Skip to main content

Full text of "Vite de' pittori, scultori, ed architetti napoletani : non mai date alla luce da Autore alcuno"

See other formats


V, 


Digitized  by  the  Internet  Arbhive 

in  2011  with  funding  from 

Research  Library,  The  Getty  Research  Institute 


http://www.archive.org/details/vitedepittoriscu1to2dedo 


VITE 

PITTORI   >   SCULTORI, 
ARCHITETTI 

NAPOLETANI 

No»  mai  date  alla  luce  da  Autore  alcun? 

DEDICATE 

AGLI  ECCELLENTISS.  SIGNORI , 

ELETTI 

DELLA  FEDELISSIMA  CITTA'  DI  NAPOLI . 
SCRITTE        DA 

BERNARDO   DE    DOMINICI 

NAPOLETANO. 

TOMO    PRIMO. 


IN    NAPOLI    M.  DCC.  XLII. 

Nella  Stamperia  del  Ricciardi . 


Con  licenza  fé*  Superiori. 


/ 


I 


I 


AGLI  ECCEI LENTISS.  SIGNORI 

E      LETTI 

Della  Fedeliflima  Città  di  Napoli. 

LI        SIGNORI 

D.  NICOLA  CARACCIOLO  Marchefe 

della  Bella  per  Capuana 
(D.  BARTOLOMEO  DI  MARX 
(D.FRANCESCO  SANCÌ  IEZ  DI  LUNA 

per  Aiont agna  . 

D.  CIO:    BATTISTA    PIGNATELLI 

Duca  dì  S*  Demetrio  per  N?do  . 
D.  CARLO  DE  DURA  per  Porto, 
D.  NICOLA  DI  LIGUO  RO   Duca  di 

Puzzomauro  per  Portauova. 
Il  Prefidente  D.  NICOLA  COLOMBO 

per  lo  Fedelifftmo  Popolo  . 

ECCELLENTE S.  S7GN0RI. 


I   quanta    bellezza    ,    e  di 
quanto  ornamento  fiano  al- 
le Città    ,   e  alle  Nazioni 
tutte   le  nobili  Arti  del  Difegno  ,   non 


a    2 


e  mio 


è  mio  penfiero  di  rapprefentare  alk_ 
EE.  VV.  ?  le  quali  per  se  fteflè  coru 
diletto  il  veggono  ;  e  leggendo  i  Libri 
di  molti  antichi  ,  e  moderni  Scrittori, 
con  fomma  laude  le  truovano  mentova- 
te. Perciocché,  trallafciando  l'Architet- 
tura ,  cotanto  neceffaria  ,  non  fola  mente 
per  bene  abitate  ,  e  per  ripararci  dalla 
inclemenza  delie  Cagioni  affai  meglio 
che  gli  animali  bruti,  e'  poveri  Conta- 
dini  non  fanno  ;  ma  eziandio*  per  Iéu 
magnificenza  degli  edincj  pubblici  ,  e_ 
fopratutto  de'  Sacri  Templi  ,  defiinan 
al  culto  della  Santa  Religione  ;  (e  noi 
riguardiamo  la  Pittura  ,  e  la  Scoltura, 
elle  fono  arti  dQÌ  tutto  maravigliofe_.  , 
imitando  quanto  di  bello  ,  e  di  va- 
go fi  feorge  nella  natura,  e  rendendoci 
anche  in  un  certo  modo  fendibili  le  cofe 
celeftiali  ,  ficchè  venerando  le  Sacre__ 
Immagini ,  o  dipinte ,  o  (colpite ,  deter- 
miniamo la  noftra  mente  alla  adorazio- 
ne di  Dio  ,  della  SS.  Vergine  ,  e  degli 
altri  Santi  che  godono  in  Paradifo,  Lo 
fleffo  Iddio  preferiffe  a  Moisè  la  forma 
dell'Altare,  e  dell'Arca  del  Teliamen- 


tO   3 


to  ,  e  de'  Cherubini  ,  che  la  rendeano 
ornata.  A  gran  ragione  adunque  venne- 
ro quefie  due  Eccellentiffime  Arti  iru, 
foni  ma  (lima  appo  i  Popoli  più  culti , 
e  rifehiarati  ;  e  la  faggia  Grecia  nella— 
educazione  de'  nobili  Giovanetti  vo!le_ 
che  la  Mufica  ,  e  la  Pittura  avellerò 
buona  parte.  E  quindi  è  che  non  fola- 
mente  Fabio  M  affano  ,  ma  molti  Ce- 
fari ,  ed  altri  Sovrani  dell'antichità ,  per 
tacer  de'  Moderni ,  della  Pittura  fi  di- 
lettarono, e  co'  primi  Mae/iri  di  efla_ 
vollero  gareggiare  .  Imperciocché  l'ani- 
mo nobile  ,  avidifllmo  di  gloria  ,  da— 
quelle  arti  fpera  laude  maggiore,  le  di 
cui  opere  perfette  fono  efpo/ie  agli  oc- 
chi di  tutti  gli  uomini  .  Per  mezzo  di 
effe  gloria  non  fugace  ,  ed  utile  non^ 
palla ggiero  fi  merca  ;  ma  immortale^ 
eterna  fama  fi  acqui/la  ,  non  fottopofta 
all'imperio  di  quella  ,  che  fi  chiama  For- 
tuna .  In  fatti  di  quella  fola  fpecie  di 
Artefici  fi  fon  vantate  le  Città  più  il- 
ludo,  e  le  Provincie  più  gloriofe,  e  di 
quelli  foli  leggonfi  da  dotte  penne  regi- 
(Irate  le  Vite    ,    per  gloria    degli  ante- 

paflati , 


pallini  )  e  per  incitamento  a'  prefenti  , 
che  in  sì  nobil  carriera  fi  vanno  eferci- 
tando  .  De'  Pittori  7  e  degli  Scultori  , 
quafi  più  che  de'  Filofofi  ,  e  degli  Ora- 
tori, vantodi  l'antica  Grecia  :  e  di  efli 
pregiafi  oggidì  Ja  no/Tra  Italia  (  per  ta- 
cer delle  nazioni  di  là  da'  Monti)  Tem- 
pre fludiofa  delle  belle  arti  .  Teflimo- 
nio  Firenze  >  Bologna ,  Vinegia  ;  Geno- 
va ,  ed  altre  illufìri  Città  ;  ciafcuna  del- 
le quali  y  vantando  i  pregi  de'  Profef- 
fori  fuoi ,  ed  innalzando  infino  alle  Stel- 
le !e  opere  eccellenti  da  e/fi  fatte  ,  in- 
vogliarono i  loro  giovani  a  feguitare  le 
gloriofe  vefiigie  de*  Raffaeli! ,  de'  Cor- 
reggi *  ^e'  Tiziani  >  e  de'  Michelan- 
geli * 

Da  così  illufìri  efempli  fui  mollo  an- 
cor io  parecchi  anni  addietro  a  compaf- 
fionare  la  forte  di  molti  antichi  Pittori , 
Architetti  ,  e  Scultori  della  noftra  Pa- 
tria ,  i  quali ,  avvegnaché  degni  di  mol  - 
ta  lode  per  le  opere  da  loro  lafciateci, 
giacevano  nondimeno  nel  bujo  della  di- 
menticanza per  difetto  di  penna  pietofa, 
che  di  fottrarneli  prendefle  cura  :  e  que- 

fto 


ilo  compaffionevol  penfiero  cotanto  mi 
affliffe ,  che  alla  fine  nel  mio  animo  de- 
liberai d' intraprender  qualfivoglia  intol- 
lerabil  fatica  per  eternare  ,  quanto  col 
mio  debol  talento  poteffi  ,  la  memoria 
de'  trapaflàti  ,  e  de'  moderni  profeflòri 
Napoletani ,  e  del  Regno ,  e  nel  tempo 
ideilo  proporre  il  loro  efempio  innanzi 
agli  occhi  de'  noflri  viventi  Artefici  ,  e 
maflimamente  di  coloro  che  la  nobile^ 
Arte  della  Pittura  profetano  .  Imprefa 
invero  affai  malagevole  dopo  si  lunga 
trafcuratezza  ,  e  filenzio  de'  noflri  ,  e_ 
d'infinito  e  lunghiffimo  /lento  per  con- 
durla al  defiderato  fine. 

Ma  come  niuna  ,  quantunque  nobile 
Profeffione  ,  può  farli  ftrada  tra  V  emu- 
lazioni, e  le  gelofie  fenza  de' grandi  ap- 
poggi ;  perciò  egli  è  convenuto  a  me. 
nel  pubblicare  quefìa  opera  ,  prefentarla 
a  perfonaggi  autorevoli  ed  illuflri  ,  che 
a  gloria  della  Patria  ,  e  lode  eterna  di 
loro  fleffi  ,  ne  prendeffero  sì  efficace  ,  e 
valorofo  patrocinio ,  che  animati  gli  ftu- 
diofi  dalla  bontà  de'  Protettori  ,  cercaf- 
fero  di  fare  acquifìo  della  perfezione  ,  e 


fé  poflìbil  folle  ,  di  fuperare  eziandio  i 
più  rari ,  e  famofi  Maeliri  dell'antichità. 
Or  quali  Perfonaggi  poteva  io  imma- 
ginare a  sì  grande  uopo  convenienti  , 
più  che  l'Eli.  VV.?  anzi  qualbiafimo  io 
non  mi  avrei  addoffato ,  ad  altri  prefen- 
tando  le  Vite  de'  Pittori  ,  e  Scultori  di 
quefla  nobiliflima  Patria  ,  che  a'  degnif- 
fimi  Eletti  di  lei  medefima  ?  Degli  altri 
libri  la  Dedicazione  è  un  effetto  volon- 
tario del  rifpetto  del  Dedicante  ;  ma  di 
-queflo  ella  è  una  confeguenza  neceflaria 
dell'argomento  che  vi  fi  tratta  .  E  poi 
facendo  meftieri  di  foftegno,  e  di  prote- 
zione, eflendo  TEE.  VV.  infigni  per  no- 
biltà ,  per  'fapere  ,  e  per  grado  ,  e  mo- 
flrando  di  benignamente  approvare  ,  e 
gradire ,  ficcome  io  ipero ,  quefla  opera, 
non  dubito  punto  ch'ella  mercè  l'auto- 
rità voftra  farà  rifpettata ,  gradita ,  e  pre- 
fa  infieme  per  norma  da' giovani  ftudiofi 
della  Pittura .  .Sarà  dunque  eterna  laude 
delle  EE.  VV.  il  rendere  l'onor  dovuto 
alla  Patria,  ed  accender  l'animo  de'fuoi 
Cittadini  Profeflòri  a  dare  al  pubblico 
opere  degne  dell'immortalità  :  laude  in- 


vero 


vero  degna  de'  voflri  illuflri  Antenati  , 
i  quali  fra  le  altre  loro  gloriofe  azioni 
ninnarono  officio  di  vero  Patrizio  il  pro- 
teggere le  belle  Arti  ;  ne  sdegnarono  di 
applicar  talora  la  guerriera  ,  e  vittoriofa 
mano  alle  opere  del  dilegno. 

lo  farei  troppo  temerario  a  voler  ram* 
mentare  all'EÉ.  VV.  medefime  que'  pre- 
gi ,  che  avete  fempre  prefènti  ?  rimiran- 
do cotidiana mente  nelle  voftre  danze  i 
ritratti  de'  voflri  Maggiori;  né  leggendo 
iloria ,  in  cui  di  qualche  illuflre  lor  fat- 
to non  fi  faccia  menzione  .  E  chi  po- 
trebbe mai  raccorre  in  brieve  le  glorie 
dell'antichiffima  Cafa  Caracciola,  feconda 
fempre  di  Eroi?  Il  celebre  Scipione  Am- 
mirato de'  foli  Caraccioii  Rolli  riempì 
molte  pagine  della  fua  celebra  tiffima  ope- 
ra delle  Famiglie  Napoletane,  per  tace- 
re di  Francefco  de'  Pietri  ,  e  di  altri 
Autori  di  minor  grido  .  Così  la  no- 
biliffima  Cafa  Sanchez  de  Luna  ,  die 
alla  antica  origine  de  ks  rìcos  bombres 
di  Spagna  aggiunfe  non  ordinario  Splen- 
dore co'  fatti  egregj ,  e  colla  Signoria  di 
Grottola ,  e  di  Gagliati  .  Taccio  ancora 

b  della 


della  Famiglia  de  Majo  ,    già  detta  de__ 
Madio,  tempre  ragguardevole  per  nobil- 
tà ,  e  per  dottrina  ;  e  che  ha  iàputo  a' 
pregi    della  Toga    accoppiare    l' esercizio 
dell'armi  ,  e  l' inclinazione  a  favorir  le__ 
belle  arti  ;    e  malìimamente  quelle  della 
Pittura  :  Ma  qual  lode  dee  dirli  propor- 
zionata alla   chiari/lima    Cala    Pignatelli  , 
gloriola  ugualmente  nelle  arti  della  pace, 
e  della  guerra  inlin  da'  tempi  più  remo- 
ti ,  e  fecond illima  non  Ibi  di  Capitani  egregj , 
ma  di  Prelati  intigni ,  e  di  Cardinali  ,  e 
di  un  Sommo  Pontefice.  Così  della  gran- 
dezza della  Cala  di  Dura  >  una  delle  antiche 
dette    Aquarie    ,    ne    rendon  chiara    te- 
fiimonianza  le  Iuq  infegne  in  un  piliero  del- 
la noi  Ira  Cattedrale,  rifatto  a  fpefe  della 
medelima  ,    a  gara  degli  Orfini    ,    e  de 
Balzi,  che  altri  ne  rifecero dapoi,  allor- 
ché per  un  tremuoto  ella  Cattedrale   fu 
rovinata  :  feoiio  evidente  non  folo  della_ 

C- 

pia  liberalità  di  tai  Signori ,  ma  del  gu- 
flo  che  aveano  nelle  arti  del  dilegno ,  e 
dell'  Architettura  .  Né  decli  pailar  lotto 
filenzio  la  gloria  a'  tempi  noliri  acquillata 
nell'  arti  della  guerra  ,  e  fpezialmente  da 

1  D.C,. 


D.Camillo  di  Dura  ,  Duca  d'Erce  ,  creato 
General  di  S.Chiefa  dall'immortal  memoria 
di  PP.Inn.XlJ.  Né  punto  meno  amante  delle 
arti  del  difegno  fi  e  dimoftrata  l'antica  nobil 
famiglia  Ligorio  ;  vantando  nel  Tuo  Pir- 
ro un  nobilillimo  fublime  ingegno  in  fat- 
to di  Antichità  Greca ,  e  Romana ,  e  di 
Architettura  ;  e  tale  ch'egli  fu  carifsimo 
al  Sommo  Pontefice  Paolo  IV. ,  e  per  la 
fina  eccellenza  adoperato  in  varj  edirlcj 
pubblici  nel  gran  Teatro  dell'  Univerfo , 
eh' e  Roma,  il  buon  gufto  nella  Pittura 
li  è  difillo  infino  alle  Donne  della  fa- 
miglia ;  come  ossidi  con  ammirazione 
degl'Intendenti  li  icorge  nella  Sig.  D.  An- 
tonia de  Liguoro,  la  quale  co'  tuoi  vir- 
tuoiì  pennelli  accrelce  il  pregio  delle  no- 
fbre  arti  ,  maeflre\  olmente  trattandole  . 
Ma  qui  non  debbo  io  tacere  del  merito 
immortale  altresì  del  Signor  D.  Nicola 
Colombo  ;  dappoiché  in  picciolo  ipazio 
di  tempo  avendo  con  incomparabil  retti- 
tudine efercitato  la  difficile ,  e  penofa  ca- 
rica di  Eletto  per  lo  fedeliiìimo  Popolo, 
egli  e  pervenuto  a  quel  grado  di  ripu- 
tazione ,  e  di  fama  al  quale  non  cosi  di 

b     x  kg- 


leggieri  altri  potrà  giungere  per  J' avve- 
nire .  Ma  che  dico  io  ?  Non  foffrifce  la 
fu  a  modefiia  ch'io  mi  dilunghi  nelle  fiie 
lodi,  la  maggior  delle  quali  confi/le  nel- 
P  averle    colla   fu  a    rara    prudenza   ,    e... 
modeflia    meritate    ,    infiem    co'   novelli 
onori    di  Prefidente  ;    di  cui    dal  no/lro 
clementiffimo  ,  e  faggio  Monarca  Egli  è 
{lato  rimunerato .  Supplico  adunque  umil- 
mente TEE.  V V.  a  gradire ,  e  protegge- 
re con  magnanimo  cuore  quelle  Vite  de' 
noftri  ProfeiTori  del  difegno ,  che  a  gran 
ragione   ho  prefò  ardire    di    confecrarvi; 
acciocché  colla  voftra  potentissima  prote- 
zione riforga  nella  no/ira  Patria  il  preflò 
che  vacillante  Audio  della  Pittura   ;   re- 
candovi a  memoria  ,    che  le  buone  Arti 
fon  certe  piante  che  di  leggieri  s'inaridi- 
fcono  qualora  non  fiano  innaffiate  dal  fa- 
vore de'  gran  Perfonaggi  ,    fimili  all' EE. 
V V.    ed  all'incontro  eflere  officio  de'  buo- 
ni Covernadori  delle  Cittadi  il  promuo- 
vere   quelle  Virtù  ,    che  alle  medefime 
aggiungono   e   fplendore    ,   e   ricchezza  . 
Tanto    io   fpero    ed    auguro    alla   noflra 
Napoli  ,  mercè  la  faviezza  ,  e  grandezza 

del  nobilifsimo  animo  voflro   ;    E    final- 
mente 


mente ,  applicandole  a  benignamente  ac- 
cettare non  folamente  l'opera,  ma  il  mio 
zelo  ancora  nel  lavorarla  in  molti  anni 
per  onore  della  comnn  Patria,  con  pro- 
fondifsima  riverenza  mi  fofcrivo 

Delle  EE.  VV. 

Napoli  li  20.  Marzo   174;, 

■ 


■ajomo>  -seno- 


Xkttìhfu  \  Dtòdtìfs.  >  èè  Ollìiaììfu  Sp* 
Bernardo  de  Dominici. 


S.        R.        M. 


i  U  Ai 

I^Rancefco  Ricciardi  pubblico  Stampatore  protrato  a'  piedi  della 
M.  V.  umilmente  le  rapprefeuta  ,  come  defidera  dare  alla  luce 
delle  Stampe  le  Vite  de*  Scultori  ,  Pittori ,  ed  Architetti  Napolitani , 
illuftrate  ,  e  compilate  dal  Pittore  Bernardo  de  Dominici  j  Ricorre  per- 
tanto alla  M.V.  ,  e  la  fupplica  degnarli  di  commettere  la  revifione  del- 
la medome  ,  a  chi  meglio  parrà  proprio  alla  Reale  illuminata  voflra 
mente  ,  e  lo  riceverà  a  grazia  ut  Deus  . 

Adm.  iy.  V.Magifìrwn  Thomam  Mi  laute  OrJ.  Prétiic.  hujut  Vniver- 
fìtat.s  Studiorum  ProfeJJorem  prò  Bjvijìone  die  z.menf.  Feernar.it 41; 

Nicolau»  de  Rofa  Epifc.  Puteol.  G.Dep. 
S.        R.        M. 

Llbrum  elucubra tum  a  Bernardo  de  Dominici  ,  6c  etrufeo  fermone 
confcriptum  cum  epigraphe  Vite  de'  Pittori  ,  Scultori  ,  ed  A)  chi' 
*e///'mihi  cenforio  calculo  probandem  demandatum  non  percurrente 
oculo  legi  ,  nec  per  volam  ,  aut  per  hilum  ab  ErhiceCriftiana  ,  aut 
e  juribus  Regia;  Majeftatis  illum  declinare  confpexi  ;  quapropter  pofTe 
in  vulgus  edi  cenfeo  .  E  Gouventu  S.  Spiritus  die  xxn.  Februarii  An- 
no parta;  falutis  MDCCXLI. 
M.V» 

Humillìmas  ,  &•  AddrSìJfimus  Client 
F.  Plus  Thomas  Milante  . 

Die  n.Martii  1741:  Neap. 
Vifo  referipto  S.R.M.  fub  die  fexta  currentis  men(is,ac  approbatione 
fr.éla  ordine  prasfata?  M.S.de  commiflione  Rev.Regii  Cappellani  Majoris 
per  A.R.P  .Fr.Thomam  Pium  Milante  Reviforem  Regalis  Camera  San- 
cì» Clara  providet  ,  decernit  *  atque  mandat  ,  quod  imprimatur  rrm 
inferta  forma  pr;efentrs  fupplicis  libelli  ,  &  approbationisdi&i  RevKo- 
ris  i  Se  in  publicatione  fervetur  Regia  Pragmatica  .  Hoc  fuum  . 

MAGGIOCCO.         CASTAGNOLA-         FRAGGIANNI. 

III.  Marchio  de  Hipolyto  Prasfes  S.R.C. 

temp.fubfcnpt.  imped. 
ili.  Marchio  Roca  non  inteifuit; 


Maflel/onus  . 

EMI- 


EMINENTISSIMO  SIGNORE .' 

FRancefco  R"ccnrdi  pubblico  Stampatore  (applicando  efpone  a  Vo- 
li ra  Em.  cerne  defidera  dare  alla  luce  delle  Stampe  le  Fife  de'  Pit. 
fori,  Scultori,  ed  Architetti  Napoletani  ,  illutrate,  e  compilate  da 
Bernardo  de  Dominici ,  e  perciò  ricorre  a!h  Em.  Voftra  ,  e  la  fupplica 
degnarli  di  commettere  la  revifione  delle  msdefime  a  chi  meglio  le 
parrà  ,  e  lo  riceverà  a  grazia  ut  Deus  . 

Do>n.T).Jacobui  Martorellus  Grac*  Hi/lori*  in  fregia  Studiorum  Viti- 
v.rfitatt  Prcf-JJor  rtvideat ,  &•  refirat .  Vatum  Keap.hac  die  ?. 
Septemè.if+i.  '  ' 

Julius  "Ricalata  Tomus  Can.Deb. 


o 


PRINCEPS  EMINENTISSIME . 

.Ptaverat  Petrus  Paullus  Rnbenius  vir  &  litteris  &  pittura   ad  mi- 
_  '   raculum  cultilfimuS  cum  ad  Frane.  Junium  fcriberet,ut  de  Italo- 
rum  pidìuris  hiftoria  conficeretur  ,  pratfertim  de  ex.mplaribus  ac  pro- 
totypis  qua?  hodie  publice  proftant ,  ut  digito  commoltrari   omnibus 
poilènt  &  dicier  ha?c  funt  :  hoc  p.i&o  materies  uberior  artis  hujus  ftudio- 
ìis  prarberetur  ,   ita  Rubenins  .  Bernardus  de  Dominicis    ad  patria:  bo» 
num  natus  Neapolitanorum  non  dumtaxat  picìorum  ,  veruni  &  qui  in 
ilatuaria  atque  archittcìonice   valuerunt  vitam   &  opera    in  lucem  tra- 
xit ,  ut  &  Rubenii  defiderio  afTitim  f.iceret ,   atque  ixemplo  fortt  aliis 
magnuum  urbium  Italia*  noftrse  viris  ,  quo  de  fuis  quifque  picìonbus 
&  picluris  egregie  mererentur  ,  fcnptifque  eas  confignarent  .  Quantum 
laboris  in  hoc  opere  ornando  durarit  Bernardus  nofter  ,  piane  colligitur 
ex  d  imita  hftione  codicum  ac  membranarum  .   Miratus  fum  praeterea 
ordinem  atque  acre  judicium  ,  quod  in  nobilium  noftrorum  Artifìcum 
txemplaribns  exponendis  attulit  .  Sane  fimilia  mihi  videntur  Auftoris 
volami na  illis  imaginibus,  (ut  ne  ipfe  quidern  a  piftura  difeedamj  qua; 
e  lapillis  diverficolonbus  belle  compadYs  fiunt ,  qualis  illa  Satyri  cpi- 
grammate  Gra»;o  celebrata  ,  Se  "Iheuderici  Gothorum  Reg's  memorata 
Procopio:  dcltcìat  qnidem  varietas  ,  moltoque  mag  s  ex  ipfa  varietate 
confurger.s  pulcra  fpecies.  Qime  nihil  cavendum  eft  ,  ut  opus  hborio- 

fi  ili  mi 


fifììmi  viri  pubh'cas  ufurae  fìat  :  omnibus  enìm  cara  funt  acque  in  deli- 
ciis  patri»  ifthajc  iwiix^t**™,  Neap.  Idib.Decemb.  MDCGXXXXI. 

Obfequium  fnmmum  profejj'tts. 
J.  Martorellus  Licter.  Grajcarum  Interpres  i 


Attenta  relation»  "Domini  fyviforis  Imprimatur 
Neafo/i  hac  diexvu.  Decembris  1741. 


Julius  Nicolaus  Tornus  Can..  Beput. 


• 


^ 


I 


VITA 


D      I 

PIETRO, E  TOMMASO 

DE'     STEFANA 

Vea   la  mifera  Italia  affai  perduto  di  que'  belli  or- 
namenti ,  che  ricca  ,  appreflb    di  tutti  gli  uomini 
l'avean  fatta  conofcere  per  la  Reina  di  Europa  ; 
Concifuflecofacche  tutte  le  buone  Arti   non  Colo 
fcemate  fi  vedefibno  in  lei  ,  ma  a  buona  pezza  to- 
talmente mancate  i  Anzicchè  naufragando  nel  di- 
luvio de'  mali  ,  che  l'irruzioni  de'  Barbari  ,  l' in- 
telaine guerre,  portando  Iuttuofe  calamitadi  ,  avea- 
no  cagionato  j  ogni  più  bella  facoltà  ,  e  nobiliffi- 
ma  fcienza  ,  feco  fommerfa  avea  *  Reftando  aflbrte  con  effe  le  nobilillì- 
me  Arti  della  Pittura  ,  ScolCura  ,   ed  Architettura  .  Pure  nella  Città  di 
Napoli  ,  ebbero  perb  in  così  orridiffìmo  tempo    un  qualche  conforto   in 
cosi  mif  rabil  naufragio  quelle  derelitte  Sorelle  ;  Dapoic  he  di  tempo   in 
tempo  videro  qualche  raggio  di  lume  ,  che  lor  compartiva  benignamen- 
te il  Cielo  ;  fé  bene  non  lo  miraflero  mai  più   così  fereno  ,  come   ne*  lor 
primi  anni  ;  e/Tendo  cortefemente  accolte   da'  Cittadini  ,  che  non  poco 
prezzorono  que'  Maeflri  ,  che    in  ogni  fecolo  ,  con  decoro  di  qut.ll'  Arti 
vider  fiorire  .  Ma   que'  molti  oltraggi  ,  che  forfè   per  particolar  Provvi- 
denza fcampando  dalle  mani  delle  Barbare  Nazioni  ,  non  furono  all'in- 
tutto  ballanti  a  dillruggerle  ,  cerco    farli  ricevere    ilt.mpo   in  replicati 
modi  per  innientarle  ;  Oapoicche  in  un  con  lo  opere   dillrufle   egli    p.r 
molti  fecoli   le  memorie  di  que'  Maellri ,  che    1'  aveano  decorofamente 
operate  ;  con  danno  notabililfimo  delle  Arti  fuddette  ,  e  della  Patria  no- 
ftra  .  Quando  (come  a  Dio  piacque  )  acciocché  alla  Vii  tu  il  fuo  premio  , 
ed  a'  Maeflri  il  lor  utile  ,  con  piena  laude   non   mancarle  giammai  ,  fé 
fuccedere  nel  Reame  di  Napoli  la  Signoria  d  '  Rè  glori,  fi  Angioini  i  ne1 
patrocinio  de' quali  ripigliando  forza  le  fmarrite  facoltà  virtuolè  ,  ed  in- 
fieme  con  e/Te  ,  infra   le  librali  Arti  ,  la  Pittura  ,   Scoltura,  ed  Archi- 
tettura ;  fi  videro  quelle  non  folo  rifiorate  de'  parlati  danni ,  ma  ripolle 
ancora  nel  lor  primiero  onora  ti  ffimo  luogo,  prima   inNipoli,  che  al- 
trove, tuttocche  l'altrui  paffione   (  non  volendo  fupponere  altra  cagione  , 
poicche  fea^a  quella  farebbe  malignità  )    vogli  altramente  far  credere» 

A  come 


%        Vita  di  Pietro ,  e  Tommafo 

come  delle  Vite  che  fieguono  di  Pietro  ,  e  Tommafo  de'  Stefani  fi  può' 
conofcere  appieno . 

Nacquero  quelli  due  Uomini  famofiflìmi   in  quel  tempo  ,  circa  gli 
anni  della  noftra  redenzione  is^o.  ,  o  poco  più  ,  mentreiche  di    poco 
avanzava  Pietro  il  Fratello  ;  e  nella  lor  puerizia  fi  videro  talmente  inchi- 
nati alle  cofe  del  difegno  ,  che  fu  necefììtato   il  di  loro  Padre  ,  chiamato 
per  quello  fi  dice  ,  Jacobaccio  ,  ad  appoggiarli  ad  alcun  Pittore  ,  che  in 
quelli  tempi  incolti  rozzamente  operava  ;  e  li  raccomandò  ad  uno  ,  che 
ancora  nella  Scoltura,  e  di  legno  ,  e  di  marmo  fi  efercitava  ;  col  quale 
tanto  profitto  fecero  quelli  Fratelli ,  che  lafciando  il  Maeftro  ,  comincio- 
rono  ad  operar  da  se  fteilì  ,  facendo  ftudio  con  il  buon  lume  del  vero,  co- 
me il  meglio  poterono  in  que'  tempi  tanto  calamitofi  per  le  buone  arti  S 
e  Pietro  fi  fermava  bene  fpeflb  a  contemplare  le  Statue  di  Cadore  ,  e  Pol- 
luce ,  e  quelle  ,  che  allora  ftavano   nell'atrio  della  Chiefa  nominata  la 
Ritonda  ;  la  quale  ne'  tempi  antichi  era  ancor  ella  da'  Gentili  a'  fallì  Dei 
confecrata  ;  delle  quali  Statue  ,  alcuna  fé  ne  vede  ancor'oggi  nella  cafa, 
che  fu  di  Bernardino  Rota  ,  celebre  Poeta  Napoletano  ,   ed  altre  nel  Pa* 
laggio  de'  Conti   di  Madaloni  ;  e  con  quelle  contemplazioni ,  potè  fare 
quel  profitto  ,  che  in  cafa  di  ("ufficiente  Maeftro  fatto  averebbe  ;  indu- 
cendo col  fuo  efempio  Tommafo  a  fare  il  medefimo,  che  egli  faceaj  laon- 
de cominciorono  ad  operare  varie  immagini  ,  ed  opere  di  Scoltura,  delle 
quali  farò  parola  fenza  alcun  ordine  ferbare  delle  prime  opere  ;  attefoche 
a  noi  non  è  pervenuta  notizia ,  per  tanti  giri  de*  fecoli,  qual  fufle  primi, 
o  dopo  operata  da  loro  in  que'  primi  anni  . 

Fece  Pietro  molti  divotiflìmi  Crocifilfi  fcolpiti  in  legno  ,  alcuni  de* 
quali  fino  ad  oggi  fon  tenuti  in  grandilfima  venerazione  ;  eflendofene  al- 
tri perduti ,  per  effere  Itati  conlumati  da  lunghezza   di  tempo  .  Uno  de' 
primi  ,  che  egli  fcolpifle  ,    fi  dice  e/Ter  quello  ,  che  Uà  fituato  nell'anti- 
Crocifi!!")  «r»  chilllma  Chiefa  diS.Reftituta  ,  edeficata  dal  Magno  Goftantino  ;  il  qual 
S.R.eiticuts .  Crocififio  vedefi  in  un  muro  laterale  all'Altare  di  una  Cappella  ,  prima 
di  arrivare  a  quella  della  noftra  Donna  del  Principio  ;  op;ra  fatta  a  Mo- 
faico  dal  Tauro  ,  come  nel  Proemio  delle  Vite  fi  dille  :  Un  altro  Croci- 
Altro  in  fiifo  ,  anche  in  legno  fcolpito  ,   fi  vede  con  molta  venerazione  nella  Ghie- 
5.  Mariaa_,  fa  di  s.Maria  ,  detta  a  Piazza  .  Cosi  fece  quello  della  antica  Ghiefa  di 
^""n  Cd  s-Gregorio  Armeno  ,  e  fece  ancora  altre  immagini  di  Santi  ,che  in  quel 

Ji^Scolcura  cemP°  furon  foPra  S1'  Altari  Gol,ocate  »  Come  ln  S-Gio:  in  Fonte  vi  cra* 
«li  Pietro,      no  le  Statue  tondi  di  S.Gio:  Battifta  ,  che  battezzava  N.  S.  ,  le  quali  in 
procefiò  di  tempo  effendofi  per  l'umido  confumate  ,  vi  fu  fatta  la  tavola 
Ciocih'flo  coj  m,fter0  medefimo  ,  che  al  prefente  fi  vede  .  Così  lavorò  altre  imma- 
nenVchief  2ini  Sante  a  S#  Afpremo  ,  a  S.  Severino  ,  ed  oggi  con  fomm\  divozione 
«lei  Caiminc  ''  venera  ancora  di  fuo,  il  Crocififlb  miracolofo  della  Chiefa  del  Carmine 
Maggiore  .   Maggiore ,  fituata  nella  gran  piazza  del  Mercato  ;  fainofiflìmo  per  lo  Mi- 
racolo 


De'  Stefani.  3 


facolo  accaduto  nell'anno  1436. ,  in  cui  calo  la  Sacratiffima  Telia  ,  pec 
fchivare  la  palla  del  Cannone  ,  venuta  dal  Campo  del  Rè  Alfonfo  Primo  i 
Coma  riferirono  tutti  gl'Iftorici  delle  cofe  di  Napoli  ,  e  come  teftimonia 
la  palla  mcdefima  ,  che  predo  al  Tuo  Sagratiflìmo  Capo  attaccata  fi 
vede  . 

Intanto  Tommafo  avanzatoli  nel  difegno,  con  gli  efempj  ,  con  gli 
precetti  fraterni  *  e  con  la  fcorta  di  qualche  pittura  ,  delle  migliori  in 

Sue'  tempi ,  rimafta  da  alcun  buono  Maellro  ,  che  ne'  fecoli  innanzi  avea 
orito  ;  come  amhe  di  alcun  altro  ,  che  negli  anni  fcorfi  avea  Sacre  Im- 
magini per  le  Chiefe  dipinte,  vedendofene  a  fuoi  tempi  in  quella  di  S.Giu- 
liana  ,  di  S. Cecilia,  di  SLionardp  ,  ed  altre  ;  e  poco  innanzi   a  lui   vi 
cran  (late  dipinte  l'Immagine  di  S. Maria  ,  nella  nuova  Chiefa  eretta    dal 
p.Agoftino  di  Aflìfi  *  e  quella  del  Crocififlb  Santiffimo  ,  che  parlò  all'An- 
gelico Dottor  S.Tommalò  ,  e  da  altre  ,  e  con  le  conferenze  ,  che  da  loro 
iteli!  quefti  fratelli  faceano  ,  avea  in  alcun  opera  dimoftrato  la  prontezza 
dello fpirito  fuo  ;  per  lo  che,  gli  venivano  allogate  moke  Immagini   di 
Santi ,  per  quelle  Chiefe  ,  ove  la  divozione  di  coloro  ,    che  le  chiedeva- 
no ,  avevano  quelle  fondate  ,  ovvero  in  eflè  qualche  loro  Cappella  .  Co- 
sì eflèndofi  fparfa  la  fama  della  fomma  loro  abilità  nella  Pittura  ,  e  Scol- 
tura ,  fecero  molte  opere  nella  Ghiefa  de'  Frati  de'  7-occoli  ,    quella  me-    _, . 
defima  accennata  di  fopra  ,   la  quale  alcuni  anni  innanzi  aveva  edificata  pratjie  jc.c 
il  P.Agoftino  ,  che  fu  Compagno  di  S.  Francefco   di  Aflìfi  ,  e  quella  era  Zoccoli,  che 
Ctuata  fopra  una  amena  Collinetta  ,    che  fopraftava   al  mare  ,   intitolata  flava    o\  e-» 
S.Maria  del  Serafico  P.Francefco  dAlTìfi  i  la  quale  fu  poi    dal  Rè  Carlo  ora   è  edifi- 
Primo  d'Angib  fatta  diroccare  ,  con  altre  Chiefe  ,  e  conmoltiffime  Cafe,  cat0    CaftcJ 
per  edificarvi  il  Regio  Caftel  N'iovo  .     Fecero  poi  altre  opere  nella  Chie-  nu0V0  * 
fa  di  S.Maria  delle  Grazie  ,  fituata  anch'elTa  nello  Hello  luogo  ,  e  poco  di- 
fcoilo  dalla  fuddetta  de'  Frati   di  S.  Francefco  .  Così  dipinfero  ambedue 
n  quelle  _,  ed  in  altre  Chiefe  d.vote  Iinm  igini  j  giacche  Pietro  eflb  ancor 
dipingendo  ,  avea  profittato  della  Pittura  ;  benché  quella  poi ,  lafciando 
del  tutto  a  Tomm.do  fuo  fratello  ,  che  in  efla  fi  era  mirabilmente  avan. 
zato  ,  fivolfe  egli  alla  Scoltura  de' marmi  ,  nella  quale   tal  profìtto  fe- 
ce «  che  ne  meritò  queha  laude  ,  e  qusgli  onori  ,  che    in  appreflb  vede- 
remo . 

In  quello  mentre  eflèndofi  da  per  tutto  fparfa  la  fama  delle  pitture 
di  Tommafo  ,  volle  l'Arcivefcovo  Aigleno  ,   che  dipignefle  alcuni  fatti  ,       Aigleri» 
e  miracoli  di  alcuni  Santi  Vtkovi  ,   in  un  gran  Cappellone   dell"antico  Arcivdcovo 
Pifcopio,  e  principalmente  del  noflro  gloriolo  Protettor  S.Gennaro  ;  laon-  dl   N^P''1* 
de  egli  incontrando  con  lieto  animo  quella  buona  congiuntura,  vi  efpref-       Ii6°* 
fé  tutte  quelle  belle  ftork-  ,   che   dall'Arci vefcovo  ordinate  le   furono  , 
con  tanta  aggiuftatezza  di  componimenti  grandi ,  con  grazia  di  attitudi- 
ni »  e  di  colorito  ,  che  parve  un  miracolo  in  que'  tempi ,  in  cui  ogni 

A     s  buona 


Vita  di  Pietro,  e  Tommafo 


buona  difciplina  era  quafi  del  tutto  (penta  .    Dipinte  inoltre   a' PP.  rli 
S-B^filio ,  che  la  Ghiefa  di  S.Michele  detto  a  Marfifa  poffédevano  ,  la  me- 
defimì  ,  che  poi  eflì  cedettero  a  que'  Frati  di  S. Domenico  ,  che  da  Papa 
Gregorio  Nono  furon  mandati ,  per  fcdare  le  loro  difcordie  ;  dipinfe  di- 
co la  tavola  del  S.Michele  Arcangelo  ;  la  quale  poi  in  progreffb  di  tempo 
da'  Fnti  di  S.Domenico  ,  Ai  conceduta  al  Cardinale  Rainaldo  Brancaccio 
quindo  edificò  la  Chiefa  al  luddetto  Arcangelo  dedicata  a  Seggio  di  Nido  , 
e  fi  venero  nello  Altare  di  eifa  ,  infino  ,    che  infronditali  più   la  Chiefa  , 
e  medefimamente  la  Tribuna  ,  riufcendovi   perciò   affai  picciola   quella 
tavola  *  vi  fu  fatta  dal  rinomato  Marco  da  Siena  ,  quella  beliiflìma    che 
Celano  nell'  V|  fl  ve^e  »   e  'a  tavoìa  di  Tommafo  fu  trafportata   nella  Sagriftia  ,  ove 
antico cuf io-  ancor  oggi  confervafj  ;  e  della  quale  anche   ne  fa  menzione  il  Canonico 
fo,e  bello  d«  D.Carlo  Celano  ne'  fuoi  libri  dell'Antico  ,  del  curiofo  ,  e  del  bello  della 
Napoli  .       città  di  Napoli . 

R' M    fre-  Ma  variando  le  umane  vicende  ,  occorfe  prima   la  memorabil  rotta 

di  vinto  da  del  Rè  Manfredi  ,  e  dopo  quella  dell'infelice  Rè  Corradino  ,  nelle  pianu- 
Carlo  Pri-  re  di  Tagliacozzo  ,  nel  1266.,  che  perciò  impadronitofi  del  Reame  di 
mod'Angiò.  Napoli  Re  Carlo  Primo  d'Angio  ,  fi  diede  ad  ornare  la  Città  di  fortifica- 
Che  ancho  zjonj  ^  e  ^  (>njefe  j  Conciofliacofacche  per  edificare  la  bellifsinu  fortez- 
dinoC  ed"  2a  del  Cartel  nuovo  ,  ed  avvalerfi  di  quel  fito  ,  gli  convenne  far  dirocca- 
acquiftò  il  re  le  nrntovate  Chiefe  ;  laonde  in  luogo  di  quella  eretta  dal  B.  Agoftino, 
Reame  di  edificò  a  que*  Frati  la  nuova  Chiefa,  non  molto  dalla  prima  dittante  ,  con 
Napoli  .  j]  difegno  ,  ed  affiftenza  del  fa mofiflimo  Architetto  Gio:  Pifano  ,  da  lui 
R"  (-a  T0  chiamato  ;  perciocché  in  quel  tempo  fi  ritrovava  il  primo  Mafuccio  in 
fa  venire  di  Roma  ,  per  offérvarvi  le  buone  fabbriche  ,  e  le  eccellenti  mifure  degli 
Firenze  Gio:  antichi  Maeftri  ,  e  perciò  in  niuna  cognizione  venuta  del  mentovato  Rè  ; 
Pifano  Ar-  che  di  poco"  entrato  nel  domiuio  del  Regno ,  aveva  bensì  memoria  di 
elmetto  ,  ed  c\occ\^e  veduto  avea  nella  Città  di  Firenze  ;  Che  perciò  vedendo  le  opere 
crczion-  dei  di  Tommafo  ,  e  giudicatole  migliori  di  quelle  colà  vedute  ,  del  tanto  ce- 
Caikl  nuo-  lebrato  Giovanni  Cimabue  ,  volle  ,  che  da  lui  fufle  dipinta  la  Tribuna  , 
\o  .  ove  nel  mezzo  l'Immagine  della  8.  V.  fopra  tavola  ,  già  fatta  dipingere 

dal  B.Agoltincuuentovato  ,  fu  collocata  ,  fopra  l'Aitar  Maggiore  ;  di-, 
pingendovi  ancora  altre  varie  ftorie  di  altri  Santi  ,  fecondo  la  pia  divo- 
zione di  quel  Rè  ,  o  di  altre  perfone  .  da  cui  le  furono  allogate  ,  per  fi« 
tuarle  in  quelle  gentilizie  Cappelle  ,  che  nella  mentovata  Chiefa  fi  avea» 
no  edificate  ;  Ma  quelle  per  dtoro  dipinte  ,  e  quelle  del  Re  ,  perche  era- 
rio a  frefco  ,  fi  perderoiio  ,  allora,  che  la  Chiefa  ebbe  ad  «ngrandirfi  ,  ed 
alla  moderna  rifarfi  ,  effèndo  alla  Gotica  ufanza  edificata  ,  come  in  quel 
tempo  fi  coftumava  .  Veggendofene  delle  antiche  Pitture  fatte  allora  ,  fo» 
iamente  l'immagine  ftiddetta  della  B-  V.  del  B.Agoftmo  ,  che  nel  nuovo 
Aitar  Maggiote  trafportata,  fi  vede  al  prefente  con  venerazione  de' fe- 
deli. 

*  •  Intanto 


De'  Stefani .  5 

Intanto  avea  fatto  ritorno  alla  Patria  l'Architetto  Maluccio  ,  dapoi- 
chè  aveva  intefo  le  magnifiche  fabbriche  ,  che  il  nuovo  Re   vi  facea  ,  ed      Ma/iiccio 
orTertofi  di  fervido  ,  con  afftftere  per  la  perfezione  di  quelle  ,   giacche  non  aC'ftè  al  fi- 
potendo  più  trattenerfi  il  Pifano,  dovea  partire  per  la  Tofcana,  ed  e/Tendo  nirj,e"t(> 
flato  dal  medefimo  Giovanni  accreditato  a  quel  Re  ,  fu  da  effo  adoperato,  eriche 
per  conofeere  appieno  la  fua  fufficienza  ,  affinchè   potefìè  poi   fervirfi  di  minciatt-» 
lui  in  quelle  Fabbriche,  che  egli  avea  in  animo  edificare,  fenza  che  de*  Fo-  dal  Pifano» 
r.iftieri  maturi   avefTe  più  bifogno  .  Così    rimano   foddisfatto  di  veder 
condotto  a  fine  il  Cartello  ,  e  la  Chiefa  fuddetta  ,  gli  commife  la  edifica- 
z:one  di  un  nuovo  Duomo  $  a  quale  oggetto  avendone  Maluccio  formato 
un  compiuto  modello,  e  ccn  elfo  appagato  li  Re,fi  diede  principio  alla  fab-    Reedìfica-1 
brica  negli  anni  127  2. ,  a  quale  tirata  innanzi  ,  per  la  generofa  contribu-  p'.fne  .   ^S1 
2Ìone  di  quel  pio  Regnante  ,  fu  dal  medefimo  comandato  a  Pietro  de'  Ste-  J1|C°^*„    f 
ani,  che  tuoi  lavori  di  marmo  vi  racefie ,  1  quali  in  appretto  diremoj4indi  pitture  fatte 
volendola  adornar  di  pitture,  ordinò  a  Tommafo,che  con  fuoi  pennelli  ar-  nel  detto. 
ricchifTe  d'immagini  Sacre  il  Maggiore  Altare  ;  laonde  egli  vi  kce  la  tavo» 
letta  per  lo  fuddetto  Altare,divifa  in  tre  compartimenti, con  le  cime  pira- 
midate,  com'era  l'ufo  di  qua'  tempi,  effigiando  in  quel  di  mezzo  l'eterno 
Padre,  che  foftiene   il  fuo  Figliuolo  confitto   in  Croce,  e  da' lati  vi  fece 
varj  Santi  Protettori  con  S.  Gennaro  :  dipingendovi  la  Tribuna  a  frefeo  , 
e  ne'  muri  laterali  di  detto  Aitar  Maggiore,  vi  fece  varie  Storie,che  efpri» 
mevano  azzioni  della  Vita  della  B.V. 

Fabbricando»"  la  Cattedrale  concorfero  molte  perfone  nobili  di  quel  Varie  Fami- 
tempo  in  adornarla  con  gentilizie  Cappelle  ,  ed  in  fra  gli  altri   i  Carac-  sJ'e  n°|T'e 
cioli  ,  e  gli  Ajerba  ,   i  quali  le  fecero  dipingere  da  Tommafo  con  efpri-  Cppeflenel 
mervj  varie  ftorie  di  Santi  lor  Protettori  ,  (opra  le  volte  di  effe  ,  e  d'in-  Pifeopio. 
torno  a' muri  laterali ,  avendovi   negli  Altari  collocato  immagini  della 
B.  V. ,   e  del  Salvatore  del  mondo  ,  con  le  figure  de' loro  antenati  in<*i- 
nocchioni  ,  figurate  più  pLciole  ,  com'era  l'ufo  in  quei  tempi  ,  ne'  quali  Perche   ra- 
per  venerazione  coitiimavano  l'immagini  facre  figurare  affai  maggiori  del  &}"n^  S,}'1  211 
vero  ,  e  di  quelle  degli  uomini  che  l'adoravano  ,  e  che  molto  piccioli  ve-  >IC"  Puto™ 
nivano  effigguti  ;  allegando   per  ragione  di  cotale  ufo  ,  l'umile  abbuffa-  aflaj  gianji 
mento  di  s    mede-lìmi   avanti  laMaeftà   di  Dio  ,  della  B.  V. ,  e  la  gran-  le  Sacre  im- 
dezza   de'  Santi  fuoi  ;   e  di  qui  nafeeva  l'ufo  di  effiggiare    il  Salvatore  di  magini  ,  *-^ 
maravigliofa  grandezza  ,  ed  altresì  la  fua  Santiffima  Madre  ,  il  qual'  ufo  I116!'1  ,  dt, 

veramente  avea  avuto  l'oricine  da'  Greci  ,  che  ancor  oggi  il  coftumano  .  ?!?!,.,„,„  Ì,„i 
\t  !•  fi  r       1  adorano  moi 

Ala  ritornando  ali  opere  di  pittura  ratte  da  Tommaio ,  dico  ,  che  tra  per  to  piccioki 

1  incuria  de'  Pofteri  ,  che  poco  dilettanfi   delle  antiche  memorie  ,  e   tra  Ofointiodot 
per  gli  accidenti  accaduti  ,  come  dell'effe*  paffate  alcune  Cappelle  fotto  to  ila'Giec» 
altro  dominio  ,  per  famiglie  già  fpente  ,   e  perciò  rifatte  di  architettura  , 
e  pitture  ,  poche  opere  fé  ne  fon  conferiate  ,  e  quelle  in  gran  parte  ritoc- 
che ,  e  guaite  da  ordinario  pennello  i  come  nella  Cappella  de'  Minutoli  , 

no- 


6        Vita  di  Pietro,  e  Tommafo 

Cappella  nominata  da  Giovanni  Boccaccio  ,  fi  dirà  ;  eflèndofi  ancora  la  maggior 
de 'Mininoli  parte  perdute  per  un  gran  tremuoto  ,  in  cui  quello  Pifcop.o  rovina ,  nell* 
nominata-»  anno  1446. ,  come  fra  gli  altri  Autori ,  riferifee  S.Antonino.  Quelle 
.  Boccac"  però  de'  muri  ,  fotto  della  Tribuna  rimarle  in  piedi  ,  furon  buttate  giù  , 
Orrèndo  tre  Per  ingrandir  la  medefima  ,  dal  Cardinal  Vincenzo  Carrafa  ,  dopo,  che 
nuoto  per  a  fpefe  di  p.ù  famiglie  nobili  ,  fu  rifatto  il  Duomo  mentovato»  e  dallo 
lo  qiwle  10-  fteffò  Cardinale  efkndo  fiata  fatta  fare  la  tavola  del  maggiore  Altare,  dall', 
vino  il  Pi-  eccellente  permeilo  di  Pietro  Peruggino ,  maeftro  del  Divin  Rafaello  da 
Chfefa  Cfli  orbino  »  m  la  tavoletta  diTcmmalo  trafport.,ta  nella  S'acriHia ,  ove  al 
San  Dome-  preftnte  fi  vede  fepra  un  Iato  dell'Altare  di  efia  ;  vedendofi  ancor  di  lur 
nico  mag-  una  mezza  figura  .  rapprtfentante  il  Salvatore  ,  dipinta  fcpra  una  porta  , 
giore.  ^  (-jj'^  jja  ].  t0  ana  Cappella  della  famiglia  Gamb?corta  j  e  quella  ,  con  Tal- 
li Cardinal  pitture  fanno  teftimonianz-ì  ne'  tempi  noflri ,  della  virtù  di  Tom- 
Vinccnzo  f  * 

Carrafa   fé- malo. 

ce  fare    il  Ma  intanto  ,  che  l'opere  del  Pifcopio  fi  proféguìvano  ,  eiTendofi  eree^ 

quadro  a  ta  prima  la  Chiefa  diS.  Lligic  Maggiore  ,  nell'anno  1270.  defideravano 
Pietro  Pe-  j  tre  ponviatorj  jj  efTa  %  cnt  furono  G10:  Dotto  ,  Guglielmo  Eurgundo,  e 
jo§ "Aitar f  ^'o:  i-'cne^  tne  f°fà  ornata  di  Pitture  ,  e  perciò  dal  Re  Carlo  primo  * 
Mrggioit^  da  cui  aveano  ottenuto  il  luolo  ,  ottennero  anco  il  Pittore  ,  laonde  con- 
dii Pifcopio  venne  a  Tommafo  dipingervi  molte  Stoiie,ddle  quali  pitture  fino  a  noilri 
,.  giorni  alcuna  ancor  le  ne  vede,e  maiTirmnente  quelle  del  primo  Pillerò  j 
S&ieio  e  intontro  ia  P°rta  maggiore  ,  ove  mirarli  la  efTgpre  d«'luddetti  tre  Fon- 
fiic  pitture .  datori  ,  cerne  dalla  ikrizione  fotto  di  loro  fi  Ugge. 

Ma  è  tempo  ormai  di  venire  all'opere  di  Pietro  fuo  Fratello.il  quale, 
dopo  ,  che  queLle  di  legno  ebbe  fcolpito  ,  fu  fritto  animofo  dal  meeiefimo 
Maellro  ,  che  infegnato  i  primi  rudimenti   gli  avea  ;  concioffiacofacche  , 
le  bene  quello  Maeilro  dozzinale  fi  folle  ,  pure  alcuna  pratica  dimcftrare 
ad  e  flbpotea  dell'operare  in  marmo  ;  giacche   perlopiù    era  in  cotai  la» 
vori  impiegato  ;  ed  elTendo  veramente  uomo  da  bene  ,  cercò  per  tutti 
verfi  la  difficile  operazicne  corrmunicarli .  Pietro,  che   giovane  era,  e 
perciò  volenterofo  di  atquiflare  perfezione  nell'arte  ,  vi  applkò  in  tal  ma- 
niera ,  che  jn  breve  ne  f^ct  acquifto  ;  laonde  fece  molti  lavori  ,  così  di 
Altari  ,  che  di  Sepolture  ;  ed  elTendo  in  quel  tempo  morto  in  Napoli  Pa- 
papa   Inno- pa  Innocenzo  Quarto  ,  ai2.Decembre  di  quell'anno  I2f4.  conofeiuto 
cen2o  IV.     quello  Artefice  iufficiente  dall'Arcivefcovo  Pietro  ,  ancorché  giovane  lofi» 
poli™  e  tuo  fe  *  8'1  aIlcB°  la  Sepoltura  di  quel  Pontefice  ,  nella  quale  vi  fio'pì  egli  la 
Sepolcro,      fua  ftatua  ,  con  il  ritratto  al  vivo  ,  che  lomigliantillìmo  riufeì  ;  la  qual 
Sepoltura  fu  trafportata  nella  nuova  riedificazione  ,  fitta  da  Carlo  primo, 
del  Pifcopio  fuddetto  ,   nel  Coro  ,  per  ordine  dell'Arcivefcovo  Umberto  , 
circa  il  1 31  f. ,  dove  elTendo  rimarla  infin  che  cadde    il  Pifcopio    pel  tre- 
muoto fuddetto   del  1446.  ,  come  fu  reedificato  di  nuovo  ,   fu  tralporta- 
U  quella  Sepoltura  vicino  la  Porta  della  Cappella  de'  Sacerdoti  Miflìonarj, 

th'è 


De'  Stefani.  7 

eh'  è  nel  muro  della  Sacriftia  ,  ove  al  preferite  fi  vede  *  ed  ove  fu  curata 
con  Aia  nuova  memoria  del  Cardinale  Annibale  di   Capua  ;  leggendoli  Annibale  dì 
nell'antico  marmo  l'epitaffio  che  comincia  Capua  Aici- 

Hic  fuperis  digtius  ,  requie feit  Papa   benignus  fra  veicovo    <U 

Villa  da'  nobili  quella  Sepoltura  ,  ed  ofTervata  la  Statua  ,  che  il  (ud-      **" 
detto  Papa  ben  famigliava  ,  cola  maravigliofa  in  que*  tempi  ,  per  l'impe- 
rizia dell'arte,  vollero  alcuni  ,  che  i  Sepolcri  de' loro  maggiori  Pietro  fa- 
cefle  ;  per  la  qual  cofa  ,  fecondo  le  occalioni ,  ebbe  a  fare  moltiffimi  la- 
vori di  marmo  ,  che  nel  rinovarli  le  Chiefe  per  modernarfi  ,  e  per  eiTei 
pallate  le  Cappelle  ad  altre  Famiglie  ,  nulte   fé  ne  fono  perdute  ,  come      Eu„en;0 
riferifee  l'Eugenio  nella  fua  Napoli  facra  ;  Avendo  alcuni  poco  curanti  nellaNapoli 
delle  memorie  antiche  ,  fatto  convertire  que'  marmi  in  altro  ufo  ,  che  di  Sacra  . 
Sepolcri  ,  collocando  l'offa  ne'  Cimiteri  .  Si  vede  però  ,  fitta  da  Pietro  , 
la  Sepoltura  di  Bernardino  Caracciolo  ,   Arcivefcovo  di  Napoli  *  con  fua 
Statua  ,  e  ritratto  al  vivo  ,  il  quale  morì  in  concetto  di  Santità  nell'an? 
no  1262.  ,  come  nella  fuddjtta  Sepoltura    fi  legge. 

In  quello  mezzo  reedificandofì  /l  nuovo  Duomo  ,  per  ordine  di  Car- 
lo Primo  di  Angiò  ,  che  avea  in  quel  tempo  col  fuo  valore  acquiftato  il  Lavori  dì 
Regno  di  Napoli  ,  come  fi  diffe  ,  fu  propollo  Pietro  dall'Architetto  Ma-  P^tro  mi 
Cuccio  a  quel  Re  ,  per  valente  Scultore  ,  giacché  ne'  molti  lavori  »  che  llcoPl',, 
avea  egli  condotti  a  perfezione  ,  per  tale  erafi  fatto  conofeere  ;  laonde  gli 
furono  da  Carlo  ordinati  alcuni  lavori  ,  che  erano  neceilarj  per  abbellir  di 
marmi  la  mentovata  Chiefa .  Pietro  incontrando  con  lieto  animo  una 
cosi  buona  occafione  >  per  la  quale  potefle  intieramente  ne'  fuoi  lavori 
foddisfarfi  ,  e  rendere  appagato  quel  Pregnante  ,  che  de'  fuoi  comandi  ono* 
rato  l'avea  ,  li  pofe  ad  operarvi  que'  lavori ,  che  dall'Architetto  Mifuc* 
ciò  gli  furono  add,t<ui  nel  fuo  modello  ;  chiamando  alcun  altro  Maellro 
in  fuo  aj'uto  ,  oltre  de'  giovani  fuoi  difcepoli ,  che  l'alfiltevano  .  Cosi  la- 
vorandoli continuamente  fi  vide  in  poco  tempo  la  nuova  fabbrica  molto 
avanzata  ,  mfieme  con  lavori  di  marmo  ,  e  dopo  alcuni  anni  ridotta  quafi 
a  perfezione  ;  lavorandovi  Pietro  ,  oltre  degli  ornamenti  del  Tempio  , 
alcune  tavole  di  bado  rilievo  ,  per  alcuni  Altari  ,  due  delle  quali  fi  veg- 
gono in  alcuni  Altaretti ,  vicino  le  fcale  ,  che  al  Succorpo  conducono  , 
che  Uà  fotto  del  maggiore  Altare  ;  ed  in  uno  di  elfi  vedefi  effigiato  nel 
mezzo  un  Ecce  Homo  ,  e  da'  lati  la  B.V.  »  e  S.Gio:  Evangelifta  piangenti, 
che  efpnmono  mirabilmente  il  dolore  ,  ellendovi  nell'altra ,  dalla  parte 
oppolla  ,  il  Salvarore  con  altri  Santi  ,  e  quelle  fono  tutte  mezze  figure  > 
fcolpite  di  ballò  rilievo  in  tre  tondi  .  L'altre  tavole  di  marmo  con  balli 
rilievi  fimili ,  fono  poi  Hate  rimotìe  ,  per  farvi  ornamenti  alla  moderna  5 
ma  in  alcun  luogo  della  Chiefa  fé  veggono  le  memorie  >  elTendovi  altri 
Aitar:  tei ,  e  fimilmente  altri  baffi  rilievi  in  altri  luoghi ,  fcolpiti  dal  no- 
ftro  Pietro» 

Di 


8         Vita  di  Pietro ,  e  Tommafo 

Di  già  era  a  buon  termine  li  fabbrica  della  Chiefa  ,  e  non  mancava5 
no  fé  non  gli  ornamenti  ,  ma  mentre  volea  compirli  ii  Pifcopio  ,  finì  la 
vita  il  fuo  Fondatore  ,  che  fu  Carlo  primo  d'Angib,  come  dinanzi   fife 
parola  ,  e  come  nel  marmo  ,  che  ftà  (opra  la  Porta  maggiore  di  efla  Chiefa 
fi  legge  .  Il  qual  Re  tuttocche  anguftiato  dalla  prigionia   del  figliuolo  ,  e 
da'  prepuramtnti  di  Guerra  ,  che  nella  i  uglia  facea,  non  avea  perb  giani* 
mai  mancato  di  dare  ordini  per  lo  profeguimento  di  quella  ,   e  l'averebbe 
Re  Carlo  a  perfezione  veduta  ,  fé  morte  non  lo  aveflè  tolto  di  vita   in  Puglia  ,  nel 
primo  mori  mentre  che  a  Brindifi  voleva  incamminar»"  ,  per  ivi  apparecchiire  pode- 
*npugl"  "^  rofa  Armata  ,  e  con  efla  ricuperare   la  libertà  del  fuo  figliuolo;  per  la 
**  qual  morte  rimafero  veramente  imperfette  molte  parti  del  fuddetto  Pifco- 

pio  ,  ed   in  fra  l'altre  ,  gli  adornamenti  per  la  facciata  della  Porta  mag- 
giore ,  di  cui  fé  n'erano  cominciati  .i  lavori  ;  venendo  ella  tutta  adorna- 
ta di  Statue  ,  con  altri  ornamenti  di  bianco  marmo  ;  come  dopo  molti  an- 
ni fece  efeguire  la  pietà  del  Cardinale  Arrigo  Minutoio  ,  cioè  nel  1406.  , 
dall'Abate  Antonio  Bamboccio  ,  come  nella  vita  di  quello  Artefi  e  fi  dirà, 
con  permillìon  del  Signore  .  Ma  Pietro  non  ceflando  dall'applicazione  de* 
CrocifiiTo  fuoi  lavori  ,  fece  il  Crocififlb  di  legno  ,  .per  collocarfi   nel  maggiore  Al- 
del  PiJcopio,  tare  ,  fopra  la  conetta  dipinta  dal  fuo  Fratello  Tommafo  ,  e  vi   fece  la 
con  altra  for  Croce  di  capricciofa  figura  ,  perche  fece  ufcire  dal  tronco  di  fotto  due  fer- 
ma «ii  Crote  2j  jj  piede  dopo  ,  due  altri  tronchi ,  in  cui  afflile  le  braccia  del  Crocififlb, 
e  per  collocarvi  il  I.N.R.I.alzb  da  dietro  una  raba2Zetta,congionta  al  pri- 
mo tronco  ,  che  appunto  fa  la  figura  di  uno  aperto  y  greco  ,  ma  con  lun- 
go piede  per  foftenerla  ;  Il  qual  crocififlb  ,   nel  rinovarfi  la  Tribuna  ,   ed 
adornarfi  di  marmi  ,  come  fi  difle  ,  fu  dal  Cardinal  Carrafa  fudetto  fatto 
riporre  fcpra  l'Altare  della  Sacriftia  ,  ove  al  prefente   con  venerazione  fi 
vede  .  Riftaurb  poi  il  Sepolcro  di  un  di  cafa  di  Capua  ,   che  per  cagion  di 
r ifarfi  il  Pifcopio  ,  era  flato  rimoflb  dal  primo  fito  ,  e  fu  fituato  nell'ufeir 
del  Coro  .   Dcpo  di  che  gli  fu  ordinato  da  Carlo  II.  ,  fucceduto  alla  Coro- 
fj^c'ìu  na  del  R  gno,la  Sepoltura  del  Re  fuo  Padre  con  la  fua  Statua,la  quale  Pie- 
Primo.         tro  tutta  tonda  ,  ed  a  federe  condufle;  qual  Sepoltura   finita,  fu  collo- 
cr.ta  dal  canto  al  Maggiore  Altare  ,  ove  ftiede  fin  che  dal  Cardinal  Gie- 
fualdo  empiamente  fu  tolta  ;  perciocché  non  dovea  un  che  era  ornato  del- 
la porpora  di  S.  Chiefa,  per  proprio  intereflè ,  o  per  altra   appaflìonata 
cagione  ,  lafciare  infepolte  l'ofla  di  un  Regnante,  a  cui  dovea  I'obligo  del- 
la lua  magnifica  riedificazione  ,  la  Chiela  Napoletana  ;  ma  quella  pietà 
che  non  ebbe  egli  ,  fu  compartita  a  quel  Reyio  Cadavero  dal  Conte  di  Oli- 
vares  ,   allora  Viceré  ,   il  quale  avendo  udito  un  tal  fatti  ,  col  defedarlo 
ancor  egii,  volle  onorare  la  memoria  di  un  tanto  Re,  facendogli  a  proprie 
fpefe  engger  nujvo  Scpoloro  di  porfido  ,    e  di  altri  marmi  ,  e  lo  fé  collo- 
care su  la  porta  del  Vefcovado  fuddetto  ;  vedendofi  ora  la  Statua  da  Pie- 
tro fcolpita  ,  cu  la  porta  minore  delle  tre»  che  ha  il  Pifcopio  ,  e  l'altra  su 

dell' 


De'  Stefani.  p 

dell'altra  porta  ,  che  l'accompagna  ,  anso  da  lui  feolpita  ,  è  di  Carlo  Se- 
condo ,  ambe  in  due  nicchie  collocate  ,  poiché  ambe  fono  effigiate  fe- 
denti . 

Avendo   il  mentovato  Re   Carlo   II.  ,  ad  imitazion   di    fuo  Padre  ,  q,}0  jt  > 
eietta    a'  Frati  di  S.  Domenico  una  magnifica  Chiefa  ,  a  S.  Maria  Mad-  Angì0  iref- 
dalena  dedicata  per  voto   dell'  ottenuta   libertà  ,  dalla   prigionia  del  Re  fc  la  Gliela 
D.  Pietro  di  Aragona  ,  in  cui  era  caduto  ,  dopo  l'orrendo  Vefpro  Sicilia-  d.'  S.Dome- 
no  ,  e  quella  eretta  nell'anno  1286.  con  difegno  ,  modello  ,  ed  affiflen-  "^.°.aoF0  la 
za  del  famofo  Mafuccio  ,  come  nella  fua  vita  fi  farà  menzione  ,  volle  an-  ueJ   Re   D 
cora,  che  Pietro  varj  ornamenti  di  marmo  vi  facefie  ,  nelii  quali  lavori  Pietro  d'A- 
alcuni  archi  di  Cappelle  ,   fcolpiti  di  baffo  rilievo  fi  comprendevano  ,  ol-  raSona. 
tre  gli  Altari  ,  ed  1  di  loro  ornamenti  ;  ma  di  quefli  poco  ora  fé  ne  veg-      -ummon- 
gono,  per  ledi  fopra   mentovate  ragioni.  Finita  quella  Chiefa  Regale,  niciu'c°aWr" 
la  qual  mutando  nome,   in  proceffo   di  tempo  ,  S.Domenico  Maggiore  eretta      nel 
venne  appellata  ,  convenne  a  Pietro  lavorar  prima  una  caffa  Sepolcrale  ,  il8J  poiché 
e  poi  gli  ornamenti  ,  che  foflener  la  doveano  ,  per  un  figlio  del  fuddttto  ll)  l'x-fl'an- 
Re  Carlo  ,   ed  in  quefla  Caffa  vi  fcolpi  alcune  floriette  di  baffo  rilievo  con  no.  . .  "rto 
fomma  diligenza.   Dicefi,  che   quei  Sepolcro   fatto  da  Pietro  ,  reftò  in-  ìYmdpT, 
franto,  per  eff.r  lavorato  di  marmi  gentili  ,  allorché  cadde  quella  ma-  Cai  lo    fud- 
gnifica  Chitfa  ,  nel  mentovato  tremuoto  ,  riferito  da  S.  Antonino  ,  e  che  detto. 
per  tal  cagione  non  potè  più  rifarli,  laonde  i  Frati  pifero  le  offa  regali 
unite  a  quelle  del  Principe  Filippo;  Altri  in  altro  modo  fanno  il  racconto; 
ma  il  vero  fi  è  ,  che  della  caffa  del  primo  Figlio  morto  a!  Re  Carlo  non  fi 
sa  veramente  ciocché  ne  fia  accaduto  ,  dopo  rimoffa  da  dietro  l'Aitar 
Maggiore  ,  allorché  vi  trafportarono  il  Coro  ,  che  ,  conforme  all'ufo  an- 
tico ,  flava  in  mezzo  della  Chiefa  lìtuato  in  quel  tempo  . 

In  quello  mentre  effendofi  nell'anno  1  27  f.  eretta  la  Chi-fa  di  S.  Mi-      ChLfa  di 
ria  ,  detta  a  Sicola  ,  luogo  ove  era  l'antico  feggio  di  tal  nome  ,  da  Lione  S.  Maiù    a 
Sicola,  nobile  di  tal  feggio  ,   e  gran  Protonotano  del  Regno  ,  per  Carlo  ^KOi">  e.rec- 
primo  d'Angiò  ,  e  volendo  quello  ornarla  di  pitture  ,  ne  diede  di  qu-fte  ",  .ola    L°n* 
il  penfiero  a  Tommafo  ,  il  quale  volentieri  incontrando  l'occafione  di 
fervire   un  Signore  di  ottime  qualità  ,  come  era  riputato  Leone  ,  oltre 
nll'autor.tà  ,   che  avea  ,   giacché  era  per  quelle  fue  doti   molto  amato  dal 
Re  Carlo  fuddetto  ,  gli  dipinfe   per  l'Aitar  Maggiore  una  bella  Imagine 
di  Maria  Immacolata  ,  e  ne'  muri  laterali  di  cfTo  ,  come  nella  vclta  del- 
la Chiefa  vi  effigiò  fatti  di  fua  fantiffima  vita  .  Ma  di  quelle  pitture  al- 
tro non  confervafi  ,  fé  non  l'immagine  mentovata  della  B.  V.  ,   per  l'an- 
zid.tta  cagione  di  rinovarfi  le  Chiefe  j  la  quale   Imagine    anche  al  gior- 
no d'oggi  ,  operando  molti  miracoli  ,  è  tenuta  informila  venerazion  da' 
Fedeli  j  Dapokhe  dal  Sicola  detto  effendovi  iflituita  una  Compagnia  di 
divote  perfone  ,  in  cui   furono  aggregati  con  i  due  pnmi  Carli  d'Angiò  , 
anche  il  terzo  della  cafa  di  Duralo  ,  e  Ladislao  fuo  Figliuolo  ,  operò 

U  Iddio 


i  o       Vita  di  Pietro ,  e  Tommnfo 

Lidio  per  mezzo  di  quella  Santa  Immagine  varie  grazie,  e  miracoli  in." 
fin  d'allora  ,  eh-  pero  ogni  Sabbato  foiea  vifitarla  la  Regina  Gianna 
Seconda  per  un  fuo  voto  ,  avendo  per  mezzo  di  efla  una  volta  avuta  I» 
grazia  della  fanità  del  Fratello  ,  che  infermo  di  fciatica  ,  non  avea  al  fuo 
male  alcun  rimedio  trovato  ;  laonde  ella  in  rendimento  di  grazie  ,  veni- 
va ogni  Sabbato  a  farvi  orazione  ,  come  dicemmo  ,  e  come  per  tal  fatto 
può  leggera"  da  chi  che  fia  il  marmo  ,  che  nella  fuddetta  Chiefa  di  fuo  or- 
dine vi  fu  porto  ,  con  la  feguente  memoria  , 
Re  Ladislao  Divus  Ladislaut  %ex  ,  cum  morbo  ftalica  ejjet  infiBut  ,  Convtrftfs 

lana  dalla_5  ad  B.  V.  Siciliani  liber  evafit .  D.  Joanna  forar  Ladislai  qualibst   Heb- 

1   t      pei  jomatja  in  jje  Gabbati  eandem  fumma  cum  vtneratione  vifìtabat ,  ab  ea~ 
mezzo       ai    ,  ~  ,., 

qutfta  Ima-  "f"7?»/"^'"'  fatientes  ,  farti  redibant  . 

gine.  Così  dipinfe  anche  varie  immagini  per  la  Chiefa  di  S.  Niccolò  ,  det- 

to anch'egli  a  Sicola  ,  eretta  da  Purinel/a  ,  figliuola  del  mentovato   Lio- 
Purinclla  ne  ;  ma  di  quelle  pitture  ,  alcuna  memoria   più  non  fi  vede  ,   per  le  ac- 

Sicola  e?ig-  cennàfeg  cagioni  ;  nelle  quali  Chiefe   folamente  le  Sacre  divote  Immagini 
gè  la  Crucia,-       r         .P  *  r  _  .  „      e 

ài  S.Nicola  onervaCe  '  con  tralportarli  con  muri  medefimi  ,  ove  elle    turon 

dipinte  ,  per  fomma  diligenza  ,  e  divozion  de'  Fedeli  . 
Mininoli  Aveano  in  quello  mentre  i  Minutoli ,  nobili  di  Piazza  Capuana  , 

eriggono  la  eretta  ne!  nuovo  Pifcopio  una  loro  Cappella  ,  della   qaale   avea   tatto  il 
lor°     CaP"  difegno  Mafuccio  ,  e  volendola  rendere  adorna  Hi  lavorati  marmi ,  che 
fcovado     C  ne"°  ^'tare  ^'  en"a  apporta/Tero  una  ricca  vaghezza  ,  ne  commifero  a  Ma- 
luccio il  pernierò  ,  ed  egli  vi  fece  di  gotica  Architettura  il  difegno  ,  che 
per  la  novità  molto  piacque,  elTendo  de' primi  ornamenti,  che  in  tal'ufan- 
za  più  degli  altri  riccamente  fi  alza/Fero  in  forma  di  Tribuna,  nella  Chie- 
fa Napoletana  ,  il  quale  fu  meno  in  opera  da  Pietro  ,  che  fin  fotto  la  vol- 
ta  alzò  l'acuta   piramide  dell'  ornamento  ;  e   vi   pofe  la  Statuetta  della 
B.  V.  col  Bambino  in  braccio  nella  cima  di  efla  ,   indi  in  faccia  di  quello 
corpo  ufeendo  un  altra  piramide  ,  che  di  fotto  la  prima  un  braccio  ,  e 
mezzo  veniva  a  Ilare  ,  vi  fituò  aitra  ftatuetta  ,  rapprefentante  il  Salva- 
tore ,  e  per  accompagnare  quelli  acuti  finimenti  ,  alzò  da'  lati  ,  fui  vivo 
delie  colonne  ,  che  foftengono  quella  Tribuna  alla  gotica  ,  due  pirami- 
dette  ,  nelle  cime  delle  quali  vi  collocò  l'Agnolo  Gabriele  ,  e  la  B.  V. 
Annunziata  .  Sotto  del  primo  tompagno  ,  che  fa  Tribuna  di  fopra  ,  vie 
una  acuta  lunetta  ,   anch'ella  di  gotica  bruttura  formata  ,  in  cui  vi  pofe 
tre  Ihtuette  ,  fcolpite  dall'Architetto  Mafuccio  ,  le  quali   rapprefentano 
Gesù  Crocifi/To  nel  mezzo  ,  e  da' lati  la  B.  Vergine  Addolorata  ,  e  S.  Gio: 
Evangelica  ,  e  dopo  lìeguino  più  fòtto  altre  immagini  di  Santi  ,  fcolpite, 
ed  indi  vi  fu  poi  fatto  dall'Abate  Bamboccio  il  Srpolcro  del  Cardinal  Ar- 
rigo Minutolo  ,  che  dopo  di  molti  anni  mori  ,  come  in  npprelfo  nella 
vita  di  coftui   fi  dirà  .   Di  fotto  quello  Sepolcro   fi  vedono  gli  ornamenti 
dell'Altare ,  il  quale  aiuhe  di  marmo  (la  d'intorno  abbellito  di  lavori , 

con 


De'  Stefani .  1 1 

con  molto  giudizio  ,  e  finimento  condotti.  Reftava  per  ultimo  compi- 
mento ili  ornarli  di  pitture  quella  Cappella  ,  perciò  vi  fece  Tommafo 
nelle  due  parti  laterali  delio  Altare  fuddetto  quattro  Compartimenti  di 
finto  ftucco  per  ciaftun  lato  ,  i  quali  contengono  quattro  quadri  un  Co- 
pra l'altro  fituati ,  e  quel  di  (opra  restringendoli  nella  fua  fommità  ,  ter- 
mina alquanto  in  acuto  per  accompagnare  l'ordine  della  cima  di  eiTo  Af"- 
tare  ,  che  piramidato  alla  gotica  ,  fecondo  il  cortame  di  que'  tempi  era 
formato  ,  come  già  fé  n'è  fatto  parola  . 

Efprefle  adunque  Tommalo  ne' fuddetti  otto  quadri  le  Storie  della  Storie  d 
Paflìone  di  Crifto  ,  e  nella  prima  di  l'opra   dal  canto  del  Vangelo,  tffì- Paflìone    d* 
gib  il  licenziamento,   che  fece  dalla  SS.  Vergine  ,  per  andare  a  patire  ;  Crì/fo     di. 
ed  in  elfa  oflervafi  la  Paflìone  della  dolente  Madre,  e  la  coftanza  del  fuo  P'ncs     ^a_. 
Figliuolo  .  In  quella  dell'altro  canto  vi  fece  f  Orazione  all'Orto  ,  e  vi  n°^n,aJ^ 
fono  i    tre   Appoftoli  ,  che  dormono  ,  in  attitudini  molto  proprie  ,  e  pjj^  dt.  ^P' 
graziofe  .  Sicgue  fotto  quello  del  licenziamento  la  prefa  del  Signore  nell'  natoli. 
Orto  fuddetto  ,  ove  fi  vede    il  traditore  Giuda  baciare   l'innocente  Mae- 
firo  ,  che  pazientemente  lo  guarda  ,  e  fotto  la  Storia  dell'Orazione  men-  Q-UfHe  pìt- 
tovata  ,  vi  è  quella  delfefame  ,  che  fa  Pilato  a  Crifto  ;  Così   fotto   la  Cllie  Per  0" 
prefa  all'Orto  vi  è  efprefla  la  flagellazione  alla  Colonna  ,  e  nella  crudeltà  Cardi     j 
di  quei  Miniftri  ,  fi  ofterva  la  pazienza  del  Redentore  ,  eflendovi  dall'ai-  Pìgiiacelii 
tro  canto  dipinto  l'Ecce  Homo,  additato  al  Popolo  Ebreo  da  Pilato  .Neil'  Arcivei'co- 
ultimo  ,  fituato  nel  primo  lato  vi  è  effigiato  il  Redentor  Crocififlb  ,  con  vo  .d'  Na- 
gran  numero  di  Soldati,e  di  Popolo,  e  vi  e  la  B.V.dolorofamente  coftante  ??  '.      "* 
a  pie  della  Croce  ,  eflendovi  ancora  S.  Gio:  Evangelifta  ,    con  le  Marie  ;  ja  /tAou*0 
e  nell'ultimo  dell'altro  Canto  ,  vi  è  rapprefentata  la  glonofa  Refurrezio-  /le  cole  ieri 
ne    del  Salvatore  ,  il  quale   fi  vede  in  atto   di  ufeire  dal  Sepolcro  ,  ed  i  ye  ,  non  fi 
Soldati  Pretoriani  fpaventati   per  tanta  luce  ;  ed   in  tutte  quelle  pitture'0110  '';oc- 

cercò  Tommafo   dare  unità  ,  ed  efpreffione    a'  fopuetti ,  the  elle  rappre-  c'"cf      . 
,  .  .     r     .      ,.  .     °- r  .       .  rr        gotto  picto- 

fentavano  ,  che  certamente  in  riguardo  di  quei  primi  anni  ,  hanno  tanto  re  %  cfe  ui 

di  buono  ,  e  del  ragionevole  ,  che  recano  diletto  a  chiunque   le  guarda  .  tìmamenre 

Ne  quella  è  ella  efagerazion  della  penna  ,   dapoiche  di  quella  Cappella  in-  l'altre    pic- 

tefe  di  far  menzione  il  Boccaccio  nella  novella  quinta  ,  della  feconda  gior-  'ur£dl  1uel 

nata,  nominando  la  Sepoltura  dell'Arcivefcovo  Fil.ppo  Mmutolo  ,  <he  :a     an>cJia 

iij       i  <■•!••  r       i  ii  ii.  .  ignora  ntc- 

ivi  con  gli  altri  di  tal  famiglia  e  lepolto  ,  nella  qual  novella   rende  ancor  niente  gua- 

tetlimonianza  ,  come  in  Napoli  coftumavanfi   i  ricchi  arredi  ;   laonde   da  ftu  va  colli- 
rio comprendefi  ,  che  infin  da  quel  tempo  vi  era  i!  lufl*  d'adornar  le  Ca-  "ovarle. 
fé  ,  con  nobilmente  mobiliarle  ;  or  dunque  con  quanta  maggior  ragione,    Boccaccio 
e  dovere  ,  doveano  effer  refe  adorne  le  Chiefe  ;   il  perche  conehiud.fi,  che  "'      .,  eca" 
eflendo  li  maggior  ornamento  della  Chiefa  la  Pittura  ,  e  la  S-oItura  ,  non  Gìorn.  t. 
mancarono  giammai  nella  noftra  Napoli  ,  e  Pittori  ,  e  Scultori  ,  che  l'a-  Nov.  y. 
domano  per  fupptir  con  le  opere  loro  alla  nazia  ricchezza  ,  come   ne  fan 
teftimonianza  infallibile  le  mentovate  Pitture  ,  che  a'  noftri  giorni  fi  veg- 
gono ,  infin  da  quel  t:mpo  dipinte  .  B     2  Fece 


» 


1 2       Vita  di  Pietro,  e  Tommafo 

Varie  pictu-  Fece  Tomrmfo  altre  molte  Pitture  per  varj  particolari ,  ed  avendo 

re  dì  Tom- Mafuccio  edificato  il  Palaggio  del  Conte  di  Mataloni  Carrara  fu  adornato 
ma.o  .  di  tutte  quelle  Statue  antiche,  che  poterono  averfi  i  il  compimento    delle 

quali,  con  altri  nuovi  ornamenti   di  mirino,  vi   fece  Pietro  ,  con  più 
fcorie  di  baffo  rilievo,delle  quali  alcune  infin'oggi  fé  ne  veggono   in  varj 
luoghi,  fituate  nel  Cortile  del  mentovato   Palaggio.  Cosi  Tommafo   vi 
dipinfe   molte  favole,  ed  iftoriette  ,  che  ora  nel  rimodernare    le  ftanze 
più  non    fi  veggono  ,  efilndovi   fclo  rimarca  qualche   rtliquia  in  alcuno 
antico  Camerino  ,   lafciata  forfè  ,  per   efTer   quello  fegregato  dall'ordine 
deìle  ftanze  .  Quella  difgrazia  medefima  è  accaduta  alle  pitture  eh'  e'  fece 
in  S.Gio:  Maggiore,  dopo  che  l'Architetto  Mafuccio  aveva  rifabbricata 
quella  Chiefa  ,  con  bell'ordine  alla  Romana  ,  come  nella  fua  vita  fi  dirà. 
Cesi  accadde  ad  altre   opere  di  Pittura  di  Tommafo  ,  ed  anche  a  quelle 
di  marmo  di  Pietro  ,   perciocché  fucceduta  la  morte  dell'Architetto  Ma- 
fuccio ,  circa  gli  anni  130J.  ,  volle  Pietro  onorare  la  memoria  del  caro 
amico  ,  e  tanto  più  ,  che  infino  il  medefuno  Regnante  Carlo  II.  ne  ave- 
va lentito  difpiacere  ,  laonde  volle  lavorarli  di  propria  mano  il  fcpolcro 
aiutandolo  folo  il  giovanetto  Mafuccio  fecondo  ,  il  quale  dal  primo  era 
fiato  ammaeftrato  ne'  preatti  dell'Arte  di  Architettura  ,  come  fi  dirà  ,  e 
vi  fcolpì  fu!  fepolcro  alcune  iftoriette  di  bafib  rilievo  ,  che  le  di  lui  ono- 
rate ,  e  virtuofe  operazioni  rapprefentavano  ,  ed  in  due  fra  le  altre  ,  che 
erano  più  grandette,  efprefle  quando  inoltrò  il  modello  del  Pifcopio  af  Re 
Carlo  Primo  ,  e  nell'altro  ,  quando  con  l'alllftenza  del  Re  Carlo  II.  fab- 
brica la  Chiefa  di  S.Domenico  Maggiore  ;  qual  fepoltura  fi  vedeva  infino 
a  gli  anni  ryoo.  ,  preflb  la  Cappella  de'  Gambacorta  ,   de'  Duchi  di  Li- 
matola ;  Ma  dopo  di  quefto  tempo  effèndo  fiata  rimofià  ,  forfè  per  edifi- 
carvi la  mentovata  Cappella  ,  non   fi  è  potuto  venire   in  cognizione   ove 
fituata  ella  foffe  ,  ovvero  ,   che  ne  fìa  accaduto  di  quelli  marmi  fcolpiti  , 
da  noi  deferitti  ;    Perdendofi  ancora  in  fimil  modo  altre  fatiche  di  Pietro. 
Così  variano   le  umane  cofe  ,  e  cesi  fi  perdono   le  antiche  memorie  per 
la  folita  incuria  de'  Pofieri  ,  che  fempre   più  abbondante  di  negligenza  , 
viene  a  mancare  la  venerazione  alla  virtù  di  quei ,  che  fono  già  trapaf- 
fati. 

Ma  ritornando  a*noflri  Artefici  ,  farà  bene  ,  che  feguendo  l'ordine 
incom'nciato,  fi  rapporti  a  quefto  luogo  ciocche  nelle  fue  notizie  ne  la- 
fciò  fcritto  il  Notajj  Pittore  ;  e  cos'i  continuatamente  profegnire  in  tutte 
quelle  vite  degli  Maeftri  di  cui  fece  egli  parola  ;  e  benché  in  quefta  de' 
prtfi-nti  Fratelli  non  rapporti  per  intiero  il  Catalogo  di  tutte  l'opere  da 
me  dianzi  deferitte  ,  ciò  accade  perche  non  termina  nello  fcritto  del  fuJ- 
detto  le  notizie  di  elfi  ,  ma  in  quelle  dell'Architetto  Mafuccio  ,  per  inci- 
dente le  nomina,  e  dà  compimento  all'onorata  loro  memoria  j  come  dal- 
lo firitto  che  fiegue  potrà  da  ogn'uno  vederli  . 


n 


Pie- 


De'  Stefani.  13 

,,  "Pietro  l  e  Tommafo  de'Stefana  fono  fiati  li  nolìri  più  antichi  Pit-  Gìo:  A?no!o 
„  tori  1  che  fi  trovano  notiti,  perche  erano  negli  anni  in  circa  de  lo  mil-  Crifcuolo,ne 
n  lefimo  1260. ,  e  per  ordine  di  Girlo  Primo  Franzefe  d'Angiò  ,  feciono  lu°'    Mano- 
ay  a  molte  Chiefie  molte  belle  pitture;  ma  prima  di  quelle  Chiefie  dette  ,  fc"tti. 
,,  feciono  tutta  la  Chiefa  di  S.  Frano fco  ,  che  dava  nel  Caftello  nuovo  , 
»,  prima  de' Re  Carlo  ditto    !    (  In  quello   luogo  Notar    Gio:  Agnolo  fa 
menzione  della  Chiefa  de'  Frati  de' Zoccoli  ,  edificata   dal  P.  Agoilino  di 
Aflìfi  »  vicino  S.  Maria    delle  Grazie;   le  quali  poi   furon  diroccate   dal 
mentovato  Re  ,  per  farvi  il  Cailel  nuovo  ,  come  nel  Proemio    fi  difie  ) 
e,  e  a  S.  Maria  de  la  Grazia  ,  vicino  a  lo  ditto  S.  Francifco  ;  e  poi  ha 
„  pintato  Tommafo  la  immagine  della  Madonna  ,  che  fu  fatta  per  il  Re 
9,  Carlo,  a  Santa  Maria  la  Nova  ;  avendolo  io  trovato  notato  da  Notaro 
9,  Ambruofo  Carucciolo  ,  di  Napoli,  Notaro  de  Palazzo  del  detto  Re  ;  e 
9,  nelli  iftrumenti  fatti  per  li  pagamenti  Regii  di  S.M.  ,  e  1'  immagine  di 
9,  S.  Michele  Arcangelo  nella  Ghiefa  di  detto  Santo  ,  che  era  fuori  la  por- 
9,  ta  Reale  ,  anco  fupintata  da  quefto  prima  . 

„  Pietro  lo  fratello  fece  di  S:oltura  ,  e  fece  prima  di  legno  lo  Cro- 
9,  cififlbdi  S.  Maria  a  Chiazza  ,  e  a  Santo  Liguoro  ,  quando  era  Chielia 
9>  antica  ,  e  ancora  quello  ,  che  fta  pollo  alla  Midonna  de  lo  Carmine  , 
9,  che  è  tanto  miracolofo  ;  e  ancora  tutti  quelli  che  ci  fono  dal  tempo  fuo 
9,  cioè  li  meglio  fatti  ,  come  quello  che  ora  ftà  nellla  Sacriftia  del  Pifco» 
9>  pio  ,  che  prima  flava  nello  Altare  Maggiore ,  fopra  la  Gonetta  He 
9,  Tommafo  ,  che  pure  ftà  ne  la  detta  Sacrillia  ;  come  fece  de  marmo 
9,  molte  antiche  immagini  di  Santi  ,  e  badi  rilievi  ,  e  fepolcri ,  per  va- 
9»  rie  perfone  nobili ,  e  Altari  lavorati  ;  avendo  fatte  le  Statue  de  lo  bat- 
s,  tefimoa  S.Gio:  in  Fonte  ,  e  altri  lavori  a  S.Afpremo  ,  a  S.  Severino  , 
m  con  altre  belle  Scolcure  ,  e  bone  immagini  di  Santi  ,  e  Madonne  ,  an- 
9)  co  pintate  con  devozione  ;  perche  prima  anco  fu  Pittore  ,  e  poi  fi  die- 
9i  de  tutto  a  la  S-oltura  ,  perche  Tommafo  aveva  fatto  molto  profitto 
9,  ne  la  pittura  ;  e  furono  quelli  fratelli  molto  buoni  Criftiani  ,  campan- 
9*  do  affai  vecchi  ,  infino  all'anno  15  io.  ,  e  fervirono  ancora  Carlo  Se- 
9,  condo  .  Da  loro  imparati  lo  Pittore  Pippo  Tefauro  ,  &c.  e  fiegue  cioc- 
che ftà  nel  Proemio  ,  e  nella  Vita  del  fuddettt)  Pippa  rapportato  . 

Ecco  dunque  come  da  tanti  veracifiìmi  teilimonj  refta  incontrafta-  Carlo  tvl- 
bilmente  provato  ,  come  quelli  Artefici  furono  adoperati ,  ed  in  quanto  mo,  e  Cado 
pregio  fu/Ter  tenuti  da'  primi  Re  Angioini  ,  giacche  l'opere  di  coftoro  ,  fecondo  U' 
vedute  da  Carlo  ,  primo  Ceppo  della  Cafa  d'Angiò  n.l  Reame  di  Napoli,  An.S.ió  non 
non  fi  curò  di  quelle  ,  che  in  Firenze  vedute  avea  ,  di  quei  famofi  Mae-  cf  "T"**' 
ftri  ,   ni  riferir  del  Vafari  ;.Conciotfiacofacchè,  avendo  egli  già  veduto  la  mTì  il 


rvi- 


bella  tavola  di  Ciambue  ,  allora  tenuta  per  miracolofa  ,"p?r  aver  com-  1011  dVnoftri 
ponimento  di  più  figure  ,  perche  pòi  nel  far  dipingere  il  da  lui  fabbrica-  Artefici  psr- 
to  Pifcopio,  non  fece   condurre   à^    Firenze   quel   rinomato  Artefice,  ed  c-he  1UfSden- 

ador- 


1 4       Vita  di  Pietro ,  e  Tommafo 

adornarlo  con  fue  pitture  ?  Sì  che  dunque  b  fogna  dire  (fenzairche  al- 
tro argomento  rapporti  in  pruova  dj  mia  ragione  ,  dapoiche  il  primo  ap- 
pien  perfuad  ,  anzi  convince  )  cioè,  e  h^  il  Re  Carlo ,  per  quello,  che 
poi  vidile  in  Napoli  operarli  in  Pittura  ,  Scultura  ,  ed  Architettura  ,  non 
chiamò  mai  più  Fiorentini  Maeftri  ,  ne  il  fuo  figliolo  Carlo  Secondo, 
tampoco  fi  valle  d'alcun  Tofcano  ,  come  nei  Vafari  fi  ofierva  ,  il  quale 
troppo  appaffionato  de'  fuoi  ,  di  quelli  fatti  non  fece  egli  parola  .  Così 
adunque  vedute  dal  Re  Carlo  Primo  le  pitture  di  Tommafo  de' Stefani,  e 
vedendo  efTere  ridonare  con  più  figure  ,  cofa  ufitata  da  lui  ,  gli  parve  al- 
meno in  tal  facoltà  miglior  Pittore  di  Cim^bue,  ed  altresì  nel  lumeggia- 
re^ ombrare  con  più  maniera  natunle,le  fue  figure,  che  quelle  del  fud- 
dettoMaeflro,per  la  mentovata  ragione  nel  Pro  mio  apportataci  profilar 
le  figure  di  ofeura  tinta  ;  Coftume  rozzo  introdotto  dagli  ultimi  Maeftri 
Greci  ;  e  riandando  forfè  col  penderò  ,  efTer  egli  flato  condotto  con  tan- 
te fpecialità  Fiorentine,  a  vedere  una  cofa  ,  che  avea  titolo  di  maravi* 
gliofa  (  per  la  quale  più  miracoli  ne  lafciò  fcritto  il  mentovato  Vafari  j 
il  che  accaduto  non  era  alle  pitture  di  Tommafo  ,  ma  folamente  propo- 
steli di  Ms  faccio  ,  o  da  altri  ,  avea  voluto  offervarle  ,  percib  fece  con- 
cetto nella  fua  mente  ,  eflcr  quello  miglior  di  quello  ,  dapoiche  avea  per 
confueto  di  (tonare  i  componimenti ,  e  con  ciò  drlui  fervendoli  ,  come 
fece  degli  altri  due  Maeftri,  fu  ben  contento  di  aver  fortito  la  Signoria 
di  un  Regno ,  in  cui  i  fuoi  VafTalli  etano  Uomini  di  tanto  pregio  ,  men- 
treche  potea  fervirfi  dell'opera  loro  ,  e  non  di  quella  altrui  . 

Succeduta  la  morte  dell'Architetto  Mafuccio  ,  reftarono  fconfolatif- 
fimi  i  due  fratelli  col  giovane  Maluccio  ,  per  la  perdita  di  un  Uomo  così 
eccellente  ;  come  ne  fan  fede  le  opere  fue  ,  che  ancor   oggi     coniervanfi 
dopo    di    tanti    fccoli  .  Andavano    eflì  tirmJo    innanzi   la   fopravve- 
ruta  vecchiezza  ,   non  celiando  giammai  di  lavorare,  così  Pietro  i  fuoi 
marmi  ,  come  Tommafo  le  fue  pitture  ,  psr  i  continui  impieghi  in  cui 
erano  adoperati  ,  venendo  tuttavia  dati  a  Pietro  commilfioni  di  fcpoltu- 
v    •    f     ,   re  ,  e  pochi  anni   prima  avea   fattala  ftpoltura   al  Diacono  del  Duomo 
tuie  lavora- Tommafo  Pifcicello  ,   che  morì  nel  i;oi. ,  &  in  indi  a  poco  nel  medefi- 
u   ila    pie-  ino  Duomo  lavorò  il  f.polcro  per  l'Arcivefcovo   Aiglerio  ,  morto  fempli- 
tro  .  ce  ,  e  povero  di   lavori  ,  per  un  Pre'ato  di   tanto  merito  .  Così  accade 

alle  volte  ,  che  colui  al  quale  per  dignità  gli  fiano  in  vita  molti  onori 
renduti  ,  iia  poi  trafeurato  in  morte  .  Così  fece  la  fepoltura  p.r  Filippo 
Minutolo,  che  morì  nel  1303.  ,  quell'Arci vefeovo  di  cui  fa  menzione  il 
Boccaccio.  Boccacc:0  f  ^alla  mìravigliofa  penna  del  quale,  reftb  quello  fepolcro 
eternato  nella  novella  mentovata  da  noi  ,  fituito  nella  loro  Cappella  ;  e 
qu"*fi  nel  mede-fimo  tempo  fece  Pietro  il  depofito  p.-r  Giacomo  Marchefe  , 
i!  quale  entro  ia  Chiefa  di  S.  Reftituta  fu  fituato  >  Avendo  già  fatto  alcu- 
ni anni  innanzi   in  S.  Gio:   Maggiore  a  Simone  Qoindacio  At^hidiacono 

la 


De'  Stefani.  iy 

la  fepofrufa  ,  che  poi  morì  nel  i  joo.  ,  e  nella  medefima  Chiefa  fece  poi 
quella  di  Agnello  Buccantorcio  nel  1304.  J  facendo  prima  a  S.  Lorenzo 
quella  di  Marino  Aldemarifco,  il  quale  fu  fepolto  nel  1  j  00.  ,e  di  quelle  ne 
fece  altre  per  varj  altri  Signori  da  fituarfi  in  altre  Chiefe  ,  le  quali  fon 
perite  con  gli  anni  ,   mentre  le  Chiefe  fon  modernate  . 

Aveano  circa   quelli  rmdefimi  anni  *  ricuperata   la  libertà  ,  dopo 
fette  anni  dicrudel  prigionia  ,  folferta  nel  Caftéllo  di  Montecatino  ,  Ni- 
colò ,  e  Giacomo  Sconditi  ,  nobili  della  piazza  di  Capuana  ,  i  quali  nel-       NrcoIò  , 
la  guerra  ,  che  il  Re  Carlo  Secondo  Angioino  ebbe  con  la  Tofcana  ,  eran  £    Giacoma 

colà  prigionieri  rimarti  ,  per  lo  che  voller  cofloro   adempire  ad  un  voto,  Sconditi   e~ 

1        r    "   <r-  ...  V.«  •  1»  •  ii_       \       ringoilo     ia 

che  prometto  aveano  alla  B.  V.  Annunziata  ,  per   I  impetrata  libertà  ;  Q^ìeCa  della 

qual  voto  era  di  edificare  una  Chiefa  ,  con  un  picciol  Spedale  ,   in  onore  SS.Nun*/*- 
di  effa  SS.  Nunziata  ,  fecondo ,  che  in  fogno  ne  avean  ricevuto  il  precet-  ta  per  la  ii- 
to  da  lei  medefima  j  che  però  fattone  parola  con  i  due  Fratelli  de'  Stefa-  cuPcraca  Ì4* 
ni,  come  quelli,  che  per  tante  opere  condòtte  a  perfezione  in  molto 
credito  eran  venuti  ,   ne  fu  da  Pietro  fatto  il  difegno  ,   o  come  altri  vo- 
gliono, dal   giovane  Mafuccio  fuo  figliuolo  ,    e  con  1*  alfiftenza   di  Pie- 
tro ,   fi  fabbricò  una  Chiefuola  ,  con  lo  Spedale  fuddetto  nell'anno  1  }of. 
in  cui  volendo  elfi  Signori  Sconditi  adornarla   d'immagini  ,   fecero  dipin- 
gere a  Tommafo  ,  fu  d'una  tavola  per  traverfo  ,  fu  campo  d'oro  ,  come 
anco  era  coftumanza  in  que'  tempi  ,  l'Angelo  Gabriello  ,  che  flà  inginoc- 
chioni  annunciando  la  B.  V. ,  e  nella  Tribuna  dipinfe  la  Coronazione  di 
effa  Vergine  ,  fattali  dalla  SS.  Triade  .   Cosi  ne'  muri  di  bailo  vi  fece  va- 
rie ftorie  della  Vita  ,e  Miracoli   della    fuddetta  Verg  ne  Gloriofa  ,  &  in 
elfi  vi  tffiggiò  il  fatto  della  ricuperata  libertà  de'  fuoi  divoti  Sconditi .  Ma 
né  quello  ne  gli  altri  lavori  dipinti  a  (reCco  fi  veggono   più  ;  Concioifiaco- 
facchè  volendo  la  Reina  Sancia  d'Aragona  ,  e  di  efemplare  memoria  ,  am- 
pliare il  Monifterio  da  lei  eretto  della  Maddalena  nel  1324.  ,  fi  le  cedere 
da 'Governatori  la   Chiefa   medefima  ,   e  l'Ofpedale ,  dando  ella  per  tal 
cambio  un  vacuo  incontro  ,   di  maggior  grandezza  ,  ove   ella   medefima 
de'luoi  danari  edificò  la  Chiefa  della  SS.  Nunziata  nel  luogo  ,  che  di  pre- 
fente  veggiamo  ,  nell'anno  1343.   per  la  qual   fondazione  preftò   l'affenzo 
Gio:  Arcivefcovo  Napoletano  ;   ed  in  quella  Chiefa  vi  fu  collocata  l'im- 
magine da  noi  detta  ,  dipinta  da  Tommafo  ,    tenuta  in  fomma  venera- 
zion  da'  fedeli  ,  per  la  qual  cofa  molti  doni  ella  ottenne  dalla  Real  Mu-       GjoVan- 
nificenza  di  que'primi  Regnanti .  Indi  dalla  Reina  Giovanna  Seconda  fu  1Ja  Seconda 
dì  nuovo  rifatta  per  ingrandirla  ,  effendo  divotilfima  di  quella  Santa  lm-  redificò    di 
macine  .  nuovo    la 

Per  ultimo  ,    fu  tutta  buttata  a  terra  dal  celebre  Architetto  Ferdi-  r*  ~  Jr 

j     »/     i-  1       1       •  r        1  ■<  ••     .  .    .  1  'a  SS.  Nun- 

nando  Manlio  ,  che   la  rifece  da   fondamenti    per   ingrandirla,  come  al  2jara  ^ 

prefente  fi  vede  ,  e  come  nel  marmo  fi  legge  ,   di  che  nella  fua  vita  fi  farà 

parola  .  Ma  pei  tornare  all'Immagine  della  SS.  Nunziata  ,  dico  ,  che  fu 

ella 


i6     Vita  di  Pietro ,  eTommafo 

«Ila  arricchita  di  rendite  innumerabili  da?  varj  Perfonaggì  ,  per  le  molte 

grazie  ,  che  per  Tuo  mezzo  con  edeva  l'AItiffimo  Iddio  i  e  per  la  fua  in- 

IlRe  Ladis-  terceffione  ottenne  la  Re;na  Margarita  ,  Madre  del  Re  Ladislao  ,  la  falu- 

lao  guanto  te  jj  fUQ  figliuolo  ,  ridotto  a  morte  da  febbre  acuta  j  per  la  qual   cofa 

infermità  ^on"  a  l0^3  Santa  Cafa  molte  rendite,^&  n  fra  le  altre  la  Città  di  LeG- 
per    mezzo  "a  >  come  fi  ha  dal  Regio  Archivio  ,  e  dalle  fcritture  ,  che  fi   confervano 

di  quetfa  in  quella  Santa  Cafa  ,  che  oggi  è  ricchilsima  .  Quella  di  votifsima  Imma- 
Imnug»ne_j  gjne  fatta  da  Tommafo   de' Stefani  ,  oggi   è  fituata  nell'Altare,  che  di 

ex  a   -N11"-  marmi  ifolato  vi  fece   il  Manlio,  Se  ora  fie°ue  a  tenerfi  con  una  divotif- 

fima  venerazione  da'  fedeli  ;   della  quale  dice  il  Cav.  Maffimo  Stanzioni,' 

Maflimo  ne'  c'tatl  fuo'  manoferitti  ,  che  appreffo  di  me  fi  confervano  ,  aver  egli 

Stanzicni    con  acturatifsima  "diligenza  offerv..to,   efTer  dipinta   ad  oglio  ,  fi  come 

dice  e(Ter  ancora  dice  dell'Immagine  di  S.  Maria  la  nuova  ,  aflerendo  non  avervi 
quella  I»i-conofciuto  ritoccatura  ,  Con  le  feguenti  parole  ,  che  egli  fcriflè  in  alcune 
ranca  ad  o-  note  contro  Giorgio  Vafarj  :  „  Così  confutarli  la  cofa  di  Gio:  di  Brug- 
giio  ,  ben-  r»  g'»  »  e  di  Antonello  da  Mefsina  ,  con  la  ragione  ,  che  in  Napoli  fémpre 
che  in  ai-,,  fi  dipinte  ad  oglio  ,  almeno  avanti  ,  enei  1500. ,  perche  la  Immagine 
cune  note-.  H  di  S.  Maria  la  nuova,  e  qnella  della  SS.  Nunziata  fono  dipinte  ad 
j  uc"„  oglio,  non  riconofeendovi   ritoccature  ,  dame  ben  oflervate ,  come 

effer  dlver-  '»  'e  P'tCllre  di  molti  noilri  Pittori. del  fudetto  1300.  —  Fin  qui  il  Gav: 
fa  da  quei-  Mafsjmo  ,  feguitando  egli  poi  fuo  racconto  di  Antonello  fuddetto,  di  cui 
la  dipinta-» fi  farà  parola  ,  con  riportarlo  nella  fua  Vita,  fé  pure  al  Signore  farà  di 
da  Tonima-pjacjmeut0# 

imi  C       "  ^0S1  Pr°fegHendofi  dall'  uno  »  e  dall'  a*tro  Fratello  in  dare  opera  a 

quegli  impieghi  ,  che  ordinati  venivano  tanto  da'pubblici  ,  che  da'priva- 
ti  luoghi  ,  conciolfiacofacche  fé  ben  Vecchi  gli  veJefTero  gli  amatori  dell' 
opere  loro  ,  ad  ogni  modo,  non  celiavano  chiedergli  onorate  memorie 
della  virtuofa  loro  applicazione,e  profeguendo  altresì  il  giovane  Mafuccio  i 
fuoi  (ludj ,  circa  gli  anni  1  ;  io.  vennero  j  due  Vecchi  a  mancare  ambi- 
due  ,  quali  in  un  medefuno  tempo  . 


Fine  della  Vita  di  Rjetro  ,  e  Tommafo  de' Stefani. 

n 


.Vita 


*7 
VITA    DI  MASUCCIO  PRIMO 

Scultore  >   ed  Architetto . 

ERano  già  da  più  tempo  venute  in  cofìumanza  appreso  la  maggior  par- 
te de'  Popoli  ,  L  Gote  fabbriche  ,  dapoiche   perduteli  le  buone  re- 
cede degli   eccellenti  Maeftri ,  eran  rimarle  fepolte   nelle  rovine  de5  Re- 
gni ,  oppreffi  da  tante  birbare  nazioni  ,  le   quali  quali  torrenti  Ingor- 
gando dalla  gran  Penifola  della  Scandia  ,  inondarono  le  campagne  ,  e  col 
loro  rapido  corfo  ,  vennero  a  fommergere   tutte   quelle  belle  Arti  *  cha 
più   he  altrove  ,  aveano  renduta  adorna   la  bella  Italia  ;  laonde   mancan- 
done gli  buoni  efempj  ,  fu  neceflario  quelli  (blamente  feguitare,  che  l'im- 
perizia de1  tempi  inoltrava  loro  »  e  c<  sì  cogliendoli  da'Coci  ,  o  come  altri 
vogliono  da  Francefi  con  più  ragione  ,  perche  migliori  forme  di  membri 
dimoftravano  ,  e  migliori  regole   negli  edificj ,  che  gli  altri  ,    fecondo  le 
loro  corruzioni,   li   formarono  anche    in  varie  rinomate  Città  Italiane, 
fabbriche  di  molta    onfulerazione.,  sforzandoli  pero  alcuni    più  ingegnofi, 
èi  ap?iu£,nere  a  quelle  ,  qualche  bellezza,  ovver  magnificenza  ,  acciocché 
a  gli   occhi   de'  riguardanti  almen  più   bella   appari/Te  ;  come  appunto 
prima  fecéM'Ar.hitetto  Buono  ,  defentto  dal  Vafari  nella  Vita    di  Arnol- 
fo di  Lipo  ,  il  quale  ci  è  collante  opinione  ,  che   fofTe  noftro  Napoletano, 
affermandolo  in  alcune  note  il  Cav.  Malfimo  Stanzioni;  e  che  da  Napoli  fu    Buono  fiorì 
chiamato  in  Venezia  ,  e   nell' altre  Città  ,   riferite  dal  fuddetto   Vafari  ,  neill51« 
ove  fece  quelle  munifiche  fabbriche  ,  che  nel  fuo  libro  ,  nel  citato  luo- 
go fi  leggono  ;  e  del  quale  da  noi  non  fé  ne  fa  parola  ,  per  effere    ancora 
in  dubbio  ,  fé  veramente  fu  noftro   Cittadino  ,  non   avendo  altra   telti- 
monianza,  che    quella  del  mentovato  Cav.   Stanzioni     e  dopo   Coltui 
quali  cent'  anni  fece  ancora  1'  Architetto  Mafuccio  ,  da  noi  primo  nomi- 
nato-, per  cagion  dell'  altro  ,  che   da  lui  prefe  il  nome  ;  il  qual    Mafuc- 
cio col  bello  incigno  fortito  dalla  natura  ,  e  coltivato   fra  gli  lìudj    dell' 
Arte,  tento    per  mezzo   di  fue  fatiche  ,   ridurre   al  poffibile  in   miclior 
forma  le  fabbriche  fuddette  ;  cercando  rimettere  in  piedi    le  buone  repo- 
le  di  Architettura  ,  e  conciò  far  chiaro  al  Mondo  il  fuo  nome. 

^Fu  la  nafuta  di  Mafuccio  circa  gli  anni  di  noftra  redenzione  1228., 
giacché  fi  ha  ,  che  egli  viverle  77.  anni  ,  ed  elfendo  fin  da  giovanetto 
inclinato  alle  arti  del  difegno  ,  fu  appoggiato  con  on  Pittore  7  ed  Archi-  Jn/^'"-0  r* 
tetto  Napoletano  già  vecchio  ,  il  di  cui  nome  fin  adora  non  è  venuto  in  l' Artefice!! 
noftra  cognizione,  benché  tenuto  in  quel  tempo  in  molta  conliderazio- del  deci- 
ne >  del  qu-ile  anco  a'  noflri  giorni  qualche  antica  immagine  fé  ne  confer-  fi/Tochepar. 
va  ,  ed  in  fra  quelle  (1  yenerabilte  ,  famofo  ,  e  miracolofiffimo  Croci-  lò  \  S'J"' 
Ella  ,  che  parlo  all'  Angelico  Dottore  S.  Tommafo  d*Aquino  ,  che  nella  ""in00      A" 

C  Chiefa 


1 8         Vita  di  Maluccio  primo, 

Chiefa  di  S.  Domenico  Maggiore  ,  nella  fua  Cappella  conferva!! ,  alfa 
pubblica  divozione  de' Popoli ,  ove  fu  fittiato  dopo  la  morte  del  Santo  , 
come  altresì  l'immagine  della  B.  V. ,  dipinta  al  P.  Agoftino  di  AmTi»  per 
.  la  nuova  Chiefa  da  lui  eretta  ,  ove  ora  fi  vede  il  Caftel  nuovo  ,  e  che  fu 
poi  trafportata  nella  Chiefa  nuova  ,  erettagli  da  Carlo  I.  d'Angib  ,  come 
nella  Vita  di  Pietro  ,  e  Tommafo  de*  Stefani   fi  difle  .  Coflui   con  quella 
bontà  ,  che  fu  propria  di  quegli  antichi  tempi  ,  cerco  iflruire  Mafuccio, 
in  tutte  le  buone  regole   dell'  Architettura  ,  vedendo  in  tale  facoltà  il 
fuo  genio  inchinato  ,  e  di  bello  ingegno  ,  atto  a  fuperare  ogni  difficoltà, 
apprendendo  facililììmamente   tutto  quello,  che  dalMaeftro  li  veniva 
inlegnato .  Ma  nel  più  bello  di  comunicarli  quelli  precetti  ,•  manco  di  vi-- 
ta  l'amorofo  Maeflro  ;  laonde  fconfolatiilìmo  rimafto  il  giovanetto  di- 
fcepolo  ,  ne  fofpirava  la  perdita  ,  mentre  che  li  era  mancato  in  tempo  in 
cui  egli  più  n'avea  di  bifogno  :  conciofiachè  era  già  pervenuto  alla  co- 
Appremle  gnizione    del     buono  ,     che  perciò   efféndovi  allora     fcarfezza  d'  ap- 
Arclncemi-  provati  Maeftri  ,  applicofsi  apprefso  ad  un  foreiliero  Architetto  mili- 
chitctt    {  ì  tare  ^'  °ran  nome  »  c^e  m  Vel  tempo  avea  mandato    1*  Imperador 
l'Imperador  Peder'co  a  levare    alcune  piante  da   molte   Città  d'Italia,  e  con  que- 
Fedeiico.      fio  prefo  domeftichezza  ,   potè  Mafuccio  alcun  profitto  ritrarne  ,  e  tanto  , 
che  da  fé  alcuna  fabbrica  potè  erigere  -  ErTendo  poi  fucceduta  la  mor- 
Morte   deli'' te  dell'  Imperadore   fuddetto  ,   acceleratagli    dall'  ambiziofo  Manfredi  , 
Eeder*         che  foffogollo  ,    convenne  al  mentovato  Architetto  partir  da  Napoli,  con- 
figliando Mafuccio  ad  incamminarfi  confeco  in  Roma;  ove  a  fuo  talento 
avrtbbe   potuto  offervare  quelle  reliquie    venerande  dell'  ottima  anti- 
chità ,  le  quali    erano  avanzate  alle  barbare  crudeltà  ,   per  teftimoniare  al 
ya  in  jvQ_  Mondo    le  magnificenze   di  quella  Città,  che  fu  capo   dell'  univerfo  .. 
ma.oveihi-  Quello  configlio  eflendo  dal  Giovane  difiderofo  d'imparare  abbracciato  , 
dia  le  iuione  verfo  Roma  ,    col  favio  Configliatore  s'incamminò  ,  Ove  giunto  fi  diede 
nulure-di     ad  offervare  quanto  di  bello  ,  e  di  antico  vi  era  ,.  difegtianclo   tutti   i   più 

Aj  Umetti!-  v    ir       re    •        -Mi     _j>.  r  ...  *■ 

Ia^  belli  ectihcj  ,   che  gli  fi  piravano  innanzi  . 

Ma  benché   egli  cercarle  infinuarfi  nelle  buone  ,   e  perfette   regole 
Gotiche-» dell'  Architettura  ,    non  v'era  però  chi    quelle  adoperando  ,  con  pratica 
forme  u/àte  gli  dimoftraffe  ;  perciocché  tutti  gli  Maeftri   di  quel  tempo  ,    alla  Gotica 
dappertutto  gli  edificj  \  fabbricavano  ,   e  nulla  curandofi   de'  Remani  efempj   ,  che 
luufr    r    anzi  deprezzandogli  ,aveano  talmente  introdotto  quel  barbaro  coftume  , 
che  da  per  tutto  prevaleva  ad  ogni  altro   quel  deteftabile  abufo;   laonde 
fluitandoli  da  tutti  ,  convenne  ancora  a  Mafuccio  di  feguitarlo  ,  e  maf- 
fi me  perche  avendo  voluto  da  effo  ufeire  ,    non  eragli  riufcjto  ;  così-  per- 
che i  F.ibri  ad  altro  modo  che  quello  non  erano  avvezzi  ,  come  anche  per- 
che a'  Padroni  ,  che  ordina  va  n-  le  fabbriche   (  avendo  corrotte  le  menti 
da  tali  ufr.nze  )  ogni  altro  difegno  non  dilettava  .   Non  ce/Tando  peib  egli 
dalla  fua  cominciata:  Icdevole   applicazione,  andava   p.'tfcendo  la  mente 

coni 


Scultore,  ed Archittetto.         19 

con  belli  efmplari  ,  e  giachè  non  Ji  veniva  in  acconcio  mettere  in 
opera  i  fuoi  penfieri ,  concepiti  in  migliori  forme ,  per  tanti  difegni  ,  eh» 
egli  andava  formando,  fi  applicò  a  fcolpire  in  marmo  alcun  baffo  rilievo, 
per  isf  gare  la  fantafia  ,  ad  imitazione  di  alcun  buono  efemplare  ,  di  que' 
allora  in  Roma  vedevanfi  i  Concioflìacofacchè  ,  non  ancora  in  queplì 
anni  eranfi  dilcoperte  le  belle  antiche  itatu.  ,  ed  altri  baffi  rilievi  ,  che 
in  appreflb  con  le  loro  perfezioni  accrebero  le  bellezze  di  Roma  .  Cosi 
efercitando  la  fua  ab  lità  ,  qualche  tempo  vi  fi  trattenne  ;  fervendo  di 
quando  in  quando  alcun  fogg-tto  ,  tanto  neirarte  delia  fcoltura  (quale 
continuamente  operava  ,  forfè  ancora  per  fovvenimento  di  fé  meddimo) 
come  in  Architettura  talvolta  veniva  egli  impiegato  ;  e/Tendo  allora  mol- 
to rare  le  congiunture  ,  per  ejTere  crefeiute  in  Italia  le  calamitofe  feiagu- 
re  ,  apportategli  dalle  infettine  guerre,  che  in  quel  tempo  fufeitava  l'am- 
bizione di  que'  che  in  effa  regnar  volevano  . 

Intanto  eifendo   fucceduto  nel  Reame  di  Napoli    il  Re  Carlo  Primo    c  ,j 
d'  Angiò  ,   ed  avendo  chiamato  da  Firenze  Giovanni  Pifano  ,   per  edifica-  mo  d'Ang'ió" 
re  il  Cartel  nuovo,  fi  era  quefto  principiato  ,  e  tirato  innanzi  con  bellif-  acquaiòli 
fimo  ordine  ,  e  magnificenza  veramente  reale  ;  Ed  effondo  per  cotal  fon-  Rear"e  di 
dazione  convenuto  p.r  allargarfi  buttar  giù  molte  Cafe  ,  e  con  effe  diroc-  Napoli  . 
care  altresì  la  Chiefa  de' JFrati  de' Zoccoli  ,  eretta  dal  P.  Apoftino  di  Affili,  Giovan  Pi- 
oltre  di  un  altra  intitolata  S.  Maria  delle  Grazie  ,  fu  ordinato  a  Gio:,  dal  fano.    eri£~ 
Re  Carlo  fuddetto  ,  che  piiflìmo  Uomo  egli  era  ,  che  un  altra  per  i  Frati  ge  ^  Ca/teI 
fnddetti,  quafi  a  vifta  del    Cartello   medeiìmo  ,  edificar   doveffe   ,  come  ^Mar'ia  l"a 
giàfipofein  efecuzione.  Q^fte  novelle  pervenute  all'orecchio  di  Ma- Nuova . 
fuccio  ,  li  cagionarono  qualche  (limolo  di  virtuofa  emulazione  ,  e  con  ciò 
il  defidi  rio  di  far  conofeere  a  quel  Re  il  fuo  valore  ,   in  un  qualche  model- 
lo di  magnifica  fabbrica  ,  che   in  appreflb  voleflè  edificare  ;  Che  perciò, 
fatto  r, torno  alla  Patria  ,  in  tempo ,  che    il   fopranominato   Giovanni  , 
avendo  molto  innanzi  tirato  V  uno  ,  e  1'  altro  edificio  ,  voleafi  per  lue  bi- 
fogne  partire  p  r  la  To  Peana  ,  orferfe  Mafuccio  la  fua  affillenza    per  lo 
compimento  di  éflì  ,  ed  efTendo  flato  conofeiuto  da  Gio:  per  fufficientdfi- 
mo  Macrtro  ,  1'  approvò  a  quel  Regnante;  laonde  efTo  gli  ne  diede  il  pen- 
fiero  ,  eGicr.  contentiamo  per  1'  aflìftenza  ,  che  vi  lafciava  ,  fé  ne  partì; 
Della  qual  cofa  ben  potea  farne  menzione  Giorgio  Vafari  ,  allor  che  difTe 
nella  Vita  di  quel  f'amofo  Architetto  :  che  Giovanni  Pifano   tirate  innanzi 
le  f.bbriche  ,  putì    per   la  Tofcma  ,  ove  poi    da' Pifani    fu  trattenuto  ì 
Concilfiacofache  ,  fé  ben  egli  di  Maluccio  non  fàpeff:  giammai  novella  , 
pure  (  al  rif.rir  del  Cnfcuolo  )  fapea  affai  bene  ,  che   la  direzione  ,   ed  il 
compimento  delle  fabbriche  mentovate  ,   ad  un  Ma«ftro  Napoletano  furo- 
no raccomandate  dal  medefimo  Gio:  Pifano  ,  perciocché   è  ragione  chia- 
rilfima  ,   che  non  pctean  compirfi  le  fabbriche  fenza  l'affiftenza   di  alcun 
Maertro  ,  la  qual  cofa  forfè  egli  tacque  ,  psr  non  minorare  la  gloria  de* 
Paefani  fuoi .  C     *  Ma 


20        Vita  dì  Mafuccio  primo. 

Ma  per  tornare  a  Mafuccio  ,  terminata  egli  la  Ghiefa  di  S.  Maria  la 
Nuova  ,   ed  altresì  il  Caftello  ,   fecondo  gli  ordini  dal  Pifano  Architetta- 
Reedifi       C'  ,  fé  ne  chiamò  il  Re  Carlo  foddisfattiffimo  ;  dopo  di  che  conferì  con 
jìonedel  Pi.  Mafuccio  il  penfiero  ,  che  egli  aveà  di  «edificare  un   nuovo  Pifcopio  di 
fcopìo   Na-  bella  fabbrica  ,  e  di  maeftofa  grandezza  ;  per  la  qual  cofa  ne  formò  Mar 
poietano.     fuccio  più  difegni  ,  e  moftraudoli  al  Re  ,   offerì  per  qualunque   di  quelli 
piaciuto  gli  forTe  ,  formarne  un  compiuto  modello  »  Accettò  il  Re  I'  of- 
tv        ferta  ,  e  conciò  foprafedè  dal  penfiero  ,  che  fatto  avea  di  richiamare  ,  per 
tale  importante  fabbrica  Giovanni  ,  avendo  concepito  nella  fua  mente, 
che  1'  Idea  di  Mafuccio  ,  non   foffe  punto  inferiore    a  quella  del  Pifano 
Architetto  j  e  tanto  più  ,    per  le  lodi  compartiteli   da  quello  medefimo  , 
nell'  approvarglielo  per  buon  Maeftro  i  ed  in  fatti  ,  non  s' ingannò  nel 
giudizio  ,   che  formato  egli  avea  ,  perciocché  ,  veduto  terminato  il  mo- 
dello ne  reftò  contentiamo  ;  anzi  che  d'  allora  in  poi    fece  tal  concetto 
degli  Artefici  Napoletani ,  che  mai  più  pensò  chiamare  altri  Maeftri  fora- 
fti?ri, vedendo  quai  belli  ingegni  avefTe  fjrtito  per  fuoi  Va/Talli  .  Così  im- 
mantinente die  ordine,che  il  nuovo  Duomo  edificar  fi  doverle  ,  fecondo  V 
Architettato  modello.  Cominciò  dunque  Mafuccio  la  nuovafabbrica,anch* 
ella  formata  alla  Gotica,  giacché  qusli'  ordine  prevaleva  ad  ogu' altro  ,  e 
quello  era  fiato  fcelto  dal  Re  Carlo  ,  ma  non  lafciò  di  tramifchiarvi  ab- 
bellimenti ,  e  cofe  tali  ,  che  più   graziofa ,   che    L"  altre  ,   infino   allora 
erette  ,   agli  occhi  de' rifguardanti  appaniTe  j,  tramifchiandovi  alcuni  or» 
dini  ,  che  in  que'  tempi  venivano  nominati  ,    Regole   Baricefali  ,  che  a 
mio  credere  altro  non  erano  fé  non  che   regole  fenza  alcun  ordine  parti- 
colare . 

Avanzandofi  di  giorno  in  giorno  la  fabbrica  in  cotal  modo  ,  faceva 
meftiere  ,  che  ella  reftafTe  abbellita  dagli  adornamenti  di  marmo  ,  che 
con  fcolture  della  medefima  materia  doveano  farfi  per  compimento  ;  per 
la  qual  cofa  propofe  Mafuccio  al  Re  Carlo  ,  Pietro  de'  Stefani  ,  come  nel- 
la fua  vita  fi  difl'e  ,  il  quale  datovi  opera  ,.  chiamando  in  fuo  ajuto  alcun 
altro  Maeftro  ,  e  con  fuoi  difcepoli  ,  tirorono  innanzi  il  lavoro  ;  Così 
terminato  tutta  la  parte  di  fopra  r  e  ridotta  intieramente  a  perfezione  la 
fabbrica  in  ogni  parte  della  nave  di  ballo  ,  fi  fece  ornar  di  Pitture  da 
Tommafo  ,  fratello  di  Pietro  ,  delle  quali  pitture  fi  è  fatto  parola  nell" 
accennata  vita  ;  ma  nel  compirli  la  Cattedrale  ,  e  ftando  a  buon  termi- 
ne i  mentovati  ornamenti  ,  inforfero  quelle  turbolenze  marziali,  che  fu- 
ron  cagionate  dall'  orrendo  Vefpro  Siciliano  ,  ed  efiendo  ancor  fucceduta 
la  prigionia  del  Principe  Carlo  nel  128?.  ,  il  quale  foccorreva  la  fabbri- 
ca ,  ed  indi  a  poco  la  morte  del  Re  Carlo  primo  ,  nel  fine  del  1284.  m 
tralafciato  il  lavoro  di  quella  ,  infino  che  Carlo  ebbe  ricuperata  la  liber- 
tà ,  per  mezzo  del  Re  Odoardo  d'  Inghilterra  ,  e  coronato  da  Nicolò  IV. 
a  Perugia  ,  ritornò  a  Napoli  5  ove  s agguagliato  dello  fiato  della  fabbrica 

dell* 


Scultore,  ad  Architetto.         21 

della  Cattedrale  ,  diede  ordine  ,  che  a  fine  fi  dove  ile  condurre;  e  così 
fu  del  tutto  perfezionata  la  fabbrica  della  Chiefa  Napoletana  nella  parte 
fnperiore  .  Ma  parche  di  rado  avviene  ,  che  i  Poderi  abbiano  l'ideilo  pen- 
fiero  de'  trapalati  loro  maggiori ,  cioè  ,  che  le  opere  da  quelli  comincia^ 
te  finifcano  in  ogni  cofa  ,  portando  ogn'  uno  per- naturale  indinto  di  al- 
tra cofa  operare  ,  ovvero  di  far  porre  in  eilecuz.one  ,  che  da  loro  medefi- 
mi  l'origine  riconofca  5  non  fi  curò  il  nuovo  Carlo  degli  adornamenti  di 
marmo  T  e  delle  datue  ,  che  la  facciata  della  maggior  porta  della  Chiefa 
doveano  macdofamente  rendere  ornata  ;  laonde  avvenne ,  che  fenza 
de'  fuddetti  fi  rimanefle  ,  reftandovi  ancora  alcun  altro  lavoro  di  marmo 
da  farli  per  entro  della  medefima  Chiefa  . 

Non  era  però  nel  Re  Carlo  Secondo  mancanza  alcuna  di  riverenza  ,  Chiefa  del- 
e  di  pi  tà  il  non  far  terminare  i  lavori  fuddjtti  ,  ma  un  zelo  ,  che  egli  IaMàddalsi 
avea  di  compire    unfuovoto;  conciolfi-acoficche  ,   avendo  ricuperata  la  "a  U^,^ 
libertà,   come  dianzi    fi  è  detto  ,   volle  efeguire  quanto  nella   prig.one  v  Mlgg;n_ 
del  Re  D.  Pietro  d'Aragona  promeflb  avea  all'Appoflola  d;  Crifto,  la  Mad- re  nominata', 
dalena  ;  ed  ordinò  ,  che  un  magnifico  Tempio    in  anone  delia  medefima 
fi  erigerle  ,  del  quale  formatone  Mafuccio  il  modello  ,  dopo   un  ben'  in- 
tefo  difegno  ,  e  con  elfo  foddisfatto  a  quel  Re  ,  potè   mano  alla   fabbrica 
nell'anno  1289.  buttandovi  il  mentovato   Carlo   la  prima  pietra  ,   bene- 
detta dal  Cardinal  Girardo  ,  che  appretto  la  Principell'i  Maria  fua  moglie,  Ciò:  Villani 
Legato  Apoftolico  li  ritrovava  ,  per  ordine  di  Martino  IV.  ;  acciocché  i-1  Platina-» 
avelie  diretto  con  fua  prudenza  le  cofe   della   Gafa   Reale.   Quefta  noo- ".  *  ""f 

r  r  •  ,    /v    •   .         1    .>>  r>  •         •      '  <-'»    Nicolo 

va  fondazione  erroneamente  vien  delcrifta   dall  Engenio    in  prima  ,  e  1V>  ^  q0_ 

poi  dal  Gelano  ,  chelofeguì,  nel   128?.,  poiché    nel  medefimo   anno  ,  danzo,  ed  ii 

del  mefe  di  Giugno  fu  prefo  Carlo,  allora  Principe  di  Salerno,  prigioniero,  Summoute 

da  Ruggiero  di  Loria  ,  Generale  del    Re  D,  Pietro  ,  e   daMelfina  pafsò  1K*lla  Stona 

nell'Aragona,  ove  ne  diede  cuftodito  cinque  anni  ,   ed  eiTendo  poi  liberato  J:    Seta  10 

per  mezzo  di  quel  Re  ,   che  fi  dille  ,  e   di  Papa  Nicolò  IV.  tornando   in 

Italia  ,   andò  in  Perugia  a  ritrovare  il  ludetto  Papa  ,  dal  quale   fu  corona-      Rf  Carlo 

to  Re  dell'  una  ,  e  1'  altra  Sicilia  a  29.  Maggio  ,  di  quell'  anno  1289.  nel     -t       "^  , 

■  ir  •:.      ,iv  ■      'vi-.  ,«•/•  coronatole 

qual  medefimo  anno  tornato  a  Napoli  incomincio  la  mentovata  Cniela.      <ja  PapaNi. 

In  quefta  fabbrica  volle  Mafuccio  fervirfi  in  qualche  parte  delle  buo-  culo  IV.nel 
ne  regole  de'  migliori  Maeftri  di  Architettura  ,   ed  introdurre  di  nuovo  il  ilS^- 
buon  gufto  de'  Romani ,   e   de'  Greci  ;  conciollìacchè  ,    fé  bene   ella  era      Alcuni 
in  qualche  forma  all'  altezza  Gotica  Architettata  ,  pure  nella  ftruttura  de'  Scrittori  di. 
membri  ferbava  le  regole  della  Romana  Scuola  ;  Dapoiche  nepli  ordini  de'Cono  a  Rie" 
pi  ladri ,  e  delle  colonne  ;  ravvifavafi  quello  de'  capitelli  compofiti;  facen- 
dovi ancora  molti  abbellimenti    nelle  cornici  ,  architravi  ,    dentelli  ,   e 
liftelli  fuor  dell'ufo  di  allora  ,  per  far  conofeere  qual  fovrano  intendimen- 
to gli  folle  dato  conceduto  da  Dio  ,    in  qne'  fecoli   infeliciffimi   per  le no- 
llre  Arti ,  e  per  ogn,'  altra  fcjenza  •  Poi  con,  lavori  di  marmo  fatti  da  Pie- 
tro 


1 2         Vita  di  Maluccio  primo.1 

tro  de' Stefani  ,  con  altri  ornamenti  di  Racco  ,  fecondo  J'  ufo  di  allora^ 
e  con  pitture  di  Tommafo  ,  fu  la  magnifica  Ghiefa  xenduta  all'  intutto 
compiuta  ;  come  nella  loro  vita  già  fé  ne  fece  parola  . 

Veduta  quella  nuova  Chiefa  ,  furon  date  a  Mafuccio  dagli  Uomini 
intendenti  molte  laudi  ,  dapoiche  quella  fé  ben  non  tra  della   grandezza 
del  Duomo  ,  era  prrò  di  altezza  forfè  maggior  di  quella  ,  ed  era  con  mi- 
gliori ornamenti  coftrutta ,  i  quali  come   quelli   che  difufati  fi  erano  , 
per  molto  giro  di  tempo  ,  forprefero  con  la  loro  veduta  ,  e  recarono  ma- 
raviglia a  gli  occhi  de'  riguardanti  .  Per  la  qual  cofa  crefciuta    la   fama 
dell'  eccellente  virtù  di  Mafuccio  ,  gli  fu  commefla  la  riedificazione  della 
Chiefa  di  S-  Chiefa  diS.  Giovanni  Maggiore   mentrecche  era  ella  già  cadente,  eflendo 
G.l0:  M-jjj-  fiata  alcune  volte  folamente  racconciata  ,  dopo  la  fua  prima  edificazione, 
caca6  prima  fatta  da  Goftantino  il  Grande  ;  la  qual  Chiefa  dovendofi  buttare  a  terra  , 
daJl'  Impe-  ea*  una  totalmente  nuova  riedificarfi  ,  ebbe  campo  Mafuccio  di  inoltrare 
rador  Co-  nello  inalzamento  di  elfa  quanto  egli  valeffe  nell'  arte  dell'  Architettura; 
/lancino.        perloche  formatone  fuoi  difegni ,  e  fattane  una  bozza  in  modello  ,  buttò 
i  fondamenti  ,  allargandoli  mirabilmente  dalla  mifura  della  prima  Chie- 
fa ,   efabbricolla    tutta  alla  Romana  ,  e  ficondo  le  ottime   antiche    re- 
gole di  Architettura  ,  come  infin' oggi  fi  vede  ,  benché  in    atto   fi   vada 
rilìaurando  ,  ed  abbellendo  di  lavori  de' moderni  Mucchi  le  Cappelle   di 
eifa  ,  fenza  però  alterare  l'Architettura  primiera  .   In  quella    Chiefa    vi 
lavorò  Mafuccio  con  Pietro  de' Stefani  ,  qualche  f-oltura  ,  lìccpme    avea- 
no  fatto  ancora  nel  Pifcopio  ,  ed  in  S.   Domenico  Maggiore,    nominata 
allora  la  Chiefa  della  Maddalena  ,  come  fi  di/Te  ;  delle  quali  fco  Iture  tra- 
lafcio  di  farne  parola  in  quello  luogo  ,   per  nominarle    tutte  nell'  ultimo 
diqu.fta  vita  ,  quelle  poche  che  egli  fcolp'i  ,    conciolfiacofacchè  in  quella 
facoltà  poco  potendo  ,  per  i  continui  impieghi  di    Architettura,    adope- 
rarli,  le  rinunziava  all' amico  Pietro,  cui  egli   fufficientifiimo    maeilro 
nell'  arte  della  fcolturaconofcea  ,   e  perciò  lafciavaa    lui  l'  operazione  di 
quella,  tenendofi  per  sé  il  primo  vanto   nell'Architettura,   effendoche 
per  quella  più  che  per  1'  altra  venga  egli  da'nollrifcrittori  tenuto  in  preg- 
gio  ,  e  lodato  ,  fecondo  lo  (lato  in  cui  allora  erano  le  noftre  Arti  ;  È  qui 
non  lafcieròdi  efporre  in  tal  proposto  il  mio  fentimento  ,   che    anzi  mi- 
glior fcultor  di  Pietro  io  filmerei  Mafuccio  ,    perciocché    ravvi  fanfi    mlle 
opere  Aie  di  baffo  rilievo  ,  e  nelle  fue   llatue  una    grazia  particolare,   la 
quale  par  che  manchi  a  quelle  di  Pietro;  laonde  io  non  pongo  alcun    dub- 
ito ,  che  elio  miglior  di  quello  abbia  con  più  felicità  adepuato  i  Scalpelli, 
Nulla  però  fia  di  manco  ,  fi  rendono  elfi  ambedue  commendabili  ,  per  la 
povertà  in  cui  era  V  Arte  in  que'  .tempi  . 

Rifece  dopo  Mafuccio  la  Chiefa  di   S.  Afprcmo  ,  primo  Vefcovo  ,  e 
A/'emo       Pr'mo  Cnft'anodi  Napoli  ,   battezzato  dall'  Apposolo  S.  Pietro  ;   la  qual 
Chitfa  già  fu  notata  da  Gio:  Angelo  ,  che  fu  eretta  dall'  Architat     For- 
mi- 


Scultore?  ed  Architetto.         23 

micola  ;  Così  ancora  edificò  il  Palagio  di  un  Conte  gran  Giuftiziero  (  di 
cui  non  dice  il  nome  J  e  gran  Siniscalco  del  Regno  ,  nella  Strada  di  S. 
Giovanni ,  e  vi  pofe  per  tutta  la  facciata  l' infegna  de'  gigli  ,  come  ono- 
re datoli  dal  Re  Carlo  Secondo  ,  e  quello  Palagio  veramente  ha  1'  iflefio 
ordine  di  fabbrica  che  quello  del  Contedi  Madiloni,  ancor  effo  da  Ma- 
fuccio  edificato  ;  benché  a  prima  faccia  par  che  non  corrifpondino  i  tem- 
pi .  Ma  prima  di  venire  allo  fcioglimento  di  quelle  difficoltà  ,  egli  è  di 
meftieri  rapportar  qui  fedelmente  quanto  il  Gnfcuolo  ne  fcriffe. 

„  Circa  l'anno  1260,  ci  fu  l'Architetto  Mafuccio,  che  altro  110- 
„  me  ,  e  cognome  di  lui  non  fi  è  avuto  ,  che  in  alcuni  vecchi  notamen- 
„  ti  ,  ed  Illrumenti  fatti  dal  detto  ;  nelli  quali  fi  trova  chi  per  ordine  de 
9>  lo  Re  Cario  d'  Angiò  ,  faceiTe  di  nuovo  il  Pifcopio  di  Nap  ili  ,  avendo 
9>  prima  affitli-tj  allo  finimento  della  fabbrica  de  lo  Cartello  nuovo  ,  e  de 
„  S.  Maria  la  Nova  ;  dov.  che  in  quarto  1'  aveva  approvato  lo  medefimo 
„  Architetto  de  le  dette  fabbriche  Gio:  Pifano,  prima  de  partirfe  da  Na- 
9,  poli  ,  a  lo  prefato  Re  Carlo,  per  buono  maltro  ,  efTendo  Gio:  huomo  Per  qxie/to 
„  lincerò  ;  e  pure  de  quella  Cofa  non  fé  ne  ìece  menzione  da  lo  loro  fent-  refto  v'eeh  il 
tore  ,   ne  lo  libro  de  li  Pittori  ,  e  altri  .  Ma  prima  di  quefte    cofe   è  ,l 


9)  tuie  ,     n^iviii-#i.-/wwiixi*.t.^Ai9    ^   (uni   .     i\i.a    -Ji  1  iì  i-i    ui  uii-it.      ^wi*.     w       rjj>     1* 

„  da  faperfi  come  Mafuccio  e/Tendo  giovane  ,  e  mancandole    lo  Maeflro  £aita  |cn-:. 

9,  de  vecchiezza  ,  quale  era  affai  buono  ,  che  fé  dice  ,   che   lo   Crocififlb  ta  dal   No- 

„  che  parlai  a  S.  Tommafo  d'Aquino  fu  fatto  da  lui  ,  efTendo  anco  Archi-  tajo  Pitto- 

9» 
9> 


a 
iciie- 


tetto  ,    ma  non  fé  n'  è  potuto  fapere  mai  lo  nome  ;   per  la  qua!  cofa  re> Ja  4"a'e 
Mafuccio  ftiede  con  uno  Inoeoniere  foraftiero  ,  mandato   allora  da    lota.n01 

o  c?  *  uni  Z3.  t'nn    ,« 

„  Imperatore  Federico  a  levar  piante  de  molte  Città  ;    dove   eflb  andò  ja  pjma  t}^_ 

,1  con  quefto  a  Roma»  e  vi  fi odiò  quelle  buone  cofe  di   Architettura  ,  fa-  cizia  per  nò 

„  cendo  ancora  de  Coltura  molte  cofe  per  camparfe  la  vita  .   Con.he  poi  apportar  te- 

9,  intefo  de  le  fuddette  fabbriche,  e  come  Napoli  era  flato  prefo  da  lo  Pre-  ai°. a  Jesg'' 

5,   ratto  Re  ,  fé  ne  ritorno  per  far  conclcere  la  virtù  lua  ;  dove    che  poi,  . 

9,  fatte  le  dette  cofe  ,   fece  il  Pifcopio  ,    con  un    belliffimo   modello   per 

9»  guida  ,  e  Pietro  de'  Stefano  fece  1'  intagli  ,  e  li  ornamenti  de  marmo  , 

9>  e  le  figure  (colpite  ,  che  ora  danno  fotto  le  grade  ,  e  a  le  falite   de   Io 

51  Altare  maggiore  ,  Iavorandove  anco  Msfuccio  de  fcoltura  in  tutte    le 

j>  Chiefia  che  eflb  fece  ,   come   fece  le   due   ftatue  a    la  porta  de  S.  Do- 

5»  menico  ,  allora  chiamata  quella  Chiefa  S.  Maria  Maddalena  ,  da  lui  edi- 

j>  ficata  per  ordine  di  Carlo  II.  ,  e  vi  kce  Io  bello    baffo  rilievo  de   la 

9»  ditta  Santa  con  lo  fuo  nome  fopra  ,  per  uno  altare  de  una  Cappella  de 

,,  quella  Santa  .   Ma  tutte  quelle  cofe  fono  a  modo  di  quelli    tempi  ,  n; 

?>   le  quali  Architetture  vi  è  mifchi  ta  l'Architettura  greca  ,  che  in  quelli 

9>  tempi  non  era  più  la  buona  ,  con  la  gotica  ,  dandoli  forme  baricefìli, 

9,  ed  ornandola  con  belle  fcolture  il  fuddetto  Pietro  ,  ed  un  altro  fcu'tore 

5,  del  quale  non  fé  n'  e  trovato  memoria  dei  fu  >  nome  ,  e  di  dovo  I 

w>  fi  crede  ,  che  Pietro  fotto  di  lui  chiamafit  a:t;i   fctt'tcrf  ,   pei    li  i 


2  4        Vita  di  Mafuccio  prima 

5,  lavori  ,  chedoveano  farli  ,  in  tali  fabbriche  Baricefali .  DoV«  che  Ma^ 
t,  fuccio  edificò  ancora  la  Chiefa  di  S.  Gio:  con  bella  forma  ,  ed  alla  Ro- 
»,  mana  ,  avendofi  affai  perfezionato  con  vedere,  e  (Indiare  in  Roma  quel- 
„  le  buone  mifure  ,  e  perfette  regole  de  le  buone  fabbriche  .    Rifece  an- 
si, cora  Mafuccio  in  molta  parte  Santo  Afpremo  ,  (  Intende    la   Chiefa  al 
»,  mentovato  Santo  dedicata)  „  che  era  quafi  rovinato  ì  e  quella   Chiefa 
9,  era  (lata  edificata  da  maeftro  Formicola  ,  e  Pietro  vi  fece  le  fepolture  , 
»,  per  alcuni  perfonaggi  ,  in  quel  tempo,  o   prima  mancati,  in  tutte 
»,  quelle  Chiefie  fudette  ,  ed  in  altre  ancora  ;  ma  più  nel  Pifcopio  ,  dove 
»,  fece  le  fepolture  di  due  Arcivefcovi  ,  ed  un   Cardinale  ;    dove   che  in 
»,  quello  mentre  Tominafo  dipingeva  nelle  dette  Chiefe  ,il  qual  Tomma- 
»,  fo  era  Pittore  molto  {limato  in  quel  tempo  ,  fratello  di  Pietro  .  Detto 
»,   Mafuccio  profeguendo  in  nomine  Domini  ,  fece  il  Palazzo   del   Conte 
»,  Giuftiziero  ,  e  gran  Sinifcalco  del  Regno  ,  nella    ftrada   vicino    a    San 
»,  Giovanni ,  dove  mife  li  gigli  per  tutta  la  facciata  di  detto  Palazzo,  co- 
»,  me  onore  d  toli  da  lo  prefato  Re  Carlo  Franztfe  d' Angiò .   Poi    detto 
»,  Mafuccio  fece  il  Palazzo  del  Conte  di  Madalona  ,  dove  l'ornò  di  bellif- 
»,  fime  Statue  antiche  ,  e  Pietro  vi  lavorò  di  fcoltura  il  teflo  delli    orna- 
menti .   (  Alcuni  pezzi  di  <pefte  fatiche  di  Pietro   veg^onlì   oggi  fparte  in 
vari  luoghi  del  fudetto  Palagio  )   Il  qual  detto   Conte   fece    dipingere    il 
»,  fuddetto  Palazzo  a  Tommafo  e  in  quello  mentre  Mafuccio  Architettò  li 
s,  R^gii  Tribunali  per  tenere  lajuftizia,  uno  vicino  all' altro  ,  fecondo  li 
»,  loro  uffìcj  ;   avendoli   ordinati  lo  Re  Carlo  fecondo  d' Angiò  a  io  qua- 
»,  le  Re  avt  va  edificato  prima  detto  Mafuccio  ,   con   Regole    baricefali, 
»,  la  bella  Chkla  di  Santo  Domenico  Maggiore  ,  che   allora  fi  chiamava 
»,  S.  Maria  Maddalena  .  Cesi  anco  edificò  il  Palazzo  del  Conte  di    Segni 
»,  nipote  del  Papa  Bonifacio  ottavo  ,  il  quale  lo  menò  in  Roma  ,    dove  li 
»,  fece  un  Palazzo  ,   e  la  Chiefìa  del  Cardinale  fuo  fratello  ,  di  ordine  del 
»,  Papa  fuddttto  ,  doppo  di  che  il  prtfatto  Mafuccio  tornato  a  Napoli  ,  ed 
9,  eflèndo  vecchio  ,  mori  circa  li  anni  i;of.  ,  condifgufto  de  lo  Serenif- 
9,  fimo  Re  Carlo  ,  figlio  de  Carlo  primo  d'  Angiò  ,  detto  di  fopra;  e   Pie- 
»,  tro  fece  la  fua  fcpoltura  nel  Pifcopio  da  Mafuccio   edificato  .   Dopo    di 
9,  quello  ,  crefeendo  il  figlio  del  fuddetto  Pietro  ,  anco  Mafuccio  chiama- 
to ,  &c.  Fin  qui  Notar  Gio:  Anoelo  ,  giacche  fa  di  meftiere   riportar  cioc- 
che  iiegue  nella  vita  del  fecondo  Maluccio  ,   per  pruova   dell'opere    ma- 
ravigliofe,   che  egli  fece  ,  come  da   quello   fera   apppien  conofiiute  da' 
leggitori  . 

Ora  in  quelle  riportate  notizie  del  Notajo  Pittore,  par  che  fi  ci  parano 
Difficoltà,  e  innanzi  graviffimè  difficoltà,  e  maffime  cv'  egli  dice,  che  Mafuccio  ed, fico 
loro /piega,    il  Palagio  del  Conte  Giuftinziero  ,   e  gran  Sinifcalco   del  Regno  ,  dicendo 
eiTer  flato  eretto  nella  ftrada  vicina  S.  Gio:  ,  che  in  quel  tempo  non   pc  tea 
effei  S.  Gio:  ,  detto  a  Carbonai?,  perciocché  l'edificazione  di  quella  Chic- 
fa 


Scultore,  ed  Architetto.^        ij 

fa  fu  nel  1400.  ,  laonde  non  pub  portarli  un  tal  Palagio  ,  con  l' infeonè 
de'  gigli  che  ivi  flava  ,  e  che  nel  rimodernarli  la  fabbrica  ,  molte  di  que- 
lle infegne  andarono  per  terra  ;  né  meno  par  che  fia  quello  che  ora  lì  è 
convertito  in  ufo  di  Convento  de'  PP.  Sommafchi  ,  ia  S.  Demetrio  ,  per-. 
CÌocche,vi  è  fopra  la  porta  di  elfo  l'ifcrizione  che  vi  fi  legge,in  cui  dimoftra 
efier  (lato  eretto  in  tempo  del  Re  Ladislao ,  che  in  effa  è  nominato.  Dico- 
no alcuni  ,  che  fulfe  il  Palagio  de'Duchi  di  Cafole  ,  quello  di  cui  fa  men- 
zione G10:  Agnelo  ,  elTendo  fabbrica  antica  ,  riftaurata  più  volte  da  que- 
lli Duchi  ,  a  quali  fi  dice  che  cadde  per  compra  ,  dopo  che  la  famiglia  di 
quel  Conte  Giuftiziero  fi  eftinfe  ,  e  perciò  perdutefi  le  mentovate  infigne  .' 
Ma  fappiafi  però  ,  che  appunto  quello  del  Convento  di  S.  Demetrio  è  i' 
mentovato  Palagio  ,  il  quale  fu  conceduto  dal  fuddetto  Re  Ladislao  ad 
un  difcendente  del  mentovato  Conte  Giuftiziero  *  che  poi  lopofTedè  ;  ef- 
ftndocche  ,  era  quello  Palagio  decaduto  al  Regio  Fifco  ,  per  le  già  note 
rivoluzioni  di  que'  torbidi  tempi  ,  e  perciò  il  nuovo  Signore  per  dimo- 
flrarfene  legittimo  poUéiibic  ,  e  grwu  alla,  iuarovììi  Ui  .Ladislao  ,  vi  pofe 
la  breve  ifcnzitne  che  ivi  fi  legge  . 

Così  ancora  non  deve  recar  maraviglia  fé  fi  legge  fopra  la  porta  del 
Palagio  de'  Conti  di  Madalani  il  nome  di  Diomede  Carrafa  ,  col  millefi- 
mo  1 466.  ,  per.  iocchè  in  quel  tempo  ,  che  il  fuddetto  fu  da  Mafuccio  edi- 
ficato ,  non  ancora  aveano  quelli  Signori  ottenuto  il  Contado  di  Madalo- 
ni  ,  qual  dignità  ebbero  dagli  Re  Aragonefi  ,  e  Diomede  volendo  pubbli- 
care l'onore  conferitoli  dal  fuo  Re  ,  fé  intagliar  su  la  porta  l'ifcrizione 
fuddttta  ,  dopo  rillaurato  il  Palagio  ,  edificato  da'  fuoi  maoajori ,  &  ac- 
creftiutolo  di  altri  nuovi  ornamenti  ,  e  la  gran  teda  del  Cavallo  di  Bron- 
zo fu  ottenuta  da'  fuoi  Predeceflòri  ,  per  loro  merito  ,  in  dono  dal  Cardi- 
nale  allora  Arcivescovo  di  Nipoli  ,  il  quale  fece  disfare  il 

Cavallo  nel  1322.,  per  togUer   via  la  fuperftizione  di  raggirarvi  intorno 

que' Cavali,  ,  che  dolor  nel   ventre  pitivano  ,   giacché  il  Credulo  Vol?o 

avea  tenute  per    vere  le  puerili  dicerie  del  nollro  Gio:  Villani  ,  intorno 

alla  magia  di  Virgilio  ,  come  riferifee  il  Celano  ne'le  notitie  dei  bello  ,      *'  Celano 

dell'antico  ,  e  del  curiofo  della  Città  dì  Napoli  ;  ernndo  però  eoli  ,  &  al-  ne!le  cu"°- 

tri  ,  in  dire  ,  che  il  Palagio  fuddetto  fulTe  dal  mentovato  Diomede  edifi-  j-\|  beH° 

cato  ,  e  così  l'altro  da  noi  deferitto  ,  per  le   di  fopra  rapportate  rapioni  ,"  '  * 

effendofi  quelli  Scrittori  ingannati  dal  notato  millefimo  ,  che  anzi  ,  da  ef- 

fo  fi  aggiunge  la  ditlanza  de'  tempi ,  in  cui  fiì  da'  Carrafefehi  acquiflata  la 

teda  del  Cavallo  di  Bronzo  ,  a  quel  ,  che  eiiì  portano  dell'edificazione  del 

fuddetto  Palagio,   né  quella   fu*    fatti   altrove,  che  in   q  uè  dj  mede  fi  ino 

luo^o  inììn  d'  allora  ,   fecondo   le   notizie  ,  che  n'  abbiamo   da  noflri 

Storici  . 

Ecco  dunque  difciolte  quelle  difficoltà  ,  che  in  primo  Spetto  molto 
difficili  apparivano  a  fqperat  il  ;  Rettane  ora  (blamente  di   dar  contezza 

D  d< 


2  6        Vita  di  Maluccio  primo 

Scolture  di  di  qualche  Scoltura  operata   da  Mafuccio  ,  effendo  che  ,  egli  di  tempo  iti 
Maluccio  «n  tempo  ,  tirato  dall'amor  del  difegno,  ne  formava  tal'una  ,  come  fi  diffe 
vane  parti  ,cjje  ne  jaVorJ,  ne\  Duomo  ,  in  S.  Domenico  ,  Se  in  S.  Gio:  Maggiore  ,  ol- 
tre di  altre  da  Ini  prima  operate  in  fua  gioventù  ,  delle  qualt  non  fé  ne  ha 
memoria  ,  e  di  quelle  da  noi  accennate  ,  affai  poche  fé  ne  ritrovano ,  at- 
tefocche  per  le  vicende  del  tempo  ,  diruttore  di  tutte  l'umane  cofe,  mol- 
te opere  di  lui  ,  e  di  altri  fi  fono  affatto  perdute;  ed  ancora  perche  e/Tenda 
fcolpite  in  quel  ,  quafi  diffi  barbaro  modo  ,  fono  Hate  poco  curate  da  chi 
niun  conto  ha  tenuto  di  que'  teflimonj  di  antichità  ,  Quelle  di  che  abbia» 
mo  qualche  tradizione  ,  che  lavorante  l'Architetto  medeiìmo,  che  edificò  il 
nuovo  Pifcopio,per  Carlo  primo, fi  dice  che  fono  gli  ornamenti,ed  ii  Sepol- 
cro delTArcivefcovo  Umberto,nella  medefima  Cattedrale  collocato  ,  cosi 
quello  del  Cardinale  Raimondo  Barile  ,  ed  uni  tavola  di  bailo  rilievo,  ove 
èfcolp.toCrifto  Signor  noftro,in  mezzo  due  Santi  .  Cos'i  lavorò  nel  mede- 
limo  Duomo  il  bel  Sepolcro  di  Jacopo  di  Coftanzo  ,  il  quale  era  morto  fin 
dall'anno  i-»}4.  a  cJ  j.  fuo  lcixi^w  li  fu  ui.lmato  il  Sepolcro  da' Succeilbri.. 
Così    nel  mentovato  Pifcopio  è  fua    fcultura   l' Anti-hiffimo  Crodfiffo 
fcolpito  in  legno,  fituato   nella  Cappella  de' Caraccioli  .  Nella  Chiefa 
fuddetta  di  S.  Domenico   fi  vedono  alcuni  fuoi  lavori    nella  Cappella  de' 
Garrafefchi  ,  dentro  quella  di  S.  Tommafo  .  Così  lavorò  un  ballo  rilie- 
vo ,  che  un  tempo  ftiede  nella  Cniefa  in  uno  Altare  di  Cappella  ,   che  fa 
poi  demolita  per  edificarvi  il  Coro  i  Ora  fi  vede  nel  principio  delle  nuo- 
ve Scale  del  Convento  ,  ove  dopo  pulitola  l'han  collocata  ,  ed    è  l'erfigie 
della  Maddalena  r  il  cui  nome    le  ftà  fopra   intagliato   di  lettere  gotiche  . 
Lavorò  an:ora  per  la  Cappella  de'  Minutoli  nel  Pifcopio  ,  le  tre  Statue  , 
che  fono  di  fotto  alla  tribunetta  di  marmo  *  che  già  dee  con  fuo  difepno 
Pietro  de'  Stefani  »  il  quale  l'altre  Statuette  fcolpì  T  e  quelle  di  Mafuccio 
rapprefentano  Grido  CrocifiiTo  nel  mezzo  ,  e  da'  lati  la  B.  V.  ,  e  S.  Gi  o- 
vanni .   Nel  mentovato  Cortile  del  Conte  di  Madaloni  ,  è  collocato  su  la 
Porta   delle  Italie  un  fuo  biffò  rilievo  di  figure  grandette,  ifloriato  affai 
bene,  rapprefentante  il  ratto  delle  Sabine  ,  ed  ivi  alcun  altro  baffo  rilie- 
vo di  fua  mano,  ma  affai  maltrattato  ,  fi  vede  ;  come  ancora  alcune  te- 
tte tonde  fcolpite  in  marmi  ,  così  nel  Cortile  ,  come  nelle  ftanze  del  fud- 
detto  Palagio, 

Ecco  dunque  come  virtuofamente  operando  quello  valenti/lìmo  Ar- 
tefice fi  fece  Brada  all'onore  ,  per  mezzo  di  fue  fatiche  ,  con  le  quali  ot- 
tenne ricchi  premj,  e  fingolariifiim  ftimi ,  infin  da' fuoi  proprj  Re- 
gnanti, che  umanamente  feco  trattando  ,  lo  colmarono  di  favori,  e  di 
benevolenza  ,  ed  effendo  gii  fatto  Vecchio  li  convenne  andare  in  Roma  , 
ove  fu  menato  dal  Conte  di  Segni  fai  quale  avea  prima  edificato  ii  Pa- 
'33'o  »  J  per  fabbricare  ivi  una  Chiefi  al  Cardinal  Gaetano  ,  comi  notò 
Gio:  Agnelo  Crifcuolo  i  ma  aoii  fece  egli  parola    qual  fu/Te  quella  Chiefa 

edi* 


Scultore,  ed  Architetto.        27 

edificata  in  Roma  ,  forfè  per  non  faperlo  ;  Dopo  di  che  prefo  concedo  da 
que'  Signori,  ed  avuta  la  Benedizione  dal  Papa  ,  dal  quale  era  (lato  Ili» 
mato  ,  in  Napoli  ritornò  ,  per  dar  ripofo  i  rotante  fatiche  .  Così  prez- 
zato da  tutti  ,  pervenne  all'ultima  fua  vecchiezza  ,  nella  quale  fenilmeii- 
te  portandofi  ,  applicava  per  lo  più  que'  giorni  ,  che  gli  reftavan  di  vita, 
nell'infegnare  il  fuo  caro  Allievo  ,  e  Compare  Mafuccio  ,  figliuol  di  Pie- 
tro de'  Stefani  ;  comunicando  a  quello  Giovanetto  tutte  le  buone  rcole 
dell'ottima  Architettura  ,  e  della  Scoltura  altresì  ,  acciocché  raen  diffi- 
cile ,  e  più  breve  gli  fi  renderle  il  cammino  ,  per  giunger  quanto  prima 
alla  meta  della  perfezione  .  Ma  giunto  in  fine  all'anno  fettantefimo  fet- 
timo  della  fua  età  ,  chiufe  in  pace  i  fuoi  giorni  ,  negli  anni  di  nofira  fa- 
Iute  ijof.  come  notò  il  Crifcuolo  ,  lafciando  di  se  pianto  ne*  fuoi  più 
Cari  ,  e  defiderio  negli  Amatori  della  fua  Virtù  . 

Fine  della  Vita  di  Mafuccio  Primo. 

VITA  DI  FILIPPO  DETTO  PIPPO 

TESA  URO. 


Cominciavano  ormai  i  noftri  Popoli  a  godere  qualche  quiete  fotto  il 
dominio  de'  Re  gloriofi  Angioini  ,  e  cominciavano  altresì  le  buo- 
ne Arti  ad  avere  i  loro  lìudiofi  Maeftri  ,  e  conciò  i  dilettanti  godevano 
anch'  elfi  di  quelle  virtuofe  operazioni  ;  laonde  ripigliandoli  le  ottime 
difcipline  ,  fi  ripigliarono  ancora  le  nobiliffime  Arti  della  Pittura  ,  Scoi-» 
tura  ,  ed  Architettura  ,  e  quelle  a  poco  ,  a  poco  ti  videro  di  nuovo  ri- 
sorgere ,  laddove  che  quali  fpente  dagli  Uomini  venivano  credute, 
ed  in  tal  modo  vennero  elfi  ad  accenderfi  di  defiderio  per  voler  fare  acqui- 
fìo  disi  belle  facoltà ,  per  le  quali  non  folo  utile,  ma  fupremo  onore 
doveflbno  operando  acquiilare  .  Qujndi  è  ,  che  per  confeguir  quello  in- 
tento ,  più  di  un  giovane  fi  vide  in  quelle  beli'' Arti  applicato,  come 
uno  di  elfi  fu  Filippo  ,  detto  Pippo  Tefauro  ,  che  con  gli  fiudj  di  Pittura 
cercò  fare  acquiilo  dell'  onorato  nome  di  buon  Pittore  ,  fotto  la  direzio- 
ne di  Pietro  ,  e  di  Tommafo  de'  Stefani  ,  e  per  mezzo  di  fue  fatiche  arri- 
vare ad  efler  tenuto  in  pregio  da'  medefimi  fuoi  Regnanti ,  rendendoli 
con  effe  meritevole  appreflb  di  loro  ,  come  dalla  fua  vita  vedremo. 

Non  vi  è  certezza  alcuna  dell'  anno  in  cui  nacque  Pippo  Tefauro  , 
né  chi  fuflero  i  fuoi  parenti  ,  ma  per  quello  che  fi  conghietturaJal  corfo 
della. fua  Vita  ,  fi  può  dire  ,  che  egli  nafeeife  circa  gli  anni  1260.  ,  ef- 
fendo  che  venne  a  mancar  qiìtfto  Artefice  negli  r.nni  in  circa  del  1520., 
in  età  di  60.  anni  ,  0  poco  più.  Appena   ebbe  l'ufo  di  ragione ,  che  fi 

D     2  vide 


28  Vita  di  Filippo 

vide  inclinato  alla  Pittura  ,  e^fpinto  a  quella  da  un  forte  genio  ,  fpeffo 
fviavafi  dalla  fcuola  delle  lettere  per  andare  a  veder  dipingere  alcun  di 
que'Maeftri  ,  che  allora  ordìnAiiamcnce  dipingeva  in  gualche  luogo  ,  o 
nella  propria  bottega  ;  ma  fentendo  *  che  nel  nuovo  Pifcopio  ,  redifica- 
to  per  ordine  del  Re  Carlo  I.  d'Angiò  ,  vi  lavorava  un  valente  Pittore, 
colà  portavafi  ,  per  vederlo  operare  ,  e  fpeiTo  fecondo  quello,  che  egli  ve- 
deva ,  con  il  carbone ,  nella  carta  ,  o  ne' muri  cercava  di  contraffare, 
la  qual  cofa  ofTervata  da' Fratelli  de' Stefani  più  volte  ,  facendoli  animo 
lo  prefero  a  ftar  con  effi  ,  e  comunicandogli  le  regole  con  caritativa  at- 
tenzione, e  di  propofito  ponendo  Pippo  in  efecuzione  i  loro  ammaeflra- 
menti  ,  fece  tal  profitto  nell'  arte  del  difegno  ,  che  molto  pratico  ne  di- 
venne ;  laonde  cominciò  a  dar  Opera  a'  colori  ,  ritraendo  quelle 
pitture  ,  che  alla  giornata  dipingeva  Tommafo  .  Così  avanzandoli 
Varie  ope-  fempre  piìì  nella  cognizione  dell'  Arte  ,  dipinfe  alcune  Morie  fu  i 
re  dipinte  difegni  di  Tommafo  ,  e  da  fé  fece  nella  Chiefa  di  S.  Reftituta 
dal  Teramo  una  tavola  di  Altare  ,  la  quale  benché  confumata  dal  tempo,  in- 
fino  oggi  fi  vede  ,  ed  in  cui  Ila  efprefia  la  B-  V.  col  Bambino  ,  e  d'in- 
torno vi  fono  piccioli  quadretti ,  con  varie  iiìorietfe  dipintevi  ;  Porgen- 
doli in  quelle  il  componimento  di  più  figure  ,  che  ferbano  qualche  cofa 
di  buono  ,  riguardo  a  que'  fecoli  ,  ed  alla  giovanile  età  in  che  egli  era  al- 
lora .  Dipinfe  poi  nel  Duomo  una  Cappella  per  i  Signori  Nobili  della  fa- 
miglia de'  Zurli  già  fpenta  ,  nel  Seggio  ,  ovver  fedite  di  Capuana  ,  ma 
quella  con  altra  contigua  fn  diroccata  ,  per  edificarvi  il  famofo  Cap- 
pellone di  S.  Gennarc  ,  noilro  particolar  Protettore  ,  nominato  volgar- 
mente la  Cappella  del  Teforo  ,  rinomata  non  folo  in  Italia  ,  ma  per  tut- 
.    ta  l'Europa  ,  per   lo  flupendo  ,  e  miracolofo  Sangue   di  S.  Gennaro  ,  no- 

fcil  e  il  f  le-  ^r0  Partlcolar  Protettore  . 

to  dell'ucci-  Seguita  circa  gli  anni  13  io.  la  morte  de'  Maellri  de'  Stefani  ,  feguì 

fìoue  del  13.  altresì  lo  federato  omicidio  del  B-Nicolò  Eremita  ,  il  cui  fatto   in  quello 

Nicola  Ere-  modo  racconta  PEngenio  ,   che  fuccedè  .  Abitava  quello  Santo  Uomo  in 

miÌ.\ '    .  una  Chiefnola  antica  ,  detta  prima  S. Maria  a  Gircolo  ,   ora  volgarmen- 

Cìrcolo  *  te  c'etta  S-Marìa  della  Chiufa  ,  la  quale  è  fituata  avanti  di  arrivare  all'an- 

Mari'a  R-  tica  Chiefa  di  S.Gennaro  extramenia  ,  edificata  da  S.  Severo  Vefcovo  di 

filinola    di  Napoli;  la  fama  dell'auflerità  di  fua  vita  ,  e  delle  grazie  che  a  molti  per 

Stefano    V.  je  fne  orazioni  concedeva    il  Signore  ,  .giunfe   all'  orecchio  della  Regina 

gheria'  ino-  Maria  '   figliuola  di  Stefano  V.  Re  di  Ungheria  ,  già  moglie  di  Carlo  Ili 

<=lie  di  Car-  ^e  l''  Napoli  ■>  c"e  l'anno  prima  era  morto  ;  Or  quella  avendo  più  volte 

lo  fecondo,  trattato  con  eflb  ,  per  fpecial  carità  ,  folea  mandargli  ogni  giorno  il  Vit- 

Perottino  to  per  un  fno  fervidore  ,  nomato  Perottino  .  Coftui  dopo  alcun  tempo  , 
{aa  <lt:Jia  occiecato  dal  Diavolo,  fi  pofe  in  cuore  uccidere  quello  fpecchio  di  Peni- 
Reina  ucci  tenze  ♦  e^  'n  ^ne  una  mattina  gli  dille  ,  che  in  ogni  conto  erafi  rifoluto 
de  ii  B.  ^i,  di  privarlo  di  vita  .  Il  B.Nicolò  dogo  averlo  diffuafo,  con  portargli  innan- 
cola.  2Ì 


Detto  Pippo  Tefauro.         29 

z\  il  peccato  ,  e  la  diabolica  Cuggellione  ,  con  l'offefa  di  Dio  ,  vedutolo' 
alla  per  fine  oftinato  nel  mal  conceputo  penderò  ,  fatto  fue  protette  di 
perdonarlo  ,  e  predato  per  lui  ,  pollofi  inginocchioni  ,  attefe  da  lui  la 
morte,  raccomandando  l'anima  fua  con  Comma  pace  al  Signore  ,  e  così 
colpito  dal  f  igrilego  Ccelerato  ,  rende  lo  fpirito  al  Tuo  Creatore  ;  ma  l'in- 
fame Perottino  ,  commeflb  l'eCecrando  delitto  rellò  per  virtù  Divina  im- 
mobile ,  Cenza  che  da  quel  luogo  potefle  muover  palio  ,  e  così  fu  ritro- 
vato da  alcuni  tagliatori  di  pietre  ,  i  quali  al  Santo  Uomo  Colean  la  fera 
Conlegnare  i  loro  ferri  ,  che  poi  la  mattina  avvenire  fi  ripigliavano  per 
Jorolavorii  ,  Ccaricandofi  in  quella  Ch'ieCuola  ,  Cotto  la  fua  cullodia  ,  di 
quelpefo  inutile  ,in  quell'or.;  deftinate  al  ripofo  .  Coftoro  veduto  l'Ere- 
mita uccifo  nel  Cuoio  ,  e  Perottino  con  la  fpada  ,.  o  coltello  nudo  inCan- 
guinato  nelle  mani ,  conoCciutolo  per  il  Cervo  della  Regina  a  lei  ne  die- 
dero parte  ,  la  quale  tofto  mandò  lue  genti  ,  a  vedere  ,  come  la  CoCa  lì 
folle  ,  e  trovato  il  reo  in  quel  mo  lo  ,  fu  da  lor  preCo ,  confeflando  egli 
medefimo  il  delitto  commeflb  ■>  per  la  qual  coCa  fu  condennato  ad  efler  , 
come  meritava  ,  giuftiziato  .  La  Reina  intanto  ,  dolente  per  la  morte 
del  Servo  di  Dio  ,  fece  piamente  Ceppellire  il  benedetto  corp:>  nella  fud- 
detta  ChieCuola  ,  ed  ordinò  ,  che  nella  medefimi  vi  fi  djpign -fle  la  vi- 
ta Cua ,  con  la  Cpietata  morte  datali  da  Cerottino  ,  da  Pippo  TeCau- 
ro  ,  il  quale  era  di  già  venuto  in  molta  flima  appreflb  gli  uomini 
virtuofi  ,  ed  in  ammirazione  di  ognuno  ;  ConciifiacoCacchè  andava  egli 
mirabilmente  accanzando  l'Arte  della  Pittura  ,  cercando  di  giorno  m 
giorno  fuperare  le  difficultà  ,  per  farla  apparire  più  bella  all'  occhio  de' 
riguardanti  ,  aggiungendo  grazia  ne' componimenti  ,  bellezze  ne' colo- 
ri ,  e  migliori  contorni  alle  figure  . 

Dopo  dipinta  quella  Chiefa  ,  veg^enlo  la  Reina  ,  che  era  fatto  afi- 
lo de'  delinguenti  ,  i  quali  fenza  alcuna  venerazione   del  Sacro  luogo  ,  e 
del  Corpo  del  Beato  Eremita  la  profanavano,  parlatone  con  Liberto  allo- 
ra Arci veCcovo  di  Napoli  ,  deliberarono    di  trasferire  quel  Santo  Corpo 
nel  Pi  Copio  ,  e  darli  Cepoltura  nella  Chiefa   di  S.Relt.tuta  ,  in  una  Cap- 
pelletta  contigua  alla  Cappella  di  S'.Maria  del  Principio  ,  giuda  il  delide- 
rio  della  Reina  ;  laonde  con  una  divota,  e  magnifica  Proceffione  ,   ne 
fu  fattala  traslazione  nell'anno  13  13.,  alfitleiidovi  la  mentovata  Reina, 
col  Re  Roberto   Cito  figliuolo  ,    e  l'ArciveCeovo  Copraddetto  ,  e  Cottola 
menCa  dello  Aitate  della  deCcritta  Cappelletta  ,   in   luogo  depofito,  fin- 
che   il  Signore  altro  ne  difponefTe  ,  lo  Ceppellirono .  Cosi  dato  riposai  y;t'!tC'j  1  ia 
Corpo  del  B.Niccolò,  volle  la  Reina  ,  che  ancora  in  quella  Cappella  vi  Nrcoia    di- 
Cullerò  efpreffe  da  Pippo  le  umili  azioni  della  Cua  vita  ,  perche  deflaflero  pìncidiPip- 
ne'  fedeli  inftinto  di  divozione  ;   per  lo  che  vi  dipinfe  egli   in  Varj  com-  P°  nel  Duo- 
ponimenti  ,   le  principali  ftorie  della  vita  di  ini  ,  delle  quali  faremo    in  Jl°'   "^'^ 
quello  luogo  menzione  ,  giacché  quelle  fole  oggi  fi  veggono  ,  dapoiche  i\efHunaV 

quelle 


30  Vita  di  Filippo, 

quelle  dipinte  nella  fuddetta  Chiefuola  di  S. Maria  della  Chiufa,  fono  (late 
cancellate  ,  imbiancando  i  muri ,  non  ha  molti  anni  per  ordine  de'  Fra* 
ti  Domenicani  della  Chiefa  intitolata  la  Sanità  ,  alli  quali  fu  data  per 
Eitanrita  ,  avendo  (  com'è  coSume  comun  de'  Frati  )  poco  gu  (lo  delle 
memorie  antiche,  eflendovi  (blamente  rimarla  in  quella  la  figura  di 
Perottino  ,  rhe  al  vivo  vi  fu  dipinta  ,  per  tellimonianza  del  fncceduto. 
S. Maria  del  Nella  Cappella  di  S. Maria  del  Principio,  eretta  nella  Chiefa  di  S.Rc 

Principio       fiituta  ,  anzi  incorporata  in  effa  dal  canto  del  Vangelo  vi  è  il  muro  late- 
nella  Chiefa  rale  ,  ed  è  lo  (teflb  ,  che  continuando  ,  entra  a  formar   con  gli  oppofti 
alta    Re^J"  mmi  la  CaPPelletta  dedicatasi  Santo  Eremita  ,  ove   fi  diffe  ,   che  ripofa 
il  fuo  Corpo  ;  In  quello  vi  è  come  un  arco  gotico  ,   fotto  del  quale  ,  av- 
valendofi  di  eflb  ,  ha  formato  il  Tefanro  ,  una  lunetta  bislunga  nella  par- 
te fuperiore  ,  infinoa  i  Iati  degli  angoli  acuti  ;  Indi  tirando  dal  mezzo  un 
xipartimento  divifo  con  gotiche  colonnette  finte  ,  infino  a  baffo  ,    ha  di- 
vifo  tutto  il  vano  in  fei  quadri ,  che  con  la  lunetta  di  (opra  vengono  ad 
edere  fette  ftorie  dipinte  con  i  feguenti  fatti . 
Vita  del  B.  Nella  lunetta  ha  figurato  il  fito  de' Colli  di  Napoli  ,  da  quella  parte 

Nicola  Ere-  di  S.Gennaro  detto  Eflramenia  ,   con  veduta  di  mare  ,  e  fecondo    era  al- 
mita,  dipin-  lora  quel  luogo  (  efTendo  ora  da  per  tutto  popolatiflìmo  J  e  vi  è  il  S.Eremi- 
tz    dal  Te-  ta  f  Cfie  da  lontane  parti  ivi  arrivato  ,  elegge  quel  luogo   per  fua  abita- 
zione ,  allettato  dalla  bellezza  di  eflb  ,   e  dalla  fua  folitudine  .  Nel  primo 
de'  fei  compartimenti  fi  vede  effigiato  il  B.Nicolò  ,  che  arriva  alla  Chie- 
fa di  S.Maria  detta  a  Circolo  ,   ed  entrando  la  foglia  fi  fente  infiammare 
di  amor  divino  ,  per  la  Sacra  Immagine  ivi  dipinta  ;  e  dietro  di  lui  vi  è 
una  figura ,  forfè  tfprefia  per  la  voce  ,    ch'egli  fentì  ,  che  ivi  fervi/Te  la 
gran  Madre  di  Dio  .  Nel  fecondo  laterale  a  quello  primo  ,   (ì  vede  un  Sa- 
cerdote celebrante  all'Altare  ,  in  atto  di  alzar   l'Oftia  Confegrata  ,   affi- 
ttendovi prefente  la  Reina  Maria  ,e  fua  Corte  ,  con  il  S.Eremita  ingmoc- 
chioni  ,  e  fi  vede   il  Bambino  Gesù  ,  che  a  lui  fi  volge   dal  quadretto  , 
finto  fu  dell'Altare  ,  ov' è  figurato  in  braccio   alla  Beata  Vergine  :   Noi 
terzo  fi  vede  il  Beato  ,  che    con  l'orazione    fi  libera  dalla  mala  Donna  , 
che   lo  tentava  ,  ovvero   come  altri   vogliono   ,    dal  Demonio  in    tal 
forma    ,     che  per    le   fue  orazioni  fen  (ugge    .  Nel   quarto  ,   figurò  il 
Santo   Vecchio  ,   che   ritiratoli    in  mezzo    alcune   rupi    dtfeite   ,    (la 
in  atto  penitente   difciplinandofi  ,   eflendovi    in  quefto  accopagnsmen- 
to  di  fallì ,  e  di  Paefe  .  Siegue  nel  quinto  efpreflb  la  fuddetta    Chiefuo- 
la ,  ed  appare  in  efla  l'Altare  ,  ove  è  dipinta  l'Immagine  mentovata  del- 
la B.  V.  col  Bambino  ,  ed    il  Sant'Uomo  orando  avanti  di  efla  ,  viene 
dalla  medefima  confolato  ;    Attaccata  al  muro   della  finta  Cappella  ,  ha 
parimente  figurata  Ja  fcala  ,  su  della  quale  dormiva  il  B.  Niccolò  ,  e  per 
t-fprimerlo,  ve  lo  ha  dipinto  dormendo  ,  e   diltefo  su  quella  ;    Indi  più 
fuori  (  credo  per  non  aver  altro  (ito;  vi  è  efpreflb  quando  da  pirottino  , 

fervo 


Detto  Pippo  Tefauro .         3 1 

fsrVo  (iella  Reina  ,   fé  gli  porta   il  vitto  .  Nel  kho  ,  ed  ultimo  quadroni 
vi  figurò  quando  quel  Santo  Vecchio  difpenfava   a  Poveri    tutto  ciò  ch'- 
egli avea  «Lalla  mentovata  Reina  ,  ed  in  edò  e  belliflìma    l'azione,  che 
fi  vede  .li  uno  ftorpiato  in  fra  gli  altri,  che  fi  sforza  di  arrivare  al  Santo 
prima  de' fuoi  Compagni  ,  per  aver    miglior  parte   (  com'è  colìume   de'  Le  defcrlcce 
poveri  ì  ,   e  viene  a  fare  alfài  bella  veduta  .   Eflendovi  nell'altre  Storie  Azioni  _  del 
deferitte  ,  figurette  affai  buone  ,  e  maifiine  in  quello  ,  in  cui  la  S.MefTa  d)  invaila 
fi  afcolta  ,  ove  il  Sacerdote  è  propriamente  vellico  degli  abiti  Sacerdotali,  fua  Cappel- 
li quale  tutto  ,  che  dipinto  in  que'  barbari  lecoli  per  la  Pittura  ,  pure  ftà  la  ,    alcuni 
dipinto  beniffimo  ;   quelle  dipinture  fono  anche  accennate  dall'Engenio  anni     dopo 
nella  fua  Napoli  Sacra  al  f.  628.  *™£  dl£" 

Avea  dipinto  nel  muro  di  fopra  l'Altare  della  Cappella  la  morte  |crittoreji 
data  da  Perottino  al  Santo  Vecchio  ,  ma  nel  rimodernarli  il  fuddetto  Al- delle  pre- 
tare ,  e  adornarfi  di  marmi  ultimamente  fu  rifatto  anche  il  maro  della  (enei  Vice  , 
Cona  più  indentro  ,  per  tornarvi  più  capace  la  Cappelletta  ,  perloche  fi  J.on°  im^ 
perd  rono  le  pitture  dipintevi  dal  Tefauro  ;  in  luogo  delle  quali  vi  fi  è  cafg  er  po. 
ripifto  un  moderno  quadro,  che  efprime  medefimam  :nte  il  fagrilegoco  giudizio 
omicidio  de!  Servo  di  I  ),o  ,  il  di  cui  Corpo  ,  come  primi  ,  anche  ripola  dal  Sagrili* 
fotto  la  menfa  dell'Altare,  nella  medelìma  caffa  ,  lavorata  di  preziofo  no  d»  S.Re- 
mofa.co  ,  che  fu  coitrutta  per  ordirne  della  divata  Reina  ,  già  mentovata  'V^Jjj  ^ 
di  l'opra  .  Così  molte  altre  pitture  di  quello  Artefice  in  altri  luoghi  fi  fon  ber(>  dì  cià 
perdute  ,  p.r  la  m.defima  cagione  di  rimodernare  le  Chiefe  ,  e  le  Cap-  cotdoglto,  e 
pelle  ;  ben.he  in  alcuni  luoghi  fiano  Hate  per  riverenza  confervate  alcu-  fra  quelli  il 
ne  immagini  ,  ponendovi  fidamente  fopra  di  efl'e  altro  quadro  ,  o  per  ef-  Cardinal 
fer  di  mano  Celebre  ,  ovvero  per  dedicar  la  Cappella  ad  un  tal  Santo,  pj^^jy 
come  appunto  è  avvenuto  nella  Chiefa  di  S.  Maria  Donnaivina  ,  ove  nel-  Arrivefcova 
la  Cappella  ch'è  vicino  al  Comunicatori©  ,  vi  è  dipinto  nei  maro  fopra  a;  Napoli  , 
l'Altare  una  Immagine  delia  I).  V.  col  Bambino  ,  e  quella  reità  coverta  allor  viven- 
dal  quadro  che  vi  è  l'opra  ,ov'è  l'Immagine  altresì  delU  B.  V.can  S.Lo-  te  ,  come  lo 
renzo,  e  S.Francefio  a'  quali  per  particolar  divozione  fu  la  fuddetta  Cip-  "-'J^g^ 
pella  dedicata  dopoi  ,  e  per  venerazione  dell'Imagine  di  Maria  V.  di-  "CQfe  fcriVe  , 
pinta  da  Pippo  fi  lafciò  intatto  quel  muro. 

Terminata  quell'Opera  dip-nfe  Pippo  alcune  figure  ,  che  rapprefen- 
tavano  le  Virtù,  in  una  Cappella  del  Duomo  ,  che  fu  delia  Famiglia 
Pifckella  -  poi  fotto  altro  dominio  pallata  ,  fu  in  procedo  di  tempo  ri- 
modernata ,  e  dipinfe  altresì  per  Riccardo  Pifcicello  una  Cona  di  Altare 
da  collocarli  nella  fua  Cappella  dentro  la  Chiefa  di  S.  Reftituta  .  Qaefle 
virtù  f  prad  lette  vedute  dall'Arcivefcovo  Umberto  ,  li  fecero  voglia  di 
farne  altre  dipingere  intorno  al  Maggiore  Altare  del  Duomo  ,  in  alcu- 
ni  fpazj  ,  che  eran  vuoti  rimarti  di  pitture  ,  non  terminate  ,  come  u 
dille  da  Tommafo  de'  Stefani  ,  per  le  quali  figure  meritò  Pippo  molta  lo- 
de in  quei    tempi   ,  in  cui  cofa  migliore  di  quella  non   enfi   unqua 

Ve- 


5  32  Vita  di  Filippo 

Guglielmo  veduta  ;  che  perciò  invaghitoti  di  effe  ,  e  dell' a/tre  Opere  del  Tei 
Toccofadi-fauro  Guglielmo  Tocco,  delìderofo  di  ornare  ancor' egli  la  fua  Gap- 
fiuCappdìa  Pe^a  eretta  "el  P'fcopio  ,  in  Tito  laterale  all'  Aitar  maggiore  ,  ordinò  a 
oelPiicopio  Pippo  «  che  le  Storie  della  Vita  di  S.  Afpremo  ,  primo  Vefcovo  di  Napoli, 
ordinato  dall'Appoftolo  S.Pietro  ,  ed  il  di  cui  Corpo  ripofa  Cotto  1'  Altare 
.di  quella  mentovata  C-ppelIa  a  lui  dedicata  ,  dipinger  vi  doveffe  ,  e  Co* 
pra  dello  Altare  vi  effigiane  l'Immagine  della  B-  V.  al  naturale  ,  col  Bam- 
bino ,  con  da'  lati  lui  ,  cioè  Guglielmo  mentovato  ,  ed  un  altro  di  fua 
famiglia  inginocchio™  ,  e  quella  ancor' oggi  fi  vede  ,  fervendo  di  Cona 
l'Aitar   fuddetto  .   Dipinfe  poi  le  Storie  di  S.  Afpremo  in  figure  picciole, 
ma  non  così  ,  the  non  fuffero  alla  mifura  della  quarta  parte  del  naturale  , 
compartite  in  più  vani ,  come  anche  vi  dipinfe  la  volta  della  Cappella  ,  e 
la  Tribuna  ;  Ma  di  quelle  non  occorre  farne  altra  menzione  ,   concioifia- 
cofacche  quella  Cappella  fu  una  di  quelle  ,  che  cadde  ,  mentre  ,    che  nel 
tremuotodel  1446.  ballando  la  Cupuletta  della  Tribuna  ,   la  quale  era 
alta  ,   e  tonda  ,  lavorata  alla  gotica  ,   e  mancandoli  un  piede  di  una  Co- 
lonnetta ,   poiché  fopra  un  ordine  di  quelle  pofava  ,   con  bel  capriccio  la 
fuddetta  Tribuna  ,  come  nella    Vita  di  Mafuccio  primo   fi  dille  ,  cadde 
xovinofamente  fui  tamburro  di  quella  Cappella  ,  e  rovinando  ne  tirò  mol- 
ta parte  delle  Storie  già  dette  ;  laonde  rifacendoli  poi  la  Cappella  ,   furo- 
no dipinte  di  nuovo  dall'  ultimo  ,  e  più  valente  Tefauro ,   e  quali  per  fa- 
talità parve  ,  che  il   cafo   folle   fucceduto  ,    acciocché  da  così  eccellente 
Maeltro  del  medefimo  Cafato  ,  egregiamente  fijffe  complita  ,  come  nella 
fua  Vita  diremo  . 
S.  Mana_»  Finite  quelle  Storie  nella  Cappella  Tocco  ,  dipinfe  Pippo  1'  Immagi- 

della  Lioe-  ne  jj  <^  Maria  della  Libera  nella  fua  Chiefa  ,    la  quale  oggi  confervafi    su 
dell' Aitar  Maggiore  ,  con  fomma  venerazione  de' Fedeli  ;  ed  avanti    di 
,  j  quella  Immagine  ibleano]fare  Orazione  le  Regine  Giovanna  prima  ,  e  fe- 

conda .   Circa  quello  tempo ,  effendofi  edificata  la  Chiefa  di  Montevcrgi- 
Bartolomeo  ne  ,  per  ordine  di  Bartolomeo  di  Capoa  ,  Gran  Conte  di  Altavilla  ,   vol- 
di  Capoa  fu  je  quello  virtuofiffimo  Cavaliere  ,  che  fufle  adornata  di  buone  pitture  dal 

eccL  enti  -   pjpp0  .   per  j0  cjie  datagliene  commifiìone  ,  vi  dipinfe   egli   alcune  Sfo- 
llino ne.la_j    . *%  .      i  .       ,.       _ .     *>  '    ■       ,     «  s 
Glurifpru-    rie  "ella  "lEa  dl  no'^a  Donna  j   ma  pjr  efferfi  riedificata  ,   ed  ingrandita 
denza.e  tato  la  Chiefa  nel  1  f88.  altro  di  lui  non  fi  vede  fé  non  che  1'  antica  Immagine 
che  egli  di.  della  B.  V.  ,  trafportata  nella  Cappella   della  Famiglia  d'  Afflitto  nobile 

del  ReRtt  del  Se»°ìo  di  Nido  '  Ai  un  P*'flc»pe  della  Famiglia  Caracciolo  ,  che  abi- 
jjC..to  ;nnan.  tava  preffo  la  Cattedrale  ,  e  proprio  vicino  la  Chiefa  di  S,  Stefano  ,  di- 
zi  al  Papa  pinie  m  un  muro  del  fuo  Palagio,  in  frtf'co  S.  Anna  ,  e  la  B.  V.  »  col 
Clemente-»   Bambino,  le  quali  Immagini  Sacre   eran  tennte  dalla    fua   Famiglia    in 

V.  "n  Avi-  or:  n  divozione  ;  per  tante  grazie  ricevute  ,  e  per  i  gran  prodigi  operati 
gnonc.,         ja  jjj0  per  mt.2Z0  joro  _ 

Dipinfe  ancora  quello  Pittore  in  altri  Sacri  publici  luoghi  ■>  co"ie 

una 


Detto  Pippo  Tefauro.         33 


«na  Cappella  aS.  Giorgio  Maggiore  ,  molti  frefchi  nella  Chiefa  di  S.Pie- 
tro ,  e  Paolo  ,  ed  in  quella  accennata  da  Gio:  Agnolo  Crifcuolo  ,  «letta 
Monferrato  de'  Goti ,  della   quale   ora   non  ve  n'  è  memoria  ,   percioc- 
ché quella  .,  che  oggi  d  vede  in  faccia   al  Cartello  nuovo  ,  è  diverfa  dalla 
qui  mentovata  ,  volendo  alcuni  noflri  Scrittori   ,  che  in  luogo   di  quella 
già  demolita  fuife  pò»  quella  eretta  ,  ma  in  fito  differente  dal  primo  .  Così 
dipinfe  la  Tribuna,  ed   intorno  l'Aitar  Maggiore  di   S.  Gio:  Maggiore  , 
in  cui  vi  fece  le  Storie  della  V.ta   del  Santo  Precurfore  di  Grillo  ;  Ma   ir» 
quella,  e  nelle  altre  Chiefe   fuddette,  le  nominate  pitture  più   non  fi 
veggono,  eccetto  che  nella  vecchia  Chiefa  di  S.  Pttito  ,  ove  fon  poche 
renquie  di  effe  ;  Eflendocche  ,  parte    perdutefi  dagli  anni  ,  e  parte  but- 
tate giù  per  rifabbricarli  le  Chiefe  mentovate  ,   non  refta   a(tro  vefliggio 
di  loro  ,  le  non   qualche   miferabile    avanzo  guaito  dal   tempo,  ed  ab- 
bandonato, dall'ufo  difiru-flo    delle  fuddette  per  1' erezione  delle  nuove 
Chitfe  ;   avendone  raccolte   le  memorie  da' già  noti  manofentti    del  No- 
tai 3  Pitt  ore  ,  che  in  tal  forma  ne  lafciò  le  notizie  in  quelle  di  Pietro  ,  e 
di  Tommafo  de' Stefani^  riportate   altrove  per  altro  oggetto  ,  che  così 
dice. 

