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/r
c^^
l^
fra- 13^7^
SULLA CASA ABITATA
DA
DOMENICO COLOMBO
IN GENOVA
MEMORIA
MARCELLO STAGLIENO
GENOVA
TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI
MDCCCLXXXV.
— 6 —
Nella terza , dopo aver detto alcunché in genere sulle
case abitate dagli operai nel secolo di Colombo, si esa-
mina il presente stato materiale della casa di cui si tratta,
onde col confronto fatto con altre case di quel tempo,
e coir esame degli atti donde appariscono i fattivi mu-
tamenti, potersi formare un'idea del come era ai tempi
di Colombo, prendendo occasione da ciò per accennare
a quanto già fu detto da qualche scrittore sulla casa
medesima.
^m^m
l
n brevi cenni sulla vita di Cristoforo Co-
lombo, inseriti da Filippo Casoni ne' suoi
Annali, si legge che Domenico Colombo ,
padre di lui, oltre le possessioni di Quinto ^
aveva acquistate nella città di Genova due case in conr
trade biwne (i).
Quali fossero queste contrade T annalista non dice; e
quantunque, sulla fede del notaro Piaggio, si sia sempre
ritenuto che Domenico Colombo abitasse sulla par-
rocchia di S. Stefano, sino ai primordi del corrente
secolo non si conosceva documento alcuno che valesse
a provarlo.
(t) Annali dilla Repuhbl di Genova dei secolo XV h libro i, anno 1507, a
pag. 26 della 1/ ediz. del 1708, ed a pag. 69 del voi. primo dell* ediz. del 1799.
— 8 —
Gli Accademici Serra, Carrega e Piaggio , avendo
consultati alcuni manuali dei livellarii dell'antica abazia
di S. Stefano, poterono accertare che una di dette case
stava non molto lontana dalla porta di S. Andrea, sotto
la dizione della parrocchia di S. Stefano e soggetta a
livello verso il monastero omonimo, e pubblicarono un
atto di convegno per cui la medesima era poi passata
in Giacomo Bavarello, genero di Domenico Colombo.
Il tutto come risulta dal loro Ragionamento sulla patria
di C. Colombo, presentato all' Accademia delle Scienze ,
Lettere ed Arti di Genova addi i6 dicembre 1812 (i).
Dopo di essi , colla scorta dei docurnenti indicati dal-
l' avv. Giovanni Battista Belloro, si conobbe che Taltra
casa indicata dai Casoni era posta nella contrada della
0/iW/a, la qual cosa fu confermata dai citati libri di
S, Stefano, a cui anch'essa era soggetta a Uvello.
Relativamente però alla precisa ubicazione di dette
case si era incerti, ed erronee indicazioni corsero sopra
le stesse , ed in ispecie sopra quella fuori porta S. Andrea,
importante più dell' altra , perchè si avevano dei dati
donde appariva che ivi dovea essere l' abitazione del
padre di Cristoforo Colombo, e che per conseguenza
egli vi poteva esser nato, e certamente vi aveva pas-
sati i primi anni dell' infanzia e della giovinezza. Questa
casa sino ai dì nostri si credette che fosse in Molcmto^
viottolo posto inferiormente e non molto lontano da
porta S. Andrea, ed una iscrizione collocatavi, a destra
(1) Questo R^gionaminto fu inserito nel voi. IIL delle Mtmorù di detta
Acctdemit, stampato nel 1814» e trovasi anche in estratto a parte. È da
avvertire che di detto voK IH si hanno degli esemplari col titolo: Atti delF Isti-
— 9 —
di chi sale dal Carrogio dritto di Ponticello, lo dice ai
passanti (i).
Primi ad accennare come posta in questo luogo la
casa di Domenico Colombo, furono i sopra citati Ac-
cademici, nel Ragionamento \ ma questi dotti uomini in
ciò presero un abbaglio, ed ecco in qual modo. Essi,
come sopra dissi , trassero la prima notizia della casa in
discorso dai manuali che tenevano i padri del monastero
di S Stefano, e dove annualmente scrivevano i nomi
dei livellarli, che loro dovevano pagare il censo stabi-
lito, ossia terratico, per le possessioni che avevano in
enfiteusi dal monastero medesimo. Ivi i debitori sono
scritti ciascuno sotto la denominazione della strada ove
si trovavano i fondi per i quali pagavano, e se un
d* essi aveva stabili in più strade , il di lui nome veniva
ripetuto sotto ogni e singola intestazione delle medesime.
I manuali dove vedesi il nome di Domenico Colombo
sono degli anni 1457, 1438 e 1460. Quelli del 1528
e del 1333, segnano al suo posto, per la casa fuori
porta S. Andrea, il di lui genero Giacomo Bavarello,
ed i precedenti al 1437, sino al 1435 » nonché quello del
1459 e degli anni seguenti dal 1460 al 1528, ed altri,
si trovano mancare.
Ne' libri suddetti ov'é notato Domenico Colombo,
il costui nome figura sotto T intestazione : Carrubeus
(i) L'iscrizione vi fu apposta nel 1858, a cura del Municipio, ed erroneamente
indica Domenico come di professione scardassiere. — Eccola:
DOMENICO COLOMBO
PADRE A CRISTOFORO
EBBE QUI CASA E BOTTEGA DA SCARDASSIERE
— IO —
usque in Mulcentum, e ah alia parte Olivelk; e questa
locuzione di Carrubeus usque in Mulcentum ha fatto
credere agli Accademici, che la casa di Colombo fosse
proprio nel vicolo di Molcento, mentre la preposizione
usque y ed il fatto che in alcuni manuali seguenti questo
carrogio usque in Mulcentum era semplicemente indicato
come extra portam S. Andree, dovea farli avvertiti che
si trattava di una strada che da detta porta conduceva
appunto dove cominciava Molcento. La quale strada é
il primo tronco dell' attuale carrogio diritto, che é quella
che da porta S, Andrea conduceva e conduce tuttora
a Ponticello, e che si divide in due tratti, arrivando
il primo di essi al vicolo di Molcento, e il secondo da
questo a Ponticello ; e tali due tratti distinguevansi dai
nomi di Carrubeus rectus usque in Mulcentum, e di Car-
rubeus rectus usque in Ponticellum. Ciò posto, chiaro ap-
pare che la casa di Domenico Colombo era in detto
primo tronco di strada e non in Molcento. Diversi istru-
menti notarili poi vengono a conferma ci ciò.
E primo un atto del notaro Andrea De Cario, in
data II luglio 1474, donde ne appaiono i confini. Que-
st'atto é la concessione a livello di beni del monastero
di S. Stefano, dei quali già erano investiti certi Bondi ,
che si faceva ad un Tomaso Carbone calzolaio. Ivi i
confini sono cosi indicati: in burgo S. Stephani, in con^
irata usque in Mulcentum, in carrubeo recto , cui coherent
ante dictus carrubeus, ab uno latere domus Dominici Co-
lumbi, sita super solum dicti monasterii, ab alio latere
domus Pelegri de Pla:(ia, callegarii, retro quintana etc.
Secondo, un altro atto pure di detto notaro, in data
20 gennaio 1475, per un livello consimile concesso a
— II —
Ginevra e Bartolomeo, sorella e fratello De Zino, dal
quale appare chiaramente che a quel tratto di carrogio
diritto fuori porta S. Andrea si dava il nome di Car^
rubeus rectus usque in Mulcentum, e che le case di cui si
tratta stavano dalla parte sinistra di chi 'discende da
porta S, Andrea, giacché dietro di esse si segnano
per confini le mura vecchie della città, le quali sono
quelle che da detta porta correvano sulle alture di Mol-
cento e di là a Piccapietra, ed in qualche tratto ancora
sussistono, destinate a sostenere il civico acquedotto.
La casa investita è cosi descritta: in burgo S. Ste-
pani extra portam S. Andree, in carrubeo recto usque in
Mulcentum nuncupatOy cui coherent ante carrubeus rectus
predictus, ab uno latere domus Pelegri de Plagio de Zoalio,
callegarii, sita, super solo dicti monasterii, ab alio latere
domus Bertoni de Villa et Jeronimi eius jratris^ sita super
solo dicti tnonasterii, retro menia civitatis.
Infine, Tatto del 23 gennaio 1477, celebrato a Savona
dal notaro Giovanni Gallo, ove Susanna Fontanarossa,
moglie di Domenico, la quale aveva ipoteca legale
per le sue doti sui beni del marito, acconsente alla
vendita od alla obbligazione della casa, indicata con
queste parole: domum unam cum uno jardino retroposito^
ipsius Dominici, sitam in burgo Sancti Stephani inclite civi-
tatis Janue, in contracta Sancti Andree, quibus domui et
viridario coherent ab una parte Nicolaus de Paravania, ab
alia heredes quondam Antonii Bondi, ante via publica,
retro menia civitatis predicte.
Oltre a ciò,. un altro atto, pure in rogito De Cario,
colla data 17 gennaio 1466, ove Domenico Colombo fa
sicurtà per l'evizione a proposito di una casa venduta
— 12 —
da Giovanni Colombo di Moconesi a Francesco Bovero,
e celebrato nella sua bottega da laniere, indica questa
semplicemente come posta fuori porta S. Andrea: Actum
Janue extra portam 5. Andree in apoteca Dominici de
Columbo, la qual cosa lascia supporre che non fosse
molto lontana dalla porta indicata.
Gli Accademici, ai quali tutti gli indicati documenti fu-
rono sconosciuti, e che forse per non aver potuto con-
sultare a loro beir agio i manuali dei livellarli , non si
avvidero dell'altra casa di via Olivella^ confortati dal
Casoni che dice il padre di Cristoforo possessore in
Genova di due case, nella falsa credenza che quella
del vicolo usqne in Murcentum fosse proprio in Afo/-
cento, credettero che l'accennata nell'atto del 21 lu-
glio 1489 da loro pubblicato, perché indicata in contrata
porte S. Andree, fosse un' altra casa diversa, supponendo
cosi r esistenza di due case distinte, nelle vicinanze di
detta porta ; e di tale opinione fu pure il dotto P. Spo-
torno nella sua Storia Letteraria della Liguria (i). Ma,
come già osservavano i chiarissimi abate Sanguineti,
nella sua Vita di Cristoforo Colombo, pubblicata Tanno
1846, ed avvocato Cornelio Desimoni in una sua re-
lazione Sugli scopritori genovesi del medio evo, inserita
nel Giornale Ligustico del 1874, queste due pretese
case non sono che una sola, trovandosi nei citati re-
gistri del monastero di S. Sterno annotato che in
quella del carrogio usque in Mulcentum era sottentrato
il Bavarcllo, appunto in virtù del menzionato atto del
notare Lorenzo Costa, ove é sempUcemente indicau
(i) VoJjj&t II, p^ 257-
— 13 —
in contrata porte S. Andree, ed i libri livellarii del 1528
e del 1533 al posto di Domenico Colombo segnando
Giacomo Bavarello.
Due atti poi del notaro Pallavicini de Coronato, sotto
la data del 15 31 a' 9 di novembre, per la vendita e la
nuova investitura di diverse botteghe appartenenti a
certi Pallavania , confinanti colla casa di Colombo , al-
lora del Bavarello, vengono a conferma di ciò. Ivi si
dice : Apothecas tres positas sub diutbus domibus . . . si-
tis in burgo S. Stephani, in contrata subtus portam S.
Andree, quibus quidem duàbus domibus cum apothecis co-
herent ante via publica^ ab una parte domus lacobi Ba-
varelliy ab alia parte domus . • . Sorbe , retro menia an-
tiqua civitatis.
Per la qual cosa chiaramente appare che la casa di
cui é discorso era posta nel primo tratto del vico dritto^
a sinistra di chi discende da porta S. Andrea, ed aveva
per confini sul davanti la strada^ a mezzogiorno i Pal-
lavania, a tramontana Antonio Rondi, ed a ponente le
mura vecchie della città.
Ma Domenico Colombo possedeva, come vedemmo,
anche una casa in via Olivella, ed a questa si riferisce
Tatto del 7 agosto 1473, rogato in Savona dal notaro
Pietro Corsaro, ove la moglie Susanna lo autorizza a
vendere la casa medesima, che erale, come del resto
tutte le possessioni di lui, obbligata per le sue doti.
Questa casa ivi é segnata in civitate Janue in contrata
porte Olivelle.
Quantunque di quest' atto sia da molti anni conosciuta
l'esistenza, come quello che é fra i documenti relativi
ai Colombo indicati dall' avvocato Giovanni Battista
— 14 —
Belloro (i), suir ubicazione della casa, e quasi sulla
esistenza della medesima si stette per lungo tempo in-
certi, confondendola con quella fuori porta S. Andrea,
supponendosi che porta Olivelle fosse un'altra appellazione
della porta suddetta.
A toglierci ogni dubbio stanno i citati libri di S. Ste-
fano, dove, come dissi, il nome di Domenico trovasi
fra i livellarii della strada extra portant 5. Andree usque
tn Mulcentuniy e fra quelli di vico Olivelle^ per cui si
mostrano chiaramente due possessioni distinte. E qui
osserverò che via divella era come una continuazione
dell' attuale salita dei cannoni, anticamente la vera via
Porte auree^ quella che dalla porta detta aurea y ora di
Piccapietra, scende al piano. La via dell' divella comin-
ciava dal piano e conduceva ad una porta della città pur
detta dell' Olivelia, e restava quasi paralella all'attuale
vico Bosco, allora detto de' Parmigiani. Le amplia-
zioni fatte da quella parte all'ospedale, poco dopo la
metà del secolo scorso, la fecero scomparire del tutto,
essendosi 1' ospedale avanzato a fronteggiare il vico
Bosco; ma trovasi indicata nelle piante topografiche di
Genova anteriori a detta epoca.
Delle accennate due case però, l'abitata da Domenico
Colombo era quella fuori porta S. Andrea, ossia del
carrogio diritto. Ivi aveva la sua oflScina, apotheca; e
la casa, come quasi tutte le contigue, era provvista di
giardino, viridarium^ di vuoto e di pozzo. L'altra di
contrada divella probabilmente l' aveva concessa in affitto.
(i) Belloro, Rivista critica alla dissertazione dei Sig. Felice Isnardi ecc. ecc.
Genova 1833, un voi. Stamperìa Casamara.
- 15 —
Nell'atto del 17 gennaio 1466, indicato più sopra, e
celebrato proprio nella sua bottega, extra portam Sancii
Andree^ egli si dichiara abitante in quella contrada con
queste parole : Dominicus de Columho quondam lohannis te-
xtor pannorum lane ahitator Janue, in centrata extra portam
S. AndreCy e ciò basterebbe per la sua abitazione cola, ma
vi aggiungo ancora due indicazioni. La prima tolta da
un registro intitolato: Debitores Cartularii affidi Balie
anno de 1466, che é nel nostro Archivio di Stato, e
dove sono descritti sotto la rispettiva conestagia o con-
trada, i diversi debitori di non so quale imposizione.
Ivi nella conestagia extra portam S. Andree, assieme a
Tommaso de Sorba, a Pellegro de Plazia ed altri, ve-
desi notato Dominicus Columbus textor^ per soldi 2 e
danari 4. L'altra, tratta da alcune liste presentate dai
Conestagii nel 1468, certo per la ripartizione di qualche
tassa, i quali nella strada suindicata, assieme al Pel-
legro de Plazia, a Giacomo Pallavania ed altri, segna-
rono il nostro Dominicus Columbus textor lane.
Molti atti poi, da me trovati, si hanno che attestano la
sua presenza nelle vicinanze di porta S. Andrea, mentre
non ve ne ha alcuno ove egli figuri dalle parti di via
divella. Importantissimi sono diversi del 145 1, nelle filze
del notaro Giacomo Bonvino, come i più antichi che
finora si conoscessero di lui. Con quello del 26 marzo,
un Paolino de Moconesi vende a lui, Dominico Columbo
textori pannorum lane in Janua quondam lohannis, una
terra a Quarto, e V atto si compie nella bottega di un
barbiere in contrata porte S. Andree. Negli altri due del
giorno seguente il Colombo figura fra testi civibus Janue.
Entrambi sono fatti presso il notaio in contrata porte S.
— i6 —
Andree juxta bancum residentie mei notarti infrascripti y
come leggesi nella chiusa di uno, e con qualche va-
riante di dicitura nell'altro. Il primo é una compra fatta
dal sopra notato Paolo de Moconesi di una terra a
Quarto, ed il secondo una promessa di indennità passata
fra diversi cardatori a favore di un laniere.
Un atto del notaro Andrea De Cario, in data 15 marzo
1462 , ove Domenico Colombo interviene per far ga-
ranzia a favore di Antonio di Leverono del fu Lodisio,
ce lo mostra in casa del notaio extra portam S. Andree,
ed un altro fra i rogiti di Benedetto Peloso, addi 9 gen-
naio 1465, in una bottega li presso alla sua, per una
procura di Bianchinetta Balbi riioglie di Pellegro Plazia,
fatta extra portam S. Andree in apotheca dicti Pellegri; e
tutti questi dati sulla presenza continua di Domenico
Colombo nelle vicinanze della porta di S. Andrea, an-
che indipendentemente dall'atto 17 gennaio 1466 che
chiaro lo dice, sarebbero più che bastanti a far prova
della sua abitazione nella casa da lui posseduta fuori
della porta indicata.
Neir atto ultimo citato , ove Domenico figura fra i
testimonii della Bianchinetta Balbi de Plazia, é da no-
tarsi che egli trovasi qualificato come formajarius, e
la stessa professione gli si dà in un altro atto dello
stesso notaro addi 14 settembre 1465, ove è fra testimonii
ad una sentenza arbitrale. Ciò potrebbe essere una svista
del notaro, ma potrebbe anche dipendere da che allora
alla sua professione di tessitore di panni unisse quella
di pizzicagnolo, allo stesso modo che nel 1470 a Sa-
vona vi univa quella di taverniere.
