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2ZXK t* 320
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Parker a son. Lt
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STORIA
PI CENTO ANNI
[1780-1830]
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Proprietà letteraria*
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STORIA
DI
CENTO ANNI
[I750-J8Ò0]
NARRATA DA CESAHE CANTI'.
Libati iater abruptam coatumaciam
et <kfi>rmc vlMequium, perdere.
Tacito.
ISAIA IfilllONI.
Sol. ili.
FIRENZE.
FELICE LE MONNIER.
1835.
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STOMA DI CENTO ANNI
[17o0-1850]
Francia. — La Restaurazione.
La classe media avea trionfato nella grande Rivoluzione , e
desiderosa di conservare gli acquisti , avea congiurato contro
Napoleone retrogrado , e restaurato i Borboni. Da questi otten-
ne una Carta che concedeale più che non avesse chiesto nell'89,
poiché aboliva tutti i privilegi ; rimetteva il re come supremo
magistrato ereditario, ma non quella nobiltà, contro la quale di
fatto erasi condotta la Rivoluzione. La Carta faceva tutti i Fran-
cesi eguali in faccia alla legge, capaci a qualunque impiego, li-
bere le persone e la stampa ; liberi i culti , sebbene religione
dello Stato fosse la cattolica 5 indolabili le proprietà ; dimenti-
cate le opinioni e i voti emessi fin allora; abolita la coscrizione.
Il re, inviolabile, ha il potere esecutivo; capo dello Stato e del-
le armi; dichiara la guerra, fa i trattati, nomina alle cariche di
pubblica amministrazione. Egli propone le leggi; e dopo di-
scusse e votate nelle Camere dei pari e dei deputati , egli le
sanziona e promulga ; fa 1 regolamenti e le ordinanze necessa-
rie al V esecuzione di esse ed alla sicurezza dello Stato. Degli
atti della corona sono responsali i ministri , che devono confor-
mare le risoluzioni del potere esecutivo ai voti della maggio-
ranza del parlamento. I pari sono nominati dal re, d'illimitato
nomerò, ed ereditarli; v'appartengono di diritto i membri della
easa reale, che a venticinque anni acquistano voce deliberativa.
Secrete le lóro adunanze; ad essi Pesame del Paltò tradimento.
I deputati , le cui adunanze sono pubbliche) vengono nominati
III. DioitizedbvQbÓQle
2 LA COSTITUZIONE DI LUIGI XVIII
da collegi elettorali , per cinque anni , rinnovandosi ogni anno
d' un quinto: devono avere almeno quarantanni, e pagare mille
franchi di contribuzioni dirette. Nessuna imposta , se non con-
sentita dalle Camere e sancita dal re. Questi convoca le due Ca-
mere ogni anno contemporaneamente; può sciogliere quella dei
deputati , cioè rinviarli ai loro giudici naturali ; ma una nuova
dee chiamarne fra tre mesi.
Adunque , re temperato, colta pienezza del potere esecutiva
e con ministri responsali ; una Camera ereditaria e una elettiva
ehe rappresenti la maggioranza delle classi medie: costituzione
differente dalla inglese in quanto I' iniziativa appartiene al re, e
i ministri siedono e opinano nelle Camere , possono esser messi
in accusa dalla Camera dei deputati, e tradotti a quella dei pari
per tradimento o concussione. Durano il sistema giudiziale e il
codice civile dell'Impero , e le leggi non contrarie alla Carta ;
abolita la confisca; al re il diritto di grazia. La nobiltà , abolita
come istituzione, conserva valore d'opinione, ed influenza fra le
classi basse. Neppure il clero ha esistenza politica collettiva ;
ma nato fra il popolo, e confidente ài questo, si connette ai bor-
ghesi per l'educazione , alla nobiltà per frequenti relazioni. La
plebe non partecipa agli affari pubblici, ma ha aperte le vie on-
de elevarsi.
Questo dono Luigi XVIII faceva al regno che gli stranieri gli
restituivano ; ma come dono eMa considerava , mentre alla na-
zione parea diritto. L'effettuare poi la Carta doveva riuscir dif-
ficile tra gente non avvezza alle forme costituzionali e alla pub-
blicità; tra il cozzare della libertà inesperta col l'assolutismo in-
veterato. Coloro che a questo credevano , si consolavano della
Restaurazione come d' un ritorno dell' ordine antico : ma poi
scorgendo che nessuno dei frantumi di questo potea ripigliare
vita, invece di consolidarne il potere posticcio , invocarono la
libertà. Gli scolari dell'Enciclopedia s'indispettivano a questa
ricrudeseenza (diceano) del medio evo. Giacobini e Buonaparti-
sti, affratellatisi nei cento giorni, guardavano stizzosi un trono,
micidiale alle idee repubblicane, eppure sprovisto di quell'as-
solutezza che conculca e passa. Al volgo parea men bello,- per-
chè non addobbalo con bandiere di vinti. I banchieri aveaoo
I. BKALISTI 5
perduto i guadagni , a profusione offerii dalle restrizioni e dai
monopolio v
Per incontro i Realisti, tornati con idee di vendetta e riazio-
ne, in- premio dell'oziosa fedeltà o della brigante migrazione in-
vocavano posti per sé, severità contro gli autori de* primi de*
Utti e delle ultime sventure; e prevalendo nella Camera del
1815, spinsero al rigore contro il maresciallo Ney, la cui con-
danna a morte , come disse Dopin avvocato suo, « non fu giu-
sta perchè la difesa non fu libera » : corti prevostali ristabiliva-
no sanguinosamente la quiete dovunque fosse compromessa.
L* amnistia , da cui dee cominciar ogni governo non insensato ,
trovò contraddizione , e fu ristretta da eccezioni : dal riordinato
Istituto si esclusero alcuni personaggi , quasi che la scienza
appartenga ad alcuna fazione : la tribuna sonava di incessanti
diatribe contro la Rivoluzione, non vedendovi che l'empietà so-
vrana , sebbene né gustassero i vantaggi quelli che nulla avea*
no sofferto delle sue violenze : e perchè il governo camminava
più moderato che non la fazione da cui era sostenuto ,< questa
divenne un'opposizione , cercando invigorire P ordinamento ec-
clesiastico e il provinciale.
Fuor delle Camere si formò dunque , o almeno si disse, una
congregazione di Realisti esagerati, aggregandovi chiunque pò-
tesse sulle moltitudini cella scienza, col danaro, colla parola ,
colle preci ; e teneano adunanze , ricreazioni , conferenze , al-
l'ombra del conte d'Artois, che fu poi Carlo X, e d'altri princi-
pi, repugnanti dalle restrizioni messe al poter reale. Anche Lui*
gì XVIII ambiva di mettere in mostra sé stesso e la propria
autorità, trascendendo quelle forme costituzionali che velano il
re sotto la salvaguardia del ministro. Ma gli amici del trono si
appigliavano, alla Carta; Chateaubriand vi ravvisa Punica ancora
pel vascello tempestato; il generale Foy esclamava : Chi vuol
più della Carta , meno della Carta, altrimenti della Car»
ta, manca aìsuoi giuramenti.
Ci sia permesso badarci fra questi dissidii , giacché li vedia-
mo riprodotti più o meno dovunque si comincia la vita costitu-
zionale; e pur troppo la Francia è presa a modello, quantunque
non si sappia profittare degli errori di essa per risparmiarsene.
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A l' opposizione
Gravi piaghe intanto erano a sanare. Gli Alleati aveano voluto
farsi pagare dalla Francia e le spese e la paura; 500 milioni dis-
sipò la sciagurata invasione del IBIS; per P occupazione stra-
niera se ne dovettero pagare in tre anni 750, poi altri 280; i
crediti verso il governo , addotti principalmente dai paesi ab-
bandonati sul Reno, sommavano a 1600 milioni, che per media-
zione di Wellington si ridussero a 240; sicché il debito pubbli-
co salì da 1260 a 3760 milioni. Fiera punizione inflitta alla glo-
ria ! ma improvida per parte di quei che professavano amare la
pace , e che cosi obbligavano il governo a spedienti che irrita-
vano. Più di tutto indignatasi la nazione all'insultante conten-
tezza degli stranieri , e al vedere sventolare sulle sue città quei
vessilli che portavano ancora impressa l'orma del piede france-
se vincitore. Quando l'esercito occupante fu tolto (sett. 1817) ,
il governo si sentì libero di sé , e <5ome tale entrò nella Santa
Alleanza: ma in ciò parve scorgersi una minaccia di trapiantare
anche in Francia le idee assolute di quella.
Ad impedire le quali levavasi l'opposizione, legale o no. Nel-
la illegale si disegnavano tre gradazioni.Ventimila uffiziali, sbal-
zati dal bivacco ai riposi, guatavano verso Sant' Elena , o verso
il fanciullo che cresceva sotto Cali dell'aquila austriaca, e spe-
ravano che questa li favorirebbe, o per alzare il figlio d'un' ar-
ciduchessa o per turbare que'malgraditi vicini. Altri fantastica-
vano la repubblica; e quali, con La Fayette, placida e casalin-
ga all'americana; quali, come nel 93, esultante di forza e di di-
ritti, terrore de' re, speranza de'popoli. Una terza parzialità ri-
cordava^ della rivoluzione inglese , e come per darle compi-
mento fu duopo che .la dinastia ristabilita venisse sbalzata da
un'altra , la quale non avesse né vendette né rimpianti , e che
ogni cosa dovesse alla Rivoluzione. Tutti questi Indipendenti
cercavano guadagnare la classe media, sollecitandone o le spe-
ranze o.le paure; accogliendo tutti quei che i Borboni malcon-
tentavano; adoprando i giornali e le caricature; battendo i mis-
aionarii ed i Gesuiti , col qual nome indicavansi in generale i
preti zelanti e i loro fautori.
L' opposizione legale operava nelle Camere , che coi poteri
costituzionali prendeano fermezza. La politica in Inghilterra è
I PABTITI 5
menata da due secoli fa pieno giorno , talché il popolo la sor-
veglia , e la obbliga a regolarsi nell'interesse- del paese. In
Francia è recente , e perciò mobile secondo i ministri : piloti
inesperti , ogni brezza credono tempesta, e smarriscono la tra-
montana : il popolo poi è ancora troppo nuovo a tali discussio-
ni, e la sua facile fantasia s'infiamma ai gridi e alle parole ge-
nerose.
Cardini dell' opposizione eraoo la legge elettorale e la cen-
sura. Governo rappresentativo non si dà senza libera stampa ;
e anche vani Realisti la difendevano , e fra essi Chateaubriand,
quasi dicesse ai Borboni : Io sosterrò il vostro scettro , pur-
ché voi rispettiate.il mio* ed esclamava : « Non voglio che ,
• se nascessero Copernichi e Galilei , un censore possa , con
» un frego di penna , rituffare nell'obblio un secreto che il ge-
• nio dell1 uomo avrebbe involato all' onniscienza di Dio. » — •
« La censura (soggiungeva Daunou) è essenzialmente parziale,
» e sempre il fu , ed 6 impossibile noi sia ; è l'arbitrio assolti-
» to. » Royer-Collard , che pure avea sollecitalo restrizioni alla
stampa , diceva con amara ironia : • Fu somma imprevidenza ,
» nel gran giorno della creazione , il lasciare l' uomo sfuggire
• libero e intelligente in mezzo all'universo. Di là il male e Per-
» rore. Una sapienza più alta viene a riparare la colpa della Pro-
• videnza , restringerne l' imprudente liberalità , e air umanità
» saviamente mutilata rendere il servigio di elevarla alla beata
» innocenza dei bruti. »
Quanto alle elezioni, base del sistema rappresentativo, il go*
verno cercava padroneggiarle. Respinta V elezione diretta , e
stabilito il duplice grado , furono esse disputate da prima fra
ultra-realisti e moderati ; indi fra moderati, ministeriali e dot-
trinar» ; alfine tra dottrinar» e indipendenti.
Royer-Collard avea combattuto il sensismo di Condillac come
causa dell' invilimento degli spiriti sotto Napoleone , e del de-
spotismo brutale del terrore o delle spade : traeva eloquenza
dall'odio contro un sistema e dalla contraddizione, non dall' a-
more del popolo, cui anzi egli voleva allontanato dalla costitu-
zione, giacché il terrore lo avea svogliato della sovranità popo-
lare; considerava la Camera come elettiva , ma non rappresene
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6 DOTTBLNARII — BENIAMINO CONSTANT
tativa ; e i deputati esserlo della Camera , non del popolo ; e
consultori del re. Grande importanza acquistò col parlare pò*
chissrmo e scriver meno : e perchè riepilogava le discussioni in
forma dogmatica , e spesso torna?agtt la parola dottrina, prese
nome di dottrinarti la parte sua: parola vaga del resto , come
tutte le designazioni di partiti , e che ciascuno interpretava a
volontà. Erano gente nuova , legisti , letterati , che riponeano
tutta l'importanza nell'abilità, comunque scevera dalla morale
e dalia giustizia ; e che formatesi alcune massime astratte, se-
condo queste pretendeano regolare la politica. Contrarli agli uo-
mini assoluti che non affissano ae non un lato .solo , tendeano
a consolidare le potenze di fatto, che risultano dalla proprietà,
dalla ricchezza e da altri vantaggi di posizione, accordando tali
potenze fra sé per via di transazioni : all' opposto di quei libe-
rali che vorrebbero restringere la sfera di autorità di queste ,
sottraendone al più possibile V esistenza nostra coli' isolarci
quasi dalla vita sociale (1) , e della politica fanno scopo gli in*
teressi della classe media.
Pubblicista dei liberalismo d'allora (1767-1830) fu Beniami-
no Constant di Losanna. Ristretto alle negazioni protestanti ia
religione come in politica , intelletto vigoroso , temperamento
debole , cuor freddo , introdusse in Francia la letteratura ger-
manica , e in filosofia la morale di sentimento, sottoposta agli
ondeggiamenti della coscienza di ciascuno. Per le idee, pei sen-
timenti , per la voltura dei suo spirito , per la leggerezza dei
costumi , pel culto a Voltaire , per le abitudini satiriche , ap-
parteneva a quella scuola inglese di cui Mounier era stato l' o-
ratore , Necker il finanziere , la Stagi l'eroina , e di cui l'im-
peratore Alessandro divenne adepto. Fece opposizione a Napo-
leone senza vedere in lui il rappresentante della nazione fran-
(1) J' aspirate avee enthoueiaeme vere un avenir, je ne Sa-
voie trop lequel; vere une liberti , doni la formule, eijelui
en donnaie une, était celle ci: Gouternement quelconque , a-
tee la plus grande somme possibile de garanties individuelles,
et le moins possible d' acliod administralive. — Thierrt, Prò-
face aux Dix Ans d> étude* hùtoriqueè^
BENIAMINO CONSTANT 7
cese $ nei cento giorni se gli associò , ma consigliandogli i pari
ereditari! come in Inghilterra; durante la Restaurazione, venne
capo di quel liberalismo borghese , che lottava colla sovranità
nazionale , ma solo nell'intento di garantire V indipendenza in*
drviduale contro l'azione dei potere. Nel sistema costituzionale,
die vive solo di finzioni e contrappesi , e per le complicazioni
sue di alle nature delicate il vantaggio sopra anime semplici e
robuste , egH primeggiò per gusto della popolarità e per sim-
patie .alla gioventù; benché non spiegasse mai vigoria, e di
scettica mobilità t'accusassero le frequenti contraddizioni. Co-
me protestante opponessi ai preti : facile e ingegnoso ne' gior-
nali e alla tribuna, degli articoli suoi formò un Carso polìtico
costituzionale , ove pone scopo di ogni associazione umana la
libertà individuale , garantita dalla libertà politica. Gli antichi
tendeano a comunicare il poter sociale a tutti i cittadini; i mo*
alerai a dar sicurezza ne' godimenti privati. Le istituzioni poli'*
lidie sono contratti , ove l'uomo rinunzia la minor parte possi-
bile della primitiva indipendenza ; onde la società non ha giu-
risdizione sugi' individui se non per impedirli di pregiudicarsi
reciprocamente. •
Noi , non acquetandoci a questi canoni, crediamo che e l'in-
dividue e la società esistano pel genere umano, affinchè divenga
più perfetto , le nazioni acquistino il maggior possibile svilup-
po , e ciascun individuo debba portare il tributo di sue facoltà
personali , e l' amore per tutti.
Secondo le sue sterili dottrine , è di diritto assoluto la con-
correnza industriale ; è usurpazione ogni intervento della po-
tenza sociale; usurpazione ogni imposta non comandata da im-
periosa necessità. Esclusa la direzione della società nell'ordine
materiale , tanto più nel morale ; la religione si conforma al
sentimento di ciascuno; l'educazione de'figliuoli è abbandonata
ai padri. Posto scopo della convivenza il rendere indipendente
l' individuo , ne saranno membri que'soli che vi recano tale in-
dipendenza , cioè i proprietarii. Così combattendo i privilegi
aristocratici , si saldavano quelli de' borghesi ; in conseguenza
» riprovava l'elezione a due gradi. Se unico interesse reale è
quello degP individui , e il generale è una transazione fra que-
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8 BENIAMINO CONSTANT
iti , non rimane più nazionalità, e tutto si riduce al municipio;
▼ero governo ò il solo comunale ; e l'autorità centrale si limita
a risolvere le contraddizioni che nascessero nelle rispettive pre*
tensioni delle località.
Ne deduceva la sua teorica della monarchia costituzionale ,
ridotta a uffizio neutro e puramente moderatore fra i principti
attivi : al ministro deve spettare il potere esecutivo , indipen-*
dentemente dal re , che dee solo conservare nella loro, sfera le
autorità , o cambiando ministro , o sciogliendo le Camere : tra-
dotto poi nella formola II re regna e non governa.
-Nella Religione considerata nelle férme e ne'suoi sviluppi
e nel Politeismo romano ^ sostiene la religione essere progress
siva come tutta la civiltà. Non si fonda essa dunque sopra una
concezione necessaria di Dio e del concatenamento delle cose;
ma è una disposizione istintiva del nostro spirito, un sentimento
rivestito di dogmi arbitrari!*, per soddisfare al bisogno di logi-
ca ; vago teismo , con una rivelazione superna fatta una volta
sola, e senz^ltra autorità che la coscienza individuale. I colle-
gi! sacerdotali e i misteri antichi non racchiudevano le tradizio-
ni più pure , di cui il culto volgare non fosse che un riflesso ;
ma teogonie e mitologia sono assurdità, e traviamenti o inganni
del sacerdozio : ove questo non è costituito , e il colto nasce
spontaneo dall' opinione , come in Grecia , esso si perfeziona
ponendosi in armonia colla civiltà.
Questo rimpasto dell'antica Enciclopedia colle dottrine di
Kant volemmo esporre a disteso , come l'espressione del siste-
ma che allora chiamavasi liberale; e che, se faceva paura ai re,
scarsa fiducia poteva ispirare al popolo.
Luigi XVIII , benché , come capo de1 migrati, dovesse aver
idee superbe della monarchia, si mostrò, non solamente geloso
di ripristinar l' onore della sua nazione in facoia agli stranieri ,
ma di consolidare la Carta ; laonde congedò la Camera che e-
rasi detta più realista del re, e nella nuova del 1818 apparvero
La Fayette, Manuel e simigliane. Il nuovo ministero di cui era,
non capo , ma anima Decazes favorito del re , inclinava a con*
discendenze ; ma i Realisti l' infrenavano e obbligavano andar
tentone, senza chiarirsi decisamente : intanto però ò abolita la
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LIBERALI . 9
t; sottoposti ai giurati i delitti di atampa; gli editori dei
giornali sieno respoosali con cauzione, e non si considerino più
die come complici dei delitti cui potessero spingere.
Ha già anche i Liberali moderati erano -sorpassati ; e quasi
un affronto alla dinastia restaurata , fu nominato alle Camere
Grégoire , vescovo smttrato e regicida. Luigi il sentiva ; ed a-
prendo le Camere nel 1819 diceva: Un} inquietudine vaga
ma reale preoccupa gli spiriti; ognuno domanda alpre*
sente unr assicurazione di sua durata; la nazione gusta solo
imperfettamente i vantaggi del regime legale e della pacef
temendo vederseli strappati dalla violenza delle fazioni, e
si sgomenta della troppo chiara espressione dei loro disegni.
Cesi attestavasi ( fatto nuovo ) la distinzione fra il governo e
la nazione ; quello operante alla superficie, questa Qgitantesi al
fondo , e tra cui viveva la Rivoluzione , -spenta nel primo : ma
invece di porsi alla testa del movimento sociale di cui sentiva i
fremiti , quel governo si ostinò a farlo retrocedere a volontà di
pochi. Invano lo avvertivano e i suoi amici , e quelli che vole-
vano divolgerlo dai proponimenti illegali. Talleyrand esclama-
va : Ciò eh' è proclamato utile, e buono da tutti gli uomini
illuminati d' un paese , senza variazione , per molti anni
differenti , debbe credersi necessità del tempo. Tal è la li-
bertà delia stampa. Ingannare a lungo ai dì nostri non è
facile, assumere una lotta a cui tutto il popolo s'impegna,
è uno sbaglio ; e oggi ogni sbaglio politico trae pericoli. E
Manuel : A che tendete con coteste intempestive repressioni?
a spegnere il vulcano f ma non sapete che la fiamma rug-
ge ai vostri piedi , e se non le date larga uscita . scoppierà
a vostra mina 9
Tali quistioni della Camera , di fuori acquistavano quell'esa-
gerazione che vi danno la parola de' giornali \ V intrigo dipar-
titi, la paura del volgo ; sicché gli spiriti n'erano agitatissimi;
le assemblee elettorali , le scuole, le piazze respiravano d'alito
ostile. E il governo s' impennava, tapto più quando di fuori in-
sorgevano popoli contro i re.
Tra ciò , il duca di Berry , presuntivo erede del trono, è uc-
ciso dal pugnale di Louvel ( 13 febb. 1820 ). Questo colpo (a
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40 UCCISIONE DEL DtiCA DI BEBBT
attribuito alla casa d'Orléans , ai Buonapartisti , fino al mini-
stro Decazes, sovratutto ai Liberali: ma non era che opera d'un
uomo, per avventura esaltato dagli articoli e dagli esempii , ma
non diretto da verun partito; che si gloriò del suo delitto, e
subì impassibilmente il supplizio. La desolazione della casa
reale e de' suoi fautori fu temperata in parte dall' essersi la ve-
dova annunziata gravida: ma quel colpo fu preso per testo con-
tro la rilassatezza dei governo; l' indignazione fé' servili le due
Camere , e invocare la repressione delle dottrine perverse che
minacciavano sovvertire religione , morale , monarchia, diritti.
Si restringe la libertà delie persone e de1 giornali , punendo la
nazione d' un misfatto che non voleasi credere isolato. La Ca-
mera-, eletta sotto tali influenze, traeva il re dalia moderazione,
e il ministro Vilièle ( 1821) risolse di soffocare lentamente la
Rivoluzione.
I più fervorosi , impediti di sfogarsi colla stampa , concen-
travano l' ira nelle società secrete , e dilatami la carboneria.
Già nel 1820 una sollevazione ai stese da Parigi a molti paesi :
nel 1822 ben cinque sommosse scoppiarono , fallite perchè
non avevano né la forza della prudenza né quella dell'ardimen-
to. I capi della sollevazione della Rocheìle finirono sul palco ;
il generale Berton a Saumur subiva coi compagni il supplizio
gridando ripa la repubblica , e il popolo lasciò fare , perchè
quelle trame avevano abbracciato i cittadini , ma non lutto il
popolo; e intanto la monarchia col punire si fa robusta e riagi-
sce. Ne' processi erano indicati per archimandriti La Fayette ,
Manuel , Constant , il generale Foy , il banchiere Lafitte , e
credeasi spargesse conforti e danari una mano tanto pila , che
nessuno osato avrebbe colpirla. Di rimpallo , denunziavasi il
conte d' Artois come capo d'un governo occulto, che spargeva
agenti realisti in ogni parte onde ripristinare la monarchia as-
soluta.
Già accennammo la spedizione contro i Liberali di Spagna
{voi. II, pag. 354}: facilissimi triónfi, che sciaguratamente vol-
lero esagerarsi in Francia per farne aureola al duca di Angou-
lème, e dare al pacifico stendardo bianco quella decorazione di
allori , che sì poco gli ai addiceva. Invano Chateaubriand vor-
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OPPOSIZIONE il
rebbe ingannar i presenti e la posterità col chiamare quella
spedizione « Patto più politico e più robusto della Restaurazio-
ne »: i Liberali non vollero vedervi che una bassa condiscenden-
za alla politica degli Alleati , un voler oltre Pirene seminare il
despotismo per trapiantarlo poi in Francia , e imitare quel che
gli stranieri aveano fatto colla Francia in rivoluzione , cioè im-
porle la forma del governo interiore. Manuel usci a dire : La
spirito di rivoluzione è pericoloso , ma lo è pure quel di
controrivoluzione. Le rivoluzioni che camminano avanti
possono commettere eccessi , ma almeno andando innanzi
si arriva. Se credete che Ferdinando sia in pericolo, non
rinnovate le circostanze che strascinarono al patibolo co*
toro che a noi ispirano sì vivo interesse. Perchè gli stra-
nieri intervennero nella Rivoluzione franiese, Luigi XFl
fu precipitato..... Queste frasi e il freddo coraggio dell'orato-
re fanno prorompere l'indignazione de'Realisti ; e violando l'in-
dipendenza del rappresentante del popolo , Manuel è dai gen-
darmi strascinato fuori della sala dei deputati. Repressa la
stampa, voleasi restrìngere anche la parola. La ragione era con-
culcata dalla forza] e non si temeva che potesse rimbalzar vit-
toriosa.
Pure la vittoria e i colpi robusti , come sempre accade, die*
dero qualche popolarità al governo, e al ministro Villèle confi-
denza di poter condurre la Francia all'assolutismo; e sciolse la
Camera per averne una più devota. L'elezione corrispose ai ma-
neggi e alle speranze de'Realisti; ma tutta la gente esclusa for-
mava un corpo df nemici numerosissimo. La legge che portava
a sette anni la durata di questa Camera, la quale dopo di essi
dovea rinnovarsi di pianta , parve ledere la Carta : è la legitti-
mità dei popoli è l'elezione ; onde , chi attenta a questa, porta
quelli ad altri più gravi attentati.
Mescolavansi ai politici gl'interessi della religione. Sotto Na-
poleone non s'avea avuto campo di discutere dei privilegi della
Chiesa e de'suoi legami collo Stato, quando alle ragioni rispon-
devano le carceri e la deportazione. La Carta del 15 , col ren-
dere religione dello Stalo la cattolica e dichiarare protetti tutti
i colli , toglieva a quella la libertà che a questi rimaneva ; e
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42 OPPOSIZIONE RELIGIOSA
l'alleanza del trono coll'altare, invece d'innalzar quello, impic-
cioliva questo. Il Concordato dolla Francia costò pia pene alla
Corte di Roma , che con qualsiasi altra Potenza , volendo con-
servarsi le paure e i riguardi d'un tempo e d'uno Stato ch'era-
no periti. Il governo pendeva al religioso, ma non l'osava fran-
camente ; e mentre spesso trovava da appuntare i vescovi d' a-
buso per verità dette nelle pastorali , e obbligavali a render i
conti, lasciava diffondere libri , non che irreligiosi , immorali; i
quali spargeano tra il volgo l' incredulità e il libertinaggio più
che non si fosse osato al tempo degli Enciclopedisti : dal 17 al
24 comparvero dodici edizioni di Voltaire, tredici di Rousseau,
e si posero in giro 2,74 1 ,400 volumi di quelle dottrine ; nelle
scuole si ridestava il razionalismo; e nel 1825 Jouffroy scrisse
Come l dogmi finiscono > sosteneudo essere pura moda quella
reviviscenza di cattolicismo,il quale ben tosto sarebbe risepolto!
Se ne spaventavano le coscienze timorate, e cercavasi impe-
dirne l'effetto con missioni e con società per la diffusione dei libri
buoni. I passati scompigli , che aveano gettato in molti lo sco-
raggiamento, in altri il dispetto, faceano sentire il bisogno di
allevare la gioventù in altre idee e con altre abitudini che quel-
le da cui o tra cui era nato il disordine. E poiché non si era sa-
puto mettere d'accordo l'educazione nuova coi bisogni dell'in-
telletto insieme e del cuore , molti inviavano i loro figli ai col-
legi tenuti dai Padri della Fede. Sotto questo nome cehvansi i
Gesuiti, che , all'ombra delle nuove libertà , cercavano recupe-
rare influenza sull'educazione e nello Stato, e si spargeano nel-
le Provincie, pe' monti , nelle prigioni , onde avviare nelle cose
dell'anima. L'ira concetta contro il clero si concentrò sopra
quei che n'erano .infervorati rappresentanti ; e tutto ciò che si
facesse in senso religioso veniva imputato ai Gesuiti \ gesuita
divenne l' improperio affisso a ogni persona odiata o temuta ;
ai Gesuiti s'attribuivano le imprese più diverse : la paura di in-
correre quest'enorme taccia rendeva timidi a professare le ve-
rità cattoliche , e teneva anche molti buoni nelle irresolutezze
della via di mezzo.
Verso un passato che più non si voleva , parvero respingere
alcune scene di quel tempo : un Martin di Chartres ebbe rive-
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OPPOSIZIONE RELIGIOSA 43
Iasioni e le riferì al re ; una croce comparve nell'aria a Mignet;
e da per tutto missioni e litanie : onde l'irreligione parve un
modo di resistenza. Alcuni ridestando le tradizioni parlamen*
tari, sebbene vi fosse passata sopra la Rivoluzione} pretendeva-
no l'intervenzione dello Stato in molti fatti della disciplina re-
tigiosa. Altri, cui parea pusillanimità, se non era bugia, cotesto
spaventarsi al crescere del clero , dov' era piena la licenza di
contraddirlo e cuculiarlo colla stampa, sosteneano a nome dei*
la libertà, dorerai lasciare ai ministri delle varie religioni piena
indipendenza nella loro disciplina; e spettare ai fedeli il rego-
larsi nelle credenze secondo l'impressione prodotta e dai dog*
mi e dalla disciplina : e ne nasceva un'opposizione religiosa. A
questa credette Luigi dare soddisfazione col nominare mioistro
pel culto Frayssinous vescovo d'Ermopoli , il quale soprav ve-
gliasse le università e i professori. Esso , della scuola antica ,
venerava le libertà gallicane , in grazia delie quali non si potè
bandire il giubileo bel 1826 senza autorità del governo. Stabi-
litasi una nuova Sorbona per centro degli studii ecclesiastici
nel senso gallicano, Frayssinous volea sottrarla al papa e all'ar-
civescovo di Parigi: ma questo (Quelen) accampò la sua giuris-
dizione , minacciando scomunica ; onde si tralasciò. Quaudo il
cardinale Clermont-Tonnerre , arcivescovo di Tolosa, denunziò
la miscredenza del secolo , volgente in baja tutte le quistioni
religiose, e chiedeva si ripristinassero i sinodi diocesani e pro-
vinciali, l'indipendenza de'ministri della religione, le solennità
e molti ordini religiosi , la sua pastorale fu soppressa come a-
buso. Gravi ridami ne levò il partito religióso ; e le sublimità
della fede avvilupparono agli affari politici; e già vedemmo quai
forti campioni si elevassero per l'indipendenza della Chiesa. Il
clero ricordavasi della sua situazione- anteriore , e la preferiva
ad una protezione che non gli valeva se non impacci nuovi dai
protettori e furiosi attacchi dai nemici. Mentre esso si lagnava
delle restrizioni , i secolari esclamavano dell'arrogarsi che fa-
cea sempre maggiore autorità: le Camere non solo, ma e i, tri-
bunali empivansi di garriti contro «questa spada di cui l'elsa
è a Roma e la lama da per tutto » ( Dupix ). Montlosier affilava
ogni sorta d'armi contro ai Gesuiti rinascenti, all'ultramontani-
14 OPPOSIZIONE LETTERARIA
smo e alle corporazioni religiose, che osavano ancora unirsi nel-
la solitudine a pentirsi e gemere; alla tracotanza de'vescovi, che
nelle pastorali pretendeano mettere sull'avviso le loro pecore :
e mentre non si sapeva frenare le società politiche segrete, con
ansietà erano spiati i Fratelli della Dottrina Cristiana e quelli di
San Vincenzo di Paola, diretti all'istruzione e alla beneficenza !
Così tutto diveniva stromento di avversione e resistenza : gli
oppositori, mentre aspiravano a demolire , non aveano in serbo
una riforma pel caso di vittoria; e riduceano la loro tattica al-
l'escludere, all'odiare , al vilipendere , invece di amare , soste-
nere, abbracciare.
Bella e magnifica parte vi prese la letteratura. Napoleone ,
pur tenendoli in ceppi , aveva abituato i giornalisti a guardare
ne' governi stranieri, e invelenire contro i nemici di lui. L'im-
pararono, ed appena sciolti, divennero arditissimi, e costituiro-
no veramente un quarto potere nello Stato. Tutto ciò che ai
Borboni potesse dispiacere, si rialzava; Napoleone, da maledet-
to^, tornò popolare; le canzoni di Beranger, vera arma di batta-
glia (1) , facevano ammirare e compiangere que' vecchi soldati,
ora costretti a non più ammazzare né farsi ammazzare ; e dei
quali Vernet presentava continuamente le figure , riprodotte a
migliaja dalla litografìa, nuovo stromento potentissimo a diffon-
dere l'ira ed il disprezzo. Le Messeniche di Delavigne eccita-
vano un coraggio di cui perivano gli esempii, e quell'amore di
patria che divampa allorché essa è minacciata, e s'addormenta
quand'è sicura. Paolo Courier (a) fattosi, come Pascal e Montes-
quieu, spiritosissimo libellista dopo studi! severi, con una deli-
ziosa causticità e uno scherno irreparabile , adattava alle qui-
stioni vitali i pregiudizi! e le passioni del suo partito; traeva il
riso dalle viscere dell'umanità, per bersagliare le aristocrazie,
i cortigiani , gli oziosi. I migliori stettero contrarii ai Borboni :
Chateaubriand , così devoto alla bandiera bianca , dopo che da
(1) Combien ia Mn*e a fabriquè de poudre l
(a) Avea militato sotto Buona parte ; e non seppe risparmiare
i suoi sarcasmi alla costui ambizione quando si volle sublimare
all' impero.
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Opposizione LETTERABIA f £
Villèle fu soffiate dal ministero degù* affari esteri, cominciò an-
ch'egli opposizione, se non guerra, almeno per dire : lo avrei
consigliato il governo a fare eo§ì e eo$\. Degli ingegni che a-
spjravano a civili trionfi nel giornale o sulla cattedra, prende-
va ombra il governo ; e non riuscendo a stabilire la censura ,
fissò gravi pene contro gli abusi, e ne attribuì il giudizio ai tri-
banali. Alcuni giornali furono sospesi y altri comprati > ad al-
cuni professori tolta la cattedra.
Le persone d1 ingegno , dove non è permesso seppellirle ia
un fondo di torre , è icnprovido il farsele nemiche , perchè si
rialzano più robuste. I pensatori offesi o disgustati dal governo,
de' loro insegnamenti formavano una polemica : ogni storia di-
ventava allusione ; lodi o censure si distribuivano in senso in*
verso dell' inclinazione- superiore ; la quistione politica si espri-
meva In teoriche filosofiche sull'origine del potere. Nasce que-
sto dall'uomo o da Dio? da un contratto sociale o da rivelazio-
ne? Il linguaggio fu da esso rivelato- all' uomo? o non gliene fu
data che la facoltà, messa poi in aaiooe? L'uomo pensò prima ,
o prima parlò? l'idea è anteriore alla parola?
Bonald, campione della rinata scuola di De Jfaistre, sostener
va che il linguaggio fd rivelato, e con essojona legge primiti-
va, dalla quale deduceva l'assolutismo, combattendo i giurati ,
la libertà delia stampa , l'educazione delia plebe , il diritto di
petizione, il divorzio, l'abolizione della pena di morte. Dai prin-
cipi!' stessi Baflanche traeva esser V uomo nato per la società ,
mediante la quale soltanto egli riesce compiuto : onde fin dag-
l'origine dovette favellare; e la parola gli fu comunicata coli' i-
dea, e non solo come segno dell'idea. Questa parola regna con
autorità suprema , ma il pensiero tende a svolgersi da questa
tradizione inceppante, finche si produce libero e spontaneo. Al-
lora la ragione individuale sottentra; alla fatalità succede la li-
bertà; e si fa un contratto con leggi scritte , sicché il pensiero
padroneggia la parola : composizione fra il diritto divino e l'u-
mano. In questa successione di formole sociali, l'avvenire ger-
moglia sempre dal presente; la restaurazione stessa non è che
• una formola da cui si svilupperà l'incognita. »
Giovani animosi , rotte le loro trame rivoluzionarie , valsero
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46 OPPOSIZIONE LETTERARIA
agli studi! l'effervescenza che aveano dirizzata alla pubblica co-
sa, non dimenticando però i primi propositi : onde, scriven-
do, facevano un'opposizione in vario senso e Broglie e Barante,
campioni fra i Dottrinarli; e Villemain , il quale nella letteratu-
ra passata faceva applaudire le idee che nella presente cancel-
lava la censura; e Guizot, che , traverso alle incomposte rovine
della storia , seguitava le tracce delta libertà costituzionale ; e
Laromigulère, che restava sensista con Locke; e Royer-Collard,
che, calpestando il despotismo sensistico, volea riformare la fi-
losofia per intento pratico positivo e sociale, onde restituire alla
Francia la sua dignità morale , le prerogative all'intelligenza, e
rigenerare lo spirito pubblico, e per mezzo di esso il governo ;
e Cousin, che, rimpastando la filosofia tedesca, parea dare una
certa vigoria ai pensieri e alla volontà , e introduceva un eclet-
tismo che trovava ad ogni opinione la scusa dell'opportunità.
Gli storici erano pieni d'allusioni, ed accennavano la speranza e
la possibilità del meglio ; e Thierry Agostino , combattendo le
futilità e le vigliaccherie impeciali , diceva : « Uomini della
» libertà, noi anzi tutto siamo della nazione dei liberi ; e quelli
» che , lungi dal paese nostro , lottano per l'indipendenza , e
» muojono per essa , sono i fratelli nostri , i nostri eroi ( !). •
Alcuni non conosceauo la forza della moderazione , e le leggi
dovettero reprimere la contumacia; ma che? i processi diveni-
(1) Cénseur européen, 17 aprile 1820. Altrove egli scrive :
Une associaiion scerete emprunlés à l'Italie, réunit et orga-
nisti •> sous dee chef* placet haut dans P estime du pays> une
grande partie , et la partie la plus éclairée de lajeunesse de*
classes moyennes. Mais nous ne tardàmes guère à nous con-
vaincre de l' inutilità de nos efforts paur amener deswènemen*
qui n'étaient pas mùrs,et lors les afflliés revenant à P action,
retournèrent à leurs comploires ou à leùrs livree * Ce fui un
acte de Òon sens et de résignation civique ; et chose remar-
quable , le plus beau mouwment d'elude sérieux succèda, pres-
gue sans intervalle, à celie effervescence revolutùmnaire* Dèe
Pannée 1823 un soufflé de rènovation commenca à se faire sen*
tir, et à raviver simullanément toutes les òranches de la là*
térature. > — (Dix Jn* d'études àistorigues. )
CABLO X — INDENNITÀ DI MIGBATI 47
vano nuova occasione di scandalo. Una mescolanza dei senti-
menti dell' Impero e della migrazione colle giovani speranze ;
sogni di gloria militare accoppiati a quei della prosperità agrì-
cola e industriale ; passioni cavalleresche e mercantili, diedero
a quel tempo alcun che di drammatico ch'è così raro nella sto-
ria moderna.
Fra tali bollimenti moriva Luigi XVIII ( 6 sett. 1824 ), attri-
buendosi il meschino vanto d'aver barcheggiato tra le fazioni; e
succedea Carlo X, da gran tempo indicato come autore di tutti
i consigli illiberali deh predecessore. Per la sua coronazione si
ritrovò l'ampolla sacra, ed egli toccò e guarì scrofolosi: ogget-
to di beffa agli Indipendenti ; i quali poi dissimulavano che al-
lora primamente fu ommesso il giuramento consueto di caccia*
re gli eretici , non ledere le immunità ecclesiastiche , non far
grazia ai duellanti. Carlo promise • consolidare come re la Car-
ta , che come suddito avea promesso mantenere », e sciolse la
censura: ma non tardò a spiegare monarchiche inclinazioni.
L' indennità ai migrati antichi pei beni tratti al fisco dalla Ri-
voluzione fu , malgrado l' opposizione , ridotta ad effetto • per
ricompensare la fedeltà infelice e spogliata , e mostrare che le
grandi ingiustizie col tempo ottengono grandi riparazioni. »
Mille milioni furono assegnati per loro a tre per cento, condan-
nando la Rivoluzione a pagar le spese a quelli che erano da lei
disertati : e l'operazione del riparto diede occasione di cercare
impieghi per persone devote ; e così crebbe la forza» dei Realisti
e l' importanza de' possedimenti stabili. Era giustizia e pru-
denza il riconoscer inviolabile la proprietà, al tempo stesso che
si toglieva ogni timore ed ogni scrupolo ai compratori dei beni
confiscati. Era insieme un sottile spediente di finanza, creando
rendite al tre per cento con cui si rimborsarono le altre : ma
l'estesissima classe dei reddituali, la più parte parigini, e cui si
sottraevano di colpo circa 120 milioni annui, ne fu malcontenta.
Ridestansi anche le idee aristocratiche , e alla eguale parti-
gione tra i figli , stabilita nel codice , surrogansi la primogeni-
tura e le sostituzioni : ma ben dicea Barante, che • le leggi non
conformi alle abitudini e alle opinioni d'un popolo, sono parole
e nulla più. »
-H* ' Digitized b^GOQgle
48 GUARDIA NAZIONALE DISCIOLTA
Si estesero le pratiche pie, e si permisero comunità religiose
femminili , preparamento alle maschili ; si pubblicarono leggi
contro il sacrilegio; e avendo Chateaubriand ricordato che « fa
religione cristiana ama perdonare più che punire, e dee le sue
vittorie alle sue misericordie, né ha bisogno di patiboli che pei
martiri suoi, » Bonald rispose : Se i buoni debbono la vita al-
la società come servigio >, i tristi gliela debbono come esem-
pio. Sì; la religione ordina ali1 uomo di perdonare, ma al
potere ingiunge di punire : il Salvatore domandò grazia
pe' suoi carnefici, ma suo padre non V esaudì , anzi estese
il castigo su tutto un popolo. Quanto al sacrilego , colla
sentenza di morte V inviate innanzi al suo giudice na-
turale.
Queste parole sonavano nel secolo dell1 indifferenza.
Ne veniva scredito al governo , e F avversione si manifestava
in ogni accidente, nelle processioni del giubileo , ne' funerali :
quando il generale Foy, costante nell'opposizione senza disor--
dine, morì non lasciando altra eredità che il proprio nome, le
soscrizioni aperte a favor de' suoi figli fruttarono un milione ;
alle riviste la guardia nazionale gridava Abbasso i ministri ,
abbasso i Gesuiti. II re indispettito licenzia la guardia nazio-
nale ; colpo ardito contro il medio stato, ma che toglieva quel-
l'intermedio opportuno fra il re e un popolo sollevato.
Era impossibile camminare di questo passo colla libertà del-
la stampa; e per ciò fu proposto di imbavagliarla a nome della
religione, del pudore , della virtù, della verità. Si obbligò dun-
qne a mettere il nome dell1 editore ; presentare copia de' libri,
cinque giorni prima di pubblicarli ; un bollo su quelli minori
di cinque fogli ; garanzie dessero gli editori de' giornali. Se ne
solleva un fremito fra gli scrittori ; fin la placida Accademia
protesta, e Carlo X colpisce! membri di essa (aprile 1827), ir-
ritando così , e aumentandosi le difficoltà. Quando poi il prò*
getto di legge fu ritirato, l' esultanza fragorosa di tutta Francia
celebrò questo trionfo dell' opinione ; e d' allora mille opuscoli
corsero disapprovando gli atti del ministero. Villèle pensa dun»
que rinnovare di pianta la camera sua settennale (5 nov.) , ed
interrogar di nuovo il voto popolare.
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CADUTA DEL MJBUSTBBO VILLÈLE 49
Quasi tm' amministrazione opposta alla pubblica , erasi for-
mata una società col titolo Chi $' aj*ta, ti del l'ajuta, mista
di Liberali e di Realisti , cbe attraversava le mene e svelava lo
frodi del governo. Questa brogliò le elezioni, non senza tumulti
e sangue , in modo che toccò il mandato ai maggiori Liberali.
Allora il ministero è bersagliato d1 ogni parte : alcuni aperta-
mente sollecitavano il duca di Orléans • a cangiare il suo stem-
ma ducale colla corona civica, » e « Coraggio , principe
» ( gli dicevano ) ; resta nella monarchia nostra un bel posto a
» prendere, il posto che La Fayette occuperebbe in una repub-
? Mica, quello di primo cittadino di Francia » (I).
Altri libri erano pieni di quest'ultimo divisamento, e Arman-
do Carré!, nella sua Storia della Rivoluzione inglese , alludeva
apertamente ad un'imitazione del 1688 d'Inghilterra; cioè ,
ad un re che considerava come suo dono la Carta , surrogarne
uno che dalla Carta e dalla Camera riconoscesse l' esistenza.
Il ministero Vilièle dovette soccombere , e non lasciava al
succedente che armi spuntate, e la necessità di concessioni che
doreano parer debolezza. Carlo X , invece di appoggiarsi fran-
camente a qualche partito, s> affidò a Martignac, volontà buona,
ma irresoluta , e non sostenuto da nessuna parzialità prevalen-
te , nò tampoco dai re. Mostrava egli la necessità di franchigie
amministrative e costituzionali per ripigliare la perduta confi-
denza , e di sostiuire la lealtà all' intrigo ; si modificò la legge
villa stampa ; si ripristinò il diritto di stabilire giornali , pure
con fermezza punendone gli abusi ; ed egli stesso il ministro
ebbe Parte di circondarsi di letterati. Ma per accondiscendere
allo spirito dominante , si emisero ordinanze avverse ai Gesuiti
e ai!» insegnamento religioso, limitando il numero de' discepoli
ne? piccoli seminari!, ed escludendone gli scolari esteri. Debo-
lezze funeste : e i padri di famiglia ne furono spiacenti j i ve-
scovi s'opposero come a un trionfo de* filosofisti e ruina della
Chiesa cattolica ; e i Gesuiti , poiché non vollero sottomettersi
all'Università e all'obbligo imposto ai maestri di dichiarare che
non appartenevano a veruna congregazione , restarono esclusi*
(1) Caugbojs-I«]U)A*, LeUr* à M. le due <T (hléan*.
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20 CADUTA DEL MINISTEBO TILLÈLE
Così un re tutto scrupoli , si trovò esposto agli anatemi sacer-
dotali : conseguenza del voler condiscendere a tutti. Il ministe-
ro, senza amici, languì fra le ambizioni dei due estremi, finché
Carlo X , mal acconciandosi ai passi leali di questo, gli tolse il
portafogli per darlo a PolignaC (1829).
Il nuovo gabinetto cerca francamente una maggioranza mo-
narchica , non distruggendo la costituzione , ma affidandola ai
Realisti, come faceva Wellington in Inghilterra. La cittadinan-
za se ne adombra , e vede in costoro i vindici degli antichi mi-
grati : onde gli uni fan clamorose proteste a favore dell' 89 ;
altri pensan ridurre agli estremi il governo dol ricusare 1' im-
posta, compensando quelli che ne fossero puniti ; i giornali in-
focano la bizzarria nazionale ; diffidenza è in tutti ; il governo
la considera come oltraggiosa, ma i tribunali ricusano punirla;
è impossibile che il ministero si conservi se non violando la
Carta.
L'opposizione legale , in qualunque senso fosse , sempre ri-
portavasi alla Carta ; stringerla o dilatarla , ma conformarsi- a
quella. Nel giornale più ardito, diretto allora da Thiers, col ti-
tolo di Costituzionale , nel giugno del 30 si leggeva : • I po-
» poli sono per lo più costretti a insorgere per avere la libertà;
» oggi, mercè della Carta che pone la legalità dal canto nostro,
» tocca al potere a ribellarsi ed esporsi ai risehi dell' insurre*
» zione, se vuole a noi strappare la libertà. »
Con tali disposizioni s'aprono le Camere (1830), e i dibat-
timenti dell' indirizzo rivelano le disposizioni pubbliche. Il re
diceva: «Se colpevoli maneggi suscitassero al mio governo
» ostacoli ch'io non posso , non voglio prevedere , troverei la
» forza di sormontarli nella mia risoluzione di mantener la pace
» pubblica , nella giusta confidenza de' Francesi , e nelT amore
» eh' essi hanno sempre mostrato pel loro re. »
Frase imprudente che offri occasione alla Camera di sciori-
nare la propria bandiera; e nella risposta fu inserito : « Condì*
» zione indispensabile al regolare andamento de' pubblici affari
» è il concorso permanente delle politiche intenzioni del vostro
» governo coi voti del vostro popolo. Sire , la nostra lealtà ci
» condanna a dirvi che tal concorso non esiste. Un'ingiusta
MimSTEBO POUONAC — SPEDIZIONE D'ALGERI 2 1
v diffidenza de' sentimenti e della ragione della Francia è oggi
• il pensiero fondamentale dell'amministrazione Fra quei
• che sconoscono una nazione si fedele , e noi che veniamo a
• deporre nel vostro seno i dolori di tutto un popolo geloso
• della stima e della confidenza del suo re , decida l' aita sa-
» viezza di vostra maestà. »
Gran dibattimento se ne solleva. Mandasi al partito , e di
qnattrocentodue membri, dogenventuno sono per il ripudio del
ministero Polignac;e il numero dugenventuno diviene il terrore
del gabinetto e la gioja del popolo. Ma Carlo dal trono rispon-
de : « Io contava sul concorso delle due Camere per fare il be-
» ne che meditavo ; duolmi di sentir i deputati dichiarare che
• qjuesto concorsa non sussiste ; le mie risoluzioni sono imrau-
» tabilfi : » e scioglie la Camera. Gli eventi precipitavano alla
rivoluzione ; tutti li sentivano , e la corona sperò ritardarla col
divergere 1' attenzione.
Già divisammo la parte del gabinetto francese nella politica
esterna. Per mettere un fine al lungo litigio con Haiti , spedi
una forte squadra, ma colla proposizione di riconoscere l' indi-
pendenza mediante buoni patti di commercio e un ristoro pei
coloni : e in fatto si conchiuse (luglio 18 15), mediante 150 mi-
lioni.
La Francia aveva pure ricuperato colla pace l'isola di Bor-
bone, e fece nuovi sforzi per dare stabilità alla colonia del Ma-
dagascar : ma continuo la contrastavano gì' Inglesi , che con-
servata avevano l'isola Maurizio ; e tanto procedettero, che, nel
1829, dovette farvi una spedizione.
Negli affari di Grecia la Francia era comparsa non inferiore
alle altre Potenze ; e nei baratti di territorio che pareano dover
seguitare a quella guerra, parve non lontana dal raggiungere le
sempre desiderate barriere del Reno.
Nuova occasione di far mostra di sue forze le aprì la spedi-
zione d' Algeri. Contro la pirateria de' Barbareschi poco valse-
ro i rimedii tentati dopo il congresso di Vienna ( voi. II , pag.
280 ). Hussein , capo della reggenza d'Algeri , ripeteva dalla
Francia un credito fin dal tempo della spedizione in Egitto ; e
il governo volea dedurne una parte per risarcire negozianti di
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2-2 I MALCONTENTI B IL DUCA D'ORLÉANS
Marsiglia , creditori di sudditi algerini. Mentre se ne trattava ,
Hussein irritato diede il ventaglio sai viso al rappresentante di
Francia. Questi tosto s'imbarca : la Francia manda una squa-
dra davanti a quel porto : il blocco, difficilissimo su coste tem-
pestose, dura due anni, di troppo xischio parendo ai pratici uno
sbarco: alla fine la Francia (agosto 1429) fa intimare al dey sod-
disfazione o guerra ; e poiché Hussein risponde col cannone 9
non resta cbe replicargli sul tono istesso. Piaceva al gabinetto
qoest' impresa , che darebbe occupazione ai prodi , discorsi a
tutti , e colla vittoria uno di quei fascini a cui la Francia va ir-
reparabilmente presa. Bourmont , ministro della guerra, ottie-
ne per sé il comando: e centrenta navi da guerra, con cinque-
cento trentadue di trasporto, guidate dall' ammiraglio Duperré,
portano da Tolone trentasettemila guerrieri, quattromila caval-
li , e settanta pezzi d' artiglieria sui lidi memori di san Luigi.
Gol più bel fatto d'armi che da quindici anni si fosse veduto,
Algeri venne costretta a capitolare ( 5 luglio 1830) ; il dey a
partire colle sue ricchezze personali.
Carlo X spera in questo trionfo la buona occasione di effet-
tuare quello che da un pezzo meditava , e assodare la monar-
chia, uscendo dalle vie legali ; cieco sul progresso dell' opinio-
ne, che però neppure i Liberali aveano abbastanza misurato. Il
governo , durante la Restaurazione , non avea avuto sottocchio
altro che i due partiti aristocratico e cittadino ; ma pel popolo
nulla avea operato : aveano fatto di più i Liberali ?
I Realisti confidavano tuttora tùli' eternità della dinastia di
san Luigi, e credeano fosse tempo di sbarbicare questi ripullu-
lanti germogli del reciso albero della Rivoluzione. I malconten-
ti , unendo P antiveggenza al dispetto della disgrazia , si erano
ristretti attorno al duca d' Orléans ; ed egli, senza tramare eoa
essi , profittava degli errori del governo. I Dottrinarii , che la
Corona avrebbe potuto farsi devoti servidori , e che voleano fa
legalità , respinti dal governo, s'erano buttati anch'essi coi Li-
berali.
Ma il liberalismo stesso non avea badato cbe a negozianti e
possidenti ; i progressi suoi di nulla vantaggiavano la moltitu-
dine ; e con attacchi sistematici , ragionevoli o nò, e con quel-
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LB OBMNANU 23
l'insistente diffidenza che non permette né il bene oè il male, né
la debolezza nò il vigore , tolse al potere la forza necessaria a
farsi rispettare : per cattivarsi un' partito , si conculcò la reli-
gione ; l1 economia studiò l'aumento delle ricchezze, non il lo-
ro scomparto ; e parve seria minaccia quando una volta s' inti-
mò alla Camera , che aliato all' aristocrazia possidente ne sor-
geva una finanziera. Eppure era in procinto di chiudersi l'èra
di quella; e alle monche dottrine del liberalismo , sostituire
qualche cosa di più risoluto ed effettivo.
V Opposizione provò dispiacere della presa d' Algeri , che
rendeva il lustro alle armi di Francia ; e perchè l' Inghilterra
pure se ne mostrava scontenta per gelosia di non dominare tutta
sola il Mediterraneo , prevedessi una guerra , sulla quale già i
banchieri faceano speculazioni. Ma la guerra era dentro ; le tra-
me si andavano stringendo quanto più il governo parea risoluto
nel suo procedimento illiberale ; ed ormai s' accingeano a gior-
nata risolutiva la sovranità monarchica e la parlamentare : so-
vranità artifiziali, a cui se ne mescolerebbe una più vera.
Le Tre Giornate di Luglio.
Uscito a peggio anche l'esperimento dello scioglier la Ca-
mera, il ministero credette non potersi regnare stando fedeli
alla Carta, e s' accinse a violarla con ordinanze repugnanti alla
Costituzione : ma non sapendo esser tiranno quanto occorre per
colpi di Stato , dispose piccole e frivole precauzioni , invece di
quella che unica sarebbe valsa, la forza, l' esercito. E il mini-
stero o il re, sempre trovatisi a fronte di letterali, negozianti 9
dottrinari!, non s'aspettavano che parole; non temeano il popo-
lo : funeste illusioni, al dissiparsi delle quali non rimane che lo
scoraggiamento. Le ordinanze (2S lugl. 1830) toccavano i duo
punti che dicemmo capitali dell' Opposizione ; l' elezione alte*
rendo a favore de? privilegiati, e sottoponendo a censura i gior-
nali : colpivano cioè la potenza politica nella legislatura , e la
potenza morale nella stampa; ledevano gP interessi dei molti
ébe viveano sopra questa, mettevano in agitazione gli speculato-
ri y e chi spera pescar nello stagno turbato. Ài primo annunzio
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24 LETBE GIORNATE
delle ordinanze , il lutto occupa Parigi ; Thfers , Chatelain e
Cauchois-Lemaire fanno una protesta contro le violate libertà.
Gli uffizii de7 giornali divengono centrò all'azione : benché sia
comandato l' esame preventivo degli articoli , questi si pubbli-
cano , obbligando V autorità a ricorrere alla forza per soppri-
merli. Gli uomini compromessi s'affaticano per diffondere la
resistenza ; gli stampatori chiudono le officine , e ai braccianti
che vanno a cercarvi lavoro , rispondono che la libertà è ita ,
che il governo ha decretato la tirannia e le sue conseguenze :
le rendite pubbliche abbassano; si minacciano fallimenti 5 il
fermento cresce in tumulto.
La Corte , stranamente accecata (27 lugl.) , erasi ritirata a
Saint-Cloud, senza tampoco darne avviso al corpo diplomatico;
salvo gli Svizzeri , truppe scarsissime vegliavano la gran città ,
comandate da Marmont , infamato dalle memorie del 1815 ; la
guardia nazionale , tutrice dèlia quiete, era stata sciolta. Nulla
dunque ostava ai Liberali, che, diffondendo parole, danari, pau-
re, eccitavano il popolo, quel popolo a. cui fin allora non aveano
pensato ; e questo prorompe. La sera del 27 luglio cominciano
i movimenti nel quartiere della ricchezza e della prostituzióne;
gli allievi della scuola politecnica sbucano , uffiziali preparati a
dirigere P incomposto movimento di persone armate di quel che
il caso dava , e principalmente dei ciottoli del selciato; si sven-
tola la bandiera tricolore ; e al grido di Viva la Carta, comin-
ciasi a combattere, a uccidere , ad asserragliare i passi; ogni
svolto diviene un9 imboscata , ogni via un campo di battaglia ,
ogni finestra una feri toja, donde a mira certa sono abbattuti lan-
cieri e gendarmi ; atti di coraggio, di ferocia, di forsennatezza,
di prudenza, di generosità, come in ogni turba tumultuante, si
mescono e confondono. Sulla religione, che era stata presenta-
ta come stromento del despotismo , sfogasi l'ira ; e a furia del
popolo sollevato, le croci sono abbattute, le chiese devastate ,
demolito l' arcivescovado. La truppa , già scarsa , operava con
riguardi ; onde in breve alla Rivoluzione rimase il sopravvento.
Il popolo trionfa, e suo grido è la repubblica : maf i banchie-
ri, i letterati , i gaudenti , sgomentati indietreggiano , cercano
*si tratti colla Corte , cui la Carta invocata rendeva inviolabile.
» byVjC
LB TBE GIOBNATB 45
Ma era tardi. La -Fayette , onest' uomo destinalo a venire dopo
tutte le rivolte per coprirle col proprio nome , ricupera l'aura
popolare , e senz' altra veste dichiara che Carlo X cessò di re*
gnare.
Gran reputazione d'onestà erasi acquistata il banchiere Lafit-
te. Negli ultimi anni dell' Impero nominato governatore della
banca di Francia , rinunzia ai centomila franchi di soldo \ Na-
poleone fuggendo deposita in mano di esso i suoi capitali ; li de-
pongono i Borboni fuggendo nei cento giorni: ed egli anche con
danari proprii mitiga l' esiglio dei re, poi le amarezze che a Pa-
rigi recano gli esigenti stranieri ; resiste alle oppressioni , ri*
staura le finanze , e tende a fare la Francia più ricca , affinchè
sia più illuminata e più libera. Sostenitore della Carta contro
gli arbitrii , divenne centro dell' Opposizione ; soccorreva con
generosa delicatezza i perseguitati : e avendo dato sussidii a
Luigi Filippo d'Orléans nella foga del 18 1S , n'era diventato
l' amico. In casa di lui convennero dunque i campioni liberali
per risolvere della patria , che aveano mossa e che ora non sa-
pevano dove spingere : ed eroi quando il coraggio più non era
pericolo, pretendono far profìtto proprio la vittoria del popolo;
e tra la volontà ben pronunziata di questo , e l'ordine antico
eh' essi voleano abbattere, prendono , secondo il loro stile, uq
partito di mezzo. Luigi Filippo avea comportato la sventura no»
bilmente , educandosi , poi del sapere suo traendo profitto per
far da maestro , e acquistando idee liberali ; combattè in Spa-
gna e mandava proclami contro Napoleone, non a favor de' por-
boni ma della repubblica. Rientrato alla Restaurazione, era sco-
po alle speranze e alle trame de' Liberali , che ora trionfanti lo
esortano a farsi re. Il popolo e la gioventù, che per istinto vao-
no diritto al fondo delle cose , e sopprimono le transazioni per
cogliere la realtà delle politiche situazioni , non voleano qual-
cosa di meglio , ma qualcosa di nuovo ; non mutare persone ,
ma decidere la vera indole del governo rappresentativo ; al pa-
lazzo di città stringevansi attorno a La Fayette per formare la
repubblica.
Ma i Liberali, gente di parole , non di fatti , spaventata del-
l' ardimento , e che scalzando il governo precedente , non avea
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46 tE THE GIORNATE
proceduto a un nuovo , vincono le esitanze di Luigi Filippo , il
quale monta a cavallo e scorre le disselciate vie per giungere
al Palazzo di città. Ivi egli abbraccia La Fayette , e quell'am-
plesso ripristina il trono e i Borboni dov' erasi pur dianzi com-
battuto per distruggere l'uno e gli altri; e alla Francia, per un
momento repubblicana , s9 insegna a gridare un nome cbe essa
non conosceva , e che accetta come simbolo d' un principio-
Cosi vittime senza nome divengono base ad ambiziosi senza cuo-
re. La Fayette avea compilato un programma , vago quanto la
dichiarazione dei diritti dell9 89 ; e incaricato di presentarlo a
Luigi Filippo, gli disse : Voi sapete ch'io sono repubblicano,
e che guardo la costituzione degli StatirUniti come la pia
perfetta. Essa per ora non conviene alla Francia ; ma
vuoisi un trono popolare circondato da istituzioni repub-
(dicane. La frase piacque ; otto giorni dopo la Rivoluzione, Lui-
gi Filippo di Orléans è dichiarato re da deputati che non avea-
uo ricevuto questo mandato ; e giura cbe • la Carta sarà una
verità. •
Carlo X e suo figlio mandarono la loro abdicazione ; e l'an-
tica dinastia se ne andò dalla Francia per Cherburgo , fra un
dignitoso contegno del popolo , che mostrava quanto fosse mi-
gliorato dal tempo della fuga di Varennes. Parigi selciava di
nuovo le sue strade, e si trovava ancora monarchica. E la Frau-
da, avvezza a non vivere e pensare se non dietro a Parigi , be-
stemmiò alla caduta e applauso alla nuova dinastia, perchè oosl
aveano fatto i Parigini.
Quei che la storia di Francia spiegano dinasticamente , come
un diuturno contrasto fra le due case di Borbone e d' Orléans ,
credettero tolta la causa de' bollimenti col trionfo di questa (1).
I Liberali chiamavansi contenti della riuscita delle lunghe tra-
me, e d'aver assicurato la guardia nazionale, il giudizio depu-
rati per la stampa, la responsabilità de' ministri, l'intervenzione
de' cittadini a formare le amministrazioni dipartimentali e mu-
nicipali , e la rielezione de' deputati qualora sieno promossi a
pubblici impieghi : e questo trono, eretto nel Palazzo reale, fra
(1) Era l'idea fina di Luigi Filippo.
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1E TOE GH3BNATH 27
fé botteghe fi le gallerìe, era salatalo come un trionfo della cit-
tadinanza e del medio etato sovra l'aristocrazia'. Eppure si eb-
be paura di riconoscere la sovranità popolare col dare alla nuo-
va monarchia la legittimazione del voto nazionale , e si rimase
in una eemilegUtimità di fatte consumato. Il popolo , che era
stato l'eroe di una battaglia di coi i benestanti coglievano gli
allori, il popolo rimaneva ancora diseredato di dignità e di rap*
preseatanza.
Rivoluzioni del ISSO.
In Francia, M ministero costituito dopo te tre giornate fu una
confusione di volontà ; fra repubblicani, imperialisti, monarchi-
ci di loglio , dinastici , difficile era il guidarsi , come tutte le
volte die P autorità è annichilata, il potere sulla piazza, e trion-
fante on partito che vuol camminare , ma ne sa dove, né com-
pita gli ostacoli. La parte moderata non bastando, si ritira , e
fermasi (3 nov.) il ministero Lafitte , che si proponeva • nel-
l'interno, un regno circondato d'istituzioni repubblicane; fuo-
ri, sostenere in ogni luogo la libertà, e vendicare la Francia dei
vergognosi trattati del 18 15. » Ma vofendo contentare tatti,
tatti disgusta ; e quel banchiere esce spoverito da un ministe-
ro , ove altri impinguarono. Allora tornano a parere opportuni
gli utilitari! e i Giacobini, che badano ai fatti , non alle idee ; e
Talteyrand , uno di qoe' politici che credono che la prima ne*
eessità sia il governare, s'accinge a metter pace e ordine.
Restava a cancellare gli affronti dei trattati del 1815. 1 re ,
fedeli al dogma della Santa Alleanza, s' armarono d'ogni parte,
e le orde cosacche montavano in sella per allagare di nuovo le
rive del Reno e della Senna. Francia , sguarnita d'armi e agi-
tata come sii' uscir da una recente coavulsione, non poteva ov-
viare l' evidente pericolo se non o col sinceramente allearsi ai
popoli che l' imitassero , esponendo cosi l' Europa tutta a un
cambiamento radicale; o col favorirne le sommosse quanto ba-
stasse per occupare i suoi nemici , e schermire sé stessa coi
cadaveri di quelle. A ciò s' attenne.
In quel tempo la Russia estendevasi verso l' Asia , mirando
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a$ * IL NON INTERVENTO
al Bosforo. L'Austria sentimi angustiata fra il malcontento ita-
lico e l'ambizione prussiana. L'Inghilterra scapitava in Oriente
per gP incrementi della Russia , e dentro era affaticata dalle
strìda chiedenti pane. In Ispagna Ferdinando VII, collo sposa*
re Maria Cristina di Borbone, disgustò gli assolutisti, sua forza
. fio allora ; e tanto più col mutare la legge di successione , sic-
ché rimoveva don Carlo, speranza d'essi assolutisti. Anche in
Portogallo la successione era disputata fra donna Maria figlia e
don Michele fratello di don Pedro. Il Belgio stava in broncia
con re Guglielmo per la religione e per le preferenze date agli
.Olandesi. In Polonia la nobiltà più volte avea tentato sollevarsi»
La Prussia lottava colle provinole renane. Da per tutto* erano
popoli chiedenti riforme , quali venivano suggerite dalla libera
stampa, dagli esempii, dal diffuso liberalismo, dalle società se*
grete , da quel medio addottrinamento che fa credere agevoli t
miglioramenti , da quelP agiatezza che lascia a questi pensare.
E tutti spasimanti volgeano gli occhi alla Francia, ammiran-
do i due vantaggi ch'ella si era assicurati; la libertà di coscien-
za , e la delegazione condizionale del potere fatta dai governa-
ti : credeano avrebbe esteso al di fuori l'ardore divampato ; e
come Alessandro di Russia aveva stabilito una santa alleanza
dei re, cosi essa proclamerebbe una santa alleanza dei popoli ,
e alla mutua 'garanzia delle appropriazioni surrogherebbe la
mutua garanzia dei diritti.
Ma i Liberali possidenti e dotti erano interessati per la pace;
e qui pure tenendosi alle vie di mezzo, e non osando proclama-
re la solidarietà de' popoli, si inventò come simbolo della nuova
politica, come supremo acquisto di tanto senno e di tanto san-
gue, la non intervenzione. La Santa Alleanza avea proclamato
che i re potessero brigarsi del governo interiore di ciascun pae-
se , per ostare alle istituzioni liberali : una Rivoluzione fatta fu
nome della libertà, poteva non proclamare la massima opposta
a quella che fin allora P avea compressa ? Con tale dogma, falso
come tutti quelli che sono troppo generici, la Francia abdicava
sin dal primo momento alla dignità di tutrìce de' popoli soffe-
renti : pure, col riconoscere a ciascuno il diritto di dispone il
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OLANDA 29
proprio interno come credesse meglio, ella veniva ad obbligar-
li contro chi volesse porvi ostacolo.
1 Liberali forestieri stavano attenti alle tribune di Francia
per conoscere come fosse spiegato il non intervento ; e uden-
dolo appunto qual essi desideravano , presero a lacerar colla
spada la mappa (l'Europa, delineata dalla spada nel 1 8 1 4. Per-
tanto | la rivoluzione di Parigi ebbe una rapidità di propagazio-
ne , ben superiore a quella dell' 89, perchè quella era sociale,
la presente era politica.
Quando Napoleone distribuiva genti e troni a' suoi fratelli ,
l'Olanda era stata data come feudo a Luigi Buonaparte , poi
unita all' Impero come compimento di territorio. Ma appena ,
al tracollo di Napoleone , Molilor esce da Amsterdam , le au-
torità francesi fuggono , si abbattono i segni del dominio e del
blocco, e Guglielmo di Orange-Nassau si proclama principe per
la grazia di Dio; parla da sovrano e de' suoi alti alleati; insom-
ma , trasforma V antica repubblica in monarchia , promettendo
però costituzione , come allora tutti faceano.
£ ne fu di fatti proclamata una , dove al re era attribuito il
potere costitutivo e moltissima parte del legislativo ; ristretti i
Comuni e le Provincie ali' amministrazione degl'interessi parti-
colari ; e se n' uscissero, sarebbero repressi dagli Stati provin-
ciali : questi eleggevano i membri degli Stati generali , senza
però né dettar voti, né dar loro istruzioni. Non v'erano giurati
pe' gindizii , ministri non responsali, non libertà della stampa;
in man dei governo l'istruzione pubblica. Ne'Cento Giorni, .Gu-
glielmo diede a' suoi Stati il nome di Paesi Bassi , a sé il titolo
di re , di principe d' Grange all' erede ; e il patto si riformò $
costituendo due Camere ; nominati dal re i membri dell' alta ,
quei della bassa dagli Stati provinciali ; protetto ogni culto ;
aperti gì' impieghi senza divario di religione.
I Belgi , da Napoleone uniti alla Francia , se ne staccarono
nel 1814 , né vi si riunirono nei Cento Giorni $ sicché la Fran-
cia , come già l' Austria , li ebbe colla vittoria , colla vittoria li
perdette. Nel rimpasto d'allora il Belgio non avea una dinastia
per la cui legittimità richiamare ^ a titolo d'aumento di ter»
ritorto , fu dato alla casa d'Oraoge, col granducato di Luxem-
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$0 CATTOLICI BELGI
Itotfg , che fa patte della Confederatone germanica : fo statuto
olandese doveva estendersi anche ai Beigi. Ma quei Valloni e
Fiamminghi mai non si fusero con verona dette nazioni signo-
reggìanti j non colla Spagna, non coti' Austria! non coll'Impera
francese: ora poi la supremazia improvidamente data a due mi-
lioni di Olandesi sovra il doppio di Belgi , viepiù pesava per la
differenza di religione , dovendo un re protestante governar un
paese che da tante tempo identificava P idea politica con la re- -
ligiosa. Giurarono dunque fedeltà a Guglielmo I , « salvo gli
articoli che potino essere contrari! alla fede cattolica : » poi i
vescovi di Gand , Namur e Tournay esposero un Giudìzio dot-
trinale contro Io spirito della data costituzione, sulla quale an-
che Roma (1816 (mosse richiami. Il re de' Paesi Bassi, irrita-
to , perseguita i reclamanti , rimette in vigore gli articoli or-
ganici , pubblicati da Napoleone in coda al Concordato : i par-
rechi sieno approvati dal governo; facciansi preghiere pubbliche
pet re; i giudici prestino giuramento assoluto alla costituzione»
Quei che ricusarono o vi posero restrizioni , furono destituiti
senza processa ; una corte speciale giudicò l' abate Foere , re-
dattore dello Spettatore belgio , giornale ecclesiastico. Anche
l'erezione di nuove università conculcava la preminenza dei ve-
scovi sopra l'insegnamento teologico, di che essi levarono que-
rele. Il vescovo di Gand fu processalo « per aver tenuto corri*
spondenza su materie religiose con una Corte straniera, » (cioè
col papa ! ), e condannato alla* deportazione, dopo l' esposizione
pubblica alla gogna ; ed essendo egli fuggito , il suo nome fu
esposto sul patibolo fra due malfattori. Privatolo della giurisdi-
zione , cercò il re che i vicarii continuassero ad amministrare
la diocesi ; perchè ricusarono, furono sospesi : castigati i preti
che censurassero gii atti del governo ; ritenuti i soldi a curati'
e canonici ; vietati i voti irrevocabili.
Anche i Cattolici d* Olanda , dopo la Riforma , conferivano
col nunzio apostolico sedente a Bruxelles , il quale inviava le
dispense , e dava le facoltà agli arcipreti. Guglielmo volle in-
tentar processo a quello di Amsterdam perchè avesse corrispo-
sto col rappresentante papale, e appena desistette pel fermento
di tutti i Cattolici. Al contrario, egli favoriva P antica Chiesa
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OPPOSIZIONE BELGICA 31
tpansenistfca olandese, sicché continuar ansi le elezioni scisma-
lidie de' vescovi a Utrecht , Deventer , Arlem. Del giubileo fa
vietata la pubblicazione ; proibito al clero di unirsi in ritiri per •
gli esercizi! né di partire per le missioni? lasciate vacanti le se-
di : l'evidente parzialità scontentava il clero cattolico. Viepiù
offese , nel f 825 , il pretendersi che tutte le scuole e i maestri
fossero autorizzati dal governo; chi studiava fuori, non ottenesse
posti ) aboliti i piccoli seminarli, cercando trasferire la direzio-
ne dei collegi! nuovi e della filosofia ai Protestanti, giacché non
poteano i oberici entrar in seminario se non passando pel col-
legio filosofico.
Ridestava egli dunque le antiche pretendenze di Giuseppe II,
senza temerne la fine $ e chi comprende come tutte le libertà
si diano mano , sgomentavasi al vederlo intaccar queste più sa-
cre, che riguardano la coscienza e il diritto domestica Pertanto
i Liberali si associarono coi Cattolici , i quali , non impauriti
dalla taccia plateale di Gesuiti , conobbero la nobiltà e impor-
tanza del resistere agli atti arbitrarti. Inoltre spiaceva il vedere
come il debito pubblico crescesse, nel mentre cresceano le ric-
chezze del re. Poi , un paese per natura , per lingua , per in*
teressi cosi attaccato alla Francia, prendea da questa le norme;
quieto se quieta.essa , agitandosi quando commossa. Bollivano
dunque negli ultimi anni i Belgi, e si lagnavano delia spropor-
zione posta nella rappresentanza nazionale e nelle imposte ; e
che il re , il quale diffidava di loro , li sacrificasse alla prospe-
rità degli Olandesi , cui detestavano tanto , quanto da questi
erano disprezzati.
Le gazzette , e massime il Corriere dei Paesi Bassi , por-
gevano sfogo ai mali umori; ma il governo vi applicò una pram-
matica rigorosa, e ai Belgi non accordava i giurali nel delitti di
stampa.
Nella seconda Camera degli Stati Generali erasi formala una
maggioranza in opposizione al governo; e d'ogni parte pioveva-
no petizioni, principalmente per ottenere i giurati, indipendenza
de' giudici, respoosalità de' ministri, libertà della stampa e
dell' istruzione pubblica , e piena esecuzione del concordato in
favore della Chiesa cattolica.
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32 RIVOLUZIONE BELGICA
Nel 1819 erasi fatto dalle Camere sancire l' imposta per un »
decennio ; scaduto questo , un nuovo doveva esserne stabilito
dagli Stati Generali ; ma nella seconda Camera i Cattolici , al-
leati coi Liberali, ricusano (1829) sussidii se non a patto di
concessioni , e si rifiuta l' imposta : il popolo esulta ; il gover-
no è costretto condiscendere , ma destituisce tutti i magistrati
che aveano espresso quel voto. De Potter , autore d> una storia
filosofica dei Concila, e di una rivoluzionaria di Scipione Ric-
ci, mi che poi avea conosciuto da che parte stesse la libertà ,
e riso di quell' assurdo sgomentarsi dei Gesuiti mentre sovra-
stava la servitù dei re , fatto capo de'Cattolici liberali , propo-
neva una soscrizione nazionale che compensasse chi soffriva per
. le libertà del paese : dal che nasce un$ confederazione, ben to-
sto forte a segno , da respingere le ordinanze in nome della
legge; e che pubblica una specie di manifesto (22 febb. 1830).
Il processo contro di esso Potter, di Tielmans e Barthels, apre
l'arena a dibattimenti troppo pregiudicevoli al governo(30 apr.),
e l' esiglio inflitto ad essi è ricevuto per un affronto nazionale»
A questa materia preparata non mancava che la scintilla, e
la diede la rivoluzione di Parigi. Il 26 agosto , dopo la rappre-
sentazione della Muta di Portici , si levano i cittadini di Bru-
xelles , chiedendo esser separati dall' Olanda, e per re il prin-
cipe d'Orange. Un mese si consumò in trattati coll'Aja: il prin-
cipe Federico , secondogenito di Guglielmo, credette troncar
il nodo col marciare armato sopra Bruxelles. Quivi si comin-
cia battaglia per le vie ; i nemici soccombono (27 sett.) ; e la
piazza dei martiri attesterà d' or innanzi il sangue sparso in
quei giorni.
V insurrezione estendesnn tutto il paese; le truppe olandesi
sono battute in ogni dove , e rejetta la implacabile casa di
Nassau.
Un partito spingeva a dichiararsi repubblica, e farsi esempio
all' Europa : ma ai moderati sembrò che primo 'bisogno fosse
i' indipendenza ; e non che mettersi in ostilità coli' Europa ,
profittare del buon istante per accettare una monarchia propria.
Gerlach , Nothotnb, Van de Veyer , Lebeau , Rogier , de' quali
la rivoluzione metteva in chiaro i talenti e il carattere , aosten-
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BIVOLCTIONB POLACCA 33
qpro il meglio del paese , ne diressero gli affari colla perseve-
ranza necessaria per resistere alle generose esagerazioni, e fé*
cero adottare la monarchia costituzionale, l'esclusione della
casa d' Orango , l' kidipendenea del potere ecclesiastico dal ci*
file , abolendo il placet , le investiture regie r i concordati , a
proclamando la libertà dell' istruzione , della predica, delle
coscienze ; ammessi alle Camere gli ecclesiastici , che tanta
parte aveano avuto alla rigenerazione della patria.
Ma l' Olanda ridomandava le ribellate Provincie ; la Francia
stendeva a queste le braccia per riunirsele come sotto V Impe-
ro ; la Confederazione Germanica e la Prussia si credeano mi*
nacciate pel Limburgo e il Luxemburgo ; e il piccolo paese fa
per mettere in fiamme» P Europa. Le Potenze che erano state
autrici della unione dei Belgio air Olanda, s'interposero perno
armistizio , e presto la mediazione mutarono in arbitramento 9
che si strascinò nella lentezza di ottanta protocolli.
Più forte , perchè causata da mali più profondi, fu la rivolu*
zione in Polonia. A ragione nel 1815 i vecchi Russi, volenti
anzi tutto la grandezza dell'Impero , dissuadevano dal dare co-
stituzione distinta alla Polonia : ma da un lato le Potenze mal
soffrivano fosse unita assolutamente alla Russia, e domandavano
per essa forme legali ; dall' altro , Alessandro era allora nel
caldo delle idee liberali, onde costituì (27 sett. 18 li) quel pae-
se come distinto (1). N
Pertanto, m assemblea solenne a Varsavia , fu proclamato il
nuovo Regno da un araldo col blasone polacco, e lo statuto del
1791. Con entusiasipo di speranza si giurò fede al nuovo re \
l'aquila e i vessilli di Sobieski sventolarono per tutto ; alla co-
ronazione comparve ciascun palatinaio con bandiera e colori
(1) Allora anche V Austria scriveva a lord Castlereagh ap-
provando le intenzioni liberali di Alessandro, e il proposito di
lui di mantenere le istituzioni nazionali della Polonia ; e ag-
giungeva che e la più sicura garanzia del riposo e della ibrza
delle nazioni ò la feliciti del popolo ; felicità che e insepara*
bile dalla cara che i Sovrani debbono prendere della naziona-
lità e delle consuetudini de' loro sudditi. >
in. 3
34 BIVOUJHONB POLACCA
suoi propri! , e Alessandro disse : So quanta ti regno ha sofr
ferto, ma libere istituzioni U potranno ricreare; e vi pose un
governo a parte, e regalò truppe e artiglierie. A patrioti illu-
stri die incarico di preparare la costituzione) che fa compita in
ceasessantacinque articoli, stabilendo V indipendenza del Re-
gno; l'imposta e 1$ leggi fossero votate dalla rappresentanza na*
rionale; le leggi e gli atti si facessero in lingua polacca ; man*
tenuta la religione cattolica e i suoi possessi; tollerati gli «Ebrei;
il clero luterano stipendiato dall' erario ; i villani si emancipe-
rebbero gradatamente; inamovibili i giudici; l'esercito polacco,
conservato come corpo distinto, non potesse adoprarsi fuori di
Europa; una commissione proteggerebbe la libertà della stam-
pa e ne impedirebbe gli abusi; dieta di sessantaquattro senatori
a vita eletti dal re; Camera di sessantasette nunzii, scélti dalle
assemblee dei nobili ; cinquantun deputati delle assemblee co-
munali, formate di proprietarii non nobili , capi di fabbriche ,
mercanti grossi, istitutori e artisti; gl'impieghi asoli Polacchi.
Ma ben presto gli si porsero petizioni chiedendo i giurati ,
la libertà di stampa, l'obbligo che i decreti del re fossero con*
trassegnati da un ministro responsale; onde Alessandro, piglian-
do per contumacia quel che sarebbe stato regola e diritto, chiu-
se l'adunanza (1822) : al consiglio di Varsavia, inquieto sul man*
lenimento della costituzione , rispose « persuadessero agli abi-
tanti che la pazienza e tranquillità sono le uniche vie per con-
durre la nazione alla felicità: » e per arrestare « le astrazioni
insensate della filosofia moderna , che turbarono tant'altri Sta-
ti », vietò le società secrete e le logge massoniche.
Era troppo conseguente che Alessandro, dopo indotto fin a
rinnegare la rivoluzione di Grecia solo perchè rivoluzione , re-
primesse nel proprio paese ogni fomite di liberalismo. Per quat-
tro anni non raccolse più la dieta, e, quando la riaprì , tolse la
pubblicità dei dibattimenti «per far godere a' suoi sudditi di
quel Regno tutti i benefizii che loro assicura la Carta. »
La nobiltà polacca è pari; e se alcuno ha titoli, li trae da fo-
restieri, o li possedeva prima di divenir cittadino. Quest' ugua-
glianza dava unione e perciò forza ; onde la Corte pensò gua-
starla col rendere reali i titoli onorifici; e si registrarono dodi-
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HYOUJZIONE POLACCA SS
ti famiglie di principi, settantacinqoe di conti, Tenti di baroni;
con ciò eccitando rivalità e ambizioni , e dando dia Rustia il
nodo di premiare la docilità e fomentare la vanità.
Nella costituzione polacca « dichiara : • La religione cattoli-
ca, professata dai più, sarà oggetto di speciale premura pel go-
verno , senza farsi ostacolo alla libertà degli altri culti , la coi
differenza non incera al godimento dei diritti civili e politici. I
fondi del clero romano o greco-unito sono proprietà inaliena-
bile. Nel senato sederanno tanti vescovi cattolici romani, quanti
sono i palatinati , e un vescovo greco-unito. Il re nominai ve-
scovi ed arcivescovi de'varìi culti, i prelati e canonici. »
Se ne valse il czar per inceppar colla protezione, e arrogarsi
un'ispezione sul clero cattolico, affidata a una commissione dei
culti e della istrozion pubblica; determinò nuova circoscrizione
delle diocesi ; impacciava il ricorrere a Roma , e non dissimu-
lava il desiderio di tmire tutti i sudditi in una Chiesa sola.
Però la pace avea fatto colà pure il suo effetto ; moltiplicate
strade, edifizii $ eanali; prosperi H commercio e l'agricoltura ;
sanato il debito pubblico; da per tutto lavoravasi fanar cotone ,
lino; si cavavano ferro, sale, marmo; si abbellivano te città, e
la università di Varsavia fioriva. Ma il pensiero della nazionalità
perduta non muore ; e le società segrete adoperavano per di*
struggere l' epera di Caterina II ; tutti si ricordavano delle
promesse di Alessandro , come questi sapea di poter ritirarle
cella stessa autorità con cui le avea date. Ne-vennero da una
parte trame , dall'altra punizioni, eogli abusi reciproci che so-
gliono accompagnare gli stati violenti. Era proibito ai giovani
andare alle università di Germania , incatenata la stampa , ac-
colte le delazioni, perseguitati i pensatori (1); e il principe Co-
stantino, comandante all'esercito, poteva ogni voglia ; e volea
(1) Il famoso poeta Micfcìe\ricz fu trasportato in Russia; ma
colè pare eccitò pericolose benevolenze r prese più fona dall' e»
sigli* , e caduta la patria menlr' egli era lontano , cantò i Pél-
Itgrwt polacchi in ktrle biblico, e serbò fede imperterrita nel
trionfo della lftertà, fioche non credette vederlo in non so (piai
rivelazione e religione*
byVjOO
36 CORDlttOWI ITALÌAOT
con assolutezza. Motto Alessandro , cai i Polacchi serbavano
gratitudine per la data costituzione , Nicolò fa coronarsi re di
Polonia (maggio 1828(5 e ricevendo il suggello, la bandiera, la
spada, il manto, lo scettro, la corona, giura « regnare pel be-
ne della nazione polacca , secondo la Carta concessa dal suo
predecessore. »
Anche qui dunque sonò efficacissimo Pannunzio della rtvolu*
rione di Parigi; e i preparativi dell'imperatore contro la Fran*
eia accelerarono il momento dell'azione. La f ramassorteria , in-
trodotta colà da Dombrowski e assai propagata nell'esercito ,
nelle università e ne' cittadini , facea vedere di pessimo animo
una guerra contro la Francia; i generali stessi vi repognavano,
come gente che non Ha se non da perdere; s'avea danaro, s*a-
veano armi e l'arte d'adoperarle; e ben fu detto che l'avanguar-
dia del Russo voltò faccia contro dì lui. La polizia, avuto sen-
tore di trame , molli arrestò : ma Costantino non mostrava ti-
more. Il 29 novembre scoppia la rivolta; molti sono uccisi $ il
bell'esercito , compiacenza di Costantino , gli si volge contro ;
Paquila bianca svolazza per tutto, collMnno No. Polonia , non
ti mancano difensori; e dopo combattimento sanguinosissimo,
Varsavia ? redenta. Prendono dittatore Chlopicki, antico solda-
to di Napoleone allora in disgrazia, e che non avea combattuto;
ed egli , confidente nel numero e senza credenze vive , pensa
a negoziare più che a combattere. Visti impossibili gli accordi,
con generosissimo slancio tutti offrouo gli ori e il sangue; don-
ne e frati si fanno consiglieri di valore; giovani ricchi rinunzia-
no ad ogni avere , gli uffiziali alle paglie ; i possessori dividono
i terreni fra gii affittaioli purché s'armino; i campanili e le sa-
gri stie offrono bronzo agli arsenali , argento alle zecche ; i pa-
droni delle case dei sobborghi dì Varsavia vi mettono essi il fuo-
co perchè non impaccino le difese. Ma mentre il popolo voleva
rinterrare la Polonia e movere sopra la Lituania , Chlopicki re-
stringe la rivoluzione fra gli otto palatinati. In somma,, anche
qui gli uomini del giusto mezzo frenavano quell'impeto che so-
lo può dare la vittoria.
L'Italia, dopo tentato nel 1821 agitarsi sotto le bajoneUe.dfii
padroni , era stata ricomposta. L'Austria continuò le sue vie ,
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CONDIZIONI ITALIANE 37
senza impedire la prosperità materiale degli obertoaUsimi paesi
chissà occupa. Il Piemonte veniva sanando le piaghete morto
Carlo Felice, sottentma il nuovo ramo diSavoja-Carigoaao [ì)f
(1) Da Carlo Emanuele I di Savoja nacque Tommaso Fran-
cesco (1656), ohe sposò Ilaria di Borbone * erede del contado
dì Soìssons , e generò Emanuele Filiberto Amedeo, sordomuto
(1709), capostipite dei principi di Carignano. Da Eugenio Mau-
rizio suo cadetto e Olimpia Mancini nipote del cardinale Mas-
carino > ceppi <T una nuova casa di Soìssons , nacque il celebre
principe Eugenio. Dal primogenito Vittorio Amedeo (1741), di*
scendono Luigi Vittorio Amedeo (1778); Vittorio Amedeo (1780);
Carlo (1900); Carlo Alberto , nato il 1708 , re dal 27 aprile
1831 al mano 1849.
Coree attorno in que* tempi l'indirioo a? un Itaitana, ore,
persuaso ohe Cari' Alberto non fono mi re d' anima inetta e ti-
rannica , e rammentandogli come altre volto gli schiari l'aver
sere guardato come liberatore , gli si mostra che , nella situa*
sione d' allora , egli non arerà che o ad essere tiranno ed ese-
crato , o francamente romperla coi potentati , e farsi costiiu-
sionale e Italiano. Riformo non bastare , giacché queste gli ni*
laccherebbero l'Austria , senio amicargli i popoli. Al contrario,
gridando una parola libera e sincera, potea direnir re d'Italia,
C Sire ! non avete mai cacciato uno sguardo.... su questa Ita-
s lia ?..., E non avete mai detto : la è creata a grandi desti*
l ni ? Non avete contemplato mai quel popolo che la ricopre ,
l splendido tuttavia malgrado V ombra che il servaggio stende
I sulla sua testa , grande per istinto di' vita , per luce di in*
l folletto , per energia di passioni ; feroci o stolte , poiché i
> tempi contendono l'altre, ma che sono pur elementi dai quali
% si creano le nazioni ; grande davvero, poiché la sciagura non
> ha potuto abbatterlo e togliergli la speranza ? Non v' è sorto
S dentro un pensiero:— Traggi , come Dio dal caos , un mondo
> da questi elementi dispersi ; riunisci le membra sparte, e pre-
* nuocia : È mia tutta e /èlice ; tn sarai grande siccome é Dio
i creatore , e venti milioni d' uomini sciameranno: Dio é nel
1 cielo, e Carlo Alberto sulla terra ! — .
» Sire ! vai in nutriste cotesto idea ; il sangue vi fermentò
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38 CONDIZIONI ITALIANE
e un re giovane, allevato in mezzo all'armi, agli stadi!, alle spe-
ranze. A Napoli dopo il breve e non lieto regno di Francesco 1
(7 nov. 1825), succedea Ferdinando II , giovane anch'egli, che
9 nelle vene , quando essa vi si affacciò raggiante di vaste ape-
9 ranze e di gloria ; voi divoraste i sonni di molte notti dietro.
9 a queir unica idea; voi vi faceste cospiratore per essa
9 I tempi allora furono avversi : ma perchè dieci anni e una
9 corona precaria avrebbero distrutto il pensiero della vostra
9 gioventù , il sogno delle vostre notti ? Dieci anni e una co-
9 fona avrebbero ricacciata nel fango P anima che passeggiava,
9 sui re- dell' Europa? Onta a voi! La posterità perdona ogni
9 cosa a un re fuorché la viltà ; e ohe cosa è l'uomo che può
9 esser grande e non è?....
9 Sire ! se veramente l'anima vostra è morta a forti pensfe-
9 ri ; se non avete , regnando , altro scopo che di trascinarvi
9 nel cerchio meschino de' re die vi han preceduto ; se avete
9 anima di vassallo , allora rimanetevi ; curvate il collo sotto
' 9 il bastone tedesco , e siate tiranno : ma tiranno vero , per*
9 che un sol passo ohe accenniate di movere al di là dell' om«
9 bra segnata , vi fa nemica quell'Austria che voi temete. .%
9 Sire I respingete l'Austria, — lasciate addietro la Francia
9 — stringetevi a lega l' Italia.
s Ponetevi alla testa della nazione , e scrivete sulla vostra
9 bandiera : Umane , Liberia , Indipendenza ! Proclamate la
9 santità del pensiero I Dichiaratevi vindice , interprete de' di*
9 ritti popolari , rigeneratore di tutta P Italia I Liberate P Ita*
9 lia dai Barbari 1 Edificate V avvenire I Date il vostro nome ad
9 un secolo I Incominciate un' era da voi 1 Siate il Napoleone
9 della libertà italiana i V umanità tutta intera ha pronuncia-
9 te : s re non mi appartengono ,• la storia ha consecrato que-
9 sta sentenza coi fatti. Date una mentita alla storia ed all' u-
9 mattila ; costringetela a scrivere sotto i nomi di Washington
9 e di Kosciusko , nati cittadini \ V* è un nome più orando di
9 questi; vi fu un irono eretto dà venti milioni di uomini fa
9 beri che ecrieeero netta base : A Carlo Alberto nato re , PI*
9 lia rinata per lui !....
ì Or che temete? 11 Tedesco? Gridategli guerra: ardite guac-
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CONDIZIONI ITALIANE 39
©dròncfovH nd modo migliore, cioè col dare l'amnistia, e pro-
mettere di sanar le piaghe , e i suoi primi atti furono vera*
mente da ciò.
Ma le rivoluzioni* lasciano sempre in chi soffri lo scontento e
no solletico di vendetta $ in chi trionfò, la brama di rappresa*
glie inutili dopo le violenze necessarie. Fuori viveano molti prò*
fughi, attenti ad ogni baleno di novkà e facili alle speranze ; e
tenevano intelligenze 'in paese, sia cogli avanzi degli antichi Car-
bonari , sia con nuovi malaffetti. Le polizie vigilavano , e nel
1629 il papa, ad istanza dell'Austria, rinnovò la scomunica con-
tro le società secrete , e istituì una commissione speciale che
processò ventisei Carbonari: scoppiata poi la rivoluzione di Pa-
rigi, i governi si allestirono di cautele e d'anni, senza ben pre-
vedere contro di chi le avrebbero da adoperare.
Perocché , accanto ai liberali che macchinavano far novità
per mezzo del popolo, stavano i Sanfedisti, volenti anch'essi
l'indipendenza d'Italia, ma coll'appoggiarsi a principi nazionali;
e quakhé capo liberale si disse trattasse col duca di Modena ,
per alzarlo al dominio di tutta l'Italia, o almeno dell'alta; trat-
tativa, dove nessuna delle parti operava di buona fede.
> dar da rìciqp questo colosso , composto di parti eterogenee 9
i minato in Gallizia , nella Ungheria , nella Boemia , nel Ti*
ì rolo , nella Germania , e che non è forte se non dall' iner*
> sia , e perchè altri è debole. Gridategli guerra e assalite :
» F assalitore ha immenso avvantaggio sul suo nemico. Unsi
I voce ai vostri , una voce alla Lombardia , e avanzatevi ra«
s pidamente. Là , nella terra lombarda hanno a decidersi i fatti
i dell'Italia, ed i vostri: nella terra* lombarda, chenonaspeU
I la se non un reggimento ed una bandiera per levarsi in mas*
S sa : nella terra lombarda , che divorerà i suoi nemici, corno
• a' tempi di Federico, e triplicherà il vostro esercito! Ma siato
* forte e deciso : 'rinnegate i calcoli diplomatici , gli intrighi
a de9 gabinetti, le frodi dei patti. La salute, per voi, sta nello
» pania della vostra spada....
i Se voi non fate , altri faranno , e senza voi , e contr<j
a voi,»., a
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40 stato pontifioo
Roma, restituita nel 1814 al papa eoo tatti i pòsteri, esal-
tò di ricuperare il Laocoonle, l'Apollo, la Corte, le solennità,
e l'aurifera frequenza de7 forestieri. Per consiglio del Consalvi,
ministro di Stato, Pio VII emanò un motuproprio , dove parla-
va di centralità di poteri , unità di sistema , indipendenza del*
l'autorità giudiziale, responsalitàde'magtstrati: ma i regolamenti
soggiunti smentirono tati preamboli; né i codici promessi coni-
parvero mai. Lo Stato si lasciò diviso in diciotto delegazioni di
quarantaquattro distretti , e seicèntoventisei Comuni , al modo
francese; il quale fu conservato pure nell'ordinamento delle fi-
nanze, nelle ipoteche, nel bollo, nel registro: ma non si seco-
larizzarono gl'impieghi; non si prefinì il termine degli apppelli;
non si costituirono le municipalità, né altri miglioramenti, vie*
più domandati dopo che la dominazione precedente ne avea fat-
to sentire o almeno presentire i vantaggi.
Leone XII succedutogli, fece da giureconsulti esaminare quel
motuproprio ; propose di alleviare coli' economia le gravezze
del popolo ; nominò anche una congregazione di Stato , ma su-
bito se ne penti o ne fu fatto pentire , e la risolse in mera as-
semblea consultiva. Nemico al Consalvi , lo congedò , e abbati-
donossi tutto alla riazione ; allora rivissero gli arbitrii di ciascun
dicastero, che Consalvi avea levati ; venne mutato ancora ordine
alle delegazioni e al giudizi! ; si estesero i diritti dèlie comunità,
ne' cui consigli entravano tutte le classi, ma distinta la nobiltà;
rinterrata la giurisdizione episcopale , e dato agli ecclesiastici
ò? istruire e giudicare anche le cause de' laici , e d' educare la
gioventù ; rimesso il Sani' Uffizio , estesi i privilegi della ma*
nomarla, aboliti i tribunali di distretto , e rimesso il latino nei
giudizi! e nelle università ; affidalo ai Gesuiti il Collegio Roma-
no ; e commissioni di preti ed uffiziali. sgomentarono le legazio-
ni durante l'amministrazione di Rivaiola legalo a Ravenna, dove
in una sola volta condannò 508 persone ; poi ad uh tratto per-
donò, e cercò riconciliare Sanfedisti e Carbonari per via di ma»
trìcoonii , che riuscirono come Dio ve! dRuu-Ciò non impedì gli
assassinii politici o di pretesto polìtico, infamia della Rocnagoaj
ed essendosi attentato anche alla vita di lui, egli istituì una com-
missione severissima, moltiplicò le spie: a Ravenna st impicca*
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STATO PONT1FIUO 41
wno sette persone come complici di tali assassina politici , e
forse erano, ma il pubblico li compassionò come vittime politi-
che. Del resto , allorché si promise perdono a chi spontanea^
mente venisse a far dichiarazioni , a migliaja ?' accorsero. Tali
erano i governati sotto quei governanti 1
Alla mina dello Stato Pontifico erano i briganti nell' antico
paese de5 Volaci , fra gli Apenoini , le Paludi Pontine e l monti
d* Albano e Tuscolo. Questi paesi fin al 1816 appartennero alle
famiglia Colonna, che solo all'armi gli addestrò per le sue emo*
baioni cogli Orsini e coi papi, fi i papi non v'aveano gtnrisdi*
ime, e solo alle persone probe davano un brevetto di chierico,
col che le sottraevano alia giurisdizione territoriale. I Francesi
abbatterono questo modo : ma gli eccessi della coscrizione del
1813 tornarono in armi la popolazione ; e bande di politici scor-
rano contro Gioacchino. Sotto il debole governo sotterrato
presero baldanza : obbedienti a un capo , ma a nessun altro ;
carichi d' arme e di reliquie, a torme fin di cento scorrazzavano
la campagna spopolata , e rendevano pericolosissimo il tragitto
da Soma al Napoletano. Nessuno osava negare ricovero e vitto
a questi formidabili : molte volte il governo dovette scendere a
patio con essi , come da pari a pari ; pur beato quando alcuno
tornasse a penitenza, e venisse a sospendere a una Madonna il
coltello insanguinato. Cooaalvi adoprò al loro sterminio; s'inte-
se .col governo napoletano, acciocché non avessero ricovero sq
quel territorio \ bruciò le case e i villaggi ove ricoveravano , e
potè consecrare una festa a commemorazione dell1 averli di*
strutti. Ma non l'erano cosi , che molto non restasse a fare al
governo di Leone XII.
È nolo lo stato di deserto pestifero del melanconico agro ra-
mano, estensione di duoeotomila ettari, dove si adottò il melo?
do di far rendere senza intervento d'uomini né spesa di colturai
-contentandosi dei prodotti naturali , cioè del pascolo^, davanti
al quale scampare l'uomo. Provedimenti parziali non valgono $
non decreti del governo, perchè senza consiglio. Nei 1829 une
società forestiera s' offerse di prendere a fitto tutta la campa-
goa, pagando, al governo un .canone annuo, e a ciascun proprie»
tario un fitto pari a quel che allora ricavava i e dopo cinquan-
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42 MVOLOTIONI TTAVàm
„ f anni restituirgli i terreni migliorati. In questo tempo la so*'
Cleti avrebbe dissodata la campagna , rasciulte le Paludi Pon-
tine e quelle di Macarese ed Ostia, resi navigabili il Tevere e il1
Teverone per tutto fl loro corso, aprendo cosi uno sfogo ai prò*
dotti della Sabina; costruito villaggi con chiese, scuole, ospizi*,
strade; utilizzato le acque minerali e sulfuree; piantato modelli
di poderi per introdurre prodotti nuovi, l'indago, la cannamela
ed altri: tutti questi lavori sarfieno fatti da paesani, alloggiati in
situazioni salubri, congedati ne1 mesi pestilenziali.
Pio VII! (Saverio Castigtioni) , succeduto papa \Z 1 mag. 1829),
accolse lieto queste proposizioni; ma v'era cui giovava impedir*
le , e la c'osa fu lasciata cadere. Poi di corto moriva ( 30 nov.
1830), e la vacanza fu tumultuosa, non solo fra gli ambasciatori,,
che escludevano e comandavano le elezioni , ma nella città che
ti tentò sollevare per innovar il governo, a istigazione princi*
{talmente della famiglia Buonaparte, colà ospitata. Fra irrequie»)
todini e sommosse (2 febb. 1831) arrivò al trono Gregorio XVI,
t assumendosi liberamente in faccia all'Europa gt> impegni che
iti rendeano necessari per la durevole unione tra gì' interessi
del trono e quelli della nazione (i). »
Incoraggiamenti e promesse ai macchinatori venivano intan-
to dalla Francia, alla quale importava che la Potenza prevalen-
te in Italia fosse costretta occupare qui le armi , affilate contro
la nuova rivoluzione. Lafitte aveva dichiarato alia tribuna : La
Francia non permetterà che il principio del non interven-
to eia violato (1 dicembre); e Dupin soggiunse : Se la Fran*
da rinserrandosi in un freddo egoismo , avesse detto che
non interverrà, sarebbe vigliaccheria; ma dire che non sof-
frirà #' intervenga , è la piò nobile attitudine che possa
prender un popolo forte e generoso { 6 dicembre ). I patrioti
italiani pertanto credettero che l'origine democratica della
nuova monarchia la porterebbe a sostenere una rivoluzione de*
Inocratiea, la quale erano costretti a fare coli' armi , attesoché
tappresentanza non v* era, né tampoco diritto di petizione, e i
* (1) Risposta dell' ambasciatore LuUow al signor Seymour ,
M settembre 1632.
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mrouaioifi italiahi 45
vaH puntatisi come contumacia. A Modena hanno disposto ogni
cosa per sollevarsi; ma 9 deca li previene (3 febb.j, assale I
congiurati chiusi in casa di Giro Menotti, e 18 prende. Il doma*
ni però udendo che Bologna è insorta, egli salvasi sol Mantova*
no, seco traendo quel Capo, che confida all' Ausilia; e il suo
paese è in fuoco. Bologna compie la sua rivoluzione, incruenta
* come tutte le altre , e che si diffonde a tutta Romagna (1) ; il
legato cardinale Benvenuti cade in mano degP insorti ; Ancona
si rende m colonnelli Sercoguani e Armandi ; la bandiera ite»
Bei sventola a Otricoli 9 quindici leghe da Roma j Maria Luigia
se ne ve da Parma e Placenta sollevate.
Cosi eslendevasi una generale conflagratone : la Grecia ri*
pigliava spiriti ; Spagna e Portogallo rialiavano le abbattuto
bandiere; hi Germania credea venuto il tempo di ottener ciò
die le era stato promesso e mentitola Svinerà già prima ave*
va cominciato a riformale i suoi statuti in senso' popolare ; in
Inghilterra, al grido dei radicali chiedenti libertà, mescetti ter*
ribile la voce della plebe chiedente pane.
Couferenui di Londra. —Rtastone.
E tutti questi popoli sollevati rivolgevano gli occhi alla Pian-*
eia, come a promessa salvatrice. Di là era venuta, messo seno*
lo prima, una scossa, per cui quegli stessi che non avevano ao*
quietato la libertà, aveano però spesiate la servitù. Chi non ri*
cordava le irresistibili vittorie di Napoleone ? la bandiera tricot
toro riuscirebbe meno gloriosa or che veniva portata , non più
da un conquistatore, ma dalla libertà, non per minacciale l'in*
dipendenza dei popoli, ma per restituirla ?
Tali e più belle speranze vagavano per le menti: mala Frau-
da non era diretta da una Convenzione , bensì da un re di mo-
narchia nuova, rinvenuta più che cercata, accettata-più che vo-
luta, e come necessità, come tavola nel naufragio. La nazione,
; di consuetudini politiche, sprovista d'istituzioni indipen-
(1) Colà Luigi Bnonaparte foce le prime prove di quelle aav»
biconi , che pei dtireano si straaiunente elevarlo.
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44 INTONO DELLA HUNCU
denti, durevoli , consacrate dall'opinione e dille nazionali «M~
ladini , tramasi isolata m meno ai emuH che spiavano ogni
sqo fallo per trarne partito; sguarnita d'armi quando i nemici
b' erano terribilmente provisti 5 dentro infiacchita dall' aver do-
vuto negli impieghi sostituire amici suoi alle creature della di-
nastia caduta , cioè interrotto P andamento governativo quando
più gli occorreva prontezza e forza* Nel primo scotimento ersi
naturale che prevalesse la parte del movimento : palesava» sim-
patia per tutti i soffrenti , fossero i condannati allo Spielberg a
in Siberia, fossero i popoli privati della nazionalità o falliti del*
le speranze. Si pensava estendere la Francia all'alpi e al Reno}
lo che avrebbe portato una guerra, e perciò la necessità di ap-
poggiarsi alle affezioni dei popoli. I club , chiassosi , arrisicati
come chi non ha nulla a compromettere , ambiziosi d' una pò*
polarità che sr acquista colle esagerazioni , spingevano a pre-
mettere ajuto a qualunque si sollevasse ; a disfare le vergogne
del 1815 , e proclamare una santa alleanza di popoli contro la
«anta alleanza dei re. Ma se alcuni guardavano la rivoluzione
come un rintegramento de' principi! proclamati nell'89 , altri
non vi vedevano che un modificameuto della Restaurazione , e
che convenisse conservar le cose e le persone.
A Luigi Filippo importava di farsi riconoscere dagli altri re,
e saldare la propria dinastia col rispettare le altre ; onde , in-
vece di riunire quelle sparse resistenze ad un intento europeo,
assume il compito di attuarle a vantaggio di Francia e della sua
prosapia ; e nessuno negherà, che per un pezzo vi riuscì egre-
giamente. Casimiro-- Perier , fatto ministro t affronta la Camera
turbolenta ^professa voler fiaccare le fazioni , non dar mano ai
sollevati , e che il sangue francese non appartiene che alia
Francia : fondamento della rivoluzione di -luglio essere la* re-
sistenza all'aggressione , non già V insurrezione : rispetto alla
fede giurata e al diritto ; onde sarebbe violazione di esso ogni
appello alla forza dentro, ogni provoca aJl' insurrezione popola-
re di fuori. La politica esterna si lega ali* interna ; e par en-
trambe il male è un solo , la diffidenza ; un solo esser può il
rimedio.
La Santa Alleanza, malgrado l'eterogenea compostone, potè
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CONHBBNI& DI LOKDRÀ, -tó
«assistere a luogo perchè i> europi era stanca di guerre : t
comunque s' abbia a giudicarne , «peate specie di Congresso
permanente conteneva i germi d'un nuovo diritto pubblico. Oc«
capata da prima nel tacite affilio di conservare i troni armati r
dopo il t830 sentì d'averne xwo pai difficile, quel di conciliare
interessi opposti, principti ostili. Sotto ai formò a Londra oas
Conferenza denomini che non rappresentavano le nazioni ma a
re , e che s' accingeano a ripristinare il passato , in avversion*
ai dogmi cui la Francia iniziava il monda. La diplomazia ave»
dunque ripigliato il sopravvento, o il Congresso di Vienna con*
tinuavasi a Londra , dorè erano rappresentate la Prussia daBu*
tow, l'Inghilterra da Aberdeen, la Russia da M atoszewic, ^Au-
stria da Esterhazy, la Francia da Talteyrand, La scelte di que-
sto , amico di tutti i nuovi fortunati , e servito* fedele contro
la libertà come chiunque l*ha tradita , mostrava l' rateazione]
di voler perpetuare le stipulazioni del 1 $ 1 5.
Dei popoli già era sentenziato , dacché la Francia , dopo fa-»
vorito le rivolte sinché le giovavano come diversione ai nemici
minaccianti , cooperava a comprimerle. Moltissimi SpagnuoU ,
dalla tirannide di Ferdinando VII rifuggiti a Parigi, incoraggiati
preparavano un1 invasione col generale Mina; ma avendo in quei
tempo Ferdinando riconosciuto Luigi Filippo , V impresa non
fece che martiri , fucilati tra le grida di Vioa il re assoluta.
Italiani che col generale Pepe avevano disposto uno sbarco nel
. Regno di Napoli , furono dispersi da quelle stesse autorità che
gli avevano sino allora favoriti.
L1 Austria , irremovibile da' suoi procedimenti , avea dichia-
rato riguardar come sua propria la causa di tutti i governi d'I-
talia ; e quando le si volle opporre il proclamato non interven-
to, ne rise, e non esitò un istante a movere sopra i paesi altrui
rivoltati , mentre stringeva il freno a'suei proprii ; mostrandosi
pronta ad assalir anche il Piemonte se i rivoluzionarli vr preva-
lessero : giacché é quistione d' esistenza per lei il conservar
l'Italia in quello stato che onesta col nome di tranquillità.
Le Legazioni e tutta l'Umbria avevan assecondato il movimento
insurrezionale, sicché quella rivoluzione incruenta era piuttosto
una festa , senxa opposizione del governo, senza nazione di par-
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%& BITOLC2JONB «EGLI STATI B0MAN1
liti, sema ombra di perìcolo, e perciò leggermente abbracciala
e fiaccamente sostenuta , né grandi virtù né grandi rizii v> ap-
parvero , ma grande meschinità. L' avvocato Vicini , presidente
al governo , mandò fuori un gonfio proclama , fl quale è bene
paragonare colla Dichiarazione degli Stati-Uniti, per vederequalf
, guasti faccia tra noi la retorica: e dietro queHo i deputati delle*
città congregati (26 febb. 1831) r dichiararono scadila dal do-
minio temporale il papa , e formarono uno Stato solo, con pre-
sidente , consiglio di ministri , consulta legislativa. Anche I»
sventura ha i suoi adulatori \ ma noi non vorremo giustificare
tutti gli atti di quei nuovi governi italiani. Al popolo non si fece
intendere abbastanza lo scopo della insurrezione, giacché non
era da' suoi mali spinto alla disperazione \ nen ebbe capi che
colla risolutezza e col gran nome abbagliassero e strascinassero
gì' indifferenti t sempre m numero maggiore. Inesperti delle
politiche cose, come gente a tutt* altro allevata, s'impigliavano
selle minime difficoltà : onesti , leali , con quella moderazione
die onora ma che non salva y esitavano per paura di compro»
mettere una patria che amavano , una pace di cui sentivano h
necessità \ riposandosi sovra il promesso non intervento di fo*
restieri , non che sostenersi gli uni gli altri, riguardavano co-
me stranieri i fratelli ; e invece di correre avanti o di assecon-
dare Pardor popolare, assalir Roma, invitare Piemontesi, Lom-
bardi , Toscani , raccomandavano la quiete come garanzia del*
l' inviolabilità ; rimandavano a casa i campagnuoli chiedenti ar-
mi ; non s> intendevano co' vicini; dimenticando che si ha com-
passione pel debole, ma si fa alleanza sol col forte. Non dirò le
gelosie rinate fra le città, non i disordini inseparabili da gover-
ni che , nati da vittoria popolare , restano schiavi della molti-
tudine , guidati da chi più grfda , più esagera , pili 'promette.
Luigi e Napoleone , figli della regina Ortensia Buonaparte, ac-
corsero a partecipare ai pericoli della rivoluzione romagnuola;
nuovo pretesto ai nemici di dire minacciata l'indipendenza ita-
lica , quasi rialzare si pretendesse il vessillo napoleonico.
• Ma pretesti non faceano mestieri dove francamente era stata
dichiarata la inimicizia ( marzo 1831 ). L' Austria move le sue
truppe per Ferrara ; rimette in dominio il duca di Modena ( 9
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WTOLCttONE OBOLI STATI BQHAKI 47
mano ) , e Maria Luigia ( \A mano ) : il generale Zoccbi mo-
denese ,- ebe dai aer?igio dell' Austria era passato a comandai
la rivoluzione del suo paese, ritirasi cotte sue troppe sul Bolo*
gnese ; ma quel governo , rispettoso al non intervento anche
quando il vede beffato , ricusa noe? ere quo* fratelli se non d*
tarmati!
La corte romana intanto era stata rassicurata , non solo dal-»
l'Austria ma e dalla Francia , donde il ministro Sebastiani inv,
pediva che rifuggiti e munizioni partissero per Italia. Vero è
che la Francia fece severe proteste a Vienna , che, se i vincoli
di parentela lasciavano arbitrio all' Austria <P intervenire a Ilo*
dena e Parma , mai non soffrirebbe entrasse io Romagna : ma
Metternicb , che vedeva agitarsi una causa suprema e la con*
servazione delle Provincie austriache nel bel paese, negò alla
Francia il diritto d'impedire all'Austria di ripristinare il domi*
dìo papale , e Se si ha a morire , tanto vale un'apoplessia ,
quanto l'essere soffocati a fuoco lento* Faremo la guerra (!)•
E l'Austria entrò sul territorio pontificio. Qui i Francesi in fra*
goroso sdegno gridavano vituperata la dignità nazionale e trs> .
diti quei patrioti , e volersene vendetta ; Maison ambasciadore
incalzava a gettar il fodero e spedire un esercito in Piemonte :
ma è troppo solito colà l' esalare in magnanime ciance ; ed al-
tro importava a Loigi Filippo (2).
I Romagnoli vedendosi abbandonati ( 21 mar. ) , dalla presa
Bologna si ritirano passo passo innanzi ai procedente esercito
austriaco : tenuto testa a Rimini ( 25 mar. ) quel tanto che ba-
stasse per l' onore d'una bandiera che fu vinta, non ihacchiata,
si rassegnarono d'evitare una resistenza disastrosa quanto inu-
tile. Il governo ridottosi in Ancona , libera il cardinale Benve-
nuti , già legato pontifizio, e tratta con esso, il quale promette ,
l'oblio, e firma il passaporto de' capi, che s'imbarcano. In
conseguenza, Ancona è resa ( 27 mar. 1831) pacificamente dal
generale Armandi: se non che la convenzione è dichiarata nulla -
(i) Capsiigub , Les diplomate* modernee.
(2) Vedi il Moniteur dell'agosto 18*1, e majsune il discorso
di M, Catet.
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18 HIVOLTOIOW» DBBU STATI BOMANI
a Roma ; PAustria arresta la taire che portata i capi, e li getta
nelle prigioni di Venezia. Dòpo alcun tempo, rimette in libertà
quei che appartenevano ad altri governi ; Zucchi sottopone a
giudizio militare , gli altri suoi a civile , e li condanna ai ferri.
I! giovane Napoleone Boonaparte era finito di morte violenta j
ano fratello Luigi serbavasi ad altre trame di personale ambi»
lione, e alla riuscita pia inaspettata: Maria Luigia tornava senza
castighi né reazioni: Francesco di Modena mandava al supplizio
Ciro Menotti che la fama dicea suo turcimanno , o che fingen-
dosi tale , lo aveva ingannato. Il colonnello Sercognani , che
erasi avanzato sino a Rieti , Udito quel rovinio, volta per la To-
acana , e rifugge in Frauda , dove arrivano in folla i fuggiaschi
a ricevere ospitalità benevola, stentati susstdii e fallaci promes-
se. Gli Austriaci occuparono così i ducati della media Italia e le
Legazioni ; in Lombardia spaventarono con processi rigorosi ,
ma mondi di sangue. Mettermeli fu decorato dall' imperatore
d' Austria • per aver tanto contribuito a mantenere 1' indipen-
denza degli Stati Italiani. §
In Piemonte fiere esecuzioni militari prevennero una solleva-
aione, che avrebbe potuto compromettere l'indipendenza del
paese, provocando nna nuova invasione austriaca. Un' irruzione
die più tardi si fede dai rifuggiti in Savoja (1) costò altro san*
gue e altri disinganni. Corti militari , presiedute da feroci uffi-»
ziali e da cavillosi curiali, processarono 67 persone, oltre i molti
arrestati senza processo: 12 furono fucilati: 9 graziati della
morte: 30 alle galere: 5 assolti (2). Dicono che Carlalberto ne
provasse poi dolore e rimorso , e di là cominciasse la sua vita
ascetica. Mentre le rivoluzioni del ai erano state fatte all'aper-
ta , confidando nell' iniziamento del governo francese , allora i
(1) Vi figaro sciaguratamente quel genovese generale Ha*
inorino, che poi fu vittima espiatoria de* disastri di Novara nel
1849.
(2) Ne9 processi del 21 , in Piemonte furono condannati 93
alla forca , 29 alle galere, 5 a semplice prigionia. Ma erano
lutti in contumacia ; e di due soli arrestati , uno fu graziato.
Eppure n' andò oltraggiata la memoria di Carlo Felice J
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, GIOVAMI ITALIA 49
amatori si ridussero a tramare, s'appoggiarono aJ radicali, me*
alarono sommosse invece dell'insurrezione. Ciro Menotti, mo-
rendo sul patibolo, aveva esclamato : Non fidate a promesse
di stranieri ; e quel testamento fu raccolto da una società che
allora si formò , col nome di Giocane Italia , sotto Giuseppe
Mazzini genovese, e che appena può dirsi secreta, perchè stani*
pava le sue declamazioni e i suoi intenti. Direttasi a « tutti quelli
che sentivano la potenza del nome italiano e la vergogna di non
poterlo portare francamente , » escludeva ogni uom maturo ;
confidava nell' insurrezione armata ; accennava anche ad una
religione da surrogare al cattolicesimo che avea finito il suo
tempo ; e d1 accordo coi Carbonari nel volere la patria liberata
dai forestieri , ne discordava nel non chieder più costituzione
ma repubblica j abbattere ogni privilegio , confidare jnel popolo
a cui quelli non erano ricorsi. Anche questa parve più diretta
a generare martiri che ad assicurar la vittoria.
Intanto l'effetto riusciva al preciso opposto di quel che i Li-
berali aveano sperato , crescendo l' influenza dell' Austria sulla
penisola. Che che ne ciancino i Liberali da caffè , la politica
pontifica fu sempre gelosa della predominanza austriaca : e
Leon XII non meno di Pio VII stettero in guardia contro di es-
sa-, e molto più il cardinal Bernetti, segretario di Stato al prin-
cipio del regno di Gregorio XVL Si adoperò dunque perchè gli
Austriaci partissero al più presto, ma rimasero in Bologna fino
al 1 7 luglio , dopo di che i varii ambasciadori a Roma s' obbli-
garono pei loro governi a conservare la dominazione temporale
della Santa Sede. Le Potenze però , mosse principalmente dal-
l'Inghilterra, aveano credulo non si otterrebbe mai la tranquil-
lità della Romagna se non si facessero concessioni adatte ai tem-
pi, e chiesero al papa si formassero assemblee comunali e pro-
vinciali di elezione popolare ; una giunta centrale sindacasse
gli uffizii amministrativi ; ai laici fossero aperte le cariche pub-
bliche ; un Consiglio di Stato si componesse di cittadini nota-
bili (l). Queste promesse arrisero ai Romagnuoli j ma l'editto
(1) Memorandum del 21 maggio 1831. L' imperatore d' Au«
Uria e non cessò d' inculcare nel modo più incalzante al aovra»
HI. V
-
50 tfi ROMAGtfE
dei 5 luglio 1831 fu lontano dall' adempirle , e Gregorio XVI
dichiarò , la nomina de' consigli appartenere ai capo di ciascu-
na provincia ; nel consiglio nulla si discutesse se non dopo sot-
toposto all' autorità superiore ; dipendere dal capo della pro-
vincia l' approvare o no Tatto verbale delle adunanze ; secolari
non avrebbero parte nel governo delle Legazioni. Sovratulto ri-
fintò V elezione popolare pe' consigli comunali e provinciali, e
di aggiungere un Consiglio di Stato laico al sacro collegio (1).
L' editto di giustizia del 5 ottobre lasciava al clero parte della
giudicatura.
■ Però tenevasi ancora in arme la guardia urbana per Ititela
della quiete pubblica ; e fu mandata una deputazione di onore-
voli cittadini a chiedere i miglioramenti , cui 11 paese pareva
maturo. Non che ascoltarvi , si aggravano le imposte per paga-
re la guerra e un corpo di Svizzeri ; e mentre crescono i la-
menti e fioccano le petizioni, Roma fa un prestito, vuol discio-
gliere le guardie urbane, leva corpi di volontarii , cerniti come
può} e che diventano tiranni, ladri e atroci.
Ne fremeva dunque il popolo , e le riazioni cominciavano ;
onde il cardinale Albani, commissionario straordinario, informò
i rappresentanti delle Potenze (10 genn. 1832) , qualmente le
truppe papali s' accingeano a disarmare le Legazioni. Tutte ,
eccetto l'Inghilterra, assentano: ma quest' atto non passa sen-
za opposizione interna (21 genn.) ; avvisaglie in molli luoghi ,
no pontefice, non solamente di dar piena esecuzione alle dispo-
sizioni legislative già pubblicate , ma ancora di dar loro un
carattere di stabilità , che le mettesse fuori d' ogni rischio di
futuri cambiamenti , eppure non impedisse utili miglioramen-
ti. > Nota del principe Mettermeli a sir F. Lamb , 28 luglio
1832.
(1) e II gabinetto austriaco fu costretto cedere su questo punto
così alla legittima resistenza del papa, come alle unanimi pro-
teste degli altri governi d' Italia , che in simili concessioni ve-
deauo un imminente pericolo alla tranquillità dei loro Stati ,
alle cui istituzioni il principio dall' elezione popolare è affatto
estraneo, ; ftota suddetta.
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LE BOMA6NB— CHOLfolA 51
I Cesena giusta giornata (28 gena.) ; e l'Austri* ne prende mo-
tivo d'invadere nuovamente il paese , dorè furono sospese le
cominciate riforme. Tal era 1' irritazione popolare, che gli stra-
nieri ottennero applausi e feste. Ma ecco tre legni francesi, con
rapidità inosata giunti traverso al faro di Messina, occupano An-
cona (23 febb. 1832), come per bilanciare l'azione dell'Austria;
e il papa , storditone alla prima , dopo lunga esitanza consento
fi rimangano fin tanto cbe gli Austriaci occupano la Romagna.
Quest' atto vigoroso era una concessione che il ministero dì
Francia faceva alla parte dei movimento, fremente di veder l'I-
talia in arbitrio degli Austriaci ; e sebbene i Francesi non vi
eompajano da liberatori o tutori , si bene da sgherri ehe assi-
stono alla repressione de' patrioti, nuli' ostante, questa bandie-
ra tricolore sventolante in Italia rimane simbolo-di speranza per
molti, non ancora disingannati degli esterni riofianchK
Non cosi facile doveva essere H soffocare* gì' incendii del Bel-
gio e delia Polonia. Quest' oHima avea generose volontà, poten-
za di sacrifizi!, uso dell* armi e- rinomanza di valore che* manca*
agi' Italiani ; ma neppur erta produsse di quegli uomini risoluti!
i quali sapessero che nelle insurrezioni non si comincia per re-
stare a mezzo. Mentre con ardore indicibile tutti gridavano In
Lituania , volendo queH* affratellamento- della rivolta che la
rende invitta, Chlopicki dittatore non fa che frenare; munisco
Varsavia, quasi già vr attenda un nemico r cui egli avrebbe do»
voto correre incontro fuori del confine y chiude le conventico-
le j ft arrestare if repubblicano Lelewel, erudite di gran nome
e care alla gioventù \ sopprime il dignitoso proclama ove la Po-
Ionia narrava le proprie sventure.
La Russia stava a gran punto, esausta com'era dalla guerra
colla Porta, avendo a temere nel mar Nero le navi di Francia e
d+ Inghilterra, ahrove la Persia, i Tartari, i Caucas'ani rodenti
il freno, la Svezia sempre occhieggiante a recuperare la Finlan-
dia. Aggiungete H chol&a, terribile morbo cbe dal 1817 in poi
devastava l' Asia e l'Africa. Nella guerra di Persia l'esercito
russo il contrasse , e lo recò in patria , poi in Polonia. , donde
propagassi a tutta l' Europa per Berlino e per Vienna ( seltein-
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hi BTVOLUZI0NE POLACCA
bre 183 1 ) , mentre per Amburgo penetrava in Inghilterra (t) ;
e si mescolò terribilmente alle vicissitudini di quegli anni. V kh
domita fierezza di questo mate, nuovo ai medici, i sintomi tanto
simili ad avvelenamento, la mala fede di alcuni governi che in-
giungevano di crederlo o contagiosa o epidemico, secondo Più*
tef esse proprio , ferivano I9 immaginazione delie plebi, finito
che quasi dapertulto vi andarono compagne sollevazioni e as-
sassina e credenze di avvelenatori. La forza che rendessi ne*
cessaria onde prevenire o provedére a questo nuovo flagello ,
giovò ai governi ; i cordoni sanitari! servirono anche contro le
idee ; e V attenzione dalle questioni politiche si sviò alla perso-
nale salvezza.
I Francesi che , alle Camere , disputavano più degli esterni
che degli affari propri!, s' appassionarono per quelli che vengo-
, no chiamati i Francesi del Nord : ma come soccorrere una na-
zione tanto divisa da loro, e che non avea tampoco un porto sul
mare ? suggerissi di darle coraggio col riconoscerla , e man*
dare alcuni capi che sostenessero i democratici ; o fare potente
diversione eccitando a guerra la Turchia. .
Ma Francia, per ajutare la Polonia , avrebbe dovuto romper
guerra a tutte le Potenze , e intanto lasciare sguarnite le pro-
prie frontiere , mentre dentro fremevano le fazioni e al confine
i re atterriti. La Convenzione avea , nel 92 , potuto ogni cosa,
perchè neil» interno non le restava da proteggere nulla, fuorché
la ghigliotina.
L' Austria, comunque aborrente da ogni rivoluzione di popò*
li , conosceva la nazionalità polacca barriera opportuna contro
' fa Russia , ma le pesava addosso la conseguenza dell' antico
spartimento , sicché tremava per la sua Gallizia : più tremava
per gli Ungheresi , che e viveri e munizioni e uomini voleano
mandare alla nazione consorte , dal cut esempio traevano lena
per ridomandare anch'essi gli antichi privilegi. L'Inghilterra
non volea nimicarsi la Russia , e contro la Francia sentiva gli
(1) A Parigi arrivò il marzo 1832; nel 1833 nelle due Ame-
riche ; nel 34 e 35 in Spagna , negli Stati Barbareschi e di
nuovo in Francia; in Italie nel 1835.
BIYOIMKHIE POLACCA - 53
ntidii rancori di Pilt ; talché la Paterna retto abbandonata al
propria braccio.
• Questa allora cassa Chtopicki e la dittatura, ed elegge geoe-
ratissim» Radzi will ; pronunzia deeaduti i Romano* : dentro però
è straziala dalla divisione e dalla miseria , e può ormai indovi*
nani che perirà , perchè la lotta non va tra il popolo e il re 9
ma tra questo e l' aristocrazia. Basterebbe a provarlo il divieto
che sì fece di proporre l'emancipazione de* villani. Nel paese
piò guerriero, non pia di settantamila soldati regolari erano io
Irmi, contro cenveotinovenitla Russi, agguerriti da recenti vit-
torie, con quattrocento cannoni, e provédùti dall' Austria e dal-
la Prussia , che dai confini sparavano contro gP insorgenti- Il
cheterà marciando con essi, seminava d'orribili cadaveri la via.
Diebic però che li comandava , parea non abbastanza risoluto ;
quando repente egli muore ; nuore Costantino j muore la mo-
glie , e il mondo sgomentato ravficioa tali morti alla comparsa
di Orlof. Questi, spedito da Pietroburgo, fa accordi colla Prus-
sia, io modo cbe senza pigliar parte decisiva, essa diviene base
sicura alle operazioni strategiche, dirette daPaskewic, il vinci-
tore dei Persiani.
Mentre cosi risolutamente operava la Russia, ai Polacchi sce-
mavano coraggio le incertezze del proprio governo. Bruciare
Varsavia, perseguitare i Russi dovunque fossero , sollevare Li*
tuani e Turchi , era il voto dei risoluti : invece Rad zi will, one-
sto, esitante, concentra le truppe sotto la capitale, e rende inu-
tili i prodigi di valore operati in ogni parte. Skrzinecki portato
generale, diffida anchJesso della vittoria , e negozia , e attende
a Varsavia Paskewic die si avanza. Dembmski non era riuscito
a sollevare la Lituania , e con ciò dividero l'esercito russo. II
repubblicano Dweroiski procedea vittoriosamente , quando co-
stretto a fare un giro sopra il territorio austriaco, v'è fatto pri-
gioniero.
Intanto i demagoghi, più poeti che statisti, aizzavano il popo-
lo contro l' aristocrazia, deificando gli oppressi, e a quell'idolo
immolando i signori , quand' era maggior uopo di concordia.
Pertanto , irritato dai disastri , il volgo a Varsavia prorompe a
scene sanguinarie, forse provocate da Erukowicki, il quale per
54 INVOLUZIONE POLACCA
esse acquista il potere sapremo. Già Paskewic stava sotto le
mura ; e allorché importava concentrare le forze , invece sì in-
viano qua e là a cercare approvigfonamenti : la superiorità del-
l' artiglieria dà trionfo ai Russi, e il giorno di Maria nascente ,
sacro in Polonia per l'avita divozione alla Regina degli Angeli
e per la vittoria in quel giorno riportata a Vienna sui Turchi ,
Varsavia soccombe ; la Polonia incrocia le braccia sul petto , e
si corica nel sepolcro sanguinoso. Il ministro Sebastiani annun-
ziò alle Camere francesi, che V ordine regnava a Varsavia.
Nuli' ostanti i patti del Congresso di Vienna e le proteste dei
gabinetti di Francia e d' Inghilterra , il Regno di Polonia fu in-,
corporato all' Impero russo come conquista. Per quel patto
Btesso Cracovia restava libera , con divieto di mai tenervi forse
armate; pure fu occupata dai Russi, poi presa dall' Austria nel
1846, e tenuta. L'Inghilterra protesto di nuovo, ma non si ere*
dette per questo obbligata ad una guerra.
I Polacchi andarono a portare il lor valore al servigio di tutti
gì' insorgenti d' Europa e d' America , scopo alla compassione
universale, e proclamando che la Polonia non è perita : altri
scontarono in Siberia la colpa d' aver voluto esser nazione.
Ha chi sa se la Provvidenza non prepara , per mezzo della
tirannia, quell'emancipazione dei servi, con cui la Rivoluzione
non avevi osato farsi in eterno benedetta ?
Consolidazione del Belgio.
L' esito della insurrezione polacca convinceva che a pura for-
za non è possibile sottrarsi a un dominio regolare , comunque
odiato. Vi s'arriverebbe quando l'interesse d'altre nazioni aiu-
tasse ? Potrebbero quegli stessi che composero Europa nel 1 8 16
riformarla ove trovassero giustizia?
Quando il pontefice riprovò la rivoluzione della Polonia con
un'enciclica , i Cattolici del Belgio mandarono interrogando
sulla loro, sgomentati di trovarsi in opposizione col papa io una
causa assunta a nome della religione. Ha il pontefice distinse
la causa loro ; esser eglino stati spinti alla sollevazione da osta-
coli messi alla religione, che giustificavano la rivolta, fi questa
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BELGIO SS
insurrezione è P unica òhe prosperasse , e da cui uscirono una
costituzione e una dinastia nuova, anzi un nuovo popolo , e ciò
senta guerra né civile né esterna.
La Conferenca di Londra dichiarò ( 20 die. 1830) che le Po-
tenze avevano unito il Belgio all'Olanda per P equilibrio euro*
peo, nella fiducia che si fondessero ; l'esperienza avealo dimo-
strato impossibile ; per la pace doveano cercare altri acconci ;
s> accettavano dunque inviali dal governo provisorio , e con ciò
quel paese si sottoponeva inevitabilmente alla diplomazia.
Ma quali basi dare alla separazione ? e che governo preferire ?
I savii, ben vedendo che, se chiarivansi repubblica, l'Euro-
pa, paurosa dell' esempio, gli avrebbe oppressi; se preferivano
no re , sarebbe imposto dagli stranieri ; pensavano che ad una
indipendenza debole ed esposta ad intrighi convenisse prepor-
re P unione colla Francia.
E la Francia, se avesse operato da sé , avrebbe almeno dato
incammino alla futura riunione che allora non si osava : ma ac-
cordandosi colla Conferenza, Luigi Filippo ne fece un fermo ri-
fiuto ; laonde si stabilì di fondarvi una dinastia nuova. Le trat-
tative si trascinarono in lunghissimo, e i suocedentisi protocolli
contradittorii rivelavano l'incertezza d' una politica non guidata
da verun motivo superiore : in. fine, Leopoldo di Coburg , par
cencinquantadue voti contro quarantatre , vten salutato re del
Beigio£(4 giug. 1831). Ma quel de' Paesi Bassi si ostina contro
ogni patto , ed arma. Allora la Francia , violando ella stessa il
proclamato non intervento, manda cinquantamila uomini sotto
il maresciallo Gerard ; ed alla presa di Anversa si prova quanto
siami perfezionate le artiglierie. Appena re Guglielmo si ritira,
anche i Francesi escono dal territorio.
Restava a regolare i patti della, separazione. I Paesi Bassi pre-
tendevano i confini del 1790 e il debito pubblico del 1830 ; il
Belgio invece, il debito del 90 e i confini del 30. Adunque, nuo-
va serie di protocolli; e finalmente al Belgio si negarono il
Limburgo e il Luxemburgo e la sinistra della Schelda , mentre
gii si accollavano sedici trentunesimi del debito neerlandese.
Qui nuove ire, nuove invasioni armate, e le trattative non furo-
no definite che il 19 aprile 1S39.
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S6 COSTITUZIONE MEL BELGIO
Intanto però il Belgio si era stabilito con ima delle cosette-
zioni pia libere d> Europa. Separata affatto la Chiesa dalte Sla-
to, benché quella riceva stipendio da questo ; libertà di culto,
d» insegnamento, di stampa. Coli non v>è aristocrazia che pos-
sa contrastare col popolo j non lotta fra monarchia costituzio-
Baie e repubblica. Ài potere esecutivo son freno i diritti del
Consigli provinciali e comunali, e quelli del potere legislativo,
rappresentato da doe Camere entrambe elettive : net Senato può*
entrare chiunque abbia quarant' anni e .paghi duemila fiorini di
contribuzione, computando le patenti : la Camera bassa* è com-
posta di rappresentanti stipendiati , eletti sema restrizione. La
legge elettorale stabili nn censo variabile , più elevato per gli
abitanti delle città dove il clero può meno, e piò basso per taf
campagna ; talché le elezioni di questa sono due leni del tot*
to. Il clero v'ebbe dunque moltissima efficacia ; m guisa che
k prevalenza rimanea cattolica sotto re protestante.
Ne* primi tempi non ?» ebbe partiti : il cattolico temperava?
le avventatezze del liberale, assodando il «incolo religioso; tutti
voleano V indipendenza, ma quali bellicosamente, quali alla pa-
cifica, quali disposti a resistere, quali a piegarsi alle pretensio-
si della diplomazia. Fjuita la quistione esteriore, rinacque it
conflitto : il partito cattolico , divenuto trionfante , cercò con-
servarsi; onde fu considerato come moroso dai Liberali, che to
tacciano di aspirare al dominio esclusivo, di far la Chiesa sape*
riore alto Stato, di trarre a sé tutti gl'impieghi e V istruzione,
di voler (ino introdurre la censura : eppure nessuno nega eh*
non v»ha paese d'Europa ove piò libera vada la stampa. I ti*
loti dunque di Cattolici e liberati abbracciano quattoni estra-
nee alla religione, e rappresentano la solita scissura fra le opi-
nioni temperanti e te commovUrici. I Cattolici per dieci anni go-
dettero il sopravvento : nel 1840 finendo il ministero De Thoro,
t Liberali ascesero ; onde nacque dissensione , che 11 ministro
Nolborab cercò calmare riconducendo « le quistioni di partiti a
qmstioni d» affari. » Ha anch' esso' alfine soccombette (184&).
Fatto sta che il Belgio, in breve tempo e con pochissimi mez-
zi, sali ad una prosperità di pochi o nessun esempio nella sto-
ria, benché creato dalla diplomazia , debole tra i forti, e senza
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OLANDA R
peso sulla bilancia europea. Al commercio die grate scosaa il
distacco dall' Olanda , che ne smaltir* le manifattore speden-
dole alle colonie ; ma tenta rifarsene collo stringersi all'alleali»
ss doganale della Germania , di cui Anversa potrà divenire il
porte principale. Intanto bisogna occupare in opere pubbliche
k braccia che V interruzione del commercio lasciava oziose :
seicento chilometri di strade ferrate si fecero a spese del go«
verno ; e si animarono le manifatture colla liberti.
L'Olanda durò nimica al Belgio , finché avendo II suo re ab-,
dicalo (184*) , il successore Guglielmo II rientrò nell'ordine
europeo» rassegnandosi ai fatti consumati, e ripigliando relaii*
ni coi paesi che se n'erano separati. Egli cessò pure il conflitto
die durava tra suo padre e gli Stati del proprio Regno \ mo«
stressi più equo ai Cattolici, che sono due quinti dell'intera po-
polazione, e rinnova il Concordato colla Santa Sede) la politica
d'interesse sostituì a quella di simpatia ; die la costituzione al
Luiemborgo (1841), e nel Regno penaò sostituire in realti il
gerente parlamentare al personale. L'imposta grava di trentot-
to lire ogni testa, senza contare il dazio coosumo della cittì ed
•lira taglie locali, ti grosso esercita mantenuto si a lungo, squi-
libri le finanze. Le strade vi costano assai in terreno pantano*
te* assai le dighe: eppure si spese riccamente in conservare gli
antichi innumerevoli canali e aprirne di nuovi; dodici milioni di
fiorini in quello del Nord ohe apre alla grande navigazione il
porto d'Amsterdam, ed ette ali1 asciugamento del mare ài Aiw
lem , che offrirà tanta nuova campagna e tanto combustibile
fossile. La mar ine mercantile è in calo; e la guerresca scarsa t
pare non traligna dall'avita bontà; il nuovo sistema introdotto-
vi fa prosperare le colonie d'Asia. Se l'ingente debito non si af-
fida che sulle rendite della Malesia , la quale di annui 8S mi*
tteni di fiorini olandesi, mentre non ne costa che &0, ohe sarei*
he dunque se la perdesse ? e perdere la può al minimo movi-
mento dell'Inghilterra.
y Google
$8 COSTOTtJtìONE DEL 4830
I Ministeri e 1 Partili in Francia.
Ogni trionfo o mina delle rivoluzioni esterne sentivast come
avvenimento proprio dalla Francia, da'cui scotimenti erano de-
rivati gli altrui. Quindi lottavano la politica di sentimento e
quella di sistema ; quindi gran rombazzo di partiti, in mezzo ai
quali doveasi maturare la costituzione , e ripristinare l'ordine ,
Che è prima necessità di qualsiasi governo.
La Carta del 1830 assicurava meglio le grandi libertà di spi-
rito: il pensiero, la stampa, la coscienza, il culto, l'istruzione
restavano sicuri da da ogni attentato, ed incompetente lo Stalo
in fatto di dottrine.
Come stabilire la legge elettorale, affinchè la Camera dei de-
putati possa considerarsi rappresentanza nazionale? il diritto di
eleggere si appoggerà sul principio feudale della possessione
territoriale? preferirassi la sovranità dell9 intelligenza a quella
del numero e della ricchezza ? e come riconoscere P indinoti*
tenia e la capacità degli elettori?
Sopratutto conveniva ridonar ai paesi la vita che n' era stata
Colta dall'accentramento soverchici! a riuscì affatto misero l'or-
dinamento municipale , sottoposto al prefetto o al re. Per to-
gliere il monopolio a borghesi, pubblicani e legisti , chiedesi il
suffragio universale: i legittimisti vogliono l'elezione a due gra-
di : infine non si fé' che sminuire da mille a cinquecento fran-
chi il censo di eleggibilità, e Pettorale da trecento a dugénto !
In una rivoluzione fatta da avvocati e scrittori , il pensiero non
ebbe rappresentanza ; neppur i membri dell'Istituto divenivano
dottori se non pagassero cento lire di contribuzioni dirette :"
eppure Mauguin assicurò la Camera, che una nazione in cui il
censo elettorale è fissato a dugento franchi, è la più libera del
inondo 1
Così fondavasi di nuovo il potere del danaro , e gli dava ap-
poggio la guardia nazionale , composta di cittadini bramosi di
conservare.
La Camera dei Pari aveasi a mantenere ereditaria ? La gio-
ventù ne chiedeva l'abolizione per dogmi astratti) il popolo per
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YHAUCU 59
avversione a questo avanzo aristocratico : nel dibattimento , la
impugnarono quelli die mane il sentimento della dignità po-
polare; i politici e i pubblicisti la sostennero: e poiché i dottri-
narli aveane creduto necessarie conservar l'eredità nel magi-
strato sapremo , era conseguente che volessero rinfortarlo eoi
parlato (a). Pure soccombettero, e anche della Camera alta si
velie l'elezione? ma poiché questa abbandonami al re, si «ent-
ra a farne un consesso vede, non fondato né sul privilegio ere-
ditario, né sul possesso, né sulla scelta popolare, e senta quel-
le tradizioni die danno e pratica degli affali e indipendenza.
Sostituita però al diritto divino la sovranità nazionale, la co-
stituzione restava sciolta da' primitivi impacci , e la monarchia
combinata celia maggior possibile libertà. Ma si dà mai tempe-
sta che non lasci lungo mareggio? «Il governo di luglio (ha det-
t te De Sfoglie ) nacque in seno d' una rivoluzione popolane.
• Questa la gloria sua, questo il suo pericolo. La gloria fu pu-
• ra, perchè giusta la causa: il pericolo grande, perchè ogni in-
• surrezione felice , legittima o no , colla riuscita sua produce
i insurrezioni nuove. »
Li caduta dell' antica dinastia aveva offeso i sentimenti e gli
interessi di molti: d'altri la nuova non empiva le rigogliose spe-
ranze: poi, il conflitto è inevitabile dove consistono tre poteri ;
giacché quando una maggiorità ha prevalso, resta una minorità
cui bisogna o contentare o comprimere. Nella rivoluzione dei
30 non erasi preferita la repubblica, perchè portava inevitabile
la guerra forestiera j ma eletto un re , vedeasi non avere sfug-
gita questa né la civile. Le risoluzioni medie non poteano an-
dar a genio alla moltitudine e a coloro che aveano combattuto.
Mancando al governo la forza di reprimere , ne venivano anar-
chia e sommosse e sfoghi di passioni personali e dell'eterna ira-
condia de' non possidenti contro i possidenti ; opposizione sel-
vaggia che disonorava la legale.
• il bisogno a Lione eccita una sommossa , non politica ma di
(a) E di grande importanza il discorso fatto daGuizotstrl'a-
tilità, della parla ereditaria come conservatrice e propugnatrice
delle libere initituzioni.
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'G© LIBERALI BEUGIOSI
affamiti , e il governa ti risponde co» cannati e tortevi*. La
Fayelte, che colla candidezza e la generosità 4'wa fanciulle prò*
fesaata il mestiere di repubblicano , non sapeva adattarsi alle
atflle tortuosità cbe la pratica de$\i afflai richiede ; e anche di
lai prtea dirsi , che «olla aveva imparato , nulla dimenticato*
Capo della guardia nazionale , Irovavaai vero padrone di Pari*
gì; onde fu giusto se glhst tolse questo esorbitante potere; ma
ciò parve va passo contro la rivoluàioue.
Intanto i repnbblicanti d'ogni parte travalicano i costilu&on**
li , con Armando Carrai e Garnter Pagès, cogli opuscoli e alla
tribuna; Philippan colle caricature, Bartbélemv colla Nemesi*,
altri coloniali fanno guerra a quel sistema; in processi scan-
dalosi non è risparmiato il nome del re: varie associazioni tea*
dono a repubblica ; ma di repubblicano aveano i scotimenti
piuttosto che le opinióni: moltissimi pensavano a metter fuoco,
nessuno a dare unità e fusione; e, come troppo spesso nel aecol
nostro , faceasi una critica senza scopo , la (piale sa demolire ,
non edificare. La Cassetta di Francia, rappresentante della
dinastia legittima , avea proposto il vota universale ; lo adottar
rooo i repubblica»*!, e ne venne qualche unità e simbolo a qne-
sta fastose che non n'avea veruno.
Vi si mescolavano anche idee religiose. Chàtel voleva una
Chiesa francese , colla liturgia volgare : ma efficacia maggiore
ebbe La M ennais.Nei Progressi delia rtoolmtote e della guer-
ra contro la Chiesa (t826>, aveva egli posti per nemici di quot-
ata i Liberali e i Gallicani, e senti come l'opera di Dio non po-
tesse appoggiarsi a dinasti© periture , ma convenisse innestar
Videa religiosa sulla democrazia. Scoppiata la rivoluzione , e' la
salutò come • un avvenire di grazie celesti e d'infinite miseri-
cordia, » e il più prospero per le istituzioni sociali e religiose; e
fondò il giornale deàVj venir ì coll'epigrafe Dio e la libertà. Vi
collaborarono persone di gran testa e di gran cuore, radicali in
politica, papisti in religione; che dal principio stesso da cui De
ìlaistre deduceva il dominio assoluto, traevano la libertà, e do-
mandavano abolite le restrizioni che la Chiesa gallicana poneva
. al potere pontifiw : i Concordati essere sciama in maschera; il
prete non fosse mantenuto che dalle oblazioni dei fedeli; lo Sta*
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LA MBtNAIST 61
io ooa avesse diretta o indiretta ingerenza nelle cote ecclesia
iticbe; liberti assoluta di coscienza, di stampa, dissociamone^
suffragio universale nelle elezioni ; non teatralità ; non interré-
risse lo Stato negli affari del Comune, del distretto, del dinar*
timeate; insomma libertà intera e per tutti. In nome del Ubero
insegnamento proclamato dalla Carta , aprono una scuola : mi
è chiusa dàlia polizia, ed essi citati; e i tribunali suonano di di*
scorsi enti-gallicani e liberi, ove Cristo figura noi berretto ce*
pubblicano.
Trattatasi dunque di rinnovare Gregorio VII , patriarca del
liberalismo, come diceano, il quale ride il vero modo d'istituire
anche in terra il regno di Dio; trattami di collocar il papa a tu-
tore delle nuove libertà de'popoli , mettere la sede romana alla
testa di tutto il progresso moderno , e faiia centro, della politi-
oa com'è della religione. Ila il papa aggradirebbe il noovo po-
eto? lo troverebbe secondo la missione affidatagli da Quello di
ani è vicario? Gli ascoltanti, com'ebbe a dire Lacordaire nel di-
fendersi al tribunale, si domandavano: È cotesto proprtomem*
te la religione cattolica?
E motti credeano di no ; onde t redattori di quel giornale *
che in buona fede camminavano ad assicurare la libertà in no-*
me di Cristo, dichiararono: sospendeano di pubblicarlo per an-
dare a Roma ad interrogar l'oracolo infallibile. E vennero, qua-
si deputati dei popoli , per offrire questo nuovo primato al pa*
pa (a) : ma egli riprovò le ior dottrine della libertà di coscien-
za e di stampa, e d'una restaurazione della Chiesa ; esaere di
fede la sommessione al principe ; vietata ogni consociazione di
nomini di religione differente; la separazione tra Chiesa e Stata
repugnare al bene d'entrambi (t).
Uà venir ammutolì all'inaspettata condanna : Montalembeit
vi si piegò; ed entrato per eredità nella Camera dei Pari, vi di*
venne infervorato campione della libertà, a nome del cristiane*
(a) Essendo il La M enaais ma! soddisfatto dell'accoglienza avu-
ta , o meglio che non ebbe , pubblicò V opuscolo Affaire* de
Home , che fu il primo passo del suo scisma dalla Chiesa.
(1) Enciclica , 18 settembre 1832.
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62 SANB1M0NISMO
Bima e nei limiti della fede. Laeordaire r dopo lunghe prove* r
andò donjenicano e predicatore , lasciando trapelare il vecchie
uomo di sotta l'obbedienza e l'ortodossia, nel frequente suo di-
scutere dal palpito le refezioni fra la, Chiesa e lo" Stato-, sebbe-
ne la ragione individuale sommetta all'autorità. La Mennais esi-
tò alquanto ad aderire all'Enciclica, volendo far riserva per ciò
Che pareva d' ordine puramente temporale y pure al fine vi si'
rassegnò. Ma cfee ? ben presto mei colle Parole tf un crede**
te , piene dolila collera ispiratogli dai gemiti dei Polacchi e de*
gli Italiani, e prime anello d'una serie di scritti ove quel po-
tentissimo ingegno e scrittore incomparabile uscVdal cristiane-
simo: ed egli che aveva sostenuto llnfaHibilitàt nel papa come-
rappresentante del senso comune r trasferì» qnest' uffkio nette
sovranità popolare , e si fece apostolo dissoluta democrazia !
Rivoluzionario non rinnovatore, i patimenti del popolo, i disor-
dini della società dipinge con inarrivabile eloquenza : ma' rime»
òli non suggerisce che vagliano: giacché- tale non è il dire al
popolo: « Siate uniti;, armatevi; strappate dalle mani dei satolli
» il pane che bisogna ai vostri figli affamati. Popolo, ti sveglia:
» schiavi, levatevi , rompete i vostri ceppi ; non soffrite che più
» a lungo si degradi in voi il nome di uomo. Vorreste che uà
» giorno , lividi dei ferri che avete loro trasmessi , i figli dica-
» no: I padri nostri furono più viM che gli schiavi romeni,, per-
» che non si trovò uno Spartaco fra loro (!) ? *
Con altri intenti varie sette pensavano alla riforma sociale} e
al sistema repulsivo e distruttore del liberalismo surrogare idee
ergamene, le quali non dividano e affievoliscano le forze socia-
li, ma le combinino nella loro integrità ^ e ne vennero follie e
magnanimi concetti. Mentre il corpo sociale è incancrenito dal-*
la concorrenza individuale nell'economia, dallo scetticismo nel-
la morale , dall'anarchia nella politica, i Sansimopiani procla-
mano il dogma dell'autorità t una religione sociale , 1* assoda-
mento degl'interessi e l'organizzazione dell'industria. Non si
tratta più dunque di quistioni politiche , ma di sociali ; affron-
ti) Pure , nel 1847 , protestò altamente contro quelli che
lo consideravano fautore del comunismo.
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TENTATIVO DEI HEÀtlSTl 65
tao 8 proKemi più delicati e profondi; creano un simbolo, giu-
sta il quale « ciascuno venga retribuito secondo la capacità , e
ogni capacità secondo le opere » ; col che aboliscono , non solo
ogni diritto ereditario, ma sino la famiglia; spengono la conoor-
raiza, danno libero corso alle passioni.
Vi fu lancio, caldo apostolato, danaro offerto, fatiche gratui-
te, culto della fraternità e paterna venerazione, mirabili in una
società come l'odierna. I capi però non andavano d'accordo fra
loro: Bazard riusciva solo ad una conclusione politica; finfantin
voleva una religione , cioè abbracciare tutti i problemi , e rior-
dinare la società, non cogli elementi ch'essa somministra , ma
stabilendo costumi diversi dai francesi in mezzo a'Francesi. La
qoistione de' matrimoni! e del sacerdozio scinde la scuola ; la
morale ai sgomenta all'annunziata comunanza delle donne : poi
v'entrano fanatici modi e scene ridicole ; Rodrignez pretende
essere lo Spirito Santo incarnato; Enfantin asserisce dover sole
le madri dichiarare a chi spetti la paternità de'neonati: onde la
setta, fra il ridicolo e l'indignazione , perisce. Ma non perirono
le idee eh' essa ebbe enunciate ; i proseliti suoi si dedicarono
principalmente all'economia e all'industria; e da quell'ora la di-
gnità dell'uomo si sentì proclamata altamente , rivolta l'atten-
zione al popolo basso , e mostrato che v'ha qualcosa di più im-
portante che non la sistematica opposizione politica, di più be-
nefico che non la libera e scompigliata emulazione mercantile.
Il paese agitato da queste dottrine non poteva restar tran-
quillo, e ne nasceano contrasti fra il movimento e la resisten-
%a. Lafilte era caduto; Dupin e Sebastiani, capi della Camera,
orano impopolari. Il ministro Périer , un de'più fermi che reg-
gessero Francia , e che non avendo mai provato il bisogno , noi
perdonava , sgomenta i repubblicanti e dissipa le associazioni.
Alfine mori fra molti illustri che il cboléra estinse in Parigi , e
fu innalzato con onori immensi , ai quali il popolo non consen-
tiva; e Royer-Collard, ai funerali, lo lodava principalmente del
non avere ne apiota né desiderata la rivoluzione di luglio. Al-
cuni , chiamati in processo di Stato , contestano ai giudici ii di-
ritto di condannarli , essi che trovami- a quei posto soliamo in
forza d'una rivoluzione riuscita. E in questo e nel processo dei
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64 vitffls — gchot
Sansimomsti sono agitate innanzi alla folla supreme quistioai
asciali.
Il malcontento espresso da rinascenti sommosse e da tenta-
tivi-di regicidio diede spirito ai Legittimigli, e la Vandea prese
le armi pel duca di Bordeaux , salatalo col nome di Enrico V ,.
k cui madre duchessa di Berry personalmente scorreva ecci-
tando il coraggio.il ministero di Tbiers, ricco di forza e di spe-
dienti, riuscì a sopire la guerra civile caH'arresto della tradita
duchessa: scoppiata una rivoUizieoe repubblicana a Lione, egli
k reprime, e impugna l'amnistia: chiesti cento milioni per ope-
re pubbliche , fa terminare il -tempio della Maddalena , V arco
della Steli», e piazze e monumenti ; rialzare sulla cotogna Ite»
poleone , del quale ehiese e ottenne dall' Inghilterra le ceneri .,
per resuscitare il colto della forza, meno ternato ohe non quel-
lo del diritto. Colla presa di Anversa fece risolvere laquistieoe
belgica; voleva pure che la Francia intervenisse kt Spagna, ac-
ciocché le Potenze del Nord non prevalessero ; ma renuendo
Luigi Filippo, egli depose il portafoglio (5 apr. 1837). Lo pro-
se allora Mole condiscendente al re , che si lasciò sopraffare
nelle quistiooi esterne d'Oriente , di Spagna, di Cracovia , del
Belgio ( die. 1838 1 : anche Ancona è sgomberata , e tolto ogni
contrappeso alla Potenza preponderante in Italia. Questo miai-
stero soccombette ad una coalizione (1 marzo 1840); e dopo la
breve presidenza di Soult, il re fu costretto rimettere Thiers.
Rappresentante del partito dottrinario era rimasto Guizot.
Sotto la Restaurazione avea egli campeggiato coli' opposizione
conservatrice; la libertà , la dignità , la sicurezza volere che il
governo si assodi ; non dandosi potere se non quello eh' è ri-
spettato. Aveva, in conseguenza, preparato la severa legge con-
tro la stampa ed esercitalo la censura con Royer-Collard , ma
combattuto il ministero Villèle , perchè , provocando la nazio-
ne , metteva a repentaglio l'autorità. Subito dopo la rivoluzione
di luglio , si volse a temperarne la foga e rimettere l' ordine ,
quasi a far dimenticare che la sua elevazione era dovuta alla
sommossa. Egli e Thiers da quel punto rappresentarono le due
idee del procedimento e della ricognizione dei fatti , e spesso
la politica interna si ridusse al salire e scendere dei due mini-
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STATO INTERNO DELLA FBANCIA 6$
stri : nessun de5 quali però usciva da1 limili coninoti, per mo-
do che si trovavano d'accordo nelle quistioni importanti, e mas-
sime in quella ohe guardavano come suprema, la consolidazione
della nuova dinastia. Gara di mero ingegno , di parole , d' in-
trighi , senza fondamento di verità o scapo elevato , la quale
doveva menare a precipizio loro slessi e il ftoverno.
La lotta dei borghesi contro P aristocrazia , del governo rap-
presentativo contro il vecchio monarchico , insomma della co-
stituzione contro V assolutismo , dopo il 1830 andava fra il go-
verno rappresentativo e la repubblica , fra 1 borghesi e la de-
mocrazia turbolenta , che più volte ai trovarono di fronte a ma*
no armata. Vinte queste alla fine mediante Ja pieghevole fer-
mezza del re , non restava più cbe a bilanciarsi la monarchia
costituzionale colle classi medie , tutti del pari vogliosi della
quiete. Rinasceva dunque la prosperità agricola e industrialo
più che in altro tempo mai, e la Francia potea ripigliare libera
azione e dentro e fuori : ornai i re le aveano perdonalo la liber-
tà, dopo che videro di quanto peso fosse Luigi Filippo per man-
tener la pace in Europa fra occasioni di guerra più numerose
te quel decennio che in tutto il secolo passato. Le grandi Po-
, tenze pertanto ricomponevano a loro senno le minori , e tutto
rientrava nel circolo della prisca diplomazia.
La fazione legittimista potè considerarsi perduta, dacché gli
uomini religiosi professarono una libertà ben più estesa che non
la portino le costituzioni. Fra tali libertà era quella delle cre-
denze e dell'insegnamento. La Carta del 1830 , togliendo la
religione di Stato , inaugurava la libertà dei culti : eppure il
governo se ne volle ancora mestare, e , per blandire ai Liberali
rugginosi, rinnovò i divieti contro qualche ordine religioso, e im-
pacciò il sacrosanto diritto che ha ciascuno di far educare come
vuole i proprii figli. Sono queste le più vitali, e forse le sole im-
portanti quistioqi cbe agitarono molti anni le Camere francesi, at-
traendo l'attenzione di chi sa che la politica ha qualcosa di meglio
che non la Carta e lafrontiera del Reno, e quei deplorabili appigli
della opposizione sistemàtica, cbe tempesta il paese per un'in-
dennità concessa a un predicante inglese offeso nell'Oceania! 1).
(1) Indennità- Pritchard.
UT. k
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66 POfitOGALLO
Altro pensiero dell'amministrazione fu il dar sesto alta con-
quista d' Algeri. Dapprincipio si esitò se tenerla , a malgrado
dell' Inghilterra ; onde in quella funesta incertezza si perdette
e tempo e gente e l1 impressione che sui Barbari fa sempre la
vittoria. Deciso di conservarla , vi apparve la suprema inettitu-
dine de' Francesi ad ogni stabilimento esterno : tesori e sangue
profusi , tutti gli sperimenti di colonizzazione, d'incivilimento,
di utopie , non riuscirono che a trasportar alquanti Francesi in
alcune città africane , nessun profitto traendo d' un paese si
vasto e mirabilmente opportuoo; nessun interesse né vantaggio
creandovi, se non quel di darvi sfogo agli umori bellicosi, eser-
citar truppe anche durante la pace , e preparar una marina di
lusinghiere apparenze ( 1 ). Se quella colonia non sarà restituita,
come San Giovanni d'Acri, in segno d'un'assentita reviviscenza
dell'islam , al rompersi d' una guerra gì1 Inglesi le porrebbero
subito addosso le mani; talché quivi pure i Francesi non fareb-
bero che aprir loro la strada, come nelle Indie.
Penisola I Itera.
Francia potea sentire che la Santa Alleanza del settentrione
dissimulava , per necessità , ma covava rancore contro i movi-
menti suoi , da' quali peudeva la quiete di Europa ; e guardava
l'occasione di ripristinarvi , se non l'assolutismo, almeno quel
prisco dominio borbonico , che non desse nò timore ai re né
speranze ai popoli. Era dunque suo ioteresse di far che nel
mezzodì d' Europa si assodassero le costituzioni , tanto che bi-
lanciassero i dominii puri di settentrione. Come la Grecia si con-»
solidasse , lo vedremo più avanti ( die. 1 838 ). L' Italia , dopo
che s' ecclissò la bandiera tricolore , sciorinata alcun tempo ad
Ancona, ricadde sotto il protettorato dell' Austria; che risoluta
contro ognk innovamento , dalla sua provincia vegliava in armi
(1) La Spagna invece non teneva che fortezze sulle coste di
Barberia , quali sono ancora Ceuta , Alhucemas, Penon de Ve-
Uz e Melilla,
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PORTOGALLO 67
tolte altre, nm non poteva impedire Io sviluppo delle speranze,,
che poi vedremo vicine a maturarsi.
Fa Portogalli, il re era tornato assoluta col ministro Palmel-
la ( aprile 1924 }. Suo figlio don Michele , rimasto capo alla fa*
zkme iraconda1 e assoluta, e giurato- nemico de'Franchimuratorf,
come chiamavansi i Liberali, invita le truppe della Fede a com-
piere l' opera cominciata ; col pretesto dr una congiura arresta
molti y tra* quali Palmella ; e credesi voglia forzar il padre ad
abdicare. Il quale , sostenuto dai diplomatici , ripiglia la pote-
sti, e perdonata ^usurpazione, manda don Michele a Vienna ad
educarsi nell'abborrimentadeile costituzioni ed aspettar il tem-
po : allora dà: amnistia 7 fa preparare istituzioni per Regno. Le
fazioni tra ciò s'infervorano , tutto è incertezza : V Inghilterra
ingelosisce di Francia \ e pigliato' il sopravvento , induce il re
a riconoscere P indipendenza del Brasile.
Neppur in quest* atto non vollero prevedere il caso* che le
due corone cadessero su un solo. In fatti, don Giovanni muore-)
e V erede chi sarà? ( 19* mar. 1826). Don Pedropossedea un
Impera indipendente; pure suo padre il riconobbe erede anche
del Portogallo : ond'egli tosto se ne intitola re , e manda 1»
costituzione, stabilendo la monarchia ereditaria, limitata da
una Camera di pari eletti dal re in numero determinato e con
certe condizioni, e da una di deputati scelti da elettori di prò*
vincia , e questi d» elettori di parecchie , aventi seicento fran-
chi di rendita : costituzione dunque simile alla francese, se non;
che l'elezione a due gradi fondasi sopra un volo quasi univer-
sale. Uom* di cuore e cupido di gloria , don: Pedro con ciò se*
guiva il miovoliberatismo', ma conculcava le franchigie antiche,
sicché ne nascevano- contrasto e confusione. Conoseendo robu-
sti gli assolutisti , egli aggiungeva che , appena la Carla fosse
giurata , rinunzierebbe a sua figlia Maria de Gloria ,. cui inten-
deva sposare a don Michele.
È giurata' la costituzione : ma molti rifuggono sul territorio1
spagnuolo ; e appoggiati da Ferdinando VII , la rifiutano come
opposta alle- istituzioni nazionali ; il eonte d** Amaranta mettesi
a capo degli armati ; chi proclama don Michele , chi altri , chi
perfino Ferdinando YI% e,, vani gli uffizi» delle Coni forestiere,,
y G00gk
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68 PORTOGALLO
il sangue scorre. Don Michele (nov. 1827), sollecitato dal
fratello , arriva da Vienna , e giura la Caria ; ma sottomano se-
conda gli assolutisti , sostenuto dalla moltitudine. Partite le
truppe inglesi , e ricevuti i fondi d'un prestito negoziato in In-
ghilterra, egli abolisce lo statuto e la legge elettorale, e raduna
le cortes antiche dei tre Stati del regno. Ivi agitatosi della sue-
cessione, don Pedro è dichiarato straniero (luglio 1628), e don
Michele prende lo scettro assoluto. Molti soldati però rifiutatisi
all' usurpazione , e i costituzionali proclamano donna Maria , e
capo della reggenza Palmella} scoppia guerra civile *A costitu-
zionali sono dispersi e vanno profughi; i supplizii saldano la fe-
deltà ; e l' Inghilterra cerca invano rassettare le cose col far a
-don Michele sposare donna Maria.
Neppure la rivoluzione del 30 tolse la prevalenza agli asso-
lutisti ; e i patrioti, che avevano sperato appoggio di fuori, co-
nobbero non poter confidarsi che in sé atessi. Frattanto in Bra-
sile erasi compiuta la rivoluzione che dicemmo , per cui don
Pedro abdicò al proprio figlio , e tornò in Europa. Ricevuto da
re in Inghilterra e in Francia , rannoda i migrati , a cui capo
si mette Saidanha (1838) : l' armata liberatrice dalle Azorre
arriva a Porto : ma il popolo la respinge. Qui guerra accanita ;
e gelosie e fame e persecuzioni fanno miserabilissimo quel tem-
po. Sì don Miehele, si don Pedro sono costretti combattere eoa
spade forestiere ; il primo con quella del francese Bourmont ,
l' altro dell9 inglese Napier. Palmella , contraendo un debito
coir Inghilterra , procaccia legni e munizioni ; sicché al fine
donna Maria prevale (24 seti. 1834) , e morto don Pedro poco
dopo , resta di sedici anni regina , in paese smonto è non ben
queto. Dichiarata maggiore, ella confidasi a Palmella : ma le fi*
nanze sono causa di guai; moltiplicansi cabale per mutate i mi-
nistri : infine (1835) , in aperta sollevazione , ehiedesi il rinvia»
di questi e la costituzione del 22 , e le nuove cortes compagi-
nano una costituzione , col veto assoluto e due Camere. Ne ste-
gue guerra civile tra costituzionali e cartisti , che sobbissa le
finanze e porta al fallimento. Alfine il trono di donna Maria pare
si consolidi , e i costituzionali moderali prevalgono : poi d' im-
provviso una nuova insurrezione minaccia (1847) if governo ,
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SPAGNA 69
che dicesi aver trascorso la costituzione, e la guerra civile porta
di nuovo la crudele necessità dell'intervenzione forestiera , la
quale reprime, ma non pacifica.
Conseguenza antica de' privilegi concessi dalla casa di Bra-
ganza quando si ribellò alla Spagna, poi dei soccorsi prestati in
qnest' ultimi tempi , gì' Inglesi godono pel loro traffico esen*
zloni che li vantaggiano sovra i nazionali: la compagnia inglese -
che ha il monopolio dei vini di Porto, sciolta da don Pedro, fu
rinnovata in gran bisogno di sussidii anticipati: i debiti e la ne*
cessila dglla protezione legano il paese ali1 Inghilterra , che
diede e tolse a volontà quella corona. Come sarà difficile al
Portogallo il conservare Goa , e tanto più Macao l Questo , di
fatto , fu nell' ultima guerra cinese occupato dagP Inglesi ; i
quali pure navigano alle fattorie portoghesi dell'Africa orienta-
le , pretendendo libertà e privilegi , né mostrano voglia di re-
stituire il reclamato Seilan, nò di permettere che « senza loro
consenso , il Tago invii le acque all'Oceano. »
Pare il piccolo paese , ricco di tante glorie e proveduto di
fanti mezzi , recupererà importanza se si crei un'opinione pub*
Mica, diffondendo nel popolo la cognizione dei proprii interessi
politici , e abituandolo all' agricoltura ed all' industria ; se st
scemino i titoli di nobiltà, si sciolgano i possessi legati a mag-
gforaschi per quanto piccoli ; se i regnanti accettino sincera*
mente la costituzione , e la sviluppino anziché cincischiarla; se
la rappresentanza nazionale acquisti dignità , non votando per
fazioni , ma pel pubblico vantaggio ; se i Portoghesi credano di',
poter sussistere da sé, senza che un'altra nazione coltivi e
traffichi per essi; soprattutto se evitino quegli atti che piaccio*
so agli esagerati , e provocano le nazioni.
In Spagna Ferdinando VII, tornato assoluto, avea, per istanze
della Francia, dovuto concedere un perdono, ma derisorio per
le tante eccezioni ; e odiando ancor più i Liberali che il libera*
-Unno , irritava a segno che per sicurezza dovè domandare il
prolungamento dell' occupazione , la quale -attenne gli assolu-
tisti dagli eccessi. Intanto ogni cosa v' è in aria ; non si pagano
le imposte ; bande armate per tutto; cambiami 1 ministri a ca*
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TO PEBDINANDO VH
prìccio delle Corti alleate. Il terrore potrà ammutolire un pic-
colo popolo oppresso dalle bajonette di un grosso ; ma un go->
▼erao nazionale avrebbe mai tenuto cheta quella gente, tra cui
le inquietudini sono croniche e abituale l'uso delle armi, quan-
ti' essa non fosse stata estrania ai movimenti di pochi ? In fatto,
la rivoluzione colà si fece da nobili e benestanti $ e l'assoluti-
smo potea considerarsi per una democrazia realista e clericale,
insorgente contro le costituzioni d' Inghilterra e di Francia*
Fioa il re assolato, fu spesso il grido del popolo; e Ferdinando
dovette smentire altamente le voci sparse eh' ei volesse metter
limiti alla regia autorità. Gli assolutisti , accozzaglia di monar-
chici , teocratici , popolani , e «he s' intitolavano Apostolici ,
credeano Ferdinando non operasse abbastanza risoluto , e po-
nevano le speranze in don Carlo fratello di esso. Quanto le idee
rivoluzionarie fossero poco diffuse di là dai Pirenei , apparve
alla rivoluzione del 1830. Parea dover soccombere un trono
non sostenuto più dai Borboni nò da forza interna : eppure il
liberalismo trovò sì poco ascolto , che l1 invasione del generale
Mina falli alla prima ; è questo generale , già due volte portata
in trionfo come liberatore , non trovò una capanna ove ricove-
rare la vita , minacciatagli come quella d' una fiera.
Se non che ai Liberali si avvicinavano que' moltissimi che
V assurdo governo disgustava : gli Apostolici, col tacciare sem-
pre Ferdinando di mancare alla monarchia e alla religione , fi-
nirono col disgustare lui pure , il quale conobbe che un re de*
v' essere qualcosa più che 1' uomo d' un partito. Da tre mogli
non avendo prole , volle tentare una quarta, e sposò Maria Cri-
stina di Sicilia. Allegrie , feste , accoglimenti della vivacissima
regina diedero nuovo aspetto al paese , immalinconito da tanti
guai. Ne vollero male gli esagerati a Cristina, la quale, veden-
dosi cinta da potenti nemici , s' appoggiò alla parte costituzio-
nale. In fatto, la liberalità rinasce per tutto; Ferdinando stesso
torna gajo ( 1830 ) , tanto più allorché ella il fa padre d'una
bambina ; e di somma condiscendenza le dà prova col promul-
gare (31 mag.) la legge delle cortes del 1 789 , che riabilitava,
secondo l'antico costume gotico, anche le femmine a succedere
y Google
MABIA CBISTINA 11
il Irono (1). Strano eccesso del despotismo , cbe fante volte in
un secolo fu e disfi la legge così importante della successione!
Però la costituzione del 1S 1 2 area pure dichiaralo devolversi
il trono ai primogeniti , maschi fossero o femmine : laonde , o
tiene la costituzione , e la legge esclusiva è abolita : o no , e il
re dispotico può a suo talento distruggerla. Con ciò restava al-
lontanato dal trono don Carlo; onde ne mossero reclami e Fran-
cia e Napoli che vi hanno eventualità : più moto si diedero gli
Apostolici , confidati sin allora nell' elevazione di questo loro
creato. Ma Calomarde, cameriere del re e divenuto suo braccio
destro con Alcudia, furono deposti da ministri ; dato lo scam-
bio ai funzionari!* ; le speranze de' progressisti concentraroost
su Cristina nominata reggente , e le varie gradazioni liberali si
(1) Alle cortes del 1713 , Filippo V avea fatto mutare l'or*
dòte della saccessione castigliana, sicché le donne non doveano
saccedere se non estinte le linee mascoline , nelle quali doveva
valere la rappresentanza. Male alcuni la confusero colla legge
salica , che esclude per sempre le donne dal trono , e che ha
forza in Francia , e negli antichi elettorati , o dove proviene
da diritti, feudali , oda patti ereditarli, come è tra le case di
Sassonia , Brandeburgo ( non però nel regno di Prussia ) e As-
sia. Nella successione in linea cog natica pura , hanno diritto
eguale maschi e femmine della linea slessa; se non che, a gra-
di eguali prevalgono i maschi sopra le sorelle anche maggiori,
regolandosi del resto colla rappresentanza alla romana , in mo-
do che la figlia d' un maschio è preferita allo zio , se questo
era cadetto del padre di essa. Cosi si fa in Inghilterra , in Por-
togallo, e faceasi in Castìglia e in Aragona e in Navarca, che
perciò mutarono più volte dinastia. Filippo volle impedire que-
ste traslazioni del regno in stranieri , introducendo la succes*
none cognatica mista , che chiama le donne soltanto allorché
in una linea più non esister un maschio venuto da maschi. Que-
sta fu da Ferdinando VII abolita colla prammatica 29 nutra»
1830 , perchè la successione toccasse ad Isabella sua figlia» a
scapito del fratello di lui don Carlos ; con ciò non facea che
richiamare l'antico ordine di successione, e uniformassi a quanto
k cortes del 1789 nt eono addomandatu a Carlo IV«
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72 SPAGNA
confusero nel nome di Cristtei. n ministero die allora sì formò
sotto Zea Bermudes, attese a rifare i guasti del precèdente; con-
dusse il re a qualche larghezza; e dalle cortes per Stati fe'gia-
rare fedeltà alla regina Isabella (ghig. 1833). Allora si riapro*
no le università che Calomarde avea chiuse ; V amnistia , oltre
essère una inazione contro l'assolutezza passata , dall' esiglio e
dalle carceri chiamava una quantità di pensatori e di benestanti '
x a sostenere la reggente contro don Carlo. Questi , ritiratosi in
Portogallo all'ombra di don Michele, protestava : sicché Ferdi-
nando portava nella tomba la certezza di lasciare il suo Regno
allo strazio della guerra civile , che non tardò.
Maria Cristina prese allora il governo ( 3 ott. ) ; e Zea Re*-
mudes conservato ministro, mandava in nome di lei un procla-
ma famoso. Oli atti nuovi quanto spiacevano agli assolutisti ,
tanto erano graditi ai Liberali : fra i due però stava un partito
medio , nemico della tirannide , ma anche della rivoluzione , e
composto di persone df affari e d> influenza che importava di
"guadagnare. Aveasi poi dinanzi il popolo , fedele alla religione
e alla monarchia , e che voleva esser rassicurato che né questa
né quella venivano posti in compromesso dalle novità , e che il
governo nuovo non abbandonava la Spagna ai rischi dello spirito
d' innovazione. Pertanto Zea Bermudes professava , in nome
della reggente , voler conservare il sistema di Ferdinando , ed
esercitare un despotismo illuminato. Facendo tale sacrifizio
alle idee monarchiche del paese, svolse molti partigiani da don
Carlo , e gettò fra essi l' indecisione, e rassicurò il popolo, di-
singannato da queste costituzioni , tante volte cadute , risorte,
cambiate. Ma corno è solito del primo ministero d' un governo
mutato , spiacque ad assolutisti e a Liberali ; e Martinez delta
Rosa sottentratogli, emana uno statuto all'inglese , con una
Camera di proceri , metà ereditari! , metà a vita. Tale costitu-
itone , non vegnente da diritto , non da antiche consuetudini ,
repugna alle libertà municipali dei paese, ed é mal accetta. In-
tanto la sollevazione cartista scoppia; bisogna armare il popolo,
bsogoa eccitarlo col dare una costituzione , mentre il chotóra
infuria; Mina viene a combattere i Cartisti diZumalacarregui;mfc
morto questo*( W*6), Esparlero, cbe avea-guerreggiato in Ame»
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SPAGNA 75
rie», mena a vittoria i Cristinh figli riforma l'esercito? dopo tal
uni di guerra sanguinosa e irresoluta ( giug. 1B40 ) , spinga
sol territorio francese Cabrerà capo dei sollevati od centro , e
don Carlo , il quale v» è tenuto prigione , finché non rinunzia
le pretensioni a suo figlio ( I84& ). Le provincia basche erana
prosperate nell' indipendenza, e trovavano ignobili queste rivo-
luzioni di palazzo ; onde vi si opposero, reclamando gli antichi
privilegi reali » anzi che gP ideali vantaggi del governo unita*
rie : e sebbene costrette a deporre le armi, non poterono dirsi
vinte, giacché conservarono i \w>fmros ; cioè l'indipendenza
delle municipalità , il diritto di tassarsi da sé e d'amministrare
i proprii fondi, dì non aver truppe che nelle fortezze, non leva
militare , Ubero commercio , e d* approvare gli aiti del poterà
esecutito e legislativo prima che acquistino vigore. Rinunziar a
questi diritti positivi per altri ideali non par acquisto di libertà
il buon senso spagnuofo; tshe di essi sicura nel difender i suoi
fuerot , non della legittimità reale.
A Cristina liberata da' nemici , restavano addosso gli amia j
ed Bspartero prevalso al debole governo, diviene vero padrone;,
(«d'ella abdica ( 10 nov. 1840 ), e va esule in Italia e in Fran»
eia. L' agitazione prosegue e prorompe s Apostolici, costituito*-
nali , realisti , sono del pari cospiratori e anarchici : V assolo»
timo è da per tutto favorito dal popolo, che non concepisce la >
libertà se non sotto forma di privilegio storico: i Liberali, per*
sooe ricche ed educate, vogliono trapiantarvi sistemi forestieri^
nessuno spirito pubblico vi si matura, ma solo idee di provincia
e di privilegio da una parte , dall' altra di costituzioni improvi*
saie o tolte in prestito : si obbedisce per forza a chi ha V eser-
cito ; ma il partito che oggi rimane vincitore, domani, non può
dirsi da chi , certo pere sarà abbattalo. Troppo a lungo quella
nobile gente é vissuta senza emulazione ; -e massime le classi
alte , dopo spodestate dagli Austriaci , perdettero il punto d'o-
nore e l' ambizione, mentre il clero Accasi ligio alle regie pan-,
nani , il commercio languiva t le molte forze restavano morte,
tolto qgntdibero modo d'esercitarle» Dì qui una grande unifor*
mila nella storia di Spagna f ove per tre secoli non operi eba
il re; laonde contro il re solo dovea farsi la rivoluzione. Aristo*
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74 SPAGNA
ernia vera non rimaneva nel paese pia aristocratico, atteso ebe
non tanto il despottsno , quanto il sentimento cattolico e l'an-
tica guerra in comune , e i tanti frati , vi diffusero idee d' una
eguaglianza che nobilita i piccoli senza disonorare i grandi. Nbn
poteasi dunque decider hi lite colla ghiglietina, come in Fran-
cia, ma doveva procedere lunga « lenta, ove ciascun uomo con-
tava per uno.
Le centralità sconviene a quel paese , connaturato alla divi-
sione degli antichi Regni ; e mentre in Francia i movimenti
procedono dalia capitale al resto , ivi cominciano dalle Provin-
cie per tèrre in mezzo la capitate. In tale stato si moltiplicano
i delitti (1); d'agricoltura e commercio niente : eppure in fondo
la nazione è morate più che V Europa non creda ; essa si elevfr
ad una libertà ben più estesa e logica die non gli altri popoli ;
le municipalità , radìcatissime da antico, vi hanno somma forza
morale; e non si sa concepire coleste libertà scrìtte unicamente
Bulla Carta , e si considerano come tirannici i Liberali che spo-
gliano di privilegi veri , per sostituirvi diritti fantastici , non
fondati sull'indole nazionale. I Liberali medesimi sono divisi in
esaltati e moderati : i primi , coi vari! nomi di Comunerì , Car-
bonari , Giovane Spagna , Centro universale, Santa Germanata,
si nutricano nelle società segrete derivanti dalla frammassone*
sia dell' Impero , e confidano negl' Inglesi ; gli altri , pendenti
a parte francese , sono nobili , ricchi , gente d'affari , e s'ap-
poggiano alla Corona.
Così scissi, non può un padrone esser dato che dalla spada,
e con questa Espartero dittatore potè sospendere irremissibili
discordie. Quei molti che l'Impero Napoleonico lasciò adoratori
della forza , credettero che al fine egli darebbe , se non altro ,
la quiete, prima necessità del paese. Ma egli, inesplicabile mU
(1) L'Andiencia di Barcellona nel 1841 ebbe a giudicare 3681
casse criminali , in evi cènsessanta assassinai , un parricidio ,
fefitiqaattro suicida t set infanticidi!, cinque attentati alla vita f
tre'ntatrè uccisioni involontarie, trecentodiciotto ferite gravi, qua*
cantanove iocendii, quaUrooentoquaUro furti, e trecentoquindici
oasi, di contrabbando*
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SPAGNA 15
*?o £ ferocia e d* indecisione , reprime Barcellona sollevata
bombardandola; poi fra poco a un1 altra insurrezione non osa
oppor la forza , e fogge in Inghilterra ; insaltato per lassezza
da quelli che dianzi lo bestemmiavano pel rigore. Allora Isa-
bella è dichiarata maggiore ( 1-844 ) 5 Cristina richiamata 000
Martinez della Rosa e coi moderati, ma non con essi la quiete.
Il matrimonio della regina diviene un affare di Stato, acuì pren-
dono parte tutte le Potenze ; e l' alterno sbalzarsi de' ministeli
e dei partiti attesta che nessuno trae suo vigore dal popolo.
Alla sola unità dell paese , la cattolica, forza della monarchi*
spagnuola , si portò oltraggio , non solo coli1 incamerare i beni
del clero regelare e secolare , ma coli9 abolire il tribunale di
nunziatura e le nomine riservate a Roma. Questi atti , come ha
parte providero al debito pubblico , così produssero un gran
cangiamento di possessioni e d'interessi locali; e tanta è la rio
chezza del suolo , che basterà il riposo a portarlo a gran fiore.
£ già buone leggi sulle miniere fanno prosperare quelle del fer-
ro , e non meno di 50,000 chilogrammi d> oro l'anno si cavano
nella Murcia e nella Granala. Vero che Gibilterra è uu deposito
di merci inglesi , da introdurre per contrabbando ; vero che il
corso detonai è interrotto dalle dogane del Portogallo, pel cui
territorio si versano al mare: ma potrà ripararvi un sistema op-
posto al proibitivo , di cui nessun paese provò i danni più che
la Spagini. Se continuerà questo assorbirsi delle minori nazione*
lità selle grandi , h penisola tutta unita ricupererà nelle sorti
europee Itf preponderanza che un tempo ha goduta.
La perdita delle colonie non lasciò alla Spagna i vantaggi
che all' Inghilterra quella delle sue. Troppo debole e infelice
in quei giorni per potere stringere buoni trattati di commercio,
più tardi non ha tampoco potuto ottenere qualche compenso
agli Spagnuoli di cui colà furono confiscate le proprietà, né per
i beni della Corona ; 0 del proprio debito scaricare una parte
sopra V America , troppo essa pure aggravata.
Però tanti le avanzato possessi, da stare ancora tra le prime
Potenze coloniali. Cuba è l' isola più riccamente dotata da na-
tura, e uno deporti migliori l'Avana, che domina il doppio in-
gresso nei mari del Mosaico. Del tabacco di colà, unico al mo*.
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76 SPAGNA
do, crebbe assai la coltura dopo che il governo ne cessò i! mo-
nopolio (1821). Oltre il cotone e i favi delle api, tanto nicche-
rò e caffè se ne asporta , quanto fra tutte le Antiglie inglesi e'
Pisola Maurizio. Portoricco, che nel 1808 non aveva zucchero
bastante per sé , ora ne produce un milione di quintali. 61' In-
glesi , conoscendo V importanza di queste situazioni , adoprano
a legarle ai proprii interessi ; e , rompasi una guerra , la Spa-
gna potrebbe difenderle ? Il potrà dagli Stati-Uniti d'America?
Le Filippine , che i divampanti vulcani crescono e scemano
ogni giorno di numero , offrono ancora in Asia un bel campo
all' attività spagnuola, poste come sono nel luogo più opportu-
no al gran commercio. Maniglia , collocata in fondo d' immensa
baja, che riceve gran fiumi pei quali comunica con tutta Pisola
di Lucen, fu dimentica dagli Spagnuoli appena l'ebbero fonda*
fa, assorti com' erano nelle guerre coi Paesi Bassi e coli' Inghil-
terra ; ma i pochi colà rimasti, l'energia di don Giovanni d'Au-
stria e i missionarii bastarono a prosperarla: molti Cinesi vi re-
carono industria e commercio , sebbene la loro irrequietudine
obbligasse a tenerli con rigore. Da poi vi crebbero stabilimenti
i migrati dalia' patria , le società commerciali e i missionarii ,
tanto che la popolazione spagnuola ora v' è doppia che al prin-
cipio del secolo. Ma questi pure sono possessi precarii, dacché
non basta la marina spagnuola a proteggerli (1) , non che dagli
Inglesi, né tampoco dalla pirateria degli Illanos.
Scandinavia.
Fra i tanti soldati della Rivoluzione divenuti potenze , unico
che conservasse il trono e stabilisse' una dinastia, fu Bernadot- n
te. Volontario nel reggimento di marina reale , era sergente-
maggiore quando arrivò la Rivoluzione che il dóvea portare al
(1) Nel 1764 la Spagna avea censettantotto legni di gverra ;
cioè sessantasette di linea , quarantasei fregate, sessentaquat-
tro minori. Il 1846 area tre vascelli d* alto bordo, sei fregato}
tt corvette , tette brìi da Tenti, • atomi più piotali,
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costituzione mmmtANA 77
principato , poi sui gradini del trono di Svezia (1). Vecchio sol-
dato repubblicano , seppe conservare la propria personalità
quando i più lasciavano assorbire nella potentissima di Napo-
leone ; talché Ini solo distinse V occhio d' un popolo che cerca*
va un re fra i satelliti di quell' astro. Allora egli sentì di dover
preferire gì' interessi della Svezia ; e poiché essa non avea né
ragioni da detestare gl'Inglesi , né modo di vivere senza com-
mercio | egli ricusò acconciarsi al blocco continentale , e di là
cominciarono i dissapori, che d' antico generale di Napoleone il
convertirono in attivo nemico. Alcuno vuole che Bernadotte stes-
so accanisse i re contro il padrone della Francia ; altri , che si
ponesse mediatore fra loro e Napoleone ; altri , che meditasse
succedere a questo ; altri ancora , che se V intendesse oei veo-
chi Giacobini per rintegrare la repubblica francese. Tutto eie
ed altro si disse ; ma il fatto è che il congresso di Vienna 1*
conservò sui gradini del trono.
La Pomerania sarebbesi dovuta , pel trattato di liei , cedere
alla Danimarca in compenso della Norvegia ; ma avendo questa
fallito a* suoi obblighi nel 1814 , la Svezia aveva occupato la
Norvegia armata mano , e il fatto compito fé* riconoscere senza
compensi ; poi, mal fidandosi di conservarla in case di guerra,
vendette la Pomerania e l'isola di Rugen alla Prussia per cin-
que milioni.
Cosi trovaronsi uniti due Regni di costituziooe affatto diffe-
rente. L' assemblea costituente nel 1614 stese in quattro gior-
ni la costituzione norvegia , che il Congresso di Vienna firmò
senza badarvi. É la più somigliante alla americana ; democra-
zia sotto un re, conforme all' indole antica d' un paese, dove la
feudalità non pigliò mai piede , dove il contadino fu sempre li-
bero , e molto ripartita la proprietà. Elettore é ognTNorvegio
di 26 anni , possessore , usufruttuario o fittajuolo a vita d' un
fondo, o popolano d* una città ; a treni' anni diviene eleggibile ,
purché non sia attaccato alla Corte o in qualche ministero , o
pensionato , o subalterno in una casa di commercio. Votasi in
palese. Il parlamento (stortking) triennale si convoca da sé , e
(1) Nel 1810. Vedi ciò che ne dicemmo a pag. 180 del voi. IL
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78 coBTnroìoflÉ svedese
una legge approvata in tre legislature non ha* bisogno della sarr-
2ione reste. A questo moda passò l'abolizione della nobiltà ere-
ditaria. Non v'è professione onorevole che non vi sia rappre-
sentata, onde lappare gente d> ogni condizione : presidente e
vicepresidente si rinnovano ogni otto" giorni, e al principio della
sessione un quarto dello storthing è scelto per essere Camera
afta [lagtkintf jdae delibera sovra le proposizioni della Camera
dèf Comuni (odelsthing) , e giudica i ministri accusati da que-
sta. Il ministro non assiste atte discussioni. Non solala stampa
vi è liberissima, ma il governa favorisce i giornali coll'esimerli
dalla tassa postale. La pena di morte è sconosciuta. Il culto e
dispendiosissimo, mantenutesi quasi tutte le cerimonie che era-
no prima del luteranismo*. Il giugno 1845 vi fu decretata- Re»
mancipazione de' Cattolici, mentre in Svezia si processa ancora
Chi abbandona la chiesa luterana. Cosi i semplici costami fanno
eie la Norvegia profitti della libertà.