Da  loro  irij-arò  lo  Pittwe  Pippo  Tefauro  ,  lo  quale  da  ficcalo  anda- 
va a  vederli  d  pi)  gere  ,  che  migliorò  tanto  la  l'i  t  tur  a  ;  benché  più  anti* 
camente  ci  fu  un  altro  Tefauro  3  e  qui  narra   di  ..quello,    che  fervi  Ca- 
ttanti no  ,   già  da  noi  accennato  nel  Proemio  delle  V.te  ,  poi  f,ggiun?e  )  1 
ma  qttejìo  moderno   ha  dipinto  nel  Pifcopio  per   li  famiglia   Tqcco  ,  per 
l'Arcivefcovo  le  virtù  fotto  la  Tribuna  ,  dopo  dipinto  quelle  a  S.  I\ejitu- 
ta  p'r  li  Pifcicelli  ,  e  la  Storia  de  lo  Santo  Eremita   a  la  Madonna  de  lo 
Trinci  pio  ,   dopi  quella  dipinta  de  lo  me  de  fimo  a  S.  Maria  a  Circolo  ,  e  ha 
dipinto  ne  la  antica  Chiefa  di  S.  Petito  ,  a  S.  Pietro  e  Paolo  ,  a   S.  Gio: 
Maggiore  ,  e  a  Monferrato  de  li  Goti  ,  che  non  c'è  più  ,  come  ora  S.  Pie- 
tro ,  e  Paolo  detto  fi  fa  Chiìfìa  ds   li  Giefuitj   de  lo  Collegio  i  dove  che    h 
pitture  di  Pippo  fi  cono f cono  a  la  fua  maniera  antica  . 
-E'però  di  avvertire,  come   in  quelle    riportate  notizie  fi  fono  dipinte 
l'opere    deli' anti  ho  ,  e    del   moderno  Pittore,  eflraendone  folam  nte 
quelle  Jdi  Pippo  per  compire  alla  prelente   bifogna  ,  attefoche   in  quel/e 
,pr,ginaii    di  Notar  Gio:  Agnolo  veggonlì   quafi  in  confufo  quelle  opere 
mefcokte  infume  ,  pvver  polle  come  in  abbaglio  ,  nell'uno  quelle  deli' 
altro  . 

Ma  quello  ,   che   maggior  contento  avrebbe  agli  Amatori  recato 
ora  è-cagion  che  in  doglia  iza  rivolgafi  ,  perciocché  alcune  tavole  dipin- 
te ,  che  ferviron  per  conette   di  Altare   ntll    C.-.tt;  drale  ,  in  S.  Domeni- 
co ,  ed  in  S.  Giovanni  Ma  ;_;iore  ,  eflVndq  flato  tr  .'portate  in  altre  Chie- 
fe ,  e  1     ate  ne'  loro  A'tari  ,  fono  poi  così  andate  a  male  ,  the  ormai  non      * 
Ve  n:  r     a  ricordanza  veruna  ,  efìl-ndofi  perdite  per  l'incuria  ,  che  n  u 

E  è  pò. a 


34  Vita  di  Filippo 

è  poca  appreffo  i  Frati  ,  ed  i  Preti  ;  concioflìacofacchè  nel  rimodernarli 
Nella  Chic- le  Chitfe  ,  ed  ingrandirli  le  Tribune  ,  e  gli  Altari  ,  eflendone  (late  tol- 
la  ui  S.Lo-  te  per  altre  più  moderne  ,  e  fecondo  l'ufo  riporvi ,  di  efle  facendone 
rem.o  fi  ve-  poco  cor)to  }  je  j,^  lOCato  per  alcun  tempo  allora  in  alcun  peggior  canto 
voie  ariti-  ^'  Sacriftia  »  e  dopo  i  di  loro  Succe/Ton  ,  nulla  curandofi  di  quelle  anti-. 
che  tenute  che  pitture  ,  che  anzi  {limandole  a  vile  ,  togliendole  da'  riporti  luoghi  , 
inpococócoo  l'han  buttate  in  un  canto,  ovvero  per  qualche  picciola  ft<ma  (erbata 
che  fon  die-  a  tal'una  Immagine  ,  che  già  fu  venerata  (opra  di  alcuno  Altare  ,  ne  bau 
vf°  -,  fatto  dono  a  qualche  povero  Artigiano  ,  ovvero  a  femplice.e  divota  fem- 
e  fra  quellm'nui-cia  »  Ed  a  me  è  convenuto  più  fiate  andare  per  l'altrui  cafe  ricer- 
Je  Cappelle  cando  quelle  tavole  ,  che  in  que'  Secoli  fopra  di  tali  Altari  furono  efpode 
Ve  ne  fono  a]|a  pubblica  divozione  de' Popoli  ,  ed  in  tale  inchieda  non  poca  fatica  » 
antichuTinic  e  travag|j  jj  cattivi  incontri  foifrire  ,  avendo  ogni  cofa  tollerato  per  l'o- 
sti V  altra-» nor  c^t"a  ^atr'a  »  in  ^"ar  tornare  in  vita  cotanti  fuoi  V^rtuolì  Cittadini  , 
auafi  in  ma-e  per  beneficio  de' Profeflbri  ,  ed  amore  delle  noftre  Arti  ;  Che  perciò 
gazini  ai  coporterò,m  teftimonianza  di  quelle  mie  diligenze  ,  la  tavola  da  me  ritro- 
ie inutili  ri-  Vata  del  Tefauro  in- cafa  di  Maedro  Girolamo  Farrajolo  Calzolajo  , 
^'c  di  i  Ile  a^ICa  mcontro  'a  Chiefa  di  S.  Maria  Vjiitapoveri  ,  qual  tavola  diede 
dìuneOe.  moltirlìmi  anni  su  l'Altare  di  S.  Giacomo  ,  detto  degli  Italiani  ,  a  didin- 
Tavole  ef-zione  di  quella,  che  ora  vien  detta  de'  Spagnuoli  ,  eretta  da  D.  Pie- 
pofte  su  gli  tro  di  Toledo  ,  dal  quale  Altare  in  procedo  di  tempo  fu  tolta  ,  per  ripor- 
Altau  di  vi  l'Immagine  della  B.V. ,  che  al  prefente  vi  fi  vede  .  In  qtieda  tavola, 
Chiefe  do-c^e  ^  ^'  7"  '  e  ^"e'  Pa'm'  dipinta  ad  olio  »  fi  vede  efprtffa  la  no^ra  Don- 
nate  a  varie  na  col  Bambino  in  braccio  a  federe  in  mezzo  ,  eflendovi  da  un  lato 
oiuinarìt-.  S.  Sebadiano  ,  e  dall'  altro  S.  Giacomo  Appodolo  ,  e  fotto  la  figura  del 
perfone,tro- s,  Sebadiano  fuddetto  vi  Ci  feorgono  alcune  lettere  ,  le  quali  parte  perche 

vate       a     furon  fcrJtte  con  dolce  colore  ,  ed  ancora  per  i  tormenti  ricevuti  nel  vo« 
Ancore   con  .....  r»  •  n  .- 

rauca  e  ma-  'er  puuzzare  la  pittura  con  acque  corrolive  ,  poco  in  quello  tempo  fi  veg- 
li incorna  .  gono  ,  leggendovi!!  però  nelle  feguentj  lettere  li  fottoferizione  del  Tefau- 
ro ,  che  fegnolla  per  edere  1\  pera  affai  buona  ,  ed  in  cui  egli  forfè  molto 
L'altra  fi- fi  compiacque  ,  e  fono  quede  medefims  che  qui  riporto  :  Tef.  itr.  130.  : 
gui  t  deli  ab  Le  figUre  di  queda  tavola  fono  buoni/lime  ,  ed  il  S.  Sebadiano  dà  in  bei- 
carta  t  a' da*ìr  l'^ima  podtura  ,  ed  è  ben  contornato  ,  che  fa  maraviglia  in  riguardo  a 
antichità  ,   qua' tempi. 

però  fi  ere-  In  alcune  Scale  delle  Camere  del  Sagredano  della  Chiefa  nominata 

de  lu  figura  S,  Pietro  a  Fularo  vi  è  una  tavoletta  per  traverfo,  che  diede  prima 
1  "*  rei  Maggiore  Altare  ,  e  per  caufa  d'ingrandire  ,  e  modernare  la  Chiefa 
ne  fu  tolta  ,  e  ripoda  in  fuo  luogo  altra  tavola  dipinta  di  miglior  dile  , 
perche  ne' migliori  tempi  operata  ,  e  la  prima  fu  meda  in  luogo  molto 
umido  ,  e  per  mio  avvertimento  collocata  ove  oggi  fi  vede  i  In  e/Ta  vi  è 
efpreffi  la  B.  V.  in  mezzo  ,  a  federe  col  Bambino  in  braccio  ,  da  un  lato 
S.  Michele  Are  a  ngelo  ,  S.  Caterina  ,  e  S.Aiitouie  Abate  ,  dall'altro  canto 

vie 


Detto  Pippo  Tefaurò.  3  j* 

vi  è  S.  Orfola  ,  S.  Maria  Egizziaca  «  e  S.  Francefco  di  Adì  fi  ,  opera  vera- 
mente degna  di  laude  ,  per  lo  componimento  che  in  se  contiene  ,  ed  in 
quefta  anche  il  Tefauro  ha  fegnato  il  fuo  nome  . 

Per  tutte  queftj  opere  mentovate,  era  venuto  Pippo  Tefauro  in  mol- 
ta ftiim  non  folo  de"  Cittadini  di  Napoli  ,  e  que'  del  Regno  ,  ma  de'  Po- 
poli ancora  di  molti  lunghi  d'Italia  ,  per  Io  che  non  mancandogli  le  com- 
rniflìoni  de'  fuoi  lavori  ,  cercava  per  mezzo  di  eflì  maggiori  onori  ,  quan- 
do che,  prevenuto  dalla  morte,  gli  convenne  pagare  all'umanità  quel  tri- 
buto ,  al  quale  è  tenuto  ogni  uomo  che  è  nato  al  mondo  ,  e  que'  che  na- 
feer  debbono ,  laonde  fini  di  vivere  circa  gli  anni  del  mondo  redento 
ijjo.  1  o  poco  più  ,  con  grave p  rdita  dell'Arte  della  Pittura  ,  che  dal 
fuo  itudiofo  operare  un  gran  vantaggio  riconofeea  . 


fìat  iella  Vita  di  P/'j>po  Te/auro' 


VITA  DI  MASUCCIO  SECONDO 

Scultore^  ed  Architetto. 

QUanlo  dt!  hono  alcun  Cittì  a  que'  Scrittori  ,  che  prima  di  ogni  al- 
tro ,  na.r;ndj  alca  i  loro  pregio  ,  le  fangir  faftofe  di  quegli  Uo- 
""'niini  ,  hi  primi  di  tal  Prof,  filone  fi  vantano  ,  p;r  una  inveterata 
credulità  ,  non  è  eli a  fscil  cofa  fpi egare  .  Perciocché  elfi'  imbevendo  le 
menti  umane  di  que' primi  nuovi  racconti ,  vi  ftabilifcono  tal  credenza  , 
che  dopo  f  oprendofi  dal  tempo  div  riamente  Cai  fatti  ,  anche  in  faccia 
alla  verità  trovan  da  principio  oftmati  contradttori  ;  perche  imbevuti 
ì  loro  Popoli  infin  da  fanciullezza  da  quegli  ,  non  han  hiugo  quefti  di  pre- 
occupate minima  parte  di  loro  ,  e  maflìme  quei  ,  a  ^ui  1j  gloria  da'  loro 
Concittadini  parche  s'abbia  afe  mire,  p^r  le  ritrovate  divrfe  cofe  . 
Cosi  dall'altro  canto  devon  do'erf;  quelle  Città  ,  .he  per  mancanza  di  ac- 
curati S.rittori  ,  fi  veggon  defluite  di  que' vanti  ,  di  che  le  ave  n  con 
tanti  furori  col imtr  i  lor-i  virtQofìflìmj  Cittadini  j  le  m  morie  de' quali, 
o  difperfe  dal  tempo  ,  o  trafeurate  digli  antahi  lor  Patrioti  ,  fecero  mag- 
giori le  glorie  altrui  .  Quindi  è  ,  che  p  r  tal  traf^uratezza  è  la  Città  di 
Napoli  reftata  privi  di  qne  le  laudi?  he  rn.r.tillìmim  rtt<  più  a'fuoi  Arte- 
fi  i,  che  ad  altri  fi  convenivano  per  il  primato  di  molte  cofe ,  delle 
quali  vieD  dal  mondo  injino  ad  ora  creduti  ,  a  quelli  le  glorie  dovtrferw 

E     a  attri- 


$6     Vita  di  Mafuccio  Secondo 

attribuire.  Perl  oche  dalla  medefima  verità  fi  farà  conofeere  appieno  j  et" 
fer  diverfa  la  bifogna  avvenuta  ,  da  quella  che  da5  mentovati  Scrittori» 
per  eflér  fiati  i  primi  ,  che  di  tal  forti  di  profelfione  abbian  fcritto  ,  vien 
fatto  credere  a  tutti  ;  portami ofi  nella  Vita  che  fiegue  di  Mafuccio  fecon- 
do gli  argomenti,  gli  efempj ,  e  le  operazioni  medefi  me  ,  per  teftimo- 
nianza  di  ciò  che  io  dico  ,  per  difiìnganno  di  coloro  ,  che  infino  ad  ora 
diverfamente  cred  rono  . 
Nafcita  di  Nacque  quefeo  perfettiflìmo  Artefice  circa  gli  anni  del  Signore  1291.  • 

Maluccio,    da  Pietro  de' Stefani  ,  ed  elTendo  ftato  tenuto   al  Sacro  Fonte  da  Mafuccio  ' 
Architetto  ,  fu  ancoragli ,  in  memoria  di  lui  ,  Mafuccio  altresì  nomina- 
to. Appena  adulto  fi  v. de  inclinato   alle  cofe  dell'arte  del  difegno  ,  in 
giiifa    tale  che  prendendone  particolar  cura  l'Architetto  Mafuccio  ,  vol- 
le farfene  Precetcore  ,  amandolo   qual  figlio  infin  d'allora  j  che  fé  lo  fece 
Viene  ìnfe  Compare.   Che  però  cercò  iftruirlo  in  tutte  le  ottime  regole  di  Architet- 
£nato    dal   tura,  e  di  Scultura  altresì  ;  per  la  qual  caufa  difegn-ava   continuamente 
luoyo"1?3-  quelle  figure  ,  che  migliori  dell'altre  ravvifava  ,  moleftando  ed  il  Com- 
primo. Pare  '  ed  il  Padre  a  formargliene  nuovi  efemplari  J  efercitandofi  tuttavia 
nella  pratica  di  fabbricare  con  vederne  Io  efempio  daMafuccio  medefimo, 
al  quale  giammai  non  mancavano  le  occafioni    di  fabbriche  ,  durante  le 
quali  folea  farvi  affiftere  il  giovanetto  allievo  ,  acciocché  unendo  la  pra- 
tica alla  teorica  ,  veni/Te   a  facilitarfi   l'acquifto  di  così  ftudiofa  facoltà  : 
Ma  nel  mentre  ,  che  egli  cercava  far  maggiori  ,  e  più  ftudiofi    progreffi  , 
con  la  guida  di  un  tanto   rinomato  Maeftro  ,  venne   quelli    a   mancargli 
pL-rde  il  Ma- ne' P'u  bello   delle  lue  operazioni ,  con  difgufto  univerfale    di  tutti  ,  ma 
(tro  nel  fior  più  del  giovanetto  Maluccio  ,   il  quale  non  folo  come  Precettore  l'amava, 
tie.^li     anni  rna  come  fuo  vero  Padre  .   Confolatofi  però  con  la  convenzione  de'fuoi 
fuoi.  parenti  ,  feguicò  per  aicun  tempo  i  fuoi  ftudi  ,  ajutando  il  Padre  in  quel- 
le Sculture  che  alla  giornata   li  erano  allogate  ,  giacche  ormai  troppo  de- 
bole fi  conofeea  per  cesi  dure  fatiche  ,  perche  eran  egli  ,  ed  il  fratello  di- 
venuti affai  vecchi  . 
Niccolò  ,  Occorfe  in  quefto  mentre   che  Nicolò  ,  e  Giacomo  Sconditi  ricupe- 
e  Giacomo  rarono  la  libertà  ,  come  fi  diiTe  nelle  vite  di  Pietro  ,  e  Tcmmafo  de'  Ste- 
Scondici.       fani  ;   borirle  volendo  quelli  ,  a  compimento  del  voto  ,  eriggere  la  Chie- 
fa  alla  SS.  Nunziata  ,  con  un  Spedale  per  i  poveri  infermi ,   fecero  ricorfo 
Erezione  a  Pietro  ,  acciocché  fattone  per  eilì  i  difegni  ,  fi  cominciarle  la  fabbrica» 
della  Chie-  che  però  valcndofi  Mafuccio  deH'occafione  ,  volle   fire   egli    i  mentovati 
1.1  della  S  S.  djfegni  ,  che  anzi  non  contento  di  tffi  ,  ne  fece  di  propria  mano  una  boz- 
Nunzura  .    za  ^  n^^j-Q  f  ja  qUaj.>  piacendo  afli  fuddetti  Sconditi  ordinarono  ,  che 
fi  devefle  per  mano  alla  fabbrica  ,   la  quale  fu  eretta  appunto    l'anno  ap- 
Giecomo   preflon  quello  che  fu  incominciata  (  per  quello   fi  dice)   del  1506.   per 
Galecta  dà  l'accurata  diligenza  de'Maeftri  che  vi  afììfterono  ,  e  di  que'  che   l'opera- 
1  hiogo  nel-  g.  fu      un  terr;tori0  dorato  3'  fuddetti  Sconditi    da  Giacomo  Ga- 

cokofe  .  *e^ 


Ginnasio 
:ano 


Scultore ,  ed  Architetto  ".         3  7 

Jeota  "nella  piazza  anticamente  appellata  :  Regione  Ercolenfe  ,  per 
"inochi  da  Ercole  iftituiti ,  td  ove  era  lo  antico  Gmnafio  ,  coinè  dal  mar- 
mo Grtco  ,  e  Latino  ,  che  ivi  è  fttuato  fi  Ugge  ;  qual  Ginnafio  da  Tito 
Imperadore  fu  fatto  riftaurare  ,  ed  og«i  ffrada  della  ^antifsima  Nunzia-  j^,V"?r 
ta  vien  detta  ;  ed  a  quella  Chiefa  accanto  fu  altresì  l'Ofpedale  fabbrica- 
to della  Compagnia  detta  de'  Repentiti  ,  del  qual  infin'  oggi  fé  ne  veg' 
giòno  i  luoghi  ;  giacché  l'odierno  Ospedale  non  è  più  limato  ove  iù 
quello  prima  edificato  con  la  (addetta  Chiefa  ,  ma  poco  ivi  difcoflo  ,  ed  in 
faccia  a  quello  fu  pofcia  er  tto,  ed  ampliato;  Indi  dalla  Reina  Sancia,che  in  Ru-n.  c.*m 
un  medefimo  tempo  d;è  maggior  comodo  al  nuovo  Moniftero  della  Mad-  cia  , 
dalena  ,  da  lei  nell'anno  i  224.  edificato  ,  fu  ingrandita  la  Chiefa  della 
Santifsima  Annunziata  ,  che  ella  ereff:  a  fue  fptle  ,  dopo  la  cdfione  fat- 
tale della  prima  da'  Governatori  del  luogo  ;  Come  dalle  fcritture  ,  che  fi 
ferbano  in  quella  Santiffima  Cafa  ,  può  da  ciafeuno  vederfi  . 

Avea  Maluccio  nell'edificazione  della  prima  Chiefa  della  Snntiflìma 
Nunziata  dato  moftra  del  tuo  mirabile  ingegno*  che  di  gran  lunpa  i  "io- 
yanili  anni  fuoi  fepravanzava  ,  avendola  quafi  all'ufo  italiano  condotta  , 
e  molto  fi  era  feoftato  dagli  gotici  ordini  ,  per  la  qual  cola  diede  fperan- 
za  a'  fuoi  ,  ed  a  molti  ,  che  egli  dov\  Se  a'  fuoi  tempi  magnifiche  ,  e  bel- 
liiììme  fabbriche  operare  .  Ne  s' ingannavano  punto  ,  perciocché  avea 
queflo  giovane  apprefa  dal  vecchio  Mafuccio  le  Romane  forme  ,  e  con  cib 
nutriva  un  ardente  defiderio  di  vedere  in  quell'  alma  Città  i  magnifici 
edificj  di  quella  veneranda  antichità  ,  per  abolire  al  poffibile  quello  abu- 
fo introdotto  da'  Goti  ;  Ma  amore  ,  e  riverenza  erano  gl'impedimenti  , 
per  i  quali  non  potea  porre  in  efecuzione  il  ben  nato  defio;  conciofiiacofa- 
chè  l'età  cadente  del  Padre  ,  e  del  Zio  non  permetteva  ,  che  egli  loro  fo- 
ftegno  fi  allontanale  da  loro  ,  a  tanto  configliandolo  ancora  l'amor  del 
fangue  .  Ma  fucceduta  la  morte  di  ambi  i  due  Vecchi  ,  dato  che  egli  eb- 
be ripofo  alle  offa  onorate  di  quegli  ,  ed  afeiugate  le  lagrime  ,  fparfe  per 
tanta  ptrdita  ,  come  ancora  raffettata  ali  una  cofa  domeftica  ,  non  tardi) 
molto  a  porre  in  efecuzione  il  fuo  ben  nato  penliero  ,  con  incamminarli 
alla  volta  di  Roma  . 

Giunto  in  quella  Città  famofiffima  per  Pcrokhe  azioni  ,  e  per  tanti    Vi  ta  Ro* 
virtuofilìimi  Maeilri  ?  che  vi  operarono  ,   fi  diede  ad  offervare  le  opere  di  ma  • 
quelli  ,  e  nd  medefimo  tempo  offervava  di  quelli  i  flupendi  vefligj  ,  ed 
iva  così  pafcendoli  in  quelle  bellezze  graziofe  dell'arte  ;  non  lafciando  di 
conlidenre  né  antica  fabbrica  ,  ne  alcuna  fcultura  di  quelle  ,  che  infino 
all'ora  fi  erano  rinvenute  dagli  inveftigatori  delle  Romane  reliquie  ;  e  tut-  M  rStu^;  ^ 
to  ciò  che   gli  dilettava  ,  ritraeva    indifegno,   formando  forra  quepli   iuj^""" 
tuoi  itud]  per  1  quali  impiegava  anche   lore  deftinate  al  ripofo  ,  tanto  fa 
1  amore  dell'arte  a  chi  veramente  cerca  di  bene  apprenderla  ,  e  perfetta- 
mente acquiffarl.a  .  Così  dunque  veduto  nella  cognizione  delle  vere  mi« 

fiate, 


3  8       Vita  di  Mafuccio  Seconda 

fure  ,  venne  altresì  nel  poflèflb  dell'Arte  ,  per  la  quale  acqui  flà  la  Rimi 
di  que'  che  allora  l'adopravano  ,  e  la  protezione  di  molti  nobili ,  i  quali 
vollero  di  lui  fervirfi  ,  sì  nell'erezione  di  fabbriche  ,  come  in  qualche  de- 
pofito  ;  che  per  non  eflere  ne  quelli  ,  né  quelle  venuti  in  particolar  co* 
gnizione  dei  Notajo  Pittore  ,  che  le  memorie  ne  feri/Te  ,  non  fé  ne  fa 
di  loro  menzione  .  Quello  di  che  (blamente  ne  da  raguaglio,  è  di  un  Car« 
dinaie  Nipote  del  Papa  ,  the  in  quel  tempo  lo  tenne  molto  impiegato  ,  e 
tanto  ch.j  non  potè  lafciare  il  di  Ini  fervido  ,  allorache  fi*  chiamato  dal 
Rè  Roberto  ,  come  in  appreflb  li  dirà  ;  Quf  Ito  Cardinale  per  quello  cht 
ne  da  la  Cronologia  di  que'  tempi  fi  ha  i  he  fofle  uno  de'  nipoti  di  Bonifa- 
cio Ottavo  ,  che  in  quel  tempo  molto  potevano  in  Roma  ,  tuttocche  luf- 
fe morto  il  Pontefice  loroZ«o  ,  per  le  fazioni  che  vi  erano  de'  Guelfi  *  e 
de'  Ghibellini  ;  att  foche  dopo  di  Bonifacio  non  vi  furono  per  molti  ann;, 
ne  Pontefici  Napoletani  ,  ne  in  Roma  tenne  la  Sedia  di  S.Pietro  altro  che 
Benedetto  Nono  ,  fucceflore  di  Bonifacio  fuddetto  ,  perciocché  Clemen- 
te Qojnto  ,  che  fu  cede  a  Benedetto  ,  trasferì  la  Coite  Romana  in  Avi- 
gnone nd  i}of. ,  fecondo  il  Platina  fcrifle  ;  altrimenti  pu  1  crederli,  che 
folle  alcun  Cardinale  Nipote  di  Clemente  V.  ,  perciò, che  quello  Pipa  fe- 
ce cinque  Nipoti  Cardinali  ,  de' quali  non  è  gran  fatto  ,  -he  alcu.i  di 
loro  fignoreggiaife  in  Roma  ;  ma  qualunque  quelìo  Cardinale  lì  folle  , 
egli  è  certo  ,  the  in  alcuna  fabbrica  ìmportaiuilììma  lo  tenne  egli  impie- 
gato ,  per  quel  che  fiegne  . 

Era  p.r  la  morte   del  Rè  Carlo  S  condo  ,  dopo  fucceduta   la  f;mofa 
quiftione  tra  il  Zio  ,  ed  il  Nipote  ,  (opra  la  fucceffione  del  Regno  ,  e  do- 
po altresì  la  elegante  difefa  di  Bartolomeo  di  Capua,  D.ttore  Eccellentif- 
iimo  ,  fucceduto  nel  Reame  di  Napoli  il  fipintillìmj  Rè  Roberto  ,   allo- 
Rnberto  ra  Duca  di  Calabria  appellato  ,  e  quello  ptrfentenza   di  tutto  il  Conci- 
Coionaco      ft°r0  de'  Cardinali  era  llato  Coronato  Rè  a  gli  8.  di  Settembre   del  1309. 
Re   di  Na-  da  Papa  Clemente  V. in  Avignone  .   Principe  veramente  degho  delle  mol- 
poiiin  Avi-  te  laudi  dategli  da  tutti  coloro  ,  che  di  lui  fcriflere  ;  t fluido  egli  il  vivo 
gnone  .         efempio  ,  anzi  il   lucidiamo    fp  echio,   in  cui  fpe  chiar  G    dovrebbrmo 
Lodi  del tutt'  '  Regnanti  dell'univerfo  ;  dei  di  cui  fapere    balla  fol  confiderare  la 
Rè  Rober-  Hima  ,  che  già  ne  fecero  1  due  primi  chiaritimi  lumi   della  Tofana  Poe- 
to.  fia  ,  e  della  profa  infieme  ;  dico  1  famolìliìm  i  Francefc.o  Petrarca  ,  <  h    il 
Petrarca,      volle  far  giudice  de'  fuoi  componimenti  ,  e  G 10:  Boccaccio  ,  che  lui   in- 
Bocaaccw.   rfa  tuttj  j  princjp;  jj  Europa  llimò  degno  di  fin  p-rfoua  ;  e  perche   avea 
quello  Rè  alla  fua  molta  fapienza  congiunta  una  profonda  pi.  ti  vtrfo  il 
Lodi  della  ^n't0  ^'  ^'lo  »  difiderava  egli  ,  e  la  Regina  Snncia   fua  meglio  (  Pi  nna 
Regina        ^'  quelle  virtù  Crilliane  dotata  ,  e  di  quelle   fante    azioni  che  il  Mondo 
S?.ncia.       sa  )  di  eriggere  una  Chiefa  magnifica  in  onore  del  Corpo  di  Crifro  ,    con 
iflituirvi   un  divoto  ufo  di  Iroceffione   del  Vener^b  le    per   lì)  Città   nel 
giorno  dedicato  a  lui  ,  e  che  pei  pofandofi  in  queua  Ciucia  ,  dovefiì  per 

l'otta- 


Scultore ,  ed  Architetto .         3  9 

l'ottavario  rimanervi  all'adorazion  de'  FedelijChe  perciò  fattone  parola  , 
gli  furono  da  varj  Maeftri  fUteà  ordinari  diC'gni  ,  per  li  quali  run  avendo 
veruna  foddis fazione  ,  cercò  notizia  di  que'  fimofi  Maelìri  ,  che  l'Avolo» 
ed  il  Padre  di  lui  avean  fervito  ,  e  de' quali  le  laudi  a  piena  bo^ca  intefo 
aveajper  lo  che  gli  venne  detto  efler  que'  Vecchi   pò.  hi  anni  innanzi  già 
morti  ,  ma  che  un  lor  figliuolo  ,  alkvato  dell'Architetto  Mafuccio  ,  e  da 
lui  iftrutto  nelle  cofe  dell'arte  ,  fi  ritrovava  in  Roma  ,  ove  eflendofi  por- 
tato per  compire  i  fuoi  Uudj  ,  avea  per  mezzo   dell'Opere  fue  acquietato 
buon  nome  .  Quello  intefo  dal  Rè  Roberto  ,  non  indugiò  punto  a  man-      Erezione 
dare  in  Roma  un  fuo  ordine  ,  acciocché  Mafuccio    favelle  fubito  ritorno  della  Chie- 
alla  Patria  ;  Ma  ritrovandoli  elfo  impiegato  in  uni  qualche  importantif-  '*,..** 
Urna  fabbrica,  che  tr iggevafi  per  ordine  d'un  Cardinale  ,  che  era  in  quel  m;ncjaca  ^i 
tempo  di  molta  autorità  ,  come  Nipote  di  un  Papa  ,    come  il  è  detto    di  alnoArchi- 
fopra  ,  non  potè  allora  ubbidire  a'comandamenti  del  Rè  ,  per  non  poter  cecto. 
lafciare  forte  nel  bel  principio  la  cominciata  imprefa  ,  laonde   con  umili 
feufe  cercò   avere    qualche  dilazione  p.r  il  fuo  ritorno  ,  promettendo  di 
ben  fervido  ,  allorquando  avelie  potuto  lafciare  a  buon  termine    il  co- 
minciato lavoro.  i>^ntl  con  qualche  (degno  il  Rè  Roberto  quella  repulfa, 
e  conofecndo,  che  il  replicare  l'iltanze  farebbe  fiata  opera  ìnfruttuofa  ap- 
plicò l'animo  ad  un  foraftiero  Architetto  ,  che  in  quel  mentre  fi  gli  era  of- 
ferto di  fervido  ,  del  quale  Maeftro  per  diligenza  ufata  ,  non  è  mai  a  noi 
giunta  la  notizia  del  nome  ,  ne  della  Patria  ;  Quello  veduto  il  fico,  e  for- 
matone  fuoi  dilegui»  e  modelli  ,  al  Rè  ,  ed  alia  Regina  Sancia   lece  ve- 
der con  parole  eretta  la  più  magnifica  Chiefa  del  mondo  ;  per   la  qual 
cofa  fi  diede  principio  all'erezione  di  quella  colia  maggior  follennità,  che 
unqua  fi  foiTe  veduta  ;  tuttoché  ,  fecondo  alcuni  ,  fi  temefTe  dal  favio  Rè 
una  non  buona  condotta  ,  per  le  molte  promefle  fitte  da  quello  .  Ad  ogni 
modo  ,  dopo  varie  facre  cerimonie  Vi  buttò  egli  la  prima  pietra  ,   bene- 
detta dall'Arcivefcovo  Umberto  ,   alfiftito  dalla   Regina  Confor&e  »  da' 
Principi ,  e  PrincipefTe  fue  figliuole  ,  e  parenti  ,  con  moki  gran  Baroni 
del  Regno  ,  nell'  anno  qio. 

In  quello  mentre  Mafuccio  avea  molto  innanzi  tirata  la  fabbrica  rac- 
comandatagli della  Chiefa  in  Roma  (la  quale  né  meno  venne  a  notizia  di 
Gio:  Angiolo  ,  infin  dal  fecolo  i  foo.  ,  quale  precifamente  fi  foiTe  )  e  pro- 
feguendo  tuttavia  allo  avvanzamento  di  efTa,  per  isbrigarfene  quanto  pri- 
ma ,  difiderand  >  di  andare  a  fervire  il  fiio  naturale  Signore  j  ed  infratan- 
toche  a  quello  attendea  »  ebbe  notizia  ,  che  il  Rè  Roberto  fdegna- 
to  verfo  di  lui ,  avea  commefTo  r  erezione  della  Chiefa  ad  un  Ar- 
chitetto foraftiero  ,  il  quale  di  già  avea  dato  principio  a  quella  fabbrica  , 
con  un  grande  apparato  di  promefle  .  A  cotal  novella  fentì  Mafuccio  ac- 
cend  rfi  di  un  ardente  difiderio  di  portaffi  al  più  prefto  ,  che  li  fulfe  flato 
poiììbile  alla  Patria  ,  e  vedete  ,  ebe  «jdifte  fi  tenefie  da  colui ,  e  che  pre-     ( 

^  pacar 


40        Vita  di  Maluccio  Secondo 

paramenti  fatto  aveiTe  ,  dubitando  non  poco  ,  che  forfè  non  farebbe  t'm~ 
icita  con  quella  felicità  ,  che  fiera  figurata,  e  rnaiììmamente  ,  che  da 
Napoli  da'fuoi  parziali,  e  parenti  ,  li  veniva  avvifato  ciocché  faceyafi 
in  quella;  che  perciò  condotta  a  buon  termine  la  fua  opera  ,  e  lafcian- 
do  per  lo  rimanente  gli  ordini  opportuni ,  con  buona  licenza  del  Cardi- 
nale ,  a  cui  rapprefencò  la  fua  urgenza ,  a  Nàpoli  fi  conduffe  nel  più  bre- 
ve fpazio  di  tempo  ,  che  gli  fu  polfibile  accommiatarfi  da  Roma  ;  perle- 
che  non  potè  efler  così  prefta  la  fua  venuta  ,  che  non  trovatfe  molto  avan- 
zata la  fabbrica  della  nuova  Chiefa  . 
Ritorno  di  Nel  primo  arrivo  ,  che  fu  circa  il  1318.,  fi  portò  ad  oflervarla  ,  e 

Maluccio^  fu  così  opportuna  la  fua  venuta  ,  che  potè  in  gran  parte  riparare  a  quello 
»n  Napoli.  cne  malamente  infino  allora  fi  era  operato  ;  Concioflìacofachè  conofciuto 
efier  difettofo  il  modello  ,  conobbe  altresì  quello  che  vi  mancava  nell'o- 
pera ,  e  maffimamtnte  1  niCefTàrj  fondamenti  ,  che  molto  fcarfi  fi  erano, 
poco  palmi  di  fotto  gettati  .  Che  perciò  ,  chiefio  udienza  al  Rè  Roberto  , 
prima  lo  refe  dplce  verfo  di  lui,  portandogli  umilmente  le  lue  ragioni  ,e 
pofeia  finceramente  gli  dine  il  cattivo  principio  ,  e  peffimo  avanzamen- 
to ,  che  fi  faceva  dell'ordinata  Chiefa  ;  laonde  fubito  fu  dal  Rè  ordinato, 
che  l'Architetto  feraftiero  defifecffe  dall'Opera  ,  e  perche  egli  era  faviiifi- 
mo  Principe  ,  comi  fi  diffe  ,  volle  ,  che  in  fua  prefenza  da  i  due  Maeftri, 
con  afflìttila  di  aitn  tip-iti  ,  fi  djlcorrefle  del  modo  tenuto  ,  e  da  te- 
nerfi  ,  dal  qual  aìjcorfo  conobbe  poi  il  molto  vanto  ,  ed  il  poco  valore 
del  foraftiero  ,  con  il  profondo  intendimento  di  Mafuc  io  ,  al  quile  die- 
de la  cura  ,  e  l'autorità  di  riparare  ,  e  di  compire  a  fuo  talento  la  f  bbri- 
,  ca  .   Ma  dispiaceva  non  poco  a  Mafu.rio  ,  che  quella  fofse   a  tal  fegiio  tf- 

mÌìAiccìo  '  rat3  'nnan2'  '  c^s  non  P  tcfse  ,  lenza  grave  danno  dell'Erario  Regale  but- 
iopra  Ja  fa-  Car^  a  terra'  e  più  difpiacevagli  cfser  ella /ormata  cor.  tlillgno  nll.i  gotica; 
baca  .  tuttavia  confortatovi  d'animo  ,  promife  al  Rè  rimediare  agii  commeffi  di- 
fordiri  ,  già  avvertiti  ,  quali  erano  ;  prima  ,  chg  la  fabbrica  n  ri 
avea  que'  nccefsarj  fondamenti  ,  che  fi  richiedevano  ,  per  alzarla  con  ma- 
gnificenza ,  e  Secondariamente  ,  che  non  venendo  molto  a'ta  (  come  per 
ifc  ufa  del  primo  difetto  partiva  i!  foraftiero  )  era  forza  ,  che  venirle  cie- 
ca di  lume  ;  per  ultimo  ,  che  bisognava  finirla  in  quella  gotica  forma  , 
tanto  contraria  al  fuo  genio  ,  benché  certafle  farvi  il  poffibile  per  sbeì- 
lirla  ,  e  renderla  maeftofa  ,  ma  che  non  p.  tea  fv.rfi  a  meno  di  rimediar* 
la  parte  fnperiore  con  le  travate  ,  ogni  qualvolta  volerle  alzarla  Secondo 
la  idea  ,  che  concepica  avea  .  Così  ordinò  ,  che  lì  cava  (fero  1  fondammo 
di  convenevole  profondità  ,  ove  fece  lavorarvi  a  mano  ,  con  Sporger  fuori 
molti  palmi  ,  per  ogni  tanto  fpazio  ,  acciocché,  fopra  di  elfi  poterle  alitar- 
vi molto  gagliardi  i  vottanti  ,  per  reggere  la  f.bbrica  ,  ere  egli  poi  fere 
alzare  in  altezza  maravigliofa  ,ecreSccndo  fito  ,  fi  allungai  tetto'  lo  fpa. 
Zio  •■  che  fi  vecie  c/al  Piiaftro  ove  e  il  Pulpito,  ove  poco  fopra  e  Id  fcr •!;■-.-», 


eli- 


Scultore  >  ed  Architetto.        41 

che  divide  la  nave  dalla  Croce  ,  e  dallo  Aitar  maggiore  ;  il  quale  fpazio 
crebbe  egli  ,  per  alquanto  dargli  forma  di  Croce  ,  in  cui  vi  erefle  alcune 
Gappelle  ,  che  rendono  adorna  la  Chiefa  nella  parte  della  Croce  fud- 
detta  ,  e  furon  altresì  rendute  dopo  più  adorne  da'  Sepolcri  Reali  ,  che 
appreflb  vi  furono  collocati  giufta  la  fua  idea  ;  come  in  appreflb  diremo. 

Mentreche  Mafucci®  profeguiva  quefta  fabbrica  ,  alquanto  di  mala 
voglia  ,  per  efler'ella   alla  gotica  ,  e  perche  veniva   altresì  biafnnata-  da 
Carlo  Illuftre  ,  Duca  di  Calabria ,  figliuolo  di  Roberto  ,  e  Vicario  del 
Regno,  gli  convenne  di  fcolpire  il  fepolcro  a  Caterina  d'Auftria  moglie     Sepokura 
di  eflo  Carlo  ,  la  quale  morì  nel  1525.  ,  e  quello  con  magnifica  diligenza  di.. òrcriiia 
compiuto ,  fu  collocato  dietro   il  maggiore  Altare  di  S.  Lorenzo  .  Indi  d'Auftria . 
datofi  di  nuovo  a'penfieri  degli  abbellimenti    per   la  nuova  Chiefa  del 
Corpo  di  Cri  Ho  ,  acciocché  le  aggiunzioni ,  e  nxignifietnze  la  rendeflero 
confiderabile  appreflb  il  mondo  ,  ed  avendo  quello  in  penfiero  ,  li  venne 
irnpofto  dalla  Reina  Sancia  i'ereziona  della  nuova  Chiefa  ,  e  Moniftero  di 
fi. Maria  Maddalena  ,  giufta  Raccordo  avuto  con  i  Governadon  del  luogo, 
comedifopra   da  noi  iidifle;  Per  la  qual  cofa  ,  nel   fito  donato  nuova-  P"^?^1* 
mente  alla  mentovata  Reina  ,   fu  con  magnifica  pompa  ,  e  Real  munifi-  iena 
cenza   cominciata  la  Chiefa  coi  Aioniftero  di  beiliifima  forma  alla  Roma- 
na ;  cola  che  fece  maravigliare  in  que'  tempi ,  e  crefeer  la  lliina  all'Ara 
tefice  ,  che  non  poco  fu  lieto  di  quefta  occaiione  ,  per  far  nota  la  fua  abi- 
lità ,  e  peregrino  ingegno  .  Or  mentre   che  quefta  nuova  Chiefa   aveva 
principiata  ,  avvenne  ,  che  dalla  Reina  medefima  gli  venne  comunicato 
un  penlìero  ,  che  ella  nutriva  da  più  tempo  nel  cuor;  ,  ed  era  quello   di 
erigere  una  Chiefa  ,  ed  un  Convento  alle  Suore  ,  ed  a"  Frati  di  S.France- 
feo  di  Affili  ,  in  un  qualche  rimoto  luogo  ,  atto  alia  quiete   dell'anima  , 
che  fempre  in  quella  il  palce  con  fante  orazioni;Concioifiacofacchè  la  Ioli- 
tudine  è  molco  propria  per  la  contemplazione  delle  Divine  cole  ,  Ebbe  a 
fummo  grado  il  felice  incontro  di  Cai  comandamenti  Mafuccio  perciocché 
era  molto  difiderofo  di  moftrare  a  lei  ,  al  Re  ,  ed  al   Duca  Carlo  ,  come 
anche  a  tutti  ,  alcun'  opera  di  fuo  genio  ,  ed  avvenga  che  quella   della 
Maddalena  folfe  di  fuo  piacimento  ,  ad  ogni  modo  per  aver  maggior  cam- 
po da  moftrare  nella  moltiplicità   de*  lavori  ,  quanto  egli  valefle  ,  con- 
fortata la  Reina  a  porre  in  efecuzione  un  così  fanto  penfiero  ,  adocchio 
un  fito  vicino  al  Mare  ,  ed  appreflb  un  Bofchetto  ,  il  quale  faceva  aprica  Sito  per  Pe* 
collinetta  ,  poco  tratto  lontano  dall'abitato  ,  che  participatolo  alla  Reina  lezione  del» 
ne  fu  oltremodo  contenta  ,  che  perciò  fìttone  egti    un  picciolo  modelle t-  ,a    Chiefa 
to  (il  quale  non  ha  molti  anni  ,  che  era  in  potere   de'  Frati  ,  fé  bene   al       a  C;otc- 
folito  loro  ,  aliai    mal  concio  )  diede  principio  alla  fabbrica  ,  nel  men- 
tre quella  di  S.  Chiara  guidava  ,  e  dirigeva  quella  della  Maddalena,  e  con 
mirabil  preftezza  avanzando  l 'una  ,  e  l'altra  fi  vide  quefta  condotta  mol- 
toa  buon  termine,  ma  con  ordine  Dorico  Architettata  ,  ed    infime    vi 

F  fab- 


42       Vita  di  Ala/liccio  Secondo, 

fabbricò  nel  tempo  medefimo  un  comedo  Convento  per  le  Suore  ,   e  poi 
Ciucia  ,  co  difcofto  da  quello  uno  per  i  Frati   ne  fece  ,  com.-  aite  sì  poi    vi  ereflè 
e  Convento  un'altra  Chiefa  ,   fetto  il  titolo  della  Santiflima  Triniti:  ,  per  lo  che  affi- 
.'       ^;:i!"  ftendovi  ailìduamente  ,  e  lavorandovi  inceffantemente  buon  numero  di 
ruta         U"  Cptrari  »  terminò  con  mirabil  preftezza  tutta  la  fabbrica   di  quello  luo- 
go ,  nell' anno  i  328.  ,  come    nel  regale   Archivio    fi  legge.  Quanta 
con-folazione  ne  fent.fle  la  Reina  ,  non  è  mio  pontiere  fpiegare  ,   per  ve- 
dere erette  al  divino  culto  per    fua  e  pera  sì  belle  Chitfe  i  la  qual  cofa 
può  facilmente  penfarfì  da  chiunque  sa  la  Santa  vita  ,   che  ella  menava  ; 
laonde   folo  dirò  ,  che  in  quefta   ultima  Chiefa  ,   la    quale  ella  nominò, 
S.Croce  ,  per  Jivozione  della  Croce   del  Salvatore  ,  acuì   la  dedkò,  e 
per  una  Chiefa   di  fimil  ti  tolo   ,  che  eia  a  Firenze  ,  ove   fufepellito   il 
picciolo  Carlo  Martello,    figlio  di  Carlo  Iilulìre  fuo  figliuolo  j  in  quefta 
dico  fi  ritirava  fpeflò   con  le  fue  Dame  ,  ed   in  compagnia   delle  Suore  , 
che  ella  collocate  vi  aveva,  cantava  le  laudi  ,  ed  orava  ^  Dio  ;  ed  in  fi- 
ne quivi  fi  ritirò  dopo  la  morte  del  Re  Roberto  fuo  fpofo,  facendofi  Suo- 
Reina  San.ra  di  S.Francefco  ,   cambiando  il  nome  di  Sancia  in  Suor  Chiara  ,   e  qui- 
cia     Mori    vi  fervendo  qual  umil  ferva  le  Monache  ,  lautamente  morì  ,  come  fi  ha 
Monaca  nel  ^gi  ja  fQa  vjta  y  e  cerne  nel  fuo  fepokro  ,  eh' è  collocato  all'Aitar  mag- 
li1 C  °      S'ore  ^'  4ue^a  Chiefa  ,  fi  legge  ;   Il  qual  fipolcro  fi  tiene  per  opera  di 
Mafuccio  .   Quello  luogo  oggi  è  il  più  cofpicuo  ,   e  frequentato    di  tutta 
Profezia  di  ^  C'ttà  ,  giulla  la  profezia  ,  che  appreflb  le  fece  S.  Francefco  da  Paola  , 
S.  Francefco  allora  che  il  fuo  Convento  vi  ere/Te  j  rnentrecchè  dopo  toltone  il  Bofco  , 
da  Paola,     vi  fu  fabbricato  avanti  di  lui  il  Palaggio  Reale,  che  li  fa  Regale  ,  e  mac- 
ftofo  afpetto  ;  efiendovi  intorno  molte  magnifiche  Chiefe  ,   come  S. Ma- 
ria della  Solitaria  ,  S. Luigi  de' Francefi  ,  oggi  S.Francefco  di  Paola  vol- 
garmente appellato  ;  S. Spirito  di  Palazzo  ,  e  S.Francefco  Xaverio  .   Così 
è  renduto  adorno  di  molte  nobili  ,  e  magnifiche  fabbriche  che  lo  circon- 
dano. Il  Convento  della  Croce  comunica  con  quello  della  Santiflìma  Tri- 
nità ,  ove  (lavano    i  Frati  ,  che   per  ministrare  i  Santi  Sacramenti   alle 
Suore  vi  collocò  la  Reina  Sancia  già  mentovata  . 
Chiefa  ,  e  Conofceva  affai  bene  il  Duca  Carlo  il  valor  di  Mafuccio  ,  che  fé 

S°' Marti  1  kene  aVefi'e  'a  fabbrica  biafimata  della  Chiefa  di  S.  Chiara  ,  ad  ogni  mo- 
ttetto tia_»  d°  Per0  »  non  intendeva  pregiudicare  alla  flima  del  fuo  Artefice  ,  ma  a 
Cailo  Uhi-  quella  gotica  ufanzail  fuo  biafimo  indirizzava  ;  Come  in  apprefso  fu  per 
^c  s  ogn'un  conofciuto,imperocchè  volendo  ancor  egli  il  mentovatoDuca,con- 

trafegnarfi  fra  Principi  ,  con    l'erezione    di  una   qualche  magnifica  co- 
fa  ,  fi  propofe  di  eriggere  la  Chiefa  con  il  Moniftero  a  S.  Martino  dedica- 
to ,  fopra   il  Monte  S.  Eramo  ,  la  qual  cofa  avendo  conferita  con  Fran- 
ta den^d"  celc0  Ai  Vit0  '  e  Zino  di  Siena  Architttti  »   re  rfiede  ,a  cura  a  Fra  Riccio 
itero   di   S.  Abate  di  S.Severino  per  guidare  la  fpefa  ;  ma  cominciata  la  fabbrica  ,  e 
Severino,      quella  non  foddisfaando  al  fuo^gen.iOjfecc  fepraintendente  di  eiTa  l'Archij 

tc«o 


Scultore,  ad  Architetto.        43 

tetto  Mafuccio  ,  che  unitoli  con  Francefco  di  Vito  ,  più  intendente  ,  e 
non  così  duro  come  il  Zino  di  Siena  ,  condurti  a  perfezione  li  b.ili  fib- 
brica  ,  che  a*  noftri  giorni  fi  vede  ;  €  quello  è   quel  Mazzeo  nominato 
dal  Summonte  ne'   tatti  di  Cario  Iiluftre  ,  cosi    bri;   per  abbiglio    di 
antichità  dagli  altri  Autori  deferitto  .  Indi  eiTendofi  ne'  medeliim  cempi 
proporlo  dal  Re  Robeito  di  fabbricar  Sii  quel"  Monte  un  Cartello  (fecondo  p  bt»  ìca  del 
il  Colennucciojfu  per  configlio  di  Maluccio  tagliato  il  Monte  a  fcarpi,ft>  del    Cartel 
Condoli  difegno  »  ed  il  modello  che  avea  formato,  e  con  pietre  quadrate,  di  iH.amo. 
tolte  dal  medefimo  faflo  ,  forniti  i  baloirdi,   e  le  fu j  cortine  ,    fabbri. 
caniovi  cafe  comodiffime  ,   e  che  reliano  ficure  da  qualunque  mfortu.iio 
potefle  giammai  in  tal  luogo  accadere.  Così'l  Caftllo  per  io  fito,e  p  rche 
e  tagliato  quafi  tutto  nel  Monte,  fi  rende  inefpug  labile,  a  qualunque  at- 
tentato potefle  immaginarfi,non  che  m;tterfi  in  opera,da  chi  voiede  com. 
batterlo  .  Cesi  in  un  medefimo  tempo  quello  Cartello  ,  rende  ornamento 
alla  Citta  ,  e  licurezza  a'  Regnanti  di  erta  ,  perche  è  il  freno  de'  popol.  ;  a 
quale  oggetto  mi  perfuaJo  ,  che  il  Savio  Re  Roberto, fibbricar  lo  facefle. 

Circa  quello  tempo  ,  che  fu  nel  i  J2;.  fi  prefentò  a  Mafuccio  occa- 
sione opportuna  per  far  conolcere  al  Re  anche  li  fua  virtù  della  fcoltura.      Morte  dì 
poiché  morì  nell'anno  mentovato,  prima  Caterina  d'Aullria  ,  moglie  del  Cateiina   d 
Duca  Carlo  di  Calabria  ,  e  poi  nel  mefe  di  Marzo  la  Reina  Maria  ,  Ma-  jeJ* 'rlcina 
dre  di  Roberto  ,  per  la  qual  perdita  volendo  confidarli  quello  dottdllino  Maria,  e  io- 
Re  col  volere  del  Cielo  ,  ordino  a  Mafuccio  (  che  forfè  la  fua  opera  prò-  »'<>  fepouura. 
ferto  l'avea  )  l'uno  ,  e  l'altro  fepolcro  ,   laonie  fu  quello  della  Reina  Ma- 
dre fco.pito  di  bianchi  marmi,  con  regale  magniruenia  ;  avendo  altresì 
l'altro  con  buon  difegno  «.ominciato  a  Mofaico  ,   (opra  quattro  colonne  , 
e  con  regale  Maellà  elcguito  ;  come  fi  vede  dietro  l'Aitar  maggiore  della 
Chiefa  di  S.Lorenzo  ,  ove  fu  collocata  per  noti  erterlì  ancora  compiuta  la 
i  bbrica  di  S.  Chiara  ;  nel  qual  fepolcro  ti  legge    Hcjacet  Caterina  filiti      ifcr[n-one 
f^gis  Alberti  ,  éf  Niptit  ^egit  \olnlphi    Hpmanoru  a  S^eg't  ,  ac  Soror  {.polare  a. 
FriAerici  in  f{egem  Rjmanorum  EieUi  Domini  Aujinx  ,    ac  Confort  Sue-  Caterina    d' 
Utibilit  Caroli  Primogeniti  Domini  l'r  incipit  Domini  Esther  ti  è"C  e  quel  Auftria  . 
che  li  gue  .  Qu,  Ilo  della  Reina  fcolpito  con  più  attenzione  ,  e  compiuto 
con  maggior  gen  o  ,  fu  collocato  nella  pirte  interiore  del  comunicarono 
della  Chiefa   di  S.  Maria  Donna  Regina,  rom'ella  av.va  ordinato  ;  Per 
la  ftruttura  di  quelle  fepoiture  ,  e  più  per  quello  della  Rema  ,  per  i  can- 
didi marmi  cosi  bene  f;olpiti  n'ebbe  Maluccio  dal  Re  ,  dal  Du  a  Carlo, 
e  da  tutti  copiofe  laudi  ,  avendogli  queiVopira  molto  crefJuto  il  concet- 
to ,   eh.'  fi  aveva  di  lui  .  La  If.rizione   del  fepolcro  della  Reina  Maria  , 
per  non  eflVr  facile  al  curiofo  di  leggerla,  eden  io  in  fagro  luogo  di  Clau- 
fura,  qui  fi  trafport.  pr cornilo  de'  leggitori  • 

He  reauiefeit  StxBa  Mi,nor:a  excelltntitfima  Domina ,  Domina aU^n^""2 
Maria  Dsi  gratta  Hirufakra  ,  Siala,  Uiganeqi  Bigina,  ^««Muia!""" 

F     z  jici 


44       Vita  di  Mafuccio  Secondo, 

£ci  l'rincipit  quondam  Stephani  Dei  gratia  Rfgis  Ungavi  a  ,  ac  feliBtt 
darà  memori*  inclyti  Principi*  Domini  Cara/i  Secttndi  ,  0*  Ma-ter 
SereniJJìmi  Principi s  ,  &  Domini  ,  Domini  Roberti  ,  eadem  grati.i  Dei 
th&orum  R^gnorum  Hierufalcm  ,  Sicilia  !{egu>n  illujtrium  ;  qua  ubiit 
anno  Domini  M.  CCC.  XXI li.  Ind/3.vi.die  xxv.menjìs  Marti i  cujus  Ani- 
ma requie fcat  in  pace  .  Amen  . 
Chicfa  di  Nel  medeiìmo  tempo  che  Mafuccio  eriggeva   le  fcritte  fabbriche  gli 

S.  France-  convenne  accorrere  al  riparo  della  Chicfa  di  S.Francefco  ,  in  quegli  anni 
coVdfro-  mede,ur"  edificata  ,   vicino  quella  di  S.Chiara   da  un  foraftiero  Archilei- 
vinare,e  ri-  to  '  come  Q  M  per  tradizione  ,    e  fu    in  quello  modo  .  Neil'  anno  i  ?if. 
parata   ma-  venne  in  Napoli  dalla  Città  di  Affili  una  Suora  del  terz'ordine  di  S.Fran- 
ravigliola-   cefco  ,  e  quella  portava  feco  una  divota  effigie   del  Serafico  S.  Padre  ,  e 
mente  uu  capi^,  jn  alcune  cafe  i  c|ie  erano  ,  ove   al  prefente   è  la  Chiefa  ,   ed    il 
Moniftero  luddetto  .   In  quefte  cafe  vi  aveano  collocate  il  Re  ,  e  la  Rei- 
na aLune  Monache  ,  deputate  difpenfiere  delle  Regie  limoline  ;  quefte 
divote  Donne  veduta  la  Immagine  del  Santo  Patriarca  ,  animate   da  un 
Santo  difiderio  ,   vollero  fabbricare  una  Chiefa  per  colhcarvela  dentro  ; 
laonde  ottenuto  il  Regio  confentimento  da  que'  pn  Regnanti  i  chiamaro- 
no quello  mentovato  Architetto  »  il  quale  fi  dice  ,  che  folle  il  medefimo, 
che  innanzi  a  quella  ,  aveva  per  ordine  di  Roberto  incominciata  la  Chie- 
fa  di  S. Chiarate  perchegiammai  non  è  cos'i  derelitto  un  Artefice  per  man- 
cante che  forTe  ,  che  i  fuoi  parziali  non  abbia  ,  le  Suore    conservando  a 
coftui  loro  benivolenza  ,  e  come  poco  intendenti  ,  compatendolo  della 
difgrazia  avvenutagli  ,  quafi  da  quella  »  e  non  da  mancanza  del  fapere  li 
folle  accaduto  il  già  noto  difavvantaggio  ,  vollero  perciò  ,  che  da  lui  fof- 
fe  fabbricata  la  Chiefa  ,  ed  il  Convento  ,  ove   le   fcritte  Monache   pro- 
Madd  1  na  ^e^arono  k  povera  regoia  di  S.Francefco  ,  ed  in  brieve  crebbe  talmente 
<ii  C  >ftanio  '*  divozione  ,  che  poi  molte  nobiliffime  Donzelle  vollero   quel  Santo  in- 
AiiS.Vita.    ftituto  abbracciare,  ed  infra  quelle   vi  fu  Maddalena  di  Coilanzo  ,  che 
efemplarm.nte  vivendo  ,  morì  in  concetto  di  Santità  . 

Or  quella  Chiefa  ,  non  avendo  mi  credo  fodi  fondamenti  ,  edefs?n* 
do  peggiori  di  quelli  (atti  nella  fabbrica  di  S.Chiara  ,  crollò  notabilmen- 
te da  un  lato  ,  per  lo  che  accorfovi  fubito  Mafuccio  ,  recinfe  con  catafte 
la  Chiefa  ,  affienandola  con  grofse  travi  ,  ed  altresì  facendo  il  medefi- 
mo  al  Convento  ,  cavò  i  necefsarj  fondamenti  ,  e  buttandoli  fodif- 
fimi  ,  alzò  fin  dal  fondo  de'  medefimi  un  muro  a  fcarpa  ,  dalla 
parte  ove  crollata  era  la  Chiefa  ,  e  tagliando  fempre  il  muro  già  fabbri- 
cato dal  Foraftiero  ,  vi  facca  fuccedere  il  nuovo  ,  the  andava  alzando  , 
finche  arrivatosi  tetto  ,  e  quello  ftabilitolo  fopra  i  fuoi  muri ,  fortifica- 
toli con  grofse  catene  ,  di  ferro,  refe  ficura  la  Chiefa  ,  il  Convento,  ed 
infieme  il  cuore  fmarrito  delle  pietol'e  Suore  ,  le  quali  colmarono  Mafuc» 
ciò  di  mille  Ccklu  Benedizioni 

Ma 


Scultore ,  ed  Architetto  .         jff 

Mi  è  tempo  ormai  di  ritornare  al  racconto  della  Chiefa  del  Corpo 
di  N-S.  ,  qual  da  noi  fi  nomina  S.  Chiara  ,   per  maggior  intelligenza  dV. 
Lettori  .   Avea  Maluccio  allungata  la  Chiela  ,   come  fi  dirle  ,  ad  opetto  Fabbrica  di 
di   <-rcf  erla  mirabilmente  di  .Itezza  ,  e  perche  una  cosi  liraordinaria  lun-        ,     .atf.  ' 
phezza  non  dadè  all'occhio  ,  cercò  ingrandirla  da'  lati  con  ingegnolò  pen-  u,  i,:''  '  '•" 

..  \       i      V         •  •  n-     i  •  r  v  Clini, UHI. 

fiero  ;  che  perciò  tirò  da  fuori  per  ogni  canto  di  erla  le  piante  di  c?.paci, 
grandi  ,  e  maeftofe  Cappelle  ,  compartite  con  buon'ordine  una  appreilò 
l'altra  ,  e  confidandoli  ne'  gagliardi  vottanti  ,  gettati  ,  e  fatiti  a  ("carpa  , 
con  fode  ,  e  quadrate  pietre  ,  a  tal  fine  ordinati  ,  e  fabbricate  fopra  le 
mentovate  piante  quelle  Cappelle  ,  ruppe  tanto  di  vano  ne 'muri  laterali, 
quanto  era  l'altezza  delle  medelime  ,  fenza  ne  meno  ombra  di  pericolo  di 
lelione  ,  o  movimento  alcuno  ,  per  le  accennate  prevenzioni  ,  e  comu- 
nicò nella  Chiefa  l'adito  di  erte  ,  abbellendole  con  ornamenti  ,  e  regole  , 
che  dal  Notajo  Grifcuolo  «  vengono  Bar  ice  tali  nominate  ;  quali  a  mio  cre- 
dere (  giacche  altra  interpretazione  non  fé  ne  trova  )  è  un  ordine  grande 
o  fia  grave  per  la  voce  greca  @<tpù(  :  ed  è  mirto  fecondo  la  bifogna  ,  per  Co* 
gliere  quanto  gli  fulfe  polììbile  la  forma  gotica  ;  quindi  avendo  a  ili  urato 
il  tetto  con  fortiilìmi  corridori  di  grolfi  legni  ,  maravigliofi  per  la  di  loro 
grandezza,e  quelli  armati  fortiJlìma mente  di  ferro  da  ogni  banda  per  ficu- 
rezza  ,  ed  eflendo  ficuro  della  gagliardezza  della  mafficcia  fabbrica  ,  tutta 
conceda  di  quadrate  pietre  ,  coverfe  il  tutto  con  ifpaziofe  ,  e  grolle  Mitre 
di  piombo  ,  che  recò  maraviglia  ,  e  diletto  infieme  in  quel  tempo  ,  non 
folamente  al  Re  ,  ed  alla  Reina  il  vederlo  ,  e  vedere  inlìeme  con  quanta 
magn  ficenza  fulfe  formata  la  loro  tr.nto  deliderata  Chiefa  ,  ma  recò  anche 
ilupore  aikra  una  tal  novità  all'occhio  di  tutti  i  riguardanti  ,  che  anzi 
tirò  inlin  da  Roma  i  curiofi  dell'Arte  ,  per  oflervare  le  diligenze  rifatevi 
da  Maluccio  ,  a  cui  ne  furon  date  picnJlìme  laudi  da  tutti .  Quella  Chie- 
fa venne  ancora  abbellita  dalle  pitture  che  vi  fece   il  fnmofillìmo  Giotto  •  /--       t- 

•I-ili-  •   <"        ■         ■  l-n     n    L  -iv  .  7  Giotto  Fio- 

il  quale  da  Firenze  rece  venire  il  Re  Roberto,  acciocché   con  lue  pitture  uncino  pit- 
ia dove/Te  adornare  ,   come  altresì  alcun'altra  ,  delle  quali  pitture  ,  oltre  core   famè- 
di ciocché  ne  dirle  il  Vafari  nella  lua  vita  ,  fé  ne  farà  in  appreflò  da  noi  ^irim0- 
menzione  onorata  ,  nella  vita  di  Maefiro  Simone  .  VoTari, 

Ma  perche   in  quello  inondo  fillace    non   fi  dà  perfezione  veruna  di 
Contento  ,  fu  quello  amareggiato  a'quei  pii  Regnanti    da  un  fenfibililìì- 
mo,  e  ddorofo  cordoglio,  eh    loro  fopravvenne  ,  quafi    che  ìnafpetta- 
to  ,  così  difponendo  il  Signore  Iddio  ,  forfè  perch-  maggior  merito   ap- 
preso di  lui  a.quiihlTero,   per  mezzo  di  una  crilliana  fofferenza  ,  erafle- 
gnazione  nel  fuo  Divino  volere  ;  perciocché  mentre  che    eglino  gioivauo 
per  l'erezione  felice  di  così  magnifica  Chiefa  ,  e   dell'  altre  erette  dalla      „ 
Re.na  Sancia  ,  con  i  loro  Conventi  ,  accadde  la  morte  di  Carlo   Illuftre  Cartolila! 
Duca  di  Cilabria  ,  primogenito  ,  ed  unico  figliuolo  del  mentovato  Re  ,  fere  Duca  di 
«onii  fi  dilfti  dal  quale  (  dopi  che  lo  pianfe  amaramente  ,  mentre  che  per  Calabria. 

le 


46        Vita  di  Maluccio  Secondo 

la  fue  virtuofe  bontà  teneramente  l'amava,  )  fu  ordinato  a  Maluccio,  che 
fare  gli  doveiTe  il  depolìto  nella  nuova  Ghiefa  di   S.  Chiara  ;  perloche 
egli,  che  dilìderavi  con  fui  opera  confolare  ,  o  alm-n  mitigare  dell'af- 
flitto Padre  il  dolore  ,  lafcianio  ogn'alcro  arFire  ,   fub,to  ne  formo  il  di- 
fegno  ,  e  dopo  quello  un  m  )dello  di  terra  cotta  ,  quale  piaciuto   al  Re  , 
Sepoltura  diede  principio  a  'lavori  di  marmo  ,  chi  adornar  doveano  la  Sepoltura  5 
di  Carlo  11-  Scolpendo  su  la  cafla  ,  ove  il  Corpo  di  Cario  npofava  ,  la  fua  Statua   a 
ltiftie.  giacere  ,  adornata  del  Real  manto  ,  fparfo  di  gigli  d'oro  ,  e  con  la  Coro- 

na in  tetta  ,  la  qual  Ititua  vien  (coperta  da  due  Angioli ,  che  alzando  le 
Sepolcrali  cortine  ,  la  moftrano  a'  Spettatori  ;  e  nella  fuddetta  CalTa  vi 
fcolpi  di  baffo  rilievo  il  med d'imo  Carlo  a  federe  in  maeltà  ,  ponendogli 
da  un  lato  i  fuoi  Bironi  ,  e  dall'altro  i  Miniftn  dei  R.gno  ,  ed  a  fuoi  pie- 
di un  vafo  ,  in  cui  tiene  egli  lo  Real  ftojco  appoggiato  ,  nel  mentre  che 
in  quello  (lan  bevendo  una  pecora ,  ed  un  lupo  pacificamente;  ciò  fi- 
gurando per  fimbolo  della  fua  gran  giuilizia  i  avendo  i  piedi  appoggiati 
su  gii  onirri  de'  fuldetti  ammali,  elfeniovi  altre  figure  per  ornamenta 
del  Sepolcro  ,  come  ancora  quella  della  B.V.  colflimbino  ,  e  di  due  San- 
te Vergini  fidiate  fopra  il  Sepolcro  dove  fimfce  ,  e  vi  fono  degli  orna- 
menti molto  ben  lavorati  n;lle  bali  li  elTi ,  eh:  fon  due  colonnette  ,  che 
pofano  fopra  leoni  giacenti ,  e  per  ogni  una  vi  ha  fcolp^to  due  Virtù  ala- 
te,  quali  Angioli  ,  eflendovi  inqa-lL-  prime  li  Giuftizia  ,  e  la  Fortezza, 
la  Manfuetudine  ,  e  la  Prudjnza  ,  com^  fimiim-'nte  rapprefcntano  nelle 
Coionnett:  di  dietro  ,  che  fon  fiotto  vicino  ai  muro  ,  la  Magnanimità  , 
la  Fedeltà  ,   e  due  altre  ,  che  non  fi  veggono  . 

Cosi  compiuta  djl  tutto  ia  Sepoltura  ,  fu  erfa  murata  nella  Tribu- 
na laterale  all'Aitar  maggiore  dal  canto  d-U'Epiftola  ,  ove  fi  leggi  la  fe- 
gueate  ifcrizione  in  caratteri  goti.i . 

?^5v|  Hic  jacet  Princept  lllajìrif.  Domìnus  Caroliti ,  Primole»! tur  Sere- 

tùi-à^diCar-  nijjìmi   Domini  nojiri  ,  Drniaì    Roberti    Dei  gratin  Herufalem  , 

10 1  Et  Sicilia  f{egit  ,  Inclitus  D.ix  Calabria  ,  éf   pr  afati  Dimmi  ni- 

Jtri  Vicariti!  Gmeralis  ,  qui  J  aititi  a  pracpuus  %Aator  ,    &•  etti* 

tor  ,  ac  \°ipublica  Hrenuur  Jefenfor  ;  obiit   autem    Neap.  Catko- 

lice   receptis   Sacrofan^a   Ecclfia    omnibus   Sacramentis  .   Anne 

Domini  l}28.  Inditi.  12.  Anno  atatis  fua  xxx.  Regnante  f  liei,  tr, 

Vr afato  Domino  nojiro  Rjg?  ,   ^gnorum  ejus  anno  XX.  é"C. 

Valuta  n^lla  nuova  Chiefa  da'  Cittadini  quella  nobile  Sepoltura  , 
fu  ella  da  ogni  eto  di  perfone  fommimente  lodata  ,  per  lo  che  ordinò  il 
Re  ,  che  andafTl-  fermando  un  modello  per  enggere  nel  maggiore  Al  tri  re 
il  Ino  tmnolo  ,  il  quale  voleva  ,  che  folle  fimiglnrite  alla  Tribuna  già 
eretta  da  Pi  tro  fuo  Padre  neila  Cippella  de'  Minutoli  nel  Do  moi 

per- 


Scultore,  ed  Architetto.         47 

perche  in  quello  modo  rarebfa:  un  fepolcro  per  iui  ,  ed  un  ornamento  ali** 
Aitare  ,  eflendo  la  Chiela  con  formi  gotica  eretta  .  Così  dunque  Maluc- 
cio p  r  appagare  il  defid.rio  dei  Re  ,  fecondando  il  Aio  genio  ,  e  la  ne- 
cellità  ,  dd.gnò  ,  e  modellò  in  tal  forma  il  Maufoleo  J  coltrutto  però  con 
varj  ,  e  capruciofi  ornamenti  ,  il  qu.Ue  inoltrato  al  Re  ,  fu  da  quel!  umile 
Signore  ftimato  troppo  magnifico  per  un  uomo  di  pjco  merito  ,  com'egli 
fi  dimiva  ,  apprefll)  Iddio  ;  laonde  per  allora  atte  fé  a  far  terminare  cioc- 
che f-cea  di  meftieri  ,  sì  per  lo  comodo  delle  Suore  (  alle  quali  avea  eret- 
to contiguo  alla  Chiefa  ,  un  ampio  Moniftero  )  comi  anche  a  que'  Frati, 
che  lor  miniftravano  i  Sagramene  ;  Indi  attefe  ad  ottenere  le  defi  .erate 
indulgenze  ,  e  vantaggi  della  fua  Chitfa.  Così  dunque  finita  in  tutto  la 
Chiefa  ,  nell'anno  1330.  vi  furon  concedute  da  Giovanni  XXI.  Pontefi-  ~.o.  ^y. 
ce,  tutte  le  indulgenze  ,  che  godono  i  Frati  Minori  per  tutto  il  Mondo  papa. 
redento  ,  come  nel  Campanile  fi  legge  ,  benché  quello  fu  coftrutto  alcu- 
ni anni  dopo  la  mentovata  Chiefa  ;  e/Tendo  che  di  tempo  in  tempo  furo- 
no fatte  le  ifcrizioni  accennate  ,  come  in  quella  ,  che  la  parte  dell'Orien- 
te riguarda  ,  qual  narra  la  Confegrazione  di  detta  Chiefa,  fatta  nel  1  540. 
come  da  noi  per  coinmodo  de'  Leggitori ,  fi  farà  parola  di  elle  ,  allora 
che  dell'erezione  del  Campanile  difeorreremo  .  Impetrò  altresì  il  Re  Ro- 
berto dal  mentovato  Papa  ,  che  la  Procefiìone  dell'Oftia  Sagra  venifle  in 
quella  Chiefa  ,  ed  ivi  dall'  Arcivefcovo  fu/Te  il  Santilfimo  Sagramento 
lafciato  ,  dopo  data  la  Benedizione  al  Popolo  ,  per  gli  otto  giorni  ;  co- 
me diffufamente  fi  legge  nell'Engenio  ,  de'  Rjti  ,  e  Cojìumanze  napole- 
tane . 

Crefcevano  intanto  di  numero  le  Suore  nel  Moniftero  della  SS.  Cro- 
ce ,  eretto  due  anni  prima  dalla  Reina  Sancia  ,  come  fi  diffe  ,  per  lo  che 
più  non  capivano  in  quello  ;  laonde  vedendo  il  Re  Roberto  ,  che  di  gior- 
no in  giorno  cresceva  il  Sacro  Ordine  del  Patriarca  d  Aflìfi  ,  aumentan- 
doli la  divozione  di  efio  ,  per  la  qual  cofa  determinò  di  ampliare  per  ogni 
canto,  e  rendere  fontuofo  il  Moniftero  di  S.  Chiara  ,  ed  ivi  trafportarle, 
acciocché  ampio  ,  e  fpaziofo  luogo  abitaffero  ;  e  tanto  più  ,  che  fapeva 
il  p>  nfiero  della  pia  C  onforte  ,  d'introdurvi  la  regola  di  S.  Chiara  .  Così 
fattane  parola  a  Mafuccio  ,  ne  fu  da  lui  difegnata  la  pianta  ,  ed  infieme 
l'alzata  di  tutto  l'edificio  ,  che  dovea  crelcerfi  ,  ed  unire  con  l'altro  ,  ed 
eflendo  cotai  dilegni  flati  ccnlìderati  dal  Re  ,  come  quello  che  di  tutto  mi- 
rabilmente era  intelligente  ,  conobbe  che  non  folo  il  luogo  veniva  capa- 
ce di  gran  numero  di  Suore  ,  ma  che  altresì  vi  reftava  fpazio  grande  pee 
ornarlo  di  delizie  ;  laonde  ordinò,  che  fenza  veruno  indugio  in  opera  folle 
pofto  il  difegno  ,  il  che  di  lemma  ccnfolazione  riufeì  non  fidamente  alle 
Suore,  ma  alla  Reina  affai  più  ,  per  i  fanti  penfieri  che  ella  avea  .  O» 
mentre  che  quello  Moniftero  fi  andava  maravigliofamente  ampliando  k 
venne  in  p.nfiM  0  a  Mafuccjo,  di  eriggervi  un,  Campanile,  che  comincian- 
do 


48     Vita  di  Mafuccio  Secondo 

do  con  ordine  tofcano  ,  moftrafle  nelle  fue  divifioni  gli  a'tr*  <lliattro  or- 
dini ,  cioè  il  Jonico  ,  il  Dorico  ,  il  Corinto  ,  ed  il  Compofito  ;  e  così 
dal  iuolo  infino  alla  fommità  compiutamente  tutti  i  cinque  ordini  di  Ar- 
dii tettura  contenefTe  insefteflb,  e  quelli  rendere  adorni  di  ricchiflìmi 
fregi;  laonde  fattane  parola  col  Re,  lo  perfuafe  ad  eriggere  una  tal  fab- 
brica ,  tanto  più  che  doveafi  neceflariamente  ad  una  Ghiefa  cosi  cofpicua 
fare  il  fuo  Campanile  ,  il  quale  egli  intendeva  di  fare  nel  defcritto  mo- 
do ,  per  manifestare  al  mondo  la  fua  abilità  ;  aggiungendo  aver  penfato 
Itipgne ,  ed  ancora  ,  che  nel  primo  ordine  ,  ovvero  nella  baie  ,  vi  fi  avrebbe  patuta 
i  "Z.™ni     intagliar*  gran  lettere  ,  che  la  erezion  della  Chiefa  ,  ed  i  fatti  ivi  fucce- 
nel  Campai  ^uCj  '  '"  ,atin'  vet^1  fpiegaffero .  Piacque   al  Re  il  penfiero  ,  e  difpofto 
nH«    di   S.  ccsì  di  compiacer  Mafuccio  ,  cui  egli  molto  ftimava  ,  come  di  eriggere 
Chiara,        fabbrica  sì  fontuofa  ,  e  memorabile  per  tutti  i  fecoli  ,  ordinò,  che  poc 
fi  doveflè  in  efecuzione  ,  non  badando  a  fpefa  veruna  ,  tutto  che  cono- 
nofcefle  erTer  molta  ,  dimoftrando  in  ciò  l'animo  fuo  veramente  Regale  ; 
per  la  qual  cofa  munitofi  Maluccio  del  bifognevole  ,   e  di  pratici  Maeftri, 
buttò  fodiflimi  ,  e  profondi  i  fondamenti  di  eflò  ,  giacché   dovendo  ino- 
ltrarvi i  cinque  ordini  compattttamenteun  fopra  l'altro  ,   neceflariamen- 
te  dovea  venire  di  altezza  maravigliofa  ;  che  perciò  infin  da'  fondamenti 
cominciò  a  farvi  porre  regolatamente  pietre  quadrate  di  fmifurata  gran- 
dezza ,  e  con  tal  fimetria  ,  come  aveffe  dovuto  apparire  all'occhi  di  eia- 
Fabbrica  feheduno  ,  ciocche  fepolto   nella  terra  veniva  .  Arrivato   al  piano  della 
bdliffima-i   ftrada  alto  4.  palmi  da  terra  ,  pofe  per  prim'ordine  un  ben  grande  ,  e 
nUe   dT^s"  ma^icc'°  Toro  '  °  ^ia  barione  di  marmo  bianco  ,  il  quale  ha  più   di  tre 
Chiara.         palmi  di  diametro  ,  e  che  tutto  il  Campanile  circonda  ,  quindi  feguitan- 
do  un  dente  ,  fi  alza  fopra  di  quelli  una  ben  grande  ,  e  fmifurata  bafe  , 
confetta  di  pietre  di  ordinario  marmo  grandi  ,  ed  a  proporzione    quadra- 
te; nella  fommità  della  quale  leggonfi    le  prometfe  Iscrizioni  i  fuccede 
a  quella  la  cimata  delia  fuddetta  bafe  ,  e  dopo  viene  il  prim'ordine  dell* 
Architettura  ,  quale  è  Tofcano  compartito  intorno  a  4.  rìneftroni  ;  finito 
quello  con  la  cornice  ,  viene  nel  fecondo  compartimento  l'ordine  Dorico, 
e  fuccede  nel  terzo  l'ordine  Jonico  ,  ove  fi  vedono   così  giudiziofamente 
compartiti  i  4.  fineflroni   con  li  loro  ornamenti  ,  fecondo   il  buon  guflo 
degli  antichi  Maeftri  Greci  ,  e  Romani  ,  eflendovi    così  giufte   le  loro 
mifure  ,  che  quello  Campanile  potrebbe  efiere   un  vero  efempio  a  tutti 
coloro  ,  che  voleflero  giudiziofamente  ,  e  fodamente  operare  la  vera  Ar- 
L  nudi  del  chitettura  .   In  quello  falgono  gli  pilaftri  con  loro  bafi  ,  e  capitelli  ,  come 
^^P";™1?'  anche  fedendo  ,  fopra  il  capitello  vedefi  l'architrave  ,    fregio,   e  corni- 
ili  .     '  Sl°  C10ne  »  ne'  <]ual  capitello  Jonico  è  da  farvi  una  non  men  bella  ,  che  utilif- 
fièia  oficrvazione  ,  ed  è  quella  .  Figurarono  gli  antichi   Greci,   ottimi 
Maeftri  di  Architettura  ,  il  capitello  della  colonna  Tonica  con  le  vclnt:  , 
che  abbracciano  il  principio  del  vivo  della  colonna  ,  eflendovi   nel  mez- 
zo 


Scultore?  ed  Architetto.       49 

fco  l'uoVolo  »  e  di  fopra  quefto  vi  è  il  tondino  ,  da  noi  baroncino  nomina» 
to  ;  Indi  fiegue  la  ambia  ,  o  fia  collarino  ,  di  dove  principia  il  vivo  del- 
la colonna  ,  fin  dove  arrivano  le  volute  ,  come  di  fopra  è  detto  .  I)  gran  ...  ..  . 

Mkhelagnolo  Buonarruoti  ,  per  ornar  con  maeftofa  bellezza  qaefto  Jonico  {Q  By0„f^ 
capitilo,  calò  la  ambia  fuddetta  un  modulo  di  mifura,   ed  ingrandì   l»  ruoti    gran 
campana  ,  su  della  quale  fece  terminare  le  volute  ,  e  vi  aggiunfe  un  ba-  Maeiiro    di 
flone  ,  e  fotto  quefto  fituò  il  collarino  ,  ed  il  principio  d.lla  colonna  ;  or-  Archicecru- 
tiando  quella  campana  del  capitello  con  la  fempre  belliffiim  invenzione  [oredjn,L 
de' trovati  felloni,  che  hanno  la  tenuta  dal  centro  dell'incavo  delle  vo-  VQ0;'naco. 
Iute  mede  fi  me,  d'onde  elfi  nafcono  ,  ponendo  il  m;fiherone  fopra  dell'A- 
baco  ,    che  fa  un  ornato  cosi  bello  ,   che  non  ballano  tutte  le  laudi  degl* 
intendenti  ,  e  de'  Pro  felibri ,  per  adempire  al  gran  vanto  ,  che  devefi  al 
fiuonarruoti  .  Or  dunque?  quanta  parte  di  quelle  laudi  devonfi  ancora 
all'Architetto  Mafuccio  j  11  quale  tanto  tempo  innanzi  ebbe  ancor'  egli 
tanto  di  fopraumano  intendimento  ,  che  la  medefima  invenzione  di  calao 
la  cimbia  alla  mifura  di  un  modulo  ,  ed  aggiungere  il  bilione  con  di  fot- 
to adattarvi  il  collarino  ,  fece  egli  prima  ,  eh;  ogn'altro  in  que'  tempi, 
facendo  da  elio  principiare  la  colonna  dalla  parte  di  fopra  ,  come  appunto 
lece  dopo  tanti  anni  Michelagnolo  ;  la  qual  cofa   fu  da  Mafuccio  pò  ih  in 
opera  nel  i  540.  ,  nel  qual  tempo  erano  ancora  in  povertà  le  nobililiìme 
arti  del  dileguo  .  E'  ben  vero  ,  che  il  rimanente  del  mentovato  fedone  , 
e  mafeherone,  devefi  al  divino  ingegno  del  Buonarruoti,quaie  loaatilììma 
invenzione  vedefi  continuamente   melTa  in  opera  da  tutti  1  buoni  Maeilri 
di  Architettura  di  ogni  Nazione  .    Ma  la  prima  invenzione   di  calare  la 
cimbia  ,  e  fare  lo  fpaaio  alla  campana  ,  forfè  fi  vide  prima  in  Nipcli  tifa- 
ta ,  che  altrove  ;  non  entrando  io  a  far  difputa  ,  fé  prima  folTe  flato  ve- 
duto in  Roma  da  Maluccio  un  tale  efempio  ,  che  fé  ciò  folle  ,  come  lui  , 
C05Ì  pctè  vederlo  altresì  il  Buonarruoti  ;  ma  foio  dico  ,  che  egli  tanti  anni 
prima  il  medefimo  fzee  ,  che  quel  Divino  Artefice  pofe  in  opera  .  Ne  que* 
ila  è  ella   fuperflua  ef  gerazione  di  penna  ,  poiché  fi  vede  patente  in  que- 
llo campanile  l'opera  di  Maluccio  ;  laonde  qui  mi  torna  in  concio  di  nuo- 
vo alquanto   dolermi  delVafari,  il  quale   come  pentiilimo  Architetto     .  " 
avea  bene  offervato ,  elìèndo   in  Napoli ,  quefla   rabbnea  ,   giachi   ella  pjutco|i0 
contafi  p^r  una  delle  più  magnifiche  ,  non  folo  della  noftra  Città  ,    ma  che  fece  o- 
deli 'Italia  ,  che  dopo  di  tanti  fecoli    appanfee  così  valida  ,  e  fenza  ombra  nore  a'  Na- 
alcuna  di  lefione  ,  che  fi  maraviglia  a  coloro  ,   che  la  mirano  i  ed  in  efla  poleta,)i' 
avea  pur  egli  veduto  gli  ordini  della  Romana  Architettura  ,  cosi  perfetta- 
mente compiuti  ;  pecche  dunque  f.-cecosi  gran  torto  a' Napoletani   Mae- 
ftri  ,  non  facendone  alcuna  menzione  ?  Il  eh:  ben  fi  conofee  ,  che  ciò  fe- 
ce folo  per  efìer  opera  di  Art  le  Napoletano  ;   perciocché  fé  di  alcun'  al- 
tro Italiano  Hata  fi  fofle  ,  ne  averebbe  certamente  (atto,  parola  ;  fé  poi  di 
alcuno  de'  Fiorentini  fuoi ,  quali  encomi  ,  e  quai  laudi  avrebbe  egli  la- 

G  fciate 


^°      Vita  di  Maluccio  Seconda 

rciate  in  ifcritto  !  Come  fi  vede  ,  che  ha  fatto  all'opere  di.  quelli  ,  ancor- 
ché elleno  fo/Tero  di  poco  conto  ►  Or  avendo  elio  Giorgio  già  veduta  que- 
ll'Opera ,  come  dunque  ferirle  ,  che  Filippo  di  Ser  Brunellefco  ,  che  fu 
tanti  anni  dopo  ,  rimife  in  piedi  la  buona  Architettura  ,  di  già  perduta? 
quando,  che  quella  fola  ,  oltre  dell'altre  già  fatte  innanzi  dal  primo  Ma- 
fuccio,  anche  con  buona  Architettura  ,  come  la  Chiefa  di  S.  Gio:  Mag- 
giore ,  S.Lorenzo  ,  ed  altre  fabbriche  ,  lo  mentifee  ?  Egli  è  vero  però, 
che  fi  deve  al  Vafari  alcun  obbligo  ,  per  non  avere  appropriato  quella, 
ed  altre  buon  opere  a' Fiorentini  Maeftri  ,  come  in  molte  ha  già  fatto  3 
Ma  pur  chi  sa  ,  fé  noi  fece  egli  ,  forfè  per  efTere.  in  fua  cognizione  l'Au- 
tore ,  come  già  fu  noto  al  celebre  Marco  da  Siena  ,  che  li  dà  piena  laude, 
come  nella  fua  lettera  pub  vederfi  .  Io  so  bene  ,  che  da  tal'uno  mi  fi 
dirà  ,  che  non  tutte  le  fabbriche  fatte  da  Mafuccio  fono  di  quella  perfe- 
zione ,  alche  iorifpondo,  che  tanto  badava  per  conofeere  appieno  la 
gran  fufficienza  di  quello  Artefice  in  que'fecoli  tanto  privi  di  lume  ; 
Confiderando  ancora  ,  che  non  prima  del  1  f  00.  giunfero  quelle  Arti  alla 
primiera  bontà  ,  anzi  al  colmo  della  perfezione  ,  per  mezzo  de'  due  di- 
vini Ingegni  ,  Michelagnolo  ,  e  Rafaello  ;  e  pure  quelli  uomini  così 
illullri  ,  qm  He  medefime  buone  regole  praticarono  ,  che  tanti  anni  prima, 
anzi  fecoli  innanzi  oprate  aveva  Mafuccio  .  Per  la  qual  cola  ,  fi  vede  ap- 
pieno la  già  da  noi  apportata  paflìon  del  Vafari  eiTer  vera  ;•  come  altrtsì 
la  laude  dovuta  a  Napoletani  Maeilri  .  Ma  ritorniamo  alla  Storia. 

Mentre  che  Maluccio  al  campanile  flava  applicalo  ,  comi  ad  opera 
per  lui  gloriofa-,  perciocché  fperava  ,  che  per  mezzo  di  cotal  fabbrica  , 
furie  appien  conosciuto  dal  mondo  il  fuo  valore  ,  compì  di  tutto  punto  il 
Monillero  ;  per  la  qual  cofa  furono  un  buon  numero  di  Monache  deliri 
Croce  fatte  paflare  in  quello  nuovo  Convento  ,  in  cui  prof  rìandovi  per 
ordine  della  Reina  Sancia  la  regola  di  S.  Chiara,  con  tal  nome  ptr  fempré 
dopo  venne  appellata  la  Chiefa  ;  e  nel  fuddetto  Convento  nel  luogo  de- 
limito ,  vi  vennero  altresì  ,  per  ordine  della  mentovata  Reina  ,  e  del  Re 
fuo  Conforte  ,  i  Frati  Conventuali  ,  per  miniferare  i  SS.  Sacramenti  alle 
Suore,  come  già  fatto  aveano  nel  primo  Moniflero  della  Croce,  abi- 
tando effi.  nel  Moniflero  appellato  della  SS.  Trinità  .  Il  tutto  appien  lì 
comprende  dalla  prometta  lfcrizione  che  fiegue  ;  la  quale  è  dalla  parte  di 
mezzo  giorno  . 

Ifcr'uìont  Jllujìrif.  Clarus.  RjbertUf.  R,ex.  Siculo;- unti 

«klCampa-  Sartcia.  Regina,  pralucens.  Cardine,  moriim» 

m  e"  Clari.  Confortes.  Virtutum.  munere.fnrtes. 

Virginis.  hoc.  Clarae.  templur,: .  Jìrttxere  .beat  ae". 
JPoJìea.  dotar  unt.  donis.  Mitili  fyl  bearunt. 
Vivant.  Coìststìta.  Domina.  FratrefqiMinorer. 

San% 


Scultore ,  ed  Architetto .         51 

SanEia  .  c»>n.  Vita  .  Virtutibus  .  é*  redimita 

Anno  .  Milleno  .  Cent  erto  .  ter.  fot  iato  . 

Deno  .  /andare  «  Temflum  .  Capere  .  Magijìri . 

ìn  quella  ifcrìzione  vengono  nominati  i  Frati  Minori  Conventuali  ' 
perciocché  ad  elfi  fu  data  allora  la  cura  della  Chiefa  ,  e  dell'ammini fra- 
zione de'  Sacramenti  ( come  fi  difse  >  e  quelli  vi  diedero  infinthe  Filippo 
Secondo  Re  delle  Spagne  ,  e  di  Napoli  ,  pregò  il  S.Pontefice  Pio  V.a  ri- 
moverli  da  quello  Convento  ,  ed  in  lor  vece  vi  tè  venire  i  Frati  Ofser- 
vanti  ,  che  ne  prefero  il  pofsefso  nel  i  f68. ,  ed  efsendone  poi  anche  co- 
floro  rimollì ,  vennero  in  luogo  di  elfi  quelli  della  Riforma,  quali  al 
prefente  vi  Manno  .  La  Ifcrizione  che  ftà  dalla  parte  dell'Occidente  ,  di- 
chiara le  Indulgenze  concefseli  da  Papa  Giovanni  XXI.  ,  cosi  dicendo  . 

Anno  .  Milleno  .  terdtno  .  Confidato  . 

Et  tricenteno  .  quo.  Chrijìus  .  rios  .  reparavi £ 

Et.  genus  .  kumanum  .  Collafpum  .  ad  fi  .  revocavi?  l 

Eleufet  .  CunSlas  .  ConceJJìt .  JPapaJoanney  . 

Virginio,  huic.  Clara  .  Tempio  .  virtute.  Colendo^ 

Obtinuit  .  Mundo  .  tota  .  quas  .  Or  do  .  Minorum. 

Si  .  vor  .  SanSorum  .  Cupitis  .  vitamqìpiorum. 

Hitc  .  0  credente!  .  veniatif  .  ad  has  .  reverente!  " 

Dicite  .  quod .  gentes  .  hoc  .  Credant  .  quafi  .  lepentet  \ 

Efsendofipofcia  nell'anno  i?4°»  folennemente  Confegrata  la  Chie- 
fa da  dieci  Prelati  tra'  Vefcovi  ,  ed  Arcivefcovi  ,  fe  ne  fece  memoria 
neil'ifcrizione  che  riguarda  Oriente  ,  che  così  dice  . 

Anno  -  [ab  .  Domini  .  Milleno  .  Vi  r gì  ne  .  itati  . 
Et.  tricenteno  .  Conjun&o  .  Cam  .  quadrageno  . 
Odiavo  .  Cur/u  .  Currens  .  indi&io.Jìabat. 
Tralati .  multi  .  Sacrar unt  .  hic  .  numerati  ; 
G.  Vièti  .  hoc  .  facrant  .  Brundufii .  Metropolita  S 
jR_.  q.  Bari.  Pra/ul .  B.  Sacrat.  ér  >pfi  .  Tranenjìs  . 
L.  dedit.  Ama  [fa.  dignum  .  dat  \  Conti  a.  ?etrum  . 
P.  q.  Maris  .  Calìrum  .  vicus  .  I.  G.  datql  Mi/étuf»  .' 
G.  Baianum  .  Marum.  /ert .  N.  vsnerandum  . 

Nel  quarto  ,  ed  ultimo  lato  ,  che  riguarda  Tramontana  ,  fi  fa  men- 
zione di  tutti  que'  Regali  perfonaggj  che  intervennero  nella  mentovata 
coniègrazione  ;  Cosi  dicendo  . 

. 

G       3  &JB 


$z        Vita  di  Mafuccio  Secondo, 

Rjx.è"  Regina,  ftant.  hic.  multi;  .  fidati  . 
"Ungaria.  l{e°is.  generoja  .  Jiirpe  .  creatili  . 
Confpicit  .  Andreas  .  Calabrorum  .  Dux  .  veneratili  . 
Dux  .  pia  .  Dux.  magna.  Confort  .  hiticqljnaina  . 
K<-ptit  ■>  I{egalir  .  Sociat.  Soror.  é"  ipfa.  Maria  . 

lllulìì  is  .  l'rincept  .  Robert ut  .  &  ipfe  Tarenti  . 

Ipfe.  Ihilipput.  Frater.  vultu.  reverenti  . 

Huc.Dux.  Duraci i  .  Kar oliti  .  fpe&at  .  reverendut  . 

Sitntqì  duo  .  fratres  »  Ludovicus.  é"  ipfe.  Robertus  i 

Ed  ecco  con  quelle  Ifcrizioni  appagata  anche  la  curiofiti  di  alena 
leggitore  ,  che  non  avefle  notizia,  né  dell'Engenio,  uè  del  Celano,  fé  mai 
bramofo  egli  forfè  di  fapere,  che  cofa  quelle  fignificafTero;  Gonciofùacofac- 
chè  ,  non  lolo  per  i  caratteri  gotici  fi  rendono  a  molti  difficili ,  ma  anche 
per  Jie  non  fon  più  leggibili  quelle  de'  due  lati  di  dentro,  ptr  le  fabbriche 
che  vi  fono  fatte  ,  che  tutte  le  hanno  occupate  ,  per  farvi  abitazioni  , 
dapoiche  la  gran  Cittì  di  Napoli  ormai  fi  rende  angmla  alla  multiphcità 
del  fuo  numeroliiìimo  popolo  .Ma  prima  che  quelle  cofe  fifaceiT.ro,  avea 
Mafuccio  formato  un  Cortile  alla  Chiefa,  ed   in  faccia  alla  porta  di  efTa 

_!.._- -  Il   /?«rnla  cri\    innraf-a    np  av^s  _  pA    ir»  rrit^ft^       ,-Un  ».«„ 


anche  in  un  DarDaro  componimento,  conciomacoiacne  vi  fece  su  la 
porta  fuddetta  un  Arco  di  pietre  commefTe  ,  pipernine  ,  lavorate  fottili, 
le  quali  cominciando  su  l'appoggiatura  di  un  picciolo  cartoccio  vendono 
a  mifura  ,  e  con  proporzione  crefeendo ,  e  tinto  ,  che  nella  maggior 
fommità  ,  ove  alquanto  ha  dell'acuto  ,  avanzano  infino  alla  lunghezza 
di  dieci  palmi  ;  reggendoli  da  loro  lletie  ,  e  lenza  altro  foftegno  ,  che  del 


pur  dato  giammai  minimo  legno  ai  iLunipuuern  ,  e  pure  puoi  dirli  ,  che 
*'  quelle  pietre  contelle  ,  che  l'Arco  mentovato  compongono  ,  fembrano  ir» 
aria  fituate  ,  tanto  fporgono  in  fuori  ,  la  qual  cofa  non  è  riufeita  mai 
più  ad  alcuno  Architetto ,  in  altre  fabbriche  imitare  ;  e  perciò  av- 
viene ,  che  da  ogn'uno  fia  quell'Arco  con  maraviglia  ofiervato  ,  del  qua- 
le ne  fanno  ancor  menzione  gli  fiorici  delle  cofe  memorabili  della  noftra 
Napoli  . 

Profeguivafi  intanto  l'incominciata  fabbrica  del  Campanile  ,  la  qua** 
le  come  andava  credendo  ,  cosi  apportava  maggior  flupore  a  gli  occhi 
di  co  oro  che  la  mifuravano  ,  concioflìacofacchè  giammai  veduto  non 
aveufta  dopo  di  tanti  fecoli  un  opera,  di  cotanta  magnificenza  ,  e  di  coj; 

tali 


Scultore ,  ed  A  rchitetto  .         5  3 

feli  ordini  eretti  ,  ed  erano  i  fpettatori   rie  pò  lunga  pezza   fatti  difiderofi 
di  vederla  oggimù  condotta  a  fin?,e  fitnatevi  l'opra  le  cinque  grolle  Cam- 
pane ,  che  già  avea  anni  innanzi  fitte  formare  1 1  Reina  Sancia  ,   le  qua- 
li prima  fopra  grandi  Arpigloni  aveano  Riattiti  ,  e   pofeia    accomodate 
fopra  unabalTa  ,  e  ruftica  fabbrica  (  come  (i  dice  )  a  guifa  di  Campanie  , 
ma  picciolo  ,  e  fenza  veruna  formi  .   Ma  le  molte  commefTe  ,  che  tutto 
giorno  a  Mafuccio  venivano,  non  faceano  camminare  Io  edifìcio,  che  len- 
tamente ;  avvengaceli^  nel  profeguimento  di  eflb    non  volea  egli  difpen- 
zare  la  fua  perfona  ,  ma  con  indefelfa  vigilanza    tutto  iva  vedendo,  tut- 
to mifuranlo ,  in  quello  ino   importante  lavoro",  che  anzi   difpiacevali 
fommamente  ,  che  per  impegno  alcune  volte  ne  fuife  diltolto  ,  ^fognan- 
doli condurre  alcuni  tali  Livori  ,  che  dilazione  non  ammettevano  ;  come 
appunto  furino  i  Sepolcri  di  Gregorio  Filamarino  nel  Pifcopio  ,  ove  in-  GfegoriqFI- 
ranzi  avea  finita  la  fepoltura  di  Marmo  Caracciolo  ,  cominciata  dal  Pa-  lama  uno. 
dre  fuo  nel  i  5  io.  ,  e  lafciata  imperfetta  per  la  fua  morte  ;  ed  ove  anco-  Marino  Ca- 
ra nel  primo  arrivo  che  egli  fece  da  Roma,  ebbe  a  fare  per  ordine  deìl'Ar-  racCi0l°  • 
civefeovo  Umberto  (  come  fi  dicei)  il  Sepolcro  dell'Arcivcfcovo  Aiglerio,       Umberto 
morto  fin  dal    1294.  ,    ma  privatamente,  anzi  poveramente    fepoito  A .icivefeovo 
allora  ;  benché  ciail'Engeniofi  nota  ,  che  quello  fi-polcro  fu  ordinato  da  c^      ,?     az 
Umberto  nel  1 51  f. ,  nel  qual  tempo  Mafuccio  era  in  Roma  ;  laonde  più  Amerio. 
torto  accorda  ,  che  lo  faceife  nel  1312.  prima  che  in  Roma  fi  portarle  , 
b-  pc  he  folle  giovane  ,  che  tanto  puoi'  edere  ,  che  l'opera  del  Sepolcro 
folle   ltata  commefla  a  Pietro  fuo  Padre  dall'Arcivefcovo  ,  e  poi  per  la 
morte  di  quello  ,  terminata  da  lui  ;  Quello  però  che  fi  ha  di  certo  egli  è, 
che  nel  tempo  che  al  Campanile  flava  impiegato  ,  fece  il  Sepolcro  di  Gu-       ..    f     , 
ghelmo  Guidaccio  ,  e  di  Riccardo  Pilcicello  ,  ambi  fepolti  in  S.  Reflitu-  ^"dìNu- 
ta,  l'uno  morto  nel  x^r.  ,  e  l'altro  nel  i'-JH-  Così  ebbe  a  fare  in  S.Do-  bili  Uomini, 
memeo  maggiore  il  Sepolcro  del  Duca  di  Durazzo  Angioino,  fratello  del 
R    Roberto  ,  ottavo  genito  di  Carlo  Secondo  ,  che  morì  nel  1  5  3  f.aven- 
do  prima  fatto  quello  di  Filippo  Principe  di  Acaia  ,  e  di  Taranto  ,  che  fu 
quarto  genito  del  fuddetto  Re  Carlo  ,  Cesi  fece   il  Sepolcro   di  Bernardo 
del  Balzo  ,  Signore  di  Montefcagliofo  ,  i  quali  Sepolcri  eran  prima  die- 
tro lo  Aitar  maggiore  ,  ma  i  Frati  volendo  in  tal  luogo  fare  il  Coro  ,  lo- 
carono i  mentovati  Sepolcri  ne*  muri  laterali  della  Croce  ,  in  fito  molto 
eminente  ,    per  que'  baffi  rilievi   ion  tanto  fludio  da  Mafuccio  fcolpiti  ; 
i  quali  veramente  mentano  ogni  laude  dagli  amatori  delle  buone  o»?re 
della  età  vetufta  ,  per  e/Tere  aliai  ben  condotti  di  componimento  ,  dife- 
gno  ,  e  buona  grazia  di  volti  ,  così  varj  difegni  avea  fatto  innanzi  pec 
varj  altri  Sepolcri  di  Titolati  ,  i  quali  fece  condure  forfè   da  fuoi  Disce- 
poli ,  con  la  femplice  fua  ailìflenza  ,  che  fon  quelli  ,  che  di  minor  bon- 
tà di  lavoro  p? r  fue  fatiche  fi  contano  .  Ma  tutti  quelli  lavori  non  avreb- 
bero ballato  a  djfioglierJQ  ,  fé  un  opeja  di  fomnaa  coofiderazione ,  e  djj 

ho 


54      Vita  di  Mafuccio  Secondo , 

fuo  genio  ,  ed  ancora  del  Re,  non  l'aveffe  impegnato,  e  quella   fu   là 
fontuofa  Chiefa  di  S.  Lorenzo  ,  che  egli  ebbe  da  finire  nel  modo  ,  che 
fiegue . 
Carlo  primo  Avea  '*  Re  Carlo  Primo  d'Angib  ottenuto  graziofamente  da'  Nobili,' 

d'  An piò  e-  €  da'  Popolani  di  Napoli  il  Palaggio  del  lor  congreffo,  ed  una  antica  Chie- 
refle laChle-  JÌà  J  che  Giovanni  Vefcovo  d'Averfa  avea  conceduta  a'  Frati  Conventua- 
le di  S.  Lo-  ij   di  S.  Francefco  nel  1224.  ,  perciocché   in  que' tempi   ad  elfo  appar- 
ai'0   j^_  tenea  il  ^^  con  altre  Cafe  ,  e  Giardini  ,  che  da*  fuddet- 
J.J,            "   ti  Nobili  ,  e  Popolani  eran  flati  convertiti  nel  Palaggio  dianzi  mentova-, 
to  ,  per  trattare  i  publici  ,  ed  i  privati  neg^zj  ;  della  qual  cola  ingelofi- 
to  Re  Carlo  ,  per   cotanta  unione  ,   e  confiderando ,  che   da   un  corpo 
unito  difficilmente  potea  ottenere  quel  tanto  che  egli  volea  ,  finfe  aver} 
tatto  voto  al  Santo  Levita  Martire  ,  di  eriggerli  una  Chiefa  ,  per  1'  otte- 
nuta vittoria  del  Re  Manfredi ,  nel  miglior  luogo  di  Napoli  ,   e  cosi  die- 
de principio  alla  fantuola  fabbrica   di  S.Lorenzo,  dirigendola   il  primo 
Maluccio,  che  formato  ne  avea  con  il  difegno  il  modello  i  Indi  venuto 
a  morte  Re  Carlo  Primo  ,  fu  la  fabbrica  profeguita  da  Carlo  fecondo  fuo 
figliuolo,  e  fuxeffore  ,  il  qu ile  concede   nel  1202.    mille  feudi  annui 
iopra  i  dazj  delParrendamento  del  ferro  ,  per  la  continuazion  della  fab- 
brica ,  la  qual  donazione  fu  poi  confermata   dal  Re  Roberto  nelf  anno 
15  io.  ,  e  dopo  da  Carlo  Terzo  nel  15  81. ,  per  il  mantenimento  de'F ra- 
ti come  da' Jor   Privjleggj,  e  Scritture  ,  che    li  confervano   nel  Regia 
Archivio  di  Napoli  ,  e  del  Convento  di  S.Lorenzo. 

Era  quella  Chiefa  per  i  varj  accidenti  rimafta  molto  imperfettajdo- 
po  la  morte  del  Re  Carlo  Secondo  ,  dovendoli  eriggere  le  Cappelle  della 
nave  di  effa  ,  elTendo  però  in  tal  buon  flato  condotta  ,  che  da  più  anni  fi 
ufficiava  ,   e  vi  fi  celebrava  da' Frati  ,  i  quali  vedendo  che  il  Re  Rober* 
to  ,  con  la  Reina  Contòrte  erano  molto  alle  opere  di  pietà  inclinati ,  eb- 
bero a  lui  ricorfo  ,  acciocché  allaperfine  una  volta    la  Toro  Chiefa  fi  ve- 
ri, fie  compiuta  ,  per    la  qual  cofa  volendo  Roberto  compiacerli  »  ne   fu 
data  la  cura  all'Architetto  Mafuccio  ,  acciocché  quella  abbellifle  ,  ed  or- 
ir.flé  con  le  Capptlle  ,  e  dei  tutto  la  renderle  compiuta  ,  e  per  far  que- 
llo ogni  altra  cura  Iafciaflè  .  Laonde  egli  confederando  la  Chiefa  affai  be- 
ne incominciata  ,  fece  fopra  del  fatto  un  modello  ,   in  cui  agpiunfe  i  fa- 
Arco  della  nimenti  ,  che  vi  mancavano  ,  ma  fopratutto  vi  accomodò   l'Arco  mag- 
Chiela  di  S.  giore  così  alto  ,  e  maeflofo  ,  the  recò  maraviglia  anche   in  vederlo   nel 
Lorenzo  al-  modello  operato  .  Infine  datovi  opera  con  piacere  del  Re  Roberto  ,  Cer- 
vinia .      "  CaVa  conc'ur'a  'n  POCo  tempo  a  perfezione  ,  ma  nel  profeguimentodi  tfsa, 
avendovi  di  già  terminate  le  Cappelle  ,  con  gli  abbellimenti  di  marmo, 
venne  a  mancar   di  vita  quel  pio  ,  e  fapientifiìmo  Regnante  ,  con  un i- 
verfal  pianto  ,  e  dolore  de'  fuoi  vafsalli  ,  nel  1542.  a  16.  Gennajo  ,  pei 
la  qua!  cofa  ,  convume  a  Mafuccio  lafcjar  ogu'opera  ,  e  folo  applicarli 

a  la- 


Scultore ,  ed  Architetto .         jj 

a  lavorargli  il  Sepolcro,  su  l'idea  concepitane  gli  anni  innanzi  »  ed  in  tal 
modo  convenirgli  dar  pofa  alle  fquadre  ,  ed  alle  mifure  ,  ptr  dar  opera 
tiF  (carpelli  ,  ed  alla  (cultura  .  Ma  quello  che  egli  con  fua  difpiacenza  con- 
fiderava  ,  era  che  per  la  morte  di  quell'ottimo  Re  rimaneva  imperfetta 
ia  maravighofa  fabbrica  del  Campanile  di  S.Ghiara  ,  dapoiche  conofcea 
benifiìmo  ,  non  elservi  rimalto  ne'  rampolli  della  ftirpe  Reale  ,  chi    con 
cuor  generofo  ,1a  magnanima  imprefa  facelTe  feguitare  ;dapoicchè  l'Uri-     Andrea  ctt 
garo  Andrea  ,  con  la  fua  Spofa  Giovanna  Prima  »  che  fuccedeva  al  Re-  Ungheria,  e 
j»no  ,  come  figliuola  di  Carlo  Illuftre  ,  noneran  punto  inclinati  >  né  a  Giovanna-^ 
fabbriche  ,  né  ad  abbellimenti  ,  e  più  la  Reina  ,  come  quella  che  di  ma-  Prima  • 
la  voglia  fi  vedeva  congionta  ad  uomo  molto  diverfo  dal  genio  fuo  ,  per 
la  fua  afpra  natura  ,  e  non  già  per  impudiche  voglie,come  erroneamente 
fu  creduto  da  alcun  Scrittore  ;  ma  giammai  da  Coltanzo  ,  e  da  altri  gra-  Il  Coftanzo, 
ViilTmi  Storici  delle  cofe  di  Napoli  ,  come  in  appretto  farem  parola  ,  da- 
poicchè  affermano  coftoro,  non  aver  ella  colpa  nella  morte  di  Andrea  ,  la 
qual  cofa  fu  a  baftanza  provata  nella  Corte  del  Papa  in  Avignone  ,  ove 
Giovanna  giultifkò  fé  ftefsa  .  Così  dunque  la  fabbrica  famofa  del  Cam- 
panile fuddctto  fi  rirmfe  infino  al  terzo  ordine  polla  in  opera  ,  mancando 
poco  pel  finimento  di  quello  terzo  piano  ,  e'1  cornicione  ,  che  ora  vi  il 
vede  principiato  ;  che  fé  bene  nel  1 5"8o.  in  prima  ,  e  poi  nel  róoo.ten- 
tafsero  ,  e  le  Suore  ,  ed  i  Frati  farvi  il  Compimento  delli  due  ordini  Co- 
rintio ,  e  Comporto  per  ridurlo  a  perfezione  ,  ad  ogni  modo  però  non 
ebbe  giammai  p,ù  effetto  di  quello    che  fi  vide   forfi  dall'Engenio  ,  che 
nella  fua  Napoli  Sacra  ne  fcrifse  ,  che  in  quel  tempo  fi  andava  riducendo 
a  fine  ,   che  fu  folamente  il  compimento  del  terzo  ordine  Jonico,  con  co- 
minciarvi  il  cornicione  ,    che    dalla  parte    del  Cortile  fi  vede  ,  errando 
per  altro  i'Engenio  ove  d;fse  ,  che  infino  al  primj  ordine  fu  fatto  al  tem- 
po del  Re  Rcbirto,  poiché  Gio:  Agnolo  Crifcuolo,  the  fcrifse  le  fue  noti- 
zie nel  i  f  60.  nota  li  tre  ordini  fatti  da  Maluccio  ,  e  chs  la  fabbrica  non 
fu  mai  profeguita  a  cagione  del  gran   difpendio   vi  bifognava  ,  e  quella 
è  la  cagione  che  così  imperfetta  fia  ri  malia  fm'ora  . 

Cominciò  dunque  Mafuccio  il  Resi  Maufoleo  giuda   l'Architettato      Sepoltura 
modello  ,   il  qual  non  volle  ,  che  punto  fofse  alterato  la  Reina  Giovan-^el  ^e  R°" 
na  prima  ,   di  quel  che  piacciuto  avea   ali' Avolo  Re  defonto  ,   perloche    ert°s 
fi  lavorò  con  gotica  Architettura  per  accompagnare  l'ordine  della  Chic- 
fa  ,    ma  con   Cottili  ,  td  off  rvati    lavori  ,  con   varie    fìatue  ,   grandi  > 
me/zane  ,  e  piccole  ,    fituando  di  f  pra  la  ftatua  del  Re  ,  con  abito  Re- 
gile  a  federe  ,  e  di  fotto  di  efs^.  ,  fopra  il  tumulo  ,  che  chiudeva   il  fuo 
corpo  ,   altra  giacente  ,  veftitacon  l'abito  delli  Frati  Minori  ,  avendovi 
fetta  profeffione  18.  giorni  prima  di  morire  ,  e  quivi    fece  due  Angioli  , 
che  alzando  le  Cortine  inoltrano  il  Re  defonto  ,  come  prima  già  fatto  av^a 
nel  tumulo  del  Duca  Carlo  ;  veggendofi  però  in  quello  di  Rcb  ito  moke 

figUie 


56       Vita  di  Malfaccio  Secondo, 

figure  ,  le  quali  a!  fuo  Cadavere  fan  dolente  carteggio  ;  ed  in  quelle  fi- 
gure efpreue  Maluccio  le  molte  virtù  ,  che  aveanorefo  adorno  l^nirno 
luo  Regale  ,  come  in  altra  parte  vi  effiggiò  i  fuoi  popoli  ,  con  fuoj  mini- 
ilri  ,  ed  i  più  cari  parenti  ,  i  quali  pietofe  lagrime  fpargendo  ,  fanno 
ammirare  a'  riguardanti  l'efprefib  duolo  in  que'  marmi  .  Così  varie  fta- 
tuette  rapprefentano  ancora  varj  Santi  ,  che  furon  particolari  Avvocati 
del  Religiofo  Regnante  ,  efllndovi  con  quelli  molti  Angioli  con  la  Statua 
della  B.V.,  che  tiene  in  braccio  il  fuo  diletto  figliuolo  ,  alzando  mirabil- 
mente quello  Maufoleo  infino  all'altezza  di  y 6^ palmi  *  che  rende  mara- 
viglia  il  vederlo  . 

E  ben  vero  però  ,  che  ferbando  quella  gotica  forma  ,  non  ha  l' oc- 
chio quel  diletto  ,  che  potrebbe  avere  ,  fé  con  le  buone  regole  de' Ro- 
mani fufs'egh  quello  fepolcro  Architettato  ,  perciocché  crefeerebbe  in 
bellezza  ,  e  tanto  più  ,  che  in  niuna  parte  di  eflb  fu  rifparmiato  ,  e  la 
materia  ,  ed  il  lavoro  ;  che  anzi  molto  di  più  ve  ne  ha  in  quello  ,  che 
fé  forte  di  Romana  forma  coftrutto  ;  la  qual  cofa  non  potè  far  Mafuccio  « 
per  la  ragione  difopra  addotta  ,  di  eiTer  la  Chiefa  alla  gotica  ed.ficata  ♦ 
Ad  ogni  modo  però  non  refla  ,  che  egli  non  abbia  in  fé  queflo  gran  Mau- 
foleo le  fue  laudi  ;  conciollìacofacchè  ,  tra  per  lo  lavoro  con  gentil  mae- 
firia  condotto  ,  e  per  la  fmifurata  fua  altezza  ,  ferba  in  fé  un  maeltofo 
decoro  ,  che  non  ha  che  cedere  alli  più  fuperbi  fepolcri  d'Italia  ,  fé  fi 
confiderà  opera  coftmtta  nel  13  fo.  in  circa  ;  nel  qual  tempo  ancora 
avean  del  barbaro  le  nollre  Arti  ,  non  folo  in  Napoli  ,  ma  nella  medefi- 
ma  Roma  ,  che  già  fu  fcuola  di  belle  forme,  come  al  prefente  fi  operano, 
&ove  doveano  in  ogni  tempo  efTervi  eccellenti  maeftri  dell'  ott.me  re- 
gole di  Architettura  ,  per  gli  efempj  perfrttilfimi  ,  che  aveano  ogn' ora 
in  iù  gli  occhi  ,  ma  in  quella  ancora  eran  corrotti  gli  ordini  ,  e  k>vvtr- 
Emionedel- tltl  con  g1'  coftumi  i  penfieri  .  Ma  tornir.mo  a  Mafuccio  . 
]a  Cniei..  di  Intanto  che  la  fepoitura  del  Re  Roberto  andavafi  ponendo  in  opera  , 

S.G:o:iC2:-  convenne  a  Mafuccio,  circa  la  fine  del  fuddetto  anno  1343.  fare  i  diftgni 
da'^B  CU  P£r  h  erezion  de,,a  Chitfa  di  S.Giovanni  detto  a  Carbonara  ,  com.  ri- 
piano Fian-  fer-fce  Gio:  Agnolo  Cnfcuolo  nelle  notizie  che  ei  ne  lafciò  di  Gennaro  di 
co,  eome  cL]  Cela  ,  ove  incidentemente  (  com'  è  fuo  coftume  )  dice  :  che  Mafuccio 
fuo  Epitaffi-»  aveva  edificato  quella  Chiefa  ,  per  amor  del  6.  Crilliano  Franco  Frate 
'iM^ChT0  de'  Servi  di  Maria;  concioffiacrfacchè  avendone  avute  preghiere  dal  fnd- 
,    '     '  detto  B.Criftiano  ,  non  aveva  potuto  negar   fua  opera  ad  uomo  di  tanta 

Gualtiero  Santità  ;  laonde  fi  cominciò  d  fabbricare  la  Chiefa  nel  fuolo,  che  a  quel- 
G.  .tot.T  do-  lo  avea  donato  Gualtiero  Galecta  ,  Cavaliero  Napolitano  ,  con  i  centi- 
na il  fuolo  cui  Giardini  ,  come  dalle  Scritture  ,  che  nell'Archivio  della  fuddetta 
couGurui-  ch.efa  confervanfi  ,  appien G  vede  .  Qu_=fla  fu  veramente  da  Mafuccio 
rezKn'c  del-  f°rrnata  a  fa°  genio,  avendone  prima  architettato  1;  Modello  ,  che  fu 
la  fucucLca  ailoxa  confiderato  crnr-t. filmo  ,  con  Architettura  all'ottime  regole  confa-. 
C^ia  .  centj , 


Scultore ,  ed  A  rchitetto .         5  7 

«ente  ,  tome  infino  a'  noflri  giorni  fi  oflerva  .  E  ben  vero  però,  che  og?\ 
Vedefi  quella  Chiela  ornatifhma  ,  ed  arricchita  di  marmi  ,  che  non  Io  fa* 
allora  per  la  povertà  di  que'  Padri  ,  che  la  fondarono  ,  i  quali  furono  ,  iL 
fuddetto  Beato  ,  ed  il  P.Gio:  d'Aleflandro  ,  allora  provinciale  de' ferviti; 
ma  venne  ella  mirabilmente  ,  dopo  molti  anni  ,  abbellita  per  ordine  del 
Re  Ladislao  ,  che  tutta  l'ornò  di  marmi  con  legai  liberalità  ,  e  magni- 
ficenza .  Ma  cotefti  abbellimenti  non  alterarono  punto  la  fua  forma  pri- 
miera ,  né  della  Chiefa  ,  ne  del  Coro  ,  ovvero  di  altro  membro  dell*. 
Chiefa  fuddetta  ,  aggiungendoci  folamente  a  capo  a  molti  anni  la  Cap- 
pella del  Marchefe  di  Vico  ,  fontuofiilìma  per  lo  lavoro  ,  ricchiffim* 
per  i  m^rmi  ,  come  nella  feconda  parte  di  quell'opera  con  permiffion  del 
Signore  ,  fi  farà  parola  ;  perciocché  a  quella  Cappella  poche  alcre  nort 
fol  di  Napoli  ,  ma  d'Italia,  comparar  fi  ponno  ,  di  lei  facendone  men-  , 
aione  il  Vafari  nella  Vita  di  Girolamo  Santacroce  ,  ma  non  appien  ne 
difrorfe  ,  dapoicche  non  v'è  cofa  ,  che  in  efia  vedefi  ,  che  non  rechi  ma- 
raviglia ,  e  diletto  nella  fua  sferica  circonferenza  .  In  quella  Chiefa  me* 
defima  fu  altresì  fituato  il  fuperbo  Tumulo  del  Re  Ladislao  mentovato» 
tutto  di  bian  hi  marmi  conteflo  ,  il  quale  è  un  fìupore  della  fletta  magni- 
ficenza ,  come  nella  vita  di  Andrea  Ciccione,  che  ne  fu  l'Artefice,  fi  dir-V 
per  intelligenza  di  ogn'uno  . 

Terminata  nella  guifa  ,   che  già  fi  difTe  ,   la  fepoltura  del  fapientif- 
fimo  Re  Roberto  d'Angiò  ,  ed  ove   il  breve  ,  ma  degno  elogio  fi  legge  : 
Cernite  Rjbcrtum  B^egew  virtute  refertum  .  Cercò  Mafuccio  dar  compi- 
mento alla  Chiefa  di  S.Lorenzo  ,  the  perciò  fi  rimife  di  nuovo  ne'  lavo- 
ri di  quella  ,  finendo  in  tutto  fi  giro  delle  Cappelle  ,   e  voltò  l'Arco  mag- 
giore nella  di  già  figurata  altezza  ,  concepita  dal  primo  Mafuccio  ,  abbel- 
lendo di  ornamenci  tutta  la  e.hiefa  ,  e  m.dfime  la  Cappella  di  S.Antonio, 
ove  Ma  Uro  Simone  avea  dipinta  la  Immagine  del  Santo  mentovato.  Co- 
sì finita  la  Chiefa  ,  retta  va  a  farfi  per  compimento  di  ella  la  facciata  del- 
la porta  maggiore  ,  ma  le  turbolenze   che  inforfero  esulate  dalla  morte 
di  Andrea  d'Ungheria  ,  primo  marito  di  Giovanna  prima  ,  non  fecero 
per  ..llora  pinzarvi  ne  la  Reina,  ne  altri  fuoi  congionti,  la  qual  cofa  ve- 
dendo Bartolomeo  di  Capua  ,  volle  con  quella  porta  dare  intiero  compi-  .Bartolomeo 
mento  alla  Chiefa  ;  laonde  ordinò  che  fofle  a  fue  fpefe  condotta    a  fine  ,  di^2P"a- 
come  fi  vede  dalle  lue  infegne  ,  che  non  l'olo  fono  collocate  fopra  la  fud- 
detta porta  ,  ma  per  la  Chiefa  ancora  .   Rellarono    nel  veder  compiuta 
quella  Chiefa  ,  oitremodo  appagati    i    Napoletani,   ma  quello   che  recò 
Hupore  ad  ogn'uno  ,  e  più  a  gl'intendenti  dell'Arte  di  Architettura  ,  fu  il 
maravigfofo  Arco  maggiore  della  Chiefa  ,  già  da  noi  accennato  ;  perche 
ha  la  volta  in  altezza  cotanto  eccelleva  ,   che   lo  rende    appretto   di  ogni    ,  ,p  a    . 
nazione  ammirabile  ,  come  ne  fanno  teftirnon.ian.za  anche  i  Scrittori  del-  y  CeiXoed 
h  cofe  cuxiufe  di  Napoli .  il  Sarnellì. 

jj  Fece 


5 8      Vita  di  Mafuccio  Secondo , 

Fece  Mafuccio  varie  fepolture  ,  oltre  delle  fuddette  ,  alcune  delle 
quali  effendo  fituate  nel  Vefcovado  furon  p>i  tolle  per  eriggervi  il  Timo- 
Vane  fé-  fo  Cappellone   di  S.  Gennaro  diroccati iofi   a  tale  effetto   le  Cappelle  de' 
polcure»       SCurli ,  e  de'  Filamarini  ,  laonde   l'offa  di  Giovanni  Filamiro  il  Juniore, 
di  Riccardo  ,  e  di' Zurli  furono  unite   a  quelle  di'  Pifcicelh  ,  co'  quali 
aveano  parentela  ,  come  fi   ha  dalla  fepoltura   di  Pietro  Pifcicello  ,  e  di 
Giovanni  Zurlo  morto  l'uno  nel  i  3 7 8.  ,  e  l'altro  nel  1 3  8 1 .   Cos\  ùce  il 
lepolcro  del  famofo  Dottor  Bernillo  Guindacio  ,   che  fu   anche  Medico» 
e  Razionale  della  Regia  Camera  della  SamtOariaSe  quelli  fepoltura  vedefi 
vicino  la  porta  picchila  del  Vefcovado  fuddetto  ,  che  fu  lavot..ta  da  Ma» 
luccio  nel  1570.  in  occafione  della  morte  di  Giovanna  Ammendola  di  lui 
Conforte  »  Cesi  fece  la  fepoltura   nella  Cappella  Cnfpano   di  Landulfo 
Cnfpano  Luogotenente  della    Regia  Camera  mentovata  ,  il  quale    avea 
conferito  il  Razionalato  al  fuddetto  Dottor  Bernillo,  per  i  molti  fuoi  me- 
riti ,  come  nelle  memorie  di  N  «poli  fi  legge  .   Fece  in  oltre  per  ordine  di 
Carlo  Terzo  di  Durazzo  Re*di  Napoli    la  fepoltura  della  fanciulla  Maria 
liei  1  37 1.  >  e  quella  vedefi  fituata   in  S.  Lorenzo  ,  dietro   lo  Aitar  mag- 
giore .  Una  però  delle  più  belle  fepolture  ,  che  fi  veggiono    di  Mafuccio 
è  quella  che  ftà  nella  Chiefa  diS.  Domenico  maggiore,  di  Gio:  d'Aqui- 
no ,  che  morì  nel  154^. ,  la  quale  vedefi  oggigiorno  fituata  preffo  la 
Cappella  di  S.  Tommafo  »  ch'è  accanto  alla  nuova  Sagri  dia  ,  e    fopra 
quella  fepoltura  vi  fono  le  pitture  di  Mallro  Simone  ,  che   in  que'  tempj 
furon  tenute  per  opere  perfettiflìme  . 

Ma  di  quanti  lavori  di  fepolture  fece  Mafuccio  ,  niuna  fu  che  lavo- 
rò con  più  cordoglio  di  quella  di  Giovanna  prima  ,  la  quale  fi  dovea  fi- 
tuare  nella  Chiefa  di  S.Francefco  della  Città  ,    ovver  Cartello  di  Muro  * 
nel  Monte  Gargano  di  S. Angelo   in  Puglia  ,  perciocché  aveali    affai  rin- 
crefeinto  la  di  lei  funefta  morte  datale   dall'ingrato  Re  Carlo  Terzo  ,    in 
quello  modo  »  Dimorava    la  Reina  fuJdetta  nel  Monte  Gargano  di  S.An- 
gelo  in  Puglia  ,  coli  relegata  >  come  prigionieia    del  Re  ,    ed  ivi   di 
buona  voglia  fi  ftava  ,    per  la  divozione  ,   che  profetava  a  quel  Santua- 
rio del  Principe  delle  Celelli  milizie  ;  ed  ove  ancora   fi  avea  fatto  fabbri- 
care ,  condifegno»   ed  intelligenza   di  Mafuccio  (  che  fpefso   folea  vifi- 
tarla  )  una  Chiefa  dedicata  al  Serafico  S,Francefco  ,  e  volentieri    altresì' 
vi  dimorava  per  rtar  lontana   dal  Re  fuo  Nipote,  e  Cognati  ,   nel  qua- 
4e  aveva  feorto  a  più  d'un  fegno  il  mal'animo  ,  che  ingratamente    verfo 
lei  machinava,  giacché  per  la  prima  adozione,  vedevafi  egli  afsunto 
■alla  Corona  del  Reame  di  Napoli  . 

Qnefto  ingratilfimo  Re  per  regnar  folo  ,   Contro  T'accordo  della  pace 

Iii^ratitu-  raTta   con  la  Reina,  pieno  di  mal  talento ,   per  la  feconda  adozione   di 

Carlo    III'  kul§1  d'Angiò  ,  rifolfe  in  fine  di  condurla  a  morte  ,  eco!  prefetto  di  ven- 

■éi  Dsrazzo-  di  care  Re  Andrea  ,  fece  chiamar*  a  sì  alcuni  Ungati-,  e  quelli  perfnafi  a 


Scultore?  ed  Architetto.        59 

far  Vendetta  dell'impiccato  Re  ,  già  J0r  Signore  ,  e  primo  marito  di  Gio- 
vanna ,  colorì  con  tal  zeb  il  fuo  ingrato  delittori  laonde  coloro  perfuafi 
da  tal  finzione  ,  fi  portarono  ntlla  Città  ,  ovver  Gattello  di  Muro  ,   ed 
ivi  nel- mentre  che  nella  Chiefa  di  S.  Francefco,  da  lei  edificata  ,  come  fi  Morte  della 
diflè  ,  faceva  orazione  ,  miferamente  frangola  rono  quella  innocente  Rei-,  j^7na  Gw: 
pa  ;  giacche  per  pruova  di  chiaritimi  Autori  ,  ella  non  colpo  nella  mor- 
te di  Andrea  ,  come  malignamente  il  Collenuccio  ,  con  alcun  altro,  affer-     slu  ;nno. 
ma  ;  ne  mai  fu  impudica  ,   dapoiche  tolfe  Principi  favj  per  fuoi  mariti ,  cenza  ó  ìfc- 
come  nel  Cortanzo  potrà  vederli ,  che  le  pruove  ne  adduce  di  Giovanni  j*  da  ,grav« 
Boccaccio  ,e  di  Francefco  Petrarca  di  lei  Contemporanei  i  oltre  alla ,  feu- 
fa  ,  che  ne  fa  Gio:  Villani,  che  dille  aver  fentto  ciò  c/ie  gli  aveva  riferito 
un  Ungaro  ,  (lato  bailo  del  Re  Andrea  ,  e  però  relatore  appailionato  deva 
credt- rfi  ,  come  prova  il  Cortanzo .  Cosi  dunque  ,  morta  innocentemente 
quella  infelice  Sovrana  ne  fentì ,  fra  gli  altri  ,  molto  difpiacere  Mafuccio, 
nel  vederla  poi  tfpofta  ,  quafi  ludibrio  del  mondo,  nella  Chiefa  diS.Chia- 
ra  ,  ove  per  ordine  del  Re  Carlo  era  il  fuo  Gadavero  fatto  condurre  dalla 
Città  di  Muro  ,  e  non  d'Averfa  ,   come  fognò  il  Collenuccio  fuddetto  5  e      Abbagli» 
dovendoli  fare  il  fuo  tumolo  ,  vicino  quello  di  Carlo  Illurtre  fuo  Padre  ,  del     Colle- 
Mafui  ciò  unitoli  con  alcuni  nobili  ,  affezionati  della  defonta  Reina  ,  gli   ''■ 
(colpirono  il  bel  tumolo  ,  che  nella  Città  di  Muro  ,  fi  vede  con  la  fua  Sta- 
tua ,  efprelTi  al  naturale  ,  e  con  le  fue  infegne  ;    e  conducendo  quello  Se- 
polcro nel  fuddetto  Cartello,  fotto  fpecie  di  adornamenti  di  Chiefa, fi  ado- 
perarono i  mentoviti  Nobili  con  Mafuccio  ,  che  vi  fufle  fegretapitnte  al- 
tresì ricondotto  il  Cadavero  ,   come  fu  notato  da  alcuni  a'  quali  la  cefa 
venne  in  cognizione  ;  e  perciò  vi  è  l'equivoco  degli  Autori   della  fua  Sto» 
r'n  ,  circa  ove  la  Reina  Giovanna  prima  folle  veramente  fepolta  j   Ma  ab- 
biali intiera  fede  a  Teodorico  Segretario  di  Papa  Urbano  VI.  ,  il  quale  af- 
ferifee  efler  el'a  fepolta  nello  fentto  Cartello,  ove  come  li  dille  fu  trafpor-f**"*."'** 

.  n  r  .\      i  e  ■  de  j  hi ì mate 

tata  ,  avendo  queito  Autore  laputo  per  certezza  cola  il  aio  corpo  giacere  ,  Cib.i. (»*.-<.* 
tettando  gli  altri  Scrittori  nell'erronea  opinione  ,  che  non  fufle  così  ;  e 
qui  (lo  accade  ,  perciocché  in  Napoli  medefimamente  vedefi  il  fuo  Sepol- 
cro ,  il  quale  fu  fcolpito  da'  Difcepoli  di  Mafuccio  con  fuo  dilegno  ,  ed  è 
quello  ,  <  he  ora  veggiamo  in  S.  Chiara  ,  vicino  quello  del  Duca  Carlo 
li'uftre  Duci  di  Calabria  fuo  Padre  ,  però  dalla  parte  ,  ove  ora  ft  va  in 
Sagreftia  ,  con  molti  nobili  adornamenti  ,  ed  in  quello  vi  aveva  il  Re 
Carlo  ordinato  folairi-nte  que'  verfi  che  eran  gli  ultimi  a  leggerli  ,  non 
so  fé  per  mortrare  maggiormente  agli  occhi  del  mondo  L'ingrata  fua  cru- 
deltà ,  ovvero  per  ifeufare  il  fuo  delitto  ,  ma  Vi  fi  aggiunfero  a'prieghi 
degli  Affezionati  ,  e  di  Mafuccio  i  due  primi  verfi  ,  che  tutti  per  eflec 
guadi  ,  non  già  dal  tempo  ,  ma  da' benevoli  infin  d'allora  ,  cioè  dopo  la 
morte  di  Carlo  Terzo ,  qui  fi  riportano ,  per  intelligenza  di  ogn'uno. 


6o     Vita  di  Maluccio  fecondo 

Ifcrhione 

alia  Sepol-  ìnclyt a  farthenopes  jacet  hic  RjgìnaJ otinnti 

tura     della  ìrima  ,  priusfelix  ,  mux  mijeranda  nìmis  ; 

Runa  Gio-«  £^»w  C/?>-u/f  gcuiiani ,  multavit  Carolus  alter  , 

vanaa    pa-,  <^<7  jwcr/e  /7/a  virnm  fufiulit  ante  fu  um  . 

M.  CCC.  LXXXII.  Zi.  Maji  V:  ind. 


ina 


In  quello  tempo  medefimo  avendo  F.  Giorgio  Eremita  ottenuto  dal 
p  ry  --  mentovato  Re  Carlo  III. ,  di  cui  egU  era  famigliariffimo  ,  un  Campo  a 
Eremita  ed»  piedi  delle  leale  di  S.  Gio:  a  Carbonara,  già  da  Maluccio  edificato  ,  e  qae- 
fìci  la  chls  ito  conceduto  a  que5  divoti  Napoletani ,  che  lui  partale  intercclìì  me 
fa  della  Pie  aveano  fcelto  ,  ne  fu  data  la  cura  a  Maluccio  di  eriggervi  una  Chiefa  de- 
ta:  dicata  a  S. Maria  delia  Pietà  ,  la  quale  in  affai  poro  tempo  conduce  a  fine, 

con  l'Olptdalc  ,  che  la  pitta  de' Napoletani  fuddetti  vollero  erigg. re  ,  per 
poveri  infermi  nell'anno  1 385.  del  quale  ancora  fé  ne  veggono  le  Corfie  , 
eflendo  dopo  quello  Spedila  incorporato  a  quello  della  SS.  Nunziata  ,  ivi 
trasferendovi  l'opera  pia  ,  ma  la  Chiefa  ancora  fi  vede  ,  bella,  ed  alla  Ro- 
mana Architettata  inlìnd'a:lora  ,  per  tellimonio  ancor  ella  della  virtù  di 
Maluccio . 

Era  quello  Artefice  circa  quelli  tempi    ormai   pervenuto  agli  ultimi 
Raìnaldo  anni  di  fua  vecchiezza  ,  quando  ,    dopo  ottenuta   per  i  fuoi  molti  meriti 
Brancaccio    Ja  porpora  Rainaldo  Brancaccio  ,  fatto  ritorno  a  Napoli  *  volle  eriggere 
iinale,     una  chkfa  al  Principe   delle   Gekfti    Milizie  Michele   Arcangelo,   che 
però  eflendo  appieno  infoi mato  dell'opere  ,  e  del  valor  di  Mafuccio  ,  vol- 
le ,   che  egli  benché  molto  vecchio  (i  folle  ,  la  Chiefa  difìderata  gli  edifi- 
cane 5  lecnde  gli  convenne  farne  i  difegni  ,  con  una  bozza  di  modello,  ia 
cui  fi  vide  veramente   con  quanto  giudizio  fi  fofle  accomodato  al  poco  fi- 
to  che  aveva  ;  concioffiacofacche  architettò   quella  Chiefa   con  bu  ne  re- 
cole alla  Romana  fenza  ne  pure  introdurvi  minima    parte  del   gotico, 
Erettane  d^  ornan(j0ia  Jj  dentro  ,  e  nelle  porte  di  lavorati  mirmi,  vi  fece    in  quella 
,-T  fcolpire  da  fuoi  difcepoli   in  legno   varie  Storie  ,  ehe  ancor    fi  veggono i 

Cesi  dunque  facendovi  lavorare  Maeftri  ,  e  Fabbri  continuamente,  fi 
vide  la  Chiefa  compiuta  circa  quello  anno  1387.  ,  giacche  il  Njtijo  Pit- 
tore Gio:  Agnolo  Crif-uoio  nota  ,  che  avendola  appena  compiuta  ,  ven- 
ite a  morte  i'Artefice  ,  come  dalla  ingionta  memoria  ,  che  egli  ne  lafcià 
Icritta  ,  chiaramente  fi  legge  ,  dopo  quella  del  primiero  Mafuccio  ;  leg- 
gendoli ancora  alcuni  altri  fatti  di  quedo  fingolariffìmo  uomo  in  altre  no- 
te di  altri  Artefici  ,  regiftrate  ivi  incidentemente  ,  come  in  tutte  le  fue 
notizie  ha  per  coEume  ,  e  corp.e  noi  fareua  noto  ,  in  quei  delti  die  lie- 
^uone  . 

Dopo  dì  -qtiefic  crsfcsnZo  iljìglio  dil ptddetto  Tietro  ,  anco  Mnfucxìn 
fliuas.to  ,  J>:r  amor*  di 'M<tJ)atui  Archi tetto fkiitUt»  eh:  fu  il  Compa- 
re 


Scultore,  ed  Architetto.        61 

tt  al  battemmo  di  quello  giovine  ,  il  quali  fi  fece  ancora  bravo  Archi  tetto 
fotto  di  lui  ,  ed  ancora  bravo  Scultore  ,  efice  le  Sepolture  del  Re  Rioberta 
Cai  tempi  ,  ma  prima  fece  la  Sepoltura  di  Carlo  figlio  d-.l  prefato  Re  fil- 
ler to  ,  dove  che  Pietro  fuo  l'.idro  aveva  fitte  altre  Regie  Sepolture  in 
S.  Domenico  ,  e  Ma'}  uccio  Vecchio  aveva  anco  edificato  la  bella  Chi  e  fi  a  dì 
detto  S.  Dom  nico  ,  come  quello  ave  ancora  edificato  la  bella  Chiefia  delle 
Monache  della  Croce  ,  che  era  fora  Napoli  allora  ,  dove  poi  quejh  Moniche 
Io  prefitto  Bj  Rnbrto  ,  edificato  S.  Chiara  ,  con  uno  Ingegniero  fyr altiero  * 
perche  Mafuccio  era  a  Roma  ,  ed  aveva  avuto  coltra  ,  che  non  era  venti» 
to  alla  fu. i  chiamata;  ma  quello  non  poteva  ,  fervendo  un  nipote  del  Papa 
Cardinale  ,  e  cos'i  edificata  detta  Chiefa  di  S.  Chiara  ,  portò  l;  fu.ldette 
Monache  in  detto  Monafterio  .  Ora  quejlo  Mafaecio  giomne\  per  veder  be- 
ne le  buone  cofe  ,  andò  in  Roma  ,  dove  fi  U  dio  ,  e  ferzi  gran  Signor:  ,  ed 
sin  Cardinale  ,  che  era  qtidlo  che  comandava  Roma  in  quel  tempo  ;  poi  ri- 
vaiato  a  Nipoti  t  fece  belle  enfi  di  Architettura  ,  con  fabbriche  baric  cfa- 
li ,  tf.ee  b.lle  f cult  lire  ,  edificando  anco. a  Cafsrta  un  bel  Palazzo  ,  ed  a 
Napoli  per  il  Principe  Diego  ,  che  a  quel  tempo  era  gran  Camerlengo  del 
Regno  di  Napoli  ;  dove  che  crefCuUo  di  fama  per  le  cofe  vedute  ,  e  liudiate 
ittRonta  ,  Arch' tettò  l'arco  della  fama  fa  Chiefa  di  S.  Lorenzo  ,  e  la  finì 
facendone  un  modello  fecondo  il  primo  ,  con  regole  baricefali  ,  che*  fi  mol- 
to apprezzato.  Perfine  ejjendo  fatto  Vecchio  fabbricando  la  Chiefa  di  S.Ar- 
cangilo  -,  per  il  Cardinale  Rainaldo  Brancaccio  ,  vicino  Seggio  di  Nido  , 
finita  que/ìa,  cafeando  ammalato  di  gran  fibre  ,  morì  fanno  1587.  in 
circa  ,  come  ho  trovato  che  dice  nelli  j'uoi  netamenti  N>tar  Cacciutto  di 
Napoli,  e  Notaro  allora  del  Sereniamo  Palazzo  in  quel  tempo.  N.  Cri- 
feonius  . 

A  piceli  di  un'altro  manofcritto  del  rmdefimo  Gio:  Agnolo  ,  ove  ne  dà 
prima  le  nctizie  di  Simon  Papa  il  vecchio  ,  e  poi  di  altri  varj  Pittori 
difeor rendo  ,  foggiun^e  di  Maluccio  così  ; 

£'  da  fapsrfi  Ancora  ,  come  fi  è  trovato  memoria  ,  come  Mafuccig 
per  far  pajfare  la  collera  a  lo  Magnifico  Re  Robert  ofi  fpedìo  da  lo  Nipote  de 
lo  Papa  Cardinale  ,  lafciando  a  buon  termine  ,  e  ricapitate  le  cofe  fue  9 
e  veline  ,  dove  parlato  ■>  feci  defijlere  l'Architetto  forafliero  con  le  ragioni 
delli  mali  cominci/unenti  »  pedat\ ,  e  vottanti  mali  ,  fenza  regole  reali  9 
0  baricefali  j  venendo  la  Chiefa  baffa  ,  e  fenza  lume  ,  dove  che  poi  facen- 
do li  fuoi  difegni  ,  lo  prefato  Re  ordinò  ,  che  luifiiceffe  tutto-,  prometten- 
do Mafaecio  di  fare  la  Chiefa  alta  più  di  S.  Domenico  ,  abbellendola  ,  ma 
non  fi  poteva  fare  tutta  come  voleva  ,  per  quello  che  era  già  fatto  di  gran 
fpefa  ,  ma  con  rimediare  con  le  travate  alla  Conca*,  Ma  la  fabbrica  di 
fu. ri  Ael Campanile  fece  a  fuo  modo  ,  alla  Romena  ,  dove  per  la  bellezza 
rejtò  imperfetta  fino  al  terzo  jpiauo  ,  fé?  la  morte  del  Re  .  Notar  C  :■> 
jfaniMs  + 

IfcU 


6 2       Vita  di  Maluccio  fecondo 

•       Nelle  notizie  ,  che  in  confufo  ne  da  in  un  foglio  medefimo  ,  di  vari 
Artefici  ,  che  dopo  Mafuccio  fionrono  ,  così  foggi  unge  : 

Ma  uiuno  di  quejìi  Architetti  ,  e  Scultori  detti  ,  voi  fé  fornire  ihfyi- 
ravigliofo  Campanile  di  S.  Chiara  ,  fatto  da  Mafuccio  fecondo  ,  perche  di- 
cevano', efier  dubbio  di  fupentre  coagli  altri  dui  ordini  li  tre  fatti  dal 
detto  Mafuccio  ,  con  tanta  perfezione  dì  arehitsttura  ,  la  qftale  è  lodata 
da  MeJJer  Marco  de  Fino,  che  onora  fempre  la  memoria  di  quefto  Sogg?tfoi 
il  qualf.  requiefeat  in  nomine  Domìni  Amen. 

Ecco  duuque  come  di  quelle  parole  ,  togliendofi  ogni  dubbio  ,  chia- 
ramente conofeefi  ,  che  fino  al  terzo  ordine  fu  da  Mafuccio  eretto  il  Cam- 
panile famofo  di  S.  Chiara  ,  che  poi  non  fu  compiuto,  e  per  la  diffidenza  , 
e  per  la  gara  del  nome  ,  come  per  il  gran  difpendio  ,  da'  fuff.guenti  Archi- 
tetti .  Ma  trallafciando  quella  ,  nella  quale  alcun  dubbio  non  vi  rimane 
pei  sì  graviffimi  teftimoni  ,  mi  conviene  ora  appianare  quakhe  difficoltà, 
che  neila  mente  di  alcun  leggitore  potetti*  inforgere  ,  fé  mai  leggendo  la. 
Bulla  di  Papa  Martino  V.  vedette  ettèr  quella  fpedita  a  2 9. Aprile  dell'anno 
1426.   per  la  fondazione  dell'  Ofpedale   di  S.  Angelo  a  Nido  ,  giacché  la 
Chiefa  li  porta  eretta  circa  il  1 3  87. in  cui  anche  fuccedè  la  morte  dell'Ar- 
chitetto ,  per  lo  che  Illa  il  leggitore  con  la  intelligenza  ,  che  la  Chiefa  fa 
prima  eretta    del  mentovato  Spedale  ,  patendo  relìar  chiarito  dalla  Bolla 
nudefima  ,  ove  fi  lepgr  :  Che  offendo  lo  Spedale  di  s.  Andrea  (  Chiefa  finta- 
ta ivi  preffo  )   dtfmeffo  ,  ed  abbandonato  ,  per  le  continue  guerre  di  qite* 
tempi  ,   e  delle  peliilenzt ,   dal  medefimo  Pontefice   Martino  V.  fi  concede 
talfpedale  ,  con  tutte  le  cafe  ,  e  territorj  è~c  Per  la  qual  cofa  il  Cardi- 
nal Rainaldo  rinovò  l'opera  pia  dello  Spedale  ,  che  ora  veggiamo  .  Laon- 
de refta  affai  chiaro  ,   che  fu  molti  anni  innanzi   eretta   la  Chiefa  ,  dello 
Ciò:  XXII. Spec}ale  ,  il  quale  fé  nel  tempo  medefimo,  che  quella  foiTe  llato  fabbricato, 
tu  Salumai  n£  averebbe  il  Notijo  G10:  Agnolo  fatto  ancor  menzione,  giacché  fi  vede, 
Co  la  ■N"P°^c|,e  di  tale  Art'  fice  andò  accuratamente  ritrovando  notizie  ,   come  appien 
to  Papa   in  conofeefi  dalle  foggiunzioni  ,  che  di  lui  fece  .  Che  anzi  da  lui  vengon  no- 
Bologna_>  ,  tate  più  opere  di  cui  da  noi  non  lì  fa  parola  ,  per  effer  guaite  ,  ed  alla  mo- 
benche  alti'^erna  rifabbricate  ,  come  l'accennato  Palaggio  del  Principe  Diego  di  Ca- 
dicono  in_,perta  ^  CQn  ajtre  CQre  ;  qqS\  dunque  ogni  ragion  vuole  ,  che  il  Cardinale 
'io   '   el'  Rainaldo  Brancaccio  ,  avendo  edificata  la  Chiefa  ,  e  vedendo  difmelTa  l'o- 
pci  neli4»o  pera  pia  dello  Spedale  di  S.  Andrea  ,  penfaffe  dopo  di  edificarlo  ,  per  la 
per  quietali,  qual  cofa  è  facilismo  ,  che  per  ottenerne  la  conceffione  ,  e  la  Bulla  ,   al- 
lo   fettina  i  cun  tenip0  vi  palfcfle  di  mezzo  .  Inoltre  fi  ha  dalle  Storie  ,  che  il  fuddet- 
Papato°     e  to  Cardinale  coronò  Gio:  XXII.  Papa  ,  dal  quale  ,  come  dice  l'Engenio  , 
adorò    i'n_.  fu  amato  molto  ,  perla  bontà  della  vita  ,  e  per  la  età  fua  veneranda  .   Per 
FirenzeMar  lo  che  dovea  elTer  molto  vecchio  infin  dal  tempo  di  Gio:  XXII.  ,  e  molti 
tino  V.  co-  anm  prima  di  ottenere  la  Bulla  da  Martino  V.  giacche  fi  ha  ,  che  morì  un 
Pmèfice     »W  dopo  ottenuta  h  mentovata  Bulla ,  cioè  nel  1427,  regnando  elfo- 
Max- 


Scultore,  ed  Architetto.       63 

Martino  ,  il  che  non  appare  dal  Aio  ritratto  ,  dipinto  su  la  porta  Maooj'o- 
re  della  fua  Chief ,  ,  ove  vedefi  efpreiT)  ìngmocchioni  ,  innanzi  la  B-  V.  , 
ed  in  età  virile  ;  Dunque  dopo  più  anni  di  quella  pittura  fu  egli  vecchio  , 
e  venerando  ,  p.-r  cui  fu  amato  da  Papi  Giovanni  detto  ;  p.r  le  quali  in- 
fallibili ragioni  viene  a  cafcar  benilfimo  l'erezion  della  Chiefa  nel  1386. 
enell'8*.,  perche  dopo  più  anni  lo  Spedale  fu  eretto  ,  giacche  abbjam 
provato  ,  che  il  Cardinale  mori  un  anno  dopo  >  che  il  mentovato  Spedala 
fu  pollo  in  ufo  . 

Così  dunque  Maluccio  appena  compilata  la  Chiefa  di  S.  Michele  Ar.  Morte  di 
cangelo  ,  _fu  fopragiunto  da  acutilllma  f;bre  ,  alla  quale  più  non  potendo  Maluccio, 
rendere  lefue  forze  già  indebolite  dalle  molte  fatiche  ,  ma  più  dapli  an- 
ni ,  efTendo  aflai  avanzato  in  vecchiezza,  come  quello  che  numerava  pref- 
fo  che  96.  anni  dell'età  fua  ,  fini  il  corfo  di  quella  vita  mortale  ,  carico 
di  onori,  di  laudi-,  e  di  ricchezze  ,  acquiftate  col  mezzo  delle  fue  vir- 
tuofe  operazioni  ;  laonde  per  h  fua  morte  ebbero  le  Arti  delia  Scultura  , 
e  dell'Architettura  molta  perdita  ,  dapoiche  per  lo  mezzo  de'  fuoi  accura- 
tillìmi  ftudj  ,  e  del  fuo  grande  ingegno  ,  aveano  quefte  avuto  tanto  di  lu- 
me ,  quanto  loro  fu  necefTario  ,  e  fuffi.'iente  ad  eflergli  verace  feorta  al 
Tero  modo  di  quelle  opeiare  ,  per  efempio  di  coloro  che  vennero  ad  efer- 
citarle  in  appreflb . 

line  della  Vita  di  Mafttccio  fecondo  Scultore  ,  e d  Architetto, 


VITA 


64 


VITA  DI  MAESTRO  SIMONE 

Pittore . 


RActe  volte  ,  fecondo  il  parere  de'  favj  uomini  ,  egli  avviene  ,  che  la 
virtù  non  abbia  il  fuo  premio  ,  e  che  non  ottenghirto  laudi  le  opere 
degli  eccellenti  Maeftri  ,  anche  da'  medefimi  loro  avverfarj ,  i  qua!»  fo* 
vente  fon  ccftretti  dalla  verità  a  palefare  i  di  loro  preggi  ,  e  più  fi  ctt.n« 
gono  i  vanti  da  quegli  Uomini ,  che  fono  di  maggior  virtù  forniti,  e  con- 
feguentemente  di  autorevole  credito  ripieni  i  come  coloro  chetiamo  nel- 
la fupr;  ma  (lima  univerfale  ,  e  quelli  il  Valor  degli  a'tri  conofcendo  , 
fanno  di  loro  fmcera  teftimonianza  ,  acciocché  qulli  appreiìb  di  ognuno 
fian  tenuti  nella  debbita  (lima  ;  e  moltiilìme  volte  adivi  ne  ,  che  taluno 
per  le  fuddette  laudi  di  tal  ftimaco  Artefice,  fia  fpeflb  adoperato  ,  e  eoa 
ciò  pofla  moftrare  al  mondo  interamente  fin  dove  giunga  in  lui  qutlì'ar- 
te  ,  che  egli  prof.1T:  ;  la  quìi  cofa  noi  polliamo  vedere  appieno  nella  vita» 
che  fiegue  di  Maeftro  Simone  ,  il  quale  per  i  vanti  datigli  dal  f.imoiifiìmo 
Giotto  ,  fu  tenuto  in  quella  fovrana  (lima  dal  Re  Roberto  ,  e  da  e.  tei  co- 
loro ,  che  lo  conobbero  ,  di  che  egli  con  l'opere  lue  egregie  fi  refe  ben 
meritevole. 

Fiorì  dunque  Maeftro  Simone  circa  il  i $  3  f .  giacché  per  tellimonian. 
2a  di  G;o:  Agnolo  Crifcuolo  ,  fi  ha  che  imparo  la  Pittura  da  Fi!  ppo  T:« 
(auro  .  Per  farfi  conofeere  ancor  egli  edere  già  fianco  Pittore  divenuto  , 
dipinfe  in  S.  Lorenzo  una  tavola  ,  con  entrovi  aluni  Santi  dell'Ordine  di 
S.  Francdco  ,  i  quali  infino  a'  nollri  giorni  con  fua  laude  fi  veggono  .  Ma 
ciocche  fé  ne  fofie  la  cagione  ,  non  aveva  Simone  quel  grido  in  quel  tem- 
po ,  che  gli  altri  tr.'.pafTati  Pittori  avuto  aveano  ,  come  ultimamente  avea 
pur  veduto  nella  perfona  del  mentovato  Tefauro  fuo  Maeftro  ;  e  benché 
veniile  egli  adoperato  in  molte  opere  ,  ad  ogni  molo  però  ,  non  erano  a 
lui  fatte  le  richiede  cosi  frequenti  ,  come-  a*  fuddttti  Macftri ,  con  tanta 
abbond  nza  di  laude,  erano  pervenute  ;  Non  mancava  egli  però  di  farli 
conof- ere  per  buon  pittore  ,  per  poter  col  mezzo  delle  fue  virtuofe opera- 
zioni ,  venire  dal  Re  Roberto  impiegato  nelle  pit'ure  ,  che  farfi  doveano 
nella  nuova  Chiefa  di  S.  Chiara  ,  avendoli  perciò  acquata  la  dima  ,  e  la 
beneVoLnza  dell'Ar  hitetto  Mafuccio  ,  dal  qu-.le  commendato  alla  Rei 
na  Sancia  ,  avea  molte  cone  peT  Altari  dipinte  nella  Chiefa  di  S.  Cro  e  » 
da  lei  novellamente  eretta  ,  come  nelle  vita  dell'Architetto  fuddetto  fé  ne 

fece 


Pittore.  6- 

!>:?  pircla  ;  Una  di  q.  :  "  : 

quel  2 ,  dipi;  Reina  Sancia,  fi  vede 

le'  Frati  «li  quel  Ce 

contro  :  ta  ;   C 

ti  e  ,  e  ir. .  .._:.-. 

fa  R,  '•'-  -    col  Bunfa 

.  : "ime  di  p^rti  ,  e   di 

b__-         lunetria  9  I  .::,.:.:.  - 

\_:     i.  pine    :  dolio,  laq.  ".ss 

ir..  :  di  qns&i  Arg  :    fa- 

f\ .:.-.:  per  ora  cesi  -  ita  credali!    ,  paffando  di  nuovo 

a  narrare  come  1  .  la  Reina  ope- 

rane ,  t.  :  grazia  dei  Re;  J 

e  io  pati  da  i.::o  diiiderio  , 

P avean partorii  .  .  znofo,  e    ■.. 

bue  meritamente    itoti  :  fidavano. 

E."-    .:  "  mpo   ari:  :o  il  gr!  te  -, 

£  ::.    .  ..:::-_■.-...  ,\  ,  laonde  n-.ne  mira-      Lo  _r      i 

^  .-      .  r Scrii      .  '  . .   -  ■     ugna  G.:.  L  .  -» 

e  Mirali  .  .  ..-....--    I  • 

ta  delJe  pittare  ;  die 

TIO- 

nae ,  che  quel         Artefice       a      ìveà  :  tìs 

.poj  ,  r  -= .  _:.     b  R         ' .    .  :   di 

:  .  1  gran  Cbiefii  .  figni 

I   ::      .       _.    ".         t,              rafico  Padre,   .  .     ■  q          .    :  :    - 
re,   ,:.itot.   me                            :o  nome  -    brano  ne 

.  B  :  ap- 

5  I  ■•'  - 

,  Coi  ranoda   k  x   . 

anticne      ...  :;  tantef  •     •     . 

i  Grazia ,   e:  ini  0,  la  qaaie  :  _        .        :  nta 

-  fedeli  .  ex  .  .   ■   .  .-'  io  ;ri- 

-    --  -  -  -...'    _    '.  :   . 

:  rima  comrr..:  co  il 

fu  rito  fii  coronai  *  "        o 

•    -   '  ■  :  XXL  ornai  sa  diCnflo 

.■'■".--■::.-.-::,  e  poi      1  pre  :t£To  di 
•        Maria  Coronata  .  e  l'Incoronata  te  fi  api 

varie  ,  e  ■     .  a  a 

*c  —   1   •:::;-..    redefi   -r.iafoffit:  la 

1  :..»  * 


66        Vita  di  Maeftro  Simone 

mentovata  Reina  ritratta  al  vivo  ,  in  atto  di  fpofarfi  con  Ludovico  futi- 
detto  ,  ed  incontro  a  quella  vi  è  la  Storia  da  lui  dipinta  de'  Monaci  Cer- 
tofini  ,  che  con  tanti  movimenti  di  bocca  cantano  con  mirabile  efpref- 
fione  i  Divini  Uffizi  ;  effendovi  anche  in  quella  Chiefa  fra  l'altre  pitture 
di  Giotto  ,  una  noftra  Donna  delle  Grazie,  affai  tenuta  in  divozione  , 
e  che  a  quella  dipinta  in  S.Chiara  affomigliafi  ,  le  quali  pitture  oggi  gior- 
no fi  veggono  ,  conciotfiacofachè  per  il  folo  loro  riguardo  :  r.  o 
i  Monaci  di  S.  Martino  riedificata  la  Ch. efa,  a' quali  fu  per  donazione 
della  Reina  fu  Metta  conceduta  con  molte  rendite,  come  dagl'ift:  amen* 
ti  ,  che  nel  lor  Moniftero  fi  confervano  ,  appien  fi  vele  .  Così  per  lo  me- 
defimo  nfpetto  non  fi  è  giammai  alzata  la  Goiefa  dal  fito  fotterraneo  , 
ove  venne  a  cadere  ,  allora  quando  per  cagione  del  nuovo  Ca.'teilo  ,  fu 
terrapieni  tutta  l'antica  ftrada  detta  delle  Corregge  ,  per  dar  l'altezza 
a'  folli  del  mentovato  Cartello  ,  come  ad  ogn'uno  è  palefe  . 

Ma  Simone  reggendo  ,  che  per  i  vanti  fi  davano  a  Giotto  ,  era  egli 
pollo  in  non  cale  ,  fé  ne  prefe  così  fatto  rammarico  ,  the  ne  divenne  am- 
malato .  Non  contriftavafi  egli  già  per  invidia  del  Fiorentino  Pittore, 
l'opere  dd  quale  fommamente  piacevangli ,  come  quelle  che  in  quel  tem- 
po tran  tenute  ottime  da  ogni  Arte  fice  ....  A  ..-io;  ma  (bUmeote  d-  .- 
vafi,  perche  allefue  fatiche  non  fi  avelie  ancora  qualche  confiierazion?  , 
per  effer  dipinte  con  baone  regole  di  difegno,  e  compartimento  di  co  ore; 
per  la  qual  cofa  ruminando  fra  se  ,  e:  ne       tea  potefle  la  fua  :  .  - 

tuna  ,  firmo  nel  fuopenfuro  di  far  G.uiice  delle  fue  op-re  il  meJefimo 
Giotto,  forfè  anche  così  configliuto  dall'  Architetto  Aia  faccio  9  laor.de 
riavutoli  alquanto  tenne  pratica  ,  che  quello  le  fue  pitture  vedeffe  ,  ed 
appunto  com'egli  fi  era  avvifato  fa :c=dette  ;  r..-;  :.::;-     .    nte  da  G.:::o 

Opere  ai  a]cune  tavole  dipinte  da  Mastro  Simone  ,  a  piena  boc:a   le  commendò  , 
M-   o:mone  ',.  „     ,      ..  ,  V       •-.      j-  r 

a:eai_,  e  ncn  conCento  di  queire  laudi  ,  perche  era    tornito  di  cuor  lincerò  ,  ne 

:o  .  tenne  raggionamentocol  Re  ,  al  quale  efprefTe  la  ftima  nella  q<iale  dovea- 
no  effer  tenute  così  buone  pittare!  -  e  anzi  in  teftimonianza  di  qaefti 
veraci  fuoi  fsntimenti   voile,   che   Maeftro  S  rione  dipinge ffe  ancor 

[  ime  cofe  nella  faidetta  Chiefa  dì  S.  Chiara  ,  ove  veggono"  in  due  tv     - 
le  difinte  ad  olio  S.  Lucia  ,   e  S.  Dorotea  ,  locate  ne'  mari  ora  della  C  p- 
p r.i i  .  .he  fu  de'  Signori  Doahi  di  Diano  . 
I   .  C: sì  anche  dipmfe  la  Cena  A  B  Maggiore  della  fuddetta  Chiefa 

-c\    'Aitar   S.  Maria  Coronata  ,  ove  varj  Santi  vi  figurò  ,  efpitaieudb  nella  patte  di 
V  mezzo   Noftro  Signore  Giesù  Crifto    morto  fofienuto   dalla   B.  V.  ,  e  da 
,  \l2S.G  .    in  mezze  Sgure  ,  anzi  infmo  al  ginocchio  efpreàV,  e  le  q.     ì 

"  for.  «ente  dipinte  a  maravigli'.  -   riTV-davi   dalla  parte  di  fopra   al- 

cuni A  gi'iftrumenti  della  SS.Pafiìone.r)a  uno  de'  la- 

ti Vi  è  S.  Pietro,    che  nella  mano  delira  tiene  le  chiavi  ,  e  con   h  Gn 
-:r.  .bro  •   ;  .  canta  vfeS,  Anna,  con  la  B.  V.    coi  Bambino,  e 

S.  Lu- 


Pittore . 


6j 


S.  Lutbvico  Re  di  Francia.  Dall'altro  Iato  vi  fon  dipìnti  ,  S.  p.;o;o   i" 
atto  Hi  sfoderare  la  fpada,  S.  Dorotea,  die  tiene  li  fiori  nel  Ceno  ,  e  S.  Lu- 
dovico Vefqovo  di  Tolofa  ,  il  di  cui  Piviale  è  tutto  fparfo  di  gigli  ,  per 
l'Im.prefa  Angioina  ,  e  di  fotto  ha  l'Abito  Francefcano  .  Di  folto  a  quelle 
Immagini  vi  fono  compartiti  otto  tondini ,  ne'  quali  vi  dipinfe  S.  Dome- 
nico ,  S.  Attanafio  ,  S.  Bartolomeo  ,   e  S.Filippo  Appofioli  ,  dal  lato  de- 
ftro  ,  e  dal  finiftro   vi  figuri»   S.  Antonio  Abate  ,  S.  Giacomo  Apposolo, 
S.  Gio:  Batti  (la,  e  S.  Francefco  di  Affili  >  le    quali   Immagini  meritano 
m_  'la  lode  .  Dipinfe  ancora  per  la  medelima  Chiefa  il  Crocififfa  ,  che  ora 
fi  vede  locato  nella  Sacriftia  ,  il  quale  è  condotto  con  fornirlo  ftudio  ,  e  di* 
ligenza  ;  Indi  partito  Giotto  ,  reftò  Simone  nella  ilima  univerfale  degli 
Uomini  ,  ed  efftndofi  perfezionata  la  Chiefa  di  S.  Lorenzo  *  vi  dipinfe  la 
Miracolofa  Immagine  di  S.  Antonio   da  Padova  ,  quella   medefima  ,  *5h?jmi  ,„• 
a*  noftri  giorni  in  tanta  venerazione  da'  Fedeli  è  tenuta  ,  e  la  quale  deferi-  ui  S.  Anto- 
Vendola  l'Engenio  ,  ed  il  Celano   diflero  ,   che  quella  Immagine  era  Hata  "io    nella-, 
dipintala  Matftro  Simone  Memmi  Santfe  ,  quello  ifteifo  che  il    ritratto  Chiefa     di 
di  Mad.  nna  Laura   avea  dipinto,  pigliando  l'abbaglio  ,   che  prefe  anche  ^  .Lo'Tnz» 
il  Coft  nzo  ,  dalPaver  trovato  il  nome  di  Maeftro  Simone  nelle  mentovai  fre/co*   *""* 
pitture  regiftrato  ,  e  perciò  aveano  fuppofto  efl'er  quello  ,  che    la  Donna     Abbaglia 
dell'umorolb  Poeta  ritratto  avefle  i  Opinione  ,   ed  abbaglio  cotanto  erro-  de'    noftii 
reo  ,  che  null^ciù  j  Sì  perche  quel  Simone  non  fu  giammai   in  Napoli  ,  Scrittori  cir 
come   dalla  fuaW.ta   f.ntta  dal   Vafari  G.  Vede  ,  si  ancora   perche  non  ^1illJl0"le 
p.iunfe  al  faper  di  quello  ,  come  lo  arrlrma  il  Vafari  medefimo  ,  il  quale  ne  , 
di  lui   ne  fcrifle  :  che  fu  più  lu<  gran  fortuna  eifer  egli  fiato  lodato   dal 
Petrarca,  che  perche  folle  eccellente   nella  Pittura  .  A  cosi  fode  ragioni 
lì  aggiinioon  quelle  addotte  dal  Motajo  Pittore  ,  che   in  un  fuo  fentto  di 
prime  notizie  ,  così  va  argomentando  di  Juj  . 

fiorì  ancora  circa  l'anno  1  3  50.  un  Maeftro  Simone  ,  il  quale  fu  pit- 
tore  molto  /limato  dal  I{e  Filiberto  ,  ma  non  so  ancora  fé  fu  dopo  lo  l'i  tia- 
re Giotto  Fiorentino  ,  come  da  alcuni  fi  crede  ,  perche  fé  ci  fu/fi  fato  lui, 
il  prefato  I{e  non  averi  a  chiamato  lo  d«tto  Giotto  per  far  dipingere  S. Chia- 
ra ,  F  Incoronai  a  ,  e  lo  Cajielìo  dell'uovo  ,  ma  aver  ebbe  fitto  fare  da  quello, 
effendovi  allora  gran  curejtìa  di  Pittori  buoni  ,  e  trijii  ,  come  di  Scultori 
ed  Architetti  in  ogni  parte  l  ma  lo  prefato  Simone  fu  valentuomo  ajj'ai  , 
e  per  ordine  de  lo  prefato  F^e  nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo  fece  il  bello  quadro 
di  S.  Ludovico  Vefeovo  de  Tolofa  ,  chef  a  coronando  il  f addetto  ì\e  ,  e  d' 
cadine  di  lui  ancora  fi  dice-,chs  dipinfe  l'antica  immagine  di  S.  Antonio  , 
e  l'altre  cofe  che  lì  anno  attorno  .  Ma  vi  è  chi  dice  ,  che  la  dipinfe  Cola 
Antonio  ,  come  anco  diceva  Gio:  Antonio  d'Amato  ,  il  quale  anco  di  e  èva, 
che  Simone  le  pareva  difcepolo  di  Giotto  ',  ma  Notar  Gio:  Agnolo  Crifcuo- 
lo  dice  (parola  di  fé  med<*imoj  che  Simone  era  Napolitano  ,  e  aveva  im- 
parato ,  0  da  quelli  di  Stefano  ,  0  da  Pippo  Tefauro  ,  tenendo  la  Jìef. 

I     l  fi 


68      Vita  di  Maefìro  Simone 

fa  maniera  ;  e  lo  fejjo  fi  era  detto  con  Marco  da  Siena  ,  parlando  de 
ti  rioflri  antichi  Vittori  de  li  quali  il  prefato  Marco  vote  onora- 
re  le  memorie  frc. ,  fin  qui  notar  Gio:  Agnolo  .  Né  quefto  fcritto  rechi 
punto  di  maraviglia  a'  leggitori  ,  per  vederli  in  tiTo  alquanto  di  fenzo 
contrario  a  quello  già  da  me  rapportato  ,  e  mallìme  ove  legg-fi  ,  che  fu 
■pittore  molto Jiimato  dal  Re  Roberto  :  Mentreihe  da  me  portali  contraria- 
to d  .Ila  fortuna  ,  la  quale  diffkoità  ,  con  l'altra  ove  appare  ,  che  vi  fia 
dubb  o  (e  fu  Napoletano,  reitera  appianata  dall'altro  fcntto  dtl  medefimo 
Gio: Agnolo  ,  the  in  ultimo  ,  c<  nit  accertata  ne tizia  da  ini  trovata  ,  in 
appreflb  farà  come  a  tetto  da  m  regftrato  ,  g.uft.i  l'ordine  prefo  neli'altre 
Vitejbafhndoci  per  ora  il  r  (cogliere  dalle  fentte  notizie,  oltre  dell'opere, 
che  quetto  noq  Cu  quel  Simone  Memmi  ,  come  in  appreilò  farà  dall'altro 
fcntto  con  tutta  certezza  confermatoci  aggiunto  a  quello  fuo,lì  noteran- 
no ancora  alcuni  fermenti  ,chj  il  Cavaher  M^ffimo  Sunzione  ne  lafciò 
fcritti,  p<  riandò  di  Maeftro  Simone  . 

Profeguiva  in  tanto  Simone  k  fue  pitture  ,  non  mancandogli  giam- 
mai le  commijìoni ,  dopo  che  voltata  in  (uo  favore  la  forte  eragliii  ren- 
duta  amica  ,  con  far  conofe  re  appi,  no  il  fuo  valore  al  Re  ,  ed  a  tutti 
coloro  ,  che  i  fuoi  dipinti  vedevano  ,  dopo  le  lodi  dategli  dal  valentiffi- 
mo  Giotto  ;  tanto  puote  lo  attelìato  di  un  Uomo  già  accreditato  ,  ed  a 
tanto  giungeva  la  iincerità  in  que' tempi  ;  concioffia^acchè  pofpofti 
i  proprj  interdi! ,  fi  davano  fincerilfime  laudi  a  colui  ,  Me  per  fua  opera 
fé  ne  rendefle  meritevole  i  Elempio  veramente  memorabile  ,  e  maffima- 
menteper  i  n  ilri  tempi  ,  ne'  quali  tant'oltre  lì  fpinge  la  malignità  de* 
Pi-ofefiori  delle  noltre  arti,  che  giunge  inlìno  a  volere  opprimere  anche 
l'i  ieffa  virtù  ,  conculcandoli  queltasì  da'  Maeiìri  ,  che  da'  Difcepoli  , 
dr.poi-he  divenuti  ineforabili  cenfori  delle  fatiche  altrui,  procedono  lenza 
rifp.cto  delle  divine,  e  delle  mondane  leggi.  EfTendo  dunque  Simone 
venuto  nella  (lima  di  ogn'uno  gli  fu  dal  Re  Roberto  ordinato  ,  che  dipin- 
ger deveflè la  U  fua  coronazione  ,  fattigli  dal  Vefiovo  di  Tolofa  fin  fra- 
tello ,  ond  egli  dipinfe  in  un3  tavola  in  campo  d'oro  S. Ludovico  a  federe, 
che  pone  la  corona  in  telb  a  Roberto  fuo  fratello  ,  il  quale  inginocchioni 
gli  tra  a  piedi  ,  con  imni  giunte  ,  e.l  ambidue  i  loro  volti  effiggiò  al  vivo, 
coinè  oggi  ancora  fi  olfirvano  efpofti  di  nuovo  in  una  Cappella  della  nave 
d  ila  Chtefa  di  S.Lorenzo,  dal  canto  deìl'Epift  ila  ,  la  quale  opera  diede 
allora  molta  fod.lisfazione  a  Roberto,  ed  al  pubblico  .  Gosì  dipinfe  Simo- 
ne altre  varie  cote  ,  e  diedi  che  anche  ha  fua  l'altra  antica  immagine  di 
S^Antonio  ,  che  fia  nelle  fcàle  dello  lìefTo  Convento  di  S.Lirenz3  ,  oltre 
di  quella  fu  Idetta  di  fin  Cappella  ,  perlaquale  n'eb  le  egli  un  lommo 
onore  -  Dipinfe  per  il  gran  Concedi  Altavilla  Bartolom;o  di  Capua,  nel- 
la nuova  Chiefa  di  Monrevergin?  ,  da  lui  eretta  rrl  r  3 14.  una  nuova  im- 
jvtf<?,ine  deJla  B.V. ,  .*  do^o  dipinta  q.iiftaj  com,s  altresì  la  6g\»ta  del  gnu 

Pro- 


Pittore . 


69 


Protonotario  Jel  Regnofufficio  efercit  .to  da  quello}  la  donò  a'PP.di  S.Gu- 
slielmo  ,  acciocché  l'ufficiallero  .   Ma    lafujdetta   immi^me  vii    nc^ra 
Donna,   vedefi  ora  trafportata  nella  Cappella  .lei  a  fam  gin    di  Afflitto  , 
ove  fu  collocata  nel  rimodernarli   la  Chiefa   nel  if88.  >  e  benché  alcuni 
crede/Tero  che  quella  immagine  fuile  ftata  dipita  da  Cola  Antonio  del  Fio- 
re ,  come  quella  altresì  di  S.Antonio  in  S. Lorenzo  ,  ad  ogni  modo  però, 
fappiafi    iT.r   di  Certo   di  Mastro  Simone  ,  dapoiche"    quando   tu    dipinta 
l'ini  n>ggme  di  S.Annn.o  ,  Cola  Antonio  era  nella  mnte  di  Dio  ,  come  ,.        ...    , 
non  ancora  venuto  ai  mondo  in  quel  tempo  ;  per  la  feonda  della  B.  V.  ,  glJo        j    " 
quando  egli  divenne  Pittor  Maeltro  ,  e  di  grido  ,  che  non    fu  prima  deldipiqcure 
1570.  in  Circa ,  Bartolomeo  di  Cipui  era  da  più  anni  pillato  all'altra  vita,  foddecte  • 
con  che  reità  l'error  chiar.to  di  coloro  ,  che  altrimenti  ne  fcriliero  ,  j  qua- 
li a  mio  credere    non  badarono  alla  Cronologia  di  que' tempi  ,   che  tanto 
bene  avverti  poi  al  Notijo  fuidetto  Marco  da  Siena  ,  ottimo  Cronologi- 
co ,  qninto  tu  gran  Pittoie  . 

Ma  ritornando  a  Maeftro  Simone  ,  ed  all'opere  eccellenti  ,  che  egli 
fece,  di :o -he  giurale  a  tanto  altilììmo  concetto  ,  che  ratto  famofo  ,  fece 
per  varj  p.-rfonaggi  ,  e  gran  Signori  molte  bell'opere  ,  oltre  di  alcune  ta- 
vole ,  e  per  altari  ,  e  per  le  ftanze  ,  che  ebb?  a  dipingere  per  la  Reina 
Sancia  ,  con  varie  immagini  li  Santi  ,  ed  o  tre  di  quelle  per  lei  prima 
dipinte  nella  Chiefa  della  SS. Croce  ,  già  mentovate  ,  dipinle  nella  danza 
d  1  Confellionario  di  quelle  Monache  ,  Che  divano  in  quel  tempo  in  quel 
Moniltero  ,  un,  immagine  della  6.  V.  col  Bambino  in  feno  ,  dipinta  a 
frefeo  ,  e  da'  lati  S.  Fra'ncelco  ,  e  S.  Mi  hele  Arcangelo  ,  con  1'  Infermi 
Dragone  lotto  i  pi  'di  .  Sopra  la  porticeila  ove  ledeva  il  Confellòre  ,  vi  è 
a  chiaro  feuro  la  figura  dell'Angiolo  Rafaele  in  fembianza  di  Pellegrino, 
e  quelle  pitture  fono  1  od  it  illune  in  riguardo  a  que'  tempi  .  Quindi  è  che 
piacendo  ogni  giorno  p,ù  al  Re  le  fue  pitture  ,  ordinò  che  dipinger  dovef- 
fe  in  una  gr  ,n'Cipp-lla  del  Pif  :op  0  (  che  ora  è  commutiti  in  ufo  di  Sa- 
criftìaj  ie  itorie  della  vita  di  S.Ludovico  V-fcovo  di  ralofa  fuo  fratello  « 
pochi  anni  innanzi  pillato  a  gloria  eterna  ,  e  di  frtfco  Canonizzato  da 
Papa  Giovanni  XXI.  in  quegli  anni  ;  laonde  Simone  fi  diede  a  porre 
in  opra  ipenfieri,  e  li  dice  ,  che  di  pi  afe  nel  Cappellone  Addetto  varie 
a/., oni  del  Santo  ;  ma  che  fopravenendo  la  morte  del  Re  Roberto  ,  refta- 
rono  imperfette  ,  e  fenza  profeguirfi  le  di  collui  opere  ,  infinoche  furono 
poi  dipinte  da  Gennaro  di  Cola  fuo  difcepolo  ,  come  a  fuo  luogo  fé  ne  fa- 
rà parola:  Come  anche  fi  dice  ,  chedipigneiTe  varie  cofe  nella  Chiefa 
(addetta  di  S.  Lorenzo,  e  di  S.  Gioc  Maggiore  ,  le  quali  pitture  forfè 
per  effer  dipinte  a  frtfco  ,  nel  mo-dernarlì  le  mentovate  Chiefe  ,  0  nel- 
le eresi  ni  di  nuove  Cappelle  ,  come  fempre  avviene  ,  fono  ftate  cancel- 
late ,  o  par  buttate  a  terra  .  Vedtfi  però  di  faa  mano  nella  Chiefa  di 
S.  Domeaico  nujgiore  ,  fopra  la  fepoluu\i  di  Gjo:  d'Aquino  ,  fvrtta   da 

Ma- 


7 o        Vita  di  Maeftro  Simone 

Mafuccio  fecondo  ?  la  B.  V.  col  bambino  in  braccio  ,  aliai  ben  dipinta 
t  ne'  partimenti  laterali  ,  in  uno  vi  è  S.Gio:  Battifta  ,  e  nell'altro  S.  An- 
tonio Abate  .  Sopra  quelle  pitture  vi  fon  tré  lunette,  ed  in  quella  di  mez- 
zo fcort>efi  l'Eterno  Padre  ,  e  nell'altre  due  vi  è  efpreflb  l'Angiolo  Ga- 
briello ,  con  la  Santiflìma  Vergine  Annunziata  .  Quelle  pitture  fi  man- 
tengono tuttavia  in  quella  prima  bellezza  a  difpetto  di  tanti  fecoli  ,  ciTen- 
docte  fono  a  buon  frefeo  dipinte  .  Ma  per  non  più  tirare  in  lungo  con 
miei  racconti  quella  narrativa  di  Maefcro  Simone  ,  farà  bene  rapportare 
in  prima  lo  fcritto  di  Gio:Agnolo  Crifcuolo  ,  e  poi  quello  d  J  mentovato 
Cavaliet  Mailìmo  Stanzione  ,  che  ancora  le  fue  memorie  ne  fcrifle  ;  da' 
quali  fi  potrà  comprendere  appieno  tutto  ciò  che  appartiene  a  quello  pie» 
tore  ,  e  ciocche  fece  ,  giacche  nelle  accennate  notizie ,  ed  in  quelle  che 
fieguono  ,  regillrarono  que' accurati  Scrittori  le  fue  opere,  e  le  fue  a- 
zioni  . 

£'  da  fapirfì  ancora  come  Maejìro  Simone  fu  nojiro  Napoletano  ,  e  fé- 
Ce  belle  pitture  ,  come  abbiamo  detto  ■>  e  fu  difcepolo  di  Pippo  Tefauro  ■> 
dove  che  fee  molte  belle  opere.,  benché  poco  conofeiuto  prima  ,  ma  lodan- 
dolo Mafuccio  alla  Regina  Sancia  »  li  pinfe  varie  cone  d'Altari  aliano» 
va  Chiefa  de  la  Croce-,  dalla  detta  Bigina  edificata  ;  perche  poi  queflo  Pit- 
tore rivendo  colera  ,  che  non  fcjje  più  Jìimata  la  f un  pittura  delli  altri 
paffuti  y  faputolo  lo  valentijjìmo  Giotto  ,  «he  faceva  per  lo  Rs  Roberto  le 
fue  belle  pitture  ,  lo  Jìimai  ,  e  voi/e  che  lui  fceffe  molte  pitture  anco  A 
S.Chiara  •,  dove  dipingeva  lo  detto  Giotto  ,  e  la  cona  di  S.  Maria  Incoro- 
nata j  ed  altre  pitture  a  S. Lorenzo  »  e  quejio  fu  Maestro  doppo  ajjai  ftima- 
to  ■>  facendo  Pepare  già  ditte  ,  e  fu  Maejìra  de  utto  Gennaro  de  Cola  ,  &c* 
Seguitando  a  delcnvere  le  notizie  di  altri  nollri  ProfeiTori  del  dife- 
gno ,  non  fa  parola  del  tempo  in  cui  venne  a  mancare  Simone  ,  argo- 
srrntandofi  però  dal  tempo  in  cui  dirli  egli  ,  eh- fiorì  qu  Ho  Artefice  , 
e  dalla  notizia  lafciatane  dal  Cavalier  Mailìmo  ,  che  aiT-nf  e  efler  mor- 
to nel  i  546.  ,  come  fi  feorge  delle  fue  parole  ,  da  me  fedelmente  qui  ri- 
portate . 

£'  da  faperfì ,  come  nigti  anni  del  R^'  Rjb'rto  d'A-ig:à  ,  Re  di  Na- 
poh' ,  ci  fu  un  buon  Pittore  ,  chianato  Maejlro  Simone  ,  e  queflo  dipinj'e 
molte  belle  tavole  nella  Chiefa  d  S.Lorenzo  ,  per  il  fudetto  Re  Roberto  ,  e 
dipinfe  la  immagine  aaiicbiffi na  di  S.Antonio  ,  e  quella  che  fa  nel  Con- 
•vento  1  ed  altre  tavole  nelle  Cappella  dietro  lo  Aitar  Miggiore  ,  come  an- 
the  quella  di  S.Ludovico  ,  che  corona  il  Rjfuo  Fratello  i  poi  anco  dipin- 
fe in  S.  Chiara  una  tavola  ,  0  due  in  una  Cappella  ,  ed  anche  alla  Regina 
moglie  molte  immagini  di  Santi  in  muro  f  ed  in  tavola  ,  fecondo  la  fua 
divozione  ;  il  quale  Pittore  fu  molto  filmato  in  quel  tempo  •,  ed  era  nojiro 
compatriota  ,  dove  che  le  fui  pitture  furono  cercate  in  quel  tempo  da  mol- 
li Signori ,  e  graa  Principi ,  fuori  del  nojiro  i^»s  >  il  laah  poi  venne  a 

man- 


Pittore .  7 1     f 

Mancare  circa  Vanno  i%\&.  >  o  poco  più  ,  »ow  effendo  vecchio  ,  lafci Ando- 
Ai  fé  un  figlio  ,  che  fin  molto  ricco  ,  e  perciò  non-  efercitò  la  pittura  ,  »»/t 
_/»  £*»i?  infegnò  l'arte  a  Colantonio  del  Fiore  J  come  ho  potuto  fa  per  e  da  al-, 
cune  antiche  memorie  di  detto  Colantonio  . 

Fin  qui  il  Cwalier  Stanzioni  in  quarto  luo  "0  ,  dove  facendo  pmfa 
al  racconto  che  viene  appretto  di  Colantonio  fuddetto  ,  regiftraremo  fo- 
lamente  alcuni  altri  fuoi  veri!  ,  ove  par  che  fi  lagni  dell'infortunio  di 
Maeftro  Simone  ,  perche  a  lui  fofle  antepofto  Giotto  ,  narrandone  la  ca-' 
gione  di  fui  vtnuta  in  quelli  fenfi  . 

Il  Rj  Roberto  chiamò  Giotto  famofo  Vittore  Fiorentino  propolìoli  daf 
famofo  Gio.Boccaccio  ,  per  la  granf.'de  ,  che  aveva  a  quefio  grande  Auto- 
re ,  e  per  la  gran  fama  di  Giotto  ,  con  che  gran  dijgttjio  ci  fu  di  Maefvo 
Simone  »  che  in  quel  tempo  s'ammalò  avendo  poi  fatto  conofeere  effer  lui 
ancora  bravo  Vittore  ,  confidandolo  tale  il  medem-i  Giotto  ,  e  però  la  ta- 
vola dell'Aitar  maggiore  dell'Incoronata  non  la  fece  Giotto  ,  ma  Jilaefro 
Simone  di  fuo  corife nfo,  frc. 

In  un  altra  nota  di  varie  memorie  da  fervirfene,  così  a  quelle  notizie 
fo^giunge  . 

Così  HKe  Roberto  chiamò  Giotto  per  compiacere  a  Mejfer  Giovanni 
Boccaccio  ,  non  ejjendo  meglio  di  Maeftro  Simone ,  ed  ancora  perche  ve- 
ramente fentiva  narrar  miracoli  di  qnefito  Pittore  ,  ed  ancora  perche  lì 
Signori  fon  tutti  volontà  . 

Ecco  dunque  come  dal  Cavalier  Maflìmo  difendendoli  le  ragioni  del 
trapalato  Pittore  compatriota  ,  fi  contrafta  il  priimto  al  Fiorentino  Ar- 
tefice ,  il  quale  veramente  in  quel  tempo  fu  per  lo  migliore  tenuto  di 
tutti  quei  ,  che  colori  adoperavano  .  Gon  tutto  ciò  ,  fé  al  vero  aver 
devefi  alcun  riguardo  ,  fi  veggono  nelle  pitture  di  Simone  migliori  for-, 
me  di  volti  ,  e  più  grazia  di  quei  di  Giotto,  ne'  quali  vedonfi  quegli  occhi 
ad  ufo  di  pelei  ,  tacciati  dal  Vafari  medi;fimo  ,  dove  che  quei  di  Simone 
han  buona  incafeiatura  ,  e  fon  Ornili  al  naturale  .  In  oltre  le  forme  del 
cerpo  fono  di  gran  lunga  fuperiori  in  quei  di  Simone  per  la  ragione  ,  che; 
aveano  j  noftri  Pittori  i  buoni  efemplari ,  donde  potean  le  buone  forma 
vedere,  i  quali  mancarono  a' Fiorentini  Artefici  ,  come  già  nella  lettera 
fi  dirle  ,  e  cerne  lo  confvfsb  il  Vafari  medefimo  ne!  proemio  della  fecon- 
da p?.rte  dette  vite  de'  fuoi  Pittori  ;  ove  dilTc  di  Giotto  . 

