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Full text of "Vita nova di Dante Alighieri secondo la lezione di un codice inedito del secolo XV. colle varianti dell' edizioni più accreditate"

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VITA NOVA 



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DARETE ALIGHIERI 



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VITA NOVA 

DI 

DANTE ALIGHIERI 

SECONDO LA LEZIONE 



DEL SECOLO XV. 



COLLE VARIANTI 



> AC CI IDI TATI- 




PESARO 

DALLA TIPOGRAFIA NOBILI 
1829. 



GLI EDITORI 



Mie gli non pub negarsi j che la Vita Nova 
m Dante Aliqbieri stato non sia fin qui tal 
libretto j che^ ad onta defh molte cure che 

V hamio spese intojriQ critici riputatissimi j 
abbiq, resistito in parecchi luoghi alV acutezza 
de' pOc perspicacia sia per vizio di disposizione j 
sia per guise di dire mahonce ed oscurate da 
copisti. Venutoci perv da poco tempo all^ rnani 
un codice cartaceq in quarto (*)^ scritto w'- 

V incominciare del $efolo XV ^ e da noi essami" 

nato^parye offerii di questa operetta una lezione 

tanto limpida e ^ipiiraj che sperammo acquistar 
grazia presso gli eruditi j rendendola j comejac'- 
ciamQjf di ptcbbUca ragione, E perchè i lettori 
avessero perpetuo argomento di ammirare Vin^ 
terezza di questo testo jf divisammo di corredarlo 
in margine delle varianti ricalate dalle più ce- 
l^ri edizioni che (fella Vita Nova uècirono fin 



(*) Passato dalle x^xii d^l Big, Antonio Figoa libraio di 
Forlì a quelle di Aqne^io Ifobili stampatore libraio in 
Pesaro. 



VI 

qui: non trascurando le varianti delle rime 
antiche ^ per ciò che riguarda le poesie (*). 

Pregiasi il nostro manuscritto di un anU^ 
chità verisimilmente più remota di quella che 
vantino gli altri codici della Vita Nova che con^ 
sultati furono sin qui ; offre circa 850 diverse 
lezioni, per le quali il dettato acquista eleganza 
maggiore, o maggior chiarezza il senso, e quaU 
che volta ancora si arriccìdsce la lingua di 
nuovi modi , e di significati e parole fino al 



{*) L'edizioni sono; quella di Firenze 1676 pel Ser- 
martelli in .8/ piccolo: quella sipiilmente di Firenze 17^3 
pel Tartioi e Franchi in .8/ procurata dal Biscioni: e 
la recente di Milano 1827 pel Pogliani in 8/ Quanto 
alle rime antiche, ci siamo serviti dell' edizione Giun- 
tina i5a7 in 8/ Noi citiamo l'edizione 1576 per Si 
( Semiarielli ): l'edizione 1723 per B. ( Biscioni ): 
redizione 1827 per P. ( Pogliani) \ e quella delle rime 
antiche per RA. Non c'è riuscito di poter avere sott' oc- 
chio l'edizione Sermartelli; laonde ci è convenuto stare 
alla fede di un amico che ne ha notati diligentemente 
i luoghi in cui questa edizione discorda da quella del 
Biscioni^ 

Speriamo che i lettori vorranno scusarci ( se non 
saperci grado ) dell'avere ommesse parecchie varianti 
dipendenti principalmente dall'ortografìa del nostro co- 
dice, come sarebbero: virlute ^ puose - vene (per vie- 
ne) -fare - contastare - loco - esto - diciere - san^a'- 
matera - ecc. 



TU 

presente non avs^ertite. Inoltre è singolare in esso 
trovarsi le narrazioni e le poesie disposte per 
ordine colle loro dichiarazioni e divisioni lineate 
in color rosso. Gò che ha data occasione a noi 
di credere che in tempi più vicini a Dante 
queste dichiarazioni e divisioni si considerassero 
tuttavia come/iwri del seguito delV operetta; e 
ci siamo però consigliati di separarle dal testo j 
riguardandole siccome semplici note^ o chiose. 
Cosi la Vita Nova assume nella nostra edizione 
un andamento insolito j per difesa del quale ci 
richiamiamo a quanto il Biscioni osservò già 
nelle sue Annotazioni sopra la Vita Nuova, e 
a ciò che disse della Nota occorsagli nel Codice 
Guicciardini j ove sono le divisioni delle poesie 
poste in margine a modo Jt intefpretazioni. Ma 
di tale nuova disposizione altre ragioni intrin^ 
seche fornisce , al veder nostro^ V operetta me* 
desima. Osserviamo in essa > come ogni qual- 
volta Fautore indicar vuole dove comincino le 
parti in cui egli divide le sue poesie ^ fa uso 
costantemente di questo modo : la seconda .... 
la terza (parte ) comincia quivi. Per che a noi 
sembra ^ che con quelt avverbio di lontananza 
QUIVI esso ne voglia richiamare a cosa asso^ 
lutamente disgiunta da quella che si abbia allora 
sott' occhio. Questo e non altro essere stato tin^ 
tendimento delV Alighieri confermasi eziandio 



vili 

da ciòj che allorquando per la squisitezza della 
materia vuol egli che chi fegge si spedisca in 
certa guisa dalV impaccio delle chiose in fine y 
aceiocclìè V effetto delle poesie riesca più pieno ^ 
dispone che precedano alle medesime le lor 
dichiarazioni e divisioni. Degno ancora da os^ 
servarsi è ", che nelle chiose per alcun tratto 
anteposte alle poesie V autore stesso fii uso di 
questo modo : dissi lasso : dissi peregrini ecc. 
Se le chiose formassero un corpo solo col testo ^ 
né dovessero lecersi separate ^ potrebb' egli di* 
fendersi sanamente che Dante scritto avesse con 
buona sintassi ^ usando la voce dissi nell'atto 
di dichiarare ciò che peranche non avea detto? 
Tlutte queste rc^oni insieme ci hanno indotti 
a separare V esposizione delle poesie dal testo 
loro y e dalle interposte narrazioni. 

Sarà forse tra lettori chi avrebbe desiderato 
ma^or copia d" erudizione nel preambolo ^ e 
nelle nostre note che tratto tratto s' incontre^ 
ranno a pie' di pa^na. Ma noij pensando che 
poco si sarebbe potuta a^ungere a quella 
che spiegarono in proposito il canonico Biscio^ 
ni^ e ultimamente gli editori Pogliani j ci siamo 
tenuti contenti alla sola diligenza de confronti, 
rimettendo per tutto il resto gli studiosi alle 
due nominate edizioni. 



i ViU Ifaof. d. » QU> COMINCIA UNO LIBRO LO QUALE fBCfL DANTE 

DanteAlighier; ALIGHIERI PA FIRJENZB. 

B. P. S. («) 

Xn quella parte del libro della mia me? 
moria (*) dinanzi alla quale poco $i potrebbe 

2 li trotafa rubri- leggere ^ si trova una robrica (b) la quale dice; 
«* ?• Incipit ì^ita Nova. Sotto la quale robrica io 

3 tcritu le parole trovo ^ scrìtte molte cose , e le parole le quali 
?.L^ f ' « ^ ™^ intendimento 4 d' assemprarie in questo 

pvV.s* libello; e se non tutte, almeno la loro sentenza. 



4 ajseinplare . B. 
Mcm 



(/^f) A questo suo gioTanil lavoro allude Dante meìlesimo^ quando nel 
Cauto XV deir Inferno fa dire a Brunetto Latini maestro suo : 
£d egli a me : se tu- segui tua stella 
Non poi (allire a glorioso porto 
Se lien m' accorsi in la VITA NOVELLA. 
Cos^ legge il codice Antaldinò meglio di tutti gli altri che leggono nella 
vita bella. Imperocché ser Brunetto che mori nel 1394 ^ide sensa dub* 
bio questo saggio degli studi dell* Alighieri , da cui potè pronosticare «io 
che il suo alunno sarebbe stato negli anni adulti. 
(*) Nel nostro codice mente in margine. 

\b) Robrica Tcrìsimilmei^te più italiano che none rubrica ^ dal ru- 
plico latino rohius per rubeu*. 



N, 



ove fiate giìi appresso al mio nasci- 
xxiento era tornato ÌQ cielo della luce cenasi ^ ad ^ aimedewmoS. 
un medesimo punto, quanta alla sua pro- 
pria girazione; quando alli miei occhi apparve 
prima la gloriosa Donna della mia mente ^ la 
quale fu chiamata da molti Beatrice , i quali 
non sapevano che si chiamare. Ella era già in 
questa vita stata tanto che nel suo tempo lo 
cielo stellato era mosso verso la parte d' oriente 
delle dodici parti V una ^ d' im grado : sì che 6 dti grado b.p. 
quasi dal principio del suo anno nono apparve 
a me ^^ e la vidi quasi ^ dalla fine del mio 7 aiu fine B. s. 
anno nono^ ^ Ella parvemi vestita d'un nobi- ^ "» J°e P- 

1. , . «Il . • . * o Ed apparremi 

assmxo colore umile ed onesto sanguigno , cinta vesiiu ai uohi- 
e ornata alla guisa che alla sua giovanissima iìsaimo B. p. s. 
etade si conveiùa. In quel punto dico verace- 
mente che lo spirito della vita , 9 il quale 9 che dimora s. 
dimora nella segretissima camera del cuore , 
cominciò a tremare sì fortemente che apparìa 
ne' menomi polsi orribilmente; e tremando disse 
queste parole: Ecce deus Jortior me ^^ qid lofc/i/V/wB.p.s. 
veniens donunabitur mi/U. In quel punto lo spi- 
rito animale 9 il quale dimora ^^ neiralbi cu- ii nella camer. 
mera nella quale tutti li spiriti sensitivi portano ®* '** 
le loro ** protesioni (*) , si cominciò a mara«* la percezioni B. 
vigliare molto, e parlando specialmente a li ^'^* 
spiriti del viso, disse queste parole: *3 ^ippa^ iZ Apparava 
ruit iam beatitudo '4 vostra. In quel punto ,^*^; «„« 

spinto naturale, il quale dimora in quella 

parte ove si *5 mostra C*) il nutrimento no- i5 miDi*u« b 

stro , »6 cominciò a piangere , e piangendo ^^^^^' . .. 
disse queste parole: Heu miseri quia Jì^quenter B. p. 



(*) Nel n« cod. percetioni in marg. 
(**) Nel a* cod. ministra ìd tuarg. 



4 . . .\ 

17 D* allori fi. impecUtus ero deinceps. >7 Da ind^inanzi dico 

^* ^* che Amore signoreggiò If anima mia , la quale 

fu sì tosto a lui disponsata; e cominciò a pren- 
dere sopra me tanta sicurtà e tanta signoria ^ 
per la virtù che gli dava la xmà imaginazione , 
che mi convenìa fare compiutamente tutti i 
suoi piaceri. Egli ini commandava molte volte 
che io cercassi per vedere quest'Agnola giova- 

18 volte B.P.s. nissima ; ond^ io nella nùa puerizia molte 

19 Teaeroia B. »8 fiate V andai cercando , e *9 vedeala di si 
ao^uotiB.P.s. *^ nobiU e laudabili portamenti, che certo di lei 

si potea dire quella parola del poeta Omero : 

iti figiìToia a'uom Ella non parea ^^ fatta (*) d' uomo mortale , 

DirB^'p"s^ ma da Dio. Ed avegna che la sua imagine, la 

quale continuamente meco stava, fosse baldanza 

aa a sJgBOTPggiar- a Amorc ** a signoreggiare me; tuttavia era 

^t*"*^! » B e di sì *3 nobilissima virtù, che nulla volta sofr 

a3 nobile B.P.S. . ' «i /• j 1 

terse che Amore mi reggesse senza il ledele 

14 oTc B. P. là consiglio della ragione in quelle cose *4 là 

dove coui s. ^^g ^j consigUo fossc utile a udire. E però che 

a5 alle passioni B. Soprastarc ^^ le passioni ed atti di tanta gio- 

y* ^\ p ventudine *^ pare alcuno parlare fabuloso , mi 

^"* partirò da esse, e trapassando molte cose le 

quali si potrebbero trarre dall* esemplo , onde 

nascono queste , verrò a quelle parole , le quali 

sono scritte nella mia memoria sotto maggiori 

' paragrafi. 

Poiché furono passati tanti dì, che ap- 

{>unto erano compiuti li nove anni appresso 
'apparimento soprascritto di questa gentilissi- 
ma , nell^ ultimo di questi dì avvenne che que- 
sta mirabile donna apparve a me vestita di 
colore bianchissimo in mezzo di due gentili 
donne , le quali erano di più lunga etade , e 

(*) Nel n. eoa, JìgUuola in marg. 



passando per una via volse gli occhi verso queU 
la parte ov'io era molto pauroso, e per la sua 
ine£&bile cortesia , la quale è oggi meritata 
»7 nell^ altro (*) secolo, mi salutò ^^ e virtuo- "a; nei gwu secolo 
samente tanto , che mi parve allora vedere ag virtuoMmenic 
tutti ì termini *9 della beatitudine. L* ora che B. p. s. 
il suo dolcissimo salutare mi giunse era ferma- ^^ ^"* ^^^"^ ^' 
mente nona di quel giorno: e perocché quella 
fu la prima volta che le sue parole ^^ (**) ven- So « mosaero per 
nero a* miei orecchi , presi tanta dolcezza , JoSèro^ f " 
che come inebbriato mi partii dalle genti. ^^ Ri- nire alle mie o- 
corso al solingo luogo a una mia camera può- - «^ccW* S- . 

^ ,. " . ^ . . * 3i , e ncocsi B. 

semi a pensare di questa cortesissima ; e pen- p. s. 
sando di lei , mi sopraggiunse un soave sonno , 
nel quale m^ apparve una maravigliosa visio- 
ne : che mi parea vedere nell^ mia camera una 
3* nebula di colore di fuoco ^ ^^ nella quale io 3a nugola s. 
discemea una figura d' uno Signore, di pauroso «uak b!p!*s!* 
aspetto a chi ^4 la guardasse : e pareami con 54 a eh' 1 guar- 
tanta letizia , quanto a se , che mirabil cosa era : ^'"* ®' ^' ^' 
e nelle sue parole dicea molte cose, le quali io 
non intendea , se non poùhe , tra le quali inten- 
dea queste: Ego dominus tuus. Nelle sue brac- 
cia mi parea vedere una persona dormire nuda , 
salvo che involta mi parea in un drappo ^^ san- 35 sanguigno leg- 



germente ; la 

quale io rìguar- 

na ^^ della salute, la qualem'avea lo giorno dando molto in- 

tentivamenteB. 



guigno. Leggermente conobbi ch'era la don- ^^eTonguar- 



dinanzi degnato ^7 salutare. E nell' una delle ^''TZ^l 
mani mi parea, che questi tenesse una cosa, 36 della quiete S. 
la quale ardesse tutta ; e pareami eh' egli ^^ di- ^7 di saiutare B. 
cesse queste parole: yide cor tuum. E quando 33 mi dicesse B. 
egli era stato alquanto, pareami che disvegliasse P* S- 



(*) Nel n. cod. gran in marg. 

(**) Nel n. cod. si mossero per venire in marg. 

(***) Questa interpolazione nel n. cod. si legge in margine; 



59 eh* egli per 800 questa che dormìa; e tanto si sforzava ^ (*) 
io'" u^lu*^^*^ che le faceva mangiare 4o questa cosa che in 

mano gli ardeva; la quale ella mangiava dubi- 
tosamente. Appresso ciò poco dimorava ^ che 
la sua letizia si convertìa in amarissimo pianto: 
e così piangendo si ricogliea questa donùa nelle 
sue braccia^ e con essa mi parca che se ne 
gisse verso il cielo : end' io sostenea si grande 
41 non potè B. augoscia , chc '1 mio deboletto sonno 4^ non 
^•^' mi potè sostenere, an^ si ruppe, e fui disve- 

gliato. Ed immantinente cominciai a pensare , 
e trovai che V ora che m' era questa visione 
apparita era stata la quarta della notte; sì che 
4a ch'eiiaB.P.S. appare manifestamente 4a che la fu la prima 
45Pen8and'io P. Ora delle nove ultime ore della notte. 45 E pen- 
44 ap|»ariio B. sando io a ciò che m'era 44 apparuto, pro- 
posi di farlo sentire a molti, i quali erano 
£imosi trovatori in quel tempo : e con ciò fosse 
cosa eh' io avessi già veduto per me medesimo 
Farte del dire parole per rima, proposi di fare 
un Sonetto , nel quale io salutassi tutti i fedeli 
d' Amore , e , pregandoli che 45 giudicassero 
la mia visione, scrissi a loro ciò che nel mio 
sonno avea veduto : e cominciai allora questo 
Sonetto : 



s. P. 



45 giudicassono 
B. P. S. 



46 è nel lucente 
B. P. è più la- 
cerne RA. S. 



A ciascun' alma presa, e gentil core 
Nel cui cospetto viene u dir presente, 
In ciò che mi riscrìvan suo parvente, 
Salute in lor signor, cioè Amore. 

Gih eran quasi ch'atterzate l'ore 

Del temjK) ch'ogni stella 4^ n'è lucente, 
Quando m'apparve Amor subitamente. 
Cui essenza menibrar mi dà orrore. 

Allegro mi sembrava Amor, tenendo 



(•) Nel n. cod. per sua In^nf^no in marg. 



7 

Mio core in mano, e nelle braccia avea 

47 Donna avvolta in un drappo dormendo. 4? Madonna ìn- 

Poi la svegliava , e d* esto core ardendo I? *i i> a • 

4o La paventosa umilmente pascea: 48 Lei 

Appresso gir lo ne vedea piangendo. * B. P. RA. S. 

A questo Sonetto fu risposto da molti ^ 
e dì diverse sentenze (^) , tra li quali fu rispon- 
ditore quegli 49 eh' io chiamo primo de' miei 49 cui P. 
amici : e disse allora ^^ un Sonetto lo quale 5o questo Sonet- 
Gomincia : f^edeste al mio parere offrii valp'» *° ?• "p?'*«- 
re. E questo fu quasi il prmapio dell amistà 
^^ tra lui e me^ quando seppe che io era quegU 5i tra me e ini 
che ciò avea mandato. Lo verace giudido del ^- ^- ^• 
detto ^* segno (*) non fu veduto allora per 5a SoneitoB.P5. 
alcuno, ma ora è ^^ manifestissimo ai sempUà. 53 manifesto ai 

54 Da questa visione iiianzi cominciò il pm semplici B. 
mio spirito naturale a essere impedito nella sua 54 e ^esu s. 

^ Questo Sonetto si divide in due parti ^^: che nella 55 nella prima B. 
prima parte saluto e domando risponsione; nella seconda 
significo a che si dee rispondere. La seconda parte co- 
mincia quivi: Già eran, 

(a) Fra i molti, Dante daMajano rispose della seguente sentenza, che 
potrebbe disingannare chi credesse che la Beatrice di Dante fosse a questo 
tempo allegorica ( Rime antiche cart. i33 ed. Giunt. i5a7 ). 
Di ciò che stato sei dimandatore 
Guardando ti rispondo hreTemente 
Amico meo di poco conoscerne 
Mostrandoti del ver lo suo sentore. 
A'I tuo mistier cosi son parlatore: 
Se san ti truovi e fermo de la mente, 
Che lavi la tua coUia largamente, 
A ciò che 'stinga e passi lo vapore, 
liO qual ti fa faToleggiar loquendo : 
E se gravato sei d* infertà rea ; 
Sol e* hai farneticato ( sappie) intendo. 
Così riscritto e*l meo parer ti rendo: 
Né Cangio mai d'està sentenza mea, 
Fiachè tua acqua a *1 medico no* stendo. 
(*) Nel n. cod. Sonetto in marg. Meglio segno , perchè questo fu il 
segnale dell'amistà fra Dante e Guido Cavalcanti. 






8 
operazione y perocché Y anima era tutta data 
nel pensare di questa gentilissima ; ohd' io di- 
venni in picciolo tempo poi di sì frale y e debole 
' condizione , che a molti amici pesava della mia 
vista : e molti pieni d' invidia si procacciavano 
di sapere di me quello che io voleva del tutto 

56 «a altri B.P.S. celare 56 ^d altrui. Ed io accorgendomi del 

malvagio domandare , che mi faceano y per la 
volontà d' Amore , il quale mi commandava 
secondo il consiglio della ragione ^ rispondea 
loro , che Amore era quegli , che così m' avea 
governato : dicea d' Amore , perocché io portava 
nel viso tante delle sue insegne, che questo 
non si potea ricoprire. E quando mi doman- 

57 «iisfaiio B.p.s. davano : per cui t* ha così ^7 distrutto questo 
58 gli giiapdavaB. Amore ? Ed io sorridendo 58 guardava, e 

^' ^' nulla dicea loro. Un giorno avvenne , che que- 

sta gentilissima sedea in parte ove s' udìano 
parole della Regina della gloria , ed io era in 

59 mia felicità s. luogo , dal qualc vedea la ^9 mia beatitudi- 

ne : e nel mezzo di lei e di me per la retta 
linea sedea una gentil donna di molto piace- 
vole aspetto, la quale mi mirava spesse volte, 

60 sgaardare B. maravigliandosi del mio ^^ riguardare che pa- 
^'^' rea che sopra lei terminasse; onde molti s'ac- 
corsero del suo mirare. Ed in tanto vi fu po- 
sta mente, che partendomi da questo luogo 

61 mi sntii aire 61 sentii dire appresso a me : vedi come ^ la 
eaTou'uonnaB! ^^^\ àouna distrugge la persona di costui: e 

P. s. nommandola intesi che ^^ dicea di colei che 

fi^lrr^R p'I ^^ in mezzo era stata nella Unea retta che mo- 

vea dalla gentilissima Beatrice, e terminava ne- 
65jonfortai B. gU occhi miei. AUora mi ^^ racconfortai mol- 
to , assicurandomi che '1 mio segreto non era 
eommunicato , lo giorno , altrui per/ mia vi-* 
sta : ed immantenente pensai di fare di questa 



p. s. 



9 
^ gentil donna schermo della veritade ; e tanto 66 aonna B. 
ne mostrai in poco di tempo che '1 mio segreto 
fu creduto sapere dalle più persone che di me 
ragionavano. Con questa donna mi celai al- 
quanti anni e mesi; e per più fare credente 
altrui y feci per lei certe cosette per rima le 
quali non è mio intendimento di scrivere qui, 
se non in quanto facesse a trattare di quella 
gentilissima Beatrice; e però le lascierò tutte, 
^7 salvo che alcuna cosa ne scriverò , che 67 se non che3. 
pare che sia loda di lei. Dico che , in questo 
tempo che questa donna era schermo di tanto 
amore , quanto dalla mia parte , mi venne una 
volontà di voler ricordare il nome di quella 
gèntiUssima , ed ^^ accompagnarla di molti no- 68 accompagnarlo 
mi di donne , e specialmente ^ del nome di qJ^^^' gji^ gg„. 
questa gentildonna ; e presi i nomi di LX. (*) uiaonna B. p. 
le più belle donne della cittade, ove la mia 
donna fu posta dair altissimo 7° Signore, e com- 70 SireP. 

rsi una 71 epistola sotto forma di serventese, 7ipi»ioìaP. 
quale io non scriverò ; e non n' avrei fatto 
menzione, se non 7« per dir quello che 7^ com- 7^p«'q"«^^o^-^- 
ponendola maravigliosamente addivenne , cioè ^ ^°"^'* o a . 
che in alcuno altro numero non soflferse il nome 
della mia donna stare , se non in sul 74 nove , 74 nono B. P. s. 
tra* nomi di queste donne. La donna , con la 
quale tanto tempo io avea 75 ceUato, convenne 75 celata la m;a 
che si partisse della sopra detta cittade, e an- ^o^on»^B.p.s. 
dossi in paese 7^ molto lontano: perchè io quasi 76 lontano b.p. 
sbigottito della bella difesa che mi era venuta 
meno, assai me ne 77 disconfortai più che io 77 «onfonai B. 
medesimo non avrei creduto dinanzi. E pen- ^' ^* 
sando che, se della sua partita io non parlassi 
alquanto dolorosamente , le persone sarebbero 

(*} Nel n. co<I. XL. in roarg. 