Molto importante sarebbe il conoscere da quando
— 17 —
Domenico cominciò a condurre dai monaci di S. Stefano
le due case, potendo ciò fornire argomenti alle discus-
sioni sul luogo della nascita di Cristoforo. Ma la man-
canza nei registri livellarii non ci permette di accertare
questa data. Fino ai nostri giorni il documento più
antico che parlasse della presenza di Domenico Co-
lombo in Genova, era quello de' registri suddetti colla
data del 1457. Dopo che io ebbi trovato gli atti del 26
e 27 marzo 145 1 fu accertata da detta epoca: or poi
un altro atto pure da me trovato, ci pone in grado di
fissarla ancora dodici anni prima. É questo nelle filze
del notaro Benedetto Peloso, sotto la data del i.° aprile
1439, e non solo prova che Domenico a quell'epoca
trovavasi in Genova , ma implica la necessità della ferma
dimora fra noi per V esercizio della sua professione.
Con esso infatti il Dominicus de Columbo textor pan-
norum lane, filius lohannis, prende a' suoi servigi per
cinque anni, e coli' obbligo di insegnargli detta arte, un
giovinetto a nome Antonio, figlio di Lodisio de Leve-
rono de ponte Cicanie , quello stesso per cui, fatto uomo,
a 15 marzo 1462, come sopra vedemmo, si rendeva in
seguito garante.
Nessun dato di quest' atto ci autorizza a credere che
Domenico abitasse allora la casa fuori porta S. Andrea, e
la mancanza dei libri livellarii, e di qualunque documento,
ci tengono all' oscuro suU' epoca in cui cominciò a farlo.
Comunque però sia, siccome il notaro stava di casa li
presso nel piano, é lecito supporre con fondamento che
Domenico non abitasse molto lontano da quei luoghi,
ova stavano tutti gli artefici dell'arte della lana, e dove
una strada si chiama ancora adesso il Borgo dei lanajuoli.
— i8 —
Ma tornando alla casa sua fuori porta S. Andrea, di-
remo che egli continuò ad abitarla sino all' epoca in
cui, colla famiglia, si trasportò a Savona; allora la con-
cesse in aflStto a certo Nicolò Mallo. Di ciò ne certifica
un atto del 5 novembre 1476, rogato qui in Genova dal
notaro Giovanni De Benedetti, mentre Domenico era
domiciliato a Savona, leggendovisi hahitator SaonCy col
quale cede al notaro Francesco Camogli il credito di
circa lire 20 che teneva contro il Mallo suddetto, per
pigione della casa che gli aveva affittata: occasione perir
sionis cuiusdam domus ipsius Dominici quam tenet et con-
' ducit etc.
Probabihnente Domenico, venuto da Savona pei suoi
affiiri, come talora soleva, aveva fatto calcolo su detta
somma, che, non potuta esigere dal suo pigionale,
dovette torre a prestito dal Camogli , facendogli cessione
del credito.
Invero nell'atto sopra citato non si indica a quale
delle due case egli si riferisca ; ma siccome quella di via
divella doveva il Colombo già averla venduta a detta
epoca, come ci autorizza a credere Tatto del 7 agosto
1473 in notaro Pietro Corsaro, con cui la moglie di
Domenico aderisce alla vendita facendo rinunzia alle
ipoteche per le sue doti, ne consegue non poter essere
che r altra fuori porta S. Andrea.
Un altro locatario di questa casa, che non sappiamo
se immediatamente succeduto al Mallo, o dopo più
inquilini, é additato dal notaro Gio. Battista Parrisola
in data 23 aprile 1490, con una quietanza di lire 2 e
soldi IO, fatta da Domenico Colombo a Gio. Battista
de Villa, calzolaio, ad compUmentum pensionis cuiusdam
— 19 —
domus cum apotheca site Janue in burgo S. Stephani, in
contrata porte 5. Andree, sub suis confinibus quam. . .
tenuit et conduxit . . . , et etiam prò resto raccionis cur-
rentis inter eos de omnibus bis que diete partes agere ha-
buerunt usque in diem et horam presentem.
Come si vede, oltre air essere stato suo inquilino, il
Villa ebbe qualche aflFare col Colombo, che forse durante
la sua assenza a Savona lo aveva incaricato di curare i
suoi interessi. Certo è che egli fu V ultimo locatario
della sua abitazione, giacché alla data dell' atto suddetto,
era già quasi un anno che Domenico ne aveva dimesso
il possesso a favore di suo genero Giacomo Bavarello,
e molto dubitiamo che dopo il suo ritorno da Savona
possa più aver abitato quella casa, cagione di lunghe liti
col genero, e di tante spese per entrambi.
L' ultima notizia che di Domenico Colombo si cono-
sca, é il suo intervento al testamento di Carlottina Ver-
nazza, sorella del celebre Ettore Vernazza, fondatore
dell' Ospedaletto, e moglie di Carlotto Pizomo, fatto in
una casa dove essa allora si trovava, e già del padre
di suo marito, nelle vicinanze di porta dell'Arco, prope
portam arcus, a' 30 di settembre del 1494. Ivi é indi-
cato come olim textor pannorum lane quondam lohannis,
ma nulla vi è detto della sua abitazione, che però non
si deve credere fosse molto lontana, solendosi i testi-
moni agli atti cercare fra gli abitanti vicmi.
La casa presso porta S. Andrea passò, come dicem-
mo, in possesso di Giacomo Bavarello genero di Do-
menico. L'atto del 21 luglio 1489, pubblicato nel
Ragionamento, ce ne spiega la ragione.
Domenico Colombo aveva una figlia che sposava a
— 20 ~
Giacomo Bavarello , di professione formaggiaio , promet-
tendogli una dote di lire 250 che non isborsava. Il genero
perciò dopo qualche tempo faceva citare il suocero e
condannarlo, e continuando costui a non soddisfare il suo
debito, fece gli atti opportuni onde andare a possesso
della casa, A questo si oppose Domenico come padre
ed amministratore de' suoi figli, Cristoforo, Bartolomeo
e Giacomo , quali eredi della lor madre Susanna , per le
doti della quale la casa era ipotecata. Sopra ciò molto
si litigò e molto si spese, finché si venne ad amichevole
componimento, che è il suddetto del 21 luglio 1489 in
atti del notaro Lorenzo Costa, ove Domenico concede
al genero il possesso della casa per lire 250, col patto
di riscatto entro due anni, e contro il pagamento della
somma suddetta.
Il Colombo però più non la riprese, e la stessa hi
investita definitivamente dai monaci al Bavarello, con
atto del 31 marzo 1492, a rogito del notaro Gio. An-
tonio Savignone , e coli' istesso canone che pagava suo
suocero, come rilevo da un indice dei libri ove i mo-
naci di S. Stefeno trascrivevano in esteso gli atti dei
livelli che concedevano (i); il quale indice é fatto sulla
fine del secolo scorso e trovasi neir Archivio di Stato.
Ma disgraziatamente non si può procedere nelle investi-
gazioni, perché gli atti originali del notaro Savignone
andarono abbruciati, e sono segnati nella nota Com-
bustorum, ed il libro dei livelli contraddistinto colla
lettera D, in cui Tatto era trascritto, non è fra quei
pochi che si conservano in detto Archivio.
(i) Da non confondersi detti Libri dei Livelli con \ Manuali dti Livellarii pìt
▼otte duti.
-^21 —
È impossibile pertanto colla scorta delle sole carte del
monastero di S, Stefano che si hanno, lo stabilire la
posizione precisa della casa di cui ci occupiamo. Una
approssimativa indicazione però si può dai registri dei
livellarii ricavare, ed é che essendo i livellarii segnati
prima di Colombo in molto minor numero di quelli
che gli vengono dopo, la casa doveva trovarsi non lon-
tana da porta S. Andrea , come d' altronde dicono i do-
cumenti; per cui dovendosene additar la posizione, non
si sbaglierebbe di molto segnandola a sinistra di chi
discende da detta porta, lasciato di poco a destra il vico
di Ripalta.
II.
La suddetta conclusione era da me emessa la prima
volta che mi occupai delle case di Domenico Colombo
in un lavoro pubblicato nel 1881 (i). Ulteriori studi poi,
e minuziose ricerche fatte, particolarmente nelle filze dei
notai che registrano le enfiteusi concesse dai monaci di
S. Stefano , mi posero in grado non solo di confermare
la detta conclusione , ma di precisare in modo incon-
trastabile r ubicazione della casa di cui é discorso.
Nulla dirò della infinita quantità di carte, atti, regi-
stri che ho dovuto consultare ; accennerò solo come, per
la interruzione nei libri dell'abazia di S. Stefano, non
(1)7/ Borgo di S. Stefano ai tempi di Colombo e le case di Domenico Colombo —
stampato in prima nel mese di marzo 1881 sul Corriere Mercantile ^ e quindi
in un opuscolo a parte di pag. 30. Genova, Tip. Pellas, 1881.
If. St4GL»MO. 1
— 22 —
potendo condurre le ricerche dai tempi antichi ai mo-
derni, ho seguitato il sistema opposto, salendo cioè dai
moderni agli antichi. E. poiché dalle ragioni addotte
più sopra risulta che la casa doveva essere fra quelle che
trovansi nella accennata località, poco più poco meno rim-
petto alla discesa di Ripalta, rivolsi le mie investigazioni
a quella di proporzioni molto grandi, in confronto delle
altre, e che ora porta il numero 39, supponendola un
aggregato di più d'una dei* tempi antichi, come é infatti,
e perchè essendo stata sino a' principii del secolo cor-
rente soggetta a canone a favore dei monaci, potevo con
maggiore facilità scoprire i possessori della medesima.
Il buon esito mi fece convinto che non mi ero ingan-
gannato nella scelta; imperocché essendo venuto a cono-
scere che essa era formata dalle due, che ne' tempi
antichi appartenevano ai fratelli Pallavania, niun dubbio
più mi restava che la casa di Domenico Colombo non
dovesse essere quella piccola, a due finestre per piano, che
le sta immediatamente attìgua dalla parte di tramontana,
e che ora é segnata col civico numero 37. Assodato ciò,
volli conoscere in quali successivi possessori fosse, que-
st' ultima passata ed a quali vicende soggetta, ed in gran
parte vi sono riuscito; che se trovasi ancora qualche
piccola lacuna, questa potrà sempre essere colmata. Ma
ciò non potrà far mai cambiare la conclusione finale,
che accerta essere la indicata casa al numero 37 quella
che Domenico Colombo aveva in enfiteusi dai monaci
di S. Stefano.
Veniamo ora alle prove.
La casa di Colombo é descritta dall'atto 21 luglio
1489, cum apotheca sub ea, viridario, puteo et vacuo eidem
— 23 —
domui contiguis, positis Janue in contrata porte S. Andree
etc. etc.^ ed in quanto ai confini, si rimette ad un altro
che non si è mai potuto trovare. Ma a noi sono noti
da diversi documenti, e già li abbiamo indicati.
Essi erano allora: dalla parte della porta, cioè a mez-
zogiorno, le case dei Pallavania, dall'opposta quella di
Antonio Bondi, alla quale confinavano i Piaggio da Zoa-
gli, mentre i Pallavania avevano per vicini dalF altra parte
Simone Sorba. Sul davanti poi, cioè a levante, stava la
strada, il carrubeus rectuSy e di dietro, dopo i giardini, erano
le moenia vetera civitatis. Aggiungerò ora che ai Piaggio,
verso Ponticello , era attigua la casa di Brigida De Zino
nata de Sauro, come appare da atto 22 gennaio 1473
del notaro Andrea De Cario, ed a costei la casa di un
Bertono de Villa e quindi di un Giacomo de Villa.
Dunque Sorba, Pallavania^ Colombo, Bondi, Piaggio^
Zino, De F///a,* erano i possessori delle case di quella
località e di esse tutte mi occorrerà dire qualche cosa,
giacché r una coli' altra si confortano colla indicazione
dei rispettivi confini.
A maggior chiarezza poi, ed onde a colpo d'occhio
si possano conoscere i successivi possessori delle stesse,
ho unito una tavola ove tutti sono indicati, coli' accenno
agli atti ed ai documenti che vi si riferiscono, e che con-
fermano il mio dire.
Siccome però in essa ho preso per punto di partenza
il manuale dei livellarli del 1457, al posto del Sorba,
del Zino e ^ei Villa sopra notati, vedonsi i nomi dei
possessori che li hanno preceduti.
Ciò posto, prima di passare ad investigare i pos-
sessori che succedettero al Bavarello, accennerò ad un
— 24 —
atto, da me trovato da poco, che ha per oggetto la
casa in discorso, ed é di molta importanza per la
genealogia della famiglia Colombo, come quello che ci
fa sapere il nome della figlia di Domenico maritata in
Bavarello, la quale si chiamava Bianchinetta , e dà no-
tizia di un figlio di essi a nome Pantalino. L*atto é
nelle filze del notaro Gio, Battista Parrisola, e segna la
data del 26 ottobre 15 17. Ivi si fa cenno del convegno
fatto da Domenico Colombo col genero a' 21 luglio
1489, v'é in parte la storia della vertenza occorsa fra
di loro per la dote e per la casa, e porta in sostanza
che Pantalino, come figlio ed unico erede di Bian-
chinetta, rinunzia a suo padre ogni diritto sulla casa
per le doti materne, contro V equivalente di due luo-
ghi e mezzo in S. Giorgio.
A Giacomo Bavarello pertanto rimase la casa, ed egli
la tenne parecchi anni , figurando il suo nome nei registri
de' livellarii del 1528 e del 1533, mancando alcuni dei
precedenti, degli intermedii, come dei seguenti.
In quello del 1540 appare un Nicolò de Turrilia, inve-
stito con atto del notaro Nicolò Pallavicini de Coronato,
in data del 2 aprile 1538, Ma disgraziatamente quest'atto
non si trova, per cui non si può dire se il Torriglia sia
succeduto direttamente al Bavarello , o se vi fu qualche
altro possessore intermedio. Che la casa della quale entrò
a possesso il Torriglia sia proprio la nostra di cui ci oc-
cupiamo, si ricava poi anche dagli atti relativi a quelle
dei Pallavania.
Due erano le case nel carrogio diritto da essi posse-
dute, una piccola, per cui pagavano il canone di soldi
II, danari 6, ed una molto grande col canone di lire 2,
— 25 —
soldi 12 e danari i. Per cui, e per vederla indicata
come domtis magna, con due porte, una delle quali
pur distinta dalla qualifica di grande , e per altri indizii ,
bisogna credere che invero fosse molto ampia, e che in
confronto delle altre potesse dirsi un vero palazzo. En-
trambe ne' tempi più antichi erano possedute dagli Adorno;
e dai manuali dei livellarli del 1458 e del 1460, la
prima é intestata a Benedetta moglie del quondam Gio-
vanni Pallavania, e la grande a Giovanni Pallavania.
Quest' ultima é la contigua alla casa di Domenico Co-
lombo, per cui molti atti che all' una si riferiscono,
indirettamente anche all'altra si possono riferire.
Già vedemmo, come tre botteghe di dette case, con
atto del 5 novembre 1531 a rogito del notaro Nicolò
Pallavicini de Coronato, fossero vendute, e che nella
indicazione dei confini relativi alle stesse si accennasse
alla casa di Domenico Colombo allora del Bavarello, Qui
dirò che i compratori di esse erano Andrea, Pagano e Gio.
Battista, firatelli e nipote Promontorio-De-Ferrari , ricchi
setajuoli, della famiglia del moderno Duca di Galliera.
Il venditore poi era Giacomo Antonio Pallavania del
fu Stefano, ascritto alla nobiltà, nell'Albergo Spinola,
il quale con atto del 9 luglio 1538, redatto dal notaro
Paolo Abbo, vendeva la casa piccola , eccettuatone l' ap-
partamento superiore, a Benedetto Merea de Savignono,
investito dai monaci addi 28 luglio 1542, con atto di Ni-
colò Pallavicini de Coronato, e col canone di soldi ne
danari 3. Ivi si legge che i monaci di S. Stefano da-
vano a livello Benedicto Merea de Savignono callegario
quondam lacobi etc. . . . quondam apothecam cum tribus
solariis etc. . . . cuiusdam domus site Janue in burgo
— 26 —
5. Stephani subtus portam S. Andree, cui coherent ante
via puhlica retro viridarium dicti monasterii, conductum
in emphiteusim perpetuam per lacohum Antonium Spinulam
Pallavaniam quondam Stephani, ab uno latere domus
dicti monasterii conducta per heredes quondam . . . (i)
uxoris ultimo loco Manuelis Barbenigre, et ab alio latere
domus dicti monasterii conducta per dictum lacobum Anto-
nium Spinulam Pallavaniam et si qui etc. etc Et est illa
apotheca cum tribus solariis etc. . . . que etc. . . . conr
ducebat dictus lacobus Antonius Spinula Pallavania, etc.
sub annuo terratico seu canone soldorum undecim et dana-
riorum septem etc. . . . et quam apothecam cum tribm
solariis etc. . . . aquisivit a dicto lacobo Antonio ut con-
stat vigore publici istrumenti scripti manu Pauli Abbo
notarii etc. etc.
