non  l'arrestavano  le  emule  diplomazie.  Accordatasi  an- 
che con  questa,  la  Russia  veniva  a  togliere  in  mezzo  le  tribù 
del  Caucaso,  cui,  mediante  la  Georgia,  erasi  già  aperto  il  varco, 
sicché  da  Tiflis  può  lungheggiare.l'  Ararat. 

Adighes  è  il  proprio  nome  di  quei  che  i  Russi  chiamano  Cir- 
cassi; denominazione  vaga  del  paese  che  estendesi  da  nord  fiao 

(a)  Ripetiamo  che  l' ultimo  trattato  di  pace  ha  tolto  il  fon- 
damento di  tutti  questi  timori. 


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416  citcASsi 

al  Cuban ,  da  oriente  fino  alla  Laba ,  da  occidente  fino  al  Mar 
Nero,  e  da  mezzodì  fino  al  paese  degli  Abazi:  insomma  lamag* 
gior  parte  della  regione  montuosa  che  separa  il  Mar  Nero  dal 
Caspio,  traversando  diagonalmente  1'  istmo  caucasiano.  Caccia? 
tori  sempre  in  armi,  arditissimi  avventurieri,  anche  fanciulli  e 
donne  combattono;  unica  scienza  conoscono  il  Corano*  Da  due 
secoli  i  signori  feudali  soccombettero,  talché  ora  non  v'  è  altre 
classi  che  di  liberi  e  servi.  Quest'ultimi  sono  trattati  abbastanza 
umanamente;  i  liberi  s>  agglomerano  in  fratellanze  ereditarie  di 
sedici  o  venti  fin  ai  due  o  tre  mila,  presiedute  da  anziani,  e  in 
cui  tutti  sono  eguali;  ospitano  il  forestiere ,  sposano  la  vedova 
del  morto,  e  ne  adottano  le  vendette;  pagano  in  comune  le  am- 
mende e  la  composizione  per  delitti.  Questi  e  simili  usi  deriva- 
no dall'islam;  altri  dal  cristianesimo  che  dapprima  aveano  se- 
guito Molli  vepdonsi  spontanei  ai  Turchi,  massime  le  bellissime 
fanciulle,  le  quali  desiderano  tale  mercato,  (issando  le  speranze 
sa  Costantinopoli,  città  delle  meraviglie,  e  dove  possono  fin  di* 
venire  sultane. 

Il  tendere  sistematico  della  Russia  verso  il  Mar  Nero  la  por- 
tò a  dar  di  cozzo  io  queste  popolazioni  ;  e  la  pace  di  Adriano- 
poli,  escludendo  i  Turchi  dai  paesi  del  Caucaso,  dava  a  quella 
tutto  il  lido  orientale  del  Mar  Nero ,  sicché  per  l' istmo  cauca* 
siano  spingesi  senza  interruzione  fin  nef  cuore  della  Turchia 
asiatica.  Ma  i  Circassi  non  si  credono  tenuti  con  lei  ai  trattati 
che  aveano  già  colla  Persia;  e  Turchi,  Guebri,  Cristiani,  gene- 
razione mista  del  Daghestan  e  della  Circasaia,  rifiutano  obbedì* 
re.  Li  dirige  Chamill,  capo  di  Ciceni,  gente  all'est  del  Caucaso,  e 
profeta  del  muridismo,  dottrina  venutavi  trentanni  fa  dalla  Per- 
sia, che  si  riduce  a  un  metodismo  musulmano,  del  quale  è  ob- 
bligo il  martirio ,  e  conseguenza  la  democrazia.  Fatica  inces- 
sante la  Russia  a  indocilirli  alla  servitù;  ma  ancora  non  potè  che 
vantare  vittorie,  e  intanto  perdere  un  esercito  ogni  anno.  All'in- 
tento di  lei  gioverebbe  piuttosto  il  porvi  guarnigioni  :  abituan- 
dosi alle  quali,  e  sentendosene  protetti,  i  Caucasiani  smettereb- 
bero le  armi,  e  verrebbero  al  quieto  dominio.  Presi  invece  colla 
violenza,  si  ritirano,  e  la  Russia  rimane  padrona  soltanto  delle 
fortezze,  le  quali  non  comunicalo  tra  sé  che  per  mare  e  per 


RUSSIA  \  i7 

forti  distaccati,  protetti  dal  cannone  della  flotta,  che  sopra  cen- 
sessanta  leghe  geografiche  veglia  ad  impedire  il  traffico  d'arai 
e  di  schiavi  colla  Turchia,  il  quale  non  ostante  ai  fa  vivissimo  ; 
e  dopo  sperimentatovi  l'attacco,  il  blocco,  la  difesa,  V  incivili* 
mento,  s'accorge  che  la  nazionalità  resiste  tenacissima. 

L'Inghilterra  vede  lenta  avanzarsi  verso  la  Persia  Punica  Po* 
tenia  pericolosa  a'suoi  possessi  asiatici.  E  già  da  Orenburg  la  Rus- 
sia tentò  (1839)  Kiva  (l'antico  Carism),  e  l'infelicissima  riuscita 
di  quella  spedizione  sembra  dovuta  a  intervenzione  dell'Inghil- 
terra, che  sollecitò  e  sostenne  i  principotti.  Ma  la  Russia  la  ri- 
tenterà; e  già  a  qoest'ora  gl'Inglesi  ne  incontrano  gli  ambascia- 
dori  e  t  generali  alle  Corti  di  tutti  i  raja  loro  nemici,  e  invano 
patteggiano  con  tutti  l'esclusione  del  commercio  e  dell'armi 
della  Russia,  la  quale  non  tarderà  a  spingersi  ad  Herat ,  cin- 
quecento miglia  lontano  dal  Caucaso,  e  settecento  dall'Indo. 

Verso  Europa,  il  trattato  di  Cainargi  (1774}  avea  conceduto 
alla  Crimea  un'indipendenza  temporaria  ed  illusoria  ;  poiché  , 
nove  anni  dopo,  Caterina  la  uni  a' suoi  Stati.  Nella  pace  di  tas- 
si l'Impero  si  stese  fino  al  Dniester;  il  trattato  di  Bukareat  nel 
1812  staccò  la  Bessarabia  dalla  Moldavia  ;  quello  d'Adrìanopoli 
del  1829  rese  momentanea  indipendenza  alla  Moldavia  e  alla  Va- 
lacchia; quello  dlJnkiar  Scbelessi  del  1833  restrinse  più  sempre 
l' Impero  Turco.  Fondata  su  di  essi,  la  Russia  occupa  il  trian- 
golo del  Danubio  con  lazzeretti,  che  in  fatto  sono  caserme  e  for- 
tezze ;  e  già  dall'  isola  di  Solina  può  dominare  quel  fiume  :  poi 
da  ciascun  patto  trapela  l' intenzione  sua  di  rendersi  tutrice 
della  Porta,  e  tenerla  priva  d' ogni  mezzo  efficace  di  resistenza 
finche  venga  il  giorno  di  soggiogarla. 

Al  settentrione,  nell'Estonia,  Livonia  e  Curlandia  la  Russia 
assodò  la  dominazione.  I  contadini,  trattati  coma  servi  dopo  la 
conquista,  non  potendo  ottenere  diritti ,  li  chiesero  coli' armi , 
ma  furono  vinti.  Nel  1 7  si  cominciò  a  migliorarne  la  condizione, 
enei  51  erano  affrancati.  Ora  in  tutto  il  Baltico,  ove  prima  la 
sola  popolazione  tedesca  aveva  industria  e  dottrina ,  si  fanno 
prevalere  i  Russi,  e  son  essi  i  principali  di  Riga. 
'  Compiangemmo  (pag.  &2)  la  rivoluzione  polacca ,  cui  conse-  ' 
guenza  fu  la  distruzione  di  quel  Regno.  Dei  signori  polacchi 

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4ÌS  RUSSIA  E  POLONIA 

moltissimi  perirono  sotto  la  mannaja ,  moltissimi  furono  trasfe- 
riti in  Siberia;  ancor  più  vanno  profughi,  e  tramano  insurrezio- 
ni ,  che  finora  non  fruttarono  che  sangue.  Alla  dieta  del  1835 
Nicolò  'disse  ai  Polacchi  :  •  Desidero  che  il  vostro  discorso  non 
»  mi  venga  Ietto,  per  risparmiarvi  una  menzogna,  persuaso  che 
»  non  sentite  quel  che  dite.  Fatti  ci  vogliono ,  e  non  parole  ;  il 
»  pentimento  dee  venir  dal  cuore.  Una  delle  due  :  o  persistere 
»  nelle  vostre  illusioni  d' una  Polonia  indipendente ,  o  vivere 
»  sudditi  fedeli  sotto  il  mio  governo.  Se  vi  ostinate  ne'  sogni  di 
»  nazionalità  distinta,  di  Polonia  indipendente,  ho  fatto  innalza- 
»  re  una  cittadella  ,  e  alla  minima  mossa  distruggerò  Varsavia. 
»  In  mezzo  ai  disordini  di  tutta  Europa,  la  Russia  sola  rimane 
»  intatta  e  robusta...  Credete  a  me;  è  fortuna  vera  appartenere 
»  a  questo  paese.  Se  vi  comporterete  bene,  il  mio  governo  peo- 
»  sera  al  vostro  meglio,  che  che  sia  accaduto.  » 

Eppure ,  anche  per  queste  vie  la  provideuza  conduce  il  me- 
glio della  nazione,  distruggendo  quell'aristocrazia  ch'ebbe  tra 
compito  insigne  di  resistenza  e  d' incivilimento  nel  medio  evo 
ma  che  ora  dee  far  luogo  alla  nuova  grandezza  del  popolo  ;  di 
quella  plebe  di  cui,  fin  nell'ultima  rivoluzione,  erasi  decretato 
che  nessuno  proponesse  l'emancipazione  (1).  Fra  le  mal  cerate 
gelosie  delle  Potenze  condividenti,  può  scintillare  una  speranza 
di  riunione,  il  cui  voto  fu  già  espresso  con  aperte  parole  ove  si 
potè,  e  altrove  col  riprendere  le  nazionali  costumanze,  col  rav- 
vicinarsi i  nobili  ai  villani ,  col  cercare  il  miglioramento  morale 
di  questi ,  e  la  loro  partecipazione  a  tutti  i  diritti.  Non  mancò 
chi  proponesse  al  czar  di  ricostruire  intera  la  Polonia ,  e  attor- 
no ad  essa  tutte  le  genti  slave  ;  grandezza  nuova ,  per  la  quale 
la  vera  Russia  moscovita  resterebbe  separata  dalla  Germania  me- 
diante un  gran  popolo ,  popolo  nuovo ,  e  perciò  capace  di  sorti 
grandiose. 

Dalla  guerra  delle  nazioni  era  rimasto  alla  Russia  un  enorme 
debito,  e  un  esercito  che  importava  d' occupare.  Al  doppio  in- 
tento si  provvide  in  parte  colle  colonie  militari,  pensate  dal  ge- 

(1)  In  Polonia  gli  Slageic,  conquistatori  stranieri,  si  unirono 
cogli  Zemianin ,  o  possessori  indigeni  di  terreni. 

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COLONIE  MILITASI  IA9 

aerile  Àraktcheief  nel  1819;  milizia  insieme  e  popolazione  agri- 
cola. V  imperatore  decreta  i  villaggi  destinati  a  riceverle  ;  vi 
si  descrivono  gli  aiutanti  e  il  loro  siato  ;  e  i  maggiori  di  ses- 
santanni diventano  padroni  de*  coloni.  Ogni  padrone  riceve 
certa  misura  di  terreno ,  con  obbligo  di  mantenere  un  soldato 
colla  famiglia  sua  e  il  cavallo;  ed  il  soldato-coltivatore  deve  soc- 
correrlo nelle  opere,  quando  non  sia  legato  al  servizio.  Gli  al- 
tri  abitanti  costituiscono  una  gerarchia  militare  ,  e  fin  da  ra- 
gazzi vi  sono  educati;  insieme  col  leggere,  scrivere  e  far  di  con- 
to, imparando  V  armeggiare  e  il  cavalcare.  Si  surroga  dunque 
alla  famiglia  la  truppa,  scomponendo  quella  per  riunire  casual- 
mente gli  uomini;  lo  che  lenta  i  legami  naturali,  come  V  istru- 
zione non  serve  che  a  far  sentire  la  servitù.  Nel  1847 ,  82  mila 
soldati  erano  a  questo  modo  colonizzati  ;  la  popolazione  nelle 
colonie  crebbe  assai ,. assai  le  produzioni;  e,  che  più  importa  , 
la  Russia  ha  così  un  esercito  beli'  e  pronto  ad  ogni  chiamata,  e 
che  frattanto  non  le  costa  nulla.  Anche  l'Austria  ha  colonie  mi- 
litari; ma  mentre  queste,  dirette  a  difendere  le  frontiere  dalle 
incursioni  dei  Turchi ,  cangiano  il  contadino,  in  soldato ,  nelle 
rosse  invece  un  reggimento  è  collocato  io  una  colonia  che  lo 
mantiene,  senzachè  il  soldato  divenga  mai  vero  agricoltore  :  e 
tolta  questa  forza  sta  sulle  frontiere  occidentali  e  meridionali  ; 
cioè  minaccia  1'  Europa. 

Il  territorio  russo  mostra  reliquie ,  vorrei  dire  sedimenti ,  di 
ratte  le  rivoluzioni  della  media  Asia;  e  massime  nel  governo  di 
Astrakan  i  vara  combattenti  perpetuarono  i  costumi  e  le  ere* 
lenze  antiche;  e  Russi,  Slavi,  Cosacchi,  Circassi,  Greci,  Turchi, 
Kirghisi,  Cermissi,  Armeni,  Georgiani,  Persi,  Indi,  Unni  od  Avari, 
Mongoli,  Finni,  Baschi ,  Sciovachi,  stanno  a  contatto  su  quella 
frontiera  d'Asia  e  d'Europa,  e  si  trasformano  sotto  la  pressione 
della  Russia.  Anche  i  governi  di  Casan  e  d'Orenburg  sono  mi- 
su'  di  popolazioni  differentissime  :  altrettanto  la  Siberia ,  ove  la 
scarsa  gente  è  maomettana ,  buddistica ,  idolatra ,  cristiana  ;  e 
parla  russo ,  finnico ,  turco ,  mongolo ,  tonguso  ;  ma  tutta  sog- 
giogata. 

E  la  Russia  prosegue  efficacemente  la  grand'  impresa  di  af- 
figgere al  suolo  ed  alla  civiltà  le  genti  dell'  Asia  centrale ,  che 

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130  BUSSI  A 

aulicamente  chiamatasi  Gran  Tartaria.  Comincia  a  tagliare  i  li- 
miti ch'esse  non  devono  oltrepassare  l'estate  e  V  inverno:  sa» 
scono  quistioni  ?  ne  profitta  ;  trae  nel  cuor  dell'  Impero  le  per* 
sone  più  influenti,  e  le  invoglia  di  titoli  e  onori ,  e  così  di  stare 
unite  alia  Corte.  I  funzionarli  ivi  spediti  hanno  case  stabili,  con 
chiesa,  spedale,  scuola,  caserma,  che  divengono  noccioli  di  nuo- 
vi villaggi ,  dipendenti  dalla  Russia  e  modello  di  civiltà.  Salvo 
il  monopolio  del  sale  e  dell'acquavite ,  il  governo  non  impone 
taglie;  ma  ciò  che  non  ricavano  dal  fondo  proprio ,  fratti  o  mi- 
niere, è  suo;  premiato  chi  migliora.  In  questo  modo  rapidamen- 
te le  steppe  si  ridussero  campagne;  se  ne  allontanarono  le  tri* 
bù  nomadi  e  i  Turchi;  i  Tartari  del  Nogat  o  perirono  nelle  guer- 
re, o  ritiraronsi  in  Asia,  oppure  nella  Crimea  e  sui  mare  d'Azof 
divennero  agricoli  e  laboriosi  Russi,  Cosacchi,  Tedeschi)  Ebrei, 
Zingari  si  diffusero  sul  paese  conquistato ,  tutti  rispettati ,  ma 
obbligati  al  lavoro;  gli  Armeni  vi  recarono  i  bachi  da  seta;  i  Te* 
deschi  i  telai  e  le  zappe  ;  Italiani  e  francesi  la  vite  :  e  tosto  la 
Crimea  fu  il  giardino  di  Pietroburgo,  la  vigna  di  Sfosca,  il  gra* 
nnjo  dell'  Italia  e  dell1  Inghilterra  ;  Odessa ,  Taganrog ,  Kerssc, 
Ismael,  a  visto  d'occhio  crebbero  ;  altre  città  ai  fiondarono  Co- 
me al  nord  del  Ponto,  così  i  Russi  incivilirono  ai  nord  del  Cau- 
caso, del  Caspio,  del  lago  Arai ,  procedendo  con  lentezza  e  pa- 
zienza, e  con  vicenda  di  persuasione  e  di  forza ,  di  conversioni 
e  di  tolleranza ,  e  coli'  adattare  gli  ordinamenti  alla  natura  di 
ciascuno.  I  Kirgbizi  maomettani  trasportarono  le  loro  tende  nel 
vasto  territorio  tra  la  sinistra  dell'  Irtisc  e  la  costa  orientale  del 
Caspio  e  lo  lassarle.  I  Calmucchi  che  li  somigliano ,  Unitati 
grossolani ,  sotto  ai  governi  di  Astrakan  e  del  Caucaso,  accam- 
pano sotto  ventimila  tende  ne»  piani  fra  il  Caucaso  e  il  Caspie. 

I  Cosacchi  vanno  sempre  pia  assimilandosi  ;  e  la  Russia  co* 
minciò  ad  ordinarli  in  truppe  leggeri  da  che  soggiogò  i  Tartari. 
Le  prime  linee  di  quelli  onde  ai  circondò,  stendeansi  dal  Volga 
al  Don,  e  da  questo  al  Dnieper,  confini  già  dell' Ukrania.  Dopo 
conquistati  Casan  e  Astrakan,  se  ne  alkmtanarono ,  ed  ora  cin- 
gono il  Caucaso  e  le  steppe  de'Kirghizi.  Nel  1804  quei  del  Mar 
Nero  furono  sistemati  come  quelli  del  Don,  ma  con  maggior  in* 
dipendenza  e  con  diritto  di  eleggersi  il  capo.  Quelli  del  Dniè* 

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COSACCHI  421 

per  e  dell'  Ukranit  già  tono  sottoposti  s  governo.  Gente  che 
s'impronta  delia  natura  de9  popoli  fra  cui  vìve  e  guerreggia , 
offre  un'  avanguardia  leggera  ed  ardita ,  la  cui  rapidità  giova  a 
tepore  in  obbedienza  popolazioni  coti  disgiunte ,  e  sotto  climi 
difièrentissimi.  Ma,  se  questa  linea  di  circonvallazione  salva  la 
Rnssia  dal  pericolo  d'essere  invasa,  potrebbe  ritorcersi  contro 
il  centro;  e  di  qui  la  necessità  di  occuparli  con  guerre ,  di  cui 
anche  la  osala  riuscita  torna  favorevole  all'  Impero. 

Questo  è  dunque  simile  al  Po,  continuamente  minaccioso  alle 
circostanti  basse  campagne  :  e  l' Europa  civile,  ne'suoi  progres* 
si ,  è  costretta  sempre  tener  V  occhio  da  quella  parte ,  se  mai 
se  ne  movessero  orde  nemiche  col  pretesto  di  soffocare  i  moti 
sìa  della  vicina  Polonia,  sia  di  Napoli  e  della  Spagna. 

Cogli  aumenti  fatti  anche  nei  cuor  della  paoe,  oggi  l'Impero 
abbraccia  26 1  mila  leghe  in  Europa,  684  mila  inAsia,  72,400  in 
America;  e  mentre  io  scrivo  sarà  cresciuto*  Mosca,  alteramente 
risorta  dalie  sue  ceneri,  conta  treceacinquantamila  abitanti ,  e 
la  sua  situazione,  tanto  più  opportuna  di  Pietroburgo,  la  fa  sem- 
pre guardare  come  la  capitale  indigena.  E  se  un  giorno  il  co* 
tosso  si  divida  ,  resterà  la  Russia  moscovita  attaccala  al  Erem- 
ita ;  e  la  finnica  e  tedesca  sul  Baltico,  colla  Curlaodia ,  l' Esto- 
nia, la  Uvenia,  la  Finlandia ,  che  godono  privilegi  politici ,  in- 
darno invidiati  dagli  altri  sudditi ,  e  diritti  municipali  (t) ,  do* 
dotti  dal  medio  evo  e  conservati  fra  tante  conquiste.  Le  colonie 
nuse  non  sono,  come  quelle  delle  altre  nazioni,  staccate  di  ter» 
ritorio  dalla  metropoli ,  benché  tocchino  dall'  Austria  alla  Cina, 
dal  mar  gelato  al  Cabul.  Natura  somministra  ricchezze  a  tan- 
to Impero  :  e  gli  tirali ,  già  geoerosissimi  di  ferro,  di  rame,  di 
platino,  porgono  ora  ingente  quantità  d'oro;  l'Aitai,  porfidi  pre- 
ziosissimi ;  il  Caucaso,  appena  acquistato,  dà  piombo  e  rame,  e 
forse  ben  presto  argento  ed  oro ,  del  quale  straordinariamente 
abbonda  la  Siberia.  Dal  1823, in  poi,  più  di  490  milioni  di  lire 
trasse  la  Russia  dalle  miniere. 

Terre  moltissime  giaciono  ancora  coperte  di  selve ,  altre  0 

(1)  È  notevole  quello  che  esclude  dalla  cittadinanza  chi  m 
nato  rusco. 

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432  STATISTICA  BUSSA 

sodaglie  e  marmi:  ma  non  meno  di  250  mila  leghe  quadrate 
sono  ubertose  quanto  te  migliori  dì  Polonia  ,  sicché  un  quarto 
de1  grani  può  mandarsi  fuori.  ; 

Nei  conti  compare  per  70  milioni  di  lire  la  capitolazione , 
che  è  da  quattro  a  cinque  franchi  ogni  uom  libero  ;  per  settan- 
tacinque l' abrok ,  canone  annuale  di  circa  dieci  franchi  ogni 
servo  maschio  della  corona;  per  cento  il  monopolio  dell'acqua- 
vite, che  ferisce  solo  i  poveri,  giacché  i  signori  ponno  distillar- 
ne pel  consumo  delle  loro  famiglie  ;  per  quindici  le  miniere  , 
per  cinquanta  le  dogane  :  ma  il  solo  esercito  di  terra  costa  ISO 
milioni,  40  la  marina,  225  l'  amministrazione. 

In  pochi  anni  si  moltiplicarono  le  manifatture  ;  più  del  cen- 
cinquanta  per  cento  crebbe  l'  importazione  delle  macchine  ;  le 
materie  prime,  tratte  di  fuori  per  le  fabbriche,  nel  1S33  si  va- 
lutavano a  novanta  milioni  di  rubli ,  ora  a  ceotrenla  ;  e  crederi 
favorire  V  industria  nazionale  coi  divieti  rigorosissimi ,  i  quali 
allontanano  la  concorrenza  ,  ma  non  impongono  la  necessità  di 
migliorare.  L'interno  commercio  è  agevolato  da  innumerevoli 
canali ,  per  cui  le  merci  vanno  dal,  Caspio  a  Pietroburgo  per 
1434  miglia,  portandoli  the  della  Cina,  l'oppio  della  Persia,  i 
ferri  e  le  pellicce  di  Siberia.  Immenso  traffico  fa  la  Russia  sia 
coir  Impero  Cinese,  sebbene,  in  grazia  delie  leggi  restrittive, 
noi  meni  su  tutti  i  punti  di  contatto  ,  ma  solo  per  Kjachta  ;  e 
tenta  ottenere  dalla  Cina  di  poter  rimontare  il  fiume  Amur  per 
{spacciarvi  le  pellicce.  Che  sarà  quando  tutto  l'Impero  sia  sol- 
cato di  strade  ferrate? 

Alla  Russia  scarseggiano  sfoghi  esteriori  ;  lo  perchè  tanto  le 
importa  d1  acquistar  mari,  che  la  mettano  in  comunicazione  col* 
i'  Europa.  Appena  un  secolo  fa ,  era  essa  chiosa  fra  nemici  ;  e 
il  porto  d' Arkangel,  impedito  da  geli  diuturni,  e  Astrakan  sul 
Caspio ,  erano  i  soli  suoi  ponti  marittimi  di  relazioni  esterne. 
Pietro  che  il  vide,  s' ostinò  nelle  guerre  colla  Svezia;  e  alla  pa* 
ce  di  Nystadt  ebbe  il  litorale  dei  goffi  di  Livonia  e  Finlandia,  poi 
la  Finlandia  tutta  e  la  Curlaodia  ;  e  colla  sua  nuova  città  si  pose 
a  cavaliere  del  Baltico.  Ma  ancora  questo  è  troppo  lontano  e  im- 
pedito mezzo  l' anno  da  ghiacci,  onde  i  suoi  successori  diresse* 
ro  l' intento  al  Mar  Nero*  Da  ciò  l'irreconciliabile  nimiciaia  colla 

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bcssia  125 

*  Porla,  alla  quale,  nella  pace  di  Cainargi,  strapparono  Azof  e 
la  libera  navigazione  del  Danubio  e  del  Sfar  Nero.  Ma  sebbene 
que*  bellissimi  paesi  tocchino  a  due  mari ,  uno  de' quali  comu- 
nica coli'  Europa,  l'altro  colla  Persia,  e  in  essi  sbocchino  gran- 
di fiumi,  pure  ne  i  mari  hanno  libertà  di  commercio,  nò  i  fiumi 
e  le  strade  sono  acconce  alle  comunicazioni;  Astrakan  perì,  e  il 
fiore  di  Odessa  è  affatto  artificiale.  Poi,  né  il  Caspio  né  il  Mar  Ne- 
ro non  possono  avere  importanza  se  non  per  chi  possieda  i  Dar* 
danelli  e  il  Golfo  Persico  :  laonde  a  questi  punti  drizzasi  il  gè* 
dìo  militante  della  Russia,  che,  come  l' Inghilterra,  ba  bisogno 
di  conquiste  per  vivere.  E  come  la  fan  benedire  le  raigliaja  di 
colonie,  di  villaggi ,  di  città  ,  onde  popola  V  istmo  taurico  e  i 
ghiacci  della  Siberia,  potrebbe  comparire  civilizzatrice  se  meno 
s'avviluppasse  ai  fair  d' Europa,  e  se  non  avesse  una  colpa  che 
ne  forma  la  potenza,  il  difetto  di  politiche  libertà. 

Anche  al  sapere  giova  la  Russia  colle  sue  università  e  colle 
accademie,  da  cui  sono  chiariti  difficilissimi  punti  di  storia  e  fi* 
lologia;  le  spedizioni  al  Nord,  le  descrizioni  della  Siberia,  delle 
verdeggianti  steppe  dei  Kirghizi ,  dell'  Aitai ,  dello  Jenissei,  in- 
grandirono la  geografia  :  colà  sono  i  migliori  osservatori!  del 
mondo;  colà  artisti  son  chiamati  d' ogni  paese ,  e  spediti  fuori 
a  imparare. 

Congiungere  un'estensione  di  popoli  cosi  varii  sotto  una  legge 
unica  e  un'  identica  costituzione  ,  è  pensiero  gigantesco  ,  ma 
non  desiderabile,  né  possibile:  onde  alla  Russia  rimane  la  de- 
bolezza di  mancare  d' unità  politica,  nazionale  e  religiosa.  Pen- 
sa dunque  surrogarvi  P  unità  amministrativa;  al  qual  fine  auni- 
cbila  le  franchigie  nazionali,  come  fra'Gosacchi,  e  le  municipa- 
li, come  fra  le  mille  colonie  delia  parte  meridionale. 

Mali  maggiori  recò  il  pretendere  V  unità  religiosa.  I  ozar  a- 
veano  più  volte  trattato  di  riunirsi  alla  Chiesa  romana  ,  per  de- 
siderio di  mostrarsi  europei  ;  e  dopo  depostane  l' idea ,  diedero 
almeno  protezione  ai  Cattolici.  Caterina  II  avea  promesso  rispet- 
tare la  Chiesa  rutena ,  dopo  lo  sbranamento  della  Polonia  (1): 

(1)  Manifesto  di  Pietroburgo  tf  settembre  1773.  Trattato  di 
firodno  13  luglio  1793. 

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124  BEL1GI0NE  IN  BUSSIA 

ma  subito  la  filosofessa  cominciò  vessazioni  ;  e  pfer  quaoto  s*  in* 
terponèssero  il  papa  e  Maria  Teresa ,  già  nel  74  avea  tolto 
ai  Greci-uniti  milledugento  cinese  per  darle  agli  scismatici  ;  a* 
stuzie,  minacce ,  legalità,  seduzione  adoprando,  abolì  il  metro- 
polita di  Halicz,  poi  tatti  i  vescovi  greci-uniti;  e  nel  91  ,  com- 
putavansi  145  conventi  ,9316  parrocchie  ,  8  milioni  di  fedeli 
perduti  dalla  Chiesa  unita,  Alessandro  ripristinò  di  propria  au- 
torità il  titolo  metropolitico  di  Halicz  (1807),  ma  come  in  par* 
tibus ,  del  pari  che  i  vescovi  di  Polozk  e  Luck  ;  nel  Regno  di 
Polonia  conservò  il  vescovado  greco-unito  di  Chelm,  enei  18 1 7 
si  pose  metropolita  della  Chiesa  greca-unita  in  Russia  monsi- 
gnore Bulhak,  cui  il  papà  costituì  anche  legato  apostolico,  con 
amplissime  facoltà. 

Ma  l'imperatore  Nicolò,  nel  18S2,  restrinse  tatti  i  vescovadi 
alle  due  diocesi  di  Lituania  e  della  Russia  Bianca  ;  soppresse 
dugeoventuno  conventi  di  rito  latino  e  tutti  i  Basiliani,  che  soli 
fornivano  di  vescovi  le  chiese  ;  e  rilesse  le  vie  di  Caterina  II , 
richiamando  nel  1835  l'ordinanza  di  lei  del  179$ ,  dove  s'in- 
giunge di  «  punire  come  ribelle  ogni  Cattolico ,  prete  o  laico , 
di  condizione  oscura  od  elevata ,  che  si  opponga  in  parole  o  in 
atti  al  progresso  del  culto  dominante ,  o  impedisca  in  qnal  sia 
modo  la  riunione  alla  Chiesa  russa.  »  I  beni  de'  Gesuiti  ,  die 
Alessandro,  sopprimendoli,  avea  promesso  serbare  ai  Cattolici*! 
si  distrassero  ad  altro  oso  ;  ristretto  il  numero  delle  chiese  e 
delle  parrocchie  ;  proibita  ogni  comunicazione  fra  il  clero  ro- 
mano e  il  greco-unito ,  che  prima  si  sussidiavano  nell'enorme 
distanza  delle  chiese  ;  proibito  ribattere  pubblicamente  le  obie- 
zioni fatte  al  cattolicesimo;  ordinato  si  allevassero  nella  reti- 
gione  greca  i  nati  da  matrimoni!  misti  ;  commesse  le  scuole  ai 
laici,  e  obbligati  a  compiere  gli  studi!  in  università  scismatiche; 
dati  favori  agli  ecclesiastici  apostati ,  e  molestie  ai  perseveran- 
ti. Nel  catechismo  pei  cattolici  russi,  stampato  a  Wilna  il  1832, 
spiegando  il  quarto  precetto  del  decalogo,  si  dice  :  «  L'autorità 
dell'imperatore  procedo  o  emana  direttamente  da  Dio*  A  lui 
devesi  culto ,  sommissione ,  servigio ,  principalmente  amore  % 
ringraziamenti,  preghiere;  insomma  adorazione  e  amore.  Biso- 
gna adorarlo  in  parole,  segni,  azioni,  procedimenti,  nell'intimo 

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CATTOLICI  PERSEGUITATI  125 

dal  cuore.  Bisogna  rispettare  le  autorità  che  esso  nomina,  per* 
che  emanano  da  lui.  Mediante  l'ineffabile  azione  di  queste  au- 
torità ,  V  imperatore  è  da  per  tutto.  L' autocrato  è  un'  emana- 
zione di  Dio;  è  suo  vicario  e  ministro.  •  Al  fine  il  governo  potè 
ottenere  che  tutto  V  alto  clero  apostatasse  ;  e  benché  il  basso 
sesistesse  a  fiere  persecuzioni,  il  santissimo  Sinodo  potò  annun- 
ziare che  •  la  pretesa  unione  nelle  prwincie  occidentali  del- 
la Russia,  cominciata  U  1  s>96  col  disertare  una  parte  del  cle- 
ro di  quelle  al  concilio  di  Brest ,  dopo  lacerata  per  due  secoli 
e  mezzo  la  famiglia  russa ,  termino  il  1839  coli1  atto  sinodale 
di  Polozk.  » 

In  molti  paesi  i  nobili,  anche  scismatici,  protestarono  contro 
la  violenza ,  mostrando  come  ne  restassero  scompigliale  le  co- 
scienze dei  contadini,  costretti  a  un  rito  che  detestano  ;  e ,  co- 
me ,  toccandoli  nella  religione ,  si  scalzi  il  fondamento  di  ogni 
loro  virtù  civile»  Il  pontefice ,  appena  gli  trapelarono  i  lamenti 
dei  Cattolici  oppressi,  si  fece  interprete  eloquente  e  severo  del- 
le tormentate  coscienze  ;  ed  è  dei  documenti  più  memorabili 
della  storia  ecclesiastica  moderna  V  allocuzione  di  Gregorio 
XVI  del  22  luglio  1842  ,  «  desolante  esposizione  dei  mali  gra- 
vissimi sotto  cui  geme  la  religione  cattolica  nella  vasta  esten- 
sione dei  possessi  russi ,  e  delle  incessanti  e  sempre  inutili  fa- 
tiche del  Santo  Padre  per  arrestarne  il  corso  e  rimediarvi.  •  E 
sebbene  il  papa  usasse  piuttosto  linguaggio  di  profonda  coster- 
nazione ,  che  non  il  tono  d' autorità  che  gli  starebbe  bene  par- 
lando a  nome  di  un  popolo  oppresso ,  V  effetto  fu  di  aumentare 
i  rigori! 

Pure,  quando  il  czar  andò  a  Roma  (die.  1845),  ne'  colloqui! 
£ol  papa  parve  attingere  moderazione ,  e  la  Chiesa  potè  respi- 
rare. Ma  v'  ha  una  porzione  di  credenti ,  che  nel  czar  veggono 
il  legittimo  discendente  degli  imperatori  romani,  e  perciò  il  vero 
capo  della  Chiesa  (  secondo  essi  ) ,  da  cui  la  cattolica  si  staccò 
nello  scisma  di  Fozio.  Sperano  dunque  vedere  quando  che  sia 
riunita  tutta  la  famiglia  di  Cristo  sotto  quest'  unico  pastore , 
cessando  in  conseguenza  le  varie  eresie  che  sbranano  il  cattoli- 
cesimo. L'imperatore,  già  venerato  ora  da  tanti  milioni  di  Slavi 
come  capo  della  loro  gente,  tornerebbe  allora  signore  spiri- 

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42é  EBBE*  PERSEGUITATI 

tuale  e  temporale  del  mondo.  Tanto  pub  sublunare  le  sue  spe- 
ranze! 

Alla  medesima  unificazione  delle  credente  tendeano  le  per- 
secuzioni contro  degli  Ebrei.  Molti  tentativi  si  fecero  negli  ul- 
timi anni  per  riunire  questa  nazione  ;  si  pensò  fino  rialzare  il 
regno  e  il  tempio,  quale  barriera  fra  l' Egitto  e  la  Turchia:  ma 
parve  dimostrato  che  ogni  sforzo  di  riordinamento  sia.  inutile 
prima  della  conversione  (a).  La  Polonia  ne  ha  due  milioni,  che 
i  più  tengono  alberghi  ed  usano  un  gergo  lor  proprio.  Da  Ca-' 
simiro  (1334)  furono  dichiarati  idonei  etfideles.  con  privilegi 
grandissimi ,  mozzicati  poi  di  tempo  in  tempo  per  le  antipatie 
popolari.  Presero  gran  parte  negli  ultimi  moti  di  Polonia,  trop- 
pe ragioni  avendo  di' deplorare  la  caduta  dell'antico  sistema. 
In  conseguenza ,  Nicolò  obbligolli  al  servizio  militare  ,  da  cui 
.  Alessandro  tenevali  esenti  mediante  una  somma  ;  e  i  loro  figli 
di  dodici  o  quattordici  anni  prendea  per  la  marina ,  ciò  che  ne 
fece  perire  moltissimi  :  una  scuola  che  aveano  a  Varsavia  fu  sop- 
pressa alla  rivoluzione.  Poi ,  persuaso  che  a  una  sola  chiesa 
debbono  appartenere  i  membri  d> uno  Stato  che  non  voglia  re- 
star debole  e  costretto  a  cercare  di  fuori  un  focolajo  di  vitalità, 
Nicolò  obbliga  (1844)  anche  gli  Ebrei  alla  legge  religiosa  del- 
l' Impero  ;  e  dicesi  abbia  in  idea  ,  se  mai  possieda  le  provincie 
occidentali  dell'  Asia,  di  trasferire  tutti  gli  Ebrei  del  suo  Impe- 
ro di  là  dal  Tauro,  in  qualche  luogo  dell'antica  lor  patria. 

Questi  mali,  e  la  guerra  incessante  del  Caucaso,  mortificano 
un  Impero ,  che  a  tanti  mezzi  materiali  congiunge  e  i  legami 
invisibili  in  cui  avvolge  la  coscienza  de'  Greci ,  degli  Armeni , 
dei  Bulgari,  de7 Serbi  ;  e  l'affezione  di  tutta  la  stirpe  slava  ,  la 
quale  nel  czar  venera  il  futuro  restauratore  delia  sua  naziona- 
lità :  laonde  riescono  meno  formidabili  le  minacce  che,  di  mez- 
zo alle  sue  nubi,  son  tratto  tratto  avventate  .contro  la  Germania 
e  la  Francia. 

(a)  Né  può  essere  altrimenti,  quando  la  distruzione  del  tempio 
e  la  dispersione  della  nazione  ebrea  sono  una  conseguenza  della 
giustizia  punitrice  divina.  Dopo  il  terribile  esempio  di  Giuliano 
apostata;  si  tenta  riprodurre  ancora  si  empii  sforzi  T 

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CAPODI9TBIA  121 

Affari  d'Oriente. 

Della  rivoluzione  greca  nulla  aveano  definito  i  diplomatici 
(voi.  If ,  pag.  404  ) ,  sebbene  dopo  la  battaglia  di  Navarino  si 
fosse  perduta  la  speranza  di  rimettere  a  quei  battezzati  le  ca- 
tene musulmane.  Morto  Alessandro  di  Russia  che,  dopo  averli 
sospinti ,  aveva  abbandonato  i  Greci  per  condiscendere  a'  suoi 
alleati,  Nicolò  favorì  gl'insorgenti,  per  acquistar  su  loro  un  pa- 
tronato simile  a  quello  che  esercitava  sui  principati  del  Danu- 
bio. All'Inghilterra  poco  aggeniava  il  costituirsi  di  questa  nuova 
nazione ,  che  nelfa  sua  gioventù  potrebbe  rivaleggiarla  ;  e  se , 
trascinata  dall'opinione  e  dal  non  volere  lasciarla  riuscire  sen- 
za di  lei ,  vi  stese  la  mano  ,  volea  debole  il  nuovo  Stato  di  mo- 
do, che  bisognasse  del  suo  appoggio.  La  Francia,  amica  disin- 
teressata si  per  indole ,  sì  perchè  aliena  da  speranze  o  timori 
immediati ,  volea  farne  un  dominio  indipendente  da  ogni  offi- 
ciosa tutela. 

Capodistria,  presidente  e  buon  amministratore,  fe'cessare  la 
pirateria,  organizzò  i  Romelioti ,  diffuse  l' istruzione  pubblica  ; 
ma  i  patrioti  lo  guardavano  come  turcimanno  della  Russia ,  e 
che  meditasse  farsi  capo  del  Peloponneso ,  d' accordo  col  czar 
o  colla  Porta  :  intanto  gli  antichi  capi ,  dopo  versato  il  sangue 
generosamente,  lo  scontavano  in  prigione  o  nell'est  glie.  La  ri* 
votazione  di  Francia  esacerbò  gli  spiriti  ;  alcuni  giornali  s' in- 
velenirono per  modo  che  fu  forza  sopprimerli  ;  alcuni  dei  resi- 
stenti perseguitati,  ritiratisi  a  Idra,  si  levarono  a  guerra  civile; 
Costantino  e  Giorgio  fratello  e  figlio  di  Pietro  Mauromicali  te-' 
nato  prigioniero,  trucidano  in  chiesa  il  presidente  ;  Costantino 
resta  ucciso  sul  fatto,  Giorgio  al  patibolo.  La  Grecia  esulta  d'es- 
ser liberata  da  quello  che,  per  tanto  tempo,  avea  guardato  come 
suo  liberatore  ;  eppure  chiama  a  succedergli  il  fratello  Agosti- 
no, il  quale  fa  rei  di  Stato  il  generale  Coletti  e  gli  altri  avversi 
alla  Russia.  Frattanto  la  conferenza  di  Londra  (febbr.  1833) , 
che  decideva  delle  sorti  dei  popoli  senza  i  popoli  sentire,  eleg- 
gerà al  trono  di  Grecia  Ottone  figlio  del  re  di  Baviera,  il  quale 
ri  giunse  con  flotta  e  danaro  e  consigli  forestieri. 

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428  BEGNO  DI  GBECIA 

Così  un  nuovo  Stato  cristiano  costituitasi  in  Europa  ;  simu- 
lacro di  Regno,  cui  la  diplomazia  surrogava  alla  speranza  d'un 
greco  Impero  rinnovato.  È  dagli  altri  singolare  ,  in  quauto  il 
Regno  porta  lo  stesso  nome  che  la  Chiesa,  non  volendo  i  Greci 
restar  dipendenti  dal  patriarca  greco,  per  rimovere  ogni  peri* 
colo  di  predominio  rosso.  Con  buone  fortificazioni  di  eccellente 
marina ,  estendesi  su  dodici  milioni  di  acri ,  dei  quali  un  nono 
appartiene  a  privati,  il  resto  allo  Slato,  succedente  ai  primitivi 
dominatori  :  anzi  i  proprietarii  slessi  sono  piuttosto  affittajuoli, 
dovendo  una  decima  in  natura,  di  penosissima  e  vessatoria  esa- 
ttone. Disusata  i  terreni  dàlia  cultura ,  distrutti  dai  tempo  gli 
acquedotti  antichi ,  si  moltiplicarono  aquitrini  e  sodaglie  :  la 
natura  stessa  direbbesi  in  gran  parte  mutata.  Il  Gefiso,  che  ar- 
restò V  esercito  di  Serse ,  basta  ora  a  fatica  ad  inaffiare  i  giar- 
dini ;  l'Inaco  e  l'Ilisso  appena  alla  stagione  piovosa  ricompa- 
iono nell'  arido  letto  ;  dei  boschi  del  monte  Licabetto ,  ove»  si 
cacciavano  gli  orsi,  più  non  sopravanzano  che  arbusti  ;  e  la  ne- 
gligenza ottomana  o  lo  scoraggiamento  della  servitù  lasciò  nu- 
dare di  piante  rimetto,  il  Pentelico,  il  Parnaso,  il  cui  terriccio 
scese  a  rialzar  la  pianura  e  seppellire  gli  edifizii  antichi.  In 
Marea  contavansi  appena  sessantasette  uomini  per  miglio  qua- 
drato, ventisei  nel  continente,  trentacinque  nelle  isole. 

Pure  il  Eegno  è  in  aumento ,  come. paese  nuovo  ;  e  men- 
tre nel  1836  non  eccedeva  i  751,077  abitanti ,  nel  40  furono 
856,470  :  olivi  e  gelsi  vi  crescono  spontanei  j  abbondantissimo 
il  cotone.  Invece  di  fabbricare  una  capitale  nuova  ed  acconcia, 
per  rispetto  storico  si  scelse  Atene ,  arida ,  malsana ,  e  dove 
contrastano  V  antica  magnificenza  e  le  nuove  meschinità  :  or 
conta  26,000  abitanti  ;  e  ogni  cosa  a  buonissimo  prezzo.  Il  ter- 
ritorio 6  diviso  in  comuni  di  tre  classi ,  secondo  contengono 
10,000 ,  o  2000 ,  o  200  anime  ;  ogni  uomo  a  venticinque  anni 
diventa  elettore  ;  e  i  Comuni  rispondono  delle  violenze  e  dei 
furti  commessi  nella  loro  giurisdizione  :  provedimento  necessa- 
.  rio  in  tante  abitudini  eroiche.  Un  terzo  della  popolazione  vive 
di  commerci ,  ma  piccoli  e  nuovi  ;  e  i  grossi  hanno  case  fuori. 
Il  più  importante  cambio  si  fa  con  Trieste  :  ma  finora  i  capitali 
scarseggiano,  nò  vie  nuove  ai  apersero.  Nel  1841  si  fondò  uà 

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LETTERATCBA  GRECA— COSTITUZIONE  DELLA  GRECIA     129 

banco  nazionale  :  e  tanto  mare,  tanta  fertilità ,  tanta  operosità, 
promettono  largamente  alla  popolazione  ventura. 

Agli  stndii  si  die  avviamento  fin  prima  della  rivoluzione.  L'i- 
dioma  greco  era  disusato  alla  letteratura  ;  e  Foscolo  e  Mustoii- 
di  arricchirono  la  italiana.  Sarà  nominato  eoo  lunga  gratitudine 
Coray ,  medico  di  Smirne ,  il  quale  tradusse  da  prima  in  greco 
moderno  il  Beccaria  ;  poi ,  coi  fratelli  Zosimos ,  formò  una  A» 
blioteca  greca  e  dizionari!.  Greco  Ducas  voleva  si  ripristinasse 
l'antica  favella  ;  come  chi  volesse  tornare  gl'Italiani  al  latino. 
Catarsdy  sosteneva  P  uso  parlato ,  comunque  inforestierito  ;  al 
che  acquistarono  favore  alcuni  ben  successi  tentativi ,  come  le 
liriche  di  Gristopoulos.  Coray,  tenendo  il  mezzo  tra  la  schifiltà 
degli  eruditi  e  il  sentimento  del  popolo ,  volea  purgare  la  lin- 
gua parlata  dalle  frasi  straniere  qualora  non  mancassero  antiche 
corrispondenti.  Fondamento  arbitrario ,  che ,  come  accade,  fa 
abusato  :  onde  uscirono  opere  né  intese  dal  volgo  né  approvate 
dai  dotti,  simili  alla  lingua  cortigiana  de'  pedanti  d' Italia  [a)  ; 
e  Rigo  in  una  commedia  sbertò  il  nuovo  gergo  dei  dotti.  Ma 
col  governo  parlamentare  la  lingua  prenderà  polso  e  Iena,  e  ri* 
marra  decisa  col  fatto  la  quistione  della  sua  natura. 

Qual  più  bello  spettacolo  che  un  popolo  il  quale  si  rigenera  ? 
ma  la  libertà  non  nasce  in  letto  di  rose.  Le  dispute,  che  pajono 
natura  di  quella  gente ,  non  tardarono  a  inimicarli  per  fatto  dì 
religione.  Pesano  i  prestiti ,  contratti  durante  la  guerra  o  alla 
venuta  del  re  ;  e  le  Potenze  che  se  ne  portarono  garanti ,  ne 
traggono  pretesto  dì  mestare  nel  governo.  Questo  fu  messo 
dispotico ,  e  al  re  fanciullo  dato  un  Consiglio  di  reggenza ,  go- 
verno beli'  e  fatto  tutto  di  Bavaresi  :  quattromila  di  questi  ven- 
nero col  re  ;  altri  a  far  fortuna  e  coprire  cariche ,  pagati  cara- 
mente dal  paese.  Armansperg ,  tutore  del  re ,  sostenuto  dalle 
Potenze ,  voleva  mantenere  l' assolutezza  ;  onde  gli  antichi  pa- 

(o)  Che  strano  paragone  !  La  lingua,  già  detta  aulica  o  cor- 
tigiana ,  non  è  fondata  su  l' autorità  de'  pedanti,  ma  su  l' uso 
dì  veneranda  schiera  di  classici  scrittori  ;  i  quali  insieme  fan- 
no miglior  legge  che  non  il  fondamento  arbitrario  posto  dal 
solo  Coray. 

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430  VALLACHIA 

trioti ,  esclusi  non  dal  comando  solo ,  ma  fin  dalla  rappresene 
tanza  che  aveano  avuta  durante  la  insurrezione ,  fremevano  del 
dominio  forestiero.  Il  re ,  congedato  Armansperg  e-  assunto  il 
governo ,  molto  fece  j  ma  sempre  era  esosa  quell'  amministra- 
zione imposta  e  dispotica.  Venuto  il  tempo  che  le  truppe  bava- 
resi dovevano  uscire  di  Grecia,  le  intelligenze  si  produssero  al- 
l'effetto ;  e  senza  influssi  forestieri,  per  puro  sentimento  nazio- 
nale, il  re  fu  indotto  a  soscrivere  una  costituzione  (sett.  1844), 
fondata  sulle  solite  divisioni  dei  poteri  e  colle  solite  garanzie  ; 
dove  1'  unico  punto  di  rilievo  si  6  l' obbligo  che  i  futuri  re  pro- 
fessino la  religione  nazionale» 

Pertanto  la  Grecia  ricuperava  tutte  le  libertà  sottrattele ,  e 
le  assemblee  deliberanti ,  per  cui  e  con  cui  avea  combattuto. 
Anzi  la  nazionalità  s' infervorò  a  tale  eccesso,  che,  mentre  nel- 
la prima  assemblea  rivoluzionaria  avevano  dichiarato  Greci  tutti 
quelli  che  credono  in  Gesù  Cristo  e  parlano  greco ,  esclusero 
dalle  funzioni  pubbliche  chi  non  sia  nato  ne9  confini  del  presen- 
te Regno  (eterotoctoni).  Coletti,  autore  principale  della  rivolu- 
zione e  rappresentante  la  parte  francese  a  petto  di  Maurocorda- 
to  che  rappresenta  la  inglese  ,  si  oppose  indarno  a  questo  cut* 
toctonìsmo;  riazione  peloponnesiaca,  non  solo  contro  i  Bavari, 
ma  contro  i  ricchi  e  massime  Fanarioti ,  che  accorrono  a  frutti 
pei  quali  non  hanno  faticato  (l).  I  principi  d'Europa  riconob- 
bero il  nuovo  patto ,  purché  quel  Regno. ricusasse  estendersi  ; 
troppo  sentendo  come  tutta  Grecia  e  l' Asia  Minore  guardino 
con  desiderio  al  paese,  che,  vogliasi  o  no,  dovrà  un  giorno  unir- 
li. Ma  da  quel  punto  i  tanti  che  vi  erano  migrati  stettero  pessi- 
mamente, e  dovettero  pensare  ad  abbandonar  la  nuova  patria  : 
ne  uscirono  quelli  d' Ipsara  ;  mott'  altri  di  Creta  ,  isola  che  ne 
rimane  agitata,  e  le  cui  turbolenze  balenano  come  speranze  al- 
l' Inghilterra ,  avida  delle  belle  rade  della  Suda  e  della  Canea. 

I  Russi ,  visto  ,  fin  dal  secolo  precedente ,  non  poter  nulla 
contro  la  Turchia  senza  la  Valachia  ,  tolsero  a  favorire  i  movi- 
menti di  questa,e  nel  1827  entrarono  come  liberatori. Pel  trat- 
tato d' Adrianopoli  furono  Costituite  la  Moldavia  e  la  Valachia , 

(1)  Coletti  moriva  il  settembre  1847. 

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SEBVIA  131 

Confermando  quanto  i  Rossi  vi  avevano  operato ,  e  sottoponen- 
dole a  tributare  alla  Porta  tre  milioni  di  piastre  (  tei  milioni  d* 
lire)  all'anno.  Formossi  allora  una  costituzione  distinta  pei  due 
paesi,  approvata  a  Pietroburgo;  nella  quale  il  principio  rappre- 
sentativo è  tanto  esteso ,  cbe  fin  il  capo  dello  Stato  dev'  essere 
eletto  da  un9 assemblea  composta  da  cinquanta  bojari  della  pri- 
ma classe  e  settanta  della  seconda ,  dai  vescovi  e  da  trentasei 
deputati  de'  distretti,  e  venticinque  delegati  delle  corporazioni 
della  città.  Il  potere  di  lui  6  diviso  coli' assemblea  nazionale , 
cbe  è  composta  di  un  metropolita  presidente,  tre  vescovi,  ven- 
ticinque bojari ,  diciotto  deputati  de'  distretti  ;  ma  non  può  oc- 
cuparsi di  affari  politici ,  i  quali  rimangono  riservati  alle  due 
'Potenze.  Vi  fu  proclamata  l'abolizione  della  servitù,  e  che  ognu- 
no possa  comprare  e  diventar  nobile  ;  ma  vuoisi  tempo  perchè 
n'entri  l'abitudine  nel  popolo.  Il  generale  russo  Kisselif ,  che 
li'  era  stato  a  lungo  presidente  ,  vi  pose  principe  Demetrio 
Ghika  ;  ma  gli  scontenti  Filippesco  eccitarono  una  gara ,  jion 
ancora  finita. 

Nella  Servia,  fra  dodicimila  Maomettani  sono  sparsi  novecen- 
tomila Cristiani  ;  gente  pia,  dedita  ai  preti,  sperante  il  rigene- 
ramenlo  dalla  religione  $  vivissima  nelle  amicizie  ;  piena  di  ve- 
nerazione alle  donne,  le  quali ,  spaventate  dal  trattamento  cbe 
i  turchi  usano  alle  loro,  furono  eccitatrici  di  coraggio  nella  ri- 
voluzione.  Questa,  cominciata  al  principio  del  secolo  da  Giorgio 
il  Nero,  fu  compiuta  da  Milose  ,  cut  la  Porta  riconobbe  princi- 
p3  indipendente  nel  1833 ,  riservandosi  la  cittadella  di  Belgra- 
do. Segno  del  risorgimento  fu  il  rendere  ai  preti  la  cura  dello 
stato  civile  ,  mentre  prima  non  si  prendeva  alto  delle  nascite  , 
de' mairi monii,  delle  morti.  Milose  introdusse  fabbriche  ,  pon- 
ti, spedali,  quarantene,  posta,  liceo,  stamperia,  scuole  di  lin- 
gua patria,  carceri  penitenziarie  ,  fin  troppo  rapidamente  :  ma 
la  sua  fierezza  eccitò  una  rivoluzione  (1840) ,  che  surrogògii 
il  figlio  Michele,  escluse  l'influenza  russa,  allontanò  gl'impie- 
gati forestieri,  col  cbe  credesi  qui  pure  sviluppar  la  nazionalità. 
f  Àpprofìttossi  delle  franchigie ,  e  già  a  Belgrado  v'  è  giornali  e 
accademia,  e  pubblicossi  un  codice  (1844). 


» 

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132  MAHMCD  —  LBTTBIIATORA  TURCA 

Nella  Moldavia  persevera  la  preponderanza  dei  Rossi  (a) ,  i 
quali  poi ,  togliendo  a  pretesto  le  turbolenze  esacerbate  dalle 
rivoluzioni  del  48  ,  posero  un  esercito  di  occupazione  in  quei 
principati ,  dichiarando  ne  uscirebbe  sol  quando  ne  fosse  assi- 
curata la  quiete. 

Però,  intanto ,  ecco  alle  porte  della  Turchia  tribune  di  poli- 
tica liberale  e  d*  emancipazione  cristiana. 

Altre  sorti  correvano  gli  antichi  dominatori  dei  Greci-Slavi. 
Anche  quelli  che  lodano  Mahmud  come  riformatore  ,  devono 
disapprovarne  non  solo  il  tempo ,  ma  anche  le  guise  ;  giacché 
V  abolizione  degli  usi  patrii  egli  riponeva  nelP  empire  il  ser- 
raglio di  Greche  ,  ed  ubbriacarsi  ogni  giorno ,  sinché  fu  còlto 
dal  delirio  tremulo.  Forte  di  volontà,  corto  di  genio,  non  guer- 
resco come  devon  essere  i  riformatori,  snaturò  il  suo  Impero  ; 
mise  stampa  (1),  cartiere,  gazzetta;  abbattè  senza  osservare  al 
poi ,  e  trovò  non  aver  eretto  un  edilìzio  nuovo  dopo  scassinato 
il  vecchio.  Le  riforme  continuò  dopo  la  pace  d' Adrianopoli  : 
istituì  nuove  milizie  regolari  e  una  decorazione  ;  si  tolse  dal- 
l' isolamento  col  mandare  ambasciadori  residenti  presso  le  Po* 

(a)  Col  trattato  segnato  ultimamente  a  Parigi ,  la  Russia  ha 
rinunziato  ad  ogni  maniera  di  protettorato  e  ingerenza  nella 
Valachia  e  nella  Moldavia,  che  restano  principali  indipendenti, 
e  sotto  la  protezione  delle  potenze  europee. 

(1)  Sotto  Acmet  erasi  vista  la  prima  stamperia  a  Costanti- 
nopoli, recatavi  da  Faid  offendi,  figlio  <T  un  ambasciadore  man- 
dato a  Parigi  ;  il  quale ,  imito  col  rinnegato  Ibraim  di  Buda, 
ottenne  nel  1721  di  stampare  libri  di  lingua,  storia,  scienze  ; 
eccetto  quelli  di  religione.  Nel  1742  vi  s'erano  stampate  di- 
ciassette opere  in  ventitré  volumi  ;  allora  fu  interrotta  sino  al 
1783  ;  poi  due  anni  appresso  cessò  di  nuovo  ;  indi  il  geometra 
Àbder  Rhaman  effendi  la  tornò  in  lavoro  nel  1793,  quando  fu 
riunita  alla  scuola  del  genio  :  e  fin  al  1806  diede  26  opere. 
Guasta  nelle  successive  turbolenze ,  da  Mahmud  fu  ripristinate 
nel  1809,  con  divieto  d' imprimere  i  libri  sacri,  i  quali  deano  ' 
sempre  scriversi  a  mano.  Fin  al  1830  non  ave»  prodotto  che 
97  opere  ;  ora  diviene  stromento  d'opposizione  e  di  civiltà, 

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LETTERATURA  TtJBCA  135 

lente  ;  volle  si  venerasse  la  soa  effigie,  come  si  usa  quelle  dei 
re  d' Europa  ;  fece  fabbricare  un  battello  a  vapore  ;  introdusse 
providenze  contro  la  pefte,  una  commissione  sopra  il  commer- 
cio e  V  industria,  ed  una  per  riformare  il  codice  5  a  Pera  lasciò 
aprire  teatro  e  gabinetto  di  lettura.  Anche  delle  belle  lettere 
prese  pensiero  ;  ma  più  facea ,  e  più  esse  prostravansi ,  come 
nel  resto  insinuandofisi  le  maniere  europee.  I  calligrafi  scapi- 
tano della  vantata  abilità  ,  dopo  introdotta  la  stampa  ;  i  poeti 
credono  aver  soddisfatto  alla  patria  e  all'  avvenire  se  abbiano 
composto  de1  cronogrammi ,  cioè  sentenze  esprimenti  fatti  sto- 
rici, di  cui  con  certi  segni  alfabetici  notano  la  data.  Mir  Alem- 
sade  ,  figlio  del  -portastendardo ,  mille  strofe  storiche  com- 
pose ,  tanto  esatte  di  cifre  quanto  aride  di  pensieri.  Fra  tante 
scuole,  tanti  letterati,  noaun  bel  nome  vanta  Costantinopoli  : 
gli  ulemi ,  gerarchia  scientifica  ,  unico  simbolo  ottomano  del- 
l' intelligenza  ,  stanno  ghermiti  al  passato.  Stampansi  giornali, 
ma  non  li  legge  se  non  qualche  Franco  ;  i  libri  non  si  diffondo- 
no ;  si  comanda  la  storia ,  ma  s' ignorano  le  storiche  investiga- 
zioni e  la  libertà  che  ne  è  l' essenza  ;  V  almanacco  imperiale  è 
tutto  astrologia  e  distinzione  di  giorni  propizii  o  climaterici.  I 
bambini  vengono  avvezzati  ad  imparare  a  memoria  sentenze  che 
non  capiscono  ;  ónde  V  intelligenza  è  incatenata  al  primo  suo 
svolgersi.  Ai  collegi  {madrassahs)  di  Bokara  ,  la  cui  universi- 
tà ,  tipo  di  tutte  le  musulmane  ,  può  dar  la  misura  dell'  alta 
istruzione  presso  i  seguaci  dell'  islam ,  contansi  ogni  anno  9  in 
10  mila  studenti  dell'Arabia,  dell'  Afgania,  della  Turchia,  del- 
l' Africa,  dell'  India.  Ogni  coHegio  ha  numero  fisso  di  studenti, 
sotto  uno  o  due  professori.  Ognj  nuovo  studente  compra  dal 
predecessore  il  posto  nel  madrassah,  ove  può  stare  anche  tutta 
la  vita,  purché  non  s'ammogli  ;  e  si  preparano  alla  lezione  col* 
la  lettura,  o  con  discussioni  sotto  i  portici.  Gentrentasette  sono 
le  opere  di  classe  :  il  professore  fa  leggere  in  prima  da  un  bac- 
celliere alcune  sentenze  o  un  capitolo  di  una  sovra  il  tema  pro- 
posto ;  indi  invita  gli  allievi  a  dibattere  le  opinioni  intese  ;  ed 
egli  critica,  corregge ,  infine  dà  la  propria  decisione.  Le  scien- 
ze insegnate  sono  diritto  e  teologia  ;  lingua  e  letteratura  araba; 
la  sapienza ,  cioè  logica ,  etica  e  metafisica  :  ma  tutto  si  limita 

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434  LETTERATURA  TURCA 

a  elementi  e  definizioni.  Eppur  questa  è ,  si  pub  dire  ,  l' unica 
fonte  della  teologia  musulmana  di  oggi,  e  della  poca  letteratu- 
ra e  filosofia  ;  solo  i  Persiani,  come  siiti,  hanno  università  pro- 
pria. Tutto  dunque  si  riduce  a  quislioui  di  teologia  casistica , 
micidiali  al  buon  senso,  e  che  rendono  sofistici ,  fanatici,  osti- 
nati. E  gli  studiosi  tornano  sempre  ai  classici,  non  per  formar- 
visi  a  idee  nuove  ,  ma  per  sopraccaricarli  di  note  ,  appendici  9 
scolii,  commenti. 

Colle  riforme  adunque  in  Turchia  si  perdeano  le  qualità  ori- 
ginali senza  acquistar  le  forestiere.  Alle  donne  proclamavasi  la 
mancipazione,  ma  non  si  aprivano  gli  harem,  e  libertà  soltanto 
concedeasi  quanta  bastasse  a  dare  scandalo  e  crescere  la  cor- 
ruttela. Pertanto  i  Musulmani  non  poteano  considerare  che  co- 
me rinnegato  Mahmud  ;  e  i  cadaveri  spesso  galleggianti  nel 
Bosforo  annunziavano  e  il  malcontento  e  il  castigo.  Un  dervis 
venerato  per  santo  affacciossi  al  padiscià ,  gridandogli  :  Infede- 
le! non  sei  tu  satollo  di  abominazioni  f  Davanti  Allah  da- 
rai conto  della  tua  empietà.  Tu  distruggi  le  istituzioni  dei 
padri,  dirocchi  P  islam  ,  attiri  la  vendetta  del  Profeta s  «o- 
pra  di  te  e  di  noi.  Iddio  mi  comandò  d' intimarti  la  verità, 
e  mi  ha  promesso  la  corona  del  martirio.  E  1?  ebbe  ;  e  il 
cadavere  suo  fu  visto  (come  narrano)  circondato  d'eterea  luce. 

Sul  fine  della  vita,  Mahmud  decretò  anche  tolleranza  pei  Cri- 
stiani ,  concedendo  all'  arcivescovo  Massimo  Mazlum  di  gover- 
nare quei  delle  Provincie  di  Antiochia  ,  Alessandria  e  Gerusa- 
lemme, ed  esercitare  le.  funzioni  spirituali  liberamente  ;  nessu- 
no possa  dire  ai  Cattolici  \  Perchè  leggete  le  sacre  Scritture ? 
perchè  accendete  candele ,  avete  pergami  e  immagini,  ar- 
dete incenso  ,  esponete  croci  ?  ma  noi  possano  fare  in  luoghi 
pubblici  :  siano  accettati  a  testimoni  ;  per  nessuna  ragione  si 
costringano  a  rendersi  musulmani  ;  non^ia  proibito  all'  arcive- 
scovo di  portare  l' abito  distintivo  e  la  croce  ,  e  tener  muli  e 
cavalli  ;  e  si  rispettino  le  decisioni  sue  in  fatto  di  religione  e 
disciplina. 

Cosi  Mahmud  lasciava  un  Regno  (1  lugl.  1839)  indebolito  al 
figlio  Abdul  Megid ,  che  successegli  di  fresca  età  é  circondala 

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HÀTTI-SCEBIFO  DI    GCLHANÈ  133 

4a  pericoli  esterni.  Il  hatti-scerifo  (1)  di  Gulhanè  (3  dot.),  che 
egli  tosto  pubblicò,  fu  preso  per  una  costituzione  da  coloro  cho 
credono  potersi  con  una  carta  rigenerare  un  popolo.  Riformava 
esso  l' amministrazione  col  garantire  ai  sudditi  la  vita  ,  i  beni , 
l'onore;  regolarmente  distribuire  ed  esigere  le  imposte  e  la 
leva  de1  soldati.  Ne  conseguivano  pubblicità  di  ghidizii,  confor- 
mi alla  legge  divina,  con  sentenza  regolare  e  divieto  di  far  mo- 
rire in  segreto  :  i  beni  si  posseggano  e  trasmettano  liberamen- 
te, e  quelli  de'  rei  non  siano  confiscati  a  danno  dei  loro  figliuo- 
li :  tutto  cjò  sia  comune  ai  sudditi  di  qual  vogliasi  religione. 
Indi  prometteva  e  codici  e  leggi  su  ciascun  punto.  Lodevolis- 
simo  per  intenti  umani ,  come  politica  è  un  atto  imprudente , 
che  scemò  autorità  ai  magistrati  senza  crescere,  sicurezza  ai 
sudditi  ;  indicò  i  gravi  disordini  e  la  voglia  di  ripararvi,  ma  in- 
sieme T  importanza  a  riuscirvi;  tolse  ai  Turchi  i  privilegi  della 
conquista ,  ma  non  per  questo  riconciliava  i  raji  :  opera  che 
non  può  venire  se  non  poco  a  poco,  e  forse  soltanto  col  distrug- 
gere una  delle  due  parti  ostili. 

Pertanto  gli  occhi  de'  credenti  si  volgevano  ad  altro  polo  ,  fe 
la  speranza  d' una  rigenerazione  musulmana  fondavasi  sopra 
Mehemet  AH  viceré  d' Egitto.  Già  delineammo  i  costui  ingran- 
dimenti.! voi.  H ,  pag.  369  ) ,  e  come  egU  pensasse  ricreare 
V  Egitto  ;  ma  neppur  esso  cogli  elementi  nazionali,  bensì  asso- 
lutamente, e  trapiantandovi  la  civiltà  europea.  A  tal  uopo  biso- 
gnava francheggiarsi  dalla  violenza  esterna  e  dall'interna  dis- 
obbedienza ;  ma  come  turco ,  non  vi  conosceva  altro  modo  cho 
la  forza,  e  fonte  di  essa  il  danaro. 

L' Egitto ,  vallata  africana  che  deve  al  Nilo  la  sua  fertilità  e 
la  creazione  delle  Provincie  più  ubertose,  cioè  le  basse,  è  posto 
in  condizioni  naturali  così  fatte ,  che  la  proprietà  vi  fu  sempre 
regolata  con  sistemi  particolari.  La  commissione  storica  fran- 

(1)  Mfetwa  é  una  decisione  religiosa  o  giuridica,  emanata 
dal  muftì ,  o  dal  ministro  della  legge.  Il  firmati  una  decisione 
politica  e  amministrativa,  emanata  dal  supremo  divano.  Il  Aaltt» 
chèrif,  o  catti'scerifo,  un  atto  della  volontà  personale  del  so* 
*rano ,  per  lo  pia  firmato  da  lui  atesso* 

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136  EGITTO 

cese,  poi  Silvestro  di  Sacy,  ne  studiarono  la  natura ,  ma  senza 
forse  chiarirla  abbastanza ,  perchè  non  la  distinsero  secondo  le 
classi.  Quando ,  poco  dopo  la  comparsa  di  Maometto ,  l'arabo 
Amrù  conquistò  P  Egitto,  vi  si  mantennero  le  concessioni  pre- 
cedenti, e  si  fecero  le  prime  trasmissioni  di  proprietà,  mediante 
una  retribuzione  al  principe  :  uso  che  durò  sotto  ai  califfi  e  ai 
Mamelucchi.  Selim  I  ottomano,  volendo  deprimere  i  nobili,  star- 
bili  che  le  terre  già  concesse  dai  prìncipi  appartenessero  al  so- 
vrano ;  onde  i  possidenti  [mouUezim)  più  non  furono  che  usu- 
fruttuarii  ;  alla  loro  morte  le  terre  ricadeano  al  fisco ,  ma  gli 
eredi  soleano  ricomprarle  a  prezzo  d'arbitrio.  L'usufruttuario 
non  potrebbe  vendere  il  suo  podere  ;  bensì  il  governo  :  se  è 
colmo  di  debiti ,  il  fondo  torna  al  fisco ,  che  ne  investe  altri. 
Solimano  II,  tutto  ciò  confermando,  commise  l' amministrazio- 
ne a  un  deflerdar ,  che  tenea  registro  di  tutte  le  terre ,  sotto 
l' ispezione  d' uu  bascià  posto  al  Cairo ,  il  quale  delle  proprietà 
del  fisco  dava  un  firmano  provisorio  al  nuovo  investilo  :  istitu- 
zioni acconce  al  paese ,  e  che  perciò  più  non  si  cambiarono. 
Le  terre  spettanti  al  governo  sono  lavorate  dai  fellah  ,  cui  esso 
somministra  gli  stromenti  e  le  bestie,  e  paga  una  giornata  ;  e, 
mercè  della  vigilanza  del  maimur  di  ciascun  cantone  che  ne 
prescriva  la  natura  e  i  modi ,  sono  le  terre  meglio  coltivate. 
Dopo  il  ricolto ,  ciò  che  non  serve  al  vitto  è  dato  al  governo  a 
prezzi  fissi,  e  trasportato  dai  fellah  ne'  magazzini  stabiliti  in  cia- 
scun cantone  ;  de'  cereali  è  lasciato  al  coltivatore  il  disporre  , 
mediante  un  canone.  I  villaggi  aveano  di  molti  terreni ,  prove- 
nienti da  fellah  morti  senza  eredi,  e  da  quelli  che,  inabili  a  la* 
vorarli ,  li  cedevano  per  danaro.  Altri  erano  affissi  agli  stabili- 
menti pubblici  e  alle  moschee.  11  possessore  non  era  sicuro  del 
suo  terreno  se -fosse  desiderato  da  un  potente.  Nell'ammini- 
strazione delle  terre  ,  affidata  da  immemorabile  ai  Copti ,  nul- 
la si  cangiò  ,  poiché  ogni  cambiamento  n'  avrebbe  pregiudicato 
l' interesse  e  la  reputazione  :  essi  Copti  facevano  pure  da  geo- 
metri e  da  notai  ;  sinché,  sul  fine  del  regno  de' Mamelucchi,  le 
loro  scuole  furono  chiuse,  e  proibito  d' insegnare  la  lingua. 
*  I  Francesi  venuti  con  Buonaparte  occuparono  i  beni  de' mi- 
grati, non  toccando  quelli  degli  inoffensivi  ;  abolirono  le  impo- 

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PROPMETl  IN  EGITTO  157 

sfe  vessatorie  ;  i  beni  dei  morti  passavano  agli  eredi ,  mediante 
no  diritto  di  registro. 

Sotto  Mefaemet  AH,  le  proprietà  de*  Mamelucchi ,  man  mano 
che  estinguevansi ,  ricade?ano  al  principe  ,  il  quale  concessa 
pensioni  ai  multesim  superstiti.  Dappoi  avocò  al  fisco  le  pro- 
prietà delle  moschee  e  degli  stabilimenti  pubblici ,  coli'  obbli- 
garli a  portargli  tutti  i  documenti  comprovanti  il  possesso:  e  cosi 
ebbe  rinnovata  V  operazione  dell'  antico  Giuseppe  ebreo ,  ren- 
dendo sé  stesso  unico  proprietario  del  suolo ,  né  lasciando  di 
titoto  particolare  che  le  caseose  non  che  egli  investi  alcune  ter- 
re  incolte  a  privati  che  le  mettessero  a  coltura,  esenti  d' impo- 
ste per  un  numero  d'anni,  a  modo  de' nostri  livelli.  Allora  sur- 
rogò la  coltura  in  grande ,  qual  si  conviene  alle  inondazioni  ; 
moltiplicò  canali ,  chiamò  giardinieri  e  agricoli  d' Europa  ;  la 
robbia,  il  cotone,  l' indaco,  l'oppio ,  il  riso ,  il  grano  turco ,  il 
frumento ,  i  gelsi ,  i  frutti  migliori  allignarono  nel  gratissimo 
suolo  ;  e  si  estesero  le  manifatture. 

Ha  die  ?  Tutto  questo  non  torna  a  vantaggio  del  popolo  ; 
bensì  rimane  monopolio  del  viceré ,  che  rivende  al  fellah  o  al 
privato  ciò  che  gli  occorre  pel  suo  nutrimento,  e  al  prezzo  che 
egli  vuole.  Insieme  egli  diffonde  l'istruzione  e  scuole  e  accade- 
mie ,  ma  sempre  dirette  da  Franchi ,  e  ùel  solo  intento  di  mi- 
gliorare P  esercito.  I  soldati  albanesi,  autori  di  sua  elevazione, 
die  riluttavano  alla  disciplina ,  coi  soliti  modi  vennero  com- 
pressi ;  e  Seve  capitano  francese  introdusse  l' armeggiare  al- 
l' europea.  I  soldati  di  linea  crebbero  fin  a  centrentamila  :  cui 
aggiungendo  i  Beduini  irregolari,  gli  operai  dei  porti ,  la  mili- 
zia, gli  allievi  delle  scuole  militari ,  sommavansi  dugensessan- 
tamila  armati.  Marsiglia  e  Livorno  fabbricarono  a  Mehemet  le 
prime  navi  con  cui  guerreggiò  la  Grecia  :  ma  quando  Ibrahim 
levossi  in  isconfitta  dalia  Morea,  egli  accoltolo  con  rassegnazio- 
ne musulmana  e  quasi  in  trionfo,  subito  s' argomentò  al  riparo: 
mediante  uffiziali  franchi ,  procacciossi  cavalleria ,  flotta  ,  arti- 
glieria :  sulla  penisola  d'Alessandria ,  deserta  nel  1828  ,  nel 
1834  aveva  un  arsenale  compiuto  e  grandioso  ;  donde  uscirono 
dieci  navi  di  linea  da  cento  cannoni ,  oltre  le  minori ,  sebbene 
il  paese  non  avesse  né  ferro,  né  legno ,  né  rame ,  né  ulfiziali , 
né  operai. 

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13$  SIMA 

Ora  V  Egitto  possiede  tutti  gli  stabilimenti  di  paesi  civili,  fi* 
no  ai  telegrafi  :  grande  argomento  contro  coloro  che  la  civiltà 
misurano  dalle  cifre  statistiche  e  dalle  istituzioni  del  governo* 
Perocché  delie  cognizioni  europee  non  si  valse  Mehemet  Ali 
che  per  sistemare  la  tirannide  asiatica  ;  né  potrebbesi  trovare 
peggior  condanna  della  civiltà  musulmana  che  V  innesto  tenta- 
tovi da  Mabmud  e  da  lui  ;  materiale  ,  fittizio ,  superficiale,  in- 
fruttuoso. Libertà,  pensiero ,  dignità,  legalità ,  umanità,  equa 
partizione,  tutto  ciò  insomma  che  forma  il  vanto  o  il  desiderio 
de'  paesi  cristiani ,  ivi  è  ignorato  ;  il  popolo  ,  niente  superiore 
alle  bestie  comprate  per  servizio ,  lavora  tutto  per  un  solo  ;  la 
coscrizione  è  una  caccia  d' uomini ,  l' amministrazione  una  ge- 
rarchia d' oppressure  ,  il  bastone  la  regola  universale  e  V  uni- 
versale castigo,  quando  non  ne  vada  il  capo.  Dell'  imposta  sono 
solidari!  un  per  l' altro  :  l' infingardo  non  paga  ?  il  viceré  cade 
sol  laborioso,  cade  sud'  intera  borgata,  purché  il  suo  fisco  non 
resti  in  discapito.  Aggiungiamo  che  egli  paga  tre  milioni  di 
pensioni  annue  a  donne  uscite  dal  suo  harem ,  e  sposate  a  per- 
sonaggi primarii  e  a  gran  dignità  del  regno. 

In  conseguenza ,  P  entrata  erariale  crebbe  al  settuplo,  ma  la 
popolazione  scemò  d' un  terzo ,  e  questa  miserabile,  ignorante, 
senza  godimenti  come  senza  pensieri  né  dignità  :  vi  sono  arma- 
rie,  non  ospedali;  scuole  del  genio ,  e  non  del  leggere  ;  palazzi 
illuminati  a  gas,  e  non  lampioni  nelle  vie  ;  i  primi  che  incappa- 
no, per  forza  spingonsi  a  torme  a  scavar  un  canale  o  alzare  un 
forte,  lavorando  mesi  senza  compenso ,  e  talora  senza  cibo.  Il 
popolo  dunque  ,  dove  non  muore  ,  fugge  ;  e  avendo  il  bascià 
d' Acri  ricusato  restituire  seimila  fellah  a  lui  ricoverati,  ne  ven- 
ne guerra,  che  fu  per  involgere  tutta  Europa. 

La  Siria  é  circoscritta  al  nord  dalla  catena  del  Tauro,  all'est 
dall'  Eufrate  e  dal  deserto ,  al  sud  dalle  montagne  di  Palestina 
e  dall'  istmo  di  Suez,  all'ovest  dal  Mediterraneo.  Il  Tauro  offre 
una  barriera  insuperabile  verso  l' Asia  minore ,  e  l' unica  gola 
(Colek-Boyaz)  é  munita  di  fortificazioni  non  mai  superate.  Il  Li- 
bano elevasi  a  7900  piedi;  e  fra  esso  e  l' Antilibano  sta  il  piano 
di  Beka  (Celesiria)  alto  da  5000  piedi  sopra  il  mare.  È  paese  di 
stupenda  uberlà  in  frutti  dell'  Asia  e  dell'  Europaj  vi  si  raccol- 

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«ha  439 

gono  fin  18  e  24  sementi,  vini  rinomati,  sete  line,  sesamo,  oli- 
ve, robbia,  lana,  opportunità  somma  di  commercio. 

La  Siria,  per  orìgine ,  per  lingua ,  per  istoria  è  si  congiunta 
all'Egitto,  che*chi  l'uno  possiede  debbe  avere  anche  l'altra, 
Mehemet  Alidi  buon'ora  senti  quanto  gli  attaglierebbe  quel 
paese,  provisto  de1  porti  e  de'  boschi  mancanti  al  suo  ,  e  scala 
verso  i  Turchi.  Cominciò  col  farsi  amicf  Abdallah  bascià  d'Acri 
e  l'emir  Bescir  signor  del  Libano,  ottenendo  grada  dalla  Porta 
per  la  loro  ribellione.  Ma  poiché  Abdallah  impediva  di  aspor- 
tare dal  Libano  il  legname  per  la  flotta,  favoriva  il  cootrabban- 
do,  e  accoglieva  i  fuggiaschi,  Hebemet  invase  la  Siria.  Il  cho« 
lera,  che  centinaja  di  migliaja  uccise  nell'Arabia  e  nell'Egitto, 
scompose  l' esercito  e  ritardò  la  spedizione;  ma  rifattolo,  Ibra- 
him  assali  San  Giovanni  d' Acri  e  la  prese  {27  mag.  1832),  ben- 
ché reputazione  d'inespugnabile  le  avesse  dato  il  fallito  attacco 
di  Buonaparte. 

Tale  vittoria  strappò  la  benda  al  gransignore,  cbe  subito  ar- 
mò per  reprimere  il  prepotente  vassallo  :  e  cosi  trovaronsi  a 
fronte  due  eserciti  turchi,  disciplinati  all'  europea.  Dopo  la  bat- 
taglia di  Konniab,  più  nulla  ritiene  gli  Egizii  dal  camminare  so- 
pra Costantinopoli,  dove  l' abbonimento  per  le  riforme  di  Mah- 
mud  facea  desiderare  Mehemet,  rappresentante  della  ortodossia 
musulmana.  Ma  ecco  una  flotta  russa  appare  nel  Bosforo  per 
sostenere  il  gransignore;  che  da  Francesi  ed  Austriaci  è  mena- 
to alla  pace  di  Kutayeh  (14  mag.  1833),  per  cui  concede  il  ba- 
scialato  di  Siria  al  viceré  d' Egitto,  e  questi  si  professa  vassallo 
della  Porta. 

Era  un  riconoscere  1'  aumento  dell'  Egitto  a  danno  della  Tur- 
chia ;  e  quello  e  questa  guatavansi  con  sospetto  e  cupidigia ,  e 
col  pugno  sulla  scimitarra:  i  due  paesi  furono  oppressi  da  nuo- 
vi sacrifizii,  e  ancor  peggio  la  Siria,  straziata  da  entrambi.  Me- 
hemet, vedendo  non  assicurati  i  suoi  dominii  che.  dalla  diplo- 
mazia europea,  s'apparecchiava  di  grosso  esercito;  col  che  spo- 
veri la  Siria,  ove  introdusse  una  severità  peggiore  della  turca, 
e  trasse  In  rissa  Maroniti  e  Drusi  per  dominarli  entrambi.  Inve- 
ce poi  d'eccitare  l'entusiasmo  musulmano-,  non  operava  sulle 
popolazioni  che  con  orde  armate,  composte  di  Cristiani,  di  Ar- 

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440  LA  PORTA  B  h*  EGITTO 

meni,  di  Turchi;  e  il  sqo  vasto  monopolio  riusciva  più  gravoso,  - 
perchè  il  libero  commercio  erasi  sempre  usato  nell'Impero  ot- 
tomano. Pertanto  la  Siria  freme  in  prima,  poi  insorge;  e  la  guer- 
ra è  menata  variamente  fino  al  1839 ,  con  orribile  sperpero  di 
gente  eoon  diletto  della  Porta ,  che  vedeva  il  proprio  scampo 
nel  vicendevole  loro  indebolirsi.  Qualora  V  Egiziano  la  mettesse 
in  pericolo ,  la  Porta  ricorreva  alla  Russia  :  con  questa  strinse 
il  dannoso  trattato  di  Unkiar-Schelessi  ;  poi  spaventata  del  ve* 
detla  avanzarsi,  la  pregò  a  sostare.  Credette  poter  allora  ripi- 
gliare la  ostilità  contro  il  suddito  ribelle ,  e  dichiarò  scaduto 
M ehemet  :  ma  l'esercito  imperiale  fu  sconfitto  a  Nizib;  la  flotta, 
per  ira  del  capitano  bascià  contro  il  primo  ministro,  si  rese,  e 
fu  condotta  nel  porto  d'Alessandria  (luglio  1839). 

Moriva  in  questo  frangente  Mahmud,  e  il  giovane  Abdul  Me- 
gid  parea  vicino  ad  esser  cacciato  dall'  Egiziano ,  la  cui  nuova 
dinastia  rigenererebbe  quella  civiltà  con  nuova  trasfusione  del- 
l' elemento  arabo.  Se  ciò  conveniva  ai  Musulmani,  la  Russia  ab* 
borriva  dal  vedersi  prorogato  indefinitamente  l' acquisto  di  Co- 
stantinopoli ;  l' Inghilterra  dal  sorgere  d' un  nuovo  concorrente 
ne'  suoi  possessi  asiatici  ;  i  Liberali  dall'  assodarsi  un  altro  rap- 
presentante del  principio  tirannico;  Metternich  dal  veder  dato 
occasione  alla  Russia  d'intervenire  a  difesa.  L'Austria  dunque 
dichiara,  volere  si  stacchi  il  meno  possibile  dall'Impero  turco, 
e  che  favorirà  chiunque  fondi  un  Impero  robusto,  greco  o  tur- 
co che  sia.  A  togliere  tali  gelosie ,  convennero  di  conservare  la 
Porta  debole  e  con  vassalli  potenti,  e  restringere  Mehemet  al- 
l' Egitto,  anche  colla  forza;  al  qual  uopo  segnossi  a  Londra  una 
alleanza  fra  le  grandi  Potenze  (15  lugl.  1840),  escludendone 
Francia.  Questa,  già  in  dissenso  coi  re  per  gli  affari  di  Grecia , 
di  Spagna,  di  Portogallo,  mentre  bilanciava  fra  raccostarsi  alla 
Russia  o  all'  Inghilterra,  si  trovò  vilipesa  dai  re,  isolata  dai  po- 
poli ,  mentre  dianzi  era  lo  sgomento  di  quelli ,  la  speranza  di 
questi. 

Era  la  prima  quistione  grande  fra  i  principi  dopo* il  1815,  e 
tutti  credettero  l' Europa  fosse  per  andare  in  fuoco.  La  Russia  ' 
mirava  a  Costantinopoli,  l'Inghilterra  ad  Alessandria;  guai  dun- 
que se  si  metteano  d' accordo!  Documenti  uffiziali  provano  che 

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EGITTO  141 

Austria  e  Prussia ,  per  desiderio  di  scomporre  la  buona  intelli- 
genza tra  Inghilterra  e  Francia,  posposero  i  proprii  interessi,  e 
compromisero  la  pace  onde  fare  uno  smacco  alla  Francia,  e  smi- 
nuirne la  considerazione:  i  Wigb  inglesi,  che  per  mezzo  secolo 
aveano  proclamato  l' alleanza  colla  Francia,  la  rinnegavano  per 
mettersele  rivali  :  i  fervorosi  credeano  il  momento  di  dar  mi- 
glior soluzione  alle  mal  raffazzonate  cose  d' Italia ,  di  Polonia , 
del  Belgio,  della  Grecia  :  i  savii  incolpavano  i  ministri  di  aver 
gettata  la  favilla  sopra  la  mina ,  e  credeano  potesse  la  Francia 
ricomparire  dignitosamente  per  una  causa  si  bella,  senza  rime- 
scolare le  passioni  rivoluzionarie. 

Mentre  però  Ibrahim  aspetta  i  soccorsi  della  Francia,  grossa 
nel  Mediterraneo  quanto  v'era  debole  l'Inghilterra,  e  inconse- 
guenza passa  il  Tauro  (29  ott.  1840),  in  Parigi  ad  un  ministero 
d' azione  surrogasi  uno  di  riflessione  ;  e  la  pace  del  mondo  , 
compromessa  dai  gabinetti ,  è  ristabilita  da  due  fatti  inattendi* 
bili ,  1'  inazione  della  Francia  e  la  debolezza  del  viceré.  Le  Po- 
tenze, intimato  a  questo  d' abbandonare  la  Stria  ,  lo  assalgono 
coli'  armi  e  colle  rivòlte  ;  Bairut  prendono  di  viva  forza ,  e  la 
flotta  inglese  presentatasi  davanti  Alessandria,  dà  al  vieerè  ven~ 
tiquattr'  ore  per  accettare  l' ultimatum  ,  cioè  contentarsi  del- 
l' Egitto.  Mehemet,  il  quale  dominava  dal  Nilo  al  Tauro,  si  ras- 
segnò a  ricevere  il  perdono  e  il  governo  ereditario  dell'  Egitto, 
rispondendo  tributo  di  dieci  milioni  di  franchi  ;  non  terrà  eser- 
cito maggiore  di  diciottomila  uomini,  né  cou  bandiere  proprie; 
non  nominerà  a  gradi  che  fino  al  colonnello  ;  non  costruirà  va- 
scello di  guerra  senza  positiva  permissione.  Folli  restrizioni  , 
quando  il  vinto  può,  sol  che  il  voglia ,  battere  il  vincitore  1  Ma 
dietro  queste  due  vanità  stanno,  soli  esseri  veri ,  Inghilterra  e 
Russia. 

Ai  13  luglio  1841,  gl'incaricati  d* Inghilterra,  Russia,  Prus- 
sia, Austria,  Turchia,  dichiararono  che  i  Dardanelli  resterebbe- 
ro, in  tempo  di  pace  ,  chiusi  a  qualunque  nave  di  guerra  fore- 
stiera ;  e  che  cessati  i  motivi  di  Joro  alleanza,  era  sciolto  il  pat- 
to del  luglio  antecedente,  Francia  ripiglia  posto  nell'areopago 
europeo,  ma  collo  smacco,  e  dopo  avere  colle  condiscendenze 

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U2  IL  LIBANO  — I  DHUSI 

sopito  l' incendio  e  compreso  il  proprio  isolamento,  e  come  Si 
concerto  de'  suoi  nemici  basta  a  romperle  i  disegni. 

Mehemet,  uscito  dalle  Provincie  che  già  tenea  per  sue ,  con* 
tinua  il  tirannico  incivilimento  in  Egitto,  e  volge  gli  occhi  verso 
l'Arabia,  nella  quale  almeno  potrebbe  alzare  un  Impero  che  lo 
rifacesse  di  quello  che  perdette  nelP  Asia  minore.  Ma  se  fu  ab- 
battuto Mehemet,  non  restò  pacificato  il  Levante,  né  svecchiato 
l'Impero  ;  e  le  provmcie  abbandonate  da  lui  non  tornavano  alla 
Porta  ,  bensì  ali9  anarchia.  Sollevazioni  per  tutto  :  Tessaglia  e 
Macedonia  invocano  i  diritti  de9  Greci  toro  fratelli  ;  la  Bulgaria 
si  eleva  contro  le  violente  esazioni,  e  gli  Armati  spediti  a  do- 
marla vi  menano  stragi  ;  Candia  e  la  Siria  divampano,  e  le  Po- 
tenze sono  costrette  adoperar  la  forza  per  abbattere  la  Croce  , 
che  osa  rialzarsi  sull'  Ida  e  sul  Libano  !  La  Porta  non  può  do- 
minarvi se  non  col  mantenere  la  scissura  ;  e  lo  strazio  recinto* 
Co  de9  Cristiani  sarebbe  lo  spettacolo  più  miserevole  per  le  Po- 
tenze, se  la  politica  avesse  viscere  (a). 

Maroniti  e  Drusi  sono  le  popolazioni  principali  della  Siria 
quelli,  nelle  valli  del  centro  e  nelle  catene  più  elevate,  dai  con- 
torni di  Bairut  fino  a  Tripoli  ;  i  Drusi  nel  Libano  meridionale  , 
sul  rovescio  dell!Antilibano  e  del  Gebelsceik.  I  Maroniti  vivono 
coli' usanza  per  legge,  indipendenti  villaggio  da  villaggio,  salvo 
nelle  cose  religiose;  gli  sceichi  esercitano  potere  feudale  e  giu- 
stizia sommaria,  sotto  Ja  supremazia,  almeno  titolare,  detl'emir 
e  del  suo  divano,  rimettendosi  al  patriarca  qualvolta  nasca  con- 
flitto tra  la  legge  religiosa  e  la  civile.  Il  popolo  vive  d'  agricol- 
tura, con  proprietà  fìsse  e  rispettate;  laboriosi,  ospitali,  fedeli 
alla  sede  romana  che  usò  loro  di  molte  condiscendenze ,  come 
il  matrimonio  de'  preti ,  la  liturgia  in  volgare  ,  la  comunione 
sotto  le  due  specie.  Il  clero  nomina  un  patriarca  ,  confermato 
dal  legato  pontifizio  che  risiede  nel  convento  d'  Astura;  i  molti 
vescovi  siedono  ne'  monasteri,  assai  rispettati;  e  numerosissimi 

(a)  Questo  linguaggio  cosi  rlciso  ha  dell'esagerato.  Almeno 
gli  ultimi  avvenimenti  hanno  provato  che  la  politica  ha  pur  A 
buone  vìscere  da  interessarsi  delle  condizioni  de'Crisliant  sudditi 
alla  Porta. 

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mrast  143 

sono  i  monaci,  di  regola  rigorosa,  e  che,  come  ^ducati,  servono 
da  secretarli  anche  a  Turchi  e  Drasi.  Parteggiando  per  Roma, 
sono  avversissimi  ai  Greci  scismatici  ;  e  la  necessità  di  opporre 
l' astuzia  al  despotismo  li  rende  i  più  furbi  di  Levante  ;  mentre 
franchissimi  di  carattere  sono  i  Musulmani,  perchè  da  un  pezzo 
padroni. 

I  Drusi,  tribù  araba  colà  rifuggita  nello  scisma  musulmano , 
più  guerreschi  e  men  numerosi,  coltivano  anche  essi  la  vigna  , 
il  cotone ,  i  grani ,  il  gelso  ;  e  V  emir  accoppia  la  potestà  civile 
e  la  militare,  riceve  l'investitura  dal  bascià  turco ,  per  cui  ri- 
scuote il  tributo  debito  alla  Porta  sovra  i  vigneti,  i  gelsi,  il  co- 
tone, il  grano ,  e  in  caso  di  guerra  chiama  ogni  abitante.  Pas- 
sano per  popolo  arditissimo  e  gelosissimo  dell*  onore  ;  tengono 
una  donna  sola ,  la  cui  infedeltà  è  punita  di  morte  dai  parenti 
suoi ,  ai  quali  il  maritò  rimanda  il  pugnale  che  ne  ricevette  il 
giorno  delle  nozze  ;  padre  e  fratello  le  recidono  il  capo  ,  e  al 
marito  inviano  una  ciocca  insanguinata  de9  suoi  capelli.  Del  re* 
sto  ospitali,  ma  orgogliosi,  dello  scandalo  hanno  abborrimento; 
poco  importa  ciò  che  non  ha  testimonii.  Sopra  un  fondo  d'isla- 
mismo innestarono  essi  pratiche  strane  e  superstizioni  idolatri- 
che, dedotte  dai  popoli  di  varie  credenze  fra  cui  vivono.  Non 
preghiere  o  digiuni  o  circoncisione  alla  musulmana;  non  divieti 
né  feste  ;  chi  ha  capacità  passa  per  Jkkal,  cioè  iniziato,  men- 
tre gì7 ignoranti  restano  Giaci.  Gli  Àkkal  d'ordine  superiore 
distinguonsi  ai  turbanti  bianchi,  simbolo  di  purezza;  fuggono  il 
minimo  contatto  eòi  forestieri,  e  radunansi  arcanamente  in  cer- 
ti oratorii  elevati  (Kalnè),  chiusi  ai  profani/Pare  adorino  il  vi-* 
tello  ;  hanno  gran  fede  negli  amuleti  ;  del  resto  pronti  a  farsi 
cristiani  o  musulmani  come  giova ,  ma  in  fendo  rimanendo 
Drusi. 

Dopo  vinto  Fakredin  nel  1600,  i  bascià  turchi  s'ingegnarono 
costantemente  ad  introdurvi  Agà  e  guarnigioni,  ma  sempre  in- 
vano ,  talché  essi  vivono  quasi  indipendenti  ;  soli  fra'  Cristiani 
sottomessi  ai  Turchi ,  menano  processioni  fuor  di  chiesa  e  in 
abiti  pontificali ,  e  suonano  le  campane  tanto  abborrite  da'  Mu- 
sulmani. Questi  varii  popoli  della  montagna,  comunque  di  cre- 
denza diversa ,  s' accordano  nel  respingere  i  Musulmani  dalle 

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144  IL  LIBANO 

loro  altare ,  e  tono  pronti  a  divenire  invasori ,  non  appena  la 
sentinella  s'addormenti  in  qoesta  campagna  di  12  secoli:  ed  è 
assai  se  si  contentano  di  pagar,  un  annuo  tributo  al  bascià  di 
San  Giovanni  d'Acri.  Un  potere  unico  mal  potea  stabilirsi  fra 
quegli  sparsi  villaggi,  che  si  regolano  ciascuno  da  sé.  Gli  scoi- 
chi  esercitano  una  specie  di  poter  feudale  sul  popolo ,  e  ren- 
dono la  giustizia  sommariamente ,  ma  sottomessi  fin  testò  al- 
l' emir  e  al  divano  ;  restando  al  patriarca  la  decisione  dei  casi 
ove  la  legge  civile  (tutta  di  consuetudine)  tocca  alla  religiosa. 
Una  pellicciay  un  cavallo,  e  un  po'  d' abitazione  e  di  vitto  mi- 
gliore) son  l' unica  distinzione  degli  sceichi  ;  i  quali  ed  i  preti 
son  esenti  dal  testatico,  che  tutti  gli  altri  pagano  dai  15  ai  60 
anni  (1). 

Caduto  Fakredioj  la  dominazione  passò  alla  famiglia  Shaab , 
pretesa  discendente  da  Abu-Bekr.  L' emir  Bescir,  capo  di  que- 
sta, famoso  ne'  racconti  di  quanti  viaggiarono  in  Oriente,  astu- 
to non  men  che  ardito ,  assicurassi  il  dominio  col  macello  di 
tutti  i  parenti;  e  in  una  vita  secolare  ebbe  gran  maneggio  ne- 
gli affari  di  Levante.  Buonaparte  assediando  Acri,  mandò  a  sol- 
lecitarlo ,  ed  egli  promise  insorgere  appena  fosse  presa  quella 
fortezza.  Quando  gli  Egizii  conquistarono  la  Siria ,  egli  si  voltò 
con  loro,  e  n'ebbe  in  titolo  un'indipendenza  ancor  maggiore 
che  sotto  i  bascià  ;  ma  nel  fatto  soffriva  da  quella  rigida  tiran- 
nia per  modo  che,  nel  40,  secondò  le  istigazioni  degli  Europei 
Che  prometteansi  liberatori,  Il  Libano  dunque  impugnò  V  armi 
contro  gli  Egiziani,  lo  che  costò  tanto  sangue  e  accelerò  la  ca- 
duta di  Hehemet.  L'emir  Bescir  stette  aspettando  il  tempo  ; 


(1)  Nel  Libano  sono:  Maroniti.    .     .  .  20,300 

Greci  cattolici .  .  8655 

Scismatici   .     .  .  6235 

In  tutto:  Cristiani.    .    .  .  35,190 

Drasi    .    .    .  #  6800 

Musulmani.     .  .  2158 

Ebrei    ....  58 


Popolazione  totale.  44,206 

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ALBANESI  145 

infine,  sbalzato  di  dominio,  si  ritirò  io  Italia,  poi  presso  Costan- 
tinopoli. 

I  Turchi ,  ricuperato  il  Libano ,  esercitarono  tanta  barbarie , 
che  gli  ambasciadori  europei  invocarono  dalla  Porta  li  repri- 
messe. La  Porta  vi  badò  come  Si  solito  5  istigò  i  Drusi  a  scan- 
nare i  Maroniti,  e  moltiplicò  le  pagine  della  barbarie  sui  conti 
della  politica  europea.  L'assassinio  scorre  a  baldanza  quelle 
pendici,  preparate  dal  cielo  a  tanta  prosperità;  e  la  Croce  non 
osa  rialzarsi  contro  le  bandiere  europee  »  che  là  rituffano  ad 
Ugni  volta  nel  sangue* 

Anche  le  altre  genti  greco-slave  sottomesse  alla  Porta  si  agi- 
tano senza  posa  sotto  questo  sanguinario  fantasma ,  e  sotto  la 
irresoluta  diplomazia  europea  U)> 

Gli  Albanesi,  che  nella  guerra  greca  combatterono  con  ar* 
dorè  per  la  Porta,  nel  28  lasciamosi  sedurre  a  promesse  stra- 
niere, ma  nella  pace  si  trovarono  abbandonali.  Nel  1830  furono 
distrutti  i  bey  o  signori  turchi;  onde  i  raja ,  cioè  i  Cristiani  in- 
digeni, respirarono.  Perchè  il  bastia  d'Egitto  li  sommovea  per 
fare  una  diversione,  i  Turchi  fecero  saltare  lotti  i  forti,  e  v'in- 
trodussero quel  bastardume  di  governo  che  a  Costantinopoli 
chiamasi  riforma.  Nel  35  si  sollevarono  inalberando  la  Croce , 
e,  come  gli  altri  rivoltosi  di  quelle  parti,  invocarono  la  religio- 
ni) 11  17  luglio  1&3*,  Il  ministro  dì  Francia  Soult  risponde- 
va  air  Austria  :  e  Totts  les  cabinets  veuìent  1*  interrite  et  l'in - 
dépendance  de  la  monarchie  ottomane  sous  la  dynastie  regnante; 
tous  sont  dispose*  à  faire  ttsage  de  leuts  mojens  d' action  et 
d'influente  pour  assurer  le  malotien  de  cet  élómettt  de  l'èqui- 
libre  européen.  >  E  alla  camera  de'  Par! ,  il  12  genuajo  1842, 
il  ministro  Guizot  :  e  II  y  a  parmi  les  chrétiens  un  mouvement 
nalurel ,  résultant  de  ce  qui  se  passe  dans  le  monde  depuis  qua* 
tante  ans,  et  qui  les  porte  à  V  insurrection  et  à  la  séparation 
de  l' empire  ottoman.  Eh  bien  I  je  le  dis  très-bautì  nous  ne  pous- 
aons  pas  à  ce  mottvement-Ià  ;  nous  ne  V  approuvons  pas ,  nous 
ne  T  encourageons  pas.  —  Quaad  nous  disons  q\ie  nous  rouloas 
l' integrile  de  V  empire  ottoman ,  nous  le  disons  sérteùsement; 
nous  le  voulons  au  dedans  et  au-dehors. 
Ili. 

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446  BtLGABI 

sa  fraternità  de' Greci,  e  di  esser  uniti  al  Regno  nascente:  ma 
la  diplomazia  vietò.  Ora  gli  Albanesi  del  nord  tendono  ali*  UH* 
ria,  quelli  del  sud  mescolisi  ai  Greci  ;  lutti  rifiutano  i!  giogo  , 
che  hanno  portato  tanti  secoli  senza  farti  il  callo. 

La  stirpe  de'Bulgwi  sta  anch'essa  per  ripigliare  importanza, 
ora  che  mezzo  d'azione  sopra  l'Asia  divengono  il  Danubio  e  fi 
Mar  Nero.  Questa  gente,  meno  conosciuta  che  non  f  Turchi  suoi 
padroni,  perchè  pochi  recano  l'attenzione  sui  vìnti ,  e<ta  paura 
della  peste  la  esclude  dalle  relazioni  civili,  come  gli  altri  sud- 
diti della  Turchia  dipende  solo  nominalmente  dal  smodo  di  Co- 
stantinopoli ,  e  ciascun  vescovo  vi  fa  da  sé  ,  talché  scarsissima 
n'è  l'influenza  sociale.  Nella  guerra  del  18 1 2  colla  Russia,  fu- 
rono i  Bulgari  rimessi  colla  Sema  sotto  gli  Ottomani  ;  e  Hes- 
sein  bascià,  postovi  visir,  spogliando  i  raja ,  si  fc>  ricchissimo  e 
magnifico.  Nel  2 1,  al  suono  della  rivoluzione  greca,  gli  aidachi 
bulgari  avventarono  in  armi ,  e  di  loro  era  Bdtzaris  ;  ma  non 
vollero  combattere  coi  Russi  nel  28,  comprendendo  non  fareb- 
bero che  cangiar  padrone.  Dipoi  formarono  una  associazione  li- 
berale a  Tornov;  ma  scoperti,  vennero  trucidati.  Che  importa? 
se  ne  ritessono  altre ,  e  il  fremito  dell'  indipendenza  vi  si  prò* 
paga  irrefrenabile. 

Nel  1840  confidavano  in  una  profezia,  promettente  la  loro 
restaurazione.  Nel  4 I  ,  la  violenza  usata  a  una  fanciulla  solle- 
vava il  Bai  k  a  ri  :  onde  la  Porta  vi  recò  «guerra  di  devastazione  ; 
poscia  sparse  oro  per  corrompere  i  vili,  Quei  che  tali  non  era- 
no, rifuggirono  ai  monti ,  o  tra  i  klefti  greci  in  Macedonia;  ed 
oggir numerosi  di  quattro  milioni  e  mezzo,  sentono  forte  l'in- 
fluenza greca;  mentre  li  sommovono  anche  i  Russi ,  desiderosi 
di  piantarsi  fra  loro.  . 

Nel  Montenegro  al  principio  del  secolo  trapelarono  idee  gia- 
cobine: poi  il.gran  vladika  Pietro,  che  lottò  contro  Nap3leooe  e 
morì  otluagennrio  nel  1840  ,  molto  fece  per  costituire  il  suo 
paese.  Pietro  II,  successogli  nella  serie  de'  preti  eroi ,  intro- 
dusse parecchie  riforme ,  e  resosi  indipendente  da  Austria  e 
Russia,  mitigò  i  suoi ,  fece  abolire  le  vendette  ereditarie  sosti- 
tuendo i  processi  alle  guerre,  stabilì  l' imposta.  L' Austria  non 
volle  fare  le  opportune  concessioni  ;  laonde  i  Montenegrini  le 

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UNTANTE  147 

sodo  nemici,  e  minacciano  Cataro  che  essa  non  seppe  far  fiori- 
rei come  Ragusi,  salificandolo  a  Trieste. 

Soli  i  Bosniaci ,  fra  le  popolazioni  slave  della  Turchia,  sono 
cattolici|  come  i  Croati ,  a1  cui  movimenti  partecipano.  Quindi 
da  Agram  s' indirizzano  eccitamenti  a  loro  tra  di  religione  e  di 
razza,  né  essi  vi  si  mostrano  sordi. 

Sono  terreni  smossi  come  lave  d' un  vulcano  in  eruzione  ;  e 
inutilmente  uno  pretenderebbe  tracciarne  il  solco  seguilo  ,  e 
tanto  meno  quello  in  cut  entreranno.  Che  milioni  di  Cristiani, 
alle  porte  d'Europa  e  coli'esempio  della  Grecia,  perseverino  ad 
obbedire  a  un  branco  di  armati,  e  a  un  governo  inetto  e  vilipe- 
so ,  non  può  ottenersi  se  non  dalla  protezione  degli  Europei  ; 
ma  il  Turco  la  compromette  colle  proprie  imprudenze,  che  fan- 
no scoppiare  sommosse  ogni  tratto  nuove.  Stanno  dunque  alla 
prese  le  due  parti  nemiche.  Le  popolazioni  greco-slave  sospi- 
rano alla  bandiera  che  sventola  dal  Pireo,  e  che  sembra  desti- 
nata a  riunire  tutto  il  Levante  d'Europa:  ma  quanto  difficile  sarà 
qnest1  impresa,  dove  secolari  conquiste  hanno  talmente  mesco- 
lato le  popolazioni  ! 

L' Oriente  intanto  è  la  stella  polare  della  diplomazia,  e  per 
esso  furono  ad  un  punto  di  venire  più  volte  a  conflitto  le  Poten- 
ze europee.  Queste  intrigano  le  decisioni  del  divano  e  l'  avvi- 
cendamento dei  ministri  di  Costantinopoli  come  dei  re  dell'In- 
dia; la  Russia  (iene  P  artiglio  su  quella  preda  designata;  V  In- 
ghilterra cerca  piantarsi  sull'  istmo  di  Suez  e  acquistare  una 
specie  di  patronato  sovra  i  bastia  e  gli  emiri  di  Siria  ,  affinchè 
l'occupazione  di  Costantinopoli  non  sia  tutta  a  vantaggio  della 
Russia:  pose  perfino  un  vescovo  anglicano  a  Gerusalemme,  quasi 
per  abituar  gli  Orientali  a  considerarla  protettrice.  La  Francfa 
non  vorrebbe  restar  diseredata  nello  spartimento,  e  si  tien  forte 
nel  Mediterraneo.  L'Austria  mira  agli  sbocchi  di  quel  Danubio, 
di  cui  agogna  anche  le  sorgenti ,  e  v'  ha  chi  nello  sbrano  del 
turbante  turco  vede  la  possibilità  d'un  rimpasto  europeo,  che 
all'arbitraria  divisione  de'territorii  surroghi  la  naturale  delle  na- 
zionalità (a). 


(a)  Dopo  le  deliberazioni  prese  nelle  Conferenze    di  Parigi  o 

yGpogle 


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448  POLITICA  BRITANNICA 

Impero  Britannico* 

La  vera  e  sola  costante  nemica  della  rivoluzione  francese  fa 
l' Inghilterra  ;  e  la  perseveranza  dei  Tory  eccitò  l' ammirazione 
di  chiunque  la  concede  alla  buona  riuscita.  Napoleone  sperò 
soffocare  l'isola  col  vietar  all'Europa  dt  riceverne  le  merci  e  le 
navi;  e  Pisola  invece  ne  prosperò  :  priva  di  emuli ,  strìnse  quel 
tridente  di  Nettuno  ch'è  scettro  del  mondo  ;  gli  enormi  pre- 
stiti che  il  governo  chiedea,  si  diffondeano  sui  privati  che  n'ar- 
ricchivano; e  dell'  aumentato  capital  nazionale  diedero  prova  lo 
straordinario  incremento  dell'agricoltura,  della  marina  ,  delle 
manifatture  ;  le  dispendiosissime  imprese  ,  i  canali  ,  i  bacini 
fdoks)  capaci  di  contenere  i  vascelli  più  grossi.  Inaccessibile 
agli  eserciti  che  in  ogn'  altra  parte  penetravano,  P  Inghilterra 
dava  rifugio  ai  capitali  di  tutti,  e  perfino  di  Napoleone;  il  bloc- 
co continentale  le  offrì  lucrosissimi  contrabbandi,  mentre  il  re- 
sto d' Europa  non  poteva  ottenere  tampoco  le  materie  prime  se 
non  di  mano  degli  Inglesi.  Lire  2.  SO  pagavasi  il  cotone  a  Lon- 
dra e  a  Manchester;  il  triplo  ad  Amburgo  ;  ir  quadruplo  a  Pari- 
gi; e  le  manifatture  che  l'Inghilterra  offriva  ai  continente  valea- 
fio  dal  50  fin  al  300  per  cento  più  che  nell'isola  :  enorme  gua- 
dagno che  allettava  ai  rischi  dell' introdurla 

E  l'Inghilterra  uscì  vincitrice,  ma  gravatissiraa.  Sotto  Gior- 
gio III  fino  al  1816  le  entrate  sommavano  a  1386  milioni  di 
sterline  (1);  eppure  si  contrasse  un  debito  di  altri  531  milioni: 

il  trattato  segnato  il  30  marzo,  tornano  inopportune  la  più  parte 
delle  esposte  considerazioni. 

(1)  La  sterlina  prima  del  1816  valea  L.  24.  75;  da  poi  L. 
23.  25,  e  si  divide  in  25  scellini,  e  questi  in  12  peoces,  e  o- 
gni  penoy  in  4  farthìngs.  Avanti  il  1816  la  moneta  d'oro  con- 
lavasi  per  ghinee  di  11.  26.  47  ;  dopo  il  1816  per  sovrane  di 
11.  25.  21.  La  moneta  d'argento  per  corone  ;  di  cui  l'antica 
vale  11.  6.  16 ,  la  nuova ,  5.  81.  Il  dollaro  o  scudo  di  banco 
vale  11.  5.  41.  La  libbra  di  peso,  453  grammi.  Il  gallone,  mi- 
sura di  capacità,  3  litri  e  785  pei  liquidi  ;  e  litri  4.  405  pei 

• 


POLITICA  BBITANNICA  149 

e  per  quanto  allora  si  sopprimessero  molte  spese,  e  in  conse- 
guenza molti  carichi  ,  42  dei  46  milioni  sterlini  di  entrata  or- 
dinaria erano  assorbiti  dall'interesse  del  debito,  e  1 8  dalle  spe- 
se di  pace.  Che,  il  primo  anno  della  pace,  l'Ioghi)  terra  soffris- 
se una  carestia  qoal  mai  durante  il  blocco,  farà  meraviglia  sol- 
tanto a  chi  non  ricorda  che  col  cessare  di  questo  cessò  d'esser 
unica  sui  mari.  I  Tory  dunque  non  godettero  il  trionfo  eh7  era 
opera  loro,  e  ne  sorsero  idee  di  riforme,  introdotte  poi  una  da 
Cannmg  nelle  relazioni  estere,  una  da  Huskisson  nella  politica 
commerciale,  un'altra  da  Grey  nella  costituzione. 

La  inglese  è  politica  commerciale,  consistente  nel  crescere 
o  almeno  conservare  le  produzioni  dell'  industria ,  coli'  aprirsi 
nuovi  mercati.  Ne  derivano  trattati  di  commercio  e  conquiste 
fuori;  e  dentro  mille  problemi  al  governo  e  allr.opposizione.  In 
quell'attenta  e  continua  lotta  fra  il  patriziato  dei  possidenti  e  la 
plebe  degl'  industri ,  lo  statista  ha  una  scuola  tanto  elevata  , 
quanto  nello  studio  della  repubblica  romana.  Ma  appunto  per- 
chè è  stato  di  guerra  ,  mal  si  vorrebbe  giudicare  i  provvedi- 
menti e  gli  uomini  con  idee  assolute ,  e  pretendere  che  avven- 
turino i  molti  vantaggi  che  vanno  compagni  ad  un  disordine ,. 
piuttosto  che  rassegnarsi  a  questo ,  o  contentarsi  di  demolirlo 
per  vie  oblique,  lunghe,  e  non  sempre  morali. 

La  dinastia  d'  Annover  che ,  chiamata  dai  Whig  ,  trovavasi 
ostile  l'aristocrazia,  favorì  il  commercio,  ma  cercò  sgravare  t 
possessi ,  e  stabilì  le  finanze  sopra  le  contribuzioni  indirette 
(excise).  Nella  guerra  napoleonica  si  dovettero  introdurre  Vtn* 
come-tax,  imposta  sovra  le  rendite  che  non  hanno  capitale  vi- 
sibile, come  pensioni  o  impieghi,  e  la  property4ax)  sulle  ren- 
dite di  capitali  mobili  o  immobili,  come  fìtti  o  pigioni ,  interes- 
si { 1).  Rimessa  la  pace,  sarebbesi  voluto  mantenere:  ma  il  par- 
lamento si  oppose. 

grani.  II  piede  è  m.  0.  304.  Il  mìglio  è  chilom*  1.  609  :  La, 
lega  marina  chi  Ioni.  5.  592. 

(1)  Prima  del  1843,  prendendo  la  media  di  10  anni,  il  pro- 
dotto delle  dogane  era  di  587  milioni  e  mezzo  di  lire  ;  quel 
dell'  excise  sugli  oggetti  di  consumo  immediato  ,  375  milioni; 

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Ì50  iMPÉfeO  BRITANNICO 

Le  manifatture  più  non  hanno  a  fornire  d'armi  e  divise  V  in- 
tera Europa,  dove  anzi  da  per  tolto  nascono  concorrenti;  e  firi 
nell'India  si  piantano  filature  e  telai  da  cotone.  Fortunatamen- 
te le  colonie  dell'America  meridionale,  facendosi  indipendenti, 
aprivano  nuovi  consumi  all'industria  britannica;  la  quale  allora, 
col  potentissimo  stromento  del  vapore ,  innondò  il  mondo  di 
ferri  e  cotoncrie  (1),  ed  occupò  il  popolo  chiedente  pane. 

Ma  la  guerra  che  Napoleone  avea  fatta  chiassosamente  -,  gli 
amici  la  proseguivano  alla  sorda,  opponendo  le  dogane  all'  fo- 
troduzion  delle  merci  inglesi,  ripristinando  nelle  colonie  il  mo- 
nopolio, eh' erasi  rotto  durante  1*  guerra.  Perfino  Alessandro 
di  Russia  fu  ridotto  dall'esempio  a  •  rinunziare  a  quella  circo- 
lazione libera;  che  avea  considerata  nel  1816  come  rimedio  ai 
mali  di  Europa,*  (2)  e  adattò  la  tariffa  a'supposti  interessi  del- 
l' industra  nazionale. 

Il  prezzo  de' generi ,  altissimo  quando  il  continente  slava 
chiuso,  aveva  indotto  i  possidenti  inglesi  a  spese  enormi  in  ter- 
reni ingrati;  ma  appena  cominciavano  a  fruttare ,  ecco  la  pace 
schiude  i  mari ,  i  generi  cadono  di  valore,  e  i  capitali  profusi 
sono  perduti.  Pertanto  i  possidenti  fanno  mettere  gravi  lasse 
sopra  l'introduzione  dei  grani  forestieri,  cioè  decretare  la  pub- 
blica fame;  e  la  plebe  soffriva  ,  tolto  l' equilibrio  fra  i  bisogni, 
de'consumalori  e  le  esigenze  de'prodnltori.  Inacerbendosi  i  mali 
interni  che  la  guerra  esteriore  avea  sopiti,  rivalse  il  partito  che 
domandava  si  riformasse  il  parlamento  m  modo,  che  ogni  la- 
vorante e  produttore  avesse  diritto  d'eleggerne  i  membri:  anzi 
i  radicali  insinuavano  non  dover  essere  sottomesso  all'  imposta 
chi  non  abbia  diritto  d'elezione.  Già  la  società  degli  Spenceani 
avea  congiurato  (1817)  pel  livellamento;  ogni  città  e  villaggio 
apriva  un  club  di  Hampden,il  cui  motto  ettFeglta  e  sta  pron- 

quello  del  bollo  ,  177  milioni  e  mezzo  :  mentre  1*  income-and 
propettìftax  non  dava  che  12  milioni. 

(1)  Dal  1803  al  1812  V  Inghilterra  asportò  annualmente  per 
42 'milioni  di  sterline,  e  per  54  dal  1815  al  1822. 

(2)  Motivi  della  nuova  tariffa  di  dogane:  Jnnuarre  del  1822, 
Pag.  311. 


PROCESSO  SELLA  BEGINA  iftl 

io; e meditavano  impadronirsi  delta  Torre,  far  saltare  i  ponti 
della  città,  incendiar  le  caserme,  e  così 'riformar  dalle  radici 
il  parlamento.  Per  reprimerli  si  dovette  sospendere  V  habeas 
corpus,  cioè  bandir  la  legge  marziale»  Poi ,  non  più  per  con- 
giure, ma  per  fame  i  proletari!  si  armano  a  Birmingham  e  Man- 
chester, domandando  «  il  suffragio  universale  !  riforma  o  mor- 
te! »  (agosto  1819).  Le  assemblee  si  fanno  deliberanti ,  anima- 
te da  Hunt  e  Wolseley;  un  corpo  di  cavalleria  piombato  sulla 
riunione  ne  uccide  un  migliaio.  Da  ciò  un  fremito  contro  Cast- 
feresgh  ministro;  Hunt  è  liberato  trionfalmente  :  ma  il  governo 
lieta  le  armi ,  gli  esercirli ,  gli  scrìtti  incendiari!  ;  impone  un 
bollo  ai  fogli  e  agli  opuscoli  politici,  e  l'Europa  aspetta  cbe  l'In- 
ghilterra vada  soqsopra. 

Morto  il  vecchio  re  (9  genn.  1820),  che  sovente  pazzo,  sem- 
pre imbecille,  mostrato  avea  quanta  sia  il  merito  delle  istitu- 
zioni rappresentative,  giacché  sotto  ài  lui  il  paese  area  potuto 
sostenere  il  'maggior  conflitto  che  mai,  e  divenire  prima  na* 
tione  del  mondo,  succedeva  il  principe  reggente,  col  nome  di 
Giorgio  IV,  che  alla  sua  scandalosa  scostumatezza  aggiunse  un 
sordido  spettacelo  col  processo  a  sua  moglie  Carolina  princi- 
pessa di  Galles.  Area  questa  ostentato  i  suoi  amori  per  Asia  e 
per  Europa;  quando,  venuto  il  marito  al  regno,  ella  domandò, 
fosse  inserito  il  proprio  nome  nella  liturgia  come  regina.  Le  è 
negato  ;  i  ministri  tory  le  propongono  cinquantamila  sterline 
Panno  se  non  prenda  il  titolo  ,  e  rimanga  sul  continente  ;  se 
venga,  le  minacciano  un  processo.  Ella  viene;  e  il  marito  chie- 
de sia  dichiarata  indegna  di  regnare  e  sciolto  il  matrimonio. 
Lfepposizione  scolpa  la  principessa,  perchè  il  re  e  Castlereagh 
la  incolpano  ;  e  Canning  la  difende  con  lord  Brougham.  Que- 
st'avvocato, cbe  erasr  fatto  dell'  intelletto  Qn'arma,  violento,  di 
tono  austero,  stile  conciso ,  insistente,  safrcasmo,  sa  per  mol- 
tissime ore  tener  occupata  fa  Camera  senza  annoiarla;  attivissi- 
mo anche  fuor  delle  Camere,  è  capo  di  molte  associazioni,  mas- 
sime benefiche;  nel  meeting  strapazzarla  folla  ;  ingiuria  gli  av- 
versari»; fin  sette  volte  in  un  giorno  arringa  in  luoghi  differen- 
ti ,  per  vincere  la  potenza  dell'oro  colla  potenza  della  parola. 
Questp  sublime  avvocato  molto  giovò  alla principessa;  più  an- 

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152  CANNINO 

cora  Paura  popolare.  La  castimonia  inglese  restò  offésa  da  ri- 
velazioni indecentiasime;  eppure  i  giurati  dichiararono  non  con- 
stare la  colpa,  e  il  procuratore  regio  fu  costretto  dire  a  Caro- 
lina :  Faì  e  non  peccar  più.  I  tre  Regni  delibano  di  gioja  per-* 
cbè  erasi  risparmiala  una  delinquente;  pure  il  re  non  la  vuole 
alla  coronazione;  ed  essa,  respinta  da  Westmioster,  ne  muore 
dal  dispiacere  (7  ag.  182 1  ).  I  suoi  funerali  sono  un9  ovazione;  e 
Giorgio  esclama  :  Quetf'  è  una  éeA  piò  bei  giorni  di  mia  *>*-* 
la  (1).  La  cianòia  attribuisce  a  veleno  la  morte  di  lei  e  la  quasi 
contemporanea  di  Napoleone,  come  se  il  governa  volesse  toglier- 
si imbardisi  nel  tempo  grosso  ohe  sovrastava  :  certo  allora  il 
partita  dei  tory,  sovreminente  in  grazia  del  trionfo  su  Napoleo- 
ne, dovette  chinare  dinanzi  all'opinione,  popolare,  esaltatasi  in 
quest'ultima  contesa. 

.  Nel  parlamento ,  il  ministero  era  tacciato  di  forai  ligie  ali* 
Santa  Alleanza,  e  avere  per  essa,  nette  rivoluzioni  scappiate  do- 
po il  1820,  impedito  che  la  gran  nazione  comparisse  colla  di- 
gnità conveniente.  Pure  l'Inghilterra,  accarezzata  e  riverita  dai 
re  finché  necessaria  per  abbattere  il  nemico  di  tutti,  passato  il 
bisogno  dava  ombra  ai  gabinetti,  rimessi  sulla  politica  assoluta* 
L'opinione  pubblica  domandava  s'intervenisse  in  Spagna  a  favo* 
rejl'una  costituzione  già  riconosciuta  nel  1812  dall'  foghi! ter- 
ra;" e  Grey  e  Brougham  rinfacciavano  ohe  si  lasciasse  conculca* 
re  la  libertà  per  la  pretesa  neutralità  :  e  poiché  per  gì'  Inglesi 
anche  men  liberali  l' assolutezza  dei  re  è  incompatibile  ,  lord 
Castlereagh  ai  Congressi  di  Troppau  e  Lubiana  sosteneva  il  djk 
ritto  che  i  popoli  hanno  di  prevedere  al  proprio  interne  ordina-* 
mento.  Ma  questa  ministro  avea  perduto  la  popolarità  (  9  ag. 
1823);  e  quando  s'uccise ,  il  popolo  gridava  avervelo  spinto  il 
rimorso  dell'essersi  fatte  stromento  alla  Santa  alleanza.  Cen* 
ning  succedutogli,  nemico  della  democrazia,  ma  fautore  delle 
libertà,  cerca  recuperare  al  suo  paese  la  suprema  importanza) 

(1)  Un  altro  processo  scandaloso  erasi  menato  nel  1809  contro 
il  duca  di  Yorck,  accusato  di  Tendere  le  cariche  nell'esercito  per 
intermezzo  di  missClarke  sua  amica  ;  e  sebbene  assolto  con  pic- 
cola maggioranza,  dovette  dimettersi  dal  comando  io  capo* 

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CANNINO  155 

favoriste  gli  oppressi  per  iagagliardire  gli  oppressori,  pronto  ad 
assodarsi  a  questi  qualora  v'abbia  ad  acquistare  potenza;  orzeg- 
gia  secondo  i  fotti,  non  secondo  teoriche  ;  combatte  in  Europa 
principn  die  sostiene  in  America,  perchè  così  giova  ali*  Inghil- 
terra. A  ventidue  anni  (t  793)  da  Pitt  introdotto  nel  parlamento, 
combattè  la  rivoluzione  francese,  e  le  speranze  che  questa  get- 
tava all'Europa;  e  con  arte  e  reminiscenze  classiche,  molta  di- 
sinvoltura, gran  senso  della  realtà,  talvolta  maestà  ed  energia, 
meritò  posto  fra  i  migliori  oratori.  Giunto  al  ministero,  i  due 
atti  principali  ne  furono  violare  la  neutralità  danese  e  allearsi 
coli' insurrezione  spagnuola.  Uscitone  nel  1809  per  ostilità  con 
Castlereagh,  dibattuta  fino  in  duello ,  non  partecipò  alla  rico- 
struzione dell'Europa  fotta  da  quest'ultimo;  e  tentava  diminui- 
re la  preponderanza  lasciata  alle  monarchie  assolute  ;  sciorre 
il  suo  paese  dall'alleanza  coi  despoti  ;  e  al  triumvirato  repri- 
mente opponeva  la  sua  neutralità ,  disposta  a  volgersi  in  fa- 
vore de'  popoli  se  i  re  non  restringessero  i  loro  divisamenti  di 
•orvegHanza  su  tutta  Europa,  «  È  vero  (diceva)  che  una  conte- 
»  sa  fra  lo  spirito  di  monarchia  assoluta  e  quel  d' assolata  de- 

•  mocrazia  or  si  dibatte  alia  scoperta  o  alla  macchia.  É  pur  ve* 

•  ro  che  nessuna  età  offre  maggior  somiglianza  con  quella  del- 

■  la  Riforma;  e  coll'esemplo  d' Elisabetta  si  consigliò  l'Inghil- 

•  terra  a  porsi  a  capo  delle  nazioni  libere  contro  il  potere  ar- 
»  bitrario.  Ma  Elisabetta  era  ella  medesima  fra  gì'  insorgenti 
»  contro  l'autorità  romana,  mentre  noi  non  osteggiamo  la  mo* 
»  narchia  assoluta ,  da  un  pezzo  vinta  fra  noi.  Pronti  a  recar 
»  soccorso  agli  oppressi  ne'due  partiti  estremi,  non  è  della  no* 
»  atra  politica  l'associarsi  a  qual  sia  di  essi.  Che  abbiamo  noi  di 
»  comune  coi  popoli  che  si  elevano  per  acquistar  cose  da  noi 

•  già  da  un  pezzo  godute  ?  Noi  guardiamo  il  corso  di  tali  que- 

■  relè  dall'altezza  già  guadagnata,  non  col  crudele  sentimento 
»  che,  secondo  il  Poeta ,  nasce  dal  veder  dalla  riva  chi  è  tem* 

•  pestato,  ma  con  sincero  desiderio  di  mitigare,  schiarire  ,  ri* 
»  conciliare,  salvare;  sempre  coll'esemplo  ;  ove  occorra,  anche 

•  cogli  sforzi.  Nostra  posizione  è  dunque  la  neutralità,  non  solo 
>  fra  le  nazioni  combattenti,  ma  anche  fra  i  principii  oonlrtdit» 
»  torii  (1)  ». 

(1)  Tornata  del  38  aprile  1823. 


454  BANCA  INGLESE 

Indifferenza  ignobile!  in  etti  conseguenza  ksciò  invadere  la 
Spagna,  pago  d'impedire  che  la  Santa  Alleanza  ti  apparisse  cor* 
pò  solidale.  L' opposizione  gli  rinfacciava  di  tollerare  che  ani 
continente  si  attuassero  le  massime  della  Santa  Alleanza ,  per 
riagire  contro  la  libertà  inglese  e  restringerla:  laonde  i  rifug- 
giti di  Spagna  «  d' Italia  trovarono  nell'  isola  protezione  e  soo 
corsi  ;  e  reclami  o  almeno  compianti  la  sorte  della  patria  loro. 
Canoiog  rimproverato  risponderà;  Perché  i  Francesi  occupa- 
rono la  Spagna,  doveasi  forse  bloccar  Cadice?  Mai  no  :  io 
cercai  compenso  in  un  altro  emisfero:  se  la  Francia  avea 
la  Spagna ,  volli  non  fosse  colle  Indie,  e  chiamai  il  Nuo- 
vo Mondo  all'  esistenza ,  per  raddrizzare  la  bilancia  nel- 
l'antico. 

Di  fatto  l*  Inghilterra  ingrandisce  r  accordandosi  le  massime 
sue  col  Pardo  re  de'negosianli;  i  nùori.  paesi  liberi  in  America  a- 
prono  campi  alla  speculazione  ;  altri  i  canali  e  le  strade  ili  fer- 
ro. In  Africa  gl'Inglesi  guerreggiano  gli  ^scianti  che  minaccia* 
vano  la  colonia  di  Serra  Leena  ,  e  dopo  le  priore  perdite  pire* 
valgono;  in  India  rompono  coi  Biririani  e  coi  Maratti  le  ostilità,- 
che  debbono  riuscire  all'intera  conquista. 

Le  operazioni  di  .borsa  erano  in  Inghilterra  guardate  dal  pub- 
blico, come  una  specie  di  usura..  Nel  1802)  quando  gli  enormi 
prestiti  fatti  al  governo  crebbero  importanza  a  questo  giuoco , 
vi  fu  fabbricato  a  Londra  un  grandioso  palazzo,  e  datovi  rego- 
la con  cerimonie  d'ammissione,  onde  la  borsa  divenne  una  so- 
cietà politica,  onnipossente  negli  uffari  di  lotta  Europa,  che  nes- 
suna operazione  finanziera  può  intraprendere  se  non  la  consul- 
ti. Essa,  avendo  posti  in  circolazione  fin  29  milioni  e  mezzo  di 
sterline,  può  far  alzare  o  abbassare  gli.  effetti  pubblici,  «  per- 
ciò speculare  ;  variando  a  talento  la  quantità  di  segni  rappre- 
sentativi, regola  il  corso  del  cambio  co1  forestieri ,  attirando  o 
respingendo  danari  a  misura  che  emette  o  ritira  vigliettij  e  con 
ciò  porge  norma  all'asportazione.  Arbitra  cosi  delle  basi  delia 
società,  ne  abusò  e  produsse  varie  crisi.     . 

Il  sistema  dei  pubblici  prestiti  cominciossi  quando  Gugliel- 
mo di  Nassau,  che  l'Aveva  imparato  in  Olanda,  levò,  per  fonda- 
re la  banca,  1,200,000  sterline  all'otto  per  cento;  e  dal  1688 

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BANCA  INGLESE  158 

d  1702  si  trovò  aver  contratto  un  debito  di  44,100,705  sterli- 
ne. Una  delle  due  Compagnie  delle  Indie  offri  al  governo  due 
milioni  di  sterline  all'otto  per  cento,  da  rimborsare  prima  del 
1711;  condizione  non  adempita.  Il  cancellière  Montaiga  nel 
1698  immaginò  ì  vig! ietti  dello  scacchiere  da  70  lire,  che  do- 
veano  riceversi  a  conto  dell'imposta,  e  che  poi  non  potendo  es- 
sere scontati',  consolidarono  al  6  per  cento:  origine  del  debito 
pubblico  consolidato.  Si  moltiplicarono  le  operazioni  finanziarie 
sotto  Anna,  sicché  il  debito  crebbe  a  1500  milioni ,  mentre  la 
rendita  era  .di  62  milioni  slertfni.  Giorgio  l ,  sotto  cui  questa 
fu  portata  a  80  milioni ,  studiando  ogni  risparmio  ,  ridusse  il 
debito  a  52  milioni;  ma  alla  pace  di  Aquisgrana  era  tornato  sui 
76,  e  nella  guerra  del  Canada  sili  160.  Nef  quindici  primi  armi 
delsecolo  si  aggiunsero  al  debito  meglio  di  403  milioni ,  sic- 
ché alla  pace  di  Parigi  ammontava  a  864,822,454.  Profittando 
dell'abbondanza  di  capitali,  si  convertirono  i  cinque  per  cento 
m  quattro ,  i  quattro  in  tre  e  mezzo  ,  i  'tre  in  due  e  mezzo  : 
ma  non  che  il  debito  diminuisse ,  oggi  il  consolidato  è  di 
18,830,970,000  franchi,  che  in  rendita  sono  642,151,665. 

La  banca  era  divenuta  un  annesso  del  governo  per  comu- 
nanza d'interessi;  onde  combinandosi  con-  essa,  potè  il  ministe- 
ro allargare  le  proprie  operazioni ,  e  crescere  il  debito ,  men- 
tr'essa  aumentava  i  frutti;  talché  dalla  fondazione  sino  al  1790, 
gli  azionisti  givisero  51,846,666  sterline.  Fino  al  1756  essa 
non  emise  boni  minori  di  venti  sterline;  ma  nett'82  il  suo  fon- 
do etevavasi  a  8,900,060  sterline  ,  e  nel  1816  a  14,953,000. 
Durante  la  guerra  napoleonica  ,  il  governò  ne  prese  a  prestito 
tutta  la  riserva  metallica;  m  conseguenza  di  che,  e  delta  sfidu- 
cia solita  a  tempi  di  guerra,  il  credito  vaciHb ,  le  domande  di 
rimbórso  crebbero  a  segno  che  la  banca  non  si  trovò  in  grado 
di  soddisfarle.  Allora  il  genio  che  dirigeva  l'Inghilterra  indusse 
il  gabinetto  alla  grave  responsabilità  ài  autorizzarla  a  sospen- 
dere i  pagamenti ,  e  dar  corso  forzato  alle  polizze  di  essa  ,  fin 
di  una  e  due  sterline.  Queste  dunque  presero  affatto  il  luogo 
de' metalli  preziosi ,  che  intanto  versavansi  sul  continente.  Là 
buca,  Costretta  a  nuovi  prestiti,  emrse  altra* «afta,  e  eoi  ere* 

icere  l'intermedio  de'cambii  rincari  i  prezzi;  ma  tornata  Ja  pa» 

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156  CRISI  FIKANZIÀHIA 

ce ,  essa  s*  industriò  con  prudenza  a  rialzare  il  valore  dei  vi- 
glietli;  e  nel  1819,  ordinato  di  nuovo  il  pagamento  in  effettivo, 
si  limitò  remissione  di  carta'jmonelaia. 

L'amore  del  guadagno  cangiò  di  forme  in  Inghilterra  secon- 
do i  tempi.  Nell'età  guerresca  occupò  colla  spada  i  beni  dei 
vinti  ;  colla  Riforma  surrogò  sé  stesso  agli  oziosi  monaci  che 
nutricavano  il  popolo;  si  arricchì  nelle  oolonie  d'America  ;  poi 
nelle  speculazioni  indiane  :  cominciata  la  conquista  dell'  Asia , 
si  trasformò  in  nabab;  fece  il  contrabbandiere  durante  la  guer- 
ra napoleonica;  cessata  quella  ,  speculò  sulle  azioni  e  sull»  ag- 
giotaggio. In  imprese  di  commercio,  42S  milioni  di  franchi 
erano  occupati  :  moltissimi  imprestiti  alle  nuove  repubbliche 
d'America,  alla  Grecia ,  a  Napoli;  moltissimi  per  iscavare  mi- 
niere: dugenlosettantatré  compagnie  sVerano  costituite  per  la 
pesca,  la  navigazione,  la  coltura,  e  per  fàbbriche ,  costruzione 
di  strade,  di  peschiere,  di  canali,  distribuzione  di  gas,  d'acqua, 
di  latte.  Impiegati  così  quattro  mila  milioni ,  divien  necessaria 
l'emissione  di  molta  carta,  e  ne  nasce  un'apparente,  agevolezza 
d'affari:  ma  poiché  questa  era  artifiziale ,  presto  la  scarsezza  di 
contante  si  fa  sentire  ;  i  possessori  di  viglietti  domandano  di 
realizzarli,  e  in  conseguenza  vendono  le  carte,  sicché  i  fondi 
pubblici  disvantaggiano,  s'alleggeriscono  gli  affitti ,  son  chiusi 
i  lavorìi ,  il  credito  é  scosso,  Non  possono  dirsi  i  ripieghi  ado- 
perati per  isviare  quello  sgomento  ;  una  casa  sol^pagò  un  mi- 
lione settecentomila  sterline,  eppure  cadde  ;  la  zecca  continuò 
per  settimane  a  battere  danaro  colla  rapidità  che  le  macchino 
le  danno;  al  cadere  della  casa  Goldsmilh  ,  che  avea  conchiusa 
prestili  per  tre  repubbliche  americane,  perdettero  prezzo  i  fon- 
di d'America.  Vuoisi  accadessero  allora  duemila  fallimenti;  cioè 
più  che  nei  treot'aoni  precedenti  :  migliaja  d' operai  restarono 
sfaccendati,  agli  altri  sminuito  il  salario;  la  rabbia  sfogossi  con- 
tro i  telai ,  e  la  carila  .pubblica  dovette  immensi  soccorsi  ai 
poveri. 

Di  quella  crisi  ,  sentita  in  tutto  jl  mondo,  danno  colpa  alle 
cedole  di  credito  troppo  sminuzzate, -mercé  delle  quali  divul- 
gavasi  il  diritto  di  battere  moneta  .anche  a  chi  non  &*avèva  l'e- 

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BANCHE  PROVINCIALI  457 

quivalente,  neppure  in  credito  ;  alle  speculazioni  esagerate  sia 
'per  le  importazioni,  sia  per  le  asportatami ,  massime  nel!'  A- 
merica  meridionale  $  al  rapido  cangiarsi  di  una  guerra  univer- 
aalé  che  assicurava  all'  Inghilterra  il  monopolio ,  in  una  pace 
che  le  apriva  una  concorrenza  universale  ;  alle  restrizioni ,  le 
quali  torceano  i  capitali  dalla  destinazione  naturale.  Per  qual- 
che rimedio ,  il  ministero  fece  spegnere  i  viglietti  d>  una  lira 
delle  banche  provinciali  ;  queste  furono  consolidate  colpisti* 
tuire  nelle  Provincie  delle  banche  dipendenti  da  quella  di.Lon- 
dra  ;  il  banco  regio  pose  tre  milioni  di  sterline  a  disposizione 
de'manufattori ,  al  ctngue  per  cento  con  cauzione  ;  si  agevola- 
rono l' introduzione  del  grano  forestiero  e  la  migrazione  ;  e  po- 
co a  poco  il  credito  rinacque. 

Il  29  agosto  1833  fu  dato  un  nuovo  statuto  alla  banca.  Oggi 
essa  ha  il  capitale  di  360  milioni  di  franchi,  compreso  il  fondo 
di  riserva ,  con  11  succursali  nelle  città  manifatturiere.  Presta 
questo  capitale  allo  Stato;  ed  oltre  emettere  la  carta  moneta  che 
al  pubblico  agevola  gli  affarìi  ed  offrire  un  deposito  pei  capita- 
li ,  fa  varii  servigi  di  finanza  ,  massime  quel  di  cassa  centrale 
del  tesoro  e  del  debito  ,  pel  quale  riceve  la  retribuzione  annua 
di  sei  milioni  dugento  mila  franchi  :  poco  lavora  di  scontare  ef- 
fetti ,  e  a  prezzo  alto  ;  ma  emette  moltissimi  vigtietti  di  corso 
obbligato.  Essa  non  ha  concorrenza  nel  giro  di  cencinque  chi- 
lometri ;  fuor  di  là,  molte  banche  hanno  facoltà  d' emissione,  e 
fin  banchieri  privali  :  ma  la  crisi  del  36  ne  mostrò  il  pericolo , 
attesoché,  quando  la  banca  trova  di  diminuir  V  emissione,  essi 
la  crescono.  Nel  1844  il  parlamento  volle  ripartirvi,  e  Peel  so- 
steneva esser  regalia  il  mettere  in  giro  viglietti  come  il  batter 
moneta  ;  solo  consentirsi  alla  banca,  perchè  n'ha  il  diritto.  Vor- 
rebbe però  distinguere  anche  questa  in  due  ;  una  che  faccia  da 
banchiere  puramente  ;  V  altra  che  emetta  polizze  *,  ma  pel  solo 
valore*  del  capitale  che  prestò  al  governo.  Pose  divieto  di  creare 
banche  nuove  ,  ma  non  osò  toccare  le  sussistenti ,  anzi  le  rese 
legali  |  e  limitò  l'obbligo  degli  azionisti  alla  soscrizione  perso»* 
naie  ;  pubblicazione  settimanale  dei  conti  5  limite  nelle  emis- 
sioni} e  mostrando  l'intenzione  di  togliere  questo  privilegio, 

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458  «LANDA 

indusse  a  venire  ad  accordi  colla  banca.  É  un  altro  passo  verso 
1*  accentramento  amministrativo  (!(. 

Gravi  guai  offre  l' Irlanda,  popolo  tutto  di  poveri  ;  dove  l' an- 
tica gente,  con  una  superficie  di  libertà  governativa ,  soffre  una 
schiavitù  disumana  sotto  a  un  branco  di  padroni.  GÌ'  Inglesi , 
come  conquistatori  e  come  protestanti,  ne  occuparono  tutte  te 
proprietà  ,  sicché  dal  1640  al  1788  nessun  indigeno  potè  pos- 
sedere. Gli  sprepriati  avversavano  risolutamente,  ai  nuovi  pa- 
droni, i  quali  in  conseguenza  non  potendo  rimanere  ne1  posses- 
si, gli  affittarono  ad  altri  ;  e  questi  li  subaffittarono  con  diritto 
di  suddividerli  ancora ,  talché  ne  vennp  uno  sminuzzamento  , 
che  rese*  il  sostentamento  di  un'  intera  popolazione  precario 
quanto  il  ricolto. 

Tutto  il  terreno  appartiene  dunque  a  figli  de'  conquistatori 
[landlcrds) ,  che  abitano  altrove  ;  stranieri  e  riformati  vi  ren- 
dono la  giustizia  ;  avidi  intra  prendilo  ri  vantaggiano  della  fame, 
che  ogni  anno  vi  si  rinnova,  ài  conquistati  non  resta  che  lavo- 
rar terre  ;  né  hanno,  come  in  Inghilterra  ,  le  vie  del  commer- 
cio e  dell'  industria  per  insinuarsi  nella  società  aristocratica. 
Quindi  immense  sodaglie  a  lato  di  giardini  studiatissimi  ;  ca- 
stelli magnifici  fra  tugurii  e  canili  ;  il  povero  non  è  educato  ; 
non  strade  se  non  fra  i  castelli  de1  ricchi  :  poche  patate  ,  non 
serbevoli  e  difficili  a  trasportarsi,  sono  l'unico  nutrimento  del- 
l'infelice Irlandese  f  unica  veste  i  cenci ,  unico  alloggio  le  pa- 
glie :  patimenti  vie  più  gravi  perchè  accanto  ai  godi  menti,  e  in 
paese  ove  tutto  parla  di  diritti  e  di  libertà.  Parrebbero  romanzo 
di  mente  esagerata  i  dieci  volumi  in  foglio  che  pose  in  luce  la 


(l)  Nel  Regno  Unito  circolano  in  oro  L.  Sterline.  35,000,000 

in  biglietti  del  banco  d'Inghilterra.  20,000,000 

dei  banchi  provinciali.  .     3,000,000 

Secondo  là  carta  del  1844,  ogni  vigl ietto  del  banco  d' Inghilterra 
si  paga  air  ordine  ;  onde  il  banco  non  dee  emetterne  se  non  in 
proporzione  del  valore  che  rappresentano  :  e  per  garanzia  dee 
aver  sempre  14  milioni  di  fondi  pubblici;  e  pel  resto,  danari  nella 
proporzione  di  4/5  d'oro  e  1/3  d1  argento. 


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IRLANDA  iS0 

commissione  del  183S  ;  interminabile  narrazione  di  una  varia- 
lissima  monotonia  dì  mali. 

Alle  trentadoe  diocesi  e  ai  mille  trecentottantacinque  bene- 
fizi! che  v'erano  al  tempo  della  Riforma,  il  governo  nominò  ve- 
scovi e  canonici  anglicani  ;  e  poiché  i  cattolici  ricusarono  sot- 
toporrsi ,  restò  in  ogni  sede  e  parrocchia  un  doppio  investito  : 
il  protestante ,  pingue ,  con  ricca  fanrglia  e  nessun  popolano  ; 
il  cattolico,  povero  come  lotta  la  plebe  che  gli  si  stringe  d'at- 
torno ,  e  delle  cui  limosme  vive.  Gran  che  l' aver  potuto  con- 
servare la  religione  e  la  nazionalità  ,  dove  la  guerra  era  fatta 
con  tanto  accorgimento,  e  fino  nei  recessi  della  famiglia  e  del- 
la coscienza  1  Secondo  le  indagini  del  1822  ,  dei  sette  milioni 
di  abitanti  ,  5,760,000  erano  cattolici ,  dugento  cinquantamila 
protestanti  dissidenti,  cinquecentomila  presbiteriani)  altrettanti 
anglicani  ;  e  dei  diciottomila  acri  di  terreno,  due  uodecimi  era- 
no posseduti  dal  clero  acattolico,  cioè  per  due  milioni  e  mezzo 
di  sterline  sopra  quattordici,  oltre  settecentomila  lire  in  deci- 
me :  la  corona  nominava  a  1084  benefizii,  e  almeno  cinquecen- 
to benefiziati  non  risedevano  in  paese. 

In  somma  ,  ottocentomila  ricchi  dominano  sovra  sei  milioni 
di  poveri  ;  poveri  a  segno  che  reputasi  agiato  chi  può  tre  volte 
il  giorno  mangiar  patite  dell'infima  qualità  ;  e  tre  milioni  sono 
esposti  per  tre  o  quattro  mesi  ogn'  anno  a  morir  di  fame  f  .dal 
guastarsi  di  que'  tuberi  fino  al  nuovo  ricolto  Singolare  studio 
pei  pubblicisti  l'esaminare  come  mai  dalle  medesime  istituzio- 
ni provenissero  frutti  tanto  diversi  ne' due  paesi  ;  e  in  uno  la 
dignità  legale  fin  nell'uomo  che  muore  di  fame  ;  nell'altro 
quell1  estremo  di  miseria ,  dove  l' uomo  cessa  di  lottare  contro 
la  sventura,  e  si  rassegna  all'  immondezza ,  al  vizio ,  all'  avvili- 
mento, alla  bestialità. 

L' Irlauda,  oppressa  e  miserabile  in  grazia  dell'  Inghilterra  , 
manda  alla  nemica  i  suoi  pitocchi ,  i  quali  offrono  le  braccia  a 
un  prezzo qual  non  può  P opera jo  inglese,  avvezzo  a  viver  me- 
glio -}  laonde  l' ingiustizia  coglie  frutto  di  miseria  (1).  Eppure 

(1)  e  Gl'Irlandesi  diedero  una  funesta  lezione  alle  classi  labo- 
riose d' Ingli  Ucrra....  insegnarono  loro  il  funesto  secreto  di  limi* 

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160  .  iblà*dà 

la  f  azione  orangista  commemora  tutti  gli  anni  la  battaglia  detta 

Boyne,  ultimo  respiro  dell'  Irlanda  ;  esacerbando  così  i  rancori 

d'  un  popolo  umiliato  e  famabondo,  che  mai  non  perdonò  afeoei 

vincitori. 

Abbiasi  veduto  come  Piti  «fesse  osato  ridurre  ali*  unità  il 
Regno  col  togliere  il  parlamento  all'Irlanda  (vói.  H,  pag.<36), 
.  che  cosi  dopo  il  1800  tornò  quieta,  cioè  vide  consolidata  la  ti- 
rannide de1  ricchi  sovra  i  poveri ,  dei  protestanti  sovra  i  cattoli* 
ci*  L'Inghilterra  area  promesso  allora  abrogare  le  leggi  che 
colpivano  questi  di  civile  incapacità ,  ma  non  .l' attenne  :  e  in- 
darno quel  paese  si  lagnava  che  il  commercio  delle  colonie  ca- 
scasse unicamente  a  prò  della  dominatrice ,  mentre  l' agricol- 
tura di  esso  non  ne  risentiva  vantaggio.  V  esacerbatone  fece 
dare  ascolto  alle  sollecitazioni  ostili  della  repubblica  francese 
e  di  Napoleone  ;  ma  gli  sforti  falliti  ne  peggiorarono  la  condì- 
itone,  e  gli  Orangisti  si  restrinsero  onde  resistere  ai  perturba- 
tori di  quella  oppressione  che  chiamavano  pace.  Castlereagh , 
nominato  segretario  generale  dell1  Irlanda ,  fu  de*  più  efficaci 
ed  inflessibili  a  reprimere  i  piccoli  movimenti ,  fino  al  punto 
che  si  potè  bandire  V  amnistia.  Ma  dopo  la  pace ,  i  lamenti  ri- 
nacquero, complicandosi  colla  questione  religiosa. 

GÌ'  Irlandesi ,  sentendo  per  prova  come  pregiudichi  alla  re* 
ligione  ogni  azione  diretta  o  indiretta  del  governo  nella  nomina 
de' vescovi,  si  astenevano  dalle  assemblee  elettive.  Il  papa  con- 
senti si  presentasse  al  governo  la  lista  dei  proposti ,  affinchè 
cancellasse  quei  che  non  gli 'convenivano  :  ma  benché  la  Pro- 
paganda fosse  da  tre  secoli  l' appoggio  de'  cattolici ,  e  ne  ali- 
tare i  propri!  bisogni  allo  stretto  sostentamento  della  vita  animale, 
e  di  contentarsi,  come  i  selvaggi,  del  minimo  de'  mezzi  sufficienti 
a  prolungare  la  vita....  Istrutte  del  fatale  secreto  di  sussistere  col 
pufo  necessario  ,  in  parte  cedendo  alla  necessità,  in  parte  air  e* 
sempio  ,  le  classi  laboriose  perdettero  quel  lodevole  orgoglio  che 
le  traeva  a  mobigliar  convenientemente  le  case  ,  a  moltiplicarsi 
dattorno  quelle  comodila  decenti  che  contribuiscono  alla  felicitai  » 
Dottor  Rat  ,  The  morai  and  physical  condition  o/the  working 
classe*  employed  in  the  cottoti  ip/.  in  Manchester. 

*  *  -DigitizedbyV^iC 


OCONNELL  161 

stentasse  i  pillati  e  i  chierici ,  gì'  Irlandesi  trovarono  indeco- 
rosi quei  temperamenti ,  e  pretesero  che  la  nomina  fosse  fatta 
liberamente  dal  clero.  Il  papa  col  condiscendere  sperava  l' e* 
mancipazione  dei  cattolici  e  l' abolizione  delle  leggi  penali;  ma 
quando  questa  è  propoeta  alla  Camera,  viene  rejetta.  La  lunga- 
pazienza  degl'  Irlandesi  a9  irrita  e  divien  furore  ;  accoigousi  ia 
bande  armate  ;  e  le  prigioni  piene  non  fanno  che  moltiplicare 
i  resistenti. 

Né  più  ai  pensava  soltanto  a  conservarsi  nella  grande  unità 
cattolica,  ma  a  staccarsi  dall'Inghilterra ,  e  forse  formare  una 
repubblica  ,  secondo  le  idee  democratiche  allora  correnti;  e  i 
whiteboys  (  così  intitolavansi  i  contumaci  ),  con  un  nastro  bian- 
co) a  quattro  a  cinquemila,  scornano  (1822)  devastando,  bru- 
ciando le  case  de' protestanti.  Adunque  l'Irlanda  è  messa  al 
bando ,  e  ogni  uomo  trovato  fuor  di  casa  prima  della  levata  o 
dopo  il  tramonto  del  sole,  può  essere  condannato  dai  magistrati 
del  luogo  a  sette  anni  di  deportazione  (1). 

Meglio  che  colle  sommosse  ,l' Irlanda  si  diede  a  domandar 
l'emancipazione  con  vie  legali,  stampa,  associazioni,  petizioni, 
reclami.  Nel  1810  si  era  costituita  un'  associazione  cattolica, 
che  dirigesse  gli  sforzi  nazionali  ;  e  ne  fu  capo  dapprima  il  se- 
tajolo  Giovanni  Keogh  ;  poi  O'Connell ,  uno  degli  uomiui  più 
straordinarii.  Avvocato  espertissimo  a  frugare  nell'ammasso 
delle  ordinanze  patrie  in  una  tirannia  fondata  sulla  legge,  sem- 
pre fisso  all'  Irlanda ,  non  distoglie  però  gli  occhi  dall'  Inghil- 
terra ,  volendo  profittare  d' ogni  suo  accidente  ;  clamoroso  de- 
clamatore, agitatore  instancabile,  rustico  insieme  e  cortigiano, 
sa  atteggiarsi  in  comparsa  alla  Corte,  come  schiamazzare  nelle 
taverne  ;  accorrere  tutto  il  dì  alle  elezioni  di  paesi  distanti,  per 
fare  nominar  questo,  escluder  quello  ;  carezzare  la  callosa  ma- 
no dell' aratore  come  quella  del  viceré,  e  inginocchiarsi  davanti 

(1)  Eppure,  al  fine  del  1822  si  trovò  che  non  s'avea  arato  oc- 
casione di  arrestare  nessuno.  Per  un  altro  avanzo  dell'  antica  co- 
stituzione per  centene  ,  quando  una  manifattura  in  Inghilterra  sia 
distrutta  per  sollevazione  senza  colpa  del  proprietario,  tutto  il  di- 
stretto n'  è  garante  in  solido. 

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462  tfcONNELL 

alla  regina  quando  visita  l'Inghilterra.  Ucciso  in  duello  un  prò* 
locatore, giurò  non  accettare  pia  nessuna  disfida;  dal  che  creb- 
begli  baldanza  d' insultare  e  vilipendere  gli  avversarti.  Carene* 
vote  e  impetuoso,  grossolano  e  patetico,  logico  e  ispirato,  agita 
e  frena  le  passioni  popolari,  e  affronta  lo  spauracchio  dell1  opU 
Dione  e  delle  grandezze;  le  parole  violente  che  pajono  sgorgar- 
gli dalla  piena  della  bile ,  sono  tutte  pesate;  calcolò  fin  dorè 
può  spingersi  senza  compromettere  il  poco  che  resta  d'indi- 
pendenza col  volerla  intera;  parla,  scrive,  stampa,  briga,  asso- 
cia idee  incompatibili  per  ogni  altro,  iosurreziooe  costituziona- 
le ,  agitazione  regolata.  Chi  voglia  riscontri  di  questo  grande 
agitatore,  retroceda  ai  tempi  robusti ,  quando  un  Pietro  Ere- 
mita ,  un  San  Bernardo ,  un  Sant'  Antonio  traevansi  dietro  cen- 
tkiaja  di  migliaja  di  persone  (a). 

Diretta  da  lui ,  1'  associazione  cattolica  si  rinnova  più  com- 
patta, con  magistrati ,  tesoro ,  giornali  ;  pondera  ogni  atto  del 
governo  britannico  ;  con  autorità  tutta  morale  fa  uscire  bordi- 
ne dal  disordine  suo  proprio;  sciolta  si  rannoda  sotto  altra  for- 
ma. Imbaldanzita  ,  più  non  domanda  sole  I1  emancipazione  dei 
cattolici,  ma  il  distacco  dal  parlamento  d'Inghilterra  [repeal)  ; 
tra  comitati  particolari  scompartisce  gli  affari  ;  riscuote  contri- 
buti in  ogni  parrocchia  per  mezzo  de'  curati ,  sotto  la  vigilanza 
de' vescovi;  e  concentra  i  lamenti  e  i  voti  degP  Irlandesi  ac- 
ciocché arrivino  al  trono.  Sei  milioni  d' oppressi  non  si  raduna- 
no che  terribilmente ,  e  sentono  anch'  essi  F  alito  della  Grecia 
e  dell'America  meridionale. 

Al  parlamento  (182$)  si  propone  pertanto  un  bill  di  repres- 
sione, ma  senza  togliere  la  causa,  cioè  F  oppressura  dei  catto- 
lici. Canning ,  che  ha  la  fiducia  della  nazione  ,  è  levato  a  capo 
del  gabinetto  ;  sicché  prevalgono  i  Liberali,  e  si  sperano  ripri- 
stinati i  cattolici  nei  diritti  politici,  massime  dopo  morto  il  du- 
ca d' Yorck  ,  erede  presuntivo  della  corona  ,  sempre  a  quelli 
implacabile.  Ma  morto  (8  ag.  1827)  anche  Canning  ,  il  nuovo 

(<s)  La  similitudiue  può  reggere  solo  fa  quanto  al  prodigioso  se- 
guilo che  si  tracvan  dietro,  non  in  quanto  al  proposito  di  grande 
agitatore. 

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o' coronili  465 

ministero  s' Impastò  di  tory  e  whig ,  concertandosi  Wellington 
con  Roberto  Peel ,  che  prevaleva  nella  Camera  de'  Comuni.  Si 
ribattè  allora  vivamente  P  emancipazione  de*  Cattolici  ;  onde 
questi  vie  pio  s'incalorirono  in  Irlanda;  e,  vacando  un  posto  nel 
parlamento,  0>  Connell  fa  propor  sé  stesso  (luglio  1828) ,  ben* 
cbè  non  giurante ,  con  dimostrazioni  popolari  che  un  governo 
libero  non  può  trascorare.  I  dibattimenti  su  quell'  elezione  fan- 
no conoscere  all'Irlanda  le  proprie  forze  :  0'  Connell ,  che  già 
in  un  mirabile  discorso  (1825)  aveva  esposto  ai  Comuni  le  mi- 
serie d1  Irlanda  ,  allora  invoca  l'emancipazione  parlamentare. 
Tuona  egli  implacato ,  ma  non  può  associarsi  coi  radicali  del 
parlamento  ,  in  grazia  del*  distacco  legislativo  che  egli  doman- 
da, t  Sapete  cosa  significa  il  grido  di  giustizia  per  l'Irlanda?  • 
die9  egli.  «  In  primo  luogo,  estinzione  totale  della  imposta  fon- 
»  diaria  che  serve  a  pagar  le  decime  j  protezione  dell'  industria 
»  irlandese  ;  stabilità  degli  affitti  in  modo  da  incoraggiare  l' a- 
§  gricoltura ,  e  assicurare  al  fittajnolo  un  equo  profitto  pel  la* 
»  voro  e  pel  capitale  suo  ;  una  rappresentanza  compita  del  po- 

•  polo  nella  Camera  de' Comuni,  mediante  la  maggior  possibile 
»  estensione  del  diritto  di  suffragio,  e  l' istituzione  dello  scru- 

•  tinio  secreto  :  abolizione  o  cambiamento  radicale  della  legge 

•  idei  poveri  ;  infine,  revoca  dell'unione,  unico  mezzo  per  otte- 
»  nere  il  resto  »  (t). 

(1)  I  vantaggi  che  0'  Connell  si  ripromette  dalla  revoca  dell9  u- 
nìone,  sono  espressi  nella  sua  lettera  del  gennaio  1843  a9  suoi  com- 
patriota : 

e  Ci  amministreremo  da  per  noi  ; 

La  coscienza  sarà  libera,  libera  la  religione  ; 

L' insegnamento  libero  ed  esteso  a  tutte  le  classi  ; 

Libera  la  stampa  ; 

Avremo  un  sistema  d'affitti  fisso  e  determinato  ; 

Il  nostro  debito  pubblico  sarebbe  ridotto  alle  primitive  propor- 
doni; 

Le  manifatture  irlandesi  diverrebbero  prospere  ,  ed  anche  su- 
periori; 

Vedrebbonsi  V  imposte  diminuire ,  e  non  graverebbero  che  su 
prodotti  esotici  che  la  patria  non  offre  j 

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16Ì  O*  CONNELL 

I  nemici  se  ne  sgomentano  :  formansi  associazioni  contro  as*. 
sociazioni,  logge  orangiste  e  club  bruoswickesi,  e  si  quotizzano 
per  comperare  l'elezione  di  protestanti. 

Da  gran  tempo  tale  quistione  divideva  ostilmente  il  parla- 
mento, fino  a  temersi  guerra  civile  :  onde  i  tory ,  persuasi  che 
soffocare  non  si  potesse  ,  e  eh9  era  meglio  dooare  legislativa- 
mente  V  emancipazione,  che  lasciarsela  strappare  colla  rivolta, 
vollero  togliere  ai  whig  la  gloria  di  un  fatto  inevitabile,  il  quale 
cangerebbe  aspetto  alla  nazione.  Pertanto  Peel  e  Wellington  la 
propongono  (marzo  1829)  ;  abbia  capacità  di  elettore  e  d'eleg- 
gibile qualunque  cattolico  giuri  ;  non  più  V  antica  supremazia 
regia,  ma  fedeltà  al  re  e  alla  linea  protestante  ;  e  di  non  cerca- 
re dr  abbattere  la  Chiesa  alta ,  né  credere  che  re  scomunicati 
possano  esser  deposti  od  uccisi,  o  che  al  papa  appartenga  giu- 
risdizione temporale  o  civile  nel  Regno  ;  ogni  cattolico  sia  abile 
ad  impieghi  civili  e  militari ,  salvo  alcuni  più  sommi  ;  esclusi 
però  da  ogni  dignità  o  funzione  nello  chiese  d'Inghilterra  e 
Scozia  ,  nelle  Corti  di  giudicatura  ecclesiastica ,  e  nelle  uni- 
versità. 

I  Comuni  erano  già  propensi;  i  lord,  oppostisi  a  lungo,  alfine 
l'accettano:  pure,  per  controbilancia,  si  eleva  in  Irlanda  il  cen- 
so elettorale  da  quaranta  scellini  a  dieci  sterline.  Colpo  accor- 
tissimo, pel  quale  restava  tolto  il  suffragio  all'  infinità  di  con- 
tadini, che  avriano  votato  sotto  V  influenza  del  clero.  GP  Irlan- 
desi lagnansi  che  non  siasi  fatto  abbastanza  ;  i  protestanti  che 
siasi  fatto  troppo.  Wellington,  imputato  d' avere  cerca  coli'  e* 

S*  abolirebbe  affatto  l'odiosa  decima  ; 

Le  imposte  straordinarie  che  s' elevano  fin  a  2  milioni  di  ster- 
iliti ,  non  sarebbero  più  un  olocausto  offerto  dall'  Irlanda  all'  am- 
bizione dell'  Inghilterra;  né  questa  ci  costringerebbe  più  a  pagare 
per  sostener  guerre  a  evi  ci  obbliga  a  prender  parte  ; 

Quattro  milioni  di  sterlini.  che  ora  levansi  in  Irlanda  per  Spen- 
derli in  Inghilterra  o  fuori,  resterebbero  nel  paese  per  salariare  i 
nostri  operai,  incoraggiare  le  nostre  manifatture,  estendere  il  no- 
stro commercio.  > 

0'  Connell  mori  a  Genova  il  maggio  1847. 

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EMANCIPAZIONE   DE* CATTOLICI  105 

fitancipazione  una  pericolosa  popolarità  e  compromessala  Chie- 
sa alta  e  la  costituzione  del  1 688,  dovette  fio  sostenere  uà  duello, 
col  conte  di  Winchelsea. 

Immaginarsi  cbe  l'emancipazione  detto  fatto  sanasse  le  pia- 
ghe ,  era  follia  :  un  gran  passo  era  dato ,  ma  restava  in  Irlan- 
da la  primitiva  ingiustizia,  forse  incancellabile  senza  una  nuova 
spropriaziooe.  I  landlord  s' industriano  a  migliorare  la  condi- 
zione de'  contadini  e  fittajuoli ,  e  riparano  a  quell'interminata 
suddivisione  :  ma  troppo  è  difficile  ridurre  d' accordo  due  po- 
poli ostili ,  né  il  benefizio  consisterà  in  manifatture ,  strade  di 
ferro,  o  siffatti  progressi  materiali  ;  neppure  in  grandi  città  e 
nettezza  e  conforti  della  vita  ;  o  in  fondare  scuole  ,  e  vietar  i 
matrimoni!  precoci  e  gli  accattoni;  fare  insomma  inglesi  gl'Ir- 
landesi ,  mentre  appunto  il  male  sta  in  colesta  pretensione. 
SulP  Inglese  si  opera  per  mezzo  della  testa,  carezzandone  l'am- 
bizione ,  le  idee  liberali,  l' amore  delie  comodità  :  1'  Irlandese 
seconda  il  cuore,  ba  bisogno  di  credere  in  un'idea,,  in  un  uomo, 
al  quale  abbandonasi  senza  restrizione.  Bisognerebbe  che  il  pro- 
prietario credesse  avere,  non  solo  diritti ,  ma  doveri  ;  abitasse 
in  mezzo  a' contadini  {1),  li  disciplinasse,  se  ne  facesse  padre  ; 
mentre  invece  n'  è  rimosso  dalle  differenze  religiose ,  dall'  abi- 
tare in  Inghilterra ,  dal  parlar  differente.  Ecco  perchè ,  dopo 
ottenuta  l' emancipazione,  si  vuole  anche  il  rappello  ,  cioè  che 
sia  restituito  un  parlamento  proprio  all'  Irlanda. 

L' emancipazione  cattolica  avea  reso  ai  tory  sospettoso  il  mi- 
nistero ;  i  whig  lo  sostenevano,  ma  sol  quanto  bastava  perche 
Vivesse,  e  partecipasse  a  lóro  il  potere.  Quando,  un  istante  pri- 
ma della  rivoluzione  francese  (  26  giug.  1836  ) ,  moriva  Gior- 

(1)  Norlhon  ,  nella  sua  opera  sulP  Irlanda,  ne  attribuisce  i  ma- 
li all'  assenza  de'  proprietarii.  Secondo  lui,  queir  isola  rende  per 
400  milioni  di  franchi;  100  milioni  sono  V  entrata  dei  proprie- 
tarii assenti  ;  37  e  mezzo,  del  clero,  di  cui  più  della  metà  non 
risiede  ;  122  e  mezzo  vanno  in  tasse  e  decime  ;  32  per  l'esercito 
protettore  del  paese.  Restano,  a  sei  milioni  di  abitanti,  35  cen- 
tesimi per  testa  al  giorno.  Le  inevitabili  disugaaglianze  di  tal 
riparto  non  lasciano  al  maggior  numero  che  la  miseria. 

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466  BIFOHMÀ  PABL4MENTARE 

gio  IV,  ognuno  credette  che  Wellington ,  il  quale  era  creduto 
l' unico  capace  di  frenarne-  i  capricci  e  la  condiscendenza  verso 
i  favoriti ,  cesserebbe  d' essere  necessario.  Pare  Guglielmo  IV, 
di  settantacinque  anni  succeduto,  mantenne  il  ministero  tory  ; 
sicché  i  whig  prepararonsi  a  conquistar  i  diritti  coli'  opposizio- 
ne, riprovando  il  conto,  che  presentava  un  amanco  di  SCO  mila 
sterline,  e  volendo  si  minorassero  gli  stipendii  alle  cariche,  ma 
sovralutto  si  rendesse  più  equa  la  rappresentanza  del  paese  nella 
Camera  elettiva. 

La  riforma  parlamentare  già  era  favorita  nel  1 790  da  Pitt  9 
che  poi  la  abbandonò  quando  la  paura  della  rivoluzione  france- 
se fece  prevalere  i  tory  conservatori.  Ed  oggi  pure  i  tory  tre- 
mavano si  toccasse  P  edilizio,  al  quale  Sassoni,  Normanni,  cat- 

^  tolici,  protestanti,  Annoveresi,  libertà,  tirannia  aveano  aggiunto 
qualche  pietra,  caricando  i  fondamenti  per  modo  da  squilibrare. 
I  Liberali  credeano  doversi  mettere  la  scure  alla,  radice,  rispet- 
tando la  rappresentanza  nazionale ,  ma  rigenerandola  con  ele- 
zioni libere,  incorrotte  e  per  scrutinio.  Come  avviene  di  diritti 
antichi,  questi  eransi  accumulati  e  assurdamente  distribuiti  ;  e 
le  convenzioni  concedute  alle  varie  contee  nell'  atto  di  unirle  , 
faceano  diverse  in  ciascuna  le  condizioni  d' eleggibilità  e  il  nu- 
mero di  voci,  k  quel  caos  s'era  attentato  dapprima  nel  1801 , 
fissando  il  numero  dei  deputati  a  seicentocinquantotto  ;  ottan- 
taquattro delle  contee  d' Inghilterra ,  venticinque  delle  grandi 
città,  censettantadue  dei  borghi,  otto  dei  porti  di  mare,  quattro 
delle  università  di  Cambridge  e  di  Oxford ,  ventiquattro  delle 
contee  e  città  di  Galles ,  trenta  delle  contee,  e  sessantacinque 
delle  città  e  dei  borghi  di  Scozia,  cento  dell'Irlanda.  Oltre  essere 
inegualissima  questa  partizione ,  molti  paesi ,  grossi  in  antico , 
trovava  risi  ora  ridotti  a  nulla,  mentre  piccoli  villaggi  eransi  ele- 
vali a  migliaja  di  abitanti,!  quali  restavano  senza  voce.  In  Edim- 
burgo, di  centomila  anime ,  un  deputato  solo  veniva  scelto  da 
trentatrè  elettori  ;  intanto  che  molte  voci  possedeano  alcuni  si- 
gnori, padroni  dei  borghi  consuuti  (rollen-borough)  :  un  muro 
sfasciato  "mandava  un  rappresentante,  un  monticello  due;  fi  du- 
ca di  Norfolk  faceva  nominare  undici  deputati,  sette  quel  di 

.  Rutland  e  quel  di  Newcastle  5  cenquarantaquattro  pari  0  Cen- 

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BIFOBMA  PARLAMENTARE  187 

ventiquattro  grossi  proprietari!  aveano  in  mano  l'elezione  di 
qaattrocentosettantun  deputali  ;  insomma,  trecentista  mem- 
bri della  Camera  de'  Comuni  erano  eletti  da  quindicimila  elet- 
tori, ai  (filali  cosi  era  assicurata  la  maggioranza  fra  i  pretesi  rap- 
presentanti di  tutta  la  nazione.  L'aristocrazia  era  dunque  arri- 
vata a  infeudare  nelle  proprie  famiglie  la  deputazione,  e  la  ren- 
deva appannaggio  de'  cadetti  ;  questi  borghi  disfatti  davansi  in 
dote  e  in  eredità,  e  Galton  nel  95  fu  venduto  2,750,000  franchi; 
di  maniera  che  un  posto  nelle  Camere  si  comprava  non  altri- 
menti che  un  fondo.  Per  questo  mezzo  i  signori  posero  talvolta 
di  colpo  nel  parlamento  personaggi  che  poi  divennero  illustri  z 
ma  potea  dirvisi  rappresentata  la  nazione  ?  Raffazzonare  tal  si- 
stema in  modo  che  la  rappresentanza  divenisse  una  realtà,  era 
il  voto  espresso. 

Air  aprire  del  nuovo  parlamento  (9  nov.  ISSO),  eletto  sotto 
gì9  impulsi  della  rivoluzione  di  luglio  ,  appare  la  scootentezza, 
e  che  invano  si  vorrebbe  declinar  la  quistiooe  della  riforma  ; 
molti  incendii  palesano  1' effervescenza  popolare;  molti  libelli 
eccitano  Londra  ad  imitar  Parigi  ;  i  ministri  sono  tacciati  di 
paurosi  e  vili,  e  d' aver  finto  una  trama  per  munirsi  di  baionet- 
te. Wellington,  preso  a  fischi  e  a  sassi,  cede  Io  scanno  ai  whigj 
e  lord  Grey  sottentratogli ,  chiama  per  lord  cancelliere  Brou- 
gham  capo  dell1  opposizione,  e  mesce  varii  avversarti.  Russell  , 
difensore  della  libertà  politica  e  religiosa  quanto  nemico  delle 
rivoluzioni,  il  quale  hVdal  1819  avea  proposto  la  riforma  par- 
lamentare, allora  lesse  in  parlamento  il  bill  che  la  portava  as- 
soluta. Ogni  borgo  minore  di  mille  abitanti  perdea  la  rappre- 
sentanza ,  sicché  era  tolta  a  censettantotto  membri.;  ed  invece 
attribuita  a  ventisette  città  e  ad  alcuni  quartieri  nuovi  di  Lon- 
dra :  i  deputati  si  proporzionerebbero  alla  tassa  delle  terre ,  e 
massime  a  quella  delle  case  $  col  che  s' aggiungeva  un  mezzo 
milione  di  nuovi  eiettori ,  mentre  de'  deputati  restringessi  il 
numero. 

La  forte  e  splendida  opposizione  de1  tory  ritardò  il  trionfo  9 
ma  la  commozione  crescente  mostrava  non  voler  più  limitarsi 
nella  primitiva  domanda  :  dalla  citlà  le  congreghe  politiche  dif- 
fendeansi  fuori  ;  si  parlava  di  diritti  dell'uomo,  di  suffragio  unir 

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168  RUSSIA  E  POLÒNIA 

versale,  cP  abolire  il  pariate*  ed  ogni  privilegio  ereditarlo ,  e  df 
negare  sussidii  alta  corona;  preparavate  bandiere  tricolori,  rom- 
pasi in  sollevazioni  aperte  :  Bristol  dovette  assediarsi;  ottanta- 
mila persone  accompagnarono  il  podestà  di  Londra  quando  an- 
dò a  supplicare  il  re  perebè  sostenesse  la  riforma.  L'Irlanda 
con  voce  più  potente  chiedea  parlamento  proprio,  e  d'ammini- 
strarsi da  se  stessa  sotto  il  patronato  detta  corona  inglese  ; 
0'  Connell,  secondato  da  Sheil,  va  intorno  gridando  la  parabola 
del  ciabattino  che  pretende  saper  fare  le  scarpe  perchè  suo  pa- 
dre le  rattoppava  discretamente.  Laonde  gì'  Irlandesi  rifiutano 
la  decima,  e  disarmano  1  soldati  venuti  ad  esigerla  :  se  metton- 
si  all'incanto  i  mobili  de' non  paganti ,  nessun  compratore  si 
presenta  ;  chi  ne  comprasse,  vedeva  la  sua  casa  saccheggiata  o 
in  fuoco.  A  tali  condizioni  si  aggiunse  il  cholera,  terribile  in  cit- 
tà folte  e  povere  come  le  inglesi,  e  dove  la  plebaglia  irritata  e 
superstiziosa  voleva  ravvisare  trame  alte  o  privale  vendette,  an- 
ziché il  dito  di  Dio.  Ài  nuovo  parlamento  "(6  die.  1831)  ,  lord 
Russel  ripropóne  il  bill,  modificato  in  qualche  parte  :  e  benché 
i  tory  cavillino  dilazioni ,  vince.  Gli  tennero  dietro  due  altri , 
relativi  alle  elezioni  di  Scozia  e  Irlanda  ed  al  riscatto  delle  de- 
cime in  quest'  ultima  ;  ma  non  impedirono  che  nuovo  sangue  vi 
scorresse. 

'  È  quésta  la  riforma  parlamentare ,  tanto  applaudita  e  tanto 
accusata,  perchè  non  v'è  abuso  che  non  tenga  qualche  parte  di 
bene.  La  rappresentanza  restava  ancora  divisa  inegualmente , 
giacché  aveasi  in  Inghilterra  un  deputato  ogni  28  mila  persone; 
In  Iscozia  ogni  38  mila  ;  in  Irlanda  ogni  76  mila,  I  whig  erano 
anch'  essi  aristocratici  e  possessori ,  onde  s' ingannerebbe  chi 
guardasse  la  riforma  come  democratica,  mentre  non  faceva  che 
estendere  il  diritto  sa  maggior  numero  di  borghi,  passando  dal- 
l'oligarchia  all'aristocrazia,  senza  che  l' influenza  delle  elezio- 
ni uscisse  dalla  classe  de'grandi  proprietaria  Anzi  questi,  negli 
anni  successivi,  mercè  della  loro  destrezza  parlamentare ,  sep* 
j>ero  recuperare  porzione  del  perduto.  E  prima,  elisero  in  gran 
"parte  l' effètto  con  due  provedimenti  che  pareano  o  da  poco ,  o 
favorevoli  ai  più  ;  ciò  furono,  che  si  conservasse  il  voto  ai  mem- 
T&ri  delle  corporazioni,  e  che  si  comunicasse  al  livellarli ,  cioè 

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COSTITUZIONE  BRITANNICA     '  169 

a  chiunque  paghi  un  fitto  di  1250  franchi  nelle  contee,  o  di 
dogencinquanta  nelle  città*  Cresciuto  così  il  numero  dei  picco* 
li  votanti,  valgono  e  la  corruzione  e  le  minacce  ;  un  gran  ricco 
può  crearsi  una  caterva  di  voli  collo  sminuzzare  gli  affitti  tra 
persona  pendenti  dagli  ordini  suoi  ;  qualcuna  in  città  possiede 
interi  quartieri,  i  cui  pigionali  domani  metterebbe  sulla  strada 
se  non  votassero  per  lui. 

Vera  guerra  di  forza,  d' astuzis,  di  terrore,  di  ciance,  di  prò* 
messe  si  faceva  dunque  nei  quindici  giorni  dati  a  farsi  inscri- 
vere per  le  elezioni,  e  a  pena  si  saprebbe  immaginare  con  quali 
arti  e  violenze  si  allontanavano  gli  sfavorevoli  (I).  Ma  troppi 
aveano  interesse  ad  impedire  ogni  rimedio. N 

Ora  dunque  la  costituzione  inglese  porta  un  re  inviolabile  ed 
ereditario,  con  ministri  responsali.  Chiunque  è  accasato  in  In- 
ghilterra e  paga  almeno  il  suddetto  affitto,  è  elettore.  Gli  elet- 
tori, uniti  ai  rappresentanti  delle  città  e  contee,  scelgono  i  mem- 
bri della  Catterà ,  die  sono  seicencinquanta ,  di  cui  cencinqae 
rappresentano  l*  Irlanda  e  quarantacinque  la  Scozia.  Dei  quat* 
trocento  diciotto  lord  odierni,  trenta  sono  vescovi,  e  quarantotto 
tra  di  Scozia  e  d' Irlanda.  Parlamento  afflitto  aristocratico,  come 
è  pure  in  gran  parte  quel  de'  Comuni  {2|.  Vero  è  che  quell'ari- 
stocrazia territoriale  protegge  gì'  interessi  agricoli  ;  e  applicata 
di  buon'ora  agli  affari,  perde  la  fatuità  insolente  che  altrove  n'è 
spesso  carattere.  Inoltre  il  parlato ,  che  dà  una  consacrazione 
suprema  qual  negli  altri  paesi  la  nascita ,  pub  acquistarsi  coi 
inerito  ;  anzi  al  re  si  lasciò  di  poter  creare  quanti  lord  vuole , 
mentre  non  può  creare  un  solo  borgo. 

Là  potestà  giudiziaria  è  esercitata  da  dodici  giudici,  che  fan* 

(1)  Nel  1842,  Roebuck  fece  una  mozione  contro  la  venalità 
delle  elezióni  ;  e  i  fatti  che  vennero  in  chiaro  di  vendita  a  mi* 
nulo  é  in  grosso  ,  sono  curiosissimi  rivelazioni  di  una  società  af» 
fatto  speciale. 

'  (2)  Nel  1842 ,  essendo  agitatissimi  i  paesi  manifatturieri ,  si 
propose  che  la  regina  convocasse  il  parlamento  in  novembre* 
Come  ?  esclamò  sir  Giacomo  Graham  :  ma  novembre  è  la  ita» 
$i9*€:.ditt<t<Moeia  dei  fagiani! 

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110  COSTITOZJONE  BRITANNICA 

ito  quattro  giri  l' anno  ciascuno,  tenendo  le  assise  nel  loro  cir- 
condario. Un  di  essi  presiede  al  giurì,  che  decide  le  quistioni  di 
fatto*  Dodici  cittadini  nobili  costituiscono  il  gran  giurì,  che  può 
sospendere  le  procedure  criminali  o  farvi  luogo.  Dai  piccoli  giu- 
rì, sedenti  nella  Corte  di  giustizia  ,  si  dà  appelio  alla  Camera 
dei  lord  ;  ma  tanta  è  la  spesa ,  che  ben  pochi  vi  si  sottopongo- 
no. I  delitti  sono  castigati  da  giudici  di  pace,  magistratura  lo- 
cale e  gratuita,  attribuita  alla  nobiltà  inferiore.  Brougham  affiti- 
cossi  a  qualche  riforma  nella  confusissima  legislazione  inglese} 
e  in  un  discorso  di  sette  ore  (7  febb.  1828)  passò  in  rassegna 
quel  sistema  giudiziario,  e  le  assurdità  introdottevi  dalla  già* 
staposizione  di  differenti  conquiste.  Tre  tribunali  supremi)  di- 
mostrò egli  ,  sono  in  Londra  con  attribuzioni  quasi  identiche , 
eppure  diffferentissimi  di  forma  e  di  spese:  l'uno  {King's  btnch\ 
straccarico  di  lavoro,  quasi  oziosi  gli  altri  {Common  pfcos, 
Exckequer),  atteso  che  pochi  avvocati  hanno  diritto  di  perorar- 
vi. I  giudici  di  pace,  istituzione  tanto  lodata ,  sono,  nominati  dai 
lord  luogotenenti  delle  contee ,  e  senza  cootrabilancia.  Sulle 
proprietà  stabili  e  sulle  successioni  variano  le  leggi  da  contea 
a  contea  :  tanto  è  privilegiata  la  proprietà  immobile,  che  il  ere* 
ditore  non  può  mai  coglierla  ;  eppur  è  castigato  severissima* 
©ente  il  debitore  fallito  :  gli  affari  delle  colonie  sono  rinviati 
con  spese  enormi  al  consiglio  privato  del  re ,  che  non  conosca 
le  variissime  legislazioni  di  quelle:  manca  un  regime  ipotecario 
regolato  ed  uniforme. 

Esso  Brougham,  quando  fu  cancelliere  del  Regno ,  cioè  pre- 
side alla  Camera  de'  pari  e  insieme  primo  giudice  d' appello  t 
a'  industriò  a  molte  emende  :  proponeva  una  gradazione  di  tri- 
bunali, invece  di  quell'accentramento  della  giustizia ,  e  disco- 
jnodo  e  repugnante  alla  separazione  amministrativa  del  Regno, 
giacché  le  cause  sono  decise  da  giudici  superiori  residenti  nette 
capitale,  e  che  nei  giri  annui  risolvono  fretta  e  furia  cause  in- 
numerevoli ;  mentre  un  labirinto  di  piccole  giurisdizioni  feudali 
o  municipali  giudica  arbitrariamente  i  piccoli  affari ,  seguendo 
norme  dissonanti  (1).  Ma  avvocati,  giudici,  gli  altri  interessati 

(1)  La  parte  scritta  della  legge  inglese  consisto  ne9  gìuduu 

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LA  LEGA  DOGANALE  471 

r  quel!' ordine  luogo,  difettivo  e  costoso,  attraversarono  questo 
divisamente,  o  la  Camera  .alta  lo  repudiò.  Per  le  stesse  ragioni 
uscii  vuoto  il  tentativo  di  Brougham  di  separare  le  funzioni  pò» 
litiche  di  cancelliere  dalle  giudiziarie. 

Insomma,  io  Inghilterra  non  è  concentrazione  di  poteri,  non 
polizia  generale,  non  ministero  pubblico  ;  al  rispetto  per  l' in* 
dividoo  si  Bagriflcaoo  gl'interessi  .della  società;  ciascuna  corna* 
nitì  è  indipendente  per  V  amministrazione  interiore  ;  non  appo* 
re  mai  V  intervenzione  del  governo.  Se  non  che,  l' esempio  che 
dalla  Francia  prese  tutta  Europi ,  acquistò  pure  alquanto  coli» 
Invece  delle  guardie  urbane  di  ciascuna  parrocchia,  Peel  intra* 
dusse  gli  uomini  di  polizia,  corpo  speciale  più  pronto  e  con  or- 
dinamento comune;  semplificò  alcun  che  tawiluppatissiaia  prò» 
Cedora  ;  di  qualche  dipendenza  diede  aspetto  nel  sistema  mu- 
nicipale e  nella  gerarchia  amministrativa  ;  e  passi  importanti  a 
concentrerei1  amministrazione  furono  V ispezione  sulle  strade 
ferrate  e  la  tassa  dei  poveri. 

Colla  riforma  però  restava  terminato  il  regno  esclusivo  dei 
tory,  conservatori,  e  appoggi  della  corona  ;  sicché  tutta  la 'pò* 
litica  europea  ne  risenti.  Sotto  il  ministero  Grey ,  che  univa  i 
whig  pia  capaci,  il  paese  entrò  in  un  progresso  rapidissimo  :  si 
estese  la  rappresentanza  ;  si  rese  permanente  e  obbligatorio  il 
mutar  le  decime  in  una  rendita  fondiaria  :  si  preparò  lai  riforma 
delle  leggi  municipali,  si  abolì  la  schiavitù. 

In  Scozia,  dopo  la  sollevazione  del  1745,  si  abolirono  le  giù* 
risdizioni  patrimoniali  e  i  clan ,  neil'  intento  di  sbandare  le  ma- 
snade, pronte  sempre  a  seguitare  un  capo  ereditario.  Ma  ne 
venne  un  totale  sovvertimento  de9  costumi  e  del  carattere  na- 

resi  (reperto  of  casca) ,  che  sono  già  da  350  volami  in-foglio; 
e  ogn'  anno  se  ne  pubblicano  otto  volumi.  Perciò  pingue  me- 
stiero  è  quel  d' avvocato  ;  e  Samuele  Romilly  guadagnava  del 
suo  studio  quattrocentomila  franchi  Tanno.  Gli  stipendi!  dei  giu- 
dici sono  in  "proporzione ,  e  contando  gli  onorarli  ([fece ,  a/« 
ioùunct)  vanno  da  100  a  400  mila  lire.  Il  lord  cancelliere  ha 
di  soldo  cento  mila  lire,  ma  gli  onorarli  lo  portano  fino  a  4  o 
800  mila  lire.  Le  consuetudini  poi  sono  d' immensa  differenza» 

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'475  SCOZIA  —  GLASGOW 

rionale  :  le  campagne  e  i  monti  sì  spopolarono  /ingrossando  le 
città;  il  commercio  e  l'industria  moltiplicarono  le  relazioni  col- 
li Inghilterra,  porta  dischiusa  alle  idee  e  alle  costumanze  fore- 
stiere. Neil'  antico  sistema  dei  clan,  che  vuol  dire  figliolanza,  il 
fcapo  trattava  i  suoi  da  padre,  non  avrebbe  aumentato. i fitti,  né 
cercato  braccia  fuor  della  parentela.  Rotto  quel  legame  di  pa- 
dre e  magistrato,  invece  di  suddividere  al  possibile  i  beni,  per 
darli  al  minimo  prezzo,  e  cosi  aumentarsi  i  vassalli  e  soldati,  si 
elevò  il  prezzo ,  e  si  formarono  grosse  affittanze ,  congedando 
chi  non  era  in  grado  di  pagarle,  per  dare  la  preferenza  ad  affit- 
taioli della  pianura  che  conducevano  i  beni  velia  montagna. 
Crebbe  dunque  il  valor  de'  fondi  ;,oode  possessori  che  nel  1 750 
ricavavano  S  o  6  mila  sterline ,  al  fiu  del  secolo  n'  avevano  fin 
•80  e  100  mila.  Giganteggiavano  dunque  i  ricchi ,  spoverendosi 
gli  antichi  fittajuoli  invece  di  uomini,  la  campagna  popolossi  di 
mandre;  e  il  Canada  e  la  Nuova  Scozia  dovettero  accogliere  ab- 
bondantissime migrazioni. 

L' Inghilterra  avea  preveduto  il  disastro ,  e  per  qualche 
compenso  lasciò  alla  Scozia  le  leggi  municipali ,  e  alcuni  ono- 
ri ed  altre  condiscendenze.  Ma  quanto  perdevano  gli  agricoli , 
tanto  guadagnò  1*  industria  ;  Glasgow,  che  nel  1707  contava  ap- 
pena quattordicimila  abitanti,  al  fio  del  secolo  n'aveva  cencin- 
quantaraila,  ed  oggi  fin  dugentottautamila  (l)  ;  la  dogana  del 
suo  porto  nel  1840  produsse  novecentomila  sterline,  mentre  al 


,  (1)  Glasgow  ebbe  nel    1801 

83,769  abitanti 

1811 

110,460 

1821 

147,043 

1831 

202,426 

1841 

282,134 

e  nella  sua  baronia  nel    1755 

5,000 

1799 

23,000 

1831 

77,000 

1841 

109,241 

Tutta  la  contea  di  Lanark  nel  1831  area  816,790  abitanti ,  « 
-  nel  1841  sino  a  424,099.  La  dogana  di  Glasgow  nel  1812  re- 
se 76,130  franchi,  e  nei  185p  Sin  12,350,000. 

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GLASGOW  173 

tempo  dell9  unione  non  trentaquattromila  quelle  di  tutto  il  Re- 
gno. In  mezzo  all'aumento  di  prosperità  mauufatturiera  e  com- 
merciale, tutti  sanno  leggere  ;  il  sapere  vi  è  solido,  e  1'  nomo 
dì  talento  è  certo  d'essere  conosciuto:  a  Edimburgo  e  Glasgow 
moltissime  società  scientifiche  e  letterarie  ;  l' Edinburgh  Re- 
vieta  cominciata  il  1804,  presto  ha  12,000  associati,  efficacis- 
sima sull'  opinione. 

In  tutte  le  parrocchie  v'ha  scuole,  sotto  V  ispezione  del  pre- 
te ;  e  anche  le  quattro  università  sono  dirette  dai  presbiteriani; 
donde  intolleranza  :  ma  nel  secolo  nostro  si  emanciparono ,  ed 
ormai  vi  si  ammette  d' ogni  credenza  studenti. 

Ma  se  colla  forza  dell'  aristocrazia,  lolle  macchine,  colle  co- 
Ionie,  colle  libertà,  l'Inghilterra  eccita  ammirazione  al  mondo 
e  sgomento  alle  nazionalità  ,  cova  nelle  viscere  la  piaga  mor- 
tale. I  ministeri  venuti  dopo  la  riforma  parlamentare  più  noa 
poterono  negligere  la  condizione  del  volgo;  il  cholera  spinse  ad 
esaminare  le  abitazioni,  orribili  fin  nelle  città  primarie;  e  le  in- 
dagini ordinate  dopo  il  1833  sull'agricoltura,  le  arti,  la  moralità, 
resteranno  fra' documenti  più  singolari  della  storia.  Le  persone 
giudicate  per  delitti  crebbero  al  quintuplo  in  Inghilterra  e  neL 
paese  di  Galles,  al  sestuplo  in  Irlanda  e  Scozia  (1).  Il  clero  an- 
glicano possiede  236  milioni  di  franchi  ;  a  cinque  o  sei  cento 
famiglie  appartiene  tutto  il  territorio  ;  seicentododici  pari  ri- 
cevono dallo  Stato  96,598,000  franchi;  il  duca  di  Cleveland t 
diseredando  suo  figlio,  non  gli  lasciò  che  la  rendita  di  due  mi- 
lioni ;  il  duca  di  Bedford  abbandonò  un  asse  di  180  milioni  ;  il 
duca  di  Northumberland  gode  la  rendita  di  3,600,000  fran- 
chi ;  quello  di  Devonèhire  di  2,880,000  ;  quello  di  Rutland  di 
5,^20,000. 

L'  eccesso  della  ricchezza  indica  eccesso  di  miseria.  Il  ter- 
reno offre  troppo  scarso  alimento  al  paese  ,  talché  gli  agricol- 

(1)  In  Francia  dal  1832  al  36  si  fecero  trenta  esecuzioni  ca- 
pitali; ventisette  dal  36  al  41.  In  Inghilterra,  malgrado  lo.  spa- 
ventoso aumento  di  delitti,  dal  1805  al  1811  v'  ebbe  solo  cin- 
quantotto esecuzioni;  undici  dal  1837  al  41 ,  e  107  dal  1841 
al  1850. 

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474  PAUPERISMO 

tori  non  sono  tampoco  la  metà  degli  operai.  Ma  ecco  le  macchi- 
ne scusare  le  braccia  ;  sicché  nelle  manifattore  dove  già  lavo- 
ravano cento  persone ,  basteranno  due  o  tre  fanciulli ,  che  con 
movimenti  materiali  ajutino  una  macchina  immensa. 

Al  popolo  dunque  che  resta  ?  morir  di  fame ,  come  ogni  an- 
no succede  fin  in  Londra  stessa ,  a  chi  non  abbia  impetrato  la 
difficile  limosina  legale.  La  tassa  de'  poveri  che  \n  Inghilterra) 
nel  1748,  riducevasi  a  730,135  lire,  nel  1817  ammontò  a 
9,320,440;  nel  1827  a  7,803,465.  Dòpo  d'allora  si  pensò  a 
scemare ,  non  le  cause  delta  miseria ,  ma  il  numero  di  quelli 
che  ricevessero  sussidi!  pubblici ,  col  non  darne  se  non  a  chi 
si  lasciasse  chiudere  nelle  case  di  lavoro ,  separato  dalla  fami- 
glia ,  a  guisa  de'  forzati. 

A  tale  stato  è  ridotta  V  Inghilterra  dall'  esservi  troppo  sepa- 
rati i  due  elementi  di  produzione ,  capitale  e  lavoro.  Il  villano 
che  testé  possedeva  un  majale  ,  una  giovenca  ,  un  orto ,  piò: 
non  l'ha ,  ed  un  solo  affittaiolo  assorbì  quel  òhe  apparteneva 
a  trenta  coloni.  La  plebe  giace  stivata  in  miserabili  abituri* ,  a 
dieci,  a  dodici  per  camera:  le  cantine,  ie  tane  ove  i  cenciajuol! 
ripongono  il  ciarpame  raccattato  per  la  città ,  divengono  letto 
Invidiato  ad  una  mescolanza  di  persone  :  altri  non  vivono  che 
d'ossa  spolpate,  raccolte  dal  mondezzajo  de' palazzi;  finché 
non  vengano  a  decimarli  le  febbri  perniciose,  frequenti  in  Lon- 
dra malgrado  il  vento  di  ponente  che  la  spazza  ogni  tratto.  Chi 
non  sa  i  patimenti  durati  da  quelli  che  servono  alle  macchine  , 
0  nelle  cave  del  ferro  e  del  carbon  fossile  ?  veri  animali ,  cui 
della  nobil  natura  dell'  uomo  non  rimane  se  non  la  facoltà  di 
sentire  l' avvilimento. 

Dar  da  mangiare  ,  cioè  da  lavorare  a  tal  popolo ,  é  la  gran 
difficoltà  e  Parte  de' ministri  inglesi  ;  e  guar  al  giorno  in  cui 
non  trova  dove  spacciare  le  sempre  crescenti  manifatture  !  Crisi 
siffatte  più  volte  subì  l' Inghilterra  questi  anni ,  ma  tutte  per 
avvenimenti  straordinarii ,  fin  a  quella  del  1842  ,  nata  da  sola 
diminuita  asportazione,  la  quale  fu  un  undecimo  appena  dell'ai 
no  antecedente.  Effetti  della  cresciuta  industria  forestiera ,  e 
massime  dell'  unione  doganale  germanica  ,  che  gravò  le  tariffe 
sopra  le  merci  inglesi  ;  non  mostrandosi  i  paesi  disposti  ad  ac- 


QCtSTIONE  BB' CEREALI  175 

celiare  quelP  intera  libertà  di  commercio  che  l'Inghilterra  pro- 
clama. 

Perocché  l'Europa,  che,  alt9 aprirsi  delle comunicazioni , 
aveva  ammirato  la  prosperità  di  quel  paese,  e  credutala  merito 
delie  leggi  restrittive  rigorosamente  mantenute  ad  onta  della 
libertà  proclamata  da  Smith,  dubitò  del  senno  di  quel  parlamen- 
to. Malgrado  i  pregiudizi  >  molti  Inglesi  conobbero  1'  errore  di 
un'  esclusione  che  determinava  l' altrui ,  e  si  pensò  a  sgravare 
l'industria,  e  lasciar  libera  l'introduzione  delle  merci  e  derrate 
forestiere.  Inaugurò  la  politica  nuova  Huskisson,  uomo  pratico, 
che ,  come  Turgot  in  Francia,  introdusse  nel  governo  le  elucu- 
brazioni de'  savii.  Amico  di  Canning  e  segretario  di  Stato,  par- 
tecipò agli  affari  durante  la  lotta  colla  Francia,  e  profittò  delle 
sperienze  finanziere  di  questa.  Nel  1819  esibì  un  ragguaglio 
delle  finanze  in  Europa,  insistendo  sulla  necessità  dei  pagamenti 
in  contanti  ;  e  si  applicò  alle  riforme ,  sostenendo  gì'  interessi 
agricoli ,  impugnando  i  privilegi  della  proprietà  soda ,  i  di-  , 
vieti  dell'asportare  macchine  e  dell'  importar  merci  forestiere, 
e  l' atto  di  navigazione,  che  respingea  quelle  recate  sotto  al- 
tra bandiera  ;  e  col  far  ammettere  i  navigli  stranieri  a  patto 
della  reciprocità,  e  col  bill  della  libera  introduzione  delle  sete, 
apri  un'era  nuova  nella  politica  commerciale  britannica.  Vero 
modello  del  come  trionfare  d' errori  e  di  abusi  appoggiati  dallo 
classi  più  potenti. 

Ma  la  miseria ,  che  rende  il  popolo  inclinato  ad  ascoltare  o 
sommovitori  o  fantastici,  reca  terribile  importanza  alla  quistio- 
ne  dei  cereali  ;  non  quistione  politica  fra  i  dominanti ,  ma  dal 
popolo  a'suoi  oppressori.  La  produzione  de'graoi  in  Inghilterra 
non  pare  fosse  sproporzionata  alla  popolazione  durante  la  feu- 
dalità; e  il  produttore  alimentava  il  consumatore  suo  ligio.  Fiac- 
cata quella  da  Enrico  VII ,  i  signori  più*  non  bisognarono  d'una 
turba  di  vassalli ,  e  alle  terre  chiesero  il  prodotto  più  ricco , 
non  il  più  utile.  Tali  erano  i  prati ,  attesoché  le  lane  a  gran 
prezzo  vendevansi  alla  Fiandra*,  laonde  i.grani  rincarirono,  tanto 
più  sensibilmente  perchè  il  danaro  allora  scadea  di  valore  :  e 
mentre  al  cominciare  di  Enrico  Vili  il  quartajo  di  frumento  va- 
leva sei  scellini  e  mezzo,  sotto  Carlo  I  importava  dai  trentadue* 

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176  QTO9TIOKE  DE' CEREALI 

ai  quartata;  poi  sotto  Cromwell  fin  ottantotto.  La  pace  restau- 
rata col  venir  degli  Stuardi ,  tornò  1'  abbondanza ,  ma  ne  segui, 
la  rovina  degli  affittaioli  che  ayeaoo  Catto  i  contratti  durante 
il  caro  ;  onde  i  proprietarii ,  allora  onnipotenti ,  obbligarono  il 
parlamento  a  proteggere  le  derrate  nazionali  con  tasse  scalari  ' 
sopra  il  grano  forestiero,  poi  anche  a  dare  un  premio  sovra  l'a- 
sportazione del  nazionale.  Con  questo  doppio  spediente  si  tene- 
va il  grano  sempre  caro ,  cioè  affamato  il  popolo ,  avendo  il 
governo ,  dal  1688  in  poi,  dato  sette  milioni  di  sterline  in  pre- 
mio agli  esportatori.  A  rincarire  il  grano  contribuì  lo  straordi- 
nario aumento  dell'  industria  e  della  popolazione  ,  onde  i  pro- 
prietarii impinguarono  della  fame  de' poveri.  Ma  gP  industriosi 
avevano  anch'  essi  acquistata  voce ,  e  indussero  il  parlamento 
alla  legge  liberale  del  1 773  ,  che  permetteva  d'introdurre  gra- 
ni esteri  mediante  un  semplice  dazio ,  non  appena  i  prezzi  pas- 
sassero i  diciotto  scellini  al  quartajo  (  8  boisseaux  di  Parigi  ). 
Nel  \  790  si  tentarono  gli  antichi  vincoli  del  commercio  interno 
de'  grani  ;  ma  ben  presto  i  produttori ,  cioè  V  aristocrazia ,  pò* 
tónte  per  gli  sforzi  che  dovea  fare  nella  guerra  napoleonica , 
ottenne  nuove  restrizioni  ;  e  tra  questo ,  tra  la  difficoltà  delle 
comunicazioni ,  dal  1809  al  14  i  grani  valsero  il  doppio  che 
dall' 89  al  94.  Sì  lauta  prospettiva  attirò  le  speculazioni  alla 
gleba ,  domandandole  tutto  il  possibile,  né  misurando  le  spese 
là  dove  sì  pingue  speravasi  il  compenso. 

Ma  ècco  la  pace  :  riaperti  i  mari ,  il  grano  forestiero  afflui- 
sce ;  talché  quelle  spese  vanno  perdute ,  gli  affittaioli  disdi- 
cono i  contratti  stipulati  in  sì  diverse  condizioni.  I  ricchi  che 
perdeano  la  speranza  di  tener  caro  il  pane ,  tentarono  provve- 
dimenti rigorosi  contro  V  introduzione  del  grano  forestiero  ; 
come  se  t  droghieri  d'Europa  avessero  voluto  mantener  lo  zuc- 
chero e  il  caffè  al  prezzo  su  cui  aveano  speculato.  E  in  effetto, 
si  interdisse  il  trar  grano  di  fuori  se  non  quando  in  paese  arri- 
vasse a  80  scellini  il  quartajo  (36  lire  l' ectolitro)  :  carezza  im- 
possibile ,  tanto  più  dopo  che ,  svanita  la  nuova  lusinga  delle 
carestie  del  1816  e  181 7  ,  la  clemenza  del  Cielo  vinse  la  cupi- 
dità degli  uomini,  e  venne,  orribil  danno!  il  pane  a  buon  mercato. 

Però  i  rigori ,  e  l' essere  affatto,  artificiale  la  produzione  del 

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%  QUISTIONE  DB' CEREALI  177 

grano  indigeno ,  sottorootteano  11  pretto  a  mostruosi  avvicenda- 
menti: spesse  ricorreano  le  fami;  e  in  tali  casi  il  far  venire  gra- 
ni per  vie  cui  non  erano  avvezzi ,  diventava  operazione  violenta 
e  costosa.  Per  favorire  i  proprietari!  soffrivano  dunque  la  pove- 
raglia e  i  manifattori  ;  i  quali  cresciuti  di  numero  e  d1  impor- 
tanza ,  domandarono  si  abolissero  le  leggi  sui  cereali  (1).  Il 
male  giunse  al  colmo  nel  1822,  e  il  parlamento  non  volea  con- 
fessarne la  causa  vera.  Canning  permetteva  l'introduzione  quan- 
do il  grano  valesse  sessanta  scellini  ;  sottomettevalo  però  a  un 
dazio  dì  renti  scellini  il  quartajo ,  da  crescere  o  diminuire  di 
due  scellini  ogni  scellino  che  crescesse  o  diminuisse  lì  grano 
indigeno.  Cosi  misurava  l' aggravio  a  norma  del  prodotto  ;  ma 
i  lord  scartarono  il  suo  disegno  ;  e  Canning  dal  dispiacere  mori. 

Si  ridestò  la  questione  durante  il  ministero  whig  di  lord 
Melbourne;  e  mentre  l' Irlanda  gridava  il  distacco  e  i  Cartisti 
il  voto  universale  ,  il  popolo  portava  in  processione  due  pani 
del  valore  stesso;  uno  della  Ubera  e  sovrana  Inghilterra ,  pie* 
eolissimo;  uno  enorme  della  schiava  Polonia;  argomento  poten- 
te perchè  feriva  gli  occhi. 

La  lega  contro  la  legge  dei  grani  {anti<*corn-law  league  ) 
procede  con  moderazione,  e  professava  rispetto  alla  costituzio- 
ne, nel  mentre  che  ne  scassinava  uno  dé'principali  fondamen- 
ti. •  Il  popolo  (dice)  ha  bisogno  di  pane  e  di  lavoro,  e  una  cosa 
e  l'altra  gli  è  impedita  perche  i  signori  si  rimpinzino  nell'ozio. 
Agli  Stati-Uniti  imputridiscono  nei  magazzini  il  grano  e  i  salu- 
mi, de'quali  ben  volentieri  farebbero  baratto  con  vesti  ed  uten- 
sili nostri  di  cui  hanno  scarsezza.  Cosi  il  volgo  nostro  vivrebbe 
a  miglior  derrata,  ed  avrebbe  più  lavoro.  Bando  a  tutte  restri- 
zioni doganali  ;  libertà  intera  ;  niuna  tariffa  protettrice  ,  niuna 
imposta  indiretta,  niun  aggravio  sulle  materie  prime;  soli  col- 
piti sieno  il  the,  il  caffè,  il  cacao,  il  tabacco,  i  iiqoori,  j  vini , 
i  fratti  secchi;  nessuna  differenza  a  favore  delle  colonie;  le  co- 
Ionie  sono  un  affare  detestabile  e  improvido,  che  rapisce  ogni 

(1)  L' Inghilterra  scarsa  di  grano ,  teme  se  ne  introduca,  e 
non  cada  a  troppo  basso  prezzo.  La  pingue  Lombardia  teme  che 
T  asportarne  cagioni  carezza.  Ecco  rivelali  due  sistemi. 

in.  12 

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47$  COBDEV 

anno  molti  milioni  al  paese,  il  quale  risparmierebbe  comprando 
ov>  è  miglior  mercato.  Neppure  importa  domandare  la  recipro- 
canza  alle  altre  nazioni;  giacché  la  nostra  .producendo  manifat- 
ture a  miglior  costo,  i  forestieri  avranno  interesse  a  comprare 
da  noi,  e  l'esempio  sarà  efficace.  •  (1)  E  in  appoggiò,  presen- 
tano un  conto  preventivo,  dove  le  spese  di  percezione  sarebbe- 
ro minime  e  l'entrata  non  inferiore  alla  presente,  purché  si  cre- 
scesse di  un'inezia  l'imposta  diretta  sai  terreni  e  sulle  entrate. 

Soscrizioni  numerosissime  producono  ingenti  somme  onde  fa- 
vorire la  riforma  doganale  mediante  viaggi,  sovvenzioni ,  libri, 
gazzette,  e  procnrarsi  (giacché  ogni  sforzo  debb'essere  legale) 
quella-  maggiorità  che  dispensa  dall'  aver  ragione  ,  col  brogliar 
le  elezioni  di  loro  partigiani,  promettendo  da  per  tutto  strade, 
soccorsi ,  sfoghi  di  manifatture.  Ne  è  alla  testa  Riccardo  Cob- 
den,  secondato  da  non  pochi  anche  nel  parlamento,  da  tutto  il 
volgo  ,  da  molti  fittajuoli  che  ne  preveggono  ribassati  gli  affit- 
ti, dai  capi  delle  manifatture  che  sperano  operai  a  miglior  mer- 
cato, e  perciò  sostener  meglio  la  concorrenza  estera. 

Vedemmo  come,  nello  statuto  del  1830,  gli  aristocratici  fe- 
cero ai  pigionali  ed  affittaioli  attribuire  il  diritto  d' elettori  ; 
onde,  col  far  iscrivere  come  associati  i  figli,  i  fratelli,  i  parénti 
degli  affittajuoli  veri  ,  restrinsero  in  propria  mano  le  elezioni 
delle  contee.  Ora  i  riformatori  s'appoggiano  all'altro  punto,  che 
dà  il  diritto  di  eleggere  a  chiunque  possieda  un  fondo  per  qua- 
ranta scellini  (lire  50) ,  e  inducono  chiunque  pub  a  comprare 
una  casetta  o  un  lembo  di  terra. 

Cosi  i  borghesi ,  dopo  fatta  guerra  ai  privilegi  politici  del- 
l'aristocrazia, la  fanno  alle  proprietà  di  essa  ;  e  il  loro  trionfo 
sarebbe,  non  una  riforma  economica,  ma  una  rivoluzione  deci- 
siva, quanto  fu  in  Francia  lo  spropriamenlo  de'nobili  e  del  cle- 
ro. L'aristocrazia  troverebbesi  impoverita  pel  diminuito  valore 
delle  terre  e  la  cresciuta  imposta,  e  pel  minor  frutto  degl'  im- 
pieghi nelle  colonie  riservati  ad  essa ,  e  delle  piantagioni  che 
sono  appannaggio  dei  cadetti  :  invece  s' innalzerebbe  la  gente 
nuova  mercadante  e  manufattrice,  e  il  volgo  potrebbe  cessare 

(1)  Vedi  la  risolutone  del  maggio  1843. 