La feudalità penetrò uelta Svezia verso F82f, quando Brand*
tassund diede a coltivare a9 sudditi il diboscato terreno coll'ob*
bh'go del servizio militare o d'un- tributo equivalente. Dappoi
ta Corona investì altrui della propria sovranità, col dominio di-
retto di esse terre ; ma non essendovi né legge di sostituzione
né diritto di primogenitura , non poteva dirsi una vera aristo-
crazia. Primieramente Erico, figlio di Gustavo Wasa, istituì- ti-
toli di nobiltà , che crebbero poi nelle guerre successive ; uffi-
ziali nobili , non indipendenti daMa corona ,. né uniti in corpo :
mentre invece il clero, possessore d' immensi domimi inaliena-
bili , godea di molta potenza. I popolani mancavano di forza In
paese povero e senza industria ; i paesani formavano il grosso
delia popolazione, liberi , e somministrando eserciti al re , non
a9 feudalarii ; e coBservaronsi armati per la caccia , e perchè
non mai conquistati. La Corona elettiva conferitasi sotto sem-
pre più forti restrizioni. Fin dal XIII secolo discuteva gli affari
del governo un Senato sovrano , nominato dal re , ma che gli
Stati generali poteano deporre.
La costituzione data sotto il ministero di Osenstierna fn rotta
da Gustavo HI nel 1799 ; e dopo die Gustavo IV fu deposto (6
giug. 1809) dal duca di Sudermania (tom. II, pag. 180), si rac-
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C0STITTJ1I0NE SVEDESE 7$
tòlsero gf i Stati per combinare fretti e fùria una nuova Carta.
Non tendendosi che a restringere l'autorità" reale, ogni deputa-
to vi portò qualche articolo , che dopo la discussione fu adotta-
to, senza brigarsi di porvi ordine ; talché confusissima è quella
Carta , conforme in parte all' antica dt Oxenstierna. Gli Stati
generali sono composti di quattro Camere , nobiltà , clero, po-
polani e contadini. L'ordine del clero, cui capo visibile è il re ,
consta dell' arcivescovo d' Upsala e undici vescovi , e di depor-
tati eletti dagli ecclesiastici di ciascuna diocesi. Il luteranismo
non mutò guari un popolo che non v'era preparato, e H clero è
ricchissimo, pomposo il culto. La setta degli Illuminati di Swe-
denborg vi trovò numerosi seguaci. Circa duemila quattrocento
famiglie furono nobilitate dal re , e scrìtte nel libro d' oro con
un nomerò inalterabile } il capo di ciascuna , meritevole o no ,
è membro attivo dello Stato. Le terre nobili vanno esenti da
imposta. I cittadini sono rappresentati dagli eletti delle ottanta-
cinque città , abitate da non più di 280,000 persone ; quei dei
contadini eleggonsi per distretto, e debbono essere possidenti;
ai non possidenti nessuna rappresentanza , per quanto dotti 0
capi di manifattura o legisti. L'ordine de1 contadini abbraccia
2,600,000 persone , che posseggono due terzi del terreno. Gli
Stati si radunano ogni cinque anni per librare i conti e votare
l'imposta, e suffragano distintamente per ordini ; il che fa soc-
combere l' ultimo , giacché se tre ordini adottano , il veto del
quarto non conta. Solo per leggi fondamentali si richiede l' u-
nanimità ; e la proposizione si discute bensì di presente , ma
non si vota che nella seguente tornata , cioè dopo cinque anni.
Perciò difficilissime le deliberazioni. Il re governa secondo for-
me statuite, e con urf consiglio di Stato di "nove membri, eletti
da lui come tutti gì' impiegati e diplomatici ; se stia assente un
anno, dichiarasi vacante il trono.
Gli Stati generali nominano un procuratore della giustizia per
vigilare alla stretta osservanza delle leggi, e un comitato di co-
stituzione che può farsi comunicare i processi verbali del Con-
siglio di Stato, e, occorrendo, mettere in accusa i ministri. Li-
bera la stampa ; ma il cancelliere può, non che reprimere, sop-
primere i giornali. Solo pei delitti di stampa esiste il giurì.
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&0 BEBNADOTTE
Speciale della Svezia è il tribunale dell1 opinione ( opinion*
namud ) , sorta di ostracismo che può scalzare il poter esecu-
tivo. Nella legislazione si conservò moltissimo il vecchio ; né
mai pubblicossi il codice ordinato dal re nel 1833.
Comprendete che dalla costituzione resta tolta l'egualità;
l'ordine men numeroso possiede gì' impieghi e i maggiori voti
nella Dieta, sdegna il commercio, che perirebbe se stranieri noi
ravvivassero.. Tutte le industrie vanno per privilegi, eccetto l'a-
gricoltura ; lo che suddivide e impaccia. Quelle distinzioni aiz-
zano la vanità ; e Io spirilo di corpo scema quello della mora-
lità personale.
Buono è il sistema militare , e merita menzione particolare
l'esercito indelta. Anticamente i proprietarìi erano obbligati a
seguitare il re in guerra con un numero d'uomini proporziona-
lo al possesso ; e ai più ricchi f che servivano a cavallo ; fu at-
tribuita l' eiezione e la nobiltà. Carlo XI , vedendo non bastar
le finanze dello Stato a un esercito stabile, colla Riduzione del
1680 richiamò alla Corona moltissimi possessi. Allora ebbe reg*
gimenti assoldati (vaerfvade) ; molli beni furono assegnati agli
uffizioli e sottuffiziali (Mette) in vece di soldo ; e durò alle
Provincie l' obbligo di somministrare soldati, che, fuori dei casi
di bisogno , stanno in cassette sparse, coltivando up poderetto
invece di paga ; truppe essenzialmente nazionali, e che non in •
fingardiscono nella pace. Molti uffiziali poi coprono impieghi
civili.
Morto Carlo XIII nel 1818, Bernadotte , dissipata un'istan-
tanea sollevazione della Norvegia, fu coronato in entrambi i Re-
gni. Abile a passare da una religione all'altra, da una all'altra
politica, e sagrificare l' idea al fatto, mantenne la dignità a
fronte della Santa Alleanza, la quale voleva imporgli i suoi con*
sigli contro le libertà paesane. Nella lunga vita, durata fino al-
l' 8 marzo 1844, egli adoperò alla prosperità della patria adot-
tiva ; conservò la pace, malgrado della dinastia pretendente e
della libera stampa ; operò meraviglie economiche ; e fra molti
infortunii naturali , spense quasi il debito svedese , ridusse a
metà il norvegiano. Già la Svezia va migliorando l' agricoltura,
e invece di introdurre molto grano come prima,, ora ne aspor-
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SVEZIA 81
ta ; dal 1865 al 28 la popolazione crebbe del diciotto per cen-
to: ma moltissima v'è la poveraglia. Le miniere sono singolar-
mente ricche di allume, cobalto, stagno ; a quelle d'argento di
Kongsberg si lavora vivamente ; il ferro è il migliore d' Euro*
pa. Una buona marina fu procacciata , necessarissima in paese
i cai confini toccano per nove decimi il mare, e agevolata dalle
selve cbe danno il miglior legname di costruzione. Nel 1832
tra i laghi aprironsi i canali di Trollhatta e di Golia , per cui
comunicano i due mari , e s'accorcia il tragitto fra la Russia ,
l'Inghilterra e l'America ; e nel 35 , una grande strada -a'ttra*
verso alle Alpi Norvegie. Un banco fondato sino dal 1557, indi-
pendente dal re, emette carta moneta , e presta all' agricoltura
e al commercio al tre per cento. Battelli a vapore movonsi per
tutto, ed ora si meditano strade ferrate che leghino a Stokplma
e fra loro i principali porti sul Cattegat , sul Sund , sul Baltico
e sul golfo di Botoia ; il che aff/ancherebbe dal pedaggio del
Sund , che fa la Svezia tributaria alla Danimarca. La nobiltà ,
benché legale , e privilegiata a tutti gl'impieghi civili e milita-
ri, si spoverisce coli' elevarsi de' negozianti ; e mentre testé un
terzo dei fondi era in sua mano , ora passarono a cittadini o a
villani , o sono ipotecati : le dignità ecclesiastiche vanno pure
ai non nobili , per cui quelle sono la via di entrare in uno dei
quattro corpi votanti alla Dieta. Ha la prosperità non verrà che
quando abbiano cambiato vece il clero e i contadini ; e cbe col-
la libertà del commercio la Svezia proveda alla scarsezza di le-
gna e di ferro cne fa sentirsi in Eufopa.
£ già l' esempio della vicina Norvegia , e il movimento im-
presso agli spiriti dalle molteplici vicende del secolo e dalie
discussioni, fanno aspirare al meglio. Comunicar il diritto elet-
torale a tutti i cittadini ; porre pei quattro ordini un numero
eguale di elettori ; farne una Camera sola che voti per testa e
cbe elegga la Camera alta , son le domande ora generali. Però
le due popolazioni differenti, riunite come altre dal Congresso
di Vienna, mal s'accordano ; né la costosissima via che Berna-
dotte aperse traverso ai Dofrini basterà a congiungere alla Sve-
zia la Norvegia, più ravvicinata alla Danimarca dal mare e dalla
lingua.
III. &
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82 DANIMARCA v
La Danimarca fu ridotta piccola e non ricca, e grave del de-
bito contratto nella guerra che sostenne per rimaner fedele alla
Francia. La buona sua marina trafficante compare non solo alle
pesche nordiche, ma fin nella Malesia e nelle acque della Cina,
benché il perdere la Norvegia le abbia sottratto que' valentissi-
. mi marinai. Poi , testé la Danimarca vendette alla Gran Breta-
gna le sue possessioni d'Africa. L' Islanda acquistò tale impor-
tanza, che più non si proporrebbe, come tempo fa, di abbando-
nare quel cratere di vulcano «pento, e trasferire nel Giutland i
pochi abitanti.
Altro compenso della toltale Norvegia , nelle distribuzioni
viennesi fu concesso alla Danimarca il pedaggio sul Sund. Pic-
cola cosa allora, crebbe coli1 aumentare del commercio, sin ad
essere rendita principale del Regno (1). Ma gli stranieri movo-
no continui richiami contro cotesto assurdo legar il mare , e
studiano i modi di eluderlo, se non riescono ad abolirlo.
I monarchi danesi, assoluti dacché nel 1660 il popolo rinun-
ziò ad essi ogni privilegio , non avevano fatto nulla pel popolo ,
talché tutto v'era a domandare ; e non preesistendo istituzioni,
si chiedeva uno statuto parlamentare : ma quali il voleano al-
l'uso antico, quali secondo le idee moderne. Federico VI (1808-
1839 ) , educato nelle strette maniere antiche , non aveva luì-
parato moderazione nella sciagurata alleanza colla Francia ;
pure vedea giovevole al paese il temperare il suo potere. Per
paura dell' aristocrazia favorì i popolani ; volle per gl'impieghi
i gradi accademici , e agi' impiegati amministrativi attribuì i
privilegi nobiliari. Avea sin dal 1815 promesso Stati provincia-
li, ma nulla mantenuto, quando la rivoluzione del 1830 fé' di-
vampare gli animi. Allora (1834) fu forza concedere la promes-
sa costituzione , con adunanze provinciali , ma consultive, non
generali, né parlamento legislativo, né pubblicità, né voto del-
l' imposta o libera slampa. Secondo tale statuto, il Regno è di-
(1) Nel 1844 fruttò quasi sei milioni. Vi passarono 4465 ba-
stimenti inglesi ; 3788 svedesi ; 2979 prussiani; 2005 anaove-
resi e mcklemburghesi ; 1267 olandesi ; 763 russi 5 302 fran-
cesi ec,
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COSTITUZIONE DANESE 83
viso in quattro parti : Isole Danesi ,. Giutland , ducato di Sles-
wig, ducato d'Holstein, aventi ognuna un'assemblea particola*
re biennale, i cui membri son direttamente eletti da possidenti
che paghino nna certa tassa.
Per quanto scarse, queste concessioni furono accolte con tri-
pudio: intanto l'opposizione liberale si rinvigoriva ; monarchica
sempre , ma con basi democratiche nel Giutland , mentre nel-
l'Holstein si vuole aristocratica. Ben più che la costituzione
francese, molti vagheggiavano la norvegiana fondata sul diritto
comune , senza privilegio sociale e politico. Cristiano Vili avea
data egli stesso quella costituzione ai Norvegi (1839) ; onde ,
allorché succedette in Danimarca, si sperò l'estenderebbe, egli
che in Italia avea parteggiato coi Liberali : ma non ne fu nulla,
e si tenne sulla via paterna; anzi procurò ridurre ad egual sog-
gezione anche le provinole tedesche. Eppure i prudenti mostra-
vano che il diritto divino non potea reggere, e che unico modo
di consolidare il suo trono era popolarizzano. Infatti Federi-
go VII, appena gli succedette (genn. 1848), concesse la costi-
tuzione, ma divenne seme a discordie e guerre.
Fino dal 1460, si trovano uniti alla Danimarca, sotto la casa
dKMdenburg, il ducalo di SJeswig , cioè il Giutland meridiona-
le, feudo d'essa corona, e il ducato d'Holstein, Stato dell'Im-
pero germanico. L'unione però va di maniera , che i due prin-
cipali , indissolubilmente congiunti fra loro , rimangono mera
dipendenza della Danimarca. Divisa la casa di Oldenburg in due
rami, uno regnò in Danimarca; quello di Holstein-Gottorp pos-
sedette la maggior parte dei due ducati come vassalli alla Da-
nimarca; mentre per un'altra parte, e per certi affari di pia ri-
lievo, il governo era esercitato in comune dai due rami. Da tal
comunanza vennero inestricabili litigi. I duchi di Gottorp, nel-
la pace di Roschil (1658), ottennero d'essere dichiarati sovrani;
ma i re di Danimarca vi leneano sempre occhio ; e nel 1720
riuscirono padroni dello Slesvig; poi nel 73 anche dell' Hol- -
Stein, cambiato coi paesi di Oldenburg e di Delmenhorst. Pure
idue ducati furono sempre considerati come distinti, e tali ri-
conosciuti nella pace di Vienna , per la quale il re di Danimar-
ca} come duca d'fiolslein, divenne membro della Confederazio-
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84 % DANIMARCA
ne germanica, oltreché ottenne il Lauenbarg io compenso del*
la Norvegia.
Ora però la dinastia di Danimarca pare vicina a spegnersi; e
la successione non segue la regola stessa in Danimarca , nello
Sleswig , e nei ducati di Holstein e Lauenburg. In Danimarca
è stabilita la primogenitura , e in difetto di maschi , va alla di-
scendenza femminile di maschio in maschio , talché salì al tro-
no Federico d'Assia, nato da una sorella del re defunto: ne'du-
cati invece resta il privilegio de'maschi ; ma qui è disputa sul
modo d' interpretarlo. La casa imperiale di Russia, che vi pre-
tende preferenza sopra gli Hotslein-Sonderburg, considerereb-
be di somma importanza un acquisto , che le darebbe seggio
nella Confederazione germanica.
II luglio 1816, il re di Danimarca dichiarò che i ducati tede-
schi continuerebbero a far parte del Regno di Danimarca; quan-
to all'Holstein , non decidea così positivamente. Se ne solleva-
rono forti proteste, e più quando la morte di Cristiano VITI an-
ticipò l'eventualità d'un'estrania successione Federigo Vlf con-
vocò l' assemblea costituente con egual numero di rappresen-
tanti anche per l'Ho! Stein e le Sleswig. Credea con ciò ricon-
ciliarli nella libertà ; ma il momento era di rivoluzioni; i ducati
si rivoltano, protestano coll'armi , e invocano il radunato par-
lamento germanico. La Danimarca doma i rivoltosi; ma ecco la
Prussia prende la parte di questi, come esecutrice degli ordini
dell'Assemblea germanica (1849), e battaglie e armistiziisf
succedono , miserabilmente lasciando in pendente que' poveri
paesi.
Fatto è che le genti tedesche attribuite alia Danimarca non
ponno assimilarsi colle scandinave, e anche di là dall'Elba sen-
tesi la propensione a ricongiungere le genti secondo le stirpi ,
la lingua, le religioni. Fino dal 181 S gli spiriti liberali fervea-
no nello Sleswig e nell' Holstein , ma furono repressi come di
qua a\all'£lba. Che questi respingano la lingua e i costumi da*
nesi, e cerchino attaccarsi alla Germania , non è mal veduto da
que'molti della penisola che ribramano Puntone di Colmar. Que-
sta manifestazione della forza arcana che spinge le nazioni eu-
ropee ad aggrupparsi secondo le affinità $i lingua , di stirpe ,
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SVIZZERA 85
di religione , colà è cresciuta dalla paura di veder la Danimar-
ca preda al gigante russo. Per ricongiungere dunque i tre Re-
gni scandinavi, si fanno società segrete , e congreghe numero*
sissime di studenti giurano affaticarvisi a tutt' uomo , sperando
che l'unione scandinava interponga una barriera fra la Russia e
l'ambito mare del Nord.
Confederazione Svizzera.
La costituzione unitaria che Napoleone impose (1803) alla
Svizzera, non rispondeva né alle abitudini né ai bisogni del pae-
se, foggiato alla indipendenza cantonale e comunale. Portava
essa una federazione , dove i borgomastri di Friburgo , Berna,
Soletta, Basilea, Zurigo, Lucerna, un per anno erano landama-
m e centro della diplomazia. Nell'interno , pareggiati i campar
gnuoli a' cittadini nei diritti politici, abolite le giurisdizioni ec-
clesiastiche: in ogni cantone un grande e un piccolo Consiglio;
limitate le prerogative democratiche.
Ma nelle guerre di quel tempo la Svizzera provò tutti i guai
del debole : or questa Potenza or quella ne violò il territorio e
gli statuti ; Ginevra e il Valese erano stati uniti alla Francia; il
Canton Ticino occupato da truppe del Regno d'Italia. Pure dai
casi della guerra la Svizzera vide allontanata da sé l'Austria, ori-
ginaria nemica; e nelle scosse parve ricuperar vita, arti, spiri-
to d'associazione. Nella' catastrofe' napoleonica fu calpesta di
•nuovo da eserciti forestieri, e intese le comuni promesse di rin-
tegramento e d' indipendenza. Posta nella parte più elevata di
Europa, quasi cittadella a cavali ero de' principali Stati, avendo
il pendio orientale del Giura , coprendo tanta parte della fron-
tiera di Francia, e per \p alte valli dell'Ino, del Ticino e del Re-
no penetrando ne'bacini del Danubio, del Po e del Basso Reno,
la Potenza che vi dominasse , potrebbe sulle altre versare im-
provisi torrenti di armati. Si trovò dunque importante alla pace
<P Europa il dichiararla neutra , al solo patto che conservasse
le forme esteriori della sua sistemazione e P antico territorio.
Pertanto, dopo molte scosse (17 ag. 1815) , i Cantoni giuraro-
no eterna alleanza, e fu ricostituitala Federazione, aggiungen-
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86 PATTO FEDERALE
dovi Ginevra e il paese di Vaud, parie del paese di Gei e tolto
il Lemano; sicché il Giura diveniva confine colla Francia; in Sa-
voja una linea neutrale stendeasi dal lago di Ànnecy a quello
di Borghetto e al Rodano; del vescovado di Basilea una parte si
attaccava ai cantone di questo nome , il resto a quello di Ber-
na : i Prigioni non recuperarono le valli italiane ; né i Cantoni
silvestri i baliaggi del Ticino , di cui fu formato un Cantone ,
senza smembrarlo come esso chiedeva ; il vescovo di Costanza
cessò di potere sulla Confederazione. Questa doveva tenere un
esercito di trentamila uomini , a' cui soccorsi avrebbe diritto
ogni Cantone in pericolo. Alessandro di Russia, mosso dal suo
maestro La Harpe , riservò a sé stesso il riordinamento di quel
paese ; onde assai di bene vi conservò ; ma poco poterono quei
che zelavano la sovranità assoluta di ciascun Cantone e le ga-
ranzie contro il predominio d'un solo. I deputati de'ventidue /o-
devoli Cantoni) adunati ogni anno alternamente a Zurigo, Ber-
na, Lucerna , trattano degli affari comuni , votando secondo le
istruzioni , una voce per Cantone , e decidendo a maggioranza.
À tale dieta competono la pace e la guerra, e lo spianare le dif-
ferenze interne. Questa specie di unità , impedendo ai Cantoni
le alleanze particolari , non distruggeva l' indipendenza di cia-
scuno; ma la dieta era dichiarata Potenza sovrana, eppure le-
gata alte istruzioni che ciascun Cantone dava a' suoi deputati ;
quasi gli stranieri, che dettarono il patto federale, avessero vo-
luto affievolire il principio democratico de' singoli Cantoni , e
tult'insieme sminuire l'indi pendenza del paese. L'aver poi voto,
eguale i Cantoni, benché così diversi di forza, impediva il pre-
valere dei grossi, ma facea lente le risoluzioni.
E quantunque nel patto federale si sentisse l' influenza stra-
niera, e quella fretta che improntò tutti gli atti di quel tempo,
il paese venne a vantaggiarne. Perocché , prima della Rivolu-
zione , pur intitolandosi repubblica , formava tante oligarchie
con sudditi, e con una razza proscritta {Heimathlosen)^ specie
di zingari o di paria , senza diritti né leggi. Nel patto si toglie-
va V assurdità de' paesi sudditi, ed in conseguenza la corruzio-
ne recata dalla venalità delle cariche in quelli ; tolta ogni ge-
rarchia fra i Cantoni; prevenuto il caso di vedere Svizzeri com*
COSTITUZIONI CANTONALI 87
battere contro Svizzeri: benché continuasse tuttavia il mercato
di sangue , e reggimenti somministrassero ai Paesi Bassi , alla
Francia, aNapoli,4lla Spagna (a); tanto più riprovevoli, in quan-
to non sono più un semplice ornamento di re alleati , ma una
milizia che si riguarda nemica a' popoli fra9 quali convive.
I Cantoni si diedero ciascuno particolari costituzioni, model*
late su questa generale , restringendo i diritti pubblici , asso-
dando P aristocrazia dei senati a scapito dei popolani , i quali a
vicenda prevalevano sopra i campagouoli ; eccetto i Cantoni pri-
schi democratici, o i nuovi dove non v'avea famiglie prevalen-
ti. Uri, Schwitz, Glaris, Zug, Appenzell, Unterwald, democra-
zie pure, nelle assemblee generali eleggono i magistrati e deli-
berano sugi9 interessi proprii. Ne'Grigioni il potere supremo
risiede nella generalità dei Consigli e delle municipalità dei
venticinque Comuni , che possono considerarsi altrettante re-
pubblichette , aggruppate in tre leghe. Negli altri Cantoni la
sovranità è esercitata da un gran Consiglio, la cui nomina perà
da Sangallo, Argovia, Turgovia, Ticino, Vaud, Ginevra, Valese,
è lasciata al popolo ; mentre Friburgo , Berna , Soletta, Lucer-
na , Sciaffusa , Zurigo , Basilea la restringono quasi solo ai Cit-
tadini.
I Comuni, colle resistenze focali, impigliano il potere legis-
lativo , e custodiscono pregiudizi ed abusi ; non lasciano met-
tere nuove imposizioni, e in conseguenza non abolire le vecchie
assurde ; confondono i poteri, eccitano gelosie , dimenticano la
nazione pel paese. Il xe di Prussia non potè, nel 1815, sbandi-
re la tortura da Neufchàtel , che con un' ordinanza incostituzio-
nale. Né unità di origini li stringe , né unità di fede o di lingua
o di coltura. Nella Svizzera romancia , che abbraccia il pendio
orientale del Giura, il lago di Neufchàtel, la riva settentrionale
di quel di Ginevra, la vai del Rodano sopra Sion, la parte orien-
tale è riformata ; fervoroso cattolico Friburgo, protestante l'in-
dustrioso Neufchàtel. I Tedeschi quivi sono pochissimi, mentre
formano il grosso della popolatissima Svizzera alemanna che oc-
cupa piccola parte del bacino del Rodano, poi il pendio setten-
(a) Vedi la nota a pag. 7 del yoL L
ù
88 SVIZZERA
(rionale delle Alpi e i rami orientali del Giura. Vi regna la reli-
gione riformata , ma i prischi Cantoni serbano fede alla cattoli-
ca, da cai ebbero esistenza , civiltà , libertà. Ginevra non è più
quella fervorosa ed esclusiva calvinista d' una volta, e i molti
Cattolici vi sono protetti dalle Potenze forestiere. La Svizzera
italiana è tutta cattolica. Le cinque valli che formano il Cantori
Grigione, il più esteso e men popolato, sono mistura originale di
romancio e di teutonico. x
Nella pace i Cantoni acquistarono migliore assetto : dieronsi
codici , e quel del Ticino fu foggiato sopra V italico : quel di
Ginevra , opera del professore Belot , avanza tutti i moderni in
fatto di procedura. Le minacce della Santa Alleanza costrinsero
sovente gli Svizzeri sia a snidare dall' ospite suolo i rifuggiti
politici , sia a rispettare ordinamenti interni che riconoscevano
disopportuni 5 mentr' essi dai vicini più non aveano le antiche
franchigie di commercio. Crebbero di civiltà e ricchezze ; i Can-
toni occidentali e settentrionali fiorirono d' industria ; Ginevra ,
Neufchàtel e più Basilea furono tra le più solide piazze di com-
mercio ; strade attraverso ai monti agevolarono il transito, uni-
ca ricchezza d' alcuni Cantoni ; P educazione vi ebbe sistemi
nuovi ammirati *r la riforma delle prigioni i migliori esempi!.
Però costava P estendere P eguaglianza e abbattere i privilegi ,
ornai incompatibili colla crescente civiltà r Ginevra rifiutò ogni
miglioramento legale ; ma il .Cantone Ticino corresse la propria
costituzione in un movimento di dignitosa unanimità.
Alle innovazioni avevano dato impulso e centro le società
massoniche , ivi ingrandite alP ombra del nominato La Harpe e
dello storico Zschokke , talché nel 1818 la loggia di Berna im-
petrò dal duca di Sussex granraaestro d' erigersi indipendente
dal grand9 Oriente di Francia. Di poi vi si erano uniti gl'Illumi-
nati di Germania, massime per opera del prussiano Giusto Grù>
ner , che tanta mano avea avuto nel costituire in Prussia il Tu-
genbund : quindi f Carbonari d' Italia e di Francia , che arriva-
tivi in folla dopo i disastri, piantarono vendite sul confine delle
loro patrie. Dietro a costoro s' istituirono socfetà di canto , di
arti , principalmente del tiro del^a carabina ( Schtttzen-Gesell-
schaft ), tutte dirette a mutamenti politici, taluna anche a.so-
SVIXZEBA 89*
ciali, e che il miglioramento riponeano nel ridurre la Svizzera
imamente unitaria.
Fermentavano queste materie quando la Rivoluzione del 1830
venne a mettervi fuoco. Allora si proclamano i diritti del popo-
lo ; petizioni di migliaja chiedono riforme ; gli aristocratici non
possono far conto sui re stranieri, occupati alla propria difesa,
dò sulle truppe austriache, attente al Tirolo e all'Italia ; da per
tatto si organizza di fuori uu corpo col quale si marcia sopra il
capo-luogo, e se ne muta la costituzione, abolendo i privilegi di
nascita e di località j e via via prepararonsi costituzioni ov' era-
no riconosciute V eguaglianza dei cittadini , la distinzione dei
tre poteri , la liberti della stampa e delle persone. Neufchàtel
volea redimersi dalla Prussia , ma questa ne lo punì sanguino-
samente. A Basilea fu aspra lotta fra la città e la campagna ; e
tutta Svizzera vi prese parte, giacché trattatasi della prevalen-
za de' poehi o de' più j e al fine la campagna di Basilea restò
distinta dalla città*.
Questo distacco s'effettuò anche in altri Cantoni, aumentan-
do più sempre le divisioni. Intanto furono aboliti i privilegi, di
nascita , e il ricevere titoli e pensioni di fuori ; vietati i fede-
commessi, e concesso di svincolare i beni ; pubblici i giudizii ;
indipendenti i giudici dal potere esecutivo ; a tutti il diritto di
petizione \ franca la stampa. Bla ndh ancora si stabilirono mo-
nete e misure eomuni , non reciproca estradizione dei delin-
quenti , non università federale , sicché i giovani s' educano in
paesi di dottrine affatto opposte : l' amministrazione , dapprima
esercitata gratuitamente dalle case grosse, nella democrazia di-
venne costosa. Reslava il desiderio di rifondere il patto federa-
le, che^ abborracciato come gli altri atti del 181 S, avea mal de-
terminato i rapporti de' Cantoni fra loro. Questi, alleatisi inori-
gine per puro bisogno di difesa , mai non divisarono una Fede-
razione forte ed universale ; e l' ardore con cui da quella impo-
sta da Napoleone si liberarono appena il poterono , attestava
quanto prevalesse il sentimento dell'autonomia. Ma dopo il 30$
i democratici che nella Dieta incontrarono l' opposizione de'pio
coli Cantoni , proclamano essere strano che i pochi equilibrino
i molti j che pastori e villani vagliano quanto i colti e pratici :
-
90 .CATTOLICI E PROTESTANTI
gì! ambiziosi amerebbero i grandi impieghi , che non si hanno
se non in repubblica estesa: i Cantoni grossi vorrebbero restrin-
gere V unità ; principalmente Berna , che diverrebbe la domi-
nante e avrebbe il governo e il tesoro nazionale. Con risolutez-
za vi si oppongono i Cantoni primitivi , minacciati nelle sovra-
nità particolari e di vedersi ridotti al nulla ; e Cantoni radicali
e aristocratici vi ripugnano per ragioni opposte*
Per ciò, d1 incessanti dissidii travagliò la Svizzera, insinuatesi
da per tutto le passioni demagogiche a scindere ogni paese : ai
buoni patrioti si mescolano utopisti che nulla banner da perde-
re, e rifuggiti, odianti ogni istituzione conservatrice ; la libertà
si esagerò fin a volere indipendente ciascun Comune.
La libertà fu dunque di solo nome , dacché acquistò predo?*
minio la forza ; e là formazione de' corpi franchi tolse ogni in-
dipendenza nelle elezioni e nelle risoluzioni. Ogni Cantone si
contaminò di sangue in battaglia e sui patiboli ; Ginevra , capi-
tale dell'industria e dell'intelligenza , fece tre rivoluzioni non
incruente, in senso ognor più democratico e protestante 5 altri
Cantoni si sbocconcellarono , di modo che possono ornai dirsi
ventisette, anzi nel Valese ognuna delle tredici decurie si sepa-
rò : le costituzioni si cangiavano dall'estate al verno, crescendo
il numero degli umiliati e de' soffrenti , e perciò degl' inquieti.
Alle quistioni politiche si mescolarono le religiose. Come al-
trove, il congresso di Vienna non badò alle razze o alle coscien-
ze, mescolando cattolici e latini con riformati e tedeschi*, diede
a Friburgo cattolico il protestante Morat ; il vescovado di Basi-
lea alla protestante Berna in compenso: i vescovi svizzeri non
hanno metropolita , onde dipendono dal nunzio ; ne i riti corri-
. spondono ad una forma amministrativa. Lucerna cattolica era il
Cantone più radicale ; i tre Cantoni primitivi sono cattolici, de-
mocratici e conservatori : a Berna protestanti così l' aristocra-
rfa caduta-come il liberalismo sottentrato : vedendo rinascere
il sentimento religioso , i Liberali di Zurigo cercano sfiancarlo
col chiamare professore Strauss che nega l' esistenza di Cri-
sto (1) 5 ma il popolo lo caccia , e abbatte un governo che si
<
(1) Tedi voi. II, pag, 304.
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IL 8TJNBEBBCND 9f
poco l' intenderà. Dei tre Cantoni direttori, Lacerna era il solo
cattolico, benché di tal credenza sienopiù di metà de' Cantoni;
onde non potè tenere testa agli altri due. Berna, di gran langa
il più importante per popolazione (386,000) e per ricchezze ,
ambendo diventare centro di tutta la Svizzera, cercò trarre alla
parte sua i cattolici : e ?i riuscì quando , divenuta rappresene
tante della parte radicale , tirò sette Cantoni fra protestanti e
cattolici, e Lucerna stessa, in un'alleanza difensiva e offensiva;
e in un1 adunanza a Baden si presero provigioni avverse ai cat-
tolici , passandole come leggi di Stato. Roma reclamò , e non
ascoltata li colpi coli' anatema.
L' Argovia, da serva costituita Cantone indipendente , non ai
trovò nobiltà antica, non città grossa che divenisse fucina di pò*- ,
Ittiche brighe 5 onde nel* 1830. non durò fatica a costituirsi a
popolo. Ha novantamila dei censessantamila suoi abitatori sono
protestanti, sicché peggiorano la condizione de' cattolici, i quali
a vicenda ripuisano, appoggiandosi ai ricchi conventi del paese.
Nel 40 , dopo i dieci anni di prova rivedendosi la costituzione ,
fu negata ai cattolici la parità di diritti. Al contrario Lucerna ,
rivedendo il patto suo costituzionale , rialza i cattolici , talché
disdice la lega e gli articoli di Baden. Infuriano gli altri ; e Ber-
na, con Argovia, Solura, Basilea-Campagna e altri protestanti y
si uniscono in armi, invadono il baliaggio di Muri ( 1 84 1 ) , a forza
cacciano i frati , dichiarano aboliti i conventi e confiscati i loro
beni ; e col terrore e con morti vi danno esecuzione. .
Il patto federale del 1815 garantisce « l'esistenza de' con-
venti e capitoli, e le loro proprietà. » Parea dunque il caso che
la Confederazione impedisse quella violenza : ma il governo cen-
trale non ha forze per far eseguire i proprii decreti ; inoltre per
Argovia parteggiava Berna , Cantone dirigente ; e i protestanti
appoggiavansi all' articolo che concede a ciascun Cantone di re-
golare il proprio interno : la diplomazia se ne mescola, Austria
minacciando irrita.
Lucerna che, durante V amministrazione de' protestanti, ave-
va abolito due conventi francescani , scambiata quella , chiese
al papa sanasse il fatto , giacché non conveniva il ripristinarli.
Il papa assenti , purché coi beni di quelli si erigesse un semi*
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02 IL SUNDERBUND
nano comunale ; esprimendo il desiderio fosse affidato ai Gè*
suiti , i quali già esercitavano quest' uffizio in altri Cantoni. Se
ne chiamano dunque sette da Friburgo , ma ne divampa la fa-
zione avversa ; Lucerna sta sul gagliardo, come chi vede intac-
cata la propria indipendenza ; gli altri Cantoni vi scorgono una
occasione di vendicarsi, abbatterla , sfogar l'odio contro i Ge-
suiti (1), e stabilire la repubblica unitaria. Si fa trama di truci-
dare i magistrati di Lucerna, ma fallisce , malgrado i pochi ri-
pari di quel governo. Allora {8 die. 1844) i corpi franchi inva-
dono il paese a mano armata, ma sono uccisi e dispersi. Il dot-
tore Steiger, capo della spedizione, dopo convinto reo e implo-
rato grazia della vita, riesce a fuggire. Il trionfo che ne mena-
no i suoi partigiani è affatto naturale ; ma che vi applaudano
alcuni goyerni , è un oltraggio alla moralità , la quale non ha
che un giudizio su chi violenta colla forza la propria patria. Fra
breve il dottore Leu, capo della parte cattolica in Lucerna , è
assassinato nel proprio letto. Fazioni che ricorrono a tali mez-
zi, si giudicano da sé. La Dieta non osò violare né la tolleranza,
nò l' indipendenza d' un suo membro f ma fremeano le minac-
ce, e covavasi la guerra.
Che contano ormai le lotte di parole e di legalità , o i dibat-
timenti federali, quando si ha l'armi in pugno, e i reclami del-
la coscienza e le incertezze del ragionamento sono ogni giorno
sottoposti alla decisióne della forza ? E con questa fu di nuovo
invasa Lucerna (1 apr. 18{5), capo Ochsenbéln; con questa fa
distrutto il governo di Ginevra (8 ott. 1846), che pur era elet-
to dal voto universale , e surrogato un altro statuto , di demo-
• crazia senza limiti, con assemblea unica che elegge anche i ma-
gistrati, e in cui tutti hanno voce; e, cacciato od escluso chion-
(1) Che Gesuiti sia colà , come altrove , una vaga appella-
sione di partito, appare chiaramente dall' appello alla nazione
svizzera fatto da Albrecht , ove è detto : t Chiunque diffonde
- ì tra noi la paura della potenza straniera, non conosce lo spi*
» rito pubblico che domina fuor del nostro $aese ; è traditore
ì della nostra eoergia nazionale 5 è un conservatore* un pie*
j fiata , un gesuita. 1
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NUOVA COSTITUZIONE 95
qne si elevava, chi possedeva, chi serviva senza paga, si atten-
ta sino, ai fondamenti della social convivenza. Le Potenze con-
finanti armansi impaurite e minacciose-; i Cantoni cattolici di
Lucerna, Friburgo, Valese, Schwitz , Uri , Zug, Uoterwald, si
alleano per necessità di schermirsi , e sentonsi disapprovare
come d'illegalità, e chiedersi alla Dieta la dissoluzione di que-
sta lega separata. Per ottenere il numero di voci bastanti a que-
st'intento, si fanno rivoluzioni parziali ne' varii Cantoni (luglio
1847) ; ma Ochsenbein portato presidente alta Dieta non parìa
più di Gesuiti o di lega , ma dell' unità della Svizzera ; e Berna
istituisce un governo elvetico. Le popolazioni, da una parte dan
di piglio alla carabina e preparano l' agguato ; dall' altra vanno
in folla pellegrine ad Einsiedeln e al sepolcro di Nicolò di Fine.
I Cantoni cattolici ricusano decreti che attentano alla loro indi-
pendenza , e con un coraggio di martiri ed eroi s> accingono a
sostener colle armi la libertà delle coscienze, e il diritto di re-
golar le proprie istituzioni interne. Il sangue fraterno contami*
na le tranquille valli di Svizzera (nov. 1847) , e la parte sepa-
rata rimane vinta dappertutto.
Allora si dà opera ad una nuova costituzione , adottata poi
dalla Dieta il 12 settembre 1848. Secondo questa, l'assemblea
federale è composta d' un Consiglio nazionale e d' un Consiglio
degli Stati. Il primo è nominato dai Cantoni nella proporzione
d' un membro ogni 2000 abitanti, e dura tre anni ; F altro è di
due membri per ciascun Cantone. Un Consiglio esecutivo fede*
rale di sette membri viene eletto dall' assemblea nazionale, du-
ra tre anni, e vien rinnovato integralmente ; e ad esso come alla
Confederazione interna stan a capo un presidente e un vicepre-
sidente , annui , non rieleggibili che coli' intervallo d' un anno.
Guerre, alleanze, trattati, relazioni con stranieri, poste, pedag-
gi , son riservati all' assemblea federale. Inoltre , un tribunale
federale di 1 1 membri triennali e 1 i supplenti , eletti dall' as-
semblea , giudica in materia civile fra i Cantoni , o fra questi
e la Confederazione , o fra Cantoni e Confederazione e i par-
ticolari.
Possa oggimai la Svizzera riconciliare la forza colla libertà ;
se nel rilassamento si conservò , non disordinarsi nel vigoroso,
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d4 GERMANIA
concerto ; e restringendo il potere al centro senza nuocere al-
l'individuale esistenza de'Cantoni,e a quelle forme originali dei
governi e de' possessi , serra di conforto ed esempio agli ama*
tori delle costituzioni repubblicane.
Confederazione Germanica.
, Germaniche un tempo si consideravano entrambe le rive de?
Reno ; ma la Francia popò a poco , non solo ne occupò la sini-
stra , ma lo tragittò. Nel 1552 tolse all' Impero Metz , Toul e
Verdun ; nella pace di Westfalia il Sundgau , Brisac , e l'alto
dominio delle dieci città imperiali dell'Alsazia, che poi conqui-
stò nel 1672 ; nel 79 Friburgo; nell' 81 Strasburgo ; nel 1735
la Lorena ; nel 97 il circolo di Borgogna ; nel 1801 avea tutta
h sinistra del fiume ; nel 1808 occupava Rehl , Cassel e We«
sei ; e nel 1810 le Anseatiche, il Lauenburgoe i paesi vicini al
mare del Nord. Respintane dar trattati del 15 , che resero a
ciascuno quel che aveva avuto nella pace di Luneville o nella
Confederazione Renana, la Francia conservò pure un bel tratto
sulla sinistra fra Uninga e Lauterburgo : se non che ad ogni
scossa , manifesta il voto di acquistare tutta la linea del Reno ;
mentre i Germani di rimpatto troverebbero giusto il ricuperar
i paesi della Mosella e dei Vogesi, avulsa imperii. Ciò colloca
la Francia in aspetto ostile alla Germania -, ma invaderla così
facilmente, come un tempo faceva alleandosi alla Baviera , non
potrebbe , dacché questa possiede una bella regione sulla sini-
stra del fiume.
Più di questa ripullulante quislione territoriale , è viva la
questione morale. Una dominazione forestiera , comunque bre-
ve , getta in un popolo elementi di dissoluzione e di novità, che
è poi difficile eliminare. La Germania era stata culla delle nuo-
ve libertà d' Enropa ; ma la venerazione filiale verso i principi
avea lasciato stabilitisi la monarchia assoluta indigena , gene-
ralmente dolce e paterna ; e soccorsa , se non temperata , da
Stati provinciali. Il despotismo svelato di Napoleone e de' suoi
soldati risvegliò il sentimento nazionale j il quale , aspettando
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CONFEDERAZIONE GEHMA5ICA 09
l'ora della battaglia , si volse a cercare i monumenti antichi
della gloria e della grandezza patria.
Col proclamare , nell'atto federale , la sovranità dei principi
6ì Germania, Napoleone non avea voluto che sottrarli all'impero
antico per sottometterli al proprio : ma essi la intesero come
se li disciogliesse da ogni rispetto ai privilegi del popolo ; laon-
de da per tutto cassarono gli Stati $ e cosi unendo il sistema
noovo dell' assoluta sovranità coli' antico patrimoniale, produs-
sero servitù pubblica e servitù particolare ; dominanti assoluti
de' popoli , mentr' erano servili allo straniero. Il popolo ne in-
colpava non essi , bensì il dominatore di cui erano stromento ;
e trovossi pronto quand' essi n' ebbero bisogno per riscuotersi
dal giogo. Ognuno sa le promesse allora prodigate dai principi,
e come in nome della libertà e dell'indipendenza fosse combat-
tuta la guerra dei pòpoli. E i popoli vinsero ; ma i principi se
li spartirono, senza riguardo alle franchigie e consuetudini; ed
avendo imparato da Napoleone quel despotismo amministrativo
che toglie ogni impedimento alla volontà del padrone.
Vedemmo ( voi. II , p. 256 ) come la Germania venisse ri-
composta in una Federazione. Nessun capo : l' Austria presiede
alia' dieta , che perpetua a Francoforte , si occupa delle leggi
fondamentali della Confederazione, e delie relazioni sue, inter-
ne , esterne e militari. Gli Stati si alleano contro qualunque at-
tacco , assegnando perciò all' esercito federale, un uomo ogni
oento abitanti : non faranno mal guerra tra loro , ma le conte-
stazioni saranno decise dà un tribunale. « § 13. In tutti i paesi
» vi sarà una costituzione rappresentativa. § 16. Le differenze
» di religione non ne porteranno alcuna nel godimento de'diritti
» civili e politici. » Questi due paragrafi sono quelli dal cui ina-
dempimento fu scompigliata la Germania.
Quando la dieta del 1818 stabilì che la Confederazione non
era una semplice alleanza, ma un'associazione di Stati formanti
un tutto , protestava contro il sentimento d' indipendenza , che
nei piccoli Stati rideslavasi al sentirsi dall'Austria e dalla Prus-
sia padroneggiati fino a pretendere di nominar esse il generalis-
simo dell'esercito federale ; e così la Germania fu considerata
come Potenza europea e di esistenza e di lingua propria. Ma
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§6 CONFEDERAZIONE GEHMANICA
quanto al bisogno d'unità nazionale , si vivamente manifestato,
tanto poco vi si era provisto, da non istabìlire tampoco recipro-
cante di commercio e di navigazione , e lasciossi il paese sboc-
concellato fra una trentina di governi , senza riguardo ad flltro
che ai diritti storici o diplomatici de' principi. Al congresso di
Vienna il professore Thibaut aveà proposto si facesse un codice,
obbligatorio come diritto comune di tutta la Germania , e mo-
dificabile dai diversi sovrani.. È sempre pericolosa una legge
unica a paesi sottoposti a principi diversi,; e un libro ove si e-
sponessero le somiglianze e differenze nella legislazione di quei
varii Stati , sarebbe stato più spediente per rendere compiute
le legislazioni parziali. Molti Tedeschi , e massime Savigny ,
combatterono quella proposizione come un attentato tirannico ,
una rinnovazione di quel fiero diritto , per cui i Francesi vinci-
tori imponeano da per tutto il loro codice : donde sorse una
scuola storica, che giunse ad asserire, le leggi, essenzialmente
progressive , non doversi incatenare allo scritto, ma solo aversi
consuetudini , le quali si modifichino coi tempi (1).
Verun interesse dunque , veruna forma di governò comune
fra' varii Stati: i popoli trovaronsi abbandonati ai principi, e alle
istituzioni che a questi piacquero. Ai signori mediatizzati con-
fermaronsi alcuni diritti feudali , che ripugnavano allo spirito
del tempo e alle blandite speranze : ed essi, e i signori territo-
riali , e i principi , formavano una gerarchia di oppressioni, ap-
poggiate quai sull' antica costituzione dell' Impero, quale sulla
Confederazione Renana , quale sulla presente. Più sentivasi il
difetto pel paragone coi Tedeschi della sinistra del Reno , che,
nella temporanea unione alla Francia., ottenuto esenzione da
decime , da bandite , da ogn' altra prestazione servile , la con-
servavano anche dopo tornati tedeschi. La dieta stessa mostrossi
non assemblea rappresentativa , ma autorità imperante; e in af-
fari di signori privati e in pretensioni di famiglie consumava le
tornate, negligendo le vere importanze : nella fame del 1817
erasi appena alle informazioni quando la nuova messe sorgiun-
(1) Una ingegnosa classificazione delle leggi relative ai Co-
rnimi in Germania trovasi in Grece", Ansichlen uber SkuUsund
òffe ittiche* Leben. Norimberga, 1843*
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G0TOVB8S0 DI CARLSBAD 97
se : non 8i spingeva uè V ordinamento militare , né il lavoro
delle fortificazioni , alle quali eransi destinate le contribuzioni
di guerra imposte alla Francia : tanto meno si provedeva allo
libertà domandate.
Pertanto i patrioti delusi tennero vivo quel!' antico spirito ,
che si voleva spegnere dopo cessatone il bisogno , e lo manife-
stavano ( giacché altrimenti non poteano ) n$lle fogge e nella
letteratura. Altri , massime nelle provincie renane , pascevansi
delle idee filosofiche , vagheggiando la sovranità del popolo.
Essendosi poi mutati possessi e padroni , mancava la tradizio-
nale devozione antica. Il clero, privato dei domini! e sottoposto
ai prìncipi , lamentami ; molti interessi locali erano offesi : il
che tutto formava una opposizione , la quale prorompeva nella
stampa , abbastanza libera.
I governi , cui Siria stato difficile soddisfare a tutto, stabili*
rono non ceder in nulla ; guardarono come cospirazione ogni
manifestar di voti; le associazioni delle università e le dimostra*
zioni , piuttosto giulive che altro, fatte alla Wartburglld ott.
1817) per celebrare il terzo giubileo della Riforma e l'anniver*
sarto della battaglia di Lipsia , eccitarono a riazione i governi ;
l'uccisióne di Kofzebue ( voi. Il, p. 3?5 ) e l'attentato d> un
farmacista contro Hell > consigliere del duca di Nassau, posero
io timore di trame regicide, di rinnovati tribunali westfalici. La
nobiltà immediata , vedendo le sue pretensioni e i consolidati
diritti feudali minacciati dalla democrazia , si collegò contro di
questa , e indusse guerra al sistema rappresentativo , come a
figlie della rivoluzione schiacciata e della conquista forestiera.
Cominciarono dunque le persecuzioni (1818), e un Congresso
dei re a Carlsbad (voi. II , p. 326 ) divise i modi di reprimere
lo spirito patriotico , e di consolidare il monarchico. Una com-
missione doveva indagare le ramificatisi trame demagogiche ;
le università restavano vigilate , e impedita la società generale
ideata per corrispondere fra le varie; tolta la libertà di stampa,
e fatti responsali i governi di quanto in ciascun paese si pubbli*
casse (L). Così mutavasi la condizione politica della Germania.
(1) Decreto di Francoforte , 20 settembre 1819.
IH. 7
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98 CGMMtSSIONB DI MAGONZÀ
Uniti poi io Vienna f i Potentati trattarono dell' iodipendem
dei popoli verso i prìncipi , di quella de' principi verso Austria
e Prussia : dove comincia l'autorità della dieta? come farà ese-
guire le sue decisioni ? qual estensione dare all' articolo XIII
dell'atto federale? v'avrà assemblee di Stati in ogni paese della
Coofederaziooe ?
Le due prime qoistkmi si decisero contro l'iodipendemm, di*
chiarendo la dieta organo della volontà e dell' azione delfiniera
Confederazione , interprete dell' atto federale , vindice della
pace , con arbitrio di combattere la ritolta tu ogni paese fede-
ralo , anche non invitata dal governo locale , e d' ordinargli di
far eseguire i decreti di essa. Ledere le costituzioni esistenti non
si osò, ma si prescrisse noa potessero cambiarsi se noa per vie
costituzionali : pure il principio fondamentale dell' unione esi-
gere che tutti i poteri della sovranità siano ristretti ne) capo su-
premo. Posti questi fondamenti a titolo di sicurezza interna ,
la dieta s' intromise in ogni conflitto fra governanti e sudditi.
La commissione centrale istituita a Magonza (1822) per cer-
car e giudicare queste mene demagogiche) compilò trentadue
rapporti sull' estensione e V intento delle società segrete : ma
«e attestò le dottrine pericolose della gioventù tedesca , noa
Scoperse veruna cospirazione materiale contro i governi stabi-
liti ; né potersi assicurare che da società aecrete fosse diretto
il pugnale di Sand. La dieta ne profitta per assicurare i cittadi-
ni ben intenzionati, « che tali agitazioni sono isolate ; laonde al
confidino ne' loro governi , anche pe' provediraenti che potreb-
bero guardare siccome impacci inutili alla libertà di pensare ,
scrivere , insegnare (1). »
Spirato il quinquennio ( 16 ag. 1824 ) delle leggi contro la
libertà della stampa, la dieta le rinnova senza prefiggere termi-
ne , e mantiene la commissione d' indagine a Magonzi; la quale
poi sciogliendosi nel 1828, dichiarò non aver nulla scoperto di
rilevante. L' Austria, che per bocca di Metternich avea dichia-
rato scopo suo « la conservazione dell' ordine stabilito, » e il
cui imperatore , ai deputati del comitato di Pest , si lagnò che
(l) Opinione del comitato della Dieta,
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LIBERALISMO GERMANICO 99
t fatto il mondo stoltizzaue, repudiando lo antiche e. cercando
nuove costituzioni , » rammenta come , il 20 settembre 1819,
« erasi deciso che alle parziali assemblee di Stato sarebbe vie-
tata ogni espressione di principi* o dottrine pericolose ai diritti
o al potere monarchico: • e per assecondarla) la dieta delibera
die questo sia mantenuto in tutta 1' integrità , e si ripari all'a-
buso delle pubbliche discussioni. Ultimo colpo , dato dalla mo-
narchica prudenza a quello spirito nazionale e popolare , che
per salvezza di essa era stato eccitato.
Erano dunque gli Stati secondarli sottomessi affatto ai gran-
di ; dacché alla dieta permettevansi atti così importanti : pare
sei tollerarono come necessario a difendersi dai sudditi ; e ne
venne una lega di principi contro i democratici.
Le costituzioni germaniche non derivano dalla sovranità po-
polare, ma dall'idea storica della sovranità del principe; laonde
le Camere sono rappresentanza di Stati , non rappresentanza
nazionale. In conseguenza , il principe non conosce altri limiti
che le riserve espresse dalla legge scritta, o i diritti storici dei
sudditi ; mentre ne' paesi di sovranità popolare il governo non
possiede se non P attività attribuitagli. Però ne9 paesi meridio-
nali , proveduti di costituzioni , come vedemmo , esercitava»
1* opposizione legale ; onde non si potè sottometterli , e solo si
pensò a restringere quelle franchigie e impedirne il contagio ,
col dichiarare che gli Stati provinciali nulla aveano a che fare
colle forme democratiche, incompatibili co'governi monarchici,
unici elementi della Confederazione ; e che i popoli s' erano
troppo ingannati quando aveano inteso si promettessero garan-
zie e partecipazione di tutti ai diritti costituzionali.
Avendo il re di WOrtemberg allargato la costituzione , gli
Alleati se ne offesero e ritirarono gli 8mbasciadori ; ma egli
stette saldo. AI contrario, l'Austria ebbe una consolazione quan-
do Hduca di Baden fe'pregarsi da molti Comuni d'abolirla (1825),
e di regnare secondo il paterno suo cuore. La Baviera tenevasi
fida alla monarchia temperata ; e Lodovico , re poeta , le dava
apparenze di prosperità straordinaria, chiamando i migliori pro-
fessori alla sua università, prosperante nel libero insegnamento,
facendo della sua capitale l' Atene germanica , $ insieme com-
y Google
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*00 BRUNSWICK — ASSIA
piendo grandiose opere , fra cui basti nominare il eanale dal
Reno al Danubio , cioè dal mar Nero al mare del Nord , dise-
gnato da Pechemann (1).
La Germania , ridotta sotto la discreta ^sorveglianza della
polizie dentro e dell' Austria fuori , non potendo più discutere
i proprii affari , si volse a quelli di Francia, e lo sfogo impedito
nella stampa concentrò nelle società secrete. Allo scoppio per-
tanto della rivoluzione del 1834) , ne tennero dietro di parziali,
alcune represse , altre riuscite a cambiamenti essenziali.
Il ducato di Brunswick , Innestato al regno di Westfalia, poi
ristabilito nel 1814 , fu dato a Federico Guglielmo , cbe restò
ucciso pochi giorni prima della giornata di Waterloo. Allora.
Giorgio IV d' Inghilterra assunse la tutela di Carlo figlio di lui,
e nel 1820 diede a quel paese una costituzione. Sia Carlo, quan-
do uscì di pupillo (1827) , disapprovò V amministrazione dello
zio , né più volle convocare gli Stati. Lagnandosene .il re d' In-
ghilterra , la dieta germanica , cbe non polè iodurre altrimenti
il duca a serbare la costituzione , invase il ducato , e Carlo an«-
dossene a vivere a Parigi , lasciando altrui la cura del paese.
Tornatovi per la rivoluzione del 30, procedette più che mai di*
spotico e superbo: onde il.piccolo paese il cacciò (B sett. 1830),
e gli sostituì il fratello esdetto Guglielmo, il quale rimise l' or*
dine e diede uno statuto.
Guglielmo I elettore d'Assia, ripristinato nel 1813, volle
rimettere V antico assetto , fino al cerimoniale e agli abiti , co*
me non vi fosse mai stalo Girolamo Buonaparte ; e sminuì i sa-
larli e le franchigie ( 1821 ). Suo figlio Guglielmo II camminò
sulle pedate paterne , e con una relazione scandalosa demeritò
della morale come della politica. Venutane una insurrezione
( 30 sett. 1831), egli rimise il governo al figliuolo Federico Guv
glielmo.
(1) li canale Lodovico comincia a Bamberga , e di li verso
Il Danubio supera un piano elevato 489 metri ; poi segue la di-
rezione meditala da Carlo Magno , dove ancora si scorgevano
tracce di scavi, chiamati Fossa Carolina ; infine per l'Altinubl
H canale sbocca nel Danubio a Kehlheim. E lungo 23 miglia,
con 105 ponti; fu scavalo in 12 «noi, e costì- circa, 33 milioni*.
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AftNOVEB — SASSONIA 401
IP Ann over , insorto nel 31 , è acquetato colla promessa di
odo' statuto , portato in fatti dalla legge del 26 novembre 1833
di Guglielmo IV d'Inghilterra. Lui morto, il succeduto suo fra*
teiio Ernesto Augusto , duca di Gnmberland , dichiara non vo-
lere impacci nel fare il bene de' sudditi, e convoca gli Stati se-
tondo la norma del 1819. Tristo esempio di cancellare a un
tratto le costituzioni: onde si scrive, si protesta, si destituisce;
i cottegli elettorali ricusano far le nomine \ la dieta non vuol
rendere giustizia , per non dare torto al re : il quale nel 40 y
detta una Carta tutta monarchica; il popolo la ricusa, e la lotta
si prolunga. *
I Sassoni, nazione più educata, chiedevano un miglioramento
alle antiche istituzioni, e che cessasse la preferenza che diceano
data ai Cattolici , onde fecero la rivoluzione , ove il re Antonio
abbandonò il potere al nipote Federico ( 13 sett. 1830 ), efu
data una nuova costituzione, allargata la stampa, dispensati
dalla censura civile i libri ecclesiastici.
Altri paesi costituzionali procuravano mancipare la stampa
dalle pastoje della dieta , e che le istituzioni si allargassero e
rendessero reali con vera rappresentanza nazionale e pubblici»
ti. Si fecero associazioni per tale intento , le quali invitarono
ai un convegno ad Hambach , altura che domina la deliziosa
vatie del Reno. Ivi si parlò con gran -calore per la libertà della
stampa e Punita della Germania, e norenna molta concitazione
alla Baviera renana.
I re , esitanti sulle prime per paura della nazione francese
ridestata , che riparlava di frangere le vergognose barriere del
181 & e recuperare il Reno, come la videro rientrare nell'ordine
antico , si accinsero a rimettere l'assoluta autorità; e allegando
i disordini, vollero opporre alle declamazioni di Hambach (1832)
la realtà di leggi rigorose. Prescrissero dunque, dover i sovrani
rigettare qualunque domanda delle Camere dissonasse dall'Atto
di Vienna , il quale concentra nel principe i poteri dello Stato;
se quelle negassero l' imposto , interverrebbe la forza. La Dieta
costituì una commissione sejenne onde pesare in tal senso le
proposizioni e risoluzioni delle varie Camere ; é i governi s'ob-
bligarono reciprocamente a quanto fosse mestieri per reprimere
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102 AtJSTBlA — PIUSSIÀ
ogni rigoglio delle assemblee di Stati contro la dieta. Vi s'ag-
giunse dipoi, cbe nessuno scritto tedesco, stampato fnori della
Confederazione, potesse introdurvisi senza licenza \ non far con-
greghe politiche , o portare coccarde , o piantare alberi; e cosi
altre restrizioni.
Non dunque solo il partito rivoluzionario comprimersi , ma
anche il costituzionale. Entrambi tentarono resistere, ma falli-
rono : le due principali società , Arminia e Germania, aspiranti
all'unità germanica, fecero un movimento a Francofone (1833),
cbe represso, crebbe forza al partilo soprastante. Alle Potenza
estere , reclamanti in favore delle germaniche libertà (1) , non
si die retta ; e avvenne qui pure ciò cbe altrove , di perdere i
privilegi vecchi per volerne di nuovi.
La depressione degli Stati minori assicurava la prevalenza
de9 due grossi.
V Austria non facea cbe stringere , frenare » negare ; laonde
chi volesse in Germania elevarsi a fronte di essa dovea costituirai
fautore delle libertà , delle nazionalità , delle dottrine ; e tal
compito parve assumersi la Prussia. Le grandi sventure sotto
Napoleone le servirono di scuola e rigeneramene). Al rompersi
iella rivoluzione avrebb'essa dovuto allearsi alla Francia per
reprimere l'Austria; ma l'interesse d'equilibrio cedette a quello
de'principii, e Federico Guglielmo II si alzò campione dei reali
di Francia. Non secondato dagli Alleati , andò a fascio ; poi
quando Caterina di Russia gli giltò qualche brano della Polonia,
dovette pensare a comprimere questa ; in fine si rappattumò
eolla Francia , la quale pensò per suo mezzo elevare il partito
profestante in Germania e pacificare l' Europa.
Federico Guglielmo III ( 1797 ) , succeduto di 27 anni, prò*
pendea per Francia ; ma non osò nimicare la Russia, e conser-
v ossi neutro ne' primi disastri de'Francesi, come poi alle sedo-*
«ioni minacciose di Napoleone. Però il ministro Stein compreso
ehe, per determinare il popolo a sagrifizii, non bastano combric-
cole segrete , e si diede alle grandi riforme (9 ott.1807): abolì
(1) Vedi il discorso di Buhrsr al Parlamento inglese, % ago-
Sto 1832.
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MESSIA 103
lì msallaggto , 1* servitù della gleba e tutte le giurisdizioni e-
reditarie ; a borghesi e paesani comunicò il diritto di comprar
fendi ; il commercio e l'industria non derogassero la nobiltà :
poi compiè { 1808 ) V emancipazione , dando che ogni vassallo
ereditario potesse divenire proprietario legale di due tersi del
dominio da lai lavorato , rimanendo il resto al signore. Stabili
pare il sistema delle municipalità elettive, dove ogni cittadino»
di qual sia nascita o credenza, può scegliere i propri! magistra-
ti. Tolto il privilegio dei gradi militari , da Federico II confo*
rito ai nobili , procurò un esercito nazionale colla coscrizione)
esercitò la gioventù nell' armi : prudenti transizioni dal gover- "
no militare di Federico II ad una ragionevole costituzione.
• Napoleone obbligò Federico Guglielmo a congedare Stein ;
ma le idee di questo erano già entrate nella politica del re , il
quale si applicò alla riforma con amore del popolo e della giù-
, sfida ; sostilo! tassa uniforme sulle persone e i paesi tutti } a-
boli corporazioni e privilegi. Nel 1813 il re scompare fra 1' ar«
dòr bellicoso del popolo e la preponderanza della Russia: e non
fa lui che spinse in guerra tutto il suo popolo , il quale alla
pace si trovò vincitore , e .confortato di larghissime promesse.
Era più facile farle che mantenerle: e ad un Regno creato dalla
spada e dai trattati , sensa confidi naturali , senza unità di ras*
te , di lingua , di civiltà , di legislazione , di credenze , di me*
morie; dove nei paesi orientali domina ancora il diritto feudale,
mentre negli occidentali la vicinanza e la dominazione di Fran-
cia introdusse nella legge principi! democratici ; parve a Fede-
rico Guglielmo non potersi dar coerenza che col governo asso-
luto ; ef per esercitarlo si restrinse co1 suoi alleati. Se ne irri-
tarono i patrioti , e chiamarcelo tiranno e mentitore ; e gli ec-
citati risentimenti crebbero negli alleati la necessità di stare
uniti per reprimerli. Pure , mentre nel 1823 il trionfo inorgo-
gliva ad abolire tutte le libertà , Federico Guglielmo concesse
gli Stati provinciali , comunque di attribuzioni ristrettissime.
Nel 1830 , la rivoluzione belgica abbattè la casa d'Orango
tanto a lui legata , e toglieva le posizioni che fiancheggiavano
fi granducato del Basso Reno, dove manifestar ansi inquietudini»
Perciò il re voleva schiacciate colmarmi quella rivoluzione, ma
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104 MTOSSU
gì' interessi diplomatici, non permisero che la pace fosse intera
rotta.
La Prussia non ha frontiere; al nord può essere attaccata su
tutti i punti; non possiede le sorgenti deirOder né della Visto-
la , del Niemen, del Reno , dell'Elba, fiumi che le danno tanta
vita : sicché essa dovette , più che su posizioni geografiche ,
farsi forte nelle militari , e ancor meglio nel morale. Colle mi-
gliori fortezze del mondo si procuro quella sicurezza che non
ha dalla forma sua né dai fiumi troppo spesso gelati } e colla
landwehr una riserva di tre milioni e mezzo , di poca spesai e
senza togliere braccia e teste alla cittadina attività, non tenendo
In piedi che cenventiduemila soldati, di cui pure un decimo la-
sciasi alle case. La popolazione ( come in tutta la Germania ,
non contando l' Austria ) vi crebbe grandemente , e di tre mi-
lioni di teste aumentò in questi ultimi venti anni. A ridurre le
disformi popolazioni a qualche unità i re di Prussia adoprarooo
con perseveranza e genio , e ad aggruppare intorno a sé i pic-
cioli Stati , ponendosi rappresentanti delia Germania. Massime
dopo caduto l' Impero , Federico Guglielmo blandì gì' interessi
e le idee in modo , da apparirne centro in tutta Germania; egli
che comandata ad undici milioni di Tedeschi , il maggior nu-
mero che mai siasene unito sotto uno scettro solo.
< Appena tolto il blocco , l'Inghilterra inondò di merci la Ger-
mania , che per le armi area neglette le manifatture. Tra le al*
tre cose cui non provide il Congresso di Vienna , erano le in-
terne relazioni commerciali , attribuendole alla dieta ; onde si
conservarono le antiche barriere ; e tariffe e proibizioni e riva*
lità opponeansi , anche in questo , all' unità. Là Prussia princi-
palmente avea bisogno di buone finanze e d'amministrazione for-
te ed una ; e non potendo più rincarire le imposte dirette , bi-.
sognava sistemasse le indirette. Ha qui appariva il vizioso siste-
ma delle dogane ; onde accortasi come il mezzo di prosperarle
fosse la libertà , cominciò ad assicurarla nell' intórno , sicché
tutto potesse entrare e uscire , agevolando la stima e la sorve-
glianza col far pagare secondo peso e misura , non secondo la
natura. Subito ne risentì vantaggio t e le manifatture prospera-
rono, per un provedimento che credeaai doverlo intisichire. Gli
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LA LEGA DOGANALE - 4 OS
altri Sfati. 9 sentendo Io svantaggio dell'isolamento e delle mol-
teplici dogane , vedeano opportuno il procacciarsi un mercato
più largo mediante reciproche concessioni (1825). Assia-Darm-
stadt ne trattò colla Prussia ; e nel trattare elevaronsi a con-
cetto più vasto, qual fu di liberamente barattar i loro prodotti,
senta dogane fra i due Stati* ; ciascuno sulla propria frontiera
esigendo le tasse , da dividersi a norma della popolazione.
Erano idee opposte alle abitudini j ma l' esperienza le fece
trionfare delle sinistre previsioni de'teorici. Baviera e WQrtera-
berg (1828) avevano già fatto altrettanto, sul cui esempio si uni-
rono l'Assia Elettorale coll'Annover e la Sassonia, il Brunswick
• con Brema e Francofone. La Prussia, pensando darsi il prima"
10 in Germania per mezzo del commercio, fonde le due unioni;
eqol 1830 Prussia, Assia, Baviera, Wurtemberg hanno franca
reciprocala de'prodotti e dell'industria.
La prova arrise tanto, che la lega doganale nel 46 abbraccia*
va 8307 miglia quadrate tedesche ( da 8 chilometri e mezzo ) |
con 29 milioni e mezzo di abitanti; cioè tutta la Germania cen-
trale e meridionale, eccetto le possessioni dell'Austria, la quale
ne restò isolata in grazia delle Provincie italiane e dell' Unghe-
ria. Base n'è la prima unione, a cui le altre si considerano aver
acceduto. La tariffa è moderatissima, ma col gravare le mani-
fattore straniere si credette favorire le indigene. Di fatto creb-
bero le cotoncrie , i.pannilani , le seterie , tanto da cessare di
tributarne i forestieri; i possessi stabili valsero di più; i capitali
s'impiegarono a vantaggio ; i poveri ebbero lavoro , tutti ago*
volezza; i governi grand' economia nell'amministrazione, essen-
dosi la linea ridotta a meno di metà; diminuito il contrabbando
e perciò l'immoralità, e quindi cresciuta la regolare introduzio-
ne, e risparmiata la necessità di giudizii e prigioni.
Manca un gran porto sul mare, per agevolare sfoghi di fuori.
11 Baltico è lontano, e chiuso in grazia del pedaggio del Sund;
l'Annover attiensi all'Inghilterra ; l'Holstein alla Danimarca :
Brema e Amburgo non vogliono rinunziare al vantaggio che
. traggono dal concorso di tante merci forestiere ; onde non si
associano, e il mare è impedito (1). Però la lega doganale vien
(l) Amburgo v'entri poi nel 1847 : poi nel 51 vi si uni tutto Io
ZollYereiu.
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106 BCSSIA
rinserrata dalla Francia , dall' Olanda , dalla Russia , dalP Au-
stria , divenuta forestiera alla Germania ; onde dee limitarsi a
trattati di commercio, invece di proclamare quella libertà che,
secondo le dottrine del fondatore di quel sistema { 1 ) , non po-
trebbe se non essere reciproca.
L'unione doganale è una nuova espressione del bisogno di
unità.
Russia.
A queste Potenze qnal importanza rimane ove si paragonino
alla Russia e all'Inghilterra? La Russia è sistemata militarmen-
te anche nel civile : di chi non abbia rinfrescato la nobiltà avita
militando, t figli cessano d' essere nobili : la lunghissima dura-
ta del servizio produce una cavalleria e un1 artiglieria eccellen-
ti ; uffiziali cercansi di Germania e d' Inghilterra ; il popolo 6
supremamente foggiato all' obbedire. In tali condizioni è pur
difficile in un capo la moderazione !
. E il fatto che più colpisce, è V estendersi continuo della Rus-
sia. Invano la geografia e la diplomazia le assegnano i confi-
ni (2) : da un secolo, in ogni trattato s'ingrandì ; acquistò dalla
(1) Federico List, uccisosi nel 1847.
(2) Ecco i successivi incrementi della Russia da Pietro il Gran*
de in poi;
1° Molte proviacie da lui tolte alla Turchia , lungo 41 Mar
Nero fin al Dauubioe al Prulh , su cui 1,002,000 abitanti, divisi
in 8 governi.
2° I paesi degli antichi Mongoli , Tartari e Cosacchi , for-
manti tre governi con 3,289,000 anime.
3° In Asia, porzione dell'Armenia, la Georgia tolta alla Per*
sia nel 1801 e 1813, oltre le provinole ali1 occidente del Mar Ca-
spio , fra il Gours e TAras; ad oriente di questo mare , il territorio
Che prolungasi fin al golfo di Balkan; finalmente in riva all' Aras
i kanati d'Erivan e di Nakibevan, ceduti per trattato del Ì817. la
tutto 1,500,000 anime. Il trattato di Turkend-Tchai nel 1627 la
rese unica signora di navigar il Caspio , dove la Persia , da quel-
f ora, più non possiede né marina militare né mercantile.
4° La Livonia, Curlandia, Estonia,. Finlandia.
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bomijl 107
Svezia la lungamente vagheggiata Finlandia, Abo, Wihargo, la
Urania, Riga, Revel e parte della Lapponia : dalla Germaaia la
Cortandia e la Samogwia : dai Polacchi la Lituania , la Volioia,
parte della Gattaia , la Poloaia propria : dall' Impero Ottomano,
brani della Piccola Tartaria , la Crimea , la Bessarabia : dalla
Persia la Georgia, la Circassia, lo Scirvan : dalla natura le estre*
Olita polari per cui ai toccano Aaia e America, e le isole vicine*
ormai nel Caspio non appare altra bandiera che la sua : ricinge
9 Mar Nero e il Baltico ; ogni rem? anni procede sa terre che
furono occupate a vicenda da popoli diversi ; prima le rive del
Don, poi la Nuova Russia lungo il Dnieper ; poi la Crimea nber*
fattissima ; poi i paesi fra il Bug e il Dnieper ; poi quelli fra il
Dwester e il Prath, Budeak e la Bessarabia ; teatè si assise sul
delta del Danubio e lo fortifica ; da Aland minaccia Stokolma ;
da Soline, Costantinopoli. Di confini indeterminati , come i Re-i
gai invasori del medio evo , al termine d' ogni anno registra
noove aggiunte ; ò fissò tribù nomadi neiP Asia centrale , o
aperse ghiacci del Nord ; e più sembra minacciosa, perchè cin*
gè di tenebre le sue operazioni (a).
5° Alla prima divisione della Polonia nel 1772, la Russia eh- .
be i PaUuùuUi) riuniti poi col nome di Russia Bianca.
0° La seconda e terza partizione della Polonia le attribuirono
le prorincie di cui si compongono i governi di Minsk , di &iof,
delU Podolia , della Volinia e di Grodno , con meglio di cinque
milioni d'abitanti.
7° Il ducato di Varsavia , eretto in Regno nel 1815 , con un
simulacro di nazionalità e costituzione, e scomparso dopo il 1832.
Queste conquiste, in somma, importano 340,281 miglia quadrate,
e 24,871,000 abitanti.
La popolazione della Russia segui questa progressione :
1689 quando Pietro il Grande viene al Regno. 16 milioni
1763 al Regno di Caterina II 28
1796 alla morte di lei. ....... 33
1850. 66
(a) Col Trattato di pace segnato nelle Conferente di Parigi il
90 marzo 1856 la Russia ha consentito parecchie restrizioni ehm
phi non la rendono formidabile e minacciosa»
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108 ALESSANDRO CZAH
Alessandro è comparso in queste storie come un grande $ e
due volte l' Europa il salutò redentore. XJuel motto da cui co-
minciava il suo regno: L'orrore del primo giorno èia cancel-
lato dalla gloria de' seguenti, si direbbe il programma di tut-
ta la sua vita. Gravato dalla insanguinata corona dei czar , sen-
tiva il bisogno d' una espiazione , e la cercava in pratiche pie ,
nel persuadersi d' essere stromento prescelto dal Cielo, in pri-
ma per liberare il suo popolo dalla invasione straniera , quindi
la Grecia dalla violenza ottomana , poi l' Europa dall' arbitrio
della spada , in ultimo dalla demagogia. Egli seguitò i divida*
menti di Pietro e Caterina ; rinvigorire la forza interna , esten*
dere verso Occidente il dominio e V influenza , profittare delle
sue colonie al nord-ovest d' America per comunicar col Giap-
pone : e neppure durante la guerra colla Francia non interrup-
pe quella d' Oriente , cercando sempre rapire qualche nuovo
brano alla Turchia ed alla Persia.
Giovato dalla fortuna propria e dall' imprudenza d' un gran-*
d? uomo , egli Jusingarasi dell' idea d' essere principe molto
avanti ai sudditi suoi , ed ostentava generosità : La Fayette lo
trovava a Parigi « pulito , amabile , e sovrattutto liberale , • e
dolente che all'Europa, invece di buone istituzioni, si resti tuia*
aero gli uomini antichi ; e con 50 milioni di sudditi, e 300 mi-
lioni di rubli (1,500,000,000 1.) di rendita, nell'età più fioren-
te , seppe spezzare la propria spada quando splendeva di tante
illusioni. Udendo le solennità che gli si preparavano al ritorno
a Pietroburgo , scrive : Sempre ripugnai da queste pompe .
ora viepiù. Gli avvenimenti che posero fine alle sanguinose
guerre d' Europa, sono dell'Onnipotente, e a lui ci dobbia-
mo prostrare. Ricusò il titolo di Benedetto; e qualora nel Con-
siglio nascesse qualche grave difficoltà , egli mettevasi a pre-
gare. Fé' studio di riunire tutte le Sette religiose dell'Impero,
secondando perciò gli sforzi della società biblica di Londra ,
ohe vi diffondea miglia ja di bibbie ; onde parea dovere il calvi-
nismo piantarsi nella Russia. • •
È questo un altro de' paesi ove studiar gli effetti durevoli
.delle antiche conquiste. La classe de' nobili , cioè de' conqui-
statori, si conta, fin. a 800,000 , cioè un nobile ogni 60 teste ;
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LIBEBALISMO BUSSO 109
«zi odia Volinia uno ogoi 16,6 sella Podolia uno ogni dieci.
Ad essi spettano tutte le cariche legislative , amministrative ,
giudiziali ; ad essi i rapidi avanzamenti nelle armi ; esenti da
imposta personale , da alloggi militari y da tassa per la vendita
dei loro prodotti , da coscrizione ; non possono venir giudicati
ohe da pari , anche ne9 casi contenziosi ; né condannati a pena
affittiva ; essi soli possedono e mercanteggiano di schiavi. In
eiascon governo è un1 assemblea de9 deputali ( dwrianskoyé
sobranié ) , che cura gl'interessi della nobiltà , tiene le liste
genealogiche, e può ricorrere direttamente al czar : una Corte
particolare veglia alla curatela de' nobili minorenni.
Cincischiare questa smisurata potenza de' bojari dev' essere
lo scopo de' regnanti. Loro mercè, il clero potè conseguire tutti
i diritti della nobiltà , eccetto il possedere schiavi j onde per
questa via ogni libero può uguagliarsi al signore. Pietro il gran*
de die il crollo all'aristocrazia territoriale istituendo che la no-
biltà si acquistasse non solo per nascita, ma per servigi civili e
militari ; talché ad essa varcano continuamente cittadini eme*
riti, borghesi grassi, negozianti, artieri ; scapitandone l' aristo-?
crazia gentilizia , ma impedendo ancora che acquisti nerbo il
terzo stato, dal quale uno esce non sì tosto divenga polente per
danaro o per credilo. La gente di contado parte sono liberi cul-
tori , parte affissi alla gleba ; ma il czar largheggiò i privilegi
coi servi della corona , tanto che costituiscono un mezzo fra
schiavi e liberi $ e per tal via Ja plebe russa recupererà i diritti
civili. Già otto milioni sono in siffatta condizione , mentre più
d'altrettanti rimangono veri schiavi. L'imperatore Alessandro
nel 1819 concesse a tutti i Russi d'esercitare l'industria , to-
gliendo le esclusioni.
Quando madama di Stagi visitò la Russia , egli le disse : Fi
farà urto il vedere la servitù dei villani. Ho fatto quanto
era da me , ho affrancato i servi de miei dominli : ma
debbo rispettare i diruti della nobiltà , come se avessimo
una costituzione, la quale sgraziatamente ci manca.—* Si-
re, il vostro carattere è una costituzione, gli rispose la don-
na spiritosa ; ed egli replicò : In tal caso io sarei un- acci'
dente fortunato.
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no
Ed ani costituzione egli avea dato alla Polonia , a malgrado
degli aristocratici tenaci ; sprovista però di ogni guarentigia di
dorata , e alterata da Ini medesimo. Ma quel ano detto mostrar
come a' inganna chi crede che l' autocrata possa ciò che mole
in casa sua. Là resistenza sanguinosa dei bojart , die si lascia*
rono scannare da Pietro I , allucinare da Caterina , ripullula
fratto tratto con -diritti e soprattutto con fierezza ; e chi ba sto*
diate le ultime spedizioni in Polonia, in Grecia, in Persia , anrrk
potuto scorgervi gli atti , o almeno glf impulsi irresistibili di
volontà diverse da quelle dell* imperante. In paese dove la ric-
chezza contasi dalle teste di villani che si possedono , dove im
signore ne tiene migliaja dipendenti dalla sua giustizia , cioè
dal suo caprìccio ( I ) 5 e quei signori formano la corte del czar,
e, se non tutto su lui direttamente, possono però sulla madre,
ani fratello, sulla «soglie ; e capitanano gli eserciti, cernici co-
gli uomini ch'essi devono come tributo , e che smettendo di
militare ricadranno in loro servaggio ; facile è comprendere
quanto anche un principe voglioso del bene , debba condiscen-
dere ad un9 aristocrazia tenace del passato e del privilegio.
Alessandro mostrossi premuroso della etri tura del suo popò*
lo ; volle scuole , accademie , libera introduzione de4 libri , ve-
ramente poco pericolosa ove il volgo non legge , classe media
non c'è, e V aristocrazia è ben più tirannica che il re. Sopprea-
(1) e In Russia ( scriveva Ségur al fine del secolo passato ) un
altro genere di lusso molto scomodo ai nobili, e che dee un giorno
rovinarli se non vi si ripara, è il prodigioso numero di servi do-
mestici , tratti dalla classe de9 contadini , che riguardano il servi-
gio come una specie d' elevazione e di favore ; onde, per uno stra-
no pregiudizio ( giacché anche i servi hanno i loro ) , si credereb-
bero puniti e quasi digradati se fossero rinviati ai cajnpi. Uomini
e donne di tal condizione si maritano in casa, e la popolano in mo>
do , che non di rado un signore ha quattro o cinquecento famigli
d'ogni età e sesso, che si crede obbligato a tenere, benché in nul-
la non possa occuparli. 1
Nel 1840 moriva il principe Carlo Sangouka; lasciando poderi
per 756,000 acri, con 25,000 villani ; oltre 6 milioni dì fiorini in
contanti.
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ÀLESSÀNDBO IH
si il kout e la tortura , stabilito un senato conservatore della
leggi , con diritto di rimostranza ; volle economia nella Corto ,
e modestia mostrava intorno a sé ; ma le idee geoerose e disin-
teressate, davanti a coi andava smarrita la politica, furengli bea
tosto soffocate dalla paura dello rivoluzioni e dalla diffidenza
ne' proprii consiglieri j talché credea suo dovere occuparsi di
particolarità che un gran monarca abbandona ai subalterni. Mei»
terntch trionfò, ispirandogli orrore delle rivoluzioni : ed allora
crebbe rigori contro i libri , eseluse le bibbie ; piacessi colla
Porta, quando divenne sospettoso della Polonia e della libertà.
Le società segrete s'erano impianiate colà nella guerra del 1 3;
e principalmente quella dell'Ottone detta salute , o dei Feri
e fedeli figli detta patria : ma invece di comporsi , come tra
noi , della classe media , non abbracciavano che la superiore,
massime cadetti nobili e gioventù. Erano distribuiti in tre clas-
si : fratelli,, uomini e nojari ; e proponevansi di cangiar le isti*
Unioni , cessare lo concussioni ed altri abusi nell' amministra-
rione. A ciò tendeano pure la Società de' cavalieri e V Union*
del bene pubblico ; forti per accentramento e per lautezza di
mezzi, e che divisavano una repubblica, la quale, con elementi
siffatti , non sarebbe potuta risolversi che in oligarchia. Quella
degli Stavi riuniti sperava congiuogere in federazione gli otto
paesi slavi, Russia, Polonia , Boemia e Moravia > Dalmazia, Unr
gheria e TransUvaoia, Valachia e Moldavia, e Servia ; e Pestel ,
ordinatore delle società scerete, avea preparalo un codice rus-
so , da pubblicare al loro trionfo. Ease più volto presero la ri*
soluzione di uccidere Alessandro : del resto , senza avere stu-
fato il paese, né visto se una rivoluzione di principii fosse pos-
sibile in quello sfato di civiltà.
Apertamente invece operavano le società favorevoli alla gre-
ca indipendenza , e ottenevano la benevolenza d' Alessandro ,
rattenuto solo dagli sgomenti de' suoi alleati. Però nel 1825
egli pare sul punto di prendere una seria decisione a favore
della Grecia ; e intanto va a girare la Crimea per conoscere le
frontiere degli immensi Stati. Ma quivi cadejnalato a Taganrog;
fissando il suo medico, esclama* Oh misfatto! e muore ( 1 die.
182 e>). JLa moglie , angelo suo, poco larda a seguirlo. Come
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112 MOBTE DI ALBSfiANDBO — NICOLÒ
avviene ne' casi improvisi , le conghietture farono assai ; e chi
attribuiva il delitto a9 suoi fratelli , chi ai Liberali, chi all' Au-
stria , contrariata dal nuovo favore eh' esso mostrava alla Gre-
cia. Più complicò la situazione il trovarsegli un dispaccio sug-
gellato , in cui il fratello Costantino « non sentendosi né il ta-
lento , né la capacità , né la forza necessaria , » rinunziava al
trono ; onde gli succedeva l'altro fratello Nicolò.
I congiurati, còlti improvisi dalla morte di Alessandro, pen*
sano almeno acquistar una costituitone , e si sollevano, assicu-
rando non aver Costantino rinunziato ; diffondono la rivolta fra
le truppe ; destinato dittatore il principe Trubetzkoi, marciano
contro il palazzo. Ma Nicolò, invocato il Signore , esce imper-
territo al loro incontro , e colla fermezza li soggioga : poche
cannonate disperdono i ribelli ; la forca fa il resto. Non poteva
andar altrimenti dove tanto abisso é aperto fra la classe nobile
e il volgo ; né i soldati si erano mossi se non coli' idea di soste-
nere i diritti di Costantino ; e la costituzione credeano moglie,
di questo.
Nicolò trovò necessario di rintegrare la disciplina dell1 eser-
cito colla guerra ; né più connivendo a Mettermeli come il fra-
tello, ripigliò le imprese contro !' Orienta.
La Persia abbraccia quattro popolazioni differenti. Le tribù
natie, nomadi nelle montagne fra il Golfo Persico e l' Armenia,
cioè il Serman , il Fara , P Irak, il Curdistan , mai non furono
dome , ma son tenute io freno dalie tribù turche e da quelle
de' Tartari e Torcomani , che sono due altre razze , da cui fa
successivamente conquistato il paese. Finalmente le tribù ara-
be abitano il paese aperto , trafficando sul golfo , e non dipen-
denti che di nome, I Persiani sottoposti a governo dispotico,
sono divisi in quattro classi: guerrieri, preponderanti per la leg-
ge maomettana ; persone di legge ; mercanti e artigiani ; e agri-
coltori. Occupati tranquillamente al lavoro , riparano i danni
d' un governo femmineo e tirannico , e di signori che educati
negli harem , non conoscono se non V ebbrezza della voluttà e
della barbarie. Fra quella genealogia abbrutita e sanguinaria ,
spiccò Scià Abbas il Grande , che in quarant' anni di regno si
coperse'di gloria. Al morir suo (1628), restò un pezzo ecclis-
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PEBSIA 1 13
tali la gloria dell1 Iran , e i nazionali non sogliono descrivere
tua etirdi decadenza ; i nostri non ce ne sanno dire che tiron*
ride e debolezza. Scià Nadir, glorioso usurpatore del trono per-
siane (173$), compi molte riforme , sconfisse gii Afgani, pene-
trò noli' India , e prese Delhi , capitale del gran Mogol (1) , ri-
portandone immensi tesori.
Ma al suo morire (1 74 7) , fra la moltitudine onnigena ch'egli
area raccozzata scoppiarono gli sdegoi implacabili di Sunniti e
Siiti, e dopo feroce pugna attorno al suo feretro, tornarono cia-
scuno alla patria : molti Can si resero indipendenti ; la Persia
stessa fu straziata dalle fazioni de' Curdi e de' Kagiari , finché
questi prevalsero, e n?l 1 794 restò unico signore della Persia
Agà Mohammed Kan. Egli trovava la Persia nel fondo della mi-
seria; non commercio, non agricoltura ; appena dieci milioni
d'abitanti, in paese che del quadruplo basterebbe : costui seve-
rissimo nella giustizia e capriccioso nella crudeltà, meglio colla
testa che col braccio era riuscito a stabilire la tranquillità sov-
vertita : assassinato di sessanta tré, anni il novembre 1 796, Fetb
Ali succedutogli, presto ebbe guerra colla Russia per la Georgia.
Nel 1 795 la Georgia era ricaduta in dominio della Persia; ma
morto Eraclio, Paolo la dichiarò incorporata all'Impero, prelu-
dio dell' imminente conquista di tutta la penisola fra il Caspio
e il Mar Nero. Però il governo stabilitovi fu cosi duro , che le
popolazioni s'irritarono e insorsero. Alessandro, per assicurarsi
del paese con migliori frontiere , fa occupar le rive del lago
Goktka, offrendo compensi alla corte di Teheran. Napoleone,
che ideava traversare la Persia per andar ad assalire l'India in-
glese, inviò a Feth Ali ambasciadori ed uffizioli che addestraro-
no quelle truppe alla tattica europea ; ma gì' Inglesi seppero
(1) Valutarono che Delhi perdesse allora 10,000,000,000 di
lire ; e i contorni 4,000,000,000. Il grandissimo diamante dei
Mongoli venne allora alle mani di Nadir, edita un pollice e mezzo
di lunghezza , uno di larghezza, e mezzo di grossezza. Alla morte
di lai, passò a Ahmed capo degli Afgani suo compagno ; e nel
1812 fu occasione d'una guerra fra gli Afgani e Rangit Sing,
capo degli Siki, che fin poc' anzi ne fu iu possesso.
III. 8^
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HA GUERRA DI PERSIA
elidere V influenza francese, e fecersi mediatori delle pace fra
la Russia e la Persia. In questa , conchiusa a Gulistan (1813) ,
Alessandro si fé1 cedere dalla Persia molte Provincie dfel Cau-
caso, il Cuban, il Daghestan , la Mingrelia (Golchide) , il Der-
bend, lo Scirvan, la Georgia: coli» obbligarsi poi a favorir nella
successione al trono quello che Feth Ali designasse , assicura*
vasi una permanente ingerenza interna. Ma erano stati male as-
segnati i confini; onde, avendo i Russi occupato un paese che
darà accesso alfa provincia di Erivan, i Persiani se ne commos-
sero , e i mollah e i grandi sollecitavano Feth Ali alla guerra.
In fatti, alla morte di Alessandro, credendo V esercito russo af-
fatto scomposto, i Persiani avventanti all'armi; il mezzodì «della
Georgia insorge (18?5), e gli abitanti della Mingrelia e dell'Imi-
retto; e Abbas Mirza figlio del re move con cinquantamila com-
battenti, Ma in riva al Gehara i Russili fugano, e Paskewic por-
ta la strage fin sulla dritta dell'Arasse ( 1 7 lugl. 1827): sovra
un ponte di otri gonfiate varca questo fiume; batte i Persiani in-
teramente ; prende la fortezza d' Erivan (13 ott ) , antemurale
dell' Asia; assale Tauris, onde Abbas Mirza, cui restauo appena
tremila soldati per difenderla , negozia la pace. Ma avendo cer-
cato sottracene mentre Nicolò avea briga con Costantinopoli ,
è, nella pace di Turcmanciai (28 febb. 1829), costretto cedere
ali' Impero le Provincie d' Erivan e Nakicevan , e 20 milioni di
Tubli per gravezza di guerra, e lasciar libera la navigazione del
Caspio. Così la Russia acquista una barriera robusta, per difen-
dere sé e minacciar i nemici , giacché può a volontà dirigersi
sopra la Turchia asiatica e la Persia, o sovra l' India : oltreché
tende a sommovere le Provincie limitrofe della Persia , interve-
nendo agli atti dì quel governo , proteggendo gli abitanti che
vogliono ricuperare la nazionalità, studiando le vie di commer-
cio. Che se la Russia si fermò ai fiumi Arpasone Arasse, fu un
prender fiato innanzi di lanciarsi nel nuovo campo, che può con-
durla sino air Indo. E già colla fortezza vastissima di Alexan-
dropol minaccia tutta l'Armenia turca. Avendo poi in possesso
l'Araral monte sacro, ed Ecemiazin sede patriarcale , procura
cattivarsi tutti gli Armeni, per volgerne a proprio vantaggio le
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GUERRA DI PERSIA US
Razionali simpatie , ed esercitar quel proselitismo politico , in
coi è tanto destra (a) «
In queste due guerre dicono la Russia perdesse cenquaran-
Umila uomini e cinquantamila cavalli : che son mai in paese di
tanti milioni? La Persia, un tempo così fiorente, ora non è più,
come tutti i paesi musulmani, che un deserto, contando appena
da cinque a sei milioni di teste, e l'entrata di 58 milioni ; non
iodustria, non marina, non studio, giacché le famose università
di Ispaban , Shiraz e Mesced si limitano ad insegnare l' arabo ,
il Corano e i commentatori. Il governo stesso smette quelle vio-
lenze puramente istintive, che sono il sintomo della forza tra i
Musulmani. Ma ivi si osteggiano le gelosie della Russia e del-
l' Inghilterra per assicurarsi il predominio delle terre vicine al
Golfo Persico.Àllora dunque che Abbas Mirza, erede designato,
premorì al padre, e succedette Moammed Scià ( 1 833) , l'Inghilter-
ra spedì affiliali promettendo mari e monti se quell'Impero ab-
bandonasse l'alleanza russa; e non domandando verun territorio.
Merito del granvisir Agi-Mirza-A gassi , l'ordine si ristabilì in
Persia, crebbe l1 agricoltura, si migliorò l' amministrazione , si
disciplinarono le truppe, portate a 120 mila uomini; onde Pile-
rat, il Candaar, il Cabul ne riconoscono la sovranità; si cercano
istruttori europei, e si mandano qui giovani ad essere educati.
Tenui ristori ad un Impero in piena decadenza dopo tanta glo-
ria, e stretto fra le possessioni della Russia e dell' Inghilterra ,
per le quali ora è campo d'intrighi, e forse presto diverrà cam-
po di battaglie.
Abbiamo già detto come la pace colla Persia lasciasse libertà
alla Russia di gettarsi sulla Turchia, cai avrebbe potuto sotto-
porre se non l'arrestavano le emule diplomazie. Accordatasi an-
che con questa, la Russia veniva a togliere in mezzo le tribù
del Caucaso, cui, mediante la Georgia, erasi già aperto il varco,
sicché da Tiflis può lungheggiare.l' Ararat.
Adighes è il proprio nome di quei che i Russi chiamano Cir-
cassi; denominazione vaga del paese che estendesi da nord fiao
(a) Ripetiamo che l' ultimo trattato di pace ha tolto il fon-
damento di tutti questi timori.
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416 citcASsi
al Cuban , da oriente fino alla Laba , da occidente fino al Mar
Nero, e da mezzodì fino al paese degli Abazi: insomma lamag*
gior parte della regione montuosa che separa il Mar Nero dal
Caspio, traversando diagonalmente 1' istmo caucasiano. Caccia?
tori sempre in armi, arditissimi avventurieri, anche fanciulli e
donne combattono; unica scienza conoscono il Corano* Da due
secoli i signori feudali soccombettero, talché ora non v' è altre
classi che di liberi e servi. Quest'ultimi sono trattati abbastanza
umanamente; i liberi s> agglomerano in fratellanze ereditarie di
sedici o venti fin ai due o tre mila, presiedute da anziani, e in
cui tutti sono eguali; ospitano il forestiere , sposano la vedova
del morto, e ne adottano le vendette; pagano in comune le am-
mende e la composizione per delitti. Questi e simili usi deriva-
no dall'islam; altri dal cristianesimo che dapprima aveano se-
guito Molli vepdonsi spontanei ai Turchi, massime le bellissime
fanciulle, le quali desiderano tale mercato, (issando le speranze
sa Costantinopoli, città delle meraviglie, e dove possono fin di*
venire sultane.
Il tendere sistematico della Russia verso il Mar Nero la por-
tò a dar di cozzo io queste popolazioni ; e la pace di Adriano-
poli, escludendo i Turchi dai paesi del Caucaso, dava a quella
tutto il lido orientale del Mar Nero , sicché per l' istmo cauca*
siano spingesi senza interruzione fin nef cuore della Turchia
asiatica. Ma i Circassi non si credono tenuti con lei ai trattati
che aveano già colla Persia; e Turchi, Guebri, Cristiani, gene-
razione mista del Daghestan e della Circasaia, rifiutano obbedì*
re. Li dirige Chamill, capo di Ciceni, gente all'est del Caucaso, e
profeta del muridismo, dottrina venutavi trentanni fa dalla Per-
sia, che si riduce a un metodismo musulmano, del quale è ob-
bligo il martirio , e conseguenza la democrazia. Fatica inces-
sante la Russia a indocilirli alla servitù; ma ancora non potè che
vantare vittorie, e intanto perdere un esercito ogni anno. All'in-
tento di lei gioverebbe piuttosto il porvi guarnigioni : abituan-
dosi alle quali, e sentendosene protetti, i Caucasiani smettereb-
bero le armi, e verrebbero al quieto dominio. Presi invece colla
violenza, si ritirano, e la Russia rimane padrona soltanto delle
fortezze, le quali non comunicalo tra sé che per mare e per
RUSSIA \ i7
forti distaccati, protetti dal cannone della flotta, che sopra cen-
sessanta leghe geografiche veglia ad impedire il traffico d'arai
e di schiavi colla Turchia, il quale non ostante ai fa vivissimo ;
e dopo sperimentatovi l'attacco, il blocco, la difesa, V incivili*
mento, s'accorge che la nazionalità resiste tenacissima.
L'Inghilterra vede lenta avanzarsi verso la Persia Punica Po*
tenia pericolosa a'suoi possessi asiatici. E già da Orenburg la Rus-
sia tentò (1839) Kiva (l'antico Carism), e l'infelicissima riuscita
di quella spedizione sembra dovuta a intervenzione dell'Inghil-
terra, che sollecitò e sostenne i principotti. Ma la Russia la ri-
tenterà; e già a qoest'ora gl'Inglesi ne incontrano gli ambascia-
dori e t generali alle Corti di tutti i raja loro nemici, e invano
patteggiano con tutti l'esclusione del commercio e dell'armi
della Russia, la quale non tarderà a spingersi ad Herat , cin-
quecento miglia lontano dal Caucaso, e settecento dall'Indo.
Verso Europa, il trattato di Cainargi (1774} avea conceduto
alla Crimea un'indipendenza temporaria ed illusoria ; poiché ,
nove anni dopo, Caterina la uni a' suoi Stati. Nella pace di tas-
si l'Impero si stese fino al Dniester; il trattato di Bukareat nel
1812 staccò la Bessarabia dalla Moldavia ; quello d'Adrìanopoli
del 1829 rese momentanea indipendenza alla Moldavia e alla Va-
lacchia; quello dlJnkiar Scbelessi del 1833 restrinse più sempre
l' Impero Turco. Fondata su di essi, la Russia occupa il trian-
golo del Danubio con lazzeretti, che in fatto sono caserme e for-
tezze ; e già dall' isola di Solina può dominare quel fiume : poi
da ciascun patto trapela l' intenzione sua di rendersi tutrice
della Porta, e tenerla priva d' ogni mezzo efficace di resistenza
finche venga il giorno di soggiogarla.
Al settentrione, nell'Estonia, Livonia e Curlandia la Russia
assodò la dominazione. I contadini, trattati coma servi dopo la
conquista, non potendo ottenere diritti , li chiesero coli' armi ,
ma furono vinti. Nel 1 7 si cominciò a migliorarne la condizione,
enei 51 erano affrancati. Ora in tutto il Baltico, ove prima la
sola popolazione tedesca aveva industria e dottrina , si fanno
prevalere i Russi, e son essi i principali di Riga.
' Compiangemmo (pag. &2) la rivoluzione polacca , cui conse- '
guenza fu la distruzione di quel Regno. Dei signori polacchi
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4ÌS RUSSIA E POLONIA
moltissimi perirono sotto la mannaja , moltissimi furono trasfe-
riti in Siberia; ancor più vanno profughi, e tramano insurrezio-
ni , che finora non fruttarono che sangue. Alla dieta del 1835
Nicolò 'disse ai Polacchi : • Desidero che il vostro discorso non
» mi venga Ietto, per risparmiarvi una menzogna, persuaso che
» non sentite quel che dite. Fatti ci vogliono , e non parole ; il
» pentimento dee venir dal cuore. Una delle due : o persistere
» nelle vostre illusioni d' una Polonia indipendente , o vivere
» sudditi fedeli sotto il mio governo. Se vi ostinate ne' sogni di
» nazionalità distinta, di Polonia indipendente, ho fatto innalza-
» re una cittadella , e alla minima mossa distruggerò Varsavia.
» In mezzo ai disordini di tutta Europa, la Russia sola rimane
» intatta e robusta... Credete a me; è fortuna vera appartenere
» a questo paese. Se vi comporterete bene, il mio governo peo-
» sera al vostro meglio, che che sia accaduto. »
Eppure , anche per queste vie la provideuza conduce il me-
glio della nazione, distruggendo quell'aristocrazia ch'ebbe tra
compito insigne di resistenza e d' incivilimento nel medio evo
ma che ora dee far luogo alla nuova grandezza del popolo ; di
quella plebe di cui, fin nell'ultima rivoluzione, erasi decretato
che nessuno proponesse l'emancipazione (1). Fra le mal cerate
gelosie delle Potenze condividenti, può scintillare una speranza
di riunione, il cui voto fu già espresso con aperte parole ove si
potè, e altrove col riprendere le nazionali costumanze, col rav-
vicinarsi i nobili ai villani , col cercare il miglioramento morale
di questi , e la loro partecipazione a tutti i diritti. Non mancò
chi proponesse al czar di ricostruire intera la Polonia , e attor-
no ad essa tutte le genti slave ; grandezza nuova , per la quale
la vera Russia moscovita resterebbe separata dalla Germania me-
diante un gran popolo , popolo nuovo , e perciò capace di sorti
grandiose.
Dalla guerra delle nazioni era rimasto alla Russia un enorme
debito, e un esercito che importava d' occupare. Al doppio in-
tento si provvide in parte colle colonie militari, pensate dal ge-
(1) In Polonia gli Slageic, conquistatori stranieri, si unirono
cogli Zemianin , o possessori indigeni di terreni.
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COLONIE MILITASI IA9
aerile Àraktcheief nel 1819; milizia insieme e popolazione agri-
cola. V imperatore decreta i villaggi destinati a riceverle ; vi
si descrivono gli aiutanti e il loro siato ; e i maggiori di ses-
santanni diventano padroni de* coloni. Ogni padrone riceve
certa misura di terreno , con obbligo di mantenere un soldato
colla famiglia sua e il cavallo; ed il soldato-coltivatore deve soc-
correrlo nelle opere, quando non sia legato al servizio. Gli al-
tri abitanti costituiscono una gerarchia militare , e fin da ra-
gazzi vi sono educati; insieme col leggere, scrivere e far di con-
to, imparando V armeggiare e il cavalcare. Si surroga dunque
alla famiglia la truppa, scomponendo quella per riunire casual-
mente gli uomini; lo che lenta i legami naturali, come V istru-
zione non serve che a far sentire la servitù. Nel 1847 , 82 mila
soldati erano a questo modo colonizzati ; la popolazione nelle
colonie crebbe assai ,. assai le produzioni; e, che più importa ,
la Russia ha così un esercito beli' e pronto ad ogni chiamata, e
che frattanto non le costa nulla. Anche l'Austria ha colonie mi-
litari; ma mentre queste, dirette a difendere le frontiere dalle
incursioni dei Turchi , cangiano il contadino, in soldato , nelle
rosse invece un reggimento è collocato io una colonia che lo
mantiene, senzachè il soldato divenga mai vero agricoltore : e
tolta questa forza sta sulle frontiere occidentali e meridionali ;
cioè minaccia 1' Europa.
Il territorio russo mostra reliquie , vorrei dire sedimenti , di
ratte le rivoluzioni della media Asia; e massime nel governo di
Astrakan i vara combattenti perpetuarono i costumi e le ere*
lenze antiche; e Russi, Slavi, Cosacchi, Circassi, Greci, Turchi,
Kirghisi, Cermissi, Armeni, Georgiani, Persi, Indi, Unni od Avari,
Mongoli, Finni, Baschi , Sciovachi, stanno a contatto su quella
frontiera d'Asia e d'Europa, e si trasformano sotto la pressione
della Russia. Anche i governi di Casan e d'Orenburg sono mi-
su' di popolazioni differentissime : altrettanto la Siberia , ove la
scarsa gente è maomettana , buddistica , idolatra , cristiana ; e
parla russo , finnico , turco , mongolo , tonguso ; ma tutta sog-
giogata.
E la Russia prosegue efficacemente la grand' impresa di af-
figgere al suolo ed alla civiltà le genti dell' Asia centrale , che
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130 BUSSI A
aulicamente chiamatasi Gran Tartaria. Comincia a tagliare i li-
miti ch'esse non devono oltrepassare l'estate e V inverno: sa»
scono quistioni ? ne profitta ; trae nel cuor dell' Impero le per*
sone più influenti, e le invoglia di titoli e onori , e così di stare
unite alia Corte. I funzionarli ivi spediti hanno case stabili, con
chiesa, spedale, scuola, caserma, che divengono noccioli di nuo-
vi villaggi , dipendenti dalla Russia e modello di civiltà. Salvo
il monopolio del sale e dell'acquavite , il governo non impone
taglie; ma ciò che non ricavano dal fondo proprio , fratti o mi-
niere, è suo; premiato chi migliora. In questo modo rapidamen-
te le steppe si ridussero campagne; se ne allontanarono le tri*
bù nomadi e i Turchi; i Tartari del Nogat o perirono nelle guer-
re, o ritiraronsi in Asia, oppure nella Crimea e sui mare d'Azof
divennero agricoli e laboriosi Russi, Cosacchi, Tedeschi) Ebrei,
Zingari si diffusero sul paese conquistato , tutti rispettati , ma
obbligati al lavoro; gli Armeni vi recarono i bachi da seta; i Te*
deschi i telai e le zappe ; Italiani e francesi la vite : e tosto la
Crimea fu il giardino di Pietroburgo, la vigna di Sfosca, il gra*
nnjo dell' Italia e dell1 Inghilterra ; Odessa , Taganrog , Kerssc,
Ismael, a visto d'occhio crebbero ; altre città ai fiondarono Co-
me al nord del Ponto, così i Russi incivilirono ai nord del Cau-
caso, del Caspio, del lago Arai , procedendo con lentezza e pa-
zienza, e con vicenda di persuasione e di forza , di conversioni
e di tolleranza , e coli' adattare gli ordinamenti alla natura di
ciascuno. I Kirgbizi maomettani trasportarono le loro tende nel
vasto territorio tra la sinistra dell' Irtisc e la costa orientale del
Caspio e lo lassarle. I Calmucchi che li somigliano , Unitati
grossolani , sotto ai governi di Astrakan e del Caucaso, accam-
pano sotto ventimila tende ne» piani fra il Caucaso e il Caspie.
I Cosacchi vanno sempre pia assimilandosi ; e la Russia co*
minciò ad ordinarli in truppe leggeri da che soggiogò i Tartari.
Le prime linee di quelli onde ai circondò, stendeansi dal Volga
al Don, e da questo al Dnieper, confini già dell' Ukrania. Dopo
conquistati Casan e Astrakan, se ne alkmtanarono , ed ora cin-
gono il Caucaso e le steppe de'Kirghizi. Nel 1804 quei del Mar
Nero furono sistemati come quelli del Don, ma con maggior in*
dipendenza e con diritto di eleggersi il capo. Quelli del Dniè*
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COSACCHI 421
per e dell' Ukranit già tono sottoposti s governo. Gente che
s'impronta delia natura de9 popoli fra cui vìve e guerreggia ,
offre un' avanguardia leggera ed ardita , la cui rapidità giova a
tepore in obbedienza popolazioni coti disgiunte , e sotto climi
difièrentissimi. Ma, se questa linea di circonvallazione salva la
Rnssia dal pericolo d'essere invasa, potrebbe ritorcersi contro
il centro; e di qui la necessità di occuparli con guerre , di cui
anche la osala riuscita torna favorevole all' Impero.
Questo è dunque simile al Po, continuamente minaccioso alle
circostanti basse campagne : e l' Europa civile, ne'suoi progres*
si , è costretta sempre tener V occhio da quella parte , se mai
se ne movessero orde nemiche col pretesto di soffocare i moti
sìa della vicina Polonia, sia di Napoli e della Spagna.
Cogli aumenti fatti anche nei cuor della paoe, oggi l'Impero
abbraccia 26 1 mila leghe in Europa, 684 mila inAsia, 72,400 in
America; e mentre io scrivo sarà cresciuto* Mosca, alteramente
risorta dalie sue ceneri, conta treceacinquantamila abitanti , e
la sua situazione, tanto più opportuna di Pietroburgo, la fa sem-
pre guardare come la capitale indigena. E se un giorno il co*
tosso si divida , resterà la Russia moscovita attaccala al Erem-
ita ; e la finnica e tedesca sul Baltico, colla Curlaodia , l' Esto-
nia, la Uvenia, la Finlandia , che godono privilegi politici , in-
darno invidiati dagli altri sudditi , e diritti municipali (t) , do*
dotti dal medio evo e conservati fra tante conquiste. Le colonie
nuse non sono, come quelle delle altre nazioni, staccate di ter»
ritorio dalla metropoli , benché tocchino dall' Austria alla Cina,
dal mar gelato al Cabul. Natura somministra ricchezze a tan-
to Impero : e gli tirali , già geoerosissimi di ferro, di rame, di
platino, porgono ora ingente quantità d'oro; l'Aitai, porfidi pre-
ziosissimi ; il Caucaso, appena acquistato, dà piombo e rame, e
forse ben presto argento ed oro , del quale straordinariamente
abbonda la Siberia. Dal 1823, in poi, più di 490 milioni di lire
trasse la Russia dalle miniere.
Terre moltissime giaciono ancora coperte di selve , altre 0
(1) È notevole quello che esclude dalla cittadinanza chi m
nato rusco.
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432 STATISTICA BUSSA
sodaglie e marmi: ma non meno di 250 mila leghe quadrate
sono ubertose quanto te migliori dì Polonia , sicché un quarto
de1 grani può mandarsi fuori. ;
Nei conti compare per 70 milioni di lire la capitolazione ,
che è da quattro a cinque franchi ogni uom libero ; per settan-
tacinque l' abrok , canone annuale di circa dieci franchi ogni
servo maschio della corona; per cento il monopolio dell'acqua-
vite, che ferisce solo i poveri, giacché i signori ponno distillar-
ne pel consumo delle loro famiglie ; per quindici le miniere ,
per cinquanta le dogane : ma il solo esercito di terra costa ISO
milioni, 40 la marina, 225 l' amministrazione.
In pochi anni si moltiplicarono le manifatture ; più del cen-
cinquanta per cento crebbe l' importazione delle macchine ; le
materie prime, tratte di fuori per le fabbriche, nel 1S33 si va-
lutavano a novanta milioni di rubli , ora a ceotrenla ; e crederi
favorire V industria nazionale coi divieti rigorosissimi , i quali
allontanano la concorrenza , ma non impongono la necessità di
migliorare. L'interno commercio è agevolato da innumerevoli
canali , per cui le merci vanno dal, Caspio a Pietroburgo per
1434 miglia, portandoli the della Cina, l'oppio della Persia, i
ferri e le pellicce di Siberia. Immenso traffico fa la Russia sia
coir Impero Cinese, sebbene, in grazia delie leggi restrittive,
noi meni su tutti i punti di contatto , ma solo per Kjachta ; e
tenta ottenere dalla Cina di poter rimontare il fiume Amur per
{spacciarvi le pellicce. Che sarà quando tutto l'Impero sia sol-
cato di strade ferrate?
Alla Russia scarseggiano sfoghi esteriori ; lo perchè tanto le
importa d1 acquistar mari, che la mettano in comunicazione col*
i' Europa. Appena un secolo fa , era essa chiosa fra nemici ; e
il porto d' Arkangel, impedito da geli diuturni, e Astrakan sul
Caspio , erano i soli suoi ponti marittimi di relazioni esterne.
Pietro che il vide, s' ostinò nelle guerre colla Svezia; e alla pa*
ce di Nystadt ebbe il litorale dei goffi di Livonia e Finlandia, poi
la Finlandia tutta e la Curlaodia ; e colla sua nuova città si pose
a cavaliere del Baltico. Ma ancora questo è troppo lontano e im-
pedito mezzo l' anno da ghiacci, onde i suoi successori diresse*
ro l' intento al Mar Nero* Da ciò l'irreconciliabile nimiciaia colla
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bcssia 125
* Porla, alla quale, nella pace di Cainargi, strapparono Azof e
la libera navigazione del Danubio e del Sfar Nero. Ma sebbene
que* bellissimi paesi tocchino a due mari , uno de' quali comu-
nica coli' Europa, l'altro colla Persia, e in essi sbocchino gran-
di fiumi, pure ne i mari hanno libertà di commercio, nò i fiumi
e le strade sono acconce alle comunicazioni; Astrakan perì, e il
fiore di Odessa è affatto artificiale. Poi, né il Caspio né il Mar Ne-
ro non possono avere importanza se non per chi possieda i Dar*
danelli e il Golfo Persico : laonde a questi punti drizzasi il gè*
dìo militante della Russia, che, come l' Inghilterra, ba bisogno
di conquiste per vivere. E come la fan benedire le raigliaja di
colonie, di villaggi , di città , onde popola V istmo taurico e i
ghiacci della Siberia, potrebbe comparire civilizzatrice se meno
s'avviluppasse ai fair d' Europa, e se non avesse una colpa che
ne forma la potenza, il difetto di politiche libertà.
Anche al sapere giova la Russia colle sue università e colle
accademie, da cui sono chiariti difficilissimi punti di storia e fi*
lologia; le spedizioni al Nord, le descrizioni della Siberia, delle
verdeggianti steppe dei Kirghizi , dell' Aitai , dello Jenissei, in-
grandirono la geografia : colà sono i migliori osservatori! del
mondo; colà artisti son chiamati d' ogni paese , e spediti fuori
a imparare.
Congiungere un'estensione di popoli cosi varii sotto una legge
unica e un' identica costituzione , è pensiero gigantesco , ma
non desiderabile, né possibile: onde alla Russia rimane la de-
bolezza di mancare d' unità politica, nazionale e religiosa. Pen-
sa dunque surrogarvi P unità amministrativa; al qual fine auni-
cbila le franchigie nazionali, come fra'Gosacchi, e le municipa-
li, come fra le mille colonie delia parte meridionale.
Mali maggiori recò il pretendere V unità religiosa. I ozar a-
veano più volte trattato di riunirsi alla Chiesa romana , per de-
siderio di mostrarsi europei ; e dopo depostane l' idea , diedero
almeno protezione ai Cattolici. Caterina II avea promesso rispet-
tare la Chiesa rutena , dopo lo sbranamento della Polonia (1):
(1) Manifesto di Pietroburgo tf settembre 1773. Trattato di
firodno 13 luglio 1793.
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124 BEL1GI0NE IN BUSSIA
ma subito la filosofessa cominciò vessazioni ; e pfer quaoto s* in*
terponèssero il papa e Maria Teresa , già nel 74 avea tolto
ai Greci-uniti milledugento cinese per darle agli scismatici ; a*
stuzie, minacce , legalità, seduzione adoprando, abolì il metro-
polita di Halicz, poi tatti i vescovi greci-uniti; e nel 91 , com-
putavansi 145 conventi ,9316 parrocchie , 8 milioni di fedeli
perduti dalla Chiesa unita, Alessandro ripristinò di propria au-
torità il titolo metropolitico di Halicz (1807), ma come in par*
tibus , del pari che i vescovi di Polozk e Luck ; nel Regno di
Polonia conservò il vescovado greco-unito di Chelm, enei 18 1 7
si pose metropolita della Chiesa greca-unita in Russia monsi-
gnore Bulhak, cui il papà costituì anche legato apostolico, con
amplissime facoltà.
Ma l'imperatore Nicolò, nel 18S2, restrinse tatti i vescovadi
alle due diocesi di Lituania e della Russia Bianca ; soppresse
dugeoventuno conventi di rito latino e tutti i Basiliani, che soli
fornivano di vescovi le chiese ; e rilesse le vie di Caterina II ,
richiamando nel 1835 l'ordinanza di lei del 179$ , dove s'in-
giunge di « punire come ribelle ogni Cattolico , prete o laico ,
di condizione oscura od elevata , che si opponga in parole o in
atti al progresso del culto dominante , o impedisca in qnal sia
modo la riunione alla Chiesa russa. » I beni de' Gesuiti , die
Alessandro, sopprimendoli, avea promesso serbare ai Cattolici*!
si distrassero ad altro oso ; ristretto il numero delle chiese e
delle parrocchie ; proibita ogni comunicazione fra il clero ro-
mano e il greco-unito , che prima si sussidiavano nell'enorme
distanza delle chiese ; proibito ribattere pubblicamente le obie-
zioni fatte al cattolicesimo; ordinato si allevassero nella reti-
gione greca i nati da matrimoni! misti ; commesse le scuole ai
laici, e obbligati a compiere gli studi! in università scismatiche;
dati favori agli ecclesiastici apostati , e molestie ai perseveran-
ti. Nel catechismo pei cattolici russi, stampato a Wilna il 1832,
spiegando il quarto precetto del decalogo, si dice : « L'autorità
dell'imperatore procedo o emana direttamente da Dio* A lui
devesi culto , sommissione , servigio , principalmente amore %
ringraziamenti, preghiere; insomma adorazione e amore. Biso-
gna adorarlo in parole, segni, azioni, procedimenti, nell'intimo
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CATTOLICI PERSEGUITATI 125
dal cuore. Bisogna rispettare le autorità che esso nomina, per*
che emanano da lui. Mediante l'ineffabile azione di queste au-
torità , V imperatore è da per tutto. L' autocrato è un' emana-
zione di Dio; è suo vicario e ministro. • Al fine il governo potè
ottenere che tutto V alto clero apostatasse ; e benché il basso
sesistesse a fiere persecuzioni, il santissimo Sinodo potò annun-
ziare che • la pretesa unione nelle prwincie occidentali del-
la Russia, cominciata U 1 s>96 col disertare una parte del cle-
ro di quelle al concilio di Brest , dopo lacerata per due secoli
e mezzo la famiglia russa , termino il 1839 coli1 atto sinodale
di Polozk. »
In molti paesi i nobili, anche scismatici, protestarono contro
la violenza , mostrando come ne restassero scompigliale le co-
scienze dei contadini, costretti a un rito che detestano ; e , co-
me , toccandoli nella religione , si scalzi il fondamento di ogni
loro virtù civile» Il pontefice , appena gli trapelarono i lamenti
dei Cattolici oppressi, si fece interprete eloquente e severo del-
le tormentate coscienze ; ed è dei documenti più memorabili
della storia ecclesiastica moderna V allocuzione di Gregorio
XVI del 22 luglio 1842 , « desolante esposizione dei mali gra-
vissimi sotto cui geme la religione cattolica nella vasta esten-
sione dei possessi russi , e delle incessanti e sempre inutili fa-
tiche del Santo Padre per arrestarne il corso e rimediarvi. • E
sebbene il papa usasse piuttosto linguaggio di profonda coster-
nazione , che non il tono d' autorità che gli starebbe bene par-
lando a nome di un popolo oppresso , V effetto fu di aumentare
i rigori!
Pure, quando il czar andò a Roma (die. 1845), ne' colloqui!
£ol papa parve attingere moderazione , e la Chiesa potè respi-
rare. Ma v' ha una porzione di credenti , che nel czar veggono
il legittimo discendente degli imperatori romani, e perciò il vero
capo della Chiesa ( secondo essi ) , da cui la cattolica si staccò
nello scisma di Fozio. Sperano dunque vedere quando che sia
riunita tutta la famiglia di Cristo sotto quest' unico pastore ,
cessando in conseguenza le varie eresie che sbranano il cattoli-
cesimo. L'imperatore, già venerato ora da tanti milioni di Slavi
come capo della loro gente, tornerebbe allora signore spiri-
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42é EBBE* PERSEGUITATI
tuale e temporale del mondo. Tanto pub sublunare le sue spe-
ranze!
Alla medesima unificazione delle credente tendeano le per-
secuzioni contro degli Ebrei. Molti tentativi si fecero negli ul-
timi anni per riunire questa nazione ; si pensò fino rialzare il
regno e il tempio, quale barriera fra l' Egitto e la Turchia: ma
parve dimostrato che ogni sforzo di riordinamento sia. inutile
prima della conversione (a). La Polonia ne ha due milioni, che
i più tengono alberghi ed usano un gergo lor proprio. Da Ca-'
simiro (1334) furono dichiarati idonei etfideles. con privilegi
grandissimi , mozzicati poi di tempo in tempo per le antipatie
popolari. Presero gran parte negli ultimi moti di Polonia, trop-
pe ragioni avendo di' deplorare la caduta dell'antico sistema.
In conseguenza , Nicolò obbligolli al servizio militare , da cui
. Alessandro tenevali esenti mediante una somma ; e i loro figli
di dodici o quattordici anni prendea per la marina , ciò che ne
fece perire moltissimi : una scuola che aveano a Varsavia fu sop-
pressa alla rivoluzione. Poi , persuaso che a una sola chiesa
debbono appartenere i membri d> uno Stato che non voglia re-
star debole e costretto a cercare di fuori un focolajo di vitalità,
Nicolò obbliga (1844) anche gli Ebrei alla legge religiosa del-
l' Impero ; e dicesi abbia in idea , se mai possieda le provincie
occidentali dell' Asia, di trasferire tutti gli Ebrei del suo Impe-
ro di là dal Tauro, in qualche luogo dell'antica lor patria.
Questi mali, e la guerra incessante del Caucaso, mortificano
un Impero , che a tanti mezzi materiali congiunge e i legami
invisibili in cui avvolge la coscienza de' Greci , degli Armeni ,
dei Bulgari, de7 Serbi ; e l'affezione di tutta la stirpe slava , la
quale nel czar venera il futuro restauratore delia sua naziona-
lità : laonde riescono meno formidabili le minacce che, di mez-
zo alle sue nubi, son tratto tratto avventate .contro la Germania
e la Francia.
(a) Né può essere altrimenti, quando la distruzione del tempio
e la dispersione della nazione ebrea sono una conseguenza della
giustizia punitrice divina. Dopo il terribile esempio di Giuliano
apostata; si tenta riprodurre ancora si empii sforzi T
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CAPODI9TBIA 121
Affari d'Oriente.
Della rivoluzione greca nulla aveano definito i diplomatici
(voi. If , pag. 404 ) , sebbene dopo la battaglia di Navarino si
fosse perduta la speranza di rimettere a quei battezzati le ca-
tene musulmane. Morto Alessandro di Russia che, dopo averli
sospinti , aveva abbandonato i Greci per condiscendere a' suoi
alleati, Nicolò favorì gl'insorgenti, per acquistar su loro un pa-
tronato simile a quello che esercitava sui principati del Danu-
bio. All'Inghilterra poco aggeniava il costituirsi di questa nuova
nazione , che nelfa sua gioventù potrebbe rivaleggiarla ; e se ,
trascinata dall'opinione e dal non volere lasciarla riuscire sen-
za di lei , vi stese la mano , volea debole il nuovo Stato di mo-
do, che bisognasse del suo appoggio. La Francia, amica disin-
teressata si per indole , sì perchè aliena da speranze o timori
immediati , volea farne un dominio indipendente da ogni offi-
ciosa tutela.
Capodistria, presidente e buon amministratore, fe'cessare la
pirateria, organizzò i Romelioti , diffuse l' istruzione pubblica ;
ma i patrioti lo guardavano come turcimanno della Russia , e
che meditasse farsi capo del Peloponneso , d' accordo col czar
o colla Porta : intanto gli antichi capi , dopo versato il sangue
generosamente, lo scontavano in prigione o nell'est glie. La ri*
votazione di Francia esacerbò gli spiriti ; alcuni giornali s' in-
velenirono per modo che fu forza sopprimerli ; alcuni dei resi-
stenti perseguitati, ritiratisi a Idra, si levarono a guerra civile;
Costantino e Giorgio fratello e figlio di Pietro Mauromicali te-'
nato prigioniero, trucidano in chiesa il presidente ; Costantino
resta ucciso sul fatto, Giorgio al patibolo. La Grecia esulta d'es-
ser liberata da quello che, per tanto tempo, avea guardato come
suo liberatore ; eppure chiama a succedergli il fratello Agosti-
no, il quale fa rei di Stato il generale Coletti e gli altri avversi
alla Russia. Frattanto la conferenza di Londra (febbr. 1833) ,
che decideva delle sorti dei popoli senza i popoli sentire, eleg-
gerà al trono di Grecia Ottone figlio del re di Baviera, il quale
ri giunse con flotta e danaro e consigli forestieri.
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428 BEGNO DI GBECIA
Così un nuovo Stato cristiano costituitasi in Europa ; simu-
lacro di Regno, cui la diplomazia surrogava alla speranza d'un
greco Impero rinnovato. È dagli altri singolare , in quauto il
Regno porta lo stesso nome che la Chiesa, non volendo i Greci
restar dipendenti dal patriarca greco, per rimovere ogni peri*
colo di predominio rosso. Con buone fortificazioni di eccellente
marina , estendesi su dodici milioni di acri , dei quali un nono
appartiene a privati, il resto allo Slato, succedente ai primitivi
dominatori : anzi i proprietarii slessi sono piuttosto affittajuoli,
dovendo una decima in natura, di penosissima e vessatoria esa-
ttone. Disusata i terreni dàlia cultura , distrutti dai tempo gli
acquedotti antichi , si moltiplicarono aquitrini e sodaglie : la
natura stessa direbbesi in gran parte mutata. Il Gefiso, che ar-
restò V esercito di Serse , basta ora a fatica ad inaffiare i giar-
dini ; l'Inaco e l'Ilisso appena alla stagione piovosa ricompa-
iono nell' arido letto ; dei boschi del monte Licabetto , ove» si
cacciavano gli orsi, più non sopravanzano che arbusti ; e la ne-
gligenza ottomana o lo scoraggiamento della servitù lasciò nu-
dare di piante rimetto, il Pentelico, il Parnaso, il cui terriccio
scese a rialzar la pianura e seppellire gli edifizii antichi. In
Marea contavansi appena sessantasette uomini per miglio qua-
drato, ventisei nel continente, trentacinque nelle isole.
Pure il Eegno è in aumento , come. paese nuovo ; e men-
tre nel 1836 non eccedeva i 751,077 abitanti , nel 40 furono
856,470 : olivi e gelsi vi crescono spontanei j abbondantissimo
il cotone. Invece di fabbricare una capitale nuova ed acconcia,
per rispetto storico si scelse Atene , arida , malsana , e dove
contrastano V antica magnificenza e le nuove meschinità : or
conta 26,000 abitanti ; e ogni cosa a buonissimo prezzo. Il ter-
ritorio 6 diviso in comuni di tre classi , secondo contengono
10,000 , o 2000 , o 200 anime ; ogni uomo a venticinque anni
diventa elettore ; e i Comuni rispondono delle violenze e dei
furti commessi nella loro giurisdizione : provedimento necessa-
. rio in tante abitudini eroiche. Un terzo della popolazione vive
di commerci , ma piccoli e nuovi ; e i grossi hanno case fuori.
Il più importante cambio si fa con Trieste : ma finora i capitali
scarseggiano, nò vie nuove ai apersero. Nel 1841 si fondò uà
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LETTERATCBA GRECA— COSTITUZIONE DELLA GRECIA 129
banco nazionale : e tanto mare, tanta fertilità , tanta operosità,
promettono largamente alla popolazione ventura.
Agli stndii si die avviamento fin prima della rivoluzione. L'i-
dioma greco era disusato alla letteratura ; e Foscolo e Mustoii-
di arricchirono la italiana. Sarà nominato eoo lunga gratitudine
Coray , medico di Smirne , il quale tradusse da prima in greco
moderno il Beccaria ; poi , coi fratelli Zosimos , formò una A»
blioteca greca e dizionari!. Greco Ducas voleva si ripristinasse
l'antica favella ; come chi volesse tornare gl'Italiani al latino.
Catarsdy sosteneva P uso parlato , comunque inforestierito ; al
che acquistarono favore alcuni ben successi tentativi , come le
liriche di Gristopoulos. Coray, tenendo il mezzo tra la schifiltà
degli eruditi e il sentimento del popolo , volea purgare la lin-
gua parlata dalle frasi straniere qualora non mancassero antiche
corrispondenti. Fondamento arbitrario , che , come accade, fa
abusato : onde uscirono opere né intese dal volgo né approvate
dai dotti, simili alla lingua cortigiana de' pedanti d' Italia [a) ;
e Rigo in una commedia sbertò il nuovo gergo dei dotti. Ma
col governo parlamentare la lingua prenderà polso e Iena, e ri*
marra decisa col fatto la quistione della sua natura.
Qual più bello spettacolo che un popolo il quale si rigenera ?
ma la libertà non nasce in letto di rose. Le dispute, che pajono
natura di quella gente , non tardarono a inimicarli per fatto dì
religione. Pesano i prestiti , contratti durante la guerra o alla
venuta del re ; e le Potenze che se ne portarono garanti , ne
traggono pretesto dì mestare nel governo. Questo fu messo
dispotico , e al re fanciullo dato un Consiglio di reggenza , go-
verno beli' e fatto tutto di Bavaresi : quattromila di questi ven-
nero col re ; altri a far fortuna e coprire cariche , pagati cara-
mente dal paese. Armansperg , tutore del re , sostenuto dalle
Potenze , voleva mantenere l' assolutezza ; onde gli antichi pa-
(o) Che strano paragone ! La lingua, già detta aulica o cor-
tigiana , non è fondata su l' autorità de' pedanti, ma su l' uso
dì veneranda schiera di classici scrittori ; i quali insieme fan-
no miglior legge che non il fondamento arbitrario posto dal
solo Coray.
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430 VALLACHIA
trioti , esclusi non dal comando solo , ma fin dalla rappresene
tanza che aveano avuta durante la insurrezione , fremevano del
dominio forestiero. Il re , congedato Armansperg e- assunto il
governo , molto fece j ma sempre era esosa quell' amministra-
zione imposta e dispotica. Venuto il tempo che le truppe bava-
resi dovevano uscire di Grecia, le intelligenze si produssero al-
l'effetto ; e senza influssi forestieri, per puro sentimento nazio-
nale, il re fu indotto a soscrivere una costituzione (sett. 1844),
fondata sulle solite divisioni dei poteri e colle solite garanzie ;
dove 1' unico punto di rilievo si 6 l' obbligo che i futuri re pro-
fessino la religione nazionale»
Pertanto la Grecia ricuperava tutte le libertà sottrattele , e
le assemblee deliberanti , per cui e con cui avea combattuto.
Anzi la nazionalità s' infervorò a tale eccesso, che, mentre nel-
la prima assemblea rivoluzionaria avevano dichiarato Greci tutti
quelli che credono in Gesù Cristo e parlano greco , esclusero
dalle funzioni pubbliche chi non sia nato ne9 confini del presen-
te Regno (eterotoctoni). Coletti, autore principale della rivolu-
zione e rappresentante la parte francese a petto di Maurocorda-
to che rappresenta la inglese , si oppose indarno a questo cut*
toctonìsmo; riazione peloponnesiaca, non solo contro i Bavari,
ma contro i ricchi e massime Fanarioti , che accorrono a frutti
pei quali non hanno faticato (l). I principi d'Europa riconob-
bero il nuovo patto , purché quel Regno. ricusasse estendersi ;
troppo sentendo come tutta Grecia e l' Asia Minore guardino
con desiderio al paese, che, vogliasi o no, dovrà un giorno unir-
li. Ma da quel punto i tanti che vi erano migrati stettero pessi-
mamente, e dovettero pensare ad abbandonar la nuova patria :
ne uscirono quelli d' Ipsara ; mott' altri di Creta , isola che ne
rimane agitata, e le cui turbolenze balenano come speranze al-
l' Inghilterra , avida delle belle rade della Suda e della Canea.
I Russi , visto , fin dal secolo precedente , non poter nulla
contro la Turchia senza la Valachia , tolsero a favorire i movi-
menti di questa,e nel 1827 entrarono come liberatori. Pel trat-
tato d' Adrianopoli furono Costituite la Moldavia e la Valachia ,
(1) Coletti moriva il settembre 1847.
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SEBVIA 131
Confermando quanto i Rossi vi avevano operato , e sottoponen-
dole a tributare alla Porta tre milioni di piastre ( tei milioni d*
lire) all'anno. Formossi allora una costituzione distinta pei due
paesi, approvata a Pietroburgo; nella quale il principio rappre-
sentativo è tanto esteso , cbe fin il capo dello Stato dev' essere
eletto da un9 assemblea composta da cinquanta bojari della pri-
ma classe e settanta della seconda , dai vescovi e da trentasei
deputati de' distretti, e venticinque delegati delle corporazioni
della città. Il potere di lui 6 diviso coli' assemblea nazionale ,
cbe è composta di un metropolita presidente, tre vescovi, ven-
ticinque bojari , diciotto deputati de' distretti ; ma non può oc-
cuparsi di affari politici , i quali rimangono riservati alle due
'Potenze. Vi fu proclamata l'abolizione della servitù, e che ognu-
no possa comprare e diventar nobile ; ma vuoisi tempo perchè
n'entri l'abitudine nel popolo. Il generale russo Kisselif , che
li' era stato a lungo presidente , vi pose principe Demetrio
Ghika ; ma gli scontenti Filippesco eccitarono una gara , jion
ancora finita.
Nella Servia, fra dodicimila Maomettani sono sparsi novecen-
tomila Cristiani ; gente pia, dedita ai preti, sperante il rigene-
ramenlo dalla religione $ vivissima nelle amicizie ; piena di ve-
nerazione alle donne, le quali , spaventate dal trattamento cbe
i turchi usano alle loro, furono eccitatrici di coraggio nella ri-
voluzione. Questa, cominciata al principio del secolo da Giorgio
il Nero, fu compiuta da Milose , cut la Porta riconobbe princi-
p3 indipendente nel 1833 , riservandosi la cittadella di Belgra-
do. Segno del risorgimento fu il rendere ai preti la cura dello
stato civile , mentre prima non si prendeva alto delle nascite ,
de' mairi monii, delle morti. Milose introdusse fabbriche , pon-
ti, spedali, quarantene, posta, liceo, stamperia, scuole di lin-
gua patria, carceri penitenziarie , fin troppo rapidamente : ma
la sua fierezza eccitò una rivoluzione (1840) , che surrogògii
il figlio Michele, escluse l'influenza russa, allontanò gl'impie-
gati forestieri, col cbe credesi qui pure sviluppar la nazionalità.
f Àpprofìttossi delle franchigie , e già a Belgrado v' è giornali e
accademia, e pubblicossi un codice (1844).
»
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132 MAHMCD — LBTTBIIATORA TURCA
Nella Moldavia persevera la preponderanza dei Rossi (a) , i
quali poi , togliendo a pretesto le turbolenze esacerbate dalle
rivoluzioni del 48 , posero un esercito di occupazione in quei
principati , dichiarando ne uscirebbe sol quando ne fosse assi-
curata la quiete.
Però, intanto , ecco alle porte della Turchia tribune di poli-
tica liberale e d* emancipazione cristiana.
Altre sorti correvano gli antichi dominatori dei Greci-Slavi.
Anche quelli che lodano Mahmud come riformatore , devono
disapprovarne non solo il tempo , ma anche le guise ; giacché
V abolizione degli usi patrii egli riponeva nelP empire il ser-
raglio di Greche , ed ubbriacarsi ogni giorno , sinché fu còlto
dal delirio tremulo. Forte di volontà, corto di genio, non guer-
resco come devon essere i riformatori, snaturò il suo Impero ;
mise stampa (1), cartiere, gazzetta; abbattè senza osservare al
poi , e trovò non aver eretto un edilìzio nuovo dopo scassinato
il vecchio. Le riforme continuò dopo la pace d' Adrianopoli :
istituì nuove milizie regolari e una decorazione ; si tolse dal-
l' isolamento col mandare ambasciadori residenti presso le Po*
(a) Col trattato segnato ultimamente a Parigi , la Russia ha
rinunziato ad ogni maniera di protettorato e ingerenza nella
Valachia e nella Moldavia, che restano principali indipendenti,
e sotto la protezione delle potenze europee.
(1) Sotto Acmet erasi vista la prima stamperia a Costanti-
nopoli, recatavi da Faid offendi, figlio <T un ambasciadore man-
dato a Parigi ; il quale , imito col rinnegato Ibraim di Buda,
ottenne nel 1721 di stampare libri di lingua, storia, scienze ;
eccetto quelli di religione. Nel 1742 vi s'erano stampate di-
ciassette opere in ventitré volumi ; allora fu interrotta sino al
1783 ; poi due anni appresso cessò di nuovo ; indi il geometra
Àbder Rhaman effendi la tornò in lavoro nel 1793, quando fu
riunita alla scuola del genio : e fin al 1806 diede 26 opere.
Guasta nelle successive turbolenze , da Mahmud fu ripristinate
nel 1809, con divieto d' imprimere i libri sacri, i quali deano '
sempre scriversi a mano. Fin al 1830 non ave» prodotto che
97 opere ; ora diviene stromento d'opposizione e di civiltà,
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LETTERATURA TtJBCA 135
lente ; volle si venerasse la soa effigie, come si usa quelle dei
re d' Europa ; fece fabbricare un battello a vapore ; introdusse
providenze contro la pefte, una commissione sopra il commer-
cio e V industria, ed una per riformare il codice 5 a Pera lasciò
aprire teatro e gabinetto di lettura. Anche delle belle lettere
prese pensiero ; ma più facea , e più esse prostravansi , come
nel resto insinuandofisi le maniere europee. I calligrafi scapi-
tano della vantata abilità , dopo introdotta la stampa ; i poeti
credono aver soddisfatto alla patria e all' avvenire se abbiano
composto de1 cronogrammi , cioè sentenze esprimenti fatti sto-
rici, di cui con certi segni alfabetici notano la data. Mir Alem-
sade , figlio del -portastendardo , mille strofe storiche com-
pose , tanto esatte di cifre quanto aride di pensieri. Fra tante
scuole, tanti letterati, noaun bel nome vanta Costantinopoli :
gli ulemi , gerarchia scientifica , unico simbolo ottomano del-
l' intelligenza , stanno ghermiti al passato. Stampansi giornali,
ma non li legge se non qualche Franco ; i libri non si diffondo-
no ; si comanda la storia , ma s' ignorano le storiche investiga-
zioni e la libertà che ne è l' essenza ; V almanacco imperiale è
tutto astrologia e distinzione di giorni propizii o climaterici. I
bambini vengono avvezzati ad imparare a memoria sentenze che
non capiscono ; ónde V intelligenza è incatenata al primo suo
svolgersi. Ai collegi {madrassahs) di Bokara , la cui universi-
tà , tipo di tutte le musulmane , può dar la misura dell' alta
istruzione presso i seguaci dell' islam , contansi ogni anno 9 in
10 mila studenti dell'Arabia, dell' Afgania, della Turchia, del-
l' Africa, dell' India. Ogni coHegio ha numero fisso di studenti,
sotto uno o due professori. Ognj nuovo studente compra dal
predecessore il posto nel madrassah, ove può stare anche tutta
la vita, purché non s'ammogli ; e si preparano alla lezione col*
la lettura, o con discussioni sotto i portici. Gentrentasette sono
le opere di classe : il professore fa leggere in prima da un bac-
celliere alcune sentenze o un capitolo di una sovra il tema pro-
posto ; indi invita gli allievi a dibattere le opinioni intese ; ed
egli critica, corregge , infine dà la propria decisione. Le scien-
ze insegnate sono diritto e teologia ; lingua e letteratura araba;
la sapienza , cioè logica , etica e metafisica : ma tutto si limita
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434 LETTERATURA TURCA
a elementi e definizioni. Eppur questa è , si pub dire , l' unica
fonte della teologia musulmana di oggi, e della poca letteratu-
ra e filosofia ; solo i Persiani, come siiti, hanno università pro-
pria. Tutto dunque si riduce a quislioui di teologia casistica ,
micidiali al buon senso, e che rendono sofistici , fanatici, osti-
nati. E gli studiosi tornano sempre ai classici, non per formar-
visi a idee nuove , ma per sopraccaricarli di note , appendici 9
scolii, commenti.
Colle riforme adunque in Turchia si perdeano le qualità ori-
ginali senza acquistar le forestiere. Alle donne proclamavasi la
mancipazione, ma non si aprivano gli harem, e libertà soltanto
concedeasi quanta bastasse a dare scandalo e crescere la cor-
ruttela. Pertanto i Musulmani non poteano considerare che co-
me rinnegato Mahmud ; e i cadaveri spesso galleggianti nel
Bosforo annunziavano e il malcontento e il castigo. Un dervis
venerato per santo affacciossi al padiscià , gridandogli : Infede-
le! non sei tu satollo di abominazioni f Davanti Allah da-
rai conto della tua empietà. Tu distruggi le istituzioni dei
padri, dirocchi P islam , attiri la vendetta del Profeta s «o-
pra di te e di noi. Iddio mi comandò d' intimarti la verità,
e mi ha promesso la corona del martirio. E 1? ebbe ; e il
cadavere suo fu visto (come narrano) circondato d'eterea luce.
Sul fine della vita, Mahmud decretò anche tolleranza pei Cri-
stiani , concedendo all' arcivescovo Massimo Mazlum di gover-
nare quei delle Provincie di Antiochia , Alessandria e Gerusa-
lemme, ed esercitare le. funzioni spirituali liberamente ; nessu-
no possa dire ai Cattolici \ Perchè leggete le sacre Scritture ?
perchè accendete candele , avete pergami e immagini, ar-
dete incenso , esponete croci ? ma noi possano fare in luoghi
pubblici : siano accettati a testimoni ; per nessuna ragione si
costringano a rendersi musulmani ; non^ia proibito all' arcive-
scovo di portare l' abito distintivo e la croce , e tener muli e
cavalli ; e si rispettino le decisioni sue in fatto di religione e
disciplina.
Cosi Mahmud lasciava un Regno (1 lugl. 1839) indebolito al
figlio Abdul Megid , che successegli di fresca età é circondala
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HÀTTI-SCEBIFO DI GCLHANÈ 133
4a pericoli esterni. Il hatti-scerifo (1) di Gulhanè (3 dot.), che
egli tosto pubblicò, fu preso per una costituzione da coloro cho
credono potersi con una carta rigenerare un popolo. Riformava
esso l' amministrazione col garantire ai sudditi la vita , i beni ,
l'onore; regolarmente distribuire ed esigere le imposte e la
leva de1 soldati. Ne conseguivano pubblicità di ghidizii, confor-
mi alla legge divina, con sentenza regolare e divieto di far mo-
rire in segreto : i beni si posseggano e trasmettano liberamen-
te, e quelli de' rei non siano confiscati a danno dei loro figliuo-
li : tutto cjò sia comune ai sudditi di qual vogliasi religione.
Indi prometteva e codici e leggi su ciascun punto. Lodevolis-
simo per intenti umani , come politica è un atto imprudente ,
che scemò autorità ai magistrati senza crescere, sicurezza ai
sudditi ; indicò i gravi disordini e la voglia di ripararvi, ma in-
sieme T importanza a riuscirvi; tolse ai Turchi i privilegi della
conquista , ma non per questo riconciliava i raji : opera che
non può venire se non poco a poco, e forse soltanto col distrug-
gere una delle due parti ostili.
Pertanto gli occhi de' credenti si volgevano ad altro polo , fe
la speranza d' una rigenerazione musulmana fondavasi sopra
Mehemet AH viceré d' Egitto. Già delineammo i costui ingran-
dimenti.! voi. H , pag. 369 ) , e come egU pensasse ricreare
V Egitto ; ma neppur esso cogli elementi nazionali, bensì asso-
lutamente, e trapiantandovi la civiltà europea. A tal uopo biso-
gnava francheggiarsi dalla violenza esterna e dall'interna dis-
obbedienza ; ma come turco , non vi conosceva altro modo cho
la forza, e fonte di essa il danaro.
L' Egitto , vallata africana che deve al Nilo la sua fertilità e
la creazione delle Provincie più ubertose, cioè le basse, è posto
in condizioni naturali così fatte , che la proprietà vi fu sempre
regolata con sistemi particolari. La commissione storica fran-
(1) Mfetwa é una decisione religiosa o giuridica, emanata
dal muftì , o dal ministro della legge. Il firmati una decisione
politica e amministrativa, emanata dal supremo divano. Il Aaltt»
chèrif, o catti'scerifo, un atto della volontà personale del so*
*rano , per lo pia firmato da lui atesso*
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136 EGITTO
cese, poi Silvestro di Sacy, ne studiarono la natura , ma senza
forse chiarirla abbastanza , perchè non la distinsero secondo le
classi. Quando , poco dopo la comparsa di Maometto , l'arabo
Amrù conquistò P Egitto, vi si mantennero le concessioni pre-
cedenti, e si fecero le prime trasmissioni di proprietà, mediante
una retribuzione al principe : uso che durò sotto ai califfi e ai
Mamelucchi. Selim I ottomano, volendo deprimere i nobili, star-
bili che le terre già concesse dai prìncipi appartenessero al so-
vrano ; onde i possidenti [mouUezim) più non furono che usu-
fruttuarii ; alla loro morte le terre ricadeano al fisco , ma gli
eredi soleano ricomprarle a prezzo d'arbitrio. L'usufruttuario
non potrebbe vendere il suo podere ; bensì il governo : se è
colmo di debiti , il fondo torna al fisco , che ne investe altri.
Solimano II, tutto ciò confermando, commise l' amministrazio-
ne a un deflerdar , che tenea registro di tutte le terre , sotto
l' ispezione d' uu bascià posto al Cairo , il quale delle proprietà
del fisco dava un firmano provisorio al nuovo investilo : istitu-
zioni acconce al paese , e che perciò più non si cambiarono.
Le terre spettanti al governo sono lavorate dai fellah , cui esso
somministra gli stromenti e le bestie, e paga una giornata ; e,
mercè della vigilanza del maimur di ciascun cantone che ne
prescriva la natura e i modi , sono le terre meglio coltivate.
Dopo il ricolto , ciò che non serve al vitto è dato al governo a
prezzi fissi, e trasportato dai fellah ne' magazzini stabiliti in cia-
scun cantone ; de' cereali è lasciato al coltivatore il disporre ,
mediante un canone. I villaggi aveano di molti terreni , prove-
nienti da fellah morti senza eredi, e da quelli che, inabili a la*
vorarli , li cedevano per danaro. Altri erano affissi agli stabili-
menti pubblici e alle moschee. 11 possessore non era sicuro del
suo terreno se -fosse desiderato da un potente. Nell'ammini-
strazione delle terre , affidata da immemorabile ai Copti , nul-
la si cangiò , poiché ogni cambiamento n' avrebbe pregiudicato
l' interesse e la reputazione : essi Copti facevano pure da geo-
metri e da notai ; sinché, sul fine del regno de' Mamelucchi, le
loro scuole furono chiuse, e proibito d' insegnare la lingua.
* I Francesi venuti con Buonaparte occuparono i beni de' mi-
grati, non toccando quelli degli inoffensivi ; abolirono le impo-
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PROPMETl IN EGITTO 157
sfe vessatorie ; i beni dei morti passavano agli eredi , mediante
no diritto di registro.
Sotto Mefaemet AH, le proprietà de* Mamelucchi , man mano
che estinguevansi , ricade?ano al principe , il quale concessa
pensioni ai multesim superstiti. Dappoi avocò al fisco le pro-
prietà delle moschee e degli stabilimenti pubblici , coli' obbli-
garli a portargli tutti i documenti comprovanti il possesso: e cosi
ebbe rinnovata V operazione dell' antico Giuseppe ebreo , ren-
dendo sé stesso unico proprietario del suolo , né lasciando di
titoto particolare che le caseose non che egli investi alcune ter-
re incolte a privati che le mettessero a coltura, esenti d' impo-
ste per un numero d'anni, a modo de' nostri livelli. Allora sur-
rogò la coltura in grande , qual si conviene alle inondazioni ;
moltiplicò canali , chiamò giardinieri e agricoli d' Europa ; la
robbia, il cotone, l' indaco, l'oppio , il riso , il grano turco , il
frumento , i gelsi , i frutti migliori allignarono nel gratissimo
suolo ; e si estesero le manifatture.
Ha die ? Tutto questo non torna a vantaggio del popolo ;
bensì rimane monopolio del viceré , che rivende al fellah o al
privato ciò che gli occorre pel suo nutrimento, e al prezzo che
egli vuole. Insieme egli diffonde l'istruzione e scuole e accade-
mie , ma sempre dirette da Franchi , e ùel solo intento di mi-
gliorare P esercito. I soldati albanesi, autori di sua elevazione,
die riluttavano alla disciplina , coi soliti modi vennero com-
pressi ; e Seve capitano francese introdusse l' armeggiare al-
l' europea. I soldati di linea crebbero fin a centrentamila : cui
aggiungendo i Beduini irregolari, gli operai dei porti , la mili-
zia, gli allievi delle scuole militari , sommavansi dugensessan-
tamila armati. Marsiglia e Livorno fabbricarono a Mehemet le
prime navi con cui guerreggiò la Grecia : ma quando Ibrahim
levossi in isconfitta dalia Morea, egli accoltolo con rassegnazio-
ne musulmana e quasi in trionfo, subito s' argomentò al riparo:
mediante uffiziali franchi , procacciossi cavalleria , flotta , arti-
glieria : sulla penisola d'Alessandria , deserta nel 1828 , nel
1834 aveva un arsenale compiuto e grandioso ; donde uscirono
dieci navi di linea da cento cannoni , oltre le minori , sebbene
il paese non avesse né ferro, né legno , né rame , né ulfiziali ,
né operai.
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13$ SIMA
Ora V Egitto possiede tutti gli stabilimenti di paesi civili, fi*
no ai telegrafi : grande argomento contro coloro che la civiltà
misurano dalle cifre statistiche e dalle istituzioni del governo*
Perocché delie cognizioni europee non si valse Mehemet Ali
che per sistemare la tirannide asiatica ; né potrebbesi trovare
peggior condanna della civiltà musulmana che V innesto tenta-
tovi da Mabmud e da lui ; materiale , fittizio , superficiale, in-
fruttuoso. Libertà, pensiero , dignità, legalità , umanità, equa
partizione, tutto ciò insomma che forma il vanto o il desiderio
de' paesi cristiani , ivi è ignorato ; il popolo , niente superiore
alle bestie comprate per servizio , lavora tutto per un solo ; la
coscrizione è una caccia d' uomini , l' amministrazione una ge-
rarchia d' oppressure , il bastone la regola universale e V uni-
versale castigo, quando non ne vada il capo. Dell' imposta sono
solidari! un per l' altro : l' infingardo non paga ? il viceré cade
sol laborioso, cade sud' intera borgata, purché il suo fisco non
resti in discapito. Aggiungiamo che egli paga tre milioni di
pensioni annue a donne uscite dal suo harem , e sposate a per-
sonaggi primarii e a gran dignità del regno.
In conseguenza , P entrata erariale crebbe al settuplo, ma la
popolazione scemò d' un terzo , e questa miserabile, ignorante,
senza godimenti come senza pensieri né dignità : vi sono arma-
rie, non ospedali; scuole del genio , e non del leggere ; palazzi
illuminati a gas, e non lampioni nelle vie ; i primi che incappa-
no, per forza spingonsi a torme a scavar un canale o alzare un
forte, lavorando mesi senza compenso , e talora senza cibo. Il
popolo dunque , dove non muore , fugge ; e avendo il bascià
d' Acri ricusato restituire seimila fellah a lui ricoverati, ne ven-
ne guerra, che fu per involgere tutta Europa.
La Siria é circoscritta al nord dalla catena del Tauro, all'est
dall' Eufrate e dal deserto , al sud dalle montagne di Palestina
e dall' istmo di Suez, all'ovest dal Mediterraneo. Il Tauro offre
una barriera insuperabile verso l' Asia minore , e l' unica gola
(Colek-Boyaz) é munita di fortificazioni non mai superate. Il Li-
bano elevasi a 7900 piedi; e fra esso e l' Antilibano sta il piano
di Beka (Celesiria) alto da 5000 piedi sopra il mare. È paese di
stupenda uberlà in frutti dell' Asia e dell' Europaj vi si raccol-
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«ha 439
gono fin 18 e 24 sementi, vini rinomati, sete line, sesamo, oli-
ve, robbia, lana, opportunità somma di commercio.
La Siria, per orìgine , per lingua , per istoria è si congiunta
all'Egitto, che*chi l'uno possiede debbe avere anche l'altra,
Mehemet Alidi buon'ora senti quanto gli attaglierebbe quel
paese, provisto de1 porti e de' boschi mancanti al suo , e scala
verso i Turchi. Cominciò col farsi amicf Abdallah bascià d'Acri
e l'emir Bescir signor del Libano, ottenendo grada dalla Porta
per la loro ribellione. Ma poiché Abdallah impediva di aspor-
tare dal Libano il legname per la flotta, favoriva il cootrabban-
do, e accoglieva i fuggiaschi, Hebemet invase la Siria. Il cho«
lera, che centinaja di migliaja uccise nell'Arabia e nell'Egitto,
scompose l' esercito e ritardò la spedizione; ma rifattolo, Ibra-
him assali San Giovanni d' Acri e la prese {27 mag. 1832), ben-
ché reputazione d'inespugnabile le avesse dato il fallito attacco
di Buonaparte.
Tale vittoria strappò la benda al gransignore, cbe subito ar-
mò per reprimere il prepotente vassallo : e cosi trovaronsi a
fronte due eserciti turchi, disciplinati all' europea. Dopo la bat-
taglia di Konniab, più nulla ritiene gli Egizii dal camminare so-
pra Costantinopoli, dove l' abbonimento per le riforme di Mah-
mud facea desiderare Mehemet, rappresentante della ortodossia
musulmana. Ma ecco una flotta russa appare nel Bosforo per
sostenere il gransignore; che da Francesi ed Austriaci è mena-
to alla pace di Kutayeh (14 mag. 1833), per cui concede il ba-
scialato di Siria al viceré d' Egitto, e questi si professa vassallo
della Porta.
Era un riconoscere 1' aumento dell' Egitto a danno della Tur-
chia ; e quello e questa guatavansi con sospetto e cupidigia , e
col pugno sulla scimitarra: i due paesi furono oppressi da nuo-
vi sacrifizii, e ancor peggio la Siria, straziata da entrambi. Me-
hemet, vedendo non assicurati i suoi dominii che. dalla diplo-
mazia europea, s'apparecchiava di grosso esercito; col che spo-
veri la Siria, ove introdusse una severità peggiore della turca,
e trasse In rissa Maroniti e Drusi per dominarli entrambi. Inve-
ce poi d'eccitare l'entusiasmo musulmano-, non operava sulle
popolazioni che con orde armate, composte di Cristiani, di Ar-
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440 LA PORTA B h* EGITTO
meni, di Turchi; e il sqo vasto monopolio riusciva più gravoso, -
perchè il libero commercio erasi sempre usato nell'Impero ot-
tomano. Pertanto la Siria freme in prima, poi insorge; e la guer-
ra è menata variamente fino al 1839 , con orribile sperpero di
gente eoon diletto della Porta , che vedeva il proprio scampo
nel vicendevole loro indebolirsi. Qualora V Egiziano la mettesse
in pericolo , la Porta ricorreva alla Russia : con questa strinse
il dannoso trattato di Unkiar-Schelessi ; poi spaventata del ve*
detla avanzarsi, la pregò a sostare. Credette poter allora ripi-
gliare la ostilità contro il suddito ribelle , e dichiarò scaduto
M ehemet : ma l'esercito imperiale fu sconfitto a Nizib; la flotta,
per ira del capitano bascià contro il primo ministro, si rese, e
fu condotta nel porto d'Alessandria (luglio 1839).
Moriva in questo frangente Mahmud, e il giovane Abdul Me-
gid parea vicino ad esser cacciato dall' Egiziano , la cui nuova
dinastia rigenererebbe quella civiltà con nuova trasfusione del-
l' elemento arabo. Se ciò conveniva ai Musulmani, la Russia ab*
borriva dal vedersi prorogato indefinitamente l' acquisto di Co-
stantinopoli ; l' Inghilterra dal sorgere d' un nuovo concorrente
ne' suoi possessi asiatici ; i Liberali dall' assodarsi un altro rap-
presentante del principio tirannico; Metternich dal veder dato
occasione alla Russia d'intervenire a difesa. L'Austria dunque
dichiara, volere si stacchi il meno possibile dall'Impero turco,
e che favorirà chiunque fondi un Impero robusto, greco o tur-
co che sia. A togliere tali gelosie , convennero di conservare la
Porta debole e con vassalli potenti, e restringere Mehemet al-
l' Egitto, anche colla forza; al qual uopo segnossi a Londra una
alleanza fra le grandi Potenze (15 lugl. 1840), escludendone
Francia. Questa, già in dissenso coi re per gli affari di Grecia ,
di Spagna, di Portogallo, mentre bilanciava fra raccostarsi alla
Russia o all' Inghilterra, si trovò vilipesa dai re, isolata dai po-
poli , mentre dianzi era lo sgomento di quelli , la speranza di
questi.
Era la prima quistione grande fra i principi dopo* il 1815, e
tutti credettero l' Europa fosse per andare in fuoco. La Russia '
mirava a Costantinopoli, l'Inghilterra ad Alessandria; guai dun-
que se si metteano d' accordo! Documenti uffiziali provano che
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EGITTO 141
Austria e Prussia , per desiderio di scomporre la buona intelli-
genza tra Inghilterra e Francia, posposero i proprii interessi, e
compromisero la pace onde fare uno smacco alla Francia, e smi-
nuirne la considerazione: i Wigb inglesi, che per mezzo secolo
aveano proclamato l' alleanza colla Francia, la rinnegavano per
mettersele rivali : i fervorosi credeano il momento di dar mi-
glior soluzione alle mal raffazzonate cose d' Italia , di Polonia ,
del Belgio, della Grecia : i savii incolpavano i ministri di aver
gettata la favilla sopra la mina , e credeano potesse la Francia
ricomparire dignitosamente per una causa si bella, senza rime-
scolare le passioni rivoluzionarie.
Mentre però Ibrahim aspetta i soccorsi della Francia, grossa
nel Mediterraneo quanto v'era debole l'Inghilterra, e inconse-
guenza passa il Tauro (29 ott. 1840), in Parigi ad un ministero
d' azione surrogasi uno di riflessione ; e la pace del mondo ,
compromessa dai gabinetti , è ristabilita da due fatti inattendi*
bili , 1' inazione della Francia e la debolezza del viceré. Le Po-
tenze, intimato a questo d' abbandonare la Stria , lo assalgono
coli' armi e colle rivòlte ; Bairut prendono di viva forza , e la
flotta inglese presentatasi davanti Alessandria, dà al vieerè ven~
tiquattr' ore per accettare l' ultimatum , cioè contentarsi del-
l' Egitto. Mehemet, il quale dominava dal Nilo al Tauro, si ras-
segnò a ricevere il perdono e il governo ereditario dell' Egitto,
rispondendo tributo di dieci milioni di franchi ; non terrà eser-
cito maggiore di diciottomila uomini, né cou bandiere proprie;
non nominerà a gradi che fino al colonnello ; non costruirà va-
scello di guerra senza positiva permissione. Folli restrizioni ,
quando il vinto può, sol che il voglia , battere il vincitore 1 Ma
dietro queste due vanità stanno, soli esseri veri , Inghilterra e
Russia.
Ai 13 luglio 1841, gl'incaricati d* Inghilterra, Russia, Prus-
sia, Austria, Turchia, dichiararono che i Dardanelli resterebbe-
ro, in tempo di pace , chiusi a qualunque nave di guerra fore-
stiera ; e che cessati i motivi di Joro alleanza, era sciolto il pat-
to del luglio antecedente, Francia ripiglia posto nell'areopago
europeo, ma collo smacco, e dopo avere colle condiscendenze
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U2 IL LIBANO — I DHUSI
sopito l' incendio e compreso il proprio isolamento, e come Si
concerto de' suoi nemici basta a romperle i disegni.
Mehemet, uscito dalle Provincie che già tenea per sue , con*
tinua il tirannico incivilimento in Egitto, e volge gli occhi verso
l'Arabia, nella quale almeno potrebbe alzare un Impero che lo
rifacesse di quello che perdette nelP Asia minore. Ma se fu ab-
battuto Mehemet, non restò pacificato il Levante, né svecchiato
l'Impero ; e le provmcie abbandonate da lui non tornavano alla
Porta , bensì ali9 anarchia. Sollevazioni per tutto : Tessaglia e
Macedonia invocano i diritti de9 Greci toro fratelli ; la Bulgaria
si eleva contro le violente esazioni, e gli Armati spediti a do-
marla vi menano stragi ; Candia e la Siria divampano, e le Po-
tenze sono costrette adoperar la forza per abbattere la Croce ,
che osa rialzarsi sull' Ida e sul Libano ! La Porta non può do-
minarvi se non col mantenere la scissura ; e lo strazio recinto*
Co de9 Cristiani sarebbe lo spettacolo più miserevole per le Po-
tenze, se la politica avesse viscere (a).
Maroniti e Drusi sono le popolazioni principali della Siria
quelli, nelle valli del centro e nelle catene più elevate, dai con-
torni di Bairut fino a Tripoli ; i Drusi nel Libano meridionale ,
sul rovescio dell!Antilibano e del Gebelsceik. I Maroniti vivono
coli' usanza per legge, indipendenti villaggio da villaggio, salvo
nelle cose religiose; gli sceichi esercitano potere feudale e giu-
stizia sommaria, sotto Ja supremazia, almeno titolare, detl'emir
e del suo divano, rimettendosi al patriarca qualvolta nasca con-
flitto tra la legge religiosa e la civile. Il popolo vive d' agricol-
tura, con proprietà fìsse e rispettate; laboriosi, ospitali, fedeli
alla sede romana che usò loro di molte condiscendenze , come
il matrimonio de' preti , la liturgia in volgare , la comunione
sotto le due specie. Il clero nomina un patriarca , confermato
dal legato pontifizio che risiede nel convento d' Astura; i molti
vescovi siedono ne' monasteri, assai rispettati; e numerosissimi
(a) Questo linguaggio cosi rlciso ha dell'esagerato. Almeno
gli ultimi avvenimenti hanno provato che la politica ha pur A
buone vìscere da interessarsi delle condizioni de'Crisliant sudditi
alla Porta.
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mrast 143
sono i monaci, di regola rigorosa, e che, come ^ducati, servono
da secretarli anche a Turchi e Drasi. Parteggiando per Roma,
sono avversissimi ai Greci scismatici ; e la necessità di opporre
l' astuzia al despotismo li rende i più furbi di Levante ; mentre
franchissimi di carattere sono i Musulmani, perchè da un pezzo
padroni.
I Drusi, tribù araba colà rifuggita nello scisma musulmano ,
più guerreschi e men numerosi, coltivano anche essi la vigna ,
il cotone , i grani , il gelso ; e V emir accoppia la potestà civile
e la militare, riceve l'investitura dal bascià turco , per cui ri-
scuote il tributo debito alla Porta sovra i vigneti, i gelsi, il co-
tone, il grano , e in caso di guerra chiama ogni abitante. Pas-
sano per popolo arditissimo e gelosissimo dell* onore ; tengono
una donna sola , la cui infedeltà è punita di morte dai parenti
suoi , ai quali il maritò rimanda il pugnale che ne ricevette il
giorno delle nozze ; padre e fratello le recidono il capo , e al
marito inviano una ciocca insanguinata de9 suoi capelli. Del re*
sto ospitali, ma orgogliosi, dello scandalo hanno abborrimento;
poco importa ciò che non ha testimonii. Sopra un fondo d'isla-
mismo innestarono essi pratiche strane e superstizioni idolatri-
che, dedotte dai popoli di varie credenze fra cui vivono. Non
preghiere o digiuni o circoncisione alla musulmana; non divieti
né feste ; chi ha capacità passa per Jkkal, cioè iniziato, men-
tre gì7 ignoranti restano Giaci. Gli Àkkal d'ordine superiore
distinguonsi ai turbanti bianchi, simbolo di purezza; fuggono il
minimo contatto eòi forestieri, e radunansi arcanamente in cer-
ti oratorii elevati (Kalnè), chiusi ai profani/Pare adorino il vi-*
tello ; hanno gran fede negli amuleti ; del resto pronti a farsi
cristiani o musulmani come giova , ma in fendo rimanendo
Drusi.
Dopo vinto Fakredin nel 1600, i bascià turchi s'ingegnarono
costantemente ad introdurvi Agà e guarnigioni, ma sempre in-
vano , talché essi vivono quasi indipendenti ; soli fra' Cristiani
sottomessi ai Turchi , menano processioni fuor di chiesa e in
abiti pontificali , e suonano le campane tanto abborrite da' Mu-
sulmani. Questi varii popoli della montagna, comunque di cre-
denza diversa , s' accordano nel respingere i Musulmani dalle
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144 IL LIBANO
loro altare , e tono pronti a divenire invasori , non appena la
sentinella s'addormenti in qoesta campagna di 12 secoli: ed è
assai se si contentano di pagar, un annuo tributo al bascià di
San Giovanni d'Acri. Un potere unico mal potea stabilirsi fra
quegli sparsi villaggi, che si regolano ciascuno da sé. Gli scoi-
chi esercitano una specie di poter feudale sul popolo , e ren-
dono la giustizia sommariamente , ma sottomessi fin testò al-
l' emir e al divano ; restando al patriarca la decisione dei casi
ove la legge civile (tutta di consuetudine) tocca alla religiosa.
Una pellicciay un cavallo, e un po' d' abitazione e di vitto mi-
gliore) son l' unica distinzione degli sceichi ; i quali ed i preti
son esenti dal testatico, che tutti gli altri pagano dai 15 ai 60
anni (1).
Caduto Fakredioj la dominazione passò alla famiglia Shaab ,
pretesa discendente da Abu-Bekr. L' emir Bescir, capo di que-
sta, famoso ne' racconti di quanti viaggiarono in Oriente, astu-
to non men che ardito , assicurassi il dominio col macello di
tutti i parenti; e in una vita secolare ebbe gran maneggio ne-
gli affari di Levante. Buonaparte assediando Acri, mandò a sol-
lecitarlo , ed egli promise insorgere appena fosse presa quella
fortezza. Quando gli Egizii conquistarono la Siria , egli si voltò
con loro, e n'ebbe in titolo un'indipendenza ancor maggiore
che sotto i bascià ; ma nel fatto soffriva da quella rigida tiran-
nia per modo che, nel 40, secondò le istigazioni degli Europei
Che prometteansi liberatori, Il Libano dunque impugnò V armi
contro gli Egiziani, lo che costò tanto sangue e accelerò la ca-
duta di Hehemet. L'emir Bescir stette aspettando il tempo ;
(1) Nel Libano sono: Maroniti. . . . 20,300
Greci cattolici . . 8655
Scismatici . . . 6235
In tutto: Cristiani. . . . 35,190
Drasi . . . # 6800
Musulmani. . . 2158
Ebrei .... 58
Popolazione totale. 44,206
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ALBANESI 145
infine, sbalzato di dominio, si ritirò io Italia, poi presso Costan-
tinopoli.
I Turchi , ricuperato il Libano , esercitarono tanta barbarie ,
che gli ambasciadori europei invocarono dalla Porta li repri-
messe. La Porta vi badò come Si solito 5 istigò i Drusi a scan-
nare i Maroniti, e moltiplicò le pagine della barbarie sui conti
della politica europea. L'assassinio scorre a baldanza quelle
pendici, preparate dal cielo a tanta prosperità; e la Croce non
osa rialzarsi contro le bandiere europee » che là rituffano ad
Ugni volta nel sangue*
Anche le altre genti greco-slave sottomesse alla Porta si agi-
tano senza posa sotto questo sanguinario fantasma , e sotto la
irresoluta diplomazia europea U)>
Gli Albanesi, che nella guerra greca combatterono con ar*
dorè per la Porta, nel 28 lasciamosi sedurre a promesse stra-
niere, ma nella pace si trovarono abbandonali. Nel 1830 furono
distrutti i bey o signori turchi; onde i raja , cioè i Cristiani in-
digeni, respirarono. Perchè il bastia d'Egitto li sommovea per
fare una diversione, i Turchi fecero saltare lotti i forti, e v'in-
trodussero quel bastardume di governo che a Costantinopoli
chiamasi riforma. Nel 35 si sollevarono inalberando la Croce ,
e, come gli altri rivoltosi di quelle parti, invocarono la religio-
ni) 11 17 luglio 1&3*, Il ministro dì Francia Soult risponde-
va air Austria : e Totts les cabinets veuìent 1* interrite et l'in -
dépendance de la monarchie ottomane sous la dynastie regnante;
tous sont dispose* à faire ttsage de leuts mojens d' action et
d'influente pour assurer le malotien de cet élómettt de l'èqui-
libre européen. > E alla camera de' Par! , il 12 genuajo 1842,
il ministro Guizot : e II y a parmi les chrétiens un mouvement
nalurel , résultant de ce qui se passe dans le monde depuis qua*
tante ans, et qui les porte à V insurrection et à la séparation
de l' empire ottoman. Eh bien I je le dis très-bautì nous ne pous-
aons pas à ce mottvement-Ià ; nous ne V approuvons pas , nous
ne T encourageons pas. — Quaad nous disons q\ie nous rouloas
l' integrile de V empire ottoman , nous le disons sérteùsement;
nous le voulons au dedans et au-dehors.
Ili.
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446 BtLGABI
sa fraternità de' Greci, e di esser uniti al Regno nascente: ma
la diplomazia vietò. Ora gli Albanesi del nord tendono ali* UH*
ria, quelli del sud mescolisi ai Greci ; lutti rifiutano i! giogo ,
che hanno portato tanti secoli senza farti il callo.
La stirpe de'Bulgwi sta anch'essa per ripigliare importanza,
ora che mezzo d'azione sopra l'Asia divengono il Danubio e fi
Mar Nero. Questa gente, meno conosciuta che non f Turchi suoi
padroni, perchè pochi recano l'attenzione sui vìnti , e<ta paura
della peste la esclude dalle relazioni civili, come gli altri sud-
diti della Turchia dipende solo nominalmente dal smodo di Co-
stantinopoli , e ciascun vescovo vi fa da sé , talché scarsissima
n'è l'influenza sociale. Nella guerra del 18 1 2 colla Russia, fu-
rono i Bulgari rimessi colla Sema sotto gli Ottomani ; e Hes-
sein bascià, postovi visir, spogliando i raja , si fc> ricchissimo e
magnifico. Nel 2 1, al suono della rivoluzione greca, gli aidachi
bulgari avventarono in armi , e di loro era Bdtzaris ; ma non
vollero combattere coi Russi nel 28, comprendendo non fareb-
bero che cangiar padrone. Dipoi formarono una associazione li-
berale a Tornov; ma scoperti, vennero trucidati. Che importa?
se ne ritessono altre , e il fremito dell' indipendenza vi si prò*
paga irrefrenabile.
Nel 1840 confidavano in una profezia, promettente la loro
restaurazione. Nel 4 I , la violenza usata a una fanciulla solle-
vava il Bai k a ri : onde la Porta vi recò «guerra di devastazione ;
poscia sparse oro per corrompere i vili, Quei che tali non era-
no, rifuggirono ai monti , o tra i klefti greci in Macedonia; ed
oggir numerosi di quattro milioni e mezzo, sentono forte l'in-
fluenza greca; mentre li sommovono anche i Russi , desiderosi
di piantarsi fra loro. .
Nel Montenegro al principio del secolo trapelarono idee gia-
cobine: poi il.gran vladika Pietro, che lottò contro Nap3leooe e
morì otluagennrio nel 1840 , molto fece per costituire il suo
paese. Pietro II, successogli nella serie de' preti eroi , intro-
dusse parecchie riforme , e resosi indipendente da Austria e
Russia, mitigò i suoi , fece abolire le vendette ereditarie sosti-
tuendo i processi alle guerre, stabilì l' imposta. L' Austria non
volle fare le opportune concessioni ; laonde i Montenegrini le
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UNTANTE 147
sodo nemici, e minacciano Cataro che essa non seppe far fiori-
rei come Ragusi, salificandolo a Trieste.
Soli i Bosniaci , fra le popolazioni slave della Turchia, sono
cattolici| come i Croati , a1 cui movimenti partecipano. Quindi
da Agram s' indirizzano eccitamenti a loro tra di religione e di
razza, né essi vi si mostrano sordi.
Sono terreni smossi come lave d' un vulcano in eruzione ; e
inutilmente uno pretenderebbe tracciarne il solco seguilo , e
tanto meno quello in cut entreranno. Che milioni di Cristiani,
alle porte d'Europa e coli'esempio della Grecia, perseverino ad
obbedire a un branco di armati, e a un governo inetto e vilipe-
so , non può ottenersi se non dalla protezione degli Europei ;
ma il Turco la compromette colle proprie imprudenze, che fan-
no scoppiare sommosse ogni tratto nuove. Stanno dunque alla
prese le due parti nemiche. Le popolazioni greco-slave sospi-
rano alla bandiera che sventola dal Pireo, e che sembra desti-
nata a riunire tutto il Levante d'Europa: ma quanto difficile sarà
qnest1 impresa, dove secolari conquiste hanno talmente mesco-
lato le popolazioni !
L' Oriente intanto è la stella polare della diplomazia, e per
esso furono ad un punto di venire più volte a conflitto le Poten-
ze europee. Queste intrigano le decisioni del divano e l' avvi-
cendamento dei ministri di Costantinopoli come dei re dell'In-
dia; la Russia (iene P artiglio su quella preda designata; V In-
ghilterra cerca piantarsi sull' istmo di Suez e acquistare una
specie di patronato sovra i bastia e gli emiri di Siria , affinchè
l'occupazione di Costantinopoli non sia tutta a vantaggio della
Russia: pose perfino un vescovo anglicano a Gerusalemme, quasi
per abituar gli Orientali a considerarla protettrice. La Francfa
non vorrebbe restar diseredata nello spartimento, e si tien forte
nel Mediterraneo. L'Austria mira agli sbocchi di quel Danubio,
di cui agogna anche le sorgenti , e v' ha chi nello sbrano del
turbante turco vede la possibilità d'un rimpasto europeo, che
all'arbitraria divisione de'territorii surroghi la naturale delle na-
zionalità (a).
(a) Dopo le deliberazioni prese nelle Conferenze di Parigi o
yGpogle
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448 POLITICA BRITANNICA
Impero Britannico*
La vera e sola costante nemica della rivoluzione francese fa
l' Inghilterra ; e la perseveranza dei Tory eccitò l' ammirazione
di chiunque la concede alla buona riuscita. Napoleone sperò
soffocare l'isola col vietar all'Europa dt riceverne le merci e le
navi; e Pisola invece ne prosperò : priva di emuli , strìnse quel
tridente di Nettuno ch'è scettro del mondo ; gli enormi pre-
stiti che il governo chiedea, si diffondeano sui privati che n'ar-
ricchivano; e dell' aumentato capital nazionale diedero prova lo
straordinario incremento dell'agricoltura, della marina , delle
manifatture ; le dispendiosissime imprese , i canali , i bacini
fdoks) capaci di contenere i vascelli più grossi. Inaccessibile
agli eserciti che in ogn' altra parte penetravano, P Inghilterra
dava rifugio ai capitali di tutti, e perfino di Napoleone; il bloc-
co continentale le offrì lucrosissimi contrabbandi, mentre il re-
sto d' Europa non poteva ottenere tampoco le materie prime se
non di mano degli Inglesi. Lire 2. SO pagavasi il cotone a Lon-
dra e a Manchester; il triplo ad Amburgo ; ir quadruplo a Pari-
gi; e le manifatture che l'Inghilterra offriva ai continente valea-
fio dal 50 fin al 300 per cento più che nell'isola : enorme gua-
dagno che allettava ai rischi dell' introdurla
E l'Inghilterra uscì vincitrice, ma gravatissiraa. Sotto Gior-
gio III fino al 1816 le entrate sommavano a 1386 milioni di
sterline (1); eppure si contrasse un debito di altri 531 milioni:
il trattato segnato il 30 marzo, tornano inopportune la più parte
delle esposte considerazioni.
(1) La sterlina prima del 1816 valea L. 24. 75; da poi L.
23. 25, e si divide in 25 scellini, e questi in 12 peoces, e o-
gni penoy in 4 farthìngs. Avanti il 1816 la moneta d'oro con-
lavasi per ghinee di 11. 26. 47 ; dopo il 1816 per sovrane di
11. 25. 21. La moneta d'argento per corone ; di cui l'antica
vale 11. 6. 16 , la nuova , 5. 81. Il dollaro o scudo di banco
vale 11. 5. 41. La libbra di peso, 453 grammi. Il gallone, mi-
sura di capacità, 3 litri e 785 pei liquidi ; e litri 4. 405 pei
•
POLITICA BBITANNICA 149
e per quanto allora si sopprimessero molte spese, e in conse-
guenza molti carichi , 42 dei 46 milioni sterlini di entrata or-
dinaria erano assorbiti dall'interesse del debito, e 1 8 dalle spe-
se di pace. Che, il primo anno della pace, l'Ioghi) terra soffris-
se una carestia qoal mai durante il blocco, farà meraviglia sol-
tanto a chi non ricorda che col cessare di questo cessò d'esser
unica sui mari. I Tory dunque non godettero il trionfo eh7 era
opera loro, e ne sorsero idee di riforme, introdotte poi una da
Cannmg nelle relazioni estere, una da Huskisson nella politica
commerciale, un'altra da Grey nella costituzione.
La inglese è politica commerciale, consistente nel crescere
o almeno conservare le produzioni dell' industria , coli' aprirsi
nuovi mercati. Ne derivano trattati di commercio e conquiste
fuori; e dentro mille problemi al governo e allr.opposizione. In
quell'attenta e continua lotta fra il patriziato dei possidenti e la
plebe degl' industri , lo statista ha una scuola tanto elevata ,
quanto nello studio della repubblica romana. Ma appunto per-
chè è stato di guerra , mal si vorrebbe giudicare i provvedi-
menti e gli uomini con idee assolute , e pretendere che avven-
turino i molti vantaggi che vanno compagni ad un disordine ,.
piuttosto che rassegnarsi a questo , o contentarsi di demolirlo
per vie oblique, lunghe, e non sempre morali.
La dinastia d' Annover che , chiamata dai Whig , trovavasi
ostile l'aristocrazia, favorì il commercio, ma cercò sgravare t
possessi , e stabilì le finanze sopra le contribuzioni indirette
(excise). Nella guerra napoleonica si dovettero introdurre Vtn*
come-tax, imposta sovra le rendite che non hanno capitale vi-
sibile, come pensioni o impieghi, e la property4ax) sulle ren-
dite di capitali mobili o immobili, come fìtti o pigioni , interes-
si { 1). Rimessa la pace, sarebbesi voluto mantenere: ma il par-
lamento si oppose.
grani. II piede è m. 0. 304. Il mìglio è chilom* 1. 609 : La,
lega marina chi Ioni. 5. 592.
(1) Prima del 1843, prendendo la media di 10 anni, il pro-
dotto delle dogane era di 587 milioni e mezzo di lire ; quel
dell' excise sugli oggetti di consumo immediato , 375 milioni;
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Ì50 iMPÉfeO BRITANNICO
Le manifatture più non hanno a fornire d'armi e divise V in-
tera Europa, dove anzi da per tolto nascono concorrenti; e firi
nell'India si piantano filature e telai da cotone. Fortunatamen-
te le colonie dell'America meridionale, facendosi indipendenti,
aprivano nuovi consumi all'industria britannica; la quale allora,
col potentissimo stromento del vapore , innondò il mondo di
ferri e cotoncrie (1), ed occupò il popolo chiedente pane.
Ma la guerra che Napoleone avea fatta chiassosamente -, gli
amici la proseguivano alla sorda, opponendo le dogane all' fo-
troduzion delle merci inglesi, ripristinando nelle colonie il mo-
nopolio, eh' erasi rotto durante 1* guerra. Perfino Alessandro
di Russia fu ridotto dall'esempio a • rinunziare a quella circo-
lazione libera; che avea considerata nel 1816 come rimedio ai
mali di Europa,* (2) e adattò la tariffa a'supposti interessi del-
l' industra nazionale.
Il prezzo de' generi , altissimo quando il continente slava
chiuso, aveva indotto i possidenti inglesi a spese enormi in ter-
reni ingrati; ma appena cominciavano a fruttare , ecco la pace
schiude i mari , i generi cadono di valore, e i capitali profusi
sono perduti. Pertanto i possidenti fanno mettere gravi lasse
sopra l'introduzione dei grani forestieri, cioè decretare la pub-
blica fame; e la plebe soffriva , tolto l' equilibrio fra i bisogni,
de'consumalori e le esigenze de'prodnltori. Inacerbendosi i mali
interni che la guerra esteriore avea sopiti, rivalse il partito che
domandava si riformasse il parlamento m modo, che ogni la-
vorante e produttore avesse diritto d'eleggerne i membri: anzi
i radicali insinuavano non dover essere sottomesso all' imposta
chi non abbia diritto d'elezione. Già la società degli Spenceani
avea congiurato (1817) pel livellamento; ogni città e villaggio
apriva un club di Hampden,il cui motto ettFeglta e sta pron-
quello del bollo , 177 milioni e mezzo : mentre 1* income-and
propettìftax non dava che 12 milioni.
(1) Dal 1803 al 1812 V Inghilterra asportò annualmente per
42 'milioni di sterline, e per 54 dal 1815 al 1822.
(2) Motivi della nuova tariffa di dogane: Jnnuarre del 1822,
Pag. 311.
PROCESSO SELLA BEGINA iftl
io; e meditavano impadronirsi delta Torre, far saltare i ponti
della città, incendiar le caserme, e così 'riformar dalle radici
il parlamento. Per reprimerli si dovette sospendere V habeas
corpus, cioè bandir la legge marziale» Poi , non più per con-
giure, ma per fame i proletari! si armano a Birmingham e Man-
chester, domandando « il suffragio universale ! riforma o mor-
te! » (agosto 1819). Le assemblee si fanno deliberanti , anima-
te da Hunt e Wolseley; un corpo di cavalleria piombato sulla
riunione ne uccide un migliaio. Da ciò un fremito contro Cast-
feresgh ministro; Hunt è liberato trionfalmente : ma il governo
lieta le armi , gli esercirli , gli scrìtti incendiari! ; impone un
bollo ai fogli e agli opuscoli politici, e l'Europa aspetta cbe l'In-
ghilterra vada soqsopra.
Morto il vecchio re (9 genn. 1820), che sovente pazzo, sem-
pre imbecille, mostrato avea quanta sia il merito delle istitu-
zioni rappresentative, giacché sotto ài lui il paese area potuto
sostenere il 'maggior conflitto che mai, e divenire prima na*
tione del mondo, succedeva il principe reggente, col nome di
Giorgio IV, che alla sua scandalosa scostumatezza aggiunse un
sordido spettacelo col processo a sua moglie Carolina princi-
pessa di Galles. Area questa ostentato i suoi amori per Asia e
per Europa; quando, venuto il marito al regno, ella domandò,
fosse inserito il proprio nome nella liturgia come regina. Le è
negato ; i ministri tory le propongono cinquantamila sterline
Panno se non prenda il titolo , e rimanga sul continente ; se
venga, le minacciano un processo. Ella viene; e il marito chie-
de sia dichiarata indegna di regnare e sciolto il matrimonio.
Lfepposizione scolpa la principessa, perchè il re e Castlereagh
la incolpano ; e Canning la difende con lord Brougham. Que-
st'avvocato, cbe erasr fatto dell' intelletto Qn'arma, violento, di
tono austero, stile conciso , insistente, safrcasmo, sa per mol-
tissime ore tener occupata fa Camera senza annoiarla; attivissi-
mo anche fuor delle Camere, è capo di molte associazioni, mas-
sime benefiche; nel meeting strapazzarla folla ; ingiuria gli av-
versari»; fin sette volte in un giorno arringa in luoghi differen-
ti , per vincere la potenza dell'oro colla potenza della parola.
Questp sublime avvocato molto giovò alla principessa; più an-
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152 CANNINO
cora Paura popolare. La castimonia inglese restò offésa da ri-
velazioni indecentiasime; eppure i giurati dichiararono non con-
stare la colpa, e il procuratore regio fu costretto dire a Caro-
lina : Faì e non peccar più. I tre Regni delibano di gioja per-*
cbè erasi risparmiala una delinquente; pure il re non la vuole
alla coronazione; ed essa, respinta da Westmioster, ne muore
dal dispiacere (7 ag. 182 1 ). I suoi funerali sono un9 ovazione; e
Giorgio esclama : Quetf' è una éeA piò bei giorni di mia *>*-*
la (1). La cianòia attribuisce a veleno la morte di lei e la quasi
contemporanea di Napoleone, come se il governa volesse toglier-
si imbardisi nel tempo grosso ohe sovrastava : certo allora il
partita dei tory, sovreminente in grazia del trionfo su Napoleo-
ne, dovette chinare dinanzi all'opinione, popolare, esaltatasi in
quest'ultima contesa.
. Nel parlamento , il ministero era tacciato di forai ligie ali*
Santa Alleanza, e avere per essa, nette rivoluzioni scappiate do-
po il 1820, impedito che la gran nazione comparisse colla di-
gnità conveniente. Pure l'Inghilterra, accarezzata e riverita dai
re finché necessaria per abbattere il nemico di tutti, passato il
bisogno dava ombra ai gabinetti, rimessi sulla politica assoluta*
L'opinione pubblica domandava s'intervenisse in Spagna a favo*
rejl'una costituzione già riconosciuta nel 1812 dall' foghi! ter-
ra;" e Grey e Brougham rinfacciavano ohe si lasciasse conculca*
re la libertà per la pretesa neutralità : e poiché per gì' Inglesi
anche men liberali l' assolutezza dei re è incompatibile , lord
Castlereagh ai Congressi di Troppau e Lubiana sosteneva il djk
ritto che i popoli hanno di prevedere al proprio interne ordina-*
mento. Ma questa ministro avea perduto la popolarità ( 9 ag.
1823); e quando s'uccise , il popolo gridava avervelo spinto il
rimorso dell'essersi fatte stromento alla Santa alleanza. Cen*
ning succedutogli, nemico della democrazia, ma fautore delle
libertà, cerca recuperare al suo paese la suprema importanza)
(1) Un altro processo scandaloso erasi menato nel 1809 contro
il duca di Yorck, accusato di Tendere le cariche nell'esercito per
intermezzo di missClarke sua amica ; e sebbene assolto con pic-
cola maggioranza, dovette dimettersi dal comando io capo*
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CANNINO 155
favoriste gli oppressi per iagagliardire gli oppressori, pronto ad
assodarsi a questi qualora v'abbia ad acquistare potenza; orzeg-
gia secondo i fotti, non secondo teoriche ; combatte in Europa
principn die sostiene in America, perchè così giova ali* Inghil-
terra. A ventidue anni (t 793) da Pitt introdotto nel parlamento,
combattè la rivoluzione francese, e le speranze che questa get-
tava all'Europa; e con arte e reminiscenze classiche, molta di-
sinvoltura, gran senso della realtà, talvolta maestà ed energia,
meritò posto fra i migliori oratori. Giunto al ministero, i due
atti principali ne furono violare la neutralità danese e allearsi
coli' insurrezione spagnuola. Uscitone nel 1809 per ostilità con
Castlereagh, dibattuta fino in duello , non partecipò alla rico-
struzione dell'Europa fotta da quest'ultimo; e tentava diminui-
re la preponderanza lasciata alle monarchie assolute ; sciorre
il suo paese dall'alleanza coi despoti ; e al triumvirato repri-
mente opponeva la sua neutralità , disposta a volgersi in fa-
vore de' popoli se i re non restringessero i loro divisamenti di
•orvegHanza su tutta Europa, « È vero (diceva) che una conte-
» sa fra lo spirito di monarchia assoluta e quel d' assolata de-
• mocrazia or si dibatte alia scoperta o alla macchia. É pur ve*
• ro che nessuna età offre maggior somiglianza con quella del-
■ la Riforma; e coll'esemplo d' Elisabetta si consigliò l'Inghil-
• terra a porsi a capo delle nazioni libere contro il potere ar-
» bitrario. Ma Elisabetta era ella medesima fra gì' insorgenti
» contro l'autorità romana, mentre noi non osteggiamo la mo*
» narchia assoluta , da un pezzo vinta fra noi. Pronti a recar
» soccorso agli oppressi ne'due partiti estremi, non è della no*
» atra politica l'associarsi a qual sia di essi. Che abbiamo noi di
» comune coi popoli che si elevano per acquistar cose da noi
• già da un pezzo godute ? Noi guardiamo il corso di tali que-
■ relè dall'altezza già guadagnata, non col crudele sentimento
» che, secondo il Poeta , nasce dal veder dalla riva chi è tem*
• pestato, ma con sincero desiderio di mitigare, schiarire , ri*
» conciliare, salvare; sempre coll'esemplo ; ove occorra, anche
• cogli sforzi. Nostra posizione è dunque la neutralità, non solo
> fra le nazioni combattenti, ma anche fra i principii oonlrtdit»
» torii (1) ».
(1) Tornata del 38 aprile 1823.
454 BANCA INGLESE
Indifferenza ignobile! in etti conseguenza ksciò invadere la
Spagna, pago d'impedire che la Santa Alleanza ti apparisse cor*
pò solidale. L' opposizione gli rinfacciava di tollerare che ani
continente si attuassero le massime della Santa Alleanza , per
riagire contro la libertà inglese e restringerla: laonde i rifug-
giti di Spagna « d' Italia trovarono nell' isola protezione e soo
corsi ; e reclami o almeno compianti la sorte della patria loro.
Canoiog rimproverato risponderà; Perché i Francesi occupa-
rono la Spagna, doveasi forse bloccar Cadice? Mai no : io
cercai compenso in un altro emisfero: se la Francia avea
la Spagna , volli non fosse colle Indie, e chiamai il Nuo-
vo Mondo all' esistenza , per raddrizzare la bilancia nel-
l'antico.
Di fatto l* Inghilterra ingrandisce r accordandosi le massime
sue col Pardo re de'negosianli; i nùori. paesi liberi in America a-
prono campi alla speculazione ; altri i canali e le strade ili fer-
ro. In Africa gl'Inglesi guerreggiano gli ^scianti che minaccia*
vano la colonia di Serra Leena , e dopo le priore perdite pire*
valgono; in India rompono coi Biririani e coi Maratti le ostilità,-
che debbono riuscire all'intera conquista.
Le operazioni di .borsa erano in Inghilterra guardate dal pub-
blico, come una specie di usura.. Nel 1802) quando gli enormi
prestiti fatti al governo crebbero importanza a questo giuoco ,
vi fu fabbricato a Londra un grandioso palazzo, e datovi rego-
la con cerimonie d'ammissione, onde la borsa divenne una so-
cietà politica, onnipossente negli uffari di lotta Europa, che nes-
suna operazione finanziera può intraprendere se non la consul-
ti. Essa, avendo posti in circolazione fin 29 milioni e mezzo di
sterline, può far alzare o abbassare gli. effetti pubblici, « per-
ciò speculare ; variando a talento la quantità di segni rappre-
sentativi, regola il corso del cambio co1 forestieri , attirando o
respingendo danari a misura che emette o ritira vigliettij e con
ciò porge norma all'asportazione. Arbitra cosi delle basi delia
società, ne abusò e produsse varie crisi. .