Come si vede, non si accenna nell'atto a tutta la casa,
ma ad una bottega ed a tre appartamenti, locché fa sup-
porre che vi fosse un' altra bottega, la quale certo era
una delle tre già vendute dal Pallavania ai De-Ferrari
nel 1531 , ed appunto quella che dal manuale dei livellarii
del 1540 é segnata come da quest'ultimi venduta a
Benedetto Merea de Savignono dal 6 novembre 1532 (2).
In quanto agli appartamenti sono venduti solo tre, es-
sendo il quarto, quello a tetto, rimasto al Pallavania.
Infatti costui a' 26 aprile 1543, in atto del notaro
Gio. Giacomo Cibo Peirano, vendeva la casa grande as-
sieme al suddetto appartamento a tetto della piccola, a
(i) Il pome di questa donna è illeggibile, tanto è scellerata la scrittura del
notaro.
(2) In detto Manuale si legge : Andreas De Promontorio De-Ferrariis prò trir
bus apothuis de quibus vendidit una Benedkto Merea de Savignono caìegario. Sol X,
— 27 -
Cristoforo Piola del quondam Gregorio, della famiglia
dei nostri rinomati pittori , il quale ne aveva T investi-
tura ai 9 maggio seguente, in atto del citato Nicolò
Pallavicini de Coronato, coll'annuo canone di lire 2 e soldi
12. La casa vi é cosi descritta: Quandam domum cum
duabus apothecis positis sub dieta domo^ et cum quodam
solario superiori, quod est in quadatn domo contigua quam
Benedictus Merea de Savignono titulo perpetue locationis
tenet et conducit a dicto monasterio etc. . . . et quoddam
viridarium positum retro dieta domus, cum puteo in dicto
viridario etc. . . . excluso quoddam scagno ^ quod est
positum supra troynam scalle porte magne diete domus
etc que quidem domus etc est sita Janue
in contrata S. Andree, in carrubeo recto per quem itur ad
plateam Ponticelli, et cui quidem domui coheret ante via
publicay retro dictum viridarium, et ipsi viridario in ca-
pite coherent menia antiqua civitatis Genue, ab uno latere
coheret domus dicti monasterii, condueta per Benedictum
Meream de Savignono , ab alio latere domus dicti monasterii
condueta per Nicolaum de Turrilia, et dicto viridario co-
herent ab uno latere aliud viridarium dicti Nicolai de
Turrilia, emphiteuta dicti monasterii, et dicto solario cohe-
rent superius tectum, et infra alia solaria domus dicti Be-
nedieti, etiam emphiteuta dicti monasterii, et si qui etc. . . .
et est illa domus cum apothecis et solario et viridario cum
puteo, quam a dicto monasterio in emphiteusi perpetua te-
nebat et conducebat lacobus Antonius Spinola Pallavania
quondam Stephani etc. . . . sub annuo terratico librarum
duarum et soldorum iuedecim Janue, et que domus dictus
Cristophorus titulo emptionis etc. . . . acquisivit a dicto
lacobo Antonio etc. etc.
-28-
Dalla quale descrizione , che concorda con la precedente,
si conosce che la casa grande Pallavania che si vendeva, men-
tre da uh lato aveva l'altra già Pallavania, ossia la piccola ,
allora del Merea de Savignono, dall' altro aveva quella di
Nicolò de Turrilia; per cui resta pienamente dimostrata la
successione di costui nella casa già di Domenico Colombo.
Senonchè, oltre questa casa, il Torriglia si era reso acqui-
sitore anche di un'altra casa nelle vicinanze, cioè di
quella già di Bartolomeo de Clavaro, e poi dei Zino, di
cui era investito a' 2 3 febbraio 1544, in atto del notaro
Nicolò Pallavicini de Coronato. Dove é cosi descritta:
qtiandam domum sittam Janue in centrata porte S. Andree^
in carrubeo recto, cui coheret ante via publica, retro viridr
arium Baptiste de Honeto in parte, et in parte viridarium
dicti Nicolai emphiteuta dicti monasteriiy ab uno latere
domus dicti Baptiste de Honeto, et ab alio latere domus
heredum quondam Bernardi Putei ^ emphiteute dicti monar-
sterif et si qui etc. . . . et est illa domus que a dicto mona-
sterio in similem empbiteusim perpetuam tenebat et condu-
cebat Stephanum de Grimaldis de Zino quondam Jeronimi
et Jeronimus de Zino etc. . . . sub annuo terratico soU
dorum quatordecim etc. . . . prò annuo terratico seu ca-
none etc. . . . soldorum quatordecim etc.
Dalla qual descrizione risulta che questa casa, dalla
parte posteriore, confinava col giardino di quella, una
voltii di Colombo , posseduta pure dal Torriglia, come
dicono le parole, retro . . . . et in parte viridarium dicti
Nicolai etc.
Fra di essa e quella di Domenico Colombo erano le case
dei Bondi e dei Piaggio, piccole anche esse, ma un po'
più grandi di quella di Colombo, e senza giardini, e che un
— 29 —
atto del 17 agosto 15 13 nelle filze del notaro Baldassarre
Pallavicini de Coronato indica come già assieme incorpo-
rate e formanti una casa sola, col complessivo canone
di soldi 29, ed in possesso di certo Antonio de Copellis
di Castiglione: Domus duas contiguas, in unum postmodo
reductas, cum vacuo et puteo, stttas in burgo S. Stephani
in carruhio recto usque in Mulcentum, cui coheret ante
via publicay ab uno latere domus lacobi Bavarelli et ab
alio latere heredum Raphaelis de Zino , retro tnenia antiqua
civitatis Janue.
L*atto é un convegno col monastero di S. Stefano
per l'afiErancazione di esse, il quale trova riscontro nel
manuale dei livellarli del 1533, ove la casa é segnata in
possesso degli eredi Pozzo, coli' avvertenza; dicitur franca^
e dopo d'allora più non figura nei manuali.
Il Torriglia, possessore delle due case laterali alla sopra
accennata e dei giardini che vi erano alle spalle, vi
esegui dei cambiamenti e delle costruzioni che ne mu-
tarono la fórma nella parte posteriore, occupando qual-
che spazio nei giardini, onde esse restavano in certo
qual modo unite e dipendenti Tuna dall'altra, con reci-
proche servitù; mentre fra di esse slava incastonata la
casa già Bondi Piaggio, affrancata dal monastero.
I suoi affari però non sono continuati molto tempo
bene, Melchiono Lomellino consegui estimo sulle pos-
sessioni di lui a' 21 giugno 1546, con atto del notaro
Lorenzo Capurro; e quantunque non si sia potuto
trovare quest'atto, non si può dubitare del fatto, perchè
confermato da istrumenti del 7 e del 23 settembre 1557,
a rogito del notaro Gio. Giacomo Cibo-Peirano, che ve-
dremo in appresso.
— 30 —
Ma il Lomellini non andò in possesso che dei giar-
dini. Le case caddero in Oberto Giustiniani-Morchio,
che ne fu investito addi 4 agosto 1548, con atto dei
notaro Nicolò Pallavicini de Coronato, e col canone di
soldi dieci per la casa già di D. Colombo , e cosi con un
soldo di meno, perchè più non vi era compreso il giar-
dino, e di soldi quattordici, come prima, per T altra.
Quandam domum cum. vocilo, sittam Janue in contrata
porte S. Andree, in carruheo recto, cui domui cum vacuo
coheret ante via puhlicOy ab uno latere domus Baptiste de
Moneto mersarii quondam lohannis Francisci^ ab alio latere do-
mus heredum quondam Antonii de Castiliono, emphiteute dicti
monasterii, retro menia antiqua civitatis Janue etc. . . .
Item quandam aliam domum, excluso viridario, sittam Janue
in dieta contrata, cui coheret ante via publica, ab uno latere
domus Christophori Piole emphiteute dicti monasterii, ab
alio latere domus dictorum heredum quondam Antonii de
Castiliono emphiteute dicti monasterii, retro menia antiqua
civitatis Janue etc. . . . et sunt ille domos due cum
vacuo et cum viridario contiguo diete domui, que quon-
dam Nicolaus de Turrilia quondam lohannis prò se te-
nebat etc. . . . videlicet respective diete domus cum vacuo,
soldorum quatuordecim Janue et alterius domus, comprerà
henso dicto viridario, sub annuo terratico seu canone sol-
dorum undecim Janue etc.
Nell'atto segue la storia della peripezie legali a cui le
case andarono soggette, e quindi si dice che rinvestitura
fatta al Giustiniani-Morchio è col canone di soldi quat-
tordici per una, e di soldi dieci per T altra, perché
exluso viridario^ e relieto soldo uno supra dicto viridario
contiguo.
— 31 —
Un qualche interesse però continuò ad avere tuttora
sulle stesse il Lomellino, finché essendosi convenuto che
avrebbe rinunziato ad ogni suo diritto a favore del Giu-
stiniani-Morchio, questi ottenne una nuova investitura,
addi 23 aprile 1555, in atti di Agostino De Franchi-
Molfino, ove è ripetuta la storia delle vicende legali
della casa, e vedonsi colla stessa descrizione sopra ripor-
tata indicati i medesimi confinanti, e stabilito il canone di
soldi quattordici per una e di soldi dieci per T altra, ex-
eluso viridario, pel quale rimane fissato un soldo; ed il
Lomellini, con atto del 29 maggio, a rogito del notaro
Domenico Conforto, gli faceva cessione di ogni suo
diritto che restava convenuto e liquidato in lire 1125,
Da tutti questi documenti risulta come le due case
poste air incanto, fossero in prima deliberate a Bartolo-
meo Grimaldo Pereto, nomine exclarandOy e come, dopo
varii incidenti di procedura, finissero definitivamente in-
testate al Giustiniani-Morchio. Il giardino poi, rimasto
proprietà assoluta del Lomellino, fu dagli eredi di costui
venduto a Battista de Oneto del quondam Giovanni
Francesco per lire 180, come da atti del 7 e 23 dicem-
bre 1557, a rogito del notaro Gio. Giacomo Cibo-Pei-
rano, dai quali appare che nello stesso era stata costruita
una casuccia allora rovinata.
In detti istrumenti, fatti da Antonio Lomellino del
quondam Melchiono , il primo dei quali è una promessa
di vendita ed il secondo la vendita, si legge: quoddam
viridarium cum vacuo, positum extra portam S. Andree^
cum quadam domuncula dirupta etc. . . et sunt illa bona
in quihus dictus Melchion consecutus est extimum tanquam
in honis quondam Nicolai de Turrilia etc.
— 32 -
Di questo ricevette la debita investitura dai monaci
ai 3 febbraio 1560, per rogito del notaro Agostino De
Franchi-Molfino , ove si enunciano i confini: quoddam
viridarium cum vacuo et domuticula dirupta positum
extra portam S. Andree , cui coheret ante domus que fuit
quondam Nicolai de Turrilia, et nunc Oherti lustiniani
Murchii, retro menia antiqua, ab uno latere dictus Bapti-
sta etc. L'investitura é fatta per un soldo all'anno.
Solo un decennio tenne le due case il Giustiniani-
Morchio, che a' 26 novembre del 1559 ne faceva ven-
dita a Gerolamo Maragliano del fu Giacomo, per lire
2300, da pagarsi entro quattro anni. Dall'atto, redatto dal
notaro Domenico Conforto, si vede che la casa che in
parte la separava, quella cioè formata dalle case fiondi
e Piaggio, era allora di uno Stefano Merisano. Le case
vendute sono cosi descritte: domos duas ipsius Oberti
cum apothecis, sitas in contrata S. Andree in carrubeo
recto , cui altera cum fundico et cisterna coheret antea via
publica, ab uno latere domus Baptiste de Moneto, ab alio
latere Stephanus Merisanus, retro viridarium dicti Bapti-
ste de Moneto, et si qui etc. , et altera vero coheret antea via
publica, ab uno latere domus Cristophori Piole, ab alio
latere in parte domus dicti Stephani et in parte viridor
rium dicti Baptiste de Moneto, mediante fundico domus
dicti Oberti y ut supra dicto leronimo vendite, retro vi-
ridarium dicti Baptiste, et si qui etc. . . . cum omnibus
et singulis juribus et pertinentiis. . . . ac jura que habet
in fundico et puteo etc. etc.
L' atto di investitura non mi venne fatto di vederlo
nemmeno indicato ; ma siccome fra i patti della vendita
eravi quello che Oberto sarebbe stato a possesso della
- 33 —
casa finché il Maraglìano gliela avesse completamente
pagata, può essere benissimo che non sia mai stato
fatto.
Il Maragliano, dopo pochi anni, vendeva la casa già
Colombo ad uno Stefano Magliocco. Questo consta da
atto di Domenico Conforto del 6 maggio 1564. Ivi la casa
é indicata cum apotheca et jura qtie habet in fundico ubi est
putetis, et in ipso puteo; e la vendita fu fatta per lire
1065, che il compratore obbligossi a pagare parte subito
e parte entro qualche tempo ad Oberto Giustiniani-
Morchio, essendo costui ancora creditore del Maragliano.
In un aggiustamento di conti poi, fra questi due , fatto
lo stesso giorno e collo stesso notaro, la casa ven-
duta é indicata col qualificativo di piccola, domus parva,
in confronto dell'altra rimastagli: la qual cosa è una prova
della poca entità della medesima. .
L'anno seguente, ai 9 di agosto, il Magliocco ne
aveva T investitura per soldi dodici all' anno , con atto
del notaro Agostino De Franchi-Molfino, ove leggesi:
Domum quandam cum apotheca, juribus et pertinentiis^ et
' fura que habet in fondico ubi est puteus et in ipso puteo ,
cui coheret ante via publica, ab uno latere domus Ste-
phani Merisani et in parte alius fundicus domus Hyero-
nimi Maraliani, in quo dictus Stephanus, respectu diete
domus sibi locate, jus habere pretenditi ab alio latere
Christophorus Piola, retro Baptista de Honeto^ et si qui
etc et est illa domus quam a dicto monasterio in
similem emphiteusim perpetuam tenebat et conducebat dictus
Hieronimus Maralianus, et quam dictus Stephanus titulo
emptionis emit a dicto Hieronimo, ut constai instrumento
scripto manu Dominici de Conforto notarii, anno pro^
— 34 —
xitne preterito die VI mai, etc. etc. Ad habendum etcì...
prò et sub annuo terratico seu canone etc.... soldorum duo-
decitn lanue.
Dopo il Magliocco, il possessore che succede è Gio.
Battista Zerbi. Nei manuali dei livellarii degli anni 1578,
1590 e 1595, é segnato come investito a' 2 dicembre
1569, col canone di soldi dodici, in atto del notaro
Agostino Molfino, e più d* un soldo pel vacuo; ma
detto atto non mi riusci di trovare, nonostante le più
accurate ricerche. La successione però del Zerbi nella casa
già Colombo é provata da molti altri documenti , come
si vedrà in appresso. Egli poi, addi 11 gennaio 1571,
comperava pure da Battista de Oneto , con atto del no-
taro Antonio Giustiniani -Roccatagliata, una parte del
giardino già appartenente alla casa Colombo, rimasto al
Lomellìno e da questi rivenduto air Oneto, con gli atti
sopra citati del 7 e 27 dicembre 1357.
La vendita al Zerbi era fatta per lire quaranta, e col patto
che sopportasse tutto il canone di un soldo che gravava
sul giardino, quantunque di questo non fosse venduta
che una parte, cioè quella soprastante al fundicus, già
dal Zerbi posseduto. Nell'atto di investitura concessa-
gli da' monaci, a rogito del notaro Agostino De Fran-
chi-Molfino addi 29 gennaio 1571, cosi è descritto:
vacuum, quod alias dicitur fuisse terraciam, existens supra
canepam domus dicti Baptiste de Zerbi, et seu aer supra
dictutn vacuum etc. . . . positum Janue in contrata porte
S. Andreey cui coheret versus dictam portam S. Andree
domus Baptiste de Piola etfratrum, versus viam publicam
domus dictis emptoris, et domus quondam leronimi Marra-
— 35 —
liani, et ab aKis partibus domus seu viridarium Baptiste
de Moneto etc. . . . et est illud vacuum seu aer quod etc. • . .
dictus Baptista de Zerbi emit et acquisivit a dicto de
Moneto y ut constat ex instrumento scripto manu Antonii
lustiniani notarii anno presente, die XII lanuarii etc.
La storia della casa grande Pallavania contìgua a
quella di Colombo, è importantissima, come ho avver-
tito, per le nostre ricerche, tanto più perché la serie dei
successivi possessori di essa si può condurre sempre sulla
scorta dei relativi documenti di compre-vendite, di inve-
stiture od altri, fino ai nostri giorni, come può vedersi
dalla tavola ove sono indicati tutti i contigui alla casa
di Domenico Colombo. Qui ci interessa segnare che a
Cristoforo Piola successero i suoi figli Battista, Pietro
e Michele, a costoro tenne dietro nel 1571 il patrìzio
Ambrogio Doria, nel 1595 un Vincenzo Levagio, e
nel 1596 un Gio. Battista Ottone, e che in tutti gli
atti relativi é sempre indicato da quella parte come
confinante Gio. Battista Zerbi, od i suoi eredi, onde
é provato pienamennte il possesso di lui nella casa già
di Domenico Colombo.
Battista Zerbi era un tornitore, che teneva anche
bottega da mereiaio, e nel 1578 ai 12 giugno, con atto
del notaro Gio. Battista Pagano, acquistava pure un'altra
casa un poco più in giù, che i monaci gli davano in
enfiteusi a' 17 giugno 1578, con atto del notaro Agostino
Molfino e col canone di soldi dodici.