£  ridujfe  a  una  morbidezza  la  fua  maniera  ,  che  prima  era  ruvida  ,  yafarj  nc]„ 
efeabrofa,  eferonfece  gli  rechi  con  quel bel  girare  >   che  fa  il  vivo  ,  e  je  y;:e    de' 
con  la  fine  de'  fuoi  lagrimatoi  ,   ed  i  cape  gli  morbidi  ,  e  le  barbe  pi umofe  ■>  Pitcoii. 
e  le  mani   con  quelle  fue  nodature  ,  e  mufcoli  ,  e  gli  ignudi  come  il  veroi 
fi: tifilo  la  difficoltà  del? arte  ,  ed  il  non  aver  villo  Vittori  migliori  di  lui  , 
in  </anzi  a  lui  ;  fin  qui  il  Vafari  :  Per  lo  che  fi  conferma   il  da  me   poco 
ùianzi,  e  nella  lettera  mentovata  già  detto;  percjocehe  fé  Gictto  i  ne- 
cci: arj 


7  2         Vita  di  M.  Simone  Pittore 

ceflarj  tfemplari  aveflè  avuto  ,  migliori  le  fue  pitturi:  dipinte  avrebbe  , 
ponendo  per  elfi  in  opera  quel  talento  di  che  Udio  lo  avea  fornito  ,  lo  che 
non  potè  far  egli  per  la  mancanza  di  eilì  ;  laddovecche  inoltri  Pittori, 
oltre  de'  loro  Maeftri ,  ebbero  gli  efemplari  donde  le  buon?  forine  aver 
poteano  ,  con  che  quegli  imitando  ,  miglior  di  Giotto  ,  e  degli  altri  « 
ben  poterno  uper  ire  ,  ficcome  fece  Maeftro  Simone  ;  e  quello  può  chiara- 
mente vederli  da  chi  che  fia  ,  afFermindo  per  verità  ,  che  il  Crifto  mor- 
to ,  dipinto  nella  Coni  dell'Aitar  Maggiore  di  S.  Mtria  Coronata  ,  ne-n 
puoi  eif  r  difegnato  ,  né  dipinto  migliore  da  Giotto  ,  e  da  qualunque  Pit- 
tore di  quei  tempi  ,  come  altresì  le  due  tavole  nominate  di  S.  Chiara  . 
Ma  io  non  facendomi  punto  fportare  dalla  paflìon  della  Patria  ,  né  da 
quello  ,  che  più  alla  bifogna  convienfi  ,  protrando  f.  rivere  alla  verità  , 
lafeerò  ,  che  il  mondo  medefimo  con  oèchio  (ano  ne  rcnd.  bilanciato  giudi- 
zio del  valor  dell'uno  ,  e  dell'altro  ,  confiderando  le  opere  loro  j  Che  pe-. 
rb,  ritornando  al  da  nv  trahfciaco  racconto  ,  dico  p  r  fine  di  quello, 
eh?  Mieftro  Simone  morì  più  tolto  in  età  virile  ,  ed  anzi  Giovane  ,  che 
fatto  Vecchio  ,  e  mancN  circa  gli  anni  1:546.  lafciando  di  se  uri  figlio 
molto  agiato  di  beni  di  fortuna  ,  nominato  Francefco  ,  d-l  quile  ,  e  de' 
fuoi  Dikepoli  ,  a  fuo  luogo  fé  ne  farà  ptrola  ,  con  far  dell'uno  ,  e  degli 
altri  menzione  onorata  . 

fine  della  Vita   di  M.tejìro   Simone  Vittore; 


VITA  DI  MAESTRO  GENNARO  DI 

COLA   ,   E  DI  MAESTRO  STE- 

FANONE  Pittori. 

G Rande  invero  può  dirli  la  fortuna  in  coloro  ,  a'  quali  vien  dato  in 
forte  aver  buon  Matftro  ,  che  fecondando  la  loro  naturale  abilità  , 
gli  addita  il  diritto  cammino  ,  per  lo  quile  ,  fenzi  punto  rimanerli  ,  pof- 
fono  pervenire  alla  meta  di  loro  gloriofe  fatiche.  Perciocché  i  buoni 
efempj  additandogli  ,  e  le  difficoltà  con  l'operare  appianandogli  ,  fan  sì  , 
che  continuando  i  Difcepoli  la  loro  virtuofa  applicazione  ,  veggono  que- 
lle diffi.oltà  dell'arte  fuperate  ,  e  giunti  a  fegno  di  efTere  ancor  eglino  per 
valentuomini  da  ciafehedun  reputati  ,  con  eftremo  contento  non  folo 
di  loro  fteifi, ,  raa  ancora  di  que'  Maeflri  ,  che  gl'mfegnarono  ,  per  veder, 


E  di  M.  Stefanone  Pittori.        7  3 

Be'  Difcepoli  propagatati  ancora  la  gloria  loro  .  Qumdi  è  ,  che  ogni  Mae- 
ftro dovrebbe  con  caritativo  amore  i  loro  Difcepoli  ammaeftrare,  e  malli» 
inamente  coloro  ,  i  quali  ,  da  Dio  più  che  gli  altri  dotati  di  buoni  abili- 
tà ,  moftrano  eccellenti  Maeftri  dover  eli]  ancor  divenire  ;  Ma  tuttavia 
i!  contrario  la  fperienza  dimoftrandoci  ,  ce  gli  addita  più  tofto  tiranni  * 
che  precettori  ;  Concioflìacofacchè  ,  o  perche  niuno  amore  avendo  verfo 
gli  Alunni  ,  non  gli  ammaeftrano  ,  riè  gli  danno  ne  meno  un  femplice  ri- 
cordo ,  ma  per  lo  più  verfo  loro  zotichi  dimoftrandofi  ,  parche  più  tofto 
ad  infaftidirlo  ,  che  ad  apprender  l'arte  da  lui  portati  li  folTero  ;  ovve- 
ro ,  che  per  l'abilità  del  Difcepolo  ,  concependone  gelofia  ,  invece  di  am* 
maeftramenti  ,  torve  occhiate,  e  cattivi  ricevimenti  dimoili andogli ,  gli 
danno  ad  ogn'ora  a  conofeere  ,  che  molto  nojofi  gli  fono  .  Per  la  qual  cofa 
fp.  Ab  adiviene  ,  che  l'abilità  di  tal'uni ,  o  li  fono  fenza  i  neceffarj  pre- 
cetti perdute  ;  o  che  da  se  coltivandole  col  lume  fuperiore  ,  Commini* 
Aratole  dall'Eterno  Maeftro  del  tutto  ,  fi  fono  agloriofi  meta  portati  ,  e 
tonci?)  ad  una  aperta  gara  di  elfi  ,  come  di  molti  efempj  ne  fon  piene  le 
ftjrie  ,  con  eterno  bialimo  de'  Maeftri  loro  .  La  qual  cofi  non  accadde  a 
Maeftro  Simone  ,  il  quale  caritativamente  i  fuoi  Difcepoli  ingegnando  , 
Tempre  fi  adopero  ,  che  eglino  follerò  miglior  di  lui  riufeiti  ,  collume 
veramente  da  Criftiano  ,  e  che  è  indirizzato  al  diritto  cammino  j  Per  lo 
che  fece  egli  due  Valent'  Uomini ,  come  dalle  Vite,  che  fìeguono  di 
Maeftro  Gennaro  di  Cola  ,  e  ui  Maeftro  Stefanone  potrem  conofeere  ap- 
pieno . 

Fu  la  Nafdta  di  Maeftro  Gennaro  circa  gli  anni  1520.  ,  ed  ebbe 
fcuola  da  Maeftro  Simon-,  dal  quale  fu  con  ogni  caritativo  ftudio  ammae* 
ftrato  ,  con  che  buon  P.ttor  divenuto  ,  ajutò  il  Maeftro  in  varie  opere  . 
Indi  dipinfe  da  se  v  irie  cole  p:r  le  quali  fecefi  conofeere  efler  fitto  molto 
pratico  nelle  cole  dell'arte  ;  ed  efllndo  in  quello  tempo  venuto  a  fcuola  di 
Simone  un  Giovanetti  per  nome  Stefanone  (  credo  così  nominato  per 
eifer  di  ftatura  grande  )  fu  quelli  iimilmentf  col  l'olito  amore  da  ^lTo  am« 
maeftrato  ,  e  con  le  conferenze  ,  che  con  Gennaro  faceva  circa  le  diffi- 
coltà dell'arte,  le  venne  in  breve  ancor  egli  a  fuperare  ;  e  tanto  ,  che 
prendendo  Gennaro  a  dipingere  alcune  ce  fé  volle,  che  Stefanone  l'aju- 
t.fte  in  quelle  ;  come  ancora  in  alcuni  frefehi  che  ei  fece  in  una  Cappella 
della  Chiefa  di  S.  Reftituta  ,  la  qual  finita  ,  fu  allegata  a  Gennaro  la  Chie- 
fa  eretta  pochi  anni  innanzi  di  Mafuccio  Secondo  di  S. Maria  della  Pietà, 
fituata  (come  altrove  fi  difte;  fotto  le  fcale  di  S.  Giovanni  a  Carbona- 
ra ,  ove  varj  Mifterj  della  Pallìone  di  N.  S.  Gesù  Grido  egli  vi  dipinfe  a 
frefeo  ;  le  quali  opere  in  procedo  di  tempo  fi  fon  per  l'umido  confurmte  » 
veggendovifi  diede  appena  qualche  reliquia  aliai  mal  concia  dal  tempo. 
Dipinfevi  eziandio  alcune  tavole  ad  olio,  le  quali  tuttavia  confervatefi 

K  dall', 


7  4     Vita  di  M .  Gennaro  di  Cola 

({all'ingiurie  del  tempo  ,  veggonfi  a  noflri  giorni  ,  efprimendofi  in  quel- 
la del  maggiore  Altare  la  noftra  Donna  Addolorata,  che  tiene  in  fcno  il 
fuo  morto  Figliuolo,  il  quale  vif  ne  pianto  da  alcuni  Angioli ,  afTii  gra- 
ziofamente  dipinti  in  atto  lagrimofo  per  la  morte  del  Redentore  .  Così 
in  un  Altare  di  Cappella  vi  efprefTe  la  Maddalena  in  atto  di  penitenza -, 
con  alcuni  Angioli,  che  portano  gì'  iftrumenti  .della  Santillana  Paffio- 
ne. 
"Pitture  del-  Terminate  quell'opere-»  e  vedute  da'  Frati  di  S.  Gio:  a  Carbonara  ■»" 

la.  Tribuna  Chiefa  ivi  preflb  eretta  alcuni  anni  prima  di  quella  mentovata  della  Pier- 
ri» S.  Gio:?.  t^  ^  anc0  Dall'Architetto  Mafuccio  indetto  ,  vollero  quelli  ,  che  da  Gen- 
"  naro  foffe  dipinta  la  Tribuna,  o  fìa  Cupuletta  -,  che  fopraftava  al  Coro  di 
-efla  ,  ove  vi  compartì  Gennaro  alcuni  quadri  -,  nelli  quali,  che  fon  di 
numero  fei  divilì  dalle  fafcette  ,  che  le  fanno  compartimento  ,  vi 
figurò  la  creazione  del  mondo  e  della  .'luce  .,  quella,  dell'  Homo,  e 
dellaUonna,  il  peccato  di  Adamo-,  lo  fcacciamento  di  elfo  dal  Paradi- 
so terrefrre,  lo  fieno  Adamo,  che  coltiva  la  terra,  ed  il  Sagrificio  di  Abe- 
le con  la  fua  morte  datali  dall'omicida  fratello!  Indi  continuando  il 
conc.tto,  ghcche  avea  dimoftrata  la  prima  cagione  del  peccato  ,  vole 
feguitare  ad  efprimervi  la  redenzione  dell'uman  genere,  con  dipinger- 
vi nelle  facciate  di  bailo  la  Santillima  Nunziata  ,  con  la  Nafcita  del  noflro 
RedentorGesù  Crifto,  ed  altri  fatti  della  Beatillìma  Vergine  ,  de'  quali 
forfè  ne  avea  non  folo  formato  i  difegni,  ma  i  cartoni  dipinti  ,  come  in 
quel  tempo  fi  coflumava,  i  quali  eran  la  guida  dell'Opera;  ma  fcoverta 
in  occafione  di  Feltività  da' Frati  la  Cupuletta  ,  ne  furon  date  all'Arte- 
fice le  meritate'laudi  ,  godendoli  allora -in  quella  una  bella  armonia  di 
componimento,  e  di  colorito  ;  laddove  che  in  oggi  refta  affatto  dall'umi- 
do confumata  così  bella  Pittura  ;  laonde  pervenuta  a  notizia  della  Reina 
Giovanna  Prima  ,  volle  eflerne  fpettatrice  ,  perciocché  aveva  in  animo  di 
far  profeguire  un  opera  promofTa  da'  fuoi  Maggiori ,  come  poi  fece  ,  nella 
*>ccafione  che  fiegue. 
Vita    dì  S.  Aveva  alcuni  anni  innanzi  il  "Re  Roberto  ordinato    a~Mae(lro  Simo-' 

Ludovico     ne,  che  i  fatti  della  vita  di  S.  Ludovico  Vefcovo   di  Tolofa   fuo  fratello 
Vefcovo  di  dipinger  dovefle   in  un  gran  Cappellone  delPifcopio  ,  per  efTer  flato   al- 

Tolofa ,  di-  iora  Canonizato  da  Papa  Giovanni  XXL-,  dopo  fedici  anni  della  fua  mor- 
pinta    nel  ..  r  r  r  ,         ,,   ■    ,       ,  ,  r  ,       ,. 

JVefcovado .  te  '  come  Slà  le  ne  tece  parola  nella  Vita  del  mentovato  Simone  ,  ed  egli 

vi  aveva  dato  principio  ,  con  dipingerviquelle  fiorare,  che  già  in  quella 
fi  diilero';  ma  per  le  guerre  di  Sicilia  inforte  ,  che  prima  la  quiete  di  quel 
Re  diflurbarono  ,  e  dopo  per  la  fua  morte  non  furono  profeguite-;  per 
la  qual  cofa  eflendo  altresì  nel  i  346.  fucceduta  la  morte  di  Maeflro  Si- 
mile, ri  maiero  fola  mente  cominciate.  .Indi  in  progreflb  di  tempo  la 
jReina'Giovanna.Tnma:,  vokado  rinovare  da  divozione  'di  'S.Ludovico 

iluo 


E  di  M.  Stefanone  Pittori.         j $■ 

Ciò  Parente  ,  ricordandoli  dell'ordine  dato  dal  Re  Roberto  fuo  Avolo, 
vedute  le  mentovate  p.tture  di  S.Giovanni  a  Carbonara  ,  ordinò  a  Gen- 
naro *  che  la  vita  di  quello  »  cominciata  dal  fuo  Maeilro  ,  rimile  con  fue 
pitture  ;  Per  la  qual  cofa,  i  gli  allegro  di  cosà  huona  forte,  vedendoli  ono- 
rato dalla  fua  propria  Reina,ii  pofe  con  applicazione  a  q  isft'opera,e  fitto- 
ne i  fu;  i  difegni,  diecL  principio  di  nuovo  alle  Pitture  della  Stona  del  San- 
to Vefcovo  t  e  feguitando  l'ordine  intraprefj  di  Maeftro  Simone  ,  riparti 
ns'  difegnati  vani  in  quello  modo  le  azioni  del  Santo  . 

Ven  ono  compartite  le  Storie  nella  parte  di  fopra  conarchi  di  fiacco 
finto  ,  in  tre  ordini  per  ciafeheduno  de' lati  della  Cappella  ,  e  fotto  dell' 
Arco  vi  è  un  quadro  ,  che  di  futto  ha  fimilmente  un  altro  quadro  più  pic- 
ciolo, di  figure  minori  del  naturale  ;  di  modo  che  ogni  arco  tiene  tre  qua- 
dri ,  compresovi  quello  dell'arco  fuddetto  ,  che  fa  lunetta  ;  ma  que'  di 
balio  reftringendo  lo  fpazio  vicino  a'  compartimenti  degli  Archi  ,  ha  due 
quadretti  di  più  ,  che  fon  di  numero  cinque  ,  i  quali  con  li  fei  di  fopra 
fanno  il  numero  di  undici  Storie  per  facciata  . 

Nell'ingr'-fTo  della  Cappella  effigiò  la  Nafcica  del  Santo  in  un  de 'qua- 
dri più  piccioli  ,  che  fono  nel  prim'ordine  ,  e  fegnitando  appreflò  ,    vi  di- 
p.nl'e  quando  eflendo  bambino  fu  vifitato,e  guardato  dagli  Angioli,ed  in  uri 
altro  li  vede  giacere  infermo,  e  perciò  l'apparifce  il  Bunhina  Gesù  accom- 
pagnato di  Angioletti,  che  lo  guarifce,ved\-ndo  la  vilione  i  di  luiGenitori. 
Siegue  appreflò  quando  già  fatto  adulto  va  vifitando  gl'Infermi,?  dannose 
limofine  a'  Poveri  ,  e  quello  termina  focto  del  primo  arco,  eh  e  vicino  ali* 
A'tare  ,  che  allora  era  della  Cappella  mentovata  ,  ed  ora  è  della  Sacriftia, 
m-ntreethe  dal  Cardinale  Annibale  di  Capua  ,  in  tal  ufo  quella  Cappella 
tu  commutata  .  Siegue  il  quadro  ,  ch'è  fituato  fotto  di  quell'arco  ,  e  fopra 
del  quadro  dianzi  detto,  ove  fi  vede  S.  Ludovico  fovvenire   le  Vergini  , 
ed  i  Pupilli  ;  e  nell'  arco  ,  che  fiegue  ,  il  quale  è  quel  di  mezzo   vi  è  di- 
pinto quando  nel  Convento  di  Ararceli  fi  fece  Frate  di  S.  Francefco  ,  per 
mano  di  Fra  Gio:  di  Muro  ,  allora  Generale  dell'Ordine  de'  Frati  Mino- 
ri ,  il  qual  fitto  fuccedè  in  Roma  nell'anno  1296.  Vedefi  nel  terz'arco  ef- 
figiato quando  già  fatto  Frate  prende  ripofo    su  della  nuda  terra  ,    ed  in 
fogno  gli  appanfee  la  Vinone  di  Melchifedec,che  l'ammonifee  ad  accettar 
di  buon  animo  quel  Vefcovado  ,  ed  ivi  moderare  gli  abufi  ,  ed  i  mali  co- 
ftumi  di  que'  popoli  ;  vtdendofi  quella  figura  con  magnifica  gravità  in 
abito  Pontificale  all'antica  ,  con  Camauro  in  tefta  ,  e  l'infegna  de'  Sacer- 
doti dell'antico  rito  nel  petto  .  Siegue  l'ordine  de'  tre  quadri  maggiori  fi- 
tAPti  'nJ  mezzo  ,  e  nel  primo  quadro  vi  è  efpreflb  quando  il  Santo  vien 
conf  grato  Vefcovo  di  Tolofa   da  Papa   Bonifacio  Ottavo  ,  e  nel  fecondo 
che  fiegue  vedefi  il  Santo  Vefcovo  a  cavallo,  che  arrivato  neila  mentova- 
ta Città  ,  per  obbedire  al  Papa  ,  the  contro  fua  voglia  lo  avea  fatto  Vefco- 

K    *  vo 


7  6     Vita  di  M.Gennaro  di  Cola, 

vo  in  cosi  giovanile  età  ,  viene  incontrato  da  moltitudine  di  Cittadini  * 
da'  quali  con  giubilo  immenso  è  ricevuto.  Pittura  fenza  dubbio  memora- 
bile per  la  copia  delle  figure  ,  e  delle  varie  azioni  ,  con  le  quali  efpn mo- 
no la  divozione ,  ed  il  contento  dell'  arrivo  del  Santo  .  Nel  terzo  di 
quelli  quadri  fi  fcorge  il  Santo  Vefcovo  ,  che  in  abito  di  Frate  ,  con 
un  Compagno  ,  ftà  fervendo  molti  Poveri  ,  a'  quali  egli  »  avendo- 
gli fatti  federe  ad  una  lauta  manza  ,  porge  il  mangiare  con  umil  ca- 
rità . 

Vedefi  umilmente  in  alcuni  ripartimenti  quando  il  Santo  celebra  il 
Divin  Sacrifizio  della  Mefla  ,  ed  in  un  altro  quadro  quando   rifana  gl'in- 
fermi ;  ma  delle  ftorie  pni  ,  che  fono  nella  pareti  oppolta  effigiate,  poche 
Mentre  fi  fono  quelle  cofe,che  fé  neravvifanojdspokhe  tra  per  l'ingiurie  del  tempo, 
£avan   feri-  e  per  l'umido  ,  che  prima  le  ha  confumate  ,  appena  delle  molte  ftorie  di- 
vendoquefte  ^mte  fcorgef,  qUeua  della  Coromz.one  del  Savio  Re  Roberto  ,  come  quel- 
ft 'te  buttate  k  altresì  della  traslazione  del  Corpo  di  S.Ludovico  a' PP.Francelcani  Zoc- 
a  terra  quel. colanti  della  Città  di  Marfiglia  ,  come  egli  aveva  ordinato  nella  fua  mor- 
ie pittine-»  te  ,  la  quale  fuccedè  nell'anno  12-97.  nell'età  fua  ancor  verde  di  23. anni  , 
«kfencte,  ef-  e  me220  >  mi  affa[  maturo  per  la  gloria  eterna  ,  mercè  le  Sante  virtù  Cri- 
fthbricata!ji*'ane  »  con  *e  <lua''  ^  l'acquiftò  .  Così  in  detta  parete  feorgefi  ancora  al- 
ia Sacriib'a  ,  cun'altra  figura  ,  che  fu  neli'akre  Scorie  effiggiata  ,  ma  informe  ,  e  quaG 
che  prima-» del  tutto  confumata.,  e  diftrutta  . 

iuCappella,  Scovertali  dopo  finita  que-fta  ,  che  fu  allora  fontuofa  Cappella  ,  non 

')  ve^'^tattc)  v'  ^a  P^01™  ln  Napoli,  che  non  corre/Te  a  vederla  ,  e  che  piene  lodi  non 
lenone  in_»dafle  a  cosi  bene  ordinate  pitture  ,  per  edere  fu  in  que'  tempi  cofa  mara- 
qneir  ultimo  vigliofa  il  vedere  dipinte  Itorie  cotanto  copiofe  di  figure  ,  e  quelle  efprefle 
oircndo  tre-  ;n  tante  e  si  varie,quanto  proprie,e  naturali  azioni;  laonde  ne  rilevò  Gen- 
muote  dell  naf0  ^  0jtre  i'ono,r  ^\\t  lodi  dateli  dalla  Reina  ,  un  aliai  onorato  ricono- 
Novembre  fei  mento  in  pr.mio  di  fue  fatiche  ,  delle  <juali  pitture  ne  fece  men- 
del  1751.  ,  Eione  Notar  Crifcuolo  nelle  notizie  di  Agnolo  Franco  Padrino  di  Pietro  » 
come  anco- e  Polito  del  Donzello  ;  come  nel  compimento  di  quella  narrativa  farà  da 
r3aIJ;T^ noi  riportato. 

Cattedrale  ,  Per  ca8ion  di  quell'opera  ,  ordinata   dalla  Reina  ,  era  convenuto  a 

con  difguilo  Gennaro  di  pofponere  quella  intraprela  dt Ila  Tribuna  di  S.  Gio:  a  Carbo- 
deil'Aurore,  nara  ,  la  quale  ,  come  fi  dine  ,  aveva  molto  tirato  innanzi,  quando  (forfè 
"  .rie.gU  ^.°"Per  nou efleie  di  troppa  fanrtà  )  non  fidandoli  di  condurre   il   rimanente 
lr/l  1_di  tife  ,  chiamò  in  ajuto  Stefanone  ,  dal  quale  anche  era  fiata  dipinta  con 

fuai  cartoni  alcuna  delle  rìorie  mentovate  della  Vita  di  S.  Ludovico  j  per- 
ciocché veniva  am  co  da  lei  ,  si  per  l'uniformità  della  maniera  ,    la  quale 
pia  da  lui  ,  che  dal  Maeftro  aveva  apprefa  ,  come  ancora  per  i  buoni  co» 
Buoni  co-^iumj  ^  cjle  tenea  Stefanone  ,  per  i  quali  come  fratello  teneramente  l'ama- 
ia^'ene     '  WiUwnfle  gli  .racccoundò  alcune  di  quelle  Storicene  doveanprofegiùrfi^e 

.dtlb 


E  di  M.  Stefanone  Pittori.         7  7 

delle  quali  i  difegni  egli  già  formato  ne  avea  j  intanto  che  poi  riftabilitoli 
nella  primiera  falute  (  effendo  di  già  infermo  divenuto  )  fi  (offe  ancor  egli 
port.to  a  dipingere  il  r munente ,  per  condurre  tutta  l'opera  al  fine  defi- 
derato  .  Ma  nel  b.-l  principio,»,  he  Stefanone  cercava  di  perfezionare  il  pri- 
mo quadro  ,  (uccedttte  la  morte  di  Maefìro  Gennaro,che  fu  circa  il  1570. 
del  male  foric  di  tificia  „che  l'avea  confumato  ,  la  qual  morte  difpiacque      Morte  di 
a  tutti  coloro,che  conofciuto  i'aveanojma  a  Stefanone  gran  difpiacere  ap-  Gennaio  d* 
porti»,  come  colui  che  perduto  avea  non  folo  un  amorofo  Condifcepolo  ,  e  Gola  . 
Precettore  ,  come  ancora  un  affezionato  Gompagno,e  caro  amico,confide- 
do  come   l'arte  della  Pittura   molta  perdita  fatto  avea  ;  nella  perdita  di 
Gennaro  ;  Ma  alla  perfine  datoli  pace  ,  fi  come  avvien  per  rimedio  in  tut- 
te le  umane  cofe  ,  fi  diede  a  dar  compimento  alli  quadri.,  che  andavan  di 
(otto  alla  Tribuna  già  detta  di  S.Giovanni  a  Carbonara  nella  quale  com- 
pì  il   numero  delle  otarie   ,    che  xapprefentano    la   nafclta  della  Beata 
Vergine,  e  la  Santiffima  Nunziata  ,  veggendofi  nella  prima  una  fcalinata  j-e     jj 
ycr  la  quale  vanno  le  genti  a  vifitare  la  Vecchiarella  S.  Anna  ,   che  per   il  S.  Gì  e:  a_» 
frefeo  p.irto  ,  giacer  nel  letto   li  vede  ,    e   nella   feconda  vedefi  un   c.a»  Carbonara., 
fomento  afsai   bene  ordinato    ,    lepra   il  quale  fcorgefi  lo  Eterno  Pa- 
.dre  apparire  con    lo  Spirito  Santo  .  Siegue   dall'altro    lato  da  baffo    la 
prefentazione   al  Tempio,  e  fopra  vi  è  dipinta  la  morte  della  fuddetta 
E. Vergine  ,  e  quelli  .quadri  fono  di  ugual  grandezza  ,  fetto  de'  quali  veg- 
gono, in  fei  quadri  più  piccioli  ripartite  varie  azioni  de'  Santi  Padri  ,  che 
furono  de'  Servi  di  Maria  .,  Così  dipinfe   fepra  la  Porta  ,   per  dove  fi  en- 
tra in  quello  luogo  ,  che  è    fatto   in  Circolo   fotto  della  Tribuna  ,   varie 
fchiere  di  Angioli  3  nelle  quali  vi  fon  beiliffimi  volti  5  che  migliorar  non 
fi  poffono ,  e  queili  fanno  Corteggio  agl'Eterno  Padre  ,che  maeftofamen- 
te  fedendo  tien  la  E. Vergine  per  la  delira  ,  e  con  la  fìniflra  il  Ino  Figliuo- 
lo Signor    noltro  ,  i  quali  fiedono  alquanto  più  baffo  avanti   di  lui  ,  e 
lo  Spirito  Santo  fé  gli  vede  nel  petto  j  E'funiìmente  l'Eterno  Padre  cir- 
condato da  Serafini  ,  da  Prrtriar.hi  ,  e  Profeti  ,  a  cui  faniempre  le  men- 
tovate (chiese  d'Angioli  compartimento  ,  effendovene  alcuni  per  traverfoe 
e  per  dritto  ,   fecondo  .ha  ordinate  le  fchiere.,  parte  delle  quali  fon  di  bian- 
co veftite  ,  ^  patte  di.fin'rffimo  Azurro -Oltramarino  ,  eifendo  così  l'ali 
jnedefimamente  dipinte  ,  dapciche  è  quella  pittura  affai  ricca  di  sì  prezio» 
fo  colore  .  Vi    fono  eziandio    le  Sante  Vergini  ,  ed   i   Santi  Martiri  con 
altri  Santi  dipinti  ,  ed  il  tutto  è  così  vivamente  effiggìato  ,  che  reca.ma-> 
raviglia,'  he  in  que'facoli  -cotanta  cognizione  di  operare  vi  fufsejconfervan- 
dofi  affai  bene  le  figure,nelle  quali  fifeorgono  fìfonomie  belliifime,quanto 
le  più  belle  moderne,  e  delicate  fi  veggono  ;  e  la  cella  del  Dio  Padre  è  cofa 
maravigliofa,per  la  venerazione  ,e  per  la  bcllezza,con  la  quale  è  dipinta  . 
S.tto  de'  quattro. quadri  mentovati;  ove  le  fiocie  della  B  Vergine  di- 
jpitì&i,  vi  compartì  un  ordine  .in  giro  di  quadri  bislunghi  più  piccioli  allfl 

meir  j. 


jS      Vita  di  M.Gennaro  di  Cola, 

meti  ,  e  forfè  meno  di  quelli  ,  e  quelli  con  i  loro  ornamenti  fervon  di 
fregio  alle  pitture  di  Copra  ;  tifandoli  in.que'  tempi  il  primordi  ne  in  tal 
maniera  con  figure  picciole  effiggiarfi  i  portando  per  ragion  di  tal  fare 
una  maflìma  ,  tenuta,  allora  per  buona,  ma  in  quefti  noftri  tempi  ,  ne* 
quali  la  Pittura  è  giunta  a  tanta  perfezione  -.  Rimata  mendace,  e  fallaciilì- 
ma  ;  perciocché  diceano ,  che  elfendo  quelle  picciole  dipinture  nHto 
proffime  all'occhio  ,  bifognava  ,  per  non  offènderlo  ,  impicciolir  le  fi- 
gure ,  la  dove  che  poi  difcoflandofi  ,  quanto  più  in  lontananza  fi  col» 
locavano  ,  tanto  dovevan  crefcere  per  farfi  fempre  più  vifibili  a  quello  . 
Redola  in  vero  erronea  ,  e  contraria  a*  buoni  infegnamenti  profptttici,  e 
maffimamente  dell'ottica  »  Così  dunque  Stefanone  djpinfe  anch'egli  ,  fe- 
condo l'ufo  di  que'' tempi ,  con  figure  picciole  quelle  azioni  di  que'  San- 
ti Frati  Serviti  di  Maria ,  di  che  Copra  facemmo  menzione  ;  figurandoli 
in  luoghi  folitarj,  e  di  penitenza  »  ne' quali  in  fpirituali  efercizj  fi  trat- 
tenevano , 

Terminata  con  Tua  lode  quell'opera  ,  fu  tanto  ri  nome  ,  che  n'ebbe 
Pirture  n^-<;teranone  ì  che  gli  fu  allogata  nel  Pifcopio  una  Cappella  ,  nella  quale  vi 
d'I    3s^ufefpre£fe  un  Arbore   di  tutti   que*  Santi  Patriarchi  ,  da' quali   la  ftirps   di 
narìo  del     Noilro  Signor  Gesù  Crillo  discendeva  ,  che  poi  fi  vede  fituato  fopra  la  ci» 
.Velcovado^rna  dieffo  in  abito  Pontificie  ,  col  camavero  in  tella  >  figurando  in  terra 
Abramo  a  giacer  fupino ,   dal  di  cui  feno  ,  quali  da  radice ,  forge  l'Albo- 
re mentovato  ,  con  concetto    milleriofo  ;   veggendofi   dopo  Abramo  nel 
tronco  ,  che  diritto  s'inalza,  Giacob  ,  e  dopo  lui  il  Patriarca  Giuda  ,  e  fo- 
pra di  elfo  Aminadab  ,  indi  il  Re  David,  al  quale  Salomone  fuccede  ,  do- 
po il  quale  è  figurato  Noilro  Signore  in  cima  »  come   lì  diflè  .  Dal  tronco 
principale  veggonfi   ufcire  i  rami  delle  progenie  de'  fuddetti  Patriarchi  » 
e   Profeti,  avendo  ogn' uno  il  fuo  ramo,  che   la  fua   ilirpe  contiene. 
Da'  lati    di   queft'  Arbore   vi   dipinfe  i  Profeti  Balaam   ,  ed    Elifao  . 
Così  dipinfe  fopra  dell'Altare  della  nominata  Cappella  la  B. Vergine  ,  col 
Bambino  in  Campo  d'oro  ,  e  da' lati  tre  quadretti   per  parte  ,  in  uno  la 
detta  B.Veigine  ,  che  apparifee  in  fogno  ad  un  Pontefice  ,  nel  fecondo  il 
detto  Papa  ,  che  concede  la  fella  dalla  fudd-tta  immagine,  per  la  qual  cofa 
effieiò  nel  terzo  la  Proceffionc  ,  che   fi    fa  dal  Popolo  ,  e  dal  Clero  por- 
tando l'Immagine  mentovata  ,  e  negli  altri  tre  vi  fono  efprene  varie  mi- 
racoìofe  azioni   di  detta  B. Vergine  ,  operate  per  mezzo  di  quella  fua  San- 
ta Immagine  .  Quelle  pitture  veggonli  oggi  locate  in  uno  Altarino  ,  che 
Francefco  {^  vjcjn0  Je  ("cale  del  maggiore  Altare  ,  e  vicino  la  Cappella  di  S.Giorgio, 

Solimeli*-»  ■  £  jj  quai{f0  dipinto  dal  noftro  celebre  Francefco  Solimena,  il  quale 

Pittore  uno-  "   ^  "  t  r  .  * 

niacillimo.     vive  ancora  ,  per  far  veraciffimotellimonio  ,  che  lempre  in  Napoli  vi  bo- 
rirono i  gran  Maeftri  della  Pittura  . 

Dipinfe  in  oltre  alcune  cofe  nell'antica  Chiefa  di  S.Patrizia  ,  le  qua- 
li pitture  credo,  che  nel  rimodernare  la  Chiefa  ,  ed  abbellirla  ,  tolte  Hate 

ne 


E  di  M.Stefanone  Pittori ,        79 

Tie  fiano  ;  ovvero  che  molte  poche  reliquie  ve  ne  fiano  rimafte  .  Ne  fi  ma- 
ravigli il  Lettore  ,  fé  in  erte  quefte  fi  notano  ,  perciocché  non  fempre  fé 
ne  può  far  diligenza  ,  mentrechè  la  Chiefa  da  noi  nominata  ,  non  fi  apre, 
che  due  foli  giorni  dell'anno  ,  ne'quari  celebrandovi  fi  feftività,  non  pub 
agiatamente  offervare  quelle  pitture  colui ,  che  accuratamente  vorrebbe 
confederarle,  per  la  moltitudine  delle  perfone.,  che  vi  concorrono  diqual- 
fivoglia  grado  ,  e  condizione..  Così  ancora  dipinfe  l'Immagine  di  Noftra 
Donna  nella  Chiefa  di  S.  Maria  detta  la  'Rotonda  ,  che  già  fu  tempio  de' 
Gentili  a' falli  Dei  confecrato.,  ed  ancora  la  tavola  del  S.  Michele  Ar- 
cangelo ,  per  la  fua  Chiefa  nella  regione  Ercolenfe  ,  ora  detta  a\Bajano  , 
ove  efprefle  S.Michele  armato  ,  in  una  bella.,  e  bizzarra  politura,  difeac- 
ciare  Lucifero  dal  Paradifo  }  opera  cheinfìwo  a'noflri  giorni  .è  moltojoda- 
ta  da' Profeffbri  delle  noftre  Arti  ,  per  la  bella  maeftria,,  e  diligenza  del- 
l'armi con  la  quale  è  condotta .  Fece  ancora  Stefanone  varie  altre  pitture, 
infra  le  quali  contanfi  quelle,  che  dipinfe  alla  Chiefa  di  S.  Onofrio  a  For- 
mello  ,  nuovamente  reedificata  dall'Architetto  Giacomo  de'  Santis  ,  in  fi- 
ne fatto  ormai  affai  Vecchio  ,  mancò  Stefanone  circa  gli  anni  1 390. ,  in 
in  cui  diede  pofa  a'  pennelli- 

Ebbe  Stefanone  .un  certo  fpiritoTuperiore  aquéilo  di  Gennaro  di 
Cola  ,  come  nelle  fue  pitture  fi  vede  ;  concioffiecofachè  imprendeva  a  di- 
pingere qualunque  IToria  gli  fulTe  venuta  in  capriccio.,  con  un  ordine  affai 
pronto  ,  e  ben  comporto  ,  laonde  molto  rifoluto  cominciava  ,  e  termina^ 
va  ancora  le  fuepitture-j  come  Jo  accenna  lo  Scrittore  delle  notizie  de* 
noftri  Profeffori  del  difegno  ,  dico'Notar  Gio:  Agnolo  Crifcuolo;;  e  le  fue 
figure  ferbano  in  loro  lo  Ipirito  ,  che  egli  in  pingendo  gli  diede  ,  apparen- 
do oggi  giorno  fìtuate  in  buonepofiture.,  per  quanto  :Comportavan  qué' 
tempi ,  e  dipinte  con  un  amorofo  difprezzo,  ma  ricercato  ,  laqual  cofa 
non  le  rende  indegne  dell'attenzione  degli  Artefici  di  oggi  giorno.,  tutto- 
che  l'arte  dopo  del  divin  Rafaello  ,  e  di  fua  fcuola  ,  e  dopo  degli  i  narra- 
tivi Caracci.,  e  de'  lor  perfettiffimi  Difcepoli  ,  fi  a  giunta  alla  Tonnina 
perfezione  della  moderna  Pittura  ,  che  più  tolto  indietro  .di  ritornare., 
che  gire  innanzi  gli  ria  pofiìbile.,  per  eterna  viciffitudine.. 

Mi  Gennaro  tuttoché  non  avefTe  il  rifoluto  modo  di  toccare  i  colori, 
come  a  Stefanone.,  e  con  quella  frefehezza  ,  ad  ogni  modo  vien' egli  con- 
fiderai per  ftudiofo  dagl'intendenti  ;  trovandofi  in  lui  molta  accuratezza 
nel  condurre  a  fi nelefue  pitture  .,  nelle  quali  cercava  dargli  grazia  di  po- 
litura-, di  attitudine-,  -e  di  efpreffiva-,  ingegnandoli  di  porre  hene  infic- 
ine le  fue  (torie-,  le  quali  veggonfi  copiofe  di  figure  ,  e  ma ffi me  quelle 
di  S.LudovicoVefcovo  di  Tolofa.-,  overnoltiffìme  ve  ne  fono,  e  nelle 
quali  ravvifafi. molto  intendente  de'  precetti  delle  noflre  Arti.,  e  maffima- 
mnte  nelle  inreilrgenze  profpetie'ne,,  e  del  chia.ro  ofeuro  ,  per  le  quali 
\YÌen.comtneniiato:iteUeudo  egliinuomma_,  Rato   un  Artefice,  che  con- 

•ducea 


S  o     Vita  di  M.Gennaro  di  Cola  j 

dùcei  le  fue  opere  con  lentezza  ,  ma  con  (omnia  oflervazione  ;  per  la  qua* 
Ed  venne  a  fuperare  molte  difficulcà  .  Mi  quello  mio  giudizio  tralafcian- 
do  ,  potrà  chi  chefia  formarne  quello  che  più  convenevole  gli  farà  infe- 
rito nella  fua  mente  delle  fue  op^re  ,  e  dallo  fcritto  di  Notar  Gio:  Agnolo, 
che  qui  riportali  ;  il  quale  dopo  le  ultime  notizie  lafciateci  di  Maeftro  Si- 
mone ,  così  ili  quelli  due  Pittori  ne  lafciò  regiftrate  le  memorie  . 

E  qtisfio  (  intende  di  Mailro  Simone  )fu  Maefiro  di  un  Maefiro  Gen~ 
naro  di  Cola  ,  che  fu  Maefiro  Ai  Col1  Antonio  de  lo  Sciare  ,  e  anco  fu  Mae- 
firo de  uno  St efanone  ,  //'  quali  dì  fin  fero  a  S.B.efiituta  ,  e  Gennaro  dipin- 
fe la  Chi  e  fi  a  de  S. Maria  della  Vieta-,  che  aveva  edificato  Maf uccio  Secondo, 
come  dipinfe  ancora  tutta  la  Tribuna  di  S.  Gio:  a  Carbonara  ,  anco  da  fo 
detto  Maf uccio  edificato  ,  per  amore  de  lo  Beato  Crifiano  Franco  ,  e  con 
Stefanone  ,  che  era  giovane  rifoluto  fecero  molti  fi  efebi  ,  e  lavori  ad  aglio, 
e  fecero  infieme  detta  Tribuna  ,  perche  venendo  a  morte  Gennaro  ,  Ste« 
fa  no  la  finio  lui  -,  con  fare  molte  pitture  allo  Pifcopio  ,  dentro  una  Cap~ 
fella  ,  che  ancora  fi  vedono  ,  ed  altre  cofe  di  Altari  a  aglio  ,  e  a  S. Patri' 
zia  fono  opere  fue  ,  e  l'Immagine  di  S.  Maria  della  BJ  tonda  ,  così  quella 
fatta  da  lo  Cardinale  Brancaccio  ,  con  l*  Architettura  di  Ma  fue  ciò  ,  la 
quah  fu  dipinta  da  Col' Antonio  »  che  vi  fece  il  ritratto  de  lo  detto  Cardi- 
nale inginocchìoni  ,  e  dipinfe  ancora  la  Con  a  ,  é*c.  Ma  St  efanone  mancò 
Circa  il  1590.  ,  e  avanti  lui  più  anni  mancò  Gennaro  di  Cola . 

Nelle  notizie  di  Agnolo  Fran/o  ,  Padrino  di  Pietro  ,  e  di  Polito  del 
Donzello,  le  quali  cominciano  :  Ora  dopo  li  fcritti  Pittori  fi  èfaputo  ó"C. 
Soggiunge  incidentemente  quelle  pirole  ,  che  ne  ragguagliano  dell'altre 
pitture,  non  mentovate  prima,  di  Gennaro  di  Cola  . 

Ma  non  sé  come  fi  diceva  difeepolo  di  Maefiro  Simone  :  (  parola  del 
mentovato  Agnolo  Franco  )  perche  quefiofu  prima  più  anni ,  e  però  crede, 
ch'i  fnjje  J 'colar 0  de  Gennaro  de  Cola  ,  che  tenne  la  vira  maniera  di  Mae  irò 
Simone  ,  come  fi  vede  dall'opere  fue  ;  banche  per  tutto  qua  fé  una  manie. 
ra  fé  ajfomegliava  anche  con  quelli  de  fora  ,  e  più  fé  vede  da  la  vita  de 
S.Ludovico  ,  fratello  de  lo  Magnifico  I\e  Roberto  ,  che  depinfe  Gennaro  per 
ordine  de  la  Bigina  Giovanna  Prima  ,  fua  Nipote  .  le  quali  pitture  Jru- 
diai  Angnolo  detto-,  ma  innamorato  fé  poi  ,  é"c.  e  fiegue  lo  incominciato 
racconto  di  Agnolo  fuddetto  ,  che  da  noi  nella  fua  vita  (  permettendolo  il 
Signore  )  riporteremo  ;  terminando  intanto  quella  prefente  narrativa,  con 
la  confiderazione  ,  che  dopo  i  doni  della  Provvidenza  divina  ,  nafee  ogni 
bene  dalla  virtuofa  applicazione  dell'uomo  ,  e  del  caritativo  infegnamen- 
to  dell'ainorofo  Maeftro  . 

Fine  della  ìfita  di  Gennaro  di  Cola  ,  e  di  Hafiro  St  efanone 

Pittori  . 


Si 

VITA  DI  GIACOMO  DE  SANTIS 

Architetto . 

TUtte  le  virtuofe  operazioni  Jegti  eccellenti  Maeftri  furono  ,  e  faranno 
l'efempio  di  coloro  ,  che  quelle  imitando  cercano  anch'  elfi  a  fubli- 
me  grado  di  virtù  pervenire  ,  come  già  quelli  fecerono  ;  laonde  lodevoL 
cofa  ella  è  dunque  regiftrarne  Tempre  le  memorie  onorate  ;  sì  perche 
non  perifcano  quelle  degli  eccellenti  Maeftri  >  come  anccra  acciocchì  ai 
Pofteri  non  manchino  gli  efquiiiti  efemplafi  ,  per  i  quali  fpinti  dalla  vir- 
tù ,  giuncano  a  gloriola  meta  ,  ed  ivi  raccogliendo  il  premio  delle  loro 
virtuofe  fatiche  divengano  ancor  elfi  efempj  di  chi  loro  vorrà  feguitare  ; 
Quello  appunto  mi  perluado  >  che  fu  il  penfitr  di  Notar  Gio:  Agnolo  Gri- 
fcuolo  ,  allor  che  con  tanta  fatica  ,  e  diligenza  raccolffl  le  notizie  di  tanti 
celebri  Maeflri  Napoletani  ,  oltre  al  principale  motivo  di  fottrarli  dalle 
tenebre  della  dimenticanza  ,  e  darli  la  dovuta  lode  ,  defraudatagli  da' 
paflati  Scrittori .  Per  lo  che  registrando  egli  le  memorie  de'  noftri  Arte- 
fici del  difeguo  ,  ne  lafciò  ancora  quelle  di  Giacomo  de'  Santis  Architetto 
affai  chiaro  in  que' tempi  ,  acciocché  oltre  la  meritata  lode,  doverle  ef- 
fere  ancora  d'infegnamento  a  coloro,  che  TArchitettura  feguir  volefTero  ; 
le  quali  opere  nella  Vita  che  fìegue  del  mentovato  Architetto  ,  faranno  da 
noi  regiftrate  ,  giuda  le  memorie  di  Gio:Agnolo  . 

Fu  Giacomo  difcepolo  dell'Eccellentiffimo  Mafuccio  Secondo  ,  nella 
fcuola  del  quale  ,  affieme  con  Andrea  Ciccione,  apprele  egregiamente  l'Ar- 
chitettura ,  e  banche  Mafuccio  oltre  di  quelli  ,  altri  Difcepoli  avelie,  ad 
ogni  modo  però  elfi  furono  foli,  che  la  virtù  del  Maeftro  ereditarono.  Per- 
venuto Giacomo  per  mezzo  di  fue  fatiche  all'onorato  grado  di  Maeftro  * 
ed  eflendo  per  tale  da'  Napoletani  riconofciuto,gìi  furono  date  molte  eom- 
miffioni  di  fabbriche  di  Chiefe  ,e  di  Palaggi  ,  nelle  quali  avendo  ricevuti 
onorati  vanti  dal  medefnno  fuo  Maeftro  ,  fu  adoperato  in  altre  importan- 
tiifime  fabbriche  ;  Perciocché  ebbe  a  reedificare  la  Chiefa  di  S.  Pellegrini 
già  da  moltilfimi  anni  trafctirata,  per  il  cafo  che  fìegue  . 

Era  nell'anno  1585.  (  fecondo  alcuni  ,  e  fecondo  altri  Autori  8  f.  > 
la  Città  di  Napoli  inferamente  afflitta  da  crudel  Peftiknzi  ,  laonde  mor- 
tificati ,  e  pentiti  i  Popoli  Napoletani  ,  con  pietofe  proceifioni  ,  ed  afprif- 
fime  penitenze  cercavano  di  placare  l'ira  divina  giuftamente  (degnata  per 
i  commeifi  peccati  „  fra  de'  quali  contavafi  il  fagrilegio  commsfib  di  aver 
profanata  la  Chiefa  di  S. Pellegrino  ,  che  fu  abitazione  del  medefimo  San» 
to  ,  e  commelfivi  de'  peccati  ,  per  caftigo  de'  quali  vedevano"  miferabi- 
liftìmi  oggetti,  di  piangenti  Madri  fu  i  cadaveri  de'  cari  figli  in  un  canto  , 
daji'altro  afflitti  figli  t  che  cercavajj  dar  fepoltura  all'oila  de'  loxo  Genito^ 

h  ri ,. 


8  2         Vita  di  Giacomo  de  Santis 

ri,  ao  iocchè  quelli  non  diveniflero  pafto  de'  Cani  .  Colà  vedevanfi  monti 
di  cadaveri  ucrifi  dal  crudel  morbo  ,  che  dettavano  orrore  ,  e  qui   gì'  in- 
no enti  Bambini,  che  piangendo  cercavan  latte  dalle  indurite  Poppe  del  le 
Madri  difanimat  ,  e  da  chi  panava  mifericordia;  laonde  tutto  era  lacrime- 
vole {ptttacolo  ,  che  trafiggendo  i  cuori  ,  li  difTolveva   in  pianti   ,    giac- 
ché per  l'altrui  enormità  vedean  patir   l'innocenza.  Per 'tanti    miserabili 
ogg  cti  ,  e  per  le  Sincere  penitenze,  che  tutto  giorno  ficcano  i  Napoletani, 
molTì  a  pietà  i  Santi  Protettori   della  Città  impetrarono  da  Dio  la  Divina 
mifericordia  ;  Perlocchè  apparve  S.  Pellegrino   ad  un  Sant'Uomo  ,  egli 
dilìi',che  animane  l'afflitto  Popolo  ,  promettendogli  da  parte  di  Dio  il  per- 
dono ,  ma  che   gli  reedificaifero   la    profanità  Chiefa  ,  ove   il    Suo  corpo 
avrtbbero  ritrovato  ,  che  così    Senz'altro  farebbe    la   crudel  Pelle  celiata 
affitto  .   Efeguì  il  fervo  del  Signore  i  cornimi  amenti  del  Santo  ,  e  rè  pile- 
fe  la  Vifione  a  molti  Nipoletani ,  i  quali  unitili  dierono  principio  alla  de- 
molizione dell'antica  Chiefa  ,  ove  Cotto   di  uno  Altare  ,  accninto    dal 
Santo  ,   fu  il  Corpo   di  S.  Pellegrino  con  grande  allegrezza  ritrovato*  per 
la  quii  cofa  ftim irono  fino  conliglio  farlo  fapere  al  Re  Carlo  III.  figliuolo 
di  Ludovico   di  llngaria  ,  ed  all'Arcivefcovo  Bozzuto  ,  accioc.hè    ancor 
eifi  contribuir  doveifero  ad  un  opera  cos'i  pia  ;  ne  s'ingannarono  punto  * 
perciocché  il  R-  Cirio  promife  Spender  del  Regio  Erario    quello  ,  che  pei* 
tal  fabbrica  bifognato  vi  folle.   Avuta  quella    promena  i   Napoletani    ne 
fecero  parola  a  Mafuccio  ,  che  ancor  vivea  ,  e  fu  configliato  di  lui  ,  che 
fé  ne  dovefle  dare  a  Giacomo  il  penderò  della  nuova  Cu -fi,  perocché  c-^li 
a  felice  fine  condotta    in  poco  Spazio  l'averebbe  .  Cosi  dunque  allogata   a 
Già  omo  l'opsra  ,  ne    fece   il  difegno   con   un  picciol    modello  ,   il  qual 
piaeciuto  principalmente  al  Re  Cario  T  furono  cavati  1  fondamenti  ,  e  but- 
tatavi   la  prima  pietra  benedetta   daìl'Arcivefcovo   mentovato-;  e  fu   un 
pittofo  efempio  di  tutti  il  vedere  il  medefimo  Rj  ,  che  col  cofano  fu  degli 
omeri  proprj  volle  portarvi  le  pietre  ,   il  che  per  tenerezza  partorì  pianto 
da  eli  occhi  ,  già  da  più  tempo  avvezzi  a  piangere  le  comuni  miférie  .   Co- 
si avanzandoli  la  fabbrica  della  Chiefa  ,  cefsò  affatto  la  Peftiìenza  ,  ed  in 
fine  terminata  dopo  di  alcuni  meli  ,   fa  confecrata  con  applauib  di  tutti, 
e  con  giubilo  univerfale  ,  per  veder  ritornata  la  Città   nelle  fue  primiere 
giuliva  operazioni  . 

Finitala  Chiefa  di  S.Pellegrino  ,  cominciò  Giacomo  quella  di  S, Ono- 
frio a  Fonnello  ,  reedificandola  fecondo  l'ufo  di  quelli  tempi  ,  e  Stefano- 
ne  vi  dipinfe  i  fatti  del  Sinto  ,  e  di  altri  Santi  tutelari  fé  .ondo  la  pia  di- 
vozione de' protettori  di  elfa  ,  come  nella  fua  viti  fé  ne  fsce  parola  .  Do- 
po Giacomo  (*ce  viria  fabbriche,  che  in  que'  tempi  furono  minate  di  mol- 
ta importanza  ,  e  chi  in  proceffb  di  tempa  furono  alla  moderila  reedifi- 
cate  ,  "Così  edificò  il  Palagio  a'  Signori  Caracciolo  vicino  alla  Ghiefa  d  1- 
i'Avcivefcovado  ,  de'  Fiicicelli   preflb  quella  de' SS.  Apoftoll  ,  e  de' Zurli 

alla 


Architetto  . 


«ì 


i  ftrada  ,  che  fino  ad  ora  è  nominata  tsle  da  e .   * 
tb .  Quinci  trene  on  ir.  Falangi'  i 

per  P  antichità  ,  e  per   ic  p-rentrje  Reali  con    la  caia   d' Angiò  ;  Ma 
piò  bella  &bbi  egìi  fece  fc  '     ria  delle  Gii:  s  ,  ••  - 

e  ..  -;  qoella  di  S.AgneiJo  Abate  ,  nella  quale  osb  le  buone  for/r 
r    regole  delia  Romana  Arcfaitettora  ,  come  infitto  a*  noftri  giorc 
benché  in  qualche  parte  di  ef&  riftaurata  ,  ed  abbellita  fecondo  l'ufo 
aoftn  tempi  f  pei  destai  ponto  della  primera  pianta*  fopra  la  r 

fa  co5ra:ta  dì  Giacomo  ,  a!lor  cne  da  principi?  l'ereflè  . 

le  virt-jofe  operazioni  di  qoefro  noSro  Archit 
le  ,  p  :    •:  ..  -.  ,  non  i  -ed  anzi  g.  , 

che  ni  al  fuo  Creatore  ;  - 

ti  il  mtr  .,    e  le  memci .  :  .  :oftai  fo;  .  :i 

D»re  */*/•/»  Jfc  » 

j/if  Santi  i  t  f 
f:    ,    /.  ornali  /tetri  -,.  ...... 

da  la  ti  '    > 

t   :  :  fgrnr.'j  o:  • 

■    C  .  ;       •*  .':  [     _■  :     .  . 

i     ■         •  •       rt/ì  -  ,e  1  .  -  ■ 

.      -     -  -  -   :      ".     ■•      '  0, 

i  :  -       .- 

,    ma  - 

ero  di  commots:  Cappella 

fa,  li  «juvit  è  ìa  rrtdt£ma  , 

- .   LG  .---."amo,  d  i   :  -.   , 

poh  farli  argomento  ,    -  a  mancare  circa  g 

del  Signore  145  y. 


fhmJeL  Z   ìCWfta  it  Matti  A  ::'.'ti. 


L     ;  "-T>- 


84 

VITA  DI  FRANCESCO  DI  M.  SL 
MONE  Pittore. 


IO  non  faprei  veramente  qual  vizio  fia  più  degno  di  biafimo  delli  due,ch« 
ora  propongo,  fé  la  trafcuragine  ,  ovcro  la  pigrizia  in  un  uomo  .  Con- 
cioflìa.ofacchè,  la  prima  non  fa  apprendere  a  tempo  quella  faenza,  che  un 
Giovane  dovrebbe  apparare  ,  e  la  feconda  non  fa  moite  volte  mettere  in 
opera   quel,  che   con  molto  ftudio  fièapprcfo.  La  qual  cofa  veggiamo 
allo  fpelfo  adivenire  a  coloro  ,  che  agiatamente  vivendo  ,  per   i  comodi 
avuti  da'  Paterni  retaggi  ,  dandofi  per  quelli   ad  una  vita  oziofa  ,   niente 
più  curando  di  quella  tal  facoltà  ,  che  eglino  con  tanto  ftudio  ,   e  diligente 
fatica  pofledere  cercarono;  e  quel    che  peggio  ,  che  talvolta  in  fubl  ime 
grado  pofTedendola  ,  e  non  operandola,  per  la  mentovata  cagione,  vengo- 
31  nominarono  a  privare  il  mondo  delle  bell'opere  loro  ,  e  conciò  alla  Gioventù  ftu- 
Ab<-te  An-diofa  refta  la  fcarfitù  de*  perfetti  efemplan  .  Ed  in  pru  va  di  quanto  io 
dreaKdve-jjco  f  potrei  addurre  l'efempio  ,  che  a  nodri  giorni  veggiamo  del  Dottif- 
<jere  ,  doP°fimo  f   ed  eruditifiìmo  Abate  Andrea  B  Ivedere  ,  il  quile  non  m  n   buon 

fcritteque- "  pr,lofofo  ,e  Letterato  ,  che  Pittore  in  grado  Eecellentifiìmo  di  frutice  fio- 
Ite    cole  uà  .  i-  i-         i      i       i  ìi  ■    i-    • 

Jin.pafsò  ari ,  p-r  gli  agi,  che  egli  u  gode,  ha  da  gran  pezza   trahlciato   il  dipingere  . 

miglior  vt-Quefto  efempio  medeiimo  veder. -mo  già  fucceduto  nella  perfona    di  Fran- 
cei'co  fi?liOo!o  ài  Maeftro  >imone  ,  il  quale  quanto  fetto  la  disciplina  del 
Padre  acquiftò  nell'arte  nobiliilìma  della  Pittura  ,  anche  per  emulazione  , 
e  pei  gloria  lua  {  pofeiaccae  era  nel  tempo  del  Dottilluno  Re  Roberto  ,   e 
<hl  ftinofilllmo  Gio-tto  J  tanto  dopo  impigrito  ,  quali  nulla  operando  , 
venne  a  privare  il  mondo  di  fue  bell'oper.  ,  ma  p,ù  la  Patria  ,  per  gli  ot- 
timi efemplari  ,   che  iafeiato  averebbe  ;  e  nulla  curandofi  più  della  fa- 
ma ,  s  de'  premj  ,  con  i  quali  avea  veduto  compenfar  l'opere   di  fuo  Pa- 
dre ,  e  del  rinomato  Giotto  ,  attefe  folamente  a  menar  fua  vita  oziofa  ;  la- 
nciandone appena  qualche  rara  memor.a  del  fuo  pennello  ,  per  la  quale  ve- 
nendo commendato  dal Notajo  Pittore,  da  Marco  da  Siena,  e  dalCav^Stan- 
zione  ,  egli  è  ancor  di  ragione ,  chela  mia  penna  dovuta  lode  ,  in  quella 
poca  ,  ma  onorata  memoria,  le  renda  , 

Fiorì  quello  Pittore  circa  gli  anni  di  Ce irto  1 540.  in  tempo  che  il  fu<j 
Padre  Maeftro  Simone  ,  con  molta  lode  efercitava  il  pennello  ,  dapaiche 
.<era  venuto  nella  ftima  diogn'uno,  dopoché  il  famofifftmo  Giotto  ,  fa- 
cendo giuftizia  alla  virtù  di  lui  ,  volle,  che  nell'opera  di  S.  Chiarata  quale 
era  affai  grande  ,  con  fece  lavor-afTe  ,  e  dove  ancor  fi  veggono  alcune  tavo- 
le ,  perteitimonianza  di  quanto  il»  laude  del  («O  pennello  fuferitto.  Ed 
avendo  con  alìidua  applicazione  Fraacefco  appreso  ^a  Pittura  dal  fuo  Pa- 
dre measiìmo  »  dipinfe  in  fuo  ajuto  gualche  cofa  ?  e  fece  da  se  il  S.  Gìo: 

r,  it- 


ti. 


Pittore .  Ss 

Battiftà ,  die  ora  ritoccato  fi  vede  in  una  tavola  ,'  nella  Chiefa  mentovati 
di  S.  Chiara,  in  una  Cappella  ,  ove  con  fomma   applicazione  cercò  fa» 
fpiccare  il  buon  modo  di  colorire  ,  e  parimente  altre  pitture  aflai  buone 
vi  fece,  per  le  quali  effendo  in  molta  ftima  venuto  ,  fu  dalia  Regina  San- 
cia impiegato  a  colorire  divote  immagini ,  che  allora  fervirono   ad  alcuni 
Altari ,  ed  intorno  della  nuova  Chiefa  della  Croce  ,  da  lei  edificata  ;  com' 
anche  fece  alcuna  immagine  inS.  Lorenzo,  che  più  non  vi  fi  vede  ,  e  le 
tavole  della  Croce  ,  effendo  Hate  levate  nella  rifazion  della  Chiefa  ,  e  ripo- 
rta ne'  corridori  fi  fon  j  per  l'umido  eonfumate  ,  non  reftadovi  di  fuo  altro        _  Alcuni 
che  quella  di  S.  Antonio  ,  benché  ritoccata  da  moderno  Pittore  ,  la  quale  J1™1    doP° 
ancor  nella  Chi-fa  fi  vede  efpofta  ;  e  nella  ftanzj  del  Capitolo  vi  è  un  al-  ^""y^^ 
tra  tavola  con  ftia  pittura,  ove  fi  vede  efpreffa  la  B.V.  di  Loreto  ,  portata  pratj      del 
da  belliflìmi  Angioli ,  opera  veramente  ,   che  meritartbbe  effere  efpofta  Convento 
alla  veduta  di  ogn'uno  ,   tanto  ella  è  ben  dipinta  ,  e  con  giudizio  condot-  della  Croce 

ta  ;  la  dove  che  11  indo  in  auefto  luopo  nafcofta  agli  occhi  de'rifguardanti,  h.an     tiU9 

...  ,.       \,    ,    ..    J  .  °.  r  s  -  "toccare  la 

viene  perciò  privata    di  qudie  lodi  ,  eh-  meritevolmente  fi  devono  a  cosi  tleCca      jm^ 

ttr.i  pittura  .   NsHa  Chiefa  però  di  S.  M.  D. Romita  fi  vede  l'immagine  di  maginedeJ« 
$.  Agnello  nel  fuo  Altare  ,  dipinta  da  Francefco  ,  ove  è  efpreffo  al  vivo  il  la  B.V".. 
ritratt  3  à:  I  Santo  ì  benché  qu-iia  da  alcuni  fia  tenuta  per  mano  di  Colan.. 
tomo  ,  e  fatta  in  fu  a  gioventù  « 

Ma  la  pittura  più  bella ,  per  la  quale  molta  lode   gli  fi  deve,  e  quel- 
la dipinta  a  trefeo  nella  Chiefa   di  S.  Chiara  ,   nella  Cappella  laterale  alla 
porti  Maggiore  ,  la  quile  rappref  nta  la  B.  V.    col  Bambino   in  braccio  , 
(otto  una  tribunetta  alia  gotica  ,  dipinta  a  chiar'of  aro  ,  come  fimilmente 
«  dipinta  la  fuddetta  B.V.  ,  ma  con  tanta  unità  di  col  re,  con  buon  dife- 
gno  ,  e  bellezza,  che  reca  maraviglia  a  chiunque  la  guarda  ;  e  veramente 
fé  comparar  fi  doveffe   con  le  pitture  di  que' tempi  ,    ed  anche  -con  quelle 
di  Giotto  ,  e  di  Simone  fuo  Padre  tetterebbe  quella  S.mta  immagine   nellJ 
elezione  per  la  migliore  tenuta,  dicamun  co  nf-nti  mento  d'ognuno  ,  già 
che  per  tale  viene  riconosciuta  daJ  Maeftri   delle  noftre  arti  ;   anziché  per 
fin  bdlezza  fu  lafciati  d'unb.ancarlì  ,  allorché  con  tanto  duolo  d  '  Pitto- 
ri amuori  delle  antiche  memorie,   furono  per  ordine  del  Reggente  Bario- 
nuovo  Delegato   di    S.  Chiara  ,  imprudentemente  fatte  imbiancare  tutte 
le  Pitture  di  Giotto  ,  e  di  M.  Simone  -,  con  dar  ad  intendere  a  quelle  no- 
bili ,  e  Reverente  Suore,  che  quelle  opache  pitture  rendeano  la  Chiefa  ma- 
linconica,  ed  ofeura  .  Configlio  veramente  feiocco,  ed  imprudentemente 
degù  ito  ;  Così  a  mio  credere  è  molto  bella  pittura  delle  fue  mani  quella 
che  oggi  fi  vede  nella  Sacriftia  della  Chiefa  di  S.  Gio:  a  mare  ,  ove  efpref- 
fa fi  vede  la  B.  V.  col  Bambino  infeno  ,  opera  veramente  degna  di  fom- 
ma  lode  per  la  diligenza  »  e  per  lo  amore,  con  il  quale  è  condotta, e  fotta 
di  queQa  immagine  in  caratteri  gotici,  ed  idioma  Spagnuolo  ,  fi  legge  che 
fu  fatta  dipingere  da  un  Signore  Spagnuolo  ,  dal  quale  fu  donata  a  quella 

Chic* 


86     Vita  di  Francefco  di  M.  Simone 

Chiefa  ,  e  credo  bene,  che  in  quel  tempo  fufle  fiata  locata  in  qualche  AU 
tare  alla  publica  venernzion  de'  Fedeli  . 

Poche  altre  cofe  li  veggono  di  Francefco  ,  poiché  quefto-  Pittore  per 
ì  comodi  lafciatigli  da' fuo  Maggiori,  e  per  quello  ,  che  acquifiato  a\<  a 
M.  Simone  fuo  Padre  col  pennello  ,  divenutone  molto  agiato  ,  fi  refe  cesi 
pigro  nell'tft.rcizir>  della  pittura  ,  che  all'intutto  la  tralnfoò  ;  efircitando- 
la  folamente  nell'atto  ,  che  dava  i  precetti  a  Col'Antonio  del  Fiore  ,  al 
quale  veramente  ,  con  ogni  amorevolezza  lenofirearti  infegnbì  come  ne 
fan  ttftimonianza  i  citati  Scrittori  ,  le  di  cui  parole  qui  riportando  ,  ter- 
miner  mo  quello  picrioi  racconto  ,  con  le  onorate  notizie  ;  e  prima  il  No- 
tajo  cosi  difle  in  alcun  altre  notizie  . 

Tranci/co  figlio  di  M.  Simone  fiorì  circa  il  i  340.  ,  e  molto  lene  fiu* 
die  pittura  da  fuo  Padre  ,  il  quale  aiutò  a  S.  Chiara ,  dove  poi  fece  altre 
cefe  con  il  S.Cio:  Batttfa  ,  che  fi  à  a  una  Cappella  ,  ma  la  cofa  hella  Jua  è  la 
Madonna  de  chiaro  [curo  ,  vicino  la  Porta  Maggiore  ,  e  q  uè  lì  0  fervi  de  pit* 
ture  (fio  ancora  la  Fuegina  S ancia  ,  a  la  Cr>ce  ,  fai  endn  molti  Santi  ,  con 
S.Antonio  j  ma  per  le  comodità  che  aveva  -non  fece  più  niente  ,  dando  fé  a 
vita  oziofa  ,  ma  infi grò  folamente  a  Cola  Antonio  de  lo  Sciore  ,  prima  de 
Gennaro  de  Cola  ,  e  poi  mancò  circa  il  13  60. 

Marco  da  Siena  così  dì  lui  ne  fcrifTe  : 
E  dopo  lui  Col' Antonio-,  che  dipinfe  sì  benefit  quale  avea  infegnatc  da  Fra»» 
cefeo  figlio  di  JU. Simone,  che  fu  valente  mentre  dipinfe  il  poco  che  di  ini 
fi  vede  ère. 

Per  fine  il  Cav.  Maflìmo  Stanzioni  così  foggiunge  ,  nelle  notizie  di 
M.  Simone. 

La  fidando  di  se  un  figlio  ,  che  fu  molto  ricco  ,  perciò  non  eftrcitò  la 
pittura,  che  afiai  bene  dipinfe  ,  ma  sì  bene  infegnò  Parte  a  CoTArttonio  del 
Fiore  ,  come  ho  potuto  fapere  da  alcune  antiche  memorie  di  detto  CofAri' 
ionio  &c. 

Così  dunque  da  quelle  brevi  notizie  fi  raccoglie ,  che  molto  ,ebne 
avrebbe  Francefco  operato  j  le  da'  foverc hi  comodi  non  folle  ìl-ta  la  fua 
virtuofn  applicazione  diftolt?.;  e  datofi  all'ozio  ,  alT:i  pigro  non  fufTe  dive- 
nuto ;  per  la  qual  cofa  conchiudendo  diremo  ,  che  a  buoni  ingegn;,  qu  in- 
fo è  di  iprone  il  povero  fiato  ,  per  Imperarlo  ,  altrettanto  è  perniziofo  il 
molto  comodo  arargli  perdere  . 

Fine  nella  Vita  di  Francefco  di  A/.  Simone .' 


Wr 


8i 

VITA  DI  ANDREA  CICCIONE 

Scultore  ;  ed  Architetto , 

QUinto  allo  eterno  Creatore  deggion  quegli  uomini ,  che  più  degli  al. 
tri  dotati    di  abilità,   anzi  che  da  moltiflìmo  numero  fcelti  ,  han 

*"  fortito  l'ineitiinabil  dono  di  un  vivaujlìmo  ingegno  ,  col  quale 
concependo  n;biliiìime  idee  pongono  in  opera  ciocche  li  cade  in  penlìero, 
con  fornmi  felicità  ,  non  è  ella  leggi er  cofa  fpiegare  .  Conciofììacofachè 
tifi  a  guifa  di  lucidiflìme  lìelle  rifplendendo  ,  fanno  pompa  di  quel  lume 
che  a  loro  ,  più  che  ad  altre  ,  iìtuate  in  minor  grado  di  luce  ,  vien  com- 
partito dal  fommo  Sole  ;  laonde  fpeciofe  ,  vaghe,  e  fcintillnnti  da  per 
tutto  apparirono  ;  fervendo  di  feorta  a  coloro  ,  che  di  loro  lume  fi  fanno 
guida  .  Quindi  è  ,  cìij  molte  volte  l'uomo  appropriando  a  se  fteiTo  le  fue 
fatture  ,  p.tr  che  ponga  in  dimenticanza  quella  caufa  primiera  ,  per  Li 
quale  egli  p.ù  che  un'altro  Uomo  fi  rende  contradiftinto  dal  comun  volgo. 
Mi  i  favj  ,  ed  i  fenfati  uomini  avendo  di  loro  fteJlì  conofeimento  ,  e  della 
debolezzi  dell'umana  natura  ,  attribuifeono  al  fommo  Fattor  del  tutto 
quel  nob  il  dono  concefibgìi  j  per  lo  quale  dimoftrando  lor  gratitudine, 
rendono  al  Divin  Donatore  l'onor  dovuto  ,  e  le  dovute  grazie  .  Un  di  co- 
lture fu  appunto  Andrea  Ciccione, Scultore,  ed  Architetto  ,  il  qusle  aven-» 
do  piena  .  ognizionc  delle  grazie  concefTegli  con  benigna  m.no  dall'Ai tif- 
fim^  Iddio  ,  fempre  lo  riconobbe  autore  di  ciocché  egli  faceva  ;  renden- 
dogli infinite  grazie  de'  ben  flzj  concedutigli ,  e  de*  fingolarillìmi  d  ni  ot- 
tenuti nell'efért  izio  d  Ile  due  nobili  facoltà  ,  di  Scultura,  ed  Architefura, 
per  le  quali  ebbe  l'onore  eli  fervire  Regnanti  di  chiara  fama  ;  come  nella 
fua  viti    he  fiegui  potrà  appten  vederli  da'  leggitori  . 

Nella  fcuola  di  Maluccio  Secondo  ebbe  Andrea  1  buoni  precetti  dell'ot- 
tima Architettur  i  ,   per  tocche   in  que'  barb-.n  fecoli   dalia  maggior  parte 
;li  altri  Profeifuri  ,  con  le  gòtiche  forme  ,  contaminate  le  perfette  mifu- 
re  ,  erano  m  t  il  molo   a' loro  difcepoli  communicate  ;  ed  eflèndo  Giaco- 
corno  de'  Santis  datofi  intieramente  all'Architettura  ,  e  come  maggior   di 
lui  ,  pollo  in  opera  in  varie  fabbriche  ,  come  nella  fua  vita  fi  difle  ,  volle 
Andrea  rimanendo  appreiTo  Ma  fu  celo  ,  apprender  perfettamente  con  quel- 
li ,  la  feuitura  altresì  ;   nelle  quali  facoltà  divenuto  Maeftro  ,   fu  per  con- 
io  del  V  echio  fuo  Precettore   adoperato  anch'cgli    in  ambedue  quelle 
ftobili  arti  ,  in  varie  fabbriche  ,  e  fepoltare  edificando  per  i  Signori  della  s  M,r;,  o  . 
e  miglia  Pigmtelli  la  bella  Chiéfuola  ,  che  in  oggi  ancor  fi  vede  ,  diriri-  Pignarellì. 
petto  Seggio  di  Nid)  ,  fotta  il  titolo  di  S.Maria   dell' AiTunta  ,   e  rifece  da  s.Cro-  • 
Caro  li  Chiefa  di  S. Croce  ,  Grinta  appriflb  quella  di  S.Agoftino  ,  la  qua- 
le era  ftatì  eretta  di  iromemórab'il  tempo  ,  e  quella  reedificaziòn'e    fcc'egli 

d'or- 


8  8         Vita  di  Andrea  Ciccione 

d'ordine  del  Cardinale  Rainaldo  Brancaccio  ,  che  conofciuto  l'avea  a  fcuo- 
la  di  Mafuccio  ,  per  giovane  ftudiofiilìmo  ,  e  come  cale  propoftoli  dal  fud- 
detto  Maeftro  J  ampliandola  dalla  fua  forma  primiera  ,  ed  abbellendola 
in  varj  modi  ,  ed  ebbe  quella  Chiefa  varie  indulgenze  ,  conceiTegli  da* 
Sommi  Pontefici ,  per  opera  del  fuddetto  Cardinale  Brancaccio  prima  ,  e 
poi  di  Aftorgio  Agnefe  ,  Cardinale  del  titolo  di  S.Eufebio  f  ed  Arcivefco» 
vo  di  Benevento  .  Dopo  la  reedificazione  di  quella  Chiefa  ,  fcolpì  Andrea 
la  fepoltura  di  Giofuè  Caracciolo  nel  1405.  ,  che  fu  locata  nel  Pifcopio 
(otto  il  Pergamo  ,  e  fece  altre  fepolture  a  varie  Chiefe  ,  come  anche 
edificò  varj  Palaggi  a'  Signori  Napoletani  ;  Per  le  quali  opere  eflendo  nella 
filma  di  ogn'uno  ,  e  con  ciò  pervenuto  ancora  nelle  orecchie  del  Re  Ladif- 
Ereiìone  lao  il  fuo  nome  ,  e  della  Reina  Margarita  fua  Madre  ,  vollero  quefti  Re- 
delia  Ghie-  gnanti  avvalerfi  dell'opera  fua  nella  erezione  della  Chiefa  di  S. Marta  ,  che 
fa  di  S.Mar-  per  ptopria  divozione  volle  edificare  la  mentovata  Reina  ;  la  qual  Chiefa 
e  fituata  dirimp.tto  il  famofo  Campanile  di  S.  Chiara,  e  fu  da  Andrea  fab- 

tn:  •    j  ì    bricata  con  ordine  dorico  ,  ed   in  buona  forma   alla  Romana  fcuola  con- 
Etneie  del-  .....  ,  _         ..    .  .     .  .... 

la    Reina_«  forme  ;  eilendovi  in  quel  tempo  Hate  dipinte  varie  immagini,  ed  in  una 

Margarita    tavola  di  Altare  infra  alcuni  Santi  vi  fu  efpreflà  al  vivo  la  fuddetta  Reina 

dipìnta    da  Marpherita   da  Aenolo  Franeo  ;  Ma  ora   non  fi  sa  dove  quella  tavola   fia 

Mgnoio        ^aU  trafp0r[;ata  ,  nella   nuova  riftaurazione  ,  ed  aboellimenti  di  quella 
Franco  .  .   r      r  1 

Chiefa  . 

Terminata  quella  opera  ,  volle  il  Re  Ladislao  ,  che  Andrea  abbellir 
dovtlì'e  ,  ed  ornare  di  preziofi  marmi  la  bella  Ghiefa  di  S.Giovanni  a  Car- 
Abbelii-  k°nara  >  cne  anni  'nilanZ'  avea  eretto   l'Architetto  Mafuccio  ,  ma  fenza 
menti  della  molta  ricchezza  di  buone  pietre  di  marmi  ,  per  la  povertà  di  que'  Padri  , 
Chiefa      dì  che  la  fondarono  ;  e  tu ttocchè  gran  danajo  fi  raccoglie/Te   dalle  limoline  , 
S. 'Gio:    a  c|ie  venivano  fatte  al  B  -Cri  diano  Franco    per  la  fabbrica   di  ella,  con  tu  t; 
Carbonaia.  tQC^Q  appena  fu  badante  a  condurla  a  fine  ,   fenza  alcun'altro  abbellimen- 
to, che  di  pochi  marmi  per  lo  maggiore  Altare  .  Qmvi  dunque  il  mento- 
vato Re  Ladislao,  ufando  una  veramente  reale  liberalità  ,   volle  che    foflè 
i  compiuta  con  ogni  magnificenza  ;  per  la  qual  cofa  facendovi  Andrea  con- 
tinuamente lavorare  i  fuoi  uomini  ,  e  fcolp.ndovi    egli  quello  ,  che    più 
J  gli  foife  partito  neceflario  ,  per  compiutamente  adornarla  ,  fi  vidde   inte- 
ramente finita  fra  lo  fpazio   di  pochi  (fimi  anni  ,  con  molto  gulto  del  Re, 
'a  cui  molto  dilettava  quella  Chiefa  ,  e  vi  profeflava  particolar  divozione, 
ogni  qual  volta  fenza  gl'impegni  delle  fue  guerre  ,  in  Napoli  lì  trovava  ; 
e  parve  fatalità,  perciocché  morendo  d'immatura  morte  ,   fu   in  quella 
Chiefa  fepolto  ,  come  in  apprefso  nel  corfo  di  quella  ftoria    fé  ne  farà  pa- 
rola. Finiti  dunque  gli  abbellimenti  della  Chiefa  di  S.Gio:  per  i  quali  ebbe 
Andrea  molta  lode  ,  fece  altri   varj  lavori  di  Scultura,  ed  Architettura, 
e  quefta  adoperando  con  buoniffimo  ordine  ,  erefs2  un  Palaggio  ,  come  fi 
dice,  ad  un  famigliare  del  fuddetto  Re  Ladislao  7  n»lla  ftrada  medefimf 

di 


Scultore ,  ed  Architetto  .         89 

di  S.Gioflanni  a  Carbonara  ,  benché  altri  Jicouo  ,  ed  è  probabile  ,  che 
fotte  quello  ,  che  ftà  nella  piazza  di  S.Giovanni  Maggiore  ,  che  ora  è  poi*. 
feduto  da'  Signori  di  Calòle  ,  prendendofi  l'abbaglio,  dal  nome  medelimo 
di  S.Giovanni  ,  circa  il  Tuo  fito  .   Ma  la  bella  fabbrica  ,  che  molto  ono-       Ererione 
te  gli  accrebbe  ,  fu  la  Chiefa  fainofilfima  di  Monte  Olivero  col  Regale  <*eJJa  *p"5" 
Convento,  che  per  commiilìone  di  Gurreilo Origlia   nobiliifimo  Cava-^J^^wl" 
liere  ,  e  gran  Protonotario   del  Regno  ,  egli  erete  nella  ftrada  ,  ovvec  Cc>  Olire» 
borgo  antico  ,  delle  correggie  ,  ed  in  vero  fu  quella  fabbrica   molto  lo* 
data  in  quel  tempo,  e  molte   lodi  furono  date  al  Fondatore  ,  ed  Archi- 
tetto infieme  ,  per  la  Magnificenza,  e  per  la  bellezza  ;  t 

In  quello  mentre  la  Reina  Margarita  erafi  portata  a  Salerno  ,  ed  aU 
l'altre  parti  augnatele   dal  figliuolo  per  appannaggio  ,  e  correndo  fan-, 
110  141 2.  ,  ritrovandofi  ella  in  un  Cafale  di  S. Severino,  chiamato  allo- 
ja  l'Acqua  della  Mela  ,  ed  ivi  gravemente  infamatali,  datone  avvifo  al 
Re  fuo  figliuolo  ,  mori  nelle  fue  braccia  ,  ed  egli   dolente  della  perdita  Morte  dell* 
della  cara  madre  fece  portare   il  di  lei  cada  vero  a  Salerno  ,  ove  volendo  Reina  Mai- 
come  a  fua  madre  onorarla  ,  chiainb  da  Napoli  Andrea,  e    gli  ordinò  , Sperila    hcJ 
che  eriger   le  dovete  un  fontuofo  fepolcro  j  laonde  egli  fubitarnente  vi  I411* 
pofe  mano ,  ed  avendovi  fatto  condurre  da  Napoli  i  fuoi  giovani  ,  fu  il 
ìepolcro  in  poco  più  d'un  anno  di  lavoro  finito  ,  e  murato  nella  Chiefa  di     e      r     . 

^  V,  r*,r  »,  ili-,  •  OU3  icpol» 

S.Francelco  a  Salerno  .  Ma  appena  puoi  dirli  ,  che  terminata  avea   que-  tlIra  ndi^^ 
fta  fepoltura  della  madre  ,  che  convenne  ad  Andrea  di  fcolpir  quella  del  Ciad  di  Sa* 
jnedefimo  Re  di  lei  figliuolo  ;  perciocché  è  da  faperfi,che  ritrovandofi  Re  "cmo. 
Ladislao  a  Pernggia  con  animo  di  manotener  Firenze  ,  ivi  fu  dal  fraudo- 
lente medico  ,  corrotto  con  danari  da'  Fiorentini,  avvelenato  per  mezzo  Ladis. 
della  propria  figliuola,  Ja  quale  ingannata  dall'infime  fuo  Padre  ,  unfe  le  nìto^Y^  C~ 
fue  parti  più  f  grete  del  velenofo  liquore,dalle  quali, l'innamorato  Re,che  Medico  Pe- 
folea  goderlela,ptrr  he  era  ella  giovane  molto  bella,  reflò  contaminato, ed  rugigno  per 
iure  tto  a  f.gno  taie,jche  conofuutofi  avvelenato  s'inviò  verfo  Napoli  fu  le  ^  Pa.rt'  na- 
Galee  ,  ove  giunto  a  2.  di  Agollo  nulla  giovandogli  of»ni  medico  tentati-  ""!.  '  ,    "* 
vo  ,  mori  a  (ei  d  I  mentovato  mefe  correndo  l'anno  14 14.   in  età  di  59.    3 
anni  ,  e  fu. dalla  foreih  Giovanna  ,  allora  Duchefta  d'Austria  ,  fatto  pri- 
vatamente ftpellire  .    Indi  dall'amor  fraterno  intenerita  ,  nulla  curando 
l'interdetto  di  quello  ,   ed  e  tendo   per  la  fua  morte   aflunta  alla  Corona 
del  Regno,volìe  onorare  con  fuperbo  tumolo  la  memoria  del  defonto  fra- 
tello ,  e  renderlo  ion  fplendida  magnificenza  più  gloriofo  ,   che  perà   ne 
diede  la  cura  ad  Andrea  v  il  quele  fapea  ,   che  dal  Re  Ladislao  era  flato 
tenuto  per  quel  grand'uomo  ,  che  egli  era  ,  raccomandando  alla  fua  dili- 
genza l'importanza  di  quell'opera,   la  quale  ella   difiderava  ,   che  forte 
ragguardevole  a  tutto  il  mondo,  e  memorabile  a  tutti  i  fecoli  ,  non  per- 
donando a  veruna  fpefa  per  eforbitante  ,  che  fote  .  Iqtefo  da  Andrea  il 

M  pen- 


90       Vita  di  Andrea  Ciccione 

penderò  della  Reina  ,  ne  fece  i  fuoi  difegni  »  e  perche  maggiormente  ella 
reftalfe  appagata  dell'opera  Aia  ,   non  folo  ne  formo   di  creta  picciol  mo- 
dello ,  ma  nel  Chioftro  della  medefima  Chiefa  di  S.Giovanni  ,  ove  er«. 
gere  fi  dovea  il  Rea!  maufoleo  >  gli  fé  vedere  in  grande  tutta  la  machina, 
formandola  di  calce  ,  di  che  reftò  molto  e  mtertta  ,  e  malfime  nel  veder- 
fi  figurata  col  fratello  a  federe,  giufta  il  fuo  defiderio;  Così  dunque  piac-. 
ciuto  il  modello  della  machina  fepolcrale  alla  Reina  ,  e  ad  ogn'un  che  lo 
vidde  ,   fi  diede  principio  allo  fcolpirlo  di  marmo  bianchiffuno  ,  e  del 
più  fino  che  potefle  mai  ritrovarli  >  a  quali  oggetto  Ivifcecavanfi  i  mon- 
ti per  ritrovarvi  le  vene  più  preziofe  ,   acciocché  l'opera  riufiiìe  non  fo- 
lo magnifica  ,  ma  ancora  ricca  della  materia  ;  Così  lavorandovi  Andrea 
continuamente  ,  con  i  fuoi  allievi»  a  capo  di  pochi  anni  fi  vidde  pur  ter- 
minata ,  e  murata  dietro  del  Maggior  Altare  ,   appunto  nella  forma  che 
f:egue,per  intelligenza  de'  leggitori  ,  ed  eflendo  quello  uno  de'p;ù  fuper- 
bi  fepolcri  ,che  allora  vantò  l'Europi,  ogni  ragione  vuole,  che  fé  ne  fac- 
ci più  diftinto  racconto  ,  acciocché  maggiormente  comprendali  il  valore, 
dell'Artefice  di  cosi  egregio  lavoro  » 
Sepoltura  E  quello  fepokro  tutto  di  bianchi  nv.rmì  conteffo  ,  come  dianzi  fi 

•dì    iadis-  dine  ,  e  vien  foftenuto  da  quattro  grandi  ftatue  ,  lìtuite  quali  pilaflri,  fo- 
*a0  *  pra  le  loro  bafi  ^  e  qu.fte  rapprefentano  quattro  virtù,  che  fono  la  Tem- 

peranza ,  la  Fortezza  ,  la  Prudenza  ,  e  la  Magnanimità  ,  leggendoli  i  no- 
mi di  efiì  con  caratteri  Gotici  fcolpiti  nelle  luddette  bali  ,  Succede  a  que- 
lle un  grand'arco  con  buonilfim'ordme  architettato  ,   e  con  vaghi  orna- 
menti >  fotto'del  quale  fon  funate  a  federe  due  ftatue  ,  che  r.«pprefentano 
Ladislao,  e  Giovanna  Seconda  fuaforelia,  la  quale  per  teilimoftianza 
dell'amor  fuo  verfo  l'eftinto  fratello  ,  volfe  feco  m  tal  guifa  elfcr  fcolpi- 
ta  .  Sopra  l'arco  anzidetto  vie  l'urna  fepolcrale  ,  ove  il  corpo  del  morto 
Re  fi  ripofa»  ed  in  qilefta  cada  vi  fono  Varie/culture  di  biflo  rilievo,  che 
ie  fne  marziali  azioni  rapprefentano,  efièndovi  fopra   della  fuddetta  -caria 
la  ftitua  giacente  del  fuo  cadavere  ,  la  qude  v.en  {coverta  dalle  cortine 
che  alzano  due  Angioli  ,  al  imitazione  di  qu.'lle  di  Garlo  Uluftre,  e  del  fa- 
pientitììmo  Re  Roberto  Padre  di  quello  fìtte  già  da  Maluccio  ,    che  ne  fa 
l'inventore  .  S^inalzaXopra  di  quelli  altro  ba ih  rilievo  ,ehe  fa  ripara  di 
un  angolo,  qnafi  equilatero  ;  fé  non  che  la  fua  cima  reltringe  uome  pira- 
mide ,  e  quello  fornendo  nn  zoccolo  lì  fa  baie  d'un  cornicione,  laonde 
viene  a  fervi-re  il  detto  angolo  per  freggio  di  tale  architettura  -,    e  l'opra 
quello  cornicione  ,  che  fla  nellacima  del  maufoleo  ,    vedefi   la  (tatua  di 
Ladislao  tutto  armato  a  Cavallo  con  fpada  nudi  in  mano  ,  con  bizzarra, 
e  fpiritofa  azione  ,  per  dirnoftrare,    che  egli   fu  Re  marziale  ,   e  guerriero 
eflendov-i  foritto  nella  bufe,  ove  pofa  il  Cavallo-:  Divnt  La.ìiilaus  ,    Da' 
lati  Iva  dee  ordini  dì  ottu-neeRti ,  eie  fon  Scalpiti  atfaGatica  -,  e  che  ter- 
minano 


Scultore,  ed  Architetto.        91 

minanacon  loro  fommità  piramidali  ,  coinè  in  que'  tempi  era  l'ufo  ,  « 
duelli  fono  piantati  fui  vivo  d-lle  llatue  mentovate  ,  che  fan  Tuffila  di 
Pilaftri  t  come  abbiam  detto  ;  efTendo  quefti  ornati  con  ftatue  ,  e  con  la- 
vori così  intrigati  ,  e  con  diligenza  fcolpiti  »  che  recano  per  lo  componi- 
inento  ,  e  per  lo  lavoro  ,  ad  un  tempo  medefuno  attenzione  ,  e  diletto 
9  gl:  occhi  de'  rifguardanti  ,  anche  de'  notlri  moderni  tempi  ;  dapoiche 
quello  fepolcro  magnifico  s'inalza  fino  alla  fommità  della  Chiefa,  all'al- 
tezza di  palmi  SS>  *  ed  in  eflb  quefti  vetfi  fi  leggono  . 

Improba  mort  hominum  ,  bett  femper  cbvia  rebus  %  Elogio  def 

Dum  Rex  magnanimus  totumfpe  concipit  Or  beta  .  saeucovacQ 

E  n  moritur,  Jhxo  tegitur  Rex  inclytus  iffo  ,  ^P0  cr0  ' 
*  Libera  fydereummeas  ipfapetiyit  Qlympium% 

Nella  cornice  di  fotto  vi  fono  i  feguenti  verfi  . 

Qui  populos  bell'i  tumido!  ,  qui  calde  tyr  annoi  , 
tertxlit  intrepido:  viator  terrari  mariqì 
Lux  Italum  ,  Regni  fplendor  clarijfimus  ,  hi  e  efl  .' 
Rex  Ladislaus  ,   decus  altum  ,  é*  gloria  fygum  . 
Cui  tantot  heu  lnchtyma,  Soror  Uluftrijfima  Fratri 
Defuu&o  pulcrum  dedit  hoc  Regina  Joanna  . 
TJtraql  fculpta  fedens  Majejìas  ultima  Regniti 
Y rancar umfoboles y  Caroli  fub  origine  primi. 

Ma  il  più  bell'Elogio  che  ebbe  queflo  Re  bellicofo  ,  fu  quello  che 
gli  fcrifle  Giacomo  Sannazzaro  ,  in  memoria  degli  obliohi  che  i  fuoi  ante- 
cefTori  teneano  a  Ladislao  ,  ed  è  quello  che  fiegue  : 

Mirar  ir  Niveit  pendenti  a  faxa  columnir  _.     .    .  -, 

tj    /■*.,        J*.  L  •  ■   r  3  u  Elogio  del 

Hojpes  ,  &  kunc,  acri  qui  fedet  alt  ut  equo  .  Sannazaro. 

Quid  fi  animos,  reburqi  ducis  praclaraqìnnJJ'es 

FiBora  ,  é~  invi&as  dura  per  arma  mania  ? 
Hi  e  Capitolini s  di jecit  fedi  bus  bojìem  : 

R'fq ;  triumphata  zi&cr  ab  Urbe  redit  . 
ItaV amqì  omnem  bello  concujfit ,  é"  armit  S 

Intttlit  Hetrufcofigna  tremenda  mari  . 
lieve  foret  Latio  tantum  Diademate  felix 

Antefuos  vidi/  Gallica  feeptra  pedes  . 
Ouwqi  rebellantem  prejjìjfet  pontibus  Arnunt 

Hors  vttuitfextam  claudere  Olympìademi 

W    *  ina»? 


92       Vita  di  Andrea  Ciccione 

/  tJUKCy  Rfgna  para  ,  fajtufqi  attolle  fuperbot, 
Hors  etiam  magnos  obruit  atra  Deos  .         ? 

Veduta  quell'opera  così,  grande,  e  magnifica  da' Napoletani  «  na 
furon  date  all'Artefice  pie  ni  (Mime  lodi  ,  e  dalla  Reina  ,  che  fé  ne  chiama 
contentilfima  ,  fu  nconofciuto  <■  on  doni  proporzionati  alla  fua  grandezza, 
ed  alla  virtù  di  Andrea  ;  onorandolo  ancora  del  titolo  di  fuo  G.ntiiuouio  » 
p^r.ioc  he  l'amava  per  la  bontà  de'coltumi  ,  a'  quali  onori  rornfpofe  An- 
drea fciupre  con  una  morigerata  umiltà,e  con  uguale  amore,  come  a  buon 
vaflallo  riconveniva;  ed  era  Andrea  così   morigerato   di  colluim ,   che 
attribuiva  tutte  le  lodi  ,  che  a  lui  donavano    i  popoli  ,  ai  donatore  del 
tutto;  riconof  endo  da  Dio  quanto   di  buono  egli  operava  .   Ma  appe- 
na avea  dato  pofa  a'  {carpelli  ,  che  gli  convenne  ripigliarli    dopo  alcuni 
anni,  che  impiegati  avea  nell'erezione  di  varie  fabbriche  ,  che  per  eflerfi 
in  tutto  rimodernate,  non  fé  ne  fa  ricordanza  ,  infm  dal  t  mpo  che  il  no- 
Uro  Pittore  fenile  le  fue  notizie  ;  Ripigliò  dunque  Andrea  »  fcarpelli  pec 
Morte  di'3  wneffa  morte   di  Ser  Gianni  Caracciolo  ,  uccifo  per  opera  di  Covella 
Ser  Gianni  Ruffo  nel  1432.3  2f.  Agofto  ;  perciocché  nulla  giovando  aila  Reina  it 
Caracciolo  .  tardo  pentimento  ,  del  quanto  ragionevole  ,  altrettanto  precipitilo  fuo 
Idegno,  alla  infolenza  fubitanea  dj  lui,  fu  quella  crudelmente  ,  e  con 
inganno  efleguita  ,  come  fi  legge  nelle  Storie  del  noilro  RLgno  ;   benché 
ella  mai  avrebbe  creduto  ,  che  il  confentito  caftigo  celiar  dovefle  la  vita 
al  fuo  caro  un  tempo  ,  e  forfè  troppo  adorato  Miniftro.  Per  la  qual  cofa 
Trojano  Caracciolo  figliuolo  dell'uccifo  Ser  Gianni ,  e  Principe  di  Melfi, 
ordinò  ad  Andrea  ,  che  fare  gli  doVefle  onorato  ,  e  raggu  -rdevol  Sepolcro; 
laonde   gli  fu  lavorato  da  lui   quello  che  dietro  del  mentovato  Aitare   di 
Sepoltura  d?  $_  Giovanni  a  Carbonara  fi  vede  ,  dopo  quello  di  Ladislao  ,  ed  in  tal  mo» 
Caracciolo    ('°  e  Sl,e^°  Sepolcro  fcolpito  ,  e  con  tal  Magiflero  ,  che  ancor  lui    è  fra 
'ragguardevoli  annoverato  ,   mentre  che  fi  vede  follenuto  da  tre  p.Iaftri  , 
che  ogn'un  di  elfi   ha  la  fua  Statua  di  un  Guerriero  ,   rapprefentanti  forfè 
altri  di  fua  Famiglia  .  Nella  cafla  ,  che  chiude  le  olL  di  lui ,   vi  fon  due 
Angioli ,  che  tengono  la  fua  Imprela  ,   e  da'  lati  vi  è  l'Arcangelo  S.  Mi- 
chele ,  con  altri  Angioli  ,  m  atto  di  abbatter  Dragoni  ;  la  qua!  cola  vie- 
ne con  miftico  fenzo  interpetraca  ,  per  que'  che  furono  da  Ser  Gianni  de* 
prtllì .  Salgono  i  fnddetti  pilaflri  in  alto  ,  e  fanno  finimenti  da'  lati  ,  e 
nel  mezzo  fopra  il  Sepolcro    vi  è  la  Statua  in  piedi  del   mentovato   Ser 
Gianni  ,   alla  quale  il  chnìfo  finefirone  della  Tribuna  ,  che  Ji  vien  dietro 
ferve  quali  di  acconcia  nicchia  ,  e  da'  lati  di  quella  Statua  vi  lòn  due  fie- 
re ,  come  leoni  fedirti  ,   ma  la  Statua  di  baffo  erte  nel  pilaftro  di  mezzo  , 
tien  con  la  fini  Ara  il -crine  della  telìa  di  un  koue  ,  e  con  la  delira   tiene 
una  clava  ,  e  fottQ  4el  Sepolcro,  accoppiando  a  barba/i  caratteri  ,   l'in- 
colta 


•Scultore,  ed  Architetto.      93 

cult  a  loiuzion  di  que'  tempi  ,  così  Ci  vede  dettato  . 

Syìandi  Caraezulo  ,  Avellini  Corniti  ,  Vtnttfmt 
Duci  ,  /re  Hegii  Magno  Senefcallo  ,  «è-  Moderatori  . 
Trajanusfilmt  ,  Melphitt  Dux  ,  Parenti  de  fé  , 
D^i  Patria  optinic  merito  ,  erigendum  curavit  , 

Ah.     14  }  J. 

Lesgenfi  pejò  i  feguentl  verfi,che  vi  furori  fculpiti  in  memoeia  dell' 
eftinto  Signore  ,  compoftì  dal  celebre  Lorenzo  Vaila  ,  che-  fu  un  de'  Let- 
terati migliori  de' tempi  fuoi  ,  e  de'  no  Un . 

M7/  mibi  ni  tititlut  fummo  de  culmine  deirat%  -.     . 

Regina  morbi  t  invalida  ,   é*  fenio  .  „  jj    Loitiuo 

Facun^a  pop./lor  ,   Procerefqi  in  pace  turbar  Valla  • 

Pro  Domi  ;  et  imperio^  nullius  arma  timens. 
Sed  mi  idem  J/vor,  qui  te  yfortiffime  Cgtjar 

Sopitum  extnxu,  noSir  juvante  dulos. 
Ho>j  me  ,  fsd  totum  lacerai  manut  intpia  J\egnn>n, 

Partkinopeql  fuurn  perdidit  aluta  dee  ut  . 

Finito  queft'  altro  Sepolcro  convenne  ad  Andrea  dar  opera  all'Ar- 
chitettura ,  mentrecche  gli  fu  crdm.-.to  da  Bartolomeo  di  Capna  Gran   Palagio  dì 
Conte  di  Altavilla  ,  e  Protonotano  del  Regno  ,  ormai  già  |r~atto   vecchio  Bartolomeo 
r  l'erezione  del   fuo  Palagio  nella  ftrad.i  ora  di  Forcella  appellata  »  e  pri- Ì1...'^^ 
ma  detta  Er-olenfc-  ,  per  rantichiiHino  Tempio,  che  vi  fu  ad  Ercole  con-  ,10Cari0   del 
ferrato  ;  Or  quivi  Andrea  ,  incontrando  il  gemo  di  quel  generofo  Signo-  Regna. 
re,  ptr  lo  quale,  effendo  egli  quafi   ancor  giovanetto  ,  avevi  fatto   dì 
marmo   la  porta  Migliore   della  magnifica  Chi-fa  di  S.  Lorenzo  ,  come 
dalle  fue  infegne  fi  v.de,  volle  fabbricarli  perciò  con  buona  Architettu- 
ra un  Palaggio  ,  che  al  di  fuori  rmgnificoad  ogn'uno  appari/Te  ,  ma  che 
nei  di  dentro  affai  comodo  a'  Padroni  ,   ed  a'  loro  Servidori  apportaffe  i 
Per  lo  che  dopo  i  difegni  della  pianta  di  effe»,   ne  ft^e  altresì  una  bozza  , 
fopra  la  quale  incamminando  il  lavoro  ,   fu  per  l'alfi (lenza  >  e  follecitudi- 
ne  di  Andrea  in  pochi  anni  condotto  a  fine  ,   e  ne  fu  molto  lodato  >  per- 
ciocché ,  oltre   di  averlo  fatto  comodiflìmo   per  tutti  quelli,  che  abitar 
vi  doveano ,  lo  f  e  •  altresì  r.coo  di  lume,  rhe  in  riguardo  della  ftrada  ove  TertoChio- 
egli  è  eretto  ,  la  quale  è  più  tofto  ftrttta  ,  che  larga  ,   e  perciò  fcarfa  di  Aro  ai  S.Se- 
iume  1  pure  riefee  di  ammirazione  a  que'  che  voglio»  con  fiderà  rio.  velino      di 

Una  delle  più  belle  fabbri  he,  che  fece  Andrea  è  il  Chioftro  di  S.Se-  ^'"^^ 
verino  d'ordinejonico  ,  ove  fono  le  dipinture  del  Zingaro  »  che  è  opera  ^   da  An_ 

molto      drca    . 


94        Vita  di  Andrea  Ciccione 

molto  lodata  ,   e  molte  altre  fabbriche  ,  e  fco! ture  fece  Andrea  dopo  del- 
le mentovate  da  noi  >  ma  mo!te  di  quelle  fono  Hate  rimofTe  ,   e  demolite, 
per  altre  alla  moderna  rifarvene  .  Si  vede  perb  la  Chitfuola  ,  the  dopo 
molti  anni  della  morte  di  Andrea  ,  fu  eretta  ,dal  famofo  Poeta  Gioviano 
Fontano  ,  cioè  nel  1492.  ,   fopra  alcuni  difegni  fatti  da  Andrea   per  fab- 
bricarne forfè  unafimile  ad  alcun  Signore  ,  che  aFlora  non  ebbe  effetto  ; 
ì  quai  difegni  pervenuti  poi  a  notizia  del  Pontano  ,  ovvero  dati  per  acci- 
dente nelle  fue  mani ,  piacendogli  quelli ,   volfe  fopra  di  efll  fabbricar  la 
fna  Chiifa  ,  come  fi  raccoglie  brevenr.-nte  dalle  notizie'  di  Gio:  Agnolo 
Chìefa  del  Crifcuolo  .  Quella  Chiesuola  a  tenore  de'  mentovati  difegni, fece  adornar 
Pantano,  e-  jj  dentro  ,  e  di  fuori ,  con  la  pietra  nolìrale  ,  nominata  Piperno  ,  lavo- 
rerà con  1  ranc|0  jj  eflj  j  pj]aftri ,  gli  architravi  ,  il  freggio,  ed  i!  cornicione  ,  ed  in- 
Anurea  già  ^ra  quelli  ornamenti  «  volle  quell'egregio  Poeta  anche  i  fuoi  nobiliflìmi 
morto  *         interporvi  ;  perciocché  vi  pofe  in  varj  feompartimenti  molte  lapidi  di 
bianco  marmo  ,  ornate  con  le  fue  ammirabili  fentenze  ,  le  quali  unite 
agli  Eloggj,,  che  egli  fece  dentro  la  Chi«fa  ,  fon  portate  da  varj  Autori  » 
e  più  dall'Engenio  nella  fua  Napoli  facra  ;  de'  quali  componimenti  io  non 
fo  altra  parola  ,  fé  non  che  balta  la  confidera2Ìone  ,  che  eglino  fiano  dai 
Pontano  dettati  ,  per  fomma  lode  di  lui . 

Era  ormai   Andrea  pervenuto    agli  anni   decrepiti  allorché  gli 
Sepoltura  dì  convenne  fcolpire  il  Sepolcro  per  il  Marefcial'o  del  Rtgno  di  Napoli  Fran- 
Franceico     cefco  caraccjoi0  }  cn3  p3fso  aii'altra  vita  nel  14^4.  ,  e  benché  in  quella  , 
"  ed  in  altri  lavori  gli  prellaflero  ajuto  i  fijoi  allievi ,  ad  ogni  modo  p?rò  , 
volfe  fcolpire  di  fua  mano  alcuna  parte  di  que'  lavori ,  che  tutto  giorno 
venivano  raccomandati   alla  intelligenza  di  lui  »  ma  di  giorno   in  giorno 
indebolito  dalla  vecchiezza  ,   non  avea  più  vigore  di  reggere  alle  fatiche 
di  maneggiare  i  fcarpelli ,  refodebol  dagli  anni  *  laonde  a  gran  pena  fini- 
Morte  dì ta  ^a  feP°lturl  fuddetta  ,  e  murata  nella  maggior  Chiefa  Napoletana  ,  fi- 
Andrea        nì  anch'egli  il  corfo  di  quella  vita  mortale  ,  nell'anno  145* y.  ,  come  noto 
Gio:  Agnolo  Crifcuolo  ,  appreflb  le  notizie  di  Giacomo  de'  Santi  ,  da  noi 
nella  fua  viti  qui  innanzi  riportate  ,  e  le  fue  parole  fon  quelle  . 

Ma  lo  fecondo  ,  cioè  Andrea  Ciccione  ifece  la  Cbiefa  di  S.Mari  a  de  Ili 
Pignatelli  ,  e  ficc  più  moderna  quella  di  S.  Croce  ,  per  ordine  de  lo  Car- 
dinale Rjiinaldo  Brancaccio  «  ma  lo  più  onore  fu  fabbricare  la  Chiefta  di 
S.  Marta  ,  e  abbellire  di  marmi  S.  Giovanni  a  Carbonara  ,  per  ordine 
de  lo  K.e  Ladislao  ,  dove  poi  fece  lo  grandifftmo  Sepolcro  con  gran  figure  lo 
detto  Andrea  a  io  fudetto  t\e  *  e  poi  di  Ser  Gioviti  Caracciolo  ,  e  poi  la 
Chiefta  de  lo  Fontano  fu  fatta  fopra  li  fuoi  difegni  ,  e  facendo  Itti  altri  la* 
•vori  di  Palazzi  .  fece  varie  Sepolture  in  varj  tempi  a  Giofuè  ,  e  Frane*» 
feo  Caracciolo  ,  e  fece  il  palazzo  a  Bartolomeo  di  Capoa  ,  tome  anco  pri» 
ma  avea  fatto  la  porta  di  S.  Lorenzo  per  fuo  ordini ,  t fatto  vecchio  affai 

mor) 


Scultore ,  ed  Architetto.      95 

morì  circa  il  I4ff.  *  ejjendo  buon  Cri/ti  ano  ,  che  di  tutte  le  lode  che  li 
davano  ,  le  dava  a  Dio  ,  ringraziandolo  de  le  grazie  date  a  lui  ,  ma  niunit 
di  quefti  detti  Architetti  ,  e  Scultori  ,  voi/e  finire  lo  mar  avi  gli  ofo  Cam-i 
panile  di  S.  Chiara  ,  fatto  da  Maf uccio  Secondo  i  perche  dicevano  ejjer 
dubio  dijuperare,  con  l 'altri  due  ordini  ■>  li  tre  fatti  da  lo  detto  M.ifuccio 
con  tanta  perfizione  di  Architettura  ,  la  quale  è  tanto  lodata  da  MeJJer 
Marco  de  Pino  ,  che  onora  fempre  la  memoria  di  quefto  Soggetto  i  iì  quale 
requiefcat  in  nomine  Domini  Amen  . 

Ho  di  nuovo  qui  riportati  quefti  ultimi  pochi  verfi  ,    che  già  furor» 
da  noi  notati  nella  vita  di  "Mafuccio  Secondo  ,  perche  fi  vegga  chiaramen- 
te quai  fodero  quegli  Architetti  ,   di  cui  egli  fa  parola  ,  e  che  non  voller 
porre  le  mani   al  finimento  del  Campanile  fuddetto':   la  qual  cofa  a  me 
pare  ,  che  avvenirle  per  due  cagioni  ,  la  prima  per  la  riverenza  ,  che  que- 
fti Architetti  portavano  alla  memoria  del  Jor  Maeftro  in  quei  primi  anni» 
ne' quali  fempre  fi  accompagna   il  timore  di  equiparare   Topera  di  que* 
Maeltri  ,    cheappreflò  gli  unm.ni  hanno  immortai  fama  acqujftata  ,  col 
dubbio  di  quel  chi  Sa,  fé  la  mia  opera  farà  conforme  alla  incominciata  da 
quell'Artefice,  e  fé  incontrerò  il  piacimento  dei  pubblio?  e  fimili  ragioni 
che  per  lo  più  fuoi  figurarli  ^hi  non  è  temerario,e  che  vuole  ne'fuoi  prin." 
cip} camminare  da  faggio.  La  feconda  cagione  tlh  è  ,  che  dopo  ,  che  que» 
fti  Artefici  (  i  quali  in  un  medelimo  tempo  quafi  fiorirono  j  ebbero  nel  co- 
mun  concetto  d  gli  uomini ,  (labilità  la  dima  dui  lor  valore  ,  per  mezzo 
delle  ono-ate  loro  fatiche  ,  mancarono  quei  che  il  mentovato  CampanUa 
fornir  volevano  ;  perciocché  allora,  che  fatti  animofi  dallo  lì  rio  loro  ope- 
rare fi  erano  a  vantaggiati  per  compir  qualunque  diffidi  cofa  ,   allora  poi 
per  le  rivoluzioni  del  Regno  ,  per  le  guerre  ftraniere  ,  e  per  l'jntftjne  di- 
scordie ,  ebbero  altro  che  il  finimento  del  Campanile  ne' loro  agitati  pea- 
feri  que'  Sovrani  ,  che  regnaron  nel  Regno,  in  qugli  infelicillkoi  anni  , 
per  «li  feoncerti  di  tutta  Europa  .  Sicché  dunque,  prima  per  lo  poco  ani* 
mo  ,  confioliatodaìla  timorafj  ragion  deiJ'arte  del  dfegno  ,  e  p  Tcia  per 
lo  troppo  ardito  coraggio  ,  fuggerito  d..gii  animi  infieriti  alla  gUerr   ,che 
Tiramavan  le  ftraggi  ,   non  tbbe  mai  compimento  sì  bella  fabbrica  ,  re* 
ftindo  con  quella  fpiegi  dichiarato  lo  fentto  dei  Notajo  Pittore  ,  intorno 
a  quello  ch'ei  difle  del  Campanile  di  S.  Chiara,  altrimenti  reftertbbf  nel- 
la mancanza  la  virtù  di  Andrea  ,  è  degli  altri  ,  che  in  «pie'  tempi  fiorirono 
Ja  dovecche  fiiffici-ntiflìmi  quefti  Artefici  furon  da  ciafehedun  conosciu- 
ti ;   e  quello  fia  il  fine  della  vita  di  Andrea  Ciccione  ,  il  quale   fu  molto 
timorato  di  Dio _,  ta ntoche  di  ogni  opera  ,  che  egli  facea  ne  dava  a  lui  ie 
dovute  Iodi  ,  come  altrove  fi  dilfe  ,  ftimandofi  da   nulla  fenza   il  divino 
n]uto  ;   il  che  può  eff^r  di  efeirpio  a  coloro  ,  che  cercan  delle  virtù   fare 
acquifto;    ve ggenio», -che  dop^  tanti  a»ni  iì  fa  menzióne   della  virtù  di 

Andrea 


9  6         Vita  di  A  ndreà  Ciccione 

Andrea  ,  Il  quale  viverà  per  molti  fenoli  nelle  bell'opere  ,  che  egli  fece  , 
ed  in  quelle  carte  ,  le  quali  faran  tellimonian/a  «J- Ila  eccellenza  Hi  lui  ,  a 
chiunque  vorrà  oflervare  l'intelligenza  ,   e  la  bontà  de'  lavori  di  quello 

artefice  . 


Fine  della  fita  di  Andrea  Ciccione  Scultore ,  ed  Architetto  : 


VITA  DI  COLANTONIO  DEL  FIORE 

Pittore . 

MOltiflìme  volte  adiviene  »  che  l'amor  dell'arte  filofofamlo  arriva 
con  le  (pi'culazioni  a  qu  1  grado  di  perfezione,  alla    quale  non 
giunfero  coloro,che  prima  di  quella  i  precetti  infegnarono  .   Perciocché  il 
tfeiidf no  di  ritrovar  cofa  migliore  di  quello   infino  allora  veduto  «  accefo 
da  quello  amore  ,  fpronando  la  naturale  abilità  (  che  fenza  quella   nulla 
pu  te  l'arte  giovare  )  la  fa  arrivare  ove  ne  men  erafi  tanto  immaginato  ; 
perfezionando  di  giorno  m  giorno  or  una  cofa  ,  ora  un  altra  ,  e  fuperan» 
do  ogni  d.flì colta  fi  trova  a  gra  io  fuperiore  arrivato  di  queIlo,a  cui  gun- 
fero    i  predeceflbri  Maeftri  .  Qoindi  è  ,    che  ancor  nell'arte  Pittorica  fi  è 
Veduto  moltiffime  volte  ritrovar  dagli  Allievi  un  tal  modo   di  pingere, 
che  giammai  per  lo  innanzi  l'aveano  pure  immaginato  i  di  lor  Maeftn,ed 
j  Precettori  di  quegli  »  Per  efempio  de' quali  ballerà  folo  far  menzione  de' 
divini  ingegni  dei  Correggio  ,  e  di  Rafaclio  ,  i  quali  prima  d'ogn'altro  fe- 
cer  vedere  al  mondo  ciocché  giamma   eralì  immaginato  vedere.  Quello 
medelimo  amore  fu  cagione  ,  che  invaghkofi  Cola  Antonio  del  Fiore  della» 
nrbilillìm'  Arte   della  Pittura  »   cercali"- p;r  mezzo   di  accuratifiìmi  ftudj 
rinvenir  miglior  modo  di  praticare   i  colori  di  quello  ?  che  in'ìno  cllora 
fatto  aveano  i  trapafTati  Artefici  del  difegno  ;  il  qual  modo  da  lui  trova- 
to ,   febbene  non  ha  comparazione  veruna  con  quello  degli  mentovati  di» 
-  viniflìmi  Prokflbri  »  ad   ogni  modo  pero  non  farà   men  degno  di   lode 
'  di  quel  che  furon  molti  Maeftri  in  apprefio  ;  per  la  confulerazion  di  que* 
fecoli  ,  ne*  quali  la  Pittura  era  per  le  continue  guerre  quafi  che  abbmdo» 
pata  ,  concioffiacofacchè  non  godea  quella  quiete  ,  e  qu.lia  convenzione, 
che  fuole  una  bella  pace  apportare  »  veggendofi  psr   lui  introdotta  una 

mor- 


Pittore .  5>  7 

morbidezza  di  tingere,che  parv*  cofa  maraviglioia  in  quel  tempo  :  Come 
nella  l'uà  Vita  che  iìegue  farà  appien  dimoftrato  . 

Nacque  quello  rélicilììmo  Artefice  della  Pittura    nell'anno  i%f2i 
in   circa  ,  e  nella  fcuola   della  Pittura  dimoftrò  buonifììma  indole  lotto 
la  direzione  prima  di  un  figlio-  di  Ma  (Irò  Simone  ,  al  riferir  del  Cavaliec 
Mailìmo  |  e  poi  di  Maeftro  Gennaro  di  Cola   Pittore  de' primi  in  quel 
tempo  J  err.mdo  coloro  ,  che  lo   fcriflero  Scolaro   di    Maeftro  Simone  , 
perciocché  allora  quando  Colantonio  nacque  ,  era  già  morto  Simone  ,  dal 
qual  tempo  infino  a  quello,in  cui  le  fue  prime  Pitture  dipinfe,  che  furor* 
circa  il  i  374.  vi  è  l'età  di  2 8. anni,  giacché  Simone  (  come  da  noi  fu  pro- 
vato nella  fua  vita)  morì  circa  il  1346.  ;  ne'  quali  anni  bifognava,  che 
Colantonio  ne  avelfe.almeno  20.  per  nver  da  lui  l'arte  apprefa  ,  che  cor» 
i  fopraddetti  fuebbono  l'età  di  48.  anni ,  e  quelli  uniti  ad  altri  66. anni» 
che  vi  vogliono  per  compirli  numero  dal  1574.  a  i  1444.   in  cui  mori 
Colantonio   ,  fanno  l'età  di    118.  anni;  il   qual  computo   non    vide 
niuno  de'  noltri  Artefici  ,  che  fé  bene  egli  ville  aliai  vecchio  ,  però  non 
fi  numerano  che  poco  più  di  90.  anni  di  vita  ;  morendo  circa  il  1444.  » 
laonde  credo  si  bene^he  avelie  i  fuoi  principi  dal  figlio  di  M.  Simone  ap. 
prelìjCome  fi  dille,  il  quale  come  che  dal  Padre  lafciato  in  agiata  fortuna  , 
poco  la  pittura  efercitava  j  ad  ogni  modo  però  egli  è  certo  ,  che  impra- 
tichito di  quella  per  la  converfazione   del  Padre  ,  potè  Colantonio   nella 
pittura  indrizzare  ;  come  notò  ne'  fuoi  fcritti  Gio:  Agnolo  prima  ,  e  poi 
il  Cavalier    mentovato  ,  nelle  memorie  di    Maeftro  Simone  .  Ma  dal 
Notajo   Pittore    refta  la   cofa  ben  dichiarata    in  appreso  ;  perciocché 
in  varj  luoghi  di  fue  notizie  parlandone  ,  ne  da  chiaro  raguaglio  ;  come 
altresì  ne  fanno  menzione  molti  noftri  Scrittori  ,  ed  infra  gli  altri  l'En-    Colanronìo 
genio  mila  fua  Napoli  Sacra  ,  il  Celano  nelle  fue  Curiolìtà  della  Città  di  Iodato  ddl* 
Napoli ,  ed  il  Sarnelli  nella  Guida  de'  Foraftieri,  ed  ultimamente  l'Abece-  EngeniaCe. 
dario  Pittorico  ,  i  quali  tutti   lo  colmano  di   fomma    lode,  avvertendo  r"n'^,     " 
qui  1  leggitori  ,  che  non  li  riportan  da  noi  altri  Autori  ,  che  1  lopramen-  dj  ^Cm 
tovati,  per  elllr  appurati,  e  veridici  ;  tracciandone  alcuni ,  che  erronea- 
mente feri  fiero   di  Colantonio  ,  come  fu  D.  Camillo  Tutini   ,  che  lafciò 
regillrato  eiTervi  flati  due  Colantonj ,  che  non  fu  fol  che  uno  j   ingannan- 
dofi  da'  millefimi   fegnati    nell'opere  di  quello  ;  quali  che  11  a  uomo  non 
polla  vivere  fra  l'uno,e  l'altro  fecolo,come  da  molti  efempj  fi  può  vedere. 
Laprim'opera,che  da'mentovati  Scrittori  vien  regiltrata  di  Coianto- 
nio,ella  è  fimmagine  di  S.Antonio  Abate  efpofta  nell'Altar  Maggiore  del- 
la fua  Chiefa  fituata    nel  Borgo,  che  prende   il  nome  da  quello  Santo,  in 
un  con  l'altre  Storie  ,  che  d'intorno  fanno  ornamento  alla  detta  .   Per- 
ciocché avendo   la  Reioa  Giovanna  prima, figliuola  di  Carlo  llluftre  Du- 
ca di  Calabria  ,  eretta  nell'anno  1374. la  mentovata  Chiefa  con  l'autorità 
ili  Gregorio  XI.  il  quale  fu  eletto  Pontefice  nel  1  37  1.  ,  vi  fece  dipingere 
la  tavola  fuddetta  da  Colantonio  »  che  allora  cominciava  per  le  fue  ope- 

N  «5. 


9  S      Vita  di  Colantonio  del  Fiore 

re  a  venire  in  Concetto  di  buon  littore,  eflèndogli  flato  propofto  forfè  da 
Mafuccio fecondo  ,  il  quale  aveva  confilo  difgno  edificata  la  Chiefa,  co- 
me quello  che  era  per  le  grandi  opere  vedute  di  lui  in  gran  ftima  ap- 
preflb  di  ogn'uno  ;  Così  dunque  Colantonio  per  comando  della  Reina  di- 
Immagine  pinfe  la  mentovata  Cona  ,  t  la  ftefla  ,  che  a  noftri  giorni  con  eterna  fua 
<iì  S.  Anto-  laude  vedefi  in  quella  Chiefa  efpofta  ,   in  cui  il  fuo  nome  fi  'eggc  »  con 

mo  AD"ie->  aver  notato  di  lua  mano  anche  l'anno  urr.  ,  la   quale  da'  mentovati 
nella    iua_»  „  i  e    •  *   •   • -•   •  a>  t«  m     j.- 

CI  ìefa      ai  Scrltcorl  v,en  defentta  ,  come  opera  rimirchev  de  per  efler  anch  ella  di- 
Borgo     dì  pinta  ad  olio  ;  dicendo  l'Eugenio  di  lui  le  feguenti  parole  : 
pinta    da_»  Dal  tempo   di  detta  ^eina    (  cioè  Giova***  Prima  ,  che  edificò    la 

Colantonio  Qhitfa  )  nelt  Aitar  Maggiore  vi  è  la  eavola  ,  dentro  ri  S.  Antonio  Abate  , 
ne-    i  j7  J.     jj  gran  venerazione  »  e  divozione  ,  con  altre  figure  intorno  ,  di  bella  pit- 
tura ad  aglio  ,  la  quale  fu  fatta  da  Colantonio   di  fiore  ,   eccdLnt  jfimo 
Pittore  Napolitano  ,  nell'anno  l}7f.  ,  fi  come  fi  legge  nella  detta  tavolai 
e  net  qaal  tempo  erano  il  l'ont  fice  ,  elastina  g>ì  detti,   &:.  fin  qui 
I'Engenio  al  foL&^t.  refi  .nido   a.  noi  a  dire  ciocche    le  accennate   figure 
„       .  _  _ intuì  no  rapprefentano  .  Nella  parte  fijperiore  vedefi  N.  S.  Girsù  in  atto 
g,/tUJi»£n.di  coronare  la  B.  V.  Allìinta  in  Cielo  ,  e  di  elfi   fotto  vi  fono  più  San- 
genio  .        ti,  divifi  m  numero  di  quattro  per    ciafeheduno   de' lati.   Dilla  parte 
delira  del  qmiro  di  mezzo  vi  è  figuriti   l'Afcenzio  re   dd  Signore  >  con 
abballagli  Apoloh  ,  e  Popolo  ,  e  daìl'a  tro  lato  vedefi   la  8.  V.  ^ou  i 
dodici  Apottoli    nel   Cenacolo,  fopra  di  cui   lo  Spirito  Santo  difeende. 
Nel  mezzo  di  quelli  ,  che  fono  efprelìì  tutte  in  figure  picciolo*  vi  è  l'im- 
magine di  S.Antonio  Abate  ,  effigiato  alla  grandezza  della  «tela  del  na- 
turale^ ma  cosi  venerando  ,  che  non  può  la  mente,  fé  noi  vede  l'occhio, 
capirlo  ,  eilèndovi  anche  efpreflb  alcun  2?tro  Santo  Eremita  fuo  dif  epo- 
lo >   in  lontananza  altri  Santi  Monaci  del  fuo  ifìituto  ;  laterali   a   quello 
quadro  ,  per  ogni  lato  vi  fon  dipinti  dne  Santi,  i  quali  mi  credo  ch^  fof- 
fcro  S.Macario  Abate  ,  con  alcun  altro  Santo  d  '  tempi  fuoi .  Di  fotto  le 
In  qwcfta  defentte  pitture  vi  fonotr-  quadretti  oonfecutivi  ,  rom-    foC  predella 
Con.i  vie  il  di  baffo,  e  dalla  diritta  parte  Vedefi  S  Antonio,    che   vietando  £.  Paolo 
nome,*  I  an   nnm0  Eremita, Hanno  in  atto  abbracciandoli,  efllndovi  cfpre/Te  di  lonta- 
dal   Pittore  n0  altre  Sant"  azioni  de  venerandi  Eremiti  .  Sugne  il  quadretto  di  mez- 
rnciidfimo.   zo,  in  cui  dipinto  lì  vede  N.S.Giesn  Cufto,cvme  p\  fu  l'ufo  di  dipinger- 
lo allora  ,  e  per  più  tmpo  dopo  ,  mezzo  dentro  al  Sepolcro  in  piedi  ,  di- 
moftrando  la  Cu?  p  llìone  a  S.Pietro,  h  B.V.,  e  S.Gio:Evangelifh  ,  e  dal 
canto  della  finillra  parte  vi  è  effigiato  S.Antonirs  che  al  mjito  Corp?  di 
S.  piolo  divota  ,  fé  ben  comune  ,  fepoltura  ^li  appresa,  vergendoli  i  fe- 
roci Leoni,  con  pia   mente,  retta  da  onnipotenza  Divina ,  cavar   la 
terra  per  fepellir  il  Santo  Anacoreta  , 

Ma  tutto  che  quelle  p~r  le  prime  p:ttuTe  di    Colantonio  verino 
"da'  mentovati  Scrittori  riportate,   nulla  di  muco  p  rVnon  tarano    già 
le  prime  di  lui  dipinte  in  Chiefa  ,  ed  al  pubblico  efpoile  ;  Concio^,  i  ti- 
far- 


Pittore.  99 

Tacchi  ,  vedonfi  di  fua  mano  nella  Chief*  di  SXorenso  altre  antiche  im> 
inasinì  da  Irti  dipinte  ,  volendo  alcuni,  che  i  Santi  Francefcani  fi&uo  ope. 
re  del  Ino  pannello,  non  già  di  Maefiro  Simon»  ,  ed  altre  immagini 
Satre,  delle  quali  ancor  veggono  le  reliquie  .  Quello  che  fi  sX  di  certo 
e  (Ter  fuo  lavoro  ,  C  l'immagine  della  JJ.V-  di  Coftantinopoli  >  che  è  col. 
locata  l'opra  l'Altare  della  Cappelletta  fituata  rincontro  la  porta  della 
Sacriftia  ,  ed  all'altro  che  ha  jl  quadro  di  Marullo  ,  nelh  Croce  della 
Chiefa  ,  ed  intorno  alla  quale  vi  fece  altre  principali  figure  per  orna- 
mento della  fuddetta  il  Pittore  Angiolillo  ,  detto  Rocca  d>  Rame  ,  Sco- 
laro  de!  Zingaro  ;  come  accennane'  Cuoi  imnofcritti  il  Nota/o  Pittore  ; 
benché  a  me  pare  ,  che  più  tolto  follerò  ritoccate  ,  per  la  confimil  ma- 
niera di  moti  di  figure,  di  arie  di  volti  (  fé  bene  in  picciolo  effiggiati  ) 
e  di  pieghe  di  panni  .  Ma  fiefi  pur  come  fi  voglia  7  egli  è  certo,  che  l'im- 
magine fuddetta  della  b*.  V,  è  delle  prime  opere  ,  che  Colantonjo  jn  fua 
prima  gioventù  dipingerle  ,  e  dopo  quefta  altre  varie  cofe  egli  ope* 
rb  >  per  le  quali  efiendo  venuto  in  cognizione  di  virinolo  Pittore  ,  fu, 
adoperato  dalla  Reina  Giovanna  nella  mentovata  Pittura  ,  per  la  nuova. 
Chiefa  di  S.Antonio  Abate  , 

pende  ancora  indecjfa  Taquiftione  da  tré  fecoli  inforta  ,  perii  fa»  Ecce  J-JorriQ 
mofo  fucceflo  accaduto  nella  mentovata  Chiefa  di  S.  Lorenzo  alla  figura  rnirecojofq 
dell'Ecce  H->mo  d. pinta  a  frefeo  fui  muro  ,  le  ella  fojTe  opera  di  Colan-  ,n  S«to»'f9* 
tomo  ,  ovvero  «b.Maeftro  Simone  $  dappoicchè  accaduto  jl  miracolo  z0  *' 
di  aver  riparata  con  la  mano  la  crude)  ferita  datali  dallo  fctlerato  giuo- 
catore  ,  per  la  quale  avea  fgorgato  jn  abbondanza  il  Sagratifiìmo  Sangue, 
efllndo  ella  molto  affumicata,  pò  le  lampadi  ihe  accefe  continuamente  vi 
(lavano,  non  fi  potè  fin  dolora  dikerntre  da  quali  di  quefìi  due  ri* 
nomatitfìmi  Artefici  ella  foflè  fiata  dipinta  ,  poiché  raccontane!  fi  il 
fatto  ,  alcuni  d.ceanoeffer  fncceduco  alla  dipinta  Immagine  di  Colante* 
nio  ,  ed  altri  affermavano  eiler  ella  dipinta  da  Mat-ftro  Simone  molti  an» 
ni  innr-nzi  .  Ad  ogni  moóo  però  da  qua  unque  di  quelli  du.  noftn  pitto» 
ri  ella  fi  folle  d. pinta  •  1  pp.afi  che  miglior  lineamcnto  di  volto  efprimen- 
te  la  p-.ffirne  ,  e  la  gentilezza  rropria  di  Crifto  •  non  pub  foro  aru  ,  ef» 
fendo  giuftijfimo  nell'altre  parti  ,  per  quanto  puofiì  duerni  re  da  occhio 
intelligente  ,  ihe  penetra  oltre  quello  ,  che  ha  refo  gu:  fio  il  fumo  deli? 
lampadi  mentovai-  ,  the  prima  replicate  gli  ardeapo  bronzi  ;  Percioc» 
che  ora  fi  ritrova  ripofto  dentro  una  ^ran  cornice  ,  ove  hanno  adjttato  il 
muro,  fopra  il  quale  è  dipinta  la  detta  immagine  dopn  Cagliatolo  dal 
luogo  di  prima  conMivota  diligenza  ,  ed  ha  trinanti  il  criitallo  per  il  qua* 
le  non  pub  e/Ter  orFefo  di  nuovo  dal  fumo  de'  lumi ,  the  continuamente 
gli  ardono  innanzi  ,  PI         t 

Avevi»  in  quelto  tempo  il  Cardinale  Rannido  Brancaccio  ,  eretta  la  s.  Ange  lo  » 
fua  Chief»  d.  Sant'Arcangeli,  nel  luogo  dttto  brggio  di  Nido  f  dopojjiào, 
affuoco  al  Cardinalato  da  Papa  Urbano  stilo ,  nel  1 384. ,  teme  nella  vi» 

Hi  te 


i  oo     Vita  di  Colantonio  del  Fiore 

la  di  Mafuccìo  Secondo  fi  di/Te  ,  e  volendola  ancora  ,  come  fi  conve^ 
niva  ,  ornar  di  buone  pitture  ,  gli  fu  dall'Architetto  fuddetto  proporlo 
Colantonio  per  uno  de'migliori  Maeilri,che  maneggialfe  in  que'  tempi  il 
pennello  >  laonde  gli  fu  dal  Cardinale  ordinato,  ciocche  nella  furi  Ghiefa 
defiderava  ,  che  dipinto  fi  forfè  ,  e  furono  le  tavole  per  l'Aitar  maggio- 
re ,  ove  dipinfe  S. Michele  Arcangelo  ,  col  Demonio  l'otto  ,  e  da  un  lato 
S. Candida  ,  e  fopra  un  altra  tavoletta  la  B.  V.  col  Salvatore  .  Ma  di  que- 
rce pitture  non  ho  potuto  a  miei  giorni  trovare  alcuna  reliquia  ,  ovver 
memoria  ,  in  quale  luogo  elle  fodero  trafportate  ,  dapoi.  he  l'ultimo  Te- 
fauro  vi  dipinfe  le  fue  tavole  ,  come  nella  fua  vita  diremo  .  Penfano 
però  alcuni  ,  che  egli  le  antiche  più  torto  ritoccante  ,  che  di  nuovo  fopra 
altre  tavole  le  dipingerle  ,  e  che  (iano  le  medefnne  ,  che  oggi  nella  Sa- 
criftia  di  quella  Chiela  fi  veggono  .  Altri  cullodi  del  medefimo  luogo  di- 
cono )  che  quelle  dipinte  da  Colantonio  ,  furono  fituate  nella  Cappella 
a  S. Candida  dedicata,  mentreche  il  Cardinale  ottenne  da'  Padri  di  ò  Do- 
menico l'antica  immagine  di  S. Michele  detto  a  Marfifa  ,  e  quella  ,  a  cui 
egli  profeflava  particolar  divozione  ,  collocò  f>pra  del  maggiore  Altare  ; 
il  che  fi  conferma  con  quello  ,  che  di  quefta.antica  immagine  ne  rappor- 
Celano  nel-  ta  il  Celano  ,  ne'  fuoi  libri  della  curiolità  ,  Antichità  ,  e  bello  della 
la  cuu'ofìtà,  Città  di  Napoli  ;  e  che  dopo  modernandofi  nel  i  ?6f.  la  Chi  e  fa  ,  l'anti- 
an"co  «5-*  ca  tavola  ,  con  quelle  di  Colantonio  furono  ajtrove  trafiortate  da' Si- 
Napoli  .  gnori  Brancacci .  Ma  comunque  la  cola  avvenuta  ftfoffe  ,  ora  fol  ve- 
deri fu  la  porta  della  Chiefa  la  lunetta  dipinta  a  frefeo  lui  muro  da  Co- 
lantonio ,  e  la  quale  nello  feorfo  anno  1729.  nell'abbellir  la'fibbrica 
della  Chiefi  al  di  fuori ,  volgano  alcuni  curatori  farla  buttare  a  terra  , 
come  poco  conofeitori  del  buono  ,  e  niente  amanti  .ielle  memorie  anti- 
che ;  ma  per  le  preghiere  di  Bernardo  de'  Domenichi ,  che  prefe  per  in- 
terceflore  D.  Giufeppe  d'Aponte  Duca  di  Flumari  apprerfo  il  Principe 
della  Valle  D.  Giufeppe  Piccolomini  ,  che  per  efler  della  Piazza  di  Nido, 
operò  con  Signori  Brancacci  ,  che  non  fi  folle  ammolla  quel!?,  pittura  , 
perciocché  ferviva  per  teftimoniare  al  mondo  la  virtù  del  noftro  Pittore 
laonde  a  tale  interceflìoni  la  lunetta  mentovata  è  rimafla  ,  con  folo  far- 
vi i  panneggiamenti  racconciare  da  ignorante  Pittore,  da  cui  feiocca- 
mente  volean  coftoro  farla  in  tutto  rimodernare  ,  In  efsa  vedefi  eiprefso 
la  B.V.  Ceduta  in  Sedia  Imperiale  ,  col  Bambino  in  feno  ,  ed  al  fuo  lato 
deliro  vi  è  S.Michele  Arcangelo  in  piedi  ,  armato,  che  tiene  con  h  delira 
mano  la  fpada  ,  e  con  la  finiftra  irnbrandifce  lo  feudo  ;  dal  finiftro  lato 
vi  è  S.  Bacolo  ,  che  prefenta  alla  fuddetta  B.  V.  il  Cardinale  Rainaldo 
in^inocchionis  nel  cui  profilo  vi  è  la  fua  effigie  al  naturale  efprefsa,  ed 
un  Paggio  dietro  gli  tiene  il  Cappello  Cardinalizio  .  Opera  lavorata  in 
Campo  d'oro  con  fommo  ftudio  ,  ed  amore  per  i  bei  lavori  frtti  nell'ar- 
matura del  S.Micbele,  ed  i  tanti  rkami  che  l'oa  nel  manto  della  Madon- 
na > 


Pittore.  lei 

ria  |  con  quello  del  Bambino  ,  e  l'abito  del  Cardinale  ,   il  quale  fi  Vede 
fpirar  divozione, ed  ofsequio  ver  la  gran  Madre  di  Dio. 

Così  proseguendo  quefti  lavori  non  lafciava  giammai  Cola  Antonio» 
anche  in  mezzo  delle  commilitoni  più  rilevanti  ,  la  continuazion  de'  (noi 
ftuclj  della  pittura  ,  cercando  d'indagar  nuovi  modi  di  perfezionarla  eoa 
dokezza  di  tinta  ,  unità  di  colore  ,  e  loprattutto  di  toglier  il  mal'ufo  in- 
vecchiato de' profili  ;  con  quili  in  quei  tempi  rozzatamente  fi  cari- 
cavano i  contorni  delle  figure  ;  acciocché  più  bellezza  le  fue  pitture  ac- 
quili ./fero  ,  e  concio  dimoftraflero  più  perfezione  di  quelle  degli  altri 
M.ielln  ,  infino  allora  vedute  ,  ed  in  tal  modo  divemiTero  d'efempio  a 
coloro,  che  l'Arte  volefTero  elercitare,  facilitandogli  il  modo  ,  non  aven- 
do egli  altro  ifemplare,  fé  non  quello  ,  che  l'Arte  medefima  gfinfegnava 
full'oflervazione  del  naturale  ,  e  che  filofofando  gli  portava  nella  imma- 
ginativa ;  onde  poi  col  vedere  alcun  fcelto  oggetto  ,  ne  formava  l'idea 
più  nobile  ,  ere  a  lui  poffibil  folle  ,  la  qual  t.ofa  gli  venne  fatto  di  fe- 
Jicemente  acquifere  ;  Concioffiacofacchè,  con  quello  indefeflb  iuo  ftudio, 
venne  tgli  :,  dar  tanto  di  lume  alla  pittura  ,  che  infino  zd  ora  lo  rende 
famofo  ,  dapoiche  vien'cgli  lodato  da  tanti  Uomini  virtuofi  di  lettere  , 
e  di  Futura  ,  infra  de'  quali  fi  annoverano  Marco  da  Siena  ,  ed  il  Cava- 
lier  M.iflìmo  Stanzioni  ?  che  ne'  loro  fcritti  rendono  chiara  tellimonianza 
del  fuo  valore  ,  come  in  appreflo  nel  corfo  di  quella  narrativa  faran  da 
noi  riportate  quelle  lodi ,  che  quefti  due  Pittori  rinomat.ifimi  lafciarno 
feritte  del  noftro  Cola  Antonio  • 

Ter  quefti  gloriofi  fuoi  ftudj  venuto  Gola  Antonio  nella  ftima  uni- 
verfale  di  ogn'uno  ,  dipinfe  per  particolari  Signori  varie  Immagini  Sacre, 
e  fece  in  un  muro  di  un  Palaggio  di  un  Signore  della  famiglia  Caracciolo 
l'Immagini  di  S.  Anna  con  la  B.  V. ,  che  tien  nel  feno  il  Divino  Figliuo- 
lo ,  dipinte  a  frefi  o  ,  le  quali  immagini  divennero  poi  difpenfatnci  di 
grazie  a  coloro  ,  che  per  m  zzo  di  eflj  il  divino  afata  invocavano  ,  laon- 
de credendo  fempre  più  la  divozione  vedo  delle  fuddette  ,  il  Principe  di 
Melfi  Trojano  Caracciolo  ,  avutone  parola  con  il  Cardinale  Annibale  di 
C:poa  Arcivefcovo  allora  di  Napoli  ,  e  con  i  Maeftri  Governadori  della 
Chi. fa  della  SS.  Nunziata  ,  fece  con  diligenza  tagliare  il  muro  ,  ove  elle 
dipinte  ftavano  ,  e  con  magnifica  ,  e  divota  procefiìotie  ,  che  fi  fece  a  i  f. 
Ottobre  dell'anno  i  fo7. ,  come  racconta  l'Engemo  ,  alla  Cfiiefa  mento-  Elenio 
vata  le  fece  trafportare  ;  collocandole  fotto  quella  della  B.  V.  Annunzia-  Napoli*  sa_ 
ta  ,  ove  al  «ionio  d'oggi  con  fomma  divozione  de'  Fedeli  fon  venerate  .  gra  . 
Dopo  quelle  pitture  avendo  il  mentovato  Cardinal  Brancaccio  ampliata  , 
ed  bb  Mita  la  Chi. fa  di  S.  Croce  ,  preflb  quella  di  S.  Agollino  con  i'ops- 
ra  di,Andrea  Ciccion  ■  Architetto  ,  lafece  ornare  d'immagini  da  Cola 
Antonio  ;  ddk  quali  alcuna  reliquia  ancor  rimarita  fi  vede  ;  e  fé  bene  da 
alcuni    Gdke,   che  egli  per  lo  gran  Conte    di  Altavilla  ,  Bartolomeo  di 

*  Ca- 


i  o  2     Vita  di  Cohntonio  del  Fiore 

Capoa  dipingerle  l'Immagine  d.lia  BV.  »  che  infin  ora  fi  tiene  nella  me. 
d  lima  venerazione,  che  1.  fnddette  nella  Chiefa  da  quello  eretta  della 
Madonna  di  M  >ntevergine  ,  ad  ogni  modo  però  eì  a  fu  veramente  di- 
pinta da  Maeitro  Simone  ,  rom<  nella  fua  vita  fi  difle  »  dove  oltre  l'auto- 
rità di  Co:  Àgnolo  fu  baftantemente  provato  ,  con  ragion  evuentiffime, 
non  p  rer  efler  llata  dipinta  da  Cola  Antonio  ,  perche  in  qu4  tempo  non 
era  ancora  v.nuto  al  mondò  . 
Turbolente  Inlorfero  in  quelli  tempi  varie  turbolente  di  guerra  ,  prima  per  la 

del  Regno.   (Jifcorjja  rlei  Re  Carlo  Terzo   con  la  Reina  Gi0V3rtha  prima  ,  la  quai'egli 
dopo  averla  pn  fa  prigioniera,fece  ingratamente  morire  per  compia  ere  t? 
ir.erlorabil  Re  Ludovico  d'Ungaria  ,  come  nel  fepolcro  di  lei  fituato  nella 
Reni  Chiefa  di  S.  Chiara  fi  legge  ;  e  poi  col  Re  Luigi  di  Francia  da  quella 
addottalo  ai  Reame  di  Napoli  ;  e  fucceduta  altresì  la  funefta  morte  di  elfo 
C •   1    n/'  ^e  Carlo  ^i  Dirazzo  nella  Cittì  di  Bada  ,  ove  per  opera  di  Niccolò  fimo 
di  Gara  ,  fu  con  Unghera  feimitarra  ferito  dalla  fommità  della  teda  in- 
fino  all'occhio  da  Br;.fio  ,  in  camera  della  Giovanetti  Reina  chiamata  da 
Rè  Maria  ^Uc'  baroni  •'  ^e  Maria  ,  perche  odiavano  it  nome  di  Regina  ,  ed  all'in- 
figliuola  ùi  Cor>Cro  amavano  grand-mente   quella  figliuola  di  Ludovico  ,  laonde  per 
Luaovko.    non  privarla  ddRe°uo,corrwra  loro  ftatuto  di  non  fucceder  femmina  al- 
la Corona,  la  ehiarmvano  il  Re  Maria  ,  come  fi  è  detto  ,  alla  quale  vo- 
Ladislao  leva  Carlo  ingi  ultamente  togliere  il  Regno  ,  banche  chiamato  da  qu='  vo- 
R!CdC    ^{  iubili  Popoli  5  che  per uò  l'acceduto    nel  Reame  di  Napoli   Ladislao  fuo 
Napoli .       figliuolo  ,  fi  vide  eoftui  prima  avvolto  nell'armi ,  che  lo  lctttro  ilrin- 
gefle  ,  ed  ebbe  a  cedere  il  Regno  per  non  poterlo  combattere  ,  non  eiTen- 
do  atto  ne  al  maneggio  dell'armane  al  governo  dj  quello  per  la  fua  tenera 
Guerre  in-  et^  »  efll  un  nule  portando  per  rimedio   un  mal  peggiore  ,  (i  vide  il  Re- 
teilinc     del  gno  divi  fo  ,  ehcerato  in  pia  pirti    da' fuoi  proprj  figliuoli    per  le  djvjfe 
Regno,       fazioni,  che  nacquero  dall'i  ^prudente  avidità   della  Reina  M^rg.nta  , 
che  con  troppa  pifiìone  fé  d  vider  le  cariche   per  unire  danari  .  Non  av- 
vedendo» ,  che  l'unione  de'  Popoli  mantiene  il  Principato  ,  e  che  quello, 
come  il  fallo  di  Sciro  intero  galleggia  ,  e  divifo  lì  fommerge  .  Laonde  fi 
#  ritrovò  poi  in  quelL- calimitadi ,  e  pricoli  ,  ^he  da' noilri  Scrutarle  da 
Angelo  di  angelo  di  Goìanzo  più  veridicamente  fon  raccontate  .  Qii  ridi  è  ,  che 
vc-acìflimo  Pcr  V35™  torbidi  tempi  non  rimane  a  noi  altra  (rumarla  di  qu-IIo  che  in 
Scrittore.»  *  de  flato  di  cofe ,  ed  in  quegli  anni    Cola  Antonio  operalTe  ,    infino  che} 
del   Reamedopo  le  gu-rre  del  mentovilo  Re  Ladislao  ,  che  bellieofo  a  maraviglia  di- 
di  Napoli,    venne  ,  e  dopo  altresì  la  fui'morte  procuratagli  da'  fottiliiJiini  Fiorenti- 
ni Ambafciadori  della  Repubblica  per  mezzo  dell'infime  Medico  peru- 
gino ,  come  fi  é  detto  nelia  Vita  di  Andrea  Ciccione»  fucceduta  al  Re^no 
la  Reina  Giovanna  Seconda  di  lui  Sorella,  fi  ha  ,  che  dipingefle  p  r  U  fud- 
detta  alcune  Immagini  ,  e  che  per  lei  fofle  dipinti  la  tavola,  che  orafi 
vede  tfpofta  nella  Chiefa  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  dopo  paflàto  il  Cappel- 
lone 


Pittore.  103 


Ione  Hi  S.  Giacomo   della  Marca  ,  e  l'altra  Cappella  contigua  ,  la  qua! 
«avola  fi  tiene  ,  che    foffe  allor  fituata   in  altra    più  fontuofa  Cappella  , 
che  fu  buttata  a  terra  dal  gran  Capitano  ,  quando  vi  ereffe  il  nominato   Tavola  dì 
gran  Cappellone  ,  che  dedico  al  Santo  mentovato  .  VedeG  in  quella  ta-  S-  Anna  in 
vola  efprefla  in  campo  d'oro  S.Anna  (eduta  in  Tedia  Imperiale,con  la  B-V.  xV  ^    r'3  l3 
feduta  in  grembo  a  lei,  che  nel  fuoTeno  tiene  il  Divino  Figliuolo  ;  da  un 
lato  vi  è  tffiggir:ta  S.  Barbara,  e  dall'altro  S,  Antonio  Abate  ,  e/Tendo 
quelli  diviiì  da  un  partimento  dallo  f  ritto  quadro  di  mezzo  .  Ma  fon  così 
ben  dipinti ,  così  dolci  di  colore  ad  olio  ,  e   così  di  forza  paftofi  ,  che 
fmno  maraviglia  a'  noìri  giorni  a  chiunque  gli  min  ,  maflìmamente  il 
S.  Antonio  Abate  ,  the  ha  la  tetta  perfettiu*ìm3  in  tutto  .   In  quefta  Cap- 
pella p--r  abbellimento  ,  e  miggior  decoro  delle  mentovate  p  tture  ,  vi 
furono  dipintele  due  Storie  ne'  muri  laterali  della  Nakita  ,  e  della  Mor-  Lam0r«dì 
te  di  S.  A'i:ii ,  per  la  divozione  ,   che  a  quella  Immagine  1  noftri  Citta-  5.  Anna  è 
d  ini  prò  teff*  vano  .  Rieraffe  inoitre  la  f.iddetta  Reina  ,  ed  il  Re  Aifanfo  effiggiaca^j 
primo  ,   nella  prima  venuta,  che  fece  quello  gran  Re,  poiché  inapprsilb  da'.   Cavai, 

in  forte  le  ?elr>fe  difcordie  con  l'addottiva  Madre  ,  poco  infiem    fur  n  ve-  „.m~£    -, 
1   .       ^  ir-         1  t   1    •>  i!n  11  1  KaùsMe    la 

auti  ;  C  s  ritrair   molti  nomi.  Baroni   del  Regno  ,  e  quelli  1  quali  era»  Reina  fiio. 

di  piacimento  della  Reina,  preflo  alla  quale  era  egli  infornala  Ama  venu-  v..una,ea  H 
toper  Tee  "diente  virtù  del  tuo  pannello.  Re  Alt.  I. 

Ma  l'opera  più  fublime  delia  iiia  mano  ,  che  oggi  con  plaufo  univer- 
fale  fi  ammira  ,  ed  ove  ven;on  condotti    1  Fora-heri  curioli   offervaton  Tavla  bel. 
di  tutto  ciò,  che  di  bello  nette  Citta  magnifiche   fi  contiene  ,  è  la  tavola  i'ffi,nj  uì  $• 
del  S.Girolam  > ,  che  primi  fu  efpofta  n  Ha  Cappella  della  Famiglia  Roj- 
co  nella  Oiiefa   di  S.  Lorenro  ,  ed  ora  è  nella  Sacri  dia  tnfp  urtata  ,  per 
efferfi  la  Cappella  all'ufi  moderno  reedifiata  ,  e  con  moderni  ornamenti 
abb  Ulta  ,  ed  ingrandita  la  iona  dell'Aitar-,  laonde  quelli  e  locata  qui- 
vi in  ragjuardevol  (ito  ,  acciocché    da  tutti  foffe  goduta  .  In  effa  vedefi 
S.  Girolamo,  che  fedendo  ftì  intento  a  levar  con  un  &1I0  una  fpina  dal 
pi.de    del   Leone  ,  che  con   p.ttofa  azione  fedendo  a   t.rra  ,  f)llevafi 
pofando  I'  off  fo   piede  d, n anzi  fui  «ino  chio  di   Santo  ,  e  guardandolo 
filo  par  che  «li  raccomindi   il  fuo  Tuie   ;  e    la  llanza   circondata-  da 
{barane  ,  ove  ed  locati   li   mirana  moki  libri  ,  così  al  naturale  tfprtlH 
con  molte  carte  figurate  (T:tt    dil  Santo  ,  che  con  .n.'.annod  11  occhio  , 
più  tolto  veri ,  che  d, pinti  app  rifcono  ,  vcggv.ndofi  le  coperte  di  -ili  la-* 
voriL:  in  alcuni  di  profilo  dorata  *  ed  in  Atti  di    Itri  varj  lavori  ,  parte 
chi  u  fi  «  e  parte  aperti  ,     neh.  «-el  fu ^lo  pittoricamente  Compartiti.  Ma 
lunga  ,  p  milageval-  imprefa  farebbe  p  r  '.hi  the  (ìa  il  voler  tutte   le  oofe 
in  quella  tavoli  fi  orafe  col  pennello  esprimere  con  la  penna  ,  eff  ndovi 
de  f -abeiti  ,  degli  arni  rj  ,  e  d;  tavole  tanto  veridic  ani  ente  dipinti  ,che 
non  pa\V  lilidenrPi    irc  toro  co  fa  p;ò  ver!  ;   laonde  io  tacendone   gli  tétti 
preggj   rapporterà  ciocchi   PEageuio  sella  dtferizione  della  fi» a  Napoli 

Sa- 


i  o  4    Vita  di  Colantonio  del  Fiore 

Sacra  ,  toccando  quella  tavol  i  prima  ne  fcrifle  ,  e  dopo  lui  il  mentovato 
Celano.        Canonico  Celano  ;  riportando  appreflb  di  quelle   le  notizie  laf.iat. ci   di 
Cola  Antonio  dal  Notajo  Crifcuolo  ,  e  ripigliando  l'Engenio,  egli  così  già 
fcrifle  : 

Nella  Cappella  dilla  Famiglia  Sbocco  vi  è  la  tavola  con  dentrovi 
S.Francefco  ,    e  S.  Girolamo   in  atto  di  /indiare   tanto  al  naturale    che 
fembran  vivi  ;  il  tutto  Opera  di  Culantonio,  illuftre  Vittore  Napoletano^ 
che  prima  in  Rapili  coloriva  ad  aglio  contro  quello  che  dicono    i  Pittori 
foraftieri  ,  i  quali  tengono   il  contrario  ,  e  tutta  la  fama  ,   e   la  gloria, 
attribuì/cono  all'i  Lombardi  ,  ed  a?  Siciliani  ,  alzandoli   alle  ftelle  ,  oc- 
cultando ,  e  diminuendo  la  fama  de'  Napoletani  ,  e  Regnicoli  ,  <j'  quali  fi 
£n<»enIo    deve  veramente  l'onore   d:  quefta  invenzione  ,   e  la  palma  di  qtieft*  Arte 
Napoli  Sa-  ere.  fin  qui  l'Engenio  al  f.m.  ,  il  quale  covertamente  parlando  non  oso 
«raf.in.     di  palefare,  di  cui  egli  intendeva  dolerfi  ,  come  in  appreflb  apertamente 
poi  fece  il  Canonico  Celano  ,  allorché  facendo  menzione  di  quefta  tavola 
del  S.  Girolamo  ,  e  che  fi  vede   nella  Sacriftia  di  S.  Lorenzo  ,  rapporta 
"ancora  quella  ,  che  al  Re  Alfonfo  Primo    fu  da  Mercatanti  donata  ,  di- 
pinta ad  olio  da  Giovanni  di  Bruggia  ,  per  la  qual  cofa  impugnando   ciò 
che  ne  fcrifle.  il  Vafari  del  fuddetto  Gio:  ,  e  di  Antonello  da  Meflìna,  por- 
ta per  teftimonienza  di  quanto  dice  quelle  opere  medefime  di  Colantonio, 
non  avendo  ne  egli  ,  ne  '1  mentovato  Engenio  cognizione  dell'altre   in- 
nanzi di  quelle  dipinte  ,  dapoiche  eflendo  amatori  (blamente  della  Pittu- 
ra non  aveano  poi  quella  intelligenza,  ch'è  propria  de'  Profeflbri  ,  per  po- 
tere oflervare  le  p  teure  antiche  in  qual  modo  fodero   elle  dipinte  ,   come 
già  l'oflervarono  i  celebri  Artefici   di  quella  ,  Marco  da  Siena  prima  ,  e 
o  poi  il  Cav.  Maffimo  Stanzioni  ,   e  ne  fecero  menzione  ,  e  teftimonianza 
onorata  ,  oltre  di  quella  dei  Notajo  Pittore .   Ma  io  tralafciando  le  autori- 
tà (upcrflue  là  dove  il  fatto  chiaramente  può  vederfi    da  chi  che  fin  oggi 
ancora  ,  ne  volendo  far  difputa  fu  quello  punto  pr  altre  varie  cagioni  , 
pafso  (olamente  a  narrare  ,  che  non  già    il  S.  Franctfco  col  S.  Girolamo 
ora  fi  vedeefpoilo  nella  Sacriftia  mentovata  ,   ma  fidamente  la  tavola 'del 
S.Girolamo  poco  dianzi  deferitta  i  ed  acciocché   di  quella   pittura  non 
paja  un  contradittorio  quello  ,  che  fcrivono  l'Engenio  ,  ed  il  Gelano,  e 
prima  di  loro  il  Crifcuolo  circa  l'azione  del  Santo  ,  e  quella  col  S.Fran- 
cefco ,  devo  avvertir  chi  legge  ,  che  eflendo  fi  per  me  fatta  efattiffima  di- 
ligenza appreflb  de'  Frati  Conventual'  di  S.  Lorenzotrova fi  ,  che  Colan- 
tonio più  tavole  vi  dipinfe  ,  infra  le  quali  pitture  vi  era  quefta  tavoletta 
fituata  nella  Cappella  ,  ma  non  già  nell'Altare  della  famiglia  Rocco ,  ef- 
fendovi  in  quello  la  deferitta  dd  S.  Girolamo  ,  il  qu«le  fu  poi  nella  Sa- 
criftia trafportata  ,  modernandofi  la  Cappella  ,  ed  ingrandendo  la  cona  • 
e  la  tavoletta  ,  ove  in  figure  picciole  erano  efprtffi  i  mentovati  Santi   in 
atto   di  ftudiare  ,  dicono  alcuni  di  que'  vecchi  Maeftri  ,  cke  fu  da  quei 

della 


Pittore  .  i  o  s 

della  Famiglia  Rocco  tolta,  td  alcrove  trafportata  ;  avendo  crj lino  ciò-' 
inteibdiredi  altri  vecchi  PP.  allorcha  giovani  encrarno  nella  Religione  ; 
.Aggiungendo  ,  che  ancor  quella  del  S.  Girolamo  volean  toglierli ,,  il 
che  da' Frati  mai  non  gli  fu  permelto  per  la  Angolarità  di  qael  ■  p. tia- 
ra già  da  tanti  Scrittori  celebrata  .  Evvi  ancora  chi  fra  di  loro  alter, Ile  , 
che  il  S.  Francefco  ihva  d  pmto  fclo  fopea  una  picciola  tavoletta  ,  che  ora 
vien  confcrvata  dal  Sagrelcano  .  Ma  comunque  la  cefa  fi  folte  ,  egli  e  cer- 
to ,  che  quella  tavola  fu  dipinta  da  Colantonio  nel  1436; ,  dapoiche  tal 
m.llelimo  vi  lì  legge  .  Redi  ora  di  riportare  quello  ,  che  Notar  do? 
Agnolo  ne  lafciò  fcritto,  ove  apertamente  fi  vcde,che  del  folo  S. Girolamo 
fa  menzione  ,  e  non  d'altro,    e    le  tue  notizie   fon  quelle: 

Colantonio  de  io  Sciore  fui  loro  primo  Maeftro  (  intende  <fi  Pietro  , 
e  Polito  del  Donzello  ,  de'  quaii  prima  di  Colantcnio  ha  fatto  menzione) 
ma  per  lu  fu  a  morte  f tildi  or  ut  da  wi  Maijtro  Fiorentino  ■>  che  non  fé  n» 
sa  lo  nume  ,  ejjendo  Polito  dtfeendeute  da  Fiorenza  per  matrimonio  ,  * 
Fratello  uterino  de  Pittro  ,  ma  poi  furono  Scolari  de  lo  famofo  'Zingaro  a 
dove  eh'  il  detto  Colantonio  fu  ne  il' anno  1  3  1  f .  ,  e  avanti  ancora  ,  per- 
chi  dipinfv  il  quadro  del  S.  Antonio  Abate  ne  lo  detto  milk  fimo  ,  e  fervi 
li  I\e  di  Napoli  ,  e  le  Regine  Giovanne  ,  e  fi  vede  notaio  da  lui  tanno  f ad- 
detto nel  detto  fuo  quadro  di  S.  Antonio  ,  che  ftà  all'Altare  Maggiore 
in  detta  Chicfìa  ,  e  un  altro  quadro  th:  donò  alla  Cappella  dell 'Incurabi- 
li lo  Magnìfico  Ruberto  Carrafa  Caracciolo  ,  e  un  altro  alla  Kimiata  fatto 
l'Immagini  della  Madonna  donò  Troiano  Caracciolo  ,  dove  anco  ci  è  l'hit* 
magÌM£  di  Madonna  dipinta  in  muro  ,  e  anco  fece  altre  divote  Immagini 
Ai  Madonne  in  altre  Cbicfte  .  perch;  lui  campò  affai  vecchio  ,  e  ci  è  tilt 
bello  quadro  in  una  Cappella  di  S.  Lorento  con  S. Girolamo  ,  dove  ci  è  no- 
tato l'anno  del  mi  Ih  fimo  del  1456.  ,  e  a  S.  Alari  a  a  Cappella  ve  ne  un  al- 
tro notato  col  mille  quattrocento  trentaquattro  ,  e  vi  è  in  qutfto  la  Ma- 
donna con  S.  Gio:  Battifta  ,  e  un  altro  Santo  ,  dove  eh;  fono  ajjai  b?lli  , 
dove  che  lui  morì  circa  il  1440.  ,  ma  non  fi  sa  ft  fu  jepolto  a  S,  D  mini- 
co  ,  perche  in  quel  convicino  abitava  ,  non  avendolo  potuto t  io  trovare  in 
detta  Chiefta  al  fuo  not  amento  . 

Qnj  termina  Notar  Gi?:  Agnolo  il  f*c:ont9  delle  notizie  di  Colan- 
tonio ,  foggi  ungendo  poi  in  quelle  eh?  fieguono  del  Zingaro,  com? 
egli  il  nofiro  Colantonio  a  coftui  fpofafle  lafua  figh&ola ,  d  ppoichè 
divenuto  buon  pittore  «.on  (uà  maraviglia,  gli  fu  f  rza  oHèrvargli  quelli 
parola  ,  che  avendola  dita  a  lui  ,  1'  ave.i  ancora  confermata  alla  R  gina 
Margarita  ,  e  Giovanna  Seconda  ,  il  perche  concedendogli  la  figliuola  irt 
ifpefa,  di/te  quella  bella  fenttnza  ,  che  a  noi  è  giunta  per  antica  tradi- 
zione in  teftnnonio  di  fua  prudenza  :  lo  fpofo  mia  figliuola  ali  •  virtù  di 
codui  ,  non  alla  natita  .  Del  quadretto  ,  che  il  Notijo  nomina  dipinto 
per  la  Cniela  di  S.  M.  a  Cappella  vecchia  ,  a  me  non  e  riufeito  per  dili- 

Q  genze 


i  o  6    Vita  di  Colantonio  del  Fiore 

£enze  ufatevi  poterlo  rinvenire  ima  folo  credo  ,  come  difle  ancora  l*Àba- 
te  Pandone  ,  che  alcun  Superiore  del  luogo  ,  o  da  alcuno  Abate  già 
trcpaflato  di  detto  luogo  ,  ne  aveflè  fatto  dono  ad  alcuno  de'fuoi  parenti, 
o  Amici  ,  dopo  che  nel!'  Altare  altro  quadro  in  fuo  cambio  vi  fece- 
ro collocare  ;  Cosi  ancora  ftimo,  che  fìa  accaduto  ad  altre  opere  di  que- 
llo vaknt'uomo  efpofle  al  pubbbco,come  quella  efpofta  nel  Vefcovado,  e 
dell'altra  notata  deliaCappella  degl'Incurabili,donata  ivi  da  Roberto  Car- 
ia fa  ,  fé  pur  non  è  Ja  medefima»  che  ftà  in  una  Cappella  così  piena  di  vec- 
chie robe  »  che  eiTendo  perno  impedita  ,  e  ftando  Tempre  chiufa  non  fi 
può  m  >i  vedere  per  l'incuria  di  que'  cuftodi  , 

Fu  Colantonio  molto  ftimato  a  fuo  tempo  da'  fuoi  naturali  Signori , 
e  da  var}  altri  Principi  ,  come  per  teftimonianza  del  Cav.  Maffimofi  ha  , 
che  fu  in  iftjma  della  Regina  Giovanna  Prima  ,  e  Seconda  ,  de'  Re  di  Na- 
poli |  ed  in  particolare  del  Re  Alfonlo  Primo  ,  e  che  dopo  morto  fu  pian- 
to da  tutti. 

11  celtbre  Marco  da  Siena  nella  lettera  riferita  dinanzi  al  Proemio 
delle  Vite  difle  :  Così  l'opere  di  Colantonio  fiore  Jori  degne  di  fomma  lau- 
de ,  di  cui  in  teftimonio  bnjta  la  S.  Anna  in  S.  M.  Nuova  ,  ed  il  S.  Gi- 
rolamo in  J".  Lorenzo  »  Àelli  quali  Maeftri  -a  fuo  luogo  fi  farà  pien  di-* 
feorfo* 

Il  Cav.  Maffìmo  nominato  nelle  fue  note  ,  che  manorcritte  appretto 
d:  me  fi  cenfervano  ,  dopo  ragionato  di  M.  Simone,  dice  del  figlio  di  eflb 
S  mone,che  infegnò  Colantonio  ,  con  le  qui  riferite  parole  . 

Ma  sì  lene  in  fé  gnu  Carte  a  Colantonio  del  Fiore  ,  come  ho  potuto  fa» 
fere  da  alcune  memorie  di  detto  Colantonio  ,  il  quale  veramente  poi  fu- 
fere  tutti  quanti  li  f  affati  Pittori  ,  e  fu  tanto  valente  -,  che  io  mi  mara- 
\' glia  vedendo  le  fue  pitture  coi)  bene  accordate  »  e  dipi  ni  e  così  tenere 
d'impofto  dolcefenza  quelli -contorni  con  che  fi  tifarono  le  pitture  di  quel* 
li  tempi \  come  fi  veda  nella  tavola  di  S.  Antonio  Abate  alla  f  uà  Chiefa 
al  Borgo  -,  a  S.  Lorenzo  ,  ed  a  S.  M.  la  "Muova  ,  ed  al  Vefcovaio  -,  che  fono 
degne  di graadiffìma  lode  ,  e  quefeo  campò  affai ^vecchio-, per  li  millcjìmi 
fi  mati  nelle  fue  pitture  ,  e  fu  carijfimo  delle  Regine  G  ovanne,  e  delli  ]{e 
di  Napoli  ,  e  di  molti  gran  Signori  ,  dove  poi  venne  a  morte  ,  e  fu  affai 
pianto  da  tutta  la  Città  circa  Vanno  1444.  >  dove  che  poi  li  furono  fatte 
l'efequie  con  grande  accompagnamento  per  ordine  del  medefmo  B,edi  Na- 
poli  ,  che  era  in  quel  tempo  Rj  A'fonfo  primo  ,  come  fi  legge  nelle  noftre 
Ifiorie  ,  e  fu  fepolto  con  molte  requie^  ma  ncn  ho  mai  potuto  avere  no- 
tizia dev:fjJfefpolto  qu.'fto  valente  Pittore  ,  /'/  quale  vjje  fempre  a  pari 
di  ogni  più  fiimato  Gentiluomo  ,  apprezzato  da  tutti  .  Ed  ecco  in  pochi 
veri!  da  qnefto  valente  Artefice  del  le  noftre  Arti  ,  circoferrtta  la  gloria 
di  Cohntonio  ,  dapoicheha  in  forte  l'elogio  di  un  tanr'llomo  ,  il  quale 
dille  di  non  fapere  ove  era  (Utolepolto  ,  perche   non  vide  mai   i  fcrttti 

del 


Pittore .  107 

del  Notajo  Pittore  .  Pei  ultimo  il  Padre  Orlandi  nel  fuo  Abcedario  Pit-    Abcedario 
torico  onorata  reftimonianza  di  lui   ne  rende,   benché  feguitando     k* Pittorico. 
Engenio  <!i;a   ,    che   fu   il  primo  che  in  Napoli  adoperarti  colori  ai 
olioi  e  che  Hipinfe  il  S.  Francefco  »  ed  il  S.Girolamo  in  atto  di  (India- 
re ;  delia  qual  tavola  a  baftanza  fé  ne  fono   le  notizie  apportate  ;  Così 
ancora  dell'altra  ,  ove  difsero  :  che  fu  il  primo  ,  che  in  Napoli  incolori 
ad  olio  tr  ovafse  ;   efsendolì  da  noi  porto  in  chiaro  ,  con  più  ragioni ,  che 
prima  di  Colantonio  fi  dipingeva  ad  olio  nella  Città  di  Napoli.  Né  quan- 
to fin  ora  abbiamo  divifato  debba  apportar  novità,mentrecchè  oltre  degli 
efeinpj  ("opra  iruntovati,e  dell'autorità  di  Marco  da  Siena.e  dal  Cav.Maf-  Lippo  Da!- 
fimo'&anzi  ni.il  Co:Carlo  Cefare  Malvafia,  nella  Vita  di  Lippo  Dalinafi,  ^zd^ol' 
a  carte    27.  dice  efservi  una  noftra  Donna  da  cortili  dipinta  ,   in  S„Pe-  nei  l^OJ^ 
tronio  l'anno  1407.   ad  olio,  econ  rapportare   le   parole  medefìm?  del       Mzlvzfu 
Vafari ,   Io  convince  ,  gi.icchè  dopo  deferitta  quella  pittura  ,  foggiunge;  vice  dc'l>U«, 
td  in  frefeo  l'arco  fofra  la  porta  ài   S. Proculo  è*c.   Ma  di  quetto  fatto  fé  WrV 
ne  rara  parola  nella  Vita  del  fndderto  Cavalier  Stanzoni  ,  la  quale  col 
Divino  sjuto  fcriveremo  a  fuo  tempo  ,  ed  ove  farà  da  noi  riportato  quin* 
toegl/  dilse  fu  tal  particolare  ,  così    con  tali  autorità  ,  e  col  tertimomo 
infallibile  dell'opere  qui  dipinte  ,  fi  farà  conofeere  appieno  ,  efserfi  mol- 
tiflìm.  anni  prima  in  Napoli  dipinto  ad  olio  ,  che  Giovanni  di  Bruggia 
venifseal  mondo  .   non  che  la  tavola  mandafse    in  dono   al  Re  Alfonfo  I.  pfe£  £?\^ 
la  quale  dovette   efssre  prefentata   circa    il  1445-.   ,  dapoichè  quefto  Re  po]j    nej 
prefe  Napoli  nel  1442.  ,  al  riferir  del  Coftanzo  ,  del  Collennuccio,  e  del  144*. 
Summonte  ;   laonde  fu  quello  fatto  non  faprei  qual  feufa  apro  del  Vafari 
apportar  lì  potrfse  ;  dappoiché    avendo  egli  in  t.il  modo   quelle  pitture 
vedute,  come  non  le  defcnfse  ;  almeno  per  il  diiìnganno  di  coloro  che 
fino  ad  era  han  tenuto  il  dipingere  ad  olio  aver  l'oripine  in  Fiandra,  che 
fé  avtfse  ciò  Ltto  refterebbe  anche  feufato   per  l'altre  cefe  ,  mentre  con 
le  fole  notizie  di  alcun  fuo  r.fpondrnte  ,  averte  di  tai  pitture  ,   e  di  altre 
ancora  ,  erroneamente  narrato;  come  ancora  è  adivenuto  più  volte  a  mol- 
tiflìirij  de'  più  gravi  Scrittori  ,  ed  anche  llìrrici   di  cole  gravi  ,  p-r    le 
fallaci  notizie  (or  tramandatecele  quali  gli  abbigli  ponderando,. he  molti 
fono,  fi  terran  per  ifeufati  quelli,che  eflèndo  errori  di  pitturarono  quali  di 
mima,  ovver  di  poca  importanza;  laonde  fu  tal  partico;are  n  >n  facendone 
altro  ragionr. mento  ,  darem  compimento  per  ora  alla  narrativa  di  quello 
celebre  Artefice   dì  pittura  ,   riportando  in  qu°rto  luogo   que' pochi  altri 
verfi  ,  che  in  alcune  altre  notizie  di  Pittori  ,   ne  lafciò  fcritte    incidente- 
m  nte  Notar  Gio:  Agnolo  Crifcuolo,  tome  in  quelle  dello  Ste Linone  cosi 
foga j unge  . 

Cr.tì  quella  Ai  S.  Arcangelo  ,  ma  no»  quella  fatta  da  lo  Cardinale 
Brancaccio  ,  con  l'Architettura  di  Ma/uccio  ,  la  quale  fu  dipinta  da  A* 
vtlent*  Colantonio  ,    che  vi  fece  il  ritratto  de  tu  detto  Cardinale  inginoc* 

O      l  ebani 


i  o  S     Vita  di  Colantonio  del  Fiore 

elioni  ,  con  la  Madonna  fopra  la  porta  ;  e  dipinfe  ancora  la  cona  con  altre 
fittitre,  come  poi  ci  àipinfero  U  Donzelli)  Ó"C 

Così  nelle  notizie  di  Agnolo  Franzo  ,  parlando  di  Agnolillo  ,  detto 
Rocca  di  Rame  dice  ,  che  quello  dipinfe  attorno  alla  Madonna  di  Cojìan* 
tinopoli  prima  pittura  di  Colantonio  7  con  altre  figure  in  S.  Lorenzo  di- 
pinte ,  &c. 

Fu  dunque  Colantonio  in  grandiflìma  {lima  tenuto  dalle  Regine  ,  e 
da'  Rè  di  Napoli ,  come  nei  coifo  di  quella  narrativa  fi  «?,  per  il  teftimo- 
nio  di  tanti  uomini  iliullri  per  lettere  ,   e  per  ntima  ,  affai  ben  conofeiuto» 
Mànofcrittì  e  tanto  ,   che  leggefi  ne'  manofcritti  di  Giuliano  Paliaro  Napoletano,  che 
■li  Giuliano  quello  Artefice  abitando  preilb  il  lenimento  di  Porto  (  più  colto  preffo  al 
Pafìaro.        Seggio  di  Porto  ,   net  riìponder  guidamente  colla  notizia  del  Notajo  Cri- 
(cu  do  ,  poiché  tal  fito  non  è  motto  diltante  da  S. Domenico  >  fu  taffato  a 
Cocnn.no  pao?re  due  Ludi  d'oro  ,  per  l'Arco  trionfale   che  feceli   per  l'entrata   dei 
1',,™°,^^'    Re  Alfonfo  Primo  d'Aragona  ,  qual  prezzo  Iblea  taifarli  a  perfona^pj  no- 
i.  le  del  Re  bili  ,   e  facultoii  .  Per  la  <pial  cola  vivendo  egli  Ipiendidam.nte  da  Gen- 
A^foafoI      tiiuomo  ,  era  prezzato   da' grandi  ,  ed  amato  da  ogn'uno  ,  ed    in  cotat 
guili  portan.loli  iniino  all'ultimo  di  lu<»  vita,  venne  finalmente  per  moU 
la  vecchiezza  a  terminare  il  corl'o  de'  giorni  fuoi  ,    nella  età   appunto    di 
Sua    morte  novantanni  forniti  ,  con  diipiarere   del  Re  Aifjnfò  luddctto  ,  che  coms 
■    "e  jj^1^    Principe  verfato  in  buone  lettere  ,  amando  gli  uummi  virtuoiì ,   amava 
tìjedeldec-  altresì  Colantonio  ;  conoLendo  affai  bene  quanto  con  l'ailìdaità  de'  fuoi 
*o  Re  ,  che  ftudj  ,  aveva  dato  ludro  alla  pitturi  ,   fuperando  p-,r  eiìì   tutti  i  Pjtt  ri  , 
^-.  onorar  che  viveano  allora,  nella  morbidezza  ,e  pailolità  delie  Cinte  ,  e  rmilìin.i- 
"e  E'e"  mente  nede  carni ,  e  nella  imitazione  del  vero  ;  avendo  con  ciò  duo  uà 
*  gran  lume  a  coloro  ,  che  dopo  effo  operarono  dolcemente  i  colori  .  Laon- 

de fa  per  ordine  del  mentovato  Re  {  come    già  dille    il  Gavaber  Mainano 
òitanzioni  )  accompagnato  il  Cadavero  con  molta  pompa  ,   alla  Ghiefa  di 
S. Domenico  maggiore  ,  (  come  fi  dice  )  ed  ivi  da!  Zingaro  genero  Aio  ,  e 
ftioi  eredi  *  gli  fu  data  onorevolilììma  fepoltura,  la  quale  fé  bene  a'  nollri 
giorni  pjù  non  lì  vede  ,  ne  vi  è  memoria  in  qual  luogo  foffeella  lìcuata  , 
ad  ogni  modo  può  crederi!  ,  che   ciò  foffe  accaduto,  allorché  convenne 
reedincarfi  di  nuovo  la  mentovati  Chiefa  ,  dopo  che  rovinò  pel  tremuoto 
Xremuott»  orrendÌ!lìmo  del  1446.  ,   nel  quale  cadde  ancora  il  Pifcopio  Napoletano; 
onibi  ìiuir.o  n-Ha  rifazion  delle  quali  ,  non  folo  quefte  ,   ma  ancora  multe  altre  m.- 
«ici  1440.      morie   pregiate  de'  noftri  virtuofi    (i  perder ono  ,  come  altresì  le  memo- 
rie ancora  di  alcuni  nobili  ,  che  in  que' primi  tempi  furon  f.polti  in  effe, 
come  i  noftri  Autori    già  fcriffero  .  Cesi  fuole  fpeffo  accadere    alla  nollra 
mortale  caducità  ,  mentrech  •  le  cofe  del  mondo  Hanno  fempr     fog^etts 
alle  uin  ine  vicende.    Lafciò  Colantonio   un   figliuolo   nominato  Agnolo 
Aniello  F.ore  ,  cl.e  dopo  la  ripugnanza  de'  fuoi  primi  anni  al  dAfegno  a-f- 
tetk  alla  perfine  alia  ^cultura  *  e  fu  Maeilro  dei  iioliro   celebre   Giovan- 
ili 


Pittore.  109 

ni  da  Nola  ;  come  a  fao  luogo  fé  ne  farà  parola  ,  con  permillìone  del 
Signore» 

fine  della  Vita  di  Colantonìo  del  Fiore  Pittore  . 


—  ■ 1       ■    -w 


VITA  D'AGNOLO  FRANCO  Pittore. 
Padrino  di  Pietro ,  e  Polito  Donzello . 

C'  Ome  i  varj  caratteri  de'  Scrittori  altro  non  fanno  ,  che  fpiegar   con 
4   Chiarezza  i  fentimenti  dell'animo  ,  e  quello  ,  che  nell'idea  li  ò  con- 
cepito ;  Così  appunto  le  vane  maniere  de'  Pittori  ,  o  antichi  ,  o  moder- 
ni ,   ad  altro  non  (ono  intefe  ,  fé  non  che  a  rapprefentare  all'occhio  quel- 
lo ,    che  la  natura  in  varie  forme  ha  creato  ,  p-r  m-zzo  ili  un  ben  ftu .lis- 
to diftgno  .  Quello  dilegno,  come  fonte  copioliiiìmo  .,  fuol  fcatunre 
moltiplicati  rivi  di  più  maniere  ,  i  quali   per  varie  ,  ed  anche  inulitat» 
ftrade  {"correndo  ,  rutti  alla  per  Sue  pervengono  all'imitazione  d  I  vero  . 
La  qu  d  cola  lode  cordi  ierando  Agnolo  Franco  ,   volle  unire  a!  dileguo  , 
the  apprefo  avea  da  Gennaro   di  Coli  ,  il  dolce   colorito   di  Giotto    Fio- 
rentino, efT.ndofi  di  quello  invaghito,  ed  unire  a  querìi    U  fantafia  de'- 
concetti;   laondr    avendone  latto  acquitto  ,   ed   infieme   operando  quefte 
doti  ,   venne  con  elle  a  guadagnarli  la  ftima  de'  Pr oreflbri  ,   e  l'amore  de' 
Cittadini;  come  nella  lua   vita   appieno  farà  da  noi  dimoftrato ,  a  di- 
fpetto  della  trafeuratezza  ,  che  con  lo  feorrer   degli  anni   aveva  dilperfo 
r.onfolole  memorie  onorate  di  Artefice  sì  virtuolb  ,    ma  anche   il  nome 
f.polto  nel  profondo   della  dimenticanza  ,  (he  ora  torna   a  riforgere   per 
mezzo  deiraccur.ttiiììmo  Gio:  Agnolo  Crif  uolo  ,  a  cui   mo.t'  obbligo 
profeflar  fé  gli  deve  -,  per  si  belle  notizie  a  noi  iafeiate  . 

Fiorì  dunque  coRui  circa   gb  anni    1400.  del  Parto   della  SS.  Ver- 
gine ,  ed  ed*  rido  da  giovan.  tto  inclinato  alia  pittura  ,  fu  acconciato   dà" 
feci  maggori  con  MaeRro  Genn  ro  di  Cola  ,  il  quale  infognandogli  con 
f.m-/rc,o  fece  molti  pratico  del  dilegn/>  ,   tanta  che  copiava  tutto  quello,        A;nol9 
che  il  imeltro  operava  ,  ed  in  fpeeie   fece  molto  lìudio  fopra  le   pitture  pf  aro  ','. 
della  V.ta  di  S.  Ludovico  V  (covo    dì  Tolofa  ,  le  quali    in  qu  1    tempo  Cola.  ' 
G  nnaro  da  poco  aveva  dipinto  nel  Pjfcopio  Napoiet ..no,  per  ordine  d..la 
Rtina  Giovanni  l'iima  ,   come  nella  fua  vita   li   dille.  Or   m  ntre   che 
«[uJìe  pitture  per  fuo  profitto  copiava»  accadde,   che  fortemente  s'invo- 

gli..fle 


1  IO 


Vita  d'Agnolo  Franco 


glia/Te  della  dolce  maniera  di  Giotto,  forfè  per  Ludi  udite  dare  a  quel  fe- 
nde lodar  moli ifimo  Artefice  Fiorentino!  e  per  he  diceaiì  ,  che  quelle  pitture  di 
Grotto  ,    e  Gennaro  aveano  fomiglianza  col  colorito  di  quelle  ,  e  che   il  Maeltro  di 
s'Invoglia-'  Gennaro  ,  Maeltro  Simone,  avea  con  quello  lavorato  ,  con  più  robuftez- 
tìi  acquilo       jj  manjerr    ma  non  co>  belli  concetti  ,  e  gentilezza  di  arie  di  tefte  nel- 

dt'         HO    CO*  cj 

lorico.  ^e  Donne  ,  voHe  Agnolo  applicare  jl  penderò  a  fir'acquifto  di  tal  dol  ez- 

za  di  colore  ,   ma  che  unito  folle  con  1  bei  concetti ,  e  con  fa  robmìezza 
del  chiaro  ftflro  più  certo  ,   e  fecondo  il  naturale  accidente    .  Che  perciò 
datoli  a  fiudiare  l'opere  di  quel  celebre  Artefice,  in  poco  tempo  imitò  si 
bene   la  maniera  di  quello  »  che  nulla  qua  fi  aveano  di  difsomiglianza  ; 
Qundi  volendo^  come  fi' tra  propoli-:»  )  darli  alquanto  più  forza  nel  chia- 
ro feuro  ,  fi  tenne  ancora  alla  maniera  di  Colantonio,  p  jrtandofi  alla  fua 
Ofiei  vi  V  fcuola  ,  la-quale  maniera  è  unita  di  colore  ,  e  con  ombre  più  grandi  di 
Opere   cii    quelle  degli  altri  Pittori  infino  allora  veduti  ,  col  rifentimento  de'  mem- 
CoI*ntonk>   bri  limili  a  quelli  di  lui  ,  e  del  fuo  Maeftro  Gennaro  ,  fenza  che  la  tinta 
e  bioie.     jej  plttor  plorentjn0  f0fse  di  molto  alterata  ,  anzi  che  dolciflìma  da  per 
tutto  apparifse  . 

Con  quelle  maffime  fondatofi  la  fua  ben  ideata  maniera ,  dipinfe  va- 
rie Cofe  ,  che  ora  più  non  fi  veggono  ,  in  una  Cappella  della  Chiefa  di 
S.  Giovanni  Maggiore  già  demolita  »  e  di  nuovo  alla  moderna  rifatta  j 
le  quali  pitture  eisendo  fiate  piaciute  ,  glie  ne  furon  date  a  dipingere  al- 
cun'akre  nella  Real  Chiefa  di  S.Domenico  ,  ed  in  fpecie  nella  Cappella 
de'  Brancacci  ,  verfo  la  porta  maggiore  del  canto  dell' Epiftola  ,  ove 
dipinfe  la  B.  V.  Col  Bambino  ,  eh 'è  lituata  ,  come  fi  deve  ,  nel  mezzo  , 
e  da'  lati  compì  il  S.Domenico  »  e  vi  rifece  da  capo  la  Madonna  ,  efsen- 
do  quelle  pitture  rimafte  imperfette  ,  per  la  morte  di  Maeltro  Stefanone, 
al  quale  furono  prima  allogate  ,  e  cominciata  quell'opera  fi  morì  ,  e 
veggjnli  ancora  a  noftri  giorni  confervarfi  bellilfime  ,  efsendo  dipinte 
p.  •    ad  olio  .  Qaefte  pitture  vedute  da  quei  ,  che  allora  pjfsedevano    la  con- 

S.  D  i.nciii-  t'g1"  Cappella  ,  gli  comnviero  ,  che  dipingere  gli  dovefse  ne'  muri  late- 
coMagg-  raLI  eli  quella  ,  alcune  fiori-  di  N.  S.  ,  e  di  S.  Gio:  Evangelista  ;  laonde 
Agnolo  per  incontrare  il  loro  genio  ,  dipinfe  dal  canto  dell'EpiltoIa  tra 
quadri  un  fopra  l'altro  ,  terminando  l'ultimo  di  efsi  la  lunetta  ,  ove  è 
dip.nta  la  Maddalena  penitente  nella  grotta  di  MarfigLia  ,  ed  in  quel 
di  lotto  fi  vede  N.  S.  ,  che  V  appanfee  da  Ortolano  ,  dopo  la  fua  gorio- 
fa  refurrezione  ;  vedendofi  in  quello  ,  che  ftà  più  fotto  ,  e  che  viene  ad 
elfere  il  primo,  li  due  Apoftoli  con  N.  Signore  nel  Cartello  di  Emaus  ,  fe- 
duti  a  meuza  •>  ed  è  conofeiuto  da  loro  nel  dividere  il  pane  .  Dal  canto 
del  Vangalo  ,  nel  primo  quadro  ,  che  abballo  fi  vede  ,  vi  dipinfe  N.  Si- 
gnore in  Croce  ,  con  la  B.  Vergine  ,  e  S.Giovanni  da'  lati  della  Croce, 
e  più  in  là  vi  fono  due  Santi  Domenicani  ,  che  contemplano  il  dolorofo 
millero  ,  forfè  apparito  loro  pei  grazia  conceduta .  Siegue  fopra  di  que- 
llo 


Pittore .  in 

Ilo  il  quadro  dove  vi  c6gurato  S.  Giovanni  Evangelica  portato  in  erta- 
li da  alcuni  Angeli,  mentreche  viene  oflervato  da  un  Prelato  ,  e  dal 
Clero;  Ce  pure  non  è  vifione  del  fuddetto  S.  Prelato  ;  non  eiTendo  nota 
Ja  ftoria  a'  medefimi  Frati  di  quel  Real  Convento  ;  giacché  non  è  T  a- 
zione  regiflrata  n*lla  Vita  Ai  S.Giovanni  ,  laonde  fi  crede  ,  che  fia  azbue 
fegu^ta  ad  alcun  S.Vefcovo  ,  e  che  il  fatto  fia  defcntto  nella  vita  di  quel- 
lo .  Ma  la  ftoria  che  fiegue  nel  terzo  quadro  ,  cioè  nella  lunetta  di  fopra, 
come  quella  di  contro,  è  chiariflìma  ,  mentreche  vedefi  in  ella  efpreilb 
il  martirio  di  S.Giovanni ,  nel  bollente  caldajo  innanzi  il  tiranno  Do- 
miz  ano,  con  moke  figure  intorno . 

Per  quell'opre  cresciuto  Agnolo  di  riputazione  »  e  di  grido  f  ce  va- 
rie altre  pitture  ;  come  ancora  fi  dice  ,  che  dipingerle   in  un  altra  Cap- 
pella ,  contigua  alle  già  mentovate  in  S.Domenico  ,  la  Cona  dell'Altare, 
ove  fi  vede  dipinto  nelle  tre  lunette  di  fopra  l'Eterno  Padre  nel  mezzo  ,  e 
da'  lati  l'Agnolo  Gabriello  ,  con  la  SS.  Nunziata  ,  e  lotto  nel  quadro  di 
mezzo,  vièlaB.V.  feduta  in  ricca  fedia   colombino  nel  feno  ,  e  ne' 
<lu;  p.irtimenti  laterali  vi  fono  S.Gio:  Bittifta  ,  e  S.  Antonio  Abate  ;  ma 
che  fiaro  veramente  fue  quelle  pitture  ,  non  vi  è  altra  certezza  fé  non  la 
jrrnni  ra,  .h.ftmbra  a'  Profeflori  tutta  fua  ;  benché  per  alcune  particel- 
le io  ne  abbia  alcun  dubbio  ,  mentrxhe  di  quelle  non  i't  menzione  il  No- 
tajo  Pittore  .  Era  per  quell'opere  la  fama  di  coftut  molto  crefciuta,  laon- 
de udita  ancora  diquea  della  famiglia  Galeota  ,  g\i  comniferoper  la  lo- 
ro Cappella  eretta  ni  Duomo  ,   laterale  all'A'tar  migliore  ,  aìcirje  pit- 
ture ,   leqnali  egli  aiTai  ben  condufle  ,  ed  ora  con  molta  fue    loje  fi  veg- 
gono dipinte  ad  olio  nel  1414. ,  e  veramente  fon  >pere   delle  migliori  , 
che  egli  fac.fle  ,  eflendovi  la  figura  del  Salvatore  ,  la  qual   non  folo  e  ra- 
g  onvvole  .,  ma  «  aliai  b.uona,efuron  tanto  piaciute  ad  A.tofio  Pappacoda., 
che -s'invoglio   d'impiegarlo  nelle  Pitture   della  lui  EWiova  Chiela  ;  Qjielto     Chiefa  di 
Si  'noe  com  i  fi  è  detto  nellaV'ta  dell'Abate  Bambo^:io,avea  fabbnc.ta  Ja  5,  qio:  E- 
Chiefi  di  S.G10:  Evarsgelifta  in  quei  temp  1 ,  e  voleala  altresì  adornar    di  arangelifta-* 
f>itture,the  b.nche  egli  Btmboccio  ancor  lui  dipingefle  ad  ogni  modo  pero  dipìnta    da 
fon  di  parere,che  p  r  un  opera  grande  non  averebb.  egli  impiegato  1  peo-  Agnolo  . 
nelli  ,  con  dar  pofa  a'  fcaipelli,  ma  li  bene  in  unapicciola  occaJione^non 
effendo  prrte  fua  principale  la  pittura;  e  che  fia  vero  egli  m  qualche  ope- 
ra di  nrmrco  ,  faceafi  fegretameate  ritoxare  k  fue  pitture  d?  alcun  va- 
li nte  Pittore  fuo  amico  ,  coma  per  intimo  furono  quelle  dclChiollro  di 
S.Lo-enzo  1.  toccate  dal  fa-mofilfimo  Zingaro;  anzi  da  eflb    rifatte;  che 
pero  Artufio  detto  ,  o  che  Capeffe  la  lua  inCufficienza,  0  che  folle  ricufa- 
to  dall'Abate  con  xpiego  prudente  quel  lavoro  ,  lo  commife   ad  Agnolo 
Fr  nro  ,  dapoirht  dappertutto   ferrtn  a  celebrare    le  fue  pitture  ,  pei   la 
dolce  m-,n<tra  ,  e  per  i  belli  fuoi  ritrovati  .   Cosi  dunque  avaito  Agnolo 
opera  cesi  .mp^rtante  ,  volle  ,  che  in  -quella  vtdelfero  1  ProfciT  ti  infino 

a  quan- 


1 1 2         Vita  d'Agnolo  Franco 

3  qu  n  o  'jungefTe  il  Tuo  valore, meditando  dipingervi  bsi  concett'jed  in" 
fkmj  mn  reftafle  delufa  la  fptranza  d;  quel  Signore  ,  che  a  lui  raccoman- 
data i'avea  ,  avendone  per  le  Tue  fatiche  ,  anche  l'onor  dovuto  ;  sì  che 
pof:o  mano  al  lavoro  vi  dipinfe  le  ftoriedi  S.Giq:  ALvangclift.t ,  figurando 
ne' muri  ,  che  fono  prefTo  ,  ed  intorno  il  maggior'Altare  ,  le  Vinoni  * 
ch'egli  nelI'Apocalilfi  ne  ferine.  Dove  nella  parte  luperiore  effigiò  h  San* 
tillìma  Triade  in  atto  di  coronar  la  B.  V.  ricevendola  nella  gloria  del 
Paradifo  ,  dopo  la  fua  gloriola  All'unzione.  Sopra  il  maggiore  Altare  da»* 
lati  dei  Fineftrone  ,  vi  figurò  la  SS.  Nunziata  ,  dipingendo  l'Angelo  da 
un  lato  col  Padre  Eterno  ,  e  la  B-V.  dall'altro  ,  ac.ompagnando  le  florie 
concafmenti  ,  figure,  fontane,  e  bei  giardini  .  Ma  di  quanto  tpjj  ja 
quella  fofficta  dell'Altare  dipinfe  ,  ora  non  vi  rimane  di  elfo  ,  fé  non  che 
la  Itoria  della  Nunziata  fuddetta  ,  mentrecche  per  fua  morte  furono  poi 
quefìe  Pitture  fornite  da' fuoi  figliaftn  ,  dopo  molti  anni  ,  che  egli  di- 
pinto vi  avea  per  ordine  di  un  Prelato  della  famiglia  di  pappacodi . 