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B1F0BMA  DELLE  TARIFFE  179 

df  basir  di  fame.  Ecco  pertanto  le  quistioni  mutate  da  politiche 
in  economiche. 

Lodando  chi  proclama  le  riforme  e  le  domande,  noi  serbia- 
mo l'ammirazione  per  chi  le  effettua.  E  anche  questa  volta  toc- 
cò ai  tory  il  proporre  l'emende  delle  tariffe,  mentre  immense 
riunioni  di  popolo  gridavano  :  Abbasso  il  monopolio,  pane  a 
buon  mercato. 

La  spesa  ordinaria  dell'Inghilterra,  escluse  la  tassa  dei  po- 
veri, le  spese  del  culto,  la  manutenzione  delle  strade  e  canali, 
e  le  spese  provinciali  e  comunali,  ammosta  a  circa  1300  milio- 
ni (I).  I  fondi  vi  contribuiscono  per  una  minima  parte,  e  tutto 
il  resto  deriva  da  tasse  sul  consumo.  Nel  98  per  la  guerra  si 
era  pensato  la  prima  volta  a  una  tassa  generale  sulle  entrate, 
che  fu  del  dteei  per  cento,  eccettuando  solo  le  minori  di  cin- 
quanta sterline  (income-tax).  Ridotta,  poi  tolta  dopo  la  pace, 
Peel,  divenuto  ministro,  la  riproduce,  per  colmare  lo  sbilancio 
di  125  milioni,  riducendola  al  tre  per  cento,  e  solo  sulle  ren- 
dite maggiori  di  lire  cencinquanta  (L.  3750);  gli  affiltuali  che 
pagano  meno  di  trecento  lire,  sono  eccettuati;  gli  altri  si  valu- 
tano per  la  metà,  e  per  un  terzo  in  Scozia.  La  sovvenzione  cade 
dunque  tutta  su  possessori.  In  Irlanda  vi  suppliscono  la  carta 
bollata  e  la  tassa  sui  liquori.  Pel  commercio  e  le  arti  liberali 
ogni  negoziante  dee  affermare  in  iscritto  il  valore  del  suo  pro- 
dotto. 

Ciò  fatto,  Peel  diminuisce  o  sopprime  i  dazii  sulla  darne,  sul 
pesce,  sui  luppoli,  le  patate,  il  riso,  il  grano,,  il  legno  di  co- 
struzione ,  e  su  altri  oggetti  di  consumo  o  materie  prime;  im- 
menso ardimento  in  tanto  bisogne,  e  tutto  a  favore  del  popolo 
e  del  commercio.  Queste  riforme  che ,  oltre  colmare  il  defi- 
cit (2),  davano  una  spinta  all'industria,  sono  la  proclamazione 

(1)  Il  conto  del  1849  assegna  sterline  53,388,717  d'entrata, 
e  54,185,136  d'uscita. 

(2)  La  property-tax  nel  1843  44  produsse  81,781,200  lire; 
la  income-iax  52,797,000.  Le  riduzioni  sui  diritti  di  dogana 
elevaronsi  a  128,550,000  lire  ;  e  quelle  sulle  tasse  a  lire 
29,050,000. 

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4S0  BTFOBMA   DELLE  TABIFPE 

dei  principii  d'economia  opposti  diametralmente  a  quelli  sioora 
tenuti,  e  che  poc'  anzi  sarieuo  parsi  utopie.  Canoni  dell'Inghil- 
terra erano  inondare  i  paesi  altrui  de'  proprii  prodotti,  non  ri- 
cevendone di  forestieri;  e  favorire  1'  aristocrazìa  territoriale  a 
scapito  del  popolo.  Ora  tutto  è  cangiato.  Ciri  vuol  comprare  bi- 
sogna vendere",  e  viceversa;  e  un  popolo  scapita  qualvolta  «'im- 
paccila produzione,  o  rendasi  meno  fruttuoso  il  lavoro.  Liber- 
tà dunque  di  cambio  assoluta,  e  non  soltanto  con  quelli  che  la 
fanno  reciproca:  Le  altre  nazioni  non  ci  vonno  imitarti  peg- 
gio per  loro,  dice  Peel;  •*/  contrabbandiere  rimetterà  l'equi- 
librio. L'Inghilterra  vuol  comprare  a  buon  mercato  ogni 
bisogno  suo;  se  altri  vogliono  comprarlo  caro,  bucini  padro- 
ni. Abolite  dunque  tutte  le  tariffe  proibitive,  e  ridotte  le  tasse 
al  cinque  per  cento  per  le  materie  prime,  e  a!  venti  per  le  ma* 
rifatture.  L'evento  gli  arrise  a  segno,  che,  mentre  nel  1841  le 
dogane  aveano  reso  500  milioni  di  franchi,  riformate  ne  resero 
600  nel  1844  (I):  sicché  tal  passo  basterà  a  collocare  Peel  fra 
i  grandi  innovatori. 

Né  fermossL  Nel  18 45  esentò  d'ogni  dazio  le  più  importanti 
materie  prime,  lana,  cotone,  lino,  aceto;  abrogò  ogni  tassa  d'a- 
sportazione, fin  sulle  macchine  e  sul  carbon  fossile  :  quanto  al 
grano,  che  è  monopolio  dell'  aristocrazia ,  e  allo  zucchero  che 
forma  la  ricchezza  decantatori,  non  osò  e  non  potè  del  tatto 
abolir  le  tasse.  Ma  la  legge  sua  del  libero  commercio,  28  gerì- 
gajo  1847,  portava:  1*  abolizione  totale  delle  tasse  su' cereali; 
V  sgravio  toltale  o  parziale  delle  materie  prime  e  degli  alimen- 
ti; 3°  riduzione  al  quindici  per  cento  delia  tassa  sulle  seterie; 
4°  affrancamento  delle  manifatture  più  grosse;  ò'  riduzione  ai 
dieci  per  cento  de'diritti  sulle  manifatture  fine;  oltre  molti  mi- 
glioramenti quante  ai  carichi  sopra  l'agricoltura.  Peel  così  fece 
rientrare  nella  pratica  del  governo  il  vitto  a  buon  mercato  ;  e 
quando  libera  affatto  sia  l'introduzione  de» grani,  l'Inghilterra 
non  sarà  più  costretta  a  seminarlo  in  terre  attg  ad  altre;  invéce 
di  6  milioni  di  ectolitri  ne  importerà  ÌZ  o  15  milioni,  a  misura 

(1)  L'Inghilterra  asportò  nel  1836  per  1940  milioni,  e  nei* 
1844  per  1470;  cioè  130  milioni  di  più. 

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ISTMJZIONE  POLLARE  i8t 

della  crescente  popolazione;  è  il  ricambio  coi  paesi  che  abbon- 
dano causerà  reciproca  abbondanza  di  cose  godibili.  Poi ,  col 
primo  gennajo  18&0,  fu  permessa  libera  entrata  nel  Regno  U- 
nito  e  nelle  colonie  alle  merci  sotto  qualunque  bandiera ,  senza 
veruna  interdizione.  È  ano  dei  fatti  più  decisivi  nella  storia  con- 
temporanea; giacché  la  libertà  di  commercio  sarà  il  legame  vi- 
sibile della  universale  federazione. 

E  già  la  ricchezza,  cioè  il  godimento ,  si  diffonde  sovra  un 
numero  sempre  maggiore  ;  mentre  nel  1 727  da  Edimburgo  si 
accorreva  ad  una  campagna  vicina  allo  spettacolo  insolito  d'una 
mietitura  di  frumento,  ora  questo  è  estesissimo  ;  cavalli ,  bovi, 
montoni  si  moltiplicano  in  tutta  V  isola  ;  le  carrozze  in  Landra 
sono  più  che  duplicate  (1)  ;  cresciuto  d'assai  il  consumo  del 
the,  del  caffè,  dello  zucchero;  resi  comuni  i  servizii  da  tavola 
d'argento;  col  ferro  procurate  infinite  comodità.  Nella  discus- 
sione sulP  income-tax,  Peel,  per  dimostrare  P  aumento  nella 
proprietà  immobile,  espose  che  P  entrata  annua ,  base  alla  tas- 
sa, nel  1812  fu  di  lire  55,784, S33  sterline;  e  nel  1842  di 
72,800,000  :  e  il  capitale  rappresentato ,  nel  12  era  di  lire. 
1,391,613,325;  e  nel 48 20,  di  42  milioni. 

Tra  le  arti  che  i  novatori  posero  io  opera  contro  i  conserva- 
tori, fu  l'educare  il  popolo  |2)  ;  nel  qual  uopo  si  segnalò  prin- 
cipalmente Brougham,  diffondendo  a  migliaja  libri  elementari  a 
tenue  prezzo,  fondando  scuole  pe' fanciulli,  altre  per  gli  adulti 
operai  {Mechanics  Institutions),  e  l'università  libera  di  Lon- 
dra, la  prima  dove  tutte  le  comunioni  fossero  ammesse;  e  con- 
siderava l'istruzione  come  il  più  saldo  antemurale  contro  le  ti- 
rannidi del  clero  ,  dell'aristocrazia  ,  del  cannone  ;  sicché  una 
volta  declamando ,  colP  impelo  suo  consueto  ,  contro  il  mini- 


(1)  Nel  1812  erano  44,426*.  nel  1840  erana  104,476. 

(2)  La  Franeia  per  V  istruzione  pubblica  spendeva  nel  1840, 
fr.  14,775,660  ;  di  cui  lo  Stato  1,600,000  ;  i  dipartimenti 
4,658,281;  il  resto  i  Comuni.  In  Inghilterra  soltanto  nel  1839 
sì  chiesero  allo  Stato  30,000  sterline  per  tal  uopo  ;  e  si  otten- 
nero con  dugensettantacinque  voti  contro  dugeusettautatrè. 


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482  ISTRUZIONE  POPOLARE  — -  RADICALI     * 

stero  Wellington,  esclamò:  Ci  provederà  il  maestro  di  scuo- 
la, motto  divenuto  proverbiale. 

Nel  1842  contavansi  cinquecentoventun  giornali:  P  agevola- 
mento delle  poste  colla  tassa  uniforme  crebbe  sterminatamen- 
te il  numero  delle  lettere  (1)  :  le  biblioteche  circolanti ,  pri- 
ma introdotte  in  Iscozia ,  spargono  le  cognizioni  anche  Be' più 
rimoti  villaggi. 

A  queste  vie  oblique,  necessarie  in  paese  di  tradizioni  e  quan- 
do i  principi!  economici  non  si  possano  applicare  che  subordi- 
natamente agli  avvenimenti  politici,  non  sanno  rassegnarsi  co- 
loro che  gli  acquisti  popolari  vorrebbero  compinti  di  colpo,  I 
due  partiti  de'  whig  e  de'  tory  conservano  il  nome  per  quella 
specie  di  lealtà  per  cui  nelle  repubbliche  italiane  si  restava 
guelfi  anche  combattendo  il  papa,  e  viceversa:  ma  iu  latto,  il 
simbolo  dei  tory  perì ,  ed  oggi  essi  effettuano  quel  di  meglio 
e  di  più  ardito  aveano  proposto  i  whig  quindici  anni  fa;  e  que- 
sti ultimi  sono  conservatori,  mentre ,  fuor  de'tory  e  de1  whig, 
una  opposizione  più  profonda  à  fatta  dal  Radicali.  Roberto 
Owen,  che  credea  poter  la  società  costituirsi  senza  Dio,  e  tutto 
doversi  fare  pel  popolo,  proclamò  il  Comunismo  per  mezzo  di 
giornali  diffusi  a  vii  prezzo  ;  e  dove  si  predica  la  distruzione 
de'  privilegi,  delle  grandi  città,  delle  belle  arti;  si  domandano 
grandi  ospizii  nazionali,  ove  ciascuno  trovi  lavoro;  i  viaggi  sia- 
no obbligo  ;  «  vero  ed  unico  satana  del  mondo  sono  la  religio* 
ne,  il  matrimonio  e  la  proprietà;  triade  mostruosissima,  ine&au- 

(1)  E  la  riforma  di  Howland  Hill,  17  agosto  1839;  poi  del 
6  maggio  1840.  Questa  legge,  the  rese  uniforme  il  prezzo  delle 
lettere  interne  da  qualunque  parte  vengano,  -accrebbe  insigne- 
mente il  numero  delle  spedizioni  e  dei  proventi.  In  una  setti- 
mana del  novembre  1839  colPantico  metodo  circolarono  1,588,973 
lettere:  in  una  del  giugno  seguente  ,  col  nuovo  3,221,206. 

Si  calcolò  che  cento  venti  lettere  tassate  esigono  tre  ore  per 
essere  distribuite;  a  cento  venti  francate  bastano  sedici  minuti. 
Nel  1837  e  38  il  numero  delle  lettere  circolanti  in  un  anno  nei 
tre  Regni  era  da  80  a  84  milioni;  nel  1840  furono  da  168,000,000:  . 
nel  45,  furono  299,500,000. 

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SOCIALISTI  —  CARTISTI  i  83 

rMe  fonte  di  delitti  e  di  mali.  •  I  Socialisti  suoi,  che  nel  1840 
avevano  sessantina  società  affigliate  ,  or  sono  in  calo,  mentre 
invece  crescono  i  Cartisti,  che  sono  l'espressione  più  larga  del- 
la moderna  democrazia;  ona  democrazia  d'interessi  distinti  non 
solo  dai  proprietarii  ma  dalla  grande  industria,  dai  grossi  aflU- 
tajuoli ,  da'  bottegai ,  e  che  si  applica  specialmente  agli  operai 
radunati  ne'grandi  centri  manufatturìeri ,  ai  braccianti  sciope- 
rati, alfe  persone  senza  salario. La  riforma  elettorale  nel  1830 
(dicono  essi)  non  fece  che  ammettere  alle  distinzioni  aristocra- 
tiene  la  classe  media,  escluso  sempre  il  povero:  or  vuoisi  una 
Carta  per  questo;  il  quale  non  obbedirà  se  non  partecipi  ab- 
iezione de9  legislatori.  Perciò  chiedono  il  suffragio  universale  ; 
voto  a  scrutinio;  parlamenti  annuali;  abolito  ogni  censo  d'eleg- 
gibilità; stipendiati  i  membri  delle  Camere;  equa  divisione  de'col- 
legii  elettorali,  sicché  ognuno  abbia  egual  numero  di  membri, 
e  non  più  per  contadi  o  città:  alcuni  vorrebbero  suffraganti  an- 
che le  donne. 

Moderatori  ne  sono  Lovell  e  Vincent  operai  e  il  giornalista 
O'Brien ,  e  li  sostiene  e  rappresenta  nel  parlamento  Fergus 
O'Connor:  e  sebbène  questi  dichiarasse  non  si  aspirava  a  repub- 
blica, pure  vi  si  va ,  sostituendo  la  potenza  del  numero  ai  tre 
poteri  ora  costituiti,  abolendo  il  monopolio  non  solo  nelle  Ca- 
mere ma  nella  stampa,  coll'esimerla  d'ogni  imposta;  alcuni  più 
spinti  l'applicano  anche  ai  salarli ,  pretendendo  si  conservino 
quali  nel  1835:  lo  che  porterebbe  la  decadenza  delle  manifaU 
ture  inglesi. 

Questo  partito,  non  die  acchetarsi  per  le  riforme  della  carità 
legale  nel  1834  ,  se  ne  invigorì.  Le  riforme  (  a  dir  suo  )  non 
sono  che  concessioni  strappate  agli  aristocratici  dal  desiderio 
di  conservarsi  ;  la  piaga  viene  dalla  ineguale  distribuzione  della 
ricchezza  sociale  ;  il  popolo  parla  di  giustizia,  e  i  signori  gli  ri- 
spondono carità  ;  aprono  case  pe'  poveri ,  prefiggono  le  ore  del 
lavoro,  stabiliscono  bagni,  scuole,  ricreazioni ,  ipocrite  elenio* 
slne,  fatte  a  chi  invoca  il  diritte.  Nel  1842,  con  3,31 7,702  fir- 
me ,  chiesero  la  riforma  del  parlamento  e  V  eguaglianza  pe'  di* 
stretti  elettorali.  Il  clero  solo  riceve  dallo  Stato  quanto  baste- 


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1  8  4  CARTISTI  —  ANGLICANISMO 

rebbe  a  provedere  le  classi  laboriosa  (1)  ;  gli  esorbitanti  diritti 
di  pochi  non  possono  stare  col  bene  delle  moltitudini.  Iosodv- 
ma,  vedendo  gì'  intraprendilori  collegati  padroneggiar  gli  ope- 
rai, Socialisti  e  Cartisti  si  collegano  contro  quelli,  e  ne  nascono- 
collisioni  minacciose,  massime  nel  Galles  e  ne'  paesi  manufatto- 
ri  ,  tanto  da  credere  1'  Inghilterra  all'  orlo  d' un  abisso.  Rebec- 
ca ,  personaggio  ideale ,  rappresentante  la  democrazia.,  prima 
abbattè  le  barriere  della  dogana ,  poi  negò. le  decime  ai  preti 
anglicani  :  si  riformi  la  legislazione ,  si  renda  meno  costosa  la 
giustizia  :  e  tutto  Ciò  con  allusioni  bibliche  e  linguaggio  da  me- 
todisti. A  migliaja  la  seguivano  poveri  e  artieri  ;  ma  pure  que- 
gli scotimenti  erano  sedati  con  men  sangue  e  violenze ,  che  al- 
trove non  se  ne  adoperi  contro  un  pugno  di  studenti  (2)*  Il  par- 
lamento inglese  poco  vi  badò  ,  essendo  quel  paese  piuttosto  di 
libertà  che  d'uguaglianza:  ma  la  rivoluzione  francese  del  1848 
parve  realizzare  il  concetto  de'Cartìsti,  che  tornarono  al  tumul- 
tuare ed  alle  enormi  petizioni.  Una  rivoluzione  fiscale  sembra 
inevitabile  in  Inghilterra  ;  ma  non  pare  possa  venire  dalla  de- 
mocrazia, la  quale  anzi  dalle  sue  mosse  scapitò  sempre. 

E  quantunque  1'  Inghilterra  si  dica  e  sia  veramente  un  paese 
d'interessi  materiali,  pure  la  questione  religiosa  vi  rimane  sem- 
pre fondamentale  ;  e  le  rivoluzioni  non  vi  riescono  che  all'om- 
bra della  religione.  A  fronte  de'  crescenti  cattolici,  e  dei  dissi- 
denti, gli  anglicani  si  trovano  in  minorità  ;  essi  medesimi  divisi 
in  due  sette ,  l' alta  e  la  bassa  Chiesa  %  e  in  [scozia  l' assemblea 
generale  e  i  benefiziati.  Di  qui  irritamento  e  paura,  e  quei  rigori 
che  il  volgo  crede  necessarH  per  allontanare  le  minacce  d'  un 
partito  avverso  :  e  quando  le  Camere  risuonano  di  grida  intona- 
ti) Nel  1841  computarono  che  il  clero  Inglese  ha  236,430,12$ 
lire  di  rendita,  mentre  tatto  il  resto  del  clero  cristiano  ne  ha 
224,975,000. 

(2)  Spesso  le  donne  si  sona  miste  ad  affari  pubblici.  Nella 
legge  sui  cereali  si  presentò  ima  petizione  di  2116  mila  firme 
femminili  :  a  Dublino  si  formò  un'  associazione  di  .donne  per 
incoraggiare  le  manifattore  irlandesi ,  e  cercar  la  revoca  del- 
l' unione. 

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CATTOLICISMO  —  MATHEW  183 

ranti  e  fin  micidiali  contro  i  papisti,  non  è  gii  irritazione  o  im- 
peto personale ,  ma  espressione  del  voto  della  moltitudine.  Bi- 
sogna veder  la  plebe  di  Londra  uscire  dalla  taciturna  e  fameli- 
ca sua  compostezza  per  trascinare  un  fantoccio  figurante  il  pon- 
tefice, e  bruciarlo  sotto  il  Monumento,  fra  gli  urli  di  Maledet- 
to il  papq  ! 

La  piaga  religiosa  appare  a  nudo  sopratutto  in  Irlanda  ,  ove 
la  fede  distingue  ben  anco  le  condizioni:  poveri ai  cattolici,  pos- 
sessori i  protestanti  ;  questi  governano ,  quelli  non  hanno  che 
ad  obbedire  ;  agli  uni  pare  naturale  1?  orgoglio ,  come  agli  altri 
la  aommessione  (1).  Che  se  dall'emancipazione  fu  corretta  la 
legge  politica ,  resta  ancora  la  base  feudale  dell'  edifizio  ;  oltre 
che  la  lunga  abitudine  del  servire  fa  che  il  cattolico  ne  eserciti 
né  sappia  i  proprii  diritti ,  a  guisa  dello  schiavo  pur  jeri  eman- 
cipato. O'Connell  pel  primo  fra' cattolici  nominato  lord  maire  , 
come  primo  magistrato  della  città  potè  ,  in  forza  del  bill  delle 
corporazioni,  andare  in  pompa  a  una  messa  solenne  nella  chie- 
sa ;  ed  espresse  la  speranza  di  sentirla  nella  badia  di  West- 
minster. 

Sperava  egli  tutto  quel  che  domandava  ?  Bisogna  chiedere  as- 
sai per  ottenere  qualcosa;  e  nelle  quistioni  di  nazionalità  il 
tempo  non  conta.  Frattanto  all'  uopo  stesso  tendono  coloro  che 
della  libertà  vogliono  far  degna  V  Irlanda  col  prepararla  virtuo- 
sa ;  e  tale  principalmente  è  il  padre  Mathew ,  che  migliaja  di 
popolani  aggrega  alle  società  di  temperanza.  Ma  è  spaventevole 
il  vedere  come  i  rimedji  tornino  in  peggio.  Nella  carestia  del 
1846  ,  ove  a  migliaja  perivano  di  vera  fame ,  si  proclama  il  li- 

(1)  Oggi  la  Chiesa  anglicana  non  ha  che  700,000  seguaci, 
cioè  appena  un  decimo  de' cattolici v  eppure  trae  dall'  isola  per 
20  milioni  di  franchi  l' anno.:  E  e$a  divisa  nelle  4  provinole 
ecclesiastiche  di  Armagh  (  dove,  c'è  più  della  metà  degli  aàr 
gticani  ),  Dublino,  Gasheì}  Tuam;  con  32.  diocesi,  1387  bene- 
fizi!, 2450  parrocchie.  La  rendita  media  d'  ogoi  vescovo  ascende 
a  175,000  lire.  V  ha  parrocchie  eoa  un  solo  anglicano  e  1500 
cattolici  ;  in  altre  12  anglicani  con  5393  cattolici*  Eppure  i  cat- 
tolici sono  obbligai}  a  pagar  la  decima  ai  preti  anglicani  ! 

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186  INDIA 

bero  commercio  del  grano  ;  ed  ecco  i  signori  d' Irlanda  ,  abi- 
tanti la  più  parte  in  Inghilterra  ,  ritirano  di  là  il  frumento  per 
venderlo  a  vantaggio,  e  così  affamano  viepiù  ifr  paese,  e  convin- 
cono pur  troppo  della  necessità  d' una  legge  agraria.  Il  gover- 
no vi  spende  centinaja  di  milioni  per  dare  lavori  pubblici  al  po- 
polo, e  questo  per  accorrervi  lascia  sodi  i  campi,  che  ali1  està* 
te  non  offrono  verun  frutto. 

Quella  carestia  indusse  a  soccorrere  con  grani,  traendoli  dai 
forestieri,  e  cosi  spoverendo  V  isola  di  contante  ;  la  qual  pratica 
disastrò  le  banche  e  produsse  molti  fallimenti.  Ha  di  maggior 
rilievo  è  V  essersi  applicata  all'  Irlanda  la  tassa  de'  poveri  j  passo 
tale,  da  equivaler  ad  una  rivoluzione. 

Colonie  Inglesi.— India. 

La  grandezza  e  la  destinazione  dell'  Inghilterra  non  rivelasi 
tanto  dalla  preponderanza  sua  in  tutti  gli  avvenimenti  europei , 
quanto  dalla  portentosa  attività  nel  diffondersi  per  tutto  l'orbe, 
suprema  propagatrice  della  civiltà.  La  paziente  e  coraggiosa 
ambizione  di  conquistare  e  conservare ,  da  qual  popolo  fu  pos- 
seduta in  pari  grado?  L' aristocrazia  ,  volendo  tutto  per  sé  il 
terreno  ,  assunse  il  tacito  obbligo  d' assicurare  alla  plebe  l' in- 
dustria ,  e  perciò  procurarle  sfoghi  col  versarne  l' esuberanza 
su  paesi  sempre  nuovi.  A  vestire  una  tribù  ignuda  i  missiona- 
rii  s' adoprano  per  onestà  ,  i  mercanti  per  isfondacciar  i  ma- 
gazzini di  Manchester  :  gì'  Inglesi  riconoscono  l' indipendenza 
delle  colonie  altrui  appena  insorgano  contro  le  metropoli,  per- 
chè subito  vi  spacciano  armi,  generi,  merci,  e  formano  conven- 
zioni di  commercio  ,  vantaggiose  perchè  primi.  In  mari  inten- 
tati scoprono  nuove  isole  ,  dove  la  loro  bandiera  dinota  la  con- 
quista fattane  alla  civiltà.  Neil'  India  poi  mostrarono  una  gran* 
dezza,  nuova  nei  fasti  dell' umanità. 

India  è  nome  molto  vago  (t)  <tel  paese  che  siede  nell1  Asia 

(1)  Esclusa  la  penisola  transgangetica,  ohe  propriamente  non 
è  ìndia ,  il  Deean  e  V  Indostan  in  sanscrito  chiamasi  Giambo 
DuyP)  isola  dell'albero  dalla  vita  \  M*dAu&kumt  abitazióne  di 

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INBIA-  187 

meridionale  fra  la  Persia  e  la  Cina,  a  schermo  delle  più  eccelse 
montagne  del  globo  ,  morenti  in  ubertose  colline ,  rallegrato 
dallo  spettacolo  dell'oceano ,  da  mille  ruscelli  e  da  grossi  fiu- 
mi, sulle  cui  rive  il  sole  vigoroso  matura  ogni  delizia  di  frutti. 
Sin  cinque  messi  si  raccolgono  nelle  pianure ,  e  i  colli  vestiti 
di  palme,  d' ananas,  d'alberi  di  cannella  e  di  pepe ,  di  viti,  di 
rose  perenni ,  tre  volte  maturano  frutti  squisiti.  Ivi  antichissi- 
ma è  la  civiltà ,  e  la  lingua  sanscrita  è  tanto  ricca  e  regolata  , 
che  alcuni  la  guardano  come  ceppo  di  tutte  le  europee.  La  di- 
visione in  caste  e  la  metemsicosi  sonò  le  chiavi  della  storia  di 
loro  civiltà  ;  fondo  di  loro  credenza  il  panteismo  ;  carattere  la 
stabilità,  per  la  quale  si  trovano  press' a  poco  al  punto  ove  era» 
no  stati  conosciuti  dai  Greci  quando  vi  penetrarono  con  Ales- 
sandro Sfagno.  Dopo  d'allora  la  rivoluzione  più  importante  del* 
l' India  fu  la  conquista  fattane  dai  Musulmani  nel  IX  secolo. 
Questi  si  sovrapposero  ai  natii,  senza  dimesticarsi  ;  solo  nel  set- 
teotrione  l' islam  trovò  accesso  fra  Patani  e  Afgani,  mercè  del* 
le  reliquie  lasciatevi  dalle  dinastie  tartare,  e  de' molli  Persiani 
ed  Arabi  chiamati  al  soldo  daj  principi  conquistatori.  Così  for- 
se 10  milioni  di  Maomettani  vi  si  formarono ,  cioè  un  decimo 
della  popolazione,  distinti  da'  natii,  abitanti  le  capitali ,  le  città 
di  commercio  e  i  paesi  forti ,  non  mai  la  campagna  o  il  paese 
interno  ,  ove  V  Indiano  conserva  la  sua  religione  di  Brama  o  di 
Budda  che  insomma  è  il  panteismo,  locaste,  le  infinite  prescri- 
zioni e  l' aborrimento  da' forestieri. 

Ciascuna  grande  divisione  dell'  Impero  era  governata  da  un 
subadar,  rappresentante  l'imperatore.  Sotto  di  lui  stavano  i 

mezzo  ;  Bharatkandy  regno  di  Barai.  Il  gran  fiume  che  ne  ba- 
gna la  parte  occidentale  porta  i  nomi  di  Sùul  o  Htnd,  che  ne 
esprime  il  colore  azzurro  :  e  da  ciò  i  Persiani  chiamarono  quel 
paese  Sindostan  o  Hiodostan,  denominazione  imitata  dagli  altri 
popoli.  I  Maomettani  intesero  il  nome  di  Sind  come  opposto  a 
quello  di  Ind ,  che  attribuiscono  alle  contrade  sul  Gange.  Ora 
la  penisola  transgangetica  si  chiama  Indo-Cina,  serbando  il  no- 
me di  India  o  Iodostan  alla  penisola  di  là  dall'  Indo,  compreso 
il  Pengian. 

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188  INDIA 

fusdar ,  che  lo  accompagnavano  in  tutte  le  spedizioni  militari 
entro  la  sua  giurisdizione  ,  e  amavano  il  titolo  di  nabab  cioè 
luogotenenti,  che  fu  dato  loro  dagli  Europei,  ma  che  più  tardi 
divenne  sinonimo  di  subadar  o  viceré  musulmano  ,  mentre  il 
nome  di  raja  conservavasi  a  quei  degl'  Indiani.  Tali  cariche 
erano  revocabili,  e  i  despoti  amavano  scambiarli  sovente  perchè 
non  acquistassero  esuberante  potere  ;  ma  tentandosi  la  centra- 
lità ,  i  nabab  presero  baldanza  fino  a  rendersi  indipendenti  ,  e 
trasmettere  V  autorità  agli  eredi.  Non  reciterò  le  serie  degli  uf- 
fiziali  subalterni.  Mentre  pei  Musulmani  i  cadi  pronunciavano 
le  decisioni  secondo  il  Corano,  gl'Indiani  si  comprometteano  in 
arbitri ,  scelti  per  lo  più  fra  i  Bramini.  In  molli  paesi  si  man- 
tennero principi  indìgeni,  pagando  tributo,  alcuni  anche  su  con- 
trade estesissime ,  come  i  Te  di  Misore  e  di  Tangore  ;  e  al  go- 
verno interiore  non  si  portò  cangiamento. 

Né  la  conquista  tolse  un  elemento  integrante  dell'antica  co- 
stituzione, il  villaggio,  Intitolasi  cosi  lo  spazio  d' alcune  miglia- 
ia di  acri,  i  cui  abitanti  formano  un  Comune,  presieduto  da  un 
potati ,  che  sovrantende  agli  affari  generali  e  al  buon  ordine  ; 
da  un  carnum ,  che  tiene  registro  delle  spese  di  coltura  e  dei 
prodotti  j  da  un  tallier  per  informare  dei  delitti  ;  e  da  altri  ut 
fiziali  per  le  occorrenti  occupazioni.  Tali  duravano  da  immemo- 
rabile ,  senza  quasi  alterazione  di  confini  ne  mutamento  di  fa- 
mjglie  ,  e  senza  che  i  cambiamenti  politici  sovvertissero  l' eco- 
nomia interna;  piccole  repubbliche  immobili  sotto  le  ampie  va* 
riabili  monarchie  orientali.  Nella  più  parte  sussiste  una  tal  qua- 
le comunanza  di  beni  e  di  lavori,  per  cui  ciascuno  profitta  del- 
l' assistenza  di  tutti.  Prelevata  V  imposta ,  la  restante  messe  è* 
ripartita  a  proporzione  {lei  terreno  che  ciascuno  lavorò  j  e  chi 
va  al  mercato,  chi  >'  industria  nelle  varie  arti.  In  alcuni  villag- 
gi le  campagne  cambiano  ogni  anno  di  padrone.  L' imposta  si 
ripartiva  e  levava  in  diverse  maniere  ,  stimando  la  messe  men- 
.  tr'era  ancora  in  piedi.  Un  dewan  prendeva  V  appalto  generale 
.  delle  terre  d'una  provincia;  il  z^mendar  riceveva  in  subaffitto 
i  varii  distretti ,  che  distribuiva  fra  coltivatori  (ryot)  o  fra  vil- 
laggi ,  e  diventava  esattore  delle  imposte  ,  perciò  rivestito  di 
molli  poteri ,  fin  del  comandare  le  truppe  del  suo  distretto  ; 

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AKBAR  —  AURENGZEB  189 

insomma  avea  faccia  di  principe,  non  giurisdizione  civile  e  cri- 
minale. 

Sarebbe  dunque  ad  assomigliare  alla  feudalità ,  se  non  che  i 
nostri  feudatarii  erano  veri  possessori  delle  terre  e  riscoierano 
le  tasse  per  se  ,  mentre  colà  proprietario  unico  consideratasi 
V imperatore  :  vero  è  che  il  ryot  godeva  pieni  i  diritti  del  pos- 
sesso, non  essendone  privato  se  non  quando  fallisse  agli  obbli- 
ghi, e  potendo  trasmetterlo  ad  altri. 

Pertanto  alla  sommità  il  granmogol ,  discendente  da  Tamer- 
lano ,  era  depositario  in  titolo  d' un'  autorità  illimitala  ;  le  Pro- 
vincie erano  amministrate  in  suo  nome  dai  subadar,  che  spesso 
se  ne  insignorirono  ;  accanto  di  loro  sussistevano  molti  principi 
indigeni  d*  antico  dominio  ;  sotto  a  questa  gerarchia  aristocra- 
tica e  amministrativa  reggeasi  il  villaggio:  riunendosi  il  despe- 
tismo  del  capo ,  I1  aristocrazia  e  la  feudalità  del  mezzo ,  il  mu*- 
Bieipio  e  la  repubblica  della  base. 

Akbar  il  Grande  (1SWM605),  sesto  discendente  da  Taraeria- 
no ,  compi  la  conquista  musulmana  suil'  India  col  domare  gli 
Afgani  ;  e  fu  vero  fondatore  dell'Impero  del  Gran  Mogol.  Se- 
guirono principati  divisi  e.  sommossi  fin  ad  Aurengzeb,  eoe  se- 
gnalato per  vittorie ,  sotto  maschera  di  devozione  fatti  perire  i 
fratelli  e  imprigionato  il  padre ,  portò  al  colmo  l'Impero.  Il 
suo  tesoro  consisteva  in  grossi  pezzi  d'oro  e  in  gemme,  fra  cut 
un  diamante  di  dugèntottanla  carati,  trovato  nei  saccheggio  di 
Golconda.  Principalmente  ammirassi  il  sdo  trono  del  pavone  „ 
così  detto  dal  volante  che  lo  sormonta,  d'oro  massiccio  tempe- 
stato di  gemme,  e  con  un  enorme  rubino  al  petto,  da  cui  spen- 
zola una  perla  di  cinquanta  carati;  dodici  colonne  incrostate  di 
perle  sostengono  il  baldacchino.  Aurengzeb  abitava  di  rado  le 
città,  ma  campi  mobili  ;  tre  immensi  palazzi  di  legno  leggero 
a  pezzi  erano  trasportati  da  dugeoto  camelli  e  cinquanta  eie* 
fanti,  a  un  giorno  d' intervalli)  uno  dall'altro;  talché  dovunque 
arrivasse  égli  trovava  un  palazzo,  Lo  seguivano  centinaia  .-di  ca- 
melli coi  tesori,  e  cani  e  pantere  educate  a  raggiungere  la  gaz- 
zella ,  e  tòri  per  cacciare  le  tigri  \  poi  sarebbe  lungo  e  a. fatica 
credibile  il  ripetere  le  mìgliaja  di  bestie  e  d'uomini  per  l'ac- 
qua, la  cucina,  la  guardaroba,  gli  arebivii,  le  armi,  e  per  ripa- 

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490  i  siki 

rare  le  strade.  Fermatisi  in  qualche  vastissimo  spazzo ,  questo 
mezzo  milione  di  vaganti  accampavano  attorno  al  palazzo  del 
granmogol ,  verso  il  quale  dirigevansi  io  linea  retta  le  tende,  a 
un  batter  d'occhio  rizzate  e  divelto. 

Alla  morte  di  lui  (  1 706),  l'Impero  abbracciava  quaranta  Pro- 
vincie, cioè  dal  35°  al  10°  di  latitudine,  da  cui  cavava  diecimi- 
la milioni  di  franchi ,  benché  i  prodotti  valessero  un  quarto  di 
quel  che  pagavansi  in  Inghilterra.  Ma  subito  l' Impero  andò  in 
dechino  ;  disputandosi  il  trono,  i  prìncipi  sbalzavano  a  vicenda; 
il  lusso  e  le  lascivie  andavano  di  paro  colia  crudeltà  delle  stra- 
gi fraterne  :  e  intanto  i  raja  e  i  subà  rendevansi  indipendenti  , 
talché  la  potenza  del  granmogol  si  ridusse  a  poc*  altro  che  a 
confermare  con  patente  imperiale  il  successore  del  nabab  de- 
funto. 

Ne9  paesi  al  nord  fra  V  Indo  e  il  Giumna ,  Nanck  era  morto 
nel  1 539  in  odore  di  santità  nella  provincia  di  Lahor,  e  alla  sua 
tomba  affluivano  devoti ,  e  i  discepoli  eh'  egli  aveva  reclutati 
senza  distinzione  di  gente,  e  riuniti  col  titolo  di  siki ,  cioè  sco- 
lari. Argiunmal,  successore  suo,  raccolse  la  dottrina  del  mae- 
stro nel  Pothiv  bibbia,  e  ne  venne  \\  setta  dei  Siki;  dove,  ri- 
pudiate le  tradizioni  braminiche  ,  si  adora  un  Dio  unico  invisi- 
bile, e  si  pone  V  amor  del  prossimo  per  base  della  morale  :  del 
resto  tolleranza ,  ed  evitare  le  dispute  ;  abolite  le  caste  ;  man- 
giar carne ,  eccetto  quella  di  giovenca  ;  conservate  però  la  di- 
stinzione delle  tribù  e  la  separazione  dai  forestieri;  nessun  ido- 
lo o  immagine  nei  tempii  ;  più  libera  la  donna.  A  chi  è  iniziato 
ia  questa  setta  si  dà  sciabola,  fucile ,  arco ,  freccia  e  lancia ,  e 
una  tazza  d'acqua  ove  lo  zucchero  è  smosso  col  pugnale.  Creb- 
bero in  nazione  guerresca  sotto  i  guru  o  maestri,  capi  spirituali 
che  spesso  contesero  col  granmogol,  si  mescolarono  alle  guer- 
re civili  ;  ma  poi  perdettero  ogni  influenza  secolare ,  e  il  paese 
si  divise  tra  molti  sirdar  o  capi ,  cognominati  singh  o  leone. 
Essi  aveano  posto  a  granmogol  Mohammed  Scià ,  che  regnava 
nel  1739  ,  quando  gli  sopragiunse  Nadir-Scià  ,  il  restauratore 
dell'  Impero  persi:  no,  il  quale,  devastata  Deli,  lasciò  a  Moham- 
med il  Regno ,  ma  tolse  le  Provincie  sulla  riva  occidentale  del- 
l' Indo. 

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INDIA  491 

Appena  egli  parti,  dall'Impero  de'Maratti  si  staccò  la  pro- 
vincia di  Berar  (1 747).  Anche  Aud  si  fé' indipendente,  sottraen- 
dosi ad  Acmet  Sciar,  successore  di  Mohainmed,  e  poi  Bengala: 
sicché  il  Mogol  trovami  ridotto  a  nulla  più  che  parte  delle  Pro- 
vincie di  Deli  e  Agra.  Regnando  Allùmghir  II,  Amed  re  degli 
Abdaili,  gente  afgana  del  Candaar,  assalse  Deli  (1753),  rubando 
quanto  v'  era  rimasto,  spezzando  persino  i  muri  onde  levarne  la 
pietre  :  poi  una  terza  volta  i  Haratti  la  devastarono  sotto  Gehan 
Sbaw,  frugando  sin  nelle  tombe;  ma  il  re  di  Caodaar  assalitili , 
dicono  ne  uccidesse  cinquecentomila.  Tra  i  governatoci  musul- 
mani che,  dopo  P  invasione  di  Kuli-kan,  aspiravano  a  farsi  in- 
dipendenti ,  Dawust-Ali-kan,  nabab  della  provincia  d'Arcate  in 
coi  erano  Pondichery  e  Madras,  si  rendette  formidabile  a  segno, 
che  i  raja  indiani  chiesero  a  soccorso  i  Maratti. 

Potenze  più  formidabili  crésceano  intanto  su  quelle  rive*,  Por- 
toghesi, Olandesi ,  Francesi.  I  primi  v'erano  penetrati  quando 
si  voltò  il  Capo  di  Buona  Speranza,  e  ne  fecero  grandi  acquisti; 
poi  ne  furono  quasi  spossessati  dagli  Olandesi,  che  avevano  nel- 
l'Asia  i  più  vasti  stabilimenti,  dalle  isole  della  Sonda  alle  coste 
del  Malabar.  Già  sotto  Francesco  I  aveano  i  Francesi  tentato 
stabilimenti  nell'  India  ;  ma  respinti  dalle  procelle ,  non  varca- 
rono il  Capo  di  Buona  Speranza.  Enrico  IV  volse  ancóra  a  quel- 
le parti  1'  attenzione  dei  sudditi  ;  e  stabilì  in  Bretagna  una  Com- 
pagnia delle  Indie  orientali  (1604),  che  spedì  qualche  nave  mal 
fortunata,  e  presto  si  disciolse.  Altri  sperimenti  fallirono,  tal- 
ché gli  armadori  franoesi  volsero  piuttosto  verso  il  Madagascar. 
Richelieu  tentò  rianimare  il  commercio  delle  Indie,  e  ne  formò 
una  nuova  Compagnia  con  generosi  privilegi  ;  ma  non  potè  pro- 
sperare. Un'  altra  da  Colbert,  dotata  di  quindici  milioni  e  del 
privilegio  per  cinquantanni,  crebbe  presto,  poi  cadde  in  totale 
disordine ,  fin  quando  Law  pensò  ravviarla  (voi.  I,  pag.  26)  col- 
l' unirvi  le  compagnie  d' Occidente,  della  Cina,  dell'  Africa,  col 
nome  di  Compagnia  perpetua  delle  Indie.  Vedemmo  lo  splendido 
quanto  efimero  fiore  di  quella  impresa  ;  ma  al  naufragio  sopra- 
visse la  Compagnia  ,  la  quale  volse  l' attenzione  a  Pondichery, 
che  pure  avea  continuato  a  prosperare  per  forze  particolari.  Du- 
mas speditovi  governatore  (1695) ,  con  destra  e  robusta  ammi- 

• 


192  DUPLE1X 

Distrazione  la  rifiorì  ;  dal  granmogol  Mohamraed  Scià  ottenne 
privilegio  di  battere  moneta,  con  moMo  vantaggio:  più  gtovossi 
dell9  acquisto  di  Caricai  e  suo  territorio ,  comprato  da  un  pre- 
tendente al  Regno  di  Tangiaur  (1739). 

Altri  stabilimenti  aveano  posto  i  Francesi  nella  penisola  in* 
diana  :  sulle  coste  del  Malabar  eransi  assicurato  il  commercio 
del  pepe  ;  a  Surate  trasportavano  i  tessuti  e  le  orerìe  di  Lione; 
e  pareva  dovessero  emulare  le  grandi  nazioni  marittime,  tanto 
più  che  ebbero  la  fortuna  d' avervi  alla  testa  tre  grand'  uomini, 
Dupleix,  Labourdonnais,  Bussy.  Ài  giungere  di  Dupleix  (1 742), 
gli  Europei  non  vi  erano  considerati  che  come  mercanti  ;  ma 
egli  vide  la  possibilità  di  dominarvi ,  e  lo  dissimulò  quando 
non  poteva  parere  che  temerità  e  follia.  Il  suo  divisamente  era 
semplicissimo;  mettere  corpi  europei  a  servigio  dei  principi  in- 
diani, persuaso  che  bentosto  vi  acquisterebbero  preponderanza: 
e  così  in  realtà  pervenne  a  dominare  il  JCarnatico ,  poi  il  Decan 
sopra  trentacinque  milioni  d'abitanti,  cioè  quasi  metà  dell'Impero 
del  Mogol  ;  e  a  volontà  distruggeva  o  piantava  stabilimenti  di  fore- 
stieri. Di  mal  occhio  gl'Inglesi  vedeano  gli  stabilimenti  dei  Fran- 
cesi ;  e  se  questi  favorivano  un  nabab  ,  bastava  perchè  essi  ai 
mettessero  poi  sno  nemico;  onde  le  nazioni  continuavansi  guerra 
colà,  anche  mentre  stavano  in  pace  in  Europa.  Dopo  la  pace  di 
Aqùisgrana,  Dupleix  ripiglia  i  vasti  suoi  divisamenti,  persuaden- 
dosi che  la  Compagnia  francese  non  varrebbe  a  lottare  colla  In- 
glese fintantoché  non  fosse  potenza  di  terra.  Sciaguratamente  i 
capi  erano  discordi  e  gelosi  j  e  Labourdonnais  ,  che  atea  fatto 
prosperare  gli  stabilimenti  delle  isole  di  Borbone  e  di  Francia, 
invece  di  unirsi  a  Dupleix  che  meditava  conquistare  Madras , 
volle  a  sé  solo  la  gloria  di  togliere  agi'  Inglesi  questo  loro  più 
ricco  stabilimento  nel  Coromandel.  Madras  era  distinta  in  città 
bianca  di  Europei,  e  nera  di  Ebrei,  Bamam,  Armeni ,  Maomet- 
tani, Idolatri,  negri,  rossi,  bruni*  Labourdonnais  teneva  ordine 
dal  ministero,  ignorante  de'luoghi,  di  non  serbare  veruna  delle 
conquiste  ;  lo  perchè  ne  accettò  il  riscatto  di  dieci  milioni  di 
lire.  Ma  Dupleix,  conoscendone  l'importanza,  cassa  la  capito- 
lazione, saccheggia  ed  arde  la  città,  facendone  così  esecrare  il 
nome  francese  :  poi  mette  tanti  impacci  all'emulo  in  nuove  spe- 

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DCPLEIX  195 

dizioni ,  che  questi  si  ritira  e  torna  in  Francia ,  ove  è  buttato 
alla  Bastiglia.  Nulla  di  più  favorevole  poteva  accadere  agli  In- 
glesi, che,  rifattisi,  non  solo  ricuperano  Madras,  ma  assediano 
Pondichery.  La  bella  difesa  di  Dupleix,  che  costrìnge  gl'Ingle- 
si a  ritirarsi,  stende  un*  velo  su'  torti  di  esso. 

Perduto  Madras,  egli  si  volge  al  Decan  e  al  Carnate,  dispu- 
tili fra  emuli  ;  e  in  mezzo  alle  costoro  discordie ,  con  imprese 
da  romanzo  ,  pone  Musa  Fersing  suo  protetto  nella  subabia  di 
Decan ,  il  quale  aumenta  assai  i  territori!  di  Pondichery  e  Ca- 
ricai, e  gli  dà  Mazulipatnam  e  contorni.  Nel  Carnate  però  la 
compagnia  inglese  ,  senza  chiarire  manifesta  guerra  ,  soccorse 
l'avversario  di  Dupleix,  che,  mal  sostenuto  dagli  alleati  e  dal 
pusillanime  gabinetto  di  Versailles ,  soccombette.  Arditissimo 
hi  mezzo  alle  difficoltà  e  inesauribile  ne' ripieghi ,  seppe  risto- 
rarsi ;  e  le  sue  vittorie  avevano  destato  indicibile  entusiasmo  in 
Europa  :  diceasi  che  le  sole  terre  ottenute  da  Chandasaeb  ren- 
dessero trentanove  milioni  ;  parea  doversi  contare  sopra  cin- 
qoanta  milioni  annui  netti  :  chimere  come  quelle  di  Law.  Al  rac- 
cogliere però  dei  conti,  i  direttori  della  Compagnia  trovaronsi 
in  iscapito  di  due  milioni,  e  ne  incolparono  Dupleix,  quasi  non 
fosse  da  prevedere  che  le  sue  vaste  imprese  aveano  a  costar  te- 
sori ,  e  che  altri  se  ne  voleano  per  raccorre  frutto  più  tardi. 
Accaniti  dunque  delle  fallite  speculazioni,  stabilirono  dargli  lo 
scambio  (1753),  e  il  gabinetto  li  secondò,  tanto  più  che  gì'  In- 
glesi il  domandavano,  come  mantice  a  discordie  nell'Asia.  Al- 
lora i  gabinetti  francese  e  inglese  s'unirono  (1754)  per  racco» 
mandare  fra  loro  le  due  Compagnie,  e  metterle  in  perfetta  egua- 
lità di  forze,  di  territorio  e  di  commercio  sulle  coste  del  Coro- 
mandel  e  d' Orissa  :  godessero  in  pace  ciascuna  i  suoi  possessi, 
e  non  si  brigassero  ne'  litigi  de'  principi  indigeni. 

Dupleix  non  sapea  darsi  pace  che  il  suo  successore  avesse 
negoziato  cogl'  Inglesi,  invece  di  usar  le  truppe  condotte  per 
assediare  Tricinapali,  il  cui  acquisto  avrebbe  assicurato  e  il  do- 
minio e  immensi  vantaggi  alle  colonie  francesi.  Chi  vede  ciò  che 
gì'  Inglesi  effettuarono  dappoi,  pende  a  credere  eh? e' suggerisse 
il  meglio  ;  pure  egli  dovette  obbedire.  Aveva  anticipato  di  suo 
tredici  milioni,  fidando  nella  vittoria  ;  ed  ora  gli  era  strappata: 

W"  Dignze^GoOgle 


194  DUPLE»  —  LALLY 

onde  lacrimando  abbandonò  il  campo  della  sua  gloria.  Allora 
gli  sono  negate  le  anticipazioni  ;  ed  è  mosso  un  processo  a  lui 
che  era  stato  a  un  punto  di  dare  l' Asia  alla  Francia  $  e  consu- 
mato Pavere  a  sollecitar  udienza  dai  giudici,  morì  povero  (l  763), 
egli,  ch'era  stato  re  e  signore  dei  tesori  dell'India. 

La  Compagnia  francese  possedeva  allora,  sulle  coste  d'Orissa 
e  del  Coromandel,  Mazulipatnam  con  quattro  distretti  ;  Pondi* 
chery  con  vasto  territorio;  Caricai  e  1'  isola  di  Cberingam:  con- 
siderevoli possessi,  ma  troppo  disgiunti  per  darsi  ajuto  a  vicen- 
da.II  marchese  di  Bussy,  luogotenente  di  Dupleix,  avea  sostenuto 
l'influenza  francese  nel  Decan,  e  alla  sperienza  sua  sarebbe  con- 
venuto  confidare  le  cose.  Ma  in  quella  vece  il  gabinetto  france- 
se mandò  l'irlandese  conte  Lally,  uffiziale  d'onore  e  di  valore,  ma 
non  prudente,  né  pieghevole  e  moderato  come  voleasiper  paesi 
lontani  e  in  tempi  difficili.  Per  nazione  abborriva  gl'Inglesi ,  « 
diceva  la  sua  politica  consistere  in  queste  quattro  parole  Pia 
inglesi  nella  Penisola  (a):  ma  ignorava  leggi ,  interessi,  poli- 
tica dell'  India  ;  e  s1  ostinava  a  non  ascoltare  chi  ne  l'istruisse. 
All'incontro  il  suo  avversario  Coote,  freddo,  risoluto,  modera* 
to,  sapeva  influire  su  quanto  il  circondava,  e  profittare  degli  er- 
rori dei  nemici. 

Le  prime  imprese  ben  riescono  a  Lally,  e  respinge  gl'Inglesi 
da  tutta  la  costa  del  Coromandel  :  sempre  però  tenue  di  mezzi, 
non  gli  vien  compita  nessuna  delle  imprese;  cól  rigore  e  colle 
minacce  s' inimica  gli  amministratori,  e  que'  molti  cui  giovano 
gli  abusi  ;  anche  l'esercito  se  gli  rivolta,  e  gì1  Inglesi  bloccano 
Pondichery.  Le  classi  alte  ivi  rifuggono  dal  lavoro;  le  basse  han- 
no determinate  le  professioni,  e  si  terrebbero  disonorate  a  farne 
un'  altra,  come  il  villano  se  coltivasse  la  terra  eh'  e'  non  semi- 
nò ;  un  facchino  destinato  a  portare  un  peso  sulla  testa ,  se  il 

(a)  Qui  l'autore,  traducendo  a  parola  il  francese,  non  rende 
il  vero  concetto  ;  perchè  in  simili  forme  di  dire  il  plus  francese 
esprime  negazione ,  e  bisogna  tradurre  :  Non  più  Inglesi  nella 
Penisola-  Anche  altrove  incontrammo  una  simile  inavvertenza 
dell'autore  ;  ma,  credendolo  un  fallo  di  stampa,  lo  correggem- 
mo nel  testo. 

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BENGALA  195 

portasse  sotto  il  braccio  ;  il  soldato  se  facesse  la  trincea  dietro 
cai  dee  ricoverarsi  ;  il  cavaliere  se  falciasse  V  erba  pel  suo  ca- 
vallo. Innumera  torba  dee  pertanto  seguire  gli  eserciti;  e  Lally, 
non  avendola  potata  adunare,  spinse  a  forza  gli  abitanti  di  Pon- 
dichery,  senza  riguardo  di  caste  o  distinzione  di  lavori ,  attac- 
cando il  paria  insiem  col  sacerdote  al  cannone  o  a  portar  pesi: 
conculcamelo  inaudito  dell'  ordine  sociale  insieme  e  del  reli- 
gioso. Fra  la  discordia,  le  rivolte,  la  fame,  Lally  resiste  a  forze 
venti  volte  superiori;  ma  poi  ridotto  agli  estremi,  rende  la  città 
ed  è  condotto  prigione  in  Inghilterra. 

Colla  presa  di  Pondicbery  termina  la  dominazione  dei  Fran« 
cesi  oell'  India,  ove  non  serbano  che  le  fattorie  di  Surate  e  Cal- 
cutta, inconcludenti  ;  mentre  il  Coromandel  e  il  Bengala  ingi- 
gantiscono V  Inghilterra.  Nella  pace  del  1763  ,  Pondichery  fu 
restituito,  ma  iu  mina  e  con  ristretto  circondario.  Anche  Cari- 
cai, Gbandernagor,  e  gli  altri  banchi  nel  Bengala  furono  ricu- 
perati dalla  Francia  (1796),  ma  a  patto  di  non  porvi  fortifica- 
zioni. La  Francia  in  dieci  anni  avea  pure  perduto  gli  stabili- 
menti d' Africa  e  parte  di  quelli  d' America  e  tutto  il  Canada  ; 
onde  si  diffondeva  un'irritazione,  che  volendo  qualche  soggetto, 
sfogossi  contro  Lally ,  tirando  ai  peggio  ogni  suo  fatto ,  impu- 
tandolo fin  di  tradimento.  Egli,  informatone,  ottiene  venire  dal- 
l' Inghilterra  a  scolparsene,  e  scrive  a  Choiseul:  Io  reco  la  mia 
testa  e  la  mia  innocenza.  Assurdo  processo  d' un  parlamenta 
sopra  campagoe  e  assedii  in  paese  e  in  condizioni  affatto  igno- 
rate 1  Assolto  dal  delitto  di  danneggiata  maestà,  lo  imputano 
d'aver  tradito  gP  interessi  del  re  e  della  Compagnia,  e  abusato 
dell'autorità;  onde  a  sessantasei  anni  è  mandato  a  morte  (1766) 
col  bavaglio  in  bocca,  e  senza  che  potesse  ras  segnar  vi  si.  La  sua 
condanna  fu  cassata  da  Luigi  XVI  ! 

Bengala  è  la  provincia  più  orientale  del  Gran  Mogol,  bagnata 
dal  Gange ,  ricchissima  del  suolo ,  abbondantissima  di  riso  e 
d'ogni  altro  frutto.  Suja  al-Daula,  successore  di  Aliaverdi  nel 
Bengala,  Bahar  e  Orissa,  odiando  di  cuore  gì'  Inglesi,  e  forse 
istigato  dai  Francesi,  sorprese  Calcutta,  principale  fattoria  di 
quelli,  che  dovette  arrendersi  (1 756).  Trovando  poche  merci  ed 
oro,  lo  credette  nascoso,  e  per  obbligare  i  prigionieri  a  rivelar- 


196  CLIVE 

Io,  li  chiuse  neir  inferno  nero,  prigione  lunga  diciotlo  sopra 
undici  piedi,  che  non  riceveva  luce  se  non  da  due  finestre  d'un 
sol  lato  :  talché  in  dodici  ore  che  vi  rimasero ,  cenventilrè  pe- 
rirono soffocati.  Gì'  Inglesi  di  Madras  V  udirono  fremendo ,  e 
l'ammiraglio  Carlo  Watson  diresse  tosto  la  flotta  nel  Gange,  e 
riprese  Calcutta. 

Roberto  Clive  (1725-1775),  figlio  d' un  mediocre  gentiluomo 
del  Shropshire ,  dalla  fanciullezza  mostratosi  ardito ,  passato 
nelle  Indie,  sofferse  le  contrarietà  serbate  a  tutti  i  caratteri  ro- 
busti ;  finché,  buttatosi  all'  armi  cui  non  era  stato  educato,  fbr- 
mossi  alla  scuola  delle  difficoltà.  Questo  nuovo  Cortes  ,  come 
il  conquistatore  del  Messico  ,  possedeva  forza  di  risoluzione  , 
prontezza  di  partiti,  impeto  di  esecuzione,  e  sapeva  ispirare  ai 
soldati  il  proprio  entusiasmo  ,  imporre  alle  nazioni  straniere  , 
operare  di  proprio  impulso,  eppur  rimettere  alla  patri*  ciò  che 
senza  di  lei  avea  conquistato.  Posto  a  capo  delle  truppe,  disse: 
Aon  conviene  tenersi  sulle  difensive;  assaltiamo;  e  recò  bat- 
taglia al  feroce  nabab,  e  V  uecise.  Il  suo  generale  Mir  Giaffìer , 
succedutogli,  pagò td uè  milioni  di  sterline  agi'  Inglesi,  dugen- 
. trentamila  a  lord  Clive,'e  una  pensione  di  sessantamila  lire.  Ma 
i  vincitori  non  seppero  frenare  la  cupidigia ,  e  a  sempre  nuove 
domande  gì'  inducevano  la  condiscendenza  dèi  nabab ,  che  in 
pegno  de9  pagamenti  dovette  dar  loro  tre  distretti  presso  Cal- 
cutta, nocciolo  del  futuro  Imperio.  Poi  appena  cominciò  a  rifia- 
tare ,  lo  destituirono,  surrogando  Cossim  Alikan,  che  diede  due 
altri  distretti  ;  olire  immense  somme  ai  fautori  della  rivolta. 
Sentendo  però  la  sua  vergogna ,  volle  sottrarsi  a  quel  giogo  , 
ingrossò  P  esercito,  e  assaliti  gì1  Inglesi  ne  fé3  macello.  Erano 
tornate  in  quel  tempo  nemiche  Francia  e  Inghilterra,  e  la  Com- 
pagnia francese  invece  d'associarsi  ai  principi  del  Bengala  a 
danno  de'  comuni  avversarli  j  stabilì  una  pusillanime  neutralità, 
per  la  quale  ricusò  soccorsi  a  Suja  al-Daiiia*.  Adunque  vinto 
'  questo,  gP  Inglesi  ricchi  e  potenti  spingono  innanzi  la  guerra 
per  rifarsi  dell'  umiliazione  cui  gli  avea  ridotti  Dupleix;  e  pochi 
battaglioni  europei  superano  (1760)  gl'immensi  eserciti  di  due 
confederazioni. 

Scià  Alena  II  granmogolo,  era  dai  MaraUi  stato  respinto  fin 

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CUTE  197 

da  Deli,  ultima  città  rimastagli,  dove  avevano  intronizzato  suo 
figlio  Gewan  Bukt.  II  deposto  rifuggì  presso  Suja  al-DauIa,  na- 
bab di  Aud,  che  il  teneva  in  onorevole  prigione.  Quivi  stesso  si 
rifriggi  Cossim  Ali,  cacciato  dagli  Inglesi,  i  quali  a  principe  del 
Bengala  ristabilivano  Mir  Giaffier*  Ne  venne  guerra,  ma  Cossim 
si  staccò  dal  nabab  di  Aud,  senza  più  pretendere  al  Bengala  ; 
Suja  al-DauIa  si  ritirò  a  Deli  ;  e  Scià  Alem  liberato  propose  alla 
reggenza  di  Calcutta,  se  lo  ripristinasse  in  Deli,  darebbe  Gazi* 
pore  e  Benarete,  strada  al  Bundelcond,  agognato  pei  diamanti. 
La  cosa  non  sortì  pieno  effetto;  ma  Clive  menò  una  pace ,  ove 
gì9  Inglesi  assodarono  e  crebbero  i  loro  domimi,  ed  ebbero  dal 
granmogol  l' investitura  delle  devanie  di  Bengala ,  Bahar,  Oris- 
sa,  che  contavano  dieci  milioni  d'abitanti ,  e  rendevano  trentasei 
milioni  di  franchi  netti. 

Clive,  arrivato  a  Madras  (1761),  comprende  1'  opportunità  di 
farsi  padroni ,  e  scrive  alla  Compagnia  :  «  Eccoci  al  momento 
»  ch'io  da  lungo  tempo  prevedeva ,  ove  decidere  se  prendere 
s  o  no  il  tutto  per  conto  nostro...  L'Impero  del  granmogol 
»  (non  esagero)  può  essere  domani  in  poter  nostro.  Questi  paesi 
»  non  hanno  affezione  per  nessun  governo  ;  le  loro  truppe  non 
»  sono  né  pagate  quanto  le  nostre ,  né  comandate  o  disciplina- 

■  te  :  un  esercito  europeo  discreto  basta  non  solo  a  difenderci 
»  da  ogni  principe  indigeno ,  ma  a  renderci  padroni ,  e  formi- 
»  dabili  a  segno,  che  ne  Francese  né  Olandese  né  altro  nemico 
»  oserà  tentarci.  Il  nabab  di  cui  prenderemo  la  parte,  non  può 
•  fare  che  non  divenga  geloso  del  poter  nostro  o  invido  de'  no- 
»  stri  possedimenti  ;  l' ambizione  ,  la  crudeltà ,  l' avarizia  non 
»  cesseranno  di  cospirare  a  nostra  ruina  ;  ogni  vittoria  non  ci 
»  darà  che  una  tregua  momentanea;  la  deposizione  d'un  nabab 

■  sarà  seguita  dall'innalzamento  d'un  altro  ,  il  quale,  appena 
»  possa  mantenere  un  esercito,  entrerà  nella  via  del  predeces- 
»  sore,  cioè  ci  s' inimicherà...  Bisogna  dunque  che  i  nabab  sia- 
»  mo  noi ,  almen  di  fatto  se  non  di  nome...  fora' anche  senza 
»  maschera,  di  nome  comedi  fatto.  » 

Non  va  dunque  imputata  soltanto  a  machiavellismo  degli  Eu- 
ropei la  loro  prevalenza  in  Asia,  ma  al  predominio  che  una  vo- 
lontà determinata  acquista  per  natura  sovra  gente  in  tentenno 


498  MAPATTI 

e  disunita,  com'erano  quei  nabab ,  subab ,  raja>  che  da  un  ti* 
ranno  imbecille  ottenevano  a  prezzo  le  signorie  ;  e  che  aveano 
bisogno  del  coraggio  e  dell'  avidità  di  soldati  forestieri  per  di- 
struggersi tra  loro.  GÌ'  Inglesi  ebbero  l1  arte  di  mascherare  il 
dominio  colle  forme  antiche,  lasciando  un  subab  nazionale,  sic- 
ché gl'indigeni  credeano  ricevere  dal  granmogol  gli  ordini  che 
in  effetto  venivano  da  Calcutta. 

Indostan  propriamente  chiamano  la  parte  dell'India  a  setten- 
trione del  fiume  Nerbndda  ,  ove  sorge  Deli.  Fra  il  Nerbùdda  e 
il  Kistna  giacciono  i  territorii  del  Nizam ,  dei  raji  di  Barar  e  di 
Sa t tara  :  dal  Kistna  al  Capo  Comorin  sono  il  Carnate  ,  il  Mala* 
bar,  il  Hisore.  Da  Deli  poi  a  Tombudra  si  assise  la  Confedera- 
zione  dei  Maratti)  la  quale  al  dominio  britannico  divenne  nemi- 
ca dopo  che  cessarono  i  Francesi.  Maratti  chiamasi  un'  antica 
tribù  del  Decao,  oriunda  delle  montagne  del  Mahrat  nel  Regno 
di  Visapur ,  e  che  sono  forse  i  pirati  i  quali ,  fin  dal  primo  se- 
colo dell'  era  volgare,  infestarono  i  mari  dell'  India.  Gente  ma- 
landrina ,  fornivano 'di  eccellente  cavalleria  i  principi  della  pe- 
nisola ,  ed  appartenevano  alla  casta  dei  Vaisia  o  mercanti.  Ma 
da  quella  dei  Retria  o  guerrieri  usciva  il  padre  di  Sevagi ,  sol- 
dato di  ventura  a  servizio  del  re  di  Visapur,  che  ricevè  da  que- 
sto un  jaghire  nel  Carpatico  (164&)  ,  col  comando  di  diecimila 
uomini.  Il  giovane  Sevagi  col  suo  valore  si  trasse  attorno  molti 
prodi,  e  uscito  con  essi  dal  natio  Ponnah,  fra  le  dissensioni  in- 
teriori crebbe  ,  massime  con  bande  provenienti  dai  paesi  mon- 
tuosi che  stendonsi  dalle  frontiere  del  Guzerate  fin  a  quelle  del 
Canara ,  paesi  men  civili  e  più  arditi ,  eh'  egli  strinse  in  nazio- 
ne ;  conquistò  parte  del  Visapur  e  la  fortezza  di  Sultana,  e  mal 
contrastato  da  Aurengzeb,  si  proclamò  re  (1674)  ed  occupò 
tutti  i  porti  della  costa  occidentale  del  Decan ,  eccetto  quelli 
appartenenti  a  Portoghesi  o  Inglesi.  Col  figlio  di  lui  fé'  pace 
Aurengzeb,  consentendo  ai  Maratti  il  decimo  di  tutte  le  entrate 
del  Decan ,  che  poteano  far  riscuotere  da  proprii  appaltatori 
ereditarii.  Jahon  (I7l7),  nipote  di  Sevagi,  invecchiato,  lasciò  il 
governo  al  primo  ministro  (peischumh),  che  da  quel  punto  di- 
venne una  specie  di  maggiordomo  ereditario. 
Le  truppe  indigene  colè  non  sono  pagate  ,  ma  i  principii  del 

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HAIDEB  ALÌ  —  GOVEBNO  DELL' INDIA  490 

paese  confidano  certe  contrade  a  capi  militari,  coli9 obbligo  di 
provvedere  al  mantenimento  delle  troppe.  Chi  dunque  goda 
reputazione  di  valore,  trova  facilmente  mercenari  ;  l' appoggio 
di  questi  lo  affida  ad  usurpare  il  dominio  ;  e  presto  pub  diveni- 
re prìncipe  estesissimo  ,  sbalzar  V  antico  suo  re  o  farsene  ce- 
dere P autorità.  Così  fece  Haider  Ali  (  1718-1782  ) ,  che  colle 
proprie  forze  elevossi  da  umilissimo  luogo  a  reggente  del  Mi- 
sore,  indi  alla  sovranità  ,  e  non  a  torto  fu  intitolato  il  Federico 
d'Oriente. 

Cosi. alla  guerra  da  Europei  a  Europei  succedeva  quella  di 
tutta  l'India  musulmana:  Cupido  di  grandi  imprese,  Haider  Ali 
s'impadronì  di  Bangalore  ,  tenendolo  come  vassallo  dei  raja  di 
Hisore ,  cui  difese  contro  i  Maratti  :  ma  o  fosse  per  propria  si- 
curezza come  disse,  o  per  ambizione,  prese  esso  raja  e  Seringa- 
patnam  sua  capitale  ;  indi  altri  paesi,  finché  ebbe  un'entrata  di 
centodieci  milioni,  ducentomila  armati,  fra  cui  venlicinquemila 
a  cavallo ,  e  un  corpo  di  milledugento  Francesi.  Con  mirabile 
arte  ajutato  dal  figlio  Tipu-Saib ,  sotto  Madras  conchiuse  un 
trattato,  per  cui  ti  nabab  d' Arcate ,  creatura  degl'  Inglesi,  do- 
vette abbandonar  la  città  e  la  fortezza  di  Oscotta,  e  a  lui  tribu- 
tare 1,400,000  lire  Panno. 

Vollero  gì9  Inglesi  lavarsi  di  quest'  onta  eon  buone  imprese 
nell'  Indostan,  ove,  aManni  di  Scià  Aleni ,  presero  Cora  e  Al- 
lahabad;  e  come"  sovrani  le  cedettero  a  Suja  al-Daula,  nabab  di 
Aud,  obbligandolo  al  tributo  di  25  milioni.  Con  questo  nuovo) 
vassallo  osteggiarono  Rohilkend,  e  soggiogatolo  ,  ne  riunirono) 
il  dominio  a  quello  di  Suja  al-Daula,  con  crescergli  di  4  milio- 
ni il  tributo;  e  serbando  per  sé  la  provincia  di  Benarete,  città 
santa,  per  la  quale  si  dilatarono  fin  all'estremo-del  Bengala. 

Tanta  prosperità  li  tolse  alla  moderazione ,  né  più  dissimu- 
lando la  conquista  ,  fecero  legge  la  propria  volontà,  giudici  a 
amministratori  i  loro  nazionali;  levarono  ogni  autorità  al  subab, 
che  tributario  e  dipendente  dalla  Compagnia,  né  guerre  né  pa- 
ce potea  far  più,  né  nominare  ministri ,  comandar  truppe,  am- 
ministrare finanze ,  render  giustizia  ai  sudditi.  Guardando  il 
paese  come  una  miniera,  il  popolo  come  mercanzia,  non  cer- 
carono che  a  smungere  più.  La  tiranuia  fece  suo  frutto;  molti 

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§00  INDIA 

agricoltori,  per  le  eccessive  estorsioni,  lasciarono  Spopolati  e 
sodi  i  terreni  ubertosi;  molti  tessitori  di  seta  si  storpiavano  o 
mutilavano  ,  anziché  soffrir  le  angherie  cui  quell'  abilità  gli 
esponeva;  quieti  i  telai  ';  scemato  il  ricolto.  Il  monopolio  degli 
uffiziali  della  Compagnia  avea  distrutta  V  industria  nazionale, 
che  produceva  le  merci  cercate  dei  secoli  in  Occidente;  e  men- 
tre vi  colava  V  argento  d' Europa  e  d'  America  ,  il  paese  restò 
immiserito.  Dalle  merci  inglesi  portate  nel  Bengala  non  creb- 
bero se  non  le  munizioni  di  guerra;  fame,  epidemie  erano  fo- 
mentate dall'  insaziabile  avidità  degli  incettatori,  uno  dei  quali 
v'andò  nudo,  e  mandò  in  Europa  14  milioni.  Turpe  corruttibi- 
lità per  tutto  ;  mescolami  la  politica  per  profittare  dei  doni 
che  sempre  ebbero  parte  suprema  nelle  trattative  orientali ,  e 
che  la  legge  potè  restringere,  non  proibire.  Non  leggi  che  pro- 
teggessero le  persone,  non  autorità  che  potesse  farsi  rispettare; 
l' infanzia  dell'  industria  impediva  ogni  sviluppo  della  ricchezza 
pubblica;  a  gente  diversissima  di  lingua  ,  di  costumi,  di  reli- 
gione, erano  messe  imposte  da  altri,  cui  la  lontananza  de'  loro 
mandatarii  toglieva  ogni  responsabilità:  i  giovani  inglesi  vi  cer- 
cavano un  impiego  per  tesoreggiare  alla  lesta  alcune  centinaia 
di  migliaja  di  sterline,  e  tornare  in  Inghilterra  a  sposar  la  fi- 
glia d'un  pari,  comprare  un  bourg  pourri  e  sfoggiarla.  Fra  ciò, 
che  poteva  un  capo  onesto?  Pertanto,  sotto  l'apparente  ricchez- 
za, povera  rimaneva  l'India;  il  danaro  in  man  di  poche  persone 
vicine  agi'  Inglesi ,  e  intente  a  smungere  più  sempre  il  paese. 
Grave  siccità  distrusse  il  ricolto  del  riso,  principale  nutrimen- 
to; e  gli  speculatori  accaparrarono  il  resto,  talché  appena  i  più 
ricchi  erano  in  grado  di  procacciarsi  il  vivere.  Fra  quell'orri- 
bile fame  si  frangono  i  legami  della  società,  ma  restano  quelli 
della  superstizione;  giacché  non  si  osa  uccidere. gli  animali,  e 
il  bove  e  la  vacca  impunemente  disputano  il  cibo  agli  affamati. 
Tre  o  quattro  milioni  d'abitanti  del  Bengala  perirono. 

Con  tanto  territorio  e  sì  ricco ,  col  privilegio  del  commercio 
d'Oriente,  con  esazioni  ingordissime  ,  la  Compagnia,  non  che 
pagare  agli  azionisti  il  dividendo  promesso  del  dodici  e  mezzo 
per  cento,  dovette  sollecitare  un  soccorso  di  un  milione  e  mez- 
sio  di  sterline.  Aveva  essa  per  dieci  anni  cavato  dal  Bengala  38 

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COSTITUZIONE  DELLA  COMPAGNIA  201 

milioni  annui;  oltre  dugento,  predati  da  chi  sapeva  rubare:  ma 
la  fonte  di  tante  ricchezze  era  esausta  dalle  guerre,  dalle  rivo- 
luzioni, dalle  estorsioni;  gli  uomini  campati  dalla  fame,  stenta- 
vano: eppure  i  direttori  che,  per  interesse ,  avrebbero  dovuto 
cercare  i  rimedii,  ponevano  nella  loro  lettera  generale  del  mar- 
ia 177!  ,  «  esser  quello  il  buon  momento  di  profittare  per  tut- 
te le  possibili  vie  deVantaggi  che  promette  la  possessione  dei 
Bengala.  ■  Tanto  è  senza  viscere  là  mercantile  speculazionel 

Questi  guai  non  si  udivano  in  Inghilterra,  ma  solo  le  vittorie 
di  dive,  viepiù  esaltate  pel  confronto  dei  disastri  americani  : 
ma  nell'India  orribili  voci' correvano  di  lui  ;  che  facesse  schifo- 
so monopolio  del  betel  e  del  tabacco,  anzi  del  riso ,  unico  vitto 
del  paese,  e  in  ogni  peggior  modo  soprusasse.  Raccolse  que'la- 
menti  Burgoyqe ,  e  gliene  diede  querela  in  Inghilterra  ,  dove 
dive,  che  avea  maneggiato  a  suo  talento  un  mezzo  mondo  sen- 
ta render  conto  a  chi  che  fosse,  a  tutti  il  doveva  come  cittadi- 
no. La  sua  salute  ne  fu  peggiorata;  e  scevero  dalla  società,  re- 
stò consunto  da  mal  di  fegato  a  49  anni.  Nome  che  non  perirà: 
senza  altri  maestri  che  il  bisogno  e  i  pericoli ,  seppe  divenire 
gran  generale,  grand'amministratore,e  arrestarsi  a  tempo;  sul- 
le sue  colpe  è  ancora  dubbia  la  storia*. 

Allora  il  parlamento  pensò  modificare  la  costituzione  della 
Compagnia ,  della  quale  giova  qui  dare  conoscenza.  Da  princi- 
pio gli  azionisti  adunavansi  di  tempo  in  tempo  pei  loro  interes- 
si, e  separandosi  incaricavano  un  comitato  di  dare  spaccio  alle 
occorrenze.  La  più  piccola  somma  bastava:  ma  dopo  Patto  d'o- 
rione si  volle  un  capitale  di  cinquecento  sterline  per  compari- 
re nella  corte  de'proprietarii,  e  di  duemila  per  entrare  nel  co- 
mitato. Un  presidente  e  un  vice-presidente  dirigevano  le  deli* 
berazioni  delie  assemblee,  dove  eleggevansi  i  direttori  annui. 
Onerali  assemblee  s'adunavano  in  marzo ,  giugao ,  settembre , 
dicembre,  poi  qualvolta  cadesse  bisogno,  o  lo  chiedessero  nove 
possessori.  La  corte  dei  ventiquattro  direttori  raccoglieasi  quan- 
do credesse,  e  bastavano  tredici  membri  per  farla  compiuta.  É 
dunque  modellata  sopra  la  costituzione  inglese  ;  giacché  i  pro- 
prietarii.corrispondoDO  alla  nazione,  le  loro  assemblee  al  corpo 
elettorale,  il  presidente  coi  direttori  al  re  col  parlamento.  I  di* 

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203  COSTITUZIONE  DELLA  COMPAGNIA 

rettori  divideansi  ra  dieci  comitati  :  di  corrispondenza ,  proces- 
sor, tesoro,  magazzinaggio,  contabilità,  compre,  navigazione, 
commercio,  oltre  uno  dell'interno  e  uno  di  sorveglianza. 

Nelle  tre  presidenze  di  Bombay,  Madras,  Calcutta,  indipen- 
denti una  dall'altra,  avea  pieno  potere  un  governatore,  assistito 
da  un  Consiglio  per  l' amministrazione ,  tratti  in  numero  vario 
per  anzianità  dagl'impieghi  civili  della  Compagnia;  e  ogni  deci- 
sione prendeasi  a  maggiorità  di  voti.  Il  presidente  e  i  consiglieri 
potendo  riunire  altre  cariche,  tenevansi  le  più  lucrose  ;  e  per 
ottenerle,  accarezzavasi  il  presidente ,  che  così  poteva  ogni  vo- 
glia sua.  Buon  nerbo  di  truppe  tenea  la  Compagnia ,  cernite  in 
Inghilterra,  o  da  desertori  d'altre  colonie,  o  da  indigeni  (sipai), 
che  s'adattarono  a  obbedire  ad  uffiziali  europei. 

Quanto  al  commercio,  quello  delle  stoffe ,  che  sempre  fu  il 
principale,  faceasi  da  un  secretarlo  (banyan),  che  recavasi  sui 
luoghi  con  un  cassiere  e  alquanti  servi  armati ,  e  prendeva  a 
mese  alcuni  agenti  subalterni,  i  quali  distribuendosi  ne'varii 
posti,  vi  prendeano  casa,  dove  poneansi  con  servi  armati  ed  al* 
tri  da  servigio.  L'agente  trattava  con  sensali,  e  questi  coi  pi- 
cara, i  quali  infine  negoziavano  coi  tessitori  :  talché  fra  questi 
e  la  Compagnia  stavano  cinque  intermedii.  Il  tesserandolo,  co- 
me avviene  sempre ,  incapace  di  comprare  gli  stromenti  e  le 
materie,  e  di  sostentarsi  durante  il  lavoro,  cercava  anticipazioni 
a  grossa  usura;  e  terminata  la  pezza,  la  portava  al  banyan,  che 
la  deponeva  in  un  magazzino.  Finita  la  stagione  e  le  commis- 
sioni, il  banyan  e  i  suoi  agenti  esaminavano  ogni  pezza  e  la  pa- 
gavano al  tessitore,  col  ribasso  del  quindici ,  venti  o  venticin- 
que per  cento  sul  prezzo  convenuto.  Insomma,  il  banyan  era 
l'anello  di  comunicazione  fra  la  razza  indigena  e  l'europea  ;  i 
ricchi  Indiani  compravano  quel  titolo  a  gran  prezzo,  per  aprirsi 
occasione  di  trafficare  a  proprio  conto,  all'ombra  del  nome  in- 
glese. Al  mercadanti  liberi ,  cioè  quelli  della  Compagnia ,  da- 
vasi  privilegio  di  farvi  commercio  per  proprio  conto  ;  con  gin- 
ramento  d' abitare  essi  e  casa  loro  nel  luogo  assegnato  dalla 
Compagnia ,  e  fin  al  termine  prescritto  ;  non  scrivere  nò  fare 
scrivere  cosa  che  riguardasse  il  commercio  della  Compagnia 
nell'  Indiai  eccetto  che  alla  corte  dei  direttori. 

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BEGOLATING  ACT  20$ 

Nel  1726  s'ordinò  il  sistema  giudiziario,  con  quattro  sorte  di 
tribunali.  Una  corte  del  podestà  a  ciascuna  delle  tre  presiden- 
te, una  d'appello,  una  delle  istanze,  e  il  tribunale  delle  quat- 
tro sessioni ,  che  riuniva  le  attribuzioni  dei  giudici  di  pace  e 
delle  giurisdizioni  inferiori.  In  due  tribunali  che  rendeano  ra- 
gione agl'indigeni  secondo  le  proprie  leggi ,  uno  pel  criminale, 
ano  pel  civile,  il  presidente  Dominava  o  destituiva  a  volontà. 

La  Compagnia  volle  estendere  il  suo  potere  su  tutti  i  sudditi 
britannici  che  si  trovavano  nell'  India,  benché  non  fossero  suoi 
agenti  ;  e  passo  a  passo  ottenne  che  chiunque  vi  venisse  senza 
autorizzazione  sua ,  sarebbe  violatore  della  legge  ,  e  rinviato. 
Erasi  già  disputalo  in  Inghilterra  se  una  Compagnia  privilegia- 
ta pel  commercio  potesse  esercitare  la  sovranità,  o  se  gli  acqui- 
sti suoi  spettassero  alla  nazione  :  strano  parendo  che  V  essere 
capitalista  in  una  società  conferisse  diritto  di  cooquistatore  o 
di  legislatore.  Ir  parlamento  non  proferì  nulla,  purché  la  Com- 
pagnia si  obbligasse  a  pagare  quattrocentomila  sterline  l' anno 
più  del  passato. 

Intanto  le  guerre  rovinose  e  la  cattiva  amministrazione  sire* 
mavano  la  Compagnia;  ognuno  agognava  a  rubare;  il  debito  sali 
a  220  milioni  di  franchi ,  oltre  i  particolari  di  ciascuna  delle 
*  quattro  presidenze ,  mentre  il  capitate  non  passava  in  tutto  i 
120  milioni.  Il  parlamento  venne  (1773)  dunque  in  suo  sossi- 
dio  collo  scemare  il  dividendo  al  sei  per  cento,  e  col  rinunzia- 
fé  a  parte  della  retribuzione  annua,  e  cambiò  l'ordinamento  in- 
terno della  Società.  A  Bengala  dovea  sedere  un  governatore 
generale  che  durasse  cinque  anni,  con  un  consiglio  di  cinque 
membri,  nominati  dalla  Compagnia ,  confermati  dalla  Corona; 
le  altre  presidenze  obbedissero  a  questo,  e  non  potessero  sen- 
za suo  consenso  far  guerra  o  trattati.  Mentre  in  prima  ogni  in- 
vestito d'un'azione  aveva  voce  nelP  assemblea  generale  ,  si  re- 
strinse il  diritto  a  chi  n'  avesse  due:  dei  ventiquattro  direttori 
ciascuno  durasse  quattro  anni,  uscendone  sei  per  anni. 

Ivi  un  tribunale  supremo  di  giudici  inglesi,  indipendenti  dal 
governatore,  decideva  in  ultimo  appello  colle  consuetudini  bri- 
tanniche. Questo  era  in  fondamentale  contraddizione  col  diritto 
nazionale.  I  Bengalesi  vedevano  gente  armata  traversar  il  pae- 

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f> 


204  HASTINGS 

se  onde  dare  fonata  esecuzione  a  decreti  fondati  su  leggi  che 
non  ioteodeaoo,  e  gravare  i  mindari,  cioè  antichi  fittajuoli  ere- 
ditarli, or  divenuti  graodi  possessori  e  venerati  come  unico  a- 
vanzo  degli  antichi  principi.  Offesi  nella  religione  e  nelle  abi- 
tudini, gl'Indiani  s'opponeano  spesso  a  forza ,  e  il  sangue  scor* 
ma,  sinché  il  parlamento  mutò  quell'ordine. 

Il  privilegio  fu  continuato  alla  Compagnia  per  un  tempo  li- 
mitato, e  colla  retribuzione  di  quattrocentomila  sterline  :  tra- 
smettesse al  governo  tutti  gli  atti  suoi* 

Tornavano  in  Europa  ricchi  sfondolati  i  mercanti ,  e  la  fama 
esagerava^  onde  s' alzarono  sterminatamente  le  azioni:  ma  chi 
vuol  che  la  pianta  dia  frutto,  non  ne  sugga  le  radici.  Il  Benga- 
la sfiorito  più  non  rese  il  tributo  consueto  ;  la  Compagnia  falli- 
va se  il  ministero  non  l'avesse  servita  di  trentun  milioni  e  mez- 
zo, e  perdonatole  i  nove  milioni  che  pagava  l'anno ,  coli'  obbli- 
go di  assentire  al  governo  immediata  ispezione  sulle  operazioni 
politiche,  e  tenere  colà  un  suo  plenipotente.  Ma  que' mercanti, 
abituati  a  non  aver  legge  che  il  talento  ,  resero  illusorio  un  tal 
posto ,  'che  fu  desiderato  per  nobiltà ,  ma  non  valeva*  a  repri- 
mere quell'immenso  sistema  di  espilazione. 

Warren  Hastings,  divenuto  governatore  generale  (  1 722) ,  ten- 
tò qualche  riforma,  e  le*  sperperate  finanze  rassettare-,  toglien- 
do le  uscite  inutili  e  le  eccessive  gravezze ,  scemando  la  spesa 
di  scossa,  riducendo  centrale  e  robusta  l'amministrazione,  isti- 
tuendo corti  provinciali  per  opporsi  ai  soprusi.  I  frenati  lo  con* 
tradirono  ;  il  rese  impopolare  la  necessità  di  ricorrere  a  spe- 
dienli,  consoni  forse. alla  natura  indiana,  ma  repugnanti  alla 
inglese;  ed  ogni  atto  suo  fu  preso  in  sinistro.  Voleano  conser- 
vasse integro  il  territorio ,  e  gli  interdicevano  la  guerra  ;  poi 
gliene  imputavano  le  conseguenze  :  domàndavangli  continua- 
mente danaro,  danaro;  poi  disapprovavano  gl'immorali  spedienti 
con  cui  esso  ne  procacciava,  vendendo  l'alleanza  e  le  armi  bri- 
tanniche a  tiranni  spietati  o  a  nuovi  ambiziosi  :  il  parlamento 
inglese,  intromettendosi  perpetuamente,  guastava  dove  non  co- 
nosceva. Hastings  seppe  limitare  la  conquista  e  riunirla  :  ma 
mente  v'aveva  allora  di  stabile;  nessuna  idea  fissata  ne  sulla  po- 
litica esterna  uè  sulla  interiore  costituzione  ;  non  danaro ,  non 

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PBOCESSO  DI  HASTINGS  205 

potere  ,  non  soprattutto  pubblica  opinione.  Fosse  dunque  per 
evitare  gli  scontenti  o  per  farne  suo  prò,  Hastings  lasciò  le  cose 
ricondursi  nell'assetto  di  prima. 

Degl'infelicissimi  Indiani  furono  raccolti  i  lamenti  in  Inghil- 
terra :  e  Carlo  Fox,  allora  ministro  (  1 738),  propose  alla  Came- 
ra una  riforma,  che  provvedesse  agli  azionisti  e  allo  Stato,  col- 
l'affidare  gì'  interessi  della  Compagnia ,  non  più  all'  assemblea 
generale  ,  ma  a  sette  direttori  nominati  dalla  Camera  dei  Co- 
muni; e  una  riforma  del  governo  che  a  questo  creseeise  poten- 
za. Con  ogni  arte  buona  e  malvagia  fu  sventata  la  proposta:  ma 
quando  venne  al  ministero  Guglielmo  Pitt  (1784) ,  seppe  far 
passare  V  atto  dell' India ,  attribuendo  però  al  re  la  nomina 
dei  direttori.  Ivi  si  stabilisce  un  nuovo  governo  nominato  dal 
re,  con  sei  consiglieri  incaricati  degli  affari  dell'  India  sotto  un 
segretario  di  Slato  ;  ai  quali  la  corte  dei  direttori  trasmetta  tut* 
ta  la  sua  corrispondenza  eoll'India.  Il  governo  centrale  supre- 
mo consisteva  in  un  governatore  e  tre  consiglieri  ;  e  il  re  po- 
teva scambiarli.  Dichiarati  contrarli  all'  onore  e  alla  politica 
ogni  conquista  o  ingrandimento ,  ogni  alleanza  difensiva  ed  of- 
fensiva coi  prìncipi  dell'  India.  Del  resto,  al  governatore  gene- 
rale restava  molta  libertà,  sotto  la  sua  garanzia  personale  :  ma 
se  tale  incremento  di  forza  riparava  ai  mali  preteriti,  fa  poi  co* 
nosciuto  dannoso. 

I  sudditi  inglesi  erano  sottoposti  a  corti  d?  Inghilterra  pei  de- 
litti commessi  nell'  India  ;  e  i  varii  governatori  potevano  far  ar- 
restare ogni  persona  sospetta  e  trasferire  in  Inghilterra.  Una 
nuova  corte  di  giustizia  veniva  istituita  contro  le  concussioni , 
le  esazioni ,  le  violenze  in  quei  governi.  A  questa  fu  citato  Ha- 
stings ,  H  cui  processo  rimane  uno  dei  monumenti  più  curiosi. 
Sheridan-,  oratore  irlandese,  aggiuntosi  a  quelli  ond' era  insigne 
la  tribuna  d* Inghilterra ,  investi  H  nuovo  Verre  (7  ott.  1 786) 
con  un'arringa  improvisa  che  parve  il  sommo  dell'  eloquenza; 
e  contro  il  costume,  riscosse  ripetuti  applausi  dal  parlamento: 
'Burke,  Fox,  Pitt  accordarono  in  dire  che  mai  non  s' era  vedu- 
to in  antico  o  in  moderno  un  pari  esempio  di  quanto  il  genio  e 
V  arte  possono  agitare  e  dominare  gii  spiriti.  Fu  dunque  votata 
l' accusa  di  Hastings  davanti  ai  lord,  uve,  con  meno  impeto  ma 

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206  PROCESSO  DI  HASTINGS  —  COBNWALLIS 

più  insistenza ,  lo  perseguì  la  viva  parola  di  Sheridan.  Burke , 
con  minore  veemenza  e  solennità  sviluppandola,  tessè  la  storia 
delle  Indie,  e  de1  costumi  e  patimenti  orribili  di  esse.  I  proprie- 
tarii,  al  minimo  ritardo  del  tributo,  erano  gittati  prigione  ;  on- 
de toglievano  a  usura  per  chetare  i  viglietti  eh1  erano  stati  for- 
zati a  soscrivere ,  e  pagavano  fin  il  seicento  per  cento.  Chi  non 
potesse,  era  preso  ;  e  strettegli  le  dita  con  corde ,  vi  si  confic- 
cavano chiodi  e  spine  :  altri  Iegavansi  due  a  due  pei  piedi ,  e 
sospesi  per  questi ,  se  ne  bastonava  la  pianta  fin  a  staccarsi  le 
unghie  ;  poi  batteasi  loro  la  testa  in  modo  ebe  sanguinavano  per 
la  bocca  e  per  le  orecchie  $  e  quando  tutto  il  corpo  era  esulce- 
rato dalla  sferza ,  ungeansi  con  sughi  d' erbe  velenose.  Tale 
trattamento  faceva  a  loro  Devi-sing,  oltre  gli  spasimi  morali  di 
attaccare  insieme  padre  e  figlio,  e  poi  flagellarli ,  in  modo  che 
uno  non  potesse  schermirsi  dai  colpi ,  senza  esporvi  V  altro. 
Peggio  ancora  per  le  donne,  tratte  dai  nascosti  asili  per  espor- 
le ignude  a  brutali  violenze.  Un  fremito  d' indignazione  e  di 
pietà  si  propagò  dall'  Inghilterra  a  tutta  Europa ,  e  rintonò  in 
Asia  :  ma  le  indagini  richiedevano  sì  lungo  tempo ,  che  quel 
processo  era  già  divenuto  impopolare ,  quando  Hastings  recitò 
la. sua  difesa  :  poi  durato  dall'  8$  al  OS  ,  Hastings  fu  assolto  ; 
tratto  dalle  strettezze  e  rifatto  dei  danni ,  egli  si  ritirò  nella 
quiète. 

Molti  contestavano ,  non  solo  alla  Compagnia  ma  all'  Inghil- 
terra ,  il  diritto  di  far  conquiste  nell'  India  ,  e  principalmente 
Fox ,  Burke ,  Sheridan ,  pe'  principii  filantropici  allora  echeg- 
giatiti. Pertanto  Piti  era  costretto  difendere  le  conquiste  colla 
parola,  mentre  altri  colla  spada  ;  e  gli  eroi  mercadanti,  reduci 
in  patria  ,  invece  del  trionfo  trovavano  l' accusa.  Il  ministero 
stesso  più  volte  riprovò  gli  acquisti  territoriali  ;  ma  poteasi  ri- 
sparmiarli ?  Ciascun  paese  sottomesso  avea  un  vicino,  che  im- 
mediatamente diventava  nemico,  e  che  assaliva  se  non  fosse  as- 
salito ,  e  battuto  rifaceasi  ;  donde  la  necessità  di  distruggerlo  9 
e  di  trovarsi  così  a  contatto  con  un  nuovo  vicino  ,  fatto  nuovo 
nemico.  Carlo  Cornwallis,  succeduto  ad  Hastings  (1802),  parti 
colla  dichiarata  risoluzione  di  rimettere  e  conservare  la  pace  ; 
ma  il  suo  governo  fu  una  perpetua  contraddizione  coi  sentimenti 

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COBNWALLIS  30? 

e  le  idee  che  gli  aveano  acquistata  la  popolarità  ,  e  colle  sue 
proprie.  Invece  dell'economia,  fé'  spese  enormi;  invece  di  sot- 
toporsi affatto  al  parlamento ,  se  ne  affrancò  ;  invece  della  pa- 
ce ,  si  travagliò  in  guerra  incessante.  Ma  poiché  col  carattere 
si  governa  più  che  coli' ingegno,  egli  si  guadagnò  gli  spiriti,  e 
parea  giusto  quanto  veniva  da  lui  ;  e  benché  mancasse  di  gran* 
di  qualità  sì  militari  che  governative,  mostrò  come  si  passa  es- 
sere politico  onesto.  Gli  fu  suffragata  una  statua,  e  una  pensio- 
ne di  cinquemila  sterline  per  venti  anni. 

Uscente  il  secolo  passato ,  splendidissima  era  la  situazione 
esterna  del  governo  inglese  nelle  Indie,  ma  spaventosa  l'inter- 
na amministrazione  (1).  Il  terreno ,  come  in  tutta  Asia,  appar- 
tiene al  monarca  ,  che  lo  concede  al  coltivatore  per  una  retri- 
buzione ,  la  quale  alimonia  le  casse  del  governo  indo-britanni- 
co ,  succeduto  agli  antichi  padroni.  Non  é  dunque  divisione  io 
grandi  dominii ,  che  somigli  alla  feudalità  ,  ma  in  molti  piccoli 
poderi,  il  cui  affittaiolo  li  suddivide  ancora  a  lovoratori.  Il  go~ 
verno  mette  tasse  sul  primo,  il  primo  sul  secondo,  e  questi  sul 
terzo  ,  che  oppresso  da  quel  peso ,  non  ha  di  che  comprare  uà 
pugno  di  riso  nel  paese  di  tanta  abbondanza  ;  e  come  in  Irlan- 
da ,  tutti  hanno  fame.  A  canto  a  queste  classi  infelici ,  ve  n'  ha 
di  privilegiate:  i  Bramini  che  non  fan  nulla  ;  gli  appaltatori  di 
alcune  terre  immuni  (  lakhiradjars  )  ;  i  mercanti  delle  città  ; 
le  grandi  famiglie  musulmane  ,  e  gli  avanzi  de'  nobili  indigeni. 
Sono  altrettanti  corpi  diversi,  senza  legname  comune  ;  -oltre  poi 
la  mescolanza  di  sangue  inglese  e  indiano ,  distintissima  an- 
ch' essa. 

Distinti  ancor  più  restano  i  Britannici ,  che  non  possono  né 
acquistare  la  benevolenza,  né  mutar  i  costumi  della  razza  inda 

(1)  Nel  1793-94  le  rendite  dell'  India  sommavano  a  8,276,770 
sterline  ;  le  spese  e  interessi  del  debito  a  6,633,951.  Ma  il  van- 
taggio accidentale  sparve  ,  talché  nel  98  si  trovarono  di  entrata 
8,059,880,  di  spese  8,178,626.  Alfine  dell' amministrazione  di 
lord  Wellesley  nel  1806,  le  entrate  erano  di  15,403,409,  la  spesa 
di  15,672,017.  Nel  93  il  debito  ammontava  a  15,962,743  sterli- 
ne 5  nel  97  a  17,059,192  ;  nel  1805  a  31,638,827. 

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908  pbopbikt!  nell'india  —  malabab 

e  musulmana,  protetta  dall'  indolenza  e  dall'indifferenza.  I  ge- 
nitori ricusano  mandare  alle  scuole  i  loro  fanciulli ,  e  stimano 
più  1'  infimo  pundit  che  tutti  insieme  i  Sapienti  della  Società 
asiatica.  I  pochi  che  studiano,  sanno  mille  cose  inutili  ;  il  com- 
puto delle  sloke,  le  minuzie  della  grammatica,  della  prosodia, 
delle  rappresentazioni  de'  tempii  e  delle  divinità  loro ,  ma  ve- 
runa scienza  applicabile.  I  Bramini  e  i  khiragiar  sono  troppo 
interessati  a  non  impaniarli  dall'ignoranza  e  dallo  stato  antico. 

Una  riforma  giudiziale  e  finanziera  aveva  introdotta  Corawal- 
lis ,  ma  questa  male  scontrava.  Erasi  egli  travagliato  a  stabili- 
re sopra  le  forme  antiche  una  grande  aristocrazia  territoriale 
a!  modo  inglese  ,  dichiarando  gli  zemindari  proprietarii  delle 
terre*  di  cui  pagassero  1'  imposta  al  governo  :  quando  noi  fa- 
cessero ,  si  venderebbe  alla  spiccia  una  porzione  di  loro  terre. 
Queste  vendite  si  moltiplicarono  tanto ,  che*  nel  1 796  rappre- 
sentavano una  rendita  di  28,700,000  rupie ,  cioè  un  decimo 
delle  tre  Provincie  di  Bengala ,  Bahar  e  Orissa.  Ciò  menomava 
la  classe  degli  zemindari  ;  ma  non  per  questo  elevaronsi  i  rio- 
ti,  come  Cornwallis  avea  sperato ,  il  quale  a  tal  fine  aveva  ob- 
bligato gli  zemindari  a  munirli  d' una  patente  inalterabile.  Al- 
lora dunque  che  lo  zemindar  più  non  potè  aumentare  a  sua  vo- 
glia la  rendita  che  il  riot  pagava ,  fu  attento  ad  ogni  occasione 
di  congedarlo  ,  per  far  migliore  contratto  con  un  altro.  Il  riot 
appellava  alla  giustizia?  le  lungagne  di  queste  lasciavamo  espo- 
sto alla  vendetta  dello  zemindar  ,  e  le  spese  il  rovinavano  Una 
riforma  nel  96  dava  agli  zemindari  una  procedura  più  spiccia- 
tiva riguardo  ai  rioli ,  e  che  potessero  vendere  le  rendite  ;  e 
cosi  questi  trovaronsi  irreparabilmente  al  coloro  arbitrio.  Corn- 
wallis creò  tribunali  :  ma  i  giudici  non  sapeano,  tra  quelle  for- 
inole ,  pronunziare  che  in  pochi  casi  ;  e  le  lentezze  facevano 
moltiplicar  i  contratti  di  mala  fede.  Si  credè  riparare  col  met- 
ter un'  imposta  sui  litiganti  :  ma  questa  impediva  ai  più  di  otte- 
nere giustizia,  mentre  il  numero  delle  liti  aumentò  oltre  l' im- 
maginazione ;  e  di  pari  cresceano  i  delitti  e  le  bande  dei  ladri. 

Né  minor  esecrazione  attiravansi  gP  Inglesi  sulla  costa  del 
Malabar.  La  presidenza  di  Bombay  soccorse  Ragobah ,  il  quale 
assassinando  il  nipote ,  salì  peischwah  de'  Maratti  occidentali. 

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MALABA  —  TIPPC  SA»  209 

Haider  Ali ,  che  da  due  anni  fjceva  inutile  guerra  ai  Maratti , 
vedendo  Podio  che  gì'  Inglesi  a'  attiravano  col  proteggere  il  ti- 
ranno, fé'  pace,  e  contro  il  nemico  comune  a1  alleò  col  nizam  di 
Decan  e  coi  Francesi ,  venuti  allora  nemici  delP  Inghilterra  per 
le  cose  d'America.  Dall'urgenze  salvasi  la  Compagnia  colla 
prontézza,  assalendo  gli  stabilimenti  francesi  di  Cbandernagor, 
Caricai  e  Mazulipatoam  ;  riduce  Pondicbery  (1778)  ;  e  intanto 
ridesta  gli  antichi  rancori  de' Maratti  è  del  nizam  contro  l'usur- 
patore reggente  del  Misore.  Haider  però  non  sgomentato  ,  de- 
vasta il  Carnati™  ,  prende  Arcate  j  ma  è  costretto  ritirarsi , 
Calcutta  e  Mangalore  gli  sono  strappate ,  distrutta  la  flotta  ;  e 
Eyre  Coote,  generale  inglese,  lo  vince  e  rivince,  ma  noi  doma, 
e  rinforzi  francesi  ne  rialzano  la  fortuna. 

Tippu  Saib  suo  successore  (1783)  continuò  guerra  con  esito 
vario  :  finché  nella  pace  tra  Francia  e  Inghilterra,  la  prima  re- 
cuperò Pondicbery,  Caricai ,  Chandernagor  ;  e  P  Olanda  le  an- 
tiche possessioni,  eccetto  Negaptnam  che  restò  agl'Inglesi.  Tip- 
pu Saib  rimasto  solo,  bramò  la  pace,  che  fu  firmata  colla  Com- 
pagnia inglese  a  Mangalore  (l7$4)r,  restituendosi  conquiste  e 
prigionieri.  Ma  Tippu  odiava  gì1  Inglesi  quanto  suo  padre  ;  e 
più  fiero  e  men  intelligente  di  questo ,  si  credette  o  si  spacciò 
eletto  dal  profeta  per  sterminare  dall'  India  i  Nazareni ,  e  inse- 
guirli sino  all'inferno.  Ripeteva  amerebbe  vivere  due  giorni  da 
tigre,  piuttosto  che  due  secoli  da  agnello  ;  e  la  tigre  èra  il  suo 
simbolo,  che  metteva  per  tutto,  e  alcune  vive  e  mansuefatte  ne 
teneva  ;  amava  la  guerra  per  sé  stessa  ,  e  contro  gli  Europei 
principalmente  per  fanatismo  religioso.  Prodigo  e  avaro,  franco 
e  intrigante  ,  robusto  e  fiacco ,  sol  costante  era  nel  coraggio  e 
nell'  amore  de'  suoi  figliuoli. 

Pel  suo  intento,  profittò  dei  Francesi ,  che,  nel  bollore  della 
Rivoluzione ,  cercavano  per  tutto  nemici  ai  loro  nemici  ;  gì*  In- 
glesi. Ufflziali  di  quella  gente  addestravano  le  sue4  truppe'  e 
P  artiglieria,  e  teneva  in  arme  settantamila  uomini,  é  moltissimi 
alleati.  Buonaparte  dal  Cairo  mandò  all'India  di  que'suoi  pom- 
posi proclami,  e  eh'  ei  veniva  a  spezzare  la  tirannia  britannica! 
ma  quando  la  battaglia  d'Abukir  troncò  gli  sperati  trionfi  della 
Francia  e  la  grand1  opera  che  Napoleone  credessi  destinato  a 
III.  dbyfiocgle. 


210    N  MAH  ATTI 

compiere  io  Asia,  lord  Mornington  governatore  scemò  2  riguar- 
di a  Tippa  ,  e  trovati  pretesti  marciò  sopra  il  Mfsore.  La  cam- 
pagna andò  fiera,  ma  non  poteva  restare  incerta.  Le  prime  scon- 
fitte avvilirono  V  anima  superstiziosa  di  Tippu  ,  che  chiuso  in 
Seringapatnam,  combattendo  da  soldato  fu  ucciso  (1799).  Allo* 
ra  tutto  il  Misore  venne  agl'Inglesi,  e  fu  schiantata  l1  unica  Po- 
tenza che  secondare  potesse  la  Francia.  Per  ombra  e  per  legar- 
selo col  benefizio,  vi  elessero  raja  uno  della  famiglia  che  Haider 
avea  spodestata. 

La  Confederazione  dei  Maratti  abbracciava  per  970  miglia  da 
seUentrione  a  mezzodì ,  e  900  dalla  baja  di  Bengala  al  golfo  di 
Zambogia  ,  con  40  milioni  d' anime ,  di  cui  un  decimo  musul- 
mani, il  resto  indiani,  distribuiti  in  cinque  Stati,  nominalmente 
dipendenti  dal  raja  di  Sattara.  Dicemmo  come  a  quésti  raja  si 
fosse  sovraimposto  il  pescina  ;  ma  esso  pure  fu  soggiogato  da 
Maagi-Scindia.  Il  costui  padre  era  stato  destinato  a  custodir  le 
pantofole  che  il  pescina  lasciava  alla  porta  entrando  alle  spose; 
il  quale  uscendone  un  giorno  lo  trovò  addormentato ,  ma  colle 
pantofole  strette  al  séno.  Questa  devozione  gli  meritò  avanza- 
menti  ;  e  il  figlio  succedutogli  affettò  lungamente  di  portare  a 
cintura  un  pajo  di  babbucce ,  a  memoria  dell'  origine  sua.  Af- 
fettando umiltà  divenne  vero  padrone,  ebbe  grosso  esercito,  di- 
sciplinalo dal  savojardo  Boigne  ,  e  agognava  Deli ,  quando  Scià 
Aleni ,  ultimo  rampollo  di  Aurengzeb  ,  ve  lo  invitò  a  redimerlo 
dalla  tirannide  del  ministro  Gulam.  Scindia  volò  ,  e  mutilato 
l'usurpatore,  il  fé' spirare  in  una  gabbia  ;  ma  tenne  per  sé  Pan» 
torità  rintegrata,  lasciando  il  re  vivere  di  limosina. 

Danlet-Raa-Scindia  soo  successore  ne  calcò  le  pedate,  confi- 
dandosi ai  Francesi  ;  onde  gì'  Inglesi,  vedendo  nori  poter  nulla 
sperare,  fecer  intendere  al  pescina  ,  lo  fiuterebbero  se  volesse 
torsi  dalla  soggezióne  :  e  il  colonnello  Wetlestey  ,  che  poi  col 
nome  di  lord  Wellington  dovea  restaurare  i  Bottoni ,  andò  a 
restaurare  il  pescina.  Gran  generale  e  accorto  politico,  in  paese 
dove  ogni  conquista  aggiungeva  nuovi  nemici,  egli  spiDse  la 
guerra  contro  i  Maratti ,  e  nella  pianura  di  Agrain  ne  fiaccò  la 
potenza  (  ?9  ottobre  1803  ):  onde  l'Inghilterra,  pairona  delle 
Indte»  trasferì  dal  sud  a)  nord  il  centro  di  sua  potenza,  e  tocca 
i  Siki, 


MABATT1  2  II 

Atteso  che  le  Camere  inglesi  disapprovavano  continuamente 
le  conquiste ,  bisognò  surrogarvi  il  sistema  della  protezione  e 
delle  alleanze  :  menzogna  che  costringe  a  lasciare  ai  vinti  le 
cattive  amministrazioni ,  né  però  evita  la  guerra.  I  succeduti 
governatori  Cornwallis  (1804)  e  Giorgio  Barlow  (1805)  promet- 
teano  smettere  le  conquiste  e  assodar  la  pace  ;  eppur  sempre 
erano  tratti  a  romperla.  All'attiva  politica  di  Wellesley  tornò 
lord  Minto  (1813)  :  e  Hastings  succedutogli ,  ripeteva  doversi 
colla  forza  aperta  conservare  quelle  fonti  di  ricchezza  :  appena 
giunto  (1823)  nell'  India ,  previde  la  crisi  sovrastante ,  e  vi  si 
preparò  per  conservare  la  prevalenza  inglese  ,  mentre  i  Gurka 
minacciavano  la  frontiera  orientale  dei  possedimenti  britannici; 
i  Pindarri  invadevano  la  settentrionale;  Maratti  e  Ragiaputi 
spiavano  l'occasione  di  scuotere  il  giogo.  Hastings  lasciò i  Pia- 
darri  annichilali,  molti  raja  ridotti  a  soggezione  inglese,  sciolta 
la  Confederazione  maralta  ;  sicché  la  Compagnia  stendeva  su 
due  terzi  della  Penisola  il  dominio  diretto,  sul  resto  l'influenza. 
Essa  riveste  d'  autorità  nominale  una  famiglia  sovrana  ;  ma  di 
fatto  la  esercita  un  residente  inglese ,  che  comanda  un  corpo 
militare,  cernito  fra'  natii,  sotto  uffiziali  europei  :  giudice  delle 
contestazioni  internazionali,  come  il  granmogol  ne' suoi  bei  gior- 
ni ,  non  rende  conto  che  al  suo  governo ,  il  quale  lo  scambia  a 
voglia.  Lord  Amherst,  appena  sottentrato  ad  Hastings,  ebbe  ad 
occuparsi  della  guerra  coi  Birmani ,  ipmenso  Imperio  dispoti- 
co, formato  con  quelli  di  Ava ,  Pegù ,  Munnipur,  Arracan,  Te- 
nasserim,  fra  il  Tibet  al  nord ,  la  Cina  e  Siam  a  levante  r  a  po- 
nente la  baja  di  Bengala  e  gli  stabilimenti  inglesi ,  al  mezzodì 
Malacca.  Per  le  cessioni  fatte  all'Inghilterra  (Ì82&),  fu  ridottò 
in  angusti  cofaflni. 

Portato  l' Impero  indo-britannico  a  tanta  estensione,  bisogna- 
va regolarlo ,  e  Bentinck  (1828)  il  fece  senza  i  mezzi  straordi- 
narii  della  guerra,  e  lottando  contro  le  difficoltà  interiori,  e  con- 
tro un  diffalco  d'oltre  13  milioni  di  sterline.  Egli  fa  esaminare 
tutto  pubblicamente  ;  regola  1'  amministrazione  ,  reprime  le 
masnade  di  ladri  (décoit),  e  i  sacrifizii  delle  vedove  ;  fa  indagi- 
ni sull'  India  centrale  ;  viaggia  ,  introduce  la  navigazione  a  va- 
pore e  la  libertà  della  stampa. 

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Si  2  INDOSTAN 

Tra  siffatte  vicende  meglio  conosceanaLque'  paesi,  e  la  rela- 
liohe  di  Holwell  estinse  io  parte  le  prevenzioni  invalse  sopra 
l'ignoranza  e  l'idolatria  di  colè.  I  filosofi  se  ne  impadronirono 
per  mostrare  la  superiorità  di  quel  culto  al  nostro  ;  si  esagerò 
l'antichità  de' libri  sanscritici  ;  con  febbrile  eloquenza  si  decla- 
mò contro  la  civiltà  che  andava  a  portare  i  suoi  misfatti  fra  l'in- 
nocenza di  genti  vicine  a  quell'invidiabile  stato  di  natura,  e 
che  sarieno  beate  (diceasi)  se  ivi  pure  la  superstizione  non  fos- 
se venuta  a  insinuare  le  sue  atrocità.  Altri  con.  senno  e  tran- 
quillità si  posero  a  studiarli.  Una  lingua  antichissima  comparve, 
ricca  d' inestimabili  monumenti ,  che  portavano  attacco  alla 
esclusiva  venerazione  pei  classici  greci  e  latini:  monumenti  per 
antichità  mirabili ,  non  meno  che  per  bellezza  ;  dottrine  che 
prevenivano  di  secoli  le  invenzioni  di  cui  più  si  gloria  l' Euro* 
pa.  Nel  1 784  Guglielmo  Jones  fondò  a  Calcutta  la  Società  asia- 
tica ,  per  pubblicare  le  opere  originali  di  que' popoli,  e  discu- 
terne la  storia  e  le  credenze  :  ove  pure  si  posero  e  stamperie  e 
giornali,  e  accademia  di  medicina  e  orto  botanico.  Nello  stabili- 
mento danese  di  Serampur,  cinque  leghe  da  Calcutta ,  sede  dei 
missionari  battisti,  fondati  per  convertire  gl'Indiani,  si  pubbli- 
carono, sotto  la  direzione  del  dottor  Carey,  bibbie  nei  differenti 
idiomi  dell'  India,  oltre  molti  classici  di  quella  nazione. 

Ci'  Inglesi  non  sono  passati  neil'  India  a  cercare  libertà  di 
culto  come  nell'  America  settentrionale,  o  per  convertire  come 
i  missionari!'  puritani,  ma  per  guadagno.  Non  vi  portano  dunque 
cortesie,  ma  il  loro  contegno  inamabile  ,  ma  abitudini  colà  sto- 
machevoli. Le  loro  donne,  invece  degli  sfarzosi  vestiti  orientali, 
usano  le  mode  dismesse  d' Europa,  abbastanza  scomode  e  ridi- 
cole :  gli  uomini  mangiano  e  fumano  il  giorno  intero,  isolati  per 
non  astringersi  a  convenevoli,  e  abbandonandosi  a  quelle  bizzar- 
rie di  cui  già  danno  tanti  segni  in  patria  :  dagli  abitanti-esigooo 
rispetto  ,  e  non  osservano  tampoco  la  decenza  :  mangiano  cibi 
vietati,  lasciano  la  propria  donna  al  braccio  altrui,  ballano  d'e- 
state, cantano  a  tavola  ;  altri  atti  che  per  que'  popoli  sono  abo- 
minazioni. Gì'  Indiani ,  in  mezzo  a  quella  esuberanza  della  na- 
tura, per  cui  tutto  sta  nella  proporzione  eh1  è  dal  nostro  caval- 
lo al  loro  elefante ,  amano  lo  straordinario  :  cannoni  enormi , 


INDOSTAN  213 

poesia  immensa,  mitologia  di  milioni,  feste  di  popoli  interi.  Gli 
Inglesi  invece  hanno  un  culto  prosastico  ,  costumi  compassati, 
abitudini  nulla  meno  che  grandiose  ,  sparagno  sottile ,  qualità 
lodevoli  ma  minuziose.  Iti  essi  cercano  i  profitti,  e  senza  affet- 
tare l'onnipotenza,  rispettano  i  governi  particolari. 

La  schiavitù  vi  sussiste  ancora  di  fatto  :  il  monopolio  del  sale 
riesce  gravosissimo  ove  non  si  mangiano  che  vegetali  ;  il  paese 
da  industrioso  è  mutato  in  agricola,  inviandogli  tessuti  d'Euro- 
pa, e  cercandogli  zucchero,  cotone,  e  massimamente  oppio ,  la 
cui  coltivazione  forzata  rende  pochissimo  all'agricoltore  ;  tal- 
ché ,  invece  di  colarvi  il  danaro  europeo ,  n'  è  asportato.  L'In- 
glese non  fa  opere  pubbliche  a  vantaggio  comune  ;  onde  ruine 
succedono  ai  palagi,  ed  errano  gli  sciacali  dove  gli  uomini  spes- 
seggiavano. L' Indiano  è  ancora  ,  come  un  secolo ,  come  venti 
secoli  fa,  spensierato,  incoerente,  abitudinario.  Àncora  non  ha 
in  casa  una  seggiola,  una  tavola,  un  cucchiajo ,  una  forchetta  : 
dorme  sopra  un  telajo,  ed  ba  appena  biancheria  da  cambiar  una 
volta  :  dico  il  ricco  -,  gli  altri ,  per  terra  e  nudi.  L'orafo  usa 
stromenti  rozzissimi  per  finir  con  indicibile  pazienza  lavori  che 
facciano  stupire  l'  Europa.  V  agricoltore  rompe  la  gleba  con 
una  vanga  lunga  appena  due  piedi ,  che  lo  costringe  a  star  in* 
curvato  ;  imbiancherà  di  contìnuo  la  casa,  e  non  spazzerà  dalia 
polvere  l'aja  ove  depone  il  ricolto  ;  e  sol  finita  quest'  onerario* 
ne  ,  dirazzolerà  attentissimamente  la  casa  :  sparagnerà  un  (ilo 
d' acqua  pel  suo  campo  di  riso,  e  non  curerà  la  dóccia  che  glie* 
lo  conduce  :  tremerà  di  pericoli  immaginarli,  e  s' addormente- 
rà sulla  via  delle  tigri  e  del  serpente  t  sottiglierà  il  cibo  suo  e 
della  famiglia,  poi  venderà  gli  ori  della  moglie  e  della  figliuola 
per  sostenere  fin  all'  ultimo  punto  un  processo,  e  comprare  te- 
stimonii  e  giudici,  unico  mezzo  che  crede  efficace  alla  vittoria; 
ma  mentre  farà  una  lite  interminabile  pel  valor  d'un  centesimo, 
non  si  commoverà  del  vedersi  a  fianco  assassinato  il  vicino. 
Quando  poi  arriva  il  giorno  di  maritare  sua  figlia  ,  chi  prima 
b'  era  ridotto  a  acqua  e  scarso  riso,  profonde  nelP  invitar  paren- 
ti ed  amici ,  vicini  e  lontani ,  sonatori ,  ballerini  ;  perca  danaro 
al  tre  per  cento  il  mese  onde  regalar  tutti,  tutti  mantenere  per 
quindici  giorni ,  e  rimandarli  vestiti  di  nuovo.  Così  vuol  l' uso 


2H  SAGRIFIZH  DELLE  VEDOVE 

della  sua  Casta.  I  fanciulli  vanno  alla  scuola  ignudi  nati,  e  scri- 
vono ancora  sulla  polvere  davanti  alla  porta.  Le  scuole  intro- 
dottevi dagP  Inglesi  li  raffinano  nella  loro  teologia  e  nelle  leggi 
patrie,  per  formarne  de'  magistrali;  ma  non  iniziano  una  rifor- 
ma fondamentale  ,  impossibile  finché  non  si  tolgano  le  Caste. 
Or  invece  gì1  Inglesi  si  proposero  di  rispettarle  :  Bentinck 
giunse  ad  esimere  dalla  pena  delle  sferzate  gì'  Indiani,  mentre 
la  serbava  per  gli  Europei  ;  cosa  che  in  quelli  saldò  P  orgoglio 
della  loro  superiorità  :  quando  s' imbarcano  truppe  indigene 
colle  inglesi ,  si  prescrive  a  queste  severissimamente  d' evitar 
ogni  contatto  colle  cucine  di  quelle  ;  si  tien  separata  P  acqua 
che  dee  servire  agli  Europei,  ai  Musulmani,  agi'  Indiani;  si  la- 
scia che  ciascuna  Casta  prepari  separatamente  il  proprio  pasto. 
Perfino  nelle  cappelle  de'  missionari!  protestanti  sono  separati 
il  bramino  e  Io  sciatria  dal  sudra  e  dal  paria  ;  e  diresti  che  a 
questi  non  siasi  insegnato  del  cristianesimo  se  non  P  obbligo 
d' umiliarsi  e  di  perdonar  gli  oltraggi.  Or  che  è  il  cristianesimo 
senza  il  dogma  suo  cardinale  dell'  eguaglianza  ?  (a) 

Pure  gì'  Inglesi  seppero  far  cessare  ornai  i  sagrifizil  delle  ve- 
dove ,  P  infanticidio ,  la  micidiale  associazione  dei  Tagi  ;  molti- 
plicami teatri  all'eurppea  ;  i  meticci  crescono ,  e  principesse 
sposano  avventurieri  europei.  Testé  Hardinge  dichiarò  che  i  lu- 
crosi impieghi  si  darebbero  a  concorso  a  chi  meglio  nelle  scuo- 
le avesse  profittato  nella  lingua  e  nella  letteratura  inglese:  mal- 
grado il  pregiudizio  contro  il  mare  ,  s' imbarcano  gP  Indiani , 
si  trasportano  di  la  dal  Gange.  Perchè  dunque  non  s'adopera  a 
vincere  anche  quesl'  altro  e  maggiore  della  separazione  delle 
Caste ,  sottoporle  a  codice  e  tribunali  stessi ,  mescolarle  nelle 
scuole,  nel!'  esercito,  negP  impieghi,  sovratutto  alla  comunione 
della  parola  e  del  pane  divino  ?  Senza  ciò ,  gP  Indiani  non  ver- 
ranno mai  capaci  d' emancipazione  :  e  se  un  caso  li  strappi  al- 
l' Inghilterra ,  essa  gli  avrà  lasciati  inetti  a  governarsi  da  sé.  I 
i   - 

(a)  Secondo  queste  parole,  potrebbe  taluno  inferirne  che  ii  Cri- 
stianesimo non  ammetta  gerarchia;  il  che  è  un  errore*  1/  autore 
ha  voluto  forse  con  ciò  esprimere  la  carità  che  si  ha  ad  avere  al 
prossimo,  considerandoci  tutti  come  membri  d'un  medesimo  corpo* 

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COMPAGNIA  DELLE  INDIE  SIS 

figli  d' Inglesi  che  vi  nascono,  muojono  quasi  (alti ,  talché  non 
potrà  formarsi  un'  India  inglese.  ' 

Quando  la  guerra  contro  Hyder  Ali  e  la  Francia  obbligò  la 
Compagnia  delle  Indie  a  chiedere  io  prestito  dal  governo  nove- 
centomila  sterline,  si  era  pensato  riformarne  lo  statuto  ;  e  sotto 
Pia  si  creò  V  v/Jizio  di  controllo  per  gli  a/fari  delle  Indie  , 
composto  di  sei  membri  del  ministero ,  che  sovranteodessero  a 
lutti  gli  atti  militari  e  civili ,  benché  la  Compagnia  restasse  an- 
cora sovrana  quanto  al  commercio.  Non  per  questo  si  alleviò  il 
debito;  e  nel  1799  aveva  un  disavanzo  di  1,319,000.  ingran- 
dita cogli  Stati  di  Tippu  Sajb  e  dei  Maratti ,  la  rendita  territo- 
riale,, che  nel  97  era  di  8  milioni  di  sterline  ,  nell'  805  saliva  a 
15  ;  in  proporzione  aumentava  il  debito ,  fin  ad  avere  una  dif» 
falta  di  2,269,000  sterline,  che  andò  crescendo.  Scadendo  col 
mano  (8 14  il  privilegio,  si  fece  libertà  di  trafficarvi,  sotto  cer- 
te riserve ,  a  qualunque  nave  non  minore  di  treceocinquanta 
tonnellate ,  lasciando  alla  Compagnia  il  dominio  dell'  India  e  il 
commercio  colla  Cina  fino  al  1831.  La  Compagaia ,  lungi  dallo 
scapitarne -,  nel  1824  aveva  incassato  13,215,300  sterline  e 
speso  9,490,777  ;  onde  malgrado  la  guerra  de'  Birmani,  trova* 
vasi  in  vantaggio  di  3,724,523  sterline  ;  e  tolto  il  monopolio  , 
dall'  Inghilterra  subito  si  asportò  £0  o  60  volte  più  di  tessuti. 

Alla  Camera  dei  Comuni,  nel  1830  ,  Peel  sottoponeva  i  con- 
certi presi  fra  il  governo  e  la  Compagnia  «  per  garantire  agli 
abitanti  di  quelle  regioni  lontane  il  godimento  dei  loro  diritti  v 
della  libertà  individuale  e  dei  frutti  della  loro  industria  ;  com- 
pensarli de'  patimenti  e  delie  ingiurie  passate  ;  consolarli ,  a 
forza  di  benefizii,  della  perduta  indipendenza.  » 

Per  lo  statuto  del  1833,  é  alla  Compagnia  prolungata  ven- 
tanni la  patente)  non  però  più  commerciale,  bensì  come  socie- 
tà di  governo,  limitata  a  riscuotere,  fino  al  1854  ,  le  imposte , 
e  regolare  le  entrata  dell'antica  sua  conquista,  mediante  una 
corte  di  ventiquattro  direttori,  sorvegliati  dal  Consiglio  di  Sta- 
to. Le  proprietà  sue  mobili  e  immobili  furono  trasferite  alla  Co« 
runa,  serbandole  l'usufrutto  finché  dura  il  privilegio»  Ha  il  ca- 
pitale di  sei  milioni  di  sterline,  diviso  in  azioni,  che  chicches- 
gia  può  acquistare. 

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216  FINE  DELLA  COMPAGNIA  DELLE  INDIE 

Qui  finisce  la  storia  della  Compagnia  delle  Indie  ;  ma  non  1 
guai  che  le  sue  conquiste  recarono  all'Inghilterra.  È  luogo  co- 
mune il  declamare  contro  Io  spirilo  invasivo  di  questa:  eppure 
in  nessun  paese  si  operò  con  tanta  pubblicità,  restando  esposti 
agli  oppositori  prima,  al  sindacato  poi.  La  storia  ci  rivela  come 
un  primo  passo  traesse  di  conseguenza  il  secondo;  una  conqui- 
sta procacciasse  un  nuovo  vicino,  che  ben  tosto  era  un  nemico 
da  dover  combattere,  finché  la  caduta  sua  non  ponesse  a  fronte 
un  altro  nemico.  Da  ultimo  gì'  Inglesi  speravano  che  il  fiume 
Indo^su  cui  credono  aver  il  diritto  sacro  che  la  previdenza  dà 
all'intelletto  e  alla  giustizia  sopra  l'ignoranza  e  la  forza  brutale, 
potesse  divenire  limite  e  barriera  alle  loro  possessioni  e  vena 
al  commercio,  cinto  come  lo  credeano  da'  popolazioni  ricche  e 
pacifiche.  In  tutto  s'ingannarono.  Per  riconoscerne  il  corso  e 
aprirlo  alla  navigazione  europea,  mandarono  nel  1836  una  spe- 
dizione, di  cui  ci  ragguagliò  Alessandro  Burnes. 

Nell'Afgania,  posta  fra  l' Ymalaja,  V  lodo  e  la  Persia,  e  via 
dell'India  scelta  da  tutti  i  conquistatori,  i  popoli,  che  credonsi 
discendere  dalle  dieci  tribù  ebree  trasportatevi  dai  Persi ,  non 
sono  timidi  e  sommessi  come  gl'Indostani,  ma  nobili  e  sempli- 
ci, roen  pedafti  dei  Persi,  ma  istrutti  per  quanto  maomettani. 
II  sistema  asiatico  vi  si  conserva  :  Burnes  conobbe  un  principe 
che  avea  generato  sessanta  figli,  e  non  sapea  ricordarsi  quanti 
gliene  vivessero;  Dost  Mohammed  contava  diciassette  fratelli. 
Gli  Afgani  aveano  conquistata  anche  la  Battriana  ed  Herat ,  e 
sino  alle  rive  dell'Oxo,  mentre  a  mezzodì  si  spinsero  all'Ocea- 
no ;  e  valicato  V  Indo ,  sottomisero  il  Cascemir  e  corsero  nel 
Pengiab,  paese  di  trecenquaranta  miglia  in  lungo,  dugento  in 
largo,  con  tre  milioni  e  mezzo  d'abitanti  e  63  milioni  di  ren- 
dita. Gli  Afgani  sono  appena  15  milioni,  spopolandosi  come  tut- 
ti i  paesi  di  Maomettani;  con  al  più  cinque  città:  Pesctauer,  che 
prima  incontrasi  venendo  dall'Indo;  Candaar,  capo  della  parte 
occidentale  ;  Cabul  della  settentrionale  ;  Herat  presso  le  fron- 
tiere del  nord  ovest  ;  Ghazni ,  famosa  per  Mamud  Gazoevi- 
fle ,  primo  musulmano  che  invadesse  l'India.  Ifi  il  secolo  pas- 
sato disputavansi  le  tribù  dei  Gbilzi  e  dei  Durani.  Dr  questa  era 
Amed-scià,  compagno  di  Nadir,  che  conquistato  tutto  il  paese, 

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AFGANISTAN  217 

si  coronò  re  a  Candaar,e  trasmise  al  figlio  Timor  l'Impero  che 
si  chiamò  dei  Duroni ,  il  più  poderoso  dell'  Asia  dopo  la  Gina, 
stendendosi  3ii4  leghe  da  nord  a  sud,  e  480  da  ovest  ad  est. 
A  levante  l'Indo  lo  separa  dall'Indostan  :  una  striscia  coltivata 
attravetsa  un  deserto  di  sabbia  lo  congiunge  al  nord  della  Per- 
sia, I  quattro  figliuoli  di  Timur  si  dispotarono  'e  perdettero 
quel  Regno,  e  solo  Afamud  Kamram  conservò  Herat ,  capitale 
del  Corassan  afgano;  mentre  Dost  Mohammed,  capo  dei  Baruksi, 
si  stabilì  a  Cabul,  e  un  suo  fratello  a'Ghazni  ,  un  altro  a  Can- 
daar  ;  fratelli  nemici. 

La  disfatta  detratti  e  dell'Impero  del  Mogol  (1763)  giovò 
non  solo  ad  Amed,  ma  anche  ai  Siki.  Postisi  a  molestare  gli  Af- 
gani, s'impadronirono  fin  di  Lahor,  che  assicurava,  tutto  il  Pen* 
giab;  e  divisero  le  conquiste  io  dodici  principati  indipendenti 
[misali)  sotto  eapi  proprii  {$erdar)ì  i  quali.,  due  volte  L'anno 
in  assemblea  generale,  deliberavano  degl'interessi  comuni.  Ben 
tosto  sentironsi  gli  effetti  di  questa  indipendenza  nelle  guerra 
die  ai  fecero  tra  loro ,  é  delle  quali  ingrandì  Rangit  Singh  (re 
leone).  Vedendo  l' Afgania  per  discordie  correre  a  perdizione, 
egli  senfi  la  potenza  d'una  ferma,  volontà,  e  di  Labor  fé' il  cen- 
tro delle  sue  operazioni.  Intesosi  con  lord  Lake ,  governatore 
generale  della  Compagnia  delle  Indie,  che  fu  ben  contento  di 
averlo  almen  neutro  quando  già  avea  sulle  braccia  i  Maratti , 
Rangit  Singh  occupa  alcune  terre  degli  Afgani ,  arricchendosi 
di  tesori  e  di  fiducia,  introducendo  nel  proprio  esercito  Tordi* 
ne  militare  de'Sipai  che  servono  alla  Compagnia.  Così  potè  eri- 
gersi protettore  degli  altri  sirdar,  e  ridusse-  a  suo  dominio  tut- 
te le  provincie  sulla  sinistra  dell'  Indo  ,  fra  cui  il  Multan  e  il 
Cascemir.  L'italiano  Ventura  e  il  francese  Allard ,  resti  dell'  e- 
aercito  napoleonico,  ne  iniziarono  le  truppe  alia  tattica  euro* 
pea,  compita  poi  da  Court,  allievo  della  scuola  politecnica.  Con 
questi  ajuti,  e  mentre  gì'  Inglesi  osteggiavano  i  Birmani ,  egli 
passa  l'Indo,  ove  la  dinastia  dei  Durani  era  stata  rovesciata  dai 
Baruksi,  in  una  guerra  civile  che  disanguògli  Afgani;  e  mesco- 
latosi a  quel  dissidio,  colla  presa  di  Pesciauer  die  l'ultimo  col* 
pò  agli  Afgani. 

Secondo  Allard  e  Ventura,  l'esercito  di  Rangit  Singh  da,  tre* 

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248  AFGAN1STAN 

mila  uomini  fa  elevato  a  ottantaqualtromila;  fra  cui  ventottomi- 
la  di  trippe  regolari,  con  376  cannoni  e  370  tromboni  che  sì 
trasportano  a  spalle  di  cammelli.  L'entrate  si  valutano  di  125 
milioni  di  lire,  oltre  un  tesoro  particolare  di  250.  Pure  non r'!ia 
ut  istituzioni  politiche,  né  leggi  scrìtte,  né  sistema  d' ammini- 
strazione o  di  giustizia;  e  tutto  pende  dal  capriccio  del  sovra- 
no e  dalla  sua  fortuna.  EgK  è  cinto  di  gloria  militare;  il  popolo 
s'avvilisce  nella  superstizione,  nell'ignoranza  e  nell'esempio  di 
Rangit  Singh,  che  non  conoscea  probità  né  pudore,  né  lampo» 
co  misura  nei  godimenti.  Morto  lui  (1839)  e  Rorruck  Singh  suo 
figlio  imbecille,  Shere  Singh  illegittimo  succedutogli,  uom  tir 
soluto  ma  scapigliato ,  è  fatto  assassinare  dal  ministro  Dhyan 
Singh,  il  quale  stermina  la  famiglia  sbalzata,  ma  é  ucciso  egli 
stesso  da  Aget  Singh,  l'assassino  vero. 

Sotto  questi  vacillanti  saccessori  di  Rangit,  gli  Afgani  saria* 
no  potuti  correre  fino  a  Deli,  se  non  gli  avesse  trattenuti  il  ti* 
more  degl'Inglesi.  Questi,  alle  tre  presidenze  di  Bombay,  Ha* 
dras,  Bengala  ,  aggiunsero  quella  di  Agra  ,  assai  più  vicina  al 
Pengiab.  I  Siki,  gente  litigiosa,  vi  recano  spesso  le  loro  dispu- 
te alla  decisione  di  essi  ;  e  temendo  non  i  nemici  occupassero 
un  fertile  loro  terreno  ,  che  forma  il  limite  orientale  del  Pea- 
gfab,  stipularono  che  gl'Inglesi  il  difenderebbero ,  iu  ricambio 
redando  da  quanti  morissero  esenta  eredi.  L'oppio  e  l' acquar- 
tele affollarono  talmente  le  morti r  che  poco  tardarono  gl'In* 
glesi  a  trovarsene  padroni,  e  vi  poterò  una  fortezza  e  un  sopran- 
tendente.  Così  acquistarono  predominio  fra  i  Siki ,  a  mal  in 
cuore  di  Dost  Mohammed,  il  quale,  colle  forze  unite  della  Per- 
sia e  dell'  Afgania,  spiava  l'istante  di  piombare  sui  Siki ,  odiati 
da'suoi  in  nome  della  religione  come  dell1  indipendenza,  men- 
tre gl'Inglesi  non  gliel  soffrivano,  atteso  il  loro  disegno  d'aprir 
1'  Indo  al  commercio. 

Gì'  Inglesi  hanno  interesse  che  verun'altra  Potenza  non  pren- 
da piede  nell'Asia  centrale,  e  neppur  essi  vi  cercano  territori!: 
ma  gl'intrighi  della  Russia  in  Persia  obbligarono ,  nel  1888,  a 
passar  l'Indo  per  rimettere  Scià  Sugia  sul  trono  afgano.  Erra- 
rono, non  nel  voler  conquistare  l' Afgania,  ma  nel  voler  impor- 
le un  principe  sprezzato,  e  cosi  nimicarsi  Dost  Mohammed,  che  , 

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AFGANISTAN  219 

conveniva  phittosto  rinforzare  come  barriera  contro  i  Russi.  En 
gli  in  fatto  si  butta  coi  Russi,  che  mandano  ufficiali  ed  emissa* 
rii,  per  stimolo  e  colPajuto  de'  quali  i  Persiani  assaltano  Herat 
(1838);  infine  l'Inghilterra  sentesi  costretta  venire  in  arcai  ad 
abbattere  Dost  Mohammed ,  contro  il  voto  comune. 

Guidati  da  Burnes  ,  eroe  instancabile ,  che  primo  fra/gii 
Europei  avea  risalito  l' Indo  ,  conquistarono  il  Sindo ,  è  var- 
carono l' Indo  ;  ma  le  montagne  del  Rosan  offersero  gravissi- 
me difficoltà  e  freddo  intenso  :  ridesto  il  fanatismo  religio- 
so ,  gì'  Indiani  fecero  come  i  Russi  a  Mosca ,  ritirarsi  e  di- 
struggere, e  cosi  trassero  bene  addentro  gl'Inglesi^  ma'  la  co- 
storo temerità  pwve  scolpata  dalla  conquista  di  tanto  Regno  ;  « 
etrovaronsi  assisi  al  Calmi,  punto  d'intersezione  delle  grandi 
strade  che  capitano  dalla  Persia  e  dall'India,  e  di  due  inclina* 
risai  non  meno  fisiche  che  morali.  La  caduta  dei  prodi  Afgani 
scoraggia  tutta  l'Asia  centrale:  ma  dopo  tre  anni  (2  nov.  1842), 
Cabul  si  solleva;  Burnes  è  trucidato  con  molti  altri;  cinquemi* 
la  uomini  per  due  mesi  resistono  a  cinquantamila  insorgenti , 
senza  fuoco  né  viveri  né  munizioni;  tredicimila  si  contano  peri* 
ti,  appena  alcuni  dispersi  poterono  tornare. 

Il  peggio  di  quella  sconfitta  fu  la  necessità  di  vendicarsi,  di 
conquistare,  di  estendersi.  Lord  EUènborough  assumendo  il  go- 
verno delle  Indie ,  avea  disapprovato  l' antecessore  Auckland  « 
la  politica  aggressiva,  protestando  voler  rinchiudersi  nei  terri- 
torio; ma  é  costretto  far  guerra  all'  Afgania  per  ripristinare  il 
credito  perduto.  La  inglese  bandiera  sventola  di  nuovo  a  Ca- 
bul, poi  si  ritira  spontanea;  ma  quel  sarà  la  frontiera  dell'India 
inglese?  Tenersi  ai  deserti  che  datt'Indostan  separano  lo  Scind? 
ma  questo  paese  signoreggia  le  bocche  dell'Indo  e  il  commer- 
cio di  tutta  l'Asia  centrale:  laonde  Ellenborough  vede  necessario 
unirlo  all'Impero. Lo  Scind,  posto  tra  l'Afgania,  il  Pengiab,  lo  ste- 
rile Belucistan  e  il  mare,  è  governato  da  emiri  indipendenti,  dopo 
ti  1838  protetti  da  trattati  cogl'Inglesi:  ma  Ellenborough  cerca 
pretesti,  sofistióa  gli  emiri ,  i  trattati  riduce  a  patti  di  servitù; 
infine  annesta  lo  Scind  ai  possessi  britannici  (1844).  Grave  que- 
rela gliene  è  mossa,  ed  é  richiamato  a  scusarsi  in  giudizio;  ma 
par  fatale  alla  Gran  Bretagna  d'ingrandirsi  colà  a  mal  suo  gra- 

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220  àfgaxistan 

do.  Appena  essa  ritirasi  dall'Afgania,  Dosi  Mobammed  nel  La- 
bor  ripristina  tutto  ciò  che  essa  avea  distrutto,  ne  sbandisce  la 
moneta,  ricompone  l'esercito. 

E  di  fatto,  lord  Hardinge,  andato  coli  governatore  colle  più 
pacifiche  proteste,  dovette  tosto  ripigliar  la  guerra.  Finché  la 
Gran  Bretagna  sperò  trovare  fra  i  Sikt  un  capo  bastante  a  riu- 
nire i  frantumi  dello  scettro  di  Rangit,  si  astenne  dalllnvader- 
li;  ma  visto  il  disordine  crescere,  e  stabilirsi  il  despotismo  peg- 
giore, cioè  il  militare,  passò  l'Indo,  e  con  pochissimo  sangue* 
soggettò  il  Peogtab,  e  coodusse  una  pace  gloriosa.  Per  la  con- 
venzione di  Koussour  (18  febbraio  1846)  e  le  modificazioni  po- 
steriori, il  Regno  di  Pengiab  si  conserva;  ceduto  però  agi'  In- 
glesi quant'è  fra  il  Bias  (Ifasi),  Pludo  e  l'Ymalaja;  nel  che  sono 
comprese  le  Provincie  di  Casoemir  e  di  Hazara.  Hardinge  inve- 
ste d' una  parte  di  tale  acquisto  Dnlab  Siog  come  visir  ;  parte 
lascia  al  prisco  dominatore.  L'esercito  siko  è  ristretto  a  20,000 
uomini ,  dopo  consegnati  agi'  Inglesi  tutti  i  cannoni  adoperati 
contro  di  essi ,  e  pagata  un'  indennità  di  37  milioni  e  mezzo , 
ridotti  poi  a  12  e  mezzo. 

Questi  frantumi  poteano  tener  saldo  contro  la  vicinanza  et»* 
ropea? 

AI  nord  del  Gaoge  steodesi  il  Nepal,  fra  la  presidenza  di  Ben- 
gala e  le  vette  inaccessibili  dell'  Ymalsja,  per  250  leghe  da  o- 
riente  e  ponente ,  e  per  50  da  settentrione  a  mezzodì ,  abitato 
da  popoli  bellicosi,  che  danno  ombra  al  governo  inglese»  Questo 
amerebbe  prendere  per  confine  i  geli  e  le  creste  insuperabili 
del  Devalagari;  onde  nel  49  ricoafinciò  intrighi  e  guerra.  L'an- 
no stesso,  per  nuova  convenzione  con  Dulab  Sing,  cessò  la  so- 
vranità dei  Siki,  e  al  Regno  indo-inglese  fu  incorporato  l'intero 
Pengiab,  che  avea  100,000  miglia  inglesi,  3  milioni  d'abitanti» 
e  la  rendita  di  un  milione  di  sterline. 

Intanto  la  Russia,  sempre  attentamente  rimossa  dall'Asia 
centrale,  si  pianta  colla  Persia  fino  ad  Berat  (1844) ,  tenendo 
così  dal  Caspio  all'  lodo:  anche  fcosk  ò  sotto  la  sua  influenza , 
come  tutta  la  Transoxiana,  obbediente  aNaair  Ullah,  che  appog- 
giato ad  essa,  e  secondandone  il  volo»  si  surrogò  ai  prinoipotti; 

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IXD0-3RITAXNIA  22! 

e  che  con  una  tirannia  ferina  (1)  congiunge  una  profonda  dissi- 
mutazione ,  dalla  quale  Boraes  restò  ingannato.  Cosi  la  Russia 
adopera  la  forza  aperta  ;  V  Inghilterra  vuol  rìtrarne*  tesori  ;  né 
V  una  né  V  altra. cerca  incivilire  :  ma  il  contatto  de9  loro  stabili- 
menti  moltiplica  le  eventualità  di  guerra.  Sarà  in  quelle  lonta- 
nanze che  si  dibatterà  la  prevalenza  della  due  potenze  sover- 
chiami d'Europa? 

Oggi  l' Impero  indo-britannico  si  stende,  lungo  il  78*  meri- 
diano di  Greenwich,  dal  Capo  Comoric  al  Bissatair,  dail'8*  al  3  f 
30'  di  latitudine  nord,  per  ottocento  leghe  di  posta;  e  dalle  boc  - 
che  dell'  Indo  a  quelle  del  Bramaputra  per  settecento  almeno  : 
superfìcie  eguale  a  mezza  Europa  ,  con  ISO  milioni  di  sudditi 
im mediali,  e  47  di  protetti  ;  don  contando  gli  acquisti  separati 
sulle  coste  merulionali  di  Ava.  L' esercito  inglese  che  vi  stan- 
zia ,  è  di  287,000  uomini  (2) ,  in  cui  cinquantamila  Europei- 
li' entrata  annua  nel  40,  41 ,  42  rese  21,239,417  sterline;  do- 
po rinnovato  il  traffico  dell'oppio,  salì  a  22  milioni.  Il  maggio 
del  43,  la  Compagnia  aveva  in  cassa  8,532,067  sterline,  e  il  de- 
bito di  3b, 703,776,  pel  quale  paga  il  medio  interesse  di  4  3jl; 
ma  le  spese  eccedono  costantemente  l'entrata  (3). 

(1)  Basti  accennare  la  Khanah-Khara  ,  cioè  mangia-vivi  ,  do- 
ve i  prigionieri  sono  straziati  da  pulci  di  montone  ,  tenutevi 
apposta. 

(2)  1/  Inghilterra,  obbligata  a  custodir  fortezze  sotto  tutte  le 
latitudini,  procura  ripartir  il  disagio  e  i  pericoli  fra  le  truppe 
con  un  sistema  di  rotazione.  Prima  van  di  guarnigione  sul  Me- 
diterraneo, a  Gibilterra,  Malta,  Dell'  Isole  Jonie,  per  preparar- 
si agli  ardori  della  Senegambia,  delle  Autille ,  della  Gujana  ; 
donde  all'  America  settentrionale,  Canada,  Nuova  Brunswick  , 
Nuova  Scozia  ec;  di  là  tornano  in  Inghilterra,  per  uscirne  do- 
po alcuni  anni  verso,  il  Capo  di  Buona  Speranza,  l' isola  Mau- 
rizio, la  Nuova  Galles  meridionale,  Seilan  e  1*  India:  poi  rimpa- 
triano per  tosto  riprendere  la  rotazione. 

(3)  Al  20  aprile  1*39  il  debito  era  di  30,231,162  sterline, 
con  1,421,417  d' interessi  :  e  in  quell'anno  l'entrata  fu  di 
14,746,470  sterline  ;  la  spesa  di  14,773,164.  Le  importazioni 

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222  osa 

Per  V India  medesima  l'Inghilterra  dovette  romper  guerra 
alla  Cina  ,  paese  singolare ,  su  cai  fermeremo  alquanto  lo 
sguardo. 

Cina. 

Le  sorti  dell'Asia  orientale  furono  dirette  sempre  dai  Chiesi, 
qual  centro  di  dottrina,  di  civiltà,  di  commercio.  Riportano  es- 
si P  origrne  loro  fino  ai  prìmordfi  del  mondo,  e  nelle  loro  non 
interrotte  tradizioni  di  40  secoli,  sono  forse  ad  investigare,  noir 
sólo  la  storia  dei  popoli  orientali,  ma  le  cause  delle  migrazioni 
die,  da  Odino  a  Gengis-Kan ,  sconvolsero  il  nostro  occidente  : 
talché,  contemporanei  di  tntli'i  popoli,  dimenticati  dal  tempo 
che  né  gli  invecchiò  né  li  rinnovellò,  i  Cinesi  formano  una  ca- 
tena viva  fra  il  giorno  d' oggi  e  l' antichità  più  remota. 

Laf  Cina  può  considerarsi  come  una  famiglia  patriarcale,  che 
sviluppandosi  diventò  un  grande  Impero  senza  alterarsi ,  deri- 
vando tutto  il  suo  ordinamento  dal  canone  primitivo  della  sog- 
gezione filiale  :  sicché  ogni  casa  è  un  piccolo  Stato,  e  lo  Stato 
non  é  che  una  casa  vastissima,  regolata  coi  medesimi  principii 
di  socialità,  sottoposta  ai  medesimi  doveri.  L'individuo  va  per- 
duto nella  famiglia ,  la  famiglia  nel  Regno  ;  privilegi  di  Caste 
né  diritti  di  sacerdozio  non  ('scompongono  quelP  unità ,  più  as- 
soluta e  piena  che  in  qual  vogliasi  altro  Stato  del  mondo.  Fa- 
cile è  il  valico  dalla  paternità  alla  tirannide  ,  qualora  ,  dilatan- 
dosi, più  non  sia  frenata  da  quel  sentimento  di  amore  che  i  no- 
stri figli  ci  fa  guardare  come  altri  noi  stessi.  In  fatto,  nella  Ci- 
na Io  spazio  tutto  fra  il  cielo  e  la  lerra  viene  riempilo  dati1  im- 
peratore ;  egli  può  quel  che  vuole,  e  il  disobbedirlo  non  è  sol- 
tanto atto  di  ribellione,  ma  empietà.  Quindi  alcuni  imperatori  si 
permisero  ogni  eccesso;  tolsero  ai  sudditi  i  campi  onde  amplia- 
re i  proprii  giardini  ;  per  capriccio,  per  diletto  li  fecero  uccide- 
re; vantarono  di  essere  nell'impero  quel  che  il  sole  nel  mondo, 
e  come  quello  indistruttibili. 

a  Calcutta  pel  1844  si  valutarono  162  milioni  ;  le  asportazioni 
284  milioni  di  lire.  Noi  1847  l'entrata  ufficiale  della  Compagnia 
fu  notata  in  fracchi  482,695.000;  h  spesa  in  445,310,000. 

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CINA  223 

Erra  però  chi  al  dispotismo  paterno  unicamente  attribuisce  la 
durata  del  grande  Impero:  questo  anzi  l'avrebbe  annichilato 
quando  non  fosse  l' altra  istituzione  dei  letterati,  per  cui  la  dot- 
trina è  scala  ad  ogni  altezza.  Il  più  oscuro  fanciullo  pub,  sto* 
diando,  rendersi  abile  agli  esami  annuali  della  sua  patria ,  e  ai 
triennali  nelle  città  più  grosse.  In  queste  si  ottiene  il  primo  gra- 
do ;  nel  capoluogo  della  provincia  il  grado  superiore,  che  abili- 
ta a  certi  impieghi  :  nella  metropoli  dell'  Impero,  sotto  gli  oc- 
elli del  monarca,  si  concede  il  terzo  grado,  per  cui  uno  monta 
U  cavallo  d'oro  e  siede  nella  sala  del  diaspro,  cioè  entra  nel- 
Y  accademia  ed  aspira  ad  ogni  più  elevata  dignità.  Questi  esami 
9000 1' intento  d' ogni  giovane ,  e  vengono  annunziati  con  solen- 
nità gran  pezzo  prima  :  e  appena  un  garzone  ha  cólto  il  ramo 
djdV  ulivo  odoroso,  trova  padri  che  a  gara  gli  danno  a  sposa  le 
figlie,  e  ministri  che  Io  chiamalo  alle  cariche;  Antica  è  la  ve- 
nerazione dei  Cinesi  per  le  lettere,  e  talmente  radicata,  ebe  guai 
a  chi  calpestasse  una  carta  scritta;  ma  solo  nel  VII  secolo  fu  in- 
trodotto regolarmente  questo  mirabile  ordine  dei  concorsi  ;  e 
un1  aristocrazia  letteraria  unica  al  mondo,  non  fondata  su  terreni 
ma  su  esami.  I  letterati  devono  formar  contrappeso  all'autorità 
reale,  come  i  sacerdoti  nell'India,  nell'Egitto,  nella  Caldea.  Il 
figlio  del  cielo,  davanti  al  quale  si  presenta  senza  battere  nove 
volte  la  fronte  in  terra,  non  può  di  sua  testa  affidare  verun  po- 
tere o  dignità  se  non  a  chi  sia  designalo  dai  letterati.  Essi  ban 
dunque  tutti  gl'impieghi;  essi  si  conservano  anche  quando  le 
dinastie  cambiano.  La  legge  conferisce  loro  Y  autorità  di  scri- 
vere il  vero;  sicché  talvolta  sollevano  la  fronte;  e  sebbene  con 
tutte  le  forme  cerimoniali ,  rimproverano  il  despotismo  ,  invo- 
cando le  tradizioni  de'primi  tempi  e  le  dottrine  scritte.Le  quali 
intimano  al  re  di  spargere  di  fiori  la  via  per  cui  il  saggio  vie- 
ne a  intimargli'  il  suo  dovere  e  la  riparazione  dei  falli  ;  che 
l'amore  dei  popoli  dà  lo  scettro,  l'odio  loro  Io  spezza;  che  chi 
solleva  un  uomo  inviso  al  comune,  o  miscura  chi  ottiene  il  voto 
di  questo  ,  fa  contro  la  giustizia ,  provoca  i  lamenti ,  ed  entra 
nella  nuvola  dove  è  il  fulmine  che  lo  incenerirà  (l). 

(1)  Ta  htOj  o  la  gran  scienza,  del  nipote  di  Confucio. 

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424  CINA 

Vero  è  che,  generalmente ,  questi  consigli  e  precetti  non  si 
dirigono  alla  celeste  persona  del  regnante  ,  ma  sì  ai  ministri, 
praticando  da  secoli  quelP  invenzione  di  cài  i  mpderni  Europei 
si  fanno  belli ,  e  che  pianta  Je  costituzioni  sopra  una  finzione  9 
cioè  V  infallibilità  dei  re,  e  la  respoosaliti  de'  ministri. 

Tanto  potenti  essendo ,  i  letterati  dovettero  subire  molte 
persecuzioni ,  e  a  vicenda  perseguitano  chiunque  gli  contraria, 

L' imperatore,  figlio  del  cielo,  unico  governatore  della  ter» 
ra,  gran  padre  del  suo  popolo,  è  adorato  ;  e  non  saprebbero 
immaginarsi  che  due  re  possano  esistere  sulla  terra  :  io  perchè 
ogni  ambasceria  ricevono  come  un  omaggio  di  soggezione.  Qua* 
fora  l'imperatore  volga  la  parola  ai  signori  di  sua  Corte,  devono 
prosternarsi  aspettandone  gli  ordini  ;  qualora  esca,  si  chiudono 
tutte  le  case,  e  chi  lo  scontra  nel  suo  cammino  deve  voltar  le 
spalle  o  gettarsi  a  terra ,  se  no  è  morto  5  due  mila  satelliti  il 
precedono  con  catene  e  scuri  ed  altri  stromenti  da  castigare  i 
suoi  figliuoli  :  è ,  insomma ,  una  vera  idolatria  politica  dello 
Stato  personificato  nel  re.  Eppure  nel  suo  palazzo  sovente  egli 
è  dominato  da  donne  ed  eunuchi. 

Poiché  gì'  inferiori  si  foggiano  sugli  esempii  del  capo,  altret* 
tanto  dispotici  pesano  f  mandarini  o  magistrati  nei  loro  gover- 
ni. Vanno  io  volta  preceduti  da  urlanti  manigoldi ,  che  ad  un 
cenno  arrestano,  battono  a  morte  chi  ha  la  disgrazia  di  spiacere, 
o  tarda  ad  affilarsi  alla  parete.  Siccome  l'imperatore  non  è  sol* 
tanto  pontefice  per  sagrificare  e  re  per  governare  ,  raa  miche 
maestro  per  istruire;  cosìi  mandarini  che  lo  rappresentano,  de- 
vono al  principio  e  alla  metà  del  mese  raccorre  i  loro  dipen- 
denti, e  far  loro  una  predica  sopra  un  punto ,  determinato,  co- 
me ogn'  altra  cosa,  per  legge. 

Nessun  posto  o  titolo  v'è  ereditario ,  eccetto  quello  de'  prin- 
cipi della  casa  e  dei  discendenti  di  Confucio  :  l' imperatore  tal- 
volta conferisce  la  nobiltà,  ma  non  ad  una  persona,  sibbeneagtt 
avi  di  essa.  Tutto  il  popolo  è  distinto  in  sei  ordini  :  mandarini, 
guerrieri,  letterati,  agricoltori,  artigiani,  mercanti. 

La  giustizia  è  resa  gratuitamente;  gli  affari  discussi  in  pub- 
blico, e  ciascuno  tratta  la  propria  causa  senza  assistenza  di  av- 
vocati, professione  ignota  colà*  In  differenze  civili  va  rapidissima 

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cm  223 

la  procedura,  risolvendosi  le  più  tolte  io  bastonate,  talora  ad  am- 
be le  parti.  Ne'  criminali  si  procede  da  un  tribunale  ali1  altro,  e 
ne9  casi  di  testa  deve  aspettarsi  la  conferma  dell1  imperatore.  I 
supplisti  si  eseguiscono  tutti  in  una  volta  in  autunno. 

La  storia  della  loro  legislazione  risale  di  dinastia  hi  dinastia 
fin  alla  prima,  e  comprende  settantaquattro  volumi.  I  missio- 
nari!, che  ci  porsero  le  migliori  informazioni  di  quel  paese,  han- 
no dato  l'analisi  di  un  codice  cinese  che  abbraccia  tutte  le  ma- 
terie, e  che  importa  qual  documento  del  loro  carattere. 

Lìmpido  P  ordine  ;  semplice ,  moderato  lo  stile  ;  noi  direste 
opera  orientale  :  ma,  secondo  lo  spirito  di  tutti  gli  ordinamenti 
cinesi ,  discende  a  puerili  minuzie  ed  alle  più  rare  eccezioni  ; 
tende  a  regolar  tutto  ,  a  far  intervenire  la  legge  per  tutto ,  a 
svilire  la  stessa  virtù  col  comandarla.  Quivi  è  punito  il  Cinese 
che  non  visita  di  tempo  in  tempo  le  tombe  de'  suoi  avi  ;  quivi 
stabilito  che  dell'  eredità  tocca  ad  un  maschio  come  uno,  a  una 
femina  come  mezzo,  a  un  ermafrodito  metà  dell'  uno  e  dell'  al- 
tro. Di  rimpallo ,  altre  leggi  sono  vaghissime  :  chi  si  conduce 
sconvenientemente  e  contro  Io  spirito  delle  leggi ,  senza  vio- 
larne alcun  articolo  speciale,  rilevi  quaranta  colpi.  L'alto  tra- 
dimento è  punito  con  atroce  severità  ;  e  i  parenti  ne  restano 
contaminati  fin  alla  nona  generazione.  Nel  1803,  uno  che  atten- 
tò alla  vita  del  re ,  fu  condannato  a  morte  lentissima ,  e  i  suoi 
figli  minorenni  ad  essere  strangolati. 

La  più  consueta  e  prodigata  pena  è  il  bambù.  U  *ia,  collare 
di  legnò  da  cui  sporgono  testa  e  mani,  portasi  fin  per  un  mese: 
v'è  poi  il  bando  a  men  di  cinquanta  leghe.  Quanto  grave  pena 
sia  l' esiglio,  appare  dalla  gradazione  di  castighi  decretata  sul 
fine  del  1837  contro  quelli  che  fumano  l1  òppio.  Il  reo,  per  la 
prima  volta  sarà  marchialo  in  fronte  con  un  ferro  rovente  ;  la 
seconda  avrà  cento  colpi  di  bambù  sulle  spalle  nude  e  tre  anni 
di  esiglio  ;  la  terza  decapitato.  L' esiglio  dunque  è  più  grave 
che  un  marchio  indelebile.  Aggiungete  lo  schiaffo,  la  gogna,  il 
tirar  battelli  ;  pene  capitali  lo  strangolare,  il  decapitare  pei  de- 
litti maggiori  :  prigionie  lunghissime  in  carceri  che  chiamano 
inferni ,  e  ne  meritano  il  nome.  Le  donne  son  commesse  alla 
guardia  del  prossimo  parente.  Non  ammettesi  il  giuramento  ; 

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226  cm 

sibbene  la  tortura,  che  applicano  col  pigiare  le  unghie  eatra  uà 
triangolo.  Arrestato  imo,  se  a  domande  e  suggestive  non  con- 
lessa, il  mettono  di  botto  alla  tortura,  esacerbandola  finché  il 
misero  scrive  o  firma  la  confessione  del  reato.  Allora  si  fa  atto 
del  delitto,  e  mandasi  all'imperatore ,  che  decreta  la  procedu- 
ra. Se  qualche  rara  volta  i  tribunali  riconoscono  uno  innocente, 
e'soccombe  ben  presto  ai  tormenti  durati.  Per  gli  schiavi  ogni 
pena  è  aggravata. 

Privilegiati  sono  i  parenti  del  sovrano,  eccetto  che  ne' cast  di 
Stato.  Dalle  pene  non  mortali,  a  chi  è  minor  di  quindici  o  mag- 
gior di  settantanni ,  è  òoncesso  redimersi  a  prezzo.  Il  padre 
può  nascondere  le  colpe  del  figlio,  e  il  figlio  quelle  del  padre. 
Ma  la  corruttibilità  dei  mandarini  fa  che  vadano  esenti  da  pene 
tutti  quel  ehe  ponno  ricomprarsene  a  danaro. 

Il  semplice  furto  si  punisce  di  bastone  o  di  bando,  a  propor- 
zione. Al  tradimento ,  al  parricidio ,  al  sacrilegio ,  s' infligge 
1' ignominia  d'esser  fatti  a  pezzi.  Il  padre  se  ammazzi  il  figlio, 
non  è  punito  che  col  bambù.  L' omicidio  semplice  si  sconta  a 
prezzo  ;  se  fatto  in  sommossa ,  il  reo  si  strangola ,  punendo» 
colla  massima  severità  qualunque  tumulto  :  onde  i  Cinesi  fanno 
baruffe  lunghissime  ,  ma  senza  mettersi  le  mani  addosso ,  per- 
chè ogni  colpo  di  mano  o  di  piede  è  cbbo  grave,  come  son  pu- 
nite le  parole  oltraggiose)  perchè  turbar  ponno  la  quiete  ,  pri- 
mo intepto  di  quella  legislazione. 

Nella  quale  il  men  che  si  pensi  è  sposare  al  ben  pubblico  la 
libertà  individuale;  e  potrebbe  rettamente  definirsi,  un  buon  si- 
stema di  polizia,  accompagnato  da  belle  prediche  di  morale.  A 
sentire  le  massime  loro ,  dovrebb'  esservi  un  viver  d' oro.  Lo 
Sciù-king  (l),  loro  libro  canonico,  inculca  la  giustizia,  il  dista* 
teresse,  l' indagine.  *  Dopo  che  le  due  parti  hanno  prodotto  i 
»  documenti,  i  giudici  ascoltano  quel  che  dicono  :  se  non  v' è 
»  dubbio,  applicano  uno  de' cinque  supplizii  (2):  o*e  accada 
»  dubbio,  si  ricorre  ai  cinque  riscatti  :  ove  si  dubiti  se  sia  caso 

(1)  Lib.  IV,  e.  27  Lin  ing. 

(2)  Marchio  sul  volto,  amputazione  del  naso,  dei  piedi,  evi- 
razione, morte, 

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[ 


CINA  iTt 

»  di  riscatto,  si  giudica  secondo  le  cinque  sorta  di  fallì.  Questi 
9  son  cagionati  da  timore  d' uomo  in  carica ,  da  vendetta  o  ri- 
»  conoscenza,  da  seduzione  di  donne,  da  amor  del  danaro ,  da 

•  raccomandazioni.  Questi  fallì  possono  trovarsi  ne' giudici  e 
9  nelle  parti  :  pensateci  bene  ;  e  se  nasca  dubbio,  bisogna  per* 
»  donare.  Quando  si  trovino  accuse,  si  badi  alle  circostanze  e 
»  ai  motivi.  Non  può  offrir  materia  di  processo  ciò  cbe  non  può 
»  essere  verificato.  Il  caso  porta  d'essere  or  severo  or  mite. 

•  Coloro  che  sanno  fare  discorsi  studiati  non  valgono  a  finir  i 
»  processi  ;  ma  si  vogliono  persone  miti,  sincere,  rette,  di  co- 

•  stante  moderazione.  Spiegate  e  pubblicate  il  codice  delle  leg- 

•  gi  .Retrocessi  non  si  osservi  all'interesse:  le  ricchezze  acqui» 
»  state  cosi,  sono  un  tesoro  di  colpe  che  attirano  sciagure  :  e 
»  poi  si  dirà  cbe  il  Cielo  non  è  giusto,  dopo  che  gli  uomini  si 
»  sono  meritati  i  castighi!  * 

Il  codice  stesso  è  pieno  di  massime  belle  nel  concetto ,  dol- 
cesonanti  ;  ma  all'  applicazione  vanno  meschinamente  perdute 
per  la  materialità  degl'interpreti  o  la  venalità  degli  esecutori* 

La  religione  v'  è  piuttosto  considerata  come  un  altro  regola* 
mento  di  Stato  e  di  disciplina.  Con  una  tolleranza  che  meglio 
direbbesi  apatia,  vi  sussistono  una  accanto  dell'  altra  tre  reli- 
gioni :  quella  dei  dotti  cbe  seguono  il  filosofe  Confucio  ,  e  in 
somma  ai  riduce  al  deismo  e  alla  indifferenza:  dicono  cbe  colla 
morte  o  l'anima  si  muta  in  altri  corpi,  o  si  scompone  in  aria  , 
senza  che  dell'  uomo  rimanga  altro  cbe  il  sangue  nei  figli ,  il 
nome  nella  patria  :  immortale  è  Dio  soltanto.  I  Tao-sse  seguo* 
no  la  religione  degli  spiriti,  contaminata  da  mille  superstizioni. 
Siccome  Confucio  professava  di  ristorare  soltanto  la  dottrina 
primitiva,  e  di  esser  precursore  d'un  gran  personaggio  che  ver- 
rebbe d'Occidente,  così  il  re  Mimt  spedì  una  fiotta  a  cercare 
quest'illustre.  Le  navi  andate  assai,  non  osarono  procedere  ol- 
tre; e  afferrarono  ad  un'isola  ove  rinvennero  la  statua  di  Bal- 
da, e  la  recarono  nella  Cina,  33  anni  avanti  Cristo  :  ivi  col  no- 
me di  Fo  ebbe  adorazione  estesissima  fra  il  volgo ,  per  quanto 
contrariata  dai  letterati. 

Liberi  sono  i  Cinesi  nelle  loro  opinioni  religiose;  ma  la  legge, 
come  in  tutto  il  resto,  nulla  curando  l' interno ,  regola  appun- 

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228  BELIGTONE  CINESE 

tino  le  forme  esteriori ,  i  riti ,  le  cerimonie.  Nelle  abitudini  del 
Cinesi  è  un  vivere  compassato  e  prestabilito:  la  lunga  catena  di 
subordinazione;  l'amor  del  bello  piuttosto  puerile  che  grande; 
le  indeclinabili  cerimonie;  la  dottrina  legale  e  V  importanza  dei 
letterati,  che  pedanti  d' impassibile  sicurezza,  coprono  un  gran 
vuoto  sotto  una  sparuta  eleganza;  insomma,  tutto  quell'insieme 
che  caratterizza  i  Cinesi,  seppe  resistere  a  tanti  secoli,  e  assi- 
milar i  Barbari  invasori.  Della  vivacità  greca  e  meridionale  nep- 
pur  ombra  colà,  dove  si  affetta  di  compire  tutto  con  pausa ,  a 
tempo  e  misura.  Anzi,  della  prontezza  degli  Europei  sanno  essi 
trar  profitto  per  farli  dare  ne'  lacciuoli ,  di  cui  hanoo  sì  gran 
dovizia  :  che  non  è  mercadante  per  accorto ,  il  quale  riesca  a 
campar  netto.  Sotto  apparenza  pacifica  covano  l'ira  e  fiere  col- 
lere :  offendeteli ,  e  non  mostreranno  risentirsi ,  ma  la  vendeU 
ta  vi  sopraggiungerà  quando  raen  l' aspettate. 

Mostrano  passione  nel  giuoco ,  le  cui  violente  scosse  tanto 
convengono  a  gente  rozza  ;  e  ricchi  e  poveri  vi  si  abbandonano, 
per  quanto  proibitissimo  dalle  leggi ,  e  mettono  sul  trar  d' un 
dado  gli  averi,  la  casa,  poi  i  figli,  la  moglie. 

Cornei  popoli  ignoranti,  i  Cinesi  sono  fatalisti.  Frequenti  in- 
cendii  consumano  le  loro  città,  né  per  questo  si  cessa  di  ardere 
carta  e  incenso  ,  e  pipare  e  sparar  fuochi  d' artifizio  in  mezzo 
case  di  legno  e  di  paglia:  appiccato  il  fuoco  ,  credono  che  la 
casa  sia  destinata  a  bruciare,  e  non  si  danno  pena  di  spegnerlo. 
Dell'  universale  superstizione  sono  prova  i  tanti  amuleti  e  tali- 
smani sospesi  alle  case  ;  fra  cui  principali  sono  le  sciabole  di 
monete,  cioè  monete  vecchie  di  rame,  infilzate  in  un'asticciuola 
di  ferro  a  guisa  di  spada  coli'  impugnatura  a  croce,  cui  sospen- 
dono a  capo  del  letto,  affinchè  i  sovrani  di  cui  portano  l'im- 
pronta ne  allontanino  gli  spiriti  maligni.  Siffatti  reputano  gli 
spettri  di  quelli  che  perirono  di  morte  violenta  ,  e  che  credesi 
ritornino  a  spaventare  le  case.  Al  primo  comparire  degli  Eu» 
ropei,  coi  capelli  rossicci  e  i  nasi  sporgenti,  tanto  diversi  dal- 
l' ideale  loro  bellezza ,  le  madri  o  le  nutrici  gli  additavano  ai 
bamboli  come  orchi  e  demonii  ;  donde  it  nome  di  Fan-konei,  o 
demonii  forestieri. 

La  spaventevole  propagazione  della  specie  umana  non  ri  ai 

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Cina  229 

m  correggere  che  col  buttare  i  fanciulli  a  centinaja  nel  Qume  o 
ai  cani.  Tratti  improvidamente  a  concentrarsi ,  periscono  di  fa* 
me  nelle  grandi  città.  V  amministrazione  minuta  e  vessatoria 
produsse  una  pletora,  che  rende  immobili;  e  accettò  come  vir- 
tù quella  necessità  che  è  una  condanna  de'gOTerni,  respingen- 
do le  dottrine  spiritualiste  che  potrebbero  rischiararla.  Il  titolo 
di  letterati  si  crede  basti  ad  essere  buon  impiegalo ,  buon  go- 
vernatore ,  buon  marito  :  eppure  que'  panteisti  o  materialisti 
sono  separati  dal  popolo  per  tutta  la  distanza  d' una  lingua  ; 
non  osano  uscire  dal  povero  uffizio  di  commentatori  ;  non  pen- 
sano che  a  tenersi  amici  i  superiori  per  opprimer  gl'inferiori  : 
talché  l' astuzia  posta  a  servigio  della  forza,  distrusse  ogni  atti- 
vità d' intelletto,  ogni  sentimento  morale  ;  né  V  apatia  è  vinta 
che  dalla  cupidigia  o  dalla  paura  del  bambù. 

In  popolo  siffatto ,  ogni  cosa  si  direbbe  rivolta  ad  eternare  la 
puerìzia  :  piedi  storpiati  a  forza  di  comprimerli,  ùnghie  che  im- 
pacciano le  dita,  sformate  pance ,  bagni  continui,  continue  bi- 
tinte calde,  svigoriscono  ogni  impeto  del  genio  ;  e  V  obbedienza 
stessa  non  è  virtù ,  operando  per  timore  della  sferza  ;  non  è 
virtù  V  amore  domestico ,  praticato  solo  in  forza  e  a  misura  di 
legge  ;  e  la  madre  venerata  finché  vive  il  padre  ,  è  schernita  e 
derelitta  tosto  che  la  morte  di  lui  non  le  lascia  altro  titolo  che 
di  concubina. 

Il  perfezionamento,  questo  iosfgoe  carattere  dell'  uomo,  co- 
me può  darsi  colà,  dove  una  cosa  dee  farsi  così,  perché  così  fu 
sempre  fatta  ?  Lo  straniero  vi  sarà  temuto,  ricinto  di  spie,  d'o- 
stacoli, perché  può  importare  novità  ;  onde  la  nazione ,  priva 
di  confronti,  e  misurando  tutto  alle  rituali  sue  cerimonie ,  alla 
sua  laboriosa  frivolezza ,  all'  artifìziale  complicazione  del  suo 
reggimento,  crede  barbaro  ogni  altro  popolo  ;  e  nell'  immenso 
egoismo  alimentatole  dal  non  aver  bisogno  di  produzioni  este- 
riori ,  concepì  quella  altissima  opinione  di  sé  ,  che  alligna  là 
dove  le  azioni  son  tutte  prescritte,  e  chi  adempie  quelle  prati- 
che è  sublimato.  Oggi  ancora  agli  educatori  risponderebbe  : 
•  Che  volete  mai  insegnarci?  Noi  conosciamo  tutte  le  arti  utili, 
coltiviamo  biade,  legumi,  poma  ;  non  che  la  seta ,  il  cotone ,  la 
canapa,  usiamo  ai  tessuti  e  alle,  stoffe  molte  radici  e  scorze;  niun 

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230  CINA 

meglio  di  noi  cava  le  miniere,  o  conosce  l' arti  del  falegname  f 
dei  vasajo,  dello  stipettaio;  noi  carrettieri,  noi  scalpellini, 
noi  tingiamo ,  Cacciani  la  carta ,  la  porcellana  il  meglio  del 
mondo.  » 

E  per  verità,  i  bisogni  materiali  vi  son  da  antichissimo  soddi- 
sfatti, non  quelli  dell*  intelletto;  e, da  un'  ipocrisia  sistematica, 
da  una  passiva  obbedienza,  rimane  represso  l' impeto  che  porta 
l'uomo  a  migliorare.  Assai  prima  dell'Europa  conobbero  la 
stereotipia,  la  bussola,  la  polvere  tonante  ;  ma  mentre  queste 
tre  invenzioni  mutarono  il  mondo  in  Occidente,  essi  non  le  mi- 
gliorarono mai,  né  mai  le  applicarono  che  a  trastulli:  la  bus- 
sola non  li  serve,  perchè  non  viaggiano;  colla  polvere  esegui* 
scono  bei  fuochi  d' artifizio  ;  la  stampa  dee  uniformarsi  a  pre- 
cetti impreteribili ,  né  valse  a  semplificare  la  complicatissima 
loro  scrittura.  Insomma,  all'  originalità  futile  e  lambiccata  di 
quel  popolo  manca  ogni  favilla  d' entusiasmo,  e  la  gelata. ragio- 
ne non  dà  che  frutti  artifiziali  (1). 

(1)  Il  valoroso  sinologo  Stanislao  Julien,  nel  1847  comunicò 
air  Accademia  delle  Scienze  di  Parigi  la  data  certa  di  magnifi- 
che scoperte  de9  Cinesi.  Risulta  dalle  sue  indagini  ne'libri  della 
Cina ,  che  2700  anni  avanti  Cristo,  si  sapeva  educarvi  il  baco 
da  seta  ;  1000  anni  avanti  Cristo ,  la  bussola  si  adoperava  per 
viaggi  di  terra  e  di  mare  ;  400  anni,  faceansi  bastimenti  tutti 
di  ferro  ;  200  anni ,  V  inchiostro  e  la  carta  di  cenci  ;  un  secolo 
avanti  Cristo  ,  la  polvere  tonante  ;  fra  il  581  e  il  593  dopo  Cri* 
sto,  la  stampa  con  tipi  mobili;  nell'VIII  secolo  la  porcellana, 
i  pozzi  perforati,  V  arte  di  illuminare  e  scaldare  col  gas  infiam- 
mabile, attinto  dal  seno  della  terra  e  condotto  a  grandi  distanze; 
!  ponti  sospesi  di  bambù  o  di  catene  di  ferro  ;  le  pompe  da  in- 
cendio ;  nel  1120  le  carte  da  giuoco  ;  la  carta  monetata  fra  il 
1260  e  il  1341  ec.  Inoltre  curano  empiricamente  molte  malat- 
tie ,  dichiarate  incuràbili  in  Europa.  Sanno,  con  alimenti  parti* 
colari,  modificar  il  colore  de*  capelli,  e  darvi  un  nero  che  si 
mantiene  fin  alla  più  tarda  vecchiaja;  e  cangiar  il  colore  dt'&ori 
sul  gambo,  accelerarne  la  fioritura  e  i  frutti,  crear  ne9  vegeta- 
bili trasformazioni  che  da  noi  recherebbero  ammirazione  pari  al 
diletto. 

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CINA  331 

!!  popolo  dalla  difficoltà  della  lingua  temilo  nell'ignoranza , 
altra  guida  non  possiede  se  non  i!  culto  del  passato,  e  la  rasse- 
gnazione alle  abitudini.  I  libri  classici  non  sa  leggere,  né  in 
essi  v'ha  cosa  che  parli  al  cuor  suo ,  alla  sua  immaginazione  : 
a  nome  d' una  necessità  terrestre,  mal  si  comanda  di  reprimer 
le  passioni  ;  e  ben  altro  ci  vuole  che  precetti  di  morale  inge- 
gnosa per  rivelar  all'intelligenza  la  sua  energia  e  la  sua  mis- 
sione sulla  terra.  I  letterati ,  dispesti  attorno  al  trono  donde 
aspettano  impieghi,  onori,  decoro,  non  oserebbero  tentare  no- 
vità ,  che  porrebbero -a  repentaglio  i  loro  interessi.  Quindi  la 
cura  di  respingere  le  innovazioni}  quindi  la  nimicizia  contro  i 
buddisti  e  i  missionari!  ;  quindi  l' uniformità  stazionaria  di  quel 
popolo,  la  cui  civiltà,  ne'cominciamenti  grandiosa  ed  originale) 
ristagnò  sì,  che  non  fa  se  non  approfondire  il  solco  ,  entro  cui 
corre  in  infanzia  perenne. 

Pertanto,  e  leggi  e  costumi  vi  stanno  da  secoli.  L'imperatore 
non  ha  interesse  di  cambiarle,  giacche  lo  lasciano  libero  di  fare 
come  ben  gli  torna  :  i  grandi  da  un  lato  hanno  per  esse  arbitrio 
sul  volgo,  dall'altro  sentono  sempre  fischiarsi  all'orecchio  lo 
scudiscio  regio.  V'è  tribunali  aperti  ai  richiami  di  chiunque  si 
creda  aggravato  ;  ma  chi  fa  lamenti  abbia  la  certezza  d' un  ca- 
stigo. Il  popolo  sgagliardito  non  saprebbe  oppor  resistenza; 
conosce  invece  mille  tranelli  per  eludere  le  leggi ,  senza  met- 
ter a  rischio  la  cara  tranquillità ,  e  il  più  caro  argento.  Sei  tu 
ricco?  paga  la  giustizia,  e  fa  a  tuo  talento:  sei  mercatante?  paga, 
e  poi  giunta  sul  peso  e  sulle  misure  ;  ed  arricchisci  :  sei  lette* 
rato?  blandisci,  t'inchina  per  salire  :  e  tutti  d'accordo  tenete 
in  freno  la  ciurma  disunita,  molle ,  affaticata.  Che  se  queste 
plebe  amor  di  fame,  si  unisca  in  bande  e  faccia  guerra  alle  stra- 
de. L' imperatore  manderà  squadriglie  ad  assalirli  ;  se  presi  , 
saranno  appiccati  ;  se  vincono,  si  verrà  a  patti  con  loro  e  ai  la- 
sceranno- dominare  ne'  loro  ricoveri ,  purché  paghino.  Se  una 
nazione  forte  invada  il  paese ,  qual  interesse  ha  il  popolo  a  re- 
spingerla? non  morrà  di  fame  anche  sotto  il  nuovo  padrone  ? 
Vince  essa  adunque,  e  trova  opportunissime  le  tradizioni  dispo- 
tiche dell*  Impero  ;  prende  per  bò  le  ricchezze,  divide  il  potere 
coi  letterati,  affinchè  la  ajutino  a  mantener  in  obbedienza  U  vjd* 

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232  CINA 

go,  destinato  a  lavorare  per  arricchirla,  e  incidentemente  anche 
per  vivere. 

Come  aspettare  miglioramenti  in  popolo  siffatto?  un  popolo 
che  dalla  fanciullezza  è  abituato  a  dirigersi  coll'esempio  e  col- 
le regole  ;  non  dice  una  parola  che  non  sia  una  cerimonia;  ha 
per  prima  importanza  le  cose  frivole?  Non  vi  si  trova  dunque 
il  procedere  insensibile  ma  incessante  verso  il  bene;  ma  violen- 
te rivoluzioni  smovono  tratto  tratto  quella  calma,  anarchie,  u- 
surpazioni,  dinastie  mutate,  nuove  religioni.  Il  popolo  non  vi 
contribuì,  e  non  ne  fu  vantaggiato:  o  la  forza  gl'impose,  o  uà 
re  li  comandò:  non  fecero  se  non  mutare  il  peso  che  aggrava 
le  spalle  di  un  popolo,  che  pia  di  ogni  altro  smentisce  coloro 
i  quali  ripongono  il  bene  della  società  in  una  quiete  senza  de- 
coro, in  un  ordine  senza  miglioramento. 

Tale  paese  fu  diversamente  giudicato ,  perchè  secondo  pas- 
sione. I  missionari!  gesuiti ,  vedendovi  tante  somiglianze  col 
primitivo  teismo,  ne  esagerarono  la  purezza  e  gli  effetti ,  tal- 
ché ne  dipinsero  lusinghevolissimo  il  quadro  della  religione  e 
dell'incivilimento.  Altri  missionarii  avversi  a  quei  primi,  si  fis- 
sarono piuttosto  sulla  degenerazione  di  quelle  primitive  cre- 
denze; e  nel  turpissimo  spettacolo  dei  vizii  cinesi  vollero  mo-  . 
strare  come  l'uomo  travii  abbandonato  a  sé  (a).  Filosofi  nemici 
al  paridel  teismo  primitivo  e  del  cristianesimo,  tolsero  a  mo- 
strar i  Cinesi  come  un  popolo  senza  dogmi,  o  seguace  di  quel- 
la religione  naturale  eh'  essi  vantavano  ;  e  perciò  ammiravano 
una  morale  sviluppatasi  senza  rivelazione,  e  proponeano  i  Cinesi 
a  modello  della  cristianità ,  elevando  la  religione  della  natura 
sopra  quella  di  Dio,  la  morale  di  Confucio  sopra  quella  di  Cri- 
sto (1).  Così  vi  furono  astronomi  che  scambiarono  per  stelle  i 
granelli  di  polvere  posati  sul  loro  telescopio. 

Nell'indecorosa  miseria  di  quei  governi  che  si  chiamano  pa- 

(a)  Ognun  vede  che  questa  è  la  opinione  più  giudiziosa  e  più 
vera. 

(1)  Vedi  le  leggerissime  osservazioni  di  Pitr  ,  ammirate  da 
chi  cerca  il  luccicante;  e  le  mille  inesattezze  dello' stesso  Mài** 
tataro. 

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CINA  $33 

lenii ,  tatto  è  sacrificato  a  un~despoto  ,  un  cui  capriccio ,  no 
sogno,  una  follia,  basta  a  produrre  i  patimenti  o  la  morte  di 
milioni  de'suoi  figli.  Vivendo  sopra  un  terreno  che  non  basta 
a  dar  lavoro  ed  alimento  alla  sterminata  popolazione ,  io  gran 
cara  si  dovette  prendere  l'industria,  e  gli  uomini  tanto  più  n'ac- 
quistarono aspetto  d'automi,  ripetenti  i  medesimi  atti.  Reso  ca- 
pitale intento  il  guadagnare,  non  si  dovette  guardar  alla  sottile 
quali  ne  fossero  i  modi;  ed  ebbe  a  parere  bella  astuzia  il  far 
suo  l'altrui,  quasi  un  fatto  naturale,  come  il  rubar  fra  gli  Ara* 
bi ,  o  fra  noi  il  procacciare  mercatando.  Abborrendo  da  tutto 
ciò  che  turbi  la  soooaccbiosa  quiete  ,  nulla  pensino  profittare 
colla  violenza  ;  dèi  resto  sottilizzino  pure  in  frodi  e  tranelli  : 
quest'è  la  politica. 

Pertanto  Ve  pace  senza  giustizia ,  v'è  ricchezza  senza  agi , 
v*è  cerimonie  senza  amore,  v'è  morale  senza  pratica.  Fremo- 
no ai  confini  le  guerre ,  nell'  interno  i  tumulti  ?  Unico  intento 
del  re  è  di  fare  che  si  torni  alla  calma,  senza  né  valutare  quan- 
to costi ,  né  rimediar  agli  abusi.  Fra  ciò  il  volgo  innominato 
continua  sua  vita  in  quel  moto  senza  progresso,  in  quella  mec- 
canica inalterabile ,  paternamente  tiranneggiato  da  imperadori 
die  a  sé  soli  vogliono  riserbato  il  diritto  di  vedere  e  di  far  il 
bene;  ingannato  e  vilipeso  da  filosofi  impostori;  smunto  e  mal- 
menata da  mandarini  che  predicano  da  Catoni  e  vivono  da  Vep- 
ri; ignorato  dagli  storici  che  ricantano  la  beatitudine  di  chi  non 
ha  forza  o  spirito  per  rivoltarsi  contro  la  mano  che  lo  preme:— 
vizii  proprii  soltanto  della  Cina. 

Mei  1648  era  stata  la  Cina  conquistata  dai  Tartari  ,  i  quali 
però  ne  adottarono  interamente  gli  usi  e  il  governo.  Quella  di* 
nastia  stabili  che  ogni  corpo  di  truppe  nelle  provincie  sia  com- 
posto a  metà  di  Cinesi  e  di  Tartari;  al  modo  stesso  i  tribunali: 
onde  le  due  nazioni  si  tengono  a  vicenda  in  soggezione;  nessu- 
na è  privata  del  poter  civile  e  militare  ,  e  la  conquistatrice  si 
può  dilatare  senza  infiaccarsi ,  e  resistere  alle  guerre  civili  o 
straniere. 

Relazioni  coli'  Europa  cominciarono  ad  avere  per  mezzo  dei 
xnissionarii,  e  principalmente  de' Gesuiti,  i  quali  ce  ne  diedero 
l'informazione  più  estesa  che  ancor  si  conosca.  Essendo  riusciti 

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$34  CINA 

ad  acquistar  la  grazia  dell'  imperatore  e  de'  mandarini ,  era  a 
sperarne  gran  vantaggio  per  la  religione  e  per  V  incivilimento, 
quando  i  nemici  de'Gesuiti  cominciarono  a  tacciarli  perchè  tol- 
lerassero alcune  superstizioni ,  inerenti  ai  costumi  cinesi  :  di 
qui  lotta  che  ne  scemò  il  inedito  presso  i  Cinesi ,  soprattutto 
gelosi  della  quiete,  e  infine  li  fé'  cacciare;  e  con  essi  scompar* 
ve  il  cristianesimo,  seminatovi  già  anticamente  dagli  Armeni. 

L'estensione  dell'Impero  russo  fé'  che  questo  si  trovasse  eoo* 
furante  col  cinese;  laonde  Pietro  il  grande  nel  1 720  vi  mandò 
un'ambasceria  accompagnata  dal  viaggiatore  inglese  Bell  d'An- 
termong,  che  ce  la  descrisse.  Destò  non  poco  la  curiosità  quan- 
do entrò  in  Peking  quel  corteo  vestito  all'europea  e  fra  cava- 
lieri colla  spada  nuda.  Voleva  il  cerimoniale  che  ogni  amba- 
sciadore  si  prostrasse  battendo  nove  volte  il  terreno  colla  fron- 
te {Ku'tu))  e  non  solo  all'imperatore,  ma  ai  principi  del  san- 
gue, ai  viceré  e  mandarini  e  ministri.  L'ambasciadore  Ismailof 
da  un  Iato  temeva  la  collera  del  czar  se  piegasse  a  tale  umilia- 
zione; dall'altra  ricusandosi,  poteva  mettere  scoutento  fra  i  due 
Imperi,  e  fallire  l'oggetto  di  sua  missione.  Fortunatamente,  so- 
lennizzavasi  allora  il  sessantesimo  anno  del  regno  di  Kang-i,  e 
l' imperatore  bramava  che  questi  stranieri  vedessero ,  e  colla 
presenza  loro  aumentassero  la  splendidezza  delle  feste.  Suggerì 
dunque  lo  spediente,  che  omaggio  pari  fosse  da  un  mandarino 
teso  in  suo  nome  alla  lettera  portata  dall'ambasciatore,  SI  quale 
allora  potè  senza  scrupoli  ricambiare  quegli  atti  di  riverenza. 

Domandava  la  Russia  libero  commercio  fra  i  due  Regni,  e  di. 
potere  stabilir  banchi  nelle  principali  provincie;  ma  Kang-i  noi 
consentì  che  per  Peking  e  Sein-Ku-pai-siog  sulte.frontiere  de- 
gli Eluti:  si  ottenne  di  lasciare  a  Peking  un  agente  ;  ma  vi  fa 
•  tenuto  quasi  prigioniero,  e  alla  prima  occasione  rimandato.  Ran- 
nodaronsi  poi  le  trattative ,  ed  un  de' primi  atti  di  Yun-cing  fu 
di  stabilire  i  confini  con  Pietro  I  ;  che  cresciuto  a  scapito  dei 
Mongoli  del  Capiack,  invasa  la  Siberia,  divenne  confinante  col- 
la Cina  al  nord  del  paese  ora  occupato  dai  Mongoli  Kalfca.  Du- 
rante le  guerre  con  Galdan,  motti  Mongoli  vinti  eransi  ricove- 
rati al  sud-est  del  lago  di  Baikal,  dove  implorarono  la  protezio- 
ne della  Russia,  esibendosele  vassalli.  Come  tannici ,  pellegri- 

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CINA  23$ 

Davano  essi  a  Urga,  sede  del  loro  sommo  sacerdote  (Ka-tuk-tu); 
«ode  frequenti  dissidi!,  che  fermarono  l'attenzione  del  governo 
rosso  e  del  cinese.  S>  aprì  danqtte  un  congresso  sulta  Selinga; 
e  segasti  i  confini ,  si  posero  colonne  e  sentinelle  ;  Kiakta  fa 
presa  come  emporio  di  commercio  per  le  due  nazioni;  mentre 
i  Cinesi  abitano  a  Haimacin  sul  loro  territorio,  lontana  trecen* 
sessanta  leghe  da  Peking.  Singolarmente  fan  il  traffico  privile- 
giato  del  rabarbaro,  di  cui  i  Russi  non  poterono  mai  in  vertm 
modo  ottenere  la  vera  semenza  ;  oltre  che  vi  si  cambia  il  the 
con  danaro ,  pellìcce  e  panno:  ai  negozianti  stranieri  di  Kiakta 
il  governo  permette  che  ogni  tre  anni  vengano  a  Peking  in  non 
più  di  dugeuto. 

Un'ambasceria  del  Portogallo  era  stata  condotta  nel  1722  da 
Don  Metello  per  invocar  protezione  ai  Portoghesi  diffusi  nel* 
l'Impero;  e  la  Corte  ammirò  la  gravità  dell'  ambasciadore  e  la 
sua  esattezza  Dell'adempiere  le  cerimonie:  ma  vedendo  scabro- 
so il  parlar  di  religione,  esso  lo  schivò.  Una  nuova  spedita  da- 
gli Olandesi  nel  1 796  fu  la  mal  arrivata,  più  non  avendo  V  Im- 
pero bisogno  di  loro.  L'anno  medesimo  l'Inghilterra  vi  spediva 
lord  Macartuey,  uomo  espertissimo  e  carico  di  titoli  e  di  cro- 
ci ,  ma  nulla  conchiuse;  .sol  parvegli  un  gran  che  V  evitare  le 
prostrazioni.  Nel  1806  la  Russia  vi  deputò  una  splendida  lega- 
zione di  ben  cinquecento  persone  ;  ma  giunti  alla  muraglia  , 
venne  ordine  di  restringerle  a  settanta;  poi,  non  volendo  sotto- 
porsi al  Eutu  ,  furono  congedati  senza  veder  la  capitale. 

Di  nuovo  l'Inghilterra  spedì  un'ambasciata  di  settantacinque 
persone  nel  1815,  per  (òr  di  mezzo  le  sempre  crescenti  diver* 
genze  tra  la  Cina  e  la  Compagnia  delle  Indie  ;  e  v'  andavano 
lord  Amberst,  e  i  signori  Ellis  e  Morrison  ,  con  alcuni  fattori 
della  Compagnia;  gente  che  ,  come  mercanti ,  sono  nella  Cina 
io  dispregio.  Avendo  ricusato  rassegnarsi  al  Ku-tu,  giunsero 
alle  porte  della  casa  imperiale,  senza  poter  alzare  gli  oc* 
ehi  alla  faccia  del  cielo  ,  come  scrivea  P  imperatore  cenge- 
dandoli. 

I  marinai  che  portavano  colà  l' ambasciatore  Amherst ,  stu- 
diarono quanto  poterono  le  coste;  nell'  interno  penetrarono  al* 
cuoi  cogli  ambasciadori  ;  e  abbiam  le  relazioni  de' viaggi  coft 

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236  cina      , 

di  Giorgio  Staratoci  (1797),  di  Giovanni  Barron  (Ì804) ,  di  Do 
Quignes  (1808),  di  Enrico  Ellis  (1817),  di  Clarke  Abel  (1818), 
di  Timkovski  (1827),  di  Davis  (1837);  ma  i  forestieri  vi  son  te- 
nuti al  bujo  del  reto,  ingannati  spesso,  e ,  secondo  un  di  loro 
confessò ,  ricevuti  come  mendicanti ,  trattati  come  prigio- 
nieri, rinviati  come  ladri.  Pertanto  la  Gina  fu  dapprima, 
sulla  fede  di  Marco  Polo,  Giovan  da  Carpi  e  Mandeville,  ammi- 
rata come  terra  delle  gemme  e  dell'oro;  poi  dipinta  favorevol- 
mente dai  missionarii,  che  speravano  averla  docile  ai  loro  in- 
segnamenti: Voltaire  e  gli  altri  filosofi  della  sua  coda  la  fecero 
piena  di  Mentii  e  di  Confucii,  per  rimprovero  della  nostra  ci- 
viltà; al  contrario,  i  negozianti  di  Macao  e  Ganlon,  non  meno 
Ingiusti  nel  dedur  dai  casi  particolari  un  generale  concetto,  li 
dan  tutti  per  ladri  e  mariuoli.  Oggi  però  la  guerra  squarcia  fi- 
nalmeate  quel  velo,  entro  cui  la  Cina  s'ostina  ad  avvilupparsi. 
Qnanlo  al  commercio,  agli  Europei  restava  nella  Cina  aperto 
Canlon ,  ma  limitato  il  tempo  da  rimanervi  e  i  mercanti  con 
cui  trafficare i  che  erano  dodici  fin  al  1792,  poi  crebbero  a  di- 
ciotto, nei  quali  stava  il  monopolio,  servendo  a  tutte  le  opera- 
zioni del  traffico,  rispondendo  di  tutte  le  eventualità.  I  Russi 
vi  recano  le  pellicce  della  Siberia  e  delle  isole  artiche ,  e  pan- 
no, flanella,  velluti,  grossa  tela,  cuoi ,  vetro ,  cani  da  caccia  ; 
traendone  cotone,  tue,  seta,  porcellana,  giocattoli,  fiori  artifi- 
ziali,  pelli. di  tigre  e  pantera,  riso,  musco,  rabarbaro,  materie 
coloranti  (1).  1  Cinesi  poi  spargono  trafficando  in  tutti  i  mari 
d'Oriente,  e  ne'porli  principali  della  Malesia  e  dell'India  trans- 
gangetica  :  da  qualche  tempo  s' impadronirono  del  commercio 
del  Regno  di  Siam  e  dell'Impero  d'An-nam.  Cian  hai  nella  Ci- 
na è  il  porto  più  trafficante  di  tutta  l'Asia,  e  a  Cian-ceu  è  per- 
messo negoziare  agli  Spagnuoli  della  Maniglia.  L' asportazione 
principale  è  il  the,  che  di  là  soltanto  viene  all'Europa  e  all'A- 
merica. Usato  già  anticamente  dai  natii,  fu  primamente  dagli 
Olandesi  portato  in  Europa  nel  1610  ;  nel  1638  gli  ambascia- 
dori  moscoviti  ne  recarono  in  dono  allo  czar,  e  in  poc'anni  si 

(1)  Nel  1842  il  valore  del  commercio  tra  Russia  e  Cina  fu  sti- 
mato a  2,868,333  rubli,  escluso  il  contrabbando. 

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IMPEBAT0B1  CINESI  537 

dfffuse  per  la  Moscovia;  in  Inghilterra,  ove  appena  conoscerò 
nel  1650,  fra  poc'anni  fa  sottomessa  a  tassa  cora^  il  caffè  e  la 
cioccolata:  eppure  nel  1664  la  Compagnia  delle  fodie  credei 
far  un  bel  dono  al  re  offrendogliene  due  libbre  e  due  once.  Ma 
nel  secolo  passato  vi  divenne  di  primaria  necessità;  dal  1 7 10  al 
1S10  la  Compagnia  ne  vendette  a  Londra  750,219,016  libbre 
per  129,804,595  sterline;  e  dal  1810  al  1832  ben  848,408,119 
libbre;  e  nel  solo  1837  ,  51  milione  di  libbre ,  sicché  to  scac- 
chiere del  re  vi  guadagnò  Panno  75  milioni 'di  franchi. 

L'imperatore  Kian-lung  (1 736-96)  estese  l'autorità  sua  sopra 
gli  Eluti ,  sicché  l'Impero  toccò  fin  alla  Persia,  come  ne'giorot 
suoi  più  gloriosi.  Ridusse  a  obbedienza  il  Tibet  (  1 757},  ove  al 
Dalay-latna,  pontefice  supremo  della  religione  di  Budda  ,  non 
lasciò  che  l'autorità  religiosa,  sotto  la  supremazia  del  Figlio  del 
Cielo.  Più  non  era  difficile  tener  soggetto  alla  Cina  il  cuor  del- 
izia; all'Ovest  erano  consolidate  nazioni  musulmane  e  i  Russi, 
sempre  crescenti  in  conquiste  ;  il  buddismo  tendeva  a  tranquil- 
lar quelle  genti ,  mentre  la  direzione  marittima  data  al  com- 
mercio meno  allettava  ai  pingui  guadagni  del  ladroneccio.  Quei 
nomadi  pertanto  scemarooo  di  numero ,  e  perdettero  l' ardi* 
mento  e  l'unione  per  imprese  vaste. 

Kian-lung  fu  uno  dei  maggiori  di  sua  dinastia,  fermo  di  ca* 
raltere,  penetrante  d'ingegno,  amoroso  de'  popoli,  cui  visitava 
non  per  aggravarli,  ma  per  conoscerli  e  soccorrerli;  spesso  ri* 
mise  i  debiti  verso  l'erario;  mantenne  la  pace  dentro,  finì  con- 
quiste fuori;  e  ricevette  la  prima  ambasciata  inglese,  e  quella 
della  Compagnia  Olandese  delle  Indie  orientali  nel  1795.  Pro- 
curò la  traduzione  in  mansciù  delle  migliori  opere  cinesi;  fev ri- 
vedere i  King  e  farne  nuove  edizioni;  compose  prefazioni  e  poe- 
sie e  qualche  storie  ;  raccolse  monumenti  antichi  e  moderni , 
con  spiegazioni,  e  avea  cominciato  una  scefta  delle  cose  mi- 
gliori della  Cina  in  180,000  e  alcun  dice  600,000  volumi.  Mi- 
gliori non  vuol  dire  buone. 

Ria-king  succedutogli  (1796-1822)  soffrì  di  congiure  e  rivol- 
te, e  protestava  che  il  poco  interesse  mostratogli  da'  sudditi  lo 
accorava  più  che  il  pugnale  degli  assassini  ,  e  prometteva  non 
meritarselo  :  _in  ciò  differente  da  altri  regnanti.  Anche  i  pir*- 

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238  IMPERATOSI  CINESI 

ti  taglieggiavano  i  paesi  meridionali  ;  poi  estendeansi  le  società 
segrete,  dirette  ad  espellere  i  Tartari  e  recuperar  V  indipenden- 
za. Dei  tentativi'  di  esse  s' inasprì  il  governo  ;  fa  vietate  ogni 
unione  di  cinque  persone  ;  severissime  tortore  per  istrappare 
confessioni  ;  tutto  ciò  all'europea:  e  uscente  il  1816  ,  ben  die- 
cimila dugensettanta  convinti  di  colpe  capitali  aspettavano  nel- 
le prigioni  vita  o  morte  dal  padre  re.  Non  cessano ,  è  vero , 
i  letterati  di  rammemorare  all'  imperatore  i  suoi  doveri ,  mas- 
sime ne9  gravi  disastri,  come  furono  una  siccità  ,  trabocchi  del 
fiume  Giallo  che  affogarono  centomila  persone  (1818),  un  nem- 
bo che  devastò  Pèking  e  spinse  il  mare  su  molta  costa.  Allora 
fu  chi  propose  si  spezzassero  gl'idoli  e  ogni  immagine  delia  di- 
vinità ;  ma  il  supremo  Consiglio  relegò  il  temerario  sulla  fron- 
tiera russa. 

Tao-kuang  fu  avvenissimo  al  cristianesimo  (1821-1850) ,  e 
agitato  da  varie  rivoluzioni  ;  e  unii  volta  le  spese  ,  in  diciotta 
mesi,eccedetterodi  28  milioni  di  taci!  l'entrata  (L  210,000,000). 

La  dinastia  tartara,  attenta  che  l'Impero  non  si  scomponga , 
doveva  ingelosirsi  delle  Compagnie  europee ,  che  col  titolo  di 
commercio  son  vere  potenze,  con  armi,  possessi,  leggi,  amba- 
sciatoli. Già  quando  nel  secolo  passato  i  Nepalesi  conquistaro- 
no il  Tibet ,  il  Dalai  Lama  ebbe  ricorso  a  Kien-lung  impera- 
tore, il  quale  li  cacciò  in  fatto,  e  ridusse  il  Tibet  a  sua  provin- 
cia; anzi  varcò  l'Tmalaja  ed  entrò  nel  Nepal.  La  Compagnia 
inglese,  temendo  non  P  India  si  sommovesse,  coli'  esercito  ob- 
bligò i  Cinesi  a  dare  indietro.  Crebbero  da  quel  punto  gli  astili; 
e  più  quando  lord  Minto,  col  pretesto  d'impedire  che  la  marina 
francese  l'occupasse  ,  prese  Macao  (1808)  ;  onde  con  guerra 
rotta  lo  dovettero  i  Cinesi  snidare.  Poi  gì'  Inglesi  invasero  il 
Nepal  (18M-I816),  e  via  via  nell'  As-am  e  nell'Afgania  si  sur- 
rogarono a  quei  Birmani  che  la  Cina  avea  voluti  conquistare  nel 
1767  ;  onde  si  trovarono  limitrofi  della  Tartaria  cinese  ;  verso 
il  1820  colonizzarono  Singapor  nello  stretto  di  Malacca ,  e  di- 
chiarandola porto  franco ,  la  resero  tosto  popolata  dalle  navi  di 
tutto  il  mondo  :  ma  questa  è  ancora  a  20  gradi  dalla  Cina. 

Dicemmo  che  le  nazioni  non  hanno  licenza  di  trafficare  colla 
Cina  che  per  mare ,  eccetto  la  Russia ,  la  quale  comunica  por 

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Cina  239 

la  Tartaria,  e  tiene  a  Peking  un  archimandrita  e  una  legazione. 
Canton  era  aperto  agli  altri  Europei,  ma  con  molte  restrizioni: 
non  entrar  in  città  ,  valersi  di  mediatori  cinesi ,  tener  le  navi 
grosse  a  dodici  miglia  e  sotto  vigilanza  .gelosissima.  L1  Inghil- 
terra se  ne  querelò  più  volte;  nel  1816,  come  dicemmo,  spedi 
Macartney  e  Amberst ,,  poi  nel  34  Napier  con  proposizioni,  che 
furono  respinte.  Non  che  i  Cinesi  abborrano  il  commercio  cogli 
Europei,  ne  sono  essi  gf'  intermediari!  in  tutti  quei  mari ,  ed  a 
oentinaja  sono  stabiliti  nelfr  Malesia,  a  Giasa  principalmente,  a 
Singapor,  a  Calcutta  :  bensì  nelle  storie  antichf  e  moderne  tro- 
vano troppo  onde  diffidare  degli  Europei ,  che  tante  volte  nel* 
le  Filippine  e  nelle  Moluche  hanno  trucidati  ì  Cinesi,  e  che  ten- 
tano estendersi.appena  abbiano  un  palmo  di  terra.  I  nord-ame- 
ricani fanno  traffico  vivissimo  colla  Cina ,  eppure  senza  eccitar 
lamento,  perchè  lavorano  da  privati.  Le  Compagnie  mercantili 
politiche  degli  altri  paesi  non  davano  gran  timore,  attesa  la  de- 
bolezza loro  e  la  docilità  alle  cautele  ;  ma  altrimenti  andava 
colla  inglese,  continua  e  persistente  nel  crescere  innanzi.  Quan- 
do gl'Inglesi  conquistarono  il  Cabul  e  l'Ammerapurah,  i  Cinesi 
munivano  di  guarnigioni  il  Tibet ,  come  di  flotte  aveano  difesa 
la  Cocincina  dopo  la  conquista  dell'Impero  birmano.  La  Russia., 
attentissima  che  1'  Inghilterra  non  prevalga  in  Asia  e  meno  nel- 
la Cina,  esacerbava  gli  sdegni  paurosi  dell'imperatore. 

La  Gran  Bretagna ,  che  cava  dalle  Indie  orientali  sei  milioni 
e  mezzo  di  sterline  (L.  162,500,000) ,  presto  avrebbe  esausto 
il  paese  se  le  traesse  in  oro  (1);  invece  le  prende  in  oppio,  aven- 
do obbligato  i  natii  a  piantare,  non  frumento,  ma  papaveri,  cui 
riceve  in  cambio  del  grano  che  somministra.  QuelP  oppio  ba- 
rattasi nella  Cina  con  the  ,  e  questo  in  Europa  vendesi  a  dana- 
ro :  inoltre,  con  70  milioni  di  cotone  e  manifatture  dell'  India , 
si  fa  levata  di  altri  prodotti  della  Cina,  e  avanzano  ancora  20  o 
26  milioni  in  danaro*  Catena  perpetua  di  frumento,  oppio,  the,, 
danaro,  della  quale  guai  se  un  anello  si  rompesse  ! 

L'oppio  introducevasi  dapprima  nella  Cina  come  semplice  me- 
dicamento; poi  se  n$  estese  l'uso,  tanto  che  divenne  un  bisogno 

(1)  V».Bj9Jwstierim,  SuW  Impero  britannico  nell'India. 

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540  CINA 

irresistibile.  L'imperatore  Ua-king  nel  1799  ne  proibì  prima- 
mente con  gran  severità  I'  introduzione,  punendola  colla  stran- 
golazione, il  bando,  o  la  prigionia  ;  ma,  solito  effetto,  la  proibi- 
zione crebbe  il  consumo  (I).  L'oppio  non  serve  che  al  vizio, 
cioè  ad  ubbriacare  i  Cinesi  ;  onde  l'imperatore,  che  si  professa 
padre  dei  sudditi ,  dovea  naturalmente  premunirli  contro  tale 
pericolo,  e  veder  di  mal  occhio  gl'Inglesi ,  che  ad  onta  sua  in- 
troducevano questo  narcotico.  Ad  essi  invece  importava  il  con- 
servarlo ,  perchè,  come  alla  Camera  dei  comuni  lord  Glenelg 
dichiarò  (luglio  1833) ,  i  due  monopolii  del  sale  e  dell'oppio 
rendono  oltre  ottanta  milioni  (a).' 

L'Inghilterra ,  sebbene  dovesse  riguardi  a  paese  con  cui  fa- 
ceva un  traffico  di  400  milioni  annui ,  e  che  la  forniva  del  the, 
ormai  indispensabile ,  pretese  derogasse  leggi  e  costumi ,  e 
col  contrabbando  insultava  le  autorità.  Nel  1838  v'  introdusse 
4,375,006  libbre  di  oppio,  della  valuta  di  105  milioni  almeno; 
ed  essendo  commercio  proibito,  riceveva  per  lo  più  danaro  so- 
nante. L' imperatore  doveva  fremere  alla  baldanza  di  cotesti 
Barbari ,  che  venivano  con  tanta  pertinacia  a  frangere  i  suoi 
conGni  e  le  sue  leggi,  e  fomentare  i  vizii  de'  suoi  sudditi  :  onde 
interdisse  il  traffico  dell'  oppio,  e  spedì  (2 1  die.  1838)  Lio  suo 
commissario  a  Canton  con  pieni  poteri  per  far  eseguire  il  di- 
vieto. 

I  documenti  cinesi  in  quel P  occasione  dimostrano  tanta  igno- 
ranza della  natura  e  dei  costumi  europei,  quanta  ne  ricooosce- 

(1)  In  fatti,  mentre  allora  se  ne  importavano  alcune  centinaja 
di  casse  da  100  cattaje,  cioè  600  kilogrammi,  dappoi  si  ebbero  : 
nel  Pan.     casse      valore  in  fr.    |    nell'an.    casse       valore  in  fr. 

1827  9,535     55,252,807   |     1830     18,760    68,392,604 

1828  13,132     66,425,456   j     1831     14,225     60,938,393 
1839     14,000     63,892.923    |     1832    23,603     81,367,873 

In  questi  ultimi  anni  la  Compagnia  di  Calcutta  trae  dall'op- 
pio ,  in  puro  guadagno  ,  da  50  milioni. 