Il sistema dei pubblici prestiti cominciossi quando Gugliel-
mo di Nassau, che l'Aveva imparato in Olanda, levò, per fonda-
re la banca, 1,200,000 sterline all'otto per cento; e dal 1688
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BANCA INGLESE 158
d 1702 si trovò aver contratto un debito di 44,100,705 sterli-
ne. Una delle due Compagnie delle Indie offri al governo due
milioni di sterline all'otto per cento, da rimborsare prima del
1711; condizione non adempita. Il cancellière Montaiga nel
1698 immaginò ì vig! ietti dello scacchiere da 70 lire, che do-
veano riceversi a conto dell'imposta, e che poi non potendo es-
sere scontati', consolidarono al 6 per cento: origine del debito
pubblico consolidato. Si moltiplicarono le operazioni finanziarie
sotto Anna, sicché il debito crebbe a 1500 milioni , mentre la
rendita era .di 62 milioni slertfni. Giorgio l , sotto cui questa
fu portata a 80 milioni , studiando ogni risparmio , ridusse il
debito a 52 milioni; ma alla pace di Aquisgrana era tornato sui
76, e nella guerra del Canada sili 160. Nef quindici primi armi
delsecolo si aggiunsero al debito meglio di 403 milioni , sic-
ché alla pace di Parigi ammontava a 864,822,454. Profittando
dell'abbondanza di capitali, si convertirono i cinque per cento
m quattro , i quattro in tre e mezzo , i 'tre in due e mezzo :
ma non che il debito diminuisse , oggi il consolidato è di
18,830,970,000 franchi, che in rendita sono 642,151,665.
La banca era divenuta un annesso del governo per comu-
nanza d'interessi; onde combinandosi con- essa, potè il ministe-
ro allargare le proprie operazioni , e crescere il debito , men-
tr'essa aumentava i frutti; talché dalla fondazione sino al 1790,
gli azionisti givisero 51,846,666 sterline. Fino al 1756 essa
non emise boni minori di venti sterline; ma nett'82 il suo fon-
do etevavasi a 8,900,060 sterline , e nel 1816 a 14,953,000.
Durante la guerra napoleonica , il governò ne prese a prestito
tutta la riserva metallica; m conseguenza di che, e delta sfidu-
cia solita a tempi di guerra, il credito vaciHb , le domande di
rimbórso crebbero a segno che la banca non si trovò in grado
di soddisfarle. Allora il genio che dirigeva l'Inghilterra indusse
il gabinetto alla grave responsabilità ài autorizzarla a sospen-
dere i pagamenti , e dar corso forzato alle polizze di essa , fin
di una e due sterline. Queste dunque presero affatto il luogo
de' metalli preziosi , che intanto versavansi sul continente. Là
buca, Costretta a nuovi prestiti, emrse altra* «afta, e eoi ere*
icere l'intermedio de'cambii rincari i prezzi; ma tornata Ja pa»
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156 CRISI FIKANZIÀHIA
ce , essa s* industriò con prudenza a rialzare il valore dei vi-
glietli; e nel 1819, ordinato di nuovo il pagamento in effettivo,
si limitò remissione di carta'jmonelaia.
L'amore del guadagno cangiò di forme in Inghilterra secon-
do i tempi. Nell'età guerresca occupò colla spada i beni dei
vinti ; colla Riforma surrogò sé stesso agli oziosi monaci che
nutricavano il popolo; si arricchì nelle oolonie d'America ; poi
nelle speculazioni indiane : cominciata la conquista dell' Asia ,
si trasformò in nabab; fece il contrabbandiere durante la guer-
ra napoleonica; cessata quella , speculò sulle azioni e sull» ag-
giotaggio. In imprese di commercio, 42S milioni di franchi
erano occupati : moltissimi imprestiti alle nuove repubbliche
d'America, alla Grecia , a Napoli; moltissimi per iscavare mi-
niere: dugenlosettantatré compagnie sVerano costituite per la
pesca, la navigazione, la coltura, e per fàbbriche , costruzione
di strade, di peschiere, di canali, distribuzione di gas, d'acqua,
di latte. Impiegati così quattro mila milioni , divien necessaria
l'emissione di molta carta, e ne nasce un'apparente, agevolezza
d'affari: ma poiché questa era artifiziale , presto la scarsezza di
contante si fa sentire ; i possessori di viglietti domandano di
realizzarli, e in conseguenza vendono le carte, sicché i fondi
pubblici disvantaggiano, s'alleggeriscono gli affitti , son chiusi
i lavorìi , il credito é scosso, Non possono dirsi i ripieghi ado-
perati per isviare quello sgomento ; una casa sol^pagò un mi-
lione settecentomila sterline, eppure cadde ; la zecca continuò
per settimane a battere danaro colla rapidità che le macchino
le danno; al cadere della casa Goldsmilh , che avea conchiusa
prestili per tre repubbliche americane, perdettero prezzo i fon-
di d'America. Vuoisi accadessero allora duemila fallimenti; cioè
più che nei treot'aoni precedenti : migliaja d' operai restarono
sfaccendati, agli altri sminuito il salario; la rabbia sfogossi con-
tro i telai , e la carila .pubblica dovette immensi soccorsi ai
poveri.
Di quella crisi , sentita in tutto jl mondo, danno colpa alle
cedole di credito troppo sminuzzate, -mercé delle quali divul-
gavasi il diritto di battere moneta .anche a chi non &*avèva l'e-
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BANCHE PROVINCIALI 457
quivalente, neppure in credito ; alle speculazioni esagerate sia
'per le importazioni, sia per le asportatami , massime nel!' A-
merica meridionale $ al rapido cangiarsi di una guerra univer-
aalé che assicurava all' Inghilterra il monopolio , in una pace
che le apriva una concorrenza universale ; alle restrizioni , le
quali torceano i capitali dalla destinazione naturale. Per qual-
che rimedio , il ministero fece spegnere i viglietti d> una lira
delle banche provinciali ; queste furono consolidate colpisti*
tuire nelle Provincie delle banche dipendenti da quella di.Lon-
dra ; il banco regio pose tre milioni di sterline a disposizione
de'manufattori , al ctngue per cento con cauzione ; si agevola-
rono l' introduzione del grano forestiero e la migrazione ; e po-
co a poco il credito rinacque.
Il 29 agosto 1833 fu dato un nuovo statuto alla banca. Oggi
essa ha il capitale di 360 milioni di franchi, compreso il fondo
di riserva , con 11 succursali nelle città manifatturiere. Presta
questo capitale allo Stato; ed oltre emettere la carta moneta che
al pubblico agevola gli affarìi ed offrire un deposito pei capita-
li , fa varii servigi di finanza , massime quel di cassa centrale
del tesoro e del debito , pel quale riceve la retribuzione annua
di sei milioni dugento mila franchi : poco lavora di scontare ef-
fetti , e a prezzo alto ; ma emette moltissimi vigtietti di corso
obbligato. Essa non ha concorrenza nel giro di cencinque chi-
lometri ; fuor di là, molte banche hanno facoltà d' emissione, e
fin banchieri privali : ma la crisi del 36 ne mostrò il pericolo ,
attesoché, quando la banca trova di diminuir V emissione, essi
la crescono. Nel 1844 il parlamento volle ripartirvi, e Peel so-
steneva esser regalia il mettere in giro viglietti come il batter
moneta ; solo consentirsi alla banca, perchè n'ha il diritto. Vor-
rebbe però distinguere anche questa in due ; una che faccia da
banchiere puramente ; V altra che emetta polizze *, ma pel solo
valore* del capitale che prestò al governo. Pose divieto di creare
banche nuove , ma non osò toccare le sussistenti , anzi le rese
legali | e limitò l'obbligo degli azionisti alla soscrizione perso»*
naie ; pubblicazione settimanale dei conti 5 limite nelle emis-
sioni} e mostrando l'intenzione di togliere questo privilegio,
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458 «LANDA
indusse a venire ad accordi colla banca. É un altro passo verso
1* accentramento amministrativo (!(.
Gravi guai offre l' Irlanda, popolo tutto di poveri ; dove l' an-
tica gente, con una superficie di libertà governativa , soffre una
schiavitù disumana sotto a un branco di padroni. GÌ' Inglesi ,
come conquistatori e come protestanti, ne occuparono tutte te
proprietà , sicché dal 1640 al 1788 nessun indigeno potè pos-
sedere. Gli sprepriati avversavano risolutamente, ai nuovi pa-
droni, i quali in conseguenza non potendo rimanere ne1 posses-
si, gli affittarono ad altri ; e questi li subaffittarono con diritto
di suddividerli ancora , talché ne vennp uno sminuzzamento ,
che rese* il sostentamento di un' intera popolazione precario
quanto il ricolto.
Tutto il terreno appartiene dunque a figli de' conquistatori
[landlcrds) , che abitano altrove ; stranieri e riformati vi ren-
dono la giustizia ; avidi intra prendilo ri vantaggiano della fame,
che ogni anno vi si rinnova, ài conquistati non resta che lavo-
rar terre ; né hanno, come in Inghilterra , le vie del commer-
cio e dell' industria per insinuarsi nella società aristocratica.
Quindi immense sodaglie a lato di giardini studiatissimi ; ca-
stelli magnifici fra tugurii e canili ; il povero non è educato ;
non strade se non fra i castelli de1 ricchi : poche patate , non
serbevoli e difficili a trasportarsi, sono l'unico nutrimento del-
l'infelice Irlandese f unica veste i cenci , unico alloggio le pa-
glie : patimenti vie più gravi perchè accanto ai godi menti, e in
paese ove tutto parla di diritti e di libertà. Parrebbero romanzo
di mente esagerata i dieci volumi in foglio che pose in luce la
(l) Nel Regno Unito circolano in oro L. Sterline. 35,000,000
in biglietti del banco d'Inghilterra. 20,000,000
dei banchi provinciali. . 3,000,000
Secondo là carta del 1844, ogni vigl ietto del banco d' Inghilterra
si paga air ordine ; onde il banco non dee emetterne se non in
proporzione del valore che rappresentano : e per garanzia dee
aver sempre 14 milioni di fondi pubblici; e pel resto, danari nella
proporzione di 4/5 d'oro e 1/3 d1 argento.
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IRLANDA iS0
commissione del 183S ; interminabile narrazione di una varia-
lissima monotonia dì mali.
Alle trentadoe diocesi e ai mille trecentottantacinque bene-
fizi! che v'erano al tempo della Riforma, il governo nominò ve-
scovi e canonici anglicani ; e poiché i cattolici ricusarono sot-
toporrsi , restò in ogni sede e parrocchia un doppio investito :
il protestante , pingue , con ricca fanrglia e nessun popolano ;
il cattolico, povero come lotta la plebe che gli si stringe d'at-
torno , e delle cui limosme vive. Gran che l' aver potuto con-
servare la religione e la nazionalità , dove la guerra era fatta
con tanto accorgimento, e fino nei recessi della famiglia e del-
la coscienza 1 Secondo le indagini del 1822 , dei sette milioni
di abitanti , 5,760,000 erano cattolici , dugento cinquantamila
protestanti dissidenti, cinquecentomila presbiteriani) altrettanti
anglicani ; e dei diciottomila acri di terreno, due uodecimi era-
no posseduti dal clero acattolico, cioè per due milioni e mezzo
di sterline sopra quattordici, oltre settecentomila lire in deci-
me : la corona nominava a 1084 benefizii, e almeno cinquecen-
to benefiziati non risedevano in paese.
In somma , ottocentomila ricchi dominano sovra sei milioni
di poveri ; poveri a segno che reputasi agiato chi può tre volte
il giorno mangiar patite dell'infima qualità ; e tre milioni sono
esposti per tre o quattro mesi ogn' anno a morir di fame f .dal
guastarsi di que' tuberi fino al nuovo ricolto Singolare studio
pei pubblicisti l'esaminare come mai dalle medesime istituzio-
ni provenissero frutti tanto diversi ne' due paesi ; e in uno la
dignità legale fin nell'uomo che muore di fame ; nell'altro
quell1 estremo di miseria , dove l' uomo cessa di lottare contro
la sventura, e si rassegna all' immondezza , al vizio , all' avvili-
mento, alla bestialità.
L' Irlauda, oppressa e miserabile in grazia dell' Inghilterra ,
manda alla nemica i suoi pitocchi , i quali offrono le braccia a
un prezzo qual non può P opera jo inglese, avvezzo a viver me-
glio -} laonde l' ingiustizia coglie frutto di miseria (1). Eppure
(1) e Gl'Irlandesi diedero una funesta lezione alle classi labo-
riose d' Ingli Ucrra.... insegnarono loro il funesto secreto di limi*
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160 . iblà*dà
la f azione orangista commemora tutti gli anni la battaglia detta
Boyne, ultimo respiro dell' Irlanda ; esacerbando così i rancori
d' un popolo umiliato e famabondo, che mai non perdonò afeoei
vincitori.
Abbiasi veduto come Piti «fesse osato ridurre ali* unità il
Regno col togliere il parlamento all'Irlanda (vói. H, pag.<36),
. che cosi dopo il 1800 tornò quieta, cioè vide consolidata la ti-
rannide de1 ricchi sovra i poveri , dei protestanti sovra i cattoli*
ci* L'Inghilterra area promesso allora abrogare le leggi che
colpivano questi di civile incapacità , ma non .l' attenne : e in-
darno quel paese si lagnava che il commercio delle colonie ca-
scasse unicamente a prò della dominatrice , mentre l' agricol-
tura di esso non ne risentiva vantaggio. V esacerbatone fece
dare ascolto alle sollecitazioni ostili della repubblica francese
e di Napoleone ; ma gli sforti falliti ne peggiorarono la condì-
itone, e gli Orangisti si restrinsero onde resistere ai perturba-
tori di quella oppressione che chiamavano pace. Castlereagh ,
nominato segretario generale dell1 Irlanda , fu de* più efficaci
ed inflessibili a reprimere i piccoli movimenti , fino al punto
che si potè bandire V amnistia. Ma dopo la pace , i lamenti ri-
nacquero, complicandosi colla questione religiosa.
GÌ' Irlandesi , sentendo per prova come pregiudichi alla re*
ligione ogni azione diretta o indiretta del governo nella nomina
de' vescovi, si astenevano dalle assemblee elettive. Il papa con-
senti si presentasse al governo la lista dei proposti , affinchè
cancellasse quei che non gli 'convenivano : ma benché la Pro-
paganda fosse da tre secoli l' appoggio de' cattolici , e ne ali-
tare i propri! bisogni allo stretto sostentamento della vita animale,
e di contentarsi, come i selvaggi, del minimo de' mezzi sufficienti
a prolungare la vita.... Istrutte del fatale secreto di sussistere col
pufo necessario , in parte cedendo alla necessità, in parte air e*
sempio , le classi laboriose perdettero quel lodevole orgoglio che
le traeva a mobigliar convenientemente le case , a moltiplicarsi
dattorno quelle comodila decenti che contribuiscono alla felicitai »
Dottor Rat , The morai and physical condition o/the working
classe* employed in the cottoti ip/. in Manchester.
* * -DigitizedbyV^iC
OCONNELL 161
stentasse i pillati e i chierici , gì' Irlandesi trovarono indeco-
rosi quei temperamenti , e pretesero che la nomina fosse fatta
liberamente dal clero. Il papa col condiscendere sperava l' e*
mancipazione dei cattolici e l' abolizione delle leggi penali; ma
quando questa è propoeta alla Camera, viene rejetta. La lunga-
pazienza degl' Irlandesi a9 irrita e divien furore ; accoigousi ia
bande armate ; e le prigioni piene non fanno che moltiplicare
i resistenti.
Né più ai pensava soltanto a conservarsi nella grande unità
cattolica, ma a staccarsi dall'Inghilterra , e forse formare una
repubblica , secondo le idee democratiche allora correnti; e i
whiteboys ( così intitolavansi i contumaci ), con un nastro bian-
co) a quattro a cinquemila, scornano (1822) devastando, bru-
ciando le case de' protestanti. Adunque l'Irlanda è messa al
bando , e ogni uomo trovato fuor di casa prima della levata o
dopo il tramonto del sole, può essere condannato dai magistrati
del luogo a sette anni di deportazione (1).
Meglio che colle sommosse ,l' Irlanda si diede a domandar
l'emancipazione con vie legali, stampa, associazioni, petizioni,
reclami. Nel 1810 si era costituita un' associazione cattolica,
che dirigesse gli sforzi nazionali ; e ne fu capo dapprima il se-
tajolo Giovanni Keogh ; poi O'Connell , uno degli uomiui più
straordinarii. Avvocato espertissimo a frugare nell'ammasso
delle ordinanze patrie in una tirannia fondata sulla legge, sem-
pre fisso all' Irlanda , non distoglie però gli occhi dall' Inghil-
terra , volendo profittare d' ogni suo accidente ; clamoroso de-
clamatore, agitatore instancabile, rustico insieme e cortigiano,
sa atteggiarsi in comparsa alla Corte, come schiamazzare nelle
taverne ; accorrere tutto il dì alle elezioni di paesi distanti, per
fare nominar questo, escluder quello ; carezzare la callosa ma-
no dell' aratore come quella del viceré, e inginocchiarsi davanti
(1) Eppure, al fine del 1822 si trovò che non s'avea arato oc-
casione di arrestare nessuno. Per un altro avanzo dell' antica co-
stituzione per centene , quando una manifattura in Inghilterra sia
distrutta per sollevazione senza colpa del proprietario, tutto il di-
stretto n' è garante in solido.
IH. Digitizedby GOOgk
462 tfcONNELL
alla regina quando visita l'Inghilterra. Ucciso in duello un prò*
locatore, giurò non accettare pia nessuna disfida; dal che creb-
begli baldanza d' insultare e vilipendere gli avversarti. Carene*
vote e impetuoso, grossolano e patetico, logico e ispirato, agita
e frena le passioni popolari, e affronta lo spauracchio dell1 opU
Dione e delle grandezze; le parole violente che pajono sgorgar-
gli dalla piena della bile , sono tutte pesate; calcolò fin dorè
può spingersi senza compromettere il poco che resta d'indi-
pendenza col volerla intera; parla, scrive, stampa, briga, asso-
cia idee incompatibili per ogni altro, iosurreziooe costituziona-
le , agitazione regolata. Chi voglia riscontri di questo grande
agitatore, retroceda ai tempi robusti , quando un Pietro Ere-
mita , un San Bernardo , un Sant' Antonio traevansi dietro cen-
tkiaja di migliaja di persone (a).
Diretta da lui , 1' associazione cattolica si rinnova più com-
patta, con magistrati , tesoro , giornali ; pondera ogni atto del
governo britannico ; con autorità tutta morale fa uscire bordi-
ne dal disordine suo proprio; sciolta si rannoda sotto altra for-
ma. Imbaldanzita , più non domanda sole I1 emancipazione dei
cattolici, ma il distacco dal parlamento d'Inghilterra [repeal) ;
tra comitati particolari scompartisce gli affari ; riscuote contri-
buti in ogni parrocchia per mezzo de' curati , sotto la vigilanza
de' vescovi; e concentra i lamenti e i voti degP Irlandesi ac-
ciocché arrivino al trono. Sei milioni d' oppressi non si raduna-
no che terribilmente , e sentono anch' essi F alito della Grecia
e dell'America meridionale.
Al parlamento (182$) si propone pertanto un bill di repres-
sione, ma senza togliere la causa, cioè F oppressura dei catto-
lici. Canning , che ha la fiducia della nazione , è levato a capo
del gabinetto ; sicché prevalgono i Liberali, e si sperano ripri-
stinati i cattolici nei diritti politici, massime dopo morto il du-
ca d' Yorck , erede presuntivo della corona , sempre a quelli
implacabile. Ma morto (8 ag. 1827) anche Canning , il nuovo
(<s) La similitudiue può reggere solo fa quanto al prodigioso se-
guilo che si tracvan dietro, non in quanto al proposito di grande
agitatore.
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o' coronili 465
ministero s' Impastò di tory e whig , concertandosi Wellington
con Roberto Peel , che prevaleva nella Camera de' Comuni. Si
ribattè allora vivamente P emancipazione de* Cattolici ; onde
questi vie pio s'incalorirono in Irlanda; e, vacando un posto nel
parlamento, 0> Connell fa propor sé stesso (luglio 1828) , ben*
cbè non giurante , con dimostrazioni popolari che un governo
libero non può trascorare. I dibattimenti su quell' elezione fan-
no conoscere all'Irlanda le proprie forze : 0' Connell , che già
in un mirabile discorso (1825) aveva esposto ai Comuni le mi-
serie d1 Irlanda , allora invoca l'emancipazione parlamentare.
Tuona egli implacato , ma non può associarsi coi radicali del
parlamento , in grazia del* distacco legislativo che egli doman-
da, t Sapete cosa significa il grido di giustizia per l'Irlanda? •
die9 egli. « In primo luogo, estinzione totale della imposta fon-
» diaria che serve a pagar le decime j protezione dell' industria
» irlandese ; stabilità degli affitti in modo da incoraggiare l' a-
§ gricoltura , e assicurare al fittajnolo un equo profitto pel la*
» voro e pel capitale suo ; una rappresentanza compita del po-
• polo nella Camera de' Comuni, mediante la maggior possibile
» estensione del diritto di suffragio, e l' istituzione dello scru-
• tinio secreto : abolizione o cambiamento radicale della legge
• idei poveri ; infine, revoca dell'unione, unico mezzo per otte-
» nere il resto » (t).
(1) I vantaggi che 0' Connell si ripromette dalla revoca dell9 u-
nìone, sono espressi nella sua lettera del gennaio 1843 a9 suoi com-
patriota :
e Ci amministreremo da per noi ;
La coscienza sarà libera, libera la religione ;
L' insegnamento libero ed esteso a tutte le classi ;
Libera la stampa ;
Avremo un sistema d'affitti fisso e determinato ;
Il nostro debito pubblico sarebbe ridotto alle primitive propor-
doni;
Le manifatture irlandesi diverrebbero prospere , ed anche su-
periori;
Vedrebbonsi V imposte diminuire , e non graverebbero che su
prodotti esotici che la patria non offre j
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16Ì O* CONNELL
I nemici se ne sgomentano : formansi associazioni contro as*.
sociazioni, logge orangiste e club bruoswickesi, e si quotizzano
per comperare l'elezione di protestanti.
Da gran tempo tale quistione divideva ostilmente il parla-
mento, fino a temersi guerra civile : onde i tory , persuasi che
soffocare non si potesse , e eh9 era meglio dooare legislativa-
mente V emancipazione, che lasciarsela strappare colla rivolta,
vollero togliere ai whig la gloria di un fatto inevitabile, il quale
cangerebbe aspetto alla nazione. Pertanto Peel e Wellington la
propongono (marzo 1829) ; abbia capacità di elettore e d'eleg-
gibile qualunque cattolico giuri ; non più V antica supremazia
regia, ma fedeltà al re e alla linea protestante ; e di non cerca-
re dr abbattere la Chiesa alta , né credere che re scomunicati
possano esser deposti od uccisi, o che al papa appartenga giu-
risdizione temporale o civile nel Regno ; ogni cattolico sia abile
ad impieghi civili e militari , salvo alcuni più sommi ; esclusi
però da ogni dignità o funzione nello chiese d'Inghilterra e
Scozia , nelle Corti di giudicatura ecclesiastica , e nelle uni-
versità.
I Comuni erano già propensi; i lord, oppostisi a lungo, alfine
l'accettano: pure, per controbilancia, si eleva in Irlanda il cen-
so elettorale da quaranta scellini a dieci sterline. Colpo accor-
tissimo, pel quale restava tolto il suffragio all' infinità di con-
tadini, che avriano votato sotto V influenza del clero. GP Irlan-
desi lagnansi che non siasi fatto abbastanza ; i protestanti che
siasi fatto troppo. Wellington, imputato d' avere cerca coli' e*
S* abolirebbe affatto l'odiosa decima ;
Le imposte straordinarie che s' elevano fin a 2 milioni di ster-
iliti , non sarebbero più un olocausto offerto dall' Irlanda all' am-
bizione dell' Inghilterra; né questa ci costringerebbe più a pagare
per sostener guerre a evi ci obbliga a prender parte ;
Quattro milioni di sterlini. che ora levansi in Irlanda per Spen-
derli in Inghilterra o fuori, resterebbero nel paese per salariare i
nostri operai, incoraggiare le nostre manifatture, estendere il no-
stro commercio. >
0' Connell mori a Genova il maggio 1847.
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EMANCIPAZIONE DE* CATTOLICI 105
fitancipazione una pericolosa popolarità e compromessala Chie-
sa alta e la costituzione del 1 688, dovette fio sostenere uà duello,
col conte di Winchelsea.
Immaginarsi cbe l'emancipazione detto fatto sanasse le pia-
ghe , era follia : un gran passo era dato , ma restava in Irlan-
da la primitiva ingiustizia, forse incancellabile senza una nuova
spropriaziooe. I landlord s' industriano a migliorare la condi-
zione de' contadini e fittajuoli , e riparano a quell'interminata
suddivisione : ma troppo è difficile ridurre d' accordo due po-
poli ostili , né il benefizio consisterà in manifatture , strade di
ferro, o siffatti progressi materiali ; neppure in grandi città e
nettezza e conforti della vita ; o in fondare scuole , e vietar i
matrimoni! precoci e gli accattoni; fare insomma inglesi gl'Ir-
landesi , mentre appunto il male sta in colesta pretensione.
SulP Inglese si opera per mezzo della testa, carezzandone l'am-
bizione , le idee liberali, l' amore delie comodità : 1' Irlandese
seconda il cuore, ba bisogno di credere in un'idea,, in un uomo,
al quale abbandonasi senza restrizione. Bisognerebbe che il pro-
prietario credesse avere, non solo diritti , ma doveri ; abitasse
in mezzo a' contadini {1), li disciplinasse, se ne facesse padre ;
mentre invece n' è rimosso dalle differenze religiose , dall' abi-
tare in Inghilterra , dal parlar differente. Ecco perchè , dopo
ottenuta l' emancipazione, si vuole anche il rappello , cioè che
sia restituito un parlamento proprio all' Irlanda.
L' emancipazione cattolica avea reso ai tory sospettoso il mi-
nistero ; i whig lo sostenevano, ma sol quanto bastava perche
Vivesse, e partecipasse a lóro il potere. Quando, un istante pri-
ma della rivoluzione francese ( 26 giug. 1836 ) , moriva Gior-
(1) Norlhon , nella sua opera sulP Irlanda, ne attribuisce i ma-
li all' assenza de' proprietarii. Secondo lui, queir isola rende per
400 milioni di franchi; 100 milioni sono V entrata dei proprie-
tarii assenti ; 37 e mezzo, del clero, di cui più della metà non
risiede ; 122 e mezzo vanno in tasse e decime ; 32 per l'esercito
protettore del paese. Restano, a sei milioni di abitanti, 35 cen-
tesimi per testa al giorno. Le inevitabili disugaaglianze di tal
riparto non lasciano al maggior numero che la miseria.
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466 BIFOHMÀ PABL4MENTARE
gio IV, ognuno credette che Wellington , il quale era creduto
l' unico capace di frenarne- i capricci e la condiscendenza verso
i favoriti , cesserebbe d' essere necessario. Pare Guglielmo IV,
di settantacinque anni succeduto, mantenne il ministero tory ;
sicché i whig prepararonsi a conquistar i diritti coli' opposizio-
ne, riprovando il conto, che presentava un amanco di SCO mila
sterline, e volendo si minorassero gli stipendii alle cariche, ma
sovralutto si rendesse più equa la rappresentanza del paese nella
Camera elettiva.
La riforma parlamentare già era favorita nel 1 790 da Pitt 9
che poi la abbandonò quando la paura della rivoluzione france-
se fece prevalere i tory conservatori. Ed oggi pure i tory tre-
mavano si toccasse P edilizio, al quale Sassoni, Normanni, cat-
^ tolici, protestanti, Annoveresi, libertà, tirannia aveano aggiunto
qualche pietra, caricando i fondamenti per modo da squilibrare.
I Liberali credeano doversi mettere la scure alla, radice, rispet-
tando la rappresentanza nazionale , ma rigenerandola con ele-
zioni libere, incorrotte e per scrutinio. Come avviene di diritti
antichi, questi eransi accumulati e assurdamente distribuiti ; e
le convenzioni concedute alle varie contee nell' atto di unirle ,
faceano diverse in ciascuna le condizioni d' eleggibilità e il nu-
mero di voci, k quel caos s'era attentato dapprima nel 1801 ,
fissando il numero dei deputati a seicentocinquantotto ; ottan-
taquattro delle contee d' Inghilterra , venticinque delle grandi
città, censettantadue dei borghi, otto dei porti di mare, quattro
delle università di Cambridge e di Oxford , ventiquattro delle
contee e città di Galles , trenta delle contee, e sessantacinque
delle città e dei borghi di Scozia, cento dell'Irlanda. Oltre essere
inegualissima questa partizione , molti paesi , grossi in antico ,
trovava risi ora ridotti a nulla, mentre piccoli villaggi eransi ele-
vali a migliaja di abitanti,! quali restavano senza voce. In Edim-
burgo, di centomila anime , un deputato solo veniva scelto da
trentatrè elettori ; intanto che molte voci possedeano alcuni si-
gnori, padroni dei borghi consuuti (rollen-borough) : un muro
sfasciato "mandava un rappresentante, un monticello due; fi du-
ca di Norfolk faceva nominare undici deputati, sette quel di
. Rutland e quel di Newcastle 5 cenquarantaquattro pari 0 Cen-
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BIFOBMA PARLAMENTARE 187
ventiquattro grossi proprietari! aveano in mano l'elezione di
qaattrocentosettantun deputali ; insomma, trecentista mem-
bri della Camera de' Comuni erano eletti da quindicimila elet-
tori, ai (filali cosi era assicurata la maggioranza fra i pretesi rap-
presentanti di tutta la nazione. L'aristocrazia era dunque arri-
vata a infeudare nelle proprie famiglie la deputazione, e la ren-
deva appannaggio de' cadetti ; questi borghi disfatti davansi in
dote e in eredità, e Galton nel 95 fu venduto 2,750,000 franchi;
di maniera che un posto nelle Camere si comprava non altri-
menti che un fondo. Per questo mezzo i signori posero talvolta
di colpo nel parlamento personaggi che poi divennero illustri z
ma potea dirvisi rappresentata la nazione ? Raffazzonare tal si-
stema in modo che la rappresentanza divenisse una realtà, era
il voto espresso.
Air aprire del nuovo parlamento (9 nov. ISSO), eletto sotto
gì9 impulsi della rivoluzione di luglio , appare la scootentezza,
e che invano si vorrebbe declinar la quistiooe della riforma ;
molti incendii palesano 1' effervescenza popolare; molti libelli
eccitano Londra ad imitar Parigi ; i ministri sono tacciati di
paurosi e vili, e d' aver finto una trama per munirsi di baionet-
te. Wellington, preso a fischi e a sassi, cede Io scanno ai whigj
e lord Grey sottentratogli , chiama per lord cancelliere Brou-
gham capo dell1 opposizione, e mesce varii avversarti. Russell ,
difensore della libertà politica e religiosa quanto nemico delle
rivoluzioni, il quale hVdal 1819 avea proposto la riforma par-
lamentare, allora lesse in parlamento il bill che la portava as-
soluta. Ogni borgo minore di mille abitanti perdea la rappre-
sentanza , sicché era tolta a censettantotto membri.; ed invece
attribuita a ventisette città e ad alcuni quartieri nuovi di Lon-
dra : i deputati si proporzionerebbero alla tassa delle terre , e
massime a quella delle case $ col che s' aggiungeva un mezzo
milione di nuovi eiettori , mentre de' deputati restringessi il
numero.
La forte e splendida opposizione de1 tory ritardò il trionfo 9
ma la commozione crescente mostrava non voler più limitarsi
nella primitiva domanda : dalla citlà le congreghe politiche dif-
fendeansi fuori ; si parlava di diritti dell'uomo, di suffragio unir
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168 RUSSIA E POLÒNIA
versale, cP abolire il pariate* ed ogni privilegio ereditarlo , e df
negare sussidii alta corona; preparavate bandiere tricolori, rom-
pasi in sollevazioni aperte : Bristol dovette assediarsi; ottanta-
mila persone accompagnarono il podestà di Londra quando an-
dò a supplicare il re perebè sostenesse la riforma. L'Irlanda
con voce più potente chiedea parlamento proprio, e d'ammini-
strarsi da se stessa sotto il patronato detta corona inglese ;
0' Connell, secondato da Sheil, va intorno gridando la parabola
del ciabattino che pretende saper fare le scarpe perchè suo pa-
dre le rattoppava discretamente. Laonde gì' Irlandesi rifiutano
la decima, e disarmano 1 soldati venuti ad esigerla : se metton-
si all'incanto i mobili de' non paganti , nessun compratore si
presenta ; chi ne comprasse, vedeva la sua casa saccheggiata o
in fuoco. A tali condizioni si aggiunse il cholera, terribile in cit-
tà folte e povere come le inglesi, e dove la plebaglia irritata e
superstiziosa voleva ravvisare trame alte o privale vendette, an-
ziché il dito di Dio. Ài nuovo parlamento "(6 die. 1831) , lord
Russel ripropóne il bill, modificato in qualche parte : e benché
i tory cavillino dilazioni , vince. Gli tennero dietro due altri ,
relativi alle elezioni di Scozia e Irlanda ed al riscatto delle de-
cime in quest' ultima ; ma non impedirono che nuovo sangue vi
scorresse.
' È quésta la riforma parlamentare , tanto applaudita e tanto
accusata, perchè non v'è abuso che non tenga qualche parte di
bene. La rappresentanza restava ancora divisa inegualmente ,
giacché aveasi in Inghilterra un deputato ogni 28 mila persone;
In Iscozia ogni 38 mila ; in Irlanda ogni 76 mila, I whig erano
anch' essi aristocratici e possessori , onde s' ingannerebbe chi
guardasse la riforma come democratica, mentre non faceva che
estendere il diritto sa maggior numero di borghi, passando dal-
l'oligarchia all'aristocrazia, senza che l' influenza delle elezio-
ni uscisse dalla classe de'grandi proprietaria Anzi questi, negli
anni successivi, mercè della loro destrezza parlamentare , sep*
j>ero recuperare porzione del perduto. E prima, elisero in gran
"parte l' effètto con due provedimenti che pareano o da poco , o
favorevoli ai più ; ciò furono, che si conservasse il voto ai mem-
T&ri delle corporazioni, e che si comunicasse al livellarli , cioè
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COSTITUZIONE BRITANNICA ' 169
a chiunque paghi un fitto di 1250 franchi nelle contee, o di
dogencinquanta nelle città* Cresciuto così il numero dei picco*
li votanti, valgono e la corruzione e le minacce ; un gran ricco
può crearsi una caterva di voli collo sminuzzare gli affitti tra
persona pendenti dagli ordini suoi ; qualcuna in città possiede
interi quartieri, i cui pigionali domani metterebbe sulla strada
se non votassero per lui.
Vera guerra di forza, d' astuzis, di terrore, di ciance, di prò*
messe si faceva dunque nei quindici giorni dati a farsi inscri-
vere per le elezioni, e a pena si saprebbe immaginare con quali
arti e violenze si allontanavano gli sfavorevoli (I). Ma troppi
aveano interesse ad impedire ogni rimedio. N
Ora dunque la costituzione inglese porta un re inviolabile ed
ereditario, con ministri responsali. Chiunque è accasato in In-
ghilterra e paga almeno il suddetto affitto, è elettore. Gli elet-
tori, uniti ai rappresentanti delle città e contee, scelgono i mem-
bri della Catterà , die sono seicencinquanta , di cui cencinqae
rappresentano l* Irlanda e quarantacinque la Scozia. Dei quat*
trocento diciotto lord odierni, trenta sono vescovi, e quarantotto
tra di Scozia e d' Irlanda. Parlamento afflitto aristocratico, come
è pure in gran parte quel de' Comuni {2|. Vero è che quell'ari-
stocrazia territoriale protegge gì' interessi agricoli ; e applicata
di buon'ora agli affari, perde la fatuità insolente che altrove n'è
spesso carattere. Inoltre il parlato , che dà una consacrazione
suprema qual negli altri paesi la nascita , pub acquistarsi coi
inerito ; anzi al re si lasciò di poter creare quanti lord vuole ,
mentre non può creare un solo borgo.
Là potestà giudiziaria è esercitata da dodici giudici, che fan*
(1) Nel 1842, Roebuck fece una mozione contro la venalità
delle elezióni ; e i fatti che vennero in chiaro di vendita a mi*
nulo é in grosso , sono curiosissimi rivelazioni di una società af»
fatto speciale.
' (2) Nel 1842 , essendo agitatissimi i paesi manifatturieri , si
propose che la regina convocasse il parlamento in novembre*
Come ? esclamò sir Giacomo Graham : ma novembre è la ita»
$i9*€:.ditt<t<Moeia dei fagiani!
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110 COSTITOZJONE BRITANNICA
ito quattro giri l' anno ciascuno, tenendo le assise nel loro cir-
condario. Un di essi presiede al giurì, che decide le quistioni di
fatto* Dodici cittadini nobili costituiscono il gran giurì, che può
sospendere le procedure criminali o farvi luogo. Dai piccoli giu-
rì, sedenti nella Corte di giustizia , si dà appelio alla Camera
dei lord ; ma tanta è la spesa , che ben pochi vi si sottopongo-
no. I delitti sono castigati da giudici di pace, magistratura lo-
cale e gratuita, attribuita alla nobiltà inferiore. Brougham affiti-
cossi a qualche riforma nella confusissima legislazione inglese}
e in un discorso di sette ore (7 febb. 1828) passò in rassegna
quel sistema giudiziario, e le assurdità introdottevi dalla già*
staposizione di differenti conquiste. Tre tribunali supremi) di-
mostrò egli , sono in Londra con attribuzioni quasi identiche ,
eppure diffferentissimi di forma e di spese: l'uno {King's btnch\
straccarico di lavoro, quasi oziosi gli altri {Common pfcos,
Exckequer), atteso che pochi avvocati hanno diritto di perorar-
vi. I giudici di pace, istituzione tanto lodata , sono, nominati dai
lord luogotenenti delle contee , e senza cootrabilancia. Sulle
proprietà stabili e sulle successioni variano le leggi da contea
a contea : tanto è privilegiata la proprietà immobile, che il ere*
ditore non può mai coglierla ; eppur è castigato severissima*
©ente il debitore fallito : gli affari delle colonie sono rinviati
con spese enormi al consiglio privato del re , che non conosca
le variissime legislazioni di quelle: manca un regime ipotecario
regolato ed uniforme.
Esso Brougham, quando fu cancelliere del Regno , cioè pre-
side alla Camera de' pari e insieme primo giudice d' appello t
a' industriò a molte emende : proponeva una gradazione di tri-
bunali, invece di quell'accentramento della giustizia , e disco-
jnodo e repugnante alla separazione amministrativa del Regno,
giacché le cause sono decise da giudici superiori residenti nette
capitale, e che nei giri annui risolvono fretta e furia cause in-
numerevoli ; mentre un labirinto di piccole giurisdizioni feudali
o municipali giudica arbitrariamente i piccoli affari , seguendo
norme dissonanti (1). Ma avvocati, giudici, gli altri interessati
(1) La parte scritta della legge inglese consisto ne9 gìuduu
DigitiÉedbyV^iC
LA LEGA DOGANALE 471
r quel!' ordine luogo, difettivo e costoso, attraversarono questo
divisamente, o la Camera .alta lo repudiò. Per le stesse ragioni
uscii vuoto il tentativo di Brougham di separare le funzioni pò»
litiche di cancelliere dalle giudiziarie.
Insomma, io Inghilterra non è concentrazione di poteri, non
polizia generale, non ministero pubblico ; al rispetto per l' in*
dividoo si Bagriflcaoo gl'interessi .della società; ciascuna corna*
nitì è indipendente per V amministrazione interiore ; non appo*
re mai V intervenzione del governo. Se non che, l' esempio che
dalla Francia prese tutta Europi , acquistò pure alquanto coli»
Invece delle guardie urbane di ciascuna parrocchia, Peel intra*
dusse gli uomini di polizia, corpo speciale più pronto e con or-
dinamento comune; semplificò alcun che tawiluppatissiaia prò»
Cedora ; di qualche dipendenza diede aspetto nel sistema mu-
nicipale e nella gerarchia amministrativa ; e passi importanti a
concentrerei1 amministrazione furono V ispezione sulle strade
ferrate e la tassa dei poveri.
Colla riforma però restava terminato il regno esclusivo dei
tory, conservatori, e appoggi della corona ; sicché tutta la 'pò*
litica europea ne risenti. Sotto il ministero Grey , che univa i
whig pia capaci, il paese entrò in un progresso rapidissimo : si
estese la rappresentanza ; si rese permanente e obbligatorio il
mutar le decime in una rendita fondiaria : si preparò lai riforma
delle leggi municipali, si abolì la schiavitù.
In Scozia, dopo la sollevazione del 1745, si abolirono le giù*
risdizioni patrimoniali e i clan , neil' intento di sbandare le ma-
snade, pronte sempre a seguitare un capo ereditario. Ma ne
venne un totale sovvertimento de9 costumi e del carattere na-
resi (reperto of casca) , che sono già da 350 volami in-foglio;
e ogn' anno se ne pubblicano otto volumi. Perciò pingue me-
stiero è quel d' avvocato ; e Samuele Romilly guadagnava del
suo studio quattrocentomila franchi Tanno. Gli stipendi! dei giu-
dici sono in "proporzione , e contando gli onorarli ([fece , a/«
ioùunct) vanno da 100 a 400 mila lire. Il lord cancelliere ha
di soldo cento mila lire, ma gli onorarli lo portano fino a 4 o
800 mila lire. Le consuetudini poi sono d' immensa differenza»
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'475 SCOZIA — GLASGOW
rionale : le campagne e i monti sì spopolarono /ingrossando le
città; il commercio e l'industria moltiplicarono le relazioni col-
li Inghilterra, porta dischiusa alle idee e alle costumanze fore-
stiere. Neil' antico sistema dei clan, che vuol dire figliolanza, il
fcapo trattava i suoi da padre, non avrebbe aumentato. i fitti, né
cercato braccia fuor della parentela. Rotto quel legame di pa-
dre e magistrato, invece di suddividere al possibile i beni, per
darli al minimo prezzo, e cosi aumentarsi i vassalli e soldati, si
elevò il prezzo , e si formarono grosse affittanze , congedando
chi non era in grado di pagarle, per dare la preferenza ad affit-
taioli della pianura che conducevano i beni velia montagna.
Crebbe dunque il valor de' fondi ;,oode possessori che nel 1 750
ricavavano S o 6 mila sterline , al fiu del secolo n' avevano fin
•80 e 100 mila. Giganteggiavano dunque i ricchi , spoverendosi
gli antichi fittajuoli invece di uomini, la campagna popolossi di
mandre; e il Canada e la Nuova Scozia dovettero accogliere ab-
bondantissime migrazioni.
L' Inghilterra avea preveduto il disastro , e per qualche
compenso lasciò alla Scozia le leggi municipali , e alcuni ono-
ri ed altre condiscendenze. Ma quanto perdevano gli agricoli ,
tanto guadagnò 1* industria ; Glasgow, che nel 1707 contava ap-
pena quattordicimila abitanti, al fio del secolo n'aveva cencin-
quantaraila, ed oggi fin dugentottautamila (l) ; la dogana del
suo porto nel 1840 produsse novecentomila sterline, mentre al
, (1) Glasgow ebbe nel 1801
83,769 abitanti
1811
110,460
1821
147,043
1831
202,426
1841
282,134
e nella sua baronia nel 1755
5,000
1799
23,000
1831
77,000
1841
109,241
Tutta la contea di Lanark nel 1831 area 816,790 abitanti , «
- nel 1841 sino a 424,099. La dogana di Glasgow nel 1812 re-
se 76,130 franchi, e nei 185p Sin 12,350,000.
Digitizedby GoOgk
GLASGOW 173
tempo dell9 unione non trentaquattromila quelle di tutto il Re-
gno. In mezzo all'aumento di prosperità mauufatturiera e com-
merciale, tutti sanno leggere ; il sapere vi è solido, e 1' nomo
dì talento è certo d'essere conosciuto: a Edimburgo e Glasgow
moltissime società scientifiche e letterarie ; l' Edinburgh Re-
vieta cominciata il 1804, presto ha 12,000 associati, efficacis-
sima sull' opinione.
In tutte le parrocchie v'ha scuole, sotto V ispezione del pre-
te ; e anche le quattro università sono dirette dai presbiteriani;
donde intolleranza : ma nel secolo nostro si emanciparono , ed
ormai vi si ammette d' ogni credenza studenti.
Ma se colla forza dell' aristocrazia, lolle macchine, colle co-
Ionie, colle libertà, l'Inghilterra eccita ammirazione al mondo
e sgomento alle nazionalità , cova nelle viscere la piaga mor-
tale. I ministeri venuti dopo la riforma parlamentare più noa
poterono negligere la condizione del volgo; il cholera spinse ad
esaminare le abitazioni, orribili fin nelle città primarie; e le in-
dagini ordinate dopo il 1833 sull'agricoltura, le arti, la moralità,
resteranno fra' documenti più singolari della storia. Le persone
giudicate per delitti crebbero al quintuplo in Inghilterra e neL
paese di Galles, al sestuplo in Irlanda e Scozia (1). Il clero an-
glicano possiede 236 milioni di franchi ; a cinque o sei cento
famiglie appartiene tutto il territorio ; seicentododici pari ri-
cevono dallo Stato 96,598,000 franchi; il duca di Cleveland t
diseredando suo figlio, non gli lasciò che la rendita di due mi-
lioni ; il duca di Bedford abbandonò un asse di 180 milioni ; il
duca di Northumberland gode la rendita di 3,600,000 fran-
chi ; quello di Devonèhire di 2,880,000 ; quello di Rutland di
5,^20,000.
L' eccesso della ricchezza indica eccesso di miseria. Il ter-
reno offre troppo scarso alimento al paese , talché gli agricol-
(1) In Francia dal 1832 al 36 si fecero trenta esecuzioni ca-
pitali; ventisette dal 36 al 41. In Inghilterra, malgrado lo. spa-
ventoso aumento di delitti, dal 1805 al 1811 v' ebbe solo cin-
quantotto esecuzioni; undici dal 1837 al 41 , e 107 dal 1841
al 1850.
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474 PAUPERISMO
tori non sono tampoco la metà degli operai. Ma ecco le macchi-
ne scusare le braccia ; sicché nelle manifattore dove già lavo-
ravano cento persone , basteranno due o tre fanciulli , che con
movimenti materiali ajutino una macchina immensa.
Al popolo dunque che resta ? morir di fame , come ogni an-
no succede fin in Londra stessa , a chi non abbia impetrato la
difficile limosina legale. La tassa de' poveri che \n Inghilterra)
nel 1748, riducevasi a 730,135 lire, nel 1817 ammontò a
9,320,440; nel 1827 a 7,803,465. Dòpo d'allora si pensò a
scemare , non le cause delta miseria , ma il numero di quelli
che ricevessero sussidi! pubblici , col non darne se non a chi
si lasciasse chiudere nelle case di lavoro , separato dalla fami-
glia , a guisa de' forzati.
A tale stato è ridotta V Inghilterra dall' esservi troppo sepa-
rati i due elementi di produzione , capitale e lavoro. Il villano
che testé possedeva un majale , una giovenca , un orto , piò:
non l'ha , ed un solo affittaiolo assorbì quel òhe apparteneva
a trenta coloni. La plebe giace stivata in miserabili abituri* , a
dieci, a dodici per camera: le cantine, ie tane ove i cenciajuol!
ripongono il ciarpame raccattato per la città , divengono letto
Invidiato ad una mescolanza di persone : altri non vivono che
d'ossa spolpate, raccolte dal mondezzajo de' palazzi; finché
non vengano a decimarli le febbri perniciose, frequenti in Lon-
dra malgrado il vento di ponente che la spazza ogni tratto. Chi
non sa i patimenti durati da quelli che servono alle macchine ,
0 nelle cave del ferro e del carbon fossile ? veri animali , cui
della nobil natura dell' uomo non rimane se non la facoltà di
sentire l' avvilimento.
Dar da mangiare , cioè da lavorare a tal popolo , é la gran
difficoltà e Parte de' ministri inglesi ; e guar al giorno in cui
non trova dove spacciare le sempre crescenti manifatture ! Crisi
siffatte più volte subì l' Inghilterra questi anni , ma tutte per
avvenimenti straordinarii , fin a quella del 1842 , nata da sola
diminuita asportazione, la quale fu un undecimo appena dell'ai
no antecedente. Effetti della cresciuta industria forestiera , e
massime dell' unione doganale germanica , che gravò le tariffe
sopra le merci inglesi ; non mostrandosi i paesi disposti ad ac-
QCtSTIONE BB' CEREALI 175
celiare quelP intera libertà di commercio che l'Inghilterra pro-
clama.
Perocché l'Europa, che, alt9 aprirsi delle comunicazioni ,
aveva ammirato la prosperità di quel paese, e credutala merito
delie leggi restrittive rigorosamente mantenute ad onta della
libertà proclamata da Smith, dubitò del senno di quel parlamen-
to. Malgrado i pregiudizi > molti Inglesi conobbero 1' errore di
un' esclusione che determinava l' altrui , e si pensò a sgravare
l'industria, e lasciar libera l'introduzione delle merci e derrate
forestiere. Inaugurò la politica nuova Huskisson, uomo pratico,
che , come Turgot in Francia, introdusse nel governo le elucu-
brazioni de' savii. Amico di Canning e segretario di Stato, par-
tecipò agli affari durante la lotta colla Francia, e profittò delle
sperienze finanziere di questa. Nel 1819 esibì un ragguaglio
delle finanze in Europa, insistendo sulla necessità dei pagamenti
in contanti ; e si applicò alle riforme , sostenendo gì' interessi
agricoli , impugnando i privilegi della proprietà soda , i di- ,
vieti dell'asportare macchine e dell' importar merci forestiere,
e l' atto di navigazione, che respingea quelle recate sotto al-
tra bandiera ; e col far ammettere i navigli stranieri a patto
della reciprocità, e col bill della libera introduzione delle sete,
apri un'era nuova nella politica commerciale britannica. Vero
modello del come trionfare d' errori e di abusi appoggiati dallo
classi più potenti.
Ma la miseria , che rende il popolo inclinato ad ascoltare o
sommovitori o fantastici, reca terribile importanza alla quistio-
ne dei cereali ; non quistione politica fra i dominanti , ma dal
popolo a'suoi oppressori. La produzione de'graoi in Inghilterra
non pare fosse sproporzionata alla popolazione durante la feu-
dalità; e il produttore alimentava il consumatore suo ligio. Fiac-
cata quella da Enrico VII , i signori più* non bisognarono d'una
turba di vassalli , e alle terre chiesero il prodotto più ricco ,
non il più utile. Tali erano i prati , attesoché le lane a gran
prezzo vendevansi alla Fiandra*, laonde i.grani rincarirono, tanto
più sensibilmente perchè il danaro allora scadea di valore : e
mentre al cominciare di Enrico Vili il quartajo di frumento va-
leva sei scellini e mezzo, sotto Carlo I importava dai trentadue*
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176 QTO9TIOKE DE' CEREALI
ai quartata; poi sotto Cromwell fin ottantotto. La pace restau-
rata col venir degli Stuardi , tornò 1' abbondanza , ma ne segui,
la rovina degli affittaioli che ayeaoo Catto i contratti durante
il caro ; onde i proprietarii , allora onnipotenti , obbligarono il
parlamento a proteggere le derrate nazionali con tasse scalari '
sopra il grano forestiero, poi anche a dare un premio sovra l'a-
sportazione del nazionale. Con questo doppio spediente si tene-
va il grano sempre caro , cioè affamato il popolo , avendo il
governo , dal 1688 in poi, dato sette milioni di sterline in pre-
mio agli esportatori. A rincarire il grano contribuì lo straordi-
nario aumento dell' industria e della popolazione , onde i pro-
prietarii impinguarono della fame de' poveri. Ma gP industriosi
avevano anch' essi acquistata voce , e indussero il parlamento
alla legge liberale del 1 773 , che permetteva d'introdurre gra-
ni esteri mediante un semplice dazio , non appena i prezzi pas-
sassero i diciotto scellini al quartajo ( 8 boisseaux di Parigi ).
Nel \ 790 si tentarono gli antichi vincoli del commercio interno
de' grani ; ma ben presto i produttori , cioè V aristocrazia , pò*
tónte per gli sforzi che dovea fare nella guerra napoleonica ,
ottenne nuove restrizioni ; e tra questo , tra la difficoltà delle
comunicazioni , dal 1809 al 14 i grani valsero il doppio che
dall' 89 al 94. Sì lauta prospettiva attirò le speculazioni alla
gleba , domandandole tutto il possibile, né misurando le spese
là dove sì pingue speravasi il compenso.
Ma ècco la pace : riaperti i mari , il grano forestiero afflui-
sce ; talché quelle spese vanno perdute , gli affittaioli disdi-
cono i contratti stipulati in sì diverse condizioni. I ricchi che
perdeano la speranza di tener caro il pane , tentarono provve-
dimenti rigorosi contro V introduzione del grano forestiero ;
come se t droghieri d'Europa avessero voluto mantener lo zuc-
chero e il caffè al prezzo su cui aveano speculato. E in effetto,
si interdisse il trar grano di fuori se non quando in paese arri-
vasse a 80 scellini il quartajo (36 lire l' ectolitro) : carezza im-
possibile , tanto più dopo che , svanita la nuova lusinga delle
carestie del 1816 e 181 7 , la clemenza del Cielo vinse la cupi-
dità degli uomini, e venne, orribil danno! il pane a buon mercato.
Però i rigori , e l' essere affatto, artificiale la produzione del
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% QUISTIONE DB' CEREALI 177
grano indigeno , sottorootteano 11 pretto a mostruosi avvicenda-
menti: spesse ricorreano le fami; e in tali casi il far venire gra-
ni per vie cui non erano avvezzi , diventava operazione violenta
e costosa. Per favorire i proprietari! soffrivano dunque la pove-
raglia e i manifattori ; i quali cresciuti di numero e d1 impor-
tanza , domandarono si abolissero le leggi sui cereali (1). Il
male giunse al colmo nel 1822, e il parlamento non volea con-
fessarne la causa vera. Canning permetteva l'introduzione quan-
do il grano valesse sessanta scellini ; sottomettevalo però a un
dazio dì renti scellini il quartajo , da crescere o diminuire di
due scellini ogni scellino che crescesse o diminuisse lì grano
indigeno. Cosi misurava l' aggravio a norma del prodotto ; ma
i lord scartarono il suo disegno ; e Canning dal dispiacere mori.
Si ridestò la questione durante il ministero whig di lord
Melbourne; e mentre l' Irlanda gridava il distacco e i Cartisti
il voto universale , il popolo portava in processione due pani
del valore stesso; uno della Ubera e sovrana Inghilterra , pie*
eolissimo; uno enorme della schiava Polonia; argomento poten-
te perchè feriva gli occhi.
La lega contro la legge dei grani {anti<*corn-law league )
procede con moderazione, e professava rispetto alla costituzio-
ne, nel mentre che ne scassinava uno dé'principali fondamen-
ti. • Il popolo (dice) ha bisogno di pane e di lavoro, e una cosa
e l'altra gli è impedita perche i signori si rimpinzino nell'ozio.
Agli Stati-Uniti imputridiscono nei magazzini il grano e i salu-
mi, de'quali ben volentieri farebbero baratto con vesti ed uten-
sili nostri di cui hanno scarsezza. Cosi il volgo nostro vivrebbe
a miglior derrata, ed avrebbe più lavoro. Bando a tutte restri-
zioni doganali ; libertà intera ; niuna tariffa protettrice , niuna
imposta indiretta, niun aggravio sulle materie prime; soli col-
piti sieno il the, il caffè, il cacao, il tabacco, i iiqoori, j vini ,
i fratti secchi; nessuna differenza a favore delle colonie; le co-
Ionie sono un affare detestabile e improvido, che rapisce ogni
(1) L' Inghilterra scarsa di grano , teme se ne introduca, e
non cada a troppo basso prezzo. La pingue Lombardia teme che
T asportarne cagioni carezza. Ecco rivelali due sistemi.
in. 12
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47$ COBDEV
anno molti milioni al paese, il quale risparmierebbe comprando
ov> è miglior mercato. Neppure importa domandare la recipro-
canza alle altre nazioni; giacché la nostra .producendo manifat-
ture a miglior costo, i forestieri avranno interesse a comprare
da noi, e l'esempio sarà efficace. • (1) E in appoggiò, presen-
tano un conto preventivo, dove le spese di percezione sarebbe-
ro minime e l'entrata non inferiore alla presente, purché si cre-
scesse di un'inezia l'imposta diretta sai terreni e sulle entrate.
Soscrizioni numerosissime producono ingenti somme onde fa-
vorire la riforma doganale mediante viaggi, sovvenzioni , libri,
gazzette, e procnrarsi (giacché ogni sforzo debb'essere legale)
quella- maggiorità che dispensa dall' aver ragione , col brogliar
le elezioni di loro partigiani, promettendo da per tutto strade,
soccorsi , sfoghi di manifatture. Ne è alla testa Riccardo Cob-
den, secondato da non pochi anche nel parlamento, da tutto il
volgo , da molti fittajuoli che ne preveggono ribassati gli affit-
ti, dai capi delle manifatture che sperano operai a miglior mer-
cato, e perciò sostener meglio la concorrenza estera.
Vedemmo come, nello statuto del 1830, gli aristocratici fe-
cero ai pigionali ed affittaioli attribuire il diritto d' elettori ;
onde, col far iscrivere come associati i figli, i fratelli, i parénti
degli affittajuoli veri , restrinsero in propria mano le elezioni
delle contee. Ora i riformatori s'appoggiano all'altro punto, che
dà il diritto di eleggere a chiunque possieda un fondo per qua-
ranta scellini (lire 50) , e inducono chiunque pub a comprare
una casetta o un lembo di terra.
Cosi i borghesi , dopo fatta guerra ai privilegi politici del-
l'aristocrazia, la fanno alle proprietà di essa ; e il loro trionfo
sarebbe, non una riforma economica, ma una rivoluzione deci-
siva, quanto fu in Francia lo spropriamenlo de'nobili e del cle-
ro. L'aristocrazia troverebbesi impoverita pel diminuito valore
delle terre e la cresciuta imposta, e pel minor frutto degl' im-
pieghi nelle colonie riservati ad essa , e delle piantagioni che
sono appannaggio dei cadetti : invece s' innalzerebbe la gente
nuova mercadante e manufattrice, e il volgo potrebbe cessare
(1) Vedi la risolutone del maggio 1843.
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B1F0BMA DELLE TARIFFE 179
df basir di fame. Ecco pertanto le quistioni mutate da politiche
in economiche.
Lodando chi proclama le riforme e le domande, noi serbia-
mo l'ammirazione per chi le effettua. E anche questa volta toc-
cò ai tory il proporre l'emende delle tariffe, mentre immense
riunioni di popolo gridavano : Abbasso il monopolio, pane a
buon mercato.
La spesa ordinaria dell'Inghilterra, escluse la tassa dei po-
veri, le spese del culto, la manutenzione delle strade e canali,
e le spese provinciali e comunali, ammosta a circa 1300 milio-
ni (I). I fondi vi contribuiscono per una minima parte, e tutto
il resto deriva da tasse sul consumo. Nel 98 per la guerra si
era pensato la prima volta a una tassa generale sulle entrate,
che fu del dteei per cento, eccettuando solo le minori di cin-
quanta sterline (income-tax). Ridotta, poi tolta dopo la pace,
Peel, divenuto ministro, la riproduce, per colmare lo sbilancio
di 125 milioni, riducendola al tre per cento, e solo sulle ren-
dite maggiori di lire cencinquanta (L. 3750); gli affiltuali che
pagano meno di trecento lire, sono eccettuati; gli altri si valu-
tano per la metà, e per un terzo in Scozia. La sovvenzione cade
dunque tutta su possessori. In Irlanda vi suppliscono la carta
bollata e la tassa sui liquori. Pel commercio e le arti liberali
ogni negoziante dee affermare in iscritto il valore del suo pro-
dotto.
Ciò fatto, Peel diminuisce o sopprime i dazii sulla darne, sul
pesce, sui luppoli, le patate, il riso, il grano,, il legno di co-
struzione , e su altri oggetti di consumo o materie prime; im-
menso ardimento in tanto bisogne, e tutto a favore del popolo
e del commercio. Queste riforme che , oltre colmare il defi-
cit (2), davano una spinta all'industria, sono la proclamazione
(1) Il conto del 1849 assegna sterline 53,388,717 d'entrata,
e 54,185,136 d'uscita.
(2) La property-tax nel 1843 44 produsse 81,781,200 lire;
la income-iax 52,797,000. Le riduzioni sui diritti di dogana
elevaronsi a 128,550,000 lire ; e quelle sulle tasse a lire
29,050,000.
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4S0 BTFOBMA DELLE TABIFPE
dei principii d'economia opposti diametralmente a quelli sioora
tenuti, e che poc' anzi sarieuo parsi utopie. Canoni dell'Inghil-
terra erano inondare i paesi altrui de' proprii prodotti, non ri-
cevendone di forestieri; e favorire 1' aristocrazìa territoriale a
scapito del popolo. Ora tutto è cangiato. Ciri vuol comprare bi-
sogna vendere", e viceversa; e un popolo scapita qualvolta «'im-
paccila produzione, o rendasi meno fruttuoso il lavoro. Liber-
tà dunque di cambio assoluta, e non soltanto con quelli che la
fanno reciproca: Le altre nazioni non ci vonno imitarti peg-
gio per loro, dice Peel; •*/ contrabbandiere rimetterà l'equi-
librio. L'Inghilterra vuol comprare a buon mercato ogni
bisogno suo; se altri vogliono comprarlo caro, bucini padro-
ni. Abolite dunque tutte le tariffe proibitive, e ridotte le tasse
al cinque per cento per le materie prime, e a! venti per le ma*
rifatture. L'evento gli arrise a segno, che, mentre nel 1841 le
dogane aveano reso 500 milioni di franchi, riformate ne resero
600 nel 1844 (I): sicché tal passo basterà a collocare Peel fra
i grandi innovatori.
Né fermossL Nel 18 45 esentò d'ogni dazio le più importanti
materie prime, lana, cotone, lino, aceto; abrogò ogni tassa d'a-
sportazione, fin sulle macchine e sul carbon fossile : quanto al
grano, che è monopolio dell' aristocrazia , e allo zucchero che
forma la ricchezza decantatori, non osò e non potè del tatto
abolir le tasse. Ma la legge sua del libero commercio, 28 gerì-
gajo 1847, portava: 1* abolizione totale delle tasse su' cereali;
V sgravio toltale o parziale delle materie prime e degli alimen-
ti; 3° riduzione al quindici per cento delia tassa sulle seterie;
4° affrancamento delle manifatture più grosse; ò' riduzione ai
dieci per cento de'diritti sulle manifatture fine; oltre molti mi-
glioramenti quante ai carichi sopra l'agricoltura. Peel così fece
rientrare nella pratica del governo il vitto a buon mercato ; e
quando libera affatto sia l'introduzione de» grani, l'Inghilterra
non sarà più costretta a seminarlo in terre attg ad altre; invéce
di 6 milioni di ectolitri ne importerà ÌZ o 15 milioni, a misura
(1) L'Inghilterra asportò nel 1836 per 1940 milioni, e nei*
1844 per 1470; cioè 130 milioni di più.
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ISTMJZIONE POLLARE i8t
della crescente popolazione; è il ricambio coi paesi che abbon-
dano causerà reciproca abbondanza di cose godibili. Poi , col
primo gennajo 18&0, fu permessa libera entrata nel Regno U-
nito e nelle colonie alle merci sotto qualunque bandiera , senza
veruna interdizione. È ano dei fatti più decisivi nella storia con-
temporanea; giacché la libertà di commercio sarà il legame vi-
sibile della universale federazione.
E già la ricchezza, cioè il godimento , si diffonde sovra un
numero sempre maggiore ; mentre nel 1 727 da Edimburgo si
accorreva ad una campagna vicina allo spettacolo insolito d'una
mietitura di frumento, ora questo è estesissimo ; cavalli , bovi,
montoni si moltiplicano in tutta V isola ; le carrozze in Landra
sono più che duplicate (1) ; cresciuto d'assai il consumo del
the, del caffè, dello zucchero; resi comuni i servizii da tavola
d'argento; col ferro procurate infinite comodità. Nella discus-
sione sulP income-tax, Peel, per dimostrare P aumento nella
proprietà immobile, espose che P entrata annua , base alla tas-
sa, nel 1812 fu di lire 55,784, S33 sterline; e nel 1842 di
72,800,000 : e il capitale rappresentato , nel 12 era di lire.
1,391,613,325; e nel 48 20, di 42 milioni.
Tra le arti che i novatori posero io opera contro i conserva-
tori, fu l'educare il popolo |2) ; nel qual uopo si segnalò prin-
cipalmente Brougham, diffondendo a migliaja libri elementari a
tenue prezzo, fondando scuole pe' fanciulli, altre per gli adulti
operai {Mechanics Institutions), e l'università libera di Lon-
dra, la prima dove tutte le comunioni fossero ammesse; e con-
siderava l'istruzione come il più saldo antemurale contro le ti-
rannidi del clero , dell'aristocrazia , del cannone ; sicché una
volta declamando , colP impelo suo consueto , contro il mini-
(1) Nel 1812 erano 44,426*. nel 1840 erana 104,476.
(2) La Franeia per V istruzione pubblica spendeva nel 1840,
fr. 14,775,660 ; di cui lo Stato 1,600,000 ; i dipartimenti
4,658,281; il resto i Comuni. In Inghilterra soltanto nel 1839
sì chiesero allo Stato 30,000 sterline per tal uopo ; e si otten-
nero con dugensettantacinque voti contro dugeusettautatrè.
y Google
482 ISTRUZIONE POPOLARE — - RADICALI *
stero Wellington, esclamò: Ci provederà il maestro di scuo-
la, motto divenuto proverbiale.
Nel 1842 contavansi cinquecentoventun giornali: P agevola-
mento delle poste colla tassa uniforme crebbe sterminatamen-
te il numero delle lettere (1) : le biblioteche circolanti , pri-
ma introdotte in Iscozia , spargono le cognizioni anche Be' più
rimoti villaggi.
A queste vie oblique, necessarie in paese di tradizioni e quan-
do i principi! economici non si possano applicare che subordi-
natamente agli avvenimenti politici, non sanno rassegnarsi co-
loro che gli acquisti popolari vorrebbero compinti di colpo, I
due partiti de' whig e de' tory conservano il nome per quella
specie di lealtà per cui nelle repubbliche italiane si restava
guelfi anche combattendo il papa, e viceversa: ma iu latto, il
simbolo dei tory perì , ed oggi essi effettuano quel di meglio
e di più ardito aveano proposto i whig quindici anni fa; e que-
sti ultimi sono conservatori, mentre , fuor de'tory e de1 whig,
una opposizione più profonda à fatta dal Radicali. Roberto
Owen, che credea poter la società costituirsi senza Dio, e tutto
doversi fare pel popolo, proclamò il Comunismo per mezzo di
giornali diffusi a vii prezzo ; e dove si predica la distruzione
de' privilegi, delle grandi città, delle belle arti; si domandano
grandi ospizii nazionali, ove ciascuno trovi lavoro; i viaggi sia-
no obbligo ; « vero ed unico satana del mondo sono la religio*
ne, il matrimonio e la proprietà; triade mostruosissima, ine&au-
(1) E la riforma di Howland Hill, 17 agosto 1839; poi del
6 maggio 1840. Questa legge, the rese uniforme il prezzo delle
lettere interne da qualunque parte vengano, -accrebbe insigne-
mente il numero delle spedizioni e dei proventi. In una setti-
mana del novembre 1839 colPantico metodo circolarono 1,588,973
lettere: in una del giugno seguente , col nuovo 3,221,206.
Si calcolò che cento venti lettere tassate esigono tre ore per
essere distribuite; a cento venti francate bastano sedici minuti.
Nel 1837 e 38 il numero delle lettere circolanti in un anno nei
tre Regni era da 80 a 84 milioni; nel 1840 furono da 168,000,000: .
nel 45, furono 299,500,000.
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SOCIALISTI — CARTISTI i 83
rMe fonte di delitti e di mali. • I Socialisti suoi, che nel 1840
avevano sessantina società affigliate , or sono in calo, mentre
invece crescono i Cartisti, che sono l'espressione più larga del-
la moderna democrazia; ona democrazia d'interessi distinti non
solo dai proprietarii ma dalla grande industria, dai grossi aflU-
tajuoli , da' bottegai , e che si applica specialmente agli operai
radunati ne'grandi centri manufatturìeri , ai braccianti sciope-
rati, alfe persone senza salario. La riforma elettorale nel 1830
(dicono essi) non fece che ammettere alle distinzioni aristocra-
tiene la classe media, escluso sempre il povero: or vuoisi una
Carta per questo; il quale non obbedirà se non partecipi ab-
iezione de9 legislatori. Perciò chiedono il suffragio universale ;
voto a scrutinio; parlamenti annuali; abolito ogni censo d'eleg-
gibilità; stipendiati i membri delle Camere; equa divisione de'col-
legii elettorali, sicché ognuno abbia egual numero di membri,
e non più per contadi o città: alcuni vorrebbero suffraganti an-
che le donne.
Moderatori ne sono Lovell e Vincent operai e il giornalista
O'Brien , e li sostiene e rappresenta nel parlamento Fergus
O'Connor: e sebbène questi dichiarasse non si aspirava a repub-
blica, pure vi si va , sostituendo la potenza del numero ai tre
poteri ora costituiti, abolendo il monopolio non solo nelle Ca-
mere ma nella stampa, coll'esimerla d'ogni imposta; alcuni più
spinti l'applicano anche ai salarli , pretendendo si conservino
quali nel 1835: lo che porterebbe la decadenza delle manifaU
ture inglesi.
Questo partito, non die acchetarsi per le riforme della carità
legale nel 1834 , se ne invigorì. Le riforme ( a dir suo ) non
sono che concessioni strappate agli aristocratici dal desiderio
di conservarsi ; la piaga viene dalla ineguale distribuzione della
ricchezza sociale ; il popolo parla di giustizia, e i signori gli ri-
spondono carità ; aprono case pe' poveri , prefiggono le ore del
lavoro, stabiliscono bagni, scuole, ricreazioni , ipocrite elenio*
slne, fatte a chi invoca il diritte. Nel 1842, con 3,31 7,702 fir-
me , chiesero la riforma del parlamento e V eguaglianza pe' di*
stretti elettorali. Il clero solo riceve dallo Stato quanto baste-
y Google
1 8 4 CARTISTI — ANGLICANISMO
rebbe a provedere le classi laboriosa (1) ; gli esorbitanti diritti
di pochi non possono stare col bene delle moltitudini. Iosodv-
ma, vedendo gì' intraprendilori collegati padroneggiar gli ope-
rai, Socialisti e Cartisti si collegano contro quelli, e ne nascono-
collisioni minacciose, massime nel Galles e ne' paesi manufatto-
ri , tanto da credere 1' Inghilterra all' orlo d' un abisso. Rebec-
ca , personaggio ideale , rappresentante la democrazia., prima
abbattè le barriere della dogana , poi negò. le decime ai preti
anglicani : si riformi la legislazione , si renda meno costosa la
giustizia : e tutto Ciò con allusioni bibliche e linguaggio da me-
todisti. A migliaja la seguivano poveri e artieri ; ma pure que-
gli scotimenti erano sedati con men sangue e violenze , che al-
trove non se ne adoperi contro un pugno di studenti (2)* Il par-
lamento inglese poco vi badò , essendo quel paese piuttosto di
libertà che d'uguaglianza: ma la rivoluzione francese del 1848
parve realizzare il concetto de'Cartìsti, che tornarono al tumul-
tuare ed alle enormi petizioni. Una rivoluzione fiscale sembra
inevitabile in Inghilterra ; ma non pare possa venire dalla de-
mocrazia, la quale anzi dalle sue mosse scapitò sempre.
E quantunque 1' Inghilterra si dica e sia veramente un paese
d'interessi materiali, pure la questione religiosa vi rimane sem-
pre fondamentale ; e le rivoluzioni non vi riescono che all'om-
bra della religione. A fronte de' crescenti cattolici, e dei dissi-
denti, gli anglicani si trovano in minorità ; essi medesimi divisi
in due sette , l' alta e la bassa Chiesa % e in [scozia l' assemblea
generale e i benefiziati. Di qui irritamento e paura, e quei rigori
che il volgo crede necessarH per allontanare le minacce d' un
partito avverso : e quando le Camere risuonano di grida intona-
ti) Nel 1841 computarono che il clero Inglese ha 236,430,12$
lire di rendita, mentre tatto il resto del clero cristiano ne ha
224,975,000.
(2) Spesso le donne si sona miste ad affari pubblici. Nella
legge sui cereali si presentò ima petizione di 2116 mila firme
femminili : a Dublino si formò un' associazione di .donne per
incoraggiare le manifattore irlandesi , e cercar la revoca del-
l' unione.
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CATTOLICISMO — MATHEW 183
ranti e fin micidiali contro i papisti, non è gii irritazione o im-
peto personale , ma espressione del voto della moltitudine. Bi-
sogna veder la plebe di Londra uscire dalla taciturna e fameli-
ca sua compostezza per trascinare un fantoccio figurante il pon-
tefice, e bruciarlo sotto il Monumento, fra gli urli di Maledet-
to il papq !
La piaga religiosa appare a nudo sopratutto in Irlanda , ove
la fede distingue ben anco le condizioni: poveri ai cattolici, pos-
sessori i protestanti ; questi governano , quelli non hanno che
ad obbedire ; agli uni pare naturale 1? orgoglio , come agli altri
la aommessione (1). Che se dall'emancipazione fu corretta la
legge politica , resta ancora la base feudale dell' edifizio ; oltre
che la lunga abitudine del servire fa che il cattolico ne eserciti
né sappia i proprii diritti , a guisa dello schiavo pur jeri eman-
cipato. O'Connell pel primo fra' cattolici nominato lord maire ,
come primo magistrato della città potè , in forza del bill delle
corporazioni, andare in pompa a una messa solenne nella chie-
sa ; ed espresse la speranza di sentirla nella badia di West-
minster.
Sperava egli tutto quel che domandava ? Bisogna chiedere as-
sai per ottenere qualcosa; e nelle quistioni di nazionalità il
tempo non conta. Frattanto all' uopo stesso tendono coloro che
della libertà vogliono far degna V Irlanda col prepararla virtuo-
sa ; e tale principalmente è il padre Mathew , che migliaja di
popolani aggrega alle società di temperanza. Ma è spaventevole
il vedere come i rimedji tornino in peggio. Nella carestia del
1846 , ove a migliaja perivano di vera fame , si proclama il li-
(1) Oggi la Chiesa anglicana non ha che 700,000 seguaci,
cioè appena un decimo de' cattolici v eppure trae dall' isola per
20 milioni di franchi l' anno.: E e$a divisa nelle 4 provinole
ecclesiastiche di Armagh ( dove, c'è più della metà degli aàr
gticani ), Dublino, Gasheì} Tuam; con 32. diocesi, 1387 bene-
fizi!, 2450 parrocchie. La rendita media d' ogoi vescovo ascende
a 175,000 lire. V ha parrocchie eoa un solo anglicano e 1500
cattolici ; in altre 12 anglicani con 5393 cattolici* Eppure i cat-
tolici sono obbligai} a pagar la decima ai preti anglicani !
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186 INDIA
bero commercio del grano ; ed ecco i signori d' Irlanda , abi-
tanti la più parte in Inghilterra , ritirano di là il frumento per
venderlo a vantaggio, e così affamano viepiù ifr paese, e convin-
cono pur troppo della necessità d' una legge agraria. Il gover-
no vi spende centinaja di milioni per dare lavori pubblici al po-
polo, e questo per accorrervi lascia sodi i campi, che ali1 està*
te non offrono verun frutto.
Quella carestia indusse a soccorrere con grani, traendoli dai
forestieri, e cosi spoverendo V isola di contante ; la qual pratica
disastrò le banche e produsse molti fallimenti. Ha di maggior
rilievo è V essersi applicata all' Irlanda la tassa de' poveri j passo
tale, da equivaler ad una rivoluzione.
Colonie Inglesi.— India.
La grandezza e la destinazione dell' Inghilterra non rivelasi
tanto dalla preponderanza sua in tutti gli avvenimenti europei ,
quanto dalla portentosa attività nel diffondersi per tutto l'orbe,
suprema propagatrice della civiltà. La paziente e coraggiosa
ambizione di conquistare e conservare , da qual popolo fu pos-
seduta in pari grado? L' aristocrazia , volendo tutto per sé il
terreno , assunse il tacito obbligo d' assicurare alla plebe l' in-
dustria , e perciò procurarle sfoghi col versarne l' esuberanza
su paesi sempre nuovi. A vestire una tribù ignuda i missiona-
rii s' adoprano per onestà , i mercanti per isfondacciar i ma-
gazzini di Manchester : gì' Inglesi riconoscono l' indipendenza
delle colonie altrui appena insorgano contro le metropoli, per-
chè subito vi spacciano armi, generi, merci, e formano conven-
zioni di commercio , vantaggiose perchè primi. In mari inten-
tati scoprono nuove isole , dove la loro bandiera dinota la con-
quista fattane alla civiltà. Neil' India poi mostrarono una gran*
dezza, nuova nei fasti dell' umanità.
India è nome molto vago (t) <tel paese che siede nell1 Asia
(1) Esclusa la penisola transgangetica, ohe propriamente non
è ìndia , il Deean e V Indostan in sanscrito chiamasi Giambo
DuyP) isola dell'albero dalla vita \ M*dAu&kumt abitazióne di
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INBIA- 187
meridionale fra la Persia e la Cina, a schermo delle più eccelse
montagne del globo , morenti in ubertose colline , rallegrato
dallo spettacolo dell'oceano , da mille ruscelli e da grossi fiu-
mi, sulle cui rive il sole vigoroso matura ogni delizia di frutti.
Sin cinque messi si raccolgono nelle pianure , e i colli vestiti
di palme, d' ananas, d'alberi di cannella e di pepe , di viti, di
rose perenni , tre volte maturano frutti squisiti. Ivi antichissi-
ma è la civiltà , e la lingua sanscrita è tanto ricca e regolata ,
che alcuni la guardano come ceppo di tutte le europee. La di-
visione in caste e la metemsicosi sonò le chiavi della storia di
loro civiltà ; fondo di loro credenza il panteismo ; carattere la
stabilità, per la quale si trovano press' a poco al punto ove era»
no stati conosciuti dai Greci quando vi penetrarono con Ales-
sandro Sfagno. Dopo d'allora la rivoluzione più importante del*
l' India fu la conquista fattane dai Musulmani nel IX secolo.
Questi si sovrapposero ai natii, senza dimesticarsi ; solo nel set-
teotrione l' islam trovò accesso fra Patani e Afgani, mercè del*
le reliquie lasciatevi dalle dinastie tartare, e de' molli Persiani
ed Arabi chiamati al soldo daj principi conquistatori. Così for-
se 10 milioni di Maomettani vi si formarono , cioè un decimo
della popolazione, distinti da' natii, abitanti le capitali , le città
di commercio e i paesi forti , non mai la campagna o il paese
interno , ove V Indiano conserva la sua religione di Brama o di
Budda che insomma è il panteismo, locaste, le infinite prescri-
zioni e l' aborrimento da' forestieri.
Ciascuna grande divisione dell' Impero era governata da un
subadar, rappresentante l'imperatore. Sotto di lui stavano i
mezzo ; Bharatkandy regno di Barai. Il gran fiume che ne ba-
gna la parte occidentale porta i nomi di Sùul o Htnd, che ne
esprime il colore azzurro : e da ciò i Persiani chiamarono quel
paese Sindostan o Hiodostan, denominazione imitata dagli altri
popoli. I Maomettani intesero il nome di Sind come opposto a
quello di Ind , che attribuiscono alle contrade sul Gange. Ora
la penisola transgangetica si chiama Indo-Cina, serbando il no-
me di India o Iodostan alla penisola di là dall' Indo, compreso
il Pengian.
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188 INDIA
fusdar , che lo accompagnavano in tutte le spedizioni militari
entro la sua giurisdizione , e amavano il titolo di nabab cioè
luogotenenti, che fu dato loro dagli Europei, ma che più tardi
divenne sinonimo di subadar o viceré musulmano , mentre il
nome di raja conservavasi a quei degl' Indiani. Tali cariche
erano revocabili, e i despoti amavano scambiarli sovente perchè
non acquistassero esuberante potere ; ma tentandosi la centra-
lità , i nabab presero baldanza fino a rendersi indipendenti , e
trasmettere V autorità agli eredi. Non reciterò le serie degli uf-
fiziali subalterni. Mentre pei Musulmani i cadi pronunciavano
le decisioni secondo il Corano, gl'Indiani si comprometteano in
arbitri , scelti per lo più fra i Bramini. In molli paesi si man-
tennero principi indìgeni, pagando tributo, alcuni anche su con-
trade estesissime , come i Te di Misore e di Tangore ; e al go-
verno interiore non si portò cangiamento.
Né la conquista tolse un elemento integrante dell'antica co-
stituzione, il villaggio, Intitolasi cosi lo spazio d' alcune miglia-
ia di acri, i cui abitanti formano un Comune, presieduto da un
potati , che sovrantende agli affari generali e al buon ordine ;
da un carnum , che tiene registro delle spese di coltura e dei
prodotti j da un tallier per informare dei delitti ; e da altri ut
fiziali per le occorrenti occupazioni. Tali duravano da immemo-
rabile , senza quasi alterazione di confini ne mutamento di fa-
mjglie , e senza che i cambiamenti politici sovvertissero l' eco-
nomia interna; piccole repubbliche immobili sotto le ampie va*
riabili monarchie orientali. Nella più parte sussiste una tal qua-
le comunanza di beni e di lavori, per cui ciascuno profitta del-
l' assistenza di tutti. Prelevata V imposta , la restante messe è*
ripartita a proporzione {lei terreno che ciascuno lavorò j e chi
va al mercato, chi >' industria nelle varie arti. In alcuni villag-
gi le campagne cambiano ogni anno di padrone. L' imposta si
ripartiva e levava in diverse maniere , stimando la messe men-
. tr'era ancora in piedi. Un dewan prendeva V appalto generale
. delle terre d'una provincia; il z^mendar riceveva in subaffitto
i varii distretti , che distribuiva fra coltivatori (ryot) o fra vil-
laggi , e diventava esattore delle imposte , perciò rivestito di
molli poteri , fin del comandare le truppe del suo distretto ;
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AKBAR — AURENGZEB 189
insomma avea faccia di principe, non giurisdizione civile e cri-
minale.
Sarebbe dunque ad assomigliare alla feudalità , se non che i
nostri feudatarii erano veri possessori delle terre e riscoierano
le tasse per se , mentre colà proprietario unico consideratasi
V imperatore : vero è che il ryot godeva pieni i diritti del pos-
sesso, non essendone privato se non quando fallisse agli obbli-
ghi, e potendo trasmetterlo ad altri.
Pertanto alla sommità il granmogol , discendente da Tamer-
lano , era depositario in titolo d' un' autorità illimitala ; le Pro-
vincie erano amministrate in suo nome dai subadar, che spesso
se ne insignorirono ; accanto di loro sussistevano molti principi
indigeni d* antico dominio ; sotto a questa gerarchia aristocra-
tica e amministrativa reggeasi il villaggio: riunendosi il despe-
tismo del capo , I1 aristocrazia e la feudalità del mezzo , il mu*-
Bieipio e la repubblica della base.
Akbar il Grande (1SWM605), sesto discendente da Taraeria-
no , compi la conquista musulmana suil' India col domare gli
Afgani ; e fu vero fondatore dell'Impero del Gran Mogol. Se-
guirono principati divisi e. sommossi fin ad Aurengzeb, eoe se-
gnalato per vittorie , sotto maschera di devozione fatti perire i
fratelli e imprigionato il padre , portò al colmo l'Impero. Il
suo tesoro consisteva in grossi pezzi d'oro e in gemme, fra cut
un diamante di dugèntottanla carati, trovato nei saccheggio di
Golconda. Principalmente ammirassi il sdo trono del pavone „
così detto dal volante che lo sormonta, d'oro massiccio tempe-
stato di gemme, e con un enorme rubino al petto, da cui spen-
zola una perla di cinquanta carati; dodici colonne incrostate di
perle sostengono il baldacchino. Aurengzeb abitava di rado le
città, ma campi mobili ; tre immensi palazzi di legno leggero
a pezzi erano trasportati da dugeoto camelli e cinquanta eie*
fanti, a un giorno d' intervalli) uno dall'altro; talché dovunque
arrivasse égli trovava un palazzo, Lo seguivano centinaia .-di ca-
melli coi tesori, e cani e pantere educate a raggiungere la gaz-
zella , e tòri per cacciare le tigri \ poi sarebbe lungo e a. fatica
credibile il ripetere le mìgliaja di bestie e d'uomini per l'ac-
qua, la cucina, la guardaroba, gli arebivii, le armi, e per ripa-
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490 i siki
rare le strade. Fermatisi in qualche vastissimo spazzo , questo
mezzo milione di vaganti accampavano attorno al palazzo del
granmogol , verso il quale dirigevansi io linea retta le tende, a
un batter d'occhio rizzate e divelto.
Alla morte di lui ( 1 706), l'Impero abbracciava quaranta Pro-
vincie, cioè dal 35° al 10° di latitudine, da cui cavava diecimi-
la milioni di franchi , benché i prodotti valessero un quarto di
quel che pagavansi in Inghilterra. Ma subito l' Impero andò in
dechino ; disputandosi il trono, i prìncipi sbalzavano a vicenda;
il lusso e le lascivie andavano di paro colia crudeltà delle stra-
gi fraterne : e intanto i raja e i subà rendevansi indipendenti ,
talché la potenza del granmogol si ridusse a poc* altro che a
confermare con patente imperiale il successore del nabab de-
funto.
Ne9 paesi al nord fra V Indo e il Giumna , Nanck era morto
nel 1 539 in odore di santità nella provincia di Lahor, e alla sua
tomba affluivano devoti , e i discepoli eh' egli aveva reclutati
senza distinzione di gente, e riuniti col titolo di siki , cioè sco-
lari. Argiunmal, successore suo, raccolse la dottrina del mae-
stro nel Pothiv bibbia, e ne venne \\ setta dei Siki; dove, ri-
pudiate le tradizioni braminiche , si adora un Dio unico invisi-
bile, e si pone V amor del prossimo per base della morale : del
resto tolleranza , ed evitare le dispute ; abolite le caste ; man-
giar carne , eccetto quella di giovenca ; conservate però la di-
stinzione delle tribù e la separazione dai forestieri; nessun ido-
lo o immagine nei tempii ; più libera la donna. A chi è iniziato
ia questa setta si dà sciabola, fucile , arco , freccia e lancia , e
una tazza d'acqua ove lo zucchero è smosso col pugnale. Creb-
bero in nazione guerresca sotto i guru o maestri, capi spirituali
che spesso contesero col granmogol, si mescolarono alle guer-
re civili ; ma poi perdettero ogni influenza secolare , e il paese
si divise tra molti sirdar o capi , cognominati singh o leone.
Essi aveano posto a granmogol Mohammed Scià , che regnava
nel 1739 , quando gli sopragiunse Nadir-Scià , il restauratore
dell' Impero persi: no, il quale, devastata Deli, lasciò a Moham-
med il Regno , ma tolse le Provincie sulla riva occidentale del-
l' Indo.
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INDIA 491
Appena egli parti, dall'Impero de'Maratti si staccò la pro-
vincia di Berar (1 747). Anche Aud si fé' indipendente, sottraen-
dosi ad Acmet Sciar, successore di Mohainmed, e poi Bengala:
sicché il Mogol trovami ridotto a nulla più che parte delle Pro-
vincie di Deli e Agra. Regnando Allùmghir II, Amed re degli
Abdaili, gente afgana del Candaar, assalse Deli (1753), rubando
quanto v' era rimasto, spezzando persino i muri onde levarne la
pietre : poi una terza volta i Haratti la devastarono sotto Gehan
Sbaw, frugando sin nelle tombe; ma il re di Caodaar assalitili ,
dicono ne uccidesse cinquecentomila. Tra i governatoci musul-
mani che, dopo P invasione di Kuli-kan, aspiravano a farsi in-
dipendenti , Dawust-Ali-kan, nabab della provincia d'Arcate in
coi erano Pondichery e Madras, si rendette formidabile a segno,
che i raja indiani chiesero a soccorso i Maratti.
Potenze più formidabili crésceano intanto su quelle rive*, Por-
toghesi, Olandesi , Francesi. I primi v'erano penetrati quando
si voltò il Capo di Buona Speranza, e ne fecero grandi acquisti;
poi ne furono quasi spossessati dagli Olandesi, che avevano nel-
l'Asia i più vasti stabilimenti, dalle isole della Sonda alle coste
del Malabar. Già sotto Francesco I aveano i Francesi tentato
stabilimenti nell' India ; ma respinti dalle procelle , non varca-
rono il Capo di Buona Speranza. Enrico IV volse ancóra a quel-
le parti 1' attenzione dei sudditi ; e stabilì in Bretagna una Com-
pagnia delle Indie orientali (1604), che spedì qualche nave mal
fortunata, e presto si disciolse. Altri sperimenti fallirono, tal-
ché gli armadori franoesi volsero piuttosto verso il Madagascar.
Richelieu tentò rianimare il commercio delle Indie, e ne formò
una nuova Compagnia con generosi privilegi ; ma non potè pro-
sperare. Un' altra da Colbert, dotata di quindici milioni e del
privilegio per cinquantanni, crebbe presto, poi cadde in totale
disordine , fin quando Law pensò ravviarla (voi. I, pag. 26) col-
l' unirvi le compagnie d' Occidente, della Cina, dell' Africa, col
nome di Compagnia perpetua delle Indie. Vedemmo lo splendido
quanto efimero fiore di quella impresa ; ma al naufragio sopra-
visse la Compagnia , la quale volse l' attenzione a Pondichery,
che pure avea continuato a prosperare per forze particolari. Du-
mas speditovi governatore (1695) , con destra e robusta ammi-
•
192 DUPLE1X
Distrazione la rifiorì ; dal granmogol Mohamraed Scià ottenne
privilegio di battere moneta, con moMo vantaggio: più gtovossi
dell9 acquisto di Caricai e suo territorio , comprato da un pre-
tendente al Regno di Tangiaur (1739).
Altri stabilimenti aveano posto i Francesi nella penisola in*
diana : sulle coste del Malabar eransi assicurato il commercio
del pepe ; a Surate trasportavano i tessuti e le orerìe di Lione;
e pareva dovessero emulare le grandi nazioni marittime, tanto
più che ebbero la fortuna d' avervi alla testa tre grand' uomini,
Dupleix, Labourdonnais, Bussy. Ài giungere di Dupleix (1 742),
gli Europei non vi erano considerati che come mercanti ; ma
egli vide la possibilità di dominarvi , e lo dissimulò quando
non poteva parere che temerità e follia. Il suo divisamente era
semplicissimo; mettere corpi europei a servigio dei principi in-
diani, persuaso che bentosto vi acquisterebbero preponderanza:
e così in realtà pervenne a dominare il JCarnatico , poi il Decan
sopra trentacinque milioni d'abitanti, cioè quasi metà dell'Impero
del Mogol ; e a volontà distruggeva o piantava stabilimenti di fore-
stieri. Di mal occhio gl'Inglesi vedeano gli stabilimenti dei Fran-
cesi ; e se questi favorivano un nabab , bastava perchè essi ai
mettessero poi sno nemico; onde le nazioni continuavansi guerra
colà, anche mentre stavano in pace in Europa. Dopo la pace di
Aqùisgrana, Dupleix ripiglia i vasti suoi divisamenti, persuaden-
dosi che la Compagnia francese non varrebbe a lottare colla In-
glese fintantoché non fosse potenza di terra. Sciaguratamente i
capi erano discordi e gelosi j e Labourdonnais , che atea fatto
prosperare gli stabilimenti delle isole di Borbone e di Francia,
invece di unirsi a Dupleix che meditava conquistare Madras ,
volle a sé solo la gloria di togliere agi' Inglesi questo loro più
ricco stabilimento nel Coromandel. Madras era distinta in città
bianca di Europei, e nera di Ebrei, Bamam, Armeni , Maomet-
tani, Idolatri, negri, rossi, bruni* Labourdonnais teneva ordine
dal ministero, ignorante de'luoghi, di non serbare veruna delle
conquiste ; lo perchè ne accettò il riscatto di dieci milioni di
lire. Ma Dupleix, conoscendone l'importanza, cassa la capito-
lazione, saccheggia ed arde la città, facendone così esecrare il
nome francese : poi mette tanti impacci all'emulo in nuove spe-
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DCPLEIX 195
dizioni , che questi si ritira e torna in Francia , ove è buttato
alla Bastiglia. Nulla di più favorevole poteva accadere agli In-
glesi, che, rifattisi, non solo ricuperano Madras, ma assediano
Pondichery. La bella difesa di Dupleix, che costrìnge gl'Ingle-
si a ritirarsi, stende un* velo su' torti di esso.
Perduto Madras, egli si volge al Decan e al Carnate, dispu-
tili fra emuli ; e in mezzo alle costoro discordie , con imprese
da romanzo , pone Musa Fersing suo protetto nella subabia di
Decan , il quale aumenta assai i territori! di Pondichery e Ca-
ricai, e gli dà Mazulipatnam e contorni. Nel Carnate però la
compagnia inglese , senza chiarire manifesta guerra , soccorse
l'avversario di Dupleix, che, mal sostenuto dagli alleati e dal
pusillanime gabinetto di Versailles , soccombette. Arditissimo
hi mezzo alle difficoltà e inesauribile ne' ripieghi , seppe risto-
rarsi ; e le sue vittorie avevano destato indicibile entusiasmo in
Europa : diceasi che le sole terre ottenute da Chandasaeb ren-
dessero trentanove milioni ; parea doversi contare sopra cin-
qoanta milioni annui netti : chimere come quelle di Law. Al rac-
cogliere però dei conti, i direttori della Compagnia trovaronsi
in iscapito di due milioni, e ne incolparono Dupleix, quasi non
fosse da prevedere che le sue vaste imprese aveano a costar te-
sori , e che altri se ne voleano per raccorre frutto più tardi.
Accaniti dunque delle fallite speculazioni, stabilirono dargli lo
scambio (1753), e il gabinetto li secondò, tanto più che gì' In-
glesi il domandavano, come mantice a discordie nell'Asia. Al-
lora i gabinetti francese e inglese s'unirono (1754) per racco»
mandare fra loro le due Compagnie, e metterle in perfetta egua-
lità di forze, di territorio e di commercio sulle coste del Coro-
mandel e d' Orissa : godessero in pace ciascuna i suoi possessi,
e non si brigassero ne' litigi de' principi indigeni.
Dupleix non sapea darsi pace che il suo successore avesse
negoziato cogl' Inglesi, invece di usar le truppe condotte per
assediare Tricinapali, il cui acquisto avrebbe assicurato e il do-
minio e immensi vantaggi alle colonie francesi. Chi vede ciò che
gì' Inglesi effettuarono dappoi, pende a credere eh? e' suggerisse
il meglio ; pure egli dovette obbedire. Aveva anticipato di suo
tredici milioni, fidando nella vittoria ; ed ora gli era strappata:
W" Dignze^GoOgle
194 DUPLE» — LALLY
onde lacrimando abbandonò il campo della sua gloria. Allora
gli sono negate le anticipazioni ; ed è mosso un processo a lui
che era stato a un punto di dare l' Asia alla Francia $ e consu-
mato Pavere a sollecitar udienza dai giudici, morì povero (l 763),
egli, ch'era stato re e signore dei tesori dell'India.
La Compagnia francese possedeva allora, sulle coste d'Orissa
e del Coromandel, Mazulipatnam con quattro distretti ; Pondi*
chery con vasto territorio; Caricai e 1' isola di Cberingam: con-
siderevoli possessi, ma troppo disgiunti per darsi ajuto a vicen-
da.II marchese di Bussy, luogotenente di Dupleix, avea sostenuto
l'influenza francese nel Decan, e alla sperienza sua sarebbe con-
venuto confidare le cose. Ma in quella vece il gabinetto france-
se mandò l'irlandese conte Lally, uffiziale d'onore e di valore, ma
non prudente, né pieghevole e moderato come voleasiper paesi
lontani e in tempi difficili. Per nazione abborriva gl'Inglesi , «
diceva la sua politica consistere in queste quattro parole Pia
inglesi nella Penisola (a): ma ignorava leggi , interessi, poli-
tica dell' India ; e s1 ostinava a non ascoltare chi ne l'istruisse.
All'incontro il suo avversario Coote, freddo, risoluto, modera*
to, sapeva influire su quanto il circondava, e profittare degli er-
rori dei nemici.
Le prime imprese ben riescono a Lally, e respinge gl'Inglesi
da tutta la costa del Coromandel : sempre però tenue di mezzi,
non gli vien compita nessuna delle imprese; cól rigore e colle
minacce s' inimica gli amministratori, e que' molti cui giovano
gli abusi ; anche l'esercito se gli rivolta, e gì1 Inglesi bloccano
Pondichery. Le classi alte ivi rifuggono dal lavoro; le basse han-
no determinate le professioni, e si terrebbero disonorate a farne
un' altra, come il villano se coltivasse la terra eh' e' non semi-
nò ; un facchino destinato a portare un peso sulla testa , se il
(a) Qui l'autore, traducendo a parola il francese, non rende
il vero concetto ; perchè in simili forme di dire il plus francese
esprime negazione , e bisogna tradurre : Non più Inglesi nella
Penisola- Anche altrove incontrammo una simile inavvertenza
dell'autore ; ma, credendolo un fallo di stampa, lo correggem-
mo nel testo.
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BENGALA 195
portasse sotto il braccio ; il soldato se facesse la trincea dietro
cai dee ricoverarsi ; il cavaliere se falciasse V erba pel suo ca-
vallo. Innumera torba dee pertanto seguire gli eserciti; e Lally,
non avendola potata adunare, spinse a forza gli abitanti di Pon-
dichery, senza riguardo di caste o distinzione di lavori , attac-
cando il paria insiem col sacerdote al cannone o a portar pesi:
conculcamelo inaudito dell' ordine sociale insieme e del reli-
gioso. Fra la discordia, le rivolte, la fame, Lally resiste a forze
venti volte superiori; ma poi ridotto agli estremi, rende la città
ed è condotto prigione in Inghilterra.
Colla presa di Pondicbery termina la dominazione dei Fran«
cesi oell' India, ove non serbano che le fattorie di Surate e Cal-
cutta, inconcludenti ; mentre il Coromandel e il Bengala ingi-
gantiscono V Inghilterra. Nella pace del 1763 , Pondichery fu
restituito, ma iu mina e con ristretto circondario. Anche Cari-
cai, Gbandernagor, e gli altri banchi nel Bengala furono ricu-
perati dalla Francia (1796), ma a patto di non porvi fortifica-
zioni. La Francia in dieci anni avea pure perduto gli stabili-
menti d' Africa e parte di quelli d' America e tutto il Canada ;
onde si diffondeva un'irritazione, che volendo qualche soggetto,
sfogossi contro Lally , tirando ai peggio ogni suo fatto , impu-
tandolo fin di tradimento. Egli, informatone, ottiene venire dal-
l' Inghilterra a scolparsene, e scrive a Choiseul: Io reco la mia
testa e la mia innocenza. Assurdo processo d' un parlamenta
sopra campagoe e assedii in paese e in condizioni affatto igno-
rate 1 Assolto dal delitto di danneggiata maestà, lo imputano
d'aver tradito gP interessi del re e della Compagnia, e abusato
dell'autorità; onde a sessantasei anni è mandato a morte (1766)
col bavaglio in bocca, e senza che potesse ras segnar vi si. La sua
condanna fu cassata da Luigi XVI !
Bengala è la provincia più orientale del Gran Mogol, bagnata
dal Gange , ricchissima del suolo , abbondantissima di riso e
d'ogni altro frutto. Suja al-Daula, successore di Aliaverdi nel
Bengala, Bahar e Orissa, odiando di cuore gì' Inglesi, e forse
istigato dai Francesi, sorprese Calcutta, principale fattoria di
quelli, che dovette arrendersi (1 756). Trovando poche merci ed
oro, lo credette nascoso, e per obbligare i prigionieri a rivelar-
196 CLIVE
Io, li chiuse neir inferno nero, prigione lunga diciotlo sopra
undici piedi, che non riceveva luce se non da due finestre d'un
sol lato : talché in dodici ore che vi rimasero , cenventilrè pe-
rirono soffocati. Gì' Inglesi di Madras V udirono fremendo , e
l'ammiraglio Carlo Watson diresse tosto la flotta nel Gange, e
riprese Calcutta.
Roberto Clive (1725-1775), figlio d' un mediocre gentiluomo
del Shropshire , dalla fanciullezza mostratosi ardito , passato
nelle Indie, sofferse le contrarietà serbate a tutti i caratteri ro-
busti ; finché, buttatosi all' armi cui non era stato educato, fbr-
mossi alla scuola delle difficoltà. Questo nuovo Cortes , come
il conquistatore del Messico , possedeva forza di risoluzione ,
prontezza di partiti, impeto di esecuzione, e sapeva ispirare ai
soldati il proprio entusiasmo , imporre alle nazioni straniere ,
operare di proprio impulso, eppur rimettere alla patri* ciò che
senza di lei avea conquistato. Posto a capo delle truppe, disse:
Aon conviene tenersi sulle difensive; assaltiamo; e recò bat-
taglia al feroce nabab, e V uecise. Il suo generale Mir Giaffìer ,
succedutogli, pagò td uè milioni di sterline agi' Inglesi, dugen-
. trentamila a lord Clive,'e una pensione di sessantamila lire. Ma
i vincitori non seppero frenare la cupidigia , e a sempre nuove
domande gì' inducevano la condiscendenza dèi nabab , che in
pegno de9 pagamenti dovette dar loro tre distretti presso Cal-
cutta, nocciolo del futuro Imperio. Poi appena cominciò a rifia-
tare , lo destituirono, surrogando Cossim Alikan, che diede due
altri distretti ; olire immense somme ai fautori della rivolta.
Sentendo però la sua vergogna , volle sottrarsi a quel giogo ,
ingrossò P esercito, e assaliti gì1 Inglesi ne fé3 macello. Erano
tornate in quel tempo nemiche Francia e Inghilterra, e la Com-
pagnia francese invece d'associarsi ai principi del Bengala a
danno de' comuni avversarli j stabilì una pusillanime neutralità,
per la quale ricusò soccorsi a Suja al-Daiiia*. Adunque vinto
' questo, gP Inglesi ricchi e potenti spingono innanzi la guerra
per rifarsi dell' umiliazione cui gli avea ridotti Dupleix; e pochi
battaglioni europei superano (1760) gl'immensi eserciti di due
confederazioni.
Scià Alena II granmogolo, era dai MaraUi stato respinto fin
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CUTE 197
da Deli, ultima città rimastagli, dove avevano intronizzato suo
figlio Gewan Bukt. II deposto rifuggì presso Suja al-DauIa, na-
bab di Aud, che il teneva in onorevole prigione. Quivi stesso si
rifriggi Cossim Ali, cacciato dagli Inglesi, i quali a principe del
Bengala ristabilivano Mir Giaffier* Ne venne guerra, ma Cossim
si staccò dal nabab di Aud, senza più pretendere al Bengala ;
Suja al-DauIa si ritirò a Deli ; e Scià Alem liberato propose alla
reggenza di Calcutta, se lo ripristinasse in Deli, darebbe Gazi*
pore e Benarete, strada al Bundelcond, agognato pei diamanti.
La cosa non sortì pieno effetto; ma Clive menò una pace , ove
gì9 Inglesi assodarono e crebbero i loro domimi, ed ebbero dal
granmogol l' investitura delle devanie di Bengala , Bahar, Oris-
sa, che contavano dieci milioni d'abitanti , e rendevano trentasei
milioni di franchi netti.
Clive, arrivato a Madras (1761), comprende 1' opportunità di
farsi padroni , e scrive alla Compagnia : « Eccoci al momento
» ch'io da lungo tempo prevedeva , ove decidere se prendere
s o no il tutto per conto nostro... L'Impero del granmogol
» (non esagero) può essere domani in poter nostro. Questi paesi
» non hanno affezione per nessun governo ; le loro truppe non
» sono né pagate quanto le nostre , né comandate o disciplina-
■ te : un esercito europeo discreto basta non solo a difenderci
» da ogni principe indigeno , ma a renderci padroni , e formi-
» dabili a segno, che ne Francese né Olandese né altro nemico
» oserà tentarci. Il nabab di cui prenderemo la parte, non può
• fare che non divenga geloso del poter nostro o invido de' no-
» stri possedimenti ; l' ambizione , la crudeltà , l' avarizia non
» cesseranno di cospirare a nostra ruina ; ogni vittoria non ci
» darà che una tregua momentanea; la deposizione d'un nabab
■ sarà seguita dall'innalzamento d'un altro , il quale, appena
» possa mantenere un esercito, entrerà nella via del predeces-
» sore, cioè ci s' inimicherà... Bisogna dunque che i nabab sia-
» mo noi , almen di fatto se non di nome... fora' anche senza
» maschera, di nome comedi fatto. »
Non va dunque imputata soltanto a machiavellismo degli Eu-
ropei la loro prevalenza in Asia, ma al predominio che una vo-
lontà determinata acquista per natura sovra gente in tentenno
498 MAPATTI
e disunita, com'erano quei nabab , subab , raja> che da un ti*
ranno imbecille ottenevano a prezzo le signorie ; e che aveano
bisogno del coraggio e dell' avidità di soldati forestieri per di-
struggersi tra loro. GÌ' Inglesi ebbero l1 arte di mascherare il
dominio colle forme antiche, lasciando un subab nazionale, sic-
ché gl'indigeni credeano ricevere dal granmogol gli ordini che
in effetto venivano da Calcutta.
Indostan propriamente chiamano la parte dell'India a setten-
trione del fiume Nerbndda , ove sorge Deli. Fra il Nerbùdda e
il Kistna giacciono i territorii del Nizam , dei raji di Barar e di
Sa t tara : dal Kistna al Capo Comorin sono il Carnate , il Mala*
bar, il Hisore. Da Deli poi a Tombudra si assise la Confedera-
zione dei Maratti) la quale al dominio britannico divenne nemi-
ca dopo che cessarono i Francesi. Maratti chiamasi un' antica
tribù del Decao, oriunda delle montagne del Mahrat nel Regno
di Visapur , e che sono forse i pirati i quali , fin dal primo se-
colo dell' era volgare, infestarono i mari dell' India. Gente ma-
landrina , fornivano 'di eccellente cavalleria i principi della pe-
nisola , ed appartenevano alla casta dei Vaisia o mercanti. Ma
da quella dei Retria o guerrieri usciva il padre di Sevagi , sol-
dato di ventura a servizio del re di Visapur, che ricevè da que-
sto un jaghire nel Carpatico (164&) , col comando di diecimila
uomini. Il giovane Sevagi col suo valore si trasse attorno molti
prodi, e uscito con essi dal natio Ponnah, fra le dissensioni in-
teriori crebbe , massime con bande provenienti dai paesi mon-
tuosi che stendonsi dalle frontiere del Guzerate fin a quelle del
Canara , paesi men civili e più arditi , eh' egli strinse in nazio-
ne ; conquistò parte del Visapur e la fortezza di Sultana, e mal
contrastato da Aurengzeb, si proclamò re (1674) ed occupò
tutti i porti della costa occidentale del Decan , eccetto quelli
appartenenti a Portoghesi o Inglesi. Col figlio di lui fé' pace
Aurengzeb, consentendo ai Maratti il decimo di tutte le entrate
del Decan , che poteano far riscuotere da proprii appaltatori
ereditarii. Jahon (I7l7), nipote di Sevagi, invecchiato, lasciò il
governo al primo ministro (peischumh), che da quel punto di-
venne una specie di maggiordomo ereditario.
Le truppe indigene colè non sono pagate , ma i principii del
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HAIDEB ALÌ — GOVEBNO DELL' INDIA 490
paese confidano certe contrade a capi militari, coli9 obbligo di
provvedere al mantenimento delle troppe. Chi dunque goda
reputazione di valore, trova facilmente mercenari ; l' appoggio
di questi lo affida ad usurpare il dominio ; e presto pub diveni-
re prìncipe estesissimo , sbalzar V antico suo re o farsene ce-
dere P autorità. Così fece Haider Ali ( 1718-1782 ) , che colle
proprie forze elevossi da umilissimo luogo a reggente del Mi-
sore, indi alla sovranità , e non a torto fu intitolato il Federico
d'Oriente.
Cosi. alla guerra da Europei a Europei succedeva quella di
tutta l'India musulmana: Cupido di grandi imprese, Haider Ali
s'impadronì di Bangalore , tenendolo come vassallo dei raja di
Hisore , cui difese contro i Maratti : ma o fosse per propria si-
curezza come disse, o per ambizione, prese esso raja e Seringa-
patnam sua capitale ; indi altri paesi, finché ebbe un'entrata di
centodieci milioni, ducentomila armati, fra cui venlicinquemila
a cavallo , e un corpo di milledugento Francesi. Con mirabile
arte ajutato dal figlio Tipu-Saib , sotto Madras conchiuse un
trattato, per cui ti nabab d' Arcate , creatura degl' Inglesi, do-
vette abbandonar la città e la fortezza di Oscotta, e a lui tribu-
tare 1,400,000 lire Panno.
Vollero gì9 Inglesi lavarsi di quest' onta eon buone imprese
nell' Indostan, ove, aManni di Scià Aleni , presero Cora e Al-
lahabad; e come" sovrani le cedettero a Suja al-Daula, nabab di
Aud, obbligandolo al tributo di 25 milioni. Con questo nuovo)
vassallo osteggiarono Rohilkend, e soggiogatolo , ne riunirono)
il dominio a quello di Suja al-Daula, con crescergli di 4 milio-
ni il tributo; e serbando per sé la provincia di Benarete, città
santa, per la quale si dilatarono fin all'estremo-del Bengala.
Tanta prosperità li tolse alla moderazione , né più dissimu-
lando la conquista , fecero legge la propria volontà, giudici a
amministratori i loro nazionali; levarono ogni autorità al subab,
che tributario e dipendente dalla Compagnia, né guerre né pa-
ce potea far più, né nominare ministri , comandar truppe, am-
ministrare finanze , render giustizia ai sudditi. Guardando il
paese come una miniera, il popolo come mercanzia, non cer-
carono che a smungere più. La tiranuia fece suo frutto; molti
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§00 INDIA
agricoltori, per le eccessive estorsioni, lasciarono Spopolati e
sodi i terreni ubertosi; molti tessitori di seta si storpiavano o
mutilavano , anziché soffrir le angherie cui quell' abilità gli
esponeva; quieti i telai '; scemato il ricolto. Il monopolio degli
uffiziali della Compagnia avea distrutta V industria nazionale,
che produceva le merci cercate dei secoli in Occidente; e men-
tre vi colava V argento d' Europa e d' America , il paese restò
immiserito. Dalle merci inglesi portate nel Bengala non creb-
bero se non le munizioni di guerra; fame, epidemie erano fo-
mentate dall' insaziabile avidità degli incettatori, uno dei quali
v'andò nudo, e mandò in Europa 14 milioni. Turpe corruttibi-
lità per tutto ; mescolami la politica per profittare dei doni
che sempre ebbero parte suprema nelle trattative orientali , e
che la legge potè restringere, non proibire. Non leggi che pro-
teggessero le persone, non autorità che potesse farsi rispettare;
l' infanzia dell' industria impediva ogni sviluppo della ricchezza
pubblica; a gente diversissima di lingua , di costumi, di reli-
gione, erano messe imposte da altri, cui la lontananza de' loro
mandatarii toglieva ogni responsabilità: i giovani inglesi vi cer-
cavano un impiego per tesoreggiare alla lesta alcune centinaia
di migliaja di sterline, e tornare in Inghilterra a sposar la fi-
glia d'un pari, comprare un bourg pourri e sfoggiarla. Fra ciò,
che poteva un capo onesto? Pertanto, sotto l'apparente ricchez-
za, povera rimaneva l'India; il danaro in man di poche persone
vicine agi' Inglesi , e intente a smungere più sempre il paese.
Grave siccità distrusse il ricolto del riso, principale nutrimen-
to; e gli speculatori accaparrarono il resto, talché appena i più
ricchi erano in grado di procacciarsi il vivere. Fra quell'orri-
bile fame si frangono i legami della società, ma restano quelli
della superstizione; giacché non si osa uccidere. gli animali, e
il bove e la vacca impunemente disputano il cibo agli affamati.
Tre o quattro milioni d'abitanti del Bengala perirono.
Con tanto territorio e sì ricco , col privilegio del commercio
d'Oriente, con esazioni ingordissime , la Compagnia, non che
pagare agli azionisti il dividendo promesso del dodici e mezzo
per cento, dovette sollecitare un soccorso di un milione e mez-
sio di sterline. Aveva essa per dieci anni cavato dal Bengala 38
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COSTITUZIONE DELLA COMPAGNIA 201
milioni annui; oltre dugento, predati da chi sapeva rubare: ma
la fonte di tante ricchezze era esausta dalle guerre, dalle rivo-
luzioni, dalle estorsioni; gli uomini campati dalla fame, stenta-
vano: eppure i direttori che, per interesse , avrebbero dovuto
cercare i rimedii, ponevano nella loro lettera generale del mar-
ia 177! , « esser quello il buon momento di profittare per tut-
te le possibili vie deVantaggi che promette la possessione dei
Bengala. ■ Tanto è senza viscere là mercantile speculazionel
Questi guai non si udivano in Inghilterra, ma solo le vittorie
di dive, viepiù esaltate pel confronto dei disastri americani :
ma nell'India orribili voci' correvano di lui ; che facesse schifo-
so monopolio del betel e del tabacco, anzi del riso , unico vitto
del paese, e in ogni peggior modo soprusasse. Raccolse que'la-
menti Burgoyqe , e gliene diede querela in Inghilterra , dove
dive, che avea maneggiato a suo talento un mezzo mondo sen-
ta render conto a chi che fosse, a tutti il doveva come cittadi-
no. La sua salute ne fu peggiorata; e scevero dalla società, re-
stò consunto da mal di fegato a 49 anni. Nome che non perirà:
senza altri maestri che il bisogno e i pericoli , seppe divenire
gran generale, grand'amministratore,e arrestarsi a tempo; sul-
le sue colpe è ancora dubbia la storia*.
Allora il parlamento pensò modificare la costituzione della
Compagnia , della quale giova qui dare conoscenza. Da princi-
pio gli azionisti adunavansi di tempo in tempo pei loro interes-
si, e separandosi incaricavano un comitato di dare spaccio alle
occorrenze. La più piccola somma bastava: ma dopo Patto d'o-
rione si volle un capitale di cinquecento sterline per compari-
re nella corte de'proprietarii, e di duemila per entrare nel co-
mitato. Un presidente e un vice-presidente dirigevano le deli*
berazioni delie assemblee, dove eleggevansi i direttori annui.
Onerali assemblee s'adunavano in marzo , giugao , settembre ,
dicembre, poi qualvolta cadesse bisogno, o lo chiedessero nove
possessori. La corte dei ventiquattro direttori raccoglieasi quan-
do credesse, e bastavano tredici membri per farla compiuta. É
dunque modellata sopra la costituzione inglese ; giacché i pro-
prietarii.corrispondoDO alla nazione, le loro assemblee al corpo
elettorale, il presidente coi direttori al re col parlamento. I di*
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203 COSTITUZIONE DELLA COMPAGNIA
rettori divideansi ra dieci comitati : di corrispondenza , proces-
sor, tesoro, magazzinaggio, contabilità, compre, navigazione,
commercio, oltre uno dell'interno e uno di sorveglianza.
Nelle tre presidenze di Bombay, Madras, Calcutta, indipen-
denti una dall'altra, avea pieno potere un governatore, assistito
da un Consiglio per l' amministrazione , tratti in numero vario
per anzianità dagl'impieghi civili della Compagnia; e ogni deci-
sione prendeasi a maggiorità di voti. Il presidente e i consiglieri
potendo riunire altre cariche, tenevansi le più lucrose ; e per
ottenerle, accarezzavasi il presidente , che così poteva ogni vo-
glia sua. Buon nerbo di truppe tenea la Compagnia , cernite in
Inghilterra, o da desertori d'altre colonie, o da indigeni (sipai),
che s'adattarono a obbedire ad uffiziali europei.
Quanto al commercio, quello delle stoffe , che sempre fu il
principale, faceasi da un secretarlo (banyan), che recavasi sui
luoghi con un cassiere e alquanti servi armati , e prendeva a
mese alcuni agenti subalterni, i quali distribuendosi ne'varii
posti, vi prendeano casa, dove poneansi con servi armati ed al*
tri da servigio. L'agente trattava con sensali, e questi coi pi-
cara, i quali infine negoziavano coi tessitori : talché fra questi
e la Compagnia stavano cinque intermedii. Il tesserandolo, co-
me avviene sempre , incapace di comprare gli stromenti e le
materie, e di sostentarsi durante il lavoro, cercava anticipazioni
a grossa usura; e terminata la pezza, la portava al banyan, che
la deponeva in un magazzino. Finita la stagione e le commis-
sioni, il banyan e i suoi agenti esaminavano ogni pezza e la pa-
gavano al tessitore, col ribasso del quindici , venti o venticin-
que per cento sul prezzo convenuto. Insomma, il banyan era
l'anello di comunicazione fra la razza indigena e l'europea ; i
ricchi Indiani compravano quel titolo a gran prezzo, per aprirsi
occasione di trafficare a proprio conto, all'ombra del nome in-
glese. Al mercadanti liberi , cioè quelli della Compagnia , da-
vasi privilegio di farvi commercio per proprio conto ; con gin-
ramento d' abitare essi e casa loro nel luogo assegnato dalla
Compagnia , e fin al termine prescritto ; non scrivere nò fare
scrivere cosa che riguardasse il commercio della Compagnia
nell' Indiai eccetto che alla corte dei direttori.
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BEGOLATING ACT 20$
Nel 1726 s'ordinò il sistema giudiziario, con quattro sorte di
tribunali. Una corte del podestà a ciascuna delle tre presiden-
te, una d'appello, una delle istanze, e il tribunale delle quat-
tro sessioni , che riuniva le attribuzioni dei giudici di pace e
delle giurisdizioni inferiori. In due tribunali che rendeano ra-
gione agl'indigeni secondo le proprie leggi , uno pel criminale,
ano pel civile, il presidente Dominava o destituiva a volontà.
La Compagnia volle estendere il suo potere su tutti i sudditi
britannici che si trovavano nell' India, benché non fossero suoi
agenti ; e passo a passo ottenne che chiunque vi venisse senza
autorizzazione sua , sarebbe violatore della legge , e rinviato.
Erasi già disputalo in Inghilterra se una Compagnia privilegia-
ta pel commercio potesse esercitare la sovranità, o se gli acqui-
sti suoi spettassero alla nazione : strano parendo che V essere
capitalista in una società conferisse diritto di cooquistatore o
di legislatore. Ir parlamento non proferì nulla, purché la Com-
pagnia si obbligasse a pagare quattrocentomila sterline l' anno
più del passato.
Intanto le guerre rovinose e la cattiva amministrazione sire*
mavano la Compagnia; ognuno agognava a rubare; il debito sali
a 220 milioni di franchi , oltre i particolari di ciascuna delle
* quattro presidenze , mentre il capitate non passava in tutto i
120 milioni. Il parlamento venne (1773) dunque in suo sossi-
dio collo scemare il dividendo al sei per cento, e col rinunzia-
fé a parte della retribuzione annua, e cambiò l'ordinamento in-
terno della Società. A Bengala dovea sedere un governatore
generale che durasse cinque anni, con un consiglio di cinque
membri, nominati dalla Compagnia , confermati dalla Corona;
le altre presidenze obbedissero a questo, e non potessero sen-
za suo consenso far guerra o trattati. Mentre in prima ogni in-
vestito d'un'azione aveva voce nelP assemblea generale , si re-
strinse il diritto a chi n' avesse due: dei ventiquattro direttori
ciascuno durasse quattro anni, uscendone sei per anni.
Ivi un tribunale supremo di giudici inglesi, indipendenti dal
governatore, decideva in ultimo appello colle consuetudini bri-
tanniche. Questo era in fondamentale contraddizione col diritto
nazionale. I Bengalesi vedevano gente armata traversar il pae-
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f>
204 HASTINGS
se onde dare fonata esecuzione a decreti fondati su leggi che
non ioteodeaoo, e gravare i mindari, cioè antichi fittajuoli ere-
ditarli, or divenuti graodi possessori e venerati come unico a-
vanzo degli antichi principi. Offesi nella religione e nelle abi-
tudini, gl'Indiani s'opponeano spesso a forza , e il sangue scor*
ma, sinché il parlamento mutò quell'ordine.
Il privilegio fu continuato alla Compagnia per un tempo li-
mitato, e colla retribuzione di quattrocentomila sterline : tra-
smettesse al governo tutti gli atti suoi*
Tornavano in Europa ricchi sfondolati i mercanti , e la fama
esagerava^ onde s' alzarono sterminatamente le azioni: ma chi
vuol che la pianta dia frutto, non ne sugga le radici. Il Benga-
la sfiorito più non rese il tributo consueto ; la Compagnia falli-
va se il ministero non l'avesse servita di trentun milioni e mez-
zo, e perdonatole i nove milioni che pagava l'anno , coli' obbli-
go di assentire al governo immediata ispezione sulle operazioni
politiche, e tenere colà un suo plenipotente. Ma que' mercanti,
abituati a non aver legge che il talento , resero illusorio un tal
posto , 'che fu desiderato per nobiltà , ma non valeva* a repri-
mere quell'immenso sistema di espilazione.
Warren Hastings, divenuto governatore generale ( 1 722) , ten-
tò qualche riforma, e le* sperperate finanze rassettare-, toglien-
do le uscite inutili e le eccessive gravezze , scemando la spesa
di scossa, riducendo centrale e robusta l'amministrazione, isti-
tuendo corti provinciali per opporsi ai soprusi. I frenati lo con*
tradirono ; il rese impopolare la necessità di ricorrere a spe-
dienli, consoni forse. alla natura indiana, ma repugnanti alla
inglese; ed ogni atto suo fu preso in sinistro. Voleano conser-
vasse integro il territorio , e gli interdicevano la guerra ; poi
gliene imputavano le conseguenze : domàndavangli continua-
mente danaro, danaro; poi disapprovavano gl'immorali spedienti
con cui esso ne procacciava, vendendo l'alleanza e le armi bri-
tanniche a tiranni spietati o a nuovi ambiziosi : il parlamento
inglese, intromettendosi perpetuamente, guastava dove non co-
nosceva. Hastings seppe limitare la conquista e riunirla : ma
mente v'aveva allora di stabile; nessuna idea fissata ne sulla po-
litica esterna uè sulla interiore costituzione ; non danaro , non
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PBOCESSO DI HASTINGS 205
potere , non soprattutto pubblica opinione. Fosse dunque per
evitare gli scontenti o per farne suo prò, Hastings lasciò le cose
ricondursi nell'assetto di prima.
Degl'infelicissimi Indiani furono raccolti i lamenti in Inghil-
terra : e Carlo Fox, allora ministro ( 1 738), propose alla Came-
ra una riforma, che provvedesse agli azionisti e allo Stato, col-
l'affidare gì' interessi della Compagnia , non più all' assemblea
generale , ma a sette direttori nominati dalla Camera dei Co-
muni; e una riforma del governo che a questo creseeise poten-
za. Con ogni arte buona e malvagia fu sventata la proposta: ma
quando venne al ministero Guglielmo Pitt (1784) , seppe far
passare V atto dell' India , attribuendo però al re la nomina
dei direttori. Ivi si stabilisce un nuovo governo nominato dal
re, con sei consiglieri incaricati degli affari dell' India sotto un
segretario di Slato ; ai quali la corte dei direttori trasmetta tut*
ta la sua corrispondenza eoll'India. Il governo centrale supre-
mo consisteva in un governatore e tre consiglieri ; e il re po-
teva scambiarli. Dichiarati contrarli all' onore e alla politica
ogni conquista o ingrandimento , ogni alleanza difensiva ed of-
fensiva coi prìncipi dell' India. Del resto, al governatore gene-
rale restava molta libertà, sotto la sua garanzia personale : ma
se tale incremento di forza riparava ai mali preteriti, fa poi co*
nosciuto dannoso.
I sudditi inglesi erano sottoposti a corti d? Inghilterra pei de-
litti commessi nell' India ; e i varii governatori potevano far ar-
restare ogni persona sospetta e trasferire in Inghilterra. Una
nuova corte di giustizia veniva istituita contro le concussioni ,
le esazioni , le violenze in quei governi. A questa fu citato Ha-
stings , H cui processo rimane uno dei monumenti più curiosi.
Sheridan-, oratore irlandese, aggiuntosi a quelli ond' era insigne
la tribuna d* Inghilterra , investi H nuovo Verre (7 ott. 1 786)
con un'arringa improvisa che parve il sommo dell' eloquenza;
e contro il costume, riscosse ripetuti applausi dal parlamento:
'Burke, Fox, Pitt accordarono in dire che mai non s' era vedu-
to in antico o in moderno un pari esempio di quanto il genio e
V arte possono agitare e dominare gii spiriti. Fu dunque votata
l' accusa di Hastings davanti ai lord, uve, con meno impeto ma
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206 PROCESSO DI HASTINGS — COBNWALLIS
più insistenza , lo perseguì la viva parola di Sheridan. Burke ,
con minore veemenza e solennità sviluppandola, tessè la storia
delle Indie, e de1 costumi e patimenti orribili di esse. I proprie-
tarii, al minimo ritardo del tributo, erano gittati prigione ; on-
de toglievano a usura per chetare i viglietti eh1 erano stati for-
zati a soscrivere , e pagavano fin il seicento per cento. Chi non
potesse, era preso ; e strettegli le dita con corde , vi si confic-
cavano chiodi e spine : altri Iegavansi due a due pei piedi , e
sospesi per questi , se ne bastonava la pianta fin a staccarsi le
unghie ; poi batteasi loro la testa in modo ebe sanguinavano per
la bocca e per le orecchie $ e quando tutto il corpo era esulce-
rato dalla sferza , ungeansi con sughi d' erbe velenose. Tale
trattamento faceva a loro Devi-sing, oltre gli spasimi morali di
attaccare insieme padre e figlio, e poi flagellarli , in modo che
uno non potesse schermirsi dai colpi , senza esporvi V altro.
Peggio ancora per le donne, tratte dai nascosti asili per espor-
le ignude a brutali violenze. Un fremito d' indignazione e di
pietà si propagò dall' Inghilterra a tutta Europa , e rintonò in
Asia : ma le indagini richiedevano sì lungo tempo , che quel
processo era già divenuto impopolare , quando Hastings recitò
la. sua difesa : poi durato dall' 8$ al OS , Hastings fu assolto ;
tratto dalle strettezze e rifatto dei danni , egli si ritirò nella
quiète.
Molti contestavano , non solo alla Compagnia ma all' Inghil-
terra , il diritto di far conquiste nell' India , e principalmente
Fox , Burke , Sheridan , pe' principii filantropici allora echeg-
giatiti. Pertanto Piti era costretto difendere le conquiste colla
parola, mentre altri colla spada ; e gli eroi mercadanti, reduci
in patria , invece del trionfo trovavano l' accusa. Il ministero
stesso più volte riprovò gli acquisti territoriali ; ma poteasi ri-
sparmiarli ? Ciascun paese sottomesso avea un vicino, che im-
mediatamente diventava nemico, e che assaliva se non fosse as-
salito , e battuto rifaceasi ; donde la necessità di distruggerlo 9
e di trovarsi così a contatto con un nuovo vicino , fatto nuovo
nemico. Carlo Cornwallis, succeduto ad Hastings (1802), parti
colla dichiarata risoluzione di rimettere e conservare la pace ;
ma il suo governo fu una perpetua contraddizione coi sentimenti
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COBNWALLIS 30?
e le idee che gli aveano acquistata la popolarità , e colle sue
proprie. Invece dell'economia, fé' spese enormi; invece di sot-
toporsi affatto al parlamento , se ne affrancò ; invece della pa-
ce , si travagliò in guerra incessante. Ma poiché col carattere
si governa più che coli' ingegno, egli si guadagnò gli spiriti, e
parea giusto quanto veniva da lui ; e benché mancasse di gran*
di qualità sì militari che governative, mostrò come si passa es-
sere politico onesto. Gli fu suffragata una statua, e una pensio-
ne di cinquemila sterline per venti anni.
Uscente il secolo passato , splendidissima era la situazione
esterna del governo inglese nelle Indie, ma spaventosa l'inter-
na amministrazione (1). Il terreno , come in tutta Asia, appar-
tiene al monarca , che lo concede al coltivatore per una retri-
buzione , la quale alimonia le casse del governo indo-britanni-
co , succeduto agli antichi padroni. Non é dunque divisione io
grandi dominii , che somigli alla feudalità , ma in molti piccoli
poderi, il cui affittaiolo li suddivide ancora a lovoratori. Il go~
verno mette tasse sul primo, il primo sul secondo, e questi sul
terzo , che oppresso da quel peso , non ha di che comprare uà
pugno di riso nel paese di tanta abbondanza ; e come in Irlan-
da , tutti hanno fame. A canto a queste classi infelici , ve n' ha
di privilegiate: i Bramini che non fan nulla ; gli appaltatori di
alcune terre immuni ( lakhiradjars ) ; i mercanti delle città ;
le grandi famiglie musulmane , e gli avanzi de' nobili indigeni.
Sono altrettanti corpi diversi, senza legname comune ; -oltre poi
la mescolanza di sangue inglese e indiano , distintissima an-
ch' essa.
Distinti ancor più restano i Britannici , che non possono né
acquistare la benevolenza, né mutar i costumi della razza inda
(1) Nel 1793-94 le rendite dell' India sommavano a 8,276,770
sterline ; le spese e interessi del debito a 6,633,951. Ma il van-
taggio accidentale sparve , talché nel 98 si trovarono di entrata
8,059,880, di spese 8,178,626. Alfine dell' amministrazione di
lord Wellesley nel 1806, le entrate erano di 15,403,409, la spesa
di 15,672,017. Nel 93 il debito ammontava a 15,962,743 sterli-
ne 5 nel 97 a 17,059,192 ; nel 1805 a 31,638,827.
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908 pbopbikt! nell'india — malabab
e musulmana, protetta dall' indolenza e dall'indifferenza. I ge-
nitori ricusano mandare alle scuole i loro fanciulli , e stimano
più 1' infimo pundit che tutti insieme i Sapienti della Società
asiatica. I pochi che studiano, sanno mille cose inutili ; il com-
puto delle sloke, le minuzie della grammatica, della prosodia,
delle rappresentazioni de' tempii e delle divinità loro , ma ve-
runa scienza applicabile. I Bramini e i khiragiar sono troppo
interessati a non impaniarli dall'ignoranza e dallo stato antico.
Una riforma giudiziale e finanziera aveva introdotta Corawal-
lis , ma questa male scontrava. Erasi egli travagliato a stabili-
re sopra le forme antiche una grande aristocrazia territoriale
a! modo inglese , dichiarando gli zemindari proprietarii delle
terre* di cui pagassero 1' imposta al governo : quando noi fa-
cessero , si venderebbe alla spiccia una porzione di loro terre.
Queste vendite si moltiplicarono tanto , che* nel 1 796 rappre-
sentavano una rendita di 28,700,000 rupie , cioè un decimo
delle tre Provincie di Bengala , Bahar e Orissa. Ciò menomava
la classe degli zemindari ; ma non per questo elevaronsi i rio-
ti, come Cornwallis avea sperato , il quale a tal fine aveva ob-
bligato gli zemindari a munirli d' una patente inalterabile. Al-
lora dunque che lo zemindar più non potè aumentare a sua vo-
glia la rendita che il riot pagava , fu attento ad ogni occasione
di congedarlo , per far migliore contratto con un altro. Il riot
appellava alla giustizia? le lungagne di queste lasciavamo espo-
sto alla vendetta dello zemindar , e le spese il rovinavano Una
riforma nel 96 dava agli zemindari una procedura più spiccia-
tiva riguardo ai rioli , e che potessero vendere le rendite ; e
cosi questi trovaronsi irreparabilmente al coloro arbitrio. Corn-
wallis creò tribunali : ma i giudici non sapeano, tra quelle for-
inole , pronunziare che in pochi casi ; e le lentezze facevano
moltiplicar i contratti di mala fede. Si credè riparare col met-
ter un' imposta sui litiganti : ma questa impediva ai più di otte-
nere giustizia, mentre il numero delle liti aumentò oltre l' im-
maginazione ; e di pari cresceano i delitti e le bande dei ladri.
Né minor esecrazione attiravansi gP Inglesi sulla costa del
Malabar. La presidenza di Bombay soccorse Ragobah , il quale
assassinando il nipote , salì peischwah de' Maratti occidentali.
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MALABA — TIPPC SA» 209
Haider Ali , che da due anni fjceva inutile guerra ai Maratti ,
vedendo Podio che gì' Inglesi a' attiravano col proteggere il ti-
ranno, fé' pace, e contro il nemico comune a1 alleò col nizam di
Decan e coi Francesi , venuti allora nemici delP Inghilterra per
le cose d'America. Dall'urgenze salvasi la Compagnia colla
prontézza, assalendo gli stabilimenti francesi di Cbandernagor,
Caricai e Mazulipatoam ; riduce Pondicbery (1778) ; e intanto
ridesta gli antichi rancori de' Maratti è del nizam contro l'usur-
patore reggente del Misore. Haider però non sgomentato , de-
vasta il Carnati™ , prende Arcate j ma è costretto ritirarsi ,
Calcutta e Mangalore gli sono strappate , distrutta la flotta ; e
Eyre Coote, generale inglese, lo vince e rivince, ma noi doma,
e rinforzi francesi ne rialzano la fortuna.
Tippu Saib suo successore (1783) continuò guerra con esito
vario : finché nella pace tra Francia e Inghilterra, la prima re-
cuperò Pondicbery, Caricai , Chandernagor ; e P Olanda le an-
tiche possessioni, eccetto Negaptnam che restò agl'Inglesi. Tip-
pu Saib rimasto solo, bramò la pace, che fu firmata colla Com-
pagnia inglese a Mangalore (l7$4)r, restituendosi conquiste e
prigionieri. Ma Tippu odiava gì1 Inglesi quanto suo padre ; e
più fiero e men intelligente di questo , si credette o si spacciò
eletto dal profeta per sterminare dall' India i Nazareni , e inse-
guirli sino all'inferno. Ripeteva amerebbe vivere due giorni da
tigre, piuttosto che due secoli da agnello ; e la tigre èra il suo
simbolo, che metteva per tutto, e alcune vive e mansuefatte ne
teneva ; amava la guerra per sé stessa , e contro gli Europei
principalmente per fanatismo religioso. Prodigo e avaro, franco
e intrigante , robusto e fiacco , sol costante era nel coraggio e
nell' amore de' suoi figliuoli.
Pel suo intento, profittò dei Francesi , che, nel bollore della
Rivoluzione , cercavano per tutto nemici ai loro nemici ; gì* In-
glesi. Ufflziali di quella gente addestravano le sue4 truppe' e
P artiglieria, e teneva in arme settantamila uomini, é moltissimi
alleati. Buonaparte dal Cairo mandò all'India di que'suoi pom-
posi proclami, e eh' ei veniva a spezzare la tirannia britannica!
ma quando la battaglia d'Abukir troncò gli sperati trionfi della
Francia e la grand1 opera che Napoleone credessi destinato a
III. dbyfiocgle.
210 N MAH ATTI
compiere io Asia, lord Mornington governatore scemò 2 riguar-
di a Tippa , e trovati pretesti marciò sopra il Mfsore. La cam-
pagna andò fiera, ma non poteva restare incerta. Le prime scon-
fitte avvilirono V anima superstiziosa di Tippu , che chiuso in
Seringapatnam, combattendo da soldato fu ucciso (1799). Allo*
ra tutto il Misore venne agl'Inglesi, e fu schiantata l1 unica Po-
tenza che secondare potesse la Francia. Per ombra e per legar-
selo col benefizio, vi elessero raja uno della famiglia che Haider
avea spodestata.
La Confederazione dei Maratti abbracciava per 970 miglia da
seUentrione a mezzodì , e 900 dalla baja di Bengala al golfo di
Zambogia , con 40 milioni d' anime , di cui un decimo musul-
mani, il resto indiani, distribuiti in cinque Stati, nominalmente
dipendenti dal raja di Sattara. Dicemmo come a quésti raja si
fosse sovraimposto il pescina ; ma esso pure fu soggiogato da
Maagi-Scindia. Il costui padre era stato destinato a custodir le
pantofole che il pescina lasciava alla porta entrando alle spose;
il quale uscendone un giorno lo trovò addormentato , ma colle
pantofole strette al séno. Questa devozione gli meritò avanza-
menti ; e il figlio succedutogli affettò lungamente di portare a
cintura un pajo di babbucce , a memoria dell' origine sua. Af-
fettando umiltà divenne vero padrone, ebbe grosso esercito, di-
sciplinalo dal savojardo Boigne , e agognava Deli , quando Scià
Aleni , ultimo rampollo di Aurengzeb , ve lo invitò a redimerlo
dalla tirannide del ministro Gulam. Scindia volò , e mutilato
l'usurpatore, il fé' spirare in una gabbia ; ma tenne per sé Pan»
torità rintegrata, lasciando il re vivere di limosina.
Danlet-Raa-Scindia soo successore ne calcò le pedate, confi-
dandosi ai Francesi ; onde gì' Inglesi, vedendo nori poter nulla
sperare, fecer intendere al pescina , lo fiuterebbero se volesse
torsi dalla soggezióne : e il colonnello Wetlestey , che poi col
nome di lord Wellington dovea restaurare i Bottoni , andò a
restaurare il pescina. Gran generale e accorto politico, in paese
dove ogni conquista aggiungeva nuovi nemici, egli spiDse la
guerra contro i Maratti , e nella pianura di Agrain ne fiaccò la
potenza ( ?9 ottobre 1803 ): onde l'Inghilterra, pairona delle
Indte» trasferì dal sud a) nord il centro di sua potenza, e tocca
i Siki,
MABATT1 2 II
Atteso che le Camere inglesi disapprovavano continuamente
le conquiste , bisognò surrogarvi il sistema della protezione e
delle alleanze : menzogna che costringe a lasciare ai vinti le
cattive amministrazioni , né però evita la guerra. I succeduti
governatori Cornwallis (1804) e Giorgio Barlow (1805) promet-
teano smettere le conquiste e assodar la pace ; eppur sempre
erano tratti a romperla. All'attiva politica di Wellesley tornò
lord Minto (1813) : e Hastings succedutogli , ripeteva doversi
colla forza aperta conservare quelle fonti di ricchezza : appena
giunto (1823) nell' India , previde la crisi sovrastante , e vi si
preparò per conservare la prevalenza inglese , mentre i Gurka
minacciavano la frontiera orientale dei possedimenti britannici;
i Pindarri invadevano la settentrionale; Maratti e Ragiaputi
spiavano l'occasione di scuotere il giogo. Hastings lasciò i Pia-
darri annichilali, molti raja ridotti a soggezione inglese, sciolta
la Confederazione maralta ; sicché la Compagnia stendeva su
due terzi della Penisola il dominio diretto, sul resto l'influenza.
Essa riveste d' autorità nominale una famiglia sovrana ; ma di
fatto la esercita un residente inglese , che comanda un corpo
militare, cernito fra' natii, sotto uffiziali europei : giudice delle
contestazioni internazionali, come il granmogol ne' suoi bei gior-
ni , non rende conto che al suo governo , il quale lo scambia a
voglia. Lord Amherst, appena sottentrato ad Hastings, ebbe ad
occuparsi della guerra coi Birmani , ipmenso Imperio dispoti-
co, formato con quelli di Ava , Pegù , Munnipur, Arracan, Te-
nasserim, fra il Tibet al nord , la Cina e Siam a levante r a po-
nente la baja di Bengala e gli stabilimenti inglesi , al mezzodì
Malacca. Per le cessioni fatte all'Inghilterra (Ì82&), fu ridottò
in angusti cofaflni.
Portato l' Impero indo-britannico a tanta estensione, bisogna-
va regolarlo , e Bentinck (1828) il fece senza i mezzi straordi-
narii della guerra, e lottando contro le difficoltà interiori, e con-
tro un diffalco d'oltre 13 milioni di sterline. Egli fa esaminare
tutto pubblicamente ; regola 1' amministrazione , reprime le
masnade di ladri (décoit), e i sacrifizii delle vedove ; fa indagi-
ni sull' India centrale ; viaggia , introduce la navigazione a va-
pore e la libertà della stampa.
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Si 2 INDOSTAN
Tra siffatte vicende meglio conosceanaLque' paesi, e la rela-
liohe di Holwell estinse io parte le prevenzioni invalse sopra
l'ignoranza e l'idolatria di colè. I filosofi se ne impadronirono
per mostrare la superiorità di quel culto al nostro ; si esagerò
l'antichità de' libri sanscritici ; con febbrile eloquenza si decla-
mò contro la civiltà che andava a portare i suoi misfatti fra l'in-
nocenza di genti vicine a quell'invidiabile stato di natura, e
che sarieno beate (diceasi) se ivi pure la superstizione non fos-
se venuta a insinuare le sue atrocità. Altri con. senno e tran-
quillità si posero a studiarli. Una lingua antichissima comparve,
ricca d' inestimabili monumenti , che portavano attacco alla
esclusiva venerazione pei classici greci e latini: monumenti per
antichità mirabili , non meno che per bellezza ; dottrine che
prevenivano di secoli le invenzioni di cui più si gloria l' Euro*
pa. Nel 1 784 Guglielmo Jones fondò a Calcutta la Società asia-
tica , per pubblicare le opere originali di que' popoli, e discu-
terne la storia e le credenze : ove pure si posero e stamperie e
giornali, e accademia di medicina e orto botanico. Nello stabili-
mento danese di Serampur, cinque leghe da Calcutta , sede dei
missionari battisti, fondati per convertire gl'Indiani, si pubbli-
carono, sotto la direzione del dottor Carey, bibbie nei differenti
idiomi dell' India, oltre molti classici di quella nazione.
Ci' Inglesi non sono passati neil' India a cercare libertà di
culto come nell' America settentrionale, o per convertire come
i missionari!' puritani, ma per guadagno. Non vi portano dunque
cortesie, ma il loro contegno inamabile , ma abitudini colà sto-
machevoli. Le loro donne, invece degli sfarzosi vestiti orientali,
usano le mode dismesse d' Europa, abbastanza scomode e ridi-
cole : gli uomini mangiano e fumano il giorno intero, isolati per
non astringersi a convenevoli, e abbandonandosi a quelle bizzar-
rie di cui già danno tanti segni in patria : dagli abitanti-esigooo
rispetto , e non osservano tampoco la decenza : mangiano cibi
vietati, lasciano la propria donna al braccio altrui, ballano d'e-
state, cantano a tavola ; altri atti che per que' popoli sono abo-
minazioni. Gì' Indiani , in mezzo a quella esuberanza della na-
tura, per cui tutto sta nella proporzione eh1 è dal nostro caval-
lo al loro elefante , amano lo straordinario : cannoni enormi ,
INDOSTAN 213
poesia immensa, mitologia di milioni, feste di popoli interi. Gli
Inglesi invece hanno un culto prosastico , costumi compassati,
abitudini nulla meno che grandiose , sparagno sottile , qualità
lodevoli ma minuziose. Iti essi cercano i profitti, e senza affet-
tare l'onnipotenza, rispettano i governi particolari.
La schiavitù vi sussiste ancora di fatto : il monopolio del sale
riesce gravosissimo ove non si mangiano che vegetali ; il paese
da industrioso è mutato in agricola, inviandogli tessuti d'Euro-
pa, e cercandogli zucchero, cotone, e massimamente oppio , la
cui coltivazione forzata rende pochissimo all'agricoltore ; tal-
ché , invece di colarvi il danaro europeo , n' è asportato. L'In-
glese non fa opere pubbliche a vantaggio comune ; onde ruine
succedono ai palagi, ed errano gli sciacali dove gli uomini spes-
seggiavano. L' Indiano è ancora , come un secolo , come venti
secoli fa, spensierato, incoerente, abitudinario. Àncora non ha
in casa una seggiola, una tavola, un cucchiajo , una forchetta :
dorme sopra un telajo, ed ba appena biancheria da cambiar una
volta : dico il ricco -, gli altri , per terra e nudi. L'orafo usa
stromenti rozzissimi per finir con indicibile pazienza lavori che
facciano stupire l' Europa. V agricoltore rompe la gleba con
una vanga lunga appena due piedi , che lo costringe a star in*
curvato ; imbiancherà di contìnuo la casa, e non spazzerà dalia
polvere l'aja ove depone il ricolto ; e sol finita quest' onerario*
ne , dirazzolerà attentissimamente la casa : sparagnerà un (ilo
d' acqua pel suo campo di riso, e non curerà la dóccia che glie*
lo conduce : tremerà di pericoli immaginarli, e s' addormente-
rà sulla via delle tigri e del serpente t sottiglierà il cibo suo e
della famiglia, poi venderà gli ori della moglie e della figliuola
per sostenere fin all' ultimo punto un processo, e comprare te-
stimonii e giudici, unico mezzo che crede efficace alla vittoria;
ma mentre farà una lite interminabile pel valor d'un centesimo,
non si commoverà del vedersi a fianco assassinato il vicino.
Quando poi arriva il giorno di maritare sua figlia , chi prima
b' era ridotto a acqua e scarso riso, profonde nelP invitar paren-
ti ed amici , vicini e lontani , sonatori , ballerini ; perca danaro
al tre per cento il mese onde regalar tutti, tutti mantenere per
quindici giorni , e rimandarli vestiti di nuovo. Così vuol l' uso
2H SAGRIFIZH DELLE VEDOVE
della sua Casta. I fanciulli vanno alla scuola ignudi nati, e scri-
vono ancora sulla polvere davanti alla porta. Le scuole intro-
dottevi dagP Inglesi li raffinano nella loro teologia e nelle leggi
patrie, per formarne de' magistrali; ma non iniziano una rifor-
ma fondamentale , impossibile finché non si tolgano le Caste.
Or invece gì1 Inglesi si proposero di rispettarle : Bentinck
giunse ad esimere dalla pena delle sferzate gì' Indiani, mentre
la serbava per gli Europei ; cosa che in quelli saldò P orgoglio
della loro superiorità : quando s' imbarcano truppe indigene
colle inglesi , si prescrive a queste severissimamente d' evitar
ogni contatto colle cucine di quelle ; si tien separata P acqua
che dee servire agli Europei, ai Musulmani, agi' Indiani; si la-
scia che ciascuna Casta prepari separatamente il proprio pasto.
Perfino nelle cappelle de' missionari! protestanti sono separati
il bramino e Io sciatria dal sudra e dal paria ; e diresti che a
questi non siasi insegnato del cristianesimo se non P obbligo
d' umiliarsi e di perdonar gli oltraggi. Or che è il cristianesimo
senza il dogma suo cardinale dell' eguaglianza ? (a)
Pure gì' Inglesi seppero far cessare ornai i sagrifizil delle ve-
dove , P infanticidio , la micidiale associazione dei Tagi ; molti-
plicami teatri all'eurppea ; i meticci crescono , e principesse
sposano avventurieri europei. Testé Hardinge dichiarò che i lu-
crosi impieghi si darebbero a concorso a chi meglio nelle scuo-
le avesse profittato nella lingua e nella letteratura inglese: mal-
grado il pregiudizio contro il mare , s' imbarcano gP Indiani ,
si trasportano di la dal Gange. Perchè dunque non s'adopera a
vincere anche quesl' altro e maggiore della separazione delle
Caste , sottoporle a codice e tribunali stessi , mescolarle nelle
scuole, nel!' esercito, negP impieghi, sovratutto alla comunione
della parola e del pane divino ? Senza ciò , gP Indiani non ver-
ranno mai capaci d' emancipazione : e se un caso li strappi al-
l' Inghilterra , essa gli avrà lasciati inetti a governarsi da sé. I
i -
(a) Secondo queste parole, potrebbe taluno inferirne che ii Cri-
stianesimo non ammetta gerarchia; il che è un errore* 1/ autore
ha voluto forse con ciò esprimere la carità che si ha ad avere al
prossimo, considerandoci tutti come membri d'un medesimo corpo*
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COMPAGNIA DELLE INDIE SIS
figli d' Inglesi che vi nascono, muojono quasi (alti , talché non
potrà formarsi un' India inglese. '
Quando la guerra contro Hyder Ali e la Francia obbligò la
Compagnia delle Indie a chiedere io prestito dal governo nove-
centomila sterline, si era pensato riformarne lo statuto ; e sotto
Pia si creò V v/Jizio di controllo per gli a/fari delle Indie ,
composto di sei membri del ministero , che sovranteodessero a
lutti gli atti militari e civili , benché la Compagnia restasse an-
cora sovrana quanto al commercio. Non per questo si alleviò il
debito; e nel 1799 aveva un disavanzo di 1,319,000. ingran-
dita cogli Stati di Tippu Sajb e dei Maratti , la rendita territo-
riale,, che nel 97 era di 8 milioni di sterline , nell' 805 saliva a
15 ; in proporzione aumentava il debito , fin ad avere una dif»
falta di 2,269,000 sterline, che andò crescendo. Scadendo col
mano (8 14 il privilegio, si fece libertà di trafficarvi, sotto cer-
te riserve , a qualunque nave non minore di treceocinquanta
tonnellate , lasciando alla Compagnia il dominio dell' India e il
commercio colla Cina fino al 1831. La Compagaia , lungi dallo
scapitarne -, nel 1824 aveva incassato 13,215,300 sterline e
speso 9,490,777 ; onde malgrado la guerra de' Birmani, trova*
vasi in vantaggio di 3,724,523 sterline ; e tolto il monopolio ,
dall' Inghilterra subito si asportò £0 o 60 volte più di tessuti.
Alla Camera dei Comuni, nel 1830 , Peel sottoponeva i con-
certi presi fra il governo e la Compagnia « per garantire agli
abitanti di quelle regioni lontane il godimento dei loro diritti v
della libertà individuale e dei frutti della loro industria ; com-
pensarli de' patimenti e delie ingiurie passate ; consolarli , a
forza di benefizii, della perduta indipendenza. »
Per lo statuto del 1833, é alla Compagnia prolungata ven-
tanni la patente) non però più commerciale, bensì come socie-
tà di governo, limitata a riscuotere, fino al 1854 , le imposte ,
e regolare le entrata dell'antica sua conquista, mediante una
corte di ventiquattro direttori, sorvegliati dal Consiglio di Sta-
to. Le proprietà sue mobili e immobili furono trasferite alla Co«
runa, serbandole l'usufrutto finché dura il privilegio» Ha il ca-
pitale di sei milioni di sterline, diviso in azioni, che chicches-
gia può acquistare.
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216 FINE DELLA COMPAGNIA DELLE INDIE
Qui finisce la storia della Compagnia delle Indie ; ma non 1
guai che le sue conquiste recarono all'Inghilterra. È luogo co-
mune il declamare contro Io spirilo invasivo di questa: eppure
in nessun paese si operò con tanta pubblicità, restando esposti
agli oppositori prima, al sindacato poi. La storia ci rivela come
un primo passo traesse di conseguenza il secondo; una conqui-
sta procacciasse un nuovo vicino, che ben tosto era un nemico
da dover combattere, finché la caduta sua non ponesse a fronte
un altro nemico. Da ultimo gì' Inglesi speravano che il fiume
Indo^su cui credono aver il diritto sacro che la previdenza dà
all'intelletto e alla giustizia sopra l'ignoranza e la forza brutale,
potesse divenire limite e barriera alle loro possessioni e vena
al commercio, cinto come lo credeano da' popolazioni ricche e
pacifiche. In tutto s'ingannarono. Per riconoscerne il corso e
aprirlo alla navigazione europea, mandarono nel 1836 una spe-
dizione, di cui ci ragguagliò Alessandro Burnes.
Nell'Afgania, posta fra l' Ymalaja, V lodo e la Persia, e via
dell'India scelta da tutti i conquistatori, i popoli, che credonsi
discendere dalle dieci tribù ebree trasportatevi dai Persi , non
sono timidi e sommessi come gl'Indostani, ma nobili e sempli-
ci, roen pedafti dei Persi, ma istrutti per quanto maomettani.
II sistema asiatico vi si conserva : Burnes conobbe un principe
che avea generato sessanta figli, e non sapea ricordarsi quanti
gliene vivessero; Dost Mohammed contava diciassette fratelli.
Gli Afgani aveano conquistata anche la Battriana ed Herat , e
sino alle rive dell'Oxo, mentre a mezzodì si spinsero all'Ocea-
no ; e valicato V Indo , sottomisero il Cascemir e corsero nel
Pengiab, paese di trecenquaranta miglia in lungo, dugento in
largo, con tre milioni e mezzo d'abitanti e 63 milioni di ren-
dita. Gli Afgani sono appena 15 milioni, spopolandosi come tut-
ti i paesi di Maomettani; con al più cinque città: Pesctauer, che
prima incontrasi venendo dall'Indo; Candaar, capo della parte
occidentale ; Cabul della settentrionale ; Herat presso le fron-
tiere del nord ovest ; Ghazni , famosa per Mamud Gazoevi-
fle , primo musulmano che invadesse l'India. Ifi il secolo pas-
sato disputavansi le tribù dei Gbilzi e dei Durani. Dr questa era
Amed-scià, compagno di Nadir, che conquistato tutto il paese,
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AFGANISTAN 217
si coronò re a Candaar,e trasmise al figlio Timor l'Impero che
si chiamò dei Duroni , il più poderoso dell' Asia dopo la Gina,
stendendosi 3ii4 leghe da nord a sud, e 480 da ovest ad est.
A levante l'Indo lo separa dall'Indostan : una striscia coltivata
attravetsa un deserto di sabbia lo congiunge al nord della Per-
sia, I quattro figliuoli di Timur si dispotarono 'e perdettero
quel Regno, e solo Afamud Kamram conservò Herat , capitale
del Corassan afgano; mentre Dost Mohammed, capo dei Baruksi,
si stabilì a Cabul, e un suo fratello a'Ghazni , un altro a Can-
daar ; fratelli nemici.
La disfatta detratti e dell'Impero del Mogol (1763) giovò
non solo ad Amed, ma anche ai Siki. Postisi a molestare gli Af-
gani, s'impadronirono fin di Lahor, che assicurava, tutto il Pen*
giab; e divisero le conquiste io dodici principati indipendenti
[misali) sotto eapi proprii {$erdar)ì i quali., due volte L'anno
in assemblea generale, deliberavano degl'interessi comuni. Ben
tosto sentironsi gli effetti di questa indipendenza nelle guerra
die ai fecero tra loro , é delle quali ingrandì Rangit Singh (re
leone). Vedendo l' Afgania per discordie correre a perdizione,
egli senfi la potenza d'una ferma, volontà, e di Labor fé' il cen-
tro delle sue operazioni. Intesosi con lord Lake , governatore
generale della Compagnia delle Indie, che fu ben contento di
averlo almen neutro quando già avea sulle braccia i Maratti ,
Rangit Singh occupa alcune terre degli Afgani , arricchendosi
di tesori e di fiducia, introducendo nel proprio esercito Tordi*
ne militare de'Sipai che servono alla Compagnia. Così potè eri-
gersi protettore degli altri sirdar, e ridusse- a suo dominio tut-
te le provincie sulla sinistra dell' Indo , fra cui il Multan e il
Cascemir. L'italiano Ventura e il francese Allard , resti dell' e-
aercito napoleonico, ne iniziarono le truppe alia tattica euro*
pea, compita poi da Court, allievo della scuola politecnica. Con
questi ajuti, e mentre gì' Inglesi osteggiavano i Birmani , egli
passa l'Indo, ove la dinastia dei Durani era stata rovesciata dai
Baruksi, in una guerra civile che disanguògli Afgani; e mesco-
latosi a quel dissidio, colla presa di Pesciauer die l'ultimo col*
pò agli Afgani.
Secondo Allard e Ventura, l'esercito di Rangit Singh da, tre*
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248 AFGAN1STAN
mila uomini fa elevato a ottantaqualtromila; fra cui ventottomi-
la di trippe regolari, con 376 cannoni e 370 tromboni che sì
trasportano a spalle di cammelli. L'entrate si valutano di 125
milioni di lire, oltre un tesoro particolare di 250. Pure non r'!ia
ut istituzioni politiche, né leggi scrìtte, né sistema d' ammini-
strazione o di giustizia; e tutto pende dal capriccio del sovra-
no e dalla sua fortuna. EgK è cinto di gloria militare; il popolo
s'avvilisce nella superstizione, nell'ignoranza e nell'esempio di
Rangit Singh, che non conoscea probità né pudore, né lampo»
co misura nei godimenti. Morto lui (1839) e Rorruck Singh suo
figlio imbecille, Shere Singh illegittimo succedutogli, uom tir
soluto ma scapigliato , è fatto assassinare dal ministro Dhyan
Singh, il quale stermina la famiglia sbalzata, ma é ucciso egli
stesso da Aget Singh, l'assassino vero.
Sotto questi vacillanti saccessori di Rangit, gli Afgani saria*
no potuti correre fino a Deli, se non gli avesse trattenuti il ti*
more degl'Inglesi. Questi, alle tre presidenze di Bombay, Ha*
dras, Bengala , aggiunsero quella di Agra , assai più vicina al
Pengiab. I Siki, gente litigiosa, vi recano spesso le loro dispu-
te alla decisione di essi ; e temendo non i nemici occupassero
un fertile loro terreno , che forma il limite orientale del Pea-
gfab, stipularono che gl'Inglesi il difenderebbero , iu ricambio
redando da quanti morissero esenta eredi. L'oppio e l' acquar-
tele affollarono talmente le morti r che poco tardarono gl'In*
glesi a trovarsene padroni, e vi poterò una fortezza e un sopran-
tendente. Così acquistarono predominio fra i Siki , a mal in
cuore di Dost Mohammed, il quale, colle forze unite della Per-
sia e dell' Afgania, spiava l'istante di piombare sui Siki , odiati
da'suoi in nome della religione come dell1 indipendenza, men-
tre gl'Inglesi non gliel soffrivano, atteso il loro disegno d'aprir
1' Indo al commercio.
Gì' Inglesi hanno interesse che verun'altra Potenza non pren-
da piede nell'Asia centrale, e neppur essi vi cercano territori!:
ma gl'intrighi della Russia in Persia obbligarono , nel 1888, a
passar l'Indo per rimettere Scià Sugia sul trono afgano. Erra-
rono, non nel voler conquistare l' Afgania, ma nel voler impor-
le un principe sprezzato, e cosi nimicarsi Dost Mohammed, che ,
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AFGANISTAN 219
conveniva phittosto rinforzare come barriera contro i Russi. En
gli in fatto si butta coi Russi, che mandano ufficiali ed emissa*
rii, per stimolo e colPajuto de' quali i Persiani assaltano Herat
(1838); infine l'Inghilterra sentesi costretta venire in arcai ad
abbattere Dost Mohammed , contro il voto comune.
Guidati da Burnes , eroe instancabile , che primo fra/gii
Europei avea risalito l' Indo , conquistarono il Sindo , è var-
carono l' Indo ; ma le montagne del Rosan offersero gravissi-
me difficoltà e freddo intenso : ridesto il fanatismo religio-
so , gì' Indiani fecero come i Russi a Mosca , ritirarsi e di-
struggere, e cosi trassero bene addentro gl'Inglesi^ ma' la co-
storo temerità pwve scolpata dalla conquista di tanto Regno ; «
etrovaronsi assisi al Calmi, punto d'intersezione delle grandi
strade che capitano dalla Persia e dall'India, e di due inclina*
risai non meno fisiche che morali. La caduta dei prodi Afgani
scoraggia tutta l'Asia centrale: ma dopo tre anni (2 nov. 1842),
Cabul si solleva; Burnes è trucidato con molti altri; cinquemi*
la uomini per due mesi resistono a cinquantamila insorgenti ,
senza fuoco né viveri né munizioni; tredicimila si contano peri*
ti, appena alcuni dispersi poterono tornare.
Il peggio di quella sconfitta fu la necessità di vendicarsi, di
conquistare, di estendersi. Lord EUènborough assumendo il go-
verno delle Indie , avea disapprovato l' antecessore Auckland «
la politica aggressiva, protestando voler rinchiudersi nei terri-
torio; ma é costretto far guerra all' Afgania per ripristinare il
credito perduto. La inglese bandiera sventola di nuovo a Ca-
bul, poi si ritira spontanea; ma quel sarà la frontiera dell'India
inglese? Tenersi ai deserti che datt'Indostan separano lo Scind?
ma questo paese signoreggia le bocche dell'Indo e il commer-
cio di tutta l'Asia centrale: laonde Ellenborough vede necessario
unirlo all'Impero. Lo Scind, posto tra l'Afgania, il Pengiab, lo ste-
rile Belucistan e il mare, è governato da emiri indipendenti, dopo
ti 1838 protetti da trattati cogl'Inglesi: ma Ellenborough cerca
pretesti, sofistióa gli emiri , i trattati riduce a patti di servitù;
infine annesta lo Scind ai possessi britannici (1844). Grave que-
rela gliene è mossa, ed é richiamato a scusarsi in giudizio; ma
par fatale alla Gran Bretagna d'ingrandirsi colà a mal suo gra-
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220 àfgaxistan
do. Appena essa ritirasi dall'Afgania, Dosi Mobammed nel La-
bor ripristina tutto ciò che essa avea distrutto, ne sbandisce la
moneta, ricompone l'esercito.
E di fatto, lord Hardinge, andato coli governatore colle più
pacifiche proteste, dovette tosto ripigliar la guerra. Finché la
Gran Bretagna sperò trovare fra i Sikt un capo bastante a riu-
nire i frantumi dello scettro di Rangit, si astenne dalllnvader-
li; ma visto il disordine crescere, e stabilirsi il despotismo peg-
giore, cioè il militare, passò l'Indo, e con pochissimo sangue*
soggettò il Peogtab, e coodusse una pace gloriosa. Per la con-
venzione di Koussour (18 febbraio 1846) e le modificazioni po-
steriori, il Regno di Pengiab si conserva; ceduto però agi' In-
glesi quant'è fra il Bias (Ifasi), Pludo e l'Ymalaja; nel che sono
comprese le Provincie di Casoemir e di Hazara. Hardinge inve-
ste d' una parte di tale acquisto Dnlab Siog come visir ; parte
lascia al prisco dominatore. L'esercito siko è ristretto a 20,000
uomini , dopo consegnati agi' Inglesi tutti i cannoni adoperati
contro di essi , e pagata un' indennità di 37 milioni e mezzo ,
ridotti poi a 12 e mezzo.
Questi frantumi poteano tener saldo contro la vicinanza et»*
ropea?
AI nord del Gaoge steodesi il Nepal, fra la presidenza di Ben-
gala e le vette inaccessibili dell' Ymalsja, per 250 leghe da o-
riente e ponente , e per 50 da settentrione a mezzodì , abitato
da popoli bellicosi, che danno ombra al governo inglese» Questo
amerebbe prendere per confine i geli e le creste insuperabili
del Devalagari; onde nel 49 ricoafinciò intrighi e guerra. L'an-
no stesso, per nuova convenzione con Dulab Sing, cessò la so-
vranità dei Siki, e al Regno indo-inglese fu incorporato l'intero
Pengiab, che avea 100,000 miglia inglesi, 3 milioni d'abitanti»
e la rendita di un milione di sterline.
Intanto la Russia, sempre attentamente rimossa dall'Asia
centrale, si pianta colla Persia fino ad Berat (1844) , tenendo
così dal Caspio all' lodo: anche fcosk ò sotto la sua influenza ,
come tutta la Transoxiana, obbediente aNaair Ullah, che appog-
giato ad essa, e secondandone il volo» si surrogò ai prinoipotti;
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IXD0-3RITAXNIA 22!
e che con una tirannia ferina (1) congiunge una profonda dissi-
mutazione , dalla quale Boraes restò ingannato. Cosi la Russia
adopera la forza aperta ; V Inghilterra vuol rìtrarne* tesori ; né
V una né V altra. cerca incivilire : ma il contatto de9 loro stabili-
menti moltiplica le eventualità di guerra. Sarà in quelle lonta-
nanze che si dibatterà la prevalenza della due potenze sover-
chiami d'Europa?
Oggi l' Impero indo-britannico si stende, lungo il 78* meri-
diano di Greenwich, dal Capo Comoric al Bissatair, dail'8* al 3 f
30' di latitudine nord, per ottocento leghe di posta; e dalle boc -
che dell' Indo a quelle del Bramaputra per settecento almeno :
superfìcie eguale a mezza Europa , con ISO milioni di sudditi
im mediali, e 47 di protetti ; don contando gli acquisti separati
sulle coste merulionali di Ava. L' esercito inglese che vi stan-
zia , è di 287,000 uomini (2) , in cui cinquantamila Europei-
li' entrata annua nel 40, 41 , 42 rese 21,239,417 sterline; do-
po rinnovato il traffico dell'oppio, salì a 22 milioni. Il maggio
del 43, la Compagnia aveva in cassa 8,532,067 sterline, e il de-
bito di 3b, 703,776, pel quale paga il medio interesse di 4 3jl;
ma le spese eccedono costantemente l'entrata (3).
(1) Basti accennare la Khanah-Khara , cioè mangia-vivi , do-
ve i prigionieri sono straziati da pulci di montone , tenutevi
apposta.
(2) 1/ Inghilterra, obbligata a custodir fortezze sotto tutte le
latitudini, procura ripartir il disagio e i pericoli fra le truppe
con un sistema di rotazione. Prima van di guarnigione sul Me-
diterraneo, a Gibilterra, Malta, Dell' Isole Jonie, per preparar-
si agli ardori della Senegambia, delle Autille , della Gujana ;
donde all' America settentrionale, Canada, Nuova Brunswick ,
Nuova Scozia ec; di là tornano in Inghilterra, per uscirne do-
po alcuni anni verso, il Capo di Buona Speranza, l' isola Mau-
rizio, la Nuova Galles meridionale, Seilan e 1* India: poi rimpa-
triano per tosto riprendere la rotazione.
(3) Al 20 aprile 1*39 il debito era di 30,231,162 sterline,
con 1,421,417 d' interessi : e in quell'anno l'entrata fu di
14,746,470 sterline ; la spesa di 14,773,164. Le importazioni
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222 osa
Per V India medesima l'Inghilterra dovette romper guerra
alla Cina , paese singolare , su cai fermeremo alquanto lo
sguardo.
Cina.
Le sorti dell'Asia orientale furono dirette sempre dai Chiesi,
qual centro di dottrina, di civiltà, di commercio. Riportano es-
si P origrne loro fino ai prìmordfi del mondo, e nelle loro non
interrotte tradizioni di 40 secoli, sono forse ad investigare, noir
sólo la storia dei popoli orientali, ma le cause delle migrazioni
die, da Odino a Gengis-Kan , sconvolsero il nostro occidente :
talché, contemporanei di tntli'i popoli, dimenticati dal tempo
che né gli invecchiò né li rinnovellò, i Cinesi formano una ca-
tena viva fra il giorno d' oggi e l' antichità più remota.
Laf Cina può considerarsi come una famiglia patriarcale, che
sviluppandosi diventò un grande Impero senza alterarsi , deri-
vando tutto il suo ordinamento dal canone primitivo della sog-
gezione filiale : sicché ogni casa è un piccolo Stato, e lo Stato
non é che una casa vastissima, regolata coi medesimi principii
di socialità, sottoposta ai medesimi doveri. L'individuo va per-
duto nella famiglia , la famiglia nel Regno ; privilegi di Caste
né diritti di sacerdozio non ('scompongono quelP unità , più as-
soluta e piena che in qual vogliasi altro Stato del mondo. Fa-
cile è il valico dalla paternità alla tirannide , qualora , dilatan-
dosi, più non sia frenata da quel sentimento di amore che i no-
stri figli ci fa guardare come altri noi stessi. In fatto, nella Ci-
na Io spazio tutto fra il cielo e la lerra viene riempilo dati1 im-
peratore ; egli può quel che vuole, e il disobbedirlo non è sol-
tanto atto di ribellione, ma empietà. Quindi alcuni imperatori si
permisero ogni eccesso; tolsero ai sudditi i campi onde amplia-
re i proprii giardini ; per capriccio, per diletto li fecero uccide-
re; vantarono di essere nell'impero quel che il sole nel mondo,
e come quello indistruttibili.
a Calcutta pel 1844 si valutarono 162 milioni ; le asportazioni
284 milioni di lire. Noi 1847 l'entrata ufficiale della Compagnia
fu notata in fracchi 482,695.000; h spesa in 445,310,000.
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CINA 223
Erra però chi al dispotismo paterno unicamente attribuisce la
durata del grande Impero: questo anzi l'avrebbe annichilato
quando non fosse l' altra istituzione dei letterati, per cui la dot-
trina è scala ad ogni altezza. Il più oscuro fanciullo pub, sto*
diando, rendersi abile agli esami annuali della sua patria , e ai
triennali nelle città più grosse. In queste si ottiene il primo gra-
do ; nel capoluogo della provincia il grado superiore, che abili-
ta a certi impieghi : nella metropoli dell' Impero, sotto gli oc-
elli del monarca, si concede il terzo grado, per cui uno monta
U cavallo d'oro e siede nella sala del diaspro, cioè entra nel-
Y accademia ed aspira ad ogni più elevata dignità. Questi esami
9000 1' intento d' ogni giovane , e vengono annunziati con solen-
nità gran pezzo prima : e appena un garzone ha cólto il ramo
djdV ulivo odoroso, trova padri che a gara gli danno a sposa le
figlie, e ministri che Io chiamalo alle cariche; Antica è la ve-
nerazione dei Cinesi per le lettere, e talmente radicata, ebe guai
a chi calpestasse una carta scritta; ma solo nel VII secolo fu in-
trodotto regolarmente questo mirabile ordine dei concorsi ; e
un1 aristocrazia letteraria unica al mondo, non fondata su terreni
ma su esami. I letterati devono formar contrappeso all'autorità
reale, come i sacerdoti nell'India, nell'Egitto, nella Caldea. Il
figlio del cielo, davanti al quale si presenta senza battere nove
volte la fronte in terra, non può di sua testa affidare verun po-
tere o dignità se non a chi sia designalo dai letterati. Essi ban
dunque tutti gl'impieghi; essi si conservano anche quando le
dinastie cambiano. La legge conferisce loro Y autorità di scri-
vere il vero; sicché talvolta sollevano la fronte; e sebbene con
tutte le forme cerimoniali , rimproverano il despotismo , invo-
cando le tradizioni de'primi tempi e le dottrine scritte.Le quali
intimano al re di spargere di fiori la via per cui il saggio vie-
ne a intimargli' il suo dovere e la riparazione dei falli ; che
l'amore dei popoli dà lo scettro, l'odio loro Io spezza; che chi
solleva un uomo inviso al comune, o miscura chi ottiene il voto
di questo , fa contro la giustizia , provoca i lamenti , ed entra
nella nuvola dove è il fulmine che lo incenerirà (l).
(1) Ta htOj o la gran scienza, del nipote di Confucio.
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424 CINA
Vero è che, generalmente , questi consigli e precetti non si
dirigono alla celeste persona del regnante , ma sì ai ministri,
praticando da secoli quelP invenzione di cài i mpderni Europei
si fanno belli , e che pianta Je costituzioni sopra una finzione 9
cioè V infallibilità dei re, e la respoosaliti de' ministri.
Tanto potenti essendo , i letterati dovettero subire molte
persecuzioni , e a vicenda perseguitano chiunque gli contraria,
L' imperatore, figlio del cielo, unico governatore della ter»
ra, gran padre del suo popolo, è adorato ; e non saprebbero
immaginarsi che due re possano esistere sulla terra : io perchè
ogni ambasceria ricevono come un omaggio di soggezione. Qua*
fora l'imperatore volga la parola ai signori di sua Corte, devono
prosternarsi aspettandone gli ordini ; qualora esca, si chiudono
tutte le case, e chi lo scontra nel suo cammino deve voltar le
spalle o gettarsi a terra , se no è morto 5 due mila satelliti il
precedono con catene e scuri ed altri stromenti da castigare i
suoi figliuoli : è , insomma , una vera idolatria politica dello
Stato personificato nel re. Eppure nel suo palazzo sovente egli
è dominato da donne ed eunuchi.
Poiché gì' inferiori si foggiano sugli esempii del capo, altret*
tanto dispotici pesano f mandarini o magistrati nei loro gover-
ni. Vanno io volta preceduti da urlanti manigoldi , che ad un
cenno arrestano, battono a morte chi ha la disgrazia di spiacere,
o tarda ad affilarsi alla parete. Siccome l'imperatore non è sol*
tanto pontefice per sagrificare e re per governare , raa miche
maestro per istruire; cosìi mandarini che lo rappresentano, de-
vono al principio e alla metà del mese raccorre i loro dipen-
denti, e far loro una predica sopra un punto , determinato, co-
me ogn' altra cosa, per legge.
Nessun posto o titolo v'è ereditario , eccetto quello de' prin-
cipi della casa e dei discendenti di Confucio : l' imperatore tal-
volta conferisce la nobiltà, ma non ad una persona, sibbeneagtt
avi di essa. Tutto il popolo è distinto in sei ordini : mandarini,
guerrieri, letterati, agricoltori, artigiani, mercanti.
La giustizia è resa gratuitamente; gli affari discussi in pub-
blico, e ciascuno tratta la propria causa senza assistenza di av-
vocati, professione ignota colà* In differenze civili va rapidissima
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cm 223
la procedura, risolvendosi le più tolte io bastonate, talora ad am-
be le parti. Ne' criminali si procede da un tribunale ali1 altro, e
ne9 casi di testa deve aspettarsi la conferma dell1 imperatore. I
supplisti si eseguiscono tutti in una volta in autunno.
La storia della loro legislazione risale di dinastia hi dinastia
fin alla prima, e comprende settantaquattro volumi. I missio-
nari!, che ci porsero le migliori informazioni di quel paese, han-
no dato l'analisi di un codice cinese che abbraccia tutte le ma-
terie, e che importa qual documento del loro carattere.
Lìmpido P ordine ; semplice , moderato lo stile ; noi direste
opera orientale : ma, secondo lo spirito di tutti gli ordinamenti
cinesi , discende a puerili minuzie ed alle più rare eccezioni ;
tende a regolar tutto , a far intervenire la legge per tutto , a
svilire la stessa virtù col comandarla. Quivi è punito il Cinese
che non visita di tempo in tempo le tombe de' suoi avi ; quivi
stabilito che dell' eredità tocca ad un maschio come uno, a una
femina come mezzo, a un ermafrodito metà dell' uno e dell' al-
tro. Di rimpallo , altre leggi sono vaghissime : chi si conduce
sconvenientemente e contro Io spirito delle leggi , senza vio-
larne alcun articolo speciale, rilevi quaranta colpi. L'alto tra-
dimento è punito con atroce severità ; e i parenti ne restano
contaminati fin alla nona generazione. Nel 1803, uno che atten-
tò alla vita del re , fu condannato a morte lentissima , e i suoi
figli minorenni ad essere strangolati.
La più consueta e prodigata pena è il bambù. U *ia, collare
di legnò da cui sporgono testa e mani, portasi fin per un mese:
v'è poi il bando a men di cinquanta leghe. Quanto grave pena
sia l' esiglio, appare dalla gradazione di castighi decretata sul
fine del 1837 contro quelli che fumano l1 òppio. Il reo, per la
prima volta sarà marchialo in fronte con un ferro rovente ; la
seconda avrà cento colpi di bambù sulle spalle nude e tre anni
di esiglio ; la terza decapitato. L' esiglio dunque è più grave
che un marchio indelebile. Aggiungete lo schiaffo, la gogna, il
tirar battelli ; pene capitali lo strangolare, il decapitare pei de-
litti maggiori : prigionie lunghissime in carceri che chiamano
inferni , e ne meritano il nome. Le donne son commesse alla
guardia del prossimo parente. Non ammettesi il giuramento ;
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226 cm
sibbene la tortura, che applicano col pigiare le unghie eatra uà
triangolo. Arrestato imo, se a domande e suggestive non con-
lessa, il mettono di botto alla tortura, esacerbandola finché il
misero scrive o firma la confessione del reato. Allora si fa atto
del delitto, e mandasi all'imperatore , che decreta la procedu-
ra. Se qualche rara volta i tribunali riconoscono uno innocente,
e'soccombe ben presto ai tormenti durati. Per gli schiavi ogni
pena è aggravata.
Privilegiati sono i parenti del sovrano, eccetto che ne' cast di
Stato. Dalle pene non mortali, a chi è minor di quindici o mag-
gior di settantanni , è òoncesso redimersi a prezzo. Il padre
può nascondere le colpe del figlio, e il figlio quelle del padre.
Ma la corruttibilità dei mandarini fa che vadano esenti da pene
tutti quel ehe ponno ricomprarsene a danaro.
Il semplice furto si punisce di bastone o di bando, a propor-
zione. Al tradimento , al parricidio , al sacrilegio , s' infligge
1' ignominia d'esser fatti a pezzi. Il padre se ammazzi il figlio,
non è punito che col bambù. L' omicidio semplice si sconta a
prezzo ; se fatto in sommossa , il reo si strangola , punendo»
colla massima severità qualunque tumulto : onde i Cinesi fanno
baruffe lunghissime , ma senza mettersi le mani addosso , per-
chè ogni colpo di mano o di piede è cbbo grave, come son pu-
nite le parole oltraggiose) perchè turbar ponno la quiete , pri-
mo intepto di quella legislazione.
Nella quale il men che si pensi è sposare al ben pubblico la
libertà individuale; e potrebbe rettamente definirsi, un buon si-
stema di polizia, accompagnato da belle prediche di morale. A
sentire le massime loro , dovrebb' esservi un viver d' oro. Lo
Sciù-king (l), loro libro canonico, inculca la giustizia, il dista*
teresse, l' indagine. * Dopo che le due parti hanno prodotto i
» documenti, i giudici ascoltano quel che dicono : se non v' è
» dubbio, applicano uno de' cinque supplizii (2): o*e accada
» dubbio, si ricorre ai cinque riscatti : ove si dubiti se sia caso
(1) Lib. IV, e. 27 Lin ing.
(2) Marchio sul volto, amputazione del naso, dei piedi, evi-
razione, morte,
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[
CINA iTt
» di riscatto, si giudica secondo le cinque sorta di fallì. Questi
9 son cagionati da timore d' uomo in carica , da vendetta o ri-
» conoscenza, da seduzione di donne, da amor del danaro , da
• raccomandazioni. Questi fallì possono trovarsi ne' giudici e
9 nelle parti : pensateci bene ; e se nasca dubbio, bisogna per*
» donare. Quando si trovino accuse, si badi alle circostanze e
» ai motivi. Non può offrir materia di processo ciò cbe non può
» essere verificato. Il caso porta d'essere or severo or mite.
• Coloro che sanno fare discorsi studiati non valgono a finir i
» processi ; ma si vogliono persone miti, sincere, rette, di co-
• stante moderazione. Spiegate e pubblicate il codice delle leg-
• gi .Retrocessi non si osservi all'interesse: le ricchezze acqui»
» state cosi, sono un tesoro di colpe che attirano sciagure : e
» poi si dirà cbe il Cielo non è giusto, dopo che gli uomini si
» sono meritati i castighi! *
Il codice stesso è pieno di massime belle nel concetto , dol-
cesonanti ; ma all' applicazione vanno meschinamente perdute
per la materialità degl'interpreti o la venalità degli esecutori*
La religione v' è piuttosto considerata come un altro regola*
mento di Stato e di disciplina. Con una tolleranza che meglio
direbbesi apatia, vi sussistono una accanto dell' altra tre reli-
gioni : quella dei dotti cbe seguono il filosofe Confucio , e in
somma ai riduce al deismo e alla indifferenza: dicono cbe colla
morte o l'anima si muta in altri corpi, o si scompone in aria ,
senza che dell' uomo rimanga altro cbe il sangue nei figli , il
nome nella patria : immortale è Dio soltanto. I Tao-sse seguo*
no la religione degli spiriti, contaminata da mille superstizioni.
Siccome Confucio professava di ristorare soltanto la dottrina
primitiva, e di esser precursore d'un gran personaggio che ver-
rebbe d'Occidente, così il re Mimt spedì una fiotta a cercare
quest'illustre. Le navi andate assai, non osarono procedere ol-
tre; e afferrarono ad un'isola ove rinvennero la statua di Bal-
da, e la recarono nella Cina, 33 anni avanti Cristo : ivi col no-
me di Fo ebbe adorazione estesissima fra il volgo , per quanto
contrariata dai letterati.
Liberi sono i Cinesi nelle loro opinioni religiose; ma la legge,
come in tutto il resto, nulla curando l' interno , regola appun-
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228 BELIGTONE CINESE
tino le forme esteriori , i riti , le cerimonie. Nelle abitudini del
Cinesi è un vivere compassato e prestabilito: la lunga catena di
subordinazione; l'amor del bello piuttosto puerile che grande;
le indeclinabili cerimonie; la dottrina legale e V importanza dei
letterati, che pedanti d' impassibile sicurezza, coprono un gran
vuoto sotto una sparuta eleganza; insomma, tutto quell'insieme
che caratterizza i Cinesi, seppe resistere a tanti secoli, e assi-
milar i Barbari invasori. Della vivacità greca e meridionale nep-
pur ombra colà, dove si affetta di compire tutto con pausa , a
tempo e misura. Anzi, della prontezza degli Europei sanno essi
trar profitto per farli dare ne' lacciuoli , di cui hanoo sì gran
dovizia : che non è mercadante per accorto , il quale riesca a
campar netto. Sotto apparenza pacifica covano l'ira e fiere col-
lere : offendeteli , e non mostreranno risentirsi , ma la vendeU
ta vi sopraggiungerà quando raen l' aspettate.
Mostrano passione nel giuoco , le cui violente scosse tanto
convengono a gente rozza ; e ricchi e poveri vi si abbandonano,
per quanto proibitissimo dalle leggi , e mettono sul trar d' un
dado gli averi, la casa, poi i figli, la moglie.
Cornei popoli ignoranti, i Cinesi sono fatalisti. Frequenti in-
cendii consumano le loro città, né per questo si cessa di ardere
carta e incenso , e pipare e sparar fuochi d' artifizio in mezzo
case di legno e di paglia: appiccato il fuoco , credono che la
casa sia destinata a bruciare, e non si danno pena di spegnerlo.
Dell' universale superstizione sono prova i tanti amuleti e tali-
smani sospesi alle case ; fra cui principali sono le sciabole di
monete, cioè monete vecchie di rame, infilzate in un'asticciuola
di ferro a guisa di spada coli' impugnatura a croce, cui sospen-
dono a capo del letto, affinchè i sovrani di cui portano l'im-
pronta ne allontanino gli spiriti maligni. Siffatti reputano gli
spettri di quelli che perirono di morte violenta , e che credesi
ritornino a spaventare le case. Al primo comparire degli Eu»
ropei, coi capelli rossicci e i nasi sporgenti, tanto diversi dal-
l' ideale loro bellezza , le madri o le nutrici gli additavano ai
bamboli come orchi e demonii ; donde it nome di Fan-konei, o
demonii forestieri.
La spaventevole propagazione della specie umana non ri ai
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Cina 229
m correggere che col buttare i fanciulli a centinaja nel Qume o
ai cani. Tratti improvidamente a concentrarsi , periscono di fa*
me nelle grandi città. V amministrazione minuta e vessatoria
produsse una pletora, che rende immobili; e accettò come vir-
tù quella necessità che è una condanna de'gOTerni, respingen-
do le dottrine spiritualiste che potrebbero rischiararla. Il titolo
di letterati si crede basti ad essere buon impiegalo , buon go-
vernatore , buon marito : eppure que' panteisti o materialisti
sono separati dal popolo per tutta la distanza d' una lingua ;
non osano uscire dal povero uffizio di commentatori ; non pen-
sano che a tenersi amici i superiori per opprimer gl'inferiori :
talché l' astuzia posta a servigio della forza, distrusse ogni atti-
vità d' intelletto, ogni sentimento morale ; né V apatia è vinta
che dalla cupidigia o dalla paura del bambù.
In popolo siffatto , ogni cosa si direbbe rivolta ad eternare la
puerìzia : piedi storpiati a forza di comprimerli, ùnghie che im-
pacciano le dita, sformate pance , bagni continui, continue bi-
tinte calde, svigoriscono ogni impeto del genio ; e V obbedienza
stessa non è virtù , operando per timore della sferza ; non è
virtù V amore domestico , praticato solo in forza e a misura di
legge ; e la madre venerata finché vive il padre , è schernita e
derelitta tosto che la morte di lui non le lascia altro titolo che
di concubina.
Il perfezionamento, questo iosfgoe carattere dell' uomo, co-
me può darsi colà, dove una cosa dee farsi così, perché così fu
sempre fatta ? Lo straniero vi sarà temuto, ricinto di spie, d'o-
stacoli, perché può importare novità ; onde la nazione , priva
di confronti, e misurando tutto alle rituali sue cerimonie , alla
sua laboriosa frivolezza , all' artifìziale complicazione del suo
reggimento, crede barbaro ogni altro popolo ; e nell' immenso
egoismo alimentatole dal non aver bisogno di produzioni este-
riori , concepì quella altissima opinione di sé , che alligna là
dove le azioni son tutte prescritte, e chi adempie quelle prati-
che è sublimato. Oggi ancora agli educatori risponderebbe :
• Che volete mai insegnarci? Noi conosciamo tutte le arti utili,
coltiviamo biade, legumi, poma ; non che la seta , il cotone , la
canapa, usiamo ai tessuti e alle, stoffe molte radici e scorze; niun
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230 CINA
meglio di noi cava le miniere, o conosce l' arti del falegname f
dei vasajo, dello stipettaio; noi carrettieri, noi scalpellini,
noi tingiamo , Cacciani la carta , la porcellana il meglio del
mondo. »
E per verità, i bisogni materiali vi son da antichissimo soddi-
sfatti, non quelli dell* intelletto; e, da un' ipocrisia sistematica,
da una passiva obbedienza, rimane represso l' impeto che porta
l'uomo a migliorare. Assai prima dell'Europa conobbero la
stereotipia, la bussola, la polvere tonante ; ma mentre queste
tre invenzioni mutarono il mondo in Occidente, essi non le mi-
gliorarono mai, né mai le applicarono che a trastulli: la bus-
sola non li serve, perchè non viaggiano; colla polvere esegui*
scono bei fuochi d' artifizio ; la stampa dee uniformarsi a pre-
cetti impreteribili , né valse a semplificare la complicatissima
loro scrittura. Insomma, all' originalità futile e lambiccata di
quel popolo manca ogni favilla d' entusiasmo, e la gelata. ragio-
ne non dà che frutti artifiziali (1).
(1) Il valoroso sinologo Stanislao Julien, nel 1847 comunicò
air Accademia delle Scienze di Parigi la data certa di magnifi-
che scoperte de9 Cinesi. Risulta dalle sue indagini ne'libri della
Cina , che 2700 anni avanti Cristo, si sapeva educarvi il baco
da seta ; 1000 anni avanti Cristo , la bussola si adoperava per
viaggi di terra e di mare ; 400 anni, faceansi bastimenti tutti
di ferro ; 200 anni , V inchiostro e la carta di cenci ; un secolo
avanti Cristo , la polvere tonante ; fra il 581 e il 593 dopo Cri*
sto, la stampa con tipi mobili; nell'VIII secolo la porcellana,
i pozzi perforati, V arte di illuminare e scaldare col gas infiam-
mabile, attinto dal seno della terra e condotto a grandi distanze;
! ponti sospesi di bambù o di catene di ferro ; le pompe da in-
cendio ; nel 1120 le carte da giuoco ; la carta monetata fra il
1260 e il 1341 ec. Inoltre curano empiricamente molte malat-
tie , dichiarate incuràbili in Europa. Sanno, con alimenti parti*
colari, modificar il colore de* capelli, e darvi un nero che si
mantiene fin alla più tarda vecchiaja; e cangiar il colore dt'&ori
sul gambo, accelerarne la fioritura e i frutti, crear ne9 vegeta-
bili trasformazioni che da noi recherebbero ammirazione pari al
diletto.
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CINA 331
!! popolo dalla difficoltà della lingua temilo nell'ignoranza ,
altra guida non possiede se non i! culto del passato, e la rasse-
gnazione alle abitudini. I libri classici non sa leggere, né in
essi v'ha cosa che parli al cuor suo , alla sua immaginazione :
a nome d' una necessità terrestre, mal si comanda di reprimer
le passioni ; e ben altro ci vuole che precetti di morale inge-
gnosa per rivelar all'intelligenza la sua energia e la sua mis-
sione sulla terra. I letterati , dispesti attorno al trono donde
aspettano impieghi, onori, decoro, non oserebbero tentare no-
vità , che porrebbero -a repentaglio i loro interessi. Quindi la
cura di respingere le innovazioni} quindi la nimicizia contro i
buddisti e i missionari! ; quindi l' uniformità stazionaria di quel
popolo, la cui civiltà, ne'cominciamenti grandiosa ed originale)
ristagnò sì, che non fa se non approfondire il solco , entro cui
corre in infanzia perenne.
Pertanto, e leggi e costumi vi stanno da secoli. L'imperatore
non ha interesse di cambiarle, giacche lo lasciano libero di fare
come ben gli torna : i grandi da un lato hanno per esse arbitrio
sul volgo, dall'altro sentono sempre fischiarsi all'orecchio lo
scudiscio regio. V'è tribunali aperti ai richiami di chiunque si
creda aggravato ; ma chi fa lamenti abbia la certezza d' un ca-
stigo. Il popolo sgagliardito non saprebbe oppor resistenza;
conosce invece mille tranelli per eludere le leggi , senza met-
ter a rischio la cara tranquillità , e il più caro argento. Sei tu
ricco? paga la giustizia, e fa a tuo talento: sei mercatante? paga,
e poi giunta sul peso e sulle misure ; ed arricchisci : sei lette*
rato? blandisci, t'inchina per salire : e tutti d'accordo tenete
in freno la ciurma disunita, molle , affaticata. Che se queste
plebe amor di fame, si unisca in bande e faccia guerra alle stra-
de. L' imperatore manderà squadriglie ad assalirli ; se presi ,
saranno appiccati ; se vincono, si verrà a patti con loro e ai la-
sceranno- dominare ne' loro ricoveri , purché paghino. Se una
nazione forte invada il paese , qual interesse ha il popolo a re-
spingerla? non morrà di fame anche sotto il nuovo padrone ?