Terminate  querce  pitture  della  parte  di  fopra,divife  la  Vita  del  San- 
to in  dodici  quadri  ,  che  hanno  li  patimenti  con  finti    ornati   di  trucco, 
ma  prima  fece  fopra  la  porta  più  cori   di  Angeli  ,  di  Sante  ,  e  Santi  ,  di 
Apoffoli  ,   patriarchi  ,  e  Profeti  ,  e  nel  mezzo   vi  figurò  una  ftrifeia  di 
Angeli    un  fopra  l'altro  ,  figurando  il  primo  S.  Michele  Arcangelo  ,  che 
con  la  lancia  conculca  ,  e  abbatte  l'infernal  nemico  .  Sopra  tutti   quelli 
Angioli,  in  un  ov:to  finto  di  colore  ,  vi  è  la  coronazione   della  B.  V.  , 
fatta  da  Giesù  fuo  figliuolo  .   A  lato  della  porta  fuddetta  ,  vi  è  da  un  lato 
dipinto  S. Martino  ,  che  da  la  parte  del  Manto  al  finto  povero  ,  e  dall'al- 
tro S.  Giorno,  che   uccide  il  Dragone  ,   liberando  da   quello  la   Reale 
Donzella  .  In  un  picciolo  archetto  ,  che   fa  ornamento  alla  porta  vi  fo- 
no due  Angioletti  d. pinti  ad  olio  ,  e  nelli  archi  delle  fineftre  laterali  alla 
porta  vi  fon  dipinti  quattro  Patriarchi  capi  delle  famiglie  Ebree  .   Tutta 
la  Gfiiefa  e  divifa   da  un  arco  arcLtettato   alla  Gotica  ,  di    forma  Bari- 
cefalo  ,    il  quale  appoggia  (opra  tre  colonne  dimezzate  ,   che  han  da'  lati  i 
pilaftri  ,  e  quelle  colonne  fono  vagamente  ornate  di  pitture  di  fogliami  , 
e  di  figure  ,   con  molta  diligenza  condotte  ,   inlìno  al  piano  della  Chiefa  . 
-     .     ..  Nelle  due  facciate  ,  che  fon  le  prime  entrando  in  Chiefa  ,  le  quali  tono 
S.  Gio:    E-  Civile,  dall'arco  mentovato   dall'altre   due  di  dentro  laterali  all'Altare, 
vangelista      vi  ha  compartito  dodici  quadri  ,   fei  per  facciata  ,  e  quelli   londivifi   da 
dipinte   dal fottili  compartimenti,  che  fanno  come  cornici    all'ufo  di  que' t:  mpi  . 
rranco .        j_c  (torit.  <jj  f-pra  fmifeono  fotto  l'arco  ,  che  termina  uguale  alla  volta  ,  e 
nelle  fommità  vi  è  una  finrflra  per  cadauna  facciata  .Le  prime  di  fopra  , 
che  fon  fitur.ee  alla  parte  delira  entrando  in  Chic-la  ,  cioè  dal  canto  dell* 
Epi!Tola,rapprefentano  S. Giovanni  martirizzato  nel  caldajo  dell'olio  bol- 
lente, ed  il  medclimo  Santo  doimiente  con  la  veneranJa  figura  veduta  con 
la  Mola  ,  ed  abito  Sacerdotale  ,  e  l'Angelo,  che  gli  fuona  la  tromba  ,  co- 
ma 


Pittore .  113 


me  nell'Apocaliffi  fi  legge  .  Sieguono  le  Itone  di  mezzo  ,  le  quali  fono 
quelle  de'  due  fabbri  ferraj  inginocchioni  ,  veggendofi  il  miracolo  dell' 
incudine,  e  del  martello  tornati  loro,  e  vi  è  popolo  fpcttatore  ;  nei 
compagno  fi  vedono  efpreffi  que'  due  ,  che  .1  cavallo  efeon  dalla  Città 
per  andare  alla  caccia  ,  col  falcone  in  pugno,  a'quali  il  Santo  avea  pre- 
detto la  difgrazia  ,  che  dovea  avvenirgli.  Nelle  due  ftorie  dipinte  fot- 
to, che  fon  le  prime  dal  piano  iu  su, vi  è  efpreflb  in  una  di  eiTe,l'Imperado- 
re  Domiziano  fednto  con  fuoi  Corcegiani  intorno,  i  quali  Hanno  mirando 
il  miracolo  fatto  da  S.Giovanni  nella  fubita  morte  fucceduta  a  Mario  ,  e 
Tifo;  e  di  quelli  fi  vede  nel  quadro  compagno,  la  refurrezione  fucce- 
duta altresì  nella  prefenza  del  medefimo  Imperadore  ,  veggendofi  i  fud- 
detti  due  uomini  inginocchioni  riconofeere  il  Santo  per  vero  amico  di 
Dio  ,  e  ringraziarlo  del  benefizio  ricevuto  . 

Sotto  l'arco,  chefovrafta  a  quella  facciata  ,  vi  fon  dipinte  nella  cir- 
conferenza varie  figure  di  Santi  ,  con  ornamenti  fatti  con  una  fomma  pa- 
zienza ,  e  pulizia  ,  dappoicchè  belli  apparifeono  anche  ne'  tempi  noflri ." 
In  quella  parte  deferitta  fi  vede  fituata  la  Cona  antica  ,  che  nell'Altare 
di  quella  Chiefa  diede  efpofta  ,  e  in  detta  tavola  vi  è  dipinta  la  B.V.  col 
bambino  ;  ed  il  S.Giovanni ,  che  era  locato  fotto  di  quella  ,  fi  vede  oggi, 
nella  Sacriftia  trafportato  ,  dipinto  in  una  picciola  tavoletta  .  Sieguono 
dall'altra  parte  della  Chiefa  l'altre  fei  ftorie  ,  ed  in  quelle  di  fotto  fi  vede, 
nella  prima  verfo  la  porta  ,  il  Santo  predicare  a' Popoli  dell'ifola  di  Pat- 
mos,  eflendovi  molte  donne  figurate  d'avanti ,  infra  le  quali  vi  è  il  con- 
cetto del  bambino  ,  che  piange  ,  laonde  la  Madre  per  non  disturbare  la 
predica  ,  e  quelle  che  afcoltano  ,  le  quali  verfo  lei  fi  rivoltano  ,  per  lo 
pianto  di  quel  bambino  ,  cava  la  mammella  per  acchetarlo  .  Nel  compa- 
gno fi  vede  il  Santo,  che  avendo  ridotto  alla  fede  quegli  lfo'ani  ,  coftituita 
una  Chiefa  ,  è  in  quella  alzato  a  volo  verfo  Crifto  Signor  NoRro  ,  che  in 
mezzo  ad  ale  uni  Angeli  gli  favella,  e  dal  Santo  viene  come  una  (perla 
pioggia  di  luce  ,  the  cadendo  innanzi  l'Aitare  della  Chiefa  ,  fa  rellar  ma- 
ravigliato il  popolo  fpettatore.  In  que'  due  che  fiegnono  fopra  quefti,  e  che 
fono  nel  mezzo,fi  vede  nel  primo  elpreffo  il  miracolo  ,  che  fece  S.Gio:di  fat 
convertire  que'rami  di  quel  tal'arbore,in  rami  d'oro,e  le  pietre  in  gioje,pes 
follevare  i  due  uomin;,ohe  pereflèr  caduti  in  miferia,erano  difperati;e  nel 
compagno  fi  vede  dipinto  l'altro  miracolo  della  refnrrezione  d'un  morto  , 
fatta  alla  prefenza  de'due  uomini  metovati,che  poco  dianzi  arricchiti  avea, 
dopo  fatta  la  predica  delle  vanità  del  mondo;laonde  quelli  per  tal  miracolo 
fi  convertirono,e  furon  buoni  fervi  di  Dio.  Nelli  due  ultimi  fi  vede  efpref- 
fo  ,  quando  il  Santo  nel  ritorno  che  kce  in  Efefo  rifufeitò  nel  tempio, 
la  Donna  chiamata  Driiliana ,  la  figliuola  della  quale  buttata  a  terra 
cerca  baciare  i  piedi  al  Santo  in  rendimento  di  grazie  ;  la  qual  figura  è  bel- 
liffima  ,  ed  a  maraviglia  efpreffiva  J  E  nel  compagno  ,  che  fiegue  ,  vi  f 

P  em> 


H4         Vita  d'Agnolo  Franco 

effigiato  il  Santo  ,  che  predicando  a'  Popoli  Efefini,  gli  convince  col  fuo- 
co ,  che  fenza  calore  lo  ra  fentire,per  lo  qual  miracolo  fi  convertono  quel- 
le genti  .  In  tutte  quelle  ftorie  vi  fece  Agnolo  varj  concetti  ,  e  belle  offer- 
vazioni ,  laonde  molte  lodi  ne  riportò  ,  allorché  toltifi  i  palchi  u"  intor- 
no ,  fur  n  vedute  ,  e  la  dolce  maniera  ,  con  la  quale  condotte  quefle 
Jlorie  egli  avea  ,  fu  molto  commendata  da'Profeffori  de'  tempi  fuoi  ,  in 
fra  de'  quali  fomim  lode  gli  diede  Cola  Antonio  del  Fiore  ,  Pittore  di 
molto  nome  ,  come  nella  fua  vita  fu  da  noi  dimoftrato  .  E  ben  vero  ,  che 
in  quefte  pitture  non  vi  lì  feorge  una  finezza  di  bel  Componimento,  ne 
fquifitezza  di  difegno  ,  mancando  in  alcune  parti  ,  e  maiìime  nelle  eftre- 
mità  ,  come  mani  ,  e  piedi  ;  ma  si  bene  vi  fi  vede  una  certa  unità  del 
foggetto  ,  ed  aKune  azioni  ,  che  fono  efprefle  con  naturale  intendimento  , 
e  le  tefte  delle  figure  fono  di  belle  finofomie  ,  e  ben  dipinte  ;  iaonde  mi 
fuppongo  ,  che  per  tali  proprie  doti  ,  folle  quello  Pittore  lodato  da  Gio: 
Angelo  Crifcuolo  ,  e  da  Marco  da  Siena  ,  che  di  lui   cosi  fenfle  . 

Come  ciafehedun  di  voi  puh  vedere  nella  per  fona  di  Agnolo  franco  * 
Padrino  de  Donzelli  ,  che  oltre  all'  altre  fue  opere  ,  n:lla  Chiefa  di 
Artufìo  Pappacoda  ,  bellijftm?  fé  ne  vggono  ,  benché  poi  da'  Donzelli 
mentovati  ,  finita  nella  parte  fuperìore  ,  ed  indi  guafte  le  di  coftoro  ope- 
re i  furon  tanto  a  propofito  rifatte  dal  valente  Tefauro  .  Ma  /'  opere  del 
Franco  illefe ,  e  bellijjìme  ,  fui  colorito  di  Ciotto  -,  intorno  intorno  si 
veggono  »    e  fanno  fede  del?  Eccellenza  di  lui. 

L'eccellenza,  che  il  Sanefe  Pittore  a  quell'opera  attribnifee  , 
fi  deve  da  noi  intendere  ,  per  que'  tempi  molto  mancanti  di  buone  for- 
p  p  me  ,  perciocché  quanto  allor  fi  operava  in  difegno  ,  tutto  cadeva  su  la 
tfche  ,  che  Gotica  ufanza  ,  la  quale  non  folo  negli  edificj  aveva  guafte  1'  Idee  dell'ot- 
da  per  tue-  tima  Architettura  ,  ma  nella  pittura  ancora  aveva  con  fuoi  fallì  efem- 
co  incrodot-  plari  corrotta  la  fantnfia  ;  laonde  da  per  tutto  era  il  buon  modo  di  ope- 
te>  ayean-«  rar  trallafciato  ,  e  quando  fi  vedeva  alcuna  maniera  ,  che  da  quella  al- 
fmulrm^"  <ìuar>to  fi  difeoftava  ,  era  (limata  cofa  miracolofa  ;  e  per  quella  cagione 
fonne  ini'e-  erTendofi  Agnolo  al  pollìbile  difeoftsto  da  quelle  gotiche  forme  ,  meritò  in 
gnace  da'  queoli  incolti  tempi  d'ottener  molta  lode  ;  per  la  qual  cofa  Marco  da  Sie- 
Greci.  na  -n  rjouardo  di  que'  tempi  gli-  rende  onore  ,  come  altresì  fu  da  noi   fat- 

to a  molti  altri  Artefici  ;  perciocché  a  contempkzion  di  que'  fecoh  fé  gli 
deve  compartir  molta  lode  ;  avendo  lo  fttìTo  penderò  avuto  il  Notajo 
Pittore  ,  allor  che  le  notizie  de'  noltri  Profeflòri  na  fenile  ,  nelle  quali 
di  Agnolo  Franco  cesi  regi  tirò  la  memoria  . 

Hora  doppo  li  fcritti  Pittori  ,  fìèfaputo  di  Agnolo  Franco  ,  che  fu 
padrino  delti  Donzelli,  dslli  quali  uno  i  che  fu  Polito  ,  figlio  fecondo  fu 
de  madre  Fiorentina  ,  ma  Agnolo  dipinfe  la  Chiefia  de  S.  Clio:  Evangelica, 
t  lo  S.  Michele  Arcangelo  vicino  S.  Maria  Maggiore  ,/<?  [timo  che  fojfe  filo, 
dove  fé  dijfe  poi  eh?  fejj':  ds  Agnolil/o  detto  Rocca   de  Rame  ,  f colavo  &C 

E  qui 


Pittore .  1 15 

E  cjin  foggiunge  1'  opere  che  Agnolillo  già  fece ,  come  a  fuo  luogo  fé  ne 
f  irà  menzione  ,  poi  continuami  >  le  notizie  cosi    foggiunge:   ma  Aonrìt 
detto  fece  ftte  pitture  a  molte  delle  fitdette  Chiefe  ,  e  fece  belle  pitture  a  h 
l'ifcopio  p~'  li  Galliti  1  dove  è  lo  Corpo  de  S.  Attanafto  .   Ma  non  so  co»  e 
fé  diceva  dìfcipolo  de  Ma'iro  Simone  ,  perchè  qu.Jiofu  prima  più  anni  * 
e  però  credo  che  fijfe  [colavo  de  Gennaro  de  Colà  ,    che  tenne   la  vera  ma- 
niera de  Majìro  Simone  ■>   Come  fé  vede  dell'  opere  fus  ,  e  più  dalle   pittu- 
re de   S.  Ludovico  fratello  de  lo  Magnifico  \e  Roberto  ,  le   quali    di  pi  n  fé 
Gennaro  per  ordine  de  la  Regina  Gio'.fua  nipote  dintro  lo  Cappellone   de  fa 
Pifcopiol   le  quali  pitture flutti  ai  Agnolo  detto  ,   ma   innamoratofe  d  ti- 
po delle  Pitture  de  lo  fama fo  Giotto  Fiorentino  ,  fludiò  fopra  quelle  ,    e 
ne  pigliò  tutta  la  maniera  ,  ma  a  certe  cofe  fu  più  corretto  ,   e  per  là  fo- 
ni: 1 li ama  ,  che  aveano  de  colore  ,  fi  di  fé  da  certi  ,  che  la    Madonna  de 
Monte  tergine  ,  fatta  per  Bartolomeo  de  Capita  ,  era  f uà  e  non  de   Maflro 
Simone,    com'  è  v  ramente  del  detto    Maestro  Simone  i   e  per  tale  forni- 
gliama  de  colore  fi  dijje  che  Simone  detto  era  fato   difcepolo  de   Giotto  » 
ma  non  fu  così  ;  parche  erano  a  lo  tempo  fleffo  ,   e  fecero  pitture  infte- 
me  ,  ma  le  fu?  pitture  a  oglio  ,  dice  Meffer  Marco  de  Pino  ,  che  fono  me- 
glio affai  di  quelle  di  Giotto  detto  ,  ère.  Equi   fiegue  tuttociò  che   nella 
vita  di  Maftro  Simone  fi  è  da  noi  riportato  i  e  dopo  parlando  a  far  parola 
nel  Capitolo  medefimo  di  altri  nofiri  ArtefLi  ,  non  fa  più   menzione  del 
noftro  Agnolo  Franco  ;Per  la  qual  cofa  reftando  a  noi  incerto  il  tempo  del- 
la fua  morte  ,  può  fole  argomentar»-  delle  congetture   dell'  opera  finita 
da'  fuoi  figiiaftn  ,  che  egli  mancarle  circa  il  144 f.  in  tempo  ,  che  il  Zin- 
garo cominciando  ad  invecchiare  ,  vedea  crefeer  di  fama  i  fuoi  amiti  Di- 
scepoli Pietro  ,  i  Polito  del  Donzello  ,  figliaftri   del   fuddetto  Agnolo 
Franco. 


fine  della  Vita  di  Agnolo  franco» 


P  £  NO- 


n6 

NOTIZIA    DI   MATTEO 

Pittore  Sanefe . 

QLlella  ragione  appunto  ,  che  han  desiderata  i  Cittadini  Napoletani, 
fofle  ftata  fatta  a'  noftri  antichi  Alterici  del  difegno  da  chi   univer-.- 

"*  falnunt.  le  Vite  de'  Proflflbri  di  tal  nobilitimi' arte  ne  fcriiTe  , 
quella  iftefla  mi  muove  a  far  parola  di  un  Pittore   Sanefe  ,  il  quale  ,    an- 
corché ignorato  da' fuoi  ,  e  trafeurato  da  altri  ,  m.nta  ogni  onorata  ri- 
cordanza apprendo  tutti  gli  amatori  delle  buone  arti  ,  per  le    ottime  pit- 
ture ,  eh'  e'  fece  in  quc'tempi  cotanto  ignari  di  buone  difcipline,  ne'quali 
ancora  le  buone  lettere  furono  in  gran  parte  ofeurate  da'  viziati  fcrittori. 
Così  dunque  rendendo  l'  onor.  dovuto  a'  noftri  Artefici  di  pittura  ,   non 
mi  farà  mai  grave  renderlo  ancora  ad  alcun  lodevol   profeflbre  ,   ancor- 
ché foreftiero  egli  folle  ,  così  richiedendo  il  dovere  ,  ed  il  giudo  ,  per  ef- 
fer  flato  colui  ,  o  per  mancanza  di  notizie,  oper  trafenraggine  di  feri- 
tore ,  ignorato  da  ogn'  un  ,  come  farem  vedere  nel  corfo  di  quefta   Sto- 
ria ;  E  fé  ben  di  Matteo ,  del  quale  ho  prefo  a  farvi  parola  ,  alcuna  men- 
zione ne  abbian  fatta  l'Engenio,  ed  il   Celano,  ad  ogni  modo  però  , 
egli  è  ragion  dovuta  ad  un  tanto  Virtuofo  ,  che  fé  ne  faccia  da   me   in 
quello  luogo  diftinta   ricordanza  ,  come  dell'   Abate  Anton  Bamboc- 
cio ,  «  come  di  alcun  altro  foreftiero  faremo  ,  che  farà  flato  crafeurato,  o 
per  mancanza  di    notizie    lafciato   indietro  da'  Scrittori  degli   Artefii 
ci  del  difegno  . 

Fiorì  dunque  Matteo  circa  gli  anni  del  1410.  giacché  la  tavola   deli- 
la  ftragge  de'  fanciulli  innocenti ,  che  fi  vede  nella  Chiefa  di  S.  Caterina  a 
Formello  è  dipinta  nel  14 18.,   laonde  noi  lo  facciamo  Pittore  nel  fudetto 
anno  del  1410. ,  e  che  in  apprellò  onoratamente  operando  viverle   intor- 
no a  gli  anni  1430. ,  o  poco  meno  ,  giacché  altra  teftimonianza  di  Mat- 
teo non  abbiamo,  che  l'anno    mentovato  del   141 8.  firmato  da  lui 
medefimo  nella  tavola  fopradetta  ,  e  per  molte  diligenze  da   noi    11  fate  , 
altr'  opera  efpofta  al  pubblico  nella  Città  di  Napoli,  ed  in  altre  Città  del 
Regno  non  abbi  a  m  ritrovato,  fuorché  in  alcune  Cafe   di   particolari  al- 
cun' altra  tavola  ,  come  per  efempio  in  Cafa  del  Duca  dtlla  Torre  vi  è 
una  mezza  fi°ura  ,  che  io  ftimo  certilfimo  fia  di  Matteo  ,  e  non  del   Zin- 
garo ,  per  mano  del  quale  ella  è  tenuta  :  e  da  qui  fi  trae   il  chianflìmo 
argomento,  che  Antonio  Solario,  volgarmente  il  Zmgiro  nominato   , 
ave/Te  da  lui  apprefo  ,  e  le  mone  ,  ed  i  componimenti  ,  con  le  fomiglian- 
tiffime  arie  de'  volti  ,  dapoiche  fon  così  limili  le  loro  dipinture,  che  fo- 
lo  a  fatica  fi  poflon  diftingnere  da  alcun  pratico  profeflbre,  il  quale  ponen- 
do men.te  ad  una  certa  dolcezza  di  contorni ,  che  fu  propria  del  Zingaro  , 
■'**  ~  pub 


Notizia  di  Matteo  1 1 7 

può  diftinguerlo  dall'opere  di  Matteo,  le  quali  hanno  un  certo  che  dipiù  di 
riftntimc-ntone'lor  contorni  ,  e  profili  ,  come  fi  oflìrva    nell' accennata 
tavola  deila  ftragg-  de'  fanciulli  innocenti  ;  la  qu  le  è  fituata  nella  prima 
Cappella  della   Chiefa  fuddetta  ,  a  finiftra  della  porta  maggiore  ,  cioè 
dal  Canto  del  Vangelo,  e  ila  collocata  nel  muro  laterale  dell'  altare  di  efla 
Cappella  ;  Efprime  dunque  quella  il  fier  comando  di    Erode  crudelmente  Scragge  de* 
elTegnito  da'  tuoi  fpictati  miniftri,  i  quali  veggonfi  in  diverfe  fiere   attitu-  fanciullwn- 
dini  ftrappar  dal  grembo  dell' auiorofe   Madri   gì'  innocenti   bambini  ,   e  i^rJjìe'^T 
quei  fpietatamente  f.rire  su  gli  occhi  dolenti  di  qualle  afflitte  ,  che  in  va-  <jì  5   Cate- 
no  efclamano  mifericorJia  ,  per  ifcampar  dalla  morte  que'  miferi  pargo-  rina  detta-» 
letti  ;  ma  quelli  cadendo  vittime  del  furore  dell'  empio  Re  ,  fan  doloro-  a  FormeJJo. 
fo  fpettacolo  di  lor  trafitte  ,   e  lacerate  memhra  ,  alle  numerabili   Madri  * 
che  vedendoli  in  quello  flato  verfar  il  fangue  ,   verl'an  dagli  occhi  fiumi 
di  lagrime  ;  e  con  quelle  ,  e  con  ftrani  atti   ftorcendofi  ,  fanno  maravi- 
gliofa  moftra  del  disperato  dolore  ,  che  le  tormenta  .  E  quella  tavola  di- 
pinta ad  olio,  ed  è  veramente  ammirabile  sì  per  gli  affetti  ,  e   gli  ef- 
fetti che  ella  efprime,  come  ancora  per  la  frefchezza  di  Colore,    che  ella 
conferva  ;  veggendofi  tn  lei  oltre  gli  altri  colori  ,  eflerfi  confervate   tan- 
to vive  le  lacche  ,  che  più  toflo  di  lacche  ,  han  di  carminio  fomiglianza  ; 
e  pure  fi  numerano  31;.  anni  in  quello  prefente  17 }i.  da  che  ella  è  fiata 
dipinta  .  Cofa  ,  che  non  avviene  alle  moderne  pitture,  tutto  che  vi  fi  ufi 
ogni  diligenza  per  trovare  i  colori  più  vivi  ,  e  più  durevoli  ;  non  avendo- 
ne ancora  i  noftri  Artefici  di  pittura  trovato  la  veridica  cagione  di   donde 
quello  derivi  J  argomenta ndofi  folamente  che  gli   antichi  fittori  aveller© 
più  di  nei  alcuni  migliori  ,  e  più   diverfi  colori  di  quelli  fi  ufano  oggi 
giorno  ,  come  ne  fan  tsiìimoni  mza  le  loro  pitture  che  hanno  quelle  bellif- 
fime  lacche  da  noi  ddcritte  di  fopra  ,  ed  ancora  alcuni  vaghi  gialletti,  che 
era  noi  non  abbiamo  ,  e  che  fi  veggono   coftumati  da  molti  Artefici ,  co- 
Hie  dalli  Zuccheri ,  dal  Vafari  ,  ed  ialino  a  Marco  da   Siena  »  da'  quali 
furono  adoperati  con  altri  vivi  colori  ,  e  con  più  bei  Verdi  ,   che  ora  non 
abbiamo,  come  dall' opere  loro  ciafchedun  può  vedere  ,   e   da   quelle  di 
altri  infiniti  pittori  di  que'  tempi. 

Nella  Certofa  di  Napoli  vi  fono  parimente  alcune  figure  di  Apoftoli 
dipinte  da  Matteo  ,  e  quelle  a  mio  credere  ferverono  per  adornamento  di 
alcuna  Cappella  delia  Chiefa  ,  ma  ora  ilan  locate  quelle  tavole  in  alcune 
flanze  di  Monaci  ,  che  fen  nel  dormitorio  di  fopra  j  e  quelle  ancora 
da'  medefuni  monaci  ,  e  da  alcuni  profetìori  vengon  credute  del  Zingaro, 
ovvero  de'  fuoi  Scolari  ,  ma  in  alcuni  antichi  libri  di  ricordi  ,  del  Moni- 
ftero  ,  fi  è  trovato  notato  etfer  alcune  figure  di  Apoftoli  di  Matteo  Sanefe, 
ed  altre  di  mano  del  2>ng<ro  ,  e  de' fuoi  difcepoli  »  fatte  per  accompa- 
gnare alle  fuddette  ,  le  quvli  ancor  fi  veggono  fparfe  pei  le  itanze  de'  Mo* 
»aci  ;  e  quello  è  quanto  fi  è  potuto   cavare  dell'  opere  di  cosi  degno 

Pie- 


i  i8  Notizia  di  Matteo 

Pittore  ,  avendo  per  effe  ufica  ogni  sfatta  dligenza  ,  Cerna  perdono  'di 
fatica  alcuna,  per  render  giulb.mente  I*  onor  dovuto  ad  un  Profeiìbr  di 
Pittura,  iheper  disgraziata  tnf.u  raggine  de' fcrittori  ,  recava  ancor 
egli  ,  ficcome  i  noftri  Artefici  ,  fommerfo  nel  profondo  frenzio  ,  e  forfè 
per  ignoranza  di  chi  noi  Ceppe  i  ovvero  ,  che  dìfptrfe  le  fue  notizie  ,  e 
fuggita  dalla  memoria  di  chi  fcrivea  It  ricordanza  di  lui  ,  non  fé  ne  fece 
parola,  per  dar  occafione  alla  mia  dcbol  penna,  di  render  teftimonian- 
za  al  mondo  di  un  tanto  virtuofo  Pittore  . 

Fini  della  Vita  di  Matteo. 


VITA    DEL    FAMOSISSIMO 

ANTONIO    SOLARIO 

Detto  volgarmente 
IL      ZINGARO. 

Pittore  ci  Architetto. 


Q5 


Manto  la  potenza  di  Amore  ?bbia  negli  Umani  Cuori  operato  ,  non 
\  ella  facil  cofa  ridire  .'  Perciocché  d5  innumerabili  efempj   fon  pie- 
ni i  libri  di  chiaritimi  Autori  ,  in  cui  i  vari  ftravapantiffimi  cafi 
Forza  d'a-  puonfi  vedere  ,  da  chi  che  fia  leggitore  ;  non  effendo  noftro  affunto  di  qui 
u-o.e  qu.n-  notarli  per   rinovare  di  eflì  la  ricordanza  ;  ballando  follmente  accenna- 
to fia  pottn-  re  ^  e  rammernorar  i  foli  ,   di  Bubare  Oratore  ,  che    mandato   in   Mace- 
Biibireera-  donia  da  GabafTo  Capitano  di    Dario  in   Europa,  feppe  tanto  con  fua 
retore  inva-  virtù  oratoria  invaghire  la  figliuola  del   Re    Aminta  ,  dì   cui    fi  era  egli 
gì  i:o   della  fort-. mente  invaghito  ,  ed  obbligarli  con  fuoi  componimenti  il  Re  detto  , 
figliuola  del  cne  l   ottenne  p:r  ifpofa  ;   e  quefta  fua  virtù  non  folo  fu  caufa  del   fuo  in- 
Re  Annota.  grnnj, mento  ,   ma  ancora  di   ftabil  pace,  dapoiche  feppe  obbligarfi  1'  ani- 
mo feroce  ,  ed  altero  del  Re  Serfe  medefimo  .   Così  tralafciando  lo  efein- 
p.o  apportatoci  dal  Boccaccio  di  Cimone  ,   il   quale   amando   di    fciocco 
divenne  favio  ,   come  novella  forfè  per   bellezza  inventata,   addurremo 
folarrunte  la  Storia  di  Paufia  Sicionio,  come   più   confacevole  al   noftro 

■n    e,    c-    prrpofito  ,  il  quale  fu  difrepolo  di  Panfilio  ,  che  amò   Elicerà   fua   Con- 
Panhlo  ai-  ^     r  '       T  r  » 

ti<  nio   smò  cìttad.na   inventnce   delle   Corone,   per  la  qua!  cefa  egli    facendo  torza 

Elicti.?,  in-  a  fé   fteflb  per    imitarla,   per  renderfi  di  lei  degno,  giunfe  a  tal  fegno 

xeiinke^.   ji  perfezione  ,  che  dipir.fe  ella   medefima   in  politura   di   federe    con   la 

celie  Coro-  coron3  jn  tefjn  9  cotanto  perfettamente  ,  che  fu  quefta  la  bella  cagione  del 

fuo  godere  ,  dapoicche  quefta  tavola  fu  il  fuo  grido  ,  ed  il  fuo  ingran- 

«limen- 


iie 


Pittore,  ed  Architetto.         119 

dimento  ;  a  tanto  avendolo  affirKto  1'  amor  grande  ,  eh;  alla  fui  amiti 
portava  ,  che  i  Greci  chiamaron  quella  pittura  Stephanoplocos  ,  da  altri 
Sttphanopolj  detta  ,  a  cagion  che  Eli.era  con  le  lue  Corone  fi  fomentava  ; 
la  quii  Pittura  tu  comperata  da  Lucio  Lucitlló  ,  da  Dionilìo  ,  per  lo 
prezzo  di  due  talenti .  Ma  qua]  pruova  maggior  di  quella  della  quale  ha 
prefo  a  farvi  parola  ?  conciofiacofacdiè  vedrà  111  nella  vita,  che  fiegue 
del  noftro  Zingaro  ,  quanto  potè  nel  fuo  cuore  1'  amore  ,  mentreche  per 
fola  ooJliuua  di  lui ,  da  Vii  ferraio  nobil  littore  fecelo  d, venire  .  Cafo  fi- 
niilmente  ,  dopo  lui  mjlti  anni  ,  accaduto  a  Qtijntino  Meifis  Pittor 
Fiamingo  ,  al  riferir  di  Carlo  Vanuvander  ,  e  de!  celebre  B'Idmucri  ; 
ma  non  maraviglialo  com:  quello  del  Z  ng.ro  ,  che  non  avea  niuna  pra- 
tica del  a, legno  ,  come  cortili  avea  per  i  bei  fogliami  di  ferro,  che 
lavorava;  ia  qual  cofa  per.app.cn  dimoftrare  farem  paflaggio  al  racconto 
della  Vita  di  Antonio. 

Nacque  adunque  queflo  portentofo  Artefice  del  difegnocira  gli  an- 
ni i  382.  dell'  umana  Redenzione  ,  e  nacque  di    parenti,  che  l'arte  di 
Ferraio  t  fercitavano  ,  laonde  da  elfi  in  que:l'  uffizio  impiegato,   ferviva 
nella  bottega  del  Padre  nella  fua  Patria  di  Civita  ,  terra  polla  nelle  vici- 
nanze di  Chieti  ,  Città  principale    della  Provincia  di   Apruzzo  nel  Re-     Nacque 
gno  di  Napoli;  errando  prima  lo  Eugenio  ,  e  poi  il  Celano  .he  lo  fcrif-  nella  Pio- 
fero  di  Patria  Vinegir.no  ;  poiché  oltre-  della  tellimonianza  di  Gio:  Angelo  v;ncia  deh' 
Crifcuolo  ,  e  di  Marco  da  Siena  ,  vi  è  il  churiffimo  argomento  ,  che   Es"-^zZO' 
tale  folle  egli  fiato  ,  non  lo  avrian  trafeuràto  ,  prima  il  Vafari  ,  e  d  pò  ..jj.   -,  ,c_ 
p;ù  il  Ridoifì  ,  per  dar  luflro  alia  Patria  .  Quindi  perv.nuto    negli    anni  nj0  ,    e  «lei 
della  fiorita  gioventù  ,  per  non  so  qual  cagione  portoli!  a   Napoli  ,  ed  ivi  Celano,&c- 
foftentandod  di  lue  fatiche  ,  provvedeva  de' ferri  per  la  cucna    più    Cafe     C;.:le>  i<.«- 
di  titolati,  da  alcun  de' quali  (  forfè  per  le  fue  amabili  maniere  ,  e   buo-        .^.'y;. 
ni  portamenti  ;  fu  introdotto  a  far  lavori  p.r  la  real  cucina  dello  Re   La-^  ac  p;tto.  i 
dislao  ,  che  in  quel  tempo  regnava  .  Ora  accadde,  che  vedendo  Cola  Anto-  yùieiianì . 
nio  del  Fiore  Pitcor  famofo  ,  come  nella  fua  vita  fi  difT  ,i  di  lui  lavori  fatti        Pece  il 
con  pulizia,  e  di  bel  garbo  ,  volle  egli  ancora  fornirfene  ,  che  però    fattolo  t'cn  ajo' 
Venire  a  cafa  ,  gli  fece  fare    molti  lavori   di  ferri ,  e  per  cucina,  e  per 
Cafa  ,  facendogli  ancora  tutti  racconciare  que' ferri   eh' elfo  tenea  J  siche 
per  molti  giorni  pratieando  in  fua  cafa  ,  vennegli   veduta   la  figliuola   di 
Cola  Antonio,  che  bella  a  maraviglia  ,  ed   affai  codumati  da  chiunque 
la  mirava  fccevafi  conofeere  ;  laonde  Antonio  vedutala  ,  fu   sì  fattamente  .  jJa  ggl^0 
prefo  dell'  amor  fuo  ,  che  mai  giorno  ,  e  notte  pctevafi  l'immagine   di  lei  ja  d;  \ 
torh  dinanzi  a  oli  occhi  ;   per  la  quai  cofa  ,  cominciogli    A  crefeere  il  de-  Antonio  nel 
fiderio  di  pn-fledere  quella  rara  bellezza  ,  e  confìiandofi  nel  favore  di  Gio-  F»°-e  ,  e  »a 
Vanna  (  eh-,  poi  fuccedette  alla  Corona  del  reame  di  Napoli  ,  per  l'imim-  ^^YqI 
tura  morce  del  n:entovato  ReLad.slao   fuo  fratello  J  la  quale  gli  mollrava  JJ"  P^   ^' 
buon  vifo  ,  pet  certa  fua   dolce  maniera  di  trattare  ,  perciò  dunque    lì 

con- 


i  2  o         Vita  di  Antonio  Solario 

confidò  chiedere  la  fanciuìh  per  fin  legiriini  fpofa  a  Coh  Antonio  .  Que- 
fii ,  die  mentre  viffe  tu  da  ogni  uno  per  molto  favio  Uomo  riputato,  len- 
za punto  alterarti  dell'  arditi  chmmda  per    la  difpàrità   del  grado  ,   del- 
Rifpofta   di  la  nafcita  ,  e  dell'  arte  ,  gli  rifpofe   afilli  dolcemente  :  che    volentieri    gli 
Cola  Anto-  darebbe   la  fna  figliuola  per  moglie  ,  al  ori  quando  egli  fofie  ,  tome  lui  , 
mo*  un  bravo  Pittor  divenuto  .  Non  fi  finarrì  punto  Antonio  della  difficoltofa 

nfpofta  ,   nella   quale    un   ardua  ,  e  difficihllìrrvi   iinprefa   fi  vedea  porre 
innanzi,  ma  tutto  pien    dicoragio,  gli  replicò,  fé  quello  iheproponea 
fucxedefTe  ,  gli  attenderebbe  la  parola  ;  e  replicandole  il  Pittore  che  sì  , 
cj\  fi  (ece  promettere  ,  che  fra  lo  fpczio  di  dieci  anni  non  dove/Te  mari- 
tar (uà  figliuola  ,  il  qual  fpazio  compiuto  ,  e  venendogli  fallita  la  fua  fpe- 
ranz.i  di  divenir  Pittore  ,  quanto  che  lui  ,   (offe  fciolto  di  fua  parola  J  ma 
che  foptattutto  ,  quelli   patti  dovettero  ratificarfi  inpreftnza  della  Reina 
Margarita  ,  e  di  Giovanna  fuduetta  ,  al  che  confentì    ancora  Cola  Anto- 
nio ,    (limando  tfler  cafo  metafifico  ,  che  un  giovane   già  avanzato  all'  età 
d»  171  anni  ,  folito  a  lavorar  ferramenti,  divenir  voleiTe   un  famofo  Pit- 
tore  .    Andato   Antonio    dalla   Reina    ,    com'era  pallata   tutto  V  affa- 
re gli  efpofe  ,  pregandola    caldamente,  che  fi  facefle  promettere   da  Cola 
tere*sML»^,nton'°  "*'  non  maritare  'a  fis''u0'a  infino,  che   il  promeflb  tempo  con- 
Rc-ùia  Mai-  fumato  non  forte  ,   e  ne  raddoppiò   per   tal  cofa  le  preghiere  a  Giovanna 
garira,  ed  a  allora  vidua  del  Duca  d'Auttrìa  .  La  Reina  ,  con  la  figliuola  tutto  che  fti- 
Giovanaa-j  matterò  il  cafo  impoffibile  ,  pure  per  compiacerlo  chiamarono  Cola  Anto- 
jua  figlmo-  niQ  ^  ej   jn  jorQ  prerenxa  _furono  convenuti   di  tutto  quello  ,  che  aveano 
maritai  Co-  patteggiato  ,  fé  bene    con  molta  rifa  ,  non  folo   di  quelle  Principeffe  ,  e 
lantonio   la  di  Cola  Antonio  ,  ma  ancora  di  tutti  i  famigliari  di  Corte  ,  i  quali  befFa- 
figijuola per  vano  Antonio  ,  perche  (limavano    il  cafo  imponìbile  a  riufeire  ;  benché 
lo  (patio  di  egjj  cofbndiìimo  nel  fuo  propofito  fi  dimoftrafiè  .  Io  bensì   miperfuado, 
acorf beffa  cne  Antonio  avelie  con  sé  la  volontà  della  giovanetta,  la  quale  di  die  dolci 
delia  Corte.  maniere,e  beli'afptttopuòimmnginarfi  invaghitaigiacchè  dal  fuo  r  tratto,di« 
pinto  nel  Chiollro  di  San  Severino,ed  a  S.Pietro  ad  Aram,appareAntonio  Uo- 
Partì  da_j  mo  affai  ben  formato  ;  Concioliacofacchè  è  probabile,  che  per  alcun  favore 
Napoli  per  oneft0  dulia  fanc  ulla  ,  egli  con  tanto  ardore  la  chiede/Te  per  fpofa  ,  e  dopo 
apprendere  jj  duro  partito  propoftoli  di    buona   voglia  ,  con  tanto  coraggiofo  ardire 
abbracciarle  .  Ad    ogni  modo  però  ,  fia  pur  come  fi  voglia  la  bifogna 
Lìppo  Dal- avvenuta  ,  egli    è   certo  ,  che  Antonio  accommiatatofi  da'  fuoi  amici  , 
n.uiì  fu  an-  partì  da  Napoli  per  apprendere  di'famolì  Ma-fin  l'arte  della  pittura, giac- 
che rrueitio  ^  ^rj-g  qUC(ja  venivagli  proibita  d'appararla   da  Cola  Antonio   medefi- 
t'iw   domo'  per  rendergli    maggiormente  vana  la  fua  intraprefa. 
,Vi°ri  ,   da  Vivea  in  quel  tempo  con  fama  di  gran  Pittore  Lippo  Dalmafi  in  Bo» 

Bologna-»  ,  logna  fua  Patria  ,  laonde  Antonio  pervenuto  in  Roma  ,  ed  udendo  le 
«ella  cjiulc  contjnue  lodi  ,  che  a  co  (lui  da  ogni  ceto  di  perfone  fi  davano,  e  per 
ff  **P.aroIa  avventura  vedutane  alcun  opera  ,  ovvero  alcuna  immagine  della  B.  Ver- 

»i.  £'ne» 


Pittore ,  ed  Architetto.  1 2 1 

«ine,  le  quali  divotiflìme ,  ed  in  un  certo  modo  quali  divine,  erano 
e  prefls  dal  fuo  devoto  pennello  ,  com'è  pubblica  fama  ,  colà  volfe  col  de- 
fiderio  la  pedona  ,  e  giunto  in  Bologna  fu  a  trovare  il  Pittore  ,  e  la 
cagione  di  fua  venuta  avendogli  appallata  ,  fu  dal  divoto  Artefice  feon- 
fipliato  di  porti  ad  una  profelfione  cotanto  difficoltofa  j  mallìmamente  , 
che  eden. lo  egli  avanzata  in  gioventù  ,  malamente  avrebbe  potuto  ap- 
prendere i  precetti  dell'  arte  ,  la  quali  folo  rendeafi  comunicabile  alle 
tenere  età  d.-'  fanciulli  ,  per  l'attività  ,  che  le  prilla  Lì  natura  in  quegli 
anni  ,  che  fono  proprj  per  ogni  (tudio  *  a  cui  venga  inclinata  .  Mi  non 
vaifero  tutte  quelle  ragioni  a  far  sì  ,  che  lo  ardente  Giovane  deiiitefFe  dai 
conceputo  penliero  ,  anzi  che  migliormente  av/alorandefi  in  quello, 
per  l'amore  che  lo  fpronava  ,  reiterò  le  preghiere  ,  e  fece  sì  ,  che  L;ppo 
fu  contento  riceverlo  per  fune  pruova  in  faa  fcuola  ,  com'  ei  diceva, 
dopo  la  quale  contentava!!  ,  che  gli  daife  licenza  ,  ogni  qual  volta  ve- 
dere ,  che  l'abilità  non  cornfpondefle  a  miliari  de'  fuoi  ardentillìmi  de- 
fiderj  .  Ma  che  non  opra  la  Sovrana  potenzi  d'  Amore  in  un  petto  ac- 
Cefo  di  ardentillìmo  deùderia;  di  poiTedere  la  cofa  amata  ?  anche  con  por- 
tentoli  mezzi  fi  con  luce  al  fuo  fine  i  Antonio  diede  principio  all'  arte  de  1 
difegno  ,  e  con  tanta  felicità  praticò  i  primi  elementi  di  quello  ,  che  do- 
ve prima  il  Maelìro  avealo  fconligliato  di  Seguitare  la  pittura,  maravi- 
gliato di  ciocché  egli  operava  ,  confortavate  a  feguitare  quali'  arte  ,  che 
egli  filmava  folle  a  quello  fatale»  dapoiche  tanta  fovrana  abilità  vi  dirno* 
(Ira va  in  efla. 

Così  dunque  di  giorno  in  giorno  avanzandoli   nel  difegno  pafso  dopo    Suoi  avan- 
alcun  tempo  all'  imitazione  delle  intiere  itone  ,  ritraendo   ancora    in  di-  "menti  nel 
fegno  i  fcolari  di  Lippo  ,  di  che  gran  maraviglia   a  lui  ,  ed  alla  fua  fcuo-  u'^2110' 
la  apportava  j  per  lo  che  è  fama  ,  che  Lippo  p  r  incitar  gli  altri  ad  avan- 
zarli iiell"  arte ,  ovvero  per  riprendergli  da  negligenti  ,  Iblea  lo  efempio 
di  Antonio  ad  ogn'ora  porgli  dinanzi  a  gli  occhi  ;   conciofiacofacchè  quelli 
giammai  non  tralafciava    1  fuoi  fludjV  rubando  l'ore  al  ripofo/peflè  volte 
vegghia  va  le  intiere   notti   per    fuperare  la  tardità   della  mino,  che  pei? 
eflere  avvezza  ad  altro  ordinario  magiftero  ,  non  ubbidiva  come  egli  vo- 
leva a  ciocché    parergli   aveiTe  pronto   mai   femore  neli'  intelletto  j  che 
perciò   ingegnandoli  di   render  piana  ogni  difficoltà  ,  in  pochi  anni    di- 
venne tanto  pratico  nella  pittura  ,    che  difegnava  ,  e  coloriva  così  perfet- 
tamente ,  che  le  lue  figure  più  torto  vive  ,  che  dipinte  apparivano;  laon- 
de fu  piena  Bologna  del  nome  di  Antonio  ,   il  quale,per  antonom  .fia  della 
fua  prima  profedìone  ,  il  Zingaro  da  ogn'uno,  venne  appellato  ;   nome   , 
che  oggi  ancora    nelle  fue  pitture  affai   famofo  coafervafi   per  immortal 
memoria  di  fua  prodigiofa  virtù  . 

In  quello  modo  dunque  per  mezzo  di  tanti  fuoi  accuratiiììmi  (iudj,di- 
Venuto  il  Zingaro  eccellente  pittore  ,  fece  varie  co  fé  per  pubblici,  e  pri« 

(^  vati 


1 2  2         Vita  di  Antonio  Solario 

vati  lunghi  di  Lcmbrdia  ,  cornee  fama  ,  eh    in  alcuni  luoghi  Hi  efa  ,e 
più  in  Bologna  ,  fi    veggono;  dicendoli,  che  ad  imitazione  deldivitif- 

fimo    Lippo    Tuo  miti  ro  dipmfe    egli   altresì    varie  immagini   di  ncilra 
Donna,  e  diedele  parimente    beli'  zza  ,  purità  ,  e  divozione  j  qual  raro 
pregio  (  poco  oggi  ofltrvito  da  alcun  moderno  Pittore  perche  dedito  ,  an- 
che in  quella  Santiflìma  Immagine  ,  alla  bizzarria  d  Ha  m.,lT<  ,  ed    a  ca- 
priccioiùtfimi  orn  unenti  delie  Tue  vedi  }  gli  dava  così  bene  ,  e  con  tanta 
fua  lode  il  Dalmati  ,  e  però  feguitato   da  lui  con  fingalarifsjma    atten- 
To£  lie    li-  zione  .  Così  dimorato  circa  fei  ,  o  fetteanni  con  Lippo  ,  tolfe  al  fine  da 
cenza    dai  lui  ».  ongedo  per  y edere   operare   gli  altri  maeftri  ,  de*  quali  ne  aveva  pia 
Maeflro  ,  e  \fìV[0  ,{  grido  ;   vivendo  in  quel  tempo  alcuni  ,  che    con  molta  gloria  di 

va   Vedendo   i  a    r-  i    n     n        •  ■        i       ■  .      r        •   s  ,■  l 

inaltrepar-       °    -     '  »  e  della  Patria  ,  i  colon  operavano  ,   in  fra  de  quali  contava  fi 
ti  gii    altri  °'tre  dello  Scarnita  già  morto  ,  Lippo  Fiorentino ,   Lorenzo  di  Bicci  ,   e 
Piccoli  di   Gentile  da  F.ibbriano  ,   che  perciò  pervenuto  Antonio   nelle  Città   di  Fi- 
grido,  renze  ,  e  Vinegia  ,  le  opere  ,  e  gli  Artefici  di  e/Te    volle  vedere     per  ap- 

prendere maggiormente  le  finezze  dell'arte,  acciochè  le  non  fuperiore, 
almeno  uguale  a  Cola  Antonio  del  Fiore  fiilTe  daogn'un  conofeiutp  ; 
Qnjndi  è  ,  che  andava  in  bufea  di  que' Pittori  ,  che  in  quel  tempo  te- 
neano  il  primo  grido  ,  e  quelli  veduti  ,  e  praticati  ,  fé  miglior  di  lui  co- 
nofciuti  gli  avelie  ,  trattone  quel  profitto  ,  che  faceva  per  fé  ,  palTava 
oltre  per  conofeerne  altri  ;  tanto  che   in  Firenze  ofTervò  il  nominato  Lo- 

ol/oUrdad  renZ°  t,i  Bicci  '  Galaffo  in  Ferrera  >  ''  W^  Per  dett0  del  Vafan  medefi- 
1404.  mo  '  dipinfead  olio  ,  e  fu  valente  Pittore   iniìn  dagli  anni  1404.,   come 

ancora  certifica  il  Malvafia  .   Così  il  nollro  Antonio  fuperati    in  Firenze  i 
migliori  maeftri  ,   che  in  quel  tempo  fiorivano,  al  riferir  del  Notajo  Pit- 
tore ,  e  di  Marco   da  Siena  ,  pafsò  in  Vineggia  ,   ove  vidde  operare  i  Vi- 
varini  ,  ed  in  Roma  ofTervò  l'opere  di  varj  valentuomini  ,  e  l'operare  di 
Vittore  Pifano  ,  e  del  mentovato  Gentile  ,   i  quali  avevano  in  quel  tem- 
po impiegati  i  pennelli  nelle  opere  lodati/lime  ,  che  per  ordine  del  Ponte- 
fice Martino  V.  fi  dipingeano  in  S.  Gio:  Laterano  ;  ove  con  virtuofa  emu- 
lazione moftrara  ogn'  un  di  loro  fin  dove  giungelTe   la  propria    abilità 
Dell'adoperare  i  colori  .    Molto  giovò   ad  Antonio  quello  penfiero   di  an- 
dar vedendo   i  più  rari  Artefici    de'  tempi  fuoi  ,  perciocché    in  elfi  ritro- 
vando variate  maniere  ,  e   diverfo   operare,  potè   diilinguere  i  migliori 
da'  mediocri  ,  e  far  fcelta  del  buono  ,  che  pollo  in  pratica  ,  maggior  per- 
fezione gli  potelfe  recare  ,  che  perciò  fi  dice  ,  che  a  molti  di  coltoro,  pro- 
ferendo l'opera  lua,porgefie  ajuto  ,  dipingendo  con  elfi  loro  ;  Come  celli- 
Luca  Gior-^cano  mo'tl  no  Ari  Pittori  ,  in  fra  de'  quali   contali  il  celebre  Luca  Gior- 
dano vide  in  dano  ,  di  aver  conofeiuto  nell' opere  mentovate   de!  Laterano  figure   in- 
Roma  le  pie.  tiere  del  fuo  pennello  ,  ra vvifandole  alla  beli'  aria  delle  fue  tefle  ,  ed  alla 
ture  del  2in.n0tinìma  fua  maniera  ,  la  quale  più  ,  che  da  tutti  ,  npprefe  da  quella  di 
Z319'  Matteo  Sanefe  a  cht  è  limililfima  alla  fua  ,  e  di  cui  fé  ne  vede  la  llragge 


Pittore,  ed  Architetto.  123 

de'  fanciulli  innocenti  nella  prima. Cappella  ,  entrando  nella  Chiefa  di  S.   Il  Zingaro 
Caterina  a  Formelle  ,  dal  canto  del  Vangelo,  dipinta  con  arte,  e   con  ^JJJ^ 
efpreffione  di  affi  tti  ,   come  nella  memoria  che  dinanzi^  di  tale  Artefice  fi  Uìuq'q  ^ 
l.-aoe  ,   ne  abbiam  fatto  parola  ,  per  rendere  al  merito  l'onor  dovuto  di  lo-  ncfe. 
de  ,  che  è  jI  vero  premio  della  virtù  . 

Ma  tralafciando    tinte  cotefte  pruove  ,  dico  Colo  ,  che  divenuto   An- 
tonio un  valentlflìmo  Uomo  nell'arte  della  Pittura  ,  ed  avendo  più  cole 
operate  per  1  Italia  ,  ma  più  (  fecondo  fi  dice  )  in  Vineggia  ,  ed   in  Roma, 
tornò  finalmente   a   Napoli,  dopo  nove  anni  ,  ed  alcuni  mui   di  fu  a  par- 
tenza, e  prefentatoli  alia  Reina  Giovanna  ,   la  quale   per  la  morte   di  La- 
dislao era    nel  reame  di  Napoli    fncceduta  alla  corona  di  quello  ,  ofFerfe 
ili  farli  il  ritratto,   non  palefandolì  ancora   per  quel  Zingaro  ,  che   in  fuo 
fervigio    aveva    i  ferramenti  di  lua  cucina  lavorato  cotante  volte  .   Credefi 
però   sìb.ne,  che  ad   alcun   fuo  conofeente  Signore  ,  e  confidente  della 
Rei  n   appilefato  ei    fi  fofìe  ,    e  Mimali  effer  quelli    Ser  Gianni  Caracciolo,    Sei  Gianni 
dapoiche   Pandolfeilo  Alapo  era  fiato   decapitato  per  ordine  del  Re  Giaco-  Caracciolo  . 
mo  della  Marcia,ed  avendogli  dipinto  il  ritratto, fu  da  Idi  in  prefenza  della  A*j 
Reina  condotto  ,  alla  quale  egli  fece  dono   di  una  tavoletta  ,  ove  era  di- 
pinta  una    nofìra  Donna  col  Bimbino   infuno  coronata   dagli   Angioli, 
affai  graziofa  ,  con  fornma  diligenza  ,  e  maeflria  condotta  ;  e  ricevendola  Xavolerta_» 
la  Reina  ,  benignamente  lo  richiefe  :  di  dove  egli  folle  ,  non  conofcendolo,     portata  in 
per  effer;  Antonio  ritornato  con  altr'  ufo  di  veìtimenti  ,  e  con  p,ù  gravità  noni  alJa_» 
di  coftumi  ;  allora  egli  pollofi  m°inoc_hioni  avanti  di  lei  ,   fu  da  Ser  Gio-  Kema  Cuo- 
vanni  m.inireltato  p  r  quel  Zingaro  ,   che  aveva  lavoraro  di  rem  nella  lua  ^ 
C-irte  ,  e  che  p?r  l'amore  della  figliuola   di  Cola  Antonio  del  Fiore  era  un 
valente  Pittore  divenuto  ,  la  quii  cofi  udendo  la  Reina  Giovanna  ,   quafi 
non  predando  fede  all'  opera  profittatali  ,   volle  che  il  proprio  ritratto  gli 
dipingerle  ,  lo  che  di  buona  voglia  fece  Antonio  ,  incontrali  lo   volentieri     pcce  ;j  ri_ 
t'occaGone  di  frgli  conofeere  il  fuo  valore  ,   laonde  la  ritraile    cosi  forni-  tratto  a;ia_» 
gliante  ,  che  nulla  dal  vivo    al  dipinto  di  vario    fi  dif:ernea  ,  per  la  quii  l"<i-  Rema, 
cofa    n'  ebbe  Antonio  moltiffime  lodi  ,  oltre    all'  utile  ,  che   gli  apportò. 
Ma  dato  ordine,  che  non  foffè  il  fuo  ritorno  appalefato  ,  fece  la  Reina  chia- 
mare a  se   Cola   Antonio    ormai    divenuto  vecchio  ,  ed   a   quello  ino- 
ltrando il  bel  quadretto  della  Madonnina  ,  affieme  con  il  ritratto  ,  gli  do- 
mando ,  come  quelle  pitture  foffè ro  da  lui  giudicate  in  bontà  ;  Cola  An-  *nola,  ,  £t.°* 

,?        r  v         i        ^    r  i  >  iv  niO  del   blO- 

tonio  ,  con  queha  (inceriti  che  fu  lui  propria  ,  molto  le  commendo  ,  e  chiamato 
molto  fi  rallegrò  di  vedere  chi  dopo  lui  foihneffe  gli  avanzamenti  dell'arte  dalla  Reina 
ddla  pittura  ,  giacché  molta  perfezione  in  quell'opere  riconofeea  ,  d  cen-  a  veder  le 
do  effere  il  loro  Artefice  maeltro  molto  lodevole,  e  valent'  Uomo  .  Qj>  P;;mie  tiel 
fio  udendo  la  Reina  ,  con  Ser  Gianni  gli  diffèro  ;  fé  egli  a  coftui  più  io-  Zlll£ar0- 
ito,  che  a  quel  Zingaro  ,  che  era  anzi  and..to  a  tentar  la  pittura  ,  che 
ad  acquiftarla  ,   darebbe  la  fua  figliuola  ,  giacché  ormai   pochi  mdì  man- 

Q^_  2  cavano 


124         Vita  di  Antonio  Solario 

cavano  allo  fcioglimento  di  fua  parola  ;   al  che   Cola  Antoni  i  rifpofe  ,   fe- 
guitando  lo  incominciato  fcherao  ,  che  certamente   così  farebbe  ,   oj. cchè 
quegli  n;una  novella  avea  di  fé  inviato,non  folo  a  lui  ,  ed  a  fuoi  conofcenti, 
ma  né  tampoco  alla  fua  tanto  amata  pretefa  Spofa  ;   a  quello  foggiunfe   la 
Reina  ,   che  egli  darebbe  il  Virtuofo  Pittore  per  marito   alla  (uà  figliuola 
fenza  mancar  di  parola  al  Zingaro  ,  a  chi  promeffa  ('avea  ,  e   per    fu'ogli- 
mento  di  tale  enigma  alla  perfine  fatto  ufeire  Antonio  ,   che   di  dietro  una 
portiera  d'un  altra  camera  avea  il  tutto  olfcrvato  ,  l'appilefarono  a    Cola 
Sposò  colei  Antonio  .   Facilmente  può  ogn' uno  ìmmaginarfi   quale  flupore  prendere 
per  cui  ili-  il  nollro  vecchio  pittore  ,  dioiche  realmente    fu  fitto  certo  quegli   cFere 
venne    1  u-  Antonio  []  £ingaro  l'Artefice  di  così  rare  pitture  ,  e  vedutolo  operare  feli- 
Sentenza-»  cemente  ,  per  disinganno  di  fé  m:  delìmo  ,  fece  chiamar  fua  figliuola  ,  ed 
giudiziofa  m  prefenza  della  Reina  fpofandola  ad  Antonio  ,  di/Te  faviam-ente   con   alta 
di  Cola  A"-  voce  :   lo  fpofo  mia  figlinola  alla  virtù  di  coflui  ,  non  alla  nafeita  .  Quelle 
tomo.  favie  parole  diverftmente  lon  riferite  da  altri  ,  che  han  fatto  alcuni  nota 

delle  noflre  cole  più  memorabili ,  e  per  tradizione  abbiamo  ,  che  egli  que- 
lle parole  diceffe  :    lo  fpofo  mia  figliuola  ad  Antonio  Pittore   non  ad  An- 
1      R*i  ^  "  ton'c  Zingaro,  ed  a  quello  foggiungefse  la  Reinaranzi  che  il  Zingaro  d'oggi 
che  iofle  il  innanzi  voglio  fia  nominato  ,  per  controuiftinto  di  fua  maravigliofa  virtù. 
Zingaro  ,  e  Ottenuta  Antonio  per  mezzo  di  fue  virtuofe  fatiche  l'amata  Donna  , 

non    Anco-  e(j  ;n  tal  modo  <J.ato  fine  a'  fuoi  defiderj  amorofì  »  diede  principio  a  quelle 

mo  nomina-  maravjoliofe  pitture   che  fanno  ora   ornamento  nelle  Gallerie   di   molti 

tomapprel.'      .     .  •  f.    .        .      a.    .  .    _  ....  ,, 

io  per  lua-j  "inupi  ,  paelani  ,  e  roralueri  ,    per  la  lomma  diligenza  ,  e  per  l  arte  con 

maggior    che  tlle  fono  condotte  in  riguardo  a  qus' tempi  »  le    quali  pitture  egli 
gloiia.  dipinfe  ,  tanto  alla  Reina  »  che  a  molti  nobili  della  fua  Corte  ,  ed  e ffe ri- 

do flato  dichiarato  dalla  fuddetta  Reina   fuo  «rdinario  Pittore  ,  crefeiuta 
la  fama  dell'  opere  fue  ,  e  del  mezzo  per  lo  quale  era  egli  così    bravo  Ar- 
Stie  opeic.    tef]ce  divenuto  ,  difcorrevaC  perciò  dappertutto  d'un  amore  cotanto  pro- 
ri  igiofo  |  il  quale  avea  avuto  tanta  forza  di  commutare  un  ferrajo  in  uno 
1  eccellente  Pittore  di  que'tempi  :  ed  in  vero  chi  ben  confiderà  le  fue  cofe  è 
ì  forza  ,  che  lo  confefiì  Pittore    ammirabile  per  la  cagione,  e    per  l'arte. 
te™     il     Qgefti  difcorfi  facendoli  da  per  tutto  »  come  di  cofa  accaduta  nella  Cor- 
Origlia'  fo  te  della  Reina  Giovanna  ,  fu  cagione  ,  che  molti  s'mvoglialTero  di  poffe- 
nobile     del  dere  le  opere  di  quello  Artefice  ,  e  mnllime  le    lue  Madonne  dipinte  con 
Seggio     di  f0mma  efpctflìva  i  e  divozione,  ad  imitazione  del  iuo  primo  macflro,  come 
Porco,  e  h»  j'  f0pra  ie  n%  £,tto  parola  .  Così  divenuto  famofo  il  noilro  Zingaro,  mol- 
g'anlJl°co-      rimunerazione  traea  dall' opere  fue,  ^  ^.    f^ifTia  crefceagJi  appreiTo 

k"mo  ed  di  cgni  ceto  di  perfone  ,  per  la  qual  cofa  gli  fu  da'  Monaci  di  Monte  Oli- 
ereiTc  la_»  veto  allogato  un  luogo  del  Moniftero  ,  che  poco  prima  col  difegno  di  An- 
Chiefa  di  ^ea  Ciccione  ,  ed  a  fpefe  di  Gu/rello  Origlia  in  un  con  la  magnifica 
Moine  Oli-^jgfe  aVeano  fabbricato,  acciochè  in  elfo  vi  avefTe  egli  dipinto  le  glo- 
'^Mò'^tt  ro°  viole  azioni  del  nodroamabiiiflimo  Redentore»  e  della  B.  V.  Madre,  e 
nei  mix.  "  1ueft<> 


Pittore,  ed  Architetto.  125 

quello  luogo  viene  ora  detto  comunenv.  nte  :  Il  noviziato  ,  nominali  'olì 
prima  ;  [a  Cappelia  del  convento;  ond'egli  per  far  conofeere  maggior- 
mente in  qu-.lt'  opera  il  fuo  valore  ,  fi  pofe  a  farne  i  fuoi  ftudj  ,  ed  a  co- 
lorirne le  ftone  ,  le  quali  a'  noftri  giorni  in  cotal  modo  fi  veggono efiàg- 
gpte  . 

Laterale  al  quadra  dell'  Altare    della   fopraddetta    Cappella    vi  è  Pitture  del 
efprefla  la  vifita,che  fece  la  B.V.  a  Santa  Elifabetta,  cor»  cafamenti,figuri-  J^'J"^, 
"fce  ili  lontano  ,  e  buon  accordo  ;  dall'altro  lato  vi    i\  vede   dipinta    la  nyj.ero"    di 
fuga  in  Egitto,  conaltre  figurette  ,  dipinte  per  bellezza  ,  e  compagnia  f^oute  Oii- 
dellaftoria.   Sieguono  ne'  muri  laterali  della  Cappella    alcune   iìorie  di  veto. 
N.  S.  ,  e  vedefi  effigiata  nel  quadro  di  mezzo   la  N  liciti  del  Redentore» 
fotto  capanna  architettata  alla  rullici  ;  Da'  lati  vi  fon   due  quadri  ,  che 
hanno  la  loro  cima  come  lunetta  ,  ed   in  quelli   vi  fono  doc  Santi  Magi, 
compartiti  un  per  quadro  con   un  fol  fervo  >  come   venilTero  ad  adorare 
il  Signore  ,  ed  uno  di  quelli  Magi  ha  per  adornamento  un  manto  conte- 
Modi  lavoro  così  maravigliofo  ,  che   io  mi  fono  ingannato  ,  ofiervando  Manto  cosi 
da  vicino  fé  era  ausilo  minto  veramente  dipinto  ,  tanto  pareva  a'  miei  ,-,*'". '-'"'■" 
occhi  drappo  adattato  su  la  figura  ,  dapoiche  i  filami   della  tellitura  tono  pint0  con_, 
maravighofiim:nte  dipinti,  come  i  conteili  .  In   faccia  alla  detta  nafci-  lavori  ,  che 
ta,   nell'altro  lato  »  vi  e  efpreiia  nel  quadro  ugnale  alfuddttto  la  morte  inganna."  _l' 
del  R  dentare  ,  il  quale  fiaccato  dilla  Croce  ,  pota  ignudo   nel  feno  del- 0<^'110  ..Ul 
la  dolente  Madre  ,  mentreche  l'Evangelica  S.  Giovanni  folliene  il  Sacra- 
to Capo  con  le  fue  mani  ,   a  piedi   ha    la  Maddalena  piangente  ,  e  quella 
altresì  ha  una  velie  d' oro  mirabilmente,  ed  a  maraviglia    contelta  di 
ftupendi  lavori  ,  che  anche  inganna  l'occhio  ,  come  quella  dianzi  decrit- 
ta del  S.  Rè  .  Da' lati  vi  fono  le  altre  due  Mane  inginocchioni  ,    cioè  ne- 
gli altri  due  quadri  ,  avendo  ogn'un  di  effi  una  Maria  ,   ed  un  D. fi  epo- 
lo del  Signore  ,  Giufeppe  ,  e  Nicodemo  ,  che  ftanno  in  piedi  ;  td  in  una 
Maria  di  quelle  ,  che  e  propriamente  quella  ,  che  tiene  il  vafo  d.lla  Mad- 
dalena» vi  è  da  farvi  una  curiofa  offerv azione  ,  dapoi.he    tiene  indoflby  a   j-  j 
una  velie  nientedimeno  limile  dell'  Adriè  ,  che  a'  noltri   giorni   ufino  lefa  ("/n.;J|i.i- 
nollre  Donne  ,.  con  le  medefime  pieghe  ade  fpalle  ,  e  manica  tagliata  all'  te  a  quelle 
ufo  come  il  moderno  .  Nella  foffitta  della  Cappella  vi  è  dipinta  !'  adora-  c;i^  utan-> 

zione  di  un  folo  S.  Rè  ,  il  quale    con  fomma  divozione  ,    ed  umiltà  ftà  ^g*      ,. 

...  .  .,',.    .*    „       ,  .  r        r  .  .  ,      Donneerà, 

mginocchioni   avanti  il  divino  Bambino  ,  che  pota   a  ledere   nel  grembo  ma£e    An_ 

della  Vergine  Madre  ,  la  quale  fiede  ancor  ella  con  modelli  ili  ma  gravità  urie  . 

(otto  di  una  ben  intefa  ,  e  ben  lavorata  Capanna  ,  che  nella  fui  Itruttu- 

ra  ,  molira  l'intelligenzi  ,  e  la  diligenza  del  fuo  mirabile  Artefice  ;  e  vi 

e  S.  Giufeppe,  che  ftando    in  p  edi  >  guarda  1' atto  umile  del  Re,  dal 

quale  ha  ricevuto  un  ric.o  vafo  portato  in  dono  al  Redentor  Bunbino,  ed 

è  colorito  il  fuo  manto  tutto  di  rollo  ;  diverfamente   dipingendolo  dagli 

altri. fattori  ,  che  fo^lion  giallo  dipingere  il  manto  di  S.Giufippe  i  come 

altresì. 


1 2  6         Vita  di  Antonio  Solario 

altresì  diverfamente  ha  efprelTa  1'  adorazione  (addetta  ,  dapoiche  un  fol 
Mago  vi  ha  figurato,  avendo  efprefiì  gli  altri  due  negli  f.ritti  quadret- 
ti lattrali  alla  n  .fciti  ,  a' quali  fa  compagnia  un  fervo  per  ciafehed li- 
na ,  ed  in  quedo  modo  accompagna  ,  e  fmif.e  la  doria  ,  com2  di  fopra 
abbiam  d.tto  . 
P.  Abate  Qiiede  pitture  del  2  ngaro  ultimamente  fono  (rate  fatte  pulire,  e  ri- 

Capuano  .    fezionare  in  qualche  particella  dal  P.  Abate  D.  Lionardo  Capuano  ,  dall' 
Ni-olò    di    a_curato  ,   e  diligente   Nicoli)   di  Liguoro  ottimo  riltauratore  ,  e  cono- 
Liguoio  n-  fCItors  dille  Pitture  antiche  .   11  qual   P.  Ab.ue  ,  come  amatore  delle  no- 
delle    .-nei-   1  re  Arti  ,    ha  voliuto  onorare  1  opere  di  quelto  celebre  Artefice    per  mag- 
chc  Pitture,  oiormente  confervarle  ,  fé  pofilbil  foffe  all'  Eternità  ;   ed  è  molto  amico 
de' Virtuofi  Pittori  vedendoli   molte  belle  pitture    ad  olio  ,  ed  in  padelli 
con  rari  difegni  nel  fuo  beliiillmo  appartamento  ,  che  ha  fabbricato  col 
Dimeni-  d,feono  ,  edalììdenzi  del   noltro   celebre   Profedbre  Domenico  Antonio 
co   Anconio  yaccar0  j  pjttore  ,  Scultore  ,   ed  Architetto  Napoletano  ,  il  quale  oltre 
Va<.ca.o,       a)ie  fae  infigni  op-re    della  Chiefa    della  Immacolati  Concezione  ,  detta 
di  Monte  Calvario,  ove  tutte  e  trequede  nobili  facoltà  ha  perfettiffima- 
mente  dimodrato  »  e  del  bellifììmo  Calino  del   Signor  Conligliero  Cara- 
vita  eretto  nella  Villa  amenilfima  di  Portici  ,  fi  rende  ammirabile  per 
aver  formato  si  nobil  fabbrica  in  un  luogo  ineguale  ,  diruto  ,  ed  abban- 
donato da  tutti  i  Monaci  di  quel  Real  Monidero  . 

Tcrm  n.ita  queft' opera  con  fomma  lode  fua  ,  dipinfe  Antonio  un 
quadro  per  i  fuddetti  Monaci  ,  in  cui  rapprefentò  varj  Santi  dell'  ordine, 
e  quefta  tavola  fi  vede  ora  fituata   in  una  danza  predo  il  medefimo  novi- 
ziato j  Dopo  di  che  dipinfe  varj  qu  idri  per  particolari  perfone  ,  e  fece  il 
Tavolaceli'  q"a^ro  Pcr  l'Altir  Maggiore  d-  Ila  magnifica  Chiefa  di  S.  Pietro  ad  Aram, 
Aitar  jvla;;-  che  in  quel  tempo  li  era  rifatto  di  nuovo  ,  con  aver  rimodernata   tutta  la 
gioie    nella  Chiefa  ;   nel  qu  il  quadro  efpre/Te   la  B.  Vergine  a  federe  col  Bambino  in 
C.  ida    di    feno   ncJ    rn.zzo,   e  da  un  lato  ne'  ripartimenti  ,  vi  è  efpredò  S.Sebadia- 
Aia'm  no  »  e  S.  Pietro  ,  dall'altro  Iato  vi  è  dip.nto  S.  Paolo  con  S.  Aipri.no,  e 

S.  Candida  .  Tavola  veramente  degna  di  fomma  lode  per  lo  componi- 
mento ,  e  buon  dif  gno  ,  e  maflime  del  S.  Sebaltiano  ,  del  buon  colore  , 
ed  intendimento  di  chiaro  ,  e  feuro  ,  efl'endovi  tede  ottimamente  dipin- 
te,e  qulla  del  S.  Paolo  non  può  farfi  migliore  ne*  nodri  tempi  .  Di  qued' 
opera  molto  iì  compia;  que  Antonio  ,  perciocché  oltre  di  averla  adornata 
con  buona  architettura  ,   voile  renderla   memorabile  con  porvi  il  fuo  ri- 


con  *  "r       '      1 bp  fu »  t *» 

,  fendevi  vari  Santi  effiggiati.ln  oltre  dipinfe  in  S.Maria,letta  volgumen- 
qiltlio  jelia         "     ,  '  ,-.  ,  ■  ■  ■  .  1  ■  1 

Mo^li»  .        te  a  Chiazza  ,   tutta  una  Cppelia  ,  che  poi  avendo  patito  umidita,  e  per 

queda  emendo  aflai  <,uada  la  fabbrica  ,  è  data  a'  noftrl  giorni  modernata 


Pittore,  ed  Architetto.  127 

e  riparata  dall'una  do  ,  e  con  ciò  (ì  fon  perdute  le  mentovate  pitture, per- 
ciocché   erano     a    firefco  dipinte   ,  ed   in   quella    Capp  Ila   è  lituato  il 
SS.  Crocifiilb  ,  detto  di  S.  Maria  a  Chiazza  ,  quale  è  molto  miraeolofo  ,      Crbciliflb 
compiacendoli  il  Signore  difpenfare  infinite  grazie  a'  fedeli  per  mezzo  di   []"f|Cw  *j 
quefta  Santi  Immagine  ,  e  perciò  è  tenuto  in  grarjdilli  ni  venerazione  da'  g  ch£a2M  * 
noflri  Popoli  .  Lo  lieiTo   è  ac  aduto  alle  pitture  eh'  e'  lece    nella  antica 
Chiefa  di  S.  Afpreno  ,  ove  i  fatti  del  S.  Vefcovo  aveva  effigiati,ed  i  qua- 
li e/fendo  la  Chi.Ta  u.n. didimi  ,  come  che  fabbricata  da'  noftri  antichif- 
fimi  Cittadini  in  qui'  luoghi ,  ove  prima  era   il  Corpo  della  Città,  ed 
alzandoli    le  llrade   di  quefta  per  le  inondazioni  ,  e  creObimento  del  mare 
del  1400.  incirca  ,  e  v.nuta  a  reftare   la  Chiefa  quali  fepolta  ,  ove  an-  Crefcimen- 
cor  oggi  li  vede  ,   ne  lì  e  potuta  alzare  ,  per  la  divozione  ,   che  fi  profef-  to  del  Mare 
fa  a  quel  luogo  ,  ove  il  S.  Pallore  menò  fua  vita  ,  ed  ove   vi  è    il  buco  ,  nel  1400. 
nel  quale  egli  poneva  il  Capo  ,  e  ftava  più  ore   per  penitenza  .   Oggi  que- 
llo buco  ferve  di  medicamento  fpirituale  a  quei, che  patifeono  di  celta  ,  po- 
nendola in  elio  buco  ,  e  raccomandandoli  al  Santo  ,  per  le  fue  intercellio- 
ni  fono  molti/lìmi  liberati  dal  Signore  Iddio.  Così  ancora  vien  notata  dal 
Notaj'o  Crif-uolo  una  Collegiata  dipinta   dal  noftra  Zingaro;  ma   quefta 
non  mi  faprei  qual  fi  folTe  ,  d.cendoli  da  alcuni  ,  o  più  tolto  cong-tturan- 
doli,  fofle  ftata  qualche  Cappella  dipinta  in  S.  Gio:Maggiore  ;  qual  Chiefa 
rifabbricandoli  di  bel  nuovo  ,  come  più  volte  abbiam  detto  ,  lì  1  oderò  le 
fue  pitture  perdute  ,  come  dell' altre  è  accaduto,  come    altresì  qualche 
tavola  ,  che  più  in  alcun  luogo  citato  non  fi  trova  ,   forfè  per  altra  ripor- 
vene  di  altro  moderno  artefice  di  maggior  grido  ,  e  di  miglior  maniera , 
che  in  que'  tempi  ,  a  dir  vero  ,  non  era  la  pittura  ;  come  è    accaduto  a 
quella  che  ftava  nella  Chiefa  di  Monte  Oiiveto  ,   della   quale   facemmo   dj 
fopra  menzione  .   Fece  a'  Frati  di  S.  Lorenzo   la  tavola   del  S.  Francefco 
di  Affili  ,  la  quale  oggi  fi    vede  nel  Cappellon  della  Croce  di  d<  tta  Che-  xavoj3   je] 
fa  dal  canto  dell'  Epiftola,  e  propriamente  incontro  quello  fimcfo  ,  per  i  S.Francefco 
molti  miracoli  del  S.  Antonio  da  Padoa  5  nella  qual  tavola  vedefi  effiggia-  nella  Ghiefa 
to  il  S.  Patriarca  Francefco  nel  mezzo,compartire  le  Regole  del  l'uà  Ordi-  dl  s-  Lordi- 
ne a  Frati  ,  ed  a  Monache  ,  che  le  ftanno  da  ambi  i  lati  inginocchioni  , 
ma  feparataments  ,  eifendo  quelli  effigiati   dal  lato   deliro  ,  e  quelle  dal 
finiftro  del  Santo  .   In  aria  veggonfi  due  Angioletti  ,  che  tengono  alcune 
cartelle  ,  ove  in  poche  parole  v,  fan  feritti  i  principali  Capi   del  fuo  Ifti- 
tuto.  E' quell'opera  dipinta  altresì  in  campo  d' oro  ,  con    arte,  e   dili- 
genza grandilfima  ,  e  tanto  ,  che  anche  a'  noftri  giorni    riefee   di  fonuno 
gradimento,  non  folo  de' dilettanti ,    ma   de'  Profeflòri    med.fìmi  ,  che 
riguardano  in  ella  le  bèlliffime  tefte  ,  cne  egli   infin    da   que'  ttmpj  con 
tanta  felicita  vi  dipinte  . 

Ma  la  belliffima  tavola,  che  fi  vede  nella   Chiefa   di   S.  Domenico  ^™Ia  jj^j 
Maggiore  ,  nell'Altare  del  Cappellone  del  Ciocififlb  ,  che  dille  all'Angeli-  s.Domenico 

co        Maggiori . 


1 2  8         Vita  di  Antonio  Solano 

Parole  del  co  S.Tomrmfo  d'Aquino  qu-l!e  divine  parole  confolatrici  ,  Bem  fcrìpjìjli 
j?s"~.r^:  ds  meTboma  ,  quarti  ergo  mercedem  accìpies  ?  a  cui  il  Santo  rifpofe  : 
mafo'  a 'A-  ^0ìt  a^'am  Domine  ,  nifi  te  ipfum  ;  quella  dico  elFer  una  delle  più  bella 
quino.  pitture    ,  clic  mai  pub  immaginarli  vedere   chi  che  fia   intendente  ,  psc 

opera  di  quello  Artefice.  In  quella  tavola  egregiamente  fi  vede  dipinta 
la  depolizion  dalla  Croce  del  Salvatore,  con  figure  tanto  vivamente  rap- 
prefentanti  la  funella  azione  ,  e  con  tale  efprefiìva  di  dolore  eflìgute,maf- 
mamente  la  B.  V.  con  le  Marie  ,   che  collocate  fi  veggono   in  (ito  princi- 
pale ,  che  non  pub  farli  cofa  più  bella  ;  ed  è  di  cosi  buon  gufto  quefl'ope- 
ra  dipinta  ■  e  cesi  accodato  a  più  moderna  maniera  ,  che  fembra  un  otti- 
mo quadro  di  Alberto  Duro  ,   il  quale  fiorì  quafi  cent'  anni  dopo  del  Zin- 
garo ,  cioè  ne'  tempi    di  Rafaello  ;  anziché   da'   Foraftieri  dilettanti  ,   e 
profefibri  vien  creduta   del  fuddetto   Alberto  queft'  opera  ,  all'  arie  delle 
tefte  ,  a'  panni  ,  ed  al  componimento  concettofo,  che  ha  in  fé  medefimo. 
Ma  qua]  maraviglia  che  quella  tavola  di  Alberto   duro  ra/Tembri  ,  quan-, 
do  alcune  telte  del  Zingaro  fon  così  vivam;nte  colorite  ,  che  pajono   di- 
pinte col  gufto  dell' eccellentiffimo  Tiziano;  e  che  lìa  così,  veggafi il 
S.Vmcenzo  Ferrerio  nell'Altare  di  fua  Cappella,  fituata  nella  Chiela  di  S. 
Tavola  in  Pietro  Mart,re,il  di  cui  volto  è  ritratto  del  Santo,  che  pochi  anni  prima  di 
S.  1  lecro      efTer  dipinto  dal  Zmgaro,era  morto;quello  dunque  è  dipinto  con  tanta  unità 
Mai tnt  .     tjj  colore  ,  e  di  tinta  fi  accefa  ,  ma  moderata  ,  che  tutta  fembra   di  Ti- 
ziano ,  per  Io  dolce  trapalo  con  che  il  chiaro  fi  porta  ad  unir  con  lo  feu- 
ro  ,  che  non  pub  difiderarfi  più  tondezza  ,  e   rilievo   di   quello  ,  che  di* 
moftra  qudla  tefta  bellilTuna  del  S-  Vincenzo  ;  il  qual  modo  d.fnvilillìmo 
fu  prima  ufato    dall'  incomparabile    Tiziano  infra  moderni   Pittori  ,  e 
molto  dopo  del  Zingaro ,  e  poi  dal  non  mai  a  baftanza  lodato  Dominichi- 
no  .    Intorno  alla  6gura  del  Santo  vi  fi  veggiono  varj  quadretti  ,  ne'  qua- 
li fono  efpreflè  molte  azioni  ,   e  miracoli  di  S.  Vincenzo  ,  con  molto  amo* 
re  dipinti  .  Vedefi  nella  fudd.tta  Chiefa  di  S.  Domenico  l'arco  della  Cap- 
Picrure  a  Pe^la  dedicata  al  Santo  Patriarca  dell'  Ordine  ,  che   ftà   laterale  all'  Aitar 
freico  in_.    Mago, ore   daKanto    dell' Epiftola,  quattro  S.mti   Domenicani,  molto 
S.  Domcni-  egreggia  mente  efprelli  a  freico  dal  pennello  di  Antonio  ,  e  quelli  rappre- 
co  MagS'o-  fentano  S.  Pietro  Martire  ,  S.  Caterina  da  Siena  ,  S.  Vincenzo  Ferrerio, 
ie  '  ed  il  B-  Guido  ,  il  quale  da  una  nicchia  apparifet  infino  alle  ginocchia  ,  e 

fi  dice  tiì-r  quelli  lecondo  le  proprie  effigie  efpretlì  de'  fuddetti  Santi.  La 
Cona  poi  eh'  è  fopra  lo  Aitare  eh'  è  in  faccia  alla  Cappella  dell'  Angelo 
Cultore  di  quella  Chiefa  medefima  ,  credefi  da'  Frati  eflèr  di  mano  dd 
Zingaro  ,  ove  fi  vede  la  B-  V.  a  federe  col  Bambino  in  braccio  ,  e  da' lati 
vi  e  S.  Francefco  ,  e  S.  Stballiano  con  la  lunetta  di  fopra  ,  ma  a  me  più 
tolto  rafiembra  opera  del  Donzello  ,  che  del  Zingaro  mentovato  .  Nella 

py?- 


UCl. 


om. 


Pittore,  ed  Architetto.         129 

Cappella  di  S.  Croce  ,  eretta  ridi'  antico  Palaggio  de'  Conti  di  Matalo-  Cappella  vii 
ni  ,  ove  fta  iituata  la  gran  teda  dei  Cavallo  di  Bronzo  ,  vi  è  di  Tua  ma-  S.  Croc^ 
no  il  quadretto  nelP  Altare  di  e  ila  ,  ove  fi  vede  efprelfo  S.  Gio:  Battifta  "51  Pflag- 
nel  mezzo  ,  e  ne' partimenti  laterali  ,  che  fon  piramidati  ,  vi  fi  vede  ^'. ■  «  n" 
S.  Francefco  di  Afilli  ,  e  S.Domenico  .  Dipinfe  altresì  in  S. Maria  la  Nuo-  j 
va  alcune  tavole  per  Altari  ,  che  poi  furono  tolte  via  ,  diroccandoli  quel- 
li,per  eriggcrvi  il  maeftofo  Cappellone  a  S.  Giacomo  della  Marca  dedica- 
to per  ordine  del  Gran  Capitano  ,  e  quelli  fi  veggono  oggi  fituate  nel 
Camerone  del  Capitolo  ,  che  è  d'avanti  il  riftttono  de'  Fiati  ,  con  al- 
tre tavole  di  Pietro  ,  e  Polito  ,  del  Donzello  »  con  altre  opere  di  altri  fuoi 
Difctpoli  :  la  cona  di  fua  mano  ,  e  quella  in  cui  vi  è  dipinta  la  B.  Ver- 
gine col  Bambino  in  collo,  dipinta  così  bella  ,  che  più  toilo  fembra  fifo- 
nomia  formata  da  Rafacllo  ,  die  dal  Zingaro  efprefla  ,  ed  à  le  anime  del 
Purgatorio  figurate  a' fuoi  piedi  ,  molto  picciole  ,  per  la  già  fcritta  ra- 
gione ,  che  gli  antichi  apportavano  ,  di  figurare  le  perfone  divine  affai 
più  grandi  di  quelle  limane  ,  per  fegno  deli'  umiltà  .  Da'  lati  negli  al- 
tri due  ripartimene  vi  è  eflìggiato  S.  Francefco  ,  che  fembra  più  tofto 
vivo  ,  che  dipinto  ,  e  fi  dice  e/Ter  in  quello  la  fomiglianza  del  S. Patriar- 
ca ;  e  dall'..ltro  lato  vi  è  S.Girolamo  in  piedi  ancor  egli  ,  come  il  S. Fran- 
cefco veflito  da  Cardinale,  ed  in  atto  di  leggere  un  libro  .  Sopra  vi  è 
una  lunetta  ,  ove  fi  vede  efprelfo  N.  S.  Giesù  Criilo  CrocifiiTo  ,  che  ha 
a  pie  della  Croce  la  B.  V.  Addolorata  ,  e  S.  Gio:Evangeli(la  ,  con  le  Ma- 
rie ,  e  la  Maddalena  a'  fuoi  piedi  .  Dipinfe  altresì  nella  Chiefa  antica  di 
S.  Petito  ,  in  alcuni  pilaltri  varj  quadretti ,  ne' quali  effigiò  varie  im- 
magini de'  noftri  Santi  Protettori  ,  con  la  decollazione  di  S.  Gennaro,  ed 
il  Martirio  de'  Santi  Procolo  ,  e  Sofio  ,  e  quelli  fi  vedeano  da  curiofi,  co- 
me beli'  opere  fue  pafl-.ndovi  apporta  ,  e  llavano  locate  per  entro  l'antica 
Chiefa  ;  efleiidolì  a' noftri  giorni  eretta  una  nuova  alla  moderna  con 
bellezza  ,  e  magnificenza  propria  di  quelle  ncbili  Monache  ,  che  vi  han- 
no il  loro  nobile  Moniftero  ,  in  elfo  han  trafportato  i  mentovati  qua- 
dretti ,  p;r  non  farli  perire  in  quella  Vecchia  Chiefa  già  difmeiTa  d'ogn' 
ufo  sacro  ,  ed  abbandonata  . 

U.lita  intanto  da'  Monaci  neri  della  Regal  Chiefa  di  S.  Severino  ,  la 
fama  dell'  opere  del  Zingaro  ,  e  quelle  vedute  ,  e  confiderate  ,  elfendofi 
quafi  da  per  tutto  locite  le  fue  pitture  ,  penfarono  ,  che  da  lui  fo/Te  di- 
pinto il  nuovo  Chioftro  ,  pochi  anni  innanzi  tretto  d'  ordine  Jonico 
dall'  Architetto  Andrea  Ciccione  ,  come  nella  fua  vita  ii  dilT",  con  farvi 
effigiare  le  miracolofe  gefla  della  Vita  dd  P.  S- B.nedetco  ,  deferirle  da 
S.Gregorio  Papa  nel  fecondo  libro  de'  fuoi  dialoghi  j  Ma  prima  gli  fece- 
ro dipingere  la  tavola  per  lo  Aitar  maggiore  deli'  antica  Chiefa  ,  ora  fuc- 
corpo  della  Chiefa  rmderna  ,  ed  ove  vi  è  l'antichifiìmo  CrocifiiTo  mira- 
colai ,  fcolpito  nel  900.  da  Agnolo  Cofentjno  j  ed  in  quella  tavola  il 

R  Zia- 


1 3  o         Vita  di  Antonio  Solario 

Crocififfo  Z'ngaro  egregiamente  operandola  ,  ne  riporto   ancor'  egli  infinite  laudi  , 
di  S.  Seve-  vedendoli  in  tifo  efprefto  a  maraviglia   S.  Severino  Vefcovo  ,   fituato  nel 
rìno  feoipi-  mezzo  ,  e  da'  lati  S.  Lucia  ,  S.  Gio:  Bittifta  ,  S.  Severino  monaco  ,  e  S. 
to  nel  icco-  s0ffi0  Martire  .   Sopra   in  altro    compartimento  vi  è   la  B.  V.   col  Bam- 
°00'         binoGiesù  in  atto   Ai  fcherzare   con  un  paniere  di  frutti  >  e  da' lati  vi 
fono  dipinti  ,  S.  Pietro  ,  e  S.  Gregorio  Papa  ,  S.  Paolo  ,  e  S.  Girolamo, 
efprdìi   in  mezze  figure  ,   eflendo   le  prime  dette   tutte  infieme  ,  e  cosi 
quelle  come  quelle  fono  con  fommo  ttudio  ,   e  diligenza  condotte  ,  ma 
con  maeftra  mano  .  Compita  dunque  quel!'  opera  ,  gli  fu  fubito  allogato 
il  mentovato  Chioftio  ,   il  quale  ora    è    il  terzo   in  ordine  a'  due  primi  , 
che  fi  ritrovano  ;  Quivi  Antonio  volendo  fare  opera  ,  che  maggior'ono- 
re  i  ed  utile  gli  apportale  ,  divife  ogni  facciata  in  nove  quadri  per  cia- 
scheduna ,  ed  in  elfi  comincio  dal  principio  della  Vita  del  Santo  ,  diftri- 
buendo  le  getta  miracolofe  in  cotal  modo  . 
Pitture  del  Comincio  a  dipingere   la  Vita  del  S.  Padre    a  chiaro  ofeuro  ,  e  di- 

Chioiho  di  pinfe  nel  primo  quadro  ,  quale  è  fituato  all'  ingreflb  per  do  ve  fi  pervie- 
S.Seveuno.  ne  al  Coro  ,  la  venuta  del  Padre  di  S.  Benedetto  con  la  conforte  in  Ro« 
ma  dalla  Città  di  Nurfina  ,  ovver  di  Norcia  :  Ma  vedendo»  che  non  nu- 
feivano  così  vaghe  ,  come  que'  Padri  fi  avevano  figurato  ,  volle  tutte 
l'altre  dipingere  colorite  ,  introducendovi  alberi  ,  Paefi  ,  cafamenti  , 
acque,  e  molte  belle  vedute  vi  effigio  fecondo  il  naturale,  ch'e  una 
maraviglia  j  dapoichè  quelle  cofe  fembrano  a'  medefimi  ProfeiTori  bellif- 
fime  ,  tanto  pajono  efprefle  in  quefto  gufto  moderno  molte  di  quelle 
mentovate  cofe  ;  e  malfimamente  alcune  montagnette  ,  a  pie  delle  qua- 
li vi  fono  belliilime  vedute  di  cafamenti  ,  e  Città  ,  che  effendo  locate 
a  riva  dell'  acqua  ,  fanno  rifletto  ivi  dentro  ,  che  la  fanno  apparire  ve- 
rilììma,  e  tanto,  che  in  frefeo  non  fi  può  far  di  meglio. 

Colori  adunque  nel  fecondo  quadro  il  Santo  ,  ehe  pargoletto  vien 
portato  dalla  fua  Nutrice  confidenziale  ,  dove  gli  Uomini  ontfti  fra  via 
gli  vanno  incontro  per  rallegrarfi  di  etto  .  Nel  terzo  quadro  vedefi  il  ca- 
pillerio  rotto  ,  riparato  dal  S.  P. ,  allor  giovanetto,  ed  a  tal  veduta 
veggonli  i  popoli  rimaner  ftupidi  per  Cai  prodigio  .  Così  nel  quarto  di- 
pinfe  il  S.  P.  Romano  ,  che  ammaellra  il  Giovane  S.  Benedetto  ,  il  quale 
con  la  di  collui  fanta  converfazione  prefe  l'abito  monacale  .  Nel  quinto 
quadro  efpreife  1'  Antro  con  lo  Hello  P.  Romano  ,  che  al  nuove  mona- 
co Benedetto  appretta  povera  menza  ,  ripiena  di  benedizioni ,  e  di  fpiri- 
tuale  abbondanza  .  Vi  dipinfe  nel  fello,  quando  il  Santo  tentato  dallo 
fpirito  carnale  ,  lo  vince  eoa  i  rigori  de!  g-rlo  ,  e  con  l'afprezze  di  que* 
faffi  romiti  ,  ove  fa  penitenza  .  Si  ammira  nel  fettimo  il  frangimento 
del  calice  avvelenato  ,  per  la  benedizzione  fattali  dal  S. Padre  ,  e  vedonfi 
in  qu  fio  azioni  belliffime  di  maraviglia,  e  vi  fon  teli-  fommamente 
efpreflìve  .  Siegue  l'ottavo  quadro  ,  ed  in  quefto  ,  piena  di  molte  figu- 
re , 


Pitture ,  ed  Architetto.  1 3  1 

re,  e  di  cavalli  ,  vedefi  la  (loria  de' Santi  Giovanetti  Placido,   e  Mau- 
ro ,  ammeffi  dal  S.  Padre  all'  ordine  monacale  ,  da  lui  illituito  ,  ed  è  la 
ftoria  arricchita  di  belle  azzioni  a£Taj  proprie  ,  ed  efprimenti  de'fuoi  con- 
cetti.   In  quello  quadro   vi  dipi  ri  fé  Antonio   il  proprio  ritratto  ,  che  in 
piedi  (landò  involto  nel  mantello  ,  (porge  in  fuori    di  eflo    la  mano  col 
guanto  ,  colla  quale  tiene  il  pannello  ,   che  fecondi  l'ufo  di  qua'  tempi, 
1  peli  non  circondano  l'afta  ,   come  fon  ora  ,  ma  efcono  di  mezzo  la  pun- 
ta del  legno  incavato  ,  e  da  q  i  e  II  j  ritratto  ,   ch'è  in  età  virile  più  tofto, 
argomento  ,  che  non  la  fui  morte  (  come  fcri/Tero  lo  Engenio,  ed  il  Ce-      Abbaglio 
lano^    ma    più  tofto    altra   cagione,   impedì  il  compimento  delle  fio- dell'   linge- 
rie di  quello  Chioftro  ,   giacche  egli  lì  morì   molto  vecchio  .    Ne  quella  a'°>  e  Cela* 
cofa  dava  efprefla  in  quel  libro  ,   che   mi  fu  improntato   dall'Archivio"0, 
di  S.  Severino  ,  ove  a  minuto   vi  fon  defcritte  qutfle  pitture  ,  ma  non 
dice  la  cagione, perche  non  furono  da  Antonio  terminate  J   Inoltre  vede- 
fi altro   fuo    ritratto  dipinto  nella  fimile  età  in  una  tavola  ,    che    fi  ve- 
deva nella  celebre  Galleria  del  lù  Principe  di  Montefarchio  ,   e  che   ora 
è  in  cafa  delli  eredi  di  cafa  d'Avalos  ,  Principi  di  Troja  ,   nella  qual  ta- 
vola è  dipinta  la  vidta  ,  che  fa  la  nollra  Donna  a  S.  Elifabetta  .  Nel  no- 
no quadro  efprerTe  il  Monaco  impazzito  ,    che  vien   dal  S.  Padre  guari- 
to ,   m  virtù  dell'  orazione  porta  per  lui  alla  B.  Vergine  .   Dipinfe    nel 
decimo,  il  S.  Padre  ,  che  efltndo  a  Monte  Cafino  ,  dimoftra  a'fuoi  Mo- 
naci ,   qualmente  dalla  cima  di  quello  monte  dovea  fcaturire  acqua  foa- 
viflìma  ,    ivi   condotta  dalla  Provvidenza  divina  .   Effiggiò  nelf  unde- 
cimo  quando  il  S.  P.  ricongiunfe  il  ferro  manubrio  ,   che  era  rotto,  con 
la  fua  Santa  Benedizione  ,    e  nel  duodecimo    mirabilmente  vi  efprtfTe  il 
giovanetto  Monaco  S.  Mauro  ,  che  in  virtù   iM  S.  P.  fopra  l'acque  ca« 
mina;  ed  in  quello  vedefi  un  patfe  mirabilmente  dipinto  ,   con  un'ori- 
zonte  sì  vivamente  efprerTo  ,   e  con  l'acqua  ,    come  di  fopra  data  ,  che 
fa  rifleflb  ,  che    non  può  farfi  di  meglio  ,   anche  da'  moderni   Pittori  . 
Nel  quadro  decimoterzo  ,    fi  vede  il  Corvo  ,  che   per   ubidire  al  S.  P. 
afeonde  l'avvelenato  pane  ,  e  nel  quartodecimo  vedefi   il  S.  Padre  ,  che 
predica  a'  Popoli  di  Monte  Cafino  la  verità  del  Vangelo  ,  per   la    quale 
gli  fa  lanciare  l'idolatria   del  falfo  Dio  Apolline,   venendo  alla  fede  del 
nollro  veraciffimo    Redentore  .   11  quadro   quintodecimo  rapprefenta, 
quando  l'invidiofo  Demonio  ,   nel  mentre  il  S.  P.  fabbricava  il  fuo  Mo- 
niftero  di  Monte  Calino  ,  per  impedirne  agli  operar]  l'erezzione  ,  fi  po- 
fe  su  la  gran  pietra  ,   che  que'  dovevano  alzare  ,  e  quella  per  fua  infor- 
nai potenza  fatta  immobile  ,    vien  per  virtù  del  S.  P.  con  la  fola  bene- 
dizione refa  molto  leggiera  ,  per  la  qual  cofa  fi  parte  fuggitivo  il  Demo- 
nio .   Contiene  il  feftodecimo  allorché  il  S.  P.  in  fpirito  penetrò  ,  come  il 
fratello  del  Monaco  ,  nominato  Valentiniano  ,  avea  mangiato   per  via, 
e  con  ciò    avea  al  digiuno  trafgredito ,    (olito    ufarfi  per  fuo  divie- 

R     2  to, 


1 3  2  Vita  di  A ntonio  Solario 

to  ,  a  chiunque  in  quel  luogo  Siero  veniva  .  In  quello  luo^o  ,  ove  pre- 
fentemente  vi  è  lo  1  ritto  quadro  ,  vi  era  anticamente  la  porta  del  Ca- 
pitolo ,  che  fu  fabbricata  ,  p  r  render  le  faccie  uguali  del  fuddetto  Chio- 

...       ,  .,,  ftro  ,  per  le  dipinture  di  quello  famofo  Artefice  della  Pittura;  h  qu  1  co- 
Libro  dell        v  '   r  r  i  t  i         i      r 
Archivio  di  'a  e  notata  nel  libro  poco  dianzi  mentovato  ,  e  del  quale   feci  menzione 
S.Seveiino.  nella  lettera  ,  che  diretta  a  ProfefTori  del  difegno  io  già  fcriffi. 

Ma  per  ritornare  allo  incominciato  racconto  delle  ftoriedel  S.Padre, 
efprefle  dal  noltro  Zìngaro  in  quello  luogo  ,  dico,  che  dipinfe  egli  nel  de- 
cimofettimo  quadro  il  figliuolo  monaco  ,  a  cui  rovinando  il  muro  ,  per 
opera  diabolica  ,  aveali  le  ancor  tenere  olla  (tritolate,  per  la  qual  cofa 
vien  ridituito  alla  pnflina  fanità  dal  S.  P.  p^r  il  mento  delle  lue  effi- 
caciflìme  orazioni.  Contiene  efprefla  la  dei  ima  ottava  Moria  ,  quando 
S.  Benedetto  riprefe  il  finto  Re  ,  lludiero  del  Re  Totila  ,  per  averlo  irt 
fpirito  conofeiuto  per  fervo  ,  e  non  tlltndo  il  Re  ,  così  ave/Te  confentita 
al  Padrone  di  venirgli  ingannevolmente  avanti  gli  occhi  ;  riprendendo 
anche  coloro  ,  che  fingevano  il  regale  accompagnamento  ,  come  parte- 
cipi del  medeiimo  inganno  ;  laonde  accade  ,  che  nella  pittura  del  deci- 
monono  quadro  vedefi  effigiato  il  ReTotila  ,  che  pentito  di  tale  ingan- 
no ,  viene  ad  umiliarli  a' piedi  del  S.  P. ,  avanti  di  cui  proftrato  cerca 
perdono  al  fuo  fallo  ;  avendo  per  l'antecedente  fatto  conofeiuto  la  San- 
tità di  lui  ,  e  vien  dal  medeiimo  accolto  con  fpeciale  amore  ,  e  carità  , 
predicendogli  ,  come  dovea  prender  Roma  ,  e  vivere  ,  e  regnare  dieci 
anni  .  E  quella  ftoria  piena  di  figure  ,  di  cavalli  ,  di  carriaggi ,  e  di 
fanti  ,  che  reca  maraviglia  ,  come  nella  moltitudine  non  fi  confondano 
le  figure  ,  ma  che  ogni  cofa  fia  diftinta  ,  ed  il  tutto  mirab  Imene»  accor- 
dato .  In  quello  Chioftro  folea  venirvi  più  fiate  il  celebre  Marco  da  Sie- 
na ,  per  vedere  così  rare  pitture  ;  Gonciolìacofacchè  di  ciò  ne  rende 
egli  Hello  teltimonianza  nella  lettera  ,  che  egli  fcrive  a  Napoletani  Pit- 
tori ,  ove  quelle  parole  fi  leggono  : 

Cola  Antonio  ,   che  d4 pi  ti  fé  sì  bene  ,   qua>i  to  [i  moderni  Macfìri  ,   e 

dopo  lui  fu  il  famofo  Zingaro  ,  il  quale  [finto   da  amorofa  forza  Pittor 

divenne»  ed  in  vero,  le  Jiejje  figure  di  cojìui  qualora  da  me  vengon  veduti 

mi  febran  vive  ,  é*c    Fin  qui  il  dotto  Pittore  ;  foggiunguido  a  favore 

de'  Donzelli  altre  fue  laudi  . 

Errore  del  *'  Cavalier  Maflìmo  Stanziasi  ,  fcrivendo  le  fue  notizie  ,  di/Te: 

Ovalier     crie  m  a'  tempo  della  Reina  Giovanna  prima  ,  argomentandolo  dall'aver 

M.:/fimo,ov-  veduto   il  ritratto   di  lei  dipinto   dalle  fue  mani  ,   e   perciò  fcrilTe  ,  che 

vero    abba-  avea  ferv)ta  la  fuddetta  Rema  ;   la  qual  cofa    erroneamente  egli  fcrifle  » 

g  io    per       (1;, pojche  l'averne  il  Zingaro  dipinto   il  ritratto  di  quella  ,  non   lo  colli* 
nomi  delle-/       rr      r  >      r  rr    r  i  ■•      i»         i  ■  r 

due  Reine-»  tuilce  fuo  pittore  ,  e  cne  tulle  fatto  in  quel  t.mpo  ;  perciocché  molti  fo- 

Giovanne.     no  que' Pittori  ,  che   i  ritratti  degli   antepafTati    dipingono,  e  maiììme 
quelli  de'  Principi  .  Anche  Tiziano  dipinfe  i  dodici  Cefari,  che  tante  cen- 
tinaia 


Pittore ,  ed  Architetto.  1 3  3 

tinaia  di  anni  prima  di  lui  erano  (lui    al  mondo  ;  Che  pero  dico  >  che 
ir/.noaro  nacque  ,  o  quell'  anno  in  cui  morì  la  fuddetta  Reina  ,  ovve- 
ro negli  ultimi,che  ella  vifle, laonde  non  potè  mai  fervirla,  ne  di  Ferrajo, 
neda  Pittore,erTendo'egli  in  qael  tempo  picciolo,o  appena  nato;Per  la  quat 
cof  1  ,  credo  che  l'abbaglio  lia  prefo  circa   i  nomi  delle  due  Reme  ;  con- 
ciolìacof teche  ,  chiara  prova  ne  dia  egli  il  Cav.  Mallìmo  ,  col  dire,  chs 
fu  in  tempo  di  quella  ,   e  del  Re  Alfonfo  ;   fé  pur   non  vuole   in  qu.flia 
chiuder  forfè  tutto   lo  fpazio   della   vita    del  Zingaro  ;  cioè  dilla  na- 
feita  alla  fua  morte  ,  che  facce-detti  in  tempo  del  Re  Ai  tonfo  prim~,  che 
poco  dopo   lui  venne   ancor*  egli   quello  gran  Re   a  mancare,  cioè   nel 
145-8. ,  a  27.  Giugno  dopo  23.  anni  della  morte  della  Rema  Giovanna    Re  Alfonfo 
feconda,  che  morì  nel  143  f.  Ma  acciocché   meglio  comprendali  il  fen- d'   Aragona 
timento  di  lui  ,  veggafi    da  ciocche   ne  fc riffe  in  teilimonianza   del  va-      l,10i'1  IK'' 
lore  di  un  tanto  Artefice  ,  tuttoché  dalle  notizie  ,   che  poi  lì  porteranno  J*'   '  z>\ 
di  Gio:Agnolo  Crifmolo, Tederanno  faperate  le  difficoltà  mentovate,men-  te    tj;  q;^. 
treche  Malfimo  fcrifl'ep-r  congetture  aliali  più,,  he  per  certe,  ed  appurate  vannafecon. 
notizie;  le  quali  furon  prima  trovate  dal  Cnfcuolo,  e  da  Marco  da  Siena;  da. 
ma  (empre  ignote  a  Mallìmo  le  di  colloro  notizie  ,  benché  con  diligen- 
za da  lui  cercate  ;  teilimoniando  quello  fuo   deiìderio  ,  in  un  difeorfo, 
che  egli   ne  fenffe  ,  il  quale  nella  fua  vita   a  Dio  piacendo    li  porterà   : 
Ma  in  quello  egli  del  Zingaro  così  ragiona  . 

112,'ngaro  chiamato  Andrea  ,  ovvero  Antonio  Solario  ,  fu  nel  tem~ 
della  Bucina  Giovanna  prima  ,  e   del  Re  Al  fon fo  ,  mentre  io    ho  vi  Ho   la 
detta  Fuegina  da  lui  dipìnta  ,   e  come  ho  intefo   da  chi  sa   le  cofe  del  no- 
fìro  Regno  ,  fi  dice  ,  che  fujje  vajjallo  ,   e  della  Provincia  detta  Bafilica-    .  Abbaglio 
ta  ,  benché  non  vi  fi  a  certezza  delia  fua  vera  Patria  ,   ma   che  certo  fu  *"*•    j  1*7-  ~ 
Regnicolo-,  e  che  allora  le  fue  pitture  furono  in  grandi/fimo  prrggio   ap-  ?ai0  f  cóme 
prcjpj  detta  Reina  ,  e  gran  Signori  ,  in  y nel  tempo  ;  e  con  tutta   la  jb-  in     appiedo 
fradstta  antichità  ,  pure  al  giorno  d'oggi  fono  molto  /rimate   le  fue  pit-  lo  dice. 
ture.,  dove   che  fi  vedono   opere  fue  beli  ffime   a  S.  Severino  ,  a   Monte 
Oliveta  ,  a  S.  Pietro  ad  Aram  ,  a  S.  Maria  la  Nova  ,  e   S.  Pietro  ,  ed 
altre  Chiefe  ,  dove  che  ,  lafcefa  di  Croce  ,  chejta   a  S.  Domraico  Mag- 
giore ,  ndla  Cappella   del  CroaJiJJo   di  S.Tomafo  ,  è  opera  celeberrima 
di  lui  ,  e  la  Cappella  di  S.  Vincenzo  Ferreria  ,  in  S.  Pietro  Martire,  do~ 
ve  che  nel  detto  Santo  vi  è  il  juo  proprio  ritratto  ,  perche  fu  poco  avan~ 
ti  del  Zingaro  fudetto  ,   il  quale   ejjenda  ajjai  buon  Pittore  ,  e  Jtimato  , 
mancò  circa  il  timpo  della  Regina  Giovanna  feconda  ,  0  poco  doppn  ,  la- 
nciando Pietre  ,  e  Polito  del  Donzello  fissi  Difcfoli  già  valenti  Pittori. 

Di  già  a  baftanza  ccn  vive  ragioni  di  cronologia   fu  da  noi  prova- 
to ,  che  il  Zingaro  non  mai  potè  lervire  la  Rema  Giovanna  prima  ,  ma 
più  tolto  la  Rema  Margarita  potrebbe  crederli  ;  già  che   fi  vedeva  anco- 
ra ella  col  Re  Ladislao  ,  dipinti  in  un  medtiimo  quadro  ,    nella  Gal- 
leria 


1 3  4       Vita  di  Antonio  Solario 

lerh,  che  fu  di  D.  Andrea  d'Avalos  Principe  di  Monttfarchio  ,  Genera- 
le p.ù  volte  delle  Gal. e  di  Napoli  già  mentovato  ,  fé  pure  non  dipinfe 
egli  il  Z  ngaro  quelìi  ritratti  a  memoria  per  compiacere  la  Reina  Gio- 
vanna feconda  ,  che  forfè  volle  in  pittura  l'effiggie  di  fua  madre  ,  e  di 
fno  fratello  ;  Dietro  i  quali  ritratti  vi  era  fcritto  ;  li  Z.ngaro  fece  ,  e 
Rex  L.d.slaus  ,  e  Margarita  Mater  ,  nella  qual  Galleria  vi  era  ancora 
la  tavola  dianzi  detta  della  Vifitazicne  della  E.  V.  ,  ma  per  render  vie 
più  piana  a'  leggitori  ogni  difficoltà  ,  circa  il  tempo  ,  che  viffe  il  Zin- 
garo i  e  quai  Re  fervifle  tii  pitture  ;  egli  è  d'uopo  alcuna  cofa  di  noftra 
ftoria  qui  riportare,  per  la  cronologia  di  que'  tempi . 
Succeflione  Succeduta   la  morte  di  Ladislao  nel  1414.  ,  fucceiTe   ai  Regno  di 

ci  Giovanna  Napoli  per  retaggio  Giovanna  feconda  ,  di  lu  forella  ;  giacche  non  ri- 
leconda  a  m  r  0  ^j^  ftlr„e  Reaje  j,  Anp,iò  in  Napoli  ,  fé  non  che  un  biliardo  di 
Napoli  nel  Ladislao  ,  nominato  Rinaldo,  procreato  in  Gaeta  da  una  fua  Concu- 
1414.  b;ua,  che  poi  mori  a  Foggia  ,   Città  delia  Puglia  ,  ove  nella   Chiefa 

miqgiore  fi  Vide  il  fuo  fepolcro  ,  nella  Cappella  appunto,  ove  prima 
fu  fepeliito  Car^o  ,  primo  ceppo  della  Cafa  di  Angio  ,  laonde  Giovanna 
Vedova  del  Duca  d'Auftria  fu  da'  Popoli  Napoletani  gridata  Reina  ;  ef- 
fondo due  anni  innanzi  della  morte  di  Ladislao  mancata  la  Reina  Mar- 
garita all'acqua  della  mela,  Cafale  di  S.  Severino  ,  come  dal  fuo  fepolcro 
er.tto-'li  dal  Re  fuo  figlio  nella  Chiefa  Salernitana  j  del  quale  già  fi  fece 
parola  nella  Vita  di  Andrea  Ciccione  .  All'unta  dunque  la  Reina  Gio- 
vanna feconda  fui  Trono  Napoletano  ,  per  compiacere  a  replicate,  e 
giuftifiìme  iftanze  de' fuoi  popoli  ,  pafsò  alle  feconde  nozze  con  Giaco- 
Seconde-j  mo  della  Marcia  ,  de'  Reali  di  Francia  ,  il  quale  per  opera  de'  Napo- 
nozze  «11G10  jetanj  Baroni  f  che  vollero  rimettere  in  libertà  la  Reina  ,   da  lui  tenuta 

con  a         neo^io  ,  che  in  ftretto  carcere  ,   fu  corretto  timorofo  partir   di  Napoli» 
toiiit  tjia-  t  iri}      '  .  ..    .     _     ,     ,         ,  ,.         ■         r,  ,       r. 

corro    della  ed  in  Francia  cambio  la  Real  Clamide  m  abito  Monacale  ,  e   la  celata 

Marcia.         jn  cocolla  .  Quello  appunto  a  mio  parere  è  quel  Re   di  cui  parla  il  Cri- 
fcuolo  ,   poi. he  benjflimo  accorda  con  la  cronologia  di  que'  tempi,  ne' 
quali   il  Zingaro    fu  littore  ,  e  fu   de*  Regi  di  Napoli  ,  concofiacofache 
non  poteva  in  conto  veruno  effere  Al fonlo  primo  ,   il  quale    fu  adettata 
da  Giovanna  dopo  più  anni  fcorlì  delle  feconde  nozze,  cioè,  allora  quan- 
do vedendoli  fola  ,  e  fenza  figliuoli  ,   anzi  fenza  fperanza  di  averne,  con 
Ambafciaria  di  Malizia  Carraia   chiamò  quel  Realla  fuccdlìone  del  Re- 
Re  Alfonfo  ono  ,  che  fu  circa  il  1421.,  che  però  dico  ,  che  eflèndo  Giacomo  allo- 
adotuto  uà  ^  ^  ^  ^^  j,  2,ngaro  fatto  Pittore  ,  di  poco  tempo   fpofato  ,  e  per- 
f  "i'n  no- ciò  pacificamente  vivendoti  con  la  fpofa  ,   non  effendo  inforte  ancora  le 
me  dellaRei  turbolenze  ,   per  gli  avvifi  de'  fuoi  Franceii  ,  che  turbarono  la  fua,  e  la 
na  Gio:   ;e-_ujete  de'  p.-poli  per  la  prigionia  di  Giovanna  ,  potè  beniffìmo,  con  fuo 
•0^'ia•  cufto  ,   effere  a  parte  de'  fponfali  nel  Zingaro  ,  ed  effer  dipinto  da  lui  » 

come  lo  fu  in  appreffo  il  Re  AHonfo  ;  che  dopo  Cola  Antonio  in  fommo 

pre- 


Pittore,  ed  Architetto.  135- 

pregio  lo  tenne  ,   infinche  vide  Antonio  ;  dal  quale   fi  dice  ,  che   volfe 
efler  dipinto  anche  nella  tavola  ,  che  aveaii  mandata   a  donare  Giovan-pavola    di 
da  Bruggia  ,  con  f irvi  ritrarre  Ferdinando  primo  Tuo  figliuolo,  con  altri    G''o:  dajj 
famigliari  di  Corti-  j  come  veramente  pare  in  detta  tavola  eflervi  dipin-  Bruggìa  di- 
ti i  fudetti  ritratti   con  figure    rifatte   di  mani  ra  del  Zingaro,  che  non  P,in*j>  anche 
,.  _.  -in  •  vl  j-  1   •         j  »  r»  1 1  -    m  Napoli 

era  propria  di  Giovanni  da  Bruggia  ,  ma  si  bene  di  lui  ,  e  de  Donzelli  nQ,  ^^ 

fuoi  Diirepoli  j  de'quali  vi  è  chi  dice  ,  efler  fatti  i  fudetti  ritratti ,  e  le 
acconciature  per  ordine  di  Ferdinando,  e  non  di  Aìfonfo;  la  qual  co- 
fa  lafcio  al  giudizio  de'puì  periti  delle  noftre  A'"ti,paflando  a  far  parola  di 
ciò,  che  ne  feri/Te  il  Notajo  Pittore  ,  a  cagion  di  che  ho  ftimato  nectfl?.- 
ria  quella  digreffione  in  quello  luogo,  per  render  facile  a5  leggitori  il  kio 
fcritto  per  intelligenza  del  tutto  ,  rammentando  prima  ,  di  riportar 
fue  notizie  quello  ,  che  fcriiTero  i  nollri  più  gravi  Autori  de'  Re  di  Na- 
poli ,  come  furono  il  Collanzo  ,  ed  il  Summonte  ,  per  autorizzare  co1 
loro  detti  la  veridica  penna  del  Grifcuolo  ,  che  cosi  fcriife  dopo  regi- 
mate le  memorie  di  Gola  Antonio  del  Fiore  . 

Ora  ilUngaro per  amore  della  fua  figlia  (  Intende  la  figliuola  di 
Cola  Antonio  fudetto  )  come  fi  racconta  ,  perche  il  l'aire  li  difie  ,  che 
fé  diventava  Pittore  -,  come  lui  ■,  ce  l'avaria  data  ;  Il  Zingaro  che  se 
chiamo  ancora  Antonio  ,  andò  finora  a  trovare  un  bravo  Pittore  ■>  cbia- 
vtato  Pippo  ,  oLippo  a  Bologna  ,  per  quello  che  fé  dice  ,  e  Jìando  afiu- 
diare  con  lui ,  lo  quale  a  prima  non  lo  voleva  imparare  ,  perche  lo  ve*. 
deva  giovane  grande  di  più  di  2  6.  anni ,  tanto  pregò  lo  2  ngaro  il  Pitto- 
re ,  che  Jìudiando  ,  come  diceva  ,  diventò  maglio  del  fuo  maellro  ,  che 
lo  vantava  all'  altri  ,  e  a  li  fcolari  ,  e  fece  bone  cofe  con  lui  ,  e  partito]  e 
da  lui  ,  jentendo  che  ci  era  un  bravo  Pittore  a  Fiorenza  ,  ci  andò  >  # 
ancora  riufet  -meglio  di  quejlo  ,  e  di  altri  ,  dipingendo  a  Venezia  ,  e  a 
l{pma  ,  dove  poi  rivenuto  a  Napoli  ,  fu  prefentato  al  Re  ,  ed  alla  Regi- 
na Giovanna  ,  da  un  favorito  ,  alla  quale  come  a  Vafiallo  le  dijfe  tutto 
quello  che  aveva  fatto  ,  ne  ejja  lo  riconofeeva  ,  cjjendo  venuto  in  altro 
modo  i  ma  venendole  a  mente  la  promejja  di  Cola  Antonio  ,  fi  fi  cero  ri" 
trattare  da  lui  ;  come  aveva  fatto  lo  favorito  ,  e  mojìrato  quelle  pittu- 
re  de*  ritratti  a  Cola  Antonio  ,  con  una  bella  Ma  Ionia  ■,  Con  hAli  Angio- 
letti  ,  che  l'aveva  portata  a.  donare  >  il  detto  Colantonio  se  ne  mar  avi' 
gliai  di  cos't  belle  pitture  ,  e  doppo  molti  difcorjì  di  chi  fiujfe  mai  ,  che 
l'avefie  fatte  i  difie  la  Regina  ,  ed  il  Re,  se  lui  darla  la  figli  a  a  chi  face- 
va quelle  belle  pitture  ,  più  che  a  quello  "Zingaro  ,  e  contentandofi  cjjo, 
dicendo  che  s)  ,  fecero  ufeire  lo  nuovo  Pittore  ,  che  aveva  intefo  lo  tutto* 
da  che  refib  tanto  maravigliato  Colantonio  ,  vedendo  chi  aveva  fatte 
quelite  pitture  bellijfime  >  con  che  ,  le  diede  la  figlia  ,  e  facendo  lo  fpon- 
jalizio  quelli  Signori  ,  ejjo  difie  ■  che  fpofava  la  figlia  a  la  virtù  di  An- 
tonio ,  non  alla  nafeita  de  lo  Zingari  >  Ma  la  Rjgina  volse  che  cos'i  sera 

pìtm 


1 3  6         Vita  di  Antonio  Solario 

prefjje  chiamato;  e  così  H2:ngaro  per  mzzo  di  tante  fatiche  ebbe 
l'amata  Donna  ,  per  amore  d.'  la  quale  era  diventato  littore  ;  e  poi  fu 
anco  Vittore  molto  l'.imato  della  Regina  /ridetta  ,  coite  anco  de  lo  %e  Al- 
fa n fo  ,  dove  che  allora  fi  cantava  a  tutti  lo  cafo  fucccejjb  dello  amore  j 
con  che  era  beato  quello  Signore  che  poj/edeva  un  fio  quadro  ,  pagando/i 
le  [ne  pitture  gran  denari  ,  e  la  fama  delle  fue  beile  pitture  dette,  e  bel- 
le  Madonne  ,  andò  per  tutto  il  Mondo  ,  anco  da  primo  ,  facendo  molti 
quadri,  ajjai  J.imati  ,  e  dipi nf  per  li  Monaci  negri  di  S.  Benedetto  in 
S.Severino  ,  un  Chio/iro pareggiatore  ,  e  anco  dentro  la  Chi e/a  ,  ed  an- 
co ahi  Monaci  bianchi  a  Monte  Qiiveto  ,  che  fon  Co/e  ajjai  buone  ,  e  anca 
alla  Chiefa  detta  vi  è  un  fuo  quadro  ,  come  a  S.  Domenico  ,  con  altre 
pitture  ,  a  S.  Chiara  ,  a  ò.  Lorenzo  ,  a  S.  Maria  la  Nova  ,  a  S.  Maria 
a  Chiazza  ,  tutta  una  Cappella  ,  dove  era  lo  Crocifijjo  di  Pietro  de  Ste- 
fano ,  e  a  S.  Giovatine  a  Carbonara  un  altra  Cappella  ,  e  la  Chiefa  di  S. 
f  ahi  ano  ■>  S.  Afprimo  ,  la  Collegiata  ,  a  S.  Martino  ,  a  S.  Ermo  ,  e  af- 
fai onorato  Vecchio  ,  ricco  di  fi gli ,  avuti  dalla  cara  moglie  ,  a  chi  la- 
/ciò  riccha  di  danaro,  e  di  robba  ,  mor)  circa  ilmillefimo  del  145T. 

Notar  Crifconius. 
Molte  dell'opere  notate  da  Gio:  Angelo  Crifcuclo  ,  da  noi  più  non 
fi  veggono  ,  per  elTer  fatte  in  frefeo,  e  modernate  le  Chiefe  con  le  Cap- 
pelle ,  come  h  è  detto»  Così  ancora  è  accaduto  ad  alcune  fue  tavole  , 
delle  quali  facendone  diligenza  per  le  Chiefe  mentovate  ,  non  ho  potuto 
riuvenire  ove  fuiTero  trafportate  ;  cioè  di  quelle  di  S.  Gio;  maggiore, che 
chiama  la  Collcgiata,di  quelle  di  S.  Fabiano  ,  di  S.  Afpreno  ,  e  di  altre; 
Veggendofi  folamente  le  già  notate  pitture  ,  che  belliffime  a  maraviglia 
in  lin'oggi  confervanfi  ,  e  che  fono  le  più  rimarchevoli,coine  fon  quelle: 
della  calata  dalla  Crocè  in  S.  Domenico  ,  del  Noviziato  di  Monte  Olive- 
ro ,  del  Sk Vincenzo  Ferrerio  ,  le  pitture  alla  Chiefa  del  Succorpo 
di  S.  Severino  ,  della  B.  V.  nella  Chiefa  di  fopra  ,  come  anche  dell' Ar- 
canpelo  Rafaello  ,  ed  altre  tavole  che  fono  per  lo  Moniftero  ,  e  le  pittu* 
re  memorabili  del  Chioftro  mtntovr-.to  ,  e  1'  altre  già  dinanzi  defentte  ; 
Per  lo  Real  Convento  di  S.  Maria  la  Nuova  fi  veggono  altre  opere  fue, 
che  in  genere  loro  fono  belliffime  ,  maffimamente  alcune  Madonne,con 
i  loro  Bambini  ,  dipinte  con  fomma  diligenza  ,  e  per  lo  più  in  Campo 
d'oro,  accordandole  così  in  que' tempi  con  lavori  di  p';ù  maniere  di» 
pinti  fopra  quel  Campo  ,  per  ornamento  :  e  vaghezza,  fecondo  1' ufo 
di  allora  ;  e  tutto  che  Cola  Antonio  del  Fiore  ave/Te  cominciato  a  di- 
("cacciar  queft'ufanza  del  dipingere  in  Campo  d'oro  ,  per  far  pompa  della 
morbidezza  de'  colori  da  lui  cosi  ben  ritrovata  ,  acciocché  focihio  non 
andafie  in  que'  dorati  lavori  vagando  ,  ad  ogni  modo  il  Zingaro  volle 
ancora  untarli  ,  per  ricchezza  di  alcune  immagini  di  noftra  Donna  ,  eh* 
«gli  dipinfe  ,  avendo  ancor  lui  ,  come  il  Suocero  ,  voluto  dimoiare  al 

Mondo 


Pittore ,  ed  Architettò.  1 3  7 

Mondo  l'accordo  de'  (uoi  colori  ,  nell'unità  ,  e  copiosità  delie  llcrie  > 
ove  accordando  i  campi  col  vero  ,  appena  vi  hfciò  l'  ufo  delle  Diademe 
dotate,  per  vcncrazion  di  que'  Santi  ,  chi  elle  rappretentavano  ,  ban- 
che in  molte  altre  pitture  non  volle  ufarle  .  Ma  è  tempo  ormai  di  veni- 
re al  racconto  delle  opere,  eh'  egli  fece,  e  che  di  lui  fi  veggono  ,  e  ptrb 
dico  ,  che  cominciò  con  Pietro,  e  Polito  del  Donzello  1'  opera  di  Poggio 
Reale  per  lo  Re  A  Ifonfo  primo  ,  ma  fattovi  alcune  figure,  la  lafciò 
tutta  a  quefli  fuoi  amati  ,  e  fufficimti  Difcepoli  J  per  tali  avendoli  ap- 
provati al  mentovato  Re  ;  come  accennò  Marco  da  Si^na  nel  fuo  d.fcor- 
L  ,  ove  difle  :  che  ajutorono  il  Maeltro  nell'  Opera  di  Poggio  Reale  ;  e 
veramente  per  rifpondere  a  i  te  mpi  ,  pare  che  al  Zingaro  ,  come  a 
capo  ,  fnfle  commeffa  l'opera  ,  e  poi  da  quelli  eftguita  . 

Delle  pitture  ,  che  in  varj  luoghi  d'  Italia  egli  dipinfe  ,  e  per  mol-  Varie   pie- 
ti  Principi  ,  e  Perfonaggi  in  que'  tempi, non  ho  potuto  avere   certa  noti-  ture     del 
zia,  (e  nonché  nelle  Gallerie  di  varj  Principi  efteri  fi   ritrovano  opere  2,n£aro. 
fue,  per  ornamento  di  quelle  ,  e  per   compimento»  del  numero  de' più 
virtuoli  Pittori  memorabili    di  que' Secoli  ;  come  nelle   raccolte  delle 
Gallerie  de'  noftri  Principi  Napoletani  fé  ne  vedono  delle  belliflìme  ,   ed 
jnfpeciein  qu;  Ila  del  Signor  Principe  di  Tarfia  Spinelli   vi  è  una  tavola 
circa  tre  palmi  ,  di  mezze  figure  ,  ove  è  dipinta  la  B.  V.  col  Bambino 
affai  graziofo  ,  ed  un  Angioletto  da  un  lato  ,  e  dall'altro  un  Santo  Bene- 
dettino ;  Cos'i  parimente  vi  fon  due  quadretti  ,  affai  ben  dipinti,per  tra- 
ve rfo  ,  ed  in  uno  vi  è  la  Storia  di  Erodiade  ,  con  la  tetta  di  S.Gio:  Ba- 
ùtta ,  portata  innanzi  la  menza  del  Re  Erode  ,  e  nell'altro  fi  vede  S.Gi- 
rolamo da  Cardinale  ,  levare  la  fpina  al  Leone  ,  con  altri  Santi  ,  e  fi» 
gurette  affai  belle  .  Così  nella  Galleria  de'  Principi  della  Rocca   Perdi- 
fumo  vi  è  la  medefima  Midonnim  ,  che  dal  Zingaro  fu  portata  in  dono 
alla  Reina  Giovanna  ,  con  altre  fue  pitture  ;  Jn  quella  del  Duca  della 
Torre  Filomarino  ,  ove  fra  l'altre  infigne  pittare  vi  fi  ammira   quelli 
celebre,  ed  inarriv?.b,le  delle    tre  Marie  di  Annibal  Caracci  ,    vi  fono 
di  Antonio  alcune  picciole  tavolette  con  iftorie  di  S.  Gio:  Butifta,  ed  al- 
tresì una  mezza  figura  di  una  S.  Vergine    molto  bella  ,  e   nelle   altre  di 
v.irj  Perfonaggi  ,  vi  fono  opere  fue  ,  e  ritratti ,  oitr:j  de'  mentovati  del- 
la Galleria  del  Principe  di  Montefarchio  .  Così  nelle  Cafe  di  varj  parti- 
colari ,  amatori  delle  antiche  pitture  ,  ancor  fi   veggono  molte    opre 
fue,  e  nella  raccolta    de' dilegui   de' primi   Pitt  ri,  che    ultimamente 
avea  unita  D.  Gafpar  d'  Hiro  ,  Marchefe  del  Carpio  ,  e  Viceré   di  Na-  D.    Gallar 
poli  ,   fi  pregiava  averne  ben  dodici  di  mino  del  Zingaro  ne'  libri  fuoi.  °  ^3i".^1' 
Cesi  nella  famofa  raccolta  del  P.  Reità  ,  della  Congregazione  dell'  Ora-  c".  ''|Na' 
t  rio  in  Roma  ,  mi  viene  accertato   da  ProfefTor    di  Pittura  ,  che  1'  ha  rileccante 
veduto  ,  che  ve  n'erano  acquarellati  di   nero  ,  e    roffo    belliifimi  ,  af-  di  Pùutra  . 
fermandomi  ancora  il  fudùetto  ProfefTore  ,  che  altri  ne  polTedeva  il  ri- 

S  no- 


1 3  8         Vita  di  Antonio  Solario 

nomato  ,  ed  erudito  Gio:  Pietro  Bellori  ,  nelP  Ahm  Città  di  R  orni, fra 
fuoi  fcelti  difegni  ,  che  poi  1' ebb  :  in  un  con  gli  altri  il  celebre  Cirio 
Maratta;  e  nel  nofiro  libro  de'  difegni  de' valenti  M;e(tri,  li  veg- 
giono  due  m.'vze  figure  a  penna  ,  difegnate  di  fha  mano  ,  le  quali 
molto  ving  no  filmate  da'  Profeffori  ,  e  da'  dilettanti  ,  per  edèr 
p.irto  di  sì  pregiato  Maeftio.  e  rare  memorie  della  veneranda  an* 
tienici  . 

Or  qui  non  pollo  a  meno  di  non  maravigliarmi  del  come  un  Arte» 
fice  così  noto  ,  per  lo  nome  ,  é  pt  r  1'  opere  ,  fia  fiato  trafcur.to  da  tut- 
II  Vfrri  ti  quei  ,  che  fcnilèro  di  Pittura  ,  e  prima  da  Giorgio  Vafari  ,  che  cer» 
non  k.<L_»  tarmnte  dovttt  vederne  1'  òpere  ,  (e  non  altrove  ,  almeno  qui  in  Na- 
nnini meii-  p0|i  t  0Ve  quelle  del  Chioftro  di  S.  Severino  ,  del  Noviziato  di  Monte  q* 
Zingaro''  'lVet0  »  ( ove  ''  Vafari  più  opere  dipmfe  )  la  tavola  di  S.  Domenico,  del 
con 'torto'  depoiìto  dalla  Croce  ,  e  quella  del  S.  Vincenzo  Ferrerio  in  S, Pietro  Mar- 
delia  Virtù  tire  ,  col  S.  Francefoo  in  S.  Lorenzo  ponno  ftare  beniffimo  al  con- 
dì quello  fronto  di  qualunque  famofo  Pittore  di  que'  tempi  ;  Non  dico  già  de' 
to  5"  molti  da  lui  deferitti  ,   i  quali   non   meritavano  i  tanti    onori,  che  già 

mofQ  ^  '  a*  egli  li  fece  ,  come  dille  Marco  da  Siena  ,  ma  parlo  de'  migliori  ,  a  cui 
il  Zingaro  non  era  inferiore;  perche  dunque  nonne  fece  parola  ,  e 
per  qua!  cagione  non  gli  refe  l'onor  dovuto  ,  facendo  giuftizia  alla  vir- 
tù di  lui  ?  Che  però  moflo  da  quello  giuftiffìmo  motivo  il  Cavalur  Maf- 
fimo  Stanzioni  ,  ferine  nelle  lue  note  le  fegu_nti  parole  contro  elfo 
Giorgio:  £  perchè  del  Zi riparo]  detto  non  ha  fatto  parola  ,  quando  era 
meglio  di  tanti  fcritti  Vittori  dì  quel  tempo  ,  e  cos)  delti  Architetti-,  e 
e  delli  Scultori  di  allora  &-c.  Ma  io  per  me  non  so  firnealtro  argomen- 
to »  fé  non  ,  che  1'  eflere  il  nottro  Zingaro  del  Regno  di  Napoli  ,  fu  ba- 
llante motivo  a  firlo  incorrere  nella  forte  degli  altri  antepaffiti  Maefirij 
fé  pure  non  vogliam  dire  ,  che  il  V  ilari  per  la  fcritta  fila  paifione  volle 
le  altrui  glorie  celare  ,  per  dare  alla  lua  Fiorenza  ,  ed  a*  iuoi  Tofcanl 
ogni  vanto  .  Così  con  Giorgio  non  ne  fecero  ne  meli  parola  altri  Scritto- 
ri dell'arte  del  difegno  ,  ed  antichi,  e  moderni.  Ma  quello,  che  più 
maraviglia  mi  accrefee,  lì  è  ,  the  da  molti  è  nominato  ,  ma  da  ninno  de- 
Abbagllo  fCritt0  •  Che  più  ?  IIP.  Orlando  nel  fuo  Abcedano  Pittorico  ,  in  cui 
del  P.  Or-  nomina  tutti  i  Pittori  dell'  Univerfo  ,  Cita  (  ingannandoli  però  /  il  Zin- 
landi  .  oaro  per  Maeftro  di  Andrea  Sabbatino  da  ^Salerno  ,  che  fu  tanto  dopoi  , 
e  non  ne  fa  la  memoria  a  parte;  che  fé  bene  poterle  feufarfi  ,  con  dir 
forfè  ,  che  n.una  notizia  da'  libri  egli  ne  avea  ;  come  da  quei  del  Vafa- 
ri ,  che  fono  il  fonte  ,  e  l'origine  di  tante  belle  fatiche  ;  ad  ogni  modo 
però  ,  potea  b.-n  dire  :  Che  coftui  era  fiato  Pittore  famofo  ,  e  che  vifTe 
circa  il  tal  tempo  fec.  Perciocché,  come  n'  ebbero  le  notiz.e  il  Cri- 
fcuolo  ,  e  Marco  da  Siena  ,  col  Cavalier  Malli  no  ,  così  p  teano  aver- 
le gli  altri  ancora  ,  e  tanto  più  che  lo  fcritto  amore  del  Zingaro  ,  per 

cui 


Pittore,  ed  Architetto.         139 

cui  divenne  Pittore  ,  è  cofa  orimi  di  volontà  ,  quali  per  le  bocche  di  tut- 
ti ;  Con  clii  fé  rob  poteano  (caverne  le  notizie  piene  ,  e  diftinte  ,  al- 
meno poteano  farne  una  buzza  ,  come  lo  Icntto  MaUìino  già  fece  »  il 
quale  Icrnl'e  quello  ,  che  ns  fé  n  ti  va  dire  ,  come  da  noi  fu  portato  ;  ed 
in  fommi  ogni  coli  ,  che  fé  ne  luffe  f.  ritto, l'aria  fiata  biffante  a  cancel- 
lare la  malignità  ,  tacendo  di  quell'Art  lice  minzione  onorata  . 

Ma  già  che  ,  forfè  per  fupreini  gnzia  ,  fu  quell' onor  desinato  al- 
la debolezza  della  mia  penna  ,  egli  è  dovere  ,  che  munì  cofa  traforan- 
do, aneli.-  a  colla  di  qu  illivoglia  fatica  ,  od. faggio,  fi  faccia  chiaro  al 
prioada  il  merito  di  qu.fto  Art  fice ,  ed  in  quii  fupremo  grado  fu 
Canuto  ;  conaoifìacofuhe  ,  non  folo  da'  naturali  Regnanti  fu  egli 
ben  veduto  ,  e  carezzato  ,  mi  anco  da  un  Pontefice  Romano  fu 
chiamato  in  Roma  a  dipingere  in  una  Chiefa  ,  che  fecondo  il  Cnfcuolo, 
fu  in  S.  Maria  Maggiore  ,  die  in  quel  tempo  era  (lata  riedificata  da  Papa 
Eugenio  IV.  ,  ovver  Nicola  V.  ,  il  qual  Papa  udita  la  fama  dd  Zinga- 
ro ,  lo  chiamò  in  Roma  a  dipingere  una  Cappella  ,  e  la  Tribuna  di  det- 
ta Chiefa, «tei le  quali  pitture  non  fé  ne  trova  velliggio  ,  per  efTerfi  dopo 
modernata  la  Chiefa  ;  come  altresì  di  altre  pitture  ivi  ratte  non  fé  ne 
hanno  altri  rilcontri  ,  fé  non  che  quelli  ne  fcriffe  il  citato  Agnolo  Cri- 
fcuolo  ,  e  he  per  finire  il  rapporto  di  quinto  difle  del  Z:r.garo,quì  fi  tra- 
fcrive  ciocche  di  Ini  foggiunfe  . 

£'  da  faperfi  ancora  ,  come  ho  trevaeo  notizie  ,  che  il  predato  An- 
tonio Solario  1  detto  il  Zingaro  ,  fia  della  Terra  di  Civita  ,  vicino  Chie- 
ti  »  ed  emendo  cos/famofo  Pittore  ,  la  fama  fua  pervenne  all'  orec  chie  , 
0  de  Eugenio  Papa  ,  o  de  Nicola  V.  Papa  ,  il  quale  avendo  reedtficato  in 
Bgma  una  f amo  fa  Chie  fra  ,  che  fé  dice  ejjsre  S.  Miriti  Maggiore  ,  over» 
avendola  rijiawata  ,  chiamò  il  Zingaro  a  Hpma  ,  dove  ricevuto  eoa 
molto  onore  ,  dipìrife  in  detta  Chiefìa  la  Tribuna  ,  e  certe  cofe  a  una 
Cipptlla  «  e  anco  fé  dice  ,  che  dipinfe  una  Cappella  dentro  S.  Pietro  ,  e 
molto  bene  riconofeiuto  tfeCe  altre  cofe  ad  altre  nobili  Per  foriere  tornò  a 
Nippli  con  premio,?  benedizione  del  fudetto  Papa  .      Hitar  Crifconim' 

Dicefi  però  da  alcuni  ,  che  ncn  riedificorono  la  mentovata  Chiefa 
di  S.  Maria  Maggiore  ,  ne  Eugenio  IV. ,  ne  Nicola  V.  Pontefici  ,  ma 
che  si  b.ne  fu  fitta  da  Eugenio  molta  fabbrica  nel  Palaggio  del  Lutera- 
no,  come  ancora  in  S.  Pietro  ,  ed  egli  dine  ordine  ,  al  riferir  del  Pla- 
tina ,  che  tufferò  fin. te  tutte  le  pitture  già  fatte  cominciare  da  Marti- 
no quinto  nella  Chiefa  di  S.  Giovanni  Laterano  ,  e  ne  fece  fi  re  dell'al- 
tre anche  in  S.  Pietro  ,  nel  Palaggio  Vaticano  ,  laonde  credo  affai  ferma- 
mente ,  che  quello  Pontefice  lo  chiamali;  in  Roma  ,  tanto  più  ,  che  fu 
amico  del  Re  Alfonfo  Primo  di  Aragona  ,  già  coronato  del  Reame  di 
Napoli  ,  come  fi  ha  dal  Platina  mentovato  ,  e  dalli  noftri  Storici  Autori: 
Altri  dicono  ,  che  anche  Papa  Nicola  Quinto  fece  molte  magnifiche  fab- 

S     2  briche 


i  Ao  Vita  di  Antonio  Solario 

briche  vicino  S.  Maria  Maggiore  ,  fecondo  afferma  il  medefiino  Platina, 
Panvinìo.  col  Panvinio  ,  e  confeguentemente  alcuna  cofa  riftaurò  ,  ovvero  abbellì 
nella  Chiefa  mentovata  ;  Ma  comunque  ella  la  bifogna  foffe  avvenuta  , 
egli  è  certo  ,  che  il  Zingaro  dipinfe  due  volte  in  Roma  ,  e  quell'ultima 
vi  andò  chiamato  da  un  de'  fuddetti  Pontefici  ,  giacche  veggonfi  alcune 
figure  da  lui  dipinte  ancora  nella  Libraria  Vaticana ,  e  nel  Succorpo 
della  Vaticana  Bafilica  ,  le  quali  efprimono  le  Virtù  ,  o  le  feienze  ;  oU 
tre  del  e  figure  ,  che  miniò  su  la  Bibbia  Sacra,  la  quale  da  un  Pon- 
tefice fu  poi  donata  a  Cardinale  Olivieto  Carata  i  poffedendone  un  altra 
ancor  dal  Zingaro  figurata  ,  il  Cardinale  Annibale  di  Capoa  ,  la  quale 
egli  lavoro  o  p~r  Arrigo  Minutolo  Cardinale  ,  o  per  Aflorgio  Agnefe  . 
Nella  Libraria  famofìlììma  de'  Signori  Valletta  vi  erano  le  Tragedie  di 
Seneca  fentte  in  carta  pergamena  ,  e  quella  era  eccellentemente  iftoria- 
ta  dal  Zingaro  ,  e  vi  erano  figure  ,  tette,  ed  attitudini  ,  che  non  potea- 
no  tarli  migliori  nel  genere  loro;  e  tutte  quelle  pitture  di  minio  ,  fatte 
con  accuratiilìma  diligenza  avevano  il  campo  uguale  di  finiiììmo  azur* 
io,  oltramarino  ,  con  accompagnamenti  di  architettura  ,  e  profpettive 
affai  bene  intefe  • 

Così  dunque  il  Zingaro  avanzato  d'anni  ,  di  riputazione  ,  e  di  (li- 
ma per  le  fue  bell'opere  ,  appreffo  di  ogn'  uno,  ricco  di   facultà  ,  e  di 
onori  ,  fatto  Vecchio  di  circa  73.  anni  ,  lafciando  di  fue  fatiche  molto 
agiati  i  figliuoli  (  de'  quali  non  fé  n'è  giammai  faputo  alcun  nome  ,  per- 
chè nulla  elfi  fecero  Jcon  fomma  pace  chiufe  gli  occhi  a  quella  vita  mor- 
Su3    morte,  tale  ,  per  aprirgli,  come  fi  fpera  ,  all'eterna  .   Lafciò  eziandio  Difcepoli, 
che  nel  fuo  tempo  medefimo  furono  valenti  Uomini ,  come  furono  1  due 
SuoiDilce-  fratcUi  Jel  Donzello  ,  ed  altri  molti  della  fua  fcuola  ,   fra  quali   fi  con- 
p     '  tano  Agnolillo  Rocca  de  Rame  ,  Buono  de  Buoni  ,  con  Silveftro   il  Fi- 

gliuolo, Simona  Papa  ,  -e  Nicola  di  Vito  ,  il  quale  fu  molto  faceto,  ma 
non  fu  Pittore  di  Mima,  come  di  lui  può  vederli  .  Così  ebbe  eziandio 
altri  Difcepoli  ,  e  lì  dice  ,  che  egli  imparò  a  colorire  1'  Abìte  Antonio 
Bamboccio  ,  aiutandolo  a  dipingere  quella  (lorie  delia  B.  V.  ,  che  fono 
efprefTe  nel  Chioftro  di  S.  Lorenzo  .  Ma  que'  difcepoli  ,  che  gli  fecero 
grande  onore  ,  e  che  tennero  tutta  la  fua  maniera  ,  furono  Pietro,e  Po- 
lito del  Donzello  ,  poco  dianzi  accennati  ,  i  quali  da  lui  furono  amati  te- 
neramente, per  la  loro  fomma  bontà  de'collumi  ,  e  dell'  arte  Pittorica  ; 
come  a  fuo  luogo  ,  fi  farà  di  effi  menzione  onorata  . 

0      ,      ,.  Fu  il  Zmcaro  veramente  affai  dolce   nel  colorito,  e  benché  man- 

bue  laudi, e       -,  i-i,  »        j-  m  .ir 

diletti  eie  il*  ca      alquanto  di  grazia  nelle  mani  ,  e  ne  piedi  ,  e  tal  era    nella  poll- 
ane .}  tura  ,  ovver   buona   moffa    in  alcuna  delle  fue  figure  ,  ad   ogni  modo 
però  ftppe  darli  azione  ,  e  moto  affai  naturale  .  Nelle  Storie  fu  ccpiofo 
inventore  ,  e  trovò  bei  concetti  per  (piegar.  1'  idee  di  que'penfieri,  che 
concepiva,  fituar.do  ne' propri  fiti  le  fue  figure   con  prolpetiche  rego-. 

le  i 


Pittore,  ed  Architetto.      141 

le  ;  intendendo  la  Profpettiva  più  *  che  altri  Pittori  de'  tempi  fuoi  ,   ed 
in  vero  ,  fé  abbiamo  riguardo  a  quell'età  ,  vedremo  chiaramente  ,  co- 
me egli  lì  accolto  più  al  vero  ,  di  qua'unque  Pittore  di  que'  fecoli  (  a  ri- 
ferva folo  di  Cola  Antonio )  e  per  acquiltar  quella  parte  ,  allora   diffici- 
lillìma  ,  copiava  tutto  quello  gli  bifognava  dal  naturale  ,  come   ne  un 
fede  que'  veftimenti  ,  e  cofe  tutte  ,;che  li  tifavano  ne'  tempi  fuoi,e   nel- 
le tefte  fece  tanto  ftudio  ,  che  tutti  fuperò  ;  e  tanto,  cheinlìno   a' no- 
ftri  giorni  fi  ammirano  più  vive  che  dipinte  ;    per  la  qual  cofa  fece  egli 
ritratti  naturalismi  ,  che  nulla  mancano,  sì  nella  fomiglianza  ,  come 
nelle/Ter  b  n  dipinti  ;   laonde  a  gran  ragione  Marco  da  Siena  feri  (Te  di 
lui  quel  bel  vanto  :   ed  in  vero  le  tefte  di  co/cui  ,  qnalora  da  mi  vengo» 
vedute  mi  fimbran  vive  .  I  Paefi  poi  inlìno  a'  fuoi  tempi   non   fi  gran. 
giammai  veduti  così  ameni  dpinti  ,  ne  con  tante  vedute,  quanto  furo- 
no da  lui  efpreffi  j  avendo  forfè  a  quefti  un  genio  fuperiore  ,  conciolsiac- 
chè ,   gli    dipingeva    accompagnati   di  lontani  vaghifsimi  ,   e  di  acque 
maravigliofe  ;  come  nella  deferizzione  del  Chioftro  di  S.  Severino  ,  già 
fé  ne  fece  parola,  ed  ove  pub  il  curiofo  vedere   la   verità  di  quanto  io 
qui  narrai  per  far  palefi  i  preggi  di  Artefice   così  raro  ;  ed  ivi  mirando 
l'opere  Aie  ,  con  la  confiderazion    di  que'  fecoli   ne' quali  tutte   le  cofe 
aveano  la  maniera  de' Goti ,  e  perciò  privi  di  ottimo  gufto  ,   così  d'ifto- 
riare  ,  come  di  colorire  ,   fon  ficuro  ,  che  gli  prefterà  quelle  laudi  ,  che 
dagli  Uomini  virtuofi  ,  e  di  fenno  gli  vengono  compartite  ;   e   le  quali 
da  tutto  il  Mondo  Pittorico  ,    e  dagli  amatori   della  Pittura  ,   giammai 
furon  negate  alla  virtù  di  lui  anziché    a    difpettó  di  coloro  ,  che  non  ne 
fecero  menzione  ,    pure  il  nome  del  Zingaro   ha  rifuonato,  e  rifuo n'era 
fempre  per  le  bocche  di  tutti  i  ProfeUòri  del  difegno  ,   e  degli  amatori 
di  elfo  ;  e  tanto  farà  ballante  per  immortai  memoria  della  fua  maravi- 
gliofa  Virtù . 


fine  della  Vita  di  Antonio  Solario  da  tutti 
Il  Zingaro  nominato. t 


VITA 


I-j.2 

VITA    DELL'    ABATE 

ANTONIO     BAMBOCCIO 
Pittore,  Scultore,  ed  Architetto. 

SOno  le  virtuofe   operazioni    cotanto  piene  di   merito,   che  fogliano 
anche  riportar  "bude  apprtflo  di   coloro  ,  che  folamente   il    grido 
afcoltandone  ,  non  han  giammai  veduta  cos' alcuna  di  elTe  ,  p=r  diretto 
di  lontananza  ;   e  cor.;edutami  per  vera  (  ncom'eiia  è  ver. filma  )  quella 
mia  propcfizione  ,  a  quanto  dunque  lon  tenuti  coicro  ,  (helecp-re   de- 
gli Uomini  virtucfi  fi  godono  ccn'cr  di  prefer.za  ,  e  mafiìuiamente  quel- 
le ,  che  lu.ìro  aila  patria  ,   e  giovamento  a!  mondo  han  recato  ,    per   lo 
d: 'etto  ,  e  per  V  tf.inpio  loro  ;  che  pcr.jò   gratamente  nipciidendo  a* 
b-ntfi-ii  di  elTV  ,  qcr' che    di    grato  animo  fon    forniti,  e  moralmente 
adoperandoli ,  adempirono  a  quanto  i'  Uomo   giufto  è  tenuto  ,  d.:ndo 
le  meritate   laudi  a   colui,    che  con  tante  lab  nofe  fatiche  fé  n' è    rer.- 
duto  degno»  Dove  che  per  io  contrario  operando  ,  fon  degni  di    eterno 
biafimoque'  Scrittori  ,  che  avendo  certa  cognizione  di  ioro  ,  ncn  fanno 
parola  akuna     i  quelli  ,  che  giustamente  mer.tano  una  memoria  etrrna, 
non  che  di  pò. hi  verfi  commemorazione  fi  faccia  ne3  libri  loro  .  Quindi 
è,  che  avendo  io  atìai  ben  ponderato  punto  cesi   importante,   mi    veg- 
gio per  rgni  modo  tenuto  a  far  menz.one  di  alcuni  Artefici  •  che  fé  bene 
Napoletani  non  tenero  ,  ad  ogni  modo  però    VilTerc  ,  e   lavorarono  in 
Napoli  ;  e  fé  bene  aicuni  lunga  dimora  r.on  vi  avellerò  fatta  ,  pure   p.  r 
gratitudine  dille  beii"  opere  lafciateci  ,   te  gii  deve  onerata   memoria  ; 
A  Ciò  ancora  Ip.ngendomi  Telcmpio  datone  dai  celebre  Marco  da  Siena    , 
il  quale  avvenga  che  Sanefe  egli  fone  ,  pure  mo;Ib  da  grat.tudine   delle 
amorevolezze  tifategli  da'  Pittori  Napoletani  ,  aveva  .mprelo    a    narrar 
Je  laudi  de"  tr,p5U,.ti  Artefici  del  d.fe^no  di    noftra    patr.a  ;  che  perciò 
con  efempio sì  grande  ,   Ltb  ancor'  .0   n  ~-   di  alcuni    forafrieri   , 

che  gloriola  mente  in  Napoli ,  e  per  ,0  Regno  cperorono  ,  de'  quaii  prij 
ma  larà  la  Vita    he  fiegne  dell'  Abate  Bamboccio. 

Nacque  Antonio  Bamboccio  nella  Città  di  Piperno  »nelt   anno  in 
Antonio  112- circa  dei  1  ?68.  ,   da  Dom:ri:c  .  :re   ancor  egli,  di  non   medio- 

:  1  Pìpcrno ere  abilità  ,  mentreche  quelli  parlato  i::  Napoli  fu  adeperato  da  Mafuc- 
ca  D.rr,tm-Cj0  ^con^Q  ,  ta  amiti  lavori  di  marmo  ,  che  egli  aveva  imprefo  a  con- 
durre per  varie  opere  ,  che  gli  venivano  ccmmelTe  .  Così  dunque  ve- 
dendoli affai  bene  accomodato  di  lavori ,  fi  fece  condurre  in  Napoli  la 
moglie  ,  ed  il  figliuolo  ,  che  a  Piperno  Ideista  aveva  ;  L  per. he 
coaui  prande   inchinazione  all'  arti  del   difegno  pro&flàva  ,  dopo  che 

l'ebbo 


co 


Pittore,Scultore,ed  A  rchitetto.     1 43 

Febbe  perquilche  tempi  Limito  in  quello  ,  lo  rnccom mdvi  i  Mifucch, 
cui  e^li  ben  conofcea  quii  valentìl»m.)    fi   forte   in  ambe  le  ficuttà  ,  rf j  E'^b?  (cuoia 
Scultura  ,  ed  Architettura  ;   né  punto  s'  mginnbcirc  la  fperanzi  ,  che  da  Mafiwcio 
concepito  egli  avea  ,  perciocché  tu  file  il  genio  del  Oifc'.polo  ,e  l'amor 
del  Mieflro  ,  che  gareggiaroà    citi   pari  ,   p  r    giungere    quinto  primi 
alla  meta  della  perfezione  ,    ma  nel  pm  b.  hi  de'  ita  ij  fu  >i  ,  r=ftò  Anto- 
nio privo  ,   così  dell'  amorofo  M.iellro  ,  iom  ■  del  caro   Pi  Ire  ,    p  r   la 
qual  cofa  fi  acconcio  con  Andrea  Ciccione  ,  per  lo  qu  .le  varj  lav  o.  i  ope- 
rando ,  venne  con  f  una  di  buon  Sciatore  ,  e   ili    migliore    rtrc .h.t  tto  ,    .  "U 
ne  contento  di  quelle  due  facuità  volle    ancora   apprendere  la    pittura, 
per  la  quale  innmzi  g.à  molti  (ludj  li  ritrovava  av^r  fitto  ,   lotto   li    di-  i.  B.jii 
rezi  >ne  di  Colantonio  del  Fiore  ;  laonde  avendo  acquatalo  buon  nome  ,  ciò. 
venne  nella  (lima  di  molti  ,  ghe  l'adoperarono  a  furali    d.p.n^cre   vani 
Imagini  Sacre  ,  delle  qnali  ancora  tal'uni.  a'nollri  giorni  le  ne  conferv.  ; 
effendo  una  di  effe, un'antica  Immagine, .he  in  una  Cappella  laterale  deli' 
Altare  del  Pifcopio  fi  conferva  ,  veiio  li  Sacnflia,  di  un  altra  a  S.Chi.-ra, 
e  quella  che  poi  laterale  alla  porti  di  S.  Lorenz _>  in  una  Cappella  in  col- 
locata nel  ifoo.   come  di  m.mofcritti  di  quelle  Imagi  ni  lì  raccoglie  . 

Ma  efercitan  Ioli  tuttavia  nell' arte  dei!  a   Scoi  tura  ,   come   qu  Ila, 
che  più  utile  ,   e  diletto  folea  recargli   per   1'  ufo  n.-l  quale  erano  allora, 
ed  ancor  dopo  ,   le  fcolture  di  marmo  ,   ed  in  Nipoti  più  ,   che  m   altri 
Città  fé  ne  coflu.mvano  quafi  in  tutte  le  Chiete  ,    e  ne  più   dift.ntj    I-'a- 
laggi  ;   come  ne  rende  cnr.nlfimi  tellimonianz.i  il    iempre    mem  rabile 
Autore  Giorgio  Vafari   nella    vita  di  Girolamo  S  nt  croce,  venne  con-  G'orgio  Va- 
Ciò  ad  effere  in  malti  vuj  lavori  intr  gito  ,  in  tra  de'  quali  cont.nli  al-  Kl11- 
cune  Sepolture  ,  con  molte  figure  in  biffo  rilievo  lavorate  ,   ed  in   fpe- 
cie  fece  quelle  ili  Gioluè  ,   e   Michele    de1  Santi    nel  Pifcopio  lavorate    , 
le  quali  molto  effendo  piace. ute   a' Signori  della   famiglia  Carbone  ,  ed 
effendo  altresì  in  quello  t^mpa  ,   che  tu  nel  1434.  ,   morto    il    Card.nal 
Francdco  Carbone,    il  quale    fu    creato   Cardin.de   d.\    Urb.no  Se  .lo      f',1"1"!™] 
nel  ii8f.  ,    fu  ordinato  da'  fuddetti  Signori  ad    Antonio  ,  che   trig  rli     pr  IiC'  (\0 
dovdFe  un  (ontuofo   fepokro  ,    il    qu  de   nello  Alt  ne  della   loro   C  p-  Carboni: 
pella  ,  eretta  nel  m.ntuato  Pifcopio  ,  voleauo  collocare  .   Egii  che  fom- 
mamente  defiderava  far  inoltra  della  lua  abiltà  ,  e  di  quinto  neh  ilu.l] 
acquiftato  avea  ,  fi  pofe  a  lavorare  con  (omini  diligenza   il    fep^lcro  , 
orti  ito  con  varie  figure  ,  e  nella  C^lfa  di  mezzo  rilievo  vi  fcolpì  i    fatti 
del  Cardinale  ,  facendo  in  elfi  apparire  la  mduitna  dell'arte  della  feoi- 
tura  ,    e  la  maeflria  delia  (uà  intelligenza.   Indi  terminati  gli    altri    or- 
namenti, che  doveano  accompagnarlo  ,   fu  fopra  il  difignato  Altare    iì- 
tuato    con   univerfaìe  applaufo  ,  e  comp, acimento  di  que' della    fami- 
glia del  Cardinale  ;  dapoichè  videfi  il  M.uftro  lodato  digli   Artefici   di 
tempi,  infra  de' quali  le   laudi  di  Andrea  Ciccione  molto  onore  gli 

atcreb- 


1 44     Vita  dell' A  bate  Ant.Bambaccio 

accrebbero,  per  la  ftima  nella  quale  Andrea  era  tenuto  in  quel  tempo  } 
In  qutfta  fepoltnra  noto  Antonio  il  fuo  nome  ,  come  cola  lavorata  con 
fommo  ftudio  ,  ed  intelligenza  dell'arte  . 

Qudta  fcpoltura  veduta  ,  e  e  nfiderata  dal-Canlinale  Anipo  Mi- 
I!  Cardinale  nuto|o  ,  allora  Arcivefovo  della  Chiefa  Napoletana,  1'  invoglio   di   dar 
Aru'go   Mi- compimento  ad  un  fuo  penficro  ,    che  da   più   tempo   avea   concepito 
nm<  lo    tece  neìh  fua  mente  i    il  quale  era  di  voltre  a  proprie  fptfe  ornar  di   marni 
narnent!  al-  'a  Porta  maggiore  della  fua  Chiefa  ,  la  quale  eretta  tanti  anni   innanzi 
la  poita  del^a"'  ^e  '  Carlo  primo  ,  e  fecondo  di  Angiò  ,   erafi   rimafa  imperfetta, 
Vefcovado  non  avendovi    badato  i  lor  fucceffori ,  o  per  turbolenze    di  guerre,    o 
di  Napoli,   perche  in  altri  lavori  di  altre  erezioni  di  Chiefe  impiegati  ,  punto  non 
fi  curarono  del  complimento  di  qu.-fta.Per  la  qual  cofa  volendo  pure  una 
volta  vederla  all'  in   tutto  finita  il  Cardinal  mentovato  ,    e  confideran- 
do  quanto  Juftro  avrtbbe  alia  Chiefa  di  Napoli  apportato  col  far  quefVo- 
pera  tutta  di  fcuìture  di  marmo  ,  e  quanto  onore  a  sé  fteffo  ,  lafciando 
a   Puficri  memoria  sì  gloriofa  ,  ne  commife  fenz'  altro  indugio  ad   An- 
tonio il  penfiero  ;   Il  quale  con  lieto  animo  incontrando   opera   cotanto 
fortunata  per  lui  ,   ne  formò  un  modello  di  terra  cotta  ,  che  fufomma- 
mente  gradito  dal  Cardinale;  laonde  con  grandiffima  celerità,   avuti 
con  fé  nomini  iftrutti  nelP  arte  ,  ed  attivi  al  poiììbile  ,   oltre  de' fuoi 
Difccpoli  ,  diede  principio  all' opera  ,  la  quale  in  quello  modo  co- 
ftruffe  . 

Piantò  egli  un  Leone  fopra  la  prima  bafe  ,  che  affai  bafla  fi  vede 
Vekrmortt  pefar  nel  piano  ,  (cpra  il  Leone  pole  una  colonnetta  ,  alta  non  più  che 
Aidd       °ro  'e'  ,r!0duli  ■>  e  fepra  il  Capitello  di  effa  vi    fituò    un  Santo  protettore 
dalla  Città  di  Napoli  ,   il  quale  per  nicchia  è  fituato  in  una  come  Ca» 
fella   alla  gotica  ,   giacche  tutta  la  ftruttura   di   quefta    Porta  è  in  tal 
modo   condotta,  ed  ogn'  altro  degli  altri  Santi,  che  un  fopra  P  altro 
fuccedono  ,  ha  un  fimile,  benché  variato  ornamento.  Vi  fono  da  ciafeun 
de' lati  molti  di  quefti  Santi  Protettori  ,  tutti  fcolpiti  di  marmo  bianco, 
e  tutti  di  tondo  rilievo  ,  pofando  ogn'  uno  fopra  la  fua  menfoletta  ,  che 
fiiffeguentcmente  fuccede  dopo  ciafeuno  ornato  *    e  ta  1  ordine  Hegue  in- 
fino  lo  limitare  di  Ppra  della  Porta  di  detta  Chiefa  ,   la  quale  ha  come 
un  fregio  di  altri  Santi  di  baffo  rilievo  ,  e  fopra  quefti ,  volta    un  gran 
arco  ,   fotto  di  cui  fitunt-  fi  veggono    le  ftatuedeila  B.  V.  col  Bambino 
in  braccio  ,  che  fiede   maeftofa    nel   mezzo   ,   avendo   da' lati  ,  quelle 
di  S.  Pietro  Apoftolo  ,  e  di  S.  Gennaro  ,  primo  Protettore  ,    e  Padrone 
della  Città  di  Napoli  ,  dal  cui  lato  vi  fi  vede  la  Statua   del   Cardinale 
Arrigo  Minutolo  inginocchjoni  ,   in  atto  di  pregare  la   gran    Madre    di 
Dio  per  lo  Popolo  Napoletano  ,  e  nel  frontale  dell'  arco  ,  in  baffi  rilievi, 
vedefi  frolpito,  ed  un  ornato  ,  che  fa  alcuni  angoli  acuti  da  baffo,  ove 
vi  fono  Angioli  ,  chefuonano,  e  cantano  ,  fefteggiando  la  coronazione 

della 


Pittore,  Scultore,  ed  Architetto.     1 45 

d*lla  B.  V,  che  fi  vede  fcolpita  in  un  gran  medaglione  tondo,  in  cui 
vi  è  efpreilo  No^ro  Signore  Giesù  Crilto  ,  che  la  corona  ,  e  quello  do- 
po 1  fuoi  ornamenti  ,  va  da  ciafchedun  de'  lati  a  terminare  in  un  ango- 
lo acuto  ,  che  fa  piramide  ,  al  quale  è  (oprappofto  un  zoccolo  ,  che  fo« 
ltiene  una  colonnetta  ,  limile  a  quella  già  detta  nel  principio  ,  e  (opra, 
il  fuo  capiti- Ilo  ,  aflai  ben  coftrutto  alla  gotica  ,  vi  è  collocata  la  Statua 
di  S.  Michele  Arcangelo  ,  the  ha  fotto  i  Cuoi  piedi  il  Dragone  infernale, 
e  quella  Statua  dà  finimento  alla  Cima  ,  come  ancora  tinifeono  le  parti 
laterali  altre  due  colonnette  ,  che  alzandofi  Ibpra  le  nicchie  de'  Sanri 
già  mentovati  ,  e  di  que'  ,  che  l'opra  elfi  lituati  fopra  altri  zoccoli  fuc- 
cedono  ,  fanno  finimento  V  Angiolo  Gabriele  da  una  parte  ,  e  dall'  al- 
tra la  B.  V.  Annunziata  da  elfo  ,  reltando  con  quelli  due  Angeli  ,  «  con 
la  fuddetta  B.  V.  compiute  quelle  feolture  delle  cime  fecondo  i'  ufo  del 


gotico  ornamento 


Terminata  alla  perfine  quefi.i  f.tica  ,  cotanto  laboriofa  ,  e  toltafi 
la  turata  ,  fu  dia  efpofta  alla  veduta  di  ciafeheduno  ,  e  da  tutti  coloro  , 
che  vi  concorfe.ro  ,  e  che  la  videro  ,  ne  furon  date  all'  Artefice  le  me- 
ritate laudi  ,  ed  al  Cardinal  Arrigo  infinite  Benedizioni  ,  per  avere  con 
Comma  generolìtà  dato  compimento  così  ragguardevole  alla  porta  della 
Metropolitana  lor  Chiefa  ,  la  quale  per  Io  fpazio  di  cento  ,  e  trent'  anni 
incirca,  da  che  era  fiata  riedificata  da' mentovati  Re,  non  avea  fin- 
venuto  un  cuore  sì  gene rofo  ,  che  avefle  voluto  toglier  quella  rozza 
apparenza  ,  in  che  era  rimafa  quella  porta  per  gì'  infortunj  accaduti , 
come  dinanzi  nella  vita  di  Mafuccio  fi  dilfe  ;  laonde  veniva  a  deteriora- 
re la  Rima  della  magnificenza  di  una  tal  fabbrica  ,  dapoiche  nel  primo 
ingreuo  non  fcorgeali  queir  ornamento ,  che  fuoP  eflère  il  primo  ad 
cfler  vagheggiato  ,  e  commendato  da' Spettatori  ,  ed  è  il  primo  a  da* 
nell'  occhio  di  qualunque  ad  un  tal  luogo  fi  porta  ,  per  formarne  giudi- 
ziofo  concetto  i  ma  quello,  che  maggior  maraviglia  recò  agli  occhi 
d-j' rifguardanti  ,  fu  il  confiderare  ,  che  1' Architrave  ,  il  cornicione  , 
e  gli  ftipiti  di  elfo  ,  eran  di  tre  foli  pezzi  coftrutti  ,  la  qual  cola  ancor' 
oggi  fi  vede  ,  ed  è  certo  ,  che  non  può  negarli  da  chi  che  fia  contraila» 
tor  delle  laudi  ,  di  non  doveifene  moltiilìme  contribuire  a  queft'  opera  , 
per  tal  rimarchevole  pregio  ;  Il  qual  pregio  ben  conlìderato  dal  Cari 
dinal  Minutolo,  con  tutta  l'opera  ,  volle  ,  che  1'  Artefice  ,  oltre  alle- 
laudi  dovuteli  ,  fufie  contradiitinto  ancora  nedi  onori  ,  perciocché  de- 
corò Antonio  con  una  Abadia  ,  pofia  tra'  confini  della  Città  di  Averfa,  e  ^  Cardina» 

della  Terra  di  S.  Maria  di  6apua  ,  che  gli   fruttava    quattrocento   feudi1,2  ^'""r, 
j  j  ....  ,  r       ,  •  5  -1.  ,    -r.       dona  una  Uà, 

ai  rendita  ,  come  li  dice  ,  la  quale  era   in  que    tempi   una  ricthiilimaj;,,  ad   An- 

penlione  .  tonio. 

Decorato  Antonio  di   qnefto    onore  ,  fu  d'  allora  innanzi   1'  Aba- 
te Bamboccio  nominato  ,  ed  effondo  da  per  tutto  fatto  famofo  ,  fece   a 

T  vari» 


146    Vita  dell'Abate  Ant.Bamboccio 

varie  perfone  fabbriche  di  Cappelle  ,  e   di    Palagi ,  che  ora  fon   moder- 
nate  ,  e  fece  vr.rie  cofe  di  (cultura,  edinfpecie  la  fepoltura  di    Orazio 
Zurla  ,  e  Pifcitelli  ,  nel  mentovato  Pifcopio  ,  ed  in  S.  Domenico  mag- 
giore un  altra  ,  ad  un  Signore  della  famiglia  di  Aquino  ,  che  è   fituata 
Sepoltura  nella  Cappella  di  tal  cafato  ,  ed  a  quella  Chiefa    fece    fare  da'  fuoi  Di- 
dei   Cauli-   feepoh  con  fuoi  difegni  la  Porta  Maggiore,per  ordine  di  Bartolomeo,  di 
naie  Arrigo  Capua  grande  Aimirante  del  Regno  .  Morto  poi  il  Cardinale   Minutolo 

Mmucolo  ,  mentovato  plj  folpì  di  fui  mano  la  Carla  ftpolcrale,  ^he  fu  fituata  fotto 

collocata-.  .      _ u.  *     ,        .v  .        „.  ,  ,  , r  f     .  ,.     ,  ^         ., 

focco  la  li-  'a  gotlca  irmuna  ,  che  già  rece  Pietro  de  Stefani  ,  nella  loro  Cappella 

buna  ai  Pie-  alla  Cattedrale  ,  ed  in  quella  ancora  vi  (colpi  vane  Storie  di  baffo  rilie» 
no  de"  Sce-  vo  ,  ornate  con  molte  figure  ,  che  piacquero  molto  in  qne'  tempi. 
"n'#  Avea  in  tanto  Artuiio  Pappacoda  ,  favoritismo  dello  Re  Ladislao, 

fatto  enggere  con  fuo  difegno  la  Chiefa  di  S.  Giovanni  Evangehfla  ,  vi- 
cino quella  del  Precurfore  di  Crifto  ,  detta  volgarmente  S.  Giovanni 
Maggiore,  e  qutfta  Compiuta  nel  141  f.  ,  volle,  che  Antonio  medefi- 
mo  gli  abbellirle  la  porta  ,  e  facciata  di  quella  Chiefa,  a  fimilitudine  di 
quella  del  Vefiovadojanzi  che  penfafle  di  farvi  cole  pai  belle,  fé  gli  fuffe 
bile  ,  conciofiacofachè  efflndo  la  porta  di  quella  fua  Chiefa  più  piccioli» 
di  quella  del  Pifcopio  ,  veniva  più  riilretto  il  lavoro  ,  laonde  poteva 
dar  più  nell*  occhio  per  l'unione  j  che  però  1*  Abbate  Bamboccio  per 
compiacerlo  ,  vi  fece  un  grande  ,  e  fontuofo  ornamento  di  bianco  mar- 
Porta  orna-m0)  con  molte  ftatue  intorno,  da  poiché  vi  fituò  a  baffo  una  bafe  ,  ove 
ta  di  marmi        •  r  T  ,.     k  n        r  i^i_ri\ 

alla    Chiefa  a  S'aCere  Vl  P°'e  un  Leone  ,  e  dietro  quelta  ,  (opra  altra  baie  alzo  una 

di  Arcufio  colonnetta  ritorta  ,  che  ha  fopra  una  Statua  di  un  S.  Apoftolo,  e  quello 
Pappacoda.  ha  per  nicchia  l'arco  ,  che  attacca  il  freggio  della  porta  ,  il  quale  è  la- 
vorato con  putti  ,  e  mezze  figure  ,  fopra  quello  vi  è  l'arco  ,  a  cui  fa  cor- 
nicione ,  e  freggio  un  grande  ornato  ,  e  fotto  queft'  arco  vi  è  fcolpita  la 
Statua  tonda  della  B.  V.  a  federe  ,  col  Bambino  in  feno  nel  mezzo  , 
e  da'  lati  ha  S.  Gio:  fiattifta  ,  eS,GioJ  Evangeli  Ha  .  Sopra  la  Cornice, 
nelle  (Irifce  della  piramide  piana  ,  vi  fono  varj  Angioli  di  baffo  rilievo, 
che  fuonano  ,  e  cantano  ,  effendovi  1'  (mprefa  de  Pappacodi  fituata  in 
mezzo  di  loro  ;  Sopra  di  elfi  in  un  tondo  ,  vi  è  la  Statua  a  Sedere  dello 
Eterno  Padre  ,  che  tiene  il  libro  de'  fuoi  Divini  Precetti  ,  e  nell'  ango- 
lo ottufo  ,  che  finifee  la  ftrifca  ,  nella  parte  fuoer:ore  ,  vi  è  figurato  il 
bullo  del  Salvatore  ,  fcolpito  in  baffo  rilievo  ,  che  con  la  mano  dritta 
tiene  la  trionfante  bandiera  della  fua  Croce  ,  e  con  1'  altra  mano  la  fi- 
gura del  Mondo  .  In  cima  della  piramide  di  mezzo  ,  lavorata  alla  goti- 
ca ,  vi  è  la  Statua  dell'  Arcangelo  S.  Michele  ,  con  fpada  nuda  in  mano, 
in  atro  di  abbatteee  il  Dragone  infernale  ;  effendovi  dapli  altri  lati  delle 
altre  due  cime  laterali  ,  due  altri  Angioli  ,  figurati  per  S.  Gabriele,  e 
S.  Rafaello,  i  quali  han  fotto  di  loro  due  Statue  de' Santi  Apodoli  Gia- 
comi ,  Minore  ,  e  Maggiore  ;  efs  ndovi  fìtuati  più  fotto  ,  che  viene  ad 

efler 


Pittore,  Scultore,  ed  Architetto.    1 47 

efser  nel  mezzo  di  quelle  laterali  piramidi  ,  le  Statue  de'  Santi  Apofcoli 
Pietro»  e  Paolo  .  Sotto  V  arco  fuddetto  ,  ove  è  fcolpita  la  B.  V.  nu-nto- 
vata  ,  vi  fono  le  feguenti  note  ,  imprelì'e  in  una  gran  lipide  ,  con  ca- 
ratteri Gotici  ,  che  in  quelli  fenfi  li  fpieg-ino. 

Anno   milieno  CCCCXP.   Hanc  ,  ttbi  ,   iftia    referat  ,   lumm    dt 

lumine  verbum. 
Virginis  in  gremì um  Caro  Radium  Sancite  J oannes  , 
Atdem  ,  contribuì  ,  miks  Art  ufi  us  Ahnam  , 
De  Vappacatdis  propri  is  dsfumptìbus  aclam. 
Di  qu.st'  opera  dopo  ,  che  fu  terminata  ,  e  fcoverta  al  pubblico  » 
ne  ottenne  Antonio  mokiflìme  laudi  ,  ed  opulento  onerino  dalla  gen=- 
rofità  di  Artulìo  mentovato  .  ConciolTìacofache  ,   il  lavoro  per   la    ma- 
gnificenza de'  marmi  ,  e  per   la    ftrnttiira  di   efio  ,   venivagli   appieno 
commendato  da  ogn' uno  ,   per  elTcr    riputato   cola  aflai  bella    in   que' 
tempi  ;  laonde  il  Pappacoda  non  volendo  ingrato   dimoftrarfi   all'  Arte, 
fice  ,  che    tanto  luftro  ,  con  la  l'uà  opera  ,  aveva  alla  (uà  nuova   Ghiefa 
apportato,  lo  premiò  largam-nte  i   la  qual  cofa    trevafi     notata    nelle 
antiche  memorie  ili  quella  Illultniiìina  Cafaj  avendo  ciò    attillato  1' o-      Sepoltura, 
dierno  Principe  Pappacuda  al  molto  Virtuofo  Ferdinando    di   Ambrog-  di   Ledovi- 
gio  ,  degnilfimo  lettor   di    Matematica    ne' Pubblici   Studj  Napoletani;  co  Alterna- 
li quale  ha  fitto  noi  partecipi  di  cosi  belle  notizie.  ' cico   >    nel 

Ma  una  delle  più  faticate  fepolture  ,  che  mai  egli  faceff.-  Io  Abate  £hrioftro   dì 
»,       i  r  '       ...      ,      .'      ...  r         .",  ,     _.  .   „         o.  Lorenzo  « 

Bamboccio  ,  tu  quella  di  Ludovico  Aldemarelco,  che  dentro  la  Chiefa  di  c  pitture  lac 

S.  Lorenzo  ,  allor  videfi  ,  ed  or  nel  Cniodro  fi  vede  ,   per  tflerli  in   tal  te  vicino   al 

modo  accomodato  il  paffaggio  da  quello  in  quello  ,  con  toglierli  la  Cap-  i'epoIcro,per- 

pella  ove  era  fituato  il  fepokro  ,   laonde  è  venuto  a  rellare   per  abbellì-  c'ie  P-inia-» 

mento  del  Chiollro  mentovato  .   In  quello  Depofito  vedefi  una  quantità  ?1""   °   l'?,S° 
t  r  i      •   i-      ■    i   i  r-«   r  r-  r  iu  cappella. 

di  figure  ,   che  1  ratti  del  Detonto  Signore  rapprelentano  ,  con  ornamen- 
ti di  più  maniere  ,  ed  ordine  affai  bene  intefo  di  Architettura  nel   fito  . 
In  effo  ,  compiacendofi  Antonio  di  quetl'  opera  ,  vi  fcolpì  il  fuo  nome  » 
col  millennio  di  quefl'  anno  142 1.  acciocché  dagli  anni  non  fuflè  ad  al- 
tri conceduto  l'onore  di  tal  laboriofo  magillero  i  ed  ancora   per   dimo- 
ftrarfi  in  quella    memoria  ,   Pittore  ,  Scultore  ,  ed   Architetto  ,   coma 
ancora  per  far  palefe  la  grave  età  nella  quale  egli  fcolpì  quello  fepolcro   ; 
da  poiché  vi  fi  legge  :   Abbas  Antonius  Bamboccius  ,  di  Hiperno  Yillor   » 
é"   in  omnibus    lapidi  bus  ,    atq',  met  allor  um  [cult  or  ,  Annuo   Settua- 
genario etatis fecit  142 1.  In  quell'anno  fuddetto  fu  finita  quella  opera  , 
per  i  molti  impegni  di  altri  lavori  ,  che  continuamente  tenevano  appli- 
cato Antonio  ,   ma  1'  Aldemarefco  morì  nel  14 14.  ,  e  perchè  (  comi    fi 
è  detto  di  fopra)  allorché  fu  quello   fepolcro  fituato,  il  luo^o  era  Cappel- 
la ,  vi   dipinfe   lo   Abate  in  una    facciata  alcune   illoriette,  affai  bel- 
le della  vita  di  noftra  Donna  ,   le  quali  infino  a'  giorni  nollri  fi  veggo- 

T  z  no  , 


1 48     Vita  dell'Abate  Ant.Bamboccio. 

no  ,  ed  hanno  molta  laude  anche  da'  medefimi  Prore/Tori. 

Or  qui  mi  conviene  alquanto  ponderare  come  qu  fio  Artefice  ,   ef- 
fendo  fettuagenario  poterle   dipingere  su  la  maniera  del  7.igaro  ,  giac- 
che quella   maniera     aflblutamente    in     quelle    pitture    conofcelì   ,    e 
come    averle    da  lui  apprefo  la  meniera  ,  che  da  Col'  Antonio  del  Fiore, 
Ragioni  in-  fecondo  il  Crifcuolo  dice  ,  che  a  dipingere  l'infegnb  ,  &  andarebbe  be- 
torno  allej  nillìmo  col  computo  del  tempo  di  Col'Antonio  ,  poiché  quelli  dipingeva 

Di *t Lire    it,;l  • 

Bamboccio.  in'ino  "a  quell'anno  r  5 7  f .  ,  come  fi  vede  notato  nel  quadro  di  S.  Anto- 
nio Abbate  ,  come  fi  dille  nella  fua  vita  ;  laddove  che  il  Zingaro  non  fu 
Pittore  ,  che  dopo  il  1410,  incirca  ,  ed  il  Cavalier  Malfimo  Stanzioni  , 
attefla  ne'  Tuoi  (critti  ,  che  l'Abbate  Antonio  dal  Zingaro  imparò  a  di- 
pingere alla  fua  maniera  ,  e  che  quelle  pitture  del  Chiotcro  di  S.  Loren- 
zo ,  tenea  che  dal  Zingaro  fufiero  almeno  in  tutto  ritoccate  ,  fé  non  da 
capo  dipinte  ;  che  però  bifogna  dire  ,  che  1*  Abbate  Bamboccio  avefle 
il  pronto  di  efler'  anco  fra  gli  Pittori  annoverato  ,  (  come  fi  comprende 
dalle  fue  notizie  ,fcritte  dal  Notajo  Crifiuolo  ,  ove  niuna  menzione  fa 
delle  lue  Pitture  ,  ma  folo  gli  fa  onore  per  la  Scoltura  ,  ed  Architettu- 
ra ,  come  anche  fa  Marco  da  Siena  ,  ponendo/o  fra  gli  eccellenti  Sculto- 
ri di  que'  tempi  ,  )  che  però  dice  ,  che  avendo  un  tal  prurito  ,  cercaffe 
di  fare  in  pittura  qualche  cofa  ,  ajutato  dal  Zingaro  ,  che  allora  fioriva  , 
non  avendo  egli  forfè  de'  coiori  quella  pratica  ,  che  aveva  de'  fcalpsl  li , 
de'  quali  era  maeflro  ;  e  quello  mio  argomento  vien  confermato  dalla 
pruova  ,  che  prima  del  tempo  del  Zingaro  l'Abbate  non  dipinfe  cofe  in 
pubblico  ,  ne  alcnna  cofa  di  rimarco  infino  a  lui  fi  vidde  ,  ne  in  altre 
pitture  come  in  quelle  vi  poneffe  il  fuo  nome  ;  Ed  acciocché  quella  mia 
opinione  non  fia  Rimata  erronea  ,  e  lenza  alcun  fondamento  ,  ecco  qui 
riportate  le  parole  medefime  ,  che  fu  tal  particolare  ne  lafc  io  notateli 
{uddetto  Gavalier  Stauzioni  . 

Si  nota  ,  che  il  Zingaro  imparò  a  dipingere  Antonio  Bamboccio  « 
che  fu  famofo  Scultore  in  quelli  tempi  ,  e  quejìo  fi  vede  dalle  Hit  ture  , 
che  poi  fece  ,  più  migliori  delle  prime  ;  Come  in  quella  del  Chiojìro  di 
S.  Lorenzo  ,  vicino  la  molto  lavorata  Sepoltura  ds  ll'Aldemarefco  ;  dove 
io  tengo  per  fermo  ,  che  il  fudetto  Zingaro  ci  avejje  dipinto  i  ejjendo 
quelle  figur ette  tutte  alla  fua  maniera  ,  e  dipinte  con  fommojìudio  ,  & 
amore  dalle  fue  mani  ère.  Fin  qui  il  Cavalier  Malfimo  ,  nella  fua  rac- 
colta di  notizie  de'  Profeflòri  del  difegno  ;  per  lo  qual  fcritto  fi  moflra 
chiaramente  ,  che  l'altre  pitture  dell'Abbate  Antonio  Bamboccio  non 
fiano  di  quella  bontà  ,  che  anno  quelle  di  quefto  Chiollro  ;  laonde  vien 
confermato  vie  più  il  mio  argomento^cioè,  che  avefle  almeuo  il  Zinga- 
ro quelle  opere  di  fue  pitture  corrette  ,  e  ritoccate  ,  fé  non  da  capo  di- 
pinte ,  per  buona  amicizia  in  fra  di  loro  contratta  ,  e  per  la  flima  nella 
quale  era  tenuto  il  Bamboccio  «  a  contesnplazione  di  che  probabil  cofa 

.  ss, 


Pittore;  Scultore,  ed  Architetto  .   1 49 

fiè  ,  che  il  Zingaro  Tenga  fu  fi  t  flcrvare  ,  entrando  nella  turata  ,  lo  ftr- 
viflè  in  respingergli  qm Ile  belle  figurette  ,  accordandoli  il  rimanente 
l'Abbate  ;  come  fi  vede  dall'ordine  di  /frchitetcura  ,  propriamente  or- 
nata fecondo  ,  che  egli  la  coltumava  dipingerla  ,  e  fabbricarla  in  altro- 
ve ;  E  da  quella  unione  di  amicizia  credo  ancora,  che  il  Zingaro  fi 
approfittarle  ancor  lui  ,  per  bene  illruirfi  nell*  Archi  te  tt  tira  ,  giacché  do- 
po di  cotal  pratica  ,  fece  con  più  regola  le  fue  pitture  ;  come  fi  vede 
nel  Chioflro  di  S.  Severino  ,  ove  vi  fonocofe  meglio  intefe  in  tal  facoltà, 
che  in  quelle  dipinture  già  fatte  a  Monte  Oliveto  ,  Se  in  altri  luoghi  di-* 
pinti  prima  .  Anzi  che,  dopo  l'amicizia  del  Bamboccio  ,  e  dopo  altresì 
la  fua  morte  ,  fece  il  Zingaro  molte  opere  di  architettura  ,  guidando  con 
fuoi  difegni  più  fabbriche  di  Chiefe,  e  di  Palagi  ;  E  quella  vicendevole 
comunicazione  è  anche  molte  volte  accaJuca  ad  Uomini  di  maggior  gri- 
do  ,  e  di  altra  perfezione  ,  che  non  eran  veramente  colloro  ,  accadendo 
anche  ne' perfettilHmi  Profeffori  ;come  lo  attella  l'efeinpio  de'feeoli  più 
recenti  di  quo' tempi  ancor  barb-ri  ,  accaduto  al  divin  Rafaello  da  Raf.uilo  da 
Urbino  ,  &  a  Fra  Bartolomeo  di  S.  Marco, i  quali  con  le  loro  amorevoli  Urbino  , 
conferenze,  l'un  l'altro  infegnando,  fu  il  vecchio  infegnato  dal  giovane  e  fia-    Bar- 

a  ben  colorire,  e  dipingere  ,  e  da  quello  fu„  quello  nell'  Architettura  t  ?!?co   d\ 
. ,  j.  Marco  s 

lltimto  •  v  ;  '.  infegnorono 

Ma  è  tempo  ormai  di  dar  compimento  alla  narrativa  di  quello  vir-  a  vicenda^ 
tuofo  Profeflbr  del  difegno  ,  il  quale  virìe  affai  vecchio  ,  dapoiche  elfen-  Y  operar  1' 
do  egli  fettuagenario   nell'  anno  142  1.  ,  come   ferirle    nel  mentovato  l"10   *Yil» 
Depofito,vifTe  ancora  più  anni,cioè  circa  il  145  f.  ,  come  riferilce  il  No-  *'° 
tajo  Pittore  ;  il  qua!  fcritto  fecondo  1'  ordine  da  noi  prefo  qui  riportia- 
mo in  conferma  di  quanto  di  cofiui   fi   è  detto  ;   che  fé  bene   poteafi  in 
più  fuccinto  racconto    riportar  le  fue  opere  ,  ad  ogni  modo  non  ho  vol- 
futo  effer  dì  negligente  ,  o  di  poco  amorevole  riputato  dal  Mondo  ;  per- 
ciocché ,  non  efTendo  quello  Artefice  Napoletano  ,  o  del  Regnc  ,   mi  fuf. 
fé  rimproverato  da  tali  uni.,  lo  aver  di  lui  poco  fcritto  ;  valendo  in  me 
più  tolto  la  Gncerità  ,  e  l'amore  del  vero  ,  che  la  paflìon  della  Patria  ,  e 
de'  ProfefTori  compatrioti  ;  dapoiche  protetto  tener  le  parti  della  Virtù  , 
e  del  giudo  .  Ma  per  venire  allo  fcritto  del  Cnfcuoio  ,  egli  dopo  le  no- 
tizie registrate  di  Giacomo  de' Santis  ,  e  di    Andrea  Ciccione  ,   così  di 
quello  Artefice  ne  ferirle  ,    fenza  lerbare  (  al  fuo   fòlito  )  ordine  alcuno  . 