(a)  Che  bella  ragione  per  sostenere  la  necessità  di  -opporsi  al 
divieto  di  un  principe  indipendente  ,  che  non  vuole  F  iatroda- 
zione  di  un  veleno  ne' suoi  Stati  ! 

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l'joppio  241 

àttero  i  Cacai  sul  costo  loro  se  degnassero  leggere  i  nostri. 
Lio  procede  vigoroso;  arresta;  rinfaccia  agli  Europei  i  benefizi! 
che  ricevettero  e  le  violazioni  con  oui  li  ricambiarono  ;  minac- 
cia tollerare  il  popolo  contro  di  loro  ,  e  si  fa  consegnare,  tutto 
l'oppio.  Elliot ,  che  soprantendeva  alla  marina  britannica  in 
que'  mari,  aveva  dichiarato  illegale  il  traffico  dell9  oppio,  e  che 
l'Inghilterra  noi  proteggerebbe ,  sicché  20,283  casse  furono 
distratte.  Il  governo  inglese  tenne  compromesso  V  onore  della 
nazione  ;  e,  giustizia  o  no,  doversi  sostenere  j  negozianti  e. dis- 
approvare Elliot,  che  a  questi  apeva  garantito ,  a  nome  del  go- 
verno, il  valore  dell'  oppio  consegnato  .a  Un  (a). 

Nascono  dunque  collisioni  ;  tutti  i  negozianti  inglesi  s' imbar- 
cano, quando  non  v'  è  pur  un  legno  .da  guerra  per  proteggerli. 
Arrivata,  al  principio  del  1840  ,  la  flotta  inglese  di  tre  vascelli 
da  settantaquattro,  due  fregate  da  quarantaquattro,  dodici  cor- 
nette o  brick  ,  e  quattro  battelli  a  vapore  ,  la  superiorità  della 
marina  inglese  sbilanciava  affatto  la  guerra  ;  e  le  vaporiere  e  i 
cannoni  nostri  sobbisaavano  le  pigre  e  pesanti  giunche  cinesi,  e 
pigliavano  a  beffa  le  batterie  grosse  ma  lente ,  e  le  muraglie  di 
porcellana  :  se  però  a  migliaia  cadevano  i  Cinesi,  a  migliaja  sot- 
tentravaao,  valendo  per  numero.  Tutto  quelP  anno  e  il  seguen- 
te avvicendaci  negoziali  e  attacchi,  e  intanto  gì'  Inglesi  conti- 
nuano il  contrabbando  dell'oppio,  più  cercato. perchè  proibito; 
bloccano  il  fiume  Canton ,  prendono  l' isola  di  Cusan ,  e  pene* 
trano  fin  presso  la  capitale  :  ma  l' astuzia  diplomatica  de'  man- 
darini supplisce  alla  sperienza  guerriera  ;  i  successi  prosperi 
bilaociansi  co' sinistri,  finché  l'Inghilterra,  compromessa  Del- 
l'onor  suo  contro  Barbari  derisi,  sente  la  necessità  di  penetra- 
re nel  cuor  dell'  Impero. 

Caduto  di  grazia  Elliot,  sottentra  Enrico  Pottioger  come  pie» 
nipoterie  (agosto  184 1) ,  e  tosto ,  senza  perder  più  di  venti  In- 
glesi, occupa  tre  grosse  città  della  costa  ed  il  canale  imperiale, 
risalendo  il  Fiume  Azzurro  (luglio  1842  ).  I  Cinesi  difendonsi 
con  un  valore  inaspettato  ;  nelle  città  prese  strangolano  figli  e 

(a)  Quanto  spesso  avviene  che  si  trovi  giustizia  negli  atti  di 
no  amministratore  inglese,  e  soprusi  in  quelli  del. governo! 
III.  Hi 

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242  cina 

mogli ,  e  n'  empiono  i  poni  (a)  :  al  cessare  dell'  autorità  tutti- 
ce,  un  popolo  tenuto  Bempre  bambino  dà  negli  eccessi  ;  proviti* 
eie  da  secoli  pacifiche,  si  trovano  all'  improviso  preda  di  guer- 
ra risolutissima,  e  fatta  da  cosi  insoliti  nemici.  L'Impero  cessa 
di  credersi  invincibile  ,  e  infine  fratta  di  pace  (29  ag.) ,  che  è 
conchiosa  a  questi  patti  :  la  Cina  paghi  21  milioni  di  dollari  ; 
apra  a  tutti  gli  Europei  i  porti  di  Caoton ,  Amoy ,  Folcirai  fu , 
Ningpu,  Sing-hai;  ceda  all'  Inghilterra  l'isola  Hong-Kong;  am- 
nistia a'  sudditi.  Dell'  oppio  non  parola. 

Cosi  aperto  il  commercio  con  300  milioni  d'abitanti,  si  cre- 
dette potere  in  un  tratto  versarvi  il  superfluo  delle  manifatture 
di  Bristol  e  Liverpool  ;  ma  popolo  tanto  tenace  delle  abitudini 
non  adotta  di  punto  in  bianco  le  mode  di  Londra  e  di  Parigi , 
né  cangia  le  sue  sete  coi  cotoni.  Intanto  però  ecco,  con  genero- 
sità nuova,  la  Gran  Bretagna  aver  combattuto ,  non  per  assicu- 
rarsi privilegi ,  ma  per  sciogliere  dai  divieti  tutte  le  navi  euro- 
pee :  eccola*  padrona  d' un'isola  in  cospetto  alla  Cina  ,  come 
cent'  anni  fa  era  padrona  d' una  fortezza  dell'  India.  Quali  avve- 
nimenti sono  per  cambiar  faccia  ali'  Oriente  ? 

Ne'  primi  4  mesi  del  1844  la  Compagnia  vi  spedi  8190  casse 
di  oppio ,  pel  valore  di  26,252,000  franchi  (1).  L' imperatore 
adoprò  esortazioni ,  divieti ,  trattati  ;  e  Pottinger  gli  suggeriva 
di  legittimare  una  volta  quel  commercio,  e  con  un  dazio  ragio» 
nevole  aprire  ricchissimi  compensi  alle  sue  finanze.  Ma  invece 
del  partito  utile  e  inonesto  ,  l' imperatore  propose  alla  Compa- 
gnia, se  cessasse  di  coltivare  l'oppio,  compensarla  con  74  nu- 

* 
(a)  Che  gloriose  imprese,  e  per  qual  nobile  causa  I 
(1)  Durante  la  guerra  della  Cina ,  pnbblicossi  a  Calcutta  il  bi- 
lancio del  commerciò  del  Bengala,  che  è  siffatto  : 


Importazione. 

Asportazione* 

1835  36      lire          73,966,000 
1836-37        »             93,164,000 
1837-38         >           101,748,760 
1838-39         i           103,514,375 
1839-40         i           111,747,952 
1840-41        i           146.694,177 

lire 

> 
> 
ì 

5 
» 

134,783,892 
"  167,693,522 
162,616,887 
162,002,012 
176,015,297 
209,223,245 

. 

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Google 

oppio  245 

fiori  e  mezzo  l' anno.  Proposizione  assurda  ;  ma  da  qual  lato 
starano  fa  nobiltà  e  la  moralità  ?  (  I  ) 

Intanto  una  maggior  conoscenza  e  piò  savi!  concetti  di  libertà 
mostrarono  quanto  fossero  assurdi  i  sapienti  del  secolo  passato 
sei  proporre  il  governo  cinese  all'  ammirazione.  Vero  tipo  dei 
governi  di  famiglia,  prodigo  d' ordini  e  di  promesse  ,  invade  il 
notoario  domestico  ',  e  con  prescrizioni  arbitrarie  incatena  la 
spontaneità  della  natura ,  unico  intento  proponendosi  il  repri- 
mere le  rivolte  ,  e  conservare  un  ordine  ,  che  è  l' immobilità  , 
come  l' eguaglianza  è  quella  del  bambù  ;  e  rimedio  alla  pove- 
raglia ,  l' esposizione  dei  bambini ,  immensa  quanto  il  morir  di 
fame.  Le  pene  hanno  carattere  affatto  materiate,  a  segno  che  si 
può  riscattarle  a  danaro,  o  farle  subire  da  altri ,  perfino  la  ca- 
pitale: i  mandarini  sono  attori  d' un'  amministrazione  frivola  e 
vessatoria ,  che  produce  l' immobilità  nell'  elegante  barbarie  , 
nata  da  pavido  egoismo.  Una  concorrenza  non  limitata  da  ve- 
rona considerazione  morale ,  e  concentrata  sovra  alcuni  punti , 
slimola  P  attività,  in  modo  da  prosperarne  le  arti  ;  ma  il  gusto 
del  meschino  insterilisce  il  senso  estetico  :  un  cerimoniale  im- 
preteribile è  sostituito  alla  franca  e  cordiale  affezione  :  i  trat- 
tati di  morale  sono  testi  sonanti ,  dettati  da  letterati  panteisti , 
assoluti ,  pedanti ,  cultori  della  memoria  ,  attenti  all' effetto  e 
alle  combinazioni  di  parole,  senza  aver  mai  conosciuto  il  popo- 
lo, il  quale  a  vicenda  non  sa  leggerli,  né  mai  se  gl'intese  par- 
lare all'anima  e  all'immaginazione.  In  somma ,  civiltà ,  istru- 
zione, governo,  tutto  è  materiale  ;  dominato  dalla  necessità  ter- 
restre ,  ad  esclusione  dell'  unico  principio  che  potesse  rischia- 
rar la  via  ,  lo  spiritualista  ;  di  quella  legge  religiosa ,  in  cui  il 
mistero  riscalda  le  fantasie  finché  si  risvegli  la  ragione.  E  di 
fatto ,  la  religione  di  Budda ,  cosi  grossolana  ,  opero  assai  pia 
ebenon  tutti  i  letterati  mai.  Operò,  dico,  sugl'Individui;  ma, 
spogliata  di  quel  misticismo  che  ne  iacea  la  forza  sul  Gange,  e 

(1)  Anche  la  Francia  fé'  un  trattato  di  commercio  colla  Cina 
il  34  ottobre  1845.  Però  (loglio  1847)  nuova  guerra  minacciasi 
tra  la  Cina  e  l'Inghilterra,  la  quale  evidentemente  vuole  pian-  _ 
tarai  colà. 

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SU  IMPERO  BBITANNICO 

che  non  potrebbe  esser  inteso  sul  dame  Giallo  >  dove  non  con* 
servò  che  gP  idoli  e  alcune  cerimonie  esterne  ,  a  rivelare  *è 
stessa  a  quella  nazione  sarà  sempre  resa  incapace  da  un'  etica 
tanto  ristretta  da  privarla  d'ogni  valor  sociale.  Cosi  faticando 
Intorpidisce  quel  gran  popolo ,  non  iniziato  a  veruna  speranza 
d' avvenire,  e  solo  vivente  nella  venerazione  dèi  passalo. 

Ancora  dell' lnentlterrÀ. 

Cosi  parlando  dell7  Inghilterra  avemmo  a  parlare  di  mezzo  il 
genere  umano  ,  come  un  tempo  avveniva  del  romano  Impero. 
Nelle  scosse  del  secolo  che  descriviamo,  l'Inghilterra  non  per- 
dette nulla,  e  guadagnò  sterminatamente;  possiede  colonie  che 
parlano  francese,  tedesco,  spagnuolo  :  chi  ne  possiede  una  che 
che  parli  inglese  ?  la  Europa  ottenne  Elgoland ,.  Malta ,  Gibil- 
terra, le  Isole  Jonie  ;  in  America  il  Canade  ,  V  Arcadia ,  le  Lu~ 
caje,  le  Bermude  ,  moltissime  delle  Antilie  (I) ,  porzione  della 
Gujana  ,  le  Maloine  ed  altre  isole;  sicché  da  Falkland  e  dalla 
Trinità  signoreggia  il  mare  de'Caraibi  ;  m  Africa  Bathurst,  Sier- 
ra Leona  ,  molti  stabilimenti  sulta  costa  di  Guinea ,  le  isole  di 
Francia,  di  Less,  di  Rodrigo,  le  Secelli,  Socotra,  l'Ascensione, 
Sant'Elena,  e,  sovra  tutte  importante,  il  Capo  di  Buona  Speran- 
za. ìn  Asia  soppiantò  la  Francia  ;  ebbe  Seilan ,  un  Impero  di 
150  milioni  d' abitanti,  crescente  ogni  di  ;  le  isole  di  Singapur, 
parte  di  Malacca  e  Sumatra  ;  nell'Oceano  tiene  la  maggior  par- 
te dell'Australia,  la  Tasmania,  le  isole  Norfolk,  la  Nuova  Cale- 
donia,  la  Nuova  Zelanda,  Talli,  le  Sandwich.  Conquiste  sempre 
crescenti,  non  per  ambizione,  la  quale  non  è  mai  il  vizio  di  go- 
verni equilibrati ,  ma  per  la  prosperità  interna  ;  talché  d' ogni 
mercato  chiusole  in  Europa  l' Inghilterra  dee  rifarai  sull'Indo 
o  sul  fiume  Giallo.  Chi  la  pareggia  io  abilità  di  colonizzare?  ehi 
nello  sceglier  le  situazioni  da  cui  dominar  t  mari,  e  nell'osti- 
narsi  ad  ottenerle?  Gersey  e  Guernesey  le  danno  le  chiavi  della 

(1)  Le  Antilie  imglesi  son  15  principali,  con  W  mila  abitanti. 
La  Giamaica  produce  fino  125  milioni  V  anno  in  vajrii  pggeiti, 
dopo  che  uè  fu  scatenato  il  commercio. 

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GBANDEZZA   BRITANNICA  2i5 

Manica  ;  Helgeland  degli  sbocchi  dell'  Elba  e  del  Weser  ;  da 
Gibilterra  occhieggia  la  Spagna  e  la  Barberia  e  chiude  il  Medi- 
terraneo ,  dove  Malta  e  Corfù  le  sono  scala  verso  Levaste  j  da 
Socotra  signoreggia  il  Mar  Rosso,  e  comunica  colla  costo  orien- 
tale dell'  Africa  e  coli'  Abissinia  ;  Ormas ,  Chesmi ,  Bucbir ,  le 
assicurano  il  Golfo  Persico  coi  grandi  fiumi  sboccanti  in  esso  : 
da  Aden  ,  opportuna  stazione  fra  Bombay  e  Suez ,  e  un  tempo 
importantissimo  mercato  dell'Arabia,  potrà  diffondere  nell'Ye- 
men e  nell'Adramut  le  produzioni  dell'  Europa  e  dell'India  ; 
Palle-Pinang  la  fa  signora  dello  stretto  diMalana  ,  e  Siogapor 
del  passaggio  dall'  India  alla  Cina  ;  da  Melville  e  Bathursi  si 
avvia  ai  cuore  della  Malesia ,  contendendo  agli  Olandesi  le  spe- 
zierie  delle  Moluche.  Il  Capo  di  Buona  Speranza  è  sentinella 
avanzata  neh1'  Oceano  Indiano  ;  Sani'  Elena  le  agevola  il  tragitto 
al  Brasile,  e  serve  di  rinfresco  al  villaggio  nelle  Indie,  dove  ha 
trono  nell'  Isola  di  Francia  e  nelle  Secelli  :  Falkland  potrà  es» 
sere  la  Gibilterra  dell'Oceano  Pacifico  :  dalla  Giamaica  signo- 
reggia le  Aotilie  e  traffica  col  resto  dell'  America.  Si  medita  il 
passaggio  all'  Indie  per  Suez  ?  essa  s' industria  di  piantarsi  sul 
Nilo.  Si  sperale!  Niger  penetrare  nelle  arcane  ricchezze  del- 
l'Africa centrale?  essa  per  60  mila  sterline  compra  dalla  Spagna 
le  isole  Aonobon  e  Ferdinando  Po ,  che  ne  sono  le  chiavi.  Par- 
lasi che  la  Russia  agogni  un  porto  sul  Mediterraneo  ?  essa  oc? 
cupa  l'isola  di  Sapienza  per  vigilare  lo  sbocco  de'  Dardanelli. 
Si  medita  il  taglio  dell'  istmo  di  Panama  ?  essa  ne  stipula  il  li- 
bero passo  cogli  Stati-Uniti. 

I  suoi  hanno  esplorato  palmo  a  palmo  il  Mediterraneo  ;  l' In» 
do,  il  Gange,  il  Bramaputra  ;  il  Godaverry ,  il  Kisthna,  il  Cave? 
ry  ;  ogni  posto ,  ogni  riva  del  Golfo  Persico  ,  dell'  Arabico ,  e 
tatto  il  tragitto  fra  il  Capo  e  la  Cina  ;.su  pel  fiume  delle  Ama- 
zon! e  sul  Niger  caceia  vaporiere  ;  con  boa  strada  vuole  scan? 
dere  le  Ande  ;  spedisce  navi  grosse  a  perlustrare  le  rive  del 
Chili ,  e  varò  una  goletta  sul  gran  lago  Titicaea  ;  col  canale  di 
Pamban  eviterà  il  lungo  circuito  delSeilan  ;  con  un  altro  unirà 
il  Gange  all'Indo  ;  sbrattò  dai  pirati  le  spiagge  di  Concan ,  a 
sicurezza  da' navigli  a  vapore  che  vengono  da  Bombay,  e  che 

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2iG  GRANDEZZA   BRITANNICA 

alle  Laccadivìe  raggiungono  quelle  che  radono  il  litorale  d' 0-* 
rissa,  dei  Coromandel,  di  Seilan  e  dei  Malabar. 

Paese  unioo,  dove  tutti  son  liberi  e  tutti  obbediscono,  e  V  a- 
ristocrazia  conservatrice  è  gelosa  di  far  essa  medesima  le  ri~ 
forme,  appena  le  conosca  necessarie;  dove  le  meraviglie  si  suc- 
cedono ;  dove  macchine  a  vapore  suppliscono  alla  forza  di  cin- 
quecentomila cavalli,  o  di  dieci  milioni  e  mezzo  d'uomini;  do- 
ve la  capitale  è  più  popolata  che  non  i  Regni  di  Grecia ,  di  An- 
nover,  di  WUrtemberg,  di  Sassonia,  di  Norvegia;  dove  si  getta- 
no ponti ,  anzi  strade  ferrate  attraverso  a  bracci  di  mare ,  sca- 
vansr  passaggi  sotto  ai  fiumi  reali ,. canali  da  fregate  sulla  vetta 
de'  monti,  bacini  capaci  quanto  un  porto,  spendendovi  centinaia 
di  milioni,  e  trenta  in  un  solo  ponte  (  Waterloo-Bridge)^  e  cin- 
quanta in  alcune  dighe ,  e  nove  mila  milioni  in  strade  ferrate  9 
e  forse  altrettanti  in  edifiiii  di  tutto  ferro.  Le  sole  due  società 
del  gas  illuminante  a  Londra  posseggono  il  capitale  di  45  mi- 
lioni. Dal  1814  in  poi,  la  marina  mercantile  costruì  870  battel- 
li a  vapore,  e  conta  30,000  bastimenti.  Ha  strade  su  cui  si  cor- 
rono 100  chilometri  l'ora  ;  ha  macchine  che  stampano  20,000 
fogli  l'ora;  consuma  Panno  1,200,000  tonnellate  di  ferro  fuso: 
e  Thenard  disse  che  il  ferro  è  la  misura  della  civilizzazione  di 
un  paese.  Quasi  sia  scarso  sfogo  a  tanta  attività  e  ricchezza  uà 
Impero  che  occupa  poco  men  d' un  ottavo  della  superficie  ter- 
restre, e  domina  un  quinto  del  genere  umano,  cerca  esercitar- 
la a  speculare  tra  forestieri.  Si  fan  rivoluzioni  in  qualsiasi  parte 
del  mondo  ?  V  Inghilterra  presta  i  danari,  rassegnata  a  perder- 
li, perchè  se  ne  rifarà  ampiamente  coi  vantaggi  procarati  al  suo 
commercio.  Società  sue  eseguiscono  le  strade  ferrate  e  i  canali 
di  tuli'  Europa,  e  utilizzano  le  miniere  americane  :  400  milioni 
versò  nell'America  meridionale  tra  prestiti  e  speculazioni  ;  39 
ne  diede  alla  Grecia,  350  all'Austria  :  la  sua  Borsa  è  un  mare* 
di  cui  tutte  P  altre  d' Europa  somigliano  rigagni  ;  e  quell1  im- 
menso cumulo  di  capitali  si  trasforma  in  agenti  produttivi.  In 
qùal  luogo  non  la  trovammo  ?  v'  è  caso  o  situazione  di  cui  essa 
non  si  vantaggi  1  Con  20  milioni  di  sterline*  reprime  la  tratta 
de'  Negri  ;  con  altrettanti  provvede  missionari»  o  spedizioni 
scientifiche  :  ha  genio  per  colonizzare  aridi  scogli ,  con  indici- 

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GBANDEXZA  BBITAftMCA  $47 

bili  «pese  e  costanza ,  nella  fiducia  che  diverranno  sfoghi  alla 
sua  industria  :  appena  i  coralli  formarono  un  isolotto ,  essa  vi 
pianta  la  sua  bandiera  e  una  famiglia  :  la  schioma  delle  prigio- 
ni e  dei  lupanari  trasporta  su  piagge  disabitate,  che  ben  presto 
saranno  colonie  fiorenti  :  molte  comunità,  invece  di  dar  limosi- 
na, trasferiscono  i  loro  poveri  nelle  Maldive,  e  in  altre  delle  fe- 
lici isole  dell'Oceania ,  colla  riserva  di  diritti  enfiteutici  ;  e  le 
vedono  divenir  ricche  e  popolose  :  molti  milioni  frutta  la  sola 
vendita  dei  terreni  incolti  dell'  Australia  meridionale.  Anzi,  tut* 
te  le  colonie  degli  altri  popoli  possono  considerarsi  della  Gran 
Bretagna,  giacché,  al  primo  rompersi  d'una  guerra,  essa  le  oc- 
cuperebbe a  sua  volontà. 

Si  sgomentano  1  miopi  economisti  all'ingente  suo  debito,  ep- 
pure la  Banca  dello  Stato  è  considerata  dagli  Inglesi  come  il 
più  sicuro  ed  opportuno  deposito  ;  con  ripetute  conversioni  si 
diminuirono  gì'  interessi  del  debito  pubblico  ,  in  modo  che  nel 
1860  sarà  minorato  di  130  milioni  di  rendita ,  equivalenti  a 
4330  di  capitale;  mentre  dal  1815  la  popolazione  crebbe  di. 
quasi  due  quinti,  le  imposte  soo  appena  due  terzi  di  quel  che 
erano  in  quelP  anno  ;  ed  essendo  tenue  l'esercito  e  scarse  le 
funzioni  del  governo  centrale ,  appena  cessa  la  guerra ,  cessa 
quel  paese  d' aumentar  il  debito  pubblico  :  potrebbe  anche  re- 
dimerlo se  non  servisse  utilmente  a  collocar  i  capitali  rigurgi- 
tanti dall' industria  ;  per  modo  che  gl'interessi  danno  appena 
il  2  i/3  per  cento.  Il  suo  debito  fluttuante,  che  nel  1815  oltre* 
passò  i  1 722  milioni ,  ora  scese  a  750  ;  talché  ad  un  bisogno 
essa  potrebbe  aumentarlo  ancora  di  quei  mille  milioni,  e  com- 
parir formidabile  in  mezzo  alla  scompigliata  Europa. 

Le  sóle  emule  sue  di  commercio ,  Russia  e  Nord-America , 
essa  vince  col  minor  prezzo  e  la  miglior  qualità  delle  manifat- 
ture ;  coi  capitali  esuberanti;  colle  migliori  stazioni  marittime  ; 
eoi  credito  di  case  colossali  e  di  banchi  nelle  regioni  più  remo- 
te ;  colla  sollecitudine  a  proteggere  la  bandiera  sua  mercantilo 
dovunque  sventoli  ;  con  agenti  che  rapidissimamente  informano 
dei  bisógni,  e  coli' abilità  ad  appropriare  i  prodotti  al  gusto  e  al 
capriccio-dei  forestieri.  Le  altre  nazioni  stimolano  le  proprie 
manifatture  coli' escludere  gelosamente  le  inglesi;  essa  acco- 

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248  GRANDEZZA   BRITANNICA 

glie  tutte  le  forestiere  senza  riserva  ;  vinta  la  Cina ,  la  obbliga 
a  schiudere  quattro  porti,  non  per  sé  sola ,  ma  per  (aite  le  na- 
zioni. 

Ed  ora,  quasi  ad  attestare  la  sua  maggioranza  su  tutte  le  Da- 
zioni civili ,  tutte  le  invita  a  portar  a  Londra  quanto  di  meglio 
vi  produce  P  industria  o  la  natura,  affinchè  quel  cumulo  di  og- 
getti, quell'  affluenza  di  persone  nella  capitale  del  mondo,  avi-, 
luppino  ognor  più  il  genio  inventivo ,  e  si  desti  una  gara  sema 
gelosia,  di  imitarsi  e  superarsi  ne9  perfezionamenti. 

Le  dissensioni  parlamentari  dell'  Inghilterra  non  si  riducono 
a  gara  d>  nomo  contro  uòmo,. volenti  a  vicenda  sbalzarsi  dal  mi- 
nistero ;  ma  di  principii  fissi  ed  ereditarti.  I  tory ,  gran  possi- 
denti, abbracciatisi  al  trono,  nomini  di  Stato ,  devoti  air  inte- 
resse nazionale  ,  che  giovano  agli  uomini  perchè  n'  hanno  biso- 
gno ;  i  whig,  volenti  la  libertà  ma  a  misura  ;  i  dissidenti,  radi- 
cali della  Chiesa;  gli  anglicani ,  quasi  cattolici ,  si  presentano 
con  disegni  di  lunga  data  e  costanti.  L' unione  li  fa  forti,  e  in-» 
sieme  gareggiano  al  pubblico  decoro  :  nel  1828  una.  società  di 
vfbig  fondava  V  università  éì  Londra  ;  e  una  di  tory  V  anno  ap- 
presso vi  opponeva  il  King's  college .  Quindi  uomini  convinti , 
tenaci,  e  perciò  grandi  :  Guglielmo  Piti,  indefesso  e  diritto  allo 
scopo,  sovrasta  a'  contemporanei  per  amor  di  sé  e  dell*  ingran- 
dimento ;  eppure  si  conserva  integro  è  quasi  povero ,  ricusa  le 
sinecure  ,  i  titoli ,  la  giarrettiera  :  Wilberforce  ,  senza  requie 
domanda  la  mancipazione  degli  schiavi  j  Ròroilly  riforma  tutte 
le  leggi  j'Cobbet,  terribile  logico  popolare  ;  Francesco  Burdett, 
gentiluomo  della  libertà  ;  Hunt  scorre  tutta  Inghilterra  per  la 
speranza  di  acquistare  novanta  voti  su  cinquemila  ;  Brougham, 
violento  senza  riposo  j  PeeI,  di  cauta  eloquenza  e  bardito  ope- 
rare, non  si  vergogna  di  ricredersi,  e  proclama  :  Non  è  terga* 
gna  ricevere  lezioni  dall' esperienza,  e  sopra  gli  errori  pat» 
sati  corrèggere  le  preunti  opinioni  ;  0'  Connati ,  per  sola  fora- 
ta propria  diviene  una  potenza  ,  e  si  spinge  fin  agli  estremi  li- 
miti delle  legalità.  La  regina  Vittoria  (1838)  è  coronata  con  un 
fasto  che  rammemora  il  medio  evo  :  quand'  ella  scorre  la  Sco- 
zia ,  le  si  profondono  adulazioni ,  ignote  ne'  paesi  servili  :  ogni 
pranzo ,  ogni  teatro  *uon*  anche  oggi  d' inni  e  di  ito  a  questa 

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grand'  uomini*  249 

giovane;  ma  baciandone  Io  scettro,  le  s'Impedisce  d'allun- 
garlo. 

Perocché  il  governo  rappresentativo  ricevette  colà  intero  svi- 
luppo :  i  ministri,  sentendosi  forti  della  propria  posizione,  non 
turcimanni  d' no  motore  ch'essi  ricoprono,  agiscono  con  fran- 
efceiw  e  persuasione ,  e  come  espressione  della  maggioranza  T 
senz'altro  riscontro  che  quello  dell'opinione.  V aristocrazia  , 
poderosa  sui  contadini  perchè  padrona  quasi  unica  delle  terre, 
ragli  operai  perchè  ha  in  mano  le  piò  grandi  manifatture ,  sui 
poveri  per  V  enorme  tassa  che  vota  e  distribuisce ,  sul  clero 
per  le  prebende  che  possiede  o  assegna ,  vi  si  sostenne  a  mal* 
grado  di  tante  rivoluzioni ,  perchè  aperta  a  tutti ,  talché  da  sé 
medesima  si  svecchia  ;  e  perchè  concede  al  popolo  di  manife- 
stare i  proprii  pensieri  anche  ne9 modi  più  risolati.  Ne' loro  an* 
(lamenti  dominano  i  fatti,  non  la  logica  ;  non  proclamano  siste- 
mi generali ,  ma  arrivano  col  tempo  e  per  tragetti  là  dove  altri 
Don  erano  riusciti  per  la  via  dritta.  E ,  o  sia  natura  particolare 
degl>  Inglesi ,  o  la  lunghissima  abitudine ,  tumulti  i  quali  in  un 
altro  paese  basterebbero  a  rovesciare  una  dinastia  ,  colà  sono 
quotati  da  un  decreto  del  governo ,  dal  presentarsi  d' un  magi* 
strato.  Quando  la  Francia  doveva  con  barricate  e  sangue  ripri- 
stinare le  sue  franchigie ,  all'  Inghilterra  la  costituzione  ne  of- 
frirà mezzi  legali  :  non  votare  le  tasse  finché  non  fosse  soddis- 
fatto il  popolo.  Tutto  cìb  in  un  governo  rispettosissimo  per  la 
persona  del  cittadino  e  per  la  legalità ,  e  dove  il  primo  duca! 
come  P  ultimo  villano  vi  dice  :  Son  suddito  al  ri,  e  re  in  ca- 
sa mia. 

Al  di  sopra  di  tutta  quella  somma  libertà  domina  la  legge  im- 
mobile ,  imponendo  e  agi*  interessi  e  agli  affetti  :  petizioni  sot- 
toscritte da  due  milioni-di  nomi,  ammutoliscono  dinanzi  al  votò 
della  Camera  ;  assembramenti  di  dugèhtomita  persone  si  dissi» 
pano  all'  intimata  d' uno  sceriffo  :  V  Irlanda  adora  il  suo  O'Con-t 
ael| ,  ma  Io  laaci*  mettere  prigioni  I  giudici  Io  condannano , 
Wwe  piaogtnoi  e  lo  ricevono, ìq.  piedi.  £  ben  si  vuole  una  tal 
•tyucuoe,  perchè  la  plebe  ai  acconci  a  soffrire  tante  privazioni 
ricini  a  tanto.aoialacquo ,  e  col  ventre  vuoto  veder  le  fantasie 
ddUMVfliàeddojsgujto.  . 

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850  IMPEBO  BRITANNICO 

.  Ma  V  Inghilterra  è  soda  quanto  splendida  ?  ili'  interno  tra- 
vaglia di  malori  gravissimi;  essa  propagatrice  di  libertà ,  me 
di  privilegi;  dà  al  mondo  lo  spettacolo  di  svincolar  il  com- 
mercio, di  vincere  senza  conquistare ,  di  piantarsi  in  un  paese 
sema  abolirne  la  costituzione  ,  e  intanto  sta  aggrappata  al  me- 
dio evo ,  dopo  cbe  i  rimedii  di  quello  perdettero  efficacia  ;  si 
affatica  all'  emancipazione  dei  Negri ,  e  tiene  (  spettacolo  unico 
al  mondo)  un  popolo  intero  di  pitocchi;  in  poche  mani  restrin- 
gendo i  possessi  territoriali,  fa  da  alquanti  aristocratici  pendere 
La  sorte  di  milioni  di  sudditi  j  la  religione  v'  è  perseculrice,  seb- 
bene languide  le  credenze;  un9  industria  materialmente  esteta, 
si  propone  per  fine  l'aumento  delle  produzioni ,  il  quale  non 
devrebb'  essere  cbe  mezzo  ;  e  creando  macchine  senza  limite , 
non  si  briga  se  migh'aja  d' uomini  periscano  di  fame  ;  e  affine 
di  pascerli,  impone  per  legge  quella  carità  che  Cristo  avea  prò*, 
clamata  per  virtù. 

Ma  questa  cancrena  della  poveraglia  la  costringe  ad  un'  atti* 
vita  portentosa  ;  a  moltiplicarsi  i  mercati  colla  rapidità,  col  pre- 
venire, coli' estendere  le  missioni,  le  scoperte.  Laonde,  se  l'In- 
ghilterra non  è  più,  come  nel  secolo  passato,  considerata'  pro- 
totipo della  libertà  e  delle  costituzioni,  le  reca  sempre  gloria  il 
dovere,  per  la  propria  prosperità,  cercare  1'  incivilimento  dei 
popoli  nuovi  e  V  emancipazione  de'  cresciuti.  E  all'ammirazione 
\à  propongono  tuttora  le  quattro  grandi  vittorie  legali  che  ri~ 
portò  ;  l'emancipazione  de' Cattolici  (1829) ,  la  riforma  parla- 
mentare (1830),  l'abolizione  della  schiavitù  (1833)  (1),  il  libero 
commercio  de' grani  (1846).  Le  sue  finanze  sono  sbilanciate? 
essa  vi  ripara  colle  libertà  interne,  per  le  quali  ormai  il  vitto  a 
buon  mercato  rientra  nelle  pratiche  del  governo  ;  e  invece  di 
forzare  a  dar  grano  le  terre,  che  son  opportune  ad  altri  frutti , 
ne  chiederà  dagli  stranieri  in  proporzione  della  crescente  po- 
polazione (2).  Intanto,  par  cbe  una  febbre  di  riparazione  reli- 

(1)  Nelle  colonie  inglesi  d' America,  negli  ultimi  quattro  anni 
di  schiavitù,  1*  annuale  media  delle  proveniente  d'Europa  fu  di 
L.  65,361,212;  ne9  quattro  annidi  libertà  fu  di  79,162,200; 
nel  1838  e  39  ,  anni  di  libertà  intera ,  giunse  a  92,160,497. 

(2)  L' Inghilterra  nel  1846  ricevette  «lai  Centineale  17,131 

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MALI  IBITAITNICI  t5i 

gioia  abbia  invaso  P  isola  ;  a  dopo  l'emancipazione  de'  Cattolici, 
fi  «' imparò  altro  modo  di  azione,  l'agitazione  politica,  e  tutte 
le  parti  ti  ebbero  ricorso,  I  mali  domestici  dell'Inghilterra  aao« 
qaero  dalla  religione;  e  dalla  religione  deve  aspettarne  il  rime* 
dio.  E  che  l'importanza  qui  consista,  mostrano  averlo  compreso 
qne>  moltissimi  che  in  Inghilterra  applicano  alle  cose  della  fede* 
Parecchi  di  loro  traviano  di  peggio  in  peggio ,  effetto  naturala 
in  chi  abbandonasi  al  senno  privato  ;  in  (scozia  nel  1843  si  sta- 
biliva la  Chiesa  Libera,  per  ritornare  ai  rigori  del  Cooenant;  e 
già  è  fatta  ricchissima,  a  contrasto  dell'alta  Chiesa  Anglicana 
deminante.  Intanto  spiriti  serti  comprendono  il  bisogno  di  ri* 
tornare  alla  tradizione  universale,  di  cercare  qualche  fondo  su 
coi  gettar  l'ancora  nel  mare  estuante  delle  opinioni.  Da  ciò 
uscirono  le  dottrine  di  Pusey.  Egli ,  con  Palmer  e  Newman , 
nell9  università  di  Oxford  pubblicò,  incominciando  dal  1 833,  una 
serie  di  trattati  facili  e  intelligibili  sul  dogma ,  sulla  costitu- 
zione ecclesiastica,  snlla  controversia  religiosa;  e  le  idee  loro 
diflòndonsi  pure  in  storie  e  romanzi,  proponendo  di  credere  quel 
che  la  Chiesa  credeva  ne'  tre  primi  secoli  :  a  Cambridge  e  a 
Belfast  trovano  ascolto  e  risposta.  I  Puseisti  (come  furono  chia- 
mati) ripudiano  j  riformatori  del  secolo  XVI  come  puramente 
negativi,  che  non  presuppongono  veruna  fede ,  né  altro  sanno 
che  contraddire  ;  si  lagnano  che  siensi  separate  la  Chiesa  An- 
glicana e  la  Romana,  la  sola  che  possiede  virtù  di  svolgere  in- 
tero il  sentimento  religioso.  La  Scrittura  non  basta  per  regola 
di  fede,  ma  vuoisi  pure  la  tradizione,  custodita  dalla  Chiesa ,  e 
secondo  la  quale  viene  interpretata  la  Scrittura  :  laonde  accet- 
tano moltissimi  dogmi  tradizionali ,  e  alcuni  non  esitano  a  pnw 
clamare  come  unico  mezzo  di  unità  ecclesiastica  l' attaccarsi  a 
Roma  <1).  Quanto  alle  forme  legali  che  porrebbero  sempre  gran- 
de ostacolo  all'innovamento,  s'industriano  di  mostrare  che  i 

bovi,  20,994  vaoche,  2447  vitelli;  mentre  nel  1844,  cioè  pri- 
ma della  libertà,  avea  ricevuto  solo  3710  bovi,  1166  vacche,  55 
vitelli  Nel  1845  la  Francia  vi  spedì  per  4  milioni  *  menadi  tira 
in  ova.  i 

(1)  La  Tub*  Concardia*  di  WacUrbe*. 

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252  RELIGIONE  IN  INGUILTEBRÀ 

trentanove  articoli  della  regina  Elisabetta  non  contraddicono  di- 
rettamente al  concilio  di  Trento;  sforzo  per  vero  difficile  quanto 
vano.  Introducono  anche  riti  ;  croci ,  stole  ,  candele  ricompar- 
vero nelle  loro  cappelle,  e  il  breviario  romano  alquanto  modifi- 
cato. Se  non  che  finora  ricusano  l'autorità  del  papa,  e  sostenen- 
do che  la  Chiesa  Anglicana  sia  la  vera ,  esortano  la  Romana  a 
parificarsi  e  ricongiungersi  a  quella!  Laonde  il  puseismo  non  è 
ancora  un  ritorno  al  vero,  ma  una  protesta  contro  la  teorica  fon- 
damentale del  protestantismo;  rialza  la  dignità  morale  del  cle- 
ro ,  appurandone  i  costumi  ;  cresce  P  autorità  delP  episcopato, 
che  prima  non  potea  nulla  sul  popolo  e  meno  ancora  sul  clero, 
e  che  riducessi  a  mero  uffizio  di  gentiluomo. 

Chi  non  sente  l'importanza  di  questi  passi  ?  chi  soprattutto 
non  vede  come  il  volgersi  all'  antichità  debba  màncipar  la  Chie- 
sa dalla  tirannide  del  governo  1  S>  ha  da  imporre  un  digiuno  ? 
ora  tocca  al  parlamento  I  benefizii  ^appartengono  a  laici  che 
non  sono  di  nessuna  religione ,  e  la  legge  ordina  ai  vescovi  di 
non  ricusare  il  candidato  del  patrono ,  salvo  il  caso  di  flagrante 
immoralità.  Il  dottore  Percival  sosteneva  che  «  il  sovrano  pub 
sospendere  un  vescovo  se  lo  stima  conveniente ,  mentre  un  ve- 
scovo non  potrebbe  cangiare  un*  acca  del  rituale  senza  ordine 
espresso  della  Corona:  il  Consiglio  privato  s'aduna  e  manda  una 
circolare  a  nome  della  volontà  e  del  buon  piacere  reale;  or- 
dina d'introdurre  una  nuova  preghiera  nel  servizio  abituale  »  (1). 

Ma  che  ne'  primi  secoli  la  disciplina  fosse  ben  differente ,  Io 
attestano,  non  foss' altro,  le  declamazioni  degli  Storici  enciclo- 
pedisti, che  la  incolpano  di  tempestiva  indipendenza.  Adunque 
jH  tornare  alle  primitive  tradizioni  romperebbe  la  tirannia  del* 
P  alta  Chiesa  ;  e  nella  libertà ,  come  sempre,  diverrebbe  sicuro 
il  trionfo  della  verità.  Anche  il  catolicismo  proprio  si  estende. 
A  tacere  dell'  Irlanda  ,  cui  questo  solo  consola  di  tanto  avvili- 
mento e  solo  ne  la  potrà  sollevare ,  si  moltiplicano  le  conver- 
sioni; Peel  fece  restituire  ai  coitegli  te  dotazioni  cattoliche  ra- 
pile dalla  Riforma  ;  chiese  e  cappelle. sj  aumentano  ;  e  sorrìde 
Ja  speranza  dell'unità  (2):  tanto  che  Pio  IX  nel  settembre  isso 

(1)  London  Gazette^  14  dicembre  1841. 

(2)  Un  giornale  inglese  oattolioo  del  1846  scriveva:  e  Qoau- 

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PCSEISTT  255 

potè  collocarvi  un  arcivescovo  cattolico ,  e  ripristinarvi  la  ge- 
rarchia (t). 

Strillò  P  intolleranza  anglicana  ;  strillò  il  liberalismo  volte* 
riano  a  questo  passo  ardito  :  ma  ohi  conosce  le  vie  dell'  ama- 
nita, sa  che  ciò  eh'  è  artifiziale  non  si  perpetua,  e  tosto  o  tardi 
è  forza  che  la  libertà  vera  germogli  in  quell'isola;  e  cessate 
l'aristocrazia  e  la  religione  dello  Stato,  si  riformi  il  gotico  edi- 
fico, e  si  tolgano  le  disuguaglianze,  profittevoli  solo  ad  una  mi- 
norità privilegiata. 

Che  se  V  Inghilterra  tanto  fece  a  prò  della  civiltà  sotto  un'oli- 
garchia senza  viscere  e  con  una  religione  uffiziale  ,  a  che  non 
potrà  riuscire  venuta  alla  democrazia  ,  e  tornata  alla  cattolica 
unità?  Certo  la  conversione  dell'Inghilterra  sarebbe  il  fatto  più 
importante  dell'  era  moderna  ;  toglierebbe  la  prima  causa  dei 
mali  interni,  del  pauperismo  e  della  schiavitù  irlandese;  rende* 
rebbe  efficaci  le  dispendiose  e  sterili  missioni  nel!'  Asia  f  e  la 
diffusione  della  civiltà,  a  cui  questa  nazione  più  che  tutte  le  al- 
tre è  operosa. 

Troppo  sarebbe  Io  sperarlo  ai  dì  nostri;  pure  noi  apprendem- 
mo dalla  storia  che  tutte  le  grandezze  fondate  sull'oppressione, 

>  do  Roma  comprenderà  alfine  che  il  carattere  di  koi  nordici 
i  è  beo  diverso  da  quel  de9  meridionali?  Quando  si  persuaderà 
i  che  esiste  una  democrazia  non  ostile  al  cristianesimo?  un  amor 
1  dell9  indipendenza  che  non  è  giacobinismo?  Quando  essa  sarà 
i  compresa  di  queste  verità ,  quando  avrà  gettato  lontano-  le 
•  vecchie  abitudini  '  di  timidezza,  quando  un  coraggio  tutto  d'a- 
)  zione,  coraggio  d'uomo,  avrà  surrogato  un*  intrepidezza  tutta 
i  passiva  ed  effeminata, "allora  non  avremo  a  temer  concorda- 

>  to.  Fin  allora,  questa  parola  dee  fare  spavento.  » 

(1)  Nel  1792  nella  Gran  Bretagna  erano  30  cappelle  e  nes- 
sun, collegio  cattolico  y  ora  vi  si  contano  519  cappelle,  43  chie- 
se ,  10  collegii ,  60  seminani. 
In  Irlanda  nel  1731  nel        1835 

i  Protestanti  furono         700,451  1,515,221 

i  Cattolici    '  .1,309,763  6,427,712 

.     2,010,219  7,942,933 


534  RELIGIONE  IN  INGHILTERRA 

se  anche  lusinghino  eoa  una  presente  apparenza  d'aumento ,  0 
col  trionfare  di  que'  tentativi  sfortunati  che  sempre  precedono 
il  santo  trionfo  del  diritto,  sono  destinarle  a  sfasciarsi;  unico  so- 
pravanzando quel  progresso  che  si  fonda  sulla  liberalità  de'prin- 
cipii,  sulla  dignità  umana,  sulle  nazionalità  che  la  natura  con- 
giunse e  la  politica  non  riesce  a  scomporre» 

Popolazioni  Sbarbare. — Viaggi. — Commer- 
.  ciò. — Industria. — Colonie» — Geografia. 

Questa  suddivisione  dì  nazioni,. compienti  ciascuna  a  parte  f 
destini  suoi  proprii,  è  dominata  da  un7  unità  più  estesa ,  quella 
della  stirpe  bianca,  e  nominatamente  dell'europea.  Vogliosa  d'e- 
sercitare  la  sentita  superiorità  e  quasi  di  constatare  le  proprie 
ricchezze ,  questa  si  spinse  a  viaggi  con  un  ardore  pari  a  quel- 
lo dei  secolo  XV  ;  se  non  che  non  volea  tanto  ritrovar  nuo- 
ve terre,  quanto  esplorar  meglio  le  conosciute ,  recarvi  la  ci- 
viltà ,  e  riportarne  cognizioni ,  e  indurre  conseguenze  filosofi- 
che ,  religiose ,  scientifiche  ,  ed  armi  per  ogni  partito.  Byron, 
Wallis,  Carteret  uscirono  dai  porli  inglesi  per  visitare  i  mari 
del  Sud.  Il  duca  di  Choiseul  affidò  a  Bougainville  (1763)  un 
viaggio  nel  Mare  Pacìfico,  ove  superò  d'ardimento  ed  esattezza 
gi*  Ioglesi,  e  descrisse  quelle  società  così  varie,  e  le  voluttà  di 
Tatti,  e  scoprì  l'Arcipelago  de* Navigatori.  I  compagni ,  poscia 
gli  imitatori  di  Cook,  osservavano  i  fenomeni  variati  della  na- 
tura, V  infelice  infanzia  0  la  decrepitezza  della  società,  e  il  for- 
marsi di  nuove  isole  0  il  riunirsi  di  queste  in  continenti  per  ist- 
mi di  corallo  ;  e  nel  paragone  dei  costumi  e  delle  lingue  atte- 
stavano le  antiche  migrazioni  ;  pur  beati  se  non  trovavano  quei 
selvaggi  sì  feroci  da  respingere  con  gelosia  i  doni  che  ad  essi 
portavano,  it  grano,  la  vigna,  i  legumi,  gli  animali  domestici. 

Intanto  il  tedesco  Damberger ,  a  servizio  della  Compagnia  0- 
landese,  traversò  dal  Capo  sino  alla  Barberia  (1781-97);  le  co- 
ste di  questa  furono  descritte  da  Desfbntaines;  l'inglese  Patter- 
son  andò  agli  Ottentoti,  Boufflers  e  Golbery  ad  altre  parti  del- 
l' Àfrica  ;  all'  Abissinia  Bruce ,  ìserre  alla  Guinea  e  fra  i  Carai-  ' 
bi  (  1 7  73),  Barrow  al  Capo,  come  pure  l'olandese  Stavorinus  che 


VIAGGI  E  RELAZIONI  255 

bì  Spinse  fio  a  Surate;  Sparrman  e  Le  Vaillant  dal  Capo  s'avven- 
tarono alla  pericolosa  caccia  di  Aere,  sottratte  aio  allora  al  fucile 
dell'Europeo  e  fin  ai  dardi  del  selvaggio.  Gli  accademici  di  Pie- 
troburgo scorreano  l'immenso  Impero  dal  polo  al  Caucaso,  rive* 
landò  la  natura  del  settentrione.  La  società  degli  scienziati  del- 
l'India, e  quella  del  Nord  dell'America  spinsero  innanzi  la  co* 
gnizione  di  paesi  antichi  e  di  nuovi.  La  Danimarca  spediva  Nie- 
bahr  ad  esplorare  l' Arabia;  la  Russia,  Palla*  e  Gmelin  nella  Si* 
berla,  e  il  danese  Roest  a  Marocco  ;  a  spese  d' una  società  di 
amatori  di  Londra  ,  Riccardo  Mondler  faceva  un  viaggio  nel* 
l'Asia  minore  e  nella  Grecia  ;  Coxe  pubblicava  le  scoperte  dei 
Russi  e  il  eommercio  còlla  Cina  (1711).  Di  questa  era  data  la 
miglior  descrizione  nell'insigne  opera  d&Gesuiti,  le  cui  Lettere 
edificanti  (1717-1774)  erano  miniera  di  cognizioni. 

Amore  delle  scienze  portava  pure  Stedman  nella  Gojana , 
Charlevoiz  al  Giappone  e  al  Paraguai,  Boyle  al  Tibet,  il  maggio- 
re inglese  Enrico  Rooke  sulle  coste  dell*  Arabia  Felice  e  nel- 
l' Egitto  (1781),  Kerquely  nei  mari  australi  (1782),  Forster  nel 
Nord,  il  comddoro  inglese  Billurgs  nella  Russia  asiatica  (  1 78S+ 
94),  Samuele  Turner  al  Tibet  e  al  Butan.  Chandler  viaggiò  l'Asia 
minore,  Le  Cbevalier  la  Troade;  Choiseul-Gouffier  destava  sim- 
patie per  l1  Eliade,  descrivendone  le  rovine  e  le  miserie  inespia* 
te  ;  Volney  dalle  rovine  dell'  Egitto  e  della  Sona  cercava  ispi- 
razioni, elegie  ed  argomenti  d' empietà.  # 

L'era  della  navigazione  scientifica  fu  aperta  da  Giacomo  Gook 
inglese  (1769).  Sottrattosi  all'umile  fortuna  co9 suoi  talenti  e 
colf  intrepidezza,  fu  scelto  a  comandare  la  nave  che  spedivasi 
nell'altro  emisfero  ad  esaminare  il  passaggio  di  Venere  sul  di* 
sco  del  sole.  Partito  con  dotti  d'ogni  sorta ,  sofferse  i  freddi 
notturni  dell'  estremità  del  Capo  Horn  e  giunse  a  Tatti,  indicata 
come  l' isola  più  opportuna  ad  un  osservatorio.  Mentre  gii  altri 
contemplavano  il  cielo,  Cook  estese  la  cognizione  della  terra , 
scoprendo  o  riconoscendo  varie  isole  nel  mare  del  Sud.  Anima 
di  fuoco  in  corpo  di  ferro ,  ardito  a  concepire ,  risoluto  a  ese- 
guire, perspicace  nel  trovare  partiti,  indomito  alle  traversie,  re- 
prime le  sollevazioni  con  imperioso  sangue  freddo ,  poco  lon- 
tano dalla  ferocia. 

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256      "  MONDO  NUOVISSIMO  —  COOK 

Dal  suo  viaggio  attorno  alla  Nuova  Zelanda  restò  distrutta  Pi- 
dea  che  quella  formasse  parte  d'un'ampia  terra  australe;  tutta- 
via molti  persisteano  a  credere  ad  uà  continente  meridionale. 
Per  accertarsene,  fu  dunque  destinata  una  nuova  spedizione;  e 
Cook  partì  colla  Risoluzione  e  l' avventura.  Un  interesse  uni- 
versale accompagnava  questo  viaggiatore,  quasi  deputato  da  tut- 
ta Europa  a  reoar  le  arti  nostre  ai  Barbarie  riparare  col  cristia- 
nesimo i  delitti  di  Pizzarro  e  di  Valverde.  Con  lui  andavano  gttQ 
dotti  ;  Banks,  Green,  Sparrraan,  Solander,  Forster,  Anderson  ; 
accademia  cbe  lavoravi  sulle  due  (regate»  Un  mese  Cook  ser- 
peggiò fra  V  arcipelago  mal  divisato  dai  precedenti ,  e  che  de- 
nominò Nuove  Ebridi  ;  si  spinse  poi  fra  le  terre  di  Sandwich , 
le  più  meridionali  che  alcun  mai  avesse  visitate,  tutte  ghiaccio; 
e,  corse  più  di  ventimila  leghe  marine  di  lì  dal  Capo  di  Buona 
Speranza,  tornò  in  Inghilterra  (17  7&)  dopo  tre  anni  e  diciolto 
giorni. 

Rimossa  V  idea  d' un  gran  continente  australe,  o  almeno  re- 
legato a  tale  altezza  da  non  poterne  sperare  né  per  colonie  oè 
per  ricchezze,  restia  ancor  dubbio  se  esistesse*  una  comuni- 
cazione fra  i  mari  al  nord-ovest  ;  e  il  governo  inglese  destinò 
ventimila  sterline  a  chi  la  trovasse  (t  776). Cook  vi  si  esibì;  e  ca- 
richi i  legni  di  bestiame  onde  arricchir  le  isole  del  Sud ,  tro- 
vossi  di  nuovo  sul  campo  dell'  antica  gloria  jsua,  ove  lasciò  doni 
e  meraviglia.  Alzatosi  allora  a  cercar  questo  passaggio,  toccò 
V  estremità  più  occidentale  del  continente  americano,  disgiunta 
appena  tredici  leghe  dall'Asia,  e  verificò  la  larghezza  dello 
stretto  di  Belhring.  Messisi  i  ghiacci,  die  volta,  e  dal  polo  arti- 
co calando,  perla  lunghezza  di  mezzo  mondo,  verso  l'antartico 
onde  visitar  nell'  inverno  le  isole  Sandwich,  ivi  ebbe  accoglien- 
ze amichevoli  :  ma  per  frenare  l'invincibil  inclinazione  di  quel 
■  popolo  al  furto,  irritò  alcuni  che  si  rivoltarono,  V  uccisero  e.  si 
compiacquero  d' infierir  sul  cadavere  di  quel  che  dianzi  amava- 
no e  veneravano.      ^ 

Cook  aveva  avuto  scarsissima  fortuna  di  scoperte,  giacche  ri- 
spose di  no  a  due  quistioni,  cui  le  scoperte  posteriori  risj^se* 
ro  di  sì  :  ma  grandissima  fama  ottenne;  né  immeritata;  gìtccbè 
esplorò  un1  estensione  di  coste  maggiore  di  qua!  si  fosse  alt» 

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COOK  —  OCEANIA  257 

largante.  Merito  suo  particolare  è  la  cura  cbe  pose  alla  salute 
dell'  equipaggio,  in  viaggi  cbe  due  o  tre  volte  trasporterai»  dalla 
1ìoq9  ai  due  poli  5  e  d' allora  il  succo  del  limone  si  riconobbe 
eccellente  preservativo.  Egli  stesso  alla  nuova  Zelanda  fabbricò 
birra  con  scorza  di  pino  ;  all'  isole  della  Società ,  salò  il  porco 
con  nuovo  metodo  ;  e  tali  particolarità  descrive  in  relazioni  <tf 
semplice  verità.  Non  v*  era  romanzo  cbe  allettasse  quanto  tali 
racconti,  e  le  precauzioni  prese  por  la  salute  dell'  equipaggio  e 
per  mansuefare  Barbari,  e  il  prender  possesso  d' un  mondo  al* 
largato  per  ricevere  i  frutti  della  lunga  civiltà  europea.  La  sua 
morte  sul  campo  fé'  dimenticar  i  torti  cbe  potea  fargli  la  gelo- 
sia con  cui  mutò  nome  a  terre  già  scoperte  da  Francesi  e 
Olandesi. 

A  Cook  stavano  specialmente  a  cuore  i  Novo-Zelandesi,  come 
generosi  e  ricebi  di  prodotti ,  sicché  fu  eccitato  il  governo  in* 
glese  a  fondar  la  colonia  di  Botany  Bay.  A  tal  uopo  spedilo ,  il 
capitano  Philips  trovò  meglio  opportuno  il  Porto  Jackson;  e  ben- 
ché composta  il  più  di  malfattori,  la  colonia  prosperò ,  e  di  là 
si  corse  a  scoprir  le-rive  contigue  con  ardimentose  esploralo* 
ni,  e  formando  stabilimenti  dovunque,  acqua ,  carbone ,  porti , 
caccia  di  foche. 

Così  l'attenzione  tornava  sovra  paesi  che  per  due  secoli  l'Eu- 
ropa aveva  dimenticati,  e  la  quinta  parte  del  mondo  venne  deno- 
minata Oceania  (1),  comprendendovi  il  continente  dell'Australia 
e  le  isole;  lo  che  forma  metà  della  superficie  del  globo  ,  con 
cinquecentomila  leghe  asciutte,  abitate  da  25  milioni  di  perso- 
ne. Importantissima  parte ,  per  istudiare  la  natura  e  V  uomo  : 
ove  ogni  razza  pare  essersi  dato  convegno,  dall'albino  al  negro, 
dal  gigante  al  pigmeo;  ove  la  società  patriarcale  accosto  a  tri* 
bù  antropofaghe,  e  nazioni  d'antichissime  civiltà  a  popoli  bam- 
bini ;  e  quasi  un  insulto  della  natura ,  le  più  intelligenti  fra  le 
scimie  accanto  al  più  idiota  fra  gli  uomini  :  vegetazione  ridente 

'     (1)  Walkenaer,  nel  Monde  maritine  (  Parigi  1819  ),  vuol  la 
sterra  divisa  in  tre  mondi;  l'antico,  il  nuovo  e  il  marittimo,  che 
comprende  l' Australia,  la  Nuora  Olanda  colle  sue  isole ,  l'Ar- 
cipelago d'oriente  e  la  Polinesia. 

in.  vh 

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258  OCEANIA 

presso  la  desolazione  de'vulcani;  stranissime  specie  di  bestie  & 
di  vegetali;  un  mare  tranquillissimo ,  che  repente  è  agitato  da 
uragani  e  trombe  irreparabili  ;  templi  anteriori  ad  ogni  memo- 
ria, ed  isolette  sorte  pur  jeri  dal  mare,  e  su  cui  tra  breve  lus- 
sureggianti palme  ombreggeranno  la  capanna  del  selvaggio, 
che  ,  beato  della  sua  nudità ,  gode  te  delizie  della  natura  ,  la 
quale  per  lui  dipìnse  l'uccel  del  paradiso  e  maturò  l'albero  del 
pane.  Altrettanto  varie  sono  le  forme  di  governo,  in  alcun  luo- 
go non  conoscendosi  che  la  tribù  ,  in  altri  la  sota  monarchia  ; 
varietà  cresciuta  dai  popoli  d'ogni  paese  che  v'  hanno  o  v'  eb- 
bero dominio,  Inglesi,  Portoghesi,  Spagnuòli,  Olandesi,  Nord- 
Americani;  nulla  restando  alla  Francia,  che  pur  tanto  contribuì 
alla  scoperta. 

Ivi  è  meraviglioso  il  veder  la  natura  ,  son  per  dire ,  ancora 
in  fabbrica  di  terre.  Coralli  e  madrepore  elevano  dal  fondo  del 
mare  i  loro  rami ,  intrecciati  per  modo  da  farsi  insormontabili 
sin  alle  fregate;  e'che  congiungendosi  fan  siepe  attorno  a  un 
tratto  di  acque,  il  quale  dai  depositi  del  mare  e  da  altri  polipi 
è  presto  riempiuto  e  mutato  in  un'isola.  A  questo  modo  ne  sor- 
gono ogni  anno  nuove  ;  alcune  già  si  elevano  alquanti  piedi  so- 
pra il  mare,  mutate  in  fertile  terreno;  altre  appena  a  fior  d'ac- 
qua ,  ammantate  solo  dal  leggiadro  fogliame  del  pandano  odo- 
ratissimo  ,  che  offre  cibo  e  letto  al  naufrago  ivi  gettato;  alcune 
celansi  insidiose  sotto  le  onde  ;  alcune  s' innalzano  a  perpendi- 
colo da  abissi  ove  Io  scandaglio  non  raggiunge  il  fondo;  altrove 
creano  baje  e  seni  attorno  ad  isole  antiche,  o  costipano  gli  usa* 
ti  ;  e  forse  verrà  tempo  che  estendendo  le  lor  ramificazioni  da 
isola  a  isola,  formeranno  un  vasto  continente  di  quello  sminuz- 
zato arcipelago. 

I  recenti  viaggi  convinsero  che  nelle  isole  dell'Oceania  esiste 
un  sistema  di  lingue ,  le  cui  molle  affinila  vogltonsi  attribuir  a 
precèdente  esistenza  di  una  generale  ,  -di  cui  rimasero  tracce 
in  paesi  remotissimi,  i  quali  talvolta  si  somiglian  tra  loro  quan- 
to i  dialetti  di  Provincie  contigue,  mentre  assai  ne  differiscono 
gl'intermedii.  E  cosi  la  linguistica  può  ravvicinare  popoli,  di 
cui  altro  legame  non  si  conosce  ,  e  che  si  diffusero  per  cento- 
novanta  gradi  in  longitudine.  Il  più  profondo  orfentafista  de'tem- 

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NUOTA  OLANDA  259 

pi  nostri ,  Guglielmo  Humboldt ,  crebbe  meravigliosamente  le 
cognizioni  sa  que'linguaggi,  e  nella  postuma  sua  opera  sul  kawit 
lingua  liturgica  e  letteraria  degli  antichi  Giavani,  cerca  le  affi- 
nità e  segue  gli  sviluppi  di  tutte  le  oceaniche ,  non  per  gelida 
pazienza  grammaticale,  ma  per  perfezionar  l'intelligenza  dello 
forme  del  pensiero,  ed  estender  la  conoscenza  de'monumenti  e 
delle  tradizioni.  Come  Guglielmo  Schlegel,  che  con  lui  gareg- 
gia in  dottrina  e  sagacia ,  non  limitava  il  paragon  delle  lingue 
alle  parole,  ma  senza  queste  trascurare  indagava  le  somiglian- 
ze grammaticali.  Con  ciò  venne  a  costituire  cinque  gruppi  ;  il 
matajo  e  giavanese ,  quel  delle  Celebi ,  quel  del  Madagascar , 
quel  delle  Filippine  e  di  Formosa  :  V  ni  timo  comprende  le  fa* 
▼elle  della  Polinesia  orientale ,  aventi  per  principali  i  dialetti 
delle  isole  Tonga,  Sandwich,  Nuora  Zelanda  e  Tatti. 

La  grand'isofa  o  continente  della  Nuova  Olanda  si  presentò 
sterile  e  npnotona;  con  abitanti  color  nero  di  fuliggine,  gracili  e 
selvatici  •  con  animali  e  piante  die  sembrano  contraddire  alle 
idee  ed  alte  classificazioni  ricevute.  Qui  dall'  arida  sabbia  ele- 
vane alberi  giganteschi  ;  ortiche  e  felci  pareggiano  le  nostre 
querce;  ma  in  luogo  del  lieto  verde  delle  nostre  foreste,  un  fo- 
gliame bianchiccio  e  ruvido  ti  rattrista.  Manca  de'  frutti  che 
altrove  pascono  l'uomo,  come  scarsissimi  son  gli  animali  di  ter* 
ra ,  mentre  abbondano  uccelli  e  conchiglie  di  ricca  bellezza  ; 
solo  il  cane  è  domesticato.  Un  vulcano  getta  fiamme  e  non  lave; 
il  cigno  v$  nero;  un  altro  animale  (ornitorinco)  è  misto  di  qua- 
drupede, ài  rettile,  di  pesce,  d' uccello.  Grossi  fiumi  sgorgano 
dalle  montagne ,  ma  si  perdono  o  assottigliano  prima  di  giun- 
ger al  mare  ;  le  montagne  non  hanno  valli  ;  e  sotto  un  elima 
beato  vive  razza  degenere,  che  appena  osi  chiamar  uomini.  De- 
formi e  deboli  dei  corpo,  ignari  delle  arti,  della  proprietà  par- 
ticolare; colmi  a  rimpatto  di  superstizioni  e  di  riti  anche  cru- 
deli. Alle  donne  tagliansi  due  falangi  del  dito  mignolo;  gli  uo- 
mini si  fan  sul  corpo  disegni  a  rilievo;  colla  madre  seppellisco» 
no  il  suo  lattante;  in  segno  di  duolo  spellano  il  naso. 

La  fascia  di  montagne  che  chiaman  Azzurre,  e  cinge  le  parti 
interiori ,  sebben  poco  elevata,  non  offre  valli  accessibili.  Solo 
nel  IBIS  fa  rinvenuto  un  valico  verso  occidente,  e  per  via  ser~  , 

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26fl  MICKONESIÀ 

peggiante  si  penetrò  in  una  vasta  spianata,  acconcia  all'agricol- 
tura ed  alle  cacce,  e  dove  talvolta  i  fiumi  traboccano  sì,  che  a 
pena  emergono  le  alture.  Ivi  si  designò  la  città  di  Bathorst  j 
poi  Oiley  spingendo  l' esplorazione  ,  trovò  il  fiume  Maquaire  ; 
ma  mentre  speravasi  giungesse  all'Oceano,  si  perde  invece  nel- 
le paludi.  Ed  egli  e  Sturt  ed  altri  osservarono  bellissime  terre, 
poco  lontane  dalle  coste,  allettamento  alle  agricole  speculazio- 
ni. Leicbardt  nel  marzo  1846  moltiplicò  scoperte  nell'interno, 
e  vi  trovò  laghi  e  prati  opportuni  al  cotone  e  al  riso,  e  a  pasco- 
lar bovi  e  cavalli. 

Le  innumere  isolette  della  Micronesia,  sparse  sopra  vastissi- 
mo oceano,  come  siensi  popolate  è  incerto;  e  chi  sale  ai  Feni- 
eii,  chi  le  vuol  dai  Giapponesi,  chi  da  Giava,  chi  le  crede  avanzi 
d'un  gran  continente  sommerso.  Che  sieno  d'origine  unica,  ol- 
tre la  lingua  come  dieemmo ,  Io  indicano  alcuni  costumi  gene- 
rali, non.  derivati  da  naturali  bisogni,  e  certe  conformità  di  cul- 
to: alcun  li  trae  dai  Daja  di  Borneo,  cui  somigliano  per  la  tinta 
biancogiallastra,  l'aspetto  del  corpo ,  le  lunghe  e  nere  chiome, 
le  abitudini,  il  governo  ,  il  tabù ,  sebbene  col  mescersi  di  varia 
generazioni  si  sieiio  alterati.  Sembra  che  alla  razza  primitiva  ne 
sopraggiungessero  altre  ;  le  quali  donate  di  diritti  in  grado  di- 
verso, costituirono  varie  Caste.  Per  lo  più  a  quelle  società  pre* 
siede  un  re,  da  cui  dipendono  altri  capi ,  dispotici  sopra  i  loro 
dipendenti.  Variano  di  religioni,  ma  tutti  credono  alla  divinità, 
molti  alla  trinità  ,  alla  vita  avvenire  e  all'  espiazione  ;  e  sulla 
cosmogenia  tengono  idee  all'estremo  bizzarre  e  variate.  Alcuni 
ringraziano  il  cielo  offrendo  le  primizie  ;  i  più  lo  placano  sia 
con  vittime  umane,  scannate  a  lungo  strazio  sulle  scalee  de'Ioro 
morai1  enormi  pilastri  naturali  attorno  a  cui  si  congregano  co- 
me i  druidi  delle  Gallie;  della  vittoria  esultano  mangiando  i  ne* 
mici.  Alla  Nuova  Zelanda  si  uccidono  uomini  al  genio  del  male. 
È  troppa  la  famiglia?  la  madre  preme  il  dito  sulla  fontanella 
del  neonato  e  Puceide;  trovano  naturale  il  mangiarsi,  perchè  il 
fan  anche  i  pesci  tra  loro,  e  così  altre  bestie  ;  e  più  volentieri 
divorano  i  nemici ,  perchè  suppongono  che  ,  stracciandone  il 
corpo,  ne  disfacciano  anche  l'anima,  la  quale  venga  ad  aumen- 
to della  loro.  Soletti  della  superstizione  tanto  più  strani,  qoajh- 

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CAROLINE  261 

to  piò  quieti  e  umani  per  indole  sono  i  Polioesii.  Nelle  carestie 
poi  mangiano  padri,  madri  e  figli. 

Sol  grande  Arcipelago  delle  Caroline  prima  il  dottor  Chamis- 
so,  poi  Duperrey  e  D5  Urville ,  e  i  rossi  Ltttke  e  Martens  porta* 
rooo  qualche  luce.  Ebbero  quel  nome  in  onoi^di  Carlo  II ,  da 
Lazeano  viaggiatore  spagnuolo,  che  primo  ne  vide  una  nel  1 668; 
f  successivi  che  ne  trovarono  altre,  credendole  la  stessa ,  este- 
sero quel  nome.  Tosto  missionarii  della  Maniglia  vi  vennero  e 
le  descrissero,  e  fecero  molte  fatiche  e  scarso  profitto  di  con- 
versioni. Restarono  poi  dimenticate1  fin  quando  VJntilope,  uà* 
ve  della  Compagnia  inglese  (  1 793)  comandata  da  Enrico  Wil- 
son, non  ruppe  contro  gli  scogli  delle  isole  Pelew.  Cessata  la 
tempesta  e  la  notte  che  ve  gli  avea  spinti,  videro  terra,  e  tosto 
buttatisi  alle  scialuppe  è  su  zattere,  la  toccarono.  Era  un1  isola 
deserta  dipendente  dal  re  di  Pelew,  che  mandò  gente  a  soccor- 
rer i  naufraghi,  talché  si  legò  fra  loro  amicizia,  oggetto  di  am- 
mirazione gli  uni  agli  altri:  gli  Europei  ajutarono  quel  re  Abba 
Tale  nella  guerra  ,  finché  costruirono  un  legno  sul  quale  par- 
tirono. Li-Bu  figlio  del  re  volle  seguirli ,  e  fu  educato  a  Lon- 
dra, ove  facea  le  meraviglie  consuete  a  chi  vede  una  civiltà  cui 
noa  fu  da  fanciullo  abituato;  e  vi  mori  dal  vajuolo. 

Il  naufragio  del  Mentore,  nave  americana,  diede  a  conosce- 
re le  isole  Marlz,  Chiangle,  Lord  North  e  dei  Martiri.  Delle  Ca- 
roline proprie,  Martens,  Morrell  e  D'Urville  ci  parlano  come  di 
paesi  deliziosissimi  per  clima,  e  bella ,  abile  e  virtuosa  gente, 
piena  di  dilicati  riguardi  verso  le  donne  ,  e  lontana  da  quella 
lascivia  che  par  universale  nelP Oceano  Pacifico;  tessono  fina- 
mente; i  morti  gittano  al  mare. 

Curioso  sarebbe  il  dire  le  bizzarre  avventure ,  per  cui  una 
nave  perduta  ,  un  baleniere  ,  un  naufrago  vennero  a  scoprire 
paesi  sfuggiti  alle  attente  indagini  di  concertate  spedizioni.  Co- 
si,  nel  1  785  ,  il  capitano  d' una  nave  della  Compagnia  inglese 
delle  Indie,  gettata  l'ancora  al  Penang  per  far  acqua,  fu  vedu- 
to dalla  figlia  di  quel  re,  che  invaghitasene  pregò  suo  padre  a 
concederglielo  sposo.  Assentì  questi,  e  le  diede  in  dote  risola, 
e  il  fortunato  la  véndette  per  trentamila  sterline  alla  Compa- 
gnia, che  le  pose  il  nome  di  Principe  di  Galles,  e  la  rese  pria* 

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262  TAITI 

cipale  scafo  del  traffico  dell'oppio.  Bateman,  veleggiando  dalla 
terra  di  Van-Diemetì  al  Porto  Philips  ,  trovò. gì'  indigeni  posse- 
dere cognizioni  civili;  e  ne  conobbe  la  ragione  quando  trovovvi 
un  Bianco,  che  ivi  abbandonato  soletto  nel  1803  ,  visse  quasi 
quarantanni  cogt'indigeni,  insegnandoli  nelle  nostre  arti,  nuo- 
vo Robinson. 

Ridente  per  natura,  amabile  per  costumi  è  l'Arcipelago  del- 
la Società,  descritto  da  moltissimi  viaggiatori,  celebrato  da  poe- 
ti e  romanzieri  per  la  sublime  e  ubertosa  varietà  della  natura, . 
per  la  festiva  ospitalità  degli  abitanti  di  Talli,  regina  dell'Ocea- 
no Pacifico  Udendo  gP  immensi  vantaggi  dell'albero  del  pane, 
i  coloni  inglesi  chiesero  al  governo  d'esserne  dotati  (1 787).  Per- 
tanto fu  spedito  a  Taiti  il  tenente  Blig,  il  quale  con  somma  di- 
ligenza ne  imbarcò  più  di  mille  piedi,  coll'acqua  necessaria  ad 
inaiarli.  Ma  perla  via  la  ciurma  si  ribellò,  lui  e  diciannove  fe- 
deli abbandonando  al  mare  in  una  scialuppa.  Non  cadde  egli  di 
cuore;  anzi  continuando  le  osservazioni  e  reggendo  a  tutti  i  pa- 
timenti dell'abbandono,  dopo  milledugento  leghe  di  mare  giun- 
se a  Cupang  nell'  isola  di  Timor ,  dove  il  governante  olandese 
l'accolse  come  meritavano  la  sventura  e  la  costanza.  Reduce  in 
Inghilterra,  Blig  ottenne  giustizia,  e  fu  sortito  capitano  d'una 
nuova  spedizione,  che  in  otto  mesi  giunse  a  Taiti  ;  e  rinnovato 
il  carico,  dopo  due  anni  rivenne  in  Inghilterra  ,  senza  perduto 
pur  un  uomo  dell'equipaggio.  Così  le  colonie  inglesi  ottennero 
quell'albero  prezioso,  ma  non  tutti  i  vantaggi  che  ne  sperava- 
no, atteso  che  gli  schiavi  a  cui  alimento  lo  destinavano ,  prefe- 
riscono il  banano. 

Vent'anni  dopp  Cook,  Vancouver  visitava  la  voluttuosa  Taiti; 
ma  invece  dei  begli  ed  allegri  abitanti ,  vi  trovava  una  popola- 
zione livida,  scarna,  rotta  a  guerre  civili.  Modificati  dal  contat- 
to co'nostri,  prezzarono  assai  il  ferro,  sostituendolo  agli  ossi  e 
ai  coralli  ;  non  moltiplicarono  molto  il  bestiame ,  preferendo  il 
latte  di  cocco  a  quel  di  giovenca.  Quel  fiore  d'ingenuità  di  che 
i  primi  navigatori  erano  rimasti  tanto  allettati,  scomparve ,  in- 
troducendosi  la  finzione  e  l' avidità  dell'  incivilimento ,  prima 
delie  sue  virtù  che  impongono  .il  sagrifizio.  Cresciuti  i  bisogni 
e  non  i  mezzi,  deteriorata  la  razza  per  le  malattie  introdotte  f 

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COLONIE  FEMTENZUBIE  265 

mentre  Cook  vi  contava  centomila  abitanti ,  e  Forester  cento* 
quarantacinquemila,  i  missionarìi  nei  J828  ne  cernivano  sette* 
mila.  Piaccionsi  delle  vesti  e  delle  armi  europee,  non  importa 
se  cenciose,  logore,  scoropagne,  troppo  grandi  o  ristrette, -da 
uomo  o  da  donna  ,  da  poeta  o  da  arlecchino  ,  sicché  i  marinai 
sfondacciano  le  botteghe  de9  rigattieri ,  e  i  Taitanii  compijooo 
nella  più  strana  apparenza. 

Maggiori  mutamenti  ancora  produsse  l' introduzione  del  cri- 
stianesimo. I  missionarìi  avean  recato jin  cavallo,  che  ridestò 
la  meraviglia  già  prodotta  da  quello  di  Cook  :  ebbero  pure  un 
torchio  da  stampa,  e  il  re  stesso  nel  1817  volle  tirare  i  primi 
fogli  del  vangelo  di  San  Luca  tradotto,  e  fu  una  festa ,  un1  at- 
tori taggine  universale.  Nel  1823  Taiti  si  chiari  indipendente  da- 
gl'Inglesi, ed  ora  è  governata  dalla  regina  Pomarè.  I  missiona- 
rìi han  conservato  influenza,  e  annualmente  convocano  a  parla- 
mento tutto  il  popolo,  ove  si  discutono  le  leggi  e  la  costituzio- 
ne, nella  quale  essi  missionari!  diedero  le  migliori  guarentigie 
della  vita,  della  roba,  della  liberti  :  anzi,  vi  fu  abolita  la  pena 
di  morte. 

Più  difficili  riuscirono  le  missioni  nella  Nuova  Zelanda,  atte- 
so le  violente  dissensioni  dei  capi  e  V  indole  superba  de9  popoli  : 
ma  coraggiosi  come  sono ,  servono  assai  bene  nelle  navi ,  e  per 
fornir  legname  di  costruzione  e  il  canape  rinomato  ;  e  le  occu- 
pazioni daranno  sfogo  o  temperanza  alla  fiera  loro  attività. 

La  Gran  Bretagna ,  che  non  bastando  a  mantener  la  popola- 
zione dei  tre  superbi  suoi  Regni ,  procura  trovarle  esito  colo- 
nizzando ,  ha  già  piantato  molti  depositi ,  messo  colonie  nella 
Nuova  Zelanda  e  ne'  principali  arcipelaghi  della  Polinesia ,  e 
cerca  trar  tutta  a  sé  la  Nuova  Olanda.  A  tal  uopo  a'  è  formata 
una,  società  sud-australiana,  che  prescelse  alle  sue  prove  ne'con- 
torni  di  Porto  Lincorn  un  paese  di  quattrocento  venti  miglia 
quadrate ,  facile  ai  trasporti.  A  prevenire  i  disastri  cagionati 
dalla  improvida  ripartizione  dei  terreni,  tutto  il1  suolo  fu  dichia- 
rato'pubblica  proprietà,  sicché  nessuno  possa  ottenerne  gratui- 
tamente ;  lo  che  induce  a  non  provedersi  che  di  quanto  ciascu- 
no può  lavorare,  e  coi  danaro  delle  vendite  si  paga  il  tragitto 
4e'  migranti. 

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264  NUOVA  GALLES 

Invece  di  stivare  nelle  prigioni  i  delinquenti  a  finire  di  cor- 
rómpersi ,  si  riconobbe  vantaggioso  il  trasportarli  sa  lontani 
lidi ,  ove  staceati  da  quella  sciagurata  tradizione  di  delitto  e 
d' infamia  che  a  nuovi  misfatti  trascina ,  spesso  correggoosi  in 
modo ,  cbe  il  ladro,  il  violento,  la  meretrice  diventano  utili  pa- 
dri di  oneste  famiglie.  A. tal  uso  servono  pei  Russi  la  Siberia  , 
per  la  Spagna  i  presidii  d' Africa ,  pel  Portogallo  e  1'  Olanda 
Mozambicbe  e  le  Indie.  In  Inghilterra  ,  ove  il  re  cingendo  la 
corona,  giura  far  eseguire  la  giustizia  con  misericordia, 
può  la  pena  esser  sempre  commutata ,  e  quindi  diviene  impor- 
tante V  aver  un  luogo  di  deportazione.  Perduta  l'America,  vo- 
ltasi cercarlo  in  Africa;  ma  Banks  fé9  preferire  Botany  Bay .  Un- 
dici bastimenti  portaronvi  settecentosessanta  convinti,  oltre  al- 
cuni coloni  liberi ,  qualche  soldato  e  i  magistrati ,  e  approvigio- 
namenti;  ma  non  se  n'ebbe  il  vantaggio  che  prometteva  quella 
botanica  ricchezza,  onde  si  trasferì  iacolonia  a  Parramata  (1 784), 
e  tosto  il  Porto  Jaksori  e  la  città  di  Sidney  crebbero  a  gran 
prosperiti.  Il  governo  trasporta  i  condannati  a  proprie  spese  in 
quel  paese  lontanissimo,  ove  non  hanno  né  timor  d' arrossire  ia 
fàccia  a  conoscenti,  né  speranza  di  disertare.  Giunti  colà,  sono 
posti  a  servigio  de'  coloni  liberi  ;  alcuni  vi  s' acconciano  morsi- 
niente  ;  altri  battono  il  bosco  (busch-ranger)  :  ma  i  condan- 
nati, anche  dopo  la  pena,  soffrono  una  specie  d' obbrobrio,  per 
cui  mai  non  sono  pari  agli  altri,  né  ai  confioati. 

Però  la  Nuova  Galles  meridionale  cresce  più  rapidamente  che 
qualunque  Impero.  Fondata  nel  1 788,  messa  a  coltura  subito, 
nel  96  vi  si  fece  la  prima  rappresentazione  teatrale:  nel  1808 
un  giornale,  nel  1810  il  censimento  e  nome  alle  strade  di 
Sidney,  ove  sono  ventisei  accademie  di  musica  e  sedicimila 
anime;  strade,  battelli,  fiere,  centomila  bovini  e  il  doppio  pecore, 
molte  migliaja  cavalli  ;  birrerie  ,  mulini  a  vapore ,  una  società 
d'agricoltura,  vivo  commercio;  ebber  l' illuminazione  a  gas1 
(25  maggio  1842)  che  manca  a  tante  capitali  d' Europa ,  e  chs 
nessuna  ancora  possiede  nell'  Asia  e  nell'  Oceania.  E  vivono 
persone  che  si  ricordano  della  prima  capanna  piantatavi  ! 
"  E  dapertutto  l' Inghilterra  in  quel  mondo  nuovissimo  stabi* 
lisce  fattorie ,  aspettando  di  divenirne  padrona.  I  viaggi  di 

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POLINESIA  26» 

FHnders  (  1798-1803),  che  io  ardimento  e  casi  superarono 
quanto  l'immaginazione  seppe  inventare,  diedero  a  conoscere 
tatto  il  circuito  della  terra  di  Van-Diemen  ,  popolata  di  delin- 
quenti :  zappatori  instancabili ,  che  in  meno  di  quarant*  anni 
spinsero  ben  innanzi  la  coltura.  Altrettanto  fecero  in  settantan- 
ni nella  Nuova  Galles  del  sud  ,  ostinandosi  in  opere  dove  non 
saria  bastato  il  doppio  d'ordinarli  lavoratori.  Nel  1818  il  co* 
mandante  Guglielmo  Smith ,  sotto  il  62*  di  latitudine  sud ,  tro- 
▼a  una  costa  piena  di  vitelli  marini ,  le  cui  pelli  prima  anda- 
▼ansi  a  cercare  al  nord  ;  e  tosto  questa  diviene  importante  col 
nome  di  Nuova  Shetland  ;  e  si  valutò  che  nel  1821  e  nel  se» 
guente  vi  si  uccisero  320  migliaja  di  quegli  animali ,  cavando 
novecento  quaranta  barili  d'olio.  Erano  tanto  tranquilli  che  non 
si  movevano  mentre  erano  uccisi  i  lóro  vicini  ;  ma  non  essen- 
dosi risparmiate  le  femmine ,  presto  fu  esaurito  quel  ricchissi- 
mo prodotto. 

Anche  la  Giorgia,  che  Cook  avea ritrovata  nel  1771 ,  diede 
ricchezze  al  commercio  inglese,  poiché  computano  se  ne  traes- 
sero 20,000  barili  d'olio,  e  1,200,000  pelli  di  vitello  marino; 
altrettanti  dall'  isola  della  Disperazione  :  talché  in  questi  due 
paesi  8'  impiegano  ogni  anno  meglio  di  trecento  marinai.  Ma 
ormai  anch'esse  sono  esauste  (I). 

Emula  degl'  Inglesi ,  la  Russia  si  rinforza  nelle  alte  parti 
dell'  Australia ,  donde  scorre  per  gli  Stati-Uniti ,  al  Giappone  , 
alia  Cina.  Anche  i  Nord-Americani  appajono  sovente  ne'  mari 
australi ,  trafficando  di  perle ,  olio  di  cocco ,  radici  di  taro , 
cani ,  porci ,  polli ,  cambiandoli  con  tessuti  di  cotone,  minute- 
rìe ,  utensili  di  ferro. 

Ora  le  isole  della  Polinesia  sono  principalmente  frequentato 
per  la  pesca  delle  balene  e  la  ricerca  del  sandalo  e  per  le  pel- 
licce della  costa  nord-ovest  d' America  :  giacché  i  mercadanti 
sogliono  colè  svernare  e  rifornirsi,  per  tornare  l'estate  in  Ame» 

(1)  La  Sud-Australia ,  colonnfesata  nel  1836,  fiori  straordi- 
nariamente ;  sicché  nel  1850  conta  54  mila  abitanti  europei:  im* 
portò  sterline  632,689,  e  asportò  per  483,500;  e  le  dogane  fruttai 
reno  75,379  sterline.Adelia,  che  n'è  capitale,  ha  15  mila  abitanti* 

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$66  LA   PEROCSE 

rìca  a  compiere  il  viaggio.  Vedendo'  cercatissime  le  armi  da 
fuoco ,  ve  ne  portarono  assai  da  barattare  colle  provigioni , 
senza  pensare  alle  conseguenze  ]  talché  gì'  nolani  divennero 
formidabili ,  e  già  presero  alcuni  legni ,  rompendo  a  fierezze , 
mentre  sarebbero  si  inclini  ai  sociali  miglioramenti.  Come  però 
la  pesca  delle  foche  non  sempre  compenserebbe  il  costo  delle 
spedizioni ,  i  patroni  inglesi  fanno  contratto  col  governo  di  tras- 
portar colà  i  condannati  ed  emigranti.  Su  qualche  isola  deserta 
depongono  iloro  pescatori;  consegnano  i  deportati,  ricevendo 
il  nolo  in  assegni  sopra  Londra  ;  fatto  poi  qualche  affare  cogli 
isolani  del  Sud  ,  vanno  a  riprendere  i  lasciati  pescatori ,  fan 
vela  per  Canton  ,  spacciandovi  le  pellicce ,  negoziano  le  tratte 
sopra  Londra ,  e  caricano  merci  della  Gina  per  l' Europa. 

I  Francesi  di  Luigi  XVI ,  agognando  emulare  V  Inghilterra 
col  risolvere  il  problema  lasciato  irresoluto  da  Cook ,  aveano 
spedito  V  abile  e  generoso  La  Perouse,  al  quale  il  re  tracciò  di 
proprio  pugno  le  istruzioni  onde  sciogliere  i  dubbii  che  ancor 
restavano  di  geografìa  marittima.  A  gara  (1785)  dotti  e  mari- 
nai cercarooo  salire  svttà  Bussola  e  V astrolabio;  e  con  quanta 
ampiezza  era  disteso  il  disegno,  con  altrettanta  cura  fu  condot- 
ta l'esecuzione.  Esplorati  gli  arcipelaghi  del  Pacifico,  avveran- 
do o  correggendo  le  osservazioni  degl'  Inglesi ,  La  Perouse  ve- 
leggiò alla  costa  nord-ovest  d'America  ;  su  quelle  di  Tartaria 
scoperse  lo  stretto  che  porta  il  suo  nome,  e  che  ne  separa  V  i- 
sola  di  Sagbalien.  Dal  Camsciatka ,  spedì  in  Francia  Lesseps  , 
colle  mappe  e  colla  descrizione ,  il  primo  che  traversasse  in 
tutta  la  lunghezza  il  continente  antico;  ma  da  quell'istante  più 
non  s' ebbe  contezza  de'  naviganti.  Benché  agitata  da  tempeste 
peggiori  di  quelle  dell'  oceano  ,  la  loro  patria  spedi  navi  a  cer- 
carli coli' ammiraglio  Entrecasteaux;  ma  riuscirono  poco  meno 
sfortunate  di  quelle  di  cui  seguivano  la  traccia. 

I  compagni  di  Cook ,  trovandosi  nei  mari  australi .,  piuttosto 
per  uso  proprio  che  altrimenti  aveano  raccolto  molte  pellicce, 
ivi  abbondanti  ;  passati  poi  nel  Mar  Pacifico,  quivi  le  trovarono 
cercatissime  dai  Cinesi ,  onde  vendendole  fecero  un  guadagno 
tanto  lauto  quanto  inaspettato.  Ciò  chiari  dell'  utile  che  potreb- 
be trarsi  da  questo  traffico  fra  il  nord-ovest  dell'  America  e  U 

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NOBD-OTE8T  D*  AMEBICA  267 

Gin,  dove  le  pellicce  non  giungevano  che  dopo  traversate  mol- 
tissime mani  e  migliaja  di  miglia  ,  cominciando  dai  Russi  che 
le  raccoglievano  nel  Camsciatka  ;  e  questo  nuovo  commercio 
attirò  nell'Oceano  Pacifico  tante  navi,  quante  gii  le  spezierie. 

Allora  i  porti  di  Notka  ne  divennero  il  mercato  universale  9 
beo  tosto  tolti  agli  Spagnuoli  dagl'  Inglesi ,  1  quali  compresero 
come  si  potrebbe  far  per  là  direttamente  il  commercio  delle 
pellicce  colla  Cina.  Fin  dal  1784  il  capitano  Haona  era  viaggia* 
te  dal  Giappone  allo  stretto  di  Notka ,  e  di  là  tornato  alia  Cina 
con  ricco  carico  ;  poi  non  solo  ri  si  venne  da  Macao  e  dalle  In* 
die,  ma  dal  Tamigi,  traversando  mezzo  móndo.  Il  capitano  Van- 
couver, che  ricevette  la  restituzione  del  territorio  di  Notka,  do» 
vea  rilevare  (1 79 1*1 794)  la  costa  nord-ovest  dal  30°  al  60°  di 
latitudine,  che  riusci  il  più  bel  lavoro  idrografico,  esteso  sopra 
novemila  miglia  di  costa. 

Da  queli'  ora  non  crebber  le  cognizioni  intorno  al  nord-ovest 
dell'America  fino  al  18 16,  quando  Romanzof,  ricchissimo  rus« 
so ,  mandò  a  sue  spese  Kotzebue  ,  che  scoprì  sullo  stretto  di 
Behring  una  cala ,  che  ebbe  nome  da  lui  :  ma  non  profittò  del 
buon  tempo  per  ispingersi  fra  i  mari  polari.  Ora  lo  coste  nord- 
ovest sono  divise  tra  Russia  ,  Inghilterra  ,  Stati-Uniti ,  i  quali 
appena  emancipati  sentirono  V  importanza  del  traffico  delle  pel- 
licce ,  unico  oggetto  con  cui  i  Cinesi  s' accontentano  di  far  ba- 
ratti. Agevolò  i  loro  divisamene  P  acquisto  della  Luigiana  ,  che 
Napoleone ,  senza  conoscerne  l' importanza ,  vendette  loro  per 
sei  milioni.  Ma  essi  ne  riconobbero  l' ampiezza  e  fertilità  in  sul- 
la riva  occidentale  del  Missiasipi,  e  si  diedero  (1804)  a  cercarne 
il  migliore  profitto.  Jefferson  propose  una  spedizione  che  risa- 
lisse alle  fonti  del  Missuri,  iodi,  trovato  un  passo  tra  le  monta- 
gne ad  occidente ,  scendesse  per  la  Colombia  ali1  Oceano  Paci* 
fico  ;  e  Lavis  e  Clarke  primi  traversarono  l'America  settentrio- 
nale dagli  Stati-Uniti  sin  al  Pacifico.  Altri  risalendo  il  Mississipi 
riconobbero  molti  suoi  confluenti  ;  altri  attraversaron  le  Monta- 
gne Rocciose  ;  poi  nel  1819  il  governò  stesso  deliberò  far  rico- 
noscere i  possessi  suoi  a  levante  d'esse  montagne,  per  munirle 
e  colonizzarle.  Guidò  la  spedizione  il  maggiore  Long  col  famo- 
so botanico  iames ,  e  ne  riportarono  infinite  cognizioni  e  nuove 


868  mississipi 

specie  d' animali  e  vegetali.  Il  generale  Casa  ne  meni  un9  altri 
a  studiare  il  paese  che  fronteggia  i  possessi  britannici  attorno 
alle  fonti  del  Mississipi ,  talché  riuscirono  a  dar  {Mena  contezza 
di  tutti  i  vasti  possessi  degli  Stati  Uniti. 
-  Hen  nota  resta  la  regione  al  nord  del  Lago  Superiore  e  delle 
fonti  del  Mississipi  ;  ma  ognora  più  vi  si  addentrano À  trafficanti 
di  pellicce  inglesi ,  che  già  riscontrarono  quella  serie  di  laghi 
in  cui  si  raccolgono  le  acque  pioventi  dalle  Montagne  Rocciose. 
Ivi  trovaron  un  fiume,  detto  M ackenzie  da  quel  che  salì  ad  esplo- 
rarlo tra  le  difficoltà  di  paese  ignoto,  selvaggio  e  freddo. 

Ai  cacciatori  è  dovuta  la  cognizione  di  molti  paesi  ;  di  molti 
alla  guerra  dell' indipendenza  ;  d'altri  ai  Fratelli  Moravi ,  che 
diffondono  la  civiltà  al  Groenland  e  al  Labrador.  L'italiano  Bel- 
trami  scoperse  le  fonti  del  fiume  Sanguigno  nel  lago  di  Julie. 
Malaspina  ,  uscente  il  secolo ,  esplorò  il  Nuovo  mondo  dal  Rio 
della  Piata  fin  al  Capo  Horn,  e  di  là  fin  all'entrata  del  Principe 
Guglielmo,  cogli  slromenti  più  perfetti ,  i  metodi  più  esatti. 

Le  descrizioni  dei  viaggi  sceverate  dalle  romanzesche  avven- 
ture ,  offrivano  maggior  verità  nelle  descrizioni  e  nelle  tavole. 
U  viaggio  pittoresco  nell'  India  dell'  inglese  Hodget  presentò 
spettacoli  nuovi  ;  la  descrizione  di  Palmira  e  Balbek  per  Wood 
e  Dawkins  (t  7b3-57)  cessò  di  lasciar  credere  favole  quelle  ma- 
raviglie di  fresco  scoperte.  Il  barone  di  Tott  delineava  V  Impe- 
ro ottomano  ,  da  lai  munito  di  difese.  Anquetil  e  Sonnerat  in- 
terrogavano Guebri  e  Bramini  sulle  reliquie  d' una  gran  civiltà 
perduta,  e  che  era  oggetto  alle  ricerche  di  alcuni  Inglesi,  espian- 
ti in  qualche  modo  i  macelli  de' loro  concittadini.  Le  Gentil  pas- 
calo nell'  India  per  osservarvi  il  passaggio  di  Venere,  prolungò 
colà  il  suo  soggiorno  a  prò  della  scienza  ,  informandosi  delle 
correnti,  delle  maree,  dei  monsoni,  dei  più  brevi  tragitti,  e  in- 
sieme degli  usi  e  delle  opinioni  del  paese  :  sovrattutto  esaminò 
l'astronomia  de' Bramini,  allora  vantata,  e  provò  non  aggiunge- 
va nulla  alle  cognizioni  de'  Caldei ,  -e  che  i  loro  joga  sono  i  nu- 
meri di  periodi  astronomici.  Allora  si  cominciò  a  chiamare  sta* 
tìstica  la  geografia  politica  ;  e  Guthrie  diede  (1770)  un  corto 
compiuto  di  geografia. 

Tre  generazioni  della  famiglia  Cassini  lavorarono  alla  misura 


CARTE  DELLA  FRANGIA  f  69 

del  meridiano  traverso  la  Francia,  fonte  di  discussioni,  che  re- 
carono a  precisare  la  forma  della  terra.  I  Cabinisti  scorreva* 
oo  misurando  e  descrivendo  la  Francia  ,  che  trovossi  coperta 
d?ana  rete  di  grandi  triangoli  fra  le  città  principali ,  cai  per 
minori  congiongeano  anche  luoghi  secondari!.  Cesare  France- 
sco Cassini  (1714-1784),  per  fare  la  carta  della  Francia,  adottò 
la  proporzione  d'una  linea  ogni  cento  tese,  cioè  1,864,000  ;  e 
dieci  anni  e  novantamila  lire  Tanno  credea  basterebbero.  Solite 
illusioni  delle  grandi  imprese,  e  che  pur  giovano  a  non  ispaven- 
tare  dal  tentarle.  I  bisogni  della  guerra' avendola  fatta  sospen- 
dere ,  Cassini  propose  continuarla  a  spese  d' una  Società  ,  la 
quale  si  rifarebbe  eoi  vendere  le  carte  :  ma  le  spese  trascen- 
èeano;  molte  Provincie,  non  che  associarsi,  s'opponevano,  fino 
a  cacciare  per  forza  gì'  ingegneri  ;  e  Cassini  mori  innanzi  di  ve* 
der  compiuta  la  fatica  di  trentaquattro  suoi  anni.  Suo  figlio  Già* 
corno  Domenico  la  Unì  appunto  quando  la  Rivoluzione  mutava 
gli  antichi  ecomparti  ;  onde  divenne  base  ai  nuovi.  11  Comitato 
di  Salute  Pubblica  soccorse  la  Compagnia  a  terminare  1'  impres- 
sa, e  così  la  Francia  die  l'esempio  d'una  mappa,  stabilita  affatto 
sovra  le  accertaztoni  astronomiche ,  e  che  fu  poi  imitata  dal  re* 
sto  d' Europa. 

Quest'  arte  si  applicò  pure  alia  storia ,  per  cercar  la  geogra- 
fia de'  tempi  passati.  Già  Delisle  e  i  due  Samson  aveano  delinea* 
to  carte  miglior!  delle  consuete ,  ma  non  scevre  d' errori ,  né 
conformi  alle  ultime  scoperte  e  coite  applicazioni  astronomiche, 
Giambattiste  1^  AnviHe  (1697-17:8?)  conobbe  che,  a  voler  cono- 
scere la  geografia  degli  antichi,  bisognava  anzitutto  ben  deter- 
minate le  loro  misure  lineari,  e  vi  .riuscì  eon  esattezza  meravi- 
gliosa ,  benché  non  insuperabile.  Basii  dire  -che  più  di  seicento 
leghe  in  lunghezza  sottrasse  al  mappamondo  degli  antichi  pub- 
blicato da  Delisle  ;  nell'Italia  levò  nulla  meno  di  duemilaquat- 
trocento leghe  quadrate  alla  sarta  di  Delisle,  e  quattordioimil/i 
a  quella  di  Samson. 

Molti  spinsero  le  scientifiche  ricerche  nella  parte  meridiona- 
le dell*  America;  e  nel  17$!  il  governo  spagouolo  die  incarico 
a  don  Felice  de  Azara  ed  altri  uffiziali  di  determinar  i  limiti  fra 
il  Brasile  e  i  suoi  possessi  ;  occasione  di  importanti  notizie  e 

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270  TAMPA8— terba  del  fcoco 

buone  carte.  Arcana  era  stata  fa  storia  e  l'idrografia  de'paesi  a 
mezzodì  del  Buenos-Ayres  ,  quando  dal  capitano  Head  fummo 
informati  dei  P&mpas,  pianure  largbe  novecento  miglia,  ad  oc- 
cidente e  a  mezzodì  della  Piata.  Sicché  da  una  parte  toccano 
ai  palmizi! ,  dall'altra  alle  nevi  eterne  j  e  traverso  le  quali  egli 
si  recò  a  visitar  le  miniere. 

Nel  1 792  gli  Spagnuoli  rilevarmi  esattamente  le  coste  della 
Patagonia  e  lo  stretto  di  Magellano ,  onde  si  conobbe  esser  Ta 
Terra  del  Fuoco  un  complesso  di  isole  ;  delle  quali  poi  fece  ir 
rilievo  (1820)  il  capitano  King ,  con  difficoltà  grande  e  grande 
esattezza,  giovandosene  assai  la  navigazione,  dapprima  colà  tan- 
to fortunosa.  Fin  la  distanza  tra  l'Europa  e  V  America  non  era 
ben  determinata ,  e  son  poc'annf  che  si  diminuì  di  sessanta ,  e 
fin  di  cenquaranta  leghe  la  larghezza  dell'Atlantico,  mentre 
àllargavasi  il  Grand'  Oceano. 

Dacché  gl'Inglesi  furonsi  piantati  nell'India,  sfidando  gli  ar- 
-  cani  della  venerabonda  Ignoranza,  esaminarono  geograficamen- 
te il  paese.  Per  conoscere  le  fonti  del  Gange  ,  Webb  e  Moor- 
croft  nel  1 808  salirono  V  Ymalaja,  che  trovarono  esser  le  mon- 
tagne più  sublimi  del  globo. 

L' incremento  preso  dalla  navigazione  obbliga  a  sminuire  i 
pericoli  col  corregger  gli  errori  geografici,  e  verificare  ciò  che 
a  posta  era  stato  guasto  dall'astuzia  degli  emuli.  Le  relazioni 
de'  viaggiatori  abbandonarono  quell'  aria  di  ciarlataneria  che 
facea  restar  dubbii  anche  nell' accettare  la  verità  ;  e  invece  nel- 
le personali  Impressioni  e  de' bizzarri  accidenti,  ci  raccontarono 
ciò  che  importa  alla  storia  della  terra  e  dell'  uomo  ;  le  rarità  e 
i  mostri  fecero  luogo  alle  classificazioni ,  alla  ricerca  degli  usi, 
alla  emenda  degli  errori. 

Così  la  geografia  dà  mano  alla  storia  naturale,  all'etnografia, 
alla  fisica,  massime  quando  sorga  un  di  que'  vasti  ingegni ,  che 
molte  scienze  abbracciando,  l' una  colf  altra  rinforzano.  Tal  fu 
Alessandro  Humboldt  di  Berlino ,  che  in  gioventù  studiò  ogni 
sorta  dottrine,  specialmente  la  chimica  e  l' elettricità  animale , 
allora  di  moda  ;  e  ricco  essendo,  potè  perfezionar  i  suoi  studi! 
coi  riaggi.  La  conoscenza  dei  migliori  naturalisti  lo  trasse  spe- 
cialmente allo  studio  della  natura,  e  con  Amato  Bompland  ilio- 

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ALESSANDRO  HUMBOLDT  27 1 

sire  botanico  eseguì  scientifici  pellegrinaggi  (1 799-1804).  Avuto 
dalla  Spagna  licenza  di  visitar  le  colonie  spagnuole,  non  più  esa- 
minate da  dotto  ,  per  tutto  istituì  indagini  geologiche  e  botani- 
che; salse  alle  vétte  più  aeree,  entrò  io  pianure  inaccesse,  os- 
servò i  costumi  e  le  lingue  degli  uomini ,  come  1'  aspetto  delle 
selve  e  de'  vegetali,  sempre  cogP  istrumeoti  alla  mano,  sempre 
insegnando  miglioramenti  alle  colonie,  e  con  sterminata  varietà 
di  cognizioni  traendo  induzioni  da  ogni  sorta  di  fenomeni  e  di 
fatti.  La  geografia  fisica  giganteggiò  per  opera  di  esso,  e  le  teo- 
riche e  le  ipotesi  da  lui  avventurate  furono  spesso  adottate  dai 
gran  dotti. 

L'ardóre  e  la  diligenza  de' viaggi  e  degli  stabilimenti  creb- 
bero nel  secolo  nostroria!chè  la  stirpe  europea  si  mostra  ormai 
prevalente  sopra  tutte  le  altre.  Formioola  essa  nelle  isole  e  nei 
continenti  del  quinto  mondo,  terra  senza  passato,  di  cui  nessu- 
no può  vaticinar  l' avvenire.  In  Asia  sta  aj  Bengala  come  in  Si- 
beria ;  pesca  le  foche  dello  stretto  di  Behrfog  e  le  perle  del- 
l'India ;  apre  i  Dardanelli  e  Pektog.  Nostra  è  la  civiltà  dell'  A- 
merica,  che  nata  jeri,  rivaleggia  colla  madre,  e  più  farà  quando 
sia  cessata  l' anarchia  politica  nella  meridionale  e  la  religiosa 
nella  settentrionale.  Al  Brasile  non  manca  verun  elemento  di 
grandezza  :  nelle  antiche  colonie  spagnuole  P  agitazione  impe- 
disce di  profittare  de'  naturali  vantaggi ,  ma  l' agitazione  è  sin- 
tomo di  vita  quand'  anche  sembri  micidiale.  La  stirpe  anglo- 
americana occupa  il  territorio  dell'  Oregon  in  ragione  di  mezzo 
grado  di  longitudine  all'  anno  ,  e  ormai  si  stende  dall'  Oceano 
Atlantico  al  Pacifico  :  le  Montagne  Rocciose ,  già  superate  da 
missionarii,  presto  il  saranno  da  coloni,  che  rendano  quel  paese 
catena  fra  l'Europa  e  le  Indie  orientali.  I  misteri  dell'Africa 
sono  violati  da  un  lato  dalla  colonia  d' Algeri ,  dall'  altro  dal- 
l'Egitto, e  dall'estremità  del  Capo  di  Buona  Speranza.  La  stirpe 
bianca  ritiene  gli  sbocchi  di  tutti  i  fiumi ,  aspettando  di  risalire 
alle  sorgenti  ;  cancellatane  la  pirateria ,  tenta  svellerne  anche 
la  schiavitù,  antica  quanto  lei;  sicché,  tolto  con  questa  il  forni-, 
te  d'interminabili  guerre  fra  gl'indigeni,  la  barbarie  si  restrin- 
ga ogni  giorno  più ,  come  i  leoni  e  le  jene.  Neil'  Abissinia  pure 
penetrano  i  nostri  (ltfrl)  ;  e  il  dotter  Ruppell,  fornito  delle  co- 

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8"  2  ABISSINIA 

agnizioni  necessarie  a  trar  profitto  da  quanto  vedea,  con  una  ca- 
rovana di  dugento  uomini  ben  armati  e  quarantanove  camelli , 
entrò  fra  gli  Abissini.  Bella  gente  ,  somiglianti  agli  Arabi  be- 
duini; contano  ottanta  giorni  di  festa  e  dugento  di  digiuno  ogni 
anno  ;  riguardano  il  lavoro  come»  avvilente ,  onde  i  Maomettani 
vi  tessono  e  coocian  pelli  ;  Greci  ed  Egizii  fanno  d' orefice  e  di 
armajuolo  ;  i  muratori  e  giornalieri  sono  ebrei.  In  ogni  luogo 
Ruppe!!  trovò  disordine  ed  anarchia,  quanto  fra  tribù  selvagge, 
e  strazio  di  interne  nimicizie  :  dal  1778  al  1833  ,  quattordici 
sovrani  occuparono  quel  trono ,  da  ventidue  rivoluzioni  sobbal- 
zato ;  talché  chi  non  vuol  obbedire  resta  indipendente  ,  purché 
gli  basti  la  forza. 

Nel  1840  il  ministero  francese  vi  spedi  due  uffiziali,  Galinier 
e  Ferrei,  che  levarono  una  carta  preziosa.  Altre  importanti  no- 
tizie recò  (18.42)  il  missionario  tedesco  Krapf,  sopra  le  quali  ed 
altre  Zimmermann  delineò  la  parte  superiore  del  paese  del  Ni- 
lo. Ma  le  sorgenti  di  questo  fiume  restano  tuttora  arcane  ;  il 
bascià  d* Egitto  mandò  varie  spedizioni  a  cercarle ,  ma  invano, 
benché  siensi  aperte  fino  al  4°  di  latitudine  meridionale. 

Nella  costa  dall' Abissinia  e  <jaUo  stretto,  di  Babel-Mandeb  sin 
all'  Egitto ,  tra  il  mare  e  i  monti  a  questo  paralleli  ,  abita  per 
•entro  grotte  (trogloditica)  una  gente  selvaggia  ,  di  razza  affine 
-coli1  araba,  detti  anche  Ghee%ì  cioè  pastori,  perchè  si  occupano 
di  pascer  capre.  Alcune  tribù  vanno  a  guisa  di  mandre  a  disse- 
tarsi a  lontani  laghi  ;  in  altre  son  tutti  monorchidi  ;  comune  ai 
.due  sessi  la  circoncisione.  I  Turchi ,  padroni  di  questa  costa 
dal  XVI  secolo  in  qua,  mandano  a  governarla  un  naib,  il  quale 
:Or  rinnega  ogni  dipendenza,  or  la  presta  agli  Abissini. 
.    Oggi  che  gì'  Inglesi  son  signori  di  Aden  (1) ,  e  così  di  una 

(*)  Aden  è  un  gran  porto ,  fortificato  dopo  la  conquista  dei 
Turchi  a  mezzo  il  XVII  secolo.  Ultimamente  apparteneva  al  sul- 
tano di  Saigia  ,  quando  un  negoziante  inglese  s' accordò  con 
questo,  nel  1836 ,  per  mandar  a  male  su  quelle  eoste  un  va- 
scello ,  dopo  averne  contrattato  una  lauta  assicurazione.  Chia- 
rita la  frode,  e  uscite  indarno  le  trattative,  gì'  Inglesi  presero 
quel  posto,  e  il  tengono  pagando  «a  canone  ad  esso  sultano  ; 

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COSTA  OCCIDENTALE  DELL'aFMCA  273 

nuova  strada  fra  l' India  e  l' Europa  ,  P  Albissima  non  può  tar- 
dare a  recar  profitti  alla  politica  e  al  commercio  j  massime  se, 
d»  accordo  eoa  quei  principi ,  s' aprano  fra  il  paese  e  la  marina 
le  comunicazioni,  tanto  difficili  per  l'altezza  di  quella  e  per  l'in- 
ospitalità.  E  già  l' Inghilterra  s'appropria  la  strada  che  dalla 
costa  in  faccia  a  Aden  mena  nel  Regno  di  Choa  ,  comprandone 
la  sovranità  dalle  tribù  arabe ,  senza  brigarsi  se  queste  sappiaa 
che  cosa  vendono,  o  se  n'  abbiano  il  diritto. 

Cratopher,  tenente  della  marina  anglo-indiana  nel  1845,  ri- 
levava quella  costa  d' Africa ,  e  al  nord  dell'equatore  scopriva 
un  vastissimo  fiume ,  cui  risaliva  per  ISO  miglia.  Contempora- 
neamente Rochet  d'Héricourt  legava  relazioni  tra  gli  Abissini  e 
la  Francia,  e  trovava  gli  Amarra,  popolo  cristiano  e  mite. 

Il  Senegal  e  la  Corea  furono  occupati  in  prima  dai  Portoghe- 
si ;  poi  i  Francesi  s' impossessarono  del  Senegal ,  coli'  isola  di 
San  Luigi,  che  nel  ISIS  alla  Francia  fu  assicurata  con  Porten- 
dic,  salvo  agi'  Inglesi  di  farvi  levata  della  gomma  ;  e  la  vicinan- 
za di  queste  due  emule,  poste  sui  due  grandi  fiumi  della  Gam- 
bia  e  del  Senegal ,  le  portò  sovente  a  cozzare.  Le  fattorie  colà 
istituite  servirono  a  conoscere  i  confinanti ,  e  soo  rese  impor- 
tanti dal  commercio  della  gomma  arabica ,  che  nei  paesi  cen- 
trali stilla  da  una  mimosa ,  e  che  i  creoli  van  su  pel  fiume  a 
comprare  dai  natii  in  cambio  delle  stoffe  di  coione  ,  per  darla 
poi  ai  negozianti  francesi ,  cui  cresce  guadagno  l' uso  moltipli- 
catone in  Europa  (1).  Dà.  altrettanta  ricchezza  l'olio  di  palma 
che  gl'Inglesi  traggono  dalla  Guinea ,  spedendo  per  ciò  trenta 
o  trentacinque  navi  a  caricarsene  su  pel  Nuovo  Catabar  e  il 
Bouny,  onde  fabbricarne  sapone  giallo  per  le  Americhe,  dando 
in  cambio  di  esso  verghe  di  ferro ,  collane  d' ambra  del  Balti- 

sabito  il  fortificarono,  conoscendo  come  ninn  altro  del  Mar  Rosso 
gli  stia  al  paro  come  situazione  militare,  oltre  servire  al  com- 
mercio del  caffi  di  Moca,  e  offrire  uà  comodo  deposito  al  car- 
boo  fossile. 

(1)  20  milioni  di  chilogrammi  se  ne  mette  in  commercio  ogni 
anse  ;  e  nelle  colonie  francesi  vien  barattato  con  gwaee,  cioè 
tele  di  cotone  lavorate  apposta  a  Poodicbcry. 

m.  « 

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274  POLLAH  —  ASCIANTI 

co ,  perline  e  bottiglie ,  polvere  e  piombo  da  facile ,  cotoni, 
panni  (1). 

I  Mandingbi,  abitanti  tra  la  Senegambia  e  la  Guinea,  ci  son 
dati  da  Mango  Park  per  meno  feroci,  e  con  qualche  forma  di 
civile  governo,  e  alcuni  abbracciarono  l'islam. 
*  Di  sopra  della  Senegambia  abitano  i  Susu,  in  una  maniera  di 
federazione ,  ove  la  giustizia  è  mantenuta  dai  Purrah ,  società 
secrete ,  somiglianti  ai  tribunali  vestfalici  del  medio  evo.  Cia- 
scun cantone  n'ha  una ,  alla  quale  si  è  ammessi  con  terribili 
iniziazioni  e-ardue  prove:  alcuno  ha  commesso  un  delitto?  vede 
arrivar  un  mascherato  che  gl'intima:  //  Purrah  ti  invia  la  mar* 
te;  e  lo  uccide.  ' 

I  Fullah  prima  sparsi  dalle  rive  della  Senegambia  sino  a  Bor- 
nò,  e  dal  gran  deserto  alle  montagne  del  Congo,  da  un  pai  di 
secoli  presero  stabili  stanze  ;  e  nel  secolo  passato ,  fondarono 
uu  Impero  nell'  Oassa  ,  che  minacciava  invader  tutto  il  nord- 
ovest dell'Africa.  Differiscono  dai  Negri  per  capelli  lisci ,  naso 
rilevato,  pelle  olivastra,  viso  ovale,  e  più  fina  intelligenza;  sen- 
tono la  dignità  personale  e  V  entusiasmo  religioso  sin. a  farsi 
apostoli  dell'islam;  la  lingua  gli  avvicina  ai  Malesi,  e  massime 
a  quelli  di  Giava  e  del  Madagascar,  mentre  ne  li  separano  i  ca- 
ratteri fisici.  Fondano  città  ove  danno  asilo  agli  schiavi  fuggia- 
schi, purché  accettino  il  Corano:  Clapperton  indusse  il  sultan 
Bello  a  prometter  in  lettera  al  re  d' Inghilterra  d' impedire  ai 
suoi  di  portar  Negri  sui  mercati  di  Guinea;  e  se  ciò  potesse  ot- 
tenersi da  que'capt,  sarebbe  assicurato  l'esito  delle  cure  filan- 
tropiche dell'  Europa. 

Gli  Ascianti,  popolo  dell'interno  paese  sopra  la  Guinea  ,  nel 
1807  recarono  guerra  sin  al  litorale;  onde  gì'  Fnglesi  ebbero  a 
spedirvi  un'  ambasceria  ,  che  dal  Capo  Corso  a  Roraasy  traver- 
sando un  cento  miglia,  riconobbe  il  paese.  Forma  esso  uno  Star 
to  sovrano,  circondato  da  altri  molti,  uniti  secoo  tributarli,  so- 
pra un'ampiezza  di  ottomila  leghe.  Gli  Ascianti  son  négri ,  ma 
pur  distinti  dalle  razze  concolori,  e  più  conformi  agli  Abissini: 

(1)  Nel  1827  gì'  Inglesi  asportarono  94,296  cenlinaja  d* olio  ; 
nel  1836,  ben  276,639. 

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ASCMNTI  275 

hvella  diversa  dalle  conosciute,  ma  uniforme  per  tutto  l'Impe- 
ro, abbondantissima  di  vocali:  scrittura  non  conoscono.  È  sol- 
dato chiunque  il  può  per  V  età  ;  formidabili  sin  agli  Europei 
della  costa ,  e  sanguinosissimi  nella  loro  vittoria  ;  i  sacerdoti 
strappano  il  cuore  ad  alcuni  nemici,  e  ne  preparano  un  intin- 
golo ai  prodi  ;  mentre  coi  denti  e  colle  minori  ossa  fbrmansi 
collane.  Sagrihzn  umani  moltiplicano  nelle  feste;  e  Hutchioson, 
residente  inglese  colè  dopo  il  181 7,  vide  a  Komasy  continuare 
diciassette  notte  il  macello.  Tale  ferocia  di  riti  cede  all'  islam 
die  vi  si  va  diffondendo.  Trafficano  (Foro  e  d' avorio  ;  tessono , 
tingono,  conciano  pelli,  e  formano  vasi  ed  orerie;  il  re  v'è  de- 
spota delle  vite  e  dei  beni,  mentre  un  Consiglio  di  grandi  vigi- 
la agli  affari  esterni  e  interni;  e,  per  istrana  particolarità,  nella 
successione  della  corona  come  dei  beni  privati ,  al  morto  sot- 
feotra  il  fratello,  in  mancanza  di  questo  il  figlio  della  sorella , 
poi  il  figlio  del  defunto,  da  ultimo  il  primo  schiavo. 

Un*  ambasceria  danese  trovò  il  re  su  trono  d' oro  massiccio , 
sotto  un  albero  a  foglie  d'oro;  d'oro  spolverato  ri  corpo  unto  di 
sega:  cappello  all'europea  gallonato  d'oro;  cintura  d'oro;  in  uà 
bacile  d'oro  posava  i  piedi,  e  dal  collo  alle  piante  carico  di  cor- 
naline, agate,  lapislazzuli;  per  terra  sedevano  i  grandi  coi  capo 
cosperso  di  polvere  ;  e  un  centina jo  d' accusatori  e  d1  accusati 
nell'attitudine  stessa;  dietro  a  cui  venti  manigoldi  colla  sciabo- 
la nuda  aspettavano  il  segnale  dell'esecuzione ,  eh5  era  la  con- 
sueta soluzione  de'proeessk  L'ambasciadore  per  giunger  al  re 
passò  traverso  a  molti  teschi  ancor  sanguinanti. 

Entrati  con  essi  in  relazione,  gl'Inglesi  n'  ebbero  vantaggi  e 
minacce  (1822);  poi  Carlo  Macharty,  governatore  degli  stabili- 
menti d'Africa,  sr  industriò  ad  isolar  qu ^formidabili  ^alle  altre 
genti  della  costa,  che  sollevò  a  lor  danno,  e  ruppe  guerra:  mal 
per  lui,  che  fu  vinto  e  trucidato.  In  una  nuova  giornata  (1826) 
la  mitraglia  inglese  falliva  ancora  contro  la  risolutezza  degli  A- 
sdanti,  allorché  i  razzi  alla  congrève  strapparono  la  vittoria,  e 
costrinsero  il  re  Say  Tuto  Kuamina  a  cercar  pace. 

Il  Ben  in,  in  fondo  al  golfo  di  Guinea  nell'ampio  delta  del  Ni- 
ger,  ò  ricco  di  abitanti,  ospitali  e. industri,  ma  insieme  rapaci; 
nudi,  salvo  il  pagnoj  le  donne,  col  lavoro  di  più  settimane,  edi~ 

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276  BEN1N  —  IL  CAPO 

ficano  la  capellatura  in  modo  che  resiste  fin  per  anni,  il  suona 
di  rozzi  stromenti  e  battendo  le  palme,  menano  danze  lascive, 
e  alzano  canti  monotoni  ;  idolatri* e  superstiziosi,  solennità  non 
compiono  senza  umani  sagrifizii.  E  sangue  umano  dee  consacrar 
le  collane  di  corallo  che  sono  il  distintivo  de1  nobili  a  propor- 
zione del  numero,  fino  al  re  (oba) ,  che  ne  porta,  quante  vuole. 
In  ventiquattr'  ore  può  questo  chiamar  all'  armi  centomila  uo- 
mini: oggi  abbondano  di  fucili.  La  legge  non  mette  divario  nei 
suo  rigore,  né  bada  a  circostanze  attenuanti,  o  a  innocenza  d'in- 
tenzioni ;  Laudolphe  e  il  naturalista  Pallissot  nei  1787  s&rza- 
ronsi  invano  di  salvare  un  figlio  del  re ,  condannato  a  morire 
per  aver  ucciso  un  uomo  per  puro  caso. 

L'insalubrità  del  clima  fé*  sempre  ostacolo  agli  stabilimenti, 
su  quella  costa  tentati  da  Olandesi,  Francesi,  Inglesi;  e  sareb- 
be desiderabile  che  gl'lmperii  interni  di  Bormì,  Fella tah,  Barn- 
bara,  Tombuctu,  Ascianii,  si  consolidassero,  assorbendo  quelle 
sparse  tribù,  e  coll'unione  preparandole  all'incivilimento. 

Il  Capo  di  Buona  Speranza  era  posseduto  negligentemente 
dagli  Olandesi,  quando  nel  1795  gl'Inglesi  se  ae  impossessaro- 
no, e  io  tengono  come  la  posizione  militare  meglio  opportuna  a 
padroneggiare  l'Atlantico.  Il  territorio  dei  Capo  ora  abbraccia 
9800  leghe  quadrate  geografiche,  di  cui  quarantanno  coltiva- 
te, colla  popolazione  di  sessantaseimiia  bianchi,  trentaquattro- 
mila schiavi  e  trentamila  Otlentoti,  dichiarati  liberi ,  ma  in  ef- 
fetto schiavi  se  rimangono  sulle  glebe  ,  e  inseguiti ,  se  fuggia- 
schi, come  uomini  selvaggi. 

Appartenendo  la  colonia  alla  Corona ,  non  le  è  concesso  go- 
verno rappresentativo  né  legislatura  locale  elettiva  ;  ma  ogni 
potere  sta  in  un  governatore,  assistito  da  un  Consiglio  esecuti- 
vo. Perchè  privi  de'  diritti  di  rappresentanza  che  ogni  Inglese 
zela  cotanto  ,  i  discendenti  degli  antichi  coloni  olandesi  alzano 
continue  querele  ,  e  appongono  al  governo  che  non  li  difende 
dai  Bussmani  j  né  in  fatto  può  sperarsi  voglia  quello  sostener- 
ne le  spese  per  una  colonia,  cui  unico  vantaggio  è  la  geografica 
posizione. 

Cafri,  cioè  eretici,  erano  dai  Maomettani  della  costa  'orientale 
chiamiti  i  naturali  del  paese  ;  ogde  il  nom  di  Cataria,  esteso 

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il  capo  277 

dai  loro  geografi  a  tutto  V  interno  dell'  Àfrica.  Gli  Olandesi  lo 
conservarono  alla  tribù  che  toccavano  coi  loro  stabilimenti  del 
Capo ,  e  che  propriamente  si  chiama  Russa  ;  gente  ben  fatta, 
operosa,  schifa  della  carne  di  porco,  d'oca  o  di  pesce  ;  amante 
delle  lunghe  corse,  delle  cacce,  dell'armeggiare;  legata  fra  sé 
da  una  benevolente  vendicatrice  (1). 

Il  Niger  darebbe  opportonissimo  accesso  alle  terre  interne , 
e  perciò  la  Società  Africana  si  ostinò  a  scoprirne  il  corso.  Dopo 
Brace,  Glapperton  e  Lang,  erasi  accertato  ch'ei  piove  da  orien- 
te in  occidente  finché  si  getta  nell'  Atlantico  ;  ma  non  sapessi 
dove  •  Tolsero  a  cercarlo  Ricardo  e  Giovanni  Lander  (  1 8*0)  Ar« 

(1)  Non  è  molto,  lira  quei  dell'  Amakosa  sorse  un  di  quegli 
esseri  che  pajono  predestinati  alle  grandi  cose.  Makaana  il  Man* 
ciao  ,  noto  oscuro  ma  riflessivo,  spesso  capitando  agli  stabili- 
meati  inglesi,  ioformavasf  della  civiltà  e  della  religione  nostra, 
la  qnal  ultima  fuse  in  sua  testa  colle  patrie. idee  per  formarne 
una  che  si  diede  a  predicare,  annunziandosi  un  inviato  di  Dio 
e  fratello  di  Cristo,  e  parlando  con  quell'eloquenza  appassionata 
e  persuasiva  che  trascina  gli  animi.  Moltissimi  trasse  al  suo  sen- 
timento ;  era  consultato  come  un  oracolo  ;  e  quando  le  tribù 
d'  Amakosa  stavano  radunate  per  muover  guerra  a  Gaika  nel 
1817,  altro  capo  fautor  degl'Inglesi,  Makanna  fu  gridato  pro- 
feta e  preside  della  guerra.  Avendo  allora  gl'Inglesi  fatto  ir- 
ruzione nel  paese  e  recato  il  guasto  e  la  desolazione,  Makanna 
si  propose  di  vendicar  i  suoi,  e  convocati,  li  condusse  ad  assa- 
lire Grahams-Town,  capitale  degli  stabilimenti  inglesi  in  quelle 
parti  (1818).  L'assalto  fu  terribile;  ma  le  bocche  di  fuoco  pre- 
valsero, gì'  ignudi  Cafri  andarono  a  strage,  e  Makanna  stesso 
in  fuga.  Avendo  però  gl'Inglesi  stessi  intimato  guai  ai  Cafri 
se  non  consegnassero  Makanna ,  questi ,  come  Alfonso  di  Na- 
poli ,  deliberò  venir  al  campo  a  propor  la  pace.  Aveva  torto 
<T  aspettarsi  magnanimità;  e  gì'  Inglesi  il  condannarono  a  per- 
petua reclusione  nelle  miniere.  Passò  appena  un  anno  ,  che 
gì9  infami  tra  cui  si  trovava  sepolto,  il  veneravano  come  capo 
e  divino  ,  ond'esso  potè  a  forza  fuggire,  e  imbarcarsi  con  loro; 
ma  dal  troppo  peso  la  nave  si  sommerse  ,  e  con  loro  lo  spa- 
tcnlo  dègf  Inglesi  e  la  speranza  de'  Calci. 

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278  IL  MGEB — 8AHAB 

ridati  a  Bussa,  ov'  era  perito  Mungo  Park ,  secondarono  il  fio* 
me,  ivi  scoglioso,  e  v'  incontrarono  patimenti  d'ogni  sorta;  spo- 
gliati dai  natii,  or  fatti  prigionieri,  or  reputati  semidei ,  or  co- 
stretti a  mendicare,  fra  gente  che  della  civiltà  non  eonosce  se 
non  la  cupidigia  dell'oro.  Alfine  prigioni  vennero  condotti  al 
mare.  Restarono  dunque  chiari  che  il  Niger,  dai  naturali  chia- 
malo Gioliba  o  Quorra,  non  che  unirsi  al  Nilo  o  perdersi  nelle 
sabbie,  mette  nell'Oceano  sopra  la  costa  di  Guinea,  che  dicesi 
Capo  Formoso,  dopo  percorse  ottocencinqnanta  leghe. 

Tosto  si  pensò  trarne  vantaggi  al  commercio  ,  e  due  vapo- 
riere furono  spedite  pel  Niger  (1832(,  ma  restarono  guaste  dal- 
le febbri  ;  e  lo  stesso  Ricardo  Lander  di  ferite  peri.  Tre  altre 
nel  1840  gl'Inglesi  ne  spedirono  sotto  if  capitano  Trotter;  ma 
colto  da  spaventose  malattie,  dovè  dare  indietro  (agosto  1811), 
con  solo  un  ufficiale  e  tre  marinai ,  perduta  la  spesa  di  tre  mi- 
lioni. Ma  quanti  non  avevano  fallito  prima  che  Diaz  e  Colombo 
riuscissero  ? 

Quel  Sahar,  di  cui  pur  il  nome  facea  spavento  ,  continuata 
aridità,  popolata  solo  di  leoni  e  di  vipere,  ad  osservatori  meno 
poetici  si  offre  come  un  arcipelago  di  oasi,  ciascuna  animata  di 
abitazioni,  cinte  d'albereti  di  palme,  fichi ,  melagrani ,  albicoc- 
chi, peschi,  vigne.  Acqua  trovasi  in  qualunque  bassura  si  scavi, 
talché  la  trivellazione  potrà  mutar  faccia  a  quel  deserto.  Gli  a- 
bitanti  industriosi,  amantissimi  del  lor  paese ,  han  gregge  nu- 
merose e  bei  campi  e  giardini,  gli  uni  affissi  ai  possessi,  gli  al- 
tri nomadi  iu  tribù,  per  andar  a  cambiare  coi  lontani  le  patrie 
ricchezze.  Intrepidi  viaggiatori,  essi  agevoleranno  un  giorno  la 
cognizione  dell'interno  dell'Africa,  e  di  quel  Tombuclu  che  per 
noi  è  pericolosissima  meta  ,  intanto  che  mercanti  di  Tunisi  o 
d'Algeri  vi  tornano  due  volte  l'anno.  E  forse  l' Africa  non  ve- 
drà, come  l'America,  perire  tutta  la  razza  indigena:  e  la  schia- 
vitù medesima  diverrà  strada  d'incivilimento  per  i svegliarla  alla 
coscienza  morale.  Presso  la  Sierra-Leona  furono  stabilite  colo- 
nie ove  deporre  i  Negri  che ,  salvati  dalle  mani  de'mercadanti, 
si  rendono  al  loro  clima. 

Forse  le  colonie  sulla  sponda  orientale  son  vicine  a  ricupe- 
rare grandissima  importanza  oggi  che  l' istmo  di  Suez  torna  in 

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MADAGASCAR  379 

trota  consideraiione,  come  vero  legame  tra  l' Inghilterra  e  il 
Bengala.  Oggi  i  Galla  risalgono  dal  metzodl  per  invadere  il  set- 
tentrione; gente  dolce  e  ospitaliere  in  pace,  quanto  implacabile 
in  guerra  ,  e  che  par  vicina  ad  occupare  la  svigorita  àbissinia , 
sicché  il  loro  progresso  sarebbe  la  storia  futura  dell'Africa.  Dal 
settentrione  intanto  s'allarga  P  Algeria;  V  esempio  europeo  mi- 
gliora le  ibridi  civiltà  dell'Egitto  e  del  Marocco;  i  banchi  delia 
costa  occidentale  da  mercati  di  sangue  umano  mulansi  in  cen- 
tri d'attività  e  d' educazione  (1). 

Il  Madagascar,  all'ingresso  dell'oceano  indiano,  sulla  via  del 
Mar  Rosso,  del  Golfo  Persico,  dell'  Indostau  ,  delle  Isole  della 
Sonda,  vicino  a  quelle  di  Maurizio  e  Borbone,  dà  prezioso  eba- 
no, e  legname  da  navi ,  e  32  mila  bovi  si  asportano  ogn'  anno 
dai  soli  banchi  di  Tawatava  e  Foulepointe.  E  sebbene  gli  abi- 
tanti non  conoscano  nò  divinità,  né  pudore,  i  missionarii  giun- 
sero a  porvi  piede  (1818).  Andrianampovinc  fondò  la  grandez- 
za degli  Hova ,  popolo  del  centro  ;  poi  Radama  che  gli  succe- 
dette re  nel  1810,  ebbe  in  potere  tutta  l'isola,  che,  grande  co* 
me  la  Francia,  non  conta  più  di  cinque  milioni  d'abitanti,  d'o- 
gni colore.  Convertitosi  egli  di  fede ,  non  di  costumi ,  abolì  la 
tratta  degli  schiavi  e  l'infanticidio  superstizioso;  ma  Ranavalona 
succedutogli  (1828),  eambiò  ordine  e  fede ,  escludendo  affatto 
gli  Europei ,  e  principalmente  i  Francesi. 

Durante  la  guerra  continentale,  vedemmo  l'Inghilterra  esten- 
der la  sua  potenza  in  Asia ,  ed  occupar  quasi  tutti  i  possedi- 
menti dell'altre  nazioni;  sicché  ai  Francesi  non  restarono  che 
il  governo  di  Poodichery  e  l' isola  Borbone  ,  munita  dalla  pro- 

(1)  Della  barbarie  dell'Africa  centrale  fanno  orribile  pitture 
i  viaggiatori  recenti.  Mouléon  e  Brue  ohe  nel  1944  visitarono 
il  Dahomey,  ?i  trovarono  11  despotismo  pia  brutale:  re  Guesoh- 
Aposji  sacrifica  nomini  agli  Dei  e  alle  proprie  passioni  ;  una 
sola  notte  ne  fé'  trneidare  64  avanti  la  propria  porta;  altri  nelle 
leste.  Conserva  accuratamente  anche  una  razza  di  Gambali  per 
mangiar  i  capi  de9  nemici,  e  un  drappello  di  donne  ferocemen- 
te agguerrite.  La  castrazione  de'nemici  v'  è  in  uso,  come  nel- 
l'Àbissinia. 

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280      ,  6IAVA 

pria  situazione;  e  leste  occupò  nel  Grande  Oceano  le  Marche- 
si (1).  La  Compagnia  olandese  delle  Indie,  tanto  prospera 
nel  XVI  secolo ,  venne  in  calo ,  e  nel  1730  tremasi  in  disca- 
pito di  233  milioni  ;  nel  1780  gl'Inglesi  ne  rapirono  i  carichi, 
onde  essa  fu  costretta  sospendere  i  pagamenti ,  e  gli  Stati  Ge- 
nerali ordinarono  nn  esatto  rendiconto ,  dal  quale  restò  manife- 
sta la  sua  decadenza;  poi  nel  1 908  fu  sciolta.  Allora  il  governa 
recossi  in  mano  V  amministrazione  delle  colonie ,  e  vi  deputò  a 
governator  generale  il  maresciallo  Daendels.Fermo  e  veggente, 
egli  restituice  ai  natii  la  libertà  del  commercio ,  aumentando  i 
servigi  di  corpo  ,  necessari!  a  fare  fortezze  e  strade  ;  abolisce 
gli  appalti  ingordi  ,  assunti  dai  Cinesi  che  a  josa  guadagnavano 
tiranneggiando;  frena  i  funzionarli,  cui  assegna  un  soldo  fisso; 
riordina  ogni  parie  dell'amministraziooe,meulre  preparava  buo- 
na difesa  contro  i  minacciarti  Inglesi.  Ma  la  flotta  di  questi  in- 
tercettò gì1  invìi  ;  sicché  ,  in  luogo  del  calcolato  guadagno ,  si 
trovò  un  grosso  scapito  ;  e  i  principi  da  Ini  non  accarezzati , 
mossero  turbolenze. 

Nel  181 1  gì'  Inglesi  occupano  Giava ,  e  ordinano  il  governa 
sul  mode  di  quel  che  Cornurellis  avea  stabilito  nel  Bengala , 
lasciando  il  reggimento  municipale  come  prima  dell'islam ,  e. 
spogliando  i  principi.  Nella  pace  del  1814  resa  Giava  all'Olan- 
da ,  questa  seguì  il  disegno  inglese ,  nominando  un  cape  di 
ciascun  villaggio  che  togliesse  a  fitto  l'entrata  delle  terre.  Ma 
trovandola  insufficiente,  obbligò' a  piantare  il  caffè,  di  eoi  pren* 
deva  due  quinti.  Ne  veniva  oppressione  insoffribile  aj  natii , 
mentre  da  questi  il  compravano  di  contrabbando  gli  stranieri , 
massime  Cinesi.  Quando  poi  il  caffè  scadde  di  prezzo,  il  gover- 
no, privato  di  sì  grassa  entrata,  dovette  levar  un  grosso  presti- 
to aL  nove  percento,  e  tutte  le  case  ivi  negozianti  trovaronsi 
inabilitate  a  sostenere  la  concorrenza  degl'Inglesi,  che  vi  spac-  ■ 
davano  le  loro  merci  e  compravano  quel  legume.  Nel  1824  ai 
fondò  una  Compagnia  ,  capo  il  re  ,  per  far  fronte  a  tal  concor- 
renza :  pure  il  paese  andava  di  mal  in  peggio.  Diepo  Negoro  y 

(1)  Vi  si  contano  20  mila  indigeni  s'una  superficie  di  127,iM 
ettari. 

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ASIA  CENTRALE  281 

od  de*  capi ,  fece  grossa  guerra  ;  i  Giavani  oppressi  rompeano 
all'armi  e  a  combattimenti  di  sterminio;  sicché  l'Olanda ^ do- 
po spesovi  in  cinquantanni  300  milioni ,  pensata  abbandonare 
la  colonia. 

Ma ,  nel  1830,  Van  der  fiosch  nominato  governatore,  fé9  pri- 
gione Negoro,  sedò  la  guerra ,  e  combinò  un'  amministrazione 
migliore  delle  sperimentate.  Chiese  che  ciascun  comune  gli  ras- 
segnasse ini  quinto  dei  campi  a  riso}che  seminerebbe  colle  pian- 
te più  prezzate  in  Europp  ;  al  quale  patto  gli  esentava  da  im- 
poste e  servigi ,  anzi  assicurava  loro  porzione  de'  guadagni  ; 
inoltre  pose  per  tutto  fabbriche,  con  operai  che  facessero  il  ri- 
colto e  le  preparazioni,  sotto  capi  paesani:  sicché  la  repugoan- 
za  de' natii  al  lavoro  fu  vinta  dalla  facilità  di  questo  e  dalla  spe- 
ranza d' un  lucro.  L' esempio  fece  che,  per  proprio  conto,  col- 
tivassero le  piante  cercale ,  per  poi  venderle  alla  Società ,  la 
quale  potè  già  spegnere  buona  parte  dei  debiti ,  oltre  avvivar 
la  navigazione  per  servire  ai  trasporti;  mentre  Giava  è  tutta  ben 
coltivata  e  popolosa  mercé  dei  Cinesi,  che,  industriosi  e  sprez- 
zati tome  gli  Ebrei,  come  questi  arrivano  dovunque  trapeli  spe- 
ranza di  guadagno.  Nel  1839  Giava  produsse  50  milioni  di  chi- 
logrammi di  caffé ,  40  di  zucchero,  68  mila  d' indago  ;  e  tolto 
fl  monopolio,  ogni  nave  vi  è  ricevuta  pagando  grave  tassa.  La 
sua  capitale  è  pulita ,  regolare ,  operosa ,  come  le  olandesi ,  0 
ridente  di  vegetazione  come  le  asiatiche  j  ma  il  clima  uccide 
quei  cbe  vanno  a  cercarvi  ricchezza. 

Le  due  estremità  dell'Asia  sono  occupate  dall'  Impero  anglo- 
indiano  e  dal  russo^siberiano ,  e  fra  loro  estendesi  l' immenso 
terrazzo  centrale,  che ,  dopo  l'intera  sommessione  degli  Elutf, 
appartiene  tutto  alla  Cina*,  per  modo  che  i  due  paesi  suddetti  non 
comunicano  che  per  le  basse  regioni  della  Battriana  all'estremi- 
tà sud-ovest ,  per  la  bassura  del  lago  Arai  e  il  lembo  orientalo 
del  Caspio.  Le  convulsioni  dell'  Asia  centrale  spingevano  una 
volto  i  popoli  sopra  l'Europa,  mutando  la  faccia  di  questa  ;  ma 
art  il  pericolo  cessò.  Vero  è  che  non  fu  ancora  ridotta  ad  unità 
di  esistenza  sociale  j,  ma  va  regolando  i  movimenti ,  maturasi 
a  idee  d' ordine  e.  di  lavoro ,  e  rinuncia  alle  violente  abitudini  ; 
opera  nella  quale  ottimamente  meritano  Ja  Russia  e  la  Cina. 

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882  ASIA  CENTRALE 

Piò  di  centomila  maschi  Tibetani  vivono  nei  mansueti  conventi 
buddistici  ;  gli  altri  si  trasformano  al  modo  de*  Cosacchi  russi; 
e  impediti  di  saccheggiare  dalla  vicinanza  di  due  Imperi  robu- 
sti ,  servono  a  questi  per  custodire  le  frontiere,  convogliar  ca- 
rovane, combattere  da  scorridori  nelle  guerre.  Le  tribù  o  ban- 
diere conservatesi  indipendenti ,  ai  emulano  tra  loro  ;  perciò 
deboli  tutte.  Le  divide  poi  in  due  grandi  porzioni  il  deserto  di 
Cobi }  e  quelli  posti  alla  parte  meridionale ,  che  custodiscono 
la  Gina  dalla  Russia,  abbandonando  le  selvagge  consuetudini , 
cercano  favori  e  privilegi ,  e  sono  adoperati  a  mantenere  le  co* 
municazioni  commerciali  fra  le  due  estremità  dell'  Impero  Ce- 
leste. Da  questo  dipende  pure  nominalmente  la  grand'  orda  dei 
Kirghisi ,  posta  all'  occidente  della  Zungaria  ;  mentre  quelli 
della  piccola  e  della  media  dipendono  dalla  Russia,  tratto  trat- 
to decimate  dalle  triduaoe  tempeste  di  neve  (1). 

Il  paese  ohe,  dai  tanti  popoli  che  vi  si  avvicendarono,  desun- 
se i  varii  nomi  di  Scura,  Battriana,  Transoxiana,  Turan,  paese 
dei  grandi  Yue-ci ,  Mawarannabar ,  Carism ,  grande  Bukaria , 
Turkestan,  è  stretto  fra  l'Impero  Russq,  il  Corassan,  V  Alga* 
sia,  le  dipendenze  occidentali  della  Cina  e  le  orde  dei  Kirghisi. 
I  Turchi  Uabeki  che  vi  signoreggiano ,  non  stanno  più  ad  un 
capo  solo;  ma  divisi  in  tanti  kanati  disugualissimi,  turchi  i  più. 
Poe' anni  fa  vedemmo  il  kanato  di  Riva  dar  gravi  noje  all'  Im- 
pero Russo.  Principale  di  tutti ,  il  kanato  di  B&kara  possiede  le 
migliori  campagne,  ma  un  decimo  appena  ne  è  coltivato,  con 
gelsi,  ed  ogni  dovizia  di  cereali.  La  capitale,  mescolata  di  Tur- 
chi, Usbeki,  Persi,  Afgani,  Calmuki,  non  è  più  la  florida 
metropoli  dei  Samanidi ,  ma  ancora  uno  de'  centri  dell'  istru- 
zione musulmana ,  e  diecimila  studenti  vi  logorano  la  lor  gio- 
ventù sul  Corano  e  sui  Commentatori  di  esso.  Vuota  è  Samar- 
kanda ,  già  sede  di  Tamerlano  :  Balk  sull'  Oxo,  già  reggia  dei 

-  (1)  Una  di  siffatte  procelle  di  neve ,  che  colà  dicono  .boni* 
ni ,  nel  1827  cacciò  verso  Saratof -gli  arménti  dell'  Orda  inte- 
riore tra  F  Ural  meridionale  e  il  Volga,  e  ne  perirono  280  Mila 
cavalli ,  30  mila  bovini,  io  mila  camelli)  e  più  di  sua  "Hfrirno 
di  pecore.  Hvmjkwx. 

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ASIA  CENTRALE  283 

n?  battriani  e  patria  di  Zeroastro ,  ed  anello  fra  V  Oriente  e 
V Occidente ,  come  scalo  al  commercio  dell'Asia  media,  conta 
appena  duemila  abitanti ,  perchè  le  acque  menate  dai  diciotto 
magnifici  acquedotti  dilagansi  mefitiche  salta  campagna.  Il  kan, 
assolato  come  lutti  i  capi  turchi ,  avvicenda  paci  e  guerre  in- 
concludenti colla  Gina ,  e  coi  vicini  del  Gabul ,  di  Kiva ,  di 
Ktinduz.  Ma  gli  abitanti ,  posti  di  mezzo  fra  tanti  paesi ,  eser- 
citano  un  traffico  vivo ,  e  sin  verso  V  fndostan  pel  Cascemir  ; 
dal  solò  Cabul  sin  due  mila  camelli  tragittano  cigni  anno;  altri 
verso  la  Cina  ,  fendendo  Balk ,  Gasgar  ,  Yergend ,  donde  nel 
1932  trasse  novecentocinqaanta  cariche  di  the  la  sola  Bòkara 
(fiURNBs) ,  dalla  quale  passano  pure  grossissime  spedizioni  d 
oppio  della  Persia  verso  P  Impeto  Celeste. 

Se  dunque ,  da  una  parte  le  mutate  vie  del  grande  commer- 
cio, la  religione  di  Budda  e  l'incertezza  dell'agricoltura  vi 
diradano  la  popolazione,  e  lo  sminuzzamento  delle  signorie  ren- 
de impossibili  quegli  sforzi  comuni ,  di  cui  tremava  un  tempo 
l'Europa  ,  le  difficoltà  stesse  v'  ajutano  i  primi  passi  dell' m- 
dvilimento  e  le  relazioni  pacifiche,  mediante  le  quali  potranno 
essere  benedette  la  Cina  e  la  Russia. 

E  già  ,  al  modo  de? Cosacchi,  i  popoli  occidentali  dell'Asia 
media,  guerrieri  un  tempo  sfrenati,  pigliano  abitudiui  sedenta- 
rie; si  raccolgono  nelle  città  e  s' affiggono  al  terreno  ;  e  sebbe* 
ne  questi  Afgani  e  Usbeki  e  Torcomani  siano  a  gran  pezza  lon- 
tani dalla  disciplina  europea ,  dismisero  però  lo  scompiglio 
delle  orde  primitive.  La  Tartaria,  donde  uscivano  le  orde  de* 
vastatrici  dell'  Asia  e  dell'  Europa ,  or  racchiude  molte  popola- 
zióni ,  rese  pacifiche  dal  buddismo  ;  carovane  russe  traversano 
Il  Turkestan ,  Riva ,  la  Turcomania  ;  altrove  penetrano  i  loro 
ambasciatori,  e  con  essi  geometri,  naturalisti,  statisti.  Ogni  co- 
sa, in  somma,  annunzia  che  l'Asia  passerà  sotto  il  dominio  o  al- 
meno il  protettorato  degli  Europei.  E  l'Europeo,  quasi  un  im- 
peratore che  vuol  accertarsi  de1  paesi  a  sé  obbedienti ,  va  ad 
esaminare  i  noti  e  riconoscerne  d' ignoti,  talvolta  anche  pel  so- 
lo interesse  della  verità. 

Anche  dopo  tanta  insistenza  rimaneva  indeciso  se  esistesse 
al  nord-ovest  un  passaggio  fra  U  nuovo  e  l' antico  continente. 

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284  VIAGGI  AI  POLI 

GÌ'  Inglesi,  appena  cheti  dalla  guerra  napoleonica,  mandarono 
il  capitano  Rosa  ad  esplorare  la  baja  di  Baffio  (  1819).  Conobbe 
meglio  altri  Eschimali  di  là  dal  Groenland ,  più  rozzi  degli  al- 
tri j  ma  non  badava  abbastanza  alle  verificazioni  geografiche ,  e 
seguiva  o  arrestava^  per  capriccio}  onde  tornò  con  poco  frutto, 
asserendo  che  il  mare  di  Baffio  fosse  chiuso.  I  suoi  ufiziali  non 
tacquero  in  patria  quanto  maggiore  frutto  sarebbesi  potuto 
trarne  volendo  ,  e  come  facilmente  la  prominenza  d' un  Capo 
avesse  potuto  farlo  credere  una  baja  ;  sicché  V  ammiragliato 
mandò  il  capitano  Parry  (1819).  Si  spinse  egli  fra  pericolosi 
ghiacci,  e  in  un  sol  giorno  videro  più  di  ottanta  balene  enormi; 
penetrarono  più  avanti  che  mai,  con  lieta  speranza  di  trovar  in-» 
fine  il  Mar  Polare,  e  oltrepassarono  la  110*  meridiana  occiden- 
tale da  Greenwich ,  ai  che  era  promesso  un  premio.  Ivi  còlti 
dalla  gelata ,  stettero  tre  mesi  privi  di  sole ,  senz'esercizio  e 
col  freddo  da  309  a  6(>*,  e  il  silenzio  funereo  della  morta  natu- 
ra. Onde  impedire  V  abbattimento  morale  che  è  causa  prossi- 
ma dello  scorbuto,  prepararono  teatri  e  mestieri ,  e  un  bullet- 
tino  settimanale,  ove  si  riferivano  i  pochi  casi  di  quella  mono* 
tona  vita ,  e  i  pensieri  o  dotti  o  gai  ebe  nascere  potessero  in 
quella  situazione.  Il  7  febbrajo  rivider  intero  il  disco  del  sole 
che  aveano  perduto  il  6  novembre  ;  ma  il  freddo  diveniva  più 
intenso,  e  il  mercurio  gelava.  Finalmente ,  il  primo  agosto  pò* 
terono  muoversi  tra  pericoli,  non  evitabili  senza  la  massima  vi- 
gilanza. 

Tornava  Parry  colla  certezza  che  esistessero  comuoicaziom 
<jol  Mare  Polare,  le  quali  sarebbero  aperte  al  rompersi  de' ghiac- 
ci ;  e  però  gli  fu  dato  un  vascello  per  una  nuova  spedizione , 
migliorandolo  di  que*  ripari  ch'eransi  sentiti  necessari*  nella 
prima  corsa ,  e  per  mantenere  il  calore  ia  quelle  crudissime 
vernate.  Cosi  andò  (1821)  per  raggiungere  l'aspettato  varco 
dal  nord-est,  dalla  qual  parte  nulla  meglio  sapeasi  che  ai  tem- 
pi di  Barentz.  La  Russia  v'  aveva  indarno  nel  1819  spedito  il 
•  tenente  Lazareff ,  e  Litke  nel  182 1  :  il  quale  poi  nei  due  anni 
seguenti  riconobbe  lo  stretto  di  Mutochin ,  che  taglia  in  due  la 
Nuova  Zembla.  Parry,  nello  stretto  di  Davis  e  nella  baja  di.Baf- 
fin  trovò  quel!1  immensità  di  grossi  ciottoli ^  di  sabbia,  di  coo- 

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PABBT  28$ 

chìglie,  gii  indicate  dagli  antichi  viaggiatori,  e  non  si  «a  come 
trasportati  su  que'geli.  Secoodo  le  istruzioni,  cominciò  dal  circo* 
lo  potare  artico  a  riconoscer  tutte  le  coste  e  i  seni  del  nord-est; 
e  continuò  per  pia  di  dugente  leghe,  fin  quando  ii  verno  arrivò. 
Lo  passarono  con  migliori  schermi  e  cogli  stessi  ristori  dello 
spirito,  0  gradi  più  al  polo  che  V  altra  volta  :  ma  la  novità  fa 
l'avere  scoperto  là  presso  una  cinquantina  d1  Eschimali,  viven- 
ti in  capanne  di  neve  regolarmente  fabbricate  ;  ignoranti ,  ma 
buoni.  Ripigliato  corso  giusta  le  indicazioni  raccolte  da  questi, 
speravano  più  che  mai  trovar  il  passaggio ,  quando  si  videro 
sbarrati  da  insormontabili  ghiacci.  Il  nuovo  verno  trascorsero  fra 
muraglieli  neve;  né  sin  a  mezzo  l'agosto  del  182*  ebber  liquido 
i!  mare.  Allora  tornarono,  perduti  cinque  soli  dei  cendicietto 
uomini ,  in  due  vernate  di  quella  fierezza. 

Restava  dimostrato,  non  estendergli contineate  americana 
di  là  dal  70*  di  latitudine ,  e  comunicare  l'Atlantico  col  Mar 
Polare  per  via  di  canali  ostruiti  da  ghiacci ,  che  un  maggior, 
caldo  o  qualche-  accidente  romperebbe  :  ma  non  parendo  de- 
gno dei  coraggio  inglese  il  fermarsi  prima- di  riuscire ,  P#rrf 
ottenne  una  terza  spedizione.  Tristi  accidenti  Ja  contrariarono , 
sicché  tornò  aenz*  esser  proceduto  più  che  le  altre  volte  :  ma 
pure  ài  nuovo  si  velie  avventurare ,  preparando  carri  con  cui 
viaggiar  sul  ghiaccino  (1927) ,  e  battelli  leggieri  e  robusti  in- 
sieme, che  sarebbero  tratti  da  reani:  v'aggiunse  abiti  e  molta 
provvigione  di  spirito  di  vino  per  scusare  il  combustibile.  Ma 
invece  della  superficie  levigata  ,  qual  noi  segliam  vederla ,  il 
ghiaccio  apparve  tutto  scabro  e  disuguale ,  come  un  mare  che 
nell^aUo  della  tempesta  fosse  impietrito  ;  dove  i  renni  non 
rendendo  servigio,  si  posero  essi  a  vicenda  a  trascinare  le  scia- 
tappe  mettendole  in  acqua  quando  ne  trovassero;  e  così  proce- 
dettero penosissimamente  viaggiando  la  notte  per  evitare  1'  in- 
^Sammazione  che  agli  occhi  produce  il  soverchio  baglior  delle 
nevi ,  e  godere  di  men  rigida  temperatura  nelle  ore  di  riposo , 
«ebbene  gli  orologi  soltanto  distinguessero  il  giorno  dalla  notte. 
Contìnua  umidità  investiva  i  loro  abiti;;  e  tra  quella  monotonia 
di  cielo  e  ghiaccio,  gran  caso,  pareva  un  monte  più  alto  di  neve 
«  la  bizzarro  sua  foggia,  e  dava  materia  di  discorso  per  la  gior- 

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FRANKLIN 

nata:  così  salirono  sin  a  82"  41' di  latitudine;  ma  disperati, 
diedero  volta. 

Al  tempo  stesso  <  1 3 1 9)  il  capitano  Franklin  era  spedita  ad 
esplorare  per  terra  il  fiume  del  Reame,  col  naturalista  Richard- 
son.  Navigati  alla  baja  d'Hudson  ,  s'accinsero  al  viaggio  per 
terra ,  e  fecero  ottocento  cinquantasette  miglia  eoa  un  fredda 
sin  di  50°. 

Sorpreso  da  un  secondo  inverno,  Franklin  si  spinse  avanti  fin: 
al  68*  parallelo ,  e  attorno  al  fiume  Coppermioe.  Immagini  chi 
può  i  patimenti  di  luoghi  si  alti  j  e  sebbene  avesser  fatta  prov- 
visione di  renmve  pesci ,  questa  venne  meno ,  ed  erano  minac- 
ciati a  morir  di  fame.  Fu  allora  che  a  Back  bastò  H  coraggio  dr 
andare  per  cibo,  facendo  a  piedi  1 184  miglia  sempre  sulla  neve, 
e  tra  un  freddo  sin  di  57*  j  Intanto  che  de'compegni  molti  pe- 
rirono ài  fame,  e  Franklin  stesso  visse  un  mese  non  d'altro  che 
rosicchiando  le  ossa  avanzate  dall'anno  precedente.  Ma  già  anche 
gli  ultimi  stavano  per  cascar  di  fame,  allorché  Back ,  corso  in- 
nanzi al  carico  che  menava  delle  provigiontr  fu  per  essi  Fango- 
Io  della  vita. 

Aveano  riconosciuto  5S60  miglia,  •  a  lunghissimo  agio  stu- 
diato i  fenomeni  elettrici,  magnetici  ed  atmosferici  dell'aurora 
boreale,  e  tutti  gli  accidenti  d'un  clima  ove  ogni  vita  d'animali 
e  di  piante  vien  meno.  Cosi  è  vivo  l' interesse  della  scienza  y 
che  da  tanto  patire  non  rimasero  scoraggiati  gf  intrepidi  viag- 
giatori; e  Franklin  propose  al  governo  d'andar  a  riconoscere  la 
costa  ad  occidente  del  Mackenzie.  Le  sventure  della  prima  i- 
struirono  a  prevenirle  in  questa  seconda  spedizione,  e  sulla  ba- 
ja d'Hudson  si  dispose  conserva  di  provigioni.  Franklin  arrivò 
al  forte  di  Buona  Speranza,  estrema  abitazione  d'uomini  civili, 
che  il  guadagno  strascina  a  collocarsi  fin  sotto  il  60°  parallelo; 
e  scendendo  il  fiume,  ebber  il  trionfo  di  veder  l'Oceano.  In  riva 
*al  gran  Iago  Orso  svernarono;  poi  ben  forniti,  si  divisero  pei  due 
rami  del  Mackenzie.  Franklin,  raggiunto  l'Oceano,  sempre  mi- 
nacciato da  ghiacci,  in  due  mesi  ebbe  corse  2048  miglia ,  rile- 
vando 374  miglia  di  costa  ;  Richardson  ,  sull'  alto  braccio  del 
fiume  ebbe  miglior  fortuna,  esplorandone  più  di  dugento  fra  il 
'  Mackenzie  e  il  Coppermine;  e  cosi  s'ebbe  quasi  del  tutto  co- 

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hoss  287 

Dosciutoil  lembo  settentrionale  dell'America.  Dal  viaggio  di 
Franklin  restava  accertato,  che  gli  Esclamali,  abitatori  di  quel- 
l'altezza ,  aveano  lingua  e  natura  slmili  a  quelli  osservati  nel 
Groenland,  e  cbe  dunque  una  sola  razza  occupa  le  regioni  po- 
lari ;  ma  questi  erano  più  dirozzati  cbe  gli  erranti  nella  peni- 
sola di  Melville,  Con  qualche  ordine  civile  ed  edifizii  ;  e  pren- 
deano  baldanza  dall'  opinione  che  tutti  gì'  Inglesi  fossero  don- 
ne, come  ne  dava  apparenza  il  color  dilicato. 

Il  capitano  Ross ,  desideroso  di  riparare  con  nuove  imprese 
l'inesperienza  e  peggio  della  prima,  armò  per  soscrtzione  la 
Vittoria,  battello  a  vapore,  con  cui  dirizzossi  alla  baja  di  Baf- 
fin  sull'orme  di  Parry  (1829).  Perquattr'anni  più  non  se  ne  in- 
tese  ,  e  già  s' associava  il  suo  nome  a  quello  di  La  Perouse , 
quando  ricomparve,  e  narrò  qualmente  ,  oltrepassato  il  punto 
fin  domerà  arrivato  Parry,  sofferse  r  verni  più  rigorosi,  e  pati- 
menti  monotoni  come  il  paese- dov'  era. 

Interchiuso  dai  ghiacci,  legò  relazione  con  fischiatali  abitanti 
fin  colà;  e  col  loro  ajuto,  continuò  le  escursioni  pedestri  di  là 
dal  69*.  Ora  capanne  di  ghiaccio  ,  or  tane  scavate  nella  neve 
erano  il  loro  riposo;  faceansi  sulla  slitta  tirare  da  cani,  e  i  no- 
mi di  Boothia  e  di  Felice  (a)  eterneranno  colà  quello  del  gene- 
roso die  aveva  somministrato  mezzi  a  questa  spedizione  ^FeK- 
ce  Booth).  Ebbero  quivi  ad  assicurarsi  che  passaggio  al  nord- 
ovest non  esista,  stendendosi  una  lingua  di  terra  fra  lo  stretto 
del  Reggente  e  il  mare  del  Nord  :  è  angusta  e  ricisa  da  laghi, 
e  perciò' facile  l'aprirvi  un  canale;  ma  a  che  varrebbe  t'impresa 
ove  i  pericoli  della  navigazione  eccedono  di  tanto  gli  speratine 
vantaggi  ? 

L'està  seguente  apparve  sì  breve,  che  appena  tre  miglia  potè 
la  Vittoria  avanzarsi  tra  i  ghiacci.  Allora  si  pose  Ross  alla  ri- 
cerca del  polo  magnetico,  cioè  del  luogo  dove  l'ago  non  devias- 
se punto  dalla  linea  perpendicolare;  e  fu  trovato  alla  latitudine 
di  70°  b'  1 7" ,  e  longitudine  99°  46'  45»  all'  occidente  di  Pari- 

(a)  Sono  luoghi  così  appunto  denominati,  V  uno  dal  nome  , 
l'altro  dal  cognome  di  chi  die  il  generoso  esempio  di  contri- 
buire i  mezzi  a  così  nobile  spedizione* 

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283  VIAGGI  AI  POLI 

gì.  Neppur  Testate  del  1811  sprigionò  il  vascello,  onde  fa  pre- 
sa la  risoluzione  d'abbandonarlo,  per  giungere  su  slitte  tirate  a 
'  braccia  fin  dorè  aveano  lasciate  le  barche,  sopra  le  quali  spe- 
ravano trasferirsi  allabaja  di  Baffin.  Ma  un  altro  inverno  li  so- 
pragiunse, ancor  più  fitto  e  turbinoso;  se  non  che  nella  seguen- 
te estate  la  pesca  portò  colà  un  bastimento  che  li  raccolse  e  ri- 
menò alla  patria.  Vi  portavano  essi  più  precise  ricognizioni  del- 
le altissime  terre  di  Isabella  e  d'Alessandro;  la  credenza  che 
al  nord-ovest  fosse  impedito  passare  per  lo  stretto  del  Reggen- 
te, né  al  sud  alla  latitudine  di  74°  ;  oltre  di  che ,  era  determi- 
nata la  vera  posinone  del  polo  magnetico,  fatte  rilevantissi- 
me osservazioni  termometriche ,  e  stabilito  una  teorica  nuova 
delle  aurore  boreali. 

Quel  Giorgio  Back  che  dicemmo  compagno  di  Franklin ,  era 
stato  spedito  per  terra  in  traccia  di  Ross  (1833);  e  benché  que- 
sti ritornasse,  gli  fu  ingiunto  di  proseguire  per  istudii  geogra- 
fici, che  assai  vantaggiò:  poscia  fu  mandato  (1835)  ancora  per 
mare  a  tentare  il  passaggio,  ma  non  riuscì.  Miglior  fortuna  ar- 
rise a  Pietro  William  ,  Dease  e  Tommaso  Simson  (1837J.  Spe- 
diti dalla  Compagnia  della  baja  di  Hudson,  pel  fiume  del  Rame, 
salirono  nel  fiume  Richardson,  scoperto  ii  1838,  e  quivi  incon- 
trarono trenta  Escbimaii ,  senza  però  poterne  cavare  notizie, 
Proseguendo,  toccarono  i  capi  Barrow ,  Franklin  ,  Alessandro, 
ogni  tratto  arrestati  dalle  tante  lingue  di  terra  che  vi  formano 
baje,  e  per  tutto  incontrando  Eschimali,  che  vivono  di  renai  e 
tonni.  Dato  volta  anche  al  capo  Hay,  ultimo  che  Back  avesse  ve- 
duto, ne  toccarono  un  altro  che  denominarono  Bretagna,  e  dal  ' 
Iato  occidentale  del  Fiume  de'Pesci  di  Back  si  accertarono  del- 
la perfetta  separazione  di  Boothia  dal  continente  americano.  . 

Dal  viaggio  più  inoltrato  ne'  mari  polari  riportarono  dunque 
la  certezza  che  l'America  sia  isolata  dal  vecchio  continente;  ma 
insieme  le  difficoltà  di  quel  varco  tolsero  V  illusione  che  i  pa- 
dri nostri  avevano  accarezzata  di  potere  per  di  là  aprir  una  nuo- 
va strada  di  commercio  verso  il  Mar  Pacifico.  V Èrebo  e  il  Ter* 
rore  inglesi  ritentarono  nel  1845  il  passaggio  pel  nord-ovest, 
e  la  sorte  loro  è  incerta  ancora;  ma  è  notevole  che  di  dieci  spe- 

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VIAGGI  ÀI  POLI  289 

dizioni  a  quest'uòpo,  scarsissimo  fratto  si  ebbe,  e  le  sole  che 
giovarono  furono  le  (re  per  terra. 

Più  felici  saccessi  offersero  i  mari  del  Giappone  e  le  isole 
frinii,  sempre  difficilmente  esplorate,  sia  per  la  pericolosa  na- 
.  vigazione  ,  sia  per  la  gelosia  dei  Giapponesi  ;  e  dopo  che  La  . 
Peronse  avea  data  ben  a  conoscere  la  costa  di  Tartaria,  ne  com- 
pì l'esplorazione  il  capitano  Broughtdn.  Il  commercio  delle  pel* 
licce  drizzò  notamente  gli  sguardi  sul  Giappone.  Solo  gli  Olan- 
desi avevano  potato  mantenervi  qaalche  relazione,  avvilendo  sé. 
stessi  e  calunniando  altrui ,  talché  gli  stranieri  ne  rimasero 
esclusi  :  a  pena  il  tedesco  K&mpfer  e  lo  svedese  Thunberg  ot- 
tennero d'accompagnarvi  l'ambasciatore  olandese,  e  ce  ne  die- 
dero ragguaglio.  Forse  però  qualche  nave  russa  vi  penetrava; 
ma  avendo  un  legnò  giapponese  rotto  contro  una  delle  isole 
Àleulme  (1 793),  l'equipaggio  fu  salvato  dai  Russi,  e  tenuto  die- 
ci anni  in  Siberia.  Allora  Caterina  II  li  rinviò  con  un  messo  e 
con  regali,  non  però  in  suo  nome,  che  non  paresse  metter  tri- 
butarlo l'Imperio,  bensì  del  governatore  di  Siberia.  Fu  esso  ri- 
cevuto garbatamente,  ma  non  potè  aprire  commercio,  né  otten- 
ne che  di  entrare  nel  porto  di  Nangasaky  ,  unico  accessibile  a 
forestieri.  Sol  dopo  dieci  anni  (1803),  Resanof  con  titolo  d'ani- 
basciadore  vi  fu  spedito  con  due  navi  pel  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza ;  prima  volta  che  la  bandiera  moscovita  sventolasse  nel- 
l' emisfero  australe.  Ma  giunti  a  Nangasaky,  non  furono  voluti 
ricerere  a  terra ,  né  lasciar  comunicare  co'  natii  e  cogli  Olan- 
desi: invece  di  accoglierli  nella  sua  cn  pi  tale,  l'imperatore  man-» 
dò  un  plentpotente,  innanzi  a  cui  P  ambasciador  russo  dovette 
deporre  la  spada  e  le  scarpe,  e  starsene  acchiocciolato  coi  pie- 
di sotto,  e  udirsi  rifiutare  i  doni  e  l'entrate. 
•  Krusenstern,  abile  marinajo  che  capitanava  quella  spedizione 
di  tanta  speranza  ,  drizzò  la  prora  al  Camsciatka  ,  esaminò  le 
coste  di  Saghalien  e  l'opposta  della  Tartaria,  molta  utili  cogni- 
zioni riportando  per  unico  frutto.  Più  tardi  (1811)  il  capitano 
Gotowin  fu  spedito  dal  govèrno  ad  esplorare  le  coste  medesi- 
me e  le  isole  Kurili;  ma  eccolo  arrestato  dai  Giapponesi  e  mes- 
so prigione  cóll'equipaggio.  Riusciti  a  fuggire,  e  ripresi,  forono 
ricondotti  e  posti  in  gabbie,  e  dopo  due  anni  liberati  per  cam- 
III.  19        ; 

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290  POLO  ANTARTICO 

bio.  La  liberazione  fu  vivamente  festeggiala  dai  Giapponesi , 
ch'essi  trovarono  estremamente  umani  e  puliti ,  amanti  la  lei- 
tara  e  le  comode  abitazioni,  e  l'apprendere  :  ma  cognizioni  del 
paese  non  riportarono. 

Con  altrettanto  ardore  si  continuarono  le  esplorazioni  delie 
terre  antartiche ,  e  principalmente  dopo  che  la  pace  del  1815 
diede  maggiore  sicurezza.  Il  capitano  Filippo  Parker-Ktng  creb- 
be la  cognizione  delle  coste  australi  fra  i  tropici  ;  Botwel  nel 
1820  trovò  le  Sud-Orkoeys;  Palmer  ed  altri  cacciatori  di  fo- 
che rider  da  lungi  le  terre  che  denominarono  Palmer  e  la  Tri- 
nità. Bougainville  e  Du  Camper  nel  1823  perlustrarono  l'Ocea- 
nia. Nel  1819  il  capitano  Beliingshausen  ,  con  vascelli  russi , 
molte  nuove  isole  scoprì,  arrivando  sin  al  70°  30*  di  latitudine; 
e  più  meridionali  di  tntte,  l' isola  di  Pietro  I,  e  quella  di  Ales- 
sandro I  ;  e  fra  loro  un  mare  che  dava  mdizii  di  terra.  L'in* 
glese  Weddell  nel  1824  penetrò  3*  5' nei  circolo  antartico,  vale 
a  dire  dugènquaitordici  miglia  più  che  altro  viaggiatore;  e  tro- 
vò sgelato  il  mare  che  intitolò  di  Giorgio  IV ,  e  avvertì  rallen- 
tarsi la  bussola,  come  ai  polo  artico. 

Ma  sotto  il  polo  sono  veramente  ghiacci  soltanto?  o  vi  sta  un 
continente  ? 

Alcuni  naviganti,  accostandosi  al  sud,  notarono  indizii  di  ter- 
ra; e  la  ebbe  lungamente  in  vista  jl  capitano  Biscoe  nel  1830, 
senza  poterla  ,  per  avversi  venti ,  raggiungere.  L'  americano 
Morrell  nel  1830,  e  &emp  nel  33  confermarono  il  fatto,  e  pen- 
sarono che,  superando  la  prima  barriera  di  ghiacci,  si  potreb- 
be arrivare  a  terre  antartiche.  Pertanto  crebbe  ii  fervore  a  que- 
sta scoperta,  e  la  Francia  deputò  il  capitano  Dumont  IP  Urvil- 
le,  l'Inghilterra  Ross,  gli  Stati-Coiti  Wilkes,per  tentarla.  D'Or» 
ville,  có\V astrolabio  (182&  28)  esplorò  quattrocento  leghe  di 
costa  della  Nuova  Zelanda  ed  altre  isole ,  recandoci  copiose  e 
variatissime  notizie;  salse  a  maggior  latitudine  australe  che  al- 
tri mai  ;  e  sebbene  dai  ghiacci  preso  in  mezzo ,  potè  determi- 
nare alcune  isole,  non  vedute  fin. allora  che  a  gran  lontananza; 
e  scórse  la  terra  alla  quale  pose  il  nome  d'Adelia,  a  66°  30' di 
latitudine,  1 58°.2P  di  longitudine  orientale.  Il  giorno  medesi- 
mo la  vedeva  l'americano  Peacock  ;  e  fu  costeggiata  per  mille 

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TERRE  ANTARTICHE  £9f 

settecento  migliti,  D'Urvitte ,  cui  gì'  Inglesi  negano  ogni  meri- 
to, nuove  informazioni  sarebbe  ito  a  raccogliere,  se  nel  piace- 
vole tragitto  fra  Versailles  e  Parigi  non  fosse  bruciato  sulle 
carrozze  a  vapore,  egli  tiferà  tornato  salvo  da  tanti  perigliosi 
mggf. 

Intanto  un  vascello 'da  balene  mandato  dal  negoziante  fin- 
derby  con  alcuni  soctt ,  sotto  if  capitano  Giovanni  Balieny ,  nel 
1839,  <M  nuovi  fatti  appoggiava  la  presunzione,  benché ,  spin- 
tosi fin  at  69  parallelo ,  fosse  arrestato  anch'esso  dai  ghiacci. 
Wilfces  americano,  asserì  essersi  avvicinato  a  poche  miglia  alla 
terra  sotto  il  €7°  4'  di  latitudine,  147*  30' di  longitudine  orien- 
tate, coi  intitolò  continente  antartico;  ma  non  potè  raccogliere 
che  sassi,  unico  tributo  di  quel  gelo. 

Il  29  settembre  1839  il  capitano  Ross  usciva  dal  Tamigi  per 
on  nuovo  viaggio  al  polo  australe  coir  Èrebo  e  il  Terrore ,  fa* 
eendo  via  per  Sant'Eletta,  onde  determinare  il  minimo  d'inten- 
sità magnetica  sul  globo.  Approdo  alla  terra  più  meridionale- 
che  ancor  si  fosse  toccata  a  74*  47'  di  latitudine  e  1 74°  16'  di 
longitudine  est  da  Greenvich,  e  procedendo  fin  al  78*  parallela 
e  al -187*  di  longitudine.  Ghiacci  atti  cinquanta  metri  ed  estesi 
trecento  miglia  obbligarono  a  sospendere  T  per  ripigliare  col 
nuovo  anno,  dopo  aver  navigato  molto  mare  là  dove  Wilfces  e 
le  carte  americane  aveano  posto  terra  ferma.  Il  1  febbrajo  i  Si  A 
erano  cento  miglia  di  là  dal  polo  magnetico  ;  e  si  credette  as- 
sicurare che,  mentre  al  nord  v'ha  due  poli  magnetici  verticali,, 
nell'emisfero  australe  ne  esiste  un  solo.  Così  l'Inghilterra  pian- 
tò la  sua  bandiera  nella  massima  vicinanza  al  polo  ;  eternò  il 
nome  delia  sua  regina  nella  terra  Vittoria,  al  cui  limite  è  posta» 
il  vulcano -Èrebo,  fero  naturale  a  futuri  ardimenti. 

E  gl'Inglesi  sono  quelli  che  più  profittano  delie  scoperte  e 
delle  colonie.  Sebbene  delle  conquiste  fatte  nelle  guerre  della 
Rivoluzione  molte  cedessero  alia  pace  del  l&15r  conservarono 
la  penisola  Malaja  e  la  colonia  di  Singapor  ;  isola  che ,  posta 
aiPlestremo  di  quella,  padroneggia  lo  stretto  per  cui  traversano 
generalmente  le  navi  dirette  ai  mari  della  Gina.  Fondata  da  «ir 
StampfordRailes,  valentissimo  orientalista  che  dettò  la  storia  di 
Giova,  con  tale  rapidità  crebbe,  che,  dove  nel  18 19  non  area  che 

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292  COLONIE 

un  branco  di  pescatori  e  pirati  malesi ,  oggi  v'  approdano  navi 
d'ogni  paese,  e  nel  1836  vi  a'  importava  per  33  milioni  di  fran- 
chi, e  se  ne  asportava  per  3 1 .  Indi,  nel  182$,  l'Inghilterra  partì 
fra  sé  e  l'Olanda  il  dominio  dell'Arcipelago  Asiatico  e  della  pe- 
nisola ,  restando  agli  Olandesi  le  isole  più  ricche  di  prodotti, 
Sumatra,  Giara,  le  Molliche  ;  e  gì'  Inglesi  serbandosi  le  posi- 
zioni che  più  importano  ad  un  sistema  generale  di  cambii  fra 
l'Asia  orientale,  l'India  e  l' Occidente;  sicché  le  colonie  di  Sin- 
gapor  e  del  Principe  di  Galles  divenner  centro  delle  nuove  re* 
lezioni  fra  noi  e  P  Oriente  più  remoto,  stendendosi  ora  anche 
alla  Cina. 

•  Delle  colonie  olandesi  non  sappiamo  la  rendila;  ma  immensa 
ne  dà  il  minerale,  se  Sumatra  produce  10  milioni  di  libbre  in* 
glesi  di  polvere  d'oro;  Borneo  per  13  milioni  di  franchi;  Banca 
&  milioni  di  libbre  di  stagno.  Raffi  is  stima  a  100  milioni  di  fran- 
chi la  rendita  annuale  di  Giara,  e  può  computarsi  a  20  milioni 
quella  delle  Moluche. 

Una  volta  alle  colonie  d'Asia  nulla  aveva  l'Europa  da  portare 
io  ricambio  ;  ma  ora  vi  si  barattano  le  manifatture  ,  e  massi- 
me di  cotoni,  in  paese  che  altro  vestito  non  usa.  Ecco  perchè 
le  colonie  vogliono  dirsi  essenziali  all'esistenza  del  l'Inghilterra  t 
come  alle  manifatture  e  all'alimento  di  quella  plebe,  che,  esclu- 
sa dai  possessi ,  invoca  pane.  Solo  la  Cina  non  ha  bisogno  di 
cosa  che  l'Inghilterra  le  offra:  ma  questa  riuscì  a  renderle  ne- 
cessario l'oppio  ,  in  oota  alle  leggi  dell'Impero  ;  e  tosto  sop- 
presse nelle  Indie  la  coltura  del  frumento  per  metterle  tutte 
a  papaveri.  Con  questi  «omministra  alla  Cina  il  seme  letargico, 
e  ne  riceve  in  cambio  il  the,  che  rivende  a  gran  vantaggio  al- 
l'Europa, per  estrarne  il  frumento  che  gl'indiani  sono  costretti 
a  comprare  venuto  di  lontano.  $  dunque  una  lunga  catena  di 
operazioni"  tra  mercantili  e  fiscali ,  la  quale  andrebbe  a  pezzi 
quando  la  Cina  riuscisse  ad  escludere  l'oppio ,  e  l'ubbriacbezza 
e  i'imbrutfmento  de'  suoi  figliuoli. 

-  L'abilità  dell'Inghilterra  supera  di  lunga  mano  quella  de*pre- 
Cedenti  colonizzatori ,  vuoi  nella  scelta  de'  luoghi  opportuni  a 
dominar  i  mari  e  assicurare  lo  spaccio  delle  sud  merci ,  vuoi 
AeM'osttnazione  per  ottenerli;  e  dappertutto  cerca  mescati*  ove 

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STCDIt   ANTBOPOLOGICI  E  LINGUISTICI  293 

molti-consumatori  e  nessuna  concorrenza  ;  e  nulla  sfugge  agli 
sforzi,  all'attenzione,  all'ardimento,  all'ammirabile  perseveran- 
za di  quella  nazione. 

I  viaggi  di  circumnavigazione  sono  ormai  riprovati  da  molti, 
attesoché  tutto  sia  scoperto,  né  possano  che  offrire  qualche  os-> 
servanone  d' astronomia  o  sul  magnetismo  terrestre  o  la  tem- 
peratura sottomarina:  altri  li  credono  opportuni  soltanto  affin- 
chè anche  delle  Potenze  che  non  tengono  colonie  venga  rispet- 
tata la  bandiera  fra  paesi  barbari  ma  per  sciagura  armati ,'  e 
che  presto  diventeranno  Stati  poderosi. 

Gli  ultimi  viaggi  furono  diretti  anche  a  crescere  la  nuova 
scienza  dell'antropologia.  Blumenbach  aveafoodato  la  distin- 
zione delle  razze  sovra  V  organizzazione ,  e  massime  sulla  con» 
formazione  de'  cranii ,  designandone  cinque  con  divisione  più. 
geografica  che  scientifica.  Yi  si  associarono  poi  gli  studii  della 
linguistica  e  della  storia  :  indi  ai  dì  nostri  si  precisò  la  scienza, 
riconoscendo  che  vuol  esser  fondata  sui  caratteri  fisici  come  più 
stabili  e  meno  arbitrarli ,  ma  riscontrandoli  colta  storia:  sul 
*  quale  concetto  vanno  il  lavoro  di  Edwards  e  le  Ricerche  sulla 
storia  fisica  della  specie  umana  del  dottor  Pritchard.  Alcide 
d'Orbigny  esaminò  i  popoli  dell'America  meridionale  j  nel  1817 
Luigi  XVIII  spediva  Luigi  di  Freycinet  ad  osservare,  oltre  i  fé* 
nomeni  magnetici  «  meteorologici  dell'  emisfero  antartico  ,  te 
lìngue  ei  costumi  ;  Dumont  D'Urville,  giusta  le  istruzioni  avu- 
te per  investigar  il  mondo  nuovissimo ,  raccolse  cadaveri ,  mo- 
delli ,  impronte  ,  appunti  sui  caratteri  fisici  e  morali  di  paesi 
misti  di  tante  razze  ;  ottocento  sessantasei'  disegni  d' uomini , 
d' arme,  d'abitazioni,  d'attrezzi  portò  ;  quattrocento  di  coste  e 
di  paesaggio  ;  oltre  cinquantatrè  carte  finite  e  dodici  schizzate, 
di  coste  ,  di  porti ,  di  rade  :  atteso  che ,  se  una  volta  ,  trovata 
un'  isola,  bastava  determinarne  la  posizione  stando  in  rada,  ora 
al  contrario  si  vuol  avere  riconosciuta  ogni  cala  ,  e  i  fondi ,  e  i 
passi  ;  e  alle  designazioni  astronomiche  aggiunger  le  fisiche  e 
naturali. 

Così  l' Europa  in  tre  secoli  diffuse  la  sua  popolazione  per 
tutto  il  mondo  senza  impoverir  sé  stessa  ;  mentre  le  altre  raz- 
ze, quasi  escluse  da  questa  gran  legge  del  progresso*  declinalo 

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'  294  DIFFUSIONE   DEI   BIANCHI  —  MISSCONI 

di  numero  e  di  potenza  (1).fn  America,  anche  ne' paesi  di  schia- 
vi, i  Negri  si  perdono  o  per  morte  o  per  mistione  ;  le  tribù  in- 
digene si  ritirano  dinanzi  ai  dilatantisi  seminatori  di  grani* 
Ormai  parlasi  d' Europei  parlando  di  tatto  il  mondo  ;  gP  inte- 
ressi nostri  agitano  te  alleanze  o  le  guerre  dell'  India  ;  amba* 
sciadori  europei  discutono  le  decisioni  della  Corte  persiana  a 
dettano  i  firmani  del  Granturco  ;  Camere  europee  librano  la  vita 
dei  Negri  e  la  ricchezza  de9  Gialli, . 

E  però ,  se  e'  inorgoglì»  V  insigne  spettacolo  degli  ardimenti 
umani ,  che  s1  affidano  a  procelle  sconosciute  o  a  piani  intenta* 
ti,  ci  consola  il  federe  da  per  tutto  effondersi  la  civiltà,  comun- 
que non  sempre  nelle  forme  migliori  e  per  le  vie  più  giuste» 
Neil'  Oceania ,  ove  più  di  25  milioni  d' uomini  cosi  differenti  si 
agitano  sopra  uno  spazio  di  600  mila  miglia  quadrate  ,  il  cri* 
arianesimo,  le  scienze,  il  commercio  introducono  una  trita  nuo- 
va ,  per  modo  che  già  le  sue  vicende  contribuiscono  alle  euro- 
pee. Quell'  infinità  di  coste  agevola  gli  approdi,  quanto  li  difB- 
culta  la  compatta  Africa  ;  e  ornai  le  genti  iavecchiatejsono  scosr 
se  al  contatto  delle  nuove  ,  e  dall'  esercizio  che  colà  cercano 
Pavidità  del  negoziante ,  P  indagine  del  filosofo ,  sovrattutto  Io 
zelo  del  missionario. 

Fu  delle  più  stupende  istituzioni  della  Chiesa  Cattolica  quel- 
la de  propaganda  fide  ,  per  cui  da  Roma»  diffonde,  a  tutto  il 
mondo  un  esercito  di  missionari!* ,  cioè  di  persone  che ,  coi  soli 
mezzi  della  dottrina  ,  della  persuasione  ,  della  carità  ,  sfidano 
ogni  lontananza,  ogni  pericolo  per  redimere  anime  alla  religio- 
ne ,  cioè  alla  società  civile ,  ai  connubii  legittimi ,  alle  idee  di 
proprietà  ,  alle  immortali  speranze.  Anche  la  filosofia  più  bef- 
farda è  costretta  ad  ammirar  questi  frali  eroi,  che  basterebbero 
a  redimere  le  colpe  imputate  ad  altri  frati  che  intrigano  nelle 
Corti,  e  che  ricorrono  ad  arji  di  cui  vorrebber  il  privilegio  i  loro 
nemici. 

(1)  Testé  si  cercò  spiegare  fisiologicamente  il  deperire  delio 
razze  indigene,  asserendo  che,  quando  una  donna  di  colore  ge- 
nerò da  un  Bianco,  più  non  sia  fecondabile  da  altro  d' inferiore 
stirpe  ;  talché  scema  il  numero  dei  nati  di  colore,  e  moitipli* 
qano  le  gradazioni. 

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missioni  293 

ì!  protestantismo  manca  di  quell'unità  e  di  quella  esclusione 
che  dà  forza  ai  Cattolici  ;  ma  volle  pur  esso  ben  meritare  de!» 
l'umanità  àdoprando  a  disselvaticbire  i  Barbari.  Da  150  anni  la 
▼arie  comunioni  protestanti  d'Inghilterra,  d'America  e  del  con- 
tinente europeo ,  e  principalmente  i  Metodisti ,  formarono  so- 
cietà per  propagare  il  cristianesimo  ,  molti  milioni  ad  oprandovi 
annualmente,  e  spargendo  a  centine  di  migliaja  le  bibbie  volga- 
rizzate ;  libro  per  verità  non  il  più  acconcio  ad  assodare  e  cliia- 
rire  le  credenze  di  popoli  nuovi.  Nelle  sole  stazioni  di  Ganton , 
Malacca,  Batavia,  Penang  e  Singapor ,  stamparono  in  milanese 
e  cinese  più  di  44,000  opere  di  dottrina  cristiana,  che  formano 
oltre  750, «00  mila  volumi.  I  missionari!  inglesi  approdati  a  Taiti 
nel  1799,  scarsamente  fruttarono ,  sinché  nel  1807  si  dichiari 
lor  protettore  Pomaré,  il  quale  promise  rinviar  il  dio  Oro,  pur- 
ché fosse  compensato  con  gente,  vesti  e  principalmente  armi , 
oltre  V occorrente  a  scrivere.  Allora  dunque  si  sbandi  quella 
sanguinolenta  idolatria,  e  il  tabù,  eh9  é  una  specie  di  interdet- 
to di  toccare  o  vedere  una  cosa  dichiarata  sacra  j  Io  che  attri- 
buiva un  immenso  potere  ai  sacerdoti ,  i  quali  punivano  chi  Io 
violasse.  Cessato  il  tatuarsi  e  V  andar  nudi,  s' introdusse  il  gu- 
sto de'  piaceri  nobili,  si  dirozzò  la  lingua  ;  e  di  là  come  da  se- 
minario partono  moltissimi  educatori,  che  usando  la  lingua  e  te 
idee  paesane,  meglio  profitteranno. 

Alle  isole  Sandwich ,  trovale  da  Cook  nel  fondo  della  barba- 
rie ,  nel  1820  giunsero  missionari!  americani  con  giovani  natii 
educati  agli  Stati-Uniti  e  rési  cristiana  £  sebbene  gl'indigeni 
alla  prima  li  respingessero,  poterono  insinuarsi,  massime  allor- 
ché Liboliho  ,  re  violento  e  briacone  ,  morì  in  Inghilterra  net 
1830.  La  sua  vedova  foahuman  si  fé*  cristiana ,  e  dietro  a  lei 
molli  capi;  A  quest'ora  un  terzo  della  ^ente  sa  scrivere  ;  nu- 
merose scuole  vi  sono  istituite,  4  stamperie,  manifatture  assai; 
P  ascia  di  pietra  si  mutò  in  ferro j  lavorano  barche,  tavole,  at- 
trezzi domestici  ;  copronsi  ;  attorno  agli  altari  che  inondavano 
di  sangue,  or  si  raccolgono  al  sermone  e  alla  preghiera  ;  i  re, 
V  un  de'quali  uccideva  chiunque  comparisse,  meglio  ornato  di 
lui  ,  e  un  altro  cinse  il  suo  palazzo  d1  un  muro  di  cranii ,  oggi 
hanno  leggi  ed  amministrazione. 

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206  MISSIONI 

Pure  il  predicatore  anglicano  va  alle  missioni  con  moglie  e 
figliuoli,  onde  non  è  meraviglia  se  gli  manca  la  risolutezza  del 
martirio,  e  se  si  riduce  ad  insegnar  una  morale  di  rette  più  òhe 
di  generose  intenzioni  :  e  i  grossolani  intelletti  traggono  "a  stra- 
nissime significazioni  l'arcana  parola  e  il  mistico  racconto  della 
Bibbia. 

I  Cattolici  non  poterono  guari  onerare  nel  mone»  nuovissi- 
mo ;  tuttavia  non  mancarono/ e  la  congregazione  di  Propagan- 
da ,  nel  1835  ,  affidò  quelle  missioni  ai  sacerdoti  di  Picpus  ,  i 
quali  convertirono  le  isole  di  Giambier,  e  nel  1837  già  v'aveano 
1,700  battezzati.  Da  Roma  queste  sentinèlle  avanzale  delia  ci* 
viltà  sono  diffuse  per  lo  più  in  modo ,  che  Francescani  e  Ago- 
stiniani vadano  nell'  America  meridionale,  e  nell'  Asta  posterio- 
re ;  Cappuccini  nella  superiore  e  in  Africa  ;  Carmelitani  In  Pa- 
lestina ;  Lazaristi  nell1  America  settentrionale  ;  Padri  dell'Ora* 
torio  al  Seilan. 

Ma  le  rendite  di  quella  Congregazione  non  passano  i  trecento 
sessantamila  franchi ,  troppo  scarse  per  inviare  operai  su  tutto 
il  circuito  del  mondo.  Vi  soccorsero  alcune  recenti  istituzioni; 
quali  sono,  oltre  H  Seminario  delle  Missioni  straniere  a  Parigi, 
la  Società  Leopoldina  in  Austria,  diretta  a  vantaggio  dell'Ame- 
rica settentrionale  ;  e  principalmente  V  opera  della  Propaga- 
zione della  fede  istituita  a  Lione  nel  1822,  ove  tutti  i  Cattolici 
sono  invitati  a  contribuire  la  tondissima  somma  di  un  soldo  per 
settimana ,  la  quale  moltiplicata  pel  gran  numero ,  frutta  ogni 
anno  ingenti  somme  ,  di  cui  si  ajutano  le  missioni ,  e  si  diffon- 
dono i  ragguagli  delle  generose  correrie  di  questi  eroi  della  fe- 
de e  della  carità. 

Vie  più  vantaggerà  l1  introdurre  ne'  paesi  nuovi  i  vescovadi -, 
e  formar  sacerdoti  indigeni ,  la  cui  efficacia  è  molto  maggiore 
che  quella  di  forestieri.  E  per  tali  vie  si  son  messe  ora  le  mis- 
sioni ;  e  20  vescovadi  o  vicariati  apostolici  vi  si  istituirono  dai 
1840  al  44  ;  vicari  indigeni  son  nominati  nel  Seilau  e  nella  per 
cisoia  di  qua  del  Gange  :  l'Australia  che  nel  1820  non  aveva 
un  prete,  or  ha  un  arcivescovo  a  Sidney  :  un  vicario  apostolico 
diffonde  la  verità  ai  miserabili  Negri  della  Guinea.  Nell'America 
del  Nord,  ove  nulla  opprime  la  potenza  ecclesiastica,  nel  1799 

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COMMERCIO  29"? 

non  ?'avea  cbe  il  vescovo  di  Baltimora  ;  nel  1831  vi  stavano  al- 
tri io  vescovi  ;  16  nel  1843  ;  25  nel  1846,  e  tre  nuove  sedi  si 
domandano.  Dal  vescovado  di  Zuebec  altre  diocesi  nacquero  nel 
paese  fra  la  baja  di  Hudson  e  l'Oregon  ;  e  nell'immenso  Oregon 
la  Santa  Sede  ha  divisato  dieci  diocesi,  e  nominò  un  arcivesco- 
vo e  due  vescovi.  II  seminario  di  Pondicbery,  unico  ancora  nel 
1843,  contava  appena  15  allievi;  ora  80  ;  e  40  altri  in  due  nuo- 
vi seminarli.  Neil*  India  transgangetica  la  scuola  di  Pulio  Pi- 
n*Dg  conta  200  allievi  ;  un'  altra  ne  sorge  a  Hong-Kong  ;  altre 
nel  Tonking  e  nella  Corea;  perocché  il  bramismo  e  il  culto  ra- 
zionalista della  Cina  mal  resistono  ali1  esempio  europeo  e  ai 
mtssionarii,  precursori  pacifici  della  luce;  e  testé  vi  furono  ab- 
rogate le  leggi  cbe  vietavano  il  culto  cristiano.  L'islam  in  Asia 
e  nella  Malesia  faceva  già  alcune  conversioni ,  ma  ora  sono  ri- 
servate agli  Europei  ,  e  il  suo  apostolato  cessò.  In  tal  modo 
l' Occidente  ripaga  all'  estrema  Asia  l'antico  debito  dell'  incivi- 
limento ,  e  ai  Barbari  non  manda  soltanto  le  merci  sue  ,  il  suo 
lusso ,  i  suoi  vizii ,  ma  lo  splendor  della  verità  e  l' educazione 
degl'  intelletti  e  delle  volontà. 

Quesl'  educazione  procede  anche  per  le  operose  vie  del  com- 
mercio. Esso  in  Oriente  perdura  in  quella  sua  vita  così  partico- 
lare ,  stazionario  perchè  errante.  Il  passaggio  delle  grosse  ca» 
Avane  assicura  ciascun  paese  cbe ,  a  tempo  fisso ,  riceverà  le 
tali  derrate  ;  onde  nessuno  si  briga  d'andarle  a  cercare,  aspet- 
tando come  s'aspetta  cbe  il  sole  maturi  i frutti.  E  se  il  com- 
mercio europeo  è  in  procinto  di  ripigliar  la  via  che  teneva  prt» 
ma  di  voltar  il  Capo  di  Buona  Speranza,  le  carovane  ridiverran- 
no importanti ,  e  i  pellegrinaggi  alle  sante  città ,  che  ora  i  rio 
chi  non  compiono  se  non  per  rappresentanti ,  con  i  scapi  lo  an- 
che de'  traffici,  forse  rinnovandosi,  ajuteranno  a  schiudere  l'A- 
frica interna  ad  un  incivilimento  imperfetto)  che  dissodi  il  cam- 
po per  uno  più  compiuto. 

Alcuni  paesi  escludono  paurosamente  ogni  mercadante  fore- 
stièro. Tale  è  il  Giappone ,  dove  agli  abitanti ,  dopo  il  1637 ,  è 
interdetto  il  viaggiar  fuori ,  e  il  solo,  porto  di  Nangasaki  è  dis- 
chiuso a  determinato  numero  di  navi  della  Cina  ,  della  Corea', 
dell'Olanda  ,  gelosamente  osservato.  Raccontano  che  ,  al  con- 
trario, il  commercio  interiore  sia  favorito  con  ogni  sotleciUidi- 

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298  MINIERE 

ne  e  v'  abbondi  ogni  ben  di  Dio  ;  ma  difficilmente  noi  accettia- 
mo di  lodar  chi  si  cinge  d'  arcano. . 

I  Cinési  trafficano  fuori,  massime  nell'Arcipelago  indiano, 
nelP  India  transgangetica  e  netta  Papuasia  ;  e  soli  esercitano  il 
commercio  nei  Regni  di  Siam  e  di  Aman.  Anche  dall'India  trans* 
gangetica  sono  forchiusi  gli  Europei ,  eccetto  l' Impero  Birma- 
no e  qualche  luogo  della  penisola  di  MaTacca.  Ma  quai  barriere 
resisteranno  alle  macchine  a  vapore,  che  centuplican  la  poten- 
za produttrice  ,  e  che  dall'  Europa  in  sei  settimane  portano  al* 
l' India  e  in  due  mesi  alla  Cina  ? 

£  da  per  tutto  penetra  la  portentosa  attività  degli  Inglesi , 
«Ila  quale  vengono  ora  emuli  poderosi  i  Nord-Americani  e  i 
flussi.  A  quest'  ultimi  portò  nuove  fortune  V  oro  che  si  abbon- 
dantemente scavarono.  É  noto  che  fonte  de'  metalli  preziosi  era 
sempre  reputata  l'America,  talché  la  scoperta  di  questa  mutò 
it  valore  delle  cose.  Dalla  scoperta  in  poi  si  calcola  stasi  colà 
scavato  in  argento  pel  valore  di  ?6,703  milioni  ;  e  di  9,901  in 
oro.  La  produzione  crebbe  al  principio  del  secolo  nostro ,  poi 
le  turbolenze  dell'  America  spagnuola  interruppero  i  lavori.  A 
quel  tempo  però  cominciava  la  Russia  a  conoscere  le  sue  nuove 
ricchezze  ,  in  una  zona  lunga  un  quarto  di  circolo  in  quell'al- 
tezza ,  dal  Camsciatka  fino  al  meridiano  di  Perm  ,  e  larga  da  ft 
gradi ,  in  cui  stehdonsi  immensi  depositi  aurìferi.  Nel  1836  li 
Corona  trasse  dall'Urei  2,1 08  chilogrammi  d'oro  ;  dalla  Sibe- 
ria 338  ;  ed  i  privati ,  2,<;90  dall' tirai ,  1384  dalla  Siberia.  La 
produzione  crebbe  via  via ,  sino  a  dar  annualmente  una  metà 
più  che  l'America  (t) ,  prima  che  la  California  rivelasse  i  suoi 
tesori,  che  in  pochi  anni  diedero  mille  milioni. 

(1)  Michele  Chevalier  valuta  cosi  1*  annua  (piantila  dì  metalli 
scavati: 

Argento  Oro  Valor  totale 

Amor.  kil.614,64l.fr.136,476,000.kil.  ft,954fr.5M54,000.fr.  187,9*0,000 
Snrop.  a  «20,000  b  26,667,000  i  1,300  »  4,478,000  i  31,145,000 
Buxia.  »  20,720  >  4,601,000  »  22,564  *  77,720,000  >  82,524,000 
Africa.,   i    i    »     B  i  »    4,000  J  15,778,000  i     13,778,000 

Arcipelago  della 

Sonda.     »    •    i  B  i    4,700  *  16,189,000  »     16,189,000 

Vani  .  i    20,000  •    4,444,000      >    4,000  i    5,444,000  »     7,888,000 

Toiali.  kil.775,361fr.ì72, «91,000  kil.48,498fr.167,045,030fr.550,234,000 

Per  F  Europa  si  ?aluta  chela  Germania  settentrionale  dia  30 

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MONOPOLIO  E  LIBBBTi  599 

Nessuno  e1  incolperà  del  badarci  su  queste  particolarità  ;  le 
quali  non  è  pia  necessario  dimostrare  quanto  s' attengano  al 
movimento  generale  dell*  incivilimento  e  alle  vicende  politiche» 
Che  se  la  storia  delle  scienze  è  quella  de'  pensieri  deli1  uomo , 
fa  storia  dell1  industria  è  quella  della  sua  intelligenza,  applica* 
ta  ai  bon  essere  materiale  della  società. 

Or  sarà  sempre  memorabile  il  movimento  che  anche  in  quo*  ' 
sta  parte  acquistala  libertà.  Un* esperienza  costosa  insegnò  fal- 
laci le  vie  per  le  quali  pretendessi  dar  anima  al  commercio  ed 
alle  colonie,  privilegiando  alcuni  a  scapito  degli  altri,  inceppan- 
te la  natura  stessa  ne1  doni  ond1  è  più  generosa.  Più  crescono 
i  rigerì  per  conservare  il  monopolio,  e  più  gli  elude  il  contrab- 
bando: le  colonie  emancipate  convinsero  che  i  coloniali  posso- 
no coltivarsi  da  mani  libere  ,  purché  non  ne  sia  incatenato  lo 
spaccio. 

Una  Compagnia  forza  &  che  abbia  interessi  diametralmente 
opposti  a  quelli  della  colonia  ;  e  poiché  essa  può  dettar  leggi 
e  prescrivere  le  condizioni ,  ne  consegue  che  per  proprio  van- 
taggio cerchi  la  rovina  di  questa.  Tanto  s'avverò  dovunque  il 
commercio  fu  privilegio  d'una  società;  e  poiché  degli  errori  eco* 

mila  chil.  <T  argento,  e  la  meridionale  25  mila  ;  la  Spagna  50 
«ila.  Se  ne  estrae  per  lavatura  nella  Cina  e  nell'  India  :  par- 
Usi  d' oro  a  profusione  nel  Giappone.  Qui  si  può  istituire  un 
calcolo  curioso.  Secondo  Humboldt  e  Ward,  il  danaro  esistente 
is  Europa,  Asia  e  America  al  fin  del  1809,  dedotto  1/420  per 
perdita  e  uso,  era  di  11,643,269,500  lire:  alla  fine  del  1829 
ne  sarebbero  scemati  1,663,036,000.  La  popolazione  del  globo, 
prendendo  la  media,  è  di  737  milioni.  Onde  s'  avrebbe  che  per 
medio  ,  ciascun  individuo  dovrebbe  possedere  lire  13.  54  ;  o  , 
se  si  aggiunga  anche  il  danaro  d' Africa ,  affatto  ignoto,  15,  o 
al  più  16  franchi. 

Dell9  argento  la  maggior  quantità  monetasi  in  Francia ,  ove 
B*  é  per  tre  miliardi  e  mezzo  ,  cioè  cento  franchi  per  testa  ; 
mentre  in  Inghilterra  n'  è  solo  1 ,200,000,000 ,  cioè  quaranta* 
quattro  franchi  per  testa.  La  profusione  d'  oro  trovato  nella  Ca- 
lifornia fa  temere  uno  scredito  di  esso  a  confronto  dell'  argento, 
e  perciò  si  demonetizza,  cioè  gli  si  toglie  il  valor  legale. 

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300  MONOPOLIO   E  LIBERTA 

Domici  portano  infine  il  castigo  quegli  stessi  che  li  commetto- 
no, potè  vedersi  come  tolte  le  Compagnie  ,  dopo  un  istante  di 
"prosperità,  cadessero  nel  languore,  e  finissero  coh  fallire. Quel- 
la che  sovra  tutte  si  segnalò ,  fino  a  dominar  un  Impero  più  e- 
Meso  che  Roma  antica  ,  fu  costretta  rivelar  le  sue  piaghe  per 
invocar  rimedii  che  ne  tardasser  la  morte.  Eppure  essa  potè 
sciogliere  un  problema,  che  i  secoli  aveano  lasciato  intatto. 
L'India,  e  prima  e  dopo  la  scoperta  del  Capo ,  era  sempre  sta* 
ta  la  voragine  di  tutto  l'oro  del  mondo.  Ivi  colava  quel  che  gli 
Spagnuoli  traevano  d'America;  vascelli  d'Olanda,  d'Inghilterra, 
di  Portogallo,  d'India  portavano  le  merci  della  penisola  gange- 
tica  al  Pegù ,  a  Siam»,  a  Seilan ,  ad  Achem  ,  a  Macassar  ,  alle 
Maldive,  a  Mozambiche,  a  tutte  le  parti  di  quel  mare ,  e  ne  ri- 
portavano danaro  alla  penisola  ;  colà  rifluiva  quel  che  gli  Olan- 
desi traevano  dal  Giappone.  E  sebben  all'India  bisognassero  il 
garofano,  il  rame,  la  cannella,  la  noce  moscata ,  che  riceveano 
per  mezzo  degli  Olandesi  ;  lo  stagno  dell'Inghilterra ,  i  cavalli 
della  Persia  e  dell'Arabia ,  il  musco  e  i  vasi  della  Cina ,  i  frutti 
del  Cabul,  le  perle  di  Bahrein,  tutto  ciò  baraltavasf  coi  prodotti 
dei  paese. 

Sol  dopo  la  conquista  degl'Inglesi  mutasi  ragione  ;  e  dacché 
l'uomo  ebbe  recato  a  suo  servigio  il  vapore  ,  all'Oriente  man- 
dammo ,  non  più  solo  danaro ,  ma  nostre  manifatture ,  e  i  tes- 
suti finissimi  che  chiedevamo  un  tempo  dall'India  e  dalla  Gina. 
Ma  già  prima  se  ne  smungea  danaro  continuamente,  riducendo 
I'iudigeno  a  dover  comprare  il  suo  sostentamento  dagl'Inglesi , 
mentre  lascia  i  campi  non  coltivati  che  a  papaveri,  i  quali  som- 
ministrino le  stille  soporifere  con  cui  avvelenar  la  Cina,  per  ca- 
vare da  questa  il  Ine,  che  nuovo  danaro  procacci  all'Inghilterra. 

Sì  sterminata  tirannide  per  qual  fine  ?  Perchè  il  commercio 
inglese  rimanesse  incatenato  nelle  imprese  che  la  privata  ac- 
cortezza avrebbe  rese  profittevoli  ;  e  la  nazione  pagasse  più  ca- 
re le  merci  provenienti  dall'India  e  dalla  Cina.  In  fatto,  non  ap- 
pena il  monopolio  fu  rotto  nel  1814,  si  vide  quei  mari  coprirsi 
d'intraprendenti  speculatori,  raddoppiata  l'attività  e  i  guadagni, 
agevolati  i  consumi ,  l'asportazione  dei  tessuti  dall'Inghilterra 
divenir  cinquanta  volte  maggiore,  e  lutto  ciò  risparmiando  allo 

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COLONIE  501 

Stato  le  speso,  che  enormi  gli  contava  il  mantenimento  del  mo- 
nopolio (1).  * 

Conosco  le  ragioni  per  le  quali  s'insinua  essere  opportune  le 
colonie  :  l'esercizio  che  con  esse  si  procura  alla  marina  ;  il  ri- 
spetto che  s'ispira  per  la  bandiera  delle  varie  nazioni  ;  infine 
la  gloria.  Ma  l'Asia  oggi  non  è  più  quel  che  ai  tempi  di  Vasco 
di  Gama  e  dell'Albuquerque  1  ne  pia  è  a  temere  che  la  mezza- 
lana  eclissi  io  splendido  meriggio  dell'Europa  :  l'America  non 
pensa  a  conquistar  l'Europa  ,  lenendo  piuttosto  ad  assodare  la 
<sna  mancipazione ,  ed  a.  mandarci  esempii  di  imitabile  libertà  , 
unica  vendetta  alle  offese  de' nostri  padri. 

Intanto  i  conti  di  tutti  gli  Stati  mostrano  quanto  costino  le 
colonie  ;  e  la  Martinica  e  la  Guadalupa  hanno  verso  la  Francia 
un  debito  di  130  milioni ,  mentre  non  eccede  i  300  milioni  il 
valore  della  proprietà  loro  immobile.  Colle  colonie  dunque  non 
si  fa  che  restringere  il  numero  de' consumatori  e  de' .venditori  ; 
la  legislazione  ad  assurdi  regolamenti  trovasi  obbligala  per  so- 
stenere una  condizione  di  cose  repugnante  a  natura;  la  morate 
poi  addita  la  schiavitù ,  inevitabile  forse  con  quel  sistema ,  di 
coi  la  liberazione  degli  schiavi  recherebbe  la  distruzione.  Le 
settentrionali  poterono  manciparsi  perchè  agricole,  e  in  conse- 
guenza divenute  nazione  propria  ed  indigena;  ma  altrimenti  va. 
il  caso  nelle  Indie  orientali  e  ne'possedimeuti  di  Spagna  e  Por- 
togallo. Eventi  straordioarii ,  come  la  rivoluzione  francese  e  le 
guerre  di  Spagna ,  poterono  ereare  una  repubblica  di  Negri  ad 
Haiti,  e  costituzioni  nella  Colombia;  ma  del  resto,  nulla  dà  in- 
cammino naturale  all'emancipazione  delle  colonie,  salvo  che  gli 
stessi  Europei  le  abbandonassero  per  scegliere  altri  luoghi  più 
vicini  donde  aver  i  medesimi  prodotti. 

E  qui  sottentra  la  pratica  a  domandare:  perchè  far  io  queste 
lontanissime  isole  le  piantagioni  che  prospererebbero  in  Sicilia, 
in  Spagna,  e  massime  sulle  coste  africane,  dove  crescono  spon- 

(1)  La  «coperto  del  guano  ,  ingrasso  animale,  rete  un  tratto 
ài  somma  importanza  Isciuboe  ed  altre  isole  sotto  11  Cupo  di 
Buona  Speranza.  Dalla  prima  se  ne  levarono  ia  brev'ora  500,000 
tonnellate.  Altrettanto  avviene  «ra.eoUa  gifU»  perca. 

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30£  LrOWHWB 

lanei  il  cotone,  la  zucchero ,  if  caffè,  e  dorè  quasi  indigeni  I 
Negri,  che  a  tanto  cotta  recansi  in  America?  Poi  la  scienza  in- 
terroga r  perchè  cercare  Io  zucchero  alta  Guadalupa  e  aH'Avs- 
na,  quando  ai  pub  averto  in  casa  dai  granoturco-  e  dalla  barba- 
bietola  ?  So  le  risposte  die  vi  ai  danno  *r  mar  non  pajona  elle  af- 
fatto di  convenienza?  e  credete  debbano  far  fon»  nell'avvenire? 
Altri  acquisti ,  altre  glorie  allora  si  cercheranno  nelle  sco- 
perte, e  la  diffusione  della  civiltà  e  la  Hbera  comunicatone  dei 
prodotti  e  la  mutua  soddisfazione  de*bisogni  e  de'piaceri,.  e  av- 
vicinar gli  domìni  d'ogni  clima ,  perchè  compiano  d'accorda  la* 
sublime  destinazione.  Se  la  civiltà  venne  inoltrandosi  da  Orien- 
te ad  Occidente,  è  mirabile  P  inclinazione  che  sempre  conser- 
vò a  tornar  verso  le  sue  sorgenti  -T  e  come  negl'istanti  di  mag- 
gior floridezza  procurassero  gl'Imperi  d'assicurarsi  i  luoghi  che 
dan  passa  all'Asia.  Alessandra  poneva- hi  sua  città  dove  Pistma 
dì  Suez  fa  argine  at  mari  che  recano  all'estremo  Oriente }  Co- 
stantino sceglieva  sul  Bosforo  un  nuovo  nido  all'aquila  romana, 
i^ido  che  poi  doveano  disputare  i  crociati  ,i  Moogolfr  i  Turchi,  i 
Russi;  i  califfi  della  penisola  natia  mutarono  a  Bagdad  o  a  Bea- 
sora  la  sede  del  loro  impera  e  il  gran  baoea  de*  torà  commer- 
cio j  i  Franchi  cercarono  piantar  la  croce  m  Palestina  e  sulla 
coste  di  Siria;  Colomba  e  Vasca  di  Gema  moveana  per  opposta 
'cammino  alla  ricerca  del  medesima  paese}  per  trovarvi  un  pas- 
saggio più  breve  ostinansi  gii  uomini  contro  i  ghiacci  eterni  del 
polo  artico.  Ed  oggi  stesso  vedete  la  Russia  e  l'Inghilterra, 
uniche  Potenze  conquistatrici,  distendersi  coutiuuo  verso  l'O- 
riente, l'una  pel  Caucaso ,  Paftra  per  llndia ,  mentre  guatano 
con  cupidigia  l'istma  di  Suez  e  il  Bosforo.  L'Inghilterra  siede 
tiranna  di  quelle  Indie,  la  eoi  antichissima  società  rendea  diffi- 
cile il  penetrarvi  \  e  suìP  immenso  spazia  che  sta  dall'  Inda  al 
Bramaputra  e  dal  Mare  Indiano  alle  montagne  del  Tibet  ì  pos- 
siede 150  milioni  di  sudditi  e  40  di  vassalli  e  tributarli.  La  Rus« 
sia  occupa  il  pendìo  settentrionale  dell'antico  continente  fin  al 
Camscialka  e  al  mare  di  Behring,  e  assoggettando  tribù  erran- 
ti ,  che  riduce  a  vita  agricola ,  preparasi  a  spinger  nella  Cina 
le  orde  che  altre  volte  la  conquistarono,  ma  dopo  averle  incivi- 
lite. I  contrabbandieri  intanto  ne  violano  la  muraglia  e  i  porti 

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CIVILTÀ  305 

per  insultarne  re  leggi;  e  una  spedizione  dì  poche mfgliaja  d'In* 
glesi  contro  un  Impero  di  350  miriooi  d'uomini,  porta  nella  pa- 
ce di  Nankin  (agosto  1842  )  a  schiudere  cinque  porti  di  quel- 
l'Impero aiP  Europa ,  perchè  là  pure  prosegua  il  trionfale  suo 
corso,  e  l'inestinguibile  brama  dei  movimento  e  dell'infinito;  e 
l'isola  di  Hong-Kong  in  man  degl'Inglesi  diverrà  ben  tosto  un'aia 
tra  Gibilterra ,  che  padroneggi  il  fiume  di  Canton  (  t). 