\ 



10 
accorte più tosto del mio nascondere , proposi 
73a«]uii^eai£i- 78 di fame alcuna lamentanza in un Sonetto , 
79T0 «ciivCTò'pcr. il quale 79 io scrivo acciò che la mia donna fu 
ciochèB.p.s. immediata cagione di certe parole che nel So- 
netto sono , si come appare a chi Io intende : 
e allora dissi questo Sonetto : (') 

O VOI, che per la via d'amor passate 5 

Aitendele e guardale 

S'egli è dolore alcun ^quanto il mìo ^ grave: 
SosuflVtateB.RA. E prego sol eh' audir mi 8» sófferiate^ 

E poi imagi! late 
81 tlolore B. P. S'i'son d*ogni 81 tormento ostello e chiave. 

^^' ^' Amor, non già per mia poca bontate, 

Ma per sua nobiltate, 

Mi pose in vita si dolce e soave^ 
8a- assai fitte P. Ch' i' mi sentia dir dietro 8a spesse fiate : 

83PiolB. S. 85 Deh! per qual ^4 dignitate 

84 degniuieHA. ^^j leggiadit) questi lo cor ave. 

Or ho perduta tutta mia baldanza 
Che si movea d'amoroso tesoro , 
Ond'io pover dimoro 

85 didìr B.P.S. Iq guisa che 85 dire mi vien dottanza. 

Si che, volendo fer come coloro 

Che per vergogna celan lor mancanza, 
Di fuor mostro allegranza, 

86 struggo B. P. E dentro da lo cor mi ^^ strìngo (**) e ploro. * 

* Questo Sonetto ha due parti principali : che nella 
prima intendo chiamare i fedeli d' Amore per quelle 
parole di Jeremia profeta : vos omnes qui transitis 
per viam, attendile et videie, si est dolor sicut dolor 

87 wfrerinoB.P. ^^^^ • ^ pregare che mi 87 sofFerissero d'udire. Nella 

seconda narro là ove Amore m' avea posto con altro in- 
tendimento che l'estreme parti del Sonetto non mostrano: 
e dico ciò che io ho perduto. La seconda parte comincia 
quivi: Amor non già, 

(*) Nel n. cod. o vero Ballata in marg. 

(**) Nel n. cod« struggo in marg. ^ 



li 

Appresso il partire di questa gentildonna , 
fu piacere del Signore degli Angeli di chiamare 
alla sua gloria una donna giovane^ e di gentile 
aspetto molto, la quale fu assai graziosa in 
questa sopradetta cittade; lo cui corpo io vidi 
giacere senza ^^ T anima in mezzo di molte 88 anima b.p.s. 
donne , le quali ^9 piangevano assai pietosa- 89 piangevano , 
mente. Allora ricordandomi che già Tavea ve- "1*^ piangemio 

1 . /» - . Il ".i. . mi proposi ti) di* 

duta tare compagnia a quella gentihssmia / non re alquante pa- 
potei sostenere alquante lagrime; anzi pian- '«^ «^^iia sua 
gendo mi proposi di dire alquante parole della '*^^®^- • 
sua morte in 9^ guiderdone di ciò che alcuna 90 guìdaraone B. 
fiata Favea veduta con la mia donna. E di ciò 
toccai alcuna cosa nell' ultima parte delle pa- 
role che io ne dissi , siccome appare manife- 
stamente a chi 91 lo intende : e dissi allora 91 la intende P. 
questi due Sonetti , de' quali comincia il primo 
Piangete amanti: il secondo Morie villana. 

Piangete amanti, poiché piànge Amore, 
^ Udendo qual cagton lui fa plorare. 

Amor sente a pietà donne chiamare 

Mostrando amaro duo! per gli occhi fuore: 
Perchè villana morte in gentil core 

Ha messo il suo crudele adoperare. 

Guastando ciò che al mondo è da laudare 

In gentil donna, 9* fora dell'onore. ga sovra B. P. 

Udite 9,3 quanto Amor le fece orranza \ I^A. S. 

Ch' io '1 \idi lamentare in forma vera ^^ ^"^'^ ^' ^^ 

Sovra la morta immagine avvenente ; 
E riguardava 94 ver lo ciel sovente 94inTerB.P. 

95 Ove l'alma gentil già locata era 95 Dove S. 

Che donna fii di si gaja sembianza. 

96 Questo Sonel- 

« e i^ . -, .,..,. . to ha tre parli 

* 9^ Qaesto primo Sonetto si divide m tre parti. g p 

Nella j)rima parte tliiamo e sollecito 97 tutti i fedeli 97 i fea«li B. P. 



98 e di pietà B. 
P. RA. S. 



99 vuoi B. P. 

io« Connensi 
B.S. 

101 perchè 
B. P. S. 



109 che'n donna 

è B. P. S. 
io3 vìrtute : B. 

P. S. (a) 



12 

Morte villana 9^ di pietà nemica^ 

Di dolor madre antica, 

Giudicio incontrastabile gravoso 9 

Poi ch'hai data materia al cor doglioso 

Ond'io vado pensoso ^ 

Di te biasmar la lingnia s'affatica. 
E se di grazia ti 99 vuo far mendica , 

100 Gonvenesi ch'io dica 

Lo tuo fallir d'ogni torto tortoso; 

Non IO A però ch'alia gente sia nascoso , 

Ma per farne cruccioso 

Chi d'amor per innanzi si nutrica. 
Dal secolo hai partita cortesia ^ 

E ciò *oa ch'è'n donna da pregiar , io3 virtude 

In gaja gioventude; 

Distrutta hai l'amorosa leggiadria. ^ 

Più non vuo' discovrir qual donna sia 

Ohe per le proprietà sue conosciute. 

Chi non merta salute 

Non speri mai d'aver sua compagnia. * 



104 che'l signore 
loro piange: e 
dico, adendo la 



cagione, accioc- 
ché B. P. 

io5 si dÌTÌde 
B. P. 



d'Amore a piangere; e dico 104 cbe udendo la cagione 
perch' e' piange, si acconcino più ad ascoltarmi. Nella 
seconda narro la cagione : nella terza parlo d' alcuno 
onore che Amore fece a questa donna. La seconda parte 
comincia quivi: Amor sente: la terza quivi: Udite. 

* Questo Sonetto io5 che comincia Morte villana si 

divide in quattro parti. Nella prima chiamo la morte per 

io6dileiB.P.(&) certi suoi nomi proprii: nella seconda parlando 106 a lei, 

dico la ragione perch' io mi movo a biasimarla : nella 
terza la vitupero: nella quarta mi movo a parlare ad 
107 infinita (e) persona^ avvegnacchè quanto al mio inten- 
dimento sia divinità. La seconda comincia quivi : Pai 
cV hai data: la terza quivi : E se di grafia: la quarta 
quivi : Chi non merta. 



107 indifinita 
B.P. 



(a) Interpunzione che toglie il bello e il vero al concetto. 

(5) Lezione falsa come appare manifestamente dal lesto de* versi. 

(e) Infinita per indefinita meno usato, ma non però erroneo. 



13 
Appresso la morte dì questa donna alquanti dì, 
avvenne cosa , *®^ che a me convenne partire »o8 pet la quale 
della sopra detta cittade, ed ^09 ire verso quelle j 09 andare 
parti ov' era la gentil dònna eh' era stata mia B. p. s. 
difesa. Avvegnacchè non tanto lontano fosse lo 
termine del mio andare quanto ella era, e tut- 
toché io fossi **<^ a compagnia di molti, quanto 110 «i^» compa- 
alla vista, l'andare mi dispiacea sì, che quasi 8««B-P-^- 
li sospiri non poteano disfogare l' angoscia che '1 
cuore sentìa, però che io mi dilungava *" dalla " i ^eiia mia feii- 
nùa beatitudine. E però lo dolcissimo Signore 
il quale mi *" signoreggiava **^ per la virtù »*« signoreggia 
della gentilissima donna, nella niia imagina- ^Sper vinùB. 
zione apparve come peregrino leggermente ve- P. s. 
stito, e di vili drappi. Egli mi parea sbigottito, 
»i4 e sguardava la terra, salvo che **5 talora ii4cg«ai^a^a 
mi parea che li suoi occhi si volgessero a uno ^ ^ 5 \,^òtfa b. s. 
fiume bello , corrente e chiarissimo , il quale 
^16 sen già lungo questo camino là ove io era. nGseguiaS. 
A me parve che Amore mi chiamasse e dices- 
semi queste parole: Io vengo da quella donna, 
la quale è stata tua lunga difesa , e so che '1 
suo rivenire non sarà ; e però quel cuore eh' io 
ti facea avere da lei io l' ho meco , e portolo 
a donna , la quale sarà tua difensione , come 
**7 questa era ( "^ e nomoUami sì ch'io la ii7co»wìb. 
conobbi bene ). Ma tuttavia di queste parole, ^'^ »p°°»^°o»'»'°^ 
ch'io t'ho ragionate, se **9 alcuna cosa ne di- 119 alcuna ne di- 
cessi , dilla "® nel modo che per loro non si ""' ^* , 

j. ' 1 • 1 ^ I i_ • lao per modo 

discemesse lo simulato amore che hai mostrato B. P. 

a queste , e che ti converrà mostrare ^** ad "i «d altri B. 

altrui. E dette queste parole , dispiarve tutta ^' ^' 

questa mia imaginazione subitamente, per la 

grandissima parte che mi parve che Amore mi 

desse di se: e quasi cambiato '** nella vista laa Per la v\nà 

mia cavalcai quel giorno pensoso molto , e "*" ^* * 



ia5 da moftl 
B. P. S. 

B. P. S. 



laS Amor nel 
messo HA. 



136 diluì P.RA. 
127 diipantB. 



14 
accompagnato »*' di molti sospiri. Appresso il 
giorno cominciai »»4 questo Sonetto : 

Cavalcando l'altr'ier per un camino 
Pensoso dell'andar che mi sgradia , 
Trovai i»5 Amore in mezzo de la via 
In abito leggier di peregi*ino. 

Nella sembianza mi paréa meschino^ 
Come avesse perduta signoria, 
E sospirando pensoso venia, 
Per non veder la gente, a capo chino. 

Quando nii vide, mi chiamò per nome, 
E disse: io vegno di lontana parte 
Ov'era lo tuo cor per mio volere, 

E recolo a servir novo piacere. 

Allora presi »«6 da lui sì gran parte. 
Ch'ali "7 disparve, e non m'accorsi come. * 

ia8 lomata P. Appresso la mia **^ ritornata , mi misi a cer- 
care di questa donna che '1 mio signore m' avea 
nominata nel cammino de' sospiri. E acciocché 
il mio parlare sia più breve, dico che in poco 
tempo la feci mia difesa tanto ^ che troppa gente 
ne ragionava oltra **9 li termini *5o d^H^^ cor- 
tesia ; onde molte fiate mi pesava dxa-amente. , 
E per questa cagione (cioè per questa sover- 
chievole voce : che parca *5* che m* infiam-* 
masse (*) viziosamente) quella gentilissima, la 

* Questo Sonetto ha tre parti. Nella prima parte dico 
siccome io trovai Amore , e qual mi pareli : nella seconda 
dico quello che e{;Ii mi disse : avvegnacchè non compiu- 
tamente, per tema ch'io avea di non scovrire lo mio 
segreto: nella terza dico com'egli disparve. La seconda 
comincia quivi : Quando mi vide : la terza quivi : Allora 
presi. 

{*) Nel n. C0(L m' infamasse in marg. Sembra preferibile la lezione 
del testo I 9pì«^aii(io cosi : per quella voce che supponeva vizioso Vainor 
mio. E allora sta bene che il tìzio supposto nell* amore di Dan le pa 
ipiella donna lo j^ifaaae del saluto di Beatrice. 



199 a termini 

B.P.S. 
i3o di cortesia S. 

i5i che m* infa- 
masse B.P. S. 



15 

quale fii distruggitrice di tutti i vizj e reina ^ 

delle yirtù, passando per *^* alcune parti W mi *5a alcuna parte 

negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stara 

tutta la mia *^^ beatitudine. Ed uscendo alquanto i55 quieta s. 

del proposito presente , voglio dare ad intendere 

quello che il suo salutare in me virtuosamente 

operava. Dico che quando ella apparìa da parte 

alcuna, per la speranza *^4 della mirabile ^^^ sa- 134 dell* aramira- 

lute nullo nemico mi rimanea , anzi mi friunirea ,^**t ?' ^' « 

^ j4 •. jii •/»"" i35 dolceaaa S. 

una fiamma di cantade, la quale mi iacea per-* 
donare a qualunque m' avesse oflfeso : e chi allora 
m' avesse ^^^ domandato cji cosa alcuna, la njia i36 addimaodato 
risponsione sarebbe stala solamente Amore con '^^' 
viso vestito d' umiltà. E quando ella fosse al-» 
quanto '^7 propinqua al salutare, uno spirito 157 proisiroana 
d' Amore distruggendo tutti gli altri spiriti sen- * ^' ^" 
sitivi, pingea fuori i deboletjti spirti del viso, e 
dicea loro : Andate ad onorare la donna vostra : 
ed egli si rimanea nel loco loro. E chi avesse 
voluto conoscere Amore , far lo potea mirando 
lo tremore degli occhi miei. E quando questa 
gentilissima *^^ salute salutava, non che Amore 1 38 donna s. 
fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la 
intolerabile '^ beatitudine; ma egli quasi per iSg chiarezza s. 
soverchio di dolcezza divenìa tale che lo mio 
corpo lo quale era *4o tutto allora sotto il suo 140 tunoioito 
reggimento molte volte si movea come cosa ^'^• 
grave inanimata; sì che appare manifestamente 
che nella sua salute abitava la mia *4i beatìtu- 141 quiete s. 
dine, la quale molte volte passava e redundava 
la mia capacitade. Ora , tornando al proposi- 
to , dico che , poiché la mia *4» beatitudine i4a aiiesreaza s. 
mi fu negata , mi giunse tanto dolore , . che 

(a) Gosji e chiaro che il saluto di Beatrice fu negato a Dante pìji 4' una 
Tolta; ed è più ragioneTolc in conieguensa il molto dolore eh* egli «e di- 
«••tra. 



16 

i45 dalle gentr partitomi ^43 dalla gente in solinga parte andai a 

3.P.S. bagnare la terra di amarissime lagrime: e poi- 

144 mi fu soilc- che alquanto »44fu sollevato questo lagrimare^ 

i4riaraentarnii misimi nella mia camera , la .ove potea »45 là- 

B.p.s. mentare senza essere udito. E quivi chiamando 

misericordia alla donna della cortesia^ e dicendo: 
Amore a j uta il tuo fedele ; m' addormentai co- 
me un pargoletto battuto lagriniando. Ayyei^ne 

146 parve B.P.S. quasi nel mezzo del mio dormire che mi *4^ parca 

vedere nella mia camera lungo me sedere un 
giovane vestito di bianchissime vestimenta , 
e pensando niolto. Quanto alla vista sua , mi 
risguardava là ov' io giacca ; e quando m' avea 
guardato alquanto , pareami che sospirando mi 

147 aicessemi chiamasse , e *47 diceami queste parole : Fili 

B.P.S. jy^i ^ tempus est ut praetermittantur simulacra 

nostra. Allora mi parea eh' io il conoscessi y pe- 

j 48 cosi come TOcchè mi chiamava *48 come assai fiate (*) 

,^'^\v' • • *49m'avea già chiamato. E *5o rioruardandolo mi 

149 nelli mici so- O ^ ^ o 

spiri m' avea parca chc piangesse pietosamente , e parea che 

B.p.s. attendesse da me alcuna parola: ond' io assi- 

llo ragguardaa- 1 • r v 1 ... 

dok) B.p.s. curandomi, ^^^ cosi nel §onno cominciai a par- 
i5i corainciai a \^xe. con cssoi Siguorc della nobiltade, perchè 

narinre così con • •.•»¥-! i* «t . 1 

essoB.P,^. piangi tu .^ L quegli mi dicea queste parole: 

Ego tanquam centrum circuii y cui simili modo 

1 52 partesB.v,$. SO hc^bent circumjèrentiae ^^spro tex. i°) tu autem 

non sic. Allora pensando alle sue parole, mi 

i55 oscuramente parea, chc mi avcssc parlato molto ^^^ oscuro, 

i54 rarfargU B. ^* ^^® ^^ ^^ sforzava di *54 parlare, e diceagli 

p.s. queste parole : Ch' è ciò , Signore , che tu 

i55 parli B.p.s. *55 mi parli con tanta scuritade? ^56 Ed egli mi 

i56 quegli ^ ^ dicea in parole volgari: Non dimandar più, che 

i57 E peri utile ti sia. ^^7 E poi cominciai con lui a ra- 

B.p.s. gionare della salute, la quale mi fu negata; e 

(*) Nel n. rod. nelli miei sospiri interlineare. 
(n) prò tex, cioè prò texlu : prout est in iextu. 



17 

domanda'lo della cagione : onde in questa guisa 

da lui mi fu risposto; Quella nostra Beatrice 

udìo da certe persone , di te ragionando , che 

la donna la quale io ti nominai nel camino 

de' sospiri ricevea ^^^ da te alcuna noja. E però "^^ *^ leB.s. 

questa gentilissima , la quale è contraria di tutte 

le nojé non degnò *^9 di salutare la tua per- "Sg «aiutare 

sona, temendo ^^^ non fosse nojosa. Onde con- , 60 c^e^uon fosse 

ciosiacosachè veracemente sia conosciuto per lei B.s. 

alquanto lo tuo segreto per lunga consuetudine, 

voglio che tu dica certe parole *^* per rima, *^* pnin«B.s. 

nelle quali tu *^^ comprenderai la forza che io i6a comprenda 

tegno sopra te per lei , e come tu fosti suo ^- ^- ^• 

tostamiente dalla *^^ sua puerizia : e di ciò chia- *65 tuaB.p.s. 

ma *^4 testimonio colui, che '1 sa ; e come tu *64 lesiimone 

preghi lui che glie le dica : ed io che »65 sono .eò's^n^eiio 

quegli volontieri le ne ragionerò ; e per questo B. P. s. 

sentirà ella la tua volontade , la quale sentendo , 

conoscerà le parole degU ingannati. Queste parole 

fa che sieno quasi ^^ in mezzo sì che non parli *^^ "° '"*^^*« ^• 

a lei immediatamente , che non è degno. E non 

le mandare *^7 in parte ove potessero essere *^7 »" ?»'*« »'- 

• ^ Jl» /»iiJ 1» cuna (*) senza 

mtese senza me da lei, ma lalle adornare di soave me , omit: poies- 

armonìa, nella quale io sarò *^^ tutte le volte «ero essere in le- 

che sai^ mestieri. E dette queste parole, di- les" tutte le fiate 

sparve, e lo mio sonno fu rotto. Ond' io ricor- chefaràmesiie- 

dandomi, trovai che questa visione m' era ap- »^<^^-^-S- 
parità nella nona ora del dì; e anzi che io uscissi 
di questa camera , proposi di fare una ballata , 

nelk quale *^ seguitasse ciò che '1 mio Signore *% ««-guitassi - 
m* avea imposto , e feci questa Ballata : 

Ballata , io vuo' che tu ritrovi Amore , 
E con lui vadi a Madonna davanti, 

(*) Nel n. cod. alcuna interlineare. 



170 ilmioB.P.S. 

171 Tu vai 

. B.P.RA.S. 

j79DoTre8li avere 

in tutte parti 

B. RA. 

Aver dovresti P. 
175 vuogli 

B. P. RA. S. 

174 debbeB.P.S. 

175 S'è (comMo 
credo) in ver B. 
Se (com'i' cre- 
do) è in ver di 
te P. 

176 E tu P. 

177 cliiesta 
B. P. S. 



178 Sed egli P. 



1 79 Lo face 
B. P. S. 



18 

Sì che la scusa mia la qual tu canti 
Ragioni po' con lei ^1^ lo mio Signore. 
171 Tu va, ballata, si cortesemente; 
Che senza compagnia 
173 Dovresti in tutte parti avere ardire: 
Ma se tu *75 vuolì andar securamente. 
Ritrova 1' Amor pria , 
Che forse non è buon senza lui gire. 
Perocché quella che ti *74 deve udire 
175 Si, com' io credo, è in ver di me adirata. W 
17^ Se tu di lui non fossi accompagnata. 
Leggeramente li faria disnore. 
Con dolce suono quando se' con lui 
Comincia este parole ; 
Appresso che tu avrai *77 chesta pietate: 
Madonna, quegli che mi manda a voi. 
Quando vi piaccia , vuole 
178 S'egli ha scusa, che la m'intendiate. 
Amore è qui che per vostra beltate 
>79 Li face, con^e vuol, vista cangiare. 
Dunque, perchè li fece altra guardare, 
Pensalel voi , dacché non mutò '1 core. 
Dille : Madonna , lo suo core é stato 
Con si fermata fede , 

180 Che *n voi servir l' ha 'n pronto ogni pensiero : 
Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato. 

181 Se ella non *Sa ti crede, 
Di eh' en domandi Amore , s' egli è vero. 
Ed alla fine falle umil preghiero. 
Lo perdonare se le fosse a noja. 
Che mi comandi per messo eh' io muoja , 
i83 E vedrà bene ubbidir servitore. 



i8o Che a voi ser- 
vir V ha pronto 
B.S. 
Ila pronto P. 

181 SedellaP. 

i8a tei crede 
P. P. S. 

i83£vedra8siu1)- 
bidir buon servi- 
tore P.RA.(*) 

al servitore BuS. E di a »84 colui ch' è d'ogni pietà chiave, 
184 colei B. Avanti che sdonnej , (*) 



(a) Questa interpunzione rende il senso assai più distinto. 

(*) Nel n. cod. questa lezione è interlineare.-. 

(5) Nel n. cod. Avanti Che adonnej vi è supplito damano poste- 
riore; ciò che lascia per Io meno in dubbio che Dante usasse qui un ver- 
bo cosi strano. 



i9 

Che le saprà contar mia ragion buona. 

Per grazia della mia nota soave ^ 

Rimanti qui con lei, 

E del tuo servo ciò che *85 vuol ragiona, i85 vuoi B.P.S. 

E s'ella per tuo prego gli perdona, 

Fa che gli annunzj ^86 in bel sembiante pace. 186 un bel RA. 

Gentil Ballata mia, quando ti piace, 

Movi *®7 in tal punto che tu n' aggi onore.* 187 in quel 

B. P. RA. S. 

Appresso *8^ queàta soprascritta visione, *88 di questa 

avendo già dette le parole che Amor *^ m' ha 189 m'avea im- 
imposto *5<> , ricominciaro a venire molti e di- P[»'« ^» ^»re 
versi pensamenti a combattere , e a tentare eia- , liijé p. 

scuno *9* indifensibilmente: tra quali pensamenti 190 m' ìncomia- 
quattro mi f9» pesava che ingombrassero più il ^"/ers^B" p.'s! 

riposo della vita. L' uno de' quali era. questo: icji quasi indi- 
buona è la signoria d' Amore , perchè trae lo ^n8j|J"*^^enic 

intendimento del suo fedele da tutte le *93 vili 192 m'ingòmi»ra- 
cose. L' altro era questo: »94 non buona è la s'^^bps^' 

signoria d'Amore, perocché quanto lo suo fedele 194 oon è buona 
più fede gli porta , tanti più gravi , e doloro- B- P. s. 

si > 95 pianti gli conviene passare. L'altro era 193 pumi b.p.s. 