Egli moriva il 5 giugno del 15 91, e nell' inventario
dei beni della sua successione, fatto quel giorno medesimo
4n atti del notaro Gerolamo Oneto, le sue case sono
- 36 -
chiaramente indicate, e quella dì Colombo é cosi de-
scritta: E più un altra (casa) nella quale habita la fami-
glia di detto quondam Battista in parte, et in parte Lau-
rentio de Gregorio et Andrea Merisano , quali rendono
lire 48, cioè lire 24 per ognuno, posta in detta contrada
de carrogio dritto, alla quale confina davanti la pubblica
via, da un lato il Magnifico Ambrogio Boria quondam
Oberti, e di retro le dette mura della città.
Come si vede il Zerbi non abitava tutta quanta la casa,
essendovi due mezzani affittati, i quali dovevano essere
il primo ed il secondo, giacché dal di lui testamento
del 31 maggio 1391, in detto notaro Gerolamo Oneto,
e da altri atti , si conosce che abitava nel solario a tecto.
Ma siccome da quelli della divisione seguita, risulta che
oltre questo a tecto, la casa era composta di tre solai,
bisogna credere che il Zerbi anche quello sottostante
tenesse per uso suo e della famiglia, piuttosto nume-
rosa, come che composta di moglie in seconde nozze,
tre maschi e tre femmine , una però alla sua morte già
maritata, e colle inevitabili questioni di matrigna é fi-
gliastri.
La di lui eredità stette indivisa parecchi anni, finché
due de' suoi figli , che nel frattempo si erano fatti frati
nel monastero di S. Francesco di Paola, ne promossero
la divisione sotto la data del i.'' luglio 161 7, come dagli
atti giudiziarii del notaro Filippo Camere, divisione che
fu compita nel settembre, e ripartita in tre porzioni,
quanti erano i figli maschi del Zerbi, salvi i diritti della
moglie e la dote alle figlie ancora nubili.
In seguito a ciò la maggior parte della casa già Colombo,
cioè la bottega e tre appartamenti , excluso solario a tecto.
- 37 —
toccò a Mario Zerbi, rappresentante suo padre Marco
Antonio, figlio primogenito idi Battista ; ed essendo Mario
ancora minorenne, negli atti relativi figurano i suoi tu-
tori e fedecommessarii. Costoro, dopo qualche anno, mi-
sero air incanto la parte toccatagli; ed infine con atti 5 feb-
braio e 13 marzo 161 9, in notaro Gio. Agostino Cuneo,
la vendettero a Gio. Battista Ottone, ove vedesi descritta
con queste parole: Tria solatia, primum secundum et ter--
tium in ascendendo , cum apotheca sub eis, aliisque juribus
et pertinentiis, domus site Janue in vico recto a porta Sancti
Andree eundo versus Ponticellum, quibus coheret ante via
publica, retro menia vetera civitatis, ab uno latere dictm
D. Baptista Octonus et ab alio latere bona Andree Meri-
lani. Consimile descrizione , coli' aggiunta della clau-
sola: excluso ultimo solario a tecto , trovasi nella investitura
che rottone ebbe dai monaci di S. Stefano addi 20
marzo seguente, con atto del notaro Giacomo Cuneo,
ove si dice pure che detti solai appartengono alla casa
già investita a Battista Zerbi , con atto del notaro Molfino
e col terratico di soldi dodici, il quale allora veniva ri-
dotto a nove, salvo il diritto di aumentarlo o diminuirlo
previa dichiarazione da farsi entro un mese.
Battista Ottone, che, come già ho detto, aveva sino
dal 1596 acquistato da Vincenzo Levagio la casa grande
dei Palla Vania, acquistava pure nel 1624, in atti del
IO e 12 dicembre, ricevuti dal notaro Agostino Cuneo,
la casa piccola di essi Pallavania; e con ciò restava pa-
drone di tre case contigue nel carrogio dritto, eccettuato
r ultimo solaio a tetto della casa Colombo.
In chi sia andato questo invano ho cercato, che son
muti su tale proposito gli istrumenti della divisione
M. Staoubuo. r
- 38-
Zerbi, e di esso per qualche tempo non si hanno più
notizie.
A Gio. Battista Ottone succedette suo figlio Barto-
lomeo, il quale con atto del 3 gennaio 1653, in notaro
Innocenzo Sestri, vendette a Giacomo Lavarello le case
ereditate dal padre. Esse vi sono particolarmente de-
scritte: in prima, la casa grande già Pallavania, poi gli
appartamenti, primo e secondo e la bottega della casa
già Colombo, e quindi la casa piccola già Pallavania,
divisa in tre appartamenti comprati con due atti distinti,
E la stessa chiara e precisa descrizione si vede in quello
dell'investitura che gliene fecero i monaci a' 3 febbraio,
a rogito di G. B. Badaracco, ove per la casa Colombo
si dice : Duo salaria, primum scilicet et secundum in ascen-
dendo, cum appotheca sub eis . . . domus posile ut supra
(in carrubeo recto extra portam S. Andreejy cui coherent ante
via publica, retro menia vetera civitatis, ab uno latere dieta
domus magna, et ab alio latere bona Andree Meri^ani.
Il canone stabilito é indicato per la casa grande in
lire 2, soldi 12 ; pe' due solai e la bottega della casa già
Colombo in soldi 9 ; e per i tre solai e la bottega del-
l' altra in soldi II e danari 7: formanti in complesso la
somma di lire 3, soldi 12, danari 7.
Come vedesi da questi atti, della casa Colombo non
sono indicati che due soli mezzani, il primo e il se-
condo, onde deve ritenersi che precedentemente anche
il terzo ne fosse stato smembrato e caduto in qualche
altro possessore.
Relativamente al canone mantenuto per gli apparta-
menti della casa Colombo, nella stessa somma come
quando v'era anche compreso il terzo, osserverò che i
— 39 —
monaci, procuravano sempre nelle nuove investiture di
accrescerlo, o si riservavano il diritto di farlo entro un
dato tempo , e che nei trapassi esigevano una somma, la
quale nel!' ultimo accennato ascese a lire milleduecento
pagate dal Lavarello.
Costui, previo consenso ottenuto dai monaci collo
sborso di duecento scudi d'oro, con atto 22 giugno
1662, si associò nell'enfiteusi un Angelo da Sori, suo
parente, col patto di poterlo con altri surrogare. Infatti
con testamento del 29 settembre 1664, in notaro Pelle-
grò Solaro, nella casa piccola già Pallavania sostituiva
in gran parte suo genero Stefano Sciaccarame, che a 20
agosto 1683 in atti di Antonio Maria Ceresola, era ri-
conosciuto dai monaci, e nel rimanente degli stabili, cioè
nella casa grande già Pallavania, e nella bottega con i
due mezzani della casa già Colombo, Maddalena Da
Sori nata Bagnino, sua nipote.
In questi tempi e precisamente nel maggio del 1684
la flotta francese, d'ordine del Re Luigi XIV, bombardava
Genova, ed oltre tredicimila bombe grandemente la
danneggiavano. Il borgo di S. Stefano, appunto perché
più prossimo al mare dove era la flotta , fu la parte della
città che più ne soffrisse; e molte delle sue case, spe-
cialmente nel carrogio dritto e di quelle onde noi ci oc-
cupiamo, non erano che mucchi di rovine.
Ognuno può immaginarsi quale confusione di interessi,
di confini, e di diritti relativi a queste case sia avvenuta
a seguito della loro distruzione, ove si consideri che spesso
diversi erano i possessori di una di esse e che quasi tutti
avevano altre case o mezzani contigui. A ciò si aggiunga
che dopo quel rovinio molti non essendo in grado di
— 40 —
ricostrurle vendevano ì loro diritti agli altri; né fra que-
sti mancarono gli speculatori che facevano incetta di
case e di mezzani , o del diritto sopra gli stessi , èssendo
la casa distrutta, che poi rivendevano, permutavano e
cedevano secondo i loro interessi.
Gli atti notarili, i manuali dei livellarii, tutti i docu-
menti insomma risentono di questa confusione, e per un
pezzo sono pieni di errori nella descrizione delle case,
nella enumerazione dei confini , nelle indicazioni relative
agli atti, ed ai nomi dei possessori precedenti ; onde ab-
bisognano la massima attenzione, ed i confronti i più
accurati per non esser tratti in errore.
La Maddalena DaSori, che ultima vedemmo in pos-
sesso della casa grande Pallavania, non avendo mezzi per
riedificarla dopo che era stata distrutta dalle bombe, si
decise a venderla. Per ciò, addi 22 agosto 1689, con
atto del notaro Bartolomeo Silvano, faceva procura in
suo nipote, Paolino Da Sori, al quale era debitrice di
alcune somme, perché ne curasse la vendita, e colla clau-
sola che sul prezzo di essa egli si dovesse compensare
del suo credito. Paolino, infatti, ai 6 marzo 1690, con
atto del notaro Nicolò Maria Bobbio, ne effettuava la
vendita al patrizio Silvestro Grimaldo, per lire 2200.
Neir atto, che é scritto in italiano, leggesi in parte
la storia di questa casa, con accenno ai diversi prece-
denti, dalla vendita di essa fatta dal Doria al Levagio,
sino allora, ed ai titoli in forza dei quali era posseduta
dalla Maddalena Da Sori.
In che stato fosse si rileva da questo passo: Essendo
poi vero che detta casa grande, e tre botteghe sotto di essa
nel mese di maggio dell'anno 1684, ^^^ ^^^'^ diroccata et
— 41 —
incendiata dalle bombe, in modo che ora altro non vi resta
che detto giardino , e il sito della stessa casa pieno di get-
tito, e che conoscendo la predetta Maddalena ^ figlia del
quondam Domenico Bagnino e vedova del detto quondam
Angelo Dassori di non aver forma di far riedificare detta
casa ecc. ecc. V atto non ne segna particolarmente i con-
fini , né la descrive , dicendo soltanto : // sito o sia siti
di detta casa grande e giardino, posti in detto carrogio di
S. Andrea. . . . sotto ai suoi rispettivi confini, e rimet-
tendosi alla descrizione fatta negli atti precedenti, in
esso citati.
Il Grimaldi , un anno circa dopo la compra di questa,
acquistava pure dagli eredi del Sciaccarame, a rogito
del notaro Gio. Battista Ugo a' i8 aprile 1691, T altra
casa già Pallavania; e di entrambe ai 2 di settembre 1691,
in atti del notaro Antonio Maria Ceresola, era investito
dai monaci, col canone di lire 3, soldi io e denari 7.
Da questo atto, giacché quello di vendita non l'ho po-
tuto trovare, si conosce che anche T altra casa Pallavania
era stata devastata dalle bombe. Ivi si legge: Fundum
domus a bombis dirupte, cum viridario, situm Genue in
vico recto Sancti Andree, cui coherent ante via publica,
retro, a parte dicti viridarii, menia antiqua civitatis, ab
uno latere aliqua solaria seu appartamenta quondam Bar-
tolomei Ottoni, et ab alio latere bona quondam Antonii
Rolle , et si qui etc. E questa é la casa grande Pallavania,
Item fundum alterius domus, pariter a bombis dirupte,
situm in dicto vico Sancti Andree, cui coherent ante via
publica, ab uno latere fundus domus predicte, et ab alio
latere D. Filippus Re^oalius, et si qui etc. E questa é la
piccola pure Pallavania.
- 42 —
Come si vede, se il notato fu esatto nella descrizione
dei confini di quest' ultima , che segna contigua alla
prima da un lato, ed al nuovo vicino, il Rezoagli,^
dall' altro , non lo fu per la casa grande Pallavania , che
invece di indicare come avente da un lato la casa pic-
cola Pallavania, nota Antonio Rolla, che in parte la
possedette un centinaio d'anni prima, e dall'altro, ove
é la casa Colombo, pone gli appartamenti in capo di
Bartolomeo Ottone , il quale da quarant' anni più non
li possedeva.
La cosa però si spiega da che il notaro si regolò per
questo dagli atti antichi , e particolarmente da quello di
investitura fatto a Gerolamo Lavarello addi 3 febbraio
1653 col notaro Gio. Battista Badar acco.
Nessuna cognizione pertanto si può ricavare dai sud-
detti istrumenti per la casa di Domenico Colombo , né
per i mezzani della stessa già posseduti dal Lavarello.
Ma bisogna credere che costui, o la Da Sori, ne abbiano
disposto con qualche atto che é sfuggito alle mie ricer-
che. E dal non trovarne più memoria nei libri di S. Ste-
fano, si ha la prova che i nuovi possessori, ad eccezione
di uno, li avevano liberati dalla dipendenza di detto
monastero, arrancandoli dal canone.
Dico ad eccezione di uno, perché due atti in data 8
e 9 marzo 1690 del notaro Angelo Maria De Ferrari
ci insegnano, che i fratelli Martino e Pietro Paolo del
quondam Antonio Carbone, vendevano a Giuseppe Mor-
biono del quondam Nicolò, /' area di una casa stata di-
rupata dalle bombe^ con un poco di giardino annesso a detta
casa, posta in Genova nel carrogio di S. Andrea , ed anche
rjus di prender V acqua dal po^^o, che è in un vuoto
— 43 —
contiguo a detta casa; a quali beni confinano, sotto pa--
dron Paolino Da Sori, da un lato detto Paolino, dall'altro
il Signor Benedetto Costa in parte, e in parte detto Mor-
biono, et al detto giardino il Signor Carlo Ottone etc. 11
quale mezzano dichiarato soggetto al canone di soldi
4 a favore dei monaci di S. Stefano, veniva da costoro
investito al Morbiono, elevandone la prestazione a soldi
5 e denari 3, come da atto del notaro Antonio Maria
Ceresola, in data 20 aprile 1690.
Che questo mezzano sia quello della casa Colombo,
che trovammo sfuggito alle nostre ricerche dall'epoca
della divisione fatta dai Zerbi, non v' ha luogo a dubitare,
troppo chiaramente risultando dalle indicazioni dei pos*
sessori confinanti. Il padrone Paolino Da Sori, che figura
fra costoro, certo vi è posto invece dell'ava sua Madda-
lena Da Sori , che possedeva i mezzani inferiori al ven-
duto e la casa contigua già Pallavania, Noi lo vedemmo
procuratore di lei per la vendita di detta casa, creditore
di danaro a lei prestato; e tutto ciò fa credere che egli
ne curasse gli affari e gli interessi da vero padrone, e
potesse esser considerato e creduto tale. Benedetto Costa
é uno dei fratelli possessori della casa dal lato opposto,
che erano succeduti agli eredi Merisano.
Oltre a ció^ nell'atto di investitura sopra detto si
dice che V appartamento già era stato investito a Batti-
sta Zerbi; e se il notaro Ceresola prende equivoco nella
citazione dell' atto di questa antica investitura , non deve
far meraviglia, nella confusione generale seguita al bom-
bardamento alla quale ho accennato, resa anche mag-
giore nel caso presente dal fatto che il Zerbi ebbe pa-
recchie investiture di case, di mezzani, di botteghe,
— 44 —
tutte più o meno vicine nella stessa strada, e da lui
poi cedute e rivendute, in guisa tale che alla sua morte
si trovò possessore di sole due case, come risulta dal-
l' inventario della sua successione a suo tempo accennato.
11 Morbiono, compratore del mezzano a tetto della
casa Colombo aveva, qualche tempo prima, acquistata
un' altra casa nella stessa via, e precisamente quella che
a' tempi di Colombo apparteneva a Bartolomeo De Cla-
varo^ e che quindi vedemmo passata nei Zino, nel Tor-
riglia, nel Lomellini ed in altri ; casa che dalla parte dei
giardini, per i lavori e gli accrescimenti fattivi, veniva
a confinare con la casa Colombo, restando, come già
ho notato, racchiusa in mezzo dì esse, quella formata
dalle due, l'una dei Bondi e l'altra dei Piaggio, la
quale arrancata e passata nei Copelli di Castiglione, nei
Pozzo, nei Merisano, appare dagli ultimi atti dei fratelli
Costa.
In quanto agli altri appartamenti ed alla bottega
della casa Colombo, od a meglio dire ai ruderi ed ai
diritti sopra i medesimi , non ne ho trovato più accenno
nelle carte di S. Stefano ; e ciò conferma la mia credenza
che siano stati affrancati. Ma che siano essi pure caduti
in possesso del Morbiono, si può argomentare da una
protesta del 30 gennaio 1690 in atti del notaro Tomaso
Borlasca, fatta dalla Maddalena Da Sori contro del me-
desimo, per certi lavori che volea fare nella casa : Coepit
construi et fahricari facete murum in vicinia S. Andree
sub suis confinibus, qui prò maiori situ fuit et est ipsius
constitute. La protesta fu replicata da Silvestro Grimaldi
non appena si rese acquistatore della casa Pallavania.
Da queste poi ebbe origine un convegno fra il Cri-
— 45 —
maldi e il Morbiono, stipulato in atti del notato Nicolò
Maria Bobbio addi 22 marzo 1690, che spiega il genere
dei lavori incominciati dal Morbiono con queste parole:
Essendo vero che il Sig. Giuseppe Morbiono quondam Ni-
colò facci riedificare una casa posta nel carrogio dritto di
S. Andrea della presente città, a cui confinano da una parte
li siti di una casa grande che r Illr' Signor Silvestro
Grimaldi quondam IIL^* Augustini, ha ultimamaente com-
prata da Maddalena figlia del quondam Domenico Bagnino^
e vedova del quondam Angelo Da Sori, e anche preten-
dendo esso Giuseppe servirsi d'un vacuo che divide dette
due case, in cui corrispondevano qualche finestra di detta
casa grande, che a memoria d'uomini è sempre stato sco-
perto, al che essendosi opposta detta Maddalena e doppo
di lei il predetto III."''' Sig. Silvestro^ con essere anco stato
proposto querella alla forma dello Statuto di Genova de
invasore possessionis rei alienae, come si asserisce dagli
atti del notar Tomaso Andrea Borlasca, ai quali per ve-
rità si abbi relaT^ione etc. etc.