Ma  ormai  per  diporto  voi  potete,  in  due  anni,  circumnaviga- 
re H  globo;  e,  se  più  liete  idee  fi  piacciono ,  una  baoda  di  can- 
tanti italiani  avrà  fra  poco  compiuto  quel  giro,  ripetendo  le  ar- 
monio di  Rossini,  al  Capo,  a  Goa,  a  Calcutta  ;  a  Macao. 

L'America  non  soffre  più  che  l'angusto  istmo  di  Panama  frap- 
ponga mrgltaja  di  miglia  tra  i  due  mari  che  le  bagnano  i  fian- 
chi ,  e  le  nazioni  eoropee  s' affrettano  ad  occupare  stazioni  per 
quando  un  breve  tragitto  congtungerà  le  Antiiie  alle  Marchesi. 
Intanto  battelli  a  vapore  salgono  allo  insù  dell'Eufrate,  del  Ti- 
gri, dell'Indo,  del  Niger;  corse  regolari  sono  stabilite  dall'In- 
ghilterra alla  Nord-America  e  all'estremo  dell'India;  là  via  del  ' 
Capo  non  è  più  unica  all'Oriente ,  arrivandovisi  pei  gran  fiumi 
della  Mesopotamia ,  e  per  Alessandria ,  il  Cairo  e  Suez ,  almen 
con  lettere  e  merci  di  piccol  volume ,  finché  non  s'apra  quella 
lingua  di  terra. 

Dapprima  sembrava  un  gran  che  il  percorrere  1 6  chilome- 
tri l'ora  per  le  poste  ;  ora  uomini  e  merci  ne  fanno  sin  54:  ri- 
salendo per  otto  o  novecento  leghe  contro  i  fiumi  più  rapidi , 
si  fondano  Stati  in  contrade  che  pareano.  eternamente  separate 
dalle  civili.  E  chi  dirà  gli  effetti  delle  rotaje  di  ferro  quando 
possano  solcare  tutto  il  nostro  continente,  capitare  alla  reden- 
ti) Secondo  V  informazione  data  al  parlamento  nella  sessione 
del  1845,  le  colonie  inglesi,,  non  contando  F  India,  danno  una 
popolazione   di  4,674,335  anime:  il  valor  delle  loro  importa- 
zioni in  Inghilterra  è  di  10,405,019  sterline;  e  l'asportazione 
di  17,318,670  ;  il  valor  dichiarato  delie   loro  asportazioni  in 
prodotti  inglesi  e  irlandesi  è  di  8,070,717  sterline  ;  i  loro  va- 
scelli entrati  sono  2788,  di  860,729  tonnellate;  e  gii  usciti 
3077,  di  911,033  tonnellate. 


3.04  ClVlLTl 

ta  Costantinopoli,  a  Trebisonda  che.ricupera  l'importanza  na- 
tica, e  donde  già  s'aprono  comunicazioni  per  Erzerum  e  Tauris 
con  Abukir  sul  Golfo  Persico,  e  di  quivi  eoo  Bombay  ? 

-  Procedasi  alacremente  ;  le  scoperte  sono  un  sacro  dovere , 
giacché  portano  a  soddisfar  meglio  i  bisogni,  a  stendere  il  do- 
minio dell'uomo  sulle  regioni  ancora  incoile  della  creazione 
terrestre  ,  a  popolare  il  mondo  di  gente  sempre  più  estesa  e 
perfetta,  a  far  nascere  famiglie  regolari  e  auriche  in  paesi  che 
non  aveano  avuto  se  non  disordine  e  nimicizie ,  ravvicinare  gli 
uomini  e  le  nazioni  affiochè  di  conserva  domino  ed  usufruttino 
la  natura. 

I  modi  soltanto  dee  la  civiltà  migliorarne.  Al  tempo  di  Co- 
lembo  e  di  Vasco  le  nazioni  furono  guidate  dall'entusiasmo,  ca- 
rattere dominante  di  quell'età;  ora  tutto  è  calcolo  :  allora  pre« 
tendeasi  convertire  per  forza  ;  ora  gl'Inglesi  spingono  la  tolle- 
ranza nelle  dominazioni  indiane  sino  a  permettere  che  le  vedo- 
ve continuino  ,  centinaia  ogni  anno ,  a  bruciarsi  sui  roghi  dei 
mariti:  allora  anche  l'uom  dabbene  permettessi  gravissime  cru^ 
delta ,  nella  orgogliosa  persuasione  della  superior.  sua  natura  ; 
oggi  anche  il  ribaldo  s'astiene  dagli  eccessi  per  riverenza  a  quel- 
l'opinione, che  trovò  un  organo  sì  formidabile  nella  libera  stam- 
pa. Oggi  le  scoperte  si  dirigono  per  interesse  scientifico  o  fi- 
lantropico ;  e  se  gli  antichi  vantarono  quel  re  di  Sicilia  che  ai 
vinti  Cartaginesi  pose  unico  patto  il  cessare  dai  sagrifizii  uma- 
ni i  °8&i  °gQi  trattato  coi  Negri  dell'  interna  Africa  ,  non  meo 
che  fra  principi  europei,  inchiude  l'abolizione  di  un  traffico  in- 
fame, a  toglier  il  quale  pajoho  perdonabili  perfino  gli  abusi.  Og- 
gi vuoisi  guidare  i  coloni  colla  persuasione , all'esempio,  col- 
l'efficacia  d' una  civiltà  superiore  ;  rispettar  l' individualità  dei 
popoli ,  e  persuadersi  che  arriva  un  tempo  in  cui  il  fanciullo 
deve  esser  mancipato  ,  e  al  padre  non  prestare  più  il  soccorso 
di  braccia  servili,  ma  il  concorso  libero  dell'intelligenza. 

Troppe  prove  convinsero  quanto  le  nazioni  s' ingannino  fon- 
dandosi sull'egoismo  e  sull'esclusione ,  e  cercando  i  proprii  in- 
teressi a  scapilo  di  quei  del  genere  umano.  I  battelli  a  vapore 
han  anzi  resa  impossibile  la  gelosia  coloniale  ;  e  il  libero  spac-  < 
ciò  dello  zucchero,  del  caffè ,  del  coione,  che  ormai  alle  cole- 

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CIVILTÀ  305 

me  è  consentito ,  farà  risaltare  i  vantaggi  della  libera  cultura , 
né  più  reputare  necessaria  la  schiavitù ,  dalla  quale  non  può 
uscir  che  male  e  mal  per  tutti,  non  v'avendo  bontà  di  cuore,  o 
larghezza  di  leggi ,  o  clemenza  di  padroni  che  basti  a  miglio- 
rarla. Pertanto  alla  politica  d'esclusione  succederà  quella  d'af- 
fratellamento e  di  reciproca  generosità:  creato  a  viver  di  lotta, 
l' uomo  la  continuerà  ,  non  più  guerreggiando  per  sottometter 
gli  uomini,  bensì  per  domate  la  natura.  Solo  dopo  conosciuta  a 
pieno  la  superficie  del  nostro  pianeta,  potrà  sperarsi  di  daral- 
l'incivilimento  il  carattere  suo  di  grandezza  e  generalità.  Or  be- 
ne, restano  ancora  da  esplorare  il  cuor  dell'Asia  e  dell'Africa , 
della  Cina,  della  Nuova  Olanda  ;  e  l' ardore  riflessivo  che  oggi 
porta  verso  quei  paesi  sembra  annunziato  da  circostanze,  e  for- 
se verrà  seguito  da  effetti  conformi  a  quelli  del  tempo  di  Co- 
lombo. Allora  erano  recenti  la  scoperta  della  polvere  e  della 
stampa,  come  ora  quella  del  vapore  e  dell'elettro- magnetismo; 
allora  cadeva  la  potenza  musulmana  in  Spagna,  ora  si  sfascia  o 
trasforma  a  Costantinopoli;  allora  rinasceano  gli  studii  classici, 
ora  gii  orientali;  allora  nacque  la  Riforma  e  l'assodamento  del- 
ie nazionalità  europee:  quel  che  oggi  s'incammini,  lo  vedranno 
i  nostri  figli;  certo  però  gli  eroi  non  saranno  né  Lutero  né  Car- 
lo V,  né  (speriamolo)  Cortes  e  Pizzarro. 

Solcato  il  continente  da  strade  ferrate,  ravvicinato  il  remoto 
Levante  ,  reso  il  mare  più  sicuro  che  non  poc'  anzi  la  terra , 
estinta  la  pirateria  de'Barbareschi,  tolte  o  modificate  le  dogane 
e  le  quarantene,  restituita  l'importanza  alla  Grecia,  all'Egitto , 
una  rivoluzione  grandiosa  come  quella  del  XV  secolo  muta  og- 
gi le  direzioni  del  commercio,  veicolo  d'idee  non  meno  che  di 
ricchezze; e  scema  importanza  al  Capo  per  restituirla  alle  stra- 
de su  cui  l'Italia  stampò  orme  grandiose.  Lago  europeo  diventa 
il  Mediterraneo,  e  in  quello  si  prolungano  come  sentinelle  avan- 
zate la  patria  nostra  e  la  Grecia.  Saranno  esse  destinate  a  ve- 
dere strapparsi  dalle  avvinte  mani  uno  scettro  che  lor  destinò  la 
natura?  Pochi  momenti ,  e  la  gran  rivoluzione  sarà  compita;  e 
>  le  nazioni  che  non  avranno  saputo  o  potuto  profittarne ,  si  tro- 
veranno condannate  ad  ancor  lunga  nullità.  Possono  taluni  pen- 
sarvi senza  fremere  di  generosa  impazienza  ?# 

IH.  2S> 

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306  SCIENZE  —  STDOMENTI 

Scienze.—  Matematica  e  Fisica. 

Mentre  questi  alla  scoperta  e  all'esplorazione  di  nuovi  paesi, 
altri  faticavano  a  rivelare  i  campi  del  pensiero  ,  e  stendere  il 
dominio  delle  scienze,  e  attestare  non  esser  vero  che  al  mondo 
domini  solo  la  forza. 

Lo  spirito  umano  inorgoglito  volle  tessere  il  catalogo  delle 
proprie  ricchezze  ne\V  Enciclopedia  (a),  donde  appariva  il  con- 
tinuato progresso  delle  scienze,  appunto  allora  che  rinnega  vasi 
il  passato  e  si  volea  rompere  la  catena  delle  tradizioni.  Frenata 
la  rivoluzione  ,  i  consoli  di  Francia ,  nell*  anno  X ,  ordinarono 
cbe  l'Istituto  facesse  un  ragguaglio  dei  lavori  finiti  in  ciascuna 
scienza  dopo  il  1789.  Cuvier  e  Delambre,  vasto  intelletto  Pupo, 
spirito  metodico  l'altro,  erano  relatori  per  la  fisica  ;  per  la  stor- 
na e  la  letteratura  antica  l'erudito  Dacier  j  per  le  belle  arti  Le- 
breton  ;  per  la  lingua  e  letteratura  francese  Giuseppe  Chenier, 
gusto  severo  :  le  scienze  morali  n'erano  state  cancellate  (1). 
Napoleone,  cbe  amava  le  scienze  positive  quanto  detestava  filo- 
sofi e  letterati ,  nel  ricevere  (1808)  quella  relazione  disse  :  HO 
voluto  ascoltar  di  bocca  vostra  i  progressi  dello  spirito  urna» 
no  in  questi  ultimi  anni  ,  affinchè  quel  che  voi  avevate  a 
dirmi  fosse  inteso  da  tutte  le  nazioni, 

E  per  verità,  in  nessun  tempo  le  scienze  apersero  Tali  a  sì 
largo  volo.  Dapprima  gli  osservatori  erano  isolati  e  pochi ,  ora 
dappertutto  e  moltissimi;  vedono  sui  luoghi  stessi  ;  comunicano 
fra  sé  per  mezzo  de'  giornali  e  degli  atti  accademici.  Preziosi 
siromenti,  il  gonimetro  riflettore,  bilance  sensibili  alla  milione- 
sima parte  dell' equalità  pesate,  cronometri  da  valutare  un  mil- 
lesimo di  secondo,  procurano  l'esatta  conoscenza  e  misura  dei 
dati  fisici ,  e  fanno  apprezzare  l' accuratezza  degli  sperimenti , 
e  correggere  gli  errori  dei  risultati  ;  lo  sferometro  surroga  il 

(a)  Ma  sì  possono  dir  ricchezze  una  somma  di  cognizioni  avvi»- 
iuppate  di  perniciosi  errori  ? 

(4)  Luigi  Filippo  nel  1840  ordinò  un  ragguaglio  de' progressi 
di  queste,  ma  non/u  compilo, 


MATEMATICA  —  LAGRANGIA  307 

tenso  del  tatto  a  quel  della  vista  negli  oggetti  minuti,  potendo 
dividere  in  ventimila  parti  un1  oncia  di  lunghezza  ;  più  potente 
è  ancora  la  leva  di  contatto;  la  bilancia  di  torsione  di  Coulomb 
misura  a  puntino  i  gradi  d' una  forza  impercettibile  ;  altrettanto 
il  galvanometro  ;  Arago  e  Fresnel  ingegnarono  a  calcolare  i  pò» 
feri  refrattivi  dei  mezzi  trasparenti,  per  via  della  difrazione  ;  il 
pendolo,  approfondito  sotterra  ,  rivelò  la  costruzione  geologica 
degli  strati  ;  il  microscopio  di  Ebrenberg  vivificò  grandissima 
parte  della  materia  ,  trovando  animali  infusorii  silicei  fin  nei 
tripolo  e  nell'  opale. 

Lo  stromento  più  potente  d'analisi,  la  matematica,  insigne- 
mente si  raffinò.  La  discussione  nata  sulla  priorità  delle  sco- 
perte fra  Newton  e  Leibniz  dissociò  i  matematici  continentali 
dagl'inglesi  ,  i  quali  asserivano  impossibile  aggiungere  nulla  a 
Newton  ;  e  interrotto  lo  scambio  di  cognizioni ,  di  sperienze  , 
d'opinioni ,  la  dottrina  delle  flussioni  poco  fu  applicata  ad  ac- 
crescere l'impero  dell'uomo  sovra  le  combinazioni  di  quantità, 
finche  le  opere  dei  grandi  analitici  ilei  continente  vinsero  al  fina 
i  pregiudizi!  nazionali  degU  isolani ,  e  vi  eccitarono  illustri  eul- 
tori. Il  metafisico  Berkeley  al  sistema  delle  flussioni  e  al  prin- 
cipio dei  limiti  oppose  obbiezioni  dedotte  dall'imperfetto  lui* 
goaggio  ;  ma  D* Alembert  mostrò  nel  senso  più  semplice  l' ap- 
plicazione della  teoria  dei  limiti ,  e  assegnò  dogmi  generali  al 
movimento'  de'  solidi  e  de'  liquidi.  Lacroix  riepilogò  e  librò  i 
lavori  di  molti  intorno  al  calcolo  differenziale  ed'  integrale.  La 
metafisica  di  questo  fu  tentata  da  Lhuillier,  col  ricondurne  tut- 
te le  circostanze  alla  considerazione  dei  limiti  ;  infine  Luigi  La- 
grangia  da  Torino  (173&-1813)  die  la  sua  Teorica  delle  fun- 
zioni analitiche. 

Già  di  diciannove  anni ,  esaminando  l' opera  di  Eulero  sugli 
isoperimetri,  rispose  al  desiderio  di  questo,  esibendo  un  meto- 
do di  calcolo  ,  indipendente  da  qualunque  considerazione  geo- 
metrica ;  e  il  teorema  di  esso  intorno  a  una  nuova  proprietà  del 
movimento  dei  corpi  isolati ,  seppe  generalizzare  a  tutti  i  pro- 
blemi di  meccanica  (Principio  della  minima  azione).  Eulero 
proclamò  le  scoperte  del  giovine  suo  emulo ,  alle  quali  die  no- 
me di  Metodo  delle  Variazioni*  Ammirato  allora  da  tutta  Eu- 

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308  MATEMATICA 

ropa  ,  moltiplica  i  lavori  sulle  matematiche  subtimi  :  franco  e 
semplice  ^  filosofo  senza  strepito,  come  Federico  II  il  chiama- 
va, costringe  l' invidia  al  rispetto,  se  non  può  all'  amore.  Nella 
Teorica,  sempre  inlento  a  generalizzare  i  princfpii,  arrivò  alla 
metafisica  delle  funzioni  primitive  e  derivate  ,  tutto  riducendo 
ad  un'  investigazione  algebrica  elementare,  rimovendo  dall'ana- 
lisi ogni  idea  d'infinitesimi,  di  flussioni,  di  limitj,  e  dall'appa- 
rato delle  soluzioni  le  complicate  costruzioni  cbe  nocevano  al- 
l' eleganza  e  uniformità.  Perocché  egli  fu  detto  il  Bacine  de'ma- 
tematici  per  l' eleganza  di  forme  che  associava  alla  generalità 
di  metodo  e  all'  unità  di  concetti  ;  e  il  suo  stile  rimase  classico 
nell'analisi.  Avendo  Gauss  pubblicate  (1801)  le  sue  Ricerche 
d' aritmetica ,  cui  soggiungeva  un  metodo  originale  per  risol- 
vere le  equazioni  di  un  grado  espresso  da  un  numero  primo,  La- 
grangia  ammirandole  ritornò  sui  principii  da  lui  un  tempo  sta- 
biliti per  la  risoluzione  generale  delle  equazioni,  e  rese  la  teo- 
ria del  Tedesco  indipendente  dalle  equazioni  e  dallo  sconcio 
'  delle  radici  ambigue. 

La  storia  delle  matematiche  di  Montucla,  malgrado  varii  er- 
rori e  moltissime  om missioni,  è  bel  monumento;  e  la  prefazio- 
ne contiene  idee  assennatissime.  Gli  svarii  sul  conto  deh?  Italia 
furono  riparati  da  Pietro  Cessali  veronese  (1748-18U) ,  nella 
cui  laboriosa  Storia  deli*  Algebra  affaticano  il  rozzo  stile  eie 
divagazioni. 

Bersene!  (1752  1832),  nella  trigonometria  sferoidale,  svolse 
il  problema  fin  allora  irresoluto  di  trovare  tutte  le  relazioni  pos- 
sibili tra  i  sei  elementi  di  ogni  triangolo  sferoide.  Lorenzo  Ma- 
scheroni bergamasco  ridusse  al  solo  compasso  tutte  le  quistio- 
ni  della  geometria  elementare  ;  col  che  presentò  un  complesso 
di  proposizioni  affatto  nuove  ,  ove  sono  specialmente  notevoli 
quelle  che  si  riferiscono  alla  divisione  del  circolo  (t).  Lodano 
pure  le  sue  ricerche  sull'  equilibrio  delle  volte. 

(1)  Buonaparte,  che,  avido  di  tutte  le  glorie,  s*  era  fatto  iscrive- 
re neir  Istituto  e  lo  frequentava ,  in  Italia  avuto  conoscenza  della 
Geometria  del  compasso,  ancora  ignorata  in  Francia,  si  diverti 
ad  imbarazzare  Lagrangia  coi  curiosi  problemi,  di  cui  quel  libro 
dÀ  sagaci  e  nuove  risoluzioni. 

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MATEMATICA  509 

Perita  il  caso  le  regole  matematiche  arrivarono  a  dominare. 
Già  I'  aveano  tentato  Pascal  e  Fermat  a  proposito  dei  giuochi , 
poi  Huygens,  determinando  le  combinazioni  dietro  all'  analogia. 
Giacomo  Bernoulli  ne  trattò  in  esteso  ;  poi  Laplace  lo  ridusse 
a  calcolo,  applicabile  a  quei  numerosi  oggetti  di  cognizione  che 
eccedono  la  sfera  d' una  certezza  assoluta  ,  e  tra  i  quali  cerca 
le  future  contingenze  ,  la  probabilità  di  tutti  gli  avvenimenti 
strappando  all'  accidente  ,  nome  che  esprime  solo  1'  ignoranza 
delle  cause  o  di  tutti  gli  effetti.  Mediante  dieci  principii ,  vuol 
egli  ragionare  le  speranze  ;  dimostrar  false  certe  illusioni  e 
pregiudizi  volgari ,  massime  ne' giuochi  ;  e  far  vedere  che  la 
prudenza  è  un  calcolo ,  ove  tiensi  conto  anche  di  quelle  parti- 
colarità fuggevoli,  cui  più  non  ricordiamo  dopo  che  determina- 
rono la  scelta.  Fourier  vi  aggiunse  il  computo  delle  condizioni  ' 
d'ineguaglianza.  Condotcet  V  applicò  ai  voti  ne'  giudizi!  crimi- 
nali; altri  al  lotto,  poi  alle  scommesse,  dove  sotligliarono  prin- 
cipalmente gì'  Inglesi  ;  alle  tootine  pei  prestiti  pubblici ,  alle 
annualità  e  ai  vitalizi! ,  alle  elezioni ,  alle  assicurazioni  ;  insom- 
ma, a  quantità  di  problemi  politici  ed  economici. 

A  chi  non  corrono  alla  memoria  i  nomi  d!  Chaucy ,  che  de- 
terminò le  integrali  definite  e  il  modo  di  valersene  per  risolvere 
le  equazioni  algebriche  o  trascendenti  ;  di  Poisson,  che  calcolò 
le  varianti  eie  condizioni  d'integrabilità  delle  forinole  differen- 
ziali ;  di  Gauss,  Babbage,  Fourier  ;  e  degl'italiani  Bordoni,  In- 
ghirami ,  Plana  ?  Prony  (t  755- 1812),  consultato  da  Napoleone 
per  le  grandi  opere  con  cui  segnalava  l'Impero,  molto  fece  per 
l' Italia  ;  lasciò  l' architettura  idraulica  e  le  lezioni  per  la  scuo- 
la politecnica  ;  pel  catasto  dispose  tavole  trigonometriche  ,  cui 
anche  un  mero  operatore  può  applicare.  Wronski,  matematico 
originale  (  introduzione  alla  filosofia  delle  matematiche  ;  fi- 
losofia  della  tecnica  ) ,  pel  primo  posò  il  teorema  .generale  e 
il  problema  finale  'delle  matematiche ,  e  ripose  il  carattere  di- 
stintivo di  questo  nella  certezza  d' un  principio  unico,  trascen- 
dente, assoluto  ;  e  tutta  la  scienza  abbracciò  in  una  unica  leg- 
ge suprema,  da  cui  derivano  tutte  le  possibili  della  generazione 
delle  quantità.  È  questo  il  passo  più  importante  nelle  malema- 


y  Google 


310  GEOMETRIA  DESCRITTIVA  —  DINAMICA 

tiche  dopo  la  scoperta  del  calcolo  infinitesimale  ;  e  sopra  di 
.  esso  è  condotto  il  dizionario  di  Montferrier. 

llonge  ((795) ,  ostinandosi  sul  principio  che  riferisce  a  tre 
coordinate  la  posizione  di  un  punto  dello  spazio,  uscì  inventore 
della  geometria  descrittiva  ;  quella  cioè  che  dalle  note  geome- 
triche conduce  alle  costruzioni  grafiche ,  colle  quali  determina 
le  relazioni  di  posizione  delle  linee  e  superficie  individuate. 
Questa  nuova  lingua  imitativa  dava  la  facoltà  di  scrivere  coll'al- 
gebra  tutti  i  movimenti  immaginabili  nello  spazio ,  e  renderne 
fìsso  lo  spettacolo  cangiante.  Hachette  ordinò  le  lezioni  di  lui , 
e  le  sviluppò  ,  massime  colle  soluzioni  della  piramide  triango- 
lare ,  ridotta  a  pure  costruzioni  geometriche  ;  ed  elevò  la  geo- 
metria descrittiva  a  ricerche  le  quali  pareano  riservate  all'ana- 
lisi sublime. 

Come  dalla  generazione  delle  quantità  geometriche  conside- 
rata nelle  proiezioni  delle  linee ,  era  nata  la  geometria  descrit- 
tiva ,  così  dal  considerarla  nelle  loro  intersecazioni  nacque  la 
geometria  delle  traversali,  dovuta  a  Carnot. 

Il  caso,,  raro  fra'  matematici ,  d' una  disputa  intorno  ai  pria* 
cipii ,  si  vide  all'  entrar  del  secolo  scorso  riguardo  alle  forze 
vive ,  cioè  al  modo  di  valutare  la  forza  dei  corpi  in  movimento. 
Germania,  Italia,  Olanda  stettero  con  Leibniz  e  Bernoulli  ;  l'In- 
ghilterra coi  metodi  antichi  :  e  poiché  entrambi  riuscivano  allo 
atesso ,  polea  giudicarsi  mera  quistione  metafisica ,  e  potersi 
stimar  le  forze  sia  pel  quadrato  delle  velocità  ,  sia  per  le  velo* 
cita  semplici.  D'Alembert  terminò  le  quistioni  sulla  misura  del- 
le forze,  riducendo  le  più  intricate  quistioni  di  dinamica  a  sem- 
plici problemi  di  statica. 

Un  altro  dibattimento  sorse  intorno  al  principio  della  minima 
azione ,  proclamato  da  Maupertuis  ,  e  che  altri  attribuiscono  a 
Leibniz  o  a  Kttnig.  La  meccanica  di  Eulero  è  il  più  elaborato 
complesso  d' investigazione  analitica  che  si  fosse  veduto. 

Del  principio  delle  velocilà  virtuali ,  trovato  da  Galileo  ,  La- 
grangia  mostrò  tutta  la  fecondità,  fabbricando  su  di  esso  la  sua 
Meccanica  analitica  ( \  788),  e  combinatolo  con  quello  di  D'A- 
lembert, e  col  calcolo  deIle<variazioni,  lo  applica  a  tutte  le  cir- 
costanze dell'equilibrio  e  del  moto,  e  ne  riduce  la  teoria  a  for- 

• 


BALISTICA  —  IDROSTATICA  31  1 

nule  generali ,  il  cut  semplice  sviluppo  offra  le  equazioni  oc- 
correnti a  risolvere  i  quesiti  relativi. 

Della  balistica  ,  Belidor  che  pretese  tutti  i  problemi  ridurre 
alla  teorica  della  parabola ,  fu  confutato  da  Beniamino  Robins 
(  A  new  teory  ofgunnery  ,  i  742  )  meglio  calciando  la  resi- 
stenza dell'  aria  (  I  )  ;  al  che  diede  maggior  precisione  Hutton  , 
scaricando  i  cannoni  contro  pendoli  balistici  (1790).  Questo 
problema  delle  tragettorie  fu  de' più  agitati,  come  de'  più  diffi- 
cili ,  e  Bordo  tentò  risolvere  tutti  i  problemi  della  balistica  ,  e 
massime  la  vera  portata  dei  varii  pezzi  de'artiglieria. 

Dopo  che  La  Hire  ebbe  misurata  a  sperienze  la  forza  de1  dif- 
ferenti muscoli,  estesero  le  ricerche  Lambert  e  Coulomb,  dan- 
do la  quantità  d' azione  dell'  uomo  e  de'  cavalli. 

Giacomo  Vaucanson  (1 709- 1 782),  famoso  per  gli  automi,  in- 
ventò e  perfezionò  macchine  per  filare  la  seta.  Gli  operai  lione- 
si,  udito  eh'  e7 pensava  semplificare  il  telajo ,  lo  presero  a  sas- 
si ;  ed  egli  per  vendetta  inventò  una  macchina  che  facea  stoffe 
a  fiorì  ,  mossa  da  un  asino.  È  noto  come  il  problema  fosse  poi 
risolto  da  Jacquard. 

Nell'idrostatica ,  Newton  non  avea  bene  spiegato  il  perchè  ,. 
nell'  acqua  scaricata  da  no  breve  pertugio  al  fondo  di  un  cilin- 
dro ,  il  deflusso  riesca  appena  cinque  ottavi  di  quel  che  dalla 
teoria  risulterebbe.  Studiarono  il  problema  Daniele  Bernoulli , 
D'Alembert,  Eulero,  Lagrangia;  ma  non  pervennero  ad  accor- 
dare il  calcolo  colla  esperienza. 

Meglio  si  riuscì  nell' applicare  i  dogmi  idrostatici  dell'archi- 
tettura  navale.  Duhamel  ne  fé'  stabilire  uua  scuola  in  Francia  ; 
Olivier  perfezionò  ogni  genere  di  tali  costruzioni  ,  cambiò  la 
forma  della  carena  e  la  distribuzione  delle  batterie  nelle  frega- 
te. Nuovi  lumi  vi  recaron  don  Giorgio  Ivan  e  Di  Bouguer  ,  il 
quale,  benché  ignorasse  le  matematiche,  semplificò  le  teoriche 
idrauliche,  e  dimostrò  un  teorema  di  grand1  utilità  sul  centra 
del  galleggiamento  (metacentro).  L' architettura  idraulica  di 
Belidor  è  un  tesoro  di  macchine  e  di  ricerche. 

(1)  Dimostrò  che ,  quando  una  palla  movasi  con  rapidità  mag- 
giore di  411  metri  per  secondo,  le  si  forma  dietro  il  vuoto,  talchi 
dee  vincere  tutta  la  pressione  dell'  atmosfera, 

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312  IDROSTATICA 

Smeaton  sperimentò  l'azione  dei  fluidi  sui  mulini  ;  teoriche 
compile  poi  da  Lagerhjelm  e  Forseltes  (181 1*181  &)•  Quelle  di 
Coulomb  sugli  attriti  furono  accertate  dagli  sperimenti  di  Tred- 
gold  e  dalle  recentissime  del  capitano  Morta.  Bossut  studiò  la 
resistenza  dell1  acqua  nei  canali  ristretti.  La  formula  complica* 
ta  di  Laplace  per  l' attrazione  capillare ,  ultimamente  Ivory  la 
semplificò  ;  e  Pessuti  la  ridusse  intelligibile  anche  agli  appena 
iniziali.  L'anzidetto  Bouguer  ripigliò  la  teorica  delle  elevazioni 
misurate  col  barometro  ;  Deluc  corresse  poi  i  difetti  degli  atro* 
menti ,  e  Ramon  determinò  il  coefficiente  costante ,  che  serba 
il  suo  nome. 

L'Italia  può  gloriarsi  di  buone  applicazioni.  Coli' opera  della 
Natura  dei  fiumi  il  bolognese  Domenico  Guglielmini  portò  in- 
nanzi la  pràtica  della  idrometria,  e  fu  cercato  per  regolare  fiu- 
mi o  decidere  controversie.  Leonardo  Ximenes  siciliano ,  con- 
sultato dai  Veneziani  in  tutti  i  lavori  idraulici ,  fece  a  Firenze 
una  nuova  Raccolta  d*  autori  che  trattarono  del  moto  delle 
acque  (1766}.  Zendrini  bresciano  ,  a  Venezia  suggerì  i  famosi 
murazzi ,  e  parliti  per  migliorare  il  porto  e  l' aria  di  Viareggio 
e  di  Ravenna  ;  e  sostenne  Ferrara  in  una  quistione  dibattutasi* 
ma  con  Bologna  sulla  direzione  del  Reno  :  quistione  cui  molto 
faticò  Eustachio  Manfredi,  poeta  e  astronomo.  I  calcoli  de' suoi 
quattro  volumi  di  efemeridi  sono  dovuti  alle  sue  sorelle  Madda- 
lena e  Teresa.  Antonio  Lecchi  milanese  scrissg  sui  canali  na- 
vigabili ;  nell'  Idrostatica  esaminata  ne'  suoi  principii  (1 76S) , 
l' opera  più  compiuta  di  tal  materia,  evita  i  calcoli  per  attener- 
si alla  pratica.  Anche  Paolo  Frisi  suo  conterraneo ,  che  trattò 
varii  punti  di  matematica  e  astronomia,  molto  s'applicò  all'idro- 
statica e  ai  canali.  I  veneti  Riccati  applicarono  ai  fiumi  e  alla  la- 
guna patria  le  estese  cognizioni  matematiche  ;  in  gara  di  studii 
coi  Bernoulli,  con  Leibniz,  con  Vallisnieri. Giovanni  Poleni,  ve- 
neziano, illustrò  Frontino  De  aquaeductibus ,  e  Vitruvio;  e  fu 
de'  primi  a  trovare  sperimentalmente  le  leggi  dell'efflusso  del- 
l' acqua,  riconobbe  la  contrazione  della  vena,  e  la  relazione  fra 
i  tubi ,  i  fori  e  l' altezza  del  liquido.  In  tali  materie  si  illustra- 
rono poi  Brunacci ,  Fossombroni ,  Tadiui ,  la  cui  teorica  delle 
onde  è  invano  usurpata  dagli  stranieri, 

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ELETTRICITÀ  313 

Uno  di  que*  poteri  universali  che  aooo  esuberantemente  dif- 
fusi nella  materia  quasi  vita  di  essa ,  o  dalla  natura  adoperato 
alle  più  arcane  ed  importanti  sue  operazioni,  è  l'elettrico.  Gli 
antichi  aveano  osservato  che  V  elettrico  o  ambra  strofinata  at- 
trae i  corpi  leggieri ,  e  quindi  li  respinge  :  fenomeno  che  nel 
secolo  XVI  si  conobbe  comune  a  molti  corpi,  e  che  fu  deno- 
minato elettricità.  Ottone  Guerick  e  Hauksbee  (1736)  immagi- 
narono una  macchina  per  eccitarla ,  di  modo  che  se  ne  medi- 
tarono i  fenomeni.  Le  prime  considerazioni  scientifiche  sono 
dovute  a  Stefano  Grey  inglese ,  che  distinse  i  corpi  in  condut- 
tori e  no;  e  vide  che  se  uno  dei  primi  venga  a  contatto  con  al- 
tri siffatti,  L'elettricità  si  dissipai  se  sia  circondato  da  non  con- 
duttori, cioè  isolato,  l'elettricità  passa  per  esso,  qual  che  ne 
sia  la  distanza.  Dasfoy  (t  733).  dimostrò  che  anche  i  conduttori 
possono  elettrizzarsi ,  purché  isolati  ;  v'aggiunse  che  gli  elet- 
trizzati attraggono  gli  altri  è  li  respingono;  e  distinse  l'elettri- 
cità in  vitrea  e  resinosa,  ossia  positiva  e  negativa.  Cuneus,  Mu- 
schenbr oek  e  Àllamand  a  Leida ,  osservando  che  i  corpi  elet- 
trizzati esposti  all'aria  perdono  questa  proprietà ,  immaginaro- 
no (1 746)  che,  se  si  facessero  terminare  da  corpi  elettrici,  pò- 
triano  ricevere  una  carica  maggiore  e  ritenerla ,  e  così  ebbero 
trovato  la  boccia  di  Leida.  Franklin  s' avvide  che  l' elettricità 
è  dissipata  dalle  punte,  e  che  il  fulmine  nasce  dall'accumularsi 
di  essa  nell'atmosfera.  I  quali  due  fatti  combinando,  rese  sen- 
sibile l'elettricità  atmosferica  per  via  di  punte;  inventò  paraful- 
mini; e  allora  i  fenomeni  che  prima  si  manifestavano  solo  in  un 
istante  d'indomabile  intensità,  si  poterono  mansuefare  per  islu- 
diarli  ad  agio,  e  seguire  le  fasi  successive  nel  passaggio  lungo 
i  conduttori. 

Epino  dimostrò  come  le  leggi  dell'equilibrio  dell'elettricità 
possano  sottoporsi  a  rigorosa  investigazione  matematica:  il  Bec- 
caria di  Mondovì  metteva  in  chiaro  le  teoriche  di  «Franklin  com- 
parando l'elettricità  artificiale  e  l' atmosferica,  e  dietro  a  Sym- 
mer  e  Cigna  trattava  delle  atmosfere  elettriche ,  e  di  quella 
che  chiamò  elettricità  vindice.  Più  importante  fu  l'osservazione 
di  lord  Mahon  sui  contraccolpi,  o,  come  dicevano,  fulmini  ter* 
restri.  Coulomb,  costruita  una  dilicatiasima  bilancia  mediante 

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314  *     VOLTA  —  GALVANI 

la  torsione  d'un  filo  metallico,  accertò  tre  verità:  che  le  attra- 
zioni e  ripulsioni  dei  corpi  elettrici  variano  in  ragione  inversa 
del  quadrato  delle  loro  distanze  ;  che  i  corpi  isolati  carichi  di 
elettrico  Io  perdono  secondo  untf  proporzione  ch'egli  determi- 
na; finalmente  che  tutta  l'elettricità  sta  nella  superficie. 

Ciò  i  sapienti  :  frattanto  il  bel  mondo  se  ne  spassava  òome 
d'una  moda  ;  l' irritabilità  balleriana  e  P  elettricità  erano  il  di- 
scorso universale;  tutti  volevano  aver  provato  la  scossa,  diver- 
timento che  ad  alcuni  costò  la  vita;  i  materialisti  se  ne  faceva- 
no arma  per  {spiegare  con  essi  quell'arcano  che  ai  chiama  ani- 
ma (a). 

Però  l'elettricità  pareva  un  de'molti  soggetti  isolati  dal  resto 
della  filosofia,  e  che  non  possono  studiarsi  se  non  nelle  relazio- 
ni sue  interne,  fin  quando  mostrò  altrimenti  Alessandro  Volta 
comasco,  che  riuscì  a  scoperta  suprema  (1745-1826).  Inven- 
tato Velettroforo  perpetuo,  poi  II  condensatore ,  e  un  elettro- 
metro più  squisito,  questi  rivolse  ad  indagare  l'elettricità  atmo- 
sferica, e  come  la  grandine  si  formi  e  le  aurore  boreali  ed  altri 
fenomeni:  ma  esatto  sperimentatore,  non  univa  mente  filosofi- 
ca, tanto  da  stabilire  dottrine  precise  e  pretendere  rigore  ma- 
tematico ;  non  riferì  mal  alla  vera  loro  teorica  l'elettroforo  e  il 
condensatore ,  non  vide  la  causa  vera  dello  svilupparsi ,  o  no, 
dell'elettricità  nell' evaporare  dell'acqua  ;  né  le  sue  ipotesi  ot? 
tennero  la  sanzione  dei  fatti. 

Fra  ciò  Luigi  Galvani  a  Bologoa  (1737-1 795)  avvertì  un  mo- 
to  muscolare  nelle  rane  morte  che  si  trovassero  sotto  l' azione 
d' un  conduttore  elettrico  nell'atto  di  scaricarsi  ;  e  anatomico , 
non  fisico,  si  persuase  esistere  un'elettricità  animale,  differen- 
te dalla  umana  (1).  Il  mondo  credette;  i  materialisti  sperarono 
trovato  l'agente  fisico  onde  i  corpi  esterni  operano  sul  cervel- 
la) Che  povertà  di  argomenti  !  La  irritabilità  e  la  elettricità 
che  hanno  a  fare  col  pensiero  ,  anzi  con  la  ragione ,  innega- 
bile principio  di  una  sostanza  immateriale  ? 

(1)  Gli  sperimenti  fatti  a  Berlino  da  Dubais-Reymond  rinnovano 
ora  sott'  altra  forma  l'elettricità  animale,  e  l'efficacia  della  volon- 
tà sopra  di  essa:  ma  souo  attendibili  ? 

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ELETTRICITÀ  —  MAGNETISMO  315 

Io,  e  svelati  gli  arcani  del  sentire  ;  i  filosofi  crearono  sistemi 
per  ispiegare  il  fatto.  Ma  il  Volta ,  rinnovando  gli  sperimenti , 
dubitò  le  par  ri  animali  non  fossero  che  passive,  su  cui  i  metalli 
operassero  come  stimolo  esteriore.  Varia  i  modi,  rimove  i  mu- 
scoli e  nervi,  e  vi  surroga  de'  feltri,  frapposti  a  dischi  di  rame 
e  di  zinco,  e  n'  ha  i  fenomeni  elettrici  ;  moltiplica  queste  cop- 
pie metalliche,  ed  ecco  la  pila:  lo  stromento  più  poderoso  del- 
l'analisi  chimica.  Volta  soppravvisse  quasi  trentanni  alla  sua 
scoperta  ,  senza  ne  aggiungervi  né  applicarla  ;  ma  intanto  Bit- 
ter, Carlisle,  Davy  la  usavano  a  decompor  V  acqua ,  donde  re* 
stava  incoronata  la  chimica  nuova. 

L' elettricità  è  la  scienza  che  più  rapidamente  progredì.  Le 
imperfette  idee  di  Franklin,  Voi  la,  Saussure,  sull'atmosfera  fu- 
rono compite  da  cultori  più  intelligenti  e  arditi ,  come  Lecoq, 
che  osò  trasportarsi  in  grembo  a  una  nube  grandinosa  *,  e  ve* 
dervi  formarsi  i  ghiaccinoli;  come  Pelthier ,  che  con  perspica- 
cissime osservazioni  mostrò  le  nubi  essere  semplici  conduttori 
isolati  nell'atmosfera,  e  non  la  sola  superficie  di  esse  ma  ogni 
particella  esser  carica  d'elettricità.  Seguendo  il  Volta  ,  Maria- 
nini  sostenne  l'origine  fisico-meccanica  dell'  elettrieismo,  con* 
tro  quelli  che  vi  vedono  un'azione  chimica;  Matteucci  studiò  il 
passaggio  delle  correnti  traverso  i  liquidi  ;  Zamboni  colle  pile 
a  secco  accostossi  al  problema  del  moto  perpetuo.  Giganteggiò 
poi  questa  scienza  quando  entrarono  nel  suo  dominio  i  fenome- 
ni del  magnetismo* 

La  stupenda  azione  direttrice  che  il  globo  esercita  soli'  ago 
calamitato,  fu  studiata  in  ciò  ch'ella  ha  di  più  singolare,  le  de- 
clinazioni e  le  inclinazioni.  Graham  ,  Barlow  e  Ghristie  ne  esa- 
minarono la  variazione  giornaliera,  attribuendola  all'azione  del 
sole.  La  teorica  di  Halley,  che  assomigliava  il  globo  ad  un  gran 
magnete  con  quattro  poli,  due  a  settentrione  e  due  a  mezzodì, 
fu  adottata  da  Hanstein  di  Cristiania,  modificandola  col  dire  che 
uno  dei  poli  nord  ed  uno  dei  poli  sud  sono  più  deboli  degli  al- 
tri, e  uno  dei  poli  nord  gira  intorno  al  polo  della  terra  in  1740 
anni ,  e  l' altro  in  860  ;  dal  che  la  variante  declinazione  del- 
l' ago. 
Avvi  affinità  tra  la  tensione  magnetica  del  globo  e  la  tensio* 

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316  METEOROLOGIA 

ne  elettrica  dell9  atmosfera?  Per  saperlo,  si  osservò  se  una  pila 
carica  tendesse  a  porsi  nel  meridiano  magnetico  :  ma  V  espe- 
rienza non  poteva  riuscire  ,  se  non  lasciandola  scaricarsi  libe- 
ramente. Il  danese  Oersted  vi  si  ostina ,  e  finalmente  accerta 
ohe  la  corrente  elettrica  opera  sull'  ago.  Contemporaneamente 
Arago  e  Davy  (1819)  avvertivano  che  il  filo  conduttore ,  in  at- 
tività, attrae  la  limatura  di  ferro ,  la  quale  cade  appena  inter- 
rotto il  circolo.  Faraday  notò  come  gli  effetti  restassero  modi- 
ficati dalla  postatone  dell'  ago  magnetico  rispetto  al  filo  con* 
duttore ,  e  che  le  attrazioni  e  ripulsioni  erano  prodotte  dall'i- 
stesso  lato  del  filo  metallico,  secondo  trovavasi  più  o  men  vici- 
no al  perno  dell'  ago  ;  di  che  argomentò  il  centro  dell'  azione 
magnetica  non  sedere  all'estremità  dell'  ago,  ma  nel  suo  asse. 
La  capacità  a  conservare  le  proprietà  magnetiche,  che  credeaà 
del  solo  ferro,  si  riscontrò  nel  nikel ,  nel  cobalto 4  nel  titanio; 
poi  Coulomb  e  Arago  dimostrarono  die  qualunque  sostanza  può 
dar  segni  di  virtù  magnetica  in  grado  differente  quando  operi 
come  conduttore  ;  e  dopo  Oersted  possiamo  a  un  mazzo  di  fili 
metallici  qualunque  comunicare ,  colie  correnti  d' induzione , 
tutte  le  proprietà  d'un  magnete.  La  conclusione  fu  che  l'elet- 
trico e  il  magnetico  sono  un  principio  unico,  i  poli  magnetici 
della  terra ^sono  effetti  ài  correnti  elettriche  ;  e  i  fenomeni  di 
polarità ,  d' attrazione  e  repulsione  magnetica ,  si  risolsero  in 
questo  fatto  generale,  che  due  correnti  elettriche  mosse  nella 
medesima  direzione  si  respingono ,  si  attraggono  se  in  con- 
traria. 

La  scienza  dell'elettro-magnetismo,  che  riduce  ad  ano  i  prin- 
cipe dell'  elettricità,  del  galvanismo,  del  magnetico,  fu  amplia- 
ta da  Davy,  Faraday,  Ampère,  Arago,  Chrislie,  Barlow ,  die  il 
magnetico  aveano  sottoposto  a  leggi.  Poi  Seebeck  e  Cumtning 
connetterono  un  altro  imponderabile  coi  molti  fatti  della  ter- 
mo-elettricità e  del  termo-magnetismo  (1816).  Testé  Faraday 
proclamava  l'azione  dell'  elettricità  sulla  luce  j  e  cesi  rimane 
coli'  esperienza  dimostrata  quell'identità  dei  quattro  imponde- 
xabiti,  che  prima  erasi  divinata  ;  e  questi  si  ridurranno  ad  una 
forza  unica,  un'unica  attività  della  materia. 

Arago,  Babbage ,  Herschel,  Barlow  trovarono  che  dischi  di 

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IMPONDERABILI  317 

rame  e  d'altre  sostanze  ,  rapidamente  rotati  sotto  un  ago  ma- 
gnetico, lo  deviano  e  infine  lo  trascinano  con  sé.  Sopra  tal  fat- 
to, diligen  rissimi  sperimentatori  determinarono  la  varia  capa- 
cita  magnetica  de'corpi,  e  se  ne  formò  P  elettro-dinamica  ,  di 
cai  pose  una  bella  teorica  Ampère. 

Ora  si  stabilirono  osservatori!  dappertutto  all'uopo  di  deter- 
minare concordemente  le  perturbazioni  magnetiche,  la  loro  si- 
multaneità ,  la  frequenza  delle  procelle  magnetiche  ,  ed  arri- 
vare alla  causa  di  questo  fenomeno  ,  il  quale  è  un  nuovo  ele- 
mento della  meteorologia  Ài  primo  Congresso  degli  scienziati 
italiani  (Pisa  1840),  Àutinori  mostrò  l'imperfezione  delle  os- 
servazioni meteorologhe  per  difformità  di  stranienti, di  modo 
d'osservare  e  di  linguaggio;  talché  questa  scienza  di  suprema 
importanza  è  la  m^po  progredita  ;  incapace  ancora  di  dar  ra- 
gione né  di  prevedere  i  fenomeni  aerei.  Le  speranze  di  Schubler 
e  Arago.  ridussero  ne'  giusti  limiti  V  influsso  della  luna  sulle 
piogge  e  sul  barometro  ;  e  per  quanto  i  dati  sembrino  vaghi , 
forse  un  di,  combinandone  i  fenomeni  colla  chimica  e  colla  fi- 
sica, si  potranno  preveder  le  meteore!  come  oggi  le  maree  e  le 
stelle  cadenti. 

Così  l'elettricità,  pur  testé  scienza  isolata,  or  si  combinacen 
tutte,  e  quasi  le  predomina.  Che  se  aoche  non  reggesse  la  teo- 
rica elettro-chimica  di  Berzelio ,  la  chimica  deve  moltissimo 
all'  elettricità,  che  appare  come  causa  od  effetto  in  tutti  i  suoi 
accidenti  ;  che  le  rivelò  tanti  corpi  semplici ,  e  le  forze  che 
reggono  i  suoi  fenomeni ,  e  le  affluita.  Quando  ,  un  secolo  fa  , 
lo  studio  dell'elettricità  uscì  dalle  fasce  mediante  la  scoperta 
della  bottiglia  di  Leyden,  chi  avrebbe  preveduto  che  a  questo 
imponderabile  sarebbero  cercati  dalla  meteorologia  la  causa 
de'  grandi  fenomeni  dell'atmosfera  ;  dal  calore  stromenti  squi- 
siti, a  mettere  in  evidenza  leggi  di  suprema  importanza;  dalla 
fisica  molecolare  la  rivelazione  dell'intima  costituzione  dei  cor- 
pi ;  dalla  chimica  (e  teoriche  più  soddisfacenti  e  i  più  poderosi 
mezzi  d'analisi;  dalla  mineralogia  e  dalla  geologia  l'origine  dei 
cristalli  e  delle  rocce;  dalla  fisiologia  la  cognizione  intima  del- 
le forze  che  reggono  la  materia  organica,  e  il  segreto  d'operare 
^su  questa,  quasi  come  sulla  vita  ;  dalla  medicina  un  rimedio  a 

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318     ^  LUCE 

malattie  Incurabili)  dàlia  metallurgia  nuovi  processi','  dalla  mec- 
canica una  forza  indipendente  da  tempo  e  da  spazio?  Nello  sta- 
dio del  calore  offrì  lo  stromeuto  pia  dilicato  per  [scoprire  nei 
raggi  riscaldanti  delle  proprietà  analoghe  a  quelle  dei  lumino- 
si, e  un'eterogeneità  che ,  còtta  in  questi  dall'occhio ,  sfugge 
in  quelli  al  tatto.  Della  luce  eransi  trovate  altre  fonti  nelle  sca- 
riche elettriche,  onde  si  prevedeva  un  mezzo  di  conoscermi 
gito  il  sole,  fonte  naturale.  La  fosforescenza,  mercè  i  lavori  di 
Becquerel ,  venne  a  congiungersi  colla  luce  elettrica.  Il  da- 
gherrotipo volse  l'attenzione  sugli  effetti  chimici  della  luce  ;  e 
ancora  il  galvanometro  fu  Io  strumento  più  alto  a  scoprirne  le 
minime  tracce,  e  ìr  influenza  del  passaggio  della  luce  traverso 
schermi  di  nature  differenti. 

Becquerel  datla  lunga  azione  di  piccolissime  forze  elettriche 
ottenne  cristalli,  che  prima  la  sola  natura  produceva  :  solo  non 
potè  cristallizzarsi  il  carbonio,  che  sarebbe  diamante.  L'idea 
di  spiegare  la  stratificazione  del  globo  mediante  P  elettricità , 
balenò  a  Davy;  e  benché  combattuta,  offre  spiegazione  di  molti 
fenomeni ,  e  principalmente  del  magnetismo  terrestre;  e ,  se 
non  altro,  dei  prodotti  accidentali  che  si  trovano  io  mezzo  alle 
rocce  ignee  e  ai  sedimenti  nettunici. 

Attribuire  a  elettricità  i  fenomeni  fisiologici  indarno  si  è  pre- 
teso. Matteucci  attaccò  i  fenomeni  elettro-fisiologici  soltanto  in- 
direttamente alle  funzioni  dei  nervi  ;  e  piuttosto  come  conse- 
guenza di  azioni  chimiche  e  dell'elevata  temperatura. 

All'idea  dell'emissione  ,  appoggio  della  fisica  dopo  Newton, 
succede  ora  quella  della  vibrazione,  credendosi  diffusa  in  tatto 
l' universo  una  materia  infinitamente  sottile  ed  elastica,  in  cui 
ondeggiano  gli  atomi  della  ponderabile.  Questi  atomi ,  aggrap- 
pandosi sotto  forma  or  solida,  or  liquida,  ora  aerea,  costitui- 
scono i  corpi,  mutuamente  attraendosi,  e  determinando  ondu- 
lazioni più  o  meno  intense  e  rapide  nella  sostanza  eterea.  Ef- 
fetto ne  sono  tutti  i  fenomeni  della  radiazione,  l umica,  calori- 
ca, chimica;  della  dilatazione,  conducibilità,  del  calore  latente 
e  specifico;  tutti  quelli  che  si  connettono  alle  azioni  elettriche, 
chimiche  o  molecolari. 

La  scienza  del  più  bello  e  più  meraviglioso  degli  impondera- 

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CALORICO  319 

Mi  è  da  un  pezzo  la  più  avanzata  delle  fisiche  ,  perchè  la  pia 
indipendente.  Il  dubbio  di  Cartesio,  Eulero ,  Huygens  ,  che  la 
luce  non  venisse  come  un  dardo  dal  corpo  luminoso  al  nostro 
occhio,  ma  fosse  la  vibrazione  d' un  fluido  -universale  siccome 
nel  suono,  ebbe  dimostrazione  da  Young ,  e  si  stabilì  una  scala 
di  colori  come  di  suoni,  risultante  dalla  maggiore  o  minor  agi- 
tazione delle  molecole  incandescenti,  dal  cui  movimento  vivo  è 
prodotto  il  violetto,  dal  lento  il  rosso. 

De9  cristalli  alcuni  rifrangono  il  raggio  una  volta  sola,  come  il 
diamante;  altri  due  volte,  come  il  cristallo  d'Islanda.  Ma  si  pon- 
gano un  soprai'  altro  due  cristalli  d' Islanda,  e  il  raggio  nel  se- 
condo.non  si  rifrangerà  quattro  volte.  Se  la  sezione  principale 
del  secondo  dirigasi  non  da  nord  a  sud,  ma  da  est  a  ovest,  l'ef- 
fetto differisce.  Per  questo  fatto  Malus  assicurava  che  un  rag- 
gio solare  ha  un  polo  nord-sud  e  uno  est-ovest. 

I  raggi,  in  certe  condizioni,  ponno  estinguersi  a  vicenda;  di 
modo  che  due  di  colore  e  rifrangibilità  eguale  ,  cadendo  s' un 
corpo  bianco,  inveGe  di  aumentare  la  luce  V  offuscano  {interfe- 
renza) ;  effetto  non  esplicabile  da  ipotesi  qualsiasi  di  particelle 
materiali,  bensì  dalla  teorica  delle  onde.  Talora  non  si  elidono 
affatto  ,  ma  si  combattono ,  producendo  le  infinite  gradazioni 
delle  bolle  di  sapone  e  del  mattino.  A  tali  stupende  scoperte , 
colla  potenza  del  generalizzare,  e  l'ardimento  dell'  immaginare^ 
arrivarono  Arago  e  Fresnel.  Questo  giovane  ,  sì  presto  rapito 
alla  scienza  ,  ragionò  sulla  quantità  di  luce  riflessa.  Hamilton, 
applicò  un  suo  sistema  alla  teorica  delle  ondulazioni,  arrivando 
a  predire  la  forma  affatto  nuova  che  un  raggio  prenderebbe  in 
date  circostanze.  Arago  trovò  che  il  raggio  riflesso  rion  è  mai 
bianco -come  il  raggio  incidente,  ma  dà  un  colore  o  l' altro,  se- 
condo l'angolo*  so*  tp-  cui  lo  specchio  è  presentato  ;  mezzo  di 
decomporre  la  luce  per  riflessione.  Riconobbe  la  singolare  pro- 
prietà della  tormalina,  che  fende  in  due  parti  qualunque  raggio 
luminoso  V  attraversi.  Se  questo  emana  da  un  corpo  opaco  ,  la 
luce  è  identica  in  quel  doppio  irradiamento  ;  se  -da  uno  gasoso, 
si  riflette  in  due  colori  differenti.  Questo  esperimento  applican- 
do ai  corpi  celesti,  lo  porta  a  indurre  che  le  comete  non  hanno 
luce  propria  ,  e  che  il  aole  è  un  cumulo  di  gas ,  agglomerato 

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320  CALOBICO 

nello  spazio:  fatto  che,  confermandosi,  muterebbe  faccia  alla 
scienza. 

Il  calorico  si  propaga  esso  pure,  come  la  luce,  per  vibrazio- 
ni ;  ha  la  polarizzazione ,  ha  l'  interferenza.  Seebeck  nel  1823 
riuscì  a  mostrare  che  la  semplice  applicazione  del  calore  in 
certi  punti  d'un  circuito  metallico  può  sviluppare  una  corrente 
elettrica.  Becquerel  generalizzò  questo  teorema,  fin  ad  assicu- 
rare che  la  propagazione  del  calore  è  sempre  accompagnata 
da  sviluppo  di  elettricità.  Di  questa  scoperta  faceva  prò'  Leo- 
poldo Nobili  per  lo  studio  isolato  del  calore  ,  e  inventò  la  pila 
termo-elettrica,  più  di  tutti  i  termoscopii  sensibile  alle  impercet- 
tibili differenze  di  calorico.  Macedonio  Melloni ,  perfezionatala, 
nel  calorico  trovò  raggi  di  natura  differente  ;  e  da  certi  corpi 
essere  trasmessi  alcuni  e  intercettati  altri;  e  che,  mentre  il  ca- 
lóre ordinario  propagasi  lentamente  e  per  vie  diverse,  ve  n'ha 
uno  radiante  che  non  si  comunica  per  contatto,  ma  sempre  per 
la  retta  ,  come  la  luce ,  e  istantaneamente  :  incontra  un  vetro  ' 
nero  ?  Io  trapassa  come  la  luce  per  cristallo  limpido  ;  non 
passa  alcuni  verdi  accoppiati  con  uno  strato  d' acqua  ;  l' acqua 
e  V  alcool  gli  lasciano  passaggio ,  ma  decomponendolo  come 
fanno  i  vetri  prismatici  colla  luce  ;  le  lastre  matalliche  terse  lo 
riverberano;  il  nero  fumo  lo  assorbe  ;  la  carta  e  la  neve  riflet- 
tono alcuni,  assorbono  al  tri  jle' suoi  elementi. 

Muniti  di  tali  stromenti,  Becquerel  determinò  il  modo  onde 
il  calore  si  divide  fra  due  corpi  conf ricantisi;  Fourier,  sottopo- 
nendo a  calcolo  fenomeni  del  calorico  fin  allora  creduti  ribelli, 
computò  guanto  tempo  si  volle  perchè  il  globo ,  dallo  stato 
d' incandescenza ,  venisse  alla  presente  solidità ,  conservando 
ancora  il  fuoco  nel  centro;  e  qual  temperatura  risulti  dall' ir- 
radiamento di  tutti  i  corpi  dell'  universo ,  accertando  che  lo 
spazio  entro  cui  la  terra  circuisce  il  sole  è  quaranta  gradi  sotto 
zero;  stabilità  che  spiega  perchè  maggiore  e  più  subitanea  non 
sia  la  varietà  di  caldo  fra  il  giorno  e  la  notte ,  fra  il  verno  e 
l' estate.  Con  ciò  credette  aver  "assicurato  ohe  il  fuoco  centrale 
più  non  eleva  la  temperatura  della  superficie;  determinò  il  ca- 
lore dei  poli,  non  molto  differente  da  quel  degli  spazii  pianeta- 
rii,  e  della  superficie  de1  grandi  pianeti  posti  all'estremità  del 

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CALORICO  —  ASTRONOMIA  52  L 

nostro  sistema  solare,  e  che  Buffon  area  supposti  incandescenti 
ancora  per  raigliaja  d'anni.  Col  termometro  di  contatto  de- 
terminò pe'varii  corpi  il  grado  di  trasmissibilità  del  calore  ; 
e  a  molti  usi  pratici  applicò  la  sua  dottrina.  Altri  studiarono 
la  forma  combinata  del  calorico  ,  o  sviluppata  in  corpi ,  e  la 
condizione  sua  radiante.  Le  teorie  del  calor  latente ,  meglio 
conosciute,  potranno  recare  immensa  economia  nelle  macchine 
a  vapore.  Quelle  del  calore  specifico  furono,  dopo  Lavoisier  e 
Laplace,  estese  da  Crawford,  poi  da  Delaroche  e  Berard ,  Du- 
loog,  Petit,  Avogadro,  per  cui  mercè  fu  messa  in  sodo  questa 
bella  legge,  che  gli  atomi  di  tutti  gli  elementi  chimici  hanno  la 
stessissima  capacità  di  calore. 

La  fisica  molecolare  avea  tratto  dai  fenomeni  del  calore  (di- 
latazione e  calore  specifico),  e  dai  quei  della  luce  (doppia  refrap 
zione  e  polarizzazione) ,  processi  aualitici  importanti.  Ma  pro- 
gressi più  reali  dedusse  dall'  acustica,  quando  Savart  si  servi 
della  percezione  dei  suoni  che  accompagnano  i  movimenti  vi- 
bratorii.  L'unione  sua  coli' elettricità  ,  apparsa  dai  fenomeni 
della  conducibilità  elettrica  e  dal  trasporto  meccanico  di  parti- 
celle operalo  dalle  scariche  e  dalle  robuste  correnti,  fu  accer- 
tata dalle  vibrazioni  che  nei  corpi  solidi  determina  il  passaggio 
delle  correnti  elettriche  discontinue.  Così  van  identificandosi 
i  tre  fluidi  eterei. 

Astronomia. 

L1  astronomia,  unica  scienza  in  cui  gli  antichi  avessero  fatto 
veri  progressi,  e  si  fossero  elevati  a  larghi  e  generali  concetti , 
ora  col  sussidio  delle  matematiche  e  degli  stromenti  ingrandì 
per  modo  che  s'ebbe  a  diresse  di  tutte  le  osservazioni  antece- 
denti perisse  la  memoria,  quelle  fatte  all'osservatorio  di  Green- 
wich  e  dal  solo  Moskelyne  basterebbero  a  ricostruire  compiuta 
la  scienza.  V  osservatorio  inglese  fu  emulato  da  quelli  di  Edim- 
burgo, Cambridge,  Oxford,  Dublino,  Armagh  :  se  ne  eressero 
al  Capo  di  Buona  Speranza,  a  Sidney,  a  Madras,  a  Saul'  Siena, 
al  Capo  Comorin,  donde  potemmo  conoscere  l' emisfero  austra- 
le. Parigi  nel  suo  colloca  personaggi  che  all'  osservazione  dili- 
III.  21 

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322  ASTRONOMIA 

gente  uniscono  vigore  di  analisi  e  di  concezione.  Quelli  di  Bru- 
xelles e  di  Ginevra  crescono  a  paro  dei  migliori.  Oltre  quel  di 
Palermo,  illustrato  da  Piazzi  e  Cacciatori,  Napoli  d'ha  uno,  in- 
signe per  iscoperte,  e  un  altro  sul  Vesuvio.  Né  vanno- senza  lo- 
de quelli  di  Torino ,  Parma,  Milano,  Firenze,  Padova,  Vienna  , 
Altona,  Monaco,  Gottinga,  Amburgo.  I  prussiani  posseggono  te 
finezze  più  squisite,  e  ancor  meglio  quelli  di  Russia.  La  Socie- 
tà Reale  Astronomica,  fondata  a  Londra  nel  1820,  distribuisce 
medaglie,  e  pubblica  una  ricchissima  raccolta. 

Per  conoscere  appuntino  la  parallasse,  cioè  la  differenza  cbe 
nasce  nelP  osservare  i  corpi  celesti  dal  centro  della  terra  o  dal- 
la sua  superficie ,- giovano  le  osservazioni  simultanee  ali1  estre- 
mità d' un  grandissimo  arco  terrestre  :  perciò  Halley  propose 
di  osservare  da  punti  remotissimi  il  passaggio  di  Venere  nel 
1 761  e  nei  69.  S' inviarono  pertanto  astronomi  verso  la  linea  e 
verso  i  poli  ;  e  sebbene  le  osservazioni  di  quel  fenomeno  ,  che 
fu  certo  il  più  atteso  e  meditato ,  per  varii  casi  non  riuscis- 
sero della  voluta  precisione  ,  si  potè  determinare  la  lontanan- 
za media  del  sole  in  82)685,534  miglia  italiane  (miriaraetri 
15,313,980,9710).  Lacaille  fu  mandato  al  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza ad  osservare  la  parallasse  della  luna  ,  mentre  a  Berlino 
V  osservava  Lalande  ;  e  cosi  s1  ebbbe  la  precisa  distanza  di  essa 
dalla  terra.  Questi,  e  La  Gondamine  e  gli  altri  pellegrini  della 
scienza  nel  secolo  passato,  misurarono  il  meridiano,  e  accerta- 
rono la  figura  della  terra.  II.  comodo  de'  governi  fece  $i  esten- 
dessero le  reti  trigonometriche,  e  per  loro  appoggio  si  misuras- 
sero archi  di  meridiano  a  diverse  latitudini.  Maskelyoe  e  Zach 
determinarono  V  attrazione  esercitata  dalle  grandi  montagne; 
Gavendish  la  densità  media  della  terra.  Mairan  spiegò  le  aurore 
boreali  (1754),  e  Lacaille  die  nome  alle  stelle  dell'  emisfero 
australe. 

Dopoché  Bradley  ebbe  trovato  1>  aberrazione  delle  stelle  e 
la  nutazione  della  terra,  parve  tolta  la  possibilità  di  altre  sco- 
perte che  cangino  la  scienza  ,  la  quale  si  ridusse  a  precisarne 
la  verità.  Coli'  estenderne  a  tutta  la  materia  la  legge  neutonia- 
na  di  gravitazione,  mostravasi  che  i  pianeti  non  solo  erano  atti- 
rati dal  sole,  ma  si  attraevano  reciprocamente  ;  onde  gli  astro- 

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ASTRONOMIA  325 

»omi  videro  che  le  curve  di  Keplero  non  basterebbero  mal  a 
rappresentare  a  puntino  i  moti ,  concepiti  regolarissimi  dalla 
astronomia  mitologica,  mentre  una  tanta  complicazione  di  forzo- 
li  perturbava  perpetuamente. 

Halley,  cbe  applicò  le  forinole  neutoniane  a  computare  ven- 
tiquattro delle  comete  più  notevoli,  dimostrò  che  muovonsi  per 
curve  chiuse  e  ricompajono  periodicamente,  ma  v'appariva  una 
variazione  fin  di  due  anni  sovra  settantasei.  Clairaut  istituì  il 
difficile  calcolo  di  queste  perturbaaioni,  e  assegnò  il  tempo  e  il 
luogo  in  cui  apparirebbe  la  cometa  del  1 758,  dopo  i  ritardi  ca- 
gionati dall'attrazione  dei  varii  pianeti;  e,  con  gran  meraviglia, 
indovinando  colla  differenza  di  soli  dodici  giorni ,  ebbe  aperta 
un1  era  nuova  all'  astronomia  (1). 

Se  un  astro,  poniamo  la  luna,  gravitasse  solo  verso  il  centro 
della  terra ,  descriverebbe  un'elissi  :  ma  se  il  sole  pure  V  at- 
tragga, questo  tenderà  ove  ad  aumentare  le  dimensioni  della  pri- 
ma orbita  ,  ove  a  scemarle  ;  e  ne  verrà  tale  una  complicazio- 
ne ,  che  a  prima  vista  parrà  disordine.  Così  sorse  il  Problema 
dei  tre  corpi,  che  Newton  non  aveva  tampoco  tentato  analiti- 
camente ,  e  cbe  fu  la  prima  volta  sciolto  da  Clairaut ,  il  quale 
abbracciò  tutti  i  movimenti  subordinati  della  luna ,  conferman- 
do viepiù  la  semplice  legge  di  gravità,  e  svolgendo  il  principio 
delle  perturbazioni.  Avutone  contezza,  Eulero  ripigliò  le  mede- 
sime investigazioni  con  metodo  differente  e  risultanza  uguale  , 
come  anche  D'Alembert  e  Mayer  e  Simpsoo.  D'Alembert  di- 
mostrò le  idee  di  Newton  sulla  precessione  degli  equinozi! ,  e 
all'  attrazione  ridusse  anche  il  perturbamento  che  Bradley  avea 
scoperto  nella  precessione,  e  l'oscillamento  dell'asse  della  ter- 
ra nel  periodo  di  diciolt'anni,  quanti  appunto  l'intersezione  del- 
V orbita  della  luna  e  dell'eclittica  ne  tiene  a  percorrere  l'intera 
circonferenza. 

(1)  Nel  1773  ,  avendo  Lalande  annunziato  una  cometa  cbe 
s1  avvicinerebbe  alla  terra ,  fu  grande  spavento  per  tutto.  Ciò 
diede  occasione  a  calcolare  gli  effetti  dell' avvicinarsi  d'una 
cometa  12  o  13  mila  leghe  alla  terra,  e  si  pretese  che  prò* 
durrebbé  un  flusso  sì  violento ,  cbe  le  acque  degli  abissi  ma- 
rittimi coprirebbero  le  montagne. 

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324  LAPLACE 

Cosi  il  campo  aperto  da  Newton  fu  conquistato  fino  nelle 
parti  meno  accessibili  da  questi,  da  Lagrangta,  Laplace  e  dagli 
altri ,  che ,  a  proporzióne  dello  estendersi  e  generalizzarsi  dei 
processi  del  calcolo  analitico,  compirono  la  teorica  dell'  attra- 
zione eoli*  esaminar  le  maree,  le  ineguaglianze  lunari ,  il  moto 
delle  comete,  la  figura  precisa  della  terra  :  e  la  legge  dell'  at- 
trazione restò  dimostrata  trionfalmente. 

La  complicazione  dei  moti  celesti  e  delle  forze  che  li  deter- 
minano, era  parsa  tale  a  Newton  e  ad  Eulero,  da  supporre  ne- 
cessario che  una  mano  onnipossente  venisse  tratto  tratto -a  ri- 
pararne i  perturbamenti.  Laplace  (1749-1827)  tolse  invece  a 
chiarirne  l'ordine  inalterabile;  e  che,  fra  l'apparente  scomporsi 
degli  elementi  pi  anelarli,  uno  rimane  costante,  il  grand'assedi 
ciascun1  orbita ,  e  per  coseguenza  il  tempo  della  rivoluzione  di 
ciascun  pianeta  ;  talché  il  peso  universale  basta  a  mantenere  il 
sistema  solare.  Quest'invariabilità  de' movimenti  medii  fu  di* 
mostrala  nella  Meccanica  celeste  (1773)  ;  poi  (1784) ,  che  la 
stabilità  degli  altri  movimenti  del  sistema  veniva  dalla  piccola 
massa  de'  pianeti ,  dalla  debaie  eliitticità  delle  orbite ,  e  dalla 
simile  direzione  nel  circolare  loro  attorno  al  sole.. 

Ldgrangia,  avendo  accertate  le  verità  dinamiche,  fondamento 
del  stetema  analitico  delle  forze,  le  applicò  al  sistema  del  mon- 
do, Inferendone  la  invariabilità  delle  distanze  medie  dei  pianeti. 
Assicurati  i  metodi  d'approssimazione,  potè  dare  una  teoria  ma- 
tematica delle  ineguaglianze  dei  satelliti  di  Giove ,  sino  allora 
conosciute  solo  empiricamente  ;  immaginò  metodi  variati  per 
calcolare  le  perturbazioni  delle  comete,  e  i  movimenti  dei  nodi 
e  delle  inclinazioni  delle  orbite  planetarie.  La  sua  teorica  della 
variazione,  con  cui  avea  riconosciuto  che  il  variar  dell'eccentrici*- 
là  di  Giove  debbe  alterare  il  movimento  dei  satelliti,  applicò  alla 
librazione  della  luna  ;  complesso  difeuomeni  singolari  scoperti 
da  Caiwui,  ohe  mostrava  un  inesplicabile  accordo  fra  elementi 
disparatiisimi ,  sin  quando  Lagrangia  non  seppe  ricondurre 
questo  purea!  peso  universale,  mostrando  la  modificazione  che 
la  luna ^  nel  solidificarsi,  ha  subito  in  grazia  dell'attrazione 
terrestre,  e  spiegò  perchè  quella  volga,  si  può  dire,  sempre  la 
medesima  faccia  a  noi.  Cosi  determinò  lacera  teorica  dell' equa- 

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LALANDE  525 

zi one  secolare  di  quel  satellite,  prodotta  dal  cambiarsi  dell' eo 
centricità  dell'  orbita  della  terra,  sotto  V  azione  de' pianeti  mag- 
giori. Trovò  poi  tal  equazione  secolare  non  darsi  né  in  Giove 
né  in  Saturno;  e  infine  (180$)  introdusse  nella  mecccanica  ce« 
leste  la  funzione  detta  perturbatrice  ,  per  cui  l' analisi  relativa 
a  un  numero  qualunque  di  corpi  resta  ridotta  semplice ,  come 
ne  fosse  considerato  un  solo. 

Lalande  compì  (1722-1807)  il  sistema  perfettamente  mate- 
matico e  dinamico  del  meccanismo  celeste  ;  raccolse  e  combi- 
nò ,  sotto  vaste  generalità ,  quanto  innanzi  a  lui  si  conosceva  ; 
rintracciò  le  remote  conseguenze ,  e  trasse  nel  dominio  del- 
l'analisi  gran  copia  di  verità  tisiche  :  maneggiò  il  calcolo  con 
padronanza  ;  e  de'  suoi  metodi ,  se  afcuni  caddero  d' uso  ,  al- 
tri gioveranno  ancor  lungamente.  Quella  distanza  media  del  so* 
le  dalla  terra,  che  erasi  cercata  con  viaggi  alle  più  remote  re* 
gfoni  per  osservarvi  i  passaggi ,  Lalande  trovò  di  determinarla 
senza  spostarsi ,  mediante  le  perturbazioni  della  luna  ;  nelle 
quali  pure  accertò  gli  effetti  dello  schiacciamento  della  sferoi* 
de  terrestre.  Dalla  luna  ancora  dedusse  argomenti  per  impu- 
gnare il  continuato  raffreddarsi  del  globo  nostro,  che  con  elo- 
quenza gratuita  aveano  supposto  Buffon  e  Bailly ,  e  dimostrò 
che  in  duemila  anni  la  temperatura  media  della  terra  non  va- 
riò della  centesima  parte  d' un  grado. 

Giammai  l'analisi  matematica  non  avea  raggiunto  verità  cosi 
profondamente  avviluppale  nelle  azioni  complesse  d'una  mol- 
titudine di  forze  :  giammai  coli' applicazione  di  regole  inflessi- 
bili flbn  si  era  si  ben  dimostrato  che  la  legge  stessa  di  gravita* 
zione  mantiene  l' ordine  nella  varietà  ;  né  cosi  assicurata  la  sta- 
bilità del  sistema  solare  ,  giacché  le  orbite  oscillano  attorno  ad 
una  posizione  media  ,  e  fin  ai  secoli  più  remoti  le  osservazioni 
dovranno  verificare  la  stabilità  dei  corsi  e  ricorsi ,  asseriti  da 
esso  ne'  pianeti  di  periodi  diuturni. 

Egli  stesso  portò  il  problema  delle  longitudini  a  un  compi- 
mento quale  la  scienza  non  avrebbe  osato  sperare,  né  la  nautica 
creduto  necessario,  riducendo  a  matematica  precisione  le  tante 
perturbazioni  delle  lune  di  Giove.  Mercè  sua  ,  le  maree  assog- 
gettaronsi  a  una  teoria  analitica  ,  dove  per  la  prima  volta  com- 

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326  "  BAJLLT 

pajono  le  condizioni  fisiche  del  problema  ;  talché  i  calcolatori 
poterono,  molti  anni  innanzi ,  predirne  V  ora  e  1'  altezza,  dedu- 
cendola dalle  azioni  attrattive  del  sole  e  della  Iona.  Eppure  nel- 
le meraviglie  del  creato  non  voleva  vedere  una  mano  ordina- 
trice ! 

Come  Montacla  area  fatto  la  storia  delle  matematiche ,  còsi 
Giovanni  Bailly  (1736-1 793)  quella  dell'astronomia.  Nella  orien- 
tale sfrenò  V  immaginazione  ,  e  credette  antichissima  la  india- 
na ,  fondandosi  sopra  una  congiunzione  generale  che  dicerasi 
colà  osservata,  mentre  ora  è  manifesto  che  fu  calcolata  a  ritroso 
e  con  errori.  Nella  moderna  è  imparziale  ;  ma  si  vorrebbe  ve* 
dere  più  nettamente  esposte  le  invenzioni  capitali ,  chiarito  il 
procedimento  graduale.  Piacque  estremamente  a'  suoi  giorni 
per  lo  stile  enfatico  di  moda,  e  pel  calore  che  trae  dal  suo  entu- 
siasmo per  la  scienza. 

Altri  industriavansi  a  preparare  stranienti  indagatori  e  misu- 
ratori. Hall  studiò  la  dispersione  ineguale  della  luce  nei  diversi 
mezzi,  onde  correggere  colla  combinazione  di  vetri  il  colore  al 
foco  degli  obbiettivi  de1  telescopi!;  idea  ridesta  da  Giovanni  Dol- 
lond ,  che  perfezionò  il  telescopio  acromatico.  Rochon  applicò 
il  prisma  ai  cannocchiali  per  decomporre  la  luce  delle  stelle  ; 
è  trovò  come  misurare  esattamente  la  rifrazione  e  difrazione. 
L'invenzione  del  quadrante  di  Halley  nel  1731  aveva  offerto  il 
mezzo  di  far  osservazioni  sulle  navi  ;  Roi ,  Bertoud ,  Harrisson 
preparavano  orologi  squisiti  da  mare;  Giacomo  Fergusson  acoz«- 
zese  trovò  la  ruota  astronomica  per  osservare  le  ecclissi  di  luna 
(  1 7  76).  L' inglese  meccanico  Ramadan  fu  posto  fra  gli  scienziati 
per  la  squisitezza  de'  suoi  stromenti  astronomici. 

I  telescopi  a  riflessione  furono  perfezionati  in  Inghilter- 
ra (1 738-1822)  :  ma  ai  catadriottici  Guglielmo  Herschel  diede 
lina  potenza  inaspettata  ;  e  mentre  prima  non  ingrossavano  a 
più  che  quattrocento  volte,  egli  il  potè  seimila.  Per  anni  interi 
-  non  passava  una  notte  a  letto  ;  sempre  stando  all'  aria,  eh'  ei 
credeva  il  miglior  metodo  per  le  osservazioni  ;  giorni  interi  a 
•  levigare  gli  specchi ,  ricevendo  il  cibo  di  man  di  sua  sorella. 
Nel  1774  cominciò  le  sue  osservazioni  con  un  telescopio  di  venti 
piedi  ;  poi  nell'  87  ne  fini  uno  di  quaranta,  con  quattro  d'aper- 

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ftEBSCHEL  527 

tara ,  per  cui  mezzo  la  nebulosa  d' Orione  sfavilla  di  viva  luce. 

Degl'  istromenti  di  cui  ai  valse  Galileo  ,  nessuno  sorpassò 
P  ampliamone  lineare  di  32  volle.  Huygeus  e  Cassini  la  otten- 
nero di  cento  volte,  portando  la  lunghezza  focale  del  telescopio 
a  otto  metri.  Ànzout  fece  un  obbiettivo  capace  d'ingrandire  di 
seicento  ;  ma  essendo  lungo  novaototto  metri ,  riusciva  diffici- 
lissimo a  maneggiare.  Per  ciò  gli  ottici  preferirono  i  telescopi! 
a  riflessione,  finché  Dollond  costruì  leoti  acromatiche,  che  eoa 
piccole  dimensioni  emulavano  gì',  ingrandimenti  di  quegP  inter- 
minabili obbiettivi.  L'Inghilterra  le  diffuse  per  tutto,  serbando- 
ne privilegio  mercè  del  suo  cristallo  perfetto,  sinché  Fraunhofer 
svizzera  trovò  di  farle  senza  strie  ,  e  così  tale  fabbrica  passò  a 
Mooaco  e  Parigi.  La  maggior  lente  acromatica  conosciuta  ha 
solo  trentotto  centimetri  di  apertura  ;  ma  altri  propongono  far- 
ne perfino  di  un  metro.  Barlow  volle  supplire  alla  difficoltà  di 
avere  grandi  e  nitidi  pezzi  àifiitU  glass,  con  piccole  lenii  riem- 
pite di  fluido  incoloro  e  trasparente.  Giambattista  Amici  mode- 
nese costruì  teleacopii  non  inferiori  a  quelli  di  Herschel ,  e  un 
nuovo,  composto  d' uno  specchio  concavo  e  d' uno  piano  forato 
nel  centro  ;  poi  i  microscopii  a  riflessione  e  camere  lucide.  Le- 
rebourseCauchois  diedero  nuova  perfezione  pgli  stromenti  otti- 
ci :  Arago,  il  quale  seppe  rendere  popolare  una  scienza  che  pa- 
re solo  di  profondi  matematici ,  trovò  ingegnose  macchine  per 
ovviare  gli  errori  prodotti  dall'  irradiazione  nel  calcolare  i  dia- 
metri dei  pianeti  :  Troughion  raffinò  viepiù  i  vantati  stromenti 
di  Ramsden  :  il  francese  Gambey  fece  un  equatoriale ,  con  cui 
si  seguono  esattissimamente  i  moti  celesti. 

Gli  effetti  furono  proporzionati  agli  sforzi ,  in  estensione  se 
non  in  importanza.  Coli'  ajulo  del  circolo  ripetitore  inventato 
da  Borda ,  Delambre  e  Mechaio  tracciarono  l' arco  terrestre  fra 
Dunkerque  e  Barcellona  ;  Biot  e  Arago  lo  prolungarono  fino  allo 
Baleari  ;  gl'Italiani  lungo  tutta  la  penisola  ;  la  Germania  e  l'In- 
ghilterra accertarono  i  punti  trigonometrici  ;  ora  vani  dotti  si 
occupano  della  triangolazione  dell'India.  Esso  Delambre  (1769- 
1822)  propose  di  ricominciare  il  calcolo  di  tutte  le  tavole  astro- 
nomiche ,  e  sulle  sue  sono  ora  computate  le  efemeridi.  Attra- 
verso ai  furori  della  Rivoluzione  e  ai  sospetti  che  scontavano 

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32S  PIANETI  E  ASTEROIDI 

sul  patibolo,  eseguì  la  misura  del  meridiano  per  la  nuova  unità 
di  pesi.  Vecchio,  nella  Storia  dell'astronomia  un)  l'erudizio- 
ne alla  pratica  di  tutta  la  vita ,  per  tradurre  in  linguaggio  mo- 
derno le  operazioni  antiche. 

L' accademia  di  Berlino  invitò  gli  astronomi  più  rinomati  a 
formar  un  compiuto  aliante  celeste,  assegnando  a  ciascuno  una 
delle  24  ore  equatoriali  ;  col  che  si  potette  accertare  la  com- 
parsa o  1* alterazione  d'ogni  astro,  e  avviarsi  a  tanti  nuovi  tro- 
vati. Perocché,  perfezionati  gU  stromenti,  sottoposta  ogni  cosa 
al  calcolo  ,  Il  cielo  parve  premiare  le  fatiche ,  rivelando  altri 
corpi  perduti  nella  sua  immensità.  La  notte  del  13  marzo  1781,: 
Maskelyne  aveva  osservato  una  stella  mobile ,  che  per  alcuni 
mesi  fu  creduta  cometa  ;  finché  la  sua  orbfta  non  disegnandosi 
in  parabola ,  Herschel  accertò  essere  un  pianeta ,  cui  fu  dato  il 
nome  di  Urano. 

Keplero,  guidato  dall'  idea  dell'  armonia  onde  il  Creatore  ha 
disposto  l' universo ,  avea  veduto  i  pianeti  stare  dal  sole  in  di- 
stanze rappresentate  dalla  serie  4,  7,  10,  16,  28,  52,  100  (1). 
Però  mancava  quello  che  sarebbesi  dovuto  collocare  al  numero 
28  ,  fra  Marte  e  Giove.  Or  ecco  Giuseppe  Piazzi  di  Valtellina  , 
dopo  montato  V  Osservatorio  di  Palermo,  e  fatto  fabbricare  da 
Ramsden  non  più  un  quarto  di  circolo  morale  ,  col  quale  pò- 
trebbesi  sbagliare  di  quattro  in  cinque  secondi ,  ma  un  circolo 
intiero,  pei*  cui  assicurarsi  fin  d'un  secondo,  ed  esteso  a  6,748 
il  catalogo  delle  stelle,  nel  primo  giorno  del  180 1  vide  un  pie* 
colo  pianeta  che  chiamò  Cerere  :  un  altro,  Pallade,  fu  avvertito 
a  Brema  da  Olbers  nel  28  marzo  :  poi,  da  Harding,  la  Giunone  . 
i)  2  settembre  1 801,  e  la  Vesta  ai  29  marzo  1807  ;  in  appresso 
l'Aerea,  da  Henke  (8  decembre  184S)  ;  Iride  e  Fiora  e  Vitto- 
ria (13  agosto,  18  ottobre  1847,  13  settembre  1850) ,  da  Hind 
a  Greenwich  ;  Metfs  ,  da  Graham  (  25  aprile  1848)  ;  da  De  Ga- 
sparis  a  Napoli,  Igea,  poi  la  Partenone  (12  aprile  1849, 14  mag- 
gio 1850)  ;  e  un  altro  testé  (2  novembre  1850)  :  ed  ormai  il 
travamento  di  nuovi  asteroidi  non  costa  che  la  fatica  dei  cercar- 
ti) Chi  ne  vuole  le  distanze  in  miglia  italiane ,  moltiplichi 
questi  numeri  per  otto  milioni  e  circa  un  quarto, 

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STELLE  529. 

lì.  Piccolissimi  pianeti ,  colie  orbite  più  degli  altri  inclinate  al 
piano  dell'eclittica,  si  sappose  essere  frantumi  del  grande  che 
dovea  occupare  il  posto  vacante  in  quella  progressione.  Ma  più 
stopi  il  mondo,  allorché  Lererrier ,  nel  1.846  ,  per  mera  forza 
di  calcolo ,  indicò  il  luogo  dove  avrebbe  a  trovarsi  un  pianeta , 
tanto  di  là  da  Urano,  quant'è  Urano  da)  Sole  ;  e  che  ivi  appunto 
fu  riscontrato  dal  prussiano  Galle.  L>  immenso  telescopio  che 
l'irlandese  lord  Rose  prepara  per  proprio  uso  ,  svelerà  nuovi 
abissi  dei  cielo;  e  già  con  esso  le  nebulose  furono  viste  decom- 
porsi in  un'  infinità  di  stelle  distinte. 

Schr&ter  aveva  dato  la  più  esatta  descrizione  della  luna,  e  si 
disputò  dell'  atmosfera  di  quella  ;  altri  si  collocarono  in  essa 
per  dire  i  fenomeni  che  da  quella  ai  vedrebbero  ;  La  Hire  cai* 
colò  che  ,  per  vedervi  una  macchia  grande  come  Parigi ,  basta 
una  lente  che  ingrandisca  cento  volte  ;  per  vedere,  un  corpo  che 
abbia  una  tesa  di  dimensione ,  si  richiede  un  ingrandimento  di 
sessantaroiHr  volte.  Delambre  e  Zach  prepararono  le  migliori  ta- 
vole del  sole.  Herschfel,  prudente  ed  ardito,  scandagliò  primie- 
ro £K  abissi  de' cieli  per  determinare  la  forma  e  i  limiti  dello 
strato  di  stette  di  .cui  fa  parte  il  nostro  mondo.  Rotte  le  barrie- 
re del  cielo  (1)  scoprendo  Urano,  sentì  la  necessità  di  riforma» 
re  le  cognizioni  antiche  intorno  alle  ineguaglianze  e  perturba- 
zioni dei  pianeti  ;  e  meno  per  calcoli  che  per  potenza  di  stra- 
nienti da  lui  composti ,  assicura  che  l' anello  rota  rapidamente 
attorno  a  Saturno ,  e  vi  discerne  i  due  satelliti  interiori  ;  sei  ne 
trova  a  Urano;  lenta  le  stelle  doppie  e  le  nebulose  ;  determina 
i  minimi  diametri  di  Cerere  e  Pallade,  s'affissa  nel  Sole,  e  cre- 
de che  la  luce  non  emani  da  esso,  ma  da  nuvole  fosforiche,  nate 
nella  sua  atmosfera. 

Puzzi,  valendosi  d'un' idèa  di  Galileo,  adottata  da  Herschel , 
osserva  il  piccolo  angolo  formato  tra  una  stella  brillante  e  una 
minore  che  la  accompagna ,  e  dal  variamento  di  apertura  ogni 
sei  mesi  calcola  le  distanze  degli  astri.  Neil'  applicazione  noti 
riuscì  tanto  felice  ;  e  meglio  studiò  l'obliquità  dell'  eclittica  , 
sebbene  l'irregolarità  della  rifrazione  che  il  Sole  prova  dlnve*- 

(1)  Coehrum  perrupù  elauslra,  dice  il  suo  epitaffio  a  Upton. 

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530  STELLE 

no  gì1  impedisse  di  notare  eoo  precisione  i  due  solstttii.  Essa 
rifrazione  fu  poi  sottoposta  a  calcolo  da  Lalande  ,  e  la  sua  for- 
mola  fu  da  Humboldt  e  Delambre  riscontrata  esatta  anche  per 
h  zona  torrida.  Il  milanese  Ortani  precisata  gli  elementi  di  Ura- 
no, e  risolveva  difficoltà  dichiarate  invincibili  da  Eulero,  trovan- 
do tutte  le  relazioni  possibili  fra  i  sei  elementi  di  qualsiasi  trian- 
golo sferoidi  co.  Poisson  calcolò  le  perturbazioni  planetarie.  Pio- 
variabilità  dei  grandi  assi ,  e  la  distribuzione  dell'  elettricità  in 
riposo  alla  superficie  dei  corpi.  Ingbirami  fiorentino,  nelle  efe- 
meridi  dell'  occultarsi  delle  piccole  stelle  sotto  la  luna,  diffici- 
lissimi calcoli  ridusse  a  somme  e  sottrazioni;  metodi  dichiarati 
maraviglisi  dall'accademia  di  Loodra.  Plana,  profondo  analiti- 
co, portando  ben  avanti  le  idee  di  Laplace,  tratta  della  costitu- 
zione atmosferica  della  terra  e  delle  perturbazioni  planetarie,  e 
accerta  le  vicende  lunari. 

Gloriosa  estensione  acquistarono  le  cognizioni  nostre  sovra 
le  forze  primitive  di  tutti  i  corpi,  provando  1'  universalità  della 
legge  d' attrazione.  La  periodicità  domina  tutto  il  sistema  sola- 
re ,  per  quanto  differiscano  la  celerità  di  proiezione  o  la  quan- 
tità di  materia  aggregata  ;  e  fu  accertata  perfino  in  comete  qua- 
rantaquattro volte  più  distanti  che  Urano.  Resta  ad  assicurare 
quel  che  Bessel  asserì,  che  la  forza  attrattiva  non  si  misuri  solo 
dalla  quantità  di  materia,  ma  v'abbia  pure  attrazioni  specifiche, 
non  proporzionate  alla  massa. 

Lalande  portò  le  stelle  osservate  da  diecimila  a  cinquantami- 
la; tremila  altre  ne  aggiunse  Piazzi  ;  Bessel  preparò  gli  elementi 
d'un  catalogo  di  stelle  esteso  fino  all'ottava  grandezza  ,  e  di- 
stribuito per  zone  di  declinazione  ;  sul  che  recarono  maggior 
precisione  i  posteriori.  D' oltre  cencinquanta  stelle ,  qualificate 
per  fisse,  si  determinarono  gli  annui  spostamenti.  Àrgelander, 
astronomo  di  Àbo ,  perfezionò  i  lavori  di  Guglielmo  Heracuel  e 
Prevòt ,  e  calcolò  l' avvicinarsi  del  sistema  solare  alla  costella- 
zione di  Ercole,  il  quale,  come  pure  Va  della  lira  e  la  61*  del 
Cigno ,  reputate  fisse ,  fanno  al  giorno  834  mila  leghe  da  ven- 
ticinque al  grado.  Ducentonovemila  stelle  si  crede  occupino 
il  firmamento  tra  la  P  e  la  9a grandezza;  di  cui  5300  sono  dal- 
la 1*  alla  sesia  grandezza ,  cioè  visibili  a  occhio  nudo.  D'altre 

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STELLE  35  i 

inosservate  per  la  piccolezza  si  scandagliarono  Ye  meraviglie ,  e 
nella  via  lattea  se  ne  stimano  18  milioni  di  telescopiche  ,  di- 
stinte senza  nebulosità  ;  Bond  a  Cambridge  negli  Stati-Uniti,  il 
Miti,  decompose  la  nebulosa  d'Andromeda  in  più  di  150O  pic- 
cole stelle.  Inoltre  le  stelle  cadenti  si  somigliano  ad  un  anello 
d'asteroidi ,  che  probabilmente  taglia  l'orbita  della  terra  ,  e 
moresi  con  una  celerità  planetaria.  La  distanza  d'una  stella  fa 
determinata  al  vero ,  e  non  più  coi  soli  limili ,  di  qua  dei  quali 
non  potrebb'  essere  situata.  Si  spera  riconoscere  l'atmosfera  di 
Venere,  le  macchie  nevóse  di  Marte,  i  venti  periodici  di  Giove, 
Fanello  di  Saturni,  scostato  dal  suo  pianeta  trentaduemila 
chilometri ,  e  largo  quaranlottomila  ;  i  continui  cangiamenti 
di  forma  delie  comete  j  le  montagne  della  luna  (1)  e  i  suoi 
vulcani. 

Né  paghi  d' avere  determinato  appunto  la  massa  del  sole  io 
confronto  della  terra ,  cercasi  quella  dei  soli  di  altri  sistemi , 
che  non  hanno  grandezza  veruna  alle  lenti  più  robuste.  Sulle 
stelle  doppie  studiarono  Herschel  e  Struve,  che  ne  catalogò  ben 
tremilacinquantasette.  Sono  di  colore  diverso  una  dajl'  altra,  e 
la  minore  gira  attorno  alla  più  grande ,  colle  leggi  attrattive 
del  nostro  sistema.  E  forse  tutto  questo  cielo  costellato  non  è 
che  un  grand' anello  di  corpi,  attorno  ad  un  centro  unico,  di- 
stante dal  nostro  sole  500  volte  più  che  non  questo  dalla  terra; 
e  che  potrebb1  essere  una  parte  d'un  sistema  più  vasto,  davanti 
al  quale  si  sgomenta  l'immaginazione.  Herschel  col  suo  stro- 
mento  di  20  e  di  40  piedi  credeva  poter  penetrare  900  0  1800 
volte  la  distanza  che  è  da  Sirio  alla  terra  ;  onde  calcolava  che 
in  un  quarto  d'ora  1 16  mila  stelle  passassero  pel  campo  della 
vista  che  sottendeva  un  angolo  di  15  minuti.  L'intera  volta  del 
cielo  presenterebbe  dunque  più  di  S  bilioni  di  stelle  ;  e  se  eia* 
scuna  è  un  sole,  attorniato  di  pianeti  e  questi  da  satelliti,  qua! 
meravigliosa  vastità  si  offre  all'  uomo  per  ammirare  viepiù  la 
gloria  di  Colui  che  tutto  move  con  leggi  cosi  semplici  ! 

Non  minore  curiosità  eccitano  le  nebulose.  Herschel  padre 

(1)  Già  1093  di  esse  furono  misurate  esattamente  ;  fra  cui  22 
sorpassano  d' altee  za  il  Monbianco  ;  una  elevasi  7000  metri. 

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532  STELLE 

credeva  che  la  luce ,  la  quale  -,  secondo  le  ultime  sparienze  di 
Strare,  fa  quarantunmila  cinquecentodiciotto  miglia  geografiche 
in  un  secondo ,  volesse  più  di  due  milioni  d' anni  per  giungere 
dalle  nebulosità  più  lontane  che  apparissero ,  al  suo  specchio 
di  quaranta  piedi.  Or  in  quella  distanza,  che  appena  la  fantasia 
ardisce  affrontare,  l'astronomo  indaga  il  passato  e  l'avvenire  , 
e  crede  scorgere  nelle  nebulose  di  Orione  e  d'Andromeda  una. 
crescente  intensità'  di  luce  ,  che  indicherebbe  un  aumento  di 
solidità.  Sarebbero  mai  essi  elementi  di  futuri  sistemi  planeta- 
ri! ?  Nuota  forse  nelP  immensità  una  materia  cosmica ,  la  quale 
annularmente  si  condensi ,  e  ne  aieno  piccola  fattura  le  stelle 
cadenti ,  identiche  cogli  erediti ,  e  delle  quali  si  determinò  la 
periodicità  (1)  ;  mentre  in  più  ampia  scala  se  ne  formino  i  pia- 
neti, che  poco  a  poco  s' arrotondino  ,  mostrino  il  nucleo  lumi* 
noso  ,  Infine  perdano  la  nebulosità  ?  Quante  migliaia  di  secoli 
avrebbe  dunque  richiesto  la  formazione  del  mondo  1  e  questa 
andrebbe  tuttodì  continuando ,  e  insieme  la  distruzione  ;  giac- 
ché, anche  dal  tempo  che  si  osserva  il  cielo,  qualche  stella  andò 
smarrita  ;.  e  la  minore  delle  doppie,  di  luce  azzurrognola  o  ver- 
de, forse  è  un  sole  che  s'estingue  o  svapora. 

Problemi  spaventosi ,  a  cui  non  ai  potrà  rispondere  se  non 
dopo  lunghi  secoli  di  precise  osservazioni. 

Cntmica. 

La  chimica,  questa  scienza  delle  leggi  che  riguardano  l'inti- 
ma costituzióne  de'  corpi  ne'  loro  ingredienti,  è  magistero  d' a* 
natisi  per  eccellenza,  onde  è  naturale  che  venisse  tra  l'ultime, 
è  levasse  gran  rumore,  perchè  non  fa  solo  conoscere  una  serie 
di  fatti  nuovi,  ma  un  ordine  nuovo  di  agenti ,  i  quali  hanno  po- 
ti) Massime  dopo  l' osservazione  del  12  al  13  novembre  183$, 
quando  Olmsted  e  Palmer  in  America  videro  una  tal  pioggia  di 
stelle,  che  249,000  ne  contarono  in  0  ore.  Finora  si  conoscono 
i  due  periodi  del  12  novembre  e  del  IO  agosto.  Schreibers  sup- 
pone che  760  aeroliti  cadano  ogni  anno  sulla  superficie  della 
i«rra. 


CHIMICA  333 

féiiza  sa  tutti  i  fatti  conosciuti.  Essa  era  stata  una  raccolta  di 
fatti  senza  legame  e  diretta  a  intenti  stravaganti  fin  quando  Gior- 
gio Stalli  di  Anspacb  introdusse  la  teoria  del  flogistico. 

Le  scuole  limitavansi  ancora  a  soli  quattro  elementi,  ma  que- 
sti non  reggevano  alle  nuove  analisi.  Scheele  ,  speziale -svede- 
se, vero  paragone  dei  modo  di  sperimentare,  ben  undici  nuovi 
acidi  descrisse,  fra  cui  il  prussico:  trovò  il  cloro  (1774) ,  e  lo 
considerò  come  un  acido  muriatico  privo  di  flogistico;  teorica 
combattuta ,  finché  ai  di  nostri  Davy  la  accertò.  Blanck  d' E- 
dìmburgo,  scolaro  di  Cullen  professore  di  Glasgow  che  aveva 
popolarizzato  la  chimica,  studiò  l'acido  carbonico:  Woodward 
séoprl  l'azzurro  di  Prussia  ;  Bergmaun  V  acido  solforico ,  e  le 
aeque  minerali  fittizie.  Fahrenheit  produsse  il  freddo  più  in* 
lenso  versando  spirito  di  nitro  su  ghiaccio  pesto  :  Boerhaave 
avanzò  le  scoperte  sul  fuoco,  il  calere,  la  luce,  l'analisi  vege- 
tale. Molti  li  seguirono,  distruggendo  errori,  riconoscendo  la 
combustibilità  de}  diamante,  il  fosforo,  il  cobalto,  il  nikel ,  il 
manganese,  il  platinò  ,  ajntando  le  arti ,  e  cercando  dare  alla 
chimica  una  forma  scientifica,  cioè  la  sistematica  disposizione 
dei  fatti. 

I  gas  risultanti  da  alcune  ricerche  riportavansi  ali9  aria.  Ma 
Black  trovò  differentiasime  da  questa  le  proprietà  del  gas  delle 
effervescenze  ;  e  dall'assenza  d' aria  fissa  venire  la  causticità 
della  calce  e  degli  ideali.  E  subito  si  volse  l'attenzione  ai  corpi 
aeriformi:  Gavendish  asserisce  che  l'aria  fissa  [gas  acido  car- 
bonico) e  la  infiammabile  [gas  idrogene)  sono  fluidi  specifici  ; 
l' inglese  Priestley  vede  che  Paria  residua  dopo  la  combustio- 
ne, e  quella  che  proviene  dall'acido  nitrico,  sono  affatto  diffe- 
renti (1  ?74),  e  corca  spiegare  la  composizione  dell'  atmosferi- 
ca; Rouelle  sviluppa  il  gas  epatico  (177&),  e  un  anno  appres- 
so trovasi  l'ossigene  ;  Schede  considera .  V  aria  come  mista  di 
questo  e  di  azoto  ,  Gavendish  V  acqua  come  una  combinazione 
d' ossigeae  e  di  idrogene ,  Berthoilet  V  ammoniaca  come  una 
combinazione  d' azoto  e  d' idrogene.  Tutto  ciò  smentiva  la  sco- 
lastica determinazione  di  quattro  elementi,  e  abbatteva  il  siste- 
ma del  flogistico;  Black  scopriva  il  calor  latente ,  che  determi- 
na lo  stato  de'  corpi,  e  non  si  manifesta  che  pel  cambiamento 

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354  LAVOISIER 

di  forma  ;  Bayen  prova ,  colle  obbliate  sperienze  di  Bayle  e  dì 
Rey,  aumentar  di  peso  i  corpi  calcinandosi.  Combinando  que- 
sti due  fatti ,  Lavoisier  (  1 743-94)  ne  deduce  la  teorica  nuova 
della  combustione,  considerata  come  un  fissarsi  dell'ossigena. 
Osservando  la  facilità  con  cui  le  calcinazioni  tornansi  a  stato 
di  metallo,  mediante  una  materia  grassa  o  combustibile,  Stahl 
immaginò  che  principio  della  combustibilità  fosse  una  sostan- 
za particolare  che  chiamò  flogisto,  e  che  supponeva  uscire  dal 
metallo  quando  si  calcina  e  ritornarvi  quando  si  rivivifica.  Di 
due  vie  aperte,  avea  per  caso  scelta  la  fallace;  e  i  seguaci  suoi, 
preoccupati  dal  sistema  e  dai  nomi,  neglessero  le  esatte  deter- 
minazioni di  peso ,  ostinandosi  nel  credere  che  il  flogistico  si 
staccasse  dai  corpi,  benché  dopo  la  combustione  li  trovassero  più 
pesanti.  Lavoisier  riconobbe  essenziali  le  determinazioni  numeri- 
che della  quantità,  essendo  la  chimica  specialmente  una  scienza 
di  quantità,  e  suo  teorema  fondamentale  che  nulla  si  perde,  nul- 
la si  crea  in  natura,  ed  ogni  cangiamento  de' corpi  dipende  da 
aggiunta  o  sottrazione  d'alcun  elemento.  Esaminata  Paria  che  si 
ottiene  da  calci  di  mercurio  senza  carbone  in  vasi  chiusi ,  La- 
voisier la  trovò  respirabile  ,  e  conchiuse  che  la  calcinazione  e 
tutte  le  combustioni  vengono  dal  combinarsi  coi  corpi  quest'a- 
ria eh' è  la-  maggior  porzione  della  respirabile;  e  che  in  parti- 
colare l' aria  6ssa  sia  prodotta  dalla  unione  sua  col  carbone.  La 
qual  idea  accoppiando  colle  scoperte  di  Black  e  di  Wilke  sul 
calor  latente,  considerò  che  il  calore  manifestatosi  nella  com- 
bustione sia  svolto  da  quell'aria  respirabile,  che  dapprima  ere 
occupata  a  mantenere  lo  stato  elastico.  Queste  due  proposizio- 
ni sono  la  gloria  di  Lavoisier  e  il  carattere  della  nuova  teoria 
chimica,  colla  quale  egli,  armato  sempre  di  bilancia,  combattè 
quella  del  flogistico. 

Gavendish  avea  già  trovato  che  la  combustione  dell'aria  in- 
fiammabile produce  dell'  acqua  ;  e  Lavoisier  arriva  a  decompor 
questa  in  aria  infiammabile  e  aria  respirabile  (1) ,  ciò  che  beo 

(1)  Ma  prima  di  Cavendish  la  decomposizione  dell9  acqua  fu  in- 
dicata da  Watt  in  una  lettera  del  26  aprile  1783,  inserita  nelle 
Philosoph.  Transactiom. 

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BEBTHOLLET      ^  555 

presto  conobbe  verificarsi  io  tutti  gli  ossidi.  Così  stabilì  la  rem 
base  chimica,  e  considerò  l'ossigene  pel  principale  elemento, 
classificando  rispetto  a  lui  i  corpi  composti,  e  profittando  dei. 
moltissimi  fatti  rivelati  allora  da  Priestley  e  da  Schede,  per  ispie- 
gare  la  combustione,  la  respirazione,  la  fermentazione.  Secon- 
do lui ,  il  calorico  non  cresce  peso  a  on  corpo,  onde  la  carat- 
terizzò imponderàbile;  e  distinse  il  latente  dal  libero:  i  gas  sono 
vapori  permanenti  ;  i  solidi  sono  liquidi  destituiti  del  calorico 
lateute  :  soggiunse  che  la  respirazione  è  una  vera,  combustio- 
ne operantesi  nel  polmone ,  dalla  quale  deriva  tutto  il  calor 
animale. 

Insieme  con  Guyton  di  Morveau,  sbrattò  la  chimica  dal  ger- 
go scolastico,  mediante  una  nomenclatura  regolare,  ove  le  de- 
finizioni apparivano  identiche  coi  nomi,  così  dando  alla  scienza 
stronfienti  e  lingua  nuova.  Altri  fecero  sul  cloro  ciò  ch'egli  sul- 
l'ossigene;  si  conobbe  meglio  la  composizione  de'corpi  quater- 
nari! chiamati  sali, e  i  rapporti  dei  composti  fra  loro.  Già  Mayor 
[De  spiritu  nitro  aereo  ,  1678)  avea  spiegato  in  maniera  ra- 
gionevole le  unioni  e  decomposizioni  dei  sali  quando  vi  si  ag- 
giunga un  terzo  corpo.  Newton  attribuiva  tale  unióne  all'attra- 
zione fra  gli  atomi;  sul  che  Francesco  Geoffroy  compóse  tavo-1 
le  ,  perfezionate  poi  da  Bergmann  (1783)  ;  finché  al  dì  nostri 
Davy  tali  decomposizioni  ascrisse  all'  elettricità  positiva  o  ne- 
gativa. 

Berthollet  savojardo  (1748-1822) ,  sperimenlator  diligente, 
da  ricerche  sui  prodotti  organici  conchiuse  troppo  in  fretta  che 
le  sostanze  animali  si  distìnguano  dalle  vegetali  per  l' azoto  ; 
conobbe  inesatta  l' opinione  di  Lavoisier  che  l'ossigene  sia  il 
generator  universale  degli  acidi,  essendo  tali  anche  il  cloro  e 
l'acido  prussico;  studiò  i  clorati,  sali  terribili  a  maneggiarsi,  e 
dalla  combinazione  dell'ammoniaca  col  Possi  do  d'argento  otten- 
ne  l'argento  fulminante;  applicala  proprietà  scolorante  del  clo- 
ro-a  imbiancare  le  tele.  Tosto  De  Born  se  ne  valse  per  la  cera, 
Éhaptal  pei  cenci  da  carta  e  per  ripristinare  i  libri  e  le  slampe 
macchiate.  Chaptal  medesimo  riconosceva  la  vera  composizio- 
ne dell'allume,  e  agevolava  la  fabbricazione  di  quesl'  importan- 
te ingrediente:  e  subito,  non  solo  questo ,  ma  gli  acidi  solfori-  ' 

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336  oavy 

co,  nitrico,  muriatico,"  il  sai  di  saturno  ed  altri  preparati  non, 
tennero  più  dall'Inghilterra  e  dall'Olanda,  né  il  rosso  di  robbia 
da  Adrianopoli. 

Darcet ,  cercando  il  miglior  metodo  per  fare  la  porcellana, 
destò  l'analisi  chimica  per  via  del  fuoco,  trovò  che  l'argento  è 
ossidabile  e  volatile,  crebbe  d'assaissimi  la  lista  de'minerali  fu- 
sibili, e  provò  pure  che  il  diamante  si  volatilizza.  Esaminando 
i  Pirenei ,  s' accòrse  che  scemano ,  e  proclamò  che  «  la  storia 
loro  è  quella  di  tutte  le  montagne  della  terra;  per  tutto  ,  den- 
tro e  fuori,  natura  disorganizza  e  ricompooe.  »  Brugnatelli  di 
Pavia  credette  necessario  un  supplemento  alla  teorica  di  La- 
voisier, come  quella  che  non  rendeva  ragione  del  calorico  e 
della  luce  sviluppatisi  in  certe  circostanze,  e  ne  fece  una  teo- 
rica propria,  denominata  termo$sigene. 

La  chimica  allora  divenne  moda:  Lagraogia,  Laplace,  Monge 
staccavano  gli  occhi  dal  cielo  per  meditare  e  crescere  queste 
scoperte:  le  dame  lasciavano  il  passeggio  e  i  circoli  per  cor- 
rere alle  lezioni  di  Fourcroy,  che  divise  questa  scienza  in  ge- 
nerale, filosofica,  meteorologica,  minerale,  vegetale ,  animale, 
medica,  economica,  domestica.  Adopravasj  lo  specchio  conves- 
so per  decomporre  i  metalli  ;  si  cristallizzarono  1'  alcool  e  l'e- 
tere ;  si  studiò  la  capacità  del  calorico  e  la  sua  pressione. 

La  scienza  giganteggiò  quando  si  impadronì  della  pila.  Ni- 
cholson  e  Carlisle  aveano  avvertilo  come  essa  decomponesse 
Pacqua.  Berzelio  e  Hisinger  sottoponendovi  con  sagacia  una  se- 
rie variata  di  sostanze,  avevano  visto  le  saline,  posterei  circo- 
lo di  una  robusta  batteria ,  decomporsi  sempre  in  modo  ,  che 
gli  acidi  erano  portati  verso  il  filo  positivo  ,  e  le  basi  verso  il 
negativo;  e  negli  ossidi,  l'ossigene  dirigersi  all'  estremità  della 
corrente  positiva ,  il  radicale  a  quella  della  negativa.  Al  vedere* 
le  maggiori  affiniti  chimiche  annichilate  dall'  azione  della  pila 
(1778-1829) ,  Davy  ideò  di  adoprarla  sovra  sostanze  fin  allora 
indecomposte,  come  gli  alcali  e  le  terre  ;  indovinandola  poten- 
tissima a  scandagliare  gli  arcani  della  chimica.  Sottomessa  la 
potassa  alla  pila,#  vede  l'ossido  portarsi  al  polo  positivo,  e  ad  ne- 
gativo un  nuovo  metallo  in  globuli  come  quei  del  mercurio  ,  e 
che  nominò  potassio;  talmente  infiammabile)  che ,  per  ardere, 

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DAVY   A  337 

decompone  fin  l'acqua.  E  così  dimostrando  la  vera  composizio- 
ne degli  alcali  e  delle  terre  ,  contro  Lavoisier  convinceva  che 
Possigene  non  è  soltanto  acidificante,  ma  principio  costituente 
di  quelli;  e  gli  ossidi  variate  combinazioni  del  Possigene  con  basi 
metalllche.Ossigene  trovò  anche  nelPossimuriatico  di  Lavoisier, 
che  denomino  cloro,  e  l'acido  muriatico  (idrocloro)  riconobbe 
per  un  idracido.  Solo  1'  ammoniaca  fra  gli  alcali  non  si  risolve 
che  in  idrogene  ed  azoto  :  pure  Davy  sostenne  eh1  essa  chiuda 
un  principio  metallico  analogo  a  quel  degli  altri  alcali  :  anzi , 
avventurandosi  di  là  dalle  barriere  classiche  di  Lavoisier  ,  so- 
spettò che  i  metalli  non  fossero  corpi  semplici ,  ma  risultino 
dall'unione  dell'  idrogene  con  basi  incognite  ;  onde  gli  alcali 
proverrebbero  tutti  d>  combinazioni  di  tali  basi  con  una  certa 
porzione  d'acqua,  e  racchiuderebbero  P  idrogene,  al  pari  del- 
Pammoniaca.  L'avvenire  sentenzierà  se  la  ragione  stia  con  La*/ 
voisier,  alla  cui  teorica  un  sol  fatto  è  ribelle  ;  o  con  Davy,  che 
fonda  la  sua  chimica  su  quell'unica  eccezione. 

Che  se  non  ebbe  la  fortuna  di  qualche  grande  scoperta,  Davy 
spiegò  sagacia  e  perseveranza  nel  verificare,  e  compiere,  e  ri- 
durre a  leggi  naturali  quei  ch'erano  fatti  isolati  ;  e  ne  coochiu- 
se  «  l'affinità  chimica  non  esser  altro  che  l'energia  d'attrazione 
delle  elettricità  opposte.  » 

Nella  Filosofia  chimica  abbattè  la  teorica  di  Lavoisier  (1807) 
sulla  combustione,  mostrando  per  esperienze  risolutive  l'ossi* 
gene  non  esser  unico  principio  della  combustione  ,  ma  prove* 
nire  questa  dalla  intensa  e  mutua  azione  chimica  de'corpi;  che 
anche  altri  corpi  producono  acidi;  né  da  solo  ossigene  può  na- 
scere lo  svolgimento  di  luce  e  calore  nella  combustione.  E  poi- 
ché tutti  i  corpi  di  reciproca  azione  robusta  trovansi  sempre  in 
istati  elettrici  opposti,  inclina  a  credere  che  la  luce  ed  il  calo- 
re sieno  generati  dal  neutralizzarsi  delle  due  elettricità.  Appli* 
co  pure  le  sue  ricerche  alla  geologia,  ed  esaminando  P  acqua  , 
il  gas  e  le  sostanze  bituminose  contenute  nelle  cavità  del  quar- 
zo, assodò  l' ipotesi  plutonista  di  Play  fair  e  Hall.  Le  ostilità  non 
impedirono  fòsse  premiato  dall'Istituto  di  Francia,  né  che  po- 
tesse visitare  i  vulcani  dell' Alvernia  e  del  Napoletano  (1)  ;  e  a 

(1)  A  Parigi  hanno  riso  della  sua  insensibilità  al  bello.  Della 

ni\  *  Digitized^OOgl 


538  *    DAVY 

Napoli  fece  curiose  sperienze  sovra  i  colorì  adoprati  da?  pittori 
antichi,  e  cercò  uà  metodo  di  svolgere  i  papiri  dissepolti ,  che 
però  non  prevalse  all'usato. 

Dalla  scoperta  di  Davy  ,  Berzelio  conchiuse  che  it  carattere 
elettro-chimico  ne*  corpi  ov'  entra  1'  ossigene  non  appartiene  a 
questo,  ma  alla  base;  e  che  il  calore  e  l' ignizione  prodotti  dal- 
la combinazione  chimica,  sono  della  natura  di  quelle  che  pro- 
ducono il  lampo  e  la  scossa  elettrica.  Pertanto  egli  propose  la 
classificazione  chimica  delle  sostanze  in  elettro-negative  (  aci- 
di e  ossigeni)  ed  elettro-positive  (idrogene,  alcali,  basi  salifica- 
bili). In  Egitto  vide  prodursi  il  carbonato  di  soda  dal  decom- 
porsi del  sai  marino  sotto  l'azione  delle  rocce  calcari ,  circon- 
danti i  laghf  del  deserto  (1803).  Dal  che  dedusse  la  sua  statica 
chimica,  ove  sono  assodate  le  leggi  delP  affinità,  sebbene  non 
s'accorgesse  della  stabilità  di  proporzione  nella  più  parte  delle 
combinazioni.  Con  meravigliosa  diligenza  determinò  i  pesi  ato- 
mici de'  varii  elementi  chimici ,  secondato  da  Svedesi  e  Tede- 
schi ,  e  dall'  inglese  Thomson  ,  che  fondò  un  sistema  opposto 
al  suo. 

I  gas  si  trovò  esser  un  caso  particolare  dei  vapori,  dietro  ie 
sperienze  di  Faraday  solla  condensazione  loro,  e  quelle  di  Gay- 
Lussac  e  Dallon  sulle  leggi  della  loro  espansione.  Istruita  da 
Biot  a  valersi  delle  qualità  ottiche  dei  corpi,  mettendo  in  giuo- 
co il  fenomeno  della  polarizzazione  delia  luce,  potè  la  chimica 
sorprendere  modificazioni  non  altrimenti  afferrabili  nella  natu- 
ra de'corpi  e  nella  disposizione  delle  lor  parti  integranti; nuovo 
passo  verso  l'unità  della  scienza.  Haiiy  e  Vauquelin  stabilirono 
V  inlimo  nesso  fra  la  composizione  chimica  e  la  forma  cristal- 
lina ,  ove  Mitscherlich  e  Rose  portarono  l'esattezza. 

Gli  acidi  e  le  basi ,  osceno  ossidi  metallici ,  hanno  somma 
affinità  tra  loro,  e  combinandosi  producono  sali,  in  cui  un  me- 

musica  non  prendea  nessun  diletto.  Vedendo  il  museo  del  Lou- 
vre, allora  il  più  ricco  del  mondo,  esclamò:  Che  magnifica  raccolta 
di  cornici/  e  dinanzi  all' Antinoo;  Che  superba  stalattite/  Invece 
ammirò  il  modello  dell'elefante ,  destinato  pei  monumento  alla 
Bastiglia. 

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CHIMICA  339 

tallo  può  direttamente  prendere  il  posto  dell'altro.  Così,  se  in 
nitrato  d'argento  mettete  una  lamina  di  rame,  questo  si  dissol- 
ve ,  mentre  l'argento  torna  a  stato  metallico ,  e  tutto  il  nitrato 
d'argento  si  trasforma  in  nitrato  di  rame.  Qui  dunque  il  rama 
combinasi  contemporaneamente  coli' ossigene  dell'ossido  d'ar- 
gento e  coli'  acido  nitrico  ;  ma  mentre  il  primo  sale  contiene 
ISSO  parti  d'argento,  il  secondo  contiene  solo  396  di  rame. 
Vuoisi  dunque  molto  meno  rame  che  argento  a  formare  un  sale 
con  pari  quantità  d'ossigene  e  d'acido  nitrico;  fatto  che  s'avvera 
m  molti  altri  casi,  e  dove  trovasi  che  la  capacità  di  saturazione 
ha  rapporti  fissi  per  ciascuno ,  e  variabili  dall'  un  all'  altro.  Lo 
studio  di  questi  rapporti ,  o  come  dicono  equivalenti ,  è  oggi 
vivo,  e  si  valutano  rappresentando  cento  l' ossigene ,  e  riferen- 
dovi gli  altri. 

Il  sassone  Wenzel,  nel  1777  ,  avvertì  comporsi  i  sali  d'  uq 
acido  e  d'una  base,  generalmente  binarli;  e  che  due  sali  potea- 
no  alternare  le  basi  e  gli  acidi  loro  in  modo ,  da  trasformarsi 
esattamente  in  due  altri.  Egli  reputò  particolarità  dei  sali  quel- 
la che  era  la  gran  legge  della  chimica.  Vi  si  badò  dopo  conso- 
lidato il  sistema  di  Lavoisier:  ma  Bertbollet  sosteneva  che  due 
corpi  possono  combinarsi  in  qualsiasi  proporzione  di  1,  2,  3,  4 
o  5  al  più,  senza  intermediario.  A  questa  legge  delle  proporzio- 
ni definite  diede  ampia  generalità  1'  inglese  Dallon  coll'ingegoo- 
sa  teorica  atomica,  da  Gay-Lussac  sostenuta.  Vide  che  un  litro 
d'ossigene  convertiva  in  acqua  due  litri  d' idrogene  :  dietro  al 
quale  indizio  chiarì  che,  ogniqualvolta  due  corpi  gasosi  si  com- 
binano, entra  nella  combinazione  l'egual  volume  di  gas,  o  un^o- 
lume  dell'uno  e  due  dell'  altro ,  o  due  per  quattro ,  m  somma 
sempre  in  rapporti  semplici  di  volume.  E  poiché  ogni  liquido 
può  ridursi  in  vapore,  fu  stabilito  che  gli  equivalenti  de'diversi 
corpi  rappresentavano  volumi  eguali,  o  esattamente  multipli  gli 
uni  degli  altri  :  onde  anche  qui  avremmo  un'  altra  meraviglia 
della  disposizione  del  mondo  in  numero  e  misura.  Solo  il  cloro 
sottrae  va  s4  ;  ma  il  dicembre  I  &45  fu  trovato  della  proporzione 
di  1  :  36. 

Se  i  corpi  combtnaosi  tutti  in  proporzioni  invariabili,  e  nelle 
reazioni  chimiche  un  equivalente  è  rimpiazzato  sempre  esatta- 

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340  GLI  EQUIVALENTI  —  DIMORFISMO 

mente  da  un  altro,  possono  con  facili  calcoli  scoprirsi  altri  nu- 
meri, dacché  siano  conosciuti  alcuni,  dei  quali  perciò  importa 
assai  l'esatta  determinazione.  Dumas  prese  dunque  a  precisare 
V  equivalente  dell'  idrogene  ;  e  con  più  difficoltà,  fino  del  car- 
bonio, sagrificando  molti  diamanti.  Altri  camminarono  la  stessa 
via,  applicando  l'analisi  a  Atti  i  «orpi,  e  venendone  a  scoprire 
i  costituenti  finali  e  le 'distinzioni  capitali  fra  la  materia  organi- 
ca e  1'  inorganica. 

Dulong  e  Petit,  cercando  la  misura  del  calore  specifico  nega- 
rli corpi  semplici,  ossia  la  proporzione  del  calorico,  differente 
a  peso  eguale  ,  che  vuoisi  perchè  la  temperatura  s'alzi  d'un 
grado ,  riconobbero  stare  essa  in  ragione  inversa  dei  pesi  da 
cui  sono  rappresentati  gli  equivalenti:  cioè  un  corpo,  il  cui  equi- 
valente pesali  doppio  d'un  altro, ha  la  metà  meno  di  calore  spe- 
cifico. Faraday  crede  fissa  e  invariabile  la  quantità  di  forza  elet- 
trica necessaria  per  decomporre  corpi  presi  in  quantità  corri- 
spondenti ai  loro  equivalenti. 

Uno  de' fatti  chimici  più  stupèndi  osservati  ultimamente  ,"è  il 
dimorfismo.  Che  due  corpi  d'identica  composizione  [isomeri),  in 
circostanze  simili,  debbano  avere  le  stesse  proprietà  ,  credevasi 
assioma.  Eppure  do  Mettete  al  crogiuolo  una  data  quantità  dV>s- 
Bido  di  cromo,  che  è  verdescuro,  e  riscaldandosi  brillerà  di  viva 
luce  come  divampasse  ;  poi  l' incandescenza  scompare  ,  e  non 
gli  resta  più,  se  non  il  calore  che  trae  dal  fuoco  circostante  ; 
raffreddato ,  eccoloydivenuto  d' un  Jbel  verde  ,  non  più  solubile 
nelP  acido.  Cangiò  dunque  di  proprietà  chimiche  e  fisiche;  ep- 
pure ìa  bilancia  e  l'analisi  non  vi  ritrovano  la  minima  alterazio- 
ne; e  se  lo  tuffate  in  acido  solforico  riscaldato^  ripiglia  lo  stato 
primiero.  Così  il  vetro  ordinario,  tenuto  lungamente  in  fusione 
tranquilla  ,  diviene  opaco,  infusibile ,  duro  a  segno  da  trar  la 
scintilla  dall'acciarino;  eppure  non  si  manifesta  verun  cangia- 
mento. Moltiplicando  l'analisi,  si  venne  certi  che  corpi  egual- 
mente composti  possono  differire  per  durezza,  peso  specifico  , 
azione  sulla  luce.  In  alcuni  si  cangiano  solo  (e  proprietà  fisi- 
che (dimorfi) ,  in  altri  anche  le  chimiche  (isomeri)  .•  cioè  nei 
primi  le  molecole  composte  restano  le  stesse  ,  aggruppandosi 
in  maniera  differente;  nei  secondi  gli  atomi  sono  disposti  diver- 

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CHIMICA  341 

samente  nella  molecola  composta.  Fra  i  dimorfi ,  il  carbonio 
allo  stato  di  diamante  ha  proprietà  diversissime  dal  carbone  : 
il  solfo,  cristallizzato  dalla  natura  o  nel  solfuro  di  carbone,  of- 
fresi  in  forma  d'ottaedri  a  basi  romboidali  ;  lasciato  raffreddare 
adagio  dopo  fuso,  dà  prismi  obliqui  ;  se,  dopo  scaldato  a  cen~ 
cinquanta  gradi,  si  coli  nell'acqua  fredda,  resta  molle,  bruno, 
elastico  ,  trasparente  per  più  giorni  ;  onde  sarebbe  polimorfo. 
Sembra  potersene  dedurre  che  i  corpi  dimorfi  abbiano  la  pro- 
prietà di  combinarsi  permanentemente  cogli  imponderabili;  ma 
oiò  non  polrebb'  essere  anche  degli  altri  corpi  ?  non  potrebbe 
nascer?  da  tale  affinità  la  differenza  di  alcuui  corpi ,  come  del 
platino,  dai  metalli  che  sempre  l'accompagnano?  ài  mòdo  stes- 
so Furano,  che  presenta  tutte  le  reazioni  solite  de'  corpi  sera* 
plici,  fu  testé  riconosciuto  per  un  ossido. 

Luogo  sarebbe  seguire  i  francesi  Vauquelin,  Thénard,  Ampè- 
re; gl'Inglesi  Dalton  e  Wollaston;  i  tedeschi  Wenzel ,  Richter, 
VOhler,  Liebig ,  Mitscherlich  ,  le  cui  scoperte  sublimi  intorno 
alle  sostanze  isomorfe  diedero  la  scossa  alla  teorica  delle  for- 
me primitive,  posta  da  Hatìy. 

Dinanzi  a  tali  fatti,  nascono  dubbii  supremi.  La  natura  si  ser- 
ve di  quattro  forze  distinte  e  d'una  sessantina  di  corpi  semplici 
per  creare  e  modificar  la  materia  ;  quella  natura  cui  basta  la 
forza  di  gravità  per  regolare  i  movimenti  degli  atomi  e  dei  mon- 
di. Possibile  che  essa  abbia  qui  abbandonato  quella  economia 
che  ne  forma  una  delle  meraviglie?  Ripugna  al  sapiente  il  ere* 
derlo,  e  accetta  i  risultati  presenti- come  espressione  de' fatti 
ora  conosciuti,  non  come  l'ultimo  véro.  Quell'unità  che  i  fisici 
riconobbero  negl*  imponderabili ,  r  chimici  tendono  a  trovarla 
anche  nella  materia  ponderabile  (  1  \  ;  e  dopo  che  lo  studio  sul* 
l'ammoniaca  die  un  radicale  nuovo,  molti  si  applicarono  a  de* 
comporre  i  corpi  detti  semplici ,  e  i  risultati  de'  curiosi  furono 
tali  che  anche  la  vera  scienza  ne  dovette  tener  conto. 

Mentre  ammiravasi  la  semplicità  de'rapporti  fra  i  pesi  de'com-  « 
ponenti  nella  natura  minerale ,  non  si  credea  che  veruna  rela- 
zione semplice  esistesse  fra  gli  elementi  delle  combinazioni  or- 

(1)  Esperimenti  di  Proust  e  di  Bontiguj. 

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342  CHIMICA  ORGANICA 

ganiche:  ma  Gievreal  ve  la  dimostrò  nel  suo  insigne  lavoro  sai 
corpi  grassi  d'origine  animale,  assimilandoli  a  sali ,  giacché  la 
base  e  V  acido  sono  composti  ternani ,  che  operano  non  altri- 
menti da  quelli  della  natura  Inorganica.  Davy  provò  l'efficacia 
dell'elettricità  sulla  vegetazione,  altri  quella  della  luce.  I  vege- 
tali, decomponendo  l'acido  carbonico  e  l'acqua ,  fissano  il  car- 
bonio e  l' idrogeno,  e  rigettano  l'ossigene  nell'  atmosfera;  ed  o 
ri  ducendo  l'ossido  d'ammonio,  o  direttamente  togliendo  l'azoto 
all'aria,  si  assimilano  quest'elemento.  L'azoto  e  il  carbonio  di 
cui  vivono  le  piante,  si  trae  dall'atmosfera;  onde  la  fertilità  d'un 
terreno  deriva  da  elementi  inorganici  o  metallici ,  confacenti 
all'una  piuttosto  che  all'altra  pianta.  Studiando  dunque  le  ce* 
neri  d'una,  può  conoscersi  quali  elementi  metallici  debba  pos- 
sedere un  suolo  perchè  essa  vi  prosperi,  quale  rotazione  stabi- 
lirei,  di  quali  ingrassi  a ju tarlo.  Giusto  Liebig  ,  professore  di 
Gressen  ,  applicò  specialmente  la  chimica  organica  all'agricol- 
tura e  fisiologia;  e  crede  l' ingrasso  giovi  perchè  dà  molto  più 
ammoniaca  che  l'aria  ,  e  il  liquido  assai  più  del  solido.  Bous- 
singault ,  ohe  pel  primo  mostrò  come  le  piante  decompongono 
V  acqua  per  fissarne  l' idrogene  ,  arricchì  d' importanti  lavori 
la  chimica  applicata  all'agricoltura;  e  Payen  ed  altri  studiaro- 
no l' amido  ,  la  cellulosa ,  e  la  presenza  delle  materie  azotate 
nei  tessuti  vegetali. 

Alle  misteriose  operazioni  che  si  compiono  sotto  l'influenza 
della  vita,  si  volsero  principalmente  Dumas,  Boussingault  e 
Payen;  e  stabilirono  che  le  materie  ternarie  accumulate  nel  tes- 
suto animale  ,  come  la  pinguedine  e  lo  materie  azotate  neutre 
che  costituiscono  la  trama  dell'organismo  animale,  sono  eia* 
Dorate  dai  vegetali.  Pertanto  il  regno  vegetale  sarebbe  un  im- 
menso apparato  di  riduzione  ,  il  regno  animale  un  apparato  di 
combustione  ;  e  piante  e  bestie  sono  in  certo  modo  aria  con- 
densata. 
,  Così  camminasi  verso  una  portentosa  semplificazione ,  mag- 
giore né' corpi  organici,  che  quantunque  dotati  di  principi i  spe- 
ciali, constano  di  pochissimi  elementi:  carbonio,  ossfgene,  idro- 
gene, azoto  ;  i  quali  combinati  con  al  più  una  dozzina  di  secon- 
darli, portano  immensa  varietà. 

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CHIMICA  345 

Ha  la  natura  donde  attinge  questa  profusione  d' oaaigene  ; 
idrogene,  carbonio ,  azoto  ?  S' esaurirà  essa  ?  o  come  si  rifor- 
nisce ?  e  quando  1'  animale  o  il  vegetale  ricadono  in  materia 
informe,  che  n'avviene  di  tutti  questi  prodotti  della  fila?  A  ta- 
li problemi  s'applicò  Dumas,  ponendo  che  i  vegetali  producono 
i  principi i  immediati,  gli  animali  se  ne  servono  e  li  decompon- 
gono, e  l'atmosfera  è  il  serbatoio  donde  natura  deduce  le  sue 
ricchezze. 

È  l'atmosfera  composta  di  23  parti  d'ossigene  sopra  77 
d'aiolo  in  peso  ,  non  valutando  il  vapore  acqueo  ,  poco  acido 
carbonico  e  poco  gas  di  palude  ;  e  acidenlalmente  qualche 
prodotto  ammoniacale  ,  e  alquanto  acido  azotico ,  che  solvibili 
nell'  acqua  ,  sono  dalle  piogge  portati  nella  terra  che  ingras- 
sano. Le  piante  ,  fra  giorno ,  esalano  dalle  foglie  acqua  e  os- 
sigene  ;  di  notte ,  acqua  e  acido  carbonico ,  oltre  fissare  del- 
l' idrogene ,  ossigene ,  carbonio  ,  azoto  e  poca  cenere ,  col  che 
aumentano  di  peso.  La  terra  dunque  non  serve  che  di  punto 
d' appoggio ,  e  tutta  la  nutrizione  deriva  dagli  elementi  atmo- 
sferici, a  segno  che  alcuni  arbusti  crebbero  e  fiorirono  anche  in 
vetro  polverizzato.  Le  foglie  decompongono  a  freddo  un  de' cor- 
pi più  stabili ,  l'acido  carbonico,  sprigionandone  T ossigene  e 
ritenendo  il  carbonio ,  purché  ajutate  dalla  luce.  L' azoto  poi 
traggono  i  vegetali  in  parte  dall'  aria ,  in  parte  dalle  sostanze 
organiche  m  sfacimento.  Qui  di  nuovo  la  chimica  tocca  ad  un 
de'  puoti  più  importanti  all'  economia  ,  gì'  ingrassi  ;  rilevando 
conoscere  i  foraggi  che  richiedano  men  azoto  dal  concio ,  con 
quelli  pascere  gli  animali,  de' cui  escrementi  rendere  alla  ter- 
ra l' azoto  per  nutrire  le  piante  che  più  ne  bisognano  (1) ,  alle 
quali  cioè  non  basta  quel  dell'  aria ,  ma  il  vogliono  combinato 
con  altri  corpi,  in  istato  di  ammoniaca,  di  ossido  d'ammonio, 
d'acido  azotico,  d' azotato. 

Le  materie  prime  elaborate  dai  vegetali ,  son  dagli  animali 
assimilate  colla  digestione.  Questi  sviluppano  incessantemente 
acido  carbonico  e  acqua,  a  segno  da  potersi  considerare  come 
fornelli  di  carbonio  e  d' idrogene.  Di  là  il  calore  animale  ;  e  al 

(i)  Sperimenti  di  Thaer  e  Bonssiogauit. 

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344  CHIMICA 

fine  d' un  giorno ,  un  uomo  ordinario ,  mediante  la  respira- 
zione, bruciò  dugentottantotto  granirne  di  carbonio  o  dell'equi- 
valente in  idrogene.  Cosi ,  dice  Dumas,  quanto  P  aria  dà  alle 
piante  ,  queste  il  cedono  agli  animali ,  che  lo  restituiscono 
all'  aria  ;  circolo  eterno  in  cui  la  vita  s' agita  e  manifesta ,  ma 
dorè  la  materia  non  fa  che  cangiare  di  posto. 

Se  l' opra  viziante  degli  animali  e  la  purificante  dei  vegetali 
si  squilibrassero,  andrebbe  turbata  V  armonia  della  vita  ;  ma  il 
pericolo  è  sì  lontano  che  eccede  ogni  longevità  calcolabile  (lj. 

(1)  V  atmosfera  è*  al  la  circa  venti  leghe ,  e  pesa  da  5  trilio- 
ni 229,000  bilioni  di  chilogrammi  ;  l' ossigene  pesa  1  trilione 
206,000  bilioni  ;  V  acido  carbonico  2088  bilioni.  0  per  ridurlo 
a  immagini  sensibili,  se  facciansi  dei  cubi  di  rame  di  un  chilo- 
metro il  lato,  581,000  rappresenterebbero  col  peso  l'atmosfera; 
134,000  il  Suo  ossigene;  116  l'acido  carbonico.  Un  uomo  con- 
suma in  un* ora  da  40  granirne  d' ossigene,  o  350  chilogram* 
mi  Tanno,  e  35,000  in  un  secolo.  Suppongasi  la  popolazione 
animale  del  globo  rappresentata  da  4000  milioni  d"  uomini  :  in 
un  secolo  avranno  consumato  120  bilioni  di  chilogrammi  d'ut* 
sigene,  che  sarebbero  15  dei  predetti  cubi,  cioè  una  quantità 
minima,  quand'anche  non 'fosse  restaurata. 

Quanto  all'acido  carbonico,  un  uomo  brucia  ogni  ora  12  grani- 
rne di  carbonio  e  produce  44  granirne  d'  acido  carbonico,  cioè 
circa  un  chilogramma  il  giorno,  e  365  per  anno  :  oide  i  4000 
milioni  d' uomini  in  un  anno  producono  1  bilione  460,000  mi* 
lioni  di  chilogrammi  d' acido  carbonico,  vale  a  dire  1/ 1 430  di 
quel  che  contiene  l' atmosfera*  Si  vorrebbero  dunque  1500  anni 
per  raddoppiare  la  proporzione  presente  dell'  acido  carbonico*  del* 
r  aria,  quand'  anche  il  regno  vegetale  cessasse  dalle  sue  funzioni, 
uè  più  operassero  i  vulcani  che  lanciano  torrenti  d'  acido  car- 
bonico, e  i  fulmini  sotto  i  quali  V  azoto  e  1*  ossigene  dell1  aria 
comb inansi  e  formano  l' acido  azotico,  l' azotato  d'  ammoniaca 
ec.  Questi  riprodurrebbero  la  vegetazione,  come  la  riprodurreb- 
bero i  cadaveri  degli  animali,  morti  per  la  cessazione  di  essa. 
11  calcolo  è  di  Dumas. 


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BUFFO*  345 

Storia  Maturale. 

Da  questi  studi!  venne  a  ricrearsi  quello  della  natura ,  che 
cessò  d'essere  secondario  alle  altre  scienze.  Giorgio  Buffon 
(1707-88),  più  per  favore  che  per  merito  messo  alla  direzione 
del  Giardino  delie  Piante  a  Parigi ,  pensò  farsi  degno  di  quel 
posto  studiando  ;  lo  dispose  non  pia  solo  per  la  medicina  ,  ma 
pel  complèsso  della  scienza,  e  ideò  a  trentacinque  anni  la  sua 
Storia  naturale.  Dapprincipio  puramente  descrittivo,  pia  lar- 
di divenne  zoologista  ;  ma  anatomico  non  mai ,  benché  com- 
prendesse la  necessità  di  comparare  V  interna  struttura  degli 
animali,  e  con  alcuni  suoi  splendidi  concetti  rischiarasse  la  via 
che  doveva  esser  corsa  dal  suo  concittadino  Daubenton.  Questo 
aveva  egli  chiamato  collaboratore  in  campo  si  vasto ,  commet- 
tendogli la  descrizione  delle  particolarità  :  ma  mentre  Dauben- 
ton procedea  sopra  fatti  individuali,  e  quindi  sicuro  da  errori , 
Buffon  tendeva  a  generalizzare  ;  e  quando  non  fosse  sostenuto 
da  spedente,  suppliva  col  vigor  dello  spirito,  prevedendo  quei 
eh'  esso  chiamava  fatti  necessari!.  Maniera  pericolosa  per  chi 
non  abbia  la  forza  d»  abbracciare  tutti  i  rapporti  dell'  universo. 
Bd  errò  in  fatto  sovente  :  crede  alla  generazione  spontanea  ; 
sprezza  i  metodi  perchè  non  li  conosce,  e  «  vero  metodo  (  di- 
ceva) è  la  descrizione  compiuta  e  la  storia  esatta  d' ogni  cosa 
in  particolare  ;  »  e  ',  in  conseguenza ,  descriveva  un  individuo 
dopo  l'altro  :  censura  la  classificazione  di  Linneo,  dedotta  da- 
gli oggetti  stessi  ;  mentr'  egli ,  senza  conoscere  le  particolari- 
tà, s'accontenta  a  classi  generali  e  arbitrarie;  animali  serventi 
all'  uomo  ,  animali  selvatici  europei,  animali  forestieri. 

Maturata  la  sua  intelligenza  ,  conobbe  le  uguaglianze  e  dis- 
parità ,  e  la  mirabile  uniformità  della  natura  ,  la  graduazione 
nelle  varietà ,  il  successivo  perfezionamento  della  specie ,  e  la 
preminenza  relativa  dei  differenti  organi  nelle  varie  specie:  ma 
gli  si  rinfaccia. quel  modo  vago  di  filosofare,  senza  calcoli 
uè  sperienze ,  e  dietro  teoriche  prestabilite  ;  dissimulando  le 
difficoltà  sotto  la  maestosa  circospezione  delle  parole.  Il  merito 
che  la  posterità  gli  riconosce,  è  d'aver  fondato  la  parte  storica 

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346  LINNEO 

e  descritti? a  della  scienza  :  quel  che  fra'  contemporanei  gli  ac- 
quistò ammirazione,  fa  Io  stile  pittoresco,  e  l'enfasi  che  allora 
sottentrava  alla  bella  semplicità  ;  e  dicono  che  innanzi  scrivere 
egli  si  mettesse  io  abito  di  gala.  Un  solo  viaggio  egli  fece,  onde 
scarse  in  lui  le  ispirazioni  grandiose  ;  e  tutto  v'_è  contornato 
come  nel  giardino  botanico.  Animato  dall'  orgoglio  e  sostenuto 
dalla  pazienza  ,  non  avrebbe  voluto  affrontare  i  materialisti,  di- 
spensieri della  lode; onde  evitò  ogni  soprumana  meditazione  del 
creato  ;  impugna  le  cause  finali  ;  tutto  vede  operarsi  fortuita- 
mente :  se  non  che,  invece  di  caso ,  egli  fece  scialacquo  delle 
parole  di  attrazione  e  natura.  E  per  la  materialità  piacque  la 
sua  teoria  della  terra  :  una  cometa  urtando  il  sole  t  ne  stacca 
dei  pezzi  incandescenti  che  sono  i  pianeti ,  i  quali  a  grado  a 
grado  si  raffreddano  ;  esseri  organizzati  nascono  suUa  loro  su- 
perficie a  misura  che  se  ne  modera  la  temperatura,  e  tutto  ciò 
in  migliaja  di  secoli.  Altrettanto  vale  l'altra  sua  ipotesi  della 
generazione  fondata  su  molecole  organiche  :  teorie  repugnanti 
ai  primi  elementi  scientifici  ;  eppur  sembrarono  il  più  splendi- 
do risultamene  del  neutonianismo  ,  la  più  chiara  spiegazione 
della  geologia  ,  la  più  forte  objezione  alla  Genesi.  Anche  senza 
tal  lenocinio ,  ad  un  secolo  di  gusto  e  di  scienza  dovevano  pia- 
cere questa  letteraria  esposizione  di  fatti  immensi,  queste  epo- 
che della  natura  antestorica,  quel  divinamento  ardito  che  trae- 
va a  riflettere,  ed  a  riunire  fenomeni,  in  apparenza  disparati. 

Sì  Buffon  che  Carlo  Linneo  nacquero  il*  1 707  ,  ma  questi  in 
povero  villaggio  dell'inerudita  Svezia,  quegli  di  nobile  e  ricca 
famiglia  borgognona,  nella  Francia  di  Luigi  XIV  :  Linneo  fu  co- 
stretto a  fare  scarpe  e  lottare  contro  lunghe  traversie  ;  Buffon 
non  ebbe  che  a  resistere  alle  seduzioni  di  una  vita  molle  e  in- 
fingarda. Linneo  paziente  e  sagace  nella  ricerca  dei  fatti,  quan- 
to ingegnoso  a  coordinarli,  preciso  e  rigoroso  nell'esposizione, 
fin  a  rifiutare  ogn'  altra  eleganza  che  quella  proveniente  dalla 
semplicità  dei  mezzi  e  dalla  elevazione  delle  idee  ;  cauto  nelle 
deduzioni ,  procedendo  sempre  sopra  fatti  positivi  e  ragiona* 
menti  rigorosi  ;  sapendo  creare  ipotesi  verosimili,  senza  scam- 
biarle per  verità  assolute  ;  valutando  al  vero  ogni  fatto ,  ogni 
idea ,  ogni  generalità  ;  non  isdegnaodo  seguitar  pazientemente 

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347 

te  minuzie  per  lanciarsi  ne' campi  più  elevati  della  scienxa.  Buf- 
fon è  non  meno  ingegnose,  ma  in  altro  ordine  d' idee  :  non  cer- 
ca tanto  creare  e  moltiplicare  da  sé  i  fatti  d'osservazione,  quan- 
to cogliere  tutte  le  conseguenze,  e  sovra  una  base  in  apparenza 
angusta  eleva  un  edifizio  grandioso  :  a  particolarità  tecniche  e 
divisioni  sistematiche  non  s' arresta  ,  e  avventurandosi  per  in- 
cogniti sparii,  travia  talora,  ma  sa  dagli  errori  trarre  la  verità; 
non  finisce  nulla,  ma  tutto  comincia.  Linneo,  prima  di  riformar 
le  idee,  riformò  il  linguaggio,  dando  una  nomenclatura  chiara 
e  semplice,  deve  il  genere  è  indicato  col  nome,  e  coll'aggettivo 
h  specie.  Oltre  denominare  i  vegetabili ,  occorreva  un  modo 
semplice  e  comodo  di  trovar  il  nome  df  una  pianta  descritta,  e 
di  classificare  un  vegetabile  nuovo  :  al  che  egli  servi  col  siste- 
ma sessuale  ;  sistema  artificiale  che  egli  stesso  confessava  non 
esser  quello  della  natura,  scopo  della  scienza;  ma  eccitò  tanta 
maraviglia  ,  che  nessuno  avverti  come  posasse  sovra  principii 
differenti  la  classificazione  zoologica.  La  zoologia  è  tale  da  non 
esser  più  distrutta  ;  e  quella  che  nel  1797  fu  stabilita  e  nel 
1816  compiuta  da  Geoffroy  Saint-Hilaire  e  da  Cuvier ,  non  fe> 
che  rettificarla  e  svilupparla  :  al  contrario,  prima  che  il  secolo 
finisse,  era  soppiantato  il  suo  sistema  di  botanica. 

Già  nel  1 7S8  Bernardo  di  Jussieu  piantava  al  Trìanon  un  giar- 
dino, ove  le  piante  erano  classificate  secondo  le  affinila  natura- 
li, cercando  il  problema  finale  ;  poi  suo  nipote  Lorenzo  pubbli- 
cava i  Generi  delle  piante  (1 789),  applicando  il  metodo  dello 
zio  a  tutto  il  regno  vegetale,  ponendo  il  valore  dei  caratteri  nel 
grado  d' importanza  e  di  generalità  degli  organi  donde  sono 
tratti ,  e  combinò  questo  valore  de'  caratteri  col  loro  numero . 
Michele  Adanson  di  Aix  (1727-1806)  ,  allievo  di  Jussieu  e  di 
Reaumnr,  fé' la  Storia  naturale  del  Senegal,  donde  avea  por* 
tate  carte  e  vocabolari  ;  die  la  prima  esatta  descrizione  del 
baobab ,  creduto  fin  allora  favola  ,  e  degli  alberi  della  gomma 
arabica.  Le  Famiglie  delle  piante  dispose  con  sistema  oppo- 
sto a  quel  di  Linneo ,  fondandosi  sopra  l' osservazione  ,  non  di 
alcuni  caratteri,  ma  dell1  insieme  ;  e  ben  tosto  soccórse  di  po- 
ter applicarlo  a  tutti  gli  esseri,  e  formare  un'  enciclopedia  del- 
la natura.  Presentò  dunque  all'Accademia  (1 775)  il  divisamente 

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348  BOTANICA 

dell'  opera  sua ,  che  in  ventisette  volumi  dovea  racchiudere 
■  V  ordine  universale  della  natura ,  o  metodo  naturale ,  com- 
prendente tutti  gli  esseri  conosciuti ,  le  loro  qualità  materiali, 
e  facoltà  spirituali  ,  e  dei  loro  rapporti.  »  V  ammirarono ,  e 
giudicarono  1'  impresa  impossibile  ad  un  uomo  solo  ;  onde  ri- 
mase co'  suoi  progetti ,  povero  perchè  solo  intento  a  questi  :  e 
allorché  il  nuovo  Istituto  nazionale  l'invitò  nel  suo  seno,  rispo- 
se non  potervi  andare  perchè  non  aveva  scarpe. 

Carlo  Bonnet  (1 720-1 793) ,  credendo  che  nulla  si  opera  per 
salto  in  natura,  cercò  il  concatenamento  degli  esseri ,  ma  pre- 
tese trovarlo  in  forme  apparenti ,  amiche  in  quei  passaggi  di 
cui  natura  si  riservò  il  secreto. 

Alla  fine  del  secolo  la  botanica  era  studiata  con  passione  ; 
fiori  e  piante  di  lontane  latitudini ,  e  massime  dell'Australia  y 
arricchivano  i  giardini  e  le  selve  nostre  ;  e  all'  arrivo  d' un  ar- 
busto o  d' un  fiore  festeggiavasì  quanto  un  tempo  per  i  galeoni 
dell'oro  messicano.  In  Inghilterra  grandi  e  ricchi  si  piacquero 
di  questa  scienza  ;  la  Società  Linneana  vi  si  mostrò  non  inde* 
gaa  di  tal  nome  ;  e  Giacomo  Eduardo  Smith,  presidente  di  essa, 
trovò  molte  specie  nuove,  molte  più  Guglielmo  Acton.  Il  tede* 
sco  Giovanni  Godwig,  primo  dopo  il  nostro  Micheli ,  riconobbe 
gli  organi  sessuali  delle  crittogame;  Guglielmo  Roth  quei  delle 
crittogame  aquatiche  ;  Federico  Bottinami  quei  delle  alghe,  di 
cui  una  storia  comptutaiu  data  dallo  svedese  Acario.  Boston  e 
Dickson  estesero  la  cognizione  delle  crittogame  ;  lo  spagouolo 
Cavanilles  die  un  lavoro  immortale  sulle  monadelfie,  e  applicò 
il  filo  micrometrico  d' un  fortissimo  telescopio  a  osservar  gli 
sviluppi  così  rapidi  d'  un'  agave  americana.  S' applicò  poi  la 
rinnovata  chimica  alla  botanica,  e  Priestley ,  Seoebier  ,  Ingen- 
bous,  Teodoro  Saussure,  Crell,  Lavoisier,  Duhatnel,  con  espe- 
rienze concatenate  spiegavano  la  respirazione  delle  foglie ,  e 
come  aggiunga  alla  pianta  la  massa  di  carbonio  che  sottrae  al- 
l' atmosfera.  Desfontaines  fece  la  fecondissima  scoperta ,  che  i 
nuovi  strati  si  aggiungono  fra  il  vecchio  legno  e  la  scorza  ;  men- 
tre Dupetit-Thouars  sosteneva  che  l'aumento  si  faccia  in  senso 
verticale,  e  il  germe  ne  sia  il  bottone,  vero  individuo  che  spin- 
ge le  radici  proprie  fin  a  quelle  della  pianta.  Altri  dappoi  stu~ 

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METAMORFOSI  549 

diavano  V  organizzazione  delie  piante  ;  e  Schulze  vorrebbe  ma* 
strar  analoghe  l'impulsione  circolatoria  dei  liquidi  nelle  piante, 
e  il  sistema  nervoso  centrale  degli  animali  superiori.  Importanti 
monografìe  e  la  geografia  vegetale ,  e  pazienti  e  acute  indagini 
eterneranno  i  nomi  di  Schow  ,  di  Braun  ,  di  Morren  ,  di  Mori*. 
Ormai  Eodlicher  e  Rftmer  sommano  a  160,000  le  piante  esi- 
stenti sai  globo,  di  cui  95,000  sono  descritte. 

Era  riservato  a  un  poeta  V  additare  le  leggi  intime  dell7  or- 
ganizzazione degli  esseri.  Giube  asserì  che  la  foglia  è  V  unico 
organo  fondamentale,  e  sue  modificazioni  le  brattee,  il  calice  , 
la  corolla  ,  gli  stami,  il  pistillo.  Ài  momento  della  germinazio- 
ne ,  la  più  parte  de' vegetali  prestano  due  cotiledoni ,  che  de- 
stinati a  nutrire  la  pianta  ,  presto  scompajono  ;  ma  gli  organi 
cbe  poi  si  sviluppano  con  tanta  varietà,  non  sono  che  essi  coti- 
ledoni trasformati.  Prima  spiegansi  in  faglie ,  disposte  lungo  il 
gambo  ;  e  a  maniera  di  polmoni,  aspirano  V  aria  che  modifica  i 
succhi  distribuiti  nel  loro  interno:  ma  ben  prestola  generazio- 
ne di  foglie  s1  arresta ,  ne  diminuisce  il  volume,  cootraggousf, 
e  si  presentano  come  foglioline  più  piccole,  dette  brattee.  Que- 
ste, or  isolate,  ora  in  circolo,  modifìcansi,  formando  il  calice  : 
poi  ne  vengono  i  petali  della  corolla,  alcuni  de' quali  riduconsi 
in  stanai  :  perfino  il  pistillo  è  una  nuova  metamorfosi  dèlia  fo- 
glia ;  indi  ingrossato  costituisce  il  frutto  :  in  fine  nel  seme  l'em- 
brione ricingesi  di  stretti  viluppi ,  che  per  GtHhe  sono  ancora 
foglie  modificate. 01  tre  questa  metamorfosi  progressiva,  ne  di- 
stingue una  retrograda,  che  in  realtà  non  è  se  non  la  mancan- 
za di  metamorfosi. Nessuno  gli  badava,  finché  Agostino  De  Can- 
dolle  di  Ginevra  dimostrò  scientificamente  i  fatti  che  Gttrhe  ayea 
ben  interpretati,  e,  senza  conoscere  l'opera  di  questa,  la  compì 
collo  scoprire  la  legge  di  simmetria.  Al  sistema  artificiale  di 
Linneo ,  De  Candolle  preferi  il  naturale  e  più  ragionevole  di 
Jussieu ,  non  più  sulla  somiglianza  d' una  parte  sola  dell'  orga- 
nismo ,  ma  secondo  i  caratteri  essenziali ,  e  mostrando  come 
nella  famiglia  stessa  fossero  comuni  le  proprietà  medicinali  (t). 

(1)  Nella  ristampa  della  Fiera  francese  diLamark,  egli  ag- 
giunse 2000  specie  alle  2700  registrale,  e  in  un*  introduzione 

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350  METAMORFOSI  —  MINERALOGIA 

Tutti  gli  esseri  creò  la  natura  secondo  un  divisamente)  simme- 
trico ,  sebbene  di  rado  Io  conservi  :  i  molti  fiori  essa  Variò  per 
cause  a  noi  ignote ,  e  nella  stessa  famiglia  trovatisene  altri  che 
non  sono  simmetrici  :  ma  taìe  deviamento  segue  cause  genera* 
li,  da  cui  è  facile  risalire  af  tipo  primitivo,  calcolando  gli  acci- 
denti costanti  di  aborti,  degenerazione,  aderenze. 

Queste  leggi  furono  poi  applicate  da  Neea  d' Esenbeck,  Rom- 
per, Martina ,  Angusto  di  Saint-Hifaire  e  Gaudichaud  alla  bota- 
nica ;  da  Oken,  Caros,  Katbke,  Geoffroy  Saint-Klaire  e  Serres 
alla  zoologia 

Abramo  Gotllieb  Werner  tusarzi  ano  (1 750-181 7)  scrìveva  per 
uso  de'  metallurgo  onde  non  sempre  pretese  il  rigore  scientifi- 
co; ma  net  Trattato  dei  caratteri  dei  minerali  ne  propone- 
va la  metodica  descrizione  dietro  ai  caratteri  esterni ,  colore  y 
frattura,  forma  cristallina,  peso,  durezza,  trasparenza  :  il  che 
domandava rorittognosia.  Meglio  meritò  nella  geognolia,  scien- 
za delle  giaciture  secondo  V  epoca  di  formazione  ;  ove  appro- 
fittando delle  osservazioni  di  Palla»,  Saussure,  Deluc,  ridusse 
a  teorica  la  formazione  detta  crosta  terraquea.  Le  rocce  distri- 
buisce secondo  V anteriorità  relativa  :  primitive,  senza  vestigia 
di  corpi  organizzati  ;  di  transizione  ;  stratificate;  terreni  d'al- 
luvione. Le  attribuiva  egK  a  precipitazione  avvenuta  in  un  li- 
quido, non  eccettuando  i  marmi  e  i  basalti:  donde  la  scuola  de! 
xiettunrsti,  combattuta  tfai  vulcanisti ,  che  finirono  col  trionfare 
dopo  che  Desmarets  dimostrò  vulcaniche  le  montagne  dell'Ai* 
vergna. 

Cronstedt,  Bergmann,  Ignazio  Boni,  Kirwan,  classificarono  i 
fossili  secondo  la  composizione  chimica. 

Carburi  di  Cefalonia  (1 731-1808) ,  per  invito  della  repubbli- 
ca serenissima,  viaggiò  alle  miniere  del  Settentrione  per  cono- 
scere i  metodi  metallurgici.  Quando  venne  professore  di  chimi- 
ca a  Padova  ,  non  trovò  tampoco  un'oncia  d' alcali  puro  o  di 
verun  acido  concentrato  ;  sicché  tutto  dovette  creare.  Inventò 

utilissima  spiegava  le  recenti  conquiste  e  general  illazioni  delia 
scienza.  Nel  Prodromi  *y sternali*  vegetali*  studia  la  distri* 
buzione  de'  vegetali  sul  globo. 

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MINERALOGIA  551 

i)  modo  migliore  di  fondere  il  ferro ,  e  se  ne  valse  pei  cannoni 
con  cui  Emo  bombardò  Tunisi  ;  insegnò  anche  una  carta  incom- 
bustibile per  uso  delP  artiglieria.  A  Linneo  die  pareri  col  suo 
sistema  mineralogico,  discordandone  rispetto  all'origine  delle 
forme  cristalline  dei  metalli  ;  dopo  la  scopèrta  casuale  di  Le- 
mery  che  più  non  seppe  ripeterla,  Carburi  irovò  il  modo  di  soli* 
dificare  1'  avido  vitrìolico  ;  ma,  a  malgrado  di  Lavoisier,  rimase 
ostinato  alla  dottrina  del  flogistico.  Giovanni  Arduino  verone- 
se (  17 14-1 795  )  si  pose  nelle  miniere  di  Clausen  per  studiare 
metallurgia  e  mineralogia.  Ma  guide  mancavano:  e  prima  opera 
geologica  furono  le  sue  OssérvdzióniÈiìlla  fisica  costituzione 
delle  Alpi  venete  ,  ove  pose  la  bisezione  delle  rocce  ignee  e 
sedimentarie  ,  e  distinse  le  calcinabili  o  di  sedimento ,  e  le 
vitriscenti  ;  nel  confine  tra  le  due  trovarsi  più  comunemente  i 
depositi  di  metalli,  ch'esso  riguardava  come  sublimazioni ,  ac- 
compagnanti lo  sboccare  dei  porfidi  e  delle  altre  produzioni 
ignee  ;  indicò  la  conversione  della  roccia  calcarea  in  magnesia- 
ca. Pertanto  distinse  le  rocce  primigenie  di  micaschisto  e  si- 
mili, anteriori  alle  granitoio!,  impropriamente  dette  primitive; 
i  monti  di  sedimento,  secondarii  o  terziarii  ;  infine  le  pianure , 
anch'  esse  di  trasporto. 

Boccaccio  aveva  osservato  che  il  natio  suo  poggio  di  Certaldo 
era  pieno  di  conchiglie  marine  [Filocopo,  VII))  dove  appunto 
stando  il  Targioni  presso  uno  zio  ,  cominciò  a  raccor  testacei 
fossili,  e  prese  amore  a  questa  scienza,  cui  offri  bel  tributo  nel 
suo  Viaggio  in  Toscana.  Anche  sir  Guglielmo  Hamilton,  am- 
basciadore  d' Inghilterra  a  Napoli,  studiò  passionatamente  i  fe- 
nomeni naturali  di  cui  è  ricco  il  nostro  mezzodì,  e  ne  diede  in- 
formazione alla  Società  Reale  di  Londra  (1766-79),  poi  in  opere 
a  parte  (  Campi  Phlegraei ,  i 776  ).  Con  lui  lavorò  Giuseppe 
Gioeni  di  Catania  (1747-1822),  che  nella  Litologia  vesuviana 
pose  teoriche  e  ipotesi  applaudite.  Dolomieu  del  Delfinato  (  1 750- 
1801  )  esaminò  la  conformazione  delle  montagne  italiche  dal 
Faro  sin  nella  Rezia ,  e  i  materiali  adoprati  ne'  monumenti  on- 
<Pè  sparsa  la  nostra  patria.  Accompagnò  Bonaparte  in  Egitto , 
e  nelle  prigioni  napoletane  scrisse  la  filosofia  mineralogica. 

Agli  antichi  non  isfuggì  che  alcune  sostanze  naturali  -sono 

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332  CBISTALLOGBAPIA 

disposte  a  ricevere  costantemente  certe  forme,  e  Plinio  deten- 
ne quelle  del  quarzo  e  del  diamante.  Poco  caso  se  ne  fece  ; 
pure  Linneo  esibisce  le  forme  cristalline  di  molte  sostanze  ;  e 
do  credette  così  assoluto  il  carattere ,  che  suppose  ogni  parti- 
colar  forma  provenire  da  un  sale  particolare.  Rome  de  l' Isle 
avverò  la  costanza  degli  angoli  onde  s'incontrano  le  loro  facce, 
e  gli  balenò  l' idea  che  le  varie  focaie  potessero  ridursi  ad  una, 
acconcia  in  particolar  modo  a  ciascuna  sostanza ,  e  modificata 
da  rigorose  leggi  geometriche.  Quando  Bergmann  scoperse  che 
i  minerali  poteano  esser  divisi  per  falde  ,  in  modo  da  mettere 
allo  scoperto  le  forme  primitive  e  fondamentali  di  ciascuno,  la 
mineralogia  cessò  d' essere  una  lista  di  nomi ,  un  catalogo  di 
pietre  ;  e  divenne  scienza  fecondissima  di  fatti,  e  d' applicazio- 
ni ogni  giorno  nuove*  Bergmann  non  ne  dedusse  canoni  gene- 
rali ;  ma  contemporaneamente  Haity,  nel  tentare  di  ricomporre 
un  cristallo  spezzatosi  per  caduta ,  s' accòrse  delle  varietà  che 
ne  nascevano ,  e  potè  determinare  le  regole  costanti  della  so- 
vrapposizione degli  strati ,  in  guisa  che  ,  conosciute  le  forme 
primitive,  è  dato  indicare  quali  attre  sieno  capaci  di  assumere. 
Rischiarato  dalla  chimica  ,  spinse  innanzi  la  cognizione  delle 
molecole  primitive,  ed  arrivò,  almeno  per  la  più  parte,  a  deter- 
minare un  solido,  che  aggiunto  a  sé  stesso  secondo  tre  dimen- 
sioni e  con  certe  leggi ,  riprodurrebbe  il  cristallo  con  tutte  le 
sue  modificazioni. 

Allora  si  ebbe  un  canone  preciso  a  discernere  un  minerale 
dall'  altro.  Venne  poi  la  meccanica  col  gonimetro  riflettore  di 
Wollaston  ,  per  cui  da  un  frammento  si  verifica  la  forma  d' un 
cristallo  ;  venne  V  ottica ,  mostrando  il  modificarsi  della  luce 
attraverso  alle  forme  cristalline  ;  venpe  I1  analisi  chimica  intro- 
ducendo classificazioni  più  rigorose  che  non  la  cristallografìa. 

Lo  studio  de'minerali  non  fu  limitato  a  parziali  proprietà,  ma 
ne  venne  una  scienza  nuova,  o  se  volete  scienza  futura,  la  geo* 
logia.  Lehman  e  Rouelle  aveano  prima  distinto  i  terreni  in  pri- 
mitivi ,  cioè  rocce  abbondanti  di  metalli  ;  e  in  secondarli ,  de- 
positi d'acqua  e  di  reliquie  organiche.  Ben  tosto  tale  classifica- 
zione si  migliorò,  e  Deluc,  Saussure,  Werner ,  Dolomieu,  pre- 
pararono i  progressi  che  nel  nostro  secolo  si  ottennero  con  os- 

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GEOLOGIA.  353 

semitoni  generali  e  particolari-  Brocchi  bassanese  (  1 775-1826) 
esaminò  Io  stato  fisico  del  suolo  di  Roma,  e  valendosi  dell'eru- 
dizione, descrisse  alcune  località  <P  Italia,  e  massime  le  colline 
concbigliacee  subapennine  ;  col  che  preparò  un  dato  certo  ai 
successivi  per  indurre  1'  identità  di  formazione  dei  terreni  ter- 
aarii,  non  dalla  giacitura  ma  dalla  somiglianza  de9  corpi  orga- 
nici che  contengono.  Nicola  Gorelli  di  Terra  di  Lavoro  (  1790- 
1829  )  fece  importanti  scoperte  sulla  natura  delle  produzioni 
vulcaniche*  La  dottrina  werneriana  dell1  origine  nettunnica  fu 
combattuta  dall'  Arduino  e  da  Mar  zar  i,  che  esaminando  il  Tiro- 
Io,  provò  d'origine  vulcanica  i  graniti  e  d'apparizione  posterio- 
re alle  calcari  secondarie  e  lino  alla  creta,  e  mostrò  il  gradua- 
to passaggio  da  quelli  alla  simile ,  al  porfido  pirossenico  :  e  i 
fenomeni  del  villaggio  di  Predazzo  divennero  lo  studio  di  tutti 
i  geologi ,  a  cui  da  Humboldt  si  trovarono  riscontri  sin  nella 
Mongolia.  Saussure  ,  che  fondò  la  scienza  dell'  igrometria  ,  e 
piantò  osservatore  sulle  maggiori  alture ,  quattordici  volte  at- 
traversò le  Alpi  per  ridurre  la  geologia  a  scienza  d' osservazio- 
ne (1).  De  Buch  introdusse  nella  geologia  l'idea  di  formazioni 
locali  e  generali  ;  considerò  ogni  accidente  locale  giusta  le  qua* 
lità  interne  ed  esterne,  e  la  relazione  col  tutto.  Guglielmo  Hum* 
boldt  chiamò  l' attenzione  s' una  legge  di  direzione  uoiforme  in 
lolla  la  struttura  della  terra ,  indicando  la  polarità  delle  dif- 
ferenti rocce  (2). 

(1)  Aggiungansi  i  lavori  di  Pallas,  Delaraark,  Patria ,  Gree- 
oough,  Gran  vi  He,  Peen,  Cooybeare,  Phillips,  Buckland,  Mm> 
chison,  Forbes,  Fleming,  Mac. 

(2j  In  Vallisnieri  può  vedersi  a  ohe  punto  fosse  la  geologia.  Ne- 
ga che  le  fontane  traggano  sorgente  dal  mare  ;  parlando  €  de'cor- 
pi  marini  che  si  trovano  sui  monti,  e  dello  stato  del  mondo  avanti 
il  diluvio ,  nel  diluvio  e  dopo  il  diluvio,  i  s' accorge  uon  reggere 
le  varie  ipotesi  sul  come  fossero  abbandonate  dalle  acque  sui  mon- 
ti le  spoglie  fossili;  ne  egli  sa  darne  una  soddisfacente  :  pure  du- 
bita debbansi  ad  altri  diami  che  il  noetico  (a),  tanto  più  se  è  vero, 
che  non  vi  si  trovino  ossa  umane;  e  crede  abbondino  più  ne'monli 
presso  il  mare,  e  non  altissimi. 

(a)  Quindi  parziali,  e  non  generali. 

'^*  '  -  Digitized|C00gIe 


ZM  TEORIA  DEI  SOLLEVAMENTI 

'  Ma  il  gran  passo  di  questa  scienza  consistette  nella  teoria 
dei  sollevamenti ,  già  presentita  da  altri  (t),  poi  esposta  da  Der 
fcuch,  e  ridotta  a  forinola  da  Beauraont,  e  alla  quale  pajono  ac- 
conciarsi così  bene  i  fatti.  L'ordine  con  cui  sono  sovrapposti 
gli  strati  di  sedimento  ,  i  letti  trasformati ,  e  i  conglomerati,  la 
natura  de*  terreni  traversai  o  raggiunti  dalle  rocce  erumpanti, 
le  reliquie  organiche  sparse  in  essi,  rivelano  l'età  delle  succes- 
sive formazioni.  L'applicazione  delle  prove  botaniche  e  zoolo- 
giche ,  diede  alla  geognosìa  una  profondità  e  varietà  originali  : 
la  teorica  del  fuoco  centrale  assegnò  la  causa  di  cotesti  solle- 
vamenti.   - 

Ma  sono  verità  o  sogni  M!  calore  centrale  è  oggi  Impugnato, 
la  formazione  della  crosta  del  globo  spiegasi  in  altri  modi  ;  ma 
la  geologia  affascina  con  ipotesi ,  varianti  ciascuna  a  seconda 
della  scienza  che  primeggia.  Come  nel  secolo  scorso  eransi  ap- 
plicate le  leggi  della  fìsica  a  rintracciare  la  storia  primitiva  del 
globo  e  la  sua  futura  trasformazione,  cosi  ora  quelle  delia  chi- 
mica ,  sebbene  con  maggior  rispetto  alla  causa  prima.  La  lotta 
tra  il  fuoco  e  l' acqua  avea  tregua  ,  spartendosi  il  teatro  di  lor 
battaglie  ;  e  la  scorza  della  terra  cònsolidavasi ,  rinserrando  il 
fuoco  centrale.  Ma  un  mare  senza  limiti  la  copriva  ,  non  spor- 
gendone che  poche  isole,  traenti  calore,  non  dal  sole  annebbia- 
to, sì  bene  dalla  vampa  interna.  Sotto  quell'atmosfera  cocente, 
sovracarica  di  vapor  aqueo  e  d'acido  carbonico,  squarciata  ogni 
tratto  da  fulmini ,  spoglia  d'ossigene  ,  nessun  animale  sarebbe 
vissuto  ,  eccetto  i  pesci ,  i  polipi ,  i  molluschi  del  mare.  Ma  la 
vegetazione  spiega  attività  immensa;  e  le  isole  asciutte  copronsi 
di  arbusti  vascolari,  di  organizzazione  semplice  e  di  pronto  in- 
cremento, colossali  asperelle,  felci  arboree,  qualche  palmizio; 
poco  differenti  di  specie,  ma  dove  gì'  individui  si  moltiplicano, 
crescono,  muojono  con  indicibile  rapidità.  La  loro  vita  decom- 
pone incalcolabile  quantità  di  acido  carbonico  e  d'acqua,  men- 
tre fissa  V  idrogene  e  il  carbonio  ;  onde  l' aria  si  purifica  ac- 
quistando ossigene,  e  diventa  possibile!'  apparizione  degli  ani- 

(1)  E  chiarissimo  dal  nostro  Anton  Laza/o  Moro  ,  dc'Crosta- 
<a\  1740. 


'  ZOOLOGIA  355 

mali.  Sopravviene  allora  una  rivoluzione  nella  faccia  della  ter- 
ra ,  e  gl'immensi  letti  di  que' vegetali  sono  sepolti  e  conversi 
in  carbon  fossile  dalla  pressione  degli  strati  sovrapposti  e  dal 
calore  del  globo  (1).  Altre  età  geologiche  succedono,  altri  gior- 
ni della  creazione,  in  cui  le  isole  si  ampliano,  la  faccia  del  glo- 
bo si  popola ,  prima  di  reitili  gigautescbi ,  viventi  d' atmosfera 
ancor  impara,  la  quale  è  via. via  rinsanicbita  dalla  precipitazio- 
ne dei  letti  di  rocce  calcari ,  e  dall'  incessante  azione  de'  vege- 
tali ;  finché  compaiono  i  mammiferi ,  gli  uccelli ,  gì'  insetti,  in 
ogni  nuova  rivoluzione  avvicinandosi  alle  formi  presenti.  Ultimo 
I*  uomo,  re  del  creato  (a). 

Ma  questo ,  ma  gli  altri  animali ,  quando  e  come  nacquero  ? 
e  tutte  le  specie  ad  un  tratto  ,  o  da  un  germe  unico,  sviluppa- 
tosi via  via  nell'infinità  delle  specie? 

Sono  le  quistioni  che  si  propone  la  zoologia.  Di  essa  avea  me* 
ritato  particolarmente  il  modenese  Spallanzani  studiando  la  ge- 
nerazione e  respirazione  degl'  insetti ,  il  riprodursi  di  qualche 
membro  :  mostro  provenire  da  germi  anche  gli  animali  i  afa  so- 
ni. Linueo,  Fabricio,  secondo  fondatore  dell'  entomologia,  Fe- 
derico Muller,  il  siciliano  Poli,  aveano  dato  incammino  alla  zoo- 
logia sistematica  j  Daubenton,  Vicq  d'Azyr,  Camper  anatomista 
di  genio  ,  Lyonuet ,  Trembley  ,  studiato  V  organizzazione  degli 
animali  ;  Bonnet,  Réaumur,  Buffon,  i  costumi  ;  Buffon,  Linneo, 
Bonnet ,  formato  una  zoologia  generale.  Le  concezioni  di-Vicq 
d'Azyr,  non  meno  belle-che  ben  espresse,  elevaronsi  talvolta  fino 

(1)  Si  calcolò  che  la  sola  Pensilvania  contenga  600  bilioni  di 
chilogrammi  di  carbon  fossile.  Poniamo  che  il  resto  del  mondo 
ne  contenga  solo  mille  volte  tanto,  e  avremo  600,000  bilioni. 
Se  il  carbonio  entrasse  solo  per  due  terzi  alla  composizione  d' esso 
carbone ,  n'  avremmo  400,000  bilioni  di  chilogrammi.  Per  tras- 
formarsi in  acido  carbonico  avria  duopo  di  un  trilione  di  chilo- 
grammi di  ossigene  ;  e  il  gas  acido  carbonico  prodotto  peserebbe 
1  trilione  ,  400,000  bilioni  di  chilogrammi.  Non  è  dunque  sover- 
chia l'importanza  attribuita  air  azione  de' vegetali  uulle  prime 
giornate  della  creazione. 

(a)  Ammesse' come  plausibili  queste  conghicllure,  alcuni  inter- 
pretano ncr  cnocha  i  giorni  della  creazione, 

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556  ccvieb 

all'anatomia  filosofica.  Su  tutto  sparse  gran  luce  Pallas  con 
tanti  viaggi  e  co1  bei  lavori  sulla  classificazione  degl' infusorii  e 
dei  zoofiti,  sull'anatomia  delle  vertebre  ,  sulla  zoologia  fossile. 
Dopo  Linneo  fu  più  che  quadruplicato  il  numero  delle  specie 
conosciute,  e  l'Australia  ne  somministrò  di  singolarissime,  anzi 
intere  classi  nuove  ,  come  i  marsupiali  :  e  le  stupende  deaeri-  * 
zioni  date  principalmente  dagl'  inglesi  (  Gould,  Owen,  Water- 
house,  Jardin,  Lowe  ,  Smith  ,  Darwin  ) ,  e  i  musei  sempre  più 
arricchiti  e  meglio  ordinati,  crebbero  in  modo  la  suppellettile, 
Che  convenne  istituire  nuovi  generi ,  e  introdurre  gruppi  inter- 
medi!'. Ne  venne  la  necessità  di  studiare  l'interna  struttura  de- 
gli animali,  e  così  fondarsi  sull'anatomia  comparata,  come  unico 
modo  a  conoscere  la  vera  natura  dei  molluschi  e  degli  avanzi 
di  specie  perite.  Cosi  questa  scienza,  descrittiva  fino  al  princi- 
pio del  secolo,  prese  allora  il  carattere  di  anatomica  ;  e  facen- 
dosi più  in  questi  poc'  anni  che  non  in  tutti  i  precedenti,  pian- 
tavansi  la  zoologia  fossile  e  la  filosofia  zoologica.  Assunta  una 
direzione  fisiologica,  si  studiò  lo  sviluppo  successivo  degli  ani- 
mali, e  la  serie  delle  modificazioni  per  lui  1'  organismo  si  sem- 
plifica negli  esseri  inferiori  ;  talché  non  si  esaminano  cadaveri, 
ma  vivi  gì'  insetti  inferiori,  e  l'embriologia  dei  molluschi  e  de- 
gli anellidi.  Di  Lacépède  furono  severamente  giudicate  le  ope- 
re sui  cetacei ,  i  rettili  e  i  pesci  ;  Everardo  Home  estese  le  ri- 
cerche sulla  anatomia  comparata  \  Meckel  lo  supera  come  zoo- 
tomo,  e  fonda  la  teratologia  ;  Rudolpbi,  oltre  l'anatomia  com- 
parata ,  stende  un'opera  immortale  sugli  entozoarii  j  il  cieco 
Huher  di  Ginevra  si  colloca  fra  i  migliori  osservatori  ;  a  Latreil- 
le  ,  principe  degli  entomologi ,  è  dovuta  la  parte  che  riguarda 
gì'  insetti  del  regno  aninaale  di  Cuvier  ;  stupendi  sono  i  lavo  si 
di  Ehreaberg  sugi'  infusorii,  dei  quali  esso  crede  composte  fin 
le  masse  metalliche  6  gli  strati  di  tripoli. 

Giorgio  Cuvier  di  Montbelliard  (1769- 1832),  non  genio  ,  ma 
di  cognizioni  enciclopediche  e  attento  radunatore  sull'anatomia 
comparata  e  su  la  zoologia  fossile  o  paleontologia  ,  fonda  una 
classificazione  nuova.  Nella  prima  si  valse  del  gran  principio 
della  subordinazione  degli  organi ,  e  l' andò  raffinando  sino  al 
suo  quadro ,  fondato  sulla  gradazione  del  sistema  sanguigno  : 

v  Dk  OQ  k 


PALEONTOLOGIA  3o? 

variò  ancora,  ma  sempre  s' attenne  a  falli  positivi  più  cbe  a 
principi!,  e  sdegnò  le  ipotesi. 

L' anatomia  comparata  staccò  dalia  fisiologia  ,  crescendola 
precisione  e  regolarità,  e  non  solo  trovando  fatti  nuovi  ma  rive* 
dendo  i  vecchi.  Così  prese  per  basi  della  zoologia  filosofica  la 
strattura  anatomica  e  le  funzioni  fisiologiche,  dalle  forme  gene* 
rali  dell'organizzazione  traendo  le  grandi  divisioni,  e  dalle  men 
costanti  gli  ordini  secondari!.  Considera  ogni  essere  vivente 
come  creato  a  un  fine,  e  provisto  d' organi  atti  a  raggiungerlo: 
dal  che  trova  che  ciascun  animale  forma  un  sistema  in  sé  com- 
piuto ,  e  tutte  le  parti  sue  vanno  tanto  intimamente  connesse, 
fra  loro  ,  da  non  potersi  modificarne  una  senza  che  V  altre  ne 
risentano  ;  onde  una  modificazione  basta  a  indicarle  tutte.  Con 
questa  legge  della  correlazione  delle  parti  die  il  crollo  alla 
continuità  .da  alcuni  pretesa  nella  scala  degli  esseri ,  e  segnò 
limiti  precisi  fra  le  quattro  grandi  classi  de'  vertebrati ,  mollu- 
schi, Insetti,  zoofiti.  Dietro  ciò  ,  tolse  a  determinare  dalle  ossa 
fossili  le  razze  estinte  ,  in  modo  che  una  parte  sola  basti  per 
conchiudere  qoal  era  V  intero  animale,  come  il  geometra  trova 
i  termini  medii  di  una  serie  regolare  (1).  Ravvicinando  all'o- 
steologia delle  specie  vìve  quelle  delle  estinte  ,  determina  e 
classifica  le  reliquie  di  molte  affatto  scomparse,  e  che  più  dif- 
feriscono dalle  odierne  quanto  in  piò  antichi  strati  sono  rinchiu- 
se :  talché  possono  divenire  una  riprova  della  priorità  d' essi 
strati.  Dai  frammenti  potè  ricomporre  censessantotto  animali 
vertebrati ,  che  costituiscono  cinquanta  generi ,  di  cui  quindici 
nuovi  :  poi  Mante!!,  Bucklaod  ,  Hibbert ,  Àgassiz ,  Brongniart , 
estesero  quel  numero ,  sino  a  far  credere  che  le  specie  estinte 
non  sieno  meno  delle  viventi. 

Molti  a  quel  modo  studiarono  i  vegetali  fossili  :  Brongniart 
ne  diede  la  storia  generale  ;  Sternberg  la  fiora  del  mondo  pri- 
mitivo ;  Ltndley  e  Hutton  la  flora  fossile  d' Inghilterra  j  Cotta 
le  felci  di  Chemnitz  in  Sassonia. 

(1)  Dappoi ,  G^offroy  Saint-Hilaire  mostrò  che  i  veri  analoghi 
non  sono  già  gli  organi,  ma  i  materiali  loro  costitutivi  ;  onde  uni- 
tà di  composizione  e  ineguaglianza  di  sviluppo  sono  le  due  leggi 
anatomiche. 

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338  ORGANOGENIA 

Ma  quelle  differenze  venivano  da  diversità  di  clima  e  di  suo* 
!o  ?  e  da  essa  specie  derivano  poi  le  presenti  ?  Cuvier  lo  nega  , 
e  adduce  a  testimonio  le  mummie  d' animali  trovate  in  Egitto , 
che  dopo  tre  o  quattromila  anni  sono  identiche  colle  specie 
odierne.  Prova  deficiente,  giacché  le  alterazioni  non  potrebbero 
essere  che  conseguenza  o  concomitanza  de1  grandi  cataclismi  y 
non  riprodottisi  più  dopo  V  ultima  giornata  della  creazione. 

Comparando  V  organizzazione  loro  coli'  età  dei  terreni  in  cai 
sono  ehiusi,  Cuvier  avviava  a  scorgere  quel  progressivo  svilup- 
po delle  specie,  ch'egli  neg5  :  accertassi  della  perdita  di  mol- 
te, ma  non  accettò  l'apparizione  di  nuove  ,  stando  all'osserva- 
zione senza  avventurarsi  alle  ipolesi  :  credette  che  V  apparizio- 
ne loro  fosse  locale  ,  anziché  universale  ;  ma  per  trovare  un 
paese  ove  abitassero  gli  uomini  e  le  specie  odierne  ,  quando  i 
mastodonti  e  i  paleoterf  vagabondavano  sulla  patria  nostra  ,  è 
ridotto  a  supporre  che  il  mare  lo  abbia  occupata  ;  ipotesi  dis- 
detta dalla  geologia.  A  Cuvier  mancava  la  facoltà  dei  genera- 
lizzare ,  e  di  ridurre  le  particolari  osservazioni  ad  un  ordina- 
mento naturale.  I  crescenti  studH  non  accettarono  affatto  que- 
sta determinazione  dèi  fossili  da  un  solo  frammento  ,  e  move- 
ranno dubbii  al  sistema  zoologico  di  lui  e  al  paleontologico  , 
come  alla  sua  teorica  della  terra. 

Lamark ,  nel  1 793  chiamato  dalla  botanica  a  insegnare  zoo- 
logia ,  come  avea  fatto  la  Flora  francese,  fé'  il  Sistema  degli 
invertebrati  e  la  Filosofia  zoologica  ;  nel  primo  presentando 
classificati  metodicamente  i  gruppi  inferiori  del  regno  animale, 
ne!!'  altra  scientificamente  trattando  la  suprema  qnistione  della 
variabilità  delle  specie.  Il  primo,  più  accessibile,  fu  ammirato; 
V  altra  presa  in  beffa  da  alcuni,  benché  nell'  ordinamento  d§gli 
animali  paja  ad  altri  ben  superiore  a  Cuvier. 

Già  Aristotele  occupami  xlella  formazione  del  pulcino  ,  e 
tntti  gli  anatomisti  attesero  a  comparare  1*  embrione  e  il  feto 
coli'  adulto.  Harvey  disse  che  ogni  animale  proviene  dall' ovo; 
i  crescenti  sussidii  applicaronsi  a  scoprirne  il  come  ;  e  Hunter, 
cogli  studii  sulla  placenta,  l' utero  e  il  corion*,  chiarì  come  Po- 
vologia  umana  gareggiasse  d' interesse  con  quella  degli  uccelli. 
Progredendo ,  si  comprese  come  gli  infimi  animali  potessero 

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ORGANOGENIA  —  EMBRIOGENIÀ  ZÌjO 

servire  a  spiegar  la  struttura  dell'  uomo  ;  e  quando  Gleichen  e 
Enrenberg  trovarono  modo  d' iojettare  gli  infusorii ,  colorando 
il  liquido  di  cui  si  pascano ,  si  potè  studiare  questi  insetti.  Dal 
quale  infimo  grado  partendo  ,  si  istituì  un  parallelo  fra  il  gra- 
duale raffinarsi  d?  organismo  degli  embrioni  negli  animali  su- 
periori ,  e  le  trasformazioni  corrispondenti  degli  iuvtàtebrati  ; 
evoluzioni  passeggere  nel  primo  caso,  divenute  fisse  negli  altri. 
Generalizzando  i  moltissimi  fatti  raccolti  dai  precedenti  ,  si 
fondò  la  parte  filosofica  dell'  anatomia ,  cioè  1'  organogenia  ani- 
male, cercando  come  .dall' avo  derivi  l'uomo  al  par  d'ogni  altra 
animale  ,  e  come  in  questa  progressione  gli  organi  transitori! 
degli  animali  superiori  corrispondano  agli  slati  organici  perma- 
nenti degl'  inferiori  ne' diversi  gradi  della  scala  zoologica.  Geof- 
froy  Saint- Hilaire  ,  nell'anatomia  comparata  non  le  differenza 
ma  cercò  le  somiglianze  ,  portando  l' attenzione  sui  periodi  di- 
versi di  sviluppo  degli  organi  e  degli  animali,  .attento  a  mostra- 
re. che  prima  di  essere  differenti,  erano  analoghi.  E  ne  dedusse 
Punita  di  composizione  organica,  il  principio  dell'  ineguale  svi- 
luppo, e  la  legge  della  evoluzione  centripeta,  opposta  alla  per- 
sistenza dei  germi ,  cbe  era  prevalsa  nei  preqedenti.  Una  serie 
di  specie  animali,  di  feti  a  diversa  età ,  di  stati  anomali  e  pato- 
logici dell'  organizzazione  ,  sono  ricondotti  a  leggi  analoghe  e 
identiche,  e  quindi  all'unità  fondamentale  della  zoologia.  Allo- 
ra l' invariabilità  delle  specie  zoologiche  fa  luogo  alla  mutabili- 
tà, e  l'  anatomia  applica  specialmente  a  studiare  le  forme  tran- 
sitorie degli  organismi.  In  somma,  l'organogenia  è  un'anatomia 
comparata  transitoria,  come  l'anatomia  comparata  è  una  specie 
d' embriogenià  generale  permanente. 
.  Così  si  ergeva  la  scienza  sopra  una  legge  fondamentale,  ap- 
plicabile alle  varie  parti  della  zoologia;  cioè  la  progressiode  li- 
neare) non  già  semplice,  ma  proveniente  da  una  duplice  serie, 
che  per  opposta  direzione  veniva  ad  incontrarsi.  Nel  tempo  sles- 
so che  Lamark  annunziava  questa  legge  di  continuità,  o,  a  dire 
più  giusto,  di  graduazione,  Fischer  in  Russia  pubblicò  la  cosa 
stessa  senza  sapere  d'essere  preceduto;  più  in  chiaro  la  poserò 
le  Horae  intomologicae  (1819)  di  Mac  Leayj  indipendente- 
mente da  esso ,  il  botanico  tedesco  Fries  riscontrava  la  leggo 

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360  NESSO   DELLE  SCIENZE  NATUBALI 

medesima  nella  natura  circolare  delle  affinità  nel  regno  vege- 
tale: il  quale  concorso  spontaneo  e  indipendente  di  quattro  il- 
lustri darebbe  a  credere  siasi  trovata  la  legge  universale  nel- 
l'ordine di  natura,  e  posta  la  zoologia  nel  grado  di  scienza  di- 
mostrativa, su  di  che  Blainville  stabili  la  serie  animale.  Possa 
sceverarsene  quella  proclività  al  materialismo  che  Lamark  v'im- 
presse, e  trarne  piuttosto  soggetto  di  nuovi  inni  a  quella  Sa- 
pienza che  tutto  dispose  con  ordine  e  graduazione  f 

Chi  ricorda  quel  che  dicemmo  testé  sopra  il  consolidarsi  del- 
la materia  1  umica  nelle  nebulose  ,  stupirà  di  trovare  ne' firma- 
menti un  riscontro  all'  embriogenià  delie  piante  e  degli  anima- 
li. Ma  è  singolare  come  tutte  le  scienze  pretendano  porgere  la 
storia  del  mondo  antestorico.  L'astronomo  esamina  la  concen- 
trazione della  materia  cosmica;  il  paleontologo  cerca  nelle  vi- 
scere della  terra  gli  stadi!  per  cui  successivamente  passò  l'in- 
carnazione, prima  di  giungere  alle  forme  presenti  ;  l1  embrio- 
logo indaga  nell'utero  fecondo  le  rapide  tramutazioni  dell'indi- 
viduo,che  lentissime  nelle  specie  riscontra  l'entomologo;  il 
chimico  co'suoi  gas  e  cogli  atomi  combina  questa  mirabile  mole. 

Tutte  poi  le  scienze  tendono  a  consociarsi,  e  dopo  ingrandi- 
te per  mezzo  della  suddivisione,  ora  si  dan  la  mano  per  modo, 
che  i  limiti  più  non  ne  restano  distinti,  e  ciascuna  pretende  do- 
ver diventare  la  scienza  nuova  dell'avvenire,  facendosi  servire 
dalle  altre  ;  orgoglio  compatibile,  il  quale  non  esprime  al  fon- 
do se  non  l' affratellamento  di  tutte.  La  chimica  invade  ogni 
giorno  più  r  regni  della  fi3ica ,  e  non  dispera  dS  riconoscere 
l'unico  elemento  essenziale  di  tutta  la  natura;  né  l'astronomia 
diveder  l' origine  di  tutti  i  movimenti  planetarii  nell'  applica- 
zione d'una  determinata  forza  proiettiva  in  una  direzione  deter- 
minata: fisica  e  chimica  insieme  scandagtiano,  piene  di  speran- 
za, i  fenomeni  molecolari  e  l'azione  dei  principii  imponderabili, 
vita  della  materia.  Mentre  l'ottica  raffina  le  lenti ,  ecco  la  luce 
produrre  un'azione  chimica,  e  dal  dagherrotipo  essere  condotta 
a  fissar  la  visione,  e  disegnare  stabilmente  gli  oggetti;  al  tem- 
po slesso  che  il  galvanismo,  adoperato  a  decomporre  ,  diviene 
stromento  di  plastica,  indora,  fa  monete  e  persino  statue. 

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COXTROSTIMOLO  361 

Medicina. 

E  i  delirii  e  i  progressi  delle  scienze  naturali  erano  sentiti 
nella  medicina.  Aveva  essa  vacillato  dietro  a  sistemi  non  suoi  : 
astrologica  con  Paracelso;  chimica  e  mistica  con  Van  Helmont; 
chimica  con  Silvio  ;  meccanica  con  Borelli  e  Boerhaave  ;  spi- 
ritualista con  Stabi  :  e  nasceva  contrasto  fra  le  vecchie  e  le 
nuove  teorie,  fra  le  psicologiche  e  le  meccaniche,  le  une  ma- 
terializzando, le  altre  spiritualizzando  la  medicina.  Primo  che 
la  sottomettesse  ad  una  forza  più  appropriata  alla  natura  sua,  fa 
Federico  Hoffmann  di  Baila  col  solidismo  organico  (1660-1742). 
Perchè  la  filosofia  d' allora  ripudiava  che  che  fosse  sopra  natu- 
ra; si  confessava  nei  corpi  esistere  un  principio,  il  quale  non  è 
né  materia  né  anima;  e  si  chiamò/orsa  vitale.  L'esistenza  n'era 
arcana;  ma  bastando  studiarla  negli  effetti  sensibili,  si  molti- 
plicarono sperienze  su  coleste  impulsioni  ai  nervi.  Giorgio  Ba- 
glivi  raguseo,  esatto  osservatore,  venne  al  solidismo,  dividendo 
le  malattie  in  tre  classi  :  dove  i  solidi  hanno  vigore  eccessivo  , 
dove  scarso,  e  dove  esuberanza  gli  uni  e  rilassamento  gli  altri. 
Teoriche  mancanti  di  precisione;  pnre  davano  occasione  a  quel* 
le  viste  elevate ,  senza  cui  non  si  abbraccia  i'  insieme  d' una 
scienza. 

Una  forza  fondamentale  delle  fibre,  che  operi  indipendente- 
mente dagli  spiriti  vitali ,  già  ammessa  da  alcuni  come  ipotesi, 
fu  da  Alberto  Haller  Bernese  (1708-1777)  ridotta  a  sistema, 
detto  deirirrttabitltà;  ultimo  colpo  al  meccanismo  di  Boerhaa- 
ve. Con  lunghe  sperienze  trovò  che  negli  organi  forniti  di  fibre 
muscolari,  l'irritabilità  opera  incessantemente,  e  ne  escluse  i 
servi,  la  cui  forza  soggiace  alla  volontà.  Che  questi  trasmetta- 
no le  sensazioni  al  modo  onde  vibra  una  corda  di  cembalo,  egli 
negò,  atteso  die  sono  molli,  e  quand'anche  potessero  oscillare) 
ne  sarebbero  impediti  dai  gangli  ;  v'  ammette  invece  un  Quido 
vitale,  che  parea  provato  dalle  sperienze  di  Hill,  di  Loevenhoeck, 
di  Ledermuller.  Chiamò  così  lo  studio  sulle  forze  fondamen- 
tali del  corpo  animale ,  e  i  tre  sistemi  si  trovarono  a  fronte  : 
chi  negava  l' irritabilità  ,  chi  la  sensibilità  ,  chi  la  loro  distia- 

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362  MEDICINA 

zione,  chi  variava  le  patii  a  cui  erano  attribuite.  Sostennero  la 
combattuta  insensibilità  dei  tendini  Tissotdi  Losanna,  Moscati 
milanese,  e  il  trentino  clinico  Borsieri,  che  applicò  con  più  e- 
sattezza  V  irritabilità  galleriana  alla  teorica  dell'infiammazione, 
sbandendo  le  antiche  ipotesi  dell1  ostruzione ,  e  squisite  osser- 
vazioni esponendo  senza  presunzione. 

Gli  Halleriani  eransi  fondati  principalmente  sul  non  trovarsi 
nervi  net  cuore,  che  pur  è  l'organo  più  irritabile  ;  ma  Antonio 
Scarpa  ve  li  rinvenne ,  e  dimostrò  non  esistere  differenza  di 
struttura  fra  essi  nervi  «  quelli  dei  muscoli  soggetti  alla  volon- 
tà :  non  poter  dunque  conchiudersi  avere  il  cuore  un'  irritabili- 
tà  indipendente  dai  nervi  cardiaci ,  ma  luti'  al  più  questi  non 
potere  sui  moti  di  quello. 

Guglielmo  Cullen  d'Edimburgo  .,  ridottò  lo  studio  dei  nervi 
a  sistema  ,.  la  febbre  e  r  infiammazione  derivò  da  alteramenti 
dell'  irritabilità.  Dalla  Scozia  e  dall'  Irlanda. si  diffuse  all'Euro- 
pa questa  dottrina  ,  che  esclude  le  malattie  umorali ,  tutto  ri- 
ducendo  al  sojide  vivo.  Il  toscano  Vaccà-Beriioghieri  in  parte 
confutò  Cullen,  sostenendo  che  gli  umori  circolanti  non  posso- 
no soggiacere  a  corruzione  se  non  fuori  dei  vasi;  e  che  gli  ai- 
ieramenti  del  corpo,  salubri  o  nocivi,  vengono  da  riazione  dei 
solidi  sopra  i  fluidi,  suscitala  da  necessità  fisica*  Avviamenti  al 
puro  dinamismo  e  all'eccitabilità  de'moderni. 

Teofilo  Bordeu  stabili  (  1 722- 1 7 7  7)  i  fondamenti  della  vitabi- 
lità nell'organismo,  avviando  alla  scuola  fisiologica,,  che  poi  gi- 
ganteggiò in  Francia.  II  corpo  animale,  die'  egli,  risulta  da  un 
insieme  d'organi  e  parti  cospiranti  al  medesimo  scopo;  e  cosi 
la  vita  e  il  complesso  delle  vite  speciali  de'  singoli  organi  :  la 
vicendevole  armonia  loro  darà  lo  stato  normale }  una  spropor- 
zione produrrà  lo  stato  morboso.  Cervello,  cuore,  stomaco,  sono 
i  tre  centri  della  vita  ;  onde  il  patologo  dee  volgere  l' osserva- 
zione alle  funzioni  di  questi  organi /e  ai  vizii  e  perturbamenti 
loro.  Paolo  Barlbez  ricondusse  la  medicina  verso  il  principio 
vitale  (1734-1806),  da  per  tutto  vedendo  forze,  o  senzienti ,  o 
toniche,  o  motrici,  regolate  da  leggi  speciali  e  differenti.  V** 
zione  de'medicameoli  viene  dal  moto  impressovi  ;  il  calore  n** 
.turale  è  prodotto  da  uà  tal  movimento  j  la  salute  è  V  esercì* 

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MEDICINA  463 

110  regolare  delle  forze  ▼itali ,  e  malattia  il  loro  disequilibrio. 

A  nuovi  sistemi  davano  frattanto  origine  le  scoperte  :  della 
chimica  rinnovata  si  pretese  far  base  alla  teorica  delle  malattie 
e  dei  medicamenti;  ma  sebbene  essa  rischiarasse  l'azione  della 
'  natura  sogli  esseri  viventi  e  sui  corpi  inorganici,  era  soverchio 
H  volere  spiegare  con  essa  la  vita.  Dei  progressi  di  essa  si  valse 
il  povero  filosofante  La  Mettrie  per  sostenere  il  materialismo* 
E  materialista  fa  Tronchin  di  Ginevra,  vantato  dagli  Enciclope- 
disti ,  consultato  dalla  buona  società  ;  derideva  i  vapori  allora 
di  moda  ,  sostenne  l'  inoculazione  ,  favorì  l1  igiene  popolare  ,  e 
voleva  pratiche,  non  teoriche.  Nel  senso  istesso  scrisse  Pietro 
Catanis  (1 75 7- 1 808)  (Rapporti  del  fisico  e  del  morale  dei- 
fi  uomo);  e  vedendo  come  i  filosofi  negligevano  il  fisico  e  i  me* 
dici  il  morale,  credette  poter  riunirli.  Con  un  bicchiere  di  buon 
vino  (diceva)  rendete  uno  coraggioso.  Se  la  natura  esteriore 
dunque  fosse  sempre  una.  madre  provi  da,  potrebbero  le  nostre 
facoltà  acquistare  grand' incremento  ,  e  coli' abitudine  venirci 
ottimi  costumi ,  modificati  dal  sesso  ,  dall'  età  ,  dal  tempera- 
mento, dal  cibo.  Ecco  V  uomo  animale,  l'uomo  pianta,  come  il 
predicavano  gli  Enciclopedisti,  pretendendo  restituirlo  alla  na- 
turale dignità  ! 

Trovato  l'elettrico,  molti  l'applicarono  alla  fisiologia  ,  surro- 
gandolo agli  spiriti  vitali.  Grandemente  ne  sperò  la  medicina, 
e  si  giunse  perfino  dal  veneziano  Pivàti  a  credere  d'ottenere  ef- 
fetto dai  farmachi  senza  introdurli  nel  corpo,  ma  col  solo  met- 
terli in  bottiglie  vitree  elettrizzate.  Con  miglior  senno  altri  ne 
usarono  nelle  paralisi ,'  malgrado  di  Haller.  L' irritabilità  mu- 
scolare volle  spiegarsi  da  Girtanner  mediante  razione  dell'  os« 
sigene  del  sangue  arterioso,  e  d'una  doppia  corrente  elettrica 
pei  nervi;  e  anche  Dutrochet  chiese  agli  apparecchi  elettromo- 
tori la  spiegazione  dei  misteri  dell'economia  animale. 

Saviamente  si  conobbe  quanto  importasse  l' anatomia  patolo- 
gica, e  la  si  studiò  con  circospezione  e  imparzialità.  Portai  alla 
descrizione  degli  organi  in  istato  naturale  aveva  soggiunta  quel- 
la delle  loro  alterazioni.  Meglio  Giambattista  Morgagni  di  Forlì, 
mostrando  non  dar  che  un  seguito  del  miserabile  sepolcreto  di 
Bonnets,  investigò  la  sede  e  l'origine  di  mali  più  reconditi  \  e 

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364      '  ANATOMIA 

comunque  censurino  la  prolissità  delle  storie  e  l'arbitraria  di- 
sposizione di  esse  secondo  i  sintomi  predominanti,  nessuno  mai 
aveva  sì  ben  collegata  l'anatomia  colla  patologia  (1). 

£  l'anatomia  progredì  non  poco.  L' olandese  Camper,  perito 
nella  rivoluzione  del  1787  ,  dimostrò  esister  aria  nelle  caviti 
interne  dello  scheletro  degli  uccelli  ;  notò  le  varietà  naturali 
alla  specie  umana ,  e  i  caratteri  desunti  dalla  conformazione 
delle  ossa  delta  testa  e  dati9  angolo  faciale  ;  sulle  quali  norme 
J>oi  Blumenbach  classificò  le  varietà  umane.  Tylor  fa  belle  os- 
servazioni sulla  struttura  dell'occhio  e  sulla  cataratta;  Hunter 
scozzese  ,  sull'  utero  gravido;  Bianchi  torinese  ,  sul  fegato  ,  in 
controversia  con  Morgagni  ;  Malacarne  di  Saluzzo,  sul  cervel- 
letto umano,  e  fu  de'  primi  a  conoscere  l' importanza  dell'ana- 
tomia comparata.  A  questa  s'applicò  pure  Giacomo  Rezia  a  Pa- 
via; nella  quale  università  fu  eretta  la  scuola  pratica  di  chirur- 
gia per  Antonio  Scarpa  friulano.  Questo  a  Parigi  legossi  col  fa- 
moso litotomo  Fra  Cosmo,  a  Londra  coi  due  Hunter  e  con  Pott 
principe  de'  chirurghi  ;  ed  osservò  le  iojezioni  de'  linfatici  che 
colà  si  usava.  Felice  Fontana,  che  scrisse  sui  veleno  della  vi- 
pera ,  suggerì  al  granduca  Pietro  LeopoUo  il  museo  fisico  di 
Firenze,  e  fu  chiamato  a  far  quello  di  Vienna,  le  coi  cere  an- 
cora si  ammirano. 

Uscente  il  secolo,  molti  continuavano  le  fisiologiche  indagini 
di  Haller,  ormai  alteratissime,  nella  struttura  visibile  studian- 
do le  funzioni  delle  parti:  altri  coli' anatomia  combattevo  l'ir- 
ritabilità ;  nel  che  sono  classici  i  lavori  di  Soemmering  e  di 
Monro  sul  cervello  e  il  midollo  spinale,  di  Vicq-d'Azir  e  di  Scar- 
pa sull'adito  e  l'olfatto;  dove  valsero  e  Savart  e  Ganizza.  Al  si- 
stema dei  vasi  linfatici,  già  scoperto  da  Aselli,  Budbeck  e  Bar- 
topino  ,  si  volsero  Duverney ,  Rezia  ,  Cruikshanh  e  Mascagni 
(1755-1815),  provando  che  esistono  in  tutto  il  corpo,  e  assor- 
bono il  chilo  e  la  linfa.  Di  quest'ultimo  si  stampò  postuma  l'a- 
natomia per  uso  degli  studiosi  di  scoltura  e  pittura,  e  il  pro- 

(1)  Il  senato  veneto  elevò  la  sua  pensione  fino  a  2200  zec- 
chini. Di  stipendi!  generosissimi  s'ebbero  altri  esempii  nel  se- 
colo passato  ,  massime  per  parte  della  Repubblica  Veneta. 

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MEDICINA  FILOSOFICA  36 S 

dromo  della  grande  anatomia,  ore  le  parti  del  corpo  sono  rap- 
presentate con  esattezza  e  grandi  al  vero.  La  succinta  esposi- 
zione dell'anatomia  di  Laugenbreck  ridusse  alla  capacità  comu- 
ne questa  scienza  ;  le  tavole  di  Soemmering  e  Rosenmuller  of- 
fersero l' artifizio  della  vita  animale  ;  i  lavori  di  Blumenbach  , 
Cuvier,  Geoffroy  Saint  Hilaire  stabilirono  il  principio  razionale 
su  cui  si  fondano  le  relazioni  degli  animali  fra  loro.  Bmelio 
esaminò  chimicamente  le  parti  costitutive  del  sangue,  e  Bichat 
dimostrò  che  colorimi  pel  contatto  coll'aria  respirata;  Brera, 
Dumeril,  Alibert  avanzarono  la  medicina  jalroleptica  ,  fondata 
sulla  facoltà  assorbente  della  pelle  ;  da  Richerand  fu  analizzata 
Pazione  de'vasi  arteriali  e  venosi  sui  movimenti  del  cervello.  Le 
Exercitationes  patologia  ce  del  Paletta  sono  ricche  di  fatti  e 
di  vedute  nuove.  Carlo  Bell  scozzese  (1774-1842)  fé' insigni 
scoperte  sulle  funzioni  del  sistema  nervoso. 

Così  la  medicina  si  perfezionò  collo  staccarsi  dagli  altri  stu- 
dii  naturali  ;  indi  col  suddividere  quei  che  ad  essa  sono  specia- 
li ,  decomponendo  coli'  analisi  i  gridi  confusi  degli  organi  sof- 
frenti. Dapprima  la  fisiologia  generale  con  Haller ,  poi  V  anato- 
mia descrittiva,  l'istologia,  V anatomia  patologica, indi  la  com- 
parata e  ,  conseguenza  di  questa ,  la  paleontologia  e  l' organo- 
logia. 

Fino  al  seoolo  passato  non  eransi  osservati  i  fenomeni  che  nel* 
la  loro  generalità  senza  scendere  ai  particolari  ;  e  non  sapen- 
dosi scandagliare  nella  sua  profondità  la  fibra  organica  dell'uo- 
mo ,  si  stava  paghi  di  considerare  l' espressione  vitale.  Ora  lo 
sguardo  si  spinge  più  addentro ,  ed  anche  in  questo  sublime 
magistero  si  pretende  trovare  un'  unità  di  azione  che  tiene  del 
meccanico.  Nella  filosofia  della  natura  primeggiano  gli  Annali 
della  medicina  di  F.  6.  G.  Schelling,  e  il  Trattato  della  vita 
di  G.  F.  Schelling:  Oken  fondò  su  di  essa  un  sistema  panteisti- 
co, equiparando  il  mondo  a  un  grande  animale;  ma  né  la  chi- 
mica né  l'anatomia  danno  l'uomo ,  e  vogiionsi  il  pensiero  e  la 
riflessione.  Saverio  Bichat  {1771-1808)  di  Thoirette  distingue 
la  vita  animale  e  la  vegetativa ,  ossia  organica  ;  e  pretende  sta- 
bilire la  fisiologia  sovra  la  teorica  delle  proprietà  vitali  ;  quasi 
tra  i  fenomeni  vitali  e  i  fisiochimici  ?'  abbia  non  solo  dissomi- 

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566  DUPUf  TREN  —  BOtER  —  ffROWN 

gliànza  ,  ma  opposizione.  Preziose  osservazioni  fece  sugli  ago1' 
rizzanti ,  e  sui  modi  onde  cessano  le  funzioni  delle  due' vite'. 
Nell'anatomia  generale  ridusse  a  scienza  l'istologia  umana;  stu- 
dia a  gran  tratti  i  caratteri  degli  esseri  organici ,  senza  pero 
elevarsi  all'  idea  dell7  unità,  ne  mai  mostrando-  l'organismi,  anzi 
neppure  l'organo,  ma  solo  i  tessuti  di  cui  è  composto;  allievo 
di  quella  filosofia  condiliàchiana ,  che  scambia  per  principi!  la 
collezione  di  fatti  particolari.  Posti  i  caratteri  anatomici  d' ito 
tessuto,  lo  segue  in  tutte  Fé  trasformazioni,  finche  gli  bastano* 
i  severi  procedimenti  d*  investigazione  ;  talclié  seguitandone  le» 
leggi  normali,  le  vede  prodursi  anche  irregolarmente,  dal  che 
restano  modificate  te  proprietà  e  per  conseguenza  le  funzióni  ; 
e  ne  nascono  le  maFattie.  Queste  sono  dunque  attaccate  alfe 
trasformazioni  dell'  organismo;  e  considerate  in  se  stesse  o  ri- 
spetto ai  modificamenti  delle  funzioni  j  producono  {''anatomia! 
patologica,  preparata  da  Linneo  e  Morgagni,  elevata  da  Bayle, 
Corvisart,  Mackel,  Otto,  Cruveilhier,  Serres,  Abercrombie,  An- 
drai, Louis,  Isidoro  Geoffroy  Saint-Hilaire. 