Vince essa adunque, e trova opportunissime le tradizioni dispo-
tiche dell* Impero ; prende per bò le ricchezze, divide il potere
coi letterati, affinchè la ajutino a mantener in obbedienza U vjd*
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232 CINA
go, destinato a lavorare per arricchirla, e incidentemente anche
per vivere.
Come aspettare miglioramenti in popolo siffatto? un popolo
che dalla fanciullezza è abituato a dirigersi coll'esempio e col-
le regole ; non dice una parola che non sia una cerimonia; ha
per prima importanza le cose frivole? Non vi si trova dunque
il procedere insensibile ma incessante verso il bene; ma violen-
te rivoluzioni smovono tratto tratto quella calma, anarchie, u-
surpazioni, dinastie mutate, nuove religioni. Il popolo non vi
contribuì, e non ne fu vantaggiato: o la forza gl'impose, o uà
re li comandò: non fecero se non mutare il peso che aggrava
le spalle di un popolo, che pia di ogni altro smentisce coloro
i quali ripongono il bene della società in una quiete senza de-
coro, in un ordine senza miglioramento.
Tale paese fu diversamente giudicato , perchè secondo pas-
sione. I missionari! gesuiti , vedendovi tante somiglianze col
primitivo teismo, ne esagerarono la purezza e gli effetti , tal-
ché ne dipinsero lusinghevolissimo il quadro della religione e
dell'incivilimento. Altri missionarii avversi a quei primi, si fis-
sarono piuttosto sulla degenerazione di quelle primitive cre-
denze; e nel turpissimo spettacolo dei vizii cinesi vollero mo- .
strare come l'uomo travii abbandonato a sé (a). Filosofi nemici
al paridel teismo primitivo e del cristianesimo, tolsero a mo-
strar i Cinesi come un popolo senza dogmi, o seguace di quel-
la religione naturale eh' essi vantavano ; e perciò ammiravano
una morale sviluppatasi senza rivelazione, e proponeano i Cinesi
a modello della cristianità , elevando la religione della natura
sopra quella di Dio, la morale di Confucio sopra quella di Cri-
sto (1). Così vi furono astronomi che scambiarono per stelle i
granelli di polvere posati sul loro telescopio.
Nell'indecorosa miseria di quei governi che si chiamano pa-
(a) Ognun vede che questa è la opinione più giudiziosa e più
vera.
(1) Vedi le leggerissime osservazioni di Pitr , ammirate da
chi cerca il luccicante; e le mille inesattezze dello' stesso Mài**
tataro.
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CINA $33
lenii , tatto è sacrificato a un~despoto , un cui capriccio , no
sogno, una follia, basta a produrre i patimenti o la morte di
milioni de'suoi figli. Vivendo sopra un terreno che non basta
a dar lavoro ed alimento alla sterminata popolazione , io gran
cara si dovette prendere l'industria, e gli uomini tanto più n'ac-
quistarono aspetto d'automi, ripetenti i medesimi atti. Reso ca-
pitale intento il guadagnare, non si dovette guardar alla sottile
quali ne fossero i modi; ed ebbe a parere bella astuzia il far
suo l'altrui, quasi un fatto naturale, come il rubar fra gli Ara*
bi , o fra noi il procacciare mercatando. Abborrendo da tutto
ciò che turbi la soooaccbiosa quiete , nulla pensino profittare
colla violenza ; dèi resto sottilizzino pure in frodi e tranelli :
quest'è la politica.
Pertanto Ve pace senza giustizia , v'è ricchezza senza agi ,
v*è cerimonie senza amore, v'è morale senza pratica. Fremo-
no ai confini le guerre , nell' interno i tumulti ? Unico intento
del re è di fare che si torni alla calma, senza né valutare quan-
to costi , né rimediar agli abusi. Fra ciò il volgo innominato
continua sua vita in quel moto senza progresso, in quella mec-
canica inalterabile , paternamente tiranneggiato da imperadori
die a sé soli vogliono riserbato il diritto di vedere e di far il
bene; ingannato e vilipeso da filosofi impostori; smunto e mal-
menata da mandarini che predicano da Catoni e vivono da Vep-
ri; ignorato dagli storici che ricantano la beatitudine di chi non
ha forza o spirito per rivoltarsi contro la mano che lo preme:—
vizii proprii soltanto della Cina.
Mei 1648 era stata la Cina conquistata dai Tartari , i quali
però ne adottarono interamente gli usi e il governo. Quella di*
nastia stabili che ogni corpo di truppe nelle provincie sia com-
posto a metà di Cinesi e di Tartari; al modo stesso i tribunali:
onde le due nazioni si tengono a vicenda in soggezione; nessu-
na è privata del poter civile e militare , e la conquistatrice si
può dilatare senza infiaccarsi , e resistere alle guerre civili o
straniere.
Relazioni coli' Europa cominciarono ad avere per mezzo dei
xnissionarii, e principalmente de' Gesuiti, i quali ce ne diedero
l'informazione più estesa che ancor si conosca. Essendo riusciti
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$34 CINA
ad acquistar la grazia dell' imperatore e de' mandarini , era a
sperarne gran vantaggio per la religione e per V incivilimento,
quando i nemici de'Gesuiti cominciarono a tacciarli perchè tol-
lerassero alcune superstizioni , inerenti ai costumi cinesi : di
qui lotta che ne scemò il inedito presso i Cinesi , soprattutto
gelosi della quiete, e infine li fé' cacciare; e con essi scompar*
ve il cristianesimo, seminatovi già anticamente dagli Armeni.
L'estensione dell'Impero russo fé' che questo si trovasse eoo*
furante col cinese; laonde Pietro il grande nel 1 720 vi mandò
un'ambasceria accompagnata dal viaggiatore inglese Bell d'An-
termong, che ce la descrisse. Destò non poco la curiosità quan-
do entrò in Peking quel corteo vestito all'europea e fra cava-
lieri colla spada nuda. Voleva il cerimoniale che ogni amba-
sciadore si prostrasse battendo nove volte il terreno colla fron-
te {Ku'tu)) e non solo all'imperatore, ma ai principi del san-
gue, ai viceré e mandarini e ministri. L'ambasciadore Ismailof
da un Iato temeva la collera del czar se piegasse a tale umilia-
zione; dall'altra ricusandosi, poteva mettere scoutento fra i due
Imperi, e fallire l'oggetto di sua missione. Fortunatamente, so-
lennizzavasi allora il sessantesimo anno del regno di Kang-i, e
l' imperatore bramava che questi stranieri vedessero , e colla
presenza loro aumentassero la splendidezza delle feste. Suggerì
dunque lo spediente, che omaggio pari fosse da un mandarino
teso in suo nome alla lettera portata dall'ambasciatore, SI quale
allora potè senza scrupoli ricambiare quegli atti di riverenza.
Domandava la Russia libero commercio fra i due Regni, e di.
potere stabilir banchi nelle principali provincie; ma Kang-i noi
consentì che per Peking e Sein-Ku-pai-siog sulte.frontiere de-
gli Eluti: si ottenne di lasciare a Peking un agente ; ma vi fa
• tenuto quasi prigioniero, e alla prima occasione rimandato. Ran-
nodaronsi poi le trattative , ed un de' primi atti di Yun-cing fu
di stabilire i confini con Pietro I ; che cresciuto a scapito dei
Mongoli del Capiack, invasa la Siberia, divenne confinante col-
la Cina al nord del paese ora occupato dai Mongoli Kalfca. Du-
rante le guerre con Galdan, motti Mongoli vinti eransi ricove-
rati al sud-est del lago di Baikal, dove implorarono la protezio-
ne della Russia, esibendosele vassalli. Come tannici , pellegri-
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CINA 23$
Davano essi a Urga, sede del loro sommo sacerdote (Ka-tuk-tu);
«ode frequenti dissidi!, che fermarono l'attenzione del governo
rosso e del cinese. S> aprì danqtte un congresso sulta Selinga;
e segasti i confini , si posero colonne e sentinelle ; Kiakta fa
presa come emporio di commercio per le due nazioni; mentre
i Cinesi abitano a Haimacin sul loro territorio, lontana trecen*
sessanta leghe da Peking. Singolarmente fan il traffico privile-
giato del rabarbaro, di cui i Russi non poterono mai in vertm
modo ottenere la vera semenza ; oltre che vi si cambia il the
con danaro , pellìcce e panno: ai negozianti stranieri di Kiakta
il governo permette che ogni tre anni vengano a Peking in non
più di dugeuto.
Un'ambasceria del Portogallo era stata condotta nel 1722 da
Don Metello per invocar protezione ai Portoghesi diffusi nel*
l'Impero; e la Corte ammirò la gravità dell' ambasciadore e la
sua esattezza Dell'adempiere le cerimonie: ma vedendo scabro-
so il parlar di religione, esso lo schivò. Una nuova spedita da-
gli Olandesi nel 1 796 fu la mal arrivata, più non avendo V Im-
pero bisogno di loro. L'anno medesimo l'Inghilterra vi spediva
lord Macartuey, uomo espertissimo e carico di titoli e di cro-
ci , ma nulla conchiuse; .sol parvegli un gran che V evitare le
prostrazioni. Nel 1806 la Russia vi deputò una splendida lega-
zione di ben cinquecento persone ; ma giunti alla muraglia ,
venne ordine di restringerle a settanta; poi, non volendo sotto-
porsi al Eutu , furono congedati senza veder la capitale.
Di nuovo l'Inghilterra spedì un'ambasciata di settantacinque
persone nel 1815, per (òr di mezzo le sempre crescenti diver*
genze tra la Cina e la Compagnia delle Indie ; e v' andavano
lord Amberst, e i signori Ellis e Morrison , con alcuni fattori
della Compagnia; gente che , come mercanti , sono nella Cina
io dispregio. Avendo ricusato rassegnarsi al Ku-tu, giunsero
alle porte della casa imperiale, senza poter alzare gli oc*
ehi alla faccia del cielo , come scrivea P imperatore cenge-
dandoli.
I marinai che portavano colà l' ambasciatore Amherst , stu-
diarono quanto poterono le coste; nell' interno penetrarono al*
cuoi cogli ambasciadori ; e abbiam le relazioni de' viaggi coft
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236 cina ,
di Giorgio Staratoci (1797), di Giovanni Barron (Ì804) , di Do
Quignes (1808), di Enrico Ellis (1817), di Clarke Abel (1818),
di Timkovski (1827), di Davis (1837); ma i forestieri vi son te-
nuti al bujo del reto, ingannati spesso, e , secondo un di loro
confessò , ricevuti come mendicanti , trattati come prigio-
nieri, rinviati come ladri. Pertanto la Gina fu dapprima,
sulla fede di Marco Polo, Giovan da Carpi e Mandeville, ammi-
rata come terra delle gemme e dell'oro; poi dipinta favorevol-
mente dai missionarii, che speravano averla docile ai loro in-
segnamenti: Voltaire e gli altri filosofi della sua coda la fecero
piena di Mentii e di Confucii, per rimprovero della nostra ci-
viltà; al contrario, i negozianti di Macao e Ganlon, non meno
Ingiusti nel dedur dai casi particolari un generale concetto, li
dan tutti per ladri e mariuoli. Oggi però la guerra squarcia fi-
nalmeate quel velo, entro cui la Cina s'ostina ad avvilupparsi.
Qnanlo al commercio, agli Europei restava nella Cina aperto
Canlon , ma limitato il tempo da rimanervi e i mercanti con
cui trafficare i che erano dodici fin al 1792, poi crebbero a di-
ciotto, nei quali stava il monopolio, servendo a tutte le opera-
zioni del traffico, rispondendo di tutte le eventualità. I Russi
vi recano le pellicce della Siberia e delle isole artiche , e pan-
no, flanella, velluti, grossa tela, cuoi , vetro , cani da caccia ;
traendone cotone, tue, seta, porcellana, giocattoli, fiori artifi-
ziali, pelli. di tigre e pantera, riso, musco, rabarbaro, materie
coloranti (1). 1 Cinesi poi spargono trafficando in tutti i mari
d'Oriente, e ne'porli principali della Malesia e dell'India trans-
gangetica : da qualche tempo s' impadronirono del commercio
del Regno di Siam e dell'Impero d'An-nam. Cian hai nella Ci-
na è il porto più trafficante di tutta l'Asia, e a Cian-ceu è per-
messo negoziare agli Spagnuoli della Maniglia. L' asportazione
principale è il the, che di là soltanto viene all'Europa e all'A-
merica. Usato già anticamente dai natii, fu primamente dagli
Olandesi portato in Europa nel 1610 ; nel 1638 gli ambascia-
dori moscoviti ne recarono in dono allo czar, e in poc'anni si
(1) Nel 1842 il valore del commercio tra Russia e Cina fu sti-
mato a 2,868,333 rubli, escluso il contrabbando.
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IMPEBAT0B1 CINESI 537
dfffuse per la Moscovia; in Inghilterra, ove appena conoscerò
nel 1650, fra poc'anni fa sottomessa a tassa cora^ il caffè e la
cioccolata: eppure nel 1664 la Compagnia delle fodie credei
far un bel dono al re offrendogliene due libbre e due once. Ma
nel secolo passato vi divenne di primaria necessità; dal 1 7 10 al
1S10 la Compagnia ne vendette a Londra 750,219,016 libbre
per 129,804,595 sterline; e dal 1810 al 1832 ben 848,408,119
libbre; e nel solo 1837 , 51 milione di libbre , sicché to scac-
chiere del re vi guadagnò Panno 75 milioni 'di franchi.
L'imperatore Kian-lung (1 736-96) estese l'autorità sua sopra
gli Eluti , sicché l'Impero toccò fin alla Persia, come ne'giorot
suoi più gloriosi. Ridusse a obbedienza il Tibet ( 1 757}, ove al
Dalay-latna, pontefice supremo della religione di Budda , non
lasciò che l'autorità religiosa, sotto la supremazia del Figlio del
Cielo. Più non era difficile tener soggetto alla Cina il cuor del-
izia; all'Ovest erano consolidate nazioni musulmane e i Russi,
sempre crescenti in conquiste ; il buddismo tendeva a tranquil-
lar quelle genti , mentre la direzione marittima data al com-
mercio meno allettava ai pingui guadagni del ladroneccio. Quei
nomadi pertanto scemarooo di numero , e perdettero l' ardi*
mento e l'unione per imprese vaste.
Kian-lung fu uno dei maggiori di sua dinastia, fermo di ca*
raltere, penetrante d'ingegno, amoroso de' popoli, cui visitava
non per aggravarli, ma per conoscerli e soccorrerli; spesso ri*
mise i debiti verso l'erario; mantenne la pace dentro, finì con-
quiste fuori; e ricevette la prima ambasciata inglese, e quella
della Compagnia Olandese delle Indie orientali nel 1795. Pro-
curò la traduzione in mansciù delle migliori opere cinesi; fev ri-
vedere i King e farne nuove edizioni; compose prefazioni e poe-
sie e qualche storie ; raccolse monumenti antichi e moderni ,
con spiegazioni, e avea cominciato una scefta delle cose mi-
gliori della Cina in 180,000 e alcun dice 600,000 volumi. Mi-
gliori non vuol dire buone.
Ria-king succedutogli (1796-1822) soffrì di congiure e rivol-
te, e protestava che il poco interesse mostratogli da' sudditi lo
accorava più che il pugnale degli assassini , e prometteva non
meritarselo : _in ciò differente da altri regnanti. Anche i pir*-
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238 IMPERATOSI CINESI
ti taglieggiavano i paesi meridionali ; poi estendeansi le società
segrete, dirette ad espellere i Tartari e recuperar V indipenden-
za. Dei tentativi' di esse s' inasprì il governo ; fa vietate ogni
unione di cinque persone ; severissime tortore per istrappare
confessioni ; tutto ciò all'europea: e uscente il 1816 , ben die-
cimila dugensettanta convinti di colpe capitali aspettavano nel-
le prigioni vita o morte dal padre re. Non cessano , è vero ,
i letterati di rammemorare all' imperatore i suoi doveri , mas-
sime ne9 gravi disastri, come furono una siccità , trabocchi del
fiume Giallo che affogarono centomila persone (1818), un nem-
bo che devastò Pèking e spinse il mare su molta costa. Allora
fu chi propose si spezzassero gl'idoli e ogni immagine delia di-
vinità ; ma il supremo Consiglio relegò il temerario sulla fron-
tiera russa.
Tao-kuang fu avvenissimo al cristianesimo (1821-1850) , e
agitato da varie rivoluzioni ; e unii volta le spese , in diciotta
mesi,eccedetterodi 28 milioni di taci! l'entrata (L 210,000,000).
La dinastia tartara, attenta che l'Impero non si scomponga ,
doveva ingelosirsi delle Compagnie europee , che col titolo di
commercio son vere potenze, con armi, possessi, leggi, amba-
sciatoli. Già quando nel secolo passato i Nepalesi conquistaro-
no il Tibet , il Dalai Lama ebbe ricorso a Kien-lung impera-
tore, il quale li cacciò in fatto, e ridusse il Tibet a sua provin-
cia; anzi varcò l'Tmalaja ed entrò nel Nepal. La Compagnia
inglese, temendo non P India si sommovesse, coli' esercito ob-
bligò i Cinesi a dare indietro. Crebbero da quel punto gli astili;
e più quando lord Minto, col pretesto d'impedire che la marina
francese l'occupasse , prese Macao (1808) ; onde con guerra
rotta lo dovettero i Cinesi snidare. Poi gì' Inglesi invasero il
Nepal (18M-I816), e via via nell' As-am e nell'Afgania si sur-
rogarono a quei Birmani che la Cina avea voluti conquistare nel
1767 ; onde si trovarono limitrofi della Tartaria cinese ; verso
il 1820 colonizzarono Singapor nello stretto di Malacca , e di-
chiarandola porto franco , la resero tosto popolata dalle navi di
tutto il mondo : ma questa è ancora a 20 gradi dalla Cina.
Dicemmo che le nazioni non hanno licenza di trafficare colla
Cina che per mare , eccetto la Russia , la quale comunica por
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Cina 239
la Tartaria, e tiene a Peking un archimandrita e una legazione.
Canton era aperto agli altri Europei, ma con molte restrizioni:
non entrar in città , valersi di mediatori cinesi , tener le navi
grosse a dodici miglia e sotto vigilanza .gelosissima. L1 Inghil-
terra se ne querelò più volte; nel 1816, come dicemmo, spedi
Macartney e Amberst ,, poi nel 34 Napier con proposizioni, che
furono respinte. Non che i Cinesi abborrano il commercio cogli
Europei, ne sono essi gf' intermediari! in tutti quei mari , ed a
oentinaja sono stabiliti nelfr Malesia, a Giasa principalmente, a
Singapor, a Calcutta : bensì nelle storie antichf e moderne tro-
vano troppo onde diffidare degli Europei , che tante volte nel*
le Filippine e nelle Moluche hanno trucidati ì Cinesi, e che ten-
tano estendersi.appena abbiano un palmo di terra. I nord-ame-
ricani fanno traffico vivissimo colla Cina , eppure senza eccitar
lamento, perchè lavorano da privati. Le Compagnie mercantili
politiche degli altri paesi non davano gran timore, attesa la de-
bolezza loro e la docilità alle cautele ; ma altrimenti andava
colla inglese, continua e persistente nel crescere innanzi. Quan-
do gl'Inglesi conquistarono il Cabul e l'Ammerapurah, i Cinesi
munivano di guarnigioni il Tibet , come di flotte aveano difesa
la Cocincina dopo la conquista dell'Impero birmano. La Russia.,
attentissima che 1' Inghilterra non prevalga in Asia e meno nel-
la Cina, esacerbava gli sdegni paurosi dell'imperatore.
La Gran Bretagna , che cava dalle Indie orientali sei milioni
e mezzo di sterline (L. 162,500,000) , presto avrebbe esausto
il paese se le traesse in oro (1); invece le prende in oppio, aven-
do obbligato i natii a piantare, non frumento, ma papaveri, cui
riceve in cambio del grano che somministra. QuelP oppio ba-
rattasi nella Cina con the , e questo in Europa vendesi a dana-
ro : inoltre, con 70 milioni di cotone e manifatture dell' India ,
si fa levata di altri prodotti della Cina, e avanzano ancora 20 o
26 milioni in danaro* Catena perpetua di frumento, oppio, the,,
danaro, della quale guai se un anello si rompesse !
L'oppio introducevasi dapprima nella Cina come semplice me-
dicamento; poi se n$ estese l'uso, tanto che divenne un bisogno
(1) V».Bj9Jwstierim, SuW Impero britannico nell'India.
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540 CINA
irresistibile. L'imperatore Ua-king nel 1799 ne proibì prima-
mente con gran severità I' introduzione, punendola colla stran-
golazione, il bando, o la prigionia ; ma, solito effetto, la proibi-
zione crebbe il consumo (I). L'oppio non serve che al vizio,
cioè ad ubbriacare i Cinesi ; onde l'imperatore, che si professa
padre dei sudditi , dovea naturalmente premunirli contro tale
pericolo, e veder di mal occhio gl'Inglesi , che ad onta sua in-
troducevano questo narcotico. Ad essi invece importava il con-
servarlo , perchè, come alla Camera dei comuni lord Glenelg
dichiarò (luglio 1833) , i due monopolii del sale e dell'oppio
rendono oltre ottanta milioni (a).'
L'Inghilterra , sebbene dovesse riguardi a paese con cui fa-
ceva un traffico di 400 milioni annui , e che la forniva del the,
ormai indispensabile , pretese derogasse leggi e costumi , e
col contrabbando insultava le autorità. Nel 1838 v' introdusse
4,375,006 libbre di oppio, della valuta di 105 milioni almeno;
ed essendo commercio proibito, riceveva per lo più danaro so-
nante. L' imperatore doveva fremere alla baldanza di cotesti
Barbari , che venivano con tanta pertinacia a frangere i suoi
conGni e le sue leggi, e fomentare i vizii de' suoi sudditi : onde
interdisse il traffico dell' oppio, e spedì (2 1 die. 1838) Lio suo
commissario a Canton con pieni poteri per far eseguire il di-
vieto.
I documenti cinesi in quel P occasione dimostrano tanta igno-
ranza della natura e dei costumi europei, quanta ne ricooosce-
(1) In fatti, mentre allora se ne importavano alcune centinaja
di casse da 100 cattaje, cioè 600 kilogrammi, dappoi si ebbero :
nel Pan. casse valore in fr. | nell'an. casse valore in fr.
1827 9,535 55,252,807 | 1830 18,760 68,392,604
1828 13,132 66,425,456 j 1831 14,225 60,938,393
1839 14,000 63,892.923 | 1832 23,603 81,367,873
In questi ultimi anni la Compagnia di Calcutta trae dall'op-
pio , in puro guadagno , da 50 milioni.
(a) Che bella ragione per sostenere la necessità di -opporsi al
divieto di un principe indipendente , che non vuole F iatroda-
zione di un veleno ne' suoi Stati !
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l'joppio 241
àttero i Cacai sul costo loro se degnassero leggere i nostri.
Lio procede vigoroso; arresta; rinfaccia agli Europei i benefizi!
che ricevettero e le violazioni con oui li ricambiarono ; minac-
cia tollerare il popolo contro di loro , e si fa consegnare, tutto
l'oppio. Elliot , che soprantendeva alla marina britannica in
que' mari, aveva dichiarato illegale il traffico dell9 oppio, e che
l'Inghilterra noi proteggerebbe , sicché 20,283 casse furono
distratte. Il governo inglese tenne compromesso V onore della
nazione ; e, giustizia o no, doversi sostenere j negozianti e. dis-
approvare Elliot, che a questi apeva garantito , a nome del go-
verno, il valore dell' oppio consegnato .a Un (a).
Nascono dunque collisioni ; tutti i negozianti inglesi s' imbar-
cano, quando non v' è pur un legno .da guerra per proteggerli.
Arrivata, al principio del 1840 , la flotta inglese di tre vascelli
da settantaquattro, due fregate da quarantaquattro, dodici cor-
nette o brick , e quattro battelli a vapore , la superiorità della
marina inglese sbilanciava affatto la guerra ; e le vaporiere e i
cannoni nostri sobbisaavano le pigre e pesanti giunche cinesi, e
pigliavano a beffa le batterie grosse ma lente , e le muraglie di
porcellana : se però a migliaia cadevano i Cinesi, a migliaja sot-
tentravaao, valendo per numero. Tutto quelP anno e il seguen-
te avvicendaci negoziali e attacchi, e intanto gì' Inglesi conti-
nuano il contrabbando dell'oppio, più cercato. perchè proibito;
bloccano il fiume Canton , prendono l' isola di Cusan , e pene*
trano fin presso la capitale : ma l' astuzia diplomatica de' man-
darini supplisce alla sperienza guerriera ; i successi prosperi
bilaociansi co' sinistri, finché l'Inghilterra, compromessa Del-
l'onor suo contro Barbari derisi, sente la necessità di penetra-
re nel cuor dell' Impero.
Caduto di grazia Elliot, sottentra Enrico Pottioger come pie»
nipoterie (agosto 184 1) , e tosto , senza perder più di venti In-
glesi, occupa tre grosse città della costa ed il canale imperiale,
risalendo il Fiume Azzurro (luglio 1842 ). I Cinesi difendonsi
con un valore inaspettato ; nelle città prese strangolano figli e
(a) Quanto spesso avviene che si trovi giustizia negli atti di
no amministratore inglese, e soprusi in quelli del. governo!
III. Hi
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242 cina
mogli , e n' empiono i poni (a) : al cessare dell' autorità tutti-
ce, un popolo tenuto Bempre bambino dà negli eccessi ; proviti*
eie da secoli pacifiche, si trovano all' improviso preda di guer-
ra risolutissima, e fatta da cosi insoliti nemici. L'Impero cessa
di credersi invincibile , e infine fratta di pace (29 ag.) , che è
conchiosa a questi patti : la Cina paghi 21 milioni di dollari ;
apra a tutti gli Europei i porti di Caoton , Amoy , Folcirai fu ,
Ningpu, Sing-hai; ceda all' Inghilterra l'isola Hong-Kong; am-
nistia a' sudditi. Dell' oppio non parola.
Cosi aperto il commercio con 300 milioni d'abitanti, si cre-
dette potere in un tratto versarvi il superfluo delle manifatture
di Bristol e Liverpool ; ma popolo tanto tenace delle abitudini
non adotta di punto in bianco le mode di Londra e di Parigi ,
né cangia le sue sete coi cotoni. Intanto però ecco, con genero-
sità nuova, la Gran Bretagna aver combattuto , non per assicu-
rarsi privilegi , ma per sciogliere dai divieti tutte le navi euro-
pee : eccola* padrona d' un'isola in cospetto alla Cina , come
cent' anni fa era padrona d' una fortezza dell' India. Quali avve-
nimenti sono per cambiar faccia ali' Oriente ?
Ne' primi 4 mesi del 1844 la Compagnia vi spedi 8190 casse
di oppio , pel valore di 26,252,000 franchi (1). L' imperatore
adoprò esortazioni , divieti , trattati ; e Pottinger gli suggeriva
di legittimare una volta quel commercio, e con un dazio ragio»
nevole aprire ricchissimi compensi alle sue finanze. Ma invece
del partito utile e inonesto , l' imperatore propose alla Compa-
gnia, se cessasse di coltivare l'oppio, compensarla con 74 nu-
*
(a) Che gloriose imprese, e per qual nobile causa I
(1) Durante la guerra della Cina , pnbblicossi a Calcutta il bi-
lancio del commerciò del Bengala, che è siffatto :
Importazione.
Asportazione*
1835 36 lire 73,966,000
1836-37 » 93,164,000
1837-38 > 101,748,760
1838-39 i 103,514,375
1839-40 i 111,747,952
1840-41 i 146.694,177
lire
>
>
ì
5
»
134,783,892
" 167,693,522
162,616,887
162,002,012
176,015,297
209,223,245
.
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oppio 245
fiori e mezzo l' anno. Proposizione assurda ; ma da qual lato
starano fa nobiltà e la moralità ? ( I )
Intanto una maggior conoscenza e piò savi! concetti di libertà
mostrarono quanto fossero assurdi i sapienti del secolo passato
sei proporre il governo cinese all' ammirazione. Vero tipo dei
governi di famiglia, prodigo d' ordini e di promesse , invade il
notoario domestico ', e con prescrizioni arbitrarie incatena la
spontaneità della natura , unico intento proponendosi il repri-
mere le rivolte , e conservare un ordine , che è l' immobilità ,
come l' eguaglianza è quella del bambù ; e rimedio alla pove-
raglia , l' esposizione dei bambini , immensa quanto il morir di
fame. Le pene hanno carattere affatto materiate, a segno che si
può riscattarle a danaro, o farle subire da altri , perfino la ca-
pitale: i mandarini sono attori d' un' amministrazione frivola e
vessatoria , che produce l' immobilità nell' elegante barbarie ,
nata da pavido egoismo. Una concorrenza non limitata da ve-
rona considerazione morale , e concentrata sovra alcuni punti ,
slimola P attività, in modo da prosperarne le arti ; ma il gusto
del meschino insterilisce il senso estetico : un cerimoniale im-
preteribile è sostituito alla franca e cordiale affezione : i trat-
tati di morale sono testi sonanti , dettati da letterati panteisti ,
assoluti , pedanti , cultori della memoria , attenti all' effetto e
alle combinazioni di parole, senza aver mai conosciuto il popo-
lo, il quale a vicenda non sa leggerli, né mai se gl'intese par-
lare all'anima e all'immaginazione. In somma , civiltà , istru-
zione, governo, tutto è materiale ; dominato dalla necessità ter-
restre , ad esclusione dell' unico principio che potesse rischia-
rar la via , lo spiritualista ; di quella legge religiosa , in cui il
mistero riscalda le fantasie finché si risvegli la ragione. E di
fatto , la religione di Budda , cosi grossolana , opero assai pia
ebenon tutti i letterati mai. Operò, dico, sugl'Individui; ma,
spogliata di quel misticismo che ne iacea la forza sul Gange, e
(1) Anche la Francia fé' un trattato di commercio colla Cina
il 34 ottobre 1845. Però (loglio 1847) nuova guerra minacciasi
tra la Cina e l'Inghilterra, la quale evidentemente vuole pian- _
tarai colà.
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SU IMPERO BBITANNICO
che non potrebbe esser inteso sul dame Giallo > dove non con*
servò che gP idoli e alcune cerimonie esterne , a rivelare *è
stessa a quella nazione sarà sempre resa incapace da un' etica
tanto ristretta da privarla d'ogni valor sociale. Cosi faticando
Intorpidisce quel gran popolo , non iniziato a veruna speranza
d' avvenire, e solo vivente nella venerazione dèi passalo.
Ancora dell' lnentlterrÀ.
Cosi parlando dell7 Inghilterra avemmo a parlare di mezzo il
genere umano , come un tempo avveniva del romano Impero.
Nelle scosse del secolo che descriviamo, l'Inghilterra non per-
dette nulla, e guadagnò sterminatamente; possiede colonie che
parlano francese, tedesco, spagnuolo : chi ne possiede una che
che parli inglese ? la Europa ottenne Elgoland ,. Malta , Gibil-
terra, le Isole Jonie ; in America il Canade , V Arcadia , le Lu~
caje, le Bermude , moltissime delle Antilie (I) , porzione della
Gujana , le Maloine ed altre isole; sicché da Falkland e dalla
Trinità signoreggia il mare de'Caraibi ; m Africa Bathurst, Sier-
ra Leona , molti stabilimenti sulta costa di Guinea , le isole di
Francia, di Less, di Rodrigo, le Secelli, Socotra, l'Ascensione,
Sant'Elena, e, sovra tutte importante, il Capo di Buona Speran-
za. ìn Asia soppiantò la Francia ; ebbe Seilan , un Impero di
150 milioni d' abitanti, crescente ogni di ; le isole di Singapur,
parte di Malacca e Sumatra ; nell'Oceano tiene la maggior par-
te dell'Australia, la Tasmania, le isole Norfolk, la Nuova Cale-
donia, la Nuova Zelanda, Talli, le Sandwich. Conquiste sempre
crescenti, non per ambizione, la quale non è mai il vizio di go-
verni equilibrati , ma per la prosperità interna ; talché d' ogni
mercato chiusole in Europa l' Inghilterra dee rifarai sull'Indo
o sul fiume Giallo. Chi la pareggia io abilità di colonizzare? ehi
nello sceglier le situazioni da cui dominar t mari, e nell'osti-
narsi ad ottenerle? Gersey e Guernesey le danno le chiavi della
(1) Le Antilie imglesi son 15 principali, con W mila abitanti.
La Giamaica produce fino 125 milioni V anno in vajrii pggeiti,
dopo che uè fu scatenato il commercio.
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GBANDEZZA BRITANNICA 2i5
Manica ; Helgeland degli sbocchi dell' Elba e del Weser ; da
Gibilterra occhieggia la Spagna e la Barberia e chiude il Medi-
terraneo , dove Malta e Corfù le sono scala verso Levaste j da
Socotra signoreggia il Mar Rosso, e comunica colla costo orien-
tale dell' Africa e coli' Abissinia ; Ormas , Chesmi , Bucbir , le
assicurano il Golfo Persico coi grandi fiumi sboccanti in esso :
da Aden , opportuna stazione fra Bombay e Suez , e un tempo
importantissimo mercato dell'Arabia, potrà diffondere nell'Ye-
men e nell'Adramut le produzioni dell' Europa e dell'India ;
Palle-Pinang la fa signora dello stretto diMalana , e Siogapor
del passaggio dall' India alla Cina ; da Melville e Bathursi si
avvia ai cuore della Malesia , contendendo agli Olandesi le spe-
zierie delle Moluche. Il Capo di Buona Speranza è sentinella
avanzata neh1' Oceano Indiano ; Sani' Elena le agevola il tragitto
al Brasile, e serve di rinfresco al villaggio nelle Indie, dove ha
trono nell' Isola di Francia e nelle Secelli : Falkland potrà es»
sere la Gibilterra dell'Oceano Pacifico : dalla Giamaica signo-
reggia le Aotilie e traffica col resto dell' America. Si medita il
passaggio all' Indie per Suez ? essa s' industria di piantarsi sul
Nilo. Si sperale! Niger penetrare nelle arcane ricchezze del-
l'Africa centrale? essa per 60 mila sterline compra dalla Spagna
le isole Aonobon e Ferdinando Po , che ne sono le chiavi. Par-
lasi che la Russia agogni un porto sul Mediterraneo ? essa oc?
cupa l'isola di Sapienza per vigilare lo sbocco de' Dardanelli.
Si medita il taglio dell' istmo di Panama ? essa ne stipula il li-
bero passo cogli Stati-Uniti.
I suoi hanno esplorato palmo a palmo il Mediterraneo ; l' In»
do, il Gange, il Bramaputra ; il Godaverry , il Kisthna, il Cave?
ry ; ogni posto , ogni riva del Golfo Persico , dell' Arabico , e
tatto il tragitto fra il Capo e la Cina ;.su pel fiume delle Ama-
zon! e sul Niger caceia vaporiere ; con boa strada vuole scan?
dere le Ande ; spedisce navi grosse a perlustrare le rive del
Chili , e varò una goletta sul gran lago Titicaea ; col canale di
Pamban eviterà il lungo circuito delSeilan ; con un altro unirà
il Gange all'Indo ; sbrattò dai pirati le spiagge di Concan , a
sicurezza da' navigli a vapore che vengono da Bombay, e che
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2iG GRANDEZZA BRITANNICA
alle Laccadivìe raggiungono quelle che radono il litorale d' 0-*
rissa, dei Coromandel, di Seilan e dei Malabar.
Paese unioo, dove tutti son liberi e tutti obbediscono, e V a-
ristocrazia conservatrice è gelosa di far essa medesima le ri~
forme, appena le conosca necessarie; dove le meraviglie si suc-
cedono ; dove macchine a vapore suppliscono alla forza di cin-
quecentomila cavalli, o di dieci milioni e mezzo d'uomini; do-
ve la capitale è più popolata che non i Regni di Grecia , di An-
nover, di WUrtemberg, di Sassonia, di Norvegia; dove si getta-
no ponti , anzi strade ferrate attraverso a bracci di mare , sca-
vansr passaggi sotto ai fiumi reali ,. canali da fregate sulla vetta
de' monti, bacini capaci quanto un porto, spendendovi centinaia
di milioni, e trenta in un solo ponte ( Waterloo-Bridge)^ e cin-
quanta in alcune dighe , e nove mila milioni in strade ferrate 9
e forse altrettanti in edifiiii di tutto ferro. Le sole due società
del gas illuminante a Londra posseggono il capitale di 45 mi-
lioni. Dal 1814 in poi, la marina mercantile costruì 870 battel-
li a vapore, e conta 30,000 bastimenti. Ha strade su cui si cor-
rono 100 chilometri l'ora ; ha macchine che stampano 20,000
fogli l'ora; consuma Panno 1,200,000 tonnellate di ferro fuso:
e Thenard disse che il ferro è la misura della civilizzazione di
un paese. Quasi sia scarso sfogo a tanta attività e ricchezza uà
Impero che occupa poco men d' un ottavo della superficie ter-
restre, e domina un quinto del genere umano, cerca esercitar-
la a speculare tra forestieri. Si fan rivoluzioni in qualsiasi parte
del mondo ? V Inghilterra presta i danari, rassegnata a perder-
li, perchè se ne rifarà ampiamente coi vantaggi procarati al suo
commercio. Società sue eseguiscono le strade ferrate e i canali
di tuli' Europa, e utilizzano le miniere americane : 400 milioni
versò nell'America meridionale tra prestiti e speculazioni ; 39
ne diede alla Grecia, 350 all'Austria : la sua Borsa è un mare*
di cui tutte P altre d' Europa somigliano rigagni ; e quell1 im-
menso cumulo di capitali si trasforma in agenti produttivi. In
qùal luogo non la trovammo ? v' è caso o situazione di cui essa
non si vantaggi 1 Con 20 milioni di sterline* reprime la tratta
de' Negri ; con altrettanti provvede missionari» o spedizioni
scientifiche : ha genio per colonizzare aridi scogli , con indici-
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GBANDEXZA BBITAftMCA $47
bili «pese e costanza , nella fiducia che diverranno sfoghi alla
sua industria : appena i coralli formarono un isolotto , essa vi
pianta la sua bandiera e una famiglia : la schioma delle prigio-
ni e dei lupanari trasporta su piagge disabitate, che ben presto
saranno colonie fiorenti : molte comunità, invece di dar limosi-
na, trasferiscono i loro poveri nelle Maldive, e in altre delle fe-
lici isole dell'Oceania , colla riserva di diritti enfiteutici ; e le
vedono divenir ricche e popolose : molti milioni frutta la sola
vendita dei terreni incolti dell' Australia meridionale. Anzi, tut*
te le colonie degli altri popoli possono considerarsi della Gran
Bretagna, giacché, al primo rompersi d'una guerra, essa le oc-
cuperebbe a sua volontà.
Si sgomentano 1 miopi economisti all'ingente suo debito, ep-
pure la Banca dello Stato è considerata dagli Inglesi come il
più sicuro ed opportuno deposito ; con ripetute conversioni si
diminuirono gì' interessi del debito pubblico , in modo che nel
1860 sarà minorato di 130 milioni di rendita , equivalenti a
4330 di capitale; mentre dal 1815 la popolazione crebbe di.
quasi due quinti, le imposte soo appena due terzi di quel che
erano in quelP anno ; ed essendo tenue l'esercito e scarse le
funzioni del governo centrale , appena cessa la guerra , cessa
quel paese d' aumentar il debito pubblico : potrebbe anche re-
dimerlo se non servisse utilmente a collocar i capitali rigurgi-
tanti dall' industria ; per modo che gl'interessi danno appena
il 2 i/3 per cento. Il suo debito fluttuante, che nel 1815 oltre*
passò i 1 722 milioni , ora scese a 750 ; talché ad un bisogno
essa potrebbe aumentarlo ancora di quei mille milioni, e com-
parir formidabile in mezzo alla scompigliata Europa.
Le sóle emule sue di commercio , Russia e Nord-America ,
essa vince col minor prezzo e la miglior qualità delle manifat-
ture ; coi capitali esuberanti; colle migliori stazioni marittime ;
eoi credito di case colossali e di banchi nelle regioni più remo-
te ; colla sollecitudine a proteggere la bandiera sua mercantilo
dovunque sventoli ; con agenti che rapidissimamente informano
dei bisógni, e coli' abilità ad appropriare i prodotti al gusto e al
capriccio-dei forestieri. Le altre nazioni stimolano le proprie
manifatture coli' escludere gelosamente le inglesi; essa acco-
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248 GRANDEZZA BRITANNICA
glie tutte le forestiere senza riserva ; vinta la Cina , la obbliga
a schiudere quattro porti, non per sé sola , ma per (aite le na-
zioni.
Ed ora, quasi ad attestare la sua maggioranza su tutte le Da-
zioni civili , tutte le invita a portar a Londra quanto di meglio
vi produce P industria o la natura, affinchè quel cumulo di og-
getti, quell' affluenza di persone nella capitale del mondo, avi-,
luppino ognor più il genio inventivo , e si desti una gara sema
gelosia, di imitarsi e superarsi ne9 perfezionamenti.
Le dissensioni parlamentari dell' Inghilterra non si riducono
a gara d> nomo contro uòmo,. volenti a vicenda sbalzarsi dal mi-
nistero ; ma di principii fissi ed ereditarti. I tory , gran possi-
denti, abbracciatisi al trono, nomini di Stato , devoti air inte-
resse nazionale , che giovano agli uomini perchè n' hanno biso-
gno ; i whig, volenti la libertà ma a misura ; i dissidenti, radi-
cali della Chiesa; gli anglicani , quasi cattolici , si presentano
con disegni di lunga data e costanti. L' unione li fa forti, e in-»
sieme gareggiano al pubblico decoro : nel 1828 una. società di
vfbig fondava V università éì Londra ; e una di tory V anno ap-
presso vi opponeva il King's college . Quindi uomini convinti ,
tenaci, e perciò grandi : Guglielmo Piti, indefesso e diritto allo
scopo, sovrasta a' contemporanei per amor di sé e dell* ingran-
dimento ; eppure si conserva integro è quasi povero , ricusa le
sinecure , i titoli , la giarrettiera : Wilberforce , senza requie
domanda la mancipazione degli schiavi j Ròroilly riforma tutte
le leggi j'Cobbet, terribile logico popolare ; Francesco Burdett,
gentiluomo della libertà ; Hunt scorre tutta Inghilterra per la
speranza di acquistare novanta voti su cinquemila ; Brougham,
violento senza riposo j PeeI, di cauta eloquenza e bardito ope-
rare, non si vergogna di ricredersi, e proclama : Non è terga*
gna ricevere lezioni dall' esperienza, e sopra gli errori pat»
sati corrèggere le preunti opinioni ; 0' Connati , per sola fora-
ta propria diviene una potenza , e si spinge fin agli estremi li-
miti delle legalità. La regina Vittoria (1838) è coronata con un
fasto che rammemora il medio evo : quand' ella scorre la Sco-
zia , le si profondono adulazioni , ignote ne' paesi servili : ogni
pranzo , ogni teatro *uon* anche oggi d' inni e di ito a questa
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grand' uomini* 249
giovane; ma baciandone Io scettro, le s'Impedisce d'allun-
garlo.
Perocché il governo rappresentativo ricevette colà intero svi-
luppo : i ministri, sentendosi forti della propria posizione, non
turcimanni d' no motore ch'essi ricoprono, agiscono con fran-
efceiw e persuasione , e come espressione della maggioranza T
senz'altro riscontro che quello dell'opinione. V aristocrazia ,
poderosa sui contadini perchè padrona quasi unica delle terre,
ragli operai perchè ha in mano le piò grandi manifatture , sui
poveri per V enorme tassa che vota e distribuisce , sul clero
per le prebende che possiede o assegna , vi si sostenne a mal*
grado di tante rivoluzioni , perchè aperta a tutti , talché da sé
medesima si svecchia ; e perchè concede al popolo di manife-
stare i proprii pensieri anche ne9 modi più risolati. Ne' loro an*
(lamenti dominano i fatti, non la logica ; non proclamano siste-
mi generali , ma arrivano col tempo e per tragetti là dove altri
Don erano riusciti per la via dritta. E , o sia natura particolare
degl> Inglesi , o la lunghissima abitudine , tumulti i quali in un
altro paese basterebbero a rovesciare una dinastia , colà sono
quotati da un decreto del governo , dal presentarsi d' un magi*
strato. Quando la Francia doveva con barricate e sangue ripri-
stinare le sue franchigie , all' Inghilterra la costituzione ne of-
frirà mezzi legali : non votare le tasse finché non fosse soddis-
fatto il popolo. Tutto cìb in un governo rispettosissimo per la
persona del cittadino e per la legalità , e dove il primo duca!
come P ultimo villano vi dice : Son suddito al ri, e re in ca-
sa mia.
Al di sopra di tutta quella somma libertà domina la legge im-
mobile , imponendo e agi* interessi e agli affetti : petizioni sot-
toscritte da due milioni-di nomi, ammutoliscono dinanzi al votò
della Camera ; assembramenti di dugèhtomita persone si dissi»
pano all' intimata d' uno sceriffo : V Irlanda adora il suo O'Con-t
ael| , ma Io laaci* mettere prigioni I giudici Io condannano ,
Wwe piaogtnoi e lo ricevono, ìq. piedi. £ ben si vuole una tal
•tyucuoe, perchè la plebe ai acconci a soffrire tante privazioni
ricini a tanto.aoialacquo , e col ventre vuoto veder le fantasie
ddUMVfliàeddojsgujto. .
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850 IMPEBO BRITANNICO
. Ma V Inghilterra è soda quanto splendida ? ili' interno tra-
vaglia di malori gravissimi; essa propagatrice di libertà , me
di privilegi; dà al mondo lo spettacolo di svincolar il com-
mercio, di vincere senza conquistare , di piantarsi in un paese
sema abolirne la costituzione , e intanto sta aggrappata al me-
dio evo , dopo cbe i rimedii di quello perdettero efficacia ; si
affatica all' emancipazione dei Negri , e tiene ( spettacolo unico
al mondo) un popolo intero di pitocchi; in poche mani restrin-
gendo i possessi territoriali, fa da alquanti aristocratici pendere
La sorte di milioni di sudditi j la religione v' è perseculrice, seb-
bene languide le credenze; un9 industria materialmente esteta,
si propone per fine l'aumento delle produzioni , il quale non
devrebb' essere cbe mezzo ; e creando macchine senza limite ,
non si briga se migh'aja d' uomini periscano di fame ; e affine
di pascerli, impone per legge quella carità che Cristo avea prò*,
clamata per virtù.
Ma questa cancrena della poveraglia la costringe ad un' atti*
vita portentosa ; a moltiplicarsi i mercati colla rapidità, col pre-
venire, coli' estendere le missioni, le scoperte. Laonde, se l'In-
ghilterra non è più, come nel secolo passato, considerata' pro-
totipo della libertà e delle costituzioni, le reca sempre gloria il
dovere, per la propria prosperità, cercare 1' incivilimento dei
popoli nuovi e V emancipazione de' cresciuti. E all'ammirazione
\à propongono tuttora le quattro grandi vittorie legali che ri~
portò ; l'emancipazione de' Cattolici (1829) , la riforma parla-
mentare (1830), l'abolizione della schiavitù (1833) (1), il libero
commercio de' grani (1846). Le sue finanze sono sbilanciate?
essa vi ripara colle libertà interne, per le quali ormai il vitto a
buon mercato rientra nelle pratiche del governo ; e invece di
forzare a dar grano le terre, che son opportune ad altri frutti ,
ne chiederà dagli stranieri in proporzione della crescente po-
polazione (2). Intanto, par cbe una febbre di riparazione reli-
(1) Nelle colonie inglesi d' America, negli ultimi quattro anni
di schiavitù, 1* annuale media delle proveniente d'Europa fu di
L. 65,361,212; ne9 quattro annidi libertà fu di 79,162,200;
nel 1838 e 39 , anni di libertà intera , giunse a 92,160,497.
(2) L' Inghilterra nel 1846 ricevette «lai Centineale 17,131
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MALI IBITAITNICI t5i
gioia abbia invaso P isola ; a dopo l'emancipazione de' Cattolici,
fi «' imparò altro modo di azione, l'agitazione politica, e tutte
le parti ti ebbero ricorso, I mali domestici dell'Inghilterra aao«
qaero dalla religione; e dalla religione deve aspettarne il rime*
dio. E che l'importanza qui consista, mostrano averlo compreso
qne> moltissimi che in Inghilterra applicano alle cose della fede*
Parecchi di loro traviano di peggio in peggio , effetto naturala
in chi abbandonasi al senno privato ; in (scozia nel 1843 si sta-
biliva la Chiesa Libera, per ritornare ai rigori del Cooenant; e
già è fatta ricchissima, a contrasto dell'alta Chiesa Anglicana
deminante. Intanto spiriti serti comprendono il bisogno di ri*
tornare alla tradizione universale, di cercare qualche fondo su
coi gettar l'ancora nel mare estuante delle opinioni. Da ciò
uscirono le dottrine di Pusey. Egli , con Palmer e Newman ,
nell9 università di Oxford pubblicò, incominciando dal 1 833, una
serie di trattati facili e intelligibili sul dogma , sulla costitu-
zione ecclesiastica, snlla controversia religiosa; e le idee loro
diflòndonsi pure in storie e romanzi, proponendo di credere quel
che la Chiesa credeva ne' tre primi secoli : a Cambridge e a
Belfast trovano ascolto e risposta. I Puseisti (come furono chia-
mati) ripudiano j riformatori del secolo XVI come puramente
negativi, che non presuppongono veruna fede , né altro sanno
che contraddire ; si lagnano che siensi separate la Chiesa An-
glicana e la Romana, la sola che possiede virtù di svolgere in-
tero il sentimento religioso. La Scrittura non basta per regola
di fede, ma vuoisi pure la tradizione, custodita dalla Chiesa , e
secondo la quale viene interpretata la Scrittura : laonde accet-
tano moltissimi dogmi tradizionali , e alcuni non esitano a pnw
clamare come unico mezzo di unità ecclesiastica l' attaccarsi a
Roma <1). Quanto alle forme legali che porrebbero sempre gran-
de ostacolo all'innovamento, s'industriano di mostrare che i
bovi, 20,994 vaoche, 2447 vitelli; mentre nel 1844, cioè pri-
ma della libertà, avea ricevuto solo 3710 bovi, 1166 vacche, 55
vitelli Nel 1845 la Francia vi spedì per 4 milioni * menadi tira
in ova. i
(1) La Tub* Concardia* di WacUrbe*.
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252 RELIGIONE IN INGUILTEBRÀ
trentanove articoli della regina Elisabetta non contraddicono di-
rettamente al concilio di Trento; sforzo per vero difficile quanto
vano. Introducono anche riti ; croci , stole , candele ricompar-
vero nelle loro cappelle, e il breviario romano alquanto modifi-
cato. Se non che finora ricusano l'autorità del papa, e sostenen-
do che la Chiesa Anglicana sia la vera , esortano la Romana a
parificarsi e ricongiungersi a quella! Laonde il puseismo non è
ancora un ritorno al vero, ma una protesta contro la teorica fon-
damentale del protestantismo; rialza la dignità morale del cle-
ro , appurandone i costumi ; cresce P autorità delP episcopato,
che prima non potea nulla sul popolo e meno ancora sul clero,
e che riducessi a mero uffizio di gentiluomo.
Chi non sente l'importanza di questi passi ? chi soprattutto
non vede come il volgersi all' antichità debba màncipar la Chie-
sa dalla tirannide del governo 1 S> ha da imporre un digiuno ?
ora tocca al parlamento I benefizii ^appartengono a laici che
non sono di nessuna religione , e la legge ordina ai vescovi di
non ricusare il candidato del patrono , salvo il caso di flagrante
immoralità. Il dottore Percival sosteneva che « il sovrano pub
sospendere un vescovo se lo stima conveniente , mentre un ve-
scovo non potrebbe cangiare un* acca del rituale senza ordine
espresso della Corona: il Consiglio privato s'aduna e manda una
circolare a nome della volontà e del buon piacere reale; or-
dina d'introdurre una nuova preghiera nel servizio abituale » (1).
Ma che ne' primi secoli la disciplina fosse ben differente , Io
attestano, non foss' altro, le declamazioni degli Storici enciclo-
pedisti, che la incolpano di tempestiva indipendenza. Adunque
jH tornare alle primitive tradizioni romperebbe la tirannia del*
P alta Chiesa ; e nella libertà , come sempre, diverrebbe sicuro
il trionfo della verità. Anche il catolicismo proprio si estende.
A tacere dell' Irlanda , cui questo solo consola di tanto avvili-
mento e solo ne la potrà sollevare , si moltiplicano le conver-
sioni; Peel fece restituire ai coitegli te dotazioni cattoliche ra-
pile dalla Riforma ; chiese e cappelle. sj aumentano ; e sorrìde
Ja speranza dell'unità (2): tanto che Pio IX nel settembre isso
(1) London Gazette^ 14 dicembre 1841.
(2) Un giornale inglese oattolioo del 1846 scriveva: e Qoau-
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PCSEISTT 255
potè collocarvi un arcivescovo cattolico , e ripristinarvi la ge-
rarchia (t).
Strillò P intolleranza anglicana ; strillò il liberalismo volte*
riano a questo passo ardito : ma ohi conosce le vie dell' ama-
nita, sa che ciò eh' è artifiziale non si perpetua, e tosto o tardi
è forza che la libertà vera germogli in quell'isola; e cessate
l'aristocrazia e la religione dello Stato, si riformi il gotico edi-
fico, e si tolgano le disuguaglianze, profittevoli solo ad una mi-
norità privilegiata.
Che se V Inghilterra tanto fece a prò della civiltà sotto un'oli-
garchia senza viscere e con una religione uffiziale , a che non
potrà riuscire venuta alla democrazia , e tornata alla cattolica
unità? Certo la conversione dell'Inghilterra sarebbe il fatto più
importante dell' era moderna ; toglierebbe la prima causa dei
mali interni, del pauperismo e della schiavitù irlandese; rende*
rebbe efficaci le dispendiose e sterili missioni nel!' Asia f e la
diffusione della civiltà, a cui questa nazione più che tutte le al-
tre è operosa.
Troppo sarebbe Io sperarlo ai dì nostri; pure noi apprendem-
mo dalla storia che tutte le grandezze fondate sull'oppressione,
> do Roma comprenderà alfine che il carattere di koi nordici
i è beo diverso da quel de9 meridionali? Quando si persuaderà
i che esiste una democrazia non ostile al cristianesimo? un amor
1 dell9 indipendenza che non è giacobinismo? Quando essa sarà
i compresa di queste verità , quando avrà gettato lontano- le
• vecchie abitudini ' di timidezza, quando un coraggio tutto d'a-
) zione, coraggio d'uomo, avrà surrogato un* intrepidezza tutta
i passiva ed effeminata, "allora non avremo a temer concorda-
> to. Fin allora, questa parola dee fare spavento. »
(1) Nel 1792 nella Gran Bretagna erano 30 cappelle e nes-
sun, collegio cattolico y ora vi si contano 519 cappelle, 43 chie-
se , 10 collegii , 60 seminani.
In Irlanda nel 1731 nel 1835
i Protestanti furono 700,451 1,515,221
i Cattolici ' .1,309,763 6,427,712
. 2,010,219 7,942,933
534 RELIGIONE IN INGHILTERRA
se anche lusinghino eoa una presente apparenza d'aumento , 0
col trionfare di que' tentativi sfortunati che sempre precedono
il santo trionfo del diritto, sono destinarle a sfasciarsi; unico so-
pravanzando quel progresso che si fonda sulla liberalità de'prin-
cipii, sulla dignità umana, sulle nazionalità che la natura con-
giunse e la politica non riesce a scomporre»
Popolazioni Sbarbare. — Viaggi. — Commer-
. ciò. — Industria. — Colonie» — Geografia.
Questa suddivisione dì nazioni,. compienti ciascuna a parte f
destini suoi proprii, è dominata da un7 unità più estesa , quella
della stirpe bianca, e nominatamente dell'europea. Vogliosa d'e-
sercitare la sentita superiorità e quasi di constatare le proprie
ricchezze , questa si spinse a viaggi con un ardore pari a quel-
lo dei secolo XV ; se non che non volea tanto ritrovar nuo-
ve terre, quanto esplorar meglio le conosciute , recarvi la ci-
viltà , e riportarne cognizioni , e indurre conseguenze filosofi-
che , religiose , scientifiche , ed armi per ogni partito. Byron,
Wallis, Carteret uscirono dai porli inglesi per visitare i mari
del Sud. Il duca di Choiseul affidò a Bougainville (1763) un
viaggio nel Mare Pacìfico, ove superò d'ardimento ed esattezza
gi* Ioglesi, e descrisse quelle società così varie, e le voluttà di
Tatti, e scoprì l'Arcipelago de* Navigatori. I compagni , poscia
gli imitatori di Cook, osservavano i fenomeni variati della na-
tura, V infelice infanzia 0 la decrepitezza della società, e il for-
marsi di nuove isole 0 il riunirsi di queste in continenti per ist-
mi di corallo ; e nel paragone dei costumi e delle lingue atte-
stavano le antiche migrazioni ; pur beati se non trovavano quei
selvaggi sì feroci da respingere con gelosia i doni che ad essi
portavano, it grano, la vigna, i legumi, gli animali domestici.
Intanto il tedesco Damberger , a servizio della Compagnia 0-
landese, traversò dal Capo sino alla Barberia (1781-97); le co-
ste di questa furono descritte da Desfbntaines; l'inglese Patter-
son andò agli Ottentoti, Boufflers e Golbery ad altre parti del-
l' Àfrica ; all' Abissinia Bruce , ìserre alla Guinea e fra i Carai- '
bi ( 1 7 73), Barrow al Capo, come pure l'olandese Stavorinus che
VIAGGI E RELAZIONI 255
bì Spinse fio a Surate; Sparrman e Le Vaillant dal Capo s'avven-
tarono alla pericolosa caccia di Aere, sottratte aio allora al fucile
dell'Europeo e fin ai dardi del selvaggio. Gli accademici di Pie-
troburgo scorreano l'immenso Impero dal polo al Caucaso, rive*
landò la natura del settentrione. La società degli scienziati del-
l'India, e quella del Nord dell'America spinsero innanzi la co*
gnizione di paesi antichi e di nuovi. La Danimarca spediva Nie-
bahr ad esplorare l' Arabia; la Russia, Palla* e Gmelin nella Si*
berla, e il danese Roest a Marocco ; a spese d' una società di
amatori di Londra , Riccardo Mondler faceva un viaggio nel*
l'Asia minore e nella Grecia ; Coxe pubblicava le scoperte dei
Russi e il eommercio còlla Cina (1711). Di questa era data la
miglior descrizione nell'insigne opera d&Gesuiti, le cui Lettere
edificanti (1717-1774) erano miniera di cognizioni.
Amore delle scienze portava pure Stedman nella Gojana ,
Charlevoiz al Giappone e al Paraguai, Boyle al Tibet, il maggio-
re inglese Enrico Rooke sulle coste dell* Arabia Felice e nel-
l' Egitto (1781), Kerquely nei mari australi (1782), Forster nel
Nord, il comddoro inglese Billurgs nella Russia asiatica ( 1 78S+
94), Samuele Turner al Tibet e al Butan. Chandler viaggiò l'Asia
minore, Le Cbevalier la Troade; Choiseul-Gouffier destava sim-
patie per l1 Eliade, descrivendone le rovine e le miserie inespia*
te ; Volney dalle rovine dell' Egitto e della Sona cercava ispi-
razioni, elegie ed argomenti d' empietà. #
L'era della navigazione scientifica fu aperta da Giacomo Gook
inglese (1769). Sottrattosi all'umile fortuna co9 suoi talenti e
colf intrepidezza, fu scelto a comandare la nave che spedivasi
nell'altro emisfero ad esaminare il passaggio di Venere sul di*
sco del sole. Partito con dotti d'ogni sorta , sofferse i freddi
notturni dell' estremità del Capo Horn e giunse a Tatti, indicata
come l' isola più opportuna ad un osservatorio. Mentre gii altri
contemplavano il cielo, Cook estese la cognizione della terra ,
scoprendo o riconoscendo varie isole nel mare del Sud. Anima
di fuoco in corpo di ferro , ardito a concepire , risoluto a ese-
guire, perspicace nel trovare partiti, indomito alle traversie, re-
prime le sollevazioni con imperioso sangue freddo , poco lon-
tano dalla ferocia.
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256 " MONDO NUOVISSIMO — COOK
Dal suo viaggio attorno alla Nuova Zelanda restò distrutta Pi-
dea che quella formasse parte d'un'ampia terra australe; tutta-
via molti persisteano a credere ad uà continente meridionale.
Per accertarsene, fu dunque destinata una nuova spedizione; e
Cook partì colla Risoluzione e l' avventura. Un interesse uni-
versale accompagnava questo viaggiatore, quasi deputato da tut-
ta Europa a reoar le arti nostre ai Barbarie riparare col cristia-
nesimo i delitti di Pizzarro e di Valverde. Con lui andavano gttQ
dotti ; Banks, Green, Sparrraan, Solander, Forster, Anderson ;
accademia cbe lavoravi sulle due (regate» Un mese Cook ser-
peggiò fra V arcipelago mal divisato dai precedenti , e che de-
nominò Nuove Ebridi ; si spinse poi fra le terre di Sandwich ,
le più meridionali che alcun mai avesse visitate, tutte ghiaccio;
e, corse più di ventimila leghe marine di lì dal Capo di Buona
Speranza, tornò in Inghilterra (17 7&) dopo tre anni e diciolto
giorni.
Rimossa V idea d' un gran continente australe, o almeno re-
legato a tale altezza da non poterne sperare né per colonie oè
per ricchezze, restia ancor dubbio se esistesse* una comuni-
cazione fra i mari al nord-ovest ; e il governo inglese destinò
ventimila sterline a chi la trovasse (t 776). Cook vi si esibì; e ca-
richi i legni di bestiame onde arricchir le isole del Sud , tro-
vossi di nuovo sul campo dell' antica gloria jsua, ove lasciò doni
e meraviglia. Alzatosi allora a cercar questo passaggio, toccò
V estremità più occidentale del continente americano, disgiunta
appena tredici leghe dall'Asia, e verificò la larghezza dello
stretto di Belhring. Messisi i ghiacci, die volta, e dal polo arti-
co calando, perla lunghezza di mezzo mondo, verso l'antartico
onde visitar nell' inverno le isole Sandwich, ivi ebbe accoglien-
ze amichevoli : ma per frenare l'invincibil inclinazione di quel
■ popolo al furto, irritò alcuni che si rivoltarono, V uccisero e. si
compiacquero d' infierir sul cadavere di quel che dianzi amava-
no e veneravano. ^
Cook aveva avuto scarsissima fortuna di scoperte, giacche ri-
spose di no a due quistioni, cui le scoperte posteriori risj^se*
ro di sì : ma grandissima fama ottenne; né immeritata; gìtccbè
esplorò un1 estensione di coste maggiore di qua! si fosse alt»
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COOK — OCEANIA 257
largante. Merito suo particolare è la cura cbe pose alla salute
dell' equipaggio, in viaggi cbe due o tre volte trasporterai» dalla
1ìoq9 ai due poli 5 e d' allora il succo del limone si riconobbe
eccellente preservativo. Egli stesso alla nuova Zelanda fabbricò
birra con scorza di pino ; all' isole della Società , salò il porco
con nuovo metodo ; e tali particolarità descrive in relazioni <tf
semplice verità. Non v* era romanzo cbe allettasse quanto tali
racconti, e le precauzioni prese por la salute dell' equipaggio e
per mansuefare Barbari, e il prender possesso d' un mondo al*
largato per ricevere i frutti della lunga civiltà europea. La sua
morte sul campo fé' dimenticar i torti cbe potea fargli la gelo-
sia con cui mutò nome a terre già scoperte da Francesi e
Olandesi.
A Cook stavano specialmente a cuore i Novo-Zelandesi, come
generosi e ricebi di prodotti , sicché fu eccitato il governo in*
glese a fondar la colonia di Botany Bay. A tal uopo spedilo , il
capitano Philips trovò meglio opportuno il Porto Jackson; e ben-
ché composta il più di malfattori, la colonia prosperò , e di là
si corse a scoprir le-rive contigue con ardimentose esploralo*
ni, e formando stabilimenti dovunque, acqua , carbone , porti ,
caccia di foche.
Così l'attenzione tornava sovra paesi che per due secoli l'Eu-
ropa aveva dimenticati, e la quinta parte del mondo venne deno-
minata Oceania (1), comprendendovi il continente dell'Australia
e le isole; lo che forma metà della superficie del globo , con
cinquecentomila leghe asciutte, abitate da 25 milioni di perso-
ne. Importantissima parte , per istudiare la natura e V uomo :
ove ogni razza pare essersi dato convegno, dall'albino al negro,
dal gigante al pigmeo; ove la società patriarcale accosto a tri*
bù antropofaghe, e nazioni d'antichissime civiltà a popoli bam-
bini ; e quasi un insulto della natura , le più intelligenti fra le
scimie accanto al più idiota fra gli uomini : vegetazione ridente
' (1) Walkenaer, nel Monde maritine ( Parigi 1819 ), vuol la
sterra divisa in tre mondi; l'antico, il nuovo e il marittimo, che
comprende l' Australia, la Nuora Olanda colle sue isole , l'Ar-
cipelago d'oriente e la Polinesia.
in. vh
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258 OCEANIA
presso la desolazione de'vulcani; stranissime specie di bestie &
di vegetali; un mare tranquillissimo , che repente è agitato da
uragani e trombe irreparabili ; templi anteriori ad ogni memo-
ria, ed isolette sorte pur jeri dal mare, e su cui tra breve lus-
sureggianti palme ombreggeranno la capanna del selvaggio,
che , beato della sua nudità , gode te delizie della natura , la
quale per lui dipìnse l'uccel del paradiso e maturò l'albero del
pane. Altrettanto varie sono le forme di governo, in alcun luo-
go non conoscendosi che la tribù , in altri la sota monarchia ;
varietà cresciuta dai popoli d'ogni paese che v' hanno o v' eb-
bero dominio, Inglesi, Portoghesi, Spagnuòli, Olandesi, Nord-
Americani; nulla restando alla Francia, che pur tanto contribuì
alla scoperta.
Ivi è meraviglioso il veder la natura , son per dire , ancora
in fabbrica di terre. Coralli e madrepore elevano dal fondo del
mare i loro rami , intrecciati per modo da farsi insormontabili
sin alle fregate; e'che congiungendosi fan siepe attorno a un
tratto di acque, il quale dai depositi del mare e da altri polipi
è presto riempiuto e mutato in un'isola. A questo modo ne sor-
gono ogni anno nuove ; alcune già si elevano alquanti piedi so-
pra il mare, mutate in fertile terreno; altre appena a fior d'ac-
qua , ammantate solo dal leggiadro fogliame del pandano odo-
ratissimo , che offre cibo e letto al naufrago ivi gettato; alcune
celansi insidiose sotto le onde ; alcune s' innalzano a perpendi-
colo da abissi ove Io scandaglio non raggiunge il fondo; altrove
creano baje e seni attorno ad isole antiche, o costipano gli usa*
ti ; e forse verrà tempo che estendendo le lor ramificazioni da
isola a isola, formeranno un vasto continente di quello sminuz-
zato arcipelago.
I recenti viaggi convinsero che nelle isole dell'Oceania esiste
un sistema di lingue , le cui molle affinila vogltonsi attribuir a
precèdente esistenza di una generale , -di cui rimasero tracce
in paesi remotissimi, i quali talvolta si somiglian tra loro quan-
to i dialetti di Provincie contigue, mentre assai ne differiscono
gl'intermedii. E cosi la linguistica può ravvicinare popoli, di
cui altro legame non si conosce , e che si diffusero per cento-
novanta gradi in longitudine. Il più profondo orfentafista de'tem-
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NUOTA OLANDA 259
pi nostri , Guglielmo Humboldt , crebbe meravigliosamente le
cognizioni sa que'linguaggi, e nella postuma sua opera sul kawit
lingua liturgica e letteraria degli antichi Giavani, cerca le affi-
nità e segue gli sviluppi di tutte le oceaniche , non per gelida
pazienza grammaticale, ma per perfezionar l'intelligenza dello
forme del pensiero, ed estender la conoscenza de'monumenti e
delle tradizioni. Come Guglielmo Schlegel, che con lui gareg-
gia in dottrina e sagacia , non limitava il paragon delle lingue
alle parole, ma senza queste trascurare indagava le somiglian-
ze grammaticali. Con ciò venne a costituire cinque gruppi ; il
matajo e giavanese , quel delle Celebi , quel del Madagascar ,
quel delle Filippine e di Formosa : V ni timo comprende le fa*
▼elle della Polinesia orientale , aventi per principali i dialetti
delle isole Tonga, Sandwich, Nuora Zelanda e Tatti.
La grand'isofa o continente della Nuova Olanda si presentò
sterile e npnotona; con abitanti color nero di fuliggine, gracili e
selvatici • con animali e piante die sembrano contraddire alle
idee ed alte classificazioni ricevute. Qui dall' arida sabbia ele-
vane alberi giganteschi ; ortiche e felci pareggiano le nostre
querce; ma in luogo del lieto verde delle nostre foreste, un fo-
gliame bianchiccio e ruvido ti rattrista. Manca de' frutti che
altrove pascono l'uomo, come scarsissimi son gli animali di ter*
ra , mentre abbondano uccelli e conchiglie di ricca bellezza ;
solo il cane è domesticato. Un vulcano getta fiamme e non lave;
il cigno v$ nero; un altro animale (ornitorinco) è misto di qua-
drupede, ài rettile, di pesce, d' uccello. Grossi fiumi sgorgano
dalle montagne , ma si perdono o assottigliano prima di giun-
ger al mare ; le montagne non hanno valli ; e sotto un elima
beato vive razza degenere, che appena osi chiamar uomini. De-
formi e deboli dei corpo, ignari delle arti, della proprietà par-
ticolare; colmi a rimpatto di superstizioni e di riti anche cru-
deli. Alle donne tagliansi due falangi del dito mignolo; gli uo-
mini si fan sul corpo disegni a rilievo; colla madre seppellisco»
no il suo lattante; in segno di duolo spellano il naso.
La fascia di montagne che chiaman Azzurre, e cinge le parti
interiori , sebben poco elevata, non offre valli accessibili. Solo
nel IBIS fa rinvenuto un valico verso occidente, e per via ser~ ,
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26fl MICKONESIÀ
peggiante si penetrò in una vasta spianata, acconcia all'agricol-
tura ed alle cacce, e dove talvolta i fiumi traboccano sì, che a
pena emergono le alture. Ivi si designò la città di Bathorst j
poi Oiley spingendo l' esplorazione , trovò il fiume Maquaire ;
ma mentre speravasi giungesse all'Oceano, si perde invece nel-
le paludi. Ed egli e Sturt ed altri osservarono bellissime terre,
poco lontane dalle coste, allettamento alle agricole speculazio-
ni. Leicbardt nel marzo 1846 moltiplicò scoperte nell'interno,
e vi trovò laghi e prati opportuni al cotone e al riso, e a pasco-
lar bovi e cavalli.
Le innumere isolette della Micronesia, sparse sopra vastissi-
mo oceano, come siensi popolate è incerto; e chi sale ai Feni-
eii, chi le vuol dai Giapponesi, chi da Giava, chi le crede avanzi
d'un gran continente sommerso. Che sieno d'origine unica, ol-
tre la lingua come dieemmo , Io indicano alcuni costumi gene-
rali, non. derivati da naturali bisogni, e certe conformità di cul-
to: alcun li trae dai Daja di Borneo, cui somigliano per la tinta
biancogiallastra, l'aspetto del corpo , le lunghe e nere chiome,
le abitudini, il governo , il tabù , sebbene col mescersi di varia
generazioni si sieiio alterati. Sembra che alla razza primitiva ne
sopraggiungessero altre ; le quali donate di diritti in grado di-
verso, costituirono varie Caste. Per lo più a quelle società pre*
siede un re, da cui dipendono altri capi , dispotici sopra i loro
dipendenti. Variano di religioni, ma tutti credono alla divinità,
molti alla trinità , alla vita avvenire e all' espiazione ; e sulla
cosmogenia tengono idee all'estremo bizzarre e variate. Alcuni
ringraziano il cielo offrendo le primizie ; i più lo placano sia
con vittime umane, scannate a lungo strazio sulle scalee de'Ioro
morai1 enormi pilastri naturali attorno a cui si congregano co-
me i druidi delle Gallie; della vittoria esultano mangiando i ne*
mici. Alla Nuova Zelanda si uccidono uomini al genio del male.
È troppa la famiglia? la madre preme il dito sulla fontanella
del neonato e Puceide; trovano naturale il mangiarsi, perchè il
fan anche i pesci tra loro, e così altre bestie ; e più volentieri
divorano i nemici , perchè suppongono che , stracciandone il
corpo, ne disfacciano anche l'anima, la quale venga ad aumen-
to della loro. Soletti della superstizione tanto più strani, qoajh-
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CAROLINE 261
to piò quieti e umani per indole sono i Polioesii. Nelle carestie
poi mangiano padri, madri e figli.
Sol grande Arcipelago delle Caroline prima il dottor Chamis-
so, poi Duperrey e D5 Urville , e i rossi Ltttke e Martens porta*
rooo qualche luce. Ebbero quel nome in onoi^di Carlo II , da
Lazeano viaggiatore spagnuolo, che primo ne vide una nel 1 668;
f successivi che ne trovarono altre, credendole la stessa , este-
sero quel nome. Tosto missionarii della Maniglia vi vennero e
le descrissero, e fecero molte fatiche e scarso profitto di con-
versioni. Restarono poi dimenticate1 fin quando VJntilope, uà*
ve della Compagnia inglese ( 1 793) comandata da Enrico Wil-
son, non ruppe contro gli scogli delle isole Pelew. Cessata la
tempesta e la notte che ve gli avea spinti, videro terra, e tosto
buttatisi alle scialuppe è su zattere, la toccarono. Era un1 isola
deserta dipendente dal re di Pelew, che mandò gente a soccor-
rer i naufraghi, talché si legò fra loro amicizia, oggetto di am-
mirazione gli uni agli altri: gli Europei ajutarono quel re Abba
Tale nella guerra , finché costruirono un legno sul quale par-
tirono. Li-Bu figlio del re volle seguirli , e fu educato a Lon-
dra, ove facea le meraviglie consuete a chi vede una civiltà cui
noa fu da fanciullo abituato; e vi mori dal vajuolo.
Il naufragio del Mentore, nave americana, diede a conosce-
re le isole Marlz, Chiangle, Lord North e dei Martiri. Delle Ca-
roline proprie, Martens, Morrell e D'Urville ci parlano come di
paesi deliziosissimi per clima, e bella , abile e virtuosa gente,
piena di dilicati riguardi verso le donne , e lontana da quella
lascivia che par universale nelP Oceano Pacifico; tessono fina-
mente; i morti gittano al mare.
Curioso sarebbe il dire le bizzarre avventure , per cui una
nave perduta , un baleniere , un naufrago vennero a scoprire
paesi sfuggiti alle attente indagini di concertate spedizioni. Co-
si, nel 1 785 , il capitano d' una nave della Compagnia inglese
delle Indie, gettata l'ancora al Penang per far acqua, fu vedu-
to dalla figlia di quel re, che invaghitasene pregò suo padre a
concederglielo sposo. Assentì questi, e le diede in dote risola,
e il fortunato la véndette per trentamila sterline alla Compa-
gnia, che le pose il nome di Principe di Galles, e la rese pria*
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262 TAITI
cipale scafo del traffico dell'oppio. Bateman, veleggiando dalla
terra di Van-Diemetì al Porto Philips , trovò. gì' indigeni posse-
dere cognizioni civili; e ne conobbe la ragione quando trovovvi
un Bianco, che ivi abbandonato soletto nel 1803 , visse quasi
quarantanni cogt'indigeni, insegnandoli nelle nostre arti, nuo-
vo Robinson.
Ridente per natura, amabile per costumi è l'Arcipelago del-
la Società, descritto da moltissimi viaggiatori, celebrato da poe-
ti e romanzieri per la sublime e ubertosa varietà della natura, .
per la festiva ospitalità degli abitanti di Talli, regina dell'Ocea-
no Pacifico Udendo gP immensi vantaggi dell'albero del pane,
i coloni inglesi chiesero al governo d'esserne dotati (1 787). Per-
tanto fu spedito a Taiti il tenente Blig, il quale con somma di-
ligenza ne imbarcò più di mille piedi, coll'acqua necessaria ad
inaiarli. Ma perla via la ciurma si ribellò, lui e diciannove fe-
deli abbandonando al mare in una scialuppa. Non cadde egli di
cuore; anzi continuando le osservazioni e reggendo a tutti i pa-
timenti dell'abbandono, dopo milledugento leghe di mare giun-
se a Cupang nell' isola di Timor , dove il governante olandese
l'accolse come meritavano la sventura e la costanza. Reduce in
Inghilterra, Blig ottenne giustizia, e fu sortito capitano d'una
nuova spedizione, che in otto mesi giunse a Taiti ; e rinnovato
il carico, dopo due anni rivenne in Inghilterra , senza perduto
pur un uomo dell'equipaggio. Così le colonie inglesi ottennero
quell'albero prezioso, ma non tutti i vantaggi che ne sperava-
no, atteso che gli schiavi a cui alimento lo destinavano , prefe-
riscono il banano.
Vent'anni dopp Cook, Vancouver visitava la voluttuosa Taiti;
ma invece dei begli ed allegri abitanti , vi trovava una popola-
zione livida, scarna, rotta a guerre civili. Modificati dal contat-
to co'nostri, prezzarono assai il ferro, sostituendolo agli ossi e
ai coralli ; non moltiplicarono molto il bestiame , preferendo il
latte di cocco a quel di giovenca. Quel fiore d'ingenuità di che
i primi navigatori erano rimasti tanto allettati, scomparve , in-
troducendosi la finzione e l' avidità dell' incivilimento , prima
delie sue virtù che impongono .il sagrifizio. Cresciuti i bisogni
e non i mezzi, deteriorata la razza per le malattie introdotte f
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COLONIE FEMTENZUBIE 265
mentre Cook vi contava centomila abitanti , e Forester cento*
quarantacinquemila, i missionarìi nei J828 ne cernivano sette*
mila. Piaccionsi delle vesti e delle armi europee, non importa
se cenciose, logore, scoropagne, troppo grandi o ristrette, -da
uomo o da donna , da poeta o da arlecchino , sicché i marinai
sfondacciano le botteghe de9 rigattieri , e i Taitanii compijooo
nella più strana apparenza.
Maggiori mutamenti ancora produsse l' introduzione del cri-
stianesimo. I missionarìi avean recato jin cavallo, che ridestò
la meraviglia già prodotta da quello di Cook : ebbero pure un
torchio da stampa, e il re stesso nel 1817 volle tirare i primi
fogli del vangelo di San Luca tradotto, e fu una festa , un1 at-
tori taggine universale. Nel 1823 Taiti si chiari indipendente da-
gl'Inglesi, ed ora è governata dalla regina Pomarè. I missiona-
rìi han conservato influenza, e annualmente convocano a parla-
mento tutto il popolo, ove si discutono le leggi e la costituzio-
ne, nella quale essi missionari! diedero le migliori guarentigie
della vita, della roba, della liberti : anzi, vi fu abolita la pena
di morte.
Più difficili riuscirono le missioni nella Nuova Zelanda, atte-
so le violente dissensioni dei capi e V indole superba de9 popoli :
ma coraggiosi come sono , servono assai bene nelle navi , e per
fornir legname di costruzione e il canape rinomato ; e le occu-
pazioni daranno sfogo o temperanza alla fiera loro attività.
La Gran Bretagna , che non bastando a mantener la popola-
zione dei tre superbi suoi Regni , procura trovarle esito colo-
nizzando , ha già piantato molti depositi , messo colonie nella
Nuova Zelanda e ne' principali arcipelaghi della Polinesia , e
cerca trar tutta a sé la Nuova Olanda. A tal uopo a' è formata
una, società sud-australiana, che prescelse alle sue prove ne'con-
torni di Porto Lincorn un paese di quattrocento venti miglia
quadrate , facile ai trasporti. A prevenire i disastri cagionati
dalla improvida ripartizione dei terreni, tutto il1 suolo fu dichia-
rato'pubblica proprietà, sicché nessuno possa ottenerne gratui-
tamente ; lo che induce a non provedersi che di quanto ciascu-
no può lavorare, e coi danaro delle vendite si paga il tragitto
4e' migranti.
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264 NUOVA GALLES
Invece di stivare nelle prigioni i delinquenti a finire di cor-
rómpersi , si riconobbe vantaggioso il trasportarli sa lontani
lidi , ove staceati da quella sciagurata tradizione di delitto e
d' infamia che a nuovi misfatti trascina , spesso correggoosi in
modo , cbe il ladro, il violento, la meretrice diventano utili pa-
dri di oneste famiglie. A. tal uso servono pei Russi la Siberia ,
per la Spagna i presidii d' Africa , pel Portogallo e 1' Olanda
Mozambicbe e le Indie. In Inghilterra , ove il re cingendo la
corona, giura far eseguire la giustizia con misericordia,
può la pena esser sempre commutata , e quindi diviene impor-
tante V aver un luogo di deportazione. Perduta l'America, vo-
ltasi cercarlo in Africa; ma Banks fé9 preferire Botany Bay . Un-
dici bastimenti portaronvi settecentosessanta convinti, oltre al-
cuni coloni liberi , qualche soldato e i magistrati , e approvigio-
namenti; ma non se n'ebbe il vantaggio che prometteva quella
botanica ricchezza, onde si trasferì iacolonia a Parramata (1 784),
e tosto il Porto Jaksori e la città di Sidney crebbero a gran
prosperiti. Il governo trasporta i condannati a proprie spese in
quel paese lontanissimo, ove non hanno né timor d' arrossire ia
fàccia a conoscenti, né speranza di disertare. Giunti colà, sono
posti a servigio de' coloni liberi ; alcuni vi s' acconciano morsi-
niente ; altri battono il bosco (busch-ranger) : ma i condan-
nati, anche dopo la pena, soffrono una specie d' obbrobrio, per
cui mai non sono pari agli altri, né ai confioati.
Però la Nuova Galles meridionale cresce più rapidamente che
qualunque Impero. Fondata nel 1 788, messa a coltura subito,
nel 96 vi si fece la prima rappresentazione teatrale: nel 1808
un giornale, nel 1810 il censimento e nome alle strade di
Sidney, ove sono ventisei accademie di musica e sedicimila
anime; strade, battelli, fiere, centomila bovini e il doppio pecore,
molte migliaja cavalli ; birrerie , mulini a vapore , una società
d'agricoltura, vivo commercio; ebber l' illuminazione a gas1
(25 maggio 1842) che manca a tante capitali d' Europa , e chs
nessuna ancora possiede nell' Asia e nell' Oceania. E vivono
persone che si ricordano della prima capanna piantatavi !
" E dapertutto l' Inghilterra in quel mondo nuovissimo stabi*
lisce fattorie , aspettando di divenirne padrona. I viaggi di
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POLINESIA 26»
FHnders ( 1798-1803), che io ardimento e casi superarono
quanto l'immaginazione seppe inventare, diedero a conoscere
tatto il circuito della terra di Van-Diemen , popolata di delin-
quenti : zappatori instancabili , che in meno di quarant* anni
spinsero ben innanzi la coltura. Altrettanto fecero in settantan-
ni nella Nuova Galles del sud , ostinandosi in opere dove non
saria bastato il doppio d'ordinarli lavoratori. Nel 1818 il co*
mandante Guglielmo Smith , sotto il 62* di latitudine sud , tro-
▼a una costa piena di vitelli marini , le cui pelli prima anda-
▼ansi a cercare al nord ; e tosto questa diviene importante col
nome di Nuova Shetland ; e si valutò che nel 1821 e nel se»
guente vi si uccisero 320 migliaja di quegli animali , cavando
novecento quaranta barili d'olio. Erano tanto tranquilli che non
si movevano mentre erano uccisi i lóro vicini ; ma non essen-
dosi risparmiate le femmine , presto fu esaurito quel ricchissi-
mo prodotto.
Anche la Giorgia, che Cook avea ritrovata nel 1771 , diede
ricchezze al commercio inglese, poiché computano se ne traes-
sero 20,000 barili d'olio, e 1,200,000 pelli di vitello marino;
altrettanti dall' isola della Disperazione : talché in questi due
paesi 8' impiegano ogni anno meglio di trecento marinai. Ma
ormai anch'esse sono esauste (I).
Emula degl' Inglesi , la Russia si rinforza nelle alte parti
dell' Australia , donde scorre per gli Stati-Uniti , al Giappone ,
alia Cina. Anche i Nord-Americani appajono sovente ne' mari
australi , trafficando di perle , olio di cocco , radici di taro ,
cani , porci , polli , cambiandoli con tessuti di cotone, minute-
rìe , utensili di ferro.
Ora le isole della Polinesia sono principalmente frequentato
per la pesca delle balene e la ricerca del sandalo e per le pel-
licce della costa nord-ovest d' America : giacché i mercadanti
sogliono colè svernare e rifornirsi, per tornare l'estate in Ame»
(1) La Sud-Australia , colonnfesata nel 1836, fiori straordi-
nariamente ; sicché nel 1850 conta 54 mila abitanti europei: im*
portò sterline 632,689, e asportò per 483,500; e le dogane fruttai
reno 75,379 sterline.Adelia, che n'è capitale, ha 15 mila abitanti*
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$66 LA PEROCSE
rìca a compiere il viaggio. Vedendo' cercatissime le armi da
fuoco , ve ne portarono assai da barattare colle provigioni ,
senza pensare alle conseguenze ] talché gì' nolani divennero
formidabili , e già presero alcuni legni , rompendo a fierezze ,
mentre sarebbero si inclini ai sociali miglioramenti. Come però
la pesca delle foche non sempre compenserebbe il costo delle
spedizioni , i patroni inglesi fanno contratto col governo di tras-
portar colà i condannati ed emigranti. Su qualche isola deserta
depongono iloro pescatori; consegnano i deportati, ricevendo
il nolo in assegni sopra Londra ; fatto poi qualche affare cogli
isolani del Sud , vanno a riprendere i lasciati pescatori , fan
vela per Canton , spacciandovi le pellicce , negoziano le tratte
sopra Londra , e caricano merci della Gina per l' Europa.
I Francesi di Luigi XVI , agognando emulare V Inghilterra
col risolvere il problema lasciato irresoluto da Cook , aveano
spedito V abile e generoso La Perouse, al quale il re tracciò di
proprio pugno le istruzioni onde sciogliere i dubbii che ancor
restavano di geografìa marittima. A gara (1785) dotti e mari-
nai cercarooo salire svttà Bussola e V astrolabio; e con quanta
ampiezza era disteso il disegno, con altrettanta cura fu condot-
ta l'esecuzione. Esplorati gli arcipelaghi del Pacifico, avveran-
do o correggendo le osservazioni degl' Inglesi , La Perouse ve-
leggiò alla costa nord-ovest d'America ; su quelle di Tartaria
scoperse lo stretto che porta il suo nome, e che ne separa V i-
sola di Sagbalien. Dal Camsciatka , spedì in Francia Lesseps ,
colle mappe e colla descrizione , il primo che traversasse in
tutta la lunghezza il continente antico; ma da quell'istante più
non s' ebbe contezza de' naviganti. Benché agitata da tempeste
peggiori di quelle dell' oceano , la loro patria spedi navi a cer-
carli coli' ammiraglio Entrecasteaux; ma riuscirono poco meno
sfortunate di quelle di cui seguivano la traccia.
I compagni di Cook , trovandosi nei mari australi ., piuttosto
per uso proprio che altrimenti aveano raccolto molte pellicce,
ivi abbondanti ; passati poi nel Mar Pacifico, quivi le trovarono
cercatissime dai Cinesi , onde vendendole fecero un guadagno
tanto lauto quanto inaspettato. Ciò chiari dell' utile che potreb-
be trarsi da questo traffico fra il nord-ovest dell' America e U
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NOBD-OTE8T D* AMEBICA 267
Gin, dove le pellicce non giungevano che dopo traversate mol-
tissime mani e migliaja di miglia , cominciando dai Russi che
le raccoglievano nel Camsciatka ; e questo nuovo commercio
attirò nell'Oceano Pacifico tante navi, quante gii le spezierie.
Allora i porti di Notka ne divennero il mercato universale 9
beo tosto tolti agli Spagnuoli dagl' Inglesi , 1 quali compresero
come si potrebbe far per là direttamente il commercio delle
pellicce colla Cina. Fin dal 1784 il capitano Haona era viaggia*
te dal Giappone allo stretto di Notka , e di là tornato alia Cina
con ricco carico ; poi non solo ri si venne da Macao e dalle In*
die, ma dal Tamigi, traversando mezzo móndo. Il capitano Van-
couver, che ricevette la restituzione del territorio di Notka, do»
vea rilevare (1 79 1*1 794) la costa nord-ovest dal 30° al 60° di
latitudine, che riusci il più bel lavoro idrografico, esteso sopra
novemila miglia di costa.
Da queli' ora non crebber le cognizioni intorno al nord-ovest
dell'America fino al 18 16, quando Romanzof, ricchissimo rus«
so , mandò a sue spese Kotzebue , che scoprì sullo stretto di
Behring una cala , che ebbe nome da lui : ma non profittò del
buon tempo per ispingersi fra i mari polari. Ora lo coste nord-
ovest sono divise tra Russia , Inghilterra , Stati-Uniti , i quali
appena emancipati sentirono V importanza del traffico delle pel-
licce , unico oggetto con cui i Cinesi s' accontentano di far ba-
ratti. Agevolò i loro divisamene P acquisto della Luigiana , che
Napoleone , senza conoscerne l' importanza , vendette loro per
sei milioni. Ma essi ne riconobbero l' ampiezza e fertilità in sul-
la riva occidentale del Missiasipi, e si diedero (1804) a cercarne
il migliore profitto. Jefferson propose una spedizione che risa-
lisse alle fonti del Missuri, iodi, trovato un passo tra le monta-
gne ad occidente , scendesse per la Colombia ali1 Oceano Paci*
fico ; e Lavis e Clarke primi traversarono l'America settentrio-
nale dagli Stati-Uniti sin al Pacifico. Altri risalendo il Mississipi
riconobbero molti suoi confluenti ; altri attraversaron le Monta-
gne Rocciose ; poi nel 1819 il governò stesso deliberò far rico-
noscere i possessi suoi a levante d'esse montagne, per munirle
e colonizzarle. Guidò la spedizione il maggiore Long col famo-
so botanico iames , e ne riportarono infinite cognizioni e nuove
868 mississipi
specie d' animali e vegetali. Il generale Casa ne meni un9 altri
a studiare il paese che fronteggia i possessi britannici attorno
alle fonti del Mississipi , talché riuscirono a dar {Mena contezza
di tutti i vasti possessi degli Stati Uniti.
- Hen nota resta la regione al nord del Lago Superiore e delle
fonti del Mississipi ; ma ognora più vi si addentrano À trafficanti
di pellicce inglesi , che già riscontrarono quella serie di laghi
in cui si raccolgono le acque pioventi dalle Montagne Rocciose.
Ivi trovaron un fiume, detto M ackenzie da quel che salì ad esplo-
rarlo tra le difficoltà di paese ignoto, selvaggio e freddo.
Ai cacciatori è dovuta la cognizione di molti paesi ; di molti
alla guerra dell' indipendenza ; d'altri ai Fratelli Moravi , che
diffondono la civiltà al Groenland e al Labrador. L'italiano Bel-
trami scoperse le fonti del fiume Sanguigno nel lago di Julie.
Malaspina , uscente il secolo , esplorò il Nuovo mondo dal Rio
della Piata fin al Capo Horn, e di là fin all'entrata del Principe
Guglielmo, cogli slromenti più perfetti , i metodi più esatti.
Le descrizioni dei viaggi sceverate dalle romanzesche avven-
ture , offrivano maggior verità nelle descrizioni e nelle tavole.
U viaggio pittoresco nell' India dell' inglese Hodget presentò
spettacoli nuovi ; la descrizione di Palmira e Balbek per Wood
e Dawkins (t 7b3-57) cessò di lasciar credere favole quelle ma-
raviglie di fresco scoperte. Il barone di Tott delineava V Impe-
ro ottomano , da lai munito di difese. Anquetil e Sonnerat in-
terrogavano Guebri e Bramini sulle reliquie d' una gran civiltà
perduta, e che era oggetto alle ricerche di alcuni Inglesi, espian-
ti in qualche modo i macelli de' loro concittadini. Le Gentil pas-
calo nell' India per osservarvi il passaggio di Venere, prolungò
colà il suo soggiorno a prò della scienza , informandosi delle
correnti, delle maree, dei monsoni, dei più brevi tragitti, e in-
sieme degli usi e delle opinioni del paese : sovrattutto esaminò
l'astronomia de' Bramini, allora vantata, e provò non aggiunge-
va nulla alle cognizioni de' Caldei , -e che i loro joga sono i nu-
meri di periodi astronomici. Allora si cominciò a chiamare sta*
tìstica la geografia politica ; e Guthrie diede (1770) un corto
compiuto di geografia.
Tre generazioni della famiglia Cassini lavorarono alla misura
CARTE DELLA FRANGIA f 69
del meridiano traverso la Francia, fonte di discussioni, che re-
carono a precisare la forma della terra. I Cabinisti scorreva*
oo misurando e descrivendo la Francia , che trovossi coperta
d?ana rete di grandi triangoli fra le città principali , cai per
minori congiongeano anche luoghi secondari!. Cesare France-
sco Cassini (1714-1784), per fare la carta della Francia, adottò
la proporzione d'una linea ogni cento tese, cioè 1,864,000 ; e
dieci anni e novantamila lire Tanno credea basterebbero. Solite
illusioni delle grandi imprese, e che pur giovano a non ispaven-
tare dal tentarle. I bisogni della guerra' avendola fatta sospen-
dere , Cassini propose continuarla a spese d' una Società , la
quale si rifarebbe eoi vendere le carte : ma le spese trascen-
èeano; molte Provincie, non che associarsi, s'opponevano, fino
a cacciare per forza gì' ingegneri ; e Cassini mori innanzi di ve*
der compiuta la fatica di trentaquattro suoi anni. Suo figlio Già*
corno Domenico la Unì appunto quando la Rivoluzione mutava
gli antichi ecomparti ; onde divenne base ai nuovi. 11 Comitato
di Salute Pubblica soccorse la Compagnia a terminare 1' impres-
sa, e così la Francia die l'esempio d'una mappa, stabilita affatto
sovra le accertaztoni astronomiche , e che fu poi imitata dal re*
sto d' Europa.
Quest' arte si applicò pure alia storia , per cercar la geogra-
fia de' tempi passati. Già Delisle e i due Samson aveano delinea*
to carte miglior! delle consuete , ma non scevre d' errori , né
conformi alle ultime scoperte e coite applicazioni astronomiche,
Giambattiste 1^ AnviHe (1697-17:8?) conobbe che, a voler cono-
scere la geografia degli antichi, bisognava anzitutto ben deter-
minate le loro misure lineari, e vi .riuscì eon esattezza meravi-
gliosa , benché non insuperabile. Basii dire -che più di seicento
leghe in lunghezza sottrasse al mappamondo degli antichi pub-
blicato da Delisle ; nell'Italia levò nulla meno di duemilaquat-
trocento leghe quadrate alla sarta di Delisle, e quattordioimil/i
a quella di Samson.
Molti spinsero le scientifiche ricerche nella parte meridiona-
le dell* America; e nel 17$! il governo spagouolo die incarico
a don Felice de Azara ed altri uffiziali di determinar i limiti fra
il Brasile e i suoi possessi ; occasione di importanti notizie e
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270 TAMPA8— terba del fcoco
buone carte. Arcana era stata fa storia e l'idrografia de'paesi a
mezzodì del Buenos-Ayres , quando dal capitano Head fummo
informati dei P&mpas, pianure largbe novecento miglia, ad oc-
cidente e a mezzodì della Piata. Sicché da una parte toccano
ai palmizi! , dall'altra alle nevi eterne j e traverso le quali egli
si recò a visitar le miniere.
Nel 1 792 gli Spagnuoli rilevarmi esattamente le coste della
Patagonia e lo stretto di Magellano , onde si conobbe esser Ta
Terra del Fuoco un complesso di isole ; delle quali poi fece ir
rilievo (1820) il capitano King , con difficoltà grande e grande
esattezza, giovandosene assai la navigazione, dapprima colà tan-
to fortunosa. Fin la distanza tra l'Europa e V America non era
ben determinata , e son poc'annf che si diminuì di sessanta , e
fin di cenquaranta leghe la larghezza dell'Atlantico, mentre
àllargavasi il Grand' Oceano.
Dacché gl'Inglesi furonsi piantati nell'India, sfidando gli ar-
- cani della venerabonda Ignoranza, esaminarono geograficamen-
te il paese. Per conoscere le fonti del Gange , Webb e Moor-
croft nel 1 808 salirono V Ymalaja, che trovarono esser le mon-
tagne più sublimi del globo.
L' incremento preso dalla navigazione obbliga a sminuire i
pericoli col corregger gli errori geografici, e verificare ciò che
a posta era stato guasto dall'astuzia degli emuli. Le relazioni
de' viaggiatori abbandonarono quell' aria di ciarlataneria che
facea restar dubbii anche nell' accettare la verità ; e invece nel-
le personali Impressioni e de' bizzarri accidenti, ci raccontarono
ciò che importa alla storia della terra e dell' uomo ; le rarità e
i mostri fecero luogo alle classificazioni , alla ricerca degli usi,
alla emenda degli errori.
Così la geografia dà mano alla storia naturale, all'etnografia,
alla fisica, massime quando sorga un di que' vasti ingegni , che
molte scienze abbracciando, l' una colf altra rinforzano. Tal fu
Alessandro Humboldt di Berlino , che in gioventù studiò ogni
sorta dottrine, specialmente la chimica e l' elettricità animale ,
allora di moda ; e ricco essendo, potè perfezionar i suoi studi!
coi riaggi. La conoscenza dei migliori naturalisti lo trasse spe-
cialmente allo studio della natura, e con Amato Bompland ilio-
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ALESSANDRO HUMBOLDT 27 1
sire botanico eseguì scientifici pellegrinaggi (1 799-1804). Avuto
dalla Spagna licenza di visitar le colonie spagnuole, non più esa-
minate da dotto , per tutto istituì indagini geologiche e botani-
che; salse alle vétte più aeree, entrò io pianure inaccesse, os-
servò i costumi e le lingue degli uomini , come 1' aspetto delle
selve e de' vegetali, sempre cogP istrumeoti alla mano, sempre
insegnando miglioramenti alle colonie, e con sterminata varietà
di cognizioni traendo induzioni da ogni sorta di fenomeni e di
fatti. La geografia fisica giganteggiò per opera di esso, e le teo-
riche e le ipotesi da lui avventurate furono spesso adottate dai
gran dotti.
L'ardóre e la diligenza de' viaggi e degli stabilimenti creb-
bero nel secolo nostroria!chè la stirpe europea si mostra ormai
prevalente sopra tutte le altre. Formioola essa nelle isole e nei
continenti del quinto mondo, terra senza passato, di cui nessu-
no può vaticinar l' avvenire. In Asia sta aj Bengala come in Si-
beria ; pesca le foche dello stretto di Behrfog e le perle del-
l'India ; apre i Dardanelli e Pektog. Nostra è la civiltà dell' A-
merica, che nata jeri, rivaleggia colla madre, e più farà quando
sia cessata l' anarchia politica nella meridionale e la religiosa
nella settentrionale. Al Brasile non manca verun elemento di
grandezza : nelle antiche colonie spagnuole P agitazione impe-
disce di profittare de' naturali vantaggi , ma l' agitazione è sin-
tomo di vita quand' anche sembri micidiale. La stirpe anglo-
americana occupa il territorio dell' Oregon in ragione di mezzo
grado di longitudine all' anno , e ormai si stende dall' Oceano
Atlantico al Pacifico : le Montagne Rocciose , già superate da
missionarii, presto il saranno da coloni, che rendano quel paese
catena fra l'Europa e le Indie orientali. I misteri dell'Africa
sono violati da un lato dalla colonia d' Algeri , dall' altro dal-
l'Egitto, e dall'estremità del Capo di Buona Speranza. La stirpe
bianca ritiene gli sbocchi di tutti i fiumi , aspettando di risalire
alle sorgenti ; cancellatane la pirateria , tenta svellerne anche
la schiavitù, antica quanto lei; sicché, tolto con questa il forni-,
te d'interminabili guerre fra gl'indigeni, la barbarie si restrin-
ga ogni giorno più , come i leoni e le jene. Neil' Abissinia pure
penetrano i nostri (ltfrl) ; e il dotter Ruppell, fornito delle co-
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8" 2 ABISSINIA
agnizioni necessarie a trar profitto da quanto vedea, con una ca-
rovana di dugento uomini ben armati e quarantanove camelli ,
entrò fra gli Abissini. Bella gente , somiglianti agli Arabi be-
duini; contano ottanta giorni di festa e dugento di digiuno ogni
anno ; riguardano il lavoro come» avvilente , onde i Maomettani
vi tessono e coocian pelli ; Greci ed Egizii fanno d' orefice e di
armajuolo ; i muratori e giornalieri sono ebrei. In ogni luogo
Ruppe!! trovò disordine ed anarchia, quanto fra tribù selvagge,
e strazio di interne nimicizie : dal 1778 al 1833 , quattordici
sovrani occuparono quel trono , da ventidue rivoluzioni sobbal-
zato ; talché chi non vuol obbedire resta indipendente , purché
gli basti la forza.
Nel 1840 il ministero francese vi spedi due uffiziali, Galinier
e Ferrei, che levarono una carta preziosa. Altre importanti no-
tizie recò (18.42) il missionario tedesco Krapf, sopra le quali ed
altre Zimmermann delineò la parte superiore del paese del Ni-
lo. Ma le sorgenti di questo fiume restano tuttora arcane ; il
bascià d* Egitto mandò varie spedizioni a cercarle , ma invano,
benché siensi aperte fino al 4° di latitudine meridionale.
Nella costa dall' Abissinia e <jaUo stretto, di Babel-Mandeb sin
all' Egitto , tra il mare e i monti a questo paralleli , abita per
•entro grotte (trogloditica) una gente selvaggia , di razza affine
-coli1 araba, detti anche Ghee%ì cioè pastori, perchè si occupano
di pascer capre. Alcune tribù vanno a guisa di mandre a disse-
tarsi a lontani laghi ; in altre son tutti monorchidi ; comune ai
.due sessi la circoncisione. I Turchi , padroni di questa costa
dal XVI secolo in qua, mandano a governarla un naib, il quale
:Or rinnega ogni dipendenza, or la presta agli Abissini.
. Oggi che gì' Inglesi son signori di Aden (1) , e così di una
(*) Aden è un gran porto , fortificato dopo la conquista dei
Turchi a mezzo il XVII secolo. Ultimamente apparteneva al sul-
tano di Saigia , quando un negoziante inglese s' accordò con
questo, nel 1836 , per mandar a male su quelle eoste un va-
scello , dopo averne contrattato una lauta assicurazione. Chia-
rita la frode, e uscite indarno le trattative, gì' Inglesi presero
quel posto, e il tengono pagando «a canone ad esso sultano ;
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COSTA OCCIDENTALE DELL'aFMCA 273
nuova strada fra l' India e l' Europa , P Albissima non può tar-
dare a recar profitti alla politica e al commercio j massime se,
d» accordo eoa quei principi , s' aprano fra il paese e la marina
le comunicazioni, tanto difficili per l'altezza di quella e per l'in-
ospitalità. E già l' Inghilterra s'appropria la strada che dalla
costa in faccia a Aden mena nel Regno di Choa , comprandone
la sovranità dalle tribù arabe , senza brigarsi se queste sappiaa
che cosa vendono, o se n' abbiano il diritto.
Cratopher, tenente della marina anglo-indiana nel 1845, ri-
levava quella costa d' Africa , e al nord dell'equatore scopriva
un vastissimo fiume , cui risaliva per ISO miglia. Contempora-
neamente Rochet d'Héricourt legava relazioni tra gli Abissini e
la Francia, e trovava gli Amarra, popolo cristiano e mite.
Il Senegal e la Corea furono occupati in prima dai Portoghe-
si ; poi i Francesi s' impossessarono del Senegal , coli' isola di
San Luigi, che nel ISIS alla Francia fu assicurata con Porten-
dic, salvo agi' Inglesi di farvi levata della gomma ; e la vicinan-
za di queste due emule, poste sui due grandi fiumi della Gam-
bia e del Senegal , le portò sovente a cozzare. Le fattorie colà
istituite servirono a conoscere i confinanti , e soo rese impor-
tanti dal commercio della gomma arabica , che nei paesi cen-
trali stilla da una mimosa , e che i creoli van su pel fiume a
comprare dai natii in cambio delle stoffe di coione , per darla
poi ai negozianti francesi , cui cresce guadagno l' uso moltipli-
catone in Europa (1). Dà. altrettanta ricchezza l'olio di palma
che gl'Inglesi traggono dalla Guinea , spedendo per ciò trenta
o trentacinque navi a caricarsene su pel Nuovo Catabar e il
Bouny, onde fabbricarne sapone giallo per le Americhe, dando
in cambio di esso verghe di ferro , collane d' ambra del Balti-
sabito il fortificarono, conoscendo come ninn altro del Mar Rosso
gli stia al paro come situazione militare, oltre servire al com-
mercio del caffi di Moca, e offrire uà comodo deposito al car-
boo fossile.
(1) 20 milioni di chilogrammi se ne mette in commercio ogni
anse ; e nelle colonie francesi vien barattato con gwaee, cioè
tele di cotone lavorate apposta a Poodicbcry.
m. «
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274 POLLAH — ASCIANTI
co , perline e bottiglie , polvere e piombo da facile , cotoni,
panni (1).
I Mandingbi, abitanti tra la Senegambia e la Guinea, ci son
dati da Mango Park per meno feroci, e con qualche forma di
civile governo, e alcuni abbracciarono l'islam.
* Di sopra della Senegambia abitano i Susu, in una maniera di
federazione , ove la giustizia è mantenuta dai Purrah , società
secrete , somiglianti ai tribunali vestfalici del medio evo. Cia-
scun cantone n'ha una , alla quale si è ammessi con terribili
iniziazioni e-ardue prove: alcuno ha commesso un delitto? vede
arrivar un mascherato che gl'intima: // Purrah ti invia la mar*
te; e lo uccide. '
I Fullah prima sparsi dalle rive della Senegambia sino a Bor-
nò, e dal gran deserto alle montagne del Congo, da un pai di
secoli presero stabili stanze ; e nel secolo passato , fondarono
uu Impero nell' Oassa , che minacciava invader tutto il nord-
ovest dell'Africa. Differiscono dai Negri per capelli lisci , naso
rilevato, pelle olivastra, viso ovale, e più fina intelligenza; sen-
tono la dignità personale e V entusiasmo religioso sin. a farsi
apostoli dell'islam; la lingua gli avvicina ai Malesi, e massime
a quelli di Giava e del Madagascar, mentre ne li separano i ca-
ratteri fisici. Fondano città ove danno asilo agli schiavi fuggia-
schi, purché accettino il Corano: Clapperton indusse il sultan
Bello a prometter in lettera al re d' Inghilterra d' impedire ai
suoi di portar Negri sui mercati di Guinea; e se ciò potesse ot-
tenersi da que'capt, sarebbe assicurato l'esito delle cure filan-
tropiche dell' Europa.
Gli Ascianti, popolo dell'interno paese sopra la Guinea , nel
1807 recarono guerra sin al litorale; onde gì' Fnglesi ebbero a
spedirvi un' ambasceria , che dal Capo Corso a Roraasy traver-
sando un cento miglia, riconobbe il paese. Forma esso uno Star
to sovrano, circondato da altri molti, uniti secoo tributarli, so-
pra un'ampiezza di ottomila leghe. Gli Ascianti son négri , ma
pur distinti dalle razze concolori, e più conformi agli Abissini:
(1) Nel 1827 gì' Inglesi asportarono 94,296 cenlinaja d* olio ;
nel 1836, ben 276,639.
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ASCMNTI 275
hvella diversa dalle conosciute, ma uniforme per tutto l'Impe-
ro, abbondantissima di vocali: scrittura non conoscono. È sol-
dato chiunque il può per V età ; formidabili sin agli Europei
della costa , e sanguinosissimi nella loro vittoria ; i sacerdoti
strappano il cuore ad alcuni nemici, e ne preparano un intin-
golo ai prodi ; mentre coi denti e colle minori ossa fbrmansi
collane. Sagrihzn umani moltiplicano nelle feste; e Hutchioson,
residente inglese colè dopo il 181 7, vide a Komasy continuare
diciassette notte il macello. Tale ferocia di riti cede all' islam
die vi si va diffondendo. Trafficano (Foro e d' avorio ; tessono ,
tingono, conciano pelli, e formano vasi ed orerie; il re v'è de-
spota delle vite e dei beni, mentre un Consiglio di grandi vigi-
la agli affari esterni e interni; e, per istrana particolarità, nella
successione della corona come dei beni privati , al morto sot-
feotra il fratello, in mancanza di questo il figlio della sorella ,
poi il figlio del defunto, da ultimo il primo schiavo.
Un* ambasceria danese trovò il re su trono d' oro massiccio ,
sotto un albero a foglie d'oro; d'oro spolverato ri corpo unto di
sega: cappello all'europea gallonato d'oro; cintura d'oro; in uà
bacile d'oro posava i piedi, e dal collo alle piante carico di cor-
naline, agate, lapislazzuli; per terra sedevano i grandi coi capo
cosperso di polvere ; e un centina jo d' accusatori e d1 accusati
nell'attitudine stessa; dietro a cui venti manigoldi colla sciabo-
la nuda aspettavano il segnale dell'esecuzione , eh5 era la con-
sueta soluzione de'proeessk L'ambasciadore per giunger al re
passò traverso a molti teschi ancor sanguinanti.
Entrati con essi in relazione, gl'Inglesi n' ebbero vantaggi e
minacce (1822); poi Carlo Macharty, governatore degli stabili-
menti d'Africa, sr industriò ad isolar qu ^formidabili ^alle altre
genti della costa, che sollevò a lor danno, e ruppe guerra: mal
per lui, che fu vinto e trucidato. In una nuova giornata (1826)
la mitraglia inglese falliva ancora contro la risolutezza degli A-
sdanti, allorché i razzi alla congrève strapparono la vittoria, e
costrinsero il re Say Tuto Kuamina a cercar pace.
Il Ben in, in fondo al golfo di Guinea nell'ampio delta del Ni-
ger, ò ricco di abitanti, ospitali e. industri, ma insieme rapaci;
nudi, salvo il pagnoj le donne, col lavoro di più settimane, edi~
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276 BEN1N — IL CAPO
ficano la capellatura in modo che resiste fin per anni, il suona
di rozzi stromenti e battendo le palme, menano danze lascive,
e alzano canti monotoni ; idolatri* e superstiziosi, solennità non
compiono senza umani sagrifizii. E sangue umano dee consacrar
le collane di corallo che sono il distintivo de1 nobili a propor-
zione del numero, fino al re (oba) , che ne porta, quante vuole.
In ventiquattr' ore può questo chiamar all' armi centomila uo-
mini: oggi abbondano di fucili. La legge non mette divario nei
suo rigore, né bada a circostanze attenuanti, o a innocenza d'in-
tenzioni ; Laudolphe e il naturalista Pallissot nei 1787 s&rza-
ronsi invano di salvare un figlio del re , condannato a morire
per aver ucciso un uomo per puro caso.
L'insalubrità del clima fé* sempre ostacolo agli stabilimenti,
su quella costa tentati da Olandesi, Francesi, Inglesi; e sareb-
be desiderabile che gl'lmperii interni di Bormì, Fella tah, Barn-
bara, Tombuctu, Ascianii, si consolidassero, assorbendo quelle
sparse tribù, e coll'unione preparandole all'incivilimento.
Il Capo di Buona Speranza era posseduto negligentemente
dagli Olandesi, quando nel 1795 gl'Inglesi se ae impossessaro-
no, e io tengono come la posizione militare meglio opportuna a
padroneggiare l'Atlantico. Il territorio dei Capo ora abbraccia
9800 leghe quadrate geografiche, di cui quarantanno coltiva-
te, colla popolazione di sessantaseimiia bianchi, trentaquattro-
mila schiavi e trentamila Otlentoti, dichiarati liberi , ma in ef-
fetto schiavi se rimangono sulle glebe , e inseguiti , se fuggia-
schi, come uomini selvaggi.
Appartenendo la colonia alla Corona , non le è concesso go-
verno rappresentativo né legislatura locale elettiva ; ma ogni
potere sta in un governatore, assistito da un Consiglio esecuti-
vo. Perchè privi de' diritti di rappresentanza che ogni Inglese
zela cotanto , i discendenti degli antichi coloni olandesi alzano
continue querele , e appongono al governo che non li difende
dai Bussmani j né in fatto può sperarsi voglia quello sostener-
ne le spese per una colonia, cui unico vantaggio è la geografica
posizione.
Cafri, cioè eretici, erano dai Maomettani della costa 'orientale
chiamiti i naturali del paese ; ogde il nom di Cataria, esteso
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il capo 277
dai loro geografi a tutto V interno dell' Àfrica. Gli Olandesi lo
conservarono alla tribù che toccavano coi loro stabilimenti del
Capo , e che propriamente si chiama Russa ; gente ben fatta,
operosa, schifa della carne di porco, d'oca o di pesce ; amante
delle lunghe corse, delle cacce, dell'armeggiare; legata fra sé
da una benevolente vendicatrice (1).
Il Niger darebbe opportonissimo accesso alle terre interne ,
e perciò la Società Africana si ostinò a scoprirne il corso. Dopo
Brace, Glapperton e Lang, erasi accertato ch'ei piove da orien-
te in occidente finché si getta nell' Atlantico ; ma non sapessi
dove • Tolsero a cercarlo Ricardo e Giovanni Lander ( 1 8*0) Ar«
(1) Non è molto, lira quei dell' Amakosa sorse un di quegli
esseri che pajono predestinati alle grandi cose. Makaana il Man*
ciao , noto oscuro ma riflessivo, spesso capitando agli stabili-
meati inglesi, ioformavasf della civiltà e della religione nostra,
la qnal ultima fuse in sua testa colle patrie. idee per formarne
una che si diede a predicare, annunziandosi un inviato di Dio
e fratello di Cristo, e parlando con quell'eloquenza appassionata
e persuasiva che trascina gli animi. Moltissimi trasse al suo sen-
timento ; era consultato come un oracolo ; e quando le tribù
d' Amakosa stavano radunate per muover guerra a Gaika nel
1817, altro capo fautor degl'Inglesi, Makanna fu gridato pro-
feta e preside della guerra. Avendo allora gl'Inglesi fatto ir-
ruzione nel paese e recato il guasto e la desolazione, Makanna
si propose di vendicar i suoi, e convocati, li condusse ad assa-
lire Grahams-Town, capitale degli stabilimenti inglesi in quelle
parti (1818). L'assalto fu terribile; ma le bocche di fuoco pre-
valsero, gì' ignudi Cafri andarono a strage, e Makanna stesso
in fuga. Avendo però gl'Inglesi stessi intimato guai ai Cafri
se non consegnassero Makanna , questi , come Alfonso di Na-
poli , deliberò venir al campo a propor la pace. Aveva torto
<T aspettarsi magnanimità; e gì' Inglesi il condannarono a per-
petua reclusione nelle miniere. Passò appena un anno , che
gì9 infami tra cui si trovava sepolto, il veneravano come capo
e divino , ond'esso potè a forza fuggire, e imbarcarsi con loro;
ma dal troppo peso la nave si sommerse , e con loro lo spa-
tcnlo dègf Inglesi e la speranza de' Calci.
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278 IL MGEB — 8AHAB
ridati a Bussa, ov' era perito Mungo Park , secondarono il fio*
me, ivi scoglioso, e v' incontrarono patimenti d'ogni sorta; spo-
gliati dai natii, or fatti prigionieri, or reputati semidei , or co-
stretti a mendicare, fra gente che della civiltà non eonosce se
non la cupidigia dell'oro. Alfine prigioni vennero condotti al
mare. Restarono dunque chiari che il Niger, dai naturali chia-
malo Gioliba o Quorra, non che unirsi al Nilo o perdersi nelle
sabbie, mette nell'Oceano sopra la costa di Guinea, che dicesi
Capo Formoso, dopo percorse ottocencinqnanta leghe.
Tosto si pensò trarne vantaggi al commercio , e due vapo-
riere furono spedite pel Niger (1832(, ma restarono guaste dal-
le febbri ; e lo stesso Ricardo Lander di ferite peri. Tre altre
nel 1840 gl'Inglesi ne spedirono sotto if capitano Trotter; ma
colto da spaventose malattie, dovè dare indietro (agosto 1811),
con solo un ufficiale e tre marinai , perduta la spesa di tre mi-
lioni. Ma quanti non avevano fallito prima che Diaz e Colombo
riuscissero ?
Quel Sahar, di cui pur il nome facea spavento , continuata
aridità, popolata solo di leoni e di vipere, ad osservatori meno
poetici si offre come un arcipelago di oasi, ciascuna animata di
abitazioni, cinte d'albereti di palme, fichi , melagrani , albicoc-
chi, peschi, vigne. Acqua trovasi in qualunque bassura si scavi,
talché la trivellazione potrà mutar faccia a quel deserto. Gli a-
bitanti industriosi, amantissimi del lor paese , han gregge nu-
merose e bei campi e giardini, gli uni affissi ai possessi, gli al-
tri nomadi iu tribù, per andar a cambiare coi lontani le patrie
ricchezze. Intrepidi viaggiatori, essi agevoleranno un giorno la
cognizione dell'interno dell'Africa, e di quel Tombuclu che per
noi è pericolosissima meta , intanto che mercanti di Tunisi o
d'Algeri vi tornano due volte l'anno. E forse l' Africa non ve-
drà, come l'America, perire tutta la razza indigena: e la schia-
vitù medesima diverrà strada d'incivilimento per i svegliarla alla
coscienza morale. Presso la Sierra-Leona furono stabilite colo-
nie ove deporre i Negri che , salvati dalle mani de'mercadanti,
si rendono al loro clima.
Forse le colonie sulla sponda orientale son vicine a ricupe-
rare grandissima importanza oggi che l' istmo di Suez torna in
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MADAGASCAR 379
trota consideraiione, come vero legame tra l' Inghilterra e il
Bengala. Oggi i Galla risalgono dal metzodl per invadere il set-
tentrione; gente dolce e ospitaliere in pace, quanto implacabile
in guerra , e che par vicina ad occupare la svigorita àbissinia ,
sicché il loro progresso sarebbe la storia futura dell'Africa. Dal
settentrione intanto s'allarga P Algeria; V esempio europeo mi-
gliora le ibridi civiltà dell'Egitto e del Marocco; i banchi delia
costa occidentale da mercati di sangue umano mulansi in cen-
tri d'attività e d' educazione (1).
Il Madagascar, all'ingresso dell'oceano indiano, sulla via del
Mar Rosso, del Golfo Persico, dell' Indostau , delle Isole della
Sonda, vicino a quelle di Maurizio e Borbone, dà prezioso eba-
no, e legname da navi , e 32 mila bovi si asportano ogn' anno
dai soli banchi di Tawatava e Foulepointe. E sebbene gli abi-
tanti non conoscano nò divinità, né pudore, i missionarii giun-
sero a porvi piede (1818). Andrianampovinc fondò la grandez-
za degli Hova , popolo del centro ; poi Radama che gli succe-
dette re nel 1810, ebbe in potere tutta l'isola, che, grande co*
me la Francia, non conta più di cinque milioni d'abitanti, d'o-
gni colore. Convertitosi egli di fede , non di costumi , abolì la
tratta degli schiavi e l'infanticidio superstizioso; ma Ranavalona
succedutogli (1828), eambiò ordine e fede , escludendo affatto
gli Europei , e principalmente i Francesi.
Durante la guerra continentale, vedemmo l'Inghilterra esten-
der la sua potenza in Asia , ed occupar quasi tutti i possedi-
menti dell'altre nazioni; sicché ai Francesi non restarono che
il governo di Poodichery e l' isola Borbone , munita dalla pro-
(1) Della barbarie dell'Africa centrale fanno orribile pitture
i viaggiatori recenti. Mouléon e Brue ohe nel 1944 visitarono
il Dahomey, ?i trovarono 11 despotismo pia brutale: re Guesoh-
Aposji sacrifica nomini agli Dei e alle proprie passioni ; una
sola notte ne fé' trneidare 64 avanti la propria porta; altri nelle
leste. Conserva accuratamente anche una razza di Gambali per
mangiar i capi de9 nemici, e un drappello di donne ferocemen-
te agguerrite. La castrazione de'nemici v' è in uso, come nel-
l'Àbissinia.
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280 , 6IAVA
pria situazione; e leste occupò nel Grande Oceano le Marche-
si (1). La Compagnia olandese delle Indie, tanto prospera
nel XVI secolo , venne in calo , e nel 1730 tremasi in disca-
pito di 233 milioni ; nel 1780 gl'Inglesi ne rapirono i carichi,
onde essa fu costretta sospendere i pagamenti , e gli Stati Ge-
nerali ordinarono nn esatto rendiconto , dal quale restò manife-
sta la sua decadenza; poi nel 1 908 fu sciolta. Allora il governa
recossi in mano V amministrazione delle colonie , e vi deputò a
governator generale il maresciallo Daendels.Fermo e veggente,
egli restituice ai natii la libertà del commercio , aumentando i
servigi di corpo , necessari! a fare fortezze e strade ; abolisce
gli appalti ingordi , assunti dai Cinesi che a josa guadagnavano
tiranneggiando; frena i funzionarli, cui assegna un soldo fisso;
riordina ogni parie dell'amministraziooe,meulre preparava buo-
na difesa contro i minacciarti Inglesi. Ma la flotta di questi in-
tercettò gì1 invìi ; sicché , in luogo del calcolato guadagno , si
trovò un grosso scapito ; e i principi da Ini non accarezzati ,
mossero turbolenze.
Nel 181 1 gì' Inglesi occupano Giava , e ordinano il governa
sul mode di quel che Cornurellis avea stabilito nel Bengala ,
lasciando il reggimento municipale come prima dell'islam , e.
spogliando i principi. Nella pace del 1814 resa Giava all'Olan-
da , questa seguì il disegno inglese , nominando un cape di
ciascun villaggio che togliesse a fitto l'entrata delle terre. Ma
trovandola insufficiente, obbligò' a piantare il caffè, di eoi pren*
deva due quinti. Ne veniva oppressione insoffribile aj natii ,
mentre da questi il compravano di contrabbando gli stranieri ,
massime Cinesi. Quando poi il caffè scadde di prezzo, il gover-
no, privato di sì grassa entrata, dovette levar un grosso presti-
to aL nove percento, e tutte le case ivi negozianti trovaronsi
inabilitate a sostenere la concorrenza degl'Inglesi, che vi spac- ■
davano le loro merci e compravano quel legume. Nel 1824 ai
fondò una Compagnia , capo il re , per far fronte a tal concor-
renza : pure il paese andava di mal in peggio. Diepo Negoro y
(1) Vi si contano 20 mila indigeni s'una superficie di 127,iM
ettari.
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ASIA CENTRALE 281
od de* capi , fece grossa guerra ; i Giavani oppressi rompeano
all'armi e a combattimenti di sterminio; sicché l'Olanda ^ do-
po spesovi in cinquantanni 300 milioni , pensata abbandonare
la colonia.
Ma , nel 1830, Van der fiosch nominato governatore, fé9 pri-
gione Negoro, sedò la guerra , e combinò un' amministrazione
migliore delle sperimentate. Chiese che ciascun comune gli ras-
segnasse ini quinto dei campi a riso}che seminerebbe colle pian-
te più prezzate in Europp ; al quale patto gli esentava da im-
poste e servigi , anzi assicurava loro porzione de' guadagni ;
inoltre pose per tutto fabbriche, con operai che facessero il ri-
colto e le preparazioni, sotto capi paesani: sicché la repugoan-
za de' natii al lavoro fu vinta dalla facilità di questo e dalla spe-
ranza d' un lucro. L' esempio fece che, per proprio conto, col-
tivassero le piante cercale , per poi venderle alla Società , la
quale potè già spegnere buona parte dei debiti , oltre avvivar
la navigazione per servire ai trasporti; mentre Giava è tutta ben
coltivata e popolosa mercé dei Cinesi, che, industriosi e sprez-
zati tome gli Ebrei, come questi arrivano dovunque trapeli spe-
ranza di guadagno. Nel 1839 Giava produsse 50 milioni di chi-
logrammi di caffé , 40 di zucchero, 68 mila d' indago ; e tolto
fl monopolio, ogni nave vi è ricevuta pagando grave tassa. La
sua capitale è pulita , regolare , operosa , come le olandesi , 0
ridente di vegetazione come le asiatiche j ma il clima uccide
quei cbe vanno a cercarvi ricchezza.
Le due estremità dell'Asia sono occupate dall' Impero anglo-
indiano e dal russo^siberiano , e fra loro estendesi l' immenso
terrazzo centrale, che , dopo l'intera sommessione degli Elutf,
appartiene tutto alla Cina*, per modo che i due paesi suddetti non
comunicano che per le basse regioni della Battriana all'estremi-
tà sud-ovest , per la bassura del lago Arai e il lembo orientalo
del Caspio. Le convulsioni dell' Asia centrale spingevano una
volto i popoli sopra l'Europa, mutando la faccia di questa ; ma
art il pericolo cessò. Vero è che non fu ancora ridotta ad unità
di esistenza sociale j, ma va regolando i movimenti , maturasi
a idee d' ordine e. di lavoro , e rinuncia alle violente abitudini ;
opera nella quale ottimamente meritano Ja Russia e la Cina.
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882 ASIA CENTRALE
Piò di centomila maschi Tibetani vivono nei mansueti conventi
buddistici ; gli altri si trasformano al modo de* Cosacchi russi;
e impediti di saccheggiare dalla vicinanza di due Imperi robu-
sti , servono a questi per custodire le frontiere, convogliar ca-
rovane, combattere da scorridori nelle guerre. Le tribù o ban-
diere conservatesi indipendenti , ai emulano tra loro ; perciò
deboli tutte. Le divide poi in due grandi porzioni il deserto di
Cobi } e quelli posti alla parte meridionale , che custodiscono
la Gina dalla Russia, abbandonando le selvagge consuetudini ,
cercano favori e privilegi , e sono adoperati a mantenere le co*
municazioni commerciali fra le due estremità dell' Impero Ce-
leste. Da questo dipende pure nominalmente la grand' orda dei
Kirghisi , posta all' occidente della Zungaria ; mentre quelli
della piccola e della media dipendono dalla Russia, tratto trat-
to decimate dalle triduaoe tempeste di neve (1).
Il paese ohe, dai tanti popoli che vi si avvicendarono, desun-
se i varii nomi di Scura, Battriana, Transoxiana, Turan, paese
dei grandi Yue-ci , Mawarannabar , Carism , grande Bukaria ,
Turkestan, è stretto fra l'Impero Russq, il Corassan, V Alga*
sia, le dipendenze occidentali della Cina e le orde dei Kirghisi.
I Turchi Uabeki che vi signoreggiano , non stanno più ad un
capo solo; ma divisi in tanti kanati disugualissimi, turchi i più.
Poe' anni fa vedemmo il kanato di Riva dar gravi noje all' Im-
pero Russo. Principale di tutti , il kanato di B&kara possiede le
migliori campagne, ma un decimo appena ne è coltivato, con
gelsi, ed ogni dovizia di cereali. La capitale, mescolata di Tur-
chi, Usbeki, Persi, Afgani, Calmuki, non è più la florida
metropoli dei Samanidi , ma ancora uno de' centri dell' istru-
zione musulmana , e diecimila studenti vi logorano la lor gio-
ventù sul Corano e sui Commentatori di esso. Vuota è Samar-
kanda , già sede di Tamerlano : Balk sull' Oxo, già reggia dei
- (1) Una di siffatte procelle di neve , che colà dicono .boni*
ni , nel 1827 cacciò verso Saratof -gli arménti dell' Orda inte-
riore tra F Ural meridionale e il Volga, e ne perirono 280 Mila
cavalli , 30 mila bovini, io mila camelli) e più di sua "Hfrirno
di pecore. Hvmjkwx.
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ASIA CENTRALE 283
n? battriani e patria di Zeroastro , ed anello fra V Oriente e
V Occidente , come scalo al commercio dell'Asia media, conta
appena duemila abitanti , perchè le acque menate dai diciotto
magnifici acquedotti dilagansi mefitiche salta campagna. Il kan,
assolato come lutti i capi turchi , avvicenda paci e guerre in-
concludenti colla Gina , e coi vicini del Gabul , di Kiva , di
Ktinduz. Ma gli abitanti , posti di mezzo fra tanti paesi , eser-
citano un traffico vivo , e sin verso V fndostan pel Cascemir ;
dal solò Cabul sin due mila camelli tragittano cigni anno; altri
verso la Cina , fendendo Balk , Gasgar , Yergend , donde nel
1932 trasse novecentocinqaanta cariche di the la sola Bòkara
(fiURNBs) , dalla quale passano pure grossissime spedizioni d
oppio della Persia verso P Impeto Celeste.
Se dunque , da una parte le mutate vie del grande commer-
cio, la religione di Budda e l'incertezza dell'agricoltura vi
diradano la popolazione, e lo sminuzzamento delle signorie ren-
de impossibili quegli sforzi comuni , di cui tremava un tempo
l'Europa , le difficoltà stesse v' ajutano i primi passi dell' m-
dvilimento e le relazioni pacifiche, mediante le quali potranno
essere benedette la Cina e la Russia.
E già , al modo de? Cosacchi, i popoli occidentali dell'Asia
media, guerrieri un tempo sfrenati, pigliano abitudiui sedenta-
rie; si raccolgono nelle città e s' affiggono al terreno ; e sebbe*
ne questi Afgani e Usbeki e Torcomani siano a gran pezza lon-
tani dalla disciplina europea , dismisero però lo scompiglio
delle orde primitive. La Tartaria, donde uscivano le orde de*
vastatrici dell' Asia e dell' Europa , or racchiude molte popola-
zióni , rese pacifiche dal buddismo ; carovane russe traversano
Il Turkestan , Riva , la Turcomania ; altrove penetrano i loro
ambasciatori, e con essi geometri, naturalisti, statisti. Ogni co-
sa, in somma, annunzia che l'Asia passerà sotto il dominio o al-
meno il protettorato degli Europei. E l'Europeo, quasi un im-
peratore che vuol accertarsi de1 paesi a sé obbedienti , va ad
esaminare i noti e riconoscerne d' ignoti, talvolta anche pel so-
lo interesse della verità.
Anche dopo tanta insistenza rimaneva indeciso se esistesse
al nord-ovest un passaggio fra U nuovo e l' antico continente.
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284 VIAGGI AI POLI
GÌ' Inglesi, appena cheti dalla guerra napoleonica, mandarono
il capitano Rosa ad esplorare la baja di Baffio ( 1819). Conobbe
meglio altri Eschimali di là dal Groenland , più rozzi degli al-
tri j ma non badava abbastanza alle verificazioni geografiche , e
seguiva o arrestava^ per capriccio} onde tornò con poco frutto,
asserendo che il mare di Baffio fosse chiuso. I suoi ufiziali non
tacquero in patria quanto maggiore frutto sarebbesi potuto
trarne volendo , e come facilmente la prominenza d' un Capo
avesse potuto farlo credere una baja ; sicché V ammiragliato
mandò il capitano Parry (1819). Si spinse egli fra pericolosi
ghiacci, e in un sol giorno videro più di ottanta balene enormi;
penetrarono più avanti che mai, con lieta speranza di trovar in-»
fine il Mar Polare, e oltrepassarono la 110* meridiana occiden-
tale da Greenwich , ai che era promesso un premio. Ivi còlti
dalla gelata , stettero tre mesi privi di sole , senz'esercizio e
col freddo da 309 a 6(>*, e il silenzio funereo della morta natu-
ra. Onde impedire V abbattimento morale che è causa prossi-
ma dello scorbuto, prepararono teatri e mestieri , e un bullet-
tino settimanale, ove si riferivano i pochi casi di quella mono*
tona vita , e i pensieri o dotti o gai ebe nascere potessero in
quella situazione. Il 7 febbrajo rivider intero il disco del sole
che aveano perduto il 6 novembre ; ma il freddo diveniva più
intenso, e il mercurio gelava. Finalmente , il primo agosto pò*
terono muoversi tra pericoli, non evitabili senza la massima vi-
gilanza.
Tornava Parry colla certezza che esistessero comuoicaziom
<jol Mare Polare, le quali sarebbero aperte al rompersi de' ghiac-
ci ; e però gli fu dato un vascello per una nuova spedizione ,
migliorandolo di que* ripari ch'eransi sentiti necessari* nella
prima corsa , e per mantenere il calore ia quelle crudissime
vernate. Cosi andò (1821) per raggiungere l'aspettato varco
dal nord-est, dalla qual parte nulla meglio sapeasi che ai tem-
pi di Barentz. La Russia v' aveva indarno nel 1819 spedito il
• tenente Lazareff , e Litke nel 182 1 : il quale poi nei due anni
seguenti riconobbe lo stretto di Mutochin , che taglia in due la
Nuova Zembla. Parry, nello stretto di Davis e nella baja di.Baf-
fin trovò quel!1 immensità di grossi ciottoli ^ di sabbia, di coo-
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PABBT 28$
chìglie, gii indicate dagli antichi viaggiatori, e non si «a come
trasportati su que'geli. Secoodo le istruzioni, cominciò dal circo*
lo potare artico a riconoscer tutte le coste e i seni del nord-est;
e continuò per pia di dugente leghe, fin quando ii verno arrivò.
Lo passarono con migliori schermi e cogli stessi ristori dello
spirito, 0 gradi più al polo che V altra volta : ma la novità fa
l'avere scoperto là presso una cinquantina d1 Eschimali, viven-
ti in capanne di neve regolarmente fabbricate ; ignoranti , ma
buoni. Ripigliato corso giusta le indicazioni raccolte da questi,
speravano più che mai trovar il passaggio , quando si videro
sbarrati da insormontabili ghiacci. Il nuovo verno trascorsero fra
muraglieli neve; né sin a mezzo l'agosto del 182* ebber liquido
i! mare. Allora tornarono, perduti cinque soli dei cendicietto
uomini , in due vernate di quella fierezza.
Restava dimostrato, non estendergli contineate americana
di là dal 70* di latitudine , e comunicare l'Atlantico col Mar
Polare per via di canali ostruiti da ghiacci , che un maggior,
caldo o qualche- accidente romperebbe : ma non parendo de-
gno dei coraggio inglese il fermarsi prima- di riuscire , P#rrf
ottenne una terza spedizione. Tristi accidenti Ja contrariarono ,
sicché tornò aenz* esser proceduto più che le altre volte : ma
pure ài nuovo si velie avventurare , preparando carri con cui
viaggiar sul ghiaccino (1927) , e battelli leggieri e robusti in-
sieme, che sarebbero tratti da reani: v'aggiunse abiti e molta
provvigione di spirito di vino per scusare il combustibile. Ma
invece della superficie levigata , qual noi segliam vederla , il
ghiaccio apparve tutto scabro e disuguale , come un mare che
nell^aUo della tempesta fosse impietrito ; dove i renni non
rendendo servigio, si posero essi a vicenda a trascinare le scia-
tappe mettendole in acqua quando ne trovassero; e così proce-
dettero penosissimamente viaggiando la notte per evitare 1' in-
^Sammazione che agli occhi produce il soverchio baglior delle
nevi , e godere di men rigida temperatura nelle ore di riposo ,
«ebbene gli orologi soltanto distinguessero il giorno dalla notte.
Contìnua umidità investiva i loro abiti;; e tra quella monotonia
di cielo e ghiaccio, gran caso, pareva un monte più alto di neve
« la bizzarro sua foggia, e dava materia di discorso per la gior-
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FRANKLIN
nata: così salirono sin a 82" 41' di latitudine; ma disperati,
diedero volta.
Al tempo stesso < 1 3 1 9) il capitano Franklin era spedita ad
esplorare per terra il fiume del Reame, col naturalista Richard-
son. Navigati alla baja d'Hudson , s'accinsero al viaggio per
terra , e fecero ottocento cinquantasette miglia eoa un fredda
sin di 50°.
Sorpreso da un secondo inverno, Franklin si spinse avanti fin:
al 68* parallelo , e attorno al fiume Coppermioe. Immagini chi
può i patimenti di luoghi si alti j e sebbene avesser fatta prov-
visione di renmve pesci , questa venne meno , ed erano minac-
ciati a morir di fame. Fu allora che a Back bastò H coraggio dr
andare per cibo, facendo a piedi 1 184 miglia sempre sulla neve,
e tra un freddo sin di 57* j Intanto che de'compegni molti pe-
rirono ài fame, e Franklin stesso visse un mese non d'altro che
rosicchiando le ossa avanzate dall'anno precedente. Ma già anche
gli ultimi stavano per cascar di fame, allorché Back , corso in-
nanzi al carico che menava delle provigiontr fu per essi Fango-
Io della vita.
Aveano riconosciuto 5S60 miglia, • a lunghissimo agio stu-
diato i fenomeni elettrici, magnetici ed atmosferici dell'aurora
boreale, e tutti gli accidenti d'un clima ove ogni vita d'animali
e di piante vien meno. Cosi è vivo l' interesse della scienza y
che da tanto patire non rimasero scoraggiati gf intrepidi viag-
giatori; e Franklin propose al governo d'andar a riconoscere la
costa ad occidente del Mackenzie. Le sventure della prima i-
struirono a prevenirle in questa seconda spedizione, e sulla ba-
ja d'Hudson si dispose conserva di provigioni. Franklin arrivò
al forte di Buona Speranza, estrema abitazione d'uomini civili,
che il guadagno strascina a collocarsi fin sotto il 60° parallelo;
e scendendo il fiume, ebber il trionfo di veder l'Oceano. In riva
*al gran Iago Orso svernarono; poi ben forniti, si divisero pei due
rami del Mackenzie. Franklin, raggiunto l'Oceano, sempre mi-
nacciato da ghiacci, in due mesi ebbe corse 2048 miglia , rile-
vando 374 miglia di costa ; Richardson , sull' alto braccio del
fiume ebbe miglior fortuna, esplorandone più di dugento fra il
' Mackenzie e il Coppermine; e cosi s'ebbe quasi del tutto co-
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hoss 287
Dosciutoil lembo settentrionale dell'America. Dal viaggio di
Franklin restava accertato, che gli Esclamali, abitatori di quel-
l'altezza , aveano lingua e natura slmili a quelli osservati nel
Groenland, e cbe dunque una sola razza occupa le regioni po-
lari ; ma questi erano più dirozzati cbe gli erranti nella peni-
sola di Melville, Con qualche ordine civile ed edifizii ; e pren-
deano baldanza dall' opinione che tutti gì' Inglesi fossero don-
ne, come ne dava apparenza il color dilicato.
Il capitano Ross , desideroso di riparare con nuove imprese
l'inesperienza e peggio della prima, armò per soscrtzione la
Vittoria, battello a vapore, con cui dirizzossi alla baja di Baf-
fin sull'orme di Parry (1829). Perquattr'anni più non se ne in-
tese , e già s' associava il suo nome a quello di La Perouse ,
quando ricomparve, e narrò qualmente , oltrepassato il punto
fin domerà arrivato Parry, sofferse r verni più rigorosi, e pati-
menti monotoni come il paese- dov' era.
Interchiuso dai ghiacci, legò relazione con fischiatali abitanti
fin colà; e col loro ajuto, continuò le escursioni pedestri di là
dal 69*. Ora capanne di ghiaccio , or tane scavate nella neve
erano il loro riposo; faceansi sulla slitta tirare da cani, e i no-
mi di Boothia e di Felice (a) eterneranno colà quello del gene-
roso die aveva somministrato mezzi a questa spedizione ^FeK-
ce Booth). Ebbero quivi ad assicurarsi che passaggio al nord-
ovest non esista, stendendosi una lingua di terra fra lo stretto
del Reggente e il mare del Nord : è angusta e ricisa da laghi,
e perciò' facile l'aprirvi un canale; ma a che varrebbe t'impresa
ove i pericoli della navigazione eccedono di tanto gli speratine
vantaggi ?
L'està seguente apparve sì breve, che appena tre miglia potè
la Vittoria avanzarsi tra i ghiacci. Allora si pose Ross alla ri-
cerca del polo magnetico, cioè del luogo dove l'ago non devias-
se punto dalla linea perpendicolare; e fu trovato alla latitudine
di 70° b' 1 7" , e longitudine 99° 46' 45» all' occidente di Pari-
(a) Sono luoghi così appunto denominati, V uno dal nome ,
l'altro dal cognome di chi die il generoso esempio di contri-
buire i mezzi a così nobile spedizione*
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283 VIAGGI AI POLI
gì. Neppur Testate del 1811 sprigionò il vascello, onde fa pre-
sa la risoluzione d'abbandonarlo, per giungere su slitte tirate a
' braccia fin dorè aveano lasciate le barche, sopra le quali spe-
ravano trasferirsi allabaja di Baffin. Ma un altro inverno li so-
pragiunse, ancor più fitto e turbinoso; se non che nella seguen-
te estate la pesca portò colà un bastimento che li raccolse e ri-
menò alla patria. Vi portavano essi più precise ricognizioni del-
le altissime terre di Isabella e d'Alessandro; la credenza che
al nord-ovest fosse impedito passare per lo stretto del Reggen-
te, né al sud alla latitudine di 74° ; oltre di che , era determi-
nata la vera posinone del polo magnetico, fatte rilevantissi-
me osservazioni termometriche , e stabilito una teorica nuova
delle aurore boreali.
Quel Giorgio Back che dicemmo compagno di Franklin , era
stato spedito per terra in traccia di Ross (1833); e benché que-
sti ritornasse, gli fu ingiunto di proseguire per istudii geogra-
fici, che assai vantaggiò: poscia fu mandato (1835) ancora per
mare a tentare il passaggio, ma non riuscì. Miglior fortuna ar-
rise a Pietro William , Dease e Tommaso Simson (1837J. Spe-
diti dalla Compagnia della baja di Hudson, pel fiume del Rame,
salirono nel fiume Richardson, scoperto ii 1838, e quivi incon-
trarono trenta Escbimaii , senza però poterne cavare notizie,
Proseguendo, toccarono i capi Barrow , Franklin , Alessandro,
ogni tratto arrestati dalle tante lingue di terra che vi formano
baje, e per tutto incontrando Eschimali, che vivono di renai e
tonni. Dato volta anche al capo Hay, ultimo che Back avesse ve-
duto, ne toccarono un altro che denominarono Bretagna, e dal '
Iato occidentale del Fiume de'Pesci di Back si accertarono del-
la perfetta separazione di Boothia dal continente americano. .
Dal viaggio più inoltrato ne' mari polari riportarono dunque
la certezza che l'America sia isolata dal vecchio continente; ma
insieme le difficoltà di quel varco tolsero V illusione che i pa-
dri nostri avevano accarezzata di potere per di là aprir una nuo-
va strada di commercio verso il Mar Pacifico. V Èrebo e il Ter*
rore inglesi ritentarono nel 1845 il passaggio pel nord-ovest,
e la sorte loro è incerta ancora; ma è notevole che di dieci spe-
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VIAGGI ÀI POLI 289
dizioni a quest'uòpo, scarsissimo fratto si ebbe, e le sole che
giovarono furono le (re per terra.
Più felici saccessi offersero i mari del Giappone e le isole
frinii, sempre difficilmente esplorate, sia per la pericolosa na-
. vigazione , sia per la gelosia dei Giapponesi ; e dopo che La .
Peronse avea data ben a conoscere la costa di Tartaria, ne com-
pì l'esplorazione il capitano Broughtdn. Il commercio delle pel*
licce drizzò notamente gli sguardi sul Giappone. Solo gli Olan-
desi avevano potato mantenervi qaalche relazione, avvilendo sé.
stessi e calunniando altrui , talché gli stranieri ne rimasero
esclusi : a pena il tedesco K&mpfer e lo svedese Thunberg ot-
tennero d'accompagnarvi l'ambasciatore olandese, e ce ne die-
dero ragguaglio. Forse però qualche nave russa vi penetrava;
ma avendo un legnò giapponese rotto contro una delle isole
Àleulme (1 793), l'equipaggio fu salvato dai Russi, e tenuto die-
ci anni in Siberia. Allora Caterina II li rinviò con un messo e
con regali, non però in suo nome, che non paresse metter tri-
butarlo l'Imperio, bensì del governatore di Siberia. Fu esso ri-
cevuto garbatamente, ma non potè aprire commercio, né otten-
ne che di entrare nel porto di Nangasaky , unico accessibile a
forestieri. Sol dopo dieci anni (1803), Resanof con titolo d'ani-
basciadore vi fu spedito con due navi pel Capo di Buona Spe-
ranza ; prima volta che la bandiera moscovita sventolasse nel-
l' emisfero australe. Ma giunti a Nangasaky, non furono voluti
ricerere a terra , né lasciar comunicare co' natii e cogli Olan-
desi: invece di accoglierli nella sua cn pi tale, l'imperatore man-»
dò un plentpotente, innanzi a cui P ambasciador russo dovette
deporre la spada e le scarpe, e starsene acchiocciolato coi pie-
di sotto, e udirsi rifiutare i doni e l'entrate.
• Krusenstern, abile marinajo che capitanava quella spedizione
di tanta speranza , drizzò la prora al Camsciatka , esaminò le
coste di Saghalien e l'opposta della Tartaria, molta utili cogni-
zioni riportando per unico frutto. Più tardi (1811) il capitano
Gotowin fu spedito dal govèrno ad esplorare le coste medesi-
me e le isole Kurili; ma eccolo arrestato dai Giapponesi e mes-
so prigione cóll'equipaggio. Riusciti a fuggire, e ripresi, forono
ricondotti e posti in gabbie, e dopo due anni liberati per cam-
III. 19 ;
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290 POLO ANTARTICO
bio. La liberazione fu vivamente festeggiala dai Giapponesi ,
ch'essi trovarono estremamente umani e puliti , amanti la lei-
tara e le comode abitazioni, e l'apprendere : ma cognizioni del
paese non riportarono.
Con altrettanto ardore si continuarono le esplorazioni delie
terre antartiche , e principalmente dopo che la pace del 1815
diede maggiore sicurezza. Il capitano Filippo Parker-Ktng creb-
be la cognizione delle coste australi fra i tropici ; Botwel nel
1820 trovò le Sud-Orkoeys; Palmer ed altri cacciatori di fo-
che rider da lungi le terre che denominarono Palmer e la Tri-
nità. Bougainville e Du Camper nel 1823 perlustrarono l'Ocea-
nia. Nel 1819 il capitano Beliingshausen , con vascelli russi ,
molte nuove isole scoprì, arrivando sin al 70° 30* di latitudine;
e più meridionali di tntte, l' isola di Pietro I, e quella di Ales-
sandro I ; e fra loro un mare che dava mdizii di terra. L'in*
glese Weddell nel 1824 penetrò 3* 5' nei circolo antartico, vale
a dire dugènquaitordici miglia più che altro viaggiatore; e tro-
vò sgelato il mare che intitolò di Giorgio IV , e avvertì rallen-
tarsi la bussola, come ai polo artico.
Ma sotto il polo sono veramente ghiacci soltanto? o vi sta un
continente ?
Alcuni naviganti, accostandosi al sud, notarono indizii di ter-
ra; e la ebbe lungamente in vista jl capitano Biscoe nel 1830,
senza poterla , per avversi venti , raggiungere. L' americano
Morrell nel 1830, e &emp nel 33 confermarono il fatto, e pen-
sarono che, superando la prima barriera di ghiacci, si potreb-
be arrivare a terre antartiche. Pertanto crebbe ii fervore a que-
sta scoperta, e la Francia deputò il capitano Dumont IP Urvil-
le, l'Inghilterra Ross, gli Stati-Coiti Wilkes,per tentarla. D'Or»
ville, có\V astrolabio (182& 28) esplorò quattrocento leghe di
costa della Nuova Zelanda ed altre isole , recandoci copiose e
variatissime notizie; salse a maggior latitudine australe che al-
tri mai ; e sebbene dai ghiacci preso in mezzo , potè determi-
nare alcune isole, non vedute fin. allora che a gran lontananza;
e scórse la terra alla quale pose il nome d'Adelia, a 66° 30' di
latitudine, 1 58°.2P di longitudine orientale. Il giorno medesi-
mo la vedeva l'americano Peacock ; e fu costeggiata per mille
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TERRE ANTARTICHE £9f
settecento migliti, D'Urvitte , cui gì' Inglesi negano ogni meri-
to, nuove informazioni sarebbe ito a raccogliere, se nel piace-
vole tragitto fra Versailles e Parigi non fosse bruciato sulle
carrozze a vapore, egli tiferà tornato salvo da tanti perigliosi
mggf.
Intanto un vascello 'da balene mandato dal negoziante fin-
derby con alcuni soctt , sotto if capitano Giovanni Balieny , nel
1839, <M nuovi fatti appoggiava la presunzione, benché , spin-
tosi fin at 69 parallelo , fosse arrestato anch'esso dai ghiacci.
Wilfces americano, asserì essersi avvicinato a poche miglia alla
terra sotto il €7° 4' di latitudine, 147* 30' di longitudine orien-
tate, coi intitolò continente antartico; ma non potè raccogliere
che sassi, unico tributo di quel gelo.
Il 29 settembre 1839 il capitano Ross usciva dal Tamigi per
on nuovo viaggio al polo australe coir Èrebo e il Terrore , fa*
eendo via per Sant'Eletta, onde determinare il minimo d'inten-
sità magnetica sul globo. Approdo alla terra più meridionale-
che ancor si fosse toccata a 74* 47' di latitudine e 1 74° 16' di
longitudine est da Greenvich, e procedendo fin al 78* parallela
e al -187* di longitudine. Ghiacci atti cinquanta metri ed estesi
trecento miglia obbligarono a sospendere T per ripigliare col
nuovo anno, dopo aver navigato molto mare là dove Wilfces e
le carte americane aveano posto terra ferma. Il 1 febbrajo i Si A
erano cento miglia di là dal polo magnetico ; e si credette as-
sicurare che, mentre al nord v'ha due poli magnetici verticali,,
nell'emisfero australe ne esiste un solo. Così l'Inghilterra pian-
tò la sua bandiera nella massima vicinanza al polo ; eternò il
nome delia sua regina nella terra Vittoria, al cui limite è posta»
il vulcano -Èrebo, fero naturale a futuri ardimenti.
E gl'Inglesi sono quelli che più profittano delie scoperte e
delle colonie. Sebbene delle conquiste fatte nelle guerre della
Rivoluzione molte cedessero alia pace del l&15r conservarono
la penisola Malaja e la colonia di Singapor ; isola che , posta
aiPlestremo di quella, padroneggia lo stretto per cui traversano
generalmente le navi dirette ai mari della Gina. Fondata da «ir
StampfordRailes, valentissimo orientalista che dettò la storia di
Giova, con tale rapidità crebbe, che, dove nel 18 19 non area che
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292 COLONIE
un branco di pescatori e pirati malesi , oggi v' approdano navi
d'ogni paese, e nel 1836 vi a' importava per 33 milioni di fran-
chi, e se ne asportava per 3 1 . Indi, nel 182$, l'Inghilterra partì
fra sé e l'Olanda il dominio dell'Arcipelago Asiatico e della pe-
nisola , restando agli Olandesi le isole più ricche di prodotti,
Sumatra, Giara, le Molliche ; e gì' Inglesi serbandosi le posi-
zioni che più importano ad un sistema generale di cambii fra
l'Asia orientale, l'India e l' Occidente; sicché le colonie di Sin-
gapor e del Principe di Galles divenner centro delle nuove re*
lezioni fra noi e P Oriente più remoto, stendendosi ora anche
alla Cina.
• Delle colonie olandesi non sappiamo la rendila; ma immensa
ne dà il minerale, se Sumatra produce 10 milioni di libbre in*
glesi di polvere d'oro; Borneo per 13 milioni di franchi; Banca
& milioni di libbre di stagno. Raffi is stima a 100 milioni di fran-
chi la rendita annuale di Giara, e può computarsi a 20 milioni
quella delle Moluche.
Una volta alle colonie d'Asia nulla aveva l'Europa da portare
io ricambio ; ma ora vi si barattano le manifatture , e massi-
me di cotoni, in paese che altro vestito non usa. Ecco perchè
le colonie vogliono dirsi essenziali all'esistenza del l'Inghilterra t
come alle manifatture e all'alimento di quella plebe, che, esclu-
sa dai possessi , invoca pane. Solo la Cina non ha bisogno di
cosa che l'Inghilterra le offra: ma questa riuscì a renderle ne-
cessario l'oppio , in oota alle leggi dell'Impero ; e tosto sop-
presse nelle Indie la coltura del frumento per metterle tutte
a papaveri. Con questi «omministra alla Cina il seme letargico,
e ne riceve in cambio il the, che rivende a gran vantaggio al-
l'Europa, per estrarne il frumento che gl'indiani sono costretti
a comprare venuto di lontano. $ dunque una lunga catena di
operazioni" tra mercantili e fiscali , la quale andrebbe a pezzi
quando la Cina riuscisse ad escludere l'oppio , e l'ubbriacbezza
e i'imbrutfmento de' suoi figliuoli.
- L'abilità dell'Inghilterra supera di lunga mano quella de*pre-
Cedenti colonizzatori , vuoi nella scelta de' luoghi opportuni a
dominar i mari e assicurare lo spaccio delle sud merci , vuoi
AeM'osttnazione per ottenerli; e dappertutto cerca mescati* ove
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STCDIt ANTBOPOLOGICI E LINGUISTICI 293
molti-consumatori e nessuna concorrenza ; e nulla sfugge agli
sforzi, all'attenzione, all'ardimento, all'ammirabile perseveran-
za di quella nazione.
I viaggi di circumnavigazione sono ormai riprovati da molti,
attesoché tutto sia scoperto, né possano che offrire qualche os->
servanone d' astronomia o sul magnetismo terrestre o la tem-
peratura sottomarina: altri li credono opportuni soltanto affin-
chè anche delle Potenze che non tengono colonie venga rispet-
tata la bandiera fra paesi barbari ma per sciagura armati ,' e
che presto diventeranno Stati poderosi.
Gli ultimi viaggi furono diretti anche a crescere la nuova
scienza dell'antropologia. Blumenbach aveafoodato la distin-
zione delle razze sovra V organizzazione , e massime sulla con»
formazione de' cranii , designandone cinque con divisione più.
geografica che scientifica. Yi si associarono poi gli studii della
linguistica e della storia : indi ai dì nostri si precisò la scienza,
riconoscendo che vuol esser fondata sui caratteri fisici come più
stabili e meno arbitrarli , ma riscontrandoli colta storia: sul
* quale concetto vanno il lavoro di Edwards e le Ricerche sulla
storia fisica della specie umana del dottor Pritchard. Alcide
d'Orbigny esaminò i popoli dell'America meridionale j nel 1817
Luigi XVIII spediva Luigi di Freycinet ad osservare, oltre i fé*
nomeni magnetici « meteorologici dell' emisfero antartico , te
lìngue ei costumi ; Dumont D'Urville, giusta le istruzioni avu-
te per investigar il mondo nuovissimo , raccolse cadaveri , mo-
delli , impronte , appunti sui caratteri fisici e morali di paesi
misti di tante razze ; ottocento sessantasei' disegni d' uomini ,
d' arme, d'abitazioni, d'attrezzi portò ; quattrocento di coste e
di paesaggio ; oltre cinquantatrè carte finite e dodici schizzate,
di coste , di porti , di rade : atteso che , se una volta , trovata
un' isola, bastava determinarne la posizione stando in rada, ora
al contrario si vuol avere riconosciuta ogni cala , e i fondi , e i
passi ; e alle designazioni astronomiche aggiunger le fisiche e
naturali.
Così l' Europa in tre secoli diffuse la sua popolazione per
tutto il mondo senza impoverir sé stessa ; mentre le altre raz-
ze, quasi escluse da questa gran legge del progresso* declinalo
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' 294 DIFFUSIONE DEI BIANCHI — MISSCONI
di numero e di potenza (1).fn America, anche ne' paesi di schia-
vi, i Negri si perdono o per morte o per mistione ; le tribù in-
digene si ritirano dinanzi ai dilatantisi seminatori di grani*
Ormai parlasi d' Europei parlando di tatto il mondo ; gP inte-
ressi nostri agitano te alleanze o le guerre dell' India ; amba*
sciadori europei discutono le decisioni della Corte persiana a
dettano i firmani del Granturco ; Camere europee librano la vita
dei Negri e la ricchezza de9 Gialli, .
E però , se e' inorgoglì» V insigne spettacolo degli ardimenti
umani , che s1 affidano a procelle sconosciute o a piani intenta*
ti, ci consola il federe da per tutto effondersi la civiltà, comun-
que non sempre nelle forme migliori e per le vie più giuste»
Neil' Oceania , ove più di 25 milioni d' uomini cosi differenti si
agitano sopra uno spazio di 600 mila miglia quadrate , il cri*
arianesimo, le scienze, il commercio introducono una trita nuo-
va , per modo che già le sue vicende contribuiscono alle euro-
pee. Quell' infinità di coste agevola gli approdi, quanto li difB-
culta la compatta Africa ; e ornai le genti iavecchiatejsono scosr
se al contatto delle nuove , e dall' esercizio che colà cercano
Pavidità del negoziante , P indagine del filosofo , sovrattutto Io
zelo del missionario.
Fu delle più stupende istituzioni della Chiesa Cattolica quel-
la de propaganda fide , per cui da Roma» diffonde, a tutto il
mondo un esercito di missionari!* , cioè di persone che , coi soli
mezzi della dottrina , della persuasione , della carità , sfidano
ogni lontananza, ogni pericolo per redimere anime alla religio-
ne , cioè alla società civile , ai connubii legittimi , alle idee di
proprietà , alle immortali speranze. Anche la filosofia più bef-
farda è costretta ad ammirar questi frali eroi, che basterebbero
a redimere le colpe imputate ad altri frati che intrigano nelle
Corti, e che ricorrono ad arji di cui vorrebber il privilegio i loro
nemici.
(1) Testé si cercò spiegare fisiologicamente il deperire delio
razze indigene, asserendo che, quando una donna di colore ge-
nerò da un Bianco, più non sia fecondabile da altro d' inferiore
stirpe ; talché scema il numero dei nati di colore, e moitipli*
qano le gradazioni.
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missioni 293
ì! protestantismo manca di quell'unità e di quella esclusione
che dà forza ai Cattolici ; ma volle pur esso ben meritare de!»
l'umanità àdoprando a disselvaticbire i Barbari. Da 150 anni la
▼arie comunioni protestanti d'Inghilterra, d'America e del con-
tinente europeo , e principalmente i Metodisti , formarono so-
cietà per propagare il cristianesimo , molti milioni ad oprandovi
annualmente, e spargendo a centine di migliaja le bibbie volga-
rizzate ; libro per verità non il più acconcio ad assodare e cliia-
rire le credenze di popoli nuovi. Nelle sole stazioni di Ganton ,
Malacca, Batavia, Penang e Singapor , stamparono in milanese
e cinese più di 44,000 opere di dottrina cristiana, che formano
oltre 750, «00 mila volumi. I missionari! inglesi approdati a Taiti
nel 1799, scarsamente fruttarono , sinché nel 1807 si dichiari
lor protettore Pomaré, il quale promise rinviar il dio Oro, pur-
ché fosse compensato con gente, vesti e principalmente armi ,
oltre V occorrente a scrivere. Allora dunque si sbandi quella
sanguinolenta idolatria, e il tabù, eh9 é una specie di interdet-
to di toccare o vedere una cosa dichiarata sacra j Io che attri-
buiva un immenso potere ai sacerdoti , i quali punivano chi Io
violasse. Cessato il tatuarsi e V andar nudi, s' introdusse il gu-
sto de' piaceri nobili, si dirozzò la lingua ; e di là come da se-
minario partono moltissimi educatori, che usando la lingua e te
idee paesane, meglio profitteranno.
Alle isole Sandwich , trovale da Cook nel fondo della barba-
rie , nel 1820 giunsero missionari! americani con giovani natii
educati agli Stati-Uniti e rési cristiana £ sebbene gl'indigeni
alla prima li respingessero, poterono insinuarsi, massime allor-
ché Liboliho , re violento e briacone , morì in Inghilterra net
1830. La sua vedova foahuman si fé* cristiana , e dietro a lei
molli capi; A quest'ora un terzo della ^ente sa scrivere ; nu-
merose scuole vi sono istituite, 4 stamperie, manifatture assai;
P ascia di pietra si mutò in ferro j lavorano barche, tavole, at-
trezzi domestici ; copronsi ; attorno agli altari che inondavano
di sangue, or si raccolgono al sermone e alla preghiera ; i re,
V un de'quali uccideva chiunque comparisse, meglio ornato di
lui , e un altro cinse il suo palazzo d1 un muro di cranii , oggi
hanno leggi ed amministrazione.
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206 MISSIONI
Pure il predicatore anglicano va alle missioni con moglie e
figliuoli, onde non è meraviglia se gli manca la risolutezza del
martirio, e se si riduce ad insegnar una morale di rette più òhe
di generose intenzioni : e i grossolani intelletti traggono "a stra-
nissime significazioni l'arcana parola e il mistico racconto della
Bibbia.
I Cattolici non poterono guari onerare nel mone» nuovissi-
mo ; tuttavia non mancarono/ e la congregazione di Propagan-
da , nel 1835 , affidò quelle missioni ai sacerdoti di Picpus , i
quali convertirono le isole di Giambier, e nel 1837 già v'aveano
1,700 battezzati. Da Roma queste sentinèlle avanzale delia ci*
viltà sono diffuse per lo più in modo , che Francescani e Ago-
stiniani vadano nell' America meridionale, e nell' Asta posterio-
re ; Cappuccini nella superiore e in Africa ; Carmelitani In Pa-
lestina ; Lazaristi nell1 America settentrionale ; Padri dell'Ora*
torio al Seilan.
Ma le rendite di quella Congregazione non passano i trecento
sessantamila franchi , troppo scarse per inviare operai su tutto
il circuito del mondo. Vi soccorsero alcune recenti istituzioni;
quali sono, oltre H Seminario delle Missioni straniere a Parigi,
la Società Leopoldina in Austria, diretta a vantaggio dell'Ame-
rica settentrionale ; e principalmente V opera della Propaga-
zione della fede istituita a Lione nel 1822, ove tutti i Cattolici
sono invitati a contribuire la tondissima somma di un soldo per
settimana , la quale moltiplicata pel gran numero , frutta ogni
anno ingenti somme , di cui si ajutano le missioni , e si diffon-
dono i ragguagli delle generose correrie di questi eroi della fe-
de e della carità.
Vie più vantaggerà l1 introdurre ne' paesi nuovi i vescovadi -,
e formar sacerdoti indigeni , la cui efficacia è molto maggiore
che quella di forestieri. E per tali vie si son messe ora le mis-
sioni ; e 20 vescovadi o vicariati apostolici vi si istituirono dai
1840 al 44 ; vicari indigeni son nominati nel Seilau e nella per
cisoia di qua del Gange : l'Australia che nel 1820 non aveva
un prete, or ha un arcivescovo a Sidney : un vicario apostolico
diffonde la verità ai miserabili Negri della Guinea. Nell'America
del Nord, ove nulla opprime la potenza ecclesiastica, nel 1799
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COMMERCIO 29"?
non ?'avea cbe il vescovo di Baltimora ; nel 1831 vi stavano al-
tri io vescovi ; 16 nel 1843 ; 25 nel 1846, e tre nuove sedi si
domandano. Dal vescovado di Zuebec altre diocesi nacquero nel
paese fra la baja di Hudson e l'Oregon ; e nell'immenso Oregon
la Santa Sede ha divisato dieci diocesi, e nominò un arcivesco-
vo e due vescovi. II seminario di Pondicbery, unico ancora nel
1843, contava appena 15 allievi; ora 80 ; e 40 altri in due nuo-
vi seminarli. Neil* India transgangetica la scuola di Pulio Pi-
n*Dg conta 200 allievi ; un' altra ne sorge a Hong-Kong ; altre
nel Tonking e nella Corea; perocché il bramismo e il culto ra-
zionalista della Cina mal resistono ali1 esempio europeo e ai
mtssionarii, precursori pacifici della luce; e testé vi furono ab-
rogate le leggi cbe vietavano il culto cristiano. L'islam in Asia
e nella Malesia faceva già alcune conversioni , ma ora sono ri-
servate agli Europei , e il suo apostolato cessò. In tal modo
l' Occidente ripaga all' estrema Asia l'antico debito dell' incivi-
limento , e ai Barbari non manda soltanto le merci sue , il suo
lusso , i suoi vizii , ma lo splendor della verità e l' educazione
degl' intelletti e delle volontà.
Quesl' educazione procede anche per le operose vie del com-
mercio. Esso in Oriente perdura in quella sua vita così partico-
lare , stazionario perchè errante. Il passaggio delle grosse ca»
Avane assicura ciascun paese cbe , a tempo fisso , riceverà le
tali derrate ; onde nessuno si briga d'andarle a cercare, aspet-
tando come s'aspetta cbe il sole maturi i frutti. E se il com-
mercio europeo è in procinto di ripigliar la via che teneva prt»
ma di voltar il Capo di Buona Speranza, le carovane ridiverran-
no importanti , e i pellegrinaggi alle sante città , che ora i rio
chi non compiono se non per rappresentanti , con i scapi lo an-
che de' traffici, forse rinnovandosi, ajuteranno a schiudere l'A-
frica interna ad un incivilimento imperfetto) che dissodi il cam-
po per uno più compiuto.
Alcuni paesi escludono paurosamente ogni mercadante fore-
stièro. Tale è il Giappone , dove agli abitanti , dopo il 1637 , è
interdetto il viaggiar fuori , e il solo, porto di Nangasaki è dis-
chiuso a determinato numero di navi della Cina , della Corea',
dell'Olanda , gelosamente osservato. Raccontano che , al con-
trario, il commercio interiore sia favorito con ogni sotleciUidi-
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298 MINIERE
ne e v' abbondi ogni ben di Dio ; ma difficilmente noi accettia-
mo di lodar chi si cinge d' arcano. .
I Cinési trafficano fuori, massime nell'Arcipelago indiano,
nelP India transgangetica e netta Papuasia ; e soli esercitano il
commercio nei Regni di Siam e di Aman. Anche dall'India trans*
gangetica sono forchiusi gli Europei , eccetto l' Impero Birma-
no e qualche luogo della penisola di MaTacca. Ma quai barriere
resisteranno alle macchine a vapore, che centuplican la poten-
za produttrice , e che dall' Europa in sei settimane portano al*
l' India e in due mesi alla Cina ?
£ da per tutto penetra la portentosa attività degli Inglesi ,
«Ila quale vengono ora emuli poderosi i Nord-Americani e i
flussi. A quest' ultimi portò nuove fortune V oro che si abbon-
dantemente scavarono. É noto che fonte de' metalli preziosi era
sempre reputata l'America, talché la scoperta di questa mutò
it valore delle cose. Dalla scoperta in poi si calcola stasi colà
scavato in argento pel valore di ?6,703 milioni ; e di 9,901 in
oro. La produzione crebbe al principio del secolo nostro , poi
le turbolenze dell' America spagnuola interruppero i lavori. A
quel tempo però cominciava la Russia a conoscere le sue nuove
ricchezze , in una zona lunga un quarto di circolo in quell'al-
tezza , dal Camsciatka fino al meridiano di Perm , e larga da ft
gradi , in cui stehdonsi immensi depositi aurìferi. Nel 1836 li
Corona trasse dall'Urei 2,1 08 chilogrammi d'oro ; dalla Sibe-
ria 338 ; ed i privati , 2,<;90 dall' tirai , 1384 dalla Siberia. La
produzione crebbe via via , sino a dar annualmente una metà
più che l'America (t) , prima che la California rivelasse i suoi
tesori, che in pochi anni diedero mille milioni.
(1) Michele Chevalier valuta cosi 1* annua (piantila dì metalli
scavati:
Argento Oro Valor totale
Amor. kil.614,64l.fr.136,476,000.kil. ft,954fr.5M54,000.fr. 187,9*0,000
Snrop. a «20,000 b 26,667,000 i 1,300 » 4,478,000 i 31,145,000
Buxia. » 20,720 > 4,601,000 » 22,564 * 77,720,000 > 82,524,000
Africa., i i » B i » 4,000 J 15,778,000 i 13,778,000
Arcipelago della
Sonda. » • i B i 4,700 * 16,189,000 » 16,189,000
Vani . i 20,000 • 4,444,000 > 4,000 i 5,444,000 » 7,888,000
Toiali. kil.775,361fr.ì72, «91,000 kil.48,498fr.167,045,030fr.550,234,000
Per F Europa si ?aluta chela Germania settentrionale dia 30
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MONOPOLIO E LIBBBTi 599
Nessuno e1 incolperà del badarci su queste particolarità ; le
quali non è pia necessario dimostrare quanto s' attengano al
movimento generale dell* incivilimento e alle vicende politiche»
Che se la storia delle scienze è quella de' pensieri deli1 uomo ,
fa storia dell1 industria è quella della sua intelligenza, applica*
ta ai bon essere materiale della società.
Or sarà sempre memorabile il movimento che anche in quo* '
sta parte acquistala libertà. Un* esperienza costosa insegnò fal-
laci le vie per le quali pretendessi dar anima al commercio ed
alle colonie, privilegiando alcuni a scapito degli altri, inceppan-
te la natura stessa ne1 doni ond1 è più generosa. Più crescono
i rigerì per conservare il monopolio, e più gli elude il contrab-
bando: le colonie emancipate convinsero che i coloniali posso-
no coltivarsi da mani libere , purché non ne sia incatenato lo
spaccio.
Una Compagnia forza & che abbia interessi diametralmente
opposti a quelli della colonia ; e poiché essa può dettar leggi
e prescrivere le condizioni , ne consegue che per proprio van-
taggio cerchi la rovina di questa. Tanto s'avverò dovunque il
commercio fu privilegio d'una società; e poiché degli errori eco*
mila chil. <T argento, e la meridionale 25 mila ; la Spagna 50
«ila. Se ne estrae per lavatura nella Cina e nell' India : par-
Usi d' oro a profusione nel Giappone. Qui si può istituire un
calcolo curioso. Secondo Humboldt e Ward, il danaro esistente
is Europa, Asia e America al fin del 1809, dedotto 1/420 per
perdita e uso, era di 11,643,269,500 lire: alla fine del 1829
ne sarebbero scemati 1,663,036,000. La popolazione del globo,
prendendo la media, è di 737 milioni. Onde s' avrebbe che per
medio , ciascun individuo dovrebbe possedere lire 13. 54 ; o ,
se si aggiunga anche il danaro d' Africa , affatto ignoto, 15, o
al più 16 franchi.
Dell9 argento la maggior quantità monetasi in Francia , ove
B* é per tre miliardi e mezzo , cioè cento franchi per testa ;
mentre in Inghilterra n' è solo 1 ,200,000,000 , cioè quaranta*
quattro franchi per testa. La profusione d' oro trovato nella Ca-
lifornia fa temere uno scredito di esso a confronto dell' argento,
e perciò si demonetizza, cioè gli si toglie il valor legale.
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300 MONOPOLIO E LIBERTA
Domici portano infine il castigo quegli stessi che li commetto-
no, potè vedersi come tolte le Compagnie , dopo un istante di
"prosperità, cadessero nel languore, e finissero coh fallire. Quel-
la che sovra tutte si segnalò , fino a dominar un Impero più e-
Meso che Roma antica , fu costretta rivelar le sue piaghe per
invocar rimedii che ne tardasser la morte. Eppure essa potè
sciogliere un problema, che i secoli aveano lasciato intatto.
L'India, e prima e dopo la scoperta del Capo , era sempre sta*
ta la voragine di tutto l'oro del mondo. Ivi colava quel che gli
Spagnuoli traevano d'America; vascelli d'Olanda, d'Inghilterra,
di Portogallo, d'India portavano le merci della penisola gange-
tica al Pegù , a Siam», a Seilan , ad Achem , a Macassar , alle
Maldive, a Mozambiche, a tutte le parti di quel mare , e ne ri-
portavano danaro alla penisola ; colà rifluiva quel che gli Olan-
desi traevano dal Giappone. E sebben all'India bisognassero il
garofano, il rame, la cannella, la noce moscata , che riceveano
per mezzo degli Olandesi ; lo stagno dell'Inghilterra , i cavalli
della Persia e dell'Arabia , il musco e i vasi della Cina , i frutti
del Cabul, le perle di Bahrein, tutto ciò baraltavasf coi prodotti
dei paese.
Sol dopo la conquista degl'Inglesi mutasi ragione ; e dacché
l'uomo ebbe recato a suo servigio il vapore , all'Oriente man-
dammo , non più solo danaro , ma nostre manifatture , e i tes-
suti finissimi che chiedevamo un tempo dall'India e dalla Gina.
Ma già prima se ne smungea danaro continuamente, riducendo
I'iudigeno a dover comprare il suo sostentamento dagl'Inglesi ,
mentre lascia i campi non coltivati che a papaveri, i quali som-
ministrino le stille soporifere con cui avvelenar la Cina, per ca-
vare da questa il Ine, che nuovo danaro procacci all'Inghilterra.
Sì sterminata tirannide per qual fine ? Perchè il commercio
inglese rimanesse incatenato nelle imprese che la privata ac-
cortezza avrebbe rese profittevoli ; e la nazione pagasse più ca-
re le merci provenienti dall'India e dalla Cina. In fatto, non ap-
pena il monopolio fu rotto nel 1814, si vide quei mari coprirsi
d'intraprendenti speculatori, raddoppiata l'attività e i guadagni,
agevolati i consumi , l'asportazione dei tessuti dall'Inghilterra
divenir cinquanta volte maggiore, e lutto ciò risparmiando allo
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COLONIE 501
Stato le speso, che enormi gli contava il mantenimento del mo-
nopolio (1). *
Conosco le ragioni per le quali s'insinua essere opportune le
colonie : l'esercizio che con esse si procura alla marina ; il ri-
spetto che s'ispira per la bandiera delle varie nazioni ; infine
la gloria. Ma l'Asia oggi non è più quel che ai tempi di Vasco
di Gama e dell'Albuquerque 1 ne pia è a temere che la mezza-
lana eclissi io splendido meriggio dell'Europa : l'America non
pensa a conquistar l'Europa , lenendo piuttosto ad assodare la
<sna mancipazione , ed a. mandarci esempii di imitabile libertà ,
unica vendetta alle offese de' nostri padri.
Intanto i conti di tutti gli Stati mostrano quanto costino le
colonie ; e la Martinica e la Guadalupa hanno verso la Francia
un debito di 130 milioni , mentre non eccede i 300 milioni il
valore della proprietà loro immobile. Colle colonie dunque non
si fa che restringere il numero de' consumatori e de' .venditori ;
la legislazione ad assurdi regolamenti trovasi obbligala per so-
stenere una condizione di cose repugnante a natura; la morate
poi addita la schiavitù , inevitabile forse con quel sistema , di
coi la liberazione degli schiavi recherebbe la distruzione. Le
settentrionali poterono manciparsi perchè agricole, e in conse-
guenza divenute nazione propria ed indigena; ma altrimenti va.
il caso nelle Indie orientali e ne'possedimeuti di Spagna e Por-
togallo. Eventi straordioarii , come la rivoluzione francese e le
guerre di Spagna , poterono ereare una repubblica di Negri ad
Haiti, e costituzioni nella Colombia; ma del resto, nulla dà in-
cammino naturale all'emancipazione delle colonie, salvo che gli
stessi Europei le abbandonassero per scegliere altri luoghi più
vicini donde aver i medesimi prodotti.
E qui sottentra la pratica a domandare: perchè far io queste
lontanissime isole le piantagioni che prospererebbero in Sicilia,
in Spagna, e massime sulle coste africane, dove crescono spon-
(1) La «coperto del guano , ingrasso animale, rete un tratto
ài somma importanza Isciuboe ed altre isole sotto 11 Cupo di
Buona Speranza. Dalla prima se ne levarono ia brev'ora 500,000
tonnellate. Altrettanto avviene «ra.eoUa gifU» perca.
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30£ LrOWHWB
lanei il cotone, la zucchero , if caffè, e dorè quasi indigeni I
Negri, che a tanto cotta recansi in America? Poi la scienza in-
terroga r perchè cercare Io zucchero alta Guadalupa e aH'Avs-
na, quando ai pub averto in casa dai granoturco- e dalla barba-
bietola ? So le risposte die vi ai danno *r mar non pajona elle af-
fatto di convenienza? e credete debbano far fon» nell'avvenire?
Altri acquisti , altre glorie allora si cercheranno nelle sco-
perte, e la diffusione della civiltà e la Hbera comunicatone dei
prodotti e la mutua soddisfazione de*bisogni e de'piaceri,. e av-
vicinar gli domìni d'ogni clima , perchè compiano d'accorda la*
sublime destinazione. Se la civiltà venne inoltrandosi da Orien-
te ad Occidente, è mirabile P inclinazione che sempre conser-
vò a tornar verso le sue sorgenti -T e come negl'istanti di mag-
gior floridezza procurassero gl'Imperi d'assicurarsi i luoghi che
dan passa all'Asia. Alessandra poneva- hi sua città dove Pistma
dì Suez fa argine at mari che recano all'estremo Oriente } Co-
stantino sceglieva sul Bosforo un nuovo nido all'aquila romana,
i^ido che poi doveano disputare i crociati ,i Moogolfr i Turchi, i
Russi; i califfi della penisola natia mutarono a Bagdad o a Bea-
sora la sede del loro impera e il gran baoea de* torà commer-
cio j i Franchi cercarono piantar la croce m Palestina e sulla
coste di Siria; Colomba e Vasca di Gema moveana per opposta
'cammino alla ricerca del medesima paese} per trovarvi un pas-
saggio più breve ostinansi gii uomini contro i ghiacci eterni del
polo artico. Ed oggi stesso vedete la Russia e l'Inghilterra,
uniche Potenze conquistatrici, distendersi coutiuuo verso l'O-
riente, l'una pel Caucaso , Paftra per llndia , mentre guatano
con cupidigia l'istma di Suez e il Bosforo. L'Inghilterra siede
tiranna di quelle Indie, la eoi antichissima società rendea diffi-
cile il penetrarvi \ e suìP immenso spazia che sta dall' Inda al
Bramaputra e dal Mare Indiano alle montagne del Tibet ì pos-
siede 150 milioni di sudditi e 40 di vassalli e tributarli. La Rus«
sia occupa il pendìo settentrionale dell'antico continente fin al
Camscialka e al mare di Behring, e assoggettando tribù erran-
ti , che riduce a vita agricola , preparasi a spinger nella Cina
le orde che altre volte la conquistarono, ma dopo averle incivi-
lite. I contrabbandieri intanto ne violano la muraglia e i porti
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CIVILTÀ 305
per insultarne re leggi; e una spedizione dì poche mfgliaja d'In*
glesi contro un Impero di 350 miriooi d'uomini, porta nella pa-
ce di Nankin (agosto 1842 ) a schiudere cinque porti di quel-
l'Impero aiP Europa , perchè là pure prosegua il trionfale suo
corso, e l'inestinguibile brama dei movimento e dell'infinito; e
l'isola di Hong-Kong in man degl'Inglesi diverrà ben tosto un'aia
tra Gibilterra , che padroneggi il fiume di Canton ( t).
Ma ormai per diporto voi potete, in due anni, circumnaviga-
re H globo; e, se più liete idee fi piacciono , una baoda di can-
tanti italiani avrà fra poco compiuto quel giro, ripetendo le ar-
monio di Rossini, al Capo, a Goa, a Calcutta ; a Macao.
L'America non soffre più che l'angusto istmo di Panama frap-
ponga mrgltaja di miglia tra i due mari che le bagnano i fian-
chi , e le nazioni eoropee s' affrettano ad occupare stazioni per
quando un breve tragitto congtungerà le Antiiie alle Marchesi.
Intanto battelli a vapore salgono allo insù dell'Eufrate, del Ti-
gri, dell'Indo, del Niger; corse regolari sono stabilite dall'In-
ghilterra alla Nord-America e all'estremo dell'India; là via del '
Capo non è più unica all'Oriente , arrivandovisi pei gran fiumi
della Mesopotamia , e per Alessandria , il Cairo e Suez , almen
con lettere e merci di piccol volume , finché non s'apra quella
lingua di terra.
Dapprima sembrava un gran che il percorrere 1 6 chilome-
tri l'ora per le poste ; ora uomini e merci ne fanno sin 54: ri-
salendo per otto o novecento leghe contro i fiumi più rapidi ,
si fondano Stati in contrade che pareano. eternamente separate
dalle civili. E chi dirà gli effetti delle rotaje di ferro quando
possano solcare tutto il nostro continente, capitare alla reden-
ti) Secondo V informazione data al parlamento nella sessione
del 1845, le colonie inglesi,, non contando F India, danno una
popolazione di 4,674,335 anime: il valor delle loro importa-
zioni in Inghilterra è di 10,405,019 sterline; e l'asportazione
di 17,318,670 ; il valor dichiarato delie loro asportazioni in
prodotti inglesi e irlandesi è di 8,070,717 sterline ; i loro va-
scelli entrati sono 2788, di 860,729 tonnellate; e gii usciti
3077, di 911,033 tonnellate.
3.04 ClVlLTl
ta Costantinopoli, a Trebisonda che.ricupera l'importanza na-
tica, e donde già s'aprono comunicazioni per Erzerum e Tauris
con Abukir sul Golfo Persico, e di quivi eoo Bombay ?
- Procedasi alacremente ; le scoperte sono un sacro dovere ,
giacché portano a soddisfar meglio i bisogni, a stendere il do-
minio dell'uomo sulle regioni ancora incoile della creazione
terrestre , a popolare il mondo di gente sempre più estesa e
perfetta, a far nascere famiglie regolari e auriche in paesi che
non aveano avuto se non disordine e nimicizie , ravvicinare gli
uomini e le nazioni affiochè di conserva domino ed usufruttino
la natura.
I modi soltanto dee la civiltà migliorarne. Al tempo di Co-
lembo e di Vasco le nazioni furono guidate dall'entusiasmo, ca-
rattere dominante di quell'età; ora tutto è calcolo : allora pre«
tendeasi convertire per forza ; ora gl'Inglesi spingono la tolle-
ranza nelle dominazioni indiane sino a permettere che le vedo-
ve continuino , centinaia ogni anno , a bruciarsi sui roghi dei
mariti: allora anche l'uom dabbene permettessi gravissime cru^
delta , nella orgogliosa persuasione della superior. sua natura ;
oggi anche il ribaldo s'astiene dagli eccessi per riverenza a quel-
l'opinione, che trovò un organo sì formidabile nella libera stam-
pa. Oggi le scoperte si dirigono per interesse scientifico o fi-
lantropico ; e se gli antichi vantarono quel re di Sicilia che ai
vinti Cartaginesi pose unico patto il cessare dai sagrifizii uma-
ni i °8&i °gQi trattato coi Negri dell' interna Africa , non meo
che fra principi europei, inchiude l'abolizione di un traffico in-
fame, a toglier il quale pajoho perdonabili perfino gli abusi. Og-
gi vuoisi guidare i coloni colla persuasione , all'esempio, col-
l'efficacia d' una civiltà superiore ; rispettar l' individualità dei
popoli , e persuadersi che arriva un tempo in cui il fanciullo
deve esser mancipato , e al padre non prestare più il soccorso
di braccia servili, ma il concorso libero dell'intelligenza.
Troppe prove convinsero quanto le nazioni s' ingannino fon-
dandosi sull'egoismo e sull'esclusione , e cercando i proprii in-
teressi a scapilo di quei del genere umano. I battelli a vapore
han anzi resa impossibile la gelosia coloniale ; e il libero spac- <
ciò dello zucchero, del caffè , del coione, che ormai alle cole-
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CIVILTÀ 305
me è consentito , farà risaltare i vantaggi della libera cultura ,
né più reputare necessaria la schiavitù , dalla quale non può
uscir che male e mal per tutti, non v'avendo bontà di cuore, o
larghezza di leggi , o clemenza di padroni che basti a miglio-
rarla. Pertanto alla politica d'esclusione succederà quella d'af-
fratellamento e di reciproca generosità: creato a viver di lotta,
l' uomo la continuerà , non più guerreggiando per sottometter
gli uomini, bensì per domate la natura. Solo dopo conosciuta a
pieno la superficie del nostro pianeta, potrà sperarsi di daral-
l'incivilimento il carattere suo di grandezza e generalità. Or be-
ne, restano ancora da esplorare il cuor dell'Asia e dell'Africa ,
della Cina, della Nuova Olanda ; e l' ardore riflessivo che oggi
porta verso quei paesi sembra annunziato da circostanze, e for-
se verrà seguito da effetti conformi a quelli del tempo di Co-
lombo. Allora erano recenti la scoperta della polvere e della
stampa, come ora quella del vapore e dell'elettro- magnetismo;
allora cadeva la potenza musulmana in Spagna, ora si sfascia o
trasforma a Costantinopoli; allora rinasceano gli studii classici,
ora gii orientali; allora nacque la Riforma e l'assodamento del-
ie nazionalità europee: quel che oggi s'incammini, lo vedranno
i nostri figli; certo però gli eroi non saranno né Lutero né Car-
lo V, né (speriamolo) Cortes e Pizzarro.
Solcato il continente da strade ferrate, ravvicinato il remoto
Levante , reso il mare più sicuro che non poc' anzi la terra ,
estinta la pirateria de'Barbareschi, tolte o modificate le dogane
e le quarantene, restituita l'importanza alla Grecia, all'Egitto ,
una rivoluzione grandiosa come quella del XV secolo muta og-
gi le direzioni del commercio, veicolo d'idee non meno che di
ricchezze; e scema importanza al Capo per restituirla alle stra-
de su cui l'Italia stampò orme grandiose. Lago europeo diventa
il Mediterraneo, e in quello si prolungano come sentinelle avan-
zate la patria nostra e la Grecia. Saranno esse destinate a ve-
dere strapparsi dalle avvinte mani uno scettro che lor destinò la
natura? Pochi momenti , e la gran rivoluzione sarà compita; e
> le nazioni che non avranno saputo o potuto profittarne , si tro-
veranno condannate ad ancor lunga nullità. Possono taluni pen-
sarvi senza fremere di generosa impazienza ?#
IH. 2S>
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306 SCIENZE — STDOMENTI
Scienze.— Matematica e Fisica.
Mentre questi alla scoperta e all'esplorazione di nuovi paesi,
altri faticavano a rivelare i campi del pensiero , e stendere il
dominio delle scienze, e attestare non esser vero che al mondo
domini solo la forza.
Lo spirito umano inorgoglito volle tessere il catalogo delle
proprie ricchezze ne\V Enciclopedia (a), donde appariva il con-
tinuato progresso delle scienze, appunto allora che rinnega vasi
il passato e si volea rompere la catena delle tradizioni. Frenata
la rivoluzione , i consoli di Francia , nell* anno X , ordinarono
cbe l'Istituto facesse un ragguaglio dei lavori finiti in ciascuna
scienza dopo il 1789. Cuvier e Delambre, vasto intelletto Pupo,
spirito metodico l'altro, erano relatori per la fisica ; per la stor-
na e la letteratura antica l'erudito Dacier j per le belle arti Le-
breton ; per la lingua e letteratura francese Giuseppe Chenier,
gusto severo : le scienze morali n'erano state cancellate (1).
Napoleone, cbe amava le scienze positive quanto detestava filo-
sofi e letterati , nel ricevere (1808) quella relazione disse : HO
voluto ascoltar di bocca vostra i progressi dello spirito urna»
no in questi ultimi anni , affinchè quel che voi avevate a
dirmi fosse inteso da tutte le nazioni,
E per verità, in nessun tempo le scienze apersero Tali a sì
largo volo. Dapprima gli osservatori erano isolati e pochi , ora
dappertutto e moltissimi; vedono sui luoghi stessi ; comunicano
fra sé per mezzo de' giornali e degli atti accademici. Preziosi
siromenti, il gonimetro riflettore, bilance sensibili alla milione-
sima parte dell' equalità pesate, cronometri da valutare un mil-
lesimo di secondo, procurano l'esatta conoscenza e misura dei
dati fisici , e fanno apprezzare l' accuratezza degli sperimenti ,
e correggere gli errori dei risultati ; lo sferometro surroga il
(a) Ma sì possono dir ricchezze una somma di cognizioni avvi»-
iuppate di perniciosi errori ?
(4) Luigi Filippo nel 1840 ordinò un ragguaglio de' progressi
di queste, ma non/u compilo,
MATEMATICA — LAGRANGIA 307
tenso del tatto a quel della vista negli oggetti minuti, potendo
dividere in ventimila parti un1 oncia di lunghezza ; più potente
è ancora la leva di contatto; la bilancia di torsione di Coulomb
misura a puntino i gradi d' una forza impercettibile ; altrettanto
il galvanometro ; Arago e Fresnel ingegnarono a calcolare i pò»
feri refrattivi dei mezzi trasparenti, per via della difrazione ; il
pendolo, approfondito sotterra , rivelò la costruzione geologica
degli strati ; il microscopio di Ebrenberg vivificò grandissima
parte della materia , trovando animali infusorii silicei fin nei
tripolo e nell' opale.
Lo stromento più potente d'analisi, la matematica, insigne-
mente si raffinò. La discussione nata sulla priorità delle sco-
perte fra Newton e Leibniz dissociò i matematici continentali
dagl'inglesi , i quali asserivano impossibile aggiungere nulla a
Newton ; e interrotto lo scambio di cognizioni , di sperienze ,
d'opinioni , la dottrina delle flussioni poco fu applicata ad ac-
crescere l'impero dell'uomo sovra le combinazioni di quantità,
finche le opere dei grandi analitici ilei continente vinsero al fina
i pregiudizi! nazionali degU isolani , e vi eccitarono illustri eul-
tori. Il metafisico Berkeley al sistema delle flussioni e al prin-
cipio dei limiti oppose obbiezioni dedotte dall'imperfetto lui*
goaggio ; ma D* Alembert mostrò nel senso più semplice l' ap-
plicazione della teoria dei limiti , e assegnò dogmi generali al
movimento' de' solidi e de' liquidi. Lacroix riepilogò e librò i
lavori di molti intorno al calcolo differenziale ed' integrale. La
metafisica di questo fu tentata da Lhuillier, col ricondurne tut-
te le circostanze alla considerazione dei limiti ; infine Luigi La-
grangia da Torino (173&-1813) die la sua Teorica delle fun-
zioni analitiche.