Ora  avendo  da  far  menzione  de  lo  ftmofo  Antimo  Bamboccio  ,  lo 
quale  fu.  dello  Stato  della  Romagna  ,  ma  giovine  -venuto  a  Napoli  , 
imparai  da  lo  ditto  M<'J "uccio  ,  da  lo  quale  fu  amato  come  folio  ,  e  fu 
•ualentijfimo  Scultore  ,  ed  Architetto  ,  avendo  funerali  tutti  de Ili  fuoi 
tempi ,  e  anco  quafi  lo  maefiro  in  Scoltura  ;  ma  lui  era  figlio  de  Dome- 
nico ,  ancora  lui  Scultore  di  Marmit  che  ajutò  Ma f uccia  i  Ma  Antonio 
fece  cefe  maravigUofe  nella  pzrta  del  l'ifeopio  ,  per  lo  Cardinale  Minuto- 

itilo  , 


i  so     Vita  dell'Abate  Ant.Bamboccio 

itilo  ,  a  lo  quale  poi  fice  la  fepoltura  ,  tutta  lavorata  ,  [otto  ^ornamen- 
to de  la  Tribuna  fatta  da  dietro  de  Stefano  ,  e  poi  fice  la  porta  di  San 
Giovanni  de  li  l'appacoda  ,  come  anco  quella  de  S.  Domenico  Maggiore 
la  fece  fare  confuoi  di  fé  gai  alli  fopradttti  Scultori  ,  e  fuoi  Difcepoli  , 
e  lui  fece  la  Sepoltura  de  le  Cardinale  Carbone  ,  che  è  belli fsima  ,  piena 
de  figure  ',  Coi/  quella  de  Lodovico  Aldemarifco  a  S>  Lorenzo  ,  e.  vi  pofe 
A  tutte  due  lo  nome  ,  per  ejjere  opere  molto  faticate  ,  e  fece  varie  cofe  di 
pittura,  e  fece  lo  Sepolcro  di  Errico  Carbone ,  al  fudetto  fifeopio,  e  quel- 
lo di  Giofuè  ,  e  Michele  de  li  Santi  ,  e  di  Grazia  Zurla  ,  e  Tifcitiel/a  , 
e  d'un  Signor  diCafa  di  Aquino  a  S.  Domenico  ;  Ma  non  quella  fatta  da 
Majuccio  con  molte  figure  ,  e  buone  fiatw  .  Così  Antonio  facendo  molti 
lavori  ,  fatto  ajfai  vecchio,  morì  circa  fanno  143  5"  • ,  lafciando  fuo 
difcepolo  il  figlio  di  Col' Antonio  ,  che  fece  belle  cofe  di  Scoltura  .  Notar 
Crifconius . 

Fu  quello  ProfefTore  ,  aliai  copiofo  nell'inventare  ,  e  nel  porre  in- 
fieme  molte  figure  ,  dapoiche  in  tutti  i  fuoi  lavori  fi  conofee  aver  egli 
cercato  il  difficile  ,  e'1  faticofo  ;  allorché  avrebbe  potuto  con  più  meno 
f.ttica  sbrigarfene  ,  laonde  merita  laude  per  lo  fommo  amore,  che  por- 
tò alle  nobilillìme  arti  del  difegno  ,  mentre  fatto  vecchio  con  più  ftu- 
dio  le  fue  opere  ccnduceva  ;  la  qual  cofa  ne1  noftri  Artefici  di  Pittura  » 
e  Scoltura  è  fegno  d'intelligenza  maggiore,  acquiftata  Dell'operare 
molti  lavori  ;e  quelli  lavori  medefimi  nel  praticargli  poi  Tempre  par- 
tonfeono  in  vecchiezza  la  conofeenza  dell'arte  , 


Fine  della  Vita  dell'Abate  Antonio  Bamboccio  * 

Pittore  ,  Scultore  ,  ed  Architetto 

da  Ti  per  no . 


VITA 


IJ1 

VITA  DI  ANGIOLILLO 

detto  Roccaderame   pittore . 

NOn  è  (empre  biafimevoIe,come  da  alcuni  è  riputata  ,  a  gli  Artefici 
ilei  difegno  ,  l'ufanza  di  porre  a  chiare  lettere  il  proprio  nome  nel- 
l'opere ,  che  efpcr  fi  dcnno  ali  t  publica  veduta  di  ciafcheduno  .  Con- 
ciollìacofacchè  ,  avendo  un  valentuomo  molto  (ludio  operato  per  ac- 
quisir iuitro  a  fé  Merlo  (  ch'è  il  primo  fine  ,  donde  l'utile  poi  deriva  )  , 
e  dovendo  efporre  alcun  parto  de'  (boi  pennelli  ,  1'  aoccmpagnla  con  il 
fuo  nome  ,  per  due  cagioni  .  La  primi,  che  per  elfo  fi  vegga  da  cia- 
fcheduno quello  Clio  ftudio  avanzato  a  perfezione  ,  e  da  quella  molili 
defiderj  degli  Uomini  ,  debbino  a  lui  ,  e  non  ad  aitri  ,  allogare  i  lavo- 
ri ;  e  l'altra  cagione  fi  è  ,  che  dal  vorace  tempo  non  fiano  affitto  con- 
fumate le  memorie  delle  fue  indu'lriofe  fatiche  .  Quefto  appunto  mi 
perfuado  ,  che  furie  flato  il  penfiero  di  Angiolillo  ,  del  quale  ora  inten- 
do le  notizie  narrare  ;  Ed  averle  pure  piacciate  al  Cielo  ,  che  tanti  al- 
tri valenti  mieftri  così  fatto  avelfono  ,  che  forfè  non  fari.tn  per  tinto 
fpazio  ,  e  lunghezza  di  tempo  rettati  in  preda  di  profonda  dimentican- 
za ,  e  di  molti  ancora  ,  de'  quai  nulla  lappiamo  ,  e  che  rimangono  nel 
filenzio  perduti  ,  in  cui  non  retta  egli  il  noftro  Pittore  ,  mercè  del  mme 
da  lui  fcritto  nelle  fue  opere  >  per  lo  quale  ottenne  laude  dal  Notajo 
Pittore  ,  allorché  fcrivendo  onorò  le  memorie  de'  noftri  Artefici  del 
difegno  ;  ed  ora  da  quelli  miei  deboli  ,  ma  l'inceri  fentti  ,  vien  com- 
mendato . 

Fu  coflui  della  fi  ola  del  famofiliimo  Zinparo  ,  &  in  compip.nia  di  r    c    1    „ 
_  .  J  r  ,  fcu  ocolai'O 

Pietro  ,  e  Polito  del  Donzello  aiuto  il  imeftro  in  varie  opere  ,  che  quel-  jej  diriga- 
lo dipinfe    in   Napoli  ,  e  per  Io  Regno  ,  e  ma  Ili  me  in  quelle  ,  che  per  la  ro  . 
Città  di  Chieti  ,  Patria  del  fuddetto  maellro  furon  dipinte   ;   dopo  di  che 
avanzandoli  fempre  più  con  fuoj  ftudj  nell'arte  ,  fece    da  sé    nella  Chie- 
fa  di   S.  Lorenzo     varie   (loriette   d.vote  ,  intorno   all'  immagine  della 
B.  V- di  Coilantinopoli  ,  dipinta  da  Cola  Antonio   del  Fiore,    per  ador-  -y-ji Ice  opere 
namento  di  quella  ,   che  piacquero  a  que' Frati    in  quel  tempo;    laonde  dipinte   .-<_» 
gli  fecero  fare  una  tavola  di  Altare  ,  che  fu  fituata  allora  in  una  Cappel-  S.  Lorenzo, 
la  accanto  l'Aitar  Maggiore  ,  e  poi  rimale  dietro  di  elfo  ,  nel  mndemarlì 
l'Altare  fuddetto;  ove  vi  figurò   (opra    la   B.  Vergine   col   Bambino  in 
feno  ,  ed  ab.iflb  vi  fece  S.  Francefco  di  Atlili  5  S.  Antonio  da  Padova  , 
S.  Ludovico  Vcfcovo  di  Tolofa  ,  e  due  altri  Santi  ,   che  per  1'  um  do  li 
fono  affitto  perduti  ;  Anzicehè   la  fudl.tta   Cappella   è  totalmente  dif» 
mefla  ,  e  difuf.'.ta  ,  che  retta    per  ripoiliglio   de'  fcanni  ,  ed  altri   mobili 
della  Chiefa  ,  tanto  è  ella  mal  concia  ;  laonde  la  tavola   mentovata  cala- 
ta giù  dall'Altare  retta  affai  malmenata   in  quel  luogo  .  Tale  appunto  è 

l'indù- 


152         Vita  di  Angiolillo  N. 

l'incuria  di  molti  ,  che  lafcian  perire  le  fatiche  di  coloro  ,  che  per  mez- 
zo di  onorati  fudori  ,  cercarono  eternare  i  nomi  loro  ;  e  conciò  fan  pe« 
rire  in  quelli  le  memorie  ,  V  onordel  luogo  ,  e  d  Ila  Patria  loro  .  Cosi 
dipinfe  ancora  in  S.  Domenico  Maggiore  una  Cappella  a  frtfco  per  la  fa* 
migla  Brancaccia  ,  ma  quella  e/Tendofi  modernità  ,  le  pitture  più  non 
vi  fono  ,  l'ideilo  efll-ndo  accaduto  in  alcun'  altre  Chiefe  ,  ove  avea  que- 
llo Artefice  impiegato  i  pennelli  . 
A  S.  Maria  Vedeiì  però  di  fua  mano  ,   nella  Chiefa  ili  S.  Maria  la    Nuova  un 

la  Nuova  .  S.  Gennaro  a  federe  ,  &incontroin  un  altra  tavola  un  S.  Sebailiano  , 
fotto  del  quale  vi  è  notato  da  lui  medtfimo,  l'anno  i45"6.  Angiolillo 
a  Rjccaderame  fi  ufi  ',  e  quelle  figure  fon  locate  nella  Cappella  che  fu 
delia  famiglia  della  Palma  ,  ch'è  fìtuata  nella  Croce  della  Chiefa  ,  dal 
canto  dell'Epillola  ,  e  propriamente  vicino  quella  del  SS.  CrocifirTo  , 
nell'arco  di  ella  ,  e  laterale  all'Altare  ,  ed  in  quelli  vedefi  affai  chiara- 
mente imitata  ia  maniera  del  Zingaro  fuo  maellro  .  Dopo  quel!'  opera 
d.pinfe  Angiolillo  una  Cappella  alla  SS.  Nunziata  ,  la  quale  nel  rifarfi 
alla  moderna  la  Chiefa  ,  dal  bravo  Architetto  Ferdinando  Manlio  ,  nel- 
la magnifica  forma,  che  oggi  fi  vede,  fu  in  un  con  l'altre  Cappelle  but- 
tata à  terra  .  Ma  1'  opera  fua  più  bella  ,  a  mio  credere  è  la  tavola  dell' 
A  S.Angio-  Aitar  Maggiore  della  Chiefa  detta  di  S.  Angiolo  a  fegno  ,  vicino  quella 
lo  a  legno  .  di  S.  Maria  Maggiore  ;  ove  tfpreffo  fi  vede  l'Arcangelo  S.  Michele  tutto 
armato  ,  che  conficca  la  lancia  negl'  omeri  dell'  infernal  nemico  ,  al 
quale  con  pittorefeo  capriccio  ,  fece  le  gambe, &  i  piedi  di  ucello  di  ra- 
pina; opera  veramente  condotta  con  fomma  diligenza  per  i  dorati  lavo- 
rìi ufati  intorno  l'armi  del  gloriofo  Arcangiolo  ,  e  per  lo  itudio  accu- 
rato del  tutto  . 

Nota  il  Crifcuolo  ,  che  anco  dipinfe  alcun' opera  nella  Ghiefadi 
S.  Reftituta  ,  ma  quella  per  diligenza  tifatavi  ,  non  ho  potuto  mai  rinve- 
nire ;  quello  sì  bene  the  da  lui  notato  lì  vede  ,  è  nella  Chiefa  di  S.  Ma- 
S.  Mana_j  ^  ^^  pietà  ,  vicino  lefcuole  di  S.  Giovanni  a  Carbonara  ,  ove  nel- 
dclla  Plcca-  Ja  tavoIa  ,  tfpofta  all'  Altare  di  una  Cappella  dal  canto  del  Vangelo 
vi  è  dipinta  la  depolìzione  di  Crifco  Signor  nollro  dalla  Croce  ,  la  qua- 
le è  efpreffa  con  molta  pietà  ,  e  divozione;  Male  citate  pitture  det- 
te dal  Notajo,  come  quelle  operate  in  S.  Eligio  in  una  Cappella  ,  e 
nell'antica  Chiefa  di  S.  Arcangelo  a  Baiano  ,  per  i  vari  accidenti  ,  0  di 
tremuoti ,  o  di  modernazioni  ,  più  non  vi  lono  ,  ne  anco  vi  è  memoria, 
ov'elle  furon  dipinte . 

Vien  comunemente  daciafehedun  creduto  ,  efier  di  mano  del  Zin- 
Yav0\a  ;„_,  garo  fuo  maellro    la  tavola,  che  fi  vede  cipolla   nell'Altare  maggiore  1 
S.   Brigida  della  Chiefa  dì  S.  Brigida  ,  eretta  all'  antico  Seggio  di  Porto  ,  ma  è  ope- 
creduta    di  ra  di  An°iolillo  >  come   manifelìamente  può  conofeerfi  da  chi  che  Ila 

mano  del    pratjc0  profeflbre  .  In  quella  tavola  fi  vede  efpreift  la  Nafcita  del  Sai-* 
Zingaro.      *  va£or 


Pittore.  153 

Vator  del  Mondo ,  e  fopra  là  Capanna  vi  è  una  qumtitì  .li  Angioletti  , 
che  cantano  iiGloria  inexcelfis  D:o:  Da  fopra  la  medelirm  Capanna  , 
v'è  dipinto  un  mezzo  circolo  di  Splendore    com.'  fuoco,  Se  in  elfo  ve- 
defi la  B.  V.  aoj^ripagnata  dal  Salvatore  ,  eh;  apparifeono  a  S.  Brigi- 
da ,  !a  quale  ftà  inginocchioni  da  un  lato  della  tavola  mentovata  ,  e  da 
canto  ha  un  armario  di  facn  libri  ;  Così  dall'altro  canto  vedefi  un  San- 
to Vefcovo  ,  anch'egli  inginocchiato,  ed  in  atto  di  contemplare  il  divi- 
no miltero  della  Nafcita  del  Figliuolo  di  Dio  ,  giacché  d  -.ll'apparizione 
di  Crillo  ,  e  della  SS.  Vergine  Madre  a  S.  Brigida  ,   apertamente  fi  co- 
nofee  eiTer  vinone  ,  conceduta  a'meriti  di  que' Santi,  che   effigiati  ivi 
fono  ;  &  in  tal  modo  retta  feufato  l'abufo d'introdurre  ^n  un  medefimo 
quadro,  che  vi  fia  dipinta  più  d'un  azione  d'un'  ideila   perfona  ;  Abufo 
veramente  pur  troppo  avanzatofi  inlino  a'tempi  de  più  migliori  Artefici, 
i  quali  credendo  forle  arricchire  i  loro  dip.nti  di  con.euofi  epifodj  ,    in-     g0    , .  . 
trodutFero  in  una  Pittura  mule  lima  queir  ifteiTa  principal  figura    della  Cenfuratoré 
ftoria  dipinta  ,  a  fare  altre  azioni  ,    nelle  vedute  profp-.ttiche  ,  e  tal'o-  di  quc'Pit- 
rainpoca   diftanza   fi  è  veduto  dipinto  un  medeiimo  Santo  far  due  mi-  '"«•fhedi- 

racoli  ,   con  replicate  figure  ,   anzi  di  più  fi  è   veduto  con    le   fuddute  p!n2°no  più 

m       ■  r  ti  ••!•  1   r-         r-  1    ^  Un  azione 

azioni,   enervi   rapprelentato  anche  il  martino  del  medefimo  Santo  ;  la  a>  /•  . 

qual  cofa  veramente  non  pub  negarfi  che  non  fia   moltruofa  ,   e  perciò  perfona    in 

biafimau  dagli  Uomini  d'  intelligenza,   e  da   periti  maefii  di  Pittura   ?un  medefi- 

come  Dottamente  dimoftrò  il  Borghini  nel  fuo  ripofo  ,   ove  con  evi- mo  1uaJr8, 

denti  ragioni  dannò  un  tale  debellabile  abufo  . 

Fece  Angiolillo  varie  altre  Pitture  ,  così  ne'  pubblici  ,  che  ne* 
privati  luoghi  ,  ma  le  prime  per  le  fcritte  ragioni  più  non  fi  veggono, 
annoverando»"  fra  quelle  le  pitture  con  cui  refe  adorna  la  Chiefi 
di  S.  Giacomo  eretta  nella  flrada  detta  la  Sellarla  ,  da'  Signori  della  fa- 
miglia Mormile  r.ell' anno  1446.,  e  di  quelle  private,  rarlfime  fé 
ne  veggono  per  un  qualche  incontro  ,  che  accader  fuole  ;  Vedefi  sì 
bene  trafportata  da'  Confratelli  dell'  Arte  de'  Sartori  ,  e  Venditori  di 
vedi  nelP  Orarono,  eretto  preflo  S.  Maria  delle  Grazie  fopra  le  mura, 
e  vicino  P  antica  Chiefa  di  S.  Agnello  Abate  ,  la  tavola  ove  vi  è  efpref- 
(0  S.  Michele  Arcangelo  ,  che  ha  il  Demonio  fotto  de'  piedi  ,  la  qual 
pittura  ,  non  folo  è  ragionevole  ,  ma  ancora  è  con  molto  (Indio  con- 
dotta ,  e  cesi  bene  ,  che  dagli  Artefici  del  difegno  vien  lodata  per 
buona  . 

Ma  già  con  quelle  notizie  fiam  pervenuti  alla  fine  del  racconto 
delle  opere  di  quello  diligente  Pittore  ,  il  quale  an.h'  egli  usb  dipinge- 
re molte  fue  opere  in  campo  d'oro,  com'era  il  comun  coftume  in 
que' tempi  ;  ed  ancor,  he  Angiolillo  non  avefle  la  parte  migliore  nelle 
fue  cofe,  com' ebbe  alcun  altro  Difcepolo  del  Zingaro  ,  m?  Almamente 
i  Donzelli  ,  che  uguagliarono  il  Mae(lro,e  forfè  in  Ctfta  dolcezza  il  paf- 

V  farono, 


ij"4        Vita  di  Angiolillo  N. 

farono  ,  come  nella  Ior  vita  farà  appien  dimoftrato  ;  con  tutto  ciS  » 
ebbe  egli  una  gran  diligenza  ,  ed  accuratezza  particolare  ,  ornando  Ifi 
fue  pitture  con  pazienti  lavori ,  come  conofcefi  nel  S.  Michele  Arcan* 
gelo  fituato  nella  Chiefa  di  S.  Angelo  a  Segno  ,  già  damoi  mentovato  j 
ed  in  altre  fue  opere  ;  nelle  quali  non  può  negarli  ,  che  oltre  alla  bon- 
tà della  figura  ,  e  più  delle  tefte  ,  non  vi  li  conofchi  ancora  1'  accu- 
ratezza ,  e  1'  amore,  con  che  le  fue  Pitture  conduceva  ;  Per  la  qual 
cofa ,  dopo  averle  a/Tai  ben  terminate  ,  vi  foleva  fcrivere  il  proprio 
nome  ,  acciocché  gli  apportando  in  un  medefnno  tempo  onore  ,  ed 
utile  ,   da  chi  dell'  opera  fua  voleva  fervirfì  . 

Di  coftui  non  v'è  certa  notizia  del  quando  veniffe  a    mancare  » 
lucertela  dapoichè  Gio:  Angelo  Crifcuolo  ,  che  fcriiìe  le  fue    notizie,   in  pochi 

della   fui_j  verfi  le  Isfcib  regiftrate  in   quelle  di  Agnolo   Franco,  e   dell'ultimo 

mo.-te  circa  Tefiuro  ,  ed  accennandolo  più  tolto  che  deferivendolo  ,  cosi  in   quelle 

l'ul  nnpo  •    r    v 

iucceiieff      ln'en  • 

Il  quale  Agnolo  dipinfe   la  Chiefa  di    S.  Gio:   Evangeli)} a  ;    e-  la 

Santo  Michele  Arcangelo  ,  vicino  S.  Maria  Maggiore  ,  fé  filmò  che 
fuJJ'e  filo  ,  benché  fé  dijfe  poi  ,  che  era  veramente  bona  opera  de  Angio- 
lillo ,  detto  ^occaderame  ,  fcolaro  de  lo  famofo  Zingaro  ,  e  compa- 
gno delli  Donzelli  detti  ,  che  ha  fatto  buone  pitture  ,  a  S.  Bjjìituta  , 
a  Santo  Domenico  ,  &•  alla  Nunziata  una  Cappella  fana  ,  a  S,  Maria 
la  Nova  lo  S*  Gennaro  ,  e  f  altro  Santo  a  na  Cappella  ;  a  S.  Lorenzo  *  . 
attorno  alla  Madonna  di  Cojìantinopoli ,  dipinta  da  Colantonio  de  lo 
Sciare  ,  e  altre  figure  ,  come  a  S.  Maria  de  la  ?ieth  a  Carbonara  in 
una  Cappella  ,  a  S.  Catarina ,  e  Paolo  ,  a  S.  Arcangelo  antico,  a  «SV 
Eligio  ,  a  S.  Giacomo  de  li  Marmile  ,  e  a  lo  Fifcopio  ,  con  altre  Chie* 
fé  ;   ma  Agnolo 'd.-tto  primo  ,  &c. 

Cosi  profeguendo  il  racconto  dell'  Opere  di  Agnolo  Franco  ,  non 
termina  quello  di  Agnolillo  ,  con  deferivere  almeno  il  tempo  in  cui 
egli  morì  ,  il  qual  tempo  mi  perfuado  ,  ehe  fuccedefle  circa  gli  an* 
ni  14^8.  giacché  la  Chiefa  de*  Mormili  già  detta  ,  fu  eretta  nel  1446. 
e  fu  dopo  dipinta  ,  ed  eflendo  paiTato  qualche  tempo  ,  in  cui  egli  ope-» 
re  varie  dipinfe  ,  non  vi  refta  certezza  ,  che  circa  Tanno  dato  ,  ovve- 
ro nel  1460.  al  più,  perde/Te  la  Pittura  un  così  rfudiofg.  fue  Profeffore. 

Fine  della  Vita  di  Agnolillo. 


VITA 


VITA  DI  PIETROSE  POLITO  DEL 
DONZELLO  Pittori, ed  Architetti. 

COme  il  generofo  Deftriero  ,  cha  moflb  al  corfo  ,  non  vien  fovven- 
te  (limolato  dall'  Uomo  ,  che  lo  guida  ,  o  dalla  gara  di  altro  va- 
lente Corderò  ,  fuol  rallentarli  ,  ed  indi  a  pian  paffoleguitar  fuo  cam- 
mino;Così  appunto  fuccede  a  colui,  che  mollo  da  naturale  inclinazione 
Verfo  una  cotal  fcienza  ,  ovver  nobile  facoltà  ,  muovefi  con  molto  ca« 
Iore  al  corfo  delle  fatiche  fui  bel  principio  ,  per  fi  re  ncqui  fto  di  quel- 
la; Ma  non  venendo  fpronato  ne  da  Maeftro  eccellente  ,  che  gli  addi- 
ti il  fuo  efempio  i  ne  da'  concorrenti  di  fcnola  ,  torto  intiepidendo  quel 
caldo  di  prima  volontà  ,  che  già  lo  morie  in  brieve  tempo  ,  e  divieti 
raffreddato,  ed  all'  intutto  perduto  quel  primo  amor  che  lo  fpinfe  . 
E  veramente  colui ,  che  defidera  bene  incamminarli  in  una  qualche  vir- 
tuofa  applicazione  ,  deve  aver  per  compagna  la  gara  ;  dapoicchè  non 
mai  arr.va  prima  chi  non  teme  tifer  1'  ultimo  ;  ne  fa  molto  corfo  colui, 
che  non  ha  chi  gli  corra  innanzi ,  o  che  non  fanti  altri  corrergli  dietro  . 
Che  però  incontrando  lo  ftu.liofo  la  gara  ,  anzi  che  a  bella  podi  cer- 
candola ,  e  con  ella  cimentando  il  valor  dell'  ingegno  in  gloriola  tenzo- 
ne ,  llia  certo  di  giungere  un  giorno  al  fublime  tempio  della  Virtù  . 
Così  appunto  già  fecero  i  due  virtuofi  fratelli  ,  Pietro  ,  e  Polito  del 
Donzello  ,  i  quali  nella  fcuola  del  famofìllìmo  Zingaro  vennero  ad  in- 
contrar quella  gara  tanto  nece/Taria  per  affrettar  a  gran  palli  il  cammi- 
no difficiliffimo  dell'  Arte  nobilillìma  della  Pittuta,  e  fi  videro  ,  me» 
diante  quella  gara  ,  giunti  al  polla  della  fublime  ftima  di  ogn' uno  ; 
come  ne  rifuona  da  per  tutto  la  fama  ;  e  come  dalla  lettura  della  loro 
vita  ,  che  lìegue  ,  potrà  appieno  comprendere  il  favio  leggitore  . 

Fu  la  nafcita  di  Pietro  circa  gli  anni   140 f.  nella  Città  di  Napoli  ,   vr  r  •      j- 
ove  infin  da  tenera  etì  fu  mandato  a  fcuola  di  Gramatica  ,  e  di  Aritme-  p;etro, 
tica  da  Domenico  fuo  padre  j     il    quale    difegnava  dopo  applicarlo 
apprelTo  di  se  ,  che  negoziava  a  Cambio  ,  e  1   a   merci  ;   ma    erfendo  il 
fanciullo  latto  appena  adulto  ,  perde    la  madre  ,    laonde  Domenico  ,  e 
per  guida  di  lui   ,   e  di  alcun   altra  figliuola  ,   che    aveva   avuta  da 
quella,  come  per   fornire    di   compagnia   fé  Hello  ,    pafsò  allefeeon-      Il  Padre 
de  nozze  con  una  giovane  Fiorentina  ,  affai   cofhiniata  ,  e  di  onefte  bel-  P1^  *J.:e-» 
lezze  ,  della  quale  a  noi  non  è  giunto  il  nome  ,  per  diftanza  di  tempo,    (-c°'"i«-^ 
ne  di  che  famiglia  ella  fi   foffe  ,  fapendofi    bene,   che  per   le   fuddette  Hafce'p ©fi- 
lile buone  qualità,  fu  poi  moglie  di  Agnolo  Franco ,  Pittore  affai  chiaro  to. 
de'tempi  luoi  ;  come  nella  fua  Vita  fi  diffe  ;   Da  cortei  ebbe  egli  Dome- 
nico dopo  breve  fpazio  di  tempo  ,  Polito  del  Donzello  ,  che  fu  così  no- 

V  ì  minato 


jj6        Vita  delli  Donzelli 

m'nato  (  per  quello  fi  dice  )  in  memoria  del  Padre  della  Tua  Donha  » 
che  era  ftato  Uom  da  bene  ;  equefto  fuo   ultimo  figlinolo  aveva   Do- 
menico anche  applicato  allo  (tudio  delle  lettere,per  incamminarlo  dopo 
a  quello  delle  K-ggi  ,   acciocché  fufTe  a  fuo  tempo  divvenuto   Avvocato 
Tj «h  tmsJi  ne'  Reggj  Tribunali,  in  Patrocinare  le  Caufe  ;  Dapoichè  infin  d'  allora 
f      2  aFw'  tra  grande  il  grido  ,  e  la  Prepotenza  degli  Avvocati  in   Napoli  ,   e  de' 
da'qu  'tur"  Tribunalifti  ;  come  fi  ha  dalle  noflre  ftorie   della  Giurifprudenza  ;  ini 
pi  t  "la  forte  ,  ed  il  cafo  aveano  altro  ftabilito  di  quefli  due  ben  nati   Don? 

Zelli  ,   come  in  appreflb  fi  vederà  . 

Viveva  in  quello  tempo  con  fama  di  gran  Pittore  il  noftro  Colan- 
Cola  An-  tonio  del  Fiore  ,  e  dappertutto  fi  udivano  i  vanti,  che  meritamente   fi 
ronìo    del   davano  a'  fuoi  f-imofi  pennelli  ;  dapoichè  per  mezzo  di  un  accuratiffimo 
!'c  vtnu"  Audio  ,  aveva  ritrovato  il  modo  dipinger  con  tenerezza,  e  paftofità 
jiTn2  di  colori  ,  cotanto  fimili  al  naturale,  che  quafi  aveva  abolito  1'  antico 

abufo  de' taglienti  profili  ,  e  delle  crude  tinte  ,  che  ormai  fi   rendeano 
a  gli  occhi  de'  riguardanti  odiofe  ,   dopo   confidente  le  fue  pitture  cesi 
ben  concertate  ,  ed  unite  con  mirabil   dolcezza;  come   già  nella  fua 
vita  fé  ne  fece  parola  .  Qnjfto  grido  »  che  da  tutti  era  intelo  ,   fu  anco- 
ra udito  da' due  fratelli  ,  forfè  nella  fcuola  ove  andavano  ,  e  benché  fof- 
fero  ancora  in  età  quafi  tenera  ,  con  tutto  cib  s'  invogliarono  divveni- 
re  ancor  ellì  ccsì,come   quelli  famefi  Pittori;  ma  quella  tenera  pianta  di 
nuovo  defiderio  fondò  più  alte  radici  nel  cuore  di  Pietro,che  come  di  piti 
età  di  Polito  potè  a  fua  porta  provv.derfi  di  dilegni  di  Colanlonio,e  quel- 
li poi  copiati, farne  parte  al  fratellojanzi  che  fpinti  dall'amore  dell'Arte,  e 
da  naturale  in(linto,tbbero  modo  di  farfi  introdurre  nella  fcuola  medefi- 
Vanno  a_>  ma  del  mentovato  Pittore,ove  da  quel  caritativo,ed  egregio  Maeftro,ot. 
/cuoia    di    tenevano  utilizimi  documenti  ,  e  ne' dintorni  ,  e  nell' operare  il   ma< 
Cola  Anto.  t;tltoj0  ;   ammirando  Colantonio  in  loro  la  naturale  abilità  ;   laonde  i 
c        "due  figliuoli,  più  volentieri  fi  trovavano  alla  f:uola  della  Pittura  ,  che 
a  quella   della  Gramatica  ;  non  perb  il  rigore  del  Padre  ,  a  cui   non 
piaceva  punto  lo  feopcrto  genio  de' due   figliuoli  alt  i   Pittura,    facea 
fpeiTo,  che  tolti  a  quella  ,  con  mala  voglia  fi  applicaflero  a  quella  fcuo- 
la;ma  in  quello  flato  di  cofe  apportò  il  Calo  della  morte  del  Padre  Top» 
portuno  rimedio  . 

Praticava  in  quello  tempo  a  Scuola  di  Cola  Antonio  Agnolo  Fran- 
co ,  il  quale  fi  aveva  fatto  conofetre  an  h'  egli  per  valente  Maeftro  , 
per  la  dolcezzi  dell' acquillata  maniera  ;  Quelli  nel  vifitar  ,  che  fov- 
vente  faceva  Cola  Antonio,  aveva  più  volte  veduto  i  due  amorofi  e 
ben  cottimanti  fratelli  ,  che  con  amore  -,  che  eccedeva  V  età  loro,  (  ben- 
ché Pktro  foife già  giovanetto  )  procuravano  fare  a  qu.fto  ,  con  accu-» 
ratiffima  attenzione  ,  della  Pittura;  per  la  qual  cofa  «li  li  tra  agnolo 
molto  affezionate,  e    faceva  ogni  opera  in  p.rfuadcr  Donv  nico  loro 

pidre 


re 


Pittori,  ed  Architetti.         157     ' 

faure^cciocchè  i  figliuolifda'quali  era  pregata)  attendeflero  di  propofit0 
alla  Pittura  ,  lafciando  ogn'  altra  applicazione  ;  Cosi  praticando  Agno- 
lo a  Cafa  de*  Donzelli  ,  ed  in  quella  avendo  veduta  la  Donna  di  Dom«-    M>:te  del 
nico,  Madre  di  Polito  ,  fuxeduta  la  morte  del  mentovato  Domenico,    paJ<'c  <*»' 
laprefe  per  fua  moglie  ;  incontrando  volentieri  la  Donna  quefte  fecon-  jL"ef  ,  Jjj~ 
de  nozze  ,  perÉh  ;  oltre  1'  effer  alla  ancor  giovane  ,    e  perciò   neceffitata  n^2g  dc]ja 
a  rimaritarli  per  più  ragioni ,  aveva  ancora  ben   conofciuto  1*  amore  ,  Madre  di 
che  Agnolo  portava  a  que' figliuoli  ,  cui  ella  confentiva  ,   che   fecondo  Pietro   con 
il  naturale  iftinto  ,  foffer  divenuti  Pittori  ;  laonde  con   la  nuova  dire-      Agnolo 
l'ione  .del    Padregno   ,  cercava  ogn' un  di  loro  avanzarli  a  gran  palli  ,    ^raric  - 
con  perfezionarli  al  difegno  ,  perciochè  elfi  avevano  cominciati  gli  ftudj 
loro  con  gran  fervore  ,  ed  effondo  parimente   botati  ti'  ingegno  aitili!* 
mo,  perciò  falivano  entrambi  con  pari  paffo  alla  gloriofa   altezia  della 
Pittura  ,  e  con  maravigliofo  avanzamento  . 

Intanto  che  i  due  fratelli  cercavano  con   bro   fladj    far  acquilo 
dell'  Arte  del  Difepno  ,   fuccedette  il  cafo  del  ritorno  del   Zingaro  ,  già»     . 

•   r     ■       r  r      ■    n     !•         j  ~-  f  r ,v  1       t?  -„      RlCOlTlO  del 

per  i  raticofi  faoi  ftudj  ,  divallato  Pittore  ramofihimo  ,  e  la  F-ima   rac-  ^iu^aro  in 
contava  da  per  tutto  il  mezzo,  per  lo  quale  era  fucceduta   la  metamor-  Napoli  ,  e 
fofi  prodigisfa  ;  raccontandoli  altresì  la  perfezione  alla  quale  era   giun-fua    gran_» 
to  ,  nell'  arte  della  Pittura  5  vedendofi  già  nel  pubblico  da  lui  dipinte  rama. 
opere  (limate  in  que' tempi  ,  non  folo  eccellentiflìm? ,  ma   tenute  da 
tutti  miravigliofe .  Vedute   quelV  opere  dai    due   fratelli,  nfolveron 
fenz'  altro  induggio  porvi  del  mezzo  di  p^rtarft  a  fua  fcuola  ,  e  cosi  fé-       ^  nze 
cero:  effendo  per  avventura  ,   e  forfè  per  particolari  intereffi    In  P3C0fCU0ia    jj 
buona  corrifpondenza  con  il  Padregno  ;  come  lì   dice;  ma   io  credo  ,  juj, 
che  egli   confentiffe  ,  che  a  quella   fcuola  foffero  anditi ,   conofcendo 
molto  bene  quanto  gran  Pittore  f  ,fft  il  Z  ngaro  ,   e  quinto  di  gran  lun- 
ga lo  fuperaffe  .  In  quella  fcuola  dunque  quii  ftudj  faceffcro  conia  fcor- 
ta  di  un  tal  Maeftro  ,  e  con  la  naturale   abilità,   non  è    mio  penfiero 
narrare  ,  e  fopratutto  con  la  gara  de'  condirepoli  ,  che  fi  prefiffero  fu- 
pcnre  ,  e  con  la  propria  loro  ,  cercando   ogn'  uno  di  effr  filmato  il 
migliore  >  e  con  ciò  ottenere  la  prima  laude  ;  laonde  baderà  fedamen- 
te accennare  ,  che  giunfero  a  tanta  eccellenza  per  cotal  gara  ,  che  (ov> 
•venteleloro  pitture  eran  per  opere  del  Maeltro   prefe   in  abbaglio  * 
anche  da'  Profeffori  delie  noftre  Arti  .  Nella  fudetta  fcuola  diedero  anche 
op^ra  all' Architettura  ,   la  quale  avevano  incominciata  ad  apparare  da 
Agnolo  Franco  j  Ma  quella  Architettura  fi  xiduceva  folamente   ad  una 
fola  pratica  ,  per  accompagnare  le  ftorie  ,  che  da  loro  ,  e  dal    Maeflro 
venivano  dipinte  ,  benché  il  Zingaro  ,  come  fi  diffe   nella   fua    vita  , 
Forte  verfat.ifimo  in  quella  ,  e  molte   fabbriche  fotto   la   fua  direzione 
ordmafie  ,   e  con  fnoi  difegni  foffero  efeguite. 

Aveva  in  quello  tempo  il  Re  Alibr.fo  Primo  di  Aragona  ,  di   glo- 
riola 


158  Vita  delli  Donzelli. 

Soldati  del  riofa  memoria  ,  ottenuto  il  Regno  di  Napoli  ;  dapoicchè  i  fuoi  Soldati 
Re  A  Iconio  sbuccando  per  l' Aquedotto  ,  avevano  le  fue  Reggie  infegne  piantata 

NapoH    per  'n  V3rle   Parti    cleI'a  Citta    »     e  con  C^  ^at0^   nel'a    PaCe   alIe    ma* 
1"  Acque-!  gnificenze  ,   pr  rallegrare  i  fuoi  Popili  delle   pallate  calamità  ,  volli» 

dotto.  I' animo  fuo  Regale  a  dir  fine  alla  fuperba  e  bella    fabbrica    di   Poggio 

Reileidi  già  alcuni  anni  innanzi  cominciata  dil  celebrt  Architetto  Fio- 
Fabbrica  rentino  Giulian  da  Majano  ,  che  come  conofcente  del  Re,  allorché   fu 
di  Poggio    in  Firenze  ,  era  di  buona  voglia  venuto  a  fervirlo  nel  fuo  dominio  fer- 
ia  da  Gì"-  venc'0  unitamente  con  tifo  lui  la   Reina    Giovanna  ,  che  V  aveva  ad- 
liano  ja_»  dottato  al  Regno  :  ma  inter merla  la  fabbrica  ,   per  le  turbolenze   Mar- 
JAìjmo.       ziali  ,  che  inforfero  ,   nelle  quali  convenne  al  medefimo    Re  perdervi 
la  propria  libertà  ,  come  ad  ognuno  è  palefe,  reftò  quella  imperfetta   ; 
che  però  avendo  ripigliato  il  governo  del   Regno  ,   e  quello  pacifica- 
mente reggendo  (  come  dicemmo  ,)  richiamo   di  nuovo  il  Majano  a 
terminare  una  volta  il  mentovato  Palagio  ;  Il  qual  compiuto  avendo, 
volle  ancora  fu  fièro  terminate  altresì  le  pitture  pur  cominciate  allora 
dal  ramofo  Zingaro  e  da'  fuoi  difcepoli  del  Donzello  ,  ornandole  d'ogni 
intorno  di  belle  Storie  a  buon  frefco  dipinte  j  Ed  egli  di   buona  voglia 
Opere  fatte  i  Regali    comandi  del  fuo  Sovrano  incontrando,  rincominciò  V  opera  , 
a  Poggio   con  i'  3jut0  dj  pjetro  ,  e  Polito  del   Donzello  ;  ma  per   fua   vecchiezza 
Reale.  primi  ,  e  poi  per  fua  morte  ,  dopo  dipintovi  alcune  figure  di  propria 

mino  ,  come  nella  fua  vita  fi  di  ile  ,  lafciò  tutta  la  cura  a' due  virtuofi 
fratelli,  che  vi  dipinfero  ,  e  freggi ,  e  trofei  intorno  ai  quadri,  con 
Comma  pulizia  ,  e  finimento,  appunto  come  dopo  molti  anni  furon  di- 
vinamente dipinti  in  Roma  da  Polidoro  ,  facendovi  su  le  porte  ornati 
belliffimi  ,  con  finti  balli  rilievi  di  tanto  b  non  gufto  ,  e  su  1'  ufo  anti- 
co condotti  ,  che  que'  che  vi  fon  rimarti  a'  noftri  giorni  recano  mara- 
viglia ,  per  legiufte  mifure  ,  che  vi  lì  ofllrvano  ,  fecondo  quelli  degli 
ottimi  Greci  Maeftn  di  Pittura  ,  eflèndo  dipinte  quelle  cofe  a  buon  fre- 
fco »  come  lo  dimortrano  quelle  pitture  ,  che  vi  fono  rimafte  ;  le  quali 
fi  mantengono  nella  primiera  loro  frefchezza. 

Veduta  da  Giulian  da  Majano  la  bella,  vaga  ,  e  ricca  maniera  de' 

due  fratelli  ,   molto  alReAlfonfo   la  commendò  ,  e  coni' Uomo  fince- 

rilììmo  ,  che  egli  era  ,  con  tutti  que'  the  trattava  ,  He  difcorreva  con 

Apprendo-  jaU(jj  .  anzj  cns  ftrett1  con  joro  amicj2ja  alJa  parentela  ,  che  gli  legava 

rara  dalMa" 'nl'ern9  »  a  ca2'on  della  Madre  di  Polito  ,  e  del  Padre  di  lei ,  gli  ama- 
jano.  va  teneramente  ,  laonde  gì'  infegnò  perfettamente    l'Architettura;  la 

Abbaglio  quale  elfi  apprefcro  con  veri  fondamenti  ;  incontrando  volentieri  1'  oc* 
del  Valan  cafione  diGiuliano  ,  Uomo  dichiara  fama  ,  e  fingolariffimo  ne'  tempi 
~r.cal  j  °fuoi  ,  ed  in  quefta  facoltà,  td  in  quella  della  Seoltura  ;  benché  dal 
del  Re  Al-  Safari  per  abbaglio  fii  fatto  l'Artefice  dell'Arco  Trionfale  del  Re  Alfon- 
fonfo  .  zo  d'  Aragona  ,  ora  fituato  nella  porta  di  dentro  del  Cartel  nuovo  per 

ordi- 


Pittori ,  ed  Architetti.        1/9 

ordine  del  medefimo  Re  j  il  quale  non  volle  ,  che  fofle  piantato  preflo 

il  pifcopiojcome  aveano  gli  Eletti  delle  Nobili  Piazze  riabilito,  per  non 

offendere  ,  ed  ofcurare  la  Gafa  di  Cola  Maria  Bozzuto  ,  che   ivi    flava    Summonce 

eretta  ,  dicendo  :  che   egli  Iblea  premiare   ,  non  difgullare  i  fuoi  più  Storie  di 

cari  Va/Talli  .  L-'  Artefice  adunque  di  queft'  Arco  ,   veramente   maravi-  Napoii  . 

gliofo  ,  per  le  gran  figure  fcolpite  che  vi    fono,   fu  Pietro  di  Martino  pÒh  Sacra 

Milanefe  ,  come  atteflano  prima  il  Coftanzo   nella  Storia   di  Napoli   a  Celano  nel. 

carte  401.  dove  dice  ,  che  fecero   lavorare  i  migliori   Scultori    di  que' le    curioiici 

tempi,  ed  il  Capaccio  nel  foglio  237.,  e   l'Eugenio  al  478.;  afTeri-e  bei!?     dì 

feono  in  teftimonianza  di  tal  fatto  il  marmo  fituato  in  S.  Maria  la  Nuo-f?l1p         .. 

•  n  i>  •  ,  ,,,        .  .         _         . ,  ociiceiui  di 

va  ,  in  cui  flava  notato  I  onor  ricevuto  dall  anzidetto  Re  ,  il  mentova- irrat;cudin2 

to  Pietro  di  Martino  quivi  fepolto  ;  quale  ifcrizione  fi  è  da  noi  riporta- di    Re  Al-< 
ta  nella  lettera  ,  che  nel  principio   di  quello  libro  fi  legge   a'  Prole/lòri  tonfo. 
del  difegno  indirizzata.  ,   Angelo  di 

Or  qui  mi  torna  in  concio  con  quello  abbaglio  di  palefare  altresì   fft0  •    ?- 
V  altro  ,  che  premi»  il  Vafari  nella  Vita   del  fuddetto  Giuliano  da  Ma-  Napoli , 
jano  ,  circa  quello  ch'egli  di/Te  ,  con  tanto  errore  delle  mentovate  Pi  t- Giulio  Ce- 
ture  ,  che  ,  come  fi  è  detto  ,  adornan  Poggio  Reale  ;  concioffiacofachè'are  Capac- 
non  vennero  da  Firenze  mai  altri  Pittori ,  che  il  femcfiilìmo  Giotto,  peiC10.'  e  '  En"» 
dipingere  in  Napoli  ,  e  quefto  fnccedè  per  l'autorevolpropofti   fetta  al 
Re  Roberto  ,  da  Giovanni  Boccaccio ,  e  da  Francefco  Petrarca  ,  come 
altrove  fi  dilTe  ,  ed  ancora  per  il  grandiflìmo  grido  che  aveva    Giotto, 
ma  non  perche  in  Napoli  vi  mancaifero  giammai  gli  Artefici  di  Pittura, 
Scoltura  ,  ed  Architettura  ;  e  fé  altri  Virtuofi  vi  vennero  ad  operare, 
quefto  fu  per  le  amicizie  contratte  con  que'  Signori ,  che  dominavano 
il  Regno,  come  lo  fu  con  Alfonzo  Ginlian  da  Majano  ,  e  Giorgio  Vafari 
medefimo  ,  che  vi  venne  per    la  corrifpondenza  ,  anzi  firetta  amicizia 
dell' Abate  D.  Miniato  Pitti  ,  che  lo  fece  condurre   con  fue  perfnafioni 
da  D.  Giammatteo  d'Anverfa,  Generale  de'  Monaci  di  Monte  Oliveto, 
perciocché,  alla  perfine  ogn'llomo  ha  il  fuo  genio  pirticohre   ,  e  non 
fempre  prevagliono  i  paefani  ,  benché  Virtuofì  ,  e  periti  ;  e  il  mondo 
mantienfi  finalmente  per  i  varj  pareri  nella  fua  regolarità   prodiggiofa  ; 
Che  però  deve  faperli  ,  che  non  Giuliano  ,  come  dice  il  Vafari  ,  fé  di- 
pingere a  Pietro  ,  e  Polito   del  Donzello,  il  bel  Palagio  di   Poggio *.        ..    , 
Reale,  ma  folamente   la  fola  loro  virtù,  conofeiuta  da   Alfonfo  ,ed  ^-ìiodelVa" 
atteftata  dal  Zingaro  lor  Maeltro  ;  ne  quelli  vennero  da  Firenze  ,   co- fari,  circa  le 
me  alcuni  han  creduto  ,  giacché  il  Vafari   non  fpiega  ,  fé  quelli,  ven-    pitture  dì 
nero  ,  o  fi  ritrovavano  in  Napoli  ;  laonde    chi  con  occhio   fano  vorrà  P°JS1°Rea-' 
confulerare  ciocche     di  quefti    Pittori    ne   fcriffe  ,     vi  ofTerverà   un 
arte  continuata  ,  in  non  mai  palefare  d'onde  quelli  Fratelli    fi  follone; 
occultandogli  con  le  altre  ooere  il  nome  di  Napoletani  ;  Di  più  facendo 
pirtir  Polito  con  Benedetto   da  Majano  ,  dopo  la  morte  di  Giuliano  , 

per 


160         Vita  delli Donzelli     ?  * 

per  Firenze  ,  dicedi  ritorno  ,  comedi  là  in  Napoli  Polito  fo/Te  venuto 
ancor  egli  col  Mijano  ,  e  non  fa  pm  menzione  di  Pietro  ,  il  maggior 
fratello  ,  ne  di  lue  Pittiti»  ,  e  pur  egli  ne  vide  moite  beli'  opere  dipin- 
te ,  e  mafììme  le  dianzi  da  noi  citate  di  Poggio  Reale  ,  nelle  quali  ì 
(ludiati  fregi  ,  con  i  perfetti  baili  rilievi  furon  tenute  opere  di  Pietro 
maravigliofe . 

In  fine  tappiamo,  come  lo  attefla  il  Notaio  Pittore  ,  che  Giulia- 
no di  M-jino  ,  volea  condurre  i  due  Fratelli  in  Firenze  ,  acciocché  ivi 
(off?  conolciuta  la  loro  virtù  ;  forfè  migliore  di  molti,  che  in  quel  tem- 
po colà  ficrivano.  Cosi  prendendo  il  Vafari  altri  abbagli  ,  e  donando 
a'  f  uoi  Paefani  l'opere  delle  fatiche  altrui ,  moite  cofe  nafeofe  ,  degne  di 
laude  ,  per  la  qui!  cofa  noi  dunque  concludendo  diremo  ,  che  il  trop- 
po amore  de'  tuoi  gli  dettò  fovvente  ,  nella  Ina  beli'  opera  appaflìona- 
ti  racconti . 

Ma  per  tornare  ove  con  forfè  troppo   luRga  ,  ma  neceflaria  di- 
grrflicne  partimmo,  dico,  che  i  due  Fratelli    del  Donzello  ,   eflendo 
rimalti  di  dipingere  Poggio  Reale  per  la  morte  -del  Re  AJfonfo  ,  attefi> 
Morte  di  r0  alquanto  all'  Archirettura,  avendola,  come  dicemmo,  perfettamente 
GhjIuh    da  apprefa  da  Giuliano  ;  la  morte  del   quale  fucceduta  in  Napoli  ,  poco 
Mai^no  in_,  prima  di  quella  del  mentovato  Re  ,  gli -aveva  grandemente  diiguftati; 
per  la  qual  mancanza  ,  compirono  elfi  moite  fabbriche  da  quello  inco- 
minciate ,  parte  delle  quali  furon    le  mura  .della  Città  ;   fabbricandovi 
di  pianta  ,  e  Chiefe  ,  e  Palaggi  ,  che  co'  loro  diregni  conduiTero   con 
pulizia  ,  e  con  belli  ornamenti  ;   delle  quali  fabbriche  balla  fol  raccor- 
dare la  ri£jzioa   della  magg)0r  Chiefa  ,  e  quella  di  S-  Domenico  ,  am- 
be cadute  nell'  orrendo  Trenuoto  del  1446.  ,  e  rifabbricate  con  limo- 
fine  raccolte  da'  pietofi  Cittadini  nel  i4fo.  ,  ed  il   Palagio  di   Troja- 
no  Caracciolo,  eretto  nella  gran  piazza  di  S.  Giovanni  a  Carbonara  . 
Re  Ferdì-  Intanto  eflèndo  fucceduto  ad  Alf  nfo  nel  Reame   di  Napoli   Ferdi- 

nando fiic-  nando  I.  ,  di  lui  Figliuolo  ,  ed  efTendo  quelìo  venuto  in  odio  de'  Ba- 
Reame^i  r0n*  '  FeX  ^Ua  ^n*a  natura  »  e  P&lefe  crudeltà  ,  gli  fuccedè  la  congiu- 
Napolì  ad  ra  '  con  l'jn telline  guerre  ,  che  non  mai  quietò  la  tempella  ,  fé  non 
Al  tonfo  d'  con  lo  affogamento  di  molti ,  in  un  mar  di  (angue  .  Infine  tranquilla- 
Aragona  Ino  to  alquanto  il  Re  Ferdinando  volle,Jie  tal  congiura  fofle  efpreiTa  da'  fa- 
Padie  Con-rnoQ  pennelli  di  Pietro,  e  di  Polito  ,  e  conciò  ii  veniile  a  dar  fine  alle 
giura  de  Ba.    •„,.         ir      „•     ,•  T,  _      ,        ,  ■•  a     ■  j 

reni   contro  Pre""Jnei'e  "'  P°2g-o  Reale,  le  quali  Itone  avendo  egregiamente  1 

di  lui,  e  Aia  due  Fratelli  condotte  ,   n'  ebb;r  tutti  gli  appiaufi  ,  e  le  laudi  dovute  a 
vendetta,      tanta  perftttiflirna  opera  ,   che  fecondo  allora  ,    migliore   non  fé  n1  era 
veduta, sì  per  la  copia  delle  figure  ,   con  i'aggiufhto  componimento,  co- 
me per  i  loro  btliiliimi  ornamenti  ,   e  tanto  vero  ,  che   efièndo   molt0 
piacciute  a  Ferdinando  ,  folea  egli  ben  IpeiTo  colà  condurfi  ,  per  rive- 
derle, e  dopo  lui  11  Re  Federico  fomrmir.en.te  di  quelle   fi  diltttava  ,  « 

tanto 


Pittori,  ed  Architetti.        1 6 1 

tanto  che  una  fiata  efTendovi  andato  con  il  celebre  Poeta   Giacomo  San-  Re   Fód<rt- 

-lazzaro  ,  a  contemplarle  ,  dopo  averle  lodate  ,  ne  fu  da  quelli  fpieg,-  co  fi  dilettò 

to  in  Rime  il  concetto  ,  cosi  richiefto  dal  Re  onorar  quelle  Pitture  con  'l1-"' ui '1 !C- 

quel  Sonetto,  che  comincia  :  ?P 'jr":' e' 

*  .,,...         o-  •/•  i     j  onde  iì  b,:n- 

Vedi    invitto  Signor  come  nfplende  &c.  ruzzano    pIì 

Ed  ecco  con  queft'  ultimo  veraciffimo  teftimonio  ,  maggiormente  compofe  il 
fatto  chiaro  ,  che  le  pitture  furon  principiate  in  rempo  del  Re  Alfonfo,  Sonetto. 
ed  in.li  finite  ,   dopo  alcun  fpazio  ,  per  ordine  di  Ferdinando  ,  nel  quii 
t  mpo  Giuliano  da  Majano  era  morto,  {come  lì  è  detto)  prima  del  Re  Ai- 
fon  Co  d'Aragona . 

Crefceva  tutto  giorno   la  fama  delle  egreggie  Pitture  de'  due  fra- 
telli Pietro,   e  Polito  ,  e  Ornpre  più  avanzavi»'  il  grido  delle  bell'ope- 
re che  dipingevano,  inlin  d' allora  ,  che  le  prime  ftorie  d-pinfero  nel 
mentovato  Palaggio  per  la  Reina  Giovanna  ,  e  per  Alfonfo  allora  ad- 
dott  to  da  quella  ,  come  di  già  fi  dille;  Per  la  qual  cofa  gli  furono  com- 
mefle  di'  Frati   di   S.  Domenico  alcune   pitture  d'  una  Cona  di   Al- 
tare  ,    p.r   una   Cappella    ,    eh'  è   fituata   in   un    pilaltro   ,    in  fac- 
cia a  quella  d-.  I    Santo  Angelo    Cuftode  ,     ove  efpreffero   nel    quadro 
di  mezzo  la  B.  V.  a  federe  co!  Bambina  in  braccio  ,  e  ne'  ripartiiru-nti, 
che  fon  da'  lati  di  quefto  ,  vi  è  in  uno  il  B.Jacopo  Francefcano  ,  e  dall' 
altro  S.  ^ebaiciano  .  Sopra  la  lunetta  ,  che  fecondo  I'  ufo  antico  fa  fini- 
mento alla  Cappella  ,  vi  è  effiggiato  N.  S.  Gesù  Crifto  ,  che  fchiodate 
le  mani  della  SS.  Croce  ,  inoltra  le  piaghe  alla  Maddalena  ,  ed  all'ama- 
to Difc-.polo  Giovanni  Evangelista  .   Feceroancora  varie  p  tture  per  lo 
Palagio  del  Protonotano   di  aiiora  ,  e  di  un  Signore   della  Nobi!  Fami- 
glia de'  Pappacodi  ,  come  ancora  di  un  Principe  di  Cala  Caracciolo,  co- 
me accenna  il  Cnfcuolo  ;  delle  quali  Pitture   non  ho  potuto  aver  altra 
notizia  ,  fé  non  di  alcune  poche  tavole  ,  che  oggi  fono  in  potere  di  par- 
ticolari ,  elTÈndofi  l'altre  perdute  ,  per  efl-re    a    frtfco   nel    modern3rfi 
forfè  le  fabbriche.Alrune  delle  tavole  mentovate  fono  Mate  fituate  in  al- 
cune Chicle  da  quei  che  han  voluto  abb-llirle,  on  donar  loro  quelle  Pit- 
ture ,  come  fi  vede  nell' antica  Chiefa  di  S.  Rrioida   a  Seei'io  di  P  >rto,  Opere    nell* 
la  quale  nella  nftaurazione  che  ultimamente  ,  ci  e  nell'  anno  del  17 15.  ?"*!•  e  R  * 
ha  fatto  il  Marchefe  D.  Giulio  Navarrttta  ,  vi  ha   collocato   tre   tavole  „;<}.,  a's~ 
de'  Donzelli  ,  delia  prima  maniera  ,  nelle  quali  vedefi  effiggiato  in  quel-  gio  di  Porco 
la  di  mezzo,  ch'è  fituata  dietro  l'Alter  Maggiore  eh'  èifolato,  e  fotto  il 
maggior  quadro  d.pinto  da  Agnohllo  il   nafeimento  di  Gesù,  che   pe- 
tto nella  mangiatoia  viene  adorato   d.dla  Santifiìma  Madre  ,  da  S.  Giù* 
fepp;  ,  e  da  un  Angelo  ,  efTendovi  il  bue  ,  e  1'  afinello  .  Dal  canto  del 
Vangelo  laterale  a  quello  quadro  vi  è  efprefla   la  SS.  Annunziata  ,  e   da 
quel  deli'  Epiftola  l'adorazione  de'  tre  Santi  Maggi  a  Gesù  Bambino;  tut- 
ti dipinti  in  campo  d'  oro  ,  ma  con  sì  viva  ,   e    divota  efprcffiva  ,  che 

X  non 


1 6  2  Vita.  deJJi  Donzelli 

non  pub  defiderarfi  migliore  .  Dicefi  che  quelli  Sagri  Mifterj  fiano  flati 
dipinti  ad  un  antenato  deilo  fcritto  Marchete  per  la  medeiima  Chiefa,  cf« 
fendovi  in  tutte  e  tre  l'arme  delle  cafa  Navarretta  :   Ma  a  me  più  torto 
paiono  aggiunte,efTendovi  ancora  l'arme  medefime  nelle  due  figur^,  che 
fon  ili  fuori  fituate  del  S.  Rocco,e  S.Agoflino, (limate  di  Silveiìro  Buono. 
Ma  che  lodi  darem  noi  all'opere  perfetti/lime  ,   che  coftoro    dipin- 
fero  nella  Chiefa,  enei  Convento  di  S.  Maria  (a  Nuova  ,  ove  per  ordù 
ne  di  Alfonfo  I.  ,  che  ne  fece  prorruffi   a  que'  Frati  ,   fu  poi  fatto  dipin- 
gere il  Rif-ttorio  da  Ferdinando  il  Figliuolo  ,  alli  due  Fratelli  ;  i  quali 
Opere  del  dipinfero  nella  gran  facciata  ,  che  U  fa  Capo  ,  il    miftero    di  quando  i 
Rilettorio  Giudei  conduilero  N.S.  Gesù  Grillo  al  Calvario  con  la  Croce  in  Spalla; 
di  S.  Maiia  ove  vj  efpreflero    un  Per  grino  concetto    di   un  Cavallo.  ,    ihe    ha 
la  Nuova.    -^  ^anto  bianco,  il   quale  fporgenJo   la   tefta  per  fotto    la  gambi  , 
che  alza  a  bella  polla  ,   lecca  con  la  lingua  ,  ed  in  fuo  intendimento,  ba« 
eia  la  mano  del  Redentore  ,  che  foftiene  In  Croce  ;  nel  qual  mentre  Co- 
lui che  lo  cavalca  ,  e  che  va  a   lato   diCrifto,  fi  sforza   di  tirarlo    da 
quell'  atto  di  fopraumano  conofjmento  del  Salvatore  . 

In  quella  iroria,   vi  fon  figure  bel lillì me  ,  così  di  que' che   tirano 
Gesù  Criflo  ,  come  di  que'  Jie  conducono  al  monte  i  due  ladroni  ,  che 
-  .    vanno  affai  ben  difpofti  ne' l  ro  gruppi  .   Vi  fono  altresì  elpref  oni  co- 

ef     jj.  •  ^_  si  vive  ,   che  migliori  non  può  idearle  la   moderna  pittura  ,  in  quelle 
curari    da'    perfone  nelle  quali  fono  elle  efprelTe  ;   Veggtndofi  1'  addolorata  Vergi- 
ì)ora«ll».      ne,  che  in  piedi  ,  vien   foftenuta   da    Maria  Maddalena,  ancor' ella 
piangente,  nel  mentrecche  lafuddttta  B.  V.  nelf  impeto  del  dolore, 
vuole  avanzarfi  v'erfo  del  caro  Figliuolo  ;    il  quale  innanzi  a  lei  paflan- 
do  ,  con  volto  dolorofo  la  guarda  ,   compafiìonando   il    fuo  duolo;  ed] 
ella  a  tal  guardo  mago|0rrnente  ne!  fuo  cuore  percofla  ,   apre  le  braccia 
per  efprimer  forfè  con  vo^e  V  interna  doglia  ;  ma  Dell'avanzarli  ,  vien 
dalle  pietofe  Marie  rattenuta  ,  acciocché    tramortita   non  cafehi  per  il 
dolere.   Infomma  non  è  ella  facil  cola  il  defenvere  con  quanta  pro- 
prietà fia  egreggiamente  efprelfo   quello    divin   Miftero;  per   la  qual 
cofa  dico  folo  :  che  quella  pittura  ,  con  l'altra  ,  che   Ila  fopra  la  porta  , 
merita  ogni  laude  ;  elìendovi   bonilfime  figure  ,   e  telle    perfeetilfime  , 
maffime  quella  del  Crifto  ,  della  B.  V. ,  e  della    Maddalena  ,   che  fono 
a  maraviglia  efpreflìve  ,  e  nel  volto  di  S.  Gio:  Evangelifta  vedefi  il  ri» 
Ritratto  del  tnttodel  Fontano  ;  alior  giovane  ,  benché    altri  dicono  di    Ferdman* 
Fontano  .      jq  .  Ma  foprattutto  è  bellilfimo  un  putto  ,  che  con  angelico  volto ,  pac 
che  venga  compafiìonando  le  Vergine  addolorata  ,   dapoiche  appretto 
lo  ftuol  pittofo  è  egli  figurato  . 

Di  centro  a  quello  quadro  ,   e  propriamente  fopra   la  porta  ,  pe» 

cui  fi  entrarci  Refettorio  ,  vi  è  clorella  l'adorazione   de*  SS.  \4agi  ,  fra 

.  .  quali  il  Re  j  che  ita  dipinto  in  piedi  ,  in  etì  giovanetto  ,   e  il  ritratto  di 

Aliomb°Jl!  Alfonfo  11.  fattovi  dipingere  dal  Padre  ,  con  la  corona  in  tefta  per  rap, 

pre^ 


Pittori,  ed  Architetti .       \6$ 

pre Tentare  un  de' Maggi .  Di' lati    nel   ripartinr.nto  di  quella  (H:a  , 
che  vien  divifa  da'  pilaftri  di    finto  marmo  ,   e  b'.n   lavor  iti ,  e  dipinti 
congrandiffiim   diligenza,  vi  è  effigiato   S-  Francefili  di  A  ili  fi  ,   che 
in  piedi  addita  il  miftero  dell'adorazion    fuddttta,  e  S.  Antonio  da  Pa- 
dova ,  che  genufleflb  con  altri  Santi  Francefcani  ,   lo  contempla  .  Cosi 
dall'altro  lato  vi  è  S.  Bonaventura  ,  che  fimilmente  ,  ad  altri  Santi  del 
medt-fimo  ordine  mol'tra    lo   ftefiò .  Sopra   di  quefte   pitture  vi  è  una 
ftrifeia  ,  che  fa  come  lunetta  ,  in  cui  j  donzelli    vi  tffiggiorono  ,  entro 
ripartimento  di  bel  lavoro  ,  la  Coronazione  di  Maria  Verpine  ,  fartalr 
dal   noftro  Signor  Gesù  Griffo  ;  efTendovi  efpreffi  molti  Angioli  in  atto 
di  adorarli  ;  fotto  poi   alla   fuddetta   adorazione  de' SS.  Magi  ,   vi  fono 
ancora  due  altri  ripartimeli  ,  dipinti  con  la  fctfTa   diligenza  di  que'  di 
fopra  |  ove  vi  efprefte  Polito  là  SS.  Nunziata  in   un  di  elfi  ,  e   nell'al- 
tro vi  fece  Pietro  la  Natività  del  Redentore  ,   cosi  bella  ,  e  con  vaphi 
Angioli  ,  che  lo  corteggiano  ,  che  non  può  defiderarfi  cofa   migliore  * 
Infomma  quelle  pitture  fanno   maraviglia  a  chiunque  le  mira  ,  a  cag- 
gion  della  loro  bontà  i  riguardo  a'  fecoh  ne'  quali  elle  furon  dipinte  da 
quelli  Artifici  . 

Quelle   ftudiatiffime  opere  d  pò  ,  che'  furon  vedute  ,  ottenner» 
da  ogni  ceto  di  perfone  copìofiffiine  laudi  ,  le  quali  andavan  qu:  fti  con- 
tribuendo a  due  fratelli  a  vicenda  j  Et  eglino    per   maggiormente  me- 
ritarle ,  «odiavano   tutto  giorno  1'  uno  d'  avanzar  l'altro  .   Era  però 
quefta  gara     fra  di  loro  portata   folamente   dalla  Virtù  ,  ne  giammai 
ebbero  ne'  loro  cuori  lnogo  la  macerata  invidia  ,  cofa  rara    veramente 
ad  accad.  re  nella  concorrenza  di  una  medefima   cofa  ;  anzi  che  amani 
doli  teneramente  ,  non  mai  furono  i  loro  voleri  divi  fi  .  e  le  op:re  co- 
munemente da  loro  eran  condotte  con  una  indivifa  volontà  ,  sforzandoli 
folamente  in  que'  lavori ,  ch'elfi  facevano   divenir   maggiori  a' trap;f- 
fati  Artefici  ,  che  aveano  il  primo  vanto  nella  pittura  ottenuto  ;   e  con 
ciò  vol.ndo  ogn'un  d;  loro  giungere  a  quello  ,  procurava   con  maggior 
ftudio  avanzarli  fopra  il  Compagno  .  Qmndi  è  ,  che   lavororono  varie 
cofe  a  vicenda  ,  e  con  virtuofa  gara   intraprefero   a  dipingere  ogn'  un 
di  loro  una  Crocifllfione  del  Redentore,  ordinate   quelle  a  bella   polla  R       p     ,, 
dal  Re  Ferdinando  per  far  prova  di  loro  virtuofa  gara  .  Una  per  fituarfi  nando   or* 
fopra  la  porta  del  Refettorio  detto  dalla  parte  di  fuori  ,  e  l'altra  in  Chie-   dina   uno 
fa  .  in  una  Cappella  .  In  quella  di  fopra  la  porta  efprefle  Pietro  ,  Grillo   "ft<flò    f°g- 
Crocifliro  ,  in  mezzo  de'  due  Ladroni ,  circondato  da  Soldati  Pretoria-  fttto  a.  duc 
ni  ,   e  del  Popolo  Ebreo  ,    fra  de'  quali  vi  fece  Hgure  ,  che    con  varj 
concetti  efprimevan  la  dolorofa  Storia  della    morte  del  Redentore  :  di- 
pingendovi quanto  fi  legge  nel  Vangelo  di  effa  .  Vi  effiggib    le  Pietofe    pjttur3  j| 
Donne  ,  con  le  Marie  ,  che  con  S.  Giovanni  accompagnano  la  Vergine  Pietjo  . 
addolorata  ,  che  non  può  farfi  di  meglio  ;  ed  è  quello   miftero  dipinto 

X  z  fu 


1 64  Vita  de'  Donzelli 

'a  di  una  tavola  per  traverfo  larga  circa  15*.  palmi  ,  ed  alta  f.  »  e  le 
figure  fono  di  un  palmo  e  mezzo  in  circa  di  altezza  .  Ma  quella  che  di- 
Pìccu-a  di  Pinfe  Polito  avanza  di  poco  quattro  palmi  per  traverfo  ,  e  poco  più  di 
Polito,  tre  alta  ,  ove  in  figure  piccole  a  mi  fura  di  un  palmo,  effiggiò  la  fto- 
ria  ;  et  al  imitazione  del  fratello,  vi  fece  anch'egli  i  due  ladroni, 
confitti  con  varj  (torcimenti  di  corpo  fu  le  Croci  ;  mi  innanzi  dal 
deliro  lato  vi  tlprelTe  la  B.  V.  in  piedi  ,  accompagnata  dalle  Marie  , 
S.  Giovanni,  ed  un  gran  (ruolo  di  donn,j  ,  che  tutto  infieme  formano 
un  gran  gruppo  di  figure  unite  ,  mirabilmsnt;  dipinte  .  Qj_jlle  pittu- 
re efpofte  ne'  luoghi  dcftinati  ,  trafTero  a  vederle  quali  tutto  il  Popolo 
Napoletano  ,  ed  i  ProfelTori  medefimi  ,  i  quali  non  fi  faziavano  dargli 
immortali  vanti  ,  lodando  tutti  la  virtuofa  emulazione  de'  due  fra- 
telli ,  i  quali  godevano  degli  onori  che  ugualmente  loro  eran  contri- 
buiti da  ogn'  uno  : 
Benedirò  Avea  in   quello  tempo  Benedetto  da  M.ijano  »   Nipot.'  del  Celebre 

ria  M.u.-.»o  Giuliano  ,  determinato  di  ritornarli  in  Firenze  ,  e  perche   non  potea 
Fiorentino  .  d\v\fci{i  dalia  cara  compagnia  de'  due  virtuoli  fratelli ,  cercava  a  tutto 
fuo  potere  di  condurli  feco  colà  ,  e  tanto  più  ,  che  elfi  ndo  inforte  al  Re 
Ferdinando  turbolenze  di  gu.rre  ,  volentieri  avrebbono  ottenuto   da  lui 
licenza  >  promettendoli  di  farli   aver  nella  Patria  fua  ,  Operi  di   confi- 
derazione  ,  dapoiche  in  quella   in  que'  tempi  pochi  potean  paragonarli 
ol  valore  de'  loro   pennelli.   Ma  opponendoli  Pietro  a  quelle   amorofe 
efferte  ,  con  la  confiderazione  ,  che  non  era  ben  fatto  toglierli  ambedue 
«talla  Patria  ,  ove  aveano  con  tante  fatiche  procacciatoli   nome  ,  per 
irne  altrove  a  tentar  loro  forte;  che  però  per  non  difguilar  Benedetto, 
loro  congionto  ,  confentiva  bensì  che  vi   andafie  follmente   Polito  ,  il 
quale  avendovi  i  congionti  della  fua  madre  ,  potea  col  mezzo  di  effi  , 
e  di  Benedetto  procacciar»*  i  lavori  i  ed   in  fine  ,   ogni  quii    volta  poi 
,  non  volefle  più  dimorarvi,  potea  a  fua  polla  ritornacene,  clTendovi  lui 

cri?"  fio  lui  m  Napoli  confila    Cafa  .  Così    dunque,  perfuafo   Benedetto  da   tante 
Polito  a_»vive  ragioni  ,  partì  con  Polito  per  Firenze;    ove  giunto   vi  fu  accolto 
fiitme  .      con  dimoftrazione  di  cordiale  affetto  ;  ed  ove  fi  trattenne  ,  fempre  im- 
piegato in  molte  opere  commefleli  da    quei    amatori    delle  virtù  ;  le 
quali  opere  lì  dice  ,  che  riufeirno  di  fomma  foddisfizione  di  tutto  quel 
pubblico;  avverandoli  con  ciò  quell'  adaggio  ,  che  al  virtuofo   ogni 
paefe  è  patria  J  fecondo  il  riferir  del  Crifcuolo  ,   il  quale  anche  dice  1 
che  ne  avean  commefle  le  relazioni  per  le  fuddette  . 
Incertezza  Non  fi  sa  certamente  ,  fé  Polito  in   Napoli  ritornaflè,  com'è  pa- 

titi ;  irorno  rere  jj  alCUni,  e  mailìmamente  de'  Frati  dell'Olfervanza  di  S.  Maria  la 
*  '  ...  °''.to  '  Nuova  ,  i  quali  dicono  ,  che  vi  erano  memorie  che  di  loro  fepoltura 
Firenze  .  fa.eano  menzione  .  Ma  i  più  dicono ,  che  Polito  fi  rimafe  in  Firenze  , 
per  la  gran  ftima  ,  che  di  lui  facevano  colà  dell'  opere  fue  ,  eflendo 

amato 


in 


Pittori,  ed  Architetti .       i6j 

imatoper  (uà  virtù  non  meno  ,  che  per  fuoi  buoni  codumi  .  Ed  ecco 
in  quii  pregio  era  iu  qu-:'  tempi  la  Pittura  in  Nap  >li  ,  e  quai  virtuofi 
Profeflon  vi  fioriflcro  ,  che  il  Mijm  i  ftimb  fua  ventura  condurre  que- 
llo Pittore  in  F  r  nze  ;  dove  (e  fu  tanto  Ann  ito  ,  ciò  fu  p-.rche  era  ve. 
nolente  virtuofo,  e  potea  (hre  a  fronte  di  qualunque  altro  di  quei 
che  loda  in  quei  tempi  ilVd'.ri,  che  così  fcarlamente  di  colloro  ra- 
giona .  Ma  noi  tornando  aj  notlro  racconto  de'  Donzelli  ,  diremo  , 
che  non  avendo  certezza  di  ciocché  Polito  averte  operato  in  appre/To  , 
partiremo  a  far  parola  di  quell'opere,  che  Pietro  fenza  i' ajuto  del 
fratello  ,  da  fé  folo  condurle  . 

Fece  Pietro  molte  pitture  nel  Palagio  del  Conte  di  Ma£aluni  ,  Op?re  dì 
per  ordine  di  quel  Signore  ,  delle  quali  mlìno  a  pochi  anni  addietro  ,  Pietro  , 
alcune  fé  ne  vedeano  ,  e  propriamente  in  alcune  danze  di  quel  Pala- 
gio detto  volgarmente  ,  del  Cavai  di  Bronzo  ,  per  la  famefa  teda  ch'è 
fituata  nel  cortile  ;  le  quali  pitture  chi  quelle  cofe  fcrive  ,  vide  in  età 
aflai  giovanetta  ,  condottovi  da  fuo  padre  »  che  da  D.  Diomede  Car- 
rafa  ,  fuo  benevolo  ,  (  ultimo  Signore  della  linea  de3  Conti  mentovati  ) 
vi  era  flato  invitato  a  vederle  .  Uopo  di  che  ,  efTcndofi  rifatte  a  cagion 
di  lefione  alcune  di  quelle  danze  »  lì  perderono  p.r  neceffità  le  pitture  ; 
falvandofi  follmente  alcune  tede  con  fomma  diligenza  tagliate  da  que' 
muri  .  Così  face  altre  pitture  in  altri  Palagi  ,  ed  in  altre  Chiefe  ,  che 
fi  leggeranno  nelle  notizie  di  Notijo  Crdcuolo  ,  alle  quali  è  avve- 
nuto lo  fie/To  ,  che  alle  poco,  anzi  dette .  Quelle  ,  che  ora  fi  veggio- 
rio  ,  e  i  he  forfè  fono  le  più  bell'opere  da  lui  dipinte  ,  fono  quelle  ch'ei 
fece  per  la  Cappella  di  S.  Francefco  d'  Affili  ,  dentro  la  Chiefa  mento- 
vata di  S.  Maria  la  Nuova  ;  ove  mirabilmente  fi  vede  efpreiTo  nel  ri- 
partimrnto  di  mezzo  della  Cona  il  S.rafìco  Santo  Pa  're  ,  e  da'  lati 
negli  altri  due  r.partimenti  vi  dipinfe  S.  Agata  ,  e  S.  Lu.ia  i  Et  in  que- 
ftc  pitture  vi  fi  ammira  unità  di  cobre  ,  tenerezza  di  belle  tinte  arFu- 
mate  ,  e  con  amore  condotte.  Infomma  querce  figure  fono  così  bea 
dipinte  ,  che  non  ponno  defiderarfi  migliori  ,  perciocché  fembran 
vive  . 

Nella  danza  del  Capitolo  di  qnedo  Real  Convento,  laterale  alla 
porta  del  Rifettorio  ,  altre  volte  nominato,  vi  è  una  Cona  ,  che  fu  di 
Altare  ,  alta  circa  fette  palmi  ,  ove  vi  è  dipinta  la  B.  Vergine  a  federe 
in  una  bella  fedia  ,  finta  di  mtrmo  lavorato  ,  col  bambino  in  braccio, 
che  viene  adorata  da  due  Angioletti  ,  che  fono  oltremodo  belliffimi  ,  e 
«juefta  tavola  è  dipinta  con  fomma  dolcezza  di  colore  ,  che  anche  a'  no- 
flri  giorni  fi  rende  ammirabile  a5  rifguardanti  ,  e  maffimamente  a  co- 
loro ,  che  intendono  l'arte  della  pittura  ,  per  la  confiderazione  di  que' 
tempi  .  Queda  Cona  mantiene  infin'  ad  oggi  il  rlubio  fé  ella  fia  pittu- 
..  .li  Pietro  ,  ovvero  di  Polito  ,  come  vogliono  molti   di  quei  ,  che  di» 

cono  5 


i66         Vita  de' Donzelli 

cono  ,  eflere  fiata  dipinga  da  coftui  ,  dopo  il  ritorno  da  Firenze  ,    è  chi 
perciò  refta  1'  opinione  in  que'  Frati  ,   che  egli  ritornò  in  Napoli  ,   dopo 
alcun  tempo  .  Ma  da  qualunque  di  loro  quella  tavola  fo/Te  dipinta  ,  non 
(taro  più  a  far  pirola  deputando  ,   ma  dko  Solamente  ,  che  ella  è  affai 
Varie    pk- ben  colorita  ,   ed  a!  pari  di  qual  altra  buona  pittura  infino  a    que' teni- 
ture ih  que  pi  condotta  ;  avendoli  fempre  riguardato    a  quegli  anni  ,  ne' quali  fu» 
tempi   vcn-  ronQ  _ue(^e     e{j  a]rre  pjtture  jj  a[trj  pitcori  operate  ;  come  in  altro  luo- 

£01)        molCO  ,7.  ,  r  ,  m  ■      *  .  r,-     .  r 

lodate   in_,  §°  abbiam  detto  ;   facendo  per  ora  p.iflaggio  a  quanto  di  quelli  due  fra* 
riguardo  ili  Celli  ne  lafciò  fcritto  ii  Notajo  Pittore  , 

que  fccoli ,  £/   Vittori  Pietro  ,    e  polito  de  lo  Donzello  Jìudiarono  da    Majìrt 

ne  quali  la  Q0ia  Antonio  ,  e  morto  qutfìo  da  lo  Zingaro  famofo  ,    a  C  Architettura 
pittura   non    ,     ~.    .  .    J    .  3      «•       1  ieri 

e'onci_>        Giuliano  ,  ma  prima  impararono  ancora  da  Agnolo  ,  che  ju /colar» 

alla    perfe-  dell'  opere  de  lo  famofo  Giotto  :  ma  quitti  diventornno  meglio ,  dove  bau» 
2Ìone  de'    no  dipinto  Poggio  Sleale  «   che  in  quel   tempo  avea  fabricato    la    Regina 
tempi     110-  Giovanna  Seconda  ,  e  per  lo  RJ  Alfonfo  Primo  Giuliano  de   Fiorenza  *  e 
fai  ;  con  quejìo  prefero  molta  amicìzia  ,  perche  Conofceva  Giuliani  la  virtie 

loro  ,  ejjendo  huomo  [incero  ì  dove  li  vantava  ajjai  ,  volendo  partirli 
a  Fiorenza  ,  e  tenerli  Come  fratelli  ,  avendo  parentela  con  Polito  per 
via  di  Matrimonio  .  Dopo  quejìo  fatto  dipinfero  quefti  due  Pittori  invi- 
te belle  pitture  ejjendo  le  loro  te/ìe  maravìgliofe  ,  come  fi  tede  a  detti 
Poggio  Rjale  ,  e  nello  rifettorio  di  S.  Maria  la  Nova  (  che  fabbricò  Car- 
lo Primo  i  dove  in  quello  Refettorio  delli  Monaci  (  vuol  dir  de'  Frati  ) 
di  detto  Monaferio  ci  fono  pitture  belliffnne  ,  e  dipinte  etn  granjìudio  ? 
bellezza  di  colori  ,  e  fejte  preziofe  .  Cercando  ogn'  uno  di  loro  far  beni  % 
e  con  gara  ma  fenza  invidia  ,  perche  fi  amavano  aj]ai  .  Ancora  dipin* 
fero  l' illufìre  Caf»  dello  nobile  Pappacoda  ,  e  dello  Protonorario  ,  che  fu 
molto  caro  del  Re  Alfonfo  fudetto  ;  come  ancora  quella  del  Principe 
Caracciolo^  e  molte  belle  pitture  dentro  Chiefe  ,  le  quali  fi  conofeono  • 
ejftndo  ajjai  bella  la  loro  maniera  l  fervendo  Re*  e  Pregine  di  Napoli  • 
circa  f  anno  1440  ,  e  fo.  Doppo  di  che  Polito  ,  ejjendo  morto  Giulia» 
fio  ,  ed  avendolo  prtgato  andare  a  Fiorenza  ,  ci  andò  con  un  parente  di 
detto  Giuliano  ,  e  fece  belle  pitturi  »  ejjendo  piaciuto  molto  dalli  Fio» 
rentini  >  delle  quali  Pitture  fé  a  t eornmejjo  la  Relazione.  Dove  chi 
Hetro  relè  in  Napoli ,  ftando  dipingendo  nella  Cafa  del  Conte  di  Mata- 
lona  alcune  flanze  ,  tutte  dipinte  ,  e  fece  nel  Palazzo  del  Principe  di 
Salerno  Pitture  bellijfime  ,  come  ancora  una  Cappella  fua  nel  Pifcopiot 
e  fatte  quefle  cofe  ,  ejjendo  Jiimato  affai  da  tutti  ,  perche  era  Jtimato 
dalli  fuoi  naturali  Signori  ,  ed  Illu/irijjìmi  Rj  di  Napoli  ,  morì  circa 
P  anno  146  y.   0  io.*  volfe  ejfer  fepolto  a  S.  Maria  la  Nuova  . 

Ed  ecco  con  le  qui  riportate  notizie  .  compiuto  il  racconto  della 
Vita  di  Pietro  ,  ed  il  Catalogo  altresì  di  fue  opere  ,  fenza  ,  che  ila  noi 
a  minuto  fi  notino  ,  per  non  iftanca.rc  i  leggitori ,  con  replicarle  ;  e 

■taxi- 


Pittori,  ed  Architetti.         167 

tanto  più  ,  che  quelle  anJie  vengono  notate  dal  Cavalier  Ma  (lìmo  nelle 
memorie  ,  che  ei  fcr.fle  ,  con  le  (cruenti  parole. 

Pietro  ,  e  l'olito  del  Dome/lo  ,  furo  o  Di j 'ce poli  del  Zingaro  ,  t 
fecero  ajjai  ben  ,  e  per  or  Une  tisi  %  Afonpt  ,  e  della  Rjgina  Giovan- 
na dipinsero  a  i'ogg'o  ^  ale  molte  bilie  ptture  ,  e  fatte  quejte,  dipinfera 
4  S.  Maria  la  Nuova  il  Refettorio  delli  Frati  di  ditto  luogo  ,  dove  bau 
fatto  il  ritratto  del  li  fikli  del  detto  Rj  ,  e  Regii  Signori  di  qutl  tempoi 
facendo  altri  ritratti  m  altre  pitture  ,  che  dipinfero  in  altre  Cafe  ;  e 
nella  fudetta  Chi  fa  fecero  belle  Co/e  ,  ed  in  altre  ancora  l  le  quali  loro 
pitture  fi  Cono/cono  alla  nota  Maniera  ;  fjjendo  affai  naturali  nelle  teflei 
ed  avendo  fatte  opere  al Vefcovato  ,  a  S.  Domenico  ,  ed  altre  Chic  fé  , 
mancarono  ,  circa  gli  anni  1470.  >  lafciando  Silveìiro  Buono  loro  di- 
fcefolo  . 

Fin  qui  il  Cav.  Malfimo  in  quello  luogo  ,  riportando  folamente 
alcun'altre  Tue  parole  ,   che  di  Pietro  fin  menzione  ,  nelle  memorie  di 
Silveftro  Buono  ,  e  di  Andrea  da  Salerno  ;  ove  dice  :  che  Silveftro  finì 
la  tavola  labiata  imporrata  dal  (uo  Maeftro  Pietro    d:l   Donzello,  per 
1'  Altare  Maggiore  de'  Ss.  Colmo  ,  e  Daini  :  no  ;  laonde  appien   ci    di- 
moftra  ,  come  Pietro  fu  L'Artefice  di  quella  tavola  mentovata  ;  la  qua- 
le rappre(ènta  la  Circoncifione  del    Signore  ;   opera    in    vero  degna  di 
fomma  laude  ,  b.ncJie  lafciati  imperfetta  ,  e  perciò  finita  da   Silveftro 
Buono  anzidetto  ,  ed  indi  rifatta  dal    famofo   Andrea  da  Salerno  ,  per 
V  incendio  accaduto  ;  come  poi  fi  dirà  ,  e  che  non  alterò  punto  il  com- 
ponimento fatto  da  Pietro  j  il  quale  pieno  di  onori  ,  di    laudi  ,  e  d'  0- 
gni  comodo  ,  procacciatogli  da' fuoi  famofi  pennelli  ,  lafciando  la  fpo- 
glia  mortale  ,  circa  gli  anni  già  dotti  dal  Notato  Pittore  ,  e  dal    Cav. 
Mailìmo  Stanzio^!  ,   lafciò  bensì  nel  mondo  gloriofa  memoria  d«l   fuo 
nome  con  quello  del  Fratello  ,   p;r  le  beli'  opere  eh'  ellì  fecero  .    Fu  di- 
scepolo de'  Donzelli  Protalìo  Clarini  lo  Mdatiefe  ,  il  quale  fi  portò    affai      pr0ta/-o 
bene,  ed  effendo  venuto  nella  ftima  degli    Uomini,   fece   varie   opere    Chrìrillo  | 
per  diverG  luoghi  ,   b«ftando  a  noilolamente  accennare   in   teftimonio  uno  de'  dì- 
di  fua  virtù  la  tavola  dell'  Aitar  Maggiore  della  Chiefa  di    S.   Criftofa-  £ePoli  .d** 
no  ,  ove  vie  la  B.  V.  col  Bimbmo,  con  i  laterali  ,  chi   rapprefentano  Uon2eU,« 
S.  Giacomo  Apnftolo  ,  e  S.  Cnftofano  ;  opera  in  vero  degna  di   laude  , 
e  di  memoria  .   Coftui  effendo  già  divenuto  buon   Pittore  ,  uditone  il 
grido  nella  Patria  i  fuoi  Parenti  ,  fi  adoperorono  ,  che  colà   Protalìo  fi 
ritorniffei  laonde  ripatnatofi  ,  fu  impiegata  in    varj   onorati  lavori   3 
ma  non  molto  dopo  fopraggiunto  da  mortale  infermità»  lafciò  la  frale 
ffogli»  della  mifera  Umanità. 

Fine  del/4  Vita  de'  Donzelli  \ 

VITA 


i68 

VITA  DI  AGNOLO  ANIELLO  FIORE 

Scultore,  ed  Architetto. 

PFnde  ancora  indecifa  1'  antica  ,  e  nobil  quiftjone  ,  fé  il  primato 
più  alla  Pittura  ,  che  alla  Scolturn  acconviene  ;  Perciocché  c/Ten- 
do quelle  nobiliffime  Arti  nate  in  un  parto  medefimo  ,  hanno  l' i- 
ftefla  prerogativa  ogn'  una  di  loro  ottenuta  dal  comun  Padre  ,  da  noi 
chiamato  il  Difegno  ;  a  da  qui  naf-e  ,  che  l'Uomo  volendo  ad  una  di 
effe  applicare,  s'  incammini  per  la  (Itada  che  al  difegno  conduce  ,  ed 
arrivato  nel  mezzo  ove  il  cammin  fi  divide  ,  fi  volge  a  quella.,  ali» 
quale  ,  per  naturale  iftinto  ,  è  inchinato,  ed  infine  guidato  dal  fuo  ge- 
nio ,  con  1'  ufo  dello  ftudio  ,  felicemente  vi  arriva  .  Quandi  è  che  mol- 
ti Artefici  ,  nati  di  Padre  profeiTor  di  Pittura  ,  ed  anche  eccellente  in 
quella,  non  (limando  m  .no  .nobile  1' arte  della  fcultura  ,  che  quella 
della  pittura  ,  modi  dal  proprio  genio  ,  han  voluto  i  fcalpelli  più  to- 
fto  che  i  pennelli  operare  ;  come  per  efempio  potrà  vederli  nella  per- 
fona  di  Agnolo  Aniello  Fiore  ,  che  nato  da  Cola  Antonio  ,  Pittore  ec- 
cellentiffimo  de'  fuoi  tempi  ,  volfe  p  ù  tofto  la  fcuitura  ,  che  la  pittu- 
ra apparare.  E  benché  in  quella  nm  fafTs  giunto  a  grado  di  perfezio- 
ne ,  come  in  quella  era  pervenuto  fuo  Padre  ,  ad  ogni  modo  operan- 
do con  buona  pratica  ,  venne  a  guadagnarfi  aach'  egli  buon  nome  , 
apprettò  di  coloro,  che  ne  fecero  menzione  onorata:  e  malfimamen- 
te  per  eflef  flato  egli  maeftro  del  ramofilfimo  Giovanni  Mediano,  vol- 
garmente da  tutti  :  Gio:  da  Nola  appellato  ;  il  quale  quanto  nella  fcul- 
tura abbia  perfettamente  operato  ,  può  vederfi  dalie  bell'opere,  che 
in  copia  di  lui  fi  veggono  ;  come  nella  fua  vita  fé  ne  farà  parola  ;  Di- 
moftrando  ora  in  quella  quelle  di  Agnolo  Aniello  ,  con  alcuna  cofa,  .he 
nel  bel  principio  operò  Giovanni  per  ajuto  ,  ovvero  per  lupplimenco 
della  morte  del  Maeftro. 
Circa  ch«_^  Fiorì  dunque   coftui  circa  gli   anni  1465".,  nel   qual  tempo   la 

tempo  fiori,  fama  de' due  fratelli  Pietro  ,   e  Polito   del  Donzello  era   fommamente 
crefeiuta  per  le  beli'  opere  loro  ,  -ed  ancorché  Agnolo  Amelio  ,   e/Tendo 
ancor  giovanetto  fuffe  invitato  prima  dal  Padre  ,   e  poi   dal    famoliilì- 
Perfuafo  a  mo  Zingaro  fUQ  Cognato  a  dar  opera  alla  Pittura  ,  ad  ogni  modo  tira- 
tali! P"to-  t0  jaj  pr0prjo  genio  alla  fcultura  vclfe  ,  che  quella  fofle  la  fua   appli-. 
alla  kuJcu-  cazione ,   e  tanto  a  qutfta  era  jnfin  da  fanciullo  inclinato  ,  che  fovven- 
ra.  te  andava  a    vedere  operare  i  maeftri  della  fcoltura  ,  portandofi  anco- 

ra fpeffe  volte  a  rimirare  il  fuperbo  fepolcro  del  Re  Ladis  ao  in  S.  Gio: 
Carbonara  ,  e  le  opere  dell'  Abate  Antonio  Bamboccio  »  le   quali  fov- 
yentc  difegnava  ,  ed  una  volta  eflendovi  flato  trovato  da  Andrea  Cic- 
cione 


Scultore,  ed  Architetto.        169 

èione  allora  vivente  ,  fu  da  Ini  confortato  alla  fcoltura  applicati;  ;   per- 
la qua!  cofa  lalciando   il   difegnare   più  le  opere   dell'Abate    fuddetcì» 
fonde  poi  nacque  1*  equivoco  in  alcuni  ,  ohe  différo   aver  egli  ne'  fuoi 
principi  in  quella  fcuoto  infegnato  ,  il  che   .non  fu  ,  per  effere    in  quel 
tempo  già  morto  il  mentovato  Maeftro  J  fi  portò  nella  Scuola  di  Andrea  y~  j,n  <\,y  A 
ad  apparare  l'arte  .  Ma  perche  fovvente  i  patemi  allettamenti  ,    ovve- dì    Aiimcra 
co  il   proprio  ammodo  ,  fuol  efier  di  pigrizia    cagione,  non   tonti- Ciccione, 
nuava  Agnolo  Aniello  la  fcuola  con  quella  aifiduità  «  che  un  filtro  ,  più 
bifognofo  di  cercar  dall' Arte  il  foftentamento  ,  fatta  avercbhe.  C-sì 
dunque  palTat:.fi  la  gioventù  con  poca  applicazione  ,  comincia  ad  opera- 
te 1  Scalpelli  dopo  la  morte  di  Andrea  ,  e  forfè  per  ridurre  a  fine  alcuii' 
«pera  ,  che  quello  impefetta  lafciata  aveva  .  Quindi  per  tali  occafioni 
eflendoglifi  in  quegli  anni   più  maturi  fvegliato  l'amor   dell' arCe,  co» 
euncio  daddovtro  a  travagliar»  in  quella  ,  per  fare  egli  ancora  alcun" 
cp^ra  ,  che  neme  gli  apportarle  ;  giacché  fentivafi  tutto  giorno  quelle 
rìegli  altri  Maeftri  di  Scoltura  lodare;  che  però  continuando   nello  Au- 
dio,  e  non  celiando  da'  fuoi  lavori  ,  venne  ancor   egli  ad  efler    buon 
feutore  (limato  ,  finendo  negli  anni  fuddetti  del  1460.,  intorno  a  qua- 
li varie  opere  lavorò  ,  per  diverfe  commillìoni  ,  le   quali   con   buona 
pratica  nduflè  a  fine  ;  Una  contandof.ne  elTcre  il  Sepolcro  ,  che  lui  fe- 
ce del  Cardinal  Rinaldo  Pifcicello  ,  il  qual  morì  circa  il  fine   del  1467.  Sepolta:*-. 
e  quella  fi  vede  nella  noftra  Cattedrale  ,  ove  ancora  vi  è  il  Sepolcro,che  def  RCaid'~ 
molti  anni  dopo  lavorò  di  Pietro  Nicolo  morto  nell'  anno  1472.  Pifcjrell    ° 

Fece  nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo  la  fepoltura  di  Gio:  Cicmiello,  che 
morì  nel  147?-  »  ed  in  quella  vi  fece  bel  lidi  mi  ornamenti  con  la  fua 
ftatua  .   Ma  la  fua  bella  (epoitura   è  quella    che  fi  vede  nella  Chiefa    di 
S.  Domenico  Maggiore  ,  nella  Cappella  di  S.T-mmafo  di  Aquino,  ove     Sepoltura 
vi  è  figurato  in  un  ricco  ,   e  fontu<  fo  f  polcro  la  bella  ftatua  di  un  Eroe  bellilfirua  in 
tutto  armato  ,  della  f. miglia  Carrafa  ,  che  ha  un  breve  jì  ,   ma  pieno  s-  Romeni- 
elogio  in  un  Dittico  ,  che  cosi  dice  c°  M-'SS'c- 

re  ;  te  alti» 
Sepoki  i,  di 
Huìe  alcre  palo- 

Virtus  gloriam  ne. 

Gloria  immortalitatsm 
Comfaravit 

In  quella  medefima  Chiefa  vi  fcolpì  ancora  il  Sepolcro  di  Mariano 
Alano  Conte  di  Bucchianico,  con  la  fua  ftatua  ,  condotta  con  arte  ,  e 
diligenza  ,  per  Io  qual  Sepolcro  ,  e  per  quello  fopraddetto  meritò  mol- 
te laudi ,  facendovi  belli  ornamenti  con  alcuni  baili  rilievi  intagliati 
con  fpmma  dihgenza  i  ma  i  medaglioni ,  che  efprimono  i  ritratti  di 

Y  al- 


i  yo     Vita  di  Agnolo  A  niello  Fiore 

alcuni  della  famiglia  Rota  fpevb  non  que'  di  Porzia  ,  e  di  Bernardino» 
che  fon  lìtuati    nell' ufcire  ddlla  porta  minore  ,  che  rifponde    allargo 
della  piazza  de'  quali  lì  fari,  parola  a  fuo  luogo  nel  fecondo  Tomo  )  fu- 
Tavola   di    rono  finiti  i  fé  non  tutti  fotti ,  da  Gio:  da  Nola  fuo  Dilcepolo  ,  che  ai- 
marmo  con    tre  opere  imperfette  conduife  a  fine. 

ì>    Girala-  Fece  Agnolo  Animilo  varj  altri  lavori  di  marmo  j   flimandofi  efTer 

ITI0*  di  fua  mano  la  tavola  di  ba/To  rilievo  col  S.  Girolamo  Penitente  ,  che  e 

dal  canto  del  Vangalo  ,  nel  pilaftio  dell'  Arco  della  medefima  Chiefa 
di  S.  Domenico  ,  e  fimilmente  fece  altre  opere  fimili  per  Altari  ,  veg- 
marnìo  con  8cnc*°fi  l'altro  baffo  rilievo  in  S.  Maria  la  Nova  ,  nella  Cappella  della 
entrovi  S.  famiglia  d'Afflitto  ove  vi  è  figurato  S.  Eullacchio  inginocchio^  ,  che 
Euttacchio  adora  il  Cro-efiflb  nel  mezzo  delle  corna  del  Cervo  ;  e  quella  veramen- 
ia  S.  Maria  te  è  opera  ,  per  que'  tempi  ,  molto  lodata  ,  dapoiche  è  molto  efpreffi- 
i..  Nova,      vo  ,   e  divoto  il  miftero  che  rapprtfenta. 

c      ,        ,,  Correva  appunto  l'anno  1476.  quando  pafsb  da  quella  vita    mor- 

Cirio     Pi-  C<rlo  Pignatelli  ,  Cavaliere  ragguardevole  di  que  tempi  ,  li  qua- 

enatellli  le  avendo  ordinato  »  che  le  fue  offa  collocar  fi  doveffero  nella  loro 
nella  Chie-  Chiefuola  ,  eretta  a  feggio  di  Nido  ,  detta  volgarmente  S.  Maria  de* 
fa  di  cai  fa- Pignatelli  ,  perciò  da'  fuoi  eredi  ne  fu  data  la  cura  ad  Agnolo  Aniel- 
slw**  "d"  ,0  Fiore  »  acciocché  lavorandovi  un  fontuofo  Sepolcro ,  in  quello  fi 
Nido.  ripofaffero  l'offa  del  mentovato  Carlo  .  Per  la  qual  cofa  ne  fece  Agno- 

lo Aniello  un  modello  di  terra  ,  che  fommamente  piaccir.to  a'nrunto- 
vati  eredi  ,  pofi  mano  a  lavorarlo  di  marmo,  e  figurò  quella  fapoltu- 
ra  ,  con  arco  ornato  ,  a  guifa  di  Cappella  ,  benché    nel  muro  piano  fi 
doverle  fituare  (  non  v'effendo  altro  luogo ^  e  nella  parte  fuperiore,  che 
Ìa  lunetta  ,   vi  fcolpl  di  balio  rilievo  la  g.  V.  col  Bambino  in  braccio, 
S.  Maria  Maddalena  ,  e  S   Dorotea  ,  che  li  prefenta  ,  raccomandan- 
doli un  figliuolo  ,  che  vien  figurato  per  l'anima  di  detto  Carlo,  quan- 
do alcun  fuo  figlio  non  rapprefenti ,  del  quale  non  abbiamo  memoria; 
e  fopra   la  fuddetta    immagine  della  B.  V.   vi  figurò  il  Padre  Eterno. 
Ma  nel  più  bello  ,  che  quelle  (latue  lavorava  ,  e  che  ormai  Java  com- 
pimento a  quello  Sepolcro  ,  infermatofi  il  noftro  Artefice  ,  dopo  peno- 
fa  infermità  ,   non  potendo  la  natura  fuperare    il  male  ,  effendo  avan- 
Mo:e  di    2at0   '"  et*  '  ^  mor'  Pr'ma  »  cne  qu-fto  lavoro  compiffe  ,  lafciando 
Agn ilo        Giovanni  da  Nola  affai  dolente    per  la  fua  morte  »  giacche  perdeva  in 
AnieJJo.       efTa  il  fuo  caro  Maellro  ;  laonde  fu  di  metìieri  ,che  egli  alcun  finimen- 
to faceffe  nel  mentovato  Sepolcro  acciocché  compiuto  fi  pjteffe  mura- 
Gio:dalVo-  rare  (   e  cos\  Vl  feCc  jj  b^r-Q  r,ijevo    j  due  putti  ,  che   vi  fi  veggono  , 

fcetemen-  c^e  banche  fiano  migliori  dell' opera  del  Maellro,  perche   aveva  Gio- 

rovata  Se-  vanni  lo  ftudio  del  naturale  ,  e  di  ciò  eh-  folle  più  bello  ,  e  però    pi'ì. 

pjlcura.        moderni  apparifeono  ;  ad  ogni  modo  però  non  ieftnoeflì  così  buon', 

che  non  vi  fi  conofehi  il  timore  con  cui  egli  li  feolpì  j  td  e/Tendo  ancor 

gio- 


Scultore ,  ed  Architetto.       1 7 1 

giovane  non  aveva  ancora  quella  pratica  di  trattare  i  marmi  ,  come  di 
icolpire  in  legno  alcuna  (tatua  avea  ,  ancorché  in  altri  lavori  di  m  tr- 
ino al  fuo  Maeftro  avefTe  dato  ajuto  .  Quella  fepoltura  fi  vede  oggi  nel- 
la Chiefafuddetta  di  S.  Maria  de' Pignatelli  ,  ove  può  render  teìlimo- 
nianza  del  valore  di  Agnolo  Aniello  ,  del  quale  fecero  menzione  inci- 
dentemente in  altre  notizie  ,  Marco  da  Siena  ,  il  Crifcuolo  ,  e  Malfi- 
mo  Stanzioni  ;  come  chiaramente  può  vederli  ne'  loro  difeorfi  ,  che 
innanzi  a  quelle  Vite  fi  leggono  ,  ed  ove  reità  dall'  autorità  del  fud- 
detto  Marco  Inabilito  per  figliuolo  di  Cola  Antonio  ;  togliendoli  per 
lui  il  dubio  del  Notajo  Crifcuolo  ,  fé  egli  a  quello  fia  figlio  ,  o  nipote , 
dapoiche  egli  nel  fuo  difeorfo  Pittorico  ,  dopo  aver  nominato  il  Bam- 
boccio Scultore,  così  di/le  di  quello  Artefice  della  fcoltura. 

E  poi  fu  fcolaro  di  lui  Angelo  Aniello  de  lo  Sciore  ,  dove    che  d:ve 
fapsrfi  ■,  che  qu:Jìo  non  fé  fa  certo  fé  fu  figlio  o  nipote  di  Colantonicfa- 
vitfo  ,  t  da  quefto  Agnolo  fé  dice  ,  che  emendo  figliolo  ,  cominciò  la  fot* 
ta  Gì 0:  de  Nola  ,  che  fu  pai  quel?  Eccellente  Scultore    cb'è  ftato    &-c. 
Fin  qui  Notar  Gio:  Agnolo  ,  dapoiche   fiegue   le  notizie   del  fuddetto. 
Gio:  ,  delle  quali  a  fuo  luogo  farem  parola  ,   paflando  ora  a  dire,    che 
Agnolo  Aniello  fece  anche  varie  cofe  in  Architettura  ,  edificando  varie  A?noj0   a. 
Chiefe  ,  e  Palagi,  come   riftaurò    la  Chiefa   di  S.  Pietro  in   Vincoli  niello  efer- 
nel  I4JJ.  in  circa  ,  e  rinovò  la  Chiefa   di  S,  Stefano  ,  con  altre  Chie-cicrt  ancora 
fé  ,  delle  quali  non  occorre  farne  altra  menzione  ,  per  e/Tere  le  fabbri-  *  Archiiec- 
che  modernate  ,   per  la  qual  cofa  conchiudendo  quella  narrativa  ,  di-tlua" 
remo  ,  che  la  Virtù  in  un  Uomo  ,  ancorché  non  fia  in  grado  fublime, 
ff  mpre  però  lo  rende  dillinto  ,  e  con  ciò   degno  di  laude  appreflb   i  Po- 
fieri  .  Come  può  veJerfi   da  quello  Artefice  i  che    fé  bene  non  tbbe 
quella  perfezione  nella  Coltura   the  nella  Pittura  ebbe  Colantonio  fuo 
Padre  ,  e  nella  fcultura   Gio:  da  Nola  fuo  Difcepolo  ,  ad    ogni  modo 
però  egli  ragionevolmente  ,  e  con  lludio  operando  ,  fi  guadagnò  tanto 
nome  ,  che  dal  quartodecimo  Secolo  infino  a'  noflri  giorni  ,  con  fua 
laude  rifuona  . 


Fini  dell*  Kit*  di  Agnolo  Aniello  Tiare. 


Y     »  VITA 


p< 


172 

VITA  DI  MAESTRO  SIMONE 
PAPA  IL  VECCHIO 

Pittore . 

JOchi  farebber  coloro  %  che  nlle  nobili  facoltà  fi  applicarebbono  ,  fe 
innanti  a  gli  occhi  ad  ogn'  ora  aveflero  le  grandilììme  difficoltà  , 
che  fuperar  gli  conviene  ,  per  giungere  a  grado  di  perfezione  in  alcuna 
di  quelle  .  Àia  la  maggiore  di  tutte  quelle  nobili  facoltà  ,  che  porta  fe- 
Go  difficoltà  grandiffime  ,  è  a  mio  credere  la  Pittura  ;  la  quale   (come 
la  Poetica  Scienza;  richiede  con  se  molte  doti  ,  per  renderfi  adorna,  ac« 
ciocche  a  gli  ochi  dei  riguardanti  iraeftcfa  ,  e  fenza  verun  difetto  ap- 
parisca .  Che  perciò  ,  a  quelle  difficoltà  dando  provvedimento   la  na- 
tura medifima  ,  v'introduflè  l'amore  r  per  Jie  la  gioventù  s'inv-ghif- 
fé  ,   e    refa  amante  della  beli' Arte  ,  le   mentovate  difficoltà  difpreg- 
giando  ,   fidamente  ali'  acquifto  di  quella  felfe  intenta  ,  ed  infin  ,  che 
per  mezzo  di  molte  fatiche  non  l'ottenga»,  di  afFaticarfi  non  fi  rimanef- 
fe  giammai  .    Quello  Argomento  medefimo  potrà  ora  conlìderarfi  nella 
pedona  di  Maeftro  Simone  Papa  ,  detto  da  noi  il  Vecchio  ,  a  contem- 
plazion  degli  altri  ,  che  in  appreiTo  col  fuo  nome  ,  difeendenti   da  lui 
vennero  al  mondo;  il  quale  cerne  amante  della  Pittura  ,  non  mai  Ci 
rimafe  di  arFaticarfi  fin  che  non  fi  vide  giunto  al  poiTefTo  di  lei,  almeno 
in  grado  diftinto  ,  fé  non  fublime  ;  come  nella  fua  vita  che  fiegue  po- 
trà vederli  a  piena  voglia  da  ogn'uno. 
Simone  eb-  Nacque  Simone  circa  gli  anni  dell'  Umanato  Verbo  1430.  ed  tC- 

bc  ic(!oia_,  i-.ndo  fanciullo   gli  vennero  vedute   opere  di  Pittura   del  f.mofiffimo 
«13IZ  QgarócZingnro  ,  eh?  però  ,  fentendofi  a  quelle  rapirfi   da  un  dolce  genio  fu- 
penore  ,  fi.ee  sì,  che  per  mezzo  de'fuoi  parenti  fu  acconciato  alla  fcuo- 
jn  de!  nominato  Pittore  ,  ove  ?.d  adoperale  il  matitatoio  fi  diede    con 
indicibile  amore  .  Ma  quanto  più  affaticavafi  ,  più  crefeevano    in  lui 
difficoltà  ,  per  renderfi  uomo  infigr.e  nella  pittura  ,  come  il  fuo  Mae- 
lìio  fi  era  già  refo  ;    Fcr  la  qual  cofa  molte  fatiche  ufando  ,  giunfe  alla 
perfine  a  dipingere   in  modo  ,  che  veder, dofi   le  fue  opere  ,  comincia- 
rongli  a  crtfiere  il  nome  ,  e  con  ciò  le  occafioni  ;  laonde  gli   furono 
cemmeffs  molte  pitture  ,  tanto  per  privati  ,  che  ne'pubblichi  luoghi  9 
Viri;  ope»  Scindo  tavole  ptr  Altari  ,  ed  altre  opere  nelle  Chiefe  ;   e  fr3  le  prime, 
ìiptuccj  cne  efpofe  fu  quella  della  SS.  Nunziata  ,  per  una  Cappella  della  Real 
-aj  Sjmoiie.  Chiefa  di  S.  Nicolò  alla  Dogana  ,  in  cui  figurò  la  SS  Vergine  proftra- 
ta  ir.  un  ginocchiatojo  molto  ben  lavorato  ,  con  altri  buon/  ornamenti; 
ina  l'Agnolo  avendo  patito ,   fa  ritoccato)  molti  anni  dopo  delia  fua 
morte  ,  da  Gic:  Brrr.arucL.ima;  e  da  un  -.'.ifapolo  del  fudùttto  vi  fu 

fatta 


Pittore.  1 7  3 

fatta  la  tavoletta  di  fopra  ,  che  efprime  la  noflra  Donna  del  Rofario  ; 
con  S.  Domenico  ,  ed  altri  Santi  Domenicani  ;  e  fimilmente  codili  vi 
fece  gli  quindici  Miderj ,  eh;  gli  fi  veggon  d'intorno  ;  Per  lo  che  ,  al- 
tro di  Simone  non  vi  fi  vede  ,  che  la  fuddetta  B.  V.  Annunziata  ,  con 
i  mentovati  ornamenti  .  Fece  Simone  ,  dopo  di  queft'  opera  ,  con  mi- 
glior acquido  dell'  arte  ,  alcune  Immagini  di  Santi  su  Giinpo  d'oro  ,. 
per  la  Chhfit  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  le  quali  ora  veggionfi  trafportate 
in  varj  luoghi  di  quel  Real  Momdero  .  Cosi  fece  per  la  Chiefii  di  S.Lo- 
lenzo  una  Madonna  col  Bambino  in  feno  ,  che  ultimamente  fu  nella 
Sagredia  trafportata  ,  e  fimilmente  vi  fece  una  gran  tavola  di  Altare  , 
ove  la  B.  V.  col  fuo  figliuolo  in  braccio  vi  dipinfe  ,  fedente  su  le  nn- 
bi  ,  con  S.  Gio:  Battida  ,  ed  altri  Santi  ,  ed  a  baffo  vi  effi.-jgiò  S.Do- 
menico ,  e  S.  Francefco  ,  che  davano  le  regole  a'  Frati  di  loro  religio- 
ne ;  la  qual  tavola  effendo  collocata  in  un'  Altare,  preflb  l'Aitar  mag- 
giore ,  redo  quello  nel  firfi  il  coro  ,  dietro  il  fuddetto  ;  ove  affai  con- 
sumata tlali"  umido  ancor  fi  vede  j  effendofi  difmeflb  l'ufo  di  fua  Cap- 
pella ,  ed  il  fdgrifiearli  nel  fuo  Altare. 

Non   ceflava   nel   mentre  ,  die  l'opere  dipingeva  Simone  dall' 
inde  fella  applicazione  de'  dudj  della  pittura  ,  dapoi  he  Ci  era  egli  pre- 
fiflb  di  giunger  con  fue  fitiche  a  goder  il  vanto  di  un  chiaro  nome  ,  co- 
me gli  additavano  le  opere  de' parlati  Maedri ,  e  deLprefente  fuoPre-n  Zingaro 
cettore  ,  il  quale  per  mezzo  di  fue  fatiche  ,  era  appreffo  di  tutta  Italia» divenuto 
divenuto  faniofo  ,  e  tanto  ,  che  per  le  bocche  di  ogH'  tino  il  nome  del  ramofo  per 
Zingaro   fentivafi  rifuonare  ;  che  pero  con  indicibile   amore  cercava 
ogni  giorno  Simone  di  fuperare    difficoltà  ;  e  tanto  oltre  pervenne* 
che  fé  bene  non  arrivò  all'  univerfale  dell'  Arte  del  Maedro,  giunfe  pe- 
rò ad  e/Ter  tenuto  per  nn  de'  migliori  difcepoli  di  fua  fioritillìma  fcuolaj 
e  tanto,  che  in  alcune  tavole  ,  che  dipinfe  dopoi  ,  fu  tenuto  nella  me- 
dtiima  dima  di  quello  ;  ingannandoli  molti  ,   anche  de'  nodri  Artefici, 
in  riputarle  opec  del  Zingaro  dolcemente  dipinte,  benché  ne' gran 
componimenti  non  l'uguagliarle  giammai  <  Cesi  dunque  Simone  venu- 
to in  maggior  dima   apprètto   ogn'  uno  ,  fece    per  un  Signore   di  Cafa 
Tjrbcb  ,  una  gran  tavola  per  traverfo  ,  da  fitaarfi  in  una  fna  gentili- 
zia Cappella  ,  che  aveva  eretta  nella  Chiefa  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  ove  Qpeì-C  i^j 
Vi  figurò  nel  mezzo  San  Michele  Arcangelo  ,  il  quale    ha  intorno  di  fé s. Maria  la 
alcuni  fpiventofi  Demoni,  e  ccn  la  lancia  conficca  l'infernal  Dragone  :  Nuova. 
Dal  fuo  lato  dedro  fi  vede  S.  Girolamo  ,  che  gli  raccomanda  il  Suddet- 
to Fondatore  della  Cappella  ,  che  inginocchioni    l'adora,  e   dall'altro 
iato  finiftro  vi  effiggiò  S.  GiKomo  della  Marca  ,  alici  a  morto  ,e  dichia- 
rato Beato,  i  he  gli  .preferiti   la  moglie  del  detto  To.rbolo  ,  r.nch'  ella 
dipinta  inginocchioni  ;  nelle  quali  tede  efprede  Simone   al  vivo   i  lero 
riti-atti,  con  bella  moibidszza  ,  e  paftofità  di  colore  affai  dolce  ,  ed  è 

certo, 


1 74       Vita  del  Maeflro  Simone 

certo ,  che  migliori  non  poteano  effer  dipiute    dal  fuo  famofo  Maeltro» 
Fece  altresì  per  una  Cappella  un  altra  gran  tavola  di  altare  ,  ove  figu^ 
rb  la  B.  V.  affunta  al  Cielo  ,  con  i  dodici  Apoftoli  ,  intorno  al  di  lei  Ce* 
polcro  ,  opera  veramente  affai  ben  condotta  ,  per  lo  componimento  , 
efpreflìva  ,  e  buon  colore  .  Ma  ne  quella  ,  ne  quella  da  noi  prima  de- 
ferita ,  del  S.  Michele  Arcangelo  ,  oggi  fi  veggion  più  nella  Chiefa  . 
per  efferne  fiate  rimoffe  ,  allorché  di  pianta  fu  ingrandita  ,  ed  all'  ufo 
moderno  rifobbricata    dall' Architetto  Franco  ,  e   le  tavole  mentovate 
furono  trafpoitate  nella  danza  del  Capitolo  ,  che  e  fituata  avanti  quel- 
la del  Refettorio  ,  ove  al  prefente  fi  veggono  »  Poiché  e  da  fa  perii  *  co- 
me que'  Signori  della  famiglia  Turbolo  ,  non  curandefi  più  della  pri* 
Il  GranCa-  miera  Cappella  ,  ne  ereffero  un  altra  dentro  il  Cappellone  di  S.  Giaco- 
puano  eref- mo  della  Marca  ,    eretto  dentro    la  Chiefa    medefima    ,    da  Gon- 
e   Ja  gran  fcfrQ  pernan<io  di  Cordova  ,  detto  il  gran  Capitano  ,  e  la  fuddetta  Cap- 
«hc  ha  ror-  pel  la  vollero  p.ù  tolto  con  (colture  ,  che  con  pitture  abbellire  ,  ben- 
na diChie-  che  nella  volta  alcune  floriette  dipinte  vi  fecero  condurre    da  Silveftro, 
fa,a  S.Gia-  \\  gruno  ,  allor  Giovane  ,  come    nel  fuo  racconto  diremo  ;  laonde  fe- 
lonio della  cer0  r-Co]pjr  qUeHc  ftatue  t  che  su  l'Altare,  con    i  loro  ornamenti  di 
Maria*  la  '.  marmo  ,  vi    fi  veggono  ,  e  cosi  la  tavola   del  S.  Michele  fi  r.mafe  nel 
Nuova.       luogo  da  noi  deferitto  *  con  quella  altresì   dell'  Affunta  ,  che  parimen- 
te per  effer  Hata  tfpofta  da  Signori  di  famiglia  già  eftinta  non  fu  più  cu- 
rata .  Fece  anco  Simone  a  S.  Chiara  una  tavola  in  cui  vi  effiggio  la  vi- 
fitazione  ,  che  fece  la  noilra  Donna  a  S-  Elifabetta  ,   la  qual  tavola  ve- 
defi  ora  in  una  Cappella  ,  alquanto  rinovata  ,  p.r  i  patimenti  ricevuti 
dal  tempo  . 

Nota  il  Crifcuolo  altre  pitture  di  Maeflro  Simone ,  e  che  fra  que- 
lle vi  tufferò  alcuni  fref«hi  operati  nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo  ,  e  tavole 
di  Altare  nel  Vefcovado,  ed  in  S.Maria  del  Principio  ,  ma  io  per  mol- 
tiflìme  diligenze  non  l'hb  potute  mai  rinvenire  .  Così  fa  memoria  di 
altre  pitture  a  frefeo  da  quello  Artefice  dipinte  in  S.  Maria  della  Mari- 
na ,  che  farebbe  la  Chiefa  dì  S.  Maria  di  Porto  Salvo  ,  o  quella  della 
Pietra  del  Pefce  ,  e  credo  beniflìmo  ,  che  al  tempo  del  Crifiuoìo  fi  go- 
deffer  dal  Pubblico  quelle  pitture,  da  lui  deknttt  nel  i  f  6f.  ;  ma  a  no- 
Uri  giorni  altro  di  Simone  non  vedefi  ,  fé  non  che  le  da  me  notate  pit- 
ture ,  con  alcun  altra  ,  che  forfè  a  mia  cognizione  non  è  venuta;  laon- 
de fenz'  altro  dirne  ,  paff;remo  a  far  parola  ,  che  fu  Uomo  da  ben;  ,  • 
che  da  lui  difeefero  altri  Pittori  di  cotal  nome  ,  e  cafato  ,  tffendovi 
quel  Simone  ,  che  vivendo  nel  tempo  medefimo  del  Notajo  Gio:  Agno- 
lo ,  e  fenvendo  egli  le  notizie  del  primo  ,  inferi  (al  fuo  foli to  )  in 
quelle  ,  anche  le  di  coflui  ;  dicendo  ,  che  dipinfe  la  volta  di  fopra  ,  e 
le  mura  d'intorno  al  Cero  di  S.  Maria  la  Nuova  ;  banche  in  appreffo 
fu  ritoccata  da  lielifario  Corenzio  ,  per  difgrazia ,  che  forfè  vi  fucce- 

dè. 


Pittore.  175 


4e  .  Sicché  dunque  avendo  terminato  il  racconto  dell'  opere  di  Simone, 
egli  è  ragion  riportare  ciocche  ne  fcriffe  il  mentovato  Nota/o  ,  per  ono- 
rare con  una  qualche  memoria  un  così  amorofo  feguace  dell'Arti  noftre. 

Fu  anco  buon  l'i  tt  or  e  di  Nipoti  Maejìro  Simone  de  lo  Papa  ,  e  fu 
gel  1460.  i  0  poco  più  ,  mentreche  fu  fcolaro  d*  lo famofo  Zingaro  ,  r 
molto  fé  apatie  ai  per  arrivare  ad  -jfere  buon  Pittore  ,  e  molto  amor* 
ci  mife  per  fuperare  l'arte  dtjfictltoja  ■,  volendo  arrivare  a  lo  nome  de 
lo  Maejìro  ,  non  fu  quanto  lui  ,  ma  l'imitai  in  molte  cofe  ajj'ai  bene  i 
ma  nitro  di  lui  nm  fi  vede  che  certe  antiche  imagi  ni  di  Madonne.,  e  di 

Santi  foli  ,  /opra  Campo  d'oro  a  S.  Maria  la  Nova  ,  dovi  ci  è 

(qui  mancano  molte  lettere  all'originale  )  .  .  .   la  Madonna. 

&c.  a  S.  Chiara  ,  e  altre  parti  ,  e  ci  fono  altre  immagini  alle  fi  tinte 
del  rifit torio  di  detta  S.  Maria  la  Nova  ,  e  Jì  vede  anche  nel  Pifcopio 
qualche  co/a  difuo  ,  cioè  alcuni  Santi ,  e  dentro  S.  Maria  de  h  Prin» 
sipio  ,  ed  anco  a  S.  Lorenzo  una  gran  tavtla  dietro  lo  Coro  -,  &  una 
fua  memoria  a  frefeo  ,  &  una  tavola  a  oglio  antica  ,  come  anco  ci  è 
di  lui  una  Nunziata  nella  Chi  e  fa  di  S.  Nicola  ,  benché  de  le  prime  cofe 
fui ,  e  alcun*  altre  pitture  a  S.  Maria  de  la  Marina  ,  molto  bill*  , 
confrtfehi  ,  e  quejìo  è  quanto  ptr  quello  ,  che  dia  qutjìo  prefente  Si- 
mone ,  anco  de  cafa  del  Papa  ,  perche  quello  è  fiato  fuo  antenato  ,  dove 
che  quefto  prefente  Simone  ,  in  quefio  1  fo  r.  hi  dipinto  frc.  e  qui  fi  e* 
gue  il  Crifcuolo  le  notizie  di  coftui  ,  delle  quali  a  fuo  luo?o  ,  facendo- 
ne onorata  memoria  ,  riporteremo  ciò  che  egli  ne  fcriffe  ,  del  fecondo 
Simone  . 

Ecco  dunque  come  Maeftro  Simon  del  Papa  ,  per  mezzo  di  fua 
fludiofe  fatiche  ,  e  dell'Amore,  che  lo  guidava  al  poffeffo  dell'arte 
della  pittura  ,  ne  fece  acquifto ,  per  lo  quale  venne  ad  effe  r  Rimato  , 
non  folo  da  coloro  ,  che  le  fue  opere  defideravano  ,  ma  ancora  fu  in 
buon  nome  appreffo  de'  medefimi  Profeffori  ;  che  fé  ben:  non  ebbe  egl  i 
Simone,  come  i  Donzelli  ,  copiofità  d'invenzioni  ,  varietà  di  Arava- 
ganti  componimenti ,  ed  elezione  di  fito  ,  come  non  ebbe  altresì  mol- 
ta varietà  di  abiti ,  e  di  colori  ,  come  quelli  ,  e  come  il  loro  comun 
Maeftro  ,  e  fopra  tutto  non  ebbe  que'  buoni  accordi  ,  che  quelli  otti- 
mamente poffedereno  j  tuttavia  rcila  egli  lodato  per  quelle  ftorie  ,  che 
dipinfe  di  minor  copia  di  fi-ure  ;  ed  avvenga  ,  che  di  fuo  fi  vegga  la 
gran  tavola  dell'  Affunzione  di  Maria  V.  ,  la  quale  affai  piena  di  figu- 
re ,  ed  affai  ben  difpofta  apparifea  ,  ad  ogni  modo  però  ,  ella  è  fola  ,  e 
fi  ha  per  certo  ,  che  non  fu  fua  propria  dote  il  comporre  le  ftorie  gran- 
di ,  ma  folo  il  fare  affai  bene  quelle  di  poche  figure  ,  mafie  con  buona 
grazia  inlìeme  ,  e  dipinte  con  lommo  amore  ,  come  da  noi  nel  princi- 
pio fi  diffe  ;  per  la  qua!  cofa  meritò  le  laudi  de'  Profeifori  ,  come  può 
vederfi  da  qu.lle  dategli  da  Gio:  Agnolo  ,  e  da  Marco  da  Siena  altresi; 

per- 


1 7 6       Vita  di  Mae/lro  Simone 

perche  penso  onorarne  ,  in  un  con  gli  altri  Pittori  Napoletani  ,  !e  !»&> 
morie  ;  Ed  oh  ,  che  fufle  pure  al  Ciel  piacciuto  ,  che  da  sì  nobile  ,  ed 
egreggia  penna   fufler  ftate  fcritte   le  onorate  notizie  ,  almen   di  queftf 
più  antichi  Profeflbri  del  difegno  ,  che  certamente  ,  eflendo  propalate 
al  mondo  le  glorie  loro  da  un  tanto  celebre  Uomo  ,  avrebbe  maggior* 
mente  macerata  1'  Invidia  ,  e  fatto  tacere  la  maldicenza  medefima  . 
Ma  a  colui  *  che  difpone  tutte  le  umane  ,  e  le  divine  cofe ,  non  piacque 
dargli  forfè  più  lunga  vita,  per  mortificazione  delle  noftre  Arti  ,  e  del- 
la Patria  infieme  .  Ma  ritornando  a  Simone,  da  cui  condolente  efa- 
Morte   dì  gerazione  partimmo  ,  dico  ,  che  vien  comunemente  creduto  ,  che  egli 
MaeftroSi-  venifTe  a  mancare  circa  gli  anni  148 8. (mentre  che  il  Crifcuolo  non  por- 
rapne,  ta  il  termine  di  fuà  vita  )   tffendo  vifluto  onoratamente  ,  e  tenuto  pejt 

Uomo coftumato  daogn,'  uno,  e  d' innocenti ,  e  xeligioficoftumi, 


Fitti  itila  Vita  di  Majlr?  Simone  Papa  il  Tee  cb  fa 


ynyi 


177 

;   VITA  DI  NICOLA  DI  VITO 

!.  Pittore . 

.* 

COmè  spp'jnfo  accader  fuole  ad  innocente  fanciulla  ,  cui  da  amo-' 
rofa  Madre  vuole  abbellirli  ,  con  acconciatura  di  tetta ,  con  na- 
ftri  ,  e  con  mille  vezzi  *  ed  ella  con   repugnante  mano ,  da  fé  fon- 
dando quelle  bellezze  ,  procura  con  i  pianti  ,  e  co'  gridi  ,  di  far  de- 
ridere quella  dall'  abbigliarla  ,  ne  mai  fi  acqueta  infin  ,  che  in  fua  li- 
bertà non  fi  vede  .  Cesi  ancora  fuole   avvenire  a   colui  ,  che  in  fua 
fanciullezza  repngna  apprendere  una  qualche  facoltà  virtuofa,  ove  vo* 
gliano  i  furi  Genitori  applicarlo  .   E  ficcome  quella  fanciulla  ,  venu- 
ti poi  ndl'  età  più  ftrena  ,   derìderà  ornarfi  di  que'  medefimi  abbelli- 
menti ,  che  picciola  difpreggiò  ,  così  quel    giovane  ,  refo  avveduto 
dagli  anni,  e  dalla  ragione  ,  vorrebbe  allora    fare  acquifto  di  quella 
facoltà  medefima  ,  che  egli  picciolo  a  tutto  fuo  potere  fuggi  .  Ma  la 
natura  di  già  avanzata  ,  non  avendone  1'  ufo  ,  fi  oppone  a'  fuoi    defi- 
derj  ,  perchè  fi  rende  tarda  ad  apparare  in  quegli  anni  ,  ciocché  facil- 
mente da  fanciullo  fi  apprende  ,  e  da  giovane  li  efTeguifce.La  qual  co- 
fa  potrà  conofeerfi  appieno  nella  perfona    di    Nicola   di  Vito  ,  Pittore 
Napoletano  ,  il  quale  avendo  ripugnato  a  tutto  fuo  potere  ,  nella  fua 
fan  »ullezza,di  apparare  pittura  ,  divenuto  poi  Uomo  ,  cercava  ard.n- 
tiffim  m  nte  di  farne  acquifto  ,  anche  a  coito  delle  più  gravi   fatiche  i 
ma  non  più  li  fu  permeflb  dall'  età  avanzata  ,  che  fece  in  lui  rimanere 
più  iì  deiìderio  di  bene  operare  il  pennello  ,  che  1'  efeguirlo  con  l'ope- 
re ;  Per  la  qual  cofa  ,  non  potendo  buon  p;ttor  divvenire  ,   penso  ef* 
ferlo  di  facezie  ,  e  di  allegria  ,  come  edili  ,  che  era  dotato  di  pio^on- 
da  natura  ,  e  di  lepido  tonverfare  J   lo  che  dalla  fua  vita  ,  che  lìegue, 
potrà  confiderarfi  da'  Giovani  ,  e  con  piacere  udirfi  da'  Maeftri  delle 
noftre  Arti  . 

Circa  gli  anni  14?  f.  era  già  divenuta  grande  la  fama  del  valen- 
tiiTìmo  Zingaro,  dapoiche  da  per  tutto  iì  parlava  dell' eccellenti  pit- 
ture di  lui  ,  e  di  fua  fìontiffima  ("cuoia  ;   laonde  ciò  offervato  il  Padre 
di  Nicola  ,  the  ave*  nome  Matteo  ,  per   quello    l'i    dice  ,  invaghitoli 
delle  beli'  opere  di  Antonio  ,  vedendo  quanto    utile  ,  e  quanti    onori 
apportati  gli  aveano  ,   fece  difegno  d'applicarvi    il   figliuolo  già  fitto 
grandicello,  acciocché  mediante  i  fuoi  ftudj  ,  e  le  fue  fatiche  ,   folle- 
vafTe  ancor  egli  la  povera  fua  famiglia,  che  perciò  ,  avendo  così  fer-      Mcffodal 
«iato  nell'  animo  fuo  ,  ebbe  modo  d' introdurlo  nella  feuola   del  Zin-  Padre  a  fcuo 
garo  mentovato  ,  ed  a  quello    caldamente  raccomandarlo  .   Ma   la  bi- Ja  dd    Zin~ 
fogna  non  andò  com' egli  erafi  figurato  ,  dapoiche  il  figliuolo  ,  lonta^  ^^1-0' 

Z  niiììmo     fuco. 


i-jS       Vita  di  Nicola  di  Vito 

nifììmo  dal  genio  di  applicare  al  difegno  ,  moftrava  ad  ogn' altra  prò- 
fellìone  voler  attendere,  che  a  quefta  della  Pittura  ;  di  che  molto  ram- 
marico ne  fentiva  Matteo  ,  e  molte  paterne  correzioni   facevali  ,  cer- 
cando perfuaderlo  ad  intraprender  con  amore  quell'  Arte  nobihflìma  , 
la  quale   era  fiata   la  fola  cagione  dell'  ingrandimento  di   quel  rino- 
mato Maeftro  ,  ed  ancora  de' fuoi  Difcepoli  ;  cioè  di    queU;  -  che  in; 
Ripugna  quel  tempo  erano  già  venuti   nella  filma  comune  rie' Cittadini  .  Ma 
apparare  Pit  Nicola  Tempre  più  moftravafi  alieno  da' defiderj  del  Padre,  e  fé  pure 
tura  •  alcuna  cofa  nel  difegno  operava  ,  ciò   foleva  avvenire   per   lo  timore 

paterno  ,  e  con  ciò  non  mai  cofa  di  buono  poteva  fare  ,  perchè  non 
gli  era  fuggerito  dal  proprio  genio  ;  laonde  ciò  confìderato  dal  Mae- 
ftro ,  diifuafe  Matteo  di  applicare  il  figliuolo  in  fimil  profellìone  ,  e 
lo  perfuafe  ad  altro  impiego  applicarlo  ,  già  cchè  alla  pittura  non  avea 
fortito  il  genio  ,  e  l'abilità  ;  Doti  tanto  neceflarie  per  confeguir  quell* 
arte  difficiliiììma  . 

{Sre*  a'Ie  Così  clun(lue  tolto  di  fcuo!a  del  Zingaro  ,  applicò  Nicola  alle  let- 

tere ,  ove  continuando  alcuni  anni  ,  molto  profitto   vi  fece  .  Ma  Aie- 
ceduta  la  morte  del  Padre  ,  ed  e/Tendo  egli  già  Uomo  di  età  virile  ,  o 
che  fofle  la  confiderazionedi  non  aver  foddisfatto  al  genio  del  genitore 
Morto  jlP3#o  che  quel  poco  difegno  ,  che  avea   in  que' primi  anni   apparato,  gli 
die  applica  (ufeitaflè  l'amore  della  Pittura,!!  diede  così  afleverantemente  allo  fiudio 
con  tutto  lo  di  effa  ,  che  mai  altro  non  faceva  ,  fé  non  che  difegnare  ,  e  copiare  le 
ipmto  al  di.  opere  di  coloro  ,  che  al'ora  erano  in  maggior  grido  ;  ed  efllndo  già  da 
più  anni  futeeduta  altresì  la  morte  del  Zingaro  ,  procurava  da'  Don- 
zelli ,  e  che   da  alcun  altro  di  fua  (cuoia  ,  che  era  Maeftro  divenuto, 
ricavar  que'  precetti  ,  che  erano  neceffarj ,  per  bene  apprendere  l'arte 
pittorica  ;  Per  lo  che  fatto  Uomo  coltivava  quella  fcuola  ,  che  già  fan- 
ciullo avea  a  tutto  fuo  potere  fuggita  .  Ma  l'età  avanzata  ,  e  la  mente 
non  più  atta  a  ricevere  que'  precetti  ,  che  fon  proprj   de'  primi  anni  , 
que'  mezzi  ,  che  da  principio  l'avrebber  bene  incaminato  al  fuo  fine  , 
gli  eran  d' intoppo   per  lo  faftidio   avea  di  non  poter  giungere  al  buo- 
no  ;   dapoiche  conofeea  egli  non  avere  i  bbedienti  l'intelletto  ,  e  l'  ope- 
c        j1;0"  razion  della  mano  .  Ad  ogni  modo  però  fu  tanta  la  fatica  eh'  e'  fece  , 
ne' medi  ocre'  cne  alcun'opere  conduce  fotto  la  guida  de' due  mentovati  Maeftri,  Pie- 
.  ce  ,  ed  tro  ,  e  Polito  del  Donzello  ,  i  quali  lo  amavano  per  la  fua  giovialità  , 
è   jutato da' e  quelle  ad  alcun  pubblico  luogo  efpofte  ,  gli  porrorono  le  occasioni 
j-uoi  Maeltn.  tjj  a]cune  aicre  opere  ,   che  in  onorato  concetto  il  fecero  tenere  appref- 
fo  di  molti  ;  e  perchè  conofeeva  egli  affai  bene  ,  non  avere  in  fé  alcu, 
na  di  quelle  perfezioni  ,  che  fon   tanto  neceflarie  alla  pittura  ,  e  chg 
erano  poflldute  in  ottimo  grado   da'  fuci  nuovi  Maeftri  del  Donzello 
e  da  altri,  che  erano  fiati  fuoi  nuovi  Condilcepoli  nella  fcuola  del  Zin. 
caro  ,  già  (no  primo  Maeftro  in  fanciullezza  ,  e  però  facendovi  imtur;l 

riflef. 


Pittore .  179 

rifleffione ,  e  conofcen  do  appieno  non  aver  quel  valore  ,  che  quelle  di 
colloro  opere  dimollravano  ,  le  quali  in  quel  tempo  eran  tenute  per  fé  t-    però  cono, 
tilììme  ,  determini)  dunque  fpacciare  le  lue  pitture  ad  ogni  qualunque  ice  (e  li 
prezzo,  che  offerto  fé  gli    folte  ,    e  però  profertole   ,  a    buon   ba-1"1*3  ,ufin- 
ratto  ,   ottenne  perciò  molte  opere  ,  giacche  fi  tiovano  notate  dal  No-eame,'to 
tajo  Crifcuolo  pitture  in  S.  Gio:  Maggiore  ,  ed  a  Monte  Oliveto,e  qiu- 
fte  intende  e/Ter  tavole  ad   olio;  dicendo   poco  appreffo  ,  che  dipinfe 
nella  Chiefa  de'  Monaci  Baiiliani  una  Cappella  a  frefeo  ,  la  quale  a  no-  ,,  . 

ftri  giorni  più  non  fi  vede  ,  sì  per  le  rinovazion  delle   fabbriche  ,   che  var=  iu0£hj. 
tutto  giorno  abbellilconfi  ,  come  ancora,   mi   credo  per  elTer  dipinte 
'  con  molto  (lento  ,  come  dice  il  medefimo  Cnfcuolo  ,  nelle  mentova- 
te notizie  ,  eh?  ne  lafciò  . 

Fece  Nicola  per  una  Cappella  della  Rea!  Chiefa  di  S.  Maria  la 
Nuova  ,  una  gran  tavola  per  traverfo,  ed  in  effa  vi  efpreilè  gli  Apollo- 
li  ,  con  la  B.  Vergine  nel  Cenacolo,  con  la  venuta  dello  Spirito  Santo, 
e  quella  conduiTe  con  moka  fatica  ,  ed  anche  con  alcun  (lento  ;  come 
conofeefi  dalla  mvdelìrm  ;  la  quale  ora  è  iituata  nella  ftanza  del  Capi- 
tolo ,  che  e  innanzi  quella  del  Refettorio  ,  ove  fu  co!lo:ata  allorché  fu 
da  capo  la  Chiefa  redificata  ,  come  altrove  fi  dille  .  Così  dipinfe  per  la 
fuddetta  Chiefa  un  altra  tavola  ,  con  la  noftra  Donna  ,  che  tiene  il  Bam- 
bino nel  fuo  grembo  feduto  ,  e  vengono  adorati  da  alcuni  Angioletti, 
eftèndovi  ancora  alcuni  putti  dipinti  .  Da' lati  della  B.V.  vi  è  S.  S.ba- 
filano  ,  ed  un  altra  Santa  .  Nella  lunetta  di  fopra  vi  è  la  Vifitazione  di 
S.  Elifabetta  ,  con  S.  Giuf  ppe  ,  e  S.  Zaccaria  .  Quella  tavola  fi  vede 
altresì  nel  medefimo  luogo  del  Capitolo  ,  ove  è  l'altra  della  venuta 
dello  Spirito  Santo  ,  gr>  dinanzi  deferitta  . 

Così  con  fuoi  modi  faceti  procacciava»"  Nicola  le  occafìoni  ,  e 
dando  le  lue  p.tture  ad  ogni  prezzo  ,  continuamente  veniva  digli  Ami- 
ci in  varj  lavori  impiegato  ;  e  credo  benilfimo  che  unite  opere  per  va- 
ri particolari  avelie  egli  condotto  ;  perciocché  offendo  da  ciafihedun 
bi-n  veduto  ,  e  per  il  luo  feuV.  voi-  modo  di  vivere,  carezzato,  e  con 
ciò  di  molte  in.ombenze  provveduto  ,  acciocché  con  effe  ioftentar'epli 
poteffe  la  fua  famiglia  ;  e  di  queil'  opere  ,  che  per  tal  fondato  argo- 
mento fi  (limali  molte  ,  alcune  in  vari  pubblici  luophi  fi  vedono  * 
effendovene  due  t  volette  nella  deferitta  ftanza  del  Capitolo  di  S.  Ma- 
ria [a  Nuova  ,  che  fti'.d-ro  già  cipolle  per  adornamento  di  una  Cappel- 
la ,  ed  ora  fon  collocate  una  vicino  Fa!tra  ,  laterali  alla  porta  del  Re- 
f.ttoris,  ove  vedefi  in  una  di  effe  ,  effigiato  S.  Girolamo  penitente  , 
rei  deferto,  e  nell'altra  S.  Michele  Arcangelo  ,  inatto  di  abbattere  il 
Dragone  infernale  .  Nella  Sagreflia  di  S.  Pietro  ad  Aram  ,  fopra  l'arco 
di  effa  vi  è  dipinto  da  Nicola  ,  la  Vergine  Addolorata  (otto  la  Cjoce  , 
che  vien  foilenuta  da  S.  Giovanni  j  ed  in  quell'opera  ficonofee  quanto 


Z      2  egli 


180       Vita  di  Nicola  di  Vito 

egli  fu  debole  nell'arte  della  Pittura  .  Così  di  fua  opera  vedefi  nella 
Real  Chiefa  di  S.  Chiara  un  altra  tavoletta  ,  la  quale  è  locata  in  una 
Cappella  preffo  1'  Aitar  Maggiore  ,  ed  in  effa  vi  è  efpreffa  la  vifitazio- 
ne  ,  che  fece  la  B.  V.  a  S.  Elifabetta  fua  parente  ,  effendovi  ancora 
S.  Giufeppe  ,  e  S.  Giovacchino  ;  ed  in  altre  Chiefe,  come  in  S.  Spirito 
<li  Palazzo  ,  alcun'altr'opera  fua  lì  vede  efpofta  ,  la  qual  da  noi  il  trala» 
fcia  ,  pei  non  avere  in  elfo  un  cotal  preggio,che  attenzione  fi  meriti  ; 
laonde  le  Tue  opere  tralasciando ,  farem  da  qnefte  paffaggio  a'  fuoi  alle- 
gri divertimenti ,  e  giocofi  fatti  ,  giacché  ,  come  di  fopra  fi  difTe  >  fu 
di  natura  tanto  lepida  ,  che  fu  lo  fpaflb  ,  e  la  fetta  di  tutti  que'  ,  che 
lui  trattando  conobbero  di  così  beli'  umore  fornito  .  Ed  acciocché  da' 
Leggitsri  fiano  appìen  comprefe  le  burle  accennate  dal  Notaio  Pittore  , 
egli  è  di  meftieri  di  qui  fpiegare  almen  quelle  che  egli  ne  lafciò  fcritte, 
incominciando  appunto  dalia  prima  ,  che  tratta  ,  della  tefta  »  che 
Nicola  compofe,  per  far  paura  a  quelle  vicine  »  che  appreffo  lui  abita- 
vano . 

Avea  Nicola  con  molto  ftudio  fabbricata  una  tefta,  e  quella  accioc- 
ché nera  ,  e  paurofa  ,  appariffe;  veftita  di  feorze  di  moriglie,e  vi  aveva 
adattati  occhi  lucenti/fimi,  acciocché  a  prima  veduta  ,  ver  chi  in  lei  fif- 
faffe  di  primo  tratto  lo  (guardo  ,  alcun  fpavento  apportane  ;  quefta  poi 
acconciata  con  noj'ofi  capelli  ,  e  rabbuffata  barba  ,  la  pontva  in  cima 
d'alcun  fuo  lungo  baftone  ,  che  fvoltando  a  bella  pofta  la  mentovata 
cima  ,  ornata  di  veftimenti  ,  affai  bene  adattati  ,  la  fpingea  fuori  di 
uà  fineftra  ,  ed  in  quella  di  alcun  fuo  vicino  pervenir  la  facea  ,  ove  al- 
cun i  donzella  udito  avea  tfllre  in  coftumanza  di  lavorare  ;  la  quale 
all'  improvifo  quella  tefta  in  veggendo  ,  d^va  per  lo  timore  de'  gridi  al 
Cielo  «  per  i  quali  molto  gufto  pren deano  coloro  ,  che  della  burla 
erano  fatti  confapevoli ,  e  con  quefta  fua  tefta  foleva  altresì  prenderli 
pia.  ere  con  altre  molte  perfone  ,  che  nulla  di  lei  fappiendo  ,  colte  all', 
improvifo  ,  davano  agli  amici  di  Nicola  nuovo  motivo  di  cicalare  . 

Aveva  prelo  Nicola  a  fuoi  ferviggi  una  nuova  Fante  ,  la  quale  an- 
corché buoni  ,  e  folleciti  gli  preftaffe  ,  era  ad  ogni  modo  un  pò  leggie- 
ra di  mano  ,  togliendo  dalla  difpenfa  di  Nicola  alcuna  cofa  di  falame  , 
o  di  Calcio,  per  rifonderlo  ad  alcun  fuo  parente,  ovver  bene  effetto,co- 
me  è  l'ufo  delle  più  di  fimil  fatta  di  gente,ed  efiendo  quefta  cofa  venuta 
a  notizia  di  Nicola  ,  al  quale  difpiacendo  di  mandar  via  la  Fante  per  1 
altre  lue  buone  cpemzioni,  volle  alla  perfine  trovarvi]  alcun  rime- 
dio ,  per  lo  quale  di  più  toglier  la  robba  dalla  difpenza  fi  rimaneffe  i 
laonde  dopo  molte  cofe  girateli  per  la  mente  ,  penso  adattarvi  un  gat- 
to ,  molto  chtto  di  un  fuo  vicino  ,  fopra  una  tavoletta  ,  legata  ad  al- 
cune fila  di  ferro  ,  e  fofpelo  allo  feuro  ,  effendo  certo,  che  p^r  tifer 
gii  vecchio  ,  non  avrebbe  fatto  quell'animale  ,  ne  reliftenza  ,  ne  ftre- 

pito, 


Pittore .  1 8 1 

p'ito  ,  quindi   dalla  Fante  veduti  al  bujo  I  lucenti  occhi  fuoi  ,  teme/Te 
quelli  effere  di  alcun  maligno  fpirito  ,  come  lui  gli  direbbe,  ed  avend° 
nell'animo  Tuo  già  fermato  cicche  doveva  fare  ,  colto  il  tempo  oppor" 
tuno»  che  la  Fante  non  era  in  cafa  ,   adattò  il  gatto  così  fofpefo  ,  tome 
penfato  fi  aveva  ,  che  fuorché  fpirito  non  potefll-  da  quella  efler  credn" 
to  ;  ed  eflendo  il  luogo  ofcuro  a   beila  porta  cosi  lafciato  ,  cominciò  a 
dir  fue  novelle  alla  Fante  ,  dandogli   a   credere,  che  era  comparto  lo 
fpirito  a  cafa  di  Me/lèr  tale  ,  il  quale  avea  bene  acconciata  per  lo  dì  del- 
le Felle  la  fua  Fante  ,  pr  alcune  cofe  ,  che  ella    aveva    tolto   di  cafa  del 
Padrone  .  La  Fante  tuttocchè  fentifle   alquanto   rommoverfi   per  quel 
fallo  ,  che  udito  avea  rampognare  la  fua  vicina  ,  e  che   del  male  di  che 
pativa  colei  ,  ella  buona  parte  ne  avea  ,  ad  ogni  mcdo  ,  volendo  (  co- 
me è  il  coftume  loro  >  dal   fuo  Padrone   efTer  Rimata    Donna   innocen- 
te,  e  da  bene,  con  molte   irate  parole   ,    maledille    tutte   le   Fan- 
ti ,  che  da  quel  brutto  vizio  di  toglier  la  robba  a'  Padroni  erano  prefe, 
e  deteftando  il  mal  ufo  loro  ,  diceva  ,  che   quelle   Iride    eran   cagione 
della  poca  fede  ,  che   alle  buone  ,   per  loro  elempio  ,  era   predata  ;  ed 
in  quelle  efclamazioni  continuando  ,   non  era   per  finirla  con  le  impre- 
cazioni contFO  di  loro  i  Ma  Nicola  ,  a  e  ui  pareva  averla  cesi    ben  pre- 
parata ,  e  che  null'altro  ormai  mancava  ,  che  il  compimento  dell'  ope- 
ra ,  cominciò  prima  con  molte  laudi  a  commendar  fuoi  fervigli  ,  e  do- 
po a  dirle  ,  che  egli  giammai  creduto  avria  a  chiunque  il  contrario  gli 
avefle  dimoilrato  >  che  ella  buona  Fante  non  fufle  ,  e  perciò  in  man  di 
lei  aveva  tutte  le  maflerizie  di  cafa  ,  con  fua  difpenza  raccomandate  ,   e 
che  certamente  credeva  ,  che  fé  ella  di   fua   tanta  fidanza   volerle  pure 
abuf..rfi  ,  e  gli  venifle   in  penfiero  alcuna  fraude  ,  lo  fpirito   (  il  quale 
Con  oo-hi  fpaventofi  fi  faceva  vedere  )  averebbe  fatto   le   vendette  per 
lui  ,   dapoichè  gli  avea  ancor  egli  fatta  la  fua  preghiera  ,  con  colui  >  the 
era  il  Padrone  della  cattiva  Fante;  così  convenendoli  per  adempimento 
dell'amicizia  verfo  colui  }   ma  che  fapea  beniffimo  quagli  feongiuri  non 
efltr  necefTarj  per  la  fua  Cafa  ,  ove  una  così  buona  Fante  ,   e  coftumata 
vi  era  ,  di  che  egli  fé  ne  chiani  va  contento  ;  Con  quelle  ,  ed  altre  buo- 
ne parole  affidandola  ,  leimpofe,  che  andar  dovt  de  a  togliere  alcuna 
cola  dalla  difpenza  .  La  Fante    con  molti  peniìeri  ,  per  quelli  difeorfi  , 
e  con  qualche  apprenfione  del  maligno  fpir,to,colà  s'incamminb,ma  pur 
volendo  fel  mollra  di   edere  innoc;nte,  e  ficura  ,  rinfrancandoli  al- 
quanto vi  fi  portò  ;  Era  il  g:.tto  fofpefo   da  fottili  feriucci  ,  acconciato 
in  iuo^o  cjfcuro  della  difpenfa  ,  ed  :  ppunto  ove  quella  cola  er  ,  che  do- 
veva prendere  la  Fante  ,   la  quale  tra  pi  r  l'rppnnzione   ccn  che  era  ve- 
i.uta  ,  ed  il  volgerci  11'  iirprovife  luci   del  gatto  verfo  di  lei  ,  che  alia 
Ina  volta  andava  ,  mife  un  gran  ftrido  ,  al  quale  cilìndo  accorfo  N  co- 
la ,  che  il  tutto  avea  oifervato  ,  iv.a^gici  niente  ccn  fue  parole   lafpa- 

Vtlltb, 


iSz       Vita  di  Nicola  di  Vito 

ventò  ,  non  lafciandola  ufcire  ,  anzi  ponendofi  fu  la  porta  ,  ad  accufa- 
re  i  fuoi  mancamenti  la  confortava  ,  fé  dallo  fpirito  campar  voleva;  del 
quale  avendo  udito  ella  per  avventura  alcun  ruzzolare  ,  e  Mimando  ve- 
ramente ,  che  quello  ,  (  come  diceva  Nicola  )  forfè  venuto  per  caligar- 
la .dell'  imprecazioni  date  da  lei  contro  le  fue  compagne,effendo  anch'eli* 
colpevole  ,  cominciò  a  confettare  i  furti  ,  che  molte  volte  fatto  gli  ave» 
chiedendogliene  perdono  ,  e  cosi  Nicola  trattola  fuori  ,  fece  vifta  di  per* 
donarla  ,  promettendo  ella  di  mai  più  mancargli  anche  in  minima  cofa, 
purché  lo  fpirito  non  vede/Te  ;  e  così  fedelmente  per  l'avvenire  offervò, 
ed  a'  ferviggi  di  Nicola  fi  vide  in  pace  . 

Ma  niuna  delle  fue  burle  puòcompararfi  a  quella  che  fece  ad  uri 
Gentiluomo  attempato  ,  il  quale  prefo  ne'  lacci  d'amore  per  una  vaga 
Giovane  ,  ne  fu  per  timore  fciolto  ,  e  per  la  vergogna  dopo  non  mai 
più  vi  tornò  ;  ed  il  fatto  accennato  dal  Notajo  Crifcuolo  ,  con  gli  altri 
qui  defcritti  ,    in  tal  maniera  raccontali. 

Aveva  prefso  la  fua  meggione  Nicola  una  molto  bella  ,  e  coturna- 
ta Giovane  ,  la  quale  avvenga  che  maritata  ad  un,  che  fuoi  nego* 
zj  in  contado  facea  ,  contuttociò  ,  feguitando  il  fuo  naturale  allegro, 
ma  ne'  termini  dell'  onefto  ,  fpendeva  per  lo  più  l'ore  in  cianciar  eoa 
vicini ,  e  come  è  ufanza  di  molte  belle  Donne  ,  da  vafi  anch'  ella  buon 
tempo  con  ucellar  coloro  ,  che  mirandola  cosi  bella  ,  pendevan  dagli 
occhi  fuoi  .  Or  avvenne  ,  che  guardandola  più  volte  unbGentiluomo, 
fu  prefo  forte  dell'  amor  di  colici  ,  e  come  ,  che  eg  i  attempato  Uomo 
era  ,  non  ardiva  farfi  in  linda  così  allo  fpeflo  ,  come  a' Giovani  inna- 
morati è  in  co  (hi  manza  >  Ad  ogni  modo  ,  ftruggevafi  di  defiderio  ,  che 
all'  amata  Donna  quello  fuo  amore  fofle  fitto  palefe  ,  che  però  per  far- 
la accorta  di  quanto  egli  di  lei  fofse  invaghito  ,  cominciò,  oltre  de'fa- 
luti  ,  a  dirli  alcuna  pnroluzza  amorofa  ,  per  la  quale  afsai  ben  compre- 
fe  la  Donna  quinto  il  G  ntiluomo  per  lei  ardea  del  fuoo  di  amore  , 
dandogli  il  comodo  di  parlargli  «Ila  medeiìma  ,  conciofiìacofaehe  ,  ef- 
fendo  (come  fi  difsè)  molto  feltevole,  volentieri  con  tutti  favellava  ,  e 
fue  grnziofe  novelle  diceva  ,  ovvero  alcuna  burla  con  alcun  fuo  vicino 
concertava  .  Jl  Gentiluomo  avi  ndo  a  quelle  prime  parole  trovata  buo- 
na corrifpondenza  ,  pensò  a  farli  più  oltre  ,  e  pervenire  al  fuo  fine,  dan- 
dogli fperanz.i  la  libertà  con  cui  la  bella  Donni  folea  con  tutti  ufare  ; 
laonde  una  volta  fattofi  ad  ulcio  ,  la  richiefe  ,  ehe  lui  ,  fuo  umile  aman- 
te volefse  fare  entrare  in  fua  cafa,  ove  poi  lo  facefse  degno  di  fua  dolce 
prefenza  ,  e  fopraumana  bellezza  ;  la  Donna  ,  che  quanto  era  bella  ,  ed 
onsfta  ,  altrettanto  era  favia  ,  ed  accorta  ,  fubitamente  rifpofe  ,  che  per 
allora  non  poteva  ella  ciò  fare  ,  perciocèch  fuo  marito  di  ritorno  da  Tuoi 
negozj ,  in  quel  medefimo  giorno  afpettava  ;  per  la  qual  cofa  non  gli  era 
permefso  godere  l'amabile  vifita  di  così  care  amante  ;  ma  che  poteva  at- 
te^ 


Pittore . 


183 


tendere  bensì  altro  tempo  opportuno  da  riceverlo  ,  e  di  carezzarlo.   Era 
per  avventura, allorché  la  Donna  licenziava  Io  amante  ,  fattoli  in  fineflra 
Nhola  ,  e  come  quello,  che  più  volte  il  Vecchio  ofservatoavea  rimbam- 
bito ,  per  l'amor  ,  che  alla  fua  vicina  portava  ,  fi  difpofe  volerlo  di  ta- 
le pazzia  guarire  ,  e  trargl»  all' intutto  l'umor  malinconico  di  fella  ;  che 
però  fattane  parola  con  la  giovane  Donna  fua  vicina  ,  con  lei  concertò 
il  modo  di  ricevere  il  Gentiluomo  ,  in  ora  ,  che  egli  lotto  il  fuo  letto  con 
fuoi  concerti  fufse  approntato  .  La  Donna    tuttoché  prima  alcuna  refi- 
[lenza  facefse  ,  di  far  venir  colui  ,  ad  ogni  modo  ,  efsendo  afsai  ben  per- 
fuafa  da  Nicola  ,  di  buona  voglia  poi  lì  difpofe  a  far  quinto    egli  confi- 
gliato le  avea  ,  avendone  forfè  fatto  intefo  il  marito  ,  laonde  attefe,che 
di  nuovo  il  Gentiluomo  venillè  a  follecitarla  ,  e  come  verfo  di  lei  lo  vi- 
de venire  ,  feco  entrò  in  parole  ,  facendole  lieto  vifo  ,  e  dopo  un  affet- 
tato fofpiro,  ledilfe:   Io  veggio  molto  bene  Signor  mio  ,  che   un   co- 
llante amore  vince  o°ni  duro  cuore  ,  lo  che  vepoo  effere  a  me  avvenir- 
to  ,  tanto  ora  con  dolci  parole  ,  ora  con  una  piacevolezza  ,  ed   ora  con 
un  altra  »  mi  fitte  andato  d'attorno  T  che  avendo  oggi  mai  vinta   h  mia 
coflanza  ,  io  fon  difpofta  ,  pofeia  che  io  così  vi  piaccio,  a  volere   e/Ter 
vofìra  .   Il  Gentiluomo  quello  udito  ,  fu  molto  lieto  ,  e  ringraziatola  di 
fua  pietà  ,  diedero  ordine  ,  come  il  marito  di  lei  andarle    fuor  di  Città 
per  fuoi  negozi  ,   che  egli  a  fua  cafa   veni/Te  »  ed  eiTendo  appena  paffato 
un  giorno  ,  la  Donna  avendo  con  Nicola  preparata  la  burla  ,  fece  il 
Gentiluomo  venire  ,  e  con  molte  ornate  parole  nella  fua  Manza  l'accolfe, 
ed  affettando  fofpiri  ,  con  melate  lufinghe  ,  fopra  del  proprio  Ietto  l'in- 
viti» a  giacere  *  fchermendofi  però  al  poflibile  infino  a  quel  punto   dalle 
carezze  del  vecchio  amante  .  Nicola  che  fotto  il  letto  fi  flava  cheto  affet- 
tando ,  come  vi  fentì  fufo  il  Gentiluomo  ,   tutto  in  un  tempo  cavando 
la  fua  tefla  artificiata  ,  di  brutte  forme  ,  fece  abbacare  un  cane  fuo,  che 
fotto  il  letto  con  feco  aveva  condetto ,  ed  al  quale  ,  per  non  farlo  fenti- 
re  ,  aveva  con  fue  mani  otturata  la  becca  .  Era  la  flanza  a  bella  polla 
rimafta  con  poco  lume  ,  avendo  la  Donna  ,  quafi  fufle  per  vergogna  ,  la 
fmeftra  focchiufa   con  arte  ,  per   la  qual  cofa  ,  fece  quell'  accidente  pa- 
rer più  fpaventofa    la  tefla  ,  che  veduta   dal  Gentiluomo  ,  ed  udito  Io 
fpaventofo  lattare  ,  non  penfando,  che  un  cane  forfè  ,  ma  che  dalla  tefla 
medefima  la  voce  fuffe  ufeita  ,   tutto  pien  di  fpavento  ,  fenz'altro  penfa- 
re  ,  come  avviene  ne'  cafì  repentini  ,  ne'  quali  per  lo  più  la  mente  uma- 
na fi^efrufea  ,  fi  buttò  giù  dal  letto  ,  ed   udendo   la  Donna  gridare  ,  la 
quale  fìngeva  ,  che  il  Demonio  voltlfe  prenderla  ,  per  cafligarla  del  tor- 
to ,  che  al  (uo  marito  voleva  fare  ,    tutto  confuto  ,   e  pieno    di  terrore  , 
tolto  ufcì  dalla  fcanza  ,  e  cacciato  dalla  Fante  ,  che  aveva  finto  accor- 
rere a  quelle  grida  ,  comeconfapevole  del  concertato  ,  ufcì  anche  di  ca- 
fa 


1 84       Vita  di  Nicola  di  Vito 

fa  della  Donna  ,'ed  affannofo  alla  fua  fi  conduffe,  ove"  eflendo  tutta  Com2 
JT.oflb  ,  ed  alterato  ,  fu  da  fubita  febre  fopragiunto  ,  e  ne  ftiede  sì  male, 
che  fu  bifogno  fargli  palefe  la  burla  ,  acciocché  da  quel  male  guari/Te  « 
cacciando  con  Io  fdegno  la  malattia,cheilfoverchio  timore  Conceputo  gli 
gli  avea  ;  dapoiche  a  molti  era  a  notizia  quefto  fuo  amor  venuto  ,  e  pia-' 
cere  fé  ne  prendevano  coloro  ,  che  l'afcoltavano  .  Ma  perchè  da  ogn'urt 
che  quefto  fatto  fapea  ,  veniva  commendato  Nicola  ,  che  l'amor  pazzo  » 
Con  quella  tefta  ,  avea  cacciato  di  capo  al  Gentiluomo  ,  venne  la  cofa 
«'fiche  alla  notizia  di  quello  come  era  andata;  laonde  conofcendofi  beffato 
da  un  Pittore,  più  che  dalla  Donna, fu  di  tanto  fdegno  prefo  verfo  di  lui, 
che  prenderne  voleva  in  tutti  i  modi  vendetta ,  inlino  a  far  calunniare 
il  Pittore  apprerfo  .ilcun  Giudice  fuo  amico  ,  perchè  da  quello  foffe  in 
carcere  meffo  ;  la  qual  cofa  faptitafi  dagli  amici  comuni  ,  ammonirono 
il  Gentiluomo  ,  che  di  farne  parola  fi  ri  ma  ne  (Te  ,  dapoiche  ,  buccinan- 
dofi  il  f  tto,maggior  vergogna  ne  avrebbe  avuta  ,  che  foddisfazione.  Cosi 
meffo  a  ragione  ,  avendo  conofciuto  efièr  vero  ciocché  gli  amici  diceano 
dell'amore  illecito,  il  quale  anche  più  mal  convenivafi  alla  fua  età  avan- 
zata ,  pofe  filenzio  al  fitto  ;  benché  quello  però  più  volte  fu  con  rifa  di 
ogn'uno  rammentato  ,  tìnto  piacere  fentivano  della  burla  così  bene  or* 
dinata  da  Nicola  ;  il  quale  in  quefto  firmi  modo  dandoli  bel  tempo,  paf- 
fava  la  vita  fua  ,  che  in  fine  a  molta  vecchiezza  ,  efllndo  ptrve<iuta,con 
difpiacere  di  tutti  coloro  ,  che  lo  conobbero  ,  lafciò  la  fpoglia  morule 
pel  1498.,  esine  dilfe  il  Cnfcuolo  nella  notizia  ,  che  ne  lafciò  fentta 
apprefib  un  altra  di  un  fitto  faccettato  a  fuoi  tempi  del  Re  di  Tunifi  Mu- 
lias  ,  ed  ove  di  quefto  Pittore  così  ragiona  . 

E"1  da  fa  per  fi  ancora  di  Nicola  di  Vito  ,  eh;  anco  fu  Scolaro  de  li 
"Donzelli ,  il  quale  effendo  piccole ,  non  volfe  mai  imparare  la  Pittura  ,  e 
poi  ejfendo  fatto  grande  ,  moriva  di  fatiche  per  diventare  Pittore  valen- 
te ,  dove  che  non  ci  potè  più  arrivare  ,  perchè  era  giovane  fatto,  dove 
eh:  facendo  gran  fatiche  ,  fee  alcune  opere  a  ogni  buoni  danari  ,  conten- 
tandof  per  avere  opere  ,  e  fece  pitture  a  S.  Gioì  Maggiore,  a  Monte  Oli- 
•veto,  e  alli  Bafiliani  una  Cappella  a  frefeo  ,  che  ci  fi  vede  gran  fatica 
ftentata  ,  dove  poi  le  meglio  opere  fono  a  S.  Maria  la  Nuova  ,  la  venuta 
de  lo  Spirito  Santo  ,  con  un  altra  tavola  di  Altare ,  con  una  Madonna  , 
e  due  quadretti  i  dovendo  fa  per fi ,  eh?  per  f afe  opere  alzai  lo  ing'gno  ,  e 
fé  fece  amare  per  molte  parole  graxioft,  e  fece  le  fue  burle,  dove  che  aven- 
do fatto  una  tefta  veftita  di  f e  or  te  de  moriglie  negre  ,  la  metteva  a  cer» 
le  mazze  lunghe  ,  e  ftorte  in  cima  ,  e  poi  la  faceva  affacciare  all'  altre 
fineftre  deli  vicini  ,  mettendo  paura  alle  Zitelle  ,  che  lavoravano  ,  per 
l'occhi  lucenti  di  lucciole  ,  che  avea  fatto  a  la  detta  tefta  ,  e  Così  Ugai 
fofpef)  lo  gatto  vecchio  ,  a  una  tavoletta  ì  alla  camera  ofeura ,  e  ve  man- 
dai 


Pittore 


18  s 


la  Fantefca  ,  che  pigliava  difpenzn  ,  che  ebbe  a  fpiritare  ,  per  V  occhi 
'ucentì  che  si  movevano  dillo  ["pirico  ,   co-»'  l'aveva  ^k/fe  #•£.  cw)    ftf'w 
/<z  Ae:ta  ffla  fece  la  burla  allo  .    .  .    •   -,    eh:    era    tentato  per  la  vifts 
della  belli  vicina  ,   perche  art  latoci  ejfj  lui  .la  fotti   lo    letto  ,   con  poco 
lume  1  cacciai  la  ditta  te/fa  ,  ficen  io  abbacare  U/t  gran  cane  fuo  ,   che 
teneva  zitto  fotto  lo  letto  ■,  e  tanto  ,  c£?  /?     ....  [paventato  ebbe   a 
morire  de  paura  ,   e  fuggendo  ■,  (Mede  motti)  mah  j  ^jz/.j  ci,?   mai  più  le 
vennero  tentazioni  i    ma  pòi  fipwo  lo  fatto  »  voleva  perfeguitare    lo 
littore  ,  che  Con  granii  amici  fé  ne  ridevano  i  lo   quale  facendo  que- 
lla beila  vita  ,   amato  da  tutti  ,  venne  a  mancare  circa  il  1498.  ajjai 
vecchio  .  Notar  Crifconiu:  . 

Ecco  dunque  come  Nicola  per  mezzo  di  fua  piacevolezza  ,  e  fé- 
ftevol  n.itura  ,  procacciandoli  l'  opere  ,  venne  altresì  a  guadaonarfi  il 
nome  *  che  a  gran  lunga  non  avrebbe  egii  avuto  per  mezzo  di  lue  pit- 
ture ;  perciocché  fu  nel  numero  ammeflb  di  que'  Pittori  più  antichi>che 
intendeva  Gio:  Agnolo  eternar  con  fuoi  fcritti  ;  che  fé  bene  alcun  dì 
loro  non  averte  una  grah  perfezione  nella  Pittura  ,  ad  ogni  modo  perì), 
in  riguardo  a  qne'  tempi  ,  fu  buon  Maeftro  tenuto  ,  e  lodatiflìmo  Ar- 
tefice ;  lo  che  non  potea  veramente  dirfi  di  Nicola  ,  il  quale  eflèndo 
per  le  fue  facezie  tenuto  caro  ,  era  fovvente  impiegato  da'  molti  amici  , 
che  per  effe  egli  fi  aveva  acquili, to  ;  parlandofi  per  tal  cagione  di  lui  , 
quanto  alcun'altro  de'  tempi  fuoi  ,  e  f  >rfe  più  per  l'apportata  cagione  di 
fua  allegria  ;  per  la  qual  cofa ,  vivendo  allegramente ,  finì  concento  \\ 
mortai  coilo  di  quella  vita . 


fine  della  Vita  di  Nicola  di  Vito  2 


A  a  Ì  VITA 


i86 

VITA   DI  BUONO  DE'  BUONI  ,  E 
DI  SILVESTRO  SUO  FIGLIUOLO 

Pittori . 

NOn  farebbero  diftlnti   tra  gli  Uomini  i   doni   della  Divina  Previ- 
denza ,  le  quelli  in  al  una  dote  di  abilità  ,  di  rado   non  fi  feor- 
gtfllro  fidamente  a  taluni  di  tifi  conceduto  .  Concioflìacofacchè  aven- 
do un  medtfimo  luftro  ,  e  nfplendendo  ugualmente  in  un;i  cotal  faen- 
za ,  o  virtuofa  applicazione  ,  non  vi  farebbe  in  un  Uomo  quel  vanto  » 
che  lo  r<  nde  da  un  altr'  Uomo  contradiftinto  .  Mi  il  lommn  Regolato- 
re del  tutto  ,  acciocché  (uà  potenza,  divina  folle  da  ogn'  un  comprefa  * 
volle  che  fra  m<  Iti  lin  lolo  Uomo  in  una  tal  facoltà   folTe  pregiato  ;  e 
quindi  diftinguendofi  le  perfone  ,  e  vedendofi  dalla  perfizion   di  colui  » 
colmare  il   nome  alla    gloria,  dòveifero  ancora  i    viventi  portati  da 
conofeenza  ,  e   da   gratitudine  di  tanto  bene  ,  come  a   principio  ,  e 
fine  di  ogni  cola  creata  ,  1'  onor  recare  a  lui  ,  come  eterno  difpenfatore 
di  ogni  ottima  difciplina  ,   e  d'ogni  perfetta  virtù  ;  la  qual  ^ola  prati- 
car fti  veduta  ,  allor  quando  comparVe'm  Silveflro  de'  Buoni  ,  fìgliuol 
di  Buo"no  ,    una   fovrana  abilità  ,•  che   trafeendendo   quella  degli  altri 
Pittori  infiho  allora  veduti  ,  venne  a!  farli  ammirare  per  una  tinta  dol- 
ciifima  ,  ed  afTurmta  ,  the  inlin  da  fanciullo  aVea  dalla  natura  ottenu- 
ta in  fort'  ;   Laonde  fu  cagione  ,  che  coloro  i  quali    dopo  di  lui  appre- 
fero  l'Arte  della  Pittura  ,   mille  benedizioni  ne  daifi.ro  al  Donatore  del 
tutto,  per  l'utile  ,  che  loro  col  fuo  tfempio  recato  avea  i  come    nella 
fua  vita  fi  leggerà  . 

Fiori  dunque  il  Padre  di  Silveflro  ,  nominato  Buono  de'  Buoni  » 
circa  gli  anni  del  mondo  redento  14 io.  ,  e  fu  allevato  in  l'cuola  di  Co- 
lantonio  del  Fiore  ,  dopo  eiferii  fgrollàto  fotto  al  altro  dozzinale  Mae- 
stro,  de' quali  pur  troppo  ,  ed  in  ogni  tempo  ,  ebbe  dovizia  Ja  ni  lira 
Napoli;  (  Veraulfimo  teftimonio  però,  che  fempre  in  quella  Città  fio- 
rirono l'arti  nobil  flìme  di  difegno;  ;  col  qual  Colantonio  fuo  Mdeft.ro 
dipinfe  Buono  in  varie  Chiefe  ,  e  per  varj  Signori  le  volte  ,  ed  1  fregi 
delle  ftanz-  de' lor  Palaggi  ,  che  ne  quelle,  ne  quelle  pitture  ,  per 
efferfi  rimodernate  le  fabbnthe  ,  più  non  fi  veggono;  Morto  poi 
Colantonio  ,  dipinf  Buono  da  fé  varie  opere,  come  fu  quella  della 
Chiefa  di  S.  Pietro  ad  Ara  ,  e  l'altra  nella  Sagrtflia  ch'era  allora  nel 
Vefcovado  ,  che  ora  è  parte  di  Chiefa  ;  le  quali  pitture  vmgoni  nota- 
te da  Notar  Gio:  Agnolo  Crif  nolo  :  Come  fi  leggerà  nel  riportar  le 
fu  e  note  ;  ed  in  quelle  pitture  del  Vefcovado  fu  aiutato  da  Silveflro  fuo 

fìgliuc- 


Pittori. 


187 


figliuolo  ,  il  quale  in  quello  tempo  ,  e/Tendo  ancor  giovanetto  ,  molto 
avea  profittato  nell'art':  del  difegno  . 

Cippo  di  quelle  Cofe  dipinfc  Bu)no  il  S.  Francefco  Afilli  ,  che  Ila 
^ella  Ccjpelletta  del  Pii  copio  p.r  pnjtrace  ad  una  delle  porte  minori  di 
5«. Recitati  ;  il  qutlellì  jn.  Uto  di  ricevere  dal  Serafino  le  Sacre  Stim- 
mate del  fuoamocofoG.su  ;  vergendoli  il  Compagno  in  diftinza,  che, 
fra'  Coih  del  Siero  Monte  ,  oiTerva  il  miracolofo  fatto  del  Santo  Padre, 
e  fopra  di  quella  tavola  vi  è  una  lunetta  ,  ove  vi  dipinfe  la  B.  V.  Ad- 
dolorata ,  che  nel  feno  ha  il  morto  Figliuolo  ,  la  quale  veramente  ha  in 
fé  molta  efpreilìva  ,  e  quelle  tavole  furon  condotte  da  Buono  con  un 
certo  guflo,  che  tira  alla  maniera  del  Zingaro  5  dapoichè  in  quello  tem- 
po e /Tendo  molto  crefeiuto  il  grido  di  quello  ,  andava  nella  fua  fcuola 
.Silvellro  fuo  figliuolo  ;  laonde  veggendo  .Buono  il  dolce  modo  di  colo- 
rire ,  che  dal  Zingaro  era  tenuto,  cercava  ancor  egli  ,  tuttoché  vec- 
chio li  folTe ,  d'imitare  quel  buono  ,  che  in  colui  conofeea  J  e  malli- 
miniente  negli  accompagnamenti  degli  accordi ,  e  de' bei  paelì  ,  che 
quafi  veri  ,  eranda  Antonio  dipinti  . 

Dipinfe  ancora  Buono  varie  Cone  di  Altari  ,  come  una  ancor  fé  ne 
vede  dietro  1'  Aitar  Maggiore  di  S.  Lorenzo  ,  in  una  Cappella  fotto  la 
vecchia  Tribuna  ,  ove  vi  è  la  B.  V.  con  alcuni  Santi  ,  già  dall'  umido 
confumati  j  ma  la  B«  V.  vicino  la  porta  migg.ore  di  detta  Chiefa  ,  che 
yapprefenta  quella  fotto  il  titolo  di  Goftantinopoli,  è  di  fua  mino  ;  Ben- 
ché la  Cappelletta  Ila  p i/Tata  poi  fotto  altro  dominio  .  Fece  altresì  per  la 
Chiefa  di  S.lJietro  Martire  una  Cona  per  una  Cappella  ,  dedicata  a  S. Gru- 
fola ,  ove  efpre/Te  la  Santa  Vergine  in  piedi  fu  campo  d'oro,con  la  ban- 
diera in  mino  ,  ed  il  manto  feminato  di  /Ielle  d'oro;  collocandole  d'in- 
.  torno  le  Sante  Vergini  ,  che  con  lei  furon  martirizzate  ;  la  qual  tavola 
vedeli  oggi  fituata  nell'ingreiTo  della  S  igrellia  ;  e/Tendo  Hata  dalla  fuddet- 
ta  Cappella  rimo/Ta  ,  nel  rimodermrfì  la  Chiefa  ,  e  quella  ad  altro  San- 
to dedicata  ;  benché  fi  tiene  dagli  efperti  Pittori  ,  eh-  quella  tavola  fuf- 
fe  Asta  ritoccata  dal  figlio  ,  o  di  fua  volontà  ,  o  perchè  imperfetta  fof- 
fe  ,  per  fua  morte  ,  rim  .fa  .  Vedefi  ancora  nella  Chiefa  di  S.Gio:  a  Ma- 
re ,  Commenda  de'  Cavalieri  Gerofolimitani  ,  una  tavola  ,  nella  Cap- 
pella laterale  al  maggiore  Alt-ire  dal  canto  dell' Epillola  ,  ove  fi  V- de 
efpre/Ta  la  Gloriofa  Vergine  S.  Lucia  ,  la  quale  è  opera  molto  ben  dipin- 
ta dal  fuo  pennello  .  Per  tante  beli'  opere  dunque  ,  merita,  Buono  a/Tai 
laude  ;  Gonciolfiacché  benché  non  aveife  quella  perfezione  ,  alla  quale 
giunfe  il  fuo  figliuolo  Silve/lro  ,  ad  ogni  modo  però  non  mancò  egli  di 
Cercar  un  guflo  migliore  di  operare  i  pennelli  ,  con  iludiare  le  maniere 
più  rinomate  de'  tempi  fuoi  ;  Ed  in  vero,  fé  ave/Te  avuto  Buono  quella 
grande  abilità  ,  anzi  quel  d^no  fuperiore  ,  che  ebbe  fuo  figliuolo  ,  non 
avrebbe  mancato  di  coltivarlo  col  fummo  Hudio  con  che  egli  adoperan* 

A  a     2  dofi  , 


i83  Vita  de5  Buoni 

3ofi ,  fece  acquifto  dell'art»  ;  ma  al  Superno  Motore,  co  me  nel  proemio 
di  queftì  dicemmo  ,  non  piacque  far  comnni  al  P.dre  que'dom  ,  che  al 
figlio  aveva  dalmati  ,  per  confolazione  di  lui  ,  e  per  infegnam  nto,  che 
non  tutti  fon  fatti  degni  di  tanta  grazia  ;  laonde  Buono  contentandoli 
del  fuo ,  a  godtndo  in  eftremo  della  maggioranza  del  figliuolo  ,  chiufe 
in  pace  i  fuoi  giorni ,  circa  gli  anni  del  146^.  :  0  poco  più  . 

Silveftro  di  lui  figliuolo  avendo  fortito  come  fi  difle,  infin  dalla  na- 
feita  uno  fpirito  fuperiore  ,  non  folo  al  Padre  ,  ma  a   qualunque    nella 
Città  ,  e  Rcg  o  di  Napoli  ,  maneggiava  in  quel  tempo  i  pennelli  ,   fece 
tai  prcgreflì  nella  pittura  ,  a  cui  era  da  naturale  inclinazione  tirato,  che 
fece  (lupi re  non  folo  i  fuoi  concorrenti  Condifcepoli  ,  ma  il   Padre  ,  ed 
il  Maeftro  medefimo  ,  di  tanto  fuo  avanzamento  nell'arte  .    Era  egli  f  ti* 
rato  dal  proprio  genio  )  paflato  nella  fcuola  del  famofifiìmo  Zingaro  ,  ed 
ivi  con  eftremo  gufto  del  Fadre  ,  era  molto  amato  dal  fuo  Maeftro  ,  per 
la  continua  affili  nza  ,  ed  affiduo  ftudio  ,  che  profeiTava   al  difegno  ,  ei 
era  amato  altresì  da  Pietro  ,  e  Polito  del  Donzello  ,  che  fcolari   de!  Zin- 
garo  ,  erano  già  valenti    Maeftri  divenuti  i  come  nella  loro  vita  fi  dif- 
Cei  e  da  coftoro  fi  tiene  ,   che  reftafle  perfezionato  Silveftro  nell'arte  della 
fittura  ,  dopo  la  morte  di  Antonio  ;   dapoichè  il   Cavalier  Maffimo  per 
loro  difcepolo  lo  deferive  i  come  in  quefta  vita  medefima  fi  leggerà;Laon- 
de  eflendofi   a  gran  pafjì  avanzato  ,  e   ccn  la  feorta  di  tanti    eccellenti 
Precettori ,  e  con  la  naturale  lua  abilità  ,   venne  a  formarfi  una  manie- 
ra di  colorire  così  dolce  ,  ed  affnmata  ,  ma  con  forza  di  chiarof-uro,'.  he 
facea  maraviglia  a  chiunque  le  fu  e  pitture  vedeva  ,  dapoichè  Vive  ,  e  ri- 
levate le  fue  figure  apparivano  .   Dicefi  pero,  che  Silveftro  a  colorir  cesi 
dolce  ,  con  tinta  morbida  ,   fofle  tirato  dalle  lodi  ,  che  udì  darfi  a  Cola 
Antonio  del  Fiore  ,  per  la  doke  tinta  da  lui  trovata  ,  che  t-nto  al  natu- 
rale fi  con  faceva  ;  e  per  quelle  lodi  ,    forfi  date  da'  fuoi  Maeltri,  a  qnell! 
eccellente  Artefice  di  pittura  ,  volle  ancor  egli  quel  dolce  modo  C  gii, re  > 
allontanandoli  da  que'  tagli  ,  che  profilavano  ancora  le  figure  ,   in  que* 
tempi  ,  benché  aboliti  da  Colantonio  fudetto  ,  dal  Zingaro  ,  e  da'  Don- 
zelli al  poffibile  ,  giacché  non  puh  negerfi  ,  che  da  tutti  i  Pittori  d'Ita- 
lia ,  e  di  altrove  ,   praticavafi  allora  quell'  antica  fecchezza  ,  che  non  fu 
giamai  all'intutto  diradicata  ,  fé  non  che  dopo  il  1  joo.  ,  dal    divin  Ra- 
teilo ,  che  fu  lo  ftupore  della  pittura  i  anzi  ihe  veramente  fu  quell'An- 
gelo ,  che  quafi  mandato  dal  Cielo,  venne  nel  mondo,  p  r  rilchiarare  le 
ottenebrate  menti  di  tanti  erranti  ProfefTori  delle  noftre  Arti. 

Trallafciando  a  unque  quell'opere  ,  che  Silveftro   dipinfe    in  ajuto 

del  padre  ,   farem  folo  m-  nzione  di  ciocche  da  fé  dipinfe  ,   e  che  a'  noftri 

Opera  del  tempi    fi  veggono  efpofte  nelle  pubbliche  Chiefe  ,  e    per  prime   diremo 

Duomo  nel- del  quadro  dell'Aitar  maggiore  della  Chi  fa  di  S.  Reftituta  ,  ov'è  fituata 

la  Chiefa  dì  ìn  mczzo  la  B.  V.  a  federe  col  Bambino  nel  Icdo  ,  e  da'  lati  vi  è  S.  Mi- 

S.Rcftuuta,      -    -  ~       -     -    -  chele 


Pittori . 


180 


cftele  Arcangelo  col  Demonio  Cotto  i  piedi  ,  e  S.  Reflituta  ;  e  nella  pre- 
detta vi  dipinfe  in  figure  picciole  alcune  azioni  ,  e  miracoli  ,  che  dico- 
no d  Ila  medfimi  Smt.i  ;  le  quali  pitture  fono  di  tal  bontà  ,  chep=jon» 
dipinte  da  più  moderno  Pittore  . 

Vedefi  finalmente  di  fua  mano  nella  medefima  Chiefa  in  una  Cap- 
pella dal  Cinto  delfEpiftola  ,  una  tavoletta   efpofta  nelP  Altare  di  erta  , 
ove  vi  è  *.fpreffa  una  B.  V.  anch'elia  a  federe   nel  mezzo  ,  e  da'  lati  vi  è 
S.  G  o:  Bittifta  ,  ed  un  altro  Santo,  e  quelle  tavole  fi  confervano  in  buo« 
no  ftato  ,  per  teftimohiare  al  mondo  il  valore  del  bravo  Artefice    che   ie 
dipinfe  ;  e  veramente  anche  a'  noftri  tempi  fembrano  ben  dipinte  ,   con 
colore  affai  tenero  ,  e  con  bell'arie  di  volti  ;  tuttoché  oggi  la  Pittura  pec 
i  bizzarri  capricci  ,   di  componimenti ,  di  ritrovati  de'  lumi  ,  e  per  va- 
ghi colon  1  ed  accòrdi  ,  fia  totalmente  diverfa  ,  ed  a   marav  <Wia  ab- 
bellita ,  da' varj  ArttfiJ  ,   che  ottimamente  dopo    il  divin  Rafielio  ,  e 
dietro  l'orme  di  Tiziano,  del  Correggio,  del  gran  Paolo  Veionefé  ,  e  de' 
Caracci  ,  con  lor  feguaci ,  operorono  b.zzarramente  1  pennelli  ,   in  fra 
de'  quali  e  ammirabile  1'  Eccellehtiffimo  Pietro  da  Cortona  ,   che   tanto 
la  Pittura   arricchì;   Ma   ritornando  a   Silveftro  ,  dipinfe  per  i  Frati    di  Tran/Ito  def 
S.  Domenico  una  Cona  d'Altare  ,  ove  effigiò  il  tranlito  della  B-  V,  ,  e  <n  la  &•  V".  la 
gì'  Appoftoli  intorno,  in  figure  di  grandezza  del  naturale,  ed  è  veramente    ^'  t,ecn> 
condotta  con  morbidezza  di  colore  ,  e  vivace  ,  che  menta  laude  ;  come  Martue' 
ogn'uno  pub  chiaramente  vedere   nella    Chiefa  fuddetta  ,  dedicata  al 
S. Martire  da  Verona  ,  nella  prima  Cappella  entrando  in  Chiefa,  dal  can- 
to dell'  Epiftola  .  Ma  più  efpr.flìva  forle  della  fudd.tta  tavola  »  quella  , 
che  con  picciole  figure  ,  1'  ifteifò  millero  rapprefenta  ,  lìtuita  nell'Altar 
"Maggiore  della  Chieluola  ,  detta  &  Maria  de'  Pignatelli  ,    eretta  al  Seg-      e   «, 
gio  di  Nido  ,  ove  figurando  già  m  rti  la  Gran  Madr  -  di  Dio  ,  figurò  af-  deU'Aflànra 
fresi  gli  Appoftoli  addolorati,  t  piangenti  ,  e  nelle  loro  attitudini  efpref-   de'  Pigna., 
fé  affai  bene  la  mefìizia  accompagnata  dl'a  pia  azion:  del  mortorio   di  ceiii- 
quella  ,  vedendoli  pn  in  gloria  la  detta  B.  V.   col  Bimbino  in  braccio  , 
che  vien  portata  digli  Angioli  in  Parad.fo  ,  appunto   r.ipprefentandola  , 
come  l'anima  di  lei ,  che    va  a  godere  alla   Celefte  Glor.a  .   Da' lati  ne' 
partimene  del  fuddetto  quadro,ch'  è  in  mezzo  ,  vi  è  efpreffo  S.  Gio:  Bat- 
tifta  ,  in  mifura  di  3.  palmi  ,  e  Umilmente  la  Maddalena  dall'altro  can- 
to ,  affai  b  n  dipinti  ,  e  da  Maeftro  fituati  . 

Vedefi  nella  Sacreflia  dell'antica  Chiefa  di  S.  Pietro  ad  Ara,  an-  S.Pietro  ad 
lì  nella  Camera  ,  che  va  al  Coro  ,  un  quadro  bislungo  ,  ove  vi  è  efpref-  Ara . 
fo  l'Angelo  Confortatore  nell'Orazione  del  Redentore  all'Orto  ,  ed  ap- 
pena fi  feorgono  in  quella  tavola  gli  Appoftoli  dormienti  ,  dioiche 
per  l'umido  del  luogo  ,  ove  prima  ne  flava  ,  poco  fi  vede  la  figura  del 
Grillo  ,  e  di  un  degli  Appoftoli  ;  della  qual  cola  molto  fi  iagna°  il  Ca- 
nonico D.  Carlo  Celano ,  allorché  nella  fua  curiofità  del  bello  ,  e  dell' 

ariti- 


ioa  Vita  de'  Buoni 

antico  di  Napoli,  fa  menzione  di  quefta  tavola  *  nel  defcrirere  la  Ghie» 
fa  di  S.  Pietro ,  già  mentovata  i  lagnandotene   ancora  prima   di  lui   lo 
.Engenio   nella  fua  N  poli  Sacra  .  Ma  ritornando   a   Silveftro  ,  dipinfe 
egh  un.i  Cona  a' Frati    Conventuali    di   S.Lorenzo,  dell'Ordine  di 
Opere  in  S.  Francefco  ,  una  tavola  veramente  beliillìma  ,  la  quale  fi  vede  oggi 
Lo  amo  giorno  follata  in  uno  digli  Altari  ,  d\s  fon  dietro   il  Coro  ,  e  proprio  , 
ove  e  il  Sepolcro  della  Reina  Caterina  d'Auilria  ,  primi  mogue  di  Car- 
lo liluftre  Duca   di  Calabria  ,  (he  lafciò  la  fpoglia  mortale   nel  i?2J'J 
In  qu-fta  tavoia  Rettali  dipinta  la  B.  V.  ,  che  ha  volto  ,   ed  idea    di  Pa- 
xadifo  ,  e  vien  coronata  da  due  belliillmi  ,  e  giazioli  Angiol  tti  ;  Opera 
-Varamente  quanto  degna  di  piena  laude  ,  altrettanto  poco  confr.lerata  , 
e  da'  noftri  Scrittori  ,   e  da'  Profeflbri  delle  noftre  Arti  ,  forfè  per  il  luo- 
go ,  »veè  fituata  la  Cappella  ,  nella  quale  di  rado  vi  fi  celebra  l'augu- 
•  Jtillìmo  Sagrifizio  della  S.  Merla  . 