Guglielmo  Dupuytren,  chepoco  scrisse  (1777-1835)  ,  opera 
assai  come  chirurgo  iu  capo  deirOspedal  di  Dio  a  Parigi  :  in- 
trodusse nuove  operazioni;  lasciò-  dugentomila  lire  per  una  cat- 
tedra di  anatomia  patologica,  Alessio  Bayer  (l  757-1833)  limo* 
sino  pubblicò  un  trattato  compiuto  di  chirurgia  sovra  le  lezio- 
ni di  Desault  maestro  suo.  Meno  ornalo  di  Bichat ,  epiloga  e 
compie  i  lavori  dell'  Accademia  Reale  di  Chinirgia;  e  non  è  av- 
ventore, ma  sommo  anatomico  e  savio  operatore.  Nelle  guerre 
della  Repùbblica  si  migliorarono  la  medicazione  delle  ferite  e 
41  sistema  degli  spedali,  e  il  nome  di  Larrey  sarà  benedetto  do- 
vunque l'ambizione  o  la  difesa  obblighino  a  combattere. 

Il  sistema  degli  umoristi  era  andato  in  calo  dopo  che  le  sco- 
perte anatomiche  e  fisiologiche  parvero  riporre  P  azione  vitale 
nelle  parti  solide,  e  farne  dipendere  e  la  circolazione  del  san- 
gue e  la  secrezione  degli  umori.  Nacque  allora  il  sistema  dello 
scozzese  Browo  ,  secondo  cui  la  salute  consiste  in  una  dose 
regolata  di  eccitabilità,  promossa  dallo  stimolo  degli  agenti  e- 
sterni.  Le  malattie  dunqua  si  riducono  a  due  soli  ordini;  dove 
cumulo  (steniche)ì  e  dove  esaurimento  (asteniche)  del  prìncì- 

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1US0R1  —  TOMMAS1M  567 

pio  irritabile;  €  di  quest1  ultime  è  sovrano  rimedio  l'oppio.  Con- 
siderava dunque  le  malattie  per  la  più  parte  generali  e  riduce- 
va la  cura  ad  osservare  quanta  capacità  abbia  il  malato  a  sop- 
portare il  rimedio  opposto  (1 776- 1 83 7).  Rasori  conobbe  a  Fi- 
renze la  dottrina  di  Brown  dieci  anni  dopo  pubblicata  (  1 788  )  ; 
cosi  lente  erano  le  comunicazioni  ;  e  cominciò  sua  fama  dal 
tradurla  (1792)  e  sostenerla  cóntro  gli  avversi.  Vacca-Berlin- 
ghieri  la  confutò  con  argomenti  di  buon  senso;  ma  Rasori  vi  op- 
pose la  declamazione  e  l'iracondia,  e  ridea  di  quei  che  predi- 
cevano Ja  caduta  di  essa  dottrina.  Eppure  egli  stesso  la  modifi- 
cò, o  piuttosto' la  invertì  nella  teorica  sua  del  controstimolo  , 
secondo  cui,  fondamento  della  vita  sono  l'eccitabilità  e  V  alia- 
ne delle  potenze  esterne,  talché  il  senso,  la  contrazione  musco- 
lare, i  fenomeni  della  mente  e  della  passione  non  sono  che  mo* 
di  d'eccitamento.  I  farmachi  sono  stimolanti  e  controstimolan- 
ti ,  e  come  tali  si  applicano  alle  malattie,  che,  eccetto  le  irrita- 
tive ,  provengono  tntte  da  eccesso  o  da  difetto  di  stimolo.  La 
cotenna  del  sangue  è  prodotta  dalla  flogosi,  e  costituita  dalla  fi- 
brina; e  la  flogosi  viene  da  sviluppo  di  vasi  venosi  ingorgati,  né 
distrugge  né  genera  parli  organiche.  La  teorica  del  controsti- 
molo fu  elevata  e  modificata  dal  Tommasini  (1769-1846),  che 
volle  intitolarla  Nuova  dottrina  medica  italiana. 

Cosi  al  sistema  dinamico  e  dualistico  di  Brown  era  qui  suc- 
ceduto il  dinamismo  riformalo  di  Rasori  ;  poi  venne  la  dinami- 
ca organica  di  tomra asini,  ove  non  vedeasi  quasi  che  deplezio- 
ni  sanguigne;  e  che  potè  offrire  una  transazione  da  quella  del- 
l' eccitabilità  a  quella  del  particolarismo  o  mistionismo,  fonda- 
ta da  Bufalini,  che  non  si  acconteti tabella  forza  come  Rasori , 
ma  vuole  anche  l'influenza  della  materia ,  e  deriva  le  malattie 
da  profonda  e  molecolare  alterazione  dell'umano  organismo. 

Questi  nostri  e  il  francese  Pinel  avevano  già  scalzato  la  dot- 
trina di  Brown,  e  al  solidismo  generale  sostituito  il  locale,  tal- 
ché si  studiava  ì' azione  vitale  di  ciascun  organo  (1772-1837) , 
indagandovi  la  sede  particolare  delle  malattie.  Broussais  parte 
dilla  irritabilità  di  Haller ,  e.<su  questa  fooda  la  fisiologìa  ,  la 
patologia,  la  terapeutica,  sin  la  filosofia;  unità  di  principio,  che 
lusingava  per  aspetto  scientifico.  Una  forza  vitale  presiede  alla 

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368  BBOCSSAIS 

formazione  primitiva  de9  tessati  corporei,  e  alla  loro  conserva- 
zione, che  si  opera  mediante  l' irritabilità,  messa  in  moto  dagli 
agenti  esterni ,  e  che  consiste  in  un  movimento  di  contrazione 
che  chiama  i  liquidi  corporei  sul  punto  eccitato.  Questo  stimo- 
lo è  eccessivo  o  deficiente  ?  le  funzioni  degli  organi  sono  tur- 
bate, e  ne  viene  la  malattia:  la  quale,  dunque,  è  o  irritazione  e 
infiammazione,  o  abirritazione.  Comincia  da  un  organo  ,  e  può 
stendersi  a  tutti,  e  portare  la  morte  ;  e  il  più  esposto  è  il  vi- 
scere digestivo,  sede  delle  principali  irritazioni.  La  cura  consi- 
ste nel  crescere,  e  assai  più  spesso  nel.  diminuire  V  irritabilità 
con  stimolanti  o  debilitanti.  «  Bisogna  (  die'  egli  )  prendere  le 
mosse  da  qualche  punto  per  istudiare  le  malattie  interne, 
ed  io  le  presi  dalla  chirurgia.  L'  infiammazione  dev'essere 
all'  intento  del  corpo  quel  eh'  è  all'  esterno.  »  Da  qui  i  suoi 
teoremi  della  localizzazione  primitiva  di  tutte  le  malattie  ,  del 
quasi  generale  loro  carattere  stenico,  dell'  infiammazione  degli 
organi  digestivi  surrogata  a  tanti  morbi  caratterizzati  altrimen- 
ti, e  in  conseguenza  della  cura  simile  alle  infiammazioni  ester- 
ne: salassi,  sanguisughe,  bibite  gommose.  Trionfò:  ma  ben  pre- 
sto la  sua  teorica  fu  tolta  ad  esame,  e  paragonata  cogli-  effetti; 
e,  se  gli  riconobbero  il  merito  d'avere  studiato  le  infiatnmazioni 
e  tratto  a  quelle  anche  le  malattie  croniche ,  e  col  localizzarle 
resa  più  sicura  la  diagnosi,  e  d'avere  atteso  meglio  all'apparato 
digestivo;  si  negò  che  esistesse  un  sol  genere  di  malattia,  una 
sola  operazione  organica,  un  trattamento  solo. 

Estese  egli  il  suo  sistema  agli  atti  intellettuali,  trattando  della 
pazzia,  e  impugnò  l' ontologia ,  per  ridur  tutto  alla  esperienza 
materiale  j  fece  la  sensibilità  un  prodotto  nerveo  ,  la  passione 
un  atto  de'  visceri ,  l' intelligenza  una  secrezione  cerebrale  , 
l' io  una  proprietà  generale  della  materia  vivente ,  la  libertà 
,  umana  una  chimera,  iu  fatto  non  essendovi  che  il  compimento 
fatale  d' una  eccitazione  dominante. 

Gli  anatomi-patologi  e  la  scuola  fisiologista  di  Parigi  voltaro- 
no affatto  la  medicina  a  ricerche  sulla  materia  organica  j  però 
contro  questa  scuola  ufficiale  ma  angusta  si  rialzano  la  vitalista, 
che  è  appena  sul  nascere,  e  l'embriogenià,  che  fonde  l'anatomia 
colla  fisiologia. 


GAIA  569 

Alla  localizzazione  delle  malattie  fa  riscontro  quella  delle  fa- 
coltà, dovuta  a  Gali  (1 768-1828),  fondatore  della  Craniologia. 
Asserisce  egli  le  facoltà  e  disposizioni  trovarsi  innate  nell'  uo- 
mo, e  la  loro  manifestazione  dipendere  dall'  organismo  speciale 
dell'  encefalo.  Ad  un  cervello  generale,  all'  unica  generale  In- 
telligenza ,  ne  surroga  molte  individuali ,  e  tanti  organi  quanti 
sono  i  talenti ,  i  quali  sviluppandosi  operano  sul  volume  delle 
porzioni  circoscritte  d' encefalo  ad  essi  corrispondenti ,  produ-  % 
cendo  certe  protuberanze  o  sinuosità  del  cranio  ,  alle  quali  è 
proporzionata  V  energia  di  esse  facoltà,  e  dalla  cui  osservazione 
possono  argomentarsi  le  fondamentali.  Queste  riduce  egli  a 
ventisette,  delle  quali  ognuna  ha  facoltà  di  percepire,  ricordare, 
giudicare,  immaginare ,  e  cosi  via;  ma  non  operano  che  in  con- 
corso delle  facoltà  generali  della  percezione  e  della  memoria. 
Dalle  accnse  di  materiale  e  fatalista  cercò  scagionarsi  {a) ,  e 
trarne  un'idea  della  perfettibilità  umana,  e  un'illimitata  tolle- 
ranza per  le  opinioni  divergenti ,  come  prodotte  da  organismo. 

Alla  scuola  frenologica  nessuno  negherà  il  merito  di  una  sa- 
gace osservazione  del  sistema  nervoso.  Giorgio  Combe ,  presi- 
dente della  edimburghese,  spinse  avanti  la  dottrina  di  Gali,  as- 
segnando sulla  superficie  del  cranio  la  sede  positiva  di  ciascuna 
facoltà ,  e  inventando  il  craniometro.  Alcuni  vollero ,  *d' una 
scienza  nascente ,  precipitare  le  applicazioni  sì  all'  educazione 
de'  fanciulli ,  si  al  riconoscimento  dei  delinquenti  ;  e  sottrag- 
gonsi  alla  conseguenza  naturale  della  fatalità  ,  dicendo  che  le 
predisposizioni  naturali  e  innate  possono  vincersi  colla  volontà 
e  col  farne  prevalere  altre. 

Come  la  frenologia  assegnò  una  classificazione  psicologica , 
cosi  1'  omiopatia  precisò  i  numerosi  sintomi  patogenetici.  E 
questa ,  e  l' idropatia  ed  altri  sistemi  sono  da  alcuni  portati  a 
cielo ,  mentre  altri  vi  nega  sin  la  qualità  di  scientifici  ;  e  se 
mai  fu  volta  che  si  potesse  chiamare  in  dubbio  l' efficacia  del- 
l' esperienza ,  fu  appunto  in  queste  dottrine  ove  encomiasti  e 

(a)  Non  ha  molto,  udimmo  in  un'  illustre  Accademia  un  elo- 
gio di  questa  scienza,  scusandola  dalle  tacce  di  materialismo  e 
fatalismo  :  ma  chi  se  ne  può  di  buona  coscienza  persuadere? 

IH.  •  D*tized#C( 


370  MAGNETISMO  ANIMALE 

detrattori  si  appoggiarono  sui  fatti.  I  prudenti  li  raccolgono  e 
attendono  spiegazione  dal  tempo,  senza  il  dogmatizzare  dei  pre- 
suntuosi, né  la  beffa  de'  vigliacchi. 

Anche  il  magnetismo  animale ,  che  vedemmo  ciarlatanesco 
ne'  Mesmeriani,  risorse  nel  18(3  colla  storia  di  Deleuze,  scrìt- 
ta con  senso ,  pacatezza  e  ingegno.  Si  asserisce  che  un  uomo 
possa  operare  materialmente  sopra  altri  col  solo  intermedia 
d' un  fluido ,  diverso  dai  conosciuti  imponderabili ,  cui  egli 
può  adoprare  ,  movere  ,  projettare,  accumulare,  fissare ,  per 
mezzo  della  volontà  e  di  alcuni  gesticolamenti.  Non  è  dunque 
la  teorica  fisica  di  Mesmer ,  ma  una  fisiologica ,  bastandovi  la 
determinazione  libera  della  volontà  e  quei  che  dicono  possi;  non 
si  producono  le  convulsioni,  bensì  variamento  di  circolazione, 
modificazioni  medicatrici ,  il  sonnambulismo ,  la  lucidità  d9  in- 
telletto. Il  magnetizzato  diviene  insensibile  alle  impressioni  e- 
sterne  ,  salvo  se  prodottegli  dalla  persona  con  cui  è  messo  in 
comunicazione  ;  obbedisce  al  magnetizzatóre  ;  vede  l' interno 
del  corpo  proprio  e  dell'  altrui ,  e  massime  le  malattie  e  i  ri- 
medii  che  ad  esse  convengono  ;  ha  esaltamenti  di  facoltà  mo- 
rali e  intellettuali ,  seconda  vista  ;  poi  risvegliato ,  di  nulla  «i 
ricorda.  Citano  in  appoggio  i  sonnambuli  ;  gli  acatalettici  ,  gli 
joghf,  i  tremanti;  gl'indovini  ;  e  poiché  in  tutti  i  tempi,  in  tut- 
ti gli  stadii  della  società  trovansi  miracoli ,  visioni ,  profezie , 
che  il  negarli  è  un  abolire  tutta  la  certezza  umana,  sperasi  spie* 
garli  fisicamente  col  magnetismo  (a). 

Siam  troppo  avvezzi  alla  guerra  che  la  scienza  uffiziale  fa 
contro  la  nuova  ed  eccentrica,  ed  allo  spirito  diffidente  e  servi* 
le  dei  dotti  di  professione.  Coloro  che  ammettono  solo  ciò  che 
comprendono ,  e  ripudiano  ciò  che  non  si  brancica  e  taglia , 
trovando  le  teoriche  fisiologiche  inette  ad  abbracciare  e  spie- 
gar i  fatti  magnetici,  li  negano  risolutamente  :  ma  più  che  dai 
nemici ,  dalle  esagerazioni  de9  sostenitori  é  posta  in  compro- 

(a)  Di  alcuni  fatti  maravigliosi  operati  per  via  del  magneti- 
smo, non  si  può  dubitare  :  ma  mediante  quale  virtù  il  magnetiz- 
za lor  e  si  metta  in  comunicazione  col  magnetizzato ,  adatte  sua 
judke  li*  e*t* 

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FARMACOLOGIA  57  i 

messo  questa  scienza,  che  forse  recherà  tanta  luce  aopra  l'azio- 
ne nervosa. 

Qualunque  siasi  il  valor  delle  dottrine ,  sempre  moltissimi 
credono  che  la  medicina  debba  procedere  piuttosto  per  le  vie 
sperimentali.  In  Italia  vedemmo  Geromioi  attribuire  gli  errori 
di  questa  scienza  all'  ontologismo,  e  fondar  la  patologia  sull'ir- 
ritazione ;  Giacomini  oppugnare  la  dottrioa  dietesica  ;  e  Può 
cinotti,  che  nelP  eziotismo  raccoglie  le  dottrine  positive  dei  vi- 
talisti e  dei  mistionisti,  predicare  la  medicina  ippocratica,  che 
s'affida  alla  natura  medicatrice,  e  che  conserva  la  validità  cli- 
nica, però  serbandosi  pari  al  progresso  delle  scienze  ausiliari , 
e  col  decoro  d'  una  interpretazione  scientifica. 

Il  cresciuto  studio  della  natura  pose  nuovi  medicamenti  a 
disposizione  dell'  arte,  salutare  ;  la  meccanica  ne  perfezionò  gli 
stranienti.  À  giovamento  dell'  anatomia  ridondarono  i  mezzi  di 
analisi,  le  sezioni  e  le  iniezioni  dei  cadaveri,  le  sperienze  su'vir 
vi ,  l' uso  del  microscopio  e  delle  analisi  chimiche  per  determi- 
nare anche  le  impercettibili  differenze  e  alterazioni ,  le  grandi 
raccolte  patologiche  ,  le  esatte  descrizioni  delle  malattie.  La 
stetoscopia  ajutò  a  seguitare  la  serie  dei  morbi  degli  organi , 
della  circolazione  e  della  respirazione  j  e  intere  vite  di  studii 
consumate  all'  esame  d' una  sola  malattia  ,  fecero  più  potente 
l'uomo  a  dominarle  o  prevenirle. ÀI  sistema  nervoso  si  die  l'im- 
portanza che  merita,  e  si  cercò  come,  per  la  legge  di  riflessio- 
ne ,  malattie  locali  si  riducano  generali.  L' azione  degli  agenti 
ponderabili  o  no  è  misurata  e  diretta  con  ingegnosissimi  prepa- 
rati, dai  quali  uscì  la  nuova  chimica  organica  ed  animale  ;  e  se 
ne  spera  luce  sulle  affezioni  psichiche ,  punto  supremo  di  con- 
tatto della  medicina  colle  più  sublimi  scienze  morali.  Già  il  si- 
stema browniano  avea  semplificato  i  metodi  curativi  ;  ancor  più 
Io  pretesero  l' idroterapia  e  l' omiopatia,  e  il  sistema  di  Brous- 
sais  ;  e  non  che  esser  ornai  sbandita  la  polifarmachia,  la  chimi- 
ca cogli  estratti  rese  i  farmachi  più  comportabili  ed  efficaci ,  e 
crebbe  la  serie  degli  eroici.  Sertuerner  riconosce  uno  de'  prin- 
cipi! essenziali  dell'oppio  (morfina),  e  tosto  Pelletier  e  Caven- 
tou  trovano  quantità  di  alcali  vegetali ,  tra  cui  supremo  il  chi- 
nino \  vera  quintessenza  delle  sostanze  vegetali,  e  realizzazione 

y  Google 


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572  FABMACOLOGIA 

scientiflca  del  sogno  di  Paracelso.  Courtois  trova  Y  iodio  nel 
1813  ;  dopo  il  1870  si  estende  l'uso  della  segale  cornuta;  Rei- 
chenback  nel  1833  cava  dal  catrame  la  creosota ,  antiputrido. 
Coi  cloruri  alcalini  scompongonsi  i  miasmi  ;  i  metodi  disinfet- 
tanti non  solo  applicaronsi  agli  ospedali ,  da  cui  scompajooo  le 
febbri  nosocomiali ,  ma  si  vorrebbe  per.  essi  accorciare  le  qua- 
rantene ,  mal  compatibili  coi  rapidi  commerci.  Come  la  chimi- 
ca ,  cosi  la  chirurgia  si  dà  mano  colla  medicina  interna ,  coor- 
dinando le  operazioni  sue  alla  fisiologia  ed  all'  anatomia  patolo- 
gica. II  taglio  de9  nervi  e  de'  tendini ,  le  allacciature  delle  arte- 
rie, l' arte  di  penetrare  profondamente  per  estrarre  ossa  caria- 
te o  estirpar  tumori  o  scarcerare  fluidi ,  la  cura  radicale  delle 
ernie,  la  estrazione  o  lo  sfrantumamento  della  pietra ,  la  rego- 
lata ostetricia,  la  perfezionata  oculistica,  son  glorie  indisputate 
della  chirurgia  ,  la  quale  spera  coagular  il  sangue  mediante  la 
corrente  elettrica  per  riparare  agli  aneurismi ,  e  scemare  o  to- 
gliere gli  spasimi  coli'  inalazione  dell'  ètere  o  del  cloroformio , 
e  pel  collodio  risparmiar  tante  allacciature.  Si  attese  alla  salu- 
te degli  equipaggi  marittimi  e  degli  eserciti  ;  si  rimosse  il  pe- 
ricolo delle  sepolture  intempestive  ;  molti  mali  si  prevennero 
colla  polizia  medica  ,  e  col  meglio,  abitare  e  vestire  de' poveri  ; 
colla  veterinaria  si  provide  agli  animali  che  accompagnano-  e 
alleviano  le  fatiche  dell'  uomo  ;  si  portò  scrupolosa  attenzione 
alle  malattie  de'  bambini  ;  si  raccolse  una  congerie  di  fatti,  che 
illumina  la  savia  pratica  ,  se  ancora  non  fonda  nuove  dottrine  ; 
e  si  proclamò  la  necessità  di  comprendere  nell'  idea  della  vita 
non  solo  l' organo  ma  e  la  funzione  ,  non  solo  l' anatomia  ma 
anche  la  fisiologia,  come  si  conviene  a  quest'essere  duplice  mi- 
sterioso. 

Vero  è  che  la  natura  parve  toglier  a  beffa  la  medicina  o  col* 
l' esacerbare  malattie  che  credeansi  domate ,  come  il  vajuolo  , 
le  migliari ,  it  crup,  il  tifo  ;  o  coli9  estendere  nuovi  flagelli ,  la 
febbre  gialla  e  il  cholera;  e  con  essi  ridestare  tutti  i  delirii  del 
volgo  e  della  scienza. 


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APPLICAZIONI  PRATICHE  375 

Applicazioni  pratiche. 

Cod  ciò  entrammo  a  indicare  on  carattere  segnalato  dello 
scienze  nel  secolo  nostro  ,  qual  è  l'applicarsi  d'ogni  verità  ai 
bisogni  o  ai  diletti  della  vita.  La  chimica  ,  che  nella  sua  giovi- 
nezza sbizzarrì  a  far  l'oro  e  ad  allungare  la  vita,  nella  moderna 
maturanza  si  volge  all'  uopo  stesso  con  applicazioni  usuali. 
Fino  a  Lavoisier  essa  cercava  nozioni  dai  processi  empirici  del- 
le arti  tecniche  ;  dappoi  schiuse  ella  stessa  altri  cammini  alle 
industrie  vecchie,  e  di  nuove  ne  creò;  e  l'estendersi  delie  ma- 
nifatture di  prodotti  chimici  mostrava  che  più  non  servivano 
soltanto  alla  medicina.  Duranti  le  guerre  della  Rivoluzione  pa- 
rea  dovesse  venir  meno  la  potassa  ,  e  vi  si  surrogò  la  soda 
estratla  dal  sale  marino  :  impediti  gli  arrivi  dello  zucchero ,  Io 
scusava  la  barbabietola. 

Chaptal  (1756-1832)  rese  popolare  questa  scienza,  già  rele- 
gata nelle  farmacie  ;  istituiva  fabbriche  di  acido  solforico,  d'al- 
lume ,  di  nitro  e  soda  artifiziali  ;  insegnò  a  far  l' acetato  di  ra- 
me ,  tingere  i  cotoni ,  usare  gli  acidi  di  ferro.  Invano  dal  re  di 
Spagna  e  da  Washington  invitato,  egli  non  volle  abbandonare  la 
patria  ,  e  l' ajutò  nei  bisogni  della  Rivoluzione  ;  poi  sotto  il  Di* 
rettorio  fece  regolamenti  sulle  fabbriche,  e  stabilire  una  came- 
ra di  commercio,  e  consigli  d' arti  e  manufatture  ,  ed  altre  ga- 
ranzie e  intermedii  fra  gl'interessi  pubblici  e  l'aatorità.  Invito 
artisti  inglesi  colle  macchine  loro  ;  i  natii  incoraggiò  coi  con- 
corsi ;  creò  nel  Conservatorio  d' arti  una  scuola  speciale  di  chi- 
mica applicata  alle  arti  ;  s'occupò  delle  fucine,  delle  miniere, 
delle  saline,  delle  torbe,  della  circolazione  dei  grani ,  dei  me- 
todi per  coltivare  la  vigna,  far  vino,  educare  i  merini  j  e  ne'suoi 
poderi  introduceva  metodi  nuovi,  e  non  dissimulava  nò  i  grossi 
guadagni  né  i  mezzi  con  cui  gli  otteneva  (1). 

(1)  Dimessosi  alla  coronazione  di  Napoleone,  tornò  agli  af- 
fari nel  1813  ai  giorni  di  eventura,  e  nel  15  intimava  a  Na- 
poleone la  necessità  di  dar  istituzioni  di  mutua  confidenza.  Mol- 
to figurò  sotto  la  Restaurazione» 

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574  CHIMICA    APPLICATA 

Berzelio,  nell'arte  del  tingere,  mostrò  vedale  e  applicazio- 
ni nuove  :  studiò  i  fenomeni  della  manipolazione  del  salnitro  : 
trovò  il  clorato  di  potassio  e  tentò  surrogarlo  nella  fabbricazio- 
ne della  polvere;  ma  vi  si  oppose  1' eccessiva  sua  potenza:  pure 
venne  adoprato  alle  prime  capsule  fulminanti,  e  più  agli  accen- 
dilume.  Le  Blanc  trovò  di  fabbricare  la  soda ,  sostituita  agli  al- 
cali d' America,  liberando  così  le  vetriere  ,  le  imbiancature,  le 
cartaje,  le  saponerie ,  dal  pericolo  di  restar  sospese  per  inter- 
rotte comunicazioni.  Dartigues  estrae  il  solfo  dalle  piriti  ;  altri 
preparano  l'acido  solforico  e  l'allume.  Oltre  i  farmachi,  la  chi- 
mica ammannisce  concimi  che  muteranno  in  ricchezza  ciò  che 
era  schifo  e  miasma  ;  moltiplica  accendifuoco  comodissimi  e  di 
minimo  prezzo  ;  migliora  la  polvere  e  V  fnescazione  per  le  armi 
da  fuoco. 

Appena  Cbevreul  ha  fatto  conoscere  la  vera  natura  de'  corpi 
grassi,  le  candele  steariche  sottentrano  alle  costose  di  cera»  Le 
lampade  di  Argand  furono  perfezionate  nel  1801  da  Carcel  e 
Carreau  col  fare  che  l' olio  salisse ,  in  modo  da  arrivare  freddo 
al  lucignolo,  che  ne  fosse  imbevuto  continuamente  :  ed  altre  se 
ne  introdussero  sovra  principi!  diversi.  Nel  termo- lampo ,  im- 
maginato nel  1800  dal  francese  Lebon,  il  gas  idrogeno  prodot- 
to dalla  distillazione  della  legna  serviva  ad  illuminare:  ma  restò 
in  oblio,  fin  quando  l' ingegnere  Mundoch  tolse  a  studiarlo  ,  e 
nel  1806  rischiarava  le  fucine  di  Watt  e  Bulton  col  gas  tratto 
dal  carbon  fossile.  Filippo  Taylor  pensò  cavarlo  da  grassumi  di 
infima  qualità  ;  poi  altri  raffinarono  questa  invenzione-,  che  si 
diffuse  fino  ad  illuminare  intere  città. 

Anche  ogni  invenzione  fisica  trova  applicazioni  utili  :  i  torchi 
idraulici  di  Bramab  stipano  il  fieno  de' foraggi  militari  sulle  na- 
vi,  e  le  stoffe  ;  altri  pigiano  la  torba  per  agevolare  la  combu- 
stione :  Filippo  de  Girard  inventa  la  filatura  meccanica  del  li- 
no ;  Leistenschneider  le  macchine  da  carta  ;  i  miglioramenti  ai 
mulini,  agli  aratri,  ai  coreggiati,  massime  in  Inghilterra,  valse- 
ro in  agricoltura  quanto  il  telajo  meccanico  nell'industria.  Le 
teoriche  di  Fourier  si  applicano  ai  caminetti  ;  quelle  di  Rum- 
ford  al  nutrimento  del  povero  ;  i  progressi  dell'  astronomia  ai 
agevolar  la  determinazione  delle  longitudini  j  quei  della  mec- 

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FISICA  APPLICATA  575 

Carnea  a  perfezionare  le  navi.  Il  ferro  è  lavorato  per  oso  comu- 
ne ,  sia  a  fare  intere  case ,  sia  a  preparare  penne  al  crescente 
numero  degli  scriventi.  Dappertutto  si  utilizzano  i  residui  del- 
le manifatture,  ebe  dianzi  erano  gettati. 

Ai  fari  si  applicarono  le  leggi  della  catottrica.  Da  prima  con 
specchi  parabolici  di  metallo  si  concentrava  la  luce  ;  ma  ne  ve- 
niva che  questa  non  si  vedesse  se  non  nelle  direzioni  dei  raggi, 
parallele  agli  assi  delle  lamine  paraboliche  $  onde  molti  spazii 
ne  restano  sprovisti.  Corresse  il  difetto  Bordier,  allo  Havre,  net 
1807  ,  col  far  girare  l' apparato  ;  e  l' ecclissi  che  ne  proviene 
giova  pure  a  discernere  quella  da  ogn' altra  luce.  Ma  attesoché 
(ali  specchi  perdono  facilmente  la  levigatura,  si  pensò  surroga- 
re la  rifrazione,  colla  quale  può  la  luce  essere  diretta  a  voglia. 
Vi  riuscì  Fresnel,  servendosi  delle  lampade  alla  Carcel  miglio- 
rate ,  e  di  lenti  digradanti ,  che  circondano  quasi  di  anelli  la 
fiamma ,  la  quale  rifrangendosi  si  dirige  nel  modo  più  conve- 
niente. 

Davy  acconciò  una  particolarità  del  fenomeno  della  combu- 
stione alla  lanterna  de'  minatori ,  cingendola  di  una  tela  metal- 
lica per  assicurare  dalle  esplosioni  prodotte  dal  contatto  della 
fiamma  coi  gas  infiammabili.  Pensò  eziandio  a  salvare  dall'os- 
sidazione il  rivestimento  delle  navi ,  col  togliere  al  rame ,  me- 
diante chiodi,  la  tensione  elettrica  prodotta  dal  contatto  coir  ac- 
qua del  mare.  Se  non  che,  l' elettricità  negativa  lascia  vi  si  de- 
ponga una  crosta  di  carbonato  terroso ,  so  cui  si  fissano  zoofiti 
e  molluschi,  a  segno  da  render  inutile  quella  fodera.  La  galva- 
noplastica offerse  modo  facilissimo  di  dorare ,  massime  dopo  i 
perfezionamenti  di  Routz  e  Eskington  ;  e  inoltre  di  formare  me- 
daglie :  anzi  Jacobi,  negli  stabilimenti  di  Pietroburgo,  fece  sta- 
tue fin  di  30  piedi. 

L' elettricità  fu  pure  applicata  alla  medicina  ;  ora  alla  me- 
tallurgia, per  ottenere  la  decomposizione  con  poco  combustibi- 
le e  nessun  mercurio.  Wbeatstone  ,  dopo  ingegnosissimi  mec- 
canismi ,  l' adoprò  a  trasmettere  segnali  lontanissimo  colla  ra- 
pidità del  pensiero  ;  e  non  che  stabilirsi  telegrafi  elettrici  at- 
traverso alla  Manica ,  si  pensa  di  porne  fra  Londra  e  Nuova- 
York.  L'elettro-magnetismo  dà  fuoco  alle  mine  anche  sottUc* 

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376  ARfiONAtiTICÀ 

qua  5  batte  al  medesimo  istante  le  ore  in  punti  lontani  ;  bea 
presto  illuminerà  le  oittà  nostre  ,  arenda  Bunseìi  dimostrato 
che  con  300  dramme  di  zinco,  466  di  acido  zolfbrico  e  608  di 
acido  azotico  ,  si  produce  per  un1  ora  d'una  luce  pari  a  quella 
di  572  candele  steariche,  e  per  lieve  prezzo. 

All'  umano  ardire  parvero  tolte  tutte  le  barriere,  quando  i  fra- 
telli Montgolfier  (1783)  elevarono  palloni,  rarefacendone  Paria 
con  un  braciere  sottoposto.  Il  fisico  Charles  e  il  meccanico  Ro- 
bert v'adattarono  .un  gas  più  leggero ,  l'idrogeno  ,  e  alla  tela 
sostituirono  il  taffetà  ;  e  allorché  dal  Campo  di  Marte  essi  li- 
braronsi  in  aria ,  i  cannoni  annunziarono  che  la  scienza  aveva 
preso  possesso  de'  campi  -dell'  aria.  Quando  poi  Blanchard  arri- 
vò d' Inghilterra  in  Francia,  parve  rovesciato  l'ordine  della  na- 
tura. Nel  1785  ,  Pilàtre  e  Romain  cercano  combinare  i  due  si- 
stemi del  fumo  e  dell'  aria  infiammabile  ;  ma  il  fuoco  accende 
questa,  ed  essi  precipitano.  Arnold  e  suo  figlio  elevaosi  a  Lon- 
dra ;  ma  la  macchina  piega ,  ed  il  padre  n'  è  sbalzato  ;  il  figlio 
attiensi  alle  corde  ,  finché  si  raddrizza  ;  librasi  allora  ,  ma  vi 
prende  fuoco ,  ed  egli  cade  nel  Tamigi ,  ma  si  salva  a  nuoto. 
Gl'infelici  sperimenti  faceano  da  alcuni  riguardare  l'areonauti- 
ca  come  puro  giuoco  ;  ma  se  qualche  scettico  domandava:  A 
che  buono?  Franklin  rispondeva:  A  che  buono  il  bambino  ap- 
pena nato  f  Ed  oggi  stesso  ,  benché  si  piangano  Blanchard  , 
Zambeccari ,  Garnerin  ,  Gale  e  quasi  tutti  gli  arditi  areonauti , 
vediamo  tentarsi  da  scienziati  e  da  macchinisti  l' arie  di  diri- 
gerli ;  e  forse  non  é  lontano  il  tempo  che  il  temerario  giuoco 
cambii  le  condizioni  delle  dogane  e  delle  guerre  (a). 

Ma  nessuna  applicazione  pareggia  quella  del  vapore.  Gli  an- 
tichi conoscevano  come  l' acqua ,  trasformandosi  in  fumo  ,  ac- 
quisti grand'  elaterio  ;  tanto  che  Aristotele  e  Seneca  attribui- 
scono i  tremuoti  a  subitanea  evaporazione  in  forza  del  caldo  ter- 
restre. Un  secolo  avanti  Cristo,  Erone  d' Alessandria  descrive- 
va una  macchina,  corrispondente  alle  nostre  a  reazione  ;  e  for- 
se alla  conoscenza  di  questa  forza  vanno  attribuiti  alcuni  de'por- 

(a)  E  se  questo  avvenisse ,  vi  sarebbe  anche  a  deplorare  il 
pattito  che  ne  potrebbe  trarre  la  mal? agita  umaua. 

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VAPOBE  577 

tenti  eoo  cai  i  sacerdoti  gentili  illudevano  il  volgo.  Salomon* 
di  Cani,  ingegnere  normanno  ,  descrisse  una  macchina ,  ove  la 
forza  elastica  del  vapore  è  adoprata  a  sollevare  l'acqua.  Ma  già 
prima  Giambattista  Porta  avea  discorso  del  modo  di  valutare  i 
volumi  relativi  di  pesi  eguali  d' acqua  e  vapore  ,  sebbene  non 
mostri  ì' intento  d' ottenere  forza  motrice.  Un  Branca  a  Roma 
proponeva  di  dirigere  smT  ali  d' una  ruota  orizzontale  la  cor- 
rente di  vapore  sviluppato  da  un'eolipila  ;  e  nel  1663  il  mar- 
ebete  di  Worcbester,  sebbene  in  modo  oscuro,  di  elevare  l'ac- 
qua per  mezzo  del  vapore.  Nel  1690  Papin ,  negli  atti  dell*  ac- 
cademia di  Lipsia  ,  descriveva  la  prima  macchina  ove  lo  stan- 
tuffo è  spinto  su  e  giù  mediante  l'alterno  espandersi  del  vapore 
e  condensarsi  per  via  del  freddo.  L' applicava  egli  ad  attingere, 
ma  comprese  di  quanto  potess'  essere  capace,  e  proponeva  co- 
me farle  muovere  un  asse  o  una  ruota  ;  inventava  la  macchina 
a  doppio  effetto  ;  ne  faceva  applicazione  alla  balistica ,  alla  na- 
vigazione, ad  altro  :  e  prima  del  1 7 1 0  aveva  immaginato  la  mac- 
china ad  alta  pressione ,  senza  coudensatori  ;  la  chiavetta  a 
quattro  vie  ;  il  digeritore ,  tanto  prezioso  per  l' industria  ;  e  la 
valvola  di  sicurezza.  Savery,  capitano  inglese,  nel  1695  eseguì 
io  grande  una  macchina  per  attingere  ;  nella  quale  si  precipi- 
tava il  vapore  collo  sprizzare  acqua  diaccia  sulle  pareti  esterne 
del  vaso  metallico.il  fabbro  Newcomen,  unito  a  lui  e  al  vetrajo 
Cawley  ,  portò  molti  perfezionamenti  alla  macchina  di  Papin  ; 
ne  compì  una  nel  1 705,  ove  la  condensazione  è  operata  da  uno 
sprizzo  freddo  entro  il  corpo  stesso  della  pompa. 

La  valvola  per  ottenere  l'alternativa  di  espansione  e  conden- 
samento ,  era  chiusa  e  aperta  a  mano.  Enrico  Potter ,  fanciullo 
applicato  a  questo  nojoso  esercizio ,  per  avere  riposo  congegnò 
delle  verghe  al  bilanciare  in  modo,  che  aprissero  e  chiudessero 
al  momento  opportuno  :  il  che  diede  all'  ingegnere  Brighton 
l'idea  del  triangolo  verticale,  mobile  col  bilanciere ,  quale  oggi 
serve  nelle  grandi  macchine.  Col  volante ,  introdotta  da  Fitz» 
geraldt ,  furono  compiuti  i  mezzi  proposti  da  Papin  onde  risol- 
vere in  circolare  continuo  il  movimento  rettilineo  di  va  e  viene. 

Gran  calore  si  sprecava  raffreddando  il  cilindro  a  ciascun  con- 
densamento del  vapore  ;  finché  Giacomo  Watt  pensò  al  corpo 

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S78  NAVIGAZIONE  A  VAPORE 

della  pompa  aggiungere  una  camera ,  dove  il  vapore  passasse 
dopo  prodotto  P  effetto  e  ricevesse  lo  sprizzo ,  senza  che  s' ab- 
bassasse la  temperatura  nel  corpo  della  pompa.  Costrusse  (  1 769) 
così  le  prime  macchine  a  semplice  effetto  :  poi  quelle  a  doppio 
in  un  sol  corpo  di  pompa  (1782) ,  per  le  quali  nell'84  inventò 
il  parallelogrammo  snodato ,  e  vi  applicò  il  regolatore  a  forza 
centrifuga.  Quando  poi  Murray,  nel  1801,  esegui  i  tiranti  mossi 
da  un' eccentrica,  ne  restarono  compiuti  gli  organi  meccanici. 

Tutto  ciò  serviva  solo  a  macchine  fisse  ;  ma  quarantadue  an- 
ni dopo  che  a  Papin  n'  era  brillata  P  idea,  Gionata  Hull  ottenne 
patente  (1737)  per  costruire  un  battello  rimorchiatore  colla 
macchina  di  Newcomen.  Non  ebbe  affetto;  ma  il  francese  Per- 
der nel  1 7  75,  e  il  marchese  di  Jtfùffroy  nel  78  costruirono  battelli 
siffatti  ;  anzi  quest'  ultimo  ne  stabili  uoo  sulla  Saona,  lungo  46 
metri  sopra  4.  50,  e  mosso  da  due  macchine.  Costretto  dalla 
Rivoluzione  à  migrare ,  gP  Inglesi  presero  il  passo  innanzi  ;  e 
Miller  nel  1791,  lord  Hanhope  nel  1795,  Symington  nel  1801, 
progredirono  in  tali  tentativi. 

Fin  dal  1543  ,  il  capitanò  Blasco  di  Garay  offerse  a  Carlo  V 
una  macchina  che  spingerebbe  le  navi  senza  vento  né  remi. 
L' imperatore  acconsentì  ad  un  esperimento  ,  che  fu  fatto  nel 
porto  di  Barcellona;  e  sebbene  P  autore  non  volesse  pubblicar» 
P  importante  segreto,  si  sa  che  consisteva  in  una  catdaja  d' ac- 
qua bollente ,  che  moveva  due  ruote  a'  fianchi  del  bastimento. 
Si  lodò  P  effetto,,  ma  il  tesoriere  Ravago  obbiettò,  che  nave  sif- 
fatta non  potea  far  più  di  due  leghe  in -tre  ore,  costava  assai,  e 
correva  rischio  che  la  caldaja  scoppiasse  (1).  La  gente  pratica 
mostrava  tutto  il  contrario  :  ma  Carlo  V  avea  da  sovvertir  PEu- 
ropa  ;  non  da  badare  ad  un'  invenzione,  che  avrebbe  di  due  se* 
coli  e  mezzo  anticipato  la  rivoluzione  nelP  arte  del  navigare. 

A  un  imperatore  che  ai  dì  nostri  ebbe  le  idee  di  Carlo  V , 
presentossi  un  altro  meccanico ,  proponendogli  battelli  che  si 
moverebbero  anche  contro  vento  e  per  forza  del  vapore.  E  quel 

(1)  I  documenti  sono  pubblicati  da  Navarrete  e  da  Deros  de 
la  Roquette ,  Collezione  dei  viaggi  t  scoperte  degli  SpapnuoH 
dopo  lajtne  del  XF  secolo. 

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NAVIGAZIONE  A  VAPORE  579 

guerriero,  che  por  adocchiava  ogni  modo  di  prevalere  all'abor- 
rita Inghilterra ,  non  apprezzo  quello  che  glie  n'  avrebbe  dato 
infallibile  superiorità  ;  e  Fulton  o  non  fu  udito  o  non  ascoltato 
da  Napoleone  ai  giorni  di  sua  gloria ,  il  quale  poi  dovette  rin- 
crescersene nei  giorni  di  sue  miserie. 

Ciò  che  un  conquistatore  sdegnò ,  abbracciollo  la  libertà  ;  e 
quell'America  che  chiamiamo  ancora  nuovo  mondo,  e  che,  co- 
me un  valente  allievo,  aspira  a  superare  il  maestro,  applicò  al- 
la navigazione  quesl'  agente  d' incalcolabili  effetti,  pel  cui  mez- 
zo si  trascorrono  con  sicurezza  e  rapidità  i  mari  ;  quasi  a  - 
malgrado  de'  venti  e  delle  tempeste.  Roberto  Fulton  (  1 765  - 1 8 1 5), 
aato  da  parenti  irlandesi  inPensilvania,  pose  un  primo  legno  a 
vapore  sull'Hudson  nel  1807,  chefacea  poco  più  di  due  leghe 
Torà.  Ben  tosto  il  suo  trovato  si  propagò  :  l'Inghilterra  nel 
1812  ebbe  i  primi  hattelli  regolari  ;  la  Francia  nel  1816;  in 
appresso  le  altre  nazioni  :  nel  39  gli  Stati-Uuiti  ne  contavano 
mìHe  trecento.  Nel  1841  i  primi  battelli  a  vapore  solcavano 
l'Oceano  Pacifico  (il  Perù  e  il  Chili),  costruiti  in  Inghilter- 
ra, pel  servigio  regolare  tra  Valparàiso  e  Lima. 

L' Inghilterra  e  sue  colonie,  che  nel  1814  aveano  due  battelli 
a  vapore  da  456  tonnellate,  nel  1824  gli  aveano  cresciuti  a  cen- 
ventisei  per  15,739  tonnellate  ;  nel  1834  a  quattrocento  ses- 
santadue, della  portata  di  50,734  tonnellate  ;  nel  1838  a  otto- 
centodieci, portanti  157,840  tonnellate;  oggi  passano  i  mille. 
Il  primo  da  guerra  inglese  si  fé1  nel  1828,  ed  oggi  quella  mari- 
na n'  ha  più  di  cento.  Teorici  e  pratici  però  aveano  dichiarato 
impraticabile  il  tragitto  dell'Oceano  ;  ma  il  Great- Western  , 
partito  da  Bristol  l'aprile  1838,  arrivava  a  Nuova  York  in  quin- 
dici giorni,  fatte  3500  miglia  ;  dipoi  vi  giunse  anche  in  dodici 
giorni  e  mezzo,  filando  sin  otto  nodi  e  tre  quarti  V  ora. 

Si  sostituì  al  legno  il  ferro,  più  forte  e  leggero,  e  sicuro  da- 
gl'  insetti.  Dodd  suggerì  fin  dal  1818,  e  C.  W\  Williams  pose 
in  pratica  le  cala  a  varii  comparli ,  sicché  facendo  acqua  uno, 
gli  altri  non  patiscano.  Cosi  si  costruirono  il  Tigri,  V  Eufrate^ 
VMbur&ha,  il  Qw>rra}  V  Alberto ,  il  ÌVilberforee e  altri, 
coi  quali  si  potè  spingersi  più  verso  i  poli,  rompendo  con  forza 
i  ghiacci  e  pescando  meno;  si  corse  all'  insù  di  fiumi  sin  allora 

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380  NAVIGAZIONE  A  VAPORE 

inaccessibili  :  ormai  V  Orenoco,  l' immenso  Missuri,  il  misterio- 
so Mississipi ,  servono  con  questo  mezzo  a  ravvicinare  le  pia 
divise  popolazioni ,  con  esso  còmpiesi  l' esplorazione  del  Niger, 
per  isvellere  dalle  radici  il  commercio  infame  dei  Negri.  Due 
altri  battelli  a  vapore  rimontarono  sa  per  V  Eufrate  mille  mi- 
glia fino  a  Beles ,  per  aprire  di  là  nuova  via  di  commercio,  an- 
cor più  opportuna  che  quella  di  Suez ,  giacché  F  Inghilterra 
non  vi  avrebbe  la  concorrenza  degli  Americani  né  de'  Baniani. 
Appena  estesa  la  navigazione  a  vapore ,  il  governo  generala 
delle  Indie  pensò  profittarne  per  la  comunicazione  tra  P  Euro- 
pa é  quei  paesi,  antica  meta  dei  viaggi,  e  introdur  un'agevolez- 
za di  comunicazione  che  avrebbe  cangiato  faccia  alle  relazioni 
colla  madre  patria.  Discusso  a  lungo,  alfine  il  16  agosto  1825, 
il  capitano  Johnson  partiva  da  Falmouth  co\V  Intrapresa,  bat- 
tello di  460  tonellate,  e  toccava  a  Bengala  il  7  dicembre.  Men- 
tre non  bastavano  tre  mesi  perché  un  vascello  sul  Gange  andas- 
se da  Calcutta  a  Allahbad  ,  ora  vi  giungevano  in  otto  giorni , 
benché  non  viaggiassero  la  notte.  Altri  tentarono  la  via  del  Mar 
Rosso,  e  lo  Hug  Lindsay  nel  1830  andò  da  Bombay  a  Suez  in 
ventun  giorno  di  viaggio  ;  in  assai  meno  v'  arrivarono  i  seguen- 
ti,  e  si  stabilirono  comunicazioni  regolari,  sicché  la  valigia  da 
Bombay  possa  giunger  a  Londra  in  un  mese.  Cosi  scompaiono 
le  distanze.  E  già  la  nuova  Società  inglese,  mediante  quattor- 
dici steamer  e  tre  golette  a  vela,  mantien  due  volte  al  mese  il 
servigio  della  posta  fra  la  Gran  Bretagna,  ogni  parte  delle  In- 
die occidentali ,  la  costa  attigua  dell'  America  meridionale  e 
Ondura  ;  due  volte  al  mese  spedisce  vascelli  alF  Avana ,  a 
Nassau ,  ai  porti  degli  Stati-Uniti  sulP  Atlautico  ,  sino  ad  Hali- 
fax nella  Nuova  Scozia.  E  il  servigio  é  combinato  in  modo,  che 
faciliti  le  comunicazióni  fra  tutte  le  isole  e  i  continenti,  da  Su* 
rinam  all'oriente  fin  al  Messico  ad  occidente  ,  e  dal  golfo  di 
Paria  e  di  Cbagrés  sino  ad  Halifax  :  onde  in  sessanta  giorni  uno 
va  e  torna  d' America  a  Londra,  dopo  toccato  la  più  parte  delle 
isole  occidentali,  e  visitato i  principali  porti  d'America,  sopra 
battelli  forniti  d' ogni  comodità ,  e  con  camere  distinte  e  spa- 
ziose. 
Il  Great'Brltain  fu  la  più  grande  innovaziode  che  da  tempo 

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NAVIGÀZTONE  A  TAPOBB  381 

sì  facesse  nelle  costruzioni  navali,  non  più  copiando  i  "battelli  di 
Fulten.  Era  difetto  di  questi  Pa?er  per  unico  motore  il  vapore , 
senza  giovarsi  delle  grandi  forze  naturali ,  poiché  la  macchina 
la  mezzo  e.  le  ale  tolgono  di  porvi  poderosa  alberatura  ,  dar  af- 
frontar le  maggiori  tempeste.  Or  qui  alle  pale  si  surrogò  una 
▼Ite  di  sedici  piedi  di  diametro  ;  nuovo  apparechio  di  propul- 
sione ,  che  i  Francesi  attribuiscono  a  M.  Delisle  ,  gl'Inglesi  a 
M .  Smith.  Questo  congegno  alleggerisce  il  naviglio  di  cento 
tonnellate,  gli  dà  comodo  e  bellezza ,  e  n'  agevola  1'  entrata  nei 
canali.  Che  se  tal  metodo  si  estenderà,  assai  ne  fieno  agevolati 
i  viaggi  all'  India ,  rallentati  dall'  alternare  delle  calme ,  delle 
correnti,  dei  turbini. 

Tanto  si  vantaggia  orche  alle  costruzioni,  non  la  pratica  cie- 
ca, ma  le  teoriche  presiedono.  E  ancor  più  fa  meraviglia  questa 
folla  di  battelli,  che  in  tutta  Europa,  e  più  in  America,  solcano 
ogni  fiume,  cercano  ogni  costa  :  il  rimontar  un  fiume,  sempre 
guardato  come  ostacolo  al  commercio ,  or  tiensi  per  una  fortu- 
na. In  conseguenza,  la  scoperta  d' un  letto  di  carbon  fossile  si 
valuta  oggi  più,  che  nel  secolo  XVI  quella  d' una  miniera  d'oro, 
e  basterà  a. rendere  prezioso  qualche  scoglio  deserto  della  Po- 
linesia. E  V  invenzione  è  di  jeri  appena.  Chi  potrà  calcolarne  i 
miglioramenti  e  le  conseguenze?  La  guerra  stessa  Gambiera 
faccia  ;  e  la  fanteria  di  terra,  e  i  marinai  d' acqua  dolce  faran- 
no il  servigio  ;  non  si  avrà  ritardi  per  arrivar  al  punto  della 
battaglia  ;  e  se  anche  i  battelli  non  saranno  sostituiti  ai  vascel- 
li di  linea,  ne  agevoleranno  immensamente  le  mosse,  li  tireran- 
no d'impaccio,  li  rimorchieranno  quando  sguarniti.  Vero  è 
bene  che  la  delicatezza  de'  loro  congegni ,  guastati  facilmente 
dal  cannone ,  impedirà  che  abbiano  il  posto  principale  ;  ma  se 
anche  la  vite  d' Archimede  o  V  elettromagnete  non  riparassero 
a  questo  difetto,  rimarranno  ciò  che  la  cavalleria  negli  eserciti  : 
non  buoni  a  decider  una  giornata,  ma  a  protegger  le  ali,  a  con* 
dur  al  fuoco  i  vascelli  di  fila,  a  render  men  disastrosa  la  riti- 
rata, e  più  piena  la  sconfitta  nemica. 

Hanno  intitolato  il  nostro,  secolo  delle  strade;  e  in  fatto ,  sin 
dal  principio  vide  da  per  tutto  migliorate  le  vecchie  e  aprirsene 
di  nuove ,  pel  crescente  bisogno  di  comunicarsi  i  prodotti  del 

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382  STRADE  FERRATE 

suolo  ,  dell'arte ,  del  pensiero,  dell'esperienza  ;  poi  in  pro- 
porzione straordinaria,  dacché  si  introdussero  quelle  ferrate.  Le 
pessime  bu  cui  era  forza  condurre  il  carbone  dalle  cave  di 
Newcaslle,  suggerirono  di  fissare  tutt'al  lungo  due  linee  di  tra- 
vi, su  cui  i  carri  correvano  più  agevolmente.  Seguì  il  pensiero 
di  coprir  queste  di  lamine,  poi  di  saldarvi  regoli  di  ferro  (  i  767}, 
col  margine  esteriore  rialzato  ,  aftinché  le  ruote  non  scarog- 
nassero. Cosi  se  ne  costruirono  di  molte:  poi  dopo  il  1808  si 
scanalarono  le  ruote  stesse  ,  che  accavalciavano  la  guida  spor- 
gente, di  ferro  battuto,  sostenuta  da  cuscinetti  infissi  in  zoccoli 
di  pietra,  poi  più  opportunamente  in  travicelli. 

Fino  dal  1769,  Watt  concepì  di  muovere  una  carrozza  a  va- 
pore ;  e  V  anno  appresso  il  fraocese  Cugnot  ne  eseguì  nell*  ar- 
senale di  Parigi  una,  la  quale  nello  sperimento  diroccò  un  ma- 
ro, non  conoscendo  egli  il  mezzo  di  dirigerne  e  moderarne  il 
movimento.  Nel  1805,  Trevi  Ih  ick  e  Vi  via  n  ,  applicando  l'jdea 
ben  nota  d'una  macchina  ad  alta  pressione  senza  condensatore, 
fecero  i  primi  saggi  d' una  locomotiva  sopra  spranghe  di  ferro; 
indi  s' andò  passo  passo  fino  a  Giorgio  Slephenson,  che  nel  1814 
ne  stabilì  di  regolate.  La  prima  applicazione  in  grande  si  ^ide 
sulla  strada  dalle  miniere  di  Darlington  al  porto  di  Stock ton  , 
nel  settembre  1825  ,  tratto  di  venticinque  miglia  inglesi,  dove 
gran  parte  i  carichi  scendono  da  sé.  Più  fiorì  quella  fra  Liver- 
pool  e  Manchester  da  prima  comunicanti  per  due  canali ,  che 
aveano  fruttato  tesori  agi' intra  prenditori,  comunque  disagevo- 
lissimi. Vinte  le  molte  difficoltà  ,  fu  sotto  la  direzione  di  Ste- 
phenson  aperta  il  lb  settembre  1830  j  e  correvasi  da  quaranta 
a  cinquanta  chilometri  l' ora ,  con  macchine  docili  al  condutto- 
re. Sette  anni  appresso ,  una  locomotiva  di  Sharp  e  Roberta 
varcava  cento  chilometri  P  ora. 

,  I  Francesi  cominciarono  con  quella  da  Lion  a  Saint-Etienne 
di  quarantacinque  miglia,  ed  ora  vanno  solcandone  tutto  il  pae- 
se. Il  Belgio  risorto  rese  le  sue.  città  quasi  sobborghi  della  ca- 
pitale: la  Prussia  unisce  così  gli  Stati  di  Germania  :  V  Austria 
Jegasi  l'Ungheria,  la  Boemia,  il  Lombardo- Veneto  :  la  Russia 
cancella  le  immense  distanze  del  suo  Impero,  fn  America,  non 
solo  agevolarono,  ma  apersero  comunicazioni  fra  provincia  iso- 

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STEADE   FERRATE  383 

late;  come  in  terreno  vergine,  vi  si  fecero  gigantesche;  e  dopo 
che  le  varie  Compagnie  degli  Stati-Uniti  fusero  insieme  i  loro 
interessi,  una  sola  strada  va  da  Portsmouth  (Yuooa  Hampshire) 
fino  a  Nuova  Orléans,  per  milleottocento  miglia  non  interrotte. 
Stepbenson  poi  ardì  quest' anno  (1850)  avventurar  una  strada 
ferrata  sovra  un  braccio  di  mare,  facendola  passare  per  un  im- 
menso tubo  di  ferro.  In  somma,  in  25  anni  si  fecero  strade  fer- 
'.  rate  quante  basterebbero  a  circuire  il  nostro  globo,  spendendo- 
vi 750O  milioni  di  lire. 

Qui  ancora  sfavilla  l'utilità  della  pace,  della 'libera  industria 
e  delle  quiete  relazioni.  Solo  nel  1817  gli  Stati-Uniti  comincia- 
vano il  primo  canale  di  E  riè;  e  al  principio  del  43  aveano  fini- 
to o  iotrapreso  per  25,380  chilometri  fra  canali  e  strade  ferra- 
te ;  al  fine  del  42  si  percorreano  7000  chilometri  di  canali  e 
altrettanti  di  strade  ferrate  ,  distribuiti  sopra  24,700  mi  ria  me- 
tri quadrati,  popolati  da  18  milioni.  La  Gran  Bretagna,  che  da 
un  secolo  cominciò  i  lavori  pubblici,  ha,  sovra  3120  miriamelri 
quadrati,  abitati  da  27  milioni  d'anime,  4500  chilometri  di  ca- 
nali e  4000  di  strade  ferrate  (!).  La  Francia  ,  4350  chilometri 
di  canali  e  2900  di  strade  ferrate,  sovra  5277  miria metri  qua- 
drati, coperti  da  34  milioni  e  mezzo.  Esse  dunque,  e  il  Belgio 
e  l'Olanda  insieme,  non  eguagliano  le  vie  di  comunicazioni  fi- 
nite in  25  anni  dagli  Americani.  Eppure,  questi  hanno  il  ferro 
scarso,  tanto  che  tirano  le  spranghe  dall'Inghilterra  ;  costoso 
il  lavoro  di  mano,  esigui  i  capitali:  ma  seppero  introdurre  som- 
ma economia,  e  non  badare  a  bellezza  ma  solo  alFoppart unità. 
Le  carrozze  a  vapore  sono  invenzione  di  pochi  anni ,  talché 

(1)  Le  Compagine  di  strade  ferrate  in  Inghilterra,  al  fine  del 
1849,  erano  autorizzate  per  8,676  milioni  di  franchi,  dei  quali 
più  di  due  terzi  erano  stati  realizzati  o  per  azioni  o  per  impre- 
stiti. Nell'anno  1849  si  contarono  63  milioni  di  passeggeri ,  il 
cui  trasporto  fruttò  6,278,000  sterline;  e  5,529,000  quello  del- 
le merci.  V'eraoo  impiegate,  156,160  persone.  Le  strade  ferra- 
te francesi  fin  al  1849  erano  costate  1209  milioni:  restano  a  spea* 
dome  834  per  compier  la  retedi  5525  chilometri.  11  Belgio  io, 
559  chilometri  spese  145  milioni. 

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584  STBADE  FERBATE  — MACCHINE 

possiamo  sperarla  migliorata  in  modo  dà  ovviar  i  gravi  perico- 
li,  e  sormontare  le  pendenze  e  le  curve  di  angusto  raggio:  ma 
eminentemente  sociali  saranno  sol  quando  possano  adoperarsi 
sulle  strade  comuni,  e  servire  anche  a  privati. 

Molte  ricerche  si  diressero  sovra  l'effetto  del  vapore  genera- 
to da  altri  liquidi ,  o  sui  gas  permanenti  sottoposti  al  calore  : 
una  macchina  mossa  coli'  acido  carbonico  operò  a  Londra  nel 
Tunnel  per  cura  di  Brune!,  ma  l'economia  era  squilibrata  dal- 
la corrosione  dei  metalli.  Pare  inoltre,  che  i  vapori  provenienti 
dai  fluidi  esigano  egual  quantità  di  calore  per  produrre  egual 
forza  motrice,  e  in  conseguenza  non  vaglia  la  pena ,  almeno  In 
grande,  di  mutare  questo  comunissimo  dell'acqua,  che  è  diffu- 
so universalmente  e  di  niun  costo  :  nel  che  Wronski  [Nuovo 
sistema  delle  macchine  a  vapore)  vede  «  una  nuova  e  be- 
nefica finalità  nella  creazione,  »  la  quale  dà  vinte  le  maggiori 
difficoltà  e  sminuiti  i  pericoli.  Così  da  un  serbatojo  inesauribi- 
le e  universalissimo  ,  attinge  l' uomo  una  forza  motrice  assai 
maggiore  di  quella  che  occorre  per  aver  il  carbone  (t)  e  l'acqua 
che  la  produce:  col  che  è  assicurato  l' imperio  suo  sul  globo. 

Che  diremo  delle  stupende  applicazioni  del  vapore  alle  mac- 
chine? Nel  1792  tutte  le  esistenti  in  Inghilterra  calcolavasi  la«? 
vorassero  per  dieci  milioni  d' uomini  ;  nel  1827  per  ducento  , 
nel  1833  per  quattrocento  milioni.  Nelle  filature,  i  fusi  che  fa- 
ceaoo  cinquanta  giri  il  minuto,  ora  ottomila  :  a  Manchester  in 
una  sola  officina  ne  girano  centrentaseimila,  che  lavorando  in- 
sieme, filano  un  milione  dugento  mila  slami  di  cotone  per  set- 
timana: Owen  a  New  Lanark,  con  duemila  cinquecento  operai , 
produce  ogni  di  quanto  filo  basterebbe  a  cingere  due  volte  e 
mezzo  il  globo  :  la  Mule  Jenny  trae  da  una  libbra  di  cotone 

(1)  Ora  i)  ferro  e  il  carbon  fossile  rappresentano  la  principal 
forza  materiale  de'  paesi*  Eccone  il  paragone  : 

carbone  ferro  fuso        Oode  per  testa 

Francia.  ,  .  5,400,0091000.480,000  Francia.  154  kil. 13.71 
Inghilterra. 23^500,000  .  .  1,200,000  Iaghilterra.870  .  .  40.75 
Belgio  .  .  .  3,200  000  .  .  120,000  Belgio  .  .  800  .  .30.  » 
ZollvereJa  .  3,000,000  .  ,     300,000  Zollrerein.  107^10.71 

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MACCHINE  385 

od  filo  di  cinquantatrè  leghe  di  lunghezza,  ciò  che  nessuna  ma- 
no potrebbe:  nella  sola  conlea  di  Lancaster  si  dà  ogni  anno  alle 
manifatture  del  calicò  tanto  filo ,  quanto  non  potrebbero  alle- 
stire col  fuso  ventun  milione  di  filatrici. 

In  somma  ,  il  vapore  di  gii  la  forza  di  1 0  milioni  di  cavalli 
o  60  d'uomini;  eppure  è  ne' suoi  primordi!.  Fin  dal  1814  fu 
applicato  a  stampare  ;  e  primamente  pel  giornale  del  Times  a 
Londra  ,  tirauddne  fin  10,000  fogli  in  un'ora  ;  ed  oggi  se  n'ha 
fin  20,000  ;  velocità  proporzionata  all'immensa  cupidigia  con 
cui  si  cercano  le  novità.  Molti  lavori  di  forza  non  potrebbero 
assolutamente  compiersi  senza  questo  agente.  Alle  miniere  di 
Cornovaglia  vuoisi  cinquantamila  cavalli  per  estrarne  l' acqua  , 
cioè  trecentomila  uomini  ;  una  sola  cava  di  rame  colà  richiede 
una  macchina  a  vapore  della  potenza  di  più  di  trecento  cavalli, 
che  proseguendo  instancabile  per  ventiquattro  ore  ,  compie  il 
lavoro  d' un  migliajo  di  cavalli  (1). 

Ormai  l'uomo  col  vapore  asciuga  paludi  e  pozzi  e  miniere  ; 
avviva  fontane;  distribuisce  l'acqua  in  città,  come  Parigi  e  Lon- 
dra |  fino  ai  piani  più  alti  ;  costruisce  ;  domina  i  mari  e  i  ven- 
ti ;  scorre  la  terra  con  una  velocità  impossibile  ai  motori  ani- 
mali ;  scava  porti ,  canali  ;  dirige  fiumi  ;  potrà  tagliar  monti  e 
colmar  valli ,  fendere  gl'istmi  che  congiungono  e  separano  i 
grandi  continenti,  riunire  a  grandi  centri  le  diffuse  popolazioni. 
In  somma,  ognor  più  l'uomo  all'uomo  si  ravvicina,  e  sottomet- 
te la  crosta  del  suo  pianeta.  Chi  sa  se  un  giorno  non  potrà  più 
addentro  penetrarvi  ?  Senza  forza  meccanica ,  ma  come  agente 
fisico  e  chimico,  il  vapore  adoprasi  in  altre  operazioni,  quali  lo 
sbiancare,  il  conciare,  il  tingere,  scaldar  camere  ,  concentrar 
la  gelatina  e  i  siroppi,  purificar  materie  animali  e  metalli.  Ne- 
gli stabilimenti  ove  è  adoperato  come  agente  ,  drizzasi  pure  a 
spegnere  gl'incendii.  E  potrà  divenire  l'agente  più  poderoso 
della  tecnologia  moderna. 

(1)  Francia  nel  1846  possedea  4395  macchine  motrici  a  va- 
pore, la  cui  forra  collettiva  era  di  54,467  cavalli  vapore,  ossie- 
no  163,401  cavalli  da  tiro,  e  1,143,810  uomini.  È  appena 
1/10  deir  Inghilterra. 

I".  25 

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386  ALTRE  APPLICAZIONI 

Fonte  di  ricchezza  in  pace  ,  sarà  formidabile  ausiliario  in 
guerra;  e  già  sulle  strade  ferrate  possono  rapidamente  traspor- 
tarsi le  truppe  ore  occorre,  scemando  così  il  bisogno  di  tener- 
ne in  piedi  moltissime  e  di  moltiplicare  le  guarnigioni.  Gli  as- 
sedi! e  le  battaglie  in  mare  e  in  terra  cambteranno  forse  aspet- 
to mediante  tali  agenti.  Cbe  se  invano  Perkins  tentò  applicarlo 
ai  cannoni  per  impulso  diretto,  non  potendo  valere  cbe  per  pal- 
le minori  di  quattro ,  Madelaine  propose  che  ,  colle  macchine 
solite,  si  facciano  operare  volanti ,  le  cui  pale  robuste  ed  ela- 
stiche avventino  un  dopo  l'altro  progettili  fin  di  otto  chilogram- 
mi ,  respingendo  gli  assalti.  Si  potrà  pure  valersene  per  dare 
all'artiglieria  l'agilità  tanto  necessaria,  o*  contro  il  nemico  spin- 
gere masse  che  ne  rompano  l' ordinanza ,  come  i  carri  falcati 
degli  antichi.  Artifizii  ancora  di  poco  conto,  siccome  avviene  di 
chi  applica  un  trovato  nuovo  ad  un  sistema  antico;  finché  arri- 
verà il  genio  che  scorga  la  possibilità  d'una  radicale  innovazio- 
ne. Allora  questo  nuovo  modo  di  distruzione  farà  più  risolutive 
le  battaglie,  e  in  conseguenza  più  corte  le  guerre  e  più  rade, 
sicché  non  interrompano  questi  incrementi  della  civiltà  e  dei 
materiali  miglioramenti. 

L'applicazione  del  vapore  é  la  più  grande  dell'  età  nostra  , 
non  forse  l' ultima.  L' invenzione  di  Samuele  Clegg  e  Samuda 
delle  strade  ferrate  a  propulsione  atmosferica,  dà  vinte  le  mag- 
giori difficoltà  ed  allontanati  i  pericoli  di  «quelle  corse.  Poi  la- 
tenti nella  materia  da  per  lutto  si  trovano  V  elettricità  e  il  ma- 
gnetismo; e  la  scienza  è  già  intenta  a  trarne  partito  per  crearsi 
un  nuovo  e  poderosissimo  motore. 

Al  congresso  scientifico  .di  Edimburgo  del  1 850  (e  sono  i  con- 
gressi un'  altra  applicazione  del  principio  d' associazione  per 
comunicarsi  gii  studii,  le  scoperte,  le  simpatie),  V  illustre  Da- 
vid Brewster,  fondatore  dell'associazione  britannica  ,  e  insigne 
per  tanti  progressi  recati  all'ottica,  salutava  gli  ospiti  con  pa- 
role, con  cui  amiamo  noi  pure  terminare:  «  Non  si  contribuisce 
»  efficacemente  al  bene  e  alla  pace  della  società  col  lasciare 
»  la  scienza  concentrata  fra  dotti  e  filosofi:  vuoisi  ch'ella  s'in- 
»  filtri  nelle  estreme  ramificazioni  del  corpo  sociale.  Se  il  de- 
»  litto  è  un  veleno ,  antidoto  n'è  V  istruzione È  gravissima 

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«ILOSOFIA  —  LOCKE  387 

»  qtustione  il  sapere  che  cosa  direna  Io  stato  nostro  sociale 
i  con  un  incremento  indefinito  del  potere  dell'  nomo  sul  mon- 
ti do  fisico  e  del  suo  benessere  materiale,  se  non  sia  accompa- 
*  gnato  da  un  corrispondente  miglioramento  della  sua  natura 
»  morale  e  intellettuale.  Legislatori  e  capi  delle  nazioni  pensi- 
»  no  dunque  seriamente  a  stabilir  un  sistema  d'istruzion  nazio- 
»  naie  che  rischiari  i  popoli  sui  veri  loro  interessi,  e  distrugga 
»  le  illusioni  e  dissipi  i  pregiudizii  che  li  condurrebbero  a  per- 
»  dita  irreparabile.  » 

Filosofia. 

Come  di  mezzo  alle  contingenze  scorgesi  un  eterno  pensie- 
ro providenziale,  cosi  sugli  studii  della  materia,  anche  quando 
sembrano  preponderanti  in  un  secolo  che  si  vanta  positivo,  si- 
gnoreggiano quelli  del  pensiero,  compresi  sotto  il  nome  di  fi- 
losofia ;  scienza  che  compie  la  conoscenza  dell'  umano  intellet- 
to, e  presta  a  tutto  lo  scibile  gli  elementi,  il  metodo,  le  prove: 
sicché  da'suoi  sistemi ,  che  alcuni  credono  astrazioni  ineffetti- 
ve,  è  regolato  o  espresso  il  movimento  d' un'  età. 

Da  Cartesio  in  giù  la  filosofia  era  indietreggiata  verso  il  dub- 
bio e  il  materialismo.  Quella  dell'  inglese  Locke  divenne  popo- 
lare ;  alcuno  vorrà  dire  volgare,  per  la  confidenza  con  cui  spie- 
ga i  fatti  dello  spirito,  saltando  a  pie  pari  le  difficoltà.  Non  v'è 
idee  innate  (aveva  egli  detto),  e  tutte  derivano  dai  sensi  e  dalla 
riflessione.  —  Ma  come  dai  sensi  deriva  V  idea  di  sostanza  ?  — 
Locke,  invece  di  fermarsi  a  questa  ricerca,  nega  che  l'idea  del- 
la sostanza  esista,  perchè  dai  sensi  non  può  dedurla. 

Il  volgo  accetto  le  sue  asserzioni:  ma  D'Alembert,» che  pure 
lo  preconizzava  il  Newton  della  metafisica,  vide  restava  a  spie- 
gar due  cose:  se  le  sensazioni  sono  modificamene  interni  dello 
spirito,  come  mai  ci  sembra  che  queste  siano  ne'corpi  ?  come 
pensiamo  ciò  eh* è  fuor  di  noi?  Inoltre  ,  i  sensi  ci  esibiscono 
diverse  sensazioni  indipendenti:  ora,  in  qual  modo  lo  spirito  le 
riferisce  ad  un  Soggetto  solo?  Prendendo  una  pallottola  di  neve, 
sento  freddo,  resistenza,  peso;  come  queste  tre  distinte  quali- 
tà sensibili  si  riuniscono  nell'  idea  complessa  di  globo  di  neve  ? 

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588  CONDILLAC 

Quistioni  di  supremo  rilievo,  dopo  le  quali  fa  meraviglia  co-, 
me  egli  pure  negasse  l' idea  di  sostanza,  e  confondesse  le  sen- 
sazioni esterne  coi  giudizi!  che  vi  si  mescono. 

Condillac  pretese  (1715-1780)  spiegare  le  difficoltà  offerte 
da  EP  Alembert ,  ma  né  tampoco  le  comprese  ,  perchè  partiva 
dalla  materia  della  cognizione ,  non  dalla  forma.  Fatta  ipotesi 
d' una  statua  che  l'un  dopo  l'altro  acquisti  i  sensi,  nega  ch'ella 
possa  coll'olfatto,  colla  vista,  coli'  udito ,  accorgersi  delle  cose 
esterne;  l>ensì  col  tatto  ottiene  il  sentimento  della  solidità,  che 
è  il  ponte  pel  quale  l'anima  passa  fuori  di  sé;  e  per  via  di  già* 
dizii  derivati  da  questo  fatto  e  agevolati  dall'abitudine,  arriva  a 
conoscere  l'esistenza  de' corpi.  Abolendo  la  piccolissima  parte 
che  Locke  avea  lasciato  alla  riflessione  (1),  tutto  riduce  a'  sen- 
si :  la  psicologia  è  un  ramo  della  zoologia;  l' uomo  è  un  anello 
nella  serie  degli  animali,  e  le  sue  facoltà  lo  sviluppo  vario  d'u- 
na prima  sensazione.  Attenzione  è  il  percepire  l' oggetto  pre- 
sentato dai  sensi:  se  doppia,  chiamasi  comparazione  ;  se  l'og- 
getto dell'attenzione  è  lontanò,  ecco  la  memoria:  sentire  la  dif- 
ferenza o  la  somiglianza  di  due  oggetti,  è  giudizio;  una  seque- 
la di  giudizii  costituisce  la  riflessione  ;  tirare  un  giudizio  da  un 
altro  che  lo  racchiude ,  è  ragionare  ;  cioè  non  può  ragionarsi 
senza  sensazione:  e  il  complesso  di  tutte  queste  facoltà  nomasi 
intendimento.  Se  le  sensazioni  si  considerano  come  grate  o 
spiacevoli,  avremo  la  genesi  delle  facoltà  relative  al  volere,  che 
è  il  desiderio  reso  fisso  per  mezzo  della  speranza.  La  riunione 
di  tutte  le  facoltà  relative  all'intelletto  o  alla  volontà  costituisce 
il  pensiero,  che  io  conseguenza  è  generato  dalla  sensazione. 

Gotesta  unità  parve  una  meraviglia;  parve  un  gran  che  l'eli* 
*  minare  il  soggetto  ,  il  ridurre  le  potenze  anche  più  attive  del- 
l'anima ad  unico  principio  passivo.  Ragionatore  superficiale,  l'i- 

(1)  e  Locke  (dic'egli)  distingue  due  sorgenti  delle  nostre  idee, 
i  sensi  e  la  riflessione.  Sarebbe  più  esatto  riconoscerne  una  sola; 
sia  perchè  la  riflessione  non  è  nel  suo  principio  che  la  sensazio- 
ne medesima,  sia  perchè  essa  è  non  tanto  la  sorgente  delle  idee, 
quanto  il  canale  per  cui  ess^  (derivano  dai  sensi,  i  Traile  dei 
sensatiom. 


SESSISTI  —  »CME  389 

dea  di  causa  ignora  affatto  ;  crede  alla  sensazione ,  ma  non  do- 
manda come  è  sentita  ;  parla  continuo  del  trasformarsi  della 
sensazione ,  ma  senza  dire  con  che  mezzo ,  e  donde  prende  il 
nuovo  elemento  ;  e  la  sensazione  che  sente  ,  giudica  ,  astrae  , 
darà,  ec,  non  è  ella  sinonimo  di  anima?  Il  nesso  del  linguag- 
gio coi  pensieri,  gii  indicato  da  Locke  alla  sfuggita,  fu  da  Con- 
dillac  riprodotto  ;  e  secondo  lui ,  sono  i  segni  che  generano  la 
riflessione,  l'astrazione,  il  raziocinio,  e  Pai  tre  facoltà  per  cut 
l'intelletto  dell'uomo  è  superiore  a  quello  del  bruto.  Ora  il  lin- 
guaggio è  bensì  condizione  di  tal  superiorità ,  ma  non  ne  h  il 
principio;  e  Condillac  tutti  i  progressi  dell'  umanità  attribuisce 
air  abilità  con  cui  ci  serviamo  del  linguaggio ,  ma  non  chiede 
donde  questa  abilità  ci  è  venuta. 

Con  maggiore  ingegno  e  coraggio  il  sensismo  era  portato  alle 
ultime  conseguenze  in  Inghilterra.  L' assioma  ogni  effetto  ha 
una  causa,  è  impossibile  xiedurlo  dall'esperienza,  la  quale  et 
presenta  singoli  fatti,  non  la  connessione  tra  questi  e  la  causa 
loro  ,  e  tanto  meno  la  necessità,  invece  però  di  conchiuderne 
che  dunque  v'  è  qualche  altra  fonte  di  cognizione  oltre  i  sensi, 
Hume  negò  quell'assioma,  e  disse  che  gli  uomini  lo  ritengono 
soltanto  per  abitudine.  Ecco  dunque  uno  ,  che  per  non  dubita- 
re del  senno  arbitrario  d'  un  filosofo,  suppone  in  errore  tutto  il 
genere  umano,  e  annichila  l'argomento  più  usuale  della  nostra 
attività  :  giacché  tolta  l'idea  di  causa,  i  giudizii  nostri  cascano; 
non  possiamo  credere  esistenti  i  corpi ,  giacché  li  crediamo  ia 
quanto  son  causa  delle  nostre  sensazioni  ;  cascano  pure  le  no- 
zioni morali,  V  uomo  non  potendo  esser  mosso  che  dal  perso- 
nale interesse  ;  mancando  ogni  motivo  razionale  all'  idea  di  ge- 
nerosità ,  d'  abnegazione  ,  più  non  rimane  che  il  dubbio.  Casca 
pure  l'idea  di  libertà,  non  dandosi  scelta  senza  motivi,  e  il  mo- 
tivo non  essendo  che  una  sensazione ,  la  quale  trae  irresistibil- 
mente la  volontà.  I  sensi  poi  non  offrono  verun  mezzo  d'arrivar 
a  Dio,  se  si  tolga  di  considerarlo  come  causa.  Dunque  non  più 
religione.  Non  più  filosofia ,  essendo  essa  impossibile  se  non  si 
conosca  la  connessione  fra  cause  ed  effetti;  e  se  Io  spirito  uma- 
no non  è  capace  di  altre  cognizioni  che  di  alcuni  fatti  accaduti 
in  lui  stesso,  e  di  cui  si  rioorda. 

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390  SENSO  COMUNE — BEID 

Per  altra  via  era  giunto  all'  egual  negazione  Berkley.  Le  so- 
stanze non  possono  da  noi  essere  conosciate  se  non  per  le  qua- . 
liti  ad  esse  inerenti.  Ora ,  nessuna  qualità  concepire  possiamo, 
come  inerente  ad  una  sostanza  corporea:  laonde  il  mondo  ma- 
teriale è.  mero  fenomeno ,  né  ci  è  dato  percepire  altro  che  le 
idee;  tutti  gli  ordini  di  sensazioni  sono  segni  convenzionali,  pa- 
role d'una  lingua  con  cui  ci  parla  Dio ,  il  quale  è  la  sola  causa 
efficiente.  Così  Berkley  non  ammette  più  che  idee;  onde  il  suo 
sistema  fu  detto  idealismo,  e  meglio  sarebbe  ideismo. 

A  queste  logiche  conseguenze  delle  dottrine  di  Locke,  il  sen- 
so intimo  si  sgomentava  ,  e  torceasi  ad  esaminare  V  errore  e 
cercare  riparo  (1710-1796).  Tommaso  Reid ,  solido  ingegno 
scozzese,  vi  oppose  la  dottrina  del  senso  comune;  e  de'princi- 
pii  indipendenti  dall'  educazione.  La  filosofia  non  deve  presu- 
mere di  spiegare  le  cause  e  le  sostanze ,  giacché  noi  non  pos- 
siamo della  realtà  conoscere  se  non  i  fatti  o  fenomeni  che  os- 
serviamo, e  che  dobbiamo  contentarci  di  ben  descrivere.  Alcu- 
ni fatti  cadono  sotto  i  sensi ,  altri  sono  oggetto  del  senso  inti- 
mo; quelli  spettano  alla  fisica,  questi  alla  filosofia:  e  nello  spi- 
rito umano  si  trovano  alcune  verità  fondamentali,  indipendenti 
dall'  esperienza,  secondo  le  quali,  non  il  volgo  solo ,  ma  i  filo- 
sofi pur  anco  son  costretti  a  ragionare  se  vogliono  essere  inte- 
si ,  e  perchè  si  possa  disputare  con  essi.  Uno  di  tali  assiomi 
cardinali  è  la  veracità  della  testimonianza  de' sensi;  l'altro, 
che  non  vi  ha  effetti  senza  causa.  Applicando  il  principio  gene- 
rale, trova  che  l'  idea  dei  corpi  da  noi  s'acquista  mediante  l'im- 
pressione fatta  da  essi  sui  nostri  organi,  la  tentazione  che  ne 
sorge  nell'  anima  nostra ,  la  percezione  dell'  esistenza  e  delle 
qualità  sensibili  dei  corpi.  E  poiché  la  sensazione  non  può  esse- 
re causa  della  percezione  dell'esistenza  dei  corpi ,  è  forza  am- 
mettere innata  nello  spirito  un'attività  che  lo  porti,  dietro  alle 
sensazioni,  a  giudicare  l'esistenza  del  mondo  esteriore. 

Reid  proteggeva,  dunque,  i  principii  del  senso  comune  con- 
tro la  filosofia  che  pretendea  distruggerli.  Afa  col  fare  che  la 
sensazione  non  abbia  nulla  di  simile  alla  percezione ,  toglie  o- 
gni  certezza  alla  cognizione ,  e  ricade  nell'  ideismo  che  volea 
combattere.  Crede  che  il  giudizio  preceda  la  sensazione ,  me* 

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CBITICISMO  391 

Alante  il  quale  si  conosce  l'esistenza  reale  di  questa;  e  che  pri- 
ma operazione  dell1  intelletto  è  la  sintesi ,  non  l'  analisi.  Ma  se 
con  ciò  abbatteva  i  Lockiani ,  non  vedeva  che  il  giudizio  stesso 
presuppone  un'  idea  semplice,  generale ,  non  potendosi  giudi- 
care che  esista  una  cosa  se  non  si  abbia  idea  dell'esistenza. 
Se  l'oggetto  percepito  da  un  individuo  esiste  realmente,  le  idee 
generali  non  hanno  esistenza  che  nello  spirito;  onde  a  Reid 
mancava  il  modo  di  spiegarle  (1 753-1828).  Dugald  Stewart  cre- 
dette più  spediente  il  negarle,  e  asserire  che  sieno  meri  nomi. 
Ma  i  nomi  bastano  a  spiegar  l'atto  con  cui  lo  spirito  immagina 
enti  possibili,  e  in  numero  maggiore  di  tutti  gli  enti  che  per- 
cepì coi  Bensì  ?  vi  bastano  le  idee  delle  qualità  percepite  ne- 
gl'individui  medesimi  e  aderenti  ad  essi?  È  duopo  che  la  men- 
te compisca  tali  qualità  in  sé ,  cioè  separate  dagP  individui ,  e 
come  puramente  possibili  ;  né  i  segni  sono  sufficienti  a  spiega- 
re come  si  arrivi  alle  verità  generali,  dove  non  si  ammetta  che 
queste  pure  sieno  qualcosa  di  reale.  Il  problema  fondamenta- 
le, dunque,  dell'origine  delle  idee  generali  non  è  risolto  nep- 
pure dalla  scuola  scozzese. 

Anche  in  Germania  e  Leibniziani  e  Wolfiani  cessero  luogo  al- 
l'empirismo di  Locke,  vagheggiando  meglio  la  varietà  delle  ap- 
plicazioni che  non  l'unità  del  principio;  ma  quello  scetticismo 
derivava,  non  tanto  da  persuasione,  quanto  dal  vedere  il  vuoto 
del  dogmatismo.  Sentivasi  dunque  essere  tempo  di  cambiare 
la  via  per  cui  raggiungere  la  certezza;  e  lo  fece  Emanuele  Kant 
diKOnisberg  (1724-1804),  più  risolutamente  d'ogni  altro  dan- 
do effetto  a  quel!'  idea  dei  moderni ,  che  oggetto  pure  della  fi- 
losofia è  lo  spirito  umano  in  sé  stesso,  isolato  da  tutto  ciò  che 
esso  tocca,  riflette,  suppone. 

Non  che  la  verità  brillasse  di  colpo  all'  occhio  di  lui,  la  sua 
dottrina  è  concatenata  con  quella  dei  predecessori ,  e  ne  deri- 
va a  guisa  di  corollario.  Cartesio  nello  svolgere  il  problema  car- 
dinale: Foss'io  sapere  alcun  chef  quaì  cosa  poss'  io  sapere? 
disse  che  i  sensi  c'illudono ,  talché  d' altro  non  siam  certi  se 
non  esservi  nulla  di  certo.  Pure,  mentre  dubita  di  tutto ,  non 
può  dubitare  della  propria  esistenza,  cioè  che  non  esista  nep- 
pur  l'essere  che  dubita.  Stabilì  dunque  il  suo  assioma  fonda* 

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592  KANT 

mentale:  Io  penso,  dunque  esisto*  Pertanto  l'esistenza  dell1*- 
nima  gli  è  pia  certa  che  non  quella  del  corpo;  nell'idea  dell'en- 
te perfetto  sì  comprende  indispensabilmente  l'idea  dell'esisten- 
za; laonde  Iddìo  esiste  certamente,  e  poiché  egli  non  può  esse- 
re che  verace,  non  può  averci  volato  ingannare;  e  dunque  i  cor- 
pi  esistono. 

Così  il  gran  dubitante  partiva  da  un  atto  di  fede  ;  ma  cessò 
di  osservare  la  coscienza  dopo  avervi  veduto  solo  il  pensiero  , 
né  al  tempo  stesso  fondò  l' autorità  della  coscienza  e  quella 
della  ragione  pura.  Ma  poiché  negli  inventori  vuoisi  cercar  piut- 
tosto il  metodo,  il  quale  sopravvive  anche  ai  vizii  dell'  applica- 
zione, Cartesio  lasciava  l'esempio  di  dedurre  tutta  la  metafisi- 
ca da  un  dato  psicologico:  or  volessi  spingere  più  avanti  P  os- 
servazione della  coscienza ,  e  prima  di  tirar  deduzioni ,  ricono- 
scere tutte  le  credenze  che  ci  si  presentano  come  necessità , 
al  pari  dell'esistenza  del  pensiero.  Ciò  intrapresero  gli  Scozze- 
si ,  che  nulla  inventavano,  ma  abbatteano  gli  errori  antichi;  ne- 
gavano come  Locke,  ma  meglio  di  questo  arrivavano  ad  alcune 
affermazioni.  Kant,  trovato  debole  il  loro  argomentare,  ripigliò 
il  problema  della  cognizione  al  punto  ove  Berkley  e  D'Alembert 
l'aveano  lasciato;  e  propose  primamente  essere  necessaria  una 
scienza  che  spieghi  la  possibilità  dell'  esperienza  esterna.  Tale 
scienza  sarà  ella  composta  di  sole  nozioni  offerte  dall'esperien- 
za ,  o  ne  esistono  d' indipendenti  dalle  sensazioni ,  e  prodotte 
solo  dall'intelletto 7 

Kant  ammise  come  canone  fondamentale,  ogni  cognizione 
nostra  cominciare  dall'  esperienza  ;  ma  insieme  asserì  che  la 
cognizione  a  priori  è  necessaria  ed  universale.  In  ogni  proposi- 
zione si  danno  e  un  elemento  generale  e  logico ,  ed  elementi 
particolari ,  variabili ,  accidentali.  Il  dire  quesV  assassinato  > 
suppone  un  uccisore  e  un  ucciso  ;  variano  le  circostanze ,  lo 
stromento  varia  ;  ma  sta  il  dogma  generale  ,  che  ogni  assassi- 
nio vien  da  un  assassino ,  e  un  più  generale  aneora ,  che  ogni 
accidente  ha  una  causa.  Questo  sarebbe  la  forma ,  gli  altri  la 
materia.  La*  materia  è  somministrata  dall' esterno  ;  la  forma 
no  :  onde  nasce  dall'  interno ,  dal  soggetto.  Adunque  le  cogni- 
zioni sono  o  subiettive  od  obbiettive.  Ma  poiché  la  materia  non 

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CRITICISMO  593 

entra  nella  cognizione  reale  se  non  per  la  forma,  l'obbiettivo  non 
ci  è  noto  che  pel  subiettivo.  Convien  nello  stadio  partire  dal 
pensiero ,  dalla  forma,  non  dall'obbiettivo  :  onde  la  metafisica 
cangi*  punto  di  partenza.  Non  reggono  dunque  né  il  sensismo! 
né  l'ideologia,  perchè  vanno  dalla  materia  alla  forma,  dall'  og- 
getto al  soggetto ,  dall'essere  al  pensiero ,  dall'ontologia  alla 
psicologia. 

Elemento  materiale  della  sensibilità  sono  le  sensazioni  ;  ele- 
mento formale  ne  sonò  il  tempo  e  lo  spazio,  forme  delle  nostre 
percezioni.  L' intendimento  raccoglie  i  materiali  somministrati 
dall'  esperienza ,  mediante  le  quattro  categorie  ,  o  sieno  forme 
della  congiunzione  della  materia  ai  concetti  indipendenti  dal- 
l' esperienza,  le  quali  unite  alla  forma  delle  intuizioni  sensibili, 
danno  i  principi!  costitutivi  dell'intendimento.  La  mente  nostra 
o  divide  l'idea  in  più  parti  {analisi),  o  le  ricongiunge  in  un'idea 
{sintesi).  Per  giudizii  analitici  attribuiamo  al  soggetto  un  pre- 
dicato essenzialmente  inerente  al  medesimo ,  come  quando  si 
dica  :  //  triangolo  è  figura  di  tre  ioli;  pei  sintetici;  il  predi- 
cato è  qualcosa  di  più  di  quel  che  si  concepisce  nel  soggetto  , 
come  nel  dire:  //  cielo  è  sereno.  Il  giudizio  analitico  suppone 
già  fatto  il  sintetico  ,  perchè  non  si  decompone  se  non  ciò  che 
sia  composto.  Fissata  l'attenzione  sui  sintetici,  trova  che  alcuni 
si  riferiscono  all'esperienza  {empirici) ,  altri  si  fanno  a  priori. 
Nella  formazione  dei  primi  non  occorre  difficoltà  ;  ma  l'appog- 
gio dell'  esperienza  manca  in  quelli  a  priori.  Or  donde  vengono 
i  predicati  di  tali  giudizii  ?  i  sensi  non  ce  li  somministrano  ; 
onde  è  forza  trarli  da  noi  stessile  credere  quindi  in  noi  una  me- 
ravigliosa energia,  dalla  quale  emanano  i  predicati  della  specie 
delle  cose.  Tali  predicati  essendo  in  noi  a  priori ,  debbono  es- 
sere e  necessari i  e  universali.  La  filosofia  deve  applicarsi  ad 
enumerare  tali  predicati ,  senza  cui  gli  oggetti  da  noi  percepiti 
non  esisterebbero  ;  e  a  descrivere  il  modo  con  cui  la  nostra 
mente  applica  negli  oggetti  questi  predicati,  e  ne  forma  gli  og- 
getti di  sue  cognizioni. 

Convenne,  dunque,  assumere  la  critica  genarale  sì  della  ra- 
gione teoretica,  si  della  ragione  pratica,  sì  d' una  terza  che  al- 
lea la  prima  colla  seconda,  Locke,  vedendo  che  alcune  idee  de- 

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394  KANT 

rivano  dalle  sensazioni ,  concbiuse  ebe  le  sensazioni  erano  la 
fonte  di  tutte  :  Kant ,  vedendo  che  alcune  non  poteano  derivar-, 
ne,  conohiuse  che  le  idee  non  sono  date  dai  sensi.  Gol  primo  si 
arriva  a  negare  ogni  vita  intellettuale  fuori  dei  sensi,  e  si  va  di- 
filato al  materialismo  :  Kant  con  potente  riazione  riconosce  una 
rivelazione  della  coscienza ,  indipendente  dai  sensi  ;  e  le  idee 
venir  tutte  dall'  esperienza,  ma  l'esperienza  non  bastare  a  tutte 
spiegarle  ;  e  poter  esse  risultare  da  una  riflessione  sopra  sé 
stesso.  Negata  la  causalità,  Hume  veniva  a  dichiarar  impossibile 
la  metafisica  come  scienza.  Kant  accettò  tale  decisione,  il  saper 
nostro  restringendo  nei  limiti  dell'  esperienza  ;  ma  soggiunse 
che  la  metafisica  è  un  fatto,  come  disposizione  naturale  del  no- 
stro spirito.  Perocché,  vedendo  i  fenomeni  concatenarsi,  siamo 
naturalmente  portati  a  cercare  se  il  mondo  ebbe  un  principio , 
se  ba  un  limite  riguardo  allo  spazio ,  se  vi  ha  corpi  indivisibili. 
À  tali  quesiti  V  esperienza  non  dà  risposta  ;  onde  risulta  che  il 
nostro  spirito  tende  ad  oltrepassare  i  limiti  di  questa.  È  anche 
certo  che ,  nel  risolvere  tali  problemi,  la  ragione  riesce  a  con- 
cbiusioni  contradittorie. 

Donde  nasce  dunque  cotesto  illusione  trascendentale ,  per 
cui  la  ragione  è  costretta  a  stabilire  una  realtà  di  là  dal  sensì- 
bile ?  Donde  il  conflitto  della  ragione  con  sé  stessa  ,  che  ora 
conchiude  limitato  il  mondo ,  ora  no  ;  ora  eterno ,  ora  tem- 
porario  ? 

E  qui  Kant  cerca  l'origine  della  metafìsica  naturale.  Seta 
ragione  è  la  facoltà  di  dedurre  da  principii  generali  conseguen- 
ze particolari ,  l' illazione  d' ogni  raziocinio  può  considerarsi 
come  un  condizionale,  dal  quale  si  rimonta  ad  un  principio  che 
è  conseguenza  d' altro  raziocinio ,  fioche  si  giunga  ad  un  asso- 
luto o  incondizionale,  fondato  nell'essenza  della  ragione  stessa, 
e  che  diviene  fondamento  d' ogni  unità. 

Ammesso  che  la  sensività  non  offre  se  non  semplici  perce- 
zioni ,  Kant  la  esclude  dal  campo  filosofico,  e  con  ciò  la  ragion 
pura  si  risolve  in  meri  possibili.  Sono  dunque  destituite  di  valor 
reale  le  idee  di  Dio,  di  anima ,  di  bene  ,  di  male ,  trascendenti 
.  il  circolo  dell'  esperienza.  Dalla  qual  conchiusione  rifuggendo, 
Kant  fu  costretto  orientarsi  nella  natura ,  e  respingere  le  eoa* 


y  Google 


KANT 

seguente  del  proprio  sistema,  riedificando  colla  forza  della  vo* 
tonta  ciò  che  distruggeva  colla  forza  della  ragione.  Ricorse  dun- 
qne  alla  ragion  pratica ,  la  quale  ha  per  iscopo  il  bene  e  il  ma* 
le;  e  dopo  proscritto  l'assoluto  nella  intelligenza  ,  pensò  rio- 
tegrarlo  nella  morale.  La  volontà  è  determinata  da  un  elemento 
materiale ,  e  da  uno  formale  ;  cioè  da  motivi  che  operano  sulla 
sensibilità  ,  e  da  motivi  disinteressati ,  relativi  solo  alla  ragion 
para,  e  che  si  riducono  a  questo  imperativo  categorico:  Ope- 
ra secondo  una  norma  che  possa  riguardarsi  come  legge 
generale  degli  esseri  razionali, 

A  questo  modo  Kant  credette  poter  supplire  all'  imperfezio- 
ne  dei  metodi  precedenti  ;  e  volendo  combinare  il  principio  sen- 
sista di  Bacone  coli'  idealista  di  Leibniz,  meglio  d'ogni  moder- 
no distinse  il  sentire  dall'  intelletto ,  l' intuizione  dalle  idee ,  e 
vide  che  tutte  le  operazioni  dell'  intendimento  possono  ridursi 
a  giudizii  ;  che,  per  conseguenza,  bisogna  innanzi  tutto  investi- 
gare le  funzioni  del  giudizio.  Tutto  espose  con  una  forma  biz- 
zarra ,  irta  di  neologismi  e  di  forinole ,  che  parla  soltanto  alla 
fredda  ragione  :  ma  in  quelle  rigide  analisi,  più  che  il  tranquil- 
lo indagatore  della  verità ,  vedi  P  entusiasto  che  vuol  apparire 
nomo  straordinario  ;  vedi  V  orgoglioso  che  sé  solo  considera 
sollevato  di  sopra  a  questa  povera  umanità ,  trastullo  del  caso 
e  dell'  illusione.  Invano  presunse  colla  critica  abbattere  il  vero 
scetticismo.  Collocando  la  legislazione  suprema  della  natura 
nelle  sole  facoltà  del  nostro  intelletto,  vacilla  ;  né  le  facoltà 
possono'  giungere  alla  conoscenza  delle  cagioni  e  degli  effetti , 
riserbata  all'  intuizione  sperimentale.  Ingegno  acutissimo ,  am- 
mirato e  non  letto,  falso  nell'insieme,  giovò  alla  verità  per  te 
molte  sue  vedute,  allontanando  il  gretto  empirismo,  e  dirigen- 
do l' attenzione  sugli  elementi  semplici  e  trascendenti  delle  no- 
stre cognizioni. 

Anche  alla  storia  drizzò  l' acume ,  e  disse  che  si  finirà  per 
trovare  che  l' uomo  è  centro  del  sistema  morale.  Imperocché 
ammetteva  una  legge,  una  destinazione  di  tutte  le  cose,  e  tanto 
più  dell'  uomo,  le  cui  disposizioni  naturali  debbono  svilupparsi 
interamente  per  un  fine  ,  non  però  nell'  individuo ,  bensì  nella 
specie  ;  giacché ,  mentre  gì'  individui  periscono ,  la  specie  sta 

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S96  KANTI9TI 

immortale,  e  profitta  de*  miglioramenti  di  ciascuna  generazione. 
Ora,  il  più  importante  problema  cui  natura  spinge  L'uomo  è  lo 
stabilire  una  società  civile  e  generale ,  che  mantenga  il  diritto 
e  la  libertà  di  ciascuno  :  e  si  potrebbe  stendere  una  storia  uni- 
versale sopra  un  disegno  della  natura,  diretto  ad  assicurare  uoa 
perfetta  società  civile.  Assegnò  pure  limiti  certi  fra  la  giuris- 
prudenza e  le  scienze  affini ,  e  introdusse  in  quella  i  priocipii 
formali.  Ma  i  sofismi  del  tempo  e  le  credenze  protestanti  lo 
condussero  a  stabilire  il  sistema  della  forza  :  uno  stato  sociale, 
cioè,  dove  nelP  esercizio  de9  suoi  diritti  ognuno  fosse  frenato  per 
modo,  da  non  poter  nuocere  a'  suoi  simili. 

Kant  rimase  sconosciuto  alla  sua  patria,  fin  quando  i  giornali 
non  tolsero  a  lodarlo  e  analizzarlo  ;  e  Reinhold  alla  fraseologia 
tecnica  di  lui  surrogò  un  linguaggio  più  popolare.  Allora  una 
turba  gittossi  sulle  orme  di  esso,  e  ne  esagerò  i  difetti  :  profes- 
sando criticismo,  molti  divennero  dogmatici  ;  pretendendo  ana- 
lizzare tutte  le  funzioni,  e  trascurando  P  esperienza,  si  vagò  in 
ipotesi  trascendentali  e  ridicole  sopra  materie  cbe  l' intelletto 
umano  intuisce  chiaramente.  Se  Kant,  malgrado  la  critica,  van- 
tavasi  di  stabilire  un  calcolo  durevole  delle  facoltà  dello  spirito 
umano ,  i  suoi  senza  preparazione  stabilirono  i  limiti  dello  spi- 
rito, piantarono  le  basi  di  scienze  nasciture  ,  e  il  punto  oltre  il 
quale  non  era  dato  aspirare.  Egli  introdusse  termini  nuovi  per 
idee  nuove  ,  ed  essi  ridussero  la  filosofia  ad  espressioni  tecni- 
che, sottraendo  così  al  popolo  scienze  del  popolo.  Egli  era  eru- 
dito, essi  vilipesero  l' erudizione,  tutto  volendo  cavare  dal  pro- 
prio cervello  :  Io  studio  enciclopedico  si  estese  ,  e  distolse  dai 
classici.  Egli  creò  P  idealismo  crìtico  trascendente,  che  diven- 
ne carattere  alla  filosofia  germanica  ;  i  suoi  seguaci  ne  dedus- 
sero sistemi  opposti  ,  ed  armi  e  materiali  a  favor  dello  scetti- 
cismo cui  egli  pretendeva  opporlo  ;  si  rivolsero  a  quell'inespli- 
cabile che  trovasi  alia  radice  di  tutte  le  nostre  cognizioni ,  e  a 
metter  ipotesi  là  dove  mancano  elementi  positivi  sopra  quistio- 
ni  superiori  all'  esperienza. 

Kant  erasi  domandato:  Come  possiamo  conoscere?  e  ne  ven- 
ne il  criticismo  :  e  Cos'  è  quel  che  è  f  e  ne  venne  il  dogmati- 
smo. Nel  rispondervi ,  Kant  erasi  fermato  sul  dubbio  j  Fichte 

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IDEALISMO  TBASCENDENTALE  397 

rispose  Urne;*  pretese  (1762-1814)  con  un  sistema  ridurre 
ali9  unità  la  materia  e  la  forma,  e  spiegar  la  relazione  fra  le  rap- 
presentazioni e  gli  oggetti.  Egli  ammette  per  unica  vera  la  fi- 
losofia critica ,  ma  critica  pura  non  gli  pare  quella  di  Kant  ;  e 
si  accinge  a  stabilire  sistematicamante  e  in  sé  stessa  la  teorica 
della  cognizione,  volendo  e  scoprir  la  scienza  delle  scienze ,  e 
fn  questa  un  principio  supremo ,  assoluto  nella  forma  per  la 
scienza,  assoluto  nel  fondo  per  l'essere  ;  principio  e  delle  cose 
in  se ,  e  del  metodo  che  lo  fa  conoscere.  Tal  principio  è  l' io 
pensante  :  e  mentre  nell'  espressione  cartesiana  il  pensiero  non 
faceva  che  attestare  resistenza,  in  Fichte,  pensando  che  pensa, 
egli  realizza  sé  stesso  ;  V  esistenza  non  è  un1  induzione,  ma  una 
produzione  del  pensiero  ;  è  causa  ed  effetto  ;  affermar  sé  equi- 
vale a  crearsi. 

Il  non-me  esiste ,  ma  soltanto  l'to  lo  conosce ,  cioè  esiste 
solo  per  via  del  me:  non  si  giunge  alle  cose  obbiettive  che  in 
virtù  delle  necessità  subbiettive  della  morale.  L'essenza  del  me 
sta  nell'  esser  consapevole  di  sé  ;  onde  coli'  atto  della  propria 
consapevolezza  crea  sé  stesso  ;  e  in  conseguenza,  pensa  ciò  che 
non  è  lui-,  cioè  il  mondo  esteriore  e  perfin  Dio. 

Operare  è  continuo  tema  della  filosofìa  di  Fichte:  rigettato 
il  formalismo  che  vela  sovente  la  inanità  del  fondo,  afferra  le 
capitali  quistioni ,  disegnandole  finché  rimangono  in  istato  di 
speculazione.  Stoico  patrioto,  credendo  unicamente  all'  anima, 
sopra  V  indipendenza  spirituale  costruì  la  morale  e  la  politica 
tutta. 

Questo  idealismo  trascendentale,  che  fu  passaggio  tra  ^ideali- 
smo subbie  ttivo  di  Kant  e  l'obbiettivo  di  Schelling,  elevò  le  menti 
ai  problemi  più  sublimi  del  mondo  spirituale  ;  e  mentre  il  se- 
colo era  stato  immerso  nella  materia ,  egli  rappresentò  come 
sola  vera  la  vita  dello  spirito.  Nacque  da  ciò  una  fiducia ,  dirò 
meglio  una  baldanza  dell'  uomo ,  inorgoglito  dalla  potenza  che 
l' immaginazione  intellettiva  dà  al  proprio  spirito  ;  e  che  si  ri- 
velò con  una  magnificenza  vicina  al  ridicolo  ,  allorché  Fichte  , 
Messia  della  ragion  pura  (l) ,  disse  dalla  cattedra  :  Nella 
prossima  lezione  mi  accingerò  a  crear  Dio. 

(1)  Così  ]o  chiama  Jacobi  in  una  bellissima  confutazione. 

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S98  IDEALISMO  OBBIETTIVO  ASSOLUTO 

Col  dare  al  criticismo  un  fondamento  senza  uscire  dall'  ana- 
lisi trascendente ,  Fichte  ampliava  l'abisso  eh' è  fra  l'intelli- 
genza e  la  natura ,  assorbiva  ogni  cosa  nella  subbiettività,  nella 
coscienza.  Ma  invece  di  vedere  nel  non-me  nna  prodazione  del 
me ,  potessi  vedere  nel  me  una  forma  essenziale'  e  tipica  del 
non-me.  Tornerebbero  cosi  identici  il  mondo  reale  e  l1  ideale  ; 
e  i  vani  stati  in  cui  noi  concepiamo  la  realità  obbiettiva  o  sub- 
iettiva ,  materiale  e  intellettuale  ,  sarebbero  soltanto  gradi  o 
forme  dell'essere.  Questa  fu  la  conclusione  di  Schelling.  I  pro- 
cessi (inora  conosciuti  non  ispiegano  come  dall'  uno  uscir  possa 
il  multiplo ,  o  viceversa  :  onde  bisogna  una  filosofia  ,  in  cui  le 
due  si  uniscono.  Tal  è  V identità  assoluta  del  subiettivo  col- 
Pobbiettivo,  in  cui  consiste  la  natura  dell'  assoluto,  o  Dio ,  pel 
quale  sono  identici  l' essere  e  il  conoscere  ;  onde  un  costante 
parallelismo  corre  fra  le  leggi  dell'  intelligenza  e  quelle  del 
mondo. 

Un  solo  essere  identico  esiste  ;  e  le  cose  differiscono  in  quan- 
tità, non  in  qualità,  essendo  esse  una  manifestazione  dell' esse- 
re assoluto  sotto  forma  determinata,  ed  esistendo  solo  in  quan- 
to partecipano  di  quello.  Tale  manifestazione  dell'assoluto  si 
fa  per  via  di  corrispondenze  ed  opposizioni ,  che  variamente  si 
palesano  nello  sviluppo  totale,  dove  or  l'ideale  predomina,  ora 
il  reale.  La  scienza  che  ricerca  siffatto  sviluppo ,  è  immagine 
dell'  universo,  in  quanto  deduce  le  idee  delle  cose  dal  pensiero 
fondamentale  dell'  assoluto,  giusta  il  teorema  dell'  identità  nel- 
la varietà.  La  Glosofia  consiste  appunto  in  tal  costruzione  ;  nel 
cui  disegno  generale  trovasi  alla  testa  l' assoluto ,  manifestan- 
tesi  in  natura  nel  due  ordini  relativi ,  reale  e  ideale  ;  e  sotto  la 
potenza  della  gravità,  è  materia  ;  sotto  quella  del  lume ,  è  mo- 
to ;  dell'organismo,  è  vita;  della  verità,  è  scienza  "*,  della  bontà, 
è  religione  ;  della  bellezza,  è  arte.  Al  di  sopra,  come  forme  ri- 
flesse dell'universo,  stanno  l'uomo  e  lo  Stato  ;  il  sistema  mon- 
diale e  la  storia. 

Tolta  la  diversità,  riduconsi  impossibili  la  religione  e  la  mo- 
rale ;  pure  della  sua  egli  fa  base  la  credenza  di  un  Dio.  La  virtù 
è  lo  stato  dell'  anima  conformantesi  alla  necessità  interna  della 
sua  natura.  La  felicità  non  è  un  accidente  della  virtù  ,  ma  li 

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FICHTE  —  SCHELLING  399 

▼irta  propria  ;  e  moralità  il  tender  dell'  anima  a  congiungersi 
co!  centro.  L'ordine  sociale  si  ottiene  nella  convivenza,  confor- 
mata al  tipo  divino.  La  storia  è  nel  complesso  una  rivelazione 
di  Dio,  svolta  con  progressione  continua. 

Adunque  Fichte  avea  detto  che  dal  subbiettivo  nasce  l'obbiet- 
tivo, ma  senza  dimostrarlo  ;  Schelling  crede  si  possa  anche  par- 
tire dalla  natura  per  giungere  al  me;  donde  una  doppia  filoso- 
fia ;  trascendentale ,  e  della  natura.  Quesl'  ultima  prende  le 
mosse  dal  me  libero ,  uno ,  semplice ,  per  dedurne  la  natura , 
varia,  necessaria;  l'altra  il  contrario  ;  entrambe  dirette  a  spie- 
gare,  le  une  mediante  le  altre,  le  forze  della  natura  e  dell'ani- 
ma ;  in  modo  che  appaja ,  le  leggi  della  natura  incontrarsi  in 
noi  come  leggi  della  coscienza  ,  e  queste  trovar  riscontro  nel 
mondo  esteriore  come  leggi  della  natura.  Fichte  avea  tratto  dal 
suo  sistema  originali  pensamenti  intorno  al  diritto  ,  facendone 
una  scienza  indipendente,  piantata  sul  dogma  delie  personalità 
e  libertà  ;  e  intorno  alla  morale ,  rinnovando  le  idee  stoiche  del 
dovere  puro  e  disinteressato.  La  dottrina  dell'  identità  di  Schel- 
ling fu  ammirata  per  coerenza  di  parti  e  larghezza  d' applica- 
zioni ,  abbracciando  l' intero  circolo  delle  umane  speculazioni 
col  cancellare  il  divario  fra  le  nozioni  empiriche  e  le  razionali  ; 
onde  moltissimo  operò  sulla  teologia,  la  storia,  la  medicina,  la 
filologia,  l'arte,  la  mitologia,  e  massime  sull'estetica  per  ope- 
ra degli  Schlegel  :  altri  ne  trassero  paradossi ,  esaltamenti , 
stravaganze  mistiche;  Schelling  istesso  proclamò  tre  periodi  re- 
ligiosi ;  la  dottrina  di  Pietro,  cioè  la  cattolica  ;  quella  di  Paolo, 
cioè  la  protestante  ;  quella  di  Giovanni,  cioè  la  mistica  (a). 

Alla  poetica  forma  allettatrice  di  Schelling  fece  una  riazione 
arida  e  scolastica  Giorgio  Hegel  di  Stuttgard  (1 770-1832).  Pro- 
fondo critico ,  non  fidandosi  a  quella  che  Schelling  chiama  in* 
tuizione  intellettuale ,  ridusse  la  filosofia  ad  una  scienza  che  si 
concepisse  per  mezzo  della  dialettica:  scienza  della  ragione,  la 

(a)  Ognuno  vede  di  per  sé  la  inconcludenza  di  questi  perio- 
di ,  che  non  sono  periodi ,  perchè  v'è  contemporaneità;  e  la  dot- 
trina di  Pietro  ,  Paolo  e  Giovanni  non  formano  che  una  dot- 
trina sola ,  cioè  la  cattolica. 

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400  HEGEL 

quale ,  contenendo  in  sé  tntti  i  principi!  particolari ,  neir  idea 
diventa  conscia  di  sé  medesima  e  di  tatto  l' essere.  Discerne, 
dunque  la  filosofia  in  logica,  scienza  dell'  idea  in  sé  e  per  sé; 
filosofia  della  natura,  scienza  dell'  idea  che  riscontra  sé  stes- 
sa al  di  fuori  ;  filosofia  dello  spirito ,  scienza  dell'  idea  che 
dall'  esterno  rientra  in  sé  medesima.  L' identità  del  subbiettivo 
colPobbiettivo  forma  il  sapere  assoluto ,  a  cui  lo  spirito  debbe 
elevarsi,  e  che  consiste  nel  credere  che  l'essere  non  sia  se  non 
il  puro  concetto  in  sé  stesso.  Kant  vorrebbe  che,  prima  di  met- 
tersi a  investigazioni  metafisiche,  si  esaminasse  lo  stromento  di 
esse:  Hegel  trova  in  ciò  un  circolo  vizioso,  non  potendosi  intra- 
prendere l' esame  se  non  col  pensiero  stesso.  Comincia  pertan- 
to dalla  logica,  processo  di  cui  l' assoluto  è  non  solo  il  princi- 
pio, ma  la  materia  ;  e  la  divide  in  obbiettiva^  cioè  deli'  essere , 
e  subbiettiva}  cioè  del  concetto.  Oggetto  della  filosofia  è  la  ve- 
rità; Dio  è  la  sola  verità  e  realtà;  dunque  oggetto  assoluto 
della  filosofia  é  Dio.  Non  basta  una  conoscenza  puramente  sub- 
iettiva dell'ente,  ma  si  dee  darle  un  valore  obbiettivo  di  neces- 
sità. Scopo  finale  delia  scienza  è  di  concordare  colla  realtà  -,  è 
l' esperienza  interna  ed  esterna. 

Dio  è  l' essenza  generale  dei  fenomeni  offrentisi  al  pensiero. 
Il  pensiero  procede  dall'  esperienza  ,  e  le  imprime  il  carattere 
di  necessità.  Elevasi  così  all'  assoluto  ;  e  non  più  i  fenomeni 
presentati  dall'  esperienza,  ma  assume  le  idee,  le  categorie,  le 
nozioni  da  essi  rappresentate.  La  filosofia  deve  appunto  togliere 
Hi  fatti  dell'esperienza  il  carattere  di  dati  immediati,  e  impri- 
mervi la  forma  di  necessità  ;  né  é  possibile  e  reale  nella'rap- 
presentazione  o  nel  sentimento ,  ma  soltanto  nel  pensiero.  Per 
tal  modo  connette  la  filosofìa  colla  storia  della  filosofia;  quel- 
la ,  sviluppo  del  pensiero  nel  proprio  elemento  ;  questa ,  rap- 
presentazione di  tale  sviluppo  sotto  la  forma  dei  fatti. 

La  storia  della  filosofia  è  quella  delle  scoperte  dei  pensa- 
menti sopra  l' assoluto  che  ne  é  l' oggetto.  La  religione  è  la 
coscienza  della  verità  qual  conviene  agii  uomini ,  in  qual  sia 
grado  di  coltura  intellettuale  :  ma  la  cognizione  scientifica  del- 
•  la  verità  è  un  altro  modo  di  coscienza ,  che  esige  un  lavoro  di 
cui  pochi  sono  capaci.  La  religione  non  può  sussistere  senza  la 

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HEGEL  401 

filosofia,  non  questa  senza  quella.  Quanto  t'ha  di  sublime  e  di 
intimo,  fu  chiarito  nelle  religioni,  nelle  filosofie,  nelle  arti,  sot- 
te forme  più  o  meno  pure  e  chiare ,  talvolta  fin  ributtanti.  Il 
contenuto  reale  rimane  sempre  giovane  ;  invecchiando  solo  le 
forme.  Pertanto  le  filosofie  precedenti  sono  i  depositi  più  o 
meno  puri  di  tutte  le  verità  concernenti  il  diritto  ,  la  città ,  la 
morte ,  la  religione  ;  il  saper  nostro  è  frutto  de9  secoli  passati  ; 
la  tradizione  ci  fé7  quali  siamo  :  ma  assimilandocene  la  sostanza, 
noi  la  trasformiamo  con  nuovi  elementi.  Egli  batte  in  conse- 
guenza cattolici  e  pietista ,  e  insegna  che  il  cristianesimo  dee 
passare  allo  stato  di  filosofia ,  «  prendere  coscienza  di  sé.  » 

L'ideismo  obbiettivo  assoluto  di  Hegel  tende  a  negar  il  mon- 
do spirituale  ,  non  meno  che  il  fisico.  Iddio  non  è  distinto  dal 
mondo,  giacché  è  vita,  anima ,  spirito ,  movimento  universale  ; 
Bon  ha  esistenza  personale ,  né  deve  la  coscienza  di  sé  medesi- 
mo che  al  pensiero  umano.  Spinosismo  evidente  :  se  non  che 
il  panteismo  non  ne  è  materiale ,  ma  spiritualistico  ;  vi  s' anni- 
chila o  Dio  o  l' immortalità  dell'  anima,  e  i  principii  della  mora- 
lità si  abbattono  col  non  ammettere  libertà ,  ne  differenza  reale 
tra  il  bene  e  il  male.  La  moralità  è  un'  armonia  dell'  uomo  col- 
la natura.  La  ragione  della  volontà,  fornita  d' un'attività  ester- 
na, produce  l' azione  ;  e  l' azione  d'ebb'  essere  determinata  dal 
conoscere  il  divario  tra  il  bene  e  il  male.  Pertanto  la  volontà  ò 
fine  a  sé  stessa  ;  e  nella  moralità  l' intenzione  va  distinta  dal- 
l' atto. 

Hegel  attribuisce  le  prerogative  della  divinità  all'  uomo ,  non 
individuo,  ma  collettivo ,  al  genere  umano  contemporaneo  }  or- 
dinatore dell'  universo,  e  come  questo  indistruttibile.  £  poiché 
Y  uomo  collettivo  é  sempre  e  dappertutto  costituito  in  società 
politiche  chiamate  Stati,  ne  dedusse  la  sua  teorica  dello  Stato* 
Dio  ;  nel  quale  l' individuo  é  assorto  come  le  nazioni  nel  mon- 
do, e  il  mondo  nello  spirito.  Il  diritto  ha  radice  nell'  intelligen- 
za, e  parte  dalla  libera'  volontà,  per  la  quale  gli  attribuiamo  una 
forma.  La  realtà  subiettiva  di  esso  ha  una  storia,  rappresentata 
dalla  famiglia,  dalla  società  civile,  dallo  Slato,  dalla  storia  del 
mondo.  La  famiglia  si  svolge  in  tre  aspetti ,  matrimonio ,  pro- 
prietà, educazione:  la  società,  unita  dai  bisogni,  dal  lavoro, 
III.  26 

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402  IDEISMO   OBBIETTIVO 

dai  baratti ,  stabilisce  la  legge  del  diritte ,  cioè  la  giustizia. 
Lo  Stato  è  la  più  elevata  espressione  della  volontà  e  libertà  ;  il 
mondo,  la  forinola  più  elevata  del  diritto,. e  dove  la  sostanza 
dello  spirito  universale  si  sviluppa  drammaticamente,  neii'  arte 
come  immagine  e  specchio,  nella  religione  come  sentimento  e 
rappresentazione,  nella  filosofia  come  pensiero,  nella  storia  del 
mondo  come  risultanza  viva  e  intelligente  di  tutto  ciò  cbe  è 
esteriore. 

La  storia  è  lo  sviluppo  dello  spirito  universale  nel  tempo  : 
la  storia  politica  in  particolare  è  il  progresso  della  coscienza 
della  libarla.  Nella  storia  del  mondo  un  popolo  esiste  solo  iu 
quanto  rappreseota  un'  idea  necessaria  j  epoca ,  durante  la 
quale  gli  altri  non  hanno  forza  né  diritto  contro  di  lui.  Questo 
spirilo  del  mondo  si  atteggiò  in  quattro  principiL  Primo  fu  la 
manifestazione  immediata  dello  spirito  universale;  forma  sostan- 
ziale, ove  l' unità  giaceva  quasi  sepolta  nella  propria  esistenza. 
Segue  la  coscienza  della  sostanza  ,  cbe  produce  il  sentimento , 
1'  indipendenza,  la  vita,  P  individualità  sotto  formi  di  bello  mo- 
rale. Poi  lo  sviluppo  più  profondo  delia  coscienza,  nelP oppo- 
sizione tra  un'  universalità  astratta  ,  e  una  più  astratta  indivi- 
dualità. Cessata  quest'opposizione,  emerge  il  quarto  principio, 
consistente  nel  possesso  della  verità  morale.  Tal  fu  la  serie 
percorsa  dai  Popoli  Orientali,  poi  d;il  Greco,  dal  Romana,  infine 
dal  Germanico. 

Hegel  die  alla  filosofia  del  diritto  un  carattere  sconosciuto 
d'elevazione  e  di  rigore.  Egli  dice  cbe  lo  Stato  è  la  società  , 
avente  coscienza  delia  unità  propria  e  dello  scopo  morale,  ed 
animata  a  raggiungerlo  da  una  sola  e  identica  volontà.  Perciò 
a  lui  connettesi  la  scuola  slorica  dell  i  giurisprudenza.  Mentre 
dapprima  rappresentavasi  la  legislazione  come  origine  del  di- 
ritto positivo,  la  nuova  scuola,  capitanata  da  Savigny,  proclamo 
la  8ommessione  al  potere  di  fatto  ,*  e  non  doversi  edificare  lo 
Stato,  ma  considerarlo  come  razionale  :  ogni  popolo  ha  facoltà 
primitive  e  bisogni  particolari ,  donde  nasce  il  diritto  di  cui 
quello  abbisogna  :  e  come  il  linguaggio  non  potrebbe  originare 
dal  caso  ,  così  neppure  le  leggi  dal  capriccio  d' un  legislatore; 
ma  sono  espressioni  della  coscienza  razionale.  I  giureconsulti 

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HEGEL  403 

devono  limitarsi  a  conoscere  le  credenze  comuni  su  cai  quelle 
posano;  il  legislatore;  a  rendere  obbligatorio  il  diritto  positivo, 
quale  nasce  dagl'intimi  bisogni  della  società.  Sono  dunque  pre- 
feribili le  legislazioni  spontanee  alfe  costituzioni  dettate ,  ed  è 
tra  attentato  il  far  i  codiei. 

Pensatori  robusti  e  concentrati  come  sono  i  Tedeschi,  popolo 
eletto  della  filosofia,  e  che  associano  la  scienza  colla  vita,  gher- 
miti che  siensi  ad  un'idea  vi  strascinano  ogni  cosa  ;  alla  scien- 
za e  ali9  arte  ne  impongono  le*  sembianze  ;  e  sostengono  la  foro 
dottrina  con  immenso  corredo  di  cognizioni  positive  ,  massime 
in  qnanto  concerne  storia ,  antichità ,  filosofia  antica ,  scienze 
naturali.  Amano  essi  procedere  per  antinomie  ;  cioè  mettono 
una  tesi  e  la  provano  ;  poi  una  che  la  contraddice  (ipotesi)  ; 
argomentandone  che  ve  n'  ha  un1  altra  più  elevala  in  cui  esse 
concorrono  [sintesi).  Ma  con  ciò  le  più  volte  si  scassina  il  vero 
conosciuto  ,  senza  assodare  lo  sconosciuto ,  e  ne  consegue  lo 
scetticismo.  L' abuso  fattone  nelle  cose  religiose  già  deploram- 
mo ;  ma  la  forza  che  ne  trae  il  pensiero  finirà  col  trionfo  della 
verità. 

Da  Kant  dunque,  come  già  da  Socrate,  nasceano  scuole  diffe- 
rentissime.  Alla  domanda  Cosa  esiste^  egli  non  avea  che  dubi- 
tato ;  Fichte  rispose  //  me,  Schelling  //  me  e  il  notarne  iden- 
tificato, pendendo  però  pel  non-me ,  cioè  per  la  natura,  av- 
viandosi al  panteismo.  Ma  poiché  l'identità  assoluta  si  trovava 
irreconciliabile  ,  altri  si  volsero  ancora  al  dnatismo  di  Knnt , 
quali  prescegliendo  la  parte  materiale  con  Oken,  quali  la  intel- 
lettuale con  Hegel.  Kant  asserì  che  l'idea  assicura  soltanto  sé 
stessa  ;  Fichte  soggiunse  che  sola  P  idea  assicura  1'  essere  ) 
Schelling  prosieguo  che  l' essere  produce  Tessere  ;  da  ultimo 
Hegel  vuol  che  l'idea  sia  l' essere,  e  giunge  cosi  al  panteismo, 
le  cui  conseguenze,' non  dissimulate  da1  suoi  scolari,  abbattono 
la  morale  e  rivoltano  il  senso  comune,  che  ormai  invoca  un  ri- 
torno a  principii  più  sani  e  più  sodi. 

E  già  vedendo  il  criticismo  ,  trascinalo  dall'  esclusivo  pre- 
giudizio della  cognizione  dimostrativa  e  mediala,  togliere  ogn 
nozione  del  soprasensibile,  Enrico  Jacobi  alla  filosofia  sistema- 
tica oppose  i!  sentimento  ;  ridestò  la  parola  credema}  dai  fllo- 

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404  IDEALISMO  SPIRITUALISTA 

sofi  dimenticata  ;  fondando  la  cognizione  filosofica  sopra  una 
specie  d' istinto  razionale,  un  sapere  d' immediato  sentimento , 
una  percezione  diretta  della  verità  ;  sol  qual  senso  interno  fon- 
da pure  la  morale.  Questa  teorica  del  sentimento  e  della  cre- 
denza trovò  partigiani  quei  molti  che  sentono  bisogno  di  elevare 
l'umana  natura  sovra  le  aridezze  speculative  ;  ma  condusse  al 
misticismo. 

La  scuola  sopranaturalista,  veduto  che  la  logica,  abbandona* 
la  a  sè}  riesce  inevitabilmente  al  panteismo,  s'industria  di  in- 
tegrare la  libertà  umana  ;  e  con  Baader ,  con  Heinroth ,  con 
Eschenmayer ,  sostenne  che  la  religione  è  complemento  indi- 
spensabile delle  nostre  facoltà  naturali:  l'anima  può  ricevere  la 
nozione  di  Dio,  ma  non  crearla  ;  e  fu  duopo  cbe  Dio  si  rivelas- 
se ali1  uomo  per  soddisfare  i  vaghi  profondi  desideri!  da  cui  que- 
sto è  tormentato.  Secondo  H.  Wronski,  il  mondo  nel  progres- 
sivo ed  uniforme  suo  svolgimento,  percorre  due  età,  4 a  fisica  e 
la  razionale  ;  e  fra  le  due ,  una  intermedia  ,  mista  di  natura 
materiale  e  di  spirituale  ;  quella  sostenuta  dall'  esperienza  , 
questa  dalla  cognizione  e  dal  sentimento  :  imperocché  la  realtà 
dell'  uomo  non  può  manifestarsi  che  mediante  la  cognizione  e 
il  sentimento. 

Abbiam  dunque  veduto  alcuni  fondare  il  sapere  unicamente 
sugli  altri  esseri,  e  perciò  limitarsi  alla  esperienza;  alcuni  sol- 
tanto sulla  coscienza  propria ,  e  s'acquetano  alla  rivelazione. 
Dal  primo  sistema  derivano  i  concetti  d' un'  originaria  brutalità 
del  pensiero  identificato  colla  materia ,  dell'  azione  materiale , 
dell'interesse;  il  linguaggio  essere  stato  un  arbitrario  fissamento 
del  pensiero  ;  nel  mondo  non  avervi  intenzione  finale  né  ordine 
di  providenza,  e  che  gli  esseri  periscono.  La  teorica  del  senti- 
mento porta  invece  a  credere,  che  l' uomo  fu  creato  immortale, 
colla  coscienza ,  e  capace  d' un  sapere  assoluto  ;  gli  spiriti  su- 
periori degenerati  furono  cagione  del  peccato  ;  la  materia  del 
mondo  fisico  è  modificazione  prodotta  dal  Creatore  ;  da  questo 
dipendono  tutti  gli  atti;  e  il  linguaggio  è  mezzo  di  comunicazione 
dell'  umano  pensiero  e  simbolo  della  rivelazione.  Il  primo  è  il 
sistema  sensista  di  Locke  e  degli  Scozzesi  ;  il  secondo  è  l' idei- 
smo de'  Tedeschi  :  ma  all'  assoluto  dominio  dell'  uno  o  dell' al- 

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FILOSOFIA  INGLESE  405 

Ito  «oppongono  alcuni  principi!  della  ragione  umana, e  devono 
conciliarsi  nel  vero  assoluto,  cioè  in  Dio.  La  filosofia  già  chiari 
1'  essere  e  il  sapere,  cioè  il  principio  materiale  e  Io  spirituale  : 
Kant  propose  il  problema  dell'  assoluto ,  per  i sciogliere  il  qua- 
le fa  d' uopo  scorrere  le  regioni  temporali  dell'umana  cognizio- 
ne affine  di  risalire  alla  religione  rivelata  (Messianismo),  che 
sola  può  aprire  il  mistero  della  creazione. 

Così  danno  in  eccessi  e  i  critici  e  gì'  idealisti  ;  eccessi  che 
non  ponno  isfaggirsi  se  non  per  mezzo  d' un  realismo  raziona- 
le ,  che  rimetta  in  armonia  1'  intelligenza  coli'  universo  senza 
assorbire  l'uno  nell'altra;  e  per  tal  via  deve  cercarsi  il  progres- 
so vero,  cbe  assodi  cioè,  non  demolisca.  * 

Negli  altri  paesi  i  filosofi  in  parte  strisciarono  sulle  orme  di 
Locke,  io  parte  credettero  novità  il  venire  a  Kant;  altri  si  pre- 
tesero creatori  collo  scegliere  dai  diversi.  L'Inghilterra  s'at- 
tenne al  senso  comune  della  scuola  di  Reid  e  Stewart;  notabi- 
le per  chiarezza  e  moralità  ,  derivate  in  gran  parte  dall'  esser 
que'  filosofi  maestri  nelle  numerosissime  scuole  di  Scozia.  Essa 
si  distende  molto  sulle  premesse,  o  non  conclude  o  timidamen- 
te; osserva  eie  che  è,  anziché  scoprire  ciò  ch'esser  deve;  nulla 
crea,  ma  pretende  accertare,  e  non  lasciar  nulla  senza  spiega- 
zione: assodano  l'autorità  delle  facoltà  primitive, e  mettono  sul- 
la strada  del  vero,  pretendendo  compiere  la  filosofia  col  metodo. 

In  Francia,  il  sensismo  produsse  la  Rivoluzione  ,  e  i  figli  di 
quella  continuarono  a  sostenerlo  ,  come  apogeo  della  scienza. 
Volney ,  che  dallo  studio  sulle  ruine  dedusse  la  nullità  delle 
religioni,  da  quello  sulla  volontà  trasse  un  catechismo,  cui  ca- 
noni sono  la  conservazione  di  sé  stessi  e  il  godimento.  Destutt 
de  Tracy  ^tirando  le  ultime  conseguenze  che  Condii lac  prete 
avea  schivate,  riduce  V  ideologia  al  pensiero,  e  questo  alia  sen- 
sibilità, che  è  causa  e  forma  di  tutte  le  facoltà  dell'anima,  cri- 
terio della  mente  sana  ,  perfin  norma  del  bene  e  del  male.  Bi~ 
sognerebbe,  diceva  egli,  da  Cabanis  e  da  me  estrarre  un  bre» 
ve  catechismo  popolare,  e  diffonderlo  a  profusione.  E  Caba- 
nis: Che  la  sensibilità  fisica  sia  la  sorgente  di  tutte  le  idee 
ed  abitudini,  non  v'è  persona  istruita  che  ne  dubiti. 

Da  Cabanis  deriva  la  scuola  de'  fìsiologiati ,  che  il  principio 

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406  FILOSOFIA  FRANCESE  —  FISIOLOGISTI 

dell'attività  passiva  di  Cóndillac  molarono  in  puramente  fisico, 
le  idee  e  le  abitudini  derivando  dalla  sensibilità  esercitata  per 
mezzo  dei  nervi,  i  fatti  misti  d'intelligenza  e  d'organismo  spie- 
gando colla  semplice  economia  animale ,  rìducendo  il  pensiero 
ad  un'operazione  intercraniale.  Cabanis,  non  per  un  paragone, 
ma  con  serietà  teoretica  avea  detto  che  il  cervello  è  im  organo 
destinato  specialmente  a  produr  il  pensiero,  come  il  ventrico- 
lo egl'  intestini  la  digestione;  le  impressioni  sono  alimenti  pel 
cervello ,  e  camminano  verso  quest'  organo  come  gli  alimenti 
verso  lo  stomaco:  i  cibi  cadendo  nello  stomaco  l' eccitano  alla 
secrezione  ;  cosi  le  impressioni  giungendo  al  cervello  lo  fanno 
entrare  in  attività  :  i  cibi  cascano  nello  stomaco  eolle  qualità 
proprie,  e  ne  escono  con  qualità  nuove;  cosi  le  impressioni  ar- 
rivano al  cervello  assolute ,  incoerenti,  ma  il  cervello  messosi 
in  azione  riagisce  su  di  esse ,  e  le  rinvia  trasformate  in  idee. 
Donde  concbiude  con  certezza,  che  il  cervello  digerisce  le  tm* 
pressioni ,  e  fa  organicamente  la  secrezione  del  pensiero.  Fa 
questa  teorica  appoggiata  con  molta  dottrina  da  Lamark  ,  cto 
suppose  l'uomo  essere  l'ultimo  anello  d'un  progressivo  svilup- 
po d'organizzazione;  e  da  Broussais ,  che  volle  piantar  il  mate- 
rialismo sulla  fisiologia,  e  otti  teoriche  dedotte  da  Bichat  sup- 
pose che  i  tessuti  sieno  composti  di  fibre  :  allorché  queste  si 
contraggono,  ne  viene  eccitazione]  se  questa  ecceda,  ne  nasce 
irritazione.  V  anatomia  smentiva  questa  fibra  contrattile  del 
sistema  nervoso:  epporeegli  volte  con  essa  spiegar  gli  atti  in- 
tellettuali! Un'eccitazione  della  polpa  cerebrale  produce  le  per- 
cezioni: ma  non  contento  a  ciò,  egli  deduce  dall' origine  stessa 
il  giudizio,  la  comparazione,  la  volontà.  Discorrendo  di  questo, 
gli  cadon  ogni  tratto  le  parole  di  anima ,  d'intelletto,  di  spiri- 
to. Che  fa  egli  dunque?  vi  soggiunge  alcuni  puntini ,  come  una 
fermata  o  una  correzione,  e  vi  soggiunge  una  perifrasi,  che  ri- 
vela piuttosto  il  desiderio  che  la  possibilità  di  sfuggire  alla  per- 
petua contraddizione  (I).  Egli  dice  che,  dopo  aver  veduto  come 
del  pus  accumulato  alla  superficie  del  cervello  distrugga  le  no- 

(t)  Per  esempio  ;  Le*  objet*  soni  percus  r*r  notre  ititeli* 
getìce  ...  je  veuas  dire  que  neus  percevon*  leu  e&jett. 

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FILOSOFIA  RELIGIOSA  407 

atre  facoltà ,  ed  evacuandolo  esse  ricompaiono  ,  più  non  potè 
concepirle  che  come  azioni  del  cervello.  Furibondo  declamava 
contro  i  nuovi  professori  di  metafisica ,  dichiarandoli  in  istato 
d'irritazione  cerebrale,  e  che  a1  soli  medici  spetta  l'esaminare 
qual  cosa  sia  da  valutarsi  nella  causalità  de1  fenomeni  intellet- 
tuali. Qui  pure  si  possono  aggregare  i  seguaci  di  Gali:  e  così  la 
scienza  tornava  slromento  di  empietà,  con  Lamark  costruendo 
la  storia  naturale  senza  Dio,  senza  uom  sociale  o  religioso;  pret- 
to epicureismo  :  o  con  Oken  stabilendo  il  panteismo  ,  col  sup- 
porre il  mondo  un  grand'  animale. 

Saint  Marlin,  il  filosofo  sconosciuto  (1747-1803) ,  che  De 
Maistre  intitola  «  il  più  istrutto  ,  savio  ed  elegante  fra9  teosofl 
moderni ,  •  accettò  la  Rivoluzione  col  religioso  spavento  che 
nelle  anime  concentrate  infonde  la  vista  della  giustizia  divina  ; 
e  fra  i  saturnali  di  quella  sfidò  le  dottrine  materialistiche;  inse- 
gnò saria  stato  necessario  il  linguaggio  per  inventare  il  linguag- 
gio; scosse  il  trono  di  Condii lac ,  predicando  non  potersi  cono- 
scere le  cose  soprasensibili  che  per  illustrazione  superna  ;  ri- 
chiamò allo  studio  dell'  uomo ,  formato  puro  ed  innocente  ad 
immagine  di  Dio,  e  che  può  ritornar  tale  colla  preghiera;  le  dis- 
uguaglianze sociali  esser  effetto  della  prima  caduta.  Ammette- 
va dottrine  esoteriche  nel  cristianesimo  ,  e  seriamente  si  cre- 
dette un  ispirato,  depositario  di  verità  non  ad  altri  comunicate. 

De  Maislre  spiega  il  governo  temporale  della  Providenza,  l'e- 
sistenza del  male,  l'origine  delle  idee  e  del  linguaggio,  io  som- 
ma i  problemi  fondamentali  della  filosofia,  col  supporre  una  pri- 
mitiva rivelazione  della  parola  e  delle  idee  eoo  essa  ,  poi  offu- 
scata dalla  caduta  ;  e  dappertutto  pareggia  i  dogmi  della  rive- 
lazione cogli  acquisti  della  semplice  ragione  naturale,  e  riduce 
la  scienza  a  fede. 

Booald  (17.S2-1840)  riporta  alla  teorica  del  linguaggio  fin  le 
quistiont  che  men  pajono  appartenervi.  Le  idee  entrano  nello 
spirito  mediante  la  parola;  onde  l'uomo  non  è  che  tradizione  e 
autorità,  «  intelligenza  servita  da  organi.  »  L'uomo  pensa  la 
propria  parola  ;  dunque  senza  questa  non  potrebbe  pensare  (l): 

(1)  Anche  per  Platone  La  parola  e  il  pensiero  sono  una  cosa 

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408  FILOSOFIA  RELIGIOSA 

né  potrebbe  avergliela  data  che  Dio  ;  né  Dio  aver  volato  che 
l'uomo  rimanesse  alcun  tempo  nello  stato  brutale  di  non  par- 
lante. Nel  rivelargliela,  gli  rivelò  ben  anco  le  idee  espresse  da 
quella:  la  società  fu  stabilita  mediante  il  doppio  soccorso  d'una 
regola  di  condotta  e  d'una  di  credenza  ;  prima  e  indispensabile 
rivelazione ,  che  costituì  il  poter  religioso  e  il  politico.  La  pri- 
ma verità  rivelata  colla  parola  fu  :  Tutto  ha  una  causa  ;  poi: 
Tra  la  causa  e  l'effetto.  vy  è  di  necessità  un  termine  medio: 
assioma  di  somma  fecondità.  Egli  riscontra  la  trinità  dapper- 
tutto ;  e  nei  governi  invoca  unità  di  costituzione ,  uniformità 
d'amministrazione,  unione  fra  gli  uomini.  La  qual  unità  perlai 
equivale  alla  monarchia  assoluta;  ove  Dio,  il  prete ,  il  fedele  -, 
costituiscono  le  tre  persone  della  società  religiosa  ;  della  do- 
mestica, padre,  madre,  figlio;  della  politica,  il  re,  il  nobile,  il 
popolo.  La  legge  é  anche  per  lui  V  espressione  della  volontà 
generale;  ma  volontà  generale  é  quella  di  Dio, manifestata  dalla 
religione  :  perocché  ogni  podestà  politica  viene  da  Dio,  rappre- 
sentato dalla  podestà  religiosa.  Prima  condizione  del  potere  è 
d'essere  inamovibile:  il  più  compiuto  sono  i  papi,  vicarii  di  Dio; 
e  saria  desiderabile  che  la  toro  supremazia  si  riconoscesse  ge- 
neralmente. Il  dogma  empio  e  insensato  della  sovranità  popo- 
lare fu  causa  della  Rivoluz'one.  Ebbe  molta  lode  quel  suo  detto 
che  La  letteratura  è  l'espressione  della  società. 

Bonald  avea  dunque  annichilato  il  sensismo  ;  De  Maistre  ap- 
plicata la  dottrina  all'ordine  teologico,  e  cercato  di  metter  la 
folgore  di  Gregorio  VII  nelle  mani  dei  placidi  suoi  successori  ; 
La  Mennais  combatte  la  religione  individuale,  e  si  lamenta  che 
la  filosofia  non  ammetta  altra  certezza  se  non  l'evidenza,  men- 
tre la  teologia  non  accetta  altra  evidenza  se  non  quella  dell'au- 
torità. Vorrebbe  le  due  conciliare  col  provar  alla  filosofia  l'evi- 
denza dell'autorità,  non  risultante  dalla  ragione  privata,  ma  dal 
senso  comune  del  genere  umano.  E  poiché  il  genere  bimano  ere- 
stessa;  se  non  che  il  pensiero  é  una  parola  nclP  ani  ina ,  e  non 
proferita  da  suoni.  Ovxcw  itavoH*.    piv  xct«  Xoyos  tocotqv  ,  ic\i}p  o 
1**9  tvTOs  rjfjs  >|fXi*  *P°*  awr*i"  &«atoyos  artv  $wns  yiyvùi*.%¥QS ,  tw- 
r'  ttvro  nfAiv  tire/votAoicQ/)  àtavo  toc,  Soph, 


SCUOLA  TEOLOGICA  400 

folte  tempre  i  dogmi  che  It  Chiesa  cattolica  consacrò,  a  questa 
dee  credere  chi  la  ragione  propria  non  voglia  riputar  superiore 
aquella  di  tutta  l'umanità.  In  somma,  aboliva  la  ragione  indivi- 
duale in  nome  della  generale,  e  pone*  l'autorità  per  canone  dei 
giudizi!. 

Gerbet  vi  innestò  la  forinola  de'  progressisti ,  e  considerò  la 
filosofia  come  scienza  centrale  ed  infinita ,  attesoché  aspira  al- 
l'infinita sapienza:  gli  altri  sistemi  si  condannano  a  vicenda  con- 
trapponendo il  limitato  al  limitato,  il  dubbio  al  dubbio;  la  sola 
religione  porge  V  unità  universale.  Nel  movimento  umanitario 
vede  tre  modi:  il  ciclo,  che  risponde  al  panteismo;  i\, regresso, 
atto  di  disperazione;  il  progresso,  che  è  il  solo  vero  e  ragione- 
vole, proprio  unicamente  del  cristianesimo,  il  quale,  col  dogma 
della  Grazia  ,  stabilisce  il  governo  divino  della  libertà  umana. 

Anche  Bautain  nega  che  la  ragione  umana  possa  alla  cogni- 
zione del  primo  principio  elevarsi  senza  il  linguaggio ,  né  eser- 
citarsi senza  assiomi ,  cui  è  obbligata  ammettere ,  od  annichi- 
larsi. La  filosofia  pertanto,  cui  scopo  dev'essere  il  darci  verità 
fondamentali  sulla  ragione,  l'origine,  la  fine  dell'uomo,  non  può 
essere  che  la  parola  di  Dio  rivelata,  la  quale  conviene  ammet- 
tere come  verità  anteriore  ;  le  verità  metafisiche  non  differisco- 
no dalle  teologiche;  e  la  scienza  dell'uomo  è  scienza  di  Dio. 

Poiché  in  Francia  di  tutto  si  fa  arme  ,  queste  teoriche  veni- 
vano a  sostegno  od  opposizione  del  governo.  La  scuola  teologi- 
ca sta  per  le  legislazioni  spontanee,  l'autorità  domestica,  le  ge- 
rarchie, la  varietà:  bisogna  prescrivere  le  leggi,  non  descriver- 
le, finché  si  tratta  di  rifare  la  società;  ridotta  a  stato  normale, 
bisogna  descrivere  e  non  prescrivere,  né  colla  scientifica  im- 
pedire gli  sviluppi  della  legislazione  spontanea.  Per  la  scuola 
sensista  le  leggi  speculative  a  priori  bastano  a  dar  alla  socie- 
tà una  fisionomia,  e  inclinazioni  anche  opposte  al  suo  stato  an- 
teriore; l'uomo  vede  facilmente  ciò  che  gli  torna  meglio,  e  può 
perfezionarsi  indefinitamente:  il  passato  non  é  un  titolo  da  con- 
siderare; l' avvenire  apresi  a  qualsiasi  ardita  speranza.  Costoro 
dal  liberalismo  d'allora,  puramente  negativo  e  distruttore,  era- 
no riguardati  come  espressioni  delie  idee  generose ,  solo  per- 
ché in  opposizione  coi  teologanti  e  col  governo. 

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410  ECLETTISMO— COUSIN 

Come  con  dogmi  assoluti  hi  Rivoluzione  aveva  operato,  così 
eoo  assoluti  fu  combattuta;  poi  una  terza  scuola  pretese  collo- 
carsi di  mezzo  agli  eccessivi  e  prudenti  a  conciliativo  esame:  e 
mentre  il  secolo  precedente  esclude»  tutto  ciò  che  non  entras- 
se nelle  sue  idee,  l'eclettismo  volle  farvi  entrar  ogni  teoria,  ve- 
dendo in  ognuna  qualche  parte  di  vero.  CondiUac  avea  negato 
l'attività  personale  dell'  anima,  concependola  come  una  tavola 
casa,  che  non  fa  se  non  registrare  le  impronte  trasmessele  dai 
sensi.  Ma  come  e  a  che  patto  boì  conosciamo  noi  atessi,  se  non 
come  causa  continuamente  operante  ?  In  qua!  modo  io  posso 
comprender  me  stesso,  *e„non  distinguendomi  da  ciò  che  non 
è  me?  Per  tale  opposizione  è  necessario  agire  e  riagire  ;  laonde 
ogni  fatto  di  coscienza  suppone  l'attiviti  dell'io.  Maine  de  Bt- 
rao  già  io  seno  agt'ideologi  si  fé'  tali  domande ,  vedendo  qual- 
cosa diversa  dalle  sensazioni:  e  n'argomentò  V  anima  essere  un 
principio  essenzialmente  libero  e  attivo  ;  stabili  l'appercezione 
interna  immediata  ;  attribuì  «Ha  volontà  una  sfera  più  estesa 
cbe  Io  sforzo  muscolare  :  onde  ajutò  a  ripristinare  la  filosofia 
sulla  psicologia.  Anche  Laromignière,  per  quanto  ligio  a  Con- 
dii lac,  ammise  lo  spirito,  e  distinse  il  sentire  dai  pensare.  Royer- 
Collard  descrisse  l' intelligenza  secondo  Reid ,  e  la  volontà  se- 
condo Biran  ;  e  sebbene  sperimentale  e  psicologico  ,  repudiava 
il  materialismo  puro.  Ma  se  essi  si  ribellarono  a  quella  filosofia 
spoglia  di  verità,  di  nobiltà,  di  grandezza,  a  quell'ideologia  che 
riduceva  il  diritto  a  logica  e  grammatica,  nulla  elevarono  sopra 
lo  scosso  edilìzio. 

Kant  espone  l' origine  delle  idee  e  della  nostra  conoscenza 
con  tale  sicurezza,  come  se  egli  proprio  l'avesse  creata.  Bla  vie- 
ne a  cercarne  la  realtà  e  certezza  t  più  non  ha  che  dubbiezze  ; 
sicché,  dali'affermar  più  positivo,  riesce  ad  universale  negazio- 
ne. Togliere  questa  contraddizione,  cioè  conciliare  l'irreconci- 
liabile, fu  l'assunto  dell'eclettismo ,  in  nome  della  spontaneUà 
d*W  intelligenza  ,  come  da  Cousfci ,  rappresentante  e  storico 
di  esso,  è  chiamato  lo  sviluppo  della  ragione  anteriore  alla  ri* 
flessione,  il  potere  ch'essa  ha  di  afferrare  in  un  tratto  il  vero, 
comprenderlo ,  ammetterlo  senza  rendersene  conto.  Perocché 
noi  non  cominciamo  dalla  scienza,  ma  dalla  fede  nella  ragione, 

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ECLETTISMO  411 

nella  quale  tutto  «siste  ;  dappoi  questo  pernierò  istintivo  ope- 
rando, ci  offre  l'esistenza  di  noi,  del  mondo ,  di  Dio,  e  le  cate- 
gorie della  ragione.  L'errore  non  è  che  una  verità  incompiuta, 
convertita  in  assoluta  verità:  nessun  sistema  è  falso ,  molti  in- 
completi :  onde  tutto  è  vero  preso  in  sé  ,  ma  può  divenir  fal- 
so se  si  prenda  esclusivamente;  1'  errore  è  necessario  ed  utile, 
è  la  forma  della  verità  nella  storia.  Il  radunare,  questi  frantumi 
di  vero  è  compito  della  filosofia ,  la  quale  è  un  prodotto  neces- 
sario dello  spirito  umano. 

Fondasi  dunque  da  scuola  eclettica  sull'osservazione  appli- 
cala ai  fenomeni  della  coscienza,  nulla  volendo  escludere,  bensì 
da  ciascuno  cernire  il  meglio.  Ma  per  distinguere  il  meglio 
non  è  egli  necessario  aver  idea  precisa  dei  buono  ?  A  questo 
debole  sistema  corrisponde  in  politica  il  giusto  mezzo  ,  in  isto- 
ria la  scuola  fatalistica.  Perocché  esso  soggiunge  che  la  storia 
è  fatale  ,  e  tutto  vi  è  bene  ,  perchè  tutto  conduce  agl'intenti 
della  previdenza.  L' uomo  grande  è  l'espressione  ineluttabile 
d' un  pensiero  covante  in  «ma  nazione  ;  è  il  sistema  umanato  ; 
deve  esprimere  la  generalità  del  popolo,  sovra  cui  lo  eleva  sol- 
tanto la  potente  individualità.  La  gloria  è  il  giudizio  dell'  uma- 
nità sovra  uno  de' suoi  membri:  né  l'umanità  ha  mai  torto.  Ora 
il  carattere  dell'  uorn  grande  è  il  riuscire  ;  e  del  vinto  può  aver- 
si compassione ,  ma  sempre  si  dee  parteggiare  col  vincitore  ; 
egli  giusto ,  egli  morale  ,  egli  rappresentante  della  verità.  La 
acuoia  eclettica  giovò  colio  studiare  i  varii  autori ,  moltiplicare 
traduzioni ,  offrire  men  travisato  il  pensiero  di  ciascun'  epoca 
storica.  Vivacità  ingegnosa  ,  eleganza ,  cognizione  del  mondo  , 
pruriginosa  famigliarità ,  rendono  allettanti  ed  efficaci  i  filosofi 
francesi  ;  ma  mancano  d' originalità  ,  e  di  quella  costruzione 
scientifica  che  è  abilità  dei  Tedeschi  ;  e  piuttosto  che  sistemi , 
diedero,  in  questi  ultimi  anni,  eccellenti  storie  di  filosofie  par- 
ziali.   ■ 

Ma  la  gioventù,  stanca  della  demolizione  ,  voleva  il  riordina- 
mento j  ed  alla  scuola  teologica  del  passato  ,  ed  alla  eclettica 
del  presente  successe  quella  dell'avvenire,  la  quale  die  grande 
incremento  alle  idee  religiose  ,  comunque  vi  paresse  ostile.  Vi 
ha  chi  segue  un  cristianesimo  pieno  di  riserva  ,  rionorando  la 

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442  FILOSOFIA  DELL' ATTBNIBE 

scolastica  a  preferenza  de'  metodi  greci.  Altri  invece  battona 
fieramente  la  psicologia,  in  nome  d'una  filosofia  umanitaria  ;  e 
vedono  il  catolicismo  come  un  progresso,  il  quale  è  tempo  che 
ad  un  maggiore  dia  luogo.  Chateaubriand  proclamo  «  che  il  cri- 
stianesimo diverrebbe  filosofico  senza  cessare  d'esser  divino,  e 
il  suo  circolo  flessibile  si  estenderebbe  coi  lumi  e  colla  libertà, 
sempre  la  croce  segnandone  l' immobile  centro.  »  Lamartine 
insegnava  «  una  fede  cristiana  fondata  sulla  religione  generale, 
avente  per  organo  la  parola,  per  apostolo  la  stampa,  per  dogma 
Iddio  uno  e  perfetto.  »  In  somma,  ognune  ebbe  il  suo  simbolo 
religioso  :  prova  come  tutti  sentissero  che  la  ragione  pura  non 
basta  ad  appagare  le  facoltà  umane;  ma  che  mancano  di  quella 
sublime  umiltà  ,  che  fa  accettare  i  dettati  del  senso  comune  e 
l'autorità  positiva. 

Altri  però  ,  anche  dopo  la  filosofia  del  progresso,  si  tennero 
sensisii.  Carlo  Comte  ,  nel  trattare  della  legislazione .  riusci 
al  dogma  dell'  utilità  ,  e  al  fondar  le  scienze  morali  sulla  sola 
sperienza.  Augusto  Comte,  nella  filosofia  positiva,  mostra  che 
tutte  le  scienze  passano  per  tre  stadii ,  teologico ,  scientifico  , 
positivo  ;  il  qual  ultimo  è  definitivo  dell'  umana  intelligenza  t 
e  guarda  tutti  i  fenomeni  come  soggetti  a  leggi  naturali  inva- 
riabili (I). 

L' Italia  dalie  meschinità  governativamente  adottate  di  Fran- 
cesco Soave  era  stata  preparata  al  sensismo  di  Condillac ,  ben- 
ché serii  filosofi  il  combattessero  :  come  Gerdil ,  che  sostenne 
non  poter  l'idea  dell'ente  derivare  dai  sensi  ,  eppure  esser 
idea  formata  ;  Falletti ,  che  al  canone  della  sensazione  surrogò 
quel  della  ragione  sufficiente  ieibniziana,  e  la  generale  idea  dei- 
l' essere  dedotta  dal  me  pensante  ;  Dragbetti ,  che  pensò  una 
più  compiuta  dottrina  sulle  facoltà  dell'anima,  fondandole  sul- 
l'istinto morale  e  sulla  ragione  ;  Miceli  che,  repulsando  V  O*- 
tologia  di  Wolf,  prevenne  Schelling  nel  divisamente  d'uri  nuo- 
vo sistema  delle  scienze  ;  Pino  ,  la  cui  Protologia  ricerca  un 
primo  non  subiettivo  ,  ma  reale,  e  fondamento  della  scienza  ; 

(1)  Comte  del  suo  positivismo  fece  poi  un  culto,  dove  s' adora 
non  Dio,  ma  P  umanità. 


FILOSOFI  ITALIANI  443 

al  lampo  stesso  che  Palmieri  e  Carli  combattevano  le  conse- 
guenze del  sensismo  applicato  alla  religione  e  al  diritto  pub- 
blico. Meno  ascoltati ,  non  impedirono  cbe  a  braccia  aperte  si 
accettasse  da  noi  la  gretta  ideologia  del  Tracy,  cai  il  traduttore 
aggiunse  un  catechismo  morale,  tutto  empirico.  La  sensazione 
esser  l'idea  fu  sostenuto  dal  pseudo  Lallebasque  (Pasquale  Bor- 
relli)  nella  Genealogia  del  pensiero.  Anche  Romagnosi  fu  em- 
pirico ,  sebbene  in  senso  largo;  e  cercando  le  cause  assegna- 
bili ,  sente  di  spiritualista  :  cercò  ridurre  le  scienze  morali  al 
fitto,  e  da  questo  derivar  elevate  teoriche,  la  scienza  normale 
a  magistrale.  La  morale  in  lui  non  va  distinta  dal  diritto  ;  e  in 
quest'  ultimo  insignemente  meritò  per  avere  riassunta  la  dot- 
trina del  secolo  precedente  nella  Genesi  del  diritto  penale  e 
nel  Diritto  pubblico  universale,  ove  s' applicò  a  quella  filoso- 
fia politica  cbe  e  neglige  gli  accidenti  per  veder  il  sostanziale-, 
e  non  s' occupa  dell1  oggi  ma  del  domani. 

Tamburini ,  repudiando  come  impotenti  il  sensismo  e  la  mo- 
rale dell'  interesse ,  traeva  l'obbligazione  morale  dal  bisogno 
della  perfezione  ;  ma  confutò  pure  il  progresso  indefinito  di 
Condorcet.  Ora  è  dimenticato  ,  come  le  sue  dottrine  ecclesia- 
stiche :  ma  altri  molti  tentarono  conciliar  l'esperienza  colla  ra- 
gione ,  persuasi  che  sol  dal  loro  accordo  possa  venire  un  retto 
sistema.  Per  Mamiaoi  il  metodo  filosofico  è  tutto  ,  e  ogni  rifor- 
ma nasce  da  cangiamento  e  progresso  di  quello  :  il  divario  tra 
la  scienza  e  la  verità  consiste  nel  metodo;  la  scienza  da  ultimo 
aon  è  che  la  verità  metodica  ;  e  ogni  discussione  filosofica  può 
ridursi  a  quistione  di  metodo.  Il  tempo,  cioè  lo  spirito  umano, 
fa  sempre  uoa  scelta  ;  e  di  ciò  che  v'  ha  di  vero  in  ciascun  me- 
todo cresce  le  proprie  ricchezze  ;  il  resto  lo  porta  via  il  tempo. 
A  detta  del  Mamiani ,  gli  antichi  f  taliani  conobbero  il  metodo 
vero,  e  chi  lo  rinnovasse  l'istaurerebbe  la  scienza,  da  cui  si  de- 
durrebbe che  le  estreme  conclusioni  della  filosofia  razionale 
debbono  coincidere  coi  dettami  del  senso  comune.  In  questo 
ristauramento  del  passato  concorda  egli  col  padre  Ventura  ,  il 
quale  resuscita  la  scolastica  onde  identificar  la  filosofia  colla  ri- 
velazione. L'eclettismo  universale  del  Poli  differisce  dal  france- 
se, perchè  non  isceglie  ciò  che  v'  ha  di  vero  nei  discordanti  si- 

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4M  GALUJPPI  —  ROSMINI 

sterni ,  ma  mette  in  relazioni  fra  loro  i  due  supremi  principi! 
dell'empirismo  e  del  razionalismo;  non  trova  tutti  i  sistemi 
veri  come  Cousin,  ma  tutti  imperfetti  ;  riprova  P  arte  del  sillo- 
gismo, e  aspira  ali1  originalità  (1). 

Il  Galluppi,  filosofo  sperimentale,  non  ammette  però  soltanto 
elementi  obbiettivi  della  cognizione, bensì  anche  io  spirito  uma- 
no, che  meditando  ascende  dal  condizionale  all'assoluto  in  forza 
dell1  intnizione  mediata  del  raziocinio  stabilito  sulle  nozioni.  E 
identità  e  diversità  sono  elementi  subiettivi  delle  nostre  cogni- 
zioni. V'ha  dunque  verità  primitive  di  sperienza  interna;  né 
procedono  da  mero  empirismo  o  dai  principii  a  priori  di  Kant, 
bensì  dalla  sabbiettività  stessa  dello  spirito,  come  sue  leggi  ori- 
ginali. Facoltà  elementari  sono  la  coscienza,  la  sensività,  l'  im- 
maginazione ,  P  analisi ,  la  sintesi ,  il  desiderio  ,  la  volontà.  La 
coscienza  e  la  sensività  offrono  allo  spirito  Poggelto  de7  pensie- 
ri ;  P  immaginazione  riproduce  queste  percezioni  ;  P  analisi  iso- 
la gli  oggetti  ;  la  sintesi  gli  aggruppa  ;  la  volontà  ,  mossa  dal- 
l'appetito, dirige  le  operazioni  sintetiche  ed  analitiche,  forman- 
do cosi  PediOzio  delle  cognizioni  umane.  Nella  dottrina  mora- 
le ,  il  Galluppi  ammette  giudizii  pratici  a  priori ,  qual  sarebbe 
l'imperativo  fa  il  dovere;  e  colloca  la  legge  morale  nella  retta 
ragione  che  dirige  la  volontà  al  nostro  ben  essere,  indicandoci 
gli  alti  che  possono  produrre  o  impedir  la  facoltà.  Tal  è  il  suo 
tentativo  di  rinnovar  fra  noi  la  critica  dell'intendimento  ,  con 
minori  forze  di  Kant,  e  con  troppi  impedimenti  locali. 

I  due  filosofi  più  originali  d' Italia  sono  strettamente  cattoli- 
ci, e  franchi  oppugnatori  dell'empirismo,  dominante  nelle  scuo- 
le e  nelle  scienze  applicate.  Rosmini  con  logica  irresistibile  ab- 
batte i  sistemi  dei  precedenti ,  i  quali ,  nel  ricercare  l' origine 
delle  nozioni  indispensabili  per  formare  un  giudizio  ,  o  troppo 
negano  o  troppo  domandano  ;  e  dimostra  che  non  è  necessario 

(J)  La  scuola  itatiana  non  suole  tampoco  nominarsi  dai  fo- 
restieri. Il  Poli  la  rivendicò  nelle  ampie  sue  aggiunte  alla  tra- 
duzione del  Tenneinann ,  dove  anche  classìfica  i  moderni  pen- 
satori nostri,  non  alla  letteraria  secondo  le  forme  esterne ,  ma 
secondo  T  intima  loro  penJenza. 

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BOSMINI  —  GIOITOTI  445 

ammetter  d'innato  se  non  l'idèa  della  possibilità  dell'ente  ;  la 
quale ,  unita  alla  sensazione  ,  basta  a  produr  tutte  le  altre  ,  e 
così  V  intelletto  e  la  ragione  umana.  Questa  prima  percezione 
deli'  ente,  intuito  in  universale,  è  fonte  della  certezza  ;  né  pos- 
sono gN  scettici  dubitare  eh*  essa  sia  illusione  ;  onde  è  la  verità 
stessa,  e  genera  la  cognizione  dei  corpi ,  di  noi ,  di  Dio ,  della 
legge  morale  ;  il  nesso  del  mondò  ideale  col  reale  ,  della  vita 
teoretica  e  speculativa  colla  pratica.  Di  questo  principio  fece 
egli  applicazioni  all'antropologia  ,  alla  morale  ,  al  diritto  ,  alla 
teodicea  ;  e  le  va  estendendo  in  modo  ,  che  n'  esca  quel  com- 
plesso, senza  cui  difficilmente  può  giudicarsi  un  sistema.  A  lui 
è  riconoscente  l' Italia  del  nuovo  movimento  impresso  al  pen- 
siero filosofico,  tolto  dalle  angustie  e  dall'  empirismo. 

L' avversario  suo  più  risoluto,  Gioberti,  vuole  al  metodo  psi- 
cologico ,  da  lui  giudicato  causa  del  presente  decbino  della  fi- 
losofia, sostituire  l'ontologico  di  Leibniz  ,  Malebranche,  Vico  ; 
ultimi  filosofi  ,  la  cui  via  fu  guasta  da  Cartesio  ,  «  nuovo  Lute- 
ro, che  all'autorità  cattolica  surrogò  il  libero  esame.  »  Pertan- 
to egli  stabilisce  un  principio  ontologico  ,  nel  quale  compren- 
dansi  in  potenza  tutte  le  nozioni  possibili  ;  e  Io  esprime  colla 
proposizione  :  L'Ente  crea  le  esistenze.  In  questa ,  il  primo 
membro  è  una  realità  assoluta  e  necessaria,  l'ultimo  una  con- 
tingente ;  e  vincolo  tra  essi  la  creazione ,  atto  positivo  e  reale, 
ma  libero.  Ecco  tre  realità  ,  indipendenti  dallo  spirito  nostro  : 
ecco  affermati  il  principio-di  sostanza,  quel  di  causa,  l'origine 
delle  nozioni  trascendenti ,  e  la  realità  obbiettiva  del  mondo 
esterno:  Da  quelle  deduce  egli  l' intera  enciclopedia,  divisa  in 
(re  rami  ;  filosofia  ,  o  conoscenza  dell'intelligibile  ;  fisica  ,  e 
matematica.  La  prima  appartiene  all'essere  ;  la  seconda  all'esi- 
stenza ;  la  terza  alla  copula,  cioè  al  creato.  Vien  poi  la  teologia 
rivelata,  dov'è  V  ente  che  redime  l'esistente.  Accetta  egli  pure 
l'idea  dell' ente  come  primo  psicologico  ;  ma  non  gli  basta  sia 
soltanto  possibile  ,  anzi  crede  illogico  il  far  nascere  il  concetto 
di  realtà  da  quello  di  possibilità  ;  e  col  supporre  che  questo 
esista  senza  di  quello,  s'arriverebbe  al  nichilismo  o  al  pantei- 
smo. Laonde,  la  forinola  ideale  di  Gioberti  è  il  primo  filosofico, 
che  comprende  e  il  primo  psicologico  e  il  primo  ontologico  \ 

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416  8GIBRZB  SOCIALI 

vale  a  dire  la  prima  idea  e  il  prime  ente.  Toglie  dunque  ©gai 
intermedio  nell'  intuizione  dell'  assoluto  fra  lo  spirito  creato  e 
V  ente  in  cui  stanno  obbiettivamente  tutte  le  idee ,  e  mot  ohe 
lf  intuizione  dello  spirito  umano  sia  nell'  ente  divino  ideale  Tea* 
le  creante  ;  mentre  Rosmini  fa  l'intuizione  per  sua  naturi  idea* 
le  j  e  il  reale  pone  come  scopo  del  sentimento.  Laonde  lo%pi- 
rito  nostro  non  intuisce  dirutamente  Dio;  e  l' idea  dell'  ente , 
rappresentandogli  l'essere  come  possibile  e  universale,  non  gii 
distingue  il  necessario  dal  contingente ,  mentre  il  sentimento 
della  realtà  divina  appartiene  ad  uno  stato  sopranalura.  Le  am* 
pie  sue  applicazioni  son  note  ;  ma  giudizio  compiuto  sul  suo 
sistema  non  potrà  pronunziarsi  finché  non  n'abbia  egli  dato  Pio- 
terò sviluppo.  Quante  cose  non  vennero  chiarite  e  assodate  nei 
rosminiano  dacché  fu  applicato  alle  varie  scienze  nootogicoe  ? 
£  a  ciò  pure  attende  il  filosofo  torinese ,  nobilmente  rientrato 
in  quella  calma  eoe  ripristinerà  l' attività  sua  intellettuale  e  la 
sua  gloria  (a). 

Scienze  sodali. 

Ma  scopo  dell'  uomo  non  é  soltanto  il  conoscere  ;  amare  e 
fare  vuol  egli  e  deve  ;  all'ordine  della  ragione  va  compagno  e 
talvolta  rimedio  quel  della  simpatia,  e  in  attesa  della  dimostra- 
zione si  comincia  ad  operare.  Pertanto,  mentre  la  filosofia  teo- 
retica vaga  in  traccia  della  verità  assoluta ,  la  pratica  coglie  la 
giustizia  e  la  bontà. 

Quanto  le  speculazioni  teoriche  contribuiscano  agli  atti  pra* 
tici ,  nessuno  che  legga  istorie  lo  ignora.  Posto  che  le  nostre 
cognizioni  derivino  unicamente  dal  senso  ,  Locke  e  Condiilac 
avriano  dovuto  inferirne  che  il  sentimento,  morale  consiste  Del- 
l' utilità  -,  vaie  a  dire  in  ciò  che  giova  o  piace.  Essi  noi  profe- 
rirono ;  e  voleaosi  sfasciate  tutte  le  credenze ,  perchè  si  stabi- 
lisse la  morale  sopra  l' interesse  ;  come  fece  Geremia  Bentham 

(a)  Ma  la  morie  il  sopraggiunse  :  e  ne  duolo  che  all'anate- 
ma fulminato  ad  alcune  sue  opere  non  sia  succeduto  il  lauda* 
hiltter  «e  tubjerii. 

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BENTHAM  417 

(1748-1832),  confondendo  la  ragione  e  il  sentiménto,  e  piglian- 
do per  un  fatto  eterno  ciò  che  è  speciale  del  tempo  :  ultimo 
grado  della  scuola  materiale  ,  insorta  contro  l'idealismo  cri- 
stiano. 

Unico  ano  autore  Etvezio  ;  e  la  dottrina  delP  egoismo,  ivi  at- 
tinta, predicò  in  una  lunghissima  vita.  II  ano  paese  gli  mostra- 
va la  legalità,  non  mai  il  diritto  ;  onde  non  rimaneva  via  di  con* 
fatarlo  qualora  applicasse  alle  patrie  leggi  on  criterio ,  qual  che 
si  fosse.  Combattè  dunque  Blackstone,  che  quelle  fondava  sopra 
un  contratto  fra  nobili ,  re  e  plebe  ;  e  ne  pose  canone  supremo 
l'utilità  generale.  Adottata  questa  unità,  si  trovò  più  forte  degli 
emuli ,  e  lancios9Ì  all'avvenire  sull'ali  del  filantropismo ,  tem- 
perato dalla  povera  metafisica  d'allora.  Non  vuol  che  la  giusti- 
zia si  renda  a  nome  dei  re ,  avanzo  feudale  ;  ogni  tribunale  sia* 
competente  per  tutto  ;  giudice  amovibile  ed  unico,  meglio  che 
collettivo  ;  accusa  e  difesa  pubblica  ;  non  vacanze  ;  non  mono- 
polio di  avvocati  ;  non  giury  in  materia  civile  ;  codici  chiari  e 
assoluti.  Alla  Rivoluzione  francese  pigliò  parte  ;  ma  poteva  es- 
ser ascoltato  quando  l' egoismo  filosofico  era  rinnegato  negli 
ammirabili  sagrifizii  di  quel  gran  movimento?  Si  ritirò  egli  dun- 
que in  Inghilterra ,  e  con  gran  perseveranza  e  fede  coltivò  le 
sue  dottrine,  che  vide  diffuse  massime  in  America. 

Neil'  Introduzione  ai  principii  di  morale  e  di  legislazio- 
ne, rimonta  ai  fondamenti  filosofici  delle  sue  opinioni  ;  vede  le 
azioni  soltanto  dal  lato  sociale ,  perdendo  di  vista  il  morale  0 
Individuale  ;  e  facendo  differire  le  azioni  sol  per  V  utilità  mag- 
giore o  minore  ,  al  modo  di  Epicuro  ed  Hobbes.  Legittimità  \ 
giustizia  ,  bontà ,  moralità  di  un'  azione ,  non  voglion  dire  che 
utilità  ;  l' interesse  dell'individuo  è  la  più  gran  somma  di  feli- 
cità cui  possa  egli  giungere  ;  l'interesse  della  società,  la  som- 
ma degl'  interessi  di  tutti  i  membri  :  sbandito  l' ascetismo  che 
loda  le  azioni  che  recano  dispiacere ,  e  viceversa  ;  sbandite  la 
simpatia  e  antipatia,  che  ci  fan  dichiarar  buona  o  no  un'  azione 
indipendentemente  dalle  conseguenze.  L'uomo  opera  per  com- 
puto :  ne  la  scienza  può  altro  che  insegnargli  a  farlo  bene  ;  1? 
legislazione  a  bilanciar  i  piaceri  e  le  pene  che  risultano  da  una 
legge,  e  guerreggiare  le  cause  che  turbano  le  aspettative.  Non 

"'•  .  o^fcoogle 


418         PACE  PERPETUA  IH  BENTHAM 

v'ha  dunque  dovere  :  «  la  virtù  doq  è  un  bene  se  non  pei  piace- 
ri che  ne  derivano  ;  il  vizio  un  male  pei  dispiaceri  ;  il  diritto  è 
creatura  della  legge.  » 

Dopo  il  nostro  Dragonetti ,  trattò  della  virtù  e  delle  ricom- 
pense ;  ma  virtù  per  lui  sono  i  servigi ,  e  la  pena  è  giusta  in 
quanto  e  fin  quando  giova  a  impedire  il  delitto.  I  ribaldi  sono 
gente  che  calcola  male  ;  e  per  fargli  meglio  bilanciare,  si  moti 
il  modo  delle  prigioni.  Rinnegata  la  storia,  non  conoscendo  di- 
versità di  tempi  e  di  nazione,  erede  a  una  legislazione  assolata, 
e  fondata  su  norme  eguali  per  tutti  :  onde  il  codice  suo  è  «  un 
corpo  metodico  e  permanente  di  tutte  le  regole  d'azione.»  Pro- 
clama la  libera  concorrenza  ;  non  più  colonie,  non  limiti  all'  u- 
sura,  non  scuole  pubbliche  ;  neppur  regolarità  ne'  dibattimenti 
delle  Camere. 

Coi  soli  sensi  avrebb'egli  potuto  fondar  niente  ,  o  passare 
dall'  interesse  privato  al  generale  ?  Perciò  incoerente ,  ammise 
non  solo  i  piaceri  dell'  anima ,  ma  fin  quelli  della  pietà  e  i  re- 
ligiosi ,  «  provenienti  dalla  convinzione  nostra  di  possedere  il 
favore  della  divinità  :  »  e  eoo  ciò  egli  figuravasi  di  prender  l'uo- 
mo tal  qual  è.  «  Datemi  le  affezioni  umane,  gioja,  dolore,  piace* 
•  re,  dispiacere,  e  creerò  il  mondo  morale  ;  produrrò  non  solo 
»  la  giustizia,  ma  anche  la  generosità ,  il  patriotismo,  la  filao- 
»  tropia ,  tutte  le  virtù  amabili  o  sublimi  nella  loro  purezza  ed 
»  esaltazione.  »  Quasi  le  affezioni  stessero  separate  dai  pensie- 
ri !  Da  questo  linguaggio  vi  trapela  la  sua  fiducia  ;  e  di  fatto , 
egli  confidava  che  il  codice  suo ,  senza  lacune  né  oscurità  né 
difficoltà,  diverrebbe  universale  ,  ed  egli  il  legislatore  dell'  av- 
venire :  Vorrei  che  ognuno  degli  anni  die  mi  resiano  a  vi- 
vere  passasse  alla  fine  di  ciascuno  dei  secoli  avvenire,  per 
essere  testimonio  dell'efficacia  delle  opere  mie.  Morendo  , 
volle  esser  utile  all'  umanità  coli'  abbandonare  il  proprio  cada- 
vere all'  anatomia. 

Sulla  base  dell'  utilità  pubblica,  Bentham  progettò  una  pace 
perpetua.  Un  sovrano  non  ha  miglior  mezzo  di  regolare  la  sua 
condotta  verso  le  altre  nazioni ,  che  cercare  il  meglio  di  tutte. 
La  legge  internazionale  domanderebbe  dunque  l' utile  generale: 
1°  in  quanto  non  fa  male  ad  altre  nazioni  se  non  quanto  occorre 

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PACE  PSRPSTOA  DI  BENTHAM  419 

Hi  proprio  ben  essere  j  2#  in  quanta  fa  alle  altre  nazioni  il  mag- 
gior bene  compatibile  col  proprio;  e  questi  sarebbero  i  doveri  j 
y  in  quanto  non  soffre  da  altre  nazioni  veren  nocumento ,  se 
non  quello  richiesto  dal  loro  bene  ;  4*  in  quanto  riceve  il  mag- 
gior bene  dalle  altre  nazioni,  salvo  ciò  che  deesi  al  ben  di  quel- 
la*; e  sono  t  diritti  da  reclamare.  Alle  violazioni  non  si  conosce 
finora  altro  riparo  che  la  guerra  ;  onde  il  quinto  scopo  del  co- 
dice internazionale  sarebbe  di  provedere  che  questa  facesse  il 
minor  male  compatibile  col  bene  die  si  cerca. 

La  guerra  è  una  specie  di  procedura ,  per  cui  una  nazione 
rivendica  i  proprH  diritti  dall'altra.  Le  cause  più  ordinarie  ne 
sono:  incertezza  ne'diritti  èì  successione  ;  turbolenze  intestine 
aVvicini,  derivate  da  quella  o  da  dispute  sul  diritto  costituzio- 
nale ;  incertezza  di  confini  ;  incertezza  di  diritto  su  paesi  nova- 
mente  scoperti  j  odii  e  pregiudizi!  religiosi  ;  dispute  fra  Stati 
limitrofi.  A  rimoverie  servirebbe  dunque  :  i*  ridurre  a  codice 
le  leggi  non  scritte,  ma  d' uso  ;  2°  far  nuove  convenzioni  e  leg- 
gi internazionali  sovra  tutti  i  punti  indeterminati  ;  3°  perfezionar 
lo  strie  delle  leggi  e  degli  altri  atti.  Ma  poiché  queste  cause  di- 
pendono dagl'  interessi  e  dalle  passioni  umane,  i  rimédii  sarie- 
no  )Q  sufficienti  :  e  però  divisa  una  pace  perpetua ,  fondata  su 
due  punti  essenziali  :  1*  riduzione  e  determinazione  delle  forze 
militari  e  navali  ;  2°  emancipazione  delle  colonie ,  le  quali  so» 
di  puro  scapito  alia  metropoli  costretta  a  difenderle  con  pode- 
rosa marina. 

Un  tribunal  arbitrale  sarebbe  indispensabile  per  rimovete  Te 
dissidenze  d'opinione  fra  i  negozianti  di  due  Potenze ,  e  la  cui 
decisione  salverebbe  l'onore  della  nazione  soccombente.  Con* 
venzioni  assai  difficili,  come  la  neutralità  armata,  la  Confedera- 
zione americana,  la  Dieta  germanica,  la  Lega  svizzera,  mostra- 
no-che  la  confidenza  tra  le  nazioni  non  è  fuor  di  natura.  Potreb- 
be dunque  formarsi  un  Congresso  generale ,  ove  ogni  Potenza? 
spedisse  due  deputati ,  e  che  avesse  autorità  di  pronunziare  la 
propria  decisione,  di  farla  pubblicare  nei  due  Stati,  di  mettere 
al  bando  dell9  Europa  lo  Stato  contumace.  Per  estremo  spedien» 
te  potrebbesi  fissare  il  contingente  di  ciascuno  Stato  per  ese- 
guire fc  sentenze  ;  ma  si  allontanerebbe  tale  necessità  coli1  ai- 

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420  PACE  PERPETUA  DI  KANT 

triboire  ài  Congresso  la  facoltà  di  rendere  pubblici  i  suoi  giu- 
dizi!* motivati.  Appello  all' opinione. 

Cosi  sognava  Bentham  nel  1 789,  un  istante  prima  della  con*, 
flagratane  generale,  dove  si  mostrò  la  più  impudente  violazione 
de*  patti  positivi. 

Quando  quella  già  divampava ,  Kant  ideo  ima  pace  perpetua, 
costituita  essa  pure  sovra  una  Confederazione  di  tutta  Europa, 
rappresentata  da  un  Congresso  permanente.  Prima  conditone 
n'è,  che  gli  Stati  sieno  repubblicani,  cioè  che  ciascun  cittadina 
concorra  per  mezzo  de'  suoi  rappresentanti  a  far  le  leggi  e  dte- 
.cidere  della  guerra.  Perocché  un  despoto  poco  esita  a  decre- 
tar questa  ;  ma  il  pòpolo  sa  che  si  espone  a  tutti  gli  aggradii  e 
mali  ad  essa  conseguenti  Per  costituzione  repubblicana  inten- 
de un  governo  limitato  da  nazionale  rappresentanza,  dove  il  po- 
tére legislativo  sia  separato  dall'esecutivo  ;  non  già  la  democra- 
zia che  rende  ogni  rappresentazione  impossibile,  ed  è  dispotica 
necessariamente,  non  essendo  limitata  la  volontà  delia  maggio- 
ranza di  sovrani  di  cui  essa  si  compone.  Vuoisi  inoltre  perla 
pace  perpetua,  che  l' alleanza  sia  fondata  sopra  una  federazione 
di  paesi  liberi  ;  mentre  ora  lo  stato  di  natura  fra  le  nazioni  è  di 
guerra  o  aperta  o  imminente  ,  né  i  loro  diritti  si  dibattono  che 
sul  campo ,  ove  la  vittoria  tronca ,  ma  non  risolve  la  lite.  Dee 
pertanto  la  pace  essere  garantita  da  un  patto  speciale  diretto  a 
terminar  tutte  le  guerre,  e  dove  le  nazioni  rinunziino  all'anar- 
chica libertà  de'  selvaggi  per  formare  una  civitas  gentium.  Se 
per  fortuna  un  popolo  si  costituisse  in  repubblica  (  governo  per 
natura  tendente  a  pace  perpetua  ),  diverrebbe  centro  a  tale  fe- 
derazione ,  associandovi»  adiri  per  garantire  la  propria  libertà 
giusta  il  diritto  pubblico.  «  Ohe  se  è  un  dovere ,  se  è  giusta  la 
speranza  di  effettuare  con  progressi  graduali  ma  indefiniti  il  re- 
gno del  diritto  pubblico  ;  la  pace  perpetua  che  succederà  «ile 
tregue  fin  ora  denominate  trattati  di  pace ,  non  è  uaa  chimera, 
sibbene  un  problema  la  cui  soluzione  eie  promessa  dal  tempo, 
verisimilmente  abbreviato  dall'  uniformità  de'  progressi  dello 
spirito  umano  •  (1). 

(1)  Programma  di  pace  perpetua.  Lo  confata  Hegel  nelle 

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CONGBESSO  DELLA  PACE  424 

Sari  sempre  queste  un  de'  sogni  più  allettanti  per  gli  spiriti 
benevoli,  e  sovrattutto  per  quelli  che,  scostandosi  dalla  mela- 
rione  ,  credono  possibile  in  terra  la  felicità.  L' Assemblea  co- 
stituente proclamò  esser  il  popolo  un  grande  individuo,  e  tatto 
il  mondo  citile  un  popolo  solo,  di  cui  le  varie  nazioni  sono  Pro- 
vincie ;  V  umanità ,  una  nazione  sola  che  deve  regolarsi  colla 
giustizia  e  la  libertà;  la  politica  esser  distinta  dalla  morale,  ma 
noe  opposta.  Aveva  anche  cercato,  come  vedemmo  (voi.  I,"pag. 
354  |,  ridurre  e  codice  il  diritto  internazionale:  ma  questo  ben 
tosto  fu  resuscitato  eoli'  unica  norma  della  forza  e  delle  con- 
venzioni, e  a  nome  della  fratellanza  fu  allagata  di  sangue  l'Eu- 
ropa. La  Santa  Alleanza  persuuse  più  tardi  effettuar  quel  con- 
cetto, e  30  anni  di  una  pace  intristita  dai  mali  tutti  della  guer- 
ra, non  tolsero  pur  una  delle  cause  di  nuovi  conflitti. 

GÌ1  incommensurabili  dispendii  cagionati  dalle  guerre  di  Na- 
poleone |  la  mina  che  a  tutti  i  governi  recò  la  pace  armata  (1), 

Grwdlinien  der  Philosophie  dea  Rechts ,  mentre  lo  seconda 
Fichte  nel  Grundlage  de*  Naturrecht*  nach  Principien  des  ìFìs- 
ienschaftlèhre.  L'  argomento  di  Hegel  è  che  gli  Stati  sono  fra 
loro  indipendenti,  né  alcun  potere  può  decider  fra  loro,  se  non 
la  guerra.  Questa  é  una  leva  di  progresso ,  una  forza  che  mo- 
ralizza: mentre  la  pace  perpetua  sarebbe  la  stagnazione  mora- 
le delle  nazioni. 

:  Una  Confederazione  degli  Stati  per  la  pace  comune  ira  pro- 
posta da  molti ,  fra  cui  W.  Ladd ,  Art  Essay  on  a  congress 
of  nations  for  the  adjustement  of  International  dispute*  wi- 
thout  resort  to  war. 

(1)  Si  calcolò  che  la  guerra  del  1792  costasse  ai  varii  Stati 
76,225,000,000  di  lire,  e  più  di  2,000,000  d'uomini:  si  ag- 
giungono 1°  il  Talore  de'  vascelli  mercantili ,  iti  a  male  col  ca- 
rico ,  che  per  la  sola  Ingil terra  si  computa  di  lire  1,425,000 
sterline  almeno ,  e  644,000  persone  più  o  mea  danneggiate  ; 
2°  V  aumento  della  tassa  de'  poveri  venuta  in  conseguenza,  che 
nel  1792  in  Inghilterra  era  di  lire  st.  50,000 ,  e  nel  1815  di 
197,250  :  nel  qual  anno  si  fa  ragione  che  in  Europa  vi  fossero 
200,000  vedove  e  1,000,000  di  orfani  per  conseguenza  della 
guerra  $  3°  la  perdita  dei  valori  di  banco  o  di  commercio,  in- 

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422  SCIENZE   POLITICHE 

invogliarono  ad  avvisarvi  rimedi!.  Tal  è  lo  scopo  dei  congressi 
della  pace ,  ispirati  dall'  americano  Elia  Barriti  ;  ove  gente  di 
buona  volontà  si  accoglie  a  far  declamazioni  e  proteste  contro 
Ja  guerra,  e  mostrar  ai  popoli  e  ai  re  eh'  essa  è  disastro  di  tut- 
ti :  ma  intanto  i  popoli  soffrono  d' antiche  ingiustizie  donde  non 
ponno  riscattarsi  che  colla  forza  ;  i  principi  dalla  sola  forza  ri- 
conoscono la  loro  stabilità  ;  e  fra  gì'  idillii  degli  amici  della 
pace,  tutta  Europa  è  messa  in  istato  d'assedio,  cioè  proclamato 
il  brutale  diritto  delle  spade. 

Anche  teoreticamente  era  studiatala  scienza  politica.  Accen- . 
uammo  (voi.  I,  pag.  86  e  seg.)  a  che  s'  attenessero  i  pubblici- 
sti del  secolo  passato ,  le  cui  dottrine  erano  poi  riepilogate  da 
Gaspare  De  Réal  in  modo  più  pratico  che  Burlamachi  e  Vattel. 
Il  fecondo  ed  esatto  Bvnkershoek  di  Middelburgh  offrì  pel  pri- 

calcolabile  ;  4*  la  somma  delle  pensioni  civili,  navali  e  militari, 
prodotte  da  essa  guerra  :  soltanto  dopo  il  1815  Io  stabilimento 
di  guerra  cagionò  air  Inghilterra  la  spesa  di  12,000,000,000; 
5°  le  tasse  imposte  dal  1815  al  1837  per  pagar  gì'  interessi  dei 
debiti  fatti  nella  guerra  ,  incalcolabili  fin  nelP  Inghilterra  ove 
si  beo  son  tenuti  i  conti  del  tesoro,  ma  che  può  presumersi  dal 
pensare  che  nel  1837  esso  debito  per  1*  Inghilterra  saliva  an- 
cora a  714,400,000  ;  6°  finalmente ,  l' aumento  dell'  assegno  di 
guerra.  (  Giornale  della  società  cristiana  m  Inghilterra ,  set* 
tembre  1838.  )— Nel  conto  preventivo  della  Francia  pel  1842, 
di  1,276,338,076  lire,  alla  guerra  sono  destinate  325,802,975  ; 
oltre  là  parte  inchiusa  nel  dipartimento  della  marina ,  la  cui 
spesa  ammonta  a  125,607,614  lire  :  e  dal  1830  al  1847  V  e- 
Bercilo  costò  6,065  milioni  e  mezzo  di  franchi.  Per  P  Ioghilter* 
ra ,  nel  1845  P  entrata  totale  calcolosi  di  58,590,217  steri. , 
l'uscita  di  55,103,647,  in  cui  alla  marina,  all'esercito,  all'ar* 
tiglieria  ,  se  n'  assegnarono  13,961,245.  Per  la  Prussia  ,  nel 
1841,  l'esercito  costò  23,721,000  talleri,  sull'intera  uscita  di 
55,867,000.  Per  la  Spagna ,  256,506,440  reali ,  sulla  totale 
spesa  di  687,909,129.  Pel  Belgio,  29,471,000  lire,  sul  totale 
di  105,566,962. 
Tutte  queste  spese  crebbero  smisuratamente  dopo  il  434 

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SCIENZE  POLITICHE  423 

flti  una  esposizione  critica  e  sistematica  del  diritto  delle  genti 
marittime ,  colle  quistioni  particolari  di  più  frequente  applica- 
le. Secondo  Ini ,  è  obbligatorio  ciò  che  è  conforme  ai  lumi 
della  ragione ,  ed  osservato  dalla  più  parte  delle  genti  e  dalle 
meglio  incivilite.  Laonde  frgius  delle  genti  è  una  presunzione 
fondata  sulla  consuetudine  ;  talché  perde  forza  dal  momento 
che  appare  la  volontà  contraria  di  quello  di  cui  si  tratta.  Di  ca- 
pitale importanza  è  V  opera  sua  sul  diritto  degli  ambasciadori. 
Tracy ,  nel  Commento  allo  spirito  delle  leggi .  due  sole  ma- 
niere di  governo  riconosce  ;  il  nazionale  e  lo  speciale  :  quel- 
io  dove  i  governanti  sono  per  la  nazione;  e  quello  dove  la  na- 
zione è  pei  governanti  :  distinzione  empirica ,  eppure  più  reale 
che  non  quella  di  Montesquieu. 

Alcuni,  in  vista  d'economia,  proposero  i  governi  a  buon  mer- 
cato, sopprimendo  la  suprema  magistratura  ereditaria.  In  quelli 
ove  il  popolo  è  chiamato  a  parte  della  amministrazione,  il  pro- 
blema capitale  del  potere  è  V  elezione.  I  repubblicanti ,  con 
Giangacomo  Rousseau ,  ripongono  la  potenza  nel  numero  (t)  ; 
altri  non  danno  rappresentanza  che  a'  possessi  :  ma  se  viene  a 
cessar  la  fede  nell'autorità,  resta  impossibile  stabilire  il  dogma 
della  sovranità  ;  e  la  maggioranza  che  vi  si  vuol  sostituire,  cioè 
la  metà  più  uno ,  è  fondamento  vacillante  e  mutabile  a  capric- 
cio di  tale  maggiorità.  Una  restaurazione  della  scienza  poli- 
tica tento  C.L.Haller,  ove,  se  non  altro,  possono  vedersi  con- 
fatati i  precedenti.  Altri  ne  giudicammo.  Lord  Brougham,  net 

(1)  Con  essi  sta  Fichte  ;  ma  riconoscendo  la  forma  repubbli- 
cana come  la  più  razionale,  ne  fa  dipendere  1*  applicazione  dal- 
lo spirito  pubblico  delle  nazioni ,  e  non  la  crede  possibile  se 
non  dove  il  popolo  apprese  a  rispettar  la  legge  per  sé  stessa  (a). 
Ogni  costituzione  è  legittima  purché  favorisca  il  progresso  ge- 
nerale, e  lo  sviluppo  delle  facoltà  di  ciascuno.  L'ideale  della 
#  perfezione  sociale  consiste  in  un  accordo  di  tutte  le  volontà  alla 
legge  della  ragione,  sicché  ciascuno  opererebbe  alla  salute  co- 
mune, e  r  attività  di  tutti  riuscirebbe  al  vanteggio  di  ciascuno. 

(a)  Hoc  opus,  ktc  Ubar  etU 

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424  parato  pubblico 

più  esteso  Trattato  di  filosofia  po/ttica(Loodw,U45,4  vol^ 
passa  in  rassegna  da  cinquanta  forme  di  governi  ;  e  con  Ben- 
tham, trae  il  diritto  di  comandare  e  il  dovere  di  obbedire ,  noa 
<Ja  un  contatto  primitivo ,  ma  dall'  utilità  del  maggior  mimose 
(expediency)  ;  donde  viene  il  contrappcsarsi  del  popolo  e  del 
sovrano ,  il  reciproco  diritto  di  resistenza  ,  che  insomma  è  la 
base  delle  costituzioni  liberali  d' anni  fa.  Meglio  tratta  egli  le 
questioni  vitali  della  presente  società  civile  ;  il  governo  rappre- 
sentativo, la  libertà  della  stampa,  gli  eserciti  in  piede  di  guer- 
ra o  di  pace  ;  e  così  le  discussioni  parlamentari ,.  lo  scrutini» 
secreto,  la  ripartizione  dei  diritti  elettorali,  la  durata  del  «an- 
dato, le  incompatibilità  ;  e  tutto  in  teorica  e  in  pratica  ,  e  pò* 
tendo  citare  le  proprie  sperieuze ,  fatte  sui  maggior  teatro  (a)* 

Le  quistioni  di  diritto  pubblico  furono  agitate  coli'  armi  o 
nelle  conferenze  \  né  fra  gli  scrittori  verun  classico  sorse.  Ma- 
cintosh diede  fin  nel  1 797  il  disegno  d' un  corso  di  diritto  di 
satura  e  delle  genti ,  e  duole  non  P  abbia  incarnato  egli  mede* 
simo.  Lo  definisce  egli  la  scienza  che  fa  conoscere  i  diritti  e  i 
doveri  degli  uomini  e  degli  Stati  ;  talché  abbraccia  tutti  i  canoni 
di  morale  in  quanto  regolano  la  condotta  degl'  individui  fra  loro 
nelle  differenti  relazioni  della  vita,  la  sommessione  de' cittadini 
alle  leggi ,  e  l' autorità  de'  magistrati  nella  legazione  e  nei  go- 
verno ,  e  le  relazioni  delle  nazioni  indipendenti  nella  pace ,  e  i 
limiti  alle  loro  ostilità.  Pur  lodando  Grazio  e  Puflendorf,  cneda 
bisogni  un  nuovo  sistema  di  diritto  internazionale ,  giacché  il 
linguaggio  della  scienza  affatto  mutò ,  e  ogni  età  vuol  ricevere 
l' istruzione  nella  propria  lingua.  Ora  una  filosofia  più  modesta 
è  semplice  si  divulgò  -,  la  morale  parlò  meno  aspra  e  severa  ; 
crebbe  la  conoscenza  della  natura  umana  ;  paesi  incogniti  fu- 
rono visitati,  e  cento  fiumi  della  scienza  confluirono  in  un  solo, 
onde  la  storia  è  un  museo  dove  ponno  studiarsi  tutte  le  varietà 
della  natura  nostra;  la  guerra  si  fé'  meno  atroce,  massime  ver- 
so i  prigionieri  ;  P istruzione  pratica  s'arricchì  degli  sperimenti 
recentissimi  (1).  " 

(a  :  Cioè  nelle  Camere  di  Londra. 

(1)  In  Stahl,  Filosofia  del  diruto,  si  trovano  esposti  tutti  i  si- 
stemi contemporanei  sopra  la  politica  e  il  diritto. 

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DIBtTTO  PUBBLICO  4S5 

Pur  troppo,  a  questi  vantati  progressi  i  noètri  lettori  potran- 
no opporre  sfrontate  violazioni  :  la  guerra  ferocemente  accani- 
te; i  prigionieri  di  guerra  penanti  sai  pontoni  inglesi  e  in  Sibe- 
ria ;  il  blocco  e  il  diritto  di  visita  estesi  come  non  mai  (1). 
■  Altri  osservarono  il  diritto  delle  genti  dal  lato  puramente  po- 
sitivo e  pratico;  e  dai  documenti  dedussero  atti  e  regole  per 
dirigere  i  sovrani  e  i  diplomatici.  Il  presidente  Hainault ,  col 
Dfrtoto  pufàiico  fondato  eopra  i  trattati ,  avea  già  schiuso 
qtfeili  die  rfoaaneono  «cani  della  diplomazia.  Moser  occupò 
tutti  la  vita  al  diritto  pubblico,  principalmente  di  Germania  ;  e 
s'appoggia  agli  esempii  dopo  la  morte  di  Carlo  VI,  escludendo 
le  filosofiche  speculazioni,  giacché  vede  che  a  principii  astratti 
non  badano  t  sovrani.  Divenne  manuale  il  Compendio  del  di- 
fètto modèrno  détte  genti  europee  fondato  sui  trattati  e  la 
eènsuetvdine ,  pubblicatoli  17&S  da  Martens,  il  qual  move 
dai  concettò  di  Vattel,  che  tale  diritto  sia  una  modificazione  del 
naturale,  applicato  a  regolare  i  rapporti  fra  le  nazioni.  Kocb  e 
Sotioelt  fecero  poi  la  storia  generale  de'  trattoti  di  pace  fra  le 
Potenze  eutopee  dopo  la  pace  di  Westfalia,  che  ora  si  ristampa 
rifusa  e  continuata  fin  al  presente  dal  conte  di  Garden. 

La  scienza  dèlia  legislazione,  tolta  alle  miserie  e  alle  atroci- 
tà antiche  ,  cercò  la  genesi  del  diritto  penale  e  le  applicazioni 
della  giurisprudenza  j  e  i  filosofi  della  scuola  critica  isolarono 
là  scienza  del  diritto  interno  dalla  morale ,  dalla  politica ,  dal 
diritto  positivo ,  con  cui  andava  sin  allora  connessa  (2).  Kant 
avea  stabilito  il  diritto  di  punire  sopra  questa  regola  ingenita , 
Ciascuno  eia  retribuito  secondo  le  opere  ;  il  che  lo  portava 
sin  all' inflessibile  taglione:  mostruosa  severità  corretta  da  Za* 
cbarie  col  ridurre  tutte  le  pene  a  privazione  di  libertà,  atteso- 
ché ogni  delitto  sia  un  attentato  alla  libertà  altrui.  Ma  presto  vi 

(1)  In  relazione  al  diritto  delle  genti  furono  considerati  gli  ul- 
timi avvenimenti  dall'americano  H.  W beatoti,  Progrès  du  droit 
dee  gene  en  Europe,  e  da  Maurizio  de  Hauterive,  Progrèe  que  Se 
droit  dee  gene  a  fati  en  Europe  de/ntte  la  paix  de  FPeetphatie. 

(%)  Quali  Fichte,  SchmaU,  fleidenreich,  Boffbauer,  Schlotzt, 
Barckardj  Pòlitz,  figger,  Kr»g,  Batter,  Rotteck  ec 

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436  LEGISLAZIONE 

sottentri  la  Teoria  dell'emenda  di  Henke,  che  asserendo  non 
esser  capaci  i  tribunali  di  valutare  la  colpabilità  interna,  e  quin- 
di  di  proporzionare  la  pena  alla  malvagità  dell'  agente,  vuole  ai 
limitino  a  migliorarlo.  Weber  e  Schulze  dietro  lui  posero  scopo 
della  società  il  perfezionamento  morale  dell'  uomo  ;  laonde  lo 
Stato  ha  diritto  di  punire  chi  viola  i  precetti  da  un  tale  obbligo 
derivanti.  Romagnosi  indagò  l' origine  metafisica  del  diritto  di 
punire  e  le  proporzioni ,  appoggiandosi  all'  essere  la  società  lo 
stato  naturale  dell'  uomo,  e  conseguenza  di  esso  la  difesa  ;  dal- 
ia quale  la  necessità  d' infliggere  pene,  ma  solo  nei  limiti  di  es- 
sa necessità*  Pochi  s' accontentano  a  questo  canone  pel  quale 
V  uomo  sarebbe  un  mezzo ,  non  un  fine ,  e  la  pena  una  repres- 
sione, che  dunque  potrebbe  esagerarsi  nella  speranza  di  mag- 
gior effetto:  e  vanno  a  cercare  tal  diritto  in  qualcosa  di  più  eie* 
vato  ;  in  un'  espiazione  ;  nei  dettami  d' una  pubblica  coscienza, 
'  ignoti  ai  sensisti  ;  nelP  ordine  morale,  le  cui  perturbazioni  de- 
vono essere  prevenute  o  punite  dal  potere  sociale. 

Delle  moderne  scuole  di  giurisprudenza,  la  pratica^  più  este- 
sa in  Inghilterra,  vanta  il  diritto  positivo,  ponendone  come  ba- 
se le  leggi,  e  riducendo  l'arte  all'  applicazione  di  esse,  hi  filo- 
sofica ,  propria  della  Germania ,  o  con  Kant  esamina  il  diritto 
siccome  qualcosa  di  assoluto  e  di  ragion  pura,  ovvero  cerca  lo 
spirito  dei  codici,  interpretandoli  per  trovarne  i  motivi  supremi. 
A  questa,  sostenuta  da  Thibant  e  Hegel,  fu  da  Hugo  e  Savigny 
contrapposta  la  scuola  storica ,  la  quale  vuole  che  il  diritto  sia 
non  una  libera  creazione  del  legislatore ,  ma  una  naturale  ef- 
florescenza de'  costumi,  dei  bisogni,  di  tutti  gli  elementi  d'una 
nazione  ;  talché  il  presente  sia  strettamente  connesso  col  pas- 
sato, e  perciò  debbano  cercarsi  accuratamente  i  frammenti  del 
diritto  antico.  In  conseguenza,  i  giuristi  filosofici  tendono  a  far 
un  codice  per  tutta  la  Germania,  persuasi  che  il  diritto  sia  uni- 
versale, e  debba  trionfare  di  tutte  le  varietà  d' indole,  di  clima, 
d' orìgine,  e  identificare  la  scienza  colla  pratica.  La  scuola  sto- 
rica  portò  gran  luce  sul  diritto  romano  considerato  storicamen- 
te e  filologicamente,  pubblicando,  ordinando,  criticando  fram- 
menti antegiustinianei,  come  anche  i  codici  de1  Barbari,  in  mo- 
do da  assicurare  il  trionfo  della  storia,  e  associarla  colla  pratici 

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SCIENZA  DEL  MIOTTO  42? 

dèi  diritto.  Tu  tale  aspetto  Savigoy  riguarda  il  gius  romano  co- 
me tipo  della  legge  positiva  universale  ,  e  lo  vede  trasfaso  mi 
codici  moderni ,  e  base  d' uno  che  è  lontanissimo  tuttavia  dal 
poter  essere  compilato ,  sicché  per  ora  bisogna  accontentarsi 
degli  statuti  e  delle  consuetudini  derivateci  dal  passato. 

Questa  scuola  vorrebbe  anche  intitolarsi  del  progresso,  per- 
chè fa  il  diritto  continuamente  mutabile,  come  un  risultato  del- 
l' esperienza,  a  seconda  de'  tempi,  de'  paesi,  de9 costumi;  onda 
non  si  dee  aver  d' occhio  che  l'applicazione  :  mentre  coloro  che 
lo  foggiano  sopra  canoni  razionali ,  lo  condannano  necessaria- 
mente all'  immobilità.  Varietà  siffatte  provano  che  vera  scienza 
del  diritto  non  esiste  ancora  :  ma  le  medesime  portano  a  forti 
studii  e  dibattimenti ,  e  a  chiarire  1'  importante  distinzione  fra 
il  diritto  e  la  morale  (a). 

Il  primo  codice  ufficiale  è  il  Landslagh  della  Svezia,  nel  qua* 
le  erano  stati  fusi  i  dieci  codici  provinciali  nel  1442 ,  stampato 
poi  nel  1608  :  dieci  anni  più  tardi  Gustavo  Adolfo  diede  un  nuo- 
vo statuto  ;  e  nel  1731  Federico  II  vi  fé'  compilar  un  codice 
generale,  sanzionato  dalla  Dieta  nel  1734.  Altri  se  ne  fecero  net 
secolo  passato  :  fra  i  quali  già  accennammo  i  tentativi  di  Fede* 
rico  di  Prussia  e  di  Giuseppe  II  d'Austria  (voi.  I,  pag.  136).  Il 
codice  Napoleone,  insigne  transazione  fra  le  consuetudini  anti- 
che e  le  conquiste  della  Rivoluzione,  fu  portato  per  tutta  Euro- 
pa dalla  vittoria ,  e  in  molti  luoghi  vi  sopravvisse ,  od  ispirò  i 
nuovi.  Il  codice  bavarese ,  opera  di  Feuerbach ,  mutò  il  diritto 
criminale  germanico  ,  o  fu  imitato  correggendone  il  rigore.  l\ 
Digesto  dell'  Impero  (1833)  introdusse  ordine  e  uniformità 
nella  Russia,  e  contiene  gli  statuti  organici  dello  Stato,  i  rego- 
lamenti delle  finanze,  dell'  economia  pubblica,  della  polizia  in* 
tema,  oltre  le  leggi  civili  e  criminali.  La  Grecia  ha  promulgato 
il  codice  penale,  e  attende  a  surrogare  un  buon  corpo  di  leggi 
civili  al  suo  cumulo  di  disposizioni  dedotte  dalle  romane  e  dal- 
le bisantine.  Nell'America  settentrionale i codici  risentono  V  in- 

(a)  Ma  appunto  la  distinzione  fra  il  diritto  e  la  morale  è  un 
«Ucolo  alla  formazione  di  un  Codice  veramente  perfetto  e  mi- 
gliorativo dei  consorzio  umano. 

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.498  i  codici 

tosso  del  francese;  ed  è  notabilissimo  quel  che  per  Is Luigina 
dettò  Livingston,  precisamente  divisando  tutti  i  delitti  eolia  lo- 
ro pena  f  e  prefiggendo  i  limiti  delle  autorità  amministrati?»  e 
giudiziaria  (1>.  Nel  codice  del  Brasile  (1836),  di  straordinaria 
dolcezza,  la  morte  è  riservata  all'omicidio  e  all'insurrezione 
armata  degli  schiavi.  Quei  della  Bolivia  punisce  l'attentato  meo 
-che  il  delitto  consumata ,  e  in  una  parte  tratta  dei  delitti  pub- 
blici ,  in  una  de'  privati.  Nel  maggio  1 846  la  Russia  metteva  in 
vigore  il  nuovo  codice,  fondato  sulle  consuetudini  anteriori,  ma 
di  quelle  indipendente:  r'  è  abolito  il  knut,  e  mitigate  tutte  te 
altre  pene. 

>  JJ  codice  di  commercio  francese  desunse  titoli  interi  dall'Or- 
dinanza marittima  del  1 68 1  ;  Napoleone  valse  assai  a  diffonder- 
lo, e  molti  popoli  d'Europa  e  d'America  l'adottarono  anche  do- 
po ch'egli  cadde.  Brema ,  Amburgo ,  Lubeka ,  seguono  statuti 
particolari.  L>  editto  politico  di  navigazione  promulgato  da 
Maria  Teresa  pei  porti  austriaci ,  concerne  quasi  solo  la  disci- 
plina. Credesi  che  nel  codice  marittimo  svedese  si  contenga- 
no le  antiche  consuetudini  scandinave.  Altre  nazioni  possedono 
pure  un  codice  marittimo,  ma  non  l'Inghilterra  nei  Nord-Ame- 
ricani, cioè  le  nazioni  più  trafficanti,  e  che  amano  attenersi  ai 
giudicati  d'Oleron  e  di  Wisby  e  agli  esempii.  I  dotti  iogtesi  ne 
diedero  a  conoscere  il  codice  marittimo  della  Malesia ,  le  cui 
disposizioni  poco  differiscono  dalla  giustizia  europea,  ma  s'igno- 
ra donde  le  traessero. 

Tutti  i  paesi  vogliono  aver  migliorato  il  loro  codice  penale  ; 
la  stessa  Inghilterra ,  ove  la  legge  è  tutto ,  i  prìncipii  niente , 
lotta  colla  rigida  parola  per  dirugginire  la  sua  legislazione.  In- 
tanto da  per  tutto  si  distingue  dall'  esecutivo  il  potere  giudi- 
ziale, reso  indipendente  e  in  qualche  luogo  inamovibile;  ai  fissa 
un  ministero  pubblico,,  una  gradazione  di  appelli  che  prefigge 

(1)  Nel  proemio  discute  i  tre  fondamenti  del  diritto  di  puni- 
re ,  cercando  riconciliare  quei  che  lo  derivano  dalla  legìttima 
difesa,  quelli  che  da  un  contratto  sociale,  quelli  che  dalla  giusti- 
sia  divina.  Questi  soo  pure  esaminati  da  Pellegrino  Rossi,  Traiti 
du  droit  penai. 


i  codici  449 

vn  termine  alle  liti  ;  sì  distingue  il  delitto  dalla  trasgressione, 
il  tentativo  dall'esecuzione;  e  la  pubblicità  delle  discussioni ,  la 
sentenze  motivate ,  le  decisioni  dei  giurati ,  la  chiarella  dello 
leggi,  scrìtte  in  volgare,  e  la  certezza  delle  punizioni,  sono  mi- 
glioramenti certi.  Nelle  prigioni  non  si  confondono  il  prevenu- 
to col  reo,  l'adulto  col  fanciullo  ;  e  chi  scontò  la  pena  s'affida, 
non  alle  tentazioni  del  bisogno  e  ai  pervertenti  arbitrii  della 
polizia,  ina  ai  patronato  di  gente  sàvia  e  pia.  Ài  castighi  si  vuol 
togliere  il  carattere  di  vendetta  per  dar  quello  d'espiazione  e 
di  emenda,  rendendo  ai  colpevoli  il  sentimento  della  loro  digni- 
tà. Contro  la  pena  di  morte  moltissimi  si  elevarono,  e  forse  non 
è  conservata  se  non  per  l'imperfezione  dei  mezzi  di  costrizio- 
ne. L' Inghilterra  nel  1837  la  ristrinse  a  pochissimi  delitti ,  e 
nel  1847  ne  escluse  anche  quelli  di  Stalo.  Così  fece  la  Francia . 
dopofl  1848. 