In quest' atto furono poste le basi di un amichevole
componimento, acconsentendo il Grimaldi alla chiusura
di alcune finestre nel vuoto che voleva occupare il Mor-
biono , ed obbligandosi questi ad aprirle dalla parte dei
giardini.
A Giuseppe Morbiono, morto sulla fine del secolo
scorso, successero i figli Giovanni Battista ed Antonio,
nonché due figlie; e nell'atto costitutivo della dote di
una di esse , sposa di Gio. Battista Casanova , redatto
dal notaro Cipriano Dondo addi 6 gennaio 1700, é fatto
cenno della casa sitiMta nel carrogio diritto da S. Andrea
a Ponticello, sotto confini, dinam^i la pubblica strada, e da
-46-
una e parte alle spalle^ ossia dietro, il Sig. Bernardo Storace,
e dall'altra parte l' Illr' M/' Signor Silvestro Grimaldi.
La medesima è pure accennata nel testamento di Gio.
Battista Morbiono figlio del detto Giuseppe, in data 26
aprile 1633, ed in atti del notaro Nicolò Ponte; dal
quale risulta che sino allora era rimasta indivisa fra i
fratelli, assieme ai beni della successione paterna. In esso
testamento Gio. Battista Morbiono lasciava eredi della
sua parte il fratello Antonio Maria, e la sorella Teresa
maritata in Antonio Cambiaso ; e nella parte^ legata ad
Antonio Maria, qualora fosse morto senza prole, sosti-
tuiva i figli e le figlie della sorella.
Infatti ciò si verificò ; che dal testamento di Antonio
Maria, fatto ai 27 aprile 1756 in atti del notaro Nicolò
Ponte, appare senza figli. Egli poi moriva addi 12 no-
vembre 1756 sulla parrocchia di S. Stefano, e fino a
quest'epoca dagli atti del suddetto notaro, risulta che
stette in possesso di detta casa, numerosissimi trovan-
dosi i contratti di affitto per i mezzani e la bottega della
medesima.
Lui morto , abbiamo un po' di lacuna. Sappiamo in-
fatti, che le case attigue Pallavania furono da Silvestro
Grimaldi ricostrutte e ridotte in una sola; che in esse,
come in tutto V asse ereditario , erano succeduti i suoi
figli Ottavio e Gio. Battista, ed a costoro le figlie di
Ottavio, essendo T altro, cavaliere di Malta, morto senza
discendenza; che quindi, con atto di divisione del 22
aprile 17 12 a rogito del notaro Vincenzo Lavagnino, ne
era andata a possesso Geronima Grimaldi moglie di Luca
Giustiniani. Della casa Colombo ci mancano invece gli
atti donde risultino i suoi possessori sino al 1798.
— 47 —
A quell' epoca, in seguito ai rivolgimenti politici av-
venuti, fu compilato il catasto dei possessori degli stabili in
Genova; ed ivi, al numero 1700, la casa Colombo é scritta
in testa di Luca Oneto del fu Gio. Battista, con queste
parole; Casa di cinque mezzani ed una bottega posta in
strada dritta di Ponticello al N. ^oj, parrocchia di S.
Andrea^ quartiere Unione, sotto confini da levante e tramon-
tana li fratelli Storace , da me^^T^ogiorno suddetta strada ,
e da ponente gli eredi del quondam Gerolimo Giustiniani:
Lire 7000 (i).
Sopra tale intestazione è da osservarsi l'erronea in-
dicazione, comune a diverse altre case contigue, di se-
gnarla come della parrocchia di S. Andrea, mentre era
ed é tuttora di S. Stefano, ed il lapsus calami dovuto
ai compilatori delle note sulle quali fu formato il regi-
stro, di aver posto: eredi del quondam Gerolimo Giusti-
niani, invece di eredi della quondam Gerolima Giustiniatti.
V esser poi la casa descritta di cinque piani , é prova
che dopo la distruzione fattane dalle bombe del 1684
vi fu elevato un altro solaio,
A ciò poi si deve aggiungere , che nella perizia som-
maria fatta di detta casa addi 8 ottobre 1798, dagli
architetti Gregorio Petondi e Gio. Battista Cervetto, la
quale servi di base alla formazione del catasto, trovasi
scritto in calce : Si nota che il me:^^ano a tetto paga soldi
j:, denari ) canone a prò de' P.P. Olivfitctni di S. Stefano (2).
La quale annotazione basterebbe, indipendentemente dal
fin qui detto, a far prova della identità della casa, es-
sendo appunto quello V ammontare del canone con cui
(i) Il detto Registro di Catasto esiste negli Uffici di Città.
(2) Queste perizie sono nei Civico Archivio.
-48-
"detto appartamento era stato concesso a Giuseppe Mor-
biono a' 20 aprile 1690; come dal tacersi di canone pel
resto della casa si conferma quanto già dissi della sua
affrancazione.
Qui però occorre spiegare come la casa dai Mor-
biono può essere passata nell'Oneto.
A Giuseppe Morbiono, più sopra accennato, succede-
devano due figli e due figlie. Dei maschi nessuno lasciava
prole ; e Gio. Battista é V istitutore di una pia fon-
dazione amministrata dall' Ospedale, che gli fece erigere
una statua nelle sue stanze. Delle figlie, una a nome
Angela si maritò in Gio. Battista Casanova, ed ebbe un
maschio che mori senza discendenza. L'altra, a nome
Teresa, maritata come già dissi in Antonio Cambiaso,
ebbe una figlia chiamata Ippolita, la quale se non tutta,
colse buona parte della eredità della famiglia, ed andò
sposa a Gio. Battista Oneto padre di quel Luca che é
segnato nel catasto del 1798.
Continuò la casa in possesso degli Oneto fino ai no-
stri giorni, in cui pervenne in un altro Luca, nipote da
figlio del sopracitato. Ma avendo egli fatto cattivi affari ,
essa fu ad istanza dei creditori, assieme a tutte le altre
sue possessioni, messa in vendita alla spicciolata, cioè
ogni appartamento e la bottega separati. E questi, con
atti celebrati davanti il nostro Tribunale Provinciale sotto
le date dell' 11 diceiTjbre 1863 e del 26 gennaio 1864,
vennero deliberati a diversi possessori, alcuni dei quali
alla lor volta li rivendettero ad altri. La complessiva
somma di lire 16630, fu quella che ricavossi dalla ven-
dita di questa casa, che accolse bambino lo Scopritore del
nuovo mondo.
— 49 —
III.
Le case concesse in enfiteusi dai monaci di S. Stefano
nel borgo omonimo, e particolarmente quelle del car-
rogio dritto da me indicate, erano ben poca cosa, giacché
costrutte sopra un' area di limitatissima estensione e
destinate ad accogliere una sola famiglia di modesto
operaio. A ciò si aggiunga, che ne' tempi più antichi
le concessioni non riguardavano che il suolo, essendovi
le case fabbricate dagli utenti medesimi. Infatti molte
delle vecchie locazioni od enfiteusi dicono concessa a
livello la terra o il suolo dove trovasi edificata la casa :
terra sive solum ubi est domus etc. Ma in progresso, col
cessare dei vecchi possessori, i monaci acquistata la
proprietà anche delle case, queste esclusivamente vennero
nominate negli atti d' investitura, né più si fece parola
del suolo. Generalmente, le case non oflfrivano che due
finestre di fronte e talora anche una sola. Rare quelle
che ne avessero tre, e bisognava che appartenesse a ricca
ed agiata famiglia se alcuna ne offriva un numero mag-
giore. Di queste era certo quella dei Pallavania, contigua
alla casa Colombo, come che con due porte^ una grande
ed una piccola, e tre botteghe; onde devesi argomentare
che avesse in facciala quattro o cinque finestre per piano.
Alla bottega, con larga apertura, stava accanto la
porta di ingresso alla casa, piccola, stretta, con V archi-
trave e gli stipiti di pietra, e spesso in quella pietra nera
di Promontorio, di cui sono tanti ornamenti nella parte
più antica della città.
— 50 —
Le finestre piuttosto alte, e di discreta grandezza,
erano fatte ad architrave, sostenuto nel mezzo da una
colonnina di marmo su cui battevano le imposte. Que-
ste poi in legno, avevano nella parte alta del centro una
apertura quadrata donde poteva entrare un po' di luce,
quando si dovevano chiudere; e per difendere alquanto
la casa dal freddo in inverno , a queste aperture si a-
dattavano tele e carte, cerate od inoliate, finché il dif-
fondersi degli agi e della civiltà, non vi fece sostituire
una o più lastre di vetro. Le quali imposte poi fiirono
alla lor volta sostituite, da interi telai di vetri a rombo
od a quadri oblunghi incastonati nel piombo, come an-
cora se ne vedevano molti ai tempi della nostra gio-
vinezza.
La parte inferiore della casa, nei tempi antichi era
quasi sempre divisa dalla superiore per mezzo di trava-
ture in legno che formavano il solaio ; ma alla metà
del secolo XV si usava molto coprirla anche a volta, e
da tal nome trovasi spesso indicata negli atti: onde
volta significa bottega o magazzeno. I ripiani superiori
erano formati da travature di legno, e le povere abi-
tazioni dicevansi solari o meT^T^ani.
In origine ogni casa non dovea avere che un piano
o solaio, come molte che si vedono ancora nei sob-
borghi e nei villaggi; ma già alla metà del secolo XV,
quelle di cui parliamo erano divise in parecchi. Im-
perciocché non concedendo la ristrettezza dell' area che
potessero estendersi a' lati, si accrescevano di qualche
piano, ove il bisogno della famiglia lo chiedesse, o la
idea del lucro lo suggerisse, per affittarne qualche parte
ad altra meno agiata famiglia. Non poche allora già si
— SI —
vedono di tre o quattro solai, e scendendo a noi si
vanno accrescendo di altri. Onde ne segui che per le
mutate condizioni delle famiglie, le vicissitudini dei
tempi , le divisioni delle eredità, si trovassero le case non
più possedute da un solo individuo, ma i vari piani fos-
sero in potere di diversi. Ed a ciò contribuì anche molto
il fatto, che le enfiteusi erano sempre concesse al primo
investito, ed in genere a' suoi figli e discendenti maschi
e femmine ; senza che vi si trovi mai indizio od accenno
di preferenza a' diritti di primogenitura. Perdurando a-
dunque nella famiglia, le case potevano suddividersi al-
l' infinito fra i discendenti maschi; ed in mancanza di
costoro, fra le femmine.
Le case di quei tempi, per quanto piccole e mode-
ste siano, si distinguono tutte da una serie di archetti,
che corre sulla facciata superiormente al piano terreno.
In pochissime vedesi anche tra il primo e il secondo
piano. Gli archetti si avanzano dai quindici ai venti cen-
timetri, dalla superficie esterna del muro inferiore, e
sono impostati sopra piccole mensole di pietra , che cor-
rispondono, presso a poco, dove all' interno é la divi-
sione del solaio. Spesso gli archetti sono coronati da
una cornicetta, o da un cordone, pure sporgenti di alcuni
centimetri, che qualche volta stanno posti a filo della
apertura delle finestre soprastanti, formando cosi una
specie di decorazione, alta un po' più di un metro,
misurandosi dalle mensole, a tutta la cornice od il cor-
done. Ma questa decorazione non appartiene che alle
case di maggiore importanza.
Una particolarità poi da osservarsi relativamente agli
archetti ed alla suddetta decorazione, si é che la super-
— 52 -
ficìe esterna del muro superiore agli stessi, invece di
correre a piombo sul vivo del muro inferiore, é posta
in linea colla superfìcie degli archetti, cosicché la parte
alta della casa avanza di quindici o di venti centimetri,
e talora anche di più, se maggiore é la sporgenza degli
archetti, sul vivo del muro.
Nelle case di maggiore importanza gli archetti sono
posti quasi sempre sopra il piano terreno; ma in tutte si
osserva la sporgenza dei muri superiori sugli inferiori.
Lungo le strade principali, come era appunto quella
del vico retto , molte case, all' epoca del mio dire ,
già stavano addossate, e, si può dire, si sorreggevano
r una coir altra,* mentre in tempi più antichi spesso erano
divise da orticelli o giardini, che poscia vennero occu-
pati da nuove costruzioni. Cosa curiosa poi si é che
mentre trovansi fra di loro unite tre, quattro, cinque e
più case, tutte di una, due o tre finestre per piano co-
strutte collo stesso sistema, tutte cogli archetti, tutte
co* muri superiori sporgenti, sono però disformi le une
dalle altre, e specialmente dalle contigue, nelle propor-
zioni. Cosicché, mentre avrebbero potuto formare un
insieme armonico e corrispondente, ti si affacciano colla
massima discrepanza nelle linee, avendo una gli archetti
grandi, l' altra piccoli, questa più alti, quella più bassi,
tutte differenti nell'altezza delle finestre dalle loro vicine:
vi si palesa insomma uno studio speciale onde farle ap-
parire a prima vista, ed in modo che nessuno possa
dubitarne, tante possessioni distinte le une dalle altre.
In quanto alla parte interna, la bottega, qualche ma-
gazzeno o retro bottega, formavano il piano terreno.
Spesso le case avevano un vuoto od un po' di giardino.
- S3 -
ed in questi trovavasì il pozzo. Esclusivo per una fa-
miglia, al principio, quando la casa si accrebbe di mez-
zani, o si fabbricò nei cortili e nei giardini, il pozzo
divenne comune a diversi abitatori e spesso a diverse
case. Fra Tuna e l'altra poi, o dietro alle stesse, nella
parte più ignobile e nascosa, correva la quintana y che
era il colo delle acque, detta anche carrubetus immun-
ditiarum.
Una lunga scala ad alti gradini, che spesso cominciava
al limite della soglia, e talvolta lasciandovi un po' di
pianerottolo o portico, metteva a' piani superiori. Gene-
ralmente correva tutta dritta al secondo mezzano, qual-
che volta con un po' di pianerottolo a metà per dar
accesso al primo piano ; ora rivoltavasi addossata al muro
di dietro, ora si ritorceva sopra sé stessa, il tutto a se-
conda della forma più o meno irregolare della casa e
delle esigenze che vi influivano nel costrurla.
Al primo piano stava la cantinata, luogo di ritrovo della
famiglia nelle serate d' inverno, per le feste nuziali ed
altre domestiche allegrie, cosi nominata dal largo foco-
lare, o camino, che spesso serviva anche ad uso di cu-
cina, ed era più o meno bella di ornati e pitture secondo
r agiatezza od il gusto della famiglia; poi la camera pei
capi di casa. I figliuoli ed i famigli, che anche i gar-
zoni facevan vita comune col principale, si acconciavano
negU altri piani, se la casa ne aveva, nei sottotetti , nelle
retrobotteghe , nei bugigattoli, qua e là come meglio
potevano. Moltissime case trovansi ancora in Genova, che
offrono o tutti o in parte i caratteri sopra notati: nella
strada di Pré e nelle adiacenti , in quella della Maddalena
ed in altre ne sono non poche. Alcune ancora trovansene
11. Staoliemo. ' 4
— 54 —
nel carrogio diritto, nel borgo dei lanieri ed in quei din-
torni, ma in minor numero e meno ben conservate.
La ragione ne é ovvia; che essendo stata questa la
parte che più soffri dal bombardamento del 1684, le case
vi furono per la maggior parte ricostrutte. Innumere-
voli però vi si trovano ancora le case ad una od a due
finestre per piano, strette, alte come torri, attaccate le
une colle altre, perchè riedificate sulle aree primitive.
Alcune conservano ancora gli archetti, che meglio tro-
vansi in molte altre sparse per la città, ove osservansi
pure le cornicette ed i cordoni soprastanti , né mancano di
quelle, come una in Ravecca, qualche altra a Pré ed altrove,
che hanno ancora le colonnine di marmo alle finestre^
e quasi tutte distinguonsi dalia lunga e ripida scala , e
dalla stretta sporta d'ingresso.
In strade intiere, come a Luccoli e dalla Maddalena^ può
vedersi la sporgenza dei muri superiori, quantunque le
case sieno state tutte ricostrutte in tempi più recenti.
Anzi il molto numero di case con tale sporgenza, che
in talune è grandissima , superando perfino i cinquanta
centimetri, e il vederla in edifici di epoche posteriori,
fanno credere che per molto tempo sia durato sì fatto
sistema di costruzione. Ne di ciò saprei dare spiegazione
positiva. La più ragionevole è il supporre che i nostri
antichi lo facessero per poter con maggior comodo go-
dere della prospettiva della strada, senza che lo sguardo
fosse interrotto dalle cornici inferiori, e particolarmente
da quei tavolati fissi o posticci che mettevano sopra le
porte e le botteghe per difenderle dalla pioggia.
La casa di Domenico Colombo si presenta attualmente
con due finestre di fronte. Di quante fosse nel secolo
— 55 —
XV non sappiamo; ma per essere le attuali molto strette
e vicine, ed arrivando la larghezza della casa appena a
metri tre e centimetri sessanta, é credibile che fosse con
una sola, avuto anche riguardo che allora usavano piut-
tosto larghe per avere la colonnina nel mezzo.
11 piano terreno ha una bottega; ed a sinistra di questa,
guardando la casa, é la porta d' ingresso, che misura in
larghezza centimetri ottantacinque. Un solaio, o trava-
tura in legno, lo divide dal piano superiore; e probabil-
mente cosi era al principio, che se fosse stato a volta^
ne sarebbe stato fatto cenno nell'atto di cessione del
Colombo al Bavarello,. ed avrebbe potuto resistere nel
rovinio della casa cagionato dalle bombe. Come tutte le
attigue, la casa é altissima, elevandosi a ben cinque piani.