Nella  R.  Chiefa  di  Monte  Oiiveto,fcorgefi   una  gran  tavola, lìtuata 
veto  nella  prima  Cappella, dal  canto   del  Vangelo,  ed  in  effa  vedeil  tfprt i^t  1' 

Afcenliontdel  Signore  al  Cielo,  e  gli  Apposoli  Ipettaton  con  molto  po- 
polo intorno,  e  la  B-V*.,  che  fanno  un  iniieme  giudiziofamente  difpqllo; 
ma  quefta  tavola  li  dice,  che  fuife  opera  di  Buono  fuo  Padre, lafciata  im- 
perfetta per  la  fu  a  morte  ,  e  finita  .  da  Silveftro  ,  dal  quale  vi  furono 
aggiunte  poi  le  due  figure  laterali  ,  del  S.  Niccoiò  di  Bari  ,  e  del  S.  Se- 
i  baftiano  ;  laonde  comunque  la  cofa  avvenuta  fi  folta  ,  egli  è  certo,  che 
quefta  tavola  merita  laude  per  locopiofo  componimento  di  figure  ben 
lituate  ,  e  difpofte  ne'  loro  liti  ,  avendo  riguardo  a  que'  tempi  cotanto 
privi  di  quelli  ottimi  pittorici  intendimenti  . 

Così  ancora  nella  Chiefa  di  S.  .Niccolò  ,  detta  alia  Dogana  ,  che 
S. Niccolò  ^u  e(t'6cata  da  Carlo  Terzo  di  Durazzo  ,  Re  di  Napoli  ,  per  iftituire 
alia  Dogana  l'Ordine  delli  Cavalieri  della  Nave,allcrchè  volle  diviare  il  duolo  avu- 
to da'  Napoletani  per  la  morte  della  Reina  Giovanna  Prima,  da  lui  fat- 
ta morire  neli^8r.,  ivi  adunque  fi  vede  di  mano  di  Silveftro  un 
S.  Francefio  d'Alfili ,  che  ftà  in  atto  di  ricevere  le  Sacre  Stimmate  dal 
Celefte  Cherubino  in  figura  del  Redentore  ,  e  vedefi  efprimere  in  quel- 
l'atto la  contemplazione  ,  unita  alla  Santità  ,  e  da  lungi  fi  feorge  il 
Compagno,  che  con  ammirativa  azione  ita  ofiervando  il  pr.odigiofo 
Miftero  delle  Stimmate  imprerta  nelle  mani  ,  ne'  piedi  ,  e  nel  Colato 
del  Serafico  Patriarca  ;  ed  in  quefta  tavola  vi  ha  Silveftro  accompagna^ 
to  il  Monte  d'  Alvernia  ,  con  bel  fito  di  paefe  ,  maeftrevolmente  ac- 
iordato  ,  feeriche  iì  riconofea  ritoccata  da  Gio:  Filippo  Crifcuolo  ,  pet 
un  incendio  accaduto  nelle  frafche  de'  fiori  ,  che  adornavan  lo  Altare  . 
.  Per  conlimil  difgrazia  vedefi  nella  Chiefa  medelìma  la  tavola  della  Ma- 
donna del  Soccorfo  in  una  Cappella  vicino  alla  porta  Maggiore  ,  anch', 

ella 


Pittori.  19 1 

ella  ritoccata  prima  da  Gio:  Antonio  d'Amato  il  vecchio ,  e  pofciai  da 
Andrea  da  Salerno  ;  come  notb  il  Cavalier  Stanzioni  nelle  memorie  del 
fuddetto  Gir:  Antonio;  la  qual  tavola  è  veramente  una  delle  bilie 
opere  ,  che  in  pittura  fi  veggono  ,  per  i  tre  pennelli  Maelìri  ,  che  vi 
dipinfero  .  Nota  l'Engtnio  una  belliìlìma  tavoletta  ,  che  po/Tedono  i 
Canonici  Lateranefi  nella  lor  Chiefa  di  Piedigrotta  ,  e  propriamente 
nella  Torre  fi  vede,  ed  ove  è  dipinta  la  B.  Vergine  col  Bambino  ,  con 
maeftria  ,  e  diligenza  maravigliofa  . 

Molte  altre  tavole  per  Altari  di  Chiefe  dipinfe  Silveftro  ,   e  molte 
altresì  per  cale  de'  particolari  ,  come  ancora  varie  ne  lece  per  lo  Regno» 
e  per  altri   paelì  foreftien  ;  Ma  poche  fon  quelle  ,  che   fon  polline  ef- 
fer  ila  noi  defiritte  ,  per  mancanza  delle  notizie  ,  e  per  gli  oltraggi  del 
tempo  ;  Così  ancora  per  tflerfi  perdute  molte  opere  dipinte   da  iui  a 
frefco  ;  nel  qual  modo  di  operare  ,  dicefi,  che  Silveftro  vi  riufufte  af- 
fai h.ne  ,   giacche  alcune  pitture  di  fua  mano  ,  pochi  anni   innanzi   fi 
vedevano  in  una  Cappella  della  Chiefa  Collegiata  di  S.Giovanni  Mag-     CMcfa  d: 
giore  ,   le  quali  pitture  vengono  notate    dal  mentovato   Cav.  Mailimo  S.Gio:Mag- 
Stanzicni  per  opere  dipinte  con  paftofo  colore  ,  e  con  bella  frefchezza  ;  gioie  rift?.u. 
ma  nel  modernarfi  ,   anzi  nel  ripararli  dal  periglio  dj  rovinare  la  f  lue-  vdCÌ- 
fa  mentovata  ,  rifacendoli  di  capo  la  Cappella  anzidetta  ,  fi  fono  perdu- 
te le  fu;  pitture  .  D.l  n  minato  Cavalier  Mailimo  Stanzioni ,  vengo- 
no notate   (oltre  le  ditte  pitture  )  alcun'altre  tavole  ,   dopi  quelle  di 
S.  Refi  tuta  ,    dtfentte  prima  da  lui ,   dicendo   in  apprelTo  :  Che   nella 
Chufa  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  vie  ino  quella  di  S.  Agnello  Abate  nel-  s    m^J^ 
l'Aitar  Maggiore  vi  erano  due  tavole   laterali   a  quelle,dipinte   da  An-  Grazie      in 
drea  da  Salerno  ,  e  quitte  rapprtfentavano  una    lo   Sponfalizio  della  ccmpo     <M 
B.  Vergine  con  S.  Giulppe  ,  e  l'altra  la  Circoncifione  del  Signore  ,   e  Cav.  Mafli- 
che   qu  fte  er  no  le  più  beile  pittare  di  Silveftro  Buono  ;  le  quali  ben-  mo* 
eh-    fu  ft.to  detto  ,  che  fodero  ritoccate  d    Andrea  da  Salerno  ,  allora 
che  dipinfe  la  Cona  dell'Alt. r  Maggiore  ,  come  fi  è  detto  ,  perche  do- 
vean  nporli  ne' muri  laterali    di  quello:    Ad  ogni  modo  però    vengon 
dal  Cavalier  mentovato  lodate  ,  come  opere  migliori  di  Silveftro.  Così 
nota  in  uni  Cappella  di  detta  Chiefa  una  tavoletta,  conentrovi  <  /prifla 
la  Santi  F  miglia  ;  Ma  in  cggi  ,  cosi  quella  ,  come  le  due  lopraddett , 
più  non  lì  veggono  ,  come  in    ppreflb  ne  farà  do  noi  la  cagione  appor- 
tata ,  dopo  riportato  lo  fi  ritto  accennato  del  Cavalier  fuddetto  . 

Nella  nominati  Chiefa  di  S.Lorenzo,v  deli  nella  Cappelletta  fitua- 
ta  nel  pilaftro  di  fotto  l'arco  maiavigliofo  di  quella  Chiefa,una  tavolet- 
ta ,  con  entrovila  B.V.  col  Bambino  in  feno  ,  S.  Antonio  ,  ed  un'altra 
Sant .1  Vergine  ,  che  fé  bene  Ila  fiata  ritoccata  nel  fecolo  decimoquinto, 
ad  ;-gni  modo  vi  fi  vede  il  bel  componimento  ,  e  la  maeftria  di  Silve- 
ftro  .  Così  nella  Chiefa  di  S.  Maria  detta  de'  Mefchini,  in  una  Cappella  s  m^'V" 

Jate-      Meichini. 


192  Vita  de'  Buoni 

laterale  all'Aitar  Maggiore  dal  canto  dell'Epiftola  vi  è  una  tavola   cdà 
entrcvi  S.  Michele  Arcangelo  in  gloria  ,  S.Pietro  ,  e  S.  Niccolò  di  Biri  , 
col  figliuolo,    che  liberò  dalla  fchiavitù  del  Re  Turco  ,   la   qud'    pera 
è  condotta    con  maeftri.i  ,   e  ragionevole  componimento  delle   figure  . 
Ma  a  mio  credere  è  opera  più  migliore  quella  ,  che  fi  vede   neli'Altar 
Tavole  bel-  Maggiore  della  Chiela   di  S.  Giovanni  detta  a  mire  ,  la  qm!e  è  Com- 
liflìme   in_»nienJa   della  Venerabile  Religione  Gerofolimitana  ,    come    fi   diffe  ,  e 
ì>.  Gio:  a_»  dove  vi  c'npinfe  B^ono  fuo  Padre  la  tavola   con  la  B.  V.  ,  e  S.  Lucia  da 
mare-         noi  deferitta  ,  ed  in  quella  tavola  di  Silveftro  con  bellillìma  ,  e  vaga 
tinta  fi  vede  efpreffa  la  B.  V.  col  Bambino  in  un  tondo  indorato  ,  co- 
me appunto  fuole  tffiggiarfi    la  Madonna    della  Purità,   e  quella    è   ca- 
cata nella  parte   Superiore  ,  effendovi  fituati   nel   piano  S.Giovan- 
ni Evmgelilla  ,  S.  Gio:  Boccadoro  ,   ed   hanno  nel  mezzo  S.  Gio:  Bat- 
tista ,  così  ben  dipinti  ,  con  dolcezza  di  colore  ,  e  con  tal  frefihezza  » 
che  infino  n'  no'tri  giorni   fi  conferva  dopo  tanti  anni  ,   che  fu  da  que- 
llo buon  Pittore  ,  e  favio  uomo  operata  .  Così  n^lla  Sagreilia  della  me- 
delìma  Chieda,  fi  vede  di  fua  m;no  la  tavola  con  la  B-  V.    col  Bambino 
dipinti  eccellentemente  .  Accenna  il  fuddetto  Gav.Stanziom  una  tavo- 
la in  S.  Gregorio  Armeno  ,  ma  quella  per  molta  diligenza  uf.tavi    non 
mi  è  riulcito  vedere  ;  laond    ho  fuppoiloche  ne  fofTe  Hata  tolta  ,  o  che 
vole"dY  M **"  ^ata  ritoccata  da  Gio:  Bernardo  Lama  ;  come  fuccedè  a  quelle,  che 
Ito  Artefice  ftavam»"  a  S.Pietro  ad    Ara,  ed   alla    SS.  Nunziata  ,  come  ancora   a 
fono     fcate  quella  di  S.  Niccolò  alla  Dogana  ,  che  per  effer  mal  concie  ,  bifognò  che 
rJrdccàre,  e  rifacendoli  ,  più  di  lui  non  pareffero    a'  rifguard.mti  ;  Difgrazia  ,  che 
^"p^*"^  fpeflb  acedet  fuole    alle  volte   su  le  pitture  de'  più  rinomati  Maeftri  5 
ri'     avendo  dapoi:hè  perdon  qu  1  pregio  di  effer  di  loro  mano  riputate  ;  benché   il 
patii  y.         primo  onor  delibali  a  colui ,   che  l'invenzione  già  face  ;  Come  per  ap« 
punto   devefi    dar   laude    al  Pittor    del  Donzello,  dapoichè   fu  egli  il 
Riccc.ò  la  primo  ,  che   la  bella  tavola    della  Circoncifione  dipinfe  ,    efpofla  nel 
«vola     di  maggior  Altare  della  Chicfa  de'  SS.  Cofimo  ,  e'Damiano  ,  la  quale  ef- 
Don'ello      fen^°  ^ata  lafciata  imperfetta  da  Pietro  ,  fu  da  Silvcftro  con  ftudio  ,  e 
ne'SS.Coiì-  diligerla  finita  ,  per  la  qual  pittura  egli  ne  ottenne  molte  onorate  lau- 
do ,  e  Da.  di  ;  b  nchà  a'  noftri  giorni  non  fi  vegga  più  come  egli  la  finì  con  fuoi 
mimo.         colori,  ma  folo  fi  vede  come  fu  rifatta   dal  noftro  celtbre  Andrea  Sa- 
batino da  Salerno  ,  al  quale  convenne  rinovarla  ,  a  cagion  d'un  incen. 
dio  di  frafche  ,  che  adornavan  l'Altare,  e  che  danneggiò  la  pittura  del- 
la tavola  fu.lrittta  ;  come  nella  vita  del  mentovato  Andrea  (  con  per- 
S.  Maria  '  •  miffion  del  Signore  )  farà  da  noi  detto  a  pieno  .  Che   però  ritornando 
Nuova  ìi-  a  Silvellro  ,  dico  ,  che  una  delle  bell'opere,  cjrw  egli  faceffe  fu  una  Cona 
fat>b.  ksta   di  Altare  per  una  Cappella   di  S.  Maria  la  Nuova  ,  e  la  quale  nel  ri» 
tàdakil**'  lubricarli  la  Chiefa  tutta  da  nuovo  nel  1  f  80.  ,  allìeme  con  altre  ta« 
v0  jJefì?  vole  di  r-itari  ,  fu  collocata  nella  llanz-  dei  Capitolo  >  avanti  il  Rifet- 
r.crtg.  torio 


Pittori.  193 

torio  de'  Frati ,  ove  al  preferite   (i   vede  .  In  quella  cona  vi  è  efprefia 
la  B.  Vergine  del  Soccorfo  col  Bambino  in  braccio  ,  che  protegge  l'ani- 
ma ,  la  quale  par  che  timida  ,  fotto  il  Tuo  manto  cerca   di  afconderfi  , 
per  isfuggire  il  Demonio,  che  ftà  dall'altro  Iato  .  Sopra  vi  fon  due  An- 
gioletti ,   che  coronan  la  Vergine  ,  e  da'  lati    di  lei   vi  fono  effiggiati 
S.  Gio:  Battifta  ,  e  S.  Andrea  Appoflolo  ;  opera  veramente  cotanto  ben, 
dipinta  ,    he  anche  al  giorno  d'oggi  tira  a  se  l'occhi  di  chiunque  la  mi- 
ra ,  per  lo  componimento  ,  buon  difegno  ,  e  dolcilììmo  colorito.  Fece 
ancora  Silveltro  nelPantichiffima  Chiefa  di  S.  Eufebio  ,  detto  S.  Efrem      eh'  f 
Vecchio,  che  poi   fu  data  a' Frati  Capuccini  dall'Arcivefcovo    di  Na- 5    pufebi0 
poli,  il  Cardinal  Vincenzo  Carrafa  nel  1  f^o.  ,  alcune  tavole,ove  era-  detta  S.E- 
no  efprerlè  varie  azioni  del  S.  Vefcovo  ,  le  quali  pitture  fi  veggono  ora.  frt"a     vee- 
locate  in  varj  luoghi  di  quel  Convento  ,  dapoiche  ,  riedificandofi   la  c*"o« 
Chiefa  alla   moderna,  fi  e  adornata  ancora  con   moderne  pitture  di- 
pinte da  Niccolò  Maria  Rofìi,   bravo  allievo  del  noftro  celebre  Cava- 
lier  Francefco  Solimena  .  Si  dice  che  le  due  figure  fituate  ne'  muri  late- 
rali   della  Chiefa  di  S.  Brigida    a  Seggio  di  Porto  ,  che  rapprefentano. 
S.  Rocco  ,  e  S.  Agoftino  di  grandezza  della  metà  del  naturale  ,  fiano  di 
m<no  di  Silveflro  ,  benché  dipinte  con  maniera  più  chiara  s  ed  alquan- 
to p  ù  ^randiofa  ,  io  che  mi  fa  eflere  di  contrario  parere  . 

Fin  qui  mestamente  abbiam  dato  la  dovuta  laude  alle  opere 
egregie  de'  famofi  pennelli  di  Silveftro  Buono  ,  ed  in  particolare  a  tut- 
te quelle,  che  a  noftra  cognizione  fono  venute  ,  e  che  cipolle  11  veggo- 
no ;  ma  pò. he  laudi  ,  picciol  vanto  fia  quello  finora  detto  all'opere  cor- 
ruttibili di  fua  mano  ,  là  dovecche  eterno  vanto  ,  fuprema  laude  do- 
nar fi  deve  alle  fovrane  virtù  con  che  egli  refe  adorna  l'anima  fua  per 
ori. re  di  belle  immagini  l'eternità,  e  le  fovrane  ftanze  ,  anzi  l'eter- 
no Tempio  de!  Paradifc  ;  Che  però  pervenire  a' particolari  di  quelle 
fue  fpintuali  virtù  diremo  ,  che  fu  Siiveftro  ottimo  Criftiario  ,  timo- 
rato di  Dio  in  primo  luogo  ;  in  fecondo  fu  divotiflimo  della  BeatiiTìma 
Vergine,  e  l'ebbe  fempre  per  fua  particolar  Protettrice  ,  e  quella  di- 
vozione ha  la  teilimonianza  della  fua  ultima  volontà  ,  dapoiche  lafciò 
erede  di  ogni  fuo  avere  la  Cafa  Santa  della  SS.  Nunziata  ,  come  più 
fotto  fi  dirà  ;  in  terzo  luogo  ebb'egli  oran  carità  con  il  profilino  fuo  , 
fovvenendo  a' poveri  »  ed  infegnando  a'  Difcepoli  ,  e  giammai  fu  ve- 
duto impazientarfi  ,  per  finidro  accidente  ,  che  avvenuto  gli  folle  ,  ef- 
fendo  ancora  temperatiffimo  in  ogni  fua  azione  ;  laonde  per  dirla  in 
una  parola  ,  egli  fu  nel  fuo  tempo  tenuto  da  tutti  per  un  Sant'uomo  ; 
Quando  dipingeva  il  volto  della  Vergine  Madre  del  Redentore  ,  folea  ,  Lippo  Daì- 
qual'altro  Lippo  Dalmafì  ,  munirli  de'  SS.  Sacramenti  della  Confeilìo- mali  Colo- 
ne ,  e  dell'Aitare  ,  e  quella  dipingendo,  per  lo  più  ginocchioni,  fempre  f?*ie  JiV°" 
fé  le  raccomandava  ,  avendole  confacrato  il  fuo  fior  virginale  ,  tenen- q'™,^^  !* 

B  b  doli     di  Dio, 


194  Vita  de'  Buoni 

dofi  da  ogn'uno  ,  che  di  lui  fa  menzione  ,   che  egli  moriflè  Vergine  »  è 

Engenio  ,  Pero  tralafciando  queilo  ,  che  ne  ferirono  l'Engenio  ,  il  Gelano  ,  ed  il 

Celano, Sar  Sarnelli,  riferirò  prima  ciocche  ne  fcrifle  il  Grifcuolo  ,  e  poi  il  Cav. 

nelli  ne'già  Mafltmo  Stanzioni  ,  acciocché  da  i  detti   di   quelli   virtuofi  Profef- 

cicac» libri. {-orj  appjen  f,  vegga  la  fìima,  in  cui  meritamente    fu  tenuto  Silveftro, 

per  le  virtù  dell'anima  ,    e  del  pennello  ,  ed  ecco  le  parole   di  Gio: 

Agnolo  : 

£'  da  fa  per  fi  peri  ,  come  con  tutto  ,  che  ci  fojfero  le  guerre  ,  non 
ci  mancarono  per  mifericordia  di  Dio  »  e  di  fu  a  Santa  Madre   li  buoni 
Maeftri  ;  ma  raro   era    quelle   che  fi  faceva  »  dove  pei  ci  fu   Buono 
de  Buono  ,  che  dipinfe  a  S.  Pietro  ad  Aram  nel  tempo  del  1440.    0  jo. 
come  ancora  tutta  una  Cappella  nel  Pi '/ copio  ,  aiutandolo  il  figlio  a  di- 
pingere nel  detto  ,  quello  che  era  Sacri  Hi  a  allora  ,  e  ora  è  Chiejia  .   Ma 
Si  he  Pro  detto  ,  fuo  figlio  fu  meglio  Pittori  di  fuo  padre  ,  perche  effendo 
molto  giovine  lo  pafsb  de  difegno  ,  e  di  bontà  ,  perche  Jìttdi ai  nella  /cuo- 
ia delfamofo  Zingaro  ,  che  t'imparò  confudio  ,   &"  amore  ;  perche  nel 
tempo  di  fuo  Padre  non  era  gran  cofa  ,  anzi  niente   la  pittura   affinata 
di  colore  ,  che  folo  fi  era  vi  fio  da  Colantonio  .  Dove  che  poi  Silveftro  fece 
affai  bene  per  la  Scola  del  Zingaro  »  e  li  colori  vantati  di  detto  Colanto- 
nio ,  che  avea  levati  li  tagli  ,  avendo  un  colore  affienato  al  modo  ,  che 
ebbe  poi  il  Perugino  •»  e  Silveftro  fu  molto  jìimato  per  li  fuoi  belli  colo- 
ri ;  /'/  quale  Perugino  è  quello  Maeftro  dell'eccellente  B^afaele  da  "Urbino, 
e  li  colori  di  Silveftro  erano  forfè  più  belli  de  Ili  fuoi ,  dove  che  non  fi  tra 
mai  partito  da  Napoli  ,   ma  naturalmente  da  piccolo  colnriva  bene ,  e  fi 
vedono  le  fue pitture  a  S.  Maria  del  Principio,  nella  Cona  ,  a  S.  Lo- 
renzo ,   a  S.  Chiara  ,  a  S.  Pietro  ad  Aram  ,  a  S.  Cofimo  ,  alla  Nunziata, 
ed  all'altre  Chiefe  ,  conojeendoti  le  fue  cofe  alla  dolcezza  delli  colori,  ma 
alcune  di  quefte  tavole  ,  avendo  patito  fono  fiate  ritoccate  da  Bernardo 
della  Lima  ,  e  da  altri  ;  ed  effendo  affai  Jìimato  ,  mori  molto  commodo 
di  fue  fatiche  ,  dicendosi  ,  che  lafciò  erede  la  Cafa  della  SS.  Annunzia- 
ta di  tutti  li  fuoi  beni  ,  effendo  flato  di  voto  di  detta  SS.  argine  ,  e  fu 
[limato  fanto,  e  che  mor't  cafie\  ma  io  non  ho  trovato  per  molte  diligen- 
ze fatte  ,  fuo  teftamento  ,    0  altro  item  è'C.   e  qitefti  furono  Padre  ,  e 
e  Figlio  ,  e  il  Padre  morì  circa  il  146$".  ,   e  il  Figlio  nell'anni  del  Si- 
gnore 1484.  in  circa  morì  ,  efufepolto  alla  detta  Chiefa  della  SS. An- 
nunziata . 

Da  quello  fcritto  finceramente  dettato  con  pura  ,  e  naturai  frafe, 
fi  raccoglie  ,  che  coftitui  erede  la  Cafa  Santa  ,  e  che  fu  fepolto  nella 
Chiefa  (iella  SS.  Nunziata  ;  la  qual  cofa  non  feppe  il  Cav.  Mafsimo  , 
mentre  che  dice  ,  non  averlo  potuto  rinvenire  per  diligenze  ufate  i  e 
quello  è  facilifsimo  ,  poiché  ,  come  altrove  diremmo  ,  e  come  egli  feco 
lleflb  fi  lagna  ,  non  ebbe  giammai  la  forte  di  vedere  i  fcritti  di  Notar 

Gio: 


Pittori.  ipj 

Gio:  Agnolo  ì  da  lui  tenuti  in  tutto  per  componimenti  di  Marco  da 
Siena  ;  Dice  altresì  ,  cheSilveftro  fu  difcepolo  di  Pietro  ,  e  Polito  del 
Donzello  ,  la  qual  cofa  pa(r  che  contradica  a  quello  che  poco  dianzi  fi 
legge  ,  dettato  dal  Notajo  Crifcuolo  ,  il  quale  afferma  efler  flato  Silve- 
flro  nella  fcuola  del  Zingaro  »  Ma  ben  torna  in  concio  di  crederli 
agevolmente  in  ambedue  i  fentimenti  defcritti  :  dapoichè  eflèndo  an- 
cor giovanetto  (  tome  lo  fpiega  il  Notajo  )  ad  imparar  la  pittura  ,  an- 
dato a  fcuoli  del  Zingaro  ,  potè  ben  fuccedere  ,  che  morto  Antonio  ,  o 
che  fianco  per  foverchia  vecchiezza  ,  feguitafTe  Silvcftro  ad  apprendere 
l'arte  da  i  due  virtuofi  fratelli  »  e/Tendo  eolino  tenuti  nella  comune  /li- 
ma di  tutti  ,  peri  più  bravi  Pittori  che  in  que' tempi  maneggiavano 
pennelli  ;  come  ne  avean  fitto  fde  le  opere  cominciate  dal  Maeflro  , 
e  da  loro  (  come  altrove  fu  detto  >  efeguite  r  e  terminate  con  fomma 
laude  ;  Sicché  fuolto  ogni  dubbio,  che  giammai  potefle  accadere  nella 
lettura  di  quello  ne  fende  il  Cav.  Stsnzioni  >.  riferiremo  dunque  qui 
fotto  »  quanta  (lima  factfs'egli  di  quefio  Artefice  ,  riportando  le  fue  pa» 
role  medefime  ,  che  fon  qudte  che  fieguono  ; 

Sifoejiro  Buono  si  dice  ,  che  fu  difcepolo  dì  quelli  Vittori  del  Den- 
otilo ,  buche  avejj.  più  b'Ua  tìnta ,  e  meglio  insieme  di  loro  ,  mentre 
che  di  lui  fi  vedono  opere  ajjai  belle  nel  Vefcovado  r  dove  in  S.  Hejìi  tutti 
i>i  è  la  tavola  neW  Aitar  Maggiore  ,  e  in  una  Cappella   una  bilia  tavo- 
letta r  con  la  Madonna  »  il  Bambino  »  e  due  Santi  ì  <i  S*  Maria  delle. 
Grazie  laterali  all'Aitar  Maggiore  due  tavole  ,  che  fono  le  più  belle  pit- 
ture fue  ,  in  una  vi  è  lo  Sponfalizio  della  B.  V.  ,  e  nell'altro    la  Circon- 
cìsone del  Signore  ,  ed  un*altra  tavoletta  della  Santa  famiglia  in  una. 
Cappella  .   A  S.  Lorenzo   la  Madonna  col  Bambino  ,  S.  Antonio  »  e  una 
Santa  nel fuo  Altare  della  Nave  y  ed  ancora  un  altra  tavtla  con  molti 
Santi  ,  e  la  Madonna  in  un  altare  dietro  1 'Altare  Maggiore  ,  e  nel  pri- 
mo affaretto  dietro  il  detto  ancora  vi  è  una  Santa  Vergine  .  A  S.  Chiara 
una  tavoletta  vicino  la  Sacri fila  •  con  Madonna  ,  Rombino,  S.Giufepper 
t  un  altra  Santo .  A  S*  Maria  dell' AJfunta  »  della  Cafa  Vignatela  tutti 
3.  //  quadretti   all'  Aitar  Maggiore  ,  e    a  S.  Gregorio  Armano  fece  unti 
tavola  ,   che  adejjo  i  ritoccata  »  in  SS.  Cofimo  ,.  e  Damiano  fini  la  ta- 
vola lafcitita  imperfetta  dal  fuo  Maefiro'  nel?  Aitar  Maggiore  -,  quali 
dopo  ejfendoft guajlata  per  un  incendio  di  frafche  di  detto  altare  ,  fu  ri- 
fatta a  maraviglia  bella  da  Andrea  di  Salerno  >  il  quale  nel  rifarla. 
l'abbili)  di  colori  ,  ma  non  alterò  la  compofziont  per  riverenza  ,  onde 
riufe)  una  tavola  che  parve  di  mano  di  i\ifaele  »  a  ri  ferva  della  manie- 
ra de ili  panni  .  Alli  Capuccini  Vecchi  {  cioè  prima  che   la  Chiefa  fojje 
di  foro  )  fece  alcuni  fatti   di  S.  Eufb  o  ■>  antico  Vefcovo   Napoletano  » 
Così  fece  altre  beWofert  a  molte  Chiefe  ,  à  Ile  quali  ora  poche  fé  ne  vedo- 

B  b     2  ne 


196  Vita  de'  Buoni 

mo  per  l'antichità  ;  efecs  per  varie  co  fé  particolari  fue  fi  ti  tir  t  »  efjetty 

do  flato  apprezzato  ,  e  in  gran  credito  di  tutti  ì  perche  fu  tenuto  per  un 

Sant'Uomo  ,  e  virtuofo  ,  e  perciò  la  [uà  morte  di/piacque  a  tutti  i  Ma 

per  diligenze  fatte  non  ho  potuto  trovare  in  che  ChiefafuJJe  fiato  fé  pelli» 

to  ,mentrcche  tutti  dicono  ,  ch'era  un  Santo  ,  ne  in  che  anno  mori  . 

Abbjglio  Ori  per  terminare  in  tutto  la  vita  di  così  raro  Artefice  ,  egli  è  di 

pi  ima  dell'  meftieri  fpiegare  ,  come  dall'Engenio  primamente  ,  e  poi  dal  Celano  , 

E  n  genio ,  e  e  dagli  altri  Scrittori  vengnn  pigliate  in  abbaglio  le  opere  di  Silveftro 

Tano  C  S? "  Bruno  '  perdicoftui,  dapoiche    non  fapendo   forfè  efler  quefti  Pittori 

nelli  'ed  al-  ^u*  Autori  diftinti  ,  le  confondono  fotto  di  un  medefimo  nome,  e  ben- 

tri, nel  ere-  clie  agli  occhi  degli  intendenti  apparivano  due  maniere  diverfe  ,  ed  in 

der  le  ope- diverfi  tempi  operate  ,  veggendofi  chiaramente  dachicchefia  una  ma- 

1  •    cmCC"  n'era  antica,  e  l'altra  moderna  ;ad  ogni  modo  però  reftava  nella  mente 

ftio     e  dei l  ^'  °gnuno  inviluppato  lo  fcioglimento  di  quell'enigma  ,   fé  dal  medefi- 

modeino    mo  Cav.  Maffimo  non  veniva  difciolto  per  mezzo  delli  fini  fcritti ,  da* 

per  un  fo]opoiche  appreflo  quelle  dinanzi  riportate  notizie  cosi  foggiunge  : 

Fittoie.  Q^j'fi  nelli  no/tri  tempi   ha  fiorito  un  altro  Silveftro  ,  chiamato 

il  Bruno  ,  perche  era  di  colore  affai  bruno,  che  pareva  negro  ,   ma  non 

che  il  cognome  fojjt  tale  ,   ejfendo  di  cafa  Morvillo  ,  e  queftoè  ftato  feo- 

laro  dell'ultimi  noftri  Pittori  del  1  foo.  poiché  da  uno  prendeva  il  di* 

fegno  ,  e  da  un  altro  il  colore  ,  e  ha  fatto  affai  bene  ,   e  con  dolce-  colore, 

e  vago  ,  vedendojl  molte  fue  opere  ,  come  al  Gesù  delle  Monache  un 

S.  Giufeppe  con  Angioli  é*d 

Fin  qui  il  Cav.  Mafsimo ,  convenendoci  di  riportare  altrove  le 
fue  parole  ,  allorché  di  quello  Silveftro  (  con  permifsione  di  Dio^  fi 
fcriverà  nella  feconda  Parte  di  quella  Storia  i  laonde  rella  con  ciò  ogni 
dubio  chiarito  ,  e  caduto  il  Gontradittorio  di  tanto  divario  de*  tempi  ; 
attefoche  dal  primo  Silveftro  a  quello  fecondo  ,  vi  è  quali  la  dillanza 
di  un  fecolo  ;  laonde  non  mi  refta  altro  dire  ,  fé  non  che  le  belle 
tavole  citate  dal  fuddetto  Mafsimo  in  S.  Maria  delle  Grazie  ,  laterali 
all'Aitar  Maggiore  ,  cioè  ne'  muri  laterali  ,  e  che  prima  (  come  fi  di- 
ce )  erano  in  una  antica  Cappella  locate,  furon  da  que'  Frati  tolte  via, 
allorché  rifecero  la  Tribuna  ,  e  con  efla  tutti  la  fabbrica  dell'Aitar 
Maggiore  ,  «  della  Ghiefa  altresì  ;  per  le  quali  cagioni  più  non  fi  veg- 
gono in  altri  luoghi  altre  opere  ,  e  di  lui  ,  ed  ancora  di  altri  eccellenti 
Maeftri  :  come  altrove  fi  è  detto  ;  ma  alla  virtù  di  Silveftro  ,  bade- 
ranno quelle  poche  opere  che  ora  fparfe  fi  veggono  ne' luoghi  da  noi 
deferitti  ,  per  render  tellimonianza  del  fuo  valore  .  Il  qual  valore  però, 
benché  folle  fublime  ,  Tederebbe  ofeurato  dal  tempo  ,  fé  le  belle  virtù 
Criftiane  ,  ch'egli  ebbe  ,  non  fave/fe  in  ogn'ora  illullrato  con  doppia 
luce»  laonde  refo  chiaro  ,  e  per  il  pennello  ,  e  più  pe'  Santi  coftumi  , 

ne 


Pittori.  197 

rie  fu  pianta  la  perdita  da  ognuno  ,  nell'anno  in  circa  1480.  in  cui  paf« 
fando  da  quella  vira  mortale  ,  fi  riposò  nel  Signore  ,  come  piamente  li 
fpera  •' 

fìtte  iella  Vita  ài  Silveflro  Buono . 


un  m  11  li 


VITA  DEL  TESAURO 

Pittore. 

IO  non  so  meglio  a/famigliare  la  virtuofa  applicazione  di  un  ftudiofo 
Artefice  della  Pittura  ,  che  alla  virtù  del  Sole  .  Perciocché  ,  fo  que- 
llo Padre  de'  Pianeti  ha  per  proprietà  di  attraere  ogni  vapore  ,  e  quello 
in  foave  ruggiada  per  lo  più  convertire,  onde  le  cole  naturali  alimenta; 
il  Pittore  altresì ,  da  tante  forme  ch'e'  vede  ,  avendone  fatto  un  eflratto, 
ne  partorifce  il  più  fcelto,  per  pafcere  la  villa  de' più  eruditi  riguar- 
danti .  Gonciofsiacofachè  ,  fervendofi  egli  della  parte  più  bella  della 
cofe  vedute  ,  e  molte  da'  naturali  oggetti  componendone  ,  ne  viene  a 
formare  una  fola  ,  che  prende  il  nome  di  perfcttifsima  idea  ,  pofeiacchè, 
in  quella  vedefi  la  fimetria  aggiullata  ,  le  mifure  compiute,  e  la  bellez- 
za aggraziata  i  e  tanta  maraviglia  produce  ,  che  una  fuperflcie  d'una  te- 
la ,  dipinta  con  pochi  colori  chiari  >  ed  ofeuri ,  operati  con  maellra  ma- 
no >  bifèa  ad  incantare  l'occhio  ,  ed  a  commovere  le  pailìoni  .  (Sosì  ap- 
punto far  deve  quel  giovane  ,  che  cerca  buonPittor  divvenire,  percioc- 
ché per  far  acquìlìo  del  più  bello  della  Pittura  ,  egli  è  di  meilieri  ,  che 
dalle  maniere  de'  più  fcelti  Maeftri  ,  quella  ne  componga  ,  che  fia  più 
viga  ,  e  peretta  ;  e  con  l'amor  dell'arte  fìlofofando  (  come  già  fece  Goa 
lantanio  del  Fiore  )  cerchi  altra  bellezza  aggiungere  alle  di  già  vedute  .' 
Qiiefto  modo  ,  e  non  altro  mi  perfuado  ,  che  folle  flato  tenuto  dal  no- 
ftro  Tefauro  (ultimo  degli  altri  deferittij  il  quale  il  più  bello  d-lle 
opere  da  lui  vedute  ,  e  dal  fuo  eccellente  Macftro  ,  quali  Ape  ingegno- 
fa  ,  togliendo,  ne  compofe  il  miele  di  fua  maniera  ,  la  quale  fa  mara- 
vigliare anche  gli  artefici  de'  noftri  tempi  ,  per  il  buon  difegno  ,  forza 
di  colorito  ,  e  gran  componimenti  ,  e  fopratutto  per  la  grazia  con  che 
egli  feppe  veftire  le  fue  figure  ;  come  dalle  fue  opere,  nella  Vita  che  fie» 
gue  potrà  confiderarfi  da'Legjitori. 

Nacque 


198  Vita  del  Tefauro 

Nalcua  del  Nacque  il  Tefauro   circa  il  1440.,  e  nato  col  dono  i  che   a  pò» 

Tefauro.      chi  fuol  concederli  dalla  benigna  natura  ,  della  pronta  difpofizione  all' 

arte  della  Pittura  >   fu  perciò  applicato  nella  rcuola  di  Silveftro  Buono 

Va  allaccilo  il  Vecchio  ,   famofo  Pittore  in  qu  '  tempi  ,  ove   gli  forti    non  meno 

la  di _òilve-  apprendere  ali  ottimi  precetti  dell'Arte,   che   le   buone  virtù  ,  che  ad 
Uro  Buono ,    rr      .        Jc -n-         r  ^   ■    ■     1      1  1     • 

dove  cercò 1  un  ottnn°  Cnltiano  li  acconvengono  ;   Quivi    dando  opera    a   colori, 

di  arrivare  molte  cofe  conduce  per  varj* particolari  ,  adornando  di  lue  pitture  an- 
ad  ima  per-  che  pubblichi  Altari  ,  perciocché  Silveltro  amandolo  molto,  come  gio- 
fezione,  ove  vane  collumato  ,  e  ftudiofo  dell'Arte  ,  foleva  ad  ogn'  uno  anteporre  i 
g  1  a  trilic  jayorj  jj  juj  .  per  ja  quaj  cofa  moit0  era  adoperato.  Ma  lo  avveduto 
tori  non  era     .  ,       r  -j  r 

giunti  infi-  giovane  andava  conluoi  ftudj  meditando  d.  nrmarli  uni  maniera  ,  che 

no  a  que'  il  migliore  di  tutte  le  buone,inlìno  allora  vedute  in  fé  contentile,  e  che 
tempi  ►  vernile  ad  effer  perfètta  in  tutte  le  parti  della  p:ttura  ,  ed  in  tal  modo 
tutta  nuova  a  gli  occhi  de*  più  efp=rti  apparirle  ;  che  perciò  ,  volendo 
a  fine  condurre  quello  fuo  ben  nato  proponimento  ,  lì  diede  ad  oiTer- 
'%  vare  tutte  le  pitture  di  que*,  che  in  fi  no  a' fuo»  giorni  av.ano  avuto 
vanto  di  farmfi  Maeftri  ,  e  dalle  loro  op^re  ne  apprendeva  quel- 
la parte  in  cui  era  flato  più  fingolare  quel  tale  Artefice  ;  Indi  con 
i  configli  del  fuo  caritativo  Maeflro  aggiungendovi  quella  tal  co- 
fa  ,  che  a  quello  felle  più  di  efpediente  ,  o  neceffaria  parata  ,  e  tutte 
quelle  cofe  componendo  con  quella  grazia  ,  che  benignamente  aveva 
ottenuta  in  dono  (  per  grazia  fpeciale  di  Dio  )  dalla  natura  ,  ne  compo- 
fe  la  più  compiuta  ,  bella  ,  ed  elegante  miniera  ,  the  infino  allora  erafi 
in  alcun  Pittore  veduta  ;  per  tale  effendo  confiderata  da  tutti  i  Profef- 
fori  de'  tempi  fuoi  ,e  de1  noftri  ;  dapoichè  ottenne  il  più  laudevole  elo- 
gio ,  che  unquafactffe  il  Notajo  Pittore  ,  in  tutte  le  notizie  ,  che  ne 
lafcio  ,  de'  Profeffori  del  dilegno  ,  com'  anche  da  Marco  da  Sie- 
na ,  e  da  tanti  celebri  noftri  Scrittori  ,  come  in  appreso  fé  ne  farà  pa- 
rola . 

Formatali  dunque  ,  per  mezzo  de'  fludj  fuoi ,  il  Tefauro  ,  la  fua 
bella  maniera  ,  e  fparfaiì  da  per  tutto  la  fama  del  fuo  Valore,  fu  richie- 
do da'  Signori  della  nobil  famiglia  Tocco  ,  che  rinovar  gli  doveile  le 
pitture  del  fuo  antenato  ,  ed  antico  Pittore  ,  Pippo  Tefauro  nel  Ve- 
scovado ,  le  quali  a  cagion  del  Trcmucto  ,  già  mentovato  altrove  , 
del  1446.  ,  erano  in  gran  parte  ,  con  la  volta  di  lor  Cappella,cadute, 
e  che  loro  in  onor  di  S.  Afpreno  avean  riedificata  ;  giacche  in  quella 
Cappella  ripofa  il  Corpo  di  quello  Santo  ,  come  nella  Vita  d»  Pippo 
fi  dine  ;  laonde  il  Tefauro  incontrando  con  lieto  an.mo  l'occafione  di 
far  veder  al  pubblico  qualche  fua  rimarchevole  opera  ,  effendo  la  Cap- 
pella affai  grande  ,  e  tofpicua  ,  per  effer  fondata  a  lato  il  Maggior  Al- 
tare della  Chiefa  Metropolitana  ,  fi  accinfe  all'opera  tutto  animofo  ,  e 
e  dato  principio  ,  non  mai  fi  reftò  di  ajfaticaxs'ifi  ,  infin  che  compiuta 

non 


Pittore.  109 


non  la  vide  ;  avendo  compartite  le  ftorie  della  Vita  di  S.  Arreno  per     Rifece  le 
la  volta  1  e  ne'  muri  laterali  della  Cappella  ,  ornando  i  compartimenti  piatire  dei- 
di  finti  Succhi  ,  per  le  cornici  ,  che  formavano  a  i  quadri ,  e  di  bei  Ja.  Cappella 
fogliami  ,  e  felloni ,  che  compivano  gli  ornamenti  ;  avendo  ornate  di  ll1  ^>,A'Ì>j'e- 
bei  concerti  le  ftorie  ,  accompagnandole  con  architettura  ,  e  profpetti-  Cattedrale 
ve  di  Caftmenti  ,  e  di  Chiefe  belliffime  ,  nelle  quali  facoltà  aveva  egli 
fatto  ftudio  particolare  per  bene  apprenderle  ,  com;  veramente  in  gra- 
do eccellente, le  pofTedeva  ;  Quelle  pitture  fon  daH'Engenio.dal  Celano,  L'Eugenio, 
e  dal  Sarnelli  fommamente  lodate  ,  allorché  deferivendo  la  Cattedrale,  il  Celano  , 
vengono  al  particolare  di  quella  Cappella  ,  veggendofi  a'  loro  tempi  ,  ec*  ?'   ^ar- 
anzi  pochi  anni  innanzi  ,  erano  appunto  come  le  dipinfe  il  Tefauro;man|L,li       ™ 
ora  fi  veggiono  da  capo  le  ftorie  ,  e  gli  ornamenti  rinovati  da  un  Sco-cure. 
lare  pratico  ,  ma  non  perito  del  Solimena  ;  11  quale   per  ordine  dell' 
odierno  Principe  di  Monte  Miletto  D.  Leonardo  Tocco  ,  che  ha  voluto 
modernarle  ,  ed  arricchirle  ,  lumeggiando  con  oro  i  fuoi  ornati  ,  le  ha  Ora  fon  fa > 
tutte  da  capo  redipinte  J  ma  vedefi  però   da  chi  confiderà  ,  con  quanto  te  ritoccate 
aggiuftati  componimenti  ,  e  buona  difpofizione  di  fico  fiano  ftate  per  l''f  n,.ed^me 
innanzi  dal  Tefauro  dipinte  ,  giacche  fono  le  medefime  ftorie  di  quello,  pratico  Sco 
ritoccate  ,  con  le  figure   medefime,  e  con  ì  medefimi   accordi;  nellejaro  di  So- 
quali  cofe  comprendefi  ,  con  quanto  giudizio  foiTer  ftate  operate  da  quel  limena  ,  ma 
favio  Artefice  ,  e  quanto  pregio  abbian  perduto  per  i  nuovi  colori   fo-  non  lcelto,e 
prappoftovi  ,  che  fé  modernar  fi  volevano  ,  per  migliorarle,  vi  era  il  Pe"etco  • 
noftro  celebre  Francefco  Solimena  ,  che  con    le  fue  bell'opere  poteva       T    ,.    ,. 
confolare  la  perdita  di  tali  ftimate  pitture  ,  con  lo  acquifto  delle  fue  pre-  Francefco  ' 
ziolìffime  ,  e  degne  dell'immortalità ,  come  egli  è  veramente  .  Ma  la  Solimena. 
difgrazia  di  Napoli,  par  che  abbia   per  connaturai  coftellazione  ,   che 
molte  pitture  de*  mentovati  Artefici  ,  venerande  per  loro  antichità, fian 
modernate  da'più  feiocchi  Pittori  ,  (  che  guida  meftieri  ,  da  npi  vendo- 
no nominati  )  più  tofto  ,  che  da'  valenti  Uomini  rifatte  .  Ma  torniamo 
al  Tefauro  . 

Veduta  quefta  nobil  Cappella  ,  e  piacciuta  ad  ogn' uno ,  perchè 
piene  laudi   da  tutti  gli  furon  date  ,  fu  determinato  da' Frati  Servi  di 
Maria  di  S.  G10:  a  Carbonara  ,  che  il  Tefauro   ritoccar  doveiTe  molte 
pitture  della  Tribuna  ,  dipinte  già  da  Gennaro  di  Cola  ,  e  più  da  Mae-   Ritoccò  V 
ftro  Stefanone  ,  le  quali  per  1'  umido  aveano  molto  patito  ,  per  la  qnal  °pere   di 
cofa  dato  provvedimento  al  di  fuori ,  acciocché  il  fimile  non  accadefié  Maft™Gen. 
a' ritocchi,  di  quello  ,  che  alle  fuddette  pitture  accaduto  era,   viri*""  ^j^T 
novo  il  Tefauro  molte^figure  ,  ed  in  fra  quelle  degli  Angioli  ve  ne  feceStèfa^onel» 
molti  da  Capo  ,  con  sì  bei  fembianti ,  che  veramente  volti  di  Paradifo>n  S.Gio:  a 
raffembrano  ;  facendovi  altresì  alcuni  di  que'  Santi  Padri  ,  e  ritoccan-<^a,'',ol,ai'a.« 
do  1' Eterno  Padre,  lo  dipinfe  così  bello  ,  e  venerando,  che  muove  la 
riverenza  ,  e  della  la  maraviglia  in  vederlo  con  quella  bella,  e  veneran- 
da Canizie  dipinto .  rjjCe 


200         Vita  del  Tefauro 

Dice  il  Notaj'o  Grifcuolo  ,  che  il  Tefauro  dipinfe  un  S.^Michele 
Arcangelo  per  la  Ghiefa  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  vicino  S.  Agnello,  ed 
altresì  altre  opere  a  S.  Angelo  a  Nido  ,  ed  alla  Chiefa  della  SS.  Annun- 
ziata ,  ma  di  tutte  quefl'  opere  a  me  non  è  riufcito  rinvenire  ,  fi  non 
che  la  tavola  dell'Aflunzione  della  B.  V.  che  ha  gli  Apo/loli  intorno  al 
Sepolcro  ,  la  qual  fi  vede  oggi  ficuata  nella  Sagreilia  della  Chiefa  Col- 
legiata di  S.Giovanni  Maggiore  ,  ove  prima  diede  efpofta  in  una  Cap- 
pella ,  per  la  qual  cofa  ,  tralafciando  di  più  affaticarmi  in  cotali  inchie- 
fte  ,  paflarò  a  far  parola  delle  bell'opere  ,  ch'ei  con  tanta  fua  laude  di- 
pinfe nella  Ghiefa  di  Arcuilo  Pappacoda  ,  dopo  che  andarono  a  male  di- 
fgraziatamente  ,  a  cagion  d'un  incendio  ,  quelle  che  nella  foffitta  avean 
dipinte  Pietro,  e  Polito  del  Donzello,  che  l'opera  di  lor  Fadre- 
gno  avean  compiuta  ,  ritmila  (come  fidiflej  per  la  fua  morte  im- 
perfetta ;  per  la  quale  difgrazia  furon  da  capo  dal  Tefauro  di- 
pinte tutte  le  fuddette  pitture  . 

Prefe  egli  adunque  a  rapprefentarvi  le  ftorie  de'  Sette  Sacramenti , 
per  dar'  ordine  a'  quali  ,  divile  i  due  partimenti  della  fofficta  in  quat- 
tro angoli  equilateri ,  dividendo  l'Arco  della  Ghiefa  in  due  vani  la  vol- 
ta ,  o  vogliam  dire  la  mentovata  fohficta  .  Nell'angolo,  che  per  diritta 
linea  viene  a  fovraftare  all'Altare  ,  vi  figurò  a  federe  Noftro  Signore  nel 
mezzo  ,  che  ha  nel  fuo  grembo  feduta  la  S. Chiefa  ,  con  Mitra  Epifco- 
pale  in  fella  ,  vellica  di  bianca  velie  ,  con  Camifo  ,  e  Piviale  ;  tiene 
con  braccia  aperte  ,  che  vengono  foftenute  dal  Redentore  ,  nella  fi- 
niftra  mano  il  Calice  ,  con  l' Oitia  Sacramentata  ,  e  con  la  delira 
tiene  la  Croce. 

Dal  deliro  lato  vi  effiggiò  S.  Pietro  con  Cardinali ,  e  PreIati,Mo- 
naci  ,  e  Frati  ,  ed  altre  figure  ,  tuui  inginocchioni  ,  effendovi  dall'al- 
tro canto  varj  altri  Secolari ,  Uomini,  e  Donne  anche  Jnginocchioni 
dipinti  in  adorazione  dtll'Auguftiilìmo  Sacramento  .  Neil'  angolo  ,  che 
Ha  alla  delira  ,  guardando  l'Altare  ,  vi  efpreffe  il  Sacramento  del  Bat- 
tefimo,che  fuccede  fotto  un  gotico  componimento  di  una  Ghiefa  ,  con 
li  divifione  delle  Cappelle  ,  con  l'Altare  da  canto  ,  ed  ove  nelle  varie 
azioni  di  que' Bambini  ,  e  de'  Parenti  di  quelli  ,  vi  fi  feorge  ,  quanto 
ila  (lata  grande  la  mente  di  quello  Artefice  ;  Come  altresì  fi  vede  nella 
Gomunione  della  Sacra  Eucharillia  ,  che  ila  dipinta  nell'altro  lato  ,  e 
nella  quale  vi  è  fituato  l'Altare  nel  mezzo  ,  e  fotto  un  ordine  ben  re- 
golato di  colonne  ,  ed  in  quello  Sacramento  le  figure  fpirano  propria- 
mente devozione,  ed  umiltà  ,  nel  ricevere  il  Santifiìmo  Pane  degli 
Angeli  ;  Ma  quefeo  ha  alquanto  patito  ,  eflèndofene  caduta  buona  par- 
te della  tonaca  ,  come  altresì  alcuna  parte  della  fulTeguente  pittura 
delia  Crefima  .   Nel  quarto  vano  fi  vede  effiggiata  la  Crefima  ,  ove  nel 

Pre; 


Pittore.  2  o  i 

Prelato  ,  che  fiede  ,  G  vede  imprefl'a  la  carità  della  fede  ,  e  ne* 
Genitori  f  che  portano  i  loro  figliuoli  fi  conofee  il  zelo  della  fal- 
vazione  di  quelli  .  Ne'  quattro  Compartimenti ,  (.he  dividono  quelli 
angoli  i  e  quelle  ftorie  ,  vi  ha  introdotto  otto  mezze  figure  dipinte  in 
otto  tondi  ,  ripartiti  ne' finimenti  degli  angoli  mentovati  ,  ed  in  que- 
lli vi  figuro  varj  Suiti,  /approntanti  Appoftoli  ,  E/angelifti  ,  e  Dot- 
tori di  Santa  Ghiefa  . 

Nella  metà  della  foffittn  ,  che  fovrafta  l'ingreflb  della  porta  ,  di- 
vili  da'  medelimi  paramenti  angolari  ,  vi  effìggib  gli  altri  quattro  Sa- 
gramenti  J  figurando  in  quello  della  Penitenza  il  Conf  libre  in  atto  di 
dare  l'aflbluzione  ad  un  Penitente  ,  nel  qual  atto  fi  vede  ruggire  il  De- 
monio da  colui  ,  per  la  grazia  acquieta  dal  Sagramento  ,  veggendofi 
il  Confeflbr  mentovato  fituato  a  ledere  lotto  un  arco  ,  fecondo  l'antica 
ufanza  ,  per  l'ingrelTo  del  quale  fi  approffimavano  quelle  perlone  ,  che 
conftfl.tr  fi  volevano,  nel  mentre  che  il  Penitente  riceveva  il  perdono 
delle  fue  colpe  :  figurandovi  ancora  altre  perfone  ,  che  con  varjord»- 
gni  di  penitenza  fi  macerano  le  carni  ,  eri  infra  quali  due  Confrati  , 
the  fi  battono  con  difcipline  ,  per  maggiormente  efprimere  f.:bito  di 
penitenza  .  Siegue  l'eftreina  Unzione  ,  nella  quale  efpreflè  il  Tefauro 
un  Uomo  moubondo  ,  che  eftenuato  di  carne  ,  ed  abbandonato  di  fpiri- 
to  ,  riceve  dal  Sacerdote  l'unzione  dell'Olio  Santo  ,  vedendoli  efpr  flb 
negli  aitanti  il  dolore  ,  per  la  vicina  morte  di  quello  infermo.  Vie 
poi  l'Ordine  Sacro  ,  nel  quale  fi  vede  il  Papa  con  due  Velcovi  allibenti, 
ordinare  con  Sacro  Rito  un  Giovanetto  ,  nel  mentre  che  altri  vengono 
efaminati  da  ai  tri  Sacri  Miniftri  ,  efprimendo  la  di  vota  azione  con  bei 
trovati  ,  e  concetti  ;  e  quella  ftoria  è  così  unita  ,  che  è  mirabile  nel 
fuo  componimento  .  Nell'ultimo  ,  che  è  propriamente  fituato  fopra  la 
porta  ,  dovendo  figurarvi  il  Matrimonio  ,  vi  rapprefentò  lo  Sponfali- 
zio,  (ucceduto  a'  iuoi  giorni,  di  Alfonfo  Seconde  ,  figliuolo  di  Ferdinan- 
do Re  di  Napoli ,  con  Ippolita  Maria  Sforza  ;  e  ne'  loro  volti  cffigg.b 
al  naturale  le  fattezze  di  quelli  ;  fituandoli  fotto  del  Pallio  »  fecondo 
l'ufanz  i  de'  Sp^nfali  d^'  Principi  Reali  ,  e  de'  Re  . 

Non  fi  pub  abballanza  fpiegare  i  bei  concetti  con  che  il  Tefauro 
arriccia  quelle  otto  ftone  de' Sagramnti  ;  (annoverandovi  quello  di 
N.  S.  che  tien  la  Chiefa  col  Calice  J  le  belle  fifonomie  con  loro  diverfi- 
tà  ,  la  vaghezza  de'  volti  delie  Donne  ,  la  robuftezza  degli  Uomini  vi- 
rili ,  che  vengono  cos'i  bene  diflinti  dalla  canizie  veneranda  de'  vec- 
chi ,  col  puerile  de'  fanciulli  ,  proprietà  diffìcili  a  confeguirfi  da'Mae- 
flri  delle  ncltre  Arti .  Inoltre  vi  i]  vede  il  bello  ,  e  proprio  andare  de' 
panni,  i  quali  fon  pi-gati  con  grazia  ,  ed  all'ufo  quali  de'nottripiù 
modera;  Pittori .  il  colore  è  cosi  frefeo  ,  e  vivo  ,  che  fi  mantiene  oggi 

c  c  *i^S!or- 


202         Vita  del  Tefauro 

giorno  in  quel  primo  elTere  ,  che  le  die  col  pennello'  il  Tuo  giudiziofo 
Maeftro  ;   Infrmma  in  quella  volta  non  vi  è  cofa  »]  che  non  merita  lau- 
de ,  perciocché   lo  fcompartimento  delle  figure  ,  il  componimento  di 
efle  ,  e  l'intendimento  profpetico  con  che  fon  degradate,  hanno  più  de* 
moderni  ttmpi  ,  che  di  qu-.l  fecolo  in  cui   furono  elle  dipinte  »  ed   in 
vero  qualunque  Artefice  avvien  ,  che  miri  quelle  Pitture  ,  non  può  non 
maravigliarli  ,  che   in  quel  tempo  qusfto  Maeftro  foffe  in  tanto  faperè 
pervenuto  di  componcre  ftorie  così  copiofe  di  figure  ,  jon  tanta  buona 
difpolìzione    di    moderno    infieme    ,    e  di   unità  di  Soggetto  .    Ma 
per  venire  in  fine  alla  prova  di  quanto  dico  ,  baderà  riferire  in  quello 
Onurco    Ju0S°  '  che  il  Canonico  D.  Ca  rio  Celano  ,  lodando  fpe/Te  volt,  quello 
Okno     al  Ttfauro  (  ficcome  fa  ne'  fuoi  libri  )  al  noftro  celebre  Luca  Giordano  ; 
Cav.D.Lu-  e  dicendoli  quefto  :   Che  non  credeva  mai  ,  che  un  Pittore   del  Secolo 
ca  Oiorda-  1400.  avelie  dei  medemo  ;  Spinto  Luca  in  fine  da  curiofità  Pittorefca, 
no,che  mei-  0£cn  0  una  voita  quell'Opere  ,  e  venendo  f  come  il  folito  1  il  Celano 

lo  da  curio-  ,  ,•    1  .  r  1  1      t-   r  110- 

f:A    volley  a  aiutarlo  ,  egli  lo  prevenne  con  tal  (aluto  :   e  viva  lo  Telauro  dtl  Si- 
vedere  1'  o-  gnor  Canonico  ,  poiché  v<  ramente  è  valent'uomo  ,  ed  io  non  credea 
pere  lue  ,  e  mai  ,  che  avelie  gii  fio   cesi  moderno  »  per  quanto    cemportavan  que' 
vedutole  le  tornpi  (  perchè  vi  fon  Itone,  e  figure  tali  ,  che  io  ,  con  tutto  il  dono 
c[.n'ni,l"y°    datemi  da  Dio  ,  non  mi  ftprei  penfsr  meglio  ,  e  quelle  laudi  le  repli. 
Celano.        cava  lpefib  »  con  ^'r  di  nuovo  al  fuddetto  Celano  :  E  viva  lo  Tefauro  : 
Certo  ch'è  buon  Pittore  ,   copiofo  d'invenzione  &c.   E  vaglia   il  vero  , 
r:  dobbiam  dirla  come  ella   è  giufla  quella  bifogna  ,  dopo  di  Colanto- 
io  niuno  di  quelli  trapalati  Pittori  colorì  con  più  gufto  de'  moderni 
empi  ,  fé  non  che  fo!o  il  Tefauro  ;  Conciollìacofacchè  ,fe  bene  gli  ai- 
ri furono  valentuomini  ,  ed  iufigni  Maellri  di  pittura  ,  ciò  lo  furono 
,n  riguardo  a  que'  fecoli  ,  ne'  quali  la  p.ttura  tra  cotanto  povera  ,  che 
o^ni  qualunque  cofa  fé  gli  accrefeea  gii  faceva  ornamento  ,  e  ricchez- 
za ;  fcacciando    al  poflìbile   quelle  gotiche  forme  ,  che  aveano  ingom- 
brata non  folamente  la  nollra  Italia,  ma  ancora  l'Europa  tuttoché  per- 
ciò dando  10  a  que'tali  Prcfeflòri  molte  laudi  per  tali  abbellimenti  ritro- 
vataci ho  però  fempre  merlo  la  confiderazione  d,  que'Seco'i.Per  la  qual 
cofa, molto  obligo  fi  deve  al  valente  Tefauro, che  togliendo  quali  affatto 
le  barbare  forme,:ercò  redituirlaa  quella  prima  bontà, con  la  quale  era 
(lata  operata  da'  primieri  Maellri  ,  dandogli  quanto  più  potè  di  lume, 
e  diverfità  naturale,  alla  quale  accompagnò  bene  fptffo  la  bizzarria-  Ne 
quello   è  ftntimento  mio  folo  ,  dapcichè   molti  ProftiTori  infigni    delle 
nollre  Arti  fcrifièro  le  fue  laudi  ,  e  prima  Marco  da  Siena  ,  così  di  lui 
nel  fuo  «lifiorfo  ne  lafc.ò  fcritto  di  quelle  opere  di  S.Giovanni  :  Ed  in- 
di guafle  quelle  Ai  coftoro  opere  ,  furo»  tanto  a  profeto  rifatte  dal  va. 
Unte  Tefattro . 

UCavalier  Maflìmo  Stanzioni ,  nel  libro  di  memorie,  che  ap- 
preso 


Pittore.  203 

preffb  noi  fi  conferva  ,  in  più  di  un  luogo  Io  nomina  per  valente  Fitto- 
re,  ed  in  fine  il  Notujo  Cnfcuolo  così  le  fue  laudi  na  fcrifTe  ,  dopu  le 
notizie  di  Agnolo  Franco  ,  e  di  altri  Difcepoli  della  fcuola  del  Zinga- 
ro, che  tutti  inlieme  ammaisb  Cotto  uno  fcritto  di  minuti  caratteri  ver- 
gato. 

£  anco  nel  paffato  Secolo  ci  fu  f  ultimo  T e fauro  -,  che  fori  circa 
dal  1460.  fl//'8o.  0 poco  fi ii  ,  9  qutjìo  vinfe  tutti  li  p affati  Pittori  ,  con 
belle  invenzioni  »  e  intelligenze  di  figure  ,  tirate  con  prof  peti  ive  ,  con 
bell'ordine  ,  e  belle  tinte  ,  come  Jì  vede  in  tutto  ,  e  come  oggi  fi  vede  la 
bella  Cappella  di  S.  Afpremo  ,  rinovata  da  lui  ,  perche  le  pitture  di 
l'ippofuo  antenato  cader  no  parte  per  il  terremoto  ,  s  parte  fi  guadaro- 
no .  Così  la  tavola  de  lo  S.  Michele  vicino  alla  grazia  a  S.  Aniello  \  e 
cast  a  S.  Angelo  a  Nido  ,  alla  Nunziata  ,  a  S.  Giovanni  a  Carbonara  , 
dove  ci  fece  faccie  di  Angioli  veramente  di  Paradifo  ,  nella  Tribuna  » 
che  ritoccò  ,  perche  le  pitture  dette  prima  ,  fi  erano  guatiate  con  l'umi- 
do .  Ma  le  più  buone  fue  opere  fono  quelle  dilla  pffìtta  di  S.  Giovanni  li 
Fappacoda  ,  dove  ci  fono  cofe  ,  che  ora  non  fi  panno  fare  meglio  i  con 
tutto  l'avanzo  della  pittura  ,  avendo  pigliato  il  l>?l  colore  da  Silvefiro 
Buono  fm  Maejfro  ,  efimojo  Pittore  .;  e  pure  di  quitto  ,  con  tutto  che 
ì  moderno  ,  non  fi  chi  ari fce  lo  nome  ,  dicendo  alcune,  che  fi  chiamò 
Giacomo  ,  e  altri  più.  dicono  Andrea  ,  e  Cola  Andrea  l  e  quefto  fuccede 
perche  nulle  fue  fatture  fola  fcriveva  lo  cognome  dice/ido  :  //  Tefauro  , 
col  mi  Infimo . 

Notar  Crifconius . 

Mi  avrebbe  fenza  akun  dubbio  maraviglia  recato  il  cafo  del  non 
e/T.re  il  proprio  nome  fiputo,  di  quello  fcritto  Pittoru  ,  dal  Notajo  Cri- 
fuiolo  ,  per  la  vicinanza  de'  tempi  ,  ne'  quali  furono  entrambi  ,  fé  un 
cafo  limile  non  mi  fuffe  occorfo  nelle  notizie  di  un  Fittore  de' noflri 
tempi  cognominato  Altobello.che  fu  difcepolo  di  Carlo  di  Rofa,il  nome 
de]  quale  infino  ad  ora  non  mi  è  riufcito  accertare»non  fapeniolo  nem* 
meno  alcuni  vecchi  Pittori  ,  e  quello  fuccede  per  la  fcritta  ragione  dal 
Notajo  per  le  pitture  firmate  con  il  fol  cognome,cojne  per  lo  più  da'P.t- 
tori  fuol  fa r fi  m'  modem,  tempi  ,  la  qual  cofa  di  rado  ,  o  non  mai  da- 
gli antichi  facevafi  ,  dapoichè  (e  autenticavano  le  loro  pitture  con  pro- 
pria firma,  foltano  in  quella  il  nome,  td  il  cognome  fcrivervi  col  mil- 
lefimo  ,  come  da  me  ,  e  da'Studiofi  è  flato  olfervato  appieno  ,  e  come 
ciaf-hedun  pub  vedere  nell'opere  di  Colantonio  àel  Fiore  ,  in  quelle  di 
Manilio  Simone  ,  del  Zingaro,  de' Donzelli  »  e  di  altri  molti  Pittori 
de'  più  antichi  ,  de' quali  fé  non  appare  in  alcune  tavole  il  loro  nome 
davantijoveè  il  dipintolo  troveranno  notato  dalla  parte  di  dietro  del- 

C  e     2  la 


204     Vita  del  Tefauro  Pittore. 

la  tavola  ,  ove  per  lo  più  G  firmavano  per  memoria  ,  e  quella  è  la  Ct- 
pionp,the  degli  antichi  nomi,e  cognomi  ne  abbiam  certa  notizia  ;  oltre- 
dicche  è  cofa  manifefta,  che  delle  antiche  cofepiù  chiarezza  ne  abbiamo, 
che  non  delle  moderne  ;  Ma  pur  fufTe  piacciuto  a  chi  governa  il  tutto, 
che  di  tanti  Artefici  ,  che  girl  furon  nel  noftro  Regno,  de'  quali  niun  ri- 
cordo ne  abbiamo  ,  fuflero  i  fol  cognomi  rettati  in  qualche  op:ra  loro  , 
dapoiche  moltiflìme  pitture  non  fon  da  noi  nominate  per  non  faperne 
i  Maeftri ,  che  già  le  fecero  ;  la  qual  cofa  non  avviene  veramente  a  co- 
loro che  col  cognome  fi  firmano  ,  come  fece  il  Tefauro  ,  il  quale  per 
quello  a  vera  Tempre  laudi  immortali  per  le  bell'opere  che  egli  fece, 
che  fé  ben  quelle  con  lo  fcorrer  degli  anni  ,  faran  diftrutte  dal  tempo, 
viverà  per?)  a  fuodifpetto  fempre  immortale  il  nome  del  Tefauro  nel- 
la memoria   degli    Uomini    Virtuofi  . 


fitte  della  Vita  del  Tefauro  Vittori . 


MEMORIA  DI  MAESTRO  MINO 

Scultore . 

DA  poiché  altre  notizie  noi  non  abbiamo  di  quello  Artefice  di  fat- 
tura ,  fé  non  quelle  ,  che  ne  lafciò  fcritte  il  Vafari  ,  dal  quale 
viene  più  torto  biafimato  ,  che  fattogli  alcuna  lode  ,  non  so  fé  per  ca- 
gion  della  Patria  ,  o  perche  così  fofle  ,  egli  è  di  meftieri  ,  che  io  qui 
riporti  quanto  di  cofhii,  nella  vita  di  Paolo  Romano  Scultore  fuo  coe- 
taneo ,  e  di  altri  ,  il  fuddetto  Vafari  ne  lafcio  fcritto  . 

Siegur  era ,  che  noi  parliamo  di  Paolo  limano  ,  e  di  Mino  del 
Pregno  ,  coetanei  ■>  e  della  medefima  profffone  ,  ma  molto  differenti 
tesile  qualità  de'  cofiumi  ,  e  dell'arte  ,  perche  Paolo  fu  modefto ,  e  tf. 
fai  valente  ,  Mino  di  molto  minor  valore  ,  ma  tanto  profontuofo  ,  ed 
arrogante,  ci»?  oltra  il  far  fuo  pien  di  fuperbia  con  le  parole  ,  an- 
cora ahaxa  fuor  di  modo  le  proprie  fatiche  :  ìlei  far  fi  allogazione  da 

Pio 


Memoria  di  M.  Mino  Scult.     i  o $ 

fio  fecondo  Pontefice  .,  a  inalo  Scultore  Romano  di  una  figura;   egli  p.pa  pj0  j£ 
tanto  per  invidia  lo  lìimolò -,  ed  infejiollo  »    che  Paolo  ,  il  quale  era  fa  nel  14 j«. 
buona  ,   ?<i  HtftiliJJÌma  perfona  ,  fu  sforzato  a  rifentirfi .  Laonde  Mino  adunco      al 
sbuffando  con  Paolo  voleva  giocare  mille  ducati  a  fare  una  figura  con  Ponte/ìcan?. 
elfo  lui  1  e   quello  con  grandijfima  prefunzione  ,  ed  audacia  diceva  ; 
conofeendo  egli  la  natura  di  Paolo  ,  che  non  voleva  fajìidj  ,  e  non  cre- 
dendo egli ,    che  tal  partito  accettajje  i  Ma  Paolo   accettò  l'invito  -,    t 
Mino  mezzo  pentito  ,  filo  per  onor  fuo  »  cento  ducati  giuoco  .  Fatta 
la  figura  ,  /*  dato  a  Paolo  il  vanto  %  come  raro  ,    ed  eccellente  ch'egli 
era  :  e  Mino  fu  feorto  per  quella  per  fona  nell'arte  ,  che  pik  con  le  pa- 
role y   che  con  l'opere  valeva  .  Sono  di  mano  di  Mino  a  Monte  Cafino  , 
luogo  de'  Monaci  neri  ,  nel  Regno  di  ììapoli   una  Sepoltura  ,   ed  in  Na- 
poli alcune  cofe  di  marmo  .  In  Roma  il  S.  Pietro  ,  e  S.  Paolo  »    che  Jono 
a  pie  delle  fcale  di  S.  Pietro  ,  ed  in  S.  Pietro  la  Sepoltura    di  Papa 
Taolo  Secondo  .  Fin  qui   il  Vafari  nella  vita  di  Paolo  ,  foggiungendo 
poi  nella  Vita  di  Mino  da  Fiefole  ,  che  la  fuddetta  Sepoltura  di  Papa 
Paolo  li.  fia  fatta  da  co/fui ,  e  che  Mino  del  Regno  vi  fece  alcune  fi gu- 
rette  nel  bafamento  ,  che  fteonofeono  >  fé  però  ebbe  nome  Mino  »  0  pia 
tofio  Dino ,  come  alcuni  affermano  »  avendo  narrato  f  equivoco  de'  loro 
nomi . 

Or  io  non  entro  a  difputare  fé  quello  noftro  Compatriota  fofle  mi- 
gliore ,  peggiore  ,  ovver  uguale  a  quelli  fuoi  coetanei  Profeflbrl  »  ma 
folo  dico  ,  che  non  gli  farebbero  fhte  allogate  opere  d'importanza, 
come  furono  quelle  di  Monte  Calino  ,  ed  altri  luoghi  ,  e  più  le  Sta- 
tue de'  Santi  Appoftoli  in  Roma  ,  con  la  Sepoltura  del  Papa  ,  fé  per 
valentuomo  non  tulle  fiato  conofeiuto  ,  e  tenute  in  pregaio  l'opere  fue. 
E  tanto  balli  per  la  memoria  di  Mino  del  Regno  »  nominato  del  Rea- 
me dal  Vafari  »  il  quale  fiorì  circa  il  I4ff. 

fine  della  Memoria  4i  Mino  ScultoW 


ME- 


MEMORIA 

DI   GUGLIELMO  MONACO 

Scultore  ,   e  Gettator  di  Metalli, 

DI  GASPARO  FERRATA, 

E  AGNOLO  SOLE  . 

Giammai  non  è  addivenuto  ,  che  una  fomma  virtù  non  abbia  con- 
faguito  o  predo  *  o  tardi  la  meritata  laude  .  Onde  fé  bene  alcu- 
no Artefice  virtuofo  ila  (iato  per  qualche  tempo  pollo  in  dimenticanza  , 
o  trafcurato  da  que'  che  i  pregi  de'  valenti  Maeftri  del  difegno  hanno 
fcritto  i  ad  ogni  modo  però  la  virtù  di  lui  finalmente  è  fatta  palefe 
da  qualche  fua  opera,  che  per  cafo  ,  ovver  diligenza  dopo  molti  anni 
cade  fotto  la  rifleffione  degl'intendenti  .  Ne  importa  che  un  opera  fo- 
la ella  fia  ,  imperciocché  a  far  diritto  giudicio  del  valor  del  Maefiro, 
non  il  numero  dell'  opere  ,  ma  la  perfezione  ,  e  la  bontà  fanno  sì 
ch'egli  di  eterna  immortai  laude  fia  degno.  Tanto  egli  è  avvenuto 
a  Guglielmo  Monaco  ,  della  cui  unica  ,  banche  grandiofa  ,  opera 
nella  porta  interiore  d;l  Gaftel  nuovo  di  Napoli  fiamo  per  far  pa- 
rola . 
Jl  Coftaszo  Avea  il  Re  Ferdinando  figliuolo  di  Alfonfo  Primo  d'Aragona  ,  di 

Stona  de]  fempre  gloriofa  memoria  ,  ottenuto  de'  fuoi  ribellati  Baroni  ,  e  del 
NapoT  ]'  Duca  Giovanni  d'Angiò  varie  ,  e  fegnalate  vittorie  ;  fé  ben  quelle 
bro  jp.e'io"  P0'  fonPero  denigrate  da'  fuoi  pervérfi  ,  e  disleali  collumi  ,  e  dalla  cru- 
deltà con  cui  morir  fece  ignominiofamente  tanti  nobiliffimi  jJBaroni 
fuoi  V'affolli  ,  con  tradir  la  fede  data  a  due  Re  ,  ed  al  Papa  ;  e  nulla 
curandofi  di  quella  veriffima  miffima  ,  chs  la  clemenza  bene  ufata 
fecondo  le  circollanze  fu  la  più  falda  bafe  de'  Regni  ;  Volendo  adun- 
que che  reftaflero  imprefle  nella  meute  de^li  Uomini  quelle  fue  in  un 
tempo  medefi/no  fortunate  ,  e  crudeli  azioni  ,  necommife  la  cura  a 
Guglielmo  Monaco  ,  il  quale  in  altre  opere  aveva  dato  faggio  del  fuo 
valore  ;  E  quelli  efeguendo  con  lieto  animo  i  comandamenti  del  fuo 
Signore  ,  ne  formò  l'idea  ,  o  modelli  ,  e  quindi  ne'  cavi  li  gettò  di 
bronzo,  con  tal  perfezione,  fé  fi  riguarda  quel  Secolo  non  per  anche  li- 
bero dalla  barbara  ,  e  gotica  maniera  di  difegnare  ,  che  ne  riportò 
una  maravigliofa  ,  e  fingolare  approvazione. 

E'  dunque  quella  porta  divifa  in  due  j  e  cjafcheJuna  di  effe  ha 

tre 


E  di  Gafparo  Ferrata.      207 

re  iRorie  ì  Nella  prima  vedefi  il  Re  Ferdinando  ,  venuto  a  parlameli- ^ueft;  mfi 
0  con  Marino  Marzano  Duca  di  Seda  ,  e  Principe  di  Rollano  ,  Gia-ion  flati  cor 

Como  di  Montavano  ,  e  Deifebo  dell'Anguillara  ,  con  li  feguentì  verfi  retti  coru 
i-  ^-  j    r  il-  miglior    la- 

intagliati  di  fotto  .  ^ .  ^  ce 

lebre    lette- 

Princfpe  citm  Jacobo  ,  cum  Deiphebo  dolofo  raro  D.Mat- 

Vt  Regem  perimant ,  colloquium Jìtnulant .  to     Eguio 

Biblioteca- 

Nella  feconda  Storia  fi  vede  il  medefimo  Re  ,  che  pallata  la  mon-  l.J°  nV^Jj 
tagna  di  Grepacore  difcende  in  Puglia  ,  e  fi  accampa  fotto  Troja  ;  e  due  SiciJje> 
gli  altri  fatti  che  fuceedettero  fono  fpiegati  in  altri  due  verfi  »  che  fono  Capaccio 
il  quarto  dittico  .  nel  Foraftie 

ro  Giom-9. 

Troja  dedit  noftro  requiem,  jìnimque  labori  ■,  a  cai. 

In  qua  hoftemfudi  furti  tir  ,  ac  pepali  . 

Nella  terza  ,  eh 'è  la  più  bafla  ,  fono  efpreflì  gli  altri  fatti  d'armi 
accaduti  tra'l  Re  Fernando  ,  e  fuoi  ribellati  Baroni ,  li  quali  vengono 
ncora  fpiegati  da  i  verfi  che  dicono  : 

Hinc  Trojam  verfus  ,  magno  concuffa  timori 
Caftra  movent  hoftes  ,  ne  f ubi  tè  fereant . 

Nel  bronzo  ài  quella  terza  Moria  è  da  oflervare  una  palla  di  arti» 
pileria  che  vi  cagionò  folo  una  crepatura ,  fenza  fcappare  dall'  altra 
parte  ;  e  perchè  quella  come  cofa  curiofa  fi  rnoflra  a'  Foreftieri  »  non, 
mi  farà  grave  di  qui  riferire  ciocche  ne  feri/Te  il  Giovio  nel  fecondo  li» 
bro  della  Vita  del  Gran  Capitano  dietro  il  foglio  294. 

„  In    quel   tumulco  (  die' egli  )  i   Francefi   levato  da  gangheri         ,p 
le  porte  intagliate  di  bronzo  prettamente  l'oppofero   alla  turba   di  qìov'ìo  nci_ 
,,  quei  ,  che  volevano  entrar  dentro  ;  &  mifero  anco   una  columbri-  ]a  vita  del 
„  na  alla  porta  ,  acciò  che  fcaricandola  dentro  ammazzaflero   gli  Spa-  Gran  Capi- 
„  pnuoli  *  ch'erano  fui  ponte  ,  e  nella  piazza  ;  ma  per  un  cafo  ma-  tano. 
„  ravigliofo  la  palla  di  ferro  fi  fermò  nella  grorlèzza  della  porta  ,   non 
„  avendo  potuto  palli  re  il  bronzo  ,  la  quale  oggi   per  gran  miracolo 
„  fi  moltra  a'Foreftierij  i  quali  v3nno  a  veder  la  Porta  „  .  Ma  il 
Giovio  non  dovette  aver  veduto  la  grandezza  »  ne  confiderato  il  pefo 
di  quella  gran  porta  ,   che  non  era  potàbile  levarla  da'  gangheri  ad  un 
tratto    per  opporla    «gli  Spagnuoli  .  E   come  opporla  dopo  levata  ?  e 
non  ballava  tenerla  chiufa  per  impedire  a  coloro  l'entrata  ?  Fin  qui  il 
Giovio  feguendo  a  narrare  ciocche  fece  Confalvo  ,   laonde   feguicando 
ancor  noi  ciocché  l'altre  tre  ftorie  contengono  ,  diremo ,  che  in  quella 

di 


51 


2  o  8     Mem.  di  Guglielmo  Monaco 

di  fopra  dell'altra  porta  fiegue  il  fatto  defcritto  nella  prima  ;  vedendoli 
lo  fte/Tofiro  dell'altra,  e  il  Re  con  lo  flocco  difenderli  dalli  tre  Con- 
giurati ,  e  porli  in  fuga  ,  e  fotto  fi  leggono  quelli  verfi  ,  che  devono 
leggerfi  dopo  il  primo  difticon 

H  s  Rjx  arttpotens  animofìor  He 3 or  e  claro  » 
Senfit  ut  infidias  *   ertfe  micantefitgat . 
Nel  fecondo  l 'a/Tedio  ,  e  la  rtfa  della  Città  di  Trop  ,  anzi  de!  Ca- 
mello rendutogli  da  Gio:  Coffa  Signor  di  Troja  ,  che  n'ufd  con  onora- 
tiflìmi  patti  ì  ed  i  verfi  dicono 

Ho/lem  Trojanis  Yemanàus  vicit  in  aruis 
Sicut  Fompejurn  Cafar  in  Ecbalus. 

Nel  terzo  ,  ed  ultimo  vedefi  effigiata  la  Città  di  Acquadia  ,  detta 
anche  Arquidia  ,  appartenente  al  Principi  di  Taranto  ,  ove  dopo  efpu- 
gnata  entra  tutto  l'Efercito  col  Re  Ferdinando  5  e  negli  ultimi  verfi 
dell'Epigramma   (  ora  mal  conci  dal  tempo  )  fi  leggeva  : 

Aquaàiam  fortem  capit  ^exfortior  urbem  , 
Andegavos  pellemviribus  eximiis  . 

In  quelle  porte  medefime  fcolpì  Guglielmo  il  fuo  nome  ,  jl  quale 
dopo  ch'elle  faranno  dal  tempo  diftrutte  ,  viverà  per  molti  fecoli  ,  av- 
vegnaché l'opera  non  fia  di  quella  perfezione,con  cui  ne'  tempi  moder- 
ni fon  condotti  i  baili  rilievi  J  e  mailìmamente  fé  Ci  confiderà  la  biz- 
zarria de'  componimtnti  ,  e  le  mofle  delle  figure  ,  che  di fegna te  cor- 
rettamente ,  e  con  grazia  meritano  l'univerfale  ammirazione  . 
Caf     o  Non  dee  qui  tacerli   di  un  altro  Soggetto   infigne  Capuano  ,  per 

Ferrata  Ga- nome  Gafparo  Ferrata  .  Quelli  non  men  valorofo  Capitano  ,  che  fa- 
puano  .        mofo  Architetto  vien  mentovato  da  vari  Scrittori  de' tempi  fuoi  ;  la- 
onde noi  riportandoci  ad  elfi  per  quel  che  appartiene  alla  milizia  ,  di- 
remo folamente  ,  che  egli  fu  verfatiffimo  nell'Architettura  ,  maflìma- 
mente  Militare  ,  fervendo  in  molte  importantiffime  occafioni  il  Re 
Alfonlo  Secondo;  Come  dalla  notizia  de'  Profeflbri  del  difegno  Capua» 
31  Canonico  ni   trafmelTaci  dall'eruditiffimo  ,  e  virtuofiffimo  Canonico  Francefco 
Fiancefco    Maria  Pratilli ,  Scrittore  di  un  dotto  libro  della  Via  Appia  ,  che  in 
M.  ^  Pratilli  jjrjeve  f,  vedrà  alla  luce  ;  e  la  quale  con  le  fue  parole  medefime  ripor» 
^cnttort_>    tam]0  dartm  notizia  di  quello  virtuofo  Artefice  del  difegno  . 
^ppja%  „  Gafparo  Ferrata  ,  Capitano  famofo  de' tempi  fuoi  ,  e  grande 

„  Architetto  militare  .  Nel  1496.  a  favore  di  Re  Alfonfo  II.  ■  che  lo 

„  fece 


E  di  Gafparo  Ferrata.       209 

fece  Luogotenente  della  Milizia  Equeftre  ,  andò  fortificando  varj 
luoghi  per  impedire  il  paffaggio  delle  Truppe  di  Carlo  Vili.  Re  di 
Francia  in  Regno  ;  e  per  la  Tua  induftria  venne  forfè  la  quiete  nel 
Regno  :  Morì  in  Gapoa  fua  Patria  ,  e  f u  fepolto  preflb  l'Altare  della 
Beata  Vergine  di  Monferrato  dentro  la  Ghiefa  della  SS.Annunziata  » 
r>  e  di  eflb  parlano  gli  Storici  di  quei  tempi. 

Circa  que'  medefimi  tempi  fiorì  ancora  Agnolo  Sole  ,  il  quale  fu  (^z ^j^0' 
di  un  luogo  di  Terra  di  Lavoro  >  e  lavorò  di  fcultura  .  Ma  non  fu  già  di  Lavoro, 
difcepolo  di  Andrea  del  Verrocchio,come  erroneamente  dice  D.Gamil- 
lo  Tutini  ne*  fuoi  manofcritti ,  che  nella  famofa  Libraria  di  S.  Anjeio  Errore  di D. 
a  Nido  fi  confervano  ;  Dapoichè  di  coftui  non  fa  ninna  menzione  il  Va-  Camillo  Tu- 
fari  nella  vita  di  quell'Artefice  ;  Laonde  noi  porteremo  qui  folamente  w  ,n  dir^ 
l'autorità  del  Gav.  Mafsimo  Stanzioni  j  jl  quale  dopo  la  nota  ch'ei  fece  Andrea  °dei 
di  alcune  pitture  dell'Abate  Bamboccio  dirette  dal  Zingaro  ,  fa  meri-  yerroccrjiQ  . 
zione  di  quefto  Scultore  con  le  feguenti  parole  : 

„  Dopo  di  quelli  ci  furono  ancora  altri  buoni  Maeftri  di  fcultu- 
„  ra  ,  come  fu  uno  chiamato  Agnolo  ,  che  fu  di  Terra  di  Lavoro,  e  fu 
„  molto  ftimato  in  quelli  tempi  ;  ma  bifogna  fapere  più  cole  di  lui  , 
„  e  di  chi  fu  difcepolo  :  dove  che  di  quefto  ci  è  una  bella  Sepoltura  a 
„  S.Domenico  ,  e  altri  lavori  di  marmo  . 

E  tanto  bafti  per  notizia  di  quefto  Profeflbre  ,  giacché  altra  iftru- 
zione  ,  o  certezza  non  abbiamo  di  lui  ,  ne  dell'opere  ch'egli  fece  ;  le 
quali  forse  per  la  morte  seguiti  del  Cavali  er  mentovato  non  furon. 
da  lui  1  con  altre  notizie  di  altri  autori  accertate  . 

Nota  il  Crifcuolo  un  Paolo  Antonio  Foglietta  ,  un  Francefco  Cri-  Grò:  Agnolo 
fpo  1  e  un  Nicola  Cavucchio  ,  in  varj  luoghi   de'  già  noti  fuoi  mino-  Crifcuolo  ne 
lcritti  .  Il  primo  nominato,  dic'egli,  efler  ftato  Pittore  ,  il  terzo  Seul-  ^  .'» mo- 
tore ,  e  della  profefsione  del  fecondo  non  fa  parola  .  Di  coftoro  certa-  W,U'' 
mente  intefe  fcriverne  le  memorie  ,  dapoicchè  gli   pone   fra  gli  Arte- 
fici  che  fiorirono  dopo  l'ultimo  Tefauro  .  Il  Gavalier   Malli  mo   nota 
altresì   un    tal  Mattiuccio  ,   che  fu  Pittore  Napolitano  circa  la  fine  del 
fecolo  decimoquarto  ;  ma  non  fa  memoria  fpeciale  di  niuna  fua  pit- 
tura ;  Per  la  quii  cofa  a  noi  non  ci  fi  dimoftra  ninn  lume  circa  da  qual 
Scuola  coftui  ,  e  gli  altri  mentovati   di  fopra  ,  ave/fero  apprtfa   l'arte 
della  Pittura  ;  ne  di  qual  bontà  ,  ed  in  qual  luogo  fuffero  l'opere  loro  . 
Reft;no  perciò  così  nella  dimenticanza  degli  uomini  altre  pitture,fcul- 
ture  ,  ed  architetture  di  molti  noftri  Artefici  del  difegno  ,  per  la  cagio- 
ne primieramente  deferitta  nel  principio  di  quefto  libro  ,   ed  in  altri 
Juoghi,ove  la  narrativa  me  ne  ha  dato  motivo  ;   La  qual  cagione  fu  la 
foverchia  tjafeuratezza  de'  noftri  trapaflarj  Scrittori  .  Che  però  molte 

D  d  opere 


2 io     Memoria  di  Agnolo  Sole. 

opere  fi  fon  tralafciate  di  fcrivere  per  non  Caperne  l'Autorei  Conofceni 
^uo*e  a""~  dofi  affli  bene  le  maniere  delle  fcnole  onde  derivano  ,  ma  non  da  qual 
pittura  faci-  mano  e^e  ^ano  operatele  in  che  tempo  fiorì  l'Artefice  che  le  dipinfe  . 
li  a  ricono- Per  la  qual  cola  ne  rimane  il  rammarico  d'ignorare  molti  de' noftri 
fcerfi  daTioProfcffori  1  con  infinite  opere  loro  ;  effendo  faciliilimo  1*  inciampare 
felibri    p-er-  nell'errore  di  attribuire  ad  uno  ciocché   fu  da  un,  altro  operato  ,  cosi 

che  era»  pò-  ■  pjctttra  cne  in  f  ultura  j  E  mafsimamente  nelle  maniere  antiche  . 
che,cpo-rie       r  7  .  x  . 

le  maniere*  lel'e  ì113'1  avente  s  incontra  1  uniformità  dello  Itile  i  e  1  uguaglianza 
dì  éde  varia-delie  miniere  j.  Come  non  ha  molto,  ebbi  a  difingannare  un  nobil  Ca- 
te  nu  molti  valiere  ,  che  poflédevadue  figure  dipinte  in  tavola  (limate  di  mano  del 

Putori  con  imparo  .  che  a  pran  pena  peteano  dirli  opere  di  Pietra  Polito  del  Don» 
una   ìol  ma-      ,,«      .  ,  "        c        r  ..  ,r  ...  . 

niera  dipin- ze"°  •■  Adunque  per  mancanza  di  notizie  noi  non  abbiam  potuto  de- 
fero, fcrivere  molte  pitture  ,  che  reftana  tuttavia  efpolte  in  varj  luoghi  alla 
Opere  ,  e  veduta  di  ogn'uno  ,  e  l'Artefice  ignorato  da  tutti  .  Benché  noi  credia- 
Cone  di  Al-  mo  ferinamente  (  vedendoli  con  pruova  i  fcritti  mancanti  del  Crifcuo- 
1  uTli'non  fé  *°  ^  cne  •'  Notaj'o  Pittore  aveffe  raccolte  molte  notizie  di  più  ;  oltre  di 
ne  fa  parola  quelle  che  da  noi  fi  confervano  »  Come  incontro  la  medeiima  forte  il 
per  non  fa-  rimanente  della  pregiata  lettera  fcritta  da  Marco  da  Siena  . 
perii  l'Arce-  Noia  rechi  infine  maraviglia  ,  fé  nel  deferivere  le  vite  de'trafcorfl 
^.Cr' .  p        Artefici  del  difegno  ,  cilìamo  troppo  inoltrati  alle  lodi  ,  le  quali  fi  de- 
mio   della_j  vono  'ntentler  fempre  ragionevoli  ;  Perciocché  quanto  in  efsi  fi  è  con- 
feconda par-  fiderato  riguarda  fempre  al  tempo  in  cui  viffero  ,  non  già  alla  perfezio- 
te .                ne ,  e  all'eccellenza  dell'arte  »  alla  quale  di  mano  in  mano  fon  venute 
le  noflre  Arti  avanzando  .  Quelle  medelime  conliderazioni  andò  favia- 
mente  divifando  il  Vafari  ,  allorché  nel  Proemio  della  feconda  parte 
Il   Vafari  della  lua  opera  gloriofa  diffe  :  che  gli  Artefici  di  quei  tempi   fon  degni 
ber*c°nofcea  di  feufa  e  di  ammirazione  ,  perche  ancora  fi  coftumavano  le  barharità 
delle  pitture  ne*  J'fegn0»  e  'e  gotiche  forme  in  tutte  le  cofe  dell'Arte  ;  ma  che  però 
di  quelli  tem  fi  deve  avere  obbligazione  a  i  primi  Maeftri,  per  aver  moftrata  la  ftra- 
pì;  come  an-da  già  incominciata  a  quei  che  volevano  avanzarli  nel  cammin  dello 
cora  le  conaftujj0      fot»  giuri  Sondo  le  p-nro'e  che  fieguono  :   ,,  Ne  è  che  io  non  ab- 
!»  fì        r      »j    bia  ciò  veduto  quando  gli  ho  laudati  .  Ma  chi  confidererà  la  qualità 
te  opera:  nia  «  di  que3  tempi ,  la  carellia  degli  Artefici,  la  difficoltà  de'buoni  ajuti, 
fi  lodano  p-*r  „  le  terrà  non  (olo  belle  ,  ma  ancora  miracolofe  :ed  averà  piacere  infi- 
le  ragioni  ap  ,,  nito  di  vedere  i  primi  principi,  e  quelle  fcintille  di  buono,  che  nelle 
portate    dal  ^  pittare^  Sculture  cominciavano  a  rifufeitare  „  .  Laonde  a  tal  pro- 
defimo.  m"  pefito  diciamo  noi  :  quale  è  egli  quell'Uomo  ,  che  vedendo  nafeere  in 
picùola  pianta  un  frutto  di  buon  fapere  ,  e  di  fpecie  difficile  a  nafeere 
anche  negli  Arbori  grandi  ,  non  fé  ne  maravigli  ;  Cosi  dunque  l'uom 
favio  cogliendo  quel  f.  utto  nato  nel  picciol  v>fopuò  godere  in  appref- 
fo  l'abbondanza  de'  mede-fimi  frutti  piantati ,  e  coltivati  in  più  frutti- 
fero 


Vita  di  Raimo  Epifanio.     2 1 1 

fero  »  ed  ottimo  terreno .   Così  tutte  le  cofe  nel  principio  fon  deboli  , 
ma  col  tempo ,  e  con  lo  Audio  acqui ftano  robuftezzi,e  vigore. 


fini  delle  Memorie  di  Guglielmo  Monaco  ,  d* 

Gafparo  Ferrata  ,  e  di  Agnolo 

Sole: 


«*. 


VITA    DI    RAIMO 
EPIFANIO  TESAURO 

Pittore . 

COme  fuole  avvenire  ad  alcuno  infermo  ,  che  da  mortale  infermi- 
tà riavuto  ,  fofpira  ,   ed  appetifce  alcun  cibo  ,  a  cui  la  voglia  , 
e  la  lunga  inedia  inclinandolo  »  gli  fa  impulfi  di  ardentiffimo  defide- 
rio  >  al  quale  opponendoli  il  configlio  del  Savio  Medico  ,  lo  pifce  più 
tofto  con  la  lufinga  ,  che  lo  Ciba  degli  bramati  conforti  .  Così  appun- 
to adiviene  a  quelli  Artefici   di  Pittura  ,  i  quali  fentendo  i  vanti   de' 
trapaflàti  Maeftri  ,  e  non  potendofi  pafeere  con  la  vita  delle  defiderate 
opere  loro  ,  volentieri  fi  fanno  lufingare  l'udito  con  alcoltarne  le  lau« 
d'i  ,  o  con  leggere    nelle  Storie  di  loro  Vite  ,  le  bell'opere,  che  efii  fe- 
cero .  Della  qual  cofa  chiunflima  pruova   ne  abbiamo  in  noi  medefi- 
mi  ;  perciocché  j  intendo  encomiare  ogni  giorno   l'opere  di  alcuni 
anti.hi   Maeftri  ,  invogliato-  il   defiderio  ,  fveglh   1'  appetito  di  fa- 
ziare  i  noftri  occhi .  Ma  cercandone  con  ogni  diligenza  alcuna  cofa  » 
e  non  trovandola  ,  avviene,   che  più  con  la  lettura  de' libri  ,  che  ne 
trattano  ,  e  con  difeorfi  ,  foddisfacciamo  a  noi  ftefsi  ,  che  con  la  vedu- 
ta di  quelle  ;  formandoci  nella  immaginativa  ,  come  potevano  eflere 

D  d     i  le 


2 1 2  Vita  di  Raimo 

le  pitture  di  un  tal  Matftro  ;  argomentandolo  ancora  da  alcuno  efemi 
pio  di  lui  ,  rimafo  a  noi  .  Così  ancora  fuole  accadere  ,  nel  de- 
fiderar  noi  bene  fpeflbdi  veder  quai  perfettiffime  cofe  avefler  mai  di- 
pinto Zeufi  ,  Parrafio  ,  Protogine  ,  Apelle  ,  e  che  miracoli  di  pittura 
fuflero  quelle  „  Concioffiacofachè  ,  egli  è  certiffimo  ,  come  da  tanti 
Iftorici ,  che  per  non  far  perdere  alcuna  di  loro  pitture  ,  fi  perdonava 
da'  Re  nemici  gl'incendi  ,  e  '1  diftruggimento  delle  Città  ,  ove  flava» 
no  tai  pitture  ;  Come  appunto  accadde  alla  Città  di  Rodi ,  alla  quale 
il  Re  Demetrio  perdono  l'incendio  ,  a  folo  oggetto  ,  che  la  bella  pit- 
tura del  Gialifo  ,  dipinto  da  Proteggine  ,  non  penfle  .  Ne  fia  chi  fup- 
ponghi  troppo  iperbolici  i  vanti ,  di  cotante  perfezioni  alle  pitture  de* 
nominati  Maeftri  Greci  ,  perciocché  ,  fé  in  quel  poco  avanzo  delle 
Barbarie  ,  delle  poche  Statue  a  noi  rimafe  ,  fi  fcorge  perfezione 
così  compiuta  ,  che  i  migliori  Maeftri  de'  moderni  cempi  ,  tuttocchè 
valentifiimi  ,  non  han  potuto  giammai  giunger  con  loro  arte  a  quelle 
ottime,  ed  incomparabili  proporzioni ,  ed  a  quelle  bellezze,  quafi 
di/fi  divine  i  quanto  dunque  migliori  ,  fenza  alcun  dubbio  ,  erano  le 
pitture  ,  e  di  maggior  bellezza  ,  e  perfezione  ?  la  qual  cofa  fi  argo- 
menta da  que'  Maeftri  medefimi  di  fcoltura  ,  i  quali  faceano  giudici  di 
loro  opere  i  nominati  Pittori  ;  come  fi  ha  da  Fidia  ,  ottimo  ftatuario, 
che  chiamava  Apelle  ,  acciocché  gli  ammendafle  le  fue  fatture  j  tanta 
perfezione  di  più  conofeevafi  negli  ottimi  Pittori  ,  dagli  ottimi  Sta- 
tuari • 

Qaefto  defiderio  medefimo  di  vedere  le  beli'  opere  ,  ora  avviene 
nella  vita  di  Raimo  Epifanio  i  dapoicchè  non  potendoci  faziare  abba- 
flanza  nella  veduta  di  fue  pitture  ,  perchè  poche  a'  noftri  giorni  ve 
ne  fono  ,  per  tal  cagione  adunque  ci  converrà  lufingare  l'udito  altrui 
con  la  narrativa  di  quelle  ,  i  he  egli  dipinfe  ;  pafeendo  almeno  così  l'af- 
fezione degli  amatori  col  fuono  delle  fue  laudi  ,  per  le  poche  opere  , 
che  di  coftui  fi  veggono  . 

Fiorì  Raimo  Epifanio  ,  al  riferir  del  Cavalier  Maffirno  Stanzio- 
ni  ,  circa  gli  anni  1480.  ,  e  fu  figliuolo  ,  ovvero  nipote  dell'  ultimo 
Tefauro  ,  ma  andiede  alla  fcuola  di  Silveftro  Buono  ,  dal  quale 
fu,  come  ad  un  proprio  fuo  figliuolo,  ìnfegnato  ,  dapoicchè  volentieri 
facea  lavorare  al  difcepolo  molte  opere  a  frefeo  ,  che  a  lui  veniva!» 
comm<jfle  .  Quindi  è  ,  che  impratichitofi  Raimo  di  tal  modo  di  ope- 
rare ,  fu  impiegato  in  varj'  lavori,  per  molte  Chiefe  ,  e  Palaggi» 
che  p.r  efTcrfi  modernate  le  fabbriche,  più  quell'opere  non  fi  veg* 
gono  ;  come  per  eiempio  una  Cappella  dipinta  alla  Collegiata  dì 
S.  Gio:  Maggiore  ,  accennata  dal  Crifcuolo  ,  ed  a  S.  Maria  la  Nuova, 
le  quali  Chlcfe  furon   riedificate  nel  cerfo  del  quintodecimo  fecolo 

alla 


Pittore .  213 

alla  moderna  ,  e  conciò  le  di  coftui  pitture  ,  con  quelle  di  altri  Mae- 
ftri  ,  fi  perderono  .  Lavorò  ancora  nella  (Shiefa  della  SS.  Nunziata 
molte  pitture  a  frefco  ,  dapoicchè  in  qu.fto  modo  di  operare  era  Raimo 
per  lo  più  impiegato  ,  per  la  pratica  «  che  ne  avea  ,  come  di  fo- 
praabbiam  detto  .  In  quella  Chiefa  vi  dipinfe  una  tavola,  rappre- 
fentando  in  elfo  la  Visita  ,  che  fece  la  noftra  Donna  a  S.  Elifabetta  , 
e  nella  lunetta  di  fopra  ,  vi  efprefie  la  SS.  Nunziata  ,  con  1"  Agnolo 
Gabriele,  e  l'Eterno  Padre  con  lo  Spirito  Santo  ;  le  quali  pitture 
veggonlì  oggi  locate  predo  di  una  Cappella  laterale  al  Maggiore  Al- 
tare ,  dal  canto  dell'  Epiftola  .  Così  fece  i  portelli  dell'organo  ,  per 
la  Resi  Chiefa  di  S.  Ni' colò  ,  detto  alla  Dogana  ,  i  quali  fi  veggono 
in  Sacreftia  trafportiti  ,  per  elferfi  l'organo  alla  moderna  adornato  ; 
ed  è  opinione,  che  quelli  portelli  furono  dal  Zingaro  incominciati, 
e  poi  finiti  da  Raimo  .  Cosi  nella  Chiefa  di  Monte  Oliveto  fece  la  ta- 
vola   col   Santo   Iftitutore    di   queir  Ordine  ,  la   quale  oggi  fi  vede 

nel  Noviziato   del  Moniltero  fuddttto .   Dall'altre  pitture  notate  dal  _     .        n 
a       i-         e  •    •     o    r>        w  r  OgS'  quefte 

Cavaliere  Scanzioni  in  S.  uio:  Maggiore   non   ve  ne  rimane  ,  le  non    immagini 

che  appena  akuna  immagine  informe  ,  su  di  alcuna  parete  dentro  alla  anche  "fono 

Sacreftia.  perdute ,  ef- 

Alcune  delle  tavole,  che  egli  dipinfe  in  S.  Maria   la  Nuova  ,  <L'ndil.  d?-» 
accennate  dal  Crifcuolo  ,  li  veggoao  belliflìme   a' noftri  piorni ,  ef- capo/1^,1. 
fendo  fituate  nella   Manza  del   Capitolo  ,  altre  volte  nominata  ,  per  ra    e  ia  $a. 
l'altre  pitture  vi  fono  de' noftri  Artefici  ;  ed  in  una  di  quelle  di  Epi- greftia  . 
fanio  ,  fi  vede  efprefia  la  B?ata  Vergine  feduta  col  Bambino  in  feno  , 
in  bella  fedia  lavorata  ,   con  alcuni  Angioletti   che  l'adorano  ,  e  vi   è 
Mna  Santa  ,  ovver  divota  Donna,  che    inginocchioni    priega   per  un 
anima,  the  fi  vede  portata  dagli  Angioli    in  Paradifo  ,   forfè  per   le 
fue  preghiere  ,  e  per  le   interceffioni    efficaciffime   della  Gran   Ma- 
dre  di  Dio  .  Da' lati   di  quella   tavola    ne' due   ripartimenti  vi   fono 
le  figure   di  S.Pietro,  e  S.  Paolo  ,  Accanto   alla   fineftra  che  dà  lu- 
me  a  quella  ftanza   ,    vi    fon   due    tavole    bislunghe    ,     nelle  quali 
vi   fono  efprellì  San   Francrfco  ,  ma    fenza   barba,   (  che   fu   uf.nza 
di  molti  Fittori   di  que'  tempi  ,   in  cotal  modo  dipingerlo  )   e   S.  G10: 
Battifta  ,  le  quali  figure  veramente  fon  ben  dipinte  ,  ed  hanno  molta 
bontà  in  difegno  ,  e  di  colorito  ,  come  altresì   la   Cvola   mentovata 
della  Beata  Vergine  è  degna  di  fom.su  laude   per  la  dolcezza  de'  fuoi 
colori  . 

Dietro  l'Aitar  Maggiore  di  S.  Lorenzo  ,  in  un  di  quegli  Altari 
di  Cappelle  ,  una  fua  tavola  fi  vede  efpofta  ;  btnche  alquanto  con- 
fumata da  tempo,  ma  più  dall'umido  ,  nella  quale  vedefi  effigiata 
la  Beata  Vergine  coi  Bambino  Gtsù  ,  con  alcuni  Angioli  in  gloria  , 


e  da 


214  Vita  di  Raimo 

e  da  baffo  vi  è  S.  Antonio  «la  Padova ,  San  Girolamo  ,  e  San  Gio: 
Battifta  ,  ed  in  quefta  tavola  vi  è  la  firma  «  che  ftà  fimilment»  nel 
quadro  del  S.  Euftachio  nella  Chiefa  di  Monte  Vergine  *  ma  con 
queft'  anno  1494-  Una  delle  migliori  opere  fue  ,  che  molto  bella  fi 
vede  nella  Chiefa  fuddetta  ,  de' Monaci  di  S.  Guglielmo  da  Vercel- 
li ,  nella  prima  Cappella  ,  entrando  in  Chiefa  ,  dalla  parte  del  Van- 
talo ,  è  quella  ,  che  rapprefenta  S.  Euftachio  jnginocchioni , 
avanti  la  Cerva  ,  che  tiene  fra  le  corna  il  Crocefiffo  ,  ed  ove  fi  vede 
la  fua  firma  in  cifra  ,  col  millennio  del  i  foi.  ;  Opera  veramente  de- 
<*na  di  laude  ,  e  per  V  azione  del  Santo  ,  nel  quale  fi  vede  efpreffa 
la  maraviglia  divota  ,  e  l'umiltà  in  quell'atto  dell'adorazione  del  Cro- 
cefiffo ,  e' per  l'accompagnamento  del  Patfe  ,  e  delle  figurine,  che 
l'accordano,  non  pub  farfi  di  meglio ,  ne  con  più  naturale  imitazione 
del  vero . 

Per  queft'  opere  mentovate  merita  Raimo  ogni  laude  ,  benché 
poche  elle  fiano  ;  perciocché  ,  non  le  molte  opere  coftituifeono  il 
valent'  Uomo  ,  ma  la  bontà  dell'opere  lo  rendon  degno  di  buona  fa- 
ma ,  e  di  onorata  memoria  ;  E  quefta  mia  propofizione  viene  auto- 
rizzata dal  concetto  ,  che  già  ne  fece  il  Cav;,lier  Ma/Timo  Stanzoni  , 
dapoichè  offervate  le  pitture  di  Epifanio  ,  le  ftimò  degne  delle  fue 
laudi  ;  come  ne  fan  teftimonianza  le  fue  parole,  che  in  memoria  del- 
la virtù  di  quello  Artefice,  ne  laf/iù  fcritte  ;  le  quali  note  fedel- 
mente qui  fotto  ripor faremo  ,  giacche  di  queft' opere  molto  poco  ne 
fcriffe  il  Notajo  Crifcuolo  ,  nominando  folamente  Raimo  per  valent' 
uomo  ,  con  farne  in  alcuni  altri  racconti  brevifsima  ricordanza  , 
e  fecondo  gli  accadeva  la  bifogna  ,  ha  egli  accennato  più  tolto ,  che 
deferitto  le  opere  di  Epifanio  ;  ma  fempre  perb  con  laude,  chiaman- 
dolo ,  Virtuofo,  e  valente  Pittore  ;  per  la  qual  cofa  merita  il  Cri- 
fcuolo  alcuna  fiufa  ,  fé  non  fece  una  più  lunga  memoria  ,  forfè  per 
la  fcarfità  delle  opere  di  quello  Artefice  ;  o  che  foffe  ancora  probabil 
cofa  ,  che  le  notizie  di  quello  Pittore,  fi  foffero  dfperfe  aflieme  con 
altre  di  altri  antichi  Profeffori  del  dife°no  a  noi  del  tutto  ignoti  ; 
porgendoci  argomento  a  quello  dubbio  l'efferfi  dilperfo  il  fine  dell'eru- 
dito ,  e  dotto  difeorfo  di  Marco  da  Siena  ,  che  nel  principio  di 
quefto  libro  fi  legge  ;  Contutto^ib  ,  non  pub  dirfi  perb  ,  che 
dal  Cnfcuolo  foffe  (lato  Raimo  obliato ,  dapoicche  in  alcune  altre 
notizie  ne  fece  poca  si  ,  ma  onorata  menzione  ,  con  le  feguenti  pa- 
role : 

„  Come  anco  de  Raimo  ,  che  fu  valente  Pittore  ,  lo  quale  flu- 
„  diai  da  Silvestro  Buono  ,  e  le  pitture  a  S.  Maria  la  Nova,  e  alla 
f,  Nunziata,  fono  da  valente  Maeftro  ,  che  fé  confervano  bone  ,  e 

fre- 


littore .  2  i  5 

„  frefche  ,  e  lui  dipinfe  opere  a  frefeo  ,  ma  che  non  ci  fono  più  ;  Ma 
„  Io  ditto  Tefauro&c. 

E  qui  degne  ciò,  che  da  noi  fu  riportato  nella  Vita  citi  Tefauro  » 
badando  ,  che  ne  abbia  regiftrata  memoria  per  efièrne  onorato  un 
tale  Artefice  :  Che  però,  viva  dunque  ficuro.  il  Virtuofo  »  mentrecche 
verrà  tempo  incili  li  faran  palefe  i  fuoi  preggi  ,  chi  fé  ben  egli  non 
farà  da  un  tal  Scrittore  commemorato  in  tal  tempo  ,  verrà  ben  dopo , 
chi  di  lui  farà  parola  vedendo  l'opere  fue  ,  e  fcriverà  le  fue  laudi  » 
come  appunto  è  avvenuto  a  qu.-fta  no(}ro  Pittore  ,  il  quale  eflèndo  poi, 
per  mezzo  delle  fue  belle  fatiche  »  venuto  in  cognizione  del  Cavalier 
Mafsimo  mentovato  ,  e  conofcmtolo  per  quelle  un  Valentuomo  ,  ne 
regiftrò  la  memoria  in  quelli  fenfì  ,  per  poi  formarne  la  Vita  » 

„  Si  deve  far  memoria  delle  due  tavole  nel  Capitolo  di  S.  Ma- 
„  ria  la  Nova  del  S.  Gio:  Battilta  ,  e  del  S.  Francefco  fenza  barba  , 
M  dipinti  da  Raimo  Epifanio  figlio,  o  nipote  dell' ultimo  Telauro  , 
,»  del  quale  è  ancora  il  S.  Euftachto  »  che  ila  dipinto  in  una  Cippel- 
„  la  alla  Chiefa  di  Monte  Vergine  ,  che  tutte  fono  pitture  molto  flu- 
„  diate,  e  perfette  ,  fecondo  l'ultime  fcuole  cadenti  del  noilro  Zin- 
„  garo  ,  e  quello  dipinfe  tutta  la  Sacrillia  di  S.  Gio:  Maggiore  ,  ed 
„  in  altri  luoghi  a  frefeo  ,  eflendo  Pittore  ftirruto  ,  e  fu  bravo  Ar- 
,,  chiretto  ,  facendo  con  fuo  difegno  la  gran  Cappella  del  B.  Giaco- 
,,  mo  della  Marca  ,  per  il  Gran  Capitano  ,  del  quale  fece  molte  voi- 
«  te  il  ritratto  .  Quelli  ritratti  non  fono  venuti  in  noftra  cogni- 
zione . 

Ed  ecco  dalla  pregiata  p^  nna  del  Cavalier  Sranzioni  ,  con  poche 
note,  fatta  palefe  al  mondo  la  virtù  di  Raimo  ;  anzi  dalle   medefime 
fue  pitture  ;  il  quale  mi  p^rfuado  ,  che   fulTe    Difc^polo  non  fola  dsl 
fuo  Parente  nominato  Ttrfturo,  ma  che  averle  affu  apprefo  ,  e  da'  Don- 
z-lli  »  e  da  Sifveftro  Buono  y  come  notbil  Cnfcuolo  i  Concioffiacofa- 
ebe  quella  maniera  nelle  fue  pitture  imitata  li  Vede  ,  come  fpiega  l'an- 
zidetto Cavalier  MaiTImo  in  quelle  paiole  »  ove  dice  :  V ultime  Scuole 
cadenti  dal  noftro  Z'nganj  .  Cosi  credo  ancora  ,  che  po:o  tt-mpo   do- 
po dipinta  la  mentovata  tavola    del  S.  Euflachio  ,  non  molto  vecchio  , 
vernile  a  terminare  i  fuoi  giorni  ,  giacché  dal  Cavalier  già  detto    non 
vien  nominata  altr' opera  dopo  quella  da  lui  dipinta  ;  laonde  termi- 
nando quello  racconto  ,  terminaremo  altresì  il  corfo  di  quello  mio 
primo  Libro,  e  dando  ripofo  alquanto  ali  agitata  mente  »  ed  alle  gi\ 
ilanche  membra  ,  per  le  fatiche  (offerte  di  più  anni  ,    per  rincontrare 
l'opere  ,  le  notizie»  i  tempi  »  e  le  fcritture  di  varj  Archivi, con  pub- 
blici ,  e  privati  Klromenti  per  non  errare  ,  o  al  più  meno  ,  che  lufie 
fiato  poflibile  ,  con  udirne  i  faggi  pareri  dagli  Uomini  Scienziati  ,  a' 

quali 


2 1 6      Vita  di  Raimo  Pittore. 

quali  confefTar  mi  debbo  molto  tenuto  ,  e  più  che  a  tutti  a'  Virtuofif, 
fimi  Letterati  D.  Matteo  Egizio  ,  Gio:  Battifta  di  Vico ,  e  D.  France- 
(co  Valletta  ,  i  quali  veramente  come  verj  Patrizi  »  non  han  ricufaCo 
fatica  ,  per  la  quale  fufle  fatto  palefe  al  mondo  »  l'onore  di  tanti  Arte; 
fici  del  Difegno  ,  e  della  Patria,  infieme . 

Fine  della  Vita  di  Raimo  Epifanio ,  e  della  prima  Parte 
delle  Vite  de*  Pittori ,  Scultori ,  ed  Architetti 
Napoletani. 

Laus  DEO  ,  &  Beat*  MA  RLE 
femper  Virgini. 


T    A    V   O   L    A 

PER  ORDINE  DI  ALFABETO 

De'  Nomi ,  e  Cognomi  de'  Profeflòri 

del  Difègno  ,  e  delle  cofe  più 

notabili . 


ANdrea  Ciccione  Scuhore,ed  Archit .car.Zl.Va  a  fittola  di  Mafuccit 
Secondo.Erigge  la  Cbiefa  dì  S. Maria  dell'Attinta  a'  Signori  della 
famiglia  Pignatelli ,  e  riedifica  la  Cbiefa  di  S.  Croce  prejfo  quella 
'  dì  S.  Agofiino  ,  f 'tr  ordine  del  Cardinale  Rinaldo  Brancaccio  88. 
fa  varie  Sepulture  a'  Signori  Napoletani .  Per  ordine  del  Re  La- 
dislao ,  e  della  Reina  Madre  erigge  la  Cbiefa  di  S.  Marta  ,  ed  ab- 
btllifce  la  Cbiefa  di  S.  do:  a  Carbonara  ,  ornandola  di  marmi  ,  e  fa 
altre  fabbriche  89.  Per  ordine  di  Gurrello  Origlia  erigge  la  famofa 
Cbiefa  di  Monte  Oliveto  .  Morte  della  Reina  Margarita  ,  e  fua  Se*, 
poltrirà  fatta  da  Andrea  .  Morte  del  Re  Ladislao  e  fua  cagione. 
Sepoltura  ordinatagli  dalla  Reina  Giovanna  Seconda  fucceduta  al 
Reame  di  Napoli  .  Defcrizione  della  Sepoltura  del  Re  Ladislao  % 
e  [noi  Elogj  90.  91.  92.  Morte  di  Ser  Gianni  Caracciolo  ,  e  fua  fe- 
polt  tir  a  [colpita  da  Andrea  ,  e  fua  ifcrizione  .  Elogio  di  Lorenza 
Valla  95.  Erezione  del  P alaggio  di  Bartolomeo  di  Capita  nella  /'rada 
Ercolenfe.  Tempio  anticbjjìmo  d'Ercole  in  detta  I  rada  .  Cbiojtro 
di  S.  Severino  eretto  da  Andrea  ■,  ove  poi  vi  dipinfe  il  Zngaro  94. 
Difegni  lafciati  in  morte  di  Andrea  ,  /opra  i  quali  fi  erige  poi  la 
Chieja  del  Fontano  .  Sepoltura  di  Francefco  Caracciolo  .  Morte  di 
Andrea  . 
'Angiolillo  detto  Rpccaderame  pittore  1  fi.  Fu  de'  Scolari  delT.ìngaro. 
Varie  fue  opere  \  52.  1 5-3.  Beghini  Co/fu; atore  di  que'  Pittori  , 
che  dipingono  più  d'un  azione  di  una  fol  perfona  in  un  quadro,  la* 
certezza  circa  il  tempo  della  fua  morte. 

L  e  Agno* 


Agnolo  Anìeilo  fiore  Scultori,  ed Architetto  iS%.  fiorì  che*  il  146? 
terfuafofarfi  Pittore  appbca  alla  Scultura  .  Ti  a  Scuola  Ai  Ari ~ 
Area  Ciccione  169.  Sue  opere  ,  e  Sepoltura  belliljìma  in  S. Domenico 
M*9gtore  .  Tavola  di  marmo  con  S.  Giro/amo  170.  Ahra  canS.Eu- 
flachio  .  Sepoltura  di  Carlo  Pignatelli  rimafa  imperfetta  per  fu* 
morte  .  Giovanni  da  Nola  fuo  Difcepo/e  fri)  lafuddetta  Sepoltura  . 
V  irie  fabbriche  fatte  da  Agnolo  Alitilo  171. 

Agnolo  Franco  Pittore  109.  Apprende  la  pittura  da  Gennaro  Ai 
Cola  ,  s'  innamora  delle  pitture  di  Giotto  ,  e  fi  propone  imitarlo 
no.  Varie J "uè  opere  in  S.  Domenico  Maggiore  ,  e  in  S,  Gi  :  Evan- 
geli/fa de'  Pappacodi .  Dsfcrizione  delle  Storie  112.  1 1 }.  114.  For- 
me Gotiche  ufate  in  que'  tempi ,  a-ri  discapito  delle  buone  regole  . 
Incertezza  della  f uà  morte  . 

Agnolo  Sole  Scultore  209.  fu  di  Terra  di  Lavoro  .  Citato  da  D.  Cam  l- 
lo  Sufi  ni  -,  ma  con  errore  ;  M  dal  Cava  li er  Majfimo  St  arnioni ,  che  gli 
dà  titolo  di  buon  Mae/ro  . 

'Antonio  Bamboccio  da  Piperno  Scultore  ,  Architetto  ,  e  Pittore  142. 
Tiene  con  la  Madre  in  Napoli  ,  ove  il  Padre  lavorava  di  /cultura  % 
'  fi fa  fcolaro  di  Mafuccio  ficondo  .  Andrea  Ciccione  ajutò  a  per» 
fez'onare  il  Bamboccio  145.  J 'uè  opere  .  Fa  gli  ornamenti  alla  por» 
fa  del  Pifcopiu  Napolitano  per  ordine  del  Cardinale  Arrigo  Minutalo 
144.  Deferi zione  del  lavoro  della  Porta  .  E'  decorato  con  una  Ba- 
dia donatagli  dal  fuddetto  Cardinale  145".  Sepoltura  del  Cardinale 
146.  Porta  ornata  di  /culture  di  marmi  alla  Chiefa  di  Artufio  Pap- 
tacoda  ,  *  f uà  i forinone  147.  Sepoltura  faticatijftma  dell'  Aide- 
mar  e  feo  in  s.  Lorenzo  ,  ove  pofe  il  fuo  nome  .  Vi t ture  del  Bamboc- 
cio 14&.  Bufatilo  da  "Urbino ,  e  Tra  Bar t ohm. 0  di  s.  Marco  s*infe- 
gnarono  a  vicenda  149.  Ragioni  perche  dijtefame-,ite  di  tale  Art^fice^ 
fi  è  fcritto  .   Morte  d°.l  Bamboccio  e  fue  laudi  1  fo. 

Antonio  Solario  detto  il  Zingaro  Pittore  ,  ed  Architetto  ri  8.  Tari 
ofmpj  della  forza  d'Amore  .  Nnfcita  di  Antonio  ,  e  fua  prufejftone 
di  Ferrajo  I  19.  Tede  la  figliuola  di  Colantonio  ,  e  fé  n'innamora  ì 
La  chiede  al  P*dre  .  T\ijpojta  di  Colantonio  .  E'  favorito  dalla  Cor- 
ti nella  promejja  di  afpettar  dieci  anni  per  divenir  Pittore  .  Parto 
da  Napoli  per  apprendere  la  pittura  120.  Lipfo  Dalmafi  fifa  fuo 
precettore  121.  fuoi  progrejfi  nel  difegno  ,  e  vari-  fue  pitture  122. 
Titture  ad  olio  del  1409.  Ojjt-rva  l'operare  d'altri  Mae/1  ri  in  Ita- 
la .  RJtorna  a  Napoli  non  conofeiuto  ,  e  fa  il  ritratto  alla  Rjin* 
Giovanna  feconda  125.  dalla  quale  è  chiamato  Colantonio  per  far 
giudicare  le  pitture  del  Zingaro.  Spesò  colei  per  cui  divenne  Pit» 
tare  124.  Ordine  della  Rjina  per  la  fentenza  di  Colantonio  ;  cht) 
fojje  chiamato  il  Zingaro  .  Op-re  del  Z:ng?m  in  vari  luoghi  .  Gur- 
rello  Griglia  gran  Prcionotario  dei  t\cgno  .  Manto  maruvigliifo  di- 
pinto 


finto  taf.  e  Te  fle  fimi  le  alt  andriè  de"  tempi  nofiri  .  Crtfc intinto 
iti  mare  nel  1400.  in  circa  127.  Opere  in  varie  Chi  e  fé  .  CroctfiJJi 
miracolo/o  che  parlò  a  s.Tommafo  Ai  Aquino  128.  Pitture  del 
Chiojìro  di  s.  Severino  ,  e  che  rapprefentano  13  e   Abbaglio  dell' En* 

1.1    r.l ...         AL-.     1.1/- /: «/./7?.~,_    r  .  «       Tri.     • 


r  5  r-  A  li  re  pitti 


/jptfr  d'Haro  Marchefe  del  Carpio  ,  ?  Viceré  di  Napoli  i;7.  //  f<z- 
/ir/'  no»  fece  niuna  menzione  di  quello  Artefice  138.  Abbaglio  del 
i\  Orlandi .  Il  Zingaro  chiamato  a  Roma  dal  Papa  139.  ,M?r/*  */?/ 
T.ingaro  i  7W  Discepoli  ;  /««  /d«^j  ,  «  difetti  nelle  cofe  dell'Art* 


140.  141. 


B 


BUowo  <&'  B«o»/  186.  /or;  »?/  1410.  fu  Scolaro  di  Colantonio  del 
Fiore  ,  ^>»  <j//ro  ordinario  Maestro  .  Sue  opere  .  E'  ajutato  da 
Silveftro  fuo  figliuolo  1 87.  fue  lodi .  Ma  èfuperato  da  Silvefiro  usila 
pittura  1  ■$■««  ^/o'".'/  . 


COlantonio  de!  Fiore  96.  fua  nafcita  ,  e  fuafcuola  alla  pittura  97. 
PViv/  pareri  intorno  a'fuoi  Maeflri .  Lodato   da  molti  Scrittori  . 
Immagine  di  s.  Antonio  Abate  nella  fua  Chie fa  al  Borgo  »  fatta  per 
ordine  della  Regina  Giovanna  prima  . 
taroh  dell'Engenio  nella  fua  Napoli  Sacra  98.  Altre  pitture   operate 
prima  di  quella  99.  Ecce  Homo  miracolofo  nella  Chiefa  di  S.  Loren- 
so  .  Pitture  in  s.  Angelo  a  Nido  .  Studj  di  Colantonio  per  rinvenir 
re  la  dolcezza  del  colorilo  101.   Immagine  dipinta   nel  muro  del  pa- 
lagio  de'  Signori  della  famiglia  Caracciolo  «  tagliata  ,  e  trafportata 
nella  Chiefa  della  ss.  Nunziata  procejfionalmente  .  Altre  pitture  per 
crdine  del  Cardinale  Bjiinaldo  Brancaccio  102.   Turbolenze   di  guer- 
ra inforte  nel  Bearne  di  Napoli  .  Morte  infelice   di  Carlo  III.  di  Du- 
razzo  in  "Vngaria  ,  cou  altri  avvenimenti  nel  Regno  ,   come    dalCo* 
fìanzo  .   Dopo  quietate  le  guerre  Colantonio  dipinge  per  ordine  della 
Reina  Giovanna  II.   Immagine  di  s.  Anna  in  s.  Maria  la  Nuova  con 
altri  Santi   io?,,   s.  Girolamo  in   s.  Lorenzo    m  aravi  gli  ofo  .  Varale 
dell'Engenio  I04.  Varie  ragioni  intorno  al  dipingere  ad  olio  .  Auto- 
rità del  manofcritto   di  G  io:  Agnolo  iof.  Varie   opere,  riportate 
da  lui  ,  e  dal  Cavalier  Majfimo  Si anziani    106.  Varj  Scrittori  che 

E  e     %  lo» 


ladano  Colantonio  r  07.  Errori  circa  le  pitture  ad  olio  ,  ragioni  ,- 
ed  autorità  .  Colantonio  in  quanta  Jìima  fu  tenuto  dalle  Heine  ,  e 
I{e  A/fon fo  primo  1 08.  Fu  t affato  a  pagar  la  rata  per  l'Arco  Trion- 
fale di  Alf on f"  primo  .  Morte  di  Colantonio  ,  e  fuo  accompagni  amen- 
to  per  ordine  d  l  R^e  Alfonfo  alla  fepolt tira  .  Tremuoto  ornbiUJftnto 
'nel  1 446.  in  Napoli . 


Filippo  detto  Pippo  Te f auro  27.  fidato  dalla  f cuoia  per  andare  a 
7  eder  dipingere  li  Vittori  28.  fifajcolaro  de'  Fratelli  de'  Stefa- 
ni .  Varie  cpnre  da  lui  dipinte  .  Uccisone  del  B.Nicola  Eremita  in 
s.  Maria  a  Creolo  .  Per  ordine  della  Pagina  Maria  dipinge  in  quel- 
la Cbnfa  i  fatti  del  B.  Nicola  29.  e  nella  Cappella  avanti  s.  Maria 
d  l  principio  .  Deferi 2Ìone  delle  Jìorie  30.  Altre  open  in  varie 
C'hiefe  32.  Diligenze  ufate  dall'Autore  per  ritrovare  le  piarne  di 
"Pippo  ,  e  di  altri  amichi  Maejrri  54.  fua  morte  circa  il  1520. 
francefeo  di  Mae]  ro  anione  84.  Apprefe  dal  padre  la  pi  ti  ir,  a  ,  e  fé. 
ce  alcune  opere  8  f .  PiJJè  agiatamente  86.  Notizie  del  Notajo  Cri* 
fenolo  0   e  del  Cavalier  Ma  fimo  . 


GAfpare  Ferrata  e  fua  memoria  208.  e  209. 
G*nnarodi  Cola  f2.fua  nafeita  l^.fu  fcolaro di  Maeftro  Simone, 
e  condifcepolo  eoa  St efanone  .  Varie  opere  dipinte  da  Gennaro  74« 
Vita  di  s.Ludovico  Vefcovo  di  Tolofa  dipinta  da  Gennaro  per  ordine 
della  \eina  Giovanna  prima  7  f.  Morte  di  Gennaro  di  male  di  tifi- 
eia  in  età  quafi  giovanile  77. 

Giacomo  de  Santi s  8 1 .  Apprende  l'Architettura  da  Mafuccio  fecondo. 
Pejie  di  Napoli  nell'anno  128?.  cefjata  ad  inter ceffone  di  s.  Pelle- 
grino 8  2.  Erezione  della  Chitfa  dedicata  al  Sa  .tofuddetto  ,  ed  al- 
tre fabbriche  .  Te/io  del-Nuajo  Pittore  circa  qUìflo  Architetto  ,  e 
fua  morte  83. 

Guglielmo  M  naca  206    Kj  Ferdinando  primo  di   natura  crudele,  e 
vendicativo      Congiura  de'  Baro-li  .   Per  ordine  di  Ferdinando  Gu- 
glielmo gettò   le  porte  [capite  di  bronzo   che    fono   nel  Caliel  nuovo 
207.  Valla  di  ferro  deferiti  a  dal  Giovi  0,  e  fua  critica.  Verfi  fcolpiti 
fitto  le  fiori  e  a  08. 

M.  Mn- 


M 


MA'flro  Simene  Vittore  64.  Circa  cb>  tempo  fi»-/  i  fu  difeepoh  ài 
P'ppo  T  filtro. Vari  e  fue  opere,  ma  ha  puco  g'i.lo. Venuta  ài  Giot- 
to in  Napoli  6  f.Vede  l'opere  ài  Maeltro  Simoitie,e  le  vanta  al  ReRober-. 
to  66.  lo  fa  àiping  re  con  lui  varie  cofe  .  Immagini?  ài  S.  Antonio  in 
S.  Lorenzo  àipinta  a  frefeo  Si.  Abbaglio  de'  Scrittori  no'  ri  .  Alt* 
torità  àelNotajo  C'i fenolo  ,  così  dei  Cava/ter  Muffino  lo.  71.  Mor- 
te ài  Maefiro  Simone  72. 

'Ma/uccio  primo  Scultote  ,  tà  Architetto  17.  futi  nafeita  ,  efruo/a 
di  Uìt  vecchio  Pittore,  eà  Architetto  ,  che  fu  il  Pitture  àelCro- 
cefijfo  che  p, ir  lo  al  Dottor  Angelico  s.  Tommajo  à' Aquino  18.  E'  in* 
fegnato  ài  architettura  àa  un  Architetto  àdl'lmptraàor  Federico  , 
e  con  quello  vi  a  /indiar?  in  Roma  . 

Carlo  Primo  d'Angìò  acqui fl  a  HB^eame  ài  Napoli  19.  e  vi  fi  molte  fab- 
briche ,  ficenào  venire  Gir:  Pi/ano  .  Rjedijic azioni  del  Pi/copio  Ni- 
poti t  ano  20.  Orrendo  Ve f prò  Siciliano  ,  e  fuoi  eff.-tti  .  Prigionia  del 
principe  Carlo  ,  e  morte  ài  Carlo  primo  .  Erezione  àella  Chiefa  ài 
s.  Domenico  Maggiore  21.  varie  ragioni  circa  l'anno  ài  tale  erezio- 
ne  ■,  e  autorità  graviffime  .  Chiefa  di  s.  do:  Maggiore  edificata  àali' 
lmp-raàor  Ccftantino  rifatta  da  Mafuccio  .  'iia.nufcrit.to  dal  Nat.:- 
jo  riportato  come  tefio  24.  Varie  Sepolture  fatte  da  Mafuccio  e  fu  a 
morte  . 

tMafucc'o  feconào  %f.fua  nafeita  ,    e  batte  fimo  fatto  da  Maluccio  pri- 
mo 36.  fi  fa  fuo  fcolaro  .  Morte  ài  Mafuccio  primo  ,  onà'ei  fi  perfe- 
ziona con  i  fuoi  parenti  .    Varie  fue  opere  37.    Va  in  R\oma  .   I(e  Ro- 
berto fuccede  alla  Corona  di  Nipoti  ,  e  fu-  lodi  5 8.   Ordina  l'erezione 
del'a  Chiefa  di  s.  Chiara  ,  e  varj  accidenti  occorfi  .   Ritorno   di  Ma- 
fuccio in  Napoli  40.  Ragioni  di  Mafuccio  fopra  la  fabbrica  di  s. Chia- 
ra mal  cominciata  .  Sepoltura  di  Caterina  d'duliria  41.  Chiefa  del- 
la Maddalena  eretta  dalla  Reina  Sancia  .  Chiefa  àella  Croce  ,    e  fuo 
Jìto  ,  e  Chiefa  àella  Si.  Triniti  42.  Chiefa  e  Moni-fiero  dì  s.  Martino 
eretto  da  Carlo  Ilare  42,.    col  Caflél  s.  Eramo  .   Morte    àella  Reina 
Maria  ,  e  J uà  fé poh tira  43.    Pericolo  àella  Chiefa  di  s.Francefco  ri- 
parato da  Mafuccio  44.  Fabbrica  di  s.  Chiara  compiuta  4^.   Venuta 
di  Giotto  .  Morte  di  Curio  lllu'ire  ,  e  j ita  fé poh tira  46.  Fabbrica  bel- 
hffima  del  Campanile  ài  s.  Chiara  48.  Ragioni  lutar  no  il  capitello  d\ 
órdini  Jonico  49.  //  Va  fari  vide  il  campanile  ,  ma  non  ne  fece  parola 
fa.  Ifcrizioni  intorno  al  campanile  fi.  e  f2.    Arco  maravigli ofo  su 
la  porta  di  s. Chiara  .    Varie  ftpolture  5"^.  Carlo  primo  d'Argia  erejfe 
!..  Chi-fa  ài  s.  Lorenzo  ^4.  è  finita  con  l'arco  maravigli ofo  44  Mu fac- 
cio . 


ciò  .  Morte  Ai  Re  Roberto  .  Sepoltura  di  Re  Roberto  f  f.  Chitfa  di 
s-Gio:  a  Carbonara  ,  ed  altre  fabbriche  f6.  5"?.  morte  fune/a  di 
Giovanna  prima  ,  e  fua  fepoltura  %%.  ma  è  tra/portato  il  fua  corpi 
nella  Chiefa  di  t.  Francefco  in  Puglia  nel  Cajie/lo  di  Muro  .  Ingrati' 
tudin*  dì  Carlo  IH.  di  Durano .  Ragioni  dell'innocenza  della  Reina 
^.e  fua  ifcrizione  fepolcrale.  Altre  fabbriche  fatte  da  Ma/uccio  60. 
feri  ito  del  Notajo  61.  morte  di  Mafuccio  in  età  decrepita  63. 

Matteo  Sanefe  Pittore  116.  Perchè  fi  fcrivt  di  cojìui  che  è  Sanefe  • 
Fiorì  nel  14  io.  Il  Zingaro  ojfervd  il  fuo  modo  di  operare,  ed1 
eomponere  le  Jlorie  .  Stragge  de'  SS.  Fanciulli  Innocenti  nella  Ckie" 
fa  di  S.  Catrina  a  Formella  de'  PP.  Predicatori  117.  Culuri  ma- 
ravigHofi  che  fono  in  quella  pittura  .  Alcune  altre  opere  di  Mai- 
tea  1 18. 

Mino  fìel  Regno  Scultore  204.  Per  non  avere  altre  notizie  ,  che  quelle 
ne  dà  il  Safari  di  qui  fio  Artefice  ,  fi  riporta  ciocché  egli  uè  fenfle  . 
Alcune  ragioni  a  favore  di  Maejfro  Mino  aof. 

N 


Nicola  di  Vito  \VT-  Da  fanciullo  non  volle  attendere  alla  pittura 
con  rammarico  del  Padre.  Applica  alle  lettere  178.  Morto  il 
Padre  ,  applica  con  tutto  lo  fpirito  alla  pittura  .  Con  molta  fatica 
appena  arriva  ad  ejfer  mediocre  Pittore .  Sue  opere  in  vari  luoghi  . 
Sua  natura  allegra  180.  Per  fua  allegria  ,  *  feftevole  conver (azio- 
ne 1  fa  diverfe  np'.re  ,  e  vien  connumirato  fra  Pittori  dal  Notajo 
Cri  feudo  .  Sue  burle  fitte  a  divsrfe  p.rfone  .  Rapporto  de*  feruti 
del  Notali  184.   Morte  di  Nicola  1 8  f. 


P 


Pietro  de' Stefani  Scultore  .  l.  Sua  nafeita  circa  //1230.  Incli- 
nato alla  pittura  ,  va  a  fcuola  col  Fratello  da  un  Mae[iro  ,  che 
anche  operava  di  Scultura  .  2.  Qjferva  le  fìat  uè  di  Caflore  ,  e  Poi- 
luce  ,  come  ancora  altre  fìat  uè  antiche  .  Si  fente  inclinato  alla 
Scoltura  >  fi  varj  Crocejtjfi ,  lafcia  del  tutto  la  pittura  al  fuo  fra- 
tello ,  il  quale  avea  meglio  difpofizione  di  lui  in  quella  .  3.  Isotta 
del  Re  Manfredi  ,  e  acquijfo  del  Regno  di  Napoli  da  Carlo  prima  £ 
Angiò  .  4.  Re  Carlo  fé  venire  da  Firenze  Giovan  Pifano  Architet- 
to -,  ritorni  alla  patria  dell'  Architetto  Mafuccio .  f.  Affluen- 
za di  Mi  Cuccio  alle  fabbriche  per  la  partenza  di  Gio:  Yifano  .  Re 
Carlo  fi  riedificare  il  Pifcopio  Napoletana .  Varie  famiglie  vi  erig- 

gOUO 


gatto  loro  Cappelle  .   'Ragioni  per  le  quali  gli  antichi   Pittori  figura- 
vano affai  grandi  le  facre  imnagini.  Erezione  della  Chi  e  fa  .li  S.  Eli" 
fio  .  6.   Morte  di  Papa  Innocenzo  IV.  in  Napoli  •>   e  fua  fepo/tura  . 
La-ori  d   P.etro  nel  Pifcopio  .  7-   Morti  di   Carlo  primo  d'Angid. 
8.  Croc  fijfo  Con  altra  forma  di  Croce  .    Erezione  della  Cbiefa    di  Sa» 
DoYien'  co  Maggiore  ,  e  [culture  di  Pietro  .  Sue   opere    nella   Cap- 
peJla  de'  Mi nutoli  mi  Pi/copio  .    io.   Scritto  di  Gio:   Agnolo  ij.  Li 
due  Re  Carli  Angiomi  non   chiamarono  da   Firenze    altri  Artefici  , 
perche    li  aveano   in  Napoli  .   Sepilture    lavorate  da   Pietro  ,    e  di 
quelle  de"  Minutali  ne  fa  tejlimonianza  Gio:  Boccaccio  .  Morte  di 
Pietro  in  vecchiezza  i 6. 
Pietro,  e  Polito  del  Donzello   iff.  Kafcita  di  Pietro  circa  gli  anni 
I40f.   Il  Paìre  lo  manda  a  [cuoia  di  gramatica  ,  ed  Aritmetica  i 
Morte  della  Madre  ,  e  peonde  nozze  del  Padre  con  una  giovane  Fio- 
rentina .  Na[cita  di  l'olito  .   Il  Padre  lo  vuole  applicare  ne' Tribu- 
nali .  I figliuoli  tirati  dal  genio  alla  pittura  vaino  a  Jcuda  di  Ca- 
iani onio  I  f6.    Agnolo  Franco,  prende  «ff  sione  a1  due  fratelli  .  Morti 
del  Padre,  e  feconde  nozze  della  Madre  ■!.■'  Donzelli  con  Agnoli  Fran- 
co I  17-  Ritorno  drl  Zingaro  in  N>pot;  ,  e  fua  gran  fatica  .    1  Don- 
zelli vanno  a  fcuola  di  lui  dove  fono  come  a  figliuoli   infognati  .  Sol- 
dati £.  Aìfonfo  I.  prendono    Napoli  per    ["  aqued  tto    I  f  8.  Fabbrica 
di  Poggio  Reale  .   Opere  fatte  a  Poggio  Reale  .  Li  Donz'lli  apprendo- 
no Architettura  daGiulian  da  Majano. Abbaglio  del  Va/ari  per  l 'Ar- 
co del  Re  Alf>nfo  .    F^a giani  per  altri  abbagli  I  f9-  Morte  di  Giulia- 
no in  Napoli  l6o.  Ferdinando  I.  fuccede  alla  Corona  del  Regno  .  Con- 
giura de'  Baroni  dipinta  a  Poggio  Reale  di  fuo  ordine  .   Pitture  lo- 
date dal  Sannazaro  con  fuo  fornito  \  Si.  Vari  e  opere  de*  Donzelli  nel 
Refettorio  di  S.Mari  a  la  Nuova  1  6  a.  Ritratto  del  Pont  ano  ,  e  di  Al- 
fo:ifo  II.  Re  Ferdinando  ordina  a  due  fratelli  un  ift  JJo  foggetto  16$. 
Pittnra  di  Piètra    1  64.  Pittura  di  Polito  .  Partenti   di  Polito  con 
B  nsdetto  da  Majano  p"r  Firenze  ,   Incertezza  del  ritorno  di  Polito. 
A.'fre  '.pere  di  Pi-tro  i  6f.  Pitture  lodate  in  riguardo  a   que'  tempi 
166.  Morte  di  Pietro  167. 

R 


RAimo  Epifanio   Tefauro   Vittore  zc*).  Fior)    nel  1480.  in  chea  , 
Fu  fcolaro  dì  SUveftio  Buono  ,  e  divenne   pratico   Pittore   aio. 
Su    opere  che  fi  veggono  ,   ed  altre  perdute  ai  1.   lo  iati  dalCrifcuo» 
lo  lì 4.,  edalCav.  Maffmo   a  1  f.  Compimento   d.-lla  prima  par- 
te a  16. 


A  Iman  Papa  il  Vecchio  Vittore  1^2.  Sua  uafcita.Veie  le  pitture  del 
Zingaro  ■>  e  fante  tirar  fi  alla  pittura  .  Vii  a  j "uà  [cuoia  ,  e  diviene 
%uqn  Vtttnr,-  :  Sue  opere  17?,.  Fernando  Confaluo  di  Cordua  ,  detto 
il  G  an  Capita -io  ,  erejfe  il  Cappellone  a  S.Giacomo  della  Marca  in 
S.  Marta  la  Nu,va  174.  Altre  op  -re  di  Simone  fecondo  il  Crifcuo- 
lo  r'Vf.  Mòrte  di  Mi-ijiro  Simone  176. 
}iao"ro  St  fanone  Vittore  72.  N'Ha  fcuola  di  Maejìro  Simone  fi  fa 
compagno  di  Gennaro  di  Cola  7}.  Ajuta  Gennaro  in  varj  lavori  . 
Tribuna  di  S.Giovanni  a  Carbonara  con  varie  fiorie  dipinta  7 6. Mor- 
te ài  Gennaro  di  Cola  77.  Ver  la  qttal  cofa  compi f ce  lui  le  pitture 
della  Tribuna  .  Pitture  nella  Cappella  del  Seminario  al  Vefcovado 
78.  Altre  Pitture  di  Stef anone  .  Sua  morte  79.  e  giudizio  circa  la 
futi  maniera  . 


L  Tefauro  r9*.  Sua  nafcita  198.  Vk  a  fcuola  di  Silvepro  Buono: 
Si  propone  arrivare  ad  una  perfezione  ,  ove  altri  Vittori  non  erano 
arrivati  ,  con  fermare  una  nuova  maniera  .  Rinnova  le  pitture  del 
fuo  antenato  al  Vìfcopio  guajìate  dal  tremuoto  199.  Lodi  de"  noftri 
Scrittori  per  le  dtte  pitture  ,  ma  ora  Jon  fiate  rifatte  con  duolo 
delle  nofire  arti  .  Lodi  di  Francefco  Solimena  .  Rj tocca  le  pitture 
diGennaro  di  Cola  ,  e  di  Maejìro  $t  efanone  in  S.  Giovanni  a  Carbo- 
nara  ,  che  avean  patito  per  f  umido  .  Varie  fue  pitture  citate  dal 
Not'fj  Già:  Agnolo  200.  Chi  e  fa  eretta  da  Artufio  Vappacoda  di* 
pinta  dal  Tefauro  .  Dfcrizione  de' fette  Sagramenti  *  e  loro  con- 
cetti  201.  Lodi  d  Ile  pitture  del  Tefauro  .  Il  Celano  loda  le  deferi t- 
te  pitture  al  Cavali er  Luca  Giordano  ,  che  per  cunofità  va  a  veder- 
le 202.  ,  e  l  Ida  al  fudetto  Celano.  Tefauro  lodato  dal  Cavalier 
Stanziarti  203  Lodato  dal  Nuotajo  Crifcuolo,  e  fua  defcrizione  . 
Cagione  per  la  qual*  alcuni  nomi  degli  Artefici  del  d'fegno  vengon9 
ignorati  da  noi .  Incertezza  del  tempe  della  fua  marte  204» 


Fine  4elP  Indice . 


ERRORI  PIÙ'  NOTABILI: 


CORREZIONI. 


nel  mente 
quali  in  degno 

«Agnone 


darli 

operorono 

leggio 

imagini 

lavororono 

Cimabece 

Venire 


l' inteftine  guerre 

(coltura 

prezzorcno 

Palaggio 

li  Altari 

Collocate 

ftatue  tondi 

coci  ellendofi 

n  quelle 

Sagriftia 

fé  'eggcno 

dal  cnto 

adornano 

fuddetto 

Ciu  ciuolo 

oglio 

accrr  b?ro 

tir  reno 

terminato 

in  onma 

pregg.o 

qo  ita  Chiefa, 

dip,ntevi 

1QMQ  L 


Al  In  Tr?fazione. 
pag.  6.     nel  mentre 
7.     quali  indegno 

Al  difcorfo  di  Marco  Aa  Siena, 


P32 


9- 

Anguone 

Al  Proemio. 

li. 

dargli 

li. 

operarono 

12. 

Riggio 

»?• 

immagini 

?r. 

lavorarono 

n. 

Cimabue 

**■ 

venire 

Nelle  Vite. 

g.  i. 

e  l'inteftine  gner 

IJ 

fcultura 

J, 

prezzarono 

2. 

Palagio 

2. 

gli  Altari 

2. 

collocate 

2. 

ft.icue  tonde 

3- 

così  tfTendofi 

3- 

in  quefte 

A- 

Sagreftia 

% 

fé  ne  veggono 

2. 

a  canto 

ii. 

adornarono 

12. 

fuddetti 

!?• 

Cavu.ciolo 

16. 

olio 

19- 

accrebbero 

20. 

tirarono 

20. 

terminata 

21. 

prima 

22. 

pregio 

24. 

quella  Chiefa 

28. 

dpiqte 

su  dell'Aitar 

52. 

sa  l'Aitar  Maggiore 

dal  Pippo 

**• 

da  Pippo 

per  disinganno 

26. 

e  per  dilfinganno 

diverf.<mente  crederono 

?6. 

diverfamente  han  creduto 

Regia  Ercolenfe 

36. 

Regione  Ercolenfe 

di  Paola 

42. 

da  Paola 

forfi 

Sì- 

forfè 

in  su  gli  occhi 

S6. 

su  gli  occhi 

Filamiro 

f8. 

Fdamarino 

que' 

70. 

quelli 

allegata 

7?. 

allogata 

Cupuletta 

74- 

Cupoletta 

▼ole 

74. 

volle 

neila 

7S-. 

nella 

Gamavero 

78. 

Camauro 

EHfao 

78. 

Elifeo 

i  narrativi 

79. 

inarrivabili 

delle  Tue  opere 

80. 

dalle  fus  opere 

parola 
e  migliori 

80. 

fa  parola 

8;. 

e  le  migliori 

trafcuragine 

84. 

frafcuratezza 

più  curando 
Gioftanni 

84, 

più  curano 

89. 

Giovanni 

quele 

89. 

quale 

forfè 

92. 

forfè 

Siriandi 

9?- 

&  rianni 

i  fuoi  nobiliflìmi 

94- 

i  fuoi  nobiliflìmi  motti 

e  di  effi  fotto 

98. 

e  di  fotro 

in  fua  prima 

99- 

nella  fua  prima 

«  o  poi  il  Cav: 

104. 

e  poi  il  Cavaliere 

che  in  que'  primi  tempi 

108. 

che  in  que'  tempi 

•'  invogliafTe 

109. 

s' invogliò 

egli  Bamboccio 

in. 

egli  il  Bamboccio 

Vinegiano 

U9- 

Viniziano 

in  fra  de'  quali 

122. 

fra  de' quali 

Ser  Giovanni 

12?. 

Ser  Gianni 

per  fegno  dell'umiltà 

129. 

per  contrafegnar  V  umiltà 

le  tette  figure  di  cottili 

ir- 

le  tedi  dipinte  dacoltui 

fi  fecero 

m 

.     fi  fece 

Orlando 

i?8 

Orlandi 

Artefici  di  tempi 

MJ 

Artefi.i  di  que'  terrpi 

al 


flambi  ccio 
e  rvl  f  -ntale 

>!a 
'  f 

come  quelli 

pf-rf.Ltiffime 

effi.'iorono 

f    -tir 

dal  N.  Signore 

lnogo 

iu  quei 

volfe 

dipiute 

polfedereno 

che  a  quefta 

e  che  da  alcun 

trattando  conobbero 

uà  fineftra 

percibcech 

perveauta 

forfi 

una  tavola 

Pietro  Polito 
di  buon  fapere 
C/ilefe 

pregg* 


al  titolo  ." 
144.     Ant.  Ramboccio; 
144.     eh.  nel  frontale 
144.     a  federe 
if'l.     fcuola 
ivi.     fcala 
1  f6.     come  quelle 

162.  perfettifìlme 

163.  effigiarono 
16}.     fattale 

16?.     di  N.  Signora 

163.     luogo 

165".     in  quei 

168.     volle 

174.     dipinte 

17  5.     poflederono 

178.     che  a  quella 

178.     o  da  alcun  altro 

180.     trattando  lo  conobbero 

180.     fm  fineftra 

182.      perciocché 

184.     pervenuta 

188.     forfè 

190.     tavola  veramente 

210.     Pietro  ,   e  Polito 

310.     di  buon  fapore 

212.     Chiefe 

2if.     pregi 


VITE 

D       E* 

PITTORI, 
SCULTORI, 

ARCHITETTI 

NAPOLETANI; 

Non  mai  date  alla  luce 
da  Autore  alcuno. 

SCRITTE      DA 

BERNARDO   DE    DOMINICI 

NAPOLETANO, 

tomo   secondo: 


IN    NAPOLI,    MDCCXLIII. 

Per  Francefco ,  e  Crirtoforo  Ricciardi ,  Stampatori 
del  Real  Palazzo  . 


Con  Licenza  de*  Superiori, 


PREFAZIONE 

DEL 

SECONDO  LIBRO 

DELLE    VITE 

De' Pittori,  Scultori,  ed  Architetti 
Napolitani . 

V  Agita  il  Ufo  ,  allorché  io  Cominciai  a  fcrivere   la  Boria    dille 
Vite  de   noflri  Artefici  del  difegno  ,   non  credetti    di  avere  ad 
incontrare  tante  ,  e  così  gravi  difficoltà  quante  fon  quelle  , 
che  mi  fi  fon  parate  dinanzi  «  ne  che  aveffi  a  trovarmi  in  tan- 
te anguftie  ,  che  forni gliar  dovejfi  ad  agitato  Navigante  ,   il  quale  dop» 
aver  fojferto  crudel  tempefta  in  alto  mare  ,  truova  maggior  il  periglia 
nella  vicina  terra  tra  gC  intricati  fcogli  ?  eh;  irreparabil  rovina  mi- 
nacciano alfuo  naviglio  .  Tale  per  appunto   io  mi  vidi  ,  alLr  quando 
Compiuto  avendo  il  primo  Tomo   di  quelle  vite  ,  e  volendo   il  Seconda 
incominciare  ,  nel  far  poi   la  rafjegna  delle  notizie  ,  e   nelT  ordinarle 
adattatamele  ,  conobbi  de*  più  moderni  le  migliori  mancarmi  \    Dap- 
poiché finite   quelle  fammi  ni  iir  atemi   dal  Notajo  Pittore  ,   ed  altresì 
quelle  del  Cavali'r  Stanzoni  ,  nel  cercar  poi  accuratamente  contezza 
di  Coloro  ,    che    dopo  Majfimo   operarono  i  pennelli  ,  gli  fc alpe Ili  ,   *    le 
fquadre  ,  mi  trovai  di  quelle  sprovveduto  ,  che    alla  vita  de'  più  va- 
lenti Maelìri  appartengono  .   Ed  ancorché  da  alcun  vecch  o  le  ricercajjtt 
ed  av'flìne  apprefe   molte  da  Nicola  Mari  gli  ano  >  difcepolo  del  fuddetta 
Cavali  r  Stanzioni  ,   tuttavia  vivente  ,   con  felicità   di  memoria   in 
età  di  novanta  ,  e  più  anni ,  Come  nel  primo  Turno  fi  diffe  ,  t  di  qual- 
che altro  pfeo   più  frtfco   d'anni  ,  contuttociò  ,  non  fapendo   quejìi 
ilìruirmi  di  m  Iti  aecejfarj  particolari  :   s)   dille  fcuo le  ,  dove  quejìi 
martìri  prima  l'Arte  apparar  ano  *   come  d;'  lor  viaggi  ,  de'ritorni  ,  e 
delle  opere ,  che  fedoni  in  varj  luoghi  .  Ch'  più  ?  infin  della  loro  morte 
nulla  fappiendo  ,  cioè  in  qual parte  forti JJe,  mi  è  convenuto  ufare  mol- 
ta fatica  ,  e  difpendio  p-r  invelìigarne    le  neceffarie  notizie  i  poiché 
non  fu  notata  da'nofìri  Scrittori,  nemm  n  la  morte  di  Andrea  Vaccar» 
Pittor  di  grido  t  chi  fiorì  in  tempo    dtlno'lro  celebre  Luca  Gicrdano* 

*      2  e  qut- 


e  qiteflo  è  AùC&ÌHto  fovvtnte  ,  per  la  troppa  trafcuratttta  che  effi  ufo* 
tono . 

Quindi  è ,  che  ie  appellar  foglio  cervelli  troppo  fecchi  coloro  i 
quali  fenza  punto  confiderare    quanto  gran  fatica  abbia  ufat a  qualche 
Icrittor  di  vite  ,  vada  qualche  abbaglio  di  Cronologia  ,  o pur  qualche 
altro  fallo   dell'  opera  malignamente   notando  ì  e  maffimamente   ciò  fi 
difdice  a  colui  ,  il  quale  per  efper  lenza  fappiendo  di  quanto  travagli* 
fiano  t  ai  fatiche  ,  quelle  di  alcun'  altro  »  che  prima  di  lui  già  fcrijje, 
cenfura  ,  e  tajfa  ;  non  ricordando  fi  punte  quanto  egli  jìeffo  abbia  Jìen* 
tato  per  rinvenire  con  maggior  accuratezza  quel  fatto  ,  che   erronea- 
menti  (forfè  per  difetto  di  lume  migliore  )fu  da  altri  narrato.  E  que~ 
fto  appunto  veggiamo  ejjere  adivtnuto  anche  a  gravitimi  Autor  iì  coma 
per  ef empio  a  Giorgio  fa  fari  ,  la  di  cui  lodai  iffima  opera  non  occorre 
Baldinuccì    qui  di  nuovo  rammentare  ',  poiché  dai  Baldinucct  vien  notato  ,   che 
Decennale    malamente  ei  diceffe  ,    nella  Vita  di  Simon  Memmi  Sanefe  ,  che  Coltiti 
primo  del    morire  fa  Siena  ,  ed  ivi  fuffe  fepellito   nella  Chi  e  fa    di  S.  Francefco  > 
fecolo  fecon       ^^    ave  a  fi  per  certo   dal  libro  della  compagnia  de'  Pittori  ,   ejftr 
d0"  morto  nella  Corte  del  Papa  in  Avignone  l   condonandogli  lo  (baglio  di  un 

anno  ,   ejjendo  morto  il  Memmi  non  già  nel  i  34  f.   ma  nel  1  $44.  ,   e  se 
ben  fi  vaglia  della  potente  ragione  ,  che  l'epitaffio  citato   da  quel gra- 
vijfimo  Autore  ,  giammai  non  fu  da  lui  ritrovato  ,  contuttocib  egli  è 
pale  fé  ,  ciò  che  moltiffime  volte   è  adivtnuto  ,  effer  fiate  tolta    le  me- 
mrie  anche  delle  perfone   più  ragguardevoli  per  nobiltà  ,  per  armi  ,  0 
per  lettere  ,  dopo  lo  fpazio  di  molti  anni  da'  Frati  ,  e  da'  cufiodì  delle 
Chiefe  ,  e  maffimamente  nella  innovazione  di  effe  ,  per  que'marmi  con* 
vertire  in  altro  ufo.  Come  appunto  accade  ora,  che  quelle  cofe  io  feriva 
nella  RjgnJ  Chiefa  di  S.  Domenico  Maggiore  t   che    come  è  noto  ad  ogni 
Cittadino  ,  i  marmi  ed  ifcrizioni  di  varj  antichi  Sepolcri  ,    di  fami* 
glia  già  fpente  ,  fi  fanno  lavorar  per  altr 'ufo  .   Così  Inficiando  da  parte 
la  di fp  ut  a   circa  il tempo  ,   che   il  mentovato  Si-none    ajutò  Giotto  in 
Bjjma  ,  dice  il  Baldmucci  ,  che  la  morte  di  Buonamico  Buffalmacco 
non  forti  come  il  Vafari  afferma  nel  1  340.,  ma  parecchi  anni  apprejjo, 
dapoichè  quefio  Pittore  fu  aggregato   nella  compagnia  de'  Pittori  l'anno 
15  fi.  Così  ancora  nota    lo  abbaglio  circa  la  morte   di  Taddeo  Gaddi  , 
e  nota  ,  che   Antonio  Veneziano  f uff  e   Fiorentino,  e  cognominato  da 
Siena  .    Così  parlando,  dell7  opere  di  que'  rnaellri  ,  dice  delle  figure,  che 
M*ravlg    .'  il Vafari  credette  ejjere  dell'  Orgagna    (quegli,   che  il  Baldinucci  Con 
delBal-  troppa  ,  e  moravi  gliofa  feccaggine  prova   dover  fi  chiamare  Orcanna  ) 
dinucci.        efier  opera   di  altro  Maejìro  i  quafi   che  in  Pittura   non  adiveniffe  allo 
fpeffo  ,  che  l'opere  di  uno  ,   anche   eccellente   Maef.ro  ,  fiano  riputate 
di  un  altro  ,   at.che   da' buoni   ed  efpirtififimi   Frofejfcri  i   ingannando 
tal  volta  la  fimi  gli  anza  delle  manitre  ,    oxtverp  le  imitazioni  di  efje  , 

Dice 


Dice  ancora  »  eh  il  Vafari  prefe  attaglio  parlando  della  fatua  di  ne- 
Jira  Donna  Affunt a  in  Cielo  %  che  fi  vede  nella  mandorla  ,  eh'' è  [opra. 
La  porta  del  fianco  di  S.  Maria  del  Fiore  di  Firenze  ,  perchè  ella  non 
è  miga  opera  di  Jacopo  della  Quercia  ,  ficcarne  afferma  il  Vafari  ,  ma 
fattura  di  Nanni  di  Antonio  di  Banco  .  Altri  fimili  Magli  ,  ed  an- 
che maggiori  fono  notati  dal  Baldinucci  (come  quello  di  Lorento  di 
Ucci  ,  e  t 'altro  che  il  Pontefice  Pafquah  cenfecrajfe  egli  laChiefa  di 
S.  Maria  Maggiore  in  Firenze  ,  quando  in  realtà  fu  veramente  Papa 
Pelagio)  quejti  aabagli  dico  ,  ed  altri  ,  fi  devono  condonare  allava- 
flit*  del  [oggetto  ,  alla  grandezza  dell'  opera  ,  [empre  glorio[a  del  Va* 
[ari  ,  ed  alla  diversità  degli  Autori,  che  per  lo  più  diverfamsnte  molti 
fatti  Ja[ciar ono  regi/irati  . 

Egli  è  ben  vero  ,  ed  è  majjima  incortrraflabile  ,  che  lo  Scrittore 
debba  efierfiagace  inveftigatore  de'  fatti  ,  e  foprattttto  de'  tempi  ,  ne1 
quali  quelle  azioni ,  ower  que'  cafi  [accedettero  .   Ma   quale  è  egli 
quello  Autore  ,  che  alcuna  fiori»  [crivendo  ,   non  venga   da  un  altro 
confutato  ,  o  notato  di  qualche  granchio  ?  Anche    i   Sacri  Scrittori 
[cno  flati  bjr faglio  alle  p:nne  di  altri  Efpfitori  ,  che  m 'glia    le  divine 
Carte  hanno  e[plicate  .   Per  la  qual coja  ragion  vuole  ,   che  [enfiti  fia- 
no  quelli  Autori  ,  che  [crivendo  fatti  ajfai  lontani  ,  e  da  molto  tem- 
po accaduti  ,  [econdo  le  notizie  ,  che  han  potuto  procacciarne  ,   le  ab* 
kiano  nella  medefima  gaifii  i  e   con  buona  fede   alla  poflerìtà   traman- 
date ;  baftando .,  come  già  di  fife  il  Baldinucci  nel  Dialogo  della  Veglia.,  J^y^à 
che  fi  prefli  credenza   a    que'  manuferìtti  ijìorici  ,    che  hanno  tutti  i  jej  Baldi- 
requifiti  necejfarj  a  fargli  autentichi  ;   e  f opra  tutto   un  carattere  di  micci  ,  nel 
veritieri  :   il  che  fi  f e  or  gè  dal  particolartggiare  -le  pruove  dell'  opere  ,  e  primo  tomo 
de'  foggetti  in  quelle  nominati  ,  e  dall'  efiere  fcritte  da'  Profeffori  dei-  ^e'J   °Pera» 
la  materia  ,  cui  deefi preflar  fede  neli'  arte  propria  ',  Come  il  Borghini  ]o~^l°    ^" 
cridè  a  do:  Villani  ,  per  quel  che  fi  attiene  alla  Fiorentina  monetai  ai  ConteCe- 
per ciocché  queflo  Autore  era  flato  de'  maejirì  della  Trecca  .   Quella  rae-C  re  Mdva- 
defima  avvertenza  ci  fiamo  ingegnati  di  avere   ancor  noi  •,   Ufficiando  &2  • 

indietro  le  notizie  manuferitte  di  alcuni  »  che   non  ejfenlo  Pittori  ,         ,2  "" 

in,.  ir     .  y  r         ■  ii      f  n    nel     Kipoio 

«20///  abbagli  necejjariamente  prefero  ;  come  p?r  ejempio  quelle  di  D.  jj    j^a^e[. 

Camillo  Tilt  ini  ,    che    nella  pubblica  libraria   di  S.  Angelo   a  Nido  ,  io  . 

de'  Signori  Brancaccì  fi  conservano  .    Egli  [erigendole  fieguì    lo  Engt-  Scritti  diD. 

ilio  ,    /*/  quale  ,  come  lui  non  ejj'endo  Pittore  ,  e  nulla  intendendo  delle  CamiJIoTu. 

maniere  ,   e  de'  tempi  ,   erroneamente  molte  cofi   n*.  laficiò  regiflrate',  -onr'       no 

e  m  affienarne  ut  e  di  due  Cola  Anton j  ,    e    di  due  Ciò:  Filippi  Crifcuoli,.^]^  );bra_ 

quando  altri  che  un  folColantcnio  ,  e  un  fiol  Ciò:  Filippo  tra  Napoleta-  ria    di     S. 

ni  Pittori  non  fi  contano  l  Laonde  per  ifchivare  al  pojfibile  qnejìi  erro-  Angelo  a_* 

ri  ,   abbiam  più  t olio  fegv.it o  ì  veridici  fcritti  del  Kotajo   do:  Agnolo  :V  ° '.  .- 

Crijcuoìo   ,   e   del  Cavali er  Mnjfvno  St anziani ,   ambzdue   Pittori   <&  c;3  jci  £„_ 

molto      genio . 


molto  nome  ,   che  le  gii  fcritte  memorie  de"  Napoletani  ProfeJJori  del 
Difegno  ci  lafeiarono  i  le  quali  fé  pure  in  qualche  cofa  fono  manche- 
voli ■   merita»  pur  dono  «  per  le  di  fiipra  apportate  ragioni  ,  e  perchè 
qualche  picciol  difetto   nelle  particolari  circoffame   non  dee  pregiudi' 
care  al  tutto  i   Del  rimanente  dobbìam  noi  rimetterci  a'  lor  gìudizj, 
tanto  piùvolontieri  ,  quanto  che  prima  di  loro  fu  nella  ftejfa  fentenza 
ilfapientijfimo  Marco  da  Siena  :  Come  dalla  fua  lettera  puh  conofcerfi 
Cicerone^»   appieno  ',   Imperciocché  ,  come  ben  avvisò  Cicerone  ,  alt  intelligenza 
nell'Orato-  del  Pittore  ,    ni  un  altra  intelligenza  fi  agguaglia  ,  ove  fi  abbia  a  giù- 
!£;,  dicare  di  Pittura  :   Multa  vidertt  Pi&ores  in  umbris  ,  qua;   nos   non 

Vi"a'0  de-lh  vicJemus  •  E  Fl'nio  il  giovane'.  De  Pidore  ,  Scultore,  e  FiAore  r 
Zeu/T  .  nifi  ArtifeX  jurlicare- non  poteft  :  E  però  le  cofe  della  Pittura  ,  da' 
Pittori  medefimi  è  di  mefìieri  ,  che  pano  giudicate  nel  f  inietti  gè  nza 
dell'  Arte  :  Onde  a  tal  propofito  ben  dijfe  N  coma  co  Piffor  Greco  ad 
nn fuo  amco  ,  che  maravigliava]!  divederlo  conforma  attenzione 
riguardare  la  Venere  dì  Zeufi  dipinta  a'  Crotoniati  :  Non  direfli  coti, 
fé  tu  gli  occhi  di  Nìcomaco  avejfi,  o  quelli  di  alcun  Pittore. 
,»    .  .■    ,  ,  Cosi  dunqne  condonando  un  qualche  abbaglio  ,  ed  anche  unqual- 

Profeflbr"  °be  errore  alla  molta  fatica  ,  che  dar  a  fi  in  formare  un  opera  lftorica, 
del  difegno  urnana  cofa  fa  compatir  tutto  ,  e  t  altro  %  come  appunto  han  fatti 
di  Filippo  alcuni  de'  nojìri  Letterati  alla  celebre  opera  del  mentovato  Baldinuc* 
Baldimic-  ci,  nella  quale  fi  reputa  gran  mancanza  il  pajfar  fotta  file nzio  due 
Vie  lei  cbiarìffimi  lumi  della  Pittura  ,  Antonio  Allegri  da  Correggio  ,  e  Ti- 
Corre»gio  x'ano  Vecellio  da  Cadore  j  E  pure  talfilenzio  fi  feufa,  dìcendofi,  ch'egli 
«ii  Ludovi-  tacque  del  Correggio  ,  forfè  per  afpettar  quelle  notizie  medefime  ,  che 
co  Anconio poi  n  ebbero  il  Pittor  David  ,  ed  il  P.  Orlandi  ,  e  in  tal  guifa  fuppli- 
David; Ma-  re  perfettamente  a  tutto  quello  ,  che  dalVafari  fu  tralaf ciato  J  ma 
Abecedari  C^e  P0'  ^a^a  morle  prevenuto  ,  non  potè  all'  opra  fua  dar  compimen^ 
Pittorico  t0  »  e  &  Tiziano  nen  fcrijje  ,  forfè  per  non  efporfi  a  contefe  co'  Fio* 
del  P.  Or-  rentirii  sdegnati  per  f  opere  non  avute  da  Tiziano  y  come  nella  lettera 
fondi .  nel  primo  Tomo  di  quefla  Storia  è  detto  .  Così  venendo  egli  da  me  few 

Jato  in  altri  particolari  ,   viene  ancora  difefo  ,  fé  nelle  notizie  de!  La. 
valier  Calabre  fé  ,  non  ne  lafciS  fcritto  il  vero  >  dapoichè  potè  ciò  ben 
avvenire  per  difetto  di  ch'i  richieflo  da  lui,  glie  le  mandò  falfe,  E  cer- 
tamente fu  mia  gran  ventura  laverie  udite  dalla  bocca  del  m?  de  fimo 
Cavaliere,  allorché  nel  1698.  io  fui  in  Malta  ,   ivi  condotto  dal  Pa- 
dre mio  -,  in  età  di  circa  14.  anni  ,   e  volentieri  ,  per  que'  me  fi    sh'ei 
fopravifie  ,   mi  andai  trattenendo  nella  f e  mia  di  si  eccellente  maeftrs. 
Ce^tanente  dovendofi  alla  floria  un  incorrotta  verità  ,  fé  avvitii 
che  quefla  b  Ila  virtù,  fi  a  contaminata  ,  0  da  maligno  livore  ,  ovvero 
da  cieca  ,  e  biafimevole  pafsione   di  uno  fcrìttore  ,   che  trapalando  i 
limiti  del?  amor  della  Patria  ,  la  faccia  degenerare  in  una  fmodera- 

ta 


tu  maldicenza  '•>   ed  in  biafitUO  di  quegli  Artefici  ,   che  in  altre  Cittì 
con  molta  laude  operarono  ,  ella  fi  rende  adatto  immeritevole  dell'ono- 
rato nome  diceria  .    Ed  ancorché  uno  Scrittore  non  abbia  veramente 
avuto  animo  perverfo  ,  e  maligno  ver/o  di  alcuni  maejlri  ,  *  mafsi- 
mamente  di  primo  grido  »  ad  ogni  modo  però  il  metterli  in  non  cale  , 
ed  innalzare  in  lor  vece  qualche  altro  men  degno  ProfeJJore  ,    bafia  co* 
Jìituirlo  reo  di  malignità  i  e  se  pure  alcuna  fcufa  afavorfuo  convien 
portare,   altra   nm  puh  portar  fi  ,  se  non  quella   della  f over  chi  a  fua 
passione  i   Vizio  ,  che  al  parere  di  D.  Nicolò  Gaetano  d'Aragona,  Du-      Avvertì. 
ca  di  Laurenzano  dee  aon  ognifiudio  eliirparfi  Aal  cuore  umano  .  Così  menti  ìntot 
appunto  ULomazzo    nel  fuo  libro  del  Tempio  della  Pittura  ,  per  dar  "°  ..  ?,' 
luogo  ai  fuo  Gaudenzio  Milanefe  nella  feconda  ni  e  chi  a(non  potendo  nella  n;mo  ftarn. 
prima  ,  che  conviene  al  gran  Mìchilagnolo  )  trafeura  il famofo  Cor-  pato  in  Na 
reggio  »  e  pure  egli  medefimo   nel  foglio  1 1  f.   dell'  opera  mentovata  ,  poli  nel 
canta  le  laudi  di  quello  divino  Arttfice  .  Or  dunque  se  egli  come  bra-  '7 ?*■ . 
vo  maejiro  conofeeva  il  valor  del  Correggio  ,  come  poi  trafcurarlo  nella  .  Cp Pw    e 
elezione  de'  fette  Governatori  della  Pittura  ?  Sicché  per  non  incolpar-  diGio:  Pa» 
lo  maggiormente ,  egli  è  d'uopo  apportare  per  fua  difeja  la  pafsiotte  lo  Lomaz- 
ch'egli  avea  per  Gaudenzio  per  la  quale  giunfe  ad  auteporlo  anche   al  zo  . 
Divin  ì\af nello . 

Io  so  bene  ,  che  da  taluni  farò  forfè  anche  io  hiafimato  per  aver 
dato  troppa  laude  alle  opere  di  molti  de'  nojiri  più  antichi  Artefici  % 
Ma  chi  favi ament»  viryà  quefe  laudi  ponderare  ,  troverà  ch'elle  non 
fi  ano  eccefsive  a  riguardo  di  qut'  tempi  ,  ne' quali  la  Pittura  era  af- 
fai povera  di  quelle  ricchezze  di  cui  oggi  va  ricca  ,  ed  adorna  ;  conti 
qui  fitto  demolir  aremo  i  Ne  io  per  innalzare  alcun  patriota  maelìro 
ho  giammai  bla  firn  ato  ,  o  pofpo/io  altri  dichiaro  grido  i  conofeendo  io 
molto  bene  il  valore  de'  gran  maejtri  ,  e  quello  de'  mediocri  i  laonde  dal 
giudizi of '  leggi tor  delle  /ione  ,  a  proporzion  del  valore  de'  foggetti  « 
debbun  dij'mguerfi  altresì  le  laudi  ,  se  ben  elle  talvolta  pajono  troppe} 
dapoicht  la  barbarie  Uefja  de'  tempi  ,  a  taluni  di  più  alto  ingegno  da 
Dio  dotati  ,  fa  fovente  meritar  quelle  laudi  ,  che  in  tempi  più  felici 
non  avrebbono  per  avventura  meritate  ;  ficcome  or  ora  dime llrerb  , 

Doto  la  venuta   de'  Barbari   nella   mi  fera   Italia   ,   mancarono  Barbari  d»- 

alf  intutto  le  ottime  difcipline  ,-e    le  principali   Città,  ove   le  Ar-  [)™?>Z\t011 

l  i  r  ■  i  t    »•/•  <"#    f  i  i  a  r  d  Jtalja  ,  e 

ti  nobilijsimt   del  dijegno  erano  giunte  al   colmo  della   perfezione  ,  dell'ottime 

furono     o  Incerate  dal  ferro  ,  o  confumate   dal  fuoco   ;    £  princi-  difciplinc . 

palmentenell'  alma  Città  di  f{cma  fi  videro  le  nojire  Arti  disarmate 

dalla  primiera  bellezza  ,  ed  a  tale  ridotte  ,  che  nulla  più  di  quel  bello, 

ed  ottimo  gufìo  rimafe  loro  ,  ne  di  quelle  doti  ,   alle  quali   erano  fate 

fublimate  dagli  antichi  Greci  Maefìri  .   In  tale  fìnto  di  cofe  ,  dopo  la 

partita  dell'  lmperador  CoJ'anfe  li.  ,  che  fpogliò   Qpma  dell'ultime 

relim 


relìquie  di  fue  belletti ' ,  *  dopo  altresì  Pejjer  fiate  quelle  predate  nel» 

Cortame-»    la  Sicilia  da  Saraceni  ,  e  quindi  tra/portate  alla  Cittì  di  Alejan* 

{  -o^T      \  ^r'a  nelf  Eg'tf0  »  incornine  iofsi  in  tempo  de1  Goti  a  formar  que'  fan* 

rimanente     *t>cci  y    del  etti  barbaro  ,  ed  informe  guRo  -,   continuato  infin  quafi  cfl 

dell'ottime  noflri  giorni  abbiam  veduto  Compajjìonevoli  efmpli  j  e  gli  Architetti 

fiatue,  e_j    altresì  ,  feguendo  Tufo  ,   e' 7  modo  di  qwlla  rozza  Nazione ,    comin- 

delle  bel-    eiarono  a  fabbricare  in  quel  modo  l   le  di  cui  ve/ligie  in  tante  Città  7 

m.     iUI        per  infinite  fabbriche  ancor  vppiamo  .  Ma  eplìno  da  tempo  in  tempo 
ma  ,  le  qua       ,  ,  ,     ,■  .    ,  ,„        ?s  .         .  s,  .  [      .      .       l 

fi  furon  poi  C°I  Ixtne  negli  avanzi  dell  ottima  antica  Architettura  cominciarono 

da'Saraceni  poi 'a  ravvederai ,  e  a  migliorare   le  fabbriche  ;   la   qual  cofa  vedut/t 
pedate.       da'  fnccejjori  f  ancor  ejjì tentarono  di  migliorar  la  Scoltura  j  mercè 
lo  ejempio  di  qualche  rara  reliquia  dell'ottime  antiche  fiatue  già  ftol* 
pite  d"1  Greci  \   L 'ultima  a  follevarfi  alquanto  fu  la  Pittura,  e  pur 
tanto  di  lume  ella  vide  ,  che  le  ballò  a  formare  le  immagini  in  buoni 
forme  ;  come  dagli  avanzi  di  efie  può  ben  connfeerfi  in  varie  ,  e  prin~ 
ci  pali  Citta  d'Italia  }  Fra  le  quali  Città  annoverar  fi  deve  fenza  al- 
cun dubbio   la   bella  Città   di  Napoli  ',  Imperciocché   avendo  i  Greci 
Maefìri  in  ogni  tempo  al  pofsibile  confervate  quefì'  Arti  ,    et  dee  ere* 
derfi  ,    che  in  Napoli  Città  Greca  di  origine  r  e  ne'  fecali  baffi  dal  Co^ 
Jlantì topo/i tana  Imperio  dipendente  ,  meglio ,  che  altrove  da  efsi  fuf" 
fero  efer citate i  come  ne  fan  fede  le  fabbriche  ,  le  Sculture  ,  e  quelle 
pitture  del  VII.  ,    ed  Vili.  f. colo  ,    le  di  cui  velìigie  ci  rimangono  ,  da 
noi  nella  dinanzi  accennata  lettera  già  narrate  r  Oltra   Ai   quelle  , 
che  in  Pozzuoli  ,   in  Salerno  ■>  in  Nola  ,    Benevento  ,   Capua  ,   Gaeta  » 
ed  in  altre  Città  del  Rfgno  ancor  fi  veggono  ,   ne'  principali  luoghi  ,  e 
mafsimamente  nelle  Cattedrali  , 

Grande  dif avventura  fu  eziandio  quella  che  accadde  alle  antiche 

pitture  Sacre  Y  eh?  a  d/fpetto  della  barbarie   aveano  pur  tentatogli 

antichi   Maejìri  di  confermare  ,  perchè  maggio-rmente  fiorijje    con  /' 

arte  della  Pittura  ,   o  della  Scultura  ,  anche  la  Cri  [liana  pietà  ,  da* 

poicchè  quafi  tutte  furono  rotte  e  fcaucellate   dalla  perfidia  ,  e  dalla 

IconoiVia-  fedeltà   di  Leone  Ifa-urico  ,  e   da   altri  leonomachi  Imper  adori  fuoi 

e  ho  ,  dalla  fuccejfori  .  Ne  contenti  ejfi  d'aver  puajìe  ,   e  bruciate  le  Sacre  Imma* 

voce  greca,  ginj  eh'  erano  in  Coflantinopoli  ,  perfeguitarono  con  Capital  fentenzd 

j-£  Vj.J"  ,a    yuafi  tutti  gli  artefici  a  lor  dominio '/ottopodi  i  Sicché  le  povere  Arti 

j|ne    g,  ,u  del  difegno  ,  non  avendo  altro  fampo  ,  firìcovrarono  ne  li' afila  de'  Mg* 

Macheftai  ,  àìfierj ,   e  nelle  mani  di  alcuni  Monaci  ,  ebe   come  feppero  l'  efere  ita» 

che  Signifi-  rotto  ;  finché  dopo    lo  f patio   di  molti  anni  »  fi  vide  in   I{pma  ,    ed  in 

ca  Combat-  Napoli  ,   nel/i  Secoli  IX.  e  X.  di  nuovo  qualche  cofa  di  buono  }   coma1 

2  di  e  ^°me  ancora  tteil*  Città  di  Bologna  ,  di  Firenze  ,  ed  altrove  .   Indi  dal  Bar* 

battitoi  de]   ^Arlffa  It^p'iadore  ,  fiimofo  ptr  le  fue  malvagità  ,  e  per  le  difeordie 

Jelwmagu   fitr'Jfms  acceft  in  Italie  }  furo»  di  nuovo  le  beli' dr fi   miferamente 

111  •  difper- 


difperfe  i  ContAndofi  filamenti  in  que*  tempi  alcuni  Greci  Mattivi  » 
che  malamente ,  e  con  poca  intelligenza   le   trattavano  .  Contutteciò      Federico 
nella  Città  di  Napoli  ,    in  Scorna  ,   ed  in  qualche  altra  Città  del  primo  Barbaroffa, 
ordine  ,  fu  tanto  di  buono  confermato  ,  che  poterono  con  quegli  tfem-  |jj    AlefanJ 
fj,  gli  altri  Prcfejfori  ,  che  pofci a  vennero  al  Mondo  ,  formar  loro  dro    III.  e 
immagini  ■,  fc  non  perfette  ,  almeno  ragionevoli  »  infino    alla  venuta    turbator 
A'  frfr/o  Pm»o  d'Angiò   alla  conquida  del   t\egno  ,  c/><?  /«  »? //'  /f«»o  delìi  Pace  ■ 
I26f.  ,  nel  qual  tempo  egli  è  certo  ,  che  quali  tutte  le  pitture  fifa' 
cevano  di  una  fola  maniera  ;  la  quale  fi  era  renduta  da  per  tutto 
univerfale  :  drude  dopo  la  venuta   di  Cimabue  ,    con  miglior  giudizio     q.         ,.  * 
lo  Eccellentiffimo  Giotto  y   trajje    la  fua  dolci /[ima  ,  ed  elegante  ma»    niofiflìmi 
niera  ,   abbellendola  \con  nuovi  ritrovati  ,  e.-/  invenzioni  j    co«?f  <?/-  Piccoli  Fio- 
tresì  tifarono  in  Napoli  que'  Mae/iri  ,    <r£ff  intorno  al  fuo  tempo  fori-  rencfnì  . 
rowo  ,  cime  apprejfo  dir  afri  . 

d>e  Cimabue  ,  *  G/orYo  ////fro  Rati  i  primi  rifrauratori  della  J,p£  ^!:e 
pittura  ,    cowe  i  Fiorentini  Scrittori  -,   ed  altri  dopo  loro  ajferifcono       [e  pj.jm^ 
f />«  coftantemente  negato  dagli  fpafsionatì  Profejfori  di  pittura,  e  di 
lettere,   affermando,    che  i  fiorentini  JcriJJero   prr  aggiunger  quello- 
altro  pregio  ancora   aliti  lor  Patria  ,   e    quelli  furono   il  Va  fari  ,   il       Bor»hìni 
Borghini  ,    ed  altri  fimili  ,  i  quali  fé  be-fuffero  Profejfori  ,   e    cono- nei  iuo  Ri- 
fcenti  dille  pitture  ,   e  delle  maniere  di  eJJ'"  in  varj  tempi  ufate  ,  ad  pofo  . 
ogni  modo  però  non  vollero  opporfi  alla  invecchiata  ,  benché  f alfa  cre- 
denza ,  pur  troppo  gloricfa  alla  lor  Patria  .   Ma  che   molto  innanzi  di 
Cimabue  ,  con  miglior  gu^n  fi  adoperale  la  Pittura  ,  anzi   che  bel 'li f- 
fime  fé  ne  facejfero  in  molti  Un^hi  ,  ce  lo  infegna  il  veraciftimo  ,  ed  ■ 
incontraftabil  tefiimonio  di  S.  Bernardo   Abate  di   Chiaravalle  ,   il 
quale  ,    animato  da   divin  zelo  «    efclamava  contro  alle    Pitture  , 
e   Sculture ,   che  fi  facevano  allora   ne'  Sagri   Luoghi  ,  di  mofiruv» 
fi  arabe/eh;  ,   e  le  fue  parole   fon   quefle    .     Patiamur     hsec    fieri    in        Bernan- 

V       ,    c  •       %     r  e       1  •  •  r  t-     '-"J  "eli  ApO 

hcclelia  ,  quia  k  fi  noxia  funt  vanis  ,  Iravans,  non  tamen   fimpli-  ,    •      nr 

.,  '  .  •       .  '     .      lOglaa   O  ll- 

CI  bus  ,  &  devotis  .  Cacterum  in  Clauftns ,  coram   lugentibus  Fratri-  gUelmo  n,o 

bus  »   quid   facit  illa  riciicula  monftruofitas  ?  Mira  qua?dam  deformis  naco . 

formofitas,  ac  formofa  deformit^s  ?  Quid  ibi  immunda;  fimia:  ?quid 

fri   Leones.'  quid   moiiftrucfi  Centauri  ?  quid  Scimhomines  ?  quid 

marulcla;  Tigrides  ?  quid  mihtes  pugnante s  ,  quid   Ven?tons   tubi- 

cinantts  ?  VideAs   fub  uno  capite  multa  corpora  ,  k  rurfum   in  uno 

corpore  capita  multa  .   Cernitur    hinc  in  quadrupede  cauda  ferpentis, 

illic  in  pifee  caput  qnadrupedis  :   ibi  beftia  prsftrt  Equum  ,  Capram 

trahens  retro  dimidiam  >  hinc  cornutum  animai  Equum  geftat  pofte- 

lius.   T?m  multa  denique  tamque  mira  diverfarum  formarum  ubique 

varietas  apparet  ,  ut  msgis  Iegere  Jibeat  in  marmoribus  quam  in  co- 

TOMO  11.  *  dici- 


dicibus  ;  Tocurrque  diem  occupare  (incula  ifta  mirando,  quam  in 
Jcge  Pei  meditando . 

La  gravissima  autorità  ài  un  tal  Santo  ,  è  ballante  a  convincere 
qualfifia  opinato  contrada  ttore  ;   e  pur  io  paffando  oltre  ,  ve  dimojlra- 
re  ancora  gPefemfij  (ielle  molte  Immagini  ,  che  mfino   «   no/tri  g'orni 
fi  confervano  .  E  rralafaando  quelle  del  Luterano  ,   della  Madonna  di 
Savoia  ,   di  quella  del  Mongiovi  ,  e  di  altre  ,  quafi  tutte  in  un  tem- 
FilibienVi-^p  ,    t  frima  di  Cimabue  operate  ,   oltre    adi»   immagini  dipinte    in 
re  de  Picco-  f  rancia  riportate  dalFilibien  ,   riporterò  fola  le  pitture  ,  che  in  Bo- 
T  1J      Ri     lo£»a  fi  veggono  ,  defcrttte  dal  Baldo  ,   dal  Bumaldi  ,  e  dal  Malva fia. 
maldiMSS-  ^ef£.0,7fi  'n  quella  Città  oltre  all'  antichifsima  immagine   di  S.  Maria 
Malvafia  della  Nfve  ,  quella  della  medefima  no/ira  Donna  nella  Chiefa  de'S  ivi 
nella    fua_>  ja  quale  è  pittura  de'  t  firn  pi  di  S.  Bernardo  .    V  immagini    di  Santi  > 
Felfina  Pie-  Coioriti  >nt  ,  ,9$.  prefj0  /„  porta  della  Cafa   del  Dottor  Alle  .  La  Ma- 
l'Apòjopica  d(,nna   alia  piazzuola  di  S.  Paolo  ,  contigua   a'  Scalpellini  ,  dipinta 
lettoa     in-  nel  1 1  80.  Il  S.  intento  Abate  in  S.  Maria  la  Nuova  del  1  197.  tutte 
nanzi  ai;«_^  dipinture  dell'antico  Guido  .   Nella  Chieja  della  Maddalena  la  Cappe!» 
Pitture    .di  ia  dilla  fam^lia  Freti,dipinta  infin  dall'  anno  1229.,?  circa  il  1240. 
ogna.      la  immagine  della  B.  V.  dipinta   su  le  mura   del  fecondo  recinto   della 
Città  »  di  più  l'antichiffima  detta  la  Cà  Jelvatica  .   Vi  è  eziandio  il  ri- 
tratto d;l  Patriarca  S.  Domenico  nella  Ckiefa  de'  PP.  predicatori,  di- 
pinto nel  fmpo  ,   chr  quel  gran  Santo  vivrà  .  E  quanti  ejempj  di  tali 
pitturi  j  veggono  in  Rjma  ?  Chi  mai  potria  tutte  annoverare  le  Sacre 
In.magirn  dipinte  nell'  antico  Tempio  di  Di  ai.  a  ?  Chi  quelle  fatte  nel 
tempo  di  Alatone  -,  cheju  Vapanel  67 9-  >  una  dil/t  quali   è  US.  Se- 
tahi ano  in  S.  Vietro  in  Vincoli  .   Le  molte  pitture  operate  in  tempo  di 
Foimofo,  circi:  l  890.  ,  e  più  innanzi  l'immagini  dipinte  fotta  Leo- 
ne '1  etto  nell'  800.  Le  pitture   in  S.  Grifigcno  ,   v/1128..  ,  quelle  a 
S.  Euf bio  ,  e  S.  Gregorio  )  in  tempo  d' Innocenzo  Terzo  ?  ed  altre, 
che  per  ijjere  molto  note  fi  tralafciano. 