Fio  negli  eserciti  l'arbitrio  si  allontana  dai  castighi ,  sottopo- 
nendo il  soldato  a  un  giudizio,  togliendo  le  pus  izioni  corporal 
avvilenti,  e  la  morte  per  diserzione  in  tempo  di  pace. 

Ma  sciolte  le  antiche  corporazioni,  che  costituivano  una  spe- 
cie di  vigilanza  reciproca  tra  i  membri,  questa  dovette  concen- 
trarsi nella  polizia ,  che  perciò  acquista  grande  importanza  ,  e 
invade  talvolta  i  limiti  della  potestà  giudiziale  (a). 

Dall'accentramento  dei  poteri ,  e  dal  desiderio  di  conoscerei 
con  certezza  i  mezzi  d'un  paese^  nacque  la  statistica;  numera- 
zione dei  fatti  che  possono  illuminare  P  amministrazione  pub- 
blica ;  inventario  delle  forze  d'  una  nazione.  Sotto  Napoleone 
ebbe  fiore ,  non  temuta  perchè  alle  cifre  nude  può  farsi  espri- 
mere quel  che  si  vuole.  Da  altri  fu  esagerata;  e  dì  quel  eh'  era 
stromenlo  della  scienza  economica  volle  costituirsene  l' essen- 

(à)  La  Polizia,  rettamente  amministrata,  e  veramente  di  gran» 
de  importanza  nel  provvedere  alla  mocale,  e  non  invade  i  li- 
miti della  potestà  giudiziale,  ma  supplisce  dove  la  potestà  giu- 
diziale, stando  alla  morta  lettera  della  legge,  riuscirebbe  più  in* 
dulgente  al  reo  che  non  a  chi  n'  è  la  vittima  ;  e  vale  cosi  il 
più  delle  volte  a  prevenire  delitti  maggiori ,  che  potrebbero  es- 
sere una  irista  conseguenza  della  inefficace  punizion  legale* 

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450  STATISTICA 

m,  onde  si  cascò  Bel  frivolo  e  nel  ridicolo;  si  dimostrarono  Ir 
pessime  più  assurde  coli'  apparato  de*  numeri ,  tanto  più  che 
non  se  ne  potea  riscontrare  la  verità  (1)  ;  secondando  il  mate- 
rialismo dell'amministrazione,  ove  l'uomo  non  è  considerato  co- 
me un  essere  intelligente,  ma  come  macchina  che  produce  o  no-. 

Melchior  Gioja  ,  infaticabile  raccoglitore  di  fatti  arbitrari!  e 
sgranati,  la  collezione  dei  quali  egli  scambiava  per  principi! , 
ftella  Filosofia  della  Statistica  propose  tavole  in  cni ,  sotto 
sette  categorie,  troverebbe  posto  ogni  fatto  e  oggetto  della  so- 
cietà :  quasi  fosse  mai  possibile. ridurre  tutto  a  numero  e  mi» 
sura;  quasi  fosse  desiderabile  una  società  dov'  è  tenuto  conto 
d'ogni  ovo  e  d' ogni  pensiero  che  nasce.  Nel  Prospetto  delie 
Scienze  economiche  radunò  su  ciascun  oggetto  i  pensamenti* 
de'savii,  le  opinioni  e  gli  usi  del  popolo,  le  provvidenze  de'go- 
verni.  La  sua  definizione  della  Statistica  come  «  descrizione  e~ 
cònomica  delle  nazioni,  »  non  ci  accontenta:  dovendo  essa  isti- 
tuire  il  calcolo  complessivo  delle  forze  politiche,  affine  di  rin- 
venire il  grado  della  vita  sociale,  ossia  la  vera  potenza  interna. 

La  Grecia  antica,  così  piccola,  eppur  così  insigne;  Atene,  cit- 
tà da  pochissimo,  eppur  tanto  operosa,  basterebbero  a  mostra- 
re che  vi  ha  elementi,  i  quali  si  sottraggono  alia  numerazione  ; 
forze  le  quali  non  si  palpano  e  misurano.  Due  colonne  di  cifre 
non  bastano  ad  esprimere  la  condizione  di  un  popolo  ;  polendo 
un  cumulo  di  ricchezze  stare  colf  infimi  degradazione  del  ca- 
rattere morale  *,  giacché  l'uomo  non  è  soltanto  un  essere  fisico 
e  pensante,  e  la  parte  sua  morale  sottraesi  al  crogiuolo  statisti- 
co, come  al  coltello  anatomico.  Che  diremo  allorquando  le  cifre 
sono  formate  sull'opinione  del  ricoglitore,  non  questa  su  quelle? 

Bensì  la  Statistica  dee  radunare  e  condensare  in  cifre  i  fatti, 
i  cui  risultamene  saranno  teorie.  Ed  oggi  non  si  procede  a  ve- 
runa grave  questione  d' economia  politica  se  non  dopo  indagt  u 
serie  sui  fatti  che  vi  si  riferiscono  :  cercansi  dalia  Statistica  le 
spese,  le  entrate,  i  conti  della  giustizia  civile  e  criminale,  cioè 
la  fortuna  pubblica  e  i  costumi  ;  P  insegnamento  primario ,  le 

(1)  Depws  die  atte,  l'art  de»  chiffres  est  la  langue  da  mea* 
fonge,  M.  Pagìs,  alla  Camera  di  Francia,  genoajo  184t> 

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ECONOMIA   POLITICA  451 

spese  de'Comnni,  l' entrata  e  l'uscita  delle  merci,  le  produzio- 
ni, le  miniere;  inventario  del  presente,  profittevolissimo  all'av- 
venire: ma  chi  appena  salutò  dal  limitare  questa  scienza,  porrà 
fra  le  ciarlatanerìe  quegli  ammassi  di  cifre ,  coi  quali  si  prò» 
tende  comparare  varii  Stati  fra  loro,  e  persin  tutto  il  globo. 

I  prìmarii  cultori  della  filosofia  razionale  mostrarono  sempre 
propensione  per  dottrine  concernenti  l'ordine  sociale  delle  rie* 
chezze:  pare  fra  gli  antichi,  ove  la  vita  privata  subordinavasi  alia 
pubblica,  non  poteva  esser  molto  attiva  l'industria,  attesoché  la 
prima  cura  del  cittadino  era  per  lo  Stato ,  la  seconda  per  sé 
stesso.  Anche  nel  medio  evo,  quando  la  religione  era  Panar  su- 
premo degli  Stati  e  dell'individuo,  non  potea  prender  gran  volo 
l'economia  pubblica.  Al  tempo  nostro  le  ricchezze  divennero 
non  sola  condizione  di  benessere  materiale,  ma  della  personale 
dignità,  dell'  indipendenza ,  dello  sviluppo  intellettuale  e  socia- 
le ;  tutti  vogliono  aver  parte  ai  proprii  affari,  e  si  conosce  che 
la  ricchezza  pubblica  è  primo  elemento  della  potenza  degli  Sta- 
ti. Da  ciò  il  vivo  studio  dell'  economia  politica.  Già  indicammo 
le  teoriche  che  nel  secolo  passato  regolavano  la  creazione  e  di- 
stribuzione della  ricchezza  (voi.  I,  pag.  98  e  seg.),  finche  surse 
il  creatore  della  scienza  economica  (1728-1 790).  Adamo  Smith 
scozzese,  venuto  in  Francia  al  momento  che  trionfavano  gli  E- 
conomisti,  e  che  Turgot  tentava  ridurne  a  pratica  le  dottrine, 
n'è  preso,  ma  non  soddisfatto,  vedendo  come  ai  loro  dogmi  non 
si  cercassero  riscontri  nella  pratica,  bastando  spiegassero  la  fi- 
siologia sociale;  toccavano  tutte  le  quistioni ,  nessuna  risolvea- 
no.  Rimpatriato  ,  dieci  anni  meditò  questa  materia ,  soprappo- 
nendola ai  fatti  e  deducendone  le  conseguenze;  e  all'opposto  dì 
Quesnay,  disse:  La  terra  senza  lavoro  non  produrrebbe;  dun- 
que la  ricchezza  vera  è  il  lavoro.  Con  questo  la  terra  frutta , 
le  manifatture  fioriscono  ;  da  questo  vengono  sia  le  produzioni 
necessarie  al  consumo,  sia  quelle  permutabili,  con  cui  procu- 
ranti i  frutti  d'altri  paesi.  Ricco  è  chi  o  più  produce,  o  possie- 
de cose  ridotte,  mediante  il  lavoro,  a  un'  utilità  che  altrimenti 
non  avrebbero.  Il  valore  permutabile  è  diverso  dal  valore  utile; 
col  primo  si  ponno  procacciare  molte  cose;  il  secondo  non  può 
esser  dato  io  cambio,  Qua!  oggetto  più  utile  dell'acqua?  fippti- 


432    .  SMITH 

re  non  si  poò  farne  baratto;  mentre  un  diamante,  di  si  poca  uti- 
lità ,  può  comprare  di  molte  merci.  Il  rapporto  fra  due  valori 
permutabili ,  espresso  in  un  valore  convenuto  cbe  dicesi  mo- 
neta, chiamasi  prezzo.  Il  prezzo  nominale  differisce  dal  reati, 
che  rappresenta  quanto  lavoro  le  cose  costarono.  Varii  accidenti 
sviano  il  prezzo  corrente  dal  naturale ,  e  tré  elementi  concor- 
rono a  stabilirlo  :  poiché  alla  rendita  dèlia  terra  che  offerì  la 
materia  prima,  e  che  era  quell'unico  che  gli  Economisti  valu- 
tavano col  nome  di  prodotto  netto,  debbonsi  aggiungere  lo  sti- 
pendio del  lavorante,  e  il  profitto  dell'  imprenditore. 

Smith,  dunque ,  lasciò  molta  parte  alla  terra  e  ai  capitali , 
che  non  sono  soltanto  l'oro  e  l'argento,  ma  qualunque  ricchez- 
za accumulata  col  lavoro  e  coll'economia,  massime  quando  s'a- 
dopri  a  crearne  altro  con  lavoro  nuovo.  II  capitale  è  fisso  se  si 
trasformi  in  officina  cogli  attrezzi  suoi  ;  è  circolante  se  tfado- 
pri  a  stipendiare  operai ,  e  comprar  materie  prime.  Migliorate 
il  fondo?  è  capitale  fisso;  circolante  son  i  danari  e  i  viveri.  Ta- 
lora l'uno  si  trasforma  nell'altro  mediante  il  danaro,  o  i  paghe- 
rò che  sono  migliori  del  danaro  qualvolta  le  condizioni  del  pre- 
stito sieno  liberali.  Nelle  combinazioni  per  cui  i  prodotti  del  la- 
voro si  cambiano  tra  loro  mediante  il  danaro ,  il  prezzo  delle 
cose  è  regolato  dalla  domanda  e  dalP  offerta. 

Del  lavoro  dava  la  migliore  analisi,  e  cornei  progressi  di  que- 
sto andarono  proporzionati  alla  suddivisione,  e  resero  necessa- 
rii  i  baratti  ;  sicché  le  macchine  diventano  benefattrici  dell'  u- 
manità ,  malgrado  gli  scomodi  passaggeri.  Vide  egregiamente 
che  tutti  i  prodotti  d'un  lavoro  eguale  son  eguali:  non  v'è  pro- 
duzione per  eccellenza;  e  agricoltura ,  industria  ,  commercio, 
son  applicazioni  del  lavoro,  egualmente  necessarie  e  legittime. 
Può  dunque  la  ricchezza  essere  creata,  cresciuta ,  conservata, 
accumulata,  distrutta  :  e  le  classi  manifatturiere  sono  sottratte 
al  predominio  delle  agricole. 

Scendendo  poi  alle  rendite  del  sovrano  e  dello  Stato  come 
corpo  politico,  determina  a  quali  spese  debba  tutta  la  società 
contribuire,  a  quali  soltanto  alcune  classi,  e  i  vantaggi  del  si- 
stema coloniale.  Chiunque  é  atto  a  crear  valori,  dee  allo  Stato 
soccorsi  e  tasse ,  in  compenso  della  sicurezza  del  suo  lavoro; 

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SMITH  433 

professioni  sterili  più  non  v'ha,  ciascuna  potendo  dare  alle  cose 
un  valore  permutabile  mediante  il  lavoro;  e  indefinito  è  il  cam- 
po dei  lavori  permutabili.  Dunque  ognuno  può  acquistare  l' in- 
dipendenza; l'pftonomia  è  resa  una  virtù  attiva.  Mentre  gli  Eco- 
nomisti addossavano  tante  attribuzioni  al  governo,  da  far  sino- 
nimi la  loro  scienza  e  la  politica,  Smith  vuole  eh'  esso  rimanga 
passivo;  togliete  gl'impacci,  e  i  capitalisti  per  interesse  privato 
preferiranno  1'  impiego  che  meglio  giova  all'  industria  naziona- 
le ;  pace,  tasse  tollerabili,  giustizia,  bastano  a  levar  un  popolo 
dalla  barbarie  ad  alta  civiltà.  L'interesse  individuale  è  il  mo- 
vente di  ciascuno  ;  la  concorrenza  è  1' eccitamento  migliore. 
Sull'egoismo  fondasi  dunque  il  suo  sistema;  per  esso  si  lavora, 
s' inventa ,  si  fatica  per  migliorare  la  propria  condizione.  Cia- 
scuno s' ingegni  alla  meglio  ;  e  quest'attività  sia  che  basti  al 
prosperamento  e  alla  ricchezza  della  nazione.  Libertà  assoluta, 
emulazione,  libera  concorrenza,  fino  a  mancipar  le  colonie.  Leg- 
ge della  morale  privata  è  la  simpatia;  legge  della  giurispruden- 
za naturale  è  la  giustizia;  legge  della  formazione  delle  ricchez- 
ze è  il  lavoro  libero. 

Queste  teoriche  Smith  opponeva  ai  Fisiocratici,  non  col  loro 
tono  dogmatico,  ma  semplicemente,  e  con  esempii  usuali.  Che 
se  alle  conseguenze  non  arrivò  sempre  esatto,  se  nel  combatte- 
re errori  radicati  talvolta  trascese  ,  se  non  conobbe  tutta  l' im- 
portanza del  terreno  e  dei  capitali ,  se  non  offrì  la  teorica  più 
giusta  delle  macchine;  se  invaghito  dei  valori  permutabili,  non 
badò  ai  morali,  che  sono  gloria  e  dote  delle  nazioni;  e  medici, 
avvocati,  preti,  magistrati  neglesse,  senza  accorgersi  che  il  ta- 
lento è  capitale  accumulato,  e  che  il  braccio  è  diretto  dalla  te* 
sta;  vuoisi  perdonarlo  alle  difficoltà  ch'ebbe  innanzi,  all'inespe- 
rìenza  de' predecessori ,  e  alla  filosofia  scozzese,  intenta  a  sup- 
plir col  metodo  al  difetto  di  principi!. 

Nella  libera  creazione  delle  ricchezze,  né  egli  ne  i  suoi  con* 
tiderarono  se  tornino  a  scapito  dei  poveri  ;  sicché  l'Inghilter- 
ra ,  la  quale  largamente  applicò  la  sua  concorrenza  universa- 
le ,  vide  crescere  a  proporzione  la  poveraglia.  Dopo  che  all'  a- 
vidità  del  privato  interesse  s'aggiunse  la  potenza  sterminata 
delle  macchine  a  vapore ,  può  mettersi  in  dubbio  il  merito  di 
III.  28 

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434  SMITH 

una  produzione ,  la  quale ,  scevra  da  giustizia  e  da  morate, 
getta  nella  miseria  un'  infinità  di  popolo  ;  giacché  le  ricchez- 
ze ,  per  essere  tali,  hanno  mestieri  d'esser  equamente  ripartite 
fra  i  produttori.  No:  la  posizione  dell'Inghilterra,  su  cui  Smith 
fopdò  le  sue  dottrine ,  non  sarà  mai  fortunatamente  quella  di 
tutta  Europa;  no:  V  uomo  non  è  destinato  a  questo  lavoro  soli- 
tario, a  questa  ostilità  della  pace;  e  noi  confidiamo  che  la  con» 
correnza  sarà,  non  surrogata,  ma  temperata  coìVassociazione. 
Le  dottrine  di  Smith,  penetrando  nella  pratica,  sciolsero  molli 
impacci,  diedero  miglior  concetto  delle  colonie  ,  ridestarono  il 
credito  pubblico  ;  ridussero  a  errori  storici  le  bilance  di  com- 
mercio e  i  sistemi  restrittivi,  non  meno  che  le  teoriche  de'Fisio- 
era  liei.  Eppure,  questi  prima  di  lui  aveano  giovato  alla  Francia 
coi  melodi  liberali ,  coli'  amor  dell'  innovazione ,  col  curare  la 
classe  più  numerosa  e  più  buona.  La  nazione  simpatica  non  po- 
.  te  va,  come  Smith ,  concepire  la  sua  missione  come  unicamente 
da  mercante  ,  cui  basta  guadagnare  ciascun  da  se  ;  voleva  di- 
strutti gì'  impacci  feudali  e  tramutare  lo  scettro  in  zappa.  E  ne 
venne  il  momento;  e  la  notte  del  4  agosto  1 789  vide  maggiori 
riforme  ,  che  non  avessero  osato  domandarne  gli  Economisti. 
Allora  lungamente  si  dibattè  su  qual  classe  far  gravitare  l'im- 
posta ;  la  scuola  di  Quesnay  avea  dichiarato  unica  fonte  delle 
ricchezze  la  terra;  e  la  Rivoluzione,  applicandola,  oppresse  i  ter- 
reni ,  mentre  lasciava  perduto  per  la  nazione  quel  molto  che 
avrebbe  potuto  trarre  dai  capitali  e  dall'industria.  Fu  dunque 
forza  emettere  assegnati  sui  beni  del  clero  e  dei  fuorusciti,  on- 
de venne  lo  spartimento  e  la  miglior  coltura  de'  terreni.  Non 
bastando  però  per  resistere  a  tutt'  Europa ,  si  ricorse  a  spe- 
di enti  rovinosi ,  confessando  d'esservi  costretti  solo  dalla  pub- 
blica salute.  Per  dare  corso  agli  assegnati ,  si  proibisce  il  da- 
naro ;  in  conseguenza  ,  essendo  questo  cresciuto  di  valore  ,  si 
pretende  fissare  il  massimo  de'  prezzi  ;  e  allora  scompajono  an- 
che le  merci  e  le  derrate.  Le  violenze  successive  costrinsero 
a  rovinosi  parliti  :  ma  Napoleone  stesso  chiamava  il  sistema 
continentale  un  ritorno  alla  barbarie  (1)  ;  e  certo  gli  errori  d'e- 
conomia nocquero  a  lui  più  che. gli  errori  d'ambizione. 
.   (i)  Il  now  en  a  coite  de  revenir,  après  tant  (Tannéet  de  ci- 

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SOFISMI  ECONOMICI  455 

Quella  d'Inazione  forzala  condusse!  savii  a  meditare  sulla  ric- 
chezza e  sull1  economia,  e  trovarono  che  i  loro  canoni  non  sono 
primitivi ,  ma  induttivi;  cbe  ogni  valore  vien  dal  lavoro  (1),  in 
goal  sia  genere  ;  onde  le  imposte  si  estesero  su  tutta  la  produ- 
zione, ed  ebbesi  il  riparto  proporzionato  alla  potenza  contribu- 
tiva di  ciascuno.  Ma  la  condizione  politica  modificò  le  decisioni; 
e  mentre  la  Francia  democratica  pesava  sui  fondi,  in  Inghilterra 
{  l'aristocrazia  gravava  le  imposte  indirette.  In  questa  però  eran- 
si  create  la  grande  industria,  il  credito  moderno,  il  debito  con- 
solidato, poi  V  ondeggiante  ,  emettendo  boni  del  tesoro,  che  in 
tempi  quieti  divennero  comodissimi  spedienti  degli  Stati,  dispen- 
sando dal  tener  infruttifero  il  danaro  pei  bisogni  impreveduti  : 
e  col  commercio  estesissimo,  colle  colonie,  colla  libera  discus- 
sione ,  l' Inghilterra  era  la  più  propria  a  produrre  teoriche ,  e 
riscontrarle  con  pratica  vasta.  Del  preponderante  sistema  mer- 
cantile, òhe  crede  unica  ricchezza  il  danaro,  e  tende  ad  attirar- 
ne la  maggior  quantità  col  vendere  molto  e  comprar  poco  ,  e 
sol  quale  erano  fondate  le  leggi  doganali  di  tutta  Europa  ,  in- 
telletti acuti  videro  la  falsità. 

Il  credito  ravvicina  i  due  elementi  d' ogni  produzione  troppo 
spesso  divisi ,  capitale  e  lavoro  ;  fa  che  i  capitali ,  quantunque 
impiegati,  possano  adoprarsi  in  altre  imprese  ;  ed  anticipa  sul- 
l'avvenire. Ad  esso  è  dovuta  la  superiorità  dell'Inghilterra,  ed 
alle  banche,  te  quali  sono  il  credito  elevato  alla  somma  potenza. 
Dopo  il  fallimento  del  1797,  Enrico  Thornton  prese  a  giustifi- 
care la  sospensione  dei  pagamenti  della  banca  ,  atteso  che  la 
circolazione  giova,  sia  poi  in  monete  sia  in  cedole,  e  le  banche 
possono  favorire  indefinitamente  il  lavoro ,  e  moltiplicare  la 
produzione  senza  bisogno  di  numerario ,  purché  le  emissioni 
sieno  moderate.  Pilt  sostenne  che  il  capitale  fittizio,  crealo  dal 
prestilo,  restava  trasformato  in  capitale  fisso ,  e  così  diveniva 
vantaggioso  al  pubblico,  tanto  quanto  se  un  nuovo  tesoro  fosse 

wVwaftVm,  aux  prindpes  qui  caractérisent  la  barbarie  des  pre» 
ntiers  àges  dea  nations.  Messaggi©  del  21  novembre  1606. 

(1)  Bastiat  porge  una  nuova  definizione  del  valore ,  facea- 
M«  ;  //  rapporto  Ut  dui  servigi  gratuiti. 

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436  COBBET  —  BICABDO 

aggiunto  alle  ricchezze  del  Regno.  È  un'assurdità;  eppure  qual 
portentosa  forza  non  ne  venne  ! 

Ma  quando  nel  1810  gli  sforzi  contro  Napoleone  aveano  por- 
iato  a  spese  enormi,  e  rincarilo  strabocchevolmente  le  derrate, 
Cobbet  lanciò  il  suo  opuscolo:  La  carta  contro  Voro^  o  Misu- 
ri della  banca  inglese  ;  capolavoro  di  buon  senso ,  sostenuto 
da  inflessibile  logica,  colla  quale  penetra  le  più  spinose  questio- 
ni, e  svela  gì'  inganni  del  governo  in  fatto  di  finanze. 

Scientificamente  lo  appoggia  Ricardo,  provando  come  l'  alto 
e  il  basso  corso  siano  termini  relativi  ;  e  sinché  non  circolino 
che  monete  d' oro  e  d' argento  o  carta  pagabile ,  il  corso  non 
possa  alzarsi  o  abbassarsi  di  là  da  quel  degli  altri  paesi,  più  di 
quanto  importino  le  spese  di  trasporto.  Se  invece  le  cedole  non 
sieno  pagabili,  non  sono  ricevute  fuori ,  e  quindi  rabbassar  loro 
indica  soverchia  l'emissione.  E  divisò  una  banca,  ove  le  cedole 
si  barattassero  non  con  moneta,  ma  con  metallo  ;  il  che  conci- 
liava la  sicurezza  de' portatori  e  della  banca,  senza  le  spese  di 
monetazione ,  né  il  pericolo  di  istantanee  ricerche.  Sinora  non 
fu  sperimentata. 

Poi  (1817),  ne'Principii  dell'economia  politica  e  dell'im- 
posta, sempre  a  formole  astratte  e  algebriche ,  sostiene  essere 
l'entrala  indipendente  dal  le  spese  di  produzione;  l'alzare  i  salarli 
diminuisce  i  profitti,  ma  non  il  prezzo  delle  derrate  ;  e  così  al 
rovescio.  I  salarli ,  e  in  conseguenza  i  profitti ,  crede  determi- 
nati dalle  spese  di  produzione  di  ciò  che  è  necessario  al  con- 
sumo del  lavoratore.  Per  caro  che  sia,  egli  dee  sempre  ricever- 
ne quanto  basti  a  viver  lui  e  casa  sua.  E  poiché  i  prodotti  greg- 
gi ,  priocipal  parte  di  tale  sussistenza ,  tendono  a  crescere  io 
grazia  de'  terreni  che  la  civiltà  riduce  infruttuosi,  debbono  rin- 
carto pure  i  salari!,  e  diminuire  i  profitti.  Teorica  combattuta, 
ma  che  porlo  belle  idee  sui  guadagni,  i  salarti,  i  prodotti  lordi) 
1' influenza  delle  tasse  sovra  la  produzione. 

Stante  che  la  moderazione  dei  desideri!  non  provoca  la  pro- 
duzione, Ricardo  disse  che,  per  rendere  attivo  e  industrioso  un 
popolo ,  convien  crescere  il  numero  de'  suoi  bisogni  !  Guarda 
dunque  più  alla  ricchezza  collettiva  delle  nazioni  che  al  bene 
degl'individui,  e  pone  chiaramente  ja  base  della  cremstistica , 

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LIBERTI  COMMERCIALE  437 

dicendo  :  Determinare  le  leggi  che  regolano  la  distribuzione 
de' prodótti  in  rendite,  profitti,  salarti ,  è  il  supremo  pro- 
blema dell'  economia  politica.  Nei  risolverlo  versano  l'opera 
sua  e  quella  di  James  Mill  e  di  Torrens,  i!  quale  però  recasi  a 
coore  le  classi  agricole. 

Mac  Culloc,  cbe  definisce  l'economia  pubblica  •  scienza  dei 
valori ,  •  modificò  le  idee  di  Ricardo ,  e  le  rese  popolari  :  an- 
ch' egli  adotta  V  inflessibile  assolutismo  del  sistema  manifattu- 
riero senza  rigoardo  per  gli  operai,  e  pare  ammetta  cbe  la  mag- 
gior felicità  stia  nella  maggiore  ricchezza  sociale  ;  onde  la  ne- 
cessità di  leggi  che  ne  regolino  la  distribuzione. 

L'economia  pubblica  è  dunque  resa  materiale  ;  V uomo  è 
macchina  di  lavoro  ;  le  nazioni ,  una  manifattura  ;  il  mondo , 
retto  dalla  fatalità  delle  leggi  economiche.  Le  macchine  strito- 
lano sotto  le  loro  ruote  l' umanità  :  che  importa?  Non  si  riflet- 
te che  l'aumento  dei  prodotti  è  desiderabile  solo  in  grazia  degli 
uomini  :  si  provede  alla  ricchezza  e  al  fiore  della  nazione,  non 
a  quella  degl'  individui. 

Dacché  Àrkwright  e  Watt  cangiarono  le  condizioni  del  lavo- 
ro surrogando  le  macchine  al  braccio ,  le  grandi  associazioni 
successero  alle  piccole  manifatture  ;  sulP  industria  si  volsero 
le  finanze ,  cioè  aggravatosi  ognora  più  le  imposte  indirette  ; 
le  quali  anzi  formano  l'unica  entrata  in  alcuni  paesi,  come  agli 
Stati-Uniti,  e,  fin  jeri,  in  Inghilterra.  Ma  alcuni  videro  che,  se 
i  divieti  crescono  la  produzione ,  impacciano  però  il  consumo. 
L' ostinarsi  a  fabbricare  ciò  che  può  aversi  a  prezzo  minore,  è 
uno  sbaglio  ;  come  que.1  della  Spagna  che  si  rovinò  col  molti- 
plicare l'oro  che  rincariva  le  manifatture  di  Fiandra.  La  prospe- 
rila cui  erano  ascesi  gli  Stati-Uniti ,  ove  l'industria  e  le  mani- 
fatture non  erano  né  favorite  né  tutelate,  smentiva  la  scuola  del- 
la protezione  e  il  regime  coloniale  ;  e  mostrava  false  le  bilance 
di  commercio  ,  improvide  le  leggi  prolettrici.  Pertanto  il  mi- 
nistro Huskisson  cercò  togliere  le  proibizioni  «  con  quei  cam- 
biamenti graduali  (diceva  egli)  e  ponderati ,  che  in  una  società 
di  forma  antica  e  complicata  sono  i  preservativi  più  acconci  con- 
tro le  novazioni  imprudenti  e  pericolose  ;  »>  svincolò  la  naviga- 
zione e  l' entrare  delle  sete  forestiere;  alle  obbiezioni  degli  uni 

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;J)S  LIBERTA  COMMERCIALE 

oppose  quelle  degli  altri,  e  col  fatto  mostrò  che  l'abbassare  le 
tasse  profìtta  allo  Stato  ;  e  trionfò  per  modo,  che  fra  pochi  an- 
ni si  propose  di  usare  il  cannone  per  far  adottare  da  per  tulio  la 
libertà  di  commercio. 

Enrico  Parnell  succedutogli,  nella  Riforma  finanziera  pas- 
sa in  rassegna  il  sistema  economico  inglese ,  e  i  miglioramenti 
'  di  cui  è  capace  in  fatto  di  dogane  e  interessi  commerciali.  Gran 
rantaggio  degl'  Inglesi  di  portare  ne' sistemi  l'esperienza,  e  co- 
sì discernere  le  idee  pratiche  dalie  illusioni  passionate;  e  di  76* 
der  le  riforme  trionfanti  nelP  opinione  ,  prima  che  si  discutaoo 
al  parlamento,  il  quale  così  risolve  questioni  già  ben  dibattute. 
À  tal  modo  ha  potuto  il  ministero  Peel  sciogliere  dalle  dogane 
gran  parte  delle  merci;  e  subito  si  domandò  di  scioglierle  tut- 
te con  impeto  di  generosità  e  di  giustizia.  T  fautori  del  libero 
commercio  divennero  in  pochi  anni  un  partito ,  preponderante 
sui  due  antichi  ;  in  una  sera  potè  radunare  1 5  milioni  di  lire , 
con  cui  tener  testa  all'  aristocrazia  j  e  s'  appoggiava  al  po- 
polo col  riconoscerne  i  bisogni  e  favorirne  i  reclami:  e  il  paese 
eh'  era  ingrandito  col  sistema  proibitivo,  e  coli'  escluder  ogn 
merce  se  non  portata  da  nave  britannica,  abolì  i  privilegi  (1850), 
aperse  i  suoi  porti  e  le  sue  colonie  a  qualunque  mercanzia  e 
bandiera. 

È  dunque  proclamato  un  principio  opposto  affatto  a  quei  che 
finora  dominò  ;  la  libera  concorrenza  fra  le  nazioni.  Eppure, 
canoni  proibitivi  furono  .ridesti  nella  lega  doganale  di  Germania 
{pag.  105),  fondata  sulle  teoriche  di  List,  che  nella  scienza  ave- 
va introdotta  la  nozione  delle  forze  produttive,  la  quale  elimina 
la  distinzione  fra  i  prodotti  materiali  e  immateriali.  In  essa  le- 
ga le  materie  prime  non  pagano  nulla ,  poco  le  semioperate  che 
servono  al  lavoro ,  molto  le  operate  ;  diversamente  le  intertro- 
picali (1).  Il  vantaggio  interno  fu  grandissimo  :  l'entrata  netta 

(1)  Pel  the  pagasi  il  36  per  cento  ;  per  Io  zucchero  il  50,  e  per- 
ciò  tanto  crebbe  quel  di  barbabiètole  ;  pel  riso  il  25  ;  pei  tabacchi 
il  60  ec.  Non  sarebbe  stato  più  opportuno  far  accordi  coir  Ameri- 
ca? tanto  più  che  la  Germania  non  ha  colonie,  né  perciò  monopo- 
li da  proteggere;  e  che  avrebbe  potuto  ottenere  a  lieve  preso 


LIBERTI  COMMERCIALE  439 

di  45  milioni  e  mezzo  ne)  primo  anno,  nel  1843  fu  di  quasi  8  7, 
diminuite  le  spese  di  percezione  :  il  primo  anno  la  lega  com- 
prendeva 23  milioni  e  mezzo  d'individui ,  onde  si  era  guada- 
gnato lire  1,94  per  testa;  nel  1843,  erano  27  milioni  e  mezzo, 
e  guadagnavansi  lire  3, 11  per  testa.  La  popolazione  trovasi  dira-  - 
que  meglio;  oltre  i  tanti  impiegati,  i  salarli,  le  industrie  cresciu- 
te, il  valore  aumentato  delle  proprietà,  il  contrabbando  impedito. 

Giovano  dunque  le  restrizioni?  è  dunque  assurda  la  lega  in* 
glese  contro  le  dogane  ?  Ecco  fatti  per  ambedue  le  teorie  :  al- 
l' avvenire  la  decisione. 

fn  Francia ,  delle  teoriche  inglesi  si  fece  lucido  espositore 
Giambattista  Say  (1767-1832) ,  erigendo  in  principi!  quei  che 
per  Smith  erano  prove,  in  proposizioni  generali  le  semplici  con- 
seguenze. Ciò  che  esiste  accetta  egli  come  un  diritto,  rimoven- 
do le  quistioni  astratte:  e  col  fare  unica  teorica  V  osservazione 
dei  fatti,  riduce  empirica  la  scienza ,  e  suo  avvenire  il  passato. 
L'economia  politica  è  per  lui  la  scienza  della  produzione,  distri- 
buzione e  consumo  delie  ricchezze  (1).  Battè  il  sistema  esclu- 
sivo e  coloniale,  mostrando  che  le  nazioni  pagano  i  prodotti  coi 
prodotti ,  e  ogni  legge  che  impaccia  il  comprare  impaccia  il 
vendere.  Se  dunque  in  un  paese  va  male  il  ricolto,  ne  risento- 
no le  manifatture  ;  se  un  paese  prospera,  ne  son  giovati  I  vici- 
ni (2),  o  per  le  domande  che  fa  o  pel  buon  mercato  che  ne  na- 

quelle  derrate,  da  diffondere  per  tutta  Europa.  Si  valuta  la  consu- 
mazione dello  zucchero  ne'paesi  civilizzali  a  tre  chilogrammi  Tan- 
no por  testa  :  e  Federico  Scheer  inglese  computò  che  l'Europa,  gli 
Stati-Uniti,  il  Canada,  pel  1845,  ne  consumarono  846  milioni  di 
chilogrammi.  II  consumo  nella  Gran  Bretagna  è  di  8.  46  per  te- 
sta; di  8  negli  Stati-Uniti  ;  di  5.  41  in  Olanda;  di  3.  61  in  Fran- 
cia ;  di  1 .  20  in  Austria  ;  di  3  nella  restante  Germania  ;  di  0.  77 
in  Russia.  Togliendo  gì'  impacci ,  sarebbe  forse  decuplo  il  con- 
sumo. 

(1)  Dappoi  confessò  esser  troppo  ristretto  questo  modo  di  vede* 
re,  e  che  la  scienza  deve  abbracciar  V  intero  sistema  sociale  $  ma 
in  pratica  continuò  il  prisco  tenore. 

(2)  Qnal  diversità  da  Voltaire  che  scriveva  :  Tette  est  In  condì* 

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440  SAT 

sce.  Si  cessi  dunque  di  nuocersi  a  vicenda  ;  si  cessino  le  guer- 
re, follie  dannose  al  vincitore  :  la  politica  accorta  consiste  nel 
darsi  mano  a  vicenda,  due  nazioni  essendo  fra  loro  come  due 
Provincie ,  o  come  la  città  e  la  campagna  :  si  volgano  le  forte 
a  soggiogar  la  natura ,  e  trarre  da  essa  la  ricchezza,  fonte  del- 
la potenza. 

De'  poveri ,  Say  non  si  diede  briga;  ed  ammirando  l'industria 
inglese,  non  conobbe  le  piaghe  della  irrefrenata  concorrenza. 
Se  le  ricchezze  sono  il  prodotto  dell'  industria  dell'  uomo  com- 
binata cogli  agenti  naturali  e  co'  capitali ,  più  sarà  ricca  la  na- 
zione che  più  macchine  ha  ;  onde  importanti  sono  l'intraprea- 
ditore  e  il  capitalista ,  niente  il  lavoratore.  Insieme,  colle  dot* 
trine  aggressive  e  risolute  del  liberalismo  sotto  la  Restau- 
razione ,  sprezzava  il  governo ,  e  non  voleva  si  mescolasse  del- 
l'industria,  o  si  facesse  intraprenditore  dei  lavori  pubblici; 
tutto  affidando  all'  interesse  individuale.  Altrettanto  avea  voluto 
Smith,  riducendo  il  governo  a  sorvegliare,  nulla  spendendo  ne 
pel  culto ,  né  per  le  belle  arti,  né  per  la  carità. 

Gli  Economisti  aveano  dunque  mostrato  in  che  modo  le  rie- 
chezze  sono  prodotte  e  consumate  :  ma  perchè  non  sono  equa* 
mente  distribuite  nella  società  ?  perchè  tanti  miseri  ?  il  male 
vien  dalia  natura  o  dalla  società?  e  può  trovarvisi  riparo?  La 
Rivoluzione ,  appassionata  per  le  astrazioni  e  le  declamazioni , 
non  comprese  che  v'era  a  far  di  meglio  che  non  abbattere  privi- 
legi  e  discutere  statuti;  che  la  dichiarazione  dei  diritti  richie- 
deva un  ordinamento  sociale ,  da  cui  ne  fosse  reso  possibile  il 
godimento  ;  che  chiariti  uguali  e  liberi  i  cittadini ,  occorreva- 
no riforme  economiche  per  sottrarre  il  popolo  alla  tirannia  del- 
la fame  ,  più  indomabile  che  la  tirannia  dei  re.  Barrère  disse 
alla  tribuna  che  «  i  poveri  sono  le  potenze  della  terra,  ed  han- 
no diritto  di  parlare  da  padroni  ai  governi  che  li  strascinano;  • 
e  in  conseguenza  di  quelle  astrazioni ,  si  fecero  provedimenti 

tion  humaine,  que  souhaiter  lagrandeur  de  son  pays,  e9 est  *ùu- 
hailer  du  mal à  ses  voisins  ...  //  EST  CLAIA  qu'  un  page  ne 
peul  gagner  sans  qu'un  autre  ne perde,  Dict.  phtlosophique ,  art. 
Patrie, 

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PAUPEBISMO  —  MALTHUS  44 1 

fmpossibiK  per  sollevare  la  miseria,  fioo  a  darle  il  diritto  di  una 
rendita  di  lire  160  per  testa.  Vano  questo ,  vana  la  guerra ,  e 
Il  maximum ,  e  gì'  imprestiti  fonati ,  e  il  fallimento  ;  vana 
P  abolizione  delle  tasse  indirette;  vana  la  ghigliotina  :  la  pove- 
raglia non  era  scemata.  Terribile  problema,  intorno  a  cui  s' af- 
faticò la  scienza.  Guglielmo  Godwin  (1793)  ne  incolpa  le  istitu- 
zioni sociali,  nuovo  Rousseau:  •  non  la  legge  della  natura,  ma  un 
fittizio  stato  sociale  accumula  sovra  poche  persone  abbondanza 
esorbitante ,  e  ciecamente  prodiga  ad  esse  i  mezzi  d'  abbando- 
narsi a  folli  spese ,  ai  godimenti  del  lusso  e  della  perversiti.; 
mentre  il  grosso  del  genere  umano  è  condannato  a  languire  nel 
bisogno,  e  morir  d'inanizione:  •  distruggaci  governi  (conchiu- 
deva egli) ,  religione ,  proprietà ,  matrimoni!  ;  introducasi  un'e- 
guaglianza dove  i  ricchi  non  siano  che  amministratori  del  bene 
altrui,  dove  si  riguardi  ingiustizia  ogni  godimento  dal  quale  sia 
escluso  alcon  membro. 

Roberto  Malthus  (1766-1836),  all'incontro,  trova  il  vizio 
non  nella  società  ma  negl'individui,  massime  nell'ignoranza  e 
degradazione  delle  classi  infime  ;  e  indurisce  ai  patimenti  dei 
nostri  simili ,  considerandoli  come  meritati.  Dalle  ricerche  di 
Hume,  di  Wallace,  di  Smith,  di  Price,  dedusse  cheja  specie 
umana  moltiplica  in  ragion  geometrica;  solo  in  ragione  aritme- 
tica i  mezzi  di  mantenerla  ;  talché  verrebbero  meno  se  non 
soccorressero  le  malattie  e  le  guerre.  Se  colla  popolazione 
crescono  il  vizio  e  la  miseria ,  che  resterà  a  fare  alla  società , 
se  non  escludere  dal  banchetto  della  vita  quanti  vengono  dopo 
che  i  posti  son  già  occupati  ?  Adunque,  non  dar  limosine ,  non 
doti ,  non  alimentare  i  trovatelli ,  non  gli  altri  sussidii  che, 
incoraggiando  l' ozio ,  moltiplicano  gP  infelici.  Popolaglia,  che 
assediate  le  porte  del  finanziero  chiedendo  limosina ,  lo  scan- 
no del  manifattore  chiedendo  lavoro,  sgombrate  ;  voi  siete  d'im- 
paccio ;  la  terra  è  pei"  ricchi.  Pretendete  che  almeno  le  caste 
gioje  d' un  matrimonio ,  d' una  figliolanza  ,  ve  le  abbia  il  cielo 
concedute ,  e  la  società  non  possa  torvele  ?  no  :  vi  sia  proibito 
il  generare  ;  si  lasci  alla  natura  la  cura  di  punirvi  del  delitto 
d'indigenza.  Ma  si  conservino  sacri  l'eredità  e  i  privilegi ,  poi- 
ché l' eguaglianza  non  farebbe  che  aumentare  i  vizii  e  la  miseria* 

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442  ECONOMISTI  ECLETTICI 

Mai  dopo  Cristo  (1)  non  erasi  così  impudentemente  disappro- 
vata la  carità,  e  fatto  l'elogio  delie  pesti  e  della  guerra.  Ve  lo 
conduceva  il  voler  assegnare  alla  miseria  una  causa  unica,  men- 
tre sempre  sono  complesse;  assolvere  in  anticipazione  i  gover- 
ni, e  prendere  per  natura  gli  abusi  d' uno  stato  sociale  e  indu- 
striale contrario  alle  leggi  regolari  della  popolazione.  Esagerò 
il  moltiplicarsi  di  questa  togliendo  i  confronti  dall'America (2); 
sé  vide  che  le  popolazioni  oggi  sono  più  numerose  ,  eppur  no- 
drìte  e  vestite  meglio  d' on  tempo,  e  che  l'aumento  di  bisogni 
stimola  l'industria,  e  ajuta  a  trionfare  sopra  la  natura.  Quanti 
paesi ,  ancora  disabitali  o  incolti ,  accoglieranno  l' eccesso  dei 
nascituri  !  Non  rimedia  il  commercio  all'insufficienza  dell'  agri- 
coltura ? 

Teoriche  che  poneano  sotto  la  salvaguardia  della  Previdenza 
le  ineguaglianze  sociali,  arrisero  ai  gaudenti ,  e  parvero  giusti- 
ficate dagli  eccessi  della  rivoluzione  francese  :  gì'  Inglesi  se  ne 
fecero  arma  per  domandare  si  diminuissero  i  soccorsi  legali  ai 
poveri.  Si  ;  ma  prima  bisognerebbe  abbattere  gli  ostacoli  e  le 
istituzioni  che  impediscono  alla  dovizia  dei  grandi  di  fluire  sino 
ai  poveri,  anche  dopo  toltele  leggi  che  impedivano  al  laborioso 
di  divenir  possidente. 

Del  resto ,  soltanto  gì'  Inglesi  eressero  l' economia  a  vera 
scienza ,  e  dentro  que'  limiti ,  fuor  de'quali  non  rimangono  che 
l' utopia,  la  speculazione  e  la  descrizione.  Negli  altri  paesi  non 
fu  trattata  che  in  maniera  eclettica,  applicando  ai  bisogni  di 
ciascun  popolo ,  senza  elevarsi  all'  ideale.  Così  Ganilh  per  la 
Francia,  Delaborde  per  la  potenza  delle  associazioni ,  Merwal 
per  le  colonie,  Naville  per  la  carità  legale,  Flores  Estrada, 
Ulloa,  Pebrer,  Ramon  de  la  Sagra  per  la  Spagna,  Kluit  e  Que- 

(1)  Prima  si: 

De  mendico  male  meretur  qui  et  dai  quod  edal  aut  quod  Bìbat; 
Nam  et  iliud  quod  dai  perdita  et  tilt produca  vitam  ad  miseriam. 
Plauto,  Trinummus*  II.  2.  58. 59. 

(2)  Di  rimpatto ,  V  americano  Everett,  confutando  e  Godrà  e 
Malthus  (1828),  pretende  dimostrare  che,  dove  la  popolazione  cre- 
sce come  i,  2^  4,  8,  i  mezzi  aumentano  come  i,  10, 100,  .1000. 

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ECONOMISTI  ITALIANI  445 

felet  per  l' Olanda  e  il  Belgio ,  Enrico  Stordì  per  la  Russia ,  il 
quale  magistralmente  valuta  il  lavoro  degli  schiavi,  sorgente  di 
tanta  ricchezza  nazionale  a  quelP  Impero.  List  introdusse  nella 
scienza  la  nozione  delle  forre  produttive;  col  che  tolse  la  distin- 
zione fra  i  prodotti  materiali  e  gì'  immateriali. 

Gl'Italiani  non  ebbero  gran  fatto  ad  occuparsi  delle  scienze 
economiche ,  se  non  istdricamente  (1)  ;  e  come  ne' secoli  pre- 
cedenti, furono  piuttosto  amministratori  ed  economi  politici  che 
filosofi.  Romagnosi  formò  una  scuola  ,  appoggiato  sulla  giuris- 
prudenza. Gioja  (1767-1829),  seguace  di  Bentham  nelP  econo- 
mia ,  di  Locke  nella  logica ,  disse  :  Cercar  i  fatti ,  vede- 
re che  ne  riuniti ,  ecco  la  filosofia.  Le  scienze  non  sono  che 
risultanze  di  fatti  concatenati  in  modo  che  facile  ne  sia 
V  intelligenza  e  tenace  la  ricordanza.  Quindi  non  potè  dare 
che  una  filosofia  volgare  ;  osservò  i  fenomeni  senza  cercarne  le 
cause  ;  messo  un  fatto ,  talora  nemmanco  provato ,  ne  deduce 
una  teoria.  Per  lui  la  morale  è  la  scienza  della  felicita  ;  e  feli- 
cità il  numero  delle  sensazioni  gradevoli,  sottrattene  quel  delle 
spiacevoli  :  *  leggi,  diritti,  doveri,  contratti,  delitti,  virtù,  non 
sono  che  addizioni,  sottrazioni,  moltipliche,  divisioni  di  piaceri 
e  dolori  ;  e  la  legislazione  civile  e  penale  non  è  che  V  aritme- 
tica della  sensibilità  (2).  I  discorsi  come  le  azioni  sono  subor- 
dinati alla  legge  generale  del  maggior  utile  e  cfel  minor  dan- 
no (3)  ;  e  una  buona  digestione  vale  cent9  anni  d7  immortali- 
tà »  (A).  In  conseguenza ,  vilipese  il  popola;  antepose  i  grossi 

(1)  Come  tali  van  ricordate  la  Raccolta  degli  Economisti  fatta 
dal  baron  Custodi;  compendio  di  questa,  La  Storia  dell'Economia 
pubblica  in  Italia  di  G.  Pecchio  ;  e  il  recente  libro  Della  scien- 
za del  ben  vivere  sociale ,  e  della  Economia  degli  Stati  di  Lodo- 
vico Bianchini,  Palermo  1845.  Dal  Pecchio  appresero  gli  stranie- 
ri che,  in  tal  fatto,  i  niente  erasi  prodotto  in  Italia  in  treat'anni.» 

(2)  Prefazione  al  trattato  del  Divorzio. 

(3)  Merito  e  Ricompense,  I,  231. 

(4)  Nuovo  Galateo ,  p.355.  Egli  che  tutto  voleva  acquisito  e  con- 
venzionale, nel  Galateo  sostiene  che  la  pulitezza  ha  regole  fondate 
nella  natura  e  nei  sentimenti.  Che  dirà  l'avvenire  di  noi  che  lo- 
dammo, e  raccomandammo  alla  gioventù  questo  libro  ?  (a) 

(a)  Meritamente  riprovato  dalla  censura  ecclesiastica. 


444  ECONOMISTI  ITALIANI 

manifattori  ai  piccoli,  i  grandi  ai  piccoli  possessi;  si  sgomentò 
della  libertà  di  commercio  e  del  pane  a  buon  mercato  (t),  pro- 
clamò la  tirannide  amministrativa,  mentre  non  trattò  delie  pò- 
litiche  istituzioni,  e  de'  rapporti  fra  1'  economia  e  la  legislazio- 
ne ,  né  delle  finanze ,  né  della  poveraglia  ;  e  nel  Merito  e  Ri- 
compense introdusse  1'  occhio  utfiziale  fin  nel  sacrario  dome- 
etico  (2). 

Ma  mentre  Malthus  rimbrotta  i  fanciulli  che  nascono  senza 
provigione,  e  paternamente  consiglia  il  celibato  a  due  terzi  del 
genere  umano  ;  mentre  Ricardo  computa  a  tavolino  quante  vit- 
time bisogni  sacrificare  alla  concorrenza,  tutti  professando  che 
nella  società  il  bene  dell'  uno  è  mal  necessario  del  prossimo; 
sentimenti  d'umanità  prevaleano  in  altri.  Cessati  gl'imbarazzi 
della  guerra ,  presentanosi  quegli  ancora  ignoti  della  pace  ;  e 
ai  cangiamenti  portati  dalla  Rivoluzione,  di  più  grandi  e  inaspet- 
tati ne  aggiunse  l'introduzione  delle  macchine.  Finché  l'uomo 
aveva  un  padrone,  non  moriva  di  fame  ,  come  il  cane ,  come  il 
cavallo.  Cresciuta  l' indipendenza,  crebbe  la  povertà  ;  sciolte  le 
corporazioni  d' arti ,  ognuno  si  trovò  isolato  ;  i  poveri  campa* 
gnuoli  cui  una  volta  servivano  di  ricovero  il  palazzo  ed  il  con- 
vento, abbattuti  questi ,  affluirono  alle  città.  Sul  continente,  la 
Rivoltone,  dovunque  passò,  ha  distrutto,  come  le  istituzioni 
popolari ,  così  quelle  di  carità.  Nei  paesi  ove  .più  trionfano  il 
credito  e  le  manifatture  ,  più  lurida  appare  questa  piaga  della 
poveraglia  ;  l' industria  meccanica  fa  bastare  gli  operai  meno 
abili ,  meglio  cercati  perché  men  costosi;  onde  più  non  hanno 
stato  regolare,  e  dai  rapidi  avvicendamenti  si  trovano  ridotti  al- 
l'inazione, cioè  alla  miseria.  Questo  chiamavasi  libertà  del  com- 
mercio; mentre  invece  si  era  concentrato  ne'governi  quel  senno 
e  quel  potere,  che  prima  operava,  irregolarmente  forse,  ma  urna- 

(1)  Teme  che  la  Russia  mandi  per  OJessa  i  grani ,  sicché  gli 
Stati  d'Italia  si  caraterebbero  in  deserti.  Vedi  Prospetto,  V.  Ì27. 

(2)  Romagnoli,  giudicatolo ,  scriveva  :  e  Pur  troppo  T econo- 
)  mia,  qual  oggi  viene  esposta,  riveste  un*  aria  di  gretta  e  tirao- 
>  nica  sensualità ,  nella  quale  la  parte  più  preziosa  della  carità  e 
ì  dignità  della  specie  umana  tiene  dimenticata.  » 

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FAWUBMO  445 

nameote.  La  tirannide  amministrativa,  fatta  depositaria  d' ogni 
autorità,  comprese  che  il  rialzare  le  classi  laboriose  è,  non  che 
dovere,  necessità  :  onde  adattò  rìmedii ,  ma  alla  rinfusa  ;  volle 
educarle  prima  d' aver  loro  assicurato  il  lavoro  :  volle  fare,  in- 
vece di  lasciar  fare. 

Sismo  odi,  applicando  il  buon  senso  alla  scienza  sociale ,  si 
levò  contro  gli  eccessi  delle  dottrine  industriali,  alle  macchine 
ed  ai  banchieri,  chiedendo  pietà  pei  patimenti  degli  uomini.  I 
mezzi  economici  della  produzione  sono  un  bene  sociale  quando 
vi  corrisponda  il  consumo;  e  quando  ciascun  produttore  ne  ri- 
tragga come  ne  ritraeva  prima  che 'quell'economia  fosse  intro- 
dotta; cioè  di  fatti  renda  maggiore  un  prodotto.  Or  1'  emulazio- 
ne, lotta  di  tutti  contro  tutti,  reca  l'effetto  opposto,  e  aggiunge 
gravissime  complicazioni  ed  acerbe  ingiustizie.  In  questa  guer- 
ra che  alla  piccola  industria  fanno  i  grossi  capitalisti,  collegati 
colle  banche  per  crear  macchine ,  le  quali  moltiplicano  merci 
che  poi  accumulandosi  cagionano  crisi ,  il  popolo  soffre.  Non 
basta  ,  no ,  il  conflitto  degP  interessi  individuali  a  produrre  il 
maggior  bene  di  tutti  ;  e  non  erano  male  i  vincoli  che  le  mae- 
stranze mettevano  all'esuberante  produzione,  dalla  quale  ora  i 
piccoli  intraprenditori  sono  sacrificati  ai  grandi. 

adunque  Smith  sottrae  al  governo  l'industria  e  il  commer- 
cio; lo  che  equivale  a  non  dislocare  le  industrie  mediante  pri- 
vilegi ed  esclusioni,  non  far  la  Francia  produrre  lo  zucchero , 
né  filare  e  tessere  in  Inghilterra  il  cotone  dell'  India  :  al  con- 
trario Sismondi  gliene  impone  l'obbligo,  per  oggetto  dell'  eco- 
nomia politica  dicendo  «  il  ben  essere  fisico  dell'uomo,  in  quan- 
to può  essere  opera  del  governo.  »  Con  benevole  intenzioni  e- 
gli  stabilisce  due  razze  distinte,  il  povero  e  il  ricco;  vuol  la  le- 
galità della  beneficenza ,  e  non  addita  rimedio  che  valga  per 
que'miouti  artieri,  pei  quali  esso,  quasi  primo  fra  gli  economi- 
sti ,  mostrò  interesse.  Né  più  oltre  potran  arrivare  quelli  che 
condannano  l'uomo  ad  aspettare  tutto  dal  governo,  a  far  il  bene 
perchè  comandati. 

Certo  ora  il  popolo  sta  meglio  che  prima  delle  grandi  mac- 
chine; passeggia  più  belle  vie;  ha  illuminazione,  strade  di  fer- 
ro, educazione  gratuita,  il  vestire  a  buon  patto.  Le  macchine  , 

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446  PAUPERISMO 

economizzando  tempo  e  fatica,  risparmiano  all'uomo  opere  brtr* 
tali,  e  compiono  di  quelle  eh»  erano  impossibili  :  ma  le  rende 
disastrose  non  tanto  P  avidità  de'fabbricanti,  quanto  l'accumu- 
lamento di  capitali,  prodotto  dagl'impacci  messi  dalle  protezio- 
ni governative.  Del  resto ,  v'è  mali  che  sol  lentamente  guari- 
scono ;  e  facile  è  il  rivelarli ,  come  faci H  sono  sempre  he  opere 
critiche.  Intanto,  a  questo  appello  al  sentimento  in  favor  delle 
classi  soffrenti  molti  risposero,  combattendo  la  ere  ma  ti  atica  egoti- 
sta, e  dirigendo  la  scienza  al  ben  essere  ed  al  perfezionamento* 
dell'uomo,  e  a  ciò  che  riguarda  Kinteliigenza,  ne  stimola  Pat- 
ti vita,  ne  allevia  i  mali. 

Droz ,  che  definisce  ^Economia  «  scienza  di  estender  al  pie 
possibile  l'  agiatezza,  »  e  consiglia  a  prendere  la  ricchezza  non 
come  fine ,  ma  come  mezzo  ;  la  felicità  d' un  paese  non  dipen- 
dendo dalla  quantità  dei  prodotti  r  ma  dal  modo  onde  sono  ri- 
partiti. Dunoyer  invece  esagerò  i  torti  delle  classi  basse ,  im- 
prudenza ,  ignoranza  r  incontentabilità  ( \)  :  Villeneuve  Barge- 
mont,  e  in  generale  gli  economisti  cattolici,  credono  la  miseria 
nasca  in  parte  dalla  natura  dell'  uomo,  in  parte  dai  vizia;  e  do- 
mandano per  riparo  la  parola  del  sacerdote ,  il  penticueoto  del 
colpevole,  la  grazia  di  Dio.  Eugenio  Buret ,  studiando  la  teoria 
della  miseria,  fece  una  dipintura  più  straziante,  quanto  che  non 
ispira  diffidenza,  come  altre  opere  passionate,  sulla  mendicità, 
sulle  classi  pericolose,  sulla  prostituzione.  L'Inghilterra,  prin- 
cipalmente dopo  la  riforma  parlamentare  ,  dovette  curarsi  del 
volgo  soffrente;  e  commissioni  mandate  nell'Irlanda  e  nelle 
città  manifatturiere  a  visitare  le  miserabilissime  tane  ove  s'am- 
montano la  miseria  e  il  sudiciume ,  rivelarono  tale  una  depres- 
sione della  razza  umana ,  che  non  potea  vedersi  senza  cercarvi 
riparo.  Poi  il  cholera  pose  paura  ai  ricchi ,  che  1'  infezione  d 
quelle  tane  non  giungesse  ai  palagi  :  poi  i  poveri  imparano  a 
sistemare  1»  insurrezione ,  essi  cui  nulla  cale  della  grandezza  e 
prosperità  d'una  patria  che  li  condanna  all'incertezza  della 
esistenza ,  al  lavoro  senza  speranza.  Migliaja  di  fanciulli ,  bar- 
fi)  Egli  ha  il  merito  d' ayere  pel  primo  tenuto  calcolo  anche 
delle  forse  morali. 

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ECONOMISTI  CATTOLICI  447 

collanti  per  ubriachezza  e  lascivia ,  di  donne  senza  sesso ,  di 
operai  che  mai  non  intesero  il  nome  di  Cristo,  che  spesso  non 
san  tampoco  il  nome  proprio ,  congiurarono  contro  quelle  ric- 
chezze di  cui  essi  diconsi  i  primi  generatori  ;  e  senza  che  un 
solo  tradisse  ii  secreto,  ebber  ridotto  in  cenere  l'operoso  Schef* 
field  ;  e  proclamarono  Meglio  la  mafie  che  la  fame. 

Quell'egoismo  sociale,  mascherato  col  nome  d'interesse  pub- 
blico ,  che ,  secondo  la  frase  di  O'Conoell ,  unge  le  ruote  dèi 
ricco  colle  lagrime  del  povero ,  dovette  cedere  alla  urgenza  di 
rimedii.  Ma  quali?  Una  carità  legale,  che  non  solleva  il  corpo 
se  non  prostrando  lo  spirito ,  rincari  la  tassa  pei  poveri  :  ma 
4060  milioni  di  franchi  spesi  per  essa,  ne  attestarono  P inutili- 
tà. Alla  limosina  che  distribuivano  le  parrocchie  surrogaronsi 
case  di  lavoro ,  ove  da  moltissime  miglia  lontano  sono  spinti  i 
poveri  a  faticar  come  bestie,  separati  dalie  mogli,  dai  figliuoli; 
vero  castigo  alla  povertà,  la  quale  rion  deriva  da  colpa ,  ma  da 
iniqua  partizione  dei  beni ,  causata  dagl'impacci  legali.  Qnel 
governo  istituì  un  uffizio  apposta  per  gli  ordini  sulla  povera- 
glia ;  mandò  a  studiare  in  tutti  i  paesi  i  provvedimenti  sui  po- 
veri ;  e  nell'opera  di  Porter  stanno  i  preziosi- risanamenti  di 
quest'  indagine  ,  senza  però  che  se  ne  inducessero  migliora- 
menti risolutivi.  Colonie  di  poveri  furono  fondate  dal  Belgio , 
dall'Olanda,  dalla  Svizzera,  ma  costarono  troppo  più  del  frat- 
to. Dopo  che  al  secolo  precedente  si  fé'  gloria  del  distruggere 
le  maestranze,  e  ridurre  l'uomo  alla  libertà,  cioè  all'isolamen- 
to che  toglie  al  ricco  l' obbligo  di  dare  e  al  povero  l' efficacia 
del  chiedere  soccorsi ,  oggi  si  sente  la  necessità  di  ricomporre 
in  qualche  modo  questo  sfasciamento.  Nella  Cornovaglia  si  cer- 
cò rannodare  gli  operai ,  interessandoli  agli  utili  delle  fabbri- 
che ,  siccome  tra  i  balenieri  inglesi  il  guadagno  vien  ripartito 
fra  gli  armatori  e  gli  equipaggi  ;  s' introdussero  assicurazioni  e 
pensioni  reciproche  ;  nuove  corporazioni ,  d' indole  puramente 
morale.  Garanzia  di  moralifà  furono  le  casse  di  risparmio ,  in- 
ventate da  Wilberforce,  ma  solo  divulgate  dopo  il  1810  :  buo- 
ne se  realmente  siano  ordinate  al  ben  dei  poveri  agevolando 
-gl'impieghi  e  i  trasporti  ;  ma  ancora  non  ajutano  a  redimere  il 
povero  dalla  sovranità  dell'  intraprenditore.  E  in  generale  ,  a 

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448  dovmi  dell'economia 

natia  riescono  tutti  i  soccorsi,  se  non  mettano  i  poveri  in  grado 
di  fare  senza  soccorsi ,  e  di  contare  sopra  sé  stessi  per  sottrar- 
si alla  miseria.  Voler  arrestar  gli  effetti  senza  togliere  le  cause, 
è  errore  o  inanità  ;  è  confessione  d' impotenza. 

Cessi  l' economia  d1  avere  per  sola  ispirazione  la  finanza  e  il 
commercio  :  cessi  di  chiedere  dai  governi  ciò  che  dee  venir 
dalla  liberti  ;  cessi  di  considerarsi  unicamente  come  scienza 
della  ricchezza,  e  per  ricchezza  il  danaro.  Ricchezza  è  ciò  che 
soddisfa  ai  bisogni  legittimi  j  ed  economia  politica  la  scienza 
del  disporre  le  varie  parti  costituenti  una  nazione  j  allo  scopo 
di  dare  a  questa  il  miglior  essere  e  la  maggior  prosperità.  1 
bisogni  dei  popoli ,  che ,  nel  silenzio  dell'  armi ,  arrivano  alle 
orecchie  dei  re ,  non  permettono  di  invanire  in  astrazioni  o  ca- 
gliar in  lungaggini ,  ma  domandano  risposte  categoriche  e  so- 
ciali. Il  proletario  ha  diritto  di  vivere?  di  godere  il  fratto  dei 
suoi  lavori?  Come  sottrarlo  alla  presente  umiliazione?  Basterà 
raccomandargli  la  rassegnazione  ?  basterà  fargli  la  carità?  o  è 
dovere  di  preparare  a  ciascuno  i  mezzi  di  compiere  il  proprio 
offizio,  d'esercitar  i  proprii  diritti,  di  sviluppare  la  propria  at- 
tività?... Le  soluzioni,  se  non  altro  tentate,  di  questi  problemi, 
non  si  cerchino  nei  libri,  sovente  di  dissipila  tracotanza,  ma  nei 
parlamenti  e  ne'  ministeri,  che  effettuano  ben  più,  ed  hanno  la 
pratica  a  lato  :  e  sentono  che  non  è  più  il  tempo  di  discutere , 
ma  d' operare ,  or  che  si  vivo  fassi  il  movimento  ;  e  di  riconci* 
liare  i  calcoli  dell'interesse  oculato  colle  ispirazioni  della  mo- 
rale caritatevole. 

Miglioramenti  effettuati. 

E  fra  le  micidiali  dottrine  di  alcuni  e  le  inette  di  altri,  molti 
miglioramenti  si  attuarono ,  perchè  gli  uomini  sono  più  buoni 
delle  loro  teoriche.  Oggimai  nelle  legislazioni  P  eguaglianza 
delle  persone  e  delle  cose  è  sanzionata ,  o  almeno  iniziata ,  e 
fra  poco  sarà  meglio  che  una  parola.  Né  essa  si  raggiunge  col- 
l' aotica  politica  di  Gabio ,  mozzando  i  papaveri  più  alti ,  ma 
coli' elevare  le  classi  inferiori.  Perciò  cessano  quelle  segnate 
iguominiosamente  ;  Zingari ,  Ebrei ,  Irlandesi ,  Eidmatlosi...  e 

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MIGLIORAMENTI   EFFETTUATI  449 

I«  schiavitù  si  rallenta  anche  ne9  paesi  dove  sempre  ebbe  il 
temo.  Fin  la  Torchia  distrusse  i  Mamelucchi  e  i  Giannizzeri , 
e  tollera  i  Cristiani;  l'Inghilterra  emancipò  i  Cattolici;  la  Sviz- 
zera i  suoi  iloti  ;  la  Russia  redime  gli  schiavi  ;  V  America  non 
può  più  tenerli  che  con  pericolo  di  guerra  civile.  GJi  Ebrei  en- 
trano nella  legge  comune,  e  pensano  a  divenir  una  chiesa,  non 
a  restar  una  nazione  (l).  La  nobiltà  ,  anche  dove  conservasi 

(1)  Voltaire  trovava  l'eccesso  del  ridicolo  la  proposizione  di 
conceder  la  cittadinanza  inglese  agli  Ebrei,  e  ammetterli  alle  Ca- 
mere (  Eesai,  eh.  103).  Ora  i;am  dunque  ben  più  innanzi  che  nep- 
pure immaginassero  i  filosofi.  Da  per  tutto  si  cassano  gl'ingiurio- 
si ordini  che  in  passato  li  perseguivano  ;  si  tolse  l' inumana  limi- 
tazione al  numero  de' matrimoni i,  si  ammisero  a  posseder  beni  im- 
mobili, urbani  e  malici.  La  legislazione  francese ,  la  olandese ,  la 
belgica,  son  umanissime  a  loro;  rigorosa  la  bavara,  ove  l'obbliga- 
zione d' un  cristiano  a  favor  d' un  ebreo  non  tiene ,  se  questi  non 
provi  d'aver  lealmente  sborsato  tal  somma.  Nella  Boemia,  Mora- 
via, Galizia,  Austria  inferiore  ,  debbono  tasse  di  tolleranza  ;  e 
inoltre  in  Ungheria  non  può  V  ebreo  diventar  nobile,  cioè  cittadi- 
no, né  tampòco  prender  in  affitto  beni  ;  non  ammesso  in  impieghi, 
neppur  nella  maestranza  di  artigiani  ;  non  trafficar  di  vini ,  non 
toccare  il  territorio  delle  città  montane ,  importante  per  le  minie- 
re. La  costituzione  del  1849  li  pareggiò  agli  altri  cittadini.  Cosi 
avviene  nel  Regno  di  Sicilia  e  di  Piemonte ,  ove  non  poteano  pos- 
seder beni  stabilì  ;  in  nessuna  parte  d' Italia  pagano  tasse  ;  vi  son 
sottoposti  al  foro  comune,  con  alcune  restrizioni  di  lieve  conto.  In 
Norvegia  non  possono  entrare  ;  in  Svezia,  soltanto  in  alcune  città; 
in  Spagna  or  penetrano  j  in  Inghilterra  ottennero  il  diritto  attivo, 
ma  non  ancora  il  passivo  per  V  elezione  alla  Camera. 

La  geografia  di  Raumer  del  1832  sommava  gli  Ebrei  a  nove 
milioni;  V  Ànnual  Register  di  Londra  pel  1826  ,  a  2,5*00. 000. 
Willalpaud  calcola  che  al  tempo  di  Salomone  fossero  sessantasei 
milioni  ;  e  Hassel  appena  quattro  !  Balbi ,  il  cui  sistema  si  riduce 
ad  empirica  conciliazione  ,  computa  :  che  in  Europa ,  l' Impero 
Etneo  n'abbia  840,000,  di  cui  384  000  nel  Regno  di  Polonia  ; 
Y Impero  Austriaco  524,000  ;  V  Ottomano  300,000,  compresi  Scr* 
pia  ,  Falachia  ,  Moldavia,  Grecia  ;  la  Monarchia  Prussiana  al» 
HI.  y> 


450  MIGLIOBAMENTl   EFFETTUATI 

qual  corpo  politico ,  perdette  la  maggior  parte  dei  beni  immo- 
bili, e  spesso  il  voto  legislativo,  il  privilegio  degli  impieghi  ci- 

meno  180,000  :  la  Confederazione  Germanica  160,000  ;  ta  Mo- 
narchia Olandese  70,000;  la  Francese  circa  60,000;  gli  Siali 
Italiani  circa  34,000  ;  la  Monarchia  Inglese  20,000,  compresi 
quei  di  Gibilterra  e  Malta  ;  il  Belgio  10,000  ;  Cracovia  8,000  ; 
la  Monarchia  Danese  6,000  ;  la  Repubblica  Ionica  oltre  5,000  ; 
la  Confederazione  Svizzera,  2,000;  il  Regno  di  Svezia,  nel  1826, 
ne  contava  845  :  in  tutto  2,220,000  Ebrei.  In  Asia,  600,000  nel 
paesi  ottomani  ,  Persia  ed  Arabia  ;  80,000  all'  India  di  qua  dal 
Gange  ;  4  in  5000  al  Turkestan  ;  3  in  4000  alla  regione  del  Cau- 
caso ;  60,000  alla  Cina,  ove  trovansi  più  numerosi  nella  provincia 
di  Honan  ;  in  tutto  dà  750,000.  In  Africa*  un  numero  considera- 
bile nel  lembo  settentrionale,  e  piccolo  nell'orientale  ;  sicché  non 
andrebbe  molto  lungi  dal  vero  chi  accordasse  400,000  Ebrei  agli 
Slati  Barbereschi,  70  in  80,00  all'Abiesinia  ,  e  12  in  14,000  al- 
l' Egitto  :  in  Àbissinia  i  Falasja ,  ebrei ,  han  formato  per  parec- 
chi secoli  uno  stato  indipendente,  di  cui  fu  esagerata  l' importanza 
e  V  antichità.  L'  Africa  adunque  offre  un  totale  di  494,000  Ebrei. 
In  America  poche  miglia ja  ,  i  più  nella  Confederazione  Anglo- 
Americana  f  soprattutto  nella  Carolina  meridionale  ,  ove  a  Char- 
leston hanno  la  sinagoga  principale.  Pare  ascendano  a  8,000.  Se- 
condo un  rapporto  fatto  nel  1815  al  parlamento  d'Inghilterra,  la 
Gufana  olandese,  cioè  la  colonia  di  Surinam,  ne  conteneva  1387. 
Vi  sono  alcune  centinaja  d'Ebrei  a  Curacao  ,  alla  Barbada  ed 
alla  Giamaica,  Onde  gì'  Israeliti  nclP  America  possono  valutarsi 
da'  12  a'  13,000. 

Son  dunque  forse  più  numerosi  ora  che  quando  aveano  regno; 
e  mentre  alcuni  arricchiscono  fino  ad  aver  dipendenti  tutti  i  po- 
tentati d' Europa  (  basti  nominare  Rolhschild  ),  gli  altri  che  stan- 
no nell'umiliazione,  pongono  sempre  per  prima  virtù  l'amare  una 
patria  che  più  non  hanno,  una  religione  il  eui  tempo  è  caduto  ;  e 
sperare  che  il  tempo  verrà ,  che  il  giorno  sarà  compito.  La  setta 
dei  neogiudei  in  Germania  altera  la  liturgia  avvicinandola  al  cri- 
stianesimo; dissipa  la  tradizione  rabbinica  ;  alla  lettera  surroga 
Io  spirito,  e  tende  a  nazionalizzare  il  culto  mosaico  ne'paesi  orna 
Sianja, 

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MIGLIORAMENTI  EFFETTUATI  451 

vili,  militari,  comunali)  e  delle  dignità  ecclesiastiche  ;  ebbe  li- 
mitata la  giurisdizione  patrimoniale  ,  e  posta  io  dipendenza  da 
appelli  ;  soggiace  alle  imposte  e  alla  coscrizione ,  al  foro  ordi- 
nario ;  vede  crescersi  allato  gli  educati  e  gì'  industriosi  ;  dalle 
libere  successioni  civili  è  scalzata  la  stabilità  delle  sue  ricchez- 
ze. Lasciando  legge  dei  cattivi  ministri  il  silenzio  e  l' immobi- 
lità, la  pubblicità  si  estende.  Le  condizioni  non  sono  eguali , 
ma  eguale  in  tutti  la  capacità  ad  ogni  impiego  di  cui  sieno  me- 
ritevoli  ;  eguale  la  soggezione  alla  legge,  alle  gravezze,  al  ser- 
vizio militare. 

La  sovranità  ritoglie  ai  feudatari  i  brani  d'autorità  ,  rifacen- 
dosi una  :  col  che  potrà  interamente  separarsi  il  potere  ammi- 
nistrativo dal  giudiziario.  Colle  antiche  repubbliche  dileguaro- 
no i  poteri  aristocratici  ;  e  le  piccole  signorie  vassalle  scom- 
parvero col  riconoscersi  piena  la  sovranità  dei  pr incipollì  di 
Germania.  Fatta  quasi  in  ogni  luogo  la  rivoluzione  che  concen- 
tra i  poteri  nel!'  amministrazione  ,  maturasi  quella  che  li  resti- 
tuisca a  coloro  cui  competono  di  diritto;  e  spezzata  là  schiavi- 
tù, tendesi  a  rompere  la  più  terribile,  quella  della  miseria. 
Questo  medesimo  universale  discorrere  d' economia  politica  e 
di  sociali  sistemi  convince  come  tutti  vogliano  aver  parte  agli 
affari  che  tutti  riguardano.  Ài  tempo  stesso  si  bada  alle  fran- 
chezze reali ,  più  che  alle  libertà  accademiche  ,  e  si  vuole  che 
lo  Stato  non  si  mescoli  alla  bisogna  sociale  ,  se  non  nel  limite 
della  stretta  necessità,  e  guardi  unica  restrizione  al  diritto  di 
ciascuno  il  diritto  di  tutti. 

Crebbe  dappertutto  il  numero  de'  possessori ,  cioè  si  distri- 
buirono meglio  il  capitale  sociale  e  i  godimenti;  più  elevati  sono 
i  salarli ,  più  comode  le  fabbriche  ,  più  estesa  l' associazione  ; 
colle  assicurazioni  si  tempera  V  atrocità  de'  disastri  naturali  ; 
colle  precauzioni  e  colle  cure  si  allunga  la  vita  media,  e  se  ne 
scemano  i  patimenti.  È  cresciuto  in  vantaggio  il  rapporto  del 
lavoro  del  povero  colle  soddisfazioni  che  può  procacciarsi,  giac- 
ché il  lavoro  versa  e  la  concorrenza  distribuisce  una  sempre 
maggiore  copia  di  utili  nei  corpo  sociale.  L'amministrazione 
pubblica  meglio  protegge  l' ordine  e  la  giustizia.  Il  crescente 
desiderio  di  ben  essere  aumentò  importanza  alle  classi  prolut- 

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452  HIGLI01AMENTI  EFFETTUATI 

trici,  e  queste  vogliono  la  quiete,  sin  talora  a  sagrificarle  parte 
della  libertà  :  laonde,  le  guerre  sono  rese  sempre  pia  difficili  ; 
né  certo  si  faranno  più  per  capricci  di  re,  ma  (almeno  io  pre- 
testo) per  V  emancipazione  e  la  felicità  de7 popoli.  Che  se  il  si- 
stema della  pace  armata  rovinava  le  finanze,  non  rovinava  però 
i  popoli  ;  giacché  qualunque  grave  imposizione  di  governo  re- 
golato non  eguaglia  a  gran  pezza  i  mali  d' una  guerra  guerreg- 
giala. 

Dove  è  religione  dello.  Slato  può  vietarsi  un  culto  pubblico 
dissidente,  ma  niun  più  investiga  le  credenze  o  le  pratiche  pri- 
vate. Ridotti  gli  ecclesiastici  a  potenza  puramente  morale ,  i 
loro  beni  sono  sottoposti  alle  medesime  gravezze,  ai  medesimi 
fori  le  persone  ;  e  il  diritto  canonico  si  restringe  sempre  più. 
Se  in  alcuni  paesi  (  Inghilterra,  Norvegia,  Svezia)  il  clero  par- 
tecipa al  polere  legislativo,  è  piuttosto  come  uno  degli  elementi 
del  patriziato ,  che  non  come  classe  distinta  e  diretta  a  scopo 
suo  particolare. 

L'albinaggio  è  tolto ,  se  non  altro  per  reciproche  convenzio- 
ni. La  fede  pubblica  è  una  delle  basi  della  finanza  ,  come  le 
utili  economie  e  la  pubblicità  dei  conti  ;  spajono  gli  errori  in 
fatto  di  monete  ;  si  correggono  i  turpi  giuochi  di  borsa;  si  dis- 
pongono le  dogane  in  modo  da  non  rendere  necessario  V  im- 
morale rimedio  del  contrabbando. 

Molte  prescrizioni  civili  derivanti  dal  diritto  politico,  con 
questo  si  derogarono.  Tale  l'inegual  comparto  dell'asse  pater- 
na, e.  il  disfavorire  le  femmine  nelle  successioni:  comunque  da 
alcuni  impugnato ,  il  diritto  di  testare  fu  rispettato  in  tutte  le 
legislazioni.  V  autorità  paterna  fu  temperata ,  ma  mantenuta  ; 
ove  il  divorzio  è  permesso,  ne  furono  ristretti  i  motivi. 

La  suprema  importanza  attribuita  al  possesso  deHerreni  nel 
medio  evo  non  è  dimenticata  :  pure  sono  meglio  valutate  le 
idee  della  proprietà  mobile,  e  nelle  costituzioni  si  dà  una  rap- 
presentanza non  solo  all'industria,  ma  al  pensiero.  La  pubbli* 
cita  delle  ipoteche  garantì  i  crediti,  e  diminuì  le  cause  de7  liti- 
gi. Sull'imposta,  s'accordano  gli  economisti  che  debba  levarsi 
Bopra  la  rendita ,  e  colla  massima  moderazione  ,  e  si  possa  ri* 
fiutarla  ove  ecceda  i  bisogni  reali  dello  Stato  :  si  proporzioni 

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MI6LI0BAMENTI   EFFETTUATI  453 

alfe  facoltà  de'paganti,  come  prezzo  della  prolezione  e  de'vao- 
taggi  sociali,  pia  dovendo  chi  per  più  è  garantito.  Per  tutto  si 
disapprova  la  tassa  personale ,  che  colpisce  non  la  rendita  ma 
l'esistenza  ,  e  che  istituita  dapprima  come  un  surrogato  all'ob- 
bligo del  militare,  oggi  conservasi  insieme  con  questo. 

La  morale,  che  ha  lo  stesso  centro  col  diritto,  sebbene  non 
la  stessa  periferìa  (a),  dimentica  le  distinzioni  ;  e  il  principe  è 
giudicato  alla  misura  dell'ultimo  suddito,  e  la  politica  non  po- 
trà essere  che  la  morale  applicata  alla  società.  La  legge  non  è 
più  alto  di  potenza  ma  di  rag;one  ;  ed  anche  ne'  regni  assoluti 
v%a  norme  fondamentali  che  regolano  l' azione  del  potere  su- 
premo; e  dovè  non  v'  ha  garanzie  nel  governo,  vi  sono  nell'am- 
ministrazione. I  diritti  delle  nazioni  son  dichiarati  imprescrit- 
tibili ;  né  guari  tarderà  ad  esser  sentenziata  d' immorale  ogni 
podestà  che  arbilrariamente  reprime  la  produzione  necessaria 
al  bene  e  air  estensione  delle  umane  facoltà.  Perocché  l'uomo 
è  conoscere,  amare,  operare:  traviano  que'  governi  che  ad  una 
sola  di  queste  facoltà  il  vogliono  ridurre:  e  perfetto  egli  è  quan- 
do con  scienza  e  virtù  le  sviluppi,  non  per  solo  soddisfacimen- 
to individuale  ma  a  profitto  di  tutti, e  meriti  con  essi  le  ricom- 
pense. E  si  negherà  il  progresso  ?  Notevole  è  bene  che  dell'  o- 
dierno  ascriviamo  il  merito  all'  abolizione  di  quelle  providenze 
con  cui  i  padri  nostri  presumevano  conseguirlo. 

Né  esso  vien  meno  nell'ordine  degli  spiriti.  La  violenza  che 
è  un  modo  di  tirannia,  fa  luogo  all'imparziale  ponderazione  del- 
le forze  e  dei  mezzi;  a  premure  pel  maggior  numero;  a  conso- 
ciamento  di  forze  ;  a  scritti  che  osteggiano  le  passioni  non  gli 
uomini,  che  sostengono  il  diritto  senza  violare  là  convenienza, 
che  dicono  la  parola  di  giustizia  ai  forti,  di  pace  agli  oppressi. 
Le  scienze  non  credettero  compita  la  lor  missione  se  non  ap- 
plicavano le  proprie  conquiste  atla  generale  utilità.  Esse  hanno 
reso  più  facile  col  censimento  l' equo  comparto  delle  taglie  ; 
frenarono  meglio  le  acque ,  e  le  dispensarono  a  misura  ;  danno 
consigli  alla  beneficenza  per  migliorare  gli  spedali  e  le  prigio- 

(a)  Vedi  quello  eh9  è  dello  a  pag.  427  e  la  rispettiva  anno- 
tazione 


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454  EDUCAZIONE 

ni.  L'economista  studia  la  misura  de' salarli  ;  fino  a  che  grado 
convenga  sistemar  le  classi  laboriose  senza  impacciare  l'istinto 
e  V  intelligenza  dell'  individuo  ;  come  rendere  men  tristo  il  la- 
voro de'  fanciulli  nelle  fabbriche  ;  quali  istituzioni  agevolino  ai 
poveri  un  miglior  impiego  de'beni  acquistati  col  sudore  ;  come 
avvezzarli  all'economia  ,  alla  previdenza  ;  come  favorir  le  im- 
prese con  banche  agricole  e  di  sconto;  come  fare  che  le  grandi 
imprese  d'utile  pubblico  tornino  a  maggior  prò  del  privato;  come 
combinare  gl'interessi  fiscali  colla  diminuzione  delie  lotterie, 
della  gabella  del  sale,  delle  dogane  e  dell'altre  tasse  indirette: 
come ,  capitale  problema ,  proporzbnar  la  popolazione  colla 
sussistenza. 

La  società  comprese  di  non  aver  diritto  a  punire  la  colpa  se 
non  abbia  adoprato  ogni  mezzo  a  prevenirla.  Quindi  il  tanto  oc- 
cuparsi dell'istruzione:  e  a  sterminio  crebbero  gl'istituti;  ma, 
difetto  capitale ,  vi  si  conservarono  i  metodi  d' una  società  ben 
differente;  e  abbandonossi  a  mani  venali  l'applicazione  di  quelli 
ch'erano  fatti  per  corporazioni.  Distrutte  queste,  forza  era  cam- 
biar quelli  dal  fondo.  A  ciò  si  diressero  alcuni  tentativi.  Istrui- 
re il  popolo  non  si  poteva  che  con  metodi  spicci  ;  non  aggra- 
vargli la  memoria  senza  sviluppare  il  morate;  ma  far  che  il  fan- 
ciullo resti  migliorato  dalle  cose  che  impara  e  dal  metoJo  con 
cui  le  impara.  Non  è  così  che  le  madri  colla  parola  comunica- 
no al  fanciullo  le  idee  del  retto  e  del  buono?  E  appunto  medi- 
tando l'educazione  materna,  il  padre  Girard  pensò  che  lo  stu- 
dio del  linguaggio,  il  quale  in  somma  è  studio  del  pensiero, 
possa  divenire  il  più  compiuto  stromento  d'educazione ,  sicco- 
me b'  è  il  primo  ;  e  volle  ad  ogni  lavoro  della  memoria  e  del 
raziocinio  si  connettesse  una  lezione  religiosa  o  morale,  un  sen- 
timento (1796-1827).  Il  metodo  di  Pestalozzi  di  Zurigo  fa  che 
l' allievo  sviluppi  da  sé  le  proprie  nozioni  e  qualità ,  indipen- 
dentemente dalle  opinioni  particolari  dell'educatore,  e  appog- 
gi le  cognizioni  proprie  sovra  la  cognizione  distrata  delle  parti 
integranti  ed  essenziali  degli  oggetti  ;  onde  il  maestro  sia  for- 
mato dall'allievo  ,  e  quegli  a  vicenda  dia  la  spinta  a  quesito  ; 
congiungansi  il  sapere  e  il  fare  ;  si  esercitino  armonicamente 
le  facoltà  del  fanciullo,  fisiche,  morali,  intellettuali.  Ma  esage- 

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MTOTOO  INSEGNAMENTO  455 

rado  un  concetto  di  Locke,  pose  fondamento  dell'  educazione 
le  matematiche,  quasi  fosse  lecito  non  accettare  anche  le  veri- 
tà provate  dalla  coscienza  e  dal  cuore. 

Educare  il  popolo  ancor  più  alla  morale  che  alla  dottrina  , 
e  con  metodo  comunicabile  a  tutti ,  e  di  si  tenue  costo  da  non 
aver  bisogno  del  governo,  si  propose  Lancaster.  Già  Bell,  prete 
anglicano,  s'era  avvisto  come  si  potesse  trasmettere  V  istruzio- 
ne agli  alunni  per  mezzo  degli  alunni  stessi,  e  su  tale  concet- 
to avea  fondato  una  scuola  a  Madras.  Senza  conoscerla ,  Lan- 
caster piantò  il  suo  mutuo  insegnamento:  processo  meccanico, 
pel  quale  i  ragazzi  s' istruiscono  l' un  l' altro ,  sotto  la  direzio- 
ne d' un  piuttosto  intendente  che  Istruttore.  Nel  quartiere  più 
miserabile  di  Londra  aperse  scuola  di  leggere,  scrivere,  far  di 
conto,  a  metà  prezzo  degli  altri  maestri  j  sparagnò  i  libri ,  da 
un  solo  esemplare  appeso  facendo  copiare  o  sulla  sabbia  col 
dito,  o  sull'ardesia:  con  soscrizioni  potè  rendere  gratuito  V in- 
segnamento, tutti  meravigliandosi  che  un  uomo  solo  bastasse 
a  migliaja  d'allievi.  Se  non  che  alcuni  ecclesiastici  se  ne  spa-  . 
ventarono,  perchè  egli  era  quakero,  e  riceveva  persone  di  ogni 
setta:  egli  medesimo  non  sapeva  acconciarsi  colie  necessità  che 
travagliano  ogni  novatore,  sicché  fra  debiti  e  persecuzioni  visse 
miserrimo. 

Il  metodo  suo  si  propagò  ,  malgrado  contraddizioni  di  ogni 
genere,  e  si  potè  introdurvi  anche  il  sentimento  religioso  ;  poi- 
ché ormai  (  da  Owen  in  fuori  )  nessuno  accetta  il  paradosso 
dell'  Emilio ,  che  alla  prima  età  non  s' abbia  a  dare  idea  del- 
l'Ente supremo.  Va  ne'paesi  manifatturieri,  i  genitori,  costretti 
al  diuturno  lavoro,  abbandonano  i  loro  bambini,  che  crescono 
nella  miseria  e  nell'immoralità.  A  questo  deplorabile  abbando- 
no si  supplì  cogli  asili  per  l'infanzia,  istituzione  eccellente  pur- 
ché non  isvii  dal  suo  scopo ,  non  distacchi  i  fanciulli  dal  loro 
stato ,  non  lenti  tra  genitori  e  figli  quel  legame  che  sarà  sem- 
pre il  principale  ritegno  dal  vizio. 

E  in  generale,  l'istruzione  del  popolo  sarà  una  derisione  e  un 
inganno  dove  gli  s'insegni  leggere  e  scrivere  senza  che  poi  pos- 
sa farne  uso.  Quanto  all'istruzione  elevata,  che  troppo  spesso 
genera  talenti  secondarli  e  non  una  grande  intelligenza,  alcuni 


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436  ISTBtftlONE  POPOLARE 

governi  tendono  a  farla  azione  propria ,  cioè  monopolio ,  fin  « 
sottrarre  ai  padri  il  prezioso  diritto  di  allevare  i  figliuoli  nelle 
ideo  che  credono  migliori  (I).  E  pur  troppo,  nell'educazione 
e  nelP  istruzione  non  si  sa  quel  che  si  voglia  :  critichiamo  il 
vecchio,  non  conveniamo  nel  nuovo  ;  andiam  tentone  e  mal  si- 
curi degli  effetti  :  tant'è  ciò  vero,  che  non  del  fondo,  ma  ci  af- 
fanniamo dei  metodi.  Che  dirò  di  que'  paesi  imitatori ,  ove  si 
pretende  ricopiare  metodi  fatti  per  tutl'  altri,  e  diretti  a  scopo 
precisamente  contrario  a  quello  cui  essi  devono  mirare  ?  Che 
dirò  dì  quelli  vantatori  di  libertà  ,  che  dai  dispotici  imitano  il 
monopolio  dell'  istruzione  ;  e  ai  padri  aventi  il  dovere  e  perciò 
il  diritto  di  dar  la  più  sana  istruzione  ai  figli,  e  in  conseguen- 
za di  scegliere  essi  medesimi  i  maestri  e  il  metodo  che  più  re* 
putano  conducenti,  impongooo  sistemi  e  precettori  quali  li  co- 
manda l'autorità  civile  (a)  ? 

Anche  in  ahri  punti  la  beneficenza  diventa  e  più  oculata  a 
scaodagliar  le  piaghe  dell'  umanità ,  e  più  ingegnosa  per  gua- 
rirle. Gli  ospedali  furono  migliorati ,  per  quanto  nonno  essere 
in  mani  venali  ;  si  vuole  che  non  siano  un'  entrata  di  fioanca  i 
giuochi  di  ventura  ,  non  un  cimitero  le  case  de' trovatelli ,  nò 
mutata  l' opera  delia  carità  in  supplii».  A  Londra  fu  istituito 
l'ospizio  de'  marinar  sopra  nna  nave  che  avea  fulminato  a  Tra*» 
falgar  (il  Dreadnovght),  ricevendone  d'ogni  paese,  come  quelli 
che  hanno  per  patria  comune  il  mare.  Ne9  paesi  cattolici  ,  gli 
Ordini  ospedalieri  si  rinnovarono;  e  le  Suore  Grigie  e  della  Ca- 
rità meritarono  le  bestemmie  e  la  confidenza  del  secolo  delle 
macchine.  L'  educazione  pei  sordi-muti  si  perfezionò  ;  s' intro- 
dusse quella  dei  ciechi  ;  e  il  salvare  gli  asfitici.  il  crescente 

(1)  SulP  istruzione  ha  molte  buone  idee  Schelling  nelle  lezio- 
ni sul  metodo  degli  studii  accademici.  Di  migliori  si  svolsero  ella 
Camera  de'  pari  di  Francia  il  1845  e  1846.  È  poi  capitale  in 
tal  fatto  l'opera  di  Thiersch. 

(a)  Diritto  dell'  autorità  civile  d' invigilare  sa  l'insegnamen- 
to ,  e  Libertà  d' insegnamento,  sono  due  quistioni  che  dividono 
in  due  schiere  i  più  grandi  pensatori  ;  ma ,  secondo  noi ,  pur 
Ti  sarebbe  il  modo  di  conciliarli. 


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lENEFlCBNfcA  Ì57 

principio  delle  associazioni  applicando  alla  carità,  si  fecero  con- 
soni! di  mutui  soccorsi ,  e  di  compensi  pei  danni  del  fuoco  , 
delle  intemperie,  del  mare  ;  altre  per  assistere  gli  orfani ,  e  i 
figliuoli  discoli,  e  le  pericolanti  o  le  pericolate,  e  gli  esposti , 
di  cui  il  numero  cresce  da  per  tutto  in  modo  spaventevole  (t). 
Ltopera  della  Santa  Infanzia  unisce  i  giovani  nostri  per  raccor- 
re  i  fanciulli ,  projetti  a  migliaja  dalla  Cina.  Una  società  del- 
l' Oceania  educa  i  popoli  nuovi;  una  dell'  Algeria  converte  gli 
Africani  ;  altre  redimono  gli  schiavi  e  cercano  l'abolizione  del- 
la tratta  -,  né  bastano  parole  per  lodar  lo  zelo  de'  missionari! , 
pacifici  conquistatori. 

Che  se  ancora  il  bisogno  o  l' ignoranza  caccino  al  delitto,  si 
fa  delle  prigioni  un  mezzo  di  correzione  e  di  rigeneramelo. 
L1  Inghilterra,  dopo  che  perdette  le  colonie  americane,  depor- 
tò i  suoi  rei  alla  Nuova  Olanda,  fondando  la  colonia  della  Nuo- 
va Galles  del  sud;  poi  nel  1817  quella  del  paese  di  Van  Die- 
men  :  e  anche  i  migrati  volontari!*  mirabilmente  prosperarono 
in  quel  paese  ubertosi s si mo  e  privo  di  fiere  ,  dove  gli  armenti 
sono  fonte  di  gran  prosperità  purché  v'  abbia  strade  e  Bianchi; 
e  fiorenti  città  formaronsi  di  tali,  di  cui  l'Europa  non  avrebbe 
saputo  fare  che  fondi  di  prigioni.  Trovasi  però  che  nel  tragitto 
si  corrompono  l'un  l'altro;  nel  servire  peggiorano;  e  quella  pena 
non  ispaventa  dal  delitto.  Il  dottore  Rusco  nel  1 787  lesse  in 
casa  Franklin,  Ricerche  sugli  effetti  delle  pubbliche  pene  nei 
colpevoli,  che  diedero  impulso  a  formare  una  società  pel  mi- 
glioramento delle  carceri,  la  quale  introdusse  il  sistema  pe- 
nitenziario. Nel  1 790  si  fondò  a  ffiiadelfia  la  prigione  di  Sta- 
to, diretta  da  dieci  cittadini  ragguardevoli  ;  distribuendo  i  car- 
cerati in  prevenuti,  condannati  di  gravi  colpe  t  di  leggiere,  va* 
gabondi,  debitori:  tutti  lavoravano  a  proprio  profitto,  e  la  buo- 
na condetta  guadagnava  un  accorciamento  di  pena.  V  erano 

(t)  Necker  stimava  a  40  mila  gli  esposti  e  mantenuti  in  tutti 
gli  ospuii  di  Francia  avanii  il  1789  :  nel  1815  erano  67,930; 
nel  1819,  99,346;  nel  1834,  129,699  ,  e  costavano  quasi  dieci 
milioni»  Contre-enquète  sur  le*  enfant  trouvés,  maggio  1839* 
Le  rivoluzioni  del  48  li  crebbero  da  per  tutto  stenxuaatamente. 

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458  SISTEMA  PENITENZIARIO 

isolati  giorno  e  notte,  mentre  in  quelle  stabilite  ad  Àuburn  il 
giorno  lavorano  di  conserva,  ma  nel  silenzio  :  sistemi  disputan- 
ti il  vanto ,  ma  d'accordo  nelP  impedire  il  contagio  fra  i  pri- 
gionieri. L'Inghilterra  imitò,  ma  non  arrisero  gli  effetti  se  non 
all'eroismo  di  qualche  filantropo;  come  La  Fry,  che  a  Newgate 
giunse  a  migliorare  le  donne.  Lodevoli  risultati  ebbero  le  case 
penitenziarie  di  Ginevra  (1820)e  di  Losanna  (1824),  ed  ora  ogni 
paese  civile  ne  possiede  o  ne  invoca. 

In  somma,  nessun  genere  di  patimenti  si  sottrae  agli  sforzi 
combinati  della  scienza  e  della  beneficenza,  accorrenti  dovun- 
que sieno  consolazioni  da  impartire ,  soccorsi  da  preparare  r 
lumi  da  diffondere:  ma  P  esperienza  chiarì  come  a  nulla  rie- 
scano o  a  male ,  ove  non  abbiano  per  ispiratrice  la  religione  ; 
e  che  l'olio  che  ristora  e  conforta,  non  iscaturisce  se  non  dal- 
l' altare. 

Miglioramenti  ambiti.— Movimento 
socialista. 

Però  questi  non  sono  che  palliativi  ;  intanto  alcuni  uomini 
muojono  di  inedia,  altri  di  reptazione.  Più  sempre  si  sprofon- 
da l'abisso  fra  gì'  intraprenditori  millionarii  e  gli  operai  indi- 
genti, sicché  poche  mani  accaparrano  P  industria ,  e  possono 
ridurre  il  popolo  al  puro  pane,  o  gettarlo  domani  sulla  via.  I 
governi,  dopo  la  pace,  si  ostinarono  a  conservare  leggi  econo- 
miche fatte  per  tempi  ben  lontani  dal  successivo  sviluppo  :  il 
sistema  di  protezione  fu  una  «orda  guerra ,  volendo  ciascuno 
aver  ferro  e  lana,  cotone  e  zucchero  onde  nuocersi,  anziché  ba- 
rattare a  vicenda.  Di  qui  reciproca  ruina  ;  dapprima  fallimenti 
enormi,  poi  la  miseria  industriale;  i  capitali  collocati  nelle  stra- 
de ferrale,  lasciarono  languire  le  manifatture  ;  e  la  concentra- 
zione di  queste  dà  alla  miseria  le  proporzioni  di  pubblica  ca- 
lamità. Ne'  paesi  agricoli,  il  sistema  delle  affittanze  migliorò  le 
campagne ,  semplificò  le  amministrazioni  pubbliche  e  private , 
ma  ridusse  a  miseria  le  classi  infime ,  obbligate  a  dar  tutto  a 
un  fittajuolo  the  dee  ricavarne  il  più  possibile,  e  sciolte  d'o- 
gni clientela  d'affetto  verso  que'  possessori  tradizionali ,  verso. 


y  Google 


SAINT-SIMO*  459 

quelle  corporazioni  religiose  o  pie ,  che  tra  i  fratti  del  campo 
contavano  la  vita  de'  loro  contadini.  Si  potrà  chiamare  la  più 
ricca  delle  nazioni  quella  dove  ogo'  anno  una  quantità  di  gente 
basisce  di  pura  fame  ? 

A  questi  e  agli  altri  mali,  di  cui  fanno  una  dipintura  irritan- 
te e  incolpano  la  presente  società ,  cercano  rimedii  radicali  i 
socialisti  ;  sette  discordanti  fra  loro,  non  solo  nella  vitalità  del* 
le  applicazioni,  ma  fin  nell'astrazione  de'principii;  ma  in  tutte 
le  quali  le  antiche  idee  democratiche  si  associarono  col  nuovo 
sviluppo  dell'industria,  nel  desiderio  di  riformare  il  diritto  per- 
sonale e  reale,  ridotti  a  teorica  assoluta.  Credono  dunque  che 
l'economia  non  valga  a  nuli*  se  non  si  fonde  coli' intero  siste- 
ma sociale,  e  rimpastano  il  mondo;  filosofi  non  più  del  passato 
né  del  presente,  ma  dell'avvenire,  la  cui  scienza  è  una  rivela- 
zione, e  metodo  la  storta  ,  e  scopo  la  sintesi ,  cioè  identificare 
la  religione  e  la  filosofia  in  una  scienza  della  vita  e  dell'azione) 
o  vogliam  dire  della  società. 

Saint-Simon  ,  d'illustre  sangue  (  1 760-1 825  ) ,  eppur  tocco 
dall'  ingiustizia  delle  preferenze  sociali,  prese  per  simbolo  M'w 
gliorar  la  sorte  della  classe  più  povera.  Se  morissero  (dis- 
a' egli  )  oggi  stesso  tutti  i  principi  del  sangue,  gli  uffizi  ali  del- 
la corona,  i  ministri  di  Stato,  presidenti,  vescovi ,  e  per  giunta 
i  diecimila  proprietarii  più  grossi  di  Francia,  ne  dispiacerebbe 
perchè  sono  ottime  persone;  ma  lo  Stato  non  iscapiterebbe  d'un 
pelo,  e  domani  la  perdita  di  queste  trantamila  colonne  sareb- 
be riparata,  migliaja  di  persone  essendo  capaci  di  far  quel  che 
fanno  i  principi  del  sangue,  i  ministri ,  i  gran  ricchi ,  i  gran 
prelati.  Se  morissero  invece  i  principali  artigiani ,  i  principali 
produttori,  e  chimici,  fisici,  pittori,  poeti,  queste  tremila  per* 
sone  sarebbero  irreparabili.  Il  popolo  nelle  ultime  lotte  assai 
guadagnò,  e  soprattutto  la  conoscenza  di  sé  stesso,  e  de'pro* 
prii  bisogni ,  sicché  più  non  crede  alla  necessità  di  soffrire  e 
d'essere  depresso.  Ma  se  è  rotta  la  feudalità  aristocratica,  dura 
quella  della  ricchezza,  e  agli  uni  tocca  ancora  il  godere  infin- 
gardendo j  stenti  e  privazioni  a  quelli  in  cui  stanno  le  potenze 
creatrici  del  lavoro,  del  genio,  della  civiltà.  Que'gaudeuti  che 
hanno  la  pienezza  de'  dritti  civili ,  sono  in  Francia  il  venticin- 

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460  SAINT-SIMON 

quesimo;  persone  improduttive,  che  impongono  leggi  al  resto. 
Intanto  abbandonaci  al  caso  i  progressi  della  civiltà  ;  a  caso 
coltivaosi  le  scienze,  si  applicano  a  caso;  le  scoperte  giacciono 
a  brani ,  finché  l' avidità  d' un  capitalista  non  rompa  le  abitu- 
dini manufattrici;  fallimenti,  mutazioni  di  mode  precipitano  mi- 
gliaia d' operai  nella  miseria;  il  caso  fa  ricco  uno  per  eredità; 
le  macchine  e  i  capitali  restano  infeudati ,  mentre  agli  altri 
non  possidenti  è  chiusa  ogni  via  di  mettere  a  vantaggio  il  pro- 
prio genio.  C'è  dei  poveri  perchè  troppi  uon  vivono  delie  pro- 
prie fatiche  di  testa  o  di  mano ,  ma  delle  altrui;  e  consumano 
tanto,  che  il  lavoro  non  basta  alla  sussistenza  di  essi  e  insie- 
me dei  faticanti:  v>  è  dei  poveri  perchè  questi  fan  conto  sulle 
limosine  private  ,  limosi  ne  falle  dagli  affittajiioli  delle  terre  e 
de'  capitali  loro.  La  parola  di  liberale,  avanzo  di  patrioti  e  di 
bonapartisti,  ripudiò  egli  per  quella  di  industriali,  più  accon- 
cia a  persooe  che  vogliono  istituire  un  ordine  stabile  con  mez- 
zi paciGci,  e  adempiere  la  volontà  di  Dio  ,  la  quale  è  che  cia- 
scuno possa  lavorare  ,  e  ciascuno  sia  retribuito  secondo  il  la- 
voro. 

L'egoismo  proclamato  da  Bentham  ,  nori  preverrebbe  V  urto 
fra  gl'interessi  privati  e  generali  :  onde  Saint-Simon  vi  surro- 
gava le  simpatie  ,  ed  all'  istinto  individuale  la  direzione  dei 
grand'uomini,  i  rivelatori,  gl'iniziatori.  Epparedi  Bentham  ac- 
cettava i  teoremi  :  se  non  che,  mentre  questi  non  aveva  detto 
in  che  consistesse  l' utilità  generale ,  egli  la  pose  nella  pro- 
duzione; idea  precisa  ,  sostituita  ad  una  indeterminata.  Come 
nell'  ordine  materiale  dai  patimenti  de'  poveri  e  dagl'  insuffi- 
cienti rimedii  legislativi  ,  così  Bell'ordine  morale  la  società  è 
rosa  dal  mancamento  di  fede.  La  credenza  religiosa  peri,  peri 
la  credenza  politica;  l'astuzia  è  surrogata  alla  forza;  scompar- 
sa la  giustizia ,  non  sopravvive  che  un  impotente  egoismo  ;  si 
giura  e  spergiura,  secondo  i  partiti;  autorità  e  libertà  son  pa- 
role invocate  a  vicenda  e  non  intese  da  nessuno  ;  i  castighi 
sono  una  vendetta  ,  non  correzione  salutare ,  né  mezzo  di  mi- 
glioramento $  l' educazione  è  ridotta  a  una  istruzione  scarmi- 
gliata ,  senza' scopo  preciso,  né  riguardo  alle  disposizioni  indi- 
viduali e  ai  generali  bisogni;  le  deplorabili  scuole  classiche  pro- 

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SOCIALISTI  461 

ducono  ubo  sterile  orgoglio  in  uomini  che  conoscono  Omero 
non  la  Bibbia,  Elvezio  e  Dupuy  non  l'Evangelo,  né  il  catechismo 
se  non  per  l'organo  di  Voltaire.  L'egoismo  sfrantuma  le  pas- 
sioni e  spegne  i  sentimenti;  l'amore  è  traffico;  balocco  la  let- 
teratura; ai  poeti  non  restano  che  la  satira  di  quel  che  vedono, 
e  l'elegia  per  un  meglio  che  non  sanno  determinare. 
Come  ripararvi? 

Golfare  l' opposto  di  quello  che  finora.  Il  passato  è  diviso 
in  due  grandi  epoche,  paganesimo  e  cristianesimo.  Entrambi 
da  principio  universalmente  creduti,  sistemarono  la  società  {e* 
poche  organlché\\  di  poi  vennero  filosofi  a  introdurvi  l'esame 
[epoche  critiche);  e  questo  scassinò  V  edilìzio  precedente  :  nel 
quai  lavoro  d'ordinamento  e  distruzione  l'umanità  procede  con- 
tinua, infallibile,  ne'  suoi  tre  grandi  organi,  scienza  ,  arte,  in- 
dustria. Or  siamo  nel  trambusto  d' un'epoca  critica,  e  convien 
predispone  una  nuova  organica,  ove  interessi ,  simpatie ,  isti- 
tuzioni s'uniscano  e  convergano.  Il  cristianesimo,  o  mal  inteso 
o  corrotto ,  deesi  richiamare  all'amor  del  prossimo,  e  princi- 
palmente delie  classi  bisognose  ,  col  crescere  V  attività  indù- 
atre,  ripartirne  equabilmente  i  profitti,  regolarla  con  un  pote- 
re gerarchico  ,  sul  modello  della  Chiesa  del  medio  evo.  La  for- 
za regnò  da  prima,  e  sua  manifestazione  la  guerra,  sua  conse- 
guenza la  schiavitù;  tutto  a  scapito  delle  moltitudini  :  in  quella 
vece  l'associazione,  l'industria,  l'intelligenza,  producono  le  cit- 
tà e  le  nazioni,  emancipano. Io  schiavo  ,  redimono  il  pensiero. 
Fare  scomparir  quelle,  acciocché  queste  portino  ad  una  uni- 
versale associazione,  è  scopo  della  nuova  scienza. 

Attesoché  gli  uomini  credono  a  chi  promette  sociali  felicitai 
popolari  divennero  siffatte  quistioni  :  sui  giornali  tendevasi  a 
favorir  l' incremento  dell'  industria  ,  e  indebolire  il  prestigio 
de'  politici  spedienti  ;  combattere  il  sistema  proibitivo,  mostra- 
re l'importanza  dei  dotti,  degli  operosi,  degli  artisti ,  sminuir 
quella  dei  guerrieri;  e  mettere  i  lavoranti  sul  trono  donde  sono 
sbalzate  la  dovizia  e  la  politica. 

Al P  effettuazione  di  cotesto  regno  di  Dio,  cosa  si  oppone  ?  Le 
reliquie  del  feudalismo,  cioè  la  proprietà  ,  trasmessa  per  acci- 
dente e  non  secondo  il  merito  Via  dunque  l'eredità,  e  gli.stro- 

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462  8AN6IMONIANI 

menti  si  distribuiscano  a  misura  delle  capacità.  Cosi  t>  indu- 
stria collocherà  ciascuno  al  suo  posto  ;  il  governo  sarà  un  ban- 
co che  riceverà  tutti  i  beni  della  nazione ,  per  distribuirli  a  chi 
meglio  possa  usarne.  Ma  ciò  scompone  la  famiglia.  Via  dunque 
la  famiglia,  questa  schiavitù  della  donna  :  la  donna  si  emancipi 
dal  padre  che  la  vende ,  dal  marRo  che  la  compra  ;  e  rendasi 
anch'essa  produttrice:  i  figli  si  educhino,  non  coli' egoismo 
domestico,,  ma  secondo  gP  intenti  della  società.  * 

Così  portavasi  la  scure  alle  radici  della  -  società  presente  ; 
abolita  V  eredità  ;.  proci  amata  non  la  iniqua  comunanza  dei  be- 
ni, ma  la  distribuzione  secondo  la  capacità.  I  Sansimoniani  cre- 
dettero vederne  il  trionfo  nella  rivoluzione  del  J  830,  fatta  dalle 
classi  operaje  con  tanto  disinteresse  ;  e  sull'  industria  ,  le  ban- 
che, le  ipoteche,  i  trovatelli,  i  lavori  pubblici ,  il  pauperismo  , 
l' associazione,  anzi  sulla  storia  e  sulle  belle  arti,  proclamarono 
Idee  ,  non  inventate  da  loro ,  ma  unite  in  un  sol  corpo  e  sotto 
forma  dogmatica  con  tanta  abilità  >  che  più  non  scompariranno 
dal  tesoro  comune.  L'eclettismo  fu  da  essi  trafitto  a  morte  ; 
giudicali  argutamente  gli  altri  sistemi  ;  osservata  in  grande  la 
sintesi  universale  delle  scienze ,  qual  compimento  del  metodo 
loro  ;  proposto  il  vero  scopo  della  filosofia  siccome  scienza  del- 
la vita. 

Allora,  non  più  preti,  non  più  Italiani  ;  ma  una  setta  né  tam- 
poco cristiana  fu  intesa  proclamare  l' importanza  civilizzatrice 
della  Chiesa  e  del  clero  cattolico,  e  della  separazione  delle  due 
potestà  ;  e  come  la  spirituale  fosse  progressiva  quando  cercava 
subordinarsi  la  temporale  ,  cioè  sottoporre  i  diritti  di  nascita  e 
di  conquista  a  quelli  della  capacità  ;  e  come  il  clero  cattolico 
avesse  attuata  primamente  una  società  sulla  combinazione  di 
forze  pacifiche  (1). 

(1)  Fin  nel  secolo  XVI  il  frate  calabrese  Campanella  pro- 
clamava la  comunanza  de' possessi,  l' abolizione  della  famiglia, 
della  patria,  della  nazionalità;  agricoltura  praticata  in  comu- 
ne ,  la  gerarchia  dall'  alto  in  basso ,  la  distribuzione  delle  ric- 
chezze secondo  la  capacità  e  il  lavoro;  e  alla  sommità  ii  pa- 
pato. De  mon.  hispanka* 

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FOURIER  463 

Fu  mezzo  al  mondo  egoista  fu  spettacolo  nuovo  veder  questi 
giovani  ricchi",  ingegnosi,  rinnegare  i  personali  vantaggi  per  far- 
ne fi  prò  di  tatti,  sottoporsi  alla  pratica  e  al  vivere  cornane  ; 
grandi  scienziati  ridursi  operai  e  cucinieri ,  e  affrontare  il  ne- 
mico più  mortale  del  bene  perchè  è  il  più  temuto ,  cioè  il  ridi- 
colo ;  e  quando  era  di  moda  screditare  l' autorità,  essi  procla- 
marne la  necessità.  Ài  pensatori  poi  riusciva  notevole,  come  da 
tm  sistema  industriale  arrivassero  a  un  religioso  ;  dalla  somma 
libertà  al  papato  ;  dalla  legge  scritta  di  Bentham  alla  vivente. 
Partendo  dall'  utilità  come  questo ,  dovettero  negare  V  immor- 
talità del  diritto  -,  se  l'individuo  cessava  d'essere  egoislo,  lo  di- 
veniva ii  corpo  scoiale  •,  quindi  le  azioni  valutate  solo  in  quanto 
servono  alla  società  ,  consistano  in  servigi  grossieri  o  in  impe- 
to sublime:  affezioni,  carità ,  religione ,  arte  ,  sagrifizii ,  non 
vagirono  per  sé,  ma  solo  come  mezzi  di  produzione. 

Poi,  per  distribuire  i  prodotti  e  educare  i  produttori ,  vuoisi 
un  sacerdozio:  onde  la  dottrina  convertimi  ih  religione,  eser- 
citando il  poter  suo  non  soltanto  sull'industria  e  il  commercio, 
ma  sul  sentimento,  le  idee,  le  scoperte.  E  qui  degeneravano  in 
una  teocrazia  e  in  un  fantasma  ereticale ,  alP  abnegazione  cri- 
sliana  sostituendo  il  godimento  e  la  libertà  de'  gusti  e  Io  sfogo 
delle  passioni  ;  e  quando,  da  Rodriguez  interpellato  se  ogni  fi- 
glio potrà  riconoscere  suo  padre,  Enfaotin,  loro  capo  supremo, 
rispose  che  alla  donna  sola  starà  il  decidere,  i  migliori  diserta- 
rono da  quella  bandiera  ,  e  restò  impressa  la  disapprovazione 
anche  su  personaggi  onorandi,  e  su  dottrine  che  difficilmente 
morranno.  Perocché  la  predicazione  sansimoniana  rese  comu- 
nissimo l' interesse  per  la  classe  povera ,  il  quale  trapela  da 
poesie  ,  da  romanzi,  da  dibattimenti  alle  Camere,  da  provigio- 
ai  de' governi- 

Anteriori,  ma  meno  fortunati  di  valenti  scolari,  furono  Owen 
!  Fourier.  Quesl'  ultimo  rivelò  arditissimo  i  mali  del  secolo  $ 
offerenze  della  classe  infima,  vizio  ricco  e  povera  onestà,  poli- 
ca  corruttrice,  famiglia  disarmonica,  conflitto  tra  l'ordine  e  la 
ellezza  fisica,  e  le  morali  sconcezze  del  mondo.  Pose  dunque 
Ceorica  dei  cinque  movimenti  :  il  materiale ,  attrazione  del 
ondo,  scoperta  da  Newton  j  V  organico,  attrazione  emblema- 


464  FOCBIEB 

tica  nelle  proprietà  ;  l' ktintioò,  attrazione  delle  passioni  e  dè- 
gl'istinti;  V at ornale,  attrazione  de' corpi  imponderabili;  il  so- 
ciale, attrazione  dell'  uomo  verso  i  futuri  suoi  destini.  Le  pas* 
sioni  divengono  vizii  soltanto  perchè  la  società  le  riprova.  Cosi 
egli  ;  senza  vedere  che  nò  bene  son  ess3  né  male  in  sé  (a),  ma 
forze  per  le  quali  si  palesa  l'umana  libertà  ;  torle  è  impossibte, 
non  volerle  compresse  è  delitto  :  l'armonia  sta,  non  nell'abbati- 
donarvisi,  ma  nel  bilanciare  il  diritto  col  dovere ,  due  idee  che 
non  si  sapranno  spiegare  (6) ,  ma  che  negar  non  si  possono. 

Pertanto  egli  voleva  render  utili  le  passioni  come  forza  viva, 
e,  mediante  l'attrazione  passionata,  far  prevalere  allo  sminuz- 
zamento l'associazione  degli  uomini  in  capitale,  lavoro,  talento. 
E  il  lavoro  condiva  di  piaceri  ;  invece  dei  sucidi  villaggi,  dispo- 
neva falansteri  comodi  ed  eleganti,  ove  l' utilità  non  è  sagrifi- 
cala  al  lusso,  né  l' architettura  alle  necessità;  abitati  da  falangi 
d' ogni  specie  lavoratori,  che  ricevano  dai  proprietà™  tutti  i  be- 
ni, in  cambio  d' azioni  girabili.  Così  cessava  Io  sminuzzamento 
delle  proprietà  e  del  lavoro  agricolo  :  ognuno  sceglie  l' occu- 
pazione che  gli  talenta  ;  la  cambia  quando  cessa  di  piacergli  : 
lavorando  in  presenza,  avranno  emulazione  :  conoscendo  la  re- 
piproca  importanza  ,  i  capitalisti  terranno  conto  de'  braccianti, 
e  questi  di  quelli  :  nessuno  proverà  bisogno;  nessuna  cupidigia 
fia  limitata ,  nessun  amor  proprio  umiliato  ;  ognuno  riceverà  la 
sua  quota  in  ragione  dui  capitale,  del  lavoro,  del  talento.  Quan- 
do il  lavoro  più  faticoso  e.  basso  sarà  meglio  retribuito,  e  aprirà 
la  via  alla  maggior  ricchezza  ,  quanti  rancori  cesseranno  dal 
mondo  !  Tutte  le  falangi  poi  concorreranno  ad  assicurare  fortu- 
na, onori,  riconoscenza  ai  grand'  uomini,  i  quali  appartengono 
all'intera  umanità.  Eserciti  si  formeranno,  non  di  guerrieri  ster- 
minatori, ma  d'industriali  e  scienziati,  che  porteranno  il  lor  soc- 
corso dovunque  bisogno  accada. 

(a)  Cornei  le  passioni,  quali  esse  sieno,  non  sono  né  bene  né  aw- 
le  in  té  ?  e  te  sodo  tali,  perchè  dire  appresso  che  il  non  volerli 
compresse  è  un  delitto  ? 

(ò)  Perchè  non  si  possono  spiegare  ,  se  V  una  idea  nasca  dal- 
l'altra? 

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FOCRIER  —  GONSIDEBANT  465 

Le  particolarità  in  cui  entrò  per  assicurare  i  piaceri  alle  sue 
falangi,  prestaronsi  facilmente  al  ridicolo  ;  parve  scandalo  quel 
consorzio  domestico,  colle  varie  gradazioni  di  favoriti  e  favori* 
te,  genitori  e  genitrici,  sposi  e  spose  :  a  ragione  però  lamenta- 
vasi  Fourier  che  della  sua  dottrina  si  bersagliassero  gli  acces* 
scrii,  invece  d' appigliarsi  al  principale,  die  è  1'  arte  d'organiz* 
lare  l' industria  ;  donde  nasceranno  i  buoni  costumi,  l' accordo 
delle  classi  povera ,  ricca  e  media  ;  la  cessazione  de'  litigi  di 
partito ,  delle  rivoluzioni  e  della  penuria  fiscale  ;  e  universale 
l' unità  Vittore  Considerane  che  profanamente  chiamano  il  San 
Paolo  di  questa  dottrina,  tesse  una  storia  dell'umanità.  Comin- 
cia essa  co\V  edenismó }  quando  non  proprietà  individuali,  non 
negli  amori  restrizione  di  pregiudizi!  o  convenzioni ,  non  con- 
ditto  d' interessi.  In  questa  beatitudine  non  poteva  perpetuarsi 
la  specie ,  e  la  penuria  si  fé'  sentire.  Allora  sorge  l'egoismo  : 
la  società  si  sfascia;  la  famiglia  sopravvive  sola  al  naufragio  de- 
gli affetti ,  e  divjene  base  unica  della  società.  Stato  selvaggio , 
cui  seguono  il  patriarcato,  poi  la  barbarie,  indi  l' incivilimento; 
epoche  di  patimento ,  necessarie  affinchè  l' uomo  partorisse  le 
scienze  e  le  arti.  Nate  queste,  dee  rampollare  l'età  del  garan- 
tismo ,  che  concilii  la  libertà  della  schietta  natura  coi  raffina- 
menti dell'estrema  civiltà. 

Owen,  vituperando  tutte  le  religioni  come  causa  dei  mali  del 
genere  umano,  rinnega  l'impero  della  fede  e  delle  leggi,  e  vuole 
il  governo  razionale ,  la  comunità  cooperativa ,  migliorando  lo 
condizioni  dei  lavoranti  non  con  riforme  economiche ,  ma  con 
buone  regole  d' amministrazione  e  moralità  ;  abolita  la  proprie- 
tà ,  causa  dell'indigenza  ;  riformate  la  Chiesa  e  l'istruzione  ; 
non  nozze ,  non  famiglia ,  non  possessi ,  non  diritti  o  doveri  o 
credenza;  la  fatalità  determina  il  bene  e  il  male;  unico  legame 
la  benevolenza.  Toglieva  insomma  il  mobile  dell'interesse  per- 
sonale ,  ma  non  vi  surrogava  il  religioso.  La  sua  grande  mani- 
fattura di  New  Lanark  ridusse  egli  a  colonia  modello,  spenden* 
do,  educando,  coi  mezzi  più  ingegnosi  combattendo  le  perver- 
se inclinazioni  ;  scuole  per  l'infanzia ,  soccorsi  pei  malati ,  ri- 
creazioni dopo  il  lavoro ,  ogni  famiglia  associata  al  benefìzio  di 
un'  accortissima  economia,  elevati  gli  animi  alla  serenità  ed  al- 
ili. 30 

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466  COMUNISMO 

l'espansione  di  chi  ben  si  trova.  E  felici  risanamenti  gli  arri* 
aero  :  ma  non  s' accorse  che  questi  provavano  contro  di  lai , 
giacché  (  a  tacere  della  sua  particolare  pazienza ,  e  di  quelle 
virtù  evangeliche  ch'egli  esercitava  mentre  le  vilipendeva  negli 
scritti  )  egli  era  un  capofabbrica  disinteressato,  che  teneva  sot- 
to di  sé  degli  stipendiati  ;  il  che  non  costituisce  una  società. 
New  Harmony ,  da  Ini  fondata  in  America ,  cominciò  bene,  ma 
presto  vi  diedero  fuori  tutti  i  vizii  sociali  ;  e  i  faticanti  trova* 
ronsi  vittime  degli  oziosi,  e  gl'intelligenti  messi  a  profitto  da- 
gl'ignoranti. Espose  al  congresso  d'Aquisgrana  le  sue  inten- 
zioni economiche  ;  i  pericoli  dell'eccessiva  produzione  ;  basta- 
re ornai  le  macchine  a  provvedere  il  mondo  intero  ;  doversi  al- 
la concorrenza  sostituire  l'uniti  d'interesse.  Ma  quei  congres- 
so aveva  altro  a  badare  che  agli  umanitarii. 

Tutti  insomma,  chi  per  un  modo  chi  per  un  altro,  affrontano 
il  gran  problema  della  povertà ,  e  come  conciliare  il  progrèsso 
delle  fabbriche  per  via  delle  macchine,  coli' esistenza  meno  pe- 
nosa del  popolo  ;  crescere  il  valor  personale  degli  uomini  in 
qualsiasi  professione  ;  cominciare  il  miglioramento  dall'infanzia. 
Mentre  i  teorici  economisti  posero  per  fondamento  la  sfrenata 
concorrenza,  i  Socialisti  proclamano  l'associazione  universale: 
ma  tutti,  cominciando  da  Babeuf ,  riescono  a  stabilire  il  despo- 
tismo,  creando  un  potere  infallibile ,  onnipotente ,  che  chiama- 
no il  governo,  al  quale  imputano  la  responsabilità ,  di  cui  sgra- 
vano l' individuo.  Onorevoli  pel  continuo  dirigersi  al  vantaggio 
materiale  del  maggior  numero ,  i  Socialisti  dimenticano  che 
l'uomo  è  qualcos'  altro  che  materia  ;  e  i  beni  godibili  sono  il 
mezzo  ,  non  il  fine  (1).  Da  queste  dottrine  erano  infervorati  e 

(1)  Fra  tante  confutazioni ,  pubblicate  principalmente  dopo 
il  1848,  pajonmi  raccomandabilissime  le  Armonie  Economiche 
di  Bastiat  ;  ove  si  prova  che  nella  società  tutto  è  costituito  al 
meglio  dei  più ,  purché  colle  protezioni  non  s' impacci  la  Li- 
bertà. E  una  compiacenza  per  noi  il  veder  i  migliori  concor- 
rere nelle  idee  che  noi  proclamavamo  già  da  molt*  anni,  e  pri- 
ma che  una  fiera  esperienza  precedesse  la  conoscenza  de9  rime- 
dii  ;  avendo  noi  sempre  inculcato  il  culto  severo  della  Libertà; 
la  Libertà  nei!'  or<Un$. 

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COMUNISTI  4$7 

cresciuti  i  Comunisti.  La  proprietà  è  mi  privilegio,  unmonopo- 
Jio,  ma  che  bisogna  rispettare  perchè  necessario  ;  tal  era  il  ca- 
none degli  Economisti.  I  Socialisti  ammettono  che  sia  un  pri- 
vilegio necessario,  ma  ne  domandano  un  compenso  pei  non  ab- 
bienti, qnal  è  il  diritto  al  lavoro.  I  Comunisti,  più  assoluti,  con- 
chiudono che  ,  se  è  un  privilegio ,  bisogna  abolirlo  ;  pareggiar 
le  fortune  e  i  godimenti  ;  misurare  i  compensi  non  secondo  le 
capacità,  ma  secondo  i  bisogni.  Già  in  Francia  erano  essi  robu- 
stamente sistemati  subito  dopo  la  rivoluzione  del  1830.  Gli  uni 
volevano  il  trionfo  del  loro  principio  mediante  la  sollevazione  ; 
altri  credeano  alla  lenta  diffusione  progressiva  :  gli  uni  procla- 
mavano V  ateismo  ;  altri  il  vago  deismo  del  Vicario  Savoiardo  ; 
altri  ancora  il  vangelo ,  rifuso  in  un  cristianesimo  a  loro  modo. 
Il  dissenso  religioso  fu  principale  motivo  di  lor  divisioni,  merco 
delle  quali  si  sparpagliarono  in  isforzi  particolari ,  e  fortunata- 
mente inefficaci  :  e  accettando  nel  loro  seno  i  frantumi  delle 
rade  fazioni  democratiche,  erano  divisissimi  quanto  all'applica- 
zione  sociale  del  loro  dogma  delia  comunanza,  surrogato  a  quel 
della  proprietà  particolare.  Lameonais  che,  da  apostolo  conver- 
so in  tribuno ,  pose  a  Cristo  il  berretto  demagogico ,  con  elo- 
quenza inarrivabile  dipinge  la  miseria  dei  volghi,  schiavi  moder- 
ni, peggio  stanti  che  quei  del  medio  evo  ;  vittime  innumerevoli 
di  pochi  carnefici  gaudenti  o  dominatori ,  e  cui  beatitudine  si 
direbbe  che  sia  il  penare  di  tutti. 

Come  guarirne  ?  Egli  risponde  ad  alta  voce  la  parola  che  gli 
altri  mormorano  sommessa  :  «  Popolo ,  ti  sveglia  ;  schiavi,  le- 
vatevi ;  rompete  i  vostri  ferri  ;  non  soffrite  che  più  a  lungo  si 
degradi  in  voi  il  nome  d'uomo.  Vorreste  che  un  giorno ,  lividi 
dei  ferri  che  voi  avete,  loro  trasmessi ,  i  vostri  figli  dicano  :  / 
padri  nostri  furono  piò  vili  che  gli  schiavi  romani)  giac- 
ete non  uno  Spartaco  si  trovò  fra  loro  f  (a)  »  Chiama  egli 
dunque  fin  d' ora  il  popolo  all'  eguaglianza  assoluta,  e  ad  eser- 
citare direttamente  la  propria  sovranità  ;  a  costituire  quella  so- 
cietà libera  in  cui  •  il  potere,  semplice  esecutore  della  volontà 

(a)  Altrove  è  stato  già  riferito  dall'autore  questo  stesso luo» 
£o  di  Lajnennais.  Vedi  a  pag.  62  di  queste  volume. 

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468  COMGNI8TI 

nazionale,  obbedisca,  non  comandi  ;  sicché  il  mondo  non  formi 
più  che  una  sola  città,  la  quale  nel  Cristo  saluterà  il  suo  legis- 
latore supremo  ed  ultimo.  »  Eppure  egli  combatte  i  Comunisti, 
e  crede  la  proprietà  condizione  necessaria  a>Ua  libertà,  e  pro- 
blema capitale  il  determinare  i  modi  con  cui  crearsi  un  pos- 
sesso. Imperocché  non  si  dà  libertà  se  non  individuale:  mentre 
il  socialismo  concentra  nelle  mani  dello  Stato  tutta  la  proprie- 
tà, il  comunismo  abusa  dell'  estensione  di  essa. 

La  gioventù,  più  che  il  coraggio  quotidiano  contro  la  mono- 
tonia d' un  soffrire  espiaote,  comprende  V  irrequieto  bisogno  di 
impeti ,  di  tormenti  ;  laonde  trae  lusingata  a  tutto  ciò  che  ha 
aspetto  di  generosità ,  di  sagrifizio,  di  resistenza  ;  loda  gli  atti 
violenti  ancbe  indipendentemente  dal  loro  motivo  ;  venera  di 
buona  lede  ciò  che  sente  ripetere  da  molti ,  sebben  più  volte 
non  sia  che  la  parola  data  dagli  scaltri.  Colla  focosa  sua  bene- 
volenza si  getta  essa  sui  problema  sociale;  e,  o  dichiara  impos- 
sibili i  rimedii  perché  non  valsero  i  finora  applicati  j  o  accetta 
ciecamente  i  nuovi  proposti ,  quasi  v'  abbia  panacee  pei  mali 
dell'  umanità. 

Questa  convinzione  però  convien  dedurla  da  libri  semplicis- 
simi, non  da  quelli  che  su  basi  false  ergono  un  edifizio  roman- 
zesco. Se  l'uomo  é  buono  in  origine,  sarà  dunque  la  società  che 
Io  rese  cattivo  :  se  V  uomo  é  Dio ,  se  nulla  ha  da  aspettarsi  ol- 
tre la  tomba,  é  troppo  giusto  che  goda  il  paradiso  in  questa  vi- 
ta :  se  la  società  é  un1  immensa  violazione  d'ogni  diritto,  la  spe- 
culazione di  pochi  a  danno  della  serva  pluralità,  è  naturale  l'o- 
diare quei  pochi  ;  il  detestare  i  difensori  dell'  ordioe  legale , 
cioè  il  governo  ;  il  credere  giustizia  lo  spogliare  ,  e  rivendica- 
zione lo  sterminio.  Tolto  ogni  idea  di  subordinazione,  sorge  l'i* 
dolatria  dell1  individuo,  cioè  il  voto  di  ciascuno  moltiplicato  pei 
numero  ;  lo  che  riduce  il  movente  sociale  alla  potenza  del  nu- 
mero, cioè  alla  forza.  Perite  le  idee  di  dovere ,  di  abnegazione, 
resta  un  epicureismo ,  unicamente  .applicato  nel  crescere  i  go- 
dimenti propru,  non  conquistandoli  sopra  la  natura  col  lavoro, 
ma  privandone  chi  n'é  al  possesso.  Da  qui  la  necessità  d'una 
immensa  tirannia ,  che  freni  le  volontà  rendendo  la  società  pa- 
drona assoluta  dell'essere  spirituale  come  dell'  organico  ;  de- 

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COMUNISTI  469 

spota  dell'  intelligenza  e  della  coscienza  ;  alla  fantastica  egua- 
glianza sacrificando  la  reale  libertà  in  una  ser? itù  universale  , 
a  cni  nulla  si  sottrae,  né  I9  anima  tampoco. 

Con  ciò  si  esonera  l' individuo  d'ogni  responsalità ,  rigettan- 
do sopra  i!  governo  la  cura  di  nutrirlo,  ài  occuparlo,  di  istruir- 
lo ,  di  propagarlo.  Si  proclamarono  i  diritti  dei  poveri  ;  ma  per 
miseria  molti  intendono  un'ambizione  sregolata  di  salire  senza 
meritarlo,  una  smania  di  godimenti  materiali. 

Cercar  di  accrescere  il  capitale  sociale  mediante  l'attività  e 
l' economia  ,  e  di  diffonderlo  equabilmente  colla  pace ,  la  sicu- 
rezza, la  libertà  ;  al  ricco  insegnare  i  godimenti  dell'operosità, 
e  l' obbligo  della  beneficenza  y  al  povero  inculcare  il  sentimento 
del  dovere,  donde  provengono  le  abitudini  d'ordine  e  discipli- 
na ;  e  quella  fraternità  cbe  non  permette  mai  d' avvilire  la  prò* 
pria  dignità  o  di  mentire  la  propria  convinzione,  non  quella  cbe 
aspetta  tutto  dai  vicini  o  dai  governi ,  e  cbe  conduce  alt'  ozio  e 
all'imprevidenza  ;  questi  canoni  così  semplici  e  così  vecchi  fu- 
rono dimenticati  per  ricercar  le  idee  assolute  :  mentre  la  vita  è 
composta  di  temperamenti  e  transazioni ,  si  piantarono  quelle 
utopie  ,  che  allettano  dapprima  la  curiosità;  poi  trovano  qual- 
che fautore  ,  poi  fanno  appello  alle  passioni.  E  alla  passione , 
alla  declamazione  si  affido  la  Riforma  ;  e  così,  dopo  fatto  guer- 
ra all'  autorità  religiosa  nel  secolo  XVI,  alla  filosofia  nel  XVII, 
ora  si  fa,  guerra  ali*  autorità  sociale. 

Tali  risposte  fanno  gli  avversarli  de' Socialisti  :  ma  assai  vol- 
te i  novatori  vedono  il  vero  ,  solo  col  torto  di  anticiparlo  ;  e 
quelle  cbe  un  secolo  deride  per  utopie,  nel  seguente  ponno  es- 
sere divenute  verità  triviali,  k  quale  delle  riferite  toccherà  tal 
sorte  ?  Noi  diremo  noi  ;  che  se  la  storia  ci  ha  insegnato  a  coor- 
dinare il  presente  in  vista  dell'  avvenire ,  essa  ci  mostrò  impos- 
sibile il  prevedere  gli  accidenti  e  il  determinare  i  tempi.  Il  re- 
gno di  Dio  verrà  (a),  invocato  ogni  giorno  da  numero  ogni  gior- 
no maggiore  di  credenti  ;  ma  il  quando  non  lo  sa  che  il  Padre, 
il  quale  è  paziente  perchè  eterno.  Mancassero  pure  di  ogni  va- 
lore ,  T  uomo  dee  studiare  quelle  opinioni  per  le  disposizioni 

(a)  Vedi  la  nostra  annotazione  a  pag.  5ft9  del  Voi.  II, 

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470  COMUNISTI 

che  attestano  ,  pei  bisogni  che  accusano  ,  per  quella  speranza 
che  è  oggi  l' onore  e  il  tormento  universale. 

Qualunque  valore  però  abbia  il  comunismo  scientifico,  soste- 
nuto anche  da  ingegni  robusti  come  Prudhon  e  qualch'  altro , 
la  turba  lo  intende  come  una  predicazione  di  rivolta,  un  appel- 
lo forsennato  alle  passioni  brutali  e  ai  materiali  appetiti  ;  uno 
spoglio  di  chi  possiede ,  fatto  in  nome  della  fraternità.  E  già 
esso  in  molte  parti  si  stringeva  in  congiure,  prorompeva  in  fa- 
zioni armate  ;  in  nome  di  esso  si  sollevò  atrocemente  la  Polo- 
nia, e  i  re  vi  risposero  atrocemente  colle  deportazioni,  coi  ma- 
celli, coi  patiboli.  A  nome  di  esso  la  Svizzera  sformò  quelle  as- 
sociazioni di  mutua  carità  che  la  faceano  nn  modello,  e  perdet- 
te quella  pace,  compromise  quella  libertà  che  la  rendea  sì  cara 
agli  amatori  di  repubbliche  :  la  lotta  de'  non  aventi  contro  gli 
aventi  cambiò  natura  alle  guerre ,  né  più  si  tratta  di  questa  o 
quella  forma  di  governo,  ma  di  non  averoe  alcuno ,  di  far  pre- 
valere la  piazza  al  gabinetto ,  l' impeto  al  consiglio ,  la  volontà 
d' una  banda  armata,  contro  l'esperienza  de'  moderanti  ;  il  che 
sarebbe  un  ritorno  alla  forza  brutale,  alla  servitù  avvilente. 

Alle  eccitanti  declamazioni,  agli  attacchi  violenti  faceano  con- 
trasto le  venali  obbiezioni  di  folliculari,  inneggianti  ogni  giorno 
alla  beatitudine  dei  popoli ,  e  i  vanti  del  ben  vivere  odierno , 
tatti  da  qualche  privilegiato  dalla  fortnna.  Sta  di  mezzo  una  tur- 
ba che  l' infingardaggine  imbelletta  col  nome  di  moderazione  ; 
che  non  ha  il  coraggio  di  nessuna  opinione,  ma  tutte  le  deplora 
o  le  bersaglia  ;  che  aspetta  gli  eventi  senza  né  prevenirli  né 
ajutarli  :  zavorra,  se  sono  popolo  ;  se  governo,  improvvidi  am- 
ministratori dell' interesse  pubblico,  giacché  ripongono  la  virtù 
nell'  incapacità,  ed  avventurano  a  mali  orrendi  per  aborrimento 
dei  rimedii  necessaria 

La  moderazione  vera  é  di  pochi,  che  sanno  vedere,  studiare, 
aspettare,  persistere  in  quelle  calma  che  non  transige  mai  sulla 
giustizia  né  confida  nella  cecità  delle  procelle  :  si  fanno  rispet- 
tare col  rispettare  sé  stessi  ;  né  mai  coli*  avventatezza  compro- 
mettono gli  acquisti  già  fatti,  né  ricusano  di  sacrificare  l' acci- 
dente all'essenziale.  Mentre  la  gioventù  ,  avida  d'emozioni ,  la 
turba  soffrente ,  gli  scriventi  educati  alla  scuola  della  decla- 

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COMUNISTI  —  COSTITUZIONI  471 

nazione,  !  fuorusciti,  sempre  cupidi  di  sovvertimento,  ripetea- 
no  demagogiche  bestemmie  contro  ogni  autorità  sociale;  i  pru- 
denti ripeteano  come  un  potere  sia  necessario  per  assicurar  la 
tranquillità ,  reprimere  i  violenti ,  secondare  le  imprese  utili  ; 
un  potere  forte,  acciocché  non  sia  obbligato  a  divenir  crudele  ; 
no  potere  accorto,  affine  di  farsi  rispettare  col  minimo  sagrifi- 
zfò  d'indipendenza  ;  un  potere  morale ,  che  non  s'affidi  alla 
brutalità  de' soldati  e  alle  feroci  stoltezze  della  polizia,  ma  cer- 
chi infondere  amore  ed  abnegazione. 

Dacché  i  governi  pretesero  concentrare  in  sé  l'azione  degl'in- 
dividui e  delle  comunità,  e  che  tanta  parte  del  popolo  si  rasse- 
gnò ad  abdicare  l'indipendenza  onde  sgravarsi  dalla  responsa- 
bilità ,  fino  a  lasciar  a  quelli  l'incarico  di  scegliergli  i  capi  spi- 
rituali ,  di  educargli  i  figli ,  d'impiegarli  dopo  cresciuti ,  essi 
governi  non  poteano  restar  indifferenti  alla  lotta  delle  idee , 
massime  che  facilmente  or  si  traducono  in  fatti.  Ad  alcuni , 
corti  di  veduta  e  di  capacità ,  diffidenti  di  sé  e  dei  sudditi,  non 
resta  che  a  scegliere  fra  gli  errori  :  incapaci  d'effettuare  i  pro- 
gressi ,  crogiolati  nell'inerzia  del  conservare ,  vedono  in  ogni 
movimento  un  lampo  di  rivoluzioni  ;  guardano  ogni  desiderio 
del  meglio  colla  gelosia  che  irrita ,  e  che  non  educando  i  sel- 
vaggi istinti,  abbandona  a  mani  temerarie  gV  inevitabili  cangia- 
menti. Altri ,  persuasi  che  i  popoli  più  non  si  nonno  guidare  se 
non  coli' equità  politica  e  religiosa ,  s'appoggiavano  sui  gover- 
nati, cercavano  con  utili  riforme  invigorir  lo  Stato,  distruggere 
gli  abusi ,  senza  ledere  le  consuetudini  ;  e  dalla  provata  inten- 
zione del  meglio  traevano  tanta  forza ,  quanta  ne  toglieva  agli 
altri  l'adombrarsi  d' ogni  suggerimento,  d'ogni  innovazione. 

Fra  il  despotismo  tenace  e  la  demagogia  dissolvente  preva- 
levano le  idee  medie ,  equivalenti  in  politica  all'eclettismo  in 
filosofia ,  ed  espresse  dalle  costituzioni.  Le  costituzioni  del  se- 
colo passato,  lenta  e  progressiva  produzione  della  storia ,  avea- 
no  nelle  abitudini  e  nei  costumi  un  fondamento  meno  ricono- 
sciuto ,  ma  più  rispettato  :  le  odierne  non  esprimono  i  bisogni 
o  le  idee  d' un  paese ,  ma  sono  imitazione  di  quella  di  Francia, 
che  mette  tre  poteri  in  contrasto  fra  loro.  In  questa  lotta ,  ove 
metà  della  forze  sociali,  si  logora  a  combattere  l' altra  metà ,  1* 

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472  NAZIONALITÀ 

forma  spesso  prevale  al  fondo  ;  sicché  nell'opposizione  si  can* 
già  scopo ,  si  perde  sistematicamente  la  subordinazione ,  senza 
sorgere  a  quella  libertà  che  consiste  nel  minimo  impedimento 
all'  attività  individuale.  Però  i  paesi  già  costituiti ,  come  Frau- 
da e  Inghilterra  ,  allargavano  le  franchigie  costituzionali  ;  altri 
le  adottavano  onde  prevenire  un'  azione  più  spinta ,  e  resistere 
al  disordine  senza  arrestar  il  progresso.  Le  lotte  costituzionali 
concerneano  i  principi  e  i  possidenti  ;  ma  quando  vi  si  frappose 
qualche  cosa  di  più  positivo ,  la  quistione  sociale ,  se  ne  risen- 
tirono anche  le  classi  infime  :  e  allorché  i  due  principii  si  af- 
frontarono armati  nella  guerra  dei  Sunderbund  svizzero,  colo- 
ro che  ne  presero  sgomeoto  furono  vilipesi  come  retrogradi , 
ma  ben  presto  si  dovette  confessarli  indovini. 

Un  altro  sentimento  poi  ingrandisce  fra  le  genti  civili ,  più 
elevato  che  non  le  forme  di  governo  ;  quel  che,  vedendo  V  Eu- 
ropa foggiata  fin  ora  col  pugno  della  sciabola,  o  coU'aritmetica 
della  diplomazia ,  senza  riguardo  che  ad  un  fittizio  equilibrio , 
vorrebbe  togliere  le  cause  di  sofferimento  nei  popoli ,  di  con- 
flitto nei  governi ,  col  raccorre  le  varie  genti ,  non  più  secondo 
le  conquiste  o  le  transazioni,  ma  secondo  la  nazionalità.  Covato 
dai  popoli  colti  che  ne  sono  diseredati,  questo  sentimento  ingi- 
gantì fra  quei  semicivili,  che  più  nette  vedono  le  quistioni,  per» 
che  più  semplici  e  meno  pregiudicati. 

Cotesto  principio  della  nazionalità,  così  giusto  a  primo  aspet- 
to, potrà  a  taluni  sembrare  che  mal  consuoni  coi  grandi  pro- 
gressi della  civiltà,  i  quali  si  compiono  colla  mistione  delle  raz- 
ze :  Asiatici  innestano  le  scienze  in  Grecia,  Greci  e  Pelasgi  in- 
civiliscono gli  aborìgeni  d' Italia  ;  Slavi  e  Germani,  Germani  e 
Latini ,  Franchi  e  Galli  formano  le  nazioni  moderne  più  avanza- 
te; Inglesi  e  Spagnuoli  educano  l'America  e  la  Polinesia.  Nella 
qua!  azione  providenziale  talmente  si  mescolarono  le  genti,  che 
il  separarle  sarebbe  uoo  sbranarle  :  e ,  se  anche  si  rimanga 
all'  Europa  e  alle  transazioni  recenti ,  per  raggruppar  le  razze 
bisognerebbe  disfare  Russia,  Prussia,  Austria,  la  Svizzera ,  il, 
Belgio,  e  fin  la  nazione  più  omogenea,  la  Francia.  Chi  da  que- 
sti innegabili  fatti  inducesse  che  quel  della  nazionalità  none 
un  principio,  sarebbe  men  facile  confutarlo,  che  l'apporglidi 

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CONDIZIONI  ITALIANE  475 

federi'  avvenire  soltanto  sotto  la  forma  del  passato  ;  ma  se  ne 
potrebbe  anche  inferire  che  bisogna  sorgere  a  un  desiderio  più 
aito,  quel  della  libertà,  mediante  la  quale,  i  popoli,  non  più 
collezione  di  individui,  ma  comunanza  d'  azione,  di  pensiero,  dì 
scopo ,  scegliessero  da  sé  quel  dominio,  quella  forma  di  Stato, 
queli'  unione,  che  meglio  provedessero  all'  utile  di  tutti  (a). 

Condizioni  italiane. 

Le  idee  che  pajono  semplici  perchè  indicate  da  una  sola  p*« 
rola ,  affascinano  i  più  ;  e  questa  nobilissima  della  nazionalità  , 
che  sorge  ne'  popoli  sol  dopo  che  le  sventure  fanno  sentire  la 
solidarietà  di  tutti  i  soffrenti ,  ingrandì  fra  quelli  dell' Europa 
orientale,  pei  quali  essa  rappresentava  il  cessar  della  condizio- 
ne servile  e  il  pieno  acquisto  dei  diritti  civili.  Se  sanguinoso  fu 
il  nascer  suo  colà,  con  fausti  auspizii  sbocciò  io  Italia  (!}.  Ghia* 
mata  all'unità  dalla  sua  ben  marcata  postura  e  dalla  religione 
die  qui  tiene  suo  centro,  essa  è  tratta  all'  isolamento  di  ciascu- 
na parte  dalla  bellezza  di  tutte,  dalia  conformazione  geografica, 
e  dal  non  esservisi  esteso  verun  conquistatore ,  quanto  i  Fran- 
chi nelle  Gallie,  i  Normandi  in  Inghilterra.  Non  che  da  ciò  fos- 
se nociuta ,  ebbe  essa  l' età  più  splendida  quando  nessuna  città 
prevaleva  alle  altre  ;  e  ciascuna,  ricca  d' libertà,  di  commercio^ 

(a)  Ma  senza  indicare  per  quali  vìe  si  possa  giungere  a  sif- 
fatta condizion  sociale  ,  è  dia  riporre  fra  le  utopie  questo  più 
aitò  desiderio  ,  che  dovrebbe  prima  supporre  un  dissolvimento 
universale  di  tutti  gli  ordini  politici  costituiti  ;  il  che  è  contro 
i  principii  costantemente  professati  dall'autore. 

(1)  Se  altre  Tolte  ho  indarno  invocato  quella  lealtà  che  noo 
isola  i  concetti  nò  traspone  le  frasi,  ancor  meno  m'affido  nel 
pregar  ciò  eh' è  pure  indispensabile  alla  schietta  intelligenza  del 
mio  pensiero  ;  cioè  che  non  si  separino  l' uno  dall'  altro  questi 
ultimi  capitoli ,  né  dalle  lunghe  mie  premesse.  Del  resto ,  ho 
posta  estrema  diligenza  a  trovar  il  vero,  e  libertà  a  dirlo.  Qua* 
lunque  fatto  mi  si  dimostrerà  falso,  ben  tosto  il  disdirò  pubbli- 

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474  CONDIZIONI  ITALIANE 

di  dottrina ,  sentiva  bastarle  intelligenza ,  coraggio ,  mezzi  per 
divenir  capitale.  La  nazionalità  fermavasi  dunque  ai  confini  di 
ciascun  paese  :  Genova  non  provava  bisogno  d' unirsi  a  Napoli; 
Milano  non  chiedeva  nulla  a  Firenze  ;  le  guerre  da  Venezia  a 
Romagna,  da  Toscana  a  Sicilia  non  guardavano  come  fraterne, 
nulla  più  di  quelle  tra  Francia  e  Borgogna ,  tra  Castiglia  e 
Aragona. 

Ma  come  il  pressojo  unisce  materie  sconnesse,  cosi  rimpetto 
all'oppressione  straniera  l' Italia  senti  d'esser  una;  lo  sentì  nel- 
la lingua,  nelle  arti,  nella  letteratura,  supremamente  nazionale 
già  fin  da  Dante,  e  nella  quale  il  nome  di  lei  visse  anche  quan- 
do le  spade  lo  cancellavano  dalla  diplomazia. 

Tale  sentimento  però  rimaneva  nelle  classi  colte;  e  fra  queste 
pure  non  repugnava  alla  dominazione  forestiera,  contro  la  quale 
appena  trovereste  un  lamento  negli  scrittori  del  secolo  passato* 
Merito  della  natura  dei  governi  d'allora  che,  serbando  riverenza 
alle  forme  storiche,  moltissimo  lasciavano  fare  ai  corpi  munici- 
pali e  provinciali;  sicché  a  molti  era  data  qualche  porzione  d'au- 
torità ,  e  la  nobile  compiacenza  d' affaticarsi  pel  proprio  paese. 

Buonaparte  proclamò  non  saremmo  nò  Tedeschi  né  Francesi, 
Sia  Italiani  ;  poi  ci  divise,  ci  barattò ,  ci  vendette  ;  costituì  uà 
Regno  d'Italia,  ma  di  poche  provincia,  e  foggiato  alla  francese» 
Al  cadere  di  lui,  dagli  Alleati  che  aveano  trionfato  in  nome  del- 
la  libertà  e  dell'indipendenza,  sperò  Italia  un'esistenza  propria: 
ma  essi  che  pur  l' aveano  promessa  (1),  no  ripartirono  i  brani 
fra  antichi  e  nuovi  signori ,  e  la  Lombardia,  attaccata  non  fusa 
col  Veneto,  diedero  all'Austria, come  conquista  incondizionata. 

In  questo  paese,  al  re,  identico  colPimperator  d'Austria,  e  cui 
obbligo  unico  era  il  venire  a  farsi  coronare,  spettava  il  nominar 
a  tutti  gl'impieghi,  l'imporre  il  tributo,  l'amministrare  il  mon- 
te dello  Stato  ;  a  lui  la  pubblica  istruzione ,  la  censura.  Tutto 
pendendo  da  Vienna ,  i  decreti  arrivavano  o  tardi  per  lentezza 
0  improvidi  per  ignoranza.  Rappresentava  il  paese  una  congre- 
gazione centrale;  ma  i  suoi  membri  erano  nominati  dal  governo, 
e  convocati  da  esso  per  solo  voto  consultivo.  Restava  in  piedi  U 

(1)  Vedi  Voi.  R,  pag.  226  e  seg. 

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LOMBABDO-VENETO  47S 

mirabile  sistema  comunale ,  derivato  dagli  antichi  municipi!  e 
sopravvissuto  alle  rovine  rivoluzionarie,  e  felicemente  combina* 
to  col  censimento  ;  talché  bastò  a  mantenere  la  vita  e  conser- 
rare la  prosperità  del  pinguissimo  paese.  L'amministrazione, 
comunque  ridotta  a  mera  burocrazia ,  cammminava  regolare  e 
robusta  ;  la  giustizia  rendessi  pronta  e  incorrotta  qualvolta  non 
Centrasse  colpa  di  Stato,  a  norma  del  codice  austriaco,  surro- 
gato al  francese. 

Per  poco  dunque  sarebbe  il  Lombardo- Veneto  potuto  farsi 
esempio  agli  altri  d*  Italia  per  ben  diretta  amministrazione ,  se 
i  padroni,  comprendendo  gì* interessi  proprii  e  quelli  del  paese, . 
avessero  conciliato  le  sofferenze  d' una  provincia  colla  dignità 
di  chi  v9  è  condannato ,  lasciando  svilupparsi  quella  vita  comu- 
nale, che  dispensa  ire  dalla  "tirannia,  e  impinguando  il  fisco 
de'  dominanti ,  ai  dominati  lascia  la  compiacenza  d'operare  a 
servigio  della  patria.  All'incontro  (  a  tacer  il  vizio  radicale  di 
quel  governo  di  limitarsi  all'  amministrare, ,  di  constatare  i 
fotti  colla  statistica  anziché  iniziare  o  dirìger  il  movimento  ) 
parea  studiarsi  ad  aggravarne  le  condizioni  morali.  Non  che 
aver  riguardo  alla  promessa  nazionalità ,  veniva  concentrando 
ogni  cosa  in  Vienna  ;  e  non  di  colpo  ,  siccome  dopo  una  con- 
quista ,  ma  con  kneditata  lentezza.  I  supremi  magistrati  erano 
tedeschi,  ignari  dell'  indole  e  delle  consuetudini  nostre  ;  la  foU 
h  parassita  degl'impiegati  era  ridotta  a  protocollare  ed  appli- 
care ordinanze  cadute  dall'  alto  ;  tolto  l' esaminar  il  meglio  , 
esporlo ,  implorarlo  :  silenzio  su  ogni  atto.  L' unità  dell1  Impe- 
ro, ambita  da  Francesco  I,  costringeva  a  regolar  noi  colle  leggi 
stesse  del  Galiziano  e  del  Croato,  fin  a  toglierci  la  pubblicità  dei 
giudizii  e  la  difesa,  qui  già  usati;  fin  a  mandare  regolamenti  sul- 
le acque  ad  un  paese  che  inventò  l'irrigazione  artificiale:  era- 
si avuto  un  bellissimo  esercito  italiano;  ed  ora  i  nostri  coscritti 
s'incorporavano  ne' reggimenti  tedeschi,  sotto  uffiziali  tedeschi; 
laonde  ne  rifuggiva  chiunque  sentisse  la  dignità  nazionale  e 
bastasse  a  comprar  un  supplente.  Il  sistema  comunale  impac- 
ciavasi  ogni  giorno  più,  e  la  congregazione  centrale ,  composta 
di  persone  devote  e  vagheggiaci  lo  stipendio ,  non  avea  voce 
per  espor  domande,  non  coraggio  per  volerne  la  risposta.  Fin 

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476  LOMBABDO-VKfBTO 

la  Chiesa  era  ridotta  serra ,  mediante  il  sistema  giuseppino  ;  i 
parrochi  doveano  giurar  fedeltà  al  sovrano  ;  i  vescovi  eran  Do- 
minati dall'  imperatore  e  impediti  di  comunicare  con  Roma ,  e 
fin  di  dirigersi  al  proprio  gregge,  se  non  previa  la  censura  d'un 
impiegato  subalterno. 

Le  tante  parti  eccellenti  poi  restavano  corrotte  datta  Polizia, 
arbitra  di  tatto.  Una  polizia  aulica,  una  polizia  vicereale ,  una 
polizia  generale,  una  polizia  del  comune,  una  del  governo,  oca 
della  presidenza  del  governo,  tutte  «piantina  vicenda.  In  ma- 
no della  polizia  stavano  tutti  gli  impieghi,  gli  onori,  i  posti  del- 
r  Istituto,  le  cattedre ,  sino  il  ministero  ecclesiastico;  giacche 
per  ogni  nomina  eran  necessarie  le  sue  informazioni ,  irrepara- 
bili perchè  secrete.  Essa  stittcava  i  passaporti;  essa  le  domesti- 
che e  cittadine  dolcezze  attossicava  col  far  credere  Pano  dell'al- 
tro traditori,  affinchè  temendosi  a  vicenda, non  acquistassimo  la 
potenza  della  concordia  ;  essa  indagar  arcani  per  propalarli  a 
vitupero  o  a  strazio  de'  suoi  odiati,  e  non  trovandone,  inventar* 
li  ;  essa  sorregger  gì*  infimi  perchè  adombrassero  o  persegui- 
tassero il  merito  sodo  e  i  caratteri  intemerati  ;  essa  violar  sen- 
za pudore  il  segreto  delle  lettere  ;  essa  tenere  in  lunga  prigio- 
nia per  semplici  sospetti,  poi  rilasciare  senza  tampoco  dire  no 
perchè.  A  chi  dal  lungo  esiglio  o  dalle  inquisitorie  prigioni  tor- 
nasse in  società ,  essa  dicea  :  Avete  sofferto  abbastanza.  Che 
vi  cale  delle  cote  pubbliche?  divertitevi,  che  il  governo  noi  vi 
contende  :  siete  ricchi,  siate  allegri.  E  coi  divertimenti  si  cer- 
cava infatti  cancellar  le  memorie  di  patimenti ,  di  gloria  ;  se- 
condatasi la  pendenza  di  sviluppare  in  grassume  quel  che  avreb- 
be dovuto  fortificare  in  muscoli  ;  poi  accennando  al  viver  mor- 
bido ,  agli  sciatosi  equipaggi ,  alla  fiorente  agricoltura ,  diceaoo 
all'Europa  :  Vedete  come  Lombardia,  nostra  serva,  è  beota! 
Forse  v'erano  alcuni  che,  spinti  dal  bisogno  o  dal  vizio ,  in- 
tercedeano  di  vender  V  anima  ;  altri  la  veodeano  per  voluttà , 
per  ambizione,  per  vendette:  ma  la  Polizia  riuscì  a  far  credere 
che  lo  spionaggio  fosse  estesissimo,  oculatissimo;  e  patrioti  in- 
gannatori o  da  lei  ingannati ,  ripeterono  una  calunnia ,  che  in 
fatto  dispensava  la  polizia  dalla  costosa  vigilanza;  che  contami- 

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LOMBARDO-VENETO  477 

nò  il  carattere  morale  de'cittadini  { I)  ;  e  che,  mostrandoci  tan- 
to vili ,  saria  bastata  a  eternar  le  catene ,  se  non  fosse  destino 
che  le  male  amministrate  polizie  riescono  a  far  odiare  ma  non 
a 'salvare  i  governi. 

(1)  È  la  più  bella  pagina  d'  vnv  arguta  Storia  degli  ultimi 
treni9  anni ,  quella  ove  si  descrivono  le  conseguenze  dell'  ob- 
bligo di  denunziare  i  colpevoli  di  Stato,  e  dello  spionaggio.  Tra* 
duciamo  :  e   II  pensiero  che  alla  lunga  vien  a  prevalere  sotto 

*  tale  giurisprudenza,  è  la  paura  ;  paura  di  commetter  una  vii- 
i  tà,  paura  di  parere  d'  averla  commessa  ,  paura  di  esporsi  a 
)  guai  per  non  commetterla.  La  paura  più  forte  la  vince  ;  e  da 

>  tale  proporzione 'dipènde  spesso  l'onore  o  V  ignominia  d'una 
)  vita  intera.  Imprudente  non  vede  altro  scampo  che  evitar  una 
»  via ,  da  cui  non  s' esce  phe  coir  infamia  o  colla  condanna  ; 

>  ma  il  farlo  è  fatica  di  tutti  i  momenti ,  e  d9  una  incessante 
i  vigilanza.  S' imbatte  per  via  in  uno  di  cui  non  ben  conosce 
i  le  opinioni  politiche?  dee  mostrare  di  non  conoscerlo*  Un  ami- 
i  co  gli  si  accosta  per  chiedergli  un  consiglio  f  il  prudente  dee 
j  pregarlo  di  astenersene ,  di  dirigersi  a  tutt'  altri  ;  attesoché 
)  queir  amico  potrebbe  voler  consultarlo  sul  come  '  rispondere  a 
j  un  emissario  dei  nemici  del  governo.  Se  suo  figlio  si  mostra 

>  pensoso  e  abbattuto,  si  guarderà  dal  chiedergliene  il  motivo; 
i  che  potrebb'  essere  scontentezza  politica.  Ogni  colloquio  gli  pe- 
)  sa,  giacché  può  di  tratto  volgersi  a  cose  di  governo.  Uomini 

>  sì  fatti  non  sono  rari,  e  sono  i  più  onesti  fra  i  vili  :  ma  se 

*  un  di  questi  fosse  arrestato  o  interrogato  alla  polizia,  e  s'av- 
)  vedesse  che  tante  cautele  non  gli  bastarono ,  non  s' ha  a  te- 
)  mere  eh'  egli  rinunzierebbe  ali1  onore  anziché  alla  propria  sai- 
j  vezza?  Se  tale  é  la  prudenza  delle  persone  allevate  sotto  allo 
9  spionaggio  austriaco,  come  meravigliarsi  dell'  universale  dif- 
9  fidenza  ?  Basta  che  un  uomo  di  genio  amabile  ,  insinuante  , 

*  compagnevole,  frequenti  molti  crocchii  per  essere  battezzato 
j  spia.  Zelanti  officiosi  corrodo  a  tutte  le  case  aperte  all'  ama- 

>  bile  persona ,  e  susurraao  le  voci  che  corrono  sul  conto  di 
»  lui.  E  con  che  facilità  non  si  credono  questi  ragguagli  I  II 

*  padron  di  casa  ,  quasi  illuminato  da  subito  lampo  :  —  Di  fatto 
i  (esclama)  che  vien  egli  a  fare  in  casa  mia  ?  perché  vi  si  ino- 

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478  LOMBABDO-TBMETO 

Francesco  1 8  Lubiana  area  detto:  rogito  sudditi  (Medien- 
ti ,  non  cittadini  illuminati;  e  su  tate  programma  le  scuole 
ridoceansi  a  moltiplicare  i  mediocri  e  spegnere  ogni  superio- 
rità; l' istruzione  popolare  tinntavasi  a  quel  cfte  basti  per  tra- 
mutare gì'  istinti  insubordinati  in  una  rassegnata  obbedienza  : 
la  classica  non  mettessi  m  armonia  colla  situazione  di  ciascu- 
no ;  coli'  educazione  dissipata ,  eppur  letteraria ,  moltiplicando 
giovani  leggieri ,  eppur  dogmatici  ;  colta  vanite  delle  piccole 
cose,  coi  puntiglio  della  parola ,  colla  smania  del  rumore  ;  fa- 
cendo de*  giornalisti  non  der  letterati ,  degl'impiegati  non  der 
pensatori.  Da  Vienna  mandaransi  i  libri  di  testo,  qualche  volta 
i  professori  ;  tutti  eleggeansi  per  concorso,  tocche  escludeva  I 
migliori  per  surrogarvi  gente  imparaticcia  o  ciarlatala ,  non 
mai  superiore  alle  cattedre  :  i  migliori  ingegni  erano  persegui- 
tati colle  prigioni  o  ne'giornati  (l},e  cercavasi  ferii  disprezzati 


9  stra  tanto  amabile  ?  Da  me  non  Ira  nulla  a  sperare.  E  quando* 
1  mi  arrivò  sventura,  quando  le  sorde  persecuzioni  della  polì* 
9  eia  mi  aveano  condannato  alla  solitudine  ,  perchè  egli  pure 
9  non  s' allontanò1  da  me  ?  Non  temeva  egli  dunque  per  sé  stes- 
1  so  ?  Alla  larga  da  quest'uomo  pericoloso.  —  Se  un  altro  si 
9  apparta,  e  sfrrngesi  a  vivere  in  angusto  circolo,  dicono  che 
9  ha  fatto  la  spia  lungo  tempo,  e  che  scoperto ,  cela  la  propria 
9  vergogna*  Chi  si  palesa  amico  del?  Austria ,  è  naturalmente 
9  causato  dagP  Italiani  ;  ma  chi  biasima  il  governo  ,  cade  in 
9  sospetto  di  agente  provocatore  e  di  tender  insidie.  Colui  è  rio- 
*  co  :  sarebbest  impinguato  con  servigi  resi  alla  polizia  ?  Co- 
9  lui  è  povero  :  resisterà  alle  tentazioni  della  miseria  ?  Nessu- 
9  no  insomma  è  sicuro  da  simili  sospetti  ;  né  si  dà  Lombardo 

9  che  possa  vantarsi  di  non  temer  nulla e  di  cui  la  fiducia 

9  ne9  più  intimi  amici  non  abbia  vacillato  più  d' una  volta.  9 
(1)  Si  sono  poi  trovate  le  commissioni  date  per  nigrar  il  tale 
o  tal  altro  su  giornali  forestieri,  oltre  i  sistematici  attacchi  della 
Gazzetta  e  della  Biblioteca  Italiana  :  si  son  trovate  perfin  le 
bozze  di  tali  articoli,  spediti  alla  Megmeine  Zeitung,  e  aggiunte 
fatte  a  quelli  degli  affidati  della  polizia.  Se  crediamo  al  Gin* 
berti,  anche  alia  Gazzetta  Piemontese  e  era  interdetto  il  lodar 

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LOMBABDO-VKNETO  479 

per  non  dover  temerli  ;  la  quale  ostilità  alle  forze  più  rive  9 
istruite  e  morali,  basterebbe  a  fare  odioso  un  governo. 

Pure  questo  governo,  che  disponeva  di  terrori,  lusinghe,  im- 
pieghi, onorificenze ,  decorazioni,  non  trovò  un  lodatore,  un  a- 
pologista  non  dico  di  cuore  ma  neppur  d'ingegno  ;  talché  do- 
vette prezzolarne  di  tali ,  la  cui  ignoranza  era  sopportata  solo 
per  la  viltà  con  cui  la  prostituivano.  Gli  avvenire  vorranno  te* 
ner  conto  di  questa  incontaminazione  agl'ingegni  lombardi:  ep- 
pure venivano  vilipesi  dalla  facile  e  petulante  esagerazione;  per- 
chè il  dire  ai  popoli  Siate  savii  sembra  connivenza  ,  quando 
insieme  non  possa  dirsi  ai  re  Siate  giusti  (1)  ;  e  rimaneano  e- 
spostialla  faccendiera  insolenza  e  alla  fatuità  elegante  ,  che  di 
generosi  ditirambi  ammantano  un  abietto  egoismo,  e  col  dispetto 
del  gaudente  contro  il  pensatore ,  di  tutta  la  loro  enfiata  vanità 

gli  uomini  celebrati  dalla  pubblica  opinione,  i  Ges.  mod.  Voi. 
IL  II  Gualterio  dice  che  Fossombroni  pagò  30  scudi  un  artico- 
lo contro  Niccolini. 

(1)  La  condizione  degli  scrittori  moderati  ne*  paesi  oppressi, 
è  ben  dipìnta  da  Cesare  Balbo,  Dedica  seconda  delle  Speran- 
ze, e  Nei  paesi  dove  le  parti  latenti  sì  esagerano  in  quel  se- 
i  gretume  che  diventa  lor  necessità  e  natura  ,  sorgono  di  qua 
j  di  là  quelle  ,  come  che  si  chiamino  ,  leghe  difensive  od  of- 
i  fensive ,  ma  principalmente  esclusive ,    che  si  rivolgono  poi 
>  con  ardore  contro  a  chiunque  parla  chiaro  e  pubblicamente; 
3  sorgono  quelle  purificazioni,  sempre  stolte  anche  quando  son 
3  fatte  dalle  parti  vittoriose  ,  più  stolte  quando  dalle  parti  an- 
3  cora  combattenti ,  stoltissime  quando   non  è  istaurato  nem- 
3  meno  un  aperto  combattimento.  Qui  ogni  anima  sdegnosa  , 
3  respingendo  i  segretumi ,  riman  respinta  da  quasi  tutti  ;  ri- 
»  mane  non  solamente  ,  come  altrove  ,  poco  accompagnata,  ma 
»  quasi  solitaria;  non  ha  per  difendersi  in  suo  modo  aperto  né  le 

►  opere  che  le  sono  vietate ,  sia  che  soventi  V  una  o  l'altra  parte 

>  estrema,  né  le  parole  che  non  vi  son  pubbliche  mai  ;  se  scrive  , 
ella  ha  contro  sé  non  una  ,  ma  due  censure,  quella  pubblica 
della  parte  soverchiante ,  e  quella  segreta  della  parte  compres- 
sa ;  quella  che  sembra  voler  conservare  tutto,  anche  gli  stra- 
nieri ,  e  quella  che  tutto  mutare  3  anche  gli  strumenti  da  cac- 

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480  LOMBABDO-VEWETO 

aggravino  l'uomo  die  vale ,  impacciano  1'  nomo  che  vuole  ;  e 
fiacchi  essi ,  tali  dichiarano  tatti  ;  non  ascoltati ,  fanno  ogni  o-  . 
pera  perchè  ascoltato  non  sia  nessuno,  e  a  maggior  baldanza 
calunniano  chi  alla  calunnia  men  bada  perchè  se  ne  sente  supe- 
riore. La  sciagurata  abitudine  del  censurare ,  del  detrarre  ad 
ogni  atto  de'proprii  cittadini ,  oltre  l'amareggiar  le  vite  più  be- 
nefiche, rapiva  al  popolo  quella  confidenza  ne'migliori,  la  quale 
gli  avrebbe  trasformati  in  potenze  tutelari ,  quando  si  fosser 
sentiti  appoggiati  dalla  patria  ;  mentre  invece  scassinati ,  derisi 
per  la  loro  superiorià,  costretti  a  guardarsi  le  spalle  dagli  ami- 
ci ,  vedeano  dai  proprii  concittadini  tolta  al  nemico  comune  la 
verecondia  del  perseguitarli,  tolto  a  sé  stessi ,  se  non  il  corag- 
gio, l'efficacia  del  resistere.  Qual  meraviglia  se  alcuni  cadeaao 
In  quegli  svenimenti,  dove  il  genio  perde  tutta  l'autorità,  se  non 
tutto  lo  splendore  ?  se  dalla  calunnia  erano  tratti  ali9  esagera- 
zione quei  buoni  che  non  sanno  rassegnarsi  all'  ingiustizia  dei 
fratelli;  e  se,  nati  pieni  d'amore  e  d'armonia,  finivano  col  sar- 
casmo e  col  furore? 

AI  tacer  de'migliori  prevalea  la  turba,  avidamente  trafficante 
di  lodi,  di  annunzii,  di  consorteria;  e  un  ricambio  di  insulse  lo- 
di e  di  villani  strapazzi,  come  avviene  ove  mancano  e  amici  or- 
ganizzati e  nemici  rispettosi  ;  e  la  sonorità  del  nulla  nei  gior- 
nali, seconda  phga  della  nostra  letteratura,  che  genuflessi  alle 
mediocrità,  idolatri  del  negativo ,  chiunque  si  elevasse  sorve- 
gliavano colla  ansietà  della  diffidenza  ;  e  con  quella  critica  di 
deplorabile  leggerezza  ,  cui  manca  la  conclusione  necessaria , 
cioè  l'insegnare  come  avrebbesi  a  fare  ;  e  che ,  petulante  e  ser- 
vile ,  per  far  abborrire  la  franchezza  la  separava  dalla  dignità , 
prendea  per  segno  di  superiorità  la  sicurezza  fragorosa ,  ten- 
tava deprimere  ogni  grandezza  morale,  e  dar  baldanza  alla  ple- 
be ricca,  dotta,  patrizia,  d'oltraggiar  i  pensatori  elevati  e  i  ca- 

1  ciar  gli  stranieri  ;  volendo  serbarsi  pura  secondo  la  propria 

>  coscienza  ,  riman  dichiarata  impura  di  qua  e  di  là  ;  rimaa 
»  quasi  ex-lege ,  fuor  delle  Caste  onnipotenti ,  senza  speranza 

>  di  vincere  vivendo  la  doppia  guerra  arditamente  bandita,  senta 

>  speranza  di  niuna  giustizia  di  posteri  vicini.  % 

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U>M8ABDO~TEXETO  481 

Mlteri  intrepidi.  Ultima  miseria  d'un  paese,  quando  perduta  la 
fiducia  in  sé  e  ne'  suoi ,  dalla  sventura  aizzato  a  discordie ,  non 
esercita  il  picool  resto  di  libertà  che  a  scoraggiare;  miseria  più 
deplorabile  quanto  maggior  bisogno  di  gloria  letteraria  e  mo- 
rale ha  una  nazione,  a  cui  ogni  altra  via  è  chiusa  d'attestare  alle 
venture  che  la  presente  generazione  non  era  vile. 

A  chi  svelava  tali  piaghe  non  era  perdonalo  dal  bugiardo  pa- 
triotismo:  né  sarà  perdonato  a  noi;  ma  per  acquistare  diritto  di 
dir  il  vero  ai  nemici,  bisogna  non  temiamo  di.dirlo  a  noi  stessi. 
Morto  Francesco  I  (1835),  suo  Aglio  Ferdinando  cominciava 
il  regno  come  il  deve  ogni  principe  non  insano ,  dal  perdonare 
tutli  i  delitti  politici  ;  ma  il  viceré  e  il  supremo  ministro  tergi- 
versarono sì ,  da  ridur  parziale  e  illusoria  quelP  amplissima  e 
generosissima  amnistia.  Pure  era  così  nuovo  un  atto  di  perdo- 
no, che  l'imperatore  fu  festosissimamente  accolto  allorché  ven- 
ne a  cingersi  la  corona  di  ferro:  ed  o  fosse  il  lenocinio  delle  fe- 
ste, o  stanchezza  del  bestemmiare  ,  o  naturai  bontà ,  apparve 
un'insolita  libidine  di  servilità;  si  inneggiò;  compagni  nostri  di 
fremiti  e  di  speranze  si  mascherarono  da  guardie  nobili  e  da 
ciambellani;  v'ebbe  decorazioni,  e  dignità  di  corte,  e  un  ripul- 
lulamento d'aristocrazia  (I).  Per  isgravar  sé  stessi,  costoro 
sparsero  vilipendio  e  sospetti  su  quei  che  anche  allora  tennero 
la  mano  e  la  penna  intemerata;  e  che,  rinserratisi  nella  propria 
coscienza ,  da  Dio  invocavano  alla  patria  fortune  migliori ,  ma 
gemendo  perchè  forse  non  le  meritavamo  (  così  pareva  ai  rigo- 
rosi );  perchè  al  giogo  non  sapevamo  opporre  quella  fermezza 
che  si  frange,  ma  non  si  piega;  perchè  sulle  catene  celiavamo, 
e  volgevamo  in  burla  gli  oppressori  invece  di  esaminarli  ;  per- 
chè il  teatro  era  l'unica  tribuna,  e  si  può  dire  l'unica  patria  no» 
straj  perchè  il  morbido  vivere  e  il  diguazzar  nelle  ricchezze  ci 

(1)  Stantechè  in  questo  secolo  posi  li  vissi  ino  vedo  alla  poesia 
ispirarsi  non  solo  i  giornalisti  e  i  politici,  ma  fino  gli  storici, 
e  stante  che  forte  non  morrà  la  satira  del  Giusti  contro  quelli 
che  intervennero  a  quella  incoronazione  ,  non  è  inutile  avver- 
tire che  non  vi  assistettero  né  il  papa,  nò  il  vecchio  Carbona- 
ro ,   né  alcun  altro  principe  indipendente. 

IH.  31 

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482  LOMBARDO-VEGETO 

sviava  dagli  austeri  proponimenti ,  che  soli  meritano  la  liberti; 
perchè  secondavamo  la  polizia  a  mettere  e  spina  e  coltelli  fra 
seni  che  volevano  ravvicinarsi;  perchè  coloro  che  all'emancipa- 
zione ci  esortavano,  non  sapeano  pascerci  che  d'odio  e  denigra- 
zioni; perchè  invece  di  concentrar  l'astio  contro  i  veri  nemici, 
lo  sparpagliavamo  so'nosjtri  fratelli ,  e  denunziavamo  questo  o 
quello  come  ligio ,  come  debole ,  come  traditore  ;  perchè  non 
imparammo  mai  a  guardar  come  torto  di  tutti  il  torto  fatto  ad 
uno  qualunque  :  anzi ,  abiette  invidie ,  adipose  gelosie,  operosa 
vendetta,  ci  faceano  sprezzar  e  deprimere  que'migliori ,  i  quali 
avrebbero  potuto  concentrar  l' opposizione  ed  onorarla  ;  farsi 
rappresentanti  del  paese,  se  non  altro,  circondare  la  nazionale 
decadenza  di  dignità;  quella  dignità  ch'è  necessaria  in  tutti,  in- 
dispensabile in  una  gente  che  vuol  rigenerarsi  (I). 

.  (1)  Del  resto,  il  vizio  non  è  nuovo,  e  fin  dal  1798  Ugo  Fo- 
scolo scriveva  :  e  Coloro  che  hanno  perduto  l' onore  tentano  di 

*  illudere  la  propria  coscienza  e  la  pubblica  opinione    dipia- 

1  gendo  tutti  gli  altri  uomini  infami.  Quindi  oppresso  Tuoni 
j  probo  ,  sprezzato  V  uomo  d' ingegno  ,  si  noma  coraggio  la 
$  petulanza  ,  verità  la  calunnia  ,  amore  del  giusto  la  libidine 
)  della  vendetta,  nobile  emulazione  la  invidia  profonda  dell'al- 
ai trui  gloria.  Taluno  ,  cercando  invano  delitto  nelP  uomo  sul 
9  quale  pur  vorrebbe  trovarne  .  apre  un'inquisizione  su  la  di 
s  lui  vita  passata  ,  trasforma  l'errore  in  misfatto ,  e  lo  cita  a 

2  scontare  un  delitto  di  cui  non  è  reo  perchè   niuna  legge  il, 

*  vietava.  Lo  sciocco  plaude  al  calunniatore,  il  potente  n'ap- 
l  profitta  per  opprimere  il  buono;  il  vile  aggrava  il  persegui- 
ai  tato  per  palpare  il  potente.  >  In  difesa  del  Monti.  —Esso 
Foscolo  ,  per  non  entrare  al  servigio  austriaco  nel  1815  ,  fug- 
giva in  Svizzera  ,  e  subito  si  sparse  voce  che  avea  una  com- 
missione secreta  dal  governo  austriaco  per  indurre  i  Cautoni  a 
estradire  gli  ufficiali  rifuggiti.  Onde  fremendo  egli  scriveva  : 
e  V*  accorgerete  quanto  sia  pestifera  a'popoii  questa  vecchia  ita- 
)  liana  consuetudine  di  mietere  e  ricolti  vare  a  sole  splendido 
»  le  calunnie  politiche  che  certi  vostri  uomini  di  Stato,  offe- 
j.  rentisi  ad  ogni  straniero,  vanno  seminando  di  notte  ;  e  a  chi 
»  poi  se  ne  lagna,  e,  li  accusa  e,  li  interroga  ,  U  consolano  o  lo 

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Lombardo-veneto  485 

Parlammo  detta  Lombardia  perchè  a  noi  più  nota  ;  e  perchè 
fa  e  sarà  lungamente  (che  che  ne  paja)  il  perno  delle  sorti  ita- 
liche, ma  agli  altri  paesi  conviene,  e  forse  più,  quel  che  di  essa 
dicemmo.  Persuasa  dell9  onnipotenza  materiale  ,  rappresentata 

3  confondono  con  l'abbominare  i  calunniatori,  e  coi  dire  :  Noi 
1  *#....  Forse  col  costringervi   ad  arrossire  del  livore  ,  de9  vi- 
)  tu  perii  scambievoli ,  de' sospetti  inconsiderati,  del  malignare 
3  le  generose  intenzioni ,  del  presupporre  impossìbile  ogni  vir- 
)  tu  ,  del  cooperare  delirando  fra' traditori,  i  quali  col  tizzone 
)  della  calunnia  rinfiammano  nelle  città  vostre  le  Sette  che  sole 
l  smembrarono  le  vostre  forze  ,  per  lasciarle  a  beneplacito  di 
I  qualunque  straniero,  ed  oggi  pure  vi  strascinano  a  straziarvi 
3  P  onore  ,  onde  siate  ,  non  che  incatenati ,  ma  prosternati , 
perchè  essendovi  schiavi  infami  sarete  più  utili....  adempierò 
i  all'  assunto  mio  principale  ;  ed  è  ,  il  persuadervi  che  non  vi 
3  resta  partito  ,  o  Italiani  di  qualunque  Setta  voi  siate  ,  se  non 
e  quest'uno  :  Di  rispettarvi  da  voi ,  affinchè,  a* altri  v'oppri- 
3  me,  non  vi  disprezzi.*  —  E  altrove:  «  Che  non  ha  ella  cor- 
3  rotto  in  Italia  si  fatta  peste  della  calunnia  ,  e  più  che  altrove 
3  in  Milano?  città  accanita  di  Sette ,  le  quali,  intendendo  sem- 
3  pre  a  guadagni  di  vili  preminenze  e  di  lucro  ,  hanno  per  arte 
j  imparato  ad  esagerare  le  colpe  e  dissimulare  le  doti  degli  av- 
»  versarli.  Lasciate  ,  o  monarchi,  se,  ambite  ad  avere  più  servi 
3  che  cittadini .  lasciate  patente   l' arena   de9  reciproci  vitupe- 
3  rìi.  i  —  Aggiunge  che  il  governo  a'  eira  fatto  e  incettatore 
3  universale  delle  gazzette  ;  e  per  esse  notava  sommariamente 
3  d'  infamia  quegli  uomini  che  non  degnava  o  non  ardiva  di 
3  opprimere  sotto  la  scure.  5  —  E  a  chi  (solita  celia)  lo  disap- 
provava del  difendersi  :  e  Dovrem  dunque  sentirci  onesti  e  ve- 
3)   derci  infami ,  e  per  sinistra  modestia  tacere  ?  e  mentre  altri 
3    s*  apparecchia  ad  affiggere  d' ignominia  anche  i  nostri  sepol* 
»    cri  ,   ci  aspetteremo  che  la  posterità  ci  giustifichi?  »  —  Trac* 
riandò  il  carattere  degli  Italiani  ,   diceva  che  e  mentre  quasi 

►  tutti  aspiriamo  alla  indipendenza,  cospiriamo  pur  tutti  alla 

>  schiavitù....  Questa  Setta  è  conlenta  dell* onore  di  bramare  a 
riso  aperto  Y  indipendenza  ,  e  lascia  ad  altri  il  pensiero  e  i 
pericoli  d*  affrettarla;  e  ,  per  giunta,  si  lusinga  d'impetrarla 

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484  PARMA  —  MODENA  —  LUCCA  —  TOSCANA 

dall'Austria,  la  Penisola  agli  ordini  o  all'ispirazioni  di  questa  si 
sottometteva  più  o  meno  rassegnata  :  e  non  che  farsi  iniziatori 
con  esempi  che  mortificassero  lo  straniero ,  taluno  di  que'  go- 
verni facea  desiderabile  P  amministrazione  di  questo  ,  tanP  era 
trista  la  sua. 

I  piccoli  Ducati  attorno  al  Po  erano  una. specie  di  feudi  im- 
periali. Parma,  come  vitalizio ,  stava  in  mano  alP  arciduchessa 
Maria  Luigia  ,  la  quale  del  suo  danaro  ajutava  le  scarseggianti 
finanze  ,  talché  non  crebbe  il  debito  pubblico.  Più  spensierata- 
mente il  duca  di  Lucca  amministrava  un  paese  a  cui  non  lo  le- 
gavano né  memorie  avite  né  aspettative.  Il  duca  di  Modena  rap- 
presentava il  regime  paterno  assoluto,  contaminato  da  supplizi! 
per  cose  di  Stato ,  dalla  repulsione  d' ogni  innovamento ,  dal 
monopolio. 

Nella  Toscana ,  immune  da  rivoluzioni  ,  nessuna  necessità  di 
rigore  scompose  il  domestico  accordo  dei  sudditi  con  un  prin- 
cipe che  avea  per  tradizione  la  patriarcale  bontà.  Le  belle  arti 
e  il  clima  vi  attirano  forestieri;  studiosi  l'università  di  Pisa,  fio* 
rente  di  professori  ;  capitali  V  acido  borico  che  si  cava  dai  La- 
goni ,  il  ferro  dell'Elba ,  le  strade  ferrate  e  la  libertà  di  com- 
mercio :  anche  la  popolazione  cresceva  mediante  il  prosciuga- 
mento delle  Maremme,  impreso  con  un  buon  volere,  comunque 
inconsideratamente  condotto.  Ma  nel  governo  non  vedeaai  ajcun 
intento  iniziatore  ;  e  negligente  piuttosto  che  dolce ,  in  paese 
dormente  piuttosto  che  tranquillo. 

Nei  due  Regni  estremi ,  due  giovani  re  professavano  voler  il 
bene,  se  non  ne  scernevano  le  migliori  vie.  Di  Carlo  Alberto  di- 
remo or  ora  come  paresse  sul  punto  di  compier  le  speranze  na- 
zionali. Napoli  pagò  a  oro  e  sangue  tre  rivoluzioni ,  che  lascia- 
rono piaghe  e  rancori.  Ferdinando  II ,  venuto  al  trono  giovane 
senza  vendette  da  esercitare  ,  cominciò  con  larghe  promesse 

j  quando  che  sia  dalla  commiserazione   delle  altre  nazioni ..... 

j  Voi  siete  accanili  in  battaglia,  accorti    a  discerné  re   Parti 

*  della  tirannide  3  concordi  a  dolercene,  e  inerti  ognìsempre, 

>  e  odiosamente  dissidenti  a  sottrarvene  ;  e  presumete  di  non 

»  mere  servi  ?  ì  — p 

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NAPOLI  485 

Ivi  fa  conservato  molto  del  buono  cbe  v'  aveano  introdotto  i 
Francesi,  e  tra  il  resto  i  codici,  adattandoli  al  paese.  I  titoli  di 
.  nobiltà  scadeano  ogni  giorno ,  come  andavano  spezzandosi  le 
sostanze  più  grosse.  Gli  Ordini  religiosi,  ripristinati  da  re  Fer- 
dinando I  subito  dopo  la  Restaurazione  ,  e  dotati  con  beni  de- 
maniali ,  sono  un  terzo  di  quei  che  prima  della  Rivoluzione  ;  il 
clero,  non  sproporzionato  ai  bisogni,  e  spoglio  di  quello  spirito 
ostile  a  Roma,  che  nel  secolo  passato  lo  facea  ligio  al  potere.  I 
pescatori  del  corallo,  tanto  numerosi,  che  fu  per  essi  compila- 
to il  codice  corallino,  ormai  quasi  disparvero  ;  ma  crescono  le 
navi  mercantili  e  l'esercito.  T  solfi,  oro  della  Sicilia,  furono  nel 
183$  per  causare  cogli  Inglesi  una  guerra  (1):  pure  il  governo 
volle,conservare  i  privilegi ,  rispettando  i  contratti  già  in  cor- 
so ,  anziché  quella  libertà  di  commercio  che  sola  avrebbe  pre- 
venuta la  concorrenza  d'altri  paesi.  In  quell'occasione  si  com- 
prese la  necessità  d'accrescere  la  marina,  e  proteggere  l'espo- 
sta capitale. 

Incamminato  il  popolo  al  meglio ,  il  pittoresco  de'  costumi 
irregolari  dà  luogo  al  civile;  a  pena  il  curioso  vi  trova  que'Laz- 
zaroni,  quelle  nudità ,  que'  briganti,  di  cui  si  farciscono  ancora 
i  viaggi  romanzeschi  e  le  descrizioni  per  udita.  Il  volgo  è  an- 
cora chiassoso  ma  non  insubordinato ,  gajo  ma  non  dissoluto  : 
gli  altri  vizii  era  a  sperare  si  correggerebbero  mercè  dell'istru- 
zione e  de'lavori  pubblici.  Un  paese  di  sei  milioni  d'abitanti ,  e 
capace  di  cento  milioni  di  tasse  ,  a  che  non  può  aspirare  se  il 
voglia?  E  parve  volerlo  Ferdinando  IT,  che  lontano  dal  contatto 
dell'Austria,  slette  indipendente  anche  dalla  coatei  politica,  li- 
no a  non  volere  tampoco  far  con  essa  trattati  di  commercio  ne 
di  garanzia  per  la  proprietà  libraria:  intanto  allestiva  e  con  pas- 
sione addestrava  un  bellissimo  esercito,  le  cui  memorie  comin- 
ciavano dalla  sconfitta  data  agli  Austrìaci  da  Carlo  IH  a  Velie- 
fri  ;  teneva  una  guardia  urbana  ,  che  all'  occasione  lascerebbe 
metter  in  movimento  tutto  l'esercito  ;  soprattutto  procacciossi 

(1)  La  sola  Inghilterra  consumò  ,  nel  1840  ,  un  milione  di 
quintali  di  solfo.  Nel  1833  dalla  Sicilia  se  ne  estrassero  quin- 
tali 676,413  del  valore  di  ducati  1,952,067. 

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486  NAPOLI 

la  flotta  più  robusta  che  veleggiasse  il  Mediterranea.. Àgli  an- 
tichi rei  di  Stato  perdonò;  scoppiato  il  cholera,  egli  accorse  da 
un  suo  viaggio,  si  mescolò  colla  plebe,  ne  mangiò  il  pane.  Non 
cultore  egli  di  lettere  ,  lasciava  che  queste  fossero  protette  ;  e 
pagando  scrittori  che  lodassero  il  governo ,  mostrava  di  crede- 
re all'efficacia  di  quelli  che  pur  si  deridevano  col  titolo  di 
pennajuolù  E  di  fatto,  non  solo  l'antiquaria,  ma  e  là  filosofia 
e  le  scienze  civili  v'ebbero  benemeriti  cultori,  vuoi  in  terra-fer- 
ma, vuoi  nella  vivacissima  Sicilia.  L'erario  era  stato  delapidato 
da  inutili  sontuosità (1), e  Ferdinando  restrinse  le  spese  di  cor- 
te ,  rinunziò  a  300,000  ducati  annui  che  suo  padre  levava  per 
borsiglio  privato,  e  vide  il  gran  libro,  cioè  la  banca  dello  Stato 
prosperare  sino  a  salir  le  azioni  al  130.  Colà  si  fece  il  primo 
saggio  di  strade  ferrate  in  Italia  :  colà  si  ebbero  eccellenti  fon* 
derie,  e  un  rispettabile  corpo  topografico,  che  associava  le  sue 
operazioni  con  quelle  del  tanto  rinomato  osservatorio.  Il  go- 
verno e  le  commissioni  provinciali  studiavano  a  migliorare  V  a- 
gricoltura  con  metodi  e  prodotti  nuovi ,  collo  svincolare  dalle 
servitù  agrarie ,  e  provvedere  all'  immenso  tavoliere  di  Puglia , 
ai  fedecommessi ,  ai  molti  fondi  di  manmorta  o  comunali.  Ma 
Napoletani  si  ricordavano  che  Ferdinando  I ,  ritornando  nel 
1815,  avea  promesso  :  //  popolo  sarà  sovrano;  e  il  principe , 
depositario  delle  leggi,  che  detterà  la  piò  energica  e  tapi» 
desideratile  costituzione;  si  ricordavano  che  esso  re  avea  san* 
zionalo  una  costituzione  nel  1820,  poi  non  l'aveva  atteso,  men- 
tre il  primo  dovere  dei  sovrani  è  l'inviolabilità  della  loro  paro» 
la.  I  Siciliani  poi  non  sapeano  dimenticare  la  carta  del  18 12,  o 
i  privilegi  antichissimi ,  calpesti  adesso.  Tutti  gemeano  e  fre- 
meano  del  veder  un  corpo  di  Svizzeri,  stipendiato  contro  i  sud- 
diti (2);  una  bassa  e  invereconda  corruzione,  introdotta  negl'ini- 

(1)  Bianchini,  nella  Storia  delle  Finanze  del  Regno  di  Na- 
poli ,  dice  che  il  viaggio  di  Francesco  I  in  Spagna  per  menarvi 
Maria  Cristina,  costò  allo  Stato  602,705  ducati,  che  sono  tre 
milioni  e  mezzo. 

(2)  Gli  Svizzeri  erano  6000  in  4  reggimenti  con  artiglieria; 
costarono  di  primo  impianto  1,200,000  ducati  ;  e  di  stipendio 
annuo  ducati  566,542.  (Bianchini). 

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NAPOLI  —  STATO  PONTIFICIO  487 

piegali,  e  che  dagl'infimi  giungea  fino  ai  più  sommi;  esorbitan- 
te il  potere  della  Polizia ,  il  cai  ministro  aveva  a  disposizione  il 
miglior  corpo  dell'esercito,  cioè  la  gendarmeria;  sicché  poteva 
o  con  Intontì  meditare  il  cambiamento  della  monarchia  in  re- 
gime costituzionale ,  o  vincere  sanguinariamente  le  rivolte,  sia 
la  cartonane*  de' Salernitani,  ove  sul  diroccato  Bosco  fé' alzare 
uoa  colonna  infame ,  sia  quelle  scoppiate  in  occasione  del  eno- 
tera io  Sicilia  e  in  Calabria.  Aspre  erano  le  prigioni,  rigorosi  i 
processi  di  Stato,  spesso  gravosa  V  ingerenza  de'favoriti,  seco- 
lari fossero  o  ecclesiastici ,  snervato  il  pensiero  da  una  censura 
meticolosa  e  poco  intelligente  :  a  tacer  i  generali  lamenti  che 
inevitabili  sono  nel  nostro  paese,  Il  quale  ha  troppi  lumi  per 
soffrire  la  servitù  ,  non  bastanti  per  assodare  la  libertà. 

In  Italia  restava  poi  sempre  la  gran  piaga  d'un  dominio,  che 
concentra  nella  persona  stessa  la  sovranità  temporale  e  l'impe- 
ro sulle  coscienze.  Riversando  sul  pontefice  l'odio  che  merita» 
va  la  cattiva  amministrazione ,  molti  per  politica  abbonivano 
l'organizzazione  cattolica,  benché  fosse  la  sola  che  conservò  al- 
l'Italia un  primato  nell'età  moderne. 

Però,  più  che  i  delirii  della  fede  e  della  scienza ,  quelli  del- 
l'accidia e  della  voluttà  pareano  temibili  per  l'Italia  ,  e  quella 
disperazione  codarda  che  previene  l'esperimento  ,  e  quel!'  ab- 
bandonarsi svogliatamente  a  mali ,  contro  cui  non  si  ha  corag- 
gio di  cercare  i  veri  rimedii. 

E  fra  i  rimedii  non  sono  ultimi  i  materiafì  ,  e  la  cura  di  cre- 
scer la  ricchezza  nazionale  e  ben  ripartirla.  L'Italia  conta  24 
milioni  d'abitanti,  tutti  quasi  d'una  lingua,  eppure  sbranati  fra 
quindici  Stati ,  di  coi  sette  forestieri.  Possiede  eccellenti  linee 
geografiche  militari,  fortezze  inespugnabili,  buoni  porti,  canali 
e  fiumi  non  mai  gelali;  e  il  ferro  dell'Elba ,  il  rame  d'Agordo  e 
della  Toscana,  la  canapa  del  basso  Po,  le  selve  dell'Alpi  -e  de- 
gli Apennini  potrebbero  fornire  d'eccellente  marina  lei  che  sie- 
de fra  due  mari ,  e  che  dalle  sue  coste  vede  la  Francia,  l'Alge- 
ria e  la  Grecia.  Pure,  malgrado  i  progressi  de'  due  Regni  estre- 
mi,  la  sua  marina  è  insufficiente  ,  né  da  noi  direttamente  rice- 
vono gli  olii,  le  sete  e  le  frutta  i  lontanissimi  consumatori.  An* 
che  gli  eserciti  sono  scarsi,  e  più  lo  spirito  militare,  non  mano 

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488  SPERANZE  ITALIANE 

che  quello  delle  grandi  imprese;  scarsissima  l'educazione  e  leg- 
gera, talché  i  giovani  a  15  anni  san  tutto;  ma  a  45  sanno  come 
a  15.  Le  idee  pratiche  vi  sono  rare  né  popolari,  atteso  che  non 
s-'agitano  nella  pubblicità  ;  non  v'  è  associartene  di  forze  ;  non 
sentimento  della  legalità;  non  vicendevole  sostegno;  non  rispet- 
to per  l'operosità  ,  né  tolleranza  pei  dissensi  ;  non  dignità  df 
comporti  e  di  discussioni  ;  non  intelligenza  fra  gì'  ingegni ,  di- 
visi tra  loro,  e  ciascuno  disamato ,  se  non  anche  perseguitato , 
nel  brano  di  terra  che  gli  é  patria  :  non  che  eguaglianza  di  co- 
dici civili  e  penali  e  di  statuti,  neppur  v'è  unità  di  pesi,  di  mi- 
sure ,  di  monete  ;  ami  né  tampoco  dei  prezzi  nelle  merci  di 
privativa  fiscale  :  i  tanti  confini  ajutano  l'impunità  e  l' immota- 
lissimo  contrabbando,  oltre  moltiplicare  gl'incomodi  e  le  spese 
dell'esazione.  Nella  Lombardia  cresce  l'attività  agrìcola  e  la  po- 
polazione ,  mentre  scarseggia  nelle  parti  meridionali ,  ove  po- 
trebbero ritrovare  asilo  e  lavoro  quei  tanti  che  dai  laghi  supe- 
riori e  dalla  vicina  Svizzera  migrano  ad  ingrate  lontananze.  Ed 
ora  che  il  M edtterraeeo  recupera  V  importanza  antica  ,  duopo 
era  che  l'Italia  si  preparasse  in  modo,  da  non  lasciar  preoccu- 
pare da  altri  l'utile  delle  nuove  comunicazioni ,  che  offrirebbe 
un  opportuno  campo  alla  sua  attività,  e  un  modo  di  conseguire 
que'nobili  vantaggi,  che  mai  non  saranno  per  gli  infingardi. 

Speranze  e  Applausi . 

Realmente  dunque  la  libertà,  come  altrove,  così  in  Italia  era 
antica,  e  nuovo  il  despotismo,  giacché  solo  la  rivoluzione  fran- 
cese annichilò  o  rese  illusorii  que'  privilegi  municipali  e  pro- 
vinciali, che  sono  la  forma  sotto  cui  si  produca  il  diritto  prima 
di  diventar  comune.  I  principi  accettarono  la  restaurazione  io 
ciò  che  concerneva  la  loro  potestà ,  non  in  quanto  rifletteva  ai 
popoli;  e  cosi  operarono  essi,  per  così  dire,  una  rivoluzione,  sia 
gettando  alle  spille  gli  antichi  diritti  storici  dei  sudditi ,  e  con 
ciò  spingendo  questf  a  chiederne  di  nuovi  e  radicali;  sia  accet- 
tando i  doni  della  vittoria  ,  cioè  consacrando  la  forza ,  e  ridu- 
cendo il  diritto  al  fatto,  la  ragione  alla  riuscita. 

Al  dispotismo  veniva  di  conseguenza  l'odio  ai  governi;  i  quali 

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SPBBAXftS  ITALIANE  489 

concentrando  in  gè  ogni  attività  ,  aasomeansi  la  responsabilità 
dei  mali,  e  l' urto  di  esigerne  anche  esagerate.  E  poiché  V  Au- 
stria avea  professato,  sosterrebbe  di  tutta  fona  i  governi  asso- 
ioti  anche  nel  resto  d'Italia,  contro  di  essa  accordami  Podio 
di  tutti,  il  quale  si  formolava  col  voto  di  liberare  Italia  dai  fo- 
restieri. Queste  sonò  nelle  rivoluzioni  del  2 1 ,  più  in  quelle  del 
&4  ;  e  maggiormente  nelle  stampe  successive  le  quali  furono 
assai,  ma  di  pochissima  efficienza ,  non  che  sugli  eventi ,  nep- 
pure sullo  spirito  pubblico.  Parlavano  esse  della  libertà  colla 
stizza  de9  carcerati,  ed  esagerando  i  torti  degli  oppressori,  sce- 
mavano fede  ai  veri:  non  che  ammannire  i  rimedii  possibili,  e 
il  più  efficace  di  tutti ,  la  concordia  ,  svelenivansi  contro  i  no- 
stri che  per  poco  emergessero  dalla  folla  ,  o  in  un  sol  puntò 
dissentissero,  .troppo  sinceri  per  esser  mobili  ;  o  che  invece  di 
precipitarsi  a  capofitto  negli  stessi  rischi ,  preferissero  giun- 
gere per  aufratti  legali  là  dov>  esse  volevano  direttamente  e  di 
sbalzo.  In  que'  loro  giornali  non  poteano  narrar  i  fatti  italiani 
per  propria  cognizione ,  sicché  stavano  a  detta  di  qualche  ami- 
co ,  che  parlava  sicuro  perchè  anonimo ,  e  perchè  altri  non  a- 
vea  mezzo  di  contraddirlo,  e  cosi  alzava  sé  o  i  suoi,  deprimeva 
i  personali  nemici;  narrava  cose  lontanissime  dal  vero,  ma  i  let- 
tori, solleticati  dalla  difficoltà  e  dalla  proibizione,  invece  di  re- 
pudiarlo come  bugiardo  ,  diceano  fosse  meglio  informato  che 
non  i  concittadini  ;  e  così  diffondessi  in  quel  piccolo  circolo  di 
lettori  un'opinione  fittizia,  che  produsse  poi  i  martini  e  le  apo- 
teosi della  rivoluzione,  quando  quelle  lodi  o  quegli  strapazzi  si 
tradussero  in  urli  di  piazza  e  fin  in  coltelli  Gelosie  di  paese  , 
ài  condizione,  d' ingegno;  rancori  concittadini,  adipose  insoffe- 
renze appiatlavansi  dietro  quella  siepe  per  avventare  accuse  re- 
ciproche, contradittorie  (.1),  irreparabili,  e  così  abbiette,  che  sa* 
riasi  dovuto  conchiudere  ,  esser  cattivi  i  tiranni ,  ina  pessimi 
nei;  e  perciò  o  immeritevoli  di  libertà,  o  incapaci  di  acquistar^ 
la.  Così  ai  nemici  era  eccellente  salvaguardia  la  nostra  discor- 

(1)  Marami  non  intaccò  mai  le  persona;  e  la  colpa  che  più 
sogliono  i  suoi  amici  apporgli  è  l' accettar  tatti,  di  tatti  fidar- 
si. Verrebbe  mai  da  questa  comprensivili  la  sua  potenza  ? 

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490  SPERANZE  ITALIANE 

dia  caluooiatrice  (I).-  Intanto  sì  promellevano  milioni  di  ferro* 
rosi,  pronti  a  insorgere  al  primo  cenno  :  ma  ai  pochi  Tirtei  si 
univano  molti  Geremia,  i  quali,  per  amor  dell'  Italia ,  all'  Italia 
insultavano,  dichiarandola  inetta  al  meglio  (2). 

(1)  Il  Foscolo,  sin  dal  1820  parlava  di  costoro  che  imputa- 
no gli  stranieri  dell'  infamarci  con  calunnie,  delle  quali  in  real- 
tà siamo  noi  gli  artefici,  e  Quando  il  tempo  e  la  violenza  dei 
diti  vi  desta,  voi  vi  guardate  dattorno  colla  sonnolenza  dell'u- 
briachezza ,  ad  esecrare  Francesi  e  Tedeschi  e  missionari!  di 
sante  alleanze  e  ambasciadori,  che  hanno  versato  sospetti  e  scan- 
dali a  disunire  e  infamare  V  Italia  ed  ogni  Italiano.  Pur  da 
che  vi  soggiogano  senza  spendere  sangue  ,  hanno  merito  di 
prudenti.  Ma  se  voi  non  voleste  ascoltare,  né  credere,  né  ridire 
sospetti  e  scandali;  e  se  aveste  fede  gli  uni  negli  altri;  e  se  non 
vi  accusaste  fra  voi  d' essere  nati,  allattati  ed  allevati  figliuoli 
di  patria  lacerata  di  dissensioni  ;  e  se  non  vi  doleste  che  eia* 
scheduno  di  voi  sta  apparecchialo  a  prostituirla  per  oro  o  per 
rame  alle  libidini  di  tutti  gli  adulteri;  e  se  non  nominaste  og- 
gi 1'  uno  ,  domani  l' altro  ,  a  fare  Tersiti  de9  vostri  Achilli  ; 
credo  che  la  prudenza  de9  vostri  oppressori  tornerebbe  in  ridi- 
cola furberia,  e  V  avrebbero  oggimai  pagata  del  loro  sangue. 
Sareste  servi ,  ma  non  infami  né  stolti.  Se  non  che  voi  scia- 
gurati non  lasciate,  né  lascerete  mai  che  neppure  i  fatti,  i  quali 
fanno  ravvedere  anche  gli  stolti ,  assennino  voi ,  che  pur  siete 
scaltrissimi  ed  animosi.  »  Io  vorrei  si  leggessero  quelle  Paoss 
con  P  intendimento  di  vedere  se  e  quanto  si  progredì  in  30 
anni. 

(2)  e  11  Leopardi,  verso  il  fine  di  sua  vita,  scrisse  un  libro 
desolante  (  /  Paralipomeni),  nel  quale  deride  i  desiderii,  i  so* 
gni,  i  tentativi  politici  degP  Italiani,  con  un1  ironia  che  squar- 
cia il  cuore,  ma  che  i  giustissima.  »  Giobzbti,  Gesuita  mo- 
derno, t.  IH,  pag.  484.  E  alla  pag:  488,  esso  Gioberti  asse* 
risce  che  e  la  nazione  italiana  non  potrà  mai  recuperare  il  suo 
9  antico  primato  morale  e  civile  sul  mondo,  finché  l'uomo  ite- 
»  liano  dei  nostri  tempi  non  sarà  divenuto  pari  a  quello  del- 

>  l'antica  Italia  e  dell'antica  Roma Certo  noi,-generazio- 

i  ne  matura  e  cadente,  col  pie  sulla  fossa,  indarno  ci  pense* 

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I  BANDIERA  491 

Tali  scritture  poi  non  arrivavano  al  popolo  ,  ma  solo  alla 
classe  che  legge  per  non  aver  la  fatica  di  pensi  re,  fra  la  quale 
mantenevano  un  movimento  galvanico  che  simulava  la  vita.  Ne 
seguirono  anche  parziali  insurrezioni,  tentate  coli' intrepidezza 
dell'inesperienza,  o  pel  bisogno  ineffabile  che  spinge  alcuni  a 
protestare  a  nome  d'un  popolo  intero  o  contro  un  popolo  inte- 
ro, e  alimentare  col  proprio  sangue  la  speranza,  disotto  all'op- 
pressione dei  forti  e  alla  vigliaccheria  dei  gaudenti.  Le  più  era* 
no  spinte  dalla  Giovane  Italia,  la  quale  professava  esser  me- 
stieri tener  viva  la  fiamma  anche  con  frequenti  sagrifizii  di  san- 
gue. Membri  aveva  essa  da  per  lutto,  ma  i  suoi  tentativi  diri- 
geva principalmente  contro  la  Romagna  (e  la  debolezza  di  quel 
governo  vi  allettava)  e  contro  Napoli,  del  che  mal  si  potrebbe 
trovar  la  ragone  ,  essendo  quel  re  ben  armato ,  e  convenendo 
piuttosto  non  inimicarlo  alla  causa  italiana,  della  quale  poteasi 
fin  d' allora  prevedere  come  potrebbe  essere  robusto  appoggio 
e  tremendo  avversario.  A  tacere  le  insurrezioni  siciliane,  come 
quella  dell' Abela  nel  23,  un'altra  a  Messina  nel  25,  quella  del 
Di  Marco  a  Palermo  nel  3 1  ,  dirette  sempre  a  sterminar  gli 
stranieri,  e  per  stranieri  intendendo  i  Napolitani ,  sulla  terra- 
ferma v'ebber  nel  33  la  congiura  del  Rossaroll  a  Napoli,  e  quel- 
la del  Peluso  o  del  Frate,  che  andarono  senza  esito,  non  senza 
supplizi!;  nel  42  insorsero  gli  Abruzzi  ;  poi  nel  43  erasi  pre- 
parata una  sollevazione  generale  dell1  Italia,  e  Bologna  infatti 
fece  movimento,  ma  le  Calabrie  vi  risposero  debolmente:  pure 
sia  in  queste,  sia  negli  Abbruzzi,  l'insurrezione  potea  dirsi  con- 
tinuata, rendendo  a  chi  sacro,  a  chi  infame  il  nome  di  brigan- 
te. Più  di  tutti  fu  compianto  il  caso  de' fra  tei  li  Bandiera  ,  uJfi* 
siali  della  marina  austriaca ,  che  disertati  da  Venezia ,  sbarca- 
rono con  un  pugno  di  amici  iu  Calabria,  e  dove  credeano  tro- 
var entusiasmo,  ebbero  freddezza  e  peggio,  sicché  còlti ,  furo- 

*  remino ,  perché  V  osso  ò  duro  ,  il  callo  è  fatto ,  e  ancorché 
3  riuscissimo  a  rimpastarci,  poco  e  corto  saria  il  frutto.  »  La- 
scio a  parte  il  Botta,  perchè  i  suoi  vituperii  son  esercizio  re- 
torico. Le  poesie  ognun  le  conosce:  e  se  sovra  quelle  gli  stra- 
nieri ci  vilipendono  ,  a  chi  la  colpa? 