* Questa ballata in tre parti si divide. Nella prima 
dico a lei ov'ella vada; e confortola però che vada più 
sicura; e dico nella cui compagnia si metta se vuole ^d^se* ^9^ tecura B. P. 
curamente andare senza pericolo alcuno. Nella seconda 
dico quello , che a lei s' appartiene di fare intendere. 
Nella terza la licenzio 197 del gire quando vuole , rac- i97d"g»«B,P* 
comandando 19S lo suo dolce movimento nelle braccia '9^ »1 suo movi- 
della 199 fortuna. La seconda parte comincia quivi: Con ,QQ8ua*fori'unaP 
dolce suono. La terza quivi : Gentil ballata. Potrebbe 
già V uomo dire y ed opporre contra me che non sapesse 
a cui fosse il mio parlare in seconda persona , perocché 
la hallata non è altro che queste parole che io parlo : 
e però dico eh* esto duhhio io lo intendo sciogliere e 
dichiarare in questo libello ancora in parte più diJ)biosa : 
ed allora intenda ^oo chi qui dubbia , chi qui volesse 300 qui chi più 
opporre in questo modo. à\AA\& che qui 

tolesse opporre 
(a) Nella legione del Biscioni non sappiamo trorar senso. B. (a) qui chi 



duhìta e chi vo* 
lesse P. 
aoi a mlire che 
impossibile mi 
pare che la sua 
operazio * ùa 
nelle più cose 
altro che dolce» 
con ciò sia cosa 
che B. P.S. (a) 
ao2 seguitino 
. B. P. S. 
ao3 E ciascuno 

B.P.S. 
3o4 facea quasi 

stara B. P. S. 
ao5 per qual via 
pigli il suo ca- 
mino B.P.S. 
ao6 ote B. P. S. 
a 07 e questa era 
molto inimica 
verso me B.P.S. 
a 08 dimorando , 
mi giunse 
B.P.S. (*•) 
a 09 scrivere 

B. P. S. 
aio a dissine al- 
lora B.P.S. 



ail materia 
B.P.S. (J) 



20 
questo: Lo nome d'Amore è sì dolce ^ *<>* con- 
ciosiacosachè i nomi *^* seguitano le nominate 
cose , siccome è scritto : Nomina simt consC' 
quenda rerum. Lo quarto era questo : La donna 
per cui Amor ti stringe così , non è come F altre 
donne che leggermente si mova del suo cuore. 
ao5 Ciascuno mi combattea tanto che mi 
J»o4faceano W stare come colui che non sa ^^^ qual 
via pigli (*J y e che vuole andare e non sa 
^o^onde si vada. E se io pensava di voler cercare 
una comune via di costoro, cioè Ik ove tutti si 
accordassero, ^®7 questa era via molto W ne- 
mica verso di me ; cioè di chiamare , e met- 
termi nelle braccia della pietà. Ed in questo 
stato *®^ mi giunse volontà di ^^9 scriverne parole 
rimate, e **<^ feci questo Sonetto: 

Tulli li miei pensler parlan d'amore, 
Ed hanno in lor si gran varietale, 
Ch* altro mi fa voler sua potestate. 
Altro folle ragiona il suo valore: 

Altro sperando m'apporta dolzore, 
Altro pianger mi fa spesse fiate: 
E sol s'accordan in chieder pietate, 
Tremando di paura eh' è nel core. 

Ond'io non so da qual ^^^ matèra prenda, 
E von-ei dire, e non so ch'io mi dica: 
Cosi mi trovo in amorosa erranza. 

E se con tutti vuò fare accordanza 



{a) Non pare int erisimile che ciò che di più si legge nelle altre edizio- 
aì sia passato nel testo da qualche nota interlineare o marginale. 

(6) £ più ragionevole la nostra lesione., perchè non un pensiero solo, 
ma tutti insieme lo tenevano incerto della vìa che pigliasse. 

(*) Nel n. cod. il tuo camino in marg. 

(e) Forse viamoUo per maggiormente, 

(**) Nel n. cod. dimorando in marg. 

(d) In nn Sonetto, ove si trovano dolzore <, erranza, aceordanza può 
concfe anche matèra. 



21 

Convienemi chiamar la mia nemica 
Madonna la Pielh che mi difenda. * 

Appresso la battaglia ^** di diversi pensieri av-^ ^*i^ ^^*"* 
venne che questa gentilissima venne in parte 
ove molte donne gentili erano adunate , alla qual 
parte io fui condotto per amica persona , cre- 
dendosi fare a me ^*5 gran piacere in quanto *>' gcandìssimo 
mi menava Ik ove tante donne mostravano le ' ' * 
lor bellezze. Ond* io quasi non sapendo **4 ove «'4 ac*»«B.P.S. 
fossi menato, *'^ affidandomi nella persona, la aiSeManaomi 
quale un suo amico alla stremitk della vita /^•^•^• 
condotto avea : dissi : Perchè semo noi venuti 
a queste donne? Allora **^ questi disse: Per ^*^*^™' 
fare sì eh' elle sieno degnamente servite. **7 E Bi7*BTeroè 
lo vero è che adunate **® erano alla compagnia b.p.s. 
d' una gentildonna , che disposata era lo giorno ; **b.1p. s/""° 
e però secondo l'usanza della sopradetta cittade, 
convenìa ^*9 eh' elle facessero ^^^ compagnia. 2i9cheieB.P.S. 
E nel fine del mio proponimento mi parve sen- ^*pri^^SeaL 
tir§ un mirabile tremore incominciare nel mio la mema che fa- 
petto daUa sinistra parte, "» e stendersi di su- ^e^it^Totu 
bito per tutte le parti del mio corpo. Allora io sposo, si che 
dico che poggiai la mia persona simulatamente J.°^ ^u^re**Ti 

questo amico , 

* Questo Sonetto in quattro parti si può dividere. proposi di surc 

Nella prima >a» dico che tutti i miei pensieri son .d'Amore. "* servigio delle 

XT 11 j j* 1 j* • t T donne nella sua 

mila seconda dico che son diversi, e narro la aa5 sua compagnia 

diversitade. Nella terza dico che in tutti pare che s' ac- B.P.S. (*) 

cordino. Neila quarta dico che volendo dire d' Amore 291 e distendersi 

non so a^4 da qnal pigli matèra ; e se la voglio pigliare ^ **' subito 

da tutti , conviene che io chiami la mia nemica madonna "* . ^* 

la Pietà. Dico Madonna quasi per isdegooso modo di ^ ponco^B^P^ 

parlare. Là seconda parte comincia quivi e Ed hanno in 335 i^ 1(»o'b.P. 

cor. La terza: E sol s' accordan. La quarta: Ondato. 224 da cp]al p«rt« 

pigliar S. P. 

(*) Nili n: co(^: nel primo sedere • . . .v^ nella sua compatta in marg. 



22 
ad una pintura la quale circondava questa ma- 
gione ; e temendo non altri si fosse accorto del 
mio tremare , levai gli occhi , e mirando le 
donne vidi tra loro la gentilissima Beatrice. Al- 
lora furono sì distrutti li miei spiriti per la 
forza che Amor prese veggendosi in tanta pro- 
pinquitade alla gentilissima donna , che non 

2t*5 non ne aaS xtà rimasc in vita più che gli spiriti del viso, 
^' ^* e ancor questi rimasero fuori de' loro stru- 

menti , perocché Amore volea stare nel loro 

jja6 mirarle nobilissimo luogo per vedere «*^ la tramirabile 

32 7 primi B.P.S. ^onua : e avvegna eh* io fossi altro che ^*7 in 

prima, molto mi dolca di questi spiritelli che 
si lamentavano forte , e diceano : Se questi non 

aaS sfoigorassono ci **s infolgorasse W COSÌ fuori del nostro luo- 

afóigorasse P.s. 8^ > ^^^ potrcmmo Stare a vedere la meraviglia 
329 siccome di qucsta donna ^^9 così come stanno gli altri 
B. p. s. nostri pari. Io dico che molte di queste donne , 

accorgendosi della mia trasfigurazione , si «o- 
minciaro a maravigliare , e ragionando si gab- 
bavano di me con questa gentilissima ; onde 
23o r amico* ai «So y inganna to amico di buona fc' mi prcsc pelala 
ì^óòl^^m^ mano , e traendomi fuori della veduta di queste 
dosi l'amico mio donue , mi domaudò eh' io avessi. Allora ripo- 
^' . . . sato alquanto , e ^3* risurti li morti spiriti miei , 
B.p. e li discacciati rivenuti alle loro possessioni, 

dissi a questo mio amico queste parole : Io 
a 52 ho tenuti «3^ tenni i piedi in quella parte della vita , di là 
* ^' ^' dalla quale non si può ire più per intendimento* 
di ritornare. E partito da lui, mi ritomai nella 
camera delle lagrime, nella quale piangendo, 



(a) li Vocabolario non porta il yerbo infolgorare , ma bensì il partici- 
pio irifolgorato ; e avendo letto in questo luogo sfoigorassono, cita questo 
solo esempio pel Terbo sfolgorare in significalo di dissipare^ cacciar via. 
Se in Tecc avesse letto injoìgorasse avrebbe canonicato questo Terbo» 
come ne canonizza il participio passivo. 



. 23 

vergognandomi fra me stesso dicea: Se questa 
donna sapesse la mia condizione, io non credo 
che cosi gabbasse la mia persona ; anzi credo 
che molta pietk ^^^ le ne verrebbe. E in questo 233 ne le vmcb- 
pianto stando , proposi di dir parole nelle quali '^^^-S- 
a lei parlando, significassi la cagione del mio 
trasfiguramento, e dicessi che io so bene, ch'ella 
non è saputa , ^^4 e se fosse saputa , io credo 234 e che se 
che pietà ne giungerebbe altrui : e ^^^ proposile ,?• ^* ^- . ,. 
di dire, desiderando che venissero ^^^ (*) nella dirir]B!p!s. ' 
sua audienza ; e allora dissi questo Sonetto : ^'^ p«' avventa- 

' X * ra nella B.P^. 

G)n l'altre donne mia vista gabbate, 

E non pensate, «37 donna, onde si mova «57 donne B. 

Gh' io vi rassembri si figura nova , 

Quando riguardo la vostra beltate. 
Se lo saveste , non porrla pietate 

Tener più ^38 conlra me 1' usata prova \ 238 contro a me 

aSg Ch'Amor quando si presso a voi mi trova B.P.S. 

Prende baldanza, e tanta sigurtate, * Amo/B^RS? 

Che *4o fier ira 241 miei spiriti paurosi, 24oCheMfier 

«4* E quali ancide, e quai pinge di fuora B.RA.S. 

^k^ Si che solo rimane a veder voi. ^. ®. . . ;. 

^ ,, . . . . /> j» 1 • *4^ miei apuli 

Und 10 mi cangio in figura d altrui; B.P. RA.S. 

Ma non sì eh' io non senta ben allora 242 E quale an- 

Li guai «44 degli scacciati tormentosi. * 1^b!p. ra's. 

343 Sì eh' ci 

* Questo Sonetto non divido in parti, perchè la di- ,, ,,, . . 

. . ^ . ^ '/ri • a44 "e cliscacciali 

Visione non si la , se non per aprire 24» le sentenzie B.P. RA.S. 
della cosa divisa: onde; con ciò sia cosa che per «46 la 245 la senUnzia 
sovragf^iunta cagione assai sia manifesto, non ha mestiere B, P. 
di divisione. Vero è che tra le parole ove si manifesta ^4^ per la sua 
la cagione di questo Sonetto si trovano dubbiose parole ; "S'®"® **• *^' 
cioè quando dico che Amore uccide tutti i miei spiriti , 
e li visivi rimangono in vita , salvo che fuori degli stru- 
menti loro. E questo è dubbio impossibile a solvere a 
chi non fosse in simil grado fedel d' Amore ; ed a coloro 

(•) Nel n. cofl. per avventura in marg. 



24 
'^ 0/47 mia B.s. Appresso la ^4? nuova trasfigurazione mi giunse 

un pensamento forte , il quale poco si partìa 
248cMm»:coB.S. da me; anzi continuamente *4B mi riprendea, 

ToL^'Scn^ ^^ ^''^ ^ 5^^^ ragionamento meco : Posciachè 

menio meco P. tu pervieni a così schernevole vista quando tu 

se^ presso di questa donna , perchè pur cerchi 

^49 v^enci di «49 vederla? Ecco che se tu fossi domandato 

a5o aTresiù da lei, che «^o avresti tu da rispondere? po« 

B.p.s. nendo che tu avessi libera ciascuna tua virtude, 

aSiEdacosim jn quanto tu le rispondessi, «^i g^j ^ questo 

a5a ..... Io le di- Hspondea un altro umile pensiero «^^ e dicea: 

rei B. Se io non perdessi le mie virtudi, ^53 ^ fossero 

""^an^o^rjlò^ lìj^ere tanto che io le potessi rispondere, io le 

lessi P. direi , che si tosto come io immagino la sua 

mirabil bellezza, sì tosto mi giugne un desiderio 

di vederla , il quale è di tanta virtude , che 

uccide e distrugge nella mia memoria ciò che 

contra lui si potesse levare; e però non mi ri- 

a54 ai cercare B. traggono le passate passioni *54 da cercare la 

veduta di costei. Ond' io mosso da cotaU pen- 
samenti proposi di dire certe parole , nelle quali 
255 pMsione scusandomi a lei di cotal ^55 reprensione W , po- 
sse aivien'e nessi anche di quello che mi «56 addiviene 
B. p. s. presso di lei , e dissi questo Sonetto : 

Ciò che m'incontra nella mente more 
Quando vengo a veder voi bella gioja ; 
E quando io vi son presso sento Amore 
a57 se '1 perir l'è , Che dice: fuggi: ^^1 se '1 partir le noja. 

noia 

B P BÀ S 

che vi sono è manifesto ciò clic solverebbe le dubbiose 

parole: e però non è bene a me dichiarare cotale dii- 

2 58 sarebbe iadar- bitazione , a ciò che lo mio parlare ^58 indarno di 

no ovvero di 80- soperchio Sarebbe, 
perdilo B,P. 

(a) Sia bene reprensione ^ e non passione, aTendo letto prima conti- 
nuarnenle mi riprendea che non è nel Biscioni. Nel n. cod. passione in 
niarg. 



S.P. RA.S* 



25 

Lo VISO mostra lo color del core^ 

Che tramortendo ovunque poi s'appoja^ 

E per l'ebbrietà del gran tremore 

Le pietre par che gridin: moja^ moja (*) 
Peccato face chi allora mi ^^9 vede ^^9^'le_ 

Se l'alma sbigottita non conforta 

iJol dimostrando che di me li »6o Jòia C*) a6odogUa 

a6i Per la pietà (che vostro gabbo avvede) (***) ^'p ^A'\.y 

La qual si cria nella vista morta che'l mostro gab- 

Degli occhi ch'hanno di lor morte »6a yola. («) * bo uccide 
° B. P.S. 

occide RA. 

* Questo Sonetto si divide in due parti. Nella prima dico ^ i^^*™ * e 

cagione , perche non mi 2o5 tegno{oj di gire presso a que- ^63 attentodian* 

sta donna ; nella seconda dico quello che ^^4 diviene per an^ dare preaao di 

dare presso di lei , e comincia questa parte quivi : E qiuatdo B P. 

io vi son presso, E anche si divide questa seconda parte ^"4 m*»^^**»* 

265 in cinque diverse variazioni : che nella prima dico quello ^^c" '• 
1 * ... j ,, . f ,. \ , a ©5 m cinque ac- 

che Amore consigliato aalla ragione mi dice quando le condo cinque 

son presso : nella seconda ^66 manifesto lo stato del core divise narrazlo- 
per esemplo del viso ; nella terza dico siccome ogni si- ni B. diverse 
curtade mi vien meno; nella quarta dico che pecca quegli z;^*"*"^*»?* 
che non 267 mostra pietà »68 di me : nell' ultima dico ^« ? *^ t» ' 
perche altri dovrebbe aver pietà per la pietosa vista a 68 di me accioc- 
ché mi sarebbe 
alcun conforto 

(*) Nel n. cod. questo Terso si trova supplito in marg. B. P. 

(**) Nel n. cod. questo terso si trova supplito in marg. 

(***) Nel n. cod. uccide in marg. La lezione del lesto è incontrasta- 
bilmente da preferirsi. 

(a) Per essere fedeli al n. cod. diamo qui la lezione originale di questo 
componimento : 

Ciò che m' incontra ne la mente more. 
Quando yegno a veder voi, bella gioia: 
E quando io vi 8on presso sento Amore 
Che dice: fuggi 0, se'l partir le noia. 
Lo viso mostra lo color del core, 
^ Che tramortendo ovunque poi a' appoia : 

E per V ebbrietà del gran tremore 
Peccato face chi allor mi vede 
Se r alma sbigottita non confortii 
Per la pietà ( che vostro gabbo avvede) 
La qual si cria ne la vista morta 
Delli occhi e* hanno dì lor morte voia. 

(b) Assai meglio legno che non attento ^ esaendo questo in contraddi'» 
sionc con ciò che si legge nel testo. 



26 

Appresso ciò che io dissi , questo Sonetto mi 

mosse una volontà di dire anche parole nelle 

quali dicessi quattro cose ancora sopra il mio 

a69 manifeste stato, le quaU non mi parca che fossero ^^ ma- 

®*^* nifestate ancora per me. La prima delle quaU 

si è che molte volte io mi dolea, quando la 

mia memoria movesse la fantasia ad imaginare 

quale Amor mi facea : la seconda si è , che 

a708pe88eToUeai Amore ^70 di subito spessamente m^ assalìa sì 

subito B-P|- forte che *7* a me non rimanea altro di vita 

272 dcikmiadon- s© non chc un pensiero che parlava «7^ di questa 
naB.P.s. donna: la terza si è che quando questa batta- 

273 mi pugiMiTa gUa d' Amore *75 m' impugnava così , io mi 
^'^' movea quasi discolorito tutto per veder questa 

donna , credendo che mi difendesse la sua ve- 
duta da questa battaglia, dimenticando quello 

274 appropin- chc per ^74 appropiuquare a tanta gentilezza 
qaarmiB.p.s. 276 m'addivcnìa: la quarta si è come cotal ve- 

976 nonVolamen- ^^^ ^^^ Solamente non mi diferidea («) , ma 
te mi difendea finalmente disconfiggea la mia poca vita : e però 
' ' dissi questo Sonetto: 

277 Tegnonmi Spesse fiate «77 veunemi alla niente 

B.P.RA.S. «78 L'oscura qualità W ch'Amor mi dona/" 

*7^^«^*^"e E vieomene pietà si , che sovente 

lo dico: lasso! avvien egli a persona? 

279 pietosa è ai- <**»« "<^gl' ocelli mi giunge, la qual vista a79 mi giunge 

sirutu cioè non e non pare altrui per lo gabbare di questa donna la 

pare B. P. quale trae a sua simile operazione coloro che forse 

aBoT^ebboBo a8o chiuderebbero questa pietà. La seconda parte comincia 

quivi: Lo viso mostra: la teria: E per T ebbrietà : la 
quarta : Peccato face: la quinta : Per la pietà. 



(a) Par manifesto che la diversa lezione delie altre edd. sia errala. 

(b) V oscura f/ualità : cioè la schernevole vUta di cui sopra. 



27 

Ch'amor »*» m'assala 'Sa subitanamente (") a8» m'iusale 

«85 Si che la vita quasi n,' abbandona ; ,ef .u^JiL- 

«84 Campi uno spirto vivo solamente teB.P. 

(E quel riman^ perchè di voi ragiona). a83 Che la mia 

Poscia mi sforzo che mi vodio ^85 atare: o?*?»^*^* • 

ti COSÌ smorto e d ogni valor vuoto apirto 

Vegno a vedervi, credendo guarire. B.P.RA.S. 

E s' io levo eli occhi per emardare , ^of "*"* ^' 

Nel cor mi si comincia ^'o un terremoto toP. 

Che fa 287 de' polsi Y anima partire. * 287 da' polsi 

O0 P» 0. 

Poiché io dissi questi tre Sonetti , ne' quali 

parlai ^^ a questa donna , però che «^9 fòro *^? ^ *P?*» 

. •• !• . .. ««,-* • 1 • - * donna B. 

narratoni di tutto ^9^ quasi lo mio stato , ^^ f^iono quasi 

*9» credeimi «9^ tacere , perocché mi parea di me narratori 

assai ^93 manifestato. Avvegnacché sempre poi accio mio stato 

tacessi di dire a lei ^ a me convenne di ripi- b.p.s. 

gliare materia nova e più nobile che la pas- «9^ «««^indo»» 

sata. E perocché la cagione della nova materia aga tacere, e non 

è dilettevole a udire, la dirò, quanto potrò, dir più b.p.s. 

, , ' / X X ^ agj ayer manne- 

294 brevemente. stato b.p.s. 

Conciossiacosaché per' la vista mia molte ^94 p»ù i^reve- 

'- 1 .^ 1 ì • mente B.P.S. 

persone avessero compreso lo segreto del mio 
core , certe donne le quali adunate s' erano 
dilettandosi Y una nella compagnia dell^ altra , 
sapeano bene lo mio core; perché ciascuna di 
loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io 

* Questo Sonetto si divide in quattro parti, secondo 
cbe quattro cose sono in esso narrate : e perocché 

39^ sono esse ragionate di sopra , non ^9^ m' intrametto agS sono di sopra 

se non di distinguere le parti per li loro comìnciamenti : narrate B. P. 

onde dico che la seconda parte comincia quivi: Ch'Amor. ^^^^1 *"'"*''® 
La terza quivi : Poscia mi sformo. La quarta ; E s' io 
levo. 

(a) Ancke il Yacabolarìo legge cosi, e porta questo solo Terso per 
esempio. 



28 \ 

a97 passando »97 penàatìdo presso di loro , ( siccome dalla 

298 menalo , fui fortuna ^9^ menato fui ) fui chiamato da una 

chiamalo di. queste gentili donne. ^99 La donna che 

aqqQafiUchc ^ ^^^^ chiamato era 5oo Ji molto leggiadro 

B.p.s. parlare; sicché quando io fui giunto dinnanzi 

^**B^p"s" ^* loro, e vidi bene , che la mia gentilissima 

5oi Ira else donna non era ^^* con loro, rassicurandomi 

B. p. s. Soa la salutai , e domandai che piacesse loro. Le 

B. p! s*! ** donne erano molte , tra le quali ^^^ y' ^y^^ 

3o5 ve n'avea chc sì rìdeauo tra loro. Altre v' erano che guar- 

5o4''dov.^r^* davanmi aspettando che io 3^4 volessi dire. 

B.P.S. Altre v' erano che parlavano tra loro , delle 

quali una volgendo i suoi occhi verso me, e 

chiamandomi per nome disse queste parole : 

A che fine ami tu questa tua donna, poiché tu 

305 diihxjì B.p.s. non puoi la sua presenza sostenere ^^^ degli 

306 Perocché il occhi (*) ? ^06 Q^è ccrto il fine di cotale amore 
3o7°eMere^B p convicuc ^^7 chc sia uovissimo. E poichè m' ebbe 

308 delle quesie ^®^ dctto quésto , nou Solamente ella , ma tutte 
parole B PS. j' a[tre cominciàro ad attendere in vista la mia 

risponsione. Allora dissi queste parole loro : 

309 Madonne ^09 Madouna , ^^^ lo fine del mio amore fu gik 
3ioia6ntB.PS. ^ saluto di qucsta donna, forse ^^^ di che voi 
Sii di cui B.p.s. intendete, ed in quello dimorava la ^'^ beati- 

3i4 aesìderii dcsiderii. Ma poichè le piacque di negarlo a 
B.p.s. jjrjg^ Iq jjjjq signore Amore, la sua mercede, 

3i5 fermeaaa s. ha posta tutta la mia ^*^ beatitudine in quello 

che non mi puote venir meno. Allora queste 
^*B*Ps'** donne cominciàro a parlare ^*^ intra loro ; e 
3i 7 l'acqua mi- siccomc talor vcdèmo ^*7 cader l'acqua mischia- 
^ schiaia B.s. ta di bella neve • cosi mi parca ^'^ vedere W 

DÌO «dire * 

uscire mischia- 
le B.p.s. (•) Nel n. cod. diiocl in marg. 