Non tanti certo ne aveva, quando era abitata dalla fami-
glia Colombo; ma di quanti fosse ignoriamo. Gli atti
di divisione dell'eredità di Battista Zerbi, fatti nel 1617,
la segnano di quattro; ma é probabile che uno di questi,
e forse anche due, vi siano stati alzati nelle prime mu-
tazioni recatevi dal Torriglia, o nelle successive degli
altri possessori. V ultimo, il quinto, data certo dal prin-
cipio del secolo scorso e dalla ricostruzione della casa
dopo che fu rovinata dalle bombe.
Nulla più conserva essa dell'antica fisonomia; scompar-
vero gli archetti, che certo correvavano fra il pian terreno
e il primo piano, e le colonnine che dividevano le finestre.
La ristrettezza della sua fronte, e la pochezza dell' area
sono i soli segni che ancora conserva della sua antichità,
ed è grande ventura se nei tanti mutamenti subiti , non
sia stata incorporata con alcune delle attigue. Forse scro-
stando dall' intonaco la parte inferiore dei muri, potrà
- S6-
trovarsene alcuno che abbia appartenuto alla prima co-
struzione.
Un piccolo cornicione posto immediatamente al limite
delle finestre del primo piano, il quale dalla sagoma
non sembra né V antico che faceva parte della decora-
zione ad archetti , né il moderno eseguito nella ricostru-
zione al principio del secolo scorso, ma di epoca inter-
media, e forse appartenente ai lavori fatti dal Torriglia
verso la metà del secolo XVI, mi fa sospettare che da
allora possa datare la ricostruzione completa della casa,
colla apertura delle due finestre al luogo di una, e degli
altri interni cambiamenti. Ma tutte queste, ripeto, non
sono che supposizioni.
V atto di cessione al Bavarello ci insegna che la casa,
ai tempi di Colombo, aveva vuoto, pozzo e giardino.
11 vuoto in poca parte ancora esiste. Nei successivi
lavori fatti alla casa nella maggior parte fu occupato da
nuove costruzioni. Il pozzo, si conosce che sino dai
tempi del Torriglia, per T unione fatta da lui con Taltrà
casa, era già ad entrambe comune, ed in seguito passò
ad uso esclusivo del secondo appartamento , come che
colla bocca a livello di questo.
Nel giardino vedemmo che si cominciò a fabbricare
da antico, onde a poco a poco fu ingombrato dairavan-
zarsi delle costruzioni , e separato dalla casa. A riguardo
però di questo non credo inutile una spiegazione, ed é
che si ingannerebbe di molto chi credesse essere i giar-
dini delle case poste dalla parte sinistra scendendo nel
carrogio dritto, uno spazio più o meno piano che si
estendesse a livello del piano terreno.
Tutti noi sappiamo che le case di questa strada sono
- 57 -
costrutte sul dorso d' una montagnuola, per cui a quelle
della parte superiore mentre sul davanti corre il carrogio,
sul dietro sta la collina che va man mano, in modo
piuttosto accentuato, innalzandosi sino sotto le vecchie
mura della città. È . in questa collina- che trovanti i no-
minati giardini, nessuno dei quali riesce a livello dei
piani terreni, mentre tutti lo sono chi del primo, chi
del secondo e chi del terzo piano. Per quella di Co-
lombo dovea corrispondere al secondo, essendovi, come
vedemmo^ al livello di questo la bocca del pozzo.
Un muro più o meno alto sostiene i giardini, e li
separa dalle case, formando fra di essi od uno spazio ab-
bastanza grande^ od un piccolo vicoletto. Nel primo
caso si ha il vuoto, di cui era provvista la casa Co-
lombo, nel secondo un' intercapedine, che in molti casi
era la già nominata quintana. E poiché le case di questo
tratto del vico dritto stavano, allora come adesso, appic-
cicate le une alle altre, ed avevano perciò i tetti a due
soli versanti, T uno dalla strada e l'altro dai giardini,
le acque piovane che cadevano dalla parte di questi,
facevano di quando in quando la pulizia del carrubetus
immunditiarum.
Piccoli ponti in legno, o in materiale, mettevano dai
mezzani ai giardini, se non v'era di mezzo che l'in-
tercapedine, ed una scala lungo il muro e il terreno, se
il vuoto. 1 giardini poi verdeggiavano di viti, di fichi,
di aranci, di limoni, e di altre piante ed arbusti, che
facevano bella e salubre la località. Il giardino della casa
Colombo era all' incirca al livello del secondo piano, e
fi-a lo stesso e la casa era il vuoto. 11 pozzo trovavasi
nel giardino ; ciò risulta dall' esame della località.
- S8-
II piano terreno attualmente si compone della bottega,
di un andito, delle scale, di un cortile e di alcune cantine.
La posizione delle scale poste internamente nel centro,
non é certo quella dei tempi di Colombo. Queste allora
dovevano occupare parte dell'andito d'ingresso, a sini-
stra entrando nella casa, e correr su di fronte alla porta,
dritte al secondo piano. Il vuoto era certo più grande;
e tale verrebbe l'attuale togliendovi le divisioni fattevi
per ricavare una cantina ed altri bugigattoli. Il muro
di fronte a questo dovea esser quello che sosteneva il
giardino.
Nei mezzani superiori ora sono una camera dalla parte
della strada, e due camere e cucina dall'altra, con un
corridoio o andito, che mette in comunicazione queste
due parti, in mezzo alle quali, oltre il piccolo vuoto,
sta la scala. La cucina e la camera che la precede pren-
dono anche un po' di luce da altri vuoti, in uno dei
quali accede il primo mezzano, essendo al livello dello
stesso, mentre il secondo ha esclusivo per sé un altro
vuoto^ ove ha una finestra, e dove trovasi il pozzo. Tutta
questa parte, a mio avviso, é quella che é stata aggiunta
alla casa Colombo dal Torriglia e dagli altri possessori
che vennero dopo. La casa antica non dovea constare
che della camera verso la strada, e di un' altra prece-
dente formata dallo spazio occupato ora dall' andito o
corridoio, e dal giro dell' altra scala. Cosi l' altro piano.
Se noi mentalmente sbarazziamo il piccolo vuoto dai
tramezzi fattivi ad uso di cantina od altro, troviamo
lo stesso ampliarsi a oltre metri tre per lato. Uno di
di questi regga la terra del giardino, ove un poco più
sopra resta il pozzo. Immaginiamo la scala, come sopra
— 59 —
dissi, rimpetto alla porta, che corra dritta sino al se-
condo piano , con un accesso alla metà per il primo ,
ed uno in cima per V altro, ed ecco che abbiamo due
camere per piano, una delle quali un po' tronca da una
parte per lo svilupparsi della scala, ma di una discreta
grandezza. La cucina poi poteva essere in qualche spazio
dei sottoscala, oppure serviva a tale uso la sala d' in-
gresso che dovea essere la cantinata , col suo largo ca-
mino adossato alla parete.
Ma meglio che le mie parole, varranno i disegni che
sono uniti a questo lavoro a dare un' idea del come
ora trovasi e del come doveva essere anticamente la
casa di Colombo.
Aggiungerò, che allora, cosi come la descrissi , si pre-
stava più comoda all' abitazione di una famiglia di mo-
desti operai , era più arieggiata ed allegra che non la mo-
derna, la quale stilla umidore da ogni parte, specialmente
nelle scale e negli appartamenti inferiori, che sono bui
e luridi oltre ogni dire.
Quanto noi sappiamo sullo stato materiale della casa
di Domenico Colombo lo abbiamo da poche parole dal-
l' atto di cessione al Bavarello, a rogito del notaro
Costa. Coir esame dello stato attuale di essa, e col con-
fronto di altre case di quei tempi che ancora esistono,
io ho cercato di dare un'idea in complesso del come
doveva essere a quei tempi; ma mancano assolutamente
i dati per la descrizione di tutti gli interni particolari, e
chi volesse farla dovrebbe in tutto e per tutto ricor-
rere air immaginazione.
E cosi fece il conte Roselly de Lorgues, il quale
se non è responsale dell'errore (perché copiato dallo
— 6o —
Spotorno e da altri) di attribuire a Domenico Co-
lombo due case non molto lontane fra di loro, una cioè
presso la porta di S. Andrea e V altra nel vicolo di
Molcento^ lo é per averlo fatto, di suo capriccio, tramu-
tare dalla prima alla seconda, e per descriverci questa,
proprio come se V avesse veduta : ayant un re:^-de chaus-
sa, éclairée outre la piece d' entrée par la porte, une salle
contigue^ pourvue d' une fenétre gamie de barreaux de fer
asse:^ sveltes mais hien reliés entre eux, et qui pouvait
servir de boutique (i).
È solo dalla sua ardente e vivace fantasia, ed in omag-
gio al sentimento che, secondo il suo concetto, deve in-
spirare gli scrittori di storia, che il Sig. Conte cavò queste
notizie non essendo corroborate da documento alcuno,
né dal benché menomo indizio. Le quali, come moltissime
altre onde ha infiorato il suo lavoro, se servono mirabil-
mente a renderne più attraente la lettura, non reggono al
lume della critica, e danno al medesimo il carattere di
un bel romanzo a detrimento dell'importanza cui pretende
di vero storico lavoro.
Ne é tutto. Alla sopra detta descrizione il Sig. Conte
aggiunge: sur r ancien cadastre de la république de Génes
cette maison portait le «.' i66; e questo é un altro er-
rore, quantunque nella nota accenni, come a testimonio,
alla pagina 49 del Ragionamento dei Signori Accademici
Serra, Carrega e Piaggio. Imperciocché si deve osser-
vare che i Signori Accademici, quando indicarono la
casa del numero 166, segnata sul catasto del 1798, e
(i) Roselly de Lorgues — Christophe Colomh, hisloire de sa vie et de ses voyages,
d'après des documents authentiques tirés d'Espagne et d'Italie, — Ne sono diverse
edizioni.
- 6i —
non 1797, come per errore di cifra é stampato, non in-
tesero di parlare della casa di Domenico Colombo , ma
di quella di un Agostino Colombo del fu Giovanni Bar-
tista, uomo da bene, come essi scrivono, ma cosi illite^
rato che, fuori dell' avo suo Domenico, non sa render ra-
gione d'altri suoi ascendenti. E questa casa é da essi
segnata non già come esistente In Molcento, sibbene
a dirimpetto, indicazione invero un po' ambigua, ma che
trova la sua spiegazione nel libro del catasto, a cui essi
si riferiscono, ove al numero d'ordine 1506 é descritta
come esistente nel vico allor detto dei Rumentari, che é
quel vicolaccio, non lontano da Molcento , ma dall' altra
parte del carrogio diritto , al quale corre quasi parallelo, •
e che mette in comunicazione il vico degli Schiavi
con quello di Ripalta.
Questo vicolo ora dicesi Frangipane: la casa ivi in-
dicata col numero 166, corrisponde all'attuale col nu-
mero 4, e fa angolo col vico di Ripalta, come risulta
dai registri della numerazione antica e moderna che sono
neir Ufficio di Città.
Anche un certo Enrico Croce si occupò della casa di
Domenico Colombo, ed é quello stesso che aveva pub-
blicate prima certe sue spiegazioni arbitrarie sulle sigle
della sottoscrizione di Cristoforo Colombo. Egli nell' ot-
tobre del 1882 credendo che la casa fosse attigua alla
porta di S. Andrea mandò un grido d'allarme, riprodotto
poi dai giornali (i), nel dubbio che potesse essére demo-
lita, a causa dei lavori di ristoro alla porta medesima.
Tranquillizzato su tale proposito, dopo circa un mese,
(i) Commercio e Gaiittta di Genova del 12-I} ottobre 1882, num. 238.
— 62 —
certo a seguito di lunghi studi e di pazienti investiga-
zioni, cambiò d' avviso, e volle riconoscerla in quella del
carrogio dritto che é rimpetto al vicolo degli Schiavi,
segnata col civico numero 31 (i), casa che ha quattro
finestre di fronte, fra le quali si vedono tre annerite
pitture.
I criteri che lo determinarono a ciò erano i caratteri
di antichità, secondo il suo giudizio, che conserva la
casa, ed i tre dipinti, che inclina a credere fatti d* ordine
di Cristoforo Colombo o, secondo la sua intenzione, dal-
rOderigo grande amico di lui , e che delle cose sue sa-
peva più che egli stesso. Sopra tutto poi lo convinceva
il numero dei dipinti. Essi sono tre, e V illustre navi-
gatore aveva una predilezione per questo numero, era
devoto della SS. Trinità, era partito da Palos con tre
caravelle, la sua sottoscrizione era formata da tre 8, e
cosi di questo passo.
Allorché il sig. Croce pubblicò sopra i giornali le sue
elucubrazioni, io T ho dovuto spennacchiare ben bene,
lasciandolo nudo e crudo sul lastrico ; perché le fece
precedere da una descrizione del Borgo di S. Stefano,
dove malamente saccheggiava il mio lavoro stampato con
questo titolo, appropriandosi osservazioni e rilievi in
quello enunciati; ma in merito alla Sue scoperte nulla
dicevo, limitandomi a qualificarle cabalistici studi (2).
E certo bisognerebbe esser privi di senno per andare
appresso alle sue fantasticherie sul numero tre, ciechi
poi affatto per non avvedersi che la casa da lui indicata
(i) FanfuUa del 20 novembre 1882 » e Corriere Mercantile dei 24 novembre
1882.
(2) Carriere Mercantile del 26*27 novembre 1882.
- 63 -
come avente ancora non dubbi segni di remota vetustà, è
tutta moderna ricostruzione, per cui i tre famosi dipinti
non possono essere fattura più antica del secolo scorso,
come lo conferma ancora lo stile barocco degli ornati
che loro fanno cornice.
Nelle mie ricerche ho trovato chi erano i possessori
a' tempi di Colombo di quella casa, o a meglio dire di
quelle case, giacché esse erano due, e tante si manten-
nero sino ai principi del secolo scorso, in cui furono
ridotte ad una sola; ed alcuni di essi che vi succedet-
tero ho segnato nella tavola annessa a questo lavoro.
Né qui certo, e per degni motivi, avrei parlato di
lui e delle sue elucubrazioni, se non mi fosse venuto
fra le mani un programma stampato a Nizza, ove il
Signor Croce, o come egli colà si chiama S. H. Lacrotx,
annunzia la prossima pubblicazione a Parigi, di un suo
volume di studi e ricerche sopra Cristoforo Colombo, e
dove fra le tante belle cose che promette, sono delle
tavole in fototipia, altra delle qual^deve rappresentare
la maison paternelle de Colomb récemènt deccuverte a Génes
par r auteur de cet ouvrage.
Io non so se il sig. Croce o Lacroix creda sul serio
alla sua scoperta, e se pubblicherà mai V annunziato vo-
lume, tanto più che secondo il programma gli abbonati
devono pagargliene il prezzo in lire cinque, prima che sia
stampato, e che ormai corsero più di due anni dalla diflFu-
sione dell'annunzio. Ad ogni buon fine io l'ho segnato,
e nel caso vedremo quel che dirà nella sua rapsodia.
Quel che però posso accertare sin d'ora si é che, qualunque
essa sia, non potrà far cambiare la proposizione enun-
ciata nella seconda parte di questa memoria, essere cioè
-64-
la casa di Domenico Colombo nel carrogio diritto di
Ponticello, non altra che quella da me indicata, e che
pòrta il civico numero 37.
DUE NOTE
A complemento e spiegazione di quanto leggesi nella prece-
dente memoria, ho creduto bene di aggiungere due note. La prima
si riferisce ai Manuali dei livellarii di S. Stefano, ed offre Y indice
dei medesimi, con avvertenze, non prive di interesse, sopra di
quelli ove leggonsi i nomi di Domenico Colombo e di Giacomo
Bavarello. La seconda è T enumerazione dei documenti relativi
alla famiglia Colombo, che io ebbi la fortuna di trovare, in se-
guito ad incessanti ricerche nel nostro Archivio di Stato ^ e parti*
colarmente nella sezione degli atti notarili. Io li ho comunicati
all'egregio Critico Americano signor Henry Harrisse, ed egli se
ne valse nella compilazione del primo volume de' suoi Études
Critiques sopra Cristoforo Colombo, edito a Parigi nel 1884, e li
pubblicherà quasi tutti in disteso nel secondo, di cui è imminente
la comparsa. Da essi il lettore vedrà che non è poco né in-
differente il contributo da me portato agli studi sulla famiglia
deir immortale Scopritore dell' America.
— 66 —
MANUALI DEI LIVELLARII DI S. STEFANO
Come dissi al principio della precedente memoria, ì Manuali
dei livellarii di S. Stefano sono i registri dove i monaci segnavano
annualmente i nomi di coloro, che per avere in affitto enfiteutico
le possessioni di dominio diretto del monastero, pagavano un
annuo canone o livello. I livellarii sono descritti strada per strada;
ed alcuni, che hanno possessioni in diverse strade, trovansi ripetuti
sotto la intestazione di tutte quelle ove sono situati i fondi. Dopo
il nome è indicata la partita dovuta per Tanno; e se il livellarlo
ha del debito per le annate decorse, questo vedesi segnato dopo.
I nomi e le partite di debito sono scritti nel verso dei fogli , ed
al retto dei corrispondenti stanno le somme pagate a saldo od a
conto, e la sistemazione annuale dei conteggi.