Già di diciannove anni , esaminando l' opera di Eulero sugli
isoperimetri, rispose al desiderio di questo, esibendo un meto-
do di calcolo , indipendente da qualunque considerazione geo-
metrica ; e il teorema di esso intorno a una nuova proprietà del
movimento dei corpi isolati , seppe generalizzare a tutti i pro-
blemi di meccanica (Principio della minima azione). Eulero
proclamò le scoperte del giovine suo emulo , alle quali die no-
me di Metodo delle Variazioni* Ammirato allora da tutta Eu-
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308 MATEMATICA
ropa , moltiplica i lavori sulle matematiche subtimi : franco e
semplice ^ filosofo senza strepito, come Federico II il chiama-
va, costringe l' invidia al rispetto, se non può all' amore. Nella
Teorica, sempre inlento a generalizzare i princfpii, arrivò alla
metafisica delle funzioni primitive e derivate , tutto riducendo
ad un' investigazione algebrica elementare, rimovendo dall'ana-
lisi ogni idea d'infinitesimi, di flussioni, di limitj, e dall'appa-
rato delle soluzioni le complicate costruzioni cbe nocevano al-
l' eleganza e uniformità. Perocché egli fu detto il Bacine de'ma-
tematici per l' eleganza di forme che associava alla generalità
di metodo e all' unità di concetti ; e il suo stile rimase classico
nell'analisi. Avendo Gauss pubblicate (1801) le sue Ricerche
d' aritmetica , cui soggiungeva un metodo originale per risol-
vere le equazioni di un grado espresso da un numero primo, La-
grangia ammirandole ritornò sui principii da lui un tempo sta-
biliti per la risoluzione generale delle equazioni, e rese la teo-
ria del Tedesco indipendente dalle equazioni e dallo sconcio
' delle radici ambigue.
La storia delle matematiche di Montucla, malgrado varii er-
rori e moltissime om missioni, è bel monumento; e la prefazio-
ne contiene idee assennatissime. Gli svarii sul conto deh? Italia
furono riparati da Pietro Cessali veronese (1748-18U) , nella
cui laboriosa Storia deli* Algebra affaticano il rozzo stile eie
divagazioni.
Bersene! (1752 1832), nella trigonometria sferoidale, svolse
il problema fin allora irresoluto di trovare tutte le relazioni pos-
sibili tra i sei elementi di ogni triangolo sferoide. Lorenzo Ma-
scheroni bergamasco ridusse al solo compasso tutte le quistio-
ni della geometria elementare ; col che presentò un complesso
di proposizioni affatto nuove , ove sono specialmente notevoli
quelle che si riferiscono alla divisione del circolo (t). Lodano
pure le sue ricerche sull' equilibrio delle volte.
(1) Buonaparte, che, avido di tutte le glorie, s* era fatto iscrive-
re neir Istituto e lo frequentava , in Italia avuto conoscenza della
Geometria del compasso, ancora ignorata in Francia, si diverti
ad imbarazzare Lagrangia coi curiosi problemi, di cui quel libro
dÀ sagaci e nuove risoluzioni.
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MATEMATICA 509
Perita il caso le regole matematiche arrivarono a dominare.
Già I' aveano tentato Pascal e Fermat a proposito dei giuochi ,
poi Huygens, determinando le combinazioni dietro all' analogia.
Giacomo Bernoulli ne trattò in esteso ; poi Laplace lo ridusse
a calcolo, applicabile a quei numerosi oggetti di cognizione che
eccedono la sfera d' una certezza assoluta , e tra i quali cerca
le future contingenze , la probabilità di tutti gli avvenimenti
strappando all' accidente , nome che esprime solo 1' ignoranza
delle cause o di tutti gli effetti. Mediante dieci principii , vuol
egli ragionare le speranze ; dimostrar false certe illusioni e
pregiudizi volgari , massime ne' giuochi ; e far vedere che la
prudenza è un calcolo , ove tiensi conto anche di quelle parti-
colarità fuggevoli, cui più non ricordiamo dopo che determina-
rono la scelta. Fourier vi aggiunse il computo delle condizioni '
d'ineguaglianza. Condotcet V applicò ai voti ne' giudizi! crimi-
nali; altri al lotto, poi alle scommesse, dove sotligliarono prin-
cipalmente gì' Inglesi ; alle tootine pei prestiti pubblici , alle
annualità e ai vitalizi! , alle elezioni , alle assicurazioni ; insom-
ma, a quantità di problemi politici ed economici.
A chi non corrono alla memoria i nomi d! Chaucy , che de-
terminò le integrali definite e il modo di valersene per risolvere
le equazioni algebriche o trascendenti ; di Poisson, che calcolò
le varianti eie condizioni d'integrabilità delle forinole differen-
ziali ; di Gauss, Babbage, Fourier ; e degl'italiani Bordoni, In-
ghirami , Plana ? Prony (t 755- 1812), consultato da Napoleone
per le grandi opere con cui segnalava l'Impero, molto fece per
l' Italia ; lasciò l' architettura idraulica e le lezioni per la scuo-
la politecnica ; pel catasto dispose tavole trigonometriche , cui
anche un mero operatore può applicare. Wronski, matematico
originale ( introduzione alla filosofia delle matematiche ; fi-
losofia della tecnica ) , pel primo posò il teorema .generale e
il problema finale 'delle matematiche , e ripose il carattere di-
stintivo di questo nella certezza d' un principio unico, trascen-
dente, assoluto ; e tutta la scienza abbracciò in una unica leg-
ge suprema, da cui derivano tutte le possibili della generazione
delle quantità. È questo il passo più importante nelle malema-
y Google
310 GEOMETRIA DESCRITTIVA — DINAMICA
tiche dopo la scoperta del calcolo infinitesimale ; e sopra di
. esso è condotto il dizionario di Montferrier.
llonge ((795) , ostinandosi sul principio che riferisce a tre
coordinate la posizione di un punto dello spazio, uscì inventore
della geometria descrittiva ; quella cioè che dalle note geome-
triche conduce alle costruzioni grafiche , colle quali determina
le relazioni di posizione delle linee e superficie individuate.
Questa nuova lingua imitativa dava la facoltà di scrivere coll'al-
gebra tutti i movimenti immaginabili nello spazio , e renderne
fìsso lo spettacolo cangiante. Hachette ordinò le lezioni di lui ,
e le sviluppò , massime colle soluzioni della piramide triango-
lare , ridotta a pure costruzioni geometriche ; ed elevò la geo-
metria descrittiva a ricerche le quali pareano riservate all'ana-
lisi sublime.
Come dalla generazione delle quantità geometriche conside-
rata nelle proiezioni delle linee , era nata la geometria descrit-
tiva , così dal considerarla nelle loro intersecazioni nacque la
geometria delle traversali, dovuta a Carnot.
Il caso,, raro fra' matematici , d' una disputa intorno ai pria*
cipii , si vide all' entrar del secolo scorso riguardo alle forze
vive , cioè al modo di valutare la forza dei corpi in movimento.
Germania, Italia, Olanda stettero con Leibniz e Bernoulli ; l'In-
ghilterra coi metodi antichi : e poiché entrambi riuscivano allo
atesso , polea giudicarsi mera quistione metafisica , e potersi
stimar le forze sia pel quadrato delle velocità , sia per le velo*
cita semplici. D'Alembert terminò le quistioni sulla misura del-
le forze, riducendo le più intricate quistioni di dinamica a sem-
plici problemi di statica.
Un altro dibattimento sorse intorno al principio della minima
azione , proclamato da Maupertuis , e che altri attribuiscono a
Leibniz o a Kttnig. La meccanica di Eulero è il più elaborato
complesso d' investigazione analitica che si fosse veduto.
Del principio delle velocilà virtuali , trovato da Galileo , La-
grangia mostrò tutta la fecondità, fabbricando su di esso la sua
Meccanica analitica ( \ 788), e combinatolo con quello di D'A-
lembert, e col calcolo deIle<variazioni, lo applica a tutte le cir-
costanze dell'equilibrio e del moto, e ne riduce la teoria a for-
•
BALISTICA — IDROSTATICA 31 1
nule generali , il cut semplice sviluppo offra le equazioni oc-
correnti a risolvere i quesiti relativi.
Della balistica , Belidor che pretese tutti i problemi ridurre
alla teorica della parabola , fu confutato da Beniamino Robins
( A new teory ofgunnery , i 742 ) meglio calciando la resi-
stenza dell' aria ( I ) ; al che diede maggior precisione Hutton ,
scaricando i cannoni contro pendoli balistici (1790). Questo
problema delle tragettorie fu de' più agitati, come de' più diffi-
cili , e Bordo tentò risolvere tutti i problemi della balistica , e
massime la vera portata dei varii pezzi de'artiglieria.
Dopo che La Hire ebbe misurata a sperienze la forza de1 dif-
ferenti muscoli, estesero le ricerche Lambert e Coulomb, dan-
do la quantità d' azione dell' uomo e de' cavalli.
Giacomo Vaucanson (1 709- 1 782), famoso per gli automi, in-
ventò e perfezionò macchine per filare la seta. Gli operai lione-
si, udito eh' e7 pensava semplificare il telajo , lo presero a sas-
si ; ed egli per vendetta inventò una macchina che facea stoffe
a fiorì , mossa da un asino. È noto come il problema fosse poi
risolto da Jacquard.
Nell'idrostatica , Newton non avea bene spiegato il perchè ,.
nell' acqua scaricata da no breve pertugio al fondo di un cilin-
dro , il deflusso riesca appena cinque ottavi di quel che dalla
teoria risulterebbe. Studiarono il problema Daniele Bernoulli ,
D'Alembert, Eulero, Lagrangia; ma non pervennero ad accor-
dare il calcolo colla esperienza.
Meglio si riuscì nell' applicare i dogmi idrostatici dell'archi-
tettura navale. Duhamel ne fé' stabilire uua scuola in Francia ;
Olivier perfezionò ogni genere di tali costruzioni , cambiò la
forma della carena e la distribuzione delle batterie nelle frega-
te. Nuovi lumi vi recaron don Giorgio Ivan e Di Bouguer , il
quale, benché ignorasse le matematiche, semplificò le teoriche
idrauliche, e dimostrò un teorema di grand1 utilità sul centra
del galleggiamento (metacentro). L' architettura idraulica di
Belidor è un tesoro di macchine e di ricerche.
(1) Dimostrò che , quando una palla movasi con rapidità mag-
giore di 411 metri per secondo, le si forma dietro il vuoto, talchi
dee vincere tutta la pressione dell' atmosfera,
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312 IDROSTATICA
Smeaton sperimentò l'azione dei fluidi sui mulini ; teoriche
compile poi da Lagerhjelm e Forseltes (181 1*181 &)• Quelle di
Coulomb sugli attriti furono accertate dagli sperimenti di Tred-
gold e dalle recentissime del capitano Morta. Bossut studiò la
resistenza dell1 acqua nei canali ristretti. La formula complica*
ta di Laplace per l' attrazione capillare , ultimamente Ivory la
semplificò ; e Pessuti la ridusse intelligibile anche agli appena
iniziali. L'anzidetto Bouguer ripigliò la teorica delle elevazioni
misurate col barometro ; Deluc corresse poi i difetti degli atro*
menti , e Ramon determinò il coefficiente costante , che serba
il suo nome.
L'Italia può gloriarsi di buone applicazioni. Coli' opera della
Natura dei fiumi il bolognese Domenico Guglielmini portò in-
nanzi la pràtica della idrometria, e fu cercato per regolare fiu-
mi o decidere controversie. Leonardo Ximenes siciliano , con-
sultato dai Veneziani in tutti i lavori idraulici , fece a Firenze
una nuova Raccolta d* autori che trattarono del moto delle
acque (1766}. Zendrini bresciano , a Venezia suggerì i famosi
murazzi , e parliti per migliorare il porto e l' aria di Viareggio
e di Ravenna ; e sostenne Ferrara in una quistione dibattutasi*
ma con Bologna sulla direzione del Reno : quistione cui molto
faticò Eustachio Manfredi, poeta e astronomo. I calcoli de' suoi
quattro volumi di efemeridi sono dovuti alle sue sorelle Madda-
lena e Teresa. Antonio Lecchi milanese scrissg sui canali na-
vigabili ; nell' Idrostatica esaminata ne' suoi principii (1 76S) ,
l' opera più compiuta di tal materia, evita i calcoli per attener-
si alla pratica. Anche Paolo Frisi suo conterraneo , che trattò
varii punti di matematica e astronomia, molto s'applicò all'idro-
statica e ai canali. I veneti Riccati applicarono ai fiumi e alla la-
guna patria le estese cognizioni matematiche ; in gara di studii
coi Bernoulli, con Leibniz, con Vallisnieri. Giovanni Poleni, ve-
neziano, illustrò Frontino De aquaeductibus , e Vitruvio; e fu
de' primi a trovare sperimentalmente le leggi dell'efflusso del-
l' acqua, riconobbe la contrazione della vena, e la relazione fra
i tubi , i fori e l' altezza del liquido. In tali materie si illustra-
rono poi Brunacci , Fossombroni , Tadiui , la cui teorica delle
onde è invano usurpata dagli stranieri,
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ELETTRICITÀ 313
Uno di que* poteri universali che aooo esuberantemente dif-
fusi nella materia quasi vita di essa , o dalla natura adoperato
alle più arcane ed importanti sue operazioni, è l'elettrico. Gli
antichi aveano osservato che V elettrico o ambra strofinata at-
trae i corpi leggieri , e quindi li respinge : fenomeno che nel
secolo XVI si conobbe comune a molti corpi, e che fu deno-
minato elettricità. Ottone Guerick e Hauksbee (1736) immagi-
narono una macchina per eccitarla , di modo che se ne medi-
tarono i fenomeni. Le prime considerazioni scientifiche sono
dovute a Stefano Grey inglese , che distinse i corpi in condut-
tori e no; e vide che se uno dei primi venga a contatto con al-
tri siffatti, L'elettricità si dissipai se sia circondato da non con-
duttori, cioè isolato, l'elettricità passa per esso, qual che ne
sia la distanza. Dasfoy (t 733). dimostrò che anche i conduttori
possono elettrizzarsi , purché isolati ; v'aggiunse che gli elet-
trizzati attraggono gli altri è li respingono; e distinse l'elettri-
cità in vitrea e resinosa, ossia positiva e negativa. Cuneus, Mu-
schenbr oek e Àllamand a Leida , osservando che i corpi elet-
trizzati esposti all'aria perdono questa proprietà , immaginaro-
no (1 746) che, se si facessero terminare da corpi elettrici, pò-
triano ricevere una carica maggiore e ritenerla , e così ebbero
trovato la boccia di Leida. Franklin s' avvide che l' elettricità
è dissipata dalle punte, e che il fulmine nasce dall'accumularsi
di essa nell'atmosfera. I quali due fatti combinando, rese sen-
sibile l'elettricità atmosferica per via di punte; inventò paraful-
mini; e allora i fenomeni che prima si manifestavano solo in un
istante d'indomabile intensità, si poterono mansuefare per islu-
diarli ad agio, e seguire le fasi successive nel passaggio lungo
i conduttori.
Epino dimostrò come le leggi dell'equilibrio dell'elettricità
possano sottoporsi a rigorosa investigazione matematica: il Bec-
caria di Mondovì metteva in chiaro le teoriche di «Franklin com-
parando l'elettricità artificiale e l' atmosferica, e dietro a Sym-
mer e Cigna trattava delle atmosfere elettriche , e di quella
che chiamò elettricità vindice. Più importante fu l'osservazione
di lord Mahon sui contraccolpi, o, come dicevano, fulmini ter*
restri. Coulomb, costruita una dilicatiasima bilancia mediante
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314 * VOLTA — GALVANI
la torsione d'un filo metallico, accertò tre verità: che le attra-
zioni e ripulsioni dei corpi elettrici variano in ragione inversa
del quadrato delle loro distanze ; che i corpi isolati carichi di
elettrico Io perdono secondo untf proporzione ch'egli determi-
na; finalmente che tutta l'elettricità sta nella superficie.
Ciò i sapienti : frattanto il bel mondo se ne spassava òome
d'una moda ; l' irritabilità balleriana e P elettricità erano il di-
scorso universale; tutti volevano aver provato la scossa, diver-
timento che ad alcuni costò la vita; i materialisti se ne faceva-
no arma per {spiegare con essi quell'arcano che ai chiama ani-
ma (a).
Però l'elettricità pareva un de'molti soggetti isolati dal resto
della filosofia, e che non possono studiarsi se non nelle relazio-
ni sue interne, fin quando mostrò altrimenti Alessandro Volta
comasco, che riuscì a scoperta suprema (1745-1826). Inven-
tato Velettroforo perpetuo, poi II condensatore , e un elettro-
metro più squisito, questi rivolse ad indagare l'elettricità atmo-
sferica, e come la grandine si formi e le aurore boreali ed altri
fenomeni: ma esatto sperimentatore, non univa mente filosofi-
ca, tanto da stabilire dottrine precise e pretendere rigore ma-
tematico ; non riferì mal alla vera loro teorica l'elettroforo e il
condensatore , non vide la causa vera dello svilupparsi , o no,
dell'elettricità nell' evaporare dell'acqua ; né le sue ipotesi ot?
tennero la sanzione dei fatti.
Fra ciò Luigi Galvani a Bologoa (1737-1 795) avvertì un mo-
to muscolare nelle rane morte che si trovassero sotto l' azione
d' un conduttore elettrico nell'atto di scaricarsi ; e anatomico ,
non fisico, si persuase esistere un'elettricità animale, differen-
te dalla umana (1). Il mondo credette; i materialisti sperarono
trovato l'agente fisico onde i corpi esterni operano sul cervel-
la) Che povertà di argomenti ! La irritabilità e la elettricità
che hanno a fare col pensiero , anzi con la ragione , innega-
bile principio di una sostanza immateriale ?
(1) Gli sperimenti fatti a Berlino da Dubais-Reymond rinnovano
ora sott' altra forma l'elettricità animale, e l'efficacia della volon-
tà sopra di essa: ma souo attendibili ?
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ELETTRICITÀ — MAGNETISMO 315
Io, e svelati gli arcani del sentire ; i filosofi crearono sistemi
per ispiegare il fatto. Ma il Volta , rinnovando gli sperimenti ,
dubitò le par ri animali non fossero che passive, su cui i metalli
operassero come stimolo esteriore. Varia i modi, rimove i mu-
scoli e nervi, e vi surroga de' feltri, frapposti a dischi di rame
e di zinco, e n' ha i fenomeni elettrici ; moltiplica queste cop-
pie metalliche, ed ecco la pila: lo stromento più poderoso del-
l'analisi chimica. Volta soppravvisse quasi trentanni alla sua
scoperta , senza ne aggiungervi né applicarla ; ma intanto Bit-
ter, Carlisle, Davy la usavano a decompor V acqua , donde re*
stava incoronata la chimica nuova.
L' elettricità è la scienza che più rapidamente progredì. Le
imperfette idee di Franklin, Voi la, Saussure, sull'atmosfera fu-
rono compite da cultori più intelligenti e arditi , come Lecoq,
che osò trasportarsi in grembo a una nube grandinosa *, e ve*
dervi formarsi i ghiaccinoli; come Pelthier , che con perspica-
cissime osservazioni mostrò le nubi essere semplici conduttori
isolati nell'atmosfera, e non la sola superficie di esse ma ogni
particella esser carica d'elettricità. Seguendo il Volta , Maria-
nini sostenne l'origine fisico-meccanica dell' elettrieismo, con*
tro quelli che vi vedono un'azione chimica; Matteucci studiò il
passaggio delle correnti traverso i liquidi ; Zamboni colle pile
a secco accostossi al problema del moto perpetuo. Giganteggiò
poi questa scienza quando entrarono nel suo dominio i fenome-
ni del magnetismo*
La stupenda azione direttrice che il globo esercita soli' ago
calamitato, fu studiata in ciò ch'ella ha di più singolare, le de-
clinazioni e le inclinazioni. Graham , Barlow e Ghristie ne esa-
minarono la variazione giornaliera, attribuendola all'azione del
sole. La teorica di Halley, che assomigliava il globo ad un gran
magnete con quattro poli, due a settentrione e due a mezzodì,
fu adottata da Hanstein di Cristiania, modificandola col dire che
uno dei poli nord ed uno dei poli sud sono più deboli degli al-
tri, e uno dei poli nord gira intorno al polo della terra in 1740
anni , e l' altro in 860 ; dal che la variante declinazione del-
l' ago.
Avvi affinità tra la tensione magnetica del globo e la tensio*
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316 METEOROLOGIA
ne elettrica dell9 atmosfera? Per saperlo, si osservò se una pila
carica tendesse a porsi nel meridiano magnetico : ma V espe-
rienza non poteva riuscire , se non lasciandola scaricarsi libe-
ramente. Il danese Oersted vi si ostina , e finalmente accerta
ohe la corrente elettrica opera sull' ago. Contemporaneamente
Arago e Davy (1819) avvertivano che il filo conduttore , in at-
tività, attrae la limatura di ferro , la quale cade appena inter-
rotto il circolo. Faraday notò come gli effetti restassero modi-
ficati dalla postatone dell' ago magnetico rispetto al filo con*
duttore , e che le attrazioni e ripulsioni erano prodotte dall'i-
stesso lato del filo metallico, secondo trovavasi più o men vici-
no al perno dell' ago ; di che argomentò il centro dell' azione
magnetica non sedere all'estremità dell' ago, ma nel suo asse.
La capacità a conservare le proprietà magnetiche, che credeaà
del solo ferro, si riscontrò nel nikel , nel cobalto 4 nel titanio;
poi Coulomb e Arago dimostrarono die qualunque sostanza può
dar segni di virtù magnetica in grado differente quando operi
come conduttore ; e dopo Oersted possiamo a un mazzo di fili
metallici qualunque comunicare , colie correnti d' induzione ,
tutte le proprietà d'un magnete. La conclusione fu che l'elet-
trico e il magnetico sono un principio unico, i poli magnetici
della terra ^sono effetti ài correnti elettriche ; e i fenomeni di
polarità , d' attrazione e repulsione magnetica , si risolsero in
questo fatto generale, che due correnti elettriche mosse nella
medesima direzione si respingono , si attraggono se in con-
traria.
La scienza dell'elettro-magnetismo, che riduce ad ano i prin-
cipe dell' elettricità, del galvanismo, del magnetico, fu amplia-
ta da Davy, Faraday, Ampère, Arago, Chrislie, Barlow , die il
magnetico aveano sottoposto a leggi. Poi Seebeck e Cumtning
connetterono un altro imponderabile coi molti fatti della ter-
mo-elettricità e del termo-magnetismo (1816). Testé Faraday
proclamava l'azione dell' elettricità sulla luce j e cesi rimane
coli' esperienza dimostrata quell'identità dei quattro imponde-
xabiti, che prima erasi divinata ; e questi si ridurranno ad una
forza unica, un'unica attività della materia.
Arago, Babbage , Herschel, Barlow trovarono che dischi di
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IMPONDERABILI 317
rame e d'altre sostanze , rapidamente rotati sotto un ago ma-
gnetico, lo deviano e infine lo trascinano con sé. Sopra tal fat-
to, diligen rissimi sperimentatori determinarono la varia capa-
cita magnetica de'corpi, e se ne formò P elettro-dinamica , di
cai pose una bella teorica Ampère.
Ora si stabilirono osservatori! dappertutto all'uopo di deter-
minare concordemente le perturbazioni magnetiche, la loro si-
multaneità , la frequenza delle procelle magnetiche , ed arri-
vare alla causa di questo fenomeno , il quale è un nuovo ele-
mento della meteorologia Ài primo Congresso degli scienziati
italiani (Pisa 1840), Àutinori mostrò l'imperfezione delle os-
servazioni meteorologhe per difformità di stranienti, di modo
d'osservare e di linguaggio; talché questa scienza di suprema
importanza è la m^po progredita ; incapace ancora di dar ra-
gione né di prevedere i fenomeni aerei. Le speranze di Schubler
e Arago. ridussero ne' giusti limiti V influsso della luna sulle
piogge e sul barometro ; e per quanto i dati sembrino vaghi ,
forse un di, combinandone i fenomeni colla chimica e colla fi-
sica, si potranno preveder le meteore! come oggi le maree e le
stelle cadenti.
Così l'elettricità, pur testé scienza isolata, or si combinacen
tutte, e quasi le predomina. Che se aoche non reggesse la teo-
rica elettro-chimica di Berzelio , la chimica deve moltissimo
all' elettricità, che appare come causa od effetto in tutti i suoi
accidenti ; che le rivelò tanti corpi semplici , e le forze che
reggono i suoi fenomeni , e le affluita. Quando , un secolo fa ,
lo studio dell'elettricità uscì dalle fasce mediante la scoperta
della bottiglia di Leyden, chi avrebbe preveduto che a questo
imponderabile sarebbero cercati dalla meteorologia la causa
de' grandi fenomeni dell'atmosfera ; dal calore stromenti squi-
siti, a mettere in evidenza leggi di suprema importanza; dalla
fisica molecolare la rivelazione dell'intima costituzione dei cor-
pi ; dalla chimica (e teoriche più soddisfacenti e i più poderosi
mezzi d'analisi; dalla mineralogia e dalla geologia l'origine dei
cristalli e delle rocce; dalla fisiologia la cognizione intima del-
le forze che reggono la materia organica, e il segreto d'operare
^su questa, quasi come sulla vita ; dalla medicina un rimedio a
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318 ^ LUCE
malattie Incurabili) dàlia metallurgia nuovi processi',' dalla mec-
canica una forza indipendente da tempo e da spazio? Nello sta-
dio del calore offrì lo stromeuto pia dilicato per [scoprire nei
raggi riscaldanti delle proprietà analoghe a quelle dei lumino-
si, e un'eterogeneità che , còtta in questi dall'occhio , sfugge
in quelli al tatto. Della luce eransi trovate altre fonti nelle sca-
riche elettriche, onde si prevedeva un mezzo di conoscermi
gito il sole, fonte naturale. La fosforescenza, mercè i lavori di
Becquerel , venne a congiungersi colla luce elettrica. Il da-
gherrotipo volse l'attenzione sugli effetti chimici della luce ; e
ancora il galvanometro fu Io strumento più alto a scoprirne le
minime tracce, e ìr influenza del passaggio della luce traverso
schermi di nature differenti.
Becquerel datla lunga azione di piccolissime forze elettriche
ottenne cristalli, che prima la sola natura produceva : solo non
potè cristallizzarsi il carbonio, che sarebbe diamante. L'idea
di spiegare la stratificazione del globo mediante P elettricità ,
balenò a Davy; e benché combattuta, offre spiegazione di molti
fenomeni , e principalmente del magnetismo terrestre; e , se
non altro, dei prodotti accidentali che si trovano io mezzo alle
rocce ignee e ai sedimenti nettunici.
Attribuire a elettricità i fenomeni fisiologici indarno si è pre-
teso. Matteucci attaccò i fenomeni elettro-fisiologici soltanto in-
direttamente alle funzioni dei nervi ; e piuttosto come conse-
guenza di azioni chimiche e dell'elevata temperatura.
All'idea dell'emissione , appoggio della fisica dopo Newton,
succede ora quella della vibrazione, credendosi diffusa in tatto
l' universo una materia infinitamente sottile ed elastica, in cui
ondeggiano gli atomi della ponderabile. Questi atomi , aggrap-
pandosi sotto forma or solida, or liquida, ora aerea, costitui-
scono i corpi, mutuamente attraendosi, e determinando ondu-
lazioni più o meno intense e rapide nella sostanza eterea. Ef-
fetto ne sono tutti i fenomeni della radiazione, l umica, calori-
ca, chimica; della dilatazione, conducibilità, del calore latente
e specifico; tutti quelli che si connettono alle azioni elettriche,
chimiche o molecolari.
La scienza del più bello e più meraviglioso degli impondera-
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CALORICO 319
Mi è da un pezzo la più avanzata delle fisiche , perchè la pia
indipendente. Il dubbio di Cartesio, Eulero , Huygens , che la
luce non venisse come un dardo dal corpo luminoso al nostro
occhio, ma fosse la vibrazione d' un fluido -universale siccome
nel suono, ebbe dimostrazione da Young , e si stabilì una scala
di colori come di suoni, risultante dalla maggiore o minor agi-
tazione delle molecole incandescenti, dal cui movimento vivo è
prodotto il violetto, dal lento il rosso.
De9 cristalli alcuni rifrangono il raggio una volta sola, come il
diamante; altri due volte, come il cristallo d'Islanda. Ma si pon-
gano un soprai' altro due cristalli d' Islanda, e il raggio nel se-
condo.non si rifrangerà quattro volte. Se la sezione principale
del secondo dirigasi non da nord a sud, ma da est a ovest, l'ef-
fetto differisce. Per questo fatto Malus assicurava che un rag-
gio solare ha un polo nord-sud e uno est-ovest.
I raggi, in certe condizioni, ponno estinguersi a vicenda; di
modo che due di colore e rifrangibilità eguale , cadendo s' un
corpo bianco, inveGe di aumentare la luce V offuscano {interfe-
renza) ; effetto non esplicabile da ipotesi qualsiasi di particelle
materiali, bensì dalla teorica delle onde. Talora non si elidono
affatto , ma si combattono , producendo le infinite gradazioni
delle bolle di sapone e del mattino. A tali stupende scoperte ,
colla potenza del generalizzare, e l'ardimento dell' immaginare^
arrivarono Arago e Fresnel. Questo giovane , sì presto rapito
alla scienza , ragionò sulla quantità di luce riflessa. Hamilton,
applicò un suo sistema alla teorica delle ondulazioni, arrivando
a predire la forma affatto nuova che un raggio prenderebbe in
date circostanze. Arago trovò che il raggio riflesso rion è mai
bianco -come il raggio incidente, ma dà un colore o l' altro, se-
condo l'angolo* so* tp- cui lo specchio è presentato ; mezzo di
decomporre la luce per riflessione. Riconobbe la singolare pro-
prietà della tormalina, che fende in due parti qualunque raggio
luminoso V attraversi. Se questo emana da un corpo opaco , la
luce è identica in quel doppio irradiamento ; se -da uno gasoso,
si riflette in due colori differenti. Questo esperimento applican-
do ai corpi celesti, lo porta a indurre che le comete non hanno
luce propria , e che il aole è un cumulo di gas , agglomerato
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320 CALOBICO
nello spazio: fatto che, confermandosi, muterebbe faccia alla
scienza.
Il calorico si propaga esso pure, come la luce, per vibrazio-
ni ; ha la polarizzazione , ha l' interferenza. Seebeck nel 1823
riuscì a mostrare che la semplice applicazione del calore in
certi punti d'un circuito metallico può sviluppare una corrente
elettrica. Becquerel generalizzò questo teorema, fin ad assicu-
rare che la propagazione del calore è sempre accompagnata
da sviluppo di elettricità. Di questa scoperta faceva prò' Leo-
poldo Nobili per lo studio isolato del calore , e inventò la pila
termo-elettrica, più di tutti i termoscopii sensibile alle impercet-
tibili differenze di calorico. Macedonio Melloni , perfezionatala,
nel calorico trovò raggi di natura differente ; e da certi corpi
essere trasmessi alcuni e intercettati altri; e che, mentre il ca-
lóre ordinario propagasi lentamente e per vie diverse, ve n'ha
uno radiante che non si comunica per contatto, ma sempre per
la retta , come la luce , e istantaneamente : incontra un vetro '
nero ? Io trapassa come la luce per cristallo limpido ; non
passa alcuni verdi accoppiati con uno strato d' acqua ; l' acqua
e V alcool gli lasciano passaggio , ma decomponendolo come
fanno i vetri prismatici colla luce ; le lastre matalliche terse lo
riverberano; il nero fumo lo assorbe ; la carta e la neve riflet-
tono alcuni, assorbono al tri jle' suoi elementi.
Muniti di tali stromenti, Becquerel determinò il modo onde
il calore si divide fra due corpi conf ricantisi; Fourier, sottopo-
nendo a calcolo fenomeni del calorico fin allora creduti ribelli,
computò guanto tempo si volle perchè il globo , dallo stato
d' incandescenza , venisse alla presente solidità , conservando
ancora il fuoco nel centro; e qual temperatura risulti dall' ir-
radiamento di tutti i corpi dell' universo , accertando che lo
spazio entro cui la terra circuisce il sole è quaranta gradi sotto
zero; stabilità che spiega perchè maggiore e più subitanea non
sia la varietà di caldo fra il giorno e la notte , fra il verno e
l' estate. Con ciò credette aver "assicurato ohe il fuoco centrale
più non eleva la temperatura della superficie; determinò il ca-
lore dei poli, non molto differente da quel degli spazii pianeta-
rii, e della superficie de1 grandi pianeti posti all'estremità del
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CALORICO — ASTRONOMIA 52 L
nostro sistema solare, e che Buffon area supposti incandescenti
ancora per raigliaja d'anni. Col termometro di contatto de-
terminò pe'varii corpi il grado di trasmissibilità del calore ;
e a molti usi pratici applicò la sua dottrina. Altri studiarono
la forma combinata del calorico , o sviluppata in corpi , e la
condizione sua radiante. Le teorie del calor latente , meglio
conosciute, potranno recare immensa economia nelle macchine
a vapore. Quelle del calore specifico furono, dopo Lavoisier e
Laplace, estese da Crawford, poi da Delaroche e Berard , Du-
loog, Petit, Avogadro, per cui mercè fu messa in sodo questa
bella legge, che gli atomi di tutti gli elementi chimici hanno la
stessissima capacità di calore.
La fisica molecolare avea tratto dai fenomeni del calore (di-
latazione e calore specifico), e dai quei della luce (doppia refrap
zione e polarizzazione) , processi aualitici importanti. Ma pro-
gressi più reali dedusse dall' acustica, quando Savart si servi
della percezione dei suoni che accompagnano i movimenti vi-
bratorii. L'unione sua coli' elettricità , apparsa dai fenomeni
della conducibilità elettrica e dal trasporto meccanico di parti-
celle operalo dalle scariche e dalle robuste correnti, fu accer-
tata dalle vibrazioni che nei corpi solidi determina il passaggio
delle correnti elettriche discontinue. Così van identificandosi
i tre fluidi eterei.
Astronomia.
L1 astronomia, unica scienza in cui gli antichi avessero fatto
veri progressi, e si fossero elevati a larghi e generali concetti ,
ora col sussidio delle matematiche e degli stromenti ingrandì
per modo che s'ebbe a diresse di tutte le osservazioni antece-
denti perisse la memoria, quelle fatte all'osservatorio di Green-
wich e dal solo Moskelyne basterebbero a ricostruire compiuta
la scienza. V osservatorio inglese fu emulato da quelli di Edim-
burgo, Cambridge, Oxford, Dublino, Armagh : se ne eressero
al Capo di Buona Speranza, a Sidney, a Madras, a Saul' Siena,
al Capo Comorin, donde potemmo conoscere l' emisfero austra-
le. Parigi nel suo colloca personaggi che all' osservazione dili-
III. 21
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322 ASTRONOMIA
gente uniscono vigore di analisi e di concezione. Quelli di Bru-
xelles e di Ginevra crescono a paro dei migliori. Oltre quel di
Palermo, illustrato da Piazzi e Cacciatori, Napoli d'ha uno, in-
signe per iscoperte, e un altro sul Vesuvio. Né vanno- senza lo-
de quelli di Torino , Parma, Milano, Firenze, Padova, Vienna ,
Altona, Monaco, Gottinga, Amburgo. I prussiani posseggono te
finezze più squisite, e ancor meglio quelli di Russia. La Socie-
tà Reale Astronomica, fondata a Londra nel 1820, distribuisce
medaglie, e pubblica una ricchissima raccolta.
Per conoscere appuntino la parallasse, cioè la differenza cbe
nasce nelP osservare i corpi celesti dal centro della terra o dal-
la sua superficie ,- giovano le osservazioni simultanee ali1 estre-
mità d' un grandissimo arco terrestre : perciò Halley propose
di osservare da punti remotissimi il passaggio di Venere nel
1 761 e nei 69. S' inviarono pertanto astronomi verso la linea e
verso i poli ; e sebbene le osservazioni di quel fenomeno , che
fu certo il più atteso e meditato , per varii casi non riuscis-
sero della voluta precisione , si potè determinare la lontanan-
za media del sole in 82)685,534 miglia italiane (miriaraetri
15,313,980,9710). Lacaille fu mandato al Capo di Buona Spe-
ranza ad osservare la parallasse della luna , mentre a Berlino
V osservava Lalande ; e cosi s1 ebbbe la precisa distanza di essa
dalla terra. Questi, e La Gondamine e gli altri pellegrini della
scienza nel secolo passato, misurarono il meridiano, e accerta-
rono la figura della terra. II. comodo de' governi fece $i esten-
dessero le reti trigonometriche, e per loro appoggio si misuras-
sero archi di meridiano a diverse latitudini. Maskelyoe e Zach
determinarono V attrazione esercitata dalle grandi montagne;
Gavendish la densità media della terra. Mairan spiegò le aurore
boreali (1754), e Lacaille die nome alle stelle dell' emisfero
australe.
Dopoché Bradley ebbe trovato 1> aberrazione delle stelle e
la nutazione della terra, parve tolta la possibilità di altre sco-
perte che cangino la scienza , la quale si ridusse a precisarne
la verità. Coli' estenderne a tutta la materia la legge neutonia-
na di gravitazione, mostravasi che i pianeti non solo erano atti-
rati dal sole, ma si attraevano reciprocamente ; onde gli astro-
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ASTRONOMIA 325
»omi videro che le curve di Keplero non basterebbero mal a
rappresentare a puntino i moti , concepiti regolarissimi dalla
astronomia mitologica, mentre una tanta complicazione di forzo-
li perturbava perpetuamente.
Halley, cbe applicò le forinole neutoniane a computare ven-
tiquattro delle comete più notevoli, dimostrò che muovonsi per
curve chiuse e ricompajono periodicamente, ma v'appariva una
variazione fin di due anni sovra settantasei. Clairaut istituì il
difficile calcolo di queste perturbaaioni, e assegnò il tempo e il
luogo in cui apparirebbe la cometa del 1 758, dopo i ritardi ca-
gionati dall'attrazione dei varii pianeti; e, con gran meraviglia,
indovinando colla differenza di soli dodici giorni , ebbe aperta
un1 era nuova all' astronomia (1).
Se un astro, poniamo la luna, gravitasse solo verso il centro
della terra , descriverebbe un'elissi : ma se il sole pure V at-
tragga, questo tenderà ove ad aumentare le dimensioni della pri-
ma orbita , ove a scemarle ; e ne verrà tale una complicazio-
ne , che a prima vista parrà disordine. Così sorse il Problema
dei tre corpi, che Newton non aveva tampoco tentato analiti-
camente , e cbe fu la prima volta sciolto da Clairaut , il quale
abbracciò tutti i movimenti subordinati della luna , conferman-
do viepiù la semplice legge di gravità, e svolgendo il principio
delle perturbazioni. Avutone contezza, Eulero ripigliò le mede-
sime investigazioni con metodo differente e risultanza uguale ,
come anche D'Alembert e Mayer e Simpsoo. D'Alembert di-
mostrò le idee di Newton sulla precessione degli equinozi! , e
all' attrazione ridusse anche il perturbamento che Bradley avea
scoperto nella precessione, e l'oscillamento dell'asse della ter-
ra nel periodo di diciolt'anni, quanti appunto l'intersezione del-
V orbita della luna e dell'eclittica ne tiene a percorrere l'intera
circonferenza.
(1) Nel 1773 , avendo Lalande annunziato una cometa cbe
s1 avvicinerebbe alla terra , fu grande spavento per tutto. Ciò
diede occasione a calcolare gli effetti dell' avvicinarsi d'una
cometa 12 o 13 mila leghe alla terra, e si pretese che prò*
durrebbé un flusso sì violento , cbe le acque degli abissi ma-
rittimi coprirebbero le montagne.
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324 LAPLACE
Cosi il campo aperto da Newton fu conquistato fino nelle
parti meno accessibili da questi, da Lagrangta, Laplace e dagli
altri , che , a proporzióne dello estendersi e generalizzarsi dei
processi del calcolo analitico, compirono la teorica dell' attra-
zione eoli* esaminar le maree, le ineguaglianze lunari , il moto
delle comete, la figura precisa della terra : e la legge dell' at-
trazione restò dimostrata trionfalmente.
La complicazione dei moti celesti e delle forze che li deter-
minano, era parsa tale a Newton e ad Eulero, da supporre ne-
cessario che una mano onnipossente venisse tratto tratto -a ri-
pararne i perturbamenti. Laplace (1749-1827) tolse invece a
chiarirne l'ordine inalterabile; e che, fra l'apparente scomporsi
degli elementi pi anelarli, uno rimane costante, il grand'assedi
ciascun1 orbita , e per coseguenza il tempo della rivoluzione di
ciascun pianeta ; talché il peso universale basta a mantenere il
sistema solare. Quest'invariabilità de' movimenti medii fu di*
mostrala nella Meccanica celeste (1773) ; poi (1784) , che la
stabilità degli altri movimenti del sistema veniva dalla piccola
massa de' pianeti , dalla debaie eliitticità delle orbite , e dalla
simile direzione nel circolare loro attorno al sole..
Ldgrangia, avendo accertate le verità dinamiche, fondamento
del stetema analitico delle forze, le applicò al sistema del mon-
do, Inferendone la invariabilità delle distanze medie dei pianeti.
Assicurati i metodi d'approssimazione, potè dare una teoria ma-
tematica delle ineguaglianze dei satelliti di Giove , sino allora
conosciute solo empiricamente ; immaginò metodi variati per
calcolare le perturbazioni delle comete, e i movimenti dei nodi
e delle inclinazioni delle orbite planetarie. La sua teorica della
variazione, con cui avea riconosciuto che il variar dell'eccentrici*-
là di Giove debbe alterare il movimento dei satelliti, applicò alla
librazione della luna ; complesso difeuomeni singolari scoperti
da Caiwui, ohe mostrava un inesplicabile accordo fra elementi
disparatiisimi , sin quando Lagrangia non seppe ricondurre
questo purea! peso universale, mostrando la modificazione che
la luna ^ nel solidificarsi, ha subito in grazia dell'attrazione
terrestre, e spiegò perchè quella volga, si può dire, sempre la
medesima faccia a noi. Cosi determinò lacera teorica dell' equa-
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LALANDE 525
zi one secolare di quel satellite, prodotta dal cambiarsi dell' eo
centricità dell' orbita della terra, sotto V azione de' pianeti mag-
giori. Trovò poi tal equazione secolare non darsi né in Giove
né in Saturno; e infine (180$) introdusse nella mecccanica ce«
leste la funzione detta perturbatrice , per cui l' analisi relativa
a un numero qualunque di corpi resta ridotta semplice , come
ne fosse considerato un solo.
Lalande compì (1722-1807) il sistema perfettamente mate-
matico e dinamico del meccanismo celeste ; raccolse e combi-
nò , sotto vaste generalità , quanto innanzi a lui si conosceva ;
rintracciò le remote conseguenze , e trasse nel dominio del-
l'analisi gran copia di verità tisiche : maneggiò il calcolo con
padronanza ; e de' suoi metodi , se afcuni caddero d' uso , al-
tri gioveranno ancor lungamente. Quella distanza media del so*
le dalla terra, che erasi cercata con viaggi alle più remote re*
gfoni per osservarvi i passaggi , Lalande trovò di determinarla
senza spostarsi , mediante le perturbazioni della luna ; nelle
quali pure accertò gli effetti dello schiacciamento della sferoi*
de terrestre. Dalla luna ancora dedusse argomenti per impu-
gnare il continuato raffreddarsi del globo nostro, che con elo-
quenza gratuita aveano supposto Buffon e Bailly , e dimostrò
che in duemila anni la temperatura media della terra non va-
riò della centesima parte d' un grado.
Giammai l'analisi matematica non avea raggiunto verità cosi
profondamente avviluppale nelle azioni complesse d'una mol-
titudine di forze : giammai coli' applicazione di regole inflessi-
bili flbn si era si ben dimostrato che la legge stessa di gravita*
zione mantiene l' ordine nella varietà ; né cosi assicurata la sta-
bilità del sistema solare , giacché le orbite oscillano attorno ad
una posizione media , e fin ai secoli più remoti le osservazioni
dovranno verificare la stabilità dei corsi e ricorsi , asseriti da
esso ne' pianeti di periodi diuturni.
Egli stesso portò il problema delle longitudini a un compi-
mento quale la scienza non avrebbe osato sperare, né la nautica
creduto necessario, riducendo a matematica precisione le tante
perturbazioni delle lune di Giove. Mercè sua , le maree assog-
gettaronsi a una teoria analitica , dove per la prima volta com-
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326 " BAJLLT
pajono le condizioni fisiche del problema ; talché i calcolatori
poterono, molti anni innanzi , predirne V ora e 1' altezza, dedu-
cendola dalle azioni attrattive del sole e della Iona. Eppure nel-
le meraviglie del creato non voleva vedere una mano ordina-
trice !
Come Montacla area fatto la storia delle matematiche , còsi
Giovanni Bailly (1736-1 793) quella dell'astronomia. Nella orien-
tale sfrenò V immaginazione , e credette antichissima la india-
na , fondandosi sopra una congiunzione generale che dicerasi
colà osservata, mentre ora è manifesto che fu calcolata a ritroso
e con errori. Nella moderna è imparziale ; ma si vorrebbe ve*
dere più nettamente esposte le invenzioni capitali , chiarito il
procedimento graduale. Piacque estremamente a' suoi giorni
per lo stile enfatico di moda, e pel calore che trae dal suo entu-
siasmo per la scienza.
Altri industriavansi a preparare stranienti indagatori e misu-
ratori. Hall studiò la dispersione ineguale della luce nei diversi
mezzi, onde correggere colla combinazione di vetri il colore al
foco degli obbiettivi de1 telescopi!; idea ridesta da Giovanni Dol-
lond , che perfezionò il telescopio acromatico. Rochon applicò
il prisma ai cannocchiali per decomporre la luce delle stelle ;
è trovò come misurare esattamente la rifrazione e difrazione.
L'invenzione del quadrante di Halley nel 1731 aveva offerto il
mezzo di far osservazioni sulle navi ; Roi , Bertoud , Harrisson
preparavano orologi squisiti da mare; Giacomo Fergusson acoz«-
zese trovò la ruota astronomica per osservare le ecclissi di luna
( 1 7 76). L' inglese meccanico Ramadan fu posto fra gli scienziati
per la squisitezza de' suoi stromenti astronomici.
I telescopi a riflessione furono perfezionati in Inghilter-
ra (1 738-1822) : ma ai catadriottici Guglielmo Herschel diede
lina potenza inaspettata ; e mentre prima non ingrossavano a
più che quattrocento volte, egli il potè seimila. Per anni interi
- non passava una notte a letto ; sempre stando all' aria, eh' ei
credeva il miglior metodo per le osservazioni ; giorni interi a
• levigare gli specchi , ricevendo il cibo di man di sua sorella.
Nel 1774 cominciò le sue osservazioni con un telescopio di venti
piedi ; poi nell' 87 ne fini uno di quaranta, con quattro d'aper-
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ftEBSCHEL 527
tara , per cui mezzo la nebulosa d' Orione sfavilla di viva luce.
Degl' istromenti di cui ai valse Galileo , nessuno sorpassò
P ampliamone lineare di 32 volle. Huygeus e Cassini la otten-
nero di cento volte, portando la lunghezza focale del telescopio
a otto metri. Ànzout fece un obbiettivo capace d'ingrandire di
seicento ; ma essendo lungo novaototto metri , riusciva diffici-
lissimo a maneggiare. Per ciò gli ottici preferirono i telescopi!
a riflessione, finché Dollond costruì leoti acromatiche, che eoa
piccole dimensioni emulavano gì', ingrandimenti di quegP inter-
minabili obbiettivi. L'Inghilterra le diffuse per tutto, serbando-
ne privilegio mercè del suo cristallo perfetto, sinché Fraunhofer
svizzera trovò di farle senza strie , e così tale fabbrica passò a
Mooaco e Parigi. La maggior lente acromatica conosciuta ha
solo trentotto centimetri di apertura ; ma altri propongono far-
ne perfino di un metro. Barlow volle supplire alla difficoltà di
avere grandi e nitidi pezzi àifiitU glass, con piccole lenii riem-
pite di fluido incoloro e trasparente. Giambattista Amici mode-
nese costruì teleacopii non inferiori a quelli di Herschel , e un
nuovo, composto d' uno specchio concavo e d' uno piano forato
nel centro ; poi i microscopii a riflessione e camere lucide. Le-
rebourseCauchois diedero nuova perfezione pgli stromenti otti-
ci : Arago, il quale seppe rendere popolare una scienza che pa-
re solo di profondi matematici , trovò ingegnose macchine per
ovviare gli errori prodotti dall' irradiazione nel calcolare i dia-
metri dei pianeti : Troughion raffinò viepiù i vantati stromenti
di Ramsden : il francese Gambey fece un equatoriale , con cui
si seguono esattissimamente i moti celesti.
Gli effetti furono proporzionati agli sforzi , in estensione se
non in importanza. Coli' ajulo del circolo ripetitore inventato
da Borda , Delambre e Mechaio tracciarono l' arco terrestre fra
Dunkerque e Barcellona ; Biot e Arago lo prolungarono fino allo
Baleari ; gl'Italiani lungo tutta la penisola ; la Germania e l'In-
ghilterra accertarono i punti trigonometrici ; ora vani dotti si
occupano della triangolazione dell'India. Esso Delambre (1769-
1822) propose di ricominciare il calcolo di tutte le tavole astro-
nomiche , e sulle sue sono ora computate le efemeridi. Attra-
verso ai furori della Rivoluzione e ai sospetti che scontavano
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32S PIANETI E ASTEROIDI
sul patibolo, eseguì la misura del meridiano per la nuova unità
di pesi. Vecchio, nella Storia dell'astronomia un) l'erudizio-
ne alla pratica di tutta la vita , per tradurre in linguaggio mo-
derno le operazioni antiche.
L' accademia di Berlino invitò gli astronomi più rinomati a
formar un compiuto aliante celeste, assegnando a ciascuno una
delle 24 ore equatoriali ; col che si potette accertare la com-
parsa o 1* alterazione d'ogni astro, e avviarsi a tanti nuovi tro-
vati. Perocché, perfezionati gU stromenti, sottoposta ogni cosa
al calcolo , Il cielo parve premiare le fatiche , rivelando altri
corpi perduti nella sua immensità. La notte del 13 marzo 1781,:
Maskelyne aveva osservato una stella mobile , che per alcuni
mesi fu creduta cometa ; finché la sua orbfta non disegnandosi
in parabola , Herschel accertò essere un pianeta , cui fu dato il
nome di Urano.
Keplero, guidato dall' idea dell' armonia onde il Creatore ha
disposto l' universo , avea veduto i pianeti stare dal sole in di-
stanze rappresentate dalla serie 4, 7, 10, 16, 28, 52, 100 (1).
Però mancava quello che sarebbesi dovuto collocare al numero
28 , fra Marte e Giove. Or ecco Giuseppe Piazzi di Valtellina ,
dopo montato V Osservatorio di Palermo, e fatto fabbricare da
Ramsden non più un quarto di circolo morale , col quale pò-
trebbesi sbagliare di quattro in cinque secondi , ma un circolo
intiero, pei* cui assicurarsi fin d'un secondo, ed esteso a 6,748
il catalogo delle stelle, nel primo giorno del 180 1 vide un pie*
colo pianeta che chiamò Cerere : un altro, Pallade, fu avvertito
a Brema da Olbers nel 28 marzo : poi, da Harding, la Giunone .
i) 2 settembre 1 801, e la Vesta ai 29 marzo 1807 ; in appresso
l'Aerea, da Henke (8 decembre 184S) ; Iride e Fiora e Vitto-
ria (13 agosto, 18 ottobre 1847, 13 settembre 1850) , da Hind
a Greenwich ; Metfs , da Graham ( 25 aprile 1848) ; da De Ga-
sparis a Napoli, Igea, poi la Partenone (12 aprile 1849, 14 mag-
gio 1850) ; e un altro testé (2 novembre 1850) : ed ormai il
travamento di nuovi asteroidi non costa che la fatica dei cercar-
ti) Chi ne vuole le distanze in miglia italiane , moltiplichi
questi numeri per otto milioni e circa un quarto,
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STELLE 529.
lì. Piccolissimi pianeti , colie orbite più degli altri inclinate al
piano dell'eclittica, si sappose essere frantumi del grande che
dovea occupare il posto vacante in quella progressione. Ma più
stopi il mondo, allorché Lererrier , nel 1.846 , per mera forza
di calcolo , indicò il luogo dove avrebbe a trovarsi un pianeta ,
tanto di là da Urano, quant'è Urano da) Sole ; e che ivi appunto
fu riscontrato dal prussiano Galle. L> immenso telescopio che
l'irlandese lord Rose prepara per proprio uso , svelerà nuovi
abissi dei cielo; e già con esso le nebulose furono viste decom-
porsi in un' infinità di stelle distinte.
Schr&ter aveva dato la più esatta descrizione della luna, e si
disputò dell' atmosfera di quella ; altri si collocarono in essa
per dire i fenomeni che da quella ai vedrebbero ; La Hire cai*
colò che , per vedervi una macchia grande come Parigi , basta
una lente che ingrandisca cento volte ; per vedere, un corpo che
abbia una tesa di dimensione , si richiede un ingrandimento di
sessantaroiHr volte. Delambre e Zach prepararono le migliori ta-
vole del sole. Herschfel, prudente ed ardito, scandagliò primie-
ro £K abissi de' cieli per determinare la forma e i limiti dello
strato di stette di .cui fa parte il nostro mondo. Rotte le barrie-
re del cielo (1) scoprendo Urano, sentì la necessità di riforma»
re le cognizioni antiche intorno alle ineguaglianze e perturba-
zioni dei pianeti ; e meno per calcoli che per potenza di stra-
nienti da lui composti , assicura che l' anello rota rapidamente
attorno a Saturno , e vi discerne i due satelliti interiori ; sei ne
trova a Urano; lenta le stelle doppie e le nebulose ; determina
i minimi diametri di Cerere e Pallade, s'affissa nel Sole, e cre-
de che la luce non emani da esso, ma da nuvole fosforiche, nate
nella sua atmosfera.
Puzzi, valendosi d'un' idèa di Galileo, adottata da Herschel ,
osserva il piccolo angolo formato tra una stella brillante e una
minore che la accompagna , e dal variamento di apertura ogni
sei mesi calcola le distanze degli astri. Neil' applicazione noti
riuscì tanto felice ; e meglio studiò l'obliquità dell' eclittica ,
sebbene l'irregolarità della rifrazione che il Sole prova dlnve*-
(1) Coehrum perrupù elauslra, dice il suo epitaffio a Upton.
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530 STELLE
no gì1 impedisse di notare eoo precisione i due solstttii. Essa
rifrazione fu poi sottoposta a calcolo da Lalande , e la sua for-
mola fu da Humboldt e Delambre riscontrata esatta anche per
h zona torrida. Il milanese Ortani precisata gli elementi di Ura-
no, e risolveva difficoltà dichiarate invincibili da Eulero, trovan-
do tutte le relazioni possibili fra i sei elementi di qualsiasi trian-
golo sferoidi co. Poisson calcolò le perturbazioni planetarie. Pio-
variabilità dei grandi assi , e la distribuzione dell' elettricità in
riposo alla superficie dei corpi. Ingbirami fiorentino, nelle efe-
meridi dell' occultarsi delle piccole stelle sotto la luna, diffici-
lissimi calcoli ridusse a somme e sottrazioni; metodi dichiarati
maraviglisi dall'accademia di Loodra. Plana, profondo analiti-
co, portando ben avanti le idee di Laplace, tratta della costitu-
zione atmosferica della terra e delle perturbazioni planetarie, e
accerta le vicende lunari.
Gloriosa estensione acquistarono le cognizioni nostre sovra
le forze primitive di tutti i corpi, provando 1' universalità della
legge d' attrazione. La periodicità domina tutto il sistema sola-
re , per quanto differiscano la celerità di proiezione o la quan-
tità di materia aggregata ; e fu accertata perfino in comete qua-
rantaquattro volte più distanti che Urano. Resta ad assicurare
quel che Bessel asserì, che la forza attrattiva non si misuri solo
dalla quantità di materia, ma v'abbia pure attrazioni specifiche,
non proporzionate alla massa.
Lalande portò le stelle osservate da diecimila a cinquantami-
la; tremila altre ne aggiunse Piazzi ; Bessel preparò gli elementi
d'un catalogo di stelle esteso fino all'ottava grandezza , e di-
stribuito per zone di declinazione ; sul che recarono maggior
precisione i posteriori. D' oltre cencinquanta stelle , qualificate
per fisse, si determinarono gli annui spostamenti. Àrgelander,
astronomo di Àbo , perfezionò i lavori di Guglielmo Heracuel e
Prevòt , e calcolò l' avvicinarsi del sistema solare alla costella-
zione di Ercole, il quale, come pure Va della lira e la 61* del
Cigno , reputate fisse , fanno al giorno 834 mila leghe da ven-
ticinque al grado. Ducentonovemila stelle si crede occupino
il firmamento tra la P e la 9a grandezza; di cui 5300 sono dal-
la 1* alla sesia grandezza , cioè visibili a occhio nudo. D'altre
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STELLE 35 i
inosservate per la piccolezza si scandagliarono Ye meraviglie , e
nella via lattea se ne stimano 18 milioni di telescopiche , di-
stinte senza nebulosità ; Bond a Cambridge negli Stati-Uniti, il
Miti, decompose la nebulosa d'Andromeda in più di 150O pic-
cole stelle. Inoltre le stelle cadenti si somigliano ad un anello
d'asteroidi , che probabilmente taglia l'orbita della terra , e
moresi con una celerità planetaria. La distanza d'una stella fa
determinata al vero , e non più coi soli limili , di qua dei quali
non potrebb' essere situata. Si spera riconoscere l'atmosfera di
Venere, le macchie nevóse di Marte, i venti periodici di Giove,
Fanello di Saturni, scostato dal suo pianeta trentaduemila
chilometri , e largo quaranlottomila ; i continui cangiamenti
di forma delie comete j le montagne della luna (1) e i suoi
vulcani.
Né paghi d' avere determinato appunto la massa del sole io
confronto della terra , cercasi quella dei soli di altri sistemi ,
che non hanno grandezza veruna alle lenti più robuste. Sulle
stelle doppie studiarono Herschel e Struve, che ne catalogò ben
tremilacinquantasette. Sono di colore diverso una dajl' altra, e
la minore gira attorno alla più grande , colle leggi attrattive
del nostro sistema. E forse tutto questo cielo costellato non è
che un grand' anello di corpi, attorno ad un centro unico, di-
stante dal nostro sole 500 volte più che non questo dalla terra;
e che potrebb1 essere una parte d'un sistema più vasto, davanti
al quale si sgomenta l'immaginazione. Herschel col suo stro-
mento di 20 e di 40 piedi credeva poter penetrare 900 0 1800
volte la distanza che è da Sirio alla terra ; onde calcolava che
in un quarto d'ora 1 16 mila stelle passassero pel campo della
vista che sottendeva un angolo di 15 minuti. L'intera volta del
cielo presenterebbe dunque più di S bilioni di stelle ; e se eia*
scuna è un sole, attorniato di pianeti e questi da satelliti, qua!
meravigliosa vastità si offre all' uomo per ammirare viepiù la
gloria di Colui che tutto move con leggi cosi semplici !
Non minore curiosità eccitano le nebulose. Herschel padre
(1) Già 1093 di esse furono misurate esattamente ; fra cui 22
sorpassano d' altee za il Monbianco ; una elevasi 7000 metri.
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532 STELLE
credeva che la luce , la quale -, secondo le ultime sparienze di
Strare, fa quarantunmila cinquecentodiciotto miglia geografiche
in un secondo , volesse più di due milioni d' anni per giungere
dalle nebulosità più lontane che apparissero , al suo specchio
di quaranta piedi. Or in quella distanza, che appena la fantasia
ardisce affrontare, l'astronomo indaga il passato e l'avvenire ,
e crede scorgere nelle nebulose di Orione e d'Andromeda una.
crescente intensità' di luce , che indicherebbe un aumento di
solidità. Sarebbero mai essi elementi di futuri sistemi planeta-
ri! ? Nuota forse nelP immensità una materia cosmica , la quale
annularmente si condensi , e ne aieno piccola fattura le stelle
cadenti , identiche cogli erediti , e delle quali si determinò la
periodicità (1) ; mentre in più ampia scala se ne formino i pia-
neti, che poco a poco s' arrotondino , mostrino il nucleo lumi*
noso , Infine perdano la nebulosità ? Quante migliaia di secoli
avrebbe dunque richiesto la formazione del mondo 1 e questa
andrebbe tuttodì continuando , e insieme la distruzione ; giac-
ché, anche dal tempo che si osserva il cielo, qualche stella andò
smarrita ;. e la minore delle doppie, di luce azzurrognola o ver-
de, forse è un sole che s'estingue o svapora.
Problemi spaventosi , a cui non ai potrà rispondere se non
dopo lunghi secoli di precise osservazioni.
Cntmica.
La chimica, questa scienza delle leggi che riguardano l'inti-
ma costituzióne de' corpi ne' loro ingredienti, è magistero d' a*
natisi per eccellenza, onde è naturale che venisse tra l'ultime,
è levasse gran rumore, perchè non fa solo conoscere una serie
di fatti nuovi, ma un ordine nuovo di agenti , i quali hanno po-
ti) Massime dopo l' osservazione del 12 al 13 novembre 183$,
quando Olmsted e Palmer in America videro una tal pioggia di
stelle, che 249,000 ne contarono in 0 ore. Finora si conoscono
i due periodi del 12 novembre e del IO agosto. Schreibers sup-
pone che 760 aeroliti cadano ogni anno sulla superficie della
i«rra.
CHIMICA 333
féiiza sa tutti i fatti conosciuti. Essa era stata una raccolta di
fatti senza legame e diretta a intenti stravaganti fin quando Gior-
gio Stalli di Anspacb introdusse la teoria del flogistico.
Le scuole limitavansi ancora a soli quattro elementi, ma que-
sti non reggevano alle nuove analisi. Scheele , speziale -svede-
se, vero paragone dei modo di sperimentare, ben undici nuovi
acidi descrisse, fra cui il prussico: trovò il cloro (1774) , e lo
considerò come un acido muriatico privo di flogistico; teorica
combattuta , finché ai di nostri Davy la accertò. Blanck d' E-
dìmburgo, scolaro di Cullen professore di Glasgow che aveva
popolarizzato la chimica, studiò l'acido carbonico: Woodward
séoprl l'azzurro di Prussia ; Bergmaun V acido solforico , e le
aeque minerali fittizie. Fahrenheit produsse il freddo più in*
lenso versando spirito di nitro su ghiaccio pesto : Boerhaave
avanzò le scoperte sul fuoco, il calere, la luce, l'analisi vege-
tale. Molti li seguirono, distruggendo errori, riconoscendo la
combustibilità de} diamante, il fosforo, il cobalto, il nikel , il
manganese, il platinò , ajntando le arti , e cercando dare alla
chimica una forma scientifica, cioè la sistematica disposizione
dei fatti.
I gas risultanti da alcune ricerche riportavansi ali9 aria. Ma
Black trovò differentiasime da questa le proprietà del gas delle
effervescenze ; e dall'assenza d' aria fissa venire la causticità
della calce e degli ideali. E subito si volse l'attenzione ai corpi
aeriformi: Gavendish asserisce che l'aria fissa [gas acido car-
bonico) e la infiammabile [gas idrogene) sono fluidi specifici ;
l' inglese Priestley vede che Paria residua dopo la combustio-
ne, e quella che proviene dall'acido nitrico, sono affatto diffe-
renti (1 ?74), e corca spiegare la composizione dell' atmosferi-
ca; Rouelle sviluppa il gas epatico (177&), e un anno appres-
so trovasi l'ossigene ; Schede considera . V aria come mista di
questo e di azoto , Gavendish V acqua come una combinazione
d' ossigeae e di idrogene , Berthoilet V ammoniaca come una
combinazione d' azoto e d' idrogene. Tutto ciò smentiva la sco-
lastica determinazione di quattro elementi, e abbatteva il siste-
ma del flogistico; Black scopriva il calor latente , che determi-
na lo stato de' corpi, e non si manifesta che pel cambiamento
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354 LAVOISIER
di forma ; Bayen prova , colle obbliate sperienze di Bayle e dì
Rey, aumentar di peso i corpi calcinandosi. Combinando que-
sti due fatti , Lavoisier ( 1 743-94) ne deduce la teorica nuova
della combustione, considerata come un fissarsi dell'ossigena.
Osservando la facilità con cui le calcinazioni tornansi a stato
di metallo, mediante una materia grassa o combustibile, Stahl
immaginò che principio della combustibilità fosse una sostan-
za particolare che chiamò flogisto, e che supponeva uscire dal
metallo quando si calcina e ritornarvi quando si rivivifica. Di
due vie aperte, avea per caso scelta la fallace; e i seguaci suoi,
preoccupati dal sistema e dai nomi, neglessero le esatte deter-
minazioni di peso , ostinandosi nel credere che il flogistico si
staccasse dai corpi, benché dopo la combustione li trovassero più
pesanti. Lavoisier riconobbe essenziali le determinazioni numeri-
che della quantità, essendo la chimica specialmente una scienza
di quantità, e suo teorema fondamentale che nulla si perde, nul-
la si crea in natura, ed ogni cangiamento de' corpi dipende da
aggiunta o sottrazione d'alcun elemento. Esaminata Paria che si
ottiene da calci di mercurio senza carbone in vasi chiusi , La-
voisier la trovò respirabile , e conchiuse che la calcinazione e
tutte le combustioni vengono dal combinarsi coi corpi quest'a-
ria eh' è la- maggior porzione della respirabile; e che in parti-
colare l' aria 6ssa sia prodotta dalla unione sua col carbone. La
qual idea accoppiando colle scoperte di Black e di Wilke sul
calor latente, considerò che il calore manifestatosi nella com-
bustione sia svolto da quell'aria respirabile, che dapprima ere
occupata a mantenere lo stato elastico. Queste due proposizio-
ni sono la gloria di Lavoisier e il carattere della nuova teoria
chimica, colla quale egli, armato sempre di bilancia, combattè
quella del flogistico.
Gavendish avea già trovato che la combustione dell'aria in-
fiammabile produce dell' acqua ; e Lavoisier arriva a decompor
questa in aria infiammabile e aria respirabile (1) , ciò che beo
(1) Ma prima di Cavendish la decomposizione dell9 acqua fu in-
dicata da Watt in una lettera del 26 aprile 1783, inserita nelle
Philosoph. Transactiom.
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BEBTHOLLET ^ 555
presto conobbe verificarsi io tutti gli ossidi. Così stabilì la rem
base chimica, e considerò l'ossigene pel principale elemento,
classificando rispetto a lui i corpi composti, e profittando dei.
moltissimi fatti rivelati allora da Priestley e da Schede, per ispie-
gare la combustione, la respirazione, la fermentazione. Secon-
do lui , il calorico non cresce peso a on corpo, onde la carat-
terizzò imponderàbile; e distinse il latente dal libero: i gas sono
vapori permanenti ; i solidi sono liquidi destituiti del calorico
lateute : soggiunse che la respirazione è una vera, combustio-
ne operantesi nel polmone , dalla quale deriva tutto il calor
animale.
Insieme con Guyton di Morveau, sbrattò la chimica dal ger-
go scolastico, mediante una nomenclatura regolare, ove le de-
finizioni apparivano identiche coi nomi, così dando alla scienza
stronfienti e lingua nuova. Altri fecero sul cloro ciò ch'egli sul-
l'ossigene; si conobbe meglio la composizione de'corpi quater-
nari! chiamati sali, e i rapporti dei composti fra loro. Già Mayor
[De spiritu nitro aereo , 1678) avea spiegato in maniera ra-
gionevole le unioni e decomposizioni dei sali quando vi si ag-
giunga un terzo corpo. Newton attribuiva tale unióne all'attra-
zione fra gli atomi; sul che Francesco Geoffroy compóse tavo-1
le , perfezionate poi da Bergmann (1783) ; finché al dì nostri
Davy tali decomposizioni ascrisse all' elettricità positiva o ne-
gativa.
Berthollet savojardo (1748-1822) , sperimenlator diligente,
da ricerche sui prodotti organici conchiuse troppo in fretta che
le sostanze animali si distìnguano dalle vegetali per l' azoto ;
conobbe inesatta l' opinione di Lavoisier che l'ossigene sia il
generator universale degli acidi, essendo tali anche il cloro e
l'acido prussico; studiò i clorati, sali terribili a maneggiarsi, e
dalla combinazione dell'ammoniaca col Possi do d'argento otten-
ne l'argento fulminante; applicala proprietà scolorante del clo-
ro-a imbiancare le tele. Tosto De Born se ne valse per la cera,
Éhaptal pei cenci da carta e per ripristinare i libri e le slampe
macchiate. Chaptal medesimo riconosceva la vera composizio-
ne dell'allume, e agevolava la fabbricazione di quesl' importan-
te ingrediente: e subito, non solo questo , ma gli acidi solfori- '
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336 oavy
co, nitrico, muriatico," il sai di saturno ed altri preparati non,
tennero più dall'Inghilterra e dall'Olanda, né il rosso di robbia
da Adrianopoli.
Darcet , cercando il miglior metodo per fare la porcellana,
destò l'analisi chimica per via del fuoco, trovò che l'argento è
ossidabile e volatile, crebbe d'assaissimi la lista de'minerali fu-
sibili, e provò pure che il diamante si volatilizza. Esaminando
i Pirenei , s' accòrse che scemano , e proclamò che « la storia
loro è quella di tutte le montagne della terra; per tutto , den-
tro e fuori, natura disorganizza e ricompooe. » Brugnatelli di
Pavia credette necessario un supplemento alla teorica di La-
voisier, come quella che non rendeva ragione del calorico e
della luce sviluppatisi in certe circostanze, e ne fece una teo-
rica propria, denominata termo$sigene.
La chimica allora divenne moda: Lagraogia, Laplace, Monge
staccavano gli occhi dal cielo per meditare e crescere queste
scoperte: le dame lasciavano il passeggio e i circoli per cor-
rere alle lezioni di Fourcroy, che divise questa scienza in ge-
nerale, filosofica, meteorologica, minerale, vegetale , animale,
medica, economica, domestica. Adopravasj lo specchio conves-
so per decomporre i metalli ; si cristallizzarono 1' alcool e l'e-
tere ; si studiò la capacità del calorico e la sua pressione.
La scienza giganteggiò quando si impadronì della pila. Ni-
cholson e Carlisle aveano avvertilo come essa decomponesse
Pacqua. Berzelio e Hisinger sottoponendovi con sagacia una se-
rie variata di sostanze, avevano visto le saline, posterei circo-
lo di una robusta batteria , decomporsi sempre in modo , che
gli acidi erano portati verso il filo positivo , e le basi verso il
negativo; e negli ossidi, l'ossigene dirigersi all' estremità della
corrente positiva , il radicale a quella della negativa. Al vedere*
le maggiori affiniti chimiche annichilate dall' azione della pila
(1778-1829) , Davy ideò di adoprarla sovra sostanze fin allora
indecomposte, come gli alcali e le terre ; indovinandola poten-
tissima a scandagliare gli arcani della chimica. Sottomessa la
potassa alla pila,# vede l'ossido portarsi al polo positivo, e ad ne-
gativo un nuovo metallo in globuli come quei del mercurio , e
che nominò potassio; talmente infiammabile) che , per ardere,
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DAVY A 337
decompone fin l'acqua. E così dimostrando la vera composizio-
ne degli alcali e delle terre , contro Lavoisier convinceva che
Possigene non è soltanto acidificante, ma principio costituente
di quelli; e gli ossidi variate combinazioni del Possigene con basi
metalllche.Ossigene trovò anche nelPossimuriatico di Lavoisier,
che denomino cloro, e l'acido muriatico (idrocloro) riconobbe
per un idracido. Solo 1' ammoniaca fra gli alcali non si risolve
che in idrogene ed azoto : pure Davy sostenne eh1 essa chiuda
un principio metallico analogo a quel degli altri alcali : anzi ,
avventurandosi di là dalle barriere classiche di Lavoisier , so-
spettò che i metalli non fossero corpi semplici , ma risultino
dall'unione dell' idrogene con basi incognite ; onde gli alcali
proverrebbero tutti d> combinazioni di tali basi con una certa
porzione d'acqua, e racchiuderebbero P idrogene, al pari del-
Pammoniaca. L'avvenire sentenzierà se la ragione stia con La*/
voisier, alla cui teorica un sol fatto è ribelle ; o con Davy, che
fonda la sua chimica su quell'unica eccezione.
Che se non ebbe la fortuna di qualche grande scoperta, Davy
spiegò sagacia e perseveranza nel verificare, e compiere, e ri-
durre a leggi naturali quei ch'erano fatti isolati ; e ne coochiu-
se « l'affinità chimica non esser altro che l'energia d'attrazione
delle elettricità opposte. »
Nella Filosofia chimica abbattè la teorica di Lavoisier (1807)
sulla combustione, mostrando per esperienze risolutive l'ossi*
gene non esser unico principio della combustione , ma prove*
nire questa dalla intensa e mutua azione chimica de'corpi; che
anche altri corpi producono acidi; né da solo ossigene può na-
scere lo svolgimento di luce e calore nella combustione. E poi-
ché tutti i corpi di reciproca azione robusta trovansi sempre in
istati elettrici opposti, inclina a credere che la luce ed il calo-
re sieno generati dal neutralizzarsi delle due elettricità. Appli*
co pure le sue ricerche alla geologia, ed esaminando P acqua ,
il gas e le sostanze bituminose contenute nelle cavità del quar-
zo, assodò l' ipotesi plutonista di Play fair e Hall. Le ostilità non
impedirono fòsse premiato dall'Istituto di Francia, né che po-
tesse visitare i vulcani dell' Alvernia e del Napoletano (1) ; e a
(1) A Parigi hanno riso della sua insensibilità al bello. Della
ni\ * Digitized^OOgl
538 * DAVY
Napoli fece curiose sperienze sovra i colorì adoprati da? pittori
antichi, e cercò uà metodo di svolgere i papiri dissepolti , che
però non prevalse all'usato.
Dalla scoperta di Davy , Berzelio conchiuse che it carattere
elettro-chimico ne* corpi ov' entra 1' ossigene non appartiene a
questo, ma alla base; e che il calore e l' ignizione prodotti dal-
la combinazione chimica, sono della natura di quelle che pro-
ducono il lampo e la scossa elettrica. Pertanto egli propose la
classificazione chimica delle sostanze in elettro-negative ( aci-
di e ossigeni) ed elettro-positive (idrogene, alcali, basi salifica-
bili). In Egitto vide prodursi il carbonato di soda dal decom-
porsi del sai marino sotto l'azione delle rocce calcari , circon-
danti i laghf del deserto (1803). Dal che dedusse la sua statica
chimica, ove sono assodate le leggi delP affinità, sebbene non
s'accorgesse della stabilità di proporzione nella più parte delle
combinazioni. Con meravigliosa diligenza determinò i pesi ato-
mici de' varii elementi chimici , secondato da Svedesi e Tede-
schi , e dall' inglese Thomson , che fondò un sistema opposto
al suo.
I gas si trovò esser un caso particolare dei vapori, dietro ie
sperienze di Faraday solla condensazione loro, e quelle di Gay-
Lussac e Dallon sulle leggi della loro espansione. Istruita da
Biot a valersi delle qualità ottiche dei corpi, mettendo in giuo-
co il fenomeno della polarizzazione delia luce, potè la chimica
sorprendere modificazioni non altrimenti afferrabili nella natu-
ra de'corpi e nella disposizione delle lor parti integranti; nuovo
passo verso l'unità della scienza. Haiiy e Vauquelin stabilirono
V inlimo nesso fra la composizione chimica e la forma cristal-
lina , ove Mitscherlich e Rose portarono l'esattezza.
Gli acidi e le basi , osceno ossidi metallici , hanno somma
affinità tra loro, e combinandosi producono sali, in cui un me-
musica non prendea nessun diletto. Vedendo il museo del Lou-
vre, allora il più ricco del mondo, esclamò: Che magnifica raccolta
di cornici/ e dinanzi all' Antinoo; Che superba stalattite/ Invece
ammirò il modello dell'elefante , destinato pei monumento alla
Bastiglia.
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CHIMICA 339
tallo può direttamente prendere il posto dell'altro. Così, se in
nitrato d'argento mettete una lamina di rame, questo si dissol-
ve , mentre l'argento torna a stato metallico , e tutto il nitrato
d'argento si trasforma in nitrato di rame. Qui dunque il rama
combinasi contemporaneamente coli' ossigene dell'ossido d'ar-
gento e coli' acido nitrico ; ma mentre il primo sale contiene
ISSO parti d'argento, il secondo contiene solo 396 di rame.
Vuoisi dunque molto meno rame che argento a formare un sale
con pari quantità d'ossigene e d'acido nitrico; fatto che s'avvera
m molti altri casi, e dove trovasi che la capacità di saturazione
ha rapporti fissi per ciascuno , e variabili dall' un all' altro. Lo
studio di questi rapporti , o come dicono equivalenti , è oggi
vivo, e si valutano rappresentando cento l' ossigene , e riferen-
dovi gli altri.
Il sassone Wenzel, nel 1777 , avvertì comporsi i sali d' uq
acido e d'una base, generalmente binarli; e che due sali potea-
no alternare le basi e gli acidi loro in modo , da trasformarsi
esattamente in due altri. Egli reputò particolarità dei sali quel-
la che era la gran legge della chimica. Vi si badò dopo conso-
lidato il sistema di Lavoisier: ma Bertbollet sosteneva che due
corpi possono combinarsi in qualsiasi proporzione di 1, 2, 3, 4
o 5 al più, senza intermediario. A questa legge delle proporzio-
ni definite diede ampia generalità 1' inglese Dallon coll'ingegoo-
sa teorica atomica, da Gay-Lussac sostenuta. Vide che un litro
d'ossigene convertiva in acqua due litri d' idrogene : dietro al
quale indizio chiarì che, ogniqualvolta due corpi gasosi si com-
binano, entra nella combinazione l'egual volume di gas, o un^o-
lume dell'uno e due dell' altro , o due per quattro , m somma
sempre in rapporti semplici di volume. E poiché ogni liquido
può ridursi in vapore, fu stabilito che gli equivalenti de'diversi
corpi rappresentavano volumi eguali, o esattamente multipli gli
uni degli altri : onde anche qui avremmo un' altra meraviglia
della disposizione del mondo in numero e misura. Solo il cloro
sottrae va s4 ; ma il dicembre I &45 fu trovato della proporzione
di 1 : 36.
Se i corpi combtnaosi tutti in proporzioni invariabili, e nelle
reazioni chimiche un equivalente è rimpiazzato sempre esatta-
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340 GLI EQUIVALENTI — DIMORFISMO
mente da un altro, possono con facili calcoli scoprirsi altri nu-
meri, dacché siano conosciuti alcuni, dei quali perciò importa
assai l'esatta determinazione. Dumas prese dunque a precisare
V equivalente dell' idrogene ; e con più difficoltà, fino del car-
bonio, sagrificando molti diamanti. Altri camminarono la stessa
via, applicando l'analisi a Atti i «orpi, e venendone a scoprire
i costituenti finali e le 'distinzioni capitali fra la materia organi-
ca e 1' inorganica.
Dulong e Petit, cercando la misura del calore specifico nega-
rli corpi semplici, ossia la proporzione del calorico, differente
a peso eguale , che vuoisi perchè la temperatura s'alzi d'un
grado , riconobbero stare essa in ragione inversa dei pesi da
cui sono rappresentati gli equivalenti: cioè un corpo, il cui equi-
valente pesali doppio d'un altro, ha la metà meno di calore spe-
cifico. Faraday crede fissa e invariabile la quantità di forza elet-
trica necessaria per decomporre corpi presi in quantità corri-
spondenti ai loro equivalenti.
Uno de' fatti chimici più stupèndi osservati ultimamente ,"è il
dimorfismo. Che due corpi d'identica composizione [isomeri), in
circostanze simili, debbano avere le stesse proprietà , credevasi
assioma. Eppure do Mettete al crogiuolo una data quantità dV>s-
Bido di cromo, che è verdescuro, e riscaldandosi brillerà di viva
luce come divampasse ; poi l' incandescenza scompare , e non
gli resta più, se non il calore che trae dal fuoco circostante ;
raffreddato , eccoloydivenuto d' un Jbel verde , non più solubile
nelP acido. Cangiò dunque di proprietà chimiche e fisiche; ep-
pure ìa bilancia e l'analisi non vi ritrovano la minima alterazio-
ne; e se lo tuffate in acido solforico riscaldato^ ripiglia lo stato
primiero. Così il vetro ordinario, tenuto lungamente in fusione
tranquilla , diviene opaco, infusibile , duro a segno da trar la
scintilla dall'acciarino; eppure non si manifesta verun cangia-
mento. Moltiplicando l'analisi, si venne certi che corpi egual-
mente composti possono differire per durezza, peso specifico ,
azione sulla luce. In alcuni si cangiano solo (e proprietà fisi-
che (dimorfi) , in altri anche le chimiche (isomeri) .• cioè nei
primi le molecole composte restano le stesse , aggruppandosi
in maniera differente; nei secondi gli atomi sono disposti diver-
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CHIMICA 341
samente nella molecola composta. Fra i dimorfi , il carbonio
allo stato di diamante ha proprietà diversissime dal carbone :
il solfo, cristallizzato dalla natura o nel solfuro di carbone, of-
fresi in forma d'ottaedri a basi romboidali ; lasciato raffreddare
adagio dopo fuso, dà prismi obliqui ; se, dopo scaldato a cen~
cinquanta gradi, si coli nell'acqua fredda, resta molle, bruno,
elastico , trasparente per più giorni ; onde sarebbe polimorfo.
Sembra potersene dedurre che i corpi dimorfi abbiano la pro-
prietà di combinarsi permanentemente cogli imponderabili; ma
oiò non polrebb' essere anche degli altri corpi ? non potrebbe
nascer? da tale affinità la differenza di alcuui corpi , come del
platino, dai metalli che sempre l'accompagnano? ài mòdo stes-
so Furano, che presenta tutte le reazioni solite de' corpi sera*
plici, fu testé riconosciuto per un ossido.
Luogo sarebbe seguire i francesi Vauquelin, Thénard, Ampè-
re; gl'Inglesi Dalton e Wollaston; i tedeschi Wenzel , Richter,
VOhler, Liebig , Mitscherlich , le cui scoperte sublimi intorno
alle sostanze isomorfe diedero la scossa alla teorica delle for-
me primitive, posta da Hatìy.
Dinanzi a tali fatti, nascono dubbii supremi. La natura si ser-
ve di quattro forze distinte e d'una sessantina di corpi semplici
per creare e modificar la materia ; quella natura cui basta la
forza di gravità per regolare i movimenti degli atomi e dei mon-
di. Possibile che essa abbia qui abbandonato quella economia
che ne forma una delle meraviglie? Ripugna al sapiente il ere*
derlo, e accetta i risultati presenti- come espressione de' fatti
ora conosciuti, non come l'ultimo véro. Quell'unità che i fisici
riconobbero negl* imponderabili , r chimici tendono a trovarla
anche nella materia ponderabile ( 1 \ ; e dopo che lo studio sul*
l'ammoniaca die un radicale nuovo, molti si applicarono a de*
comporre i corpi detti semplici , e i risultati de' curiosi furono
tali che anche la vera scienza ne dovette tener conto.
Mentre ammiravasi la semplicità de'rapporti fra i pesi de'com- «
ponenti nella natura minerale , non si credea che veruna rela-
zione semplice esistesse fra gli elementi delle combinazioni or-
(1) Esperimenti di Proust e di Bontiguj.
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342 CHIMICA ORGANICA
ganiche: ma Gievreal ve la dimostrò nel suo insigne lavoro sai
corpi grassi d'origine animale, assimilandoli a sali , giacché la
base e V acido sono composti ternani , che operano non altri-
menti da quelli della natura Inorganica. Davy provò l'efficacia
dell'elettricità sulla vegetazione, altri quella della luce. I vege-
tali, decomponendo l'acido carbonico e l'acqua , fissano il car-
bonio e l' idrogeno, e rigettano l'ossigene nell' atmosfera; ed o
ri ducendo l'ossido d'ammonio, o direttamente togliendo l'azoto
all'aria, si assimilano quest'elemento. L'azoto e il carbonio di
cui vivono le piante, si trae dall'atmosfera; onde la fertilità d'un
terreno deriva da elementi inorganici o metallici , confacenti
all'una piuttosto che all'altra pianta. Studiando dunque le ce*
neri d'una, può conoscersi quali elementi metallici debba pos-
sedere un suolo perchè essa vi prosperi, quale rotazione stabi-
lirei, di quali ingrassi a ju tarlo. Giusto Liebig , professore di
Gressen , applicò specialmente la chimica organica all'agricol-
tura e fisiologia; e crede l' ingrasso giovi perchè dà molto più
ammoniaca che l'aria , e il liquido assai più del solido. Bous-
singault , ohe pel primo mostrò come le piante decompongono
V acqua per fissarne l' idrogene , arricchì d' importanti lavori
la chimica applicata all'agricoltura; e Payen ed altri studiaro-
no l' amido , la cellulosa , e la presenza delle materie azotate
nei tessuti vegetali.
Alle misteriose operazioni che si compiono sotto l'influenza
della vita, si volsero principalmente Dumas, Boussingault e
Payen; e stabilirono che le materie ternarie accumulate nel tes-
suto animale , come la pinguedine e lo materie azotate neutre
che costituiscono la trama dell'organismo animale, sono eia*
Dorate dai vegetali. Pertanto il regno vegetale sarebbe un im-
menso apparato di riduzione , il regno animale un apparato di
combustione ; e piante e bestie sono in certo modo aria con-
densata.
, Così camminasi verso una portentosa semplificazione , mag-
giore né' corpi organici, che quantunque dotati di principi i spe-
ciali, constano di pochissimi elementi: carbonio, ossfgene, idro-
gene, azoto ; i quali combinati con al più una dozzina di secon-
darli, portano immensa varietà.
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CHIMICA 345
Ha la natura donde attinge questa profusione d' oaaigene ;
idrogene, carbonio , azoto ? S' esaurirà essa ? o come si rifor-
nisce ? e quando 1' animale o il vegetale ricadono in materia
informe, che n'avviene di tutti questi prodotti della fila? A ta-
li problemi s'applicò Dumas, ponendo che i vegetali producono
i principi i immediati, gli animali se ne servono e li decompon-
gono, e l'atmosfera è il serbatoio donde natura deduce le sue
ricchezze.
È l'atmosfera composta di 23 parti d'ossigene sopra 77
d'aiolo in peso , non valutando il vapore acqueo , poco acido
carbonico e poco gas di palude ; e acidenlalmente qualche
prodotto ammoniacale , e alquanto acido azotico , che solvibili
nell' acqua , sono dalle piogge portati nella terra che ingras-
sano. Le piante , fra giorno , esalano dalle foglie acqua e os-
sigene ; di notte , acqua e acido carbonico , oltre fissare del-
l' idrogene , ossigene , carbonio , azoto e poca cenere , col che
aumentano di peso. La terra dunque non serve che di punto
d' appoggio , e tutta la nutrizione deriva dagli elementi atmo-
sferici, a segno che alcuni arbusti crebbero e fiorirono anche in
vetro polverizzato. Le foglie decompongono a freddo un de' cor-
pi più stabili , l'acido carbonico, sprigionandone T ossigene e
ritenendo il carbonio , purché ajutate dalla luce. L' azoto poi
traggono i vegetali in parte dall' aria , in parte dalle sostanze
organiche m sfacimento. Qui di nuovo la chimica tocca ad un
de' puoti più importanti all' economia , gì' ingrassi ; rilevando
conoscere i foraggi che richiedano men azoto dal concio , con
quelli pascere gli animali, de' cui escrementi rendere alla ter-
ra l' azoto per nutrire le piante che più ne bisognano (1) , alle
quali cioè non basta quel dell' aria , ma il vogliono combinato
con altri corpi, in istato di ammoniaca, di ossido d'ammonio,
d'acido azotico, d' azotato.
Le materie prime elaborate dai vegetali , son dagli animali
assimilate colla digestione. Questi sviluppano incessantemente
acido carbonico e acqua, a segno da potersi considerare come
fornelli di carbonio e d' idrogene. Di là il calore animale ; e al
(i) Sperimenti di Thaer e Bonssiogauit.
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344 CHIMICA
fine d' un giorno , un uomo ordinario , mediante la respira-
zione, bruciò dugentottantotto granirne di carbonio o dell'equi-
valente in idrogene. Cosi , dice Dumas, quanto P aria dà alle
piante , queste il cedono agli animali , che lo restituiscono
all' aria ; circolo eterno in cui la vita s' agita e manifesta , ma
dorè la materia non fa che cangiare di posto.
Se l' opra viziante degli animali e la purificante dei vegetali
si squilibrassero, andrebbe turbata V armonia della vita ; ma il
pericolo è sì lontano che eccede ogni longevità calcolabile (lj.
(1) V atmosfera è* al la circa venti leghe , e pesa da 5 trilio-
ni 229,000 bilioni di chilogrammi ; l' ossigene pesa 1 trilione
206,000 bilioni ; V acido carbonico 2088 bilioni. 0 per ridurlo
a immagini sensibili, se facciansi dei cubi di rame di un chilo-
metro il lato, 581,000 rappresenterebbero col peso l'atmosfera;
134,000 il Suo ossigene; 116 l'acido carbonico. Un uomo con-
suma in un* ora da 40 granirne d' ossigene, o 350 chilogram*
mi Tanno, e 35,000 in un secolo. Suppongasi la popolazione
animale del globo rappresentata da 4000 milioni d" uomini : in
un secolo avranno consumato 120 bilioni di chilogrammi d'ut*
sigene, che sarebbero 15 dei predetti cubi, cioè una quantità
minima, quand'anche non 'fosse restaurata.
Quanto all'acido carbonico, un uomo brucia ogni ora 12 grani-
rne di carbonio e produce 44 granirne d' acido carbonico, cioè
circa un chilogramma il giorno, e 365 per anno : oide i 4000
milioni d' uomini in un anno producono 1 bilione 460,000 mi*
lioni di chilogrammi d' acido carbonico, vale a dire 1/ 1 430 di
quel che contiene l' atmosfera* Si vorrebbero dunque 1500 anni
per raddoppiare la proporzione presente dell' acido carbonico* del*
r aria, quand' anche il regno vegetale cessasse dalle sue funzioni,
uè più operassero i vulcani che lanciano torrenti d' acido car-
bonico, e i fulmini sotto i quali V azoto e 1* ossigene dell1 aria
comb inansi e formano l' acido azotico, l' azotato d' ammoniaca
ec. Questi riprodurrebbero la vegetazione, come la riprodurreb-
bero i cadaveri degli animali, morti per la cessazione di essa.
11 calcolo è di Dumas.
y Google
BUFFO* 345
Storia Maturale.
Da questi studi! venne a ricrearsi quello della natura , che
cessò d'essere secondario alle altre scienze. Giorgio Buffon
(1707-88), più per favore che per merito messo alla direzione
del Giardino delie Piante a Parigi , pensò farsi degno di quel
posto studiando ; lo dispose non pia solo per la medicina , ma
pel complèsso della scienza, e ideò a trentacinque anni la sua
Storia naturale. Dapprincipio puramente descrittivo, pia lar-
di divenne zoologista ; ma anatomico non mai , benché com-
prendesse la necessità di comparare V interna struttura degli
animali, e con alcuni suoi splendidi concetti rischiarasse la via
che doveva esser corsa dal suo concittadino Daubenton. Questo
aveva egli chiamato collaboratore in campo si vasto , commet-
tendogli la descrizione delle particolarità : ma mentre Dauben-
ton procedea sopra fatti individuali, e quindi sicuro da errori ,
Buffon tendeva a generalizzare ; e quando non fosse sostenuto
da spedente, suppliva col vigor dello spirito, prevedendo quei
eh' esso chiamava fatti necessari!. Maniera pericolosa per chi
non abbia la forza d» abbracciare tutti i rapporti dell' universo.
Bd errò in fatto sovente : crede alla generazione spontanea ;
sprezza i metodi perchè non li conosce, e « vero metodo ( di-
ceva) è la descrizione compiuta e la storia esatta d' ogni cosa
in particolare ; » e ', in conseguenza , descriveva un individuo
dopo l'altro : censura la classificazione di Linneo, dedotta da-
gli oggetti stessi ; mentr' egli , senza conoscere le particolari-
tà, s'accontenta a classi generali e arbitrarie; animali serventi
all' uomo , animali selvatici europei, animali forestieri.
Maturata la sua intelligenza , conobbe le uguaglianze e dis-
parità , e la mirabile uniformità della natura , la graduazione
nelle varietà , il successivo perfezionamento della specie , e la
preminenza relativa dei differenti organi nelle varie specie: ma
gli si rinfaccia. quel modo vago di filosofare, senza calcoli
uè sperienze , e dietro teoriche prestabilite ; dissimulando le
difficoltà sotto la maestosa circospezione delle parole. Il merito
che la posterità gli riconosce, è d'aver fondato la parte storica
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346 LINNEO
e descritti? a della scienza : quel che fra' contemporanei gli ac-
quistò ammirazione, fa Io stile pittoresco, e l'enfasi che allora
sottentrava alla bella semplicità ; e dicono che innanzi scrivere
egli si mettesse io abito di gala. Un solo viaggio egli fece, onde
scarse in lui le ispirazioni grandiose ; e tutto v'_è contornato
come nel giardino botanico. Animato dall' orgoglio e sostenuto
dalla pazienza , non avrebbe voluto affrontare i materialisti, di-
spensieri della lode; onde evitò ogni soprumana meditazione del
creato ; impugna le cause finali ; tutto vede operarsi fortuita-
mente : se non che, invece di caso , egli fece scialacquo delle
parole di attrazione e natura. E per la materialità piacque la
sua teoria della terra : una cometa urtando il sole t ne stacca
dei pezzi incandescenti che sono i pianeti , i quali a grado a
grado si raffreddano ; esseri organizzati nascono suUa loro su-
perficie a misura che se ne modera la temperatura, e tutto ciò
in migliaja di secoli. Altrettanto vale l'altra sua ipotesi della
generazione fondata su molecole organiche : teorie repugnanti
ai primi elementi scientifici ; eppur sembrarono il più splendi-
do risultamene del neutonianismo , la più chiara spiegazione
della geologia , la più forte objezione alla Genesi. Anche senza
tal lenocinio , ad un secolo di gusto e di scienza dovevano pia-
cere questa letteraria esposizione di fatti immensi, queste epo-
che della natura antestorica, quel divinamento ardito che trae-
va a riflettere, ed a riunire fenomeni, in apparenza disparati.
Sì Buffon che Carlo Linneo nacquero il* 1 707 , ma questi in
povero villaggio dell'inerudita Svezia, quegli di nobile e ricca
famiglia borgognona, nella Francia di Luigi XIV : Linneo fu co-
stretto a fare scarpe e lottare contro lunghe traversie ; Buffon
non ebbe che a resistere alle seduzioni di una vita molle e in-
fingarda. Linneo paziente e sagace nella ricerca dei fatti, quan-
to ingegnoso a coordinarli, preciso e rigoroso nell'esposizione,
fin a rifiutare ogn' altra eleganza che quella proveniente dalla
semplicità dei mezzi e dalla elevazione delle idee ; cauto nelle
deduzioni , procedendo sempre sopra fatti positivi e ragiona*
menti rigorosi ; sapendo creare ipotesi verosimili, senza scam-
biarle per verità assolute ; valutando al vero ogni fatto , ogni
idea , ogni generalità ; non isdegnaodo seguitar pazientemente
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347
te minuzie per lanciarsi ne' campi più elevati della scienxa. Buf-
fon è non meno ingegnose, ma in altro ordine d' idee : non cer-
ca tanto creare e moltiplicare da sé i fatti d'osservazione, quan-
to cogliere tutte le conseguenze, e sovra una base in apparenza
angusta eleva un edifizio grandioso : a particolarità tecniche e
divisioni sistematiche non s' arresta , e avventurandosi per in-
cogniti sparii, travia talora, ma sa dagli errori trarre la verità;
non finisce nulla, ma tutto comincia. Linneo, prima di riformar
le idee, riformò il linguaggio, dando una nomenclatura chiara
e semplice, deve il genere è indicato col nome, e coll'aggettivo
h specie. Oltre denominare i vegetabili , occorreva un modo
semplice e comodo di trovar il nome df una pianta descritta, e
di classificare un vegetabile nuovo : al che egli servi col siste-
ma sessuale ; sistema artificiale che egli stesso confessava non
esser quello della natura, scopo della scienza; ma eccitò tanta
maraviglia , che nessuno avverti come posasse sovra principii
differenti la classificazione zoologica. La zoologia è tale da non
esser più distrutta ; e quella che nel 1797 fu stabilita e nel
1816 compiuta da Geoffroy Saint-Hilaire e da Cuvier , non fe>
che rettificarla e svilupparla : al contrario, prima che il secolo
finisse, era soppiantato il suo sistema di botanica.
Già nel 1 7S8 Bernardo di Jussieu piantava al Trìanon un giar-
dino, ove le piante erano classificate secondo le affinila natura-
li, cercando il problema finale ; poi suo nipote Lorenzo pubbli-
cava i Generi delle piante (1 789), applicando il metodo dello
zio a tutto il regno vegetale, ponendo il valore dei caratteri nel
grado d' importanza e di generalità degli organi donde sono
tratti , e combinò questo valore de' caratteri col loro numero .
Michele Adanson di Aix (1727-1806) , allievo di Jussieu e di
Reaumnr, fé' la Storia naturale del Senegal, donde avea por*
tate carte e vocabolari ; die la prima esatta descrizione del
baobab , creduto fin allora favola , e degli alberi della gomma
arabica. Le Famiglie delle piante dispose con sistema oppo-
sto a quel di Linneo , fondandosi sopra l' osservazione , non di
alcuni caratteri, ma dell1 insieme ; e ben tosto soccórse di po-
ter applicarlo a tutti gli esseri, e formare un' enciclopedia del-
la natura. Presentò dunque all'Accademia (1 775) il divisamente
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348 BOTANICA
dell' opera sua , che in ventisette volumi dovea racchiudere
■ V ordine universale della natura , o metodo naturale , com-
prendente tutti gli esseri conosciuti , le loro qualità materiali,
e facoltà spirituali , e dei loro rapporti. » V ammirarono , e
giudicarono 1' impresa impossibile ad un uomo solo ; onde ri-
mase co' suoi progetti , povero perchè solo intento a questi : e
allorché il nuovo Istituto nazionale l'invitò nel suo seno, rispo-
se non potervi andare perchè non aveva scarpe.
Carlo Bonnet (1 720-1 793) , credendo che nulla si opera per
salto in natura, cercò il concatenamento degli esseri , ma pre-
tese trovarlo in forme apparenti , amiche in quei passaggi di
cui natura si riservò il secreto.
Alla fine del secolo la botanica era studiata con passione ;
fiori e piante di lontane latitudini , e massime dell'Australia y
arricchivano i giardini e le selve nostre ; e all' arrivo d' un ar-
busto o d' un fiore festeggiavasì quanto un tempo per i galeoni
dell'oro messicano. In Inghilterra grandi e ricchi si piacquero
di questa scienza ; la Società Linneana vi si mostrò non inde*
gaa di tal nome ; e Giacomo Eduardo Smith, presidente di essa,
trovò molte specie nuove, molte più Guglielmo Acton. Il tede*
sco Giovanni Godwig, primo dopo il nostro Micheli , riconobbe
gli organi sessuali delle crittogame; Guglielmo Roth quei delle
crittogame aquatiche ; Federico Bottinami quei delle alghe, di
cui una storia comptutaiu data dallo svedese Acario. Boston e
Dickson estesero la cognizione delle crittogame ; lo spagouolo
Cavanilles die un lavoro immortale sulle monadelfie, e applicò
il filo micrometrico d' un fortissimo telescopio a osservar gli
sviluppi così rapidi d' un' agave americana. S' applicò poi la
rinnovata chimica alla botanica, e Priestley , Seoebier , Ingen-
bous, Teodoro Saussure, Crell, Lavoisier, Duhatnel, con espe-
rienze concatenate spiegavano la respirazione delle foglie , e
come aggiunga alla pianta la massa di carbonio che sottrae al-
l' atmosfera. Desfontaines fece la fecondissima scoperta , che i
nuovi strati si aggiungono fra il vecchio legno e la scorza ; men-
tre Dupetit-Thouars sosteneva che l'aumento si faccia in senso
verticale, e il germe ne sia il bottone, vero individuo che spin-
ge le radici proprie fin a quelle della pianta. Altri dappoi stu~
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METAMORFOSI 549
diavano V organizzazione delie piante ; e Schulze vorrebbe ma*
strar analoghe l'impulsione circolatoria dei liquidi nelle piante,
e il sistema nervoso centrale degli animali superiori. Importanti
monografìe e la geografia vegetale , e pazienti e acute indagini
eterneranno i nomi di Schow , di Braun , di Morren , di Mori*.
Ormai Eodlicher e Rftmer sommano a 160,000 le piante esi-
stenti sai globo, di cui 95,000 sono descritte.
Era riservato a un poeta V additare le leggi intime dell7 or-
ganizzazione degli esseri. Giube asserì che la foglia è V unico
organo fondamentale, e sue modificazioni le brattee, il calice ,
la corolla , gli stami, il pistillo. Ài momento della germinazio-
ne , la più parte de' vegetali prestano due cotiledoni , che de-
stinati a nutrire la pianta , presto scompajono ; ma gli organi
cbe poi si sviluppano con tanta varietà, non sono che essi coti-
ledoni trasformati. Prima spiegansi in faglie , disposte lungo il
gambo ; e a maniera di polmoni, aspirano V aria che modifica i
succhi distribuiti nel loro interno: ma ben prestola generazio-
ne di foglie s1 arresta , ne diminuisce il volume, cootraggousf,
e si presentano come foglioline più piccole, dette brattee. Que-
ste, or isolate, ora in circolo, modifìcansi, formando il calice :
poi ne vengono i petali della corolla, alcuni de' quali riduconsi
in stanai : perfino il pistillo è una nuova metamorfosi dèlia fo-
glia ; indi ingrossato costituisce il frutto : in fine nel seme l'em-
brione ricingesi di stretti viluppi , che per GtHhe sono ancora
foglie modificate. 01 tre questa metamorfosi progressiva, ne di-
stingue una retrograda, che in realtà non è se non la mancan-
za di metamorfosi. Nessuno gli badava, finché Agostino De Can-
dolle di Ginevra dimostrò scientificamente i fatti che Gttrhe ayea
ben interpretati, e, senza conoscere l'opera di questa, la compì
collo scoprire la legge di simmetria. Al sistema artificiale di
Linneo , De Candolle preferi il naturale e più ragionevole di
Jussieu , non più sulla somiglianza d' una parte sola dell' orga-
nismo , ma secondo i caratteri essenziali , e mostrando come
nella famiglia stessa fossero comuni le proprietà medicinali (t).
(1) Nella ristampa della Fiera francese diLamark, egli ag-
giunse 2000 specie alle 2700 registrale, e in un* introduzione
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350 METAMORFOSI — MINERALOGIA
Tutti gli esseri creò la natura secondo un divisamente) simme-
trico , sebbene di rado Io conservi : i molti fiori essa Variò per
cause a noi ignote , e nella stessa famiglia trovatisene altri che
non sono simmetrici : ma taìe deviamento segue cause genera*
li, da cui è facile risalire af tipo primitivo, calcolando gli acci-
denti costanti di aborti, degenerazione, aderenze.
Queste leggi furono poi applicate da Neea d' Esenbeck, Rom-
per, Martina , Angusto di Saint-Hifaire e Gaudichaud alla bota-
nica ; da Oken, Caros, Katbke, Geoffroy Saint-Klaire e Serres
alla zoologia
Abramo Gotllieb Werner tusarzi ano (1 750-181 7) scrìveva per
uso de' metallurgo onde non sempre pretese il rigore scientifi-
co; ma net Trattato dei caratteri dei minerali ne propone-
va la metodica descrizione dietro ai caratteri esterni , colore y
frattura, forma cristallina, peso, durezza, trasparenza : il che
domandava rorittognosia. Meglio meritò nella geognolia, scien-
za delle giaciture secondo V epoca di formazione ; ove appro-
fittando delle osservazioni di Palla», Saussure, Deluc, ridusse
a teorica la formazione detta crosta terraquea. Le rocce distri-
buisce secondo V anteriorità relativa : primitive, senza vestigia
di corpi organizzati ; di transizione ; stratificate; terreni d'al-
luvione. Le attribuiva egK a precipitazione avvenuta in un li-
quido, non eccettuando i marmi e i basalti: donde la scuola de!
xiettunrsti, combattuta tfai vulcanisti , che finirono col trionfare
dopo che Desmarets dimostrò vulcaniche le montagne dell'Ai*
vergna.
Cronstedt, Bergmann, Ignazio Boni, Kirwan, classificarono i
fossili secondo la composizione chimica.
Carburi di Cefalonia (1 731-1808) , per invito della repubbli-
ca serenissima, viaggiò alle miniere del Settentrione per cono-
scere i metodi metallurgici. Quando venne professore di chimi-
ca a Padova , non trovò tampoco un'oncia d' alcali puro o di
verun acido concentrato ; sicché tutto dovette creare. Inventò
utilissima spiegava le recenti conquiste e general illazioni delia
scienza. Nel Prodromi *y sternali* vegetali* studia la distri*
buzione de' vegetali sul globo.
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MINERALOGIA 551
i) modo migliore di fondere il ferro , e se ne valse pei cannoni
con cui Emo bombardò Tunisi ; insegnò anche una carta incom-
bustibile per uso delP artiglieria. A Linneo die pareri col suo
sistema mineralogico, discordandone rispetto all'origine delle
forme cristalline dei metalli ; dopo la scopèrta casuale di Le-
mery che più non seppe ripeterla, Carburi irovò il modo di soli*
dificare 1' avido vitrìolico ; ma, a malgrado di Lavoisier, rimase
ostinato alla dottrina del flogistico. Giovanni Arduino verone-
se ( 17 14-1 795 ) si pose nelle miniere di Clausen per studiare
metallurgia e mineralogia. Ma guide mancavano: e prima opera
geologica furono le sue OssérvdzióniÈiìlla fisica costituzione
delle Alpi venete , ove pose la bisezione delle rocce ignee e
sedimentarie , e distinse le calcinabili o di sedimento , e le
vitriscenti ; nel confine tra le due trovarsi più comunemente i
depositi di metalli, ch'esso riguardava come sublimazioni , ac-
compagnanti lo sboccare dei porfidi e delle altre produzioni
ignee ; indicò la conversione della roccia calcarea in magnesia-
ca. Pertanto distinse le rocce primigenie di micaschisto e si-
mili, anteriori alle granitoio!, impropriamente dette primitive;
i monti di sedimento, secondarii o terziarii ; infine le pianure ,
anch' esse di trasporto.
Boccaccio aveva osservato che il natio suo poggio di Certaldo
era pieno di conchiglie marine [Filocopo, VII)) dove appunto
stando il Targioni presso uno zio , cominciò a raccor testacei
fossili, e prese amore a questa scienza, cui offri bel tributo nel
suo Viaggio in Toscana. Anche sir Guglielmo Hamilton, am-
basciadore d' Inghilterra a Napoli, studiò passionatamente i fe-
nomeni naturali di cui è ricco il nostro mezzodì, e ne diede in-
formazione alla Società Reale di Londra (1766-79), poi in opere
a parte ( Campi Phlegraei , i 776 ). Con lui lavorò Giuseppe
Gioeni di Catania (1747-1822), che nella Litologia vesuviana
pose teoriche e ipotesi applaudite. Dolomieu del Delfinato ( 1 750-
1801 ) esaminò la conformazione delle montagne italiche dal
Faro sin nella Rezia , e i materiali adoprati ne' monumenti on-
<Pè sparsa la nostra patria. Accompagnò Bonaparte in Egitto ,
e nelle prigioni napoletane scrisse la filosofia mineralogica.
Agli antichi non isfuggì che alcune sostanze naturali -sono
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332 CBISTALLOGBAPIA
disposte a ricevere costantemente certe forme, e Plinio deten-
ne quelle del quarzo e del diamante. Poco caso se ne fece ;
pure Linneo esibisce le forme cristalline di molte sostanze ; e
do credette così assoluto il carattere , che suppose ogni parti-
colar forma provenire da un sale particolare. Rome de l' Isle
avverò la costanza degli angoli onde s'incontrano le loro facce,
e gli balenò l' idea che le varie focaie potessero ridursi ad una,
acconcia in particolar modo a ciascuna sostanza , e modificata
da rigorose leggi geometriche. Quando Bergmann scoperse che
i minerali poteano esser divisi per falde , in modo da mettere
allo scoperto le forme primitive e fondamentali di ciascuno, la
mineralogia cessò d' essere una lista di nomi , un catalogo di
pietre ; e divenne scienza fecondissima di fatti, e d' applicazio-
ni ogni giorno nuove* Bergmann non ne dedusse canoni gene-
rali ; ma contemporaneamente Haity, nel tentare di ricomporre
un cristallo spezzatosi per caduta , s' accòrse delle varietà che
ne nascevano , e potè determinare le regole costanti della so-
vrapposizione degli strati , in guisa che , conosciute le forme
primitive, è dato indicare quali attre sieno capaci di assumere.
Rischiarato dalla chimica , spinse innanzi la cognizione delle
molecole primitive, ed arrivò, almeno per la più parte, a deter-
minare un solido, che aggiunto a sé stesso secondo tre dimen-
sioni e con certe leggi , riprodurrebbe il cristallo con tutte le
sue modificazioni.
Allora si ebbe un canone preciso a discernere un minerale
dall' altro. Venne poi la meccanica col gonimetro riflettore di
Wollaston , per cui da un frammento si verifica la forma d' un
cristallo ; venne V ottica , mostrando il modificarsi della luce
attraverso alle forme cristalline ; venpe I1 analisi chimica intro-
ducendo classificazioni più rigorose che non la cristallografìa.
Lo studio de'minerali non fu limitato a parziali proprietà, ma
ne venne una scienza nuova, o se volete scienza futura, la geo*
logia. Lehman e Rouelle aveano prima distinto i terreni in pri-
mitivi , cioè rocce abbondanti di metalli ; e in secondarli , de-
positi d'acqua e di reliquie organiche. Ben tosto tale classifica-
zione si migliorò, e Deluc, Saussure, Werner , Dolomieu, pre-
pararono i progressi che nel nostro secolo si ottennero con os-
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GEOLOGIA. 353
semitoni generali e particolari- Brocchi bassanese ( 1 775-1826)
esaminò Io stato fisico del suolo di Roma, e valendosi dell'eru-
dizione, descrisse alcune località <P Italia, e massime le colline
concbigliacee subapennine ; col che preparò un dato certo ai
successivi per indurre 1' identità di formazione dei terreni ter-
aarii, non dalla giacitura ma dalla somiglianza de9 corpi orga-
nici che contengono. Nicola Gorelli di Terra di Lavoro ( 1790-
1829 ) fece importanti scoperte sulla natura delle produzioni
vulcaniche* La dottrina werneriana dell1 origine nettunnica fu
combattuta dall' Arduino e da Mar zar i, che esaminando il Tiro-
Io, provò d'origine vulcanica i graniti e d'apparizione posterio-
re alle calcari secondarie e lino alla creta, e mostrò il gradua-
to passaggio da quelli alla simile , al porfido pirossenico : e i
fenomeni del villaggio di Predazzo divennero lo studio di tutti
i geologi , a cui da Humboldt si trovarono riscontri sin nella
Mongolia. Saussure , che fondò la scienza dell' igrometria , e
piantò osservatore sulle maggiori alture , quattordici volte at-
traversò le Alpi per ridurre la geologia a scienza d' osservazio-
ne (1). De Buch introdusse nella geologia l'idea di formazioni
locali e generali ; considerò ogni accidente locale giusta le qua*
lità interne ed esterne, e la relazione col tutto. Guglielmo Hum*
boldt chiamò l' attenzione s' una legge di direzione uoiforme in
lolla la struttura della terra , indicando la polarità delle dif-
ferenti rocce (2).
(1) Aggiungansi i lavori di Pallas, Delaraark, Patria , Gree-
oough, Gran vi He, Peen, Cooybeare, Phillips, Buckland, Mm>
chison, Forbes, Fleming, Mac.
(2j In Vallisnieri può vedersi a ohe punto fosse la geologia. Ne-
ga che le fontane traggano sorgente dal mare ; parlando € de'cor-
pi marini che si trovano sui monti, e dello stato del mondo avanti
il diluvio , nel diluvio e dopo il diluvio, i s' accorge uon reggere
le varie ipotesi sul come fossero abbandonate dalle acque sui mon-
ti le spoglie fossili; ne egli sa darne una soddisfacente : pure du-
bita debbansi ad altri diami che il noetico (a), tanto più se è vero,
che non vi si trovino ossa umane; e crede abbondino più ne'monli
presso il mare, e non altissimi.
(a) Quindi parziali, e non generali.
'^* ' - Digitized|C00gIe
ZM TEORIA DEI SOLLEVAMENTI
' Ma il gran passo di questa scienza consistette nella teoria
dei sollevamenti , già presentita da altri (t), poi esposta da Der
fcuch, e ridotta a forinola da Beauraont, e alla quale pajono ac-
conciarsi così bene i fatti. L'ordine con cui sono sovrapposti
gli strati di sedimento , i letti trasformati , e i conglomerati, la
natura de* terreni traversai o raggiunti dalle rocce erumpanti,
le reliquie organiche sparse in essi, rivelano l'età delle succes-
sive formazioni. L'applicazione delle prove botaniche e zoolo-
giche , diede alla geognosìa una profondità e varietà originali :
la teorica del fuoco centrale assegnò la causa di cotesti solle-
vamenti. -
Ma sono verità o sogni M! calore centrale è oggi Impugnato,
la formazione della crosta del globo spiegasi in altri modi ; ma
la geologia affascina con ipotesi , varianti ciascuna a seconda
della scienza che primeggia. Come nel secolo scorso eransi ap-
plicate le leggi della fìsica a rintracciare la storia primitiva del
globo e la sua futura trasformazione, cosi ora quelle delia chi-
mica , sebbene con maggior rispetto alla causa prima. La lotta
tra il fuoco e l' acqua avea tregua , spartendosi il teatro di lor
battaglie ; e la scorza della terra cònsolidavasi , rinserrando il
fuoco centrale. Ma un mare senza limiti la copriva , non spor-
gendone che poche isole, traenti calore, non dal sole annebbia-
to, sì bene dalla vampa interna. Sotto quell'atmosfera cocente,
sovracarica di vapor aqueo e d'acido carbonico, squarciata ogni
tratto da fulmini , spoglia d'ossigene , nessun animale sarebbe
vissuto , eccetto i pesci , i polipi , i molluschi del mare. Ma la
vegetazione spiega attività immensa; e le isole asciutte copronsi
di arbusti vascolari, di organizzazione semplice e di pronto in-
cremento, colossali asperelle, felci arboree, qualche palmizio;
poco differenti di specie, ma dove gì' individui si moltiplicano,
crescono, muojono con indicibile rapidità. La loro vita decom-
pone incalcolabile quantità di acido carbonico e d'acqua, men-
tre fissa V idrogene e il carbonio ; onde l' aria si purifica ac-
quistando ossigene, e diventa possibile!' apparizione degli ani-
(1) E chiarissimo dal nostro Anton Laza/o Moro , dc'Crosta-
<a\ 1740.
' ZOOLOGIA 355
mali. Sopravviene allora una rivoluzione nella faccia della ter-
ra , e gl'immensi letti di que' vegetali sono sepolti e conversi
in carbon fossile dalla pressione degli strati sovrapposti e dal
calore del globo (1). Altre età geologiche succedono, altri gior-
ni della creazione, in cui le isole si ampliano, la faccia del glo-
bo si popola , prima di reitili gigautescbi , viventi d' atmosfera
ancor impara, la quale è via. via rinsanicbita dalla precipitazio-
ne dei letti di rocce calcari , e dall' incessante azione de' vege-
tali ; finché compaiono i mammiferi , gli uccelli , gì' insetti, in
ogni nuova rivoluzione avvicinandosi alle formi presenti. Ultimo
I* uomo, re del creato (a).
Ma questo , ma gli altri animali , quando e come nacquero ?
e tutte le specie ad un tratto , o da un germe unico, sviluppa-
tosi via via nell'infinità delle specie?
Sono le quistioni che si propone la zoologia. Di essa avea me*
ritato particolarmente il modenese Spallanzani studiando la ge-
nerazione e respirazione degl' insetti , il riprodursi di qualche
membro : mostro provenire da germi anche gli animali i afa so-
ni. Linueo, Fabricio, secondo fondatore dell' entomologia, Fe-
derico Muller, il siciliano Poli, aveano dato incammino alla zoo-
logia sistematica j Daubenton, Vicq d'Azyr, Camper anatomista
di genio , Lyonuet , Trembley , studiato V organizzazione degli
animali ; Bonnet, Réaumur, Buffon, i costumi ; Buffon, Linneo,
Bonnet , formato una zoologia generale. Le concezioni di-Vicq
d'Azyr, non meno belle-che ben espresse, elevaronsi talvolta fino
(1) Si calcolò che la sola Pensilvania contenga 600 bilioni di
chilogrammi di carbon fossile. Poniamo che il resto del mondo
ne contenga solo mille volte tanto, e avremo 600,000 bilioni.
Se il carbonio entrasse solo per due terzi alla composizione d' esso
carbone , n' avremmo 400,000 bilioni di chilogrammi. Per tras-
formarsi in acido carbonico avria duopo di un trilione di chilo-
grammi di ossigene ; e il gas acido carbonico prodotto peserebbe
1 trilione , 400,000 bilioni di chilogrammi. Non è dunque sover-
chia l'importanza attribuita air azione de' vegetali uulle prime
giornate della creazione.
(a) Ammesse' come plausibili queste conghicllure, alcuni inter-
pretano ncr cnocha i giorni della creazione,
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556 ccvieb
all'anatomia filosofica. Su tutto sparse gran luce Pallas con
tanti viaggi e co1 bei lavori sulla classificazione degl' infusorii e
dei zoofiti, sull'anatomia delle vertebre , sulla zoologia fossile.
Dopo Linneo fu più che quadruplicato il numero delle specie
conosciute, e l'Australia ne somministrò di singolarissime, anzi
intere classi nuove , come i marsupiali : e le stupende deaeri- *
zioni date principalmente dagl' inglesi ( Gould, Owen, Water-
house, Jardin, Lowe , Smith , Darwin ) , e i musei sempre più
arricchiti e meglio ordinati, crebbero in modo la suppellettile,
Che convenne istituire nuovi generi , e introdurre gruppi inter-
medi!'. Ne venne la necessità di studiare l'interna struttura de-
gli animali, e così fondarsi sull'anatomia comparata, come unico
modo a conoscere la vera natura dei molluschi e degli avanzi
di specie perite. Cosi questa scienza, descrittiva fino al princi-
pio del secolo, prese allora il carattere di anatomica ; e facen-
dosi più in questi poc' anni che non in tutti i precedenti, pian-
tavansi la zoologia fossile e la filosofia zoologica. Assunta una
direzione fisiologica, si studiò lo sviluppo successivo degli ani-
mali, e la serie delle modificazioni per lui 1' organismo si sem-
plifica negli esseri inferiori ; talché non si esaminano cadaveri,
ma vivi gì' insetti inferiori, e l'embriologia dei molluschi e de-
gli anellidi. Di Lacépède furono severamente giudicate le ope-
re sui cetacei , i rettili e i pesci ; Everardo Home estese le ri-
cerche sulla anatomia comparata \ Meckel lo supera come zoo-
tomo, e fonda la teratologia ; Rudolpbi, oltre l'anatomia com-
parata , stende un'opera immortale sugli entozoarii j il cieco
Huher di Ginevra si colloca fra i migliori osservatori ; a Latreil-
le , principe degli entomologi , è dovuta la parte che riguarda
gì' insetti del regno aninaale di Cuvier ; stupendi sono i lavo si
di Ehreaberg sugi' infusorii, dei quali esso crede composte fin
le masse metalliche 6 gli strati di tripoli.
Giorgio Cuvier di Montbelliard (1769- 1832), non genio , ma
di cognizioni enciclopediche e attento radunatore sull'anatomia
comparata e su la zoologia fossile o paleontologia , fonda una
classificazione nuova. Nella prima si valse del gran principio
della subordinazione degli organi , e l' andò raffinando sino al
suo quadro , fondato sulla gradazione del sistema sanguigno :
v Dk OQ k
PALEONTOLOGIA 3o?
variò ancora, ma sempre s' attenne a falli positivi più cbe a
principi!, e sdegnò le ipotesi.
L' anatomia comparata staccò dalia fisiologia , crescendola
precisione e regolarità, e non solo trovando fatti nuovi ma rive*
dendo i vecchi. Così prese per basi della zoologia filosofica la
strattura anatomica e le funzioni fisiologiche, dalle forme gene*
rali dell'organizzazione traendo le grandi divisioni, e dalle men
costanti gli ordini secondari!. Considera ogni essere vivente
come creato a un fine, e provisto d' organi atti a raggiungerlo:
dal che trova che ciascun animale forma un sistema in sé com-
piuto , e tutte le parti sue vanno tanto intimamente connesse,
fra loro , da non potersi modificarne una senza che V altre ne
risentano ; onde una modificazione basta a indicarle tutte. Con
questa legge della correlazione delle parti die il crollo alla
continuità .da alcuni pretesa nella scala degli esseri , e segnò
limiti precisi fra le quattro grandi classi de' vertebrati , mollu-
schi, Insetti, zoofiti. Dietro ciò , tolse a determinare dalle ossa
fossili le razze estinte , in modo che una parte sola basti per
conchiudere qoal era V intero animale, come il geometra trova
i termini medii di una serie regolare (1). Ravvicinando all'o-
steologia delle specie vìve quelle delle estinte , determina e
classifica le reliquie di molte affatto scomparse, e che più dif-
feriscono dalle odierne quanto in piò antichi strati sono rinchiu-
se : talché possono divenire una riprova della priorità d' essi
strati. Dai frammenti potè ricomporre censessantotto animali
vertebrati , che costituiscono cinquanta generi , di cui quindici
nuovi : poi Mante!!, Bucklaod , Hibbert , Àgassiz , Brongniart ,
estesero quel numero , sino a far credere che le specie estinte
non sieno meno delle viventi.
Molti a quel modo studiarono i vegetali fossili : Brongniart
ne diede la storia generale ; Sternberg la fiora del mondo pri-
mitivo ; Ltndley e Hutton la flora fossile d' Inghilterra j Cotta
le felci di Chemnitz in Sassonia.
(1) Dappoi , G^offroy Saint-Hilaire mostrò che i veri analoghi
non sono già gli organi, ma i materiali loro costitutivi ; onde uni-
tà di composizione e ineguaglianza di sviluppo sono le due leggi
anatomiche.
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338 ORGANOGENIA
Ma quelle differenze venivano da diversità di clima e di suo*
!o ? e da essa specie derivano poi le presenti ? Cuvier lo nega ,
e adduce a testimonio le mummie d' animali trovate in Egitto ,
che dopo tre o quattromila anni sono identiche colle specie
odierne. Prova deficiente, giacché le alterazioni non potrebbero
essere che conseguenza o concomitanza de1 grandi cataclismi y
non riprodottisi più dopo V ultima giornata della creazione.
Comparando V organizzazione loro coli' età dei terreni in cai
sono ehiusi, Cuvier avviava a scorgere quel progressivo svilup-
po delle specie, ch'egli neg5 : accertassi della perdita di mol-
te, ma non accettò l'apparizione di nuove , stando all'osserva-
zione senza avventurarsi alle ipolesi : credette che V apparizio-
ne loro fosse locale , anziché universale ; ma per trovare un
paese ove abitassero gli uomini e le specie odierne , quando i
mastodonti e i paleoterf vagabondavano sulla patria nostra , è
ridotto a supporre che il mare lo abbia occupata ; ipotesi dis-
detta dalla geologia. A Cuvier mancava la facoltà dei genera-
lizzare , e di ridurre le particolari osservazioni ad un ordina-
mento naturale. I crescenti studH non accettarono affatto que-
sta determinazione dèi fossili da un solo frammento , e move-
ranno dubbii al sistema zoologico di lui e al paleontologico ,
come alla sua teorica della terra.
Lamark , nel 1 793 chiamato dalla botanica a insegnare zoo-
logia , come avea fatto la Flora francese, fé' il Sistema degli
invertebrati e la Filosofia zoologica ; nel primo presentando
classificati metodicamente i gruppi inferiori del regno animale,
ne!!' altra scientificamente trattando la suprema qnistione della
variabilità delle specie. Il primo, più accessibile, fu ammirato;
V altra presa in beffa da alcuni, benché nell' ordinamento d§gli
animali paja ad altri ben superiore a Cuvier.
Già Aristotele occupami xlella formazione del pulcino , e
tntti gli anatomisti attesero a comparare 1* embrione e il feto
coli' adulto. Harvey disse che ogni animale proviene dall' ovo;
i crescenti sussidii applicaronsi a scoprirne il come ; e Hunter,
cogli studii sulla placenta, l' utero e il corion*, chiarì come Po-
vologia umana gareggiasse d' interesse con quella degli uccelli.
Progredendo , si comprese come gli infimi animali potessero
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ORGANOGENIA — EMBRIOGENIÀ ZÌjO
servire a spiegar la struttura dell' uomo ; e quando Gleichen e
Enrenberg trovarono modo d' iojettare gli infusorii , colorando
il liquido di cui si pascano , si potè studiare questi insetti. Dal
quale infimo grado partendo , si istituì un parallelo fra il gra-
duale raffinarsi d? organismo degli embrioni negli animali su-
periori , e le trasformazioni corrispondenti degli iuvtàtebrati ;
evoluzioni passeggere nel primo caso, divenute fisse negli altri.
Generalizzando i moltissimi fatti raccolti dai precedenti , si
fondò la parte filosofica dell' anatomia , cioè 1' organogenia ani-
male, cercando come .dall' avo derivi l'uomo al par d'ogni altra
animale , e come in questa progressione gli organi transitori!
degli animali superiori corrispondano agli slati organici perma-
nenti degl' inferiori ne' diversi gradi della scala zoologica. Geof-
froy Saint- Hilaire , nell'anatomia comparata non le differenza
ma cercò le somiglianze , portando l' attenzione sui periodi di-
versi di sviluppo degli organi e degli animali, .attento a mostra-
re. che prima di essere differenti, erano analoghi. E ne dedusse
Punita di composizione organica, il principio dell' ineguale svi-
luppo, e la legge della evoluzione centripeta, opposta alla per-
sistenza dei germi , cbe era prevalsa nei preqedenti. Una serie
di specie animali, di feti a diversa età , di stati anomali e pato-
logici dell' organizzazione , sono ricondotti a leggi analoghe e
identiche, e quindi all'unità fondamentale della zoologia. Allo-
ra l' invariabilità delle specie zoologiche fa luogo alla mutabili-
tà, e l' anatomia applica specialmente a studiare le forme tran-
sitorie degli organismi. In somma, l'organogenia è un'anatomia
comparata transitoria, come l'anatomia comparata è una specie
d' embriogenià generale permanente.
. Così si ergeva la scienza sopra una legge fondamentale, ap-
plicabile alle varie parti della zoologia; cioè la progressiode li-
neare) non già semplice, ma proveniente da una duplice serie,
che per opposta direzione veniva ad incontrarsi. Nel tempo sles-
so che Lamark annunziava questa legge di continuità, o, a dire
più giusto, di graduazione, Fischer in Russia pubblicò la cosa
stessa senza sapere d'essere preceduto; più in chiaro la poserò
le Horae intomologicae (1819) di Mac Leayj indipendente-
mente da esso , il botanico tedesco Fries riscontrava la leggo
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360 NESSO DELLE SCIENZE NATUBALI
medesima nella natura circolare delle affinità nel regno vege-
tale: il quale concorso spontaneo e indipendente di quattro il-
lustri darebbe a credere siasi trovata la legge universale nel-
l'ordine di natura, e posta la zoologia nel grado di scienza di-
mostrativa, su di che Blainville stabili la serie animale. Possa
sceverarsene quella proclività al materialismo che Lamark v'im-
presse, e trarne piuttosto soggetto di nuovi inni a quella Sa-
pienza che tutto dispose con ordine e graduazione f
Chi ricorda quel che dicemmo testé sopra il consolidarsi del-
la materia 1 umica nelle nebulose , stupirà di trovare ne' firma-
menti un riscontro all' embriogenià delie piante e degli anima-
li. Ma è singolare come tutte le scienze pretendano porgere la
storia del mondo antestorico. L'astronomo esamina la concen-
trazione della materia cosmica; il paleontologo cerca nelle vi-
scere della terra gli stadi! per cui successivamente passò l'in-
carnazione, prima di giungere alle forme presenti ; l1 embrio-
logo indaga nell'utero fecondo le rapide tramutazioni dell'indi-
viduo,che lentissime nelle specie riscontra l'entomologo; il
chimico co'suoi gas e cogli atomi combina questa mirabile mole.
Tutte poi le scienze tendono a consociarsi, e dopo ingrandi-
te per mezzo della suddivisione, ora si dan la mano per modo,
che i limiti più non ne restano distinti, e ciascuna pretende do-
ver diventare la scienza nuova dell'avvenire, facendosi servire
dalle altre ; orgoglio compatibile, il quale non esprime al fon-
do se non l' affratellamento di tutte. La chimica invade ogni
giorno più r regni della fi3ica , e non dispera dS riconoscere
l'unico elemento essenziale di tutta la natura; né l'astronomia
diveder l' origine di tutti i movimenti planetarii nell' applica-
zione d'una determinata forza proiettiva in una direzione deter-
minata: fisica e chimica insieme scandagtiano, piene di speran-
za, i fenomeni molecolari e l'azione dei principii imponderabili,
vita della materia. Mentre l'ottica raffina le lenti , ecco la luce
produrre un'azione chimica, e dal dagherrotipo essere condotta
a fissar la visione, e disegnare stabilmente gli oggetti; al tem-
po slesso che il galvanismo, adoperato a decomporre , diviene
stromento di plastica, indora, fa monete e persino statue.
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COXTROSTIMOLO 361
Medicina.
E i delirii e i progressi delle scienze naturali erano sentiti
nella medicina. Aveva essa vacillato dietro a sistemi non suoi :
astrologica con Paracelso; chimica e mistica con Van Helmont;
chimica con Silvio ; meccanica con Borelli e Boerhaave ; spi-
ritualista con Stabi : e nasceva contrasto fra le vecchie e le
nuove teorie, fra le psicologiche e le meccaniche, le une ma-
terializzando, le altre spiritualizzando la medicina. Primo che
la sottomettesse ad una forza più appropriata alla natura sua, fa
Federico Hoffmann di Baila col solidismo organico (1660-1742).
Perchè la filosofia d' allora ripudiava che che fosse sopra natu-
ra; si confessava nei corpi esistere un principio, il quale non è
né materia né anima; e si chiamò/orsa vitale. L'esistenza n'era
arcana; ma bastando studiarla negli effetti sensibili, si molti-
plicarono sperienze su coleste impulsioni ai nervi. Giorgio Ba-
glivi raguseo, esatto osservatore, venne al solidismo, dividendo
le malattie in tre classi : dove i solidi hanno vigore eccessivo ,
dove scarso, e dove esuberanza gli uni e rilassamento gli altri.
Teoriche mancanti di precisione; pnre davano occasione a quel*
le viste elevate , senza cui non si abbraccia i' insieme d' una
scienza.
Una forza fondamentale delle fibre, che operi indipendente-
mente dagli spiriti vitali , già ammessa da alcuni come ipotesi,
fu da Alberto Haller Bernese (1708-1777) ridotta a sistema,
detto deirirrttabitltà; ultimo colpo al meccanismo di Boerhaa-
ve. Con lunghe sperienze trovò che negli organi forniti di fibre
muscolari, l'irritabilità opera incessantemente, e ne escluse i
servi, la cui forza soggiace alla volontà. Che questi trasmetta-
no le sensazioni al modo onde vibra una corda di cembalo, egli
negò, atteso die sono molli, e quand'anche potessero oscillare)
ne sarebbero impediti dai gangli ; v' ammette invece un Quido
vitale, che parea provato dalle sperienze di Hill, di Loevenhoeck,
di Ledermuller. Chiamò così lo studio sulle forze fondamen-
tali del corpo animale , e i tre sistemi si trovarono a fronte :
chi negava l' irritabilità , chi la sensibilità , chi la loro distia-
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362 MEDICINA
zione, chi variava le patii a cui erano attribuite. Sostennero la
combattuta insensibilità dei tendini Tissotdi Losanna, Moscati
milanese, e il trentino clinico Borsieri, che applicò con più e-
sattezza V irritabilità galleriana alla teorica dell'infiammazione,
sbandendo le antiche ipotesi dell1 ostruzione , e squisite osser-
vazioni esponendo senza presunzione.
Gli Halleriani eransi fondati principalmente sul non trovarsi
nervi net cuore, che pur è l'organo più irritabile ; ma Antonio
Scarpa ve li rinvenne , e dimostrò non esistere differenza di
struttura fra essi nervi « quelli dei muscoli soggetti alla volon-
tà : non poter dunque conchiudersi avere il cuore un' irritabili-
tà indipendente dai nervi cardiaci , ma luti' al più questi non
potere sui moti di quello.
Guglielmo Cullen d'Edimburgo ., ridottò lo studio dei nervi
a sistema ,. la febbre e r infiammazione derivò da alteramenti
dell' irritabilità. Dalla Scozia e dall' Irlanda. si diffuse all'Euro-
pa questa dottrina , che esclude le malattie umorali , tutto ri-
ducendo al sojide vivo. Il toscano Vaccà-Beriioghieri in parte
confutò Cullen, sostenendo che gli umori circolanti non posso-
no soggiacere a corruzione se non fuori dei vasi; e che gli ai-
ieramenti del corpo, salubri o nocivi, vengono da riazione dei
solidi sopra i fluidi, suscitala da necessità fisica* Avviamenti al
puro dinamismo e all'eccitabilità de'moderni.
Teofilo Bordeu stabili ( 1 722- 1 7 7 7) i fondamenti della vitabi-
lità nell'organismo, avviando alla scuola fisiologica,, che poi gi-
ganteggiò in Francia. II corpo animale, die' egli, risulta da un
insieme d'organi e parti cospiranti al medesimo scopo; e cosi
la vita e il complesso delle vite speciali de' singoli organi : la
vicendevole armonia loro darà lo stato normale } una spropor-
zione produrrà lo stato morboso. Cervello, cuore, stomaco, sono
i tre centri della vita ; onde il patologo dee volgere l' osserva-
zione alle funzioni di questi organi /e ai vizii e perturbamenti
loro. Paolo Barlbez ricondusse la medicina verso il principio
vitale (1734-1806), da per tutto vedendo forze, o senzienti , o
toniche, o motrici, regolate da leggi speciali e differenti. V**
zione de'medicameoli viene dal moto impressovi ; il calore n**
.turale è prodotto da uà tal movimento j la salute è V esercì*
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MEDICINA 463
110 regolare delle forze ▼itali , e malattia il loro disequilibrio.
A nuovi sistemi davano frattanto origine le scoperte : della
chimica rinnovata si pretese far base alla teorica delle malattie
e dei medicamenti; ma sebbene essa rischiarasse l'azione della
' natura sogli esseri viventi e sui corpi inorganici, era soverchio
H volere spiegare con essa la vita. Dei progressi di essa si valse
il povero filosofante La Mettrie per sostenere il materialismo*
E materialista fa Tronchin di Ginevra, vantato dagli Enciclope-
disti , consultato dalla buona società ; derideva i vapori allora
di moda , sostenne l' inoculazione , favorì l1 igiene popolare , e
voleva pratiche, non teoriche. Nel senso istesso scrisse Pietro
Catanis (1 75 7- 1 808) (Rapporti del fisico e del morale dei-
fi uomo); e vedendo come i filosofi negligevano il fisico e i me*
dici il morale, credette poter riunirli. Con un bicchiere di buon
vino (diceva) rendete uno coraggioso. Se la natura esteriore
dunque fosse sempre una. madre provi da, potrebbero le nostre
facoltà acquistare grand' incremento , e coli' abitudine venirci
ottimi costumi , modificati dal sesso , dall' età , dal tempera-
mento, dal cibo. Ecco V uomo animale, l'uomo pianta, come il
predicavano gli Enciclopedisti, pretendendo restituirlo alla na-
turale dignità !
Trovato l'elettrico, molti l'applicarono alla fisiologia , surro-
gandolo agli spiriti vitali. Grandemente ne sperò la medicina,
e si giunse perfino dal veneziano Pivàti a credere d'ottenere ef-
fetto dai farmachi senza introdurli nel corpo, ma col solo met-
terli in bottiglie vitree elettrizzate. Con miglior senno altri ne
usarono nelle paralisi ,' malgrado di Haller. L' irritabilità mu-
scolare volle spiegarsi da Girtanner mediante razione dell' os«
sigene del sangue arterioso, e d'una doppia corrente elettrica
pei nervi; e anche Dutrochet chiese agli apparecchi elettromo-
tori la spiegazione dei misteri dell'economia animale.
Saviamente si conobbe quanto importasse l' anatomia patolo-
gica, e la si studiò con circospezione e imparzialità. Portai alla
descrizione degli organi in istato naturale aveva soggiunta quel-
la delle loro alterazioni. Meglio Giambattista Morgagni di Forlì,
mostrando non dar che un seguito del miserabile sepolcreto di
Bonnets, investigò la sede e l'origine di mali più reconditi \ e
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364 ' ANATOMIA
comunque censurino la prolissità delle storie e l'arbitraria di-
sposizione di esse secondo i sintomi predominanti, nessuno mai
aveva sì ben collegata l'anatomia colla patologia (1).
£ l'anatomia progredì non poco. L' olandese Camper, perito
nella rivoluzione del 1787 , dimostrò esister aria nelle caviti
interne dello scheletro degli uccelli ; notò le varietà naturali
alla specie umana , e i caratteri desunti dalla conformazione
delle ossa delta testa e dati9 angolo faciale ; sulle quali norme
J>oi Blumenbach classificò le varietà umane. Tylor fa belle os-
servazioni sulla struttura dell'occhio e sulla cataratta; Hunter
scozzese , sull' utero gravido; Bianchi torinese , sul fegato , in
controversia con Morgagni ; Malacarne di Saluzzo, sul cervel-
letto umano, e fu de' primi a conoscere l' importanza dell'ana-
tomia comparata. A questa s'applicò pure Giacomo Rezia a Pa-
via; nella quale università fu eretta la scuola pratica di chirur-
gia per Antonio Scarpa friulano. Questo a Parigi legossi col fa-
moso litotomo Fra Cosmo, a Londra coi due Hunter e con Pott
principe de' chirurghi ; ed osservò le iojezioni de' linfatici che
colà si usava. Felice Fontana, che scrisse sui veleno della vi-
pera , suggerì al granduca Pietro LeopoUo il museo fisico di
Firenze, e fu chiamato a far quello di Vienna, le coi cere an-
cora si ammirano.
Uscente il secolo, molti continuavano le fisiologiche indagini
di Haller, ormai alteratissime, nella struttura visibile studian-
do le funzioni delle parti: altri coli' anatomia combattevo l'ir-
ritabilità ; nel che sono classici i lavori di Soemmering e di
Monro sul cervello e il midollo spinale, di Vicq-d'Azir e di Scar-
pa sull'adito e l'olfatto; dove valsero e Savart e Ganizza. Al si-
stema dei vasi linfatici, già scoperto da Aselli, Budbeck e Bar-
topino , si volsero Duverney , Rezia , Cruikshanh e Mascagni
(1755-1815), provando che esistono in tutto il corpo, e assor-
bono il chilo e la linfa. Di quest'ultimo si stampò postuma l'a-
natomia per uso degli studiosi di scoltura e pittura, e il pro-
(1) Il senato veneto elevò la sua pensione fino a 2200 zec-
chini. Di stipendi! generosissimi s'ebbero altri esempii nel se-
colo passato , massime per parte della Repubblica Veneta.
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MEDICINA FILOSOFICA 36 S
dromo della grande anatomia, ore le parti del corpo sono rap-
presentate con esattezza e grandi al vero. La succinta esposi-
zione dell'anatomia di Laugenbreck ridusse alla capacità comu-
ne questa scienza ; le tavole di Soemmering e Rosenmuller of-
fersero l' artifizio della vita animale ; i lavori di Blumenbach ,
Cuvier, Geoffroy Saint Hilaire stabilirono il principio razionale
su cui si fondano le relazioni degli animali fra loro. Bmelio
esaminò chimicamente le parti costitutive del sangue, e Bichat
dimostrò che colorimi pel contatto coll'aria respirata; Brera,
Dumeril, Alibert avanzarono la medicina jalroleptica , fondata
sulla facoltà assorbente della pelle ; da Richerand fu analizzata
Pazione de'vasi arteriali e venosi sui movimenti del cervello. Le
Exercitationes patologia ce del Paletta sono ricche di fatti e
di vedute nuove. Carlo Bell scozzese (1774-1842) fé' insigni
scoperte sulle funzioni del sistema nervoso.
Così la medicina si perfezionò collo staccarsi dagli altri stu-
dii naturali ; indi col suddividere quei che ad essa sono specia-
li , decomponendo coli' analisi i gridi confusi degli organi sof-
frenti. Dapprima la fisiologia generale con Haller , poi V anato-
mia descrittiva, l'istologia, V anatomia patologica, indi la com-
parata e , conseguenza di questa , la paleontologia e l' organo-
logia.
Fino al seoolo passato non eransi osservati i fenomeni che nel*
la loro generalità senza scendere ai particolari ; e non sapen-
dosi scandagliare nella sua profondità la fibra organica dell'uo-
mo , si stava paghi di considerare l' espressione vitale. Ora lo
sguardo si spinge più addentro , ed anche in questo sublime
magistero si pretende trovare un' unità di azione che tiene del
meccanico. Nella filosofia della natura primeggiano gli Annali
della medicina di F. 6. G. Schelling, e il Trattato della vita
di G. F. Schelling: Oken fondò su di essa un sistema panteisti-
co, equiparando il mondo a un grande animale; ma né la chi-
mica né l'anatomia danno l'uomo , e vogiionsi il pensiero e la
riflessione. Saverio Bichat {1771-1808) di Thoirette distingue
la vita animale e la vegetativa , ossia organica ; e pretende sta-
bilire la fisiologia sovra la teorica delle proprietà vitali ; quasi
tra i fenomeni vitali e i fisiochimici ?' abbia non solo dissomi-
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566 DUPUf TREN — BOtER — ffROWN
gliànza , ma opposizione. Preziose osservazioni fece sugli ago1'
rizzanti , e sui modi onde cessano le funzioni delle due' vite'.
Nell'anatomia generale ridusse a scienza l'istologia umana; stu-
dia a gran tratti i caratteri degli esseri organici , senza pero
elevarsi all' idea dell7 unità, ne mai mostrando- l'organismi, anzi
neppure l'organo, ma solo i tessuti di cui è composto; allievo
di quella filosofia condiliàchiana , che scambia per principi! la
collezione di fatti particolari. Posti i caratteri anatomici d' ito
tessuto, lo segue in tutte Fé trasformazioni, finche gli bastano*
i severi procedimenti d* investigazione ; talclié seguitandone le»
leggi normali, le vede prodursi anche irregolarmente, dal che
restano modificate te proprietà e per conseguenza le funzióni ;
e ne nascono le maFattie. Queste sono dunque attaccate alfe
trasformazioni dell' organismo; e considerate in se stesse o ri-
spetto ai modificamenti delle funzioni j producono {''anatomia!
patologica, preparata da Linneo e Morgagni, elevata da Bayle,
Corvisart, Mackel, Otto, Cruveilhier, Serres, Abercrombie, An-
drai, Louis, Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire.
Guglielmo Dupuytren, chepoco scrisse (1777-1835) , opera
assai come chirurgo iu capo deirOspedal di Dio a Parigi : in-
trodusse nuove operazioni; lasciò- dugentomila lire per una cat-
tedra di anatomia patologica, Alessio Bayer (l 757-1833) limo*
sino pubblicò un trattato compiuto di chirurgia sovra le lezio-
ni di Desault maestro suo. Meno ornalo di Bichat , epiloga e
compie i lavori dell' Accademia Reale di Chinirgia; e non è av-
ventore, ma sommo anatomico e savio operatore. Nelle guerre
della Repùbblica si migliorarono la medicazione delle ferite e
41 sistema degli spedali, e il nome di Larrey sarà benedetto do-
vunque l'ambizione o la difesa obblighino a combattere.
Il sistema degli umoristi era andato in calo dopo che le sco-
perte anatomiche e fisiologiche parvero riporre P azione vitale
nelle parti solide, e farne dipendere e la circolazione del san-
gue e la secrezione degli umori. Nacque allora il sistema dello
scozzese Browo , secondo cui la salute consiste in una dose
regolata di eccitabilità, promossa dallo stimolo degli agenti e-
sterni. Le malattie dunqua si riducono a due soli ordini; dove
cumulo (steniche)ì e dove esaurimento (asteniche) del prìncì-
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1US0R1 — TOMMAS1M 567
pio irritabile; € di quest1 ultime è sovrano rimedio l'oppio. Con-
siderava dunque le malattie per la più parte generali e riduce-
va la cura ad osservare quanta capacità abbia il malato a sop-
portare il rimedio opposto (1 776- 1 83 7). Rasori conobbe a Fi-
renze la dottrina di Brown dieci anni dopo pubblicata ( 1 788 ) ;
cosi lente erano le comunicazioni ; e cominciò sua fama dal
tradurla (1792) e sostenerla cóntro gli avversi. Vacca-Berlin-
ghieri la confutò con argomenti di buon senso; ma Rasori vi op-
pose la declamazione e l'iracondia, e ridea di quei che predi-
cevano Ja caduta di essa dottrina. Eppure egli stesso la modifi-
cò, o piuttosto' la invertì nella teorica sua del controstimolo ,
secondo cui, fondamento della vita sono l'eccitabilità e V alia-
ne delle potenze esterne, talché il senso, la contrazione musco-
lare, i fenomeni della mente e della passione non sono che mo*
di d'eccitamento. I farmachi sono stimolanti e controstimolan-
ti , e come tali si applicano alle malattie, che, eccetto le irrita-
tive , provengono tntte da eccesso o da difetto di stimolo. La
cotenna del sangue è prodotta dalla flogosi, e costituita dalla fi-
brina; e la flogosi viene da sviluppo di vasi venosi ingorgati, né
distrugge né genera parli organiche. La teorica del controsti-
molo fu elevata e modificata dal Tommasini (1769-1846), che
volle intitolarla Nuova dottrina medica italiana.
Cosi al sistema dinamico e dualistico di Brown era qui suc-
ceduto il dinamismo riformalo di Rasori ; poi venne la dinami-
ca organica di tomra asini, ove non vedeasi quasi che deplezio-
ni sanguigne; e che potè offrire una transazione da quella del-
l' eccitabilità a quella del particolarismo o mistionismo, fonda-
ta da Bufalini, che non si acconteti tabella forza come Rasori ,
ma vuole anche l'influenza della materia , e deriva le malattie
da profonda e molecolare alterazione dell'umano organismo.
Questi nostri e il francese Pinel avevano già scalzato la dot-
trina di Brown, e al solidismo generale sostituito il locale, tal-
ché si studiava ì' azione vitale di ciascun organo (1772-1837) ,
indagandovi la sede particolare delle malattie. Broussais parte
dilla irritabilità di Haller , e.<su questa fooda la fisiologìa , la
patologia, la terapeutica, sin la filosofia; unità di principio, che
lusingava per aspetto scientifico. Una forza vitale presiede alla
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368 BBOCSSAIS
formazione primitiva de9 tessati corporei, e alla loro conserva-
zione, che si opera mediante l' irritabilità, messa in moto dagli
agenti esterni , e che consiste in un movimento di contrazione
che chiama i liquidi corporei sul punto eccitato. Questo stimo-
lo è eccessivo o deficiente ? le funzioni degli organi sono tur-
bate, e ne viene la malattia: la quale, dunque, è o irritazione e
infiammazione, o abirritazione. Comincia da un organo , e può
stendersi a tutti, e portare la morte ; e il più esposto è il vi-
scere digestivo, sede delle principali irritazioni. La cura consi-
ste nel crescere, e assai più spesso nel. diminuire V irritabilità
con stimolanti o debilitanti. « Bisogna ( die' egli ) prendere le
mosse da qualche punto per istudiare le malattie interne,
ed io le presi dalla chirurgia. L' infiammazione dev'essere
all' intento del corpo quel eh' è all' esterno. » Da qui i suoi
teoremi della localizzazione primitiva di tutte le malattie , del
quasi generale loro carattere stenico, dell' infiammazione degli
organi digestivi surrogata a tanti morbi caratterizzati altrimen-
ti, e in conseguenza della cura simile alle infiammazioni ester-
ne: salassi, sanguisughe, bibite gommose. Trionfò: ma ben pre-
sto la sua teorica fu tolta ad esame, e paragonata cogli- effetti;
e, se gli riconobbero il merito d'avere studiato le infiatnmazioni
e tratto a quelle anche le malattie croniche , e col localizzarle
resa più sicura la diagnosi, e d'avere atteso meglio all'apparato
digestivo; si negò che esistesse un sol genere di malattia, una
sola operazione organica, un trattamento solo.
Estese egli il suo sistema agli atti intellettuali, trattando della
pazzia, e impugnò l' ontologia , per ridur tutto alla esperienza
materiale j fece la sensibilità un prodotto nerveo , la passione
un atto de' visceri , l' intelligenza una secrezione cerebrale ,
l' io una proprietà generale della materia vivente , la libertà
, umana una chimera, iu fatto non essendovi che il compimento
fatale d' una eccitazione dominante.
Gli anatomi-patologi e la scuola fisiologista di Parigi voltaro-
no affatto la medicina a ricerche sulla materia organica j però
contro questa scuola ufficiale ma angusta si rialzano la vitalista,
che è appena sul nascere, e l'embriogenià, che fonde l'anatomia
colla fisiologia.
GAIA 569
Alla localizzazione delle malattie fa riscontro quella delle fa-
coltà, dovuta a Gali (1 768-1828), fondatore della Craniologia.
Asserisce egli le facoltà e disposizioni trovarsi innate nell' uo-
mo, e la loro manifestazione dipendere dall' organismo speciale
dell' encefalo. Ad un cervello generale, all' unica generale In-
telligenza , ne surroga molte individuali , e tanti organi quanti
sono i talenti , i quali sviluppandosi operano sul volume delle
porzioni circoscritte d' encefalo ad essi corrispondenti , produ- %
cendo certe protuberanze o sinuosità del cranio , alle quali è
proporzionata V energia di esse facoltà, e dalla cui osservazione
possono argomentarsi le fondamentali. Queste riduce egli a
ventisette, delle quali ognuna ha facoltà di percepire, ricordare,
giudicare, immaginare , e cosi via; ma non operano che in con-
corso delle facoltà generali della percezione e della memoria.
Dalle accnse di materiale e fatalista cercò scagionarsi {a) , e
trarne un'idea della perfettibilità umana, e un'illimitata tolle-
ranza per le opinioni divergenti , come prodotte da organismo.
Alla scuola frenologica nessuno negherà il merito di una sa-
gace osservazione del sistema nervoso. Giorgio Combe , presi-
dente della edimburghese, spinse avanti la dottrina di Gali, as-
segnando sulla superficie del cranio la sede positiva di ciascuna
facoltà , e inventando il craniometro. Alcuni vollero , *d' una
scienza nascente , precipitare le applicazioni sì all' educazione
de' fanciulli , si al riconoscimento dei delinquenti ; e sottrag-
gonsi alla conseguenza naturale della fatalità , dicendo che le
predisposizioni naturali e innate possono vincersi colla volontà
e col farne prevalere altre.
Come la frenologia assegnò una classificazione psicologica ,
cosi 1' omiopatia precisò i numerosi sintomi patogenetici. E
questa , e l' idropatia ed altri sistemi sono da alcuni portati a
cielo , mentre altri vi nega sin la qualità di scientifici ; e se
mai fu volta che si potesse chiamare in dubbio l' efficacia del-
l' esperienza , fu appunto in queste dottrine ove encomiasti e
(a) Non ha molto, udimmo in un' illustre Accademia un elo-
gio di questa scienza, scusandola dalle tacce di materialismo e
fatalismo : ma chi se ne può di buona coscienza persuadere?
IH. • D*tized#C(
370 MAGNETISMO ANIMALE
detrattori si appoggiarono sui fatti. I prudenti li raccolgono e
attendono spiegazione dal tempo, senza il dogmatizzare dei pre-
suntuosi, né la beffa de' vigliacchi.
Anche il magnetismo animale , che vedemmo ciarlatanesco
ne' Mesmeriani, risorse nel 18(3 colla storia di Deleuze, scrìt-
ta con senso , pacatezza e ingegno. Si asserisce che un uomo
possa operare materialmente sopra altri col solo intermedia
d' un fluido , diverso dai conosciuti imponderabili , cui egli
può adoprare , movere , projettare, accumulare, fissare , per
mezzo della volontà e di alcuni gesticolamenti. Non è dunque
la teorica fisica di Mesmer , ma una fisiologica , bastandovi la
determinazione libera della volontà e quei che dicono possi; non
si producono le convulsioni, bensì variamento di circolazione,
modificazioni medicatrici , il sonnambulismo , la lucidità d9 in-
telletto. Il magnetizzato diviene insensibile alle impressioni e-
sterne , salvo se prodottegli dalla persona con cui è messo in
comunicazione ; obbedisce al magnetizzatóre ; vede l' interno
del corpo proprio e dell' altrui , e massime le malattie e i ri-
medii che ad esse convengono ; ha esaltamenti di facoltà mo-
rali e intellettuali , seconda vista ; poi risvegliato , di nulla «i
ricorda. Citano in appoggio i sonnambuli ; gli acatalettici , gli
joghf, i tremanti; gl'indovini ; e poiché in tutti i tempi, in tut-
ti gli stadii della società trovansi miracoli , visioni , profezie ,
che il negarli è un abolire tutta la certezza umana, sperasi spie*
garli fisicamente col magnetismo (a).
Siam troppo avvezzi alla guerra che la scienza uffiziale fa
contro la nuova ed eccentrica, ed allo spirito diffidente e servi*
le dei dotti di professione. Coloro che ammettono solo ciò che
comprendono , e ripudiano ciò che non si brancica e taglia ,
trovando le teoriche fisiologiche inette ad abbracciare e spie-
gar i fatti magnetici, li negano risolutamente : ma più che dai
nemici , dalle esagerazioni de9 sostenitori é posta in compro-
(a) Di alcuni fatti maravigliosi operati per via del magneti-
smo, non si può dubitare : ma mediante quale virtù il magnetiz-
za lor e si metta in comunicazione col magnetizzato , adatte sua
judke li* e*t*
Digitizédby GoOgle *
FARMACOLOGIA 57 i
messo questa scienza, che forse recherà tanta luce aopra l'azio-
ne nervosa.
Qualunque siasi il valor delle dottrine , sempre moltissimi
credono che la medicina debba procedere piuttosto per le vie
sperimentali. In Italia vedemmo Geromioi attribuire gli errori
di questa scienza all' ontologismo, e fondar la patologia sull'ir-
ritazione ; Giacomini oppugnare la dottrioa dietesica ; e Può
cinotti, che nelP eziotismo raccoglie le dottrine positive dei vi-
talisti e dei mistionisti, predicare la medicina ippocratica, che
s'affida alla natura medicatrice, e che conserva la validità cli-
nica, però serbandosi pari al progresso delle scienze ausiliari ,
e col decoro d' una interpretazione scientifica.
Il cresciuto studio della natura pose nuovi medicamenti a
disposizione dell' arte, salutare ; la meccanica ne perfezionò gli
stranienti. À giovamento dell' anatomia ridondarono i mezzi di
analisi, le sezioni e le iniezioni dei cadaveri, le sperienze su'vir
vi , l' uso del microscopio e delle analisi chimiche per determi-
nare anche le impercettibili differenze e alterazioni , le grandi
raccolte patologiche , le esatte descrizioni delle malattie. La
stetoscopia ajutò a seguitare la serie dei morbi degli organi ,
della circolazione e della respirazione j e intere vite di studii
consumate all' esame d' una sola malattia , fecero più potente
l'uomo a dominarle o prevenirle. ÀI sistema nervoso si die l'im-
portanza che merita, e si cercò come, per la legge di riflessio-
ne , malattie locali si riducano generali. L' azione degli agenti
ponderabili o no è misurata e diretta con ingegnosissimi prepa-
rati, dai quali uscì la nuova chimica organica ed animale ; e se
ne spera luce sulle affezioni psichiche , punto supremo di con-
tatto della medicina colle più sublimi scienze morali. Già il si-
stema browniano avea semplificato i metodi curativi ; ancor più
Io pretesero l' idroterapia e l' omiopatia, e il sistema di Brous-
sais ; e non che esser ornai sbandita la polifarmachia, la chimi-
ca cogli estratti rese i farmachi più comportabili ed efficaci , e
crebbe la serie degli eroici. Sertuerner riconosce uno de' prin-
cipi! essenziali dell'oppio (morfina), e tosto Pelletier e Caven-
tou trovano quantità di alcali vegetali , tra cui supremo il chi-
nino \ vera quintessenza delle sostanze vegetali, e realizzazione
y Google
Digitized by V
572 FABMACOLOGIA
scientiflca del sogno di Paracelso. Courtois trova Y iodio nel
1813 ; dopo il 1870 si estende l'uso della segale cornuta; Rei-
chenback nel 1833 cava dal catrame la creosota , antiputrido.
Coi cloruri alcalini scompongonsi i miasmi ; i metodi disinfet-
tanti non solo applicaronsi agli ospedali , da cui scompajooo le
febbri nosocomiali , ma si vorrebbe per. essi accorciare le qua-
rantene , mal compatibili coi rapidi commerci. Come la chimi-
ca , cosi la chirurgia si dà mano colla medicina interna , coor-
dinando le operazioni sue alla fisiologia ed all' anatomia patolo-
gica. II taglio de9 nervi e de' tendini , le allacciature delle arte-
rie, l' arte di penetrare profondamente per estrarre ossa caria-
te o estirpar tumori o scarcerare fluidi , la cura radicale delle
ernie, la estrazione o lo sfrantumamento della pietra , la rego-
lata ostetricia, la perfezionata oculistica, son glorie indisputate
della chirurgia , la quale spera coagular il sangue mediante la
corrente elettrica per riparare agli aneurismi , e scemare o to-
gliere gli spasimi coli' inalazione dell' ètere o del cloroformio ,
e pel collodio risparmiar tante allacciature. Si attese alla salu-
te degli equipaggi marittimi e degli eserciti ; si rimosse il pe-
ricolo delle sepolture intempestive ; molti mali si prevennero
colla polizia medica , e col meglio, abitare e vestire de' poveri ;
colla veterinaria si provide agli animali che accompagnano- e
alleviano le fatiche dell' uomo ; si portò scrupolosa attenzione
alle malattie de' bambini ; si raccolse una congerie di fatti, che
illumina la savia pratica , se ancora non fonda nuove dottrine ;
e si proclamò la necessità di comprendere nell' idea della vita
non solo l' organo ma e la funzione , non solo l' anatomia ma
anche la fisiologia, come si conviene a quest'essere duplice mi-
sterioso.
Vero è che la natura parve toglier a beffa la medicina o col*
l' esacerbare malattie che credeansi domate , come il vajuolo ,
le migliari , it crup, il tifo ; o coli9 estendere nuovi flagelli , la
febbre gialla e il cholera; e con essi ridestare tutti i delirii del
volgo e della scienza.
y Google
APPLICAZIONI PRATICHE 375
Applicazioni pratiche.
Cod ciò entrammo a indicare on carattere segnalato dello
scienze nel secolo nostro , qual è l'applicarsi d'ogni verità ai
bisogni o ai diletti della vita. La chimica , che nella sua giovi-
nezza sbizzarrì a far l'oro e ad allungare la vita, nella moderna
maturanza si volge all' uopo stesso con applicazioni usuali.
Fino a Lavoisier essa cercava nozioni dai processi empirici del-
le arti tecniche ; dappoi schiuse ella stessa altri cammini alle
industrie vecchie, e di nuove ne creò; e l'estendersi delie ma-
nifatture di prodotti chimici mostrava che più non servivano
soltanto alla medicina. Duranti le guerre della Rivoluzione pa-
rea dovesse venir meno la potassa , e vi si surrogò la soda
estratla dal sale marino : impediti gli arrivi dello zucchero , Io
scusava la barbabietola.
Chaptal (1756-1832) rese popolare questa scienza, già rele-
gata nelle farmacie ; istituiva fabbriche di acido solforico, d'al-
lume , di nitro e soda artifiziali ; insegnò a far l' acetato di ra-
me , tingere i cotoni , usare gli acidi di ferro. Invano dal re di
Spagna e da Washington invitato, egli non volle abbandonare la
patria , e l' ajutò nei bisogni della Rivoluzione ; poi sotto il Di*
rettorio fece regolamenti sulle fabbriche, e stabilire una came-
ra di commercio, e consigli d' arti e manufatture , ed altre ga-
ranzie e intermedii fra gl'interessi pubblici e l'aatorità. Invito
artisti inglesi colle macchine loro ; i natii incoraggiò coi con-
corsi ; creò nel Conservatorio d' arti una scuola speciale di chi-
mica applicata alle arti ; s'occupò delle fucine, delle miniere,
delle saline, delle torbe, della circolazione dei grani , dei me-
todi per coltivare la vigna, far vino, educare i merini j e ne'suoi
poderi introduceva metodi nuovi, e non dissimulava nò i grossi
guadagni né i mezzi con cui gli otteneva (1).
(1) Dimessosi alla coronazione di Napoleone, tornò agli af-
fari nel 1813 ai giorni di eventura, e nel 15 intimava a Na-
poleone la necessità di dar istituzioni di mutua confidenza. Mol-
to figurò sotto la Restaurazione»
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574 CHIMICA APPLICATA
Berzelio, nell'arte del tingere, mostrò vedale e applicazio-
ni nuove : studiò i fenomeni della manipolazione del salnitro :
trovò il clorato di potassio e tentò surrogarlo nella fabbricazio-
ne della polvere; ma vi si oppose 1' eccessiva sua potenza: pure
venne adoprato alle prime capsule fulminanti, e più agli accen-
dilume. Le Blanc trovò di fabbricare la soda , sostituita agli al-
cali d' America, liberando così le vetriere , le imbiancature, le
cartaje, le saponerie , dal pericolo di restar sospese per inter-
rotte comunicazioni. Dartigues estrae il solfo dalle piriti ; altri
preparano l'acido solforico e l'allume. Oltre i farmachi, la chi-
mica ammannisce concimi che muteranno in ricchezza ciò che
era schifo e miasma ; moltiplica accendifuoco comodissimi e di
minimo prezzo ; migliora la polvere e V fnescazione per le armi
da fuoco.
Appena Cbevreul ha fatto conoscere la vera natura de' corpi
grassi, le candele steariche sottentrano alle costose di cera» Le
lampade di Argand furono perfezionate nel 1801 da Carcel e
Carreau col fare che l' olio salisse , in modo da arrivare freddo
al lucignolo, che ne fosse imbevuto continuamente : ed altre se
ne introdussero sovra principi! diversi. Nel termo- lampo , im-
maginato nel 1800 dal francese Lebon, il gas idrogeno prodot-
to dalla distillazione della legna serviva ad illuminare: ma restò
in oblio, fin quando l' ingegnere Mundoch tolse a studiarlo , e
nel 1806 rischiarava le fucine di Watt e Bulton col gas tratto
dal carbon fossile. Filippo Taylor pensò cavarlo da grassumi di
infima qualità ; poi altri raffinarono questa invenzione-, che si
diffuse fino ad illuminare intere città.
Anche ogni invenzione fisica trova applicazioni utili : i torchi
idraulici di Bramab stipano il fieno de' foraggi militari sulle na-
vi, e le stoffe ; altri pigiano la torba per agevolare la combu-
stione : Filippo de Girard inventa la filatura meccanica del li-
no ; Leistenschneider le macchine da carta ; i miglioramenti ai
mulini, agli aratri, ai coreggiati, massime in Inghilterra, valse-
ro in agricoltura quanto il telajo meccanico nell'industria. Le
teoriche di Fourier si applicano ai caminetti ; quelle di Rum-
ford al nutrimento del povero ; i progressi dell' astronomia ai
agevolar la determinazione delle longitudini j quei della mec-
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FISICA APPLICATA 575
Carnea a perfezionare le navi. Il ferro è lavorato per oso comu-
ne , sia a fare intere case , sia a preparare penne al crescente
numero degli scriventi. Dappertutto si utilizzano i residui del-
le manifatture, ebe dianzi erano gettati.
Ai fari si applicarono le leggi della catottrica. Da prima con
specchi parabolici di metallo si concentrava la luce ; ma ne ve-
niva che questa non si vedesse se non nelle direzioni dei raggi,
parallele agli assi delle lamine paraboliche $ onde molti spazii
ne restano sprovisti. Corresse il difetto Bordier, allo Havre, net
1807 , col far girare l' apparato ; e l' ecclissi che ne proviene
giova pure a discernere quella da ogn' altra luce. Ma attesoché
(ali specchi perdono facilmente la levigatura, si pensò surroga-
re la rifrazione, colla quale può la luce essere diretta a voglia.
Vi riuscì Fresnel, servendosi delle lampade alla Carcel miglio-
rate , e di lenti digradanti , che circondano quasi di anelli la
fiamma , la quale rifrangendosi si dirige nel modo più conve-
niente.
Davy acconciò una particolarità del fenomeno della combu-
stione alla lanterna de' minatori , cingendola di una tela metal-
lica per assicurare dalle esplosioni prodotte dal contatto della
fiamma coi gas infiammabili. Pensò eziandio a salvare dall'os-
sidazione il rivestimento delle navi , col togliere al rame , me-
diante chiodi, la tensione elettrica prodotta dal contatto coir ac-
qua del mare. Se non che, l' elettricità negativa lascia vi si de-
ponga una crosta di carbonato terroso , so cui si fissano zoofiti
e molluschi, a segno da render inutile quella fodera. La galva-
noplastica offerse modo facilissimo di dorare , massime dopo i
perfezionamenti di Routz e Eskington ; e inoltre di formare me-
daglie : anzi Jacobi, negli stabilimenti di Pietroburgo, fece sta-
tue fin di 30 piedi.
L' elettricità fu pure applicata alla medicina ; ora alla me-
tallurgia, per ottenere la decomposizione con poco combustibi-
le e nessun mercurio. Wbeatstone , dopo ingegnosissimi mec-
canismi , l' adoprò a trasmettere segnali lontanissimo colla ra-
pidità del pensiero ; e non che stabilirsi telegrafi elettrici at-
traverso alla Manica , si pensa di porne fra Londra e Nuova-
York. L'elettro-magnetismo dà fuoco alle mine anche sottUc*
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376 ARfiONAtiTICÀ
qua 5 batte al medesimo istante le ore in punti lontani ; bea
presto illuminerà le oittà nostre , arenda Bunseìi dimostrato
che con 300 dramme di zinco, 466 di acido zolfbrico e 608 di
acido azotico , si produce per un1 ora d'una luce pari a quella
di 572 candele steariche, e per lieve prezzo.
All' umano ardire parvero tolte tutte le barriere, quando i fra-
telli Montgolfier (1783) elevarono palloni, rarefacendone Paria
con un braciere sottoposto. Il fisico Charles e il meccanico Ro-
bert v'adattarono .un gas più leggero , l'idrogeno , e alla tela
sostituirono il taffetà ; e allorché dal Campo di Marte essi li-
braronsi in aria , i cannoni annunziarono che la scienza aveva
preso possesso de' campi -dell' aria. Quando poi Blanchard arri-
vò d' Inghilterra in Francia, parve rovesciato l'ordine della na-
tura. Nel 1785 , Pilàtre e Romain cercano combinare i due si-
stemi del fumo e dell' aria infiammabile ; ma il fuoco accende
questa, ed essi precipitano. Arnold e suo figlio elevaosi a Lon-
dra ; ma la macchina piega , ed il padre n' è sbalzato ; il figlio
attiensi alle corde , finché si raddrizza ; librasi allora , ma vi
prende fuoco , ed egli cade nel Tamigi , ma si salva a nuoto.
Gl'infelici sperimenti faceano da alcuni riguardare l'areonauti-
ca come puro giuoco ; ma se qualche scettico domandava: A
che buono? Franklin rispondeva: A che buono il bambino ap-
pena nato f Ed oggi stesso , benché si piangano Blanchard ,
Zambeccari , Garnerin , Gale e quasi tutti gli arditi areonauti ,
vediamo tentarsi da scienziati e da macchinisti l' arie di diri-
gerli ; e forse non é lontano il tempo che il temerario giuoco
cambii le condizioni delle dogane e delle guerre (a).
Ma nessuna applicazione pareggia quella del vapore. Gli an-
tichi conoscevano come l' acqua , trasformandosi in fumo , ac-
quisti grand' elaterio ; tanto che Aristotele e Seneca attribui-
scono i tremuoti a subitanea evaporazione in forza del caldo ter-
restre. Un secolo avanti Cristo, Erone d' Alessandria descrive-
va una macchina, corrispondente alle nostre a reazione ; e for-
se alla conoscenza di questa forza vanno attribuiti alcuni de'por-
(a) E se questo avvenisse , vi sarebbe anche a deplorare il
pattito che ne potrebbe trarre la mal? agita umaua.
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VAPOBE 577
tenti eoo cai i sacerdoti gentili illudevano il volgo. Salomon*
di Cani, ingegnere normanno , descrisse una macchina , ove la
forza elastica del vapore è adoprata a sollevare l'acqua. Ma già
prima Giambattista Porta avea discorso del modo di valutare i
volumi relativi di pesi eguali d' acqua e vapore , sebbene non
mostri ì' intento d' ottenere forza motrice. Un Branca a Roma
proponeva di dirigere smT ali d' una ruota orizzontale la cor-
rente di vapore sviluppato da un'eolipila ; e nel 1663 il mar-
ebete di Worcbester, sebbene in modo oscuro, di elevare l'ac-
qua per mezzo del vapore. Nel 1690 Papin , negli atti dell* ac-
cademia di Lipsia , descriveva la prima macchina ove lo stan-
tuffo è spinto su e giù mediante l'alterno espandersi del vapore
e condensarsi per via del freddo. L' applicava egli ad attingere,
ma comprese di quanto potess' essere capace, e proponeva co-
me farle muovere un asse o una ruota ; inventava la macchina
a doppio effetto ; ne faceva applicazione alla balistica , alla na-
vigazione, ad altro : e prima del 1 7 1 0 aveva immaginato la mac-
china ad alta pressione , senza coudensatori ; la chiavetta a
quattro vie ; il digeritore , tanto prezioso per l' industria ; e la
valvola di sicurezza. Savery, capitano inglese, nel 1695 eseguì
io grande una macchina per attingere ; nella quale si precipi-
tava il vapore collo sprizzare acqua diaccia sulle pareti esterne
del vaso metallico.il fabbro Newcomen, unito a lui e al vetrajo
Cawley , portò molti perfezionamenti alla macchina di Papin ;
ne compì una nel 1 705, ove la condensazione è operata da uno
sprizzo freddo entro il corpo stesso della pompa.
La valvola per ottenere l'alternativa di espansione e conden-
samento , era chiusa e aperta a mano. Enrico Potter , fanciullo
applicato a questo nojoso esercizio , per avere riposo congegnò
delle verghe al bilanciare in modo, che aprissero e chiudessero
al momento opportuno : il che diede all' ingegnere Brighton
l'idea del triangolo verticale, mobile col bilanciere , quale oggi
serve nelle grandi macchine. Col volante , introdotta da Fitz»
geraldt , furono compiuti i mezzi proposti da Papin onde risol-
vere in circolare continuo il movimento rettilineo di va e viene.
Gran calore si sprecava raffreddando il cilindro a ciascun con-
densamento del vapore ; finché Giacomo Watt pensò al corpo
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S78 NAVIGAZIONE A VAPORE
della pompa aggiungere una camera , dove il vapore passasse
dopo prodotto P effetto e ricevesse lo sprizzo , senza che s' ab-
bassasse la temperatura nel corpo della pompa. Costrusse ( 1 769)
così le prime macchine a semplice effetto : poi quelle a doppio
in un sol corpo di pompa (1782) , per le quali nell'84 inventò
il parallelogrammo snodato , e vi applicò il regolatore a forza
centrifuga. Quando poi Murray, nel 1801, esegui i tiranti mossi
da un' eccentrica, ne restarono compiuti gli organi meccanici.
Tutto ciò serviva solo a macchine fisse ; ma quarantadue an-
ni dopo che a Papin n' era brillata P idea, Gionata Hull ottenne
patente (1737) per costruire un battello rimorchiatore colla
macchina di Newcomen. Non ebbe affetto; ma il francese Per-
der nel 1 7 75, e il marchese di Jtfùffroy nel 78 costruirono battelli
siffatti ; anzi quest' ultimo ne stabili uoo sulla Saona, lungo 46
metri sopra 4. 50, e mosso da due macchine. Costretto dalla
Rivoluzione à migrare , gP Inglesi presero il passo innanzi ; e
Miller nel 1791, lord Hanhope nel 1795, Symington nel 1801,
progredirono in tali tentativi.
Fin dal 1543 , il capitanò Blasco di Garay offerse a Carlo V
una macchina che spingerebbe le navi senza vento né remi.
L' imperatore acconsentì ad un esperimento , che fu fatto nel
porto di Barcellona; e sebbene P autore non volesse pubblicar»
P importante segreto, si sa che consisteva in una catdaja d' ac-
qua bollente , che moveva due ruote a' fianchi del bastimento.
Si lodò P effetto,, ma il tesoriere Ravago obbiettò, che nave sif-
fatta non potea far più di due leghe in -tre ore, costava assai, e
correva rischio che la caldaja scoppiasse (1). La gente pratica
mostrava tutto il contrario : ma Carlo V avea da sovvertir PEu-
ropa ; non da badare ad un' invenzione, che avrebbe di due se*
coli e mezzo anticipato la rivoluzione nelP arte del navigare.
A un imperatore che ai dì nostri ebbe le idee di Carlo V ,
presentossi un altro meccanico , proponendogli battelli che si
moverebbero anche contro vento e per forza del vapore. E quel
(1) I documenti sono pubblicati da Navarrete e da Deros de
la Roquette , Collezione dei viaggi t scoperte degli SpapnuoH
dopo lajtne del XF secolo.
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NAVIGAZIONE A VAPORE 579
guerriero, che por adocchiava ogni modo di prevalere all'abor-
rita Inghilterra , non apprezzo quello che glie n' avrebbe dato
infallibile superiorità ; e Fulton o non fu udito o non ascoltato
da Napoleone ai giorni di sua gloria , il quale poi dovette rin-
crescersene nei giorni di sue miserie.
Ciò che un conquistatore sdegnò , abbracciollo la libertà ; e
quell'America che chiamiamo ancora nuovo mondo, e che, co-
me un valente allievo, aspira a superare il maestro, applicò al-
la navigazione quesl' agente d' incalcolabili effetti, pel cui mez-
zo si trascorrono con sicurezza e rapidità i mari ; quasi a -
malgrado de' venti e delle tempeste. Roberto Fulton ( 1 765 - 1 8 1 5),
aato da parenti irlandesi inPensilvania, pose un primo legno a
vapore sull'Hudson nel 1807, chefacea poco più di due leghe
Torà. Ben tosto il suo trovato si propagò : l'Inghilterra nel
1812 ebbe i primi hattelli regolari ; la Francia nel 1816; in
appresso le altre nazioni : nel 39 gli Stati-Uuiti ne contavano
mìHe trecento. Nel 1841 i primi battelli a vapore solcavano
l'Oceano Pacifico (il Perù e il Chili), costruiti in Inghilter-
ra, pel servigio regolare tra Valparàiso e Lima.
L' Inghilterra e sue colonie, che nel 1814 aveano due battelli
a vapore da 456 tonnellate, nel 1824 gli aveano cresciuti a cen-
ventisei per 15,739 tonnellate ; nel 1834 a quattrocento ses-
santadue, della portata di 50,734 tonnellate ; nel 1838 a otto-
centodieci, portanti 157,840 tonnellate; oggi passano i mille.
Il primo da guerra inglese si fé1 nel 1828, ed oggi quella mari-
na n' ha più di cento. Teorici e pratici però aveano dichiarato
impraticabile il tragitto dell'Oceano ; ma il Great- Western ,
partito da Bristol l'aprile 1838, arrivava a Nuova York in quin-
dici giorni, fatte 3500 miglia ; dipoi vi giunse anche in dodici
giorni e mezzo, filando sin otto nodi e tre quarti V ora.
Si sostituì al legno il ferro, più forte e leggero, e sicuro da-
gl' insetti. Dodd suggerì fin dal 1818, e C. W\ Williams pose
in pratica le cala a varii comparli , sicché facendo acqua uno,
gli altri non patiscano. Cosi si costruirono il Tigri, V Eufrate^
VMbur&ha, il Qw>rra} V Alberto , il ÌVilberforee e altri,
coi quali si potè spingersi più verso i poli, rompendo con forza
i ghiacci e pescando meno; si corse all' insù di fiumi sin allora
•
380 NAVIGAZIONE A VAPORE
inaccessibili : ormai V Orenoco, l' immenso Missuri, il misterio-
so Mississipi , servono con questo mezzo a ravvicinare le pia
divise popolazioni , con esso còmpiesi l' esplorazione del Niger,
per isvellere dalle radici il commercio infame dei Negri. Due
altri battelli a vapore rimontarono sa per V Eufrate mille mi-
glia fino a Beles , per aprire di là nuova via di commercio, an-
cor più opportuna che quella di Suez , giacché F Inghilterra
non vi avrebbe la concorrenza degli Americani né de' Baniani.
Appena estesa la navigazione a vapore , il governo generala
delle Indie pensò profittarne per la comunicazione tra P Euro-
pa é quei paesi, antica meta dei viaggi, e introdur un'agevolez-
za di comunicazione che avrebbe cangiato faccia alle relazioni
colla madre patria. Discusso a lungo, alfine il 16 agosto 1825,
il capitano Johnson partiva da Falmouth co\V Intrapresa, bat-
tello di 460 tonellate, e toccava a Bengala il 7 dicembre. Men-
tre non bastavano tre mesi perché un vascello sul Gange andas-
se da Calcutta a Allahbad , ora vi giungevano in otto giorni ,
benché non viaggiassero la notte. Altri tentarono la via del Mar
Rosso, e lo Hug Lindsay nel 1830 andò da Bombay a Suez in
ventun giorno di viaggio ; in assai meno v' arrivarono i seguen-
ti, e si stabilirono comunicazioni regolari, sicché la valigia da
Bombay possa giunger a Londra in un mese. Cosi scompaiono
le distanze. E già la nuova Società inglese, mediante quattor-
dici steamer e tre golette a vela, mantien due volte al mese il
servigio della posta fra la Gran Bretagna, ogni parte delle In-
die occidentali , la costa attigua dell' America meridionale e
Ondura ; due volte al mese spedisce vascelli alF Avana , a
Nassau , ai porti degli Stati-Uniti sulP Atlautico , sino ad Hali-
fax nella Nuova Scozia. E il servigio é combinato in modo, che
faciliti le comunicazióni fra tutte le isole e i continenti, da Su*
rinam all'oriente fin al Messico ad occidente , e dal golfo di
Paria e di Cbagrés sino ad Halifax : onde in sessanta giorni uno
va e torna d' America a Londra, dopo toccato la più parte delle
isole occidentali, e visitato i principali porti d'America, sopra
battelli forniti d' ogni comodità , e con camere distinte e spa-
ziose.
Il Great'Brltain fu la più grande innovaziode che da tempo
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NAVIGÀZTONE A TAPOBB 381
sì facesse nelle costruzioni navali, non più copiando i "battelli di
Fulten. Era difetto di questi Pa?er per unico motore il vapore ,
senza giovarsi delle grandi forze naturali , poiché la macchina
la mezzo e. le ale tolgono di porvi poderosa alberatura , dar af-
frontar le maggiori tempeste. Or qui alle pale si surrogò una
▼Ite di sedici piedi di diametro ; nuovo apparechio di propul-
sione , che i Francesi attribuiscono a M. Delisle , gl'Inglesi a
M . Smith. Questo congegno alleggerisce il naviglio di cento
tonnellate, gli dà comodo e bellezza , e n' agevola 1' entrata nei
canali. Che se tal metodo si estenderà, assai ne fieno agevolati
i viaggi all' India , rallentati dall' alternare delle calme , delle
correnti, dei turbini.
Tanto si vantaggia orche alle costruzioni, non la pratica cie-
ca, ma le teoriche presiedono. E ancor più fa meraviglia questa
folla di battelli, che in tutta Europa, e più in America, solcano
ogni fiume, cercano ogni costa : il rimontar un fiume, sempre
guardato come ostacolo al commercio , or tiensi per una fortu-
na. In conseguenza, la scoperta d' un letto di carbon fossile si
valuta oggi più, che nel secolo XVI quella d' una miniera d'oro,
e basterà a. rendere prezioso qualche scoglio deserto della Po-
linesia. E V invenzione è di jeri appena. Chi potrà calcolarne i
miglioramenti e le conseguenze? La guerra stessa Gambiera
faccia ; e la fanteria di terra, e i marinai d' acqua dolce faran-
no il servigio ; non si avrà ritardi per arrivar al punto della
battaglia ; e se anche i battelli non saranno sostituiti ai vascel-
li di linea, ne agevoleranno immensamente le mosse, li tireran-
no d'impaccio, li rimorchieranno quando sguarniti. Vero è
bene che la delicatezza de' loro congegni , guastati facilmente
dal cannone , impedirà che abbiano il posto principale ; ma se
anche la vite d' Archimede o V elettromagnete non riparassero
a questo difetto, rimarranno ciò che la cavalleria negli eserciti :
non buoni a decider una giornata, ma a protegger le ali, a con*
dur al fuoco i vascelli di fila, a render men disastrosa la riti-
rata, e più piena la sconfitta nemica.
Hanno intitolato il nostro, secolo delle strade; e in fatto , sin
dal principio vide da per tutto migliorate le vecchie e aprirsene
di nuove , pel crescente bisogno di comunicarsi i prodotti del
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382 STRADE FERRATE
suolo , dell'arte , del pensiero, dell'esperienza ; poi in pro-
porzione straordinaria, dacché si introdussero quelle ferrate. Le
pessime bu cui era forza condurre il carbone dalle cave di
Newcaslle, suggerirono di fissare tutt'al lungo due linee di tra-
vi, su cui i carri correvano più agevolmente. Seguì il pensiero
di coprir queste di lamine, poi di saldarvi regoli di ferro ( i 767},
col margine esteriore rialzato , aftinché le ruote non scarog-
nassero. Cosi se ne costruirono di molte: poi dopo il 1808 si
scanalarono le ruote stesse , che accavalciavano la guida spor-
gente, di ferro battuto, sostenuta da cuscinetti infissi in zoccoli
di pietra, poi più opportunamente in travicelli.
Fino dal 1769, Watt concepì di muovere una carrozza a va-
pore ; e V anno appresso il fraocese Cugnot ne eseguì nell* ar-
senale di Parigi una, la quale nello sperimento diroccò un ma-
ro, non conoscendo egli il mezzo di dirigerne e moderarne il
movimento. Nel 1805, Trevi Ih ick e Vi via n , applicando l'jdea
ben nota d'una macchina ad alta pressione senza condensatore,
fecero i primi saggi d' una locomotiva sopra spranghe di ferro;
indi s' andò passo passo fino a Giorgio Slephenson, che nel 1814
ne stabilì di regolate. La prima applicazione in grande si ^ide
sulla strada dalle miniere di Darlington al porto di Stock ton ,
nel settembre 1825 , tratto di venticinque miglia inglesi, dove
gran parte i carichi scendono da sé. Più fiorì quella fra Liver-
pool e Manchester da prima comunicanti per due canali , che
aveano fruttato tesori agi' intra prenditori, comunque disagevo-
lissimi. Vinte le molte difficoltà , fu sotto la direzione di Ste-
phenson aperta il lb settembre 1830 j e correvasi da quaranta
a cinquanta chilometri l' ora , con macchine docili al condutto-
re. Sette anni appresso , una locomotiva di Sharp e Roberta
varcava cento chilometri P ora.
, I Francesi cominciarono con quella da Lion a Saint-Etienne
di quarantacinque miglia, ed ora vanno solcandone tutto il pae-
se. Il Belgio risorto rese le sue. città quasi sobborghi della ca-
pitale: la Prussia unisce così gli Stati di Germania : V Austria
Jegasi l'Ungheria, la Boemia, il Lombardo- Veneto : la Russia
cancella le immense distanze del suo Impero, fn America, non
solo agevolarono, ma apersero comunicazioni fra provincia iso-
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STEADE FERRATE 383
late; come in terreno vergine, vi si fecero gigantesche; e dopo
che le varie Compagnie degli Stati-Uniti fusero insieme i loro
interessi, una sola strada va da Portsmouth (Yuooa Hampshire)
fino a Nuova Orléans, per milleottocento miglia non interrotte.
Stepbenson poi ardì quest' anno (1850) avventurar una strada
ferrata sovra un braccio di mare, facendola passare per un im-
menso tubo di ferro. In somma, in 25 anni si fecero strade fer-
'. rate quante basterebbero a circuire il nostro globo, spendendo-
vi 750O milioni di lire.
Qui ancora sfavilla l'utilità della pace, della 'libera industria
e delle quiete relazioni. Solo nel 1817 gli Stati-Uniti comincia-
vano il primo canale di E riè; e al principio del 43 aveano fini-
to o iotrapreso per 25,380 chilometri fra canali e strade ferra-
te ; al fine del 42 si percorreano 7000 chilometri di canali e
altrettanti di strade ferrate , distribuiti sopra 24,700 mi ria me-
tri quadrati, popolati da 18 milioni. La Gran Bretagna, che da
un secolo cominciò i lavori pubblici, ha, sovra 3120 miriamelri
quadrati, abitati da 27 milioni d'anime, 4500 chilometri di ca-
nali e 4000 di strade ferrate (!). La Francia , 4350 chilometri
di canali e 2900 di strade ferrate, sovra 5277 miria metri qua-
drati, coperti da 34 milioni e mezzo. Esse dunque, e il Belgio
e l'Olanda insieme, non eguagliano le vie di comunicazioni fi-
nite in 25 anni dagli Americani. Eppure, questi hanno il ferro
scarso, tanto che tirano le spranghe dall'Inghilterra ; costoso
il lavoro di mano, esigui i capitali: ma seppero introdurre som-
ma economia, e non badare a bellezza ma solo alFoppart unità.
Le carrozze a vapore sono invenzione di pochi anni , talché
(1) Le Compagine di strade ferrate in Inghilterra, al fine del
1849, erano autorizzate per 8,676 milioni di franchi, dei quali
più di due terzi erano stati realizzati o per azioni o per impre-
stiti. Nell'anno 1849 si contarono 63 milioni di passeggeri , il
cui trasporto fruttò 6,278,000 sterline; e 5,529,000 quello del-
le merci. V'eraoo impiegate, 156,160 persone. Le strade ferra-
te francesi fin al 1849 erano costate 1209 milioni: restano a spea*
dome 834 per compier la retedi 5525 chilometri. 11 Belgio io,
559 chilometri spese 145 milioni.
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584 STBADE FERBATE — MACCHINE
possiamo sperarla migliorata in modo dà ovviar i gravi perico-
li, e sormontare le pendenze e le curve di angusto raggio: ma
eminentemente sociali saranno sol quando possano adoperarsi
sulle strade comuni, e servire anche a privati.
Molte ricerche si diressero sovra l'effetto del vapore genera-
to da altri liquidi , o sui gas permanenti sottoposti al calore :
una macchina mossa coli' acido carbonico operò a Londra nel
Tunnel per cura di Brune!, ma l'economia era squilibrata dal-
la corrosione dei metalli. Pare inoltre, che i vapori provenienti
dai fluidi esigano egual quantità di calore per produrre egual
forza motrice, e in conseguenza non vaglia la pena , almeno In
grande, di mutare questo comunissimo dell'acqua, che è diffu-
so universalmente e di niun costo : nel che Wronski [Nuovo
sistema delle macchine a vapore) vede « una nuova e be-
nefica finalità nella creazione, » la quale dà vinte le maggiori
difficoltà e sminuiti i pericoli. Così da un serbatojo inesauribi-
le e universalissimo , attinge l' uomo una forza motrice assai
maggiore di quella che occorre per aver il carbone (t) e l'acqua
che la produce: col che è assicurato l' imperio suo sul globo.
Che diremo delle stupende applicazioni del vapore alle mac-
chine? Nel 1792 tutte le esistenti in Inghilterra calcolavasi la«?
vorassero per dieci milioni d' uomini ; nel 1827 per ducento ,
nel 1833 per quattrocento milioni. Nelle filature, i fusi che fa-
ceaoo cinquanta giri il minuto, ora ottomila : a Manchester in
una sola officina ne girano centrentaseimila, che lavorando in-
sieme, filano un milione dugento mila slami di cotone per set-
timana: Owen a New Lanark, con duemila cinquecento operai ,
produce ogni di quanto filo basterebbe a cingere due volte e
mezzo il globo : la Mule Jenny trae da una libbra di cotone
(1) Ora i) ferro e il carbon fossile rappresentano la principal
forza materiale de' paesi* Eccone il paragone :
carbone ferro fuso Oode per testa
Francia. , . 5,400,0091000.480,000 Francia. 154 kil. 13.71
Inghilterra. 23^500,000 . . 1,200,000 Iaghilterra.870 . . 40.75
Belgio . . . 3,200 000 . . 120,000 Belgio . . 800 . .30. »
ZollvereJa . 3,000,000 . , 300,000 Zollrerein. 107^10.71
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MACCHINE 385
od filo di cinquantatrè leghe di lunghezza, ciò che nessuna ma-
no potrebbe: nella sola conlea di Lancaster si dà ogni anno alle
manifatture del calicò tanto filo , quanto non potrebbero alle-
stire col fuso ventun milione di filatrici.