(a) Quantunque !a lezione del Biscioni , e degli allri sembri più rego- 
lare, perchè le parole parlate più propriamente si odono di queHo the 
si veggano; pure se si avverta chc le donne pflrlano intra loro, e che 



29 
le loro parole mischiate di sospiri. E poiché 
alquanto ebbero parlato tra loro , mi disse anche 
questa donna, che prima m' avea parlato /que^ 
ste parole : Noi ti preghiamo che tu ne dica 
^*9 dove sta questa tua beatitudine. Ed io ^ao ri- Sig otc è B.P.S. 
spondendo lei , dissi cotanto : In quelle parole ^^,° df^^B^plT 
che lodano la donna mia. ^^* Ed ella rispose: Sai Allora Hùti- 
Se tu ^22 ne dicessi vero, quelle parole che tu ch°**iii*^"^T 
n' hai dette notificando la tua condizione , avre- b.p.s. 
sti tu 3a3 operato ^^4 con altro intendimento, ^aa mi b.p.s. 

r\ 19' 1 ^ 1 • 3a3 operate 

Ondio pensando a queste parole quasi vergo- b.p.s. 
gnoso mi partii da loro ; e venia dicendo tra ^^4 con altra in- 
me 335 medesimo : poiché é tanta s^e beatitu- s^rsierB:?:!* 
dine in quelle parole che lodano la mia donna , 3a6 feiicìià s. 
perché altro parlare é stato il mio? E 3^7 proposi 5*7 però^propoù . 
di prendere per materia del mio parlare sempre 
mai quello che fosse loda di questa gentiUssima ; 
e pensando a ciò molto, pareami avere ^«S im- 3a8 pre» b. p. 
presa troppo alta materia quanto a me , sicché 
non ardìa di cominciare ; e così dimorai al- 
quanti dì con desiderio di dire ^^9 e di comìn- ^ag e con paura 

. • li B "P Q 

ciare (*) . Avvenne poi che passando per un ' 

camino, lungo il quale ^^^ correa un rio molto 35o sen giva 

chiaro d'onde, giunse a me tanta volontà di b.p.s. 

dire , che io cominciai a pensare il modo eh* io 

tenessi ; e pensai che '1 parlare di lei non si con- 

venia ^^^ che io facessi, se non parlassi a donne 35i se non chele 

in seconda persona ; e non ad ogni donna , ma i^^^^^' ^-^-^ 

solamente a coloro che sono gentih , e non 

sono 552 pure femine W. Allora dico che la mia 53, ,,^j b.p.s. 

Ungua parlò quasi come per se stessa , ^33 ^ 335 mossa e dissi 

allora una Caii- 



zone la cjual co- 
mincia B. P. 



comincia tume 



Dante non «lice di che esse parlassero , può benissìnio adottarsi la nostra 

lesione dicendosi con aerila di vedere alcuni parlar tra loro, auaodo ,^ *"'**,* 

non se ne oda il discorso. n ^^o <,. 

(*) Nel n. cod. e con paura in marg. 

(ti) Cioè : femmine dotate delle comuni 4uaUtà soltantOé 



1 



30 

disse (*) : Donne che a^eie intelletto d* amore W . 

Queste parole io riposi nella mente con grande 

letizia j pensando di prenderle per mio oomin- 

354 riiornaio ciamento ; onde poi '^4 ritomai alla sopra detta 

^*^' cittade, e pensando alquanti dì cominciai una 

335 Canaonc or- 555 Ganzonc con qucsto cominciamento ordi- 

toT. °* ""^ ^ata nel modo che si vedrà 336 di gQtto nella 

556 appresso B. gug^ divisione. La Canzone comincia così : 
p. s. 

Donne che avete intelletto d'Amore, 
Io vuò con voi della mia donna dire; 

557 sua bude B, Non perchè io creda ^57 sue laude finire^ 
P. RA. S. -^^ ragionar per isfogar la mente. 

338 al suo talore Io dico che pensando (*) 5^8 il 5^0 valore , 

®' ^* ^- Amor si dolce mi si fa sentire , 

Che ,s' io allora non perdessi ardire y 
Farei parlando innamorar la gente. 
Ed io non vuò parlar sì altamente 
559 temenza B.Pé Ch' io divenissi per 359 temanza vile^ 

*^' ^* Ma tratterò del suo stato gentile , 

A rispetto di lei, leggeramente, 
Donne e donzelle amorose , con voi , 
540 da parlarne Che non è cosa ^40 da parlare {**) altrui. 

®'.^?^*^*i^ Angelo chiama ^41 nel divino intelletto W 
P*RA™° "^ dice: Sire nel mondo si vede 

Meraviglia nell'atto, che procede 
D'un' anima che insin quassù risplende. 
543 Lo cielo che 542 Lo Ciel che non aveva altro dlietto 

nonhaB.P.S. Q^^ d'aver lei, al suo Signor la chiede, 

tton bave HA. ' o ^ ' 

(,*) Nel n. coti, e dissi allora una Canzone: interlineare. 

(a) Dal seguito della narrazione è manifesto che la nostra lesione è in- 
dubitatamente la vera, giacché Dante allora si compiacque soltanto di que- 
sta spontanea apostrofe , e pensò di fame cominciamento d* una Canzone 
che compose dopo pensato alquanti cfi. 

[b) Per stimare, pesare lat. expendere, 
{**) Nel n. eod. parlarne interlineare. 

(e) Legge bene il n. cod. Qui non ha luogo P articolo indeterminato. 
Il Terso è della foggia dei noti : 

Ecco Cin da Pistoja, Guitton d^ Arezzo, Petr. 
Uccise un Prete la notte di Natale, Burch. 



31 

E ciascun Sanlo ne grida mercede. 
Sola pietà nostra parte difende, 
Che parla Dio che di Madonna intende: 
Diletti • miei ; or sofFerite in pace 
Che vostra spene sia quanto mi piace 
Là ov'è alcun che perder lei s' attende , 
E che dirà nell' infenio a' mal nati : 
Io vidi la speranza de' beati. 

Madonna è desiata ^43 in sommo cielo: 
Or vuò di sua virtù farvi sapere. 
Dico: qual vuol gentil donna parere 
Vada con lei 3 che quando va per via 
Gitta ne' cuor villani Amore un gelo; 
Per che ogni lor pensiero agghiaccia e pere: 
E qual soffrisse di starla a vedei^ 
Diverrìa nobil cosa, o si morria H. 
E quando ti*ova alcun che degno sia 
Di veder lei, quei prova sua virtute; 
344 Che li àvvien ciò che li dona salute, 
E à l'umilia ch'ogni offesa obblia. 
Ancor le ha Dio per maggior grazia dato. 
Che non può mal finir chi le ha parlato. 

Dice di lei Amor : cosa mortale 

545 Com*€sser può si adorna e si pura ? 

Poi la riguarda, e fra se stesso giura 

Che Dio ne intende di far cosa nova. 

Color di perla quasi ^46 informa W , quale 

Conviene a donna aver non fuor misura. 

Ella è quanto di ben può far natura^ 

Per esempio di lei beltà si prova. 

Degli occhi suoi, comecch'ella li mova. 

Escono spirti d'Amore infiammati, 

Che fieroq gli occhi a quel ch'allor Hi la guati, 

E passan si ch'il cor ciascun ritrova. 

Voi le vedete Amor pinlo nel viso, 

54S Ove non puote alcun mirarla fiso. 

(a) It ed. P. in nota per e^iveco taccia di scoiresione V ed. B. che 
Ifggt chiaramente con tutti si morrìa, 

(b) ideile. 



543 in Fallo B.P. 



344 Ch'egli addi- 
vien ciò che gli 
dà lalule RA. 



345 Com* esser 
puote sì adorna 
e pura RA. 

346 in forraa B. 
P. RA. S. 



347 H guati B.P. 
RA. S. 



348 Là u» B. P. 
RA. S. 



< 



349 ^^^^ ®' ^' 
RA. S. 

55o fono ornata 
B, P. RA. S. 



35 1 donne o eon 
ttomin B. S. 



352 Raecomandii- 
mi a lui B. P. 
RA.S. 

353 diTiOerò B.P. 

354 l'«l^ *^ •^ 

ra B. 
farò B. P. 

556 è il tratuto 
intero B. P. 

557 seiTÌsiale 
B.P. 

558 ecbemòdìre 
B.P. 

359 che mi pare 
B.P. 



36o ragione B.P. 
36i dipa loro B. 

56a Ed io W par- 
lare P. (e) 



32 

Canzone, io so che tu girai parlando 

A donne assai quand'io t'avrò avvanzata: 

Or t' ammonisco , perch' io l' ho allevala 

Per figiivola d' Amor giovane e piana , 

Che 549 là ove giungi tu dichi pregando ; 

Insegnatemi gir, ch'io son mandata 

A quella di cui loda ia ^^^ so' adornata. 

E se non vuoli andar siccome vana^ 

Non restar dove sia gente villana : 

Ingegnati 7 se puoi^ d'esser palese 

Solo con ^^^ donna o con uomo cortese. 

Che ti mérranno per la via tostana. 

Tu troverai Amor con esso lei : 

55* Ricomandami a lor W, come tu dei. * 

* Qaesta Canzone acciocché sia meglio intesa la 353 vi 
dirò {à) più artificiosamente che 354 l' altre cose di sopra ; 
e però prima ne 355 fo tre parti. La prima parte è 
proemio delle seguenti parole: la seconda 356 lo iutento 
tratto {e) : la terza è quasi nna 357 servigiale delle pre- 
cedenti parole. La seconda comincia quivi : Angelo chia^ 
ma: la terza quivi: Cannone io so. La prima parte si 
divide in quattro : nella prima dico a cui dir voglio della 
mia donna, e 358 perch'io (4 vuò dire: nella seconda 
dico 359 qual mi pare a me stesso , quando io penso io 
suo valore , e come io direi > se non perdessi l' ardi- 
mento: nella terza dico come credo dire a ciò che io 
non sia impedito da viltà: nella quarta ridicendo ancora 
a cui intendo di dire, dico la 36o cagione perchè 36i dico 
a loro. La seconda comincia quivi : Io dico. La terza 
quivi: 36a Ed io non vuo' parlar • La quarta : Donne, 
e donzelle. Poi quando dico : Angelo chiama, comincio a 



(a) Ad Amore e a Beatrice. QaesU concliuioue è piena e meglio 
dedotta dal verso antecedente. 

(b) Mollo opportuna è la nostra lezione, perehè dindere artificiosa' 
•mente, dividere le cose non sono qui modi proprii. 

(e) Qui tratto per trattato : di che il Vocabolario non fornisce die un 
esempio di Francesco da Barberino. 

(d) La chiosa di questo luogo della Caijzone , che può parere imper* 
fetta nelle altre lezioni, nella Aostra è senza dubbiò perfetta, 

(e) Questa lezione è manifestamente errata. 



33 
Appresso che questa Canzone fu alquanto di- 
Yolgata tra le genti , conciofossecosaché ^^^ al- 565 uno s. 
cuno amico T udisse, volontà ^^ gli mosse a 564 il messe «ine- 
pregare me, che io gli ^^^ dicessi che è Amore, sgfjov^ij^cB 

p.s. 

trattare di questa Donna : e dividesi questa parte in due. 
Nella prima dico 566 eh' è di lei a comprendere in eie- 566 ohe dì \c\ si 
lo. Nella seconda dico che di lei si comprende in terra, corDprendeB.P. 
quivi: Madonna è desiata. Questa seconda parte si di- 
vide in due: 56? nella prima dico di lei quanto da parte 567 che Delta B.P. 
della nobiltà della sua anima , narrando 568 alquanto delle 36S' alquante delie 
sue virtudi effettive che dalla sua anima 569 procedono : sue yirtudi che 
nella seconda dico di lei quanto 570 delia nobiltà del suo J^' ^* 
corpo narrando 571 alquanto delle sue bellezze quivi : ^eg procedevano 
Dice di lei Amor. Questa seconda parte si divide in due: 370 dalla parte dv'- 
chè nella prima dico d'alquante bellezze (^) secondo tutta U uobìtià B.W 
la gloria: nella seconda dico che sono secondo determi- 571 alquante B.P. 
nata parte della persona, qìiivi: Degli occhi sUoi: li 
quali sono principio d'Amore. Ed acciocché j^uiuci si 
levi ogni vizioso pensiero , ricordisi chi legge , che di 
sopra è scritto, che il saluto di questa donna lo quale 
era della operazione della sua bocca fu fine de' miei de- 
siderj , mentre eh' io lo potei ricevere. Poscia quando 
dico: Canxpne io so che tu, aggiungo una stanza quasi 
come ancella delle altre, nella quale dico quello che. di 
questa mia Canzone desidero. £ perocché quest' ultima 
parte è 572 lieve ad intendere , non mi travaglio di piii 572 hncTe B. 
divisioni. Dico bene che a più aprire 575 lo intendimento, 575 U intenzione 

di questa Caji-w 



^one B. V. 



(a) Il testo del Biscioni , e con poche Tarianli quello àsW ed. P. sono 
<{ui molto intraldati, focendo dire al poeta che nella Canzone ahhia par- 
lato delia bocca, di cui non ha fatto alcuna menzione, • ponendo una divi- 
sione che non ha luogo. Nelle due citate edd. il tutto giace cosi = ....che 
„ sono secondo determinata parte d«dla persona, quivi : dove gli occhi suoi. 
9 Questa seconda parte, si divìde in due ; che nell' una dico degli occhi , 
K che sono principio d'Amore. Nella seconda dico ideila bocca eh' è fine 
„ d* Amore, acciocché quinci si levi ogni vizioso pensiero. Ricordisi ec. B. 
=: .... che sono secondo tutta la sua persona: nella seconda dico d'al- 
„ quante bellezze, che sono secondo determinata parte della persona quivi : 
„ Degli occhi suoi. Questa seconda parte si divide in due ; che nell* una 
n dico degli ocelli , che sono principio d' Amore : nella seconda dico della 
„ bocca eh* è fine d'Amore, acciocché quinci si levi ogni vizioso pen« 
„ siero. P. „ 



34 



374 aIcoi^s coiaB. 
P.S. 



S75 alloca questo 
B. P. S. 



376 £ cosi esser 
Puh sensa l'al- 
tro osa B. P. 
RA. S. 

377 Amor pregia- 
re il cor per sua 
magione AA. 

378 Dentro alla 
qual dormendo 
si riposa B J'.S. 
allo qual R A. 

379 poca B.P.S. 
brieve RA. 



avendo forse per le udite parole speranza di 
me oltrecchè degna. Ond' io pensando che ap- 
presso di colai trattato , bello era trattare ^74 al- 
quanto d' Amore , e pensando che Y amico era 
da servire, proposi di dire parole nelle quali 
trattassi d' Amore , e dissi ^75 questo Sonetto : 

Amore e '1 cor gentil sono uua cosa , 
Sì com'il Saggio in suo dittato pone; 

376 E cosi senza l' un 1' altro essere osa , 
Com'alma razionai senza ragione. 

Fagli natura quando è amorosa 

377 Amor per sire , e '1 cor per sua magione , 
37B Dentro alla quale dormendo si posa 
Tal volta ^79 poco, e tal lunga stagione. 

Beltate appare in saggia donna poi 

Che piace agli occhi A che dentr'al core 
Nasce un desio della cosa piacente. 

E tanto dura talora in costui. 

Che fa svegliar lo spirito d'Amore; 
E simil face in donna uomo valente. * 



5So in polensia 
B.P. 



sì converrebbe usare di più minute divisioni; ma tuttavia 
chi non è di tanto ingegno che per queste che son fatte 
la possa intendere , a me non dispiace , se la mi lascia 
stare ; che certo io temo d' avere a troppi comunicato il 
suo intendimento , pur per queste divisioni che fatte sono, 
s'egli avvenisse che molti la potessero udire. 

* Questo Sonetto si divide in due parti. Nella prima 
dico di lui in quanto è 38o a potenza; e nella seconda 
dico di lui, in quanto di potenza si riduce in atto. La 
seconda comincia quivi: Beltate appare. La prima si 
58i indieaoggei- divide in due: nella prima dico 38i ^ in quanto di po- 
to B. P. tenza ) in che soggetto sia questa potenza: nella seconda 

dico come questo soggetto , e questa' potenza sieno prò- 

389 insieme Q.P. dotti 38a^ in essere, e come T uno guarda l'altro, come 

383 forma materia 383 la forma materia. La seconda comincia quivi: Fagli 

®»P* natura* Poi quando dico: Beltate appare, dico come 

questa potenza si riduce in atto; e prima come si riduce 
in uomo, poi come si riduce in donna, quivi: E simil 
face in donna. 



35 

584 Poiché trattai d' Amore nella ^^5 sopra 384 Posciachè io 

detta rima vennemi ^^^ volontà di dire anche in ^«?- ^• 

lode di questa gentilissima parole, per le quali b. p. 

io mostrassi come si sveglia per lei questo amo- ^^^ ^°6\** ®- ^• 

1 " • 1 • * 1 volontà di voler 

re ; e come non solamente si svegha ove dorme, dire s. 

ma là Ve non è in potenza , mirabilmente ^^l lo 387 il fa venire 0- 

fa venire, e ^88 allora dissi questo Sonetto: P?f°?°.?- ^• 

' * e la mirabilmen- 

te operando il fa 

Negli occhi porta la mia donna Amore ^ venire S. 

Per che si fa genlU ciò ch'ella mira: 388 dissi B.P.S. 

Ov'ella passa ogni uom ver lei si gira, 

E cui saluta fa tremar lo core. 
Si che bassando il viso tutto smore, 

389 E d' ogni suo difetto allor sospira ('') : 389 Ed ogni suo 
Fugge davanti a lei superbia, ed ira. b^^p'ra 

390 Aitatemi voi , donne , a farle onore. 3^0 ' Aìuiaiemi * 
Ogni dolcezza, ogni pensiero umile donne 

Nasce nel core a chi parlar la sente ; ®' ^' ^^' ^* 

Ond'è 391 beato (*) chi prima la vide. 391 laudato B.P. 

Quel eh' ella par quando un poco sorride ^^- ^• 

Non si può dicer, né tenere a mente, 
Si è nuovo miracolo e gentile. * 

* Questo Sonetto ha tre parti. Nella prima dico sic^ 
come questa donna riduce in atto questa potenza secondo 
la nobilissima parte de'^uoi occbi; e nella terza dico 
questo medesimo^ secondo la nobilissima parte della sua 
bocca. E intra queste due parti 392 si è una particella 392 ha una B. P. 
cbe è quasi domandatrice di ajuto alle 393 proceden* 593 alle parti di- 
ti W partii e comincia quivi; Mutatemi voi, donne» La nanzi e alle se- 
guenti B. P. 

(a) Fuor di dulibio sospirare qui deve iutendenì in significato di pen- 
tirsi, aver dolore , perchè non potrebbe stare né per desiderare, né per 
mandar sospiri ^ che sono i soli due sepsi, i quali assegna il Vocabolario 
a questo verbo. La nostra lezione pertanto nella quale è usato col secondo 
caso, è chiarissima e può esemplificare questo modo da aggiungersi al 
Vocabolario medesimo. 

(b) Per questa nostra lesione diviene positivo il senso di questo con- 
cetto , che nelle altre edd. è inconcludente, 

{cj La nostra lezione è più ragionevole, perchè spiega coifie il poeta 
domandi aiuto per quello che vuole ancor dire di Beatrice. £ fuor d'ogni 
ragione domandare aiuto per quello, che si è già 4etto. 



.36 
594queak)B.P.S. Appresso ^94 ciò lìon molti dì passati , siccome 

595 a quel Tiracc piacquc ^9^ al gloHOSO Sire lo quale non negò 
Amor* il quale ^^ nioFte a sc , colui ch' era stato genitore 

imprease quealo / • 1 1 

afleiio in me s. oi tanta meraviglia , quanto si vedeva che era 

questa nobilissima Beatrice , di questa vita 

596 alla gloria e- uscendo ^9^ fie ne gìo alla gloria eternale ve- 
ternaie se ne gìo radente. Onde conciossiachè cotale partire sia 

vcL'acemenle Jd* ^ 

p. s. doloroso a coloro che rimangono , e sono stati 

397 nulla B. P. s. amici di colui che se ne va ; e ^97 niuna sia 
598 quella ilei COSI Ìntima amistà come ^^ di buon padre a 
buon padre B. Ijuqq figHuolo , e di buou figliuolo a buon pa- 
dre i^) ; e questa donna fosse in altissimo grado 
di bontade^ e lo suo padre (siccome da molti 
si crede, e vero è ) fosse buono in alto grado , 

399 fu B. P. 8. manifesto è che questa donna ^99 fosse ama- 

rissimamente piena di dolore. E conciossia** 

400 seconaochè è cosachè 4«o secondo V usanza della sopra det- 
usanaaB.p.s. ^ cittade , dounc con donne, e uomini con 

terza oomincia qnivi: Ogni dolcexxa. La prhna si divide 
i^4 cheualkiBvP. in tre; 4^1 e nella prima dico come Tirtuosamente fa 
i(oa tatto ciò ehe gentile 4<^^ Ciò ch'ella Tede: e questo è tanto a dire 
tede B. P. quanto 4o5 inducere Amore in potenza U ove non è. 
l^^A^nd"^"^? seconda dico come 4<>4 riduce-in atto Amore ne' 

4 4 m u e . ^y^j.j jj ^jj^^j coloro CUI Vede. Nella terza dico quello 

405 che poi ado 4^^ che poi virtuosamente opera ne'lor cuori. La seconda 
pera B. P. comincia: Ov'^ ella passa. La terza : E cui saluta. Quando 

poscia dico : Aiutatemi voi donne , dò ad intendere 
a cui la mia intenzione è di parlare^ chiamando le donne 

406 ooorareB.P. che m' ajutino 4^ ad onorare costei. Poi quando dico: 

407 quel roedefii- Ogni dolcexxa, dico 4^7 di quel medesimo che 4o8 dello 
mo B. P. i nella prima parte, secondo due atti della sua bocca, 

408 cdetto,caell» ^^^ de' quali i il SUO dolcissimo parlare, e l'altro lo 
primapa . ^^^ mirabile riso. Salvo che non dico di ({uesto ultimo 

siccome adopera ne' cuori altrui, perchè la memoria non 

409 fuc opei«EÌ(v- puote ritener lui , ne 4^9 sua operazione, 
ni B. P. 

^ (a) Non oeeone drmostrare , che merita preferenza la nostra limpida 

lesione. 



37 

uomini 4i<' si adunino a cotal tristizia , molte 410 s* aJanarono 
donne si adunàro Ih ove questa Beatrice pian- ^°'^ ^^^ ^'^^• 
gea 41» duramente p pietosamente: ond'io veg^ 411 pieiosamcme 
gendo ritornare alquante donne da lei , udii ^' ^* ^' 
lor dire parole di questa gentilissima , com' ella 
si lamentava. Tra le quali parole udii che dice- 
vano : certo ella 4a« piange sì, che qual la 4ia pìangcaB.s. 
mirasse dovrebbe 4»3 pianger (*) di pietade. 4i3 morir b.p.s. 
Allora trapasserò 4»4 quelle donne, ed io ri- 4i4qiiMteB.p.s. 
masi in tanta tristizia che alcuna lagrima talor 
bagnava la niia faccia , ond' io mi ricoprìa con 
pormi 4*5 spesse volte le mani agU occhi. E se 4^5 speMoie mani 
non fosse eh' io 4i6 attendea anche udire di Jf''p^^^* "^^" 
lei , perchè io era in luogo onde 4»? ne giano 416 imendea udi- 
ta maggior parte delle donne che da lei si par- ^ p ^^^ ^^ '^^ 
tìano, io men sarei 4i9 nascoso, (**) perchè le 417 se ne già B. 
la^nrime m' avevano assalito. E però dimorando , J* ^• 

^ 11-1 j 1 4io nascoso in 

ancora nel medesmio luogo , donne anche pas- comanente die 
sarò presso di me, le quaU andavano ragionan- B.p.s. 
do 4>9 queste parole : Chi dee mai esser lieta 419 ira loro que- 
di noi che avemo 4»» udito parlare questa . ^}^ ^- ^'^' „ 

, ^ . . * ,^ 420 udita B.p.s. 

donna SI pietosamente. Appresso costoro 4^1 pas- 431 venivano b. 
sarono altre che venìeno dicendo : Questi che ^* ^• 
qui è , piange né più né meno come se Y avesse 
veduta come noi 4^^ avemo. Altre poi diceano 4aa vedemmo B. 
di me: 4^3 Vedi questi che non pare esso; tal 4J ;^,esii che 
è divenuto. E così passando queste donne , non pare esso, 
4«4 udiva parole di lei e di me in questo modo *^°*^'® ^p • ^^'** 
che detto 4^5 ho. Ond' io poi pensando proposi 4^4 udu b' p. s. 
di dire parole , acciocché degnamente avea ca- 4^5 è B. P. s. 
gione di dire, 4»C nelle quaU conchiudessi tutto 4^6 nelle quali pa- 
ciò che 427 inteso avessi da queste donne. desVB!°p!s" 

E però che volentieri le avrei domandate , se 4^7 "^'ìto a^w B. 

p, s. 