In taluno sono notati gli atti di enfiteusi, in forza dei quali
erano dovuti i canoni ; ma spesso trovansi ommessi. Come pure
in pochi, e dei più recenti, sono altre indicazioni , particolarmente
relative ai livellarii precedenti.
Questi registri sono di forma quadrilunga, quantunque non esat-
tamente della stessa grandezza; hanno scritto sulla prima pagina
Tanno a cui si riferiscono; e tutti o quasi tutti, in principio o
in fine, contengono T indice delle strade 'ove sono situati i fondi.
Essii si conservano nelT Archivio di Stato in Genova , e vi
furono depositati dalT Amministrazione della Cassa Ecclesiastica
Tanno 1861 , come da verbale del 20 maggio di detto anno, as-
sieme ad altri registri e filze di atti, provenienti dal soppresso
Monastero dei Padri Olivetani di Quarto, firammezzo ai quali sono
molte carte e documenti di altri monasteri dello stesso Ordine già
esistenti in Liguria.
-67 -
Come è noto , gli ultimi monaci che soggiornavano nel Mona-
stero di S. Stefano appartenevano all' Ordine degli Olivetani , che
pure possedeva quello di Quarto, terra ad oriente e non molto
lontana dalla città.
Soppresse le congregazioni religiose sulla fine del secolo scorso,
i registri di cui è discorso furono ritirati dal Governo, e collo-
cati in pubblico ufficio. Ivi li consultarono gli Accademici Serra,
Carrega e Piaggio, nel 1812, come appare dal loro Ragionamento;
e certo vi rimasero sino verso il 18 17 o poco dopo, in cui,
ripristinati gli Olivetani nel Monastero di Quarto, devono aver
ottenuto la restituzione delle loro carte. Soppresso di bel nuovo
questo Monastero ai nostri tempi, le carte passarono a mani del
Demanio, che ne fece la consegna all'Archivio. Non tutte però,
che molte, a causa di queste peripezie, andarono* disperse, e tro-
vansene presso particolari, sia nostrani che forestieri.
Il numero dei manuali che or sono nell' Archivio ascende a
quarantuno, e comprende molti anni dal 1341 al 1733 ; ne man-
cano però una buona parte, come appare dall' indice seguente :
N.
I
anno
1341.
»
2
»
1344.
»
3
»
1348.
»
4
»
1352.
»
5
»
1352.
»
6
»
^353-
»
7
»
1354-
»
8
»
1368.
»
9
»
1372.
»
IO
»
1373.
»
II
»
13^5-
»
12
»
1380.
»
13
»
1381.
»
14
»
1386.
9
15
»
1391.
»
16
»
1392.
»
17
»
1395-
— 68 —
IO
19
cllJIlt.
»
1408.
»
20
»
I4II.
»
21
»
1415.
»
22
J>
I|22.
»
23
»
1424.
»
24
»
1425.
»
25
»
1429.
»
26
»
1435-
)>
27
»
1457-
28
1458.
29
1460.
Questo è il primo manuale che si abbia col
nome : Dominicus Collumbus^ segnato a pag. xvn
sotto r intestazione della strada usque in MuU
centum ed a pag. lxv in quella ab alia parte
Olivtlk. V annuo canone dovuto per la casa
nella prima di dette strade è di soldi 11: si
vede però che era debitore di soldi 15, per
saldo di annate decorse che non si può distin-
guere quali siano, per essere il codice stato
bagnato e Y inchiostro in parte scomparso.
Nel foglio di contro non è segnata alcuna somma
pagata y e vedesi liquidato il debito in lira i
e soldi 6, da portarsi sul manuale del 1458.
In questo pure Dominicus Collumbus è scritto
per le due strade. In quella usque in Mulcen-
tumy dopo il solito annuo canone, leggesi:
Item prò libro de lvii^ L. i. s. vi; la qual
cosa conferma che nel 1457 non pagò l'an-
nata solita del livello in soldi 11, i quali uniti
ai soldi 15 , già dovuti come dal manuale pre-
cedente , formano appunto (fetta partita di
lira I e soldi 6. Di contro nemmeno qui è
notato alcun pagamento; e il debito vedesi
accresciuto dì altri 11 soldi per Tannata cor-
rente, e liquidato in lira i e soldi 17.
Anche in questo è scritto nelle due strade;
ed in quella usque in Mukentum è portato per
- 69-
la sola annata corrente di soldi ii. Bisogna
perciò ritenere che nel 1459, di cui manca il
manuale, Domenico Colombo abbia completa-
mente saldato il suo debito per gli arretrati.
Restò però a dovere Tannata in corso, come
trovasi segnato di contro.
N. 30 anno 1528. Nella strada usque in Mulcentum, al posto di
Colombo è portato lacobus Bavartllus pel so-
lito annuo canone di soldi 11. Il cognome di
costui comincia con un L maiuscola, onde
sembrerebbe doversi leggere Lavarellus; ma
non avvi dubbio alcimo che si tratti del genero
di Domenico.
» 31 » 1533- In tutto come sopra, meno il cognome
Bavarellus che distintamente vi si legge.
Questo registro, quantunque dello stesso for-
mato e della stessa collezione, non riguarda i
livellarii di S. Stefano , ma i conteggi di una
società di diversi per la gestione di una bot-
tega di lavori in rame.
36 » 1590.
37 » 159^-
38 » 1595.
39 » 1598-
40 » 1699 in 1702 e 1703.
41 » 1717 — 1720 — 1733.
32
» 1540.
33
» 1558.
34
» 1578.
35
» 1583-
M. Staclieiio.
- 70
II.
ATTI NOTARILI RELATIVI ALLA FAMIGLIA COLOMBO
PRIMA d'ora sconosciuti
I.
1439 I aprile.
Domenico Colombo , tessitore di panni in lana , figlio di Gio-
vanni, prende a' suoi servizi per cinque anni, come garzone tes-
sitore, Antonio de Leverono figlio di Lodisio del Ponte di Ci-
cagna.
In atti del uotaro Benedetto Pilosio.
IL
1445 15 dicembre.
Domenico de Terrarubea, abitante a Quarto, vende una terra
in detto luogo a Bartolomeo de Moconesi abitante a Quarto.
In atti del notaro Antonio de Fazio.
III.
1448 20 aprile.
Antonio e Domeneghino fratelli de Colombo, del quondam Gio-
vanni , abitanti a Quinto, si dichiarano debitori di Pasquale Tri-
talo, pure abitante a Quinto, di un resto di dote della loro sorella
Battistina moglie di Giovanni Tritalo, figlio di detto Pasquale.
In atti del notaro Antonio de Fazio.
— 71 —
IV.
145 X ^^ marzo.
Domenico de Colombo, tessitore di panni di lana in Genova,
del quondam Giovanni , compera una terra a Quinto da Paolino
de Monteghirfo.
In alti del notaro Giacomo Bonvino.
V,
145 1 26 marzo.
Domenico de Colombo suddetto, loca la terra di cui sopra al
suo venditore.
In alti del notaro Giacomo Bonvino.
VI.
145 1 27 marzo.
Domenico de Columbo, tessitore di panni di lana, del quondam
Giovanni, cittadino di Genova, è testimonio ad un convegno fra
diversi cardatori ed un laniere , fatto nella contrada di porta
S. Andrea.
In atti del notaro Giacomo Bonvino.
VII.
1462 15 marzo.
Domenico de Columbo, tessitore di panni in lana, del quondam
Giovanni, si fa mallevadore di Antonio de Leverono del quondam
Lodisio del Ponte di Cicagna.
In atti del notaro Andrea de Cario.
-72- ,
vili.
1465 9 gennaio.
Domenico Colombo , formaggiaio, è testimonio ad una procura
di Bianchinetta Balbi moglie di Pellegro Plazia (Piaggio) » fatta
nella bottega di detto Pellegro posta fuori di porta S. Andrea.
In atti del notare Benedetto Pilosio.
1%.
1465 14 settembre.
Il medesimo, pure qualificato formaggiaio, interviene fra i testi-
monii ad una sentenza arbitrale.
In atti del notaro Benedetto Pilosio.
X.
1466 17 gennaio.
Domenico de Columbo, tessitore di panni, del quondam Gio-
vanni, abitante in contrada fuori porta S. Andrea, presta sicurtà a
favore di Giovanni de Colombo de Moconesi. — Acium extra
portam sancH Andrea, videlicet in apotheca dicti Dominici de Coìumbo.
In atti del notaro Andrea de Cario.
XI.
1469 15 novembre.
Domenico de Columbo, cittadino di Genova, è testimonio ad
un atto.
In atti del notaro Brama Bagnava.
— 73 —
XII.
1470 13 marzo.
I consoli dei tessitori di panni in lana, con molti di costoro^
adunati sulla piazza di S. Stefano, approvano un convegno fatto a
Savona V ultimo giorno di febbraio fra Antonio de Garibaldo e
Domenico de Columbo, a nome dei tessitori di panni di Genova,
coi tessitori di panni di quella città, relativo a certe condizioni
per l'accettazione dei garzoni presso di loro.
In atti del notaro Paolo Recco.
XIII.
1476 5 novembre.
Domenico de Columbo, tessitore di panni in lana, del quondam
Giovanni , abitante a Savona , cede al notaro Francesco Camogli
un suo credito, per pigione di una casa, che ha verso di Nicolò
Malio formaggiaio.
In atti del notaro Giovanni De Benedetti.
XIV.
1487 25 agosto.
Giacomo de Columbo, tessitore di panni di lana in Genova, fi-
glio di Domenico, è testimonio ad un atto celebrato fuori porta di
S. Andrea, in carrubeo recto, nella bottega di Stefano de Pallavania.
In atti del notaro Giovanni De Benedetti.
XV.
1490 23 agosto.
Domenico Colombo, tessitore di panni in lana, del quondam
Giovanni, fa quitanza a Gio. Battista de Villa, calzolaio, di un
resto di fitto e di altro per interessi che avevano fra di loro.
In atti del notaro Gio. Battista Parrisola.
— 74 —
XVI.
149 1 15 novembre.
Domenico Colombo, tessitore di panni in lana, del quondam
Giovanni, cittadino di Genova , è testimonio ad un atto celebrato
nella strada dei cannoni di S. Andrea.
In atti del notaro Giovanni^e Benedetti.
XVIL
15 17 26 ottobre.
Giacomo Bavarello e suo figlio Pantalino vengono a convegno
per la casa fuori porta S. Andrea, dote di Bianchettina Colombo
figlia del quondam Domenico, loro moglie e madre rispettiva.
In atti del notaro Gio. Battista Par risola.
TAVOLA
DEI POSSESSORI CHE SI SUCCEDETTERO NELLA CASA DI
DOMENICO COLOMBO
E NELLE CASE CIRCONVICINE
^bbrtwia^ioni, — Acq. Atto d* «cquisto — Iny. atto d* investitura — Invent. inventario -> Lt lire •
sol. e s. soldi •— dtn. « d. danari <— Man. Uvei. Manuali dei livellarli di S. Stefano,
Gli atti segnati con nn asterisco * non si sono potuti trovare.
-76-
TAVOLA DEI POSSESSORI CHE SI SUCCEDETTERO NELLA CASA
Db Pomario Disuimo
Man. Uvei. 1457 e 1458.
Canone soldi 16.
SuDDirro
Man. livcl. 1460.
Canone soldi 16.
Db Abati fratelli
Inv. 1468. 13 magg.
not. A. De Cario, vi
si dice: Cam già di
Dtitrino da Poomrio.
Amobbtto Bbbtomo
Man. Hvel. 14(7 e 1458
Canone L. i. sol. 5.
Suddetto
Man. livel. 1460
Canone L. i. sol. $.
SOBBA SlMOMB
in atto di contro
Costa Bbbxabdo
Inv. 1505. 19 X.bre
not. Bald. De Coro-
nato.
Svddbtto
in atto di contro
QVBSTA (sic) BBBMAmSO
in atto di contro
SUDDBTTO
Man. livel. 1528.
Questa Babtolombo
Man. Uvei. 1533
Suddetto
Man. livel. 1540
SOBBA SbBASTIAMO
in atto di contro
Bobsotto Battixa
vedova Sorba
e Borsotto Battista
Inv. 1516. 29 settem.
not. Baldassarre De Co-
ronato.
Lavbuo Gucoxo
Inv. i$2a. 29 novem.
not. Baldassarre De Co-
ronato.
Suddetto
Man. livcL
1^28.
Babbakbgba Mamuelb
Acquisto i$3 1. 20 marz.
not. Agostino Uso-
dimare Borlasca.
Inv. 15 31 3 mag.
not. Nicolò Pallavicini
De Coronato.
Suddetto
Man. livcl. 1533.
3
Pallavaxia fratelli
Man. livel. 1457 e 1458
Canone soldi 11. dan. 6
Pallavamia Bebbdetta
Man. livel. ia6o
Canone soldi 11. d. 6
Pallavamia Gio.
Man. livel. 1457 ^ '45^
Canone L.2. sol. I2. d.i.
Suddetto
Man. Uvei. 1460.
Canone L. 2. sol. 12.
d. 7.
Pallavamia eredi
dì Stefano
in atto di contro.
Suddetti
Man. livel. 1528.
Suddetti
in atto di contro.
Pallavamia Giacomo
Man. livcl. 1^33.
Suddetto
Man. livel.
IS40.
Pallavaku credi
di Stefano
Man. livel. is>8.
Pallavamia Giac. Amt.
qm. Stefano
Vendita di botteghe ai
Promontorio De Fer-
rari 1531. 5 novem.
not. Nicolò Pallavi-
cini De Coronato.
Suddetto
Man. livel.
«53^
StmOETTO
Man. livel. 1540.
Suddetto
Man. li.el. 1540
Canone sol.
4
COLOMBO DOMENICO
Man. livel. 14^7 e 14(8
Canone soldi 11.
Suddetto
Man. livel. 1460.
Canone soldi xi.
Suddetto
in atto di contro
2-
Bavabbllo Giacomo
Cessione 1489. 31 lugl.
not. Lor. Costa.
Inv. 1492. 31 noarzo
not. Gio. Antonio Sa-
vignone — Gii atti
di fueslo notvo sotu
abh-mcÌMli.
Suddetto
in atto di contro
Suddetto
Convegno con suo figlio
Pantalino, in atto 26
ott. 15 17, not. G. B.
Panisela.
Suddetto
Man. liveU ijaS.
Canone soldi 11.
SiniDETTO
in atto dì contro
Suddetto
Man. Uvei. 1^33.
Canone sol. 11
ToBBiOLU Nicolò
Inv. 1538. E apr.
not. Nicolò Pallarkini
De Coronato '
Suddetto
Man. Uvei. 1^40
Canone soldi il.
s
(Seguono tutti t
- 77 -
DI DOMENICO COLOMBO e nelle circonvicine.
Foglio i.°
Boxpi Amtomio
Mau. Uvei. 1457 ® 145^
Canone soldi 14.
Suddetto
Man. livel. 1460.
Canone soldi 15.
BoMDi Bartoloiibo
e sua figlia LucbesÌDa
moglie di
Carbone Tomaso
Inv. 1474. II luglio
noi. A. De Cario.
Piaggio da Zoagii
Pellegeo
Man. livel. 1457 e 1458
Canone soldi 14.
Suddetto
Man. livel. 1460.
Canone soldi 14.
Suddetto
in atti di contro.
8
Db Clavaeo B.mbo
Man. Uvei. 1457 e 1458
Canone soldi 14
Suddetto
Man. livel. 1460
Canone soldi 14.
Zino Bkigida
nata de Sauro
Inv. 1473. '^ g^i^n.
not. A. De Cario.
Canone soldi 11 d. 6.
Zino Ginevra
e Bartolomeo
Inv. 147$. 20 gcnn.
not. A. De Cario.
De Copelli db Castiglione Antonio
in atto 15 13, 17 agosto, not. Baldassarre Palla-
vicini de Coronato, ove le dette case sono
unite assieme, e si tratta della loro a&anca-
zione. :
i
Man.
Pozzo eredi del qm. Antonio
Uvei. 1533 — vi si legge: dicitur franca^
Zino eredi
in atto di contro.
Zino fratelli
Man. Uvei. i$28
Canone soldi 14
Db Bobio Iratelli
Man. livel. 14576 1458
Canone soldi 17. d. 2
Suddetto
Man. livel. 1460
Canone soldi 17. d. 2.
Db Villa Bbrtono
e Gerolamo
in atti di contro.
Svodbtti
in atto di contro.
-—5
IO
Db Bobio Colombano
Man. Uvei. 1457 e 1458
Canone L. 2.
Suddetto
Man. livel. 1460.
Canone L. 2.
Db Villa Giacomo
qm. Manuele
Inv. 1471. 21 febbr.
not. A. De Cario.
Zino fratelli
Man. livel. 1533.
Canone soldi 14.
Suddetti
Man. livel. 1540.
Canone sol. 14.
8
Onbto Gio. F.co
Man. livel. 1533. vi si
legge: dieitur franca.
Suddetti eredi
in ano di contro.
Giustiniani Bona
Battista
Invcst. 1536. 26 giugno
not. Nicolò Pallavicini
De Coronato.
Suddetto
Man. livel. 1540.
Canone sol. 12.
IO
suddetti nel foglio 2.**)
- 78 -
TAVOLA DEI POSSESSORI CHE SI SUCCEDETTERO NELLA CASA
QyfiSTA Bbkmardo
Dfe MlCBBLB DOMBXXCO
Mttn. Uvei. fSsS.
Suddetto
in «tto di contro
Barvanegiia Manuele
Suddetto credi
in Atto di contro
Babbambg&a Gbbolamo
qm. Manuele
Man. Uvei. i$58.