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492  I  BANDIERA 

no  passati  per  l'armi  (24  lugl.  (844):  caso  istantaneo, isolato, 
eppure  d'efficacissima  impressione. 

Altri  vantaggiavano  della  pace  per  trovar  modo  a  parziali  mi- 
glioramenti, e  a  trasferire  la  preponderanza  dalle  bajonette  al- 
l' opinione.  Resistendo  alla  tentazione  de' godimenti ,  e  a'quel- 
P  infingardaggine  che  cerca  scuse  dalla  difficoltà,  in  tempi  fa- 
tali alla  virtù  delle  anime,  alla  forza  de'caratteri,  all'elevazio- 
ne degl'ingegni ,  lavoravano  solinghi ,  sconosciuti ,  oltraggiati 
anche,  ma  perseveranti.  Singolarmente  negli  ultimi  tempi,  l'at- 
tività si  spiego  in  ricerche  storiche  ed  esercitazioni  letterarie  e 
statistiche,  dove,  sotto  antichi,  adombra van si  i  fatti  presenti;  si 
chiamava  l'attenzione  sui  problemi  politici  e  sociali  ;  ripeteansi 
in  cento  toni  il  nome  d' Italia  e  le  sue  speranze  ;  e  la  censura 
potea  ben  cancellare  parole  e  frasi,  non  lo  spirito  deMibri  cau- 
tamente robusti.  Si  applicavano  le  associazioni  alle  scuole,  alla 
beneficenza,  ai  guadagni  ;  per  sino  dal  beffato  vecchiume  delle 
accademie  cercavasi  pretesto  di  ravvicinare  gì'  Italiani,  dar  le 
abitudini  della  parola,  dell'ordine,  della  legalità.  Le  strade  fer- 
rate elevarono  di  sopra  delle  minute  speculazioni.  Gli  annui 
congressi  scientifici  dagli  studii  naturali  si  estesero  agli  econo- 
mici: e  se  erano  trespolo  ai  ciarlatani  che  di  qualsiasi  idea  s'im- 
possessano per  ringrandirsi  ;  se  faceano  scambiar  l'uom  di  ru- 
more per  uom  di  talento,  già  pareva  assai  il  vedere  Italiani,  ra- 
dunati in  comizii  nazionali,  discorrere  d'altro  che  di  frivolezze; 
accomunare  il  frutto  delle  solitarie  ricerche  ;  e  applaudirsi  ad 
altri  che  a  mime  e  cantatrici. 

Mentre  un  patriotismo  cieco ,  addormentandosi  nelle  memo- 
rie e  adulando  sé  stesso ,  adontavasi  della  verità;  ovvero  l' im- 
pazienza del  giogo  oppressivo  rendeva  intolleranti  anche  dei 
poteri  tutelari;  i  buoni  studiavano  sé  stessi  e  il  paese;  non  dis- 
simulavano i  mali,  ma  sapeano  ch'è  più  facile  indicarli  che  gua- 
rirli ;  non  guardavano  tanto  agli  avversari!'  quanto  a  noi  stessi, 
se  ci  bastasse  costanza  contro  le  seduzioni ,  docilità  per  sot- 
tomettere la  volontà  individuale  alla  generale ,  energia  non  a 
scosse  e  cedente  avanti  agli  ostacoli  ;  non  un  vaporoso  multi- 
loquio,  alternante  fra  risa  convulsive  e  scorato  letargo  ;  affetto 
per  edificare,  dove  la  passione  non  fa  che  ammucchiare  ;  per* 

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NEO-GUELFI  «  495 

sereranza  a  un  progresso  che  assodi,  non  che  demolisca;  sen- 
timento del  diritto  e  del  dovere ,  soprattutto  concordia  e  di- 
gnità :  in  fine  ricordavano  che  le  speranze  d' un  popolo  sono 
lunghe,  e  che  per  ricostruire  le  nazioni  vuoisi  non  meno  pru- 
denza Dell'assumere  che  risolutezza  nel  l'esegui  re.  I  lunghi  do- 
lori  ritemprano  le  nazioni  ;  e  vien  pure  l' istante  che  alle  arido 
ossa  è  detto  Sorgete.  Ma  perchè,  anche  fallendo  potesse  evitar- 
si almeno  il  ridicolo,  essi  non  cessavano  di  rammemorare  che 
una  rivoluzione,  massime  in  Italia,  è  facile ,  quanf  è  difficile  il 
far  da  essa  uscire  una  società  che  si  difenda,  si  ordini ,  si  go- 
verni da  sé.  Naturalmente  costoro  erano  poco  ascoltati,  anzi  vi- 
lipesi. 

Imperciocché  pochi  son  quelli  che  ragionano  i  loro  sentimen- 
ti ,  accettandoli  i  più  dall'educazione,  dalla  moda,  dall'abitu- 
dine.. Chiesti  in  che  consistesse  il  liberalismo,  i  più  avrebbero 
risposto  «  nell' odiare  lo  straniero.  •»  Ma  oltreché  questo  sen- 
timento negativo  non  bastava  a  caratterizzare  un'attività  ,  esso 
era  comunissimo  ,  e  perciò  senza  relazione  colla  libertà  vera  ; 
anzi  dallo  studiare  questa  e  dall'educarvisi  disviava  col  lascia- 
re contenti  della  bella,  abituar  a  disprezzare  ed  illudere  la  leg- 
ge, credere  del  pari  generoso  chiunque  facesse  opposizione  al 
governo,  fosse  col  subire  20  anni  di  ferri,  fosse  col  fischiare  ad 
una  ballerina. 

Quelli  che  la  libertà  esaminavano  come  cosa  sacra  e  ne  inda- 
gavano le  vie,  erauo  dissenzienti  fra  loro  ;  ma  perchè  i  volghi 
han  bisogno  di  nomi,  venivano  classati  sotto  le  antiche  bandie- 
re di  Guelfi  e  Ghibellini. 

I  Ghibellini,  consoni  nel  bene  a  Dante,  a  Machiavello  e  ai  Gia- 
cobini ,  vedeano  la  necessità  di  governi  robusti,  qualunque  si 
fossero;  e  rammentando  come  Napoleone  colla  spada  troncasse 
tanti  gruppi  italici,  sicché  stette  da  lui  il  farci  nazione  ,  fissa- 
vansi  su  qualcuno  dei  regoli  d' Italia  per  metterlo  capo  di  tut- 
ta ,  fosse  Carlo  Alberto  di  Savoja  ,  o  Francesco  di  Modena  ,  o 
fino  V  imperator  d'Austria.  Primo  bisogno  d'una  nazione  (dicea- 
no)  è  l'essere,  è  Tunilà*,  il  resto  verrà  dietro. 

Gli  altri  zelavano  inuanzi  lutto  la  libertà;  e  nella  storia  leg- 
gevano che  questa  fu  sempre  tutelata  dai  papi:  i  qualj,  colPop- 

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494  WK>-Gt}ELfI 

porre  ta  Chiesa  universale  all'universale  Impero,  aveano  creata 
anche  politicamente  la  vasta  unità  cattolica  ;  essi  salvato  Italia 
dall'  eccidio  totale  della  civiltà  ;  essi  impedito  nessun  Barbaro 
qui  prevalesse:  che  se  a  tal  uopo  aveano  chiamato  uno  stranie- 
ro per  opporlo  all'  altro  ,  in  nome  di  essi  però  si  erano  fatti  i 
tentativi  d' indipendenza  e  di  federazione  italica,  sia  nella  Lega 
Lombarda  e  nella  Toscana  ,  sia  in  quella  contro  Ezelino ,  poi 
sotto  Giulio  II,  e  fin  sotto  Pio  VI  (  1 1. 

In  Italia  l'avversione  ai  papi  è  volgare  ,  sia  perchè  qui  essi 
sono  anche  principi,  sia  perchè  gli  scrittori  primi  li  bersaglia- 
rono, e  i  seguenti  sogliono  imitare.  Pure  negli  ultimi  tempi  di- 
verso occhio  vi  portarono  i  migliorati  studii  storici  e  l'annobili- 
to scotimento  religioso  (?).  II  quale  ,  se  in  taluni  degenerò  in 
ascetismo  monacale  o  in  gergo  teosofistico,  ne'  migliori  diveni- 
va ispiratore  di  opportunissime  beneficenze  :  e  negli  scrittori 
area  prodotto  (a  tacer  altri)  i  due  libri  che  quasi  soli  divenne- 
ro popolari  anche  olir' Alpe  ,  e  dove  alle  nequizie  degli  uomini 
e  alle  sofferenze  della  vita  si  opponevano  quelle  miti  virtù  cbe 
trionfano  del  mondo. 

Parea  dunque  cbe  ancora,  a  elevare  le  plebi,  il  miglior  modo 
fosse  elevare  i  pastori;  rinfiancavasi  la  primazia  spirituale,  co- 
fi)  Vedi  Voi.  I,p.  500. 

(2)  Del  neo-guelfismo  in  Italia  i  primi  segni  son  a  rintraccia- 
re (chi 'l  credebbe?; in  Ugo  Foscolo.  Durante  il  Regno  d'Italia, 
egli  potè,  malgrado  mille  ostacoli,  pubblicare  un  articolo  in  lode 
di  Gregorio  VII,  e  sta  fra  le  opere  sue.  Il  1815  preparava  un 
discorso  a  Pio  VII  per  mostrare  e  la  necessità  cbe  il  pontefice 
rimanga  in  Italia,  difeso  dagli  Italiani.  >  E  nel  discorso  Usuila 
servitù  dell'Italia:  «  Noi  Italiani  vogliamo  e  dobbiamo  volere, 
volerlo  fin  all'ultimo  sangue,  che  il  papa  sovrano,  supremo  ltta 
tore  della  religione  d'Europa,  principe  elettivo  e  italiano,  noa 
solo  sussista  e  regni,  ma  regni  sempre  in  Italia  e  difeso  dagli 
Italiani.  »  E  nel  III  si  lagna  che  si  fossero  <c  obliate  la  sovruma- 
na fortezza  e  la  sapienza  politica  di  quel  grande  pontefice  (Gre- 
gorio VII  ) ,  che  vedeva  consistere  la  temporale  dignità  della 
Chiesa  nella  indipendenza  delle  nostre  città;  e  quiudi  nella  loro 
confederazione  la  più  fidata  difesa  de9  suoi  pastori,  j 

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GIOBEBTI  495 

me  adatta  a  ristabilire  il  concetto  dell'autorità,  cosi  necessario 
per  reggimenti  liberi ,  cioè  frenati  solo  dalia  morale  ;  temerne 
gli  abasi  come  poteaai  quando  i  governi  teneano  la  forza  e  gli 
scrittori  P  opinione?  Ricorrendo  alla  storia,  si  divisava  dunque 
una  lega  di  popoli  italiani,  a  cui  capo  il  papa,  che  così  facesse 
rivivere  Italia  nell'  unità,  non  già  del  principato,  ma  degli  in- 
teressi e  de'sentimenli,  della  bandiera,  di  pesi ,  misure ,  doga- 
ne,  di  militari  esercizi! ,  di  palestre  dottrinali,  di  diplomazia. 

Ila  l'Austria  vorrebbe  entrare  in  una  lega  che  isolerebbe  le 
sue  provinole  italiche  dalle  transalpine  ?  e  la  sua  potenza  non 
ve  la  farebbe  preponderare  a  scapito  dell'  indipendenza  ?  Gra- 
vissima difficoltà!  ma,  come  troppo  si  suole,  credeasi  eluderla 
col  non  tenerne  conto  (I). 

Queste  idee  guelfe  erano  derise  dai  molti  che  riguardano  co- 
me unico  impaccio  delle  fortune  italiane  i  pontefici ,  mai  di- 
scernendo gli  accidenti  dalla  sostanza,  le  persone  dai  prjncipii, 
il  papa  dal  papato.  Ma  con  pazienza  le  coltivavano  buoni  inge- 
gni e  retti  cuori:  l'esempio  e  la  voce  de'quali  professò  seguire 
l'abate  Gioberti  nel  Primato  degli  Italiani  (2).  Suo  assunto 
politico  è,  o  che  la  redenzione  d'Italia  è  impossibile  a  ottenere 
senza  il  concorso  delle  idee  religiose;  che  la  Penisola  non  può 
essere  una,  libera,  forte,  se  Roma,  suo  centro  e  capo  morale, 
non  risorge  civilmente  ;  che  finora  i  tentativi  politici  non  riu- 
scirono perchè  non  si  fece  alcun  caso ,  nel  porvi  mano,  della 
classe  clericale  e  delle  comuni  credenze;  che  la  religione  è  la 
base  del  genio  nazionale;  che  Roma  è  la  nostra  morale  e  civile 
metropoli  ;  che  il  solo  riordinamento  di  Italia  possibile  al  dì  f 

d'oggi  risiede  in  una  confederazione  de' suoi  principi ,  capita- 
nata dal  pontefice  »  (3). 

(1)  Una  lega  de"  principi  italiani  £ra  stata  proposta  dall'  Au- 
stria fin  dal  1821,  e  si  dicca  che  tal  fosse  lo  scopo  d'un  congres- 
so dell1  imperatore  col  granduca  a  Firenze.  La  corte  romana 
senti  quanto  opererebbe  sulle  sorti  itatiche ,  e  vi  si  rifiutò. 

(2)  E  naturale  che  poi  tutto  il  merito  fosse  dato  a  lui,  e  niuno 
a  coloro  di  cui  egli  professatasi  seguace.  Tra  gli  scrittori  effi- 
caci sull'opinione  italiana,  il  Gualterio  neppur  nomina  Manzoni. 

(3)  Gesuita  Moderno,  tom-  V,  pag.  US- 


f 


496  BALBO 

Io  quel  panegirico  dell'  Italia ,  oltreché  ne!  papa  vedeva  la 
gloria  perpetua,  V  antica  tutela,  la  nuova  speranza  della  nazio- 
ne, esaltava  egli  d' infinite  lodi  Carlo  Alberto ,  acciocché  si  fa- 
cesse centro  al  restauramene  italiano  :  quanto  all'Austria,  non 
ne  facea  parola. 

Sì  poco  erano  coltivate  tali  idee ,  che  quei  due  grossi  volu- 
mi ,  stampali  a  Brusselles,  furono  conosciuti  sol  da  pochi ,  fin 
quando  Cesare  Balbo  ne  trasse  occasioue  ad  un  libro  più.  pra- 
tico, più  semplice,  più  breve.  Era  egli  il  primo  che  di  politica 
italiana  ragionasse  svelatamene  non  fuoruscito,  e  sotto  un  prin- 
cipe che  non  l1  avrebbe  molestato,  ma  forse  tieppure  difeso.  Il 
libro  si  diffuse  larghissimamente,  e,  se  non  altro,  presentò  un 
programma  sopra  il  quale  si  esercitarono  i  ragionamenti  de'po- 
chi  che  pensano,  e  i  discorsi  dei  molti  che  ripetono. 

Supremo  intento  (  Porro  unum  est  necessariuìn)  pel  Balbo 
è  la  indipendenza  ,  tanto  che  non  esita  a  sagri  fìc  ari  e  le  forme 
della  libertà  (1),  rifugge  dalla  sollevazione  (  capo  Vllt)^  e  co- 
me rea  e  come  pericolosa  ;  non  crede  possibile  la  formazione 
«  d'un  Regno  d'Italia  m  tante  varietà  d'opinioni,  di  disegni,  di 
Provincie;  •  bensì  una  Co  afede  razione,  ove  il  Piemonte  sia  spa- 
da ,  e  cuore  Roma,  e  nella  quale  si  concedano  tanti  beni  ai  po- 
poli ,  che  il  dominatore  straniero  perda  ogni  nerbo  ,  sinché  la 
provvidenza  non  conduca  il  tempo  di  fargli  abbandonare  V  Ita- 
lia, compensandolo  con  acquisii  sulla  Turchia. 

Il  secolo  della  polizia  e  della  legge  marziale  ha  gran  paura 
de 'preti;  e  quella  Francia  dove  la  stampa,  il  disegno,  il  teatro, 
la  declamazione  bai  dameggiavano  senza  rispetto  e  senza  pudo- 
re, finse  intimorirsi  di  alcuni  che,  all'ombra  della  libertà,  avea- 
no  creduto  poter  riunirsi  a  pregare,  a  insegnare  ,  ad  apostola- 
re.  Libri,  stampe,  canzoni,  romanzi  aizzarono  l'opinione  fin  al 
parosismo  coutro  i  Gesuiti;  non  vi  fu  delitto  che  loro  non  s'ap- 

(1)  e  Ridotta  ai  principi  la  decisione  del  passar  o  no  a  un  go- 
verno deliberativo,  sarebbe  egli  utile  passarvi?  Parliamo  schiet- 
to :  anche  presa  dai  principi,  può  essere  decisione  piena  di  pe- 
ricoli, feconda  di  disunioni,  distraente  dall'  impresa  d' indipen- 
denza ;  nociva  dunque,  »  C.  X,  pag.  221- 

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IL  GESUITA  MODERNO  497 

ponesse,  sfogando  contro  questo  nome  quel  bisogno  di  ire,  che 
è  insito  nei  volghi  come  il  bisogno  d' ammirazione.  E  dico  no- 
me, perchè  il  buon  senso  non  crederà  mai  il  mondo  cosi  rim- 
bambito,, da  capovoltarsi  per  alcuni  preti,  che  cacciò  a  buffetti 
ogni  qualvolta  lo  volle.  Del  resto,  con  ciò  non  faceasi  che  usar 
dWarma  legittima,  la  libertà  della  stampa  e  della  parola! 

Que'  libri  correano  anche  in  Italia  ,  perchè  i  governi  amano 
che  l'attenzione  si  storni  sulle  sacristie  ;  e  coli' impeto  d' una 
moda  e  colla  comodità  di  un  nome  ,  in  paese  che  avea  reali  e 
poderosi  nemici  a  combattere,  fu  spirso  l'odio  contro  i  Gesui- 
ti, designando  così  non  le  spolpate  reliquie  degli  antichi  Lojo- 
lani,  ma  chiunque  mettesse  zelo  nell'  ecclesiastico  ministero  ; 
poi  chiunque  favorisse  alle  idee  papali  ;  infine  chiunque  si  vo- 
lesse screditare  con  un  titolo  che  non  ammetteva  discolpe,  e 
che  nella  sua  vaghezza  abbracciava  qual  si  fosse  gradazione  di 
merito  e  d' infamia.  E  perchè  l'infamia  peggiore  era  il  parteg- 
giare per  lo  straniero ,  si  dissero  i  Gesuiti  amici  di  quell'  Au- 
stria, che  nella  sua  provincia  gli  ammise  tardissimo  e  scarsis- 
simi, e  ammusolati  dalla  gelosia  amministrativa.  Onnipotevaqo 
invece  in  Piemonte,  se  crediamo  al  Gioberti,  il  quale ,  spaven- 
tato dal  sentirsene  applicare  il  titolo  per  averli  lodati  nel  Pri- 
mato, in  cinque  grossi  volumi  stemperò  quanto  era  stato  det- 
to contro  di  quelli ,  aggiungendovi  fatti  nuovi  italici  e  perso- 
nali (1).  QuelP  opera,  letta  da  pochi  ne'passi  dottrinali,  da  tutti 
^virulenti,  molli  cittadini  espose  all'  odio  concittadino  ,  e  di- 
vulgò le  teorie  filosofiche  e  teologiche,  che  sono  gloria  di  quel- 
F  insigne  (a). 

I  Gesuiti  non  conobbero  né  la  dignità  del  silenzio  né  quella 
della  risposta;  e  spulacchievoli  accapigliamenti  .sconnetteano  in 

(1)  e  Dichiaro  espressamente  eh*  io  non  intendo  di  far  allu- 
sione a  nessuna  persona  privata  in  particolare  ;  parendomi  che 
il  costume  di  ferire  i  vivi  non  sia  da  uomo  civile*  aè  da  nomo 
onesto,  né  da  cristiano.  *  Giobebti  ,  Introduzione  allo  ilxtdio 
dell*  filosofia,  pag.  32. 

(a)  Salvo  tutto  quello  onde  meritò  incorrere  nella  censura) 
della  Santa  Sede. 

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498  LA  ROMAGNA 

sè  e  disonoravano  in  faccia  altrui  la  parte  guelfa;  mentre  i  non 
guelfi  le  inorano  opposte  battaglie,' incolpando  essai  di  repub- 
blicana, e  il  papa  d'aver  rovinato  l'Italia  (I). 

L'assunto  dei  Neo-Guelfi  rendeasi  vie  meno  accettabile  per 
la  condizione  speciale  dello  Stato  Pontifizio.  Portato  da  luoghi 
eventi  alla  eccezionale  sciagura  d'un  dominio  civile  mescolato 
alla  podestà  ecclesiastica  come  nella  società  pagana ,  soffriva 
grandemente  dacché  le  promesse  di  Gregorio  XVI  e  delle  Po- 
tenze erano  riuscite  sì  monche-  Il  regolamento  legislativo  e 
giudiziale,  dato  nel  1835,  lascia  norma  a' gmdizii  il  diritto  co- 
mune, moderalo  dal  canonico,  e  senza  abolire  gli  statuti  loca- 
li. Esausti  gli  antichi  proventi  esterni  senza  aprirne  di  nuovi, 
le  finanze  deperivano  ;  le  opere  pubbliche  volgeaosi  al  fasto  y 
non  all'utile  :  e  il  viaggiatore,  gemente  su  quelle  incomparabili 

(1)  Giacomo  Durando,  nel  Saggio  della  Nazionalità  Italia* 
tia  (1846),  comunque  ostilissimo  ai  Guelfi,  dice  :  e  L' Austria 
non  ignorava  che  ,  fra  i  discendenti  dagli  uomini  della  Lega 
Lombarda,  il  neo-guelfismo  è  una  specie  di  virtù  cittadina  e  di 
passione  generosa;  poiché,  trovandosi  i  Lombardi  faccia  a  feccia 
cai  prepotente  e  col  rappresentante  del  ghibellinismo,  si  reche- 
rebbero a  viltà  il  cedere  all'oppressione  presento  senza  la  sola 
protesta  che  loro  sia  consentita  ,  quella  cioè  di  resistere  intel- 
lettualmente associandosi  ai  principii  che  guidarono  l'antica  loro 
indipendenza  contro  Germania.  Ciò  spiega,  parmi,  onorevolmen- 
te come,  i  più  forti  ingegni  del  Lombardo- Vendo  inclinino  più 
o  meno  apertamente  alle  idee  guelfe,  i  Pag.  108.  Onore  al  mi- 
litare leale,  che  cerca  spiegazioni  generose  perfino  a  idee  che 
disapprova.  Non  è  lo  stile  de' liberalastri  ;  né  egli  il  conserva 
quando  opinioni,  vere  o  no,  ma  discusse  e  ponderate,  attribui- 
sce a  e  monomania  di  scrittore  e  cecità  di  partito.  )  Pag.  133. 
Perchè  non  si  dica  che  l' idea  repubblicana  nacque  dopo  le  bar- 
ricate, si  avverta  ch'egli  stesso  gli  intitolava  fin  d'allora  neo- 
guelfo-repubblicani,  pag.  3o4,  e  dice  che  e  si  gettano  il  mo- 
narcato sotto  le  calcagna.  >  Del  resto ,  tutti  sanno  quali  Lom- 
bardi direttamente  trattassero  tal  quistione;  onde  il  concetto  del- 
l' anticipato  repubblicanismo  lombardo  egli  non  potea  dedurle 
che  da  un'opera  sola,  attesa  la  sua  diffusione» 

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,    LA  BOMAGNA  499* 

rome,  domandava  perchè  piantagioni  e  coltura  non  tornassero 
sane  e  ubertose  le  circostanze  di  Roma  ;  perchè  vaporiere  non 
risalissero  il  Tevere;  perchè  strade  di  ferro  non  congiungesse- 
ro coi  due  mari  la  metropoli  della  cristianità.  Peggio  andava 
nel  morale;  ed  oltre  la  polizia,  una  ciurma  ammantami  di  de- 
vozione al  governo  per  trasmodare  contro  le  opinioni  diverse , 
e  fingea  congiure  per  isfogare  vendette  private;  e  così  rendeva 
sospetti  t  sudditi  ali5  autorità  ,  e  questa  a  quelli  esecrata.  Lo 
•contento  delle  Legazioni ,  già  preveduto  dai  diplomatici  nel 
J831,  costringeva  a  soldare  Svizzeri,  e  tenersi  servilmente  rac- 
comandati alla  politica  forestiera. 

Un  codice  civile  e  criminale,  con  dibattimenti  pubblici  e  coi 
giurati;  abolite  la  confisca  e  la  morte  per  colpe  di  Stato,  e  de- 
mandate queste  a  tribunali  ordinarli;  tolta  al  Sant'Uffizio  la  giu- 
risdizione sui  laici  ;  sistemali  i  consigli  municipali  e  provinciali 
e  un  consìglio  dt  Stato,  deliberante  sulle  entrate  e  le  spese ,  e 
consulente  sul  resto;  accomunali  ai  secolari  gli  impieghi  e  le 
dignità  civili  e  militari;  limitala  la  censura;  escluse  le  truppe- 
straniere,  erano  i  voti  ragionevoli  che  mormoravansi,  e  che  trat- 
to tratto  si  gridavano  in  tono  di  rivolta:  ma  le  insurrezioni  ten- 
tate ripetutamente  diedero  ragione  a  vigorose  repressioni;  tan- 
to  più  che  spesso  la  causa  degli  insorgenti  confondeasi  con 
quella  de'masnadieri,  cronica  peste  del  paese.  Ultimamente  Ri- 
mini, per  sottrarsi  ad  angarie  finanziarie  ,  si  ammulinò,  capo 
Renzi,  il  quale  vinto,  ricoverò  in  Toscana,  e  fu  spedito  in  Fran- 
cia; ma  essendo  di  là  tornato,  la  Toscana  il  consegnò  al  gover- 
no pontifico  (seti.  1845^:  causa  di  nuovi  fremiti.  Tema  de'qualt 
era  costantemente  l' incompatibilità  de'due  poteri. 

Gregorio  XVI,  quaol'era  poco  abile  amministratore  del  civi- 
le, tanto  mostrò  valere  nello  spirituale;  e  fervoroso  per  la  cau- 
sa di  Dio  e  la  santa  maestà  del  dogma,  usci  dalla  posizione  me- 
ramente passiva  de'suoi  predecessori  per  mostrare  la  fronte  a 
persecutori  subdoli  o  prepotenti.  Zelatore  della  supremazia  pa- 
pale, da  lui  sostenuta  nel  Trionfo  delta  Santa  Sede  (1) ,  se- 

(1)  Quivi  in  nome  del  Cristianesimo  proclama  il  diritto  delle 
xazionalità  e  Un  ingiusto  conquistatore  »  con  tutta  la  sua  j*- 

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500  fio  «    ' 

condò  le  reviviscenze  gerarchiche,  infervorò  i  ptrroci  ne'  doreri 

religiosi  ;  e  cercò  opporsi  alle  ripullulanti  eresie. 

Morto  lai ,  prima  che  avesser  luogo  le  brighe  diplomatiche , 
il  sacro  collegio  gli  sarrogò  (  16  giug.  1846  )  Giovanni  Mastri 
Ferretti ,  che  prese  poi  il  nome  di  Pio  IX.  Nella  sua  enciclica 
egli  ripetè  gli  stessi  lamenti  del  predecessore  contro  l1  indiffe- 
renza, il  razionalismo,  le  società  bibliche,  la  libera  stampa;  poi 
colse  ogni  occasione  per  ripetere  che  egli  era  papa  cattolico 
innanzi  tutto,  padre  di  tutti  i  fedeli,  geloso  de' diritti  della  San* 
ta  Sede  :  eppure  l'  opiniooe  se  ne  foggiò  un  idolo  a  proprio  ta- 
lento, attribuendogli  concetti,  parole,  atti,  speranze,  aliene  dal 
suo  vedere  e  dal  suo  volere.  L'amnistia  da  lui  concessa  limita- 
tamente ,  fu  applaudita  ben  più  che  altre  assai  più  larghe  ;  io 
qualche  riforma  da  lui  iniziata  si  vide  l' avviamento  a  ben  mag- 
giori ;  si  moltiplicarono  aneddoti,  da  cui  paresse  congiunger  in 
sé  la  pietà  di  Pio  IV,  la  fermezza  di  Sisto  V,  il  voto  di  Giulio  II; 
si  eccitò  un'  ammirazione  universale  come  per  le  teatranti ,  e 
Viva  Pio  IX  (n  la  parola  di  moda,  surrogata  a  tutti  gli  applau- 
si, a  tutte  le  speranze. 

In  realtà,  egli  era  un  pio  sacerdote,  che  d'ogni  giorno  molte 
ore  dava  alla  preghiera  ;  che  ne'dubbii  del  pensiero  geltavasi 
a  pie  della  Madonna  ;  che  il  bene  volea  lealmente ,  e  non  tra- 
scendere ma  neppure  sminuire  la  podestà  trasmessagli.  Preso 
però  dalla  più  cara  delle  seduzioni,  quella  del  favor  popolare , 
credette  farsene  appoggio  alle  sante  intenzioni.  Pertanto  Roma 
fu  un  carnevale  ;  ogni  giorno  corso  e  applausi  e  inni  e  serena- 
te ;  tripudio  quando  il  papa  usciva,  quando  villeggiava,  quando 
tornava  :  applausi  altrettanti  a  chiunque  diceasi  suo  amico,  soo 
servo,  a  Ciceruaccbio,  ad  altri  impresarii  di  popolarità. 

tenza,  non  può  mai  spogliar  la  nazione,  ingiustamente  conqui- 
stata, de'suoi  diritti.  Potrà  con  la  forza  ridurla  schiava  ,  rove- 
sciare  i  suoi  tribunali,  uccidere  i  suoi  rappresentanti;  ma  non 
potrà  giammai,  indipendentemente  dal  suo  consenso  o  tacito  o 
espresso  ,  pararla  de'suoi  originali  diritti  relativamente  a  quei 
magistrati ,  a  que'  tribunali,  a  quella  forma  cioè  che  la  costi' 
Jtùra  imperante.  ì  fr,  fall*  S*  Sede  7  p.  37. 


LE  RIFORME  501 

Quell'entusiasmo  si  propagò  alle  Romagne,  poi  al  resto  d'I- 
talia, e  di  là  all'Europa,  al  mondo  ;  i  Protestanti  come  i  Catto- 
lici ripeteano  Viva  Pio  IX ;  e  i  figli  di  Voltaire,  nel  nome  di 
un  papa  rappresentavansi  quanto  di  meglio  potessero  chiedere 
j  popoli  o  fare  i  principi. 

Come  di  ogni  entusiasmo ,  era  difficile  assegnar  le  cause  di 
questo.  Nei  più  era  imitazione  di  moda  ;  in  molti  una  sincerità 
spensierata  ;  quei  che  s' accorgeano  dell'  allucinamelo  ,  ama- 
vano che  da  questa  congiura  di  applausi  cominciasse  un  moto;  il 
quale  dal  nome  d'un  pontefice  verrebbe  moderato,  e  reso  sacro 
al  popolo.  In  Italia  soprattutto  vi  si  vide  un  lampo  di  care  spe- 
ranze :  quei  che  «  aspettavano  il  rigeneramento  dalla  santa  li- 
bertà e  dalla  robusta  moderazione,  anziché  dall'  ira  declamatri- 
ce,  dalla  denigrazione  folliculare  e  dal  despotismo  rivoluziona- 
rio •  1 1  ),  credeano  si  vedrebbe  quanto  vaglia  un  principe  che  , 
risoluto  al  bene,  s' affidi  al  suo  popolo ,  ed  osi  resistere  a'  suoi 
proprii  amici  ;  laonde  inneggiammo  Pio  IX ,  quasi  a  raffaccio 
degli  altri  regnanti. 

I  quali  convien  dire  sentissero  l'obbligo  di  migliorare  la  con- 
fi) Vedi  la  nostra  Storia  Universale,  ediz.  terza,  voi.  xx, 
pag.  66.  Fummo  tacciati,  allora,  d'  avere  lodato  Gregorio  XVI  , 
né  abbastanza  esaltato  Pio  IX.  Chiamiamo  ad  appello  quella  sen- 
tenza dopo  quattr'  anni. — Leggo  or  ora  in  un  minuto  raggua- 
glio degli  ultimi  rivolgimenti  italiani  che  Gregorio  XVI ,  co- 
ste suddito  austriaco,  era  ligio  all'  Austria.  Parlando  io  a  que- 
sto pontefice,  ed  essendomi  sfuggita  un'  espressione  che  accen- 
nava appunto  all'  esser  anch'  egli  dell'  Impero  austriaco ,  egli 
con  molta  vivacità  mi  die  sulla  voce  dicendo  che,  come  frate, 
era  cittadino  del  mondo,  per  nascita  era  suddito  della  Repub- 
blica veneta.  Della  politica  austriaca  poi ,  in  relazione  alle  cose 
ecclesiastiche ,  parlò  con  uno  sdegno ,  quale  i  potenti  non  so- 
gliono palesare  :  e  declamò  contro  il  cattivo  spirito  che  le  scuo- 
le governative  diffondeano  tra  i  Lombardi.  Vero  è  che  egli  cre- 
deva sussistesse  ancora  il  portico  teologico  di  Pavia  :  e  ignora- 
va che ,  anche  per  opposizione  al  governo  >  il.  clero  lombardo 
combatteva  il  giuseppinismo. 

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502  .CABLO  AL8EHTO 

dizione  dei  loro  sadditi,  se  non  col  farli  partecipi  al  potere,  al- 
meno nobilitandone  V  obbedienza  :  e  ne  colsero  quest'  occasio- 
ne, vie  più  impropizia  perchè  consolidava  il  principato,  facendo 
da  esso  emanare  i  miglioramenti.  Carlo  Alberto  ,  bisognoso  di 
riparare  i  primi  errori  con  magnanimi  fatti ,  cercò  prosperar  il 
Piemonte ,  moltiplicando  Istituzioni  benefiche  e  provide  ,  case 
penitenziarie  e  d'istruzione^  nuove  strade,  costosissime  in  pae^ 
se  di  tanti  torrenti  ;  le  ferrate  intraprendendo  a  conto  pubbli- 
co ,  evitò  il  turpe  aggiotaggio  ;  col  codice  civile  abolì  gli  sta- 
tuti locali,  per  cui  Ogni  causa  portava  un'  indagine  d' alta  legis- 
lazione e  di  diritto  pubblico.  Vagheggiava  le  armi,  che  io  pochi 
anni  costarono  1500  milioni,  e  che  per  verità  son  necessarie  al 
guardiano  dell1  Alpi  ;  profittò  della  stupenda  postura  di  Geno- 
va, sebbene  questa  non  riconciliasse  alla  sua  obbedienza  ;  man- 
dò la  prima  nave  italica  di  guerra  a  far  il  giro  del  globo.  Prov- 
vide air  isola  di  Sardegna  ,  che  si  aumentò  da  352  a  &2S  mila 
teste  ;  e  se  già  il  predecessore  v'  aveva  aperto  fra  i  due  Capi 
una  strada  ,  importantissima  in  paese  di  calde  gelosie ,  Carlo 
Alberto  eomiuciò  ad  abolirvi  la  feudalità ,  gli  asili  delle  chiese, 
la  servitù  del  pabarile  ;  e  rimettendo  a  coltura  tre  quarti  del 
terreno  ancora  sodo ,  utilizzando  la  ricchissima  vegetazione  e  ' 
l' eccellente  bestiame  ,  la  preparava  alla  importanza  che  ricu- 
pera il  Mediterraneo. 

Forse  unico  de'  principi  italiani  Carlo  Alberto  leggeva  (tf) , 
osservando  così  la  marea  dell'  opinione  :•  se  li  escludeva  da'suoi 
consigli ,  conosceva  però  gli  scrittori  paesani,  e  cercava  avvin- 
cerseli con  posti  e  decorazioni.  Attraeva  dunque  l'attenzione  e 
le  speranze  di  molti  Italiani,  memori  eh' è  ambizione  antica  nel- 
la sua  casa  il  mettersi  a  capo  della  Penisola  tutta.  Se  non  che 
egli  vacillava  tra  il  bene  e  il  male,  tra  la  spinta  e  la  resistenza; 
bisognoso  d1  appoggiarsi  a  consigli  altrui  ;  angustiato  da  paure: 
paura  che  dalle  sue  concessioni  liberali  V  Austria  non  traesse 
pretesto  a  sminuirne  l'indipendenza  ;  paura  della  scossa  popo- 
lare ,  quasi  i  fatti  del  21  lo  facessero  presago  di  quelli  cui  sa- 

(a)  Se  non  avesse  adoperato  il  forte,  potrebbe  qui  l'autore 
esser  tacciato  di  giudicare  a  fantasia. 

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CABLO  ALBEHTO  —  LEOPOLDO  II         505 

rebbe  spinto  di  poi  (1).  Ma  se  de'  consiglieri  suoi ,  molti  Io  de- 
bilitavano cogli  sbigottimenti  politici  e  religiosi ,  non  mancava 
chi  l' esortasse  a  dar  al  suo  paese  una  costituzione  ,  che  il  fa- 
cesse invidia  ed  esempio  agli  altri  d'Italia.  Ed  esso  rispondeva, 
che  missione  delia  Casa  di  Savoja  è  il  cacciare  lo  straniero  :  a 
far  ciò  ,  richiedessi  V  estremo  di  sua  possa  ;  né  questo  potere 
ottenersi  cbe  poi  dominio  assoluto  :  vinta  la  prova  nazionale,  si 
profonderebbero  le  libertà. 

Ma  gli  anni  passavano,  e  l' occasione  non  sorgeva  ;  e  i  giova- 
ni imparavano  a  bestemmiarlo  nelle  canzoni  de' vecchi;  e  più 
dopo  che  al  suo  primogenito  chiese  sposa  una  figlia  del  viceré 
della  Lombardia.  Pur  alfine  egli  si  guastò  coli'  Austria  a  cagio- 
ne delle  gabelle  sul  vino,  e  del  sale  che  trasmettessi  agli  Sviz- 
zeri :  e  poiché  la  patria,  come  la  religione  ,  non  conosce  falli 
inespiabili,  tanto  bastò  perché  venisse  anch'  egli  idealizzalo  co- 
me spada  d'Italia,  mentre  Pio  IX  n'  era  testa.  Ai  primi  applau- 
si egli  oppose  le  bajonette  (30  ott.  1847)  ;  ma  ben  presto  da 
quelli  fu  condotto  a  concedere  alcune  riforme ,  che  li  raddop- 
piarono. Erano  esse  nulla  più  che  amministrative  ;  un  tribunale 
di  cassazione  ;  pubblici  i  dibattimenti  nelle  cause  criminali  ; 
allargata  la  stampa  ;  ristretta  la  polizia ,  trasferendola  dai  go- 
vernatori militari  agli  intendenti  ;  garantita  la  sicurezza  indivi- 
duale ,  costituiti  i  municipii  sull'  elezione  a  tempo  ;  date  le  at- 
tribuzioni amministrative  e  politiche  al  ministero  dell'  interno , 
già  più  volte  abolito  e  ripristinato;  sostituito  il  merito  all' anzia- 
nità e  alla  nobiltà  nelle  promozioni  militari. 

Nel  governo  del  Granduca,  come  dicemmo,  era  benigno  il  co- 
mando, tranquilla  l'obbedienza,  ma  niuna  spinta  a  miglioramen- 
ti, prevalendo  la  massima  che  il  mondo  va  da  sé.  Era  questo 
un  proverbio  del  ministro  Fossombroni,  uom  dotto  e  filosofista 
al  modo  vecchio,  il  quale ,  cessato  d' esser  capo  del  governo , 

(1)  Il  panegirista  di  Carlo  Alberto  asserisce  che  l'Austria  avea 
comprato  tutte  le  persone  che  lo  circondavano,  e  che  per  mezzo 
di  queste  lo  trasse  in  tanti  errori  e  in  queir  abituale  ascetica 
debolezza.  Cosi ,  per  isgravar  il  principe  ,  si  taccia  tutta  una 
nazione ,  che  pur  ò  tanto  lodevole  per  dignitosa  morale. 

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504  DIPLOMAZIA  ESTESA  (1847) 

continuò  altri  sei  anni  a  dar  la  parola  al  succedutogli  don  Iteri 
Corsini.  La  morte  di  questo  fé* preporre  agli  affari  il  Cempioive 
consigliere  intimo  il  Baldasseroni ,  meno  gradito  al  pubblico , 
siccome  è  in  generale  dei  finanzieri  ;  e  a  lui  si  volle  imputare 
l'essersi  consegnato  ai  pontifici  il  profugo  Renzi.  Purè,  al  pri* 
mo  sentore  delle  riforme  di  Pio  IX,  il  Granduca  ne  aveva  eoa* 
cesse  di  eguali  (24  lugl.),  e  una  consulta  diStato.e  nn  ministe- 
ro liberale  ;  sicché  pareva  l' Italia  esser  tranquillamente  incam- 
minata al  bene  da' principi  in  armonia  coi  popoli. 

In  sì  cara  illusione  essa  spiritava  di  tripudii  e  banchetti  ;  di- 
mostrazioni e  trionfi  a  chiunque  volesse  buscarseli  con  parole 
simpatiche,  accomunavano  le  opinioni  divergenti;  la  volontà  de- 
gli audaci,  la  bandanza  giovanile  d'alcuni  vecchi,  s'affaticavano 
a  sbatter  acqua  e  sapone  per  farne  bolle  ;  le  difficolta  o  non  si 
vedeano,  o  pigliavansi  a  giuoco  ;  inni  di  fratellanza ,  pregni  di 
collera  e  d'orgoglio,  abbagliavano  le  menti,  quando  saria  stato 
bisogno  e  dovere  di  rischiararle;  e  metteano  in  avvertenza  l'Au- 
stria, l'odio  contro  la  quale  era  un  tema  stupendo  a  brindisi  e 
a  sermoni ,  e  per  avventura  l'unico  sentimento  eomune  della 
lirica  italianità,.  Sei  vide  Me  t  terni  eh  ;  e  alle  corti  amiche  diramò 
un  Memorandum  (2  ag.),  indovinando  una  rivolta  universale  ; 
e  chiedendo  garantissero  di  nuovo  i  possessi  austriaci  in  Italia, 
e  dessero  mano  a  soffocare  le  prime  faville.  I  gabinetti,  consen- 
tendo nel  primo  punto,  voleaoo  però  che  ogui  Stalo  potesse  ri* 
formarsi  nel!'  interno  senza  che  altri  se  ne  brigasse  (l).  Met- 

(1)  Dispaccio  11  settembre  di  Palme rston. — Guizot,  allora  mi- 
nistro in  Francia,  il  17  settembre  1847,  scriveva  ,  che  la  Francia 
rispetterebbe  e  farebbe  rispettare  l'indipendenza  degli  Stati,  e  in 
conseguenza  il  diritto  di  regolar  essi  da  sé  i  proprii  affari  interni  t 
al  buon  esito  delle  riforme  importar  che  si  facciano  d*  accordo  fra 
principi  e  popoli ,  regolarmente ,  progressivamente.  Il  papa  mo- 
strar un  profondo  sentimento  de9  suoi  diritti  come  sovrano ,  laonde 
otterrebbe  l' appoggio  e  il  rispetto  di  tutti  i  governi  europei  ;  e 
gli  esempii  di  esso,  e  la  condotta  intelligente  de' suoi  sudditi  eser- 
citerebbero salutare  influenza  sui  principi  e  i  popoli  della  restan- 
te Italia. 

Apertesi  poi  le  Camere  nel  gennajo  seguente  ,  Monlalembert, 

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(484-7)  mmostiuzion;  di  piazza  505 

temidi ,  con  un  artifizio  consueto  alla  sua  polizia,  tentò  avver- 
sare i  popoli  al  papa  facendolo  credere  d' accordo  con  lui  ; 
fallitagli  la  grossolana  astuzia  ,  cercò  sgomentarlo  occupando 

allora  paridi  Francia ,  si  lagnò  che  nel  discorso  del  trono  non  si 
facesse  menzisne  del  movimento  d' Italia  e  del  papa  :  questo  es- 
sersi mirabilmente  posto  io  una  ria ,  nella  quale  atea  bisogne 
d'appoggio  •;  mentre  esso  e  i  principi  che  cominciavano  a  imitarlo 
trovavansi  dolorosamente  isolati,  fra  un  partito  di  vecchi  abusi,  e 
le  violenze  degli  esaltati  :  qualificarsi  già  di  retrograda  la  politica 
di  Pio IX  «IT istante  che,  protestando  contro  l'occupazione  di  Fer- 
rara, compiva  i  suoi  sforzi  per  la  dignità  e  indipendenza  d' Italia. 
Esser  tempo  che  gli  uomini  del  progresso  in  Italia  si  separassero 
da  quei  del  disordine,  e  il  governo  cessasse  d' esser  nella  strada  i 
l' indipendenza  temporale  del  papa  esser  condizione  indispensabile 
per  la  regolare  esistenza  e  la  sicurezza  della  Chiesa  cattolica  nel 
mondo  intero  :  indipendente  dover  essere  il  papa  non  solo  dal  gio- 
go straniero,  ma  dal  giogo  delle  fazioni  e  delle  sommosse  :  doversi 
al  popolo  romano  infonder  coraggio  contro  l'Austria,  ma  insieme 
contro  coloro  che  vorrebbero  speculare  su  questo  movimento  ita- 
liano e  .disonorarlo  ,  contro  le  denunzie  de9  proscritti  di  jeri  che 
vogliono  divenire  proscrittori  domani  ;  coraggio  per  mostrare  al 
mondo  cosa  sia  una  rivoluzione  pura,  onesta,  insomma  cristiana. 

Meritano  esser  letti  i  discorsi  di  Sainte-Aulaire,  Dupin»  Hugo, 
Cousìr,  più  o  meno  liberali ,  ma  più  di  quelli  pronunziati  dall'As- 
semblea repubblicana.  Guizot  ministro  rispondendo,  mostrò  che  il 
trono  era  d" accordo  nel  favorire  le  libertà  italiane;  il  miglior 
fondamento  delle  quali  era  il  papa,  e  Gran  cosa  fece  egli,  qual  da 
sscoti  non  era  cascata  in  mente  ad  alcun  sovrano  ;  iutraprese  vo- 
lontario e  sincero  l' interna  riforma  de'  suoi  Stati.  Fatto  immenso, 
che  basta  a  meritargli  un1  immensa  confidenza  ;  e  gì'  Italiani  sa* 
'ebbero  imperdonabili  se  gliela  diminuissero.  Ma  qual  cosa  manca 
alla  più  parte  de' grandi  riformatori  ?  Un  punto  di  fermata,  un 
principio  di  resistenza.  Impresso  una  volta  il  movimento ,  abban- 
donativisi  essi  medesimi ,  son  da  questo  portati  ben  di  là  del  loro 
concetto.  Nella  situazione  del  papa ,  accanto  a  un  principio  ammi- 
rabile e  potente  ili  riforme,  v'  è  un  principio  ammirabile  e  poten- 
te di  resistenza.  Dicasi  che  il  caltolicisuiQ  è  irreconciliabile  colla 

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506  DIMOSTRAZIONI  DI  PIAZZA  (1847) 

Ferrara  ;  ma  la  protesta  del  papa  ,  efficace  come  ogni  parola 
ferma  appoggiata  sul  buon  diritto,  lo  costriose  a  ritirarsi  e  con- 
vinse che  il  dominio  della  forza  era  finito. 

Dico  della  forza  armata  ;  ma  ve  n'  ha  un9  altra  del  pari  tiran- 
nesca ,  quella  dei  volghi  dotti  o  ignoranti  ;  e  già  sentivasi  que- 
sta pigliare  il  sopravvento,  esprimendosi  in  scritti  violenti  d'ira 
e  nauseabondi  di  lodi ,  ove  gente  avvezza  sin  alloia  a  giudicar 
di  ballerine  e  di  cantanti  sentenziava  di  politica  e  moveva  le 
chiassate  di  piccola  turba  cittadina,  ususpanle  il  sacro- nome  di 
popolo.  E  poiché  i  siffatti  han  bisogno  d1  attaccarsi  a  grandi  re- 
putazioni per  roderle  o  per  carezzarle  ,  agli  applausi  di  moda 
Innestarono  la  moda  di  esecrazioni,  e  non  più  contro  il  comune 
nemico,  ma  contro  nostri  ;  non  si  esaltavano  Pio  IX ,  Carlo  Al- 
berto ,  Leopoldo  riformatori ,  e  Gioberti  ed  altri  italianissimi , 
come  si  diceva  in  quel  tempo  di  superlativi ,  che  non  si  impre- 
casse stoltamente  al  re  di  Napoli  e  ai  Gesuiti  ;  e  un  gesuita  do- 
vea  ciascuno  trovarsi  a  fianco  ;  e  gesuita  era  l'emulo ,  V avver- 
sario, il  rivale,  l'invidiato,  il  benefattore  ;  e  Metlernich  rideva. 
Le  diatribe  giornalistiche  si  tradussero  in  grida  di  piazza  e  tu- 
multi. Carlo  Alberto ,  il  quale  gli  aveva  assicurati  da  ogni  ol- 
traggio, dovette  lasciar  espellere  e  Gesuiti  e  Signore  del  Sacro 
Cuore  ;  Carlo  Alberto  ,  il  quale  avea  dichiarato  inutile  la  guar- 
dia nazionale  in  paese  di  tanto  esercito ,  dovette  lasciarla  ar- 
mare (febbrajo  1848)  ;  e  gli  esempii  erano  imitati.  Già  a  Roma, 
sembrando  che  Pio  IX  procedesse  più  lento  dei  desidera ,  si 
era  bucinato  (16  lugl.)  d' una  congiura  contro  la  vita  di  lui ,  e 
in  conseguenza  voluto  V  armamento  del  popolo  a  difenderlo , 
quasi  egli  avesse  nemici  ;  giacché  dopo  Io  spettacolo  de'  tripu- 

libertà.Questo  vuol  dire  che  la  sovranità  spirituale  del  papa»  il  pa- 
pato stesso,  saran  inquietati ,  minacciati  ;  che  il  papa  ha  gran  bi- 
sogno ,  gran  ragione  di  vigilare.  Io  so  che  i  rivoliuionariison  ar- 
roganti ,  e  fan  poco  conto  della  religione ,  del  cattolicbmo ,  del 
papato ,  e  «redono  portarli  via  come  un  torrente.  Già  più  volte 
credettero  d'aver  abbattuto  queste  antiche  grandezze  della  società 
umana  ;  ma  riapparvero  dietro  loro ,  riapparvero  più  grandi  di 
loro ,  ec  > 

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(1847)  DIMOSTRAZIONI  DI  PIAZZA  507 

<iii ,  voleasi  Io  spettacolo  della  paura.  Il  booti  papa  mise  fuori 
un  ordine  per  calmare  quegli  artefatti  terrori  :  «  Non  esserci  a 
temere  :  Noi  capo  e  pontefice  supremo  della  SS.  Cattolica  Re- 
ligione, forsechè  non  avremmo  a  nostra  difesa ,  quando  fossimo 
ingiustamente  assaliti,  innumerevoli  figliuoli ,  che  sosterrebbe- 
ro ,  come  la  casa  del  padre ,  il  centro  della  cattolica  unità  ? 
Gran  dono  del  cielo  è  questo  fra  tanti  doni  eon  cui  ha  predi- 
letto l'Italia  ;  che  3  milioni  appena  dì  sudditi  nostri  abbiano 
200  milioni  di  fratelli  d'ogni  nazione  e  d'ogni  lingua.  Questa 
fu  in  altri  tempi,  e  nello  scompiglio  di  tutto  il  mondo  romano, 
la  salute  di  Roma.  Questa  sarà  sempre  la  sua  tutela,  finché  nel 
suo  centro  starà  questa  apostolica  sede.  • 

Esso  pontefice,  proseguendo  nelle  riforme,  avea  decretato  un 
Consiglio  di  106  ,  da' quali  scerrebbe  un  senato  di  9  ,  poi  una 
Consulta  di  Stato  (  ottob.  )  presieduta  da  un  cardinale  ;  trattò 
col  Piemonte  e  la  Toscana  (5  nov.)  per  una  lega  doganale  ita- 
lica, che  avrebbe  avviata  la  lega  politica  :  ma  comunque  si  com- 
piacesse di  quella  popolarità  senza  esempii ,  già  s'  impauriva 
dell'  accelerantesi  movimento  ;  e  anche  nell'  istituire  un  patriar- 
ca a  Gerusalemme  (4  ott.) ,  protestò  contro  l' abusarsi  del  no- 
me suo  come  opposizione  alle  autorità  :  aprendo  poi  la  Consul- 
ta di  Stato  (26  nov.) ,  dichiarò  aver  fatto  sempre  e  voler  fare 
quel  che  credea  vero  bene ,  ma  senza  mettere  a  repentaglio  la 
sovranità  della  Santa  Sede ,  né  attuare  le  utopie  che  altri  insa- 
namente appoggiavano  sugli  atti  suoi. 

Coloro  che  promettersi  di  fare  carica  da  cannoni  le  benedi- 
zioni di  Pio  IX,  non  si  smarrivano  a  tali  dichiarazioni,  ma  le  di- 
ceano  sacrifìzii  fatti  da  esso  alle  esigenze  straniere  ;  perocché 
carattere  degli  agitatori  e  degli  agitati  d'allora,  e  forse  di  sem- 
pre, era  il  negar  i  fatti. 

Ma  intanto  il  re  delie  Due-Sicilie,  dietro  ad  un  movimento  vi- 
goroso dell'  isola  e  ad  una  dimostrazione  della  capitale ,  e  mal- 
grado le  proteste  delle  Potenze  nordiche  (I),  concede,  non  più 
soltanto  riforme,  ma  la  Costituzione  (27  gemi.  1848)  e  pienissima 

(1)  Napier  a  Palmer ston,  31  gennajo,  nei  Documenti  pubblica* 
ti  dal  Ministero  Inglese. 

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808  costitcwom  (1848) 

atfanistia.  II  suo  nome,  fio  là  maledetto,  vien  allora  levato  più. alto; 
e  in  tale  tono  che  i  principi  sentono  inevitabile  V  imitarlo.  Carlo 
Alberto,  lottato  colle  memorie  e  forse  colle  promesse  date,  con- 
fessatosi e  comunicatosi ,  promise  una  Costituzione  (8  febb.) , 
palliandola  col  nome  di  Statuto.  Il  granduca  lo  segui  (  1 1  febb.), 
rammemorando  che  già  Leopoldo  I  proponeasi  darne  una  alla 
Toscana,  anzi  l'atea  fatta  compilare  dal  senator  Gianni  (  t);  e  che 
Ferdinando  HI,  quando  i  membri  del  Consiglio  Generale  di  Fi- 
renze se  gli  congratulavano  del  ritorno  al  7  geonajo  1815,  pro- 
mise •  andrebbe  poco  tempo  senza  che  il  suo  popolo  possedes- 
se Costituzione  e  rappresentanza  nazionale  •  (2).  Il  duca  di  Luc- 
ca (  5  ott.  *847  )  aveva  anticipato  alla  Toscana  la  cessione  del 
temporario  suo  dominio  ;  poi , .morta  Maria  Luigia  (18  ott.) ,  e 
perciò  succeduto  nel  ducato  di  Parma ,  promise  egli  pure  la 
Costituzione.  Restava  Pio  IX,  e  comunque  egli  avesse  professa- 
to non  isminuirebbe  mai  la  ricevuta  potestà,  e  tutti  dicessero  la 
dominazione  pontifizia  non  poter  soffrire  restrizioni  parlamen- 
tarie, consultò  il  Concistoro  (14  febb.  1848)  se  più  in  là  potes- 
se concedersi,  e  avutone  l'unanime  sì,  professò:  •  purché  salva 
la  religione  ,  non  ci  rifiuteremo  a  veruna  innovazione  necessa- 
ria ;  »  e  diede  la  Costituzione. 

All'intento  dell'  unità  italica  saria  stato  a  desiderarle  unifor- 
mi ;  ma  poco  differivano  l'una  dall'altra,  essendo  tutte  il  solito 
ricalco  della  francese  :  due  Camere  ;  ministri  responsali  ;  d'ele- 
zione regia  i  senatori  ;  elettori  dei  deputati  i  censiti  ;  libertà  di 
stampa  e  di  petizione  :  solo  Roma  conservava  come  terza  Came- 
ra il  Concistoro  cardinalizio,  che  in  secreto  decideva  sulle  riso- 
luzioni del  parlamento  ;  oltre  che  riservava  a  sé  gli  affari  misti, 
o  concernenti  i  canoni  e  la  disciplina  ecclesiastica. 

Allora  fu  un'  ebbrezza  tra  la  folla;  mentre  quei  che  folla  non 
fogliono  essere  discutevano  di  libertà,  dei  fondamenti  e  delle  for- 
me di  essa  ;  dibatteano  le  Costituzioni  e  le  paragonavano  ;  espri- 

(1)  Vedi  il  nostro  Voi.  I,  pag.  456. 

(2)  Quando,  nel  1820,  scoppiò  la  rivoluzione  di  Napoli,  il  gran- 
duca  disse  ai  ministri  :  Ehi  signori,  se  s'avrà  a  dare  Casti' 
tuzione,  si  ricordino  che  non  voglio  essere  degli  ubimi. 

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LA  NUNCM  509 

meano  pubblicamente  i desideri!  fin  allora  soffocati  :  chiedeano 
ed  ottenevano  miniatri  nuovi,  non  più  a  talento  del  principe  ma 
a  fiducia  de9  cittadini,  sicché  si  videro  al  ministero  persone  no- 
te a!P  Italia  per  antica  venerazione ,  ed  altri  par  allora. richia- 
mati da  dintorni  esigli  ;  lodavansi  i  principi  dei  divieti  che  po- 
neano  a  sé  stessi ,  e  del  volere  che  la  legge  fosse  atto  non  pia 
di  potenza  ma  di  ragione  ;  e  quasi  possa  alle  cancrene  rimediarsi 
coli9  acqua  di  rose,  pindarizzavasi  un  divino  accordo  di  popoli  e 
principi,  della  forza  e  del  pensiero,  nell'acquisto  della  libertà  e 
dell'  indipendenza. 

Repubblica  Francese. — l*e  Insurrezioni» 

Se  non  che  quel  beatifico  incammino  fu  alterato  da  una  nuo- 
va rivoluzione  di  Francia. 

È  nn  secolo  che  quel  paese  dà  impulso  ai  movimenti  euro* 
pei  ;  ma  fra  tante  glorie  e  conquiste,  esso  fu  ben  lungi  dal  cre- 
scere a  paro  degli  emuli  snoi.  Ha  perdnto  San  Domingo  e  la  più 
parte  delle  Antille,  il  Canada  colla  Luigiana ,  e  ogni  posto  su  i 
golfi  del  Messico  e  di  San  Lorenzo  ;  in  Africa  il  Madagascar  e 
l' Isola  di  Francia  ;  quanto  dell'  India  teneva  dal  Capo  Comorin 
fino  al  Surate  e  al  Gange  ;  in  Europa  l'isola  di  Minorca,  e  le 
piazze  con  cni  Luigi  XIV  avea  munito  la  frontiera  :  non  più  de- 
boli dominii  ecclesiastici  trova  interposti  fra  i  suoi  confini  ed  il 
Reno ,  ma  la  Prussia  ed  altri  Confederati  Germanici  ;  e  verso 
l'Alpi  una  barriera  rinforzata.  In  compenso,  ha  posto  nn  piede 
neir  Africa  Settentrionale  ;  e  dalle  Marchesi  mira  a  quelle  iso- 
le Sandwich ,  che ,  posfe  nel  giusto  mezzo  fra  l' America  e  la 
Cina  sulla  direzione  obbligata  delle  navi  europee  per  alle  Indie 
e  alle  Pescherie,  promettono  tanto  avvenire.  Crebbe  poi  d'effi- 
cienza morale  quanto  di  politica  scapitò. 

Internamente ,  non  avesse  dalla  grande  sua  rivoluzione  gua- 
dagnato altro,  usci  nazione  una,  compatta  più  di  qualsiasi  altra 
in  Europa,  e  monda  dalle  grandi  iniquità  di  conquista,  che  del- 
l' altre  impacciano  gli  sviluppi,  e  sconvolgono  la  giustizia.  Pat- 
ta il  grande  elaboratorio  de' maggiori  sperimenti,  l'importanza 
per  lei  non  consiste  in  un  cambiar  di  ministero,  né  tampoco  di 

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510  M3IG1-PILJPFO 

dinastia  o  di  forma  di  governo  ;  non  nell*  acquisto  d' una  fnm- 
tiera  migliore  ali1  Alpi  o  al  Reno,  o  nell5  alleanza  con  Russia  o 
Inghilterra  :  ma  in  quell'  esaltazione  dì  sentimenti  generosi ,  la 
quale  spesso  li  produce;  in  quella  smania  di  piacere,  in  quella 
smania  di  piacere,  m  quella  immaginosa  vanità,  che  la  fa  scopo 
in  ogni  parte  ad  ire,  a  simpatie,  ad  imitazione.  La  sua  è  la  let- 
teratura di  tutta  Europa;  veicolo  universale  la  sua  lingua:  i  si- 
stemi morati,  politici,  giuridici,  comunque  incompleti  e  preci- 
pitosi, si  studiano  più  volentieri  su  questa  nazione,  perchè  essa 
li  vuole  formolati  più  chiaramente,  più  razionalmente  dedotti,  e 
immediatamente  applicati;  le  sue  tribune  sembrauoquelle  d'ogni 
popolo  che  nonne  ha;  e  diviene  sempre  più  vero  quel  die  Jeffer- 
son diceva,  ogni  uomo  avere  due  patrie,  la  propria  e  la  Francia. 
Nazione  regolata  a  fantasia  più  che  a  calcoli  ;  poiché  1'  iniziativa 
fu  sempre  degli  uomini  di  cuore,  si  è  più  volte  devota  alla  cau- 
sa della  libertà  ;  mandò  combattenti  dovunque  apparisse  lampo 
di  rigenerazione  :  con  torrenti  d'oro  e  di  sangue  riconquistò  al- 
PEuropa  la  sicurezza  del  Mediterraneo^  e.  sul  lembo  d'Africa  che 
l'Atlante  separa  dal  deserto,  rifeconda  il  sangue  di  San  Cipriano^ 
di  San  Luigi  r  di  re  Sebastiano. 

Ma  l' insanabile  bisogno  di  movimento'  le  toglie  ogni  fermez- 
za, la  fa  sospingersi  in  continuamente  nuove  esperienze,  e  non 
accettare  altro  piloto  che  la  tempesta.  Punita  dagli  Alleati  per 
le  glorie  dell1  Impero,  accettò- come  umiliazione  la  Carta  dei  1S, 
e  invece  di  svilupparla  la  spiegazzò;  poi  come  vide  i  Borboni  in» 
laccarla,  li  cacciò,  sovvertì  quanto  avea  rifondato  in  Vb  anni, 
moltiplicò  sangue  e  ruine,  vantò  glorie;  e  tutto* ciò  per  far  dei* 
la  Carta  stessa  un'edizione  emendata.  Luigi  Filippo  fu  posto  sul 
trono  come  uno  schermo  contro  la  repubblica,  e  riuscì  ad  ar- 
restarla per  1 7  anni.  Nei  quali  aveva  egli  rimediato  alle  piaghe 
che  ogni  rivoluzione  produce ,  rifiorito  le  finanze ,  ravvivato  il 
commercio,  ripristinata  l' autorità,  cresciuta  la  prosperità  ma- 
teriale favorendo  l' aristocrazia  commerciante ,  surrogatasi  alla 
patrizia  ;  lettere,  arti ,  scienze ,  incoraggiò  sin  a  farne  una  po- 
tenza ;  insieme  conservò  la  pace  fra  ardentissime  occasioni  di 
.guerra  ;  restaurò  la  marina  in  modo  che  comparisse  onorevol- 
mente fin  nei  mari  più  lontani  ;  e  lasciò  gran  libertà  al  discor- 

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l'opposizione  511 

rere,  allo  scrìvere  ,  al  parlamentare ,  egli  ordini  costituzionali. 
Pure  il  9oo  governo,  per  volger  di  tempo,  non  si  consolidava, 
come  quello  che  altra  orìgine  e  fondamento  non  avea  che  la  ri- 
voluzione; sicché  chi  in  quella  non  avea  avuto  posto  s' affaccen- 
dava a  prepararne  un'altra,  i  diseredati  della  quale  ne  solleci- 
terebbero una  terza.  Costretto  a  cercar  adesione  d'  ogni  parte, 
dovea  egli  blandire  gl'interessi  particolari,  e  vacillare  condiscen- 
dendo, anziché  progredire  resistendo  :  e  dopo  1 8  anni  si  trova* 
va  più  hi  aria  che  al  principio.  I  Legittimisti  gli  serbavano  indo- 
mato rancore  ;  e  comunque  impotenti  ad  abbatterlo,  apposta- 
vano gli  eventi.  I  Repubblicanti  lo  astiavano  come  unico  obice 
all'attuazione  de' loro  concetti.  V'è  poi  sempre  un  partito  vo- 
lante, amico  e  nemico  di  tutti ,  che  si  giova  delle  scissure  per 
insinuarsi  in  tutti  gli  altri,  e  giunger  al  potere  per  sorpresa  o 
per  rapina  :  gravissimo  sconcio  quest'  avvisaglia  continua  delle 
opinioni,  in  governi  costituiti  sull'opinione  l  Non  per  la  gloria 
e  il  bene  del  paese ,  ancor  meno  per  la  libertà ,  ma  per  imita- 
zione, per  levar  rumore,  per  pompeggiare  di  quella  declama- 
zione eh'  è  1'  arma  odierna,  come  la  logica  fu  V  arma  de' prischi 
rivoluziooarii ,  e  con  essa  acquistarsi  quell'  aura  popolare  che 
onora  come  liberale  chi  contraria  i  governi ,  suole  in  Francia 
perpetuarsi  un'opposizione,  la  quale  pretende  tutto  dal  governo, 
e  intanto  lo  snerva  colla  diffidenza  ;  si  fa  arma  della  clemenza 
sua  come  del  suo  rigore  ;  raccoglie  ed  echeggia  tutti  i  lamenti 
sol  perchè  lamenti,  senza  badare  se  giusti,  senza  calcolare  le 
conseguenze  della  vittòria,  senz'ai  tra  fede  che  in  sé-,  sostituisce 
parole  sonanti  a  serie  dottrine,  e  dispute  oziose  che  tolgono  il 
senso  delle  cose,  talché,  se  arriva  al  governo,  non  palesa  che 
povertà  di  concetti,  inettitudine  di  volontà. 

Eppure  l' opinione  suol  lasciarsi  regolare  dall'  opposizione  ; 
e  poiché  gli  scrittori  di  quel  paese  agognano  un  favor  di  moda 
e  un  successo  mercantile  ,  la  letteratura  afferrò  anch'  essa  il 
martello  per  demolire.  Gloriosamente  avviata  durante  la  Restau- 
razione ,  quando  parve  favorita  dalla  maggior  libertà  essa  de- 
cadde ;  nuovi  geoii  non  sorsero ,  gli  antichi  declinarono  o  an- 
che si  pervertirono,  fosse  nella  forma,  ragguagliata  ad  improv- 
visazioni, fosse  nello  spirito,  diretto  a  demoralizzare.  GÌ'  inge- 

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512  LETTERATURA 

gai  bellissimi,  il  limpido  discorso ,  la  colorita  descrizione  vol- 
sero Thiers  e  Lamartine  a  divinizzare  la  forza,  sia  radiante  con 
Napoleone,  sia  manigolda  con  Robespierre  e  Marat.  Laoeonais 
adoprò  la  logica  potente  e  lo  stile  incomparabile  a  scassinar 
quell'autorità,  sulla  quale  avea dianzi  posato  l'edifizio  della  so- 
cietà e  della  cognizione.  Hugo  professava  cbe  •  il  poeta  può  cre- 
dere a  Dio  o  agli  Dei ,  a  Platone ,  a  Satana ,  o  a  nulla.  •  Dalla 
cattedra  sbertavasi  quanto  vi  ha  di  positivo,  e  mostrando  i  preti 
quai  demoni  della  società  e  della  morale,  soffiavasi  sugli  ornai 
spenti  rancori  contro  del  papa  e  de9  suoi.  Un  maggior  numero, 
speculanti  sull'immaginazione,  fomentavano  l'epicureismo  se- 
condando lo  smisurato  bisogno  di  godimenti  materiali,  e  ponen- 
do il  paradiso  in  questo  mondo  :  di  che  i  beati  del  secolo  erano 
sospinti  ad  appagare  qual  si  fosse  appetito',  senza  un'idea  d'abne- 
gazione o  un  riguardo  di  carità  ;  ne'  sofferenti  attizzavasi  l' ira 
contro  i  ricchi,  considerati  come  usurpatori  del  patrimonio  co- 
mune. Romanzi ,  che ,  per  farsi  leggere  nella  comune  svoglia- 
tezza, si  sminuzzavano  su  pei  giornali,  portavano  ciascun  giorno 
il  loro  grano  d'arsenico  nelle  famiglie,  sulle  hotteghe,  alla  caia* 
pagna  ;  blandivano  la  doviziosa  lascivia  colle  azzimate  laidezze; 
la  stizza  dei  proletari  coli' esagerare  la  corruttela  gaudente; 
gli  istinti  col  mostrar  le  donne  inevitabilmente  soccombenti  al- 
l'occasione ;  gli  uomini  operanti  solo  per  interesse  e  passione; 
loro  ideale  erano  eccezionali  sconcezze  della*  natura  o  della  so- 
cietà ;  iniziavano  i  cuori  vergini  a  turpitudini,  la  cui  ignoranza 
è  una  salvaguardia,  e  un  incentivo  il  conoscerle  :  per  tal  modo 
la  natura  pervertita  degli  scriventi  appestava  le  nature  sane  del 
popolo. 

E  questa  voce  popolo  era  delle  più  abusate ,  adulandosi  con 
essa  appetiti  affatto  materiali ,  in  nome  di  essa  canonizzando 
Desmoulins  e  Danton,  e  gli  altri  eroi  dell'invidia  e  dell'assas- 
sinio ;  cuculiando  o  denigrando  il  clero ,  che  è  pur  quello  che 
educa  e  consola  il  popolo  ;  manomettendo  le  speranze  confor- 
ta trici,  e  guarendo  le  anime  dalle  aspirazioni  all'  immortauti 

Intelletti  serii ,  stomacati  al  sozzo  spettacolo ,  e  credendo 
normale  uno  stato  patologico,  ne  imputavano  la  società,  e  pen- 
savano a  sovvertirla  dalle  basi  di  venti  secoli  per  ricostruirla  a 

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LKTTEBATOBA  513 

vapore  ;  i  volghi  ne  traevano  imprecazioni  e  febbrile  impazienza 
d' un'  esplosione  in  cui  i  nulla  lenenti  soltentrassero  ai  posses- 
sori ,  e  ciascuno  acquistasse  maggior  dose ,  non  di  ragione  e 
morale,  ma  di  godimenti. 

Di  questa  immoralità  si  versava  ogni  colpa  sul  governo ,  il 
quale  in  vero ,  nelle  arti  con  cui  era  costretto  accaparrare  le 
elezioni ,  nella  condiscendenza  che  doveva  a*  suoi  creatori  ed 
amici,  nel  dover  rannodare  alla  propria  durata  i  grandi  ed  i  pic- 
coli interessi,  ponea  mente  a  tuli'  altro  che  alla  virtù.  La  mas- 
sa più  sana  che  vuol  pace  e  ordine  avanti  ogni  cosa  ;  gli  scu- 
ranti che  imbellettano  di  moderazione  l' accidia  ;  e  gì'  interes- 
sati a  mantenere  l'impiego ,  la  pensione  ,  il  posto  in  palazzo  o 
alla  Camera ,  bramavano  s' assodasse  quel  dominio ,  ma  il  bra- 
mavano fiaccamente,  mentre  operosissimi  lo  anelavano  i  parti- 
ti. Ed  esso,  battuto  dalla  stampa  e  dalla  caluuuia  ,  liberissime 
e  provocanti,  dai  rifuggiti  d'ogni  favella,  dai  giornali,  fragorosi 
conduttori  dell'elettricità  rivoluzionaria ,  a  gran  fatica  potea  , 
non  che  predisporre  V  avvenire,  orzeggiare  per  espedienti. 

A  tacer  una  colluvie  d' ingiurie  personali ,  il  cui  stillato  può 
leggersi  ne'  Dieci  Anni  di  Luigi  Blanc  ,  a  Luigi  Filippo  si  ap- 
poneva di  mirar  unicamente  a  consolidare  la  propria  dinastia  ; 
e  viepiù  dacché  egli,  sostenitore  della  pace  ad  ogni  costo,  non 
esitò  esporsi  a  una  guerra  per  trarre  sposa  a  suo  figlio  una 
principessa  di  Spagna.  L' Inghilterra  ,  che  avea  cresciuto  di 
cento  milioni  il  suo  debito  nella  guerra  di  successione  per  im- 
pedire che  Spagna  e  Francia  si  congiungessero  ,  credè  minac- 
ciate di  nuovo  le  sue  convenienze  da  tal  matrimonio ,  fatto  in 
onta  sua  ;  e  rollo  P  accordo  mediante  il  quale  soltanto  potea 
contrappesarsi  l'assolutismo  settentrionale,  aspirò  a  vendicarsi. 
Intanto  l' emancipazione  degli  schiavi  avea  rovinato  i  posses- 
sori nelle  colonie  ;  nell'  Algeria  non  si  vedeva  fondato  nulla  di 
saldo  :  i  grandiosi  lavori ,  i  quali  seguano  un1  era  nuova  nella 
stona  dell'economia  pubblica  ,  ingrossarono  di  1300  milioni  il 
debito,  comunque  fosse  esuberantemente  coperto  dal  valore  di 
quelli. 

Le  Camere,  cui  uffizio  saria  stato  coodur  il  paese  a  riformar- 
si senza  scosse ,  irritavano  colle  declamazioni  e  col  continuo 

III.  33 

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514  LE  CAMERE 

imputare  al  governo  perchè  avvilisse  la  Francia  nelle  relazioni 
esterne  (1) ,  la  soffocasse  nell'  interno  sviluppo  :  e  quasi  P  agi- 
tarsi fosse  progredire,  balzavasi  da  un  ministero  alP  altro  senza 
un  perchè ,  e  sempre  lamentando  che  i  surrogati  divenivano 
peggiori  de' precedenti.  I  ministri  stessi  si  sbalzavano  a  vicen- 
da ,  non  per  serie  differenze  ,  ma  per  ambizione  personale  ;  e 
Thiers,  sottentrando  nel  1840  ,  avea  esclamato  :  Soneremo  la 
stessa  aria  ,  ma  la  soneremo  meglio.  Riduceva  cioè  tutto  il 
governo  all'abilità  ;'a  che  riducesse  la  giustizia  il  palesò  quan- 
do alla  tribuna,  egli  presidente  del  ministero,  disse  :  Chiunque 
verrà  alla  porta  di  questa  assemblea  a  dire  Io  ho  un  diritto, 
mancherà  alla  legge%  non  essendovi  altri  diritti  se  non  quel- 
li che  la  legge  dà. 

In  queste  lotte  personali ,  non  badavano  a  lasciare  scoperto 
il  re  per  {scagionare  sé  stessi  (2).  Ultimo  ministero  fu  quello 
dello  storico  Guizot ,  uomo  più  rigido  che  noi  volessero  le  pas- 
sioni pruriginose  ,  più  incorrotto  che  i  suoi  competitori  ;  che 
non  accettò  le  conseguenze  pazze  delP  analisi ,  e  la  divinizza- 

(1)  La  diplomazia  del  regno  di  Luigi  Filippo  fu  difesa  dal 
signor  d'  Haussonville  col  pubblicarne  le  carte,  state  colle  nella 
rivoluzione  ;  volendo  mostrarla  più  generosa  e  robusta  che  non 
quella  succeduta.  Hìsloire  de  la  polilique  extérieure  du  g Oli- 
ver nemeni  francata  de  1830  à  1848. 

(2)  Fin  dal  marzo  1840,  il  Morning  Chronicle }  organo  di 
lord  Palmerston  ,  avvisava  la  Francia  del  pericolo  cui  espone* 
vasi  la  corona  con  questi  intrighi  ministeriali,  «  E  evidente  che 
il  sistema  monarchico  andò  costantemente  declinando.  La  mo- 
narchia è  affetta  da  un  vizio  pericoloso  ,  da  una  consunzione 
graduale,   che  tulli  i  rimedii  adoperali  fin  oggi  non  fecero  che 

aumentare Scioglier  il  re  e  la  dinastia  da  questa  situazione 

di  diffidenza  tra  lui  e  il  suo  popolo,  dev"*  essere  il  primo  inten- 
to di  un  ministero  che  comprende  la  sua  missione  ,  e  clic  ha 
idee  più  elevate  che  non  1'  unico  desiderio  di  mantenersi  in  po- 
tere. Ma  se  in  quella  vece  si  dura  in  piccoli  intrighi  di  corte, 
come  fin  ora  ,  il  trono  di  luglio  non  durerà  più  di  quello  di 
Napoleone.  ì 


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GÙlZOT  5IS 

Eione  dell'  uomo  (1)  ;  ostinato  a  conservar  la  pace,  e  come  mez- 
zo consolidare  la  nuova  dinastia  ;  ligio  al  re  ,  ma  operando  co- 
stituzionalmente e  colla  maggiorità  nella  Camera.  I  più  vivi  at- 
tacchi gli  venivano  da  coloro  che  .meno  ne  dissentivano  ,  cioè 
da  quelli  che  avrebbero  voluto  al  ministero  Tbiers  ,  sostenitore 
anch'  egli  della  dinastia  d' Orleans  ;  ovvero  Odilon  Barrot,  rap- 
presentante di  idee  più  avanzate,  ma  pure  costituzionali  :  laon- 
de quel  rovinoso  accozzarsi  faceasi  per  gare  personali  ,  non 
per  diversità  di  principi!,  non  per  aneliti  generosi.  Faceva  izza 
che  un  ministero  durasse  cinque  anni  in  paese  abborrente  la 
stabilità  ,  e  con  una  costituzione  ove  il  re  non  dee  aver  volon- 
tà né  sistema  ,  ma  cangiar  dì  ministero  ad  ogni  cangiar  del 
vento  della  pubblica  opinione  :  laonde  sottigliavasi  ad  abbatter- 
lo, non  prevedendo  che  seco  si  abbatterebbe  la  monarchia.  Al- 
legando che  il  ministero  brogliasse  le  elezioni  onde  eludere  le 
declamazioni  de'  fogli  e  V  attività  degli  oppositori ,  si  tornò  al 
vecchio  tema  della  riforma  elettorale  ,  e  attorno  a  questa  com- 
battessi nelle  Camere  e  fuori. 

Cominciatosi  poi  in  Svizzera  ,  in  Italia ,  fra  gli  Slavi,  un  mo- 
vimento profondo,  potea  la  Francia  restare  ferma,  e  contentar- 
si ,  come  il  suo  governo ,  all'  uffizio  di  moderatrice  ?  SulP  an- 
dazzo d> Italia  ,  si  cresceva  il  fermento  coi  banchetti ,  dove  il 
ravvicinamento  e  i  vini  incalorivano  i  discorsi ,  ne' quali  il  so- 
cialismo era  acclamato  colla  baldanza  di  chi  parla  a  pochi,  sen- 
za missione,  e  sicuro  di  non  esser  contraddetto  :  ma  quei  brin- 
disi improvvisati  erano  ripetuti  sui  giornali ,  e  davano  al  paese 
una  rappresentanza  e  un'espressione  diversa  dalla  legale.  Il  re 
aprendo  le  Camere  disapprovò  tali,  arti  ;  ma  né  per  questo  si 
rassegnava  a  cambiar  di  ministero  ,  perchè  non  volea  cambiare 
di  sistema  :  laonde  fu  proposto  un  banchetto  in  Parigi  di  cento 
mila  persone.  L'autorità  si  oppose;  gli  stessi  che  P  aveano  pre- 
parato ,  conoscendolo  minaccioso,  tentarono  impedirlo  ;  ma  fu 
il  segnale  d' una  rivolta,  ove  a  mano  armata  e  colle  barricate  si 
chiese  riforma  elettorale  ,  e  cangiamento  di  ministero.  Guizot 
rassegnò  il  portafogli  ;  e  V  ebbe  Thiers  :  non  parve  bastante ,  e 

(1)  Yedi  a  pag.  64. 


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516  IL   24  FEBBHAJO  —  BEPCBBLICA  FRANCESE      (1848) 

un  momento  appresso  fu  dato  a  Odilon  Barrot  ;  le  tre  grada- 
zioni di  quella  ermafrodita  opposizione  :  ma  per  condiscenden- 
ze non  calmandosi  il  tumulto,  e  già  facendosi  sangue,  Luigi  Fi- 
lippo, risoluto  a  non  spargerne  goccia  per  conserrar  sé  stesso, 
e  persuaso  da7  suoi  che  ciò  calmerebbe  Parigi,  abdica,  e  fugge 
come  Carlo  X  ,  fra  il  ruggito  dell'  insurrezione  cittadina  ,  fra 
l'inazione  di  coloro  che  P  avevano  sostenuto  finché  ciò  don  co- 
stava. Il  piccolo  Conte  di  Parigi  é  dalla  madre  portalo  al  par- 
lamento, dove  già  gli  si  giurava  fede,  quando  un  pugoo  di  per* 
seme  irrompe  gridando  la  Repubblica.  Era  la  voce  soffocata  del 
1830,  che  finalmente  soverchiava  i  garriti  parlamentari.  Il  poe- 
ta Lamartine  la  raccoglie  e  ripete  ;  il  fanciullo  regio  è  trafugato 
a  fatica  ;  e  mentre  fuori  si  ammazza,  si  saccheggia,  si  distrug- 
ge per  ottener  riforme  parziali ,  odesi  che  non  si  vuol  più  re. 
La  novità  piace  quanto  meno  aspettata  ,  si  grida  la  Repubbli- 
ca (24  febb.)  e  un  governo  provvisorio. 

Non  dunque  il  represso  bisogno  di  giusti  emendamenti ,  non 
il  generoso  desiderio  della  grande  pacificazione  della  democra- 
zia ;  bensì  il  sussulto  di  una  sconsiderata  minorità  sovvertiva 
la  Francia  :  ma  dove  aspettava  un  trastullo,  essa  trovò  cosa  più 
seria  ;  giacché,  dopo  provato  gli  spasimi  d'una  rivoluzione  san- 
guinaria, le  vertigini  della  gloria  militare,  i  dispetti  della  scon- 
fitta ,  la  monarchia  assoluta  d' un  genio  ,  la  monarchia  tempe- 
rata senza  genio  ,  la  legittimità,  l'illegittimità  ,  i  poteri  fondati 
sulle.tradizioni,  quelli  fondati  sugl'interessi,  volle  sperimeutarsi 
una  sovranità  non  più  compressiva  ma  espansiva  ,  la  sovranità 
di  tutto  il  popolo  ;  cancellando  ogni  diritto  ereditario  ,  e  V  ul- 
timo privilegio  politico,  quello  del  censo  j  e  l'ultimo  privilegio 
sociale,  quel  della  nobiltà. 

L' accentramento  de'  poteri  foggia  la  Francia  in  modo ,  che 
Parigi  sola  opera,  fa,  disfà  ;  onde  il  telegrafo  che  trasmettala 
nuova  insurrezione  di  pochi  cittadini ,  mutolla  tutta  in  repub- 
blica. Le  scene  furono  le  consuete  delle  pur  troppo  tante  rivo- 
luzioni ;  effetto  consueto  lo  sbancamento  del  potere.  Invece 
però  di  proclamare  colla  repubblica  la  libertà  che  da  quel  sa- 
cro nome  si  aspetta  ,  di  restituir  all'individuo  e  ai  Comuni  la 
responsabilità  de'  proprii  atti ,  sol  riservando  al  governo  la  la- 


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(4848)  LA   MARTINE  517 

tela  dell'  ordine  e  V  applicazione  della  giustizia  ,  sì  pensò  anzi 
esagerare  i  poteri  governativi  ;  e  le  dottrine  socialiste  dai  gior- 
nali passarono  nelle  ordinanze  ,  dalle  conventicole  nel  gabinet- 
to. La  demagogia  pretendeva  che  ,  capaci  o  no ,  tutti  abbiano 
egual  parte  negli  affari  ;  la  filantropia  comunista  volea  che  tutti, 
lavorando  o  no  ,  avessero  egual  parte  ai  godimenti  :  e  Luigi 
Blanc,  fattosene  missionario,  proclamava  esser  il  governo  obbli- 
gato a  proveder  di  occupazione  ogni  cittadino  ;  ciascuno  dover 
avere  un  salario,  non  conforme  alla  propria  capacità,  ma  ai  pro- 
pri! bisogni  ;  i  diritti  essendo  proporzionali  a' bisogni,  e  i  dove- 
ri alle  facoltà.  In  conseguenza,  gli  operai  parigini  cessarono  di 
faticare,  pretendendo  esser  mantenuti  gratuitamente;  si  aprirò» 
no  opifizii  dove  ogni  disoccupato  andava  a  cercare  non  lavoro 
ma  stipendio  ;  e  P affluenza  degli  scioperi  di  tutta  Francia  ca- 
gionava immensa  spesa  ,  cioè  enormi  aggravii  ;  mentre  costoro 
non  faticavano,  ma  discutevano  ,  e  col  fucile  al  braccio  minac- 
ciavano all'  onesto  lavoratore  ,  che  continuasse  la  sua  libera  in- 
dustria. Distrutte  le  antiche,  né  ancora  operando  le  nuove  isti- 
tuzioni ,  una  plebe  iraconda  e  viziosa  rimase  despota  di  Parigi. 
Se  dunque  il  mondo  alla  parola  di  repubblica  erasi  serenato  co- 
me d' avvicinantesi  aurora  ,  si  sgomentò  ai  lampi  minacciosi  di 
cui  essa  circondossi ,  da  rigeneratrice  della  dignità  umana  can- 
giandosi in  sovvertitrice  della  società  e  di  ciò  che  P  uomo  ha 
più  sacro  ,  la  libertà  ;  e  invece  d'  un  sistema  di  conciliazione 
universale ,  se  ne  temette  un  uragano  per  la  Francia  e  pel  re- 
sto d'Europa.  In  fatto  ,  rinnovandosi  gli  effetti  del  1830 ,  ogni 
paese  risentivasi  a  quel!'  urto  ;  e  mentre  fin  là  non  a  spira  vasi 
che  ad  acquistare  o  realizzare  il  governo  costituzionale ,  da  poi 
si  intese  ad  abbatterlo  ;  la  rivoluzione  da  difensiva  si  mutò  in 
aggressiva,  tanto  più  che  trovò  tanta  smoderatezza  nel  compri- 
merla, quanta  inettitudine  nel  dirigerla. 

La  prima  cosa  importava  sapere  come  la  Francia  repubblica- 
na intenderebbe  i  suoi  politici  doveri.  Lamartine,  accettata  pel 
primo  l'acclamazione  della  repubblica,  e  fattala  aggradire  col- 
la poetica  parola  ,  si  trovò  ben  presto  esposto  al  furore  della 
plebe.  Ed  esso  l' affrontò  con  intrepidezza  eroica  ;  instancabile 
a  parlare ,  a  rispondere ,  a  ricevere ,  a  reprimere  la  smania  di 

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HiS  IL  LOMBAHDG-VENETO  (1848) 

sangue  e  di  furto  ,  sicché  I1  avvenire  gli  tributerà  tanta  ammi- 
razione ,  quanta  indifferenza  gli  odierni  :  ma  del  resto  ,  condi- 
scendeva a  tutti,  adulando  come  ogni  poter  nuovo  ;  e  s  provisto 
d'ogni  altra  idea  fuor  quelle  dell' opposizione  ,  era  incapace  di 
organizzare,  e  dava  per  progetti  le  proprie  speranze.  Come  mi- 
nistro degli  affari  esterni  (2  mar.) ,  annunziando  all'  Europa  la 
nuova  forma  assunta  dalla  Francia  ,  dichiarò  che  ,  a  differenza 
di  quella  del  92,  la  Repubblica  non  minacciava  a  qual  si  fosse 
governo;  conoscer  essa  troppo  pericolosa  alla  libertà  la  guerra; 
risguardare  i  trattati  del  1815  come  non  più  esistenti ,  ma  ri- 
spettare le  circoscrizioni  territoriali  stabilite  in  essi  :  se  però 
qualche  nazionalità  oppressa  si  svegliasse  ,  «  se  gli  Slati  indi- 
pendenti d' Italia  fossero  invasi  ;  od  impacciate  le  interne  loro 
trasformazioni ,  Francia  proteggerebbe  i  legittimi  progressi.  » 

Ambiguità  indegne  d' una  gran  nazione,  la  quale,  sacrifican- 
do al  rispetto  umano  ,  come  in  tropp'  altre  cose  ,  diceva  abba- 
stanza per  sospingere  i  passionati  ;  ma  si  riservava  pretesti  per 
rinnegarli.  I  popoli  vedono  il  vero  ,  ma  solo  dopo  l'  errore  :  e 
inebbriati  da  quell'esempio,  e  illudendosi  su  quelle  parole, 
credettero  giunte  a  maturanza  le  sospirate  franchigie. 

Vedemmo  come  in  Italia  si  manifestasse  da  per  tutto  la  vi* 
rile  e  potente  inquietudine  d' un  popolo  visitato  dalla  libertà  ; 
e  se  altrove  esprimevasi  in  applausi  ai  regnanti,  nel  Lombardo- 
Veneto  concentravasi  in  fremiti.  Come  stesse  questa  provincia 
dello  straniero ,  il  dicemmo  ;  che  se  alcuni ,  beati  d' ozii  e  di 
vivande,  stordivansi  ne' godimenti  col  pretesto  de' codardi,  cioè 
l'impossibilità  del  migliorare,  alcuni  perseverarono  contro  blan- 
dizie e  terrori  ;  perduta  la  patria,  mantennero  cuore  per  amar- 
la, voce  per  ammonirla,  senno  per  dirigerla.  Delle  riforme  am- 
ministrative concedute  ai  vicini  già  era  in  possesso  da  gran 
tempo  questo  paese ,  mercè  l' antica  tradizione  municipale  ; 
pure  se  ne  infervoro  il  desiderio  di  rigenerarsi ,  tanto  più  che 
lo  scopo  vi  era  determinatissimo ,  cioè  P  acquisto  di  quella  na- 
zionalità ,  senza  cui  non  par  possibile  libertà  soda  ,  potente  di- 
gnità, compiuto  sviluppo.  Ma  se  la  coscienza. si  rivoltava  contro 
un  governo  ostinantesi  a  spodestare  le  volontà  ,  la  ragione  non 
vedeva  modo  all'emanciparsi  che  in  un  sovvertimento  europeo. 

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(1848}  IL  LOMBARDO-VENETO  3l9 

Mentre  la  folla  coglieva  ogni  destro  di  esprimere  avversione 
ai  dominanti  e  simpatia  ai  principi  italiani  ,  con  dimostrazioni 
da  piazza  che  costarono  anche  sangue ,  le  autorità  paesane  che 
fin  allora  aveano  conosciuto  unico  diritto  eseguire  le  volontà 
superiori,  sentirono  d'aver  pur  quello  d'ammonire  ed  iniziare  , 
e  d'esporre  i  desideri i  del  paese.  Quando  parlava  la  congrega- 
zione centrale,  chi  avrebbe  taciuto?  e  queir  esercito  d' impie- 
gati ,  muto  di  servilità ,  parve  comprendere  che  vi  son  altre 
cose  che  protocolli  da  empire  ;  e  la  paura  dell'  opinion  pubbli- 
ca prese  le  forme  di  coraggio  civile.  I  loro  richiami ,  esitanti 
fra  il  rispetto  abituale  e  una  risoluzione  insolita  ;  e  gli  scritti 
di  taluno  che  avventurava  la  propria  sicurezza  pel  vantaggio 
pubblico,  non  ragionavano  che  di  conciliazione  fra  la  provincia 
e  i  conquistatori.  Egual  movimento  legale  nel  Veneto  (  gen- 
naio ),  e  appoggiandosi  a  leggi  anteriori  inosservate,  si  doman- 
dò una  censura  meno  assurda,  la  comunicazione  di  ciò  che  con- 
cerne gl'interessi  immediati  (I);  insomma,  che  il  governo  rien- 
trasse nelle  vie  della  morale ,  e  cessasse  l'onnipresenza  delete- 
rica  della  polizia.  Questa  e  il  viceré  fecero  ogni  opera  per  elu- 
derle; pure,  sentendole  appoggiate  alla  legalità  ed  all'  opinio- 
ne, dovettero  promettere  di  farvi  ragione.  Mentre  così  frodo- 
lentemente  addormentavano  ,  fecero  (9  genn.)  dall'imperatore 
dichiarare,  lui  aver  fatto  abbastanza  pei  popoli,  né  esser  dispo- 
sto a  ulteriori  concessioni  ;  affidarsi  nel  valor  delle  sue  trup- 
pe (2):  e  gli  chiesero  l'arbitrio  d'arrestar  e  deportare.  E  si  co- 

(1)  e  Bisogna  additare  le  leggi  mal  eseguite  ,  le  promesse 
non  bene  osservate  ;  additarle  con  parole  pacate ,  ma  chiare  , 
senza  neppur  dubbio  che  l'esercizio  di  un  dovere  possa  parere 
né  delitto  né  colpa.  Possono  punirci;  crederci  rei.  non  posso- 
no. Se  ci  veggano  unanimi,  perseveranti,  padroni  di  noi  stessi 
e  del  nostro  risentimento,  non  ci  puniranno ,  ci  l'ingrazieranno 
di  cuore.  Ma  le  significazioni  puerili  di  speranza  o  di  gioja  , 
o  colpevoli  di  odii,  non  sono  degne  di  popolo  che  patisce  e  che 
ha  fede  nel  suo  destino.  Formiamoci ,  non  in  partito  modera- 
to ,  ma  in  opinione  legale  ;  e  questa  opinione  animiamo  d'  affet- 
ti. »   Tommaseo. 

(2)  La  mano  e  il  cuore  di  Ferdinando  appajono  meglio  nel 

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520  IL  LOMBARDO-VENETO  (484$) 

roinciò  sovra  cittadini  personalmente  sgraditi;  col  cbe  l'autorità 
irritò,  non  i sgomentò,  mentr'essa  perseguitava  ma  tremava  da- 
vanti a  un  popolo  che  opponeva  la  minaccia  de!  silenzio  e  dell'ab- 
negazione, e  fra  cui  sin  l'allegria  prendeva  del  minaccioso  (t). 
Il  martirio  si  venera ,  ma  non  si  predica  :  e  quale  onest'  uo- 
mo assumerebbe  la  responsabilità  d' avventare  il  paese  nel  ter- 
ribile esperimento  d9  una  insurrezione  ?  Pure  la  pazienza  ces- 
sa quando  cessa  la  speranza,  e  giunge  un'  ora  in  cui  per  le  na- 
zioni l'obbligo  della  fedeltà  cede  al  diritto  d'acquistarsi  la  si- 
curezza che  piò  non  trovano  nell'ordine  stabilito;  e  questa  ora, 
la  provvidenza  la  batte  ineluttabilmente  (a). 

proclama  che,  tre  mesi  dopo,  indirizzava  ai  Viennesi,  e  Le  de* 
putazioni  di  tutte  le  provincia  riconobbero  che,  nelle  memo- 
rabili giornate  di  marzo,  fu  sebiamustv,  e  con  sincera  soddi- 
sfazione, eh1  io  andai  incontro  ai  voti  del  mio  popolo,  conce- 
dendo una  Costituzione  eh'  io  riguardo  come  1*  atto  più  soddi- 
sfacente della  mia  vita,   i 

(1)  Il  conte  di  Fiquelmont  Ministro  di  Stato,  poi  degli  Affari 
Esteri,  stampò  nel  1852  un'  opera  sulle  vicende  del  48  (  Lord 
Palmer sion,  PAngleterre  ette  Continent) ,  curiosa  come  tutto 
quel  poco  che  fa  conoscere  una  rivoluzione  tanto  strana  come 
la  viennese.  Or  egli  asserisce  che  il  governo  centrale  ignora- 
va assolutamente  i  mali  del  Lombardo- Veneto  ;  ci  taccia  avere 
conservato  il  silenzio  :  Ce  silence  fit  du  mai  :  cor  on  prenait  d 
Vienne  f  absence  totale  de  représentalion  cornine  une  preuve 
de  P  assentiment  cnmptet  du  pays  à  la  manière  dont  il  étati 
gouverné  On  y  vivait  dans  une  entiére  sécurité  sur  la  posùiom 

de  r  Italie Comment  le*  griefs  auraientils  pu  ètte  re* 

dressès  ,quand  ile n'avaient  jamaùt  encore  ite  légalement formu- 
le* 3  et  q  i'Ue  étaient  véritablement  ignorés  du  gouvernement 
centi  al?  On  trouve  ici  une  preuve  de  plus  combien  il  est  don* 
gereux  pour  un  pays  que  dee  inslùutions  soient  réduites  à  de- 
venir de  simplcs  formes .  Des  apparences  ne  suffisent  pas  au 
gouvernement  des  peuples  — -  Cosa  sia  dell'asserzione  non  è  chi 
l'ignori;  panni  però  se  ne  possa  cavare  una  grande  lezione. 

(a)  A  che  far  entrare  la  provvidenza  in  una  insurrezione  ?  E 
se  fosse  slato  cosi ,  avrebbe  avuto  l' esito  che  poi  ebbe  ? 

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(18  ÌS)  Il   LOMBARDO- VENETO  531 

Intanto  ,  con  provocante  ostentazione  parlami  di  truppe 
sempre  nuove  spedite  in  Italia,  di  promessi  saccheggi,  di  bom> 
bardamenti  a!  minimo  agitarsi:  e  per  verità,  risoluti  che  erano 
a  reprimer  colla  forza ,  sariano  dovuti  porsene  in  grado  (  1  ) , 
dacché  sentivasi  in  aria  il  rombo  d'una  rivoluzione ,  tantoché  il 
viceré ,  bandita  la  legge  marziale  ,  se  n1  andava ,  abbandonando 
al  poter  militare  un  paese  dov'  era  rimasto  per  20  anni  come 
straniero.  Che  se  non  bastavano  le  dimostrazioni  di  moda  ,  le 
quali,  nella  loro  innocuità,  palesavano  però  l'accordo,  susur- 
ravasi  di  armi  ammassate  in  Milano  ;  di  corpi  organizzati  dai 
profughi  ai  confini  ;  di  incitamenti  ufficiali  venuti  dalla  Fran- 
cia, dall'Inghilterra,  più  dal  Piemonte.  Eppure  il  séguito  mo- 
strò che  non  V  aveva  né  armi,  né  intelligenze  ,  né  preparativi  ; 
gli  stessi  Mazziniani  aveano  a  Parigi  stabilito  di  nou  alterare 
con  loro  mosse  il  quieto  progresso*  italiano.  Ma  la  scintilla  ven* 
ne  inaspettata  ed  efficace  cornei  colpi  providenziali  (a),  e  don? 
de  meno  sarebbesi  aspettata. 

(1)  Il  generale  Hess,  capo  dello  stato  maggiore,  il  18  gennajo 
da  Vienna  scriveva  al  colonnello  Wratislaw  a  Milano  :  e  Se  la 
imbecillità  del  governatore  e  del  viceré  e  la  nullità  del  loro  spi- 
rito non  fossero  già  da  tempo  conosciute,  ora  apparvero  in  tal 
evidenza^  che  bisogna  tosto  rimoverli ,  e  sostituire  un  governa- 
tore che,  d'accordo  col  feldmaresciallo ,  ristabilisca  V  ordine  ri- 
gorosamente, e  i  noti  rei  di  tali  scandali  mandi  ad  esser  pro- 
cessati a  Palmanova....  Io  non  sarò  mai  quieto  finché  non  siensi 
uniti  attorno  a  Milano  25  000  uomini ,  e  25000  nelle  guarni- 
gioni alle  spalle,  giacché  solo  il  timor  delie  bujouette  può  im- 
porre a  costoro.  »  E  il  3t  al  maresciallo  Radetiky  :  e  Sedici 
forti  attorno  a  Milano ,  ciascuno  con  500  uomini  e  moltissime 
feritoje  dirette  al  Duomo,  deciderebber  in  ultimo  appello  la  qui* 
stione  italiana  fra  l'Austria  e  il  Piemonte,  e  questo  tornerebbe  ~ 

air  antica,  comunque  simulata,  umiltà ('omo  le  cose  sono, 

creda  che  la  trauquillilà  non  si  ripristina  senza  forti  salassi  e 
sciabolate  tedesche.  * 

(a)  Questa  espressione  é  una  conseguenza  di  ciò  che  P  autore 
avventò  poco  innanzi  e  noi  abbiamo  fatto  avvertire  nella  pre- 
cedente annotazione. 


y  Google 


ACSTB1A  (1848) 

L' Austria,  fedele  all'assolutismo  paterno  (a),  si  era  costitui- 
ta franca  e  implacabile  avversaria  delle  pretensioni  liberali ,  e 
in  nessuno  de'suoi  Stati  sofferse  cambiamenti.  Mista  di  popola- 
zioni differenti  d'origine,  di  coltura,  di  tradizioni,  come  poteva 
introdurre  quell'unità  cbe  forma  la  forza  degli  altri?  Il  toccare 
a  ben  diciotto  Stati,  ne  fa  complicatissime  le  relazioni  esterne, 
e  necessario  un  grosso  esercito  ;  il  confine  militare  verso  la 
Turchia,  feudalità  armata,  impedisce  di  trarre  profitto  da  que- 
gli ubertosissimi  paesi,  finché  la  caduta  degli  Ottomani  non  le 
dia  un  vicino  civile.  In  molte  Provincie  tedesche,  boeme  e  gal* 
liziane,  durava  la  giurisdizione  patrimoniale  ,  oltre  l' Ungheria 
e  la  Transilvania  d' istituzioni  distinte  ;  e  sebbene  queste  non. 
contribuissero  al  tesoro  pubblico,  le  entrate,  che  al  cominciare 
di  Francesco  I  rendeano  86  milioni  di  fiorini  (L.  198,000,000), 
alla  sua  morte  erano  cresciute  a  136  (  L.  302,000,000  ).  Le 
miniere  del  sale,  del  mercurio,  dell'argento,  le  fruttano  assai, 
e  assai  quelle  d'oro  di  Traosilvania  ed'  Ungheria ,  benché  mal 
lavorate.  Gli  ultimi  acquisti  la  crebbero  verso  il  mare  ,  ma  la 
lunga  unione  sua  coir  Inghilterra  fa  che  non  osi  ingrandirsi  io 
un  campo  di  cui  questa  è  gelosa  :  di  Venezia  restava  compas- 
sionevolmente inoperoso  il  rinomato  arsenale  ;  un  grandioso  di 
guerra  nelP  insigne  porlo  di  Pola  non  fu  che  divisato  :  Cataro 
e  Ragusi  soccombono  al  favore  dato  a  Trieste  ,  la  quale  diven- 
terà importantissima  quando  la  strada  ferrata  porli  di  là  a  Vien- 
na e  fino  a  Varsavia.  In  questa  parte  s' industriò  l'Austria;  pel 
trattato  del  25  luglio  1840,  essa  e  la  Russia  dichiararono  libe- 
ra la  navigazione  del  Danubio  ,  pel  quale  ora  varcano  le  vapo- 
riere da  Ratisbona  fiuo  a  Costantinopoli  e  a  Trebisonda  ;  il  si- 
stema protettore  delle  dogane  fu  modificato,  temperando  le  ta- 
riffe; edifizii  di  utilità,  se  non  di  sfarzo,  sorgeano  da  per  tutto, 
e  il  governo  consentiva  ai  miglioramenti ,  purché  venisser  da 
lui  solo.  Non  sentiva  però  il  dovere  di  avviar  o  secondare  i  pro- 
gressi j  riduceva  il  governare  all'  amministrare  ;  e  non  vedea 
l'avvenire  che  nella  conservazione.  Inoltre  le  pesava  addosso  uà 
debito  enorme  ,  sì  mal  amministrato  che  quasi  raddoppiò  du- 

(a)  Antifrasi  molto  usitata  da  altri  storici  in  simili  incontri. 

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(4848)  austbia  525 

rante  la  pace  (1);  difficile  a  ripararsi  in  grazia  de!  grosso  eser- 
cito, della  costosa  diplomazia  ,  dell'essere  l'Impero  composto 
di  tre  masse  eterogenee,  ad  una  sola  delle  quali  poteva  impor- 
re tasse  liberamente  ,  e  che  restavano  divise  tra  loro  per  linee 
doganali,  e  richiedevano  leggi  di  scopo  differente  (2). 

Francesco  I,  benché  vago  della  centralità  amministrativa  di 
Giuseppe  II ,  non  presunse  ridur  tante  differenze  ad  uniformi- 
tà; e  vedendo  come,  per  avviare  a  novità  richiedasi  genio,  bon- 
tà, sapienza,  Hmitossi  a  conservare:  procedesse  pure  il  mondo, 
egli  stava  ;  buono  doveva  essere  ciò  che  buono  era  slato  altre 
volte  ;  i  popoli  doveano  essere  persuasi  che  l'imperatore  vole- 
va il  loro  bene,  e  lasciarlo  fare.  Con  questa  politica  semplice 
governò  fino  al  1835,  sempre  negindo;  per  quanto  ,  massime 
l'Ungheria,  alzasse  ognor  meglio  le  pretensioni  ad  una  vita  più 
indipendente;  per  quanto  i  paesi  austriaci  che  hanno  assemblee 
di  Stati,  presentassero  sempre  più  ardite  domande  di  pubblici- 
tà ,  di  maggior  parte  nella  deliberazione  de'  proprii  interessi. 
Dovea  pertanto  confidar  sulla  forza,  e  in  fatto  tenne  sempre  un 
esercito  sterminato,  e  morendo  lasciava  il  suo  cuore  ai  soldati. 
Il  suo  successore  fu  buono  e  null'altro  :  ma  Vienna,  la  città 
che  credeasi  materializzata  ne'godimenti,  e  servilmente  devota 
ad  una  dinastia  che  la  facea  capo  d' un  grand'  Impero  ,  erasi 
stancata  dello  stupefacente  assolutismo  del  ministro  ,  che  (  dt- 
ceano  )  facendo  sinonimi  governare  e  comprimere  ,  catalogan- 
ti) II  debito  austriaco  era  di  1,014,000,000  di  fiorini  (  da  lire 
2.  30),  cioè  circa  sette  volte  l'entrata;  e  importava  l'annua  eroga- 
zione di  67  milioni  di  fior. 

(2)  Dei  456  milioni  di  lire  austriache  (fr.  394,696,000),  totale 
entrata  dell'Austria,  13,185,750  (fr.  11,312,958)  erano  la  tas- 
sa dell'  Ungheria  ,  invece  d' imposta  fondiaria  :  eppure  questa 
passa  i  dodici  milioni  d'abitanti;  mentre  la  Lombardia,  di  due  mi* 
lioni  e  mezzo  d'abitanti,  dà  per  sola  imposta  fondiaria  lire  austria- 
che 22  milioni ,  e  per  dazio  consumo  ,  compreso  il  Veneto  , 
13,200.000, oltre  le  altre  contribuzioni  indirette:  sicché  tutto 
sommando,  qui  si  pagavano  lire  22.  70  (fr.  19.  74)  per  testa  (Te- 
ooboeshi),  mentre  in  Ungheria  poco  più  d'una  lira'. 

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$24  RIVOLUZIONE   BI   VIENNA  (1848) 

do  gli  uomini  secondo  il  pagamento ,  riducendo  il  governo  a 
doganieri ,  burocratici ,  spie  e  soldati ,  privavalo  della  sua  più 
nobile  qualità  ,  V  iniziativa  ;  e  procacciando  il  nome  di  accorto 
e  robusto  col  ricusare  ogni  movimento,  lasciossi  sopraggiunge- 
re da  uno  di  que'  momenti,  in  cui  cogli  abusi  cadono  anche  le 
istituzioni  (I).  Qualche  ambizione  di  corte  e  di  gabinetto  favori 
le  aspirazioni  liberali,  già  scaldate  dalle  diatribe  che  la  Germa- 
nia lanciava  contro  il  governo  austriaco  ,  e  portate  al  bollore 
dalla  rivoluzione  francese.  Trovandosi  uniti  gli  Stati  della  Bas- 
sa Austria  ,  la  Società  politica  e  la  industriale  vi  sporgono  al- 
cune domande  (13  marzo).  Già  la  Boemia  e  la  Galizia  aveano 
mandato  a  chiedere  libertà  di  stampa,  d' insegnamento,  e  d'al- 
tro :  e  l'esempio  degli  studenti  bavaresi  inanimò  quelli  di  Vien- 
na. Un  proclama  dell'  ungarese  Kossut  allora  divulgato,  ove  si 
chiedeva  che  P  Impero  si  riformasse,  e  alle  singole  nazionalità 
lasciando  il  governarsi,  le  congiungesse  in  federazione,  assegnò 
più  preciso  scopo  alle  domande  degli  studenti ,  che ,  malgrado 
dell'autorità,  proclamarono  una  petizione  nelP  àula  universita- 
ria, e  vollero  portarla  alla  Corte.  Questa  oppose  il  m'ego  ,  poi 
i  soprattieni;  ma  il  popolo  viennese,  come  riscosso  da  un  sonno 
di  cui  si  vergognava,  alzò  la  voce-potente.  Gli  eserciti  stavano 
lontani;  la  piccola  guarnigione  poteva  esser  presa  in  mezzo  dal- 

(1)  Fin  dal  1840,  un  austriaco,  un  barone,  un  impiegato,  scri- 
veva :  e  II  momento  delle  riforme  è  passato  :  quella  politica  non- 
curante è  stata  già  troppo  prolungata;  la  situazione  presente  non 
può  durare:  tal  è  l'opinione  degli  spiriti  meglio  veggenti;  né  farà 
meraviglia  se  un  giorno,  in  quest'  Impero  che  per  taluni  è  la  ter- 
ra  classica  della  stabilità,  scoppieranno  le  cause  più  potè  a  ti  di  sol* 
levameuto  e  dissoluzione.  La  fiducia  neir  avvenire,  la  mancanza 
di  previdenza  e  sollecitudine  nel  governo,  sono  sintomi  spaven- 
tevoli. Una  sola  idea,  un  peosier  solo  si  ravvisa  in  quella  politica 
palliativa;  il  desiderio  d' ottenere  riposo  pel  momento;  di  allonta- 
nare, ma  non  distruggere  ogni  causa  di  cambiamento,  comunque 
salutare  e  necessario.  Ma  tale  sistema  non  riuscirà  a  nulla  di 
bene;  la  scadenza  del  pagamento  arriverà;  e  l'uomo  dissetato  che 
rinnova  le  sue  cambiali  non  impedisce  la  sua  rovina,  ma  solo  la 
ritarda,  i  Oesierreich  und  sein  Zukunft. 


(1848)  LE  CINQUE  GIORNATE  525 

le  migliaja  d' insorgenti  ;  pochi  colpi  da  essa  tirati  inveleniro- 
no il  popolo,  che  mostrò  esempli  d'inaspettato  coraggio,  e  d'im- 
petuosa fermezza  :  talché  ,  vacillando  8  ministri  e  la  Corte , 
si  ottenne  fosse  cacciato  Metternich,  e  per  tutto  l'Impero  libe- 
ra stampa,  guardia  nazionale,  un'assemblea  generale  per  for- 
mar la  costituzione.  Gli  studenti  frenano  la  plebaglia  e  i  ladri; 
l'applauso,  gli  abbracci,  gli  inni  festeggiano  l'affratellamento; 
i  liberali  esultano  del  loro  trionfo  ;  mentre  la  Corte ,  affidando 
il  ministero  a  Pillersdorf  e  ad  altri  onesti  della  vecchia  scuo- 
la, spera  rivalere  contro  le  esigenze  superlative. 

Il  telegrafo  portò  in  Lombardia  quelle  concessioni  viennesi; 
e  la  loro  dissonanza  dalle  minacce  e  dai  rifiuti  de'  giorni  pre- 
cedenti, mostrava  che  l' Austria  coprisse  col  vezzo  d'una  con* 
cessione  quel  che  era  ineluttabile  necessità  ;  doversi  ella  ben 
trovare  agli  estremi  se  entrava  in  una  via  a  lei  repugnante  :  e 
poiché  della  buonafede  non  potea  tenersi  conto,  doversene  as- 
sicurare col  proprio  braccio.  Pertanto  i  cittadini  (18  mar.) , 
preseduti  dalla  rappresentanza  municipale,  vanno  a  domandare 
armi  per  la  guardia  civica.  Sono  promesse  ;  ma  quando  con- 
vengono al  palazzo  comuuale  per  riceverle,  eccoli  assalili  dalla 
truppa,  che  alla  ventura  ne  coglie  alquanti  e  li  trascina  in  for- 
tezza. L'indignazione  precipita  il  molo  già  comincialo;  l'esul- 
tanza si  converte  in  furore  ;  la  speranza  si  eleva  fino  all'indi- 
pendenza ;  e  impennati  i  tre  colori  ,  gridasi  Viva  Pio  IX  e 
Morte  ai  Tedeschi.  Ubriachi  di  magnanima  imprudenza,  i  no- 
stri rimettono  ogni  cosa  ai  rischi  dell'audacia  ;  e  vendicando  le 
paure  di  cui  si  era  loro  prodigato  l'oltraggio,  cominciano  una 
battaglia  memorabile,  ove  colle  barricate  e  con  pochi  fucili  da 
caccia  per  cinque  giornate  tengono  fronte  a  truppe  disciplina- 
te. Né  le  armi  che  diceansi  ammannite,  né  i  fuorusciti,  oi  Pie- 
montesi o  i  campagnuoli  che  diceasi  aspettassero  solo  un  cen- 
no, comparvero  allora:  ma  neppure  il  nemico  era  allestito  a  di- 
fesa; e  le  scarse  sue  munizioni,  il  coraggio  e  P  unione  de'  cit- 
tadini, il  probabile  dilatarsi  dell'insurrezione  ,  l'incertezza  di 
ciò  che  accadeva  a  Vienna,  indussero  il  maresciallo  Radetzky  a 
ordinare  la  ritirata.  £  Milano  si  trovò  libera,  con  un'  esultanza 
•  più  viva  quanto  meno  aspettata  ;  Como  ,  poi  Brescia  ,  Berga- 

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826  SLANCIO  DEL  PIEMONTE  (i848) 

mo,  Cremona ,  cacciavano  o  prendeano  le  guarnigioni ,  da  per 
tulio  risparmiando  l'inutile  sangue,  e  contro  la  dominazione  fo- 
restiera protestando  solo  colla  gioja  del  liberarsene. 

L'avviso  delle  libertà  promesse  fece  eguale  effetto  a  Vene- 
zia, che  si  levò  a  tumulto:  cercato  invano  tuffarlo  nel  sangue , 
il  governatore  Palfy  rassegnò  t  poteri  al  comandante  Zichy  ;  e 
questi  capitolò,  menando  via  la  truppa ,  e. lasciando  la  cassa , 
le  armi,  i  soldati  italiani  a  Venezia,  la  quale  si  trovò  libera  le- 
galmente. Le  città  della  terraferma  non  tardarono  a  imitarla. 

L' insurrezione  di  Milano  erasi  sentita  in  Piemonte  con  lutto 
l' interesse  di  nazione  e  di  vicinanza  ;  e  1'  intera  popolazione 
fremea  perchè  si  affrettasse  a  sottrarre  la  vicina  da  uno  ster- 
minio inevitabile  :  già  molli  v'accorreano  ;  già  vi  si  mandavano 
munizioni.  Pochi  giorni  prima  Carlo  Alberto,  risoluto  d'entrar 
francamente  nelle  vie  costituzionali,  aveva  formato  un  ministe- 
ro, sotto  la  presidenza  di  Cesare  Balbo,  il  quale  volle  la  coope- 
razione di  altri  veterani  della  causa  migliore.  La  costoro  popo- 
larità, le  conosciute  intenzioni,  i  voti  gridati  a  loro  dai  Genove- 
si, li  faceano  scopo  a  smisurale  speranze.  E  poiché  in  capo  d'o- 
gni speranza  stava  1'  italianità,  tutti  chiedevansi  se  il  Piemonte 
trarrebbe  la  spada  per  assicurarla.  Non  era  questo  il  lungo  vo- 
to di  Carlo  Alberto?  non  teneva  egli  70,000  armati,  e  riboccanti 
gli  arsenali,  e  pingue  il  tesoro,  e  uno  stato-maggiore  incompa- 
rabile, e  tutta  1  ufficialità  anelante  di  provarsi  cogli  oppressori? 

Le  realtà  slavano  a  gran  pezza  dai  discorsi.  La  preconizzata 
sistemazione  militare  del  Piemonte  ricooosceasi  disadatta  alla 
subitanea  trasformazione  dello  slato  di  pace  in  quel  di  guerra 
attiva j  sicché  in  quel  precipizio,  appena  12  in  15  mila  uomini 
potrebbero  mettersi  in  campo  ;  e  di  questi  un  buon  dato  atten- 
davasi  in  Savoja  contro,  la  temuta  irruzione  della  Francia.  Del- 
l'Austria ignoratasi  lo  sfasciamento;  poco  si  poteva  promettersi 
dalla  restante  Italia,  disavvezza  dall'armi;  l'Inghilterra ,  che  a 
consigliare  e  moderare  V  italico  movimento  aveva  spedito  lord 
Minto  ,  non  che  attizzasse  come  si  spargea ,  dichiarava  esser 
la  Lombardia  assicurata  all'  Austria  dai  trattali  medesimi  che 
assicuravano  Genova  al  Piemonte  ;  e  il  toccar  1'  una  compro- 
metterebbe  l'altra.  I  soccorsi  di  Francia  metleano  ribrezzo,  pò- 


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(4848)  ESITANZE   DEL  GOVEBNO  527 

tendo  divenir  micidiali  al  principato.  D' altra  parte  i  veggenti 
aveano  sempre  sconsigliato  il  Piemonte  dalla  guerra  (I);  ai  nuo- 
vi ministri  era  riuscito  di  consolazione  V  accertarsi  che  1'  Au- 
stria non  minacciava  invadere  il  Piemonte ,  il  quale  potrebbe 
tranquillamente  assodare  la  donata  libertà. 

Ma  all'  annunzio  dell'  insurrezione  lombarda  la  gioventù  fre- 
me guerra  :  se  i  liberali  d' antica  prova  temono  con  essa  com- 
promettere le  mature  speranze,  i  nuovi  la  vedono  opportunis- 
sima  a  balzare  innanzi  ;  e  invano  il  re  e  i  ministri  sentono  che 
perde  1'  autorità  chi  al  tumulto  la  sottopone  (2).  E  se  'Milano 


(1)  «  Qua]  è  la  paura  dell'  Austria?  forse  che  Carlo  Alberto  o 
qualche  altro  prìncipe  italiano'  impugni  il  fèrro  e  faccia  l' impre- 
sa di  Lombardia  ?  ohibò  !  ella  sa  quant'  altri  e  meglio  d'  altri 
che  tal  tentativo  non  è  oggi  possibile,  e  che  i  concetti  di  questo 
genere  non  possono  entrare  né  capire  nella  mente  di  un  princi- 
pe cosi  savio  come  il  re  di  Sardegna,  a  Gioberti  ,  Gesuita  Mo- 
derno, Voi.  Ili,  pag.  577,  nel  1847. 

Il  Balì)0  ,  nelle  Speranze,  rimoveva  affatto  l'idea  d' un  attac- 
co; il  Durando  posava  tutte  le  combinazioni  sue  strategiche  so- 
vra il  supposto  della  guerra  difensiva.  Il  Risorgimento ,  orgauo 
ministeriale  ,  al  18  marzo  scriveva  :  e  Chi  primo  bandirà  la 
guerra  in  Italia,  avrà  gallato  le  sorti  del  mondo ,  avrà  scono- 
sciuto i  santi  incrollabili  priucipii  che  ci  assicurano  piena,  in- 
fallibile ,  vicina  vittoria Sorda  è  l'Austria  alle   minacce  , 

come  alle  blandizie;  non  si  scuole,  avvisa  il  suo  tempo  e  il  suo 
vantaggio  con  impassibil  consiglio.  Or  di  tutti  i  desiderii  suoi  il 
più  ardente,  il  più  sicura,  si  è  quello  di  vedersi  da  noi  assali- 
ta  Questo  solo  potrebbe  ravvivarla  ec.  » 

(2)  i  Niuno  ignora  di  quanto  momento  sia,  a  consolidar  vera 
libertà  in  uno  Stato,  togliere  qualunque  forza  e  preponderanza 
ai  moti  popolari.  »  Santàrosa  ,  Rivai.  Piemontese,  —  «  Popoli 
e  governi  non  debbono  mai  dimenticare  questa  regola  di  con- 
dotta, tanto  profittevole  a  chi  sa:  diffidare  di  chi  adula,  e  affezio- 
narsi a  chi  gli  avverte  e  li  riprende.  Badino  bene.  Quando  sono  ac- 
carezzati con  tenerezza  affettata ,  quando  se  ne  sostiene  troppo 
fervorosamente  la  causa,  è  segno  che  si  vuole  renderli  stromenti 


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523  gcebra  dell'indipendenza  (4848) 

soccombesse  a  un  nuovo  Uraja?  qual  onta  per  vicino  armato  ! 
E  che  farebbe  Genova',  la  quale  avea  gridato  Con  Milano  ,  se 
no  no?  E  la  compassione  non  potrebbe  prorompere  in  odio  con- 
tro il  principe,  e  fin  a  gridare  la  repubblica? 

Mentre  vacillavasi  fra  i  consigli  della  prudenza  e  i  preci* 
pizii  della  generosità  ,  ecco  giunge  che  Milano  s' è  liberata  da 
sé  ;  che  i  Tedeschi  rotti  e  scompigliati ,  vanno  in  pienissima 
fuga,  incalzati  dalle  popolazioni ,  risolute  a  non  lasciarne  vivo 
un  solo.  Allora  Carlo  Alberto  getta  la  sua  spada  sulla  bilancia 
de'ministri;  annunzia  che  coi  proprii  figli  si  mette  a  capo  del- 
l'esercito, portando  alla  Lombardia  i  soccorsi  di  fratello  a  fra- 
telli, e  senza  parlar  di  guiderdone;  solo  a  guerra  finita  si  deci- 
derebbe delle  sorti  del  bel  paese. 

Gli  altri  governi  d'Italia  rispondono  a  quel  grido:  Pio  IX  ad- 
dita la  mano  del  Signore  in  quella  vittoria ,  e  rammenta  che 
«  d'ogni  stabilità  e  prosperità  è  ragion  prima  la  concordia  ;  e 
che  la  giustizia  sola  edifica,  mentre  le  passioni  distruggono  :  » 
il  duca  di  Parma  (30  marzo) ,  deplorando  •  il  breve  tempo  in 
cui  la  necessità  e  la  posizione  geografica  e  politica  lo  sottopo- 
sero ad  influenza  straniera  ,  »  promette  sé  e  suo  figlio  in  soc- 
corso ai  Lombardi  :  Leopoldo ,  granduca  austriaco  (25  mar.)  , 
eccita  i  Toscani  a  «  non  rimanere  in  ozio  vergognoso  mentre  la 
santa  causa  dell'indipendenza  d'Italia  si  decide,  »  ma  «  volar 
al  soccorso  de' fratelli  Lombardi  :  »  il  governo  di  Napoli  invi- 
ta (5  apr.)  ad  accorrere  nei  piani  di  Lombardia,  ove  si  risolve- 
ranno le  sorti  della  comune  patria;  e  (7  apr.)  «  Untone ,  abne- 
gazione ,  fermezza  ,  e  la  indipendenza  della  nostra  bellissima 
Italia  sarà  conseguita  ;  e  24  milioni  d' Italiani  avranno  una  pa- 
tria potente,  un  comune  ricchissimo  patrimonio  di  gloria,  e  una 
nazionalità  rispettata.  •> 

Santo  accordo  di  principi  e  di  popoli,  che  forti  di  risolutez- 
za, armati  de'lunghi  patimenti  ,  anelano  alla  virile  gioja  delle 
battaglie,  sicché  l'Italia  sarà  non  trofeo  di  altrui  vittorie,  ma 
redenta  pel  braccio  de'  proprii  figliuoli. 

per  interessi  che  non  son  i  loro  proprii.  n  Balmès,  il  Protestan- 
tismo paragonato  còl  Cattolicùmo. 


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(184$)  contegno  degl'italiani  529 

Disastri  Italici. 

La  vittoria  era  assai  meno  facile  cbe  il  trionfo.  SulP  orme 
del  nemico  fuggente  si  cacciarono  alquanti  giovani  lombardi  di 
coraggio  volenteroso  e  intelligente  ;  ma  i  csmpagnuoli  non  se- 
condarono l' impulso  delle  città  dell9  Alta  Lombardia  ,  sicché 
Radetzky ,  neppur  mai  attaccato  ,  potè  giungere  al  Mincio ,  e 
dentro  al  formidabile  quadrato  delle  fortezze  diYescbiera,  Man- 
tova, Legnano,  Verona,  rincorare  le  truppe,  aspettarne  di  nuo- 
ve e  disporsi  alla  riscossa.  L'esercito  piemontese,  scarso  oltre 
ogni  aspettazione  e  impreparato ,  giunse  tardi ,  e  allungatosi 
sull'Adige  in  una  linea  di  36  miglia,  cominciò  una  lenta  guer- 
ra di  posizioni,  in  cui  1'  incapacità  strategica  rendeva  inutile  il 
valore,  mostrato  insignemente  qualvolta  si  venne  alle  mani.  Do- 
ve la  vittoria  era  l'unico  scopo,  e  a  quella  dovea  dirigersi  l'im- 
peto nazionale,  non  si  seppe  o  non  si  volle  effettuare  la  leva  a 
stormo;  de'  Volontari!  cbe,  con  ottima  sentita,  si  piantarono  a 
difesa  de'  varchi  alpini,  poco  conto  teneva  l' esercito  regolare , 
benché  vedesse  il  nemico  avvantaggiarsi  dei  subitarii,  corsi  ad 
aju tarlo  dalle  scuole  austriache  o  dalle  fucine  stiriaoe  ;  invece 
di  innestare  i  nuovi  coscritti  né'  quadri  dell'esercito,  si  forma- 
rono corpi  nuovi  ,  il  cui  ordinamento  procedette  lentissimo  ; 
l' improvida  fiducia  in  noi  e  l' improvido  disprezzo  pel  nemico 
ci  addormentarono  :  e  quando  ognuno  avria  dovuto  offrire  tutti 
gli  av$ri  e  tutto  il  sangue  pel  riscatto  nazionale,  si  stiticava  sul- 
le contribuzioni  (1)  ;  e  giovani  baliosi  non  aveano  vergogna  di 
rimanersi  a  casa  a  pompeggiare  nelle  guardie  nazionali. 

Pronte  nubi  offuscarono  quel  falso  rosato  di  cui  si  colora  l'al- 
ba d'ogni  rivoluzione.  Di  quelli  che,  per  moda  o  per  primeg- 
giare, aveano  invocato  la  tempesta,  molti  sbigottirono  al  veder- 
la scatenata  ;  e  dagli  inconditi  sussulti  di  Francia  presagendo 

(1)  Nelle  Camere  di  Torino  fu  disapprovato  come  lusso  dita* 
grifiziì  il  mandar  altri  soldati.  la  Lombardia  si  domandò  l' ar- 
genteria de'  privati;  mentre  il  paese,  Fanno  dopo,  pagò  ai  vinci- 
tori 80  milioni  di  là  dell'  imposta  ordinaria. 

III.  34 

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530  contegno  degl'italiani  (4848) 

qui  pure  la  ghigliottina  o  il  comunismo ,  si  trinceravano  contro 
di  coloro  che  pur  seguivano  a  chiamare  fratelli.  La  plebe,  lu- 
singata di  alleviamenti  e  di  beatitudini ,  anziché  premunita  alla 
necessità  di  gravissimi  sagrifizii ,  astiava  i  bugiardi  promettito- 
ri. I  governi  corruttori  pregiudicano  l' avvenire  ;  giacché  ,  al 
punto  di  cambiarli ,  non  si  trovano  uomini  capaci  di  rappre- 
sentare la  nuova  età  :  i  volghi  non  sanno  tollerare  gì1  inconve- 
nienti che  accompagnano  il  bene  e  gli  stenti  con  cui  bisogna 
conquistarlo  ;  interessi  spostati ,  abitudini  rotte  impacciano  il 
necessario  accordo. 

In  società  cosi  educate  ,  le  qualità  negative  prevalgono  sulle 
positive;  onde  l'uomo  che  nulla  fa  e  nulla  può,  è ,  non  più  sti- 
mato, ma  meno  vilipeso  di  chi  può  e  fa  ;  non  lasciasi  impuni- 
to chi  trascende  quella  mediocrità  che  si  pallia  col  nome  d' e- 
guaglianza  ,  e  la  satira  s'accanisce  contro  l'operosità  e  P esal- 
tazione dei  nobili  sentimenti.  Ci  eravamo  dunque  abituali  a  o- 
diarci,  a  deriderci,^  temere  lo  sprezzo  di  gente  spregevole  ;  i 
manufattori  d'articoli  aveano  sparso  disaffezione  e  deuigramen- 
to  su  chi  non  si  rassegnava  a  chieder  perdono  della  propria 
superiorità;  laonde,  olire  essere  inesperti  degli  affari,  delle  ar- 
mi ,  della  vita  politica  ,  i  generosi  restavano  elisi  dal  dispetto 
proprio  o  dal  sospetto  altrui  all'istante  che  più  n'era  bisogno. 
Amatori  antichi  della  libertà,  la  accolsero  essi  con  austero  cul- 
to; ma  altri,  balzati  dall'idolatria  dell'assolutismo  all'idolatria 
dell'  individuale  sovranità,  la  accostavano  come  una  meretrice; 
sfoggio  d'eguaglianza  credevano  l'insolentire  contro  i  valenti  ; 
e  per  raggiungere  d'  un  salto  quei  che  s' erano  avanzati  fra  i 
martini  della  persecuzione  pubblica  e  privata  ,  li  dichiaravano 
inetti  alle  circostanze  nuove,  li  trascinavano,  non  a  giudizio  ma 
a  supplizio,  nei  caffé,  sui  fogli,  e  dovunque  fosse  a  adoperare 
la  lingua,  non  il  braccio;  e  a  rinforzo  di  frasi,  convinceano  che 
i  liberali  neonati  valeano  meglio  degli  antichi  ed  esperti. 

Da  alcuni  anni,  ma  più  ne'  due  ultimi ,  era  entrato  il  paros- 
sismo del  rumore,  che  mentiva  l'avidità  della  gloria  ,  e  sfoga- 
vasi  colla  sonora  ciancia  ,  e  con  quelle  esagerazioni  che  fanno 
aborrire  la  verità  e  rendono  inetti  alla  pratica  ,  giacché  nulla 
ripugna  al  vago  de'concetti  quanto  la  realità.  Educati  alla  de- 

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(4848)  CONTEGNO  degl'italiani  $31 

clamazione,  costoro  declamarono  anche  quando  bisognava  ope- 
rare, e  ridondanti  in  parole  come  chi  manca  di  idee  ,  comin- 
ciarono litigi  dove  il  vero  vinto  era  il  buon  senso. 

L' opinione  di  coloro  che  pretendevano  dettare  al  pubblico  si 
formava  sopra  i  giornali  di  Francia  ;  a  quella  .nazione  sola  si 
concedeva  ammirazione  e  studio  ;  unica  la  costituzione  di  essa 
si  conosceva;  e  com'essa,  ponevasi  tutto  il  liberalismo  nell'  op- 
posizione sistematica  :  quelli  che  la  faceauo  quando  portava  pe- 
ricolo, vollero  continuarla  quando  non  era  più  che  gazzarra.,  e 
quando  l' arma  proibita  era  divenuta  arma  d' onore. 

Ai  nuovi  reggitori  affollavansi  servidori  degli  antichi,  che  co- 
gli antichi  non  voleaoo  cadere  ;  perseguitati  veri  e  perseguitati 
finti  chiedeano  compensi  ;  improvvisati  statisti  offrivano  consi- 
gli; mercatanti. speculavano  sulle  armi ,  sugi1  impieghi ,  sulla 
pubblicità,  sulla  fame.  Dilettanti  del  mestiero  di  spia  e  di  car- 
ceriere, continuavano  a  vedere  cospirazioni  e  delitti,  da  perse- 
guitati trasformandosi  improvvisamente  in  persecutori  :  e  men- 
tre sovrastava  un  esercito  minaccioso,  si  sfogava  la  spettacolosa 
paura  conlro  spie  che  nou  si  trovavano,  e  conladini  che  voleano 
anch'  essi  far  chiasso  come  i  cittadini. 

Di  fuori  ci  vennero  anche  innesti  eterogenei  ;  e  in  paese  ove 
il  clero  mostrossi  alle  prime  file,  si  urlò  contro  gli  ecclesiasti- 
ci ;  in  paese  che  da  80  anni  non  conosceva  nell'aristocrazia  se 
non  la  insignificante  casualità  de1  natali ,  si  seminarono  odio  ai 
nobili  e  pretensioni  di  nobili ,  qui  pure  snervando  col  dividere. 
In  quelle  ore  procellose  dove  sono  gli  avvenimenti  che  crea* 
no  i  dittatori,  d' ogni  città  presero  il  governo  le  persone  che  si 
trovarono,  o  che  vollero  una  posizione  di  molti  pericoli  e  di  nes- 
sun vantaggio,  e  rimuneratale  coli'  impopolarità.  Per  accentra- 
re la  resistenza  e  gli  ordini,  il  governo  provvisorio  di  Milano  fa- 
ticò a  vincer  le  gelosie,  che  sono  la  brina  d'ogni  fior  di  speranze 
italiche,  e  fare  che  ciascuna  provincia  gli  mandasse  un  deputa- 
to. Furono  scelti  non  di  coloro  che  aveano  tramato  o  intrigato , 
forse  neppure  sperato  ;  alcuni  anzi  erano  stati  bersaglio  delia 
stampa  demagogica  ;  sì  poco  era  figlia  di  congiure  quella  sol- 
levazione che  traeva  nobiltà  e  forza  dall'intento  comune  e  sem- 
plice di  rivendicare  la  nazionalità. 

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532  contegno  degl'italiani  (1848) 

Ogni  governo  rivoluzionario  si  trova  debole  a  fronte  dei  suoi 
compagni  di  rivolta,  ed  esposto  a'  mille  rischi  dell'  inesperienza, 
della  precipitazione ,  del  disordine.  Il  nostro  poi  non  pensò  a 
cercarsi  la  sanzione  dell'  elezione  popolare,  tanto  facile  in  pae- 
se ordinato  a  municipii.  Ne'  momenti  sublimi  in  cui  l' ispirazio- 
ne viene  dalle  moltitudini,  essa  irradia  taluni  che,  passato  quel 
lampo,  devono  ricadere  nelle  tenebre:  e  caratteri  medii,  i 
quali  usano  riguardo  a  tutti,  carezzano  il  bene  come  il  male  po- 
litico ,  potrebbero  mai  condurre  una  rivoluzione ,  che  vive  di 
moto,  d' azione,  d' audacia  ?  fi  alla  nostra,  mentre  era  nel  pri- 
mo lancio,  fu  imposta  la  formola  delle  società  in  riposo,  con- 
servar l' ordine  ;  a  fronte  d' una  libertà  neonata  che  per  natura 
è  gelosa ,  si  governò  col  segreto  con  cut  si  cospira  ;  si  volle 
conservare  il  potere  a  condizioni  che  non  permettevano  il  bene, 
e  con  quella  mediocrità  di  cui  è  carattere  il  non  saper  imporre 
*  alla  moltitudine. 

Persuasi  che  le  rivoluzioni  riescano  o  falliscano  per  merito  o 
colpa  dei  popoli ,  su  questi  soprastiamo  più  che  sui  governi ,  ai. 
quali  il  volgo  indossa  tutti  i  peccati.  Attaccar  le  persone  che 
importa  ?  queste  passarono ,  mentre  le  nuove  speranze  doman- 
dano le  virtù  che  allora  ci  mancarono  -,  o  dai  peccati  stessi 
d'allora  potrebbero  esser  ruinate. 

Scrittori  che  sulle  prime  esageravano  V  eroismo  per  eccitar* 
lo,  ricaddero  presto  oell'  ironia;  giornali,  affissi,  circoli,  schia- 
mazzi, imponevano  provedimenti  sconsigliati ,  od  obbligavano  a 
ricorrere  ai  sotterfugi  di  chi  non  ha  per  sé  il  diritto;  tutti  ere- 
deansi  capaci  di  proporre,  nessuno  voi  e  a  la  responaalità  del  ri- 
solvere ;  il  popolo  mal  obbediva  a  un  governo  dipintogli  come 
spregevole  ;  le  milizie  mostravano  più  spirito  di  partito  che  di 
corpo  ;  e  fra  le  canzoni  e  i  proclami  di  fraternità,  nessuno  avea 
fiducia  in  nessuno.  Quindi  oberate  le  finanze  nella  pinguissima 
Lombardia,  e  provveduto  inettissimamente  alla  guerra,  mentre 
il  primo  anzi  l' unico  bisogno  erano  soldi  e  soldati.  L' inerzia , 
che  prima  trovava  pretesto  nell'  impossibilità  di  affrontar  il  ne* 
mico ,  dappoi  lo  coglieva  dal  dire  eh'  era  beli' e  vinto  ;  e  neU 
P  inazione  sj  cominciò  a  disputar  in  qual  modo  si  governerebbe 
la  nazione,  prima  d' esser  certi  che  nazione  saremmo. 

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(1848)  contegno  degl'italiani  833 

Venezia,  liberata  con  regolare  capitolazione,  non  area  che  a 
ricorrere  alle  sue  memorie  ;  proclamò  la  repubblica  di  San 
Marco,  e  le  città  di  terraferma  aderirono.  In  Milano  il  liberalismo 
dei  più  riducevasi  ad  abominare  i  Tedeschi  ;  onde  credeano  tut- 
to finito  colla  loro  cacciata.  Alcuni  che  hanno  V  abilità  di  vol- 
tarsi un  quarto  d'ora  prima  della  fortuna,  aveano  tenuto  intel- 
ligenze con  persone  vicinissime  a  Carlo  Alberto  ,  il  quale  poi 
negli  ultimi  mesi  aveva  attirati  gli  occhi  alla  sua  corona  ,  irra- 
diandola coli' aureola  della  libertà.  Ad  altri  la  repubblicana  pa- 
rea  la  forma  più  consentanea  a  paese  ribattezzatosi  col  proprio 
sangue  ;  e  non  essendovi  dinastie  da  rispettare  ne  aulica  nobil- 
tà da  gonfiare,  come  ciascuno  avea  contribuito  alla  redenzione, 
così  ciascuno  conserverebbe  la  massima  porzione  di  sovranità. 
Nella  storia  i  bei  tempi  della  Lombardia  non  erano  repubblica- 
Di  ?  Ed  ora  questa  forma  dalla  Francia  iniziatrice  non  sarà  dif- 
fusa a  tutto  il  mondo?  non  troverebbe  volonterosi  ajuti  in  quel- 
la sorella  ?  nod  verrebbero  con  ciò  allontanate  le  gelosie  degli 
antichi  e  le  ambizioni  dei  principi  nuovi  ?  D' altra  parte,  gli  av- 
versarli più  risoluti  aveano  predicato  che  da  repubblica  a  gover- 
no costituzionale  poca  o  niuna  differenza  intercede  (1). 

(1)  «  Non  veggo  gran  differenza  fra  le  due  forme  di  governo. 
Che  cos'  è  un  principe  costituzionale  se  non  un  capo  ereditario  di 
repubblica?  e  un  presidente  di  repubblica,  che  un  principe  eletti- 
vo ?  j  Gioberti,  Lettera  del  26 J ebbra/o  48.  Molti  giornali  d' un 
paese  italiano  asserivano  esser  forte  e  temuto  in  Lombardia  un  par- 
tito che  voleva  sminuzzare  V  Italia  in  ceniinaja  di  repubblichelte 
come  nel  medio  evo.  Per  cercare,  noi  non  ne  trovammo  orma  ;  e 
gli  scrittori  non  meno  che  gli  atti  uffiziali  parlavano  sempre  di  re- 
pubblica italiana,  più  o  meno  estesa.  A  tacer  Venezia,  di  cui  tanto 
generosi  furono  i  proclami,  il  popolo  di  Padova  nelP  inaugurare 
il  suo  governo  provvisorio  diceva,  ai  26  marzo:  e  II  pòpolo  ehe  og- 
gi vi  ha  costituito,  ha  un  unico  voto,  V  unione  italiana.  Bando  ai 
municipalismi.  La  repubblica  delle  città  d' Italia,  qualunque  sia 
per  essere  la  sua  estensione  ,  deve  intitolarsi  italiana.  Stringetevi 
con  Venezia ,  e  colle  altre  città  italiane  che  si  sono  dichiarate  o 
stanno  per  dichiarasi  libere,  onde  operar  con  quelle  di  fraterno 
consenso.  Viva  la  repubblica  italiana  !  > 

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534  GIOBEBTI   E  MAZZINI  ^     (1848) 

Pure,  conoscendo  supremo  intento  la  liberazione,  la  setta  re- 
pubblicana della  Giovane  Italia  si  era  obbligata  ,  già  prima 
dell'insurrezione,  a  velare  il  suo  vessillo,  per  risparmiare  i  son- 
ni de9  principi  rigeneratori.  Il  re  poi  di  Piemonte  e  il  governa 
provvisorio  iteratamele  aveano  promesso,  della  forma  di  gover- 
no non  si  parlerebbe  die  a  causa  vinta,  quando  liberi  tutti,  tut- 
ti deciderebbero.  Or  eccoli  sollecitar  il  paese  a  dichiararsi  ;  e 
un  insigne  filosofo  uscire  dai  dignitosi  suoi  studii  per  andar 
apostolando  la  fusione  col  Piemonte  (1)  ;  e  un  altro  che  in  sé 
riassumeva  i  patimenti  e  le  speranze  di  18  anni ,  contrapporvi 
il  grido  di  repubblica. 

Allora  il  paese  restò  scisso.  I  disordini  della  Francia  svoglia- 
vano già  molti  della  repubblica.  Di  coloro  stessi  che  la  venera* 
no  come  la  forma  dell'  avvenire ,  alcuni  trovano  che  il  paese 
nostro  non  fosse  abituato  alla  legale  subordinazione,  eh' è  la 
prima  virtù  repubblicana ,  e  si  dovesse  arrivarvi  traverso  alle 
finzioni  costituzionali.  D'altra  parte ,  un  re  campeggiante  per 
la  causa  comune,  un  governo  già  stabilito  il  quale  non  avrebbe 
che  ad  estendere  le  attribuzioni,  l' eroismo  dei  Piemontesi  pu- 
gnanti pel  nostro  riscatto ,  la  potenza  che  alla  guerra  verrebbe 
dall'unità  del  comando,  inducevano  a  sovrapporre  una  corona 
al  simbolo  nazionale.  Per  queste  ragioni ,  da  non  confondere 
colle  servilità  dei  fiacchi  che  s'allietano  qualora  il  caso  lor  man- 
da un  padrone,  anche  persone  che  aveano  imprecato  al  diserto- 
re del  1821  sagrificarono  i  loro  rancori  alla  speranza  che,  fatto 
spada  d' Italia ,  egli  compirebbe  la  redenzione ,  e  avvierebbe 
l' unità  del  paese  ;  quelP  unità  eh'  era  il  porto  a  cui  tutti  ten- 
devano, e  che  divenne  lo  scoglio. 

Il  Piemonte  nella  dinastia  di  Savoja  vede  da  un  pezzo  la  glo- 

(1)  €  Il  glande  ingegno.,.,  ama  il  popolo, ma  non  i  suoi  favori; 
aspira  al  suo  bene,  non  alle  lodi,  e  sta  ritirato  dalla  turba  per  po- 
terla beneficare*  t  Gioberti,  Introduzione  <%Ho  studio  della  Filo* 
sofia,  pag.  219.  E  a  pag.183:  e  II  governo  rappresentativo  è  otti- 
mo in  sé  stesso,  attissimo  a  felicitare  una  nazione,  e  si  assesta  *nù« 
rabilmente  a  tatti  i  progressi  civili,  purché  non  si  fondi  nella  base 
assurda  e  funesta  della  sovranità  popolare.  >  . 

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(1848)  LA  FUSIONE  538 

ria  e  la  potenza ,  come  l' interesse  proprio  j  pure  anche  colà 
prorompevano  le  fazioni.  La  Savoja  (3  apr.)  aveva  respinto  una 
banda  d' operai ,  venuti  di  Francia  proclamando  la  repubblica  ; 
ma  non  era  esaltata  dalla  italianità  nei  sacrifizii  impostile  dalla 
guerra ,  e  che  pur  sosteneva  con  serena  intrepidezza.  Genova 
mirava  più  alto  che  il  ministero.  Se  v'  aveva  ambizioni  bisogno- 
se d' una  corte  e  di  regii  sorrisi,  non  mancava  chi  sperasse  sur- 
rogare il  berretto  alla  corona,  appena  questa  non  fosse  più  ne-, 
cessarla  alla  causa  nazionale.  La  coccarda  tricolore ,  come  fre- . 
giava  il  patrioto ,  così  mascherava  il  brigante  ,  che  gettava  nel 
fango  il  potere  onde  raccorne  qualche  brano  ;  il  sofisto ,  che 
cercava  il  predominio  della  forma  sul  fondo ,  dell'  espressione 
sulla  dottrina  ;  P  intollerante  ,  che  la  libera  discussione  stroz- 
zava cogl'  insulti  ;  il  declamatore ,  amico  e  nemico  di  qualun- 
que siasi  risoluzione.  Oltre  la  stampa  svincolata,  ebbero  costoro. 
il  campo  nelle  Camere  ,  aperte  P  8  maggio  ;  dove  si  agitavano 
da  un  lato  le  municipali  paure  della  depressione  di  Torino  a 
confronto  di  Milano ,  da!P  altro  le  speranze  di  ottenere ,  nella 
assemblea  costituente  coi  popoli  aggiunti ,  un  migliore  equili- 
brio fra  il  potere  legislativo  e  P  esecutivo. 

Il  ministero ,  cbe  per  condurre  una  guerra ,  affar  d' onore  e 
non  più  di  ragionamento ,  era  costretto  ricorrere  agli  elementi 
rivoluzionarli ,  e  al  tempo  stesso  frenare  le  trascendenze  ,  im- 
poneva però  al  governo  provvisorio  lombardo  ;  e  questo  si  ras- 
segnava a  obbedire,  mentre  era  accusato  di  comandar  male.  Fu 
per  queste  guise  che  interrogò  il  voto  universale  col  metodo 
più  assurdo  e  illiberale ,  quel  de'  registri  ;  nel  mentre  voci 
ascoltate  tacciavano  ogni  dissenziente  di  fellone  alla  patria ,  di 
venduto  al  nemico ,  fosse  pur  di  quelli  che  meglio  aveano  con- 
tribuito a  cacciarlo  (I). 

(1)  e  La  politica  ha  i  suoi  pronunziati  assiomatici,  come  la  geo* 
metri* ,  la  fisica ,  la  speculatone.  Tali  sono  P  unità ,  la  libertà  y 
F  indipendenza  italiana;  le  quali  non  si  potrebbero  'da  noi  diacu* 

tere  senza  nota  di  crimenlese  verso  la  patria Che  importa  se 

qualche  foglio,  prezzolalo  secretomenle  dall' Austria,  calunnia  il 
padre  dell'  unità  italiana  ?  se  mostra  di  non  avvisare  nel  suo  indù* 

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536  l'allocuzionb  dei  29  aprile  (4848) 

Con  tali  modi  fu  chiesta  l'  immediata  fusione  della  Lombar- 
dia col  Piemonte  ;  le  città  venete  imitarono  j  Venezia  vi  si  ras- 
segnò. Fusione  che  ,  fatta  al  primo  istante  seni1  altra  condizio* 
ne  che  del  vincere  ,  avrebbe  coordinate  lotte  le  forze  all'in* 
tento  comune  ,  mentre  invece  le  disperse  a  vantaggio  del 
nemico. 

Perocché  fra  questi  maneggi  le  condizioni  italiane  erano  gra- 
vemente peggiorate.  Alla  vittoria  de9  Milanesi  tutta  la  Penisola 
era  trasalita  di  libertà  e  di  speranze.  Da  Modena  e  da  Parma 
sommosse  i  duchi  partirono,  lasciando  chi  desse  uno  statuto, « 
vi  si  formarono  governi  provvisori ,  che  presto  anch'  essi  do- 
mandarono la  fusione  col  Piemonte.  II  granduca  dovette  depor- 
re i  titoli  austriaci,  e  scegliere  ministri  di  minor  suo  gradimen- 
to :  perocché  il  moto  già  trasceso  ,  non  che  lasciarsi  regolare 
dai  principi,  voltavasi  contro  di  loro.  Il  papa,  nel  cui  nome  era- 
si iniziato  (29  mar.) ,  lamentavasi  che  ricalcitrasse  fin  a  tiran- 
neggiarne la  coscienza  ;  eppure  fu  costretto  estrudere  da'  suoi 
Stati  i  Gesuiti ,  mentre  dichiarava  «  averli  sempre  riguardati 
come  instancabili  collaboratori  nella  vigna  del  Signore  ;  •  ai 
consiglieri  di  sua  confidenza  surrogarne  altri,  che  lo  pretender 
no  ligio  alle  sentenze  giobertiane  anche  quando  esse  erano  tan- 
to cangiate  ,  e  che  gì1  imponevano  e  ministri  e  generati  e  una 
guerra,  contro  cui  la  Germania  protestava  sino  a  minacciare  uno 
scisma.  Colla  cara  ed  autorevole  voce  aveva  egli  benedetto  alle 
speranze  italiche  ;  quando  il  presidente  della  Repubblica  Veneta 
gli  raccomandava  la  sua  città,  «  e  questa  Italia,  tempio  magni- 
fico del  Dio  vivente  ,  nel  quale  la  dimora  dello  straniero  insul- 
tatore è  una  quotidiana  bestemmia ,  »  esso  di  proprio  pugno 
gli  scriveva:  «  Iddio  benedica  Venezia,  liberandola  dai  mali  che 
teme  »  ;  mandò  (27  giugno)  un  cardinale  suo  dilettissimo  qual 
rappresentante  al  campo  italiano  :  pose  le  sue  truppe  sotto  ca- 
pitani piemontesi,  coli'  ordine  d' accordarsi  con  Carlo  Alberto  ; 
sollecitò  i  principi  a  mandare  deputati  a  Roma  per  conchiudere 
una  Lega  politica.  Ma  perché  Carlo  Alberto  invece  domandava 

gio  medesimo  una  prova  della  sua  sapiens»?  »  Gioberti,  ietterà 
$11*  8  aprile  1848. 

■ 


(48*8)  DIFFIDENZE  BEOIPfiOCHE  537 

solo  uà'  alleanza  guerresca,  Pio  IX,  vedendo  miratasi  a  riunire 
V Italia  ma  sotto  altri  autpizii,  dichiarò  non  favorirebbe  un  prin- 
cipe d'Italia  a  acapito  degli  altri ,  e  preconizzò  le  scissure  (I). 

Inerme,  sacerdote,  circondato  da  un  concistoro  cosmopoliti- 
co, come  parvegli  pericolar  la  nave  che  Dio  gli  affidò,  disdisse 
ogni  partecipamento  colle  rivoluzioni  (29  apr.)  ;  non  aver  egli 
fatto  se  non  quel  che  le  Potenze  già  suggerivano  a  Pio  VII  e 
a  Gregorio  XVI ,  e  chi  egli  credea  vantaggioso  a'  suoi  popoli  ; 
dolergli  che  questi  non  avessero  saputo  contenersi  io  fedeltà  , 
obbedienza ,  concordia  ;  non  a  lui  doversi  imputare  le  convuU 
sioni  italiche  ;  a  lui  che  abborriva  la  guerra,  e  ripudiava  coloro 
che  parlavano  d' una  repubblica  italica,  presieduta  dal  papa. 

Roma ,  che  obbediva  al  papa  a  patto  che  il  papa  obbedisse  a 
lei ,  sobbolle  a  queste  voci  (1  mag.)  ;  e  bestemmiando  come  si 
bestemmia  colà,  minaccia  sommerger  nel  sangue  V  esecrato  do- 
minio pretesco  ;  e  così  la  forza  popolare  abbandonò  il  papato  , 
allorché  tanto  importava  sorreggerlo  e  spingerlo.  Né  Pio  IX 
aveva  ancora  rinnegato  la  causa  italiana  :  anzi  all'  imperatore 
d>  Austria  scrisse  allora  appunto  esortandolo  a  •  convertire  in 
utili  relazioni  d*  amichevole  vicinato  una  dominazione  che  non 
sarebbe  nobile  né  felice  quando  sul  ferro  unicamente  posasse;  » 
e  «  a  cessare  una  guerra  che  non  riconquistava  all'  Impero  gli 
animi  de9  Lombardi  e  de' Veneti,  onestamente  altieri  della  pro- 
pria nazionalità.  »  Anzi  >  per  mediar  la  pace ,  pensò  trasferirsi 
a  Milano  ;  e  quaoto  la  sua  presenza  avrebbe  rialzato  i  nostri  e 
scoraggiato  i  nemici ,  chi  è  che  noi  veda  ?  fifa  già  il  demone 
della  diffidenza  aveva  ossesso  gli  spiriti  ;  il  Piemonte,  che  solle- 

(1)  e  II  nostro  nome  fu  benedetto  in  tutta  la  terra  per  le  pri- 
me parole  di  pace  che  uscirono  dal  nostro  labbro  ;  non  potreb- 
be esserlo  sicuramente  se  quelle  n'uscissero  della  guerra 

L' unione  fra  i  principi ,  la  buona  armonia  fra  i  popoli  della 
Penisola  ,  possono  solo  conseguire  la  felicità  sospirata.  Questa 
concordia  fa  si  che  tutti  noi  dobbiamo  abbracciare  egualmente 
i  principi  d"  Italia,  perchè  da  questo  abbraccio  paterno  può  na- 
scere queir  armonia  che  conduca  al  compimento  de"  pubblici  vo« 
fi.  »  Risposa  all'Indirizzo  dei  Deputati- 


b38  la  Sicilia  (1848) 

citava  le  fusioni,  sospettavasi  riducesse  a  una  mena  dinastica  la 
causa  italica  ;  il  Napoletano ,  che  voleva  assicurarsi  occupando 
Ancona ,  sospettavasi  ambire  acquisti  ;  si  sospettava  che  il  go- 
verno romano  recuperasse  il  Polesine  e  altre  antiche  ragioni 
sul  parmigiano  e  il  modenese  ;  si  sospetto  del  prelato  che  il  pa- 
pa inviò  all'  imperatore  (1  (  ;  sì  sospettò  della  flotta  che  Re  Fer- 
dinando spediva  nell'Adriatico  a  rinforzare  la  sarda,  e  i  Sicilia*» 
ni  al  passaggio  la  cannoneggiarono  ;  si  sospettò  del  ministero 
romano  quando  affidò  a  Carlo  Alberto  tutte  le  forze  pontifizie  ; 
e  nel  vacillamento  dell'azione  governativa  incalorivasi  l' azione 
sovversiva  ne' circoli ,  ne' giornali,  tulle  piazze.  Il  nuovo  mini- 
stero romano,  presieduto  dal  filosofo  Mamiani,  in  breve  dichia- 
rò che  Pio  IX  prega ,  benedice  ,  perdona ,  ma  lascia  gli  af- 
fari all'  assemblea  j  il  che  equivaleva  a  cassarlo  d' ogni  autorità 
temporale.  Il  papa  protestò,  come  protestò  contro  gli  Austriaci 
allorché  un  loro  corpo  invase  Ferrara  per  dissipare  un  grosso 
corpo  di  truppe  pontifizie  ;  ma  ormai  anche  l' efficacia  di  lui 
era  passata,  come  altre  mode. 

A  peggio  precipitarono  le  cose  nel  Reame.  La  Sicilia  covò 
sempre  rancore  contro  Napoli,  lagnandosi  d'esserle  posposta  e 
temendo  venirne  assorbita.  Stanno  nella  sua  memoria  l' antica 
parlamento  ,  qual  fu  rimesso  dalla  costituzione  del  1812  ,  e  la 
prosperità  che  alcun  tempo  vi  produsse  la  dominazione  ingle- 
se ;  prosperità  derivata  da  condizioni  speciali  affatto,  e  dall'  es- 
ser ivi  solo  pace ,  ivi  non  il  blocco  continentale ,  ivi  un  centro 
al  contrabbando  britannico,  che  vi  mandava  per  150  milioni  an- 
nuì. Ma  quella  efimera  costituzione  lasciò  intatte  là  feudalità,  le 
moltissime  manimorte,  le  primogeniture,  gli  altri*  mali,  su  cui 

(1)  Pillersdorf,  allora  ministro  dell* Austria,  nel  libretto  che 
poi  pubblicò  sulla  rivoluzione  viennese,  espone  :  e  Mentre  Inghil- 
terra e  Francia  facevano  ragione  delle  nostre  pratiche  di  con- 
ciliazione, un  ambasciadore  della  corte  romana  (monsignor  Mo- 
nchini )  al  ministero  fece  senza  riguardi  la  proposta  .di  rìnnu- 
zia  a  tutte  le  provinole  italiane  ,  dicendolo  unico  mezi»  ,  per 
V  Austria,  d'evitar  pericoli  maggiori...... i  trattati  antichi  non 

avere  nessun  valore.  » 

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LA  SICILIA  533 

una  rivoluzione  può  passare  la  spugna  inzuppata  di  sangue , 
mentre  un  governo  regolare  ,  comunque  ben  ispirato  ,  non  le 
abolisce  che  passo  passo.  Tornati  a  Napoli  i  Borboni,  V  isola  ri- 
maneva come  paese  eccezionale  :  ivi  non  bollo  di  carta,  non  pri- 
vilegio di  tabacchi,  non  coscrizione;  ma  anche  pochissime  isti- 
tuzioni, cattive  strade,  egli  sconci  d'un  governo  lontano.  Sem- 
pre rivolta  al  suo  passato  pia  che  al  comune  avvenire ,  alia  co* 
stituzione  patria  e  storica  ,  anziché  all'  idealità  italiana ,  senti- 
vasi  municipale  più  che  nazionale  ;  e  se  alcuni  ingegni  eletti 
avrebbero  immolato  i  parziali  vantaggi  all'utile  generale,  tutto 
il  popolo,  e  V  aristocrazia,  e  il  più  degli  scrittori,  considerava- 
no forestieri  i  Napoletani ,  e  fondavano  le  speranze  sull'  InghiW 
terra  ,  mentre  la  bestemmiavano  d'averli  traditi.  Nel  1821  ve* 
demmo  i  Siciliani  non  esser  voluti  affratellarsi  alla  rivoluzione 
napoletana  ,  così  accelerandone  il  crollo.  Le  riazioni  seguitene 
esacerbarono  le  piaghe  ;  e  comunque  il  nuovo  re  protestasse 
volerle  medicare ,  troppo  erano<wveterate  perchè  il  buon  vo- 
lere bastasse-  Ne  venne  un  irrequieto  scontento,  e  talora  insur- 
rezioni ,  specialmente  nel  1837  in  occasione  del  cholera.  Con 
fierezza  invase  Palermo  e  Catania  ;  e  gli  tennero  dietro  il  dis- 
ordine dello  scoraggiamento,  poi  l'ira,  il  sospetto  di  veleni  (1), 

(1)  Già  indicammo  come  la  tremenda  follia  degli  untori  ri- 
nascesse, quasi  a  dare  un'  altra  lezione  di  umiltà  al  secolo  che 
si  vanta  di  ragionevolezza.  Taceremo  la  Francia,  l' Inghilter- 
ra, la  Germania  ;  in  Italia  divenne  volgare  1*  Opinione  che  qual- 
che ribaldo,  o  più  spesso  i  governi,  diffondessero  la  malattia, 
perchè  la  popolazione  era  troppo  cresciuta.  Quasi  ogni  paese  può 
ricordare  vittime  di  tal  credenza  ;  ma  più  il  Regno.  In  Cala- 
bria si  fecero  sin  regolari  processi  contro  siffatti  avvelenatori. 
In  Sicilia  fu  ritenuto  che  il  governo  da  Napoli  mandasse  il  ma* 
le  ;  e  a  tacere  il  volgo,  ricorderò  come  il  cardinal  Trigona,  ar- 
civescovo di  Palermo,  preso  da  cholera,  non  volle  alcun  rime* 
dio,  dicendoli  inutili  contro  il  veleno  :  e  il  famoso  fisico  Scinà, 
ai  primi  sintomi  che  ne  provò,  corse  dal  direttore  di  polizia  suo 
amico ,  pregandolo  e  supplicandolo  a  dargli  il  contravveleno. 
Tale  opinione  sentii  ripetere  generalmente,  e  massime  nel  mo* 

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840  LA  SICILIA  E    NAPOLI  (1848) 

infine  una  violenta  ribellione ,  che  do? è  soffocarsi  con  feroci 
corti  marziali  e  con  numerosi  supphiii,  comandati  da  chi  vi  fu 
mandato  con  pioni  poteri.  Quindi  si  decretò  abolita  ^amministra- 
zione speciale,  le  giurisdizioni  patrimoniali ,  la  feudalità  ;  si  fa- 
cessero Zi  strade,  un  nuovo  catasto,  lo  spartimento  delle  ter- 
re demaniali  fra  i  poveri  :  decreti  non  eseguiti. 

Chi  veda  quest'  isola  ,  già  granojo  d' Italia ,  ora  stremata  di 
popolazione,  sparsa  di  rome,  con  immense  campagne  incolte  o 
impaludite ,  ed  altre  non  pascolato  ohe  da  meschini  branchi  di 
pecore  ;  chi  vi  paragoni  la  svegliatezza  degP  ingegni ,  il  loro 
amor  di  patria,  la  risoluta  volontà  del  meglio,  saluta  con  desi- 
derio il  momento  eh9  ella  tornerà  cenerò  al  commercio  del  Me- 
diterraneo, e  provveditrice  alle  navi  dirette  all' estremoOriente. 

A  queste  lente  speranze  non  -chetavaosi  gì'  infervorati  j  e  le 
società  segrete,  sempre  attive  laggiù  ,  comunque  si  fossero  te- 
nute in  disparte,  come  diverse  d'intento,  alfine  però  eransi  ac- 
cordate colle  napolitani  di  avvicendare  la  domanda  di  qualche 
franchigia,  e  d' una  iu  altra  spingersi  ad  ottenere  per  entrambe 
la  costituzione.  GP  impazienti  non  seppero  star  alle  mosse  ;  e 
prima  a  Messina  (9  genn.),  poi  a  Palermo  si  sollevarono  ;  e  vin- 
citori dalle  barricate  ,  presieduti  da  Ruggiero  Settimo ,  armate 
le  compagnie  d>  armi  „  chiesero  governo  separato  per  la  Sici- 
lia, e  la  costituzione  dei  1512.  Il  re  acconsenti  (18  genn.)  ;  ma 
i  Siciliani  non  aggradirono  eome  dono  quel  che  già  teneano  per 
conquista.  Frattanto  i  liberali  napolitani  tumultuavano  per  aver 
riforme ,  come  Roma  o  U  Piemonte  j  e  di  là  della  speranza ,  si 

stranili  il  cimitero  di  San  Spirito,  ove  allora  furono  accumulati 
40)000  morti.  Ma  ci$  eh* è  notevole,  nella  rivoluzione  del  49 
un  valente  economista  siciliano  scrisse  che  :  Si  era  dato  il  eho» 
leva  alla  Sicilia  perché  V  aveva  Napoli;  e  nella  memoria  sporta 
dai  sigg.  Bori  accorsi  e  Lumia  al  congresso  di  Bruxelles  nel  49, 
è  detto  che  On  &'  écria  non  sans  quelque  raisow,  que  le  gow 
vernement  de  Naples  avait  à  dessein  introdutì  la  maladtè  (a). 

(a)  Che  vergogna  per  un  secolo  che  estenta  il  suo  progresso 
ne'  lumi!  e  che  maggior  vergogna  il  trovare  un  simil  linguag- 
gio in  bocca  di  quelli  che  si  tengono  per  i  m&tfì&illumùuai! 

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(184$)  NAPOLI  Ut 

fiderò  concessa  la  costituzione.  Da  ciò  pareano  soddisfatti  i  voti 
dei  liberali  ;  ma  ben  altro  avvenne  :  la  Sicilia  protestò  contro 
la  data  costituitone ,  richiamando  la  sua  particolare  del  12  ;  e 
comunque  il  re  adottasse  interamente  la  fattagliene  proposta, 
si  staccò  da  Napoli  {6  mar.) ,  le  armi  venute  respinse  colle  ar- 
mi ,  e  infine  dichiarò  (13  apr)  scaduti  i  Borboni!  Nel  tempo 
che  da  per  tutto  parlavasi  di  unione  italiana ,  inestimabile  fu  il 
danno  di  questa  scissura.  Nel  tempo  che  tutte  le  forze  erano 
necessarie  sull'Adige  ,  il  re  di  Napoli  dovette  rivolgere  parte 
delle  sue  a  domar  gì*  isolani.  Le  restanti  furono  avviate  alla 
Lombardia  sotto  Guglielmo  Pepe  1  infelice  capitano  della  rivo- 
luzione del  1820,  e  operatore  instancabile  in  tutti  i  tentativi  dal 
96  in  poi. 

Intanto,  per  attuare  Io  statuto,  eonvecavansi  a  Napoli  le  Ca- 
mere (14  mag);  ma  nell'adunanza  preliminare  alcuni  deputati 
ricusano  dare  il  giuramento  allo  statuto,  attesoché  il  program- 
ma del  3  aprile  attribuiva  facoltà  alle  Camere  di  svolger  esso 
statuto ,  d' accordo  col  potere  esecutivo  :  laonde  esse  doveano 
essere  costituenti,  non  costituite.  E  il  re  si  rassegnò  a  cambia- 
re la  formola  ;  ma  la  riunione,  resa  diffidente,  non  vi  s'  acque- 
ta ,  e  gli  risponde  lui  esser  uno,  essi  cento  ;  il  dibattimento  in- 
terno echeggia  di  fuori ,  e  nasce  tumulto ,  che  gli  uni  dissero 
«eccitato  dai  repubblicani  per  trascendere ,  gli  altri  dai  reaiio- 
narii  per  comprimere  ;  ciascune  solendo  imputare  agli  avver- 
sari] o  le  imprudenze  o  i  misfatti  di  cui  soffre  le  conseguenze. 
Coloro  che  altrove  si  adulano  col  nome  di  popolo  e  quivi  si  vili- 
pendono cot  nome  di  Lazzaroni ,  presero  parte  pel  re.  Invano 
questi  accordò  altre  domande  e  un  nuovo  ministero  ;  invano  i 
deputati  si  diffusero  fra  la  turba  raccomandando  di  disfar  le 
barricate,  che  L'oggetto  della  dimostrazione  era  conseguito.  Il 
movimento  è  facile  ad  imprimersi,  non  a  regolarsi  ;  s'incendiò; 
s1  uccise  ;  e  bajonette  e  carceri  sedarono  la  rivolta,  ta  neces- 
sità del  reprimerla  restituiva  ai  potere  gli  arbitrii  strappatigli 
dalla  ragione  ;  si  pretese  che  la  sommossa  fosse   opera  d'una 
-setta,  tendente  a  ridur  tutta  Italia  setto  un  soi  capo  ;  e  poiché 
primo  istinto  d' ogni  ente  è  il  conservar  sé  stesso  ,  e  primo  bi- 
sogno d' ogni  governo  è  la  calma  interna,  il  re  richiamò  l'eser- 

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542  LA  GTJEBRA  (1848) 

Gito  suo,  die  già  arrivava  al  Po.  Così  all'  indipendenza  italiana 
restò  sottratto  quest'  altro  vero  e  ben  ordinato  soccorso  ,  salvo 
pochi ,  che,  disobbedendo,  coi  general  Pepe  passarono  a  Venezia. 
Erano  tempi  che  né  Podio  né  P ammirazione  conoscevano  mi- 
sura ;  e  comprendessi  più  che  mai ,  che  la  popolarità  vuole 
schiavi  i  proprii  feticci.  Pio  IX  dianzi  adorato,  gridossi  tradito- 
re ;  con  altrettanta  inconsideratezza  adornasi  Carlo  Alberto , 
gridandolo  re  d'  Italia  ;  in  tal  senso  faceansi  prediche,  intrighi, 
tumulti  qua  e  colà;  il  principato  di  Monaco  proferitasi  per  lui; 
il  parlamento  siciliano  mandava  a  chieder  re  un  figlio  di  esso. 
In  conseguenza  i  principi  si  credono  condotti  a  combattere,  non 
più  per  la  causa  nazionale,  ma  per  indossare  ad  uno  solo  i  pro- 
pri! manti  ;  e  rinasce  l'inveterato  capriccio  del  volere  servir 
tutti ,  piuttosto  che  veder  sovrastare  uno  de»  nostri.  Cessato  il 
buon  accordo ,  il  nicchiare  de'  principi  accaniva  i  popoli  ;  e  Io 
stesso  Carlo  Alberto  trovavasi  impacciato  dalle  conseguenze 
delie  dementi  ammirazioni. 

E  già  questo  re  che  guidava  una  guerra  d'insurrezione, 
sentiva  tentennarsi  in  mano  la  spada  che  avea  promessa  reden- 
trice d'Italia:  i  prodi  suoi  non  profittavano  contro  i  terribili  mu- 
nimenti  della  natura  e  dell'arte,  e  nulla  scoraggia  come  ^inu- 
tilità degli  sforzi  :  i  viveri  mal  distribuiti  cagionavano  fame  in 
mezzo  all'  abbondanza  :  le  bande  de'  Crociati  (  come  bizzarra* 
mente  s' intitolarono  )  mostravano  buona  volontà  ed  eroismo  al- 
lo Stelvio,  al  Tonale,  a  Curtatoue,  ma  non  l'unione,  l'obbedien- 
za, la  perseveranza,  che  voglionsi  per  vincere  ;  né  sapeva  pro- 
fittarne il  capitano ,  che ,  arrestatosi  nella  strategia  precettiva, 
ripudiò  la  potente  alleanza  dell'  insurrezione  popolare  ;  e  per 
la  sublime  ambizione  d' essere  l' eroe  della  redenzione  italica  , 
non  sofferse  altre  spade ,  meglio  acconce  ad  una  guerra  che 
non  era  da  re.  Francia,  briaca  de'  trionfi  o  intormentita  dai  pa- 
timenti ,  non  prendeva  alla  causa  italica  che  un  interesse  di 
ciarla  :  poi  tutto  veniva  peggiorato  dalle  esorbitanze  ;  e  da  una 
parte  si  elidevano  le  simpatie  col  vantare  P  Italia  farà  da 
sé  (1)  ;  dall'altra  non  voleasi  udire  d'accordo  :  e  quando  l'Au- 

(1)  Questo  sentimento  è  da  un  pezzo  in  cuore  degl'  Italiani) 

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(1818)  la  guerra  543 

strìa ,  quasi  non  cercasse  che  la  decenza  dell'  abbandono,  me- 
diante l'Inghilterra,  offrì  di  comporre  Modena,  Parma  e  la  Lom- 
bardia fin  all'  Adige  ,  in  un  Regno  indipendente  sotto  un  arci- 
duca, e  poi  persino  di  cedere  questi  paesi ,  né  tampoco  fu  per- 
messo di  darvi  ascolto  ,  parendo  che  alla  guerra  assunta  per 
l' italianità  non  fosse  altro  fine  che  l' intera  liberazione. 

Quegli  accordi  erano  stali  proposti  dal  ministro  Fiquelmont 
nel  momento  che  l' Austria  ,  cozzata  da  tutte  le  parti ,  pareva 
sul  punto  di  sobissare  ;  ma  ben  tosto  ella  potè  ripigliare  il  van- 
taggio. Un  nuovo  esercito ,  sceso  con  Welden  e  Nugent  per 
l'Alpi  Gamiche  (aprile  e  maggio),  rioccupò  il  Veneto,  prenden- 
do una  ad  una  le  città  che  tutte  resistettero ,  e  costringendo 
l'esercito  pontifizio,  guidato  dal  generale  piemontese  Durando, 
a  capitolare  e  ripassare  il  Po.  Le  alture  di  Somma-Campagna 
erano  il  vero  baluardo  della  Lombardia,  e  qui  il  re  doveva  rin- 
forzarsi come  fece.  Ma  stanco  dell'  inazione ,  e  slimolato  dalle 
lodi  e  dai  vituperii,  volle  prender  l' offensiva  col  bloccar  Manto- 
va ,  e  spinse  40,000  uomini  suIP  ala  destra  ;  il  che  assottigliò 
affatto  la  linea,  e  scoprì  la  sinistra,  e  aprì  il  varco  di  Rivoli,  ac- 
quistato con  tanto  vanto.  Allora  Radetzky  ,  sbucato  di  Verona , 
e  colla  massa  sfondando  il  sottile  esercito  regio,  si  spinse  con- 
tro il  centro;  e  al  23  luglio  Somma-Campagna  fu  perduta  sen- 
za aver  perso  una  battaglia.  I)  re  s' accorse  dell'  errore ,  e  di- 
resse tutti  gli  sforzi  a  ricuperarla,  ma  non  potè  concentrar  su- 
bito le  truppe  che  avea  lontane  ,  e  dalla  inattesa  celerità  del 
nemico  si  trovò  girato.  Allora  cominciano  i  disastri.  I  grossis- 

e  la  scuola  liberale  lo  professò  apertamente  da  che  Ciro  Menot- 
ti ,  spirando  sulle  forche  di  Modena,  ci  gridò  :  Italiani,  non  fi' 
datevi  a  promesse  di  stranieri. 

Ma  la  frase  crediamo  siasi  cosi  formolata  primamente  nell'o- 
puscolo del  Durando  sulla  Nazionalità  italiana.  Poi  il  cardinal 
Ferretti  andando  a  visitare  la  Guardia  Civica  di  Roma  ,  con- 
tento di  quella  ,  esclamò  :  V Italia  farà  da  sé»  In  bocca  d'uno 
scrittore  e  d'un  prete  la  frase  non  poteva  aver  la  portata  che 
acquistò  ripetuta  da  un  re  che  montava  a  cavallo  per  darvi 
realtà. 

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544  ESITO  DELLA  CAMPAGNA  (484$) 

«mi.  magazzini  caddero  al  nemico  ;  gP  invìi  di  nuove  provigioni 
restarono  tagliati  fuori  ;  e  P  esercito  per  due  giorni  mancò  di 
cibo  e  vino ,  nel  mentre  lo  sferzava  un  sol  cocentissimo-,  e  lo 
incalzavano  senza  ressa  i  nemici,  ben  provisti,  incoraggiati  dal- 
la vittoria.  Rotto  al  26  ,  il  re  da  Goito  manda  a  cercare  un  ar- 
mistizio, e  Radetzky  lo  consente,  purché  i  Piemontesi  abbando- 
nino tutte  le  fortezze ,  e  si  ritirino  dietro  PAdda.  I  generali  Bess 
e  Rossi  e  il  colonnello  La  Marmora  portarono  questi  patti ,  ma 
parvero  esorbitanti  :  e  il  re  preferi  di  piegare  sopra  Cremona 
per  salvar  questa  città  dov1  erano  ricoverati  i  feriti.  Giuntovi , 
s' accorge  di  non  potervisi  tenere,  e  ripiega  sopra  Milano,  pro- 
fessandosi risoluto  di  difenderlo.  Ma  i  Tedeschi  passano  PAd- 
da (  1  agosto)  sopra  il  ponte  indifeso  di  Grotta  d'Adda,  e  da  quel 
momento  l'esercito  è  in  pieno  scompiglio;  le  vie  ingombre  di 
carriaggi  fan  penosissima  la  marcia  \  vi  si  aggiunge  il  nembo  ; 
e  così  di  60,000  uomini  mossi  in  ritirata  da  Goito,  25  mila  soli 
giungeano  a  Milano  per  abbandonarla  immediatamente  e  ripas- 
sare il  Ticino  :  sicché  tutto  il  Lombardo-Veneto,  eccetto  Vene- 
zia, si  trovò  riconquistato  (agosto). 

La  disgrazia  rende  ingiusti ,  e  al  momento  che  cessava  la 
certezza  della  vittoria  parvero  cessare  le  scuse  della  sconfitta. 
Si  pretese  che  Carlo  Alberto,  vistosi  perduto,  e  incapace  di  re- 
staurar là  fortuna ,  trattasse  con  Radetzky  per  aver  libero  il  ri- 
torno a  casa,  tradendogli  una  a  una  le  città  per  cui  passerebbe. 
Ogni  cosa  smentisce  quest'asserzione  :  e  il  torto  del  re  è  d'aver 
dissimulato  la  miserabilissima  condizione  del  proprio  esercito , 
e  con  ciò  lusingato  d'una  difesa,  sin  quando  avea  già  capitolato 
in  Milano.  Se  svesse  palesato  il  vero,  e  si  fosse  immediatamen- 
te ricoverato  sotto  Alessandria ,  risparmiava  i  tanti  patimenti 
del  suo  esercito,  e  gli  estremi  sforzi  dei  Milanesi ,  che  ,  falliti, 
si  sfogarono  in  im  prò  perii.  Il  marchio  di  traditore  infamò  di 
nuovo  il  re,  che  aveva  esposto  la  vita  propria  e  de'  figli  -,  e  co- 
loro che  P  incensarono  inorpellato  di  diademi ,  non  seppero  ri- 
spettarlo coronato  dall'  avversità.  Ciò  eh' è  coraggio  davanti  al- 
la tirannia,  diviene  viltà  dinanzi  alla  sventura. 

I  Tedeschi  si  erano  fermati  al  Ticino,  accettando  un  armisti- 
zio col  Piemonte  ;  ma  passarono  ne'  ducali ,  pretestando  la  pa- 

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(1818)  pellegbi.no  bossi  545 

rentela  e  le  aspettative  ;  passarono  anche  io  Romagna,  alle  nuo- 
ve solennÌ8sime  proteste  di  Pio  IX  rispondendo  recar  essi  guer- 
ra non  a  lui,  ma  alle  bande  che  malgrado  suo  gli  avevano  osteg- 
giati. Bologna  con  ammirato  coraggio  respinse  gli  aggressori 
(8  ag.) ,  facendo  tra  il  suono  de'  cannoni  o  dello  stormo  echeg- 
giar il  grido  di  Viva  Italia  e  Pio  IX;  nomi  allora  associati 
per  1'  ultima  volta.  A  quel!'  eroismo  si  mescolò  la  ferocia  di 
saccheggi  e  assassini! ,  e  la  forza  nazionale  dovette  ritorcersi 
contro  i  masnadieri,  intanto  che  il  ministero  vacillava,  discorde 
e  dal  papa  e  dalla  nazione. 

Così  un'altra  volta  Italia  resta  in  balìa  degli  Austriaci:  e 
in  quel  rovinìo  si  esacerbano  gli  animi  e  si  precipitano  i  consi- 
gli. A  Torino  (10  ott.)  radunasi  un  congresso  italiano,  presie- 
duto da  Gioberti ,  Mamiani  e  Romeo  calabrese  ,  affine  di  metter 
assetto  al!e%cose  italiane  ;  esercizio  accademico  di  eloquenza  e 
di  plausi ,  come  si  soleva  prima  della  rivoluzione  :  e  ben  presto 
si  scioglie  o  si  scinde ,  attesoché  il  ministero  toscano  Monta 
nelli ,  succeduto  all'  onorevole  Gino  Capponi ,  proclamò  voler 
mettersi  a  capo  d' una 'federazione ,  e  invitò  a  mandare  depu- 
tati per  una  Costituente  Italiana. 

Pellegrino  Rossi ,  profugo  carrarese ,  aveva  acquistato  nome 
di  buon  pubblicista,  associando  le  scienze  economiche  colle  giu- 
ridiche :  dalla  Svizzera  ove  lungamente  dimorò  ,  e  cui  propose 
una  nuova  Costituzione  ,  passò  in  Francia  professore  di  diritto 
costituzionale,  e  pari  :  quando  Pio  IX  entrò  nelle  vie  del  pro- 
gresso ,  Luigi  Filippo,  che  già  in  Roma  V  avea  mandato  amba* 
sciadore  ,  gli  commise  che,  come  pratico,  ne  dirigesse  i  passi, 
mentre  come  profugo  ispirerebbe  fiducia  ai  liberali.  II  pontefice 
tanto  in  lui  si  confidò,  che,  in  questi  ultimi  frangenti,  vedendosi 
imposte  persone  mal  gradite,  Io  chiamò  capo  del  proprio  mini- 
stero. Eragli  compagno}  per  le  armi ,  il  Zucchi ,  antico  soldato 
napoleonico,  condottiero  nell'insurrezione  del  1831,  e  che  d'al- 
lora era  stato  sepolto  in  una  fortezza  austriaca ,  finché  ne  lo 
trasse  la  presente  rivoluzione.  Il  Rossi  «  quantunque  vecchio  e 
persuaso  che  la  rigenerazione  italiana  dovesse  operarsi  grada- 
tamente, visto  l'entusiasmo  de' popoli,  aveva  creduto  si  compi- 
rebbe quasi  d' un  tratto  :  deplorò  l' esito  infelice  ,  e  Io  attribuì 
III.  35 

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546  PELLEGRINO  BOSSI  (1848) 

alla  mancanza  assoluta  di  un  uomo  grande  nella  politica  e  nella 
guerra,  e  al  poco  senno,  alla  poca  virtù  generale  »  (1).  Assunto 
quel  grave  carico,  applicossi  tosto  a  restaurare  le  finanze,  pro- 
movere i  lavori  pubblici ,  avviare  una  statistica,  tessere  la  Lega 
italiana  ,  della  quale  Pio  IX  era  stato  spontaneo  iniziatore 
ed  era  assiduo  promotore  (2)  ;  e  intanto  reprimere  le  fazioni 
tumultuanti  in  piazza ,  non  meno  che  la  subdola ,  reazione  nei 
palazzi. 

In  ciò  spiegava  forza,  onde  era  esecrato  ;  «d  i  preti  lo  giudi* 
cavano  sacrilego ,  gli  aìbertisli  lo  vedean  ostacolo  alla  fan  tasi  r- 
cata  fusione  ;  i  declamatori  (che  ebbero  in  tutte  quelle  faccen- 
de un'  importanza,  di  cui  V  Italia  dovrebbe  in  eterno  ricordarsi 
per  sua  lezione  )  lo  designavano  al  furore  del  volgo  ,  bisognoso 
d' esecrare  spettacolosamente,  dacché  area  cessato  di  spettaco- 
losamente amare.  Nei  tempi  difficilissimi  ove  si  trovano  a  fronte 
due  partiti  opposti ,  entrambi  intenti  a  scompaginare  lo  Stato , 
chi  tiensi  al  mezzo  legate  è  trascinato  da  due  parti  a  rovina. 
Àpronsi  le  Camere  \  ma  mentre  va  a  quelle  ,  il  Rossi  è  scanna- 
to (15  novembre),  e  i  trionfi  del  mite  pontefice  rigeneratore  fi- 
nivano coi  trionfi  d' un  assassinio ,  celebrato  non  solo  in  Roma, 
ma  in  motte  parti  d' Italia  (3)   Fra  lo  sgomento  di  quel  colpo  , 

(1)  Relazione  del  Castellani  olla  Repubblica  Veneta. 

(2)  Dichiarazione  del  Rossi  nella  Gazzetta  di  Roma  4  no- 
vembre ,  ove  tende  a  mostrare  che  gli  ostacoli  venivano  dal 
Piemonte^  il  quale  voleva  acquistare  magnifiche  accessioni  col- 
r  armi  e  col  danaro  degli  alleati,  «  Ove  si  pensi  ali9  Italia  più 
che  ad  altro,  più  sano  e  sincero  e  patriottico  consiglio  sarebbe 
stringere  prima  saldamente  la  Lega,  e  lasciar  intanto  agli  Slati 

collegandi  agio  di  riformar  solidamente  gli  eserciti Pio  IX 

non  si  rimove  dall'  alto  suo  pensiero,  desideroso,  quale  sempre 
fu,  di  proveejere  efficacemente  ,  per  la  Lega  politica  italiana  , 
alla  sicurtà,  alla  dignità,  alla  prosperità  dell'Italia.....  Nulla 
chiede,  nulla  desidera  se  non  la  felicità  d'Italia  e  il  regolare 
sviluppo  delle  istituzioni  eh' ei  largiva  a' suoi  popoli.  Ma  non 
iscorderà  mai  quel  eh'  ei  debba  alla  dignità  della  Santa  Sede  e 
della  gloria  di  Roma,  j 

(3)  A  chi  ne  imputa  un  partito,  o  ne  infama  V  intera  nazio- 

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(1848)  LA  REPUBBLICA  IN  BOMA  547 

il  pontefice  è  indotto  a  sceglier  bq  ministero  a  lai  uggioso  ;  si 
proclama  la  Costituente  italiana;  si  assale  il  pontefice  stesso  na£ 
suo  palazzo  ;  sicché  egli,  dall'  ebbrezza  dei  battimenti  riscosso 
al  tuono  delle  fucilate ,  trovandosi  deserto  dal  volgo  eh'  egli 
avea  creduto  popolo,  si  getta  in  braccio  a'  principi,  e  fugge  nel 
Regno.  A  sue  proteste  non  badando,  il  ministero  (13  die. (  con- 
voca una  Costituente  per  lo  Stato  Romano,  la  quale  radunata  il 
5  febbrajo ,  «  per  purificare  la  patria  dall'  antica  tirannide  e 
dalle  recenti  menzogne  costituzionali  »  apre  i  suoi  lavori  «  sot- 
to gli  auspicii  di  queste  due  santissime  parole  Italia  e  Popò» 
lo:  (l)»  ben  presto  dichiara  (9  febb,  1849)  scaduto  il  pontefice, 
repubblicano  il  governo,  nazionali  i  beni  ecclesiastici. 

Il  granduca,  nell'  aprire  il. parlamento  a  Firenze  (20  genn  ), 
diebiaravasi  disposto  di  nuovo  alla  guerra,  durandone  tuttora  le 
eause  ;  e  consentì  si  trattasse  dell'  eleggere  rappresentanti  to- 
scani per  la  Costituente  italiana  :  ma  poi ,  vedendo  d' incorrere 
con  ciò  nelle  censure  pontifizie,  ricusa  confermare  tal  legge,  e 
non  avendo  forza  a  resistere,  né  volendo  dar  motivo  a  riazioni , 
si  ritira  dal  paese.  Allora  la  Camera  (7  febb.)  elegge  un  gover- 
no provvisorio  >  composto  di  Guerrazzi ,  Montanelli ,  Mazzoni  , 
che  svincola  dal  giuramento,  e  tratta  di  unirsi  colta  repubblica 
romana  (  1 9  febb. }  ;  atto  che  mai  non  fu  compito.  Perocché 
Guerrazzi ,  uno  dei  pochi  risoluti  che  mal  comportano  di  obbe- 
dire a  eroi  pusillanimi ,  e  che  non  rassegnato  ad  esser  figuran- 
te, come  gli  altri  governanti  d'allora,  operava  con  ferma  abilità 
e  con  fini  profondamente  dissimulali,  poco  annuì  alle  prediche 

ne,  ricorderemo  che  il  Castellani,  inviato  di  Venezia  a  Roma, 
scriveva  alta  sua  Repubblica  egli  repubblicano  :  e  Non  temo 
che  male,  e  se  anco  errassi,  diffiderei  del  bene  nato  da  un  as- 
sassinio ad  un  popolo  che  non  temette  accettarne  la  tremenda 
malleveria.  E  quando  penso  a  questi  atti  di  barbarie  e  a  que- 
sta mancanza  di  pubblica  morale  nella  città  che  è  designata  cen- 
tro d'Italia,  mi  copro  il  volto  di  vergogna  ,  e  prego  che  la 
giusta  indignazione  dei  popoli  civili  non  ci  confonda  con  que- 
sta plebe.  » 
(1)  Discorso  dell'  Armeilinir 

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548  DESIDERII  DI  GUERRA  (1849) 

del  Mazzini  sopfaggiunto  ;  il  quale  allora  trasferitosi  nella  re- 
pubblica romana ,  ne  fu  dichiarato  triumviro  con  Armellini  e 
Saffi. 

Adunque,  una  rivoluzione  iniziata  nel  nome  de'  principi,  pre- 
sto si  convinse  che  mal  potrebbe  affidarsi,  a  coloro  contro  cui 
era  fatta  ;  benedetta  nel  nome  del  papa ,  lo  impreca  e  sposses- 
sa; preso  per  motto  Italia  farà  da  sé,  la  vedrà  calpesta  da  ogni 
razza  straniera.  Perocché  il  cader  del  pontefice  non  può  esser 
un  fatto  isolato  nella  cristianità,  ed  oltre  la  riverenza  dei  fedeli 
e  le  simpatie  del  mondo  intero  che  aveva  preconizzato  Pio  IX  , 
nella  rivoluzione  romana  (  cominciata  da  un  assassinio,  che  qui 
pure  ciascuna  setta  imputava  alla  nimica  ,  e  commessa  al  per- 
petuo cospiratore  )  voleasi  vedere  un  atto  della  gran  congiura 
europea ,  diretta  a  sovvertire  ogni  ordine  ,  togliere  ogni  subor- 
dinazione (1).  L'Assemblea  costituente  di  Francia  dichiara  vo- 
ler r  integra  re  il  papa  nel  dominio  ;  Spagna  ,  avida  di  ripigliar 
azione  nella  diplomazia  europea,  invita  i  potentati  a  -un  congres- 
so per  tale  scopo  ;  il  papa ,  deponendo  le  gelosie  di  tutti  i  suoi 
predecessori  ,  invoca  V  Austria  ,  ma  insieme1  invoca  (  20  apr.  ) 
Francia,  e  Spagna  e  Sicilia,  ad  abbattere  la  repubblica  romana. 
Adunque  le  sorti  italiane  saran  decise  ancora  da  braccia  e  da 
senni  stranieri. 

Lord  Paimerston,  ministro  degli  affari  esterni  io  Inghilterra, 
aveva  sempre  adoperato  a  contraffare  alla  politica  della  Fran- 
cia. Quando  questa  inviò  Bignon  perchè  temperasse  i  primi  li- 
berali movimenti ,  esso  spedì  lord  Minto  ad  animarli.  Quando  , 
venuta  la  repubblica,  gli  Italiani  confidavano  nel  pindarico  pro- 
gramma di  Lamartine  ,  Paimerston  si  pose  a  frenarli.  Fu  per 
insinuazione  sua  ch'orasi  proposto  di  formar  del  Lombardo- Ve- 
neto un  regno  coi  ducati ,  sotto  un  arciduca ,  ma  con  ammini- 
strazione indipendente  e  nazionale  ;  ma  ricusato  il  patto  da 
Carlo  Alberto ,  che  in  quel  momento  vagheggiava  il  regno  del* 

.(1)  Ajutò  a  ercderlo  Tessersi  nel  giorno  medesimo  mosse  a 
tumulto  Parigi,  Vienna,  Berlino,  Cracovia.  Cosi  all'  insurrezione 
di  Milano  erano  state  contemporanee  quelle  di  Slockolm  .  di 
Berlino,  di  Monaco,  d'altri  paesi  di  Germania. 

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(1849)  DK8IDEBII   DI  GUERRA  549 

l'Alta  Italia  ,  Palmerston  gli  carezzò  quest'  idea  ,  escludendo 
però  dalle  trattative  la  Francia  ,  e  imponendo  per  confine  V  A- 
dfge.  Entro  questi  limiti  non  l'avrebbe  disapprovato  neppure 
la  Germania  ,  la  quale  avea  dichiarato  che  e  strategicamente  e 
politicamente  la  linea  di  quel  fiume  era  necessaria  alla  sicurez- 
za della  Germania  meridionale  La  spada  di  Radetzky  troncò  le 
discussioni  ;  ma  Palmerston  accettò  le  parti  di  mediatore  ,  fer- 
ma stando  la  proposizione  fatta  dal  conte  di  Wessemberg,  cioè 
la  linea  dell'Adige.  Bastide,  ministro  degli  affari  esteri  di  Fran- 
cia, che  avea  vacillato  nel  soccorrer  la  Lombardia  ,  allora  mo- 
strò rassegnarsi  a  tale  proposta.  Ma  primieramente  V  Austria 
non  trovava  più  ragione  di  ceder  qualsiasi  brano  del  paese  che 
aveva  rioccupato ,  ed  asseriva  che  V  armistizio  conceduto  il  5 
agosto  fosse  a  patto  dell'  integrità  degli  antichi  possessi.  Inol- 
tre Carlo  Alberto  credeasi  obbligato  a  conservar  ai  popoli  la 
fusione,  e  slruggeasi  di  cancellare  l'onta  nuova  che  aggravava 
l'antica,  e  gettarsi  a  capo  fitto  ne'  rischi  d'un  nuovo  tentativo. 
Sfinito  era  l'esercito,  scorato  era  il  paese  :  ma  nel  silenzio  delle 
armi  rivaleano  gli  schiamazzanti  ;  una  generosità  che  non  cal- 
cola ostacoli  incitava  al  riscatto  dell'  Italia  ;  volerlo  Dio,  voler- 
lo il  popolo.  I  retori,  che  avean  gridato  mentre  gli  altri  combat- 
teano  ,  più  gridavano  adesso  che  nessuno  potea  chieder  loro  , 
perchè  non  combattete  f  Migliaja  e  miglia ja,  profughi  dal  pae- 
se vinto ,  s' agitavano  nel  santo  desiderio  della  patria  ;  s' agita- 
vano i  coraggiosi ,  cupidi  di  cimenti  riparatori  ;  s' agitavano  i 
timidi  per  mascherare  la  paura  col  far  paura  ;  s' agitavano  i  re- 
pubblicanti, che  attribuivano  il  disastro  all'essersi  affidati  a  un 
re  ;  s'agitavano  i  calunniatori,  infamando  i  ministri,  i  generali, 
gli  abbondanzieri,  chiunque  non  credesse  il  tradimento  o  aves- 
se avuto  qualche  briciolo  di  potere ,  per  quanto  si  fosse  mo- 
strato sincero  patrioto  ;  creduti  come  sempre  si  crede  ciò  che 
faccia  torto  ai  nostri. 

Di  sì  varii  impulsi  invigoriva  una  fazione  che  intitolossi  de- 
mocratica ,  la  quale  chiassosamente  sosteneva  la  necessità  di 
rompere  nuova  guerra,  grossa,  immediata.Quella  fazione  (  1 6  die. 
1848)  portò  al  ministero  il  Gioberti,  affinchè  perdesse  anch'eglt 
l' aureola  ;  e  sciolta  la  Camera  ,  le  nuove  elezioni  fatte  sotto 

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550  DSSIJftHII  DI   GHIRBA  (1849) 

l' esacerbatone  della  sventura,  riuscirono  animatissime.  II  re 
all'apertura  accennava  il  desiderio  d'una  confederazione  dei 
principi  italiani  (1  febb.  1849) ,  ed  esser  disposto,  a  ripigliare 
l' armi,  se  le  trattire  coli'  Austria  non  riuscissero  ad  accordo 
decoroso.  Ma  decoroso  ai  più  non  sembrava  se  non  l' ottenere 
le  provincie  già  fusesi  col  Piemonte  :  speranza  tanto  meno  at- 
tuabile, quando  anzi  si  presentiva  che  gli  stranieri  verrebbero 
a  ripristinare  il  granduca  e  il  papa.  A  causare  l' obbrobrio  di 
veder  gli  stranieri  rimaneggiare  le  sorti  nostre,  il  ministero 
Gioberti  pensava  opportuno  che  il  Piemonte  si  assumesse  di  ri- 
metter in  trono  que'  principi  :  forse  la  mostra  basterebbe  a  dis- 
sipare ogni  resistenza  :  intanto  Italia  si  avvezzerebbe  a  vedere 
da'  proprii  figli  risolversi  le  interne  quistioni  ;  il  Piemonte  re- 
cupererebbe importanza  in  faccia  allePotenze;  e  le  meati  saria- 
no sviate  dalla  guerra  coli'  Austria  che  prevedeasi  di  inevitabile 
disastro.  La  Camera,  e  più  il  pubblico,  accolse  come  un  fratri- 
cidio il  progetto  del  Gioberti ,  che  allora ,  dimesso  il  portafo- 
glio (20  febb.) ,  toccò  il  solito  salario  della  popolarità,  vilipen- 
dio e  obblio  :  ma  lo  ricevette  con  una  dignità  che  pochi,  altri 
conobbero,  tornando  senza  ricchezze  e  senza  titoli  alla  operosa 
quiete  di  studii  severi  (1). 

Il  ministero  sottentratogli  (Chiodo)  promise  anzi  tutto  la  guer- 
ra coli' Austria  ;  e  allestiti  o  no,  si  chiamò  comandante  supre- 

(1)  Eppure  tal  progetto  egli  avea  professato  ne'giorni  della  mag- 
gior sua  popolarità,  e  Ma  riducendo  il  principato  a  una  semplice 
potestà  moderativa  (Pio  IX),  non  correva  rischio  di  perderlo?  Non 
abbiate  paura,  che  anzi  lo  renderà  più  fermo:  imperocché  ciò  che 
mette  a  pericolo  i  regii  diritti  è  V  abuso,  non  mica  il  temperamen- 
to, che  n'è  anzi  la  guardia  e  il  preservativo.  Oltre  che  lega  italia- 
na (per  non  dire  tutti  gli  Stati  cattolici)  avrà  il  braccio  abbastanza 
forte  da  poter  guarentire  e  tutelare  lo  scettro  pontificale  ;  essendo 
interesse  universale  della  cattolicità  che  il  papa  sia  affatto  libero  e 
sciolto  da  ogni  estrinseca  influenza  nell'  esercizio  della  religione, 
e  che  quindi  egli  abbia  la  signoria  suprema  del  territorio  in  cui 
risiede,  se  tal  condizione  è  richiesta  al  detto  esercizio,  i  Giobk&y  i, 
negli  Scritti  varn  intorno  alla  questione  italiana ,  pag.  47, 

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J 


(1849)  GIORNATA  DI  NOVABA  551 

mo  un  generale  polacco,  e  si  disdisse  (28  mar.)  V  armistizio. 
QoelP  intima  di  guerra  che  la  ragione  disapprovava  ,  ebbe  per 
tutto  la  sanzione  del  sentimento  :  Italia,  ottenebrata  da  sospet- 
ti, da  ire,  da  scomuniche,  da  assassini i,  da  reazioni,  ad  un  trat- 
tasi senti  novamente  migliorala  nella  concordia  d' un  sublime 
intento:  dal  Cenisio  a  Siracusa  i  cuori  palpitarono,  come  un  anno 
prima,  di  magnanima  speranza  ;  la  congrega  liberticida  impal- 
lidì e  guatò  ;  alla  fiacca  sommossa  toscana  parve  trasfondersi  il 
sangue  de' martiri  di  Curvatone;  l'Assemblea  romana,  fastosa* 
mente  garrula  nella  convulsa  inazione,  proclamò  :  «  Tempo  e 
»  di  fatti,  non  di  parole  :  le  schiere  repubblicane  insieme  collo 
»  subalpine  e  colle  altre  italiane  combatteranno  ;  nop  sia  fra  lo- 
»  ro  che  gara  di  valore  e  di  sagrifizio  :  maledetto  chi ,  nel  su- 
»  premo  arringo;  divida  da' fratelli  i  fratelli  :  dall'Alpi  al  mare 
»  non  vi  è  indipendenza  vera,  none  libertà  finche  l'Austriaco 
»  conculchi  la  sacra  terra:  all'armi,  e  Italia  sia.  »  In  quel- 
T  istante  (  ahi  breve  !  )  cessò  il  palleggiarsi  delle  ingiurie  ;  si 
sospesero  gli  assassini!  politici  di  cui  era  contaminata  ogni  con- 
trada di  Romagna  ;  cessò  ne'  Lombardi  quella  disperazione  che 
fa  vili  quando  non  fa  scellerati  ;  e  tutti  si  trovarono  uniti  nel 
grido  dell'  indipendenza. 

Prima  che  i  soccorsi  arrivassero ,  .e  neppure  si  allestissero, 
una  giornata  ne'piani  di  Novara  bastò  a  dare  intero  trionfo  agli 
Austriaci.  Carlo  Alberto,  visti  in  rotta  i  suoi ,  abdica  e  fugge 
nell'  estremità  d' Europa ,  ove  fra  breve  soccombe  alle  memo* 
rie  e  al  crepacuore.  A  questi  fatti  precipitosi  si  diede  ancora 
per  ispiegazione  il  tradimento  ;  parola  opportuna  a  coprir  gli 
errori  e  impedire  lo  scoraggiamento  cangiandola  in  collera  (1). 

(1)  e  Educato  a  dolentissima  scuola,  io  da  gran  tempo  ho  ap- 
preso a  diffidare  di  coterie- azioni  che  i  popoli  chiamano  virtù, 
e  dello  altre  che  si  vituperano  nel  mondo  come  delitti  ;  conobbi 
l'uomo  stimare  le  imprese  dallo  evento,  e  ciò  talvolta  per  igno- 
ratila, spesso  per  malignità ,  spessissimo  per  ambedue;  vidi  V  in- 
famia aggravarsi  sopra  il  caduto ,  solo  perchè  caduto;  onde  io  e 
piansi  e  risi  e  dubitai  di  tutto.  »  —  Guerrazzi,  Elogio  del  Del' 
fante. 

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553  RESISTENZA   DI  VENEZIA  (1849) 

Non  è  raro  che  s' imputino  ad  ano  le  mine  sotto  cui  fu  sepol- 
to; ma  perfln  nella  rabbia  è  interdetto  il  credere  a  delitti  inu- 
tili: eppure  alcuni  non  esitarono  a  sanzionare  que'  sospetti  in 
momenti  ove  sì  facilmente  il  popolo  li  traduce  in  furori,  e  Ge- 
nova si  sollevò  gridando  repubblica  (30  mar.);  e  ai  nemici  di* 
talia  fu  notamente  imbandito  il  piacere  di  veder  rivolte  contro 
Italiani  le  armi  che  non  erano  valse  contro  lo  straniero.  Ge- 
nova fu  sottomessa;  ai  gridatori  di  tradimento  si  diede  una  sod- 
disfazione (  1 0  apr.)  fucilando  il  generale  Bamorino,  e  ordinan- 
do indagini  sulle  cause  del  disastro;  le  bestemmie  si  mutaro- 
no presto  in  commiserazione,  poi  in  inni  pel  re,  che  alle  rette 
intenzioni  ebbe  sproporzionate  la  potenza  del  consiglio  e  l'ener- 
gia della  volontà.  A  suo  figlio  Vittorio  Emmanuele  ,  comprata 
con  70  milioni  la  pace,  restò  il  nobile  assunto  di  sanar  le  gravi 
ferite  del  paese,  assodarne  le  istituzioni,  sicché  divenga  esem- 
pio agli  altri  d'Italia;  e  mostrare  che  la  lealtà  e  la  libertà  sono 
il  vincolo  più  saldo  fra  governati  e  governanti. 

Il  Lombardo-Veneto  stette  e  sta  fin  a  quest'oggi  all'  arbitrio 
militare,  in  quello  slato  d'eccezione  di  cui  vantaggia  chiunque 
ha  obblighi  da  negligere  e  scapita  chiunque  ha  diritti  da  far 
valere.  Venezia  sola,  cassata  la  fusione  col  Piemonte,  mostran- 
do l'eroismo  degli  ultimi  momenti  come  Milano  avea  mostrato 
quello  de'primi ,  decretò  resistere  ad  ogni  costo,  in  nome  di 
S.  Marco  e  sotto  la  direzione  dell'avvocato  Manin;  e  comunque 
abbandonata  dalla  flotta  sarda,  e  dai  sussidii  fraterni ,  e  bloc- 
cata sempre  più  strettamente ,  essa  unica  in  quégli  estremi 
trovò  coraggio  per  discutere  sulle  franchigie  costituzionali,  pro- 
messe al  regno  Lombardo -Veneto.  Il  ministro  austriaco  De- 
Bruk  le  espose  ai  legati  di  essa,  ma  questi  le  ripudiavano  per- 
chè 1°  le  cariche  amministrative  non  erano  tutte  serbate  a  Ita- 
liani ;  2*  perchè  i  diritti  fondamentali  poteano  esser  aboliti  in 
tempo  di  guerra  o  sommossa yV  perchè  la  parte  più  importan- 
te della  legislazione  era  riservata  al  parlamento  viennese,  an- 
ziché all'  italiano  ;  4°  perchè  non  creavasi  esercito  né  flotta 
italiani,  né  si  stabiliva  rimarrebbero  in  paese.  Europa  ammira- 
va quella  magnanima,  e  non  le  soccorreva:  intonto  gli  Austria- 
ci, con  una  potenza  d'artiglieria  mai  più  spiegata ,  la  bombar- 

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(1819)  BESTAUBAZIONE   TOSCANA  553 

davano;  il  cholera  struggeva  le  vite,  già  stremate  dalla  fame  ; 
e  quando  più  non  ebbe  un  tozzo  di  pane  ,  Venezia  capitolò  { 22 
ag.J  ;  certa  di  veder  distrutto  quel  fiore ,  a  cui  da  20  anni 
tornava. 

*  I  repubblicani  del  resto  d'Italia  s'erano  accolti  a  Roma,  men- 
tre i  principi  spodestati  rifuggivano  a  Napoli.  Di  qui  una  vigo- 
rosa spedizione  va  a  domar  la  Sicilia,  bombarda  Messina ,  e  fi- 
nalmente riduce  l'isola  (apr.)  ;  che  con  carceri,  processi ,  ese- 
cuzioni, è  tenuti  in  freno,  al  pari  che  la  terraferma.  Le  Came- 
re riaperte  il  1  luglio,  ben  presto  sono  disciolte,  surrogandovi 
il  governo  personale,  nel  quale  non  resse  il  ministro  Bozzelli, 
che  aveva  compilato  la  Costituzione ,  e  che  fu  proclamato  vile 
e  traditore,  come  chiunque  accostò  le  labbra  alla  amara  tazza 
del  potere. 

Toscana  stava  ribelle  al  granduca  ;  ma  il  disordine  invadeva 
ogni  cosa.,  come  avviene  dove  forza  non  v'  è  ;  stanchi  di  pre- 
potenze palliate  col.  nome  del  dittatore ,  i  cittadini  insorsero  , 
attaccando  i  Livornesi ,  che  dagli  uni  erano  accusati  per  deli- 
ranti democratici,  dagli  altri  per  islromento  degli  assolutisti, 
e  vendicando  con  assassinii  gli  assassina  che  troppo  avevano 
contaminato  la  mitissima  Toscana  ,  rintegrarono  il  principa- 
to (t(.  Erasi  asserito  (1 1  apr.)  che  solo  colla  riazione  si  pre- 
verrebbe l' invasione  austriaca ,  ma  fu  indarno  ;  anzi  la  vergo- 
gnosa convenzione  del  22  aprile  1850  stabilì  l'occupazione  in* 
determinala  del  granducato  per  parte  dell'esercito  imperiale  (ai. 

(1)  Guerrazzi  nella  sua  Apologia  assicura  che  era  costretto 
fere  ciò  che  impone  vagli  la  turba ,  e  singolarmente  i  Lombar- 
di armati.  Attaccato  vivamente  dai  giornali  ,  assalito  dal  vol- 
go con  grida  di  morte,  si  oppone  risolutamente  all'anarchia ,  e 
impedisce  sia  proclamata  la  repubblica  né  fatta  l'unione  con  Ro- 
ma. Alla  riazione  dell9 11  aprile  gli  altri  capi  fuggono  ;  egli 
ho  ;  è  cercato  a  morte  con  urli  feroci ,  e  salvato  col  trarlo  in 
fortezza  insieme  co'snoi;  il  popolo  l'incatena;  i  soldati  l'insul- 
tano fin  dentro  il  carcere  ;  poi  il  governo  ristabilito  gli  fa  un 
processo  vergognoso  che  dura  più  anni  ,  e  al  quale  egli  op# 
yone  un'  apologia,  che  noi  non  vogliamo  qualificare. 

(a)  Ma  ultimamente  l'esercito  imperiale  sgombrò  la  Toscana. 

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554  1  FRANCESI  IN  BOMA  (484&) 

Speravano  che  le  franchigie  costituzionali,  spontaneamente  da* 
te  dal  granduca  perchè  promesse  e  meritate ,  sarieno  mante- 
nute a  una  gente  fedele,  da  un  principe  cui  toccava  la  rarissi- 
ma fortuna  d' una  restaurazione  popolare  ;  e  furono  dichiarate 
sospese  a  tempo  indefinito. 