{*) Nel n. cod. morir ÌBterlìneare. 
{**) Nel n. cod. inconUmentt in mtrg. 



38 
non mi fosse stata riprensione^ presi materia 
di dire , come s' io le avessi domandate , ed 
428 elle B. PS. 4»8esse m'avessero risposto; e feci due Sonetti. 

Che nel primo dimando in quel modo che vo- 
glia mi giunse di domandare ; nell^ altro dico 
la loro risposta y pigliando ciò eh' io udii da 
loro^ siccome lo m'avessero detto rispondendo. 
4^9 E comincia ij primo : Voi che portate : 
il secondo : Se tU colui. 



499 S comincuiì 
il primo : Voi 
cheec. 
B. P. & (a) 



4^0 ùì pietà simile 
B. P. S. ài pie- 
tra simile RA. 

45 1 vostra BA. 

433 Bagnar nel vi- 
so suo ài pianto 
Amtoe È* P. 
HA. S. {b) 

433 ÌE'iabdaTi di 
ristar BA. 

434 E* checche sia 
B. BA. S. 

435 non B. P. S. 

436 Io veggio B. 
P. BA. S. 

437 venir 
B. RA« S. 

4^3 rìsomifiìi B. 

P. S» 
439 ne par B. P. 

BA. S. 



44^ I^* seconda 
parte comincia 
B.P. 

44^ Qui appresso 
è r altro Sonet- 
to, siccome din- 
nanzi avemo 
narrato P» 



Voi che portate la sembianza umile 
Con gli occhi bassi mostrando dolore , 
Onde venite, che il vostro colore 
Par divenuto 45o di pietà si umile. 

Vedeste voi 45i nostra donna gentile 
4^2 Bagnata il viso di pietà d'amore; 
Ditelmi, donne, cbe^l mi diceH core, 
Per ch'io vi veggio andar senz'atto vile. 

E se venite da tanta pietate , 

43S Piacciavi di restar qui meco alquanto, 
434 E quel che sia di lei 435 noi mi celate: 

436 Ch'io veggio gli occhi vostri ch'hanno pianto, 
E veggiovi 437 tornar si sfigurate. 
Ch'il cor mi trema di vederne tanto. * 

Se' tu colui ch'hai trattato sovente 
Di nostra Donna* sol parlando a noi? 
Tu 438 rassomigli alla voce ben lui, 
Ma la figura 439 ci par d'altra gente. 

* Questo Sonetto si divìde in due parti. Nella prima 
cliiamo e dimando queste donne se vengono da 'lei , di* 
eendo loro eh' io il credo , perchè tornano quasi ingen- 
tilite. Nella seconda prego che mi dicano di lei; 44^ e 
comincia quivi : E se venite 44^ da tanta pietate. 



(a) Nelle eàà. B. P. S. segue immediatameate il Sonétto. 

(b) Incomparabilmente migliore è la legione del nottio testo» Noi ab- 
biamo la Comune in margine. 



39 

44^ E perchè piangi tu si coralmente 44^ I>eh B. P. 

Che fai di te pietà venire altrui? 

Vedestu' pianger lei? che tu non puoi 

Punto celar la dolorosa mente. 
44^ Or lascia pianger noi y e triste andare : 44^ Lascia pìan- 

E fa peccato chi mai ne conforta^ ISl V*°*^*^' 

Che nel suo pianto l'udimmo parlare. 
EH'ha nel viso la pietà si. scoria , 

Che qual l'avesse 444 voluto mirare 444YolataB.P.S. 

Sarebbe . innanzi lei 445 piangendo morta. * 44^ caduta B. P. 

AA. S. 

. Appresso ciò 44^ pochi dì (''), avvenne che 44^ per pochi di 
447 in alcuna parte della mia persona mi ^^ \^ '^^^ 3^ 
giunse una «dolorosa infermìtade , 448 Qnd' io P. s. 
soffersi per nove dì amarissima pena , la quale ^no°amcIur«rfI 
mi condusse a tanta debolezza ^ che mi conve^ fenì per moia 
nìa stare come coloro i quali non si possono "^ed^pj^'"^ 
movere. Io dico che nel nono giorno ,senten- 
domi dolore 449 intolerabile (*) , 45o giunsemi un 449 qu»« >nto^c- 
pensiero, il quale era della mia donna. E quan** 450 ^à**i^* venne 
do ebbi pensato alquanto di lei, 45i io ritor- B.P. s. 
naii alla mia 45» deboletta vita, e veggendo come *^* dcbUc P^^ 
leggero era lo, suo durare , ancora che 453 g^na 455 aano fo^ì B. 
fosse , cominciai^ a piangere fra me stesso di ^- ^' 
tanta miseria : onde sospirando forte fra me 
medesimo dicea : Di necessità 4^4 conviene che 4*4 conterrà P. 

* Questo Sonetto ha quattro parti , secondo che quattro 
modi di parlare ebbero 4^5 le donne per cui rispondo. 4^5 in loro le don- 
fi perocché di sopra sono assai manifesti, non mi 456 tra* ,Ji^ ®* ^' , ,. 

\^ j* • /i\ V 11 .* rk ^ f 1* aOO trameltero ut 

metto di variare (*J la sentenza nelle parti. Pero le di- ^ mjrare la aen- 

stinguo solamente* La seconda comincia quivi : E per'" tenza delle par- 
ehè piangi tu : la terza : 45? Or lascia pianger noi: là ti. Però la di- 
quarta : Eir ha nel viso. slingaerò B. P. 

457 Lascia pian- 
gere a noi B.P. 

(a) La lezione comune è strana eridentemente. 
(*) Nel n. cod. quasi in marg» 

(b) Variarà ha qui un senso molto elegante non aTtertito dal Voca- 
liolarìo. Qui variare cupit rtm prodtgialìler unam. Orai. Art. Poet. 



\ 



40 

la gentilissima Beatrice alcuna volta si miioja. 

E però mi giunse uno sì forte smarrimento , 

/jS8 io ciìiusi gli che y 458 chiusi gli occhi , cominciai a traVa- 

or»-}ii e rorain- qYi^lvq comc 4^9 famctica persona, ed ima£[i* 

ciai i>. F. a. o ^ i / , , o 

45q (reireiica B. narc m questo mode: che nel commciamento 
PS. dell' errare che ^^^ facea la mia fantasia mi 

A6o f»*ce B. P. S. .• • * ì* 1 • \* . 1 

apparvero certi visi di donne scapigliate che 

mi diceano : Tu ]pur morrai. E poi dopo queste 

46i ^isi ili donne doune m' apparvero certi 4^* visi diversi ed 

^' orribiU a vedere i quali mi diceano : Tu sei 

morto. Così cominciando ad errare la mia 
462 dove B. P. s. fantasia , venni a quello che non sapea 4^» là 

ove io fossi, e vedere mi parca donne andare 

465 per la via B. Scapigliate piangendo 463 pej. yi^ maravigliosa- 
P- s* mente triste, e pareami vedere il sole oscurare 
464 che mi facea- sì clic le Stelle SÌ mostravano di colore 4^4 che '1 

465Vt^,e ^^ f»^* giudicare che 46^ piangessero morti, e 
^amiiflsìniì ter- chc fosscro grandissimi terremoti. E maravi- 
rerooiiB. s. aliandomi in cotale fantasia, e paventando as- 
paievamickegii Sai, imagmai alcuuo amico che mi venisse a 
uceiii volando j^j.^ . 466 i^ xm^ mirabile Donna è partita di 

per rana caues^ « ^ ,« . ...'-. 

aero morii , e qucsto secQio. AlJora mconunciai a piangere 
che fossero gran- molto pictosamcnte , c non solamente piangea 

dissimi tremuo- n • • • _^' i* !_• 

^j p nella imaginazione, ma piangea con gu occhi, 

466 Or non sa' ? baguandoU di vere lagrime. Io imaginava di 
La tua B. p. guardare verso il cielo , e pareami vedere mol- 

467 in suso ed a- titudinc d' AngcU i quali tornassero 4^7 in su , 
veMcro dmnan- ^ avcsscTO innanzi lo» uua nebuletta bian- 

a» di loro B.P.». , . . * , , • a r« 

chissima. A me parea che questi Angeu can- 

468 gJoriosamenie tassero 4$^ graziosamcute , e le parole 4^9 che 

^Godd loro canto ^^^^^ ^ pareva che fossero queste: Osanna 
mi pareva udixe ùi excelsis : ed altro non mi parea udire. Al- 
che fossero B.p. j^j^ j^^j parea che ^1 cuore ov' era tanto amore 

mi dicesse : Vero è che morta giace la nostra 
donna. E per questo mi parea andare per 
vedere lo corpo nel quale era stata quella 



41 
ìiobilissìma e beata anima. E fu sì forte la ^7^ er- i-o ewonea 
rante fantasia , che mi mostrò questa donna ^ p- S- 
morta: 47» e pareami che donne le coprisse- 471 che pareami, 
ro la testa con un bianco velo. E pareami che "'^J.^^UTl^^Z 
la sua taccia avesse tanto aspetto d umiltà- sua teste con un 
de , che parea che dicesse : Io sono a vedere p*^'^^ ^^^ ^* • 
lo principio della pace. In questa imagina- 
zione mi giunse tanta umiltade per veder lei'^ 
che io chiamava la morte , e dicea : Vieni a 
me 472 che molto ti desidero ; e 473 tu vedi 47» « «o» ««« «- 
ch'io porto lo tuo colore. E quando avea ve- ^j^ ;Ì|*"^t e^s^r 
duto compiere tutti i dolorasi 474 mistieri che gentile , in tal 
475 a' corpi morti s* usano di fare , mi parea p*"^*. ^' **"*" ' 

A -- . . . . *^ or Tieni a me 

tornare nella mia camera ^ e quivi mi parea che B« p. s. 
guardare verso il cielo; e sì forte era la mia 47^*« 'Jt^^- 
imaginazione , che piangendo cominciai a dire 4^4 mestieri 
con voce vera: anima 47^ beUissima , com'è B. P. s. 
beato colui che ti vede! E dicendo queste pa- aei^mortr'^^" 
relè con doloroso singulto di pianto , e chia- B. p. s. 
mando h morte che venisse a me, una donna 476i«ihB.P5. 
477 giovane (**) la quale era lungo il mio letto, 477 giocane e gen- 
credendo che 47^ il mio pianto e le mie parole . q'®. ,®* ?' ^: 

r /i 111 111» 47° " "**** P^""" 

fossero 479 lamento per lo dolore della mia gere B. p. s. 
infermiti, con grande paura cominciò a pian- 479 8^amenie B. 
gere; onde 48o l'altre donne ch'erano per la 480 iitrc donne B. 
camera 48i s'accorsero 43a che io piangea, per P-S. 

b.-i j r» r^j 481 avenJo com- 

pianto che vedeano tare a questa : onde ^ passione ai me 

facendo lei partire da me , la quale era meco che piangerà, e 
di propinquissima 483 consanguinitk congiunta, ycaerno"lc. s.^ 
elle si trassero verso me per isvegliarmi , ere- 482 ai me che 
dendo ch'io sognassi, e diceanmi: Non dormir / 35 ""f uìnifà B 
più , e non ti sconfortare. 484 E chiamandomi p. s. 
così , allora cessò la forte fantasia entro quel 484 E rifcuoten- 

* dorai cesi 

B.P.S. 

(•) Nel n. cod. ahhiamo questa variante in margine. 
(**) Nel n. cod. e gentile in marg. 



42 

punto eh' io volea dire: Beatrice, benedetta 

485 e riacuoien- sie tu. E già dctto avca*. Beatrice... 485 Quan- 
"** • do riscuotendomi apersi gli occhi, e vidi che 

io era ingannato ; e con tutto che io chiamassi 
questo nome, la mia voce era sì rotta dal 
singulto del piangere , che queste donne non 

486 inienJere, se- mi potéro 486 intendere. Ed avvegnacchè 48? io 
Jo°B.p.T(T vergognassi molto, 488 per alcuno ammonimento 

487 mi iTcgiiasai, d'amofe mi rivolsi loro. E quando mi videro, 
e mi vergognastt comiiiciàro a dire: Questi par morto : 489 e ta- 

i5. &. IO mi ver- ^ j-^ i • 

gogiiassi p. lora mi domandavano di che 10 avessi avuta 

488 tuttavia per paura. Oud* io essendo alquanto riconfortato , 

alcuno B. P. *^ . ,, .^ /• i • • • • 

489 e a dir fra Io- ® couosauto il 49^ lalso imaginarc , nsposi a 
ro : procuriamo loro : lo vì dirò qucUo eh' io ho avuto. Allora 
ondrradtc'^- *^* ^ principio fino alla fine dissi loro ciò 
roi« mi diceano chc vcduto avca , tacendo il nome di questa 
B.p*s°M*"°* gentilissima. Onde io sanato di questa infer- 

490 malvagio B.S. mitìi, proposi di dir parole di questo che m'era 
fallace p. avvenuto , perchè mi parca 49» che fosse amo- 

491 cominciai dal ' ^,. ,^x o^^ J* • ^ n 

principio sino Tosa cosa a udire. 49^ hi ne dissi questa Canzone : 

alla fine, e dissi 

loro B. p. s. Donna pietosa e di novella etate 

in^A*!!!!»^^!* Adorna assai di gentilezze umane, 

493eperoB.P.S. , , r^i % 1^ >• i« 

AoAEra là ov'i ^^^ Ch era la ov 10 chiamava spesso morie, 

B.P.KA.S. Veggendo gli occhi miei pien di pietate, 

Ed ascoltando le parole vane, 
Si mosse con paura a pianger forte; 

495 E 1» altre B. 49^ Ed altre donne che si furo accorte 
P. RA. S. Di nje j per quella che meco piangea , 

Fecer lei partir via, 

496 farmi B. P. Ed appressarsi per 49^ farsi sentire. 
^A'S. 497 Qual dicea: Non dormire; 

%\!tuiTap^ E qual dicea: Perchè si ti sconforte? 



presso. 



(*) Nel n. cod. seeondocK io credo in marg. Malamente; contraddi- 
cendo al dubbio il verso della Canzone susseguente ; CtC io solo intesi il 
nome nel mio core, 

(**) Nel n. cod. e a dire .... conjortarmi in marg. 



43 

Àllor lasciai la nova fantasia. 
Chiamando il nome della donna mia. 

Era la voce mia si dolorosa , 

E rotta si dall' angoscia , 49^ e dal pianto , (<>) 

Ch'io solo intesi u nome nel mio core^ 

E con tutta la vista vergognosa 

Ch'era nel viso mio giunta cotanto. 

Mi fece verso lor volgere Amore: 

499 Ed era tale a veder mio colore 

Che facea ragionar di morte altrui. 

Deh! ^^^ consoliam costui: 

5oi Diceva l'una all'altra umilemente. 

E dièevan sovente: 

Che vedestù ^©^ che non hai valore? 

E quando un poco confortato fui, 

Io dissi: Donne dicerollo a vui. 

Mentre 5o3 pensava la mia frale vita , 
E vedea '1 suo durar com' è leggero , 
Piansemi Amor nel cor 6o4 ove dimora^ 
Perchè 1' anima mia fu sì smarrita 
Che sospirando dicea nel pensiero: 
Ben converrà che la mia donna mora. 
Io presi tanto smarrimento allora, 
Che chiusi gli occhi vilmente gravati ^ 
5o5 Ed eran si smagati 
Lì spirti miei, che ciascun giva errando, 
E 5o6 poi imaginando 
Di conoscenza, e di verità fuora. 
Visi di donne 5^7 mi parver crucciati 
Che mi dicean pur: 5o8 morra'ti, morra*ti. 

Poi vidi cose dubitose ^og molte W 
Nel vano imaginar ov' io entrai ; 
Ed esser mi parca non so 5»<> in che loco, 
E vedej^ donne andar per via disciolte , 
Qual lagrimando , e qual traendo guai , 



498 àt\ pianto 
B.P. 



499 Egli ertBP. 
RA.S. 

500 confortiamB. 
P. HA. S. 

5oi PiegaTal'nna 

l'altra 

B. P. RA. S. 
5oa che tu non 

hai B.P.RA.S. 

5o3 io pensava la 
mia fragil vita 
B. RA. S. 

5o4dove B.P.S. 



5«5 E furoA 
B. P. S. 
foro RA. 

506 poscia 

B. P. RA. S/ 

507 m' apparrer 
B. P. RA.S. 

508 se* morto: pur 
morrati B. P. 

509 molto B.P.S. 

5io in qtial 
B.P.RA.S. 



{a) È ncam questa lezione che concorda coli' ed. S. e RA. Il 
pianto è sfogo dell'angoscia. 

(b) Cosi dere leggersi col nostro testo per rimare col quarto ven^ della 
Blansa. 



44 

Che di tristizia saetta van foco. 
Poi mi parve vedere a poco a poco 
Turbar lo sole , ed apparir la stella , , 
E pianger egli, ed «Ila: 
Cader augelli volando per l' a' re , 
E la terra tremare ; 
Ed uom m' apparve scolorito e fioco 
Dicendomi , che fai ? non sai novella ? 
Morta è la donna tua ch'era si bella. 
Levava gli occhi miei bagnati in piami , 
E vedea, che parean pioggia di manna. 
Gli Angeli che tomavan suso in cielo, 
Ed una nuvoletta avean davanti, 
Dopo la qual grida van tutti: Osanna, 
E s' altro avesser detto a voi dire'lo. 
Àllor diceva Amor: più non ti celo; 
Vieni a veder nostra donna che giace. 
Lo imaginar fallace 
^*1?'*'^°"°* Mi condusse a veder 5ii mia donna morta: 

5iaraTwB.P. E quando 5ia io l'avea scorta, 

Vedea che donne la covrìan d' un velo ; 
5i3 Ed atea seco 5i5 E avea seco umilila verace 

una umilia ^t i -i* t • 

B.P.BA. ^"^ parea che dicesse: lo sono m pace. 

umiltÀ 8i Tcta- ^^4 Io divcnia nello dolor si umile 

^* ^* . Veggendo in lei tanta umilia formata , 

nel dolor^""^" ChMo dicea : Morte assai dolce ti legno; 

B.P.RA.S. Tu dèi omai esser cosa gentile, 

Poiché tu se' nella mia donna stata , 
E dèi aver pietate, e non disdegno; 
Vedi che si desideroso vegno 
D' esser de' tuoi eh' io ti somiglio in fede : 
Vieni , eh' il cor ti chiede. 
5i5 mi partii Poi 5i5 mi partii, consumato ogni duolo: 

B.P.BÀ.S. £ quando io era solo 

5i6 Fallo regno Dicea guardando verso 5i6 l'altro regno: 

B.P.BA.S. Beato, anima bella, chi ti vede! 

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede.* 

^ Questa Canzone ha due parli. Nella prima dico 



45 

Appresso ^^7 questa imaginazione ^^^ avvenne Si; questa yana 

un dì che, ^^9 essendo io pensoso in ^ao ^Icun 5,8*,^;;^neB. 

luogo, ed io mi sentii ^^* venire un tremito nel 519 sedendo 

core, ^** com' io fossi stato presente a questa ^ ^^PS. 

t Ali T 1 «ex *• oao alcuna parie 

donna. Allora dico che mi ^^ venne una ima- b. p. s. 
ginazione d'Amore : che mi parve vederlo venire ^^ * cominciare 
in quella parte ove la mia donna stava ; e pa- s^a così come «e 
reami che lietamente mi dicesse nel cor mio: ìoB.p.s. 
pensa di benedire lo dì eh' io ti presi , peroc- ^^i^ 1* ^' ^' 
che tu lo dèi fare. E certo mi parca avere lo 
core così lieto , che ^'4 mi parca che non fosse 5«4 »©« mi parca 
il mio core pe^: la sua nova condizione : e poco © V^s* 
dopo queste parole che '1 core mi disse con la 
lingua d' Amore , io vidi venire verso me una 
^^^ gentihssima donna la quale era di famosa SaS gentil B.P.S. 
beltade, e fu già ^^^ molte volte donna di que- 5a6 molto donna 
sto mio amico primo. E lo nome di questa ^-P-^- 
donna era Giovanna ; salvo che per la sua 

parlando ad Sa? infinita M persona , com' io fui levato 627 indefinita 

528 d* una fantasia (h) da certe donne , e <;o]ne promisi B. P. 

loro di dirla. Nella seconda dico come io dissi a loro. ^*5 *" ?^"J>'«* 

T j • • • • "«ir * » • c--. T fantasia o, ir. 

La seconda comincia quivi : mentr io pensava, oag La ^^q La seconda 
prima parte (<^) si divide in due. Nella prima dico quello b. P. 
cfbe certe donne , e che una sola dissero e fecero per la 
mia fantasia, quanto 55o « dinnanzi ch'io fossi tornato 530 è dinanzi 
in 53i vera condiiione. Nella seconda dico quello che B. P. 
queste donne mi dissero poich'io lasciai questo farneli- 53 1 verace cogm- 
care ; e comincia quivi : Èra la voce mia. Poscia quando *^^^ 
dico : Mentr* io pensava la mia , dissi loro questa mia 
imaginazione , e intorno a ciò fo due parti. Nella prima 
dico per ordine questa imaginazione : nella seconda di- 
cendo a che ora mi chiamàro le ringrazio chiusamente: 

« comincia 5S2 quivi questa parte ; Foi mi chiamaste. 55a quivi : Fot 

B. P. 

(a) Vedi nota (e) pag. 12. 

(b) Dante fu riscosso dalle donne: dunque fu leratoJa una/antasÌMy 
e non gìk in una fantasia. 

(e) Gli editori B.P. hanii^ Irascarato il confronto di questo luogo colla 
Canzone. 



555 ed anco cosi S. 



554 Queste don- 
ne B. P. 

555 parlasse nel 
core B.PÀ 

556 nominaU 
B.P.S. 

557 cosi Prima- 
vera B.P.S. 

558 Toglio B.P. 

559 tanto è a dire 
quanto B.P.S. 



540 mi f^^^ B.P. 

541 queste parole, 
ed altre cose 
B.S. , 
dopo queste pa- 
role altre cose P. 

543 molta somi- 
glianza B. P. 

545 di scrivere in 
rima B. P. 

544 tacendomi 
B.P. 

545 pareanoBJP. 



46 
beltade , secondo eh' altri crede , imposto Fera 
nome Primavera , ^^^ e cosi era chiamata : E 
appresso lei guardando vidi venire la mirabile 
Beatrice. 5^4 Queste andàro appresso di me così 
r una appresso V altra y e parvemi che Amore 
mi ^55 parlasse e dicesse : Quella prima è 
53^ chiamata Primavera solo per questa venuta 
d' oggi ; che io mossi lo impositore del nome 
a chiamarla 557 Primavera , cioè prima verrà 
il dì che Beatrice si mostrerà dopo F imagina- 
zione del suo fedele. E se anco ^^^ vuoli con- 
siderare lo primo nome suo , tanto è ^^9 quanto 
dire Primavera; perchè lo suo nome Giovanna 
è da quel Giovanni lo quale precedette la verace 
luce dicendo : Ego vox clamantis in deserto : 
parate viam Domini. Ed anche ^40 mi parca che 
mi dicesse ^4» queste parole : E chi volesse sot- 
tilmente considerare, quella Beatrice chiamereb- 
be Amore per ^4^ molte somigUanze che ha 
meco. Ond' io ripensando proposi ^43 di scpjp» 
veme per rima al primo mio amico ^44 ( tacendo 
certe parole le quali ^45 pajono da tacere ) 
credendo io che ancora il suo cuore mirasse la 
beltk di questa Primavera gentile : e dissi questo 
Sonetto : 



546 dal core 
B.P. RA.S. 

547 da langt 
B.P.S. 

da luage RA. 