Badarotto Mickblb
Inv. 1565» 33 Agosto
not. Agost. De Franchi
Molfino.
Badarotto GiusErre
in Atto di contro
Pallavania Gucomo
Savionomb Merba
Bbnedbtto
Acquisto di gran parte
15)8. 9 luglio
not. Paolo Abbo.
Inv. i$42. a8 luglio
not. * Kic. Pallavicini
Da Coronato.
Canone sol. 11. d. 7.
Suddetto
in atto di contro
Suddetto
Man. Uvei. [$$8.
Suddetto
in atto di contro
Mbrba Gerolamo
Acq. 1573. s febbraio
not. Giac. Ligalupo.
Inv. 1573. 14 febbraio
not. Agost. De Franchi
Molfino.
3
Palla VAKU Gucomo
Suddetto
in atto di contro
PiOLA CaiSToroRo
Acquisto i$43. %$ apr.
not. Gio. Giacomo Cibo
Peirano.
Inv, 1543. 9 maggio
not. Kicolò Pallavicini
Da Coronato.
Suddetto
Suddetto
Man. Uvei. iss8.
Suddetto
in atto di contro
DoRiA Ambrogio
Acquisto IS7E. 38 gtug.
not. Francesco Bado.
Inv. IS73. 30. giugno
not. Agost. De Franchi
Molfino.
Suddetto
in atti di contro
TORRIGLIA NICOLÒ
Suddetto
in atto di contro
GiusTfviAn M0RC8X0
Oberto
Inv. i$48. 4 agosto
not. Nicolò Pallavicini
De Coronato.
Inv. is$$. 33 aprile
not. Agost. De Franchi
Molfino.
Canone sol. io.
Suddetto
Man. livel. i$58.
Maragliako Gbrol.**
Acquisto i$59. 33 nov.
not. Domen. Conforto.
Magliocco Stsfaxo
Acq. i$65. 6 maggio,
not. Dom. Conforto *
Inv. ij^s 9 agosto
not. Agost. De -Franchi
Molfino.
Canone soldi ».
Zbrbx Battista.
in atti di contro
{Seguono tutti i
79 —
DI DOMENICO COLOMBO e nelle circonvicine.
Foglio 2:
6 I 7
Pozao eredi del qm. Antonio
Suddetto eredi
in atto di contro
Suddetti
in Atti di contro
Eredi Castegliomb
in Atti di contro
Mbrisaììo Stefano
in atti di contro
Detto
in Etto di contro
8
Zino frAtelli
GmiXALDi Zino Stbpano
McennEto in Atto se-
guente.
ToEEiGUA Nicolò
Inv. 1544. 23 fiebbr.
not. Baldasurre Pella-
vicino De Coronato.
Canone soldi 14.
Giustiniani Moechio
Obeeto
Inv. 1548. 4 agosto
not. Kicolò PallaTÌcino
De Coronato.
InT. 15 $5. 23 aprile
not. Agost. De Franchi
Molfino.
Canone soU I4*
Suddetto
Man. Uvei. I$s8*
Maeaoluno Gbeol."*
Acquisto i$$9. 33 nov.
not. Domen. Conforto.
Oneto Giovanni eredi
Onbto Battista
in atto di contro.
Suddetto
in atto di contro.
Suddetto
in atto di contro.
Suddetto
in atto di contro.
IO
Giustiniani Bona
Battista
Suddbtto
Man. Uvei. is$8.
IO
suddeHi nel foglio 3.°)
— 8o —
TAVOLA DEI POSSESSORI CHE SI SOCCEDETTERO NELLA CASA
Db Miobbli Domimxco
Suddetto eredi
Man. Hvel. i $78 e 1590
Canone .
SvDDiTTO etedi
Man. Hvel. i$9i
Db Michblb Battista
in atto di contro
Dblla Lbma fratelli
Inv. 1595. 4 luglio
not. M. A. Molfino
Suddetti
Man. Uvei. 1595.
Suddetti
in atto di contro
Suddetti
Man. livel. 1598.
Badarotto GiusBPra
Suddetto eredi
Man. Uvei. X578 e 1590
Canone
Suddetto eredi
Man. Uvei. 1591 •
Lbvb&atto Agostino
Inv. X593. a$ marco
not. M. A. Molfino
Suddetto
Man. Uvei. 1595.
Db Fasuis
Inv. 1596. 11 nov.
not. M. A. Molfino.
Fascib Akdeea
Man. livel. 1598.
3
Mbrba Gerolamo
Suddetto eredi
Man. livel. 1578 e 1590
Canone
MiRBA Gio. Amdr.
del fu Gerolamo
Man. livel. IS91.
Suddetto
in atti di contro
Suddetto
Man. livel. 1595.
Suddetto
in atti di contro
Merba Gbromima
e
Rolla AMTomo
coniugi
in atto di contro
Merea Gio. Andrea
Man. livel. 1598.
Ottone Giù. Batta
Acq. 162^. IO e 12 die.
not. Gio. Ag. Cuneo.
Inv. 1624. 17 die.
not. Giac Cuneo.
3
DoRu Ambrogio
Suddetto
Man. livel. x $78 e {$90
Canone L. e. soldi xa.
Suddetto
in atto di contro
Suddetto
Man. livel. 1591.
Levagio Vincenzo
Acq. i$95. 12 settem.
not. Francesco Bado.
Invcst. i$9S. 13 sett.
Bot. M. A. Molfino.
Sudd. e Ottone G. B.
Man. livel. 1595.
Ottone Gio. Batta
Avocazione is9$-9^
not. Gio. Fr.Valdettaro.
Inv. IS96. 20 marzo
not. M. A.
Ottone Battista
Man. Uvei. 1598
Can. L. 2. soldi 12.
Suddetto
in atti di contro
zerbi battista
Suddetto
Man. livel. 1578 e 1590
Canone soldi X2.
Suddetto eredi
Invent. IS9X. $ giugno
not. Gerolamo Oneto
Man. Uvei. 1591.
Suddetto eredi
in atto di contro
ZsRBi Gbrolaho
Man. Uvei. i$9S.
Canone sol. 12.
Zerbi eredi
In atti di contro
Suddetti
Man.^livel. 1(98
Canone soldi ir.
Ottone Gio. Batta
Acq. 1619. 12 marzo
not. Gio. Ag. Cuneo.
Inv. 161 9. 20 marzo
not. Giac. Cuneo.
s
(Seguono tutti i
~ 8i —
DI DOMENICO COLOMBO e nelle cmcoNviaME.
Foglio $."
6 j 7
MmsAMO Stipano
Mbrisamo Stbfamo
in atti di contro
8
Maraoliamo Gbrol."'''
ScDDBTTO eredi
in «cti di contro
SUDBBTTO
Mah. Uvei. 1)78 e i $90
Canone soldi I3.
SvBDBTTO eredi
Man. livel. i$9i.
SODDBTTI
Man. livel.
«S9S-
SVDDBTTX
Man. livd. i$98
Can. soldi 12.
Zbkbimo Battista
Acq. iéo6. 39 giugno
not. Gerol. Oneto lii
Invest. 1606. 30 giug.
not. M. A. Molfino.
lu questo si dice che U
casa era prima stive'
stila al Maragliauo,
8
OmTo Battista
Ombto eredi
in atto di contro
Ottoxb Battista
in atto di contro
Suddetto
in atto di contro
IO
GlUSmiAMt-BOMA
Battista
GiiiUA Db Fbxrari
Tbivuuio
in atto seguente
Zbbbi G. B.
Acquisto 12 giug. t $78
not. Battista Pagano.
Invest. 17 giugno 1578
not. Agostino Molfino.
Suddetto
Man. livel. 157801590
Canone soldi is.
Suddetto eredi
Invent. I59i> $ giugno
not. Gerol. Oneto. v
Zbbbi Gerolamo
Man. livel. 1595*
Canone sol. 12.
Zerbi eredi
Man. livel. 1598
Canone soldi la.
IO
suddetti nel foglio 4.*^
— 82 —
TAVOLA DEI POSSESSORI CHE SI SUCCEDETTERO NELLA CASA
I
2
ì
4
5
Dilla Una fìrateUi
Fasor Amdrka
OrroMK Gio. Batta
Ottonb Gio. Batta
OTTONE GIO. BATT.
Ottone Bartolombo
Ottone Bartolomeo
Ottone Bartolomeo
dd fu G. B.
del fu G. B.
del fii G. B.
come d« atto seguente.
come dR atto seguente.
come da atto seguente.
Suddetto eredi
Lavarbllo Gerolamo
Lavarbllo Gerolamo
Lavarbllo Gerolamo
in atti di contro
Acq. i6s3> 7 gennaio
Acq. 1653. 7 gennaio
Acq. 16S3. 7 gennaio
j —
not. Inn. Sestri.
not. Inn. Sestri.
not. Inn. Scstri.
Inv. 1653. 3 febbraio
Inv. 1653. 3 febbraio
Inv. 1653. 3 febbraio
s —
not. G. B. Badaracco.
not. G. B. Badaracco.
not. G. B. Badaracco.
Da Sori Angelo
Da Sori Angelo
Da Sori Angelo
associato nell* invest.
associato nell* invest.
associato nell* invest.
i66a. 2» giugno
i6éa. aa giugno
i66a. aa. giugno
not. G. B. Badaracco.
not. G. B. Badaracco.
not. G. B. Badaracco.
SCIACCARAME StEPANO
Da Sori Maddalena
Da Sori Maddalsna
sostituto al suddetto
sostituta al suddetto.
sostituta al suddetto.
1683. ao agosto
SuDDBTTo eredi
BusTAKCEO Gaspare
not. An. M. Ceresola.
ia atto di coatro
Inv. 1683. 30 marzo
■ £ In atto di con-
s —
not. Ani. M. Ceresola.
tro. La casa è detta
Carsowe Marthco
degli eredi Bévareth
invece di LavartUo,
e Pietro Paolo
Rbzoacli Filippo
Rbzoagli Filippo
in aito seguente.
Inv. 16S5. 16 agosto
Inv. 1687. 8 gennaio
* 1
not. A. M. Crrcsola not. A. M. Cercola
Grimaldi Silvestro Grimaldi Silvestro
Morbiono Giuseppe
Casm 'distrutta dalle Casa dislrutni daìU
Acq. 1691. 18 aprile Acq. 1690. 16 marto
un mezzano della casa
Poatvtt powiptt
not. G. B. Ugo * not. Kic. Bobbio
distrutta dalU hcmbt.
Rkottnme ed unite atticme.
Inv. queste due case distrutte dalle bombe 1691,
Acq. 1690. 8 mar. not.
a §txi. not, A. M. Ceresola.
Ricostrutte ed unite assieme.
Ang. M. De Fenmri.
Suddetto
Convegno con Grimaldi
»
1690, aa mano. noi.
Mie. M. Bobbio.
:
Inv. 1690. ao aprile
Rboacle Fiu^po
StDOETTO
not. A. M. Ceresola.
Man. livcl. 1699. Man. Uvei. 1699.
Man. livel. 1699.
Man. livel. 1699.
Canone sol. %. dan. 3.
Suddetto
Suddetto
Suddetto
Man. livel. 1717-1710-1733.
Man. Uvei. 1717-1710-1733
Man. liv. 1717. 1720 e
'
Canone L. 3. Sol. il, den. 7.
:
»755-
Canone sol. 5. dea. 3.
'
Grimaldi Ottavio e Gio. Batta
Morbiono G. B.
:
del fu Silvestro in atto seguente.
ed Antonio di Gius.
Atto dotale 1700. 6 gca . '
not. Cìpr. Donde. J
Grimaldi Geronima di Otuvio
Suddetti
moglie a Luca Giustiniani
Testam. di G. B. Mor-
Divisione 1792. 14 apr, not, Vinc. Lavagnino.
biono 1733. a6 apr. ]
not. Nicolò Ponte.
Hbzoacli ereJi
GlvstinÌanx Luca
Onbto Loca
nel catasto del 1798.
nel catasto dd 1798.
nel catasto del 179S.
1
Onsto Bart. del fu Luci
Serba' Fra MCBSCO e Gio. Batta
Giustiniani Lilla in Camhiasr»
nel catasto 1814. adiz.
nel cau«(o del 1814.
nel catasto del 1814 e poi della
eredità. 1816. 4 apr.
Serra Amcelo nel causto del 1830
Congregazione Franzoniana
Giudicatura Portorij.
ora di
e infine di
Onsto Luca - 1863
Solari
Alberti
ora di diversi
i
1
Cm N. 41. gU J27
Casa N. 39. gii 306
C*M N. 37. gii jo$
-83-
DI DOMENICO COLOMBO e nelle circonvicine.
Foglio 4.'
6 I 7
MuiSAMO Stvaiio eredi
SuDDim
in Atti di contro
Costa Gxo. Bekidetto ed Axtomio fratelli
in atti di co..tro
S-roRACB LviGi e Michele fratelli
nel catasto del 179S.
Storace diversi
nel catasto del 1814 e del 1830
ora di diversi.
Casa K. 35. giA 303
8
Zbrbino Battista
Semiko Maria Simoma
moglie di
Rolla Andrea
vende come da atto se-
guente.
MoRiiONO Giuseppe
Acq. 1^89. IO luglio
not. A. M. De Ferrari
diArutta dalle bombe,
Inv. 1C90. 30 gennaio
not. Ant. M. Ceresola.
Suddetto
Man. livel. 1699.
Suddetto
Man. livel. 1717-1730-
>733-
canone f,o\ 12.
Storace diversi
nel catasto del 1798.
Detti
nel catasto del 1814 e
del 1830
ora di diversi.
Casa N. 33. gid 299
Ottone Battista
Ottone eredi
in atti di contro
Suddetto eredi
in atto di contro
Ottone Carlo
'•n atto di contro.
IO
Zerbi eredi
Carbone Martino
e Pietro Paolo fratelli
in atto seguente.
Chiappe G. Nicolò
Acq. 1684. 24 ottobre
not. G. B. Sestri.
Inv. 1684. 19 novemb.
not. Ant. M. Ceresola.
Da Sori Chiappe
Battina di Kicolò
Inv. 1688. )i agosto
not. Ant. M. Ceresola.
Suddetta
Man. livel. 1699.
Suddetta *
Man. livel. 1717-1710-
«73J.
canone sol. té.
Ricostnitte ed tinite assieme
Arduino Lorenzo
nel catasto del 1798
poi di
Domenico Avanzino
nel catasto del 181 4 e del 1830
poi di
Bruzza Antonio
Casa N. 31. gii 297
TAVOLE
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TavolaII.
PIANO TOPOGRAFICO
del primo tronco del Carroqio diritto
i Casa cfià opfìaH enenie a Domenico CoLombo , ora a/ M? J/.
1 . Casa Jhrmafa daJU due , qui PaUapama , ora. al X? J^
3 Casa formata daUe duf. una. di Desennc da Pomario . e L allra
di Berto no AmcreUo . ora Nt-fl
\. Casa formala dalle due. atta Bendi e l'ali ra. di Pmcfqio , ora ^1? /f
5 Casa già appartenente a Bartolomeo de Clavaro , ora y^ jj.
b Casa forma/a dalle due (fià dei Bobbio, ora N? p
Si oppeHa che tfuasi tulle, le case dai tempi ttt Ctiotnho in (wpresse tìiivno aecrrtaute dai
lato dei (ftardini ivrufHtnde molto spcato in (pusti . Le case a mano sinistra rendendo
da /Irla S Andrea ora aprian4) tutte t numeri de^rt
Tavola III.
PIANTA
del pian lenuMio (lolla
casa^cjià di
Domenico Colombo
Le(j(jenda
l . Entrala ocvmdo/o
dacctssoaUa Casa
1. Scale
\ BoUecfa
^l fìiposUqlifi rrirob?^
5. ^^<friUeH<f inferno
b. Corri doto d'accf.sso
aìie Cantine
Yll Cantine
8 Condotta dt latrina
3 IT-
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Seat a
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Tavola IV.
PIANTA
del secondo piano della
casa (|ià di
Doiììonico Colombo
6. Alira (^^amera
J. Cunna
8.9. Cortt/i inlerni
\0 Pozzo
Kola . Il ewfi/f .!'/<« ///y/// (M fna>,j Urmw. faUrp ìmJA?^
dfl pruno t ttufUe ddX? & dei sreende
Sca la
' \1 e l r J C ^ 1 1\ rj u e
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Tavola V.
PIANTA
rappresentante come
doveva essere dispo.
^sta la casa ai tempi
di Colombo.
1
Le^qenda
1 Enirala
2. Scala cht corre di.
rilla al primo ed
al secondo mano.
V Bottega.
\. Heèroiotle^a .
y \twlo.
t. Scalella d'accesso
ai aiardino.
77.Z7 Giardino ilauaUatn.
tuùiava in allo sino
alle oeccAif mura
della città.
8. Pozzo.
Sceda
"M etri C inquf
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A
Tavola VI .
Li
FACCIATA
attuale della casa (]i^ di
Domenico Colombo
in confi^onto di altra
rappresentante eonìe
doveva essere anticamente.
INDICE DELLE TAVOLE
I. Veduta delle case del carrogio diritto, a sinistra scen-
dendo da porta S. Andrea.
II. Piano topografico del primo tratto del carrogio diritto
fuori la porta S. Andrea.
III. Pianta del piano terreno della casa già di Domenico
Colombo, ora col num. 37.
IV. Pianta del secondo piano della casa medesima.
V. Pianta rappresentante coaie dovea essere la casa ai
tempi di Colombo.
VI. Facciata attuale della casa suddetta, in confronto di
altra rappresentante come doveva essere ai tempi di
Colombo.
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