Cos'i  appunto  se  ne  trovano  di  que'  tempi  nel  nofìro  Rjgno,  e  Cittì 
di  Napoli  ;  tome  per  ragion  d'efimpio  F  immagine  di  S.  Marta  Porta 
Cceli  ,  trovata  dipinta  nel  muro  innanzi  ilmilhfimo  .  Ma  che  dico 
di  mUlefimo  vedefi nell'  antica  Chieja  di  S.  Agnello  Abate,  l'immagi- 
ne di  nol>ra  Signora  avanti  alla  quale  faci  va  orazione  la  B.  Giovanua 
Mar  agana  col  fitto  Jp<fo  Federico  Fudericv  pt  r  vttuttr  prole  ;  td  avendo 
per  fua  intircefjone  ottenuto  S.  Agnello,  fu  indi  irmanzi  chiamata 
S.  Maria  Intercede-,  e  fu  trasportata  nelP  anzi  Su/ a  Chi* fa  da  loro  edi- 
ficata dive  oggi  fi  adora^circa  Fanno  ?20.  Il  CriCiffjo,  avanti  il  quale  a 
fi  dijctplirora  lo  ff/JJo  Santo  Abate  Agnello  ,  e  che  fi  conferva  tuli 
medefima  Chiefa  con  tanta  venerazicn  de' fedeli  }  V  immagine  dello 


fiefio  S.  Domenico  ,  pubblicata  in  Calabria  dal  frate  $  atri  fi  ano  per 
fattura  abile  ;  II  Crocefifih  ,  che  in  Napoli  parlò  all'  Angelico  Dottor 
S.  lo  nmafo  »  la  Teta  col  bullo  del  no/iro  glorio/o  Protettor  S.  Gennaro 
fatta  nel  duodecimo  fecolodi  tanta  perfezione  nel  getto  ,  che  ferve  di 
pruova  di'  buoni  Arr-fiti  di  Scultura  ,  che  fiorivano  allora  ,  oltre  i 
molti  altr;  efempj  .  La  no/ira  Dm»a  di  Campiglione  ,  S.  Maria  dell' 
Arco  ,  cfuella  di  Montever^ine  »  &.  Maria  delle  Grazie  prejjo  la  Mari' 
na  detta  volgarmente  del  Finn',  Comi  ancora  la  Madonna  delle  Graziti 
collocata  dal  B.  Agoflino  di  Aljìjì,  nella  Chiefa  da  lui  eretta  p:r  li  Fra- 
ti Minori  OJJervanti  ,  ove  ora  è  il  ~airtl  nuovo  J  La  Chiefa  di  S.  Ceci- 
lia tutta  dipinta  ,  donata  da  Equizio  Padre  di  S.  Mauro  ,  al  S.  Padre 
Benedetto  ,  ed  altre  immagini  da  tempo  immemorabile  dipinte,  oltre 
di  quelle  prima  di  Cimabue  operate  ,  e  mentovate  nel  Proemio  della 
prima  parte»  Per  quelle  immagini  adunque  rimati  provato  ,  che  non 
fola  in  Firenzi  ,  ma  in  molti  altri  luoghi  ancora  fi  avanzò  la  Pittura, 
e  che  in  tempo  di  Cimabue  ,  e  di  Giotto  vi  eran  Pittori  m  Napoli,  che 
a  '.ti  ragionevolmente  operavano  ,  e  che  i  primi  l{e  Angioini  fervironol 
Comi  nella  prima  parte  di  guefi*  opera  fi  è  appien  dimagrato  j  Scor-  Lettera-» 
gendofi  ancora  per  tante  pruove  ,  che  fenz"  alcun  fondamento  dall'eru-  fcritta  ali' 
dito  Gaetano  Berenlladt  mi  fu  ferii  to:  Che  i  Fiorentini  concedevano,  Autore  da 
che  in  Napoli  ,  ed  in  altri  luoghi ,  vi  fujjero  i  Pittori  ,  ne'  tempi  da  ^ljenEe* 
noi  deferii  ti  ',  ma  che  quejìi  fofiono  di  que'  mifer  abili  Grecuzzi,  avan- 
zo contri^ atto  della  Pittura  ;  Dapoichè  le  laro  opere  qui  rammentate 
fanno  fde  a  chi  vorrà  ojfervarle  ,  che  la  cofa  va  altrimente  j  come 
gii  difii  Marco  da  Siena  nella  fu  a  lettera  ;  E  per  maggiormente  dimo- 
strare quanto  fia  vero  Ciò  che  mfin  ora  abbiamo  divifato  ,  ci  è  piaccia- 
to  ancora  di  qui  riportare  il  te/io  di  Gio:  Agivi*  Crij cuoio  ,  che  ne'fuoi 
già  noti  feri t ti  ,  dopo  la  notizie  di  Gio:  da  Nola  in  un  capitolo  così 
ragona  . 

Ma  per  farmi  da  capo  all'eccellente  Pittura  ,  dico  che  Q  rra  no- 
tizia di  noftri  Pittori  lino  dal  tempo  di  Coftantino  Magno  ,  e  lo  Pitto- 
re fi  chiamava  Tcfauro  ,  l'antico  ,  che  fé  ne  vedono  l'opere  a  lo  Pifco- 
pio  ,  come  fi  dirà  .  {  Qui  vuole  inferire  qui  Ilo  ,  che  già  egli  fcnjjr  di 
quello  Pittore  ,  nelle  notizie  di  Fi Vppo  Te/auro  .  Però  lafiiando  que- 
llo ,  ci  furono  anche  nell'  800.  Pittori  *  che  in  quell'  anno  ,  0  poco 
più»  fuo.efle  il  miracolo  de  lo  gran  Serpente  ,  e  lo  G  nti  omo  fece 
dipingere  l'imagine  de  la  Madonna  ,  dopo  fabr.cata  la  Chiefa  di  Bifi- 
lio  ,  dove  oggi  ancora  fi  vede  con  gran  divozione  .  Oi>ì  ci  fono  aitre 
imagini  Sante  di  poco  più  appretto  ,  dove  che  prima  ne  abbiamo  mol- 
ti del  1200.  in  varie  Chiefe  ,  che  fi  vedono  ,  e  feguitano  de  lo  1  }od. 
dove  che  dopo  noni  mancarono  mai  più  Pittori  ,  come  fi  vede  in  qu^- 


t     »  fto 


fio  i  i6y.  in  cui  fiorifcono  tanti  valentiffimi  Uomini  ;  non  effendo 
paifato  gran  tempo   de  la  morte   di  Go:  Antonio  d'.Jm>to  ,   Z'o  del 
prefnte  ,  di  Simone  Papa  ,  di  Cefare  Turco  ,  e  pò  avanti  de  lo  ec- 
cellente Andrea  Sabatino  de  Salerno  ,  lo  quale  fu  dif  ep' lo   de  Israe- 
le ,  e  fece  cofe  famofe  ,  come  fi  vedono  .  Con  che  avendo  la  Divina 
Providenza  fattoci  tante  grazie  ,  è  di  dovere   che  lo  fappia   il  mondo, 
accio  che  non  refti  ingannato  da  le  faìfe  fuppfzi  ni  di  chi  ha  fcritto, 
Intende   dì  e  di  chi  friverà  .  Non  negandoli  come  nell'  altre  parti  deferitte,  fof- 
Fiorenza  de  ce  Encora  aumentata  la  virtù  de  la  Pittura  ,  Scaltrirà  ,  e  Architettura, 
Vaiar'      "   già  decantata  ;  Ma  non  così  che  in  Napoli  ce  ne  f>ff°  (tata  mancanza 
mai  ;   come  fi  vede  che  l'Architettura  a  ogni  trmpo  fiorì  ;   dove   che 
fi  conofee  veramente  ,   che   hanno  mancato   li  noitr.  Scrittori   di  farà 
eterna   la  memoria  ctelli  loro  Virtuofi  Cittadini  ;  come   dalli   noftri 
fcritti  ,  e  dall'  opere  loro  fi  vederà.  Crifconius. 

E'  ben  vero  peri  ,   che  la  Pittura  ,   la  Scultura  ,  e  F 'Architettu- 
ra ,  tuttavia  erano  ajfai  mancanti    di  quelli  bellezze  ,  che  fuol  darle 
la  perfezione,  e  V  intelligenza   dell'  aite  ,  cin   quelli  ornamenti., 
che  portano  feco  la  cognizione  del  buono  ,  e  Vittimo  gufìo  nelt*operarei 
t  ciò  procedeva  dall'  ijìejfe  perfecuzioni  ,  guei  re  ,  di  finizioni  ,   e  mi- 
ferie  ,  per  le  quali  cadendo   a! fendo  qusjtt favore  Arti  ,   molto  poi  ci 
voleva  per  follevarle  alquanto  ,  non  che  per  2  innalzar  le  al  primiero  loro 
fplendore  :   anzi  fptjfu  avveniva  ,  che  in  vece  di  ejjer  ri  dorate  ,  fi  ve- 
deva»"  p'ù  folio  maltrattate  ',   come  accadde  nel  principio  ,   e  nel  cor- 
fo  del  decimo  fecolo  »   cottcicfiacofachè  i  Maefìri  di  allora  credendo  mi- 
gliorarle ,  le  ridujjero    in  una  forma  univrfale  ,   eriufeì  il  rimedio 
quajì  feggìor  del  m.ile  ',  poiché  ornando  ejjì   le  fabbriche   di  minutiifi. 
me  bagattelle  ,  [opra  l'ordine  Gotico  ,  ed  inventando  acutezze  pira- 
midali ,  le  refero  trite  ,    e  prive   di  quella  maef'ofa  grandezza  ,   eh' è 
converti  e  ut  e   air  ottima  Architettura  .    La  Scultura  anche  fervendo 
a  queir  ufo  t  niente  migliorar  fu  veduta  ;   e  la  Pittura  fi  divife  in 
due  unìverfali  modi  di  adoperarla  ,  che  noi   maniere  chiamamo. 
Due  manie.  Due  furono  dunque    le  maniere  ,  che  per  tutta   Italia   comune* 

re    uni  ver-  mente  fi  tennero  ,  luna  antica  ,   e  che    dalle  antiche  pitture  degli  ot- 
fali    di  Pit- fimi  maef.ri  Greci  cadea  ',  tutta   dolce,    con  ragionevoli  componi» 
tura  ,    co-  meKtì ,  e  con  vaghezza   di  colori  condotta  ,  la  quale  in  Napoli  fufe- 
cucio"  "^  ^S>  i'i,tatn  »    '>fi1!0  a^e  fltttire  del  Zingaro  i   ed  è  quella  mede  firn  a  ,  chi 
Ledi    ,;[  Giotto  con  tanto  bncti  giudizio  fe  g  u;  ,    e  con  fomma  fua  laude   abbellì, 
Giotto  fio.  mercè  àelF  imitazione  del  naturale  ,  e  del  fubi.me  dono  di  buon  ciu- 
.'cucino  .       Sirio  concedutogli  dall'  Eterno  Fattore  i  E  fimi  Intento  fu  quefra  ma. 
tiìera  feguita  da  altri  g  iudiziefi  Pittori  5  come  fi  vede  in  Napoli  dalle 
pitture    il  Tcmwafo   de'  Stefani  ,  e  di  Filippo  Tefauro  ,  dì  Mae/fro 

Siwc- 


Simone  ,  e  eli  altri  Artifici  mflri .  V  altra  maniera  fu  quella  ,  cht 
anche  infino  a'  tempi  noj'ri  ma  in  maggior  Copia  vggiam  ,  in  quella 
pitture,  che  comunalmente  ,  Zingaresche  fi  appellano  ,  cioè  alia  ma- 
niera del  Zingaro  condotte  ■>  non  già  che  dal  Zingaro  ellafujfe  Hata 
inventata  ,  com-  alcuni  erroneamente  han  creduto  i  dapoichè  non  fola 
in  f{j,ma  ,  e  in  Napoli  ,  ma  in  Firenze  ,  ed  in  Bologna  ,  e  in  altri  luo~ 
ghi  eziandio   ella  veniva  adoperata  ,   e  Matteo  Sanefe   la  introduce   in  Tavola    in 


la  entrando  in  Chiefa  j   la  quaf  opera  ,  con  altre  ,  fan  veracijjìmo  te- 
Jiimmio  di  quanto  io  dico  .  Qujndt  è  »  che   Cola  Antonio  del  Fiore  vo-  Colantonìa 
lendo  ufare  la  dolcezza  della  prima  maniera  ,  per  correggere  alquanto  del   Fiore-». 
la  fierezza  ,  e  caricatura  della  feconda  ,  trovò  filosofando    il  bel  modo  moderato- 
ci' e'  tenne  ,   di  unire  con  una  certa  pajiofita  ,   e  tenerezza    i  J'uoi  Colo-  re'  e  n  ,  ,." 
ri  ì  e  confervarc  tanta  unione  n> ile  parti  ,  che  fu   la  fua  maniera  te-  p:ttura  ; 
nuta  rn.tr  avigliofa  in  que'  tempi' ;  e  così  fece  anche  alcun  altro  mae- 
ftro  che  dopo  lui  volle  giudizio] amente  adoperare  i  pennelli  . 

Ma  pure  molto ,   i?  molto  rejiava   ancora   per  potere   quejìe  no/ire 
Arti  alla  pe.fzion  pervenire  i  dapoichè  non  per  anche  fi  avea   un  per- 
feti  JJì  io  efempio    eia  feguitare  ,   che   in  se  tutte   le  parti   compiuta- 
mente  avejje  congiunte  ,  e  nella   Fi t tura  mafjimamente  ,  alla  quale 
non  bacava  ilfoccorfo  delle  antiche  li at uè  ,  come   alla  fcultura  ;  Che 
se  be,ie  da  noi  molto  fien  lodati  i  Maejtri  ,  che  in  que'  tempi  fiorirono, 
con  tutto  ciò  ,  fi  deve  bene  avvertire  (  come  /opra  dicemmo  )  che  quel- 
la laude  non  riguarda  se  non  quel  tempo  medefimo  ,  nel  quale  eccellen- 
tijfimi   dovean  riputar  fi  coloro  ,   che  fviiitppandofi  dalla  rozza  barba- 
rie de'  lor  maggiori  ,  avevano  il  coraggio  ,   e'I  talento  di  render  l'arte 
più   imitatrice   della  natura  ,   e  più   avveduta  nello  feorgert  le  vere 
proporzioni  de'  corpi  e  l'armonia  ,  che  regna   nella  natura  .    Per  que- 
Jli  due  modi  furono  ambedue   le  Arti  operate   infin  alfine   del  quarti 
decimo  ft  colo  ,  nel  qunl  tempo  ,  come   a  Dio  piacque  ,  elle  furono  ri- 
fiorate    de'  pajfati  danni  ,  ed  abbellite  ,  e  adornate  all'  intuito    da* 
due  divinijjìmi  ingegni  -,   dico   di  Miche  lagnalo  Buonarruoti  »  e  di  R^a- 
faello  da  "Urbino  ì  riponendo  quejii  la  l'i  t  tur  a  in  quel  grado  medefimo, 
anzi  al  maggiore  ,   nel  quale  fu  tenuta  ne'  fé  coli   de*  Gentili  dal  rìno-  Carlo  Dar! 
mato  Ape  Ile  ;  cui  egregiamente  viene  paragonato  dal  celebre  Carlo  Dati  "  ,     ^KV 
nella   di  lui  Vita,   t  rimettendo   altresì   il  divino  Michelagnolo   ^'ehifli'miPìr" 
Scultura  ,  e  l'Architettura  in  quella  primiera  bellezza  ,   e  perfttif-  t01;  Greci . 
fima  intelligenza  ,   nelle  quali  erano  Hate  operate   dagli  antichijfimi  , 
»  migliori  Jda:flrì  de/la  Grecia  .  Ma  perchè  tutte  le  create  cofe ,  con 

caftan- 


collante  tenore  allora  quando  al  più  alto  pegno  fon  giunte  ,  uopo  è  che 
di  nuovo  al  fondo  ritornino  ,   quindi  è  eh?  a  poro  a  fico  qwye  arti  in~ 
cominciarono  a  ricadere  ,  e  m,tjfim attente  la  Pittura  ,  eh?  p?r  voler- 
vi troppo  aggiungere  ,  ero'  tr'iDpo  notiwizzare  il  d  J-gno  ,  ?  col  fantafii- 
camente  operarla  ,  fu  Hranam"nte  disonnata  .   E  dò  accadde    prin- 
cipalmente per  colpa  di  Giorgio  Va  fari  ,  il  quale  con  lauto  fitfiò  ,  e 
gelofa  cura  ,  oj'entò  qw/lafua  ideata  ■nan'-e^a  ,    eh'  gli  Artefici  bifo- 
gnofifuron  cojlretti  di  fegui  tarla  :    Ma  quantunque  allora   ella  acqui- 
flajj'e  l'aura  Popolare  ,  e  d'incontri  far  unatiffnni   ne  andajf?  fuperba, 
fu  nondimeno  dapoi  conofciuta  feema   di  buone  forme  ,   di  ver ita  ,   di 
bilie  parti  -,  e  dell'  antico  ,  che  egli   medeJìwo   tanto  loda  :  e  dopo  il 
Vafari  peccarono  ancora   que'  Fiorentini  maejìri  ,   che  volendo  adope- 
rar troppo  arte  ,  apportarono  notabil  danno   air  arte  medtfima  ;   non 
avvedendo/! ,  che   C Arte  ufata   con  inAufiriofa  facilità  j   la  qual    na- 
feonde  lo  jìudio  ,  appari fee   più  bella   a  gli  occhi  de'  riguardanti  ,    co- 
Cìcerone-»  ***e  egregiamente  avvertì   Cicerone  ,  allor  che  dijfe  :   Quidam    etiam 
nell'Orato- negligenza   eft  diligens  ,  nam  ut   mulieres   effe   dicuntur   nonnulla? 
re«  inornata? ,  quas   id  ipfum  decet  ,  fienaie  fubtilis   picìura    etiam   in- 

compta  dele£ht  ;  fic  enim  quklctom  in  utroque  qub  iìt  Venuftius  , 
fed  nan  ut  appareat  ,  &:.  Al  qital  parere  par  chs  Ovidio  fi  accordi  an- 
cor egli  ,  con  i  feguenti  verfr. 

Interea  niveum  mira  felj;i ter  Arte. 
Ov>  io  nel-  Sculpfìt  Ebur  ,  formamque  dedit ,    qua  fx.nina  nafei 

kMeumor.  vt   n  a.  r        e  :  -  ? 

£0jj  _  Nulla  poteit ,   operifque  lui  concepit  amorem, 

Virginiseft  ,   vere  facies,  quam  vivere  credas  , 
Et  fi  non  obftet  reverentia  ,  valle  moveri  ; 

Ars  adeo  latet 

Con  tali  compajfionevoli  vicende  la  Pittura  ,  or  migliorando  ,  ed 
or  peggiorando  ,  pervenne  a  malijf\>no  fiato  ?  infino  al  tempo  ,  che 
dal  grande  Annibal  Caracci  fu  interamente  ri  fiorata  ,  e  rifiit  n'ita  al 
fuo  primiero  fpUndore  5  edindi  da  fuoi  Di fc- poli  accrefeiuta  di  ora- 
ziofi  aggiunti  i  *  di  fovra  umane  bellezze  .  Ma  non  ebbe  la  Scultura 
però  tanta  dij grazia  perciocché  quella  non  ha  bi fogno  di  tante  parti  , 
e  di  aggiunti  ■>  quante  fé  ne  convengono  alla  Pittura  ;  Conciofiach'e 
dopo  il  gran  Miche  lagnalo  di  pajfo  in  pajfo  potè  il  mondo  godere  dell'  ope- 
re di  un  qualche  rinomato  maejìro  »  e  /'  Architettura  altresì  dopo  il 
divino  mentovato  Artefice  Baonarruoti  »  ha  avuti  anch'  ella  de'  va- 
lentiffìmi  ProfJJori  ,  e  fono  più  tojìo  accrefeiuti  ,  chi  diminuiti  i 
fuoi  pregi  per  /'  ottime  mifure  offervate  ,  ed  abbellite  da  quel  grand* 
"Uomo  ,  ed  aumentate  con  feliciffmo  ardire  di  vari  Uomini  in- 
fici ♦ 

Mi 


Noi  fohmentt  in  quejìa  parte  Ugnar  ci  dovremmo  ;  dapoichè 
mancato  a  poco  a  poco  la  f  e  mia  delnoftro  rinomato  Gio'  da  Nola  ,  egli 
è  andato  in  difufo  il  lavorio  di  bei  Sepolcri  ,  di  Altari  ■>  e  dì  Cap» 
pelle  di  marmo  ,  onde  par  che  fafi  andato  o/curando  nella  nojira  Cittì 
quel  gran  luj-.ro  ,  che  le  dava  la  Scultura  ,  e  la  gloria  de'  buoni  mae* 
Jiri  ì  Confidando  il  Vajari  medejimo  ■>  nella  vita  di  Girolamo  Santa-  Vafarf  Vite 
croce,  tjjtre  antica  ufanza  della  no/fra  Città  ,  e  del  I\fgno  ildilet-^'  Pittori 
tarjì  de'  lavori  di  mai  mo  .  Per  la  qital  co/a  appien  dimagrare  ,  fa-  Paice  ***  * 
rem' era  pajfaggio  ascrivere  in  queflo  nnov*  libro  ,  le  Vite  de"  nofìri 
Artifici  Napoletani  »  alle  quali  meritamente  darò  cominciamento 
quella  del  te/c  nominato  Giovanni  Meritano  *  Come  quegli  ,  che  qua ji 
un  altro  Michehgi.olo  ,  rijaurb,  erefiitu)  la  Scultura  in  quel  gra- 
do di  perfezione  ,  the  tu'  primieri  Artefici  del  buon  Secolo  fu  vedu- 
ta ;  (.mando  eziandìo  f  Architettura  di  tutte  quelle  bellezze  -,  che 
dagli  ottimi  Mae/fri  antichi  >  preci  e  Romani  furono  adope* 
rate  . 


VITA 


VITA 

d     i 

GIOVANNI  MERLIANO 

VOLGARMENTE    DETTO 

G  I  O:   D  A   N  O  L  A 

Scultore ,  ed  Architetto. 

Rano  le  nobiliffime  Arti  del  difegno  nella  Città  di 
Napoli  pervenute  ad  alto  fegno  ,  dopo   il  riforgi- 
mento  delle  lettere  favorite  dal  favio  Alfonfo  pri- 
mo  d'Aragona  ,  e  di  Ferdinando  il    figliuolo  ; 
Dapoichè    con   la  converfazione    degli   Uomini 
fcienziati  ,  poterono  i  noflri  Artefici  divenire  più 
iftrutti  di  quelle  facultà  ,  che  fon  affatto  neccffa-» 
1  rie  ad  erudire   un  buon  ProfefTore;  E  quindi  è 
che  in  tempo  di  Col'Antonio   del  Fiore  fi  vider3 
nella  Pittura  più  belle  forme ,  miglior  colorito  *  e  migliori  componi- 
menti ,  e  con  più  viva  efpreffione  rapprefentati .  I  quali   pregi   vederli 
maravigliofamente  avanzati  nelle  pit  ture  del  Zingaro  ,   e   de'  fuoi  Di» 
fcepoii  ,  cos'i  del  Donzello  ,  come  di  altri  *  che  a  quelli  fuccedettero  , 
a'  quali  andarono  giovando  tratto  tratto   i  migliori  efempj  de'  lor  Mae- 
firi  ,  e'I  buon  ordine  de' loro  ftudj  .  La  Scoltura  eziandio  co'  m-defimi 
mezzi  era  mirabilmente  migliorata  «  e  gli  Artefici  di  efTa    aveano     in 
Varie  opere  dato  gran  faggio  del  lor  talento  in  varj  b-lliilìmi  lavori,  dio 
fecondo  le  occafioni  fi  erano  adoperati .  Sola  l'Architettura  reltava  mot* 
to  indietro  ,  poiché  non  ancora  fi  erano  andate  indagando  le  belle  pro- 
porzioni de'  Greci  ,  e  de'  Romani  ,  per  difcacciare  all'  inflitto  le  bar- 
bare forme  da  più  di  otto  fecoli  introdotte  da'  Goti  ,  eperciò  Ar.hitet- 
ture  Gotiche   nominate.  Finalmente  ,  come  a  Dio  pia.  que  ,  acciocché 
la  Città  di  Napoli  non  aveffe  molto  ad  invidiare  alla  Città  di  Firenze 
quegli  immortali  pregi  ,  che  nel  fuo  gran   Michelagnolo  Buonarruoti 
(  nato  nel  1474.  }  erano  apparecchiati,  fé  nafcere   nella  Città   di  Nola, 
pochi  anni  dopo  ,  un  altro  Artefice  egregio  ;  il  quale  fé  bene  non  giun- 
fe  poi  alla  profonda  intelligenza  di  Michelagnolo  ,  che   di  tutte  e  tre  Ics 
nobili  facultà  del  difegno  fu  perfcttiffimo  poffeditoje  >  oltre  alle  fcien^ 
TOMO  Ih  4  s» 


2  Vita  di  Gio:  Merliano 

ze  di  cui  era  adorno  ;  ad  ogni  modo  però  tanto  gli  fi  accolto  il  Merlia- 
no, di  cui  ora  imprendo  a  fcriver  la  Vita  ,  che  potè  annoverarfi  fra 
primi  Maeftri  della  S:ultura  ,  e  dell'  Architettura  ,  ed  'effèr  nominato 
da  alcuni  Scrittori  ,  il  Michelagnolo  de'  Napoletani  i  Come  nella  Vita, 
che  fiegue  farà  appien  dimoftrato  . 
Nafcita  di  Nacque  adunque  Giovanni  da  Giufeppe  Merliano  ,  e  da  Lionora 

Gio;da  No- Cortefe  ,  Donna  aliai  coftumata  ,  e  civile,  l'anno  di   noftra    falute 
la-  1478.  II  Padre   attefe  alla  mercatura  di  Coj-mi  ,  ed  a  fuoi  giovani  fa- 

ceva l'arte  del  Calzolajo  cfcrcitare  j  11  figliuolo  Giovanni  egli  mandò 
a  fcuola  ,  acciocché  iftrutto  nello  fcrivere  ,  e  nel!'  Aritmetica,  de'fuoi 
conti  ten.ffe  poi  cura  ;  come  fi  ha  per  tradizione  .  Ma  Giovanni  la  fua 
nobile  inchinazione  ftguendo  ,  e  non  quella  del  Padre  ,  tutto  fi  diede 
alle  lettere  ,  e  dalle  prime  a  quelle  di  umanità  paffando  ,  vi  fece  mol- 
to profitto  .  Or  accadde  ,  che  venendo  a  difcordia  fuo  Padre  con  un  fuo 
focio  ,  gli  convenne  portarfi  in  Napoli  ,  per  affiilere  alla  fua  lite  ;  do-  ' 
ve  p.rte  per  li  trapazzi  ,  cheportan  feco  i  litigi  ,  epirte  per  li  di  fini. 
Iti  ,  che  fimpre  quelli  accompagnano  ,  gravemente  infermofiì,  ed  avan. 
zandofi  il  male,  dopo  avere  avuto  il  contento  di  veder  la  Conforte,  con 
.(uaN*e""ra  i  fuoi  cari  figli  ,  fé  ne  pafsò  all' altra  vita  .  Convenne  per  canto  alla 
e  fua  indi'  ^ua  £jm'8''a  m  Napoli  rimanere  ,  per  profeguir  Ialite  ,  che  poi  termi- 
nazione al  nò  con  uno  aggiuftamento  ;  e  con  tale  occasione  praticando  Giovanni 
fiifegno,  (che  ormai  al  duodecimo  anno  era  pervenuto)  con  alcuni  giovani  fuoi 
vicini  ,  fu  da  coftoro  introdotto  in  una  fcuola  di  Pittura  ,  dove  eolino 
andavano  ad  apprenderla  .  Si  applicò  adunque  Giovanni  altresì  a  dife- 
gnare  con  effb  loro  i  principi  del  difegno  ,  al  quale  infin  dalla  fanciul- 
lezza avealb  tratto  il  genio  ,  ficchè  con  la  cera  formava  de' fantocci  ; 
Certi  preludi  della  ftupenda  Virtù  ,  che  poi  egli  con  lo  ftudio  acquiftò. 
Da  qual  Maeftro  avelie  egli  apprefo  i  primi  elementi  del  dife°no  ,  non 
è  infino  ad  ora  a  noi  pervenuta  notizia  ,  ma  sì  bene  ,  che  alcun  tem- 
po ei  vi  fi  trattenne  ,  e  tanto  chV  difegnava  affai  bene  }  ma  nella  pra- 
tica poi  egli  inchinava  più  torto  a  modellare  con  facilità  di  pi  ittica  ,  ed 
anche  a  fcolpìre  alcun  legno  ,  che  ad  adoperare  i  pennelli  j  e  finalmen- 
te non  potendo  a  quelli  per  niun  modo  acconciarli  ,  con  tutte  le  forze 
del  fuo  grande  ingegno  ,  alla  fcoltura  fi  diede. 
A.gnoI°  A-  Era  in  quel  tempo  tenuto  in  pregio  nella  Città  di  Napoli  Agnolo 

Scultore*^!  Aniello  Fiore  ,  figliuolo  di  Col'Antonio  ,  il  quale  la  fcultura  efercita- 
nomatoin_,  va  »  et^  intendeva  ancora  affai  bene  l'Architettura  ;  ed  effendo  fiata  in 
quel  tempo-  pubblico  efpofta  una  di  lui  Opera  ,  con  molta  laude,  fentì  Giovanni 
maggiormente  accenderli  a  dar  Opera  alla  fcultura  j  Ma  ,  0  foffè  per 
fievolezza  di  compleffione  ,  ovvero  p-r  poco  coraggio  ,  non  voleva 
applicarfi  a'  lavori  di  marmo  ,  ma  folamente  a  que'  di  legno  ;  Stivdé 
adunque  perpleffo  infino  a  tanto,  che  non  fu  ficuro  ,  che  Agnolo  AnieJ- 
lo  laverebbe  intorno  a' legni  efercitato  ,  e  quindi  entrato  nella  fua 

fcuola 


Scultore,  ed  Architetto.  3 

fcuola  nel  decimofettimo  anno  dell'  età  fua  ,  fi  mife  con  tanto  ftudio  a 
far  acquili»   della  pratica  ,  che   fi  richiede    a  tal  arte  ,  e  tanto  profitto 
vi  fece ,  che  appena   l'anno  compiuto,  gli   furono  da' Maeflri  della 
Cappella  de'  Calzolai  date  a  fare  le  Statue  de'Santi  Crifpino  ,  e  Crifpi- 
niano  j  facilitandogli  queft'opera  anche  un  fuo  2io  Calzolaio  .  Le  con- 
duflè  egli  a  qnella  perfezione  ,  che  infino  ad  oggi   fi  vede,  nell'  Altac 
..maggiore   di  loro  Chiefa  ,  e  ne  acquiftò  allora    molta  laude  ,  a  cagion 
dell'  età  giovanile,  in  cui  egli  quelle  figure  con  i  loro  ornamenti  fcolpi-  $ue  fCuitura 
to  avea  ;   e  quella  fu  la  cagione  ,  che  naoiTe  i  Maeltri  della  Chiefa  della  di  legno. 
SS.  Nunziata  ad  impiegarlo  in  un  gran  lavoro  di  bailo  rilievo  per  en- 
tro la  Sagrtftia  ;  ove  Giovanni  volentorofo  di  farli  conofcere   per  va- 
lente Maeftro  ,  tutto  che  ancor  giovane  forfè  ,  impiegò  tutta  l'arte,  lo 
ftudio  ,  e  la  diligenza  poffibile  ;  rapprefentando  in  quella   copiofe  flo« 
rie  de' miracoli ,  e  dell' azioni  gloriofe  del  Salvatore  ,  incominciando 
dalla  fua  nafcita  ;  e  nelle  nicchie  ,  che  fono  infra  ripartimene  di  que- 
lle ftorie  ei  fcorpì  varie  ftatuette  di  tondo  rilievo  de'  Santi  Patriarchi  ,, 
e  Profeti  ,  e  terminò  il  giro  di  quello  lavoro  di  baffo  rilievo  ,  con  quel- 
lo della  SS.  Nunziata  ,  che  fi  vede   fotto  l'arco  ,  verfo   l'Altare  di  effa 
Sagrelìia;  Nel  quale  Altare  vi  e  fimilmente  la  Immagine  della  SS.  Nun- 
ziata ,  figurata  in  due  ovati  ,  con  due  mezze  figure  j  II  piano  ,  dove 
elle  fon  collocate  ,  è  adornato  all'intorno  di  picciole  figure  ;  e  per  pi- 
lieri  ,  o  termini  da  due  lati  fon  due  figure  di  tutto  rilievo  poco  minori 
del  naturale  ,  una  rapprefentante  la  Fede  ,  e  l'altra  la  Speranza  ;  ope- 
re in  vero  degne  di  lode  ,   fé   non  per  l'ultima  perfezione  ,  che   fi  ri-» 
chiede  nell'  arte  ,  almeno  per  la  fomma  diligenza    nell'  efecuzione  ;   e 
rmffimamente  le  ftorie  copiofe  di  figure,  fono  commendate  da'noftri 
Scrittori  ,  in  riguardo  della  poca  età  in  cui  furono  da  Giovanni  fcolpi- 
te  in  legno  di  noce  .  Dopo  quella  opera   egli  fcolpi  il  Crocefiffo  ,  che 
fu  efpofto  allora  nell'Architrave  della  Chiefa  di  S.  Maria  nuova  ;  e  fe- 
ce di  baffo  rilievo  per  l'Aitar  maggiore   della  vicina  Chiefa  di  S.  Giu- 
feppe  la  natività  del  Signore  ,  ove  introduffe  Pallori ,  che  vengono  adi 
adorarlo  ,  con  Architettura  ;  le  figure  così  del  S.  Giufeppe  ,  come  del-» 
la  B.  Vergine  ,  fono  ambdue  ingmocchioni  ,  e  per  la  divozione  che 
fpirano  ,  fono  affai  venerate  da' noftri  Cittadini  .  Da' lati  di  quella  pia 
rapprefentazione  egli  fcolpi    in  due  nicchie  le  ftatue  tonde  de'SS.Appo- 
ftoli  Pietro  ,  e  Paolo  ,  ed  in  due  mezze  figure  vi  fece  la  SS.  Nunziata, 
ed  al  di  lopra  fcolpi  di  baffo  rilievo  Noftro  Signore  ,  che  riceve  la  fua 
SS.  Madre    con  S.  Giufepps     nel  Paradifo  ;  Situando  nella  fommità 
1  Eterno  Padre  in  mezza  figura  ,  che  dà  la  benedizione  ,  e  nella  parto 
anterior   dell'Altare  vi  fece  di  baffo  rilievo   vane  ftoriette  della  vita 
del  S.  Patriarca  ,  con  ftudio  ,    e  diligenza  efeguite  . 

Ma  prima  ,  che  Giovanni  quelli  lavori  faceffe  ,  fi  dice  ,  che  ven- 
ne a  morte  Agnolo  Aniello  fuo  Maeftro  ,  infoiando  imperfetta  la  fepol- 

A     2  tura 


4         Vita  di  Gio:  Mediano 

Sepoltura  di tura  di  Garlo  pigliateli!  ■>  nella  Chiefa  de'  Pignatelli  prefio  Seggio  di 
Cario   Pi-  Nido  ,  e  eh'  ella  fu  terminata  da  Gio:  in  que'  due  Putti  ,  che  fon  fitua- 
gnatelli  co- tj  nel  piedeflallo  del  mentovato  S;poIcro  ;  facendovi   alcun  altro  fini- 
fiuta    da_»  mento  ,  che  fi  conofee  alquanto  diverfo   dall'  opera  del  Maeftro  ,  cioè 
migliore  nella  bontà  del  difegno  ,  ma  condotto  con  timore  ,  pereffera 
il  primo  lavoro  di  marmo  .  Ma    da  quello  ,  e  da  alcun  altro  lavoro, 
fatto  più  animofo  Gio:  ,  prefe  a  lavorare  la  Statua  di  marmo  per  la  fe- 
poitura  di  Francefco  Carrata  ,  Signore  Napoletano ,  da  fituarfi  nella 
Chiefa  di  ì>.  Domenico  Maggiore  ,  che  poi  per  l'incuria   di  chi  n'avea 
l'incombenza  renò  imperfetta  .  La  (tatua  però  veduta  da'  Profeflbri  del 
difegno  fu  molto  commendata,  ed  animarono  Gio:   a  continuare  in 
mrmo  ;  conhgliandolo  ancora  portarli  in  Roma  ,  per  ivi  ofiervare  la 
belle  forme  dell'  ottime  antiche  (tatue  ,  che    in  quegli  anni  medefimi  fi 
«rano  difcoperte  ;  come  ancora  per  vedere    quelle  moderne  ,  che  con 
tanta  fama    vi  erano  (late  lavorate ,  e  condotte  da  divertì  eccellenti 
Maeftri  di  Scoltura   di  vane  nazioni  ,  e  mallìmamcnte  da'  Fiorentini  . 
Ma  pjù  di  tutti  era  in  quel  tempo  mirabilmente  crefeiuta   la  fama  di 
»,.    ,    Michelagnolo  Buonarruoti  ;  dapoicchè     affianco  al  Ponteficato  Giulio 
Buónarruo-  fecondo  ,  dopo  la  morte  di  Alefandro  VI.  ,  che  fuccedè  nel  i  fo}. ,  lo 
ti»  volle  appreflb  di  lui  ,  per  fargli  lavorare    la  fepo'tura  ,  che  fi  apparec- 

chiava ;  ed  era  già   la  feconda  volta  ,  che  il  Buonarruoti   era  andato  a 
Roma  .  Aveavi  nella  prima  piantate   altiilìme  radici  di  gloria,  con  le 
ftatue  del  Cupido  ,  e   del  Bacco  ,  lavorate  a  Meffer  Giacomo  Galli  , 
Gentiluomo  Romano,  e  con  quella  della  Pietà,coIlocata   in  S.  Pietro  r 
nella  Cappella  di  S.  Maria  della  Febbre,  per  lo  Cardinale  di  S.  Dionigi, 
chiamato  il  Cardinal  Romano  ;  ed  avea  parimente  condotto  a  perfezio- 
ne alcuna  ftatua  per  la  fepokura  luddetta  di  Papa  Giulio  ,  che  fecondo 
Vafarì  Vite  il  Vafari  ,   furono  due  Prigioni  i  di  che  effendo  pervenuta  la  fama  an- 
de*  Pittori    che   ali3  orecchio  de' Prof. fiori  Napoletani  ,  quelli   animarono  Gio:  a 
P-ute  terza.  vojef  |vj  conJurf^  per  vedere  l'opera  ,  e  l'c-p.  rare  di  quello  eccelli  n« 
te  Maeftro  ,  per  approfittartene  ,   e  trarne  frutto  .   Invogliato  adunque 
da' loro   configli  ,  e  fpronato  dall'amor  dell'Arte   ,  per  acquiftarvi 
perfezione,  rifolvè  di  condurli  fenz' altro  inlugio   in  Roma  ,  ed  ivi 
far  ogni  pratica   per  acconciarli  col  Buonarruoti  .   Andò,  e  vedute  così 
Je  opere  di  lui  ,  come  quelle  ancora  de'  Maeftri  Gr>.ci  ,  e    vie    più  m- 
iì. mimato  dal  defiderio  di  divenir  perfetto^,   fece  pratica   per  efiere  am- 
meffo  .'  quella  fcuola  .   Ma  ,  o  che  folle  la  gelofia  de' giovani  ,  i  quali 
di  Firenze  avea  condotti  Michelagnolo  ,   o  che   la  natura   dj  quello  al- 
quanto zotica  ,  non  volerle  con  fé  altri  ,  che  quelli  ,  o  qud  che   le  ne 
fufle-  la  cagione  ,  fi  vide  Gio:  fuor  di  fperanza  di  elitre  amm-.flb  in  quel- 
la perfettifiìma  fi  noia  .   Ma  non  per  quello  egli  fi  fgomentò  j  anzi  pro- 
pofe  iii  fare  ogni  sforzo  per  apprendere  da  fé  fi  l  fio  tutto  quello  che  ave- 
rebbe  apprefo  da  quel  iamofijlìmo  Arttfice  J  onde  fi  diede  di  propolìto 

ad 


Scultore?  ed  Architetto.        § 

ad  oflervare  attentamente   quanto  quegli  faeea  ,  e   dando  opera  a  gli 
fcalpelli  ,  varie  cofefcolpì  per  proprio  ftudio  ,  cercando  la  perfezione 
da  quelle  (latne  antiche  ,  che  nelfuo  tempo   fi  erano  rinvenute  j  con- 
siderando in  quelle  ,  non  folo  il  fommo  ftudio  de' Greci    nella  genti- 
lezza de5  volti  ,  e  nella  feekezza  delle  membra  ,  ma    nell'ottima  ele- 
zione del  più  perfetto  efemplare  .   Iuli  pattando  agli  abbigliamenti  ,  of-  sratlIe    an. 
fervo  fopra  tutto  il  femphee,  ma  maeftofo  vellir  de' panni  ,  che  fenza  ciche,  e  Jo- 
punto  occupire  il  nudo,  Copriva  con  mirabile  intelligenza  i  dintorni  ropeifezio- 
di  quello  :  Imperciocché  ,  non  le  molte  piegature  ,  ne  i  grandi  panne-  neì 
giamenti  coftituifcono  il  bello  della  ftatua  ,  ne  la  lode  dello  Scultore  , 
ma  l'Arte  i  e  l'intelligenza  nell' adattarle  fenza  affettazione  fui  nudo  , 
che  d'ogni  intorno  appanfea  ,  fon  quelle  cofe  ,  che   arrecano   l'occhio 
de!  Profeffore  ,  e  fanno  che  non  mai   a  baldanza  fian  lodite    le  perfette 
opere  Greche  .  Cosi  profeguendo  Giovanni   i  fnoi  ftudj  ,   volle  ancora, 
oltre  alla  fcultura  ,  continuare    quelli  dell'  Architettura  ,  che  già  in 
Napoli  con  la  direzione  di  Agnolo-Amelio  Fiore  avea  incominciato,    e 
perfezionarli  ,  come  è  detto  di  fopra  ,  affinchè  pot  ile  eziandio  rendei 
belle  le  fabbriche  ,  che  per  avventura  ,   da  poi  che  farebbe   ripatriato  , 
gli  fodero  cominelle  ;  avendo  fempremai    nell'  animo    un  vivo  defide- 
no  di  estinguere  affitto   tutte  le  gotiche  forme  ,  e    le  reliquie  di  effe  i 
Ed  opportunamente  facendo  ftudio  fulle  cofe  di  Roma  ,  gli  venne  alle 
mani  per  mezzo  di  alcuni  Giovani  una  bozza  ,  o  il  modello  medtfimo, 
che    Michelagnolo    fitto  avea    per  la  ftupenda    fabbrica    di  S.  Pietro  j 
Dalla  qual  veduta  vie  più  illuminato  ,  ed  infiammato  ,  cercò  in  dile- 
gui ,  ed   in  modelli   ideare  Chufe  ,  e  Palagi;  mallìmamente  ajutaéo 
anche  da'  precetti   della  Teorica  ,  che  gli  veniva   infegnata  ,  fecondo 
alcuni  »  da  Bramante  ;  febene   altri  fcriffe  ,  eh'  egli  ebbe   per  maedro 
rréll' Architettura  il  famofo  antiquario  N  poletano  Pirro  Liborio  ;  Ma 
chi  fi  folTe  de'  due  ,  eg'i  veramente  è  incerto  ;  ed  io  più  tofto  il  credo 
difcepjlo  di  Bramante  ,  dapoxhè   in  quel  tempo,  che  Giovanni  fu  in 
Roma  »  Pirro  era  pur  egli  ancor  giovane  ,  the  l'Architettura    apprett* 
deva  . 

Era  in  quello  tempo  il  Ream°  di    Nipoti  venuto  fotto  il  dominio 
di  Carlo  d' Aulirla  ,  figl.u  .lo  di  f  ilippo  Conte  di   Fiandra,  e  nipote 
dell' Impsrador    M aiTìmiliano  ,  ed  a  iui    per  retaggio   materno  erano   j^egno    ^ 
ancora  pervenuti  i  ri  chi  regni  di  Spagna,  da  poiché  morto  Ferdinan-  N'aprii  fe- 
do il  Cattolico, fenza  alcun  mafchio  di  fé  lafciare,  pervenne  ii  fuo  granto  il  dtrr.l- 
retaggio  alla /uà  uni  a  figliuola  Giovanna  ,  moglie  dei  mentovato  Fi-111"  dl  Car- 
lippo  .  Indi   1'  anno  feguente   eflèndo   altresì    iucceriuta   la  morte  dil°  L'  onaco 
Maffimiliano  ,   fu  Carlo  in  Francofort  eletto    Impsradore   nel  i  ^o-hvp^iìdose, 
e  nell'anno  ventèlimo  dell'  età  fu    j  per  la  qu..l  cefa  ,  ad  emulamene 
deHe  altre  Città   3  lui   fegg'  tt    ,  anche   la  noftra  Napoli   ne  fece  tette 
btliiffune  ,  che  molti  giorni  durarono  j  ar.zì  m.-gg.on  fé  ne. apparec- 
chi,- 


6         Vita  di  Gio:  Mediano, 

chiavano  ,  perciochè  era  inforto  un  grido  ,  aver  V  Imperadore  dichia« 
rato,  eh 'ei  farebbe  venuto  in  Italia,  ed   aurebbs  dimorato  fpecial- 
mente  in  Napoli  ,  per  goder  di  quelle  delizie  di  cui  cotanto  abbonda  > 
laonde  quello   grido  precorfo  anche  in  Roma  ,  fervi  di  fprone  al  na- 
turai deliderio  di  Giovanni  di  rivedere  la  Patria  ,  e  con  tale  opportu- 
nità farfi  anche  conofeere  per  virtuofo  (  fé  mai  la  fortuna  averle  pro- 
pizia )  dal  medefimo  Imperadore  .  La   venuta  perb  di  Carlo  V.  non 
accadde  fé  non  nel  i  fjf.,  ma  con  tutto  ciò  Giovanni  credendola  prof- 
uma (  com'  è  proprio  di  chi  defidera  )  fi  affrettò  al  ritorno  con  iftraor- 
dinaria  follecitudine  .Giunto in  Napoli  fu  caramente  ricevuto  da'  fuci 
parenti  ,  ed  abbracciato  da'  cordiali  amici ,  ed  efTendofi  da  per  tutto 
pubblicata  la  fu  i  virtù  ,  ed  il  gran  profitto  fatto  in  Roma  ,  fu  vili- 
tato  da  varj  Titolati  »  e  da  altri  amatori  delle  beli'  arti   del  difegno  , 
che  veduto  alcun  fuo  lavoro  ,  gli  commifero   alcuni   fepolcrali   orna- 
menti ,  li  quali  Giovanni  con  maravigliofa  diligenza  condufle  i  e  per 
CompJmen  ^lue"0  »  cne  ne  lafciò  fcritto  il  Cavalier  Mallìmo  Stanzione  ,   in  quarto 
to  della  fé-  tempo  egli  die  compimento  al  fepolcro  di  Francefco  Carrafa  ,   già  co- 
po  ltura   di  minciato  da  lui  prima  di  andare  in  Roma  ;  ed  è  quello  fierTo  che  fi  ve- 
Franccfco  cfe  nell'anzidetta  Chiefa  di  S.  Domenico  Maggiore,  e  propriamente 
Carraia  .     ne|]a  Cappella  del  SS.  Crocififlb  ,  che  parlò  all'  Angelico  S.  Tomma- 
fo  d'  Aquino  .  Som  gli  ornamenti  bellifiìmi  ,  con  Trofei ,  ed  altri  va- 
rj militari  ordigni  ;  e  nella  fommità  è  collocata   la  ftatua   della  Beata 
Vergine  ,  che  tiene  il  fuo  divino  Figliuolo  nelle  braccia  .   Opera  vera- 
mente condatta  con  fommo  ftudio  ,  diligenza  ,  e  fatica  ;  ed  ammira- 
bile per  lo  decoro  oflèrvato  nella  molfa  delle  ftatue  ,  ed  in  tutte  quelle 
Cofe  ,   che  gli  fanno  ornamento  . 

Aveva   in  quefto  temp  >  Luigi   Artaldo  eretta  una  fua  Cappella 
nella  Chiefa   de' Monaci  Olivetani  ,  e  neil' Altare   di  efla    volle,  che 
Gio:  fiolpifle  una  ftatua  di   marmo,   rapprefentante  S.  Gio:  Battifta  , 
la  quale  veramente  egli  lavorò  con  molta  attenzione  ,  e  diligenza  ;  of- 
fervando  in  tifa  i  buoni  precetti  dell'  arte  ,  cesi  nel  piantare  la  figura  , 
come  nell'  intelligenza  de'  contomi  ,   ne'  quali  fece  conefeere  quanto 
gli  ayeflè  giovato  lo  ftudio  di  notomia  ,  o/Tervato  dal  divin  Buonarro- 
ti .  Quindi  è,  che  i  noftri  Scrittori   danno  moka  laude    a  quella  Ila» 
-  aen-0     tua;  ma  s'ingannano  nel  crederla   la  prima  fcultura  ,  che  Gio:  face/le 
Napoli   fa-  ln  m'lrmo  :  errore  di  tutti  coloro,  che  ciecamente  hanfeguitato  l'opi- 
c/a  ,    nella  nione  di  Cefare   Engenio  .  Lavorò  ancora  gli  ornamenti   intorno  ali* 
de  lei  izione  Altare   ,  che  furon  tenuti  bellifiìmi;  ma  ora  pochi  fé  ne   veggono, 
rd- m      "P/rcne  'a  Cappella  fu  trasferita  in  altro  luogo,  per    farvi  più  magni* 
q  -,  '.,,    "   fico  1'  Aitar  Maggiore  ;  il  quale  fu  architettato  ,  e  lavorato  dal  mede- 
Aicar  Mag-  fim0  Giovanni  con  quelli  eccellenti  lavori  ,    che  vi  fi  olfervano  ,  con 
gio. e     ai  itìupore  de'  riguardanti  .  Racccontafi  ,  che  avendo   que'  Monaci  mo- 

M"nwO.i-ftr.lt0  a  Giovanni  l'Altare  della  Real  Cappella  del  Duca  di  Amalfi, 

vero  lavori-  "•* 


ove 


Scultore ,  ed  Architetto .         7 

ove  è  feppellita  la  DuchefTa  Maria  ,  figliuola  naturale  di  F rdinando  I.  t 
Re  di  Napoli,    ed  in  effa  Cappella  ,  ed  Altare  i  preziofi ,  ediligentif-  glj0ian:ente 
fimi  lavori  di  Antonio  RofTellino  Fiorentino,  Scultore  maravigliofo  ,  uaGiov.n- 
e  malli mamente  quel  ballo  di  divini  Angiol.tti  ,  egli  ornimenti  ,  che  »»  • 
fanno  corni  e  al  quadro  ,  ove  fono  frutta  ,  fronii,  e  grappoli  di  vua  ,  ^av°rir?" 
cosi  diligentemente  lavorati ,  che  fa  ftnpire  il    vederla;  raccontali  di-  t)[  Anton/o 
co  ,  che  avendoli  Gio:  affli  ben  confiderati  ,   fentì  accenderfi   didefi-    Roirellino 
derio  di  farne  de'  limili  «  e  perciò   offerfe  l'opera  fua  a    que'  Monaci  ,  in  Monce_> 
i  quali  volentieri  condifeefero  alle  lue  preghiere  j   ma  non  lafciarono  O^vcco  . 
di  dirgli  ,  efT. re  opera  vana  il  volere  imitarli  :  Laonde  egli  accefo  dal 
punto  di  onore  ,  e  della   incredulità   de' Monaci  ,  condufe  con  tanto 
fìudio  ,  e  felicità  que' ftupendi  lavori,   che  è   più  facile  all' occhio  il 
Confiderarli  con  attenzione  ,   e  p  acere  ,  ch.j    alla  penna  def riverii  , 
per  firii  capire  a  qualunque  (i.ili  erud.to  Lettore  .   Ma  ballerà   folo  di- 
re ,ch'  ejli  agguaglio  tinto  la  fottigliezza  de'  mirabili   lavori  del  Rof- 
fellino  ,  e  così  divinamente  gli  conclulc  ,  che   a'  Forefiieri  fi  moilrano 
gli  uni  ,  e  ;:;li  altri  coni-  cole  fin  ;o!an  ,    e  ni  ravighofe  ;  e  che  fiano 
opere  di  G.ovanni  Io  confermi  il  tempo  ,   nel    quale  quello  Altare   fu 
eretto,  e  coloro  ,  che  le  credono  erron  amante  del  Rollèllino,  doureb* 
bon  rif  etttre  ,  che  coftuj  moii  circa  il  146  f.  ,  in  età  di  46.  anni,  e 
qu  (lo  Altare  fu  modernato   nel  1730.   incirca.   Oltre  che  di  quello  ' 
Aitar  Maggiore  ,  non  fa  niuna  menzione  il  Vafari  ,  il  quale  come  po- 
co amorevole  allora  di  Giovanni  ,  per    certa  fua  orientata  autontà, 
non  (sce  parola  ,  ne  di  quella  ,  ne  di  altre  molte  opere  d.  lui  ,  d.  gne 
di  lode  ;  ma   non  aurebbe  certamente  lafciato  di   lodarne  un   Autor 
Fiorentino  . 

Crefciuta  per  quelle  bell'opere  la  fama  di  Gio:  da  Nola  ,  molti 
lavori  gli  furono  commellì  ,  e  primieramente  ei  f  ce  varj  balli  rilie- 
vi ,  infra  quali  contali  la  depofizione  del  Signore  nell' avanti  Altare 
della  Cappella  de'  Teodori  nella  nollra  Chiefa  Cattedrale  ;  ove  altresì 
lavoro  la  fepoltura  di  Angelo  Gambacorta,  con  alcune  flatuealTai 
bene  ,  e  diligentemente  condotte  .  Fece  per  la  Compignia  de'  Bian- 
chi di  S.  Maria  Succurre  Miferis  ,  la  flatua  della  R.  Vergine  AfTunta 
in  Cielo ,  che  fu  riputata  bellilfima  ,  ■  ome  altresì  furon  lodate  le  fi« 
gure  da  lui  fcolpite  nel  fepolcro  di  Andrea  di  Capua  ,  e  di  Maria  Ajer- 
ba  d'  Aragona  nella  Ch;efa  degl'  Incurabili .  E  a  quei  dtlia  famiglia 
Capuana  fece  p  i  anche  di  marmo  ,  nella  medefima  Chief  ,  li  tavola 
di  baffo  ri 1 1  vo  ,  per  l'Alt -.re  della  Capp.lla  eretta  con  fuo  difegno  , 
ove  efprtlTe  la  B.  Vergine  ol  Bunbno  ,  e  con  le  anime  del  Purg  to- 
rio ,  che  fu  molto  lodata  d  gl'intendenti .  In  quello  tempo  aveva  Gra- 
ziano Corpola  eretta  una  fu  1  C  ppeila  in  S.  Maria  la  Nuova  ,  ed  effe-n- 
do  divotijfimo  della  SS.  P  llìcne  del  Signore  ,  vo'le  che  Giovanni  gli 
f^olp ilfe  un  divoto  tee  tLmo,  e  gì. e  lo  fece  egli  m  legno  ,  con  efpref- 

fone 


8        Vita  di  Gio:Merliano, 

fione  di  tanto  dolore  ,  e  così  divota  ,  e  ben  intefa  di  contorni  ,  che  me* 
glio  non  pub  condurli  da  qualfifia  ottimo  Profefibre  ;   come  ben  può 
oifervarfi  in  una   nicchia  d  un   pilaftro  della  Croce  di  detta  Chiela  , 
rimp:tto  all'Aitar  Maggiore,  ove  fu  collocata   dopo  che  dall'Archi* 
tetto  Franco  fu  da  capo  riedificata  la  Chiefa  ,  e  con  cib  fu  disfatti  la 
fua  prima  Cappella  j  ma  dalla  divozione  de'  fedeli  è  quella  S.  Imma* 
gine  in  fomma  venerazione   tenuta,  ficche  ormai  per   li  tanti  divoti 
baci    fon  quid    confumati   que'  piedi    divinamente  difegnati   ,    e 
«Sue/le  fh-k0'P'c'  ^a'  no^ro  Artefice .  Fece  di  bianco  marmo  le  ftatue  nella  Chie- 
tue   oggi  fi  fa  di  S.  Gio:  Maggiore  ,  per  adornare  la  Cappella   di   que'  della  fami- 
veggono  fi  glia  Ravafchiera  ,  rapprefentanti  una  S.  Gio:  Battifta  con  libro  in  ma- 
tua  te   nell'  no  ,  o  l'altra  S.  Simone  Apoftolo  .   Da' Signori  poi  della  famiglia  Ci« 
giore  eiT~  c'ne"a  8''  ^ron  commefle  quelle  ftatue  ,  e  baili  rilievi  »  che  formano 
do  1tjci_,  'l  maeftofo  Aitar  Maggiore  della  Chiefa  di  S.  Lorenzo  de'  PP.  Conven- 
dìsfacta   ia  tuali  ,  il  quale  Altare  fu  anche  da  lui  architettato  in  ifola  ,  di  bellillì- 
nominar.i_,  mi  forma  alquanto  centinata  .  Le  ftatue  rapprefentano   la  B.  Vergine 
^2pPeJL?  col  Bambino ,  S:  Francefco  ,  e  S.  Antonio  ,  e  riportarono  l'applarfo 
il  Coro.    '  un'verfale  di  tutti  gl'intendenti  ,  che  concorfero  a   vederle;   laonde 
non  è   maraviglia  ,   che  crefcendo  Gio:  in  riputazione  di   giorno  in 
giorno  ,  anche  fuori  del  paefs  crefceflèro  altresì  le  occafioni  d'immor- 
talarfi  colle  fue  bell'opere,  non  (biodi  Scultura  ,  ma  ancora  di  Ar- 
chitettura ;  perciocché  fece  varj  difegni  «  e  piante  di  Chiele  ,  e  di  Pa- 
laci ,  con  i  loro  profili  ,  ed  ornamenti  ,  fecondo  che  lì   ha  per  tradi- 
zione ,  ed  una  delle  Chiefe  ,  ch'egli   architettò  in  quel  tempo  dicefi-, 
e  he  forfè  quella  di  S.  Giorgio  de'  Genovefi  ,  eretta   nel  i  f2  f.  nelle  ca- 
fe  di  S.  Maria  la  Nuova  .  Ercfle  altresì  il  Palaggio  del  Principe  di  San 
'Severo  D.  Paolo  di  Snngro  ,  e  quello   del  Duca  della  Torre  ,  okr--  a' 
Varj  Altari ,  e  Cappelle  nelle  Chiefe  ,  ch'erano  già  fatte  . 
Moire,  «fé.  Or  elfendo  occorfa  la  morte  di  Antonia  Gandino  f  donzella  bel» 

goltiua  di  liffima  ,  e  ricca  ,  nell'età  di  circa  14.  anni ,  figliuola  unica  di  Gia- 
Garuiflo  vannello  Gandino  ,  e  di  Eliodora  BolTa  .  nobili  Napoletani,  fu  ella 
amaramente  pianta  ,  non  folo  da'fuoi  amorofiilìmi  Genitori  ,  ma  an- 
cora dall'afflitto  giovane  deftinatole  per  ifpofo  Geronimo  Granato, 
che  ne  rimafe  oltremodo  dolente  ;  veggendolì  privo  ad  un  tempo  di 
una  rara  bellezza  ,  e  di  un  pingue  patrimonio  ,  che  per  mezzo  di  lei 
gli  farebbe  entrato  in  cafa  ;  Volendo  adunque  tutti  quelli  dare  alcuno 
$rogo  al  dolore  ,  con  onorarla  di  bel  fepolcro  ,  come  meritamente  fi 
conveniva  alla  virtù  dell'animo  di  lei,  ed  alle  bellezze  del  corpo  ,  fe- 
cero fcolpire  a  Giovanni  la  di  lei  ftatua  giacente  .  col  fuo  ritratto  fo- 
migliinciiììmo  ,  per  quanto  ne  dilfero  gli  Scrittori  noftri  ,  e  compiu- 
ti che  furono  gli  altri  ornamenti  pur  di  marmo  ,  la  collocarono  preflb 
la  porta  minore  della  Real  Chiefa  di  S.  Chiara  ,  e  f u  doppiamente  ar- 
ricchito quello  marmo,  a  dallo  fcarpello  di  Gio:  da  Noia,  e  dalla  doti 

fa 


Scultore,  ed  Architetto .         9 

ta  penna  del  famofiffimo  Antonio  Epicuro  ,  il   quale  compaflìonando  Antonio  £_ 
i  di  lei  Genitori  ,  volle  in  parte  confolarli  col  belliffimo  Epitaffio,  che   piano    fa- 
egli  compofe  ,  e  per  effere  egregio  componimento  di  un  tanto  Uomo  ,  mofdfìmo 
Mi  lo  trafcriviamo .  .         *ett,erato 

-vt  1  •/•  •/•  il-  ^.       -•  JNapoh  cario, 

fiata  ,  bea  miferum  ,  mi/ero  mihi  nata  parenti  amiciifìmo 

Vnicus  ut  fiere s  ,  unica  nata  doler  .  di  Bernard». 

}fot»  //£/  dumqì  virar»  tedas  ,  Talamunql  parabatn  no  Roca  ,   e 

Funera  ,  e»-  inferias  anxias  ecce  paro  .  del  del  San^ 

"Eebuimus  tecam  foni  ,  Materqae  ,  Paterque  t.  azaio  . 

U;  tribù*  b*c  miftris  urna  parata  foret  . 
^J?  «0/  perpetui  gemitus  ,  /«  nata  fepulcri  , 
Jì/ro  Lere*  ,  «£/'  /e  impia  fata  volunt  . 
Antonia  filia  cbarijfima  ,  ^#<« 
Jiieronymo  Granata  javen:  ornatijp. 
Deftinata    Vxor  ,  Annos    nondum  XIlll% 
lmpleverat 
Joanncl:  Gandinus  ,  ò"  Heliodora  B0JJ4 
l'arentes  jnfehcijjìmi  pofuerunt 
Rjipta  ex  ecr.  Complexibus 
Anno  faluti s  M.  D.XXX.  Frid.  Id.  Cai.  Jan; 
Era  alcuni  anni  innanzi  futeeduto  il  UineuVfirno  cafo  della  mor-  Morte  fune* 
te  de5  tre  fventnrati  fratelli  ,  Giacono,  Afcanio  ,  e  Sigifmondo  San-"adl.^e  j*!~ 
{"evenni  avvelenati  nel  divertirli  alla  caccia  il  dì  f.  di  Novembre  del-  yeri^| 
l'anno  1  n  6.  morti  tutti  dopo  il  quarto  giorno  per  opera   della  rea  ,  e 
lafciva  moglie  di  Girolamo   loro  Zìo  ,  che  aveva  lufingato  il  marito» 
ad  ufurparfi    il   loro  Stato,  e  per  var  j  lagrimofi  accidenti  ,  non  erafi 
per  anche  pofta  in  opera  la  volontà    de'  loro  miferi  Genitori  ,    che  urr 
dopo  l'altro  vinti  dal  giufto  dolore  ,  avean  lafciata  la  mortale  fpoglia, 
ma  reftavano  i  corpi  de'  traditi  giovani  tuttavia  in  depoGto  ,  nella  lo- 
10  Cappella  ,    entro  la  Regal  Chiefa   di  S.Severino  de' Monaci  Bene- 
dettini Neri  ;  Volendo  adunque  coloro,a  chi  fpettava  tal  cura,coilocar- 
li  finalmente  entro  fuperbi    tumuli ,  che  i  loro  cali  funelh  palefiffero 
al  mondo  con  Ifcrizioni  ,  ftatue  ,  ed  adornamenti  ,   foron   tenuti  varj 
configli  ,  per  ifciegliere  un  ottimo  Artefice  ,   ed  altri  inclinava  a  Giro-  Girolamo  S 
lamo  Santa  Croce  ,    la  di  cui    fama  era  in  quel  tempo  affai  creLiuta  ;  Croce  Si.nl» 
altri  ad  altri  Scultori,  the  lavoravano  in  Napoli;  Ma  dopo  molti  pare-  t01'^  eccel-. 
ti  fu  conchiufo  ,  che  l'opera   folamente  a  Giovanni  da  Nola  li  doveffe  letmflìm°  * 
appoggiare  ,  come-a  Maeftro  più  pratico  ,  ed  intelligente  .  Così  adun- 
que ricevuta   ch'egli  ebbe  la  commillìone  ,   ideò  tre  Maufolei  tutti  di 

bianco  marmo  ,  foftenuti  da  fode  bafi  ,  ed  ornati,  di  pilallri  ,  e  cornici,  c      , 

in  •         j-    •   r  l   j  ■  *     /  >r       ,         ■.„■•»  SepoIciire> 

e  di  ftatue  in  cima  di  ciakhednno  ,  cioè  ,  lopra  il  lepolcro  di  Sigifmon-  de    ere   Sì- 

do  è  la  ftatùa  del  Salvatore  Trionfante  ,  ed  è  lìcuato  fopra  una  gloriet- gnori  Sanfe-* 

ta,  ornata  di  Cherubini  ,  con  due  Angioli  i n finocchione  pei  lato  .  Su  verini  a  vve^ 

TOMO  Ili  U  i  pi. 


io       Vita  di  Gio:  Mediano, 

Jenati,  eret-  '  P''a^r'  f°n0  'e  ftatue  di  S.  Francefco  di  AlTifi  ,  da  una  parte  ,  e  di 
te  in  S.  Se-  S.  Niccolò  di  Bari  dall'altra  ;  in  faccia  a  quelli  fono  due  balli  rilievi  , 
verino  da_.  che  figurano  S.  Barbara  ,  e  S.  Geltrude  .  Nel  piano  fra'  fuddetti  pila- 
Giovanni  da  ftrj  fono  due  altri  Angioli  ,  ancor5  etti  fcolpiti  di  baffo  rilievo  ;  Indi 
*  feduta  fu  l'ornato  ,  che   fa  cornice  ,  vedsfi  la  bella  ftatua  del  tradito 

Signore  ivi  fepolto  .  In  quello  tumulo,  oltre  a'  varj  Trofei  ,  fono 
fcolp  te  l'arme  de'  Sanfevenni  ,  e  nella  lapida  fi  leggono  quelli  fune- 
itittìmi  verfi . 

■Jacet  h)c  SigìfmunJus  Savfeverinur 
Veiieno    impiè    abfumptus   ,    qui    eodein 
Tato  ,   eoàem  tempore  ,  pereunteis  germano?  Fratres  , 
Nec  alloqui  ,  nec  cernere  potuit . 
Il  fepolcro  annetto  all'Altare  nel   me2zo  della  Cappella  è  di  Gia- 
como Sanfeverino  .  Vtdcfi  in  cima  di    effo   la  ftatua  della  Beata  V.r- 
£ine  fedente  col    Bambino  nel   feno  ,  con  Angioli  ,  che   l'adorano  , 
e  con  Cherubini   lotto  i  piedi,  e  da'  lati  su   i  pilaftri  San    Giacomo 
Appoftolo  ,  e  San  Benedetto  Abate  ,  come  ancora  nel  piano   di  m  zzo 
due  Angioli    infinocchi  ni,  e  di  baffo  rilievo  ne'mentov.iti  pi  aftri 
Santa  Scolaflica  ,  e  Santa   Monica.  La  (latin  diGhconu  anche  fie- 
de   fopra   fmigliante  cornice  ,  che   fourafta    alla  Tomba.,  ornat'  an- 
ch' ella  di  Trofei  ,  d' Imprefe  ,  e  di  bei  lavori  ,  come  1'  altra  deferi- 
ta ,  e  con  la  fegutnte  ifcnzione  . 

H)c  ojja  quiefeunt  Jacobi  Sanfeverini  Corniti*  Saponaria 
Veneno  miferè  ob  avaritiam 
Necati  ,    cum  duobur  mifer/'s  Fratribut  , 
Eorlem  Fato  ,  eadem  bora  commorientibut. 
Sul  terzo  Sepolcro  ,  eh' è  di  Af-anio   Sinfeverino   vedefi   fcolpto 
1'  Eterno  Padre  ,  anche  in  piedi  ,  fopra  glrria  di  Cherubini ,  e  in  vece; 
di  Angioli  che  adorino  (  non  vi  effendo  fpaz.o  fuffHtnte  a  cagion    della 
fineftra  ih'  è   in  quello  lato  della     Cappella  )    figurò    Giovanni    ir» 
due  mpzzi  buffi  i  Profeti  Enoch  ,  ed  Elia»  ma  fopra  i  pilaftri  ,  come 
negli  altri ,  pofanole  Statue  di  S.  Pietro  ,    e  S.  Giovanni  Appoftoli  ,  e 
nel  piano  di  mezzo  i  foliti  Angioli  ,  ed  in  tutti  e  tre  quelli   baffi  rilie- 
vi ,  un  Angelo  de'  due  ,   che  fono  inginocchioni  ,  ha  in  mano  un  tor« 
chio  accefo  ,    e  la  ftatua  di  Aftanio  fi  vede  a  federe  come  1'  altre  due  , 
co'  medelimi  ornamenti  ,   e  tutti  è  tre  hanno  i  loro  Elmi  accanto  ,  fi- 
tuati   fulla   fteffa   cornice,    ove  eglino  fon   feduti  .   Il  gello  ,   ele- 
zione di  ciafehedun  di  etti  efpiimono  molta  divozione  verfo  la  Statua 
della  B.  Vergine,  che,  come  abbiamdett-,è  fìtuata  full'Altare  .   I  veri] 
che  compiangono  la  morte  di  quello  terzo  fratello  fono  li  feguenti. 
H)c  Jìtus  ejì  Afcanius  S'Ttifeverìnus  ,  cui 
Obeunti  eoàtm  veneno  iniqui'  ,   atque  imp.'è 
Cummorientes  Frjtrcs  ,  nec  alloqui ,  nec  videre  quidam  licuit^ 

Gr..n- 


Scultore ,  ed  Architetto.        1 1 

Gr.ndiffimo  fu  il  concorfo  ,  e  l'applauda  ch'ebbe  quella    Cappel- 
la ,  dopo  che  fu    fcoperta  :    imperciocché  ,  non    fidamente  fi   andava 
ad  ammirare  in  efla  h  fingolar  perfezione  dell'  opera  ,  mi  fi  rinuova- 
va  la  Topica  idea  della  fa«tl  difgrazia    di   quei   fventurati   Signori:.   Ma 
Giovanni  niente  per  quelle  laudi  infuperbito,  attele  a  profi-guire  i  mol-      Fontana 
ti  lavori  ,   che  aveva  per   le    mani  ;   lavorando  circa   quel    tempo    la  della  Sella- 
Statua  dell'  Atlante  ,  con  li  mafcaroni  della  fontana  della  Sellarla  .  Fé-  Q^/"cdf 
ce  ancora  per  la  Ch.efa  di  S.  Domenico  Maggiore  la  Statua  della  B-Ver-f  Cllc  "m     <j~ 
ghie  ,  col  Bambino  in  braccio  ,   e  propriamente  quella  eh*  e  nel  pila-  Domenico 
Uro  di  contro  l'Aitar  Maggiore  ,   che  fu  di  Fabio  Arcella,  Arcivefcovo  Maggiore  , 
di  Capua  ,  e'da'lati  fono  in  atto  riverenre  le  ftatue  di  S.  Gio:  Battifta  ,  ^d  *  wPle." 
e  di  S.  Matteo  Apposolo  ,  ed  Evangelica  ,   con  un  Angioletto  che   tic-  ^        a'e  T 
ne  il  libro  ,  le  quali  Statue  fono  egregiamente  di  bianco  marmo    lavo- 
rate .  Così  fece  per  la  Chiefa  de'  Celerini  indi  non  lunge  ,   detta  vol- 
garmente S.  Pietro  a  Majella  ,  la  Statua  del   S.    Sebastiano  ,  per   quei 
della  famiglia  LeoneiTa  ,  o  fia  de  Lagone  Ila  ,  de' Principi  di  Sopino  , 
ed  altre  Statue  per  varj  particolari  .  Indi  volendo  quei  della    famiglia 
Ligoria  ergere  una  Cappella  nella  Chiefa  di  Monte   Olivcto    in  onore      Statue  in 
della  B.  Vergine  fecero  fcolpir  da  Giovanni  le  Statue  tonde,  che   su  Monte  Oli- 
l'Altare  di  quella  fi  veggono;  cioè   nel   mezzo  la  B.  Vergine  ,  che  veto, 
tiene  il  Divin  Figliuolo  in  braccio  ,  e  con  una  mano  diftela  accoglie  S. 
Giovanni  fanciullo  ,  e  da'  lati  vi  ha  S.  Girolamo ,  e   S.  Andrea  Appo- 
rto o  ;  le  quali  ftatue  lavorò  Gio:  con  molta   attenzione  ;   avendo   Ca- 
puto ,   che  altre  fimili  ne  lavorava  Girolamo  Santa  Croce,  fuo   con- 
corrente, ed  eccellentiiTiino  al  par  di  ogni  gran  Maeftro  nella  fcoltura 
de'  marmi  ;  le  quali  Statue  collocar  fi  dovevano  nella  medefiina  Chie- 
fa ,   in  un  con  limile  Altare,  anche  a  lato  alla  porta  ,  e  faceanfi   per 
quei  della  famiglia  del  Pezzo  .   Per  quella  nobil  gara  l'uno ,  e  l'altro  fi 
s (orzarono  di  fare  in  pubblico  comparire  la  tmeltria,e'i  valore  de'  loro 
Scalpelli,  così  nelle  Statue  ,  come  ne' balli  rilievi,  e   negli    ftudiati 
ornamenti  di  elfe  Cappelle  .  Neil' Altare  vi   fece  Giovanni   un   b.lfo 
rilievo  ,  che  rapprefinta  il  miracolo  di  S.  Francefco    di   Paola  ,   allor 
che  fece  cavar  vivi  di  lotto  le  ruine  coloro,  a'quali  il  Monte  era  caduto 
adi  Ilo  ;   nella  pietra  a  piombo  fopre  l' Alt  ire  fcolpì   in   quattro    pic- 
cioli vani  li  quattro  E  vangelifti  in  baffo  rilievo  ;  accorrle  fece  Girola- 
mo ancora  fiuto  le  fue  f  olturc. 

Qjeft"  opere  bèi  ti  (fiale  ,  con  altre  di  fopra  mentovate  ,  guada- 
gnarono a  Giovanni  il  nome  di  Scultore  maraviglialo  ,  come  lo  attella 
il  Vifiri  medefimo  nella  Vita  di  Girolamo  Santa  Croce  ,  nel  primo 
volume  della  terza  parte  ,  a  carte  184.  ;  e  le  fabbriche  erette  con  fuo 
difegno  ,  e  direzione  quello  di  ottimo  Architetto  ,  e  d'intelligentiffimo 
Maeilro  in  tal  facoltà  gli  diedero  ;  laonde  non  è  maraviglia ,  che  effin- 
do  venuto  in  tanta  (lima  appieno  ogni  perfona  della  Città  di   Napoli  , 

B  %  gli 


1 2         Vita  di  Gio:  Merliano , 

gli  ftìfle  addoffato  il  pefo  dell'  apparecchio  delle  fefte  ,  e  la  direzione  di 
effe  ,  oltre  all'  opere  di  fua  mano  ,  che  far  lì  doveano  per  la  venuta 
dell'  Imperador  Carlo  V.  ,  che  da  più  anni  venir  doveva  in  Italia  , 
fecondo  che  il  medefimo  Imperadore  avea  dichiarato  infin  d'allora  ,  co- 
me fi  difle  i  ficchè  meritamente  fu  dato  a  Giovanni  il  penfiero  d' im- 
prefa  così  importante ,  come  farà  da  noi  divifato  nella  defcrizion 
che  fiegue  delle  felle  accennate  ,  per  dare  alcun  diletto  al  curiofo  let- 
tore , 

Detenzione  delle  fefte  fatte  in  Napoli 

per  l'entrata  dell' Imperador 

Carlo  V. 


A 


Veva  in  quello  tempo  l'Imp^rador  Orlo  V.  conquidalo  il  Regno 
di  Tunifi  ,   con  altri  luoghi  di    Birberia  ,  e  di  nuovo  riporto  nel 
fuo  Trono  Muleafen  ,  con  farlo  fuo  Tributario,  per  la  qual  cofa 
fi  fecero  in  Nipoli  fefte  d'Illuminazioni  ,   di   Cavai  ate  ,  e  di  Tornei; 
E  più  fi  accrebbe  1*  allegrezza  ,  per  la  niella  ,  che  1'  Imperadore  ve- 
niva a  Nipoli  ;  laonde  fi  ordinarono  dagli  Eletti  drlla   C.ttà  gli  appa- 
rati neceflarj,  per  ricevere  un  così  gloriofo  loro   Moni  rea  ,   acciocché 
non  vi  fu/Te  preparamento  ,   che  non  fufle  tutto    magnificenza  ,  e  ric- 
chezza ;  Che  perciò  fu  ordinato  ,  che  Giovanni  da  Nola  fufle  1'  Are  hi- 
tetto  di  tutto  l'apparato;  dandogli  per  ajuto  Ferdinando  Manlio  ,  che 
in   quella  occafìone   fi    fece  conofeere  per  fufficienti  filmo  maeftro    ir» 
Architettura,   e  bravo  Ingegniere  ;  e  tanto  che  pò. hi   anni   dopo    ri- 
liovò  da'  fondamenti  la  Chjefa  della  SS.  Nunziata  ,  facendola  nella  for- 
ma belliffima  ,  che  oggi  fi  vede  ;  rinovando  con  efla    lo  Spedale   in 
ampia  forma  ,  con  altre  fabbriche  fitte  per  quel  facro  luogo  .   Unitoli 
dunque  Giovanni  col  Manlio  ,  chiamarono  a  parte  delle  Statue  in  pri- 
mo luogo  Girolamo  Santacroce  ,  come  ancora  dell'  invenzioni  per  quel* 
le  fefte,e  così  altri  Scultori  ,  de'quali  non  ne  abbiamo  una  diftinta  no- 
tizia ,  condifcepoli   di  Giovanni  ;  Per  le  pitture  ne  fu  dato  il  penfiere 
ad  Andrea  da  Salerno  ,  che  con  Gio:  Antonio  d'Amato  guidafllro  tutti 
gli  altri   Pittori  ,  e  Difcepoli ,  che  lavorar  dovevano  nell'apparato. 
_  Qjiefti  valentuomini  convenuti»"  infieme  ,   ftabilirono   tatto   1*  ordine 

fecej«  j(jet  della  leda  con  i  penfìeri  poetici  del  famoliflimo  Antonio  Epicuro,  e 
delle  Fefte  Bernardino  Rota  ,  e  per  quello  fi  ritrova  notato  ;n  un  manofiritto  fi 
per  l'entra- ha,  che  quelli  virtuofiffimi  Poeti  poterò  in  efecuzione  i  penzieri  , 
ta  "e',m"  anzi  la  bella  Idea  concepita  per  tale  occafìone  alcuni  anni  inmnzi  dal 
Cirio  V.     divino  Poeta  Giacomo  Sannazaro;  Onde  ne  formarono  va rj   bel liilìmi 

dife- 


Scultore,  ed  Architetto.       13 

difegni  ,  che  efTendo  flati  approvati  dagli  Eletti ,  e  Deputati  creati  per 
le  fuddette  fede,  cominciarono  1' opera  j  ponendo  mano  così  Giovan» 
ni  da  Nola  ,  come  il  Santacroce  ,  e  gli  altri  Scultori  alle  Statue  ,  che 
andavano  cosi  all'  Arco  trionfale  ,  come  a  Porta  Capuana  ,  alli  cinque 
Sediii  de' Nobili  ,  ed  altri  luoghi  .  Fecero  adunque  Giovanni  e  Giro» 
lamo  ,  con  la  folita  gara  ,  due  gran  Goloflì  di  Stucco  ,  fituati  fu  due 
gran  b.ifi  ;  L'un  de*  quali  a  man  delira  ,  in  fembhnza  di  vaga  Donna 
dal  mezzo  in  su  ,  teneva  in  atto  di  fonare  una  lira  ,  e  nel  refio  d'Aqui- 
la  con  1*  ale  dorate",  rapprefentava  la  Sirena  Partenope  ,  la  quale  con 
volto  giolivo,  e  ridente  ,  parea  che  cantando  dicefle  a  Cefare  quello 
verfo  latino  ,  che  a  pie  tneva  icritto: 

Expt&ate  venis  fpes  ofdijjìma  nofìrn  . 

L'altro  Coloffo  a  man  finifcra  rapprefentava  il  fiume  Sebeto  «  in 
forma  di  un  Uomo  vecchio  barbuto  ;  aveva  fu!  canuto  crine  verde  co- 
rona di  Salici  ,  e  di  Canne  ,  e  fiondo  in  piedi  appoggiato  ad  un  Urna  , 
dalla  quale  in  abbondanza  fgc-rgava  limpida  l'acqua  ,  con  volto  lieto  , 
e  labra  aperte  ,  pareva  volerle  dire  il  verfo  fcritto  nella  fua  bafe. 
Nutic  meritò  Eridanus  ,  ced.it  mi  hi  Ni  lui  ,  fr  Inàut» 

Ma  già  che  di  quelle  felle  ne  convien   ragionare,  egli    non  farà 
fuor  di  propofìto  di  qui    riputare   ordinatamente  tutto  1' apparato  di 
effe  ,  e  l'ordine  con  il  quile  furono  concertate, giacché  da  alcuni  Scrit- 
tori lono  (late  elle  diverfamente  defcritte  ,  e  maffimamente  dal  Guazzo 
in  qu  Ila  fua  mefcolanza  di  cofe,  dove  confondendo  l'ordine  della  feda, 
fcnlfe  ciocche  in  penderò  gli  venne;  E  fé  bene  da  altri  fono    fiate  puri» 
tualmente  raccontite  tutte  le  rapprefentazioni    fatte   nella  entrata  di 
Carlo  V.  ,  pure  non   mi  farà  grave  quella  fatica  ,  per  alcun  Pro  feilbre  j^.inofcritti 
delle  no'tre  Arti  ,  che  quelle  non  abbia  letto  nel   Summonte  ,  ovvero    di  Notar 
in  altro  Scrittore  ;  avendole  io    ricavate   da   due  Manofcritti  di  quei    Antonio 
medefimi  tempi  ,  e  con  cib  da  tutti  (limiti  veridici,  e  più  copiofi  di  tal  Castaldo    , 
racconto  ;  e/Tendo  uno  di  Notap   Antonio   Caflaldo  ,  chiariifimo  ap-  e-rrnr. 
preflo  de  noflri  Cittadini,   e  1  altro  di  Scrittore  incerto,  ma  appura-  incerto, 
to  ,  e  diflinto  , 

Su  la  piazza  all' incontro  di  Porta  Capuana  vi  fu  eretto  un  Arco 
trionfale,  di  altezza  cento  p^Imi  ,  nelle  facciate  era  largo  novanta  , 
e  cinquanta  per  fianco  .  Aveva  ciafcheduna  facciata  tre  porte  ,  con  ef- 
fer  quella  di  mezzo  molto  maggiore  delle  due  laterali  ,  e  fimile  a  que- 
fte  ne  avea  una  ogni  fianco  ,  dimodoché  entrando  per  una  fi  poteva 
nfcire  per  qualunque  dell' altre  porte  .  Rendevano  fuperbiffima  la  ve- 
duta delle  due  facciate  otto  gran  Colonne  di  ordine  Corintio  ,  per  eia» 
fchtduna  facciata  ,  le  quali  erano  fituate  a  due  a  due  Copra  quittro  gran 
bali  di  forma  quadra  ,  con  le  loro  proporzioni  ,  fìnte  di  Porfido  da  pen« 
nello  maeffro  ,  con  i  capitelli  dorati  ,  con  le  volute.  Solìenevano  l'Ar- 
ch. trave,  con  fua  Cornice  di  bello  intaglio,  ed  adornata  di  unolte  men* 

fole, 


1 4         Vita  di  Gio:  Mediano , 

fole  ,  Vovoli  ,  e  der.te!  i  ,  col  fregio  ,  e  rifalti  ;  ed  era  ogni  cofa 
cesi  Ji  colori  ,  cerne  di  argento  ,  ed  oro  con  maeftria  condotta  ;  ve» 
der.dovifi  bellililme  b.zz  rr;e  di  fogliami  ,  e  fettoni  ,  che  intrecciati 
con  vane  forti  di  Ucelli  ,  e  di  animali  terreftri  ,  di  giocofi  piattini  ,  e 
capneciofi  mafeheroni  ,  formavano  una  vaga  ,  e  dilettevole  veduta  a 
gli  occhi  de'  riguardanti  .  Sorgeva  dal  mentovato  Cornicione  ,  la  parte 
(uperiore  deli' Edificio  ,  arricchita  di  varj  fregj  ,  e  quadri  di  pitturi 
f  he  p;ù  innanzi  depriveremo  J  e  nella  fommità  di  efla  parte  ,  faceva 
ric».hiifimo  finimento  un  altro  ,  non  men  b-1  Cornicione  d=l  primo  , 
su  del  qu;:le  ,  a  dirittura  delle  Colonne  ,  pofavano  ,  a  quattro  per  fac- 
ciata ,  otto  gran  Coloffi  ,  che  medefimamente  faran  da  noi  descritti  . 
Quatta  adunque  era  di  quell'  Arco  la  forma  in  generale  ,  che  per  venire 
a'  fuoi  particolari  ,  dai  piede  comincieremo  di  nuovo  . 

In  ciafeheduna  delie  quattro  bafi  ,  che  avevano  la  facciata  verfo 
Porta  Capuana  ,  era  dipinto  un  capriccio  ;  nella  prima  un  cumulo  di 
pezzi  di  arnefi  marittimi  ,  come  fon  alberi  ,  antenne  ,  ancore  ì  timo- 
ni ,  e  Toftn  di  Galere  ,  quali  arnefi  tutti  brugiavaniì  ,  con  un  motto: 
Ex  punica  votum  clajj;  ;  Nella  feconda  un  Affrica  vinta  ,  in  ftinbian- 
za  di  uni  Donna  mefta  ,  ligata  ad  un  arbore  ,  ed  a  lato  di  lei  un  vec- 
chio ,  che  era  figurato  per  lo  fiume  Bagrada  ,  col  capo  fghirlandato  , 
e'1  motto  :  Thtus  tibi  fvlatia  Cafar  :  nella  terza  moke  pecore  bianche 
inphirlandate  di  lauro  ,  con  una  fafeia  nera  nel  mezzo  ,  dinanzi  ad  un 
altare  ,  ed  aveva  quelle  parole  :  Z;pbiri  ,  &  reduci  Fortuna  :  e  nella 
qu  ita  vi  fi  vedevano  un  gran  mucchio  d' arme  morekhe  ,  cioè  frec- 
tit  ,  archi,  faretre  ,  zagaglie,  turbìnti  ,  e  pezzi  di  Camice  di  ma- 
pl.a  ,  che  rriedefim unente  fi  brugiavano  ,  ed  il  motto  era  tale  :  7,,;?i 
toto  furget  gens  aurta  mando  . 

Li  fopractnnati  quadri,  fra  1' una  ,  e  l'altra  Cornice,  erano 
cinque  ,  in  quattro  de'  quali  erano  dipinti  i  fucceffi  dell'  imprefa  fatta 
allora  da  Crf^re  in  Barbari»  ;  cioè  l'andare  dell'  armata  alla  Goletta  , 
Taccamparvifi  ,  la  prefa  di  quella  ,  e  la  fuga  di  Barbarofla  ,  con  la  pre- 
fa  di  Tunifi  :  ma  quel  di  mezzo  ,  eh'  era  il  maggiore  ,  aveva  la  dedi- 
cazione dell'  arco  a  Cefare  ,  le  cui  parole  erano  le  fegnenti  , 

Carolo  V.  Caf.  Augujlo  tri  umpk.  felici  fi.  Ottomanica  clajjts  prafi- 
B'j  terra  ,  mnrique pra'Hgato  ,  Africa  Ejgi  ,  tributo  indillo  ,  rejii- 
tttta  ,  XX.  Capthjorum  milk  receptis,  maritima  ora  undiqtte  pr adoni- 
bus  expurg.ita  ,  ordì  Pap.  Q^Kiap. 

Li  quattro  Coloilì  ,  che  erano  in  su  la  cima  dell'  Edificio  ,  rap- 
prefent  .vano  ,  il  primo  Scipione  Africano  ,  il  fecondo  Giulio  C-fare  , 
il  terzo  Aicfandro  Magno  ,  e'1  quirto  Annibale  Cartaginefe  ,  ciafehe- 
dùn  ié"  quali  aveva  a  pie  il  fuo  motto  ;  quel  di  Se. pione  diceva  ,  Tibi 
decenti  us  Afa  nomen ',  quel  di  Cefare  ;  Nojìr a  fpes  maxima  Rgmai 
quel  di  Altfàfldro  i  Quantum  cvlUs  precellit  Olympus  i  e  quel  di  An- 
nibale; 


S  cu  Itore ,  ed  A rchitetro.        j  j 

nibile  :  Vi3o  mihi  gloria  vi&or  l  e  Cotto  tutti  e  qmttro  eoa  lettere  af- 
fai maggiori  ,  era  dritto  quello  verfo  in  comune  , 

0  lux  tu  jioftrì  d*£its  &  gioii"  mundi. 
Nell'altra  facciata,  che  guardava  la  Città,  le  altre  quattro  bafi 
avevano  ancor  loro  altri  quattro  Capricci  ,  elfen  lovi  nella  prima  un 
f.ifcio  di  trombe  ,  di  lande  ,  e  di  arme  in  afte  avvolte  di  lauro  »  col 
motto  :  Sint  omnia  lata  :  nella  feconda  bafe  una  teda  di  Leone  con 
gli  occhi  aperti  ,  e  fpaventofi  ,  in  mezzo  a  un  feudo,  fignificante  il 
valor  di  Cef.re  ,  con  quello  motto  -.  Aufl  iadas  tirneat ,  è"  primus  , 
er*  ultimus  Orbiì  :  nella  terza  un  Sacrificio  ,  che  fi  faceva  fui  monte 
Vulcano  con  farmenti  verdi  t  e'1  motto  era  J  Spondei  majura  per  A&isl 
e  nella  quarta  ,  ed  ultima  vi  fi  dimoflrava  una  quantità  di  quelli  Sfo- 
rnenti di  ferro  ,  nominati  triboli  ,  che  gettandoli  in  qualfivoglia  mo- 
do in  terra  ,  fempre  reftano  con  la  punta  in  su  ,  ed  il  cui  motto  dice- 
va ;  Q^/>  res  tumque  loco. 

N--' cinque  quidri  ,  che  corrifpondevano  a  quelli  dell'altra  fac- 
ciati, verlevafi  in  tutti  quattro  figurata  la  gutrra  di  Ungheria  tra  J'im- 
perador  Carlo  V.  eSo.imano  II.  quando  venuti  fotto  Vienna  quei  due 
potentiflimi  tferciti  a  fronte,  fenza  punto  combattere-,  Solim.no  fi 
ritraile,  cedendo  il  tutto  all' invittiffimo  Imperadore  ,  eilendovi  nel 
quadro  di  mezzo  queft'  altra  ifcrizione:  Caf.  Carlo  V.  I  np.  potentijjìmo, 
reb  gione  Augnilo  ,  Jultitia  maximo  ,  indulgenti  aviari  pi -tata  pp\ 
cbfugatum in  l'armonia  ad  ììrum  Snlimanum  Turchìrun  Imp:  é* 
Cbrijìianam  Rj-np.  liberatavi  ,  Or  do  Vrpulumque  N*a  •. 

Li  quattro  Cololfi  di  quella  facciata  ,  che  come  quelli  della  pri- 
ma fopratl-vmo  all'  altre  Cofe  ,  eran  figurati  per  quattro  Imperadori 
di  Cala  d' Auftria  ,  cioè  Ridolfo  ,  primo  di  quello  nome,  e  pruno  , 
che  di  lui  Cafa  ebb.-  1'  Imperiai  Diadema  ,  poi  Alberto  ,  Federico  ,  e 
Maffimiluno  ,  ciafeheduno  de' quali  aveva  il  fin  m  itto ,  ed  tra  nel 
primo:  Generis  lux  unica  nojlrii  il  fecondo  :  M:jnribns  m<jus  de- 
cus  ipfefuturus  ,  il  terzo  :  A'tollet  nojìros  ,  fuper  a/ira  npot  s  %  ed 
il  quuto  ;  Sic  L'elea  vicit  Achille!  ;  pofcia  in  comune  avevano  quello 
vexlo  : 

H'inc  decet  imperi j  frena  tener*  damum. 
Or  per  ven  re  a5  due  fianchi  dell'  Arco  ,  dico ,  eh"  p  r  ogni  uno 
vi  erano  und.ci  quìdri  per  fianco  ,  ed  in  quelli  di  un  Iato  ,  nel  pruno 
vi  era  dipinto  Tritone,  e  Cimodoce  Ninfa,  a  cavallo  ad  ;d  uni  inoltri 
marini,  con  burcine  in  mano  ,  ed  il  motto  dicevi  :  Qjtfcumque  per 
undas  5  il  fecondo  Eolo  Re  de  Venti  ,  fopra  un  Monte  ,  con  lo  Uettro 
nella  man  delira  ,  e  nell  i  fini-Ira  una  cirtella  con  quelle  parole  •.  Felix 
cjuocumcjite  vocaris  :  il  terzo  alquanti  Dei  macini  ,  carichi  di  diverii 
frutti  d.  mare  ,  come  fé  a  Cefare  li  portiliiro  in  dono  5  elTendo  tifi  a 
Cavallo  adiveriì  moftri  marini  ,  e  il  motto  era  :  Qviniam  t:nct  omnia 

Cafar 


1 6         Vita  di  Gio:  Marliano , 

Cafar:  II  quarto  ,  molte  Ninfe  marine  inghirlandate  di  nicchie  di  Con- 
chiglie ,  Coralli  ,  ed  altre  limili  colè  ,  portando  Caneftre  in  mano  pie- 
ne di  Perle  ,  Coralli  »  ed  altre  gemmei  orientali  col  motto:  bubmijjus 
adorai  Oceanus  :  Il  quinto  le  tre  Sirene,  con  iftrumenti  in  mano  di  fo- 
nare, e/Tendo  elle  dal  mezzo  in  su  figurate  bellilfime  donzelle  ,  cql  mot- 
to: Unus  tris  nobis  cantandus  femper  in  orbe:  Il  fefto  alquanti  navigli, 
che  ficuramente  navigavano ,  ed  in  un  lido  Uomini,  che  follazzavano, 
e  che  ftavano  oziofi  ,  con  alcuni  Delfini  *  che  nel  mare  flherzavano  » 
col  motto  ;  Nobis  httc  otta  Cafar  i  Aveva  il  fettimo  V  Iftro  ,  il  Nilo  ,  e 
l'Indo  ,  tre  fiumi  celebratiffimi  djgli  Iftorici ,  e  da'  Poeti  ,  con  alcu» 
ne  corone  fpezzate  ,  i  nomi  de'  quali  erano  fcritti  nell'  urne  ,  ed  a  lato 
al  primo  un  Cavallo  marino  ,al  fecondo  un  Coccodrillo  ,  ed   al  terzo 
alcuni  fanciulli,  col  motto  ;  Operumfimulacra  fuor  uni:  L'ottavo  ,  Ci- 
modoce  in  mare  ,  con  reti  da  pefcare  ,  dove  entravano  molti  pefci,  ed 
il  motto  diceva  :  Omnia  funt  mtritis  regna  minora  tuis  :   11  nono,  un 
Aquila  fopra  un  Mondo,  e  quefte  parole:  Partiri  non  potts  orbem  » 
folus  habere  potes:  Il  decimo,il  Tempio  dell'  onore  pieno  di  fpoglie  ac- 
quiftate  ,  e  diceva  il  motto  :  Primus  Idumai  cmget  tua  lumina  palmiti 
e  finalmente  l'undecimo  quadro  conteneva  molti  Altari  fparfi  in  diver- 
fi  luoghi  del  mondo,  con  quello  motto:  (±uas  cumque  vidtrit  Occafus  , 
ér  Or:  us. 

Gli  undici  quadri  dell'  altro  fianco  dell'  Edificio  contenevano ,  il 
primo  la  Gelefte  Capra  tutta  (Iellata  col  motto  :  Nunc  omnia  jura  te- 
ìiibis  :  Il  fecondo  l'Ariete  ,  in  color  rollo  ,  ed  oro  ,  con  alquante  pe- 
core ,  che  in  un  ameno  prato  di  fiori  pafcevano ,  col  motto  :  £» 
tollus  meritò  largitur  hovorem  :  l'I  terzo  un  Aquila,  che  con  un  de' 
piedi  gittava  fulmini  ,  el  motto  era  :  Antefuerit ,  quim  fiamma  mi- 
cet  :  Il  quarto  la  Nave  d'Argo  ,  tutta  {Iellata  ,  col  motto  :  En  altere 
qua  vehat  Argo  ,  dtleBos  Heroas  :  Il  quinto  due  capricciofe  Colonne, 
l'una  di  nube  ,  l'altra  di  fuoco  ,  le  quali  erano  figurate  per  i  due  Ca- 
pitani di  Garlo  V.  ,  cioè  quella  di  nube  per  lo  Principe  Dona  ,  come 
marittimo,  ed  il  Marchefe  del  Vailo  ,  come  terreftre,  per  la  colonna 
di  fuoco  ,  ed  il  motto  diceva  :  Qua  terra  ,  quoque  parerti  marin  :  Il 
fello  una  pugna  di  un  Aquila  con  un  Dragone  ,  dinotante  la  guerra  di 
Cefare  con  Barbarono  ,  e'1  motto  :  Vicijìi  ,  &  viBum  jam  cerni s  ten~ 
dere  palmas  :  Nel  lettimo  vi  erano  i  libri  Luterani  ,  che  abbruggiava- 
no  ,  con  quarto  detto  :  Abolere  nefandi  cun&a  viri  monumenta  jub  t  : 
L'ottavo  un  Coccodrillo  ,  con  alquanti  degli  Alberi  d'India  ,  che  {em- 
pie crefeono  ,  con  quefte  parole  :  Nullas  recipit  tua  gloria  metas  :  Nel 
nono  le  tre  Parche  ,  che  elicendo  da  alcune  nuvole,  portavano  una 
cartella  con  quello  fcrilto  :  Imperium  fine  fine  dedi  :  Il  decimo  alcuni 
diademi  avvolti  con  Afpidi  ,  ed  un  cotal  motto:  Quantas  vbflent  en 
afpice  viresj,  e  l'undecime»  ed  ultimo,  conteneva  molti  Capitani 

trion- 


Scultore  ]  ed  Architetto  ;       1 7 

trionfanti  ,  che  aveano  quello  motto  :  Moliuntur  fumnta  triumphe:  2 
Entrandoli  poi  per  le  porte  principali  dell'  Arco  ,  fi  trovava  come 
una  loggia  ,  all'ai  lunga  ,  e  capace  ,  con  la  fua  volta  di  fopra  ,  divifa 
egualmente  in  due  parti  ,  in  ciascheduna  delle  quali ,  oltre  alli  molti 
fregi,  e  compartimenti  ,  con  bizzarriflìmi  grottefehi  divarj,  e  va- 
ghi colori  ornati  ,  e  dipinti  ,  con  la  guida  dell'  Eccellente  Andrea  da 
Salerno  ,  vi  erano  dieci  quadri ,  di  non  molta  grandezza  ,  per  opni  pir- 
te  ,  ove  vi  erano  dipinte  con  buon  giudizio  ,  e  maeflra  intelligenza  , 
le  feguenti  bellilfime  invenzioni  :  Vedevafi  dunque  nel  primo  quadro 
una  Vittoria  con  due  corone  in  mano  ,  delle  quali  coronava  due  figu- 
re ,  che  la  mettevano  in  mezzo  ,  l'una  era  l'onore  armato  all'  antica  , 
inghirlandato  di  lauro  ,  con  i  rami  di  palma  in  mano  ,  e  l'altra  figura, 
era  Carlo  V.  con  lo  feettro ,  e  la  palla  nelle  mani  ,  con  quefto  motto: 
Ex  uno  tecum  utero  :  Nel  fecondo  era  l'immagine  dell'  Immortalità  , 
fopra  un  cumulo  d'arme  ,  e  di  libri  aperti  ,  avendo  in  mano  una  lau- 
rea ,  fedendole  a  piedi  il  tempo,  col  motto:  Nullum  docent  fentire 
laborem  :  Nel  terzo  molte  corone  con  parole  ,  che  dicevano  ;  Spargati' 
tur  in  omnes  in  te  mixta  fluant  :  Nel  quarto  alquanti  Cameli  carichi 
di  fafei  di  lauro  ,  di  palme,  e  di  corone  ,  col  motto  :  Pars  quota  trium- 
fhi:  Nel  quinto  ,  la  Face  inghirlandata  di  olivo  ,  con  una  cornucopia 
in  mano,  effendovi  alcune  Ninfe  ,  che  andavano  cogliendo  fiori  ,  in, 
un  verde  ,  ed  ameno  praticello  ,  dove  erano  quelle  parole  j  Pace  par-i 
tajam  terra  marìque  ;  Nel  fello  l'Allegrezza  inghirlandata  di  fiori  , 
con  molte  ninfe  incorno  ,  che  giubilando  fonavano  vari  (Iromenti  ,  col 
motto:  Felici  latentur  omnia  fedo  :  Nel  fettimo  la  Clemenza  ,  cir- 
condata da  molti  Capitani ,  che  chinati  a  terra  ,  con  l'armi  a  piedi, 
parevano  domandar  perdono,  ed  era  il  motto  ;  Nulla  ejì  viBoria  ma" 
jor  :  Neil'  ottavo  l'Umanità  ,  in  compagnia  di  Cefare  ,  che  riceveva 
il  Re  di  Tunilì  ,  cacciato  dal  Regno  ,  con  i  fuoi  Mori  attorno,  e'1  mot* 
co  :  Tibi  tiolira  falus  b  ne  ereditar  uni  :  Nel  nono  la  Liberalità  ,  che 
con  una  mano  aveva  prefo  da  alcuni  vafi  una  brancata  di  monete  d'oro, 
e  con  l'a!tra  fi  levava  dal  collo  una  collana  ,  ed  ogni  cofa  donava  ad 
alcuni  foldnti  ,  ed  il  motto  era  :  Nulla  tneis  fine  te  quaretur  gloriti 
rebus  ;  E  nel  decimo  la  Gloria  con  un  trofeo  in  una  mano  ,  e  nell'al- 
tra una  palma  ,  circondata  di  più  trofei  ,  con  tal  motto  :  Hoc  iter  ad. 
fuperos  .  Gli  altri  dieci  quadri  avevano  ,  il  primo  Qmnto  F.-bio  Maf- 
fimo  ,  con  un  tefehio  di  Donna  a  piedi  ,  con  due  ab  ,  e  due  ferp-.nti 
ne' capelli  ,  che  dinotavano  la  prudenza  di  Fabio  ,  ed  il  motto  era:. 
Mundi  nova  gloria  Cafar  :  lì  fecondo  Zeleucro  Locrefe  ,  che  per  man- 
tener la  gmfì.zia  fi  lafciò  cavare  un  occhio  a  se  ,  ed  un  altro  al  figliuolo 
per  non  acciecarlo  di  entrambi  ,  col  motto  :  En  qua:  divifa  beatos  ef- 
ficiunt  coilecla  tenes  :  Il  terzo  Clelia  nobile  Donzella  Romana  ,  con 
animo  forte  ,  e  conggiofo  pafla  con  le  compagne  il  Tevere  ,  fuggen- 
TOMO  II.  C  ciò 


i  S         Vita  di  Gio:  Merliano , 

do  dal  campo  nemico,fa  ritorno  a  Roma, col  motto  :  Fortitudini  omnia 
eret  Cafar  :    Il  quarto  Catone  Uticenfe  ,  con  un  vafo  d'oro  fotto  de' 

piedi,    dinotante   la   temperanza  ,  e'I  motto: 

Il  quinto  li  Città  di  Sigunto  ,    che  fi  abbrugiava  ,  con  le  fue  più  care 
cofe  ,  per  mantener  la  fede  a'  Romani  contro  Annibale  ;   alludendo  al 
zelo  di  Cefare  ,  che  per  la  fede  Criftiana   non  aveva  [limato   niun  pe- 
ricola  »    f  qui     min;3      il     motto   )    .  II    fello     il     vafo  di   Pan- 
dora )  Cai  forulo  rotto   ,     che    dimostrava   eflerfene    ufcita   li    fpe- 
f    _         ranza  ,  co!  motto  :   AP.ris  aquabit  hmores  :   II  fettimo    Bufa   D-mna 
fina  deferir.  Canufina  ,  ricchillìma  ,   e  liberalillìma  ,   della  quale  iì  legge  in  T.  Li- 
ta   da  Tico  vio  ,  ed  in  Valerio  Mollimi  ,  che  foftenne  a  fue  fpefe  in  Canufio  diece 
Livio,  e  da  mila  faldati  Romani  ,   avanzati  nella  gran  retta  di  Canne  ,  e  però  era 
Valerio     dipinta  con  molti  Soldati  ignudi  ,   ed  afflitti  intorno  ,  a'  quali  ella  do- 
M    imo.       nava  velìimenti  ,  danaro  ,   ed  altre  cofe  ,   ed   il  motto   eia  quella  fola 
parola:  Cafareo:    L'ottavo  era  quando  Giulio  Cefare  entrò  nel  Tem- 
pio d'Ercole,  ove  vedendovi    la  ftatua   di  Akfandro  Magno  ,  pianfe  , 
confiuerando  i  gran  f. tti  di  quello  ,   col  motto  :  Quid  fi  nofìra  Cafaris 
fiBa  ?  11  nono  era  il  nominato  Aleftndro  ,  che  tenendo  una  celata  ,  o  fia 
un  Elmo  pieno  d'acqua  in  mano  JtT3  refentataii  da  un  Soldato,la  guarda- 
va fenza  però  bere  ,  tuttoché  tormentato  dalla  fete  ,  ed   il  fuo  motto 
diceva:   Hoc  quoque  me:  fuperis  Africa  teftit  erit  :  Finalmente  il  de- 
cimo era  quando  Cefare  pafsò  da  Brindifi  a  Durazzo  ,   non  paventando 
il  mare  tempelìofo  ,  ed  il  fuo  motto  era  :  Et  tranfiredabunt ,  é4  vin- 
cere fata  . 

Or  avendo  già  decritto  queft'  Arco  così  magnifico  ,  palla  remo  a 
far  parola  de'  due  gran  Coloflì  eretti  su  due  gran  bah"  incontro  al  Seg- 
gio di  Capuana  ,  quali  rapprefentavano  uno  Giove   che  era  fattura   di 
Gio:  da  Nola  ,   e  l'ai  tro  Minerva  ,  opera  di  Girolamo  Santacroce  .   Il 
Giove  era  figurato  ignudo  dal  mezzo  in  su  ,   con  la  fu  a  Aquila  a  piedi , 
aveva  nella  finiftra  mano  lo  feettro  ,  e  nella  delira  i  fuoi  fulmini ,  co- 
me votene  porgerli    a  Cefare  ,  con  quello  verfo  :  Sat  mìhi  ut  Caluma 
polì  hac  tua  fulmina  fttnt  :  Minerva  era  con  la  celata  coronata  d'olivo, 
con  l'afta  nella  man  delira  ,  avea  nel  petto  lo  feudo  col  tef.hio  di  Me- 
dufa  tenendo  con  la  mano  finidra  un  libro,  ove  quelle  parole   erano 
dritte  :  Seu  pacem  >  feu  bella  geras  . 

Egli  non  è  mio  aiTunto  deferivere  qui  il  cammino  ,  e  le  ceri- 
monie ,  che  fece  l'imperadore  in  quella  Solenne  entrata  ,  nella  Città 
di  Napoli  ,  ma  folamentc  dtferivere  l'apparato  fatto  così  da'  Nobili  , 
come  dal  Popolo  ,  per  teflifìcare  al  (uo  Principe  la  gioJ3  ,  e  l'allegrezza 
per  la  fui  venuti  ,  e  l'amore  ,  e  la  fedeltà  «li  ferbavano;  laonde  ac- 
cennando diremo  folo  ,  che  dal  Sedile  di  Capuana,  fi  portò  Ce- 
fare al  Duomo,  ove  con  le  folice  cerimonie  giurò  fui  Te  igitur  &c,  l'of- 
.iervanza  di  Lutti  i  privilegi  delJjiCjttà»  concedendogliene  ancora  al- 
tri 


Scultore,  ed  Architetto!       19 

tri  chiefti  da  lei  ;  Indi  con  lo  fparo  delle  Artiglierie  ,.  e  fuon  di 
Trombe  ,  e  Tamburri  ,  arrivò  a  S:  Lorenzo  ,  cavalcando  fotto  il  Bal- 
dacchino ,  quale  era  portato  a  vicenda  da  quei  Nobili  di  quel  Seggio 
ove  egli  arrivava  ;  E  perchè  in  quella  Chiefa  vie  il  Reggimento  del 
Governo  della  Città  ,  così  de'  Nobili  ,  che  del  Fopolo  ,  Vi  erano  su  la 
piazza  della  fuddttta  due  StatMe  fopra  belìi ffime  bafi  ,  l'una  rappre- 
fentante  la  Vittoria  alata,  e  coronata  di  lauro  ,  che  aveva  nella  man 
fìniftra  una  corona  di  quercia  ,  e  nella  delira  una  palma  ,  che  parea 
voIefTe  porgere  a  O.fare  ,  col  motto  nella  bafe  :  Spondeo  digna  tuìs 
ingentibus  omnia  ceptis  .  L'altra  fi  a  tua  era  in  vefle  povera  ,  che  ti- 
morofa  parca  voltarli  a  Celare  per  afilo  ,  e  quella  era  figurata  per  l'Ita- 
lia ,  e'1  Tuo  motto  diceva  :  Te  Duce  timor  cmtiis  ale/i  :  Nel  Seggio  di 
Montagna  vi  trovò  l'Imperadore  due  altre  ftatue  ,  l'una  delle  quali  era 
Atlante  ,  che  con  gli  omeri  folleneva  il  Cielo  ,  fcrittovi  :  Majora  ttta- 
ru».  pondera  laudum  ,  e  l'altra  era  Ercole  ,  coronato  dalle  fronde  di 
pioppo,  cerne  da  Virgilio  vien  deferitto  ,  il  quale  aveva  le  colonne 
in  fp-'lla  ,  ed  a  pie  quello  motto  :  Extra  anni  foli  fque  via f  .  Nel  Seg- 
gio di  Nn'o  erano  medefimamente  due  altre  ftatue  ,  Marte  ,  e  la  Fa- 
ma ;  quello  con  belhilìma  attitudine  fpogliato  delle  fue  armi  ,  fattone 
wn  mucchio  Apra  lo  feudo  le  prefentava  a  Carlo  con  quello  motto  ; 
Man  h&c  ,  ni  redeas  fpoliis  Orienti t  onujìus  ,  e  quella  con  Tale,  tutta 
piena  di  occhi  ,  di  bocche  ,  e  di  lingue  ,  pareva  tenendo  un  corno  in 
mano  ,  volerfi  chiuder  la  bocca  ,  dicendo  il  fuo  motto  :  Ni!  ultra,  qua 
iam  prngr'diatur  bnbtt. 

Da  Nido  s'inc.  minino  l'Imperadore  verfoS.  Agoflino  ,  Chitfa  del 
Reggimento  popolare  ,  ove  vidde  efArvi  eretto  fopra    della  Aia  baie  la 
(tatua  della  Fede  ,  veltita  di  bian<-he  fpoglie  ,  nelle  quali  teneva  afeofa 
la  man  fini  lira  ,  additando  con  la  delira  a  Cefare  efler  quel  luogo  il  fuo 
proprio  albtrgo  ,  pei  la  fedeltà  de!  fuo  Popolo  ,  lo  che  chiarivano  que- 
lle paiole  feri  tre  nella  fua  bafe  :  H)c    mih   certa  domus  tuta  tiìc  mi  hi 
Huminis  Ara  .   Arr.vato  poi  Cario  V.  alla  Se-Ilaria  ,  piazza  particolare 
del  Fopolo  ,  vidde  ,  dove  ora  e  la  fontana  beiliilìma  di  Ciò:  da  Nola, 
un  Monte  al  tifiamo  ,   fui  quale    erano  molte  gran  ftatue  portando  gran, 
m.  ili  addeflo  ,  e  inoltravano  di  fai  ire  su  l'erta  di  quel  gran  mont-r  ;  e 
quelli  erari  figurati  per  quei  fuperbi  Giganti  ,  defcritti  dagli  antichi  fa- 
voleggiatori ,  che  pof.  r  i'un  l'opra  l'altro  li  monti  Pelia,  Olla,  ed  O  im- 
po  ,  per  far  guerra  al  Cielo  ,  onde  ne  venner  fulminati  da  Giove,  toc- 
che vollero  imitare  quei  della  piazza  del  Popolo.,dnpoichè  mentre  l'im-  ^acj,;n  «3 
peradnre  flava  attentamente  guardando   la  bellezza  di  que'gran  Coloiìì    Maravi- 
fcolpiti  ,  ecco  comparire  un  Aquila  a  volo  ,  che  vibrando  alcuni  raggi    glìoùap- 
di  fuoco  figurati  per  fulmini  ,  accefe  un  gran  fiacco  artificiato  cosi  ben  plaudita  da 
nafcoflo  in  quel  monte  ,  e  ne'  pran  fallì  di  quelli ,  che  rovinarono  con   .  ■*'  °  .  • 
1  gran  moliti  addollo  ,  con  dilettevole  Spettacolo  di  Celare  ,  cne    1  ap-  fucco  Arti. 

C     2  plaudì,      ficiale. 


2  o         Vita  di  Gio:  Mediano , 

plaudì  ,  e  di  quanti  Io  videro  ;  nel  gran  monte  leggevafi  quello  motto? 
Sic  per  te  fuperis  gens  inimica  ruat . 

AI  Seggio  di  Portanova  vi  era  la  rtatua  di  Giano  ,  cke  appoggiatoi 
ad  un  baftone  con  la  man  delira  ,  flando  con  ben  intefa  attitudine,  ad- 
ditava a  Cefare  il  Tempio  ,  che  gli  era  a  Iato  ,  e  con  la  man  finiftra 
gli  ne  presentava  le  chiavi ,  dicendo  il  motto:  Inmanibus  utrumque 
tuis:  Eravi  dall' altro  canto  il  Furore  incatenato  ,  Copra  un  cumulo 
d  armi  ,  ed  in  fembianza  orribile  ,  avea  a  pie  quello  motto  :  Cui  tan- 
ta homini  fermila  Foteflas  ?  Così  a  Seggio  di  Porto  v'erano  due  altre 
ftatue  ,  una  di  Portunno  Dio  Marino  ,  che  aveva  in  una  mano  un  an- 
cora ,  e  nell'altra  una  bella  Conca  Marina  ,  col  motto  a  pie  ;  Hufquatn 
«biero  ,  &  tutum  femper  te  littore  fifiam  ;  l'altra  era  la  Fortuna  ,  eoa 
l'ale  tagliate  ,  la  quale  non  pofava,  come  folito  dipingerli  ,  su  la  palla, 
o  su  la  ruota  ,  ma  su  la  bafe  ,  avendo  in  mano  la  ruota  ,  circondata  da 
un  ferpente  ,  in  atto  di  porgerla  all'  Imperadore  ,  ed  il  motto  diceva: 
Nec  fatis  hoc  Fortuna  putat . 

Finalmente  pervenuto  Carlo  V.nella  piazza  dell'Incoronata, a  villa 
del  Cartel  nuovo  ,  gli  fo  da  quello  ,  e  da  tutti  gli  altri  Cartelli  di  S.Er- 
mo  ,  e  deli'  Vuovo  ,  da!  Torrione  del  Carmine  ,  e  da  ogni  fortezza  , 
come  dalle  Galee  ,  ed  altre  Navi,  fatto  un  abondante  fcarica  di  Arti- 
glierie ,  infegno  d'allegrezza  ;  col  ribombo  di  bellici  ftromentij  Quin- 
di fatta  la  cerimonia  darCaftellano  D.  Ferrando  Alarcone  Marchete  del- 
la  Valle  di  preferirgli  le  chiavi  ,  entro  nel  Cartello  ,  feguito  da  tutto 
1' accompaonamento  f  cne  ja'  no^r;  i(torjcj  visne  appien  deferitto  ,  no- 
tando noi  qui  folamente  per  fine  di  quefta^fefta  gli  epigrammi  ,  che  /la- 
vano fu  la  p0rta  jej  mentovato  Cartello  , 'in  due  tavole  dipinte  a  colot 
di  Porfido . 

Ad  Car.  Imp.  viBa  Africa, 
fygem  Afia,  Europa  fi  pelli  s  viBtr  ,  &  Uro. 

Africa  fi  terra  ,  fi  tibi  vi&a  mari  ejì  , 
ìndia  ,  qua  non  tota  priùs  ,   fi  previa  C&far 
J  am  tibi  ,  cur  ijìam  fpernis  ?  ó»  i/la  tua  eli. 


Quanz  Cafar  vix  mille  rates  ,  vix  mille  cobortes  , 

Quam  vix  tot  luftris  ,  tot  domuere  Duces: 
'Ad  te  intra  menfem  Liby<e  terragne  marique  , 

Vi  ila  ,  Afa  quamvis  fé  tuerstur  ope  . 
Axis  uterque  t/tus  ,  tuus  eli  Occafus  ,   <£»  Ortus. 

Sic  tuus    hoc  cupiunt ,   aquora  ,  terra  cupit  : 
Sol  cupit  exoriens  ,    ne  pojì  hac  Utiùs  Qrbem 

Cura  moritur  ,  quàm  eem  najcitur  irradia, 

Qtmndo  iibtiit . 


Avca 


Scultore,  ed  Architetto.^       21 

AVea  alcuni  anni  innanzi  lavorato  Giovanni  la  fiatua  della  B. Ver- 
gine tutta  tonda  ,  col  Bambino  in  braccio  ,  a  que'della  famiglia  Gual- 
tiera  ,   i  quali  l'aveano  lituato  nella  loro  Gappella  ,  eretta  nella  Chiefa  opere  a  S.' 
di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  de'  PP.  Eremitani  detti  di  S.  Girolamo,  o  del  Maria  delle 
B-  Pietro  da  Pifa  ,  preflb  le  mura  della  Città  .  Or  confiderando  quella  Grazie   fo- 
fcultura  due  Cittadini  nobili ,  ed  onorati ,  vennero  a  ragionamento  del  Pr*   ■^f* 
valore  di  Gio:  ,  e  di  Girolamo  Santacroce  ;    il  quale  a  cagion  della  fta- 
tua  di  S.Gio:,  fatta  al  Marchefe  di  Vice  ,  per  la  fin  Gappella  in  S.Gio: 
Gnbonara  ,  e  per  altre  opere  eccellentemente  condotte  ,  ed  ultimamen- 
te per  le  fìat  uè   e  gran  Goloffi  lavorati  in  occafion  delle  dtfcritte  fede  , 
era  venuto  in  grandiffima  fìima  ,  e  riputazione  ;   Ed  accadde  ,  che  fic- 
come  virtuofa  gara  erafi  accefa  tra  quelli  infigni  Artefici,  così  parimen- 
te forgefle  virtuofa  difputa    fra  quelli  Amici  ,   a  qual   de' due    il  prima 
luogo   fuiTe  dovuto  .   Per  far  dunque  novella  pruova   della  Virtù   di 
quefti  Maeftri  ,   determinarono  di  ergere  due  Gappelle   nell'  anzidetta 
Chjefa  ,  e  farvi  lavorare  due  tavole  di  baffo  rilievo  ,  con  copiofe  figu- 
re ,  una  per  ciafcheduao  da'  fuddetti  Scultori  ;  ed  in  tal  modo  vedere 
quale  di  elfi  fuiTe  per  riportare  il  primo  vanto  j  laonde  in  efecuzione  dì 
quanto  fra  di  loro  avean  determinato  ,    il  Gentiluomo  delia  famiglia 
Senefcalla  ,  oggi  iftinta  ,  commife  al  Santa  Croce  la  floria  di  S.  Tom- 
mafo  Appoftolo,  che  pone  il  dito  nella  piaga  del  Redentore  ,  in  prefenza 
degli  altri  Appofloli  ,  la  quale  fu  da  Girolamo  egregiamente  condotta  a 
perfezione.   E  l'altro  Gentiluomo  della  cafa  Giuftiiiiani  ,  commife   a    _      .     ,. 
Giovanni  il  depofito  del  Signore  ,  con  le  Marie  ,  la  B.  Vergine,  S.Gio-  Marmi  bei- 
vanni  ,  Giufeppe  ,  e  Nicodemo  ,  con  altri  affilienti  al  dolorofo  Millero.  liflìme,  del 
Or  qui  sì  ,  che  la  gara  fece  l'ultime  pruove  dell'  arte  .  Scolpì   dunque  Merliatio,  e 
Gio:  quella  marmorea  «  e  bianca  tavola  con  figure  dj  più  che  mezzo  ri- ~,eJ  Saota_* 

C   l'OCC    ili  J  ' 

lievo  ,  ed  avendo  efprefTo  il  Cri  Ho  morto   in  atto  dolorofo  ,   e  divoto  ^  jvl.-irl.i'tleiiè 
efprelìe  la  Vergine  Madre  doiorolìlììma,e  le  Marie  piangenti,con  sì  viva  Grazie  fac- 
efpreffione  ,  che  nulla  può  farfi  di  meglio  ;  efprimendo  ne'  Santi  Ami-  tea  concor^ 
ci  Giufeppe  ,  e  Nicodemo  pietà,  e  divozione  nel  dolorofo  Uffizio  di  lép-  "-""za. 
pellire  il  Signore  ,  nel  mentre  che  S.  Giovanni  fi  sforza  di  confolare  la 
Vergine  femiviva  .   In  fomma  non  v'è  in  quella  fattura  cola  che  non 
defti  compaffione,  ne  compalfione,  che  non  facci  maraviglia;  vedendoli 
efpreffa  in  quel  marmo  la  tenerezza  ,  e'1  dolore  ,  cofa   che  partorì  al- 
lora ,  e  partorirà  fempre  un  divoto  ilupore  ne5  riguardanti  ;  ed  ambi- 
due  quitti  Arttfiji  ebbero  ,   ed  averanno  laudi  immortali  per  così  beli' 
opere  ,  fenza  decidere  a  qual  de'  due  fi  debba  il  primato  . 

Governava  in  quello  tempo  il  reame  di  Napoli  per  lo  Imperador 
Carlo  V.  IX  Pietro  di  Toledo.,  Marchef«  di  Villafranca  ,  Signore  di 
gran  valore  ,  e  configlio  ,  il  quale  avea  molte  imprefe  condotte  a  gio* 
riofo  fine  ;  ma  quella  ond' egli  riportò  non  volgar  lode  fi  fu  di  efière 
accorfo  in  tempo  ,  ed  «v«r  iubito  llacciato  Anadeuo  Barbarella   co' 

fuoi 


2  2         Vita  di  Ciò:  Marliano  > 

fuoi  feguaci  ,    i  quali  temerariamente  sbarcati  a  Pozzuolo  aveàfìo  asfal- 
tato que'  luoghi  ad  onta  del  fuo  valore  ,  e  della  (uà  dignità  .  Quello 
Signore  adunque  volendo  di  so  lafciare  una  perpetua  memoria  nell» 
Città  di  Napoli  ,  rifolvè  di  fabbricare  una  Chiefa  ,  con  uno  Spedale 
per    la  nazione  Spagnuola  i  giacché  quello  fituato  preflb  la  Chiefa   dì 
La  Chiefa  &■  Vincenzo  riufciva  troppo  angufto  al  numero  degl'  infermi  ;  che  per- 
di S.Vincen  ciò  avendo  piena  notizia  ,  ed  efperienza  del  fapere   di  Gio:  da  Nola  pet 
xo  fu  data  le  belliffime  invenzioni  »  e  ftatue  fatte   nella  p^mpofa  entrata   dell' 
P.01  alla  "a"  Imperadore  ,  diede  a  lui  la  cura  di  condur  quella  fabbrica  ,  dopo  aver 
zione    e  ^     ve^uto  ,  ed  approvato  i  difegni ,   e'1  modello  ,  col  parere  ancora  degl' 
che  vi  erede  intendenti  di  Architettura.  Stabilito  adunque  il  tutto  ,   e  fatto  il  fon- 
quella,  che  do  di  annui  ducati  6300.  per  la  fpefa  ,  fopra  il  foldo  degli  Offiiali  Na- 
oggi  fi  vede  zionali  ,  ed   Italiani,  oltre  alla  pia   liberalità  del  Toledo,  fi  diede 
K ;     v>l0:      principio  alla  fabbrica  ,  ed  eflendofi  ottenuto  Breve  da  Paolo  Terzo  » 
e  licenza  dall'  Imperadore  ,  vi  fu  buttata  la  prima  pietra  a  gli  n.  G,u- 
Erezioi       gno  ,  dell'  anno  1  f  40.  dall'  Arcivefcovo  di  Capua  D.  Tommafo  Ca- 
delia  Chie.  racciolo  ,   il  quale  era   in  quel  tempo  Cappeìlan  Maggiore  .    Indi  alfi- 
fadiS.Gia.  ftendovi  i  Deputati  ,  e  Governadori  ,  creati  per  dirigete  così  allora  la 
comò  de'^    fabbrica  ,    come  poi  la  Chiefa  ,   ed  aflìftendovi  fpefTe  volte  lo  fteflb  Vi* 
^pagnuoli.  Cer^  jn  per(~ona  f   fu  alla  perfine  compiuta  nel  15-48.,  come  fi  ha  dagl" 
Linimenti  rogati  per  varj  contratti,  che  dovettero  farfi  per  la  fuddttta 
fabbrica  ;  E  fu  la  Chiefa  dedicata  a  S.  Giacomo  Appoftolo  ,  e  confegra- 
ta  con  molta  Solennità  nel  1  f49-  ,  a  gran  contento  della  nazione  Spa- 
gnuola ,  de5  Napoletani  ,    e   di  tutti  quei    che  )a  videro  ;   efieado  una 
delle  meglio  incefe  ,  e    più  magnifiche  Chiefe   che  facciano  ornamento 
alla  noftra  Città  ;  avendola  architettata  Gio;  con  le  ottime  regole   de* 
Greci  ,  e  Romani  antichi  maefiri  ,  e  bandite  all'  intutto  le  fecchezze 
della  Gotica  Architettura,  per  la  qual  cofa  moltissime  laudi  da  ogni  ce- 
to di  perfone  gli  furon  date  .   Il  Viceré  D. Pietro  oltre  modo  foddisfatto» 
così  della  di  lui  perizia  ,   come  de' buoni  coftumi  ,  e  civili  maniere  , 
che  lo  adornavano  ,   prefe  ad  amarlo  ,  td  accarezzarlo  ,  e  (peflb  con- 
futava fece  gli  abbonimenti  della  Città  ;  Laonde  Giovanni  ,  che  pen- 
fitri  avea  nobili  ,  e  g  nerofi  di  amplificare  ,  ed  ornare  le  ftrade  ,  gl'in- 
finuò  di  formar  quella  firada  ,   che  o°?i  da  quel  Signore  ,  Toledo  voi- 
ddla  iìiadj  garmente  viene  appellata  ,  e  cne  dalla  Porta  Reale  mena  diritto  al  Real 
Tol  tdo.       Palagio  .  Amico  il  Viceré  di  gloria  ,  fi  attenne  al  faggio  configlio  ,  e  fi 
applico  daddovero  a  quella  opera  ,  da  cui  m  renduto  immortale  il  fuo 
nome  .  Furono  adunque  abbattuti  vari  edifìci  ,   per  fare  diritta  al  pof- 
fibile  ,    ed  ampia  la  ilrada  ,   ed  aitri  fontuofi  per  tutta  la  bella  lunghez- 
za da'  due  lati  furono  eretti  ,  che  meritar  fecero  ugualmente  al  Viceré, 
ed  a  Gio:  da  Nola  infiniti  ppplaufi  ,  e  benedizioni  .  E  benché  da  princi- 
pio altamente  alcuni  Cittadini  fi  lagnaifero  ,  vedendo  diroccare   le  loro 
antiche  abitazioni  ;  ad  ogni  modo  fi  accorfero  in  brieve  tempo  ,  che  col 

pub- 


Scultore,  ed  Architetto."       lj 

pubblico  Comodo  ricevea  àncora  il  loro  privato  utile  un  notabile  ac- 
cref'imento  ,  dapoichè  al  doppio  fi  appigionarono  le  cale  fopra  si  bella, 
e  fpaziofa  firada  ;  Oltre  che  Gio:  G  adoperò  in  modo  ,  che  dal  Pubbli» 
co  fieflb  fu/Ter  colloro  in  gran  parte  compenf  ti  del  danno  . 

Fece  ancora  Giovanni  nella  punta  del  Molo  ima  bellissima  fonta-    Fontirìti» 
na  ,  ove  quattro  ftatue  ei  f<ice  ,  ch^  i  quattro  maggiori  fiumi  del  mon-  concitatile 
do  rapprefmtavano  ;  ma  invaphitofene  poi  il  Viceré  D.  Pietro  Antonio  o«»fflme  » 
d'Aragona  ,  le  tolfe  via  ,  come  ancora  13  bella  ftatua  della  Venere  già-  te  jette  • 
cente  fatta  dal  medefimo  Gio:  per  un  altra  lontana  fu  l'angolo  della  del  molo, 
controfearpa  del  Cartel  nuovo  ,  e  con  altre  intigni  fiatile  mandolle  in 
ifpagna  per  fervis  di  ornamento  a'  fuoi  Giardini  ;  e  così  Napoli  rimafe 
priva  d'opere,  che  nel  veropoteino  flare  a  petto  di  quelle  de'più  famo- 
fi  Artefici  ,  e  he  dopo  gli  antichi  Greci  aveflero  operato  fcalpeilo.  Si  fer- 
ba  ancora  in  Napoli  memoria  delle  quattro  ftatue  del  molo  ,   che  fono 
anche  pallate  in  proverbio  ,  per  motteggiar  coloro  che  in  qualche  poli- 
tura fi  fermano  al  numero  di  quattro . 

Ma  una  delle  più  belle  fabbriche  a  mio  credere  ,  che  Gio:  facefle,  Fabbricai 
fu  quella  de'  Reggi  Tribunali »  perciocché  volendo  il  nominato  Viceré  J?'  Regg; 
D.  Pietro  unire  in  un  luogo  medefimo  ,  per  comodo  de'  litiganti  ,    de-    "0j""*  * 
gli  Avocati ,  e  de'  Miniftri  tutte  le  Curie  ,  che  prima  eran  divife  ,  fé-  difpofta  'da 
ce  con  penfiero  veramente  magnanimo  ,  e  prudente  ,  gittare  a  terra  Gio:daNo-: 
parte  del  Cartello  di  Capuana  ,  e  fabbricarvi   giuda   il  difegno  fattone  la. 
da  Gio:  ,  que' comodi,  che  ora   con  ammirazione   di  tutti  fi  veggono. 
Imperciocché  il  Sacro  Gonfiglio  di  S.  Chiara  ,  la  Reggia  Camera  della 
Summaria  ,  la  Gran  Corte  della  Vicaria,  ed  altri  minori  Tribunali  , 
vi  hanno  ciafeuno  diftinti  Saloni ,  capaci  così  de'  Curiali  fubalterni  , 
come  di  una  gran  folla  di  Avvocati  ,  Procuratori ,  e  Clienti  ,  ed  altre 
ftanze,  dove  i  Configliene  Prefidenti, i  Giudici  feggono  ad  afcoltar  le  di- 
cerie degli  Avvocati  ,  ed  a  render  giufiizia  ;  le  quali  ftanze  fi  chiaman 
ruote  ,  perché  i  Reggj  Miniftri  ivi  feggono  in  giro. 

Intanto  che  quelle  cofe  fi  facevano  ,  lavorò  Giovanni  la  Statua 
del  S.  Pietro  p.r  lo  Marchefe  di  Vico  Cola  Antonio  Caracciolo,  col 
quale  nell'anno  1  J47.  fecero  accordo  per  altre  Statue  Giovanni  Dome- 
nico d'Auria  ,  ed  Annibale  Caccavelle  come  apparifee  dallo  Sgomen- 
to rogato  per  mano  del  Notar  Cirio  di  Mari  j  come  ancora  fece  accor- 
do il  Marchefe  con  Pietro  della  Piata  Scultore  Spagnuolo  ,  che  aveva 
fatto  la  Tavola  dell'Altare  ,  acciocché  gli  altri  ornamenti,  e  ftatua  re- 
calle  a  compimento  ,  dappoiché  alcuni  anni  innanzi  era  morto  Giro- 
lamo Santacroce  ,  che  l'opera  della  fuddetta  Cappella  circolare  ,   in   S.      Cappella 

Gio:  Carbonara ,  tutta  ili  lavorati  marmi  aveva  prtfo  a  compire  .   Ma^e    ,.a',c.f!e" 

1  1    •  r    r      1  1  11       ■•  .        k    di  Vico 

troppo  lunga  ,  e  malagevole  imprela  lartbbe  quella  di    tutte  partita—,,    $_  qj0. 

mente  narrare  le  opere  ,  che  fece  Giovanni  nel  lungo  corfo  della  lua  Carbonara. 
Vita  ;  per  la  qual  cofa  alcune  tacendens  >  che  in  privati  luoghi  fi  tro- 
vano, 


24        Vita  di  Gio:  Marliano, 

ìpano  ,  baderà  di  accennare  quelle  ,  che  sudi  alcuni  Altarettì  della 
Regal  Chiefa  della  SS.  Nunziata  fi  veggono  di  fua  mano  ,  tra  le  quali 
«leefi  il  primo  luogo  a  quella  che  fu  l'ultima  ,  cioè  al  S.  Girolamo  ,  la- 
vorato con  tutto  lo  ftudio  ,  ed  intelligenza  dell'  arte  •  Ed  egual  laude 
convieni!  alla  tavola  di  ballo  rilievo  con  la  B.  Vergine  delle  Grazie  ,  ej 
con  l'anime  del  Purgatorio  ,  cha  (la  nella  Ghiefa  di  S.  Agnello  Abate  , 
nella  Cappella  della  Fam;glia  Rapuana  già  fpenta  ,  come  amhe  neWft' 
fteffa  Chiefa  il  Sepolcro  di  Paolo  Giovanni  Puderico  preffo  il  maggio* 
Aitare  ;  Così  dire-m  di  vantappjo  ,  che  nella  Ghiefa  di  S.  Pietro  ad  Ara 
vi  è  la  tavola  di  baffo  rilievo  limile  alla  fopra  narrata  di  S.  Agnello  ,  e 
vi  è  ancora  la  Statua  del  S.  Michtle  Arcangelo  .  Nella  Chiefa  già  da  noi 
mentovata  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  vedefi  a  deftr3  nell'  entiare  la 
Porta  maggiore  ,  la  Sepoltura  di  uno  della  famiglia  Puderica  ,  ove  fo- 
no due  belle  Virtù  piangenti  ,  che  non  ponno  farfi  migliori  da  chi  cha 
fia  i  tìntole  fi  riguarda  la  efpreffione  ,  quanto  la  tenerezza  ,  talché  più 
tolto  morbide  carni  ,  che  marmi  fcolpiti  fembrano  a'  riguardanti .  Pa« 
rimentc  affai  morbida  è  la  Statua  di  S.  Dorotea  ,  che  i  Canonici  di  S. 
Agnello  fecero  da  lui  fcolpire  ,  per  effer  grati  alla  memoria  di  Dorotea 
Malatefta  ,  la  (male  morendo  nel  i  f  34.  lafciò  molte  monete  d'oro  alla 
loro  Chiefa  :  E  narrafi  ,  che  diffidandoli  ella  de'  fuoi  parenti  ,  e  volen- 
do  beffarfi  della  loro  avidità  ,  inviò  a"  Canonici  alcune  caffè  ,  quafi  fof. 
fero  piene  di  Lino  filato  ,  e  che  un  di  qutftì  curiofo  di  vedere  ciò  cha 
entro  vi  era,poichè  tanto  pefava  ,  trovò  che  vi  era  involta  molta  quan- 
tità di  monete  di  oro  :  Perciò  lieti  i  Religiofi  determinarono  di  dedica- 
re ,  come  fecero  ,  una  Cappella  a  S.  Dorotea  ,  con  Statua  di  marmo  , 
in  memoria  del  di  lei  nome;  fcrivendovi  ;  Memeres  benefica  . 

Ma  qual  condegna  laude  daraffi  mai  alla  celebre  Sepoltura  del  no- 
minato Viceré  D.  Pietro  ?  Aveva  quefto  Signore  ,  ricordevole  della  ca- 
ducità della  Vita  ,  ordinato  a  Gio:  che  gli  faaff.  una  magnifica  Tom- 
Si  poltrirà  ^a  *     L'ideò  qnefti   tutta  ifolata  ,  difegnsndovi  all'intorno  i  più  egregi 
tììD.  pieno  fatti  del  Viceré  in  baffo  rilievo  ,  che  veramente  furon  (colpiti  con  iftu- 
ci  Toleuo.  dio  ,  e  diligenza  inficila  ,    veggendovifi   dpreffe   a  maraviglia    varie 
battaglie  fuccedute  fotto  il  di  lui  comando  ,   ed  altre  azioni  eroiche  del- 
io fteffo  Signore  ;  Qnefti  vedefi  inginocchione  ritratto  al  vivo  ,  e  gra«r- 
de  quanto  il  naturale  ,  con  la  fua  moglie  allato  umilmente  naturai, fil- 
ma ,   ed  inginocchione  fopra  guanciali  ,  ed  hann  •  innanti  Tingi  noi  chia- 
tojo  ;  ma  le  belle  Statue  che  mer  tano  maggior  laude  ,  fon  quelle  fitua<| 
te  ne'  quattro  cantoni  di  quefta  Sepoltura  ,   le   quali    rapprefentano  la 
Caiiità  ,  la  purità  ,  e  1'  Umiltà  ,  e  la  Prudenza  .   Elle  fono  in  piedi  fo- 
pra i  loro  piedeftalli  ,  tutte  e  quattro  in  atto  phngentT  ,   con    sì  viva 
efpreffione  ,  che  il  loro  finto  rifveglia  ne'  riguardanti  un  vero  dolore  . 
Vi  fi  ammira  ancora  una  perfezione  inimitabile  di  difegno,  e  una  mor- 
bidezza così  paftofa  ,  ed  una  tale  rotondità  ,  che  non  fembrano  già  di 
marmo,  ma  carnagione  viva  »  e  vera  (  e  maffimamente  ne 'piedi  ,  e 


Scultore ,  ed  Architetto.        2  s 

nelle  mani  ,  che  non  così  di  facile  fi  riducono  a  tal  fegno  di  perfezione 
in  pittura  ,  come  in  fcoltura  . 

E  qui  non  pofib  a  meno  di  non  maravigliarmi  alquanto  del  Vafa- 
ri  ,  dapoichè  lodando  egli  Girolamo  Santacroce  ,  e  meritamente  ,  per 
buono,  ed  egregio  Scultore,  dice  poi  di  quella  fepoltura  :  che  ella  è 
condotta  con  malta  pratica  ,  ma  non  con  troppo  buon  tlifegno  .  La  do- 
ve da  tutti  gli  altri  virtuofiUìmi  profelfori  del  difegno  ella  è  Hata  cele- 
brata per  ammirabile  in  tutto  ,  ma  fpecialmente  nel  difegno  ;  per  la 
qual  cofa  chiaramente  fi  feorge  il  livore  ,  che  il  Vafari  confervò  verfo 
Giovanni  da  Nola  ,  per  aver  quelli  tenuto  le  parti  di  Gic:  Filippo  Cri- 
fcuolo  da  lui  fprezzato  ,  ed  aver  difefocosì  il  morto  Andrea  da  Saler-9'°:fu  d'" 
no  ,  come  alcun  altro  pittor  vivente  ,  contro  la  tanto  pretefa  ,  e  con  jj"  °^c  ^.j 
gelofa  cura  odentata  autorità  di  tifo  Vafari  .  E  quindi  ancora  fi  feorge, Napolitani, 
qual  f:  fufle  la  cagione  ,  per  la  quale  egli  di  Gìo:  da  Nola  parlarle  nel 
fuo  famofo  libro  ,  e  degli  altri  menzione  alcuna  non  factlTe  ,  qu  fi  che 
indegni  fuffero  di  eflere  mentovati  .  Appunto  p'rchè  1'  opere  di  Gio- 
vanni gli  aveano  ormai  acquiftato  grido  immortale  ei  volle  farne 
menzione  a  folo  oggetto  di  memorar  quello  nome  ,  facendolo  apparire 
difettofo  nel  difegno  ,  eh'  è  la  parte  principale  delle  noftre  Arti  ;  anzi 
il  vivo  fonte  onde  forgono  tutte  1"  altre  quJità  ,  che  fon  richiede  alla 
noflra  profeffione  .  Ma  viva  la  verità  che  fé  ben  tarda  pur  giunge  alla 
fine  a  dar  le  dovute  laudi  alla  virtù. 

Quella  fepoltura  del  Viceré  D.  Pietro  di  Toledo  ,  vedefi  nel  coro 
della  già  fcritta  Chiefa  di  S.  Giacomo  degli  Spagnuoli  ;  perciocché  ef- 
fendo  D.  Pietro  morto  a  Firenze  nel  iff?.  nel  paflar  ch'ei  faceva 
all'Imprefa  di  Siena,  fecondo  il  comandamento  dell' Imperador  Car- 
lo V.  ,  fu  il  fuo  Cadavere  per  ordine  di  D.  Garzia  fuo  figliuolo  trafpor- 
tato  in  Napoli  ,  e  collocato  nel  mentovato  fepolcro  ,  lenza  mandarlo 
più  in  Ifpagna  ,  com'era  fiata  la  intenzion  del  Padre  ,  e  così  rimafe  in 
Napoli  la  fepoltura  lavorata  da  Giovanni  da  Nola. 

Se   fu  bella  la  Tomba  del  Toledo  ,  belliffima  ,  e  di  eterna  laude     Sepoltura 
degna  fu  quella  del  fanciullo  Andrea  Bonifacio ,  fituata  vicino  la  Sa- bellÌliìiTiadì 
greftia  di  S.Severino  .  Opera  certamente  ,  che  può  Ilare  appetto  di  qual-  f^11  ' pen" 
fi  voglia  degli  antichi  maeflri  ;  intorno  alla  quale  prefe  un  grandlffimo  "Abbaglio 
abbaglio  lo  Engenio  ,  fcrivendo  ,  effere  di  Pietro  della  Prata  ,  o  Piata  :    dell'  Enge- 
dapoichè  ,  oltre  il  teflimonio  di  Gio:  Angelo  Crife  uolo  ,  che  qual   con-  nIo>  e  dì  al~ 
temporaneo  di  Giovanni  ne  ferine  le   veraci   notizie  ,  la  intelligenza  5"  Scrittorj 
ftefTa  de'  Profeffon  balla  a  ravvifare  nelle  due  (epolture  ,  che  fono   in  SepoTcura 
quello  fito  la  diverfità  dello  Olile  ,  e  quanto  quella,  che  falf .mente  vien  la    quale    è 
defentta  per  opera  di  Giovanni  fia    difettofa  nel  difep.no  nel  componi,  i'  un  difeeV 
mento  ,  e  fopratutto  nella  Idea  affai  balTa  ,  e  quanto  le  fifonomie,  e  pli  Pol° ^iGi°: 
andari  de'pann.  fiano  da  quelle  pur  tropo  conofeiute  del  Mexliano.Anzi  „L  arido 
TOMO  IL  D  e„ii  a 


2  6         Vita  di  Gio:  Marliano , 

egli  è  chiaro  eflère  di  Giovanni  di  Nola  ,  che  fu  fcolaro  ,  ma  debole 
del  noftro  egregio  Giovanni  .  Or  palliamo  alla  defcrizione  della  Tom- 
ba dJ  Bonifacio  ,  che  per  ultimo  vanto  di  cosi  chiaro  Artefice  abbia- 
mo riferbata  ,  e  vedremo  in  effa  quanto  pofTa  far  di  bello  ,  di  capriccio- 
fo  ,  e  nobile  un  ben  fondato  ,  ed  intelligente  Maedro  . 
Defcrizione  E'  fituato  il  frpolcro  fopra  due  piladretti,  in  ciafchedun  de'quali 

delSepokroè  fcolpita  di  baffo  rilievo  una  figura  rapprefentante  un  puttino  ,  che 
di  Andrea  ciens  ja  fpentn  face  :  da'  lati  di  quelli  pi  ladri  fcendono  dui  {peroni  in 
«QnUdcio.  forma  jjj  Delfini  ,  le  di  cui  tede  poiana  fui  primo  fodo  ;  e  in  quedo 
fodo  vi  è  egregiamente  fcolpito  un  baffo  rilievo  di  figure  pìccioie,  che 
xapprefentano  la  dolorofa  depofizione  del  corpo  del  Salvatore  ,  con  sì 
Viva  ,  eroica  ,  maeftola  ,  nobile  ,  fevera  ,  e  tragica  efprelfione  ,  e  si 
corrette  di  difegno  ,  e  ben  compode  infieme  ,  che  più  tolto  ie  direde 
dipint.  dal  divin  Polidoro  ,  che  frolpite  in  marmo  da  do:  Meritano  . 
Quello  fodo  ove  quello  baffo  rilievo  è  (colpito  ,  pofa  fopra  un  piede- 
flallo  ,  che  termina- col  piano  il  finimento  di  elfo  ,  ove  la  lapide  fepol- 
crale  col  fuo  elogio  è  fcolpita  .  Nel  mezzo  de'  due  pilaftri  già  detti  ,  in 
un  piano  fodo  è  fcolpita  la  St.tua  tondi  del  S.Appoilolo  Andrea  .  So- 
pra il  piano  orizontale  ,  che  divide  quelli  fodo  dall'Urna  ,  pofano  due 
quali  arpioni ,  che  appoggianfi  fulia  fommità  de'  già  detti  Delfini  ,  e 
fervono  di  fodegno  a  una  bellissima  Conca  ,  che  ricca  di  bei  lavori  di 
fogliami,  e  felloni  ,  fa  meda  pompa  all'edipeo  Signore,  che  in  se 
racchiude  ;  Entro  la  conca  col  più  bel  capriccio  ,  che  giammai  f.  offa 
cader  nell'idea  di  Artefice  giudiziofo,li  vede  giacer  di  marmo  il  difonto 
fanciullo:  poiché  il  coverchio  ha  1'  eccellente  Artefice  finto  ,  che  al- 
cuni putti  piangenti  lo  fodengano  a  qualche  altezza  lofpefo  ,  per  mo- 
flrare  agli  Spettatori  la  cagion  del  loro  pianto  ,  e  perciò  additano  ,  con 
azioni  dolorofe  ,  e  volto  pieno  di  lagrime  ,  il  morto  belliffimo  fanciul- 
lo ;  ed  in  vero  non  pub  efpnmerfi  con  atto  più  vivo  maggior  pianto  , 
maggior  dolore  ,  ne  maggior  tenerezza  di  quella  ,  che  elfi  modrano  j 
Maravigliofifsima  è  la  figura  dell'eftinto  fanciullo  ,  nella  idea  del  cui 
volto  diredi  efférfi  affaticato  il  JiVin  Rafaello  ,  tanto  alle  di  lui  fovra- 
umane  fifonomie  raffomigìialìje  tanto  egli  è  tenero  non  folamente  nel 
bel  volto  ,  ma  nelle  morbide  chiome  ,  e  padofe  mani  ,  e  ne'  piedi  , 
e  nelle  ripiegature  delle  nobili  ,  e  foctili  veftimenta  .  Infomma  egli  è 
degno  dell'Elogio  ,  che  a  lui  già  fece  Giacomo  Sannazaro  ,  che  fi  legge 
nella  Tomba  ,  del  tenor  fe?uente  : 

elogio    del  jiate  putrii  f  Matrici  Amor  ,  &  fuprema  vohftaì 

S*nna«r  °  •  £„  &&  ,  ?w<e  miìs  u  Jare  f0rs  vetuit . 

Bujla  ,  E  he»  ,  trifiefei  n'.tat  tlamus  ,  invida  quando 
fltort  immaturo  funere  tt  rafuit  . 


Scultore,  ed  Architetto.     27 

Aniìredt,  Filio  dulcìfs.  qui  vixit  an.  Vi. 

Menfibus  li.  Diebus  XIX.  Hur.  IV. 
Rcbertus  Bowfacius  ,  ér  Lucrala  Cicara 

Varentes  ob  raram  indohm  . 

Era  ormai  Giovanni  giunto  all'  ultima  fin  vecchiezza  ,  quando 
avendo  proccnrato  con  ogni  storzo  a  Gio:  Domenico  fuo  Discepolo  fa- 
vorito ,  i  lavori  di  marmo,  che  la  fontana  del  Borgo  di  S.  Lucia,  detta 
a  mare  ,  adornar  doveano  ;  ebbe  a  lavorarvi  di  (uà  mano  que'  biffi  ri- 
lievi 1  che  vi  li  veggono  ,  fecondo  che  egli  promellb  avea  j  attefochè 
coloro  ,  che  per  le  di  lui  perfuafioni  ,  ed  autorità  ,  1' opera  a  quello 
commifero  ,  per  tal  prometta  vi  acconfentirono  ,  e  per  quella  che  egli 
ancor  fece  di  afiìfttre  di  perfona  al  lavoro  delle  Statue,  e  deoli  altri  or- 
namenti ,  che  e  mpor  doveano  la  bella  fonte  .  E  in  vero  è  cofa  mira, 
vigliofa  il  vedere  con  quanta  diligenza  ,  e  perfezion  di  difegno  fian  fi» 
niti  quei  baffi  rilievi ,  che  rappr^fentano  Tritoni  ,  e  Ninfe  marine  »  e 
Nettuno  con  Anfitrite  nel  carro  ,  ed  una  riffa  di  altri  Dei  marini  ,  pef 
una  N.nfa  rapita  da  un  di  loro  ,  le  quali  favole  non  ponno  efTer  meglio 
fpiegate  da  qudunque  ottimo  fcaljello  »  Anzi  che  le  due  belle  Status 
nude  ,  the  fervono  di  pilieri  ,  fon  tenute  per  cofa  onravigliofa  da 
chiunque  le  mira  ,  le  quali  vi  è  tradizione  ,  che  le  fcolpilTe  fegretamen- 
te  lo  fteiTo  Giovanni,per  far  che  ne  acquiftafle  il  vanto  il  fuo  caro  Do- 
menico ;  ma  che  (ìano  fut  ,  o  pur  da  lui  ritoccate  ,  o  che  fiano  opere 
dell'Auria  ,  egli  è  certo  ,  che  i  Virtuofi  intendenti  ne  fanno  tal  conto, 
quanto  fi  fartbbono  fé  fuflero  opere  del  Buonarruoti  .  Ne  quella  ten- 
gali per  una  efagerazione  ,  poiché  non  v'e  foreltiero  intendente  del  di- 
fegno ,  che  quefta  Fonte  non  cerchi  di  vedere  ;  ed  ultimamente  ,  cioè 
nell'anno  17 14.  venendo  per  veder  Napoli  Gamillo  Rufconi  ,  Scultore 
famofiffimo  in  Roma  ,  nel  veder  quelle  Statue  ,  con  quei  perfetti  baili 
rilievi  ,  ebbe  a  dire  a  Giufeppe  Chiari  ,  f  imofo  difeepoio  di  Carlo  Ma- 
ratta ,  il  quale  era  venuto  in  fua  compagnia  da  Roma  ,  elTer  queft'ope- 
re  degniffìme  di  (lare  in  Roma  ,  a  fronte  anche  di  quelle  del  Buonar- 
ruoti .  Per  ultimo  fappiamo  ,  che  volendo  il  nominato  D.  Pietro  Anto- 
nio di  Aragona  far  togliere  ancora  quelle  Statue  ,  e  baffi  rilievi ,  come 
cofe  perfittilfime,  e  farvi  fcolpire  le  copie  ,  per  compimento  della  Fon- 
tana ,  volendo  mandarli  con  altre  Statue  in  Ifpagna  ,  fi  follevò  in  ma- 
niera il  Popolo  di  S.  Lucia  ,  che  bifognò  per  acchetarli  ,  che  il  Viceré 
facefle  proirufla  di  mai  più  penfarvi ,  tanta  era  la  (lima  che  que'  Lu- 
ciani facean  di  quelle  fculture  ;  e  quello  badi  per  gloria  di  Gio:  da  No- 
la .  Mi  fi  permetta  folamente  di  aggiungere  ciò  che  in  ilcrittura  ne  la» 
feiarono  ,  prima  il  Notaio  Pittore  ,  e  pofeia  il  Cavalier  Mafsimo  san- 
zioni rinomato  Pittore  ,  che  ne  formò  una  picciola  Vita  . 

Da  Dm 


28         Vita  di  Gio:Merliano 

Gio:  Agno-  Da  quefìo  Agnolo  fi  dice  ,  che  efiendo  figliuolo  comincio  la  /cuoia 

lo  CrUcuolo  Giovanni  da  No/a  ,  che  poi  fu  quell'  Eccellente  Scultore  eh'  è  flato-,  do- 
f"  "u  ai.c'0l've  £be  lo  prefato  Meffer  Marco  ne  fa  grandijjìma  Jìima  ,  dicendo  ,  che 
Proiefioii  fi  fH^  paragonare  a  tutti  li  eccellenti  Maejiri  di  fcoltura  ;  dove  che 
deldil'e°ao,/'r"w'7  Giovanni  fu  imparato  a  /colpire  in  Ugno  ,  e  poi  fatto  animojo 
fcolp}  in  marmo  ,  ed  ebbe  a  fuo  tewzpo  per  concorrente  Girolamo  San- 
tacroce ,  che  anche  fu  bravo  Scultore  ,  e  tanto  ,  che  fé  d:  ce  da  alcu- 
ni ■>  che  lui  fu  piùfamofo  ;  ma  lo  prefato  Marco  dice  ,  che  tutti  dui 
fono  eccellenti  ,  ma  è  primo  mae/fro  Giovanni  detto  i  benché  veramen- 
te Santacroce  mori  affai  giovane  nel  1^5  8-  in  circa,  dove  che  Giovan- 
ni campò  ajjai  vecch'o  fino  ali"  anno  81  ,  e  in  quejìi  anni  ptjjari  ,  cioè 
nel princip  0  del  <}<).fi  è  ripofito  con  Dio  di  tante  belle  fat.che  ;  dove 
che  fi  vedono  le  opere  f ne  a  S.  Giovanni  Alaggi  ore  ,  a  S.  Domenico  ,  a  S. 
4  S.  Maria  la  H-va  ,  a  S.  Chiara  ,  all'  Incurabili  ,  a  S.  Maria  delle 
Grazie  ,  a  S.  Aniello  ,  a  S.  Lorenzo  ,  alla  Nunziata  ,  e  a  tante  altre 
Chieft  ,  che  fi  e  uno f cono  per  la  bontà  :  Ma  a  mio  parere  ,  &•  a  parere  di 
M Jjer  Marco  ,  le  più  beli'  opere  di  lui  fono  la  fipoltura  di  D.  dietro  di 
Toledo  a  S.  Giacomo  della  nazone  Spagnuola  t  e  li  fé  poteri  di  S.  Severi- 
no ,  dove  la  meglio  è  quella  dell'i  tutti  piangenti  ,  e  le  Statue  con  la 
Madonna  a  Monte  Oliveto  ,  e  in  S.  Maria  delle  Grazie  vi  fono  le  più 
belle  fc tilt ure  ,  dove  lo  baffo  rilievo  delta  depofuione  d,  Croce  di  N.  S.  è 
cofa  de  maraviglia  :  e  de  Jfare  con  le  fc  uh  ure  antiche  ,  e  quando  n:urì 
lafciò  una  Pietà  imperfetta  ,  che  fu  finita  da  Domenico  fuo  D.'jccpolo  » 
lo  quale  da  lui  ,  più  di  tutti  fu  avaro  ,  e  /'  aveva  agiutato  A  far  l'ope- 
ra per  paffarlo  avante  ;  come  oggi  lavora  con  molto  vanto  -,  come  anco- 
ra lavorano  il  Caccaviello  ,  e  D.  Perito  Parada  ,  fati  juoi  difcpoli  ,  e 
anco  concorrenti  «  benché  lo  Parada  ci  jìiede  affai  figL  itolo  ,  e  poco  an- 
che ci  Jiiede  ,  perchè  Giovanni  morì  ,  e  fu  ammaelìrato  da  Domenico 
detto  . 

Marco  da  Siena  nel  difeorfo  ,  che  fa  a'  Proflflbri  del  difegno  ,  che 
nel  primo  tomo  di  quefte  Vite, leardi  parlando  di  Agnolo  AnieiJo  Fiore, 
così  del  noftro  Giovanni  foggiungf.  Lafciando  Gioida  Nola  privo  delfua 
caro  maeftro  ,  affai  giovanetto  ,  il  quale  dopo  prendendo  in  grado  i  confi- 
gli di  Andi  ea  Sabatino  ,fce  qua'  Jiudj  in  Bjma  ,  che  poi  Vomo  fingo- 
lariffimo  neJP  arte  lo  ha  renduto,  come  di  lui  a  fuo  luogo  ,  con  fua  lau- 
de diremo 

Siegue  ora  lo  fcritto  accennato  del  Cavalier  Maffimo  Stanzionl ,' 


VI- 


Scultore,  ed  Architetto.       29 
VITA  DI  GIOVANNI  DA  NOLA. 

S*l  dice ,  che  Giovanni  da  Nola  ,  di  cognome  Merliano  fia  fiato  di  [ce-     Abbaglio 
►   polo  di  Benedetto  da  Majano  ,  ma  effe  n  do  figliuolo-,  io  dico  ancora  ,  grande  in_» 
che  non  v  è  certezza  di  tal  cofa  per  il  computo  d  gli  anni  in  che  fiori-  ^"'o  duce- 
rono ,  ma  bensì  ,  che  Giovanni  fentì  la  faina  de  Ili  due  f amo  fi  Scultoria'  °  z~ 
Buonarota  ,    e  Bandinelli  ,   e  andò  da  loro  per   vedere  ,  e  Jìudiare   da  lia-lQn  je> 
c/»/  em  meglio  ;  Aw  r£?  /»  {{orna  aveva  per  primo  penfiero  di  fiudia-  tempi. 
re  lifamoji  bojfi  rilievi  antichi  ,   5  quelle  fiat  ne  ,  f  /><?_/?  ""/imo  /wo  /r/- 
ma  trovate  tanto  perfette  .   Ma  vedendo  l'opere,   ed  il  gran  fapere  del 
Buonarota  ,  c«rc3  <//'  flud.are  da  lui  ',   Ma  perchè  qtte/t'  Uomo   quanto 
era  virtftofo  tanto  eraforfio  *   e  folitario  >   non  voleva  discepoli  i  dovs 
così  vedendo  Giovanni  ebbe   amicizia  col  Bandinelli ,  e  fi   dice  ,   che 
fu  l:ò  Ja  lui  J   ma  a  me  pare  ,   che  ftudiò  fopra  V  opere  del  Buonarota  , 
e  più  /opra  C  opere  anti  he  ;   conche  tornato  a  Napoli  fu   Uomo   Ecctl- 
lentijfimo  n'il'  arte  ftia  quanto  ejfi  i  facendo  opere  perfettijjìme  j   dove 
che  le  j;atue  a  Monte  OLveto  ,   quelle  della  Madonna  delle  Grazie  a  S. 
Aniello  ,  ed  al  fudetto  S.  Aniello  ,   e  [opra  tutto  la  Sepoltura  di  D. Pie- 
tro di  Tohdo  ,  a  S.  Giacomo  delti   Spagnuoli  ,   ajjai  perfetta  ,    con  lo 
Sepolcro  alla  Sagri  Iti  a  di  S.  Severino  ?  ove  ci  fono  li  Putti  che  piango- 
no  ,  fono  tutti  dì  tanta  bontà  «   e  perfezione  ,  che  papno  opere  antiche» 
emende  ancora  /e  fue  tavole  di  Altare  molto  belle  ,  fi  Come  è   eccellente 
quella  in  detta  Madonna  delle  Grazie  del  depofito  di  Criflo  dalla  Croce. 
Quefiofiimofo  Scultore  f  ce p;  ima  J'uoi    lavori    in   legno  ,    eh}  feconda 
me  j  aveva  imparato  da  un  Scolaro  del fudetto  Majano   a  fare    in   le- 
gno ,   e  poi  fece  in  Marmo  ,   Come  il  tutto  fi  vede  ;   ejjendo  le  fue  pri- 
me fcoltur  e  di  l-gno  quelle  dilla  Sagri  Hi  a  della  Nunziata  ,  a  S.  Crf pi- 
no e  Cri/pi  ni  ano  ,   e  di  marmo  la  Stpvltura  di  Gin:  d'  Uria  a  S.  Giaco- 
mo detto  .  Campò  Gio:  più  di  80.  anni  in  circa  ,   e  poi  fé  ne  morì  cir- 
ca il  1  yóo.,  e  fiegue  la  nota  de'  luoi  difcepoli  ;  Indi  in  altro  luogo  fa- 
cendo una  nota  dells  fabbriche  erette  da  Giovanni  ,  cesi  di    quelle  ft 
menzione  :   fabbriche  fatte  da  Gio:  da  Nola:   A  S.  Gio:  e  Paolo  ,   a  S. 
Andrea  ,  a  S.  Giorgio  delti  Gtnovtfi  ,  coW  era  prima  :   A  S.   Giacomo 
delli  Spagnuoli .   Il  l 'alazzo  del  Duca  della  Torre  ,  e  quel  di  Cafole  ,  e 
la  Cafa  di  Bernardino  Rjita  ,  ec. 

Fu  Giovanni  di  cognome  Mariliano  ,  come  appare  dall'accenna- 
to  finimento  di  Notar  Cirio  di  Mari  i  chs  oggi  fi  conferva  dal  Notajo 
Giufeppe  Fino  di  Napoli  ;  mn  che  gli  fu  poi  in  proc  fio  di  tempo  alte» 
rato  alquanto  il  cafato  ,  e  con  ciò  venne  comunemente  Merliano  co- 
gnominato da  tutti  coloro  ,  -che  dì  lui  fecero  menzione  ;  laonde  noi  a 

queito 


3  0       Vita  di  Gio:  Marliano 

qiK [lo  cognome  ci  finirò  attenuti   nello  fcriver    di  lui  :  anche  perchè 
ragion  vuole  ,  che    di  quel  cognome   fi  faccia  ufo  ,  che  già  per  invec- 
chiata ufanza  ha  chiaro  renduto  un  Artefice  ,  tuttoché  il  di  lui  vero   ,  e 
proprio  non  fia  :  E'  troppa  affettata  feccaggine  io  foglio  chiamare  quel- 
Difefa     del  'a  ^'  a'cuni  Scrittori  ,  che  gli  errori  de'  nomi  ,  o  li  cognomi  di  alcuni. 
Vaiati,  ri- Per  lungo  ufo  corrotti  cercano  di  ammendare  :   Quindi    il  Vafari  con 
convenuto     favio  avvifo  fcriffe  ad  Andrea  il  cognome  di  Orgagna  ,  perche  l'antico 
nel    cogno-  uf0  con  cuj  quell'Artefice  era  chiamato  da'  Popoli  volle  feguire,  fapen- 
me  dt   Oi-  (j0  fQ^-e  ^fìZì  ^ene  ^  c^e  QrCanna  ?  e  non  Orgagna  fu  il  cognome  di 

lìaldinuccì    quello  .  Ma  torniamo  a  G.ovann/  ,   il  quale  e/Tendo  pervtnuto  agli  an- 

Morce  dì  ni  difuavita  81.   incirca  ,  ed   avendo   in  una  lapide   abbozzata  una 

Gio:da  No-  Pietà  ,  che  nella  Chiefa  di  S.Severino  collocar  fi  dovea,  venne  a  morte, 

la#  lafciando  l'opera  imperfetta  nel  i  f  J9.  fecondo  che  fcrive  il  Crlfcuolo, 

che   fu  fno  contemporaneo  ;   Sicché  erra   di  poco   il  Vafari   nel  dirlo 

morto  l'anni  avanti  i   Ma  l'error  grave  far.bbe  nell'età  ,  dicendo  egli, 

del    vàia'*!  L^e  Giovanni  niorì  di  anni  fettanta  ;  e  pure   in  quefto    refta   fcufato  , 

fculaco  clr-  come  che  forfè  ingannato   dallo  averlo  veduto   di  buona  compleffione, 

a  l' tra  di  e  molto  robufto  ,  ed  applicato  tuttavia  alle  fatiche  ,  onde  credè   in  lui 

Cìio/anni .    minore  età  di  quella  che  veramente  portava  . 

Molte  opere  fece  Giovanni  per  varie  parti  del  Regno  ,  ed  anche 
alcuna  ne  mando  in  Roma  ;  ma  per  onorare  la  fua  Patria  Nola  ,  ei  fcol- 
pì  per  la  maggior  Chiefa  un  Pulpito  di  baffo  rilievo  ,  che  è  cofa  di  ma- 
raviglia . 

Ebbe  Giovanni  molti  Difcepoli  ,  così  nella  Scoltura  ,  come  nel- 
l'Architettura ,  ed  infegnolli  tutti  con  carità  ,  ed  amore  della  Profef- 
fione  ;  laonde  ufcirono  dalla  fua  fcuola  uomini  eccellentilfimi  nell'una, 
e  nell'altra  facoltà  j  annoverandoli  fra  gli  Architetti  il  Franco  ,  e  Fer- 
dinando Manlio  ,  e  fra  gli  Scultori  Valenr'uomini  fi  contano  in  primo 
Quello  Pie-  ]uor.0  Domenico  d'Auria  ,  Annibale  Caccavello  ,  Pietro  Parata  ,  oltre 
diverfo    da  a  mo^'f^1™  mediocri  ,  come  per  ragion  di  efempio  fu  un  tal  Nicola 
Pietro  della  Napolitano,  il  quale  effendo  a  fcuola  del  vecchio  Gio:  Antonio  d'Ama- 
Prata    Spa-  to  per  apparare  Pittura  ,  fi  fentiva   d.l  genio  tirare  p.ù  alla  Scultura  } 
gnifolo,  co.  e  fp£ff0  vedendo  le  belle  Statue  di  Giovanni  ,  come  incantato  fi  rima- 
rne  e  iaia-neva;  psr  la  qual  cofa  fu  dal  Maeftro  medefimo  confipliato  ad  appli- 

mente      1ST3  x  *  "  ir 

m  nifeftato  car''  a"a  Scoltura  ,  e  raccormndato  a  Giovanni  da  Nola  ;  e  mafsima- 
con  la  vita  mente  vedendo  che  nella  pittura  poco  ,  o  ni  un  profitto  ei  faceva.  Mor« 
di  quella,  to  poi  Giovanni  fi  perfezione»  con  Domenico  d'Auria  ,  e  fece  varie 
opere  di  Snatura  ,  come  che  fi  dica  effer  di  coflui  le  Sepo'ture  ,  che  fo- 
no ne'  pilaftri  laterali  all'Altare  di  S.  Giacomo  della  M,\rca  ,  nel  Cap- 
pellone erettogli  dal  Gian  Capitano  .  Credono  akuriperò,  che  que- 
lle due  Sepolture  lìan  lavorate  più  tofeo  da  Pietro  Panda  ,  per  lo  ilile 
uniforme  a*  Putti  della  Sepoltura  di  Gio;  Battjfta  Cicara  in  S.Severino . 

Eli* 


Scultore;  ed  Architetto.       31 

Elle  fon  famofe  per  l'odi  ,  che  racchiudono  de'  due  famouffi  ni  Cipi- 
tani  ;  dico  di  Odetto  Fufio  Lotrecco  ,  e  di  Pietro  Navarro  ;  Morti  en- 
trambi nel  1  $2%.  infelicemente  *  ma  con  diverfa  fme  ,  perche  il  Ni- 
varrò  nella  prigione  fu  foffocato  ,  ed  il  Lotrecco  nella  bellini  ma  ,  ed 
amena  pianura  del  Real  Poggio  ,  fu  attoflìcato  dall'  inclem.nza  dell' 
aere  peftilenziale  in  un  col  fìoritiflìmo  campo  de'  iuoi  Francefi  .  Per  la 
qual  cofa  volendo  un  tanto  danno  pietofamente  riftorare  Ferdinando  di 
Cordova  ,  Duca  di  Seda  ,  e  Nipote  del  gran  Capitano  ,  ere/Te  loro  i 
due  fuperbi  Sepolcri  già  dati  ,  celebri  fé  non  per  l'Artefice  ,  che  gli 
fcolpì  ,  almeno  per  h  pjrfonaggi  a'  quali  furono  eretti  :  E  tanto  bafti 
di  Giovanni  di  Nicola  ,  tutto  che  molti  opere  egli  fa  e  effe  . 

Degli  altri  Difcepoli  di  Giovnni  farem  parola  a  lor  luogo  ,  fen- 
za  tralafciare  Pietro  della  Prata  ,  quantunque  di  Nazione  Spagnuo'o  , 
acciocché  gli  fi  rende  quell'onore  ,  di  cui  gli  fu  fcortefe  il  Vafari  »  ac- 
cennandolo folamente  per  un  Scultore  Spagnuolo  ,  fenza  dire  ,  ch'egli 
fofle  valentumo  .  Finalmente  acciocché  nulla  per  noi  lì  taccia  di  Gio- 
vanni da  Nola  ,  diremo  ch'egli  fu  uomo  fincero  ,  e  da  bene  ,  ed  amb 
folamente  gli  uomini  virtuoli  *  puntuali  ,  e  di  verità  ;  come  altresì 
fa  molto  gelofo  della  fui  ftima  ,  e  di  quella  de'  fuoi  amici  ,  e  compa- 
trioti ,  come  b  n  lo  diede  a  divedere  ,  allor.he  per  difendere  l'onor 
del  morto  Andrea  da  Salerno,  e  quello  de' dlui  viventi  D./cepoii  , 
come  anohedi  G,o:  Brnardo  Luna  ,  venne  in  olio  al  Vafari  ,  il  qua- 
le ,  com'è  detto  di  fopra  ,  efaltc»  con  l'immortal  fua  penna  p.ù  l'opere 
di  Girolamo  Santa  Cro-e  ,  che  quelle  di  Giovanni  ;  Contuttocib  egli 
non  poti  fare  a  meno  ,  dopo  di  averlo  tacciato  di  po^o  buon  difegno  > 
di  ricoprire  alquanto  la  fua  malignità  contra  un  Uomo  di  chiar:>  fama» 
di  fcrivere  di  lui  quel  che  iìegue  . 

A  ce/ìui  fece    lavorare   D.  Pietro  di  Toledo ,  Marche  fé  di  Villa' 
franca,  ed  allora  Viceré  di  Napoli,  una  fepoltura   perse,  e  per  la 
fua   donna,  nella  qua /' opera  fece   Ciò:  un   infinità    di  flerie  ,   delle 
Vitto>  ie  ottenute   da  quel  Signore  contra  Turchi ,   con   molte  Statue  , 
che  fono  in  quell'opera  tutta  (folata  ,  e  condotta  con  molta  diligenza  . 
Doveva  quejìo  Sepolcro  effer  portato  in  Spagna  ,  ma  nun  avendo  cdf.it-  ,  .        *%   . 
to  mentre  v;jfe  quel  Signore  ,  fi  rima  fé  in  Napoli  .  M.rì    Covarmi   à'  cjrca   r  £cà 
anni  fettanta  ,  e  fu  fot  t  errato  in  Napoli  ,  l'anno  IJ58.  Errore  di  >.uiiliGio. 
abbiam  di  fopra  fatro  parola  . 

In  vero  tutta  la  fua  freddezza  ,  d'opinione  ,  che  fi  ha  di  lui  ,  non  ploda  No- 
na potuto  menomare  l'altìfiìmo  concetto   m  cui  G.o:  è  flato  tenuto  da'^  vari  Va- 
moderni  eccellenti  Maeflri  della  Pittura  ;  come  dal  Cavalier  Mallìmo,  lentuomini . 
che  tanto  onore  gU  rende  ne' fuoi  fcritti  ;   Fu  lodato    da   Ginfeppe   di 
Ribera  ,  da  Gi  .:  B^ttiftcllo  Caracciolo  ,  da  Andrea  Vaccaro  ,  da  Anici- 
Io  Falcone  i  E  Salvador  Rofa  fu  veduto  più  volte  disegnare    i   di    lui 

baljn 


3  2     Vita  di  Gio:  Merliano  &c. 

badi  rilievi  ,  e  lodar  tutte  l'opere  Tue  ;  ed  ultimamente   il  ni  ftro  Luca 
F  T     2Cior^l0rc^ano  '  tornat°  c'ie  m  da  Spagna  ,  fi  fermò,   un  pezzo  nel  Coro  di 
dano     dopc-S.  Giacomo  a  riguardare  la  Sepoltura  del  Toledo  ,  e  dopo  averla  lungo 
lue  lodi,  di-  fpazio  confukrata  rivoltolili  a'  fuoi  ,   e  dille  j  E  pure  non  vi  fono  Scrit- 
IVgnò  unx—' tori  in  quefa  n'jfìra  Patria  ■,  che  deferivano  i  vanti ,  ed   il  valore   di 
jiu  figura  .  tanti  fjgftri  grand'Uomini  :   Vedete  qu)  che  grand'  Uomo  è  quejìo  Gio- 
vi» da  Nola ,  che  a  me  pare  ugual»  a'  più  gran  S  tatuar j  ,  che  mai  fi  ano 
flati  .   Indi  di  nuovo  guardando  intorno  il  Sepolcro  fi  (chizzò  a  penna 
la  figura  dilicatiffima  della  caftità  ,  ed  andò  via  ,  fempre  lodando  que- 
ll'opera ,  e  l'altre  più  belle  fcolpite  da  Giovanni,  e  da  altri  noftri  Seul» 
tori.   Il  Cavalier  Baglioni   Scrittore  chiariamo  delle  Vite  de'  Pittori 
dal  tempo  di  Gregorio  XIII.  infino   ad  Urbano  Vili. ,  deferivendo  la 
Nobiltà  di  Pirro  Ligono ,   parla  della  Cappella  di  tal  famiglia  eretta  in 
Monte  Oiveto  ,  e  dice  quelle  parole  :   E  nella  Cbiefa  de' Monaci  Oli- 
vetanì  ha  la  fua  Cappella  ,    ove  è  la  Madonna  ,  ed  altre  Statue  di  ri- 
lievo di  marmo  ,  da  Gio:  da  Nola  raramente  fcolpite  . 

Fu  Giovanni  molto  timorato  di  Dio  ,  e  feguentemente  molto  ca- 
ritativo verfo  de'  poveri  ,  ed  ajutò  anche  altri  Artefici  della  fua  profef- 
fione  ,  acciocché   le  loro  famiglie  foftentafTero  ,    facendo   loro  difegni  , 
modelli  ,   e  bozze  ,    e  fovente  affiftendoli  di  perfona  ,  e  mallìmamente 
allorché  fatto  vecchio   aveva  per  diletto  andare  a  veder  l'opere  altrui  , 
e  quelle,  occorrendo,correggere  anche  di  fua  mano,e  maffimamente  de' 
fuoi   Difcepoli  ;    perchè  oltre  delle  fontane,   che  col  di  lui  nome   effì 
prendevano  a  lavorare  ,  come  quella  della  Sellarla,  e  della  SS.  Nunzia- 
ta ,  che  con  fuoi  difegni  furon  condotte  ,  aitò  a  lavorare  di  fua  mano 
a  Giovanni  di  Nicola   fuo  D/fcepolo  ,  la  Sepoltura  di  Federico  Uries  , 
Bailo  di  S.  Eufemia  ,  che  fu  mefìa  in  S.Giacomo  degli  bpagnucli  ,  nella 
Cappella  oggi  del  SS.  Sacramento  allato  l'Aitar  Maggiore  :  ben  ciò  co- 
nofeendofi  ,  non  fol  da  belli  Trofei  ,   ma  eziandio   dalla  mezza  Statua 
della  B.  Vergine  ,  che  tiene  jl  Bambino  in  feno  ;  anzi  gli  ritoccò  di 
fua  mano  opere  molte  ,   amandolo  per  la  fua  dsbbenaggine:   E  quindi 
è  ,  che  alcuni  poco  pratichi  prendono  molti  abbagli  ,  dapoichè   attri- 
buifoono  a  Merliano  l'opere   di  quelto  Giovanni  fuo  Difcepolo  ,  fenza 
conofeere  le  mancanze  ,   che  vi  fono  ,  ne  difcernere  le  perfezioni  delle 
vere  opere  del  Maeftro  ;  le  quali  faranno  ch'egli  eternamente  viva  nel* 
la  memoria  ritgii  Uomini  »  ch'è  il  dolce  premio  de'  Virtuofi. 

Fine  dilla  Fifa  di  Gio:  da  Nola . 


VITA 


V       IT       A  % 

D       I 

ANDREA    SABBATINO 

DETTO 

ANDREA    DA   SALERNO 

Pittore ,  ed  Architetto  . 

E  Gli  non  v'ha  alcun  clubio  ,  che  gran  difavventura   poffa  nomi- 
narfi  quella  di  alcuni    Artefici  egregj ,  Hi  non  eflerfi  fatta  di 
loro  ,  da  chi  ne  ha  fcritto  le  fiorie  ,  menzione  veruna  .  Ma  vie 
maggior   biafimo     devefi  a  que'  Scrittori  ,  che    di  altri  limili 
Profeflbri  narrando  appieno  ,  e  la  Vita  ,  e  l'opere  ,  che  eflì  faceano  » 
di  alcuno  poi  di  chianlfima  virtù  dotato  »  per  particolari   motivi,  o 
per  altra  appaffionata  cagione  ,  parola  alcuna  non  fanno  .   Quello  tor- 
to veggiamo  ora  efTer  accaduto  ad  Andrea  Sabatino  ,  volgarmente  ,  da 
Salerno  appellato  .  Perciocché  fcrivendofi  da  famofiiTìmi    Scrittori     le 
Vite  degli  Artefici  del  difegno  ,  di  lui  non  fanno  ne  men  pieciola men- 
zione :   e  pure  quefto  egregio   Pittore  fu  difcepolo   del  Divin  Rafaello  , 
e  fra  buoni  annoverato  ,  dapoichè  ajutò   il  Maeflro  ne' lavori   del  Pa- 
lagio del  Vaticano  *    ed  in  altri  luoghi  refi  di  già  famofi  per  le  pitture 
di  quel  Divino  Artefice  ,  e   fece  egli   ancora  opere  perfettiffime .  Or 
dunque  di  qual  biaiìmo  non  è  egli  degno    il  Vafari  ?  Dapoichè  ,  non 
folo  tacque  varj  de'  Pittori  Napolitani  ,   ma  di  coftui  ,  che,  Difcepolo 
di  sì  gran  Maeflro  ,    fi  portò  sì  bene  da  Valentuomo  ,  ne  meno  volle 
far  menzione  veruna  ;  laddove  eflendopoi   per  la  fua  gran  virrù  cele- 
brato dalle  penne  di  tanti  ,  e  sì  varj  uomini  Virtuofi  ,  è  flato  fempre 
Andrea  encomiato   per   l'eccellenza    delle  fué  opere  generalmente  da 
ogn'uno  ;  la  qu.l  cofa  dal  racconto  ,    che  fiegue    della  fua  Vita  ,  e  da 
teftimonj  di  tanti  chiarifiìmi  Autori ,  che  cantano  le  fue  laudi  farà  ap- 
pien  dimoftrata  . 

Nacque  Andrea  nella  Città  di  Salerno  circa  gl'anni  1480.  da  ono- 
rati parenti  ,  che  alla  Mercatura  attendeano  ,  ma  egli  inclinatiffimo 
al  difegno  a  null'altro  penfava  ,  che  difegnar  fantocci    cgn  la  penna 
TO$dQ  Ih  E  nella 


34    Vita  di  Andrea  da  Salerno 

nella  Scuola  di  Grammatica  ,  la  qml  cofa  molte  volte  oifervando    il 
Maeftro  medefuno  ,  confortò  i  di  lui  Genitori  alla  Pittura  applicarlo  ; 
Gio:  Matteo  il  Padre  di  Andrea  eflèndo  Uomo  affai  ragionevole  ,  e  gin- 
diziofo  ,  amando  di  applicare  il  figlio   a  quella  profeffione  ,  alla   quale 
dal  proprio  genio  era  portato  ,   fi  difpofe  a  condurlo  in  Napoli  .  Giun» 
tovi  adunque  col  fuo  figliuolo  ,  con  alcun  rinomato  Profeflbre   di  pit- 
tura tolto  lo  acconciò  ,  il  quale  a  mio  credere  fu  Raimo  Epifanio  ,  che 
allora  avea  gran  nome  ,  giacché  fi  ha  per  tradizione  ,  che  Andrea    da 
un  Scolaro  del  Zingaro  avefle  i  primieri  efemplan  ;  per  la  qual  cofa  da 
Maffimo  fu  fentto  nelle  notizie  di  Andrea  ,  che  avelie  fcuola   di  Silve- 
Uro  Buono  »  che  fu  Scolaro  del  Zingaro  .  Ma  ciò  non  potè  fuccedtre  % 
imperciocché   al  riferir    del  Crifcuolo  ,   la  morte   di  S;lvcftro  accadde 
Circa  gl'anni  1480.,  ed  allora  in  Andrea    non  poteaii  numerare  che 
pochi  meli  di  età  ,  giacche  fecondo  lui  nacque  ciri-a   l'anno  medtfimo 
Ti»  n  I      1480.  ,  egli  e  n;cetìario  adunque  crederlo  Scolaro  d'un  altro  della  me- 
di  nel   fiiò^e^ma  Scuola   per  quel  che   ne  dice    l'Abecedano  Pittorico  ,  benché 
Abcedarìo   equivocando  lo  dica  Scolaro  in  prima  del  Zingaro  Vecchio  ,  e  poi    del 
Pìccorìco    aDivin  Rafaello  ,  come  nella  vita  d«el  Zngaro  ne  ho  notato  lo  abbaglio, 
«ire  jtf»     Ma  da  chiunque  primieramente  i  primi  rudimenti    apprendere  tr.ila- 
feiando  da  parte  ,  come  cofa  non  importante  ,  paflaremo  a  far  parola 
del  buon  profitto  ,  che  f.ce  Andrea    ne'  primi  anni    della  fua  applica* 
zione  al  difegno  i  Egli  dunque  con  un  ailìduo  ardentillìmo  amore  ftu- 
diava  talora  le  notti  intiere  ,  non  chs  il  giorno  per  capire   i  dintorni  , 
e  fuperare  ledifRcultà  nel  porre  mfieme  con  buon  difegno  l'ignudo. 
Ne  contento  de'  precetti  del  Maeftro  andava  da  se  fteflb  vedendo  le 
migliori  opere  de' parlati  Maeftri ,  e  volentieri   fi  fermava   in  quelle  , 
che  averterò  più  dolcezza  nel  colorito  ,  onde  fu  oflervato  più  volte  ri- 
tornare alle  pitture  di  Silveftro  Ruono  ;  qual  maniera  cer.ò  poi  anche 
di  imitare  ,  per  lo  colore  allumato  ,  che  con  dolce  unione  ufava  quel 
buon  Pittote  »  E  di  qui  credo  benitfìmo  ,  che  Maffimo  nulla  fappiendo 
in  quale  anno  monne  il  Buono  ,  come  egli  fteflb  afferma  ,  ed  avendo 
per  avventura  alcuna  cofa  di  Andrea  veduta  ,  che  fatta  su  quel  princi- 
pio fembrava  di  quella  maniera  lo  fupponefle  primo  Scolaro  di  Silve* 
ftro  ,  fervendofi  della  accennata  tradizione  . 

Circa  qu-efto  tempo  il  Cardinale  Oliviero  Carrafa  fece  fare  a  Pie» 
tro  Perugino  la  tavola  per  lo  maggiore  Altare  della  Chiefa  Arcivefco- 
vile  di  Napoli  ,  di  cui  egli  in  quel  tempo  dégnamente  teneva  il  go- 
verno ,  e  quefta  »  che  l'Ailunzion  della  B.  V.  con  gli  Appoftoli  intor- 
no al  di  lei  Sepolcro  ,  rapprefentava  ,  eflendo  ftata  collocata  nell'  an- 
zidetto Altare  ,  ne  corfe  da  per  tutto  la  fama  ,  la  quale  traile  molti 
a  vederla  ,  e  più  i  Pittori  ,  per  la  gran  fami  ,  in  cui  Pietro  in  quej 
tempo  era  venuto  ;  Fra  primi  ,  che  quella  nuova  pittura  volle  vede. 

re 


Pittore  i  ed  Architetto .         3  5 

re  fu  il  nofiro  Andrei   Sabatino  ,  e  così   innamorato   rimaf?   a  quella 
nuova  maniera  ,  che  non  fapea   partirftne  ,  fé  non  quando    la  Chiefa 
chiuderfi  fi  dovea  ;  perciocché  confiderà  va  egli  ,  come    dal   Pittore 
che  veramente  vogli  al  migliore  applicarli  ,  può  farli  fempre  de'  nuo- 
vi acquifti  con  nuovi  fiudj  ;  conlìderando  altresì  tanti   anni  feorfi  , 
fenza  eflerfi  aflbdato  ad  un  vero  modo  di  fare  ,  chs  fecondo  il  penfiere 
concepito  nella  fua  mente  ,  avelie  affai  del  naturale  ,   ma  nobile,  e 
delicato  ;  quindi  vedendo  ,  che  quelle  doti  erano    dal  Perugino  pofTe- 
dute  |  meglio  che  da  ogn'  altro  Maeftro  de*  tempi  fuoi  ,  fi  rifolvè  ad 
ooni  fuo  colto  di  portarli   alla  fcuola  diluii  ma  non  così  facilmente 
potè  alla  bella  prima  ottenere  licenza  da  Gio:  Matteo  ,   il  quale  lafcia- 
tolo  in  Napoli  raccomandato   in  cafa  di  alcun  parente  ,  fé  n'era   ritor- 
nato a  Salerno  per  proftguire  fuoi  negozj  ;  e  di  là   fovveniva  Andrea 
di  tutto  il  bifogntvole  ;  e  come  amavalo  tenerilììmamente  ,  mal  vo- 
lentieri avrebbe  confentito  ,  che  lì  allontanala  da  lui ,  per  così  lungo 
tratto  di  paele  ,  quanto  era  da  Napoli  a  Peruggia  .   Con  tutto  cib  fep- 
pe  Andrea   tanto  ben  adoperare  ,  e  tanto  ancora  il   pregò  ,  che  alla 
perfine  il  Padre  lufingandofi  ,  che  il  figliuolo  farebbe  un  grand'  uomo 
riufeito,  gli  concedè  la  bramata  licenza  ,  e  lo  fovvenne  del  bifogne- 
vole  ,  dopo  averlo  tenuto  apprefib  di  «e  alcuni  giorni  in  Salerno  . 

Quindi  finalmente  partito  ,  ove  molto  ebbe  a  fare  per  flaccarfi 
dalla  tenerezza  di  fua  Madre  ;  fi  pofe  in  cammino  verfo  1'  Alma  GitU 
di  Roma  ,  per  di  là  poi  portarfi  ,  ove  Pietro  Perugino  dimorava  ,  ma 
giunto  una  fera  ad  una  locanda  ,  fi  abbattè  ivi  con  alcuni  Pittori, 
che  venivano  da  Roma  ,  ed  udì  da  elfi  raccontare  le  laudi  deldivin, 
Raffaello  ,  il  quale  da  elfi  veniva  con  epiteti  angelici  efaltato  ,  dapoi- 
chèdiceano,  non  poterfi  l'umano  ingegno  un'idea  così  perfetta  for- 
mare ,  che  inferiore  non  fofle  alla  pittura  eccellentilììma  della  fcuola 
di  Atene  ,  feoperta  in  quelli  tempi  da  Raffaello  . 