548 E 'n ciascuna 
RA. 

549 ridia 

B. P. RA. S. 

550 stando me col 
mio B. 

55 1 signore 
B.P. RA.S 



Io mi sentii svegliar dentro 546 a lo core 
Un spirito amoroso che dormia^ 
E poi vidi venir ^47 di lungi Amore, 
Allegro sì che appena il conoscia. 

Dicendo : or pensa pur di farmi onore. 
548 E ciascuna parola sua ^49 ridea («) : 
E , poco 55o stando, meco il mio 55i segnore W 

(a) £ ovrio in alcuni codici il trovare conservale le deainensse regolari, 
quantunque per la rima dovessero variarsi, ciò rimettendosi ai lettore, 
come noe voi per nui vui^ e qui ridea per ridia. 

(b) Più vicino al senior latino , da cui Questo nome deriva. 



47 

Guardando in quella pai:te 55a ove venia, 55» onJeB.P.S. 

Io vidi monna Vanna e ^53 monna Bice c/tt"^ " ^' 

«T . rr# • •■ 1 1 9 • 555 mona Jd. 

Venire 554 m verso il loco dov io era, 554 in ver lo loco 

L' una appresso dell' altra meraviglia. la ov' io en 

E 555 si, come la mente mi ridice, rr?*?'^^'^" 

A. !• /-w . X T> • 555 siccome 

mor mi disse : (Questa è rrimavera , B p § 

E quella ha nome Amor ; si mi somiglia. * 

Potrebbe qui dubitar persona degna 556 di Ji- 556 di aichiatarii 

chiararle ogni dubitazione , e dubitar potrebbe ^' ^* 

di ciò eh' io dico d' Amore , come se fosse una 

cosa per se , e non solamente intelligenza W , 

ma come sostanza corporale. La qual cosa, 

secondo la verità , è falsa : che Amore non è 

per se siccome sostanza , ma è un accidente 

in sostanza. E che io dica di lui come se fosse 

corpo, ancora come se fosse uomo, appare per 

tre cose che io dico di lui. Dico che/l vidi 5^7 di 557 venire b.p. 

lungi venire, onde, con ciò sia cosa che venire 

dica moto locale , ( e localmente mobile per se , 

secondo il Filosofo , sia solamente corpo ) appare 

che io ponga Amore esser corpo. Dico anche di 

lui che rideva , ed anche che parlava , le quali 

* Questo Sonetto ha molte parti; la prima delle quali 
^58 dice come io mi sentii svegliare lo tremore usato 558 è come B.P. 
nel core , e come parve che Amore m' apparisse allegro 
559 da lunga parte. Nella seconda dico come parve che 559 '*«^ ™"° ^°'® 
Amore mi dicesse nel core, e qual mi parea. La terza ^ '""8* P"^^ 
dice come, poi che questo fu alquanto stato meco, co- 
tali io vidi , e udii certe cose. La seconda parte comincia ' 
quivi : Dicendo : or pensa pur di farmi, 56o La terza 56e La iena par- 
E poco stando. La terza si divide in due parti : nella te sì divide in 
prima dico quello eh' io vidi , nella seconda dico quello ^"* ^' 
che. io udii , e comincia quivi : Amor mi disse, 

(«) Nel n. coJ. so$tama intelligenza. Sopprimendo il primo di questi 
808tantÌTÌ noi otteniamo una lezione più giusta di quella che ahljiano le 
altre edd. 



48 

56i proiMTic cose pajoiio esser 56 1 propie dell'uomo, spe,-f 

56a aecòuào che è talmente esser risibile: e però appare ch'io 

buono al i)re- pongo lui esser uomo. A cotal cosa dicbia- 

i sesie B. p. ^^^^ 55^ ^ ^^ ^ buono a presente (") ) priiK^ è 

da intendere che anticamente non erano dicitori 
565 ocrii poeii in d' Amorc ^63 i^ volgare , anzi ^4 eraép c!«rti 

volfiare B. .• • i» i .• . • t •* 

564 erano dicitori po^ti m bngua laUua ; tra noi dico, jsrvvegna 
j Amore forsc chc tra altra gente avvenisse , e avvina 

ancora , ( siccome in Grecia ) non volgari ,; ma 
letterati poeti queste cose trattavano. E non è 

565 passalo P. molto numcro a anni ^^^ passati che apparirono 
^ qucs I poeti 5^5 prima questi poeti volgari. Che dire per 

rima in volgare tanto è quanto dire per versi 

567 in Ialino) se- 567 in latiuo , sccoudo alcuna proporzione. E se- 
condo alcuna 1 • • • 1 < \ 1 1 

pcoporaione è R^^ ch® Sia picciol tcmpo è chc , sc volémo 
se^no che sili »68 cercarc in bngua d'oco e in bngua di sì (^^/ 
gccw tempo ^^ ^^^ trovcrcmo cose dette anzi lo pre- 
in Ialino) se- sentc tcmpo per CL. anni. E la cagione perchè 
Sm^w^te alquanti grossi ebber fama di saper dire è, che 
B.P. quasi furono i primi che dissero in lingua di sL 
E lo primo che cominciò a dire siccome poeta 

569 fare inienae- volffarc si mossc però , che volle 5^ dare ad 

re le sue parole .'"i -, 11 1 i 11 

B.p.s. mtendere a donna alia quale era malagevole ad 

intendere U versi latini. E questo è contro co- 
loro che rimano sopra altra materia che amo- 
rosa ; con ciò sia cosa che cotal modo di parlare 
fosse dal principio trovato per dire d'Amore. 
Onde con ciò sia cosa che a' poeti sia conceduta 
maggior bcenza di parlare che alU prosaici 

570 diuaiork 570 dicitori, c qucsti dicitori per rima non sieno 

altro che poeti volgari, è degno e ragionevole 
<5he a loro sia maggior licenza largita di par- 
lare clie agb altri parlatori volgari ; onde se 

(a) Gemello delP à present francese, rimaichcTole pec V arlicolo inde* 
terminato, e da aggiungersi al vocabolario. 

(b) Nel n. cod. isi qui e appresso. Forse dal Ut. id sie^ 



49 
itkufia figura o colore poetico è conceduto alli 
poeti ^ conceduto è a' rimatori» ^7* Duncjue se ^^^P^^p*^?" 
noi dicemo àxe li poeti hanno parlato ^i^ delle 5^^ ane^ooBe 
cose inanimate ^73 siccome avessero senso e b. p. a 
ragione, e fattole parlare iijisieme, e non sola- gcr^! P^^T 
mente cose vere, ma cose non vere ( cioè che 
deUo hanno di cose , le quali non sono , die 
parlano , e detto che molti accidenti parlano , 
siccóme fossero sostanze ed uomini ) degno è 
lo dicitore per rima fare lo somigliante: ma 
non senza ^74 cagione alcuna , ma con ragione , ^74 wg^o»* 
la quale ^7^ poi sia possibile ^7<5 ad aprire per 5^5 pcda B.F.S, 
prosa., Che li poeti abbiano così parlato come 676 d'aprire 
detto è, appare per Virgilio, il quale dice che '^' * 
Juno, cioè ^77 una nemica de' Troiani, parlò 677 una Dea nc- 
ad Eolo signore deUi venti, quivi S?» neUa Etìei^ S^ft P^^L*' 
da : ^Eoh, namque tìhi eie. e che questo signore deir Eneide 
le 579 rispose quivi: 5So Tuus, o regina, quid s^fZ;^^'^^ 
optes etc. Per questo medesimo poeta parla la b. p. s. 
cosa che non è animata alla cosa animata nel 58o <«cm , o ra^i- 
terzo W della Eneida quivi : Dardamdae duri etc. \a^hirare. u- 
Per Lucano parla la cosa animata alla cosa inà-^ bor;mihijussa 
nimata quivi : Multum , Roma , tamen debes ^b.^p. s^* 
civilibus armis. Per Orazio parla V uomo alla 
sua scienza medesima^ siccome ad altra perso^ 
na ; e non solamente sono parole d' Orazio , ma 
^^* dice , quasi recitando le parole del buono 5^* ^}^^ q"«si 
Omero , quivi neUa sua Poetria : Die mihi , omlro B. "^ 
Musa^ virum etc. Per Ovidio parla Amore come qna« >n emulo 
fosse persona umana nel libro che ha nome SS^J'JI;"""'' 
Rimedio et Amore quivi : Bella mihi video , 
bella paranturj ait E per questo puote essere 
manifesto a chi dubita in alcuna porte di questo 
mio Ubello. Ed acciocché non ne pigli alcuna 

(ti\ JJ ed* B. nel secondo: ma è un abbaglio. 



50 
baldanza persona grossa , dioo che né li poeti 

^^B^p''s** ^^* parlavano così senssa ragione^ né que che 

rimano deono così parlare, non avendo alcuno 
ragionamento in loro di quello che dicono; 
perocché gran^ vergogna isarebbe a colui che 
pmasse cose sotto veste di figura , p di colore 

^^B * p^s"*'*^^ retorico , e ^^^ poi draiandato non sapesse di- 
nudare le sue parole da potai vesta in guisa 
che avessero yeraoe intendimento : e questo nùo 
primo amico ed io ne sapemo bene di quelli 
phe così rin^no stoltaniente. 

^^B. p"s ^ Questa gentilissima donna di cui ^^ ragie- 

nato è nelle precedenti parole venne in tanta 
grazia delle genti che , quando passava per via ^ 
le persone correano per veder lei ; onde mirabile 
letizia me ne giugnea : e quando ella fosse presso 

^^p T's'**' ^°' ad alcuno, tanta onestà ^^ giugnea nel core 

di quello , che non ardìa di levare gli occhi, né 
di Rispondere al suo saluto ; e di que3to mol^i 
sicco|iie esperti , mi potrebbero testimoniare a 

586EU^B.p.S; ^j ^^j credesse. 586^4 ella coronata e vestita 

d' umilt^ s' andava , i^uUa gloria mostrando di 
ciò eh' ella vedeva pd udiva, Vic^yano molti, 
poiché passata era : Questa non é femina , anzi 

•^L^imi^f P*" ^ ^^^ ^®' bellissimi Angeli del cielo. Ed altri 

anzi è simile a flicevaup i ÌQuesia è una merayigUa ; che bene-* 

uno de* belili- ^q^q gi^ \q Signore che sì mirabilmente sa 

operare! Io dico eh' ella si mostrava sì gentile e 

sì piena di tutti i piaceri , che quelli che la 

miravano comprendevano in lof o una dolcezza 

onesta e soave tanto che ridire noi sapevano; 

né alcuno era lo quale potesse mirar lei che 

nel principio non gli convenisse sospirare. Que- 

588 ii)irai>na7entp stc c più mirabiU cose da lei procedeano 

ub'pT'"' s^» virtuosamente : 589 ond' io, pensando a ciò, 

689 onJepenaan- yolendo ripigliare lo stile della sua loda, proposi 

<Io B. P. S. 



51 
di dire parole, pelle quali dessi ad intendere 
delle sue mirabili ed eccellenti operazioni ; 
acciocché non pure coloro che la poteano 
^9* sensibilmente vedere , ma gli altri ^9^ sap- ^Qo ^»«i^i»«n«nie 
piano di lei quello che ^9» le parole ne possono 591 sa^rào 
fare intendere. Allora dissi questo Sonetto : B. p. s. 

* 593 pe« le parole 

_ . — ne posso B. 

Tanto gentile , e tanto onesta pare 

La donna mia qnand' ella altrui saluta, 

Che ogni lingua divlen tremando muta, 

E gli occhi non $9^ l'ardiscon di guardare» S^SaidùeonRA. 
Ella 6en va sentendosi lodare 

594 Benignamente d' umiltà vestuta ; ^94 Umiiemente 

EC f • a onestà Tcstutt 

par che sia una cosa venuta ^ p 

Di cielo in terra a miracol mostrare. 
Mostrasi si piacente a chi la mira, 

Che dà per gli occhi ima dolcezza al core 

Che intender non la può chi non la prova. 
E par che dalla sua labbia si mova 

^95 Un spirito soave pien d'Amore 595 Uno spino P. 

Che va dicendo all'anima: sospira, * 

Dico che questa mia donna venne in tanta grazia 
che non solamente era onorata e lodata , ma 
per lei erano onorate e laudate molte. Ond' io 
reggendo ciò , e volendol manifestare a chi ciò 
non vedea , proposi anche di dire parole nelle 
quali ciò fosse significato , e dissi ^9^ questo ^9^ 4«<»io So^ 

A 11^ t . * 1 nello segue u 

bonetto , lo quale narra come la sua vurtu ado- Sonetto B.s. 
perava ndle altre. questo alno So- 

* f nello che co- 

I mincia : f^ede 

Vede j^rfettamente ogni salute perfettamente 

Chi la mia donna tra le donne vede : ^^"f salute j lo 

quale nana di 

lei come ec. P* 

597 Dion 8Ì tlivìde 

^ * Questo Sonetto 597 è si piano ad intendere per perciocché pec 
quello elle narrato è dinnanzi , che non ha bisogno se [medesimo è 
d'alcuna dirisione. «sai chiaro 

15. P. 



V. 



SoS fiicc P. S. 
599 [)ei se B. 



52 

Quelle che vanno con lei son tenute 
Di bella grazia a Dio render mercede. 

E sua boltade è di tanta virtute 

Che nulla invidia alF altre ne procede ^ 
Anzi le face andar seco vestute 
Di gentilezza d'amore e di fede. 

La Tista sua ^9^ fa ogni cosa umile 
E non fa sola sé parer piacente. 
Ma ciascuna ^99 per lei riceve onore. 

Ed è negli atti suoi tanto gentile 

Che nessun la si può recare a mente 
Che non sospiri in dolcezza d' Amore. 



600 aopcrava 
B. P. S. 

601 parvtmi 
B. P. &, 

6oa come operava 



Appresso ciò cominciai a pensare un giorno 
sopra quello che detto avea della mìa donna ^ 
cioè in questi due Sonetti precedenti , e veg- 
gendo nel mio pensiero eh io non avea detto 
di quello che al presente tempo ^^® adoperava 
ni me, ^°' pareami difettivamente avere par- 
lato ; e però proposi di dire parole , nelle quali 
in me \^^IH *^ dicessi ^^ oome mi parea essere disposto 
virtù, e non ere- alla sua opcrazionc , e oome operava in me la 

^ Questo Sonetto ba tre parti. Nella prima dico 
6p3 tra che genti M questa donna pih mirabile parea. 
Nella seconda dico 604 com' era graziosa la sua compa- 
gnia; nella terza dico 6o5 di quelle cose ch'ella virtuo- 
samente operava in altrui. La seconda comincia quivi: 
Quelle che Vanno. La terza quivi : E sua beltade» 
Qucst' ultima parte si divide in tre: nella prima dico 
quello che operava nelle donne, cioè per loro medesime: 
nella seconda dico quello che operava in loro per 
606 altrui: nella terza dico 607 come non solamente 
nelle donne , ma in tutte le persone , e non solamente 
nella sua presenza, ma ricordandosi di lei mirabilmente 
operava. La seconda comincia quivi: La insta, Laterza 
quivi: ^d e negli atti» 



603 che Ira eenle 
B.P. 

604 aìcoom' era 
gìojoM B. P. 

6q5 quelle cose 
le quali opera- 
ira in altrui B. 
quelle cose che 

606 alcuni B, 
^07 che non ao- 
lamcute nelle 
donne operava, 
ma B. P. 



(a) Tra che genti: cioè tra qual gente ; aTendo dtlio tra le donne* 



53 

sua virtude ; e non credendo ciò poter narrare 

in brevità di Sonetto , cominciai allora ^^^ una ^^ ^""** ^*"- 

Ganzone (^) la quale comincia : 

Si lungamente m' ha tenuto Amore ^ 
E costumato alla sua signorìa, 

^ Che si com' egli m' era forte ìù pria , 609 Che cosi eo- 

Così mi sta soave ora nel cote: me'lm'erafor- 

Però quando mi toglie si '1 vaiola , 3 p ^|"^^ g 

Che gli spiriti par che fuggan via, 
Allor sente, la frale anima u^a 
Tanta dolcezza che '1 viso ne smore. 
Poi prende Amore in me tanta virtute 

Che fa 6io li niiei sospiri gir parlando; 610 gii spirti miei 

Ed escon fuor chiamaAdo «°^» parlando 

La donna mia per darmi più salute. B.P.RA.9.(:) 

Questo m* avviene ovunque ella mi Visdej 
E si è cosa umil^ che C»» noi si tsyede* 611 nonB.P.S. 

Quomodo sedei sola cmtas piena poputo l facto, 
est quasi vidua domina gentium. Io era nel prò** 
ponimento ancora di questa Canzone, e com- 
piuta n' avea questa sovrascritta stanza;^** quan-« ^*^ quandoiisi* 

Sic- J- ^ ^-1- • • ^ 1 gnore della giu- 

do lo signore di questa gentilissima , cioè io stizia chiamò 

Signore della giustizia , chiamò questa nobile questa gemiiis- 

"1 . ^" i> . -1. vi . •■ aima a eloriare 

a gloriare sotto 1 msegna di quella rema be- b.p.s 
nedetta ^^^ virgo Maria , lo cui nome fue in 6i3MariaB.p.S; 
grandissima reverenza nelle parole di questa 

^'4 beata beatrice. ^'faB^p''s '''*" 

Ed avvegnacchè forse piacerebbe alquanto 
trattare al presente della sua partita da noi , 
non è mio intendimento di trattare qui per 



(a) Il poeta né mai compose, che ai sappia | ne qui riporta che la pris- 
ma stansa della Canzone. Legg^e adunque questa Canzone supporrelìhe 
che si avesse intera. 

(*) Nel n. cod. questa lezione è interlineare. Ma il verso seguente giu^ 
etilica ad evidenza list lezione del testo. 



54 
tre ragioni. La prima, che ciò non è del pre- 

6i5 a prownio sente proposito , se volerne guardare ^*5 nel 

proemio che precede questo libello ; la seconda 
si è che , posto che sia del presente proposito 
ancora, non sarebbe sufficiente la mia penna 
a trattare come si converrebbe di ciò. La terza 
si è che y posto che fosse X uno e l'altro, non 

616 per quello che g convenevole a me trattare di ciò, ^*^ perchè 
Terrebbe^ essere trattando mi Converrebbe essere lodatore di me 

me lodatore mcdesimO ( la qual cosa è al postutto ^»7 scon- 
ci 7 Ww^meTole a venevole, e biasimevole a chi il fa ) e però lascio 
chi'j f»B.p.s. cotal trattato ad altro chiosatore. Tuttavia, per- 
chè molte volte il numero del nove ha preso 
luogo tra le parole dinanzi , onde pare che sieno 
senza ragione, e nella sua partita cotale nu* 
618 molto, eon- mcro pare che avesse ^»^ molto luo£;o, conviensi 

dire qumdi alcuna cosa , acaocchè pare al pro- 
posito ccmvenirsi. Onde prima dirò come ebbe 
luogo nella sua partita , e poi ne segnerò al- 
cuna ragione, perchè questo numero fu a lei 
cotanto amico. Io dico che secondo X usanza 
^'1 V*s * ^*^ ^ Arabia (*) T anima sua nobilissima si partì 

nella prima ora del nono giorno del mese , e 

secondo 1' usanza di Siria , ella si partì nel nono 

mese dell' anno ; perchè il primo mese è ivi 

^B^^'fi'' ^^^ Sirìm primo (*'), il quale a noi è Ottobre. 

E secondo V usanza nostra ella si parti in quello 
691 inflidone anno della nostra ^^* dizione , cioè degli anni 

Domini , in cui il perfetto numero nove volte 

era compiuto in quel centina] o, nel quale in 

questo mondo ella fu posta. Ed ella fu de' Cri- 

6aa ceniiaajoiai stìani del terzodecimo centinaio. ^* Perchè 

lei potrebbe ea- i /» • 

sere una ragio- qucsto numero le losse tanto amico questa 

ne B.S. Perchè 

quello numero 

fosse in tanto f*) pjel n. eoa. alias Italia inferlineare. 

amico ai lei , j^^j j^^i n. eoa. alia^ Titmin in marg. 

questa P. 



55 
potrebb' essere una ragione : ooncìossiacoBachè , 
secondo Tolomeo e ^^ secondo li Cristiani ^ 6a5 aecondo k 
yentade è che nove sieno li cieli chef si movono^ botc sono b.p. 
e secondo ^4 còtìiune opinióne ^^^ astrolaga ^ li 6214 comunione b. 
detti cieK adoperino quaggiù ^^^ la loro abitu^ ^ll'll^'T" 
dine in cielo i questo numeito fii amico dì lei astrologica p. 
per dare ad intendere che nella sua generazione ^^fo'l^bM^^^^ 
tutti e novcf li mobili cieli perfettissimamente sieme B. p. s. 
^^7 sapeano (") insieme^ Questa è una ragione èi'j s'ateano 
di ciò; ma più sottilmente peinsando, e secoado b.p.s. 
la infallibile verità ^ questo numero fu ella me^ 
desima i per simihtudiné dico , e ciò intendo 
così : Lo numerò del tre é la radice del nove ; 
perocché sen^a numero altro alcuno pei' se me- 
desimo ^^ fa nove . siccome è manifestò che ^^ moiiipiicaw 

. . ^ t^ , 't \ i* fa nove, siccome 

tre via tre tannò nove. Dunque se il tre è tat- Tedemomanif». 
tore per se medesimo del nove y e lo fattore «tanacn«echetre 
de' miracoli per se medesimo è Tré y cioè Padre b* p^s " ""' 
Figliuolo e Spirito Santo ^ U quali sono tre ed 
uno , questa donna fu accompagnatai dal nu-^ 
mero del nove , a dare ad intetidere che ella 

era un nove , cioè un miracolo ^9 la cui radicef ^*9 '« cui waìcc, 
solamente è la mirabile Trinitade, Forse ancorai lò è soiTmc^ 
^^^ per più Sottili ragioni ciò è ; ma questa è ?. P. s. 

queUa che più mi piace y e che io ne veggio. ^^l^ona'V°lt^ 
Poiché ^5i fu partita da questo secolo ri-- direbbe in cic^ 
mase tutta la sopradetta città ^^a vedova dispai PJ^^ "^^'^ "" 
gliata di ogni dighitade , ond^ io àncora lagri- suèqadiiIS 
mando in questa desolata cittade^ scrissi a^prin- nereggio, e che 
cipi della terra alquanto della sua condizione ^ b"p!*s.*"^ 

pigliando quello cominciamento di ^53 terémia ^^i la gentiiissì- 
profeta ! Quomodo sedei sola cmtas ! E questo b"p °s.'** " 

dico acciocché altri non si meravigli , perchè io 63a q^asi vedova 
r abbia allegato di sopra ^ quasi come entrata tgn* r p!*s^* 

655 leremia 
. (a) sàpeano: in icnso del Ialino scirey praeseire, ' 



56 
della ìiuoya materia che appresso viene. E se 
alcuno volesse me riprendere dì ciò che non 
scrivo qui le parole che seguitano a quelle al- 
legate p scusomene y perocché lo intendimento 
mio non fu da principio dì scrìvere altro che 
per volgare : onde conciossiacosaché le parole 
che seguitano a quelle che sono allegate sieno 
tutte latine , sarebbe fiiorì del mio intendimento 
se io le scrìvessi; e simile intenzione so che 
654 mio primo gj^jj^ questo ^^4 mio amico , a cui io scrivo , 

amico a cui ciò •xi'l* %• • ■ i « i t^*i^ 

«^To, cioè Cioè eh IO gli scn vessi solamente volgare. Poiché 

B.p.s, gli occhi miei ebbero per alquanto tempo la- 

^'Ll^'s'fo^re^ grimato , e tanto afiàticati erano ^^ che non po^. 

mia tristiaia tevano disfogare la loro tristizia , pensai ^^ disfo- 

óseaTtoV^rfo- 8^^^ ^^ alquante parole dolorose ; ^^7 e pensai 

gBiB B. p. s. di fare una Canzone nella quale piangendo ra* 

^ ^jTp^ rionassi dì lei, per cui tanto dolore era fatto 

distruggitore deli anima mia : e cominciai aU 

lora. 