In somma , il vapore di gii la forza di 1 0 milioni di cavalli
o 60 d'uomini; eppure è ne' suoi primordi!. Fin dal 1814 fu
applicato a stampare ; e primamente pel giornale del Times a
Londra , tirauddne fin 10,000 fogli in un'ora ; ed oggi se n'ha
fin 20,000 ; velocità proporzionata all'immensa cupidigia con
cui si cercano le novità. Molti lavori di forza non potrebbero
assolutamente compiersi senza questo agente. Alle miniere di
Cornovaglia vuoisi cinquantamila cavalli per estrarne l' acqua ,
cioè trecentomila uomini ; una sola cava di rame colà richiede
una macchina a vapore della potenza di più di trecento cavalli,
che proseguendo instancabile per ventiquattro ore , compie il
lavoro d' un migliajo di cavalli (1).
Ormai l'uomo col vapore asciuga paludi e pozzi e miniere ;
avviva fontane; distribuisce l'acqua in città, come Parigi e Lon-
dra | fino ai piani più alti ; costruisce ; domina i mari e i ven-
ti ; scorre la terra con una velocità impossibile ai motori ani-
mali ; scava porti , canali ; dirige fiumi ; potrà tagliar monti e
colmar valli , fendere gl'istmi che congiungono e separano i
grandi continenti, riunire a grandi centri le diffuse popolazioni.
In somma, ognor più l'uomo all'uomo si ravvicina, e sottomet-
te la crosta del suo pianeta. Chi sa se un giorno non potrà più
addentro penetrarvi ? Senza forza meccanica , ma come agente
fisico e chimico, il vapore adoprasi in altre operazioni, quali lo
sbiancare, il conciare, il tingere, scaldar camere , concentrar
la gelatina e i siroppi, purificar materie animali e metalli. Ne-
gli stabilimenti ove è adoperato come agente , drizzasi pure a
spegnere gl'incendii. E potrà divenire l'agente più poderoso
della tecnologia moderna.
(1) Francia nel 1846 possedea 4395 macchine motrici a va-
pore, la cui forra collettiva era di 54,467 cavalli vapore, ossie-
no 163,401 cavalli da tiro, e 1,143,810 uomini. È appena
1/10 deir Inghilterra.
I". 25
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386 ALTRE APPLICAZIONI
Fonte di ricchezza in pace , sarà formidabile ausiliario in
guerra; e già sulle strade ferrate possono rapidamente traspor-
tarsi le truppe ore occorre, scemando così il bisogno di tener-
ne in piedi moltissime e di moltiplicare le guarnigioni. Gli as-
sedi! e le battaglie in mare e in terra cambteranno forse aspet-
to mediante tali agenti. Cbe se invano Perkins tentò applicarlo
ai cannoni per impulso diretto, non potendo valere cbe per pal-
le minori di quattro , Madelaine propose che , colle macchine
solite, si facciano operare volanti , le cui pale robuste ed ela-
stiche avventino un dopo l'altro progettili fin di otto chilogram-
mi , respingendo gli assalti. Si potrà pure valersene per dare
all'artiglieria l'agilità tanto necessaria, o* contro il nemico spin-
gere masse che ne rompano l' ordinanza , come i carri falcati
degli antichi. Artifizii ancora di poco conto, siccome avviene di
chi applica un trovato nuovo ad un sistema antico; finché arri-
verà il genio che scorga la possibilità d'una radicale innovazio-
ne. Allora questo nuovo modo di distruzione farà più risolutive
le battaglie, e in conseguenza più corte le guerre e più rade,
sicché non interrompano questi incrementi della civiltà e dei
materiali miglioramenti.
L'applicazione del vapore é la più grande dell' età nostra ,
non forse l' ultima. L' invenzione di Samuele Clegg e Samuda
delle strade ferrate a propulsione atmosferica, dà vinte le mag-
giori difficoltà ed allontanati i pericoli di «quelle corse. Poi la-
tenti nella materia da per lutto si trovano V elettricità e il ma-
gnetismo; e la scienza è già intenta a trarne partito per crearsi
un nuovo e poderosissimo motore.
Al congresso scientifico .di Edimburgo del 1 850 (e sono i con-
gressi un' altra applicazione del principio d' associazione per
comunicarsi gii studii, le scoperte, le simpatie), V illustre Da-
vid Brewster, fondatore dell'associazione britannica , e insigne
per tanti progressi recati all'ottica, salutava gli ospiti con pa-
role, con cui amiamo noi pure terminare: « Non si contribuisce
» efficacemente al bene e alla pace della società col lasciare
» la scienza concentrata fra dotti e filosofi: vuoisi ch'ella s'in-
» filtri nelle estreme ramificazioni del corpo sociale. Se il de-
» litto è un veleno , antidoto n'è V istruzione È gravissima
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«ILOSOFIA — LOCKE 387
» qtustione il sapere che cosa direna Io stato nostro sociale
i con un incremento indefinito del potere dell' nomo sul mon-
ti do fisico e del suo benessere materiale, se non sia accompa-
* gnato da un corrispondente miglioramento della sua natura
» morale e intellettuale. Legislatori e capi delle nazioni pensi-
» no dunque seriamente a stabilir un sistema d'istruzion nazio-
» naie che rischiari i popoli sui veri loro interessi, e distrugga
» le illusioni e dissipi i pregiudizii che li condurrebbero a per-
» dita irreparabile. »
Filosofia.
Come di mezzo alle contingenze scorgesi un eterno pensie-
ro providenziale, cosi sugli studii della materia, anche quando
sembrano preponderanti in un secolo che si vanta positivo, si-
gnoreggiano quelli del pensiero, compresi sotto il nome di fi-
losofia ; scienza che compie la conoscenza dell' umano intellet-
to, e presta a tutto lo scibile gli elementi, il metodo, le prove:
sicché da'suoi sistemi , che alcuni credono astrazioni ineffetti-
ve, è regolato o espresso il movimento d' un' età.
Da Cartesio in giù la filosofia era indietreggiata verso il dub-
bio e il materialismo. Quella dell' inglese Locke divenne popo-
lare ; alcuno vorrà dire volgare, per la confidenza con cui spie-
ga i fatti dello spirito, saltando a pie pari le difficoltà. Non v'è
idee innate (aveva egli detto), e tutte derivano dai sensi e dalla
riflessione. — Ma come dai sensi deriva V idea di sostanza ? —
Locke, invece di fermarsi a questa ricerca, nega che l'idea del-
la sostanza esista, perchè dai sensi non può dedurla.
Il volgo accetto le sue asserzioni: ma D'Alembert,» che pure
lo preconizzava il Newton della metafisica, vide restava a spie-
gar due cose: se le sensazioni sono modificamene interni dello
spirito, come mai ci sembra che queste siano ne'corpi ? come
pensiamo ciò eh* è fuor di noi? Inoltre , i sensi ci esibiscono
diverse sensazioni indipendenti: ora, in qual modo lo spirito le
riferisce ad un Soggetto solo? Prendendo una pallottola di neve,
sento freddo, resistenza, peso; come queste tre distinte quali-
tà sensibili si riuniscono nell' idea complessa di globo di neve ?
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588 CONDILLAC
Quistioni di supremo rilievo, dopo le quali fa meraviglia co-,
me egli pure negasse l' idea di sostanza, e confondesse le sen-
sazioni esterne coi giudizi! che vi si mescono.
Condillac pretese (1715-1780) spiegare le difficoltà offerte
da EP Alembert , ma né tampoco le comprese , perchè partiva
dalla materia della cognizione , non dalla forma. Fatta ipotesi
d' una statua che l'un dopo l'altro acquisti i sensi, nega ch'ella
possa coll'olfatto, colla vista, coli' udito , accorgersi delle cose
esterne; l>ensì col tatto ottiene il sentimento della solidità, che
è il ponte pel quale l'anima passa fuori di sé; e per via di già*
dizii derivati da questo fatto e agevolati dall'abitudine, arriva a
conoscere l'esistenza de' corpi. Abolendo la piccolissima parte
che Locke avea lasciato alla riflessione (1), tutto riduce a' sen-
si : la psicologia è un ramo della zoologia; l' uomo è un anello
nella serie degli animali, e le sue facoltà lo sviluppo vario d'u-
na prima sensazione. Attenzione è il percepire l' oggetto pre-
sentato dai sensi: se doppia, chiamasi comparazione ; se l'og-
getto dell'attenzione è lontanò, ecco la memoria: sentire la dif-
ferenza o la somiglianza di due oggetti, è giudizio; una seque-
la di giudizii costituisce la riflessione ; tirare un giudizio da un
altro che lo racchiude , è ragionare ; cioè non può ragionarsi
senza sensazione: e il complesso di tutte queste facoltà nomasi
intendimento. Se le sensazioni si considerano come grate o
spiacevoli, avremo la genesi delle facoltà relative al volere, che
è il desiderio reso fisso per mezzo della speranza. La riunione
di tutte le facoltà relative all'intelletto o alla volontà costituisce
il pensiero, che io conseguenza è generato dalla sensazione.
Gotesta unità parve una meraviglia; parve un gran che l'eli*
* minare il soggetto , il ridurre le potenze anche più attive del-
l'anima ad unico principio passivo. Ragionatore superficiale, l'i-
(1) e Locke (dic'egli) distingue due sorgenti delle nostre idee,
i sensi e la riflessione. Sarebbe più esatto riconoscerne una sola;
sia perchè la riflessione non è nel suo principio che la sensazio-
ne medesima, sia perchè essa è non tanto la sorgente delle idee,
quanto il canale per cui ess^ (derivano dai sensi, i Traile dei
sensatiom.
SESSISTI — »CME 389
dea di causa ignora affatto ; crede alla sensazione , ma non do-
manda come è sentita ; parla continuo del trasformarsi della
sensazione , ma senza dire con che mezzo , e donde prende il
nuovo elemento ; e la sensazione che sente , giudica , astrae ,
darà, ec, non è ella sinonimo di anima? Il nesso del linguag-
gio coi pensieri, gii indicato da Locke alla sfuggita, fu da Con-
dillac riprodotto ; e secondo lui , sono i segni che generano la
riflessione, l'astrazione, il raziocinio, e Pai tre facoltà per cut
l'intelletto dell'uomo è superiore a quello del bruto. Ora il lin-
guaggio è bensì condizione di tal superiorità , ma non ne h il
principio; e Condillac tutti i progressi dell' umanità attribuisce
air abilità con cui ci serviamo del linguaggio , ma non chiede
donde questa abilità ci è venuta.
Con maggiore ingegno e coraggio il sensismo era portato alle
ultime conseguenze in Inghilterra. L' assioma ogni effetto ha
una causa, è impossibile xiedurlo dall'esperienza, la quale et
presenta singoli fatti, non la connessione tra questi e la causa
loro , e tanto meno la necessità, invece però di conchiuderne
che dunque v' è qualche altra fonte di cognizione oltre i sensi,
Hume negò quell'assioma, e disse che gli uomini lo ritengono
soltanto per abitudine. Ecco dunque uno , che per non dubita-
re del senno arbitrario d' un filosofo, suppone in errore tutto il
genere umano, e annichila l'argomento più usuale della nostra
attività : giacché tolta l'idea di causa, i giudizii nostri cascano;
non possiamo credere esistenti i corpi , giacché li crediamo ia
quanto son causa delle nostre sensazioni ; cascano pure le no-
zioni morali, V uomo non potendo esser mosso che dal perso-
nale interesse ; mancando ogni motivo razionale all' idea di ge-
nerosità , d' abnegazione , più non rimane che il dubbio. Casca
pure l'idea di libertà, non dandosi scelta senza motivi, e il mo-
tivo non essendo che una sensazione , la quale trae irresistibil-
mente la volontà. I sensi poi non offrono verun mezzo d'arrivar
a Dio, se si tolga di considerarlo come causa. Dunque non più
religione. Non più filosofia , essendo essa impossibile se non si
conosca la connessione fra cause ed effetti; e se Io spirito uma-
no non è capace di altre cognizioni che di alcuni fatti accaduti
in lui stesso, e di cui si rioorda.
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390 SENSO COMUNE — BEID
Per altra via era giunto all' egual negazione Berkley. Le so-
stanze non possono da noi essere conosciate se non per le qua- .
liti ad esse inerenti. Ora , nessuna qualità concepire possiamo,
come inerente ad una sostanza corporea: laonde il mondo ma-
teriale è. mero fenomeno , né ci è dato percepire altro che le
idee; tutti gli ordini di sensazioni sono segni convenzionali, pa-
role d'una lingua con cui ci parla Dio , il quale è la sola causa
efficiente. Così Berkley non ammette più che idee; onde il suo
sistema fu detto idealismo, e meglio sarebbe ideismo.
A queste logiche conseguenze delle dottrine di Locke, il sen-
so intimo si sgomentava , e torceasi ad esaminare V errore e
cercare riparo (1710-1796). Tommaso Reid , solido ingegno
scozzese, vi oppose la dottrina del senso comune; e de'princi-
pii indipendenti dall' educazione. La filosofia non deve presu-
mere di spiegare le cause e le sostanze , giacché noi non pos-
siamo della realtà conoscere se non i fatti o fenomeni che os-
serviamo, e che dobbiamo contentarci di ben descrivere. Alcu-
ni fatti cadono sotto i sensi , altri sono oggetto del senso inti-
mo; quelli spettano alla fisica, questi alla filosofia: e nello spi-
rito umano si trovano alcune verità fondamentali, indipendenti
dall' esperienza, secondo le quali, non il volgo solo , ma i filo-
sofi pur anco son costretti a ragionare se vogliono essere inte-
si , e perchè si possa disputare con essi. Uno di tali assiomi
cardinali è la veracità della testimonianza de' sensi; l'altro,
che non vi ha effetti senza causa. Applicando il principio gene-
rale, trova che l' idea dei corpi da noi s'acquista mediante l'im-
pressione fatta da essi sui nostri organi, la tentazione che ne
sorge nell' anima nostra , la percezione dell' esistenza e delle
qualità sensibili dei corpi. E poiché la sensazione non può esse-
re causa della percezione dell'esistenza dei corpi , è forza am-
mettere innata nello spirito un'attività che lo porti, dietro alle
sensazioni, a giudicare l'esistenza del mondo esteriore.
Reid proteggeva, dunque, i principii del senso comune con-
tro la filosofia che pretendea distruggerli. Afa col fare che la
sensazione non abbia nulla di simile alla percezione , toglie o-
gni certezza alla cognizione , e ricade nell' ideismo che volea
combattere. Crede che il giudizio preceda la sensazione , me*
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CBITICISMO 391
Alante il quale si conosce l'esistenza reale di questa; e che pri-
ma operazione dell1 intelletto è la sintesi , non l' analisi. Ma se
con ciò abbatteva i Lockiani , non vedeva che il giudizio stesso
presuppone un' idea semplice, generale , non potendosi giudi-
care che esista una cosa se non si abbia idea dell'esistenza.
Se l'oggetto percepito da un individuo esiste realmente, le idee
generali non hanno esistenza che nello spirito; onde a Reid
mancava il modo di spiegarle (1 753-1828). Dugald Stewart cre-
dette più spediente il negarle, e asserire che sieno meri nomi.
Ma i nomi bastano a spiegar l'atto con cui lo spirito immagina
enti possibili, e in numero maggiore di tutti gli enti che per-
cepì coi Bensì ? vi bastano le idee delle qualità percepite ne-
gl'individui medesimi e aderenti ad essi? È duopo che la men-
te compisca tali qualità in sé , cioè separate dagP individui , e
come puramente possibili ; né i segni sono sufficienti a spiega-
re come si arrivi alle verità generali, dove non si ammetta che
queste pure sieno qualcosa di reale. Il problema fondamenta-
le, dunque, dell'origine delle idee generali non è risolto nep-
pure dalla scuola scozzese.
Anche in Germania e Leibniziani e Wolfiani cessero luogo al-
l'empirismo di Locke, vagheggiando meglio la varietà delle ap-
plicazioni che non l'unità del principio; ma quello scetticismo
derivava, non tanto da persuasione, quanto dal vedere il vuoto
del dogmatismo. Sentivasi dunque essere tempo di cambiare
la via per cui raggiungere la certezza; e lo fece Emanuele Kant
diKOnisberg (1724-1804), più risolutamente d'ogni altro dan-
do effetto a quel!' idea dei moderni , che oggetto pure della fi-
losofia è lo spirito umano in sé stesso, isolato da tutto ciò che
esso tocca, riflette, suppone.
Non che la verità brillasse di colpo all' occhio di lui, la sua
dottrina è concatenata con quella dei predecessori , e ne deri-
va a guisa di corollario. Cartesio nello svolgere il problema car-
dinale: Foss'io sapere alcun chef quaì cosa poss' io sapere?
disse che i sensi c'illudono , talché d' altro non siam certi se
non esservi nulla di certo. Pure, mentre dubita di tutto , non
può dubitare della propria esistenza, cioè che non esista nep-
pur l'essere che dubita. Stabilì dunque il suo assioma fonda*
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592 KANT
mentale: Io penso, dunque esisto* Pertanto l'esistenza dell1*-
nima gli è pia certa che non quella del corpo; nell'idea dell'en-
te perfetto sì comprende indispensabilmente l'idea dell'esisten-
za; laonde Iddìo esiste certamente, e poiché egli non può esse-
re che verace, non può averci volato ingannare; e dunque i cor-
pi esistono.
Così il gran dubitante partiva da un atto di fede ; ma cessò
di osservare la coscienza dopo avervi veduto solo il pensiero ,
né al tempo stesso fondò l' autorità della coscienza e quella
della ragione pura. Ma poiché negli inventori vuoisi cercar piut-
tosto il metodo, il quale sopravvive anche ai vizii dell' applica-
zione, Cartesio lasciava l'esempio di dedurre tutta la metafisi-
ca da un dato psicologico: or volessi spingere più avanti P os-
servazione della coscienza , e prima di tirar deduzioni , ricono-
scere tutte le credenze che ci si presentano come necessità ,
al pari dell'esistenza del pensiero. Ciò intrapresero gli Scozze-
si , che nulla inventavano, ma abbatteano gli errori antichi; ne-
gavano come Locke, ma meglio di questo arrivavano ad alcune
affermazioni. Kant, trovato debole il loro argomentare, ripigliò
il problema della cognizione al punto ove Berkley e D'Alembert
l'aveano lasciato; e propose primamente essere necessaria una
scienza che spieghi la possibilità dell' esperienza esterna. Tale
scienza sarà ella composta di sole nozioni offerte dall'esperien-
za , o ne esistono d' indipendenti dalle sensazioni , e prodotte
solo dall'intelletto 7
Kant ammise come canone fondamentale, ogni cognizione
nostra cominciare dall' esperienza ; ma insieme asserì che la
cognizione a priori è necessaria ed universale. In ogni proposi-
zione si danno e un elemento generale e logico , ed elementi
particolari , variabili , accidentali. Il dire quesV assassinato >
suppone un uccisore e un ucciso ; variano le circostanze , lo
stromento varia ; ma sta il dogma generale , che ogni assassi-
nio vien da un assassino , e un più generale aneora , che ogni
accidente ha una causa. Questo sarebbe la forma , gli altri la
materia. La* materia è somministrata dall' esterno ; la forma
no : onde nasce dall' interno , dal soggetto. Adunque le cogni-
zioni sono o subiettive od obbiettive. Ma poiché la materia non
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CRITICISMO 593
entra nella cognizione reale se non per la forma, l'obbiettivo non
ci è noto che pel subiettivo. Convien nello stadio partire dal
pensiero , dalla forma, non dall'obbiettivo : onde la metafisica
cangi* punto di partenza. Non reggono dunque né il sensismo!
né l'ideologia, perchè vanno dalla materia alla forma, dall' og-
getto al soggetto , dall'essere al pensiero , dall'ontologia alla
psicologia.
Elemento materiale della sensibilità sono le sensazioni ; ele-
mento formale ne sonò il tempo e lo spazio, forme delle nostre
percezioni. L' intendimento raccoglie i materiali somministrati
dall' esperienza , mediante le quattro categorie , o sieno forme
della congiunzione della materia ai concetti indipendenti dal-
l' esperienza, le quali unite alla forma delle intuizioni sensibili,
danno i principi! costitutivi dell'intendimento. La mente nostra
o divide l'idea in più parti {analisi), o le ricongiunge in un'idea
{sintesi). Per giudizii analitici attribuiamo al soggetto un pre-
dicato essenzialmente inerente al medesimo , come quando si
dica : // triangolo è figura di tre ioli; pei sintetici; il predi-
cato è qualcosa di più di quel che si concepisce nel soggetto ,
come nel dire: // cielo è sereno. Il giudizio analitico suppone
già fatto il sintetico , perchè non si decompone se non ciò che
sia composto. Fissata l'attenzione sui sintetici, trova che alcuni
si riferiscono all'esperienza {empirici) , altri si fanno a priori.
Nella formazione dei primi non occorre difficoltà ; ma l'appog-
gio dell' esperienza manca in quelli a priori. Or donde vengono
i predicati di tali giudizii ? i sensi non ce li somministrano ;
onde è forza trarli da noi stessile credere quindi in noi una me-
ravigliosa energia, dalla quale emanano i predicati della specie
delle cose. Tali predicati essendo in noi a priori , debbono es-
sere e necessari i e universali. La filosofia deve applicarsi ad
enumerare tali predicati , senza cui gli oggetti da noi percepiti
non esisterebbero ; e a descrivere il modo con cui la nostra
mente applica negli oggetti questi predicati, e ne forma gli og-
getti di sue cognizioni.
Convenne, dunque, assumere la critica genarale sì della ra-
gione teoretica, si della ragione pratica, sì d' una terza che al-
lea la prima colla seconda, Locke, vedendo che alcune idee de-
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394 KANT
rivano dalle sensazioni , concbiuse ebe le sensazioni erano la
fonte di tutte : Kant , vedendo che alcune non poteano derivar-,
ne, conohiuse che le idee non sono date dai sensi. Gol primo si
arriva a negare ogni vita intellettuale fuori dei sensi, e si va di-
filato al materialismo : Kant con potente riazione riconosce una
rivelazione della coscienza , indipendente dai sensi ; e le idee
venir tutte dall' esperienza, ma l'esperienza non bastare a tutte
spiegarle ; e poter esse risultare da una riflessione sopra sé
stesso. Negata la causalità, Hume veniva a dichiarar impossibile
la metafisica come scienza. Kant accettò tale decisione, il saper
nostro restringendo nei limiti dell' esperienza ; ma soggiunse
che la metafisica è un fatto, come disposizione naturale del no-
stro spirito. Perocché, vedendo i fenomeni concatenarsi, siamo
naturalmente portati a cercare se il mondo ebbe un principio ,
se ba un limite riguardo allo spazio , se vi ha corpi indivisibili.
À tali quesiti V esperienza non dà risposta ; onde risulta che il
nostro spirito tende ad oltrepassare i limiti di questa. È anche
certo che , nel risolvere tali problemi, la ragione riesce a con-
cbiusioni contradittorie.
Donde nasce dunque cotesto illusione trascendentale , per
cui la ragione è costretta a stabilire una realtà di là dal sensì-
bile ? Donde il conflitto della ragione con sé stessa , che ora
conchiude limitato il mondo , ora no ; ora eterno , ora tem-
porario ?
E qui Kant cerca l'origine della metafìsica naturale. Seta
ragione è la facoltà di dedurre da principii generali conseguen-
ze particolari , l' illazione d' ogni raziocinio può considerarsi
come un condizionale, dal quale si rimonta ad un principio che
è conseguenza d' altro raziocinio , fioche si giunga ad un asso-
luto o incondizionale, fondato nell'essenza della ragione stessa,
e che diviene fondamento d' ogni unità.
Ammesso che la sensività non offre se non semplici perce-
zioni , Kant la esclude dal campo filosofico, e con ciò la ragion
pura si risolve in meri possibili. Sono dunque destituite di valor
reale le idee di Dio, di anima , di bene , di male , trascendenti
. il circolo dell' esperienza. Dalla qual conchiusione rifuggendo,
Kant fu costretto orientarsi nella natura , e respingere le eoa*
y Google
KANT
seguente del proprio sistema, riedificando colla forza della vo*
tonta ciò che distruggeva colla forza della ragione. Ricorse dun-
qne alla ragion pratica , la quale ha per iscopo il bene e il ma*
le; e dopo proscritto l'assoluto nella intelligenza , pensò rio-
tegrarlo nella morale. La volontà è determinata da un elemento
materiale , e da uno formale ; cioè da motivi che operano sulla
sensibilità , e da motivi disinteressati , relativi solo alla ragion
para, e che si riducono a questo imperativo categorico: Ope-
ra secondo una norma che possa riguardarsi come legge
generale degli esseri razionali,
A questo modo Kant credette poter supplire all' imperfezio-
ne dei metodi precedenti ; e volendo combinare il principio sen-
sista di Bacone coli' idealista di Leibniz, meglio d'ogni moder-
no distinse il sentire dall' intelletto , l' intuizione dalle idee , e
vide che tutte le operazioni dell' intendimento possono ridursi
a giudizii ; che, per conseguenza, bisogna innanzi tutto investi-
gare le funzioni del giudizio. Tutto espose con una forma biz-
zarra , irta di neologismi e di forinole , che parla soltanto alla
fredda ragione : ma in quelle rigide analisi, più che il tranquil-
lo indagatore della verità , vedi P entusiasto che vuol apparire
nomo straordinario ; vedi V orgoglioso che sé solo considera
sollevato di sopra a questa povera umanità , trastullo del caso
e dell' illusione. Invano presunse colla critica abbattere il vero
scetticismo. Collocando la legislazione suprema della natura
nelle sole facoltà del nostro intelletto, vacilla ; né le facoltà
possono' giungere alla conoscenza delle cagioni e degli effetti ,
riserbata all' intuizione sperimentale. Ingegno acutissimo , am-
mirato e non letto, falso nell'insieme, giovò alla verità per te
molte sue vedute, allontanando il gretto empirismo, e dirigen-
do l' attenzione sugli elementi semplici e trascendenti delle no-
stre cognizioni.
Anche alla storia drizzò l' acume , e disse che si finirà per
trovare che l' uomo è centro del sistema morale. Imperocché
ammetteva una legge, una destinazione di tutte le cose, e tanto
più dell' uomo, le cui disposizioni naturali debbono svilupparsi
interamente per un fine , non però nell' individuo , bensì nella
specie ; giacché , mentre gì' individui periscono , la specie sta
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S96 KANTI9TI
immortale, e profitta de* miglioramenti di ciascuna generazione.
Ora, il più importante problema cui natura spinge L'uomo è lo
stabilire una società civile e generale , che mantenga il diritto
e la libertà di ciascuno : e si potrebbe stendere una storia uni-
versale sopra un disegno della natura, diretto ad assicurare uoa
perfetta società civile. Assegnò pure limiti certi fra la giuris-
prudenza e le scienze affini , e introdusse in quella i priocipii
formali. Ma i sofismi del tempo e le credenze protestanti lo
condussero a stabilire il sistema della forza : uno stato sociale,
cioè, dove nelP esercizio de9 suoi diritti ognuno fosse frenato per
modo, da non poter nuocere a' suoi simili.
Kant rimase sconosciuto alla sua patria, fin quando i giornali
non tolsero a lodarlo e analizzarlo ; e Reinhold alla fraseologia
tecnica di lui surrogò un linguaggio più popolare. Allora una
turba gittossi sulle orme di esso, e ne esagerò i difetti : profes-
sando criticismo, molti divennero dogmatici ; pretendendo ana-
lizzare tutte le funzioni, e trascurando P esperienza, si vagò in
ipotesi trascendentali e ridicole sopra materie cbe l' intelletto
umano intuisce chiaramente. Se Kant, malgrado la critica, van-
tavasi di stabilire un calcolo durevole delle facoltà dello spirito
umano , i suoi senza preparazione stabilirono i limiti dello spi-
rito, piantarono le basi di scienze nasciture , e il punto oltre il
quale non era dato aspirare. Egli introdusse termini nuovi per
idee nuove , ed essi ridussero la filosofia ad espressioni tecni-
che, sottraendo così al popolo scienze del popolo. Egli era eru-
dito, essi vilipesero l' erudizione, tutto volendo cavare dal pro-
prio cervello : Io studio enciclopedico si estese , e distolse dai
classici. Egli creò P idealismo crìtico trascendente, che diven-
ne carattere alla filosofia germanica ; i suoi seguaci ne dedus-
sero sistemi opposti , ed armi e materiali a favor dello scetti-
cismo cui egli pretendeva opporlo ; si rivolsero a quell'inespli-
cabile che trovasi alia radice di tutte le nostre cognizioni , e a
metter ipotesi là dove mancano elementi positivi sopra quistio-
ni superiori all' esperienza.
Kant erasi domandato: Come possiamo conoscere? e ne ven-
ne il criticismo : e Cos' è quel che è f e ne venne il dogmati-
smo. Nel rispondervi , Kant erasi fermato sul dubbio j Fichte
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IDEALISMO TBASCENDENTALE 397
rispose Urne;* pretese (1762-1814) con un sistema ridurre
ali9 unità la materia e la forma, e spiegar la relazione fra le rap-
presentazioni e gli oggetti. Egli ammette per unica vera la fi-
losofia critica , ma critica pura non gli pare quella di Kant ; e
si accinge a stabilire sistematicamante e in sé stessa la teorica
della cognizione, volendo e scoprir la scienza delle scienze , e
fn questa un principio supremo , assoluto nella forma per la
scienza, assoluto nel fondo per l'essere ; principio e delle cose
in se , e del metodo che lo fa conoscere. Tal principio è l' io
pensante : e mentre nell' espressione cartesiana il pensiero non
faceva che attestare resistenza, in Fichte, pensando che pensa,
egli realizza sé stesso ; V esistenza non è un1 induzione, ma una
produzione del pensiero ; è causa ed effetto ; affermar sé equi-
vale a crearsi.
Il non-me esiste , ma soltanto l'to lo conosce , cioè esiste
solo per via del me: non si giunge alle cose obbiettive che in
virtù delle necessità subbiettive della morale. L'essenza del me
sta nell' esser consapevole di sé ; onde coli' atto della propria
consapevolezza crea sé stesso ; e in conseguenza, pensa ciò che
non è lui-, cioè il mondo esteriore e perfin Dio.
Operare è continuo tema della filosofìa di Fichte: rigettato
il formalismo che vela sovente la inanità del fondo, afferra le
capitali quistioni , disegnandole finché rimangono in istato di
speculazione. Stoico patrioto, credendo unicamente all' anima,
sopra V indipendenza spirituale costruì la morale e la politica
tutta.
Questo idealismo trascendentale, che fu passaggio tra ^ideali-
smo subbie ttivo di Kant e l'obbiettivo di Schelling, elevò le menti
ai problemi più sublimi del mondo spirituale ; e mentre il se-
colo era stato immerso nella materia , egli rappresentò come
sola vera la vita dello spirito. Nacque da ciò una fiducia , dirò
meglio una baldanza dell' uomo , inorgoglito dalla potenza che
l' immaginazione intellettiva dà al proprio spirito ; e che si ri-
velò con una magnificenza vicina al ridicolo , allorché Fichte ,
Messia della ragion pura (l) , disse dalla cattedra : Nella
prossima lezione mi accingerò a crear Dio.
(1) Così ]o chiama Jacobi in una bellissima confutazione.
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S98 IDEALISMO OBBIETTIVO ASSOLUTO
Col dare al criticismo un fondamento senza uscire dall' ana-
lisi trascendente , Fichte ampliava l'abisso eh' è fra l'intelli-
genza e la natura , assorbiva ogni cosa nella subbiettività, nella
coscienza. Ma invece di vedere nel non-me nna prodazione del
me , potessi vedere nel me una forma essenziale' e tipica del
non-me. Tornerebbero cosi identici il mondo reale e l1 ideale ;
e i vani stati in cui noi concepiamo la realità obbiettiva o sub-
iettiva , materiale e intellettuale , sarebbero soltanto gradi o
forme dell'essere. Questa fu la conclusione di Schelling. I pro-
cessi (inora conosciuti non ispiegano come dall' uno uscir possa
il multiplo , o viceversa : onde bisogna una filosofia , in cui le
due si uniscono. Tal è V identità assoluta del subiettivo col-
Pobbiettivo, in cui consiste la natura dell' assoluto, o Dio , pel
quale sono identici l' essere e il conoscere ; onde un costante
parallelismo corre fra le leggi dell' intelligenza e quelle del
mondo.
Un solo essere identico esiste ; e le cose differiscono in quan-
tità, non in qualità, essendo esse una manifestazione dell' esse-
re assoluto sotto forma determinata, ed esistendo solo in quan-
to partecipano di quello. Tale manifestazione dell'assoluto si
fa per via di corrispondenze ed opposizioni , che variamente si
palesano nello sviluppo totale, dove or l'ideale predomina, ora
il reale. La scienza che ricerca siffatto sviluppo , è immagine
dell' universo, in quanto deduce le idee delle cose dal pensiero
fondamentale dell' assoluto, giusta il teorema dell' identità nel-
la varietà. La Glosofia consiste appunto in tal costruzione ; nel
cui disegno generale trovasi alla testa l' assoluto , manifestan-
tesi in natura nel due ordini relativi , reale e ideale ; e sotto la
potenza della gravità, è materia ; sotto quella del lume , è mo-
to ; dell'organismo, è vita; della verità, è scienza "*, della bontà,
è religione ; della bellezza, è arte. Al di sopra, come forme ri-
flesse dell'universo, stanno l'uomo e lo Stato ; il sistema mon-
diale e la storia.
Tolta la diversità, riduconsi impossibili la religione e la mo-
rale ; pure della sua egli fa base la credenza di un Dio. La virtù
è lo stato dell' anima conformantesi alla necessità interna della
sua natura. La felicità non è un accidente della virtù , ma li
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FICHTE — SCHELLING 399
▼irta propria ; e moralità il tender dell' anima a congiungersi
co! centro. L'ordine sociale si ottiene nella convivenza, confor-
mata al tipo divino. La storia è nel complesso una rivelazione
di Dio, svolta con progressione continua.
Adunque Fichte avea detto che dal subbiettivo nasce l'obbiet-
tivo, ma senza dimostrarlo ; Schelling crede si possa anche par-
tire dalla natura per giungere al me; donde una doppia filoso-
fia ; trascendentale , e della natura. Quesl' ultima prende le
mosse dal me libero , uno , semplice , per dedurne la natura ,
varia, necessaria; l'altra il contrario ; entrambe dirette a spie-
gare, le une mediante le altre, le forze della natura e dell'ani-
ma ; in modo che appaja , le leggi della natura incontrarsi in
noi come leggi della coscienza , e queste trovar riscontro nel
mondo esteriore come leggi della natura. Fichte avea tratto dal
suo sistema originali pensamenti intorno al diritto , facendone
una scienza indipendente, piantata sul dogma delie personalità
e libertà ; e intorno alla morale , rinnovando le idee stoiche del
dovere puro e disinteressato. La dottrina dell' identità di Schel-
ling fu ammirata per coerenza di parti e larghezza d' applica-
zioni , abbracciando l' intero circolo delle umane speculazioni
col cancellare il divario fra le nozioni empiriche e le razionali ;
onde moltissimo operò sulla teologia, la storia, la medicina, la
filologia, l'arte, la mitologia, e massime sull'estetica per ope-
ra degli Schlegel : altri ne trassero paradossi , esaltamenti ,
stravaganze mistiche; Schelling istesso proclamò tre periodi re-
ligiosi ; la dottrina di Pietro, cioè la cattolica ; quella di Paolo,
cioè la protestante ; quella di Giovanni, cioè la mistica (a).
Alla poetica forma allettatrice di Schelling fece una riazione
arida e scolastica Giorgio Hegel di Stuttgard (1 770-1832). Pro-
fondo critico , non fidandosi a quella che Schelling chiama in*
tuizione intellettuale , ridusse la filosofia ad una scienza che si
concepisse per mezzo della dialettica: scienza della ragione, la
(a) Ognuno vede di per sé la inconcludenza di questi perio-
di , che non sono periodi , perchè v'è contemporaneità; e la dot-
trina di Pietro , Paolo e Giovanni non formano che una dot-
trina sola , cioè la cattolica.
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400 HEGEL
quale , contenendo in sé tntti i principi! particolari , neir idea
diventa conscia di sé medesima e di tatto l' essere. Discerne,
dunque la filosofia in logica, scienza dell' idea in sé e per sé;
filosofia della natura, scienza dell' idea che riscontra sé stes-
sa al di fuori ; filosofia dello spirito , scienza dell' idea che
dall' esterno rientra in sé medesima. L' identità del subbiettivo
colPobbiettivo forma il sapere assoluto , a cui lo spirito debbe
elevarsi, e che consiste nel credere che l'essere non sia se non
il puro concetto in sé stesso. Kant vorrebbe che, prima di met-
tersi a investigazioni metafisiche, si esaminasse lo stromento di
esse: Hegel trova in ciò un circolo vizioso, non potendosi intra-
prendere l' esame se non col pensiero stesso. Comincia pertan-
to dalla logica, processo di cui l' assoluto è non solo il princi-
pio, ma la materia ; e la divide in obbiettiva^ cioè deli' essere ,
e subbiettiva} cioè del concetto. Oggetto della filosofia è la ve-
rità; Dio è la sola verità e realtà; dunque oggetto assoluto
della filosofia é Dio. Non basta una conoscenza puramente sub-
iettiva dell'ente, ma si dee darle un valore obbiettivo di neces-
sità. Scopo finale delia scienza è di concordare colla realtà -, è
l' esperienza interna ed esterna.
Dio è l' essenza generale dei fenomeni offrentisi al pensiero.
Il pensiero procede dall' esperienza , e le imprime il carattere
di necessità. Elevasi così all' assoluto ; e non più i fenomeni
presentati dall' esperienza, ma assume le idee, le categorie, le
nozioni da essi rappresentate. La filosofia deve appunto togliere
Hi fatti dell'esperienza il carattere di dati immediati, e impri-
mervi la forma di necessità ; né é possibile e reale nella'rap-
presentazione o nel sentimento , ma soltanto nel pensiero. Per
tal modo connette la filosofìa colla storia della filosofia; quel-
la , sviluppo del pensiero nel proprio elemento ; questa , rap-
presentazione di tale sviluppo sotto la forma dei fatti.
La storia della filosofia è quella delle scoperte dei pensa-
menti sopra l' assoluto che ne é l' oggetto. La religione è la
coscienza della verità qual conviene agii uomini , in qual sia
grado di coltura intellettuale : ma la cognizione scientifica del-
• la verità è un altro modo di coscienza , che esige un lavoro di
cui pochi sono capaci. La religione non può sussistere senza la
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HEGEL 401
filosofia, non questa senza quella. Quanto t'ha di sublime e di
intimo, fu chiarito nelle religioni, nelle filosofie, nelle arti, sot-
te forme più o meno pure e chiare , talvolta fin ributtanti. Il
contenuto reale rimane sempre giovane ; invecchiando solo le
forme. Pertanto le filosofie precedenti sono i depositi più o
meno puri di tutte le verità concernenti il diritto , la città , la
morte , la religione ; il saper nostro è frutto de9 secoli passati ;
la tradizione ci fé7 quali siamo : ma assimilandocene la sostanza,
noi la trasformiamo con nuovi elementi. Egli batte in conse-
guenza cattolici e pietista , e insegna che il cristianesimo dee
passare allo stato di filosofia , « prendere coscienza di sé. »
L'ideismo obbiettivo assoluto di Hegel tende a negar il mon-
do spirituale , non meno che il fisico. Iddio non è distinto dal
mondo, giacché è vita, anima , spirito , movimento universale ;
Bon ha esistenza personale , né deve la coscienza di sé medesi-
mo che al pensiero umano. Spinosismo evidente : se non che
il panteismo non ne è materiale , ma spiritualistico ; vi s' anni-
chila o Dio o l' immortalità dell' anima, e i principii della mora-
lità si abbattono col non ammettere libertà , ne differenza reale
tra il bene e il male. La moralità è un' armonia dell' uomo col-
la natura. La ragione della volontà, fornita d' un'attività ester-
na, produce l' azione ; e l' azione d'ebb' essere determinata dal
conoscere il divario tra il bene e il male. Pertanto la volontà ò
fine a sé stessa ; e nella moralità l' intenzione va distinta dal-
l' atto.
Hegel attribuisce le prerogative della divinità all' uomo , non
individuo, ma collettivo , al genere umano contemporaneo } or-
dinatore dell' universo, e come questo indistruttibile. £ poiché
Y uomo collettivo é sempre e dappertutto costituito in società
politiche chiamate Stati, ne dedusse la sua teorica dello Stato*
Dio ; nel quale l' individuo é assorto come le nazioni nel mon-
do, e il mondo nello spirito. Il diritto ha radice nell' intelligen-
za, e parte dalla libera' volontà, per la quale gli attribuiamo una
forma. La realtà subiettiva di esso ha una storia, rappresentata
dalla famiglia, dalla società civile, dallo Slato, dalla storia del
mondo. La famiglia si svolge in tre aspetti , matrimonio , pro-
prietà, educazione: la società, unita dai bisogni, dal lavoro,
III. 26
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402 IDEISMO OBBIETTIVO
dai baratti , stabilisce la legge del diritte , cioè la giustizia.
Lo Stato è la più elevata espressione della volontà e libertà ; il
mondo, la forinola più elevata del diritto,. e dove la sostanza
dello spirito universale si sviluppa drammaticamente, neii' arte
come immagine e specchio, nella religione come sentimento e
rappresentazione, nella filosofia come pensiero, nella storia del
mondo come risultanza viva e intelligente di tutto ciò cbe è
esteriore.
La storia è lo sviluppo dello spirito universale nel tempo :
la storia politica in particolare è il progresso della coscienza
della libarla. Nella storia del mondo un popolo esiste solo iu
quanto rappreseota un' idea necessaria j epoca , durante la
quale gli altri non hanno forza né diritto contro di lui. Questo
spirilo del mondo si atteggiò in quattro principiL Primo fu la
manifestazione immediata dello spirito universale; forma sostan-
ziale, ove l' unità giaceva quasi sepolta nella propria esistenza.
Segue la coscienza della sostanza , cbe produce il sentimento ,
1' indipendenza, la vita, P individualità sotto formi di bello mo-
rale. Poi lo sviluppo più profondo delia coscienza, nelP oppo-
sizione tra un' universalità astratta , e una più astratta indivi-
dualità. Cessata quest'opposizione, emerge il quarto principio,
consistente nel possesso della verità morale. Tal fu la serie
percorsa dai Popoli Orientali, poi d;il Greco, dal Romana, infine
dal Germanico.
Hegel die alla filosofia del diritto un carattere sconosciuto
d'elevazione e di rigore. Egli dice cbe lo Stato è la società ,
avente coscienza delia unità propria e dello scopo morale, ed
animata a raggiungerlo da una sola e identica volontà. Perciò
a lui connettesi la scuola slorica dell i giurisprudenza. Mentre
dapprima rappresentavasi la legislazione come origine del di-
ritto positivo, la nuova scuola, capitanata da Savigny, proclamo
la 8ommessione al potere di fatto ,* e non doversi edificare lo
Stato, ma considerarlo come razionale : ogni popolo ha facoltà
primitive e bisogni particolari , donde nasce il diritto di cui
quello abbisogna : e come il linguaggio non potrebbe originare
dal caso , così neppure le leggi dal capriccio d' un legislatore;
ma sono espressioni della coscienza razionale. I giureconsulti
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HEGEL 403
devono limitarsi a conoscere le credenze comuni su cai quelle
posano; il legislatore; a rendere obbligatorio il diritto positivo,
quale nasce dagl'intimi bisogni della società. Sono dunque pre-
feribili le legislazioni spontanee alfe costituzioni dettate , ed è
tra attentato il far i codiei.
Pensatori robusti e concentrati come sono i Tedeschi, popolo
eletto della filosofia, e che associano la scienza colla vita, gher-
miti che siensi ad un'idea vi strascinano ogni cosa ; alla scien-
za e ali9 arte ne impongono le* sembianze ; e sostengono la foro
dottrina con immenso corredo di cognizioni positive , massime
in qnanto concerne storia , antichità , filosofia antica , scienze
naturali. Amano essi procedere per antinomie ; cioè mettono
una tesi e la provano ; poi una che la contraddice (ipotesi) ;
argomentandone che ve n' ha un1 altra più elevala in cui esse
concorrono [sintesi). Ma con ciò le più volte si scassina il vero
conosciuto , senza assodare lo sconosciuto , e ne consegue lo
scetticismo. L' abuso fattone nelle cose religiose già deploram-
mo ; ma la forza che ne trae il pensiero finirà col trionfo della
verità.
Da Kant dunque, come già da Socrate, nasceano scuole diffe-
rentissime. Alla domanda Cosa esiste^ egli non avea che dubi-
tato ; Fichte rispose // me, Schelling // me e il notarne iden-
tificato, pendendo però pel non-me , cioè per la natura, av-
viandosi al panteismo. Ma poiché l'identità assoluta si trovava
irreconciliabile , altri si volsero ancora al dnatismo di Knnt ,
quali prescegliendo la parte materiale con Oken, quali la intel-
lettuale con Hegel. Kant asserì che l'idea assicura soltanto sé
stessa ; Fichte soggiunse che sola P idea assicura 1' essere )
Schelling prosieguo che l' essere produce Tessere ; da ultimo
Hegel vuol che l'idea sia l' essere, e giunge cosi al panteismo,
le cui conseguenze,' non dissimulate da1 suoi scolari, abbattono
la morale e rivoltano il senso comune, che ormai invoca un ri-
torno a principii più sani e più sodi.
E già vedendo il criticismo , trascinalo dall' esclusivo pre-
giudizio della cognizione dimostrativa e mediala, togliere ogn
nozione del soprasensibile, Enrico Jacobi alla filosofia sistema-
tica oppose i! sentimento ; ridestò la parola credema} dai fllo-
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404 IDEALISMO SPIRITUALISTA
sofi dimenticata ; fondando la cognizione filosofica sopra una
specie d' istinto razionale, un sapere d' immediato sentimento ,
una percezione diretta della verità ; sol qual senso interno fon-
da pure la morale. Questa teorica del sentimento e della cre-
denza trovò partigiani quei molti che sentono bisogno di elevare
l'umana natura sovra le aridezze speculative ; ma condusse al
misticismo.
La scuola sopranaturalista, veduto che la logica, abbandona*
la a sè} riesce inevitabilmente al panteismo, s'industria di in-
tegrare la libertà umana ; e con Baader , con Heinroth , con
Eschenmayer , sostenne che la religione è complemento indi-
spensabile delle nostre facoltà naturali: l'anima può ricevere la
nozione di Dio, ma non crearla ; e fu duopo cbe Dio si rivelas-
se ali1 uomo per soddisfare i vaghi profondi desideri! da cui que-
sto è tormentato. Secondo H. Wronski, il mondo nel progres-
sivo ed uniforme suo svolgimento, percorre due età, 4 a fisica e
la razionale ; e fra le due , una intermedia , mista di natura
materiale e di spirituale ; quella sostenuta dall' esperienza ,
questa dalla cognizione e dal sentimento : imperocché la realtà
dell' uomo non può manifestarsi che mediante la cognizione e
il sentimento.
Abbiam dunque veduto alcuni fondare il sapere unicamente
sugli altri esseri, e perciò limitarsi alla esperienza; alcuni sol-
tanto sulla coscienza propria , e s'acquetano alla rivelazione.
Dal primo sistema derivano i concetti d' un' originaria brutalità
del pensiero identificato colla materia , dell' azione materiale ,
dell'interesse; il linguaggio essere stato un arbitrario fissamento
del pensiero ; nel mondo non avervi intenzione finale né ordine
di providenza, e che gli esseri periscono. La teorica del senti-
mento porta invece a credere, che l' uomo fu creato immortale,
colla coscienza , e capace d' un sapere assoluto ; gli spiriti su-
periori degenerati furono cagione del peccato ; la materia del
mondo fisico è modificazione prodotta dal Creatore ; da questo
dipendono tutti gli atti; e il linguaggio è mezzo di comunicazione
dell' umano pensiero e simbolo della rivelazione. Il primo è il
sistema sensista di Locke e degli Scozzesi ; il secondo è l' idei-
smo de' Tedeschi : ma all' assoluto dominio dell' uno o dell' al-
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FILOSOFIA INGLESE 405
Ito «oppongono alcuni principi! della ragione umana, e devono
conciliarsi nel vero assoluto, cioè in Dio. La filosofia già chiari
1' essere e il sapere, cioè il principio materiale e Io spirituale :
Kant propose il problema dell' assoluto , per i sciogliere il qua-
le fa d' uopo scorrere le regioni temporali dell'umana cognizio-
ne affine di risalire alla religione rivelata (Messianismo), che
sola può aprire il mistero della creazione.
Così danno in eccessi e i critici e gì' idealisti ; eccessi che
non ponno isfaggirsi se non per mezzo d' un realismo raziona-
le , che rimetta in armonia 1' intelligenza coli' universo senza
assorbire l'uno nell'altra; e per tal via deve cercarsi il progres-
so vero, cbe assodi cioè, non demolisca. *
Negli altri paesi i filosofi in parte strisciarono sulle orme di
Locke, io parte credettero novità il venire a Kant; altri si pre-
tesero creatori collo scegliere dai diversi. L'Inghilterra s'at-
tenne al senso comune della scuola di Reid e Stewart; notabi-
le per chiarezza e moralità , derivate in gran parte dall' esser
que' filosofi maestri nelle numerosissime scuole di Scozia. Essa
si distende molto sulle premesse, o non conclude o timidamen-
te; osserva eie che è, anziché scoprire ciò ch'esser deve; nulla
crea, ma pretende accertare, e non lasciar nulla senza spiega-
zione: assodano l'autorità delle facoltà primitive, e mettono sul-
la strada del vero, pretendendo compiere la filosofia col metodo.
In Francia, il sensismo produsse la Rivoluzione , e i figli di
quella continuarono a sostenerlo , come apogeo della scienza.
Volney , che dallo studio sulle ruine dedusse la nullità delle
religioni, da quello sulla volontà trasse un catechismo, cui ca-
noni sono la conservazione di sé stessi e il godimento. Destutt
de Tracy ^tirando le ultime conseguenze che Condii lac prete
avea schivate, riduce V ideologia al pensiero, e questo alia sen-
sibilità, che è causa e forma di tutte le facoltà dell'anima, cri-
terio della mente sana , perfin norma del bene e del male. Bi~
sognerebbe, diceva egli, da Cabanis e da me estrarre un bre»
ve catechismo popolare, e diffonderlo a profusione. E Caba-
nis: Che la sensibilità fisica sia la sorgente di tutte le idee
ed abitudini, non v'è persona istruita che ne dubiti.
Da Cabanis deriva la scuola de' fìsiologiati , che il principio
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406 FILOSOFIA FRANCESE — FISIOLOGISTI
dell'attività passiva di Cóndillac molarono in puramente fisico,
le idee e le abitudini derivando dalla sensibilità esercitata per
mezzo dei nervi, i fatti misti d'intelligenza e d'organismo spie-
gando colla semplice economia animale , rìducendo il pensiero
ad un'operazione intercraniale. Cabanis, non per un paragone,
ma con serietà teoretica avea detto che il cervello è im organo
destinato specialmente a produr il pensiero, come il ventrico-
lo egl' intestini la digestione; le impressioni sono alimenti pel
cervello , e camminano verso quest' organo come gli alimenti
verso lo stomaco: i cibi cadendo nello stomaco l' eccitano alla
secrezione ; cosi le impressioni giungendo al cervello lo fanno
entrare in attività : i cibi cascano nello stomaco eolle qualità
proprie, e ne escono con qualità nuove; cosi le impressioni ar-
rivano al cervello assolute , incoerenti, ma il cervello messosi
in azione riagisce su di esse , e le rinvia trasformate in idee.
Donde concbiude con certezza, che il cervello digerisce le tm*
pressioni , e fa organicamente la secrezione del pensiero. Fa
questa teorica appoggiata con molta dottrina da Lamark , cto
suppose l'uomo essere l'ultimo anello d'un progressivo svilup-
po d'organizzazione; e da Broussais , che volle piantar il mate-
rialismo sulla fisiologia, e otti teoriche dedotte da Bichat sup-
pose che i tessuti sieno composti di fibre : allorché queste si
contraggono, ne viene eccitazione] se questa ecceda, ne nasce
irritazione. V anatomia smentiva questa fibra contrattile del
sistema nervoso: epporeegli volte con essa spiegar gli atti in-
tellettuali! Un'eccitazione della polpa cerebrale produce le per-
cezioni: ma non contento a ciò, egli deduce dall' origine stessa
il giudizio, la comparazione, la volontà. Discorrendo di questo,
gli cadon ogni tratto le parole di anima , d'intelletto, di spiri-
to. Che fa egli dunque? vi soggiunge alcuni puntini , come una
fermata o una correzione, e vi soggiunge una perifrasi, che ri-
vela piuttosto il desiderio che la possibilità di sfuggire alla per-
petua contraddizione (I). Egli dice che, dopo aver veduto come
del pus accumulato alla superficie del cervello distrugga le no-
(t) Per esempio ; Le* objet* soni percus r*r notre ititeli*
getìce ... je veuas dire que neus percevon* leu e&jett.
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FILOSOFIA RELIGIOSA 407
atre facoltà , ed evacuandolo esse ricompaiono , più non potè
concepirle che come azioni del cervello. Furibondo declamava
contro i nuovi professori di metafisica , dichiarandoli in istato
d'irritazione cerebrale, e che a1 soli medici spetta l'esaminare
qual cosa sia da valutarsi nella causalità de1 fenomeni intellet-
tuali. Qui pure si possono aggregare i seguaci di Gali: e così la
scienza tornava slromento di empietà, con Lamark costruendo
la storia naturale senza Dio, senza uom sociale o religioso; pret-
to epicureismo : o con Oken stabilendo il panteismo , col sup-
porre il mondo un grand' animale.
Saint Marlin, il filosofo sconosciuto (1747-1803) , che De
Maistre intitola « il più istrutto , savio ed elegante fra9 teosofl
moderni , • accettò la Rivoluzione col religioso spavento che
nelle anime concentrate infonde la vista della giustizia divina ;
e fra i saturnali di quella sfidò le dottrine materialistiche; inse-
gnò saria stato necessario il linguaggio per inventare il linguag-
gio; scosse il trono di Condii lac , predicando non potersi cono-
scere le cose soprasensibili che per illustrazione superna ; ri-
chiamò allo studio dell' uomo , formato puro ed innocente ad
immagine di Dio, e che può ritornar tale colla preghiera; le dis-
uguaglianze sociali esser effetto della prima caduta. Ammette-
va dottrine esoteriche nel cristianesimo , e seriamente si cre-
dette un ispirato, depositario di verità non ad altri comunicate.
De Maislre spiega il governo temporale della Providenza, l'e-
sistenza del male, l'origine delle idee e del linguaggio, io som-
ma i problemi fondamentali della filosofia, col supporre una pri-
mitiva rivelazione della parola e delle idee eoo essa , poi offu-
scata dalla caduta ; e dappertutto pareggia i dogmi della rive-
lazione cogli acquisti della semplice ragione naturale, e riduce
la scienza a fede.
Booald (17.S2-1840) riporta alla teorica del linguaggio fin le
quistiont che men pajono appartenervi. Le idee entrano nello
spirito mediante la parola; onde l'uomo non è che tradizione e
autorità, « intelligenza servita da organi. » L'uomo pensa la
propria parola ; dunque senza questa non potrebbe pensare (l):
(1) Anche per Platone La parola e il pensiero sono una cosa
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408 FILOSOFIA RELIGIOSA
né potrebbe avergliela data che Dio ; né Dio aver volato che
l'uomo rimanesse alcun tempo nello stato brutale di non par-
lante. Nel rivelargliela, gli rivelò ben anco le idee espresse da
quella: la società fu stabilita mediante il doppio soccorso d'una
regola di condotta e d'una di credenza ; prima e indispensabile
rivelazione , che costituì il poter religioso e il politico. La pri-
ma verità rivelata colla parola fu : Tutto ha una causa ; poi:
Tra la causa e l'effetto. vy è di necessità un termine medio:
assioma di somma fecondità. Egli riscontra la trinità dapper-
tutto ; e nei governi invoca unità di costituzione , uniformità
d'amministrazione, unione fra gli uomini. La qual unità perlai
equivale alla monarchia assoluta; ove Dio, il prete , il fedele -,
costituiscono le tre persone della società religiosa ; della do-
mestica, padre, madre, figlio; della politica, il re, il nobile, il
popolo. La legge é anche per lui V espressione della volontà
generale; ma volontà generale é quella di Dio, manifestata dalla
religione : perocché ogni podestà politica viene da Dio, rappre-
sentato dalla podestà religiosa. Prima condizione del potere è
d'essere inamovibile: il più compiuto sono i papi, vicarii di Dio;
e saria desiderabile che la toro supremazia si riconoscesse ge-
neralmente. Il dogma empio e insensato della sovranità popo-
lare fu causa della Rivoluz'one. Ebbe molta lode quel suo detto
che La letteratura è l'espressione della società.
Bonald avea dunque annichilato il sensismo ; De Maistre ap-
plicata la dottrina all'ordine teologico, e cercato di metter la
folgore di Gregorio VII nelle mani dei placidi suoi successori ;
La Mennais combatte la religione individuale, e si lamenta che
la filosofia non ammetta altra certezza se non l'evidenza, men-
tre la teologia non accetta altra evidenza se non quella dell'au-
torità. Vorrebbe le due conciliare col provar alla filosofia l'evi-
denza dell'autorità, non risultante dalla ragione privata, ma dal
senso comune del genere umano. E poiché il genere bimano ere-
stessa; se non che il pensiero é una parola nclP ani ina , e non
proferita da suoni. Ovxcw itavoH*. piv xct« Xoyos tocotqv , ic\i}p o
1**9 tvTOs rjfjs >|fXi* *P°* awr*i" &«atoyos artv $wns yiyvùi*.%¥QS , tw-
r' ttvro nfAiv tire/votAoicQ/) àtavo toc, Soph,
SCUOLA TEOLOGICA 400
folte tempre i dogmi che It Chiesa cattolica consacrò, a questa
dee credere chi la ragione propria non voglia riputar superiore
aquella di tutta l'umanità. In somma, aboliva la ragione indivi-
duale in nome della generale, e pone* l'autorità per canone dei
giudizi!.
Gerbet vi innestò la forinola de' progressisti , e considerò la
filosofia come scienza centrale ed infinita , attesoché aspira al-
l'infinita sapienza: gli altri sistemi si condannano a vicenda con-
trapponendo il limitato al limitato, il dubbio al dubbio; la sola
religione porge V unità universale. Nel movimento umanitario
vede tre modi: il ciclo, che risponde al panteismo; i\, regresso,
atto di disperazione; il progresso, che è il solo vero e ragione-
vole, proprio unicamente del cristianesimo, il quale, col dogma
della Grazia , stabilisce il governo divino della libertà umana.
Anche Bautain nega che la ragione umana possa alla cogni-
zione del primo principio elevarsi senza il linguaggio , né eser-
citarsi senza assiomi , cui è obbligata ammettere , od annichi-
larsi. La filosofia pertanto, cui scopo dev'essere il darci verità
fondamentali sulla ragione, l'origine, la fine dell'uomo, non può
essere che la parola di Dio rivelata, la quale conviene ammet-
tere come verità anteriore ; le verità metafisiche non differisco-
no dalle teologiche; e la scienza dell'uomo è scienza di Dio.
Poiché in Francia di tutto si fa arme , queste teoriche veni-
vano a sostegno od opposizione del governo. La scuola teologi-
ca sta per le legislazioni spontanee, l'autorità domestica, le ge-
rarchie, la varietà: bisogna prescrivere le leggi, non descriver-
le, finché si tratta di rifare la società; ridotta a stato normale,
bisogna descrivere e non prescrivere, né colla scientifica im-
pedire gli sviluppi della legislazione spontanea. Per la scuola
sensista le leggi speculative a priori bastano a dar alla socie-
tà una fisionomia, e inclinazioni anche opposte al suo stato an-
teriore; l'uomo vede facilmente ciò che gli torna meglio, e può
perfezionarsi indefinitamente: il passato non é un titolo da con-
siderare; l' avvenire apresi a qualsiasi ardita speranza. Costoro
dal liberalismo d'allora, puramente negativo e distruttore, era-
no riguardati come espressioni delie idee generose , solo per-
ché in opposizione coi teologanti e col governo.
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410 ECLETTISMO— COUSIN
Come con dogmi assoluti hi Rivoluzione aveva operato, così
eoo assoluti fu combattuta; poi una terza scuola pretese collo-
carsi di mezzo agli eccessivi e prudenti a conciliativo esame: e
mentre il secolo precedente esclude» tutto ciò che non entras-
se nelle sue idee, l'eclettismo volle farvi entrar ogni teoria, ve-
dendo in ognuna qualche parte di vero. CondiUac avea negato
l'attività personale dell' anima, concependola come una tavola
casa, che non fa se non registrare le impronte trasmessele dai
sensi. Ma come e a che patto boì conosciamo noi atessi, se non
come causa continuamente operante ? In qua! modo io posso
comprender me stesso, *e„non distinguendomi da ciò che non
è me? Per tale opposizione è necessario agire e riagire ; laonde
ogni fatto di coscienza suppone l'attiviti dell'io. Maine de Bt-
rao già io seno agt'ideologi si fé' tali domande , vedendo qual-
cosa diversa dalle sensazioni: e n'argomentò V anima essere un
principio essenzialmente libero e attivo ; stabili l'appercezione
interna immediata ; attribuì «Ha volontà una sfera più estesa
cbe Io sforzo muscolare : onde ajutò a ripristinare la filosofia
sulla psicologia. Anche Laromignière, per quanto ligio a Con-
dii lac, ammise lo spirito, e distinse il sentire dai pensare. Royer-
Collard descrisse l' intelligenza secondo Reid , e la volontà se-
condo Biran ; e sebbene sperimentale e psicologico , repudiava
il materialismo puro. Ma se essi si ribellarono a quella filosofia
spoglia di verità, di nobiltà, di grandezza, a quell'ideologia che
riduceva il diritto a logica e grammatica, nulla elevarono sopra
lo scosso edilìzio.
Kant espone l' origine delle idee e della nostra conoscenza
con tale sicurezza, come se egli proprio l'avesse creata. Bla vie-
ne a cercarne la realtà e certezza t più non ha che dubbiezze ;
sicché, dali'affermar più positivo, riesce ad universale negazio-
ne. Togliere questa contraddizione, cioè conciliare l'irreconci-
liabile, fu l'assunto dell'eclettismo , in nome della spontaneUà
d*W intelligenza , come da Cousfci , rappresentante e storico
di esso, è chiamato lo sviluppo della ragione anteriore alla ri*
flessione, il potere ch'essa ha di afferrare in un tratto il vero,
comprenderlo , ammetterlo senza rendersene conto. Perocché
noi non cominciamo dalla scienza, ma dalla fede nella ragione,
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ECLETTISMO 411
nella quale tutto «siste ; dappoi questo pernierò istintivo ope-
rando, ci offre l'esistenza di noi, del mondo , di Dio, e le cate-
gorie della ragione. L'errore non è che una verità incompiuta,
convertita in assoluta verità: nessun sistema è falso , molti in-
completi : onde tutto è vero preso in sé , ma può divenir fal-
so se si prenda esclusivamente; 1' errore è necessario ed utile,
è la forma della verità nella storia. Il radunare, questi frantumi
di vero è compito della filosofia , la quale è un prodotto neces-
sario dello spirito umano.
Fondasi dunque da scuola eclettica sull'osservazione appli-
cala ai fenomeni della coscienza, nulla volendo escludere, bensì
da ciascuno cernire il meglio. Ma per distinguere il meglio
non è egli necessario aver idea precisa dei buono ? A questo
debole sistema corrisponde in politica il giusto mezzo , in isto-
ria la scuola fatalistica. Perocché esso soggiunge che la storia
è fatale , e tutto vi è bene , perchè tutto conduce agl'intenti
della previdenza. L' uomo grande è l'espressione ineluttabile
d' un pensiero covante in «ma nazione ; è il sistema umanato ;
deve esprimere la generalità del popolo, sovra cui lo eleva sol-
tanto la potente individualità. La gloria è il giudizio dell' uma-
nità sovra uno de' suoi membri: né l'umanità ha mai torto. Ora
il carattere dell' uorn grande è il riuscire ; e del vinto può aver-
si compassione , ma sempre si dee parteggiare col vincitore ;
egli giusto , egli morale , egli rappresentante della verità. La
acuoia eclettica giovò colio studiare i varii autori , moltiplicare
traduzioni , offrire men travisato il pensiero di ciascun' epoca
storica. Vivacità ingegnosa , eleganza , cognizione del mondo ,
pruriginosa famigliarità , rendono allettanti ed efficaci i filosofi
francesi ; ma mancano d' originalità , e di quella costruzione
scientifica che è abilità dei Tedeschi ; e piuttosto che sistemi ,
diedero, in questi ultimi anni, eccellenti storie di filosofie par-
ziali. ■
Ma la gioventù, stanca della demolizione , voleva il riordina-
mento j ed alla scuola teologica del passato , ed alla eclettica
del presente successe quella dell'avvenire, la quale die grande
incremento alle idee religiose , comunque vi paresse ostile. Vi
ha chi segue un cristianesimo pieno di riserva , rionorando la
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442 FILOSOFIA DELL' ATTBNIBE
scolastica a preferenza de' metodi greci. Altri invece battona
fieramente la psicologia, in nome d'una filosofia umanitaria ; e
vedono il catolicismo come un progresso, il quale è tempo che
ad un maggiore dia luogo. Chateaubriand proclamo « che il cri-
stianesimo diverrebbe filosofico senza cessare d'esser divino, e
il suo circolo flessibile si estenderebbe coi lumi e colla libertà,
sempre la croce segnandone l' immobile centro. » Lamartine
insegnava « una fede cristiana fondata sulla religione generale,
avente per organo la parola, per apostolo la stampa, per dogma
Iddio uno e perfetto. » In somma, ognune ebbe il suo simbolo
religioso : prova come tutti sentissero che la ragione pura non
basta ad appagare le facoltà umane; ma che mancano di quella
sublime umiltà , che fa accettare i dettati del senso comune e
l'autorità positiva.
Altri però , anche dopo la filosofia del progresso, si tennero
sensisii. Carlo Comte , nel trattare della legislazione . riusci
al dogma dell' utilità , e al fondar le scienze morali sulla sola
sperienza. Augusto Comte, nella filosofia positiva, mostra che
tutte le scienze passano per tre stadii , teologico , scientifico ,
positivo ; il qual ultimo è definitivo dell' umana intelligenza t
e guarda tutti i fenomeni come soggetti a leggi naturali inva-
riabili (I).
L' Italia dalie meschinità governativamente adottate di Fran-
cesco Soave era stata preparata al sensismo di Condillac , ben-
ché serii filosofi il combattessero : come Gerdil , che sostenne
non poter l'idea dell'ente derivare dai sensi , eppure esser
idea formata ; Falletti , che al canone della sensazione surrogò
quel della ragione sufficiente ieibniziana, e la generale idea dei-
l' essere dedotta dal me pensante ; Dragbetti , che pensò una
più compiuta dottrina sulle facoltà dell'anima, fondandole sul-
l'istinto morale e sulla ragione ; Miceli che, repulsando V O*-
tologia di Wolf, prevenne Schelling nel divisamente d'uri nuo-
vo sistema delle scienze ; Pino , la cui Protologia ricerca un
primo non subiettivo , ma reale, e fondamento della scienza ;
(1) Comte del suo positivismo fece poi un culto, dove s' adora
non Dio, ma P umanità.
FILOSOFI ITALIANI 443
al lampo stesso che Palmieri e Carli combattevano le conse-
guenze del sensismo applicato alla religione e al diritto pub-
blico. Meno ascoltati , non impedirono cbe a braccia aperte si
accettasse da noi la gretta ideologia del Tracy, cai il traduttore
aggiunse un catechismo morale, tutto empirico. La sensazione
esser l'idea fu sostenuto dal pseudo Lallebasque (Pasquale Bor-
relli) nella Genealogia del pensiero. Anche Romagnosi fu em-
pirico , sebbene in senso largo; e cercando le cause assegna-
bili , sente di spiritualista : cercò ridurre le scienze morali al
fitto, e da questo derivar elevate teoriche, la scienza normale
a magistrale. La morale in lui non va distinta dal diritto ; e in
quest' ultimo insignemente meritò per avere riassunta la dot-
trina del secolo precedente nella Genesi del diritto penale e
nel Diritto pubblico universale, ove s' applicò a quella filoso-
fia politica cbe e neglige gli accidenti per veder il sostanziale-,
e non s' occupa dell1 oggi ma del domani.
Tamburini , repudiando come impotenti il sensismo e la mo-
rale dell' interesse , traeva l'obbligazione morale dal bisogno
della perfezione ; ma confutò pure il progresso indefinito di
Condorcet. Ora è dimenticato , come le sue dottrine ecclesia-
stiche : ma altri molti tentarono conciliar l'esperienza colla ra-
gione , persuasi che sol dal loro accordo possa venire un retto
sistema. Per Mamiaoi il metodo filosofico è tutto , e ogni rifor-
ma nasce da cangiamento e progresso di quello : il divario tra
la scienza e la verità consiste nel metodo; la scienza da ultimo
aon è che la verità metodica ; e ogni discussione filosofica può
ridursi a quistione di metodo. Il tempo, cioè lo spirito umano,
fa sempre uoa scelta ; e di ciò che v' ha di vero in ciascun me-
todo cresce le proprie ricchezze ; il resto lo porta via il tempo.
A detta del Mamiani , gli antichi f taliani conobbero il metodo
vero, e chi lo rinnovasse l'istaurerebbe la scienza, da cui si de-
durrebbe che le estreme conclusioni della filosofia razionale
debbono coincidere coi dettami del senso comune. In questo
ristauramento del passato concorda egli col padre Ventura , il
quale resuscita la scolastica onde identificar la filosofia colla ri-
velazione. L'eclettismo universale del Poli differisce dal france-
se, perchè non isceglie ciò che v' ha di vero nei discordanti si-
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4M GALUJPPI — ROSMINI
sterni , ma mette in relazioni fra loro i due supremi principi!
dell'empirismo e del razionalismo; non trova tutti i sistemi
veri come Cousin, ma tutti imperfetti ; riprova P arte del sillo-
gismo, e aspira ali1 originalità (1).
Il Galluppi, filosofo sperimentale, non ammette però soltanto
elementi obbiettivi della cognizione, bensì anche io spirito uma-
no, che meditando ascende dal condizionale all'assoluto in forza
dell1 intnizione mediata del raziocinio stabilito sulle nozioni. E
identità e diversità sono elementi subiettivi delle nostre cogni-
zioni. V'ha dunque verità primitive di sperienza interna; né
procedono da mero empirismo o dai principii a priori di Kant,
bensì dalla sabbiettività stessa dello spirito, come sue leggi ori-
ginali. Facoltà elementari sono la coscienza, la sensività, l' im-
maginazione , P analisi , la sintesi , il desiderio , la volontà. La
coscienza e la sensività offrono allo spirito Poggelto de7 pensie-
ri ; P immaginazione riproduce queste percezioni ; P analisi iso-
la gli oggetti ; la sintesi gli aggruppa ; la volontà , mossa dal-
l'appetito, dirige le operazioni sintetiche ed analitiche, forman-
do cosi PediOzio delle cognizioni umane. Nella dottrina mora-
le , il Galluppi ammette giudizii pratici a priori , qual sarebbe
l'imperativo fa il dovere; e colloca la legge morale nella retta
ragione che dirige la volontà al nostro ben essere, indicandoci
gli alti che possono produrre o impedir la facoltà. Tal è il suo
tentativo di rinnovar fra noi la critica dell'intendimento , con
minori forze di Kant, e con troppi impedimenti locali.
I due filosofi più originali d' Italia sono strettamente cattoli-
ci, e franchi oppugnatori dell'empirismo, dominante nelle scuo-
le e nelle scienze applicate. Rosmini con logica irresistibile ab-
batte i sistemi dei precedenti , i quali , nel ricercare l' origine
delle nozioni indispensabili per formare un giudizio , o troppo
negano o troppo domandano ; e dimostra che non è necessario
(J) La scuola itatiana non suole tampoco nominarsi dai fo-
restieri. Il Poli la rivendicò nelle ampie sue aggiunte alla tra-
duzione del Tenneinann , dove anche classìfica i moderni pen-
satori nostri, non alla letteraria secondo le forme esterne , ma
secondo T intima loro penJenza.
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BOSMINI — GIOITOTI 445
ammetter d'innato se non l'idèa della possibilità dell'ente ; la
quale , unita alla sensazione , basta a produr tutte le altre , e
così V intelletto e la ragione umana. Questa prima percezione
deli' ente, intuito in universale, è fonte della certezza ; né pos-
sono gN scettici dubitare eh* essa sia illusione ; onde è la verità
stessa, e genera la cognizione dei corpi , di noi , di Dio , della
legge morale ; il nesso del mondò ideale col reale , della vita
teoretica e speculativa colla pratica. Di questo principio fece
egli applicazioni all'antropologia , alla morale , al diritto , alla
teodicea ; e le va estendendo in modo , che n' esca quel com-
plesso, senza cui difficilmente può giudicarsi un sistema. A lui
è riconoscente l' Italia del nuovo movimento impresso al pen-
siero filosofico, tolto dalle angustie e dall' empirismo.
L' avversario suo più risoluto, Gioberti, vuole al metodo psi-
cologico , da lui giudicato causa del presente decbino della fi-
losofia, sostituire l'ontologico di Leibniz , Malebranche, Vico ;
ultimi filosofi , la cui via fu guasta da Cartesio , « nuovo Lute-
ro, che all'autorità cattolica surrogò il libero esame. » Pertan-
to egli stabilisce un principio ontologico , nel quale compren-
dansi in potenza tutte le nozioni possibili ; e Io esprime colla
proposizione : L'Ente crea le esistenze. In questa , il primo
membro è una realità assoluta e necessaria, l'ultimo una con-
tingente ; e vincolo tra essi la creazione , atto positivo e reale,
ma libero. Ecco tre realità , indipendenti dallo spirito nostro :
ecco affermati il principio-di sostanza, quel di causa, l'origine
delle nozioni trascendenti , e la realità obbiettiva del mondo
esterno: Da quelle deduce egli l' intera enciclopedia, divisa in
(re rami ; filosofia , o conoscenza dell'intelligibile ; fisica , e
matematica. La prima appartiene all'essere ; la seconda all'esi-
stenza ; la terza alla copula, cioè al creato. Vien poi la teologia
rivelata, dov'è V ente che redime l'esistente. Accetta egli pure
l'idea dell' ente come primo psicologico ; ma non gli basta sia
soltanto possibile , anzi crede illogico il far nascere il concetto
di realtà da quello di possibilità ; e col supporre che questo
esista senza di quello, s'arriverebbe al nichilismo o al pantei-
smo. Laonde, la forinola ideale di Gioberti è il primo filosofico,
che comprende e il primo psicologico e il primo ontologico \
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416 8GIBRZB SOCIALI
vale a dire la prima idea e il prime ente. Toglie dunque ©gai
intermedio nell' intuizione dell' assoluto fra lo spirito creato e
V ente in cui stanno obbiettivamente tutte le idee , e mot ohe
lf intuizione dello spirito umano sia nell' ente divino ideale Tea*
le creante ; mentre Rosmini fa l'intuizione per sua naturi idea*
le j e il reale pone come scopo del sentimento. Laonde lo%pi-
rito nostro non intuisce dirutamente Dio; e l' idea dell' ente ,
rappresentandogli l'essere come possibile e universale, non gii
distingue il necessario dal contingente , mentre il sentimento
della realtà divina appartiene ad uno stato sopranalura. Le am*
pie sue applicazioni son note ; ma giudizio compiuto sul suo
sistema non potrà pronunziarsi finché non n'abbia egli dato Pio-
terò sviluppo. Quante cose non vennero chiarite e assodate nei
rosminiano dacché fu applicato alle varie scienze nootogicoe ?
£ a ciò pure attende il filosofo torinese , nobilmente rientrato
in quella calma eoe ripristinerà l' attività sua intellettuale e la
sua gloria (a).
Scienze sodali.
Ma scopo dell' uomo non é soltanto il conoscere ; amare e
fare vuol egli e deve ; all'ordine della ragione va compagno e
talvolta rimedio quel della simpatia, e in attesa della dimostra-
zione si comincia ad operare. Pertanto, mentre la filosofia teo-
retica vaga in traccia della verità assoluta , la pratica coglie la
giustizia e la bontà.
Quanto le speculazioni teoriche contribuiscano agli atti pra*
tici , nessuno che legga istorie lo ignora. Posto che le nostre
cognizioni derivino unicamente dal senso , Locke e Condiilac
avriano dovuto inferirne che il sentimento, morale consiste Del-
l' utilità -, vaie a dire in ciò che giova o piace. Essi noi profe-
rirono ; e voleaosi sfasciate tutte le credenze , perchè si stabi-
lisse la morale sopra l' interesse ; come fece Geremia Bentham
(a) Ma la morie il sopraggiunse : e ne duolo che all'anate-
ma fulminato ad alcune sue opere non sia succeduto il lauda*
hiltter «e tubjerii.
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BENTHAM 417
(1748-1832), confondendo la ragione e il sentiménto, e piglian-
do per un fatto eterno ciò che è speciale del tempo : ultimo
grado della scuola materiale , insorta contro l'idealismo cri-
stiano.
Unico ano autore Etvezio ; e la dottrina delP egoismo, ivi at-
tinta, predicò in una lunghissima vita. II ano paese gli mostra-
va la legalità, non mai il diritto ; onde non rimaneva via di con*
fatarlo qualora applicasse alle patrie leggi on criterio , qual che
si fosse. Combattè dunque Blackstone, che quelle fondava sopra
un contratto fra nobili , re e plebe ; e ne pose canone supremo
l'utilità generale. Adottata questa unità, si trovò più forte degli
emuli , e lancios9Ì all'avvenire sull'ali del filantropismo , tem-
perato dalla povera metafisica d'allora. Non vuol che la giusti-
zia si renda a nome dei re , avanzo feudale ; ogni tribunale sia*
competente per tutto ; giudice amovibile ed unico, meglio che
collettivo ; accusa e difesa pubblica ; non vacanze ; non mono-
polio di avvocati ; non giury in materia civile ; codici chiari e
assoluti. Alla Rivoluzione francese pigliò parte ; ma poteva es-
ser ascoltato quando l' egoismo filosofico era rinnegato negli
ammirabili sagrifizii di quel gran movimento? Si ritirò egli dun-
que in Inghilterra , e con gran perseveranza e fede coltivò le
sue dottrine, che vide diffuse massime in America.
Neil' Introduzione ai principii di morale e di legislazio-
ne, rimonta ai fondamenti filosofici delle sue opinioni ; vede le
azioni soltanto dal lato sociale , perdendo di vista il morale 0
Individuale ; e facendo differire le azioni sol per V utilità mag-
giore o minore , al modo di Epicuro ed Hobbes. Legittimità \
giustizia , bontà , moralità di un' azione , non voglion dire che
utilità ; l' interesse dell'individuo è la più gran somma di feli-
cità cui possa egli giungere ; l'interesse della società, la som-
ma degl' interessi di tutti i membri : sbandito l' ascetismo che
loda le azioni che recano dispiacere , e viceversa ; sbandite la
simpatia e antipatia, che ci fan dichiarar buona o no un' azione
indipendentemente dalle conseguenze. L'uomo opera per com-
puto : ne la scienza può altro che insegnargli a farlo bene ; 1?
legislazione a bilanciar i piaceri e le pene che risultano da una
legge, e guerreggiare le cause che turbano le aspettative. Non
"'• . o^fcoogle
418 PACE PERPETUA IH BENTHAM
v'ha dunque dovere : « la virtù doq è un bene se non pei piace-
ri che ne derivano ; il vizio un male pei dispiaceri ; il diritto è
creatura della legge. »
Dopo il nostro Dragonetti , trattò della virtù e delle ricom-
pense ; ma virtù per lui sono i servigi , e la pena è giusta in
quanto e fin quando giova a impedire il delitto. I ribaldi sono
gente che calcola male ; e per fargli meglio bilanciare, si moti
il modo delle prigioni. Rinnegata la storia, non conoscendo di-
versità di tempi e di nazione, erede a una legislazione assolata,
e fondata su norme eguali per tutti : onde il codice suo è « un
corpo metodico e permanente di tutte le regole d'azione.» Pro-
clama la libera concorrenza ; non più colonie, non limiti all' u-
sura, non scuole pubbliche ; neppur regolarità ne' dibattimenti
delle Camere.
Coi soli sensi avrebb'egli potuto fondar niente , o passare
dall' interesse privato al generale ? Perciò incoerente , ammise
non solo i piaceri dell' anima , ma fin quelli della pietà e i re-
ligiosi , « provenienti dalla convinzione nostra di possedere il
favore della divinità : » e eoo ciò egli figuravasi di prender l'uo-
mo tal qual è. « Datemi le affezioni umane, gioja, dolore, piace*
• re, dispiacere, e creerò il mondo morale ; produrrò non solo
» la giustizia, ma anche la generosità , il patriotismo, la filao-
» tropia , tutte le virtù amabili o sublimi nella loro purezza ed
» esaltazione. » Quasi le affezioni stessero separate dai pensie-
ri ! Da questo linguaggio vi trapela la sua fiducia ; e di fatto ,
egli confidava che il codice suo , senza lacune né oscurità né
difficoltà, diverrebbe universale , ed egli il legislatore dell' av-
venire : Vorrei che ognuno degli anni die mi resiano a vi-
vere passasse alla fine di ciascuno dei secoli avvenire, per
essere testimonio dell'efficacia delle opere mie. Morendo ,
volle esser utile all' umanità coli' abbandonare il proprio cada-
vere all' anatomia.
Sulla base dell' utilità pubblica, Bentham progettò una pace
perpetua. Un sovrano non ha miglior mezzo di regolare la sua
condotta verso le altre nazioni , che cercare il meglio di tutte.
La legge internazionale domanderebbe dunque l' utile generale:
1° in quanto non fa male ad altre nazioni se non quanto occorre
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PACE PSRPSTOA DI BENTHAM 419
Hi proprio ben essere j 2# in quanta fa alle altre nazioni il mag-
gior bene compatibile col proprio; e questi sarebbero i doveri j
y in quanto non soffre da altre nazioni veren nocumento , se
non quello richiesto dal loro bene ; 4* in quanto riceve il mag-
gior bene dalle altre nazioni, salvo ciò che deesi al ben di quel-
la*; e sono t diritti da reclamare. Alle violazioni non si conosce
finora altro riparo che la guerra ; onde il quinto scopo del co-
dice internazionale sarebbe di provedere che questa facesse il
minor male compatibile col bene die si cerca.
La guerra è una specie di procedura , per cui una nazione
rivendica i proprH diritti dall'altra. Le cause più ordinarie ne
sono: incertezza ne'diritti èì successione ; turbolenze intestine
aVvicini, derivate da quella o da dispute sul diritto costituzio-
nale ; incertezza di confini ; incertezza di diritto su paesi nova-
mente scoperti j odii e pregiudizi! religiosi ; dispute fra Stati
limitrofi. A rimoverie servirebbe dunque : i* ridurre a codice
le leggi non scritte, ma d' uso ; 2° far nuove convenzioni e leg-
gi internazionali sovra tutti i punti indeterminati ; 3° perfezionar
lo strie delle leggi e degli altri atti. Ma poiché queste cause di-
pendono dagl' interessi e dalle passioni umane, i rimédii sarie-
no )Q sufficienti : e però divisa una pace perpetua , fondata su
due punti essenziali : 1* riduzione e determinazione delle forze
militari e navali ; 2° emancipazione delle colonie , le quali so»
di puro scapito alia metropoli costretta a difenderle con pode-
rosa marina.
Un tribunal arbitrale sarebbe indispensabile per rimovete Te
dissidenze d'opinione fra i negozianti di due Potenze , e la cui
decisione salverebbe l'onore della nazione soccombente. Con*
venzioni assai difficili, come la neutralità armata, la Confedera-
zione americana, la Dieta germanica, la Lega svizzera, mostra-
no-che la confidenza tra le nazioni non è fuor di natura. Potreb-
be dunque formarsi un Congresso generale , ove ogni Potenza?
spedisse due deputati , e che avesse autorità di pronunziare la
propria decisione, di farla pubblicare nei due Stati, di mettere
al bando dell9 Europa lo Stato contumace. Per estremo spedien»
te potrebbesi fissare il contingente di ciascuno Stato per ese-
guire fc sentenze ; ma si allontanerebbe tale necessità coli1 ai-
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420 PACE PERPETUA DI KANT
triboire ài Congresso la facoltà di rendere pubblici i suoi giu-
dizi!* motivati. Appello all' opinione.
Cosi sognava Bentham nel 1 789, un istante prima della con*,
flagratane generale, dove si mostrò la più impudente violazione
de* patti positivi.
Quando quella già divampava , Kant ideo ima pace perpetua,
costituita essa pure sovra una Confederazione di tutta Europa,
rappresentata da un Congresso permanente. Prima conditone
n'è, che gli Stati sieno repubblicani, cioè che ciascun cittadina
concorra per mezzo de' suoi rappresentanti a far le leggi e dte-
.cidere della guerra. Perocché un despoto poco esita a decre-
tar questa ; ma il pòpolo sa che si espone a tutti gli aggradii e
mali ad essa conseguenti Per costituzione repubblicana inten-
de un governo limitato da nazionale rappresentanza, dove il po-
tére legislativo sia separato dall'esecutivo ; non già la democra-
zia che rende ogni rappresentazione impossibile, ed è dispotica
necessariamente, non essendo limitata la volontà delia maggio-
ranza di sovrani di cui essa si compone. Vuoisi inoltre perla
pace perpetua, che l' alleanza sia fondata sopra una federazione
di paesi liberi ; mentre ora lo stato di natura fra le nazioni è di
guerra o aperta o imminente , né i loro diritti si dibattono che
sul campo , ove la vittoria tronca , ma non risolve la lite. Dee
pertanto la pace essere garantita da un patto speciale diretto a
terminar tutte le guerre, e dove le nazioni rinunziino all'anar-
chica libertà de' selvaggi per formare una civitas gentium. Se
per fortuna un popolo si costituisse in repubblica ( governo per
natura tendente a pace perpetua ), diverrebbe centro a tale fe-
derazione , associandovi» adiri per garantire la propria libertà
giusta il diritto pubblico. « Ohe se è un dovere , se è giusta la
speranza di effettuare con progressi graduali ma indefiniti il re-
gno del diritto pubblico ; la pace perpetua che succederà «ile
tregue fin ora denominate trattati di pace , non è uaa chimera,
sibbene un problema la cui soluzione eie promessa dal tempo,
verisimilmente abbreviato dall' uniformità de' progressi dello
spirito umano • (1).
(1) Programma di pace perpetua. Lo confata Hegel nelle
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CONGBESSO DELLA PACE 424
Sari sempre queste un de' sogni più allettanti per gli spiriti
benevoli, e sovrattutto per quelli che, scostandosi dalla mela-
rione , credono possibile in terra la felicità. L' Assemblea co-
stituente proclamò esser il popolo un grande individuo, e tatto
il mondo citile un popolo solo, di cui le varie nazioni sono Pro-
vincie ; V umanità , una nazione sola che deve regolarsi colla
giustizia e la libertà; la politica esser distinta dalla morale, ma
noe opposta. Aveva anche cercato, come vedemmo (voi. I,"pag.
354 |, ridurre e codice il diritto internazionale: ma questo ben
tosto fu resuscitato eoli' unica norma della forza e delle con-
venzioni, e a nome della fratellanza fu allagata di sangue l'Eu-
ropa. La Santa Alleanza persuuse più tardi effettuar quel con-
cetto, e 30 anni di una pace intristita dai mali tutti della guer-
ra, non tolsero pur una delle cause di nuovi conflitti.
GÌ1 incommensurabili dispendii cagionati dalle guerre di Na-
poleone | la mina che a tutti i governi recò la pace armata (1),
Grwdlinien der Philosophie dea Rechts , mentre lo seconda
Fichte nel Grundlage de* Naturrecht* nach Principien des ìFìs-
ienschaftlèhre. L' argomento di Hegel è che gli Stati sono fra
loro indipendenti, né alcun potere può decider fra loro, se non
la guerra. Questa é una leva di progresso , una forza che mo-
ralizza: mentre la pace perpetua sarebbe la stagnazione mora-
le delle nazioni.
: Una Confederazione degli Stati per la pace comune ira pro-
posta da molti , fra cui W. Ladd , Art Essay on a congress
of nations for the adjustement of International dispute* wi-
thout resort to war.
(1) Si calcolò che la guerra del 1792 costasse ai varii Stati
76,225,000,000 di lire, e più di 2,000,000 d'uomini: si ag-
giungono 1° il Talore de' vascelli mercantili , iti a male col ca-
rico , che per la sola Ingil terra si computa di lire 1,425,000
sterline almeno , e 644,000 persone più o mea danneggiate ;
2° V aumento della tassa de' poveri venuta in conseguenza, che
nel 1792 in Inghilterra era di lire st. 50,000 , e nel 1815 di
197,250 : nel qual anno si fa ragione che in Europa vi fossero
200,000 vedove e 1,000,000 di orfani per conseguenza della
guerra $ 3° la perdita dei valori di banco o di commercio, in-
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422 SCIENZE POLITICHE
invogliarono ad avvisarvi rimedi!. Tal è lo scopo dei congressi
della pace , ispirati dall' americano Elia Barriti ; ove gente di
buona volontà si accoglie a far declamazioni e proteste contro
Ja guerra, e mostrar ai popoli e ai re eh' essa è disastro di tut-
ti : ma intanto i popoli soffrono d' antiche ingiustizie donde non
ponno riscattarsi che colla forza ; i principi dalla sola forza ri-
conoscono la loro stabilità ; e fra gì' idillii degli amici della
pace, tutta Europa è messa in istato d'assedio, cioè proclamato
il brutale diritto delle spade.
Anche teoreticamente era studiatala scienza politica. Accen- .
uammo (voi. I, pag. 86 e seg.) a che s' attenessero i pubblici-
sti del secolo passato , le cui dottrine erano poi riepilogate da
Gaspare De Réal in modo più pratico che Burlamachi e Vattel.
Il fecondo ed esatto Bvnkershoek di Middelburgh offrì pel pri-
calcolabile ; 4* la somma delle pensioni civili, navali e militari,
prodotte da essa guerra : soltanto dopo il 1815 Io stabilimento
di guerra cagionò air Inghilterra la spesa di 12,000,000,000;
5° le tasse imposte dal 1815 al 1837 per pagar gì' interessi dei
debiti fatti nella guerra , incalcolabili fin nelP Inghilterra ove
si beo son tenuti i conti del tesoro, ma che può presumersi dal
pensare che nel 1837 esso debito per 1* Inghilterra saliva an-
cora a 714,400,000 ; 6° finalmente , l' aumento dell' assegno di
guerra. ( Giornale della società cristiana m Inghilterra , set*
tembre 1838. )— Nel conto preventivo della Francia pel 1842,
di 1,276,338,076 lire, alla guerra sono destinate 325,802,975 ;
oltre là parte inchiusa nel dipartimento della marina , la cui
spesa ammonta a 125,607,614 lire : e dal 1830 al 1847 V e-
Bercilo costò 6,065 milioni e mezzo di franchi. Per P Ioghilter*
ra , nel 1845 P entrata totale calcolosi di 58,590,217 steri. ,
l'uscita di 55,103,647, in cui alla marina, all'esercito, all'ar*
tiglieria , se n' assegnarono 13,961,245. Per la Prussia , nel
1841, l'esercito costò 23,721,000 talleri, sull'intera uscita di
55,867,000. Per la Spagna , 256,506,440 reali , sulla totale
spesa di 687,909,129. Pel Belgio, 29,471,000 lire, sul totale
di 105,566,962.
Tutte queste spese crebbero smisuratamente dopo il 434
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SCIENZE POLITICHE 423
flti una esposizione critica e sistematica del diritto delle genti
marittime , colle quistioni particolari di più frequente applica-
le. Secondo Ini , è obbligatorio ciò che è conforme ai lumi
della ragione , ed osservato dalla più parte delle genti e dalle
meglio incivilite. Laonde frgius delle genti è una presunzione
fondata sulla consuetudine ; talché perde forza dal momento
che appare la volontà contraria di quello di cui si tratta. Di ca-
pitale importanza è V opera sua sul diritto degli ambasciadori.
Tracy , nel Commento allo spirito delle leggi . due sole ma-
niere di governo riconosce ; il nazionale e lo speciale : quel-
io dove i governanti sono per la nazione; e quello dove la na-
zione è pei governanti : distinzione empirica , eppure più reale
che non quella di Montesquieu.
Alcuni, in vista d'economia, proposero i governi a buon mer-
cato, sopprimendo la suprema magistratura ereditaria. In quelli
ove il popolo è chiamato a parte della amministrazione, il pro-
blema capitale del potere è V elezione. I repubblicanti , con
Giangacomo Rousseau , ripongono la potenza nel numero (t) ;
altri non danno rappresentanza che a' possessi : ma se viene a
cessar la fede nell'autorità, resta impossibile stabilire il dogma
della sovranità ; e la maggioranza che vi si vuol sostituire, cioè
la metà più uno , è fondamento vacillante e mutabile a capric-
cio di tale maggiorità. Una restaurazione della scienza poli-
tica tento C.L.Haller, ove, se non altro, possono vedersi con-
fatati i precedenti. Altri ne giudicammo. Lord Brougham, net
(1) Con essi sta Fichte ; ma riconoscendo la forma repubbli-
cana come la più razionale, ne fa dipendere 1* applicazione dal-
lo spirito pubblico delle nazioni , e non la crede possibile se
non dove il popolo apprese a rispettar la legge per sé stessa (a).
Ogni costituzione è legittima purché favorisca il progresso ge-
nerale, e lo sviluppo delle facoltà di ciascuno. L'ideale della
# perfezione sociale consiste in un accordo di tutte le volontà alla
legge della ragione, sicché ciascuno opererebbe alla salute co-
mune, e r attività di tutti riuscirebbe al vanteggio di ciascuno.
(a) Hoc opus, ktc Ubar etU
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424 parato pubblico
più esteso Trattato di filosofia po/ttica(Loodw,U45,4 vol^
passa in rassegna da cinquanta forme di governi ; e con Ben-
tham, trae il diritto di comandare e il dovere di obbedire , noa
<Ja un contatto primitivo , ma dall' utilità del maggior mimose
(expediency) ; donde viene il contrappcsarsi del popolo e del
sovrano , il reciproco diritto di resistenza , che insomma è la
base delle costituzioni liberali d' anni fa. Meglio tratta egli le
questioni vitali della presente società civile ; il governo rappre-
sentativo, la libertà della stampa, gli eserciti in piede di guer-
ra o di pace ; e così le discussioni parlamentari ,. lo scrutini»
secreto, la ripartizione dei diritti elettorali, la durata del «an-
dato, le incompatibilità ; e tutto in teorica e in pratica , e pò*
tendo citare le proprie sperieuze , fatte sui maggior teatro (a)*
Le quistioni di diritto pubblico furono agitate coli' armi o
nelle conferenze \ né fra gli scrittori verun classico sorse. Ma-
cintosh diede fin nel 1 797 il disegno d' un corso di diritto di
satura e delle genti , e duole non P abbia incarnato egli mede*
simo. Lo definisce egli la scienza che fa conoscere i diritti e i
doveri degli uomini e degli Stati ; talché abbraccia tutti i canoni
di morale in quanto regolano la condotta degl' individui fra loro
nelle differenti relazioni della vita, la sommessione de' cittadini
alle leggi , e l' autorità de' magistrati nella legazione e nei go-
verno , e le relazioni delle nazioni indipendenti nella pace , e i
limiti alle loro ostilità. Pur lodando Grazio e Puflendorf, cneda
bisogni un nuovo sistema di diritto internazionale , giacché il
linguaggio della scienza affatto mutò , e ogni età vuol ricevere
l' istruzione nella propria lingua. Ora una filosofia più modesta
è semplice si divulgò -, la morale parlò meno aspra e severa ;
crebbe la conoscenza della natura umana ; paesi incogniti fu-
rono visitati, e cento fiumi della scienza confluirono in un solo,
onde la storia è un museo dove ponno studiarsi tutte le varietà
della natura nostra; la guerra si fé' meno atroce, massime ver-
so i prigionieri ; P istruzione pratica s'arricchì degli sperimenti
recentissimi (1). "
(a : Cioè nelle Camere di Londra.
(1) In Stahl, Filosofia del diruto, si trovano esposti tutti i si-
stemi contemporanei sopra la politica e il diritto.
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DIBtTTO PUBBLICO 4S5
Pur troppo, a questi vantati progressi i noètri lettori potran-
no opporre sfrontate violazioni : la guerra ferocemente accani-
te; i prigionieri di guerra penanti sai pontoni inglesi e in Sibe-
ria ; il blocco e il diritto di visita estesi come non mai (1).
■ Altri osservarono il diritto delle genti dal lato puramente po-
sitivo e pratico; e dai documenti dedussero atti e regole per
dirigere i sovrani e i diplomatici. Il presidente Hainault , col
Dfrtoto pufàiico fondato eopra i trattati , avea già schiuso
qtfeili die rfoaaneono «cani della diplomazia. Moser occupò
tutti la vita al diritto pubblico, principalmente di Germania ; e
s'appoggia agli esempii dopo la morte di Carlo VI, escludendo
le filosofiche speculazioni, giacché vede che a principii astratti
non badano t sovrani. Divenne manuale il Compendio del di-
fètto modèrno détte genti europee fondato sui trattati e la
eènsuetvdine , pubblicatoli 17&S da Martens, il qual move
dai concettò di Vattel, che tale diritto sia una modificazione del
naturale, applicato a regolare i rapporti fra le nazioni. Kocb e
Sotioelt fecero poi la storia generale de' trattoti di pace fra le
Potenze eutopee dopo la pace di Westfalia, che ora si ristampa
rifusa e continuata fin al presente dal conte di Garden.
La scienza dèlia legislazione, tolta alle miserie e alle atroci-
tà antiche , cercò la genesi del diritto penale e le applicazioni
della giurisprudenza j e i filosofi della scuola critica isolarono
là scienza del diritto interno dalla morale , dalla politica , dal
diritto positivo , con cui andava sin allora connessa (2). Kant
avea stabilito il diritto di punire sopra questa regola ingenita ,
Ciascuno eia retribuito secondo le opere ; il che lo portava
sin all' inflessibile taglione: mostruosa severità corretta da Za*
cbarie col ridurre tutte le pene a privazione di libertà, atteso-
ché ogni delitto sia un attentato alla libertà altrui. Ma presto vi
(1) In relazione al diritto delle genti furono considerati gli ul-
timi avvenimenti dall'americano H. W beatoti, Progrès du droit
dee gene en Europe, e da Maurizio de Hauterive, Progrèe que Se
droit dee gene a fati en Europe de/ntte la paix de FPeetphatie.
(%) Quali Fichte, SchmaU, fleidenreich, Boffbauer, Schlotzt,
Barckardj Pòlitz, figger, Kr»g, Batter, Rotteck ec
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436 LEGISLAZIONE
sottentri la Teoria dell'emenda di Henke, che asserendo non
esser capaci i tribunali di valutare la colpabilità interna, e quin-
di di proporzionare la pena alla malvagità dell' agente, vuole ai
limitino a migliorarlo. Weber e Schulze dietro lui posero scopo
della società il perfezionamento morale dell' uomo ; laonde lo
Stato ha diritto di punire chi viola i precetti da un tale obbligo
derivanti. Romagnosi indagò l' origine metafisica del diritto di
punire e le proporzioni , appoggiandosi all' essere la società lo
stato naturale dell' uomo, e conseguenza di esso la difesa ; dal-
ia quale la necessità d' infliggere pene, ma solo nei limiti di es-
sa necessità* Pochi s' accontentano a questo canone pel quale
V uomo sarebbe un mezzo , non un fine , e la pena una repres-
sione, che dunque potrebbe esagerarsi nella speranza di mag-
gior effetto: e vanno a cercare tal diritto in qualcosa di più eie*
vato ; in un' espiazione ; nei dettami d' una pubblica coscienza,
' ignoti ai sensisti ; nelP ordine morale, le cui perturbazioni de-
vono essere prevenute o punite dal potere sociale.
Delle moderne scuole di giurisprudenza, la pratica^ più este-
sa in Inghilterra, vanta il diritto positivo, ponendone come ba-
se le leggi, e riducendo l'arte all' applicazione di esse, hi filo-
sofica , propria della Germania , o con Kant esamina il diritto
siccome qualcosa di assoluto e di ragion pura, ovvero cerca lo
spirito dei codici, interpretandoli per trovarne i motivi supremi.
A questa, sostenuta da Thibant e Hegel, fu da Hugo e Savigny
contrapposta la scuola storica , la quale vuole che il diritto sia
non una libera creazione del legislatore , ma una naturale ef-
florescenza de' costumi, dei bisogni, di tutti gli elementi d'una
nazione ; talché il presente sia strettamente connesso col pas-
sato, e perciò debbano cercarsi accuratamente i frammenti del
diritto antico. In conseguenza, i giuristi filosofici tendono a far
un codice per tutta la Germania, persuasi che il diritto sia uni-
versale, e debba trionfare di tutte le varietà d' indole, di clima,
d' orìgine, e identificare la scienza colla pratica. La scuola sto-
rica portò gran luce sul diritto romano considerato storicamen-
te e filologicamente, pubblicando, ordinando, criticando fram-
menti antegiustinianei, come anche i codici de1 Barbari, in mo-
do da assicurare il trionfo della storia, e associarla colla pratici
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SCIENZA DEL MIOTTO 42?
dèi diritto. Tu tale aspetto Savigoy riguarda il gius romano co-
me tipo della legge positiva universale , e lo vede trasfaso mi
codici moderni , e base d' uno che è lontanissimo tuttavia dal
poter essere compilato , sicché per ora bisogna accontentarsi
degli statuti e delle consuetudini derivateci dal passato.
Questa scuola vorrebbe anche intitolarsi del progresso, per-
chè fa il diritto continuamente mutabile, come un risultato del-
l' esperienza, a seconda de' tempi, de' paesi, de9 costumi; onda
non si dee aver d' occhio che l'applicazione : mentre coloro che
lo foggiano sopra canoni razionali , lo condannano necessaria-
mente all' immobilità. Varietà siffatte provano che vera scienza
del diritto non esiste ancora : ma le medesime portano a forti
studii e dibattimenti , e a chiarire 1' importante distinzione fra
il diritto e la morale (a).
Il primo codice ufficiale è il Landslagh della Svezia, nel qua*
le erano stati fusi i dieci codici provinciali nel 1442 , stampato
poi nel 1608 : dieci anni più tardi Gustavo Adolfo diede un nuo-
vo statuto ; e nel 1731 Federico II vi fé' compilar un codice
generale, sanzionato dalla Dieta nel 1734. Altri se ne fecero net
secolo passato : fra i quali già accennammo i tentativi di Fede*
rico di Prussia e di Giuseppe II d'Austria (voi. I, pag. 136). Il
codice Napoleone, insigne transazione fra le consuetudini anti-
che e le conquiste della Rivoluzione, fu portato per tutta Euro-
pa dalla vittoria , e in molti luoghi vi sopravvisse , od ispirò i
nuovi. Il codice bavarese , opera di Feuerbach , mutò il diritto
criminale germanico , o fu imitato correggendone il rigore. l\
Digesto dell' Impero (1833) introdusse ordine e uniformità
nella Russia, e contiene gli statuti organici dello Stato, i rego-
lamenti delle finanze, dell' economia pubblica, della polizia in*
tema, oltre le leggi civili e criminali. La Grecia ha promulgato
il codice penale, e attende a surrogare un buon corpo di leggi
civili al suo cumulo di disposizioni dedotte dalle romane e dal-
le bisantine. Nell'America settentrionale i codici risentono V in-
(a) Ma appunto la distinzione fra il diritto e la morale è un
«Ucolo alla formazione di un Codice veramente perfetto e mi-
gliorativo dei consorzio umano.
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.498 i codici
tosso del francese; ed è notabilissimo quel che per Is Luigina
dettò Livingston, precisamente divisando tutti i delitti eolia lo-
ro pena f e prefiggendo i limiti delle autorità amministrati?» e
giudiziaria (1>. Nel codice del Brasile (1836), di straordinaria
dolcezza, la morte è riservata all'omicidio e all'insurrezione
armata degli schiavi. Quei della Bolivia punisce l'attentato meo
-che il delitto consumata , e in una parte tratta dei delitti pub-
blici , in una de' privati. Nel maggio 1 846 la Russia metteva in
vigore il nuovo codice, fondato sulle consuetudini anteriori, ma
di quelle indipendente: r' è abolito il knut, e mitigate tutte te
altre pene.
> JJ codice di commercio francese desunse titoli interi dall'Or-
dinanza marittima del 1 68 1 ; Napoleone valse assai a diffonder-
lo, e molti popoli d'Europa e d'America l'adottarono anche do-
po ch'egli cadde. Brema , Amburgo , Lubeka , seguono statuti
particolari. L> editto politico di navigazione promulgato da
Maria Teresa pei porti austriaci , concerne quasi solo la disci-
plina. Credesi che nel codice marittimo svedese si contenga-
no le antiche consuetudini scandinave. Altre nazioni possedono
pure un codice marittimo, ma non l'Inghilterra nei Nord-Ame-
ricani, cioè le nazioni più trafficanti, e che amano attenersi ai
giudicati d'Oleron e di Wisby e agli esempii. I dotti iogtesi ne
diedero a conoscere il codice marittimo della Malesia , le cui
disposizioni poco differiscono dalla giustizia europea, ma s'igno-
ra donde le traessero.
Tutti i paesi vogliono aver migliorato il loro codice penale ;
la stessa Inghilterra , ove la legge è tutto , i prìncipii niente ,
lotta colla rigida parola per dirugginire la sua legislazione. In-
tanto da per tutto si distingue dall' esecutivo il potere giudi-
ziale, reso indipendente e in qualche luogo inamovibile; ai fissa
un ministero pubblico,, una gradazione di appelli che prefigge
(1) Nel proemio discute i tre fondamenti del diritto di puni-
re , cercando riconciliare quei che lo derivano dalla legìttima
difesa, quelli che da un contratto sociale, quelli che dalla giusti-
sia divina. Questi soo pure esaminati da Pellegrino Rossi, Traiti
du droit penai.
i codici 449
vn termine alle liti ; sì distingue il delitto dalla trasgressione,
il tentativo dall'esecuzione; e la pubblicità delle discussioni , la
sentenze motivate , le decisioni dei giurati , la chiarella dello
leggi, scrìtte in volgare, e la certezza delle punizioni, sono mi-
glioramenti certi. Nelle prigioni non si confondono il prevenu-
to col reo, l'adulto col fanciullo ; e chi scontò la pena s'affida,
non alle tentazioni del bisogno e ai pervertenti arbitrii della
polizia, ina ai patronato di gente sàvia e pia. Ài castighi si vuol
togliere il carattere di vendetta per dar quello d'espiazione e
di emenda, rendendo ai colpevoli il sentimento della loro digni-
tà. Contro la pena di morte moltissimi si elevarono, e forse non
è conservata se non per l'imperfezione dei mezzi di costrizio-
ne. L' Inghilterra nel 1837 la ristrinse a pochissimi delitti , e
nel 1847 ne escluse anche quelli di Stalo. Così fece la Francia .
dopofl 1848.
Fio negli eserciti l'arbitrio si allontana dai castighi , sottopo-
nendo il soldato a un giudizio, togliendo le pus izioni corporal
avvilenti, e la morte per diserzione in tempo di pace.
Ma sciolte le antiche corporazioni, che costituivano una spe-
cie di vigilanza reciproca tra i membri, questa dovette concen-
trarsi nella polizia , che perciò acquista grande importanza , e
invade talvolta i limiti della potestà giudiziale (a).
Dall'accentramento dei poteri , e dal desiderio di conoscerei
con certezza i mezzi d'un paese^ nacque la statistica; numera-
zione dei fatti che possono illuminare P amministrazione pub-
blica ; inventario delle forze d' una nazione. Sotto Napoleone
ebbe fiore , non temuta perchè alle cifre nude può farsi espri-
mere quel che si vuole. Da altri fu esagerata; e dì quel eh' era
stromenlo della scienza economica volle costituirsene l' essen-
(à) La Polizia, rettamente amministrata, e veramente di gran»
de importanza nel provvedere alla mocale, e non invade i li-
miti della potestà giudiziale, ma supplisce dove la potestà giu-
diziale, stando alla morta lettera della legge, riuscirebbe più in*
dulgente al reo che non a chi n' è la vittima ; e vale cosi il
più delle volte a prevenire delitti maggiori , che potrebbero es-
sere una irista conseguenza della inefficace punizion legale*
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450 STATISTICA
m, onde si cascò Bel frivolo e nel ridicolo; si dimostrarono Ir
pessime più assurde coli' apparato de* numeri , tanto più che
non se ne potea riscontrare la verità (1) ; secondando il mate-
rialismo dell'amministrazione, ove l'uomo non è considerato co-
me un essere intelligente, ma come macchina che produce o no-.
Melchior Gioja , infaticabile raccoglitore di fatti arbitrari! e
sgranati, la collezione dei quali egli scambiava per principi! ,
ftella Filosofia della Statistica propose tavole in cni , sotto
sette categorie, troverebbe posto ogni fatto e oggetto della so-
cietà : quasi fosse mai possibile. ridurre tutto a numero e mi»
sura; quasi fosse desiderabile una società dov' è tenuto conto
d'ogni ovo e d' ogni pensiero che nasce. Nel Prospetto delie
Scienze economiche radunò su ciascun oggetto i pensamenti*
de'savii, le opinioni e gli usi del popolo, le provvidenze de'go-
verni. La sua definizione della Statistica come « descrizione e~
cònomica delle nazioni, » non ci accontenta: dovendo essa isti-
tuire il calcolo complessivo delle forze politiche, affine di rin-
venire il grado della vita sociale, ossia la vera potenza interna.
La Grecia antica, così piccola, eppur così insigne; Atene, cit-
tà da pochissimo, eppur tanto operosa, basterebbero a mostra-
re che vi ha elementi, i quali si sottraggono alia numerazione ;
forze le quali non si palpano e misurano. Due colonne di cifre
non bastano ad esprimere la condizione di un popolo ; polendo
un cumulo di ricchezze stare colf infimi degradazione del ca-
rattere morale *, giacché l'uomo non è soltanto un essere fisico
e pensante, e la parte sua morale sottraesi al crogiuolo statisti-
co, come al coltello anatomico. Che diremo allorquando le cifre
sono formate sull'opinione del ricoglitore, non questa su quelle?
Bensì la Statistica dee radunare e condensare in cifre i fatti,
i cui risultamene saranno teorie. Ed oggi non si procede a ve-
runa grave questione d' economia politica se non dopo indagt u
serie sui fatti che vi si riferiscono : cercansi dalia Statistica le
spese, le entrate, i conti della giustizia civile e criminale, cioè
la fortuna pubblica e i costumi ; P insegnamento primario , le
(1) Depws die atte, l'art de» chiffres est la langue da mea*
fonge, M. Pagìs, alla Camera di Francia, genoajo 184t>
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ECONOMIA POLITICA 451
spese de'Comnni, l' entrata e l'uscita delle merci, le produzio-
ni, le miniere; inventario del presente, profittevolissimo all'av-
venire: ma chi appena salutò dal limitare questa scienza, porrà
fra le ciarlatanerìe quegli ammassi di cifre , coi quali si prò»
tende comparare varii Stati fra loro, e persin tutto il globo.
I prìmarii cultori della filosofia razionale mostrarono sempre
propensione per dottrine concernenti l'ordine sociale delle rie*
chezze: pare fra gli antichi, ove la vita privata subordinavasi alia
pubblica, non poteva esser molto attiva l'industria, attesoché la
prima cura del cittadino era per lo Stato , la seconda per sé
stesso. Anche nel medio evo, quando la religione era Panar su-
premo degli Stati e dell'individuo, non potea prender gran volo
l'economia pubblica. Al tempo nostro le ricchezze divennero
non sola condizione di benessere materiale, ma della personale
dignità, dell' indipendenza , dello sviluppo intellettuale e socia-
le ; tutti vogliono aver parte ai proprii affari, e si conosce che
la ricchezza pubblica è primo elemento della potenza degli Sta-
ti. Da ciò il vivo studio dell' economia politica. Già indicammo
le teoriche che nel secolo passato regolavano la creazione e di-
stribuzione della ricchezza (voi. I, pag. 98 e seg.), finche surse
il creatore della scienza economica (1728-1 790). Adamo Smith
scozzese, venuto in Francia al momento che trionfavano gli E-
conomisti, e che Turgot tentava ridurne a pratica le dottrine,
n'è preso, ma non soddisfatto, vedendo come ai loro dogmi non
si cercassero riscontri nella pratica, bastando spiegassero la fi-
siologia sociale; toccavano tutte le quistioni , nessuna risolvea-
no. Rimpatriato , dieci anni meditò questa materia , soprappo-
nendola ai fatti e deducendone le conseguenze; e all'opposto dì
Quesnay, disse: La terra senza lavoro non produrrebbe; dun-
que la ricchezza vera è il lavoro. Con questo la terra frutta ,
le manifatture fioriscono ; da questo vengono sia le produzioni
necessarie al consumo, sia quelle permutabili, con cui procu-
ranti i frutti d'altri paesi. Ricco è chi o più produce, o possie-
de cose ridotte, mediante il lavoro, a un' utilità che altrimenti
non avrebbero. Il valore permutabile è diverso dal valore utile;
col primo si ponno procacciare molte cose; il secondo non può
esser dato io cambio, Qua! oggetto più utile dell'acqua? fippti-
432 . SMITH
re non si poò farne baratto; mentre un diamante, di si poca uti-
lità , può comprare di molte merci. Il rapporto fra due valori
permutabili , espresso in un valore convenuto cbe dicesi mo-
neta, chiamasi prezzo. Il prezzo nominale differisce dal reati,
che rappresenta quanto lavoro le cose costarono. Varii accidenti
sviano il prezzo corrente dal naturale , e tré elementi concor-
rono a stabilirlo : poiché alla rendita dèlia terra che offerì la
materia prima, e che era quell'unico che gli Economisti valu-
tavano col nome di prodotto netto, debbonsi aggiungere lo sti-
pendio del lavorante, e il profitto dell' imprenditore.
Smith, dunque , lasciò molta parte alla terra e ai capitali ,
che non sono soltanto l'oro e l'argento, ma qualunque ricchez-
za accumulata col lavoro e coll'economia, massime quando s'a-
dopri a crearne altro con lavoro nuovo. II capitale è fisso se si
trasformi in officina cogli attrezzi suoi ; è circolante se tfado-
pri a stipendiare operai , e comprar materie prime. Migliorate
il fondo? è capitale fisso; circolante son i danari e i viveri. Ta-
lora l'uno si trasforma nell'altro mediante il danaro, o i paghe-
rò che sono migliori del danaro qualvolta le condizioni del pre-
stito sieno liberali. Nelle combinazioni per cui i prodotti del la-
voro si cambiano tra loro mediante il danaro , il prezzo delle
cose è regolato dalla domanda e dalP offerta.
Del lavoro dava la migliore analisi, e cornei progressi di que-
sto andarono proporzionati alla suddivisione, e resero necessa-
rii i baratti ; sicché le macchine diventano benefattrici dell' u-
manità , malgrado gli scomodi passaggeri. Vide egregiamente
che tutti i prodotti d'un lavoro eguale son eguali: non v'è pro-
duzione per eccellenza; e agricoltura , industria , commercio,
son applicazioni del lavoro, egualmente necessarie e legittime.
Può dunque la ricchezza essere creata, cresciuta , conservata,
accumulata, distrutta : e le classi manifatturiere sono sottratte
al predominio delle agricole.
Scendendo poi alle rendite del sovrano e dello Stato come
corpo politico, determina a quali spese debba tutta la società
contribuire, a quali soltanto alcune classi, e i vantaggi del si-
stema coloniale. Chiunque é atto a crear valori, dee allo Stato
soccorsi e tasse , in compenso della sicurezza del suo lavoro;
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SMITH 433
professioni sterili più non v'ha, ciascuna potendo dare alle cose
un valore permutabile mediante il lavoro; e indefinito è il cam-
po dei lavori permutabili. Dunque ognuno può acquistare l' in-
dipendenza; l'pftonomia è resa una virtù attiva. Mentre gli Eco-
nomisti addossavano tante attribuzioni al governo, da far sino-
nimi la loro scienza e la politica, Smith vuole eh' esso rimanga
passivo; togliete gl'impacci, e i capitalisti per interesse privato
preferiranno 1' impiego che meglio giova all' industria naziona-
le ; pace, tasse tollerabili, giustizia, bastano a levar un popolo
dalla barbarie ad alta civiltà. L'interesse individuale è il mo-
vente di ciascuno ; la concorrenza è 1' eccitamento migliore.
Sull'egoismo fondasi dunque il suo sistema; per esso si lavora,
s' inventa , si fatica per migliorare la propria condizione. Cia-
scuno s' ingegni alla meglio ; e quest'attività sia che basti al
prosperamento e alla ricchezza della nazione. Libertà assoluta,
emulazione, libera concorrenza, fino a mancipar le colonie. Leg-
ge della morale privata è la simpatia; legge della giurispruden-
za naturale è la giustizia; legge della formazione delle ricchez-
ze è il lavoro libero.
Queste teoriche Smith opponeva ai Fisiocratici, non col loro
tono dogmatico, ma semplicemente, e con esempii usuali. Che
se alle conseguenze non arrivò sempre esatto, se nel combatte-
re errori radicati talvolta trascese , se non conobbe tutta l' im-
portanza del terreno e dei capitali , se non offrì la teorica più
giusta delle macchine; se invaghito dei valori permutabili, non
badò ai morali, che sono gloria e dote delle nazioni; e medici,
avvocati, preti, magistrati neglesse, senza accorgersi che il ta-
lento è capitale accumulato, e che il braccio è diretto dalla te*
sta; vuoisi perdonarlo alle difficoltà ch'ebbe innanzi, all'inespe-
rìenza de' predecessori , e alla filosofia scozzese, intenta a sup-
plir col metodo al difetto di principi!.
Nella libera creazione delle ricchezze, né egli ne i suoi con*
tiderarono se tornino a scapito dei poveri ; sicché l'Inghilter-
ra , la quale largamente applicò la sua concorrenza universa-
le , vide crescere a proporzione la poveraglia. Dopo che all' a-
vidità del privato interesse s'aggiunse la potenza sterminata
delle macchine a vapore , può mettersi in dubbio il merito di
III. 28
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434 SMITH
una produzione , la quale , scevra da giustizia e da morate,
getta nella miseria un' infinità di popolo ; giacché le ricchez-
ze , per essere tali, hanno mestieri d'esser equamente ripartite
fra i produttori. No: la posizione dell'Inghilterra, su cui Smith
fopdò le sue dottrine , non sarà mai fortunatamente quella di
tutta Europa; no: V uomo non è destinato a questo lavoro soli-
tario, a questa ostilità della pace; e noi confidiamo che la con»
correnza sarà, non surrogata, ma temperata coìVassociazione.
Le dottrine di Smith, penetrando nella pratica, sciolsero molli
impacci, diedero miglior concetto delle colonie , ridestarono il
credito pubblico ; ridussero a errori storici le bilance di com-
mercio e i sistemi restrittivi, non meno che le teoriche de'Fisio-
era liei. Eppure, questi prima di lui aveano giovato alla Francia
coi melodi liberali , coli' amor dell' innovazione , col curare la
classe più numerosa e più buona. La nazione simpatica non po-
. te va, come Smith , concepire la sua missione come unicamente
da mercante , cui basta guadagnare ciascun da se ; voleva di-
strutti gì' impacci feudali e tramutare lo scettro in zappa. E ne
venne il momento; e la notte del 4 agosto 1 789 vide maggiori
riforme , che non avessero osato domandarne gli Economisti.
Allora lungamente si dibattè su qual classe far gravitare l'im-
posta ; la scuola di Quesnay avea dichiarato unica fonte delle
ricchezze la terra; e la Rivoluzione, applicandola, oppresse i ter-
reni , mentre lasciava perduto per la nazione quel molto che
avrebbe potuto trarre dai capitali e dall'industria. Fu dunque
forza emettere assegnati sui beni del clero e dei fuorusciti, on-
de venne lo spartimento e la miglior coltura de' terreni. Non
bastando però per resistere a tutt' Europa , si ricorse a spe-
di enti rovinosi , confessando d'esservi costretti solo dalla pub-
blica salute. Per dare corso agli assegnati , si proibisce il da-
naro ; in conseguenza , essendo questo cresciuto di valore , si
pretende fissare il massimo de' prezzi ; e allora scompajono an-
che le merci e le derrate. Le violenze successive costrinsero
a rovinosi parliti : ma Napoleone stesso chiamava il sistema
continentale un ritorno alla barbarie (1) ; e certo gli errori d'e-
conomia nocquero a lui più che. gli errori d'ambizione.
. (i) Il now en a coite de revenir, après tant (Tannéet de ci-
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SOFISMI ECONOMICI 455
Quella d'Inazione forzala condusse! savii a meditare sulla ric-
chezza e sull1 economia, e trovarono che i loro canoni non sono
primitivi , ma induttivi; cbe ogni valore vien dal lavoro (1), in
goal sia genere ; onde le imposte si estesero su tutta la produ-
zione, ed ebbesi il riparto proporzionato alla potenza contribu-
tiva di ciascuno. Ma la condizione politica modificò le decisioni;
e mentre la Francia democratica pesava sui fondi, in Inghilterra
{ l'aristocrazia gravava le imposte indirette. In questa però eran-
si create la grande industria, il credito moderno, il debito con-
solidato, poi V ondeggiante , emettendo boni del tesoro, che in
tempi quieti divennero comodissimi spedienti degli Stati, dispen-
sando dal tener infruttifero il danaro pei bisogni impreveduti :
e col commercio estesissimo, colle colonie, colla libera discus-
sione , l' Inghilterra era la più propria a produrre teoriche , e
riscontrarle con pratica vasta. Del preponderante sistema mer-
cantile, òhe crede unica ricchezza il danaro, e tende ad attirar-
ne la maggior quantità col vendere molto e comprar poco , e
sol quale erano fondate le leggi doganali di tutta Europa , in-
telletti acuti videro la falsità.
Il credito ravvicina i due elementi d' ogni produzione troppo
spesso divisi , capitale e lavoro ; fa che i capitali , quantunque
impiegati, possano adoprarsi in altre imprese ; ed anticipa sul-
l'avvenire. Ad esso è dovuta la superiorità dell'Inghilterra, ed
alle banche, te quali sono il credito elevato alla somma potenza.
Dopo il fallimento del 1797, Enrico Thornton prese a giustifi-
care la sospensione dei pagamenti della banca , atteso che la
circolazione giova, sia poi in monete sia in cedole, e le banche
possono favorire indefinitamente il lavoro , e moltiplicare la
produzione senza bisogno di numerario , purché le emissioni
sieno moderate. Pilt sostenne che il capitale fittizio, crealo dal
prestilo, restava trasformato in capitale fisso , e così diveniva
vantaggioso al pubblico, tanto quanto se un nuovo tesoro fosse
wVwaftVm, aux prindpes qui caractérisent la barbarie des pre»
ntiers àges dea nations. Messaggi© del 21 novembre 1606.
(1) Bastiat porge una nuova definizione del valore , facea-
M« ; // rapporto Ut dui servigi gratuiti.
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436 COBBET — BICABDO
aggiunto alle ricchezze del Regno. È un'assurdità; eppure qual
portentosa forza non ne venne !
Ma quando nel 1810 gli sforzi contro Napoleone aveano por-
iato a spese enormi, e rincarilo strabocchevolmente le derrate,
Cobbet lanciò il suo opuscolo: La carta contro Voro^ o Misu-
ri della banca inglese ; capolavoro di buon senso , sostenuto
da inflessibile logica, colla quale penetra le più spinose questio-
ni, e svela gì' inganni del governo in fatto di finanze.
Scientificamente lo appoggia Ricardo, provando come l' alto
e il basso corso siano termini relativi ; e sinché non circolino
che monete d' oro e d' argento o carta pagabile , il corso non
possa alzarsi o abbassarsi di là da quel degli altri paesi, più di
quanto importino le spese di trasporto. Se invece le cedole non
sieno pagabili, non sono ricevute fuori , e quindi rabbassar loro
indica soverchia l'emissione. E divisò una banca, ove le cedole
si barattassero non con moneta, ma con metallo ; il che conci-
liava la sicurezza de' portatori e della banca, senza le spese di
monetazione , né il pericolo di istantanee ricerche. Sinora non
fu sperimentata.
Poi (1817), ne'Principii dell'economia politica e dell'im-
posta, sempre a formole astratte e algebriche , sostiene essere
l'entrala indipendente dal le spese di produzione; l'alzare i salarli
diminuisce i profitti, ma non il prezzo delle derrate ; e così al
rovescio. I salarli , e in conseguenza i profitti , crede determi-
nati dalle spese di produzione di ciò che è necessario al con-
sumo del lavoratore. Per caro che sia, egli dee sempre ricever-
ne quanto basti a viver lui e casa sua. E poiché i prodotti greg-
gi , priocipal parte di tale sussistenza , tendono a crescere io
grazia de' terreni che la civiltà riduce infruttuosi, debbono rin-
carto pure i salari!, e diminuire i profitti. Teorica combattuta,
ma che porlo belle idee sui guadagni, i salarti, i prodotti lordi)
1' influenza delle tasse sovra la produzione.
Stante che la moderazione dei desideri! non provoca la pro-
duzione, Ricardo disse che, per rendere attivo e industrioso un
popolo , convien crescere il numero de' suoi bisogni ! Guarda
dunque più alla ricchezza collettiva delle nazioni che al bene
degl'individui, e pone chiaramente ja base della cremstistica ,
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LIBERTI COMMERCIALE 437
dicendo : Determinare le leggi che regolano la distribuzione
de' prodótti in rendite, profitti, salarti , è il supremo pro-
blema dell' economia politica. Nei risolverlo versano l'opera
sua e quella di James Mill e di Torrens, i! quale però recasi a
coore le classi agricole.
Mac Culloc, cbe definisce l'economia pubblica • scienza dei
valori , • modificò le idee di Ricardo , e le rese popolari : an-
ch' egli adotta V inflessibile assolutismo del sistema manifattu-
riero senza rigoardo per gli operai, e pare ammetta cbe la mag-
gior felicità stia nella maggiore ricchezza sociale ; onde la ne-
cessità di leggi che ne regolino la distribuzione.
L'economia pubblica è dunque resa materiale ; V uomo è
macchina di lavoro ; le nazioni , una manifattura ; il mondo ,
retto dalla fatalità delle leggi economiche. Le macchine strito-
lano sotto le loro ruote l' umanità : che importa? Non si riflet-
te che l'aumento dei prodotti è desiderabile solo in grazia degli
uomini : si provede alla ricchezza e al fiore della nazione, non
a quella degl' individui.
Dacché Àrkwright e Watt cangiarono le condizioni del lavo-
ro surrogando le macchine al braccio , le grandi associazioni
successero alle piccole manifatture ; sulP industria si volsero
le finanze , cioè aggravatosi ognora più le imposte indirette ;
le quali anzi formano l'unica entrata in alcuni paesi, come agli
Stati-Uniti, e, fin jeri, in Inghilterra. Ma alcuni videro che, se
i divieti crescono la produzione , impacciano però il consumo.
L' ostinarsi a fabbricare ciò che può aversi a prezzo minore, è
uno sbaglio ; come que.1 della Spagna che si rovinò col molti-
plicare l'oro che rincariva le manifatture di Fiandra. La prospe-
rila cui erano ascesi gli Stati-Uniti , ove l'industria e le mani-
fatture non erano né favorite né tutelate, smentiva la scuola del-
la protezione e il regime coloniale ; e mostrava false le bilance
di commercio , improvide le leggi prolettrici. Pertanto il mi-
nistro Huskisson cercò togliere le proibizioni « con quei cam-
biamenti graduali (diceva egli) e ponderati , che in una società
di forma antica e complicata sono i preservativi più acconci con-
tro le novazioni imprudenti e pericolose ; »> svincolò la naviga-
zione e l' entrare delle sete forestiere; alle obbiezioni degli uni
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;J)S LIBERTA COMMERCIALE
oppose quelle degli altri, e col fatto mostrò che l'abbassare le
tasse profìtta allo Stato ; e trionfò per modo, che fra pochi an-
ni si propose di usare il cannone per far adottare da per tulio la
libertà di commercio.
Enrico Parnell succedutogli, nella Riforma finanziera pas-
sa in rassegna il sistema economico inglese , e i miglioramenti
' di cui è capace in fatto di dogane e interessi commerciali. Gran
rantaggio degl' Inglesi di portare ne' sistemi l'esperienza, e co-
sì discernere le idee pratiche dalie illusioni passionate; e di 76*
der le riforme trionfanti nelP opinione , prima che si discutaoo
al parlamento, il quale così risolve questioni già ben dibattute.
À tal modo ha potuto il ministero Peel sciogliere dalle dogane
gran parte delle merci; e subito si domandò di scioglierle tut-
te con impeto di generosità e di giustizia. T fautori del libero
commercio divennero in pochi anni un partito , preponderante
sui due antichi ; in una sera potè radunare 1 5 milioni di lire ,
con cui tener testa all' aristocrazia j e s' appoggiava al po-
polo col riconoscerne i bisogni e favorirne i reclami: e il paese
eh' era ingrandito col sistema proibitivo, e coli' escluder ogn
merce se non portata da nave britannica, abolì i privilegi (1850),
aperse i suoi porti e le sue colonie a qualunque mercanzia e
bandiera.
È dunque proclamato un principio opposto affatto a quei che
finora dominò ; la libera concorrenza fra le nazioni. Eppure,
canoni proibitivi furono .ridesti nella lega doganale di Germania
{pag. 105), fondata sulle teoriche di List, che nella scienza ave-
va introdotta la nozione delle forze produttive, la quale elimina
la distinzione fra i prodotti materiali e immateriali. In essa le-
ga le materie prime non pagano nulla , poco le semioperate che
servono al lavoro , molto le operate ; diversamente le intertro-
picali (1). Il vantaggio interno fu grandissimo : l'entrata netta
(1) Pel the pagasi il 36 per cento ; per Io zucchero il 50, e per-
ciò tanto crebbe quel di barbabiètole ; pel riso il 25 ; pei tabacchi
il 60 ec. Non sarebbe stato più opportuno far accordi coir Ameri-
ca? tanto più che la Germania non ha colonie, né perciò monopo-
li da proteggere; e che avrebbe potuto ottenere a lieve preso
LIBERTI COMMERCIALE 439
di 45 milioni e mezzo ne) primo anno, nel 1843 fu di quasi 8 7,
diminuite le spese di percezione : il primo anno la lega com-
prendeva 23 milioni e mezzo d'individui , onde si era guada-
gnato lire 1,94 per testa; nel 1843, erano 27 milioni e mezzo,
e guadagnavansi lire 3, 11 per testa. La popolazione trovasi dira- -
que meglio; oltre i tanti impiegati, i salarli, le industrie cresciu-
te, il valore aumentato delle proprietà, il contrabbando impedito.
Giovano dunque le restrizioni? è dunque assurda la lega in*
glese contro le dogane ? Ecco fatti per ambedue le teorie : al-
l' avvenire la decisione.
fn Francia , delle teoriche inglesi si fece lucido espositore
Giambattista Say (1767-1832) , erigendo in principi! quei che
per Smith erano prove, in proposizioni generali le semplici con-
seguenze. Ciò che esiste accetta egli come un diritto, rimoven-
do le quistioni astratte: e col fare unica teorica V osservazione
dei fatti, riduce empirica la scienza , e suo avvenire il passato.
L'economia politica è per lui la scienza della produzione, distri-
buzione e consumo delie ricchezze (1). Battè il sistema esclu-
sivo e coloniale, mostrando che le nazioni pagano i prodotti coi
prodotti , e ogni legge che impaccia il comprare impaccia il
vendere. Se dunque in un paese va male il ricolto, ne risento-
no le manifatture ; se un paese prospera, ne son giovati I vici-
ni (2), o per le domande che fa o pel buon mercato che ne na-
quelle derrate, da diffondere per tutta Europa. Si valuta la consu-
mazione dello zucchero ne'paesi civilizzali a tre chilogrammi Tan-
no por testa : e Federico Scheer inglese computò che l'Europa, gli
Stati-Uniti, il Canada, pel 1845, ne consumarono 846 milioni di
chilogrammi. II consumo nella Gran Bretagna è di 8. 46 per te-
sta; di 8 negli Stati-Uniti ; di 5. 41 in Olanda; di 3. 61 in Fran-
cia ; di 1 . 20 in Austria ; di 3 nella restante Germania ; di 0. 77
in Russia. Togliendo gì' impacci , sarebbe forse decuplo il con-
sumo.
(1) Dappoi confessò esser troppo ristretto questo modo di vede*
re, e che la scienza deve abbracciar V intero sistema sociale $ ma
in pratica continuò il prisco tenore.
(2) Qnal diversità da Voltaire che scriveva : Tette est In condì*
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440 SAT
sce. Si cessi dunque di nuocersi a vicenda ; si cessino le guer-
re, follie dannose al vincitore : la politica accorta consiste nel
darsi mano a vicenda, due nazioni essendo fra loro come due
Provincie , o come la città e la campagna : si volgano le forte
a soggiogar la natura , e trarre da essa la ricchezza, fonte del-
la potenza.
De' poveri , Say non si diede briga; ed ammirando l'industria
inglese, non conobbe le piaghe della irrefrenata concorrenza.
Se le ricchezze sono il prodotto dell' industria dell' uomo com-
binata cogli agenti naturali e co' capitali , più sarà ricca la na-
zione che più macchine ha ; onde importanti sono l'intraprea-
ditore e il capitalista , niente il lavoratore. Insieme, colle dot*
trine aggressive e risolute del liberalismo sotto la Restau-
razione , sprezzava il governo , e non voleva si mescolasse del-
l'industria, o si facesse intraprenditore dei lavori pubblici;
tutto affidando all' interesse individuale. Altrettanto avea voluto
Smith, riducendo il governo a sorvegliare, nulla spendendo ne
pel culto , né per le belle arti, né per la carità.
Gli Economisti aveano dunque mostrato in che modo le rie-
chezze sono prodotte e consumate : ma perchè non sono equa*
mente distribuite nella società ? perchè tanti miseri ? il male
vien dalia natura o dalla società? e può trovarvisi riparo? La
Rivoluzione , appassionata per le astrazioni e le declamazioni ,
non comprese che v'era a far di meglio che non abbattere privi-
legi e discutere statuti; che la dichiarazione dei diritti richie-
deva un ordinamento sociale , da cui ne fosse reso possibile il
godimento ; che chiariti uguali e liberi i cittadini , occorreva-
no riforme economiche per sottrarre il popolo alla tirannia del-
la fame , più indomabile che la tirannia dei re. Barrère disse
alla tribuna che « i poveri sono le potenze della terra, ed han-
no diritto di parlare da padroni ai governi che li strascinano; •
e in conseguenza di quelle astrazioni , si fecero provedimenti
tion humaine, que souhaiter lagrandeur de son pays, e9 est *ùu-
hailer du mal à ses voisins ... // EST CLAIA qu' un page ne
peul gagner sans qu'un autre ne perde, Dict. phtlosophique , art.
Patrie,
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PAUPEBISMO — MALTHUS 44 1
fmpossibiK per sollevare la miseria, fioo a darle il diritto di una
rendita di lire 160 per testa. Vano questo , vana la guerra , e
Il maximum , e gì' imprestiti fonati , e il fallimento ; vana
P abolizione delle tasse indirette; vana la ghigliotina : la pove-
raglia non era scemata. Terribile problema, intorno a cui s' af-
faticò la scienza. Guglielmo Godwin (1793) ne incolpa le istitu-
zioni sociali, nuovo Rousseau: • non la legge della natura, ma un
fittizio stato sociale accumula sovra poche persone abbondanza
esorbitante , e ciecamente prodiga ad esse i mezzi d' abbando-
narsi a folli spese , ai godimenti del lusso e della perversiti.;
mentre il grosso del genere umano è condannato a languire nel
bisogno, e morir d'inanizione: • distruggaci governi (conchiu-
deva egli) , religione , proprietà , matrimoni! ; introducasi un'e-
guaglianza dove i ricchi non siano che amministratori del bene
altrui, dove si riguardi ingiustizia ogni godimento dal quale sia
escluso alcon membro.
Roberto Malthus (1766-1836), all'incontro, trova il vizio
non nella società ma negl'individui, massime nell'ignoranza e
degradazione delle classi infime ; e indurisce ai patimenti dei
nostri simili , considerandoli come meritati. Dalle ricerche di
Hume, di Wallace, di Smith, di Price, dedusse cheja specie
umana moltiplica in ragion geometrica; solo in ragione aritme-
tica i mezzi di mantenerla ; talché verrebbero meno se non
soccorressero le malattie e le guerre. Se colla popolazione
crescono il vizio e la miseria , che resterà a fare alla società ,
se non escludere dal banchetto della vita quanti vengono dopo
che i posti son già occupati ? Adunque, non dar limosine , non
doti , non alimentare i trovatelli , non gli altri sussidii che,
incoraggiando l' ozio , moltiplicano gP infelici. Popolaglia, che
assediate le porte del finanziero chiedendo limosina , lo scan-
no del manifattore chiedendo lavoro, sgombrate ; voi siete d'im-
paccio ; la terra è pei" ricchi. Pretendete che almeno le caste
gioje d' un matrimonio , d' una figliolanza , ve le abbia il cielo
concedute , e la società non possa torvele ? no : vi sia proibito
il generare ; si lasci alla natura la cura di punirvi del delitto
d'indigenza. Ma si conservino sacri l'eredità e i privilegi , poi-
ché l' eguaglianza non farebbe che aumentare i vizii e la miseria*
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442 ECONOMISTI ECLETTICI
Mai dopo Cristo (1) non erasi così impudentemente disappro-
vata la carità, e fatto l'elogio delie pesti e della guerra. Ve lo
conduceva il voler assegnare alla miseria una causa unica, men-
tre sempre sono complesse; assolvere in anticipazione i gover-
ni, e prendere per natura gli abusi d' uno stato sociale e indu-
striale contrario alle leggi regolari della popolazione. Esagerò
il moltiplicarsi di questa togliendo i confronti dall'America (2);
sé vide che le popolazioni oggi sono più numerose , eppur no-
drìte e vestite meglio d' on tempo, e che l'aumento di bisogni
stimola l'industria, e ajuta a trionfare sopra la natura. Quanti
paesi , ancora disabitali o incolti , accoglieranno l' eccesso dei
nascituri ! Non rimedia il commercio all'insufficienza dell' agri-
coltura ?
Teoriche che poneano sotto la salvaguardia della Previdenza
le ineguaglianze sociali, arrisero ai gaudenti , e parvero giusti-
ficate dagli eccessi della rivoluzione francese : gì' Inglesi se ne
fecero arma per domandare si diminuissero i soccorsi legali ai
poveri. Si ; ma prima bisognerebbe abbattere gli ostacoli e le
istituzioni che impediscono alla dovizia dei grandi di fluire sino
ai poveri, anche dopo toltele leggi che impedivano al laborioso
di divenir possidente.
Del resto , soltanto gì' Inglesi eressero l' economia a vera
scienza , e dentro que' limiti , fuor de'quali non rimangono che
l' utopia, la speculazione e la descrizione. Negli altri paesi non
fu trattata che in maniera eclettica, applicando ai bisogni di
ciascun popolo , senza elevarsi all' ideale. Così Ganilh per la
Francia, Delaborde per la potenza delle associazioni , Merwal
per le colonie, Naville per la carità legale, Flores Estrada,
Ulloa, Pebrer, Ramon de la Sagra per la Spagna, Kluit e Que-
(1) Prima si:
De mendico male meretur qui et dai quod edal aut quod Bìbat;
Nam et iliud quod dai perdita et tilt produca vitam ad miseriam.
Plauto, Trinummus* II. 2. 58. 59.
(2) Di rimpatto , V americano Everett, confutando e Godrà e
Malthus (1828), pretende dimostrare che, dove la popolazione cre-
sce come i, 2^ 4, 8, i mezzi aumentano come i, 10, 100, .1000.
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ECONOMISTI ITALIANI 445
felet per l' Olanda e il Belgio , Enrico Stordì per la Russia , il
quale magistralmente valuta il lavoro degli schiavi, sorgente di
tanta ricchezza nazionale a quelP Impero. List introdusse nella
scienza la nozione delle forre produttive; col che tolse la distin-
zione fra i prodotti materiali e gì' immateriali.
Gl'Italiani non ebbero gran fatto ad occuparsi delle scienze
economiche , se non istdricamente (1) ; e come ne' secoli pre-
cedenti, furono piuttosto amministratori ed economi politici che
filosofi. Romagnosi formò una scuola , appoggiato sulla giuris-
prudenza. Gioja (1767-1829), seguace di Bentham nelP econo-
mia , di Locke nella logica , disse : Cercar i fatti , vede-
re che ne riuniti , ecco la filosofia. Le scienze non sono che
risultanze di fatti concatenati in modo che facile ne sia
V intelligenza e tenace la ricordanza. Quindi non potè dare
che una filosofia volgare ; osservò i fenomeni senza cercarne le
cause ; messo un fatto , talora nemmanco provato , ne deduce
una teoria. Per lui la morale è la scienza della felicita ; e feli-
cità il numero delle sensazioni gradevoli, sottrattene quel delle
spiacevoli : * leggi, diritti, doveri, contratti, delitti, virtù, non
sono che addizioni, sottrazioni, moltipliche, divisioni di piaceri
e dolori ; e la legislazione civile e penale non è che V aritme-
tica della sensibilità (2). I discorsi come le azioni sono subor-
dinati alla legge generale del maggior utile e cfel minor dan-
no (3) ; e una buona digestione vale cent9 anni d7 immortali-
tà » (A). In conseguenza , vilipese il popola; antepose i grossi
(1) Come tali van ricordate la Raccolta degli Economisti fatta
dal baron Custodi; compendio di questa, La Storia dell'Economia
pubblica in Italia di G. Pecchio ; e il recente libro Della scien-
za del ben vivere sociale , e della Economia degli Stati di Lodo-
vico Bianchini, Palermo 1845. Dal Pecchio appresero gli stranie-
ri che, in tal fatto, i niente erasi prodotto in Italia in treat'anni.»
(2) Prefazione al trattato del Divorzio.
(3) Merito e Ricompense, I, 231.
(4) Nuovo Galateo , p.355. Egli che tutto voleva acquisito e con-
venzionale, nel Galateo sostiene che la pulitezza ha regole fondate
nella natura e nei sentimenti. Che dirà l'avvenire di noi che lo-
dammo, e raccomandammo alla gioventù questo libro ? (a)
(a) Meritamente riprovato dalla censura ecclesiastica.
444 ECONOMISTI ITALIANI
manifattori ai piccoli, i grandi ai piccoli possessi; si sgomentò
della libertà di commercio e del pane a buon mercato (t), pro-
clamò la tirannide amministrativa, mentre non trattò delie pò-
litiche istituzioni, e de' rapporti fra 1' economia e la legislazio-
ne , né delle finanze , né della poveraglia ; e nel Merito e Ri-
compense introdusse 1' occhio utfiziale fin nel sacrario dome-
etico (2).
Ma mentre Malthus rimbrotta i fanciulli che nascono senza
provigione, e paternamente consiglia il celibato a due terzi del
genere umano ; mentre Ricardo computa a tavolino quante vit-
time bisogni sacrificare alla concorrenza, tutti professando che
nella società il bene dell' uno è mal necessario del prossimo;
sentimenti d'umanità prevaleano in altri. Cessati gl'imbarazzi
della guerra , presentanosi quegli ancora ignoti della pace ; e
ai cangiamenti portati dalla Rivoluzione, di più grandi e inaspet-
tati ne aggiunse l'introduzione delle macchine. Finché l'uomo
aveva un padrone, non moriva di fame , come il cane , come il
cavallo. Cresciuta l' indipendenza, crebbe la povertà ; sciolte le
corporazioni d' arti , ognuno si trovò isolato ; i poveri campa*
gnuoli cui una volta servivano di ricovero il palazzo ed il con-
vento, abbattuti questi , affluirono alle città. Sul continente, la
Rivoltone, dovunque passò, ha distrutto, come le istituzioni
popolari , così quelle di carità. Nei paesi ove .più trionfano il
credito e le manifatture , più lurida appare questa piaga della
poveraglia ; l' industria meccanica fa bastare gli operai meno
abili , meglio cercati perché men costosi; onde più non hanno
stato regolare, e dai rapidi avvicendamenti si trovano ridotti al-
l'inazione, cioè alla miseria. Questo chiamavasi libertà del com-
mercio; mentre invece si era concentrato ne'governi quel senno
e quel potere, che prima operava, irregolarmente forse, ma urna-
(1) Teme che la Russia mandi per OJessa i grani , sicché gli
Stati d'Italia si caraterebbero in deserti. Vedi Prospetto, V. Ì27.
(2) Romagnoli, giudicatolo , scriveva : e Pur troppo T econo-
) mia, qual oggi viene esposta, riveste un* aria di gretta e tirao-
> nica sensualità , nella quale la parte più preziosa della carità e
ì dignità della specie umana tiene dimenticata. »
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FAWUBMO 445
nameote. La tirannide amministrativa, fatta depositaria d' ogni
autorità, comprese che il rialzare le classi laboriose è, non che
dovere, necessità : onde adattò rìmedii , ma alla rinfusa ; volle
educarle prima d' aver loro assicurato il lavoro : volle fare, in-
vece di lasciar fare.
Sismo odi, applicando il buon senso alla scienza sociale , si
levò contro gli eccessi delle dottrine industriali, alle macchine
ed ai banchieri, chiedendo pietà pei patimenti degli uomini. I
mezzi economici della produzione sono un bene sociale quando
vi corrisponda il consumo; e quando ciascun produttore ne ri-
tragga come ne ritraeva prima che 'quell'economia fosse intro-
dotta; cioè di fatti renda maggiore un prodotto. Or 1' emulazio-
ne, lotta di tutti contro tutti, reca l'effetto opposto, e aggiunge
gravissime complicazioni ed acerbe ingiustizie. In questa guer-
ra che alla piccola industria fanno i grossi capitalisti, collegati
colle banche per crear macchine , le quali moltiplicano merci
che poi accumulandosi cagionano crisi , il popolo soffre. Non
basta , no , il conflitto degP interessi individuali a produrre il
maggior bene di tutti ; e non erano male i vincoli che le mae-
stranze mettevano all'esuberante produzione, dalla quale ora i
piccoli intraprenditori sono sacrificati ai grandi.
adunque Smith sottrae al governo l'industria e il commer-
cio; lo che equivale a non dislocare le industrie mediante pri-
vilegi ed esclusioni, non far la Francia produrre lo zucchero ,
né filare e tessere in Inghilterra il cotone dell' India : al con-
trario Sismondi gliene impone l'obbligo, per oggetto dell' eco-
nomia politica dicendo « il ben essere fisico dell'uomo, in quan-
to può essere opera del governo. » Con benevole intenzioni e-
gli stabilisce due razze distinte, il povero e il ricco; vuol la le-
galità della beneficenza , e non addita rimedio che valga per
que'miouti artieri, pei quali esso, quasi primo fra gli economi-
sti , mostrò interesse. Né più oltre potran arrivare quelli che
condannano l'uomo ad aspettare tutto dal governo, a far il bene
perchè comandati.
Certo ora il popolo sta meglio che prima delle grandi mac-
chine; passeggia più belle vie; ha illuminazione, strade di fer-
ro, educazione gratuita, il vestire a buon patto. Le macchine ,
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446 PAUPERISMO
economizzando tempo e fatica, risparmiano all'uomo opere brtr*
tali, e compiono di quelle eh» erano impossibili : ma le rende
disastrose non tanto P avidità de'fabbricanti, quanto l'accumu-
lamento di capitali, prodotto dagl'impacci messi dalle protezio-
ni governative. Del resto , v'è mali che sol lentamente guari-
scono ; e facile è il rivelarli , come faci H sono sempre he opere
critiche. Intanto, a questo appello al sentimento in favor delle
classi soffrenti molti risposero, combattendo la ere ma ti atica egoti-
sta, e dirigendo la scienza al ben essere ed al perfezionamento*
dell'uomo, e a ciò che riguarda Kinteliigenza, ne stimola Pat-
ti vita, ne allevia i mali.
Droz , che definisce ^Economia « scienza di estender al pie
possibile l' agiatezza, » e consiglia a prendere la ricchezza non
come fine , ma come mezzo ; la felicità d' un paese non dipen-
dendo dalla quantità dei prodotti r ma dal modo onde sono ri-
partiti. Dunoyer invece esagerò i torti delle classi basse , im-
prudenza , ignoranza r incontentabilità ( \) : Villeneuve Barge-
mont, e in generale gli economisti cattolici, credono la miseria
nasca in parte dalla natura dell' uomo, in parte dai vizia; e do-
mandano per riparo la parola del sacerdote , il penticueoto del
colpevole, la grazia di Dio. Eugenio Buret , studiando la teoria
della miseria, fece una dipintura più straziante, quanto che non
ispira diffidenza, come altre opere passionate, sulla mendicità,
sulle classi pericolose, sulla prostituzione. L'Inghilterra, prin-
cipalmente dopo la riforma parlamentare , dovette curarsi del
volgo soffrente; e commissioni mandate nell'Irlanda e nelle
città manifatturiere a visitare le miserabilissime tane ove s'am-
montano la miseria e il sudiciume , rivelarono tale una depres-
sione della razza umana , che non potea vedersi senza cercarvi
riparo. Poi il cholera pose paura ai ricchi , che 1' infezione d
quelle tane non giungesse ai palagi : poi i poveri imparano a
sistemare 1» insurrezione , essi cui nulla cale della grandezza e
prosperità d'una patria che li condanna all'incertezza della
esistenza , al lavoro senza speranza. Migliaja di fanciulli , bar-
fi) Egli ha il merito d' ayere pel primo tenuto calcolo anche
delle forse morali.
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ECONOMISTI CATTOLICI 447
collanti per ubriachezza e lascivia , di donne senza sesso , di
operai che mai non intesero il nome di Cristo, che spesso non
san tampoco il nome proprio , congiurarono contro quelle ric-
chezze di cui essi diconsi i primi generatori ; e senza che un
solo tradisse ii secreto, ebber ridotto in cenere l'operoso Schef*
field ; e proclamarono Meglio la mafie che la fame.
Quell'egoismo sociale, mascherato col nome d'interesse pub-
blico , che , secondo la frase di O'Conoell , unge le ruote dèi
ricco colle lagrime del povero , dovette cedere alla urgenza di
rimedii. Ma quali? Una carità legale, che non solleva il corpo
se non prostrando lo spirito , rincari la tassa pei poveri : ma
4060 milioni di franchi spesi per essa, ne attestarono P inutili-
tà. Alla limosina che distribuivano le parrocchie surrogaronsi
case di lavoro , ove da moltissime miglia lontano sono spinti i
poveri a faticar come bestie, separati dalie mogli, dai figliuoli;
vero castigo alla povertà, la quale rion deriva da colpa , ma da
iniqua partizione dei beni , causata dagl'impacci legali. Qnel
governo istituì un uffizio apposta per gli ordini sulla povera-
glia ; mandò a studiare in tutti i paesi i provvedimenti sui po-
veri ; e nell'opera di Porter stanno i preziosi- risanamenti di
quest' indagine , senza però che se ne inducessero migliora-
menti risolutivi. Colonie di poveri furono fondate dal Belgio ,
dall'Olanda, dalla Svizzera, ma costarono troppo più del frat-
to. Dopo che al secolo precedente si fé' gloria del distruggere
le maestranze, e ridurre l'uomo alla libertà, cioè all'isolamen-
to che toglie al ricco l' obbligo di dare e al povero l' efficacia
del chiedere soccorsi , oggi si sente la necessità di ricomporre
in qualche modo questo sfasciamento. Nella Cornovaglia si cer-
cò rannodare gli operai , interessandoli agli utili delle fabbri-
che , siccome tra i balenieri inglesi il guadagno vien ripartito
fra gli armatori e gli equipaggi ; s' introdussero assicurazioni e
pensioni reciproche ; nuove corporazioni , d' indole puramente
morale. Garanzia di moralifà furono le casse di risparmio , in-
ventate da Wilberforce, ma solo divulgate dopo il 1810 : buo-
ne se realmente siano ordinate al ben dei poveri agevolando
-gl'impieghi e i trasporti ; ma ancora non ajutano a redimere il
povero dalla sovranità dell' intraprenditore. E in generale , a
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448 dovmi dell'economia
natia riescono tutti i soccorsi, se non mettano i poveri in grado
di fare senza soccorsi , e di contare sopra sé stessi per sottrar-
si alla miseria. Voler arrestar gli effetti senza togliere le cause,
è errore o inanità ; è confessione d' impotenza.
Cessi l' economia d1 avere per sola ispirazione la finanza e il
commercio : cessi di chiedere dai governi ciò che dee venir
dalla liberti ; cessi di considerarsi unicamente come scienza
della ricchezza, e per ricchezza il danaro. Ricchezza è ciò che
soddisfa ai bisogni legittimi j ed economia politica la scienza
del disporre le varie parti costituenti una nazione j allo scopo
di dare a questa il miglior essere e la maggior prosperità. 1
bisogni dei popoli , che , nel silenzio dell' armi , arrivano alle
orecchie dei re , non permettono di invanire in astrazioni o ca-
gliar in lungaggini , ma domandano risposte categoriche e so-
ciali. Il proletario ha diritto di vivere? di godere il fratto dei
suoi lavori? Come sottrarlo alla presente umiliazione? Basterà
raccomandargli la rassegnazione ? basterà fargli la carità? o è
dovere di preparare a ciascuno i mezzi di compiere il proprio
offizio, d'esercitar i proprii diritti, di sviluppare la propria at-
tività?... Le soluzioni, se non altro tentate, di questi problemi,
non si cerchino nei libri, sovente di dissipila tracotanza, ma nei
parlamenti e ne' ministeri, che effettuano ben più, ed hanno la
pratica a lato : e sentono che non è più il tempo di discutere ,
ma d' operare , or che si vivo fassi il movimento ; e di riconci*
liare i calcoli dell'interesse oculato colle ispirazioni della mo-
rale caritatevole.
Miglioramenti effettuati.
E fra le micidiali dottrine di alcuni e le inette di altri, molti
miglioramenti si attuarono , perchè gli uomini sono più buoni
delle loro teoriche. Oggimai nelle legislazioni P eguaglianza
delle persone e delle cose è sanzionata , o almeno iniziata , e
fra poco sarà meglio che una parola. Né essa si raggiunge col-
l' aotica politica di Gabio , mozzando i papaveri più alti , ma
coli' elevare le classi inferiori. Perciò cessano quelle segnate
iguominiosamente ; Zingari , Ebrei , Irlandesi , Eidmatlosi... e
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MIGLIORAMENTI EFFETTUATI 449
I« schiavitù si rallenta anche ne9 paesi dove sempre ebbe il
temo. Fin la Torchia distrusse i Mamelucchi e i Giannizzeri ,
e tollera i Cristiani; l'Inghilterra emancipò i Cattolici; la Sviz-
zera i suoi iloti ; la Russia redime gli schiavi ; V America non
può più tenerli che con pericolo di guerra civile. GJi Ebrei en-
trano nella legge comune, e pensano a divenir una chiesa, non
a restar una nazione (l). La nobiltà , anche dove conservasi
(1) Voltaire trovava l'eccesso del ridicolo la proposizione di
conceder la cittadinanza inglese agli Ebrei, e ammetterli alle Ca-
mere ( Eesai, eh. 103). Ora i;am dunque ben più innanzi che nep-
pure immaginassero i filosofi. Da per tutto si cassano gl'ingiurio-
si ordini che in passato li perseguivano ; si tolse l' inumana limi-
tazione al numero de' matrimoni i, si ammisero a posseder beni im-
mobili, urbani e malici. La legislazione francese , la olandese , la
belgica, son umanissime a loro; rigorosa la bavara, ove l'obbliga-
zione d' un cristiano a favor d' un ebreo non tiene , se questi non
provi d'aver lealmente sborsato tal somma. Nella Boemia, Mora-
via, Galizia, Austria inferiore , debbono tasse di tolleranza ; e
inoltre in Ungheria non può V ebreo diventar nobile, cioè cittadi-
no, né tampòco prender in affitto beni ; non ammesso in impieghi,
neppur nella maestranza di artigiani ; non trafficar di vini , non
toccare il territorio delle città montane , importante per le minie-
re. La costituzione del 1849 li pareggiò agli altri cittadini. Cosi
avviene nel Regno di Sicilia e di Piemonte , ove non poteano pos-
seder beni stabilì ; in nessuna parte d' Italia pagano tasse ; vi son
sottoposti al foro comune, con alcune restrizioni di lieve conto. In
Norvegia non possono entrare ; in Svezia, soltanto in alcune città;
in Spagna or penetrano j in Inghilterra ottennero il diritto attivo,
ma non ancora il passivo per V elezione alla Camera.
La geografia di Raumer del 1832 sommava gli Ebrei a nove
milioni; V Ànnual Register di Londra pel 1826 , a 2,5*00. 000.
Willalpaud calcola che al tempo di Salomone fossero sessantasei
milioni ; e Hassel appena quattro ! Balbi , il cui sistema si riduce
ad empirica conciliazione , computa : che in Europa , l' Impero
Etneo n'abbia 840,000, di cui 384 000 nel Regno di Polonia ;
Y Impero Austriaco 524,000 ; V Ottomano 300,000, compresi Scr*
pia , Falachia , Moldavia, Grecia ; la Monarchia Prussiana al»
HI. y>
450 MIGLIOBAMENTl EFFETTUATI
qual corpo politico , perdette la maggior parte dei beni immo-
bili, e spesso il voto legislativo, il privilegio degli impieghi ci-
meno 180,000 : la Confederazione Germanica 160,000 ; ta Mo-
narchia Olandese 70,000; la Francese circa 60,000; gli Siali
Italiani circa 34,000 ; la Monarchia Inglese 20,000, compresi
quei di Gibilterra e Malta ; il Belgio 10,000 ; Cracovia 8,000 ;
la Monarchia Danese 6,000 ; la Repubblica Ionica oltre 5,000 ;
la Confederazione Svizzera, 2,000; il Regno di Svezia, nel 1826,
ne contava 845 : in tutto 2,220,000 Ebrei. In Asia, 600,000 nel
paesi ottomani , Persia ed Arabia ; 80,000 all' India di qua dal
Gange ; 4 in 5000 al Turkestan ; 3 in 4000 alla regione del Cau-
caso ; 60,000 alla Cina, ove trovansi più numerosi nella provincia
di Honan ; in tutto dà 750,000. In Africa* un numero considera-
bile nel lembo settentrionale, e piccolo nell'orientale ; sicché non
andrebbe molto lungi dal vero chi accordasse 400,000 Ebrei agli
Slati Barbereschi, 70 in 80,00 all'Abiesinia , e 12 in 14,000 al-
l' Egitto : in Àbissinia i Falasja , ebrei , han formato per parec-
chi secoli uno stato indipendente, di cui fu esagerata l' importanza
e V antichità. L' Africa adunque offre un totale di 494,000 Ebrei.
In America poche miglia ja , i più nella Confederazione Anglo-
Americana f soprattutto nella Carolina meridionale , ove a Char-
leston hanno la sinagoga principale. Pare ascendano a 8,000. Se-
condo un rapporto fatto nel 1815 al parlamento d'Inghilterra, la
Gufana olandese, cioè la colonia di Surinam, ne conteneva 1387.
Vi sono alcune centinaja d'Ebrei a Curacao , alla Barbada ed
alla Giamaica, Onde gì' Israeliti nclP America possono valutarsi
da' 12 a' 13,000.
Son dunque forse più numerosi ora che quando aveano regno;
e mentre alcuni arricchiscono fino ad aver dipendenti tutti i po-
tentati d' Europa ( basti nominare Rolhschild ), gli altri che stan-
no nell'umiliazione, pongono sempre per prima virtù l'amare una
patria che più non hanno, una religione il eui tempo è caduto ; e
sperare che il tempo verrà , che il giorno sarà compito. La setta
dei neogiudei in Germania altera la liturgia avvicinandola al cri-
stianesimo; dissipa la tradizione rabbinica ; alla lettera surroga
Io spirito, e tende a nazionalizzare il culto mosaico ne'paesi orna
Sianja,
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MIGLIORAMENTI EFFETTUATI 451
vili, militari, comunali) e delle dignità ecclesiastiche ; ebbe li-
mitata la giurisdizione patrimoniale , e posta io dipendenza da
appelli ; soggiace alle imposte e alla coscrizione , al foro ordi-
nario ; vede crescersi allato gli educati e gì' industriosi ; dalle
libere successioni civili è scalzata la stabilità delle sue ricchez-
ze. Lasciando legge dei cattivi ministri il silenzio e l' immobi-
lità, la pubblicità si estende. Le condizioni non sono eguali ,
ma eguale in tutti la capacità ad ogni impiego di cui sieno me-
ritevoli ; eguale la soggezione alla legge, alle gravezze, al ser-
vizio militare.
La sovranità ritoglie ai feudatari i brani d'autorità , rifacen-
dosi una : col che potrà interamente separarsi il potere ammi-
nistrativo dal giudiziario. Colle antiche repubbliche dileguaro-
no i poteri aristocratici ; e le piccole signorie vassalle scom-
parvero col riconoscersi piena la sovranità dei pr incipollì di
Germania. Fatta quasi in ogni luogo la rivoluzione che concen-
tra i poteri nel!' amministrazione , maturasi quella che li resti-
tuisca a coloro cui competono di diritto; e spezzata là schiavi-
tù, tendesi a rompere la più terribile, quella della miseria.
Questo medesimo universale discorrere d' economia politica e
di sociali sistemi convince come tutti vogliano aver parte agli
affari che tutti riguardano. Ài tempo stesso si bada alle fran-
chezze reali , più che alle libertà accademiche , e si vuole che
lo Stato non si mescoli alla bisogna sociale , se non nel limite
della stretta necessità, e guardi unica restrizione al diritto di
ciascuno il diritto di tutti.
Crebbe dappertutto il numero de' possessori , cioè si distri-
buirono meglio il capitale sociale e i godimenti; più elevati sono
i salarli , più comode le fabbriche , più estesa l' associazione ;
colle assicurazioni si tempera V atrocità de' disastri naturali ;
colle precauzioni e colle cure si allunga la vita media, e se ne
scemano i patimenti. È cresciuto in vantaggio il rapporto del
lavoro del povero colle soddisfazioni che può procacciarsi, giac-
ché il lavoro versa e la concorrenza distribuisce una sempre
maggiore copia di utili nei corpo sociale. L'amministrazione
pubblica meglio protegge l' ordine e la giustizia. Il crescente
desiderio di ben essere aumentò importanza alle classi prolut-
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452 HIGLI01AMENTI EFFETTUATI
trici, e queste vogliono la quiete, sin talora a sagrificarle parte
della libertà : laonde, le guerre sono rese sempre pia difficili ;
né certo si faranno più per capricci di re, ma (almeno io pre-
testo) per V emancipazione e la felicità de7 popoli. Che se il si-
stema della pace armata rovinava le finanze, non rovinava però
i popoli ; giacché qualunque grave imposizione di governo re-
golato non eguaglia a gran pezza i mali d' una guerra guerreg-
giala.
Dove è religione dello. Slato può vietarsi un culto pubblico
dissidente, ma niun più investiga le credenze o le pratiche pri-
vate. Ridotti gli ecclesiastici a potenza puramente morale , i
loro beni sono sottoposti alle medesime gravezze, ai medesimi
fori le persone ; e il diritto canonico si restringe sempre più.
Se in alcuni paesi ( Inghilterra, Norvegia, Svezia) il clero par-
tecipa al polere legislativo, è piuttosto come uno degli elementi
del patriziato , che non come classe distinta e diretta a scopo
suo particolare.
L'albinaggio è tolto , se non altro per reciproche convenzio-
ni. La fede pubblica è una delle basi della finanza , come le
utili economie e la pubblicità dei conti ; spajono gli errori in
fatto di monete ; si correggono i turpi giuochi di borsa; si dis-
pongono le dogane in modo da non rendere necessario V im-
morale rimedio del contrabbando.
Molte prescrizioni civili derivanti dal diritto politico, con
questo si derogarono. Tale l'inegual comparto dell'asse pater-
na, e. il disfavorire le femmine nelle successioni: comunque da
alcuni impugnato , il diritto di testare fu rispettato in tutte le
legislazioni. V autorità paterna fu temperata , ma mantenuta ;
ove il divorzio è permesso, ne furono ristretti i motivi.
La suprema importanza attribuita al possesso deHerreni nel
medio evo non è dimenticata : pure sono meglio valutate le
idee della proprietà mobile, e nelle costituzioni si dà una rap-
presentanza non solo all'industria, ma al pensiero. La pubbli*
cita delle ipoteche garantì i crediti, e diminuì le cause de7 liti-
gi. Sull'imposta, s'accordano gli economisti che debba levarsi
Bopra la rendita , e colla massima moderazione , e si possa ri*
fiutarla ove ecceda i bisogni reali dello Stato : si proporzioni
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MI6LI0BAMENTI EFFETTUATI 453
alfe facoltà de'paganti, come prezzo della prolezione e de'vao-
taggi sociali, pia dovendo chi per più è garantito. Per tutto si
disapprova la tassa personale , che colpisce non la rendita ma
l'esistenza , e che istituita dapprima come un surrogato all'ob-
bligo del militare, oggi conservasi insieme con questo.
La morale, che ha lo stesso centro col diritto, sebbene non
la stessa periferìa (a), dimentica le distinzioni ; e il principe è
giudicato alla misura dell'ultimo suddito, e la politica non po-
trà essere che la morale applicata alla società. La legge non è
più alto di potenza ma di rag;one ; ed anche ne' regni assoluti
v%a norme fondamentali che regolano l' azione del potere su-
premo; e dovè non v' ha garanzie nel governo, vi sono nell'am-
ministrazione. I diritti delle nazioni son dichiarati imprescrit-
tibili ; né guari tarderà ad esser sentenziata d' immorale ogni
podestà che arbilrariamente reprime la produzione necessaria
al bene e air estensione delle umane facoltà. Perocché l'uomo
è conoscere, amare, operare: traviano que' governi che ad una
sola di queste facoltà il vogliono ridurre: e perfetto egli è quan-
do con scienza e virtù le sviluppi, non per solo soddisfacimen-
to individuale ma a profitto di tutti, e meriti con essi le ricom-
pense. E si negherà il progresso ? Notevole è bene che dell' o-
dierno ascriviamo il merito all' abolizione di quelle providenze
con cui i padri nostri presumevano conseguirlo.
Né esso vien meno nell'ordine degli spiriti. La violenza che
è un modo di tirannia, fa luogo all'imparziale ponderazione del-
le forze e dei mezzi; a premure pel maggior numero; a conso-
ciamento di forze ; a scritti che osteggiano le passioni non gli
uomini, che sostengono il diritto senza violare là convenienza,
che dicono la parola di giustizia ai forti, di pace agli oppressi.
Le scienze non credettero compita la lor missione se non ap-
plicavano le proprie conquiste atla generale utilità. Esse hanno
reso più facile col censimento l' equo comparto delle taglie ;
frenarono meglio le acque , e le dispensarono a misura ; danno
consigli alla beneficenza per migliorare gli spedali e le prigio-
(a) Vedi quello eh9 è dello a pag. 427 e la rispettiva anno-
tazione
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454 EDUCAZIONE
ni. L'economista studia la misura de' salarli ; fino a che grado
convenga sistemar le classi laboriose senza impacciare l'istinto
e V intelligenza dell' individuo ; come rendere men tristo il la-
voro de' fanciulli nelle fabbriche ; quali istituzioni agevolino ai
poveri un miglior impiego de'beni acquistati col sudore ; come
avvezzarli all'economia , alla previdenza ; come favorir le im-
prese con banche agricole e di sconto; come fare che le grandi
imprese d'utile pubblico tornino a maggior prò del privato; come
combinare gl'interessi fiscali colla diminuzione delie lotterie,
della gabella del sale, delle dogane e dell'altre tasse indirette:
come , capitale problema , proporzbnar la popolazione colla
sussistenza.
La società comprese di non aver diritto a punire la colpa se
non abbia adoprato ogni mezzo a prevenirla. Quindi il tanto oc-
cuparsi dell'istruzione: e a sterminio crebbero gl'istituti; ma,
difetto capitale , vi si conservarono i metodi d' una società ben
differente; e abbandonossi a mani venali l'applicazione di quelli
ch'erano fatti per corporazioni. Distrutte queste, forza era cam-
biar quelli dal fondo. A ciò si diressero alcuni tentativi. Istrui-
re il popolo non si poteva che con metodi spicci ; non aggra-
vargli la memoria senza sviluppare il morate; ma far che il fan-
ciullo resti migliorato dalle cose che impara e dal metoJo con
cui le impara. Non è così che le madri colla parola comunica-
no al fanciullo le idee del retto e del buono? E appunto medi-
tando l'educazione materna, il padre Girard pensò che lo stu-
dio del linguaggio, il quale in somma è studio del pensiero,
possa divenire il più compiuto stromento d'educazione , sicco-
me b' è il primo ; e volle ad ogni lavoro della memoria e del
raziocinio si connettesse una lezione religiosa o morale, un sen-
timento (1796-1827). Il metodo di Pestalozzi di Zurigo fa che
l' allievo sviluppi da sé le proprie nozioni e qualità , indipen-
dentemente dalle opinioni particolari dell'educatore, e appog-
gi le cognizioni proprie sovra la cognizione distrata delle parti
integranti ed essenziali degli oggetti ; onde il maestro sia for-
mato dall'allievo , e quegli a vicenda dia la spinta a quesito ;
congiungansi il sapere e il fare ; si esercitino armonicamente
le facoltà del fanciullo, fisiche, morali, intellettuali. Ma esage-
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MTOTOO INSEGNAMENTO 455
rado un concetto di Locke, pose fondamento dell' educazione
le matematiche, quasi fosse lecito non accettare anche le veri-
tà provate dalla coscienza e dal cuore.
Educare il popolo ancor più alla morale che alla dottrina ,
e con metodo comunicabile a tutti , e di si tenue costo da non
aver bisogno del governo, si propose Lancaster. Già Bell, prete
anglicano, s'era avvisto come si potesse trasmettere V istruzio-
ne agli alunni per mezzo degli alunni stessi, e su tale concet-
to avea fondato una scuola a Madras. Senza conoscerla , Lan-
caster piantò il suo mutuo insegnamento: processo meccanico,
pel quale i ragazzi s' istruiscono l' un l' altro , sotto la direzio-
ne d' un piuttosto intendente che Istruttore. Nel quartiere più
miserabile di Londra aperse scuola di leggere, scrivere, far di
conto, a metà prezzo degli altri maestri j sparagnò i libri , da
un solo esemplare appeso facendo copiare o sulla sabbia col
dito, o sull'ardesia: con soscrizioni potè rendere gratuito V in-
segnamento, tutti meravigliandosi che un uomo solo bastasse
a migliaja d'allievi. Se non che alcuni ecclesiastici se ne spa- .
ventarono, perchè egli era quakero, e riceveva persone di ogni
setta: egli medesimo non sapeva acconciarsi colie necessità che
travagliano ogni novatore, sicché fra debiti e persecuzioni visse
miserrimo.
Il metodo suo si propagò , malgrado contraddizioni di ogni
genere, e si potè introdurvi anche il sentimento religioso ; poi-
ché ormai ( da Owen in fuori ) nessuno accetta il paradosso
dell' Emilio , che alla prima età non s' abbia a dare idea del-
l'Ente supremo. Va ne'paesi manifatturieri, i genitori, costretti
al diuturno lavoro, abbandonano i loro bambini, che crescono
nella miseria e nell'immoralità. A questo deplorabile abbando-
no si supplì cogli asili per l'infanzia, istituzione eccellente pur-
ché non isvii dal suo scopo , non distacchi i fanciulli dal loro
stato , non lenti tra genitori e figli quel legame che sarà sem-
pre il principale ritegno dal vizio.
E in generale, l'istruzione del popolo sarà una derisione e un
inganno dove gli s'insegni leggere e scrivere senza che poi pos-
sa farne uso. Quanto all'istruzione elevata, che troppo spesso
genera talenti secondarli e non una grande intelligenza, alcuni
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436 ISTBtftlONE POPOLARE
governi tendono a farla azione propria , cioè monopolio , fin «
sottrarre ai padri il prezioso diritto di allevare i figliuoli nelle
ideo che credono migliori (I). E pur troppo, nell'educazione
e nelP istruzione non si sa quel che si voglia : critichiamo il
vecchio, non conveniamo nel nuovo ; andiam tentone e mal si-
curi degli effetti : tant'è ciò vero, che non del fondo, ma ci af-
fanniamo dei metodi. Che dirò di que' paesi imitatori , ove si
pretende ricopiare metodi fatti per tutl' altri, e diretti a scopo
precisamente contrario a quello cui essi devono mirare ? Che
dirò dì quelli vantatori di libertà , che dai dispotici imitano il
monopolio dell' istruzione ; e ai padri aventi il dovere e perciò
il diritto di dar la più sana istruzione ai figli, e in conseguen-
za di scegliere essi medesimi i maestri e il metodo che più re*
putano conducenti, impongooo sistemi e precettori quali li co-
manda l'autorità civile (a) ?
Anche in ahri punti la beneficenza diventa e più oculata a
scaodagliar le piaghe dell' umanità , e più ingegnosa per gua-
rirle. Gli ospedali furono migliorati , per quanto nonno essere
in mani venali ; si vuole che non siano un' entrata di fioanca i
giuochi di ventura , non un cimitero le case de' trovatelli , nò
mutata l' opera delia carità in supplii». A Londra fu istituito
l'ospizio de' marinar sopra nna nave che avea fulminato a Tra*»
falgar (il Dreadnovght), ricevendone d'ogni paese, come quelli
che hanno per patria comune il mare. Ne9 paesi cattolici , gli
Ordini ospedalieri si rinnovarono; e le Suore Grigie e della Ca-
rità meritarono le bestemmie e la confidenza del secolo delle
macchine. L' educazione pei sordi-muti si perfezionò ; s' intro-
dusse quella dei ciechi ; e il salvare gli asfitici. il crescente
(1) SulP istruzione ha molte buone idee Schelling nelle lezio-
ni sul metodo degli studii accademici. Di migliori si svolsero ella
Camera de' pari di Francia il 1845 e 1846. È poi capitale in
tal fatto l'opera di Thiersch.
(a) Diritto dell' autorità civile d' invigilare sa l'insegnamen-
to , e Libertà d' insegnamento, sono due quistioni che dividono
in due schiere i più grandi pensatori ; ma , secondo noi , pur
Ti sarebbe il modo di conciliarli.
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lENEFlCBNfcA Ì57
principio delle associazioni applicando alla carità, si fecero con-
soni! di mutui soccorsi , e di compensi pei danni del fuoco ,
delle intemperie, del mare ; altre per assistere gli orfani , e i
figliuoli discoli, e le pericolanti o le pericolate, e gli esposti ,
di cui il numero cresce da per tutto in modo spaventevole (t).
Ltopera della Santa Infanzia unisce i giovani nostri per raccor-
re i fanciulli , projetti a migliaja dalla Cina. Una società del-
l' Oceania educa i popoli nuovi; una dell' Algeria converte gli
Africani ; altre redimono gli schiavi e cercano l'abolizione del-
la tratta -, né bastano parole per lodar lo zelo de' missionari! ,
pacifici conquistatori.
Che se ancora il bisogno o l' ignoranza caccino al delitto, si
fa delle prigioni un mezzo di correzione e di rigeneramelo.
L1 Inghilterra, dopo che perdette le colonie americane, depor-
tò i suoi rei alla Nuova Olanda, fondando la colonia della Nuo-
va Galles del sud; poi nel 1817 quella del paese di Van Die-
men : e anche i migrati volontari!* mirabilmente prosperarono
in quel paese ubertosi s si mo e privo di fiere , dove gli armenti
sono fonte di gran prosperità purché v' abbia strade e Bianchi;
e fiorenti città formaronsi di tali, di cui l'Europa non avrebbe
saputo fare che fondi di prigioni. Trovasi però che nel tragitto
si corrompono l'un l'altro; nel servire peggiorano; e quella pena
non ispaventa dal delitto. Il dottore Rusco nel 1 787 lesse in
casa Franklin, Ricerche sugli effetti delle pubbliche pene nei
colpevoli, che diedero impulso a formare una società pel mi-
glioramento delle carceri, la quale introdusse il sistema pe-
nitenziario. Nel 1 790 si fondò a ffiiadelfia la prigione di Sta-
to, diretta da dieci cittadini ragguardevoli ; distribuendo i car-
cerati in prevenuti, condannati di gravi colpe t di leggiere, va*
gabondi, debitori: tutti lavoravano a proprio profitto, e la buo-
na condetta guadagnava un accorciamento di pena. V erano
(t) Necker stimava a 40 mila gli esposti e mantenuti in tutti
gli ospuii di Francia avanii il 1789 : nel 1815 erano 67,930;
nel 1819, 99,346; nel 1834, 129,699 , e costavano quasi dieci
milioni» Contre-enquète sur le* enfant trouvés, maggio 1839*
Le rivoluzioni del 48 li crebbero da per tutto stenxuaatamente.
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458 SISTEMA PENITENZIARIO
isolati giorno e notte, mentre in quelle stabilite ad Àuburn il
giorno lavorano di conserva, ma nel silenzio : sistemi disputan-
ti il vanto , ma d'accordo nelP impedire il contagio fra i pri-
gionieri. L'Inghilterra imitò, ma non arrisero gli effetti se non
all'eroismo di qualche filantropo; come La Fry, che a Newgate
giunse a migliorare le donne. Lodevoli risultati ebbero le case
penitenziarie di Ginevra (1820)e di Losanna (1824), ed ora ogni
paese civile ne possiede o ne invoca.
In somma, nessun genere di patimenti si sottrae agli sforzi
combinati della scienza e della beneficenza, accorrenti dovun-
que sieno consolazioni da impartire , soccorsi da preparare r
lumi da diffondere: ma P esperienza chiarì come a nulla rie-
scano o a male , ove non abbiano per ispiratrice la religione ;
e che l'olio che ristora e conforta, non iscaturisce se non dal-
l' altare.
Miglioramenti ambiti.— Movimento
socialista.
Però questi non sono che palliativi ; intanto alcuni uomini
muojono di inedia, altri di reptazione. Più sempre si sprofon-
da l'abisso fra gì' intraprenditori millionarii e gli operai indi-
genti, sicché poche mani accaparrano P industria , e possono
ridurre il popolo al puro pane, o gettarlo domani sulla via. I
governi, dopo la pace, si ostinarono a conservare leggi econo-
miche fatte per tempi ben lontani dal successivo sviluppo : il
sistema di protezione fu una «orda guerra , volendo ciascuno
aver ferro e lana, cotone e zucchero onde nuocersi, anziché ba-
rattare a vicenda. Di qui reciproca ruina ; dapprima fallimenti
enormi, poi la miseria industriale; i capitali collocati nelle stra-
de ferrale, lasciarono languire le manifatture ; e la concentra-
zione di queste dà alla miseria le proporzioni di pubblica ca-
lamità. Ne' paesi agricoli, il sistema delle affittanze migliorò le
campagne , semplificò le amministrazioni pubbliche e private ,
ma ridusse a miseria le classi infime , obbligate a dar tutto a
un fittajuolo the dee ricavarne il più possibile, e sciolte d'o-
gni clientela d'affetto verso que' possessori tradizionali , verso.
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SAINT-SIMO* 459
quelle corporazioni religiose o pie , che tra i fratti del campo
contavano la vita de' loro contadini. Si potrà chiamare la più
ricca delle nazioni quella dove ogo' anno una quantità di gente
basisce di pura fame ?
A questi e agli altri mali, di cui fanno una dipintura irritan-
te e incolpano la presente società , cercano rimedii radicali i
socialisti ; sette discordanti fra loro, non solo nella vitalità del*
le applicazioni, ma fin nell'astrazione de'principii; ma in tutte
le quali le antiche idee democratiche si associarono col nuovo
sviluppo dell'industria, nel desiderio di riformare il diritto per-
sonale e reale, ridotti a teorica assoluta. Credono dunque che
l'economia non valga a nuli* se non si fonde coli' intero siste-
ma sociale, e rimpastano il mondo; filosofi non più del passato
né del presente, ma dell'avvenire, la cui scienza è una rivela-
zione, e metodo la storta , e scopo la sintesi , cioè identificare
la religione e la filosofia in una scienza della vita e dell'azione)
o vogliam dire della società.
Saint-Simon , d'illustre sangue ( 1 760-1 825 ) , eppur tocco
dall' ingiustizia delle preferenze sociali, prese per simbolo M'w
gliorar la sorte della classe più povera. Se morissero (dis-
a' egli ) oggi stesso tutti i principi del sangue, gli uffizi ali del-
la corona, i ministri di Stato, presidenti, vescovi , e per giunta
i diecimila proprietarii più grossi di Francia, ne dispiacerebbe
perchè sono ottime persone; ma lo Stato non iscapiterebbe d'un
pelo, e domani la perdita di queste trantamila colonne sareb-
be riparata, migliaja di persone essendo capaci di far quel che
fanno i principi del sangue, i ministri , i gran ricchi , i gran
prelati. Se morissero invece i principali artigiani , i principali
produttori, e chimici, fisici, pittori, poeti, queste tremila per*
sone sarebbero irreparabili. Il popolo nelle ultime lotte assai
guadagnò, e soprattutto la conoscenza di sé stesso, e de'pro*
prii bisogni , sicché più non crede alla necessità di soffrire e
d'essere depresso. Ma se è rotta la feudalità aristocratica, dura
quella della ricchezza, e agli uni tocca ancora il godere infin-
gardendo j stenti e privazioni a quelli in cui stanno le potenze
creatrici del lavoro, del genio, della civiltà. Que'gaudeuti che
hanno la pienezza de' dritti civili , sono in Francia il venticin-
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460 SAINT-SIMON
quesimo; persone improduttive, che impongono leggi al resto.
Intanto abbandonaci al caso i progressi della civiltà ; a caso
coltivaosi le scienze, si applicano a caso; le scoperte giacciono
a brani , finché l' avidità d' un capitalista non rompa le abitu-
dini manufattrici; fallimenti, mutazioni di mode precipitano mi-
gliaia d' operai nella miseria; il caso fa ricco uno per eredità;
le macchine e i capitali restano infeudati , mentre agli altri
non possidenti è chiusa ogni via di mettere a vantaggio il pro-
prio genio. C'è dei poveri perchè troppi uon vivono delie pro-
prie fatiche di testa o di mano , ma delle altrui; e consumano
tanto, che il lavoro non basta alla sussistenza di essi e insie-
me dei faticanti: v> è dei poveri perchè questi fan conto sulle
limosine private , limosi ne falle dagli affittajiioli delle terre e
de' capitali loro. La parola di liberale, avanzo di patrioti e di
bonapartisti, ripudiò egli per quella di industriali, più accon-
cia a persooe che vogliono istituire un ordine stabile con mez-
zi paciGci, e adempiere la volontà di Dio , la quale è che cia-
scuno possa lavorare , e ciascuno sia retribuito secondo il la-
voro.
L'egoismo proclamato da Bentham , nori preverrebbe V urto
fra gl'interessi privati e generali : onde Saint-Simon vi surro-
gava le simpatie , ed all' istinto individuale la direzione dei
grand'uomini, i rivelatori, gl'iniziatori. Epparedi Bentham ac-
cettava i teoremi : se non che, mentre questi non aveva detto
in che consistesse l' utilità generale , egli la pose nella pro-
duzione; idea precisa , sostituita ad una indeterminata. Come
nell' ordine materiale dai patimenti de' poveri e dagl' insuffi-
cienti rimedii legislativi , così Bell'ordine morale la società è
rosa dal mancamento di fede. La credenza religiosa peri, peri
la credenza politica; l'astuzia è surrogata alla forza; scompar-
sa la giustizia , non sopravvive che un impotente egoismo ; si
giura e spergiura, secondo i partiti; autorità e libertà son pa-
role invocate a vicenda e non intese da nessuno ; i castighi
sono una vendetta , non correzione salutare , né mezzo di mi-
glioramento $ l' educazione è ridotta a una istruzione scarmi-
gliata , senza' scopo preciso, né riguardo alle disposizioni indi-
viduali e ai generali bisogni; le deplorabili scuole classiche pro-
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SOCIALISTI 461
ducono ubo sterile orgoglio in uomini che conoscono Omero
non la Bibbia, Elvezio e Dupuy non l'Evangelo, né il catechismo
se non per l'organo di Voltaire. L'egoismo sfrantuma le pas-
sioni e spegne i sentimenti; l'amore è traffico; balocco la let-
teratura; ai poeti non restano che la satira di quel che vedono,
e l'elegia per un meglio che non sanno determinare.
Come ripararvi?
Golfare l' opposto di quello che finora. Il passato è diviso
in due grandi epoche, paganesimo e cristianesimo. Entrambi
da principio universalmente creduti, sistemarono la società {e*
poche organlché\\ di poi vennero filosofi a introdurvi l'esame
[epoche critiche); e questo scassinò V edilìzio precedente : nel
quai lavoro d'ordinamento e distruzione l'umanità procede con-
tinua, infallibile, ne' suoi tre grandi organi, scienza , arte, in-
dustria. Or siamo nel trambusto d' un'epoca critica, e convien
predispone una nuova organica, ove interessi , simpatie , isti-
tuzioni s'uniscano e convergano. Il cristianesimo, o mal inteso
o corrotto , deesi richiamare all'amor del prossimo, e princi-
palmente delie classi bisognose , col crescere V attività indù-
atre, ripartirne equabilmente i profitti, regolarla con un pote-
re gerarchico , sul modello della Chiesa del medio evo. La for-
za regnò da prima, e sua manifestazione la guerra, sua conse-
guenza la schiavitù; tutto a scapito delle moltitudini : in quella
vece l'associazione, l'industria, l'intelligenza, producono le cit-
tà e le nazioni, emancipano. Io schiavo , redimono il pensiero.
Fare scomparir quelle, acciocché queste portino ad una uni-
versale associazione, è scopo della nuova scienza.
Attesoché gli uomini credono a chi promette sociali felicitai
popolari divennero siffatte quistioni : sui giornali tendevasi a
favorir l' incremento dell' industria , e indebolire il prestigio
de' politici spedienti ; combattere il sistema proibitivo, mostra-
re l'importanza dei dotti, degli operosi, degli artisti , sminuir
quella dei guerrieri; e mettere i lavoranti sul trono donde sono
sbalzate la dovizia e la politica.
Al P effettuazione di cotesto regno di Dio, cosa si oppone ? Le
reliquie del feudalismo, cioè la proprietà , trasmessa per acci-
dente e non secondo il merito Via dunque l'eredità, e gli.stro-
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462 8AN6IMONIANI
menti si distribuiscano a misura delle capacità. Cosi t> indu-
stria collocherà ciascuno al suo posto ; il governo sarà un ban-
co che riceverà tutti i beni della nazione , per distribuirli a chi
meglio possa usarne. Ma ciò scompone la famiglia. Via dunque
la famiglia, questa schiavitù della donna : la donna si emancipi
dal padre che la vende , dal marRo che la compra ; e rendasi
anch'essa produttrice: i figli si educhino, non coli' egoismo
domestico,, ma secondo gP intenti della società. *
Così portavasi la scure alle radici della - società presente ;
abolita V eredità ;. proci amata non la iniqua comunanza dei be-
ni, ma la distribuzione secondo la capacità. I Sansimoniani cre-
dettero vederne il trionfo nella rivoluzione del J 830, fatta dalle
classi operaje con tanto disinteresse ; e sull' industria , le ban-
che, le ipoteche, i trovatelli, i lavori pubblici , il pauperismo ,
l' associazione, anzi sulla storia e sulle belle arti, proclamarono
Idee , non inventate da loro , ma unite in un sol corpo e sotto
forma dogmatica con tanta abilità > che più non scompariranno
dal tesoro comune. L'eclettismo fu da essi trafitto a morte ;
giudicali argutamente gli altri sistemi ; osservata in grande la
sintesi universale delle scienze , qual compimento del metodo
loro ; proposto il vero scopo della filosofia siccome scienza del-
la vita.
Allora, non più preti, non più Italiani ; ma una setta né tam-
poco cristiana fu intesa proclamare l' importanza civilizzatrice
della Chiesa e del clero cattolico, e della separazione delle due
potestà ; e come la spirituale fosse progressiva quando cercava
subordinarsi la temporale , cioè sottoporre i diritti di nascita e
di conquista a quelli della capacità ; e come il clero cattolico
avesse attuata primamente una società sulla combinazione di
forze pacifiche (1).
(1) Fin nel secolo XVI il frate calabrese Campanella pro-
clamava la comunanza de' possessi, l' abolizione della famiglia,
della patria, della nazionalità; agricoltura praticata in comu-
ne , la gerarchia dall' alto in basso , la distribuzione delle ric-
chezze secondo la capacità e il lavoro; e alla sommità ii pa-
pato. De mon. hispanka*
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FOURIER 463
Fu mezzo al mondo egoista fu spettacolo nuovo veder questi
giovani ricchi", ingegnosi, rinnegare i personali vantaggi per far-
ne fi prò di tatti, sottoporsi alla pratica e al vivere cornane ;
grandi scienziati ridursi operai e cucinieri , e affrontare il ne-
mico più mortale del bene perchè è il più temuto , cioè il ridi-
colo ; e quando era di moda screditare l' autorità, essi procla-
marne la necessità. Ài pensatori poi riusciva notevole, come da
tm sistema industriale arrivassero a un religioso ; dalla somma
libertà al papato ; dalla legge scritta di Bentham alla vivente.