Era  poco  di  frefeo  fucceduto  nel  Pontificato  il  Cardinal  della  Ro-  p         q-^ 
vere  del  titolo  di  S.  Pietro  in  Vincoli ,  che  Giulio  li.  fece  nominarli  ,  lio  jj.    af_ 
il  che  fu  appunto  l'anno  i  fo;.  ,  il  quale  unendo   a  bellicofi    marziali  funtoalPont 
penfieri  quelli  ancora  d'una  pietofa  ,  e  magnanimi  fplendidezza  fi  prò-  tifìcato. 
pofe  di  ordinare  opere  magnifiche  durante    il  fuo  Pontificato  ;  Si  ap- 
plicò dunque  fui  bel  principio  ad  abbellire  le  danze  del  Vaticano  con 
fòrmofe  ,  ed  efquifite  pitture   de'  migliori  maeftri  ,  che  allora   il  pen- 
nello adoperavano  ;   come  altresì  di  porre  in  opera  la  gran  fabbrica  di 
S.  Pietro  ;  per  la  qual  cofa  avendo  appreffo  di  se    varj  uomini  eccel- 
lenti in  Architettura  ,  e  varj  Pittori  chiamato  ,  fece  dipinger  da  que- 
lli alcune  ftanze  del  fopranominato  Palagio  del  Vaticano  ;  Ciò  veduto   Bramante-» 
da  Bramante  ,  Architetto  famofilììmo  ,  venuto    a  fervire    il  Papa  con    ^jjj:^ 
.fua  chiamata  ,  gli  propofe  un  giovanetto  Pittore  nomato   Rafaello ,  gi;  p,  Op0ns 

E     2  che       KalaelJa. 


3  6       Vita  di  Andrea  da  Salerno 

che  fuo  parente  era  ,  lodando  di  coflui  la  fovrana  abilità  ,  lo  ftudio  ,  ed 
il  dono  ricevuto  dal  Cielo  per  la  pittura  j  di  maniera  che ,  fu  fubito  di 
Rafaello  commiflìone  del  Papa  fatto  venire  in  Roma  ,  dove  ben  accarezzato  ,  e 
e  uamaco  in  racCoito  f  s'impiegò  egli  a  formare  in  una  grande  facciata  ,  la  non  mai 
P»»ge  JaJ,*  abaftanza  lodata  fcuola  di  Atene  .  Scovata  quella  pitttura  ,  parve  , 
iamofarcuo.  che  fi  feoprifle  a  gli  occhi  di  tutta  Roma  ,che  concorfe  a'  vederla  ,  un 
k  <H  Ace-  armonia  di  colori  cosi  delicatamente  trattati  ,  un  irrcprenfibil  dife- 
Be'  gno  ,  ed  uno  componimento  così  ben  ideato  e  compartito  ne'  mirabili 

gruppi  ,  che  aggiullatamente  ligavano  per  V  unità  del  foggetto  ,  che 
non  come  pittura  veniva  rimirata  anche  da'  Profeirori  medelimi  ,  ma 
come  cofa  miracolofa  apparfa  più  tolto  ,  che  efprelfa  da  uman  pennel- 
lo. Conciolfiache  *  le  (ìlonomie  bellillime  ,  e  nell'aria  della  bellezza 
medefima  tra  loro  diverfe  ,  pareano  più  tolto  divine  ,  che  di  qua  giù 
Lodi  di  Ra-  ideate  ;  Laonde  gli  uomini  ricreati  ,  i  Profellbn  ilupiti ,  ed  i  maligni 
atterriti  ,  aveano  fparfo  tutti  una  voce  uniforme  elì'er  apparfo  un  An- 
gelo ,  ed  eifer  quell'opera  ftata  dipinta  da  un  Angelino  fpirito  ,  giacché 
il  giovanetto  Rafaello  fi  nominava  ,  evolto  Angelico  avea  .  Fer  tal 
pittura  giubilando  il  Papa  ,  e  chiamandofi  ad  ogn'ora  obblig  ito  a  Bra- 
mante ,  che  così  grande  artefice  ,  anzi  iivin  Pittore  pollo  innanzi  gli 
ave/Te  ,  diede  Congedo  a  tutti  gli  altri  Pittori  ,  che  per  dipingere  quel- 
le ftsnze  eran  prima  venuti  .  Di  colloro  appunto  eran  quelli  ,  Cne  fi 
abbatterono  in  Andrea  ,  i  quali  benché  fuflèr  flati  da'lavon  rimofiì  ad 
ogni  modo  contenti  fé  ne  chiamavano  ,  per  la  Liberalità  loro  uf-.ta  dal 
Papa  ,  a  perluaiìone  di  Rafaelio  ,  che  fecegli  riconofeere  ,  com.'  fé  l'o- 
pera elfi  compiuti  avellerò  .  Qijjnta  azione  ,  unita  a  gentiliiììmi  tratti 
di  Rafaello  ,  fece  sì  che  tutti  oooligati  alla  virtù  di  lui  gli  davan  no- 
me Angelico  ,  con  magnificare  i  coilumi  fuoi ,  e  lodare  con  titoli  di- 
vini ,  e  miracolo!!  1'  opere  lue  ,  chiamandolo  Ange  o  di  pittura  . 

Quelle  laudi  attentamene  afcoltate  da  Andrea  ,   furon  cagione  , 

che  ard.ndo  di  desiderio  di  vedere  non  più  lJietro  Perugino  ,    ma  il  di- 

vin  Rafaello  ,  affrettò  il  cammino  verfo  Roma  ,  ove  alla  fine  giunto  , 

come  alTetato  cervo  corre  al  fonte  ,  tal  corle    egli  al  Palagio  del  Vati- 

fl    ,  .    cano  ,e  veduta  dagli  occhi  fuoi  la  defe citta  pittura,  tanto  divina  gli 

JlJe3n.  ""  parve  ,  che  nmafto  eilatico  ,   non  fi  nfcolfe  infino  a  tanto   che  non  fa 
maneeltjti-  £  ,  ,,,       ,        .   ,.  .    r  ...  r 

co  in  vprfe-  fopragiunto  dall  ombre  deila  notte  .   Inlomma   il  giorno  leguente  ri- 
re  le  Pimi-  condottoli  al  luogo  pafeè  quel  dì  ,  ed  altri  giorni  aneora  la  fua  vifta  di 
ie    di  Ra-  quelle  guilolifiìme  p.ttonche  vivande  ,  fenza  che  fazio  giammai  ne  re- 
Io.  ftaiTe  .  Indi  portatoli  a  veder  operare  nell'  altre  flanze  quel  fovrauma- 
no  Maellro  ,  che  alcun  de' migliori  Pittori  aveva  appr.lfj  di  se  rite- 
nuta ,  per*  he  dipingciTe  (otto  di  lui  nelle  molte  opere    che  coniur  do- 
_,    .            veva  ,  lo  fuppìicò  d'ammetterlo  fra  fuoi  virtuofi  fcolari  ,  per  pren  ler 
cella  fc^-lla  Per^2'one  ^a  *ul  »  R^fae^°  '•he  mentre  viffe  ,  non  disguilò  mai  uomo, 
ci  Rafaello.  perche 


Pittore^,  ed  Architetto.  37 

perche  egli  era  la  ftefla  cortefia  ,  lo  ricevè  volentieri ,    avendo  cono- 
fciuto  il  gran  defiderio  ,  e  l'amor  ,  che  infiammava  Andrea    di  profit- 
tare con  efio  lui  ne'  precetti  delle  noftre  arti  ,  ed  avendo   altresì  con- 
cepito dal  bello  afpetto  di  lui  (inceriti  di  coftumi  ,  gli  fé  conofcere  an- 
cora ,  che  egli  di  buona  voglia  l'aveva  accolto  .  Ricevuto  adunque  in 
una  tanta  psrfettiHIma  (cuoia,  che  non  fece  egli  Andrea  per  fuperare 
ogni  difficultà  del  difegno  ,  che  per  non  avanzarli   nello   ftudio  della    g1I0-        ^ 
morbidezza  del  bel  colore  ,   che  nella  paftofità  delle  carni  ,  nella  deli-  grcfli# 
carezza  delle  membra  ,  e  nella  intelligente    acconciatura  de'  panni  . 
Sforzavafi  informila  di  far  conofcere  al  fuo  Maeftro  l'ardente  defiderio  -, 
ch'egli  avea  di  far  acquifto  del  buono  ,  e  dell'ottimo    modo  di  operane 
già  ricrovato  da  Rafaello  ;  e  varamente  fu  tale  ,che*-avanzandofi  mol- 
to col  continuo  operare  ,  ed  avendo  perciò  già  dato  bando  alla  prima 
miniera  alquanto  ricontornata  ,    e  duretta  ,  tra/Te  molte  copie  da  Ra- 
teilo ,  che  molto  piacquero  a  quel  divino  Artefice  ;   il  perchè  accan- 
to di  se  volle  che  lavora/Te,  per  impratichirlo  a  facilmente  apprende- 
re le  fue  tinte  ,  e'1  fuo  modo  di  maneggiare  i  colori  ,  che  conlifteva  in- 
uns  diligenti/lima  ,   e  feliciffima  facilità  ;  e   tal  profitto   vi  fece  ,  che  Dipinge  per 
conofeiuto  da  Rafaello  fufficiente  ,  e  molto  perfezionato  ,   lo  pofe  a  la-      Rafaello 
vorare  con  fuoi  cartoni   nelle  ftorie,   che  continuatane  nte  profeguiva  c.on  .u01    _ 
nel  Vaticano,  e  dopo  nella  Torre  di  Borgia  fopra  i  difegni  del  Mae-  t^-l'e  C 
ftro  ,  lavorò  molte  fi pure  ,  che  nel  buon  frsfco  medefimo  venivano  in 
pò-  he  p  irti  da  quello  ritoccate  ,  tanto  elle  eran  condotte  con  amore  , 
con  (tu  lio  ,  e  con  diligenza  ,  e  già   la  pratica    fi  facei  veder  giunta  a 
felicitare  l'opere,   eh  -  Andrea   imprendeva   a  d.pm^ere  ;  per  la  qual 
cofa  molto  più  amando  o  Rafaello  ,  confidava  a  lui  1'  efècuzione  di  al- 
cuni lavori  di  molto  impegno  ,   e  lo  portò  feco   in  quelli    della  Pace  * 
ove  fi  dice ,  che  un  Profeta  fu  da  lui  lavorato  con  tanta  aggiuntata  pro- 
porzione ,  e  franchezza  ,  fecondo  appunto   la  mente   di  R.ifaello  ,  che 
vide  puntualmente  efeguito  il  fuo  difegn  >  ,  che  a  riferva  di  alcuni  lu- 
mi ,  e  pochi  fetiri  ,  non  volle  in  altro  toccarlo  . 

Or  mentre  che  Andrea  fi  àvvanzava  a  gran  palli  ,  e  nell'arte  deila 
pittura  ,  e  nella  benivolenza  di  Rafaello  ,  che  veramente   l'amava  an- 
che per  la  dolcezza  de'  fuoi  coftumi  ,  molto  a'  fuoi  uniformi  ,  accad- 
de ,  che  infermato»   a  morte  Gian  Matteo   fuo  padre  ,  gli    furon  fitte 
da  quello  premurofe  iftanze  ,  acciocché  a  volo  fi  condue/Tr  alla  Patria, 
da  poiché  defiderava  vederlo  primi   di  chiuder   gli  oc^hi  ,  e!   inlieme 
participargli  tutti  i  premuroli  ne^ozj  di  cafa  fui  .  Moftr  to  dunque  al 
Maeftro  con  le  lagrime  agli  occhi  la  lettera  ,  che  il  dolente  avvilo    gli  II  Padre  in. 
aveva  recato  ,  gli  chitfe  licenza  ,  ed  egli  «infoiandolo  del  cafo  avv  r-  fermatoli    a 
(o  gli  la  concedè  ,  non  fenza  fuo  difgutto  5  ma  con  la   proni  (fa  ,   che  cj[ja|j,aAnI 
fedate  ,  e  rafftttate  le  (uè  faccende,  farebbe  di  nuovo  ritornato  ad  ope-  Grea   a.la_. 

rare       Patria. 


38       Vita  di  Andrea  da  Salerno 

r  r<  per  lui ,  giacché  conofeea  rinondar  tutto  in  fuo  gran  vantaggio  ; 
sì  per  che  prt-flò  di  lui  perfe?irnavafi  maggiormente»  e  sì  ancora  per 
l'utile,  <  he  dalla  innata  bemvoknza  del  medefìmo  procacciavano  le 
lue  fati  h  .  Contai  prcmeiTa  adunque  partì  ,  regalato  da  Rafaellodi 
molti  fuoi  difegni  ,  e  di  qualche  pittura  ;  oltre  altre  copie  ritoccate 
da  que'miracolofi  pennelli  ;  delle  quali  alcune  poi  pofledtndofi  da  ta- 
lun  Gentiluomo  ,  e  donate  ad  altri  ,  quefte  poi  in  proceflo  di  tempo  fo- 
ro ftate  Rimate  tutte  di  mano  di  Rafaello  ;  ingannandovifi  ancora  Pro- 
felTbri  di  molto  nome  ,   tante  fono  elle  a  maraviglia  imitate  . 

Giunto  in  Salerno  confolb  il  Padre  con  fua  veduta  ,  e  rallegrò  al- 
quanto  1  congiunti  in  quella  tanta  meftizia  ;  ma  poco  dopo  fé  ne  mori 
Gian  Matteo  ,  avendo  prima  conferito  con  Andrea  tuttociocchè  a  fare 
glirimanea  .  Quelle  faccende    domeftiche  ,   e  della  Madre   i  prieghi  , 
uni  ti  a  quelli  degli  altri  parenti  fuoi ,  fecero  sì  ,  che  non  pensò  per  al- 
lora a  fare  in  Roma  ritorno  ,  fperando,  <  he  fedate  poi  quelle,  e  rattem- 
pr..to  il  dolore  ,   gli  folle  fiato  lecito  di  nuovo  rivedere  il  fuo  amato 
Maeftro  ,  a  cui  fempre  mai  egli  teneva  fiiTo  il  penfierettrovandofi  qua- 
le amarte  incatenato  da  tante  bellezze  di  virtù  ,  e  di  dolcifllmi  coftu- 
mi  per  lo  fpazio  di  fette  ,   e  più  anni  ,  che  con  quel  divin  Artefice  di- 
morato aveva.  Ma  inferfero  tali  accidenti  ,  e  difeordie  di  pretenfio- 
ni  ,  che  contra  fua  voglia  gli  fecero  mutar   proponimento  ;  convenen- 
dogli per  componere  le  fue  facende  portarfi  anche    in  Nspoli  ,  ed  affi- 
pitture  di  fter  perfonalmente  agli  affari  fuoi  .  Ma  prima   egli  fece   in  Salerno   la 
Andrea   e-»  tavola  per  li  Monaci  di  S.  Benedetto  ,  ove  è  efprefla   lag.  V.  col  fuo 
nelMonìfte-  Jjvin  figliuolo  ,  e  due  Santi  dell'Ordine  ,  e  fopra  in  un  mezzo  tondo  vi 
rf°  Ji^  £."  dipinfe  l'Eterno  Padre  in  atto  maeftofo .  Così  fece  a'  Frati  di  S.  Fran- 
gio   ed  i_»  colco  le  tavola  con  Crifto  ,  che  porge  l'indulgenza    al  Santo  mentova- 
quello  dì  S.  to  j  eflendo    ancora  la  B-  V.  affittente  ,  con  molta  gloria  di  belhffi- 
Frauce/coìn  mi  Angioletti  .   Dipinfe  a  particolari  altre  opere  ,  e  divote  ,  e  profane» 
Salerno.        che  jn  mojta  ftjma  fon  tenute  da  coloro  -  che  le  poffeggono  .  Or  dun- 
que venuto  in  Napoli  ad  incaminare  le  cofe.fue  ,  cominciò  a  vociferarli 
-Ijanoll 3  Per  'a  Città  crlervi  giunto  un  Salernitano  djfcepolo  dell'Angiolo  della 
e  fue  opere!  pittura  {  che  con  tale   Epiteto    veniva  allora  nominato  Rafaello  come 
dicemmo  di  fopra  )  al  riferir  del  Crifcuolo  ,  e  di  Maffimo  Stazioni  ; 
laonde  varie  opere  gli  furon  commefse  ,   e  le  prime  che  fi  ftimano  da 
lui  dipinte  fono  la  S.  Barbara  ,  con  S.  Domenico  ,  e  S.  Giacomo  Appc- 
floloda  iati  Tavola  dipinta  per  gì'  Artiglieri  ui  una  lor  Cappella  nella 
Chitfa  di  S.  Spirito  di  Palazzo  ,  ove  egli  dipinfe  ancora  la  tavoia  dell* 
adorazione  de' SS.  Magi .   Fere  per  lo  Conte  di  S.  Severina  la  Cupoiet» 
ta  nella  diluì  Cappella  eretra  nella  Chiefa  di  S.  Domenico  Maggiore 
prefso  la  porta  grande  ,  ove  efprefse  1'  Eremo  Padre  con  Gesù  Crifto  , 
e  laB.  V,  in  gloria  ^con  alcuni  Santi  a  divozione  del  fuddetto  Signore  • 

Quet 


Pittore,  ed  Architetto .         39 

Quell'opera  efsendo  molto  flata  piacciuta  ,  come  quella  ,  che  fatta  .t 
buon  frefeo  appariva   tutta  nuova  a  gli  occhi  de' Napolitani   ,  ptr   la 
RafFaellefca  maniera  ,  tutta  dolce  ,  ed  oppofla  all'altre  per  infinoa  que' 
tempi  praticate  ,  gli  fece  meritare  le  laudi  de'  Profcfs:>ri  ,  ed  inlìtme 
gli  encomi  di  tutta  Napoli  ;  per  la  qual  cola  efsendo  malto  crefcmto  di 
riputazione  ,  e  di  nome ,  gli  fu  allogata  dalle  Nobili  Suore  del  Monito- 
ro di  S.  Gaudiofo  la  Tribuna  di  loro  Chiefa  .  Quindi  dunque   Andrea 
per  far  conofeere  la  fomma  intelligenza  ch'egliavea  nel  dipingere  a 
buon  frefeo  ,  fece  alcuni  Angioli  in  piedi  maggiori  del  vivo  ,  che  fa» 
cean  compagnia  ad  alcune  Sibille  ,  che  della  B.  V.  aveano  con  facri  car- 
ni" vaticinando  ,  predetti  i  divini  epiteti  ,  e  fanti   pregi  ;  accompa- 
gnandovi ancora  varj  putti  ,  che  con  decorofe  bolliliìme  azioni  i  libri» 
ed  i  volumi  di  quelle  ioileneano .  La  bellezza  con  che  furono  efprefse  Og^i  quefte 
queft.-  pitture  ,  non   li  può  con  miglior  frafe  fpiegare  ,  fé  non   che  a'pictuje    pai 
noftri  giorni  han  fembr^to  a'Foraftien  ,  ed  a'  Professori  medelìmi ,  di  non   fi  veg- 
manodel  divinfuo  Matflro  i  efsendo  dipinte  con  l'omino  Audio,  ia-gonc?»  da-* 
t  'ligenzt  ,  e  con  arte  maeilra  trattizzate  le  membra  ,  fiche  ione  reltai  ^jeì-nanJoI 
flupit.it  con  Giacomo  del  Pò  ,  allorché  ci  portammo  ad  ofs=rv..rle  »ja   Chiefa  fi 
avendo  da  altri  intefo,  e  non  creduta  quìii  ,  una    tanti  p.rfezione    »  e  rifatta  tut- 
cd  ebbe  egli  a  confefsare  quel  Virtuofo  ,  efser  veramente   belliflime  »  ca     la  Parte 

ed  aveva  l'opera  maggior  vanto  ,  di  quello  eh-  oli  davano  coloro  ,  che  ,     e    eia-* 
.  r  6&„  *        *    .  f»,.,,  -r      la  mentova- 

ne parlavano  t  tanto  elle  erano  ben  condotte  nel  adegno  ,  nella  molla  ,  ta  fi  ibuna  » 

e  nel  b  1  colore  .  N  Ila  medtfima  Chiefa  »  e  nell'Altare  della  Cap-  con  farvi  dì 
p  Ila  della  famiglia  Cartelli  fi  vede  una  Tavola  con  la  Si. Vergine  col  nuovo  l'Al- 
Bambmo  ,  S.  Gmdiofo  ,  S.  Elifab.tta  ,  ed  altri  Santi  ;  e  nella  C ap-  tar  Ma§6io- 
pella  delle  famiglie  Caracciolo,-  Ferma  efprefse  l'adorazione  de'SS.Ma-  e{p*na  m 
gi  .  Fatte  quetl  opere  ,  dipinfe  per  la  Cappella  de'  Signori  ftrancacci  »  quaJ:a  bei- 
che  fu  eritta  nella  Cattedrale  di  Napoli  ,  la  B.  V.  Afsunta  al  Cielo  ,  liffimo  _  del 
e  fece  per  un  Canonico  la  S.  Anna  ,  che  vedelì  dipinta  in  picciolo  con  Sig«boliaie- 
la  B.  V.  ed  il  Bambino  ,  in  una  Capplla  di  S.  Refi;  tuta  .  Dipinte  al-  .  ]oJj  s  e 
tr=si  per  t  Monaci  di  S.  Severino  una  Tavola  di  C  ppella,  ove  efprefse  je  oblile  fr- 
anche la  SS.  noftra  Donna  col  Bambino  ,  altresì  S.  Gio:B.ittilta,S.Giu-  ion  buttata 
Ama  ,  e  una  beila  gloria  di  Angioli  «  e  nella  predella  di  fotto  vi  ef- a  ccn;i  toa 
figiò  l'ultima  Cena  de!  Redentore  con  fuoi  Apoftoli.  Fra  tanto  che  An-  s.ave,  ["^J 
drea  quelle  op  re  dipingeva  ,  dipinfe  ancora  nell'  Atrio  della  Venera-  noflre  a.ti , 
bile  Chiefa  di  S.  Gennaro  Eftramenia  alcune  Storie  della  Vita  del  San-  ùn/a  feltrar. 
to  ,  quali  in  picciolo  ,  ma  afsii  ben  condotte  »  e  fece  opere  per  molti  ne  ninna  fi- 
particolari  Cittadini  »  che  amavani  tenere  le  diluì  bell'opere  .  £ilU  • 

Eflendo  adunque  venuto  Andrea  in  nmggior  gr.do  per  tante 
bell'opere,  che  efpjile  fi  vedevano  già  ne' pubblichi  luoghi  ,  era  di 
giorno  in  giorno  vi  è  più  ricercato  le' fuoi  lavori  con  iftanze  premu- 
lolìllìme  ì  per  la  qual  cofa  non  gli  fu  permeilo  di  andar    di    nuovo    m 

Roma  , 


40        Vita  di  Andrea  da  Salerno 

E'  invitato  Roma  ,  ove  con  molte  iftanze  pregavate  a  ritornare  il  fuo  Maeftro  Ra« 
daituoMae.  faello  ,  il  quale  giammai  non  aveva  dimenticato  le  gentili  maniere  ,e 
uro  Kafaei-  i'oneft0  V|Vere  di  Andrea  ,  ne  lo  ftudiofo  dipingere  ,  ed  ottimo  dife- 
re in  Roma"  Snare  »  e  Per  ^^  s*  pregevoli  doni ,  deaerandolo  Rafaello  ,  ac- 
ma  non  lue-  ciocché  per  lui  lavorar  doveffe  ,  più  lettere  gli  ebbe  fcritto  ;  Ma  i 
cede,  molti  affari  tenendolo  continuamente  applicato,  come  è  detto,  fece  che 

altri  (ette  anni  ei  pafceffe  queir  Artefice  fopraumano  con  le  bella  ,  ma 
Morte  d*  fovvcnte    fallace   lufinga  della  fperanza   ;   infinche   venne  a    morte 
Raraello     nej  x  ^JO-  quello ,  che  eternamente  viver   dovuto  surebbe  .  Ma  qua- 
e       d(i  le  atteftato  di  lamentevol  pianto  non  diede  egli  Andrea  allor  ,   che  in- 
Andtea.       te  fé  effe  r  accadutala  morte  del  fuo  divino  Maeftro  ?  Non    vi   furono 
fegni  di  dolore  che  egli  non  daffe  per  pivi  giorni  con  tenere  amare   la- 
grime ,   teftificando  a  tutti  effere  eccliffato  il  vero  Scie  della    Pittura  , 
aver  l'arte  perduto  colui  ,  che  Pavea  fatta    rinafcere  ,   e   perfezionata 
infino  ad  emulare  le  ottime  opere  de'  migliori  Maeftri  della  veneranda 
greca  antichità .  In  fomma  egli  diceva  ,  pianger   la   morte  d' un  An- 
giolo ,  perciocché  non  qual  Uomo  egli  era  fra  noi  venuto,  ma   qual 
Celefte  Spirito  apparuto  a'  viventi  ,  per  grazia  fpeciale  dello  AltilTìmo 
Iddio,  che  un  tanto  beneficio  alla  Pittura  aveva    compartito,  perchè 
fi  vedeffe  di   lei  1'  ùltima  inarrivabile  perfezione  . 

Ma  alla  perfine,  come  accade  in  tai  Gali  ,  perfu.  fo  da'cari  ami- 
ci ,  e  dagli  amati  congiunti  ,  afciugò  le  fue  lagrime  ,  e  ripigliò  il  di- 
pingere ,  tralalciato  per  molti  giorni  ,  e  diede  principio  ad  un'  opera 
grande  ,  che  fu  il  Seggio  di  Capuana  ,  ove  a  richieda  di  quei  Nobili 
efpreffe  molte  Storie  allufive  al  noftro  Regno  con  alcuna  imprefa  dell' 
Imperador  Carlo  V.  ,  che  poco  prima  era  (lato  Imperador  falutato  in 
Franco fort  per  la  morte  dell'Imperador  Mailìmiliano^fuo'avolo  pater- 
no i  ma  tutto  che  quefto  Sedile  luffe  da  Profeffori  ,  ed  anche  da  dilet- 
tanti (limato opera  delle  belle  di  Andrea  ,  e  che  veniffe  celebrato  dal- 
le penne  di  tanti  noftri  Scrittori  per  cofa  eccellentifiìma  in  pittura  ; 
con  tuttociò  ,  non  ha  molto  ,  the  da  Nobili  fu  di  nuovo  fatto  rifare  , 
e  confeguentemente  fu  cancellato  quanto  vi  aveva  dipinto  il  noftro 
Andrea  ,  con  dire  ,  che  non  era  fecondo  l'ufo  moderno  .  Così  con  la 
vana  apparenza  del  gufto  moderno  fi  abolifcono  quelle  cofe,  che  per  ef- 
fer  antiche  han  fovente  maggior  perfezione  ,   efuftanza. 

Appena  egli  ebbe  qneft' opera  terminata,  che  diede  principio  a 
quella  della  Tribuna  di  S.  Maria  delle  Grazie  predo  le  mura  della  Cit- 
tà ;  Chiefa  conceduta  nel  i  yoo.  a  Fra  Geronimo  di  Brindili  di  Santa 
Vita,  che  effendone  fuperiore  per  lo  fpazio  di  iQ.anni  continui  la  in- 
grandì ,  ed  abbellì  nella  forma  ,  che  oggi  fi  vede  :  avendovi  anche  il 
noftro  Andrea  fatto  alcuni  abbellimenti  con  fuoi  difegni  ,  ed  allìften- 
za  ,  e  ma  almamente  nella  fabbrica  del  Convento,  ove  la  b.lla  fcala 

ei  fé- 


Pittore,  ed  Architetto.         41 

ei  fece  ,  che  oggiiì  ancor  fi  vede  .  D  pinfe  dunque  Andrea  nella  men- 
tovata Tribuna  molte  figure  di  Santi,  che  corteggiavano  l'Eterno 
Padre  nella  più  alta  parte  di  quella  Cupultttn  ,  ed  il  Figl-iuolo  molto 
più  baffo  ,  chtprefentava  a  que' Santi  della  Religione  Eremitica  i  Mi- 
fttrj  della  fua  tormentofi filma  paffione  ,  n~l  mentre  la  B.  Vergine  gli 
prefentava  S.  Girolamo  penitente  .  Quindi  effigiò  p.ù  fotto  intorno  al- 
la Tribuna  i  Santi  Appoftoli  del  Signore  così  ben  dipinti  ,  che  fu  uno 
ftupore  di  chi  li  vide  ,  e  fecondo  che  ne  abbiamo  antica  tradizione  ;  e 
nel  mentre  ,  che  quell'opera  ei  dipingeva  ,  gli  accadde  cofa  bell<flìma 
da  farfene  memoria,  la  quale  è  quella  che  fiegue. 

Era  in  quel  tempo  medefimo  ,  cicè  nell'anno  i^ì1?.  fucceduto  lo  Sacco cru- 
fpietatiffimo  facco  nell'Alma  Città  di  Roma  fotto  la  condotta  del   kel-  deliflìmoda. 
lerato  Duca  di  Borbone  ,  che  ribelle  di  S.  Chiefa  ,  profetando  la    fet- t0  a  Roma 
ta  di  Calvino  fé;  e  ufare  mappior  Barbarità  ,  che  pia  non  ufarono  a  Ro-  '  a,  "01    on* 
ma  i  mcdefimi  Barb  ri  ,  e  fece  divenir  ferva  vililfima  de'fuoi  sfrenati, 
fordidi  ,  ed  infaziabiii  Soldati  ,  la  Signora  di  tutto  il  Mondo  ;  la  qua- 
le fi  vide  in  quel  facco  la  più  miferabile  ,   la  più  derelitta  ,  e  la  più  la« 
cerata  Città,  che  avefle  unqua  provato  1'  cftil    furore  di  adirati  ne- 
mici . 

Or  fra  coloro  ,  eh'  ebbsr  la  forte  di  fuggir  da  Roma   per   ifeam-    yenllta  jrt 
per  la  vita,  fu  1'  Eccellentiffimo  Polidoro    da   Caravaggio,   il  quale    Napoli   di 
arrivato  in  Napoli  ,  d'  pò  aver  difperfo  lo  amato  Maturino  fuo  com-  Polidoro  da 
pagno  rarilTimo  nella  pittura  ,  ed  informandoli  qual    Pittore   fufle   di  Caravaggio, 
maggior  grido, udì  effervi  un  valentuomo  migliore  forfè  che  gli  altri  , 
per  efTer  Ifato  difcepolo  del  divino  Raffaello  ,  quale  fi  nominava   An- 
drea da  Salerno  ;  per  la  qual  cofa  venendogli  in  memoria  coloro  ,  che 
lavorato  aveano  con  quel  divin  Maeftro  ,  gli  fovvenne  avervi  veduto 
Andrea  ,  ed  effere  anche  fuo  conofeente  j    adunque  portatofi  ove  quel- 
lo dipingeva  ,  vi  fi  fece  introdurre  ;  ma  non  fu  da  Andrea  alla    bella 
prima  rieonofeiuto  ,  per  lo  lungo  fpazio  di  anni  ,  che  vi  eran    paflati 
di  me2zo  (  giacche  il  Salerno  fi  era  partito  di  Roma  nel    i  j  1 2  )  ed   al- 
tresì perchè  a  Polidoro  era  umanamente  crefeiuta  la  barba  :  Per  la  qual     _  ,. , 

re  j     t,    1    t  ,■     rr  t^-  •    •  r  Polidoro 

cola  fingendo  Polidoro  di  efler  un  povero  Pittore  capitato  ivi  a   calo  ,  ch;ele  acj 

jlì  chiefe  ,  che  ammetter  Lo  volefTb  ad  alcuna  cofa  operare  ,  per  quel  Andiea.che 

prezzo  ,  che  gli    piacefTé  ,  dapoichè  fi  trovava  molto  neceflìtofo  ,  co-  gli  tzcelìe_r 

me  quegli  che  fcamp3ndo  la  vita  ,  avea  perduto  tutto  il  fuo   avere  nel  dip.ngert-* 

miferabil  Sacco  di  Roma  .   Andrea  compaffionando  il  di  lui  ftato   gli  *  lc"n?  f~* 
......  .      r  °     per     lclleii- 

diede  a  dipingere  una  figura  di  quegli  Appoltoli,che  andavano  intorno  tiiftì  e  aen* 

alla  Mentovata  Tribuna  ;  Ma  non  tantofto  Polidoro  ebbe  quella  figu-  abboz?aie_» 

ra  abboz2ata  ,  che  guardandola  Andrea  ,  buttati  a  terra   i   pennelli   ,  una  figura 

lo  corfe  ad  abbracciare  ,  avendolo  per  1' eccellenza  dell'opera    ravvi-  h.' ncc"°~ 

fato,  conciofiacofachè  le  pitture  a  frefeo  di  Polidoro  hanno  tanta  ec-  Ancjrea 

TOMO  11.  F  cel- 


42       Vita  di  Andrea  da  Salerno 

cellenza  e  perfezione  ,  che  Colo  da  quelle  di  Rnfaello  porno  effer  pareg- 
giate ;  Così  dunque  fatte  intra  di  loro  lincerillìme  ai  coglienze  ,  e  raU 
legreti  infieme  di  ccnverfazione  ,  fa  allogiato  Polidon  nella  Cafa  di 
Andrea  ;  dal  quale  effóndo  pubbli  ata  la  fomma  virtù  di  lui  ,  gli  fu 
proccurato  il  lavorio  di  molte  Pitture  ,  chr  far  ri  d  jveano  in  S.  Maria 
del  Popolo  ,  Chiefa  poc'anzi  eretta  entro  il  Cortile  del  famofo  Spedale 
degl'Incurabili  ,  ove  fece  ad  olio  Vàrie  cofe  ,  come  ancora  dipiufe  un 
S.  Pietro  ,  ed  un  S.  Paolo  ,  anche  ad  oglio  ,  p»r  la  mentovata  Chiefa  di 
S.  Maria  delle  Grazie  ;  le  quali  Pitture  fon  quelle  ,  eh"  nominate  ven- 
gono dal  noftro  Engcnio  nella  fua  Napoli  Sacra  :   benché    del  S.    Paolo 

_        .     eoli  non  faccia  menzione,  a  capion  ,  che  prima  thr  1' En^enio   feri-» 
Engerno         a-  a  i_  ■        »        i  r 

Napeli  Sa-  Ve"e  era  "at0  cambiato  con  una  copia  .  Le  altre  p.tture    furono   tolte 

era.  da  D.  Pietro  Antonio  di  Aragona  ,  come  anco  la  bella  copia   ritoccata 

da  Rafaello  ,  fatta  da  Gio:  Brancefco  Penni  ,  detto  il  Fattore  ,  della 
Trasfigurazione  del  Signore  ,  opera  miracolola  ,  e  divina  ,  che  fu  l'ul- 
tima perfezione  di  quel  divino  Maeftro  ;  e  da  quefto  Signore  ,  che  fu 
Viceré  di  Napoli  ,  furono  tolte  le  più  belle  p:cture  ,  e  ltatu.  perfette  , 
che  la  noftra  Città  abelliva&e  ;  togliendo  fra  quelle  il  aominatoS.  Pie- 
tro dipinto  da  Polidoro  ,  con  altre  pitture  di  Andrea  ,  che  parean  di-, 
piate  da  Raffilo  . 

Colori  Andrea  ad  olio  la  Cona  ,  che  nel  mezzo  della  mentovata 
Tribuna  collocar  fi  dovea  (opra  1'  Altare  ,  ove  egli  efpreife  in  un  ova- 
to.di  l'opra  un  Crifto  morto  con  Angioli  ,  di  fotto  la  Votazione  di  S. 
fclifabetta  ,  affai  ben  dipinta  ;  da'  lati  a  quella  la  nafcita  del  Signore  , 
e  l'adorazione  de'Ss.  Maggi:  fotto  la  Visitazione  fudetta  tfprefTe  la  B.V. 
della  Grazia  ,  col  B»mbino  con  l'Anime  del  Purgatorio  in  picciolo  , 
quali  in  diltanza.  Nella  predetta  da' lati  vi  d.pmle  il  B-Uttfimo,  e  S. 
Giovanni  Evangelica  the  predica  ,  e  nella  pittura  di  mezzo  effigiò  la 
Sepoltura  di  Crilto  ,  tccellentiffimim  nte  dipinta  ,  e  tutta  l'Opera  è 
ptrfcttiilìma  .  Nella  Cappella  de'  Lauri ,  della  medefìma  Chiefa  ,  di- 
pinfe  S.  Andrea  App^lìoio  ,  appoggiato  alla  Croce  ,e  fotto  lui  un  ri- 
tratto in  mezzo  bulto  orando  .  Cosi  in  altra  Cappella  laterale  all'Aitar 
Maggiore  effigiò  la  B.  V.  col  B.mbino  coronata  di  beliiffimi  Angio- 
letti con  altri  b-lli  Puttini  nella  gloria  ;  e  più  baffo  vi  è  S.  Michele 
Arcangelo  col  Demonio  fotto  ,  e  S.  Antonio  da  Padova  ,  op  ra  egre- 
gia i  benché  veramente  la  cona  del  Maggiore  Altare  dir  fi  polli  1'  ope- 
ra perf  ttilììma  ,  ch'egli  in  quelta  Chiefa  faceffe  ;  d.poiché  r.e'  movi- 
menti delle  figure, nell'mfieme,  e  nel  colorito,fembra  di  mano  di  Rafa- 
ello .  Fece  a  frefeo  nella  Cappella  di  que'd  Ila  famiglia  d'Agnolo  un  S. 
Antonio  da  Padova  ,  the  ancor  oggi  fi  vede  ;  ma  Ja  tavola  bellilfima, 
che  veramente  pnrea  dipinta  con  eccellenza  da  Rafa  Ho,  ov'era  efprtf- 
£à  la  depofizicne  della  Croce  del  Salvatore,  fu  tolta  dal  Viceré  D.  1  ie- 

tro 


Pittore  ,  ed  Architetto.         43 

tro  Antonio  d'  Aragona,  che  altra  pittura  f.ce  riporvi,e  qutlla  ili  An- 
drea fu  mandata  per  un  op:  ra  eccelfa  ,  e  forfè  fatta  creder  per  Rafael- 
Io  ,  ad  un  Monarca  di  Europa  .  Circa  qotfto  tempo  eflendo  accaduto  Tavola  de' 
l'incendio  di  alt  uni  fiori  artificiali  nel  maggiore  Altare  di  S.  Gofuno  ,  SS.  Colìmo, 
e  Damiano,  e  perciò  all'ai  maltrattata  la  Tavola  di  Pietro,  e  Polito  e  Damiano, 
del  Donzello  ,  ne  ri  ma  fero  oltra  modo  dolami  i  Maeftri  della  CJiiefa  ,  aI,"^/3""" 
ed  i  Sacerdoti  dì  ella  ;  laonde  eflì  per  rìfarcire  il  danno  già  fofFerto  , 
diedero  il  pjnfiero  ad  Andrea  di  rifarla  ;  ed  egli  ,  acciocché  poteiTe- 
ro  confolarlì  rifece  quelle  figure  ,  con  colorito  così  tenero,  e  dolce 
per  la  vivezza  de'  bei  colon  adoperativi  ,  che  lenza  punto  alterare  , 
non  pure  la  invenzione  col  concetto  di  quei  primi  Artefici  ,  ma  nem- 
men  le  figure,  dapoichè  fece  apparire  I'iftefTe,  benché  nobilitate  dalla 
bellezza  del  colorito  Rafaellefco  .  Di  quella  tavola  il  Cavalier  Maffima 
Stanzioni,  nella  memoria,che  di  Silvestro  Buono  lafuò  fcritt-,con  quefte 
parole  elprefle  i  pregj,F/wì  la  tavola  lafciata  iifiperftta  del  [ito  Maejìro 
in  S-S  .Cofimo^e  Damiano-,nelt Aitar  Maggi  or  eguale  ejjendofi  guajlata  per 
un  incendio  di  frafche  di  detto  Altare  ,  fu  rifatta  a  maraviglia  bella, 
da  Andrea  da  Salerno-,il  quale  nel  rifarla  f ' abbellì  di  Colori,  ma  non  al- 
terò li  maniera  per  riverenza  j  onde  riujcì  una  tazola  ,  che  parve  dì 
mano  di  ^afaello  ,  a  riferva  de/li  panni  ;  Fin  qui  il  mentovato  Gava- 
lier  Staiuioni  ,  ftguendo  egli  a  narrare  l'altre  opere  che  fece  Silveftro 
Buono  . 

Vedefi  nella  Chicfa  Arcivefc0vile  di  Napoli   il  gran  Quadro  di- 
pinto a  frefeo  ,  fopra  la  cappdletta  della  famiglia  Barile,  e  propiamen- 
te fopra  l'ingrerlo  delie  due  porte  ,  per  le  quali  fi  entra  alla  Chiefa   di 
S.Relcitut.TjCon  l'Arlunzione  al  Cielo  della  B-Vergine,e  con  gli  Apposo- 
li intorno  al   Sepolcro  in  atto  di  ammirazione  ,   mentrecohe  dia  vien 
coronata  dilla  SS.  Triade;  ed  in  quell'opera  ,  fi  vede   quanta  pratica 
averte  Andrea  ntl  dipingere  a  frefeo.,  ccnlervandolì  a  maraviglia   bel- 
Jitlìijù  i  fuoi  colori  ,  oltre  dell'  elìlr  con  buon  componimento,  efqui- 
fito  difegno  ,  ed  intelligente  maeftria  condotta  ,  e  perciò  meritamen- 
te quella  pittura  è  lodata  :    Fece  Andrea  a  richieda  de'fuoi  Signori  San.» 
fev.rini  Principi  di  S derno,  una  tavola  da  collocarli  nella  Chiefa  di  S. 
Potito  prtlTo  de'  Reg  j  Studj  ;  la  quale  fu  fatta  per  compiacere  ad  una 
loro  parente  i   che  in  quel  nobile  Momftero   fi   era  monacata  ;   laonde 
volle  cortei  ,    che  in  quella  tavola  fallerò  i  ritratti  de'  Principi  mento- 
vati ,  laonde  Andrea  vi  efprelìe   la  Visitazione  ,   che  fece   la  N^fìra 
Donna  a  S.  Elif.  betta  ,  e  nel  volto  di  ell'a  B.  Vergine  ritrafse  l'ult  ma 
Prinupefia  di  Salerno  ,   che  fu  dalla  famiglia  di  Villamarina  ,  e   nel  S» 
Giufrppe  effigiò  il  Principe  fuo  cenforte  :   nella  S.  Elifabitta  ritrafle  un 
loro  Eunuco  ,' che  aveva  volto  di  vecchia  ,    e  nel  S.   Zaccaria    fece  il 
jitratto  di  Bernardo  Talso  ,  Padre  di  quello  ammirabile  Torquato  , 

Fa  che      • 


44       Vita  di  Andrea  da  Salerno 

che  lo  itupendo  Poemi  della  Gierufalemme  liberata  compofe  j  il 
quale  Bernardo  era  allora  Segretario  de' Principi  mentovati.  Ora 
queita  tavola  non  fi  sa  ove  trafportata  fulTe  ,  d.:poichè  per  la  vana 
l'crupolofità  d'un  Arcivefcovo  Napoletano,  tu  tolta  via  dalla  fuddet- 
ta  Cappella  ,  col  preteso  ,  che  non  ii  debbano  l'opra  gli  Altari  efpor- 
re  le  (omiglianze  delle  mondane  pedone  per  venerarli  in  quelli  come 
fimulacri  divini  .  Diceli  però  ,  che  (erbata  ella  venga  dalle  Suore 
medefime  in  una  Cappella  del  Moniftero  ,  ove  in  molto  pregio  la 
tengono  per  l'Eccellenza  conia  quale  è  dipinta  ,  che  certamente  « 
dovette  quella  elTere  una  delle  più  belle  opere  di  Andrea  ,  ficcome 
narrano  gli  Scrittori  delle  Storie  noftre  .  Ma  fé  queita  più  non  fi  ve- 
de ,  fi  ammira  in  fua  vece  nel  maggiore  Altare  della  Chicfetta  di 
S.  Giovanni  Evangelica  de'  Pappacoda  ,  la  bella  tavola  ,  ove  è  ri- 
tratta la  Reina  de'  Cieli ,  col  fua  Figliuolo  in  braccio  ,  e  S.  Giovanni, 
che  fcrive  il  libro  della  Apocahlfi  nelf  Ifola  di  Patmos  .  Optra  dipin- 
ta con  gran  forza  di  colorito  >  per  abbatter  la  maledicenza  di  coloro, 
che  lo  tacciavano  per  troppo  debole  nel  colorito  ,  allorché  la  maniera 
dolciflìma  di  Rafaello  adoperava  .  iJer  appagare  poi  in  un  medefimo 
tempo  l'uno ,  e  l'altro  g-nio  de'  ProfeiTbn  ,  d  pinie  con  forza  ,  e  dol- 
cezza infieme  di  colorito  la  bella  tavola  per  lo  Altare  maggiore  della 
nuova  Chiefa  di  S.Giorgio  della  nazione  de'  Genovefi  ,  la  quale  fu 
eretta  nell'  anno  i  y 2  j.  lotto  l'Infermarla  di  S.  Maria  la  Nuova  ;  ma 
ingrandendovi  dopo  alcuni  anni  la  Tribuna  vi  fecero  fare  da  Andrea 
la  tavola  di  cui  ora  parliamo  ,  e  chi  oggi  fi  vede  trafportata  nella 
Chiefa,  che  in  più  ampia  forma  riedificorno  nel  1  $"87.  rimpetto  a 
quella  della  Pietà  de'  Turchini .  In  quefta  vedesi  la  B.  V.  in  goria  fe- 
duta  tra  S.  G10:  Battjfta  ,  e  S.  G10:  Evangelica  ,  e  tiene  il  Divino 
Figliuolo  nelle  lue  braccia  ,  alTu  ben  dipinti  ;  nel  balio  è  figurato 
S.Giorgio,  che  arrrnto  a  Cavallo  pugna  coi  fi.-ro  Dragone  ,  che  di- 
vorar volea  la  figliuola  del  Re  ,  che  paventata  fen  fugge  ,  Conficcan- 
dogli la  lancia  nella  gola  ,  ed  avendolo  vinto  ,  fi  vede  dipoi  condur- 
re dalla  donzella  medefirru  ligato  ,  conr;  in  trionfj  nella  Città  in  lon- 
tananza .  In  quefta  pittura  fono  arie  di  tefte  aliai  belle  ,  e  figure  co  sì 
ben  contornate  ,  e  piene  d'intelligenza  ,  che  i  ProfelTori  le  ammira- 
no ,  e  fopra  tutto  mantiene  una  frefehezza  di  colorito  ,  che  è  cofa  di 
maraviglia;  come  altresì  lo  mantengono  le  altre  opere  fue  ,  e  più 
quelle  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  della  Chiefa  de'  Pappacoii ,  e  di  S.Se- 
verino ;  ove  qual  lode  daremo  noi  alla  bdia  tavola  ,  che  nella  Chie- 
fa del  Succorpo  in  una  Cappella  prerT»  lo  Aitar  maggiore  fi  vede  efpo- 
fta  ?  Ha  quefta  pittura  idee  cosi  belle  ,  aria  di  tefte  così  nobili  ,  e  po- 
liture così  graztofe  ,  che  migliori  non  ponno  defiderarfi  di  chiunque 
ibbia  ad  imitazione  di  Rafaello  ,  maneggiati  i  colori .  Efprime  que- 
fta 


Scultore,  ed  Architetto.       45 

Ila  tavola,che  ha  i  fuoi  compartimenti, fecondo  l'ufo  di  que'  tempi,  nel 
mezzo  la  B.Vergine  feduta,col  fuo  Figliuolo  in  feno,da'lati  vi  è  efprefia 
S.Gmllina,e  S.Gio:Battiita,con  la  peliccia,  e  panno  rollo  Midollo  ,  di- 
fegnato  a  maraviglia  ,  e  vi  è  parimente  un  altro  Santo  effigiato. 

Dovendo  poi  venjre   in  Napoli   l'imperador  Carlo  V.   nell*  anno 
if^f.  fu  ordinato  fuori   porta  Capuana   un  bel  li  ili  mo  ,  e    magnifico 
Arco  trionfale  con  quattro  facciate  »  ove   andavano  fituate   varie   pit- 
ture allulive  ,  e  Itatue  fignificanti    li  fatti  ,  e  le  vittorie    di  quel  for- 
tunato Regnante  .   Ne  fu  dato  il  penficro  ad  Andrea  ,  acciocché  con  al- 
tri Pittori-,  da  lui  conofciuti    fufficienti  ,   dipingerle  quell'opera  ;  la, 
quale  di  quanta  bellezza  ella  fi  fofTe  ,  pub  vederli   in  quei   Scrittori   , 
che  ordinatamente  tutta  la  feda  han  delcntto  ,   a  quella    che  noi   nella 
Vita  diGio:  da  Nola  abbiam  fcritta  ,   per  comodo  di  chi  legge,  e/Tendo 
dato  il  penfirro  di  far  condurre   le  ftatue  a  Gio:  da  Nola  ,  ed   a  Giro- 
lamo S.  Croce  ,  come   nelle  vite  loro   fi  è  detto.   Molte   altre    tavole 
fece  Andrea  per  varie  altre  Chiefe  ,  che  poi    in  altri  luoghi  Sacri   lono 
fiate  trnfportate  ,  e  molte  di  quelle  ,  che  egli    per  varj  particolari  di- 
pinfe  fono  fiate  collocate    in  altari  di  taluna   Cappella  da  elfi  eretta   ■ 
Ma  la  più  bella  ,  la  più   maravigliofa  di  tutte  le  pitture   di  Andrea  « 
quella  ,   che  fi  vede  tramortita  nella  Chiefa   di  Monte  Calvario  nella 
Cappella  del  B-  Salvatore  d'Orta  Conf.iTore  ,  che  ivi   fi  vede    fcolpito 
in  marmo  ,  ch'è  proprio  laterale  all' Aitar  maggiore  ,   dal  catto  del 
Vangelo  .  In  quella  tavola  è  dipinta  divinamente  la  SS.  Nunziata  ,  e 
da' lati  vi  fono   S.  Andrea  Apoltolo  ,  e  S.  Veronica    col  Volto  Santo  ; 
Pitture  in  vero  da  pocer  dirli  propriamente  opera  di  Rafael  Io  ,  e  con  si 
mirabd  p  rfezicne  di  dileguo  ,  di  molle  ,  e    di  colorito  ,   erte   dgru. 
nr.nte  d.e  i.oinpararfi  alle  proprie  pitture  di  Rafaello  divinamente  di- 
pinte; etantob.ftì   p  r  compitifiìmi  laude   di  quella  opera  ,  che   il 
curiofo  leggitore  vadi  a  vedere  con  fuoi  proprj  occhi    per  ifcorg.  rn  ;  il 
merito  fingolare  ,  che  non  ha  che  cedere  a  quello  pur    della  SS.  Nun- 
ziata ,  rapprefentata  full*  Altare   della  Sagreltia    di  S.  Dorrienjico  Mag- 
giore ,  che  fi  ftima  ,  e  vien  tenuta  da  que'  Frati   per  mano   di  Rafael- 
lo .  Fece  altresì  varie  opere   per  fjrefteri  ,  che   fuor  d'Italia   le  tra- 
fportarono,  del  foggetto  delle  quali   non  è  pervenuta   a  noi  notizia  , 
per  la  qual  cofa  quelle  tralafciando  ,   faremo  menzione  di  quelle  ,   che 
in  alcuni  noftri  Paefi  tfpofte  fi  veggono  ,  e  delle  quali    n'è  Hata   a  noi 
trafili'  fla  relazione  da  ptrfone  degne  di  fede  ,  e  pttne    d'integrità. 

Otre  adunque  alle  dritte  opere  dipinte  nella  Città  di  Salerno  dal 
noftro  Andrea  ,  fece  egli  per  quella  Cattedrale  una  tavola  da  coilocar- 
fi  nella  Cappella  del  Venerabile  ,  un  pò  o  bislunga  ,  oveei  dipinte  la 
B.  V.  Addolorata  ,  che  tiene  il  corpo  de!  morto  Redentore  fu"e  ginoc- 
chia ,  con  alcuni  SS.  Apoftch  in  piedi  .  Nella  fttfla  Ciucia  feorgefi  un 

altra 


#       46       Vlta  di  Andrea  da  Salerno. 

altra  tavola  nella  Cappella  della  famiglia  de'  Vicari,  fatta  in  un  mes- 
zo  tondo  ,  ove  e  dipinta  la  B.  V.  feduta  col  Bambino  in  feno  ,  che  ri- 
ceve l'adorazione  de'  Santi  Map  J. 

In  Nola  nel  Calale  di  Rivero  ,  nella  Chiefa  de' Canonici  Regola- 
ri vi  fono  bdliifime  opere  fue  ,  dille  quali  non  abbiamo  diftinta  no- 
ta ,  e  nel  Convento  di  S.  Francefco  de'  Filloni  ,  nel  territorio  di  Mon- 
tella vi  e  il  quadro  della  SS.  Vergine  Affinità  al  Cielo  ,  con  gli  Ape- 
rtoli., che  rimangono  nel  biffo  ;  infra  quali  è  il  ritratto  del  Sannaza- 
ro ,  di  Gio;  Corta  ,  e  di  Giano  Anifio  .  Nella  Chiefa  della  SS.  Nun- 
ziata di  Gaeta  ,  vi  è  di  fua  mano  la  tavola  col  miftero  fuddetto  .  Nel 
Monte  della  SS. Trinità  della  mentovata  Gaeta  è  molto  pregiato  il  qua- 
dro i  che  efprime  il  battefimo  del  Signore  nel  Giordano  ,  e  vi  è  il  Pa- 

Pìo:Bictì-  dre  Eremo  di  fopra  ,  che  manda  io  Spirito  Santo  (opra  di  lui  .  Nella 
ita  Pacic-  Chiua  della  SS.  Trinità  della  Cava  nello  Aitar  maggiore  vi  è  effigiato 
chellì   ne    lo  Hello  miftero  del  bai. telfimo  ,   tutto  diverta  dal  primo  ,  ma  unifor- 

viaggi  k  •  me  ne|]a  bont^  ;  ecme  riferifee  il  Facicchelli  ne'  fuoi  viaggi. 

4  fol  z    i,3.  Molte   altre  opere  dclcritte  coirv  di  Andrea  dallo  Engenio  ,  ed 

tzii.         .  altri  noftri  Scrittori  ,   non  fono    veramente  di  fua    mino,   ma    bensì 

fatte  fotto  la  fua  direzione  da'  fuoi  fcolari  ,  ed  anche  ritoccate  da  lui, 

Engenio    come  per  efemplo   quella  nella  Chiefa   di  S,  Gregorio  Armeno  ,  vol- 

nella   fua_.   garmente  appellato  S.  Liguoro  ,  rapprefintante  S.  Pietro  »  e  S.  Paolo: 
pò  '    a"  quella  in  S.  Cofmo  ,  e  Damiano  ,  con  lanafcita  del  Redentore  ,  nel 
Duomo  una  B.  V.  ,   ed  altre  in  altri  luoghi. 

li  Ebbe  Andrea  molti  drfcepolt  ,  i  quali  furono  da  lui  infegnati  con 
amore  ,  e  carità  ,  ed  ajutati  di  confìglio  ,  e  di  opera  ,  nelle  p.tture  , 
che  elfi  feciono  ;  conciofiacofache  ,  pochi  ne  nulcirono  maeitri  eccel- 
lenti ;  reftando  gli  altri  in  una  certa  mediocrità  .  Vedefì  tuttodì  con 
con  l'efpenenza  ,  che  molti  tutto  che  molto  travagliano  ,  poco  fanno, 
perche  non  hanno  la  grazia  ,  che  a  pò. hi  fuole  benigno  concederei! 
Cielo  ;  Quelli  pochi  noi  dunque  rirtnngeremo  a  Gio:  Filippo  Cnfcuo- 
lo  ,  di  cui  fi  farà  onorata  menzione  nella  fua  Viti  ,  ad  un  Domenico, 
o  Francefco  Fiorillo  ,  ed  il  giovanetto  Paolillo  ,  del  quale  il  Notajo 
Pittore  non  lafciò  cognome  ,  ma  folo  Paolillo  chiamandolo  :  diede  no- 
.  tizia  della  (uà  fomma  abilità  nella  Pittura  ,  dic.ndo  ,  che  egli  avreb- 
be fup.rato  il  Maeftro  ,  fé  l'amor  d'  una  Giovane  maritata  non  l'avef- 
fe  occecato  ,  e  fattogli  perdere  col  bel  fenno  alla  perfine  la  Vita  ;  che 
difgraziat.. mente  finì  con  colei ,  e  con  chi  gli  fegmtava  per.  vendicare 
l'onor  perduto  ;  come  nel  racconto  ,  che  ne  fcr.fìe  1'  anzidetto  Notajo 
fi  leggerà  ;  e  fia  ben  confiderare  ,  che  non  tutti  i  f.lli  d'amore  ammet- 
tono la  feufa  dlla  paffione  eh' è  cieca  J  perciocché  qir.ndo  quefh  fi 
av,.nza  ad  offender  molto  la  legge  e  Divina  ,  ed  limata  ,  non  puh  at« 
tender  certamente  altro  ,  che   callido,  e  dal  Gielo  ,   e  dal  Mondo. 

Aiutò 


Scultore ,  ed  Architetto.         47 

Ajutì)  coftui  molto  il  Tuo  Maeftro    nell'  opere    che  ci  fece  ,  dipingendo 
ila  fé  figure  intiere  nella  Cona  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  ed  in  quella  di 
S.  Severino  ,  ove  dicefi  ,  che  il  S.  Gio:  Battifla  fia  quali  tutto  opera  di 
lui  .  Dipinfe  da  fé   la  tavola  ,  che  nell'  anzidetta   Chiefa  di   S.  Maria 
delle  Grazie  fi  vede  nella  Cappella  ,  che  è   nella   Croce  ,  in   faccia   , 
al  Maggior  Altare  ,  ove  è  effigiata  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  glo- 
ria con  belli  Angioli  ,  e  l'otto  fono  due  Santi  Evangetifli  ;  e  quella  pit- 
tura vien  creduta  dagli  Scrittori  noflri  di  mano  di  Andreai  come  altjje- 
si  credono  la  tavola  della  Nifcita  del  Redentore  ,  che  (là  nella  Chiefa 
de'  SS.  Cofimo  ,   e  Damiano  ,  con  quella  dell'  A/Tunta  del  Vefcovada; 
cosi  credono  del  Salerno  alcune  altra  tavola  ,  eh'  è   di  coflui  ,  come  è 
fua  fattura  a  frefeo  il  S. Antonio  da  Padova  deferitto   per   mano  di  An- 
drea ,  che  nella  mentovata  Chiefa  di  S.  Maria  delle  Grazie  dalla  parti 
oppolla  del  dtfi  ritto  fua  quadro  ,  fi  vede  .   Ma  quelle  opere  qui  accen- 
niti' fono  ballanti  a  teftimoniare  la  virtù  di  Paolillo   nella  Pittura  ,  ed 
a  far  comprendere  a'  Profelfoti  ,  ed  a'  dilettanti  ,   a  qual  grado  di  per- 
fezione farebbe  egli  giunto  fé  non  fi  foffe  fitto  predominare   dalla  vo- 
glia sfrenata  dal  ribelle  fenfo  ;  ehe  però  avendo  pollo  fine  a'l'opere  bel- 
liifime  del  noilro  Andrea  ,  porrem  fine  anche  al  racconto   della  lua  vi- 
ta ,  che   fu    tutta  dolce  ,   piacevole,  caritativa  ,  e  timorata   di  Dìo, 
con  le  quali  belle   virtù,  pervenuto   all'  anno  leilantelimo  quinto  d  di' 
età.  fua  ,  pafsò  alla  Vita  eterna  ,  come  piamente  fi  fpera  ,  l'anno  i  ?  i  r. 
incirca,   e  parleremo  a  riportare  lo  fer  tto  ,  che  difiufamtnte    fee   di 
lui  Gio:  Agnolo  Cnfcuolo  già  d.tto  ,  come  qui  fotto  fi  legge  . 

In  Nwnine  Djmini  Am.n  .  Ei.cn,  che  fono  arrivato  con  quefio 
fcritto  ,  ne  lo  quali-  fé  fi  chiaro  ,  e  manifl'o  a  tutti  la  gran  V,rtù  di 
Andrea  Sabatino  ,  a  Aire  com:  ,  e  quanto  gran  torto  fes  a  que'rt  fit- 
t»re  lo  Scrittore  Giorgio  ,  che  li  Juoi  Fiorentine ,  e  puijani  tanto  inai- 
2iie  j  dov:  in  qucj'.o  particolare  ha  fatto  coito/cere  finn  a  li  fitj  tiol  , 
che  h  unno  un  poco  de  [cola  la  fua  gr«n  pajfwne  ,  e  mi  truffato  Scri- 
vere; cofa  chi  n>n  lì  a  bene  a  chi  fcrive  le  iforie  de  le  F.te  m.-jjì- 
mamente  \  per  eh?  come  dice  lo  magnfico  eccellente  littore  no  ro 
Mejjer  Marco  de  Pino  ,  deve  eh  fcrive  v<te  tenere  la  bili  citi 
giujìa  ;  e  quello  è  de  certo  ,  che  lo  prefitto  Scrittore  ejjt  ndà  <n 
N'poli  ebbe  da  vedere  le  op?re  de  Anlrea  ,  e  dovea  fape;?  ,  che 
era  jfato  Scolaro  de  l{,ifa;k;lo  quale  lo  noflro  detto  M  JJer  Marco  io  chia- 
ma :  lo  ritratto  de  tutta  l'antica  p'rfzione  greca.  Ora  noi  vedendo 
quej.o  torto  f  ito  non  foto  a  lui  ,  &  ad  altri  Virtwfi  deif  A>te  ,  ma  a 
tutti  li  l'ittori  Napol'tan'  ,  perchè  non  ha  onorato  nefjuno  de  tanti  fi- 
mhfi  che  ci  fono  jtati ,  ne  fcrivsmo  ,  e  manifjratno  a  tutti  la  fua 
Virtù  . 

Andrea  f uè  della  Città  de  Salerno  ,  e   da  picciolo  ebbe  genio    a  la 

tittu- 


48     Vita  di  Andrea  da  Salerno 

Pittura  ,  perche  vi/io  venire  la  tavola  de  Pietro  Perugino  ,  0  che  ere 
"Venuta  ,   voi  fé  andare  a  trovare  Io  detto  Pietro  per  imparar  da  lui;  ma 
per  via  quando  fé  volfe  partire  fentie  la  fama  grande  de  lo  eccellentijjì- 
mo  B^afaele,  Angiolo  della  Pittura  ,  e  così  fé  n'andiede  a  trovare  quello 
e  non  quello  ,    a  JRj>ma  ,  dove  quello  che  era  cortefe  ,  lo  accettai  ,  per' 
che  Andrea  era  già  flato  all' Arte  ,   e  diftgnava   polito  ì  dove  che  avca 
modi  dolci  ,  e  cos'i  fé  fice  amare  ,  e  fìiede  con  P^ifaele  più  anni, e  infiemt 
Con  li  fuai  giovani  già  lo  mi  fé  a  dipingere  le  fue  facende  de  lo    palazzo 
de  S.  Pietro  .   Ma  efendo  avi  fato  Andrea  de  la  grave  malatia   de  Gian 
Matteo  fuo  Padre  ,  che  apprefjo  morì  ,  le  convenne  tornare  a  Napoli,  e 
41  Salerno  ,  dove  aggi  u  fiat  e  le  fue  cofe  ,  dipinfe  ,  e  fapendofe  che   era 
venuto  defcepolo  dell'  Angelo  de  la  Pittura  (  che  così  a  Napoli  era  chia- 
mato s\afiiek  )  lo  volfero  molti  Mobili  ,  dove  in  Napoli  fece  per  li  detti 
JUnkìli  -,  e  altri  ,  tavole  di  Altari  per  le  loro  Cappelle  ,  e  pt.r  le  Cafc  le 
ro  3  dipìngendo  lo  bellijfimo  Seggio  Capuano  ,  come  fi  vede  ,  la  gran  per- 
fezione.    Con  che  per  tùli  opere  non  potè  più  tornare   a   t\nma  ,  feufan- 
dofi  con  lettere  con  il  Maeflro  ,  da  lui  ajjai  amato  ;  e  poco  doppo  lo  pian- 
fe  amaramente ,  e  ne  piede  ammalato  per  lo   difgufloì  dicendo  ejfer 
morto  l'Angelo  della  Pittura  ,  perche  lui  li  pofe  tal  nome  .   Ma  poi  fa- 
tta tof  e  ,  fece  opere  alPifcopio  ,  e  S.  He flit ut a  ,  a  S.  Chiara  ,  a  S. Gen- 
naro fuori  le  porte  ,  a  S.  Cojimo  ,  e  Damiano  ,  a  S-  Severino  ,  a  S. Do- 
menico t  ed  altre  Chiefie  ,   e  altre  cofe  ,  Ma  le  più  belle  opere  fue  fono 
le  pitture  afrefeo  alla  Madonna  delle  Grazie  ,  e  quelle  di  S.  Gaudiofo, 
dove  che  dice  Gio'.  Filippo  mìo  fratello  ,    che  quejio  è   lo   me  de  fimo  di- 
pingere afrefeo  de  lo  divino  Maeflro  fuo  ,    e  così  ha  fatto  più  tavole   a 
oglio  alle  dette  due  Chiefie,  cjjai  belle  ,  ma  quelle  dell'  Altare  di  S. Gau- 
diofo furono  per  grandi  impegni  di  Monache  fatte  fare  a  un  Spagnuolo 
protetto,  dove  che  lo  Eximio  Pittore  Andrea  fece  poi  per  li  Signori  Pa- 
droni della  Chiefia  di  S.  Giovanni  Pappacoda  la  bella  tavola  per  l'Alta- 
re ,  togliendone  via  quella,  che  vi  flava  ,   efjendo  ajjai  picciola,é"ha- 
vendo  ingrandito  l'Altare  ci  pofe  la  fua  i  e  per  loro  ordine  ritoccai  al- 
cune cofe  fopra  la  fffitta  de  lo  Altare   guajtate  .  Dove  poi  facendo  la 
Cappella  di  S.  Domenico  morì  Andrea  da  circa  63.  anni  ,   0  poco  più  , 
e  fu  pianto  ,  e  fé  pelli  to  con  grande  onore   da  li  buoni  Napolitani  ,  che 
lo  amavano  per  le  fue  bontà  . 
G'io:  PIHp—  fece  Andrea  Sabatino  molti  Difcepoli  ,   e  fra  li  altri  ci  fu  in  fua 

podùuoio  Scola  Gio:  Filippo  mio  fratello  ,  che  pigliò  la  dolcezza  de  lo  colore  del 
(rateilo  ui  Maeflro  ,  come  fi  ve  de  dall'opere  fatte  a  Pagina  Cali  ,  e  a  D.  Bigina,  a 
G*?'Agno  °  •  •  Nicola  ,  e  a  Colìantinopoli  ,  e  a  molte  altre  Chiefie  ,  e  cafe  dipinte-, 
delie  pie-  c^'  a  me  non  fi*  bene  dire  la  bontà  di  dette  opere  ,  ma  fi  poffono  vedere 
fenti  noti-  da  li  curiofi  ,  perche  fono  f  udiate  ,  e  fatte  con  amore  . 
zie  .  Fra  li  Difcepoli  di  Andrea  vi  fu  uno  chiamato  Paoli  Ilo ,   il  quale 

era 


Scultore  ,  ed  Architetto.      49 

era  hen  nato  ,  che  fari  a  riufcito  valentijfimo  ,    come  fi  vede  da  alcuni 
tavole  -,  che  fece  nel  filo  principio  ,  a  S.  Maria  delle  Grazie,  a  S.  Anici- 
Io  ,  e  a  S.  Stefano  ,  con  altre  Chitjìe  ,   e  luochi  *   e  lo  Maefro  lo  ama- 
va ,  ma  innamorato/!  di  una  moglie  de  uno-,  affai  bella  Giovinetta,  fé 
ne  fuggì  con  effa  ;  dove  andiedero  fconofciuti  per  piùpaefi  forafiieri  i 
ma  venendo  pfrfeguitati  (  perche  la  Donna   era  de  cafa  civilijfima  )  fi 
dice  ,  che  fu  ajfaltato  da  certi  finti  mori  a  unafpiagzia  ,  dove-,  che  lui 
volendo  falvare  l'amata  da  un  colpo  ,  fu  colpito  lui  ,  e  ne  lo  medejimo 
tempo  ucci  fé  quello  che  lo  ferì  »  che  fu  il  marito  de  la  predetta  J  elei 
prima  ,  che  uà  fratello  del  detto  fuccidejje  ,  fi  uccife  efja   per  difpera- 
zione  ,  ferendo  malamente  quel  cognate  ,    e  così  finì  infelicemente  chi 
volfe  quello  ,  che  non  tra  f mi  e  così  va  chi  contraviene  alla  legge 
di  Dio  .  Crifcenius . 

Dice  nel  fuo  racconto  il  noftro  Pittore  ,  che  Andrea  facendo  un» 
Cappella  di  S.  Domenico  fi  morì  ;  fenza  efplicare  fé  quella  era  dedicata 
al  mentovato  Santo  ,  o  pure  fé  flava  nella  fua  Chiefa;  ovvero  fé  egli  1' 
avefTe  architettata,giacchè  intefe  affai  bene  l'Ar<.hitettura»e  fece  alcune 
fabbriche  con  fuoi  difegnii  laonde  per  tale  incertezza  avendo  voluto  io 
trovare  alcun  veftigiodi  quefle,mi  è  riufeita  infruttuofa  la  diligenza,e 
così  di  alcun  altra  opera  fua,per  la  «mal  cofa  le  fue  opere  lafciando  di  più 
ricercare  ,  diremo  folamente  ,  che  egli  ha  avutole  laudi  di  moltilììmi 
Virtuofi  >  che  hanno  teftimoniato  ne  libri  l'eccella  Virtù  di  lui,  e  per 
dimoftrarne  alcuno  ,  lafciando  ciocché  ne  fcrivono  lo  Engenio,  il  Ce* 
lano  ,  e  il  P.  Orlando  ,  porteremo  qui  la  relazione  »  che  ne  fenffe  il 
famofo  Gavalier  Maffimo  Stanzioni  . 

Andrea  Sabatino  nacque  in  Salerno  circa  il  1478.   0  poco  più  ,  e 
andò  prima  a  varie  fcuole  ,  é*  anco  a  quella  di  Silveflro  Buona,il  qua- 
le l'  imparava  con  amore  ;  Ma  morto  Silvejìro  ,   andò  con  un  altro  per 
imparare  ,  fentendo  anco  la  fama    di   Vietrp  perugino  ,  per  la  tavola 
fatta  fare  dal  Cardinale  di  Cafa  Carafa  nel  Vefcovado  l   con  che  fi  partì 
da  Napoli  ,  per  trovare  quejh  buono  Maefro  ,  e  incontrafofi  con  alcuni 
Vittori  li  fu  detta  la  fama  >  che  pigliava  in  l\oma  Rjifaele  d'  Hi  bino  ,  e 
che  fi  Jìimava  un  Angelo  dalla  pittura  ,  av*ndo  il  favore  del  Pontefice 
Giulio  Seconda  ,  che  aveva  mandati  via  tanti  altri  Pittori  %  anche  va- 
lenti  ,  per  fare  tutte  le  fue  pitture  del  Palazzo  di  S.  Pietro  ,  e  che  Pie- 
tro detto  ,  che  era  fiato  fuo  Maeflro  ,  aveva  difpiacere  %  che  non  lui» 
ma  il  fuo  Difcepolo  F,afae le  faceva  tante  grand'  opere.  Quejio  intefo  An- 
drea prefe  la  via  di  ì\oma  ,  e  fi  fece  difapolo  di  Rafaele  »  avendo  vi  Po 
con  gli  occhi  fuoi  proprj  le  maraviglie   delle  fue   pitture  >  e  \\afaele  fi 
fervi  molto  di  Andrea  ,  avendo  tenerezza   di  colore  ben  adoperato  >  <S" 
avendo  buoni  co/fumi  ;  Benché  Gior gin  <•"  Arezzo  non  ne  faccia  memo- 
ria ,  che  non  fo  perchè  non  lo  nomina  i  Ma  Francefco  Sant afede  ,  P a* 
TOMO  li.  G  are 


$o       Vita  di  Andrea  da  Salerno. 

dre  ài  Fabrizio  ,  diceva  averlo  fentito  dal  proprie  Andrea  ,  e  che  l'ave- 
va  fatto  dipingere  ,  maffimamente  con  lui.,  molte  figure  nella  Torre  di 
Borgia  ,  e  in  altri  luoghi  altri  Stinti  Apojtoli ,  e  trofeti ,  &"  anco  nelle 
lo  v  vi  e  di  Gbizgi  >  dove  che  cjj'sndo  pnijiato  chiamato  Andrea  dalli  pa- 
renti ,  perchè  pafsò  ali7  altra  vita  eterna  il  fuo  Padre  ,  hi/ogni  cercar 
Jicenza  ,  e  venire  a  fu  a  e  afa  circa  il  i  fi  5.  deve  in  Salerno  f  ce  alli  Mo- 
naci di  S.  Benedetto  un  quadro  con  la  hantijfima  Vergine  ,  e  due  Santi 
del?  Ordine  ,  &  anco  un  altro  quadro  alli  Monaci  francefeani  ,  con 
Crijìo  ,  e  la  Santijjìma  Vergine  ,  che  danno  l'Indulgenza  a  S.Francefco, 
e  anco  fece  alcun  altro  quadro  i  dopo  di  che  venendo  in  Napoli  yp  r  non 
fo  qua)  lite  inforzali  da  un  parente  ,  non  potè  più  ritornare  a  trovare  il 
fuo  Mnejìro  ì\afaele  ,  che  non  mancava  fcriverli  con  corte  fé  lettere  ,  che 
and  affé  di  nuovo  in  Eterna  i  il  perche  fece  in  Napoli  molti  lavori ,  cime 
fono  le  Chiefe  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,  vicino  C  Incurabili  ,  dove  fece 
la  Tribuna  ,  la  Cona  ,  e  tre  quadri  di  Cappelle  .  Alla  Nunziata  due 
quadri  ,  delti  quali  uno  è  ajjai  bello  ;  a  S.  Gaudiofo  molte  belle  pitture 
afrefeo  ,  &  a  oglio  i  a  S.  Giufeppe  Maggiore  un  quadro  i  a  S.  Severi- 
no due  quadri  ,  a  S. Gregorio  Armeno  un  quadro  di  Coppella  ,  come  fo- 
no anco  li  fvpr addetti  ,  «  anco  a  Monte  Calvario  la  belt.Jfima  Nunziata', 
a  S.  Petite  un  bel  quadro  ,  fatto  ad  ij  ama  dtlli  fuoi  naturali  Signori^ 
«  in  detto  vi  fece  li  loto  ritratti  ,  con  nitri  di  loro  Corte  ,  ;/  Seggio  del» 
li  Nobili  di  Capuana  ,  dipinto  afrejco  i  a  S.  Gio:  Maggiore  ,  a  S.  Gio'. 
r         ,    .    a  Carbonara  un  quadro  nel  Vefcovado  tre  quadri  y   anco    di  Cappelle  J  a 

quelli"  neh"  Monte  °t've*0  '  e  '"  altre  Ch"Je  '  avendofatto  a  P'u  pignori  molti  qua- 
quelli  ,  the  dri  di  dvezicne  ,  e  majfimamente  di  Madonne  ,  le  quali  faceva  ajjai 
'<>no  a  S.Ri  belle  .  Cos'i  fece  altre  opere  nel  Bjgno  .  e  fuori,  ma  pervenuto  alli  anni 
fiùuta  .         6  ^  mrr)  „en>  iìjfòj  in  circa  1  J4  f. 

paolo  de  Matttis  a  richiefta  d'  un  Pari  di  Francia  fcrifle  in  com- 
pendio le  notizie  di  molti  noltii  Pittori  ,  le  quali   quel  Signore   volta 
far  fìampare  in  rranc  ia  con  altre  ru  tizie  di  altri  moderni  ProfeiTcri  di 
altre  Nazioni  ,   tfitndoii  impegnato  a  far  paitfe  tutti  quegli  Artefici 
trafcututi  da  altri  ,  che  a  lua  notizia  fulìcr  venuti  ,  di  quallilia  faenza, 
e  facilità  ;   Ptr.fiere  veramente  magnanimo  ,  e  generolo  ,  come  anco- 
ra di  fomma  gloria  di  lui  ;  Ma  interi  otto  prima  da  varj  gravi  a.'uden- 
ti  ,  e  poi  dalla  morte  ,  e  del  Mecenate  ,  e  dello  Scrittore  ,  uie  foìarrun- 
te  1  crrrp?nej  di  diciotto  Pittori  ne  fcnfl'e  ,  lì  ramale  l'opera  imperfet- 
ta .  Nulia  curando  ptr  lo  più  gli  Eredi  di  profeguire  quello,  che  j  loro 
Antenati  han  cominciato  uni  volta  .  Laonde  noi  per  dimoftrare  appie- 
no pli  onori  d;.ti  ad  Andrea  S'abitino  ,  quello  ,  che  egli  di  quefto  egre- 
gio lì  mo  ha  fcritto  qui  fedelmente  r<poitafemo  ;  eorne  apprtlfo    fa- 
remo dell'  altre  notizie  ,   felonio  che  l'occafione  li  prtfenterà  . 

Andrea  Sabatino  nacque  m  Salerno  ,  Città  lungi  dieci  leghe  dall» 

80* 


Scultore,  ed  Architetto.        5*1 

nojìrti  bdla  Fan  etiope  ',fu  Scolaro  di  Bufatilo  Sanzio  da  "Urbino  ,  e  di' 
fin/e  per  lo  fuo  Maejìro  nel  Faticano  ,  e  nelfopera  a  /re/co  operò  con  U 
cartoni  ,  e  difegni  del  detto  Bjifaello  ,  come  fi  ojferva  nelle  volte  dell' 
flanze  msdefime  del  fudftto  Palagio  i  e  fece  molte  tavole  pure  col  dife- 
gno  di  Bjifaello  .  BJ tornato  a  fuoi ,  tUpinfe  molte  opere. ,  come  fi  cJJ'er- 
va  in  particolare  nella  Chiefa  di  S.  Maria  delle  Grazie  in  Napoliy  vicina 
Io  Spedale  degli  Incurabili  ,  dove  fi  vede  una  Cuna  bellijfima  nelC  Aitar 
Maggiore  ,  &  una  tavola  di  palmi  otto  in  circa  ,  efei  ,  ove  è  l 'effigi* 
della  Madonna  Santiffima  ,  col  Santo  Bambino  nelle  braccia  ,  ed  una 
quantità  di  Angioletti  di  tanta  perfezione  ,  che  vieu  creduta  di  mano 
del  fuo  proprio  Maejìro.  Queita  tavola  è  quella  ,  che  ora  non  v'è  più, 
ma  sì  bene  vi  fono  l'altre  da  noi  deferitte  . 

Altre  infinite  f uè  opere  fi  ammirano  in  Napoli  ,  Salerno  ,  la  Cavat 
Nocera  ,  e  quafi  per  tutto  il  Rjgno  .  Morì  egli  di  giujìa  età  >  Il  fuo  lìi» 
le  ,  e  carattere  proprio  (  quando  opere  da  sé  ,  e  fenza  difegni  del  Mae- 
firo  )  è  forte  ,  carico  d'  ombre  ,  e  un  poco  rifentito  ne'  mufcoli  ;  m* 
ejìefo  nelle  pieghe  de*  panni  éfc. 

Le  notizie  che  di  Andrea  ci  lafciò  regiftrate  D.  Camillo  Tutini,  e 
che  nella  celebre  Libraria  di  S.  Angelo  a  Nido  fi  confervano,  non  fi  ri- 
portano inquefto  luogo  da  noi  ,  ne  tampoco  quelle  di  altro  moderno 
Scrittore,  perciocché  fono  piene  di  abbagli  ,  elfendo  dettate  da  penna, 
dottasi  ,  ma  inefperta  dell'  Arti  del  difegno  .  Laonde  ogn'altro  enco- 
mio tralafciando  ,  conchiuderò  quello  racconto  dicendo  folamente,che 
per  render  chiaro  di  bella  fama  un  Artefice  Egregio  ,  ballano  molte 
volte  le  bell'opere  fue  ;  poiché  fannoelle  medefime  deferiverfi  a  carat- 
teri d' immortalità  nella  memoria  degli  Uomini  Virtuofi  ,  ed  amatori 
delle  beli'  arti . 


Fine  della  Vita  di  Andrea  da  Salerno  Pittore  è 


G     *  VITA 


52 

VITA 

D    I 

GIO:  ANTONIO  D' AMATO 

//  Vecchio  Pittore* 


SE  molta  (lima  apportano  agli  uomini  i  buoni  ,  e  leali  coftumi  ,  e 
quella  virtù  ancora  che  annidava  negli  animi  de*  Gentili  »  guida» 
ti  (blamente  dalla  legge  di  Nitura  ;  di  quanto  maggior  pregio  cagione 
faranno  gli  Atti  di  una  (incera,  e  Criftiana  Pietà  ?  Certamente  fé  quel- 
li efiggono  (lima  ,  e  rifpetto  ,  a  quelli  una  fpecial  venerazione  per  ogni 
verfo  è  dovuta  ,  e  tanto  avvenne  nella  perfona  di  Gio:  Antonio  d'A- 
mato detto  da  noi  il  Vecchio  per  diftinguerlo  dall'altro  Gio:  Antonio  , 
cha  fufuo  Nipote  ,  dappoiché  egli  accoppio  così  bene  le  virtù  morali, 
e  le  Griliiane  colla  pratica  delle  feienze  ,  eprofeffione  Pittorica  ,  che 
veramente  ci  ladiò  un  moraliifimo  efemplo  del  virtuo(o  ,  ottimo  ,  e 
fcienziato  Pittore  ;  Come  potrà  conofeerii  dalla  feguente  narrazione 
della  di  lui  vita. 
Nafcita  dì  Nacque  quello  buon  Criftiano  ,e  buon  Pittore  circa  gl'anni  di  no- 

Gio;  Anco-ftra  faiute  147  f.  e  fu  dalla  puerizia  in  hinato  al  difegno  ,    poiché  an- 
810  •  dando  a  Scuola  di  lettere  ,   nel  medefimo  tempo  che  afcoltava  le  1  Z;0- 

ni  ,  egli  difegnava  fantocci  ;  Perlaqualcofi  fa  da  parenti  giudicato  op- 
portuno il  raccomandarlo  a  Si. veltro  Buono  allora  molto  famofo  ,  ac- 
Va  a  Scuola  ciocche  1'  ore  che  gli  avanzavano  dalla  Scuola   della  Graimtica  ,   egli 
di  Gramati-apphcaife  al  difegno  ;   Gio:  Antonio  adunque  come  quegli  che  avea  for- 
"''         "~tito  unpronti.lì  no  ing.gno  atto   ad  apprendere  qualunque  feientifica 
buon  pio-  facilità  all' una  ,  e  all'altra  fcuola  attendendo  ,  in  amendue  gran  pro- 
ficco ,  fitto  vi  fece  ,   di  modo  tale  che  giovanetto  di  1  f.  anni  dipinfe  in  cala, 
e  dilputo  ne'  licei  con  tanto  fpirito  ,   che  fu  la  maraviglia  di  qu.i  tem- 
pi .  Convien  credere  che  frapo.o.gli  mancaffe   il  Maellro  di  pittura  , 
giacche  la  morte  di  Silvestro  Buono  accadde  circa  il  1 48  f.  ,  e  f  bbene 
il  cirja  polla  dinotare  qualche  anno  più  ,   o  meno  non  pub    intenderli 
p:TÒ  di  molti  anni-;  per  la  qual  cola  egli  è  da  credere  che  Gio;  Antonio 
fi  fulfe  avanzato  nella  Pittura  non  tanto  fotto  la  voce  viva  di  Silveitro, 
quanto  (ludi  indo  falle  di  lui  opere,  e  che  poi  cort  la  gukla  di  altri  Mae- 
ftri  fi  foffe  perfezionato  ,   tanto  più  eh'  io  tco^o  fcritto  in  alcuni  neta- 
raei^ti  a  penna  ,  eh'  egli  facefle  anche  fuoi  iìudj  fulla  tavola  di  Pietro 

Perù- 


Il  Vecchio  Pittore.         53 

Perugino  efpofta  fu]  maggiore  Altare  del  Duomo  Napoletano  circa  quei    Tavola  di 
tempi  .  Altri  dicono  »  che  Gio:  Antonio  dopo  la  morte  di  Silveftro  pif-  Pietro   Pe- 
sò ad  altra  Suola  ,  fenza  nominar  quale  .  Ma  comunque  1.  bifogna  an-  TP"0*!? 
data  fuflè  ,  certo  egli  è  che  Gio:  Antonio  full'  opere  di  varj  buoni  Mae-  '   ."r   ^~ 
fin  cercò  di  perfezionarli  ,  non  lanciando  in  tanto  Io  Itudio  delle  buone  Duomo  di 
lettere,delle  quali  egli  fu  fempre  amante;  onde  apprefe  pe; fittamente  Napoii  . 
la  moral  filolofia,  che  locondulfe  poi  agli  ftudj  alti  ili  ni  ddla  Teologia, 
donde  tra/Te  il  bel  frutto  dell'amor  verfo  Iddio  ;  ch'è  la  vera  fapienza 
<T  un'anima  Cnftiana  . 

Pervenuto  Gio:  Antonio  ad  una  ragionevole  perfezione  nella  pi t—      Chiefa  di 
tura  ,  fecs  alcune  Immagini  Sacre  p.-r  varj  particolari  ,    le  quali  ve-  ^  ^),'Kon,° 
dute  da'  Preti  che  avevan  cura  della  Chiefa  Ji  S.Giacomo  degl'Italiani,  nj fretta  nel 
gli  fecero  fare  quella  Tavola  con  la  N.dcita  del  R.dentore  ,   che  ora    fi  jj^S.da'Pi- 
vedtt  ivi  collocata   nel   muro  dirimpetto  L"  Aitar  maggiore  ,  ma   allo-  fani  ,  aller- 
ta fu   collocata   in  una  Cappella,   la   qu.le  modernandofi   conven- chè  ebbero 
«e  torla  via  .  Per  l'Aitar  maggiore   della   medtfimi  Chiefa   ,   che  vJ.ctoria  ^c 
in  quel    tempo  era   itato  abbellito  ,    ei    dipinfe    l'Immagine  dela  n(.ja  Morea 
Beata   Vergine   ,    che   tiene   il    Bambino   nelle   braccia   ,    e    quella 
fu  allora  molto  lodata  da' Profeflbri  ,  quantunque  ella   fufle   la  prima  Bello  tfem- 
Immagine   di  noftra  Donna   che  egli  elponeife  ai  pubblico;  ne  c;ò  ria  P»°  a'   Pìt- 
tima viglia  ,  trovando  io  fcritto  ,  che  prima    di  porli  Gio:  Antonio  a  ';'.'*  Ui' 
dipingerla  ,  fé  le  raccomandò  caldamente  ,  e   fi  mani  de'  Santi  Sacra-  j] 
menti  della  penitenza  ,  e  dell'Altare  ,  e  poi  fé  ne  venne  a  cafa  ,  ed  in- 
ginocchione  tutto  umile ,  e  divoto  la  S.  Immagine  dipinte  vii  quella 
divota  bellezza  ornata  ,  che  ancor  oggi  lì  vede  .   D'indi  in  p'>i   crebbe 
tanto  la  fui  divozione  verfo  la  SS.  Vergine  ,  che  non  ptfsò  Sabbato  eh' 
egli  non  digiunante   in  onor   di  lei  ;  ne  mai   dipinfe   il  di  lei  volto  ,  fé 
non  indi   di  Sabbato  confetto,  e  comunicato,  e   con  le  ginocchia 
a  terra  ;  laonde  in  tanta  f  ma  pervenne  di  criftiana  bontà  che  molti 
mandavsno  i  loro  figliuoli   alla  Ina  Scuola  ,  acciocché  non  meno  le 
virtù  morali  ,  che   la  pittura  apprenda  Atro  ,  ben   fapendo  ,  che  dell' 
una  ,  e  dell'altra  farebbono  fiati  infognati   dal  caritativo  Maeftro  .  In 
fomma  tutto  che  giovane  ei  fufle  ,  era  lo  fpecchio,  e  la  norma  degl'uo- 
mini già  maturi . 

Crcf.iuto  Gir.:  Antonio  di  nome  per  tante   fue  belle  virtù  ,  fece 
molte  opere  a  richieda  di  molti  luoghi  pu,  donde  poi  rinovandcfi  quel- 
le Chiefi  ,  fono  (tnte  tolte  vn,ponend  >  m  lor  vece  quulri   di  più  mo-  y '  . 
derni  Pittori.  Vedefi  però  di  tua  mano  nella  Chiefa   di   S.  Domenico  tU7c  fl;  t<.~~. 
Maggiore  la  tavola  che  r.ipprefenta  la  B.  Vergine  coi  Bimbino  in  leno  Antonio, 
in  una  delle  Cappelle  della  Famiglia  Carrafa  ch'e  predo  la  Sagreftia  , 
la  qual  pittura  è  in  picciolo  ,  ed   è  diligent;llìmamente  ,  e  con  remore 
«empiuta  .  In  una  Cappella  della  Chitfa  di  S.Cfr.rina  nella  Strada  de' 

Xkr- 


54     Vita  di  Gio:Antonio  d'Amato 

Mercadanti  di  varie  merci  preflb  alla  Fontana   detta  delle  mammelle  * 
vedefi  in  una  Tavola  elpreffa   la  B-  V.  col  Bambino  in  gloria  ,  e  ntl 
ballò  l'Anime  del  Purgatorio  ,  e  ne'  ripartimene  ,  che  fono  da'  lati  , 
fecondo  l'ufo  di  quei  tempi,  vi  è  Santa  Luaa  ,  e  S.  Francefco  da  Paola  . 
Dietro  il  Coro  di  S.  Lorenzo,  e  nell'Altare  di  una   di  quelle  Cappelle 
è  un  altr.i  Tavola  con  la  B.  Vergine  coronata   da  due   Angioli  :  opera 
veramente  degna  di  laude  .  Si  dice  che  quella  Tavola  della  SS.  Conce- 
zione ,  che  fi  vede  nella  Chiefa  di  S.  Pietro  in  Vinculis  preflb  i  Merca- 
danti di  ftta,  fia  di  fua  mano  ,  ma  che  poi  per  divozione  di  que'  Preti  fu 
mutata  la  figura  di  un  di  quei  Santi  ,  ch'erano  nel  piano  ,   in  S.  Carlo 
Borromeo,  e   fatta  r:  toccare   da  ordinario  Pittore  ,   e   fu  grave  abba- 
glio  di  colui  ,  eie  diffe  efiere  Mata  ritoccata  tal  pittura  dal   giovine 
Gio:  Aiitonio  fuo  nipote ,  dnpoi   che   quefti   nemmen  giovane  dipinfe 
così   trivialmente  ,   come  quel   S.  Carlo  è  dipinto  .    Nella  Chiefa  di 
S.  Agoftino  Maggiore   preflb  il  Palagio  ove  fi  coniano  le  monete  *  di- 
pinfe  una  Tivoli  per  una  Cappella  contigua   a  quella    di  S.Antonio, 
ove  figuro  la  B-  Vergine  col  Bambino  ,  e  con  varj  Santi  ,  e  in  un  ton- 
do al  di  fopra  fece  da  un  fuo  Difcepolo  dipingere   a  frefeo  l'Eterno  Pa- 
dre ,  e  così  qu.jfio  ,  come  altri  lavori  furono  poi  tolti  via  per  la  cagio- 
ne più  volte  detta  di  fopra  del  ridurre  la  Chiefa  al  gufto  moderno  J  ma 
la  fua  più  bella  pittura  fi  è  quella  preflb  una  delle  porte  minori  della 
maggior  Chiefa  di  Napoli  ,  ove  in  gloria  fi  vede  la  B.  Vergine  altresì 
col  Bambino  ,  e  nel  baffo  fono  molti  Santi  Dottori  ,  che  difputano  a 
dif  fa  del  Sagramento  Eucaristico  .  Quefta  Tavola  così  per  lo  compo- 
nimento ,  fituazione  ,  ed  attitudini  delle  figure  ,  come  per  la  forza  del 
colorito  ,   è  degna  di  molta  laude  ,  anche  a  riguardo  de'  tempi  moder- 
ni ,    ne'  quali   la  pittura  è  aflai  diverfa  ,   ed  ha  ricevuto  così  gran  mi- 
glioramento   in  tutti  i  numeri,  e  in  tutti  i  requifiti  dell'Arte  ;   merita 
anche  la  medefima  lode   la  bella  Tavola  che  fece  Gio:  Antonio  per  una 
Chfcfa    dì  Cappella   di  S.  Maria  del  Carmine  nel  Borgo  di  Chiaja   volgarmente 
S.Lionard    detta  il  Carminello  .   In  un  tondo  egli  efpreffe  al  di  fopra  la  B«  Vergine 
eretta   nell'eoi  Bambino  ,   e  al  di  fotto  S.  Giacomo  ,  e  S.  Andrea  Apposoli  ,  eoa 
*n"°    I0lS' bella  vaghezza  di  colore  ,  e  buon  difegno  condotti  ;  anzi  con  grande 
do   d' Orio  imitazione  di  decoro  ,  e  di  divozione  .  Dipinfe  ancora  nella  Chiefa  di 
di  Canaglia  S.  Lionardo  eretta  nello  fccglio  del  foo  nome  ,  nel-la  fleffa   riviera  di 
per   voto      Chiaja  la  B.  Vergine  detta  della  Confolnzione  ,  e  fecevi  molti  fcherri 
della  Nave  aJl',ntorno  con  picciole  figure  di  Santi ,   che  fanno  ornamento  alla  Sa- 
iv«  alvaca  .  c^k  jmm-oine  ,  la  quale  conferva  una  frefehezza  di  colore  maraviglio- 
fa  ,  e  mailìmamente  nella  vivezza  della  lacca  ,  che  potria  fare  invidia 
ad  alcuna  moderna  dipintura  .  Allo  Altare  di  una  Cappella  nella  Chie- 
fa di  S.Severino  fi  veggono  in  una  bella  Tavola  '.ffiggiati  akuni  SS.An- 
gioli  in  piedi  che  fono  aflai  b^a  dipinti  ,    e  con  belliffime  fifonomie  di 

VOI».  N""* 


IJ  Vecchio  Pittore.         .>.> 

Nell'anno  1 5-5  5*.  per  la  venuta  dell'Imperator  Carlo  V.  in  Napoli 
fi  apparecchiarono  gran  fefte  ?  e  fu  chiamato  Gio:  Antonio  a  lavorare  al- 
cuni di  quei  quadri ,  che  fervir  dovevano  per  ornamento  dell'arco  trion- 
fale ,  ed  anche  gli  fu  data  la  fopramtendenza  di  tutte  le  altre  pitture  , 
che  lì  avevano  a  fare  per  tal  cagione  .   Ma  egli  cunliderando  ch'elle  do-  Gio:  Anto- 


ta 
ad  Andrea  da  Salerno  ,  ch'i  come  buono  Maeftro  averebbe   aflai  bene  di  CaiJo  V. 

l'opera  condotta  a  fine  ,  come  in  fatti  fegiiì  .  a  cagione-. 

Pece  Gio:  Antonio  vane  opere  a  frefeo  ,  e  nota  il  Cavalier  Stan-  di  non  av.er 
zioni ,  che  egli  dipinfe  la  Tribuna  della  Regal  Chiefa  di  S.Nicola  detta  ™  *  Jj'P^" 
alla  Dogana  ,  la  qua!  pittura  fu  poi  rovinata  dacafual  fuoco  apprefofi  ^U(Je 
in  una  macchina  di  efpofiziene  del  Venerabile  ,  talché  in  quella  Chie- 
fa altro  non  rimale  che  una  Immagine  della  B.  Vergine  del  Soccorfo  di- 
pinta da  Silveftro  Buono  ,  e  ritoccata  da  Gio:  Antonio  ,  dappoiché  altre 
«."Stfcfè  Immagini  da  lui  dipinte  in  altre  Cappelle  furono  dal  fuJdetto  in- 
cendio confumate  .  Neanche  fi  vegoono  oggidì  quelle  p  tture  eh' ei 
ece  a  frefeo  nella  Chiefa  deil'Af  anta  entro  il  Cartello  nuovo  molto  lo- 
date dal  mentovato  Cavalier  Malììmo  ;  poiché  ne'  tempi  appretto  inno 
ftate  tolte  via  nel  rinnovarfi  tutta  la  Chiefa  ,  e  in  lor  vece  vi  li  veggo- 
no le  dpinture  di  alcuni  ,  che  h<m  creduto  di  efler  valenti  Maeltri  , 
rm  non  lo  erano  .  Vedeft  però  in  una  di  quelle  Cjppellc  la  Tavola  eh' 
ei  dipinfe  ,  mi  ritoccati  da  Gio:  Autonio  fuo  Nipote,  nella  quale  è 
rapprefentata  la  Betta  Vergine  col  Bambino  in  gloria  ,  e  molti  belli 
Angioli  ,  e  nel  bailo  due  Santi  ,  e  nel  mezzo  l'Anime  del  Purgatorio 
in  varie  ,  e  proprie  attitudini  lituate  .  Nel  Cappellone  della  Croce  del- 
la Chjei'a  di  9.  Pietro  ad  Aram  dal  canto  dell'Èpiftola  ,  e  nella  Tavola 
dell'Altare  è  dipinta  la  Beata  Vergine  col  Bambino  ,  S.  Gregorio  Papa, 
e  S.  Benedetto  ,  con  un  S.  Vef.ovo  ,  che  tiene  in  mano  un  flagello  : 
Ma  quelt'opera  avendo  patito  dal  tempo  ,  ha  ultimamente  patito  affai 
più  dalle  mani  di  un  moderno  Pittore  ,  il  quale  ha  creduto  di  raccon- 
ciarla .  Ve£gonfì  di  G<o:  Antonio  nella  foprammentovata  Chiefa  di 
S.  Agoftino  alcune  belle  figure  a  buon  frefeo  ,  laterali  al  SS.  Crorefiflo, 
le  quali  rapprefentano  S.  Agoftino ,  e  S.  Lu  ia  ,  condotte  con  buona 
pratica,  ed  ine  llgenza  di  colori  ,  avendo  tenerezza  e  buon  imparto 
di  tinta.  Veggonfi  ancora  nelle  mura  laterali  della  Cappella  dedicata 
oggidì  a  S.  C  rio  nella  Chiefa  della  SS.  Concezione  deila  Nazione  Spa- 
gruiola  molt  figure  di  Santi  dipinte  a  frefeo  de.Ma  grandezza  del  natu- 
rale ,  e  con  maniera  ftudnta  e  grand. od  ,  <  he  certamente  fon  degne 
di  molta  lode  ;  Concioll"!  icofachè  non  v»  fu  Pittore  de'  tempi  luoi  ,  ehs 
più  di  lui  uLffe  diligenza  ,  e  fatica  ,  e  rrufsunamente  a  frefeo  :   Ne  mai 

j:er 


j-6     Vita  di  Gio:Antonio  d'Amato 

Errori  ne'  per  fretta  che  gli  fufle  data  egli  ftrapazzava  l'opera  Tua  ;  la  quale  volea 
quali  in-  condurre  con  tutto  quel  tempo  ,  che  fi  richiedeva  diligentemente  per 
ciampano  i  perfezionarla,  ed  ammendarla  al  pofsibile  da  quegli  errori  che  fuol  par- 
voler  fai  torire  per  lo  più  la  pn.ftt.zza  ,  allorché  anche  i  buoni  Pittori  tirati  dall' 
prefto  V  o-  ingordigia  del  danaro  ,  cercano  di  far  treppoprefto  ,  nulla  curando  fé 
pere  loro,  la  ftoria  fia  m  ilamente  compofta  ,  e  le  figure  difettofe  nel  difegno  ,  nel- 
la mofsa  ,  e  nell'accordo  del  tutto. 

Ma  potendo  parer  vano  il  ragionare  di  altre  pitture  di  Gio:Anto« 
rio  ,  che  più  non  fi  veggono  ,  diremo  qualche  altra  cofa   della  fomma 
ftima  in  cui  fu  il  nofiro  Pittore  tenuto  da  tutti  :  Egli  era  Mimato  co- 
me un  oracolo,  perchè  alla  fcmma  prudenza  ,  ed  alla  perizia  nel  fuo 
meftiere  egli  accoppiava  tutte  le  virtù  di  un  perfettiflìmo  Criftiano  . 
Divotiffìmo   della  SS.  Vergine,  come  è  detto,  in  oflequio  di  lei  ,   fece 
voto  di  viver  cattamente  ;  laonde  difprezzb    ogni  vantaggiofo  partito 
di  toglier  moglie  .  Ne  facea  mai  parlar  Sabato  ,  che  in  onor  di  lei  non 
ufaiTe  i  SS.  Sacramenti  della  penitenza  ,  e  dell'  Eucariftia  ,  e  fiera- 
mente non  digiuna/Te  .  In  quel  dì   fi  riferbava  altresì    il  dipingere  la 
fna  SS.  Immagine  :   Ed  ella  corrifpondendo  al  divoto  affetto  dell'  umil 
fervo  fuo  ,  gli  concedè  molte  grazie  :   una  delle  qualij  fi  fa  il  prefer- 
varlo  fano  ,  ed  illtfo  infino  all'  età  di  80.  anni  compiuti ,  ch'egli  vif- 
fe  in  quella  vita  mortale  .  Fu  fapientiffimo  nelle  lettere  ,  e  tanto,  che 
diede  fempre  favj  ,  ed  utili  configli  a  coloro  ,  che  andavano  a  lui  ne* 
dubbj  cafi  ;  anzi  più  d'  una  volta  fciolfe  anche  dubbi ,  e  queilioni  in- 
torno alla  Sacra  Scrittura  ,  con  tanta  profondità   che  era  la  maravi- 
glia di  coloro  ,  che  la  profefl'avano  ,  e  folea  dire  che  quello  era  l'uni- 
co libro,  che  doveafi   continuamente  ftudiare  ,  ed  a  ciò  confortava 
fpeflb  Gio:  Antonio  fuo  nipote  figliuolo  ,  cioè  di  Francefco  fuo  fratel- 
lo ,  configliandolo  ,  che  in  quel  libro  apprenderle   la  perfetta  vita  del 
Criftiano;  E  quindi  è  che  il  giovane  Gio:  Antonio   fu  fuo  erede  non 
meno  delle  fpirituali  ,  che  delle  corporali  virtù;ficcome  attefta  il  Ca- 
valier  Maffìmo  Stanzioni  nelle  copiofe  notizie  lafciateci    di  Gio:  Anto- 
nio, oltre  a  quelle  fcritte    dell'  En^enio  ,  dal  Gelano  ,  dal  Sarnelli  ,  e 
dall'  Autore   dell'  Abecedario  Pittorico  ;   Come  quelle   poifon  leggerli 
ne' libri  ftampaci ,  e  baderà,  qui  trafcrivere  quelle   dello  Stanzioni  , 
che  fono  inedite  ,  e  da  pochi  conofciute  lafciandole   nel  loro  femplice 
ed  incolto  ftile  . 

Gio:  Antonio  d'Amato  fiorì  fino  al  l  fffJtt  circa,poichèifi  ha  che 
campnfle  80.  anni .  Fu  "Uomo  da  bene  ,  e  buon  Crijìiano  ,  e  fu  difice- 
polo  di  Silvefìro  Buono  ,  che  fu  dificepolo  del  nofiro  Zingaro  »  Come  fi 
ha  da  Certijfiima  tradizione  .  Infiamma  quello  Gio:  Antonio  fu  moltt 
fiimato  per  Virtù  ,  e  grandezza  di  ficienza  ejjendo  "Uomo  di  gran  filie- 
re nelle  fcìenze,  ed  intefia  nelle  lettere  dove  che  ne  fan  fede  ifuoi  ficrit' 


il  Vecchio  Pittore.  57 

//' ,  e  configli  con  quali  ha  dichiarato  molte  cofs  della  Scrittura  ,  eìl 
a  lui  andavano  molti  Uomini  ditti  p*r  confìglio  .  Era  divotiljimo  nel- 
la B.  forgine  Maria  Madre  di  Gi  fu  ,  e  q:i  tàio  doveva  dipingere  il 
fuo  volto  fi  pr-.  parava  con  i  Santi  Sagr amenti  della  Chi -fi  ;  e  Così  tri» 
fegnò  l'i'ìijjo  molo  a  Gio:  Antonio  filo  nipote  ,  che  aich:  riufcì  buon 
Crifliano  ,  inj.'pnandoli  ancora  di  far  benefìcio-  a  tutti  .  Fece  molte 
b.llifsime  opere  come  fi  vedono  :  A!  fofcova  lo  vicino  la  porta  piccola 
una  fu  a  Tavola  con  la  B.  forgine  Maria  ,  e  molti  Santi  con  gli  Apojìo- 
li  .  Così  la  Tavola  in  S.  Margarita  ,  è*  a  S.  Putito  ejfndovi  a  tutte 
due  quelle  la  filetta  B. forgine  . 

Qtfefte  tflPRrrtè  due  Tavole,  citate  ih  Millìino  ,  come  altresì  la 
Cappella  che  egli  dice  dipinti  a  Monte  Oliveta  non  ho  potuto  rinve- 
nirla per  diligenza  eh.  io  abbia  ufata  ,  ne  altro  ho  potuto  fapere  fé  non 
che  elle  lì  ano  itate  altrove  trafportate  nel  innovarli  le  Chitfe  e  le  Cap- 
pelle ;  Ne  aneli.-  degli  Tcritti  di  Gio:  Antonio  ho  finora  avuto  niuna 
notizia  ,  fa  Ivo  bhd  in  una  nota  ,  che  appreiTo  di  me  con  altre  molte  fi 
f  rb*,  ilictli  che  egli  molto  fcriffè  intorno  alla  Sacra  Scrittura  ,  i 
(fanti  fcntti  potèav.r  veduti  il  Civaliere  ,  poiché  ne  fa  menzione  ; 
ma  Corniamo  al  racconto  del  Gavalier  mentovato. 

Que;h  eccellente  ti.tore  avea  dipinto  a  frefeo  la  Tribuna  ,  e  buo- 
na parte  della  Chiefa  di  S.  Nicola  in  Dogana  y  ma  per  caufa  di  un  in- 
cendio fucceduto fi  guayaroni  tutte  ,  e  le  doveva  dipinger  io  J  ma  per- 
che non  fi  arto  tati  di  accordo  ,  re/fa  ancora  Così  ;  ejjendo  lo  lfJJJo  fuc- 
ceduto col  mio  Maftro  Lanfranco  l  Sicché  nella  Chiefa  detta  non  vi  ri- 
mane nitro  di  Juo  ,  che  la  Madonna  del  Soccorfo  ,  ritoccata  tutta  da, 
capo  da  lui  ,  ejjendo  dip.nta  da  Silveftro  Buono  »  e  poi  di  nuovo  rifat- 
ta da  Andrea  di  Salerno  per  eff.rfi  alquanto  guafìat a  nel  predetto  in- 
cendio . 

Altre  opere  a  frefeo  di  lui  fi  vedono  nella  Chiefa  dentro  il  Ca  fieli-? 
Nuovo  ,  ed  anche  una  Cip  peli  a  eoa  la  Tribuna  a  Monferrato  ,  come  an- 
ch.  una  Cappella  a  Monte  Oliveta  ,  che  aveva  cominciata  Silvejiro 
Buono  ,  ed  alcune  altre  cofe  -  Come  a  S.  Severino  dip'nfe  una  Cappella 
con  gloria  d'Angioli  vicino  la  porta  maggiore. Di  Tavole  ve  ne  fono  belle 
in  altre  Chiefe  ,  e  lui  mori  da  buon  Cruciano  ,  e  fu  onorato  da  tutti  li 
Vittori  circa  il  j  j  jf.  con  tran  pianto  ?  in  età  di  anni  80.  in  circa. 

Fu  difcepolo  di  Gio:  Antonio  Gio:  B  rnardo  Lama  ,   che   riufeì 
f.imofo  tutore  ,  il  quale  ejjendo  già  valenf  V<>mo  egli  gli  racccma,/   3 
Gio:  Antonio  fuo  nipote  ,  che  poi   anche  fu   Valentuomo  ,   efi.ee   cofe 
belle  ì    Cerne  anche  fu  buon  Crijhano  come  lui  . 

Sitgue  poi  il  O.vaher  Mainino  a  narrare  l'optre  »  che  fece  il  fe- 
condo Gio:  Antonio  ,  le  quali  lì  not.ranno  nella  v.ta  di  lui»  C  sì  n   fi 
ehi  diic  polo  di  Ciò:  Antonio  fu^pnma  Vincenzo  Corfo  ,  ed  alcun  al- 
i  OMO  li.  H  tro, 


$8     Vita  di  Gio:  d'Amato  Pittore. 

Gio;  Viri-  tro  ,  che  poi  per  la  di  lui  morte  parlarono  ad  altra  fcuola  ,  ma  Gio: 
cenz.o  Coito  Bernardo  cflendo  ancor  giovane  veduto  ch'ebbe  l'opere  di  Polidoro  da 
n^d^Unia  Caravaggio,  il  quale  venne  in  Napoli  fuggendo.il  Sacco  di  Roma  ,  eoa 
dilcepoii  di  buona  licenza  di  Gio:  Antonio  volle  paflare  a  quella  Scuola  ,  ove  fece 
Gio:  Anco-  quel  gran  prefitto  ,  che  poi  nelle  pitture  fue  fi  è  veduto  ;  E  da  quefta 
aiv,  manfueta  azione  di  contentarfi  ,   che  il  LamapafTafTe  fotto  altro  Mae- 

flro  ,  fi  comprende  quanto  Gio:  Antonio  fuffe  morigerato  >  e  pieno  di 
umiltà  :   anziché  egli  ftefib   lo  animò  ad  imitare  la  gran  maniera  di 
quel!' Uomo  ammirabile  ;  fegno  evid«nte  eh' egli  face  fle  poco  conto 
del  proprio  fapere  ,  ne   fi  riputale  Valentuomo  :   ch'è   lo  fcoglio  ove 
Avvertimeli.  per  lQ  p|U  j.an  naufragio  molti,  i  quali  credono  di  effere  gran  Virtuofi 
chelian"^  ^ol  PerC^*  qualche  opera  con  felicità  meglio  che  altra  fia  loro  riufcita, 
Gloria  ai  et  ma  P°>  tarcl'  n  avvedono  di  quanto  danno  a  fé  fteifi    per  tal  vana  cre- 
der Virtuofi.  deiiza  fiano  ftati  cagione  :  poiché  non  efiendo  da  giufti  eftimatori  delle 
cofe  tenuti  per  tali  ,  caggiono    finalmente   nefla  miferia  ,  compagna 
infepar.  bile  della  vanità  y  la  dove  il  vero  Virtuofo  ed  onefto  Pittore, 
polto  che  fia  un  di  quei  contrariati  dalla  fortuna  ,  fé  non  acquifta  mol- 
te ricchezze  ,  non  gli  manca  pero  giammai  un  comodo  foftentamento 
della  vita  . 

Così  dunque  Gio:  Antonio  dopo   aver  menato  ottanta  anni   nel 
continuo  efercizio   di  tante  belle  virtù  ,   venne  aflalito  da  mortai    fe- 
bre  ,  e  munito  de'Smti  Sagramenti   della  Chiefa  ,  con  Griftiana  Pie- 
tà ,  Religione  ,  e  Carità  verfo  tutti  ,  chiufe  in  Santa  pace  i  fuoi  gior- 
Sua  morrei  ni  CuCÌ  °''  ann'  ^  Signore  1 5T  f.  ,  come  è  detto  di  fopra  :   Efempio 
circa  il        veramente  memorabile   a  tutti    que'  profeiTori  di  Pittura  ,  che  non 
ifl-f,  veggono,  non  poterfi  ottenere  vera  ,  e  falda  laude  nel  mondo  ,  fenza 

ferfi  prima  merito  appreflb  Iddio. 


Fitte  della  Vita  di  Ciò'  Anionio  d^Amitto  il  fecchio  ,  Pittare  • 


VITA 


S9 

V       I       T       A 

D    I 

MARCO  CARDISCO 

P  I  T  T   O   R    E, 

DA  GIORGIO   VASARI 

APPELLATO 

MARCO   CALAVRESE, 

E  di  qualche  fuo  Dìfcepolo. 

POi  liè  quello  Pittore  fu  del  numero  di  quei  pochi  Mae/fri  Napo- 
litani ,  eh'  ebbero  la  rara  forte   di  eiltr  onorati ,  td   illuftrati 
dalla  penna  pregiatiflìrm  del  Vafari ,  fìa  dunque   lodevol  cofa 
riport  r  qui  primieramente  ciò  eh;  egli  ne  lafciò  fcritto,e  quan- 
di farem  parola  delle  opere  di  Marco  CardifcOjdelle  quali  il  Vafari  non 
fece  menzione  ;   Fgli  adunque    di  quello  Pittore   in  tal  guifa  ragicna. 

Quando  il  Mo-:do  ha  un  lume  in  una  fetenza  chi  fia  grande,  e  uni-  r.  „ 

verfalmentene  rifphttde  ogni  parte  ,  e  dove  maggior  fiamma  ,  e  fave  far]  y {te  Sé' 
minore,  e  fecondo  i  fiti  *  e  Carie  fonai  miracoli   ancora  maggiori  ,  e  Pittori  Seul. 
minori:  E  nel  vero  di  continuo  certi  ingegni  in  certe  Frovincn-  fondato  ■■ 
certe  cofe  atti  ,  che  altri  non  pojjono  efiere  ;  Ne  per  fatica  eh"  eglino  chiteccl. 
durino  ,  arrivano  mai  alfegno  di  grandijfima  eccellenza  .  Ma  fi  quan- 
do noi  veggiamo  in  qualche  Provincia  nafeere  un  frutto  che    ufatonon 
fia  nafeercì ,  ce  ne  maravigliamo  ,  tanto  più   d'un  ingegno  b nono  pof- 
fiamo  rallegrarci  quando  lo  troviamo  in  un  paefe   dove  non  nafeono  Uo- 
mini  di  fimi  le  proftffione  ;  (Non  dovea    il  Vafari    aver  contezza  delle 
Greche  Repubbliche  ,  che  fiorirono  nelle  Calabrie  ,  ne   degl'  ìnfigni 
Filofofi  ,  che   in  effa  fiorirono  ,  ne  degli  Scultori  ,  e  Pittori  celebri  , 
che  la  iliuftrorono  ;  o  pure  non  vide    mai  la  p.  rfezione    delle  antiche 
medaglie  di  quella  Provincia  ;  altrimente   non  avr  bbe   attribuito  a 
difetto  del  clima  ,  e  del  luogo  quel  che  fuole  eiler  difetto  dell'  eduqa- 

H     2  sione, 


6 o         Vita  di  Marco  Calavrefe 

zione  ,  e  delle  (cingine  )  come  fu  Marco  Calavrefe  Vittore  ,  il  quale 
ufcito  dalla  fila  Patria  elefie  ,  come  ameno  luogo  ,  e  pieno  di  dolcezza 
per  fua  abitazione  Napoli  tJ'e  bene  indirizzato  avejje  il  cammino  per  ve- 
nir fene  in  Roma  ,  ed  in  quella  ultimare  il  fine  ,  che  fi  cava  dallo  fiu- 
dio  della  Pittura  .  Ma  sì  gli  fu  dolce  il  canto  della  Sirsna  ,  dilettan- 
do// egli  mafsimamente  di  fuonare  di  Liuto  ,  e  sì  le  molli  onde  del  Se- 
beto  lo  liquefteero  i  che  refi  prigione  col  corpo  di  quel  [ito -,  fin  che 
refe  lo  Spirito  al  Cielo  ,   &  alla  Terra  il  mortale  . 

Fece  Marco  infiniti  lavori   in  olio  ,  &    in  frefeo  ,   è*   in   quella 

patria   moftrò  valere   più  di  alcun  altro  ,   che  tal  arte    in  fio  tempo 

Qui  con  l'o-  efercitajje  ;  Come  ne  fece  fede  qu.llo  ,  che  lavorò  in  Averfa  ?  diece  mi- 

pei  e  d'Aver.  g\, a  lontano  da  Napoli  ,    e  particolarmente  fi  vede    nella  Chie fa   di  S. 

la  Cor|fonde^n0l/;;'wo  alC  Aitar  mappiore  una  Tavola  a  olio  ,  con  prandifsimo  or- 
1  onore  iacee     &  ,.        r     -     ,    .  .„      .  r  ,         ° ..  ,,        ,    ,. 

nella  Chi  la  namento  »   e  diverf  quadri  con  ijtorie ,  e  figure  lavorate  ,    nelle  quali 

«jì  S.A:'oi['.-fi"Urò  S.  Agoftino  disputare  con  gli  Eretici  ,  e  di  f opra  ,  e  ^f//?  bande 
no  In  N<=po-  /.er/f  r/i  lY/Wo  ,  e  Sa/7/7'  i«  frfr/'<?  'attitudini  i  Tifila  qital  opera  fi  vede 
■"•  una  maniera  moderna  ,  &  un  bellifsimo  ,  e  pratico  colorito  inefia  fi 

comprende  .  Queliti  fu  Una  delle  fu:  tante  fatiche  ,  che  In  quella  Ci  tra, 
e  per  diverfi  luoghi  del  Regno  f  ce  .  Vifje  di  Continuo  allegramente  ,  e 
belli fsimo  tempo  fi  diede  ,  perche  noti  avendo  emulazione  ,  ne  contrailo 
degli  Artefici  nella  pittura,fu  da  quei  Signori  fempre  adorato,?  delle  co- 
fe  fue  fi  fece  fempre  con  bonifsimi  pagamenti  fuddi sfare  .  Così  perve- 
nuto as.1'  anni  f6.  di  fu  a  età  ,  d'un  ordinario  mele  finì  lafua  vita  . 
Lafcw  file  creato  Ciò:  Filippo  Crefcione  Vittore  Napolitano  ,  il  quale  in 
compagnia  di  L'onardo  Caji elioni  fuo  cognatof.ee  molte  pitture  ,  s  tut- 
tavia fanno  ,  dei  quali  psr  effer.  vivi  ,  é"  in  continuo  efercizio  non  ac- 
cade far  menzione  alcuna  .  Furono  le  pitture  di  Mae/tro  Marco  da  Ini 
lavorate  dal  i  fo8.  fino  al  i  f42.  Fu  compagno  di  Marco  un  altro  Cala- 
vrefe del  quale  non  so  il  nome,  il  quale  in  Roma  lavorò  con  Gio'.da  Udi- 
ne lungo  tempo,  e  fice  da  psr  fé  molte  opere  in  Roma  ,  e  particolarmen- 
te di  chiaro  f curo  .  Fece  anche  nella  Chiefa  della  Trinità  la  Cappella 
della  Concezione  a  frefeo  ,   con  molta  pratica  ,    e  diligenza. 

Fin  qui  ,1  Va  fa  ri  che  fregne  a  narrare  i  fatti  di  Cola  nella  Matri- 
ce di  cui  anche  noi  a  fuo  luogo  ferenti  parola.  Ora  convienici  parlar 
delle  opere  di  Marco  Calabrefe  accennate  follmente  dal  Vafari  ,  e  far- 
li.' diitmta  menzione  per  mtellig;  nza  di  coloro  che  vorranno  olfervar- 
]e  J  almcn  di  quelle  che  efpofte  lì  veggono  nelle  pubbliche  Chiefe.  Ve- 
Alcre  ope:etjefT  adunque  ih  una  Cappella  nella  Chiefa  di  S.  Pietro  ad  Aram  la  De- 

di  Marco   n  poiii.lone  tfj  Cr.llo  dalla  Croi.e  ,  benché  ritoccata  in  qualche  parte  per- 
vaneLiuele.  ~  ,  _    ,       .,  ,   ,.        ^,  .   r        ,,,  \  ,  j-  ,. 

che  avftva  patito  .    Cosi  nella  medehma  Chiela  nell  Aitare  di  un  altra 

Cappella  egli  rapprefentò  il  dolorofo  miftero   della  Pietà  ,  dipingendo 

in  mezzo  del  quadro    la  SS.  Vergine  the  foftien  fulle  ginocchia  il  fuo 

morto 


E  fuoi  Difeepoli.  6  i 

morto  Figliuolo  ,  e  da' lati  i  Santi  App*>ft-JÌi   Pietro  e  Paolo  ,  come  a 
contemplare   il  morto  Signore   e  l'angoicia    della  dolente   fua  Madre  . 
Nella  Chi  e  fa  eretta  nel  C.fftel  nuovo  da  Carlo  primo  d'Angiò  ,  fotto  il 
Titolo  di  S.  Maria  dell'Affunta,  vedefi  in  una  di  quelle  Cappelle  ,  che 
fon  dalla  parte  dell'  Epiftula  una  Tavola  col  Crjlìo  in  Croce  ,  ed  a  pie 
di  efla  la  B.  Vergine  ,  S.Giovanni,  e   la  Maddalena  .  Aldifopra    in 
una  mezza  lunetta  vi  e  l'Eterno  Padre    con  molti  Angioletti ,   che   in 
dolorofe  azioni  mcftrano  di  piangere  la  mjrte  del  Redentore  .   Ne' par- 
timene laterali  al  Criflo  Croctfiifo  fon  dipinti  S.  Sebutiano  ,  e  S.  Roc- 
co .  Siegue  la  Cappella  di  S.  Antonio  di  Padova  ,  ove   la  Tavola    che 
lo  rapprefenta  dipinto  coli'  apparizione  di  Giesù  Bambino  fu  op.ra    di 
Marco  per  quel  che  da  varj  Scrittori  vien  detto  ;  ma  oggidì   vedefi  ri- 
toccata ,  e'1  Bambino  è  tanto  piccolo  iul  libro  ,   che  più  tolto   fembra 
un  Bamboccetto  the  altro  ;  onde  fé  ella  è  opera  di  Marco  che   da  prin- 
cipio tale  la  dipingile  ,  egli  merita  gran  biahmo  da  coloro  eh.  hanno 
occhi  d'intendimento  . 

Nella  Parecchia!  Chiefa  di  S.Marco  riirpetto  al  Rcgal  Palagio,ed  at- 
taccata alla  Chiefa  della  Croce  fece  Marco  la  Tavola  dell'  Aitar  mag- 
giore, ove  fi  vede  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  gloria  ,  e  varj  An- 
gioli che  le  fan  corteggio,  e  nel  piano  vi  e  S.Pietro  Appoftolo,  e  S.Mar- 
co Evangelica  ,  e  in  mezzo  ad  efll  le  Anime    del  Purgatorio. 

Aitr  ;  opere  fece  quello  valente  Pittore  ,   che  poi    fono  fiate  tolte 
da'  luoghi  ove  furono  dapprima  collocate  p  r  la  medefima  cagione  più 
volte  di  fopra  accennata  del  rinnovamento   delle  Chiefe  ,   e  Cappelle, 
in  cui  per  adattare    i  quadri   alle  nuove  mifure  degl'Altari   fono  ftate 
meffe  altre  pitture  di  più  moderni  m  aeftri  ì  Così  è  accaduto  alle  Cap- 
pelle di  S.  Giovanni  Maggiore  ,   così  alla  mentovata  Chiefa  del  Caftel 
nuovo  ;  Ove  non  debbo  tacere  che  la  S.  Buharà  non  è    più  quella    di 
Marco  Cardifco  ,  ma  è  rifatta  da  altro  Pittore  a  noi  ignoto  ,  nel  1 5"8 5. 
fecondo  in  quella  Tavola    è  notato  ,  il  quale   vi  dipinfe  ancora  dalle 
bande  S.  Lucia  ,   e  S.  Apollonia  :   Non  reità  perciò  in  quella  Chiefa  al- 
tra Tavola  intieramente  di  mano  di  Marco  le  non  quella  del  Crocefif- 
fo  con  le  altre  pitture  intorno  .  E  da  ciò  eh 'è  detto  può  bene  il  curio- 
fo  Lettore   venire^  in  chiaro  ,  che  il  Cardifco   fu  Valentuomo  ,  e  che 
meritamente  fu  lodato  dalla  famofa  penna  del  Vafa ri  . 

Di  quello  Marco  fn  dìfo  polo  Severo  Irace  Napolitano  ,  del  quale  Severo  Ir«- 
non  ebbe  cognizione  il  Vafari  .  Di  lui  fi  vede  una  tavola  nella  Chiefa  ce  discepolo 
della  SS.  Nunziata  ,  e  propriamente  nel  primo  de' tré  Altarini  che  fo-  ui  Marco 
no  nella  Croce  della  Chiefa  ,  dal  canto  dall' Epi Itola  :  ove  è  dipinta  Carditi» hot 
la  B.  Vergine  col  Bambino  in  braccio  in  gloria  ,  e  quantità  de  Putti ,  £  ■  i^iciVa" 
e  nel  bafso  fono  S.  Pietro  ,  e  S.  Paolo  ,  il  primo  de'  quali  offerifee  a  lail-  -wie_ 
noftra  Donna  il  Padrone  della  Cappella  figurato  più  picciolo  ,  come  era  (ir] ,  fra  fuoj 

l'ufo       allievi. 


a- 


6  2        Vita  di  Marco  Calavrefe. 

l'ufo  di  quei  tempi  ,  e  noi  ne  abbiam  recato  la  ragione  nel  primo  To- 
mo di  quelle  vite  ,  e  propriamente  in  quella  di  Tommafo  de  Stefani. 
Vita  di  Pie- Tra  l'uno  e  l'altro  Sp.nto   fono  l'anime  del  Purgatorio  ,  donde  ben  fi 
ero   e    dì     feerne  che  Severo  fu  ftudiofo   dalla  fcuola  di  Marco  J  Egli  fu  contento 
jjg.  stefanj   di  quella  opera  ,  dappoiché   vi  notò  il  fuo  nome  con  l'anno  1^54.  . 
Tomo  primo  ^  difcepolo  di  Severo  un  Calabrefe  ,  del  quale   noi  non  fappiamo   il 
pagina  j.       nome  ,  che  fece  molte  Opere  in  Napoli  ,  ed  ancor  egli  tenne  alquan- 
to duretta  la  fua  maniera  ;  anzi  più  del  Maeftro  fu  rifentito  >  come  fi 
vede  dalla  tavola  iitu.ua   nella  Cappella  Laterale  all'  Aitar  maggiore 
della  Regal  Chiefa  di  S.  Nicola  ,  predo  la  Regia  Dogana  ;  ove  vi  è  ef- 
figiata la  B.  V.  in  gloria  ,  col  Bambino  in  braccio  ,  e   con  due  Santi 
nel  piano. 

Ebbe  ancora  Marco  altri  Difcepoli  ,  de'  quali,  non  fappiamo  ne 

anche  il  nome  ,  p-r  la  già  nou  trafeuratezza  de'  noftri  trapanati  ScriC- 

Gio:  Lio-  tor'  '  eccettoche  di  un  tal  G10:  Lionardo  ,  il  quale  fece  varie  opere 

nardo  diice-  con  più  dolce  colore  ,  e  con  più   belle  tinte  condotte  ;  come   fi  vede 

P°c  d!rfar" nella  tavola  efpofta  alla  Chiefa  dtI  Giesù  Jelle  Monache  5  la  1uaIe  è  fl" 
«;oCardilco.  tuata  neJj.  jngreflo  j  jia  Sagre  dia  i  ove  fi  vede  N.  Signore  dentro  una 

fonte  di  fangue  ,  fcaturìto  dalle  fue  piaghe  ;  A  pie  della  quale  Vie  fi- 
tuata  la  B.  Vergine  con  molti  Santi  intorno  ,  e  vi  è  ancora  un  ritratto. 
Sopra  fi  vede  effigiato  l'Etsrno  Padre  ,  con  molti  Angioli  in  picciolo  , 
che  ftanno  intenti  al  do.'orofo  miftero  1  E  tanto  balli  per  memoria  di 
pftui  ,  e  per  l'onor  dovuto  al  fuo  Maeftro. 


fitte  della  Vita  di  Marco  Calavreft  e  de*  futi  Dì  fetali. 


VITA 


.   .:■:  V        I        T        A 

d      r 

GIO:   VINCENZO   CORSO 

PITTORE. 


CHI  vuol  vedere  quinto  un  ingegno  prevaglia  a  un  altro  nell' 
amor  dell'arte  ,  eh'  ei  vuol  bene  apprendere,  tutto  che  da 
varj  Maeflri  varie  maniere  additate  li  fiano  ,  potrà  ravvifarlo 
nella  perfona  di  Vincenzo  Corfo  ;  dicelì  ch'eflendo  egli  ancor 
giovinetto  imps rafie  i  principi  del  difegno  da  Pietro  Peruggino  ;  ben- 
ché il  Cavalier  Mallìmo  Stanzioni  lo  faccia  difcepolo  di  Gio:  Antonio 
d'Amato  il  Vecchio  ;  im  che  che  ne  fia  ,  egli  nella  fua  giovinezza 
ebbe  la  forte  di  veder'  operare  Polidoro  in  Napoli  ,  e  Pierin  del  Vafa 
in  Roma  ,  appreflò  il  quale  dimorò  alcun  tempo  .  Tornato  in  Napoli, 
con  l'affiduità  de'  fuoi  ftudj ,  fi  fece  conofeere  per  valentuomo  ;  onde 
da  quei  della  famiglia  Angrifana  ,  oggi  eftinta  ,  gli  fu  commefla  una 
tavola  per  l'Altare  di  una  loro  Cappella  ,  fituata  nella  Regal  Chiefa 
di  S.  Lorenzo  ,  ove  egli  effigiò  l'adorazione  de'  Santi  Maggi  .  Ma  per 
non  tediare  il  Lettore  con  due  narrazioni  ,  che  in  fofhnza  dicono  la 
fteffa  cofa  ,  fi  è  bene  riportar  qui  quanto  ne  fcrifle  il  Cavalier  Maffi- 
mo  ,  il  quale  diftintamente  notò  le  opere  di  quefto  Pittore  ,  lenza  al- 
tro aggiungervi  del  mio  ,  fé  non  che  Solamente  io  giudico  ,  che  alcu- 
ne cole  del  Corfo  ,  o  fiano  in  procreilo  di  tempo  (late  rimoff;  ,  o  pur 
gua Ile  rifatte  ,  ficcome  dee  argomentarli  dalla  variata  maniera  ,  che 
ivi  fi  feorge  ,  poiché  nonpoffo  pervadermi  ,  che  '1  fudetto  Cavalier 
Mallìmo  eflendo  si  gran  Maeftro  iìafi  abbigliato  ,  fé  pur  non  gli  fi  vo- 
glia imputare  a  fallo  di  memoria  ciò  che  e^li  narra  di  qualche  opera  di 
quefle  con  le  parole  che  fieguono  . 

Gio:  Vincenzo  Corfo  fu  prima  difcepolo  del  primo  Gio:  Antonio 
d'Amato  ,  e  poi  andò  a  trovare  Pietro  Peruggino  ,  venendo  a  Napoli 
il  detto  a  fare  t Affunta  per  f  Aitar  maggiore  del  Vefcovado  ,  come  fi 
vede  ,  e  con  tal  valente  Maeftro  diventò  buon  Difegnatore  ,  e  andò  a 
Bjma  ,  e  fu  Pittore  eccellente  i  perilchè  dìpinfe  per  li  Signori  Ca- 
r acci  di    a  S.  Domenico  Maggiore  una  bella  Cappella  ,   e  in  un  altra 

Cap. 


6 4     Vita  di  Gio:  Corfo  Pittore 

Quefta  ta-  Cappella  patronata  fece  una  bella  tavola  con  N.  S.  app^fifioiato  ,  che  va 
vola  ove  il  alla  morte  .  Al  V:ficovado  fice  la  tavola  per  li  Signori  di  Cafa  Carbone, 
Signore     ove  $  /„  g#  V.ficpra  ,  e  gli  Apopoli  da  Veficovi  fitto  ,   con  altri  Vsficovi'y 
Croce  in    benché  altri  tengono  ,   chi  ella  fi a  di  altro  Pittore  prima  di  lui  ,  ma  io 
Spalla  che    '"  tengo  per  fina  più   che  di  pio  MaeP.ro  .   Ma  la  più  bella  pittura  fina 
è  belliflìma,  è  la  tavola  /opra  la  porta  di  S.  Lorenzo  ,  piena  di  figure  mlkriofie  ab- 
iti oggi    fi    bajjo  è  la  SS.  Triniti  Jopra   con  gloria  ,  &   Angioli,    e  [appi  amo   che 
vede  ficuacay^  uomo  affai  Jocio  per  tradizione,   e  fece    in  detta  Chiefia  altra  tavola 
Cappella     digitare,   come  ancora  il  S.  Michele  Arcangelo   in  un  alt aretto  ,   in' 
del    Croci-  confo  quello  ove  è  la  Madonna  di  G.'o:  Antonio  d*  Amato  P  antico  ;  a 
fiffo  ,   che    S .  Severino  molti  Angioli  ad  ogl>o  in  una  tavola  di  Altare  ,    e  fece   a 
parlo  a      S,  Lorenzo  detto,   l'adorazione  Je. Maggi  t   e   a   S.Giacomo  vie   una 
.  '■omm3--  gran  tavola  con  molti  Santi  l'api ,  benché  r  inovata  .  Voi    dopo  fi  e  e    a 
S.  Severino  un  Cri  (lo  morto  con  ta  Madre  A  Idolorata  ,  che  fu  afifiai  jìi- 
Opera  lo-  mata  da  tutti  li  Vittori;  ma  a  S. Domenico  il  detto  Crijio  ,  eh-:  porta  la 
!|  lp     Croce  in  Spalla  di  figure  piccioli  è  a  opera  fitta  belli ((ima.  Voi  an'èfuo- 
fa  dì  S.  Lo-  r'  Pir  fare  Hna  thiefia  ,    e  chi  dice  a  Salerno  ,  *  chi  a  Capoa  ,    ma  o  pi' 
reruo  .  gliatofi  mal  aria,  o  altro  ■>  caduto  ammalato,  con  p  bre,  ritornò  a  Na- 

poli a  cafia  fitta  ,  dove  in  pochi  giorni  morì  ,  e  fu  (atterrato  a  S.Lorenzo 
circa  il  i  f  4  f . 

A  mio  parere  le  più  belle  opere  di  quello  egregio  Pittore  tra  quel- 
le qui  annoverate  fono  ,  una  la  gran  tavola  fopra  la  porta  ili  S.Loi-n- 
20,  per  lo  gran  componimento  ,  ed  efpreffiva  ,  che  hanno  1"  figure 
ivi  dipinte  con  buono  accordo  .  [/altra  quella  del  Cnflo  ,  che  porta 
la  Cro^e  in  Spalla  ,  che  fu  fatta  per  una  Cappella  della  Famiglia  Bucca 
d'Àrapona  nella  Rtal  Chiefa  di  S.  Domenico  ,  ed  ora  li  v.de  avanti  la 
Cappella  del  SS.  CrociSifo  ,  che  parlò  all'Angelico  S.  Tommafo  ,  ef- 
fendoiì  demolita  la  Cappella  ,  per  levare  il  Coro  di  mezzo  alla  Chiefa, 
elf.ndo  fpenta  quella  Famiglia  .  ConGderandoli  quella  pittura  ,  fi  ve- 
de in  elFa  molta  perfezione  ,  per  turti  i  numeri  dell'arte  adempiuti  con 
ftuJio  ,  maeftria  ,  ed  intelligenza  ;  e  perchè  ha  un  certo  che  della  ma- 
niera di  Polidoro,  però  dicono  alcuni  de' noftri  Scrittori,  che  Gio: 
Vincenzo  iia  (lato  luo  Difcepolo  ;  e  veramente  quella  tavola  è  i'  am- 
mirazione ,  non  foio  per  lo  componimento  ,  eh'  è  crp;ofo  di  figure  , 
ma  eziandio  per  la  grandezza  della  maniera  ,  e  decoro  delle  figure  ben 
atteggiate  ;  e  tanto  baiti  per  la  gloria  di  qu.lto  Vjrtuofo  Pittore  . 

Fine  della  Vita  di  C/c:  Vincenzo  Corfib  . 


Vita 


6, 

VITA 

D    I 

NOVELLO   DA   S.LUCANO, 

E 

GABRIEL  D'AGNOLO; 

ARCHITETTO. 

UN  largo  campo  fi  appretta  all'Artefice  virtuofo  ,  allora  quando 
vien  egli  ftimolito  a  far  opere  gloriofe  dalla  gara  di  altro  nobi- 
le ingegno  ,  tfee  (Vegliando  le  belle  idee  partorifce  cote  degne  di  iom- 
mo  vanto,  e  di  eterna  memoria  ;  perciocché  egli  per  non  renare  in- 
dietro a  colui  ,  che  il  primo  grido  di  buon  Maeftro  ha  di  già  ottenu- 
to ,  per  mezzo  di  fue  ingegnofe  fatiche  ,  cerca  ancora  con  virtuofa 
gar.'  di  fare  apparire  fue  opere  piene  di  belle  idee  ,  e  sì  perfette  a  par 
di  quello  che  già  le  fece  ;  la  qual  cofa  vedremo  affai  chiaramente  ef- 
fere  adivenuta  a  tre  fa mo fi  Architetti  ,  che  tutti  in  un  medefimo  tem- 
po operando  a  gara  l'un  dell'altro,  fecero  vedere  al  Mondo  opere  per- 
fettiifime  ,  che  infino  a'  nollri  giorni  fanno  ammirazione  ,  e  acquieta- 
no lau.li  da  chiunque  le  vede. 

Non  fi  ha  certezza  alcuna  della  nafeita  di  Novello  da  S.  Lucano  , 
ni  da  quali  Maeltri  aveffe  egli  primieramente  apparati  i  principi  del- 
l'Architettura  ,   ma   dicefi,  che   da  Maeftro  Agnolo  Aniello   Fiore  Novellofe- 
aveffe  fua  prima  Cuoia  ,  ed  indi  avanzatofi  nel  conofeimento  dell'ar-  ce  inRoma 
te  ,  fi  portarle  in  Roma  ,  per  offrvarvi  le  buone  regoie  dalle  giufte  mi-  i  fuoi  fìUdj . 
fure  di  quelle    ottime   antichità  ;  Capendo  bene  ,  che  quelle  aveano 
aperta  la  mente  anche  a  que'  primi  noftri  Architetti,  che  alquanto  lu- 
me vollero  dare  alla  povera  Architettura    in   que'  fecoli  cotanto  privi  I  Goti  di- 
di  luce  ,  per  le  buone  forme  di  già  perdute  ,  o  fepolte   Cotto  1'  ordine  ™"°  J*h" 
ritrovato  in  tempo  de' Goti .  Ma  comunque  la  bifogna    fofs'  ella  av-  °oft  n,ne|o 
venuta,  egli  è  certo  ,  che  Novello  a  Napoli  ritornato  fece  opere  af-  iat,UOnaar- 
1*1  ,  condotte  con  buona  Architettura  ;    fra  le  quali  contali  la  riftau-  chitettura. 
razione  eh'  egli  fece  della  Ghiefa  di  S.  Domenico  Maggiore  ,  la  quale 
TOM.  II.  1  ben- 


66  Vita  di  Novello  da  S-Lucano  &c. 

Rcflaura-  benché  in  fé,  avefle  molto  dell'  acuto  ,  ed  in  forma  gotica  condotta  J 
*'??e„  «•ie'i2  p-re  era  affai  migliorata  ;  e  fé  bene  in  alcuni  membri  comporli  con 
S  n  •'  t3Uon  or^'ne  a"a  Romana  cercaffe  allora  abbellirla  V  Architetto  Ma. 
co  mar  io'-  ^ucc'°  »  cne  ^a'  fondamenti  1'  ereffe  :  come  nella  faa  vita  fi  è  detto  ; 
re  .  contutto  ciò  non  potè  egli  in  cotal  modo  alla  Romina  condurla  ,  chs 

il  di  più  ,  oltre  h  prima  forma  ,  non  fulTe  anche  alla  Gotica  architet- 
tato ;  sì  per  l' imperizia  de'  tempi  ,  come  ancora  perchè  gli  uomini  di 
que'  tempi  (limavano  effere  errore  partirfi  da  quel!'  ordine  cofhimato 
da  tanti  fecoli  dappertutto  J  avvignacene  alcuno  Architetto  ,  già  fatto 
Ordine  Ga- accorto  del  chimerico  ,  e  fantaftico  modo  della  Gotica  Archtettura  , 
tico    fantra-  cercaffe  con  ragioni ,  e  con  opere  cancellarne  le  vane  forme  ,  ad  ogni 
jco  e   en-  m0lj0  per5  nonera  ancor  riufeito   di  bandire  all' intuito    la  barbarie 
buona     2r-  ancrie  dall'  Alma  Città  di  Roma  .  In  quella  Chiefa  adunque  di  S.  Do. 
chìcettura  ,  menico  vi  fece  i  Pilailri  ,  e  la  volta  ,  togliendone  le  travate;  cofa  in- 
applaudito   degnìflìma  in  una  Ghiefa  ,  e  compì  le  Cappelle  ,  eh'  erano  rimafe  inv- 
ela Popoh,  perfette  nella  reftaurazione  ,  che  fi  fece  alle  rovine  dell'orrendo  Tre- 
in    tal'nio-  muoto  accaduto  nel  Decemhre  del  1446.;  ed  in  quelle  Cappelle  vi 
do  .  pofe  belliflìmi  adornamenti  ,  tolti  dall'  ottima  Architettura  ,  e  dalle 

Tremuoto  buone  forme, che  appagando  la  villa  di  ogn'uno,  n'ebbe  Novello  quelle 
on  end iiTìmo  Iaucli  j  fhe  meritamente  fi  dovevano  alla  fingolare  virtù  di  lui  j  da- 

ct    uco  in     j^g  per  opera  fua  fi  yjje  ritornato  il  buon  ordine  di  architettare 
Napoli  nel  f  r        r 

ì-ì-ìó.  'e  rabbriche  ,  come  in  appretto  vedremo  * 

Roberto  Era  in  quel  tempo  ,  cioè  negli  anni  1470.  grande  Almirante  del 

Sanièvtn'no  Reame  di  Napoli  Roberto  Sanfeverino  ,  Principe  di    Salerno  >  uno 

gr.anue  ^'  de'primi  Signori  di  nobil  Sangue  ,  che  facean  moftra  di  lor  grandezza, 
mirante  del        r       ,  v    °      n       1  r  1  r  j-    e  r  ,  1 

Reno  e   Perche  quelto  deliberava    occauone   di    fir  ennofeere  al    mondo 

la  magnificenza  ,  e  generofità  dell'animo  fuo,  nell'erezione  di  un  fon*, 
tuofo  Palagio  ,  che  aveffe  del  particolare ,  ed  a  se  tira/Te  gli  occhi  de' 
riguardanti  ;  però  pofe  egli    mente  alle  nuove  fabbriche  che  Nof 
vello  erigeva  con  tanta  dillinzione  dell'altre  ,  che  erano  mirate  co* 
me  più  vaghe  ,   e  cofpicue  delle  comuni  ,  che  ancora  con  forme  goti- 
che eran  coftrutte  ;  Perciò  dunque  chiamatolo  a  se  ,  gli  commife  l'è* 
rezione  di  un  grande  ,  magnifico  ,  e  bel  Palagio  ,  preflb  la  porta  Re* 
gale;  che  in  quel   tempo  era  fituata  nel  luogo  dove  oggi  è  la  Cafs 
Luo^odove  Profeffa  de'  Gieluiti  ,  ed  ora  è  trafportata  più   in  alto  ,  col  nome  di 
et?.  p.ìn,a_»  Porta  dello  Spirito  Santo  ,  per  la  Chiefa  ivi  preflb  eretta    nel    if6o. 
Stria    P„e-  nra  in  forma  picciola  ,  the  poi  dalla  devota  Confraternità  fu  amplia» 
'    ,  nella  forma  che  oggi  lì  vede  .  Novello  adunque  per  corrifpondere  al 

genio  nobile  del  Principe  Roberto  ,  fece  prima  il  difegno  ,  e  poi  il 
modello  di  un  fontuofo  Palagio  ,  e  cominciò  ad  erigerlo  con  groflezza 
di  mura  maravigliofe  ;  ornando  la  porta  ,  e  le  finetlre  di  ottima  ar- 
chitettura ,  dopo  difpofte  le  parti ,  e  le  facciate  in  gialle  mifure  ,  ed 

ottimi 


Architetto. 


«7 


ottimi  riquadrati  ;  Indi  fece  tutta  la  maggior  facciata  di  piperni  tra- 
vertini quadrati ,  lavorati  a  punta  di  diamante  ,  ed  ornò  di   perfette 
e  mifurate  Colonne  il  Portone  ,  che  affai  maeflofo  comparve  ,  ed  in 
varj  luoghi  vi  pofe  l'Arme  della  famiglia  Sanfeverino  ;  come    ancora 
a' noftri  giorni  fi  veggono  i  benché  alquanto  variate  ,  non  avendole 
potuto  abolire  i  Giefuiti  come  defideravano,  per  rifpetto  de'fucceffori. 
{  *  }     Fu  quello  grandiflìmo  ,  e  bel  Palagio  finito   circa  gli  anni 
della  noftra  Redenzione  1480.  ,  benché  da  altri  Autori ,  ed   ultima- 
mente dal  Canonico  D.Carlo  Celano  fia  notato  al  70.  in  cui  più  follo 
fu  cominciato  ,  perciochè  dopo  l'anno  fuddetto  nacque  la  gara  di  fab- 
bricare altri  Palagi  con  l'ottimo  gufio  de'Romani  Architetti, e  de'Gre- 
ci  Maeftn  ;  e  quell'anno  1480.  trovali  notato   dal  Notajo  Grifcuolo        Alcuni 
nella  memoria  ch'egli  nefcriffe  ,  e  che  in  ultimo  farà  da  noi  qui  por-    ferini  ac- 
tata  »  notando  ancora  ,  che  fece  oltre  di  quello  ,  akre  b-lliifime  Inb-  cernuti   dal 
briche  ,  ma  che  di  una  Chiefa  ,  come  la  più  beila  ne  averebbe  fatto  Nu:a'°  ^i:' 

1  ir   r  1  .  ■        n  t0ie  P-r°ba- 

parola  in  appretto  leparatamente  »  la  quale  a  noi  reità   ignota  ,  per-  bilmente    ft 
Ciocche  di  quella  non  ne  ritroviamo  in  lui  altra  memoria  i  fé  pure  fon  difperfi, 
non  fuffe  difperfa  ;  come  avviene  fovvente  delle  cofe  manuferitte  .       dioiche  Je 
Per  ritornare  dunque  a  Novello  ,  egli  fu  per  tal  fabbrica  molto  s:el*5    P;0" 
bene  nconofeiuto  dalla  liberalità   di  quel   Principe  ,  e  n'ebbe  laudi  "^  |j* £•*" 
immortali  da   ogni  ceto  di  perfone  ,  dapoiché   non   fi   fazinvano  di  ^e    portano 
mirare  ,  e  confiderare  lacollruzione  ,  la  grandezza  ,  {giacché  era  il  a    tal    cr«< 
p:ù  gran  Palaggio   che  in  fino  allora   in   Napoli    fulfi  veduto J  ed  il  «enzn. 
beli'  ornamento  di  effa  ;  laonde  probibiliilìma  cofa   è    dunque  ,  che 
Novello   faceffe   altre  opere  ,  giacché   ville    affai  vecchio    venendo 
a  mancare  circa  gli  anni  ifio.  pieno  di  riputazioni ,  e  di  gloria  ,  per 
avere  affatto  abolita  la  gotica  Architettura,  eriftituito  l'ottimo  gu- 
fto  ,  e  le  buone  milure  nel  fuo  primiero  fi  ile  ma.   L'Epitaffio  che    ftà 
collocato  fopra  la  Porta  maggiore  della  Chi-fa,è  quello  che  qui  fiegue. 
EreBam   Hanc  Jìbi  futj'qi   Do-nttm 
^vbertum  Sunfeverino  Sa  terni  Principi 
Magni   Regni  Admirato 
JfabelU  Felina  à  labore  Bifmiani  Vrincept 
Stìntltm  Magnìfica™  D.D. 
A.  D.  MDLXXXXVII. 

I     z  Ga- 

li*) II  Palagio  di  Roberto  Sanfeverino  fu  comperato  nel  15S4:  con_» 
danari  de'Nepolecani  ,  e  pauicolarmente  della  Principefla  di  Bagnano  , 
per  darlo  al  P.Alfontb  Salmerone,  ,-tcciocchè  vi  eiigeifcla  Chiefa  del  Giesù 
Nuovoje  fu  ridotto  a  foima  di  Chiefa  nel  medesimo  anno,  e  vi  fu  buttaca  la 
prima  piccia  da  D.Pietro  di  Girone  Duca  di  Oifum  a  ij.Agoilo  ,  benedetta 
P  ima  da  D.LeJio  Biancaccio  Arcivefcovo  di  Taranto.Fu  pai  dedicata  alla 
Ss.Conctiione  dai  Cardinal  Alfonfo  Gicfualdo  Arcivefcovo  di  Njpoii  nel 
ÉioQ.e  confegrata  con  grandiflima  Solennità. 


68  Vita  di  Novello  da S.Lucano  &c. 

Gabriel  d'Agnolo   fiorì  quafì  nel  meclefimo  tempo  ,  ma  prima 
che  quello  gran  Palagio  del  Principe  Roberto  veduto  avelie  ,  fece  mol- 
te opere  ,  nelle  quali  cercava  ancor  egli  di  abolire  affatto  l'ufo  di  fab-  ' 
bricr.re  alla  Goti*  a  ,  ed  abbracciando   il  confìglio  del  Sanlucano  »  fi' 
poitò  anch'egli  in  Rema  per  ofllrvarvi  le  buone  fabbriche  ,  e  l'ottima 
A:ch,tcttura  ;  Indi  ritornato  in  Napoli  perfuafe  il  Duca  di  Gravina  di| 
voler  fabbricare  un  Palagio  ,  the  non  avefle  che  cedere  a  quello  del 
Prineipe  di  Salerno  .  D.  Ferdinando  Urlino  che  avea   gran   tuore,e 
magnanimo  al  pari  del  Principe  Roberto  ,  accettò  volentieri   l'impre- 
Cagioni'  pei  ^  '  e  ^e't0  va  bel  ^to  lD  f'cc>a  a<la  Regal  Chiefa  di  Monte  Ohveto  , 
lequsJi  fi  ii-  fu  dato  principio  alla  belliflìma  fabbriea  del  Palagio  ,  che  oggi  fi  ve- 
male  iu  rer-  de  ,  ma  eflindo  depo  alcun  tempo  terminato  il  primo  appartamento  » 
fetta  L  fab-  verne  l'opera  fraftornata  da  alcuni  accidenti  ,  che  la  fecero  rimanere 
Pallio  V  'mFer^etta  »  ccme  qui  fotto  dimoftraremo  . 

G:3vi  a.  ^ra  'n  Sut'  niedtf  mo  tempo  ,  che  il  mentovato  Palagio  fi  fab- 

bricava ,  fucceduto  nel  Reame  di  Napoli  Alfonfo  II.  ,  nipote  del  ma- 
gnanimo Re  Alfcnfo  Primo  ,  che  conquiftò  il  Regno  >  e  nel  quale   fi 
Alfonfo  IL  fece  tanto  amare  per  la  fua  Angolare  prudenza  ,  valore  ,  e  giuftizia  , 
Re  di  Na- the    lafciò  di  se  defideiio  spprtflb  gli  Uomini  ,  ed  eterna  fama   nel 
pò  i  per  fuoi  jj-^pJq  •   ma  Ecn  cos\  coflnj  :  perciocché  volendo  ufare  più  tofio  feve» 

ftumi  odia-  nta  »  l^e  c'enr-eriza  •>  cne  è  la  propria  bafe  ,  ove  fi  ftabibfce  la  Monar- 
to  da'B.ro- iri'a  >  venne  con  ciò  a  concitaifi  contro  quali  tutta  la  Nobiltà  ,  ed  il 
ni  del  Re- Popolo  Napoletano  ,  i  quali  unitamenre  fdegnati  ,  depravano  or- 
S,1C*  rnai  ,  the  preflo  il  Re  Carlo  Ottavo  di  Francia  s'impadroniffe  del  Rea- 

me di  Napoli,  tuttoché   amaflero  Ferrandino,  come  Giovane  Vir- 
tuofo,  e  clemente,  ed  in  tutto  diilìmile  ad  Alfonfo   fuo  Padre  .  Per 
laqualcofa  vedendoli  Alfonfo  abbandonato  da  tutti  ,  come  mal  ve» 
,  -      ì,1"  duto  ,   rinunz.ò  il  Regno  al  giovane  Ferrandino  ,  fperando   muovere 
Regno    „_,  il  Popolo  a  difendere  il  Regnojma  nulla  valfe  quella  cautela,perocchè-fi 
Jk-n andino  eran  troppo  avanzati  i  Fra ncefì, e  forfè  con  troppo  defiderio  erano  diNa^ 
fuo  iìgiuio-  poktani  afpettatijlaonde  per  ifeampare  i  rigori  dell'avverfa  fortuna  bi- 
V*  •  fognò,  che  Alfonfo  in  Sicilia  prima  ,  e  dopo  Ferrandino  aProcida   fi 

boknzt!»1"  r'coverafl'ero  *  ec*  amD,i  P°»  nelIa  Sicilia   fé  ne  ItafTero  infieme  ,   infin 
ed  avreni-  che  rifvegliatofi  di  nuovo  l'amore  de'  Napoletani  verfo  il  giovane  Re 
menu     dt-J  Ferrandino  ,  confiderando  le  fue  virtù  ,  e  la  foverchia  libertà  ,  ed  in- 
{Ugno  -,  co-  folenzade'  Francefi  ,    Io  richiamaflero  al  Regno  ,  ove  poco  dopo  fé  ne 
n  e  nei  Co-  mQI\  f  e&nd0  prima  di  lui  morto  il  Padre  in  Sicilia  .  Indi  fucceduto 
tiìA^'tori    alla  Corona  Re  Federigo  ,  inforfero  guerre  più  fanguinofe  ,  infinchè 
quello  rifugiatofi  fotto  il  patrocinio  del  Re  Luigi  di  Francia  ,  fu  prefo  ■ 
t\  Regno  da  Confalvo  di  Cordova  ,  detto  il  gran  Capitano  a  nome  del 
Re  Ferdinando  il  Cattolico  . 

Per  tinte  turbolenze   di  guerre  foreftiere  ,  e  di  rumori  inteftini 

adun- 


Architetto.  69 

adunque  fu  forza  ,  che  i  Baroni  <  ed  i  Cittadini   ad  altro  attcndef- 
feto  ,  che  a  belle  fabbriche  ,    ed  abbellimenti  della   Città  ,    che 
perciò  il  Palagio,  anzidetto  fi  rimafe   imperfetto  :    nulla  operando 
gli  Artefici  in  tali  calamitaci-!  ,  e  nulla  penfando  di  fare  i  Cittadi- 
ni ;  laonde  folamente  Ci  attefe  in  quelli   tempi  a  refezionare  cioc- 
che era  più   neceffario  per  l'opportuno  ricouro  ;    Indi    fédate  le- 
rivolte  della  guerra  ,  eifen  do  morto   Ferdinando  Verfino  ,  che   avea 
incominciato  il  Palagio  ,  l'opera  da'  fucceflbri  non  fu  compiuta  ;  pe- 
rochè  ned'  entrata  che  fece  l'imperador  Cario  V.  ("come  narra  il  No- 
tajoj  panando  per  quella  ftrada    vide    la  magnifica  fabbrica  ,  e  com- 
mendatola molto  y  gli   fu  nfpofto   dal  Padrone   di  allora:  farà  dalla 
V.  C.  M.  quando  farà  compiuto  ;  e  perciò  fi  dice  ,  che  da'  fuoi  fuc-    r)OPo  k_» 
ceflbri  non  mai  s'è  penfato  finirlo  ,  cioè  per  non  privarli  di  tanto  co-  ni0;te  dell* 
modo  ;  dubitando  ,  che  tal  promefla  veni/Te  a  memoria  de'  fucceflb-  Imperador 
ri  Aulìriaci  »  Ma  comunque   la  bifogna  ella  andarle  ,  è  certo  che  an- Carta  Vl.d 

cor  opoi  imperfetto  fi  vede ,  correndo  Tanno  1728.  che  querce  c&fe  ^u.ftr,1.a,sl,<f 
e    .    «■>«">         r  *  '  *  ripigliatoci* 

Icrjviamo.  ^        nuovo  il  prò 

Ma  per  ritornare  a  far  parola  del  noftro  Artefice  »  dico  ,  ch'egli  feguinunco 
riedificò  ancora  la  Chiefa  di  S.  Maria  Egiziaca  ,  preilb  quella  della  Ss.  <JelIa_  Fab- 
Nunziata  ,  fabbricandola  alla  moderna  ,  e  fabbricò   la  Chiefa   di  S.  p*5!1"     ?- 
Giufeppe  ;  come  riferifee  il  Notajo  Cnfcuolo,  al  quale   riportandoci  q.? 
in  ogni  più  confiderata  notizia  ,  regiftraremo  qui  lotto  quanto  egli  di 
quelli  Maeftri  eccellentiflìmi   in  Architettura  ne  lafciò  fcritto  unita- 
mente col  virtuofo  Gio:  Francefco  Mormando  .  e  le  fue  parole  fon, 
quelle  » 

In  quefio  medefimo  tempo  fiorirono  Ire  grandi fsimi  Architetti» 
cioè    nel  detto  mille  fimo  1480.  ,   //'  quali  furono  ,  G  abr  e  l  d'Agnolo  » 
Novello  de  S.  Lucano  ,  e  Gioì  Francefco  Mormando  *  dove   che  quefii 
andavano  a  gara  a  fare  ogn  una  he  Ile  fabbriche  ,  e  di  granfpefa  i  per-   ]sjej  tempo 
che  con  qutlia  gara  Gabriele  fabbricò  il  palazzo  del  Duca  dà  Gravina^  che   i]  No» 
incontro  la  Chiefia  di  Monte  Oli  veto  l  ma  quefio  prima  non  fijìnio  per    taÌo  Cri- 
le  guerre  ,  e  Poi  Per  una  promoffa   che  fece  il  Padrone  all'  Imperatore  ^cu°lofciif- 
Carlo  quinto  ,  e  quefio  fece  ancora  altre  oell  opere  ,  come  la  Chtejia  ,10C;j|re   era 
dell'  Egiziaca  »  San  Giufeppe  ,  e  altri  palazzi  .  Novello  ft ce  per  com-  vivoS.I<*na- 
p eterna  toro  >  ma  più  prima  lo  Pa  lazzo  Jamofò  de  lo  Principe  di  Saler-  zio,  ovvero 
no  dovi  era  la  Porta  Ideale  i  il  quale  oggi  fi  tratta  da  quelli   Signori    mono  di 
donarlo  con  grandezza  d'animo  reale   alli  Padri  della  Compagnia   del  ' c  ",e  P\~ 
J*.  Ignazio  Lisia  ,  e  commutarlo   in  una  magnifica  Chiefa  ,  che  farà  v;en    cnìa- 
un  a  maraviglia  .  Il  pr  e  fato  San  Lucano   ha  fatto  oltre  di  quefio  Pa-  mato  j]    P„ 
lazza  altre  belli fs-ime  fabbriche  ,  che   ha  dato  efempio  de  Ih  fabbriche  Ignazio. 
«Ila  Romana  ,  ed  ha  fatto   una  Chiefia  ,  che  fi  noterà   a  parte  .  Gioì 
Francefco  Marmando,  &c.  e  tutti  tre  quefli  Vomini  facendo  cofe  bet- 

Hfsime 


o     Vita  di  Gabriel  d'Agnolo 


lifsime  alla  Moderna   Con  buona  ,  evira  Architettura  ,  rnancarènt 
circa  il  r  f  io.  poco  più  o  meno  uno  dall'  altro  .  Cr>fconiuf. 

Ciò  che  di-  Cosi  dunque  coftnro  virtuoftm?nte  operando  immortai  fama  di 

cedei  Mor  ioro  lanciarono  nella  riviri-  ria  de'  Po(reri,per  aver  del  tutto  abolita  la 
mando  in — . gotica  Architettura  ;  facendo  a  parte  menzione  di  Gio:Fran  efco  Mor- 
^o  farà  ua_>man^°  Per  e^er  ^a£o  'Fnoriro  dal  Va  fari  ,  e  da  ogni  altro  Scrittore 
noi  riporta-  tutto  che  Fiorentino  egli  fi  foiTe  ;  Ma  noi  rendendo  J'onrr  dovuto  al 
to  nella  fu  a  di  lui  merito  ,  f  remo  (hi.TO  il  fuo  nome  ,  fcrivendo  alla  v  rità  ,  e 
Vita,  non  alla  interefTta  patT-on  della  Patria  ,  che  fuol  molte  volte  fovee» 

chiamente  gli  Uomini  trafportare  , 


fin'  Mia  Vita  di  Gabriel  $ 'Agnolo  ,  t  dì  favello  da  S.  Luca»* 

Architetti. 


VITA 


V       I       T    A 

D       I 

GIO:    FRANCESCO 

MORMANDO 

Famo/ìfsimo  Architetto  Fiorentino  > 
e  Mujìco  eccelkntifsimo . 

QUell'altiffima  verità  ,  alla  quale  tanto  dobbiamo  ,  per  la  cogni- 
zione del  Sommo  bene  ,  quella  ideila  ,  che  palefare  a'  Pofterl 

""    ne  fece  le  gradite  notizie  de'  Paefani  Attefici ,  i  quali  per  tan- 
to fpazio  ,  e  sì  lungo  di  tempo  eran  fiate  fepolte    per  colpa  de'  noftri 
Scrittori ,  e  maligniti  ,  o  almen  troppa  trafcuratezza  di  coloro  ,  che 
le  memorie  degli  Artefici  del  difegno  >  aveano  in  generale  già  pubbli-: 
cato  al  mondo  j  Quella  medefima  veytà  vuole  ora  ,   che  fi  facci  paro- 
la di  un  Virtuofo  Architetto  ,  trafcnrato  da'  Cuoi  medefimi  paefani  i 
perciocché  eff  ndo  egli    di  Patria  Fiorentino  ,  da   niun  Scrittore  di  Quefto  Vir. 
quella  dotta  Città  viene  commemorato  i  laonde  noi  per  rendere  al  fuo  cuoio  vien 
merito  1'  onor  dovuto  ,  abbiamo  in  quello  luogo  ,  feparatamente  da-    trascurato 
gli  altri  due  fnoi  concorrenti  ,  notati  i  pregi ,  e  le  virtù  di  lui,  facen-  j^^'I  ^g* 
doinquefto  modo  conofcere  ,  che  febbene  a'  noftri  Napoletani  folle  fanj  Scn'cco. 
fatto  dal   Vafari ,  e  da  feguaci  fuoi  affai  torto,  ad  ogni  modo  pe-ri. 
rò  ,   noi  rettamente  giudicando  ,  rendiamo  l'onore  ,  che  meritamente 
fi  deve  a  Gio:  Mormanno  Fiorentino  ,  dapoichè  con  fue  virtuofe  ap- 
plicazioni fi  ha  meritato  appreffo  gli  Uomini  eterna  laude  ,  come  qui 
appreffo  dimoftraremo  . 

Nacque  quefto  Virtuofilfimo  Uomo  nella  Tempre  celebre  Città  Sua  na/dea^ 
di  Firenze  ,  madre  di  belli  ingegni  ,  e  dicefi  ,  che  fu  la  fua  nafeita 
circa  gli  anni  147 f.  da  onefti  parenti ,  che  civilmente  vivendo  ,  pro- 
cacciavano il  loro  mantenimento  con  negoziar  vane  merci,e  defignava 
no  il  fanciullo  a  tal  meftiere  applicare  ;  ma  egli  tutto  rapito  dall'amor  indiato  ai 
del  difegno  ,  andava  tutto  giorno  a  vedere  operare  alcuni  Pittori,  che  difegno. 
nella  Chiela  di  S.  Maria  Novella  dipingevano  ,   e  fecondo  quelle  cofe 
eh'  e'  vedeva  ,  tornando  a  cafa  ne  faceva  i  burroni  .  Or  accadde,  cha 
trovandoli  un  giorno  in  S.  Maria  del  Fiore  ,  udì  da  alcuni  Architetti 

mol- 


72         Vita  di  Gio:  Mormando  i 

molto  lodare  la  Cupula  voltata  con  tanto  ardimento  ,  e  fapere  da  Fi- 
Filippo  di  lippo  di  Ser  Brunellefco  ,  il  quale  con  ammirazione  ,  e  confufìone  de' 
ber  Biunel-fuoi  emoli ,  e  di  quelli  Architetti  oltramontani ,  che  avean  per   fuo 
Ideo    voltò  Configlio  chiamati  i  Confoli  di  quell'opera  ,  avea    la   medefima  con- 
S  x^'f^'^eiflcttoafalvamento  ,  con  modo  non  più  veduto  ,  ed  infra   quelli  Ar- 
fcioie  ,  con^hitetti  vi  flava  chi  difputava ,  fé.  il  valore  di  Leon  Bttifta  Alberti 
Un  glandi/-  agguagliarle  quello  del  Brunellefco  ,  e  molte  difpute  factano  ,  fecon- 
lima  Imic.    ^o  accader  fuole  nelle  parzialità  di  coloro  che  vogliono  1'  altrui  opere 
giudicare;  ma  che  in  fine  tutti  poi  con  uniforme  parere   lodavano  1' 
Alberti  per  un  grand'Llomo  ,  còme  quello,  che  col  fuo  ingegno  avea 
<--LOr'  'ft  Pofto  m  cniar0  mo^te  co^e  di  Architettura  ,  e  molti  i finimenti  inveii- 
Alberti!"  ^ laC'  Per  fervigSio  di  quella;  laonde  a  tali  difcorli  il  giovane  Cio:Fran- 
cefeo  fenù  rap;rfi  di  defid-rio  di  applicare  all'Architettura,  tanto  più» 
che  udito  avea  aver  fpeiTe  volte  molto  più  dtlia  Pittura  apportato  uti- 
le a  g'i  Artefici  fuoi  ,  per  la  qual  cofa  fi  propofe  nell'  animo  di  eferci- 
tare  in  quella  l'ingegno  fuo  ,  e  tanto  in  efla  applicare  infin  che  come 
il  Brunellefco  ,  e  l'Alberti  *  allor  vivente  ,  fu/Te  ancor  egli  un  virtuo» 
fo  Architetto  divenuto  »   Per  la  qusl  "ofa  fvelato  quello  fuo  defiderio,e 
fermo  proponimento  a  fuo  padre  ,  e  fattone  parola   con  gli  Amici  di 
Gio:Fian-l-'eon  Battifla  ,  ebbe  luogo  di  acconciarfi  con  quel  gran  Virtuofo,  che 
celco   va   a  come  fi  dice  »  con  particolar  cura  V  iflrui  nelle  buone   regole,   e  ne" 
Scuola  dell'  precetti  dell'Architettura  ,   ov'egli  di  buon  propofito  attendendo  ,  tal 
Alberti.        profitto  vi  fece  ,  che  in  brieve  tempo  ne  divenne  Maeflro  . 

In  una  tanto  /'ndefc/Ti  applicazione  ,  non  lafciava  egli  pero  di  di- 

D.  .  vertirii  alcunore  nel  ioave  tfercizio  della  Mufica,  nella  quale  mira- 

mene an-,  ..  ,  •■  j  r  j  i       i     r 

r^i    Prf,]  biimente  avea  la  natura  inclinata  ,  trovandoti  due  volte  la  fettunana 

lente  Muli-  Jn  uni  Accademia  ,   nella  quale  foleano  in  que   tempi  li  Giovani  ,    che 
co.  alla  Mufica  attendavano  ,  efercitarfi  ,  cui  tutti  G.o:  Francefco   fupe- 

rava  ,  per  la  ibvrana  abilità  concedutali  dalia  natura  ,  (  dopo  la  pri- 
ma caufa  )  la  quale  lo  avea  dotato  di  così  perfpicace  ingegno  ,  ed  abi- 
lità gratiofa  ,  che  quando  lui  cantava  ,  o  luonava  il  leuto  (  già  da  p  ù 
tempo  ,  ed  infino  da  fanciullezza  esercitato  da  lui  )  rapiva  gli  animi 
di  coloro  ,  che  l'afcoltavano  ;  cofa  che  poi  lo  portò  ad  e/Ter  grat.iTìmo 
al  Monarca  delle  Spagne  Ferdinando  il  Cattolico;  come  in  appre/To  di» 
mofiraremo  . 

Aveva  Gio:  Francefco  più  volte  udito  dire  ,  che  li  Studi  di  Roma 
aveaiio  aperta  la  mente  a  tutti  coloro  ,  the  approfittandoli  di  eiìi  , 
erano  poi  bravi  Maeflri  divenuti  ,,  ctìociofllacofache  l'eftnipio  del  no-; 
minato  Filippo  Serbrunellclco  io  diinoArava  ,  il  quale  con  Donatello 
colà  valentuomo  divenne  ,ed  ultimamente  Leon  Battifla  fuo  Maeflro 
confcfTava,  aver  in  Roma  più  apprefo  da  morti ,  che  da  qualunque 
vivente  Precettore  ;  per  la  qual  cofa  ardendo  di  defiderio    di  vedere 

qutll* 


Architetto.  73 


quell'opere  ottime  di  que'  primi  Maeflri  ,  fenza  frapporvi  indugio  in 
Roma  ii  trasferì  ;  ove  giunco  fi  diede  con  tutta  applicazione  allo  ftu-     In  Roma 
dio  delle  perfette  mifure  ,  e  da  quelle  appien  comprefe    il  buono  »  e  1'  fc«   »  fuoi 
ottimo  degli  antichi  Maeflri  ,  e  la  vanità  delle  Gotiche  forme  *    che  "u°)  • 
ancorala'  fupi  tempi  fi  coftumwino;  laonde    fi    propofe  ,  abolir  dal 
fuo  cani-?  affitto  quella  chimerica  Architettura,   chiribizzata    da  cer- 
velli in  tutto  a  quella  conformi  ;   formando  della  buona  maniera   vsrj 
efqu.fiti  djlegni  ,  e  modellava    ancora  qualche  Tempio  ,   e    Palaggio» 
p.r  trovarli  poi  pratico >  alle  occafioni ,  che  occorrer  gli  pott fiero  ,   fic- 
tome  avvenne;  Perochè  intanto  che  a  quelli  profittevoli  iiudj  egli  flava 
applicato  ,  occorfe  ,  che  da  alcuni  ,  che  di  frefeo  eran  venuti   da  Na- 
poli ,  udì  la  rima  di  Novello  da  S.  Lucano  ,  e  di  Gabrhl   d'  Agnolo  , 
\  qu  ih  a  competenza  aveano  incominciato  fabbriche    alla  moderna,  e 
tutte    alia    Rom.na  Ar:hitettura    conformi,  laonde  defiderefo    ancor 
egli  di  far  conofeere  jl  fuo  valore  ,  in  Napoli  fi  porto  ,  ove  appena  ar- 
rivai i  prie  domeflichczza  col  S.  Lucano  ,  a   cui  fuoi  difegni ,  e   mo- 
de.li  inoltrata  avendo  ,  fu  dì  queilo   a  varj  lavori  propofto  ,  ma  tofto 
il  $.  Lw.  ano  ebbe  a  perniili    deli,  molte  Jaudi   che  già  date    gli  avea  » 
r;  nprovaratone  forfè  da  Gabriello  d'Agnolo;  concioffiacofac'hè   fi  v.- 
der  tolta  di  mano  un  opera  ragguardevole  per  il  luogo  ,  f  p.r  l'onora- 
rio,  alla  quale  amenduni  quelli  Architetti  afpiravano  ,   il  piche  d' a- 
m<   ;  ,  concorrenti    divennero  ,  Hapoichè   vedute  1' opere  b. Ile  ,   che 
G,.  .  Francefco  conduceva  ,  gli  fu  da'  Monaci  di  San  Severino  ,   luogo 
o^oratilTimo  in  Nipoli,  proporlo  d'ingrandire  la   Chi  .-fa,  con  «edifi- 
cai la  da  fondamenti  ,  la  qual  cofa  molto  di  buona  voglia  incontrando, 
gote  mano  al  lavoro  ,  veggendo  efler  quella  un  opera  ,   che  aliai  ripu- 
tazione ,  ed  utile  gli  averebbe  recato  ;  laonde  dopo  formatone  p.ù  di- 
(ei'ni  ,  ne  formo  un  modello  di  così  efquifita  perfezione  ,   eh-    a   mi- 
raviplia  fu  lodato  da  tu:ti  que'  che  lo  videro,  e  piacque  tanto  a  que' 
Padri*  che  lo  inoltrarono   ad  Alfonfo  Secondo  ,  allora  Re  di  N  poli  ,  Alfanfo  IL 
il  quale  applaudendo    alla  bella    fabbrica,  gli   aflegnò   quindici  mila  affegnò      z 
feudi, lu  gli  arrendam  nti  di   Puglia,  e   gabelle   dello  Scannaggio  ,  il  ^""aci   .dt 
perchè  fi  diede  principio  alia  nu ava  fabbrica  nell'anno  1490.  ,    come.     '  m-lU  lcu_ 
appare  dalle  fentture  che  nell'Archivio  di  S.  Severino    fi  confervano  .  di    pe,   ls__» 
La  qual  fabbrica  continuandoli  per  molti  anni  ,   (ì  riduife  in  fine  nella  i'aobiica_» 
beila  forma  ,  che  oggi  fi  vede  ,  d  >poii  he  è  quefta  Chiefi  una  delle  più  ^clla  C5*1^- 
b  le,  che  alla  noltra  Città   racemo  adornamento;  come  da  ciafeun  q  V. 

pub  (Vederli .  i  n  p0li  ,    e 

1  tanto  che  quella  Chiefa    fi  tirava  innanzi  ,   inforfero   viepiù  preceiuioni 
!      fanguinofe  le  guerre  ,  p.r  le  pretenzioni    del    Re  Luigi  di  Francia  ,   e  ^j  i\e  Lui" 
del  Re  Ferdinmdo  il  Cattolico  ,  i  quali  dividendofiil  Regno  ,  aveano  ef  at  ^r«n- 
,      inello  inviati  due  poteatiilìmi  eferciti  ,   l'uno  (otto  la  condotta  di  ^e  Cactoli- 
TOMOIU  K  Mon-     Ǥ< 


74       Vita  di  Gio:  Mormando 

Monf.  d'Obegnì  ,  e    1'  altro  di   Ferdinaado  Confalvo  ,  eletto  il  gran 
Capitano  ,  i  quali  acquittando  le  Provincie  *  e  manomettendo  le  Cit- 
tà ,  il  divideano  il  Regno  per  i  loro  Re  ;  e  perchè   Ferdinando  aveva 
defideno  tener  apprefTo  di  fé  un  virtuofo  Ar  hitetto  ,  che  alcune  fon- 
tuofe  fabbriche  gli  erigefTe  in  Cartiglia  ,  ne  avea  fatto  paròla  al  fuo 
Ambafciatore  ,  che  in  Rema  apprefTo  Papa  Innocenzo  Vili,  dimorava, 
e  quello  alcuni  anni  innanzi  avea  trattato  con  do:  Francefco  di  man- 
darlo in  Spagna  ;  ma  perchè  non  gli  fu  fatta  nrggior  premura,  cerco 
il  Mormando  di  venire  in  Napoli  per  farvi  opere  gloriofe  a  competen- 
za del  S. Lucano  ,  e  di  Gabriello,  come  abbiam  detto  di  fopra  ;  ora  di 
nuovo  eflendogliene  fatto  iftanza  ,  fece  pratica  con  Confalvo  ,  che  al- 
lor  in  Napoli  lì  ritrovava ,  che  facefle  inchieda  di  Giot  Francefco  ,  da 
lui  conofeinto  per  fufru  iente  Maeftro  da  incontrare  il  gufto  del  Re  j 
fu  dunque  fatta  diligenza  per  lui ,  e  fubito  s'  intefe  ,  come  egli   era 
1'  Architetto  della  nuova  Chiefa  ,  che  con  tanta  magnificenza  erge- 
vano i  Monaci  neri  di  S.  Benedetto  ,  la  quale  veduta   da  que'  Signori 
Spagnuoli  ,  tutta  coflrutta  di  belle,  veriffime,  ed  antiche  nobiiiffime 
forme  ,   li  parve  cofa  di  non  poca  ammirazione,  ravvifhndo  tfler  Gio:' 
Vien   con- ^rance^co  a^'  'ntutt0  ufeito  dalle  fecchezze  de'Goti  ;  laonde  ne  dicro 
dotto     in_.  avvifo  al  Re  ,   il  quale  die  ordine   che   tofto  li  fuiTe  inviato  in  Ifpa- 
Spagna .       gna  ;  ma   perchè   i  PP.   faceano  refiftenza   ,  ed  altresì  Gio:  Fran- 
cefco non  voleva  lafciare  l'opera  imperfetta  ,  vi  fu  bifogno  dell'au- 
torità del  Gran  Capitano,  acciocché  egli  per  le  Spagne  partifle,  pren- 
dendo licenza  per  alcun  breve   tempo  ,  nel  quale   fervilo  avefTe  con 
ogni  più  pofiìbtle  brevità  quel  Monarca  per  indi  con  celerità  far  ri- 
torno in  Napoli  ,  per  terminare  1'  opera  principiata, lafciando  intanto 
ordinato  ad  alcun  altro  Architetto  ,  ovvero  fuo  difcepolo  ,  che  fegui- 
tar  doverle  cotefla  opera  fecondo  l'ordine  del  Modello  ;  inftruendo  co- 
lui di  quanto  gli  bifognava  ,  inlìno  al  fuo  ritorno  .  Giunto  perfine  in 
llpagna  ,   fece  ofl'ervare  al  Re  Ferdinando  i   difegni  ,  e  1'  opere  fue  , 
che  piacciute  oltre  modo  ,  fi  dice  ,  che  1'  impiegafTe   in  fabbricare  un 
bel  Palagio  per  la  fua  Corte  ,  ed  una  Chiefa  ,  che  fu  con  magnificen- 
za condotta  ;  ma  a  noi  non  è  giunta  di  colà  più  dipinta  notizia  ,  pe» 
roche  fi  crede  Gaiamente  ,  che  Gio;  Francefco  opere  belle  facefle  ,  fe- 
condo il  proprio  valore  . 
•E'  gradito  Or  perche  ,  (come  abbiam  di  fopra  accennato)  non  lafciava  egli 

a  Ke  Per-  ;{  divertimento  de'luoi  muficali  iftromenti,  fu  ammirato  in  effi  da  al- 
nanao    cosi  ~  .  ,  „         i       ,  r      ^-  .      -r   \  ■      i- 

per  l'Archi-  cun  Corteggiano  del  Re  ,  che  al  tuo  Signore  lo  riferì,  con  tante  laudi, 

ccttura,  co- che  mode  la  curiofità  di  quel  Principe  a  volere  afcoltarlo  ,   el  in  fat- 
ine per  Ia_»  ti  udito  il  dolce  modo   di  trattar   que*  (frumenti,  e  commendandolo 
rnufìca  ,  e_>  moito  f  ^^q  3  dire  ,  che  non  fapea  fé  miglior  Mufico,  o  Architetto  di- 
encensca  ftfafog  \0  Jovefle  s  per  la  qual  cofa  tanto  fi  diletto  di  afcoltarlo  ,  che 

fuo 


Architetto.^  75 

fuo.. primo  Malico  ,  ed  Architetto  lo  dichiara  ,  con  crefcergU  la  prò-  p«  dichìara- 
vilione  al  doppio  di  quello,  che  aflegnato  gli  avea  i  ma  quello  fu  nulla  t0  juo  pr£B10 
al  pari  delle  molte  grazie,-  he  gli  fece,  avendogli  molto  amor  concepii-  Mufico ,  ed 
.  to  ,sl  per  le  fue  virtù  ,  come  per  la  dolcezza  de'  Tuoi  coftumi;  ma  più.  Architetto: 
veramente  per  effer  divenuto  amante  della  fan  mulicajE  quello  amore 
del  Re  fi  conobbe  maggiormente  allora  quando   eiTendo  da  Gio;  Fran- 
cefco pregato  dargli  licenza  di  ritornare  in  Napoli    a  compir  i'  opera. 
de'Monaci  di  S.severino,e  vedere  che  cofa  avellerò  fatto  coloro  a'quali 
avea  quella  ra  xoimndato  ,  il  Re  gli  dille  ,  che  dovendo  di  perfona  in 
breve  portarfi  in  Napoli ,   con  feco  lo  averebbc  condotto  ,  com.-  poi 
face  ;  In  fatti  conducendofi  il  Re  in  Napoli  per  raflettare  gii  affari  del 
Regno  eifendo  già  quello  interamente   conquiflato   alla  fua  corona  dai 
valore  del  Gran  Capitano,  che  i  Francefi  ne  avea  fcacciati,  feco  me- 
nb  Gio:  Francefco  ,  tome  promeflb  gli  avea  ,  ed  in  teftimonio  d'aver* 
Jo  ben  fervito  ,  com'anche  dall'  amore  che  gli  portava  ,  gli  affegnò  fo- 
pra  1  Reggi  arrendamene  commode  penfioni,con  le  quali  onoratamen- 
.te  ,  ed    Nobile  fi  mantenne,  avendolo  ancora  quel  Re  dichiarato  fuo 
famigliare.  Partito  poi  Re  Ferdinando  col  Gran  Capitano  ,   cui  feco      Regno  di 
conduife  per  gelofia  ,  e  diffidenza  di  Regno  ,   Gio:  Francefco  con  fua     ?j[?  *  di|j 
licenza  in  Napoli  fi  rimafe  ,  ove  compì  la  bella  Chiefa  di  S.Severino  ,  ^ran  Capi- 
benché  ebbe  a  rimediarvi  alcune  cofe  poco  bene  efeguite  nella  fua  af  e  ano. 
lenza,  e  vi  formo  gran  parte  del   Convento;  Dicefi   che  in  Napoli    Re  Ferdi, 
prenJefle  una  Gentildonna  per  moglie  ,  figliuola  di  onorati  parenti  ,  i>and°  con» 
avendo  ftabihto  menare  il  rimanente   della   fua   vita    fra  le  deliziofe  'vjap0j;  ;j 
amenità  di  quelle  noilre  Collin"  ;  Ma  fé  di  lei  alcun  figliuolo  egli  avef-  formando. 
fé  ,   reità  ancora  fui  dubio  ,  poi.  he  per  tradizione  fi  sa  che  non  lafciaf-  Paitenzade! 
fé  (uoi-redi,nonm-n  la  mentovata  fua  Donna,  che  una  Chiefa  d<*  egl'  ^e  Cartoli- 
inedificata  come  in  appreflb  diremo  .  Ca'itìbo  ° 

Ma  per  venire  all'  opere  ch'egli  fxe  ,   effendo  ormai  già  famofo,  c'iuiFranee 
e  tanto  più  ,  per  effer  flato  tanto  prezzato  dal  Re  Cattolico,  dico  adun-  ,co    rinufe 
*jue  ,  che  volendo  il  Duca  di  Vietri  in  quel  tempo  edificare  anch'  egli  in  Napoiifi- 
unfontufo  Palagio  ,  a  concorrenza  di  quelli  ,  che  fatto  aveano  il  Prin:  neccia  fab- 
cipe, di  Salerno  ,  e  '1  Duca   di  Gravina  ,  chiamò  a  fé  Gio:Francefco  ,  Serrine. 
ed  il  fuo  penfiero  gli  efpofe  ,    incaricandolo  ,   che    la  fua  fabbrica  non 
avefle  che  cedere  di  bellezza  ,  e  grandezza  a  quelle  già  da  cofloro  eret- 
te ;  e  tanto  più  ,  che  molto  vicino  faiebbe  il  fuo  Palagio   fabbricato  a 
quello  del  Principe  Sanfeverino,  giacche  poco  dittante  avea  il  fuo  fito  «    Palagio  e- 
11  formando  afficuratolo  ne'fuoj  dubbj,  veduto  il  fito  ,  ne  formò  i  di-  retto  alDu- 
fegni  ,  e  ne  ftee  anche  fare  una  bozza  in  modello  ,  fopra  la  quale  co-  c3.  di  vie~ 
minciò  la  fabbrica  ,   che  tirandofi   fempre  innanzi  ,  in  pochi  anni  rf"  plinclpedcì 
dufle  a  perfezione  ,  con  gradimento   del    Padrone  ,  e  con  applaufo  di  la  Rocci 
tutti  }  e  quello  è  il  Palagio  ,  che  ora  è  pafTato  nel  dominio  de'Signo-  Perdiiumo. 

&     2  ti 


7  6       Vita  di  Gio;  Mormando 

ri  Principi  della  Rocca  Perdifumo  .  Così  fabbricò  ancora  il  Pelagio 
•  Palagio  di  deliziofo  a'Signori  di  Cantalupo  ,  dove  vi  fece  appartamenti  »  e  fc>g- 
Cincalupo  gie  deliziofe  ,  per  godere  l'amen tifimi  riviera  di  Paufilippo  i  Fé  altre- 
alla  riviera  sì  altre  opere  in  Napoli,  e  per  «1  Regno  ,  ed  in  quella  noftra  Capitale 
PJU"',P->  molte  cafe  ,  e  Palagi  accomodò  »  e  rifece  ;  infra  le  qu  li  contali  quel- 
p  la  ,  che  già  fu  dal  famofiffimQ  Antonio  Panormita  ,  che  fu  tanto  caro 

al  Rè  Alfonlò  Primo  ,  la  quale  è  fituata  predò  S, Maria  de'  Pign.  telli  , 
Chjefuola  contro  il  Seggio  detto  di  Nidoj/d  in  qqela  càfa  vt  feoì-Gio: 
Francefco  nel  rifarla  beìlilfinie  comodità  ,  ed  ornamenti  d.i    abitarvi 
qualfilìa  Titolato  $   ma  le  maggiori  laudi   che  da  ogni  ceto  di  perfona 
egli  ottenne  furono  per  la  Chiefa  di  Severino  già  detta  ,  la  quale  com- 
piuta in  tutto  de'  (noi  adornami  nti  ,   in  alla  perfine  feverta,  laddove 
il  concorfo  de'Pcpoli  di  varie  parti  durò  per  molti  meli, con  immorta- 
li ludi  deil'.-rtcfìce  fuo  ,  tfetobi&é  vtdevafi  una  Chiefa  di  "buona  ma- 
niera ;  ed  .Ih  Rem  nr<  cofirutta  diverfa  dalla  rezza  idea  gotica1  fin  al- 
l'ora vedut".  ;  Per  là  qual  cola  del.berarono   que'  PP.  di  volerla  rende- 
re viepiù  magnifica  ,  come  configliava  il  Mormando,  con  alzarvi  fu- 
perba  Cupola,  affindi  fi  ria  apparire  m  n.Vigliofa  e  di  fuori,  e  di  den- 
tro ,  per  fua  grandezza,  il  p.rchè  ne  fece  eg!i  più.  dilani  ,  è  cominciò 
il  modello  ,  credendo  in  breve  tempo  poneno   ah'  opera  ,   rtla  pr -ve- 
nuto dalla  morte,  come  diremo*  lalciò  a  Sigilm  ndo  di  Giovanni  l'o- 
nore di  alzare  ,   e  voltar  la  gran  Cupola  ,  chi  re  ò  'fiupore  a  coloro  , 
che  in  que'  tempi  la  videro  ,  per  eift-r  h  prima   forù  ,   che  in  Napoli 
di  grandezzate  ,  e  di  tanta  altezza  fofle  veduta  .  Ma  Gio:  Fr  -etico 
abitando  prciìò  la  ftrada  Erculenfe,ora  di  Forcella  appellata  ,  vedmdo 
predo  la  Chiefa  di  S, Severo  una  Chiefuola  qmfi  diruta,  h'eraftata  eret- 
Gio:  Fran-  ta  '"onore  della  Gran  Madre  di  DIO  ,  lotto  il  titolo  di  S.  Maria  della 
cefeoreedi-  Stella  ,  fi  propofe  nell'animo  fuo  d'ingrandirla  da'  fondamenti  ,  a  fua 
fico  la  Chie  fptfe  ,   laonde  ,  formatone  ildifegno  ,  la  fece  cominciare  a  fabbricare, 
la  di  S.Ma-  e  profeguendo  con  lollecitudine  il  lavoro  di  efla  ,  perchè  ormai  fi  ve- 
Srella  o  eff   deva  aliai  vecchio  ,  in  poco  tempo  la  ridurle  a  p.rfezione,  e  fittola 
quella'  di  S.  ornare  di  belli  fìucchi  ,  e  di  ogni  fuppellettile  nece/Tana  ad  una  Chie- 
Severo.        fa  ,   la  fece  confegrare  dal  Vefcovo  di  Pozzuoli ,  che  allora  era  Vica- 
rio Generale  dell  i  Chiefa  