Restava  la  repubblica  romana;  e  contro  di  essa  movevano  Au- 
striaci e  Francesi ,  Spagnuoli  e  Napolitani.  I  primi  occuparono 
le  Legazioni  :  gli  Spagnuoli  V  Umbria  per  poco  ;  i  Napolitani  ai 
mostrarono  appena.  I  Francesi,  sbarcati  a  Civitavecchia  (  23  a- 
.pr),  dichiarando  voler  ristabilir  il  governo  pontifico ,  ma  sen- 
za gli  abusi  che  n'erano  già  stati  tolti,  assalgono  Roma,  mera* 
vigliati  deli'  inaspettata  difesa.  Dopo  i  disastri  di  Custoza  e  di 
Novara  si  era  detto  che  la  rapidità  delle  fughe  avea  tolto  il  tem- 
po ai  Francesi  di  venir  a  nostro  soccorso.  A  Roma  si  resistet- 
te, persuasi  che  i  Francesi  intanto  smetterebbero  il  fratricida 
consiglio:  ma  ciò  non  fece  che  moltiplicare  le  vittime;  inutili*- 
sime  se  non  a  smentire  la  gallica  ingiuria  che  gì9  Italiani  non 
combattono.  Senza  esercito  regolare,  né  sperimentati  capitani, 
eroi  improvvisati  fecero  costar  caro  V  acquisto  della  città  eter- 
na, la  quale  non  cede  (26  lugl.)  che  dopo  26  giorni  di  trincera 
aperta. 

Fattosi  molto  attendere)  il  papa  rientra  (1850  aprile),  ma  sen- 
za gli  entusiasmi  popolari ,  ma  trovando  il  paese  in  rovina  ,  le 
masnade  baldanzose ,  ogni  obbedienza  dimenticata  ,  ricorrenti, 
gli  assassini!  politici ,  l'autorità  temporale  rinvolta  (  per  insana 
conseguenza)  nell'abbonimento  della  spirituale  ;  e  alle  piaghe 
gravissime  impossibili  i  soliti  palliativi  ;  e  necessaria  la  forza , 
la  forza  1 

Dunque  riforma,  rivoluzione ,  anarchia ,  reazione  dappertut- 
to :  giacché  dopo  i  delirii  dei  popoli  vennero  i  delirii  dei  prin- 
cipi i  senza  voglia  o  senza  attitudine  di  riconciliare  la  subordi- 
nazione colla  libertà,  l'ordine  col  progresso  ;  e  quasi  ignorino 
che  sempre  può  governare  chi  si  associi  agli  interessi,  alle  idee» 
ai  sentimenti  del  popolo,  dall'eccesso  delle  esigenze  traggono 
pretesto  a  negare  fin  il  giusto  e  il  promesso.  Rinunziato  dai 
poteri  ogni  iniziativa;  elisa  la  moderata  azione  dei  ben  pensanti 
e  ben  volenti;  abbandonato  il  progresso  ad  un'opposizione  scar- 

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YALORE  E  DIFETTI  DEGL'  ITALIANI  &$3 

sa  di  logica  e  di  efficacia,  che  i  patimenti  non  sa  respingere 
oè  vuol  tollerare;  lasciati  gli  arbitrii  e  te  fendette  alia  forza  che 
fa  nascere  le  occasioni  di  mostrarsi  necessaria,  con  tanti  fuoru- 
sciti ,  con  tanti  prigionieri ,  con  tanti  fucilati  dalla  ferocia  di 
corti  marziali  o  tormentati  dalla  rinata  polizia,  il  paese  peggio- 
ra nella  morale  ancor  più  che  nelP  economia ,  giacché  le  idea 
eccezionali  presto  si  applicano  in  generale,  per  quanto  assur- 
de e  inique;  escluso  dalle  condizioni  normali  d'ogni  società  in* 
civilita,  incerto  del  quando  e  come  dal  caos  spoeterà  la  luce, 
altra  conseguenza  non  vede  di  tante  speranze  se  non  il  conso- 
lidamento e  Pampliazione  del  dominio  e  degli  abusi  che  volea 
distruggere. 

Fu  però  la  prima  volta  che  l'Italia  sollevata  affrontasse  con 
vera  guerra  l' Austria,  e  diede  tali  prove  di  valore,  da  ammu- 
tolire i  soliti  vilipendii  al  nome  italiano.  Non  che  eserciti  disci- 
plinati, ma  gioventù  nuova  alle  armi ,  ma  popolazioni  pacifiche 
€  città  aperte,  Milano,  Venezia,  Vicenza,  Treviso ,  Brescia,  Bo- 
logna, Ancona,  Livorno,  Roma,  affrontarono  la  morte,  non  solo 
col!1  impeto  istantaneo,  ma  colla  difficile  perseveranza,  e  anche 
dopo  perduta  la  fiducia  del  vincere. 

Se  molti  seppero  sacrificar  la  vita ,  non  così  abbondarono, 
quelli  che  le  opinioni  e  la  popolarità  sacrificassero  pel  trionfo 
comune;  non  così  gli  esempii  di  sapienza  civile,  di  robusta  mo- 
derazione, d'abilità  diplomatica,  o  d'ordinatrice  ;  di  quel  buon 
senso  che,  fisso  l'occhio  e  la  volontà  ai  beni  essenziali,  per  ot- 
tenerli soffre  gì'  inconvenienti  che  gli  accompagnano,  sagrifìca 
i  desideri!  cjie  li  comprometterebbero.  Fra  i  deplorabili  dissen- 
si, il  bisogno  della  nazionalità  fu  sentito  comunemente;  espres- 
so da  singhiozzi  prima,  dall'esultanza  poi,  in  fine  dalle  prote- 
ste. Verrà  esso  soddisfatto?  Sì,  qualora  agli  inni  non  si  facesse- 
ro sottentrare  elegie,  cioè  sempre  la  poesia ,  dov'  è  necessaria 
la  virtù  dell'abnegazione;  qualora  si  cercasse  più  cosa  fare  che 
non  le  ragioni  del  far  nulla,  né  si  macellasse  di  generosa  asti- 
nenza quella  dormiveglia  da  cui  appena  tratto  tratto  riscuoto- 
no i  bottoni  di  fuoco;  qualora  si  fosse  imparato  ,  se  non  altro , 
a  confessare  i  proprii  errori  e  indagarne  le  Càuse;  e  nel  dolore 
ritemprarsi  alle  magnanime  cose  ;  anziché  coli'  amor  proprio 

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L   AUSTRIA 

stillarne  bava  contro  il  partito  avverso  ,  reciproche  incrimina- 
zioni,  una  disamorevolezza,  profittevole  soltanto  agli  oppresso- 
ri (1).  Cosi  quando  io  un  villaggio  scoppiò  l'incendio,  i  danneg- 
giati guardansi  con  ira,  ubo  all'altro  imputando  il  disastro , 
cbiamandosi  a  vicenda  negligenti ,  vendicativi ,  traditori  :  forse 
fu  mero  caso,  eppure  ne  segue  odio  reciproco  ,  uno  sfontana- 
mene, un  ricusarsi  fin  quel  ristoro  eh'  è  il  migliore  nei  mali , 
il  metter  in  comune  l'esperienza,  i  mezzi  di  riparo  e  le  spe- 
ranze. 

li'  Austria. 

A  lungo  indugiammo  su  quésti  casi,  e  perchè  più  nostri ,  e 
perchè  i  vizii  e  le  virtù  d'una  rivoluzione  si  riscontrano  in  tut- 
te. Ma  di  ben  altra  importanza  avvenimenti  compivanai  nella  re- 
stante Europa,  e  singolarmente  in  Austria.  Abbiam  già  mostra- 
to l' Impero  austriaco  composto  di  nazioni  diverse  ,  in  diversi 

(1)  e  Ebbi  relazioni  scritte  non  senza  ingegno  nò  pratica  di 
cose  pubbliche  ;  ma  quanto  agli  individui  che  erano  nominati, 
agli  uni  erano  imputate  le  sciagure  perchè  pendevano  troppo 
al  sistema  monarchico ,  agli  altri  perchè  volevano  favorire  la 
preponderanza  aristocratica ,  agli  altri  perchè  farneticavano  de- 
mocrazie ;  ed  inoltre  ,  perchè  tutti  quanti  parevano  disposti  a 
macchinare  acciocché  ,  se  i  loro  fini  non  riuscivano  a  buon 
termine  ,  gli  altri  dovessero  rovinare  a  ogni  modo.  Alcuni  era- 
no accusali  di  pratica  con  la  Corte  ;  altri  di  spie  deTedeschi  ; 
alcuni  di  furto  della  cassa  degli  eserciti.  Non  però  un9  unica 
di  tante  accuse  mostrava  certezza  ,  né  indizii  di  prove.  E  non- 
dimeno mi  stavano  sottocchio  narrate  come  storia  di  fede  docu- 
mentata. Poscia  a  me  ogni  mattina  le  gazzette  portavano  i  di- 
scorsi nelle  adunanze  e  i  nomi  de*  benefattori ,  e  la  quantità 
delle  elemosine  offerte  dalla  umanità  dj  molti  a  soccorrere  di 
pane  e  di  Ietto  i  profughi.  Ma  dopo  non  molto,  i  profughi  era- 
no clamorosi  di  proteste  e  lettere  ,  che  accusavano  gli  altri  Ita- 
liani di  ladri  impudenti  di  queir  elemosina  ;  e  ne  rinsanguila- 
rono  controversie  velenose  ed  abiettissime,  i  Nota  bene  che  ciò 
si  riferisce  alle  disgrazie  del  1821  ,  ed  è  scritto  dal  Foscolo. 

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VNfiHEBIA  557 

tempi  assoggettate  e  con  patti  diversi  ;  talché  vi  duravano  le 
più  sentite  differenze  tra  le  razze ,  sovrapposte  da  successive 
conquiste.  Le  principali  godevano  costituzioni  storiche.  Nell'al- 
ta e  nella  bassa  Austria,  nella  Stiria,  in  Carintia,  in  Boemia,  in 
Moravia ,  nella  Galizia  e  Lodomiria  v'avea  diete,  composte  dei 
quattro  Stati  di  clero,  nobili ,  gentiluomini  (Ritterstand)  e  cit- 
tadini ,  de9  quali  ultimi  erano  rappresentanti  i  magistrati  delie 
città  regie.  Nel  Tirolo,  dopo  il  24  marzo  1816  ,  gli  Stali,  in  e* 
guai  modo  composti,  aveano  diritto  di  far  rimostranze  all'  im- 
peratore in  nome  del  paese  ,  ma  senza  voto  legislativo  né  in 
affari  d'imposizione.  Nella  Slesia  austriaca  gli  Stali  componean- 
si  di  duchi  e  principi,  di  signori  (Standsherren) ,  di  gentiluo- 
mini \Ritter$chaft)  dipendenti  immediatamente  dell'imperato* 
re.  Originalissima  costituzione  venne  all'Ungheria  dall'esservisi 
molte  nazioni  una  all'  altra  sovrapposte  o  awioinate  ,  senza  per 
questo  accomunarsi ,  neppur  quando  la  nazione  vincitrice  fu  * 
sottomessa  a  casa  d' Austria.  I  Magiari,  razza  dominatrice ,  di- 
vidonsi  in  magnati  ricchissimi  e  dignitari» ,  nobili  possidenti  e 
gentiluomini,  che  anche  nella  miseria  conservano  i  privilegi. 
Essi,  uniti  al  clero  alto,  alle  città  libere  regie,  ai  borghi  privi- 
legiati, e  alle  tribù  de'Comani  e  degli  Jaztghi,  costituiscono  il 
popolo  ungarico,  al  quale  compete  l'elegger  il  re,  ponendogli 
la  corona  di  San  Stefano  (1)  ;  far  leggi  insieme  con  questo ,  e 
imporsi  le  tasse  nella  triennale  dieta,  ove  compajono  con  spa- 
da e  sproni ,  ed  usano  lingua  latina  :  la  restante  popolazione 
paga,  e  nuli' altro  (misera  contribuens plebs),  spoglia  d'ogni 
diritto  politico.  Il  re  fa  guerra  e  pace,  ma  vuoisi  il  voto  della 
«azione  per  comandar  la  leva  in  massa,  intendesi  sempre  della 
nobiltà;  giura  rispettare  la  costituzione,  far  eseguire  je  decisio- 
ni delle  corti  giuridiche,  non  destituire  senza  giudizio  :  e  qua- 
lora egli  violi  i  privilegi ,  gli  Ungheri  possono  prendere  l'armi. 
Il  nobile  può  possedere  in  tutto  il  Regno;  il  borghese,  solo  net 
territorio  della  città  cui  è  ascritto.  Il  nobile  non  può  esser  tur- 
bato ne'  beni  o  nella  persona  se  non  colto  in  fragrante  o  con- 

(1)  Questa  è  d'oro  puro;  pesa  14  libbre,  e  contiene  33  affi- 
li, 50  rubini)  uno  smeraldo;  938  perle. 

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558  waaamà 

vinto  d'un  delitto,  ovvero  per  casi  ài  Stato ,  o  per  diserzione 
dall'esercito  nobile;  dipende  direttamente  dal  re,  né  deve  pre- 
stazione  veruna  per  sé  o  pei  beni  suoi.  A  lui  solo  le  magfetra- 
ture  supreme ,  a  lui  gP  impieghi  di  comitato ,  a  lui  I  giudizi!  : 
non  alloggia  militari:  in  casa  di  bisogno*  serve,  nell'esercito  in- 
surrezionale a  proprie  spese  entra  i  confini,  e  a  pubbliche  fuo* 
ri.  Egli  è  primo  giudice  de'suoi  contadini  e  servi:  egli  può  r£» 
mover  il  non  nobile  dai  beni  nobili  (r). 

Proprietaria  unico  degli  immobili  è  te  corona,  cui  tornano 
in  mancanza  di  successione.  L'utente  pub  ipotecarli  per  32  anni 
consegnando  il  fondo-,  in  tre  casi  può  anche  alienarlo;  ma  l'ac- 
quirente non  può  trasferirla  in  altri  per  somma  maggiore  della 
sborsata ,  al  prima  possessore  rimanendo  sempre  il  diritto  di 
ricupera  ;  e  lunghi  secoli ,  e  confische ,  e  correrie  di  Turchie 
di  Tartari,  e  il  trapasso  per  venti  famiglie  non  proscrivono  que- 
sto gius  d'avUicità.  Pertanto  una  proprietà  suddivisa  tra  ir- 
gli ,  data  in  dote  ,  ipotecata  dagli  uni ,  affittata  dagli  altri ,  rit- 
mane parò  sempre  netta  condizione  di  usufrutto  :  causando  in-- 
finiti litigi  fra  i  proprietaria  stessi,  o  coi  compratori  o  cogi' ipo- 
teca™. Il  detentore  d'un  fondo  ha  perduta  la  Kter  né-  altro  mo- 
do gli  resta  éi  conservarselo  ?  può  ricorrere  alle  armi  ;  cioè 
colla  minaccia  della  spada  o  del  bastone  rimovere  il  nuovo  pro- 
prietario, che  peccherebbe  di  violenza  se  non  badasse  alle  mi- 
nacce. 

Il  paesano  riceve  dal  possessore  una  terra  da  coltivare,  me- 
diante alcuni  canoni ,  e  servigi  di  persona  ;  retribuiti  i  quali , 
ha  diritto  su  quel  fondo,  né  può  esserne  espulso,  e  può  donare 
o  vendere  un  tal  diritto.  Il  canone  per  Fa  più  reca  un  quinto 
de'  frutti  al  signore  ,  un  quinto  al  clero  ;  e  c.'nquantaqoattro 
giornate  con  curetta  a  due  cavarli ,  oil  doppia  senza  cavalli. 
Di  queste  può  riscattarsi  a  trenta  in  quaranta  centesimi  la  gior- 
nata. Dee  pure  una  leggera  imposta ,  e  una  più  grave  sovrim- 

*  (1)  Quest'  ultimi  anni  erasi  stabilito  che  i  giudici  venissero 
scelti  dai  signori  per  solo  merito,  sema  riguardo  a  nascita.  Al* 
cuni  comitati  concessero  voto  a  tutti  gli  honoratiore*  nelle  no- 
mine agl'impieghi  di  comitato. 

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%    LNGHEBIA  859 

posta  per  la  cassa  domestica ,  che  serve  a-  mantenere  ponti  r 
strade,  prigioni ,  edrfizii ,  magistrati*  Alcuni  tengono  due  o  tre 
porzioni  j  altri  solo  una  mezza  o  un  terza;  alcuni  niente,  e  per 
la  capanna  che  Ir  ricovera  retrrburacona  diciatto  giornate  al  pa- 
drone ;  dodici  giornate  chi  neppure  una  capanna  ha.  Il  padro- 
ne non  può  cacciar!»  senza  l'autorità  giudiziaria;  e  qualora  que- 
sta ne  condanni  uno,  il  padrone  deve  affidare  la  porzione  di  lui 
ad  un  altro  villano.  H  villano  non  può-,  per  quanta  ricco  ,  com- 
prare alcuna  terra  nobile  ;  e  nemmeno-  della  sua  porzione  dive- 
nir proprietaria  assoluta ,  restandone  sempre  in  titolo  il  signo- 
re :  può  bensì  aspirare  a  professioni  liberali ,  e  per  tal  via  pa- 
reggiarsi ai  nobifi.  Il  paesano  è  pure  soggetto  alla  coscrizione , 
e  dare  ai  soldati  del  re  alloggia ,  legtimi ,  fieno  ,  pane  a  buon 
patto  5  dee  riparare  le  strade  della  ^contea  ;  cedere,  per  una 
minima  retribuzione ,  i  suoi  cavarli  ad  ogni  pubblico  uffiziale  o 
viaggiatore  che  ne  rechi  V  ordine. 

I  villani  di  ciascun  villaggio-  scelgono  il  proprio  giudice  per 
le  conciliazioni  e  per  la  vigilanza  :  del  resto  essi ,  che  sosten- 
gono tatti  i  pesi ,  sono  governarti  e  giudicati  dalla  stirpe  privi- 
legiata ,  senza  la  minima  partecipazione  al  governo  ,  né  tam- 
poco la  parola  nelle  assemblee  di  contado ,  ove  si  fissa  P  impo- 
sta di  danaro  o  di  opere  ;  nò  possono  in  proprio  nome  intentar 
processo  al  signore  o  ad  un  nobile.  Le  liti  con  altri  paesani  por- 
tano alla  sede  dominale,  corte  presieduta  dal  proprio  signore, 
o  a  quella  del  signore  cui  appartiene  il  querelato  ;  dalle  costo- 
ro decisioni  può  appellare  alla  sede  giudiziaria  del  contado  , 
composta  di  magistrati  nobili  ed  eletti  da  nobili.  Gli  è  pur  dato 
ricorrere  a  tribunali  superiori ,  sempre  però  di  nobili. 

II  contadino  di. razza  magiara,  immune  di  queste  gravezze , 
è  a  condizione  ben  migliore.  Quelli  de' borghi  reali  non  ricono- 
scono altro  signore  che  il  re  ;  hanno  deputati  alla  Dieta,  e  pon- 
no  possedere.  Le  rivolte  moltiplicarono  i  servi  della  gleba.  0- 
gni  nobile  d' età  maggiore  e  il  clero  s' accolgono  quattro  volte 
l'anno  in  adunanze  di  comitato,  le  quali, come  partecipi  dell'au- 
torità giudiziale,  accusano  i  funzionarli  o  i  privati  per  pubblici 
mancamenti ,  e  come  corpo  amministrativo  ricevono  gli  ordini 
della  cancelleria  aulica  e  del  consiglio  luogotenenziale  ;  ed  o  li 

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560  CNGHEMA 

restituiscono  colle  proprie  osservazioni ,  o  li  danno  ad  eseguire 
ai  magistrati  ;  rivedono  i  conti ,  e  trattano  gli  affari  municipa- 
li. Queste  assemblee,  comunicando  fra  loro  e  vegliando  sul  po- 
tere esecutivo,  erano  una  vera  assemblea  nazionale ,  di  natura 
unica  in  Europa. 

La  campagna,  come  tale, non  è  rappresentata  nel  corpo  elet- 
torale. Prelati  e  magnati  non  hanno  diritti  superiori  al  sempli- 
ce nobile.  I  magnati  di  almeno  ventiquattro  anni,  i  prelati,  i  do- 
dici gran  dignitari! ,  i  vescovi ,  i  capi  detenutati,  formano  alla 
dieta  la  prima  tavola ,  presieduta  dal  palatino ,  cbe  rappresen- 
ta il  re.  Decidendo  essa  non  per  numero  ma  per  dignità,  gran- 
de autorità  resta  al  palatino.  La  tavola  bassa  elettiva  consta  di 
due  deputati  di  ciascuno  de'  venticinque  capitoli ,  de'  ctnquan* 
tadue  comitali,  delle  quarantaoove  città  regie,  del  distretto  de- 
gli Jazichi  e  de'  Comani,  del  Regno  di  Croazia  e  d'alcuni  altri , 
e  dei  procuratori  dei  magnati  minorenni  e  delle  donne  ;  e  non 
possono  se  noa  eseguire  V  ordine  dei  nobili  elettori  ;  specie  di 
voto  universale  cbe  rende  lentissime  le  decisioni. 

Il  magnate  che  non  assista  in  persona  ,  può  mandare  alla 
dieta  un  rappresentante,  che  siede  neHa  camera  bassa  :  vi  han- 
no un  voto  complessivo  tutte  le  città  regie,  uno  tutti  i  capito- 
li, uno  ogni  comitato  ;  ma  la  sovranità  rimane  nelle  dietine  che 
contemporaneamente  si  tengono  in  ciascun  comitato  ;  né  i  de- 
putali ponno  scattare  dalle  istruzioni,  talvolta  minutissime,  che 
ricevono  da  queste.  Il  clero  ha  i  privilegi  dei  nobili ,  e  alcuni 
suoi  proprii. 

Oltre  il  governo  degli  ispan  o  palatini ,  le  città  serbano  una 
amministrazione  municipale  ;  e  il  governo  regio  ne  favorì  con- 
tinuamente l' emancipazione  :  onde ,  o  si  ricomprarono  a  dana- 
ro dal  signore,  o  si  posero  in  immediata  dipendenza  dal  palati* 
nato  o  dal  re ,  che  cercava  nella  dieta  ottenessero  privilegi  dai 
nobili.  Nelle  città  stesse  però  a  pochi  spetta  il  diritto  di  bor- 
ghesia ;  e  i  piò  ,  tedeschi  :  i  banchieri ,  negozianti  comunque 
grossi,  artisti,  professori,  avveniticci  d'ogni  sorta,  restano  fuo- 
ri della  legge  comune.  Solo  la  dieta  può  naturalizzare  un  fore- 
stiero. 

Sul  terreno  stesso  vivono  dunque  quattro  milioni  di  Magiari 

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UNGHEBIA  561 

od  Ungheresi,  cinque  dì  Slavi,  due  fra  Tedeschi,  Valacht,  Gre* 
ci,  Albanesi,  Armeni,  Ebrei,  Zingari.  Il  Magiaro  attende  al  be- 
stiame e  ai  campi  ;  il  Tedesco  a  commercio  e  miniere  ;  i  Vala- 
ohi  agli  alberghi;  Schiavooi  e  Croati  ad  agricoltura  e  commer- 
cio ;  Ebrei  e  Armeni  son  trafficanti  e  affittajuoli;  gli  Zingari 
lavorano  ferro,  suonano,  fan  da  mediatori  ;  gli  Slovachi  da  bat- 
tellieri ,- cacciatori,  barocciai.  Benché  siensi  raccolte  le  leggi 
de'  varii  sovrani,  pure  ciascun  de'  popoli  serba  particolari  con- 
suetudini o  privilegi ,  garantiti  allorquando  si  unirono;  e  alcu- 
ni seguon  il  diritto  germanico.  Ogni  Stato,  ogni  popolo  o  civil- 
tà che  abbia  leggi  speciali ,  ha  speciali  magistrati ,  e  ciascuno. 
è  giudicato  da  suoi  pari.  Lungo  e  complicatissimo  sarebbe  l'e- 
sporre i  varii  tribunali  cui  sono  soggetti  pel  civile  e  pel  crimi- 
male  a  seconda  dell'  orìgine  ;  sì  che  v'  ha  qualche  mendicante 
che  non  può  esser  giudicato  se  non  da  re ,  al  pari  dei  magnati 
coi  quali  ha  comune  la  stirpe.  Che  se  occorrono  cause  fra  due 
persone  di  giurisdizione  diversa  ,  il  capo  sceglie  un  assessore 
per  ciascuno  che  li  rappresenti,  cui  può  aggiungere  quanti  prò* 
bi  viri  gli  sembra.  Non  ci  sia  opposto  questo  indugiarci  sopra 
una  costituzione  ,  che  pur  jeri  ritraeva  a  vivo  il  medio  evo ,  e 
che  oggi  più  non  è  se  non  un  ricordo. 

Nel  ricuperare  i  paesi  appartenenti  alla  Porta  ,  P  Austria  si 
trovò  posseditrice  della  più  parte  del  terreno,  e  lo  concesse  a 
prezzo  ;  onde  si  formò  una  classe  di  proprietarii  legittimi,  non 
derivati  dalla  conquista.  Cura  dell'  Austria  era  di  crescere  le 
terre  non  nobili ,  cioè  che  a  lei  pagavano  ;  stabilir  patti  fra  il 
contadino  e  il  padrone ,  e  moderare  le  esigenze  di  questo  :  nel 
che  colla  pazienza  riuscì ,  e  ne  fu  benedetta.  Ma  la  razza  anti- 
ca ,  astiosa  a  questo  crescente  dominio  ,  e  tenace  de9  suoi  pri- 
vilegi ,  di  questi  faceasi  arma  contro  V  Austria. 

Amministrazione  conforme  ha  la  Transilvania ,  staccata  dal- 
l'Ungheria,  e  che  nel  1744  accettò  la  prammatica  sanzione 
austriaca ,  rinunziando  ad  eleggere  il  gran  principe.  Politica- 
mente non  vi  esiste  classe  di  magnati,  essendo  periti  nella  con- 
quista turca.  Ungari,  Sicli,  Sassoni ,  vi  hanno  diritto ,  ammini- 
strazione, privilegi  ,  territorio  proprio;  e  figurano  distintamen- 
te alla  dieta ,  la  quale  rappresenta  la  trinità  slava.  I  Sassoni 
III.  36 

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562  POLONIA 

sono  luterani;  gli  altri  cattolici,  calvinisti,  onitarii:  quattro  re- 
ligioni eguali ,  e  riconosciute.  Sotto  a  tutti  stanno  i  Valachi  e  8 
Greci. 

Può  mai  credersi  possibile  il  ridurre  genti  così  diverse  ad 
unità  d' interesse  e  parità  d1  amministrazione  ?  Più  volte  esprì- 
memmo come  queste  tiranniche  unità  amministrative  fossero 
insolite  ai  padri  nostri  ;  né  mai  v'avea  preteso  l'Austria ,  fin 
quando  Giuseppe  II  non  s'inebriò  delle  idee  filosofiche  di  Fran- 
cia, colle  quali  scontentò  tutti.  Francesco  I ,  imitando  la  rivo* 
luzione  che  esecrava,  pretese  anch'egli  all'accentramento;  col 
che  lese  le  nazionalità.  Il  sentimento  di  queste ,  avvivato  per  la 
pressura,  scoppiò  in  rivolte,  che  fu  duopo  reprimere  coll'armi. 

Le  genti  slave ,  malgrado  le  diverse  dominazioni  forestiere 
sotto  cui  gemono ,  conservano  e  doti  e  vizii  d' una  civiltà  origi- 
nale :  lo  sviluppo  del  pensiero  sottopongono  alla  profondità  del- 
le credenze  ;  talché  scienza  e  progresso  non  intendono  che  sot- 
to l'aspetto  religioso  :  venerano  la  famiglia,  fondata  sul  privile- 
gio morale  del  padre  ;  e  da  quella  derivano  l' amor  del  Comune 
e  la  riverenza  all'autorità,  sia  di  capi  propri i,  sia  anche  dei  do- 
minatori. Per  questo  sistema  patriarcale,  continua  fra  loro  il 
servaggio  delle  persone,  temperato  non  tanto  dall'educazione, 
quanto  dalla  semplicità  del  vivere  ;  e  il  rispetto  al  passato  li  fa 
tenaci,  come  delle  consuetudini,  cosi  della  nazionalità,  rappre- 
sentata dalla  lingua. 

Divisammo  le  vicende  di  quelli  che  sono  sottoposti  alla  Rus- 
sia ;  la  quale,  dopo  la  rivoluzione  del  1831 ,  abolì  il  Regno  di 
Polonia,  cioè  della  porzione  toccatale  nello  sbrano  di  quel  pae- 
se. Altre  porzioni  ne  furono  assegnate  all'Austria  e  alla  Prussia; 
e  come  avviene  delle  ingiustizie ,  per  entrambe  furono  occasio- 
ne di  tumulti  e  di  violenze.  L' Austria  nulla  promise  ,  e  lasciò 
un  mezzo  secolo  di  governo  provvisorio  nella  Galizia  e  Lo  domi- 
ria.  Ma  Federico  Guglielmo  di  Prussia  avea  proclamato  a1  suoi 
Polacchi  del  ducato  di  Posen  :  «  Voi  pure  avete  una  patria ,  e 
»  ritrovandola  ricevete  una  prova  del  mio  rispetto  per  la  vostra 
»  indipendenza.  Incorporati  alla  mia  monarchia  senza  perdere 
»  la  vostra  nazionalità,  prenderete  parte  alla  costituzione  ch'io 
»  mi  propongo  dare  ai  fedeli  miei.  La  vostra  lingua  sarà  adope- 

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POLONIA  863 

»  rata  colla  tedesca  in  tutti  gli  atti  pubblici  ;  ciascun  di  voi , 
»  secondo  la  capacità,  arra  aperto,  l'adito  nel  granducato  a  tut- 
»  ti  gli  onori  e  fé  dignità  del  regno.  Un  viceré  mio,  nato  fra  voi, 
»  fra  voi  risederà.  » 

Al  contrario  della  promessa,  fece  ogni  opera  per  ridurli  tede- 
schi: impregati  tedeschi  vi  sono  collocali,  procurando  si  leghino 
al  paese  con  nozze:  il  colto  vi  è  molestato,  come  dicemmo  (voi .  Il, 
pag.  297  )  ;  laonde  seguono  diffidenze  e  oppressioni  :  la  nobiltà 
polacca  freme  di  scontento  ,  mentre  al  volgo  appare  come  una 
tiranna.  Nel  1821  il  governo  avea  regolato  la  condizione  de'con- 
tadini ,  dandovi  in  possesso  definitivo  le  terre  che  tenevano  ini 
precario,  tanto  che  V emancipazione  fu  presto  compita.  I  pae- 
sani redenti  serbano  riconoscenza  al  governo,  lo  servono  nel- 
l'esercito, e  vagheggiano  la  probabilità  di  abbattere  i  nobili ,  e 
surrogarsi  a  loro.  Ricchezza  e  coltura  vi  ai  diffondono  ;  e  quel* 
li  che  servono  ai  signori,  e  gli  Ebrei,  che  vi  esercitano  la  mag- 
gior parte  delle  industrie  ,  conoscendo  la  scarsa  educazione  e 
V  inerzia  de)  nobili,  fantasticavano  una  rivoluzione,  non  politica 
ma  sociale.  E  già  le  diete  di  Posen  e  di  Brestau  aveano  doman- 
dato ,  non  che  la  piena  affrancazione ,  anche  libera  stampa  e 
rispetto  alla  nazionalità  ;  parole  echeggiate  in  numerosi  scritti 
degli  Slavi,  profughi  per  Europa.  Questi  teneano  segrete  intel- 
ligenze nella  Posnanra,  nella  Slesia,  nella  Galizia,  nella  Polonia; 
facendo  centro  alle  loro  trame  Cracovia,  città  tenuta  libera  di 
mezzo  ai  domimi  dei  tre  condividenti  ;  e  nel  febbrajo  del  46 
insorsero,  proclamando  la  risurrezione  delia  gente  slava  (t). 

(1)  Il  proclama  del  governo  nazionale  della  Repubblica  di  Pa« 
Ionia ,  del  22  febbrajo  1846,  firmato  Gorzkowski ,  Zyssowski , 
Grzegorzewsfci ,  Ragawski,  dice:  e  ....  Noi  sramo  24  milioni  di 
Polacchi  :  leviamoci  come  un  uomo  solo  ,  e  ni  una  forza  ci  potrà- 
domare  ;  sarem  liberi  quauto  altro  popolo  al  mondo  mai  ;  combat-* 
tendo  otterremo  va'  esistenza  sociale 7  ove  ciascuno  potrà ,  secon- 
do il  merito  e  la  capacità  sua,  goder  de1  beni  temporali  j  ove  nes- 
sun privilegio ,  sotto  qualsiasi  nome  ,  non  troverà  più  posto  ;  ove 
ogni  Polacco  avrà  quiete  e  sicurezza  per  sé,  Ja  sua  d>nna,  i  suoi 
1%lr;  ove  quello  le  cui  facoltà  fisiche  e  intellettuali  furono  nc&let» 


y  Google 


564        GALIZIA —  CBACOVIA  AGGREGATA  ALL'AUSTRIA 

La  Galizia  avea  partecipato  a  quei  preparamenti ,  e  la  dieta 
di  Lemberg  parlò  francamente  all'  Austria  ;  la  quale  concedet- 
te ai  signori  di  ridurre  i  servi  a  fittajuoli  o  anche  proprietarii  y 
e  al  clero  di  avviar  alla  libertà  per  mezzo  della  morale ,  collo 
stabilire  società  di  temperanza.  Uscendo  poi  dalle  vie  legali,  vi 
si  tentò  una  rivoluzione  ;  ma  mentre  era  mossa  dai  nobili ,  ec- 
co la  plebe  avventarsi  sopra  di  quelli ,  e  trucidarli  colla  ferocia 
di  chi  sconta  secoli  d' umiliazione.  Ne  fremette  l' umanità  ;  e 
poiché  da  un  pezzo  P  Austria  è  il  capro  emissario  di  tutte  le 
colpe ,  in  Germania  non  meno  che  in  Italia ,  si  pretese  avesse 
ella  eccitato  questi  volgili ,  e  fin  pagato  a  tanto  per  testa  l'or- 
rido macello.  Essa  se  ne  scagiona;  ma  difatto  avea  contribuito 
a  render  odiosi  i  nobili  coIP  adoperarli  per  intermedi!  ed  esecu- 
tori delie  vessazioni  sul  volgo  ,  e  messili  in  sospetto  a  questo 
come  reluttanti  dall' emanciparlo.  L' Austria  premiò  quelli  che 
rimasero  in  fede ,  puoi  con  numerosi  supplizii  i  sollevati  dopo 
che  gli  ebbe  domi ,  frenò  colla  legge  marziale  il  paese  ;  e  per 
calmare  la  rinascente  agitazióne  ,  abolì  (13  apr.  18(6}  i  servigi 
di  carreggio  ,  e  le  giornale  obbligate  per  la  segatura  del  fieno 
e  la  battitura  dei  grani,  e  conferì  ai  servi  il  diritto  di  volger  di* 
rettamente  le  querele  ai  capo  del  circolo.  Così  ella  continuava 
la  3ua  missione  previdenziale  di  emancipare  le  plebi ,  depri- 
mendo la  nobiltà  per  vantaggio  del  trono  ;  ma  con  ciò  prepa- 
rando il  trionfo  del  popolo  e  della  libertà. 

lidi  Prussia  potè  colle  armi  reprimere  la  Posnania ,  che  avea 
risposto  a  quei  moti.  Poi  le  tre  Potenze  protettrici  dichiararo- 
no (9  nov.)  aggregata  all'Austria  la  repubblica  di  Cracovia,  ul- 
tima reliquia  della  nazione  polacca. 

Fu  una  violazione  di  quei  trattati  del  1815,  che  in  breve  do- 
veano  tant'  altamente  reclamarsi  j  e  le  tre  Potenze  nordiche , 

te  dalla  nascita ,  riceverà  senza  umiliazione  i  soccorsi  di  tutta  la 
società  ;  dove  le  terre,  oggi  lavorate  condizionatamente  dai  villa- 
ni, diverranno  lor  proprietà  assoluta .;  ovete  imposte  ,  i  servigi  e 
ogni  aggravio  di  tal  natura  sarà  abolito  :  ove  i  sagrifizii  che  avrà 
fatto  sotto  le  armi  perla  patria  saran  ricompensali  col  dono  di  be- 
ai nazionali.  ) 

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BOEMIA  565 

dichiarando  che,  carne  l'aveano  mantenuta  libera,  cosi  peteano 
ridurla  suddita,  mostravano  credersi  ancora  onnipotenti,  e  fare 
diritto  il  proprio  beneplacito.  Le  anime  oneste  fremettero  ;  la 
diplomazia  brontolò  e  nuli' altro,  ignorando  sempre  qual  vinco- 
lo strìnga  la  politica  alla  morale.  E  venne  a  crescere  nelle  gen- 
ti slave  quel  fermento  di  nazionalità ,  che  non  era  per  esse  Io 
stillato  di  teorie  filosofiche ,  bensì  una  derivazione  naturale  del 
loro  sentimento  domestico. 

-  Ha  questo  panslavismo ,  predicato  dai  pensatori  di  quella 
gente  ,  poteva  anche  rivolgersi  a  totale  profitto  della  Potenza 
europea  piò  minacciosa:  avvegnaché,  coll'accenlrarsi  di  78  mi- 
lioni di  Slavi,  ora  distribuiti  fra  la  Turchia,  l'Austria,  la  Prus- 
sia, verrebbe  a  preponderare  la  Russia,  che  ne  possiede  la  mas- 
sa maggiore ,  e  che  li  lega  col  vincolo  patriarcale  e  col  relfgio1- 
80. 1  Cesci  di  Boemia,  fiorenti  d'ingegni  e  d'industria ,  aspira- 
no a  ricostruire  la  nazionalità  slava ,  adoprandovi  la  rinnovata 
letteratura  ;  e  per  evitare  quel  pericolo,  avrebbero  voluto  raggo- 
mitolare a  sé  le  diverse  famiglie  slave,  e  slava  rendere  l'Austria, 
cessando  d' esser  tedesca.  A  questo  progresso  legale  erano  ca- 
pi Palazky  e  Schafarik,  cercandolo  per  le  vie  dei  fatti  come  per 
quelle  del  pensiero  ;  s' avviavano  miglioramenti  parziali  ;  e  nel 
1 844,  ottenuto  di  njandar  i  loro  desiderii  al  trono,  i  Boemi  chie- 
sero d>  adoperare  ufBzialmente  la  lingua  patria ,  abolire  le  lot- 
terie, e  che  la  dieta  fosse  presieduta,  non  più  da  un  Austriaco, 
ma  da  un  magnate  paesano.  V  Austria  condiscese  ad  alcune 
cose  ,  altre  negò  ;  anzi  pose  in  carcere  i  più  arditi  chieditori. 
Allora  poi  che  la  rivoluzione  di  Parigi  elettrizzò  il  mondo ,  an- 
che i  Boemi  (12  mar.  1848)  convocarono  un' adunanza  a  Wen- 
zelsbad ,  ove  chiesero  l' eguaglianza  delle  varie  nazioni  slave  e 
«delle  confessioni  religiose  ;  assicurata  la  fusione  della  Boemia 
colla  Moravia  e  la  Slesia  in  un'assemblea  rappresentativa  comu- 
ne ;  P  amministrazione  centrale  fosse  responsabile  in  faccia  al 
paese  ;  si  armasse  la  guardia  civica  ;  si  abolisse  ogni  feudalità. 
Era  il  tempo  che  all'Austria  non  rimaneva  altro  partito  che 
condiscendere  ;  e  in  fatto  la  Boemia  fu  costituita  quasi  un  Re- 
gno distìnto.  Paghi  de'  loro  voti ,  i  Cesci ,  non  che  pensassero 
staccarsi  dall'  Impero,  anzi  temendo  l' indebolirsi  dell'Austria 

• 


566  BIVOLCMONE  DI  PBAGA 

indebolisse  lor  pure ,  apostrofarono  le  varie  nazioni  austriache 
sollevate  per  esortarle  a  sostener  il  crollante  Impero  ,  affinchè 
dall'  unità  risultasse  la  forza.  E  poiché  in  quel  tempo  una  Co- 
stituente germanica  assembrata  a  Francoforte  pretendeva  che 
l' Austria  entrasse  nella  Confederazione  tedesca  con  tutti  i  suoi 
popoli ,  essi  vedeano  che  la  nazionalità  slava  resterebbe  assor- 
bita nella  germanica  :  laonde  proclamarono  (1  mag  )  a  tutti  i 
popoli  slavi ,  si  tenessero  uniti  fra  loro  e  staccati  dalia  Germa- 
nia ;  e  non  che  mandar  deputati  a  quell'Assemblea ,  convoca- 
rono (1  giug.)  un  congresso  slavo.  Ivi  le  tre  sezioni ,  polacco- 
rutena,  serbo-illirico-croata,  boemo-morava ,  repudiando  la  fu- 
sione delle  genti  slave  colle  tedesche  ,  dichiararono  che  le  co- 
munità e  nazioni  slave  dell'  Austria  e  dell'  Ungheria  formavano 
un'unica  gente,  nello  scopo  di  difendere  la  propria  nazionalità 
e  conquistare  i  diritti  a  questa  annessi. 

La  teorica  non  era  cosi  facile  a  ridursi  in  pratica ,  cioè  otte- 
ner l'eguaglianza  delle  razze ,  sia  dagli  Ungheresi  che  ne  ten- 
gono servile  tanta  parte ,  sia  dai  Polacchi ,  fra  cui  i  Ruteni  o 
Piccoli  Russi  sono  piantati  da  antico,  distinti  per  lingua,  e  sot- 
toposti ad  un'  insultante  feudalità,  dalla  quale  non  s' era  voluto 
derogare  d'un  punto  neppur  nella  rivoluzione  del  1830.  Forza 
fu  dunque  limitarsi  ad  un'  alleanza  di  tutte  le  genti  slave  sotto 
la  supremazia  austriaca  ;  spediente  al  quale  si  rassegnavano, 
perchè  da  una  parte  torneano  della  Russia,  dall'altra  non  ardi- 
vano avventurarsi  nella  democrazia. 

Come  avviene  dei  partiti  medii,  nessuno  se  ne  appagò  :  gl'in- 
trighi de' gabinetti  di  Vienna  e  di  Pietroburgo  collimarono  colle 
impazienze  dei  demagoghi  e  colle  ambizioni  degli  aristocrati  f 
tanto  che  Praga  (12  giug.  1848)  scoppiò  a  rivolta  sotto  il  titola 
o  il  pretesto  che  la  nazionalità  pericolava  se  l'Austria  si  fondes- 
se colla  Germania.  L' Austria  dunque  dovette  reprimerla  col  - 
l' armi ,  e  Windisgr&tz  vi  riuscì  sanguinosamente.  Quando  poi 
nella  costituzione  austriaca  si  proclamò  l' eguaglianza  delle 
stirpi,  i  Boemi  compresero  come  ne  vantaggerebbero  gli  Slavi  ^ 
onde  si  volsero  a  favorire  l' imperatore  ,  protestarono  contro 
l' insurrezione  di  Vienna ,  e  offersero  mezzi  a  reprimere  i  ri- 
voltosi. 

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DIETA  UNGARICA  567 

Pia  profonda  fa  la  scossa  in  Ungheria.  L' Austria  erasi  inge- 
gnala sempre  di  assoggettarla,  cincischiandone  i  privilegi  ;  Giù* 
seppe  II  di  forza,  a  nome  della  filosofia  ;  i  suoi  successori  col- 
P  artifizio.  Mentre  la  dieta  ungarica  doveva  essere  convocata 
ogni  tre  anni,  dal  18  12  noi  fu  più  fino  al  25,  e  il  re  Francesco  I 
in  quel!'  intervallo  levò  uomini  e  tasse  a  suo  beneplacito  ;  ben- 
ché non  pensasse  far  quello  che  Napoleone  gli  avea  suggerito  , 
di  conquistare  l'Ungheria.  Quando  poi  convocolli  il  18  novem- 
bre 1825,  e  li  ringraziò  della  fedeltà  e  de'  soccorsi  prestatigli , 
i  signori  colsero  quell'  aspettata  occasione  per  richiamare  al 
negletto  statuto ,  lagnarsi  delle  commissioni  regie  turbanti  la 
loro  inviolabilità  ;  dell'  applicarsi  a  loro  i  regolamenti  delle  Pro- 
vincie ereditarie  :  onde  il  re  promise  non  levare  imposte  e  da* 
naro  senza  consenso  della  dieta  ;  e  pur  gemendo  che  il  mondo 
impazziva  (totus  mondai  stultizat)  dietro  a  costituzioni  aeree, 
lodava  quella  che  gli  Ungheresi  aveano,  e  eh' e' diceva  d'amare 
(  et  ego  amo  illam  ).  Ila  i  signori ,  appoggiandosi  ai  privilegi, 
aveano  preso  aspetto  ostile  verso  il  re  \  pretendeano  che  egli 
dimorasse  in  paese  ,  parlasse  la  loro  lingua  ,  non  potesse  con- 
durne fuori  le  truppe  se  non  per  caso  d' invasione  ;  né  pareano 
lontani  dal  volere  staccar  il  paese  dall'  Impero  austriaco.  Scop- 
piata però  la  rivoluzione  francese  del  1830,  presero  paura  delle 
libertà  popolari  ancor  più  che  delle  pretensioni  dell'  Austria,  e 
largamente  le  offersero  soldati  per  tener  in  ubbidienza  gi'  Ita- 
liani e  in  minaccia  la  Francia. 

fiacchete  le  cose ,  tornarono  sulle  domande  ;  e  dopo  il  1 840 
crebbe  il  movimento  innovatore  :  i  nobili  stessi  agevolavano  la 
formazione  d' un  terzo  stato  ;  si  adopravano  a  costruire  strade , 
crescere  la  coltura  e  i  miglioramenti  civili  ;  si  die  rappresen- 
tanza ad  alcuni  Comuni,  si  estese  la  lingua  magiara,  si  sottopo- 
se la  nobiltà  a  contribuzioni  ;  anzi ,  per  eccesso  di  sentimento 
nazionale ,  si  propose  di  non  accettare  più  merci  dall'  Austria , 
onde  danneggiarne  le  frapposte  dogane.  Pesi  fu  abbellita  e  con- 
giunta a  Buda  mediante  un  mirabile  ponte;  s'iniziarono  la  pub- 
blicità e  P  educazione  ,  si  migliorò  la  procedura  ,  si  meditò  un 
codice  penale,  s' introdusse  una  legge  cambiaria,  si  resero  fer- 
me le  convenzioni  dei  contadini  co'  signori  per  redimerli  dalle 

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568  GELOSIA  DELLE  BAZZE 

decime  o  dal  servaggio;  nella  scelia  de' giùdici  guardavasi  al 
merito ,  non  alta  sola  nascita  ;  e  due  cittadini  doveano  sedere 
nella  tavola  seltem virale,  corte  suprema  dì  giustizia:  insomma, 
il  diritto  personale  procedea  verso  un  ordine  più  savio  ed  uma- 
no, ai  privilegi  surrogandosi  la  pubblica  utilità. 

La  LXIV  dieta  (1844)  sarà  in  perpetuo  memorabile ,  perchè 
abolì  le  leggi  urbariali ,  oppressive  degli  agricoli ,  a9  quali  fu 
concesso  ottenere  terre  nobili  ;  stabilì  una  banca  onde  prestare 
sovra  ipoteca  ai  coltivatori,  per  riscattarsi,  e  diventare  proprie* 
tarii  e  cittadini  ;  domandò  P  abolizione  delle  giustizie  patrimo- 
niali ,  le  quali  ad  ogni  modo  non  erano  più  che  giudicature  di 
pace ,  e  V  assistevano  un  assessore  di  comitato  e  due  legisti , 
né  iofliggeano  pene  eccedenti  la  prigionia  d'una  settimana.  Chie- 
se anche  la  pubblicità  de'giudizii  e  i  giurati,  fra  cui  entrassero 
anche  plebei  ;  ma  noi  potè  ottenere  ,  come  neppure  la  respon- 
salita  del  ministro  per  i  sussidii  decretati. 

Passi  notevolissimi  in  paese  ,  cui  la  posizione  dà  si  grande 
importanza  verso  il  rinnovellantesi  Oriente.  Ma  non  poteano  che 
essere  lentissimi,  attesoché,  di  13  mHioni  d'abitanti ,  solo  S0O 
mila  sono  di  piena  libertà  ;  i  Comuni  che  comprarono  l'eman- 
cipazione ,  cioè  il  diritto  d1  amministrarsi  con  giudici  e  notajo 
proprio  ,  stavano  ancora  sotto  l'alto  dominio  del  magnate ,  che 
potea  cassarne  le  elezioni  ;  e  non  aveano  che  una  voce  nelle  dfe- 
tine  :  ma  questo  elemento  nazionale  col  tempo  avrebbe  intro- 
dotto un  poter  nuovo  nella  costituzione  ungarica. 

A  fronte  di  questi  sforzi,  l' Austria  ingegnavasi  dì  ingrandire 
il  poter  regio,  e  ottenne  che  le  truppe  dipendessero  dal  consi- 
glio aulico;  e  in  conseguenza  anche  i  coloni  del  confine  militare, 
col  che  quel  paese  sottraevasi  agli  Ungheresi  :  tentò  sottrante 
pure  le  finanze,  cominciando  dal  centralizzare  la  posta.  A  gran- 
de acconcio  dell'Austria  tornava  la  gelosia  delle  razze,  ed  essa 
la  fomentava  col  farsi  tutriee  delle  infime ,  contro  le  tirannidi 
particolari. 

Come  lingua  officiale  adoperavasi  il  latino,  comune  a  tutte  le 
stirpi.  Parve  un  passo  liberale  il  chiedere  si  adoperasse  il  ma- 
giaro ,  anche  dal  re  :  ma  le  genti  di  altra  favella  videro  in  ciò 
ira  nuovo  segno  della  preminenza  de'  Magiari  e  della  propria 

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JELLACHICH  569 

depressione  ;  e  Schiavimi  e  Croati  protestarono.  Singolarmente 
questi  ultimi  neil'Illiria  tendevano  a' rialzarsi  coli'  industria  e 
colia  dignità  ;  affezionati  alP  Austria  ,  perchè  era  loro  appoggio 
contro  ia  tirannia  de'  Magiari.  Due  milioni  di  Valacchi  sparpa- 
gliati in  Ungheria  e  in  Transilvania  non  aveano  patria  a  cui  ser- 
bar fedeltà ,  ma  credeano  ai  loro  popi ,  e  volgeano  gli  occhi  al 
Czar,  come  a  capo,  non  nazionale,  ma  religioso. 

L' Austria,  che  avea  favorito  il  risorgimento  delle  razze  sud- 
dite come  opportuno  a  snervare  i  Magiari,  si  sgomentò  quando 
il  vide  trascendere,  e  massime  allorché  gli  Illirici  s' intitolarono 
nazione;  e  proibì  di  dirsi  tali  ai  Dalmati  e  agli  Schiavoni.  Fu 
allora  che  il  conte  Draskowic  diresse  •  una  parola  alle  nobili 
donne  illiriche  :  »  e  Lodovico  Gaj ,  che  aveva  agitato  il  paese 
contro  i  Magiari ,  persuase  ai  Croati  di  abbandonar  il  dialetto 
provinciale ,  adottando  per  comune  il  raguseo  ;  e  nella  dieta  si 
decretò  lingua  officiale  V  illirica. 

L' Austria  ,  adombrata  ,  attese  a  reprimerli  ;  e  per  uno  di 
quegP  incontri  pur  troppo  consueti  quando  la  mina  è  preparata, 
ne  seguì  un  attacco  sanguinosissimo  in  Agram  :  il  popolo  si  levò 
furioso  ;  solo  Gaj  riuscì  ad  acchetarlo ,  il  quale  protestò  l'Au- 
stria esserne  innocente  ,  e  a  questa  diresse  varie  domande,  fra 
coi  la  destituzione  del  bano  Haller.  E  l'Austria  consentì  (1846), 
patto  che  nella  dieta  ungherese  i  Croati  favorissero  la  parte 
austriaca. 

Ma  quel  bollimento  di  nazionalità  si  estendeva  a  tutti  i  popoli 
slavi,  non  già  per  sottigliezze  politiche  ,  ma  per  sentimento  ed 
entusiasmo  ;  né  tanto  per  ottener  franchigie ,  quanto  per  esser 
riconosciuti  come  nazione  ,  e  in  conseguenza  non  inferiori  ad 
altri.  Rappresentante  di  questi  voti  sorse  Giuseppe  Jellachich  , 
uffiziale  delle  colonie  militari ,  prode  e  cavalleresco  quanto 
Giorgio  il  Nero  e  Voucich  ,  inoltre  bello  ,  colto,  poeta,  versato 
nella  storia  e  nella  diplomazia  europea.  Eletto  viceré  delia 
Croazia,  potè  spiegar  la  sua  politica,  che  consisteva  nello  strin- 
gersi all'Austria  onde  scassinare  i  Magiari.  Pertanto  si  dichiarò 
amico  di  tutti  gii  Slavi  austriaci  :  ma  gli  Slavi  appartenenti  alla 
Polonia  detestano  l'Austria  come  complice  dello  sbrano  della 
patria  loro  ;  gli  Slavi  Cesci  della  Boemia  V  aveano  presa  in  abo: 

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870  LIBERALISMO  UNGHERESE 

tnrnio  credendosi  sagrificati  agi'  interessi  tedeschi  ;  laonde  non 
comprendeano  né  secondavano  gì'  intenti  di  Jeilachich  ,  che 
rialzando  la  Croazia,  forse  meditava  un  grande  Impero  slavo. 

Tali  movimenti  propagavanst  già  sotto  la  burocratica  pressio- 
ne dell1  Austria  :  pensate  come  crebbero  d' importanza  e  vio- 
lenta quando  ella  fu  scossa  dalla  rivoluzione.  Questo  rimbalzo 
delle  nazionalità  contro  l'  amministrazione  unitaria,  minacciava 
scompaginare  l' Ungheria ,  venendo  a  staccarsene  le  genti  sud- 
dite. L'arciduca  Stefano  palatino  (  5  lugl.  1848  ) ,  aprendo  la 
dieta  ungarica  ,  avea  dichiarato  essere  volontà  del  re  •  proteg- 
ger l'unità  e  inviolabilità  della  Corona  contro  qual  si  fosse  at- 
tacco esterno  e  scissura  interna  ;  »  e  allora  il  partito  del  pro- 
gresso legale,  fido  all'Austria,  effettuò  i  miglioramenti  da  gran 
pezza  desiderati  ;  sciolte  le  servitù ,  di  modo  che  500  mila  fa- 
miglie nuove  si  trovarono  possidenti  ;  resi  tutti  capaci  di  tutti 
gì'  impieghi  ;  fatto  elettore  chiunque  possedesse  750  franchi,  o 
avesse  un  diploma ,  o  fosse  artigiano  con  un  allievo  ;  unite  af- 
fatto l' Ungheria  e  la  Transilvania. 

La  loro  Costituzione  non  tollera  impiegato  forestiero  ;  laonde 
non  poteano  accettar  i  decreti  dell'  imperatore  divenuto  Costi- 
tuzionale, e  perciò  firmati  da  ministri.  D'altra  parte  gli  Unghe- 
resi, destri  nelle  arti  parlamentari ,  s'avvidero  come  i  privilegi 
de'  singoli  sudditi  dell'  Austria  correrebbero  pericolo  ove  un 
ministero  unico  dirìgesse  tanti  paesi  autonomi  ;  giacché  potreb- 
be dalle  diete  dell'  uno  ottenere  uomini  e  danaro  onde  oppri- 
mere V  altro.  Chiesero  dunque  un  ministero  ungherese  distinto 
e  responsale  ;  e  l' Austria,  minacciata  di  sfacelo ,  non  potè  ne* 
garlo,  e  il  re  giurò  la  nuova  Costituzione. 

Costretta  così  a  blandire  V  Ungheria,  l'Austria  doveva  avver- 
sare i  tentativi  nazionali  di  Jellachich ,  il  quale  in  fatto ,  come 
perduelle,  fu  messo  al  bando  :  però  gli  si  lasciò  intendere  che, 
ove  l'Austria  si  conservasse  una  ,  gli  Slavi  v'otterrebbero  la 
prevalenza  numerica  ;  ond'  egli,  che  mirava  unicamente  a  rial- 
zar la  propria  nazione,  abbassò  le  armi ,  e  si  raccomandò  colla 
Corte  ,  sempre  professando  l' intento  di  rigenerare  l' Austria 
mediante  la  parificazione  delle  nazionalità. 

In  Ungheria  ,  Szecheni  e  gli  altri  che  con  tutte  l'arti  buone. 

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(4848)  ASSEMBLEA  COSTITUENTE  DI  VIENNA  571 

caldeggiavano  da  gran  tempo  il  progresso ,  V  avrebbero  voluto 
calme  e  costituzionale  ;  ma  qui  come  altrove  questi  liberali  ve- 
terani erano  dichiarati  adulatori  e  tiranni  dai  liberali  neonati  : 
I  quali  però  mentre  pompeggiavano  generosità  in  casa,  voleano 
tener  sottoposti  i  Croati  t  e  credeano  coli1  armi  facilmente  do- 
marli. Di  questo  partito  era  rappresentante  Kossut ,  avvocato 
stovaco,  il  quale,  come  Jeilachich  e  come  gli  altri  rivoluzionarti 
slavi ,  persuaso  bisognasse  conservar  potente  V  Austria  perchè 
potenti  fossero  i  singoli  popoli  di  essa,  aveva  adoperato  la  mol- 
ta sua  eloquenza  a  persuadere  gli  Ungheresi  che  somministras- 
sero truppe  onde  schiacciare  l'Italia;  non  avvedendosi  che  mal 
si  avvia  la  propria  nazionalità  coli'  assassinare  l' altrui.  Se  volea 
perseverare  a  tener  oppressi  gli  Slavi,  l'Ungheria  dovea  manci- 
parsi  dai  Tedeschi  $  ma  mentre  l'avrebbe  potuto  durante  la  sol* 
levatone  italiana ,  vacillò  fra  consigli  mal  determinati  ;  finché 
l' Austria,  recuperate  forze  e  credito ,  ispirò  nuova  baldanza  a! 
Croati ,  che  non  vedendo  salvezza  se  non  nell'  unità  austriaca  , 
se  ne  fecero  campioni,  e  Jellachieh  menò  le  sue  truppe  a  coni* 
battere  prosperamente  le  ungheresi. 

Questi  movimenti  delle  Provincie  si  rinterravano  con  quelli 
di  Vienna  ,  dove  la  rivoluzione  prese  un  impeto  inaspettato ,  e 
dflle  mani  di  coloro  che  l'aveano  eccitata,  e  che  speravano  do- 
minarla,  passava  ai  democratici  puri,  rappresentati  dalla  legio- 
ne universitaria.  Col  pretesto  consueto  che  la  Corte  tentasse 
una  contro-mina  (2ti  mag.),  insorge  il  popolo ,  e  avendo  il  mi* 
nistero  capitolato,  la  città  rimane  repubblica  in  mano  degli  stu- 
denti, regolata  da  un  comitato  di  sicurezza.  Il  fermento  si  esten- 
de a  tutte  le  provincie,  chiedendo  ciascuna  il  rintegramento  del- 
la propria  nazionalità  :  come  eredi  che  spartono  le  spoglie  d'uà 
morto.  E  morta  credeano  tutti  P  Austria  ;  la  quale  però  indu- 
giava, promettea;  e  a  Vienna  (22  log!.)  fu  raccolta  l'assemblea 
costituente  •  per  istabilire  la  monarchia  costituzionale.  •  L' e- 
lezione  essendo  fatta  quasi  a  suffragio  universale,  vi  comparve- 
ro i  più  scagliali  ;  la  maggior  parte  popolani,  e  col  più  bizzarro 
miscuglio  di  costumi ,  di  civiltà,  d' abili,  di  favelle  :  Galiziani  e 
Croati  di  schietta  ignoranza,  che  veneravano  V  imperatore  come 
unica  salvaguardia  contro  le  prepotenze  feudali }  Boemi  di  eie- 

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872  SOTTOMISSIONE  DI  VIENNA  (484$) 

vaia  coltura,  che  divisavano  il  restauramelo  d*  un  Impero  sla- 
vo ;  Magiari,  ghermiti  ai  loro  privilegi  di  conquistatori  ;  Fiuma- 
ni, Sicli,  altre  razze  serve,  attonite  di  vedersi  chiamate  a  seder 
coi  padroni.  Tutti,  secondo  lorcapacità,  avvisavano  a  migliorare 
le  istituzioni  patrie  ;  ma  un  partito  liberale  alla  francese  repu- 
diava ogni  precedente  storico  per  risalire  al  diritto  puro  e  alle 
fonti  delia  sovranità.  In  tale  eterogenea  composizione  era  facile 
ottenessero  predominio  gli  scaltri  o  intriganti  ;  e  congedato  il 
ministero  Pillersdorf ,  che,  leale  ma  incapace  d'effettuare  nes- 
sun progresso ,  parea  continuar  le  tradizioni  dell*  antica  inope- 
rosità, e  così  lasciava  ingrandir  il  disordine,  ne  fu  surrogato  un 
altro,  ove  entravano  Dobblhof,  Wessenberg,  Bach,  liberali  avan- 
zati ;  e  con  essi  persone  di  vigore.  Sciolto  allora  il  comitato  di 
sicurezza  ,  il  ministero  riconcentra  1*  autorità ,  e  lasciando  la 
dieta  discutere,  governa  a  sua  voglia,  raccoglie  truppe  da  man- 
dare in  Italia  ,  «  per  riparare  1* onore  delle  armi  austriache  e 
far  onorevole  pace.  »  Chiaritosi  avvenissimo  ad  ogni  distacco  , 
sottomettea  colle  armi  i  paesi  che  volessero  separarsi.  A  tal 
uopo  era  raccolto  un  grosso  di  truppe  a  Vienna  da  spedire  con- 
tro P  Ungheria  ribellata,  quando  i  cittadini  si  opposero  alia  loro 
partenza,  tanto  che  si  dovette  voltarle  contro  di  questi,  che  in- 
furiati trucidano  Latour  ministro  delia  guerra,  prendono  Parse- 
naie  ,  abbarrano  la  città  ;  sicché  l'imperatore  fugge  (6  ott.),  e 
la  dieta  rimane  sovrana.  Allora  Bem  e  Messenhauser  incorano 
e  preparano  Vienna  a  difendersi  contro  l' esercito  imperiale  : 
ma  qui  pure  si  rinnova  il  caso  tante  volte  ripetuto  in  questi  an- 
ni, di  città  che  trionfano  al  primo  istante,  poi  sono  sottomesse. 
Jellachich,  Auersperg  ,  Windisgr&tz ,  che  combatteano  tre  po- 
poli sollevati,  si  rannodano  per  marciar  sopra  Vienna,  la  quale 
è  presa  d'assalto  (31  ott.)   Dopo  i  primi  orrori  d'ogni  guerra 
cittadina  ,  v>  è  messo  lo  stato  d' assedio  e  il  governo  militare  ; 
moltissimi  sono  incarcerali,  alcuni  passali  per  l'armi  ;  fra  cui 
Messenhauser,  e  Blume ,  deputato  alla  costituente  germanica. 
In  Impero  non  accentrato  come  la  Francia,  il  perder  la  capita- 
le non  decide  di  tutto  il  paese  :  ma  vedendosi  che  a  Vienna  re- 
sterebbe sotto  P  impulso  dei  sollevati,  la  Costituente  viene  tras- 
ferita a  Kxemsier  j  e  il  nuovo  ministero,  presieduto  da  Schwar- 

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(4848)  COSTITUWONB  IMPEBIALE  AUSTRIACA  575 

jenberg,  reprìme  le  prevalenti  idee  federaliste,  dichiarando  vo- 
ler lealmente  la  Costituzione ,  ma  unitaria  ;  il  Lombardo-Vene- 
to ,  fattone  parte  integrante ,  fi  troverà  migliori  assicurazioni 
della  propria  nazionalità. 

Così ,  mercè  dell'  esercito  ,  ricomponeva*!  la  monarchia  au- 
striaca, dianzi  sfasciata  ;  ma  V  imperatore  Ferdinando ,  ricono- 
scendo volersi  forze  più  giovani  per  ricostruirla,  abdicava  {2  die.) , 
e  il  giovane  suo  nipote  Francesco  Giuseppe  nel  proclama  prò* 
fessava  la  necessità  d' istituzioni  liberali  adatte  ai  tempi. 

Fra  tali  tempeste  la  Costituente  proseguiva  i  lavori*  La  dif- 
ferenza principale  battea  tra  quelli  che  voleano  mantenere  l'Au- 
stria una ,  concentrando  il  potere  e  l' amministrazione  alla  fog- 
gia francese  j  e  quelli  che ,  atteso  la  disparatissima  indole  e 
abitudine  de'  componenti  9  preferivano  H  sistema  federativo. 
Quando  poi  si  venne  a  discutere  sul  fondamento  della  sovranità, 
parve  prevalerla  parte  che  lo  riponeva  nel  popolo  ;  il  che  avreb- 
be cangiato  da)  fondo  e  la  natura  del  potere  e  V  oggetto  stesso 
di  quella  dieta  :  onde  il  ministero  ne  colse  pretesto  per  dichia- 
rare che,  sciupandosi  il  tempo  in  astrazioni ,  anziché  formar  lo 
statuto ,  inoltre  non  essendo  in  quella  dieta  rappresentanti  tutti 
i  popoli  dell'Impero,  trovava  di  scioglierla,  e  dar  una  Costitu- 
zione spontanea.  La  pubblicò  (4  mar.  1849)  infatti,  liberale  e 
piena  d' intelligenza  ;  se  non  che ,  quasi  a  protestare  contro  la 
Costituente  germanica ,  allora  intenta  a  deprimere  l' Austria  , 
creava  una  centralità  imperiosa ,  ponendo  per  base  V  unità  deU 
l' Impero  ;  pure  prometteva  volere  (  negli  statuti  comunali  e 
provinciali  che  entro  P  anno  darebbe  fuori  )  concordare  questa 
coli'  indipendenza  de'  singoli  ;  per  modo  che  la  forza  centrale 
con  impacciasse  la  libera  azione  e  il  particolare  sviluppo  degli 
individui  e  de' Comuni.  L'anno  passe,  e  un  altro  intero;  e  come 
a  quello  scopo  si  possa  riuscire  sarà  uno  de' più  curiosi  proble- 
mi dell'avvenire;  come  è. uno  de9 più  magnifici  destini  dati  dalla 
Providenza  quello  di  ringiovanire  uno  sfasciatesi  Impero  (I). 

(1)  L' Ordinanza  imperiale  20  agosto  1851  abolì  Ja  Costitu- 
zione ,  dichiarando  il  ministero  esser  responsabile  soltanto  in 
feccia  al  sovrano, 

• 


574  GUERRA  UNGHERESE  (1818) 

Intanto,  avendo  P Austria  proclamato  il  santissimo  principio 
dell'  uguaglianza  de*  cittadini ,  venne  a  ledere  le  genti  privile- 
giate, e  produsse  maggiori  rivolte  che  non  avesse  fatto  colP  ir- 
razionale assolutismo.  E  pie  sanguinosa  nell'Ungheria,  la  quale 
nella  nuota  Costituzione  non  volle  veder  altro  che  P  ingrandirsi 
della  prerogativa  austriaca  a  danno  de* privilegi  nazionali.  Negò 
pertanto  riconoscere  P  abdicazione  dell'  imperatore  Ferdinando 
e  il  sottentrarvi  del  nuovo  re,  perone  non  eletto  dalla  dieta:  ad 
ogni  concessione  sovrapponeva  ima  domanda  più  Targa  :  infine,  . 
posta  da  banda  ogni  moderazione,  dichiarò  il  distacco  dall'  Au- 
stria ,  e  poco  poi  (die.)  il  governò  repubblicano. 

L' Austria,  in  tal  questione,  assumeva  aspetto  liberale,  soste- 
nendo i  diritti  dell'umanità  coflr eguaglianza  delle  stirpi;  la 
favorivano  le  genti  già  serve  de*  Magiari  ;  i  Croati  moltiplicava- 
no vigorosissimi  sforzi  ;  i  Comuni  sassoni  in  Transilvania  dichia- 
raronsi  staccati  dall'Ungheria  appena  questa  si  separò  dall'Au- 
stria ;  altri  pure  si  proferivano  contro  il  ristabilimento  della  ti- 
rannide magiara.  Che  più  ?  moltissimi  der  Serbi  e  Bulgari  sot- 
toposti alla  Turchia  ,  corsero  ad  unirsi  ar  Jeflachich,  e  tutti  sa- 
rebbero insorti  se  l'Austria  fosse  soccombuta.  Ma  il  forte  eser- 
cizio dell'armi,  la  natura  del  paese  ,  l'eroismo  di  RIapka,  Gftr- 
gey,  Bem,  Mezzaros ,  Dembinski  ;...  la  civile  fermezza  di  Kos- 
8Ut,uom  poderosissimo  sulle  moltitudini,  ajutarone  la  resisten- 
za degli  Ungheresi  j  talché,  dopo  perdite  incalcolabili,  l'Austria 
si  vide  costretta  a  cercar  ajuti  a  quella  Russia,  di  cui  tanto  era 
stata  fin  allora  in  sospetto  ,  e  al  momento  appunto  che  più  te 
diveniva  pericolosa. 

Perocché  la  Russia,  attenta  sempre  ai  moti  europei ,  quando 
vide  le  genti  salve  bulicare  nell'  Impero  Turco  ,  e  i  Vaiaceli! 
chiedere  miglioramenti  che  la  Turchia  assentì ,  aveva  occupato 
i  principati  del  Basso  Danubio  con  7ò  mila  uomini,  senza  che  la 
diplomazia  mettesse  ostacoli  all'  invasione  di  paesi  così  impor- 
tanti, che  l'accennarvi  soltanto,  nel  1829,  avea  portato  Metter- 
meli fin  al  punto  di  dichiarar  guerra  all'  antica  alleata.  Per  tal 
modo  la  Russia  s'avvicinava  al  teatro  delle  rivoluzioni;  anzi 
pubblicò  esser  ella  pronta  a  reprimerle  colle  armi  in  nome  di 
Dio  ;  < sebbene  ,  al  cipiglio  delle  altre  Potenze ,  temperasse  le 


FINE  DELL'UNGHERIA  575 

intempestive  minacce,  ripeteva  che,  in  ogni  caso  di  guerra,  ri- 
servavasi  a  decidere  se  prendervi  parte,  e  con  chi. 

Se  V  Austria  fosse  soccombuta  nella  lotta  coli1  Ungheria  ,  le 
popolazioni  slave  di  questa  sarebbero  probabilmente  cadute  una 
dopo  l' altra  sotto  la  dominazione  della  Russia.  Era  dunque  a 
tutto  vantaggio  di  questa  la  sollevazione  dell'  Ungheria  :  pure 
essa,  men  guardando  a  parziali  ambizioni,  che  al  bisogno  di  re* 
prfmere  un  incendio  che  a  lei  poteva  comunicarsi,  invocata  dal- 
l' Austria  a  nome  della  trentenne  alleanza ,  con  poderoso  eser- 
cito si  spinse  (agosto  1849)  in  Transilvania  e  sopra  l'Ungheria, 
la  quale  alfine  venne  sottomessa.  Qui  pure  si  diede  la  solita  spie- 
gazione ,'  i  tradimenti  :  poi  la  banda  vincitrice  adoprò  n'azioni 
violente  ;  orribili  supplizi!  destarono  il  fremito  dell'  Europa,  co- 
me la  compassione  i  tanti  che  andarono  profughi  dai  paesi  ri* 
messi  al  giogo. 

Che  non  in  Ungheria  soltanto  e  in  Italia  v*  ebbe  sommosse  , 
ma  quasi  tutte  le  capitali  austriache  furono  bombardate ,  quasi 
dappertutto  messo  Io  stato  d' assedio.  Non  ne  seguiremo  noi 
l' andamento,  bastando  indicare  la  Galizia  ,  dove  scoppiarono  le 
gelosie  fra  Masuri  e  Ruteni.  Perocché  il  dogma  della  nazionalità 
è  assai  più  complicato  che  non  sembri  ai  superficiali  ;  e  le  tante 
stirpi  accostate  e  semifuse  portano  sempre  nuove  divisioni,  ap- 
pena intelligibili  a  noi  Italiani,  per  cui  quella  quistione  è  di  pra- 
ticissima semplicità.  Fatto  è  che  per  essa  venne  da  per  tutto  a 
reprimersi  la  libertà  politica  ,  atteso  il  solito  rinforzo  che  le  ri- 
voluzioni prestano  alle  riazioni  ;  ma  progredì  la  individuale  ;  e 
vittorie  e  sconfitte  battezzavano  la  rinata  nazione  slava.  Al  di 
sopra  di  vincitori  e  di  vinti  librasi  la  Russia ,  la  quale  cresce  di 
territorio  o  almeno  d'influenza  ad  ogni  scotimento  d'Europa  , 
ad  ogni  sollevazione  di  razza  in  Austria  o  in  Turchia  :  e  che  ora, 
assisa  alle  foci  del  Danubio,  fattasi  più  aderente  l'Austria  ,  mi- 
naccia la  Germania,  e  aspira  al  Mediterraneo,  essa  che  cent'anni 
fa  volgeva  le  sue  ambizioni  al  Mar  Bianco  (a). 

(a)  Con  la  pace  sottoscritta  ultimamente  a  Parigi ,  dopo  le 
vicende  della  guerra  d'oriente,  non  è  più  a  temere  che  la  Rus- 
sia minacci  la  Germania  e  aspiri  al  Meliterraneo. 


576  STATO  DELL'AUSTRIA 

Dell'Austria  fa  salvezza  il  non  avere  accentrato  ogni  autorità 
in  Vienna,  talché  potette  resistere  cedendo  ;  e  quando  l' impe- 
ratore fuggiasco  era  ridotto  a  OlmOtz  o  a  Innspruk  ,  nulla  era 
ancora  disperato.  Sua  vita  è  l' esercito ,  cbe  irremovibile  nella 
disciplina,  non  solo  sa  resistere  al  fuoco  vivo,  ma  ritirarsi  senza 
scompiglio  e  rimettersi  per  modo  da  stancare  e  logorare  i  ne- 
mici ;  onde  trionfò  anche  quando  erano  scommessi  tutti  gli  or- 
digni amministrativi.  Vero  è  che  dovette  anche  concedere  al  po- 
ter militare  maggiore  autoriti  che  non  ne  comporti  uno  stato 
civile.  Da  ciò  due  gravi  difficoltà.  La  prima  il  ricostruirsi  ;  in- 
troducendo il  governo  rappresentativo  in  un  Impero  educato  al 
segreto  assolutismo  ;  e  farlo  tra  gli  urti  delle  razze  diverse  ;  «e 
sotto  al  tiro  o  alla  minaccia  del  cannone,  che  ormai  dappertutto 
credesi  V  unico  espediente  per  tenere  in  obbedienza.  V altra 
difficolti  è  il  debito.  Gii  enorme  prima ,  per  la  guerra  d1  Un- 
gheria ,  a' soli  Russi  si  dovette  un  compenso  di  15,000,000  di 
franchi  ;  e  il  conto  del  1849  presentava  l'entrata  di  US  milio- 
ni di  fiorini,  mentre  le  spese  arrivavano  a  284  ;  il  solo  ministe-  . 
to  della  guerra  ne  consuma  158  ,  invece  de1 55  cbe  bastereb- 
bero al  piede  di  pace.  E  disarmare  è  possibile  Oncbè  i  popoli 
non  sono  tranquilli  ?  e  tranquilli  possono  ridursi  finche  durano 
i  governi  eccezionali  ?  Circolo  fatale ,  dentro  cui  il  male  incan- 
crenisce ,  e  si  difficullano  i  miglioramenti ,  quand'  anche  leal- 
mente voluti. 

Ma  perissero  anche  tutte  le  rivoluzioni  del  1848,  resteri  loro 
grandissimo  frutto  V  aver  procuralo  l' emancipazione  delle  raz- 
ze schiave  nelP  Impero  ;  venendo  abolita  ogni  soggezione  di 
paesani  a  signori ,  ogni  divario  tra  i  beni  comuni  e  i  signorili , 
ogni  servitù  di  pascolo  e  di  tagliar  boschi  ;  affrancate  le  pro- 
prieti  stabili  ;  tolti ,  senza  indennità  ,  tutti  i  diritti  provenienti 
da  soggezione  personale  o  da  patronato.  Le  provincie  italiane 
di  tutte  queste  franchigie  erano  in  possesso  oltre  un  secolo , 
laonde  non  ne  risentirono  i  vantaggi,  ma  solo  i  disastri  :  e  del* 
l' eguaglianza  non  traggono  che  scapito.  Ma  il.  resto  dell'  Au- 
stria, quanto  maggior  bisogno  n'avea,  tanto  più  vantaggiò  della 
rivoluzione:  un  governo  meramente  burocratico,  richiamato  dal 
sopore  al  sentimento  del  dovere,  più  fece  o  tentò  in  pochi  mesi 

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GEBMAMA  577 

cbe  non  in  secoli  ;  e  quando  sappia  resistere  alla  tentazione 
delle  rendette  é  della  riazione ,  ba  davanti  un  campo  ove  farai 
benedire  dalle  tante  razze ,  che  credeansi  avvilite  o  morte ,  e 
che  mettono  il  potente  alito  d'una  seconda  vita. 

Germania. 

Nnovi  e  lunghi  impacci  recarono  air  Austria  le  sue  relazioni 
colla  Germania. 

Il  Sacro  Romano  Impero  aveva,  nel  medio  evo,  effettuata  V  li- 
cione dello  Stato  colla  Chiesa ,  in  modo  di  conservare  quel  che 
di  comune  trovavasi  ne' popoli  d'Europa  ;  Dio,  fede,  legge,  di- 
ritto ecclesiastico  ,  lingua  latina  ;  e  la  reciproca  azione  di  esso 
col  Mezzodì  d' Europa ,  se  causò  conflitti ,  mantenne  una  vita 
attiva  e  vigorosa. 

Questo  carattere  fra  politico  e  religioso ,  andò  perduto  nella 
Riforma  e  nella  guerra  dei  Treni' Anni;  per  coi  il  Settentrione, 
sottrattosi  ai  vincolo  moderatóre  del  Mezzodì ,  cadde  sotto  in- 
flussi principeschi ,  che  lo  menarono  a  decadenza.  La  pace  di 
^Vestfalia  rimpastò  la  Germania  ;  da  elettivi  rendendo  ereditari! 
molti  principati  ecclesiastici,  ingrossandone  altri,  e  soprattutto 
sceverando  i  Cattolici  dai  Protestanti.  Capo  de' primi  era  1'  im- 
peratore, scelto  per  consuetudine  in  casa  d'Austria;  laonde  l'Im- 
peratore e  l'Impero  trovaronsi  distinti  d'interessi,  e  gelosi  co- 
me Potenze  emule  nell'interno  ;  ali1  esterno  ciascuno  Stato  ope- 
rava indipendente  dal  potere  centrale  ,  sino  a  far  paci,  guerre, 
alleanze  ;  qualche  principe  era  più  forte  che  tutto  l' Impero  in- 
sieme  ;  scarso,  disforme,  jnavftpzzo  l'esercito  federale  ;  sì  las- 
sa l'autorità  centrale,  cbefaceansi  Leghe  separate,  come  in  an- 
tico la  Sveva ,  l'Anseatica ,  la  èmalcaldica ,  e  più  tardi  quelle 
per  la  guerra  del  nord,  per  combattere  Luigi  XIV,  e  per  la  suc- 
cessione di  Spagna.  L'imperatore  non  emanava  atti  generali  (l)  ; 
e  quando  alla  morte  di  Carlo  VI,  la  corona  passò  un  istante  al* 
la  casa  di  Baviera  ,  gli  arcbivii  erano  talmente  misti  con  quelli 
dell'  Austria,  che  non  si  ebbe  modo  come  separarli. 

(1)  Appena  citiamo  quelli  di  Carlo  VI  per  V  uniformità  delle 
monete 

III.  37 

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578  GEBMANIA 

Così  la  Germania ,  sotto  la  nominale  dipendenza  d9  una  fami- 
glia, sbocconcellata  fra  principotti,  dimentica  dell'antica  costi- 
tuzione e  di  quando  camminava  alla  testa  della  cristiana  civiltà, 
alleata  con  forestieri ,  senza  patrio  sentimento ,  né  concetto  di 
interesse  unico ,  languiva  in  mezzo  all'  Europa ,  che  al  nome 
tedesco  associava  idee  di  pigrizia  e  grossolanità. 

Napoleone  spogliò  ad  arbitrio  i  principi,  ed  obbligò  a  inden- 
nizzarli con  beni  dell'  Impero  :  dal  die  nuove  ingiustizie,  violen- 
ze, rapiue,  e  il  funesto  incentivo  d'ingrandirsi  ciascuno  a  spese 
del  vicino.  Alla  pace  del  181  &  sariasi  potuto  ricostituire  vigoro- 
samente la  nazionalità  germanica  :  ma  dopo  tante  violazioni,  e 
benché  dei  3S0  Stati  germanici,  38  soli  sopravvissero,  ostenta- 
vasi  rispetto  alla  legittimità  ed  alle  tradizioni;  talché  nella  Con- 
federazione si  compresero  solo  gli  antichi  territorii  imperiali , 
escludendo  i  nova  mente  aggiunti,  per  esempio  quelli  che  veni- 
vano assicurati  alla  Prussia  e  all'  Austria.  Dopo  gli  esempii  del 
despotismo  uà  poi  coni  co  ,  le  libertà  popolari  facevano  uggia  ai 
principi  ;  i  piccoli  temettero  che  la  potestà  direttrice  sminuisse 
la  loro  indipendenza  ;  laonde  sostennero  l' assoluta  podestà  dei 
sovrani  confederati.  Ne  rimaoeva  infiacchito  il  vincolo  federale, 
comunque  meglio  ne  fossero  stabilite  le  norme  e  determinato 
l'esercito.  Sussisteva  una  sconcia  varietà  di  leggi,  di  statoti,  di 
costumi;  in  molti  luoghi  duravano  la  giurisdizione  patrimoniale 
e  i  fondi  nobili ,  e  in  conseguenza  H  vassallaggio ,  e  disuguali  i 
tributi  e  i  dazii ,  da  cui  in  alcuno  ,  come  nel  Mecklemburgo  e 
nell'  Annover  ,  nobili  e  clero  restavano  immuni.  La  dieta  poi , 
rappresentando  l' arbitraria  volontà  dell'Austria  e  della  Prussia, 
ai  rese  dittatoria  sui  piccoli -Stati,  e  impedì  l'ampliamento  del- 
le libertà  per  paura  de' popoli. 

A  dar  alla  Germania  qualche  unità  volse  la  Prussia  una  costan- 
za illuminata.  Questa  Potenza,  migliorata  di  forma  coli' aggiun- 
gersi il  ducato  di  Posen  ,  la  Pomerania  svedese,  il  granducato 
del  Reno ,  buona  parte  della  Sassonia  ,  della  Westfalia,  della 
Franconia  ,  nella  pace  crebbe  ben  più  che  colle  guerre  ;  con 
elementi  eterocliti,  con  posizione  artificiale,  conobbe  la  propria 
destinazione,  e  l'abbracciò  con  quella  franchezza  che  gli  errori 
stessi  converte  in  occasione  di  trionfo;  e  ultima  venuta  in  Ger- 

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«BBMANIA  579 

mante ,  si  fé9  centro  alle  memorie  e  alle  speranze  germaniche. 
Alle  sue  università  raccolse  il  fiore  degl'intelletti.  Tentando 
riunire  ad  una  sola  ceoa  le  varie  Chiese  protestanti ,  estendeva 
l'onnipotenza  amministrativa  fin  sulla  coscienza  (1);  ma  potea 
sperare  un  ragionevole  accordo  in  credenze  che  esse  medesime 
sono  una  separazione  ? 

L'accordo  che  non  potéasi  ottenere  dalle  idee,  si  cercò  negli 
interessi ,  colla  Lega  doganale  dando  alla  più  parte  della  Ger- 
mania unita  di  interessi  pubblici.  Si  trattò  di  dare  alle  sue  navi 
mercantili  un9  unica  bandiera  ,  e  appoggiarla  con  una  marina 
guerresca  federale;  in  una  colonia  federale  raccorrò  i  condannati, 
e  que'  venti  o  trentamila  che  ogni  anno  migrano  sia  a  servizio 
di  forestieri ,  sia  nelle  colonie  altrui  :  più  facilmente  ne  verrà 
V  unità  di  misure  e  monete  e  del  codice  di  commercio.  L' in- 
dustria dell1  unione  doganale  fa  paura  all'  Inghilterra:  ivi  fiere 
incomparabili  ;  ivi  fabbriche  di  macchine  e  di  slromenti  ottici  ; 
ivi  università  di  studii  profondi  ;  ivi  tipografie  vivissime  ;  ivi 
strade  ferrate  congiungono  quei  che  la  politica  separa.  La  vigna 
va  estendendosi  ;  i  bagni  attirano  tanta  gente,  che  la  tassa  pa- 
gata dagli  avventori  forma  in  qualche  paese  (  per  esempio  nel 
Waldecb-Pyrmont)  la  più  grossa  entrata  erariale  ;  ivi  il  com- 
mercio esterno  dilatasi  mirabilmente.  La  stirpe  germanica  pre- 
vale più  sempre  su  la  slava,  e  già  se  la  assimilò  sulla  sinistra 
dell'  Elba  ,  e  ormai  anche  sulla  sinistra  dell'Oder,  e  coloni  te- 
deschi sporgonsi  dal  littorale  verso  P  interno. 

Di  qual  peso  sia  1'  unione  doganale  nella  politica  della  Ger- 
mania ,  lo  attesta  la  Prussia.  In  quella  veniva  essa  a  primeggia- 
re, atteso  che  l' Austria  né  poteva  entrarvi  co' suoi  dominii  d'Un- 
gheria e  d' Italia,  né  volea  senza  questi  :  e  l' ambizione  prus- 
siana ,  meno  dissimulata  dopo  la  morte  di  Francesco  I,  turbò 
quelP  armonia  coli'  Austria,  che  erasi  introdotta  malgrado  della 

(1)  Eichhorn  ,  ministro  dell'  istruzione  pubblica  ,  dichiarava 
che  e  al  re  solo  spetta  il  diritto  e  il  potere  di  regolar  la  coscienza 
dei  sudditi;  e  questi  obbedendo  agli  ordini  di  esso,  non  incor- 
rono in  verona  responsalità ,  questa  non  potendo  cadere  che  sul 
legislatore.  ». 

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580  GERMANIA 

natura  e  delle  antiche  gelosie.  Intanto  l'amore  della  nazionalità, 
forse  istigato  da  una  politica  straniera  ,  tendeva  a  sconnettere 
gli  Slati  dai  Tedeschi  a  cui  sono  accostati  o  confusi;  e  un  visi- 
bilio di  scritti  ostili  ali9  Austria  melava  una  4 rama,  ia  cui  i  Li- 
berali gloriavansi  attori,  mentre  non  erano  che  fantocctni. 

Eppure  V  unione  germanica  reodevasi  ognor  più  necessaria 
onde  resistere  sì  alla  Russia,  sì  alla  Francia  ,  che  adocchiano 

V  una  V  Oder,  l'altra  il  Reno  Lo  spirito  teutonico  si  rinfervorò 
un  istante  quando,  dal  trattato  del  15  maggio  1840  che  la  iso- 
lava, la  Francia  fu  spinta  a  proteste  minacciose  e  a  secondare 

V  umor  guerresco  de'  suoi  ridomandando  il  Reno  per  confine. 
Opuscoli  a  furia  sostennero  e  respinsero  tali  pretensioni;  la  gio- 
ventù germanica  giurava  morire  per  difendere  il  territorio  ale- 
manno ,  ami  parlava  di  recuperar  l' Alsazia ,  che  ne  sarebbe 

V  antemurale  ;  per  lutto  si  cantava  la  nuova  marsigliese  di  Be- 
cker :  Ifot  non  l'avranno  il  libero  Reno  tedesco.  Così  le 
Potenze  predominanti  in  Europa,  per  fare  uno  smacco  alla  Fran- 
cia, aveano,  quanto  fu  da  loro,  sospinto  la  Germania  in  una  guer- 
ra a  cui  era  estrania  ,  e  da  cui  non  fu  la  loro  prudenza  che  la 
campasse,  quando  la  Francia,  svaporando  al  modo  solito  ia  so- 
nore ciance,  rientrò  net  concerto  europeo. 

Ferveano  tra  ciò  le  menti, e  quella  filosofia  tedesca  che,  tut- 
ta appogiata  sulla  ragioo  pura,  divinizza  l'uomo,  portava  a  re- 
pudiare ogni  tradizione,  per  costruire  solo  sopra  idee  assolute. 
Lo  spirito  democratico  che  ne  nascea  ,  veniva  incalorito  dalle 
unioni  di  studenti  alle  università  e  dalle  società  segrete  ;  e  da 
scrliture  che,  flagellando  que'  prìncipi,  fiacchi  co' forti  e  tiran- 
ni co'  popoli,  scassinavano  l'autorità.  Le  contese  religiose,  che 
i  re  non  aveano  temute  da  un  secolo  scredente  e  positivo ,  rJr 
nacquero  con  inaspettata  gagliardia  :  ma  se  alcuni  v'applicava- 
no sincere  convinzioni  e  il  diritto  protestante  dell'  esame  indi- 
viduale, i  più ,  sotto  quel  velo ,  chiedevano  franchigie  civili ,  e 
legali  istituzioni;  od  applicando  il  razionalismo  ai  problemi  vitali 
dell'uomo  e  della  società,  ostentavano  il  crudele  coraggio  di  to* 
glier  alla  gioventù  le  credenze  che  fortificano  e  consolano  (1). 

(i)  Her*egh  scrive  ;  Chi  insultò  Dw ,  puf,  bene  efidare  ve 

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PRUSSIA   E  AAJSTBIÀ  581 

Laonde  mólti  preconizzavano  una  rivoluzione  ben  più  radica- 
le della  francese  ,  che  sovvertirebbe  non  la  religione  soltanto, 
ma  e  la  morale  ;  una  guerra  dei  Treni1  Anni,  agitata  colle  armi, 
dopo  che  da  quattro  lustri  si  agitava  dalle  cattedre,  nella  stam- 
pa, colle  canzoni:  e  a  petto  della  quale,  la  rivoluzione  di  Fran- 
cia non  sarebbe  che  un  idilio  ,  come  ebbe  a  dire  Heine,  che  da 
Parigi  la  fomentava. 

Alla  nuòva  scuola  ,  infervorata  di  teoriche  assolute  e  posata 
sulla  sovranità  del  popolo  ,  contrastava  la  scuola  storica  ,  che 
ripudiando  coleste  Camere  e  rappresentanze  accademiche  e 
Imitate  ,  preferiva  gli  Stati  provinciali,  derivanti  dall' antico  di- 
ritto germanico ,  o  dalle  franchigie  aristocratiche,  borghesi  ed 
ecclesiastiche  del  medio  evo,  sicché  rappresentavano  ,  non  vo- 
lubili opinioni ,  ma  positive  franchigie  ;.  e  il  cui  solo  riordina- 
mento potrebbe  impedire  l'assolutismo  amministrativo  e  mili- 
tare ,  e  il  deperimento  della  nazionalità. 

Guardando  1'  Austria  ,  o  il  suo  ministero ,  come  spauracchio 
d'ogni  legittimo  progresso  ,  i  Liberali  restringeansi  alla  Prus- 
sia ,  o  credendola  risoluta  a  camminar  con  loro  ,  o  volendove- 
la  costringere  con  questo  medesimo  assenso.  E  per  vero,  men- 
tre l'Austria ,  fasciata  nelle  grette  gelosie  giuseppine,  non  sa- 
peva porsi  francamente  a  capo  de'  Cattolici ,  e  lasciava  questo 
primato  a  una  Potenza  secondaria,  la  Prussia  lutti  i  Protestanti 
cercava  riunire  in  una  sola  confessione  attorno  alla  cattedrale  di 
Colonia  :  l'Austria  aveva  sudditi  d'ogni  lingua,  fra  cui  gli  Slavi 
preponderano  di  lunga  mano  a' Tedeschi;  la  Prussia,  con  sud- 
diti di  cui  appena  un  sesto  non  è  tedesco,  carezzava  il  pensie- 
ro ,  e  ai  dotti  mostrava  tanto  favore  ,  quanto  quella  disprezzo  ; 
in  contatto  coi  piccoli  Stati ,  era  abile  a  conciliarseli ,  e  a  ro- 

re.  Guglielmo  Mair  :  Voglio  grandi  vizii ,  delitti  sanguinosi , 
colossali.  Cessi  una  volta  questa  moralità  triviale,  questa  t?tr-  * 
tu  annodante.  E  Tchech  :  Alla  Germania  fa  duopo  d'  una  ri* 
fusione  radicale,  religiosa ,  sociale.  Se  in  tale  operazione  la 
Chiesa  è  lo  Stato  vanno  in  dileguo,  tanto  meglio  ;  l' uomo  so- 
ciale né  uscirà  più  puro.  Altrettanto  ripeteano  Heine,  Hoffman, 
▼on  Fellérsleben,  Feuerbach,,  ec. 

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582  AtJSTBU  E  PRUSSIA 

vesciare  sa  altr'r  Podio  de'proprii  rigori.  L'Austria ,  crogiola- 
ta nel  sistema  patriarcale ,  celava  sin  il  bene  che  attuava  ;  la 
Prussia  lo  faceva  altitonare  da' dispensieri  della  gloria.  Flori- 
da non  tanto  per  copiosi  ricavi ,  quanto  per  spese  risparmiate 
nelle  dogane  e  nell'esercito  (I)  :  alle  sue  università  essa  chia- 
ma grand'  uomini ,  e  gì'  introduce  anche  nel  consiglio  dei  re  : 
unisce  l'Ems  col  Reno  per  mezzo  della  Lippe,  e  in  conseguen- 
za col  mar  Nero;  fatto  capital issimo,  che  la  renderà  emula  del- 
l'Olanda.  Intanto  1'  emancipazione  delle  classi  inferiori  e  lo 
svincolo  delle  proprietà  camminavano  alacremente  :  pochissimi 
maggioraseli!  sussisteano,  le  proprietà  si  suddividevano,  e  tan- 
to più  per  V  affrancazione  de*  villani ,  proseguila  secondo  Pira- 
preso  di  Stein  e  Hardenberg  ,  sicché  cresceano  i  cittadini  aiti- 
vi (2).  Il  movimento  degli  spiriti  cresce  immensamente  in  quel 
paese,  che  la  sua  posizione  e  l' eletta  de'migliori  ingegni  espo- 
ne ai  guardi  di  tutta  Europa. 

Ma  desideravasi  un  buon  ordinamento  degli  Stati ,  che  ridu- 
cesse a  corpo  politico  civile  quel  che  non  era  se  non  un  aggre- 
gato di  provincie  :  e  quel  re  non  aveva  mai  voluto  effettuare  le 
promesse  fatte  nel  1813  ,  di  dare  una  Costituzione  ;  solo  con- 

(1)  Tegoborski  (  Le*  finances  de  V  Auttiche  ,  1843)  scrìsse 
due  irti  volumi  per  confutare  le  tante  scritture  ov'è  dimostrata 
P  inferiorità  delT  Austria  alla  Prussia.  Pure  ne  trapelano  fatti 
importanti  viepiù  perchè  arcani.  Secondo  lui  la  Prussia  ,  nel 
1843,  avea  d'entrata  lire  austr.  2,399,430,000,  cioè  ogni  testa 
vi  paga  lire  16.  30  :  l'Austria  lire  420,000.000,  cioè  per  testa 
lire  11.  55.  La  Francia  lire  3,635,655,000 ,  cioè  lire  40.  50. 
Air  Austria  P esercito  costa  lire  153,000,000;  alla  Prussia  99. 

(2)  Dal  1825  al  45  nel  granducato  di  Posen  si  formavano  1733 
proprietà  di  paesani  ;  34  poderi  signorili  ;  3643  abitazioni  di 
operai  salariati  :  in  Slesia  le  piccole  proprietà  crebbero  di  4435; 
e  ii  conto  levato  il  1831  ,  provava  esservi  nel  Regno  46,694 
possessi  nuovi ,  oltre  412  cascine,  17,925  abitazioni  d'operai  : 
cioè  19  milioni  e  mezzo  d'  arpenti  di  terre  svincolate,  appar- 
tenenti in  libero  allodio  a  nuovi  possessori  ,  quasi  tutti  villani 
o  servi  antichi.  Vedi  Le  Porlefeuilie  del  1846, 

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FEDERICO  GUGLIELMO   IV  583 

cesse  diete  provinciali ,  dove  fossero  rappresentati  i  differenti 
Stati ,  e  le  civiche  corporazioni  ;  col  diritto  di  essere  consulta* 
te  intorno  all'  imposta.  Diritto  illusorio  ,  giacché  non  poteano 
far  proposizioni  al  governo:  anzi  il  re  si  sdegnò  quando  le  Pro- 
vincie Renane  implorarono  di  conservare  il  giudizio  pergiurati, 
come  sotto  l'Impero  francese.  Alla  coronazione  (1840)  di  Fede- 
rico Guglielmo  IV,  i  deputati  delle  provinole  gli  rammemorarono 
le  promesse  paterne,  col  voto  d'una  Costituzione  uniforme:  e  seb- 
bene egli  rifiutasse  un  sistema  rappresentativo  generale,  conces- 
se che  gli  Stati  pubblicassero  i  loro  dibattimenti ,  col  che  po- 
terono esprimere  i  loro  voti.  La  stampa  e  la  discussione  lasciate 
in  qualche  libertà  nella  fiducia  di  tenerle  ne' limiti ,  subito  si 
adoperarono  a  chieder  altre  libertà ,  e  Costituzione  garantita,  e 
libere  comunicazioni  fra  il  clero  e  Roma;  ed  equo  riparto  delle 
funzioni  pubbliche,  senza  discernere  cattolici  ed  ebrei;  in  fine  si 
procedette  in  modo,  che  si  dovettero  raccorre  (1847)  i  sempre 
promessi  e  sempre  elusi  Stati  Generali.  Il  re ,  uomo  di  studii 
e  di  coscienza,  e  adepto  della  scuola  storica ,  allorché  apri  ra- 
dunanza ,  protestò  contro  le  Carte  e  le  Costituzioni  scritte;  do- 
versi far  appoggio  p  uttosto  sui  precedenti  del  paese,  e  sull'ac- 
cordo fra  il  re  e  i  sudditi.  Questo  tono  e  le  ristrette  attribuzio- 
ni degli  Stati  Generali ,  disgustarono  a  segno ,  che  questi  si  di- 
sciolsero in  broncio  ;  e  il  re  ,  che  una  siffatta  parziale  convoca- 
zione del  popolo  onde  cooperare  a  certi  atti  del  governo ,  con- 
siderava come  generosità  sua ,  anziché  come  suo  obbligo ,  mo* 
slrossi  svogliato  del  raccorla  di  nuovo.  Intanto  saliva  la  marea 
popolare  ;  dappertutto  gli  Stati  Provinciali  o  Generali  crebbero 
in  domande  ;  le  Baviera  allargò  i  freni ,  anche  a  costo  di  per- 
dere il  carattere  di  corifea  de'  cattolici ,  dal  quale  traeva  im- 
portanza :  cosi  avvenne  d'altri  Stati  minori.  Ma  già  al  tempo 
delle  concessioni  era  succeduto  quel  delle  pretensioni  ;  il  trion- 
fo dei  democratici  in  Svizzera  diede  animo  a  tentativi  contro  il 
Badeie  e  il  W&rtemberg  ;  poi  la  rivoluzione  di  Parigi  infervorò 
gli  animi ,  sicché  il  re  di  Prussia  (febb.  1848)  fu  indotto  a  pro- 
mettere il  periodico  richiamo  degli  Stati.  D' ogni  passo  di  lui 
faceasi  radacelo  all'  Austria ,  ostinata  nelle  rugginose  rotaje  : 
quaniVecco  scoppia  la  rivoluzione  a  Yienna ,  e  v1  è  promessa  la 

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581  PRUSSIA 

Costituzione.  Sabito  Germania  va  io  fuoco;  si  sventolano  i  colori 
rosso ,  giallo  e  nero  ;  te  petizioni  si  cambiano  in  esigenze;  i  di* 
scorsi  in  sollevazioni  ;  a  Monaco  gii  studenti  cacciano  via  quel- 
la bagascia  del  re  (  1 7  mar.)  che  avea  fatto  cacciar  i  cattolici,  e 
il  re  abdica  ;  a  Berlino  si  fa  sommossa!  molti  cadono  y  e  il  re  è 
costretto  venir  a  contemplarne  i  cadaveri ,  poi  dare  amnistia  e 
promesse. 

Già  avemmo  a  descrivere  tante  sollevazioni,  che  non  importa 
fermarci  a  ripetere  le  altre  che  si  succedettero  a  Berlino  ;  sin- 
ché Federico  Guglielmo  ,  per  sottrarsi  ai  vincitori  delle  barri- 
cate ,  si  proclamò  re  tedesco;  come  gli  altri,  convocò  egli  pure 
una  Costituente  ;  e  come  gii  altri,  quando  la  vide  intaccar  i  di- 
ritti sovrani ,  o  piuttosto  quando  egli  ricupero  fona,  la  disciol- 
se, promettendo  una  Costituzione  sovra  i  principi!  da  quella 
proclamati  ;  e  intanto  riformando  i  tribunali  e  la  procedura. 
Chiamò  di  fatto  le  Camere  (aprile  1849) ,  ma  queste  si  tennero 
in  aperta  opposizione  al  suo  ministero  Brandeboorg-Mantettfel, 
dal  quale  non  volendo  egli  staccarsi ,  le  sciolse. 

Più  tardi  il  re  sancì  la  Costituzione  (15  febb.  1050),  la  quale 
tiene  somiglianza  colla  belgica.  Le  due  Camere  sono  elette  a 
due  gradi  ;  la  prima  rappresenta  i  circoli  ;  di  180  membri  an- 
nuali ,  aventi  40  anni.  Chiunque  ba  24  anni  elegge  uno  ogni 
250  abitanti,  che  divien  poi  elettore  dei  membri  della  seconda 
Camera  ,  rappresentante  le  popolazioni  ;  i  quali  membri  -son 
triennali ,  e  ricevono  indennità.  L' imposta  si  vota  per  solo  un 
anno  Oltre  proclamare  l'eguaglianza ,  abolendo  i  privilegi ,  i 
fédecomméssi ,  le  servitù  ;  garantire  le  solite  libertà  ,  e  assicu- 
rare gl'impiegati  da  arbitrii  superiori;  lasciava  libere  le  coscien- 
ze ,  i  culti ,  l'istruzione  ,  l'associazione ,  di  maniera  che  i  di- 
ritti municipali  e  politici  rimanessero  indipendenti  dalla  confes- 
sione religiosa;  le  chiese,  tutte  pareggiate,  non  hanno  alcun  vin- 
colo collo  Stato,  è  corrispondono  direttamente  col  proprio  capo. 

A  garantire  questa  carta  il  re  credeta  bastasse  la  sua  reale 
parola  ,  e  la  venerazione  a  Dio  da  lui  professata  :  ma  i  Liberali 
a  nulla  meno  si  fidano  ormai  che  a  simili  parole  ;  e  poiché  in 
quel  tempo  si  repudiava  ogni  contrappeso  di  poteri ,  chiedeasi 
una  Camera  unica  2  e  V  elezione  diretta. 

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COSTITUENTE  GERMANICA  5S5 

Mentre  bolliva  la  quistione  interna  ,  la  Prussia  non  perdeva 
occasione  di  riparare  alla  cattiva  sua  forma  con  aggregazioni 
territoriali  ;  e  principalmente  di  porsi  a  capo  della  Germania. 
A  tali  intenti  incorporò  al  Regno  i  principati  di  Hohenlohe  e 
Sigmaringen ,  e  ascrisse  alla  Federazione. germanica  i  suoi  de- 
miuii  siavi. 

I  varii  paesi  di  Germania,  fin  prima  della  rivoluzione  del  48, 
ferveano  in  agitazione  liberale,  e  quasi  tutti  ottennero  abolizio- 
ne della  censura ,  partecipazione  del  terzo  Stato ,  riforme  elet- 
torali e  giudiziali.  Quando  poi  tanto  parlar  si  faceva  di  naziona- 
lità ,  parve  tempo  di  maturare  le  lunghe  speranze  ,  più  salda- 
mente connettendo  i  varii  membri  della  Germania ,  sicché  ,  da 
federazione  di  Stati ,  si  convertissero  in  Stato  Federativo ,  eoa 
unica  costituzione ,  unica  bandiera  ,  diplomazia  unica ,  unico  e 
generale  diritto  di  naturalizzazione  tedesca;  sotto  un  capo,  che 
sarebbe  vero  superiore  di  37  principi,  e  da  cui  come  da  centro 
emanerebbero  tutte  le  libertà  popolari.  Tale  non  era  mai  stato 
V  imperatore  di  Germania  ,  sicché  a  torto  volea  darsi  per  una 
ristaurazione  storica  quell'edilìzio,  nuovo  dalle  fondamenta.  Se- 
condo questo  ,  toglievasi  l'indipendenza  ai  varii  paesi  ;  alcuni 
de*  quali  essendo  Potenze  di  primo  ordine ,  come  l'Austria*  e  la 
Prussia ,  era  mai  a  credere  che  si  rassegnerebbero  a  sottoporsi 
ad  un  capo  elettivo  ? 

II  divisamente  sapea  dunque  più  dello  speculativo  che  del 
pratico  ;  ma  i  dotti  tedeschi ,  messo  un  teorema ,  I1  applicano 
con  serietà  e  pertinacia.  Correa  no  allora  i  giorni  rosati  in  cui 
si  credeva  alla  onnipotenza  dell'  opinione,  alle  rivoluzioni  paci- 
fiche ,  alla  prevalenza  delle  volontà  illuminate  sopra  le  armi 
principesche  e  le  sfuriate  plateali  ;  laonde  5<>  dotti ,  unitisi  a 
Francoforte ,  cominciarono  a  discutere  intorno  agli  interessi 
patrii ,  e  sentendosi  appoggiati  dal  pubblico ,  procedettero  sin 
a  proclamarsi  Dieta  Costituente.  La  Germania  popolare  applau- 
dì con  entusiasmo  a  questo  nuovo  potere,  tutto  morale:  i  prin- 
cipi ,  barcollanti  in  una  procella  dove  non  aveano  ancora  potu- 
to ripigliar  l' equilibrio  ,  obbedirono  pur  essi  alla  chiamata  ;  e 
i  deputati  di  tutta  Germania  convennero  nella  chiesa  di  San 
Paolo  a  Francoforte  (18  mag.lS4S),  presiedendoli  il  coraggio- 

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586  COSTITUENTE  GEBMÀNlCÀ 

io  assiano  Gagern.  E  poiché  allora  slava  unita  la  Costttftenfe 
prussiana ,  e  doveasi  raccogliere  la  austriaca,  il  parlamento  di 
Francoforte  decretò  nullo  quanto  venisse  stabilito  da  quelle  u« 
nioni  parziali  in  contrasto  alla  generale. 

Primo  passo  doveva  essere  il  costituire  un  potere  centrale  : 
ma  lo  eleggerebbero  i  principi  o  il  popolo  ?  In  tale  discussione 
appajono  svecamente  i  repubblicanti;  e  Blume  e  altri  scagliati 
ottengono  applausi  vivissimi ,  mentre  si  urla  a  De  Vincke  ed  a 
quanti  il  diritto  storico  preferivano  alla  sovranità  popolare.  Stan- 
te la  suprema  urgenza  d'  avere  un  poter  centrale,  Gagern  pro- 
pose fosse  creato  dall'  Assemblea  un  vicario  imperiale  ,  tolto 
da  una  casa  sovrana ,  e  irresponsale.  L'  elezione  cadde  sull'ar- 
ciduca Giovanni  d'Austria  ,  in  fama  di  popolare;  e  attorno  a  lui 
un  ministero  :  e  subito  l'  antica  Dieta ,  eh'  era  ornai  divenuta 
rappresentanza  permanente  de'  principi ,  viene  disciolta. 

L'assemblea  naziomle  aveva  ottenuto  moltissimo,  se,  davanti 
al  dogma  dell'  unità  germanica ,  avea  costretto  fin  l' Austria  e 
la  Prussia  a  curvarsi ,  e  riconoscere  una  supremazia  :  or  le  re* 
stava  di  rigenerare  la  nazione ,  risaldandone  le  parti ,  elimi- 
nando le  estranee,  recuperando  le  staccate.  Ciò  portava  il  rim- 
pasto di  mezza  Europa  ;  che  importa  ?  quell'  assemblea  ,  pre- 
tendendo rappresentare  i  popoli ,  osava  tutto  ,  e  come  avviene 
dei  corpi  deliberanti ,  credea  che  bastasse  il  risolvere  e  de- 
cretare. 

Posti  primamente  a  disputa  i  diritti  fondamentali,  in  discus- 
sioni interminabili  si  sciorinano  logica  e  poesia ,  scienza  ed  en- 
tusiasmo ;  acquistato  il  dono  della  parola ,  tutti  vogliono  slog- 
giare il  frutto  di  lunghi  studii  e  di  solitarie  meditazioni  ;  tutti 
#  aver  l'applauso  dell'uditorio  e  delle  gazzette,  e  le  ovazioni  del- 
la gioventù  ;  tutti  farsi  conoscer  al  mondo  come  caporioui  del 
proprio  partito.  Da  qui  un  elevarsi  in  astrazioni ,  fino  a  smar- 
rire gli  elementari  assiomi  del  buon  senso  ;  e  vagheggiare  il. 
bello  ideale  anziché  il  bene  effetti  bile  ;  e  un  avvicendalo  tra- 
scendere nelle  più  irreconciliabili  contraddizioni.  Ruge  propo- 
neva d'escludere  ogni  religione  ,  al  tempo  stesso  che  Dttlinger 
baciava  il  piede  del  papa;  gli  uni  restringeansi  alla  patria,  men- 
tre gli  altri  aspiravano  a  farsi  cosmopoliti  ;  chi  negava  mesco- 


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(4848)  SOLLEVAZIONE  DI  FBANCOFOBTE  587 

larsi  negli  interessi  altrui ,  chi  volea  la  fervorosa  propaganda  ; 
proclamatasi  la  nazionalità  ,  e  intanto  si  conculcava  e  maledi- 
ceva la  Lombardia,  insorta  per  ricuperarla  ;  si  esaltava  il  sen- 
timento germanico,  e  si  vilipendea  V  esercito  di  RadeUky. 

Quistioni  che  in  astratto  pajono  evidenti ,  all'atto  risultavano 
complicatissime.  Per  esempia,  vóleasi  ridurre  la  Germania  ai 
limiti  naturali,  abbracciando  ogni  paese  che  parla  tedesco.  Quat 
cosa  più  giusta  in  ragione  ,  più  determinata  in  pratica  ?  ma  a 
tacer  quelli  uniti  alla  Francia  ,  che  sarà  del  Posen?  che  di  tan- 
ta parte  dell'Austria  parlante  slavo  e  magiaro  e  italiano?  che 
delle  tante  colonie  ,  seminate  in  tutto  il  settentrione  e  crescia- 
te in  gruppi  nazionali  ?  Si  pronunzia  che  giova  ricostituire  la 
Polonia ,  e  intanto  si  fa  dalla  Prussia  incorporare  la  Posnania , 
adoprandovi  anche  la  forza.  Il  Limburgo  è  unito  coli'  Olanda  ; 
lo  Scbleswig  e  V  Holstein  son  uniti  colla  Danimarca  :  si  dovrà 
loro  strapparli  ?  Già  dicemmo  come  questi  due  Ducati  fossero 
insorti  contro  la  Danimarca,  la  quale  non  potè  riconciliarli  nep- 
pure quando  il  nuovo  re  proclamò  la  Costituzione  Se  anche  po- 
tesse l' Holstein  esser  preteso  dalla  Germania  ,  con  qual  titolo 
pretenderebbe  essa  lo  Schlesw'g  ?  Eppure  il  parlamento  sen- 
tenziò ,  essere  entrambi  parte  integrante  della  Germania,  e  do- 
versi conquistare  armata  mano.  Il  re  di  Prussia  si  esibì  esecu- 
tore del  decreto  ,  e  v'entrò  ;  ma  la  Danimarca  respinse  1'  armi 
coli'  armi.  Le  accademiche  conciliazioni  risolvevansi  dunque  in 
battaglie  :  se  non  che  le  Potenze  s'interposero  e  conchiusero 
un  armistizio  ;  ma  lo  storico  Dahlmann  ,  campione  del  leu  to- 
niamo nell'assemblea  ,  si  oppose  ad  ogni  accomodamento:  do* 
ver  quel  paese  essere  conquistato  ;  la  Prussia  avere  trasceso  i 
suoi  poteri.  La  proposta  di  lui  non  ottenne  il  voto  della  mag- 
gioranza ;  ma  la  minorità  ne  tumultuò  ,  e  chiese  appoggio  nel- 
le turbe  ,  che  corsero  la  città  di  Francoforte  (16  seti),  dichia- 
rando traditori  al  popolo  tedesco  ,  alla  libertà,  all'onor  patrio, 
coloro  che  non  rigettarono  l'armistizio.  Ne  seguì  battaglia  san- 
guinosa ;  si  assassinarono  anche  membri  del  parlamento  ,  e  il 
principe  Lichnowscky  e  il  generale  Auerswald  :  quasi  fosse  fa- 
talità che  ogni  iniziativa  di  quel  terribile  anno  riuscisse  a  guer- 
ra ,  che  ogni  causa  vi  si  contaminasse  d' assassini!. 

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888  iNstMBEZioftì  (1848) 

fiacchete  le  cose  e  ripresi  i  latori ,  il  parlamento  procedeva 
su  principi!  astratti ,  anziché  accelerare  all'  effettivo  ;  e  massi- 
me avversava  all'  Austria,  sino  a  pretendere  non  potesse  appar- 
tener alla  germanica  Confederazione  chi  altri  popoli  possedeva: 
laonde,  o  rinunciasse  a  dominar  su  genti  non  tedesche  ;  ovvero 
le  tedesche  svincolasse  dal  suo  Impero,  restringendosi  alle  slave. 
Ne  conseguiva  che  l'Austria  in  ogni  guisa  stornasse  le  opere  di 
quel  parlamento,  e  tanto  più  dacché  essa  rimettevasi  in  assetto 
e  in  forza,  e  poteva  mostrare  le  libertà  che  a'suoi  popoli  dava  o 
piuttosto  prometteva,  professandosi  pentita  e  ravveduta  dell'an- 
tico burocratico  despotismo.  Essa  repudiava  risolutamente  que- 
sto concetto  della  Germania  unitaria  ,  volendola  rimpastata  si , 
ma  in  modo  che  fosse  robusta  di  fuori,  e  dentro  restasse  libera 
in  ciascun  membro.  Né  alla  Prussia  tampoco  talentava  che  il 
parlamento  decidesse  delle  sorti  di  essa:  altri  principi  protesta- 
vano contro  un  poter  centrale  che  mozzerebbe  il  loro.  La  Rus- 
sia intanto  armava ,  per  quanto  dichiarasse  non  mestarsi  finché 
la  Costituente  rimanesse  ne' giusti  limiti.  Ma  chi  li  definirebbe? 
Le  dottrine  assolute  erano  dunque  costrette  a  transigere  col- 
la realtà;  ma  almeno  dalla  storia  si  trasse  V  idea  di  nominar  un 
imperatore,  non  però  ereditario,  né  tampoco  in  vita,  ma  sején- 
ne  ;  e  tale  fu  salutalo  il  re  di  Prussia.  Eccolo  dunque  giunto 
all'  egemonia  da  tanto  tempo  vagheggiata  :  ma  l'ambizione  non 
l' accecava  a  segno  ,  da  non  vedere  còme  la  nominale  decora- 
zione tornasse  a  scapito  di  forza  reale  ,  restando  anche  il  suo 
Regno  vassallo  al  poter  centrate. 

La  Costituente  intanto  avea  servito  in  Germania,  come  il  no- 
me di  Pio  IX  in  Italia ,  per  far  guerra  ai  governi  particolari  ;  e 
mentre  la  condizione  di  questi  era  messa  in  problema  dalle  di- 
scussioni di  essa  ,  il  radicalismo  levava  la  testa ,  volendo  ri- 
solvere còlla  forza.  Federico  Hacker  e  Gustavo  Struve  avevano 
invitato  i  popoli  a  radunarsi  con  armi  e  munizioni  a  Donauer- 
schingen  (là  apr.),  e  appena  con  varii  combattimenti  le  truppe 
ivurtemberghesi  riuscirono  a  dissiparli.  Più  tardi  le  turbe  am- 
mutinate forzarono  il  re  di  WQrtemberg  ad  accettar  la  costitu- 
zione di  Francoforte.  Questo  trionfo  incoraggia  altri;  il  duca  di 
Baden  è  espulso  dalle  proprie  truppe  ;  la  Sassonia  va  tutta  in 

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(4848)  COSTITUENTE  DISGIOLTA  589 

molla;  la  Baviera  renana  altrettanto  (maggio  1849)  ;  da  per 
tatto  le  capitali  insorgono  contro  i  principi ,  le  Camere  contro 
i  governi;  nell'accolta  popolare  di  Lauterbach,  sol  confine  del- 
l' Assia  Elettorale,  vien  assassinato  il  consigliere  Primi  Strare, 
Brentano ,  il  polacco  Mieroslawscki  accorrono  dovunque  sia  a 
promotore  o  a  sostenere  un'  insurrezione  ;  la  Prussia  accorre  a 
reprimerle.  Via  dunque  ogni  fiducia  di  pacifico  rimpasto  ;  e  la 
Prussia  fa  chiara  che  la  vagheggiata  unità  mal  converrebbe  ai 
bisogni  e  desiderii  della  Germania  ,  non  potendosi  pretendere 
che  gli  Stati  particolari  da  indipendenti  si  riducessero  vassalli  : 
onde  dichiara  che  non  accetterà  la  dignità  imperiale  se  non  as- 
senzienti i  principi;  poi,  visto  che  cotesto  imperatore  riduceasi 
a  un  fantasma ,  essendogli  negalo  fin  il  voto  assoluto  ,  ricusa 
accettarne  il  titolo.  Bensì  propone  si  formi  uno  Stato  Federale, 
dove  entri  chiunque  vuole,  e  invita  a  spedire  deputati  a  Berlino. 

Allora  i  deputati  prussiani  al  parlamento  di  Francoforte  se 
ne  ritirano  ;  eosi  quelli  d' Austria ,  di  Sassonia  ,  e  d'  altri  ;  e 
quel  parlamento  sentesi  andare  in  dileguo.  Ben  è  vero  che  29  . 
Stati  accettano  la  Costituzione  di  esso;  ma  sono,  i  piccoli;  men- 
tre Prussia  ,  Annover ,  Sassonia  ,  formano  un'  alleanza  separa- 
ta contro  nemici  interni  ed  esterni ,  e  per  istabilire  una  Fede- 
razione ,  meglio  che  non  abbia  potuto  la  Costituente  :  e  molti 
principi  vi  aderiscono.  La  Costituente  protesta  ed  appella  al- 
l' esercito  ;  ma  intanto  le«  forza  cessar  dai  lavori;  e  solo  pochi 
deputati  si  riducono  a  Stuttgird  (30  mag), simulacro  screditar 
to  della  primitiva  assemblea.  La  quale  accoltasi  con  felicissimi 
auspizii ,  finiva  meschinamente;  proclamò  i  principii  della  giu- 
stizia eterna  ,  poi  spinse  a  guerre  ingiuste  ;  pretese  alla  legali- 
tà, e  riuscì  alla  sommossa,  e  lasciò  più  diviso  di  prima  il  paese 
che  pretendeva  riunire.  « 

Oggimai  la  lite  politicamente  «i  libra  fra  le  due  Potenze 
principali;  una  delle  quali  vorrebbe  considerarsi  eminentemen- 
te tedesca,  e  con  ciò  assicurarsi  il  primato;  l'altra  a  mal  in  cuo- 
re recede  dal  posto  d'onore  ,  tenuto  da  secoli.  Sente  essa  eue 
l' individualità  sua  politica  è  necessaria  all'  equilibrio  d'  Euro- 
pa; il  quale  diverrebbe  impossibile^  se  una  parte  della  sua  mo- 
narchia fosse  subordinata  all'  unità  germanica.  Laonde ,  non 

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590  AtàTBIA  E  PRUSSIA  (1850) 

considerando  per  nulla  iB&rmato  il  patto  del  1815  ,  V  impera  - 
tor  d' Austria  convocò  (  1 850)  a  Francoforte  la  Dieta  per  trattar 
degli  affari  comuni  e  della  federazione.  Il  re  di  Prussia  esita  a 
riconoscere  questa  tradizionale  rappresentanza  della  Germania; 
inclina  alle  idee  popolari ,  ai  piccoli  prìncipi  che  nella  Dieta 
vorrebbero  rappresentati  anche  i  popoli  j  ma  di  romper  col- 
l' Austria  vede  disopportano  il  momento  ,  quando  il  Regno  suo 
e  tutta  Europa  sono  scossi  da  quistioni  ben  più  profonde  che 
non  le  politiche. 

Guatandosi  sospettose,  l'Austria  e  la  Prussia  trovarono  una 
occasione  di  rolturi  quando ,  avendo  il  popolo  cacciato  l' elet- 
tore d'  Assia,  I'  Austria  pretese  che  le  truppe  federali  interve- 
nissero a  rimetterlo,  mentre  la  Prussia  prese  sospetto  di  quel* 
l' ammasso  di  armati  austriaci  sul  proprio  confine.  Sonò  dun- 
que di  guerra  il  paese  ;  i  Prussiani  si  avventavano  all'armi  con- 
tro questi  fratelli,  coli' ardore  onde  un  tempo  contro  i  Fran- 
cesi. La  prudenza  s'interpose  ancora  una  vaiti,  e  il. conflitto  è 
rilardato  ;  ma  la  Germani»  non  conseguirà  che  rimpasti  terri- 
toriali ,  ad  arbitrio  e  a  vautaggio  de'  forti  ?  Tornerà  in  grembo 
alla  lega  conservatrice  dei  nord ,  o  si  volgerà  ad  accelerare  il 
movimento  delP  occidente  ? 

Certo  ,  tinche  sussistono  interessi  ed  aspirazioni  contrarie  f 
ogni  pace  non  può  essere  che  tregua  ;  e  molle  volte  la  guerra 
è  necessaria  per  guarir  mali  che  la  lentezza  farebbe  incancre- 
nire. Perocché  tra  il  linguaggio  paternale  del  re  di  Prussia  e 
il  soldatesco  di  altri ,  il  socialismo  va  infervorandosi  ne' filo- 
sofi ,  che  proclamano  sempre  più  assoluta  V  indipendenza  del- 
l'individuo ;  ne'g:ornali ,  alcuni  de' quali  predicano  smasche- 
rata mente  la  comunanza  dei  beni  ;  in  apostoli ,  che  impegnano 
ogni  credenza  ,  sin  quella  d' un  Dio,  come  gli  Annali  della  li- 
bera Università  dì  Francoforte  ;  o  d'ateismo  egeliano  ubria- 
cano la  libertà,  come  fa  Massimiliano  Stimer.  Alle  chiese  pro- 
testanti manca  ogni  vigore  di  coerenza  ;  dalla  cattolica  si  slac- 
cano molli  per  nuove  o  per  vecchie  eresie,  comunque  i  vescovi 
sperino  recuperare  la  potenza  della  concordia  mediante  la  li* 
berta  che  invocano  ,  e  che  in  molti  luoghi ,  come  in  Austria , 
già  conseguirono. 

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0848)  FRANCIA  591 

Questo  vulcano  coperto  obbliga  i  re  a  ingollarsi  le  vendette 
e  le  ambizioni ,  e  aspettar  luogo  e  tempo  a  riagire  contro  1'  in- 
condita libertà  ,  e  forse  ristabilire  quel  despotismo ,  cbe  coglie 
i  popoli  frenetici  e  li  lascia  imbecilli.  In  situazione  così  deso- 
lante pei  popoli  e  ruinosa  pei  governi,  le  nobili  idee  di  progres* 
ao,  di  trionfo  dell'opinione ,  di  attuameli to  delle  dottrine  ,  di 
incremento  e  di  dignità,  cedono  il  campo  alla  forza  brutale.  Una 
Potenza  che  non  si  curi  del  ben  de9  popoli  suoi ,  cbe  non  col- 
tivi un'idea  d'avvenire ,  ma  miri  solo  a  reprimere  ,  solo  confi- 
di  nell'esercito,  riesce  tremenda  non  soltanto  ai  proprii  sud- 
diti ,  ma  anche  agli  emuli ,  a  cui  imporrebbe  la  legge  col 
brando. 

Franeia  e  altri  paesi. 

Primo  impulso  di  queste  scosse  (1848) ,  la  Francia  agitavasi 
in  un'irrequietudine  che  attestava  quanto  ella  fosse  lontana  d'a- 
vere trovato  l'ultimo  suo  assetto  Come  in  ogni  rivoluzione,  per 
arrestare  il  sangue  e  l'anarchia 'fu  improvvisato  un  governo  che 
per  unica  sanzione  ebbe  le  acclamazioni  di  piazza  e  il  braccio 
d' infiniti  operai ,  ai  quali  erasi  promesso  salario  ,  lavorassero 
o  no.  Perocché  il  distintivo  della  nuova  rivoluzione  fu  l'intro- 
durre nel  governo  il  diritto  socialista  di  ciascuno  a  ricevere  la- 
voro dallo  Stalo  (I).  Cenven limila  persone  trovaronsi  a  carico 
della  nazione,  agglomerati  in  cpifizii,  ove  discutevano,  non  la- 
voravano; e  guai  all'operajo  onesto  ,  che  avesse  continuato  a 
chiedere  un  sostentamento  dalle  proprie  braccia  ,  anziché  un 

(1)  Nel  Voi.  I ,  pag.  359,  vedemmo  proclamato  da  Brissof, 
non  che  da  Baboeuf,  che  la  proprietà  è  un  furto.  Nella  di- 
chiarazione che  Robespierre  leggeva  alla  società  de'  Giacobini 
il  21  aprile  1793  ,  1*  articolo  XI  porta  ;  e  La  società  è  obbli- 
9  gata  provveder  alla  sussistei! za  di  tutti  i  suoi  membri ,  sta 
9  procurando  ad  essi  lavoro ,  sia  assicurando  i  mezzi  d'csislen- 
1  za  a  quei  che  non  sono  in  grado  di  lavorare*  >  Questa  è 
V  odierna  organizzazione  dell'  industria.  E  già  P  aveva  scienti- 
ficamente proclamata  Fichte,  Geschlozsener  Jlandehtaat. 

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592  LA  COSTITUENTE  FRANCESE         (4848) 

tributo  dall'  indebitantesi  nazione.  La  quale  perciò,  dopo  sper- 
duto quanto  denaro  offrivano  le  casse  e  le  entrate  ordinarie , 
dovette  imporre  45  centesimi  sulle  proprietà,  punire  cioè  t  pos- 
sidenti peggio  che  non  facesse  nessun  conquistatore,  onde  man- 
tenere gli  ozianti.  Molti  dei  quali  furono  anche  organizzati  in 
guardia  del  governo  provvisorio ,  predicatori  armati ,  e  ali1  oc- 
correnza satelliti. 

Tale  miserabile  condizione  di  Parigi  diffondessi  nei  diparti* 
menti,  e  ciascun  Francese  vedessi  costretto  a  stare  armato  per 
difender  la  casa  propria  contro  i  ladri  dottrinarli  ;  i  quali  poi , 
frementi,  perchè,  dopo  aver  cacciato  i  tiranni ,  si  vedessero  an- 
cora impedito  il  saccheggio  e  l'  anarchia ,  abbrancarono  le  ar- 
mi domandando  (16  apr.)  la  repubblica  democratica  e  l1  orga- 
nizzazione del  lavoro.  Bisognò  quotarli  colia  forza  ;  poi  nuovi 
tumulti  in  ogni  angolo  accompagnarono  l'elezione  dei  membri 
dell'  assemblea  costituente ,  volendosi  costringere  a  mandarvi 
persone  che  decretassero  V  onnipotenza  di  chi  nulla  ha  e  nul- 
la fa. 

Questa,  adunata  a  Parigi  (4  mag.)  sotto  la  presidenza  del  filo- 
sofo Buchez,  comincia  i  suoi  lavori  :  ma  componendosi  di  gente 
nuova,  e  bisognosa  di  adular  la  folla  acciocché  questa  la  soste- 
nesse colle  acclamazioni,  procedeva  turbolenta  dentro,  minac- 
ciata fuori  ;  intanto  che  i  club  sommoveano  il  paese  e  osteggia- 
vano V  autorità  repubblicana,  come  già  la  monarchica.  Centina- 
ia di  migliaja  d'operai  restarono  involontariamente  scioperi  al 
cessare  della  fiducia  eh'  è  vita  del  commercio ,  all'  ascondersi 
delle  ricchezze,  minacciate  di  saccheggio  ;  cenlinaji  di  miglia- 
ia, ozianti  volontari! ,  prctendeano  viver  del  danaro  pubblico , 
essi  re  d' adesso,  come  viveano  i  re  d' una  volta  ;  e  tutti  afflui- 
vano a  Parigi  per  lagnarsi  minacciosamente  di  non  esser  retri- 
buiti quanto  la  Repubblica  doveva  ai  suoi  creatori  j  e  facevano 
turba  e  tumulto  per  ogni  poco  che  vi  venissero  eccitati  dal  da- 
naro ,  dalle  declamazioni ,  dall'esempio  Col  pretesto  di  voler 
ristabilita  la  Polonia,  insorsero  (15  mag  ),  ed  Invasero  l'assem- 
blea stessa,  la  quale  pretendea  frenare  il  despotimo  dell'anar- 
chia ,  e  proclamarono  un  governo  provvisorio  di  socialisti.  La 
forza  regolare  salvò  la  Francia  da  una  nuova  rivoluzione.;  e  al- 

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(1848)         LA  COSTITUENTE  FRANCESE  595 

lora  ai  120,000  che  il  governo  stipendiava  nelle  fabbriche  na- 
zionali, si  pensò  d'assegnare  veramente  lavori  e  disciplina.  Essi 
the  non  roteano  aver  acquistata  a  tal  prezzo  la  sovranità ,  pro- 
rompono furibondi  (24  giug.(,  empiono  Parigi  di  barricate  e  di 
sangue  :  in  tre  giorni  ben  sei  generali  perivano  o  uccisi  o  as- 
sassinati ,  cioè  più  che  in  qualunque  campale  giornata  ;  e  lo 
stesso  arcivescovo  di  Parigi,  venuto  per  calmare  questi  fratelli! 
L'esercito  tenne  ancor  fermo  contro  la  tirannia  rapace,  e  potè 
convincere  che  non  erano  invincibili  gli  eroi  delle  barricate. 
Diecimila  insorgenti  furono  condannati  alla  deportazione  ;  chiu- 
si gli  opiBcii  nazionali ,  al  generale  Cavaignac  attribuiti  poteri 
illimitati,  necessaria  credendosi  la  dittatura  per  rimetter  nelle 
condizioni  civili  un  popolo,  a  cui  testé  pesava  la  costituzionale 
larghissima  libertà. 

Protetta  dalle  bajonette,  l'assemblea  continuò  a  compilar  tra  • 
bene  e  male  la  Costituzione,  che  il  12  novembre  fu  proclamata. 
Se  la  libertà  erasi  intesa  si  male  fin  dal  primo  insorgere  3  ben 
poco  si  potea  sperare  quando  da  una  parte  operava  lo  sgomen- 
to della  tirannide  plebea ,  dall'  altra  doveasi  condiscendere  a 
dogmi  arbitrarii ,  acclamati  per  le  piazze.  B  n'uscì  in  fatto  un 
ordinamento,  che  invece  di  mostrarsi  iniziatore  della  forma  che 
sarà  quella  dell'avvenire,  dovea  servir  di  testo  ai  nemici  delle 
repubbliche  ;  quasi  di  tal  nome  potesse  onorarsi  altro  governo 
se  non  quello  che,  conservando  l'alta  direzione  degli  affari  co- 
muni e  del  progresso,  lasci  il  più  che  si  possa  all'azione  delle 
Provincie,  de' Comuni,  degli  individui.  Ma  un'altra  volta  ancora 
adorando  la  parola  invece  della  cosa ,  si  proclamò  che  la  Fran- 
cia disponessi  in  Repubblica,  «  onde  poter  più  liberamente  cam- 
minare nella  via  del  progresso  e  della  civiltà.  •  Sovranità  è  l'uni- 
versalità dei  cittadini,  che  tutti ,  compiti  2 1  anno,  sono  elettori 
diretti  dei  deputati  legislativi  :  questi  sono  7òo,  durano  3  anni 
senza  poter  essere  rinviati,  e  si  rinnovano  integralmente.  Il  po- 
tere esecutivo  è  affidato  a  un  Presidente ,  eletto  a  pluralità  di 
voti  universali  per  4  anni ,  e  rieleggibile  sol  dopo  un  intervallo 
di  4  anni.  Un  consiglio  di  Stato,  presieduto  dal  vice-presidente 
della  Repubblica  ,  è  consultato  sui  progetti  di  legge  del  gover- 
no, divise  in  tre  sezioni  :  legislatura,  amministrazione,  conten- 
ni. 38  oqIp 


594  IL  PRESIDENTE  (J8tò) 

xiosi  :  si  compone  di  40  consiglieri ,  nominati  dall'assemblea 
nazionale  per  6  anni,  che  rieleggono  per  metà  al  cominciar  di 
ciascuna  legislatura.  L' ultimo  anno  della  legislatura  l' assem* 
blea  potrà  rotare  che  si  modifichi  la  Costituitone. 

Tutto  era  dunque  rimesso  all'  immediata  voce  delle  moltitu- 
dini ,  cioè  alla  briga,  al  danaro ,  al  caso  ;  e  tosto  se  ne  videro 
gli  effetti  nell'  eleggere  il  presidente.  Si  credea  prevarrebbe  il 
generale  Cavaignac,  benemerito  d'avere  mantenuto  l'ordine  e 
salvato  la  Repubblica  dal  disonorarsi  con  saccheggi  e  macelli. 
Ma  oltreché  vedemmo  fatale  in  queste  rivoluzioni  il  riuscire  odia- 
to chiunque  esercita  qualsiasi  brano  di  potere,  la  Francia  è  mos- 
sa da  uno  stemperato  bisogno  di  persone  nuove ,  di  cose  inco- 
gnite ;  e  il  voto  universale  non  vi  si  presta  che  troppo.  Essa  che 
avea  cassata  ogni  distinzione  di  nascita,  che  aveva  abolita  ogni 
memoria  regia,  che  disdiceva  la  conquista,  cumulò  i  voti  sopra 
uno,  di  cui  non  conosceva  se  non  il  titolo  di  principe,  il  nome  di 
Buonaparte  e  tre  tentativi  di  rivoluzione  armata:  e  di  7,327,345 
votanti ,  6,048,872  si  proferirono  per  Luigi  Buonaparte  (  10 
die.)  (1).  La  Francia  cosi  mostravasi  idolatra  dei  nomi;  e  mero 
nome  riducessi  quel  di  repubblica,  se  non  erasi  fatto  che  ren- 
dere elettivo  il  capo  e  responsale  ;  conservando  quelja  centra- 
lità  amministrativa ,  che  fa  di  Parigi  il  despoto  di  tutta  Fran- 
cia ;  non  diffondendo,  per  via  del  sistema  comunale,  la  vita  alle 
estremità  intorpidite  ;  spalancando  l'arena  agli  intrighi,  agli  àm- 
biti ,  alle  ciance  d' un  parlamento,  alle  corruzioni  d' una  corte. 

Il  potere  del  presidente  emana  diretto  dalla  elezione  univer- 
sale; da  questa  stessa  l'assemblea:  due  poteri  di  eguale  origine, 
tra'  quali  se  nasca  dissenso ,  non  v'  è  modo  di  accordarli ,  non 
potendo  i  rappresentanti  deporre  il  presidente,  né  questo  scio- 
gliere l'assemblea.  Da  qui  eterni  incagli  nell'amministrazione; 
il  popolo ,  messo  ogni  tratto  in  orgasmo  per  rinnovar  qualche 
elezione ,  è  sviato  dalle  sue  industrie  e  tenuto  in  perenne  im- 
morale agitazione.  Oltre  dunque  che  il  voto  universale  fece  in- 
fausta prova  nelle  elezioni ,  le  assemblee  primarie  e  i  club  ne 

(1)  Montesquieu  avea  scritto  :  Partout  où  le  peuple  ett  op- 
pile d  exprimer  te*  tuffrage*,  il  est  admirabU  dam  tei  efori*. 

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(i850j  mancia  595 

traggono  incessanti  fomiti  contro  la  pubblica  quiete  ;  tanto  pifr 
che  a  Parigi ,  centro  sempre  della  vita  e  del  pensiero  di  tutta 
Francia,  una  turba  indisciplinabile  di  oziosi  e  viziosi  fa  mercato 
del  rota  e  del  braccio  ;  e  prevalendo  di  numero ,  e  soffocando* 
colle  minacce  i  tranquilli  cittadini ,  si  costituisce  bugiarda 
espressione  del  pubblico  sentimento.  All'assemblea,  eletta  eoa 
questa  universalità  di  voto,  e  sotto  il  dominio  de1  tumultuanti  , 
parve  necessità  il  sottrarre  le  elezioni  (  maggio  I8b0- )  dal  ca- 
priccio o  dalla  violenza  di  questo  battaglione  volante,  senza  ca- 
sa né  occupazione  né  altre  garanzie  di  moralità  ;  e  che  ,  com- 
pro a  danaro  o  sedotto  a  ciance,  impone  al  vero  popolo  le  crea- 
ture delP  intrigo ,  e  tien  in  pugno  le  sorti  della  Francia.  Anzi , 
i  due  anni  successivi  furono  occupati  a  distruggere  V  opera  del 
48  ;  ripristinare  per  necessità  finanziaria  le  tasse  che  s' erano 
abolite  per  comprarsi  il  volgo,  siccom'era  quella  sulle  bevande; 
restituire  V  indipendenza  al  potere  giudiziale  col  sottrarlo  alle 
rielezioni  j  rinnovare  il  credito  ,  perito  nelle  minacciate  espro- 
priazioni ;  riaprire  le  fonti  della  prosperità  nazionale,  dopo  che 
nel  solo  <8  le  spese  eransi  aumentate  di  265  milioni  e  mezzo  : 
ina  il  rendiconto  enormemente  squilibrato,  chi  vede  come  pos- 
sa mai  pareggiarsi  ? 

Del  resto,  che  una  rivoluzione  sconvolga  gli  andamenti  e  gua- 
sti le  fortune ,  chi  noi  sa  ?  Chi  non  vi  si  rassegnerebbe  quando 
essa*aprisse  le  vie  dell'avvenire,  ed  elevasse  la  nazionale  digni- 
tà ?  Fu  così  per  la  Francia?  Essa  dal  proprio  programma  sem- 
brava iniziatrice  di  rivoluzioni  ;  e  apprincipio,  di  fatto,  aggiun- 
geva fuoco  ai  bollimenti  di  tutta  Europa,  ma  sottomano,  a  guisa; 
d' una  società  segreta,  pronta  a  disdirsi  appena  fosse  scoperta, 
e  a  fare  scuse,  mancanti  di  verità  come  di  dignità.  Così  ormeg- 
giando, perdette  ogni  peso  sulla  bilancia  de'  politici,  ogni  sim- 
patia fra  i  popoli ,  e  massime  fra  i  leali  amatori  di  repubblica  , 
che  bramavano  da  essa  un  nobile  esempio ,  e  n'  ebbero  una  de- 
solante mortificazione. 

Mentre  in  Europa  si  agitano  i  vitali  problemi  della  nazionalità} 
e  delle  libere  costituzioni,  Francia  si  logora  in  brighe  intestine, 
in  ambizioni  del  presidente  a  non  ascendere  dallo  scanno  in- 
sperabile v  in  maneggi  di  chi  aspira  a  ballamelo,  o  di  chi  aueles 

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$96  FBANCIA 

a  ripristinare  i  Borboni,  e  precipitarsi  nella  monarchia  come  in 
un  asilo  control7  anarchia.  Erasi  creduto  liberalismo  il  combat- 
tere aristocratici  e  gesuiti  ;  ma  dopo  che  la  rivoluzione  di  feb- 
braio mostrò  che  la  mira  batterà  beo  più  in  là  di  que'  bersagli 
simulati ,  i  liberali  si  abbracciarono  con  gesuiti  ed  aristocrati 
per  affrontare  di  conserva  il  comun  pericolo  :  quei  che  aveaoo 
osteggiato  il  governo  regio  se  ne  professarono  pentiti  ;  si  chia- 
mò sciagura,  colpo  di  mano,  sorpresa  il  dono  d'una  repubblica, 
a  cui  la  scostumata  nazione  non  si  rassegna  che  per  tema  di 
peggio  ;  quelli  che  in  quistiooi  secondarie  erausi  contrariati,  si 
diedero  mano  nella  quistione  essenziale  del  salvare  la  societària 
minacce,  in  parte  vere,  in  gran  parte  ad  artifizio  esagerate. 

Neil'  assemblea  stessa  però  caldeggia  la  parte  socialista, che 
porrebbe  accomunato  a  tutti  non  solo  ti  voto  politico,  la  giusti- 
zia ,  l'istruzione  ,  ma  anche  il  diritto  al  lavoro  ;  abolire  le  im- 
poste indirette,  caricando  tutti  gli  aggravii  sui  possessi  stabili; 
crescere  le  tasse  a  proporzione  della  ricchezza.  In  queste  e  si- 
mili teorie,  del  cui  valore  altrove  discutemmo,  i  pratici  vedono 
l' eccidio  dell'  industria  i  il  guiderdone  dell'  infingardaggine  a 
scapito  dell'operosità  e  della  previdenza  ;  il  depauperamento 
del  capital  sociale  ,  dacché  le  private  aspettative  non  saranno 
sospinte  ad  aumentarlo  ;  la  perpetuità  dell'  anarchia  e  l' aboli- 
zione della  libertà  ,  quando  questo  tiranno  irrefrenabile  che  in- 
titolano lo  Stato,  farà  tutto,  penserà  a  tutto,  prevedere  a  tatto, 
disporrà  di  tutti  i  mezzi,  abbrutendo  l'uomo  col  renderlo irre- 
sponsale  de'  proprii  atti  ,  e  crederlo  talmente  incapace  della 
scelta  e  inetto  ai  grandi  doveri,  che  gli  sia  bisogno  d' un1  auto- 
rità  la  quale  Io  mova  come  un  automa. 

Questi  temi,  opportnnissjmi  a  discutere  tra  filosofi  e  statisti, 
vengono  abbracciati  dal  volgo  cittadino  coli' ansia  di  immedia- 
tamente applicarli,  ppropriando  i  ricebi  a  favore  de' poveri, 
«balzando  dalle  posizioni  acquistate  per.  sottentrarvi.  Taot'è  sel- 
vaggio questo  grido  ,  che  alcuni  negano  sia  mai  stato  emesso  : 
ma  tale  assicurazione  non  può  addormentare  la  gente  tranquil- 
la, e  volente  la  tranquillità,  cioè  il  massimo  numero ,  che  sgo- 
mentato al  vederlo  tradursi  sovente  in  atti  bestiali  ,  rimane  in 
paura,  e  invoca  le  repressioni.  r^ardimentp  loro  e  delle  estet 

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FRANCIA  597 

se  intelligenze  diedero  segno  (11  giug.  1849)  i  socialisti  parla- 
mentarti quando,  apponendo  al  governo  d'aver  abasato  dell'au- 
torità concedutagli  dall'assemblea  di  assassinare  la  repubblica 
romana  ,  capitanati  da  Ledru-Rollin  ,  si  protettarono  «  pronti 
a  difendere  la  Costituzione  anche  a  mano  armata.  »  Dati1  assem- 
blea risonò  questa  parola  nelle  vie ,  e  suscitò  una  nuova  insur- 
rezione. Anche  questa  volta  fu  repressa  dall'  armi ,  poi  da  car- 
ceri ed  esigli  ;  ma  freme  e  s'agita  sotterra  ;  tantoché  il  presi- 
dente proclamava,  •  implacabili  nemici  della  Repubblica  esser 
costoro  che,  perpetuando  lo  scompiglio,  obbligano  a  cangiar  la 
Francia  in  un  campo,  e  i  divisameli  di  progresso  in  preparati- 
vi di  difesa.  »  Eppure  si  era  detto  che  il  suffragio  universale 
preverrebbe  le  sollevazioni,  più  non  essendo  mestieri  ricorrere 
all'  armi  quando  ciascuno  poteva  legalmente  esprimere  la  pro- 
pria volontà. 

Per  far  argine  al  torrente ,  i  varii  partiti  s' accordarono  nel- 
l'unico sentimento  della  necessità  dell'ordine,  mettendo  dà 
banda  le  memorie  e  le  speranze.  Ma  il  partito  de'  moderati  è 
sempre  inetto  contro  il  tumulto  di  piazza,  sostenuto  dagli  istinti 
e  dai  fnrore  ;  è  inetto  ne'provedimenti  politici ,  ristretti  a  spe- 
dienti  istantanei  ;  è  inetto  nelle  scritture,  ove  per  rispetti  uma- 
ni smozzica  la  verità  :  intanto  che  gli  avventati  sollecitano  le 
passioni,  affascinano  gl'intelletti,  spiaccicano  gli  avversarli,  sia 
nelle  inebbriaoti  predicazioni  e  ne  libercoli  inviati  a  mgliaja  fin 
nelle  più  recondite  catapecchie ,  sia  ne'  sofismi  di  pubblicisti  e 
di  retori,  che  cercano  l'applauso  non  la  verità,  e  attizzano  l'o- 
dio politico  ;  mentre  il  solo  amore  può  ridurre  il  caos  all'ar- 
monia. 

Tutto  ciò  concerne  quasi  soltanto  Parigi  ;  laonde  i  dipartimen- 
ti sono  stanchi  di  sentirsi  in  balla  d' ogni  demenza  della  capi- 
tale, donde,  per  l' inesorabile  centralità,  col  telegrafo  ricevono 
l' annunzio- di  governi  mutati  da  un  pugno  di  gente  senza  mis- 
sione, e  imposti  a)  buon  senso  e  all'amor  di  pace  dei  più.  Meno 
affamati  de'  godimenti ,  delle  ambizioni  cortigiane ,  sentono  in 
che  consista  la  libertà  ;  vedono  quanto  all'  acquistarla  giovi  il 
sistema  repubblicano  ;  laonde  vi  si  affezionano  ;  ma  chi  gli  as- 
sicura che  domani  a  Parigi  non  trionfi,  e  di  là  s' estenda  a  tutta 

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598  PBANCIA 

Francia  V  anarchia  ?  Pochi  giorni  al  certo  dorerebbe  questo 
guerra  a  coltello,  ma  in  quei  pochi  avrebbe  colmato  la  Francia 
di  stragi  e  di  mine,  che  secoli  non  basterebbero  a  riparare. 

Sotto  l'incubo  di  questi  sgomenti  si  ricorse  a  provisioni,  che 
gli  attestano  anziché  vi  riparino.  Si  corresse  la  legge  del  voto 
universale,  incerto  sempre,  cieco, immorale,  pericoloso;  e  che 
esercitato  per  scrutinio  di  lista  ,  diviene  stromento  di  pochi  in- 
triganti ,  ad  esclusione  dell1  onesto  cittadino.  A  tutte  l' altre  ti- 
rannie ne  parve  surrogata  una ,.  piò  micidiale  ,  perchè  non  as- 
sassina soltanto  nella  roba  ma  nell'onore  ;  più  estesa  ,  perchè 
strazia  chiunque  non  sia  abbastanza  oscuro  o  inetto  per  non 
avere  un  emulo  ,  un  nemico  ;  più  vergognosa ,  perchè  infeuda 
un  popolo  intero  a  pochi  manufattori  d'articoli ,  a  pochi  corifei 
di  conventicole  ,  forti  di  sfacciataggioe ,  e  disobbligati  dal  prò* 
fessare  oggi  la  fede  di  jeri ,  perchè  altra  non  ne  hanno  se  non 
l'interesse  e  la  passione  del  momento.  Pertanto  ai  giornalisti 
si  posero  musoliere ,  quali  mai  non  aveva  osato  la  monarchia. 
Ma  questi  rimedii,  che  infine  ricascano  sugli  onesti,  non  su  co- 
loro che  nulla  hanno  a  perdere,  neppor  la  vergogna;  ma  il  me- 
ticoloso emaocipamento  dell'  istruzione  ;  ma  la  tolleranza  delle 
associazioni,  fin  anche  religiose;  ma  i  tanti  altri  correttivi  delle 
opere  del  1848  ,  varranno  fra  un  popolo  che  perdette  il  senso 
morale ,  come  avviene  nelle  troppo  frequenti  mutazioni  ?  E  fin* 
che  alla  Francia  dagli  interni  patimenti  è  tolto  ogni  peso  soli* 
bilancia  europea ,  può  sperarsi  l' acquisto  e  il  consolidamento 
di  quelle  libertà,  a  cui  le  nazioni  si  credono  mature?  (I). 

(1)  Un  bel  giorno  (  2  dicembre  1851  )  Luigi  Buonaparte  fe* 
cacciar  prigione  i  principali  membri  dell'assemblea,  gli  altri 
dissipar  colla  forza  ;  chiese  coli'  infallibile  mezzo  dei  registri  te 
il  folessero  presidente  assoluto  per  dieci  anni,  e  sette  milioni 
e  mezzo  di  voti  risposero  di  si  ;  dichiarò  che  V  esercito  è  il  fior 
delia  nazione  ;  che  il  regno  de'  sofisti  parlamentarii  era  finito  ; 
che  la  peste  del  secolo  era  stato  il  libero  esame ,  e  che  oggi- 
mai  yi  sarebbe  surrogata  l' autorità  (a). 

(a)  E  Tanno  appresso,  2  die,  1852,  si  fe' proclamare  Impera- 
tore sotto  il  nome  di  Napoleone  III  ;  e  ne' pochi  anni,  ohe  i 

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FRANCIA  —  BELGIO  599 

Anche  gli  altri  paesi  risentirono  più  o  meno  la  scossa.  Il  Bel- 
gio aveva  avuto  una  costituzione,  che  col  nome  regio  dava  fran- 
chigie repubblicane,  lasciando  moltissime  attribuzioni  al  Coma- 
ne  ;  ed  operando  senza  il  re  ,  il  quale  si  riduce  ad  esecutore  , 
ed  ornamento.  Nel  giugno  del  4  7  un  cambiamento  erasi  intro* 
dotto  nella  legge  elettorale  ,  onde  togliere  prevalenza  a  quel 
che  chiamano  partito  cattolico.  Questo  ,  dopo  essere  stato  fon- 
datore della  libertà ,  voleva  proteggerla  dagli  eccessi  ;  e  9  seb- 
bene sotto  di  lui  il  Belgio  avesse,  non  solo  consolidate  le  istitu- 
zioni ,  ma  ottenuto  un  prosperamento  materiale  ancor  sènza 
esempii,  si  diceva ,  al  solito ,  che  aspirasse  ad  un  predominio , 
il  quale  si  risolverebbe  in  teocrazia.  Per  aggiunta ,  pubbliche 
sventure  rivelarono  gravi  miserie,  principalmente  nelle  Fiandre, 
paese  manufatturiero,  e  perciò  soggetto  alle  crisi.  II  ministero 
De  Teux:  non  conobbe  modo  a  ripararvi,  e  mancate  le  commis- 
sioni e  il  credito ,  spente  le  industrie ,  affollati  gli  spedali ,  per 
fame  si  vendea  carne  di  cavalli  e  di  cani.  Delle  sventure  ogni 
partito  suol  dare  la  colpa  all'  avverso  ;  e  qui  infatti  i  Liberali , 
già  concentrati  nei  club,  rivolsero  la  pubblica  ira  sui  Cattolici, 
singolarmente  incolpandoli  d'aver  lasciato  fondare  monasteri  ; 
onde  rinvigoritisi,  Rogier  a  capo  de1  Liberali  fece  abbassar  a  20 
fiorini  il  censo  elettorale.  Con  ciò  rimanea  spostata  la  rappre- 
sentanza ;  V  influenza  della  campagna ,  dove  prevalgono  i  pos- 
sidenti, gli  agricoli  e  i  curati,  soccombette  a  quella  della  città , 
dove  57 accumulano  le  persone  disoccupate  di  mano,  destre  di 
lingua  e  di  maneggi. 

Il  Belgio ,  nato  dalla  rivoluzione  del  30  ,  dovea  risentirsi  t 
quella  del  48  ,  e  la  fazione  socialista  sperò  ergerlo  a  repubbli- 
ca :  ma  una  banda  che  di  Francia  mosse  per  sollevarlo ,  fu  re- 
spinta da  quel  buon  senso  popolare  che  non  vuol  compromet- 
tere i  reali  vantaggi  per  aspirare  a'  chimerici.  Il  re,  come  altre 
▼olte,  esibì  abdicare  se  credessero  tornarne  conto  al  paese:  ma 
ai  più  entrò  sgomento  che  la  loro  nazionalità  non  venisse  assor- 

fcorsi  del  suo  impero ,  ha  mostrato  tal  fermezza  a  reprimere 
ogni  maniera  di  disordini,  che  non  pare  s' abbiano  a  temere  i 
disastri  che  presagisce  i'  autore» 

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600  OLANDA  —  SPAGNA 

la  nella  francese  ;  onde  si  strìnsero  attorno  al  re ,  che  si  trovò 
consolidato  dalla  pubblica  confidenza  ,  perchè  di  essa  non  ha 
mai  abusato,  né  preteso  surrogare  k  propria  alla  pubblica  opi- 
nione. 

Il  re  d' Olanda ,  vedendo  le  sue  «itti  agitarsi  per  consenso 
colla  Francia ,  vide  anch' egli  unico  riparo  non  le  repressioni 
ina  V  allargamento  ;  formò  (11  ott.  1848}  un  ministero  più  li- 
berale, e  modificò  la  Carta,  fissando  meglio  i  dogmi  costimi»* 
nali ,  togliendo  i  privilegi  aristocratici  riconosciuti  nella  Carta 
del  1815.  Gli  Stati  Generali  si  comporrebbero  di  una  seconda 
Camera  quadriennale  di  deputati  eletti  direttamente  fra  ieeash 
ti,  e  a  proporzione  d'Uno  ogni  4&  mila  abitanti  ;  i  membri  della 
prima  Camera  sarebbero  eletti  per  9  anni  fra  i  maggiori  con- 
tribuenti ,  e  dagli  Stati  Provinciali  ;  Ubere  la  stampa  e  V  asso- 
ciazione; la  lista  civile  ridotta  a  un  milione  di  fiorini.  Questa 
concessioni  prevennero  i  movimenti  ;  e  quanto  allo  pretensioni 
della  Germania  di  staccare  H  Limburgo  e  il  Loxemburgo,  foro- 
nò  sospese  al  sospendersi  del  parlamento  di  Francoforte. 

La  Spagna,  isolata  al  cadere  dei  Borboni ,  parve  dovesse  tor- 
nar in  preda  alle  fazioni  :  ma  la  fermezza  del  generate  che  la 
reggeva  e  che  non  pretese  stringerne  le  libertà  per  paura  ,  la- 
sciò prevalere  la  coscienza  popolare  ;  e  la  quiete ,  che  è  primo 
suo  bisogno ,  le  dà  tempo  a  sviluppare  i  grandissimi  mezzi  of- 
fertile dalla  natura.  Esternamente  volle  recuperare  ingerenza 
nella  diplomazia  europea  col  contribuire  al  restauramene  del 
papa  ;  ma  più  serii  armamenti  dovette  fare  per  conservare  l'A- 
vana, minacciata  dagli  Stati-Uniti  (a). 

Di  là  dall'Elba  la  nazionalità  si  ravviva  nell'intento  di  ranno- 
dare tutta  la  Scandinavia  iti  uu  solo  governo  ,  come  è  una  di 
stirpe  e  di  lingua  ;  e  ne  verrebbe  un  nuovo  argine  ai  paventati 
incrementi  della  Russia*  Per  la  qujatione.  dello  Schleswig-Hol- 

(o)  Intanto  ebbe  a  lottare  in  una  guerra  civile ,  che  indusse 
il  governo  a'  valersi  del  Duca  della  Vittoria,  il  famoso  Esporterò, 
che  con  la  sua  abilità  e  fermezza,  e  più  coli' insinuante  potate 
dei  suoi  noti  principii ,  si  adoperò  di  tornare  la  calma  io  quel* 
F  agilatissiino  paese. 

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GRECIA  — RUSSIA  60i 

Stein,  un  protocollo  di  Londra  dei  1851  riconobbe  1'  indivisibi- 
lità della  monarchia  danese,  e  il  re  designò  successore  ti  prin- 
cipe Cristiano  di  Glucksbourg. 

La  Grecia  resuscitata,  comunque  ostruita  tra  fasce  diploma- 
tiche, rimane  ad  attestare  che  i  disastri»  non  annichilano  le  na- 
zioni; e  questo.  Stato  cristiano ,  risorto  sul  lembo  occidentale 
dell'Asia,  sereM  d'  esempio  agli  altri,  che  solo  dalla  diploma- 
x»  europea  si  ttotano  impediti  di  rialzar  la  fronte ,  serena  di 
ffcat  accanto;  alla  iesla  rasa  del  gran  signore,  invano  circondato 
di  eunuchi,  di  odalische,  di  muti  e  di  protocolli.  Imperio  di  pu- 
ra conquista ,  comunqae  senta  il  dovere  e  la  necessità  di  rige- 
nerarsi (1>  f  nazione  non  è  »  e  perciò  gli  manca  la  ragione  del 
vtVeréJa}* 

Quel  che  Napoleone  disse ,  fra  *Q  anni  l' Europa  sarebbe  tutta 
«  repubblicana  o  cosacca,  esprimeva  la  lotta  fra  la  civiltà,  rap- 
preseetatada  governi  che  cercano  P  utile  universale,  e  la  forza 
che  vuol  mantenere  il  privilegio,  e  impera  a  vantaggio  di  pochi. 
La  Santa  Alleanza ,  ch'orasi  proposto  per  iscopo  la  tranquillità» 
per  mezzo  l'intervento,  cadde  di  fatto  dacché  Prussia  ed  Austria 
si  trovarono  costituzionali  :  ma  la  Russia,  immune  da  scosse  , 
rimane  qua!  torrente  sospeso ,  pronta  a  irrompere  mentre  gli 
argini  sono  scassinati  da  per  tutto.  In  fatto  »  occupò  que'  prin- 
cipati del  Danubio  che,  come  campo  predestinato  alle  non  lon- 
tane guerre  decisive ,  erano  occhieggiati  con  tutta  gelosia  dai 
diplomatici  europei  ;  mandò  eserciti  a  reprimere  alcune  solle- 
fazioni  ;  altre  minacciò  j  intanto  finì  d' incorporar  la  Polonia  e 


(1)  Nel  proemio  del  famoso  Hatti-Scérif  di  Galliano ,  AMul 
Megid,  dice  :  e  Sooo  150  anni  che,  per  successive  sventure  e 
per  cause  diverse ,  e  perchè  non  si  operava  più  conforme  alla 
legge  sacra  e  ai  canoni  augusti,  la  potenza  e  la  prosperità  pri- 
mitive si  cambiarooo  in  debolezza  e  povertà  :  prova  evidente  che 
la  stabilità  d' uno  Stato  non  può  mantenersi  quando  non  sia  am- 
ministrato secondo  le  leggi,  i 

(a)  Pure  nella,  pace  di  Parigi  fu  dalle  Potenze  contraenti  ri- 
conosciuta e  guarentita  l' integrità  dell'  ottomano  impero. 


y  Google 


602      .  CONCLUSIONE 

di  sottoporre  le  coscienze  alla  ferrea  unità  (a).  La  Francia ,  ab- 
bandonata di  subito  la  politica  di  simpatie  abbracciata  al  primo 
nascere,  perdette  ogni  influenza  non  solo ,  ma  ogni  dignità  (ò). 
Inghilterra,  se  non  impulso,  diede  favore  ai  movimenti  che  fiac- 
cavano i  suoi  emuli  e  le  presentavano  occasioni  di  lucro  ;  ma 
cercò  impedirne  gli  eccessi.  Svampato  il  primo  ardore,  si  ritor- 
na da  per  tutto  all'  unità  di  governo ,  sia  regio  o  repubblicano  : 
ma  tutti  sentono  che  la  situazione  è  precaria  ;  che  qualche  co* 
sa  vien  maturando  irreparabilmente  ;  che  tramonta  un'  età,  meo* 
tre  s'imporpora  l'alba  d' un'altra  ;  e  a  questa  tutti  volgono  gli 
occhi  :  ma  non  si  cercano  mai  le  soluzioni  cosi  passionatamente 
come  quando  sono  impossibili. 

Conclusione. 

Qual  uomo  di  buona  fede  può  credere  giunta  V  ora  eli  sotto- 
porre a  critica  coraggiosa  fatti  che  corrono  tuttavia ,  e  di  svol- 
gerne il  vero  significalo?  Impossibile  fidarsi  all'impressione 
personale,  ove  lutti  operammo,  godemmo,  soffrimmo  ;  impos- 
sibile fondarsi  sulla  pubblica  coscienza,  quando  speranze  e  pau- 
re egualmente  frenetiche  sono  avvivate  da  libelli  che  acalzano 
tutte  le  opinioni ,  senza  assodarne  veruna  ;  impossibile  appel- 
larsi alla  moltitudine,  che  apoteosi  e  gemonie  avvicendò  ad  ogni 
uomo,  ad  ogni  partito  ;  impossibile  applicare  le  rigorose  nor- 
me della  giustizia  a  tempi  eccezionali,  ove  i  conservatori  ormeg- 
giano a  seconda  del  nembo,  e  gli  aggressori  annunziano  sempre 
uno  scopo  diverso  dal  vero.  Interessi  e  affetti  giudicheranno 
sempre  parziale  chi  gli  urta  :  sicché  né  tampoco  lode  di  lealtà 
potrà  ripromettersi  lo  scrittore ,  quand'  anche  abbia  cerco  at- 
tentamente e  vagliato  scrupolosamente  i  fatti  ;  nei  giudizii  de- 
dotto le  conseguenze  necessarie  di  premesse  posate  da  lungo 

(a)  Dopo  gli  ultimi  avvenimenti,  niuno  più  prende  sconforto 
della  minacciante  Russia. 

(4)  La  guerra  di  Oriente  e  la  pace  segnata  a  Parigi  hanno 
fatto  riacquistare  la  più  grande  influenza  e  dignità  alla  nazio- 
ne francese. 

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CONCLtttOKE  603 

tempo;  nella  tetta  colle  opinioni  preferita  sempre  l' umanità  ; 
respinti  gli  eccessi  d'  una  parte  colla  fermezza  di  chi  mai  non 
piaggiò  quelli  dell'altra  ;  sagrificalo  anche  la  popolarità  qualo- 
ra dovesse  raccorla  dal  fango  ;  mirato  costantemente  al  van- 
taggio dei  pia ,  e  a  surrogare  alla  baccante  idolatria  della  forza 
il  severo  culto  della  temperata  libertà. 

Chi  non  conosce  con  quali  parole  e  con  quali  declamazioni  si 
carpisce  la  voga  che  bugiardamente  chiamasi  popolare  ?  Ma  ia 
quel  detto  di  Polibio:  Chi  non  sa  attribuire  encomii  ai  rumi* 
ci,  e  agii  amici  i  rimproveri  meritati,  non  iscriva,  sta  la 
condanna  di  molti  narratori  dell'odierna  rivoluzione  ;  anche  a 
tacere  i  sistematici  denigratori.  La  coloro  inettitudine  sarà  co- 
mune a  noi,  sebbene  non  avessimo  né  discolpe  a  fare  né  recri- 
minazioni, non  vendette  o  condiscendenze  da  sfogare,  non  com- 
plicità da  mantella  re:  ma  ci  proponessimo  unicamente  di  spar- 
gere qualche  luce  sopra  le  miserie  nostre  e  qualche  umiltà  nei 
nostri  animi,  sicché  confessando  che  tutti  errammo,  cangiassi* 
mo  i  deleterici  rancori  in  feconde  lezioni.  Perciò  alla  storta 
(  non  ioibambolita  io  esercizio  letterario ,  ma  elevata  a  scienza 
sociale)  noi  traemmo  continuamente  i  giovani,  come  quella  che 
può  anticipare  ammaestramenti,  prevenire  1'  amarezza  di  aspet- 
tabili disinganni ,  e  mostrando  il  passato  come  causa  del  pre- 
sente e  base  dell'avvenire,  rendere  meno  ebbri  delle  idee  e  pia 
indulgenti  pei  fatti,  e  toglier  la  necessità  di  sempre  ricomincia- 
ti sperimenti.  Nelle  lente  evoluzioni  d' una  civiltà  normale  e 
progressiva,  essa  ci  rallegra  del  crescente  acquisto  di  libertà  ; 
colle  multiformi  vicende  ci  abitua  a  ragionare ,  a  discernere  il 
buono  dal  possibile,  ad  invigorire  la  volontà ,  a  non  conoscere 
virtù  senza  fatica ,  non  religione  senza  abnegamento.  Dall'  em- 
pirismo novatore,  che  si  avventa  senza  misura  e  accetta  gli  av- 
venimenti senza  giudicarli  né  conoscerne  V  ampiezza ,  essa  ci 
premunisce  coli'  istruirci  che  i  subitanei  sovvertimenti  di  idee, 
d'abitudini,  di  costumi,  di  opinioni,  falliscono,  né  riesce  se  non 
ciò  che  fu  poco  a  poco  disposto ,  e  convertito  in  desiderio  ge- 
nerale ^  che  quanti  fecero  rivoluzioni ,  credettero  aver  raggiun- 
to l' ottimo ,  e  al  domani  si  trovarono  disingannati ,  e  la  gene- 
razione successiva  vilipese  chi  pur  generosamente  erasi  appli- 

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604  LA  STOBU  EDCCATBICE 

etto  a  prepararle  il  meglio  ;  che  i  sistemi  inflessibili  e  le  inap- 
plicabili speculazioai  svogliano  per  fino  delle  riforme  indispen- 
sabili. 

E  in  questi  cento  anni  di  tanti  fatti  iniziati  dalla  dottrina, 
compiti  dalla  forza ,  legittimati  dalla  nascita ,  quante  lezioni  ! 
Si  sperò  nella  filosofia  filantropica ,  e  questa  prodigò  patiboli , 
mitraglie  ,  affogamenti.  Si  sperò  nel  legare  e  stringere ,  e  nel- 
l1  erudito  opprimere;  mane  restarono  ampliate  le  scissure, 
inveleniti  i  dissidii ,  e  V  assolutismo  non  recò  tampoco  quella 
tranquillità  che  si  vanta  compenso  alla  svilente  servitù.  Si  cre- 
dette nella  grande  pacificazione  della  democrazia  ;  ed  ecco 
Svizzeri  e  Americani  trucidarsi  fra  loro,  e  la  corruzione  guastare 
i  liberi,  come  i  servili  il  terrore.  Si  sperò  regolare  il  movimen- 
to per  via  di  contrappesi,  a  costo  di  consumare  metà  delle  for- 
ze sociali  nell'  elidere  l'  altra  metà  ;  e  le  costituzioni  si  prova- 
rono tutte,  colla  certezza  di  vedere  a  settembre  maledetta  quel- 
la ,  in  cui  devozione  a  luglio  eransi  scialacquate  nobili  vite  e 
intemerate  reputazioni.  Volle  porsi  la  sovranità  nella  pura  mag- 
gioranza ;  fatto  materiale  e  variabile ,  che  si  traduce  in  diritto 
della  forza.  Parve  conquista  l'abolizione  delle  franchigie  locali, 
ma  cadde  tutta  a  profitto  del  despotismo  amministrativo.  L'amo- 
re d' unità  nazionale  partorì  V  individuale  inazione  ,  e  le  libere 
aspirazioni  affogò  in  una  libertà  generica  indeterminata,  la  qua- 
le è  compenso  ioadequato  alla  perdita  di  franchezze  reali.  Si 
sperò  nello  svincolo  dei  beni  e  delle  maestranze  ;  ma  se  il 
sistema  dei  fitti  migliorò  l' agricoltura,  se  l' emancipazione  del- 
l'industria  raddoppiò  l'operosità,  l' individuo  trovossi  povero, 
isolato,  e  quindi  impotente  ;  e  dalle  domestiche  tutele  cadde  al- 
le corruttrici  repressióni  delle  polizie  e  alle  istigazioni  decorn- 
inovi tori.  A  nome  della  rappresentanza,  e  sin  della  repubblica, 
si  proclamò  l'onnipotenza  dello  Stato  e  delle  assemblee  fin  so- 
pra la  direzione  religiosa,  l'intellettuale,  l'industre,  la  dome- 
stica. Parve  vergogna  che  alla  podestà  secolare  mettesse  limiti 
la  clericale,  onde  alcuni  principi  ragguagliarono  il  clero  ad  im- 
piegati, gli  affari  di  esso  ad  una  attribuzione  ministeriale,  il  di- 
ritto ecclesiastico  a  parte  integrante  del  civile  ;  ma  il  sogget- 
tare la  Chiesa  allo  Stato  offese  classi,  interessi,  confessioni,  pò- 

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CONCLUSIONE  605 

litica ,  e  seminò  manie ,  mentre  svelleva  altre  siepi  popolari. 
L'ateismo  dei  governi  parea  a  taluni  dovesse  almeno  recar  pa- 
ce ;  ed  ecco  P  America  settentrionale  fallir  questa  speranza.  Al 
deperimento  della  fede,  della  disciplina  domestica,  della  subor- 
dinazione tradizionale  si  credette  sopperire  colle  scuote  popolari; 
ma  a  misura  di  queste  crebbero  i  delitti  (t),  ad  attestare  quanto 
l'istruzione  disti  dall'  educazione,  quella  non  essendo  che  stru- 
mento ,  buono  se  buone  le  cose  insegnate ,  e  da  maestri  di  vo-, 
cazione,  non  di  mesttero.  Si  predicò  la  mancipazione  delle  don- 
ne  ;  ma  presto  si  conobbe  improvvido  non  men  che  sacrilego 
il  toccare  al  focofar  domestico ,  e  che  la  loro  sublimazione  sta 
nell' attaccarle  al  sentimento  della  maternità.  Lo  stoicismo  in- 
dividuale, le  superbie  della  ragione  sovrana,  le  estasi  deHMdea 
assoluta ,  non  sonò  intese  dal  popolo;  i  filosofi  non  trovano  ri- 
medio al  dubbio  universale,  che  lascia  soltanto  ignoranza  e  illu- 
sione sul  passato,  e  nell'avvenire  il  nulla.  L'intelletto,  solleci- 
tato d'ogn'onde  alla  defezione  e  alla  rivolta ,  non  avendo  più 
che  una  fede  senza  amore ,  una  preghiera  senzì  unzione ,  una 
pietà  senza  attrattive ,  finisce  coli'  abbandonarsi  alta  passione  , 
e  trovar  giustificazioni  ai  traviamenti  del  cuore  e  dell'  immagi- 
nativa. Quando  mai  tanti  conflitti  fra  le  idee,  o  fra  la  ragione  e 
gli  istinti  ?  quando  mai  un  si  misto  bisogno  d'ordine  e  di  sbal- 
zi, di  metodi  e  di  insubordinatezza  ?  si  proclamò  il  sacrifizio  , 
e  si  santificarono  gli  appetiti  ;  tra  applicazioni  barcollanti  fu 
promessa  ogni  tratto  una  restaurazione,  e  sempre  fallì,  perchè 
nulla  s' edifica  sul  vuoto., 

(1)  In  Francia  dopo  il  1833  le  scuole  si  sono  più  che  rad- 
doppiate ,  e  il  numero  dei  delinquenti  ,  quasi  stazionario  dal 
1818  a  quell'ora,  aumentò  dappoi  slraordioariamente.  Nel  1834 
▼'  ebbe  6932  accusati  ;  nel  1840  ,  8226  :  pejr  semplici  furti  , 
negli  anni  1831-38  n'ebbe  12,000  l'anno;  17,000  dal  36  al 
40.  In  Inghilterra  in  sette  anni  i  delitti  crebbero  del  50  per 
cento  ;  ed  essa  che  ha  più  scuole,  ha  più  delitti  che  V  Irlanda. 
Nel  Belgio,  ove  r  istruzione  è  libera,  dal  1841  al  44  i  delitti 
sminuirono  di  23  per  cento  ;  nel  1«41  v'  ebbe  un  accusato  ogni 
9925  abitanti;  mentre  in  Francia  uno  ogni  4374. 

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606  DISORDINATO  PBOGRBS80  —  CBITICA  SOCIALE 

Non  fa  duopo  di  grande  generosità  per  indispettirsi  al  vedere 
soffocato  ogni  spirito  pubblico  sotto  compatì  egoisti ,  e  sotto 
l' universa!  parola  d'ordine  ciascuno  per  sé:  questo  predomi- 
nio del  press9  a  poco,  de'  giudizii  senza  elevatezza,  delle  stime 
senza  profondità  ;  questa  bulimia  di  cognizioni  superficiali 
questa  cortigianeria  alle  plebi ,  nulla  più  nobile  di  quella  ai  ti- 
tolati ;  questo  surrogarsi  degli  intriganti  ai  convinti,  dei  semi* 
talenti  all'esperienza  e  perfino  alla  verità,  della  sentimentalità 
alla  morale,  della  declamazione  alla  fede;  e  desideri!  senza  no- 
me, e  agitazioni  senza  scopo,  e  la  vanità  insinuatasi  ne' costumi 
quando  P  eguaglianza  si  era  piantata  nelle  legge;  e  la  tirannide 
dell'opinione,  che  tutto  giudica  e  nulla  esamina,  adora  e  con- 
culca, separa  ciò  che  ama  da  ciò  che  stima,  e  prende  norma  da 
dance  di  bottega  „  da  letterati  imbozzacchiti ,  che  predicano 
ogni  giorno  non  ciò  che  credono,  ma  cft  che  vogliono  far  cre- 
dere per  quel  giorno,  assoluti  insieme  e  versatili. 

Mostrando  questo  squilibrio  fra  i  desideri!  e  i  mezzi,  fra  la  co- 
gnizione e  la  potenza  ;  quest'infeudamento  dell'industria  a  van- 
taggio de' grossi  capitalisti  ;  queste  gentilezze  che  servono  di 
passaporto  nella  società  allo  sciocco  e  sin  all'infame ,  e  d'o- 
stracismo a  chi  fa  precedere  il  pensiero  alla  parola  ;  questa  ac- 
cidia gonfia  di  amor  proprio ,  che  si  logora  in  tedii  desolati  o 
svapora  in  temerità  impotenti  ;  questa  mobilità  a  guizzi,  invece 
d' una  persistente  attività  ;  questa  acclamata  libertà  cjie  ha  bi- 
sogno di  violentare  non  solo  gli  atti,  come  l' antica  tirannia,  ma 
fin  le  convinzioni  ;  queste  ditirambiche  paure ,  ammantate  di 
eroismo,  che  scoraggino  dai  rimedli  ;  questa  opposizione  inna- 
morata delle  frasi  e  abborrente  dalla  responsalità,  che  ignava  e 
improvida,  or  vuole  i  mezzi  non  il  fine,  ora  il  fine  e  non  i  mez- 
zi ,.«.  alcuno  nega  che  si  progredisca.  E  più  il  negarono  dopo 
le  ultime  esplosioni ,  quando  una  generosa  gara  degli  spiriti  si 
risolse  in  lotta  di  braccia  ;  e  le  trascendenze  del  pensiero  resti- 
tuirono di  colpo  all'assolutismo  le  armi  strappategli  poc'a  poco 
dalla  educata  e  perseverante  ragione.  Perocché  ogni  potere  mi- 
nacciato è  violento  ;  la  società,  che  sente  primi  bisogni  l'ordi- 
ne e  la  pace  ,  gì' invoca  perfino  dalla  dittatura  ;  e  così  si  già* 
stifica  lo  straordinario  apparato  di  forze.  In  queste  s' inabissa* 

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CRITICA  SOCIALE  — PROGRESSI  REALI  607 

ronò  le  finanze  ;  si  stornò  P  attenzione  dai  progressi  reali  ;  si 
abbandonarono  tante  rie  dirette  e  indirette,  per  le  quali  si  cer- 
cava migliorare  la  classe  numerosa  ;  infine  vantando  libertà,  si 
crebbe  la  concentrazione,  si  rinforzarono  le  grandi  sovranità,  si 
distrassero  e  cincischiarono  le  piccole  :  Cracovia  crebbe  il  nu- 
mero delie  repubbliche  defunte;  P Ungheria  perdette  la  storica 
particolarità  ;  fino  la  Svizzera  intacca  quell'indipendenza  origi- 
nale de'  singoli  Cantoni,  la  quale  al  ben  essere  domestico  porge 
maggiori  elementi  che  non  le  politiche  rappresentanze. 
,  Poi ,  non  tanto  ai  brutali  trionfi  delle  bnjonette  ,  quanto  agli 
odii  e  alle  reazioni  che  covano  o  prorompono  sotto  i  nomi  di 
amore  e  progresso  ;  alla  ciarlataneria  degli  iracondi  predicato- 
ri di  fraternità  ;  alP  infatuazione  per  le  ciance  della  ringhiera  e 
de' giornali,  ove  tutto  si  rimette  in  discussione,  e  si  crede  che 
tutto  possano  la  parola  e  l'abilità  ,  togliendo  così  ogni  energia 
ai  governi  liberi,  e  giustificando  i  tirannici  ;  alla  menzogna  fran- 
camente predicala  e  tirannicamente  imposta  per  sostegno  d'  o- 
pinioni  estreme,  accettabili  solo  da  corte  intelligenze  e  da  cuo- 
ri pervertiti ,  P  nomo  si  scoraggia  e  domanda  :  «  É  egli  vera- 
mente impossibile  risolvere  scientificamente  e  praticamente  il 
problema  politico  e  il  sociale  ?  L' uomo  è  egli  ridotto  a  quello 
sperar  incessante  che  equivale  a  disperazione  ?  » 

Ma  il  pensatore ,  sentendo  da  sé  lo  spirito  dì  parte  e  i  mo- 
mentanei pregiudizi!, non  s'abbandona  alle  incertezze  snervanti 
e  a  uno  scetticismo  che,  a  forza  d' analizzare  toglie  nettezza  al- 
le idee ,  solidità  alle  convinzioni  ;  anzi ,  per  entro  ai  delirii  ed 
agli  errori,  si  consola  che  la  Previdenza  deduca  il  bene  dal  ma* 
le.  Altrove  enumerammo  gli  indefettibili  acquisti  dell'  umanità. 
Che  se  la  democrazia  consiste  nelP  elevare  la  dignità  popolare, 
nel  garantire  i  diritti  personali  e  universali  de' semplici  cittadi- 
ni, a  un  maggior  numero  ottenere  parte  attiva  nel  governo,  chi 
negherà  non  abbia  essa  guadagnato  nel  secolo  che  descrivem- 
mo? Qggimai  le  nazioni  si  equilibrano  di  cognizioni ,  di  civiltà, 
di  potenza  ;  bastano  due  lingue  per  esser  intesi  a  tutto  il  raon* 
do,  come  lo  commove  una  musica  sola  ;  la  nazione  che  non  at- 
tuasse ricambii  intellettuali  colle  altre  figurerebbe  come  una 
maglia  spezzata  nella  gran  catena.  Un  tempo  si  stava  ghermiti 


608  SOVRANITÀ  POPOLA** 

«1  suolo ,  perchè  da  questo  derivavano  l' indipendenza  e  la  pie- 
nezza delle  facoltà;  ora  all'uomo,  dovunque  sia,  basta  il  carat- 
tere suo;  stampa,  vie  ferrate,  vaporiere,  telegrafi,  accomunano 
le  idee  ;  le  barriere  ,  già  piantate  ad  ogni  varco  di  fiume,  or  si 
trasportano  ai  dilatali  confini,  e  il  credito  si  ride  di  quelle  inal- 
zate dall'economista  o  dal  politico.  Non  più  primati,  non  mo- 
narchia universale  ,  simboli  di  secoli  paganizzati ,  ripugnanti  a 
quella  fratellanza  che  suonò  dalle  paglie  di  Betiem  e  dai  raggi 
dell'  Oliveta,  e  che  al  patriotismo ,  sbaglio  momentaneo  di  cal- 
colo personale ,  surrogò  una  compiuta  resistenza  a  tutte  le  de- 
pravanti inclinazioni  ;  e  per  cui  le  genti,  come  tralci  della  vite 
«tessa,  germoglieranno  del  succhio  medesimo,  par  maturando 
frutti  particolari. 

Nei  popoli  che  già  in  parte  ne  godono ,  ove  dei  diritti  di  ra- 
gione i  governi  non  alterano  il  valore,  ma  solo  regolano!  modi, 
ogni  individuo  spiega  la  propria  attività  in  modo  da  sentirsi  non 
macchina  ma  uomo ,  non  mezzo  ma  fine.  Quegli  stessi  che  la 
conquista  sbranò ,  tendono  a  rannodarsi  secondo  le  nazionalità. 

Su  tutto  primeggia  la  libertà,  carattere  dell'  uomo;  eserci- 
zio di  tutte  le  facoltà  naturali ,  governato  dalla  ragione  :  onde 
non  è  minaccia  e  vendetta,  ma  segnale  di  rannodamene,  tutela 
contro  ogni  oppressione,  garanzia  di  tutti  i  diritti,  anche  quelli 
delle  minorità  e  fino  dell'individuo,  ti  culto  di  essa  ha  i  sooi 
ipocriti,  come  ogni  altro  culto  ;  e  questi  dicono  al  popolo  eh' è 
sovrane,  onde  ingannarlo  come  i  sovrani  ;  gii  dicono  eh'  è  pari 
ai  nobili,  ai  ricchi,  ai  savii,  a  Dio ,  onde  perda  il  sentimento  di 
quella  subordinazione  che  impedisce  d' avvilirsi ,  perchè  asse- 
gna fin  dove  sottomettersi.  La-sovranità  del  popolo  è  no  dogma 
vagheggiato  ed  astratto  quanto  il  patto  sociale;  né  finora  si  de- 
terminò come  esercitarlo,  anzi  neppure  come  esprimerlo.  Chi  lo 
traduce  in  una  sovranità  assoluta,  dispensata  da  ogni  ragione  e 
giustizia,  va  a  mazzo  con  coloro  che  testé  adoravano  i  despoti; 
la  intaccano  coloro  che  ,  misurando  la  libertà  dall'  abbondanza 
de' giornali  e  dalla  prolissità  dei  dibattimenti ,  fan  prevalere  la 
piazza  al  gabinetto,  le  logge  alle  ringhiere,  le  conventicole  alle 
assemblee ,  l' illegalità  schiamazzante  alla  legale  rappresentan- 
za ,  la  presunzione  d' un  giornalista  al  senno  d' un  rappreseo- 

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CONCLUSIONE  609 

tante.  Non  la  libertà,  ma  la  forza  campeggia,  sia  dove  il  meglio 
viene  imposto  colle  anni,  aia  dove  1'  arbitrio  è  rimesso  al  mag- 
gior numero  ;  sicché  numerando,  non  pensando ,  1'  onesto  e  il 
pensatore  veglione  quanto  il  brigante,  il  vendereccio,  V illuso. 
I*a  tirannide  è  sempre  tale  ,  o  venga  dall'  inquisizione  e  dalla 
polizia ,  o  da  quei  re  dell'  opinione  che  si  fanno  proscrittori 
quando  il  cessano  i  re  delle  bajonette;  e  che  al  tentarsi  dei  vin- 
coli governativi,  Mbutano  il  pensiero  colla  strepitante  intolle- 
ranza ,  coli'  attaccare  V  uomo  nella  ròcca  dell'  onor  suo  e  della 
sua  coscienza;  col  violentare  la  pubblica  volontà  per  via  di  con- 
giure, duelli ,  corpi  franchi  ;  col  denigrare  a  cupe  insinuazioni 
o  a  sfacciate  diatribe  chi  ba  il  coraggio  di  mostrarsi  ragionevol- 
mente e  costantemente  libero ,  non  solo  in  faccia  agli  ergastoli 
nemici,  ma  alle  ingiustizie  fraterne. 

Noi  veneriamo  i  priocipii ,  che  di  gran  pezza  precorrono  ai 
fatti  e  più  ai  costumi;  noi,  ringraziando  i  padri  nostri  che  tante 
barriere  abbiano  spezzato,, dichiariamo  infingardaggine  il  crede- 
re compiuto  il  cammino,  su  cui  non  fecero  che  procacciarci  la 
possibilità  d' inoltrare.  Fortunato  chi  sa  associare  la  conserva- 
zione che  mantiene  la  vita ,  col  progresso  che  la  rinsangua  ; 
aspira  al  migliorare ,  malgrado  i  pericoli  dell'innovare  ;  vede 
che  il  desiderio  dell'  utilità  è  un  fatto  generale ,  ma  non  pre- 
tende erigerlo  in  dottrina,  e  studia  al  supremo  problema  di  fa- 
re preferito  l' interesse  comune  al  particolare. 

A  tanto  aumento  delle  individuali  intelligenze  terrà  dietro  un 
piò  equo  riparto  de' godimenti  della  vita  e  dei  vantaggi  del  sa- 
pere :  ma  la  beatitudine  io  terra  è  un  sogno  ;  e  sino  ai  fine  la 
vita  sarà  ispida  di  bisogni  e  d'infermità  ;  né  portenti  d'indu- 
stria o  scoperte  di  scienza  la  sottrarranno  ai  dolori  e  ai  decadi- 
mento :  la  ragione  ha  limiti  che  non  trascenderà  mai  ;  la  vo- 
lontà inclinazioni  che  mai  non 'spegnerà.  La  beatitudine  non  sa- 
rà dunque  mai  che  un  termine  relativo  ;  e  che  la  società  vi  si 
avvicini  di  più  in  più  ,  il  provano  questa  continua  acala  ascen- 
dente, queste  vie  aperte  a  tutti,  quest'operosità  delie  plebi  ele- 
vanti*!. 

Ma  avanzare  l'uomo  non  può  se  non  cogli  sforzi,  predestina- 
li!. 39 

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610  FOBIA  DELLA  MODERAZIONE 

to  ch'egli  è  a  camminare  faticosamente  ali9 acquisto  del  vero. 
Adunque  ,  la  nostra  parola  non  va  agli  snervali  che  si  lasciano 
trascinare  dalla  corrente  senza  saper  dove,  senza  chiedere  per- 
chè ;  e  scuranti  fin  della  propria  nqja ,  si  rassegnano  a  cronica 
stupefazione  o  a  femminei  piagnistei  ;  o  si  pompeggiano  d' ano 
scoraggiamento ,  che  appena  saria  scusabile  dopo  prove  ro- 
buste. 

Come  V  audacia  è  la  forza  dei  deboli  e  la  dignità  degli  abiet- 
ti ,  così  è  sintomo  di  forza  la  moderazione.  Ma  la  moderazione 
nell'  operare ,  non  uell'  infingardire  ;  non  nel  metterai  a  rimor- 
chio di  questa  o  quella  opinione ,  bensì  nell1  opporre  ai  com- 
puti dell'interesse  e  alle  efimere  volgarità  quei  propositi  di  sin- 
cerità ,  di  vigoria  ,  di  sagrifizio ,  senza  cui  una  nazione  non  può 
conservarsi ,  e  tanto  meno  crearsi.  Perchè  l'anelare  al  meglio 
è  carattere  della  nostra  stirpe,  sentenzeremo  noi  generosità  il 
negar  sempre,  sempre  disapprovare,  resister  sempre,  senza  di- 
stinguere a  chi  e  a  che  ?  e  dai  beni  possibili  al  cui  consegni- 
mento  occorrono  fede,  rassegnazione,  carità,  stornare  con  chi- 
mere inattingibili ,  cercate  coi  plaleale'eroismo  delle  declama- 
zioni scarmigliate,  con  asserzioni  menzognere,  con  tatto  ciò  che 
move  e  non  risolve  ?  Troppo  è  facile  ,  ai  giovani  soprattutto,  il 
confondere  l'uomo  nobilmente  sperante,  coli' ambizioso  volga- 
re,'che  vuol  condurre  la  patria  al  bene  prima  di  avviarvisi  egli 
stesso,  o  coli' ambizioso  ribaldo,  soUeticatore  dei  bassi  istinti; 
attento  ai  rancori  suoi  privati ,  più  che  ai  pubblici  interessi  ;  e 
dimentico  che  ,  ciò  che  comincia  colla  violenza ,  colla  violenza 
bisogna  si  sostenga,  e  finirà  colla  violenza. 

Cessino  gl'infingardi  di  ripetere  che  la  società  perisce,  perchè 
periscono  le  Corti.  Cessi  quel  bisogno  di  stordirsi,  queli'  avidità 
di  distrarsi, quell'inerzia,  che  è  un  postumo  delle  violente  con- 
vulsioni ,  e  rassegnasi  agli  arbitrii  come  necessari!  alla, quiete , 
ignorando  che  la  libertà  oon  erge  padiglioni  per  dormire  ,  ma 
bandiere  per  combattere.  Lasciamo  i  volgari  drappeggiarsi  in 
vaporosi  rimpianti  e  in  speranze  telescopiche  ,  fondate  unica* 
mente  sugli  altri  e  sul  caso.  I  falliti  tentativi  insegnino  a  surro- 
gare a'  vagabondi  impeci  incoerenti  e  individuali  gli  sforzi  simuj- 

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CONCLUSIONE  »  61 4 

la  nei,  coordinati  ad  una  direzione  comune,  più  misurata  perchè 
decisa  :  col  che  si  avranno  non  sbalzi  ma  incammino  ;  non  ri- 
voluzioni ma  evoluzioni  ;  e  gl'istinti  dell'orgoglio,  dell'indivi- 
dualità, dell'  ammutinamento,  cederanno  alle  divine  facoltà  del 
pensare  e  del  volere.  Perocché  una  potenza  arcana  guida  i  de- 
stini degli  uomini  ;  e  l'inettitudine  di  questi  comprova  la  forza 
delle  idee.  In  torrenti  di  sangue  che  niun' anima  onesta  vorrà  ' 
scusare ,  la  rivoluzione  di  60  anni. fa  ,  annegava  i  privilegi  op- 
pressivi. Adesso  ai  nomi  di  Socialisti  e  di  Comunisti  si  rabbrivi- 
disce, come  allora  «  quello  de'  Giacobini ,  prevedendo  che  per- 
cprreranpQ  la  loro  orbita ,  e  qe  resteri  sovvertito  il  corpo  so- 
ciale. Foss'  anche,  il  sovvertimento  sarà  disastroso,  ma  passeg- 
gero;, e  vi  succederà  quella  ricompssjizione,  a  cui  la  nostra  im- 
pazienza non  sa  condursi  per  le  vie  pacifiche.  Che  oggi  mai  l'im- 
portanza non  consiste  «ella  monarchia  o  nella  repubblica  o  nei 
governi  ministeriali  :  bensì,  quanto  all'ordine  morale,. nell'edu- 
cazione religiosa  e  civile  del  popolo,,  e , nel  convalidare  i  vincoli 
domestici  j  quanto  all'ordine  politico ,  nel  diminuire  l'azione 
esagerata  dello  Stato,  sicché  non  assorba  le  singole  forze  e  ca- 
pacità, ma  vi  dia  il  maggiore  sviluppo  col  surrogare  i  giurati  al 
giudizio  inquisitorio,  agli  eserciti  la  milizia  nazionale,  all'aulica 
burocrazìa  le  amministrazioni  a  buon  mercato ,  dove  ;il  governo 
rappresenti,  non  già  le  moltitudini,  che  tornerebbe  a  mera  for- 
za, bensì  i  diritti  delle. moltitudipi;  quanto  all' ordine  economi- 
co ,  nel  ricostituire  l'industria  a  vantaggio  de' lavoratori ,  non 
più  considerati  come  quantità  astratte,  mosse  a  voglia  dell' avi- 
do calcolo;  e  nel  togliere  gli  ostacoli  all' effondersi  dei  doni 
saturali  e  de'  sociali  vantaggi ,  sicché  meglio  spartiti  gli  ele- 
menti del  ben  essere  ,  il  ricco  goda  i  fruiti  dell'  onesta  fatica  , 
ma  senza  accumularli  a  Tovioa  altrui  ;  il  povero  possa  guada- 
gnare il  pane  col  sudore ,  non  colle  lacrime  ;  e  svelti  i  semi  di 
questa  universale  diffidenza  fraterna,  idee  ,  sentimenti,  opere  , 
ai  dirizzino  armonicamente  a  soggiogare  la  natura,  e  crescer  la 
dose  di  felicità  e  di  giustizia.  Per  giungervi,  non  bisogna  avven- 
tare la  passione  in  mezzo  alle  turbe  :  bensì  persuadere  che  la 
società  è  fondata  sona  un  ricambio  perpetuo  di  servigi;  studia* 

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612  EDUCAZIONE 

re  che  la  situazione  di  ciascuno  dipenda  dalla  sua  condotta ,  e 
si  proporzioni  alP Intelligenza,  all'operosità,  alla  moralità,  alla 
persistenza  de'  suoi  sforzi.  Che  la  vera  eguaglianza,  sotto  qual- 
siasi governo ,  sta  nello  schiudersi  a  ogni  cittadino  i  vantaggi 
sociali  seni'  altra  distinzione  che  l' ingegno  e  la  virtù  ;  la  fra- 
ternità deve  unire  gli  uomini  come  membri  d' una  sola  fami- 
glia,  cooperanti,  ma  liberamente,  all'  utile  de' singoli  e  al  pro- 
gresso di  tutti.  E  qualunque  sia  la  forma  di  governo  predispo- 
sta all'avvenire  ,  essa  non  diverrà  attuabile  se  non  fra  citiadir 
ni  morali  e  subordinati  ;  non  sarà  amata  se  non  quando  sen- 
ta il  proprio  e  rispetti  l'altrui  diritto ,  e  renda  così  inutile  la 
forza. 

Perocché  ,  o  la  forza  o  la  ragione  devono  reggere  il  mondo  ; 
né  ai  freni  immorali  o  violenti  può  togliersi  pretesto  se  non  col 
surrogarvi  quelli  dell'educazione  Non  quest'educazione  ipocri- 
ta ,  che  dà  alle  passioni  maggiore  esigenza  ,  agi'  intelletti  una 
debolezza  coraunicantesi  ai  caratteri,  eccita  l'ambizione  senza 
proporle  uno  scopo,  esalta  la  fantasia  anziché  ingagliardire  l'in- 
telligenza, e  lascia  soltanto  il  pusillanime  coraggio  del  ramma- 
ricarsi :  bensì  tale  che  sviluppi  parallelamente  tutte  le  facoltà, 
diffonda  nelle  classi  medie  il  buon  senso ,  e  chiare  e  positive 
nozioni  del  diritto  e  del  dovere  ;  che  chiamando  scienza  unica- 
mente quella  che  conduce  alla  moralità,  cerchi  il  vero  per  ope- 
rar il  bene  ,  istruisca  per  rendere  onesti  ;  e  sui  precetti  de'  \\* 
bri  innestando  I*  esperienza  del  mondo  ,  propaghi  la  luce  ,  ma 
affinchè  rechi  la  visione  pura  ,  e  si  trasfòrmi  in  vampa  di  cari- 
tà. Cosi  alia  gioventù  sitibonda  di  giustizia,  di  rispetto  ,  di  ve- 
rità, d'affetti ,  d'azioni ,  si  insegnerà  a  conformare  gli  atti  e 
le  abitudini  alle  credenze,  il  raziocinio  all'Intimo  senso;  un'u- 
miltà dignitosa,  una  cordialità  riverente,  una  dolcezza  robusta, 
una  dimestichezza  garbata,  una  composta  serenità  :  cosi  si  pre- 
parerà una  generazione  migliore  della  nostra,  non  coli'  illuder- 
la ma  col  chiarirla  ;  non  respingendola  verso  un  passato  irre- 
vocabile ,  ma  dirizzandola  all'  avvenire:  cosi  in  tempi  di  parti- 
ti ,  ove  è  men  difficile  il  far  il  proprio  dovere -che  H  conoscer- 
lo ,  verrà  iniziata  alle  cose  della  vita ,  premunita  dal  contagio 

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LETTBBATUBA   ITALIANA  613 

delle  inezie  ,  funesto  come  quel  delle  ribalderie  ;  ed  anziché 
restare  abbandonata ,  debole  e  ragionacchiante  t  agli  apostoli 
dello  scompiglio  ,  e  a  coloro  che  agghiadano  di  paure  un  seco- 
lo generoso  e  fidente ,  apprenderà  a  confidare,  amare,  costrui- 
re )  sentir  fortemente  la  propria  ragione ,  riferire  ogni  atto  al 
ben  generale ,  volgersi  a  Ani  ben  determinati  con  dignità  con- 
corde e  magnanima.  E  V  educazione  è  emancipazione;  giacche 
quand'abbia  armonizzato  i  sentimenti  e  i  calcoli  coi  sociali  bi- 
sogni ,  risparmia  V  intervenzione  coercitiva. 

Ad  ottenerla ,  chi  non  vede  quanto  vaglia  la  letteratura ,  ove 
non  sia  balocco  o  guadagnerà  o  lenocinlo  ;  ma  ,  mediante  l'al- 
leanza del  vero ,  del  bello,  del  buono  ,  tolga  a  dirigere  la  pub- 
blica coscienza  ?  Fortunatamente ,  nel  nostro  paese  le  lettere 
non  sono  convertite  a  demolizione  sistematica  ;  e  l'adulazione 
che  applauda  alla  viltà  deludenti ,  e  denigri  la  necessità  de- 
gli oppressi ,  rimane  a  un  codardo  servitorame.  Eppure  sono 
in  pratica  ,  anzi  in  lode  ,  altre  adulazioni  generali  :  adular  la 
patria  perchè  non  senta  il  dolore  e  la  vergogna  rigeneratrice  ; 
adular  la  violenza  per  {stordire  la  ragione  ;  adular  la  mediocri- 
tà crepuscolare  perchè  aduggi  il  genio  5  adulare  i  primaticci 
perchè  non  si  ostinino  a  perfezionarsi  ;  adulare  la  libertà  per- 
chè s' infami  eogli  eccessi  ;  adulare  (  se  niun  altro  ci  vuole  )  i 
pregiudizi!  astiosi ,  e  le  passioncelle  ingenerose  a  cui  si  con- 
danna Io. scrittore  che  s' arruola  a  un  partito  qualsiasi.  Ma  re- 
tori che  sudacchiano  una  frase  0  una  trasposizione  ,  e  trafela- 
ti© per  riuscire  a  luoghi  comuni  ;  ma  pedanti  d' un'erudizione 
che  pare  estesa  perchè  sfacciata  ;  ma  giornalisti  che ,  alla  dis- 
sipila tracotanza  del  sentenziare  accoppiando  1'  impotenza  d'e- 
saminare ,  non  valutano  al  prezzo  vero  ma  al  corrente;  in  molli 
giudizii  affogando  e  convinzioni  e  benevolenza  ,  tutto  incensano 
0  sputacchiano  di  proposito  prestabilito,  e  credooo  superiorità 
V  insolentire  contro  i  valenti ,  e  pretendono  esprimere  il  senso 
comune  che  soffocano  e  che  li  ripudia  ;  ma  declamatori  di  feb- 
brile gracilità  ,  che  ostentano  vilipendio  della  razza  presente , 
e  sdegni  a  freddo ,  e  una  stizza  d'imitazione  pronta  a  mutarsi 
in* profittevole  panegirico;  ma  predicatori  d' amplificazioni,  che 

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61-Ì  RELIGIONE  EDUCATRICE 

davanti  all'austerità  dell'altare  pompeggiano  di  frase  arrogan- 
te e  di  rettoriche  ipotiposi  ;  ma  satirici  che  ammanniscono  ca« 
ricature  ,  non  ritratti ,  e  animandosi  di  livido  disprezzo  invece 
di  riflessione  emendatrice,  co' loro  sgrigni  risparmiano  il  pudo- 
re alla  denunzia  ,  non  vedo  qual  frutto  possano  recare  alla  pa- 
tria. Lo  scrittore  ,  liberale  senz'odi!,  cbe  con  semplice  dignità 
cerca  l'immortale  alleanza  di  sentimenti  profondi  con  stile  schiet- 
to ,  dell'ingenuità  coli' ardimento ,  dell'arte  colla  coscienza; 
cbe  unisce  bontà  ,  intelligenza  ,  amore  ;  cbe  ragione,  affetti, 
lacrime  ,  riso  ,  esempio ,  adopra  a  ricondurre  dalle  sterili  al- 
bagie alla  feconda  umiltà;  cbe  nella  storia  accompagna  il  eoo* 
tinuo  progredire  dì  questT  essere  complessivo  il  quale  dicesi  u- 
manitàj  cbe  nella  statistica  riconcilia  l'oculatezza  dell9  interes- 
se colle  ispirazioni  della  carità;  cbe  nel  romanzo  rianima  le 
pure  affezioni  santificate  da  dolce  pietà  ;  cbe  nella  poesia  con- 
serva ed  abbellisce  la  tradizione  nazionale  ,  mette  sott'  occhio 
il  quadro  della  vita  reale  ed  eccita  la  sublime  del  serrtimento; 
questo  potrà  colmare  gli  abissi  spalancati  da  libri  mercantili , 
nauseabondi  eppure  tracannati  a  ristoro  degli  ozii  agrtatissimi 
e  gozzoviglianti.  Alfa  frivolezza  irremediabil mente  ciarliera,  la 
quale  diffonde  il  dubbio  doloroso  e  l'errore  sovversivo;  a  quello 
scetticismo  cb'è  rifugio  de*  neghittosi ,  perchè  a  credere  biso- 
gna avere  studiato,  mentre  a  negare  basta  gridar  aito,  essi  op- 
pongano, la  forza  armoniosa  ;  propaghino  coll'esempio  la  corte- 
sia ,  cbe  è  la  creanza  dèlta  libertà  ,  e  la  tolleranza  che  n'  è  la 
vita;  e  collMnvigorire  gli  intellètti  e  le  volontà,  convincano  che 
tutto  non  è  in  balte  delia-fónte  e  della  temerità.  Voltaire  inizia- 
va questi  cent'  anni  cuH'insefenare  Calunniamo,  calunniamo, 
che  qualcosa  sempre  rie  resterà;  e  la  sua  scuola  ripetendo 
Diffidate,  esecrate  }  abbattete^  istillò  Gorgoglio  causa  di  bas- 
sezze ,  é  P  odio  padre  4ì  paure.  I  letterati  dei  tempi  nuovi  non 
cessino  di  seminare  il  vero  ;•  il  vero  in  tutte  le  occasioni  ;  sot- 
to tutte  le  forme  il  vero  ;  e  qualcosa  ne  maturerà  ,  quand'  an- 
che la  stagione  vi  sembri  il  meno  propizia. 

Che  se  v'ha  tm  libro  accessibile  alle  più  fanciulle  intelligen- 
ze mentre  appaga  le  più  adulte ,  dando  i  motivi  elevati  delle 

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BELIGIPNE  EDUCATBICE  615 

idee  semplici  e  la  forma  semplice  delle  idee  elevate  ;  od  libro 
che  insegni  esistere  originalmente  il  male ,  ma  servire  di  pre- 
parazione; e  mostrando  la  vita  non  come  lotta  d' interessi  ma 
come  gara  d' uffizi  i  e  vicendevole  alleggiamelo  ,  i  doveri  im- 
ponga in  vista  d' un  fine  superiore  ;  nobiliti  l' obbedienza  col 
consacrare  V  autorità  ;  ai  depressi  insinui  la  libera  pazienza  del 
dolore  ,  come  espiazione  traverso  alla  quale  arriva  il  rinnova- 
mento  ;  ai  forti  intimi  èssere  le  dignità  un  uffizio  ,  ne  alcuno 
aver  diritto  a  dominare  se  non  in  quanto  promove  il  meglio  dei 
dominati....  ;  un  tal  libro  non  sarebbe  inumano  il  toglierlo  o 
guastarlo  in  man  del  popolo  ?  Chi  bada  solo  ai  prediletti  della 
ricchezza  e  dell'  intelligenza  ,  può  credere  inutile  quel  com- 
plesso di  pratiche  positive  ,  fondate  su  dogmi  sovrumani ,  che 
costituisce  la  religione;  può  pretendere  rimpastarla  a  suo  sen- 
no ,  e  dar  un  senso  arbitrario  ai  misteri  divini  prima  di  vene- 
rarli. Ma  il  popolo  ha  bisogno  dell'  affermazione  sicura ,  da  cui 
viene  l' azione  ;  e  la  trova  in  quell'  accordo  di  libertà  ,  fede  ed 
opere  ;  della  ragione  ,  della  rivelazione  ,  della  grazia ,  per  cui 
alle  mestizie  della  terra  è  opposta  la  requie  del  cielo  ;  e  com- 
binata l'inevitabilità  delle  sofferenze  coli'  aspirazione  al  meglio, 
vien  non  solo  istruito  ma  ajutato  a  diffidare  senza  paure  e  di- 
samare senz'odio  ;  a  sapere  altamente  ,  a  puramente  soffrire  , 
a  operar  virilmente  ,  con  carità  e  con  quella  semplice  costan- 
za ,  che  dà  pace  agli  uomini ,  grandezza  alle  nazioni. 

Dire  ai  retrogradi  eh' è  follia  sperare  di  respinger  la  libertà , 
se  non  v'  è  riuscito  il  braccio  ferreo  di  Napoleone  ;  dire  ai  go- 
vernanti che  un  procedere  lealmente  liberale  è  l'unico  modo  di 
sottrarsi  a  quell'  alito  precursore  dell'  ira  di  Dio,  che  condanna 
alla  paura  i  malvagi  anche  in  mezzo  agli  eserciti  ;  dire  ai  pen- 
satori che  non  soffrano  mai  di  divenire  complici ,  per  tema  di 
esser  chiamati  reazionarii  ;  dire  ai  popoli  che  rendano  impossi- 
bile la  tirannia  colla  ragionata  bontà  e  colla  robusta  modera- 
zione ;  dire  all'Italia  che  tornerà  sé  stessa  quando  ritorni  alle 
preoccupazioni  elevate  ;  insomma  ,  spigolar  qualche  grano  di 
moralità  ,  parrà  un  ben  meschino  ricolto  dalla  storia  d'  un  se- 
colo che  cominciò  con  Voltaire,  e  che  si  chiude  con  Feuerbach 

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616  RESP0N9ALTT1 

e  Leroux.  Ma  noi  (tardò  fio  qua  ad  accorgersene  il  lettore  ?  ) 
siamo  di  quelli  clie^eredono  a  qualche  cpsa  superiore  alle  fug- 
gitive combinazioni  della  politica ,  alle  variazioni  dei  partiti,  a- 
gli  allucinamene  delle  passioni  :  noi  teniamo  che  una  nazione , 
per  ottenere  la  libertà ,  deve  meritarla  ;  e  degna  che  ne  sia  , 
nulla  possa  ritardargliene  l'acquisto.  Di  qui  io  vedo  il  lnogo  do- 
ve Pesule  Matteo  Visconti ,  interrogato  per  beffa  da  Guido  Tor- 
nano quando  credesse  poter  tornare  in  dominio,  rispose:  Quan- 
do i  peccati  tuoi  avranno  superato  i  miei. 


PINE    DEL    TERZO   ED    ULTIMO    VOLUME 


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INDICE  DEL  TERZO  ED  ULTIMO  VOLUME. 


Fraucia.—.  La  Restaurazione.    ..;..,.   t>a£.      1 

Le  Tre  Giornate  di  Luglio  .    •     .     . 23 

Ritrazioni  del  1830  ............    27 

Conferenza  di  Londra.  —  Riazione.     .......    43 

Consolidatola  del  Belgio,    . 84 

1  Ministeri  e  i  Partiti  in  Francia 66 

Penisola  Ibera 66 

Scandinavia *    .    è    .    76 

Confederazione  Svinerà 85 

Confederazione  Germanica * 94 

Russia 106 

Affari  d'Oriente 127 

Impero  Britannico 148 

Colonie  Inglesi. ««India 186 

Cina 222 

Ancora  dell'Inghilterra 244 

Popolazioni  barbare.  —  Viaggi.—  Commercio.—  Industria. 

—  Colonie.  —  Geografia 254 

Scienze.  —  Matematica  e  Fisica 306 

Astronomia .    •.    .  321 


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6 18  INDICE 

Chimica Pag.  33* 

Storia  Naturale ' 355 

Medicina 361 

Applicazioni  pratiche    .     .     • 373 

Filosofia 387 

Scienze  sociali 416 

Miglioramenti  effettuati 448 

Miglioramenti  ambiti.—  Movimento  socialista    .    .    .    .458 

Condizioni  italiane .    •  473 

Speranze  e  Applausi 488 

Repubblica  Francese. «-Le  Insurrezioni 509 

Disastri  italici 529 

L'Austria .     .    ;    .  556 

Germania.    ••••••«••••••#•  577 

Francia  e  altri  paesi «    .    .   .  &W 

Conclusione 602 


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