658 {laìa nmea^ ♦ Accioochè questa GaniEOtie 658 rimaDga yieppih ve- 
<* ^' ^' dova dopo il sao fine , la dividerò prima che io la 

scriva; e total modo terrò da qui ionauzi. Io dico che 
questa cattivella cauKone ha tre parti. La prima è proe- 
mio : nella seconda raf;iono di lei : nella terza parlo alla 

659 lu n'è Bea- canzone pietosamente. Ea seconda comincia quivi : ^9 Ita 
*'^**^ • se n' è Beatrice. La terza ijpiivi : Pietosa mia Cannone. 

64a che mi movB La prima si divide in tre. Nella prima dico 640 perchè 
a dìM B. P. mj movo a dire: nella seconda dico a cui voglio dire: 
nella terza dico di cui voglio dire. La seconda comincia 
quivi : E perchè mi ricorda. La terza quivi : E dicerò. 
641 ItBii*è Bea^ Poscia quando dico: 64» Ita se n è Beatrice , ragiono 
uiceB.P. ^ Yeì, fi intorno a ciò fo due parti. Prima dico la, ca- 
gione perchè tolta ne fu ; appresso dico siccome altri 
piange della sua partita , e comincia quivi questa parte: 
Partissi della sua* Questa parte si divide in tre : nella 
prima dico chi non la piange ; nella seconda dico chi la 
64^ k ima condì» piange; nella terza dico 642 delia mia condizione. La 
sioneB^P. seconda comincia quiyi : JftT amen tristizia e doglia. 



57 

Gli oochì (kdemi per pietà del core 
Hanno cB lagrimar sofferta pena 
Sì che per vinti son rimasi ornai; 
Ora s'io voglio ^4' sfogar lo dolore 
Che a poco a poco alla morte mi mena^ 
644 Convienemi parlar traendo guai. 
E 'percliè ^4^ mi ricorda eh' i parlai 
Della mia donna , mentre che vivea , 
Donne gentili^ volentier coti voi 
Non vuò parlare altrui. 
Se non a cor gentil ch'in donna sia. 
E dicerò di lei piangendo poi 
^4^5 Che se n' è gita in cief subitamente , 
Ed ha lasciato Amor .meco dolente. 

^47 Ita se n' è Beatrice in l'alto cielo 
Nel reame ove gli Angeli hanno pace , 
E sta con loro, e voi, donne, ha lasciate. 
Non la ci tolse qualità di gelo , 
64B Né di calore, come T altre face; 
^49 Ma solo fu sua gran benignitate 
Che luce della sua umilitate. 
Passò li cieli con tanta virtute 
Che fé' maravigliar l'eterno Sire 
Si che dolce desire 
Lo giunse di chiamar tanta salute, 
E fèlla ^^ di quaggiù a se venire. 
Perchè vedea ch'està vita nojosa 
Non era degna di sì gentil cosa, 

Partissi della sua bella persona 
Piena di grazia P anima gentile, 
65i Ed è si gloriosa in loco degno. 
Chi non la piange quando ne ragiona 
Core ha di pietra si malvagio e vile 
65a Ch' entrar no' i potè spirito benigno. 
Non è di cor viUan si alto ingegno 

La terza: Dannomi angoscia. Poscia quando dico: Pie- 
iosa mìa Cannone , parlo a questa mia Canzone dise- 
gnandole a quali donne sen vada, e steasi con loro. 



643 afosaie il do- 
lore B. HA. S. 

6/|4 ConTÌcnmi ili 
B.P.RA.8. 

645 *1 mi ricorda 
ch'io parlai B. 
P. RA. S. 



646 Che se II' è 
iu B. P. RA. 
N* è ila a pie' 
d'Iddio imman- 
tenente S. 

647 Ita n'è Bea- 
trice B.P. R A. 

648 Ne dì calor 
siccome B. P. 
RA. 

649Maso1aB.P. 
RA. 



65o di quaggiuso 
B.P.RA. 



65 1 EdessìB.P. 
RA. 



65a Gh' entrar 
non tì può spi- 
rito benegno B. 
P. Ch'entrare 
non tì può spir- 
to benegno RA, 



655 Clii Tede B. 
P.RA. 

654 Donanmi B. 
RA. 

655 Mi reca B.P. 
RA« 

656 alla morte B. 
P.RA. 

657 ^c ^^ viene 
B. P. RA. 

658 Quando lo 
ima^nar mi 
Tìen B. P.RA* 



659 P<MCÌ* pian* 
gendoB.P.RA« 



66o Mi strugge 

B. P. RA. 
66i'lf edesse P. 



6G2 per ch'io B. 
P.RA. 

663 dir ben B. 
. ben dicer quel 

P.RA. 

664 Ch'ogni uorn 
par mi dica RA. 

665 Ma qual eh' i» 
sia la mia don- 
na se'l TedeB. 
P.RA. 



58 

Che poflsa imaginar di lei alijaanto, 
E però non gU vien di pianger voglia* 
Ma vien tristizia^ e doglia 
Di sospirare e di morir di panto^ 
E d'ogni consolar l'anima spoglia 
655 Chi vide nel pensiero alcuna volta 
Qual' ella fu, e com'eUa n'è tolta. 

^4 Dannomi angoscia li sospiri forte 
Quando il pernierò ndla mente grave 
^5 M'arreca quella che m'ha il cor diviso. 
E spesse fiate pensando ^^ la morte 
^^7 Vienemene un desio tanto soave 
Che mi tramuta lo color nel viso; 
658 E quand'il maginar mi tien ben fiso, 
Giungemi tanta pena d'ogni parte 
Ch'i' mi riscuoto per dolor caio sento ^ 
E si fatto divento 
Che da le genti vergogna mi parte. 
^9 Po' i' piangendo sol nel mio lamento 
Chiamo Beatrice, e dico: or se' tu mortai 
E mentre ch'io la chiamo 5 mi conforta. 

Pianger di doglia ^ è sospirar d'angoscia 

^<' Mi stringe il core ovunque sol mi trovo. 

Si che ne ^ncrescerebbe a chi ^* m'udisse 5" 

E qual è stata la mia vita poscia 

Che la mia donna andò nel secol novo. 

Lingua non è che dicer lo sapesse. 

E però, donne mie, ^^ pur ch'io volesse, 

Non \i saprei ^ dir bene quel ch'io sono. 

Si mi fa travagliar l'acerba vita. 

La qual é si invilita 

664 Ch'ogni uom par che mi dica: Io l'abbandono; 
Veggendo la mia labbia tramortita. 

665 Ma quel eh' io sia la mia donna il si vede , 
Ed io ne spero ancor da lei mercede. 

Pietosa mia Canzone, or va piangendo, 
E ritix>va le donne, e le donzelle 
A coi le tue Sorelle 
Erano usate di portar letizia, 



59 

E tu che se' figliuola di tristizia 
Vattene sconsolata a star con elle. 

Poiché detta fii questa Canzone si venne a me 
uno, il quale secondo li gradi delF amistade 
^^ era amico a me immediatamente dopo il 666èB.p.s. 
primo ; e questo fu tanto distretto di sanguinila 
con questa gloriosa che nullo più presso Y era. 
E poiché fu meco a ragionare , mi pregò che 
io gli dovessi dire alcuna cosa per una donna 
che s* era morta ; e simulava sue parole ac- 
ciocché paresse che dicesse d'un' altra la quale 
morta era ^7 cortamente («) : ond' io accor- 667 ceriamcme 
sdendomi che questi ^^^ dicea per quella bene- ^c?'/*^' 1 

S -1. • Ti» -s 1 ^a » ^ 1 068 dicca solo per 

detta , dissi di lare ciò che ^^ mi commandava questa b.p.s. 
lo suo priego. Ond' io poi pensando a ciò, prò- ^^ "jj aomand»- 
posi di fare un Sonetto nel quale mi lamentassi 
alquanto , e di darlo a questo mio amico , 
acciocché paresse che per lui V avessi fatto : e 
dissi allora * 

Venite a inteoder li sospiri miei, 

O cor gentili, che pietà il disia, 

67^ Li quali sconsolati vanno via , 670 Li qua' ais- 

' E se non fosser, di dolor morrei; consolati B.P.S. 

Perocché gli occhi mi sarebber rei 

Molte fiate più ch'io non vorrla. 

Lasso di pianger si la donna mia, 

671 Che sfogherei lo cor piangendo lei. i^ì 671 Che affoghe- 

rieno il cor P. 

RA. S. 
* Questo Sonetto lia due parti : Nella prima cliiamo 

li fedeli d'Amore 673 che m'intendano nella mia misera 672 che mMuten- 

Gondizione. La seconda comincia quivi : Li quali. ^no. Nella se- 

conda narro del- 
la mia misera 

(fl) cortamente per da eorto tèmpo. Da aggiungerai in questo signi- condizione H.l*. 
ficato al Vocabolario con questo esempio. Che debba poi leggersi corta- 
mente e non eertamente il senso lo indica abbastanza. 

{h) L^ed. P. non Tede coma si possa trarre da qutsta lezione alcun ^ 



^ 60 

675 lor chiamM Voi utlipele ^ lo clilauiav sovente 
B.P.RA.S. Ljj jjjJji (loDoa geiiili che sen è gita 

Al secòl degno della sua viriute; 
E dispregiar talora questa vita 
In persona dell'anima dolente 
Abbandonata da la sua salute. 

Poiché detto ebbi quei&to Sonetto pensando chi 

674 di manaarc qucsto era cui lo 'ntcndcva ^74 dare quasi come 
ìi. 1*. 5. pgp jyj fg^^Q ^ yi^jj ^jjg povero mi pareva lo 

675 di questa leg- Servigio e nudo a così distretta persona ^7 5 di 
6-6*'^'^^Iin2Ì q^^stà gloriosa. E ^7^ però innanzi eh* io le 

eh* io gU dessi dessi questo Sonetto dissi due stanze d' una 
u soprascritto Cauzone , ¥ una per costui veracemente , e 
r altra per me; avvegnacchè paja Tuna e l'al- 
tra per una persona detta a chi non guarda 
sottilmente. Ma chi sottilmente le mira vede 

677 io ciò eh?; B. bene che diverse persone parlano; ^77 acciocché 

r una non chiama sua donna costei > e T altra 
sì , come appare manifestamente. Questa Can- 
zone e questo Sonetto li diedi dicendo io che 
per lui solo fatto Y avea. * 

Quantunque volte, lasso 9 mi rimembra 

* La Canzone comincia : Quantunque volte, ed ba 

678 amico caro e due parti. Nella prima si lamenta questo mio 678 caro, 
distretto B. P. distretto a lei; nella seconda mi lamento io, cioè nel- 
l'altra stanza che comincia: E sì raccoglie. E cosi ap- 
pare che in questa Canzone si lamentano due persone ; 

679 runa e ^79 l'uno si lamenta come 680 frate, l'altro come 681 servo. 

l'altra B.P. 

^o • ° -r»" «* senso buono. Noi vi troTÌamo l' essenza del concetto. Dice il Poeta : 

Ooi serntoreB.P. r — • • • • ? ^« / • j« » i 

1 miei sospiri sconsolati vanno via, e se non fosser morrei di dolore» 

Prestano adunque i sospiri ai poeta queiP ufficio che prestar gli dovrebbero 
gli occbi. Perocché gli occìii molte fiate più ch^io tion vorria sareh' 
bero REI ( debitori ) a me , lasso , di piangere la donna mia sì che 
piangendo lai sfogherei il core* Esser reo in senso di dovere , essere 
obbligato f essere responsabile può meritare osservazione per la sua pro- 
venienza dal latino reus in significato di debitore, responsabile: reus 
voti , reus stationis tatandae^ 



61 

Ch'io non debbo giammai 
Veder la donna end' io tò si dolente, ^ 
Tanto dolore intorno al coi* m'assembla 
La dolorosa mente 

Ch'io dico: Ànima mia^ che non ten vai? 
Che li tormenti che tu porterai 
Nel secol chex t' ò già tanto nojoso 
Mi fan pensoso di paura forte; 

Ond'io chiamo la morte i 

Come soave e dolce mio riposo: 
E dico: Vieni a me: con tanto amore 
Che sono ^* afflitto di chiunque muore. W 68a astioso B. P. 
E si raccc^lie ne li miei sospiri RA.s. 

Un suono di pietade 
Che va chiamando morte tuttavia. 
A lei si volser tutti i miei desirì 
Quando la Donna mia 
Fu giunta da la sua crudelitade ; 
Perchè'] piacere de la sua beltade 
Partendo sé da la nostra veduta 

Divenne spiritai bellezza 685 grande : 683 f grande B. 

684 Però eh' il cielo spande ^ J' J?.^' ^- , 

T i> i_ T A T 1 684 Vne per lo 

Liuce d amor che gli Angeh saluta ^ del ti spande 

E lo 'ntelletto lor alto 685 gotille B. S. Che per 

Face maravigliar; 686 d vien gentile, ^^ c^ipande 

685 e sottile B. 

In quel giorno nel quale si compiea V anno 686 si n' è gentile 

che questa donna ^ra fatta ^7 de cittadini di B. s. umo è 

vita etema, io mi sedea in parte nella quale esS^eiie^ta^c 

ricordandomi di lei 688 disegnavo un Angelo B.P.S. 

sopra certe tavolette: e mentre 639 io designava, 688 disegnava B. 

volsi gU occhi, e 690 vidi uomini ai quali si 689 b il dìscgna- 

con venia di fare onore, e riguardavano quella g^^^'f'^ 

cV io facea: e, 691 secondo quello che mi fu «omJni^BfpIs! 

detto poi , 69» egli erano stati innanzi eh' io 691 secondo che 

699 essi erano Sta- 
{a} Ainitto per invidioto, U invidia ^ figlÌ9ol mio, »e itfftao mace» || ^^ alaaanto 
rtt. San. Astioto forse negli altri co<1ici èra una glossa inte^lineefe, d)e dio ^^ ^ ^ Q, 
chiaffara questo senso della Toce o//Z/£/o. P.S. 



62 
m'accorgessi. Quando li vidi, mi levai, e salu- 
695 e perciò peo- tando loFO dlssi: Altri era testé meco. ^ Onde 
Mva^ Onde B. partiti costoro ^4 ritornaimi alla mia opera , 

694 riiórnaio alla cioè del disegnare figure d' Angeli , e facendo 
mia opera del ^iò mi veunc ^^ in peusiero di dire parole per 

disegnare . . ij»i- *.* 

B.p.s. nma, quasi per annovale di lei, e scnvere a 

695 un pensiero costoro , li quali crauo venuti a me : e dissi 
' * ' allora questo Sonetto che comincia : Era ve-' 

nuta y lo quale ha due cominciamenti. * 

PaiMO GOMINGUlIBNTO 

Era venuta nella meato mia 

La gentil donna , che per suo valore 
Fu posta dall'altìssimo Signore 

696 dell' umilia Nel ciel 696 de l'umiltà ov'è Maria. W 

dove B. P. S. 

697' Si dividerà * ^97 Lo dividerò secondo l'ano e T altro comincia- 

B. P. mento. Dico clie secondo il primo « questo Sonetto ba 

tre parti^ Nella prima dico che questa donna era già 

nella mia memoria : nella seconda dico quello clie Amore 

pero mi facea: nella terza dico degli effetti d'Amore. 

La seconda comincia Amor che : la terza : Piangendo 

698 Nella prima... uscieno fuor. Questa parte si divide in due. 698 Nel- 

nella seconda 1» qna dico che tutti 1 miei sospiri uscieno parlando ; 

* ' nell'altra dico come alquanti diceano certe parole diverse 

dagli altri. La seconda comincia quivi : Ma quelli. Per 

questo medesimo modo si divide secondo l'altro comin- 

ciamento, salvo che nella prima parte dico quando questa 

donna era così venuta ncdla mia mente, 9 cìq non dico 

neir altro, 

{a) NeUd BA* noo ti leggo che U primo oomineiamento di questo So- 
netto. 

Nota, lettore, un dilic^to sepso delle tocì umiltà, umile » umilia' 
r0 ecc. us^tQ da Dante per tutta questa operetta, nò forse ben distinto 
da* oompiUtorì de* Vocabolarii : cip è di pace^ quiete, tranquillità di af- 
felli , cessatone di ogni appetito. Ripetiamo qui appiedi i luoghii onde 
rìlerasi agevolmente questo senio : 

pag. 5 eoloce umile pag, 44 ^^ diTenìa ne lo dolor n 

umile 
1 5 viso Testilo d* umiltà vedendo in lei tanta «ffliltàf 



63 

^ «BOOHDO GQMlNGUMEIfTO 

Era venuta ne la mente mia 

g nella donna gentil cui piange Amore^ 
ntro quel punto che lo suo valore 
Vi trasse a riguardar quel chMo fada. 

Amor che ne la mente la sentla 
S'era svegliato nel distrutto core 
E diceva a' sospiri: Andate fiiore* 
Per che ciascun dolente 700 s'infartia. («) 

Piangendo uscivan 7^* fìior de Io mio petto 
Con una voce che movente mena 
Le lagrime dogliose ^gìi occhi tristi, 

703 Ma que'che n usclan fuor pon maggior pena 
Venien dicendo; o nobile intelletto ^ 
Oggi fa Tanno che nel eie) salisti^ 

Poi per alquanto tempo, conciofossecosaché io 
fossi in parte nella quale pod ricordava del pas- 
sato tempo , 703 mol|x) sU^va pon dolorosi pen- 
samenti; |;ale che mi fapeano parere di mori 
una vista di 7^4 terribili sbigottimenti. Ond' io 
accorgendomi del mio travagliare, levai gli 00 
chi per vedpre s' altri me vedesse: 7P5 e vidi 
uwa, gentil donna giovane e bella molto, la 
quale da una fenestra mi guardava molto pieto- 
samente quant'aUa vista; sicché (ùtta la pietade 



699 il tMondo «0- 
minciamcnto è 
B.P.S. 



700 sen partia B. 
P. RA. S. 

701 fuori del 
mioB.P.RA.S. 



702 Ma quegli che 
n' uscìan con 
maggior pena 6. 
P.RA.S. 



pag.5i e A I* umilia ch^ <^ offesa 
obblia 
55 pensiero undle 

45 diceta l'una aiP alU* umu 

temente 
44 K ATea seco timilità venoe 
Che parea che dicesse : io 

sono in pace. 



pag, 5i d* umilia vestuta 

5a La vista sua fa ogni cosa 
umile 

^5 E si é cosa umil che noi si 
crede 

Clj Che luce ne la sua umili- 
tate 

601 nel ciel dell* umiltà, oVè 
Maria* 



705 mollo stava 
pensoso» e con 
d<4teo8Ì pensa- 
menti tanio che 
B.P.S. 

704 terribile sbi- 
gottimento B. 
P. S. 

705 Allora vidi 
che una gentil 
donna da una fi- 
nestra mi guar- 
dava si pietosa- 
mente che B, 
P.S. 



(a) s'infartia dal bt, infarcire, tnfartum* Qui Tale i affollava per 
uscire. Da agi^ongetsi al Vocabolario die dà il Terbo Infarcire nel f olo 
significato di riempiere con un etam^o del Menaini. 



64 

706 raccoiu B. pareva in lei 706 accolta. Onde, conciossiachè 
^'^' quando i miseri veggono di loro compassione 

707 a lacrimare aitrui, più tosto SÌ muovono 70? al lagrimare, 
?• ^ ^- . quasi come 708 ^e di se stessi avessero pietade , 

708 ai se tiessi > ^..11 ,. . . 1 • „^ 1 *^ • 

avendo pieià B, IO scntii allora u miei occhi 709 volere mco- 
P- *• . . minciare a piangere : e però , temendo di non 

709 cominciare « ^ , * •"' .^ -i-v • ^•« i» 

telar piangere mostrarc la mia 710 viltà, mi parta dinanzi 

B.p.s dagli occhi di questa gentile; 7*» e dicea infra 

^'p.s.* ^' * ™^ medesimo: E' non può essere che con quella 
711 e dicea poi pìetosa donna non sia nobilissimo Amore. E però 

ra me .r.a. ppQpQgj jj[ jj^e un Souetto nel quale io parlassi 
7iaeconchiades. a lei. 7»» Pfoposi (*) in csso ciò chc narrato è 

I'T:.™!: di questa ragione, 7»5 e comincia : (") • 

gione B.p.s. Videro gli ocohi miei quanta pietate* 
7i5 e cominciai 7>4 Era venuta in la vostr^t figurs^, 

1 A Era a arìia Quando guardaste gli alti e la statura 

B.P.RA.S. Ch'io 7»5 faccio per dolor molle fiale. 

7j5faciaRA.fao- Allor m' acoorsi che voi pensavate 

do^pel dolor B. ^^ ^^|jj^ j^y^ ^^^j^ ^j^^ OSCUra , 

716 Sì che loi '*^ Sicché mi giunse nel core paura 

giunse ne lo cor Di dimostrar 7*7 coù gli occhi f *S miei viliale. 

B.P.RA.S. E tolsimi dinanzi a voi, sentendo 
Ra!^ * ^^ * ^^^ *i toovean le lagrime dal core 

718 mia B. P. 719 Ch'era sommosso dalla vostra vista. 

^ch^ Io dicea poscia n^lF anima trista : 

^"moMe^^RAr"*" ^^^ ^ ^^^ quella donna quell'Amore 

Lo qual u^i fa^ andar cQd piangendo. 

Avvenne poi che 1^ ovun<|ue questa donna mi 

vedea si facea d'una vista pietosa, e d'un color 

7a o molle volle B. paUido, quasi comc d'amore: onde 7«o molte 

' fiate mi ricordava della mia nobilissima donna , 

791 Questo do- * 72 > Percbè questa ragione è assai manifesta , n(À di-i 

netto ò chiaro , vieterò, 
e però noi di- 
TidoB. P. 

(*) Nel n. eod. eonokiudesn in marg. pfoponèmi interlineare. 

(••) Nel n. coti, e comineiai: f^idero in marg. 



65 
che di simile colore 7^» mi si mostrava. E certo 
molte volte non potendo lagrimare né disfogare 
la mia tristizia ^ io andava per vedere questa 
pietosa donna , la quale parea che tirasse le 
lagrime fuori delli miei occhi per la sua vista. 
E però mi venne anche volontade di dire pa- 
role , parlando a lei ; e dissi questo Sonetto : * 

Color d'amore ; e di pietà sembianti 
Non preser mai cosi mirabilmente 
Viso di donna per veder sovente 
Occhi gentili , e dolorosi pianti ; 

Come lo vostro ; qualora davanti 
7*5 Vedete la mia labbia dolente, 
Si che per voi mi vien cosa alla mente , 
Ch'io temo forte , nonJo cor si schianti. 

Io non posso tener gli occhi distrutti. 
Che non riguardin voi 7^4 molte fiate 
7a5 Per desiderio di pianger ch'elli hanno, 

E voi 7*^ cresceste si lor volontate 
Che della voglia 7^7 si consumai' tutti, 
Ma lagrimar dinanzi a voi non sanno. 



723 mi sì moslra- 
T« lulUvia B. 
P. 5. 



7^3 Vedelcfi B. 
P. i\A. S. 



7^4 spcMc fiale B. 

P. S. 
7*5 Pel B. P. S. 

726 crtscele B, 
P. S. 

727 si consuioaB 
B.P.S. 



Io venni a tanto per la vista di questa donna 
che li miei occhi 7^8 s' incominciàro troppo a 7^8 si comincia- 
dilettare di vederla, onde molte volte me ne [rop^^B.'ps*^ 
cruciava^ ed avevamene per vile assai: e più 
volte bestemmiava la vanità degli occhi miei, 
e diceva loro nel mio pensiero: Or voi solevate 
far piangere 7^9 a chi vedea la vostra dolorosa 7^9 chi b. PS. 
condizione , ed ora pare che vogliate dimenti- 
carlo per questa donna che vi mira: 73o che 7^0 che non mira 
non vi mira se non è in quanto le pesa della quando Xb" 

p.s. 

^ 7^^ È piano senza dividerlo per la sua precedente 73 1 Questo So- 

ragione. nello è chiaro, 

e però noi di- 
vido B.P.(«) 
(a) Nell'edd. B. P. questa noia st legge posposta al Sonetto; il che è 

contralto alla dichiaxasione dell* autore pag. 56. 