Partendo dall' utilità come questo , dovettero negare V immor-
talità del diritto -, se l'individuo cessava d'essere egoislo, lo di-
veniva ii corpo scoiale •, quindi le azioni valutate solo in quanto
servono alla società , consistano in servigi grossieri o in impe-
to sublime: affezioni, carità , religione , arte , sagrifizii , non
vagirono per sé, ma solo come mezzi di produzione.
Poi, per distribuire i prodotti e educare i produttori , vuoisi
un sacerdozio: onde la dottrina convertimi ih religione, eser-
citando il poter suo non soltanto sull'industria e il commercio,
ma sul sentimento, le idee, le scoperte. E qui degeneravano in
una teocrazia e in un fantasma ereticale , alP abnegazione cri-
sliana sostituendo il godimento e la libertà de' gusti e Io sfogo
delle passioni ; e quando, da Rodriguez interpellato se ogni fi-
glio potrà riconoscere suo padre, Enfaotin, loro capo supremo,
rispose che alla donna sola starà il decidere, i migliori diserta-
rono da quella bandiera , e restò impressa la disapprovazione
anche su personaggi onorandi, e su dottrine che difficilmente
morranno. Perocché la predicazione sansimoniana rese comu-
nissimo l' interesse per la classe povera , il quale trapela da
poesie , da romanzi, da dibattimenti alle Camere, da provigio-
ai de' governi-
Anteriori, ma meno fortunati di valenti scolari, furono Owen
! Fourier. Quesl' ultimo rivelò arditissimo i mali del secolo $
offerenze della classe infima, vizio ricco e povera onestà, poli-
ca corruttrice, famiglia disarmonica, conflitto tra l'ordine e la
ellezza fisica, e le morali sconcezze del mondo. Pose dunque
Ceorica dei cinque movimenti : il materiale , attrazione del
ondo, scoperta da Newton j V organico, attrazione emblema-
464 FOCBIEB
tica nelle proprietà ; l' ktintioò, attrazione delle passioni e dè-
gl'istinti; V at ornale, attrazione de' corpi imponderabili; il so-
ciale, attrazione dell' uomo verso i futuri suoi destini. Le pas*
sioni divengono vizii soltanto perchè la società le riprova. Cosi
egli ; senza vedere che nò bene son ess3 né male in sé (a), ma
forze per le quali si palesa l'umana libertà ; torle è impossibte,
non volerle compresse è delitto : l'armonia sta, non nell'abbati-
donarvisi, ma nel bilanciare il diritto col dovere , due idee che
non si sapranno spiegare (6) , ma che negar non si possono.
Pertanto egli voleva render utili le passioni come forza viva,
e, mediante l'attrazione passionata, far prevalere allo sminuz-
zamento l'associazione degli uomini in capitale, lavoro, talento.
E il lavoro condiva di piaceri ; invece dei sucidi villaggi, dispo-
neva falansteri comodi ed eleganti, ove l' utilità non è sagrifi-
cala al lusso, né l' architettura alle necessità; abitati da falangi
d' ogni specie lavoratori, che ricevano dai proprietà™ tutti i be-
ni, in cambio d' azioni girabili. Così cessava Io sminuzzamento
delle proprietà e del lavoro agricolo : ognuno sceglie l' occu-
pazione che gli talenta ; la cambia quando cessa di piacergli :
lavorando in presenza, avranno emulazione : conoscendo la re-
piproca importanza , i capitalisti terranno conto de' braccianti,
e questi di quelli : nessuno proverà bisogno; nessuna cupidigia
fia limitata , nessun amor proprio umiliato ; ognuno riceverà la
sua quota in ragione dui capitale, del lavoro, del talento. Quan-
do il lavoro più faticoso e. basso sarà meglio retribuito, e aprirà
la via alla maggior ricchezza , quanti rancori cesseranno dal
mondo ! Tutte le falangi poi concorreranno ad assicurare fortu-
na, onori, riconoscenza ai grand' uomini, i quali appartengono
all'intera umanità. Eserciti si formeranno, non di guerrieri ster-
minatori, ma d'industriali e scienziati, che porteranno il lor soc-
corso dovunque bisogno accada.
(a) Cornei le passioni, quali esse sieno, non sono né bene né aw-
le in té ? e te sodo tali, perchè dire appresso che il non volerli
compresse è un delitto ?
(ò) Perchè non si possono spiegare , se V una idea nasca dal-
l'altra?
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FOCRIER — GONSIDEBANT 465
Le particolarità in cui entrò per assicurare i piaceri alle sue
falangi, prestaronsi facilmente al ridicolo ; parve scandalo quel
consorzio domestico, colle varie gradazioni di favoriti e favori*
te, genitori e genitrici, sposi e spose : a ragione però lamenta-
vasi Fourier che della sua dottrina si bersagliassero gli acces*
scrii, invece d' appigliarsi al principale, die è 1' arte d'organiz*
lare l' industria ; donde nasceranno i buoni costumi, l' accordo
delle classi povera , ricca e media ; la cessazione de' litigi di
partito , delle rivoluzioni e della penuria fiscale ; e universale
l' unità Vittore Considerane che profanamente chiamano il San
Paolo di questa dottrina, tesse una storia dell'umanità. Comin-
cia essa co\V edenismó } quando non proprietà individuali, non
negli amori restrizione di pregiudizi! o convenzioni , non con-
ditto d' interessi. In questa beatitudine non poteva perpetuarsi
la specie , e la penuria si fé' sentire. Allora sorge l'egoismo :
la società si sfascia; la famiglia sopravvive sola al naufragio de-
gli affetti , e divjene base unica della società. Stato selvaggio ,
cui seguono il patriarcato, poi la barbarie, indi l' incivilimento;
epoche di patimento , necessarie affinchè l' uomo partorisse le
scienze e le arti. Nate queste, dee rampollare l'età del garan-
tismo , che concilii la libertà della schietta natura coi raffina-
menti dell'estrema civiltà.
Owen, vituperando tutte le religioni come causa dei mali del
genere umano, rinnega l'impero della fede e delle leggi, e vuole
il governo razionale , la comunità cooperativa , migliorando lo
condizioni dei lavoranti non con riforme economiche , ma con
buone regole d' amministrazione e moralità ; abolita la proprie-
tà , causa dell'indigenza ; riformate la Chiesa e l'istruzione ;
non nozze , non famiglia , non possessi , non diritti o doveri o
credenza; la fatalità determina il bene e il male; unico legame
la benevolenza. Toglieva insomma il mobile dell'interesse per-
sonale , ma non vi surrogava il religioso. La sua grande mani-
fattura di New Lanark ridusse egli a colonia modello, spenden*
do, educando, coi mezzi più ingegnosi combattendo le perver-
se inclinazioni ; scuole per l'infanzia , soccorsi pei malati , ri-
creazioni dopo il lavoro , ogni famiglia associata al benefìzio di
un' accortissima economia, elevati gli animi alla serenità ed al-
ili. 30
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466 COMUNISMO
l'espansione di chi ben si trova. E felici risanamenti gli arri*
aero : ma non s' accorse che questi provavano contro di lai ,
giacché ( a tacere della sua particolare pazienza , e di quelle
virtù evangeliche ch'egli esercitava mentre le vilipendeva negli
scritti ) egli era un capofabbrica disinteressato, che teneva sot-
to di sé degli stipendiati ; il che non costituisce una società.
New Harmony , da Ini fondata in America , cominciò bene, ma
presto vi diedero fuori tutti i vizii sociali ; e i faticanti trova*
ronsi vittime degli oziosi, e gl'intelligenti messi a profitto da-
gl'ignoranti. Espose al congresso d'Aquisgrana le sue inten-
zioni economiche ; i pericoli dell'eccessiva produzione ; basta-
re ornai le macchine a provvedere il mondo intero ; doversi al-
la concorrenza sostituire l'uniti d'interesse. Ma quei congres-
so aveva altro a badare che agli umanitarii.
Tutti insomma, chi per un modo chi per un altro, affrontano
il gran problema della povertà , e come conciliare il progrèsso
delle fabbriche per via delle macchine, coli' esistenza meno pe-
nosa del popolo ; crescere il valor personale degli uomini in
qualsiasi professione ; cominciare il miglioramento dall'infanzia.
Mentre i teorici economisti posero per fondamento la sfrenata
concorrenza, i Socialisti proclamano l'associazione universale:
ma tutti, cominciando da Babeuf , riescono a stabilire il despo-
tismo, creando un potere infallibile , onnipotente , che chiama-
no il governo, al quale imputano la responsabilità , di cui sgra-
vano l' individuo. Onorevoli pel continuo dirigersi al vantaggio
materiale del maggior numero , i Socialisti dimenticano che
l'uomo è qualcos' altro che materia ; e i beni godibili sono il
mezzo , non il fine (1). Da queste dottrine erano infervorati e
(1) Fra tante confutazioni , pubblicate principalmente dopo
il 1848, pajonmi raccomandabilissime le Armonie Economiche
di Bastiat ; ove si prova che nella società tutto è costituito al
meglio dei più , purché colle protezioni non s' impacci la Li-
bertà. E una compiacenza per noi il veder i migliori concor-
rere nelle idee che noi proclamavamo già da molt* anni, e pri-
ma che una fiera esperienza precedesse la conoscenza de9 rime-
dii ; avendo noi sempre inculcato il culto severo della Libertà;
la Libertà nei!' or<Un$.
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COMUNISTI 4$7
cresciuti i Comunisti. La proprietà è mi privilegio, unmonopo-
Jio, ma che bisogna rispettare perchè necessario ; tal era il ca-
none degli Economisti. I Socialisti ammettono che sia un pri-
vilegio necessario, ma ne domandano un compenso pei non ab-
bienti, qnal è il diritto al lavoro. I Comunisti, più assoluti, con-
chiudono che , se è un privilegio , bisogna abolirlo ; pareggiar
le fortune e i godimenti ; misurare i compensi non secondo le
capacità, ma secondo i bisogni. Già in Francia erano essi robu-
stamente sistemati subito dopo la rivoluzione del 1830. Gli uni
volevano il trionfo del loro principio mediante la sollevazione ;
altri credeano alla lenta diffusione progressiva : gli uni procla-
mavano V ateismo ; altri il vago deismo del Vicario Savoiardo ;
altri ancora il vangelo , rifuso in un cristianesimo a loro modo.
Il dissenso religioso fu principale motivo di lor divisioni, merco
delle quali si sparpagliarono in isforzi particolari , e fortunata-
mente inefficaci : e accettando nel loro seno i frantumi delle
rade fazioni democratiche, erano divisissimi quanto all'applica-
zione sociale del loro dogma delia comunanza, surrogato a quel
della proprietà particolare. Lameonais che, da apostolo conver-
so in tribuno , pose a Cristo il berretto demagogico , con elo-
quenza inarrivabile dipinge la miseria dei volghi, schiavi moder-
ni, peggio stanti che quei del medio evo ; vittime innumerevoli
di pochi carnefici gaudenti o dominatori , e cui beatitudine si
direbbe che sia il penare di tutti.
Come guarirne ? Egli risponde ad alta voce la parola che gli
altri mormorano sommessa : « Popolo , ti sveglia ; schiavi, le-
vatevi ; rompete i vostri ferri ; non soffrite che più a lungo si
degradi in voi il nome d'uomo. Vorreste che un giorno , lividi
dei ferri che voi avete, loro trasmessi , i vostri figli dicano : /
padri nostri furono piò vili che gli schiavi romani) giac-
ete non uno Spartaco si trovò fra loro f (a) » Chiama egli
dunque fin d' ora il popolo all' eguaglianza assoluta, e ad eser-
citare direttamente la propria sovranità ; a costituire quella so-
cietà libera in cui • il potere, semplice esecutore della volontà
(a) Altrove è stato già riferito dall'autore questo stesso luo»
£o di Lajnennais. Vedi a pag. 62 di queste volume.
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468 COMGNI8TI
nazionale, obbedisca, non comandi ; sicché il mondo non formi
più che una sola città, la quale nel Cristo saluterà il suo legis-
latore supremo ed ultimo. » Eppure egli combatte i Comunisti,
e crede la proprietà condizione necessaria a>Ua libertà, e pro-
blema capitale il determinare i modi con cui crearsi un pos-
sesso. Imperocché non si dà libertà se non individuale: mentre
il socialismo concentra nelle mani dello Stato tutta la proprie-
tà, il comunismo abusa dell' estensione di essa.
La gioventù, più che il coraggio quotidiano contro la mono-
tonia d' un soffrire espiaote, comprende V irrequieto bisogno di
impeti , di tormenti ; laonde trae lusingata a tutto ciò che ha
aspetto di generosità , di sagrifizio, di resistenza ; loda gli atti
violenti ancbe indipendentemente dal loro motivo ; venera di
buona lede ciò che sente ripetere da molti , sebben più volte
non sia che la parola data dagli scaltri. Colla focosa sua bene-
volenza si getta essa sui problema sociale; e, o dichiara impos-
sibili i rimedii perché non valsero i finora applicati j o accetta
ciecamente i nuovi proposti , quasi v' abbia panacee pei mali
dell' umanità.
Questa convinzione però convien dedurla da libri semplicis-
simi, non da quelli che su basi false ergono un edifizio roman-
zesco. Se l'uomo é buono in origine, sarà dunque la società che
Io rese cattivo : se V uomo é Dio , se nulla ha da aspettarsi ol-
tre la tomba, é troppo giusto che goda il paradiso in questa vi-
ta : se la società é un1 immensa violazione d'ogni diritto, la spe-
culazione di pochi a danno della serva pluralità, è naturale l'o-
diare quei pochi ; il detestare i difensori dell' ordioe legale ,
cioè il governo ; il credere giustizia lo spogliare , e rivendica-
zione lo sterminio. Tolto ogni idea di subordinazione, sorge l'i*
dolatria dell1 individuo, cioè il voto di ciascuno moltiplicato pei
numero ; lo che riduce il movente sociale alla potenza del nu-
mero, cioè alla forza. Perite le idee di dovere , di abnegazione,
resta un epicureismo , unicamente .applicato nel crescere i go-
dimenti propru, non conquistandoli sopra la natura col lavoro,
ma privandone chi n'é al possesso. Da qui la necessità d'una
immensa tirannia , che freni le volontà rendendo la società pa-
drona assoluta dell'essere spirituale come dell' organico ; de-
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COMUNISTI 469
spota dell' intelligenza e della coscienza ; alla fantastica egua-
glianza sacrificando la reale libertà in una ser? itù universale ,
a cni nulla si sottrae, né I9 anima tampoco.
Con ciò si esonera l' individuo d'ogni responsalità , rigettan-
do sopra i! governo la cura di nutrirlo, ài occuparlo, di istruir-
lo , di propagarlo. Si proclamarono i diritti dei poveri ; ma per
miseria molti intendono un'ambizione sregolata di salire senza
meritarlo, una smania di godimenti materiali.
Cercar di accrescere il capitale sociale mediante l'attività e
l' economia , e di diffonderlo equabilmente colla pace , la sicu-
rezza, la libertà ; al ricco insegnare i godimenti dell'operosità,
e l' obbligo della beneficenza y al povero inculcare il sentimento
del dovere, donde provengono le abitudini d'ordine e discipli-
na ; e quella fraternità cbe non permette mai d' avvilire la prò*
pria dignità o di mentire la propria convinzione, non quella cbe
aspetta tutto dai vicini o dai governi , e cbe conduce alt' ozio e
all'imprevidenza ; questi canoni così semplici e così vecchi fu-
rono dimenticati per ricercar le idee assolute : mentre la vita è
composta di temperamenti e transazioni , si piantarono quelle
utopie , che allettano dapprima la curiosità; poi trovano qual-
che fautore , poi fanno appello alle passioni. E alla passione ,
alla declamazione si affido la Riforma ; e così, dopo fatto guer-
ra all' autorità religiosa nel secolo XVI, alla filosofia nel XVII,
ora si fa, guerra ali* autorità sociale.
Tali risposte fanno gli avversarli de' Socialisti : ma assai vol-
te i novatori vedono il vero , solo col torto di anticiparlo ; e
quelle cbe un secolo deride per utopie, nel seguente ponno es-
sere divenute verità triviali, k quale delle riferite toccherà tal
sorte ? Noi diremo noi ; che se la storia ci ha insegnato a coor-
dinare il presente in vista dell' avvenire , essa ci mostrò impos-
sibile il prevedere gli accidenti e il determinare i tempi. Il re-
gno di Dio verrà (a), invocato ogni giorno da numero ogni gior-
no maggiore di credenti ; ma il quando non lo sa che il Padre,
il quale è paziente perchè eterno. Mancassero pure di ogni va-
lore , T uomo dee studiare quelle opinioni per le disposizioni
(a) Vedi la nostra annotazione a pag. 5ft9 del Voi. II,
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470 COMUNISTI
che attestano , pei bisogni che accusano , per quella speranza
che è oggi l' onore e il tormento universale.
Qualunque valore però abbia il comunismo scientifico, soste-
nuto anche da ingegni robusti come Prudhon e qualch' altro ,
la turba lo intende come una predicazione di rivolta, un appel-
lo forsennato alle passioni brutali e ai materiali appetiti ; uno
spoglio di chi possiede , fatto in nome della fraternità. E già
esso in molte parti si stringeva in congiure, prorompeva in fa-
zioni armate ; in nome di esso si sollevò atrocemente la Polo-
nia, e i re vi risposero atrocemente colle deportazioni, coi ma-
celli, coi patiboli. A nome di esso la Svizzera sformò quelle as-
sociazioni di mutua carità che la faceano nn modello, e perdet-
te quella pace, compromise quella libertà che la rendea sì cara
agli amatori di repubbliche : la lotta de' non aventi contro gli
aventi cambiò natura alle guerre , né più si tratta di questa o
quella forma di governo, ma di non averoe alcuno , di far pre-
valere la piazza al gabinetto , l' impeto al consiglio , la volontà
d' una banda armata, contro l'esperienza de' moderanti ; il che
sarebbe un ritorno alla forza brutale, alla servitù avvilente.
Alle eccitanti declamazioni, agli attacchi violenti faceano con-
trasto le venali obbiezioni di folliculari, inneggianti ogni giorno
alla beatitudine dei popoli , e i vanti del ben vivere odierno ,
tatti da qualche privilegiato dalla fortnna. Sta di mezzo una tur-
ba che l' infingardaggine imbelletta col nome di moderazione ;
che non ha il coraggio di nessuna opinione, ma tutte le deplora
o le bersaglia ; che aspetta gli eventi senza né prevenirli né
ajutarli : zavorra, se sono popolo ; se governo, improvvidi am-
ministratori dell' interesse pubblico, giacché ripongono la virtù
nell' incapacità, ed avventurano a mali orrendi per aborrimento
dei rimedii necessaria
La moderazione vera é di pochi, che sanno vedere, studiare,
aspettare, persistere in quelle calma che non transige mai sulla
giustizia né confida nella cecità delle procelle : si fanno rispet-
tare col rispettare sé stessi ; né mai coli* avventatezza compro-
mettono gli acquisti già fatti, né ricusano di sacrificare l' acci-
dente all'essenziale. Mentre la gioventù , avida d'emozioni , la
turba soffrente , gli scriventi educati alla scuola della decla-
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COMUNISTI — COSTITUZIONI 471
nazione, ! fuorusciti, sempre cupidi di sovvertimento, ripetea-
no demagogiche bestemmie contro ogni autorità sociale; i pru-
denti ripeteano come un potere sia necessario per assicurar la
tranquillità , reprimere i violenti , secondare le imprese utili ;
un potere forte, acciocché non sia obbligato a divenir crudele ;
no potere accorto, affine di farsi rispettare col minimo sagrifi-
zfò d'indipendenza ; un potere morale , che non s'affidi alla
brutalità de' soldati e alle feroci stoltezze della polizia, ma cer-
chi infondere amore ed abnegazione.
Dacché i governi pretesero concentrare in sé l'azione degl'in-
dividui e delle comunità, e che tanta parte del popolo si rasse-
gnò ad abdicare l'indipendenza onde sgravarsi dalla responsa-
bilità , fino a lasciar a quelli l'incarico di scegliergli i capi spi-
rituali , di educargli i figli , d'impiegarli dopo cresciuti , essi
governi non poteano restar indifferenti alla lotta delle idee ,
massime che facilmente or si traducono in fatti. Ad alcuni ,
corti di veduta e di capacità , diffidenti di sé e dei sudditi, non
resta che a scegliere fra gli errori : incapaci d'effettuare i pro-
gressi , crogiolati nell'inerzia del conservare , vedono in ogni
movimento un lampo di rivoluzioni ; guardano ogni desiderio
del meglio colla gelosia che irrita , e che non educando i sel-
vaggi istinti, abbandona a mani temerarie gV inevitabili cangia-
menti. Altri , persuasi che i popoli più non si nonno guidare se
non coli' equità politica e religiosa , s'appoggiavano sui gover-
nati, cercavano con utili riforme invigorir lo Stato, distruggere
gli abusi , senza ledere le consuetudini ; e dalla provata inten-
zione del meglio traevano tanta forza , quanta ne toglieva agli
altri l'adombrarsi d' ogni suggerimento, d'ogni innovazione.
Fra il despotismo tenace e la demagogia dissolvente preva-
levano le idee medie , equivalenti in politica all'eclettismo in
filosofia , ed espresse dalle costituzioni. Le costituzioni del se-
colo passato, lenta e progressiva produzione della storia , avea-
no nelle abitudini e nei costumi un fondamento meno ricono-
sciuto , ma più rispettato : le odierne non esprimono i bisogni
o le idee d' un paese , ma sono imitazione di quella di Francia,
che mette tre poteri in contrasto fra loro. In questa lotta , ove
metà della forze sociali, si logora a combattere l' altra metà , 1*
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472 NAZIONALITÀ
forma spesso prevale al fondo ; sicché nell'opposizione si can*
già scopo , si perde sistematicamente la subordinazione , senza
sorgere a quella libertà che consiste nel minimo impedimento
all' attività individuale. Però i paesi già costituiti , come Frau-
da e Inghilterra , allargavano le franchigie costituzionali ; altri
le adottavano onde prevenire un' azione più spinta , e resistere
al disordine senza arrestar il progresso. Le lotte costituzionali
concerneano i principi e i possidenti ; ma quando vi si frappose
qualche cosa di più positivo , la quistione sociale , se ne risen-
tirono anche le classi infime : e allorché i due principii si af-
frontarono armati nella guerra dei Sunderbund svizzero, colo-
ro che ne presero sgomeoto furono vilipesi come retrogradi ,
ma ben presto si dovette confessarli indovini.
Un altro sentimento poi ingrandisce fra le genti civili , più
elevato che non le forme di governo ; quel che, vedendo V Eu-
ropa foggiata fin ora col pugno della sciabola, o coU'aritmetica
della diplomazia , senza riguardo che ad un fittizio equilibrio ,
vorrebbe togliere le cause di sofferimento nei popoli , di con-
flitto nei governi , col raccorre le varie genti , non più secondo
le conquiste o le transazioni, ma secondo la nazionalità. Covato
dai popoli colti che ne sono diseredati, questo sentimento ingi-
gantì fra quei semicivili, che più nette vedono le quistioni, per»
che più semplici e meno pregiudicati.
Cotesto principio della nazionalità, così giusto a primo aspet-
to, potrà a taluni sembrare che mal consuoni coi grandi pro-
gressi della civiltà, i quali si compiono colla mistione delle raz-
ze : Asiatici innestano le scienze in Grecia, Greci e Pelasgi in-
civiliscono gli aborìgeni d' Italia ; Slavi e Germani, Germani e
Latini , Franchi e Galli formano le nazioni moderne più avanza-
te; Inglesi e Spagnuoli educano l'America e la Polinesia. Nella
qua! azione providenziale talmente si mescolarono le genti, che
il separarle sarebbe uoo sbranarle : e , se anche si rimanga
all' Europa e alle transazioni recenti , per raggruppar le razze
bisognerebbe disfare Russia, Prussia, Austria, la Svizzera , il,
Belgio, e fin la nazione più omogenea, la Francia. Chi da que-
sti innegabili fatti inducesse che quel della nazionalità none
un principio, sarebbe men facile confutarlo, che l'apporglidi
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CONDIZIONI ITALIANE 475
federi' avvenire soltanto sotto la forma del passato ; ma se ne
potrebbe anche inferire che bisogna sorgere a un desiderio più
aito, quel della libertà, mediante la quale, i popoli, non più
collezione di individui, ma comunanza d' azione, di pensiero, dì
scopo , scegliessero da sé quel dominio, quella forma di Stato,
queli' unione, che meglio provedessero all' utile di tutti (a).
Condizioni italiane.
Le idee che pajono semplici perchè indicate da una sola p*«
rola , affascinano i più ; e questa nobilissima della nazionalità ,
che sorge ne' popoli sol dopo che le sventure fanno sentire la
solidarietà di tutti i soffrenti , ingrandì fra quelli dell' Europa
orientale, pei quali essa rappresentava il cessar della condizio-
ne servile e il pieno acquisto dei diritti civili. Se sanguinoso fu
il nascer suo colà, con fausti auspizii sbocciò io Italia (!}. Ghia*
mata all'unità dalla sua ben marcata postura e dalla religione
die qui tiene suo centro, essa è tratta all' isolamento di ciascu-
na parte dalla bellezza di tutte, dalia conformazione geografica,
e dal non esservisi esteso verun conquistatore , quanto i Fran-
chi nelle Gallie, i Normandi in Inghilterra. Non che da ciò fos-
se nociuta , ebbe essa l' età più splendida quando nessuna città
prevaleva alle altre ; e ciascuna, ricca d' libertà, di commercio^
(a) Ma senza indicare per quali vìe si possa giungere a sif-
fatta condizion sociale , è dia riporre fra le utopie questo più
aitò desiderio , che dovrebbe prima supporre un dissolvimento
universale di tutti gli ordini politici costituiti ; il che è contro
i principii costantemente professati dall'autore.
(1) Se altre Tolte ho indarno invocato quella lealtà che noo
isola i concetti nò traspone le frasi, ancor meno m'affido nel
pregar ciò eh' è pure indispensabile alla schietta intelligenza del
mio pensiero ; cioè che non si separino l' uno dall' altro questi
ultimi capitoli , né dalle lunghe mie premesse. Del resto , ho
posta estrema diligenza a trovar il vero, e libertà a dirlo. Qua*
lunque fatto mi si dimostrerà falso, ben tosto il disdirò pubbli-
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474 CONDIZIONI ITALIANE
di dottrina , sentiva bastarle intelligenza , coraggio , mezzi per
divenir capitale. La nazionalità fermavasi dunque ai confini di
ciascun paese : Genova non provava bisogno d' unirsi a Napoli;
Milano non chiedeva nulla a Firenze ; le guerre da Venezia a
Romagna, da Toscana a Sicilia non guardavano come fraterne,
nulla più di quelle tra Francia e Borgogna , tra Castiglia e
Aragona.
Ma come il pressojo unisce materie sconnesse, cosi rimpetto
all'oppressione straniera l' Italia senti d'esser una; lo sentì nel-
la lingua, nelle arti, nella letteratura, supremamente nazionale
già fin da Dante, e nella quale il nome di lei visse anche quan-
do le spade lo cancellavano dalla diplomazia.
Tale sentimento però rimaneva nelle classi colte; e fra queste
pure non repugnava alla dominazione forestiera, contro la quale
appena trovereste un lamento negli scrittori del secolo passato*
Merito della natura dei governi d'allora che, serbando riverenza
alle forme storiche, moltissimo lasciavano fare ai corpi munici-
pali e provinciali; sicché a molti era data qualche porzione d'au-
torità , e la nobile compiacenza d' affaticarsi pel proprio paese.
Buonaparte proclamò non saremmo nò Tedeschi né Francesi,
Sia Italiani ; poi ci divise, ci barattò , ci vendette ; costituì uà
Regno d'Italia, ma di poche provincia, e foggiato alla francese»
Al cadere di lui, dagli Alleati che aveano trionfato in nome del-
la libertà e dell'indipendenza, sperò Italia un'esistenza propria:
ma essi che pur l' aveano promessa (1), no ripartirono i brani
fra antichi e nuovi signori , e la Lombardia, attaccata non fusa
col Veneto, diedero all'Austria, come conquista incondizionata.
In questo paese, al re, identico colPimperator d'Austria, e cui
obbligo unico era il venire a farsi coronare, spettava il nominar
a tutti gl'impieghi, l'imporre il tributo, l'amministrare il mon-
te dello Stato ; a lui la pubblica istruzione , la censura. Tutto
pendendo da Vienna , i decreti arrivavano o tardi per lentezza
0 improvidi per ignoranza. Rappresentava il paese una congre-
gazione centrale; ma i suoi membri erano nominati dal governo,
e convocati da esso per solo voto consultivo. Restava in piedi U
(1) Vedi Voi. R, pag. 226 e seg.
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LOMBABDO-VENETO 47S
mirabile sistema comunale , derivato dagli antichi municipi! e
sopravvissuto alle rovine rivoluzionarie, e felicemente combina*
to col censimento ; talché bastò a mantenere la vita e conser-
rare la prosperità del pinguissimo paese. L'amministrazione,
comunque ridotta a mera burocrazia , cammminava regolare e
robusta ; la giustizia rendessi pronta e incorrotta qualvolta non
Centrasse colpa di Stato, a norma del codice austriaco, surro-
gato al francese.
Per poco dunque sarebbe il Lombardo- Veneto potuto farsi
esempio agli altri d* Italia per ben diretta amministrazione , se
i padroni, comprendendo gì* interessi proprii e quelli del paese, .
avessero conciliato le sofferenze d' una provincia colla dignità
di chi v9 è condannato , lasciando svilupparsi quella vita comu-
nale, che dispensa ire dalla "tirannia, e impinguando il fisco
de' dominanti , ai dominati lascia la compiacenza d'operare a
servigio della patria. All'incontro ( a tacer il vizio radicale di
quel governo di limitarsi all' amministrare, , di constatare i
fotti colla statistica anziché iniziare o dirìger il movimento )
parea studiarsi ad aggravarne le condizioni morali. Non che
aver riguardo alla promessa nazionalità , veniva concentrando
ogni cosa in Vienna ; e non di colpo , siccome dopo una con-
quista , ma con kneditata lentezza. I supremi magistrati erano
tedeschi, ignari dell' indole e delle consuetudini nostre ; la foU
h parassita degl'impiegati era ridotta a protocollare ed appli-
care ordinanze cadute dall' alto ; tolto l' esaminar il meglio ,
esporlo , implorarlo : silenzio su ogni atto. L' unità dell1 Impe-
ro, ambita da Francesco I, costringeva a regolar noi colle leggi
stesse del Galiziano e del Croato, fin a toglierci la pubblicità dei
giudizii e la difesa, qui già usati; fin a mandare regolamenti sul-
le acque ad un paese che inventò l'irrigazione artificiale: era-
si avuto un bellissimo esercito italiano; ed ora i nostri coscritti
s'incorporavano ne' reggimenti tedeschi, sotto uffiziali tedeschi;
laonde ne rifuggiva chiunque sentisse la dignità nazionale e
bastasse a comprar un supplente. Il sistema comunale impac-
ciavasi ogni giorno più, e la congregazione centrale , composta
di persone devote e vagheggiaci lo stipendio , non avea voce
per espor domande, non coraggio per volerne la risposta. Fin
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476 LOMBABDO-VKfBTO
la Chiesa era ridotta serra , mediante il sistema giuseppino ; i
parrochi doveano giurar fedeltà al sovrano ; i vescovi eran Do-
minati dall' imperatore e impediti di comunicare con Roma , e
fin di dirigersi al proprio gregge, se non previa la censura d'un
impiegato subalterno.
Le tante parti eccellenti poi restavano corrotte datta Polizia,
arbitra di tatto. Una polizia aulica, una polizia vicereale , una
polizia generale, una polizia del comune, una del governo, oca
della presidenza del governo, tutte «piantina vicenda. In ma-
no della polizia stavano tutti gli impieghi, gli onori, i posti del-
r Istituto, le cattedre , sino il ministero ecclesiastico; giacche
per ogni nomina eran necessarie le sue informazioni , irrepara-
bili perchè secrete. Essa stittcava i passaporti; essa le domesti-
che e cittadine dolcezze attossicava col far credere Pano dell'al-
tro traditori, affinchè temendosi a vicenda, non acquistassimo la
potenza della concordia ; essa indagar arcani per propalarli a
vitupero o a strazio de' suoi odiati, e non trovandone, inventar*
li ; essa sorregger gì* infimi perchè adombrassero o persegui-
tassero il merito sodo e i caratteri intemerati ; essa violar sen-
za pudore il segreto delle lettere ; essa tenere in lunga prigio-
nia per semplici sospetti, poi rilasciare senza tampoco dire no
perchè. A chi dal lungo esiglio o dalle inquisitorie prigioni tor-
nasse in società , essa dicea : Avete sofferto abbastanza. Che
vi cale delle cote pubbliche? divertitevi, che il governo noi vi
contende : siete ricchi, siate allegri. E coi divertimenti si cer-
cava infatti cancellar le memorie di patimenti , di gloria ; se-
condatasi la pendenza di sviluppare in grassume quel che avreb-
be dovuto fortificare in muscoli ; poi accennando al viver mor-
bido , agli sciatosi equipaggi , alla fiorente agricoltura , diceaoo
all'Europa : Vedete come Lombardia, nostra serva, è beota!
Forse v'erano alcuni che, spinti dal bisogno o dal vizio , in-
tercedeano di vender V anima ; altri la veodeano per voluttà ,
per ambizione, per vendette: ma la Polizia riuscì a far credere
che lo spionaggio fosse estesissimo, oculatissimo; e patrioti in-
gannatori o da lei ingannati , ripeterono una calunnia , che in
fatto dispensava la polizia dalla costosa vigilanza; che contami-
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LOMBARDO-VENETO 477
nò il carattere morale de'cittadini { I) ; e che, mostrandoci tan-
to vili , saria bastata a eternar le catene , se non fosse destino
che le male amministrate polizie riescono a far odiare ma non
a 'salvare i governi.
(1) È la più bella pagina d' vnv arguta Storia degli ultimi
treni9 anni , quella ove si descrivono le conseguenze dell' ob-
bligo di denunziare i colpevoli di Stato, e dello spionaggio. Tra*
duciamo : e II pensiero che alla lunga vien a prevalere sotto
* tale giurisprudenza, è la paura ; paura di commetter una vii-
i tà, paura di parere d' averla commessa , paura di esporsi a
) guai per non commetterla. La paura più forte la vince ; e da
> tale proporzione 'dipènde spesso l'onore o V ignominia d'una
) vita intera. Imprudente non vede altro scampo che evitar una
» via , da cui non s' esce phe coir infamia o colla condanna ;
> ma il farlo è fatica di tutti i momenti , e d9 una incessante
i vigilanza. S' imbatte per via in uno di cui non ben conosce
i le opinioni politiche? dee mostrare di non conoscerlo* Un ami-
i co gli si accosta per chiedergli un consiglio f il prudente dee
j pregarlo di astenersene , di dirigersi a tutt' altri ; attesoché
) queir amico potrebbe voler consultarlo sul come ' rispondere a
j un emissario dei nemici del governo. Se suo figlio si mostra
> pensoso e abbattuto, si guarderà dal chiedergliene il motivo;
i che potrebb' essere scontentezza politica. Ogni colloquio gli pe-
) sa, giacché può di tratto volgersi a cose di governo. Uomini
> sì fatti non sono rari, e sono i più onesti fra i vili : ma se
* un di questi fosse arrestato o interrogato alla polizia, e s'av-
) vedesse che tante cautele non gli bastarono , non s' ha a te-
) mere eh' egli rinunzierebbe ali1 onore anziché alla propria sai-
j vezza? Se tale é la prudenza delle persone allevate sotto allo
9 spionaggio austriaco, come meravigliarsi dell' universale dif-
9 fidenza ? Basta che un uomo di genio amabile , insinuante ,
* compagnevole, frequenti molti crocchii per essere battezzato
j spia. Zelanti officiosi corrodo a tutte le case aperte all' ama-
> bile persona , e susurraao le voci che corrono sul conto di
» lui. E con che facilità non si credono questi ragguagli I II
* padron di casa , quasi illuminato da subito lampo : — Di fatto
i (esclama) che vien egli a fare in casa mia ? perché vi si ino-
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478 LOMBABDO-TBMETO
Francesco 1 8 Lubiana area detto: rogito sudditi (Medien-
ti , non cittadini illuminati; e su tate programma le scuole
ridoceansi a moltiplicare i mediocri e spegnere ogni superio-
rità; l' istruzione popolare tinntavasi a quel cfte basti per tra-
mutare gì' istinti insubordinati in una rassegnata obbedienza :
la classica non mettessi m armonia colla situazione di ciascu-
no ; coli' educazione dissipata , eppur letteraria , moltiplicando
giovani leggieri , eppur dogmatici ; colta vanite delle piccole
cose, coi puntiglio della parola , colla smania del rumore ; fa-
cendo de* giornalisti non der letterati , degl'impiegati non der
pensatori. Da Vienna mandaransi i libri di testo, qualche volta
i professori ; tutti eleggeansi per concorso, tocche escludeva I
migliori per surrogarvi gente imparaticcia o ciarlatala , non
mai superiore alle cattedre : i migliori ingegni erano persegui-
tati colle prigioni o ne'giornati (l},e cercavasi ferii disprezzati
9 stra tanto amabile ? Da me non Ira nulla a sperare. E quando*
1 mi arrivò sventura, quando le sorde persecuzioni della polì*
9 eia mi aveano condannato alla solitudine , perchè egli pure
9 non s' allontanò1 da me ? Non temeva egli dunque per sé stes-
1 so ? Alla larga da quest'uomo pericoloso. — Se un altro si
9 apparta, e sfrrngesi a vivere in angusto circolo, dicono che
9 ha fatto la spia lungo tempo, e che scoperto , cela la propria
9 vergogna* Chi si palesa amico del? Austria , è naturalmente
9 causato dagP Italiani ; ma chi biasima il governo , cade in
9 sospetto di agente provocatore e di tender insidie. Colui è rio-
* co : sarebbest impinguato con servigi resi alla polizia ? Co-
9 lui è povero : resisterà alle tentazioni della miseria ? Nessu-
9 no insomma è sicuro da simili sospetti ; né si dà Lombardo
9 che possa vantarsi di non temer nulla e di cui la fiducia
9 ne9 più intimi amici non abbia vacillato più d' una volta. 9
(1) Si sono poi trovate le commissioni date per nigrar il tale
o tal altro su giornali forestieri, oltre i sistematici attacchi della
Gazzetta e della Biblioteca Italiana : si son trovate perfin le
bozze di tali articoli, spediti alla Megmeine Zeitung, e aggiunte
fatte a quelli degli affidati della polizia. Se crediamo al Gin*
berti, anche alia Gazzetta Piemontese e era interdetto il lodar
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LOMBABDO-VKNETO 479
per non dover temerli ; la quale ostilità alle forze più rive 9
istruite e morali, basterebbe a fare odioso un governo.
Pure questo governo, che disponeva di terrori, lusinghe, im-
pieghi, onorificenze , decorazioni, non trovò un lodatore, un a-
pologista non dico di cuore ma neppur d'ingegno ; talché do-
vette prezzolarne di tali , la cui ignoranza era sopportata solo
per la viltà con cui la prostituivano. Gli avvenire vorranno te*
ner conto di questa incontaminazione agl'ingegni lombardi: ep-
pure venivano vilipesi dalla facile e petulante esagerazione; per-
chè il dire ai popoli Siate savii sembra connivenza , quando
insieme non possa dirsi ai re Siate giusti (1) ; e rimaneano e-
spostialla faccendiera insolenza e alla fatuità elegante , che di
generosi ditirambi ammantano un abietto egoismo, e col dispetto
del gaudente contro il pensatore , di tutta la loro enfiata vanità
gli uomini celebrati dalla pubblica opinione, i Ges. mod. Voi.
IL II Gualterio dice che Fossombroni pagò 30 scudi un artico-
lo contro Niccolini.
(1) La condizione degli scrittori moderati ne* paesi oppressi,
è ben dipìnta da Cesare Balbo, Dedica seconda delle Speran-
ze, e Nei paesi dove le parti latenti sì esagerano in quel se-
i gretume che diventa lor necessità e natura , sorgono di qua
j di là quelle , come che si chiamino , leghe difensive od of-
i fensive , ma principalmente esclusive , che si rivolgono poi
> con ardore contro a chiunque parla chiaro e pubblicamente;
3 sorgono quelle purificazioni, sempre stolte anche quando son
3 fatte dalle parti vittoriose , più stolte quando dalle parti an-
3 cora combattenti , stoltissime quando non è istaurato nem-
3 meno un aperto combattimento. Qui ogni anima sdegnosa ,
3 respingendo i segretumi , riman respinta da quasi tutti ; ri-
» mane non solamente , come altrove , poco accompagnata, ma
» quasi solitaria; non ha per difendersi in suo modo aperto né le
► opere che le sono vietate , sia che soventi V una o l'altra parte
> estrema, né le parole che non vi son pubbliche mai ; se scrive ,
ella ha contro sé non una , ma due censure, quella pubblica
della parte soverchiante , e quella segreta della parte compres-
sa ; quella che sembra voler conservare tutto, anche gli stra-
nieri , e quella che tutto mutare 3 anche gli strumenti da cac-
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480 LOMBABDO-VEWETO
aggravino l'uomo die vale , impacciano 1' nomo che vuole ; e
fiacchi essi , tali dichiarano tatti ; non ascoltati , fanno ogni o- .
pera perchè ascoltato non sia nessuno, e a maggior baldanza
calunniano chi alla calunnia men bada perchè se ne sente supe-
riore. La sciagurata abitudine del censurare , del detrarre ad
ogni atto de'proprii cittadini , oltre l'amareggiar le vite più be-
nefiche, rapiva al popolo quella confidenza ne'migliori, la quale
gli avrebbe trasformati in potenze tutelari , quando si fosser
sentiti appoggiati dalla patria ; mentre invece scassinati , derisi
per la loro superiorià, costretti a guardarsi le spalle dagli ami-
ci , vedeano dai proprii concittadini tolta al nemico comune la
verecondia del perseguitarli, tolto a sé stessi , se non il corag-
gio, l'efficacia del resistere. Qual meraviglia se alcuni cadeaao
In quegli svenimenti, dove il genio perde tutta l'autorità, se non
tutto lo splendore ? se dalla calunnia erano tratti ali9 esagera-
zione quei buoni che non sanno rassegnarsi all' ingiustizia dei
fratelli; e se, nati pieni d'amore e d'armonia, finivano col sar-
casmo e col furore?
AI tacer de'migliori prevalea la turba, avidamente trafficante
di lodi, di annunzii, di consorteria; e un ricambio di insulse lo-
di e di villani strapazzi, come avviene ove mancano e amici or-
ganizzati e nemici rispettosi ; e la sonorità del nulla nei gior-
nali, seconda phga della nostra letteratura, che genuflessi alle
mediocrità, idolatri del negativo , chiunque si elevasse sorve-
gliavano colla ansietà della diffidenza ; e con quella critica di
deplorabile leggerezza , cui manca la conclusione necessaria ,
cioè l'insegnare come avrebbesi a fare ; e che , petulante e ser-
vile , per far abborrire la franchezza la separava dalla dignità ,
prendea per segno di superiorità la sicurezza fragorosa , ten-
tava deprimere ogni grandezza morale, e dar baldanza alla ple-
be ricca, dotta, patrizia, d'oltraggiar i pensatori elevati e i ca-
1 ciar gli stranieri ; volendo serbarsi pura secondo la propria
> coscienza , riman dichiarata impura di qua e di là ; rimaa
» quasi ex-lege , fuor delle Caste onnipotenti , senza speranza
> di vincere vivendo la doppia guerra arditamente bandita, senta
> speranza di niuna giustizia di posteri vicini. %
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U>M8ABDO~TEXETO 481
Mlteri intrepidi. Ultima miseria d'un paese, quando perduta la
fiducia in sé e ne' suoi , dalla sventura aizzato a discordie , non
esercita il picool resto di libertà che a scoraggiare; miseria più
deplorabile quanto maggior bisogno di gloria letteraria e mo-
rale ha una nazione, a cui ogni altra via è chiusa d'attestare alle
venture che la presente generazione non era vile.
A chi svelava tali piaghe non era perdonalo dal bugiardo pa-
triotismo: né sarà perdonato a noi; ma per acquistare diritto di
dir il vero ai nemici, bisogna non temiamo di.dirlo a noi stessi.
Morto Francesco I (1835), suo Aglio Ferdinando cominciava
il regno come il deve ogni principe non insano , dal perdonare
tutli i delitti politici ; ma il viceré e il supremo ministro tergi-
versarono sì , da ridur parziale e illusoria quelP amplissima e
generosissima amnistia. Pure era così nuovo un atto di perdo-
no, che l'imperatore fu festosissimamente accolto allorché ven-
ne a cingersi la corona di ferro: ed o fosse il lenocinio delle fe-
ste, o stanchezza del bestemmiare , o naturai bontà , apparve
un'insolita libidine di servilità; si inneggiò; compagni nostri di
fremiti e di speranze si mascherarono da guardie nobili e da
ciambellani; v'ebbe decorazioni, e dignità di corte, e un ripul-
lulamento d'aristocrazia (I). Per isgravar sé stessi, costoro
sparsero vilipendio e sospetti su quei che anche allora tennero
la mano e la penna intemerata; e che, rinserratisi nella propria
coscienza , da Dio invocavano alla patria fortune migliori , ma
gemendo perchè forse non le meritavamo ( così pareva ai rigo-
rosi ); perchè al giogo non sapevamo opporre quella fermezza
che si frange, ma non si piega; perchè sulle catene celiavamo,
e volgevamo in burla gli oppressori invece di esaminarli ; per-
chè il teatro era l'unica tribuna, e si può dire l'unica patria no»
straj perchè il morbido vivere e il diguazzar nelle ricchezze ci
(1) Stantechè in questo secolo posi li vissi ino vedo alla poesia
ispirarsi non solo i giornalisti e i politici, ma fino gli storici,
e stante che forte non morrà la satira del Giusti contro quelli
che intervennero a quella incoronazione , non è inutile avver-
tire che non vi assistettero né il papa, nò il vecchio Carbona-
ro , né alcun altro principe indipendente.
IH. 31
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482 LOMBARDO-VEGETO
sviava dagli austeri proponimenti , che soli meritano la liberti;
perchè secondavamo la polizia a mettere e spina e coltelli fra
seni che volevano ravvicinarsi; perchè coloro che all'emancipa-
zione ci esortavano, non sapeano pascerci che d'odio e denigra-
zioni; perchè invece di concentrar l'astio contro i veri nemici,
lo sparpagliavamo so'nosjtri fratelli , e denunziavamo questo o
quello come ligio , come debole , come traditore ; perchè non
imparammo mai a guardar come torto di tutti il torto fatto ad
uno qualunque : anzi , abiette invidie , adipose gelosie, operosa
vendetta, ci faceano sprezzar e deprimere que'migliori , i quali
avrebbero potuto concentrar l' opposizione ed onorarla ; farsi
rappresentanti del paese, se non altro, circondare la nazionale
decadenza di dignità; quella dignità ch'è necessaria in tutti, in-
dispensabile in una gente che vuol rigenerarsi (I).
. (1) Del resto, il vizio non è nuovo, e fin dal 1798 Ugo Fo-
scolo scriveva : e Coloro che hanno perduto l' onore tentano di
* illudere la propria coscienza e la pubblica opinione dipia-
1 gendo tutti gli altri uomini infami. Quindi oppresso Tuoni
j probo , sprezzato V uomo d' ingegno , si noma coraggio la
$ petulanza , verità la calunnia , amore del giusto la libidine
) della vendetta, nobile emulazione la invidia profonda dell'al-
ai trui gloria. Taluno , cercando invano delitto nelP uomo sul
9 quale pur vorrebbe trovarne . apre un'inquisizione su la di
s lui vita passata , trasforma l'errore in misfatto , e lo cita a
2 scontare un delitto di cui non è reo perchè niuna legge il,
* vietava. Lo sciocco plaude al calunniatore, il potente n'ap-
l profitta per opprimere il buono; il vile aggrava il persegui-
ai tato per palpare il potente. > In difesa del Monti. —Esso
Foscolo , per non entrare al servigio austriaco nel 1815 , fug-
giva in Svizzera , e subito si sparse voce che avea una com-
missione secreta dal governo austriaco per indurre i Cautoni a
estradire gli ufficiali rifuggiti. Onde fremendo egli scriveva :
e V* accorgerete quanto sia pestifera a'popoii questa vecchia ita-
) liana consuetudine di mietere e ricolti vare a sole splendido
» le calunnie politiche che certi vostri uomini di Stato, offe-
j. rentisi ad ogni straniero, vanno seminando di notte ; e a chi
» poi se ne lagna, e, li accusa e, li interroga , U consolano o lo
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Lombardo-veneto 485
Parlammo detta Lombardia perchè a noi più nota ; e perchè
fa e sarà lungamente (che che ne paja) il perno delle sorti ita-
liche, ma agli altri paesi conviene, e forse più, quel che di essa
dicemmo. Persuasa dell9 onnipotenza materiale , rappresentata
3 confondono con l'abbominare i calunniatori, e coi dire : Noi
1 *#.... Forse col costringervi ad arrossire del livore , de9 vi-
) tu perii scambievoli , de' sospetti inconsiderati, del malignare
3 le generose intenzioni , del presupporre impossìbile ogni vir-
) tu , del cooperare delirando fra' traditori, i quali col tizzone
) della calunnia rinfiammano nelle città vostre le Sette che sole
l smembrarono le vostre forze , per lasciarle a beneplacito di
I qualunque straniero, ed oggi pure vi strascinano a straziarvi
3 P onore , onde siate , non che incatenati , ma prosternati ,
perchè essendovi schiavi infami sarete più utili.... adempierò
i all' assunto mio principale ; ed è , il persuadervi che non vi
3 resta partito , o Italiani di qualunque Setta voi siate , se non
e quest'uno : Di rispettarvi da voi , affinchè, a* altri v'oppri-
3 me, non vi disprezzi.* — E altrove: « Che non ha ella cor-
3 rotto in Italia si fatta peste della calunnia , e più che altrove
3 in Milano? città accanita di Sette , le quali, intendendo sem-
3 pre a guadagni di vili preminenze e di lucro , hanno per arte
j imparato ad esagerare le colpe e dissimulare le doti degli av-
» versarli. Lasciate , o monarchi, se, ambite ad avere più servi
3 che cittadini . lasciate patente l' arena de9 reciproci vitupe-
3 rìi. i — Aggiunge che il governo a' eira fatto e incettatore
3 universale delle gazzette ; e per esse notava sommariamente
3 d' infamia quegli uomini che non degnava o non ardiva di
3 opprimere sotto la scure. 5 — E a chi (solita celia) lo disap-
provava del difendersi : e Dovrem dunque sentirci onesti e ve-
3) derci infami , e per sinistra modestia tacere ? e mentre altri
3 s* apparecchia ad affiggere d' ignominia anche i nostri sepol*
» cri , ci aspetteremo che la posterità ci giustifichi? » — Trac*
riandò il carattere degli Italiani , diceva che e mentre quasi
► tutti aspiriamo alla indipendenza, cospiriamo pur tutti alla
> schiavitù.... Questa Setta è conlenta dell* onore di bramare a
riso aperto Y indipendenza , e lascia ad altri il pensiero e i
pericoli d* affrettarla; e , per giunta, si lusinga d'impetrarla
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484 PARMA — MODENA — LUCCA — TOSCANA
dall'Austria, la Penisola agli ordini o all'ispirazioni di questa si
sottometteva più o meno rassegnata : e non che farsi iniziatori
con esempi che mortificassero lo straniero , taluno di que' go-
verni facea desiderabile P amministrazione di questo , tanP era
trista la sua.
I piccoli Ducati attorno al Po erano una. specie di feudi im-
periali. Parma, come vitalizio , stava in mano alP arciduchessa
Maria Luigia , la quale del suo danaro ajutava le scarseggianti
finanze , talché non crebbe il debito pubblico. Più spensierata-
mente il duca di Lucca amministrava un paese a cui non lo le-
gavano né memorie avite né aspettative. Il duca di Modena rap-
presentava il regime paterno assoluto, contaminato da supplizi!
per cose di Stato , dalla repulsione d' ogni innovamento , dal
monopolio.
Nella Toscana , immune da rivoluzioni , nessuna necessità di
rigore scompose il domestico accordo dei sudditi con un prin-
cipe che avea per tradizione la patriarcale bontà. Le belle arti
e il clima vi attirano forestieri; studiosi l'università di Pisa, fio*
rente di professori ; capitali V acido borico che si cava dai La-
goni , il ferro dell'Elba , le strade ferrate e la libertà di com-
mercio : anche la popolazione cresceva mediante il prosciuga-
mento delle Maremme, impreso con un buon volere, comunque
inconsideratamente condotto. Ma nel governo non vedeaai ajcun
intento iniziatore ; e negligente piuttosto che dolce , in paese
dormente piuttosto che tranquillo.
Nei due Regni estremi , due giovani re professavano voler il
bene, se non ne scernevano le migliori vie. Di Carlo Alberto di-
remo or ora come paresse sul punto di compier le speranze na-
zionali. Napoli pagò a oro e sangue tre rivoluzioni , che lascia-
rono piaghe e rancori. Ferdinando II , venuto al trono giovane
senza vendette da esercitare , cominciò con larghe promesse
j quando che sia dalla commiserazione delle altre nazioni .....
j Voi siete accanili in battaglia, accorti a discerné re Parti
* della tirannide 3 concordi a dolercene, e inerti ognìsempre,
> e odiosamente dissidenti a sottrarvene ; e presumete di non
» mere servi ? ì — p
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NAPOLI 485
Ivi fa conservato molto del buono cbe v' aveano introdotto i
Francesi, e tra il resto i codici, adattandoli al paese. I titoli di
. nobiltà scadeano ogni giorno , come andavano spezzandosi le
sostanze più grosse. Gli Ordini religiosi, ripristinati da re Fer-
dinando I subito dopo la Restaurazione , e dotati con beni de-
maniali , sono un terzo di quei che prima della Rivoluzione ; il
clero, non sproporzionato ai bisogni, e spoglio di quello spirito
ostile a Roma, che nel secolo passato lo facea ligio al potere. I
pescatori del corallo, tanto numerosi, che fu per essi compila-
to il codice corallino, ormai quasi disparvero ; ma crescono le
navi mercantili e l'esercito. T solfi, oro della Sicilia, furono nel
183$ per causare cogli Inglesi una guerra (1): pure il governo
volle,conservare i privilegi , rispettando i contratti già in cor-
so , anziché quella libertà di commercio che sola avrebbe pre-
venuta la concorrenza d'altri paesi. In quell'occasione si com-
prese la necessità d'accrescere la marina, e proteggere l'espo-
sta capitale.
Incamminato il popolo al meglio , il pittoresco de' costumi
irregolari dà luogo al civile; a pena il curioso vi trova que'Laz-
zaroni, quelle nudità , que' briganti, di cui si farciscono ancora
i viaggi romanzeschi e le descrizioni per udita. Il volgo è an-
cora chiassoso ma non insubordinato , gajo ma non dissoluto :
gli altri vizii era a sperare si correggerebbero mercè dell'istru-
zione e de'lavori pubblici. Un paese di sei milioni d'abitanti , e
capace di cento milioni di tasse , a che non può aspirare se il
voglia? E parve volerlo Ferdinando IT, che lontano dal contatto
dell'Austria, slette indipendente anche dalla coatei politica, li-
no a non volere tampoco far con essa trattati di commercio ne
di garanzia per la proprietà libraria: intanto allestiva e con pas-
sione addestrava un bellissimo esercito, le cui memorie comin-
ciavano dalla sconfitta data agli Austrìaci da Carlo IH a Velie-
fri ; teneva una guardia urbana , che all' occasione lascerebbe
metter in movimento tutto l'esercito ; soprattutto procacciossi
(1) La sola Inghilterra consumò , nel 1840 , un milione di
quintali di solfo. Nel 1833 dalla Sicilia se ne estrassero quin-
tali 676,413 del valore di ducati 1,952,067.
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486 NAPOLI
la flotta più robusta che veleggiasse il Mediterranea.. Àgli an-
tichi rei di Stato perdonò; scoppiato il cholera, egli accorse da
un suo viaggio, si mescolò colla plebe, ne mangiò il pane. Non
cultore egli di lettere , lasciava che queste fossero protette ; e
pagando scrittori che lodassero il governo , mostrava di crede-
re all'efficacia di quelli che pur si deridevano col titolo di
pennajuolù E di fatto, non solo l'antiquaria, ma e là filosofia
e le scienze civili v'ebbero benemeriti cultori, vuoi in terra-fer-
ma, vuoi nella vivacissima Sicilia. L'erario era stato delapidato
da inutili sontuosità (1), e Ferdinando restrinse le spese di cor-
te , rinunziò a 300,000 ducati annui che suo padre levava per
borsiglio privato, e vide il gran libro, cioè la banca dello Stato
prosperare sino a salir le azioni al 130. Colà si fece il primo
saggio di strade ferrate in Italia : colà si ebbero eccellenti fon*
derie, e un rispettabile corpo topografico, che associava le sue
operazioni con quelle del tanto rinomato osservatorio. Il go-
verno e le commissioni provinciali studiavano a migliorare V a-
gricoltura con metodi e prodotti nuovi , collo svincolare dalle
servitù agrarie , e provvedere all' immenso tavoliere di Puglia ,
ai fedecommessi , ai molti fondi di manmorta o comunali. Ma
Napoletani si ricordavano che Ferdinando I , ritornando nel
1815, avea promesso : // popolo sarà sovrano; e il principe ,
depositario delle leggi, che detterà la piò energica e tapi»
desideratile costituzione; si ricordavano che esso re avea san*
zionalo una costituzione nel 1820, poi non l'aveva atteso, men-
tre il primo dovere dei sovrani è l'inviolabilità della loro paro»
la. I Siciliani poi non sapeano dimenticare la carta del 18 12, o
i privilegi antichissimi , calpesti adesso. Tutti gemeano e fre-
meano del veder un corpo di Svizzeri, stipendiato contro i sud-
diti (2); una bassa e invereconda corruzione, introdotta negl'ini-
(1) Bianchini, nella Storia delle Finanze del Regno di Na-
poli , dice che il viaggio di Francesco I in Spagna per menarvi
Maria Cristina, costò allo Stato 602,705 ducati, che sono tre
milioni e mezzo.
(2) Gli Svizzeri erano 6000 in 4 reggimenti con artiglieria;
costarono di primo impianto 1,200,000 ducati ; e di stipendio
annuo ducati 566,542. (Bianchini).
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NAPOLI — STATO PONTIFICIO 487
piegali, e che dagl'infimi giungea fino ai più sommi; esorbitan-
te il potere della Polizia , il cai ministro aveva a disposizione il
miglior corpo dell'esercito, cioè la gendarmeria; sicché poteva
o con Intontì meditare il cambiamento della monarchia in re-
gime costituzionale , o vincere sanguinariamente le rivolte, sia
la cartonane* de' Salernitani, ove sul diroccato Bosco fé' alzare
uoa colonna infame , sia quelle scoppiate in occasione del eno-
tera io Sicilia e in Calabria. Aspre erano le prigioni, rigorosi i
processi di Stato, spesso gravosa V ingerenza de'favoriti, seco-
lari fossero o ecclesiastici , snervato il pensiero da una censura
meticolosa e poco intelligente : a tacer i generali lamenti che
inevitabili sono nel nostro paese, Il quale ha troppi lumi per
soffrire la servitù , non bastanti per assodare la libertà.
In Italia restava poi sempre la gran piaga d'un dominio, che
concentra nella persona stessa la sovranità temporale e l'impe-
ro sulle coscienze. Riversando sul pontefice l'odio che merita»
va la cattiva amministrazione , molti per politica abbonivano
l'organizzazione cattolica, benché fosse la sola che conservò al-
l'Italia un primato nell'età moderne.
Però, più che i delirii della fede e della scienza , quelli del-
l'accidia e della voluttà pareano temibili per l'Italia , e quella
disperazione codarda che previene l'esperimento , e quel!' ab-
bandonarsi svogliatamente a mali , contro cui non si ha corag-
gio di cercare i veri rimedii.
E fra i rimedii non sono ultimi i materiafì , e la cura di cre-
scer la ricchezza nazionale e ben ripartirla. L'Italia conta 24
milioni d'abitanti, tutti quasi d'una lingua, eppure sbranati fra
quindici Stati , di coi sette forestieri. Possiede eccellenti linee
geografiche militari, fortezze inespugnabili, buoni porti, canali
e fiumi non mai gelali; e il ferro dell'Elba , il rame d'Agordo e
della Toscana, la canapa del basso Po, le selve dell'Alpi -e de-
gli Apennini potrebbero fornire d'eccellente marina lei che sie-
de fra due mari , e che dalle sue coste vede la Francia, l'Alge-
ria e la Grecia. Pure, malgrado i progressi de' due Regni estre-
mi, la sua marina è insufficiente , né da noi direttamente rice-
vono gli olii, le sete e le frutta i lontanissimi consumatori. An*
che gli eserciti sono scarsi, e più lo spirito militare, non mano
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488 SPERANZE ITALIANE
che quello delle grandi imprese; scarsissima l'educazione e leg-
gera, talché i giovani a 15 anni san tutto; ma a 45 sanno come
a 15. Le idee pratiche vi sono rare né popolari, atteso che non
s-'agitano nella pubblicità ; non v' è associartene di forze ; non
sentimento della legalità; non vicendevole sostegno; non rispet-
to per l'operosità , né tolleranza pei dissensi ; non dignità df
comporti e di discussioni ; non intelligenza fra gì' ingegni , di-
visi tra loro, e ciascuno disamato , se non anche perseguitato ,
nel brano di terra che gli é patria : non che eguaglianza di co-
dici civili e penali e di statuti, neppur v'è unità di pesi, di mi-
sure , di monete ; ami né tampoco dei prezzi nelle merci di
privativa fiscale : i tanti confini ajutano l'impunità e l' immota-
lissimo contrabbando, oltre moltiplicare gl'incomodi e le spese
dell'esazione. Nella Lombardia cresce l'attività agrìcola e la po-
polazione , mentre scarseggia nelle parti meridionali , ove po-
trebbero ritrovare asilo e lavoro quei tanti che dai laghi supe-
riori e dalla vicina Svizzera migrano ad ingrate lontananze. Ed
ora che il M edtterraeeo recupera V importanza antica , duopo
era che l'Italia si preparasse in modo, da non lasciar preoccu-
pare da altri l'utile delle nuove comunicazioni , che offrirebbe
un opportuno campo alla sua attività, e un modo di conseguire
que'nobili vantaggi, che mai non saranno per gli infingardi.
Speranze e Applausi .
Realmente dunque la libertà, come altrove, così in Italia era
antica, e nuovo il despotismo, giacché solo la rivoluzione fran-
cese annichilò o rese illusorii que' privilegi municipali e pro-
vinciali, che sono la forma sotto cui si produca il diritto prima
di diventar comune. I principi accettarono la restaurazione io
ciò che concerneva la loro potestà , non in quanto rifletteva ai
popoli; e cosi operarono essi, per così dire, una rivoluzione, sia
gettando alle spille gli antichi diritti storici dei sudditi , e con
ciò spingendo questf a chiederne di nuovi e radicali; sia accet-
tando i doni della vittoria , cioè consacrando la forza , e ridu-
cendo il diritto al fatto, la ragione alla riuscita.
Al dispotismo veniva di conseguenza l'odio ai governi; i quali
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SPBBAXftS ITALIANE 489
concentrando in gè ogni attività , aasomeansi la responsabilità
dei mali, e l' urto di esigerne anche esagerate. E poiché V Au-
stria avea professato, sosterrebbe di tutta fona i governi asso-
ioti anche nel resto d'Italia, contro di essa accordami Podio
di tutti, il quale si formolava col voto di liberare Italia dai fo-
restieri. Queste sonò nelle rivoluzioni del 2 1 , più in quelle del
&4 ; e maggiormente nelle stampe successive le quali furono
assai, ma di pochissima efficienza , non che sugli eventi , nep-
pure sullo spirito pubblico. Parlavano esse della libertà colla
stizza de9 carcerati, ed esagerando i torti degli oppressori, sce-
mavano fede ai veri: non che ammannire i rimedii possibili, e
il più efficace di tutti , la concordia , svelenivansi contro i no-
stri che per poco emergessero dalla folla , o in un sol puntò
dissentissero, .troppo sinceri per esser mobili ; o che invece di
precipitarsi a capofitto negli stessi rischi , preferissero giun-
gere per aufratti legali là dov> esse volevano direttamente e di
sbalzo. In que' loro giornali non poteano narrar i fatti italiani
per propria cognizione , sicché stavano a detta di qualche ami-
co , che parlava sicuro perchè anonimo , e perchè altri non a-
vea mezzo di contraddirlo, e cosi alzava sé o i suoi, deprimeva
i personali nemici; narrava cose lontanissime dal vero, ma i let-
tori, solleticati dalla difficoltà e dalla proibizione, invece di re-
pudiarlo come bugiardo , diceano fosse meglio informato che
non i concittadini ; e così diffondessi in quel piccolo circolo di
lettori un'opinione fittizia, che produsse poi i martini e le apo-
teosi della rivoluzione, quando quelle lodi o quegli strapazzi si
tradussero in urli di piazza e fin in coltelli Gelosie di paese ,
ài condizione, d' ingegno; rancori concittadini, adipose insoffe-
renze appiatlavansi dietro quella siepe per avventare accuse re-
ciproche, contradittorie (.1), irreparabili, e così abbiette, che sa*
riasi dovuto conchiudere , esser cattivi i tiranni , ina pessimi
nei; e perciò o immeritevoli di libertà, o incapaci di acquistar^
la. Così ai nemici era eccellente salvaguardia la nostra discor-
(1) Marami non intaccò mai le persona; e la colpa che più
sogliono i suoi amici apporgli è l' accettar tatti, di tatti fidar-
si. Verrebbe mai da questa comprensivili la sua potenza ?
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490 SPERANZE ITALIANE
dia caluooiatrice (I).- Intanto sì promellevano milioni di ferro*
rosi, pronti a insorgere al primo cenno : ma ai pochi Tirtei si
univano molti Geremia, i quali, per amor dell' Italia , all' Italia
insultavano, dichiarandola inetta al meglio (2).
(1) Il Foscolo, sin dal 1820 parlava di costoro che imputa-
no gli stranieri dell' infamarci con calunnie, delle quali in real-
tà siamo noi gli artefici, e Quando il tempo e la violenza dei
diti vi desta, voi vi guardate dattorno colla sonnolenza dell'u-
briachezza , ad esecrare Francesi e Tedeschi e missionari! di
sante alleanze e ambasciadori, che hanno versato sospetti e scan-
dali a disunire e infamare V Italia ed ogni Italiano. Pur da
che vi soggiogano senza spendere sangue , hanno merito di
prudenti. Ma se voi non voleste ascoltare, né credere, né ridire
sospetti e scandali; e se aveste fede gli uni negli altri; e se non
vi accusaste fra voi d' essere nati, allattati ed allevati figliuoli
di patria lacerata di dissensioni ; e se non vi doleste che eia*
scheduno di voi sta apparecchialo a prostituirla per oro o per
rame alle libidini di tutti gli adulteri; e se non nominaste og-
gi 1' uno , domani l' altro , a fare Tersiti de9 vostri Achilli ;
credo che la prudenza de9 vostri oppressori tornerebbe in ridi-
cola furberia, e V avrebbero oggimai pagata del loro sangue.
Sareste servi , ma non infami né stolti. Se non che voi scia-
gurati non lasciate, né lascerete mai che neppure i fatti, i quali
fanno ravvedere anche gli stolti , assennino voi , che pur siete
scaltrissimi ed animosi. » Io vorrei si leggessero quelle Paoss
con P intendimento di vedere se e quanto si progredì in 30
anni.
(2) e 11 Leopardi, verso il fine di sua vita, scrisse un libro
desolante ( / Paralipomeni), nel quale deride i desiderii, i so*
gni, i tentativi politici degP Italiani, con un1 ironia che squar-
cia il cuore, ma che i giustissima. » Giobzbti, Gesuita mo-
derno, t. IH, pag. 484. E alla pag: 488, esso Gioberti asse*
risce che e la nazione italiana non potrà mai recuperare il suo
9 antico primato morale e civile sul mondo, finché l'uomo ite-
» liano dei nostri tempi non sarà divenuto pari a quello del-
> l'antica Italia e dell'antica Roma Certo noi,-generazio-
i ne matura e cadente, col pie sulla fossa, indarno ci pense*
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I BANDIERA 491
Tali scritture poi non arrivavano al popolo , ma solo alla
classe che legge per non aver la fatica di pensi re, fra la quale
mantenevano un movimento galvanico che simulava la vita. Ne
seguirono anche parziali insurrezioni, tentate coli' intrepidezza
dell'inesperienza, o pel bisogno ineffabile che spinge alcuni a
protestare a nome d'un popolo intero o contro un popolo inte-
ro, e alimentare col proprio sangue la speranza, disotto all'op-
pressione dei forti e alla vigliaccheria dei gaudenti. Le più era*
no spinte dalla Giovane Italia, la quale professava esser me-
stieri tener viva la fiamma anche con frequenti sagrifizii di san-
gue. Membri aveva essa da per lutto, ma i suoi tentativi diri-
geva principalmente contro la Romagna (e la debolezza di quel
governo vi allettava) e contro Napoli, del che mal si potrebbe
trovar la ragone , essendo quel re ben armato , e convenendo
piuttosto non inimicarlo alla causa italiana, della quale poteasi
fin d' allora prevedere come potrebbe essere robusto appoggio
e tremendo avversario. A tacere le insurrezioni siciliane, come
quella dell' Abela nel 23, un'altra a Messina nel 25, quella del
Di Marco a Palermo nel 3 1 , dirette sempre a sterminar gli
stranieri, e per stranieri intendendo i Napolitani , sulla terra-
ferma v'ebber nel 33 la congiura del Rossaroll a Napoli, e quel-
la del Peluso o del Frate, che andarono senza esito, non senza
supplizi!; nel 42 insorsero gli Abruzzi ; poi nel 43 erasi pre-
parata una sollevazione generale dell1 Italia, e Bologna infatti
fece movimento, ma le Calabrie vi risposero debolmente: pure
sia in queste, sia negli Abbruzzi, l'insurrezione potea dirsi con-
tinuata, rendendo a chi sacro, a chi infame il nome di brigan-
te. Più di tutti fu compianto il caso de' fra tei li Bandiera , uJfi*
siali della marina austriaca , che disertati da Venezia , sbarca-
rono con un pugno di amici iu Calabria, e dove credeano tro-
var entusiasmo, ebbero freddezza e peggio, sicché còlti , furo-
* remino , perché V osso ò duro , il callo è fatto , e ancorché
3 riuscissimo a rimpastarci, poco e corto saria il frutto. » La-
scio a parte il Botta, perchè i suoi vituperii son esercizio re-
torico. Le poesie ognun le conosce: e se sovra quelle gli stra-
nieri ci vilipendono , a chi la colpa?
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492 I BANDIERA
no passati per l'armi (24 lugl. (844): caso istantaneo, isolato,
eppure d'efficacissima impressione.
Altri vantaggiavano della pace per trovar modo a parziali mi-
glioramenti, e a trasferire la preponderanza dalle bajonette al-
l' opinione. Resistendo alla tentazione de' godimenti , e a'quel-
P infingardaggine che cerca scuse dalla difficoltà, in tempi fa-
tali alla virtù delle anime, alla forza de'caratteri, all'elevazio-
ne degl'ingegni , lavoravano solinghi , sconosciuti , oltraggiati
anche, ma perseveranti. Singolarmente negli ultimi tempi, l'at-
tività si spiego in ricerche storiche ed esercitazioni letterarie e
statistiche, dove, sotto antichi, adombra van si i fatti presenti; si
chiamava l'attenzione sui problemi politici e sociali ; ripeteansi
in cento toni il nome d' Italia e le sue speranze ; e la censura
potea ben cancellare parole e frasi, non lo spirito deMibri cau-
tamente robusti. Si applicavano le associazioni alle scuole, alla
beneficenza, ai guadagni ; per sino dal beffato vecchiume delle
accademie cercavasi pretesto di ravvicinare gì' Italiani, dar le
abitudini della parola, dell'ordine, della legalità. Le strade fer-
rate elevarono di sopra delle minute speculazioni. Gli annui
congressi scientifici dagli studii naturali si estesero agli econo-
mici: e se erano trespolo ai ciarlatani che di qualsiasi idea s'im-
possessano per ringrandirsi ; se faceano scambiar l'uom di ru-
more per uom di talento, già pareva assai il vedere Italiani, ra-
dunati in comizii nazionali, discorrere d'altro che di frivolezze;
accomunare il frutto delle solitarie ricerche ; e applaudirsi ad
altri che a mime e cantatrici.
Mentre un patriotismo cieco , addormentandosi nelle memo-
rie e adulando sé stesso , adontavasi della verità; ovvero l' im-
pazienza del giogo oppressivo rendeva intolleranti anche dei
poteri tutelari; i buoni studiavano sé stessi e il paese; non dis-
simulavano i mali, ma sapeano ch'è più facile indicarli che gua-
rirli ; non guardavano tanto agli avversari!' quanto a noi stessi,
se ci bastasse costanza contro le seduzioni , docilità per sot-
tomettere la volontà individuale alla generale , energia non a
scosse e cedente avanti agli ostacoli ; non un vaporoso multi-
loquio, alternante fra risa convulsive e scorato letargo ; affetto
per edificare, dove la passione non fa che ammucchiare ; per*
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NEO-GUELFI « 495
sereranza a un progresso che assodi, non che demolisca; sen-
timento del diritto e del dovere , soprattutto concordia e di-
gnità : in fine ricordavano che le speranze d' un popolo sono
lunghe, e che per ricostruire le nazioni vuoisi non meno pru-
denza Dell'assumere che risolutezza nel l'esegui re. I lunghi do-
lori ritemprano le nazioni ; e vien pure l' istante che alle arido
ossa è detto Sorgete. Ma perchè, anche fallendo potesse evitar-
si almeno il ridicolo, essi non cessavano di rammemorare che
una rivoluzione, massime in Italia, è facile , quanf è difficile il
far da essa uscire una società che si difenda, si ordini , si go-
verni da sé. Naturalmente costoro erano poco ascoltati, anzi vi-
lipesi.
Imperciocché pochi son quelli che ragionano i loro sentimen-
ti , accettandoli i più dall'educazione, dalla moda, dall'abitu-
dine.. Chiesti in che consistesse il liberalismo, i più avrebbero
risposto « nell' odiare lo straniero. •» Ma oltreché questo sen-
timento negativo non bastava a caratterizzare un'attività , esso
era comunissimo , e perciò senza relazione colla libertà vera ;
anzi dallo studiare questa e dall'educarvisi disviava col lascia-
re contenti della bella, abituar a disprezzare ed illudere la leg-
ge, credere del pari generoso chiunque facesse opposizione al
governo, fosse col subire 20 anni di ferri, fosse col fischiare ad
una ballerina.
Quelli che la libertà esaminavano come cosa sacra e ne inda-
gavano le vie, erauo dissenzienti fra loro ; ma perchè i volghi
han bisogno di nomi, venivano classati sotto le antiche bandie-
re di Guelfi e Ghibellini.
I Ghibellini, consoni nel bene a Dante, a Machiavello e ai Gia-
cobini , vedeano la necessità di governi robusti, qualunque si
fossero; e rammentando come Napoleone colla spada troncasse
tanti gruppi italici, sicché stette da lui il farci nazione , fissa-
vansi su qualcuno dei regoli d' Italia per metterlo capo di tut-
ta , fosse Carlo Alberto di Savoja , o Francesco di Modena , o
fino V imperator d'Austria. Primo bisogno d'una nazione (dicea-
no) è l'essere, è Tunilà*, il resto verrà dietro.
Gli altri zelavano inuanzi lutto la libertà; e nella storia leg-
gevano che questa fu sempre tutelata dai papi: i qualj, colPop-
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494 WK>-Gt}ELfI
porre ta Chiesa universale all'universale Impero, aveano creata
anche politicamente la vasta unità cattolica ; essi salvato Italia
dall' eccidio totale della civiltà ; essi impedito nessun Barbaro
qui prevalesse: che se a tal uopo aveano chiamato uno stranie-
ro per opporlo all' altro , in nome di essi però si erano fatti i
tentativi d' indipendenza e di federazione italica, sia nella Lega
Lombarda e nella Toscana , sia in quella contro Ezelino , poi
sotto Giulio II, e fin sotto Pio VI ( 1 1.
In Italia l'avversione ai papi è volgare , sia perchè qui essi
sono anche principi, sia perchè gli scrittori primi li bersaglia-
rono, e i seguenti sogliono imitare. Pure negli ultimi tempi di-
verso occhio vi portarono i migliorati studii storici e l'annobili-
to scotimento religioso (?). II quale , se in taluni degenerò in
ascetismo monacale o in gergo teosofistico, ne' migliori diveni-
va ispiratore di opportunissime beneficenze : e negli scrittori
area prodotto (a tacer altri) i due libri che quasi soli divenne-
ro popolari anche olir' Alpe , e dove alle nequizie degli uomini
e alle sofferenze della vita si opponevano quelle miti virtù cbe
trionfano del mondo.
Parea dunque cbe ancora, a elevare le plebi, il miglior modo
fosse elevare i pastori; rinfiancavasi la primazia spirituale, co-
fi) Vedi Voi. I,p. 500.
(2) Del neo-guelfismo in Italia i primi segni son a rintraccia-
re (chi 'l credebbe?; in Ugo Foscolo. Durante il Regno d'Italia,
egli potè, malgrado mille ostacoli, pubblicare un articolo in lode
di Gregorio VII, e sta fra le opere sue. Il 1815 preparava un
discorso a Pio VII per mostrare e la necessità cbe il pontefice
rimanga in Italia, difeso dagli Italiani. > E nel discorso Usuila
servitù dell'Italia: « Noi Italiani vogliamo e dobbiamo volere,
volerlo fin all'ultimo sangue, che il papa sovrano, supremo ltta
tore della religione d'Europa, principe elettivo e italiano, noa
solo sussista e regni, ma regni sempre in Italia e difeso dagli
Italiani. » E nel III si lagna che si fossero <c obliate la sovruma-
na fortezza e la sapienza politica di quel grande pontefice (Gre-
gorio VII ) , che vedeva consistere la temporale dignità della
Chiesa nella indipendenza delle nostre città; e quiudi nella loro
confederazione la più fidata difesa de9 suoi pastori, j
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GIOBEBTI 495
me adatta a ristabilire il concetto dell'autorità, cosi necessario
per reggimenti liberi , cioè frenati solo dalia morale ; temerne
gli abasi come poteaai quando i governi teneano la forza e gli
scrittori P opinione? Ricorrendo alla storia, si divisava dunque
una lega di popoli italiani, a cui capo il papa, che così facesse
rivivere Italia nell' unità, non già del principato, ma degli in-
teressi e de'sentimenli, della bandiera, di pesi , misure , doga-
ne, di militari esercizi! , di palestre dottrinali, di diplomazia.
Ila l'Austria vorrebbe entrare in una lega che isolerebbe le
sue provinole italiche dalle transalpine ? e la sua potenza non
ve la farebbe preponderare a scapito dell' indipendenza ? Gra-
vissima difficoltà! ma, come troppo si suole, credeasi eluderla
col non tenerne conto (I).
Queste idee guelfe erano derise dai molti che riguardano co-
me unico impaccio delle fortune italiane i pontefici , mai di-
scernendo gli accidenti dalla sostanza, le persone dai prjncipii,
il papa dal papato. Ma con pazienza le coltivavano buoni inge-
gni e retti cuori: l'esempio e la voce de'quali professò seguire
l'abate Gioberti nel Primato degli Italiani (2). Suo assunto
politico è, o che la redenzione d'Italia è impossibile a ottenere
senza il concorso delle idee religiose; che la Penisola non può
essere una, libera, forte, se Roma, suo centro e capo morale,
non risorge civilmente ; che finora i tentativi politici non riu-
scirono perchè non si fece alcun caso , nel porvi mano, della
classe clericale e delle comuni credenze; che la religione è la
base del genio nazionale; che Roma è la nostra morale e civile
metropoli ; che il solo riordinamento di Italia possibile al dì f
d'oggi risiede in una confederazione de' suoi principi , capita-
nata dal pontefice » (3).
(1) Una lega de" principi italiani £ra stata proposta dall' Au-
stria fin dal 1821, e si dicca che tal fosse lo scopo d'un congres-
so dell1 imperatore col granduca a Firenze. La corte romana
senti quanto opererebbe sulle sorti itatiche , e vi si rifiutò.
(2) E naturale che poi tutto il merito fosse dato a lui, e niuno
a coloro di cui egli professatasi seguace. Tra gli scrittori effi-
caci sull'opinione italiana, il Gualterio neppur nomina Manzoni.
(3) Gesuita Moderno, tom- V, pag. US-
f
496 BALBO
Io quel panegirico dell' Italia , oltreché ne! papa vedeva la
gloria perpetua, V antica tutela, la nuova speranza della nazio-
ne, esaltava egli d' infinite lodi Carlo Alberto , acciocché si fa-
cesse centro al restauramene italiano : quanto all'Austria, non
ne facea parola.
Sì poco erano coltivate tali idee , che quei due grossi volu-
mi , stampali a Brusselles, furono conosciuti sol da pochi , fin
quando Cesare Balbo ne trasse occasioue ad un libro più. pra-
tico, più semplice, più breve. Era egli il primo che di politica
italiana ragionasse svelatamene non fuoruscito, e sotto un prin-
cipe che non l1 avrebbe molestato, ma forse tieppure difeso. Il
libro si diffuse larghissimamente, e, se non altro, presentò un
programma sopra il quale si esercitarono i ragionamenti de'po-
chi che pensano, e i discorsi dei molti che ripetono.
Supremo intento ( Porro unum est necessariuìn) pel Balbo
è la indipendenza , tanto che non esita a sagri fìc ari e le forme
della libertà (1), rifugge dalla sollevazione ( capo Vllt)^ e co-
me rea e come pericolosa ; non crede possibile la formazione
« d'un Regno d'Italia m tante varietà d'opinioni, di disegni, di
Provincie; • bensì una Co afede razione, ove il Piemonte sia spa-
da , e cuore Roma, e nella quale si concedano tanti beni ai po-
poli , che il dominatore straniero perda ogni nerbo , sinché la
provvidenza non conduca il tempo di fargli abbandonare V Ita-
lia, compensandolo con acquisii sulla Turchia.
Il secolo della polizia e della legge marziale ha gran paura
de 'preti; e quella Francia dove la stampa, il disegno, il teatro,
la declamazione bai dameggiavano senza rispetto e senza pudo-
re, finse intimorirsi di alcuni che, all'ombra della libertà, avea-
no creduto poter riunirsi a pregare, a insegnare , ad apostola-
re. Libri, stampe, canzoni, romanzi aizzarono l'opinione fin al
parosismo coutro i Gesuiti; non vi fu delitto che loro non s'ap-
(1) e Ridotta ai principi la decisione del passar o no a un go-
verno deliberativo, sarebbe egli utile passarvi? Parliamo schiet-
to : anche presa dai principi, può essere decisione piena di pe-
ricoli, feconda di disunioni, distraente dall' impresa d' indipen-
denza ; nociva dunque, » C. X, pag. 221-
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IL GESUITA MODERNO 497
ponesse, sfogando contro questo nome quel bisogno di ire, che
è insito nei volghi come il bisogno d' ammirazione. E dico no-
me, perchè il buon senso non crederà mai il mondo cosi rim-
bambito,, da capovoltarsi per alcuni preti, che cacciò a buffetti
ogni qualvolta lo volle. Del resto, con ciò non faceasi che usar
dWarma legittima, la libertà della stampa e della parola!
Que' libri correano anche in Italia , perchè i governi amano
che l'attenzione si storni sulle sacristie ; e coli' impeto d' una
moda e colla comodità di un nome , in paese che avea reali e
poderosi nemici a combattere, fu spirso l'odio contro i Gesui-
ti, designando così non le spolpate reliquie degli antichi Lojo-
lani, ma chiunque mettesse zelo nell' ecclesiastico ministero ;
poi chiunque favorisse alle idee papali ; infine chiunque si vo-
lesse screditare con un titolo che non ammetteva discolpe, e
che nella sua vaghezza abbracciava qual si fosse gradazione di
merito e d' infamia. E perchè l'infamia peggiore era il parteg-
giare per lo straniero , si dissero i Gesuiti amici di quell' Au-
stria, che nella sua provincia gli ammise tardissimo e scarsis-
simi, e ammusolati dalla gelosia amministrativa. Onnipotevaqo
invece in Piemonte, se crediamo al Gioberti, il quale , spaven-
tato dal sentirsene applicare il titolo per averli lodati nel Pri-
mato, in cinque grossi volumi stemperò quanto era stato det-
to contro di quelli , aggiungendovi fatti nuovi italici e perso-
nali (1). QuelP opera, letta da pochi ne'passi dottrinali, da tutti
^virulenti, molli cittadini espose all' odio concittadino , e di-
vulgò le teorie filosofiche e teologiche, che sono gloria di quel-
F insigne (a).
I Gesuiti non conobbero né la dignità del silenzio né quella
della risposta; e spulacchievoli accapigliamenti .sconnetteano in
(1) e Dichiaro espressamente eh* io non intendo di far allu-
sione a nessuna persona privata in particolare ; parendomi che
il costume di ferire i vivi non sia da uomo civile* aè da nomo
onesto, né da cristiano. * Giobebti , Introduzione allo ilxtdio
dell* filosofia, pag. 32.
(a) Salvo tutto quello onde meritò incorrere nella censura)
della Santa Sede.
m' Digitizec3|G00gIe
498 LA ROMAGNA
sè e disonoravano in faccia altrui la parte guelfa; mentre i non
guelfi le inorano opposte battaglie,' incolpando essai di repub-
blicana, e il papa d'aver rovinato l'Italia (I).
L'assunto dei Neo-Guelfi rendeasi vie meno accettabile per
la condizione speciale dello Stato Pontifizio. Portato da luoghi
eventi alla eccezionale sciagura d'un dominio civile mescolato
alla podestà ecclesiastica come nella società pagana , soffriva
grandemente dacché le promesse di Gregorio XVI e delle Po-
tenze erano riuscite sì monche- Il regolamento legislativo e
giudiziale, dato nel 1835, lascia norma a' gmdizii il diritto co-
mune, moderalo dal canonico, e senza abolire gli statuti loca-
li. Esausti gli antichi proventi esterni senza aprirne di nuovi,
le finanze deperivano ; le opere pubbliche volgeaosi al fasto y
non all'utile : e il viaggiatore, gemente su quelle incomparabili
(1) Giacomo Durando, nel Saggio della Nazionalità Italia*
tia (1846), comunque ostilissimo ai Guelfi, dice : e L' Austria
non ignorava che , fra i discendenti dagli uomini della Lega
Lombarda, il neo-guelfismo è una specie di virtù cittadina e di
passione generosa; poiché, trovandosi i Lombardi faccia a feccia
cai prepotente e col rappresentante del ghibellinismo, si reche-
rebbero a viltà il cedere all'oppressione presento senza la sola
protesta che loro sia consentita , quella cioè di resistere intel-
lettualmente associandosi ai principii che guidarono l'antica loro
indipendenza contro Germania. Ciò spiega, parmi, onorevolmen-
te come, i più forti ingegni del Lombardo- Vendo inclinino più
o meno apertamente alle idee guelfe, i Pag. 108. Onore al mi-
litare leale, che cerca spiegazioni generose perfino a idee che
disapprova. Non è lo stile de' liberalastri ; né egli il conserva
quando opinioni, vere o no, ma discusse e ponderate, attribui-
sce a e monomania di scrittore e cecità di partito. ) Pag. 133.
Perchè non si dica che l' idea repubblicana nacque dopo le bar-
ricate, si avverta ch'egli stesso gli intitolava fin d'allora neo-
guelfo-repubblicani, pag. 3o4, e dice che e si gettano il mo-
narcato sotto le calcagna. > Del resto , tutti sanno quali Lom-
bardi direttamente trattassero tal quistione; onde il concetto del-
l' anticipato repubblicanismo lombardo egli non potea dedurle
che da un'opera sola, attesa la sua diffusione»
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, LA BOMAGNA 499*
rome, domandava perchè piantagioni e coltura non tornassero
sane e ubertose le circostanze di Roma ; perchè vaporiere non
risalissero il Tevere; perchè strade di ferro non congiungesse-
ro coi due mari la metropoli della cristianità. Peggio andava
nel morale; ed oltre la polizia, una ciurma ammantami di de-
vozione al governo per trasmodare contro le opinioni diverse ,
e fingea congiure per isfogare vendette private; e così rendeva
sospetti t sudditi ali5 autorità , e questa a quelli esecrata. Lo
•contento delle Legazioni , già preveduto dai diplomatici nel
J831, costringeva a soldare Svizzeri, e tenersi servilmente rac-
comandati alla politica forestiera.
Un codice civile e criminale, con dibattimenti pubblici e coi
giurati; abolite la confisca e la morte per colpe di Stato, e de-
mandate queste a tribunali ordinarli; tolta al Sant'Uffizio la giu-
risdizione sui laici ; sistemali i consigli municipali e provinciali
e un consìglio dt Stato, deliberante sulle entrate e le spese , e
consulente sul resto; accomunali ai secolari gli impieghi e le
dignità civili e militari; limitala la censura; escluse le truppe-
straniere, erano i voti ragionevoli che mormoravansi, e che trat-
to tratto si gridavano in tono di rivolta: ma le insurrezioni ten-
tate ripetutamente diedero ragione a vigorose repressioni; tan-
to più che spesso la causa degli insorgenti confondeasi con
quella de'masnadieri, cronica peste del paese. Ultimamente Ri-
mini, per sottrarsi ad angarie finanziarie , si ammulinò, capo
Renzi, il quale vinto, ricoverò in Toscana, e fu spedito in Fran-
cia; ma essendo di là tornato, la Toscana il consegnò al gover-
no pontifico (seti. 1845^: causa di nuovi fremiti. Tema de'qualt
era costantemente l' incompatibilità de'due poteri.
Gregorio XVI, quaol'era poco abile amministratore del civi-
le, tanto mostrò valere nello spirituale; e fervoroso per la cau-
sa di Dio e la santa maestà del dogma, usci dalla posizione me-
ramente passiva de'suoi predecessori per mostrare la fronte a
persecutori subdoli o prepotenti. Zelatore della supremazia pa-
pale, da lui sostenuta nel Trionfo delta Santa Sede (1) , se-
(1) Quivi in nome del Cristianesimo proclama il diritto delle
xazionalità e Un ingiusto conquistatore » con tutta la sua j*-
y Google
' Digitized by V
500 fio « '
condò le reviviscenze gerarchiche, infervorò i ptrroci ne' doreri
religiosi ; e cercò opporsi alle ripullulanti eresie.
Morto lai , prima che avesser luogo le brighe diplomatiche ,
il sacro collegio gli sarrogò ( 16 giug. 1846 ) Giovanni Mastri
Ferretti , che prese poi il nome di Pio IX. Nella sua enciclica
egli ripetè gli stessi lamenti del predecessore contro l1 indiffe-
renza, il razionalismo, le società bibliche, la libera stampa; poi
colse ogni occasione per ripetere che egli era papa cattolico
innanzi tutto, padre di tutti i fedeli, geloso de' diritti della San*
ta Sede : eppure l' opiniooe se ne foggiò un idolo a proprio ta-
lento, attribuendogli concetti, parole, atti, speranze, aliene dal
suo vedere e dal suo volere. L'amnistia da lui concessa limita-
tamente , fu applaudita ben più che altre assai più larghe ; io
qualche riforma da lui iniziata si vide l' avviamento a ben mag-
giori ; si moltiplicarono aneddoti, da cui paresse congiunger in
sé la pietà di Pio IV, la fermezza di Sisto V, il voto di Giulio II;
si eccitò un' ammirazione universale come per le teatranti , e
Viva Pio IX (n la parola di moda, surrogata a tutti gli applau-
si, a tutte le speranze.
In realtà, egli era un pio sacerdote, che d'ogni giorno molte
ore dava alla preghiera ; che ne'dubbii del pensiero geltavasi
a pie della Madonna ; che il bene volea lealmente , e non tra-
scendere ma neppure sminuire la podestà trasmessagli. Preso
però dalla più cara delle seduzioni, quella del favor popolare ,
credette farsene appoggio alle sante intenzioni. Pertanto Roma
fu un carnevale ; ogni giorno corso e applausi e inni e serena-
te ; tripudio quando il papa usciva, quando villeggiava, quando
tornava : applausi altrettanti a chiunque diceasi suo amico, soo
servo, a Ciceruaccbio, ad altri impresarii di popolarità.
tenza, non può mai spogliar la nazione, ingiustamente conqui-
stata, de'suoi diritti. Potrà con la forza ridurla schiava , rove-
sciare i suoi tribunali, uccidere i suoi rappresentanti; ma non
potrà giammai, indipendentemente dal suo consenso o tacito o
espresso , pararla de'suoi originali diritti relativamente a quei
magistrati , a que' tribunali, a quella forma cioè che la costi'
Jtùra imperante. ì fr, fall* S* Sede 7 p. 37.
LE RIFORME 501
Quell'entusiasmo si propagò alle Romagne, poi al resto d'I-
talia, e di là all'Europa, al mondo ; i Protestanti come i Catto-
lici ripeteano Viva Pio IX ; e i figli di Voltaire, nel nome di
un papa rappresentavansi quanto di meglio potessero chiedere
j popoli o fare i principi.
Come di ogni entusiasmo , era difficile assegnar le cause di
questo. Nei più era imitazione di moda ; in molti una sincerità
spensierata ; quei che s' accorgeano dell' allucinamelo , ama-
vano che da questa congiura di applausi cominciasse un moto; il
quale dal nome d'un pontefice verrebbe moderato, e reso sacro
al popolo. In Italia soprattutto vi si vide un lampo di care spe-
ranze : quei che « aspettavano il rigeneramento dalla santa li-
bertà e dalla robusta moderazione, anziché dall' ira declamatri-
ce, dalla denigrazione folliculare e dal despotismo rivoluziona-
rio • 1 1 ), credeano si vedrebbe quanto vaglia un principe che ,
risoluto al bene, s' affidi al suo popolo , ed osi resistere a' suoi
proprii amici ; laonde inneggiammo Pio IX , quasi a raffaccio
degli altri regnanti.
I quali convien dire sentissero l'obbligo di migliorare la con-
fi) Vedi la nostra Storia Universale, ediz. terza, voi. xx,
pag. 66. Fummo tacciati, allora, d' avere lodato Gregorio XVI ,
né abbastanza esaltato Pio IX. Chiamiamo ad appello quella sen-
tenza dopo quattr' anni. — Leggo or ora in un minuto raggua-
glio degli ultimi rivolgimenti italiani che Gregorio XVI , co-
ste suddito austriaco, era ligio all' Austria. Parlando io a que-
sto pontefice, ed essendomi sfuggita un' espressione che accen-
nava appunto all' esser anch' egli dell' Impero austriaco , egli
con molta vivacità mi die sulla voce dicendo che, come frate,
era cittadino del mondo, per nascita era suddito della Repub-
blica veneta. Della politica austriaca poi , in relazione alle cose
ecclesiastiche , parlò con uno sdegno , quale i potenti non so-
gliono palesare : e declamò contro il cattivo spirito che le scuo-
le governative diffondeano tra i Lombardi. Vero è che egli cre-
deva sussistesse ancora il portico teologico di Pavia : e ignora-
va che , anche per opposizione al governo > il. clero lombardo
combatteva il giuseppinismo.
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502 .CABLO AL8EHTO
dizione dei loro sadditi, se non col farli partecipi al potere, al-
meno nobilitandone V obbedienza : e ne colsero quest' occasio-
ne, vie più impropizia perchè consolidava il principato, facendo
da esso emanare i miglioramenti. Carlo Alberto , bisognoso di
riparare i primi errori con magnanimi fatti , cercò prosperar il
Piemonte , moltiplicando Istituzioni benefiche e provide , case
penitenziarie e d'istruzione^ nuove strade, costosissime in pae^
se di tanti torrenti ; le ferrate intraprendendo a conto pubbli-
co , evitò il turpe aggiotaggio ; col codice civile abolì gli sta-
tuti locali, per cui Ogni causa portava un' indagine d' alta legis-
lazione e di diritto pubblico. Vagheggiava le armi, che io pochi
anni costarono 1500 milioni, e che per verità son necessarie al
guardiano dell1 Alpi ; profittò della stupenda postura di Geno-
va, sebbene questa non riconciliasse alla sua obbedienza ; man-
dò la prima nave italica di guerra a far il giro del globo. Prov-
vide air isola di Sardegna , che si aumentò da 352 a &2S mila
teste ; e se già il predecessore v' aveva aperto fra i due Capi
una strada , importantissima in paese di calde gelosie , Carlo
Alberto eomiuciò ad abolirvi la feudalità , gli asili delle chiese,
la servitù del pabarile ; e rimettendo a coltura tre quarti del
terreno ancora sodo , utilizzando la ricchissima vegetazione e '
l' eccellente bestiame , la preparava alla importanza che ricu-
pera il Mediterraneo.
Forse unico de' principi italiani Carlo Alberto leggeva (tf) ,
osservando così la marea dell' opinione :• se li escludeva da'suoi
consigli , conosceva però gli scrittori paesani, e cercava avvin-
cerseli con posti e decorazioni. Attraeva dunque l'attenzione e
le speranze di molti Italiani, memori eh' è ambizione antica nel-
la sua casa il mettersi a capo della Penisola tutta. Se non che
egli vacillava tra il bene e il male, tra la spinta e la resistenza;
bisognoso d1 appoggiarsi a consigli altrui ; angustiato da paure:
paura che dalle sue concessioni liberali V Austria non traesse
pretesto a sminuirne l'indipendenza ; paura della scossa popo-
lare , quasi i fatti del 21 lo facessero presago di quelli cui sa-
(a) Se non avesse adoperato il forte, potrebbe qui l'autore
esser tacciato di giudicare a fantasia.
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CABLO ALBEHTO — LEOPOLDO II 505
rebbe spinto di poi (1). Ma se de' consiglieri suoi , molti Io de-
bilitavano cogli sbigottimenti politici e religiosi , non mancava
chi l' esortasse a dar al suo paese una costituzione , che il fa-
cesse invidia ed esempio agli altri d'Italia. Ed esso rispondeva,
che missione delia Casa di Savoja è il cacciare lo straniero : a
far ciò , richiedessi V estremo di sua possa ; né questo potere
ottenersi cbe poi dominio assoluto : vinta la prova nazionale, si
profonderebbero le libertà.
Ma gli anni passavano, e l' occasione non sorgeva ; e i giova-
ni imparavano a bestemmiarlo nelle canzoni de' vecchi; e più
dopo che al suo primogenito chiese sposa una figlia del viceré
della Lombardia. Pur alfine egli si guastò coli' Austria a cagio-
ne delle gabelle sul vino, e del sale che trasmettessi agli Sviz-
zeri : e poiché la patria, come la religione , non conosce falli
inespiabili, tanto bastò perché venisse anch' egli idealizzalo co-
me spada d'Italia, mentre Pio IX n' era testa. Ai primi applau-
si egli oppose le bajonette (30 ott. 1847) ; ma ben presto da
quelli fu condotto a concedere alcune riforme , che li raddop-
piarono. Erano esse nulla più che amministrative ; un tribunale
di cassazione ; pubblici i dibattimenti nelle cause criminali ;
allargata la stampa ; ristretta la polizia , trasferendola dai go-
vernatori militari agli intendenti ; garantita la sicurezza indivi-
duale , costituiti i municipii sull' elezione a tempo ; date le at-
tribuzioni amministrative e politiche al ministero dell' interno ,
già più volte abolito e ripristinato; sostituito il merito all' anzia-
nità e alla nobiltà nelle promozioni militari.
Nel governo del Granduca, come dicemmo, era benigno il co-
mando, tranquilla l'obbedienza, ma niuna spinta a miglioramen-
ti, prevalendo la massima che il mondo va da sé. Era questo
un proverbio del ministro Fossombroni, uom dotto e filosofista
al modo vecchio, il quale , cessato d' esser capo del governo ,
(1) Il panegirista di Carlo Alberto asserisce che l'Austria avea
comprato tutte le persone che lo circondavano, e che per mezzo
di queste lo trasse in tanti errori e in queir abituale ascetica
debolezza. Cosi , per isgravar il principe , si taccia tutta una
nazione , che pur ò tanto lodevole per dignitosa morale.
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504 DIPLOMAZIA ESTESA (1847)
continuò altri sei anni a dar la parola al succedutogli don Iteri
Corsini. La morte di questo fé* preporre agli affari il Cempioive
consigliere intimo il Baldasseroni , meno gradito al pubblico ,
siccome è in generale dei finanzieri ; e a lui si volle imputare
l'essersi consegnato ai pontifici il profugo Renzi. Purè, al pri*
mo sentore delle riforme di Pio IX, il Granduca ne aveva eoa*
cesse di eguali (24 lugl.), e una consulta diStato.e nn ministe-
ro liberale ; sicché pareva l' Italia esser tranquillamente incam-
minata al bene da' principi in armonia coi popoli.
In sì cara illusione essa spiritava di tripudii e banchetti ; di-
mostrazioni e trionfi a chiunque volesse buscarseli con parole
simpatiche, accomunavano le opinioni divergenti; la volontà de-
gli audaci, la bandanza giovanile d'alcuni vecchi, s'affaticavano
a sbatter acqua e sapone per farne bolle ; le difficolta o non si
vedeano, o pigliavansi a giuoco ; inni di fratellanza , pregni di
collera e d'orgoglio, abbagliavano le menti, quando saria stato
bisogno e dovere di rischiararle; e metteano in avvertenza l'Au-
stria, l'odio contro la quale era un tema stupendo a brindisi e
a sermoni , e per avventura l'unico sentimento eomune della
lirica italianità,. Sei vide Me t terni eh ; e alle corti amiche diramò
un Memorandum (2 ag.), indovinando una rivolta universale ;
e chiedendo garantissero di nuovo i possessi austriaci in Italia,
e dessero mano a soffocare le prime faville. I gabinetti, consen-
tendo nel primo punto, voleaoo però che ogui Stalo potesse ri*
formarsi nel!' interno senza che altri se ne brigasse (l). Met-
(1) Dispaccio 11 settembre di Palme rston. — Guizot, allora mi-
nistro in Francia, il 17 settembre 1847, scriveva , che la Francia
rispetterebbe e farebbe rispettare l'indipendenza degli Stati, e in
conseguenza il diritto di regolar essi da sé i proprii affari interni t
al buon esito delle riforme importar che si facciano d* accordo fra
principi e popoli , regolarmente , progressivamente. Il papa mo-
strar un profondo sentimento de9 suoi diritti come sovrano , laonde
otterrebbe l' appoggio e il rispetto di tutti i governi europei ; e
gli esempii di esso, e la condotta intelligente de' suoi sudditi eser-
citerebbero salutare influenza sui principi e i popoli della restan-
te Italia.
Apertesi poi le Camere nel gennajo seguente , Monlalembert,
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(484-7) mmostiuzion; di piazza 505
temidi , con un artifizio consueto alla sua polizia, tentò avver-
sare i popoli al papa facendolo credere d' accordo con lui ;
fallitagli la grossolana astuzia , cercò sgomentarlo occupando
allora paridi Francia , si lagnò che nel discorso del trono non si
facesse menzisne del movimento d' Italia e del papa : questo es-
sersi mirabilmente posto io una ria , nella quale atea bisogne
d'appoggio •; mentre esso e i principi che cominciavano a imitarlo
trovavansi dolorosamente isolati, fra un partito di vecchi abusi, e
le violenze degli esaltati : qualificarsi già di retrograda la politica
di Pio IX «IT istante che, protestando contro l'occupazione di Fer-
rara, compiva i suoi sforzi per la dignità e indipendenza d' Italia.
Esser tempo che gli uomini del progresso in Italia si separassero
da quei del disordine, e il governo cessasse d' esser nella strada i
l' indipendenza temporale del papa esser condizione indispensabile
per la regolare esistenza e la sicurezza della Chiesa cattolica nel
mondo intero : indipendente dover essere il papa non solo dal gio-
go straniero, ma dal giogo delle fazioni e delle sommosse : doversi
al popolo romano infonder coraggio contro l'Austria, ma insieme
contro coloro che vorrebbero speculare su questo movimento ita-
liano e .disonorarlo , contro le denunzie de9 proscritti di jeri che
vogliono divenire proscrittori domani ; coraggio per mostrare al
mondo cosa sia una rivoluzione pura, onesta, insomma cristiana.
Meritano esser letti i discorsi di Sainte-Aulaire, Dupin» Hugo,
Cousìr, più o meno liberali , ma più di quelli pronunziati dall'As-
semblea repubblicana. Guizot ministro rispondendo, mostrò che il
trono era d" accordo nel favorire le libertà italiane; il miglior
fondamento delle quali era il papa, e Gran cosa fece egli, qual da
sscoti non era cascata in mente ad alcun sovrano ; iutraprese vo-
lontario e sincero l' interna riforma de' suoi Stati. Fatto immenso,
che basta a meritargli un1 immensa confidenza ; e gì' Italiani sa*
'ebbero imperdonabili se gliela diminuissero. Ma qual cosa manca
alla più parte de' grandi riformatori ? Un punto di fermata, un
principio di resistenza. Impresso una volta il movimento , abban-
donativisi essi medesimi , son da questo portati ben di là del loro
concetto. Nella situazione del papa , accanto a un principio ammi-
rabile e potente ili riforme, v' è un principio ammirabile e poten-
te di resistenza. Dicasi che il caltolicisuiQ è irreconciliabile colla
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506 DIMOSTRAZIONI DI PIAZZA (1847)
Ferrara ; ma la protesta del papa , efficace come ogni parola
ferma appoggiata sul buon diritto, lo costriose a ritirarsi e con-
vinse che il dominio della forza era finito.
Dico della forza armata ; ma ve n' ha un9 altra del pari tiran-
nesca , quella dei volghi dotti o ignoranti ; e già sentivasi que-
sta pigliare il sopravvento, esprimendosi in scritti violenti d'ira
e nauseabondi di lodi , ove gente avvezza sin alloia a giudicar
di ballerine e di cantanti sentenziava di politica e moveva le
chiassate di piccola turba cittadina, ususpanle il sacro- nome di
popolo. E poiché i siffatti han bisogno d1 attaccarsi a grandi re-
putazioni per roderle o per carezzarle , agli applausi di moda
Innestarono la moda di esecrazioni, e non più contro il comune
nemico, ma contro nostri ; non si esaltavano Pio IX , Carlo Al-
berto , Leopoldo riformatori , e Gioberti ed altri italianissimi ,
come si diceva in quel tempo di superlativi , che non si impre-
casse stoltamente al re di Napoli e ai Gesuiti ; e un gesuita do-
vea ciascuno trovarsi a fianco ; e gesuita era l'emulo , V avver-
sario, il rivale, l'invidiato, il benefattore ; e Metlernich rideva.
Le diatribe giornalistiche si tradussero in grida di piazza e tu-
multi. Carlo Alberto , il quale gli aveva assicurati da ogni ol-
traggio, dovette lasciar espellere e Gesuiti e Signore del Sacro
Cuore ; Carlo Alberto , il quale avea dichiarato inutile la guar-
dia nazionale in paese di tanto esercito , dovette lasciarla ar-
mare (febbrajo 1848) ; e gli esempii erano imitati. Già a Roma,
sembrando che Pio IX procedesse più lento dei desidera , si
era bucinato (16 lugl.) d' una congiura contro la vita di lui , e
in conseguenza voluto V armamento del popolo a difenderlo ,
quasi egli avesse nemici ; giacché dopo Io spettacolo de' tripu-
libertà.Questo vuol dire che la sovranità spirituale del papa» il pa-
pato stesso, saran inquietati , minacciati ; che il papa ha gran bi-
sogno , gran ragione di vigilare. Io so che i rivoliuionariison ar-
roganti , e fan poco conto della religione , del cattolicbmo , del
papato , e «redono portarli via come un torrente. Già più volte
credettero d'aver abbattuto queste antiche grandezze della società
umana ; ma riapparvero dietro loro , riapparvero più grandi di
loro , ec >
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(1847) DIMOSTRAZIONI DI PIAZZA 507
<iii , voleasi Io spettacolo della paura. Il booti papa mise fuori
un ordine per calmare quegli artefatti terrori : « Non esserci a
temere : Noi capo e pontefice supremo della SS. Cattolica Re-
ligione, forsechè non avremmo a nostra difesa , quando fossimo
ingiustamente assaliti, innumerevoli figliuoli , che sosterrebbe-
ro , come la casa del padre , il centro della cattolica unità ?
Gran dono del cielo è questo fra tanti doni eon cui ha predi-
letto l'Italia ; che 3 milioni appena dì sudditi nostri abbiano
200 milioni di fratelli d'ogni nazione e d'ogni lingua. Questa
fu in altri tempi, e nello scompiglio di tutto il mondo romano,
la salute di Roma. Questa sarà sempre la sua tutela, finché nel
suo centro starà questa apostolica sede. •
Esso pontefice, proseguendo nelle riforme, avea decretato un
Consiglio di 106 , da' quali scerrebbe un senato di 9 , poi una
Consulta di Stato ( ottob. ) presieduta da un cardinale ; trattò
col Piemonte e la Toscana (5 nov.) per una lega doganale ita-
lica, che avrebbe avviata la lega politica : ma comunque si com-
piacesse di quella popolarità senza esempii , già s' impauriva
dell' accelerantesi movimento ; e anche nell' istituire un patriar-
ca a Gerusalemme (4 ott.) , protestò contro l' abusarsi del no-
me suo come opposizione alle autorità : aprendo poi la Consul-
ta di Stato (26 nov.) , dichiarò aver fatto sempre e voler fare
quel che credea vero bene , ma senza mettere a repentaglio la
sovranità della Santa Sede , né attuare le utopie che altri insa-
namente appoggiavano sugli atti suoi.
Coloro che promettersi di fare carica da cannoni le benedi-
zioni di Pio IX, non si smarrivano a tali dichiarazioni, ma le di-
ceano sacrifìzii fatti da esso alle esigenze straniere ; perocché
carattere degli agitatori e degli agitati d'allora, e forse di sem-
pre, era il negar i fatti.
Ma intanto il re delie Due-Sicilie, dietro ad un movimento vi-
goroso dell' isola e ad una dimostrazione della capitale , e mal-
grado le proteste delle Potenze nordiche (I), concede, non più
soltanto riforme, ma la Costituzione (27 gemi. 1848) e pienissima
(1) Napier a Palmer ston, 31 gennajo, nei Documenti pubblica*
ti dal Ministero Inglese.
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808 costitcwom (1848)
atfanistia. II suo nome, fio là maledetto, vien allora levato più. alto;
e in tale tono che i principi sentono inevitabile V imitarlo. Carlo
Alberto, lottato colle memorie e forse colle promesse date, con-
fessatosi e comunicatosi , promise una Costituzione (8 febb.) ,
palliandola col nome di Statuto. Il granduca lo segui ( 1 1 febb.),
rammemorando che già Leopoldo I proponeasi darne una alla
Toscana, anzi l'atea fatta compilare dal senator Gianni ( t); e che
Ferdinando HI, quando i membri del Consiglio Generale di Fi-
renze se gli congratulavano del ritorno al 7 geonajo 1815, pro-
mise • andrebbe poco tempo senza che il suo popolo possedes-
se Costituzione e rappresentanza nazionale • (2). Il duca di Luc-
ca ( 5 ott. *847 ) aveva anticipato alla Toscana la cessione del
temporario suo dominio ; poi , .morta Maria Luigia (18 ott.) , e
perciò succeduto nel ducato di Parma , promise egli pure la
Costituzione. Restava Pio IX, e comunque egli avesse professa-
to non isminuirebbe mai la ricevuta potestà, e tutti dicessero la
dominazione pontifizia non poter soffrire restrizioni parlamen-
tarie, consultò il Concistoro (14 febb. 1848) se più in là potes-
se concedersi, e avutone l'unanime sì, professò: • purché salva
la religione , non ci rifiuteremo a veruna innovazione necessa-
ria ; » e diede la Costituzione.
All'intento dell' unità italica saria stato a desiderarle unifor-
mi ; ma poco differivano l'una dall'altra, essendo tutte il solito
ricalco della francese : due Camere ; ministri responsali ; d'ele-
zione regia i senatori ; elettori dei deputati i censiti ; libertà di
stampa e di petizione : solo Roma conservava come terza Came-
ra il Concistoro cardinalizio, che in secreto decideva sulle riso-
luzioni del parlamento ; oltre che riservava a sé gli affari misti,
o concernenti i canoni e la disciplina ecclesiastica.
Allora fu un' ebbrezza tra la folla; mentre quei che folla non
fogliono essere discutevano di libertà, dei fondamenti e delle for-
me di essa ; dibatteano le Costituzioni e le paragonavano ; espri-
(1) Vedi il nostro Voi. I, pag. 456.
(2) Quando, nel 1820, scoppiò la rivoluzione di Napoli, il gran-
duca disse ai ministri : Ehi signori, se s'avrà a dare Casti'
tuzione, si ricordino che non voglio essere degli ubimi.
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LA NUNCM 509
meano pubblicamente i desideri! fin allora soffocati : chiedeano
ed ottenevano miniatri nuovi, non più a talento del principe ma
a fiducia de9 cittadini, sicché si videro al ministero persone no-
te a!P Italia per antica venerazione , ed altri par allora. richia-
mati da dintorni esigli ; lodavansi i principi dei divieti che po-
neano a sé stessi , e del volere che la legge fosse atto non pia
di potenza ma di ragione ; e quasi possa alle cancrene rimediarsi
coli9 acqua di rose, pindarizzavasi un divino accordo di popoli e
principi, della forza e del pensiero, nell'acquisto della libertà e
dell' indipendenza.
Repubblica Francese. — l*e Insurrezioni»
Se non che quel beatifico incammino fu alterato da una nuo-
va rivoluzione di Francia.
È nn secolo che quel paese dà impulso ai movimenti euro*
pei ; ma fra tante glorie e conquiste, esso fu ben lungi dal cre-
scere a paro degli emuli snoi. Ha perdnto San Domingo e la più
parte delle Antille, il Canada colla Luigiana , e ogni posto su i
golfi del Messico e di San Lorenzo ; in Africa il Madagascar e
l' Isola di Francia ; quanto dell' India teneva dal Capo Comorin
fino al Surate e al Gange ; in Europa l'isola di Minorca, e le
piazze con cni Luigi XIV avea munito la frontiera : non più de-
boli dominii ecclesiastici trova interposti fra i suoi confini ed il
Reno , ma la Prussia ed altri Confederati Germanici ; e verso
l'Alpi una barriera rinforzata. In compenso, ha posto nn piede
neir Africa Settentrionale ; e dalle Marchesi mira a quelle iso-
le Sandwich , che , posfe nel giusto mezzo fra l' America e la
Cina sulla direzione obbligata delle navi europee per alle Indie
e alle Pescherie, promettono tanto avvenire. Crebbe poi d'effi-
cienza morale quanto di politica scapitò.
Internamente , non avesse dalla grande sua rivoluzione gua-
dagnato altro, usci nazione una, compatta più di qualsiasi altra
in Europa, e monda dalle grandi iniquità di conquista, che del-
l' altre impacciano gli sviluppi, e sconvolgono la giustizia. Pat-
ta il grande elaboratorio de' maggiori sperimenti, l'importanza
per lei non consiste in un cambiar di ministero, né tampoco di
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510 M3IG1-PILJPFO
dinastia o di forma di governo ; non nell* acquisto d' una fnm-
tiera migliore ali1 Alpi o al Reno, o nell5 alleanza con Russia o
Inghilterra : ma in quell' esaltazione dì sentimenti generosi , la
quale spesso li produce; in quella smania di piacere, in quella
smania di piacere, m quella immaginosa vanità, che la fa scopo
in ogni parte ad ire, a simpatie, ad imitazione. La sua è la let-
teratura di tutta Europa; veicolo universale la sua lingua: i si-
stemi morati, politici, giuridici, comunque incompleti e preci-
pitosi, si studiano più volentieri su questa nazione, perchè essa
li vuole formolati più chiaramente, più razionalmente dedotti, e
immediatamente applicati; le sue tribune sembrauoquelle d'ogni
popolo che nonne ha; e diviene sempre più vero quel die Jeffer-
son diceva, ogni uomo avere due patrie, la propria e la Francia.
Nazione regolata a fantasia più che a calcoli ; poiché 1' iniziativa
fu sempre degli uomini di cuore, si è più volte devota alla cau-
sa della libertà ; mandò combattenti dovunque apparisse lampo
di rigenerazione : con torrenti d'oro e di sangue riconquistò al-
PEuropa la sicurezza del Mediterraneo^ e. sul lembo d'Africa che
l'Atlante separa dal deserto, rifeconda il sangue di San Cipriano^
di San Luigi r di re Sebastiano.
Ma l' insanabile bisogno di movimento' le toglie ogni fermez-
za, la fa sospingersi in continuamente nuove esperienze, e non
accettare altro piloto che la tempesta. Punita dagli Alleati per
le glorie dell1 Impero, accettò- come umiliazione la Carta dei 1S,
e invece di svilupparla la spiegazzò; poi come vide i Borboni in»
laccarla, li cacciò, sovvertì quanto avea rifondato in Vb anni,
moltiplicò sangue e ruine, vantò glorie; e tutto* ciò per far dei*
la Carta stessa un'edizione emendata. Luigi Filippo fu posto sul
trono come uno schermo contro la repubblica, e riuscì ad ar-
restarla per 1 7 anni. Nei quali aveva egli rimediato alle piaghe
che ogni rivoluzione produce , rifiorito le finanze , ravvivato il
commercio, ripristinata l' autorità, cresciuta la prosperità ma-
teriale favorendo l' aristocrazia commerciante , surrogatasi alla
patrizia ; lettere, arti , scienze , incoraggiò sin a farne una po-
tenza ; insieme conservò la pace fra ardentissime occasioni di
.guerra ; restaurò la marina in modo che comparisse onorevol-
mente fin nei mari più lontani ; e lasciò gran libertà al discor-
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l'opposizione 511
rere, allo scrìvere , al parlamentare , egli ordini costituzionali.
Pure il 9oo governo, per volger di tempo, non si consolidava,
come quello che altra orìgine e fondamento non avea che la ri-
voluzione; sicché chi in quella non avea avuto posto s' affaccen-
dava a prepararne un'altra, i diseredati della quale ne solleci-
terebbero una terza. Costretto a cercar adesione d' ogni parte,
dovea egli blandire gl'interessi particolari, e vacillare condiscen-
dendo, anziché progredire resistendo : e dopo 1 8 anni si trova*
va più hi aria che al principio. I Legittimisti gli serbavano indo-
mato rancore ; e comunque impotenti ad abbatterlo, apposta-
vano gli eventi. I Repubblicanti lo astiavano come unico obice
all'attuazione de' loro concetti. V'è poi sempre un partito vo-
lante, amico e nemico di tutti , che si giova delle scissure per
insinuarsi in tutti gli altri, e giunger al potere per sorpresa o
per rapina : gravissimo sconcio quest' avvisaglia continua delle
opinioni, in governi costituiti sull'opinione l Non per la gloria
e il bene del paese , ancor meno per la libertà , ma per imita-
zione, per levar rumore, per pompeggiare di quella declama-
zione eh' è 1' arma odierna, come la logica fu V arma de' prischi
rivoluziooarii , e con essa acquistarsi quell' aura popolare che
onora come liberale chi contraria i governi , suole in Francia
perpetuarsi un'opposizione, la quale pretende tutto dal governo,
e intanto lo snerva colla diffidenza ; si fa arma della clemenza
sua come del suo rigore ; raccoglie ed echeggia tutti i lamenti
sol perchè lamenti, senza badare se giusti, senza calcolare le
conseguenze della vittòria, senz'ai tra fede che in sé-, sostituisce
parole sonanti a serie dottrine, e dispute oziose che tolgono il
senso delle cose, talché, se arriva al governo, non palesa che
povertà di concetti, inettitudine di volontà.
Eppure l' opinione suol lasciarsi regolare dall' opposizione ;
e poiché gli scrittori di quel paese agognano un favor di moda
e un successo mercantile , la letteratura afferrò anch' essa il
martello per demolire. Gloriosamente avviata durante la Restau-
razione , quando parve favorita dalla maggior libertà essa de-
cadde ; nuovi geoii non sorsero , gli antichi declinarono o an-
che si pervertirono, fosse nella forma, ragguagliata ad improv-
visazioni, fosse nello spirito, diretto a demoralizzare. GÌ' inge-
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512 LETTERATURA
gai bellissimi, il limpido discorso , la colorita descrizione vol-
sero Thiers e Lamartine a divinizzare la forza, sia radiante con
Napoleone, sia manigolda con Robespierre e Marat. Laoeonais
adoprò la logica potente e lo stile incomparabile a scassinar
quell'autorità, sulla quale avea dianzi posato l'edifizio della so-
cietà e della cognizione. Hugo professava cbe • il poeta può cre-
dere a Dio o agli Dei , a Platone , a Satana , o a nulla. • Dalla
cattedra sbertavasi quanto vi ha di positivo, e mostrando i preti
quai demoni della società e della morale, soffiavasi sugli ornai
spenti rancori contro del papa e de9 suoi. Un maggior numero,
speculanti sull'immaginazione, fomentavano l'epicureismo se-
condando lo smisurato bisogno di godimenti materiali, e ponen-
do il paradiso in questo mondo : di che i beati del secolo erano
sospinti ad appagare qual si fosse appetito', senza un'idea d'abne-
gazione o un riguardo di carità ; ne' sofferenti attizzavasi l' ira
contro i ricchi, considerati come usurpatori del patrimonio co-
mune. Romanzi , che , per farsi leggere nella comune svoglia-
tezza, si sminuzzavano su pei giornali, portavano ciascun giorno
il loro grano d'arsenico nelle famiglie, sulle hotteghe, alla caia*
pagna ; blandivano la doviziosa lascivia colle azzimate laidezze;
la stizza dei proletari coli' esagerare la corruttela gaudente;
gli istinti col mostrar le donne inevitabilmente soccombenti al-
l'occasione ; gli uomini operanti solo per interesse e passione;
loro ideale erano eccezionali sconcezze della* natura o della so-
cietà ; iniziavano i cuori vergini a turpitudini, la cui ignoranza
è una salvaguardia, e un incentivo il conoscerle : per tal modo
la natura pervertita degli scriventi appestava le nature sane del
popolo.
E questa voce popolo era delle più abusate , adulandosi con
essa appetiti affatto materiali , in nome di essa canonizzando
Desmoulins e Danton, e gli altri eroi dell'invidia e dell'assas-
sinio ; cuculiando o denigrando il clero , che è pur quello che
educa e consola il popolo ; manomettendo le speranze confor-
ta trici, e guarendo le anime dalle aspirazioni all' immortauti
Intelletti serii , stomacati al sozzo spettacolo , e credendo
normale uno stato patologico, ne imputavano la società, e pen-
savano a sovvertirla dalle basi di venti secoli per ricostruirla a
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LKTTEBATOBA 513
vapore ; i volghi ne traevano imprecazioni e febbrile impazienza
d' un' esplosione in cui i nulla lenenti soltentrassero ai posses-
sori , e ciascuno acquistasse maggior dose , non di ragione e
morale, ma di godimenti.
Di questa immoralità si versava ogni colpa sul governo , il
quale in vero , nelle arti con cui era costretto accaparrare le
elezioni , nella condiscendenza che doveva a* suoi creatori ed
amici, nel dover rannodare alla propria durata i grandi ed i pic-
coli interessi, ponea mente a tuli' altro che alla virtù. La mas-
sa più sana che vuol pace e ordine avanti ogni cosa ; gli scu-
ranti che imbellettano di moderazione l' accidia ; e gì' interes-
sati a mantenere l'impiego , la pensione , il posto in palazzo o
alla Camera , bramavano s' assodasse quel dominio , ma il bra-
mavano fiaccamente, mentre operosissimi lo anelavano i parti-
ti. Ed esso, battuto dalla stampa e dalla caluuuia , liberissime
e provocanti, dai rifuggiti d'ogni favella, dai giornali, fragorosi
conduttori dell'elettricità rivoluzionaria , a gran fatica potea ,
non che predisporre V avvenire, orzeggiare per espedienti.
A tacer una colluvie d' ingiurie personali , il cui stillato può
leggersi ne' Dieci Anni di Luigi Blanc , a Luigi Filippo si ap-
poneva di mirar unicamente a consolidare la propria dinastia ;
e viepiù dacché egli, sostenitore della pace ad ogni costo, non
esitò esporsi a una guerra per trarre sposa a suo figlio una
principessa di Spagna. L' Inghilterra , che avea cresciuto di
cento milioni il suo debito nella guerra di successione per im-
pedire che Spagna e Francia si congiungessero , credè minac-
ciate di nuovo le sue convenienze da tal matrimonio , fatto in
onta sua ; e rollo P accordo mediante il quale soltanto potea
contrappesarsi l'assolutismo settentrionale, aspirò a vendicarsi.
Intanto l' emancipazione degli schiavi avea rovinato i posses-
sori nelle colonie ; nell' Algeria non si vedeva fondato nulla di
saldo : i grandiosi lavori , i quali seguano un1 era nuova nella
stona dell'economia pubblica , ingrossarono di 1300 milioni il
debito, comunque fosse esuberantemente coperto dal valore di
quelli.
Le Camere, cui uffizio saria stato coodur il paese a riformar-
si senza scosse , irritavano colle declamazioni e col continuo
III. 33
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514 LE CAMERE
imputare al governo perchè avvilisse la Francia nelle relazioni
esterne (1) , la soffocasse nell' interno sviluppo : e quasi P agi-
tarsi fosse progredire, balzavasi da un ministero alP altro senza
un perchè , e sempre lamentando che i surrogati divenivano
peggiori de' precedenti. I ministri stessi si sbalzavano a vicen-
da , non per serie differenze , ma per ambizione personale ; e
Thiers, sottentrando nel 1840 , avea esclamato : Soneremo la
stessa aria , ma la soneremo meglio. Riduceva cioè tutto il
governo all'abilità ;'a che riducesse la giustizia il palesò quan-
do alla tribuna, egli presidente del ministero, disse : Chiunque
verrà alla porta di questa assemblea a dire Io ho un diritto,
mancherà alla legge% non essendovi altri diritti se non quel-
li che la legge dà.
In queste lotte personali , non badavano a lasciare scoperto
il re per {scagionare sé stessi (2). Ultimo ministero fu quello
dello storico Guizot , uomo più rigido che noi volessero le pas-
sioni pruriginose , più incorrotto che i suoi competitori ; che
non accettò le conseguenze pazze delP analisi , e la divinizza-
(1) La diplomazia del regno di Luigi Filippo fu difesa dal
signor d' Haussonville col pubblicarne le carte, state colle nella
rivoluzione ; volendo mostrarla più generosa e robusta che non
quella succeduta. Hìsloire de la polilique extérieure du g Oli-
ver nemeni francata de 1830 à 1848.
(2) Fin dal marzo 1840, il Morning Chronicle } organo di
lord Palmerston , avvisava la Francia del pericolo cui espone*
vasi la corona con questi intrighi ministeriali, « E evidente che
il sistema monarchico andò costantemente declinando. La mo-
narchia è affetta da un vizio pericoloso , da una consunzione
graduale, che tulli i rimedii adoperali fin oggi non fecero che
aumentare Scioglier il re e la dinastia da questa situazione
di diffidenza tra lui e il suo popolo, dev"* essere il primo inten-
to di un ministero che comprende la sua missione , e clic ha
idee più elevate che non 1' unico desiderio di mantenersi in po-
tere. Ma se in quella vece si dura in piccoli intrighi di corte,
come fin ora , il trono di luglio non durerà più di quello di
Napoleone. ì
y Google
GÙlZOT 5IS
Eione dell' uomo (1) ; ostinato a conservar la pace, e come mez-
zo consolidare la nuova dinastia ; ligio al re , ma operando co-
stituzionalmente e colla maggiorità nella Camera. I più vivi at-
tacchi gli venivano da coloro che .meno ne dissentivano , cioè
da quelli che avrebbero voluto al ministero Tbiers , sostenitore
anch' egli della dinastia d' Orleans ; ovvero Odilon Barrot, rap-
presentante di idee più avanzate, ma pure costituzionali : laon-
de quel rovinoso accozzarsi faceasi per gare personali , non
per diversità di principi!, non per aneliti generosi. Faceva izza
che un ministero durasse cinque anni in paese abborrente la
stabilità , e con una costituzione ove il re non dee aver volon-
tà né sistema , ma cangiar dì ministero ad ogni cangiar del
vento della pubblica opinione : laonde sottigliavasi ad abbatter-
lo, non prevedendo che seco si abbatterebbe la monarchia. Al-
legando che il ministero brogliasse le elezioni onde eludere le
declamazioni de' fogli e V attività degli oppositori , si tornò al
vecchio tema della riforma elettorale , e attorno a questa com-
battessi nelle Camere e fuori.
Cominciatosi poi in Svizzera , in Italia , fra gli Slavi, un mo-
vimento profondo, potea la Francia restare ferma, e contentar-
si , come il suo governo , all' uffizio di moderatrice ? SulP an-
dazzo d> Italia , si cresceva il fermento coi banchetti , dove il
ravvicinamento e i vini incalorivano i discorsi , ne' quali il so-
cialismo era acclamato colla baldanza di chi parla a pochi, sen-
za missione, e sicuro di non esser contraddetto : ma quei brin-
disi improvvisati erano ripetuti sui giornali , e davano al paese
una rappresentanza e un'espressione diversa dalla legale. Il re
aprendo le Camere disapprovò tali, arti ; ma né per questo si
rassegnava a cambiar di ministero , perchè non volea cambiare
di sistema : laonde fu proposto un banchetto in Parigi di cento
mila persone. L'autorità si oppose; gli stessi che P aveano pre-
parato , conoscendolo minaccioso, tentarono impedirlo ; ma fu
il segnale d' una rivolta, ove a mano armata e colle barricate si
chiese riforma elettorale , e cangiamento di ministero. Guizot
rassegnò il portafogli ; e V ebbe Thiers : non parve bastante , e
(1) Yedi a pag. 64.
y Google
516 IL 24 FEBBHAJO — BEPCBBLICA FRANCESE (1848)
un momento appresso fu dato a Odilon Barrot ; le tre grada-
zioni di quella ermafrodita opposizione : ma per condiscenden-
ze non calmandosi il tumulto, e già facendosi sangue, Luigi Fi-
lippo, risoluto a non spargerne goccia per conserrar sé stesso,
e persuaso da7 suoi che ciò calmerebbe Parigi, abdica, e fugge
come Carlo X , fra il ruggito dell' insurrezione cittadina , fra
l'inazione di coloro che P avevano sostenuto finché ciò don co-
stava. Il piccolo Conte di Parigi é dalla madre portalo al par-
lamento, dove già gli si giurava fede, quando un pugoo di per*
seme irrompe gridando la Repubblica. Era la voce soffocata del
1830, che finalmente soverchiava i garriti parlamentari. Il poe-
ta Lamartine la raccoglie e ripete ; il fanciullo regio è trafugato
a fatica ; e mentre fuori si ammazza, si saccheggia, si distrug-
ge per ottener riforme parziali , odesi che non si vuol più re.
La novità piace quanto meno aspettata , si grida la Repubbli-
ca (24 febb.) e un governo provvisorio.
Non dunque il represso bisogno di giusti emendamenti , non
il generoso desiderio della grande pacificazione della democra-
zia ; bensì il sussulto di una sconsiderata minorità sovvertiva
la Francia : ma dove aspettava un trastullo, essa trovò cosa più
seria ; giacché, dopo provato gli spasimi d'una rivoluzione san-
guinaria, le vertigini della gloria militare, i dispetti della scon-
fitta , la monarchia assoluta d' un genio , la monarchia tempe-
rata senza genio , la legittimità, l'illegittimità , i poteri fondati
sulle.tradizioni, quelli fondati sugl'interessi, volle sperimeutarsi
una sovranità non più compressiva ma espansiva , la sovranità
di tutto il popolo ; cancellando ogni diritto ereditario , e V ul-
timo privilegio politico, quello del censo j e l'ultimo privilegio
sociale, quel della nobiltà.
L' accentramento de' poteri foggia la Francia in modo , che
Parigi sola opera, fa, disfà ; onde il telegrafo che trasmettala
nuova insurrezione di pochi cittadini , mutolla tutta in repub-
blica. Le scene furono le consuete delle pur troppo tante rivo-
luzioni ; effetto consueto lo sbancamento del potere. Invece
però di proclamare colla repubblica la libertà che da quel sa-
cro nome si aspetta , di restituir all'individuo e ai Comuni la
responsabilità de' proprii atti , sol riservando al governo la la-
y Google
(4848) LA MARTINE 517
tela dell' ordine e V applicazione della giustizia , sì pensò anzi
esagerare i poteri governativi ; e le dottrine socialiste dai gior-
nali passarono nelle ordinanze , dalle conventicole nel gabinet-
to. La demagogia pretendeva che , capaci o no , tutti abbiano
egual parte negli affari ; la filantropia comunista volea che tutti,
lavorando o no , avessero egual parte ai godimenti : e Luigi
Blanc, fattosene missionario, proclamava esser il governo obbli-
gato a proveder di occupazione ogni cittadino ; ciascuno dover
avere un salario, non conforme alla propria capacità, ma ai pro-
pri! bisogni ; i diritti essendo proporzionali a' bisogni, e i dove-
ri alle facoltà. In conseguenza, gli operai parigini cessarono di
faticare, pretendendo esser mantenuti gratuitamente; si aprirò»
no opifizii dove ogni disoccupato andava a cercare non lavoro
ma stipendio ; e P affluenza degli scioperi di tutta Francia ca-
gionava immensa spesa , cioè enormi aggravii ; mentre costoro
non faticavano, ma discutevano , e col fucile al braccio minac-
ciavano all' onesto lavoratore , che continuasse la sua libera in-
dustria. Distrutte le antiche, né ancora operando le nuove isti-
tuzioni , una plebe iraconda e viziosa rimase despota di Parigi.
Se dunque il mondo alla parola di repubblica erasi serenato co-
me d' avvicinantesi aurora , si sgomentò ai lampi minacciosi di
cui essa circondossi , da rigeneratrice della dignità umana can-
giandosi in sovvertitrice della società e di ciò che P uomo ha
più sacro , la libertà ; e invece d' un sistema di conciliazione
universale , se ne temette un uragano per la Francia e pel re-
sto d'Europa. In fatto , rinnovandosi gli effetti del 1830 , ogni
paese risentivasi a quel!' urto ; e mentre fin là non a spira vasi
che ad acquistare o realizzare il governo costituzionale , da poi
si intese ad abbatterlo ; la rivoluzione da difensiva si mutò in
aggressiva, tanto più che trovò tanta smoderatezza nel compri-
merla, quanta inettitudine nel dirigerla.
La prima cosa importava sapere come la Francia repubblica-
na intenderebbe i suoi politici doveri. Lamartine, accettata pel
primo l'acclamazione della repubblica, e fattala aggradire col-
la poetica parola , si trovò ben presto esposto al furore della
plebe. Ed esso l' affrontò con intrepidezza eroica ; instancabile
a parlare , a rispondere , a ricevere , a reprimere la smania di
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HiS IL LOMBAHDG-VENETO (1848)
sangue e di furto , sicché I1 avvenire gli tributerà tanta ammi-
razione , quanta indifferenza gli odierni : ma del resto , condi-
scendeva a tutti, adulando come ogni poter nuovo ; e s provisto
d'ogni altra idea fuor quelle dell' opposizione , era incapace di
organizzare, e dava per progetti le proprie speranze. Come mi-
nistro degli affari esterni (2 mar.) , annunziando all' Europa la
nuova forma assunta dalla Francia , dichiarò che , a differenza
di quella del 92, la Repubblica non minacciava a qual si fosse
governo; conoscer essa troppo pericolosa alla libertà la guerra;
risguardare i trattati del 1815 come non più esistenti , ma ri-
spettare le circoscrizioni territoriali stabilite in essi : se però
qualche nazionalità oppressa si svegliasse , « se gli Slati indi-
pendenti d' Italia fossero invasi ; od impacciate le interne loro
trasformazioni , Francia proteggerebbe i legittimi progressi. »
Ambiguità indegne d' una gran nazione, la quale, sacrifican-
do al rispetto umano , come in tropp' altre cose , diceva abba-
stanza per sospingere i passionati ; ma si riservava pretesti per
rinnegarli. I popoli vedono il vero , ma solo dopo l' errore : e
inebbriati da quell'esempio, e illudendosi su quelle parole,
credettero giunte a maturanza le sospirate franchigie.
Vedemmo come in Italia si manifestasse da per tutto la vi*
rile e potente inquietudine d' un popolo visitato dalla libertà ;
e se altrove esprimevasi in applausi ai regnanti, nel Lombardo-
Veneto concentravasi in fremiti. Come stesse questa provincia
dello straniero , il dicemmo ; che se alcuni , beati d' ozii e di
vivande, stordivansi ne' godimenti col pretesto de' codardi, cioè
l'impossibilità del migliorare, alcuni perseverarono contro blan-
dizie e terrori ; perduta la patria, mantennero cuore per amar-
la, voce per ammonirla, senno per dirigerla. Delle riforme am-
ministrative concedute ai vicini già era in possesso da gran
tempo questo paese , mercè l' antica tradizione municipale ;
pure se ne infervoro il desiderio di rigenerarsi , tanto più che
lo scopo vi era determinatissimo , cioè P acquisto di quella na-
zionalità , senza cui non par possibile libertà soda , potente di-
gnità, compiuto sviluppo. Ma se la coscienza. si rivoltava contro
un governo ostinantesi a spodestare le volontà , la ragione non
vedeva modo all'emanciparsi che in un sovvertimento europeo.
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(1848} IL LOMBARDO-VENETO 3l9
Mentre la folla coglieva ogni destro di esprimere avversione
ai dominanti e simpatia ai principi italiani , con dimostrazioni
da piazza che costarono anche sangue , le autorità paesane che
fin allora aveano conosciuto unico diritto eseguire le volontà
superiori, sentirono d'aver pur quello d'ammonire ed iniziare ,
e d'esporre i desideri i del paese. Quando parlava la congrega-
zione centrale, chi avrebbe taciuto? e queir esercito d' impie-
gati , muto di servilità , parve comprendere che vi son altre
cose che protocolli da empire ; e la paura dell' opinion pubbli-
ca prese le forme di coraggio civile. I loro richiami , esitanti
fra il rispetto abituale e una risoluzione insolita ; e gli scritti
di taluno che avventurava la propria sicurezza pel vantaggio
pubblico, non ragionavano che di conciliazione fra la provincia
e i conquistatori. Egual movimento legale nel Veneto ( gen-
naio ), e appoggiandosi a leggi anteriori inosservate, si doman-
dò una censura meno assurda, la comunicazione di ciò che con-
cerne gl'interessi immediati (I); insomma, che il governo rien-
trasse nelle vie della morale , e cessasse l'onnipresenza delete-
rica della polizia. Questa e il viceré fecero ogni opera per elu-
derle; pure, sentendole appoggiate alla legalità ed all' opinio-
ne, dovettero promettere di farvi ragione. Mentre così frodo-
lentemente addormentavano , fecero (9 genn.) dall'imperatore
dichiarare, lui aver fatto abbastanza pei popoli, né esser dispo-
sto a ulteriori concessioni ; affidarsi nel valor delle sue trup-
pe (2): e gli chiesero l'arbitrio d'arrestar e deportare. E si co-
(1) e Bisogna additare le leggi mal eseguite , le promesse
non bene osservate ; additarle con parole pacate , ma chiare ,
senza neppur dubbio che l'esercizio di un dovere possa parere
né delitto né colpa. Possono punirci; crederci rei. non posso-
no. Se ci veggano unanimi, perseveranti, padroni di noi stessi
e del nostro risentimento, non ci puniranno , ci l'ingrazieranno
di cuore. Ma le significazioni puerili di speranza o di gioja ,
o colpevoli di odii, non sono degne di popolo che patisce e che
ha fede nel suo destino. Formiamoci , non in partito modera-
to , ma in opinione legale ; e questa opinione animiamo d' affet-
ti. » Tommaseo.
(2) La mano e il cuore di Ferdinando appajono meglio nel
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520 IL LOMBARDO-VENETO (484$)
roinciò sovra cittadini personalmente sgraditi; col cbe l'autorità
irritò, non i sgomentò, mentr'essa perseguitava ma tremava da-
vanti a un popolo che opponeva la minaccia de! silenzio e dell'ab-
negazione, e fra cui sin l'allegria prendeva del minaccioso (t).
Il martirio si venera , ma non si predica : e quale onest' uo-
mo assumerebbe la responsabilità d' avventare il paese nel ter-
ribile esperimento d9 una insurrezione ? Pure la pazienza ces-
sa quando cessa la speranza, e giunge un' ora in cui per le na-
zioni l'obbligo della fedeltà cede al diritto d'acquistarsi la si-
curezza che piò non trovano nell'ordine stabilito; e questa ora,
la provvidenza la batte ineluttabilmente (a).
proclama che, tre mesi dopo, indirizzava ai Viennesi, e Le de*
putazioni di tutte le provincia riconobbero che, nelle memo-
rabili giornate di marzo, fu sebiamustv, e con sincera soddi-
sfazione, eh1 io andai incontro ai voti del mio popolo, conce-
dendo una Costituzione eh' io riguardo come 1* atto più soddi-
sfacente della mia vita, i
(1) Il conte di Fiquelmont Ministro di Stato, poi degli Affari
Esteri, stampò nel 1852 un' opera sulle vicende del 48 ( Lord
Palmer sion, PAngleterre ette Continent) , curiosa come tutto
quel poco che fa conoscere una rivoluzione tanto strana come
la viennese. Or egli asserisce che il governo centrale ignora-
va assolutamente i mali del Lombardo- Veneto ; ci taccia avere
conservato il silenzio : Ce silence fit du mai : cor on prenait d
Vienne f absence totale de représentalion cornine une preuve
de P assentiment cnmptet du pays à la manière dont il étati
gouverné On y vivait dans une entiére sécurité sur la posùiom
de r Italie Comment le* griefs auraientils pu ètte re*
dressès ,quand ile n'avaient jamaùt encore ite légalement formu-
le* 3 et q i'Ue étaient véritablement ignorés du gouvernement
centi al? On trouve ici une preuve de plus combien il est don*
gereux pour un pays que dee inslùutions soient réduites à de-
venir de simplcs formes . Des apparences ne suffisent pas au
gouvernement des peuples — - Cosa sia dell'asserzione non è chi
l'ignori; panni però se ne possa cavare una grande lezione.
(a) A che far entrare la provvidenza in una insurrezione ? E
se fosse slato cosi , avrebbe avuto l' esito che poi ebbe ?
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(18 ÌS) Il LOMBARDO- VENETO 531
Intanto , con provocante ostentazione parlami di truppe
sempre nuove spedite in Italia, di promessi saccheggi, di bom>
bardamenti a! minimo agitarsi: e per verità, risoluti che erano
a reprimer colla forza , sariano dovuti porsene in grado ( 1 ) ,
dacché sentivasi in aria il rombo d'una rivoluzione , tantoché il
viceré , bandita la legge marziale , se n1 andava , abbandonando
al poter militare un paese dov' era rimasto per 20 anni come
straniero. Che se non bastavano le dimostrazioni di moda , le
quali, nella loro innocuità, palesavano però l'accordo, susur-
ravasi di armi ammassate in Milano ; di corpi organizzati dai
profughi ai confini ; di incitamenti ufficiali venuti dalla Fran-
cia, dall'Inghilterra, più dal Piemonte. Eppure il séguito mo-
strò che non V aveva né armi, né intelligenze , né preparativi ;
gli stessi Mazziniani aveano a Parigi stabilito di nou alterare
con loro mosse il quieto progresso* italiano. Ma la scintilla ven*
ne inaspettata ed efficace cornei colpi providenziali (a), e don?
de meno sarebbesi aspettata.
(1) Il generale Hess, capo dello stato maggiore, il 18 gennajo
da Vienna scriveva al colonnello Wratislaw a Milano : e Se la
imbecillità del governatore e del viceré e la nullità del loro spi-
rito non fossero già da tempo conosciute, ora apparvero in tal
evidenza^ che bisogna tosto rimoverli , e sostituire un governa-
tore che, d'accordo col feldmaresciallo , ristabilisca V ordine ri-
gorosamente, e i noti rei di tali scandali mandi ad esser pro-
cessati a Palmanova.... Io non sarò mai quieto finché non siensi
uniti attorno a Milano 25 000 uomini , e 25000 nelle guarni-
gioni alle spalle, giacché solo il timor delie bujouette può im-
porre a costoro. » E il 3t al maresciallo Radetiky : e Sedici
forti attorno a Milano , ciascuno con 500 uomini e moltissime
feritoje dirette al Duomo, deciderebber in ultimo appello la qui*
stione italiana fra l'Austria e il Piemonte, e questo tornerebbe ~
air antica, comunque simulata, umiltà ('omo le cose sono,
creda che la trauquillilà non si ripristina senza forti salassi e
sciabolate tedesche. *
(a) Questa espressione é una conseguenza di ciò che P autore
avventò poco innanzi e noi abbiamo fatto avvertire nella pre-
cedente annotazione.
y Google
ACSTB1A (1848)
L' Austria, fedele all'assolutismo paterno (a), si era costitui-
ta franca e implacabile avversaria delle pretensioni liberali , e
in nessuno de'suoi Stati sofferse cambiamenti. Mista di popola-
zioni differenti d'origine, di coltura, di tradizioni, come poteva
introdurre quell'unità cbe forma la forza degli altri? Il toccare
a ben diciotto Stati, ne fa complicatissime le relazioni esterne,
e necessario un grosso esercito ; il confine militare verso la
Turchia, feudalità armata, impedisce di trarre profitto da que-
gli ubertosissimi paesi, finché la caduta degli Ottomani non le
dia un vicino civile. In molte Provincie tedesche, boeme e gal*
liziane, durava la giurisdizione patrimoniale , oltre l' Ungheria
e la Transilvania d' istituzioni distinte ; e sebbene queste non.
contribuissero al tesoro pubblico, le entrate, che al cominciare
di Francesco I rendeano 86 milioni di fiorini (L. 198,000,000),
alla sua morte erano cresciute a 136 ( L. 302,000,000 ). Le
miniere del sale, del mercurio, dell'argento, le fruttano assai,
e assai quelle d'oro di Traosilvania ed' Ungheria , benché mal
lavorate. Gli ultimi acquisti la crebbero verso il mare , ma la
lunga unione sua coir Inghilterra fa che non osi ingrandirsi io
un campo di cui questa è gelosa : di Venezia restava compas-
sionevolmente inoperoso il rinomato arsenale ; un grandioso di
guerra nelP insigne porlo di Pola non fu che divisato : Cataro
e Ragusi soccombono al favore dato a Trieste , la quale diven-
terà importantissima quando la strada ferrata porli di là a Vien-
na e fino a Varsavia. In questa parte s' industriò l'Austria; pel
trattato del 25 luglio 1840, essa e la Russia dichiararono libe-
ra la navigazione del Danubio , pel quale ora varcano le vapo-
riere da Ratisbona fiuo a Costantinopoli e a Trebisonda ; il si-
stema protettore delle dogane fu modificato, temperando le ta-
riffe; edifizii di utilità, se non di sfarzo, sorgeano da per tutto,
e il governo consentiva ai miglioramenti , purché venisser da
lui solo. Non sentiva però il dovere di avviar o secondare i pro-
gressi j riduceva il governare all' amministrare ; e non vedea
l'avvenire che nella conservazione. Inoltre le pesava addosso uà
debito enorme , sì mal amministrato che quasi raddoppiò du-
(a) Antifrasi molto usitata da altri storici in simili incontri.
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(4848) austbia 525
rante la pace (1); difficile a ripararsi in grazia de! grosso eser-
cito, della costosa diplomazia , dell'essere l'Impero composto
di tre masse eterogenee, ad una sola delle quali poteva impor-
re tasse liberamente , e che restavano divise tra loro per linee
doganali, e richiedevano leggi di scopo differente (2).
Francesco I, benché vago della centralità amministrativa di
Giuseppe II , non presunse ridur tante differenze ad uniformi-
tà; e vedendo come, per avviare a novità richiedasi genio, bon-
tà, sapienza, Hmitossi a conservare: procedesse pure il mondo,
egli stava ; buono doveva essere ciò che buono era slato altre
volte ; i popoli doveano essere persuasi che l'imperatore vole-
va il loro bene, e lasciarlo fare. Con questa politica semplice
governò fino al 1835, sempre negindo; per quanto , massime
l'Ungheria, alzasse ognor meglio le pretensioni ad una vita più
indipendente; per quanto i paesi austriaci che hanno assemblee
di Stati, presentassero sempre più ardite domande di pubblici-
tà , di maggior parte nella deliberazione de' proprii interessi.
Dovea pertanto confidar sulla forza, e in fatto tenne sempre un
esercito sterminato, e morendo lasciava il suo cuore ai soldati.
Il suo successore fu buono e null'altro : ma Vienna, la città
che credeasi materializzata ne'godimenti, e servilmente devota
ad una dinastia che la facea capo d' un grand' Impero , erasi
stancata dello stupefacente assolutismo del ministro , che ( dt-
ceano ) facendo sinonimi governare e comprimere , catalogan-
ti) II debito austriaco era di 1,014,000,000 di fiorini ( da lire
2. 30), cioè circa sette volte l'entrata; e importava l'annua eroga-
zione di 67 milioni di fior.
(2) Dei 456 milioni di lire austriache (fr. 394,696,000), totale
entrata dell'Austria, 13,185,750 (fr. 11,312,958) erano la tas-
sa dell' Ungheria , invece d' imposta fondiaria : eppure questa
passa i dodici milioni d'abitanti; mentre la Lombardia, di due mi*
lioni e mezzo d'abitanti, dà per sola imposta fondiaria lire austria-
che 22 milioni , e per dazio consumo , compreso il Veneto ,
13,200.000, oltre le altre contribuzioni indirette: sicché tutto
sommando, qui si pagavano lire 22. 70 (fr. 19. 74) per testa (Te-
ooboeshi), mentre in Ungheria poco più d'una lira'.
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$24 RIVOLUZIONE BI VIENNA (1848)
do gli uomini secondo il pagamento , riducendo il governo a
doganieri , burocratici , spie e soldati , privavalo della sua più
nobile qualità , V iniziativa ; e procacciando il nome di accorto
e robusto col ricusare ogni movimento, lasciossi sopraggiunge-
re da uno di que' momenti, in cui cogli abusi cadono anche le
istituzioni (I). Qualche ambizione di corte e di gabinetto favori
le aspirazioni liberali, già scaldate dalle diatribe che la Germa-
nia lanciava contro il governo austriaco , e portate al bollore
dalla rivoluzione francese. Trovandosi uniti gli Stati della Bas-
sa Austria , la Società politica e la industriale vi sporgono al-
cune domande (13 marzo). Già la Boemia e la Galizia aveano
mandato a chiedere libertà di stampa, d' insegnamento, e d'al-
tro : e l'esempio degli studenti bavaresi inanimò quelli di Vien-
na. Un proclama dell' ungarese Kossut allora divulgato, ove si
chiedeva che P Impero si riformasse, e alle singole nazionalità
lasciando il governarsi, le congiungesse in federazione, assegnò
più preciso scopo alle domande degli studenti , che , malgrado
dell'autorità, proclamarono una petizione nelP àula universita-
ria, e vollero portarla alla Corte. Questa oppose il m'ego , poi
i soprattieni; ma il popolo viennese, come riscosso da un sonno
di cui si vergognava, alzò la voce-potente. Gli eserciti stavano
lontani; la piccola guarnigione poteva esser presa in mezzo dal-
(1) Fin dal 1840, un austriaco, un barone, un impiegato, scri-
veva : e II momento delle riforme è passato : quella politica non-
curante è stata già troppo prolungata; la situazione presente non
può durare: tal è l'opinione degli spiriti meglio veggenti; né farà
meraviglia se un giorno, in quest' Impero che per taluni è la ter-
ra classica della stabilità, scoppieranno le cause più potè a ti di sol*
levameuto e dissoluzione. La fiducia neir avvenire, la mancanza
di previdenza e sollecitudine nel governo, sono sintomi spaven-
tevoli. Una sola idea, un peosier solo si ravvisa in quella politica
palliativa; il desiderio d' ottenere riposo pel momento; di allonta-
nare, ma non distruggere ogni causa di cambiamento, comunque
salutare e necessario. Ma tale sistema non riuscirà a nulla di
bene; la scadenza del pagamento arriverà; e l'uomo dissetato che
rinnova le sue cambiali non impedisce la sua rovina, ma solo la
ritarda, i Oesierreich und sein Zukunft.
(1848) LE CINQUE GIORNATE 525
le migliaja d' insorgenti ; pochi colpi da essa tirati inveleniro-
no il popolo, che mostrò esempli d'inaspettato coraggio, e d'im-
petuosa fermezza : talché , vacillando 8 ministri e la Corte ,
si ottenne fosse cacciato Metternich, e per tutto l'Impero libe-
ra stampa, guardia nazionale, un'assemblea generale per for-
mar la costituzione. Gli studenti frenano la plebaglia e i ladri;
l'applauso, gli abbracci, gli inni festeggiano l'affratellamento;
i liberali esultano del loro trionfo ; mentre la Corte , affidando
il ministero a Pillersdorf e ad altri onesti della vecchia scuo-
la, spera rivalere contro le esigenze superlative.
Il telegrafo portò in Lombardia quelle concessioni viennesi;
e la loro dissonanza dalle minacce e dai rifiuti de' giorni pre-
cedenti, mostrava che l' Austria coprisse col vezzo d'una con*
cessione quel che era ineluttabile necessità ; doversi ella ben
trovare agli estremi se entrava in una via a lei repugnante : e
poiché della buonafede non potea tenersi conto, doversene as-
sicurare col proprio braccio. Pertanto i cittadini (18 mar.) ,
preseduti dalla rappresentanza municipale, vanno a domandare
armi per la guardia civica. Sono promesse ; ma quando con-
vengono al palazzo comuuale per riceverle, eccoli assalili dalla
truppa, che alla ventura ne coglie alquanti e li trascina in for-
tezza. L'indignazione precipita il molo già comincialo; l'esul-
tanza si converte in furore ; la speranza si eleva fino all'indi-
pendenza ; e impennati i tre colori , gridasi Viva Pio IX e
Morte ai Tedeschi. Ubriachi di magnanima imprudenza, i no-
stri rimettono ogni cosa ai rischi dell'audacia ; e vendicando le
paure di cui si era loro prodigato l'oltraggio, cominciano una
battaglia memorabile, ove colle barricate e con pochi fucili da
caccia per cinque giornate tengono fronte a truppe disciplina-
te. Né le armi che diceansi ammannite, né i fuorusciti, oi Pie-
montesi o i campagnuoli che diceasi aspettassero solo un cen-
no, comparvero allora: ma neppure il nemico era allestito a di-
fesa; e le scarse sue munizioni, il coraggio e P unione de' cit-
tadini, il probabile dilatarsi dell'insurrezione , l'incertezza di
ciò che accadeva a Vienna, indussero il maresciallo Radetzky a
ordinare la ritirata. £ Milano si trovò libera, con un' esultanza
• più viva quanto meno aspettata ; Como , poi Brescia , Berga-
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826 SLANCIO DEL PIEMONTE (i848)
mo, Cremona , cacciavano o prendeano le guarnigioni , da per
tulio risparmiando l'inutile sangue, e contro la dominazione fo-
restiera protestando solo colla gioja del liberarsene.
L'avviso delle libertà promesse fece eguale effetto a Vene-
zia, che si levò a tumulto: cercato invano tuffarlo nel sangue ,
il governatore Palfy rassegnò t poteri al comandante Zichy ; e
questi capitolò, menando via la truppa , e. lasciando la cassa ,
le armi, i soldati italiani a Venezia, la quale si trovò libera le-
galmente. Le città della terraferma non tardarono a imitarla.
L' insurrezione di Milano erasi sentita in Piemonte con lutto
l' interesse di nazione e di vicinanza ; e 1' intera popolazione
fremea perchè si affrettasse a sottrarre la vicina da uno ster-
minio inevitabile : già molli v'accorreano ; già vi si mandavano
munizioni. Pochi giorni prima Carlo Alberto, risoluto d'entrar
francamente nelle vie costituzionali, aveva formato un ministe-
ro, sotto la presidenza di Cesare Balbo, il quale volle la coope-
razione di altri veterani della causa migliore. La costoro popo-
larità, le conosciute intenzioni, i voti gridati a loro dai Genove-
si, li faceano scopo a smisurale speranze. E poiché in capo d'o-
gni speranza stava 1' italianità, tutti chiedevansi se il Piemonte
trarrebbe la spada per assicurarla. Non era questo il lungo vo-
to di Carlo Alberto? non teneva egli 70,000 armati, e riboccanti
gli arsenali, e pingue il tesoro, e uno stato-maggiore incompa-
rabile, e tutta 1 ufficialità anelante di provarsi cogli oppressori?
Le realtà slavano a gran pezza dai discorsi. La preconizzata
sistemazione militare del Piemonte ricooosceasi disadatta alla
subitanea trasformazione dello slato di pace in quel di guerra
attiva j sicché in quel precipizio, appena 12 in 15 mila uomini
potrebbero mettersi in campo ; e di questi un buon dato atten-
davasi in Savoja contro, la temuta irruzione della Francia. Del-
l'Austria ignoratasi lo sfasciamento; poco si poteva promettersi
dalla restante Italia, disavvezza dall'armi; l'Inghilterra , che a
consigliare e moderare V italico movimento aveva spedito lord
Minto , non che attizzasse come si spargea , dichiarava esser
la Lombardia assicurata all' Austria dai trattali medesimi che
assicuravano Genova al Piemonte ; e il toccar 1' una compro-
metterebbe l'altra. I soccorsi di Francia metleano ribrezzo, pò-
y Google
(4848) ESITANZE DEL GOVEBNO 527
tendo divenir micidiali al principato. D' altra parte i veggenti
aveano sempre sconsigliato il Piemonte dalla guerra (I); ai nuo-
vi ministri era riuscito di consolazione V accertarsi che 1' Au-
stria non minacciava invadere il Piemonte , il quale potrebbe
tranquillamente assodare la donata libertà.
Ma all' annunzio dell' insurrezione lombarda la gioventù fre-
me guerra : se i liberali d' antica prova temono con essa com-
promettere le mature speranze, i nuovi la vedono opportunis-
sima a balzare innanzi ; e invano il re e i ministri sentono che
perde 1' autorità chi al tumulto la sottopone (2). E se 'Milano
(1) « Qua] è la paura dell' Austria? forse che Carlo Alberto o
qualche altro prìncipe italiano' impugni il fèrro e faccia l' impre-
sa di Lombardia ? ohibò ! ella sa quant' altri e meglio d' altri
che tal tentativo non è oggi possibile, e che i concetti di questo
genere non possono entrare né capire nella mente di un princi-
pe cosi savio come il re di Sardegna, a Gioberti , Gesuita Mo-
derno, Voi. Ili, pag. 577, nel 1847.
Il Balì)0 , nelle Speranze, rimoveva affatto l'idea d' un attac-
co; il Durando posava tutte le combinazioni sue strategiche so-
vra il supposto della guerra difensiva. Il Risorgimento , orgauo
ministeriale , al 18 marzo scriveva : e Chi primo bandirà la
guerra in Italia, avrà gallato le sorti del mondo , avrà scono-
sciuto i santi incrollabili priucipii che ci assicurano piena, in-
fallibile , vicina vittoria Sorda è l'Austria alle minacce ,
come alle blandizie; non si scuole, avvisa il suo tempo e il suo
vantaggio con impassibil consiglio. Or di tutti i desiderii suoi il
più ardente, il più sicura, si è quello di vedersi da noi assali-
ta Questo solo potrebbe ravvivarla ec. »
(2) i Niuno ignora di quanto momento sia, a consolidar vera
libertà in uno Stato, togliere qualunque forza e preponderanza
ai moti popolari. » Santàrosa , Rivai. Piemontese, — « Popoli
e governi non debbono mai dimenticare questa regola di con-
dotta, tanto profittevole a chi sa: diffidare di chi adula, e affezio-
narsi a chi gli avverte e li riprende. Badino bene. Quando sono ac-
carezzati con tenerezza affettata , quando se ne sostiene troppo
fervorosamente la causa, è segno che si vuole renderli stromenti
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523 gcebra dell'indipendenza (4848)
soccombesse a un nuovo Uraja? qual onta per vicino armato !
E che farebbe Genova', la quale avea gridato Con Milano , se
no no? E la compassione non potrebbe prorompere in odio con-
tro il principe, e fin a gridare la repubblica?
Mentre vacillavasi fra i consigli della prudenza e i preci*
pizii della generosità , ecco giunge che Milano s' è liberata da
sé ; che i Tedeschi rotti e scompigliati , vanno in pienissima
fuga, incalzati dalle popolazioni , risolute a non lasciarne vivo
un solo. Allora Carlo Alberto getta la sua spada sulla bilancia
de'ministri; annunzia che coi proprii figli si mette a capo del-
l'esercito, portando alla Lombardia i soccorsi di fratello a fra-
telli, e senza parlar di guiderdone; solo a guerra finita si deci-
derebbe delle sorti del bel paese.
Gli altri governi d'Italia rispondono a quel grido: Pio IX ad-
dita la mano del Signore in quella vittoria , e rammenta che
« d'ogni stabilità e prosperità è ragion prima la concordia ; e
che la giustizia sola edifica, mentre le passioni distruggono : »
il duca di Parma (30 marzo) , deplorando • il breve tempo in
cui la necessità e la posizione geografica e politica lo sottopo-
sero ad influenza straniera , » promette sé e suo figlio in soc-
corso ai Lombardi : Leopoldo , granduca austriaco (25 mar.) ,
eccita i Toscani a « non rimanere in ozio vergognoso mentre la
santa causa dell'indipendenza d'Italia si decide, » ma « volar
al soccorso de' fratelli Lombardi : » il governo di Napoli invi-
ta (5 apr.) ad accorrere nei piani di Lombardia, ove si risolve-
ranno le sorti della comune patria; e (7 apr.) « Untone , abne-
gazione , fermezza , e la indipendenza della nostra bellissima
Italia sarà conseguita ; e 24 milioni d' Italiani avranno una pa-
tria potente, un comune ricchissimo patrimonio di gloria, e una
nazionalità rispettata. •>
Santo accordo di principi e di popoli, che forti di risolutez-
za, armati de'lunghi patimenti , anelano alla virile gioja delle
battaglie, sicché l'Italia sarà non trofeo di altrui vittorie, ma
redenta pel braccio de' proprii figliuoli.
per interessi che non son i loro proprii. n Balmès, il Protestan-
tismo paragonato còl Cattolicùmo.
y Google
(184$) contegno degl'italiani 529
Disastri Italici.
La vittoria era assai meno facile cbe il trionfo. SulP orme
del nemico fuggente si cacciarono alquanti giovani lombardi di
coraggio volenteroso e intelligente ; ma i csmpagnuoli non se-
condarono l' impulso delle città dell9 Alta Lombardia , sicché
Radetzky , neppur mai attaccato , potè giungere al Mincio , e
dentro al formidabile quadrato delle fortezze diYescbiera, Man-
tova, Legnano, Verona, rincorare le truppe, aspettarne di nuo-
ve e disporsi alla riscossa. L'esercito piemontese, scarso oltre
ogni aspettazione e impreparato , giunse tardi , e allungatosi
sull'Adige in una linea di 36 miglia, cominciò una lenta guer-
ra di posizioni, in cui 1' incapacità strategica rendeva inutile il
valore, mostrato insignemente qualvolta si venne alle mani. Do-
ve la vittoria era l'unico scopo, e a quella dovea dirigersi l'im-
peto nazionale, non si seppe o non si volle effettuare la leva a
stormo; de' Volontari! cbe, con ottima sentita, si piantarono a
difesa de' varchi alpini, poco conto teneva l' esercito regolare ,
benché vedesse il nemico avvantaggiarsi dei subitarii, corsi ad
aju tarlo dalle scuole austriache o dalle fucine stiriaoe ; invece
di innestare i nuovi coscritti né' quadri dell'esercito, si forma-
rono corpi nuovi , il cui ordinamento procedette lentissimo ;
l' improvida fiducia in noi e l' improvido disprezzo pel nemico
ci addormentarono : e quando ognuno avria dovuto offrire tutti
gli av$ri e tutto il sangue pel riscatto nazionale, si stiticava sul-
le contribuzioni (1) ; e giovani baliosi non aveano vergogna di
rimanersi a casa a pompeggiare nelle guardie nazionali.
Pronte nubi offuscarono quel falso rosato di cui si colora l'al-
ba d'ogni rivoluzione. Di quelli che, per moda o per primeg-
giare, aveano invocato la tempesta, molti sbigottirono al veder-
la scatenata ; e dagli inconditi sussulti di Francia presagendo
(1) Nelle Camere di Torino fu disapprovato come lusso dita*
grifiziì il mandar altri soldati. la Lombardia si domandò l' ar-
genteria de' privati; mentre il paese, Fanno dopo, pagò ai vinci-
tori 80 milioni di là dell' imposta ordinaria.
III. 34
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530 contegno degl'italiani (4848)
qui pure la ghigliottina o il comunismo , si trinceravano contro
di coloro che pur seguivano a chiamare fratelli. La plebe, lu-
singata di alleviamenti e di beatitudini , anziché premunita alla
necessità di gravissimi sagrifizii , astiava i bugiardi promettito-
ri. I governi corruttori pregiudicano l' avvenire ; giacché , al
punto di cambiarli , non si trovano uomini capaci di rappre-
sentare la nuova età : i volghi non sanno tollerare gì1 inconve-
nienti che accompagnano il bene e gli stenti con cui bisogna
conquistarlo ; interessi spostati , abitudini rotte impacciano il
necessario accordo.
In società cosi educate , le qualità negative prevalgono sulle
positive; onde l'uomo che nulla fa e nulla può, è , non più sti-
mato, ma meno vilipeso di chi può e fa ; non lasciasi impuni-
to chi trascende quella mediocrità che si pallia col nome d' e-
guaglianza , e la satira s'accanisce contro l'operosità e P esal-
tazione dei nobili sentimenti. Ci eravamo dunque abituali a o-
diarci, a deriderci,^ temere lo sprezzo di gente spregevole ; i
manufattori d'articoli aveano sparso disaffezione e deuigramen-
to su chi non si rassegnava a chieder perdono della propria
superiorità; laonde, olire essere inesperti degli affari, delle ar-
mi , della vita politica , i generosi restavano elisi dal dispetto
proprio o dal sospetto altrui all'istante che più n'era bisogno.
Amatori antichi della libertà, la accolsero essi con austero cul-
to; ma altri, balzati dall'idolatria dell'assolutismo all'idolatria
dell' individuale sovranità, la accostavano come una meretrice;
sfoggio d'eguaglianza credevano l'insolentire contro i valenti ;
e per raggiungere d' un salto quei che s' erano avanzati fra i
martini della persecuzione pubblica e privata , li dichiaravano
inetti alle circostanze nuove, li trascinavano, non a giudizio ma
a supplizio, nei caffé, sui fogli, e dovunque fosse a adoperare
la lingua, non il braccio; e a rinforzo di frasi, convinceano che
i liberali neonati valeano meglio degli antichi ed esperti.
Da alcuni anni, ma più ne' due ultimi , era entrato il paros-
sismo del rumore, che mentiva l'avidità della gloria , e sfoga-
vasi colla sonora ciancia , e con quelle esagerazioni che fanno
aborrire la verità e rendono inetti alla pratica , giacché nulla
ripugna al vago de'concetti quanto la realità. Educati alla de-
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(4848) CONTEGNO degl'italiani $31
clamazione, costoro declamarono anche quando bisognava ope-
rare, e ridondanti in parole come chi manca di idee , comin-
ciarono litigi dove il vero vinto era il buon senso.
L' opinione di coloro che pretendevano dettare al pubblico si
formava sopra i giornali di Francia ; a quella .nazione sola si
concedeva ammirazione e studio ; unica la costituzione di essa
si conosceva; e com'essa, ponevasi tutto il liberalismo nell' op-
posizione sistematica : quelli che la faceauo quando portava pe-
ricolo, vollero continuarla quando non era più che gazzarra., e
quando l' arma proibita era divenuta arma d' onore.
Ai nuovi reggitori affollavansi servidori degli antichi, che co-
gli antichi non voleaoo cadere ; perseguitati veri e perseguitati
finti chiedeano compensi ; improvvisati statisti offrivano consi-
gli; mercatanti. speculavano sulle armi , sugi1 impieghi , sulla
pubblicità, sulla fame. Dilettanti del mestiero di spia e di car-
ceriere, continuavano a vedere cospirazioni e delitti, da perse-
guitati trasformandosi improvvisamente in persecutori : e men-
tre sovrastava un esercito minaccioso, si sfogava la spettacolosa
paura conlro spie che nou si trovavano, e conladini che voleano
anch' essi far chiasso come i cittadini.
Di fuori ci vennero anche innesti eterogenei ; e in paese ove
il clero mostrossi alle prime file, si urlò contro gli ecclesiasti-
ci ; in paese che da 80 anni non conosceva nell'aristocrazia se
non la insignificante casualità de1 natali , si seminarono odio ai
nobili e pretensioni di nobili , qui pure snervando col dividere.
In quelle ore procellose dove sono gli avvenimenti che crea*
no i dittatori, d' ogni città presero il governo le persone che si
trovarono, o che vollero una posizione di molti pericoli e di nes-
sun vantaggio, e rimuneratale coli' impopolarità. Per accentra-
re la resistenza e gli ordini, il governo provvisorio di Milano fa-
ticò a vincer le gelosie, che sono la brina d'ogni fior di speranze
italiche, e fare che ciascuna provincia gli mandasse un deputa-
to. Furono scelti non di coloro che aveano tramato o intrigato ,
forse neppure sperato ; alcuni anzi erano stati bersaglio delia
stampa demagogica ; sì poco era figlia di congiure quella sol-
levazione che traeva nobiltà e forza dall'intento comune e sem-
plice di rivendicare la nazionalità.
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532 contegno degl'italiani (1848)
Ogni governo rivoluzionario si trova debole a fronte dei suoi
compagni di rivolta, ed esposto a' mille rischi dell' inesperienza,
della precipitazione , del disordine. Il nostro poi non pensò a
cercarsi la sanzione dell' elezione popolare, tanto facile in pae-
se ordinato a municipii. Ne' momenti sublimi in cui l' ispirazio-
ne viene dalle moltitudini, essa irradia taluni che, passato quel
lampo, devono ricadere nelle tenebre: e caratteri medii, i
quali usano riguardo a tutti, carezzano il bene come il male po-
litico , potrebbero mai condurre una rivoluzione , che vive di
moto, d' azione, d' audacia ? fi alla nostra, mentre era nel pri-
mo lancio, fu imposta la formola delle società in riposo, con-
servar l' ordine ; a fronte d' una libertà neonata che per natura
è gelosa , si governò col segreto con cut si cospira ; si volle
conservare il potere a condizioni che non permettevano il bene,
e con quella mediocrità di cui è carattere il non saper imporre
* alla moltitudine.
Persuasi che le rivoluzioni riescano o falliscano per merito o
colpa dei popoli , su questi soprastiamo più che sui governi , ai.
quali il volgo indossa tutti i peccati. Attaccar le persone che
importa ? queste passarono , mentre le nuove speranze doman-
dano le virtù che allora ci mancarono -, o dai peccati stessi
d'allora potrebbero esser ruinate.
Scrittori che sulle prime esageravano V eroismo per eccitar*
lo, ricaddero presto oell' ironia; giornali, affissi, circoli, schia-
mazzi, imponevano provedimenti sconsigliati , od obbligavano a
ricorrere ai sotterfugi di chi non ha per sé il diritto; tutti ere-
deansi capaci di proporre, nessuno voi e a la responaalità del ri-
solvere ; il popolo mal obbediva a un governo dipintogli come
spregevole ; le milizie mostravano più spirito di partito che di
corpo ; e fra le canzoni e i proclami di fraternità, nessuno avea
fiducia in nessuno. Quindi oberate le finanze nella pinguissima
Lombardia, e provveduto inettissimamente alla guerra, mentre
il primo anzi l' unico bisogno erano soldi e soldati. L' inerzia ,
che prima trovava pretesto nell' impossibilità di affrontar il ne*
mico , dappoi lo coglieva dal dire eh' era beli' e vinto ; e neU
P inazione sj cominciò a disputar in qual modo si governerebbe
la nazione, prima d' esser certi che nazione saremmo.
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(1848) contegno degl'italiani 833
Venezia, liberata con regolare capitolazione, non area che a
ricorrere alle sue memorie ; proclamò la repubblica di San
Marco, e le città di terraferma aderirono. In Milano il liberalismo
dei più riducevasi ad abominare i Tedeschi ; onde credeano tut-
to finito colla loro cacciata. Alcuni che hanno V abilità di vol-
tarsi un quarto d'ora prima della fortuna, aveano tenuto intel-
ligenze con persone vicinissime a Carlo Alberto , il quale poi
negli ultimi mesi aveva attirati gli occhi alla sua corona , irra-
diandola coli' aureola della libertà. Ad altri la repubblicana pa-
rea la forma più consentanea a paese ribattezzatosi col proprio
sangue ; e non essendovi dinastie da rispettare ne aulica nobil-
tà da gonfiare, come ciascuno avea contribuito alla redenzione,
così ciascuno conserverebbe la massima porzione di sovranità.
Nella storia i bei tempi della Lombardia non erano repubblica-
Di ? Ed ora questa forma dalla Francia iniziatrice non sarà dif-
fusa a tutto il mondo? non troverebbe volonterosi ajuti in quel-
la sorella ? nod verrebbero con ciò allontanate le gelosie degli
antichi e le ambizioni dei principi nuovi ? D' altra parte, gli av-
versarli più risoluti aveano predicato che da repubblica a gover-
no costituzionale poca o niuna differenza intercede (1).
(1) « Non veggo gran differenza fra le due forme di governo.
Che cos' è un principe costituzionale se non un capo ereditario di
repubblica? e un presidente di repubblica, che un principe eletti-
vo ? j Gioberti, Lettera del 26 J ebbra/o 48. Molti giornali d' un
paese italiano asserivano esser forte e temuto in Lombardia un par-
tito che voleva sminuzzare V Italia in ceniinaja di repubblichelte
come nel medio evo. Per cercare, noi non ne trovammo orma ; e
gli scrittori non meno che gli atti uffiziali parlavano sempre di re-
pubblica italiana, più o meno estesa. A tacer Venezia, di cui tanto
generosi furono i proclami, il popolo di Padova nelP inaugurare
il suo governo provvisorio diceva, ai 26 marzo: e II pòpolo ehe og-
gi vi ha costituito, ha un unico voto, V unione italiana. Bando ai
municipalismi. La repubblica delle città d' Italia, qualunque sia
per essere la sua estensione , deve intitolarsi italiana. Stringetevi
con Venezia , e colle altre città italiane che si sono dichiarate o
stanno per dichiarasi libere, onde operar con quelle di fraterno
consenso. Viva la repubblica italiana ! >
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534 GIOBEBTI E MAZZINI ^ (1848)
Pure, conoscendo supremo intento la liberazione, la setta re-
pubblicana della Giovane Italia si era obbligata , già prima
dell'insurrezione, a velare il suo vessillo, per risparmiare i son-
ni de9 principi rigeneratori. Il re poi di Piemonte e il governa
provvisorio iteratamele aveano promesso, della forma di gover-
no non si parlerebbe die a causa vinta, quando liberi tutti, tut-
ti deciderebbero. Or eccoli sollecitar il paese a dichiararsi ; e
un insigne filosofo uscire dai dignitosi suoi studii per andar
apostolando la fusione col Piemonte (1) ; e un altro che in sé
riassumeva i patimenti e le speranze di 18 anni , contrapporvi
il grido di repubblica.
Allora il paese restò scisso. I disordini della Francia svoglia-
vano già molti della repubblica. Di coloro stessi che la venera*
no come la forma dell' avvenire , alcuni trovano che il paese
nostro non fosse abituato alla legale subordinazione, eh' è la
prima virtù repubblicana , e si dovesse arrivarvi traverso alle
finzioni costituzionali. D'altra parte , un re campeggiante per
la causa comune, un governo già stabilito il quale non avrebbe
che ad estendere le attribuzioni, l' eroismo dei Piemontesi pu-
gnanti pel nostro riscatto , la potenza che alla guerra verrebbe
dall'unità del comando, inducevano a sovrapporre una corona
al simbolo nazionale. Per queste ragioni , da non confondere
colle servilità dei fiacchi che s'allietano qualora il caso lor man-
da un padrone, anche persone che aveano imprecato al diserto-
re del 1821 sagrificarono i loro rancori alla speranza che, fatto
spada d' Italia , egli compirebbe la redenzione , e avvierebbe
l' unità del paese ; quelP unità eh' era il porto a cui tutti ten-
devano, e che divenne lo scoglio.
Il Piemonte nella dinastia di Savoja vede da un pezzo la glo-
(1) € Il glande ingegno.,., ama il popolo, ma non i suoi favori;
aspira al suo bene, non alle lodi, e sta ritirato dalla turba per po-
terla beneficare* t Gioberti, Introduzione <%Ho studio della Filo*
sofia, pag. 219. E a pag.183: e II governo rappresentativo è otti-
mo in sé stesso, attissimo a felicitare una nazione, e si assesta *nù«
rabilmente a tatti i progressi civili, purché non si fondi nella base
assurda e funesta della sovranità popolare. > .
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(1848) LA FUSIONE 538
ria e la potenza , come l' interesse proprio j pure anche colà
prorompevano le fazioni. La Savoja (3 apr.) aveva respinto una
banda d' operai , venuti di Francia proclamando la repubblica ;
ma non era esaltata dalla italianità nei sacrifizii impostile dalla
guerra , e che pur sosteneva con serena intrepidezza. Genova
mirava più alto che il ministero. Se v' aveva ambizioni bisogno-
se d' una corte e di regii sorrisi, non mancava chi sperasse sur-
rogare il berretto alla corona, appena questa non fosse più ne-,
cessarla alla causa nazionale. La coccarda tricolore , come fre- .
giava il patrioto , così mascherava il brigante , che gettava nel
fango il potere onde raccorne qualche brano ; il sofisto , che
cercava il predominio della forma sul fondo , dell' espressione
sulla dottrina ; P intollerante , che la libera discussione stroz-
zava cogl' insulti ; il declamatore , amico e nemico di qualun-
que siasi risoluzione. Oltre la stampa svincolata, ebbero costoro.
il campo nelle Camere , aperte P 8 maggio ; dove si agitavano
da un lato le municipali paure della depressione di Torino a
confronto di Milano , da!P altro le speranze di ottenere , nella
assemblea costituente coi popoli aggiunti , un migliore equili-
brio fra il potere legislativo e P esecutivo.
Il ministero , cbe per condurre una guerra , affar d' onore e
non più di ragionamento , era costretto ricorrere agli elementi
rivoluzionarli , e al tempo stesso frenare le trascendenze , im-
poneva però al governo provvisorio lombardo ; e questo si ras-
segnava a obbedire, mentre era accusato di comandar male. Fu
per queste guise che interrogò il voto universale col metodo
più assurdo e illiberale , quel de' registri ; nel mentre voci
ascoltate tacciavano ogni dissenziente di fellone alla patria , di
venduto al nemico , fosse pur di quelli che meglio aveano con-
tribuito a cacciarlo (I).
(1) e La politica ha i suoi pronunziati assiomatici, come la geo*
metri* , la fisica , la speculatone. Tali sono P unità , la libertà y
F indipendenza italiana; le quali non si potrebbero 'da noi diacu*
tere senza nota di crimenlese verso la patria Che importa se
qualche foglio, prezzolalo secretomenle dall' Austria, calunnia il
padre dell' unità italiana ? se mostra di non avvisare nel suo indù*
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536 l'allocuzionb dei 29 aprile (4848)
Con tali modi fu chiesta l' immediata fusione della Lombar-
dia col Piemonte ; le città venete imitarono j Venezia vi si ras-
segnò. Fusione che , fatta al primo istante seni1 altra condizio*
ne che del vincere , avrebbe coordinate lotte le forze all'in*
tento comune , mentre invece le disperse a vantaggio del
nemico.
Perocché fra questi maneggi le condizioni italiane erano gra-
vemente peggiorate. Alla vittoria de9 Milanesi tutta la Penisola
era trasalita di libertà e di speranze. Da Modena e da Parma
sommosse i duchi partirono, lasciando chi desse uno statuto, «
vi si formarono governi provvisori , che presto anch' essi do-
mandarono la fusione col Piemonte. II granduca dovette depor-
re i titoli austriaci, e scegliere ministri di minor suo gradimen-
to : perocché il moto già trasceso , non che lasciarsi regolare
dai principi, voltavasi contro di loro. Il papa, nel cui nome era-
si iniziato (29 mar.) , lamentavasi che ricalcitrasse fin a tiran-
neggiarne la coscienza ; eppure fu costretto estrudere da' suoi
Stati i Gesuiti , mentre dichiarava « averli sempre riguardati
come instancabili collaboratori nella vigna del Signore ; • ai
consiglieri di sua confidenza surrogarne altri, che lo pretender
no ligio alle sentenze giobertiane anche quando esse erano tan-
to cangiate , e che gì1 imponevano e ministri e generati e una
guerra, contro cui la Germania protestava sino a minacciare uno
scisma. Colla cara ed autorevole voce aveva egli benedetto alle
speranze italiche ; quando il presidente della Repubblica Veneta
gli raccomandava la sua città, « e questa Italia, tempio magni-
fico del Dio vivente , nel quale la dimora dello straniero insul-
tatore è una quotidiana bestemmia , » esso di proprio pugno
gli scriveva: « Iddio benedica Venezia, liberandola dai mali che
teme » ; mandò (27 giugno) un cardinale suo dilettissimo qual
rappresentante al campo italiano : pose le sue truppe sotto ca-
pitani piemontesi, coli' ordine d' accordarsi con Carlo Alberto ;
sollecitò i principi a mandare deputati a Roma per conchiudere
una Lega politica. Ma perché Carlo Alberto invece domandava
gio medesimo una prova della sua sapiens»? » Gioberti, ietterà
$11* 8 aprile 1848.
■
(48*8) DIFFIDENZE BEOIPfiOCHE 537
solo uà' alleanza guerresca, Pio IX, vedendo miratasi a riunire
V Italia ma sotto altri autpizii, dichiarò non favorirebbe un prin-
cipe d'Italia a acapito degli altri , e preconizzò le scissure (I).
Inerme, sacerdote, circondato da un concistoro cosmopoliti-
co, come parvegli pericolar la nave che Dio gli affidò, disdisse
ogni partecipamento colle rivoluzioni (29 apr.) ; non aver egli
fatto se non quel che le Potenze già suggerivano a Pio VII e
a Gregorio XVI , e chi egli credea vantaggioso a' suoi popoli ;
dolergli che questi non avessero saputo contenersi io fedeltà ,
obbedienza , concordia ; non a lui doversi imputare le convuU
sioni italiche ; a lui che abborriva la guerra, e ripudiava coloro
che parlavano d' una repubblica italica, presieduta dal papa.
Roma , che obbediva al papa a patto che il papa obbedisse a
lei , sobbolle a queste voci (1 mag.) ; e bestemmiando come si
bestemmia colà, minaccia sommerger nel sangue V esecrato do-
minio pretesco ; e così la forza popolare abbandonò il papato ,
allorché tanto importava sorreggerlo e spingerlo. Né Pio IX
aveva ancora rinnegato la causa italiana : anzi all' imperatore
d> Austria scrisse allora appunto esortandolo a • convertire in
utili relazioni d* amichevole vicinato una dominazione che non
sarebbe nobile né felice quando sul ferro unicamente posasse; »
e « a cessare una guerra che non riconquistava all' Impero gli
animi de9 Lombardi e de' Veneti, onestamente altieri della pro-
pria nazionalità. » Anzi > per mediar la pace , pensò trasferirsi
a Milano ; e quaoto la sua presenza avrebbe rialzato i nostri e
scoraggiato i nemici , chi è che noi veda ? fifa già il demone
della diffidenza aveva ossesso gli spiriti ; il Piemonte, che solle-
(1) e II nostro nome fu benedetto in tutta la terra per le pri-
me parole di pace che uscirono dal nostro labbro ; non potreb-
be esserlo sicuramente se quelle n'uscissero della guerra
L' unione fra i principi , la buona armonia fra i popoli della
Penisola , possono solo conseguire la felicità sospirata. Questa
concordia fa si che tutti noi dobbiamo abbracciare egualmente
i principi d" Italia, perchè da questo abbraccio paterno può na-
scere queir armonia che conduca al compimento de" pubblici vo«
fi. » Risposa all'Indirizzo dei Deputati-
b38 la Sicilia (1848)
citava le fusioni, sospettavasi riducesse a una mena dinastica la
causa italica ; il Napoletano , che voleva assicurarsi occupando
Ancona , sospettavasi ambire acquisti ; si sospettava che il go-
verno romano recuperasse il Polesine e altre antiche ragioni
sul parmigiano e il modenese ; si sospetto del prelato che il pa-
pa inviò all' imperatore (1 ( ; sì sospettò della flotta che Re Fer-
dinando spediva nell'Adriatico a rinforzare la sarda, e i Sicilia*»
ni al passaggio la cannoneggiarono ; si sospettò del ministero
romano quando affidò a Carlo Alberto tutte le forze pontifizie ;
e nel vacillamento dell'azione governativa incalorivasi l' azione
sovversiva ne' circoli , ne' giornali, tulle piazze. Il nuovo mini-
stero romano, presieduto dal filosofo Mamiani, in breve dichia-
rò che Pio IX prega , benedice , perdona , ma lascia gli af-
fari all' assemblea j il che equivaleva a cassarlo d' ogni autorità
temporale. Il papa protestò, come protestò contro gli Austriaci
allorché un loro corpo invase Ferrara per dissipare un grosso
corpo di truppe pontifizie ; ma ormai anche l' efficacia di lui
era passata, come altre mode.
A peggio precipitarono le cose nel Reame. La Sicilia covò
sempre rancore contro Napoli, lagnandosi d'esserle posposta e
temendo venirne assorbita. Stanno nella sua memoria l' antica
parlamento , qual fu rimesso dalla costituzione del 1812 , e la
prosperità che alcun tempo vi produsse la dominazione ingle-
se ; prosperità derivata da condizioni speciali affatto, e dall' es-
ser ivi solo pace , ivi non il blocco continentale , ivi un centro
al contrabbando britannico, che vi mandava per 150 milioni an-
nuì. Ma quella efimera costituzione lasciò intatte là feudalità, le
moltissime manimorte, le primogeniture, gli altri* mali, su cui
(1) Pillersdorf, allora ministro dell* Austria, nel libretto che
poi pubblicò sulla rivoluzione viennese, espone : e Mentre Inghil-
terra e Francia facevano ragione delle nostre pratiche di con-
ciliazione, un ambasciadore della corte romana (monsignor Mo-
nchini ) al ministero fece senza riguardi la proposta .di rìnnu-
zia a tutte le provinole italiane , dicendolo unico mezi» , per
V Austria, d'evitar pericoli maggiori...... i trattati antichi non
avere nessun valore. »
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LA SICILIA 533
una rivoluzione può passare la spugna inzuppata di sangue ,
mentre un governo regolare , comunque ben ispirato , non le
abolisce che passo passo. Tornati a Napoli i Borboni, V isola ri-
maneva come paese eccezionale : ivi non bollo di carta, non pri-
vilegio di tabacchi, non coscrizione; ma anche pochissime isti-
tuzioni, cattive strade, egli sconci d'un governo lontano. Sem-
pre rivolta al suo passato pia che al comune avvenire , alia co*
stituzione patria e storica , anziché all' idealità italiana , senti-
vasi municipale più che nazionale ; e se alcuni ingegni eletti
avrebbero immolato i parziali vantaggi all'utile generale, tutto
il popolo, e V aristocrazia, e il più degli scrittori, considerava-
no forestieri i Napoletani , e fondavano le speranze sull' InghiW
terra , mentre la bestemmiavano d'averli traditi. Nel 1821 ve*
demmo i Siciliani non esser voluti affratellarsi alla rivoluzione
napoletana , così accelerandone il crollo. Le riazioni seguitene
esacerbarono le piaghe ; e comunque il nuovo re protestasse
volerle medicare , troppo erano<wveterate perchè il buon vo-
lere bastasse- Ne venne un irrequieto scontento, e talora insur-
rezioni , specialmente nel 1837 in occasione del cholera. Con
fierezza invase Palermo e Catania ; e gli tennero dietro il dis-
ordine dello scoraggiamento, poi l'ira, il sospetto di veleni (1),
(1) Già indicammo come la tremenda follia degli untori ri-
nascesse, quasi a dare un' altra lezione di umiltà al secolo che
si vanta di ragionevolezza. Taceremo la Francia, l' Inghilter-
ra, la Germania ; in Italia divenne volgare 1* Opinione che qual-
che ribaldo, o più spesso i governi, diffondessero la malattia,
perchè la popolazione era troppo cresciuta. Quasi ogni paese può
ricordare vittime di tal credenza ; ma più il Regno. In Cala-
bria si fecero sin regolari processi contro siffatti avvelenatori.
In Sicilia fu ritenuto che il governo da Napoli mandasse il ma*
le ; e a tacere il volgo, ricorderò come il cardinal Trigona, ar-
civescovo di Palermo, preso da cholera, non volle alcun rime*
dio, dicendoli inutili contro il veleno : e il famoso fisico Scinà,
ai primi sintomi che ne provò, corse dal direttore di polizia suo
amico , pregandolo e supplicandolo a dargli il contravveleno.