~ 5 



66 
gloriosa donna di cui pianger solete. Ma quanto 
73a ci»e io la vi tar potete , fate, 73» che io la vi pur rimembro 
raniraenierò ^olto soesso , malddetti occlii 1 clie mai se non 

molto IS.r.b. , -^ ' , 111 !• 

dopo la morte non dorrebbero le vostre lagrime 
75.3 essere risiale 7^^ avcr ristato. E quaudo così avea detto fra 
«^f'^r^ i ine medesimo 7^4 a' miei occhi e W li sospiri 

7^4 ^f>'^ occhi , i, . . ■^ , . * , 

n.iei , li sospi- mi assalìano grandiséimi , ed angosciosi. Ed 
" ^* acciocché questa battaglia che io avea meco 

735 non rimancs- 7^5 rimanesse saputa (*) pur dal misero che la 
B. s.^^on rnnl! scntìa , proposi di fare un Sonetto , e di com- 
ncMe saputa p. prendere in esso questa orribile condizione, 

756 e dissi questo 766 q JissJ quesfo : * 

Sonetto che di- *^ 

ce B.P.S. , ^ 

L'ainaix) lagrimar che voi faceste, 
Occhi miei , cosi lunga stagione 
737 Facesn mera- 737 Faceva lagrimar Talune persone 

TÌgliarB,S.Fa- £)^ j^ pietade, come voi vedeste. 

cea meravigliar ^ .1 ,' .|>ii|. 

P. RA. (e) Ora mi par che voi 1 ODDiieresle , 

S'io fossi dal mio Iato si fellone 
Ch'io non ven disturbassi ogni cagione 9 
Membrandovi colei cui voi piangeste. 
La vostra vanità mi f^ pensare , 
708 E spaventa- 758 E smventomi SÌ ch' io teajo forte 

mi B.P.S. 

* Il Sonetto ha due parti; nella prima parlo agli occhi 

759 in me mede- i»'*-'' siccome parlava lo mio core 7^9 medesimo ; nella 

Simo B. P. seconda 74^ mi n^ovo ad alcuna dubitazione , manife- 

740 commovo al- stando 74» chi, che cosa parla. Comincia questa parte 
cuna dubiin7;.o- -^j . ^.^^j ^-^^ ^^^ Potrebbe ancor ricevere più divi- 

ne ti. rimovo *. . ii-i i«« -r 1 

alcuna dubita- fiorii, ma sarebbe indarno, perche e maniiesto per la 
zioue P. 745 precedente ragione. 

741 chi è che cosi 

7A2 Polreblie l)e- W ^^ Biscioni mette un punto e virgola prima dì questo e; ma noi 

ne questa parte l'ofTiinettiamo, intendendo e per ancora, come s^iesso si usò et per etiam 

g^ p dai Latini. 

745 nrecéilente (*) P^'' ^^^ misero, cioè alV infuori del misero. Che altri sapessero 

3^ p questa battaglia, oltre Dante che la sentiva in se. Latipismo non ip- 

ftolito a Dante che sostiene la nostra lezione e quella del j^iicioni. 

(e) Sembra da preferirsi la lezione del n. cod. convellendosi alla pieti 
mollo meglio il lagrimare che non la maraviglia. 



67 

Del VISO d'una donna che vi mira. 
Voi non dovreste mai se non per morte 

744 La vostra donna eh' è morta obbliare. 744 La nostra B. 
Cosi dice il mio core , e poi sospira. ^- S. 

745 Recommi (*) la vista di questa donna 745 Ricaverai a- 
in sì nova condizione, che molte volte ne pen- «*""q«e b.p.s. 
sava come di persona che troppo mi piacesse; 

e pensava di lei così : Questa 746 donna è una 74^ Questa è «na 

donna gentile 747 e bella e giovane e savia, ed -/«"".riia^ioYa^é 

apparita forse per volontà d'Amore, acciocché savia b.p.s. 
la mia vita si riposi. E molte volte pensava più 
amorosamente tanto che il core consentiva in 

lui , cioè nel mio ragionare. E quando 748 avea 748 io »vca 

consentito ciò, io 749 mi pensava siccome dalla „,?* ^' ? ^"^ 

T K.K^ • Ti 1 1 749 mi ripensava 

ragione mosso , e dicea 7^0 m me : Deh qhe B. p. s. 

pensiero è questo che in così vile modo mi ^S» fr» ^® ™^^*^* 

« «* -l'/r •! Simo B. P, S. 

vuol consolare, e non mi lascia 7^» quasi altro 751 altro pensare 

pensare ! Poi si 75^ relevava un altro pensiero , ^* P- S- 

e dicea : Or che tu 7^3 se' fatto in 7^4 tanto ^ p. g^^*^* 

tribulamento W d'Amore, perchè non vuoi tu 75^ se' stato B. 

ritrarti da tanta amaritudine ? Tu vedi che 5^* tribuiazionc 

questo è uno spiramento che ne reca li desiri B. P. s. 
d' Amore dinanzi , ed è mosso da così gentil 

parte com'è quella 7^5 della donna che tanto 755 degli occhi B. 

pietosa 756 ti s'è mostrata. Ond' io avendo così e?* ^'»udc 

*., , , r . , 750 CI s'e IJ.P.b. 

più volte combattuto 7^7 m me, ancora ne voi- 767 in me mede- 
li dire alquante parole; e perocché la batta- simo b.p.s. 
glia de' pensieri vinceano coloro che per lei 



(*) Nel n. coti. Ricoverai adunque in marg. La nostra lesione renile 
assai più piano il senso. 

(a) Lesione erronea per ci5 che precede. ' 

(b) Tribulamento tocc nuova pel Vocabolario, e che forée con aTte- 
dutezza in qualche occasione potiebI)e usarsi meglio che tribulanza agg. 
dal Lodahaxdi. 



68 
parlavano ; mi. parve che si convenisse di par- 
7 5S quello Sonci- lare a lei, e dissi 7^8 questo Sonetto:* 

io il quale co- 

iDìneia B.p.s. Geniil pensiero che parla di voi 

Sen vien a dimorar meco sovente, 
E ragiona d'amor si dolcemente 
Che face consentir lo core in lui. 
L'anima dice al cor: Chi è costui 

Che viene a consolar la nostra mente? 
Ed è la sua virtù tanto possente 
Ch' altro pensier non lascia star con nui. 
Ei le risponde : O anima pensosa , 
ySg Questi è mio 7^9 Quest'è uno spiritel novo d'Amore 

girUel^ nuòYo Che rcca innanzi 760 me li suoi desiri. 

76o«iDeRA. ^ '^ ^^^ ^^^^^ ^ *^'^^ '1 SUO valore 

761 Mosse dagli 7^1 Mosse degli occhi di quella pietosa 

^^^ ?\?:^' Che si turbava de' nostri martiri. 

Mosao e RA. 

* Dissi gentile in quanto ragionava a gentil donna , 
che per altro era vilissimo. In questo Sonetto fo due 
76!! in ane clrrisi partì di me secondo che li miei pensieri erano 7^^ di- 
fi» P- visi. L' una parte chiamo cuore , 7^3 ed è Y appetito : 

763 cioè B. P.S. l' altro chiamo anima, cioè la ragione; e dico come l'uno 

764 air altro B.P. dice 7^4 con Taltro. E che degno sia chiamare Tappetita 

cuore f e la ragione anima , assai è manifesto a eoloro, 

765 aperto B. P. a cui mi piace che ciò sia 7^ manifesto ed aperto.. Vero è 

che nel precedente Sonetto io fo la parte del cuore con- 

7 66 contro a quel- tra 7^^ quella degli occhi, e ciò pare contrario di 767 que- 

la B. P. ^ sto che io dico nel presente ; e però dico 768 che il cuore 

7 7^ |aei ch w imeneo per l'appetito , perocché maggior desiderio era 

768 che* i fi il Clio- *^ °^*^ ancora di ricordarmi della gentilissima donna mia, 

re anche inien- che di Veder costei, 7% avvegnacchè alcuno appetito ne 

do per appetito avessi già, ma legger parca: onde appare che l'uno detto 

^* ^- non è contrario all' altro. Questo Sonetto ha tre parti : 

' bè*B*^*^°^ "®^^* prima comincio a dire a questa donna come lo mio 

desiderio si volge tutto verso lei: nella seconda dico come 
l'anima, cioè la ragione, dice al cuore, cioè l'appetito: 
770 com' ella ri- nella terza dico come 71^ le risponde. La seconda comin- 
tpondcB.P.(a) eia quivi: L anima dice. La hu Ei le risponde. 

(a) È il cuore che riiponde aNa ragione: e pero ella è un trrore ma* 
nifesto. 



69 
77» Gontra questo avversario della ragione si 771 Contro a B. 
levò un dì quasi nell'ora 77» di nona una forte „„f*/w . n 

. ^ . 1 X „„:; • ,77» aella itona B. 

imagmazione m me : che 77^ mi parve vedere P. s. 
questa gloriosa Beatrice 774 con le vestimenta 77^"» p^« b. 
sanguigne con le quali apparve prima agli occhi 774 con^ueifc^. 
miei^ e pareami giovane in simile etade a quella ^- ^' 
775 che prima la vidi. Allora incominciai a peu- 775iiicheB.P.S. 
sare di lei; e secondo l'ordine del tempo pas- 
sato, ricordandomi di lei> lo mio core 77^ s'in- 776 ìucorainriò 
cominciò a pentire del desiderio a cui così ^enUrir'fi pV 
vilmente s' avea lasciato possedere alquanti dì 
777 senza la costanza della ragione: e discac- 777 contro «lUB. 
ciato questo 77^ mal pensiero e desiderio , si «^gf^jj,! ^^^^ 
rivolsero tutti i miei pensamenti alla loro gen- gioacsideH.B, 
tilissima Beatrice. 779 E d'allora innanzi comin<« ^.f* ,. 

j. 1 . V -Q^ 779 E dico che 

ciai a pensare di lei si 700 con vergognoso cuore, d'allora b.p s. 
che li sospiri manifestavano ^ciò molte volte : 7^0 con tutto ii 
però che quasi tutti diceano nel loro uscire leT^prs. "^ 
quello che nel core si ragionava, cioè 78* lo 7^» ramor» Ér. 
nome di quella gentilissima , e come si parti * ^''^ 
da noi. E molte volte avvenìa, che tanto do- 
lore avea in se alcun pensiero, che io dimen-^ 
ticava lui, e Ik dov'io era. Per questo racceii- 
dimento di sospiri si raccese 78a lo solennato W 781 il «oiievatoB. 
lagrimare in guisa che li miei occhi pareano 
due cose che desiderassero pur di piangere: e 
spesso avvenìa che per Io lungo continuare del 
pianto intorno loro si facea un colore purpu- 
reo, lo quale apparir suole per alcuno 783 mar- 78' martire B. 
tirio eh' altri riceva : onde appare che della ^' ^' 

(n) Clic al deb^a qui leggere nome t non amore lo prova* il i5.^ verte 
del Sonetto che segue. 

(b) Solennato , /alio solenne , palese. Manca al Vocabolario. Di- 
menticava Dante là dov^ egli era , e acnra rilegno abbandonavasi aT pianto. 
DÌTeiiiva adunque il suo lagrimare pa/e<e > solenne, solennato, e no» 
sollevalo. 



70 
loro vanità furono degnamente guiderdonati sì 

784 cP aUora B. che 784 da ind' innanzi non poterono mirare 

785 ìL potesse persona che li guardasse sì che 785 y potesse 
trarre a loro in- trarre a simile intendimento. Onde io volendo 
tendimenio B. ^^ ^^^^j Jesiderio malvagio , e 786 vana ten- 

786 Vana B.p.s. tazione 787 paressero distrutti sì che alcuno 

787 par^ di- dubbio non potessero inducere le rimate parole 

* ' ch'io avea dette dinnanzi, proposi di fare un 
Sonetto ne) quale io comprendessi la sentenza 
di questa ragione. • E dissi allora : * 

788 de' RA. Lasso ! per forza 788 di molti sospiri 

789 de' B. P. S. Che nascon 789 di pensier che scm nel core 

Gli occhi son vinti, e non hanno valore 
Di riguardar persona che li miri. 
E fatti son che pajon due desiri 
DI lagrìmare e di mostrar dolore,; 
E spesse volte piangon si che Amore 

790 CAì cerchia 79^ GF incerchia di corona di martiri. 
B. P. RA. s. Questi pensieri e li sospir eh' Io gitto 

791 DWenian 79^ Diventano nel core d angosciosi , 
dentro al cor B. qi^q Amor vi' tramortisce, 79« si sen dole: 

792*8igi;;n'daole Perocch'egli hanno 793 in lor li dolorosi 
B. P. RA. S. Quel dolce nome di Madonna scritto ^ 

793 iu se 81 dolo- E della morte sua molte parole. 

rosi B. S. in sé 
K dolorosi P. 

di ra"° *" "* Dopo questa tribolazione avvenne ( in quel tem- 

794 andava po cho Hiolta gente 794 va per vedere quella 

B. P. s. imagine benedetta , la quale Gesù Cristo lasciò 
a noi per esempio della sua bellissima figura 
la quale vede la mia donna gloriosamente ) che 
alquanti peregrini passavano per una via la 
quar è quasi in mezzo della cittade^ ove nacque 



* Dissi lasso, in quanto mi vergognava di ciò che li 
miei ocelli aveano vaneggiato. Questo Sonetto non divido, 
795 assai il mani- però che 7^ è assai manifesta la sua rasioner 

festa B. P. *^ ^ 



71 
e vivette e mono la gentilissima donna , e an- 
davano, secondo che mi parve, molto pensosi. 
Ond'io pensando a loro, dissi fra me medesi- 
mo: Questi peregrini mi pajono di lontana 
parte, e non credo che anche udissero parlare 
di questa donna , e non ne sanno niente, anzi 
i loro pensieri sono d'altre cose cKe di queste 
qui ; che forse pensano 79^ de li loro amici 79^ ^ì loro B. 
lontani, li quali noi non conoscemo. Poi dicea 
797 infra me : Se questi fossero di propinquo 797 fra me mede- 
paese, in alcuna vista parrebbero turbati pas- HuMUf^^ro 
sando per lo mezzo della dolorosa cittade. Poi B. p. s, 
dicea fra me stesso : S' io li potessi tenere al- 
quanto j io 79S li pur farei piangere anzi eh' eUi 79^. p«' s'» *«.fei 

!• . •.. j 1 ^ • T • piangere anzi 

uscissero di questa cittade, perocché 10 direi che casi b.p^. 
parole che farebbero piangere chiunque 799 V u- 799 l' intendesse 
disse. Onde passati costoro dalla mia veduta , ^' 
proposi di fare un Sonetto nel quale manife- 
stassi ciò eh' io avea detto fra me medesimo ; 
ed acciocché più paresse pietoso , proposi di 
dire come se io avessi parlato loro. E dissi 
questo Sonetto : * 

Deh ^00 peregrini che pensosi .andate 800 pellegrini 

Forse di cosa che non vi è presente, ^^* 

Venite voi di si lontana gente, 
( Come alla vista voi ne dimostrate ) 

801 in largo ed in 
iilrello B. P. 

* Dissi peregrini secondo la larga significazione del vo- Boa di san Jacopo 

cabolo: che peregrini si possono intendere in due modi, o ^' ^* • 

Sol in uno largo e in l'altro stretto. In largo, in quanto ^ j^ ^Xh^va"!! 

è peregrino chiunque è fuori della patria sua : in modo qJ' ^\ serTìglo 

stretto non s'intende peregrino, se non chi va verso la dtir Altìssimo 

casa 809 di santo Jacobo o riede: e però è da sapere ^P* 

che in tre modi si chiamano 8a3 le genti che vanno nel ^^^ Palmieri m 

servigio di Dio. Chiamansi 8o4j9a/me979 quando vanno ol- ^*rn»rre ìào"^ 

tramare , che molte volte recano la palma : chiamansi pe» j^ ^^i^^' ^^Ij^ 

regrini in quanto vanno alla Gasa di Galizia , però che B. P. 



72 

Che non piangete ^ quando toi passate 
So5 Per lo B. P. ^^ Per il SUO mezzo la città dolente , . 

^^•S- Come quelle persone che niente 

Par che 'ntendesser la sua gravitate. 
806 per Tolere u- Se VOI restate SoS per voler, o udire , («) 
àiteB.P.S.^r Cerio lo cuore 807 de'sospir mi dice 

Tolerlo utlire /-^i i . i q-q » • . • 

RA. ^^^ lagrimando oo» n uscirete pui. 

8o7ne'so8pirRA. Ella ha perduta la sua 8^ beatrice: W 

808 n'uscireste B. E le pai*ole 8io eh' or di lei può dire 

809 Beatrice B. H^nno virlù di far piangere ahnii. 
P. RA. S. 

^^ra's**™^*^* Poi ^** mandare due donne gentili a me pre- 

811 maniaronB. gandomi clic mandassi loro di queste S** parole 

P- S- rimate ; end' io pensando la loro nobiltà , prò- 

^P.sr^'*"^^*^ P^^^ ^^ mandar loro e di fare una cosa nuova, 

la quale io mandassi loro con esse, acciocché 

8i3onorevoknen- più ^*^ orrcvolmentc adempiessi li loto preghi. 

t^ adempissi B. £ ^^^ ^y^^ ^^ Sonctto , il qualc narra 814 il 

814 del mio stato mio stato , 6 manda' lo loro col precedente 
B. p. s. 81 5 acconwaeiiato e con altro che comincia: 

015 Sonetto ao- yy- . .11. • • ••no -i 

compagnaio B. f^euite a intender li sospiri miei. 11 bonetto il 
PS. quale io feci allora è: * 

Oltre la spera che più larga gira 

Passa '1 sospiro ch'esce del mio cuore ^ 
Intelligenza nova, che l'Amore 
Piangendo mette in lui, pur su lo tira: 

816 la sepoltura ^^^ fu più di lungi dalla sua patria , che d'alcuno altro 
di san Jacopo Apostolo: chiamansi romei in quanto vanno a 817 Roma, 
fu più loDiana Qu^g^o Sonetto non %ì divide però che 818 il Manifesta 

dalla sua natila • ^ 

B. P. *"* ragione. 

817 a Roma là o- * Questo Sonetto ha in se clnqne parti. Nella prima 
ve questi ch'io dico là Ove va'l mio pensiero 8^19 nomandolo per nome 
chiamo pere- di alcuno SUO effetto. Nella seconda dico per che va la 

grini andavano 
B. P. 

818 assai il mani- . ^ .... . . » ,. 

festa la sua B.P W P^^ Voler , o udire; cioè spontaneamente, o per eunouta ai 

819 nominamlol w^'**' 

ÌB, p^ {b) beatrice, cioè quella che U/aeea beata. 



73 

Quand^eglI ò giunto Ik dovei disira^ 

Vede una donna che riceve onore, 

E luce si che per lo suo spkndore 

Lo peregrino spirito la mira. 
Vedala tal che quando il mi ridice 

Io non l'intendo, si parla sottile 

Al cor dolente Sao che lo fa parlare» 82ocheB.P.S. 

So io che'l parla di quella gentile, 

Però che spesso ricorda Beatrice, 

Si ch'io l'intendo ben, donne mie care. 

Appresso a questo Sonetto apparve a me una 

*** mira visione nella quale ^^* vidi cose, che 821 mìrabii 

B. p. s. 

su f 833 e chi 'l fa andare. Nella terza ''dico quello che p. s. 
vide, cioè una donna 834 onorata là su. £ cLiamolo al- 8a5 cioè chiU fa 
lora spirito peregrino, a tìb che spiritualmente va là cosi andare B.P. 
su, e sì come peregrino, è fuori della sua 826 vista («). 8*4 odorala B.P. 
Nella quarta dico com'egli la vede, cioè in tale qualità g ff*'** ^"** 
ch'io non la posso intendere; cioè a dire che'l mio pen- 
siero 826 saglie in Ja qualità di costei in grado che '1 mio 826 sale nella 
intelletto , noi può comprendere ; con ciò sia cosa che '1 ®- ^^ 
nostro intelletto 827 abbia a quelle benedette anime. (^), 827 s'abbia B.P. 
come l'occhio nostro 828 debile ai sole: e ciò dice il 828 debole B.P. 
Filosofo nel secondo della Metafìsica. Nella quinta dico 
829 dove avvegna che io non possa vedere là ove il pen- 829 cbe avvegna 
siero mi trae, cioè a la sua mirabile qualità, almeno ch'io B.P. 
intendo questo , cioè che 83o tal è il pensare della mia 83o tutto è il co- 
donna, perch'io sento spesso il suo nome nel mio pen- tal pensare B.P. 
siero. E nel une di questa quinta parte dico: Donne 
mie care, a dare a intendere che sod donne 83i cui io 83i quelle cui 
parlo. La seconda parte incomincia : Intelligenxa nova. ^* ^' 
La terza : QuancF egli è giunto. La quarta : Vedela 
tal. La quinta: Sty io che'l parla, Potrebbesi più sot- 
tilmente dividere 832 e più fare intendere , ma puossi 832 e più soitil- 
passare con questa divisione, e però non mi frammetto ™*"^' ^If*«"' 
di più dividerlo. *'°^"* ®- ^' 



(a) fitorì delta sua ii($ia , eiot fuori della veduta umana, 
(h) Avere costruito col teno caso si usa qui a dinotare propereione ; 
e manca al Vocabolario. 



74 

833 di non iiir B. mi feccro propoiTe ^5' non dir più di questa 
^* ^* benedetta infintanto eh' io non potessi più de- 

«_ guarnente trattar di lei. E di venire a ciò io 

834 Teraocmenie studio quanto posso, sì com'ella sa, ^34 vera- 
fi. p. s. mente. Sì che , se piacere sarà di Colui ^^^ per 
cfL'^lyoB^B. ^"^ ^^^^ ^^ vivono, che la mia vita ^^6 per al- 
P. s. quanto perseveri , spero ^^7 dire di lei quello 

^'L^b*pT'' ^^® '«ai non fu detto d' alcuna. E poi piaccia 
837didrréB.p.s. a G)lui ch'è siro della cortesia, ^^^ la mia anima 
838 che la mia a- gg ^^ possa ire a vcdcrc la gloria della sua den- 
sa gire B.V^ na, cioè ^9 quella benedetta Beatrice 84© che 
859 di quella B. . gioriosamentc mira nella faccia ^4» Colui qui est 

840 la* quale B P^^ omnUi saccula benedictus. LAVS DEO, 
p.s. 

841 di Colui B. 
P.S, 






ERRORI. 



CORREZIONI. 



Pag. 3 

9> Il 

>9 a6 
» 3i 



var. 1 1 camer. camera 

Un. ult in cor in lor 

4 moja moja. 

ai veùnemi venemi 

3->3 difende, 

Che parla Dio che di Madonna intende 

È opinione di un dotto critico che debba 



» 



» 



99 



correggersi 


dilende. 






Che parla Dio? eh 






intende ? 


» 33 >» 3i 


tutto 


t^sto , 


» 07 var. ii% 


in contanente 


incontanente 


>f 45 Un, aa-29 


Mentr' io 


Mentre 


^ 4? '' II 


intelligenza 


— intelligenza 


» 56 » 18-19 


allora. 


allora: (*) 


4» 6a no^ degli Ed, 


/m. 5 ciò è 


cioè 


>f 63 /m. IO 


uscivaù 


esciano 


» 64 » IO 


Amore 


amore 


» 67 var, 754 


tribulazione 


tanta tribulazione 


>* 73 Un, 7 


ohe 


eh' e' 



— • sostanta inle]" 
lìgente B. P. 



Pi$0uri die 26 julii 1829. 

VIDIT 

Pro Illmo et Re?mo Episcopo 

PHILIPPO MONACELLI 

ANTON^US CANONICUS COLI 
Profess. Dogm. Theol. in V. Semìa. Piaaur* 
ac Exaip, Prorsyii(oJaiÌ8. 



Pisauri die 5i julii 18^9. 

IMPRIMATUR 

FU. THOM. VINC. LAZARINI 
O.P. V.G. S.Olf. 



I 



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