Tale opinione sentii ripetere generalmente, e massime nel mo*
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840 LA SICILIA E NAPOLI (1848)
infine una violenta ribellione , che do? è soffocarsi con feroci
corti marziali e con numerosi supphiii, comandati da chi vi fu
mandato con pioni poteri. Quindi si decretò abolita ^amministra-
zione speciale, le giurisdizioni patrimoniali , la feudalità ; si fa-
cessero Zi strade, un nuovo catasto, lo spartimento delle ter-
re demaniali fra i poveri : decreti non eseguiti.
Chi veda quest' isola , già granojo d' Italia , ora stremata di
popolazione, sparsa di rome, con immense campagne incolte o
impaludite , ed altre non pascolato ohe da meschini branchi di
pecore ; chi vi paragoni la svegliatezza degP ingegni , il loro
amor di patria, la risoluta volontà del meglio, saluta con desi-
derio il momento eh9 ella tornerà cenerò al commercio del Me-
diterraneo, e provveditrice alle navi dirette all' estremoOriente.
A queste lente speranze non -chetavaosi gì' infervorati j e le
società segrete, sempre attive laggiù , comunque si fossero te-
nute in disparte, come diverse d'intento, alfine però eransi ac-
cordate colle napolitani di avvicendare la domanda di qualche
franchigia, e d' una iu altra spingersi ad ottenere per entrambe
la costituzione. GP impazienti non seppero star alle mosse ; e
prima a Messina (9 genn.), poi a Palermo si sollevarono ; e vin-
citori dalle barricate , presieduti da Ruggiero Settimo , armate
le compagnie d> armi „ chiesero governo separato per la Sici-
lia, e la costituzione dei 1512. Il re acconsenti (18 genn.) ; ma
i Siciliani non aggradirono eome dono quel che già teneano per
conquista. Frattanto i liberali napolitani tumultuavano per aver
riforme , come Roma o U Piemonte j e di là della speranza , si
stranili il cimitero di San Spirito, ove allora furono accumulati
40)000 morti. Ma ci$ eh* è notevole, nella rivoluzione del 49
un valente economista siciliano scrisse che : Si era dato il eho»
leva alla Sicilia perché V aveva Napoli; e nella memoria sporta
dai sigg. Bori accorsi e Lumia al congresso di Bruxelles nel 49,
è detto che On &' écria non sans quelque raisow, que le gow
vernement de Naples avait à dessein introdutì la maladtè (a).
(a) Che vergogna per un secolo che estenta il suo progresso
ne' lumi! e che maggior vergogna il trovare un simil linguag-
gio in bocca di quelli che si tengono per i m&tfì&illumùuai!
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(184$) NAPOLI Ut
fiderò concessa la costituzione. Da ciò pareano soddisfatti i voti
dei liberali ; ma ben altro avvenne : la Sicilia protestò contro
la data costituitone , richiamando la sua particolare del 12 ; e
comunque il re adottasse interamente la fattagliene proposta,
si staccò da Napoli {6 mar.) , le armi venute respinse colle ar-
mi , e infine dichiarò (13 apr) scaduti i Borboni! Nel tempo
che da per tutto parlavasi di unione italiana , inestimabile fu il
danno di questa scissura. Nel tempo che tutte le forze erano
necessarie sull'Adige , il re di Napoli dovette rivolgere parte
delle sue a domar gì* isolani. Le restanti furono avviate alla
Lombardia sotto Guglielmo Pepe 1 infelice capitano della rivo-
luzione del 1820, e operatore instancabile in tutti i tentativi dal
96 in poi.
Intanto, per attuare Io statuto, eonvecavansi a Napoli le Ca-
mere (14 mag); ma nell'adunanza preliminare alcuni deputati
ricusano dare il giuramento allo statuto, attesoché il program-
ma del 3 aprile attribuiva facoltà alle Camere di svolger esso
statuto , d' accordo col potere esecutivo : laonde esse doveano
essere costituenti, non costituite. E il re si rassegnò a cambia-
re la formola ; ma la riunione, resa diffidente, non vi s' acque-
ta , e gli risponde lui esser uno, essi cento ; il dibattimento in-
terno echeggia di fuori , e nasce tumulto , che gli uni dissero
«eccitato dai repubblicani per trascendere , gli altri dai reaiio-
narii per comprimere ; ciascune solendo imputare agli avver-
sari] o le imprudenze o i misfatti di cui soffre le conseguenze.
Coloro che altrove si adulano col nome di popolo e quivi si vili-
pendono cot nome di Lazzaroni , presero parte pel re. Invano
questi accordò altre domande e un nuovo ministero ; invano i
deputati si diffusero fra la turba raccomandando di disfar le
barricate, che L'oggetto della dimostrazione era conseguito. Il
movimento è facile ad imprimersi, non a regolarsi ; s'incendiò;
s1 uccise ; e bajonette e carceri sedarono la rivolta, ta neces-
sità del reprimerla restituiva ai potere gli arbitrii strappatigli
dalla ragione ; si pretese che la sommossa fosse opera d'una
-setta, tendente a ridur tutta Italia setto un soi capo ; e poiché
primo istinto d' ogni ente è il conservar sé stesso , e primo bi-
sogno d' ogni governo è la calma interna, il re richiamò l'eser-
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542 LA GTJEBRA (1848)
Gito suo, die già arrivava al Po. Così all' indipendenza italiana
restò sottratto quest' altro vero e ben ordinato soccorso , salvo
pochi , che, disobbedendo, coi general Pepe passarono a Venezia.
Erano tempi che né Podio né P ammirazione conoscevano mi-
sura ; e comprendessi più che mai , che la popolarità vuole
schiavi i proprii feticci. Pio IX dianzi adorato, gridossi tradito-
re ; con altrettanta inconsideratezza adornasi Carlo Alberto ,
gridandolo re d' Italia ; in tal senso faceansi prediche, intrighi,
tumulti qua e colà; il principato di Monaco proferitasi per lui;
il parlamento siciliano mandava a chieder re un figlio di esso.
In conseguenza i principi si credono condotti a combattere, non
più per la causa nazionale, ma per indossare ad uno solo i pro-
pri! manti ; e rinasce l'inveterato capriccio del volere servir
tutti , piuttosto che veder sovrastare uno de» nostri. Cessato il
buon accordo , il nicchiare de' principi accaniva i popoli ; e Io
stesso Carlo Alberto trovavasi impacciato dalle conseguenze
delie dementi ammirazioni.
E già questo re che guidava una guerra d'insurrezione,
sentiva tentennarsi in mano la spada che avea promessa reden-
trice d'Italia: i prodi suoi non profittavano contro i terribili mu-
nimenti della natura e dell'arte, e nulla scoraggia come ^inu-
tilità degli sforzi : i viveri mal distribuiti cagionavano fame in
mezzo all' abbondanza : le bande de' Crociati ( come bizzarra*
mente s' intitolarono ) mostravano buona volontà ed eroismo al-
lo Stelvio, al Tonale, a Curtatoue, ma non l'unione, l'obbedien-
za, la perseveranza, che voglionsi per vincere ; né sapeva pro-
fittarne il capitano , che , arrestatosi nella strategia precettiva,
ripudiò la potente alleanza dell' insurrezione popolare ; e per
la sublime ambizione d' essere l' eroe della redenzione italica ,
non sofferse altre spade , meglio acconce ad una guerra che
non era da re. Francia, briaca de' trionfi o intormentita dai pa-
timenti , non prendeva alla causa italica che un interesse di
ciarla : poi tutto veniva peggiorato dalle esorbitanze ; e da una
parte si elidevano le simpatie col vantare P Italia farà da
sé (1) ; dall'altra non voleasi udire d'accordo : e quando l'Au-
(1) Questo sentimento è da un pezzo in cuore degl' Italiani)
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(1818) la guerra 543
strìa , quasi non cercasse che la decenza dell' abbandono, me-
diante l'Inghilterra, offrì di comporre Modena, Parma e la Lom-
bardia fin all' Adige , in un Regno indipendente sotto un arci-
duca, e poi persino di cedere questi paesi , né tampoco fu per-
messo di darvi ascolto , parendo che alla guerra assunta per
l' italianità non fosse altro fine che l' intera liberazione.
Quegli accordi erano stali proposti dal ministro Fiquelmont
nel momento che l' Austria , cozzata da tutte le parti , pareva
sul punto di sobissare ; ma ben tosto ella potè ripigliare il van-
taggio. Un nuovo esercito , sceso con Welden e Nugent per
l'Alpi Gamiche (aprile e maggio), rioccupò il Veneto, prenden-
do una ad una le città che tutte resistettero , e costringendo
l'esercito pontifizio, guidato dal generale piemontese Durando,
a capitolare e ripassare il Po. Le alture di Somma-Campagna
erano il vero baluardo della Lombardia, e qui il re doveva rin-
forzarsi come fece. Ma stanco dell' inazione , e slimolato dalle
lodi e dai vituperii, volle prender l' offensiva col bloccar Manto-
va , e spinse 40,000 uomini suIP ala destra ; il che assottigliò
affatto la linea, e scoprì la sinistra, e aprì il varco di Rivoli, ac-
quistato con tanto vanto. Allora Radetzky , sbucato di Verona ,
e colla massa sfondando il sottile esercito regio, si spinse con-
tro il centro; e al 23 luglio Somma-Campagna fu perduta sen-
za aver perso una battaglia. I) re s' accorse dell' errore , e di-
resse tutti gli sforzi a ricuperarla, ma non potè concentrar su-
bito le truppe che avea lontane , e dalla inattesa celerità del
nemico si trovò girato. Allora cominciano i disastri. I grossis-
e la scuola liberale lo professò apertamente da che Ciro Menot-
ti , spirando sulle forche di Modena, ci gridò : Italiani, non fi'
datevi a promesse di stranieri.
Ma la frase crediamo siasi cosi formolata primamente nell'o-
puscolo del Durando sulla Nazionalità italiana. Poi il cardinal
Ferretti andando a visitare la Guardia Civica di Roma , con-
tento di quella , esclamò : V Italia farà da sé» In bocca d'uno
scrittore e d'un prete la frase non poteva aver la portata che
acquistò ripetuta da un re che montava a cavallo per darvi
realtà.
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544 ESITO DELLA CAMPAGNA (484$)
«mi. magazzini caddero al nemico ; gP invìi di nuove provigioni
restarono tagliati fuori ; e P esercito per due giorni mancò di
cibo e vino , nel mentre lo sferzava un sol cocentissimo-, e lo
incalzavano senza ressa i nemici, ben provisti, incoraggiati dal-
la vittoria. Rotto al 26 , il re da Goito manda a cercare un ar-
mistizio, e Radetzky lo consente, purché i Piemontesi abbando-
nino tutte le fortezze , e si ritirino dietro PAdda. I generali Bess
e Rossi e il colonnello La Marmora portarono questi patti , ma
parvero esorbitanti : e il re preferi di piegare sopra Cremona
per salvar questa città dov1 erano ricoverati i feriti. Giuntovi ,
s' accorge di non potervisi tenere, e ripiega sopra Milano, pro-
fessandosi risoluto di difenderlo. Ma i Tedeschi passano PAd-
da ( 1 agosto) sopra il ponte indifeso di Grotta d'Adda, e da quel
momento l'esercito è in pieno scompiglio; le vie ingombre di
carriaggi fan penosissima la marcia \ vi si aggiunge il nembo ;
e così di 60,000 uomini mossi in ritirata da Goito, 25 mila soli
giungeano a Milano per abbandonarla immediatamente e ripas-
sare il Ticino : sicché tutto il Lombardo-Veneto, eccetto Vene-
zia, si trovò riconquistato (agosto).
La disgrazia rende ingiusti , e al momento che cessava la
certezza della vittoria parvero cessare le scuse della sconfitta.
Si pretese che Carlo Alberto, vistosi perduto, e incapace di re-
staurar là fortuna , trattasse con Radetzky per aver libero il ri-
torno a casa, tradendogli una a una le città per cui passerebbe.
Ogni cosa smentisce quest'asserzione : e il torto del re è d'aver
dissimulato la miserabilissima condizione del proprio esercito ,
e con ciò lusingato d'una difesa, sin quando avea già capitolato
in Milano. Se svesse palesato il vero, e si fosse immediatamen-
te ricoverato sotto Alessandria , risparmiava i tanti patimenti
del suo esercito, e gli estremi sforzi dei Milanesi , che , falliti,
si sfogarono in im prò perii. Il marchio di traditore infamò di
nuovo il re, che aveva esposto la vita propria e de' figli -, e co-
loro che P incensarono inorpellato di diademi , non seppero ri-
spettarlo coronato dall' avversità. Ciò eh' è coraggio davanti al-
la tirannia, diviene viltà dinanzi alla sventura.
I Tedeschi si erano fermati al Ticino, accettando un armisti-
zio col Piemonte ; ma passarono ne' ducali , pretestando la pa-
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(1818) pellegbi.no bossi 545
rentela e le aspettative ; passarono anche io Romagna, alle nuo-
ve solennÌ8sime proteste di Pio IX rispondendo recar essi guer-
ra non a lui, ma alle bande che malgrado suo gli avevano osteg-
giati. Bologna con ammirato coraggio respinse gli aggressori
(8 ag.) , facendo tra il suono de' cannoni o dello stormo echeg-
giar il grido di Viva Italia e Pio IX; nomi allora associati
per 1' ultima volta. A quel!' eroismo si mescolò la ferocia di
saccheggi e assassini! , e la forza nazionale dovette ritorcersi
contro i masnadieri, intanto che il ministero vacillava, discorde
e dal papa e dalla nazione.
Così un'altra volta Italia resta in balìa degli Austriaci: e
in quel rovinìo si esacerbano gli animi e si precipitano i consi-
gli. A Torino (10 ott.) radunasi un congresso italiano, presie-
duto da Gioberti , Mamiani e Romeo calabrese , affine di metter
assetto al!e%cose italiane ; esercizio accademico di eloquenza e
di plausi , come si soleva prima della rivoluzione : e ben presto
si scioglie o si scinde , attesoché il ministero toscano Monta
nelli , succeduto all' onorevole Gino Capponi , proclamò voler
mettersi a capo d' una 'federazione , e invitò a mandare depu-
tati per una Costituente Italiana.
Pellegrino Rossi , profugo carrarese , aveva acquistato nome
di buon pubblicista, associando le scienze economiche colle giu-
ridiche : dalla Svizzera ove lungamente dimorò , e cui propose
una nuova Costituzione , passò in Francia professore di diritto
costituzionale, e pari : quando Pio IX entrò nelle vie del pro-
gresso , Luigi Filippo, che già in Roma V avea mandato amba*
sciadore , gli commise che, come pratico, ne dirigesse i passi,
mentre come profugo ispirerebbe fiducia ai liberali. II pontefice
tanto in lui si confidò, che, in questi ultimi frangenti, vedendosi
imposte persone mal gradite, Io chiamò capo del proprio mini-
stero. Eragli compagno} per le armi , il Zucchi , antico soldato
napoleonico, condottiero nell'insurrezione del 1831, e che d'al-
lora era stato sepolto in una fortezza austriaca , finché ne lo
trasse la presente rivoluzione. Il Rossi « quantunque vecchio e
persuaso che la rigenerazione italiana dovesse operarsi grada-
tamente, visto l'entusiasmo de' popoli, aveva creduto si compi-
rebbe quasi d' un tratto : deplorò l' esito infelice , e Io attribuì
III. 35
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546 PELLEGRINO BOSSI (1848)
alla mancanza assoluta di un uomo grande nella politica e nella
guerra, e al poco senno, alla poca virtù generale » (1). Assunto
quel grave carico, applicossi tosto a restaurare le finanze, pro-
movere i lavori pubblici , avviare una statistica, tessere la Lega
italiana , della quale Pio IX era stato spontaneo iniziatore
ed era assiduo promotore (2) ; e intanto reprimere le fazioni
tumultuanti in piazza , non meno che la subdola , reazione nei
palazzi.
In ciò spiegava forza, onde era esecrato ; «d i preti lo giudi*
cavano sacrilego , gli aìbertisli lo vedean ostacolo alla fan tasi r-
cata fusione ; i declamatori (che ebbero in tutte quelle faccen-
de un' importanza, di cui V Italia dovrebbe in eterno ricordarsi
per sua lezione ) lo designavano al furore del volgo , bisognoso
d' esecrare spettacolosamente, dacché area cessato di spettaco-
losamente amare. Nei tempi difficilissimi ove si trovano a fronte
due partiti opposti , entrambi intenti a scompaginare lo Stato ,
chi tiensi al mezzo legate è trascinato da due parti a rovina.
Àpronsi le Camere \ ma mentre va a quelle , il Rossi è scanna-
to (15 novembre), e i trionfi del mite pontefice rigeneratore fi-
nivano coi trionfi d' un assassinio , celebrato non solo in Roma,
ma in motte parti d' Italia (3) Fra lo sgomento di quel colpo ,
(1) Relazione del Castellani olla Repubblica Veneta.
(2) Dichiarazione del Rossi nella Gazzetta di Roma 4 no-
vembre , ove tende a mostrare che gli ostacoli venivano dal
Piemonte^ il quale voleva acquistare magnifiche accessioni col-
r armi e col danaro degli alleati, « Ove si pensi ali9 Italia più
che ad altro, più sano e sincero e patriottico consiglio sarebbe
stringere prima saldamente la Lega, e lasciar intanto agli Slati
collegandi agio di riformar solidamente gli eserciti Pio IX
non si rimove dall' alto suo pensiero, desideroso, quale sempre
fu, di proveejere efficacemente , per la Lega politica italiana ,
alla sicurtà, alla dignità, alla prosperità dell'Italia..... Nulla
chiede, nulla desidera se non la felicità d'Italia e il regolare
sviluppo delle istituzioni eh' ei largiva a' suoi popoli. Ma non
iscorderà mai quel eh' ei debba alla dignità della Santa Sede e
della gloria di Roma, j
(3) A chi ne imputa un partito, o ne infama V intera nazio-
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(1848) LA REPUBBLICA IN BOMA 547
il pontefice è indotto a sceglier bq ministero a lai uggioso ; si
proclama la Costituente italiana; si assale il pontefice stesso na£
suo palazzo ; sicché egli, dall' ebbrezza dei battimenti riscosso
al tuono delle fucilate , trovandosi deserto dal volgo eh' egli
avea creduto popolo, si getta in braccio a' principi, e fugge nel
Regno. A sue proteste non badando, il ministero (13 die. ( con-
voca una Costituente per lo Stato Romano, la quale radunata il
5 febbrajo , « per purificare la patria dall' antica tirannide e
dalle recenti menzogne costituzionali » apre i suoi lavori « sot-
to gli auspicii di queste due santissime parole Italia e Popò»
lo: (l)» ben presto dichiara (9 febb, 1849) scaduto il pontefice,
repubblicano il governo, nazionali i beni ecclesiastici.
Il granduca, nell' aprire il. parlamento a Firenze (20 genn ),
diebiaravasi disposto di nuovo alla guerra, durandone tuttora le
eause ; e consentì si trattasse dell' eleggere rappresentanti to-
scani per la Costituente italiana : ma poi , vedendo d' incorrere
con ciò nelle censure pontifizie, ricusa confermare tal legge, e
non avendo forza a resistere, né volendo dar motivo a riazioni ,
si ritira dal paese. Allora la Camera (7 febb.) elegge un gover-
no provvisorio > composto di Guerrazzi , Montanelli , Mazzoni ,
che svincola dal giuramento, e tratta di unirsi colta repubblica
romana ( 1 9 febb. } ; atto che mai non fu compito. Perocché
Guerrazzi , uno dei pochi risoluti che mal comportano di obbe-
dire a eroi pusillanimi , e che non rassegnato ad esser figuran-
te, come gli altri governanti d'allora, operava con ferma abilità
e con fini profondamente dissimulali, poco annuì alle prediche
ne, ricorderemo che il Castellani, inviato di Venezia a Roma,
scriveva alta sua Repubblica egli repubblicano : e Non temo
che male, e se anco errassi, diffiderei del bene nato da un as-
sassinio ad un popolo che non temette accettarne la tremenda
malleveria. E quando penso a questi atti di barbarie e a que-
sta mancanza di pubblica morale nella città che è designata cen-
tro d'Italia, mi copro il volto di vergogna , e prego che la
giusta indignazione dei popoli civili non ci confonda con que-
sta plebe. »
(1) Discorso dell' Armeilinir
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548 DESIDERII DI GUERRA (1849)
del Mazzini sopfaggiunto ; il quale allora trasferitosi nella re-
pubblica romana , ne fu dichiarato triumviro con Armellini e
Saffi.
Adunque, una rivoluzione iniziata nel nome de' principi, pre-
sto si convinse che mal potrebbe affidarsi, a coloro contro cui
era fatta ; benedetta nel nome del papa , lo impreca e sposses-
sa; preso per motto Italia farà da sé, la vedrà calpesta da ogni
razza straniera. Perocché il cader del pontefice non può esser
un fatto isolato nella cristianità, ed oltre la riverenza dei fedeli
e le simpatie del mondo intero che aveva preconizzato Pio IX ,
nella rivoluzione romana ( cominciata da un assassinio, che qui
pure ciascuna setta imputava alla nimica , e commessa al per-
petuo cospiratore ) voleasi vedere un atto della gran congiura
europea , diretta a sovvertire ogni ordine , togliere ogni subor-
dinazione (1). L'Assemblea costituente di Francia dichiara vo-
ler r integra re il papa nel dominio ; Spagna , avida di ripigliar
azione nella diplomazia europea, invita i potentati a -un congres-
so per tale scopo ; il papa , deponendo le gelosie di tutti i suoi
predecessori , invoca V Austria , ma insieme1 invoca ( 20 apr. )
Francia, e Spagna e Sicilia, ad abbattere la repubblica romana.
Adunque le sorti italiane saran decise ancora da braccia e da
senni stranieri.
Lord Paimerston, ministro degli affari esterni io Inghilterra,
aveva sempre adoperato a contraffare alla politica della Fran-
cia. Quando questa inviò Bignon perchè temperasse i primi li-
berali movimenti , esso spedì lord Minto ad animarli. Quando ,
venuta la repubblica, gli Italiani confidavano nel pindarico pro-
gramma di Lamartine , Paimerston si pose a frenarli. Fu per
insinuazione sua ch'orasi proposto di formar del Lombardo- Ve-
neto un regno coi ducati , sotto un arciduca , ma con ammini-
strazione indipendente e nazionale ; ma ricusato il patto da
Carlo Alberto , che in quel momento vagheggiava il regno del*
.(1) Ajutò a ercderlo Tessersi nel giorno medesimo mosse a
tumulto Parigi, Vienna, Berlino, Cracovia. Cosi all' insurrezione
di Milano erano state contemporanee quelle di Slockolm . di
Berlino, di Monaco, d'altri paesi di Germania.
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(1849) DK8IDEBII DI GUERRA 549
l'Alta Italia , Palmerston gli carezzò quest' idea , escludendo
però dalle trattative la Francia , e imponendo per confine V A-
dfge. Entro questi limiti non l'avrebbe disapprovato neppure
la Germania , la quale avea dichiarato che e strategicamente e
politicamente la linea di quel fiume era necessaria alla sicurez-
za della Germania meridionale La spada di Radetzky troncò le
discussioni ; ma Palmerston accettò le parti di mediatore , fer-
ma stando la proposizione fatta dal conte di Wessemberg, cioè
la linea dell'Adige. Bastide, ministro degli affari esteri di Fran-
cia, che avea vacillato nel soccorrer la Lombardia , allora mo-
strò rassegnarsi a tale proposta. Ma primieramente V Austria
non trovava più ragione di ceder qualsiasi brano del paese che
aveva rioccupato , ed asseriva che V armistizio conceduto il 5
agosto fosse a patto dell' integrità degli antichi possessi. Inol-
tre Carlo Alberto credeasi obbligato a conservar ai popoli la
fusione, e slruggeasi di cancellare l'onta nuova che aggravava
l'antica, e gettarsi a capo fitto ne' rischi d'un nuovo tentativo.
Sfinito era l'esercito, scorato era il paese : ma nel silenzio delle
armi rivaleano gli schiamazzanti ; una generosità che non cal-
cola ostacoli incitava al riscatto dell' Italia ; volerlo Dio, voler-
lo il popolo. I retori, che avean gridato mentre gli altri combat-
teano , più gridavano adesso che nessuno potea chieder loro ,
perchè non combattete f Migliaja e miglia ja, profughi dal pae-
se vinto , s' agitavano nel santo desiderio della patria ; s' agita-
vano i coraggiosi , cupidi di cimenti riparatori ; s' agitavano i
timidi per mascherare la paura col far paura ; s' agitavano i re-
pubblicanti, che attribuivano il disastro all'essersi affidati a un
re ; s'agitavano i calunniatori, infamando i ministri, i generali,
gli abbondanzieri, chiunque non credesse il tradimento o aves-
se avuto qualche briciolo di potere , per quanto si fosse mo-
strato sincero patrioto ; creduti come sempre si crede ciò che
faccia torto ai nostri.
Di sì varii impulsi invigoriva una fazione che intitolossi de-
mocratica , la quale chiassosamente sosteneva la necessità di
rompere nuova guerra, grossa, immediata.Quella fazione ( 1 6 die.
1848) portò al ministero il Gioberti, affinchè perdesse anch'eglt
l' aureola ; e sciolta la Camera , le nuove elezioni fatte sotto
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550 DSSIJftHII DI GHIRBA (1849)
l' esacerbatone della sventura, riuscirono animatissime. II re
all'apertura accennava il desiderio d'una confederazione dei
principi italiani (1 febb. 1849) , ed esser disposto, a ripigliare
l' armi, se le trattire coli' Austria non riuscissero ad accordo
decoroso. Ma decoroso ai più non sembrava se non l' ottenere
le provincie già fusesi col Piemonte : speranza tanto meno at-
tuabile, quando anzi si presentiva che gli stranieri verrebbero
a ripristinare il granduca e il papa. A causare l' obbrobrio di
veder gli stranieri rimaneggiare le sorti nostre, il ministero
Gioberti pensava opportuno che il Piemonte si assumesse di ri-
metter in trono que' principi : forse la mostra basterebbe a dis-
sipare ogni resistenza : intanto Italia si avvezzerebbe a vedere
da' proprii figli risolversi le interne quistioni ; il Piemonte re-
cupererebbe importanza in faccia allePotenze; e le meati saria-
no sviate dalla guerra coli' Austria che prevedeasi di inevitabile
disastro. La Camera, e più il pubblico, accolse come un fratri-
cidio il progetto del Gioberti , che allora , dimesso il portafo-
glio (20 febb.) , toccò il solito salario della popolarità, vilipen-
dio e obblio : ma lo ricevette con una dignità che pochi, altri
conobbero, tornando senza ricchezze e senza titoli alla operosa
quiete di studii severi (1).
Il ministero sottentratogli (Chiodo) promise anzi tutto la guer-
ra coli' Austria ; e allestiti o no, si chiamò comandante supre-
(1) Eppure tal progetto egli avea professato ne'giorni della mag-
gior sua popolarità, e Ma riducendo il principato a una semplice
potestà moderativa (Pio IX), non correva rischio di perderlo? Non
abbiate paura, che anzi lo renderà più fermo: imperocché ciò che
mette a pericolo i regii diritti è V abuso, non mica il temperamen-
to, che n'è anzi la guardia e il preservativo. Oltre che lega italia-
na (per non dire tutti gli Stati cattolici) avrà il braccio abbastanza
forte da poter guarentire e tutelare lo scettro pontificale ; essendo
interesse universale della cattolicità che il papa sia affatto libero e
sciolto da ogni estrinseca influenza nell' esercizio della religione,
e che quindi egli abbia la signoria suprema del territorio in cui
risiede, se tal condizione è richiesta al detto esercizio, i Giobk&y i,
negli Scritti varn intorno alla questione italiana , pag. 47,
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(1849) GIORNATA DI NOVABA 551
mo un generale polacco, e si disdisse (28 mar.) V armistizio.
QoelP intima di guerra che la ragione disapprovava , ebbe per
tutto la sanzione del sentimento : Italia, ottenebrata da sospet-
ti, da ire, da scomuniche, da assassini i, da reazioni, ad un trat-
tasi senti novamente migliorala nella concordia d' un sublime
intento: dal Cenisio a Siracusa i cuori palpitarono, come un anno
prima, di magnanima speranza ; la congrega liberticida impal-
lidì e guatò ; alla fiacca sommossa toscana parve trasfondersi il
sangue de' martiri di Curvatone; l'Assemblea romana, fastosa*
mente garrula nella convulsa inazione, proclamò : « Tempo e
» di fatti, non di parole : le schiere repubblicane insieme collo
» subalpine e colle altre italiane combatteranno ; nop sia fra lo-
» ro che gara di valore e di sagrifizio : maledetto chi , nel su-
» premo arringo; divida da' fratelli i fratelli : dall'Alpi al mare
» non vi è indipendenza vera, none libertà finche l'Austriaco
» conculchi la sacra terra: all'armi, e Italia sia. » In quel-
T istante ( ahi breve ! ) cessò il palleggiarsi delle ingiurie ; si
sospesero gli assassini! politici di cui era contaminata ogni con-
trada di Romagna ; cessò ne' Lombardi quella disperazione che
fa vili quando non fa scellerati ; e tutti si trovarono uniti nel
grido dell' indipendenza.
Prima che i soccorsi arrivassero , .e neppure si allestissero,
una giornata ne'piani di Novara bastò a dare intero trionfo agli
Austriaci. Carlo Alberto, visti in rotta i suoi , abdica e fugge
nell' estremità d' Europa , ove fra breve soccombe alle memo*
rie e al crepacuore. A questi fatti precipitosi si diede ancora
per ispiegazione il tradimento ; parola opportuna a coprir gli
errori e impedire lo scoraggiamento cangiandola in collera (1).
(1) e Educato a dolentissima scuola, io da gran tempo ho ap-
preso a diffidare di coterie- azioni che i popoli chiamano virtù,
e dello altre che si vituperano nel mondo come delitti ; conobbi
l'uomo stimare le imprese dallo evento, e ciò talvolta per igno-
ratila, spesso per malignità , spessissimo per ambedue; vidi V in-
famia aggravarsi sopra il caduto , solo perchè caduto; onde io e
piansi e risi e dubitai di tutto. » — Guerrazzi, Elogio del Del'
fante.
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553 RESISTENZA DI VENEZIA (1849)
Non è raro che s' imputino ad ano le mine sotto cui fu sepol-
to; ma perfln nella rabbia è interdetto il credere a delitti inu-
tili: eppure alcuni non esitarono a sanzionare que' sospetti in
momenti ove sì facilmente il popolo li traduce in furori, e Ge-
nova si sollevò gridando repubblica (30 mar.); e ai nemici di*
talia fu notamente imbandito il piacere di veder rivolte contro
Italiani le armi che non erano valse contro lo straniero. Ge-
nova fu sottomessa; ai gridatori di tradimento si diede una sod-
disfazione ( 1 0 apr.) fucilando il generale Bamorino, e ordinan-
do indagini sulle cause del disastro; le bestemmie si mutaro-
no presto in commiserazione, poi in inni pel re, che alle rette
intenzioni ebbe sproporzionate la potenza del consiglio e l'ener-
gia della volontà. A suo figlio Vittorio Emmanuele , comprata
con 70 milioni la pace, restò il nobile assunto di sanar le gravi
ferite del paese, assodarne le istituzioni, sicché divenga esem-
pio agli altri d'Italia; e mostrare che la lealtà e la libertà sono
il vincolo più saldo fra governati e governanti.
Il Lombardo-Veneto stette e sta fin a quest'oggi all' arbitrio
militare, in quello slato d'eccezione di cui vantaggia chiunque
ha obblighi da negligere e scapita chiunque ha diritti da far
valere. Venezia sola, cassata la fusione col Piemonte, mostran-
do l'eroismo degli ultimi momenti come Milano avea mostrato
quello de'primi , decretò resistere ad ogni costo, in nome di
S. Marco e sotto la direzione dell'avvocato Manin; e comunque
abbandonata dalla flotta sarda, e dai sussidii fraterni , e bloc-
cata sempre più strettamente , essa unica in quégli estremi
trovò coraggio per discutere sulle franchigie costituzionali, pro-
messe al regno Lombardo -Veneto. Il ministro austriaco De-
Bruk le espose ai legati di essa, ma questi le ripudiavano per-
chè 1° le cariche amministrative non erano tutte serbate a Ita-
liani ; 2* perchè i diritti fondamentali poteano esser aboliti in
tempo di guerra o sommossa yV perchè la parte più importan-
te della legislazione era riservata al parlamento viennese, an-
ziché all' italiano ; 4° perchè non creavasi esercito né flotta
italiani, né si stabiliva rimarrebbero in paese. Europa ammira-
va quella magnanima, e non le soccorreva: intonto gli Austria-
ci, con una potenza d'artiglieria mai più spiegata , la bombar-
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(1819) BESTAUBAZIONE TOSCANA 553
davano; il cholera struggeva le vite, già stremate dalla fame ;
e quando più non ebbe un tozzo di pane , Venezia capitolò { 22
ag.J ; certa di veder distrutto quel fiore , a cui da 20 anni
tornava.
* I repubblicani del resto d'Italia s'erano accolti a Roma, men-
tre i principi spodestati rifuggivano a Napoli. Di qui una vigo-
rosa spedizione va a domar la Sicilia, bombarda Messina , e fi-
nalmente riduce l'isola (apr.) ; che con carceri, processi , ese-
cuzioni, è tenuti in freno, al pari che la terraferma. Le Came-
re riaperte il 1 luglio, ben presto sono disciolte, surrogandovi
il governo personale, nel quale non resse il ministro Bozzelli,
che aveva compilato la Costituzione , e che fu proclamato vile
e traditore, come chiunque accostò le labbra alla amara tazza
del potere.
Toscana stava ribelle al granduca ; ma il disordine invadeva
ogni cosa., come avviene dove forza non v' è ; stanchi di pre-
potenze palliate col. nome del dittatore , i cittadini insorsero ,
attaccando i Livornesi , che dagli uni erano accusati per deli-
ranti democratici, dagli altri per islromento degli assolutisti,
e vendicando con assassinii gli assassina che troppo avevano
contaminato la mitissima Toscana , rintegrarono il principa-
to (t(. Erasi asserito (1 1 apr.) che solo colla riazione si pre-
verrebbe l' invasione austriaca , ma fu indarno ; anzi la vergo-
gnosa convenzione del 22 aprile 1850 stabilì l'occupazione in*
determinala del granducato per parte dell'esercito imperiale (ai.
(1) Guerrazzi nella sua Apologia assicura che era costretto
fere ciò che impone vagli la turba , e singolarmente i Lombar-
di armati. Attaccato vivamente dai giornali , assalito dal vol-
go con grida di morte, si oppone risolutamente all'anarchia , e
impedisce sia proclamata la repubblica né fatta l'unione con Ro-
ma. Alla riazione dell9 11 aprile gli altri capi fuggono ; egli
ho ; è cercato a morte con urli feroci , e salvato col trarlo in
fortezza insieme co'snoi; il popolo l'incatena; i soldati l'insul-
tano fin dentro il carcere ; poi il governo ristabilito gli fa un
processo vergognoso che dura più anni , e al quale egli op#
yone un' apologia, che noi non vogliamo qualificare.
(a) Ma ultimamente l'esercito imperiale sgombrò la Toscana.
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554 1 FRANCESI IN BOMA (484&)
Speravano che le franchigie costituzionali, spontaneamente da*
te dal granduca perchè promesse e meritate , sarieno mante-
nute a una gente fedele, da un principe cui toccava la rarissi-
ma fortuna d' una restaurazione popolare ; e furono dichiarate
sospese a tempo indefinito.
Restava la repubblica romana; e contro di essa movevano Au-
striaci e Francesi , Spagnuoli e Napolitani. I primi occuparono
le Legazioni : gli Spagnuoli V Umbria per poco ; i Napolitani ai
mostrarono appena. I Francesi, sbarcati a Civitavecchia ( 23 a-
.pr), dichiarando voler ristabilir il governo pontifico , ma sen-
za gli abusi che n'erano già stati tolti, assalgono Roma, mera*
vigliati deli' inaspettata difesa. Dopo i disastri di Custoza e di
Novara si era detto che la rapidità delle fughe avea tolto il tem-
po ai Francesi di venir a nostro soccorso. A Roma si resistet-
te, persuasi che i Francesi intanto smetterebbero il fratricida
consiglio: ma ciò non fece che moltiplicare le vittime; inutili*-
sime se non a smentire la gallica ingiuria che gì9 Italiani non
combattono. Senza esercito regolare, né sperimentati capitani,
eroi improvvisati fecero costar caro V acquisto della città eter-
na, la quale non cede (26 lugl.) che dopo 26 giorni di trincera
aperta.
Fattosi molto attendere) il papa rientra (1850 aprile), ma sen-
za gli entusiasmi popolari , ma trovando il paese in rovina , le
masnade baldanzose , ogni obbedienza dimenticata , ricorrenti,
gli assassini! politici , l'autorità temporale rinvolta ( per insana
conseguenza) nell'abbonimento della spirituale ; e alle piaghe
gravissime impossibili i soliti palliativi ; e necessaria la forza ,
la forza 1
Dunque riforma, rivoluzione , anarchia , reazione dappertut-
to : giacché dopo i delirii dei popoli vennero i delirii dei prin-
cipi i senza voglia o senza attitudine di riconciliare la subordi-
nazione colla libertà, l'ordine col progresso ; e quasi ignorino
che sempre può governare chi si associi agli interessi, alle idee»
ai sentimenti del popolo, dall'eccesso delle esigenze traggono
pretesto a negare fin il giusto e il promesso. Rinunziato dai
poteri ogni iniziativa; elisa la moderata azione dei ben pensanti
e ben volenti; abbandonato il progresso ad un'opposizione scar-
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YALORE E DIFETTI DEGL' ITALIANI &$3
sa di logica e di efficacia, che i patimenti non sa respingere
oè vuol tollerare; lasciati gli arbitrii e te fendette alia forza che
fa nascere le occasioni di mostrarsi necessaria, con tanti fuoru-
sciti , con tanti prigionieri , con tanti fucilati dalla ferocia di
corti marziali o tormentati dalla rinata polizia, il paese peggio-
ra nella morale ancor più che nelP economia , giacché le idea
eccezionali presto si applicano in generale, per quanto assur-
de e inique; escluso dalle condizioni normali d'ogni società in*
civilita, incerto del quando e come dal caos spoeterà la luce,
altra conseguenza non vede di tante speranze se non il conso-
lidamento e Pampliazione del dominio e degli abusi che volea
distruggere.
Fu però la prima volta che l'Italia sollevata affrontasse con
vera guerra l' Austria, e diede tali prove di valore, da ammu-
tolire i soliti vilipendii al nome italiano. Non che eserciti disci-
plinati, ma gioventù nuova alle armi , ma popolazioni pacifiche
€ città aperte, Milano, Venezia, Vicenza, Treviso , Brescia, Bo-
logna, Ancona, Livorno, Roma, affrontarono la morte, non solo
col!1 impeto istantaneo, ma colla difficile perseveranza, e anche
dopo perduta la fiducia del vincere.
Se molti seppero sacrificar la vita , non così abbondarono,
quelli che le opinioni e la popolarità sacrificassero pel trionfo
comune; non così gli esempii di sapienza civile, di robusta mo-
derazione, d'abilità diplomatica, o d'ordinatrice ; di quel buon
senso che, fisso l'occhio e la volontà ai beni essenziali, per ot-
tenerli soffre gì' inconvenienti che gli accompagnano, sagrifìca
i desideri! cjie li comprometterebbero. Fra i deplorabili dissen-
si, il bisogno della nazionalità fu sentito comunemente; espres-
so da singhiozzi prima, dall'esultanza poi, in fine dalle prote-
ste. Verrà esso soddisfatto? Sì, qualora agli inni non si facesse-
ro sottentrare elegie, cioè sempre la poesia , dov' è necessaria
la virtù dell'abnegazione; qualora si cercasse più cosa fare che
non le ragioni del far nulla, né si macellasse di generosa asti-
nenza quella dormiveglia da cui appena tratto tratto riscuoto-
no i bottoni di fuoco; qualora si fosse imparato , se non altro ,
a confessare i proprii errori e indagarne le Càuse; e nel dolore
ritemprarsi alle magnanime cose ; anziché coli' amor proprio
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L AUSTRIA
stillarne bava contro il partito avverso , reciproche incrimina-
zioni, una disamorevolezza, profittevole soltanto agli oppresso-
ri (1). Cosi quando io un villaggio scoppiò l'incendio, i danneg-
giati guardansi con ira, ubo all'altro imputando il disastro ,
cbiamandosi a vicenda negligenti , vendicativi , traditori : forse
fu mero caso, eppure ne segue odio reciproco , uno sfontana-
mene, un ricusarsi fin quel ristoro eh' è il migliore nei mali ,
il metter in comune l'esperienza, i mezzi di riparo e le spe-
ranze.
li' Austria.
A lungo indugiammo su quésti casi, e perchè più nostri , e
perchè i vizii e le virtù d'una rivoluzione si riscontrano in tut-
te. Ma di ben altra importanza avvenimenti compivanai nella re-
stante Europa, e singolarmente in Austria. Abbiam già mostra-
to l' Impero austriaco composto di nazioni diverse , in diversi
(1) e Ebbi relazioni scritte non senza ingegno nò pratica di
cose pubbliche ; ma quanto agli individui che erano nominati,
agli uni erano imputate le sciagure perchè pendevano troppo
al sistema monarchico , agli altri perchè volevano favorire la
preponderanza aristocratica , agli altri perchè farneticavano de-
mocrazie ; ed inoltre , perchè tutti quanti parevano disposti a
macchinare acciocché , se i loro fini non riuscivano a buon
termine , gli altri dovessero rovinare a ogni modo. Alcuni era-
no accusali di pratica con la Corte ; altri di spie deTedeschi ;
alcuni di furto della cassa degli eserciti. Non però un9 unica
di tante accuse mostrava certezza , né indizii di prove. E non-
dimeno mi stavano sottocchio narrate come storia di fede docu-
mentata. Poscia a me ogni mattina le gazzette portavano i di-
scorsi nelle adunanze e i nomi de* benefattori , e la quantità
delle elemosine offerte dalla umanità dj molti a soccorrere di
pane e di Ietto i profughi. Ma dopo non molto, i profughi era-
no clamorosi di proteste e lettere , che accusavano gli altri Ita-
liani di ladri impudenti di queir elemosina ; e ne rinsanguila-
rono controversie velenose ed abiettissime, i Nota bene che ciò
si riferisce alle disgrazie del 1821 , ed è scritto dal Foscolo.
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VNfiHEBIA 557
tempi assoggettate e con patti diversi ; talché vi duravano le
più sentite differenze tra le razze , sovrapposte da successive
conquiste. Le principali godevano costituzioni storiche. Nell'al-
ta e nella bassa Austria, nella Stiria, in Carintia, in Boemia, in
Moravia , nella Galizia e Lodomiria v'avea diete, composte dei
quattro Stati di clero, nobili , gentiluomini (Ritterstand) e cit-
tadini , de9 quali ultimi erano rappresentanti i magistrati delie
città regie. Nel Tirolo, dopo il 24 marzo 1816 , gli Stali, in e*
guai modo composti, aveano diritto di far rimostranze all' im-
peratore in nome del paese , ma senza voto legislativo né in
affari d'imposizione. Nella Slesia austriaca gli Stali componean-
si di duchi e principi, di signori (Standsherren) , di gentiluo-
mini \Ritter$chaft) dipendenti immediatamente dell'imperato*
re. Originalissima costituzione venne all'Ungheria dall'esservisi
molte nazioni una all' altra sovrapposte o awioinate , senza per
questo accomunarsi , neppur quando la nazione vincitrice fu *
sottomessa a casa d' Austria. I Magiari, razza dominatrice , di-
vidonsi in magnati ricchissimi e dignitari» , nobili possidenti e
gentiluomini, che anche nella miseria conservano i privilegi.
Essi, uniti al clero alto, alle città libere regie, ai borghi privi-
legiati, e alle tribù de'Comani e degli Jaztghi, costituiscono il
popolo ungarico, al quale compete l'elegger il re, ponendogli
la corona di San Stefano (1) ; far leggi insieme con questo , e
imporsi le tasse nella triennale dieta, ove compajono con spa-
da e sproni , ed usano lingua latina : la restante popolazione
paga, e nuli' altro (misera contribuens plebs), spoglia d'ogni
diritto politico. Il re fa guerra e pace, ma vuoisi il voto della
«azione per comandar la leva in massa, intendesi sempre della
nobiltà; giura rispettare la costituzione, far eseguire je decisio-
ni delle corti giuridiche, non destituire senza giudizio : e qua-
lora egli violi i privilegi , gli Ungheri possono prendere l'armi.
Il nobile può possedere in tutto il Regno; il borghese, solo net
territorio della città cui è ascritto. Il nobile non può esser tur-
bato ne' beni o nella persona se non colto in fragrante o con-
(1) Questa è d'oro puro; pesa 14 libbre, e contiene 33 affi-
li, 50 rubini) uno smeraldo; 938 perle.
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558 waaamà
vinto d'un delitto, ovvero per casi ài Stato , o per diserzione
dall'esercito nobile; dipende direttamente dal re, né deve pre-
stazione veruna per sé o pei beni suoi. A lui solo le magfetra-
ture supreme , a lui gP impieghi di comitato , a lui I giudizi! :
non alloggia militari: in casa di bisogno* serve, nell'esercito in-
surrezionale a proprie spese entra i confini, e a pubbliche fuo*
ri. Egli è primo giudice de'suoi contadini e servi: egli può r£»
mover il non nobile dai beni nobili (r).
Proprietaria unico degli immobili è te corona, cui tornano
in mancanza di successione. L'utente pub ipotecarli per 32 anni
consegnando il fondo-, in tre casi può anche alienarlo; ma l'ac-
quirente non può trasferirla in altri per somma maggiore della
sborsata , al prima possessore rimanendo sempre il diritto di
ricupera ; e lunghi secoli , e confische , e correrie di Turchie
di Tartari, e il trapasso per venti famiglie non proscrivono que-
sto gius d'avUicità. Pertanto una proprietà suddivisa tra ir-
gli , data in dote , ipotecata dagli uni , affittata dagli altri , rit-
mane parò sempre netta condizione di usufrutto : causando in--
finiti litigi fra i proprietaria stessi, o coi compratori o cogi' ipo-
teca™. Il detentore d'un fondo ha perduta la Kter né- altro mo-
do gli resta éi conservarselo ? può ricorrere alle armi ; cioè
colla minaccia della spada o del bastone rimovere il nuovo pro-
prietario, che peccherebbe di violenza se non badasse alle mi-
nacce.
Il paesano riceve dal possessore una terra da coltivare, me-
diante alcuni canoni , e servigi di persona ; retribuiti i quali ,
ha diritto su quel fondo, né può esserne espulso, e può donare
o vendere un tal diritto. Il canone per Fa più reca un quinto
de' frutti al signore , un quinto al clero ; e c.'nquantaqoattro
giornate con curetta a due cavarli , oil doppia senza cavalli.
Di queste può riscattarsi a trenta in quaranta centesimi la gior-
nata. Dee pure una leggera imposta , e una più grave sovrim-
* (1) Quest' ultimi anni erasi stabilito che i giudici venissero
scelti dai signori per solo merito, sema riguardo a nascita. Al*
cuni comitati concessero voto a tutti gli honoratiore* nelle no-
mine agl'impieghi di comitato.
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% LNGHEBIA 859
posta per la cassa domestica , che serve a- mantenere ponti r
strade, prigioni , edrfizii , magistrati* Alcuni tengono due o tre
porzioni j altri solo una mezza o un terza; alcuni niente, e per
la capanna che Ir ricovera retrrburacona diciatto giornate al pa-
drone ; dodici giornate chi neppure una capanna ha. Il padro-
ne non può cacciar!» senza l'autorità giudiziaria; e qualora que-
sta ne condanni uno, il padrone deve affidare la porzione di lui
ad un altro villano. H villano non può-, per quanta ricco , com-
prare alcuna terra nobile ; e nemmeno- della sua porzione dive-
nir proprietaria assoluta , restandone sempre in titolo il signo-
re : può bensì aspirare a professioni liberali , e per tal via pa-
reggiarsi ai nobifi. Il paesano è pure soggetto alla coscrizione ,
e dare ai soldati del re alloggia , legtimi , fieno , pane a buon
patto 5 dee riparare le strade della ^contea ; cedere, per una
minima retribuzione , i suoi cavarli ad ogni pubblico uffiziale o
viaggiatore che ne rechi V ordine.
I villani di ciascun villaggio- scelgono il proprio giudice per
le conciliazioni e per la vigilanza : del resto essi , che sosten-
gono tatti i pesi , sono governarti e giudicati dalla stirpe privi-
legiata , senza la minima partecipazione al governo , né tam-
poco la parola nelle assemblee di contado , ove si fissa P impo-
sta di danaro o di opere ; nò possono in proprio nome intentar
processo al signore o ad un nobile. Le liti con altri paesani por-
tano alla sede dominale, corte presieduta dal proprio signore,
o a quella del signore cui appartiene il querelato ; dalle costo-
ro decisioni può appellare alla sede giudiziaria del contado ,
composta di magistrati nobili ed eletti da nobili. Gli è pur dato
ricorrere a tribunali superiori , sempre però di nobili.
II contadino di. razza magiara, immune di queste gravezze ,
è a condizione ben migliore. Quelli de' borghi reali non ricono-
scono altro signore che il re ; hanno deputati alla Dieta, e pon-
no possedere. Le rivolte moltiplicarono i servi della gleba. 0-
gni nobile d' età maggiore e il clero s' accolgono quattro volte
l'anno in adunanze di comitato, le quali, come partecipi dell'au-
torità giudiziale, accusano i funzionarli o i privati per pubblici
mancamenti , e come corpo amministrativo ricevono gli ordini
della cancelleria aulica e del consiglio luogotenenziale ; ed o li
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560 CNGHEMA
restituiscono colle proprie osservazioni , o li danno ad eseguire
ai magistrati ; rivedono i conti , e trattano gli affari municipa-
li. Queste assemblee, comunicando fra loro e vegliando sul po-
tere esecutivo, erano una vera assemblea nazionale , di natura
unica in Europa.
La campagna, come tale, non è rappresentata nel corpo elet-
torale. Prelati e magnati non hanno diritti superiori al sempli-
ce nobile. I magnati di almeno ventiquattro anni, i prelati, i do-
dici gran dignitari! , i vescovi , i capi detenutati, formano alla
dieta la prima tavola , presieduta dal palatino , cbe rappresen-
ta il re. Decidendo essa non per numero ma per dignità, gran-
de autorità resta al palatino. La tavola bassa elettiva consta di
due deputati di ciascuno de' venticinque capitoli , de' ctnquan*
tadue comitali, delle quarantaoove città regie, del distretto de-
gli Jazichi e de' Comani, del Regno di Croazia e d'alcuni altri ,
e dei procuratori dei magnati minorenni e delle donne ; e non
possono se noa eseguire V ordine dei nobili elettori ; specie di
voto universale cbe rende lentissime le decisioni.
Il magnate che non assista in persona , può mandare alla
dieta un rappresentante, che siede neHa camera bassa : vi han-
no un voto complessivo tutte le città regie, uno tutti i capito-
li, uno ogni comitato ; ma la sovranità rimane nelle dietine che
contemporaneamente si tengono in ciascun comitato ; né i de-
putali ponno scattare dalle istruzioni, talvolta minutissime, che
ricevono da queste. Il clero ha i privilegi dei nobili , e alcuni
suoi proprii.
Oltre il governo degli ispan o palatini , le città serbano una
amministrazione municipale ; e il governo regio ne favorì con-
tinuamente l' emancipazione : onde , o si ricomprarono a dana-
ro dal signore, o si posero in immediata dipendenza dal palati*
nato o dal re , che cercava nella dieta ottenessero privilegi dai
nobili. Nelle città stesse però a pochi spetta il diritto di bor-
ghesia ; e i piò , tedeschi : i banchieri , negozianti comunque
grossi, artisti, professori, avveniticci d'ogni sorta, restano fuo-
ri della legge comune. Solo la dieta può naturalizzare un fore-
stiero.
Sul terreno stesso vivono dunque quattro milioni di Magiari
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UNGHEBIA 561
od Ungheresi, cinque dì Slavi, due fra Tedeschi, Valacht, Gre*
ci, Albanesi, Armeni, Ebrei, Zingari. Il Magiaro attende al be-
stiame e ai campi ; il Tedesco a commercio e miniere ; i Vala-
ohi agli alberghi; Schiavooi e Croati ad agricoltura e commer-
cio ; Ebrei e Armeni son trafficanti e affittajuoli; gli Zingari
lavorano ferro, suonano, fan da mediatori ; gli Slovachi da bat-
tellieri ,- cacciatori, barocciai. Benché siensi raccolte le leggi
de' varii sovrani, pure ciascun de' popoli serba particolari con-
suetudini o privilegi , garantiti allorquando si unirono; e alcu-
ni seguon il diritto germanico. Ogni Stato, ogni popolo o civil-
tà che abbia leggi speciali , ha speciali magistrati , e ciascuno.
è giudicato da suoi pari. Lungo e complicatissimo sarebbe l'e-
sporre i varii tribunali cui sono soggetti pel civile e pel crimi-
male a seconda dell' orìgine ; sì che v' ha qualche mendicante
che non può esser giudicato se non da re , al pari dei magnati
coi quali ha comune la stirpe. Che se occorrono cause fra due
persone di giurisdizione diversa , il capo sceglie un assessore
per ciascuno che li rappresenti, cui può aggiungere quanti prò*
bi viri gli sembra. Non ci sia opposto questo indugiarci sopra
una costituzione , che pur jeri ritraeva a vivo il medio evo , e
che oggi più non è se non un ricordo.
Nel ricuperare i paesi appartenenti alla Porta , P Austria si
trovò posseditrice della più parte del terreno, e lo concesse a
prezzo ; onde si formò una classe di proprietarii legittimi, non
derivati dalla conquista. Cura dell' Austria era di crescere le
terre non nobili , cioè che a lei pagavano ; stabilir patti fra il
contadino e il padrone , e moderare le esigenze di questo : nel
che colla pazienza riuscì , e ne fu benedetta. Ma la razza anti-
ca , astiosa a questo crescente dominio , e tenace de9 suoi pri-
vilegi , di questi faceasi arma contro V Austria.
Amministrazione conforme ha la Transilvania , staccata dal-
l'Ungheria, e che nel 1744 accettò la prammatica sanzione
austriaca , rinunziando ad eleggere il gran principe. Politica-
mente non vi esiste classe di magnati, essendo periti nella con-
quista turca. Ungari, Sicli, Sassoni , vi hanno diritto , ammini-
strazione, privilegi , territorio proprio; e figurano distintamen-
te alla dieta , la quale rappresenta la trinità slava. I Sassoni
III. 36
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562 POLONIA
sono luterani; gli altri cattolici, calvinisti, onitarii: quattro re-
ligioni eguali , e riconosciute. Sotto a tutti stanno i Valachi e 8
Greci.
Può mai credersi possibile il ridurre genti così diverse ad
unità d' interesse e parità d1 amministrazione ? Più volte esprì-
memmo come queste tiranniche unità amministrative fossero
insolite ai padri nostri ; né mai v'avea preteso l'Austria , fin
quando Giuseppe II non s'inebriò delle idee filosofiche di Fran-
cia, colle quali scontentò tutti. Francesco I , imitando la rivo*
luzione che esecrava, pretese anch'egli all'accentramento; col
che lese le nazionalità. Il sentimento di queste , avvivato per la
pressura, scoppiò in rivolte, che fu duopo reprimere coll'armi.
Le genti slave , malgrado le diverse dominazioni forestiere
sotto cui gemono , conservano e doti e vizii d' una civiltà origi-
nale : lo sviluppo del pensiero sottopongono alla profondità del-
le credenze ; talché scienza e progresso non intendono che sot-
to l'aspetto religioso : venerano la famiglia, fondata sul privile-
gio morale del padre ; e da quella derivano l' amor del Comune
e la riverenza all'autorità, sia di capi propri i, sia anche dei do-
minatori. Per questo sistema patriarcale, continua fra loro il
servaggio delle persone, temperato non tanto dall'educazione,
quanto dalla semplicità del vivere ; e il rispetto al passato li fa
tenaci, come delle consuetudini, cosi della nazionalità, rappre-
sentata dalla lingua.
Divisammo le vicende di quelli che sono sottoposti alla Rus-
sia ; la quale, dopo la rivoluzione del 1831 , abolì il Regno di
Polonia, cioè della porzione toccatale nello sbrano di quel pae-
se. Altre porzioni ne furono assegnate all'Austria e alla Prussia;
e come avviene delle ingiustizie , per entrambe furono occasio-
ne di tumulti e di violenze. L' Austria nulla promise , e lasciò
un mezzo secolo di governo provvisorio nella Galizia e Lo domi-
ria. Ma Federico Guglielmo di Prussia avea proclamato a1 suoi
Polacchi del ducato di Posen : « Voi pure avete una patria , e
» ritrovandola ricevete una prova del mio rispetto per la vostra
» indipendenza. Incorporati alla mia monarchia senza perdere
» la vostra nazionalità, prenderete parte alla costituzione ch'io
» mi propongo dare ai fedeli miei. La vostra lingua sarà adope-
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POLONIA 863
» rata colla tedesca in tutti gli atti pubblici ; ciascun di voi ,
» secondo la capacità, arra aperto, l'adito nel granducato a tut-
» ti gli onori e fé dignità del regno. Un viceré mio, nato fra voi,
» fra voi risederà. »
Al contrario della promessa, fece ogni opera per ridurli tede-
schi: impregati tedeschi vi sono collocali, procurando si leghino
al paese con nozze: il colto vi è molestato, come dicemmo (voi . Il,
pag. 297 ) ; laonde seguono diffidenze e oppressioni : la nobiltà
polacca freme di scontento , mentre al volgo appare come una
tiranna. Nel 1821 il governo avea regolato la condizione de'con-
tadini , dandovi in possesso definitivo le terre che tenevano ini
precario, tanto che V emancipazione fu presto compita. I pae-
sani redenti serbano riconoscenza al governo, lo servono nel-
l'esercito, e vagheggiano la probabilità di abbattere i nobili , e
surrogarsi a loro. Ricchezza e coltura vi ai diffondono ; e quel*
li che servono ai signori, e gli Ebrei, che vi esercitano la mag-
gior parte delle industrie , conoscendo la scarsa educazione e
V inerzia de) nobili, fantasticavano una rivoluzione, non politica
ma sociale. E già le diete di Posen e di Brestau aveano doman-
dato , non che la piena affrancazione , anche libera stampa e
rispetto alla nazionalità ; parole echeggiate in numerosi scritti
degli Slavi, profughi per Europa. Questi teneano segrete intel-
ligenze nella Posnanra, nella Slesia, nella Galizia, nella Polonia;
facendo centro alle loro trame Cracovia, città tenuta libera di
mezzo ai domimi dei tre condividenti ; e nel febbrajo del 46
insorsero, proclamando la risurrezione delia gente slava (t).
(1) Il proclama del governo nazionale della Repubblica di Pa«
Ionia , del 22 febbrajo 1846, firmato Gorzkowski , Zyssowski ,
Grzegorzewsfci , Ragawski, dice: e .... Noi sramo 24 milioni di
Polacchi : leviamoci come un uomo solo , e ni una forza ci potrà-
domare ; sarem liberi quauto altro popolo al mondo mai ; combat-*
tendo otterremo va' esistenza sociale 7 ove ciascuno potrà , secon-
do il merito e la capacità sua, goder de1 beni temporali j ove nes-
sun privilegio , sotto qualsiasi nome , non troverà più posto ; ove
ogni Polacco avrà quiete e sicurezza per sé, Ja sua d>nna, i suoi
1%lr; ove quello le cui facoltà fisiche e intellettuali furono nc&let»
y Google
564 GALIZIA — CBACOVIA AGGREGATA ALL'AUSTRIA
La Galizia avea partecipato a quei preparamenti , e la dieta
di Lemberg parlò francamente all' Austria ; la quale concedet-
te ai signori di ridurre i servi a fittajuoli o anche proprietarii y
e al clero di avviar alla libertà per mezzo della morale , collo
stabilire società di temperanza. Uscendo poi dalle vie legali, vi
si tentò una rivoluzione ; ma mentre era mossa dai nobili , ec-
co la plebe avventarsi sopra di quelli , e trucidarli colla ferocia
di chi sconta secoli d' umiliazione. Ne fremette l' umanità ; e
poiché da un pezzo P Austria è il capro emissario di tutte le
colpe , in Germania non meno che in Italia , si pretese avesse
ella eccitato questi volgili , e fin pagato a tanto per testa l'or-
rido macello. Essa se ne scagiona; ma difatto avea contribuito
a render odiosi i nobili coIP adoperarli per intermedi! ed esecu-
tori delie vessazioni sul volgo , e messili in sospetto a questo
come reluttanti dall' emanciparlo. L' Austria premiò quelli che
rimasero in fede , puoi con numerosi supplizii i sollevati dopo
che gli ebbe domi , frenò colla legge marziale il paese ; e per
calmare la rinascente agitazióne , abolì (13 apr. 18(6} i servigi
di carreggio , e le giornale obbligate per la segatura del fieno
e la battitura dei grani, e conferì ai servi il diritto di volger di*
rettamente le querele ai capo del circolo. Così ella continuava
la 3ua missione previdenziale di emancipare le plebi , depri-
mendo la nobiltà per vantaggio del trono ; ma con ciò prepa-
rando il trionfo del popolo e della libertà.
lidi Prussia potè colle armi reprimere la Posnania , che avea
risposto a quei moti. Poi le tre Potenze protettrici dichiararo-
no (9 nov.) aggregata all'Austria la repubblica di Cracovia, ul-
tima reliquia della nazione polacca.
Fu una violazione di quei trattati del 1815, che in breve do-
veano tant' altamente reclamarsi j e le tre Potenze nordiche ,
te dalla nascita , riceverà senza umiliazione i soccorsi di tutta la
società ; dove le terre, oggi lavorate condizionatamente dai villa-
ni, diverranno lor proprietà assoluta .; ovete imposte , i servigi e
ogni aggravio di tal natura sarà abolito : ove i sagrifizii che avrà
fatto sotto le armi perla patria saran ricompensali col dono di be-
ai nazionali. )
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BOEMIA 565
dichiarando che, carne l'aveano mantenuta libera, cosi peteano
ridurla suddita, mostravano credersi ancora onnipotenti, e fare
diritto il proprio beneplacito. Le anime oneste fremettero ; la
diplomazia brontolò e nuli' altro, ignorando sempre qual vinco-
lo strìnga la politica alla morale. E venne a crescere nelle gen-
ti slave quel fermento di nazionalità , che non era per esse Io
stillato di teorie filosofiche , bensì una derivazione naturale del
loro sentimento domestico.
- Ha questo panslavismo , predicato dai pensatori di quella
gente , poteva anche rivolgersi a totale profitto della Potenza
europea piò minacciosa: avvegnaché, coll'accenlrarsi di 78 mi-
lioni di Slavi, ora distribuiti fra la Turchia, l'Austria, la Prus-
sia, verrebbe a preponderare la Russia, che ne possiede la mas-
sa maggiore , e che li lega col vincolo patriarcale e col relfgio1-
80. 1 Cesci di Boemia, fiorenti d'ingegni e d'industria , aspira-
no a ricostruire la nazionalità slava , adoprandovi la rinnovata
letteratura ; e per evitare quel pericolo, avrebbero voluto raggo-
mitolare a sé le diverse famiglie slave, e slava rendere l'Austria,
cessando d' esser tedesca. A questo progresso legale erano ca-
pi Palazky e Schafarik, cercandolo per le vie dei fatti come per
quelle del pensiero ; s' avviavano miglioramenti parziali ; e nel
1 844, ottenuto di njandar i loro desiderii al trono, i Boemi chie-
sero d> adoperare ufBzialmente la lingua patria , abolire le lot-
terie, e che la dieta fosse presieduta, non più da un Austriaco,
ma da un magnate paesano. V Austria condiscese ad alcune
cose , altre negò ; anzi pose in carcere i più arditi chieditori.
Allora poi che la rivoluzione di Parigi elettrizzò il mondo , an-
che i Boemi (12 mar. 1848) convocarono un' adunanza a Wen-
zelsbad , ove chiesero l' eguaglianza delle varie nazioni slave e
«delle confessioni religiose ; assicurata la fusione della Boemia
colla Moravia e la Slesia in un'assemblea rappresentativa comu-
ne ; P amministrazione centrale fosse responsabile in faccia al
paese ; si armasse la guardia civica ; si abolisse ogni feudalità.
Era il tempo che all'Austria non rimaneva altro partito che
condiscendere ; e in fatto la Boemia fu costituita quasi un Re-
gno distìnto. Paghi de' loro voti , i Cesci , non che pensassero
staccarsi dall' Impero, anzi temendo l' indebolirsi dell'Austria
•
566 BIVOLCMONE DI PBAGA
indebolisse lor pure , apostrofarono le varie nazioni austriache
sollevate per esortarle a sostener il crollante Impero , affinchè
dall' unità risultasse la forza. E poiché in quel tempo una Co-
stituente germanica assembrata a Francoforte pretendeva che
l' Austria entrasse nella Confederazione tedesca con tutti i suoi
popoli , essi vedeano che la nazionalità slava resterebbe assor-
bita nella germanica : laonde proclamarono (1 mag ) a tutti i
popoli slavi , si tenessero uniti fra loro e staccati dalia Germa-
nia ; e non che mandar deputati a quell'Assemblea , convoca-
rono (1 giug.) un congresso slavo. Ivi le tre sezioni , polacco-
rutena, serbo-illirico-croata, boemo-morava , repudiando la fu-
sione delle genti slave colle tedesche , dichiararono che le co-
munità e nazioni slave dell' Austria e dell' Ungheria formavano
un'unica gente, nello scopo di difendere la propria nazionalità
e conquistare i diritti a questa annessi.
La teorica non era cosi facile a ridursi in pratica , cioè otte-
ner l'eguaglianza delle razze , sia dagli Ungheresi che ne ten-
gono servile tanta parte , sia dai Polacchi , fra cui i Ruteni o
Piccoli Russi sono piantati da antico, distinti per lingua, e sot-
toposti ad un' insultante feudalità, dalla quale non s' era voluto
derogare d'un punto neppur nella rivoluzione del 1830. Forza
fu dunque limitarsi ad un' alleanza di tutte le genti slave sotto
la supremazia austriaca ; spediente al quale si rassegnavano,
perchè da una parte torneano della Russia, dall'altra non ardi-
vano avventurarsi nella democrazia.
Come avviene dei partiti medii, nessuno se ne appagò : gl'in-
trighi de' gabinetti di Vienna e di Pietroburgo collimarono colle
impazienze dei demagoghi e colle ambizioni degli aristocrati f
tanto che Praga (12 giug. 1848) scoppiò a rivolta sotto il titola
o il pretesto che la nazionalità pericolava se l'Austria si fondes-
se colla Germania. L' Austria dunque dovette reprimerla col -
l' armi , e Windisgr&tz vi riuscì sanguinosamente. Quando poi
nella costituzione austriaca si proclamò l' eguaglianza delle
stirpi, i Boemi compresero come ne vantaggerebbero gli Slavi ^
onde si volsero a favorire l' imperatore , protestarono contro
l' insurrezione di Vienna , e offersero mezzi a reprimere i ri-
voltosi.
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DIETA UNGARICA 567
Pia profonda fa la scossa in Ungheria. L' Austria erasi inge-
gnala sempre di assoggettarla, cincischiandone i privilegi ; Giù*
seppe II di forza, a nome della filosofia ; i suoi successori col-
P artifizio. Mentre la dieta ungarica doveva essere convocata
ogni tre anni, dal 18 12 noi fu più fino al 25, e il re Francesco I
in quel!' intervallo levò uomini e tasse a suo beneplacito ; ben-
ché non pensasse far quello che Napoleone gli avea suggerito ,
di conquistare l'Ungheria. Quando poi convocolli il 18 novem-
bre 1825, e li ringraziò della fedeltà e de' soccorsi prestatigli ,
i signori colsero quell' aspettata occasione per richiamare al
negletto statuto , lagnarsi delle commissioni regie turbanti la
loro inviolabilità ; dell' applicarsi a loro i regolamenti delle Pro-
vincie ereditarie : onde il re promise non levare imposte e da*
naro senza consenso della dieta ; e pur gemendo che il mondo
impazziva (totus mondai stultizat) dietro a costituzioni aeree,
lodava quella che gli Ungheresi aveano, e eh' e' diceva d'amare
( et ego amo illam ). Ila i signori , appoggiandosi ai privilegi,
aveano preso aspetto ostile verso il re \ pretendeano che egli
dimorasse in paese , parlasse la loro lingua , non potesse con-
durne fuori le truppe se non per caso d' invasione ; né pareano
lontani dal volere staccar il paese dall' Impero austriaco. Scop-
piata però la rivoluzione francese del 1830, presero paura delle
libertà popolari ancor più che delle pretensioni dell' Austria, e
largamente le offersero soldati per tener in ubbidienza gi' Ita-
liani e in minaccia la Francia.
fiacchete le cose , tornarono sulle domande ; e dopo il 1 840
crebbe il movimento innovatore : i nobili stessi agevolavano la
formazione d' un terzo stato ; si adopravano a costruire strade ,
crescere la coltura e i miglioramenti civili ; si die rappresen-
tanza ad alcuni Comuni, si estese la lingua magiara, si sottopo-
se la nobiltà a contribuzioni ; anzi , per eccesso di sentimento
nazionale , si propose di non accettare più merci dall' Austria ,
onde danneggiarne le frapposte dogane. Pesi fu abbellita e con-
giunta a Buda mediante un mirabile ponte; s'iniziarono la pub-
blicità e P educazione , si migliorò la procedura , si meditò un
codice penale, s' introdusse una legge cambiaria, si resero fer-
me le convenzioni dei contadini co' signori per redimerli dalle
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568 GELOSIA DELLE BAZZE
decime o dal servaggio; nella scelia de' giùdici guardavasi al
merito , non alta sola nascita ; e due cittadini doveano sedere
nella tavola seltem virale, corte suprema dì giustizia: insomma,
il diritto personale procedea verso un ordine più savio ed uma-
no, ai privilegi surrogandosi la pubblica utilità.
La LXIV dieta (1844) sarà in perpetuo memorabile , perchè
abolì le leggi urbariali , oppressive degli agricoli , a9 quali fu
concesso ottenere terre nobili ; stabilì una banca onde prestare
sovra ipoteca ai coltivatori, per riscattarsi, e diventare proprie*
tarii e cittadini ; domandò P abolizione delle giustizie patrimo-
niali , le quali ad ogni modo non erano più che giudicature di
pace , e V assistevano un assessore di comitato e due legisti ,
né iofliggeano pene eccedenti la prigionia d'una settimana. Chie-
se anche la pubblicità de'giudizii e i giurati, fra cui entrassero
anche plebei ; ma noi potè ottenere , come neppure la respon-
salita del ministro per i sussidii decretati.
Passi notevolissimi in paese , cui la posizione dà si grande
importanza verso il rinnovellantesi Oriente. Ma non poteano che
essere lentissimi, attesoché, di 13 mHioni d'abitanti , solo S0O
mila sono di piena libertà ; i Comuni che comprarono l'eman-
cipazione , cioè il diritto d1 amministrarsi con giudici e notajo
proprio , stavano ancora sotto l'alto dominio del magnate , che
potea cassarne le elezioni ; e non aveano che una voce nelle dfe-
tine : ma questo elemento nazionale col tempo avrebbe intro-
dotto un poter nuovo nella costituzione ungarica.
A fronte di questi sforzi, l' Austria ingegnavasi dì ingrandire
il poter regio, e ottenne che le truppe dipendessero dal consi-
glio aulico; e in conseguenza anche i coloni del confine militare,
col che quel paese sottraevasi agli Ungheresi : tentò sottrante
pure le finanze, cominciando dal centralizzare la posta. A gran-
de acconcio dell'Austria tornava la gelosia delle razze, ed essa
la fomentava col farsi tutriee delle infime , contro le tirannidi
particolari.
Come lingua officiale adoperavasi il latino, comune a tutte le
stirpi. Parve un passo liberale il chiedere si adoperasse il ma-
giaro , anche dal re : ma le genti di altra favella videro in ciò
ira nuovo segno della preminenza de' Magiari e della propria
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JELLACHICH 569
depressione ; e Schiavimi e Croati protestarono. Singolarmente
questi ultimi neil'Illiria tendevano a' rialzarsi coli' industria e
colia dignità ; affezionati alP Austria , perchè era loro appoggio
contro ia tirannia de' Magiari. Due milioni di Valacchi sparpa-
gliati in Ungheria e in Transilvania non aveano patria a cui ser-
bar fedeltà , ma credeano ai loro popi , e volgeano gli occhi al
Czar, come a capo, non nazionale, ma religioso.
L' Austria, che avea favorito il risorgimento delle razze sud-
dite come opportuno a snervare i Magiari, si sgomentò quando
il vide trascendere, e massime allorché gli Illirici s' intitolarono
nazione; e proibì di dirsi tali ai Dalmati e agli Schiavoni. Fu
allora che il conte Draskowic diresse • una parola alle nobili
donne illiriche : » e Lodovico Gaj , che aveva agitato il paese
contro i Magiari , persuase ai Croati di abbandonar il dialetto
provinciale , adottando per comune il raguseo ; e nella dieta si
decretò lingua officiale V illirica.
L' Austria , adombrata , attese a reprimerli ; e per uno di
quegP incontri pur troppo consueti quando la mina è preparata,
ne seguì un attacco sanguinosissimo in Agram : il popolo si levò
furioso ; solo Gaj riuscì ad acchetarlo , il quale protestò l'Au-
stria esserne innocente , e a questa diresse varie domande, fra
coi la destituzione del bano Haller. E l'Austria consentì (1846),
patto che nella dieta ungherese i Croati favorissero la parte
austriaca.
Ma quel bollimento di nazionalità si estendeva a tutti i popoli
slavi, non già per sottigliezze politiche , ma per sentimento ed
entusiasmo ; né tanto per ottener franchigie , quanto per esser
riconosciuti come nazione , e in conseguenza non inferiori ad
altri. Rappresentante di questi voti sorse Giuseppe Jellachich ,
uffiziale delle colonie militari , prode e cavalleresco quanto
Giorgio il Nero e Voucich , inoltre bello , colto, poeta, versato
nella storia e nella diplomazia europea. Eletto viceré delia
Croazia, potè spiegar la sua politica, che consisteva nello strin-
gersi all'Austria onde scassinare i Magiari. Pertanto si dichiarò
amico di tutti gii Slavi austriaci : ma gli Slavi appartenenti alla
Polonia detestano l'Austria come complice dello sbrano della
patria loro ; gli Slavi Cesci della Boemia V aveano presa in abo:
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870 LIBERALISMO UNGHERESE
tnrnio credendosi sagrificati agi' interessi tedeschi ; laonde non
comprendeano né secondavano gì' intenti di Jeilachich , che
rialzando la Croazia, forse meditava un grande Impero slavo.
Tali movimenti propagavanst già sotto la burocratica pressio-
ne dell1 Austria : pensate come crebbero d' importanza e vio-
lenta quando ella fu scossa dalla rivoluzione. Questo rimbalzo
delle nazionalità contro l' amministrazione unitaria, minacciava
scompaginare l' Ungheria , venendo a staccarsene le genti sud-
dite. L'arciduca Stefano palatino ( 5 lugl. 1848 ) , aprendo la
dieta ungarica , avea dichiarato essere volontà del re • proteg-
ger l'unità e inviolabilità della Corona contro qual si fosse at-
tacco esterno e scissura interna ; » e allora il partito del pro-
gresso legale, fido all'Austria, effettuò i miglioramenti da gran
pezza desiderati ; sciolte le servitù , di modo che 500 mila fa-
miglie nuove si trovarono possidenti ; resi tutti capaci di tutti
gì' impieghi ; fatto elettore chiunque possedesse 750 franchi, o
avesse un diploma , o fosse artigiano con un allievo ; unite af-
fatto l' Ungheria e la Transilvania.
La loro Costituzione non tollera impiegato forestiero ; laonde
non poteano accettar i decreti dell' imperatore divenuto Costi-
tuzionale, e perciò firmati da ministri. D'altra parte gli Unghe-
resi, destri nelle arti parlamentari , s'avvidero come i privilegi
de' singoli sudditi dell' Austria correrebbero pericolo ove un
ministero unico dirìgesse tanti paesi autonomi ; giacché potreb-
be dalle diete dell' uno ottenere uomini e danaro onde oppri-
mere V altro. Chiesero dunque un ministero ungherese distinto
e responsale ; e l' Austria, minacciata di sfacelo , non potè ne*
garlo, e il re giurò la nuova Costituzione.
Costretta così a blandire V Ungheria, l'Austria doveva avver-
sare i tentativi nazionali di Jellachich , il quale in fatto , come
perduelle, fu messo al bando : però gli si lasciò intendere che,
ove l'Austria si conservasse una , gli Slavi v'otterrebbero la
prevalenza numerica ; ond' egli, che mirava unicamente a rial-
zar la propria nazione, abbassò le armi , e si raccomandò colla
Corte , sempre professando l' intento di rigenerare l' Austria
mediante la parificazione delle nazionalità.
In Ungheria , Szecheni e gli altri che con tutte l'arti buone.
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(4848) ASSEMBLEA COSTITUENTE DI VIENNA 571
caldeggiavano da gran tempo il progresso , V avrebbero voluto
calme e costituzionale ; ma qui come altrove questi liberali ve-
terani erano dichiarati adulatori e tiranni dai liberali neonati :
I quali però mentre pompeggiavano generosità in casa, voleano
tener sottoposti i Croati t e credeano coli1 armi facilmente do-
marli. Di questo partito era rappresentante Kossut , avvocato
stovaco, il quale, come Jeilachich e come gli altri rivoluzionarti
slavi , persuaso bisognasse conservar potente V Austria perchè
potenti fossero i singoli popoli di essa, aveva adoperato la mol-
ta sua eloquenza a persuadere gli Ungheresi che somministras-
sero truppe onde schiacciare l'Italia; non avvedendosi che mal
si avvia la propria nazionalità coli' assassinare l' altrui. Se volea
perseverare a tener oppressi gli Slavi, l'Ungheria dovea manci-
parsi dai Tedeschi $ ma mentre l'avrebbe potuto durante la sol*
levatone italiana , vacillò fra consigli mal determinati ; finché
l' Austria, recuperate forze e credito , ispirò nuova baldanza a!
Croati , che non vedendo salvezza se non nell' unità austriaca ,
se ne fecero campioni, e Jellachieh menò le sue truppe a coni*
battere prosperamente le ungheresi.
Questi movimenti delle Provincie si rinterravano con quelli
di Vienna , dove la rivoluzione prese un impeto inaspettato , e
dflle mani di coloro che l'aveano eccitata, e che speravano do-
minarla, passava ai democratici puri, rappresentati dalla legio-
ne universitaria. Col pretesto consueto che la Corte tentasse
una contro-mina (2ti mag.), insorge il popolo , e avendo il mi*
nistero capitolato, la città rimane repubblica in mano degli stu-
denti, regolata da un comitato di sicurezza. Il fermento si esten-
de a tutte le provincie, chiedendo ciascuna il rintegramento del-
la propria nazionalità : come eredi che spartono le spoglie d'uà
morto. E morta credeano tutti P Austria ; la quale però indu-
giava, promettea; e a Vienna (22 log!.) fu raccolta l'assemblea
costituente • per istabilire la monarchia costituzionale. • L' e-
lezione essendo fatta quasi a suffragio universale, vi comparve-
ro i più scagliali ; la maggior parte popolani, e col più bizzarro
miscuglio di costumi , di civiltà, d' abili, di favelle : Galiziani e
Croati di schietta ignoranza, che veneravano V imperatore come
unica salvaguardia contro le prepotenze feudali } Boemi di eie-
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872 SOTTOMISSIONE DI VIENNA (484$)
vaia coltura, che divisavano il restauramelo d* un Impero sla-
vo ; Magiari, ghermiti ai loro privilegi di conquistatori ; Fiuma-
ni, Sicli, altre razze serve, attonite di vedersi chiamate a seder
coi padroni. Tutti, secondo lorcapacità, avvisavano a migliorare
le istituzioni patrie ; ma un partito liberale alla francese repu-
diava ogni precedente storico per risalire al diritto puro e alle
fonti delia sovranità. In tale eterogenea composizione era facile
ottenessero predominio gli scaltri o intriganti ; e congedato il
ministero Pillersdorf , che, leale ma incapace d'effettuare nes-
sun progresso , parea continuar le tradizioni dell* antica inope-
rosità, e così lasciava ingrandir il disordine, ne fu surrogato un
altro, ove entravano Dobblhof, Wessenberg, Bach, liberali avan-
zati ; e con essi persone di vigore. Sciolto allora il comitato di
sicurezza , il ministero riconcentra 1* autorità , e lasciando la
dieta discutere, governa a sua voglia, raccoglie truppe da man-
dare in Italia , « per riparare 1* onore delle armi austriache e
far onorevole pace. » Chiaritosi avvenissimo ad ogni distacco ,
sottomettea colle armi i paesi che volessero separarsi. A tal
uopo era raccolto un grosso di truppe a Vienna da spedire con-
tro P Ungheria ribellata, quando i cittadini si opposero alia loro
partenza, tanto che si dovette voltarle contro di questi, che in-
furiati trucidano Latour ministro delia guerra, prendono Parse-
naie , abbarrano la città ; sicché l'imperatore fugge (6 ott.), e
la dieta rimane sovrana. Allora Bem e Messenhauser incorano
e preparano Vienna a difendersi contro l' esercito imperiale :
ma qui pure si rinnova il caso tante volte ripetuto in questi an-
ni, di città che trionfano al primo istante, poi sono sottomesse.
Jellachich, Auersperg , Windisgr&tz , che combatteano tre po-
poli sollevati, si rannodano per marciar sopra Vienna, la quale
è presa d'assalto (31 ott.) Dopo i primi orrori d'ogni guerra
cittadina , v> è messo lo stato d' assedio e il governo militare ;
moltissimi sono incarcerali, alcuni passali per l'armi ; fra cui
Messenhauser, e Blume , deputato alla costituente germanica.
In Impero non accentrato come la Francia, il perder la capita-
le non decide di tutto il paese : ma vedendosi che a Vienna re-
sterebbe sotto P impulso dei sollevati, la Costituente viene tras-
ferita a Kxemsier j e il nuovo ministero, presieduto da Schwar-
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(4848) COSTITUWONB IMPEBIALE AUSTRIACA 575
jenberg, reprìme le prevalenti idee federaliste, dichiarando vo-
ler lealmente la Costituzione , ma unitaria ; il Lombardo-Vene-
to , fattone parte integrante , fi troverà migliori assicurazioni
della propria nazionalità.
Così , mercè dell' esercito , ricomponeva*! la monarchia au-
striaca, dianzi sfasciata ; ma V imperatore Ferdinando , ricono-
scendo volersi forze più giovani per ricostruirla, abdicava {2 die.) ,
e il giovane suo nipote Francesco Giuseppe nel proclama prò*
fessava la necessità d' istituzioni liberali adatte ai tempi.
Fra tali tempeste la Costituente proseguiva i lavori* La dif-
ferenza principale battea tra quelli che voleano mantenere l'Au-
stria una , concentrando il potere e l' amministrazione alla fog-
gia francese j e quelli che , atteso la disparatissima indole e
abitudine de' componenti 9 preferivano H sistema federativo.
Quando poi si venne a discutere sul fondamento della sovranità,
parve prevalerla parte che lo riponeva nel popolo ; il che avreb-
be cangiato da) fondo e la natura del potere e V oggetto stesso
di quella dieta : onde il ministero ne colse pretesto per dichia-
rare che, sciupandosi il tempo in astrazioni , anziché formar lo
statuto , inoltre non essendo in quella dieta rappresentanti tutti
i popoli dell'Impero, trovava di scioglierla, e dar una Costitu-
zione spontanea. La pubblicò (4 mar. 1849) infatti, liberale e
piena d' intelligenza ; se non che , quasi a protestare contro la
Costituente germanica , allora intenta a deprimere l' Austria ,
creava una centralità imperiosa , ponendo per base V unità deU
l' Impero ; pure prometteva volere ( negli statuti comunali e
provinciali che entro P anno darebbe fuori ) concordare questa
coli' indipendenza de' singoli ; per modo che la forza centrale
con impacciasse la libera azione e il particolare sviluppo degli
individui e de' Comuni. L'anno passe, e un altro intero; e come
a quello scopo si possa riuscire sarà uno de' più curiosi proble-
mi dell'avvenire; come è. uno de9 più magnifici destini dati dalla
Providenza quello di ringiovanire uno sfasciatesi Impero (I).
(1) L' Ordinanza imperiale 20 agosto 1851 abolì Ja Costitu-
zione , dichiarando il ministero esser responsabile soltanto in
feccia al sovrano,
•
574 GUERRA UNGHERESE (1818)
Intanto, avendo P Austria proclamato il santissimo principio
dell' uguaglianza de* cittadini , venne a ledere le genti privile-
giate, e produsse maggiori rivolte che non avesse fatto colP ir-
razionale assolutismo. E pie sanguinosa nell'Ungheria, la quale
nella nuota Costituzione non volle veder altro che P ingrandirsi
della prerogativa austriaca a danno de* privilegi nazionali. Negò
pertanto riconoscere P abdicazione dell' imperatore Ferdinando
e il sottentrarvi del nuovo re, perone non eletto dalla dieta: ad
ogni concessione sovrapponeva ima domanda più Targa : infine, .
posta da banda ogni moderazione, dichiarò il distacco dall' Au-
stria , e poco poi (die.) il governò repubblicano.
L' Austria, in tal questione, assumeva aspetto liberale, soste-
nendo i diritti dell'umanità coflr eguaglianza delle stirpi; la
favorivano le genti già serve de* Magiari ; i Croati moltiplicava-
no vigorosissimi sforzi ; i Comuni sassoni in Transilvania dichia-
raronsi staccati dall'Ungheria appena questa si separò dall'Au-
stria ; altri pure si proferivano contro il ristabilimento della ti-
rannide magiara. Che più ? moltissimi der Serbi e Bulgari sot-
toposti alla Turchia , corsero ad unirsi ar Jeflachich, e tutti sa-
rebbero insorti se l'Austria fosse soccombuta. Ma il forte eser-
cizio dell'armi, la natura del paese , l'eroismo di RIapka, Gftr-
gey, Bem, Mezzaros , Dembinski ;... la civile fermezza di Kos-
8Ut,uom poderosissimo sulle moltitudini, ajutarone la resisten-
za degli Ungheresi j talché, dopo perdite incalcolabili, l'Austria
si vide costretta a cercar ajuti a quella Russia, di cui tanto era
stata fin allora in sospetto , e al momento appunto che più te
diveniva pericolosa.
Perocché la Russia, attenta sempre ai moti europei , quando
vide le genti salve bulicare nell' Impero Turco , e i Vaiaceli!
chiedere miglioramenti che la Turchia assentì , aveva occupato
i principati del Basso Danubio con 7ò mila uomini, senza che la
diplomazia mettesse ostacoli all' invasione di paesi così impor-
tanti, che l'accennarvi soltanto, nel 1829, avea portato Metter-
meli fin al punto di dichiarar guerra all' antica alleata. Per tal
modo la Russia s'avvicinava al teatro delle rivoluzioni; anzi
pubblicò esser ella pronta a reprimerle colle armi in nome di
Dio ; < sebbene , al cipiglio delle altre Potenze , temperasse le
FINE DELL'UNGHERIA 575
intempestive minacce, ripeteva che, in ogni caso di guerra, ri-
servavasi a decidere se prendervi parte, e con chi.
Se V Austria fosse soccombuta nella lotta coli1 Ungheria , le
popolazioni slave di questa sarebbero probabilmente cadute una
dopo l' altra sotto la dominazione della Russia. Era dunque a
tutto vantaggio di questa la sollevazione dell' Ungheria : pure
essa, men guardando a parziali ambizioni, che al bisogno di re*
prfmere un incendio che a lei poteva comunicarsi, invocata dal-
l' Austria a nome della trentenne alleanza , con poderoso eser-
cito si spinse (agosto 1849) in Transilvania e sopra l'Ungheria,
la quale alfine venne sottomessa. Qui pure si diede la solita spie-
gazione ,' i tradimenti : poi la banda vincitrice adoprò n'azioni
violente ; orribili supplizi! destarono il fremito dell' Europa, co-
me la compassione i tanti che andarono profughi dai paesi ri*
messi al giogo.
Che non in Ungheria soltanto e in Italia v* ebbe sommosse ,
ma quasi tutte le capitali austriache furono bombardate , quasi
dappertutto messo Io stato d' assedio. Non ne seguiremo noi
l' andamento, bastando indicare la Galizia , dove scoppiarono le
gelosie fra Masuri e Ruteni. Perocché il dogma della nazionalità
è assai più complicato che non sembri ai superficiali ; e le tante
stirpi accostate e semifuse portano sempre nuove divisioni, ap-
pena intelligibili a noi Italiani, per cui quella quistione è di pra-
ticissima semplicità. Fatto è che per essa venne da per tutto a
reprimersi la libertà politica , atteso il solito rinforzo che le ri-
voluzioni prestano alle riazioni ; ma progredì la individuale ; e
vittorie e sconfitte battezzavano la rinata nazione slava. Al di
sopra di vincitori e di vinti librasi la Russia , la quale cresce di
territorio o almeno d'influenza ad ogni scotimento d'Europa ,
ad ogni sollevazione di razza in Austria o in Turchia : e che ora,
assisa alle foci del Danubio, fattasi più aderente l'Austria , mi-
naccia la Germania, e aspira al Mediterraneo, essa che cent'anni
fa volgeva le sue ambizioni al Mar Bianco (a).
(a) Con la pace sottoscritta ultimamente a Parigi , dopo le
vicende della guerra d'oriente, non è più a temere che la Rus-
sia minacci la Germania e aspiri al Meliterraneo.
576 STATO DELL'AUSTRIA
Dell'Austria fa salvezza il non avere accentrato ogni autorità
in Vienna, talché potette resistere cedendo ; e quando l' impe-
ratore fuggiasco era ridotto a OlmOtz o a Innspruk , nulla era
ancora disperato. Sua vita è l' esercito , cbe irremovibile nella
disciplina, non solo sa resistere al fuoco vivo, ma ritirarsi senza
scompiglio e rimettersi per modo da stancare e logorare i ne-
mici ; onde trionfò anche quando erano scommessi tutti gli or-
digni amministrativi. Vero è che dovette anche concedere al po-
ter militare maggiore autoriti che non ne comporti uno stato
civile. Da ciò due gravi difficoltà. La prima il ricostruirsi ; in-
troducendo il governo rappresentativo in un Impero educato al
segreto assolutismo ; e farlo tra gli urti delle razze diverse ; «e
sotto al tiro o alla minaccia del cannone, che ormai dappertutto
credesi V unico espediente per tenere in obbedienza. V altra
difficolti è il debito. Gii enorme prima , per la guerra d1 Un-
gheria , a' soli Russi si dovette un compenso di 15,000,000 di
franchi ; e il conto del 1849 presentava l'entrata di US milio-
ni di fiorini, mentre le spese arrivavano a 284 ; il solo ministe- .
to della guerra ne consuma 158 , invece de1 55 cbe bastereb-
bero al piede di pace. E disarmare è possibile Oncbè i popoli
non sono tranquilli ? e tranquilli possono ridursi finche durano
i governi eccezionali ? Circolo fatale , dentro cui il male incan-
crenisce , e si difficullano i miglioramenti , quand' anche leal-
mente voluti.
Ma perissero anche tutte le rivoluzioni del 1848, resteri loro
grandissimo frutto V aver procuralo l' emancipazione delle raz-
ze schiave nelP Impero ; venendo abolita ogni soggezione di
paesani a signori , ogni divario tra i beni comuni e i signorili ,
ogni servitù di pascolo e di tagliar boschi ; affrancate le pro-
prieti stabili ; tolti , senza indennità , tutti i diritti provenienti
da soggezione personale o da patronato. Le provincie italiane
di tutte queste franchigie erano in possesso oltre un secolo ,
laonde non ne risentirono i vantaggi, ma solo i disastri : e del*
l' eguaglianza non traggono che scapito. Ma il. resto dell' Au-
stria, quanto maggior bisogno n'avea, tanto più vantaggiò della
rivoluzione: un governo meramente burocratico, richiamato dal
sopore al sentimento del dovere, più fece o tentò in pochi mesi
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GEBMAMA 577
cbe non in secoli ; e quando sappia resistere alla tentazione
delle rendette é della riazione , ba davanti un campo ove farai
benedire dalle tante razze , che credeansi avvilite o morte , e
che mettono il potente alito d'una seconda vita.
Germania.
Nnovi e lunghi impacci recarono air Austria le sue relazioni
colla Germania.
Il Sacro Romano Impero aveva, nel medio evo, effettuata V li-
cione dello Stato colla Chiesa , in modo di conservare quel che
di comune trovavasi ne' popoli d'Europa ; Dio, fede, legge, di-
ritto ecclesiastico , lingua latina ; e la reciproca azione di esso
col Mezzodì d' Europa , se causò conflitti , mantenne una vita
attiva e vigorosa.
Questo carattere fra politico e religioso , andò perduto nella
Riforma e nella guerra dei Treni' Anni; per coi il Settentrione,
sottrattosi ai vincolo moderatóre del Mezzodì , cadde sotto in-
flussi principeschi , che lo menarono a decadenza. La pace di
^Vestfalia rimpastò la Germania ; da elettivi rendendo ereditari!
molti principati ecclesiastici, ingrossandone altri, e soprattutto
sceverando i Cattolici dai Protestanti. Capo de' primi era 1' im-
peratore, scelto per consuetudine in casa d'Austria; laonde l'Im-
peratore e l'Impero trovaronsi distinti d'interessi, e gelosi co-
me Potenze emule nell'interno ; ali1 esterno ciascuno Stato ope-
rava indipendente dal potere centrale , sino a far paci, guerre,
alleanze ; qualche principe era più forte che tutto l' Impero in-
sieme ; scarso, disforme, jnavftpzzo l'esercito federale ; sì las-
sa l'autorità centrale, cbefaceansi Leghe separate, come in an-
tico la Sveva , l'Anseatica , la èmalcaldica , e più tardi quelle
per la guerra del nord, per combattere Luigi XIV, e per la suc-
cessione di Spagna. L'imperatore non emanava atti generali (l) ;
e quando alla morte di Carlo VI, la corona passò un istante al*
la casa di Baviera , gli arcbivii erano talmente misti con quelli
dell' Austria, che non si ebbe modo come separarli.
(1) Appena citiamo quelli di Carlo VI per V uniformità delle
monete
III. 37
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578 GEBMANIA
Così la Germania , sotto la nominale dipendenza d9 una fami-
glia, sbocconcellata fra principotti, dimentica dell'antica costi-
tuzione e di quando camminava alla testa della cristiana civiltà,
alleata con forestieri , senza patrio sentimento , né concetto di
interesse unico , languiva in mezzo all' Europa , che al nome
tedesco associava idee di pigrizia e grossolanità.
Napoleone spogliò ad arbitrio i principi, ed obbligò a inden-
nizzarli con beni dell' Impero : dal die nuove ingiustizie, violen-
ze, rapiue, e il funesto incentivo d'ingrandirsi ciascuno a spese
del vicino. Alla pace del 181 & sariasi potuto ricostituire vigoro-
samente la nazionalità germanica : ma dopo tante violazioni, e
benché dei 3S0 Stati germanici, 38 soli sopravvissero, ostenta-
vasi rispetto alla legittimità ed alle tradizioni; talché nella Con-
federazione si compresero solo gli antichi territorii imperiali ,
escludendo i nova mente aggiunti, per esempio quelli che veni-
vano assicurati alla Prussia e all' Austria. Dopo gli esempii del
despotismo uà poi coni co , le libertà popolari facevano uggia ai
principi ; i piccoli temettero che la potestà direttrice sminuisse
la loro indipendenza ; laonde sostennero l' assoluta podestà dei
sovrani confederati. Ne rimaoeva infiacchito il vincolo federale,
comunque meglio ne fossero stabilite le norme e determinato
l'esercito. Sussisteva una sconcia varietà di leggi, di statoti, di
costumi; in molti luoghi duravano la giurisdizione patrimoniale
e i fondi nobili , e in conseguenza H vassallaggio , e disuguali i
tributi e i dazii , da cui in alcuno , come nel Mecklemburgo e
nell' Annover , nobili e clero restavano immuni. La dieta poi ,
rappresentando l' arbitraria volontà dell'Austria e della Prussia,
ai rese dittatoria sui piccoli -Stati, e impedì l'ampliamento del-
le libertà per paura de' popoli.
A dar alla Germania qualche unità volse la Prussia una costan-
za illuminata. Questa Potenza, migliorata di forma coli' aggiun-
gersi il ducato di Posen , la Pomerania svedese, il granducato
del Reno , buona parte della Sassonia , della Westfalia, della
Franconia , nella pace crebbe ben più che colle guerre ; con
elementi eterocliti, con posizione artificiale, conobbe la propria
destinazione, e l'abbracciò con quella franchezza che gli errori
stessi converte in occasione di trionfo; e ultima venuta in Ger-
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«BBMANIA 579
mante , si fé9 centro alle memorie e alle speranze germaniche.
Alle sue università raccolse il fiore degl'intelletti. Tentando
riunire ad una sola ceoa le varie Chiese protestanti , estendeva
l'onnipotenza amministrativa fin sulla coscienza (1); ma potea
sperare un ragionevole accordo in credenze che esse medesime
sono una separazione ?
L'accordo che non potéasi ottenere dalle idee, si cercò negli
interessi , colla Lega doganale dando alla più parte della Ger-
mania unita di interessi pubblici. Si trattò di dare alle sue navi
mercantili un9 unica bandiera , e appoggiarla con una marina
guerresca federale; in una colonia federale raccorrò i condannati,
e que' venti o trentamila che ogni anno migrano sia a servizio
di forestieri , sia nelle colonie altrui : più facilmente ne verrà
V unità di misure e monete e del codice di commercio. L' in-
dustria dell1 unione doganale fa paura all' Inghilterra: ivi fiere
incomparabili ; ivi fabbriche di macchine e di slromenti ottici ;
ivi università di studii profondi ; ivi tipografie vivissime ; ivi
strade ferrate congiungono quei che la politica separa. La vigna
va estendendosi ; i bagni attirano tanta gente, che la tassa pa-
gata dagli avventori forma in qualche paese ( per esempio nel
Waldecb-Pyrmont) la più grossa entrata erariale ; ivi il com-
mercio esterno dilatasi mirabilmente. La stirpe germanica pre-
vale più sempre su la slava, e già se la assimilò sulla sinistra
dell' Elba , e ormai anche sulla sinistra dell'Oder, e coloni te-
deschi sporgonsi dal littorale verso P interno.
Di qual peso sia 1' unione doganale nella politica della Ger-
mania , lo attesta la Prussia. In quella veniva essa a primeggia-
re, atteso che l' Austria né poteva entrarvi co' suoi dominii d'Un-
gheria e d' Italia, né volea senza questi : e l' ambizione prus-
siana , meno dissimulata dopo la morte di Francesco I, turbò
quelP armonia coli' Austria, che erasi introdotta malgrado della
(1) Eichhorn , ministro dell' istruzione pubblica , dichiarava
che e al re solo spetta il diritto e il potere di regolar la coscienza
dei sudditi; e questi obbedendo agli ordini di esso, non incor-
rono in verona responsalità , questa non potendo cadere che sul
legislatore. ».
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580 GERMANIA
natura e delle antiche gelosie. Intanto l'amore della nazionalità,
forse istigato da una politica straniera , tendeva a sconnettere
gli Slati dai Tedeschi a cui sono accostati o confusi; e un visi-
bilio di scritti ostili ali9 Austria melava una 4 rama, ia cui i Li-
berali gloriavansi attori, mentre non erano che fantocctni.
Eppure V unione germanica reodevasi ognor più necessaria
onde resistere sì alla Russia, sì alla Francia , che adocchiano
V una V Oder, l'altra il Reno Lo spirito teutonico si rinfervorò
un istante quando, dal trattato del 15 maggio 1840 che la iso-
lava, la Francia fu spinta a proteste minacciose e a secondare
V umor guerresco de' suoi ridomandando il Reno per confine.
Opuscoli a furia sostennero e respinsero tali pretensioni; la gio-
ventù germanica giurava morire per difendere il territorio ale-
manno , ami parlava di recuperar l' Alsazia , che ne sarebbe
V antemurale ; per lutto si cantava la nuova marsigliese di Be-
cker : Ifot non l'avranno il libero Reno tedesco. Così le
Potenze predominanti in Europa, per fare uno smacco alla Fran-
cia, aveano, quanto fu da loro, sospinto la Germania in una guer-
ra a cui era estrania , e da cui non fu la loro prudenza che la
campasse, quando la Francia, svaporando al modo solito ia so-
nore ciance, rientrò net concerto europeo.
Ferveano tra ciò le menti, e quella filosofia tedesca che, tut-
ta appogiata sulla ragioo pura, divinizza l'uomo, portava a re-
pudiare ogni tradizione, per costruire solo sopra idee assolute.
Lo spirito democratico che ne nascea , veniva incalorito dalle
unioni di studenti alle università e dalle società segrete ; e da
scrliture che, flagellando que' prìncipi, fiacchi co' forti e tiran-
ni co' popoli, scassinavano l'autorità. Le contese religiose, che
i re non aveano temute da un secolo scredente e positivo , rJr
nacquero con inaspettata gagliardia : ma se alcuni v'applicava-
no sincere convinzioni e il diritto protestante dell' esame indi-
viduale, i più , sotto quel velo , chiedevano franchigie civili , e
legali istituzioni; od applicando il razionalismo ai problemi vitali
dell'uomo e della società, ostentavano il crudele coraggio di to*
glier alla gioventù le credenze che fortificano e consolano (1).
(i) Her*egh scrive ; Chi insultò Dw , puf, bene efidare ve
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PRUSSIA E AAJSTBIÀ 581
Laonde mólti preconizzavano una rivoluzione ben più radica-
le della francese , che sovvertirebbe non la religione soltanto,
ma e la morale ; una guerra dei Treni1 Anni, agitata colle armi,
dopo che da quattro lustri si agitava dalle cattedre, nella stam-
pa, colle canzoni: e a petto della quale, la rivoluzione di Fran-
cia non sarebbe che un idilio , come ebbe a dire Heine, che da
Parigi la fomentava.
Alla nuòva scuola , infervorata di teoriche assolute e posata
sulla sovranità del popolo , contrastava la scuola storica , che
ripudiando coleste Camere e rappresentanze accademiche e
Imitate , preferiva gli Stati provinciali, derivanti dall' antico di-
ritto germanico , o dalle franchigie aristocratiche, borghesi ed
ecclesiastiche del medio evo, sicché rappresentavano , non vo-
lubili opinioni , ma positive franchigie ;. e il cui solo riordina-
mento potrebbe impedire l'assolutismo amministrativo e mili-
tare , e il deperimento della nazionalità.
Guardando 1' Austria , o il suo ministero , come spauracchio
d'ogni legittimo progresso , i Liberali restringeansi alla Prus-
sia , o credendola risoluta a camminar con loro , o volendove-
la costringere con questo medesimo assenso. E per vero, men-
tre l'Austria , fasciata nelle grette gelosie giuseppine, non sa-
peva porsi francamente a capo de' Cattolici , e lasciava questo
primato a una Potenza secondaria, la Prussia lutti i Protestanti
cercava riunire in una sola confessione attorno alla cattedrale di
Colonia : l'Austria aveva sudditi d'ogni lingua, fra cui gli Slavi
preponderano di lunga mano a' Tedeschi; la Prussia, con sud-
diti di cui appena un sesto non è tedesco, carezzava il pensie-
ro , e ai dotti mostrava tanto favore , quanto quella disprezzo ;
in contatto coi piccoli Stati , era abile a conciliarseli , e a ro-
re. Guglielmo Mair : Voglio grandi vizii , delitti sanguinosi ,
colossali. Cessi una volta questa moralità triviale, questa t?tr- *
tu annodante. E Tchech : Alla Germania fa duopo d' una ri*
fusione radicale, religiosa , sociale. Se in tale operazione la
Chiesa è lo Stato vanno in dileguo, tanto meglio ; l' uomo so-
ciale né uscirà più puro. Altrettanto ripeteano Heine, Hoffman,
▼on Fellérsleben, Feuerbach,, ec.
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582 AtJSTBU E PRUSSIA
vesciare sa altr'r Podio de'proprii rigori. L'Austria , crogiola-
ta nel sistema patriarcale , celava sin il bene che attuava ; la
Prussia lo faceva altitonare da' dispensieri della gloria. Flori-
da non tanto per copiosi ricavi , quanto per spese risparmiate
nelle dogane e nell'esercito (I) : alle sue università essa chia-
ma grand' uomini , e gì' introduce anche nel consiglio dei re :
unisce l'Ems col Reno per mezzo della Lippe, e in conseguen-
za col mar Nero; fatto capital issimo, che la renderà emula del-
l'Olanda. Intanto 1' emancipazione delle classi inferiori e lo
svincolo delle proprietà camminavano alacremente : pochissimi
maggioraseli! sussisteano, le proprietà si suddividevano, e tan-
to più per V affrancazione de* villani , proseguila secondo Pira-
preso di Stein e Hardenberg , sicché cresceano i cittadini aiti-
vi (2). Il movimento degli spiriti cresce immensamente in quel
paese, che la sua posizione e l' eletta de'migliori ingegni espo-
ne ai guardi di tutta Europa.
Ma desideravasi un buon ordinamento degli Stati , che ridu-
cesse a corpo politico civile quel che non era se non un aggre-
gato di provincie : e quel re non aveva mai voluto effettuare le
promesse fatte nel 1813 , di dare una Costituzione ; solo con-
(1) Tegoborski ( Le* finances de V Auttiche , 1843) scrìsse
due irti volumi per confutare le tante scritture ov'è dimostrata
P inferiorità delT Austria alla Prussia. Pure ne trapelano fatti
importanti viepiù perchè arcani. Secondo lui la Prussia , nel
1843, avea d'entrata lire austr. 2,399,430,000, cioè ogni testa
vi paga lire 16. 30 : l'Austria lire 420,000.000, cioè per testa
lire 11. 55. La Francia lire 3,635,655,000 , cioè lire 40. 50.
Air Austria P esercito costa lire 153,000,000; alla Prussia 99.
(2) Dal 1825 al 45 nel granducato di Posen si formavano 1733
proprietà di paesani ; 34 poderi signorili ; 3643 abitazioni di
operai salariati : in Slesia le piccole proprietà crebbero di 4435;
e ii conto levato il 1831 , provava esservi nel Regno 46,694
possessi nuovi , oltre 412 cascine, 17,925 abitazioni d'operai :
cioè 19 milioni e mezzo d' arpenti di terre svincolate, appar-
tenenti in libero allodio a nuovi possessori , quasi tutti villani
o servi antichi. Vedi Le Porlefeuilie del 1846,
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FEDERICO GUGLIELMO IV 583
cesse diete provinciali , dove fossero rappresentati i differenti
Stati , e le civiche corporazioni ; col diritto di essere consulta*
te intorno all' imposta. Diritto illusorio , giacché non poteano
far proposizioni al governo: anzi il re si sdegnò quando le Pro-
vincie Renane implorarono di conservare il giudizio pergiurati,
come sotto l'Impero francese. Alla coronazione (1840) di Fede-
rico Guglielmo IV, i deputati delle provinole gli rammemorarono
le promesse paterne, col voto d'una Costituzione uniforme: e seb-
bene egli rifiutasse un sistema rappresentativo generale, conces-
se che gli Stati pubblicassero i loro dibattimenti , col che po-
terono esprimere i loro voti. La stampa e la discussione lasciate
in qualche libertà nella fiducia di tenerle ne' limiti , subito si
adoperarono a chieder altre libertà , e Costituzione garantita, e
libere comunicazioni fra il clero e Roma; ed equo riparto delle
funzioni pubbliche, senza discernere cattolici ed ebrei; in fine si
procedette in modo, che si dovettero raccorre (1847) i sempre
promessi e sempre elusi Stati Generali. Il re , uomo di studii
e di coscienza, e adepto della scuola storica , allorché apri ra-
dunanza , protestò contro le Carte e le Costituzioni scritte; do-
versi far appoggio p uttosto sui precedenti del paese, e sull'ac-
cordo fra il re e i sudditi. Questo tono e le ristrette attribuzio-
ni degli Stati Generali , disgustarono a segno , che questi si di-
sciolsero in broncio ; e il re , che una siffatta parziale convoca-
zione del popolo onde cooperare a certi atti del governo , con-
siderava come generosità sua , anziché come suo obbligo , mo*
slrossi svogliato del raccorla di nuovo. Intanto saliva la marea
popolare ; dappertutto gli Stati Provinciali o Generali crebbero
in domande ; le Baviera allargò i freni , anche a costo di per-
dere il carattere di corifea de' cattolici , dal quale traeva im-
portanza : cosi avvenne d'altri Stati minori. Ma già al tempo
delle concessioni era succeduto quel delle pretensioni ; il trion-
fo dei democratici in Svizzera diede animo a tentativi contro il
Badeie e il W&rtemberg ; poi la rivoluzione di Parigi infervorò
gli animi , sicché il re di Prussia (febb. 1848) fu indotto a pro-
mettere il periodico richiamo degli Stati. D' ogni passo di lui
faceasi radacelo all' Austria , ostinata nelle rugginose rotaje :
quaniVecco scoppia la rivoluzione a Yienna , e v1 è promessa la
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581 PRUSSIA
Costituzione. Sabito Germania va io fuoco; si sventolano i colori
rosso , giallo e nero ; te petizioni si cambiano in esigenze; i di*
scorsi in sollevazioni ; a Monaco gii studenti cacciano via quel-
la bagascia del re ( 1 7 mar.) che avea fatto cacciar i cattolici, e
il re abdica ; a Berlino si fa sommossa! molti cadono y e il re è
costretto venir a contemplarne i cadaveri , poi dare amnistia e
promesse.
Già avemmo a descrivere tante sollevazioni, che non importa
fermarci a ripetere le altre che si succedettero a Berlino ; sin-
ché Federico Guglielmo , per sottrarsi ai vincitori delle barri-
cate , si proclamò re tedesco; come gli altri, convocò egli pure
una Costituente ; e come gii altri, quando la vide intaccar i di-
ritti sovrani , o piuttosto quando egli ricupero fona, la disciol-
se, promettendo una Costituzione sovra i principi! da quella
proclamati ; e intanto riformando i tribunali e la procedura.
Chiamò di fatto le Camere (aprile 1849) , ma queste si tennero
in aperta opposizione al suo ministero Brandeboorg-Mantettfel,
dal quale non volendo egli staccarsi , le sciolse.
Più tardi il re sancì la Costituzione (15 febb. 1050), la quale
tiene somiglianza colla belgica. Le due Camere sono elette a
due gradi ; la prima rappresenta i circoli ; di 180 membri an-
nuali , aventi 40 anni. Chiunque ba 24 anni elegge uno ogni
250 abitanti, che divien poi elettore dei membri della seconda
Camera , rappresentante le popolazioni ; i quali membri -son
triennali , e ricevono indennità. L' imposta si vota per solo un
anno Oltre proclamare l'eguaglianza , abolendo i privilegi , i
fédecomméssi , le servitù ; garantire le solite libertà , e assicu-
rare gl'impiegati da arbitrii superiori; lasciava libere le coscien-
ze , i culti , l'istruzione , l'associazione , di maniera che i di-
ritti municipali e politici rimanessero indipendenti dalla confes-
sione religiosa; le chiese, tutte pareggiate, non hanno alcun vin-
colo collo Stato, è corrispondono direttamente col proprio capo.
A garantire questa carta il re credeta bastasse la sua reale
parola , e la venerazione a Dio da lui professata : ma i Liberali
a nulla meno si fidano ormai che a simili parole ; e poiché in
quel tempo si repudiava ogni contrappeso di poteri , chiedeasi
una Camera unica 2 e V elezione diretta.
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COSTITUENTE GERMANICA 5S5
Mentre bolliva la quistione interna , la Prussia non perdeva
occasione di riparare alla cattiva sua forma con aggregazioni
territoriali ; e principalmente di porsi a capo della Germania.
A tali intenti incorporò al Regno i principati di Hohenlohe e
Sigmaringen , e ascrisse alla Federazione. germanica i suoi de-
miuii siavi.
I varii paesi di Germania, fin prima della rivoluzione del 48,
ferveano in agitazione liberale, e quasi tutti ottennero abolizio-
ne della censura , partecipazione del terzo Stato , riforme elet-
torali e giudiziali. Quando poi tanto parlar si faceva di naziona-
lità , parve tempo di maturare le lunghe speranze , più salda-
mente connettendo i varii membri della Germania , sicché , da
federazione di Stati , si convertissero in Stato Federativo , eoa
unica costituzione , unica bandiera , diplomazia unica , unico e
generale diritto di naturalizzazione tedesca; sotto un capo, che
sarebbe vero superiore di 37 principi, e da cui come da centro
emanerebbero tutte le libertà popolari. Tale non era mai stato
V imperatore di Germania , sicché a torto volea darsi per una
ristaurazione storica quell'edilìzio, nuovo dalle fondamenta. Se-
condo questo , toglievasi l'indipendenza ai varii paesi ; alcuni
de* quali essendo Potenze di primo ordine , come l'Austria* e la
Prussia , era mai a credere che si rassegnerebbero a sottoporsi
ad un capo elettivo ?
II divisamente sapea dunque più dello speculativo che del
pratico ; ma i dotti tedeschi , messo un teorema , I1 applicano
con serietà e pertinacia. Correa no allora i giorni rosati in cui
si credeva alla onnipotenza dell' opinione, alle rivoluzioni paci-
fiche , alla prevalenza delle volontà illuminate sopra le armi
principesche e le sfuriate plateali ; laonde 5<> dotti , unitisi a
Francoforte , cominciarono a discutere intorno agli interessi
patrii , e sentendosi appoggiati dal pubblico , procedettero sin
a proclamarsi Dieta Costituente. La Germania popolare applau-
dì con entusiasmo a questo nuovo potere, tutto morale: i prin-
cipi , barcollanti in una procella dove non aveano ancora potu-
to ripigliar l' equilibrio , obbedirono pur essi alla chiamata ; e
i deputati di tutta Germania convennero nella chiesa di San
Paolo a Francoforte (18 mag.lS4S), presiedendoli il coraggio-
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586 COSTITUENTE GEBMÀNlCÀ
io assiano Gagern. E poiché allora slava unita la Costttftenfe
prussiana , e doveasi raccogliere la austriaca, il parlamento di
Francoforte decretò nullo quanto venisse stabilito da quelle u«
nioni parziali in contrasto alla generale.
Primo passo doveva essere il costituire un potere centrale :
ma lo eleggerebbero i principi o il popolo ? In tale discussione
appajono svecamente i repubblicanti; e Blume e altri scagliati
ottengono applausi vivissimi , mentre si urla a De Vincke ed a
quanti il diritto storico preferivano alla sovranità popolare. Stan-
te la suprema urgenza d' avere un poter centrale, Gagern pro-
pose fosse creato dall' Assemblea un vicario imperiale , tolto
da una casa sovrana , e irresponsale. L' elezione cadde sull'ar-
ciduca Giovanni d'Austria , in fama di popolare; e attorno a lui
un ministero : e subito l' antica Dieta , eh' era ornai divenuta
rappresentanza permanente de' principi , viene disciolta.
L'assemblea naziomle aveva ottenuto moltissimo, se, davanti
al dogma dell' unità germanica , avea costretto fin l' Austria e
la Prussia a curvarsi , e riconoscere una supremazia : or le re*
stava di rigenerare la nazione , risaldandone le parti , elimi-
nando le estranee, recuperando le staccate. Ciò portava il rim-
pasto di mezza Europa ; che importa ? quell' assemblea , pre-
tendendo rappresentare i popoli , osava tutto , e come avviene
dei corpi deliberanti , credea che bastasse il risolvere e de-
cretare.
Posti primamente a disputa i diritti fondamentali, in discus-
sioni interminabili si sciorinano logica e poesia , scienza ed en-
tusiasmo ; acquistato il dono della parola , tutti vogliono slog-
giare il frutto di lunghi studii e di solitarie meditazioni ; tutti
# aver l'applauso dell'uditorio e delle gazzette, e le ovazioni del-
la gioventù ; tutti farsi conoscer al mondo come caporioui del
proprio partito. Da qui un elevarsi in astrazioni , fino a smar-
rire gli elementari assiomi del buon senso ; e vagheggiare il.
bello ideale anziché il bene effetti bile ; e un avvicendalo tra-
scendere nelle più irreconciliabili contraddizioni. Ruge propo-
neva d'escludere ogni religione , al tempo stesso che Dttlinger
baciava il piede del papa; gli uni restringeansi alla patria, men-
tre gli altri aspiravano a farsi cosmopoliti ; chi negava mesco-
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(4848) SOLLEVAZIONE DI FBANCOFOBTE 587
larsi negli interessi altrui , chi volea la fervorosa propaganda ;
proclamatasi la nazionalità , e intanto si conculcava e maledi-
ceva la Lombardia, insorta per ricuperarla ; si esaltava il sen-
timento germanico, e si vilipendea V esercito di RadeUky.
Quistioni che in astratto pajono evidenti , all'atto risultavano
complicatissime. Per esempia, vóleasi ridurre la Germania ai
limiti naturali, abbracciando ogni paese che parla tedesco. Quat
cosa più giusta in ragione , più determinata in pratica ? ma a
tacer quelli uniti alla Francia , che sarà del Posen? che di tan-
ta parte dell'Austria parlante slavo e magiaro e italiano? che
delle tante colonie , seminate in tutto il settentrione e crescia-
te in gruppi nazionali ? Si pronunzia che giova ricostituire la
Polonia , e intanto si fa dalla Prussia incorporare la Posnania ,
adoprandovi anche la forza. Il Limburgo è unito coli' Olanda ;
lo Scbleswig e V Holstein son uniti colla Danimarca : si dovrà
loro strapparli ? Già dicemmo come questi due Ducati fossero
insorti contro la Danimarca, la quale non potè riconciliarli nep-
pure quando il nuovo re proclamò la Costituzione Se anche po-
tesse l' Holstein esser preteso dalla Germania , con qual titolo
pretenderebbe essa lo Schlesw'g ? Eppure il parlamento sen-
tenziò , essere entrambi parte integrante della Germania, e do-
versi conquistare armata mano. Il re di Prussia si esibì esecu-
tore del decreto , e v'entrò ; ma la Danimarca respinse 1' armi
coli' armi. Le accademiche conciliazioni risolvevansi dunque in
battaglie : se non che le Potenze s'interposero e conchiusero
un armistizio ; ma lo storico Dahlmann , campione del leu to-
niamo nell'assemblea , si oppose ad ogni accomodamento: do*
ver quel paese essere conquistato ; la Prussia avere trasceso i
suoi poteri. La proposta di lui non ottenne il voto della mag-
gioranza ; ma la minorità ne tumultuò , e chiese appoggio nel-
le turbe , che corsero la città di Francoforte (16 seti), dichia-
rando traditori al popolo tedesco , alla libertà, all'onor patrio,
coloro che non rigettarono l'armistizio. Ne seguì battaglia san-
guinosa ; si assassinarono anche membri del parlamento , e il
principe Lichnowscky e il generale Auerswald : quasi fosse fa-
talità che ogni iniziativa di quel terribile anno riuscisse a guer-
ra , che ogni causa vi si contaminasse d' assassini!.
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888 iNstMBEZioftì (1848)
fiacchete le cose e ripresi i latori , il parlamento procedeva
su principi! astratti , anziché accelerare all' effettivo ; e massi-
me avversava all' Austria, sino a pretendere non potesse appar-
tener alla germanica Confederazione chi altri popoli possedeva:
laonde, o rinunciasse a dominar su genti non tedesche ; ovvero
le tedesche svincolasse dal suo Impero, restringendosi alle slave.
Ne conseguiva che l'Austria in ogni guisa stornasse le opere di
quel parlamento, e tanto più dacché essa rimettevasi in assetto
e in forza, e poteva mostrare le libertà che a'suoi popoli dava o
piuttosto prometteva, professandosi pentita e ravveduta dell'an-
tico burocratico despotismo. Essa repudiava risolutamente que-
sto concetto della Germania unitaria , volendola rimpastata si ,
ma in modo che fosse robusta di fuori, e dentro restasse libera
in ciascun membro. Né alla Prussia tampoco talentava che il
parlamento decidesse delle sorti di essa: altri principi protesta-
vano contro un poter centrale che mozzerebbe il loro. La Rus-
sia intanto armava , per quanto dichiarasse non mestarsi finché
la Costituente rimanesse ne' giusti limiti. Ma chi li definirebbe?
Le dottrine assolute erano dunque costrette a transigere col-
la realtà; ma almeno dalla storia si trasse V idea di nominar un
imperatore, non però ereditario, né tampoco in vita, ma sején-
ne ; e tale fu salutalo il re di Prussia. Eccolo dunque giunto
all' egemonia da tanto tempo vagheggiata : ma l'ambizione non
l' accecava a segno , da non vedere còme la nominale decora-
zione tornasse a scapito di forza reale , restando anche il suo
Regno vassallo al poter centrate.
La Costituente intanto avea servito in Germania, come il no-
me di Pio IX in Italia , per far guerra ai governi particolari ; e
mentre la condizione di questi era messa in problema dalle di-
scussioni di essa , il radicalismo levava la testa , volendo ri-
solvere còlla forza. Federico Hacker e Gustavo Struve avevano
invitato i popoli a radunarsi con armi e munizioni a Donauer-
schingen (là apr.), e appena con varii combattimenti le truppe
ivurtemberghesi riuscirono a dissiparli. Più tardi le turbe am-
mutinate forzarono il re di WQrtemberg ad accettar la costitu-
zione di Francoforte. Questo trionfo incoraggia altri; il duca di
Baden è espulso dalle proprie truppe ; la Sassonia va tutta in
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(4848) COSTITUENTE DISGIOLTA 589
molla; la Baviera renana altrettanto (maggio 1849) ; da per
tatto le capitali insorgono contro i principi , le Camere contro
i governi; nell'accolta popolare di Lauterbach, sol confine del-
l' Assia Elettorale, vien assassinato il consigliere Primi Strare,
Brentano , il polacco Mieroslawscki accorrono dovunque sia a
promotore o a sostenere un' insurrezione ; la Prussia accorre a
reprimerle. Via dunque ogni fiducia di pacifico rimpasto ; e la
Prussia fa chiara che la vagheggiata unità mal converrebbe ai
bisogni e desiderii della Germania , non potendosi pretendere
che gli Stati particolari da indipendenti si riducessero vassalli :
onde dichiara che non accetterà la dignità imperiale se non as-
senzienti i principi; poi, visto che cotesto imperatore riduceasi
a un fantasma , essendogli negalo fin il voto assoluto , ricusa
accettarne il titolo. Bensì propone si formi uno Stato Federale,
dove entri chiunque vuole, e invita a spedire deputati a Berlino.
Allora i deputati prussiani al parlamento di Francoforte se
ne ritirano ; eosi quelli d' Austria , di Sassonia , e d' altri ; e
quel parlamento sentesi andare in dileguo. Ben è vero che 29 .
Stati accettano la Costituzione di esso; ma sono, i piccoli; men-
tre Prussia , Annover , Sassonia , formano un' alleanza separa-
ta contro nemici interni ed esterni , e per istabilire una Fede-
razione , meglio che non abbia potuto la Costituente : e molti
principi vi aderiscono. La Costituente protesta ed appella al-
l' esercito ; ma intanto le« forza cessar dai lavori; e solo pochi
deputati si riducono a Stuttgird (30 mag), simulacro screditar
to della primitiva assemblea. La quale accoltasi con felicissimi
auspizii , finiva meschinamente; proclamò i principii della giu-
stizia eterna , poi spinse a guerre ingiuste ; pretese alla legali-
tà, e riuscì alla sommossa, e lasciò più diviso di prima il paese
che pretendeva riunire. «
Oggimai la lite politicamente «i libra fra le due Potenze
principali; una delle quali vorrebbe considerarsi eminentemen-
te tedesca, e con ciò assicurarsi il primato; l'altra a mal in cuo-
re recede dal posto d'onore , tenuto da secoli. Sente essa eue
l' individualità sua politica è necessaria all' equilibrio d' Euro-
pa; il quale diverrebbe impossibile^ se una parte della sua mo-
narchia fosse subordinata all' unità germanica. Laonde , non
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590 AtàTBIA E PRUSSIA (1850)
considerando per nulla iB&rmato il patto del 1815 , V impera -
tor d' Austria convocò ( 1 850) a Francoforte la Dieta per trattar
degli affari comuni e della federazione. Il re di Prussia esita a
riconoscere questa tradizionale rappresentanza della Germania;
inclina alle idee popolari , ai piccoli prìncipi che nella Dieta
vorrebbero rappresentati anche i popoli j ma di romper col-
l' Austria vede disopportano il momento , quando il Regno suo
e tutta Europa sono scossi da quistioni ben più profonde che
non le politiche.
Guatandosi sospettose, l'Austria e la Prussia trovarono una
occasione di rolturi quando , avendo il popolo cacciato l' elet-
tore d' Assia, I' Austria pretese che le truppe federali interve-
nissero a rimetterlo, mentre la Prussia prese sospetto di quel*
l' ammasso di armati austriaci sul proprio confine. Sonò dun-
que di guerra il paese ; i Prussiani si avventavano all'armi con-
tro questi fratelli, coli' ardore onde un tempo contro i Fran-
cesi. La prudenza s'interpose ancora una vaiti, e il. conflitto è
rilardato ; ma la Germani» non conseguirà che rimpasti terri-
toriali , ad arbitrio e a vautaggio de' forti ? Tornerà in grembo
alla lega conservatrice dei nord , o si volgerà ad accelerare il
movimento delP occidente ?
Certo , tinche sussistono interessi ed aspirazioni contrarie f
ogni pace non può essere che tregua ; e molle volte la guerra
è necessaria per guarir mali che la lentezza farebbe incancre-
nire. Perocché tra il linguaggio paternale del re di Prussia e
il soldatesco di altri , il socialismo va infervorandosi ne' filo-
sofi , che proclamano sempre più assoluta V indipendenza del-
l'individuo ; ne'g:ornali , alcuni de' quali predicano smasche-
rata mente la comunanza dei beni ; in apostoli , che impegnano
ogni credenza , sin quella d' un Dio, come gli Annali della li-
bera Università dì Francoforte ; o d'ateismo egeliano ubria-
cano la libertà, come fa Massimiliano Stimer. Alle chiese pro-
testanti manca ogni vigore di coerenza ; dalla cattolica si slac-
cano molli per nuove o per vecchie eresie, comunque i vescovi
sperino recuperare la potenza della concordia mediante la li*
berta che invocano , e che in molti luoghi , come in Austria ,
già conseguirono.
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0848) FRANCIA 591
Questo vulcano coperto obbliga i re a ingollarsi le vendette
e le ambizioni , e aspettar luogo e tempo a riagire contro 1' in-
condita libertà , e forse ristabilire quel despotismo , cbe coglie
i popoli frenetici e li lascia imbecilli. In situazione così deso-
lante pei popoli e ruinosa pei governi, le nobili idee di progres*
ao, di trionfo dell'opinione , di attuameli to delle dottrine , di
incremento e di dignità, cedono il campo alla forza brutale. Una
Potenza che non si curi del ben de9 popoli suoi , cbe non col-
tivi un'idea d'avvenire , ma miri solo a reprimere , solo confi-
di nell'esercito, riesce tremenda non soltanto ai proprii sud-
diti , ma anche agli emuli , a cui imporrebbe la legge col
brando.
Franeia e altri paesi.
Primo impulso di queste scosse (1848) , la Francia agitavasi
in un'irrequietudine che attestava quanto ella fosse lontana d'a-
vere trovato l'ultimo suo assetto Come in ogni rivoluzione, per
arrestare il sangue e l'anarchia 'fu improvvisato un governo che
per unica sanzione ebbe le acclamazioni di piazza e il braccio
d' infiniti operai , ai quali erasi promesso salario , lavorassero
o no. Perocché il distintivo della nuova rivoluzione fu l'intro-
durre nel governo il diritto socialista di ciascuno a ricevere la-
voro dallo Stalo (I). Cenven limila persone trovaronsi a carico
della nazione, agglomerati in cpifizii, ove discutevano, non la-
voravano; e guai all'operajo onesto , che avesse continuato a
chiedere un sostentamento dalle proprie braccia , anziché un
(1) Nel Voi. I , pag. 359, vedemmo proclamato da Brissof,
non che da Baboeuf, che la proprietà è un furto. Nella di-
chiarazione che Robespierre leggeva alla società de' Giacobini
il 21 aprile 1793 , 1* articolo XI porta ; e La società è obbli-
9 gata provveder alla sussistei! za di tutti i suoi membri , sta
9 procurando ad essi lavoro , sia assicurando i mezzi d'csislen-
1 za a quei che non sono in grado di lavorare* > Questa è
V odierna organizzazione dell' industria. E già P aveva scienti-
ficamente proclamata Fichte, Geschlozsener Jlandehtaat.
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592 LA COSTITUENTE FRANCESE (4848)
tributo dall' indebitantesi nazione. La quale perciò, dopo sper-
duto quanto denaro offrivano le casse e le entrate ordinarie ,
dovette imporre 45 centesimi sulle proprietà, punire cioè t pos-
sidenti peggio che non facesse nessun conquistatore, onde man-
tenere gli ozianti. Molti dei quali furono anche organizzati in
guardia del governo provvisorio , predicatori armati , e ali1 oc-
correnza satelliti.
Tale miserabile condizione di Parigi diffondessi nei diparti*
menti, e ciascun Francese vedessi costretto a stare armato per
difender la casa propria contro i ladri dottrinarli ; i quali poi ,
frementi, perchè, dopo aver cacciato i tiranni , si vedessero an-
cora impedito il saccheggio e l' anarchia , abbrancarono le ar-
mi domandando (16 apr.) la repubblica democratica e l1 orga-
nizzazione del lavoro. Bisognò quotarli colia forza ; poi nuovi
tumulti in ogni angolo accompagnarono l'elezione dei membri
dell' assemblea costituente , volendosi costringere a mandarvi
persone che decretassero V onnipotenza di chi nulla ha e nul-
la fa.
Questa, adunata a Parigi (4 mag.) sotto la presidenza del filo-
sofo Buchez, comincia i suoi lavori : ma componendosi di gente
nuova, e bisognosa di adular la folla acciocché questa la soste-
nesse colle acclamazioni, procedeva turbolenta dentro, minac-
ciata fuori ; intanto che i club sommoveano il paese e osteggia-
vano V autorità repubblicana, come già la monarchica. Centina-
ia di migliaja d'operai restarono involontariamente scioperi al
cessare della fiducia eh' è vita del commercio , all' ascondersi
delle ricchezze, minacciate di saccheggio ; cenlinaji di miglia-
ia, ozianti volontari! , prctendeano viver del danaro pubblico ,
essi re d' adesso, come viveano i re d' una volta ; e tutti afflui-
vano a Parigi per lagnarsi minacciosamente di non esser retri-
buiti quanto la Repubblica doveva ai suoi creatori j e facevano
turba e tumulto per ogni poco che vi venissero eccitati dal da-
naro , dalle declamazioni , dall'esempio Col pretesto di voler
ristabilita la Polonia, insorsero (15 mag ), ed Invasero l'assem-
blea stessa, la quale pretendea frenare il despotimo dell'anar-
chia , e proclamarono un governo provvisorio di socialisti. La
forza regolare salvò la Francia da una nuova rivoluzione.; e al-
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(1848) LA COSTITUENTE FRANCESE 595
lora ai 120,000 che il governo stipendiava nelle fabbriche na-
zionali, si pensò d'assegnare veramente lavori e disciplina. Essi
the non roteano aver acquistata a tal prezzo la sovranità , pro-
rompono furibondi (24 giug.(, empiono Parigi di barricate e di
sangue : in tre giorni ben sei generali perivano o uccisi o as-
sassinati , cioè più che in qualunque campale giornata ; e lo
stesso arcivescovo di Parigi, venuto per calmare questi fratelli!
L'esercito tenne ancor fermo contro la tirannia rapace, e potè
convincere che non erano invincibili gli eroi delle barricate.
Diecimila insorgenti furono condannati alla deportazione ; chiu-
si gli opiBcii nazionali , al generale Cavaignac attribuiti poteri
illimitati, necessaria credendosi la dittatura per rimetter nelle
condizioni civili un popolo, a cui testé pesava la costituzionale
larghissima libertà.
Protetta dalle bajonette, l'assemblea continuò a compilar tra •
bene e male la Costituzione, che il 12 novembre fu proclamata.
Se la libertà erasi intesa si male fin dal primo insorgere 3 ben
poco si potea sperare quando da una parte operava lo sgomen-
to della tirannide plebea , dall' altra doveasi condiscendere a
dogmi arbitrarii , acclamati per le piazze. B n'uscì in fatto un
ordinamento, che invece di mostrarsi iniziatore della forma che
sarà quella dell'avvenire, dovea servir di testo ai nemici delle
repubbliche ; quasi di tal nome potesse onorarsi altro governo
se non quello che, conservando l'alta direzione degli affari co-
muni e del progresso, lasci il più che si possa all'azione delle
Provincie, de' Comuni, degli individui. Ma un'altra volta ancora
adorando la parola invece della cosa , si proclamò che la Fran-
cia disponessi in Repubblica, « onde poter più liberamente cam-
minare nella via del progresso e della civiltà. • Sovranità è l'uni-
versalità dei cittadini, che tutti , compiti 2 1 anno, sono elettori
diretti dei deputati legislativi : questi sono 7òo, durano 3 anni
senza poter essere rinviati, e si rinnovano integralmente. Il po-
tere esecutivo è affidato a un Presidente , eletto a pluralità di
voti universali per 4 anni , e rieleggibile sol dopo un intervallo
di 4 anni. Un consiglio di Stato, presieduto dal vice-presidente
della Repubblica , è consultato sui progetti di legge del gover-
no, divise in tre sezioni : legislatura, amministrazione, conten-
ni. 38 oqIp
594 IL PRESIDENTE (J8tò)
xiosi : si compone di 40 consiglieri , nominati dall'assemblea
nazionale per 6 anni, che rieleggono per metà al cominciar di
ciascuna legislatura. L' ultimo anno della legislatura l' assem*
blea potrà rotare che si modifichi la Costituitone.
Tutto era dunque rimesso all' immediata voce delle moltitu-
dini , cioè alla briga, al danaro , al caso ; e tosto se ne videro
gli effetti nell' eleggere il presidente. Si credea prevarrebbe il
generale Cavaignac, benemerito d'avere mantenuto l'ordine e
salvato la Repubblica dal disonorarsi con saccheggi e macelli.
Ma oltreché vedemmo fatale in queste rivoluzioni il riuscire odia-
to chiunque esercita qualsiasi brano di potere, la Francia è mos-
sa da uno stemperato bisogno di persone nuove , di cose inco-
gnite ; e il voto universale non vi si presta che troppo. Essa che
avea cassata ogni distinzione di nascita, che aveva abolita ogni
memoria regia, che disdiceva la conquista, cumulò i voti sopra
uno, di cui non conosceva se non il titolo di principe, il nome di
Buonaparte e tre tentativi di rivoluzione armata: e di 7,327,345
votanti , 6,048,872 si proferirono per Luigi Buonaparte ( 10
die.) (1). La Francia cosi mostravasi idolatra dei nomi; e mero
nome riducessi quel di repubblica, se non erasi fatto che ren-
dere elettivo il capo e responsale ; conservando quelja centra-
lità amministrativa , che fa di Parigi il despoto di tutta Fran-
cia ; non diffondendo, per via del sistema comunale, la vita alle
estremità intorpidite ; spalancando l'arena agli intrighi, agli àm-
biti , alle ciance d' un parlamento, alle corruzioni d' una corte.
Il potere del presidente emana diretto dalla elezione univer-
sale; da questa stessa l'assemblea: due poteri di eguale origine,
tra' quali se nasca dissenso , non v' è modo di accordarli , non
potendo i rappresentanti deporre il presidente, né questo scio-
gliere l'assemblea. Da qui eterni incagli nell'amministrazione;
il popolo , messo ogni tratto in orgasmo per rinnovar qualche
elezione , è sviato dalle sue industrie e tenuto in perenne im-
morale agitazione. Oltre dunque che il voto universale fece in-
fausta prova nelle elezioni , le assemblee primarie e i club ne
(1) Montesquieu avea scritto : Partout où le peuple ett op-
pile d exprimer te* tuffrage*, il est admirabU dam tei efori*.
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(i850j mancia 595
traggono incessanti fomiti contro la pubblica quiete ; tanto pifr
che a Parigi , centro sempre della vita e del pensiero di tutta
Francia, una turba indisciplinabile di oziosi e viziosi fa mercato
del rota e del braccio ; e prevalendo di numero , e soffocando*
colle minacce i tranquilli cittadini , si costituisce bugiarda
espressione del pubblico sentimento. All'assemblea, eletta eoa
questa universalità di voto, e sotto il dominio de1 tumultuanti ,
parve necessità il sottrarre le elezioni ( maggio I8b0- ) dal ca-
priccio o dalla violenza di questo battaglione volante, senza ca-
sa né occupazione né altre garanzie di moralità ; e che , com-
pro a danaro o sedotto a ciance, impone al vero popolo le crea-
ture delP intrigo , e tien in pugno le sorti della Francia. Anzi ,
i due anni successivi furono occupati a distruggere V opera del
48 ; ripristinare per necessità finanziaria le tasse che s' erano
abolite per comprarsi il volgo, siccom'era quella sulle bevande;
restituire V indipendenza al potere giudiziale col sottrarlo alle
rielezioni j rinnovare il credito , perito nelle minacciate espro-
priazioni ; riaprire le fonti della prosperità nazionale, dopo che
nel solo <8 le spese eransi aumentate di 265 milioni e mezzo :
ina il rendiconto enormemente squilibrato, chi vede come pos-
sa mai pareggiarsi ?
Del resto, che una rivoluzione sconvolga gli andamenti e gua-
sti le fortune , chi noi sa ? Chi non vi si rassegnerebbe quando
essa*aprisse le vie dell'avvenire, ed elevasse la nazionale digni-
tà ? Fu così per la Francia? Essa dal proprio programma sem-
brava iniziatrice di rivoluzioni ; e apprincipio, di fatto, aggiun-
geva fuoco ai bollimenti di tutta Europa, ma sottomano, a guisa;
d' una società segreta, pronta a disdirsi appena fosse scoperta,
e a fare scuse, mancanti di verità come di dignità. Così ormeg-
giando, perdette ogni peso sulla bilancia de' politici, ogni sim-
patia fra i popoli , e massime fra i leali amatori di repubblica ,
che bramavano da essa un nobile esempio , e n' ebbero una de-
solante mortificazione.
Mentre in Europa si agitano i vitali problemi della nazionalità}
e delle libere costituzioni, Francia si logora in brighe intestine,
in ambizioni del presidente a non ascendere dallo scanno in-
sperabile v in maneggi di chi aspira a ballamelo, o di chi aueles
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$96 FBANCIA
a ripristinare i Borboni, e precipitarsi nella monarchia come in
un asilo control7 anarchia. Erasi creduto liberalismo il combat-
tere aristocratici e gesuiti ; ma dopo che la rivoluzione di feb-
braio mostrò che la mira batterà beo più in là di que' bersagli
simulati , i liberali si abbracciarono con gesuiti ed aristocrati
per affrontare di conserva il comun pericolo : quei che aveaoo
osteggiato il governo regio se ne professarono pentiti ; si chia-
mò sciagura, colpo di mano, sorpresa il dono d'una repubblica,
a cui la scostumata nazione non si rassegna che per tema di
peggio ; quelli che in quistiooi secondarie erausi contrariati, si
diedero mano nella quistione essenziale del salvare la societària
minacce, in parte vere, in gran parte ad artifizio esagerate.
Neil' assemblea stessa però caldeggia la parte socialista, che
porrebbe accomunato a tutti non solo ti voto politico, la giusti-
zia , l'istruzione , ma anche il diritto al lavoro ; abolire le im-
poste indirette, caricando tutti gli aggravii sui possessi stabili;
crescere le tasse a proporzione della ricchezza. In queste e si-
mili teorie, del cui valore altrove discutemmo, i pratici vedono
l' eccidio dell' industria i il guiderdone dell' infingardaggine a
scapito dell'operosità e della previdenza ; il depauperamento
del capital sociale , dacché le private aspettative non saranno
sospinte ad aumentarlo ; la perpetuità dell' anarchia e l' aboli-
zione della libertà , quando questo tiranno irrefrenabile che in-
titolano lo Stato, farà tutto, penserà a tutto, prevedere a tatto,
disporrà di tutti i mezzi, abbrutendo l'uomo col renderlo irre-
sponsale de' proprii atti , e crederlo talmente incapace della
scelta e inetto ai grandi doveri, che gli sia bisogno d' un1 auto-
rità la quale Io mova come un automa.
Questi temi, opportnnissjmi a discutere tra filosofi e statisti,
vengono abbracciati dal volgo cittadino coli' ansia di immedia-
tamente applicarli, ppropriando i ricebi a favore de' poveri,
«balzando dalle posizioni acquistate per. sottentrarvi. Taot'è sel-
vaggio questo grido , che alcuni negano sia mai stato emesso :
ma tale assicurazione non può addormentare la gente tranquil-
la, e volente la tranquillità, cioè il massimo numero , che sgo-
mentato al vederlo tradursi sovente in atti bestiali , rimane in
paura, e invoca le repressioni. r^ardimentp loro e delle estet
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FRANCIA 597
se intelligenze diedero segno (11 giug. 1849) i socialisti parla-
mentarti quando, apponendo al governo d'aver abasato dell'au-
torità concedutagli dall'assemblea di assassinare la repubblica
romana , capitanati da Ledru-Rollin , si protettarono « pronti
a difendere la Costituzione anche a mano armata. » Dati1 assem-
blea risonò questa parola nelle vie , e suscitò una nuova insur-
rezione. Anche questa volta fu repressa dall' armi , poi da car-
ceri ed esigli ; ma freme e s'agita sotterra ; tantoché il presi-
dente proclamava, • implacabili nemici della Repubblica esser
costoro che, perpetuando lo scompiglio, obbligano a cangiar la
Francia in un campo, e i divisameli di progresso in preparati-
vi di difesa. » Eppure si era detto che il suffragio universale
preverrebbe le sollevazioni, più non essendo mestieri ricorrere
all' armi quando ciascuno poteva legalmente esprimere la pro-
pria volontà.
Per far argine al torrente , i varii partiti s' accordarono nel-
l'unico sentimento della necessità dell'ordine, mettendo dà
banda le memorie e le speranze. Ma il partito de' moderati è
sempre inetto contro il tumulto di piazza, sostenuto dagli istinti
e dai fnrore ; è inetto ne'provedimenti politici , ristretti a spe-
dienti istantanei ; è inetto nelle scritture, ove per rispetti uma-
ni smozzica la verità : intanto che gli avventati sollecitano le
passioni, affascinano gl'intelletti, spiaccicano gli avversarli, sia
nelle inebbriaoti predicazioni e ne libercoli inviati a mgliaja fin
nelle più recondite catapecchie , sia ne' sofismi di pubblicisti e
di retori, che cercano l'applauso non la verità, e attizzano l'o-
dio politico ; mentre il solo amore può ridurre il caos all'ar-
monia.
Tutto ciò concerne quasi soltanto Parigi ; laonde i dipartimen-
ti sono stanchi di sentirsi in balla d' ogni demenza della capi-
tale, donde, per l' inesorabile centralità, col telegrafo ricevono
l' annunzio- di governi mutati da un pugno di gente senza mis-
sione, e imposti a) buon senso e all'amor di pace dei più. Meno
affamati de' godimenti , delle ambizioni cortigiane , sentono in
che consista la libertà ; vedono quanto all' acquistarla giovi il
sistema repubblicano ; laonde vi si affezionano ; ma chi gli as-
sicura che domani a Parigi non trionfi, e di là s' estenda a tutta
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598 PBANCIA
Francia V anarchia ? Pochi giorni al certo dorerebbe questo
guerra a coltello, ma in quei pochi avrebbe colmato la Francia
di stragi e di mine, che secoli non basterebbero a riparare.
Sotto l'incubo di questi sgomenti si ricorse a provisioni, che
gli attestano anziché vi riparino. Si corresse la legge del voto
universale, incerto sempre, cieco, immorale, pericoloso; e che
esercitato per scrutinio di lista , diviene stromento di pochi in-
triganti , ad esclusione dell1 onesto cittadino. A tutte l' altre ti-
rannie ne parve surrogata una ,. piò micidiale , perchè non as-
sassina soltanto nella roba ma nell'onore ; più estesa , perchè
strazia chiunque non sia abbastanza oscuro o inetto per non
avere un emulo , un nemico ; più vergognosa , perchè infeuda
un popolo intero a pochi manufattori d'articoli , a pochi corifei
di conventicole , forti di sfacciataggioe , e disobbligati dal prò*
fessare oggi la fede di jeri , perchè altra non ne hanno se non
l'interesse e la passione del momento. Pertanto ai giornalisti
si posero musoliere , quali mai non aveva osato la monarchia.
Ma questi rimedii, che infine ricascano sugli onesti, non su co-
loro che nulla hanno a perdere, neppor la vergogna; ma il me-
ticoloso emaocipamento dell' istruzione ; ma la tolleranza delle
associazioni, fin anche religiose; ma i tanti altri correttivi delle
opere del 1848 , varranno fra un popolo che perdette il senso
morale , come avviene nelle troppo frequenti mutazioni ? E fin*
che alla Francia dagli interni patimenti è tolto ogni peso soli*
bilancia europea , può sperarsi l' acquisto e il consolidamento
di quelle libertà, a cui le nazioni si credono mature? (I).
(1) Un bel giorno ( 2 dicembre 1851 ) Luigi Buonaparte fe*
cacciar prigione i principali membri dell'assemblea, gli altri
dissipar colla forza ; chiese coli' infallibile mezzo dei registri te
il folessero presidente assoluto per dieci anni, e sette milioni
e mezzo di voti risposero di si ; dichiarò che V esercito è il fior
delia nazione ; che il regno de' sofisti parlamentarii era finito ;
che la peste del secolo era stato il libero esame , e che oggi-
mai yi sarebbe surrogata l' autorità (a).
(a) E Tanno appresso, 2 die, 1852, si fe' proclamare Impera-
tore sotto il nome di Napoleone III ; e ne' pochi anni, ohe i
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FRANCIA — BELGIO 599
Anche gli altri paesi risentirono più o meno la scossa. Il Bel-
gio aveva avuto una costituzione, che col nome regio dava fran-
chigie repubblicane, lasciando moltissime attribuzioni al Coma-
ne ; ed operando senza il re , il quale si riduce ad esecutore ,
ed ornamento. Nel giugno del 4 7 un cambiamento erasi intro*
dotto nella legge elettorale , onde togliere prevalenza a quel
che chiamano partito cattolico. Questo , dopo essere stato fon-
datore della libertà , voleva proteggerla dagli eccessi ; e 9 seb-
bene sotto di lui il Belgio avesse, non solo consolidate le istitu-
zioni , ma ottenuto un prosperamento materiale ancor sènza
esempii, si diceva , al solito , che aspirasse ad un predominio ,
il quale si risolverebbe in teocrazia. Per aggiunta , pubbliche
sventure rivelarono gravi miserie, principalmente nelle Fiandre,
paese manufatturiero, e perciò soggetto alle crisi. II ministero
De Teux: non conobbe modo a ripararvi, e mancate le commis-
sioni e il credito , spente le industrie , affollati gli spedali , per
fame si vendea carne di cavalli e di cani. Delle sventure ogni
partito suol dare la colpa all' avverso ; e qui infatti i Liberali ,
già concentrati nei club, rivolsero la pubblica ira sui Cattolici,
singolarmente incolpandoli d'aver lasciato fondare monasteri ;
onde rinvigoritisi, Rogier a capo de1 Liberali fece abbassar a 20
fiorini il censo elettorale. Con ciò rimanea spostata la rappre-
sentanza ; V influenza della campagna , dove prevalgono i pos-
sidenti, gli agricoli e i curati, soccombette a quella della città ,
dove 57 accumulano le persone disoccupate di mano, destre di
lingua e di maneggi.
Il Belgio , nato dalla rivoluzione del 30 , dovea risentirsi t
quella del 48 , e la fazione socialista sperò ergerlo a repubbli-
ca : ma una banda che di Francia mosse per sollevarlo , fu re-
spinta da quel buon senso popolare che non vuol compromet-
tere i reali vantaggi per aspirare a' chimerici. Il re, come altre
▼olte, esibì abdicare se credessero tornarne conto al paese: ma
ai più entrò sgomento che la loro nazionalità non venisse assor-
fcorsi del suo impero , ha mostrato tal fermezza a reprimere
ogni maniera di disordini, che non pare s' abbiano a temere i
disastri che presagisce i' autore»
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600 OLANDA — SPAGNA
la nella francese ; onde si strìnsero attorno al re , che si trovò
consolidato dalla pubblica confidenza , perchè di essa non ha
mai abusato, né preteso surrogare k propria alla pubblica opi-
nione.
Il re d' Olanda , vedendo le sue «itti agitarsi per consenso
colla Francia , vide anch' egli unico riparo non le repressioni
ina V allargamento ; formò (11 ott. 1848} un ministero più li-
berale, e modificò la Carta, fissando meglio i dogmi costimi»*
nali , togliendo i privilegi aristocratici riconosciuti nella Carta
del 1815. Gli Stati Generali si comporrebbero di una seconda
Camera quadriennale di deputati eletti direttamente fra ieeash
ti, e a proporzione d'Uno ogni 4& mila abitanti ; i membri della
prima Camera sarebbero eletti per 9 anni fra i maggiori con-
tribuenti , e dagli Stati Provinciali ; Ubere la stampa e V asso-
ciazione; la lista civile ridotta a un milione di fiorini. Questa
concessioni prevennero i movimenti ; e quanto allo pretensioni
della Germania di staccare H Limburgo e il Loxemburgo, foro-
nò sospese al sospendersi del parlamento di Francoforte.
La Spagna, isolata al cadere dei Borboni , parve dovesse tor-
nar in preda alle fazioni : ma la fermezza del generate che la
reggeva e che non pretese stringerne le libertà per paura , la-
sciò prevalere la coscienza popolare ; e la quiete , che è primo
suo bisogno , le dà tempo a sviluppare i grandissimi mezzi of-
fertile dalla natura. Esternamente volle recuperare ingerenza
nella diplomazia europea col contribuire al restauramene del
papa ; ma più serii armamenti dovette fare per conservare l'A-
vana, minacciata dagli Stati-Uniti (a).
Di là dall'Elba la nazionalità si ravviva nell'intento di ranno-
dare tutta la Scandinavia iti uu solo governo , come è una di
stirpe e di lingua ; e ne verrebbe un nuovo argine ai paventati
incrementi della Russia* Per la qujatione. dello Schleswig-Hol-
(o) Intanto ebbe a lottare in una guerra civile , che indusse
il governo a' valersi del Duca della Vittoria, il famoso Esporterò,
che con la sua abilità e fermezza, e più coli' insinuante potate
dei suoi noti principii , si adoperò di tornare la calma io quel*
F agilatissiino paese.
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GRECIA — RUSSIA 60i
Stein, un protocollo di Londra dei 1851 riconobbe 1' indivisibi-
lità della monarchia danese, e il re designò successore ti prin-
cipe Cristiano di Glucksbourg.
La Grecia resuscitata, comunque ostruita tra fasce diploma-
tiche, rimane ad attestare che i disastri» non annichilano le na-
zioni; e questo. Stato cristiano , risorto sul lembo occidentale
dell'Asia, sereM d' esempio agli altri, che solo dalla diploma-
x» europea si ttotano impediti di rialzar la fronte , serena di
ffcat accanto; alla iesla rasa del gran signore, invano circondato
di eunuchi, di odalische, di muti e di protocolli. Imperio di pu-
ra conquista , comunqae senta il dovere e la necessità di rige-
nerarsi (1> f nazione non è » e perciò gli manca la ragione del
vtVeréJa}*
Quel che Napoleone disse , fra *Q anni l' Europa sarebbe tutta
« repubblicana o cosacca, esprimeva la lotta fra la civiltà, rap-
preseetatada governi che cercano P utile universale, e la forza
che vuol mantenere il privilegio, e impera a vantaggio di pochi.
La Santa Alleanza , ch'orasi proposto per iscopo la tranquillità»
per mezzo l'intervento, cadde di fatto dacché Prussia ed Austria
si trovarono costituzionali : ma la Russia, immune da scosse ,
rimane qua! torrente sospeso , pronta a irrompere mentre gli
argini sono scassinati da per tutto. In fatto » occupò que' prin-
cipati del Danubio che, come campo predestinato alle non lon-
tane guerre decisive , erano occhieggiati con tutta gelosia dai
diplomatici europei ; mandò eserciti a reprimere alcune solle-
fazioni ; altre minacciò j intanto finì d' incorporar la Polonia e
(1) Nel proemio del famoso Hatti-Scérif di Galliano , AMul
Megid, dice : e Sooo 150 anni che, per successive sventure e
per cause diverse , e perchè non si operava più conforme alla
legge sacra e ai canoni augusti, la potenza e la prosperità pri-
mitive si cambiarooo in debolezza e povertà : prova evidente che
la stabilità d' uno Stato non può mantenersi quando non sia am-
ministrato secondo le leggi, i
(a) Pure nella, pace di Parigi fu dalle Potenze contraenti ri-
conosciuta e guarentita l' integrità dell' ottomano impero.
y Google
602 . CONCLUSIONE
di sottoporre le coscienze alla ferrea unità (a). La Francia , ab-
bandonata di subito la politica di simpatie abbracciata al primo
nascere, perdette ogni influenza non solo , ma ogni dignità (ò).
Inghilterra, se non impulso, diede favore ai movimenti che fiac-
cavano i suoi emuli e le presentavano occasioni di lucro ; ma
cercò impedirne gli eccessi. Svampato il primo ardore, si ritor-
na da per tutto all' unità di governo , sia regio o repubblicano :
ma tutti sentono che la situazione è precaria ; che qualche co*
sa vien maturando irreparabilmente ; che tramonta un' età, meo*
tre s'imporpora l'alba d' un'altra ; e a questa tutti volgono gli
occhi : ma non si cercano mai le soluzioni cosi passionatamente
come quando sono impossibili.
Conclusione.
Qual uomo di buona fede può credere giunta V ora eli sotto-
porre a critica coraggiosa fatti che corrono tuttavia , e di svol-
gerne il vero significalo? Impossibile fidarsi all'impressione
personale, ove lutti operammo, godemmo, soffrimmo ; impos-
sibile fondarsi sulla pubblica coscienza, quando speranze e pau-
re egualmente frenetiche sono avvivate da libelli che acalzano
tutte le opinioni , senza assodarne veruna ; impossibile appel-
larsi alla moltitudine, che apoteosi e gemonie avvicendò ad ogni
uomo, ad ogni partito ; impossibile applicare le rigorose nor-
me della giustizia a tempi eccezionali, ove i conservatori ormeg-
giano a seconda del nembo, e gli aggressori annunziano sempre
uno scopo diverso dal vero. Interessi e affetti giudicheranno
sempre parziale chi gli urta : sicché né tampoco lode di lealtà
potrà ripromettersi lo scrittore , quand' anche abbia cerco at-
tentamente e vagliato scrupolosamente i fatti ; nei giudizii de-
dotto le conseguenze necessarie di premesse posate da lungo
(a) Dopo gli ultimi avvenimenti, niuno più prende sconforto
della minacciante Russia.
(4) La guerra di Oriente e la pace segnata a Parigi hanno
fatto riacquistare la più grande influenza e dignità alla nazio-
ne francese.
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CONCLtttOKE 603
tempo; nella tetta colle opinioni preferita sempre l' umanità ;
respinti gli eccessi d' una parte colla fermezza di chi mai non
piaggiò quelli dell'altra ; sagrificalo anche la popolarità qualo-
ra dovesse raccorla dal fango ; mirato costantemente al van-
taggio dei pia , e a surrogare alla baccante idolatria della forza
il severo culto della temperata libertà.
Chi non conosce con quali parole e con quali declamazioni si
carpisce la voga che bugiardamente chiamasi popolare ? Ma ia
quel detto di Polibio: Chi non sa attribuire encomii ai rumi*
ci, e agii amici i rimproveri meritati, non iscriva, sta la
condanna di molti narratori dell'odierna rivoluzione ; anche a
tacere i sistematici denigratori. La coloro inettitudine sarà co-
mune a noi, sebbene non avessimo né discolpe a fare né recri-
minazioni, non vendette o condiscendenze da sfogare, non com-
plicità da mantella re: ma ci proponessimo unicamente di spar-
gere qualche luce sopra le miserie nostre e qualche umiltà nei
nostri animi, sicché confessando che tutti errammo, cangiassi*
mo i deleterici rancori in feconde lezioni. Perciò alla storta
( non ioibambolita io esercizio letterario , ma elevata a scienza
sociale) noi traemmo continuamente i giovani, come quella che
può anticipare ammaestramenti, prevenire 1' amarezza di aspet-
tabili disinganni , e mostrando il passato come causa del pre-
sente e base dell'avvenire, rendere meno ebbri delle idee e pia
indulgenti pei fatti, e toglier la necessità di sempre ricomincia-
ti sperimenti. Nelle lente evoluzioni d' una civiltà normale e
progressiva, essa ci rallegra del crescente acquisto di libertà ;
colle multiformi vicende ci abitua a ragionare , a discernere il
buono dal possibile, ad invigorire la volontà , a non conoscere
virtù senza fatica , non religione senza abnegamento. Dall' em-
pirismo novatore, che si avventa senza misura e accetta gli av-
venimenti senza giudicarli né conoscerne V ampiezza , essa ci
premunisce coli' istruirci che i subitanei sovvertimenti di idee,
d'abitudini, di costumi, di opinioni, falliscono, né riesce se non
ciò che fu poco a poco disposto , e convertito in desiderio ge-
nerale ^ che quanti fecero rivoluzioni , credettero aver raggiun-
to l' ottimo , e al domani si trovarono disingannati , e la gene-
razione successiva vilipese chi pur generosamente erasi appli-
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604 LA STOBU EDCCATBICE
etto a prepararle il meglio ; che i sistemi inflessibili e le inap-
plicabili speculazioai svogliano per fino delle riforme indispen-
sabili.
E in questi cento anni di tanti fatti iniziati dalla dottrina,
compiti dalla forza , legittimati dalla nascita , quante lezioni !
Si sperò nella filosofia filantropica , e questa prodigò patiboli ,
mitraglie , affogamenti. Si sperò nel legare e stringere , e nel-
l1 erudito opprimere; mane restarono ampliate le scissure,
inveleniti i dissidii , e V assolutismo non recò tampoco quella
tranquillità che si vanta compenso alla svilente servitù. Si cre-
dette nella grande pacificazione della democrazia ; ed ecco
Svizzeri e Americani trucidarsi fra loro, e la corruzione guastare
i liberi, come i servili il terrore. Si sperò regolare il movimen-
to per via di contrappesi, a costo di consumare metà delle for-
ze sociali nell' elidere l' altra metà ; e le costituzioni si prova-
rono tutte, colla certezza di vedere a settembre maledetta quel-
la , in cui devozione a luglio eransi scialacquate nobili vite e
intemerate reputazioni. Volle porsi la sovranità nella pura mag-
gioranza ; fatto materiale e variabile , che si traduce in diritto
della forza. Parve conquista l'abolizione delle franchigie locali,
ma cadde tutta a profitto del despotismo amministrativo. L'amo-
re d' unità nazionale partorì V individuale inazione , e le libere
aspirazioni affogò in una libertà generica indeterminata, la qua-
le è compenso ioadequato alla perdita di franchezze reali. Si
sperò nello svincolo dei beni e delle maestranze ; ma se il
sistema dei fitti migliorò l' agricoltura, se l' emancipazione del-
l'industria raddoppiò l'operosità, l' individuo trovossi povero,
isolato, e quindi impotente ; e dalle domestiche tutele cadde al-
le corruttrici repressióni delle polizie e alle istigazioni decorn-
inovi tori. A nome della rappresentanza, e sin della repubblica,
si proclamò l'onnipotenza dello Stato e delle assemblee fin so-
pra la direzione religiosa, l'intellettuale, l'industre, la dome-
stica. Parve vergogna che alla podestà secolare mettesse limiti
la clericale, onde alcuni principi ragguagliarono il clero ad im-
piegati, gli affari di esso ad una attribuzione ministeriale, il di-
ritto ecclesiastico a parte integrante del civile ; ma il sogget-
tare la Chiesa allo Stato offese classi, interessi, confessioni, pò-
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CONCLUSIONE 605
litica , e seminò manie , mentre svelleva altre siepi popolari.
L'ateismo dei governi parea a taluni dovesse almeno recar pa-
ce ; ed ecco P America settentrionale fallir questa speranza. Al
deperimento della fede, della disciplina domestica, della subor-
dinazione tradizionale si credette sopperire colle scuote popolari;
ma a misura di queste crebbero i delitti (t), ad attestare quanto
l'istruzione disti dall' educazione, quella non essendo che stru-
mento , buono se buone le cose insegnate , e da maestri di vo-,
cazione, non di mesttero. Si predicò la mancipazione delle don-
ne ; ma presto si conobbe improvvido non men che sacrilego
il toccare al focofar domestico , e che la loro sublimazione sta
nell' attaccarle al sentimento della maternità. Lo stoicismo in-
dividuale, le superbie della ragione sovrana, le estasi deHMdea
assoluta , non sonò intese dal popolo; i filosofi non trovano ri-
medio al dubbio universale, che lascia soltanto ignoranza e illu-
sione sul passato, e nell'avvenire il nulla. L'intelletto, solleci-
tato d'ogn'onde alla defezione e alla rivolta , non avendo più
che una fede senza amore , una preghiera senzì unzione , una
pietà senza attrattive , finisce coli' abbandonarsi alta passione ,
e trovar giustificazioni ai traviamenti del cuore e dell' immagi-
nativa. Quando mai tanti conflitti fra le idee, o fra la ragione e
gli istinti ? quando mai un si misto bisogno d'ordine e di sbal-
zi, di metodi e di insubordinatezza ? si proclamò il sacrifizio ,
e si santificarono gli appetiti ; tra applicazioni barcollanti fu
promessa ogni tratto una restaurazione, e sempre fallì, perchè
nulla s' edifica sul vuoto.,
(1) In Francia dopo il 1833 le scuole si sono più che rad-
doppiate , e il numero dei delinquenti , quasi stazionario dal
1818 a quell'ora, aumentò dappoi slraordioariamente. Nel 1834
▼' ebbe 6932 accusati ; nel 1840 , 8226 : pejr semplici furti ,
negli anni 1831-38 n'ebbe 12,000 l'anno; 17,000 dal 36 al
40. In Inghilterra in sette anni i delitti crebbero del 50 per
cento ; ed essa che ha più scuole, ha più delitti che V Irlanda.
Nel Belgio, ove r istruzione è libera, dal 1841 al 44 i delitti
sminuirono di 23 per cento ; nel 1«41 v' ebbe un accusato ogni
9925 abitanti; mentre in Francia uno ogni 4374.
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606 DISORDINATO PBOGRBS80 — CBITICA SOCIALE
Non fa duopo di grande generosità per indispettirsi al vedere
soffocato ogni spirito pubblico sotto compatì egoisti , e sotto
l' universa! parola d'ordine ciascuno per sé: questo predomi-
nio del press9 a poco, de' giudizii senza elevatezza, delle stime
senza profondità ; questa bulimia di cognizioni superficiali
questa cortigianeria alle plebi , nulla più nobile di quella ai ti-
tolati ; questo surrogarsi degli intriganti ai convinti, dei semi*
talenti all'esperienza e perfino alla verità, della sentimentalità
alla morale, della declamazione alla fede; e desideri! senza no-
me, e agitazioni senza scopo, e la vanità insinuatasi ne' costumi
quando P eguaglianza si era piantata nelle legge; e la tirannide
dell'opinione, che tutto giudica e nulla esamina, adora e con-
culca, separa ciò che ama da ciò che stima, e prende norma da
dance di bottega „ da letterati imbozzacchiti , che predicano
ogni giorno non ciò che credono, ma cft che vogliono far cre-
dere per quel giorno, assoluti insieme e versatili.
Mostrando questo squilibrio fra i desideri! e i mezzi, fra la co-
gnizione e la potenza ; quest'infeudamento dell'industria a van-
taggio de' grossi capitalisti ; queste gentilezze che servono di
passaporto nella società allo sciocco e sin all'infame , e d'o-
stracismo a chi fa precedere il pensiero alla parola ; questa ac-
cidia gonfia di amor proprio , che si logora in tedii desolati o
svapora in temerità impotenti ; questa mobilità a guizzi, invece
d' una persistente attività ; questa acclamata libertà cjie ha bi-
sogno di violentare non solo gli atti, come l' antica tirannia, ma
fin le convinzioni ; queste ditirambiche paure , ammantate di
eroismo, che scoraggino dai rimedli ; questa opposizione inna-
morata delle frasi e abborrente dalla responsalità, che ignava e
improvida, or vuole i mezzi non il fine, ora il fine e non i mez-
zi ,.«. alcuno nega che si progredisca. E più il negarono dopo
le ultime esplosioni , quando una generosa gara degli spiriti si
risolse in lotta di braccia ; e le trascendenze del pensiero resti-
tuirono di colpo all'assolutismo le armi strappategli poc'a poco
dalla educata e perseverante ragione. Perocché ogni potere mi-
nacciato è violento ; la società, che sente primi bisogni l'ordi-
ne e la pace , gì' invoca perfino dalla dittatura ; e così si già*
stifica lo straordinario apparato di forze. In queste s' inabissa*
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CRITICA SOCIALE — PROGRESSI REALI 607
ronò le finanze ; si stornò P attenzione dai progressi reali ; si
abbandonarono tante rie dirette e indirette, per le quali si cer-
cava migliorare la classe numerosa ; infine vantando libertà, si
crebbe la concentrazione, si rinforzarono le grandi sovranità, si
distrassero e cincischiarono le piccole : Cracovia crebbe il nu-
mero delie repubbliche defunte; P Ungheria perdette la storica
particolarità ; fino la Svizzera intacca quell'indipendenza origi-
nale de' singoli Cantoni, la quale al ben essere domestico porge
maggiori elementi che non le politiche rappresentanze.
, Poi , non tanto ai brutali trionfi delle bnjonette , quanto agli
odii e alle reazioni che covano o prorompono sotto i nomi di
amore e progresso ; alla ciarlataneria degli iracondi predicato-
ri di fraternità ; alP infatuazione per le ciance della ringhiera e
de' giornali, ove tutto si rimette in discussione, e si crede che
tutto possano la parola e l'abilità , togliendo così ogni energia
ai governi liberi, e giustificando i tirannici ; alla menzogna fran-
camente predicala e tirannicamente imposta per sostegno d' o-
pinioni estreme, accettabili solo da corte intelligenze e da cuo-
ri pervertiti , P nomo si scoraggia e domanda : « É egli vera-
mente impossibile risolvere scientificamente e praticamente il
problema politico e il sociale ? L' uomo è egli ridotto a quello
sperar incessante che equivale a disperazione ? »
Ma il pensatore , sentendo da sé lo spirito dì parte e i mo-
mentanei pregiudizi!, non s'abbandona alle incertezze snervanti
e a uno scetticismo che, a forza d' analizzare toglie nettezza al-
le idee , solidità alle convinzioni ; anzi , per entro ai delirii ed
agli errori, si consola che la Previdenza deduca il bene dal ma*
le. Altrove enumerammo gli indefettibili acquisti dell' umanità.
Che se la democrazia consiste nelP elevare la dignità popolare,
nel garantire i diritti personali e universali de' semplici cittadi-
ni, a un maggior numero ottenere parte attiva nel governo, chi
negherà non abbia essa guadagnato nel secolo che descrivem-
mo? Qggimai le nazioni si equilibrano di cognizioni , di civiltà,
di potenza ; bastano due lingue per esser intesi a tutto il raon*
do, come lo commove una musica sola ; la nazione che non at-
tuasse ricambii intellettuali colle altre figurerebbe come una
maglia spezzata nella gran catena. Un tempo si stava ghermiti
608 SOVRANITÀ POPOLA**
«1 suolo , perchè da questo derivavano l' indipendenza e la pie-
nezza delle facoltà; ora all'uomo, dovunque sia, basta il carat-
tere suo; stampa, vie ferrate, vaporiere, telegrafi, accomunano
le idee ; le barriere , già piantate ad ogni varco di fiume, or si
trasportano ai dilatali confini, e il credito si ride di quelle inal-
zate dall'economista o dal politico. Non più primati, non mo-
narchia universale , simboli di secoli paganizzati , ripugnanti a
quella fratellanza che suonò dalle paglie di Betiem e dai raggi
dell' Oliveta, e che al patriotismo , sbaglio momentaneo di cal-
colo personale , surrogò una compiuta resistenza a tutte le de-
pravanti inclinazioni ; e per cui le genti, come tralci della vite
«tessa, germoglieranno del succhio medesimo, par maturando
frutti particolari.
Nei popoli che già in parte ne godono , ove dei diritti di ra-
gione i governi non alterano il valore, ma solo regolano! modi,
ogni individuo spiega la propria attività in modo da sentirsi non
macchina ma uomo , non mezzo ma fine. Quegli stessi che la
conquista sbranò , tendono a rannodarsi secondo le nazionalità.
Su tutto primeggia la libertà, carattere dell' uomo; eserci-
zio di tutte le facoltà naturali , governato dalla ragione : onde
non è minaccia e vendetta, ma segnale di rannodamene, tutela
contro ogni oppressione, garanzia di tutti i diritti, anche quelli
delle minorità e fino dell'individuo, ti culto di essa ha i sooi
ipocriti, come ogni altro culto ; e questi dicono al popolo eh' è
sovrane, onde ingannarlo come i sovrani ; gii dicono eh' è pari
ai nobili, ai ricchi, ai savii, a Dio , onde perda il sentimento di
quella subordinazione che impedisce d' avvilirsi , perchè asse-
gna fin dove sottomettersi. La-sovranità del popolo è no dogma
vagheggiato ed astratto quanto il patto sociale; né finora si de-
terminò come esercitarlo, anzi neppure come esprimerlo. Chi lo
traduce in una sovranità assoluta, dispensata da ogni ragione e
giustizia, va a mazzo con coloro che testé adoravano i despoti;
la intaccano coloro che , misurando la libertà dall' abbondanza
de' giornali e dalla prolissità dei dibattimenti , fan prevalere la
piazza al gabinetto, le logge alle ringhiere, le conventicole alle
assemblee , l' illegalità schiamazzante alla legale rappresentan-
za , la presunzione d' un giornalista al senno d' un rappreseo-
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CONCLUSIONE 609
tante. Non la libertà, ma la forza campeggia, sia dove il meglio
viene imposto colle anni, aia dove 1' arbitrio è rimesso al mag-
gior numero ; sicché numerando, non pensando , 1' onesto e il
pensatore veglione quanto il brigante, il vendereccio, V illuso.
I*a tirannide è sempre tale , o venga dall' inquisizione e dalla
polizia , o da quei re dell' opinione che si fanno proscrittori
quando il cessano i re delle bajonette; e che al tentarsi dei vin-
coli governativi, Mbutano il pensiero colla strepitante intolle-
ranza , coli' attaccare V uomo nella ròcca dell' onor suo e della
sua coscienza; col violentare la pubblica volontà per via di con-
giure, duelli , corpi franchi ; col denigrare a cupe insinuazioni
o a sfacciate diatribe chi ba il coraggio di mostrarsi ragionevol-
mente e costantemente libero , non solo in faccia agli ergastoli
nemici, ma alle ingiustizie fraterne.
Noi veneriamo i priocipii , che di gran pezza precorrono ai
fatti e più ai costumi; noi, ringraziando i padri nostri che tante
barriere abbiano spezzato,, dichiariamo infingardaggine il crede-
re compiuto il cammino, su cui non fecero che procacciarci la
possibilità d' inoltrare. Fortunato chi sa associare la conserva-
zione che mantiene la vita , col progresso che la rinsangua ;
aspira al migliorare , malgrado i pericoli dell'innovare ; vede
che il desiderio dell' utilità è un fatto generale , ma non pre-
tende erigerlo in dottrina, e studia al supremo problema di fa-
re preferito l' interesse comune al particolare.
A tanto aumento delle individuali intelligenze terrà dietro un
piò equo riparto de' godimenti della vita e dei vantaggi del sa-
pere : ma la beatitudine io terra è un sogno ; e sino ai fine la
vita sarà ispida di bisogni e d'infermità ; né portenti d'indu-
stria o scoperte di scienza la sottrarranno ai dolori e ai decadi-
mento : la ragione ha limiti che non trascenderà mai ; la vo-
lontà inclinazioni che mai non 'spegnerà. La beatitudine non sa-
rà dunque mai che un termine relativo ; e che la società vi si
avvicini di più in più , il provano questa continua acala ascen-
dente, queste vie aperte a tutti, quest'operosità delie plebi ele-
vanti*!.
Ma avanzare l'uomo non può se non cogli sforzi, predestina-
li!. 39
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610 FOBIA DELLA MODERAZIONE
to ch'egli è a camminare faticosamente ali9 acquisto del vero.
Adunque , la nostra parola non va agli snervali che si lasciano
trascinare dalla corrente senza saper dove, senza chiedere per-
chè ; e scuranti fin della propria nqja , si rassegnano a cronica
stupefazione o a femminei piagnistei ; o si pompeggiano d' ano
scoraggiamento , che appena saria scusabile dopo prove ro-
buste.
Come V audacia è la forza dei deboli e la dignità degli abiet-
ti , così è sintomo di forza la moderazione. Ma la moderazione
nell' operare , non uell' infingardire ; non nel metterai a rimor-
chio di questa o quella opinione , bensì nell1 opporre ai com-
puti dell'interesse e alle efimere volgarità quei propositi di sin-
cerità , di vigoria , di sagrifizio , senza cui una nazione non può
conservarsi , e tanto meno crearsi. Perchè l'anelare al meglio
è carattere della nostra stirpe, sentenzeremo noi generosità il
negar sempre, sempre disapprovare, resister sempre, senza di-
stinguere a chi e a che ? e dai beni possibili al cui consegni-
mento occorrono fede, rassegnazione, carità, stornare con chi-
mere inattingibili , cercate coi plaleale'eroismo delle declama-
zioni scarmigliate, con asserzioni menzognere, con tatto ciò che
move e non risolve ? Troppo è facile , ai giovani soprattutto, il
confondere l'uomo nobilmente sperante, coli' ambizioso volga-
re,'che vuol condurre la patria al bene prima di avviarvisi egli
stesso, o coli' ambizioso ribaldo, soUeticatore dei bassi istinti;
attento ai rancori suoi privati , più che ai pubblici interessi ; e
dimentico che , ciò che comincia colla violenza , colla violenza
bisogna si sostenga, e finirà colla violenza.
Cessino gl'infingardi di ripetere che la società perisce, perchè
periscono le Corti. Cessi quel bisogno di stordirsi, queli' avidità
di distrarsi, quell'inerzia, che è un postumo delle violente con-
vulsioni , e rassegnasi agli arbitrii come necessari! alla, quiete ,
ignorando che la libertà oon erge padiglioni per dormire , ma
bandiere per combattere. Lasciamo i volgari drappeggiarsi in
vaporosi rimpianti e in speranze telescopiche , fondate unica*
mente sugli altri e sul caso. I falliti tentativi insegnino a surro-
gare a' vagabondi impeci incoerenti e individuali gli sforzi simuj-
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CONCLUSIONE » 61 4
la nei, coordinati ad una direzione comune, più misurata perchè
decisa : col che si avranno non sbalzi ma incammino ; non ri-
voluzioni ma evoluzioni ; e gl'istinti dell'orgoglio, dell'indivi-
dualità, dell' ammutinamento, cederanno alle divine facoltà del
pensare e del volere. Perocché una potenza arcana guida i de-
stini degli uomini ; e l'inettitudine di questi comprova la forza
delle idee. In torrenti di sangue che niun' anima onesta vorrà '
scusare , la rivoluzione di 60 anni. fa , annegava i privilegi op-
pressivi. Adesso ai nomi di Socialisti e di Comunisti si rabbrivi-
disce, come allora « quello de' Giacobini , prevedendo che per-
cprreranpQ la loro orbita , e qe resteri sovvertito il corpo so-
ciale. Foss' anche, il sovvertimento sarà disastroso, ma passeg-
gero;, e vi succederà quella ricompssjizione, a cui la nostra im-
pazienza non sa condursi per le vie pacifiche. Che oggi mai l'im-
portanza non consiste «ella monarchia o nella repubblica o nei
governi ministeriali : bensì, quanto all'ordine morale,. nell'edu-
cazione religiosa e civile del popolo,, e , nel convalidare i vincoli
domestici j quanto all'ordine politico , nel diminuire l'azione
esagerata dello Stato, sicché non assorba le singole forze e ca-
pacità, ma vi dia il maggiore sviluppo col surrogare i giurati al
giudizio inquisitorio, agli eserciti la milizia nazionale, all'aulica
burocrazìa le amministrazioni a buon mercato , dove ;il governo
rappresenti, non già le moltitudini, che tornerebbe a mera for-
za, bensì i diritti delle. moltitudipi; quanto all' ordine economi-
co , nel ricostituire l'industria a vantaggio de' lavoratori , non
più considerati come quantità astratte, mosse a voglia dell' avi-
do calcolo; e nel togliere gli ostacoli all' effondersi dei doni
saturali e de' sociali vantaggi , sicché meglio spartiti gli ele-
menti del ben essere , il ricco goda i fruiti dell' onesta fatica ,
ma senza accumularli a Tovioa altrui ; il povero possa guada-
gnare il pane col sudore , non colle lacrime ; e svelti i semi di
questa universale diffidenza fraterna, idee , sentimenti, opere ,
ai dirizzino armonicamente a soggiogare la natura, e crescer la
dose di felicità e di giustizia. Per giungervi, non bisogna avven-
tare la passione in mezzo alle turbe : bensì persuadere che la
società è fondata sona un ricambio perpetuo di servigi; studia*
DigitizedbyV^iC
612 EDUCAZIONE
re che la situazione di ciascuno dipenda dalla sua condotta , e
si proporzioni alP Intelligenza, all'operosità, alla moralità, alla
persistenza de' suoi sforzi. Che la vera eguaglianza, sotto qual-
siasi governo , sta nello schiudersi a ogni cittadino i vantaggi
sociali seni' altra distinzione che l' ingegno e la virtù ; la fra-
ternità deve unire gli uomini come membri d' una sola fami-
glia, cooperanti, ma liberamente, all' utile de' singoli e al pro-
gresso di tutti. E qualunque sia la forma di governo predispo-
sta all'avvenire , essa non diverrà attuabile se non fra citiadir
ni morali e subordinati ; non sarà amata se non quando sen-
ta il proprio e rispetti l'altrui diritto , e renda così inutile la
forza.
Perocché , o la forza o la ragione devono reggere il mondo ;
né ai freni immorali o violenti può togliersi pretesto se non col
surrogarvi quelli dell'educazione Non quest'educazione ipocri-
ta , che dà alle passioni maggiore esigenza , agi' intelletti una
debolezza coraunicantesi ai caratteri, eccita l'ambizione senza
proporle uno scopo, esalta la fantasia anziché ingagliardire l'in-
telligenza, e lascia soltanto il pusillanime coraggio del ramma-
ricarsi : bensì tale che sviluppi parallelamente tutte le facoltà,
diffonda nelle classi medie il buon senso , e chiare e positive
nozioni del diritto e del dovere ; che chiamando scienza unica-
mente quella che conduce alla moralità, cerchi il vero per ope-
rar il bene , istruisca per rendere onesti ; e sui precetti de' \\*
bri innestando I* esperienza del mondo , propaghi la luce , ma
affinchè rechi la visione pura , e si trasfòrmi in vampa di cari-
tà. Cosi alia gioventù sitibonda di giustizia, di rispetto , di ve-
rità, d'affetti , d'azioni , si insegnerà a conformare gli atti e
le abitudini alle credenze, il raziocinio all'Intimo senso; un'u-
miltà dignitosa, una cordialità riverente, una dolcezza robusta,
una dimestichezza garbata, una composta serenità : cosi si pre-
parerà una generazione migliore della nostra, non coli' illuder-
la ma col chiarirla ; non respingendola verso un passato irre-
vocabile , ma dirizzandola all' avvenire: cosi in tempi di parti-
ti , ove è men difficile il far il proprio dovere -che H conoscer-
lo , verrà iniziata alle cose della vita , premunita dal contagio
Digitizedby GoOgle
LETTBBATUBA ITALIANA 613
delle inezie , funesto come quel delle ribalderie ; ed anziché
restare abbandonata , debole e ragionacchiante t agli apostoli
dello scompiglio , e a coloro che agghiadano di paure un seco-
lo generoso e fidente , apprenderà a confidare, amare, costrui-
re ) sentir fortemente la propria ragione , riferire ogni atto al
ben generale , volgersi a Ani ben determinati con dignità con-
corde e magnanima. E V educazione è emancipazione; giacche
quand'abbia armonizzato i sentimenti e i calcoli coi sociali bi-
sogni , risparmia V intervenzione coercitiva.
Ad ottenerla , chi non vede quanto vaglia la letteratura , ove
non sia balocco o guadagnerà o lenocinlo ; ma , mediante l'al-
leanza del vero , del bello, del buono , tolga a dirigere la pub-
blica coscienza ? Fortunatamente , nel nostro paese le lettere
non sono convertite a demolizione sistematica ; e l'adulazione
che applauda alla viltà deludenti , e denigri la necessità de-
gli oppressi , rimane a un codardo servitorame. Eppure sono
in pratica , anzi in lode , altre adulazioni generali : adular la
patria perchè non senta il dolore e la vergogna rigeneratrice ;
adular la violenza per {stordire la ragione ; adular la mediocri-
tà crepuscolare perchè aduggi il genio 5 adulare i primaticci
perchè non si ostinino a perfezionarsi ; adulare la libertà per-
chè s' infami eogli eccessi ; adulare ( se niun altro ci vuole ) i
pregiudizi! astiosi , e le passioncelle ingenerose a cui si con-
danna Io. scrittore che s' arruola a un partito qualsiasi. Ma re-
tori che sudacchiano una frase 0 una trasposizione , e trafela-
ti© per riuscire a luoghi comuni ; ma pedanti d' un'erudizione
che pare estesa perchè sfacciata ; ma giornalisti che , alla dis-
sipila tracotanza del sentenziare accoppiando 1' impotenza d'e-
saminare , non valutano al prezzo vero ma al corrente; in molli
giudizii affogando e convinzioni e benevolenza , tutto incensano
0 sputacchiano di proposito prestabilito, e credooo superiorità
V insolentire contro i valenti , e pretendono esprimere il senso
comune che soffocano e che li ripudia ; ma declamatori di feb-
brile gracilità , che ostentano vilipendio della razza presente ,
e sdegni a freddo , e una stizza d'imitazione pronta a mutarsi
in* profittevole panegirico; ma predicatori d' amplificazioni, che
Digitized by VjOOQIC
61-Ì RELIGIONE EDUCATRICE
davanti all'austerità dell'altare pompeggiano di frase arrogan-
te e di rettoriche ipotiposi ; ma satirici che ammanniscono ca«
ricature , non ritratti , e animandosi di livido disprezzo invece
di riflessione emendatrice, co' loro sgrigni risparmiano il pudo-
re alla denunzia , non vedo qual frutto possano recare alla pa-
tria. Lo scrittore , liberale senz'odi!, cbe con semplice dignità
cerca l'immortale alleanza di sentimenti profondi con stile schiet-
to , dell'ingenuità coli' ardimento , dell'arte colla coscienza;
cbe unisce bontà , intelligenza , amore ; cbe ragione, affetti,
lacrime , riso , esempio , adopra a ricondurre dalle sterili al-
bagie alla feconda umiltà; cbe nella storia accompagna il eoo*
tinuo progredire dì questT essere complessivo il quale dicesi u-
manitàj cbe nella statistica riconcilia l'oculatezza dell9 interes-
se colle ispirazioni della carità; cbe nel romanzo rianima le
pure affezioni santificate da dolce pietà ; cbe nella poesia con-
serva ed abbellisce la tradizione nazionale , mette sott' occhio
il quadro della vita reale ed eccita la sublime del serrtimento;
questo potrà colmare gli abissi spalancati da libri mercantili ,
nauseabondi eppure tracannati a ristoro degli ozii agrtatissimi
e gozzoviglianti. Alfa frivolezza irremediabil mente ciarliera, la
quale diffonde il dubbio doloroso e l'errore sovversivo; a quello
scetticismo cb'è rifugio de* neghittosi , perchè a credere biso-
gna avere studiato, mentre a negare basta gridar aito, essi op-
pongano, la forza armoniosa ; propaghino coll'esempio la corte-
sia , cbe è la creanza dèlta libertà , e la tolleranza che n' è la
vita; e collMnvigorire gli intellètti e le volontà, convincano che
tutto non è in balte delia-fónte e della temerità. Voltaire inizia-
va questi cent' anni cuH'insefenare Calunniamo, calunniamo,
che qualcosa sempre rie resterà; e la sua scuola ripetendo
Diffidate, esecrate } abbattete^ istillò Gorgoglio causa di bas-
sezze , é P odio padre 4ì paure. I letterati dei tempi nuovi non
cessino di seminare il vero ;• il vero in tutte le occasioni ; sot-
to tutte le forme il vero ; e qualcosa ne maturerà , quand' an-
che la stagione vi sembri il meno propizia.
Che se v'ha tm libro accessibile alle più fanciulle intelligen-
ze mentre appaga le più adulte , dando i motivi elevati delle
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BELIGIPNE EDUCATBICE 615
idee semplici e la forma semplice delle idee elevate ; od libro
che insegni esistere originalmente il male , ma servire di pre-
parazione; e mostrando la vita non come lotta d' interessi ma
come gara d' uffizi i e vicendevole alleggiamelo , i doveri im-
ponga in vista d' un fine superiore ; nobiliti l' obbedienza col
consacrare V autorità ; ai depressi insinui la libera pazienza del
dolore , come espiazione traverso alla quale arriva il rinnova-
mento ; ai forti intimi èssere le dignità un uffizio , ne alcuno
aver diritto a dominare se non in quanto promove il meglio dei
dominati.... ; un tal libro non sarebbe inumano il toglierlo o
guastarlo in man del popolo ? Chi bada solo ai prediletti della
ricchezza e dell' intelligenza , può credere inutile quel com-
plesso di pratiche positive , fondate su dogmi sovrumani , che
costituisce la religione; può pretendere rimpastarla a suo sen-
no , e dar un senso arbitrario ai misteri divini prima di vene-
rarli. Ma il popolo ha bisogno dell' affermazione sicura , da cui
viene l' azione ; e la trova in quell' accordo di libertà , fede ed
opere ; della ragione , della rivelazione , della grazia , per cui
alle mestizie della terra è opposta la requie del cielo ; e com-
binata l'inevitabilità delle sofferenze coli' aspirazione al meglio,
vien non solo istruito ma ajutato a diffidare senza paure e di-
samare senz'odio ; a sapere altamente , a puramente soffrire ,
a operar virilmente , con carità e con quella semplice costan-
za , che dà pace agli uomini , grandezza alle nazioni.
Dire ai retrogradi eh' è follia sperare di respinger la libertà ,
se non v' è riuscito il braccio ferreo di Napoleone ; dire ai go-
vernanti che un procedere lealmente liberale è l'unico modo di
sottrarsi a quell' alito precursore dell' ira di Dio, che condanna
alla paura i malvagi anche in mezzo agli eserciti ; dire ai pen-
satori che non soffrano mai di divenire complici , per tema di
esser chiamati reazionarii ; dire ai popoli che rendano impossi-
bile la tirannia colla ragionata bontà e colla robusta modera-
zione ; dire all'Italia che tornerà sé stessa quando ritorni alle
preoccupazioni elevate ; insomma , spigolar qualche grano di
moralità , parrà un ben meschino ricolto dalla storia d' un se-
colo che cominciò con Voltaire, e che si chiude con Feuerbach
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e Leroux. Ma noi (tardò fio qua ad accorgersene il lettore ? )
siamo di quelli clie^eredono a qualche cpsa superiore alle fug-
gitive combinazioni della politica , alle variazioni dei partiti, a-
gli allucinamene delle passioni : noi teniamo che una nazione ,
per ottenere la libertà , deve meritarla ; e degna che ne sia ,
nulla possa ritardargliene l'acquisto. Di qui io vedo il lnogo do-
ve Pesule Matteo Visconti , interrogato per beffa da Guido Tor-
nano quando credesse poter tornare in dominio, rispose: Quan-
do i peccati tuoi avranno superato i miei.
PINE DEL TERZO ED ULTIMO VOLUME
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INDICE DEL TERZO ED ULTIMO VOLUME.
Fraucia.—. La Restaurazione. ..;..,. t>a£. 1
Le Tre Giornate di Luglio . • . . 23
Ritrazioni del 1830 ............ 27
Conferenza di Londra. — Riazione. ....... 43
Consolidatola del Belgio, . 84
1 Ministeri e i Partiti in Francia 66
Penisola Ibera 66
Scandinavia * . è . 76
Confederazione Svinerà 85
Confederazione Germanica * 94
Russia 106
Affari d'Oriente 127
Impero Britannico 148
Colonie Inglesi. ««India 186
Cina 222
Ancora dell'Inghilterra 244
Popolazioni barbare. — Viaggi.— Commercio.— Industria.
— Colonie. — Geografia 254
Scienze. — Matematica e Fisica 306
Astronomia . •. . 321
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6 18 INDICE
Chimica Pag. 33*
Storia Naturale ' 355
Medicina 361
Applicazioni pratiche . . • 373
Filosofia 387
Scienze sociali 416
Miglioramenti effettuati 448
Miglioramenti ambiti.— Movimento socialista . . . .458
Condizioni italiane . • 473
Speranze e Applausi 488
Repubblica Francese. «-Le Insurrezioni 509
Disastri italici 529
L'Austria . . ; . 556
Germania. ••••••«••••••#• 577
Francia e altri paesi « . . . &W
Conclusione 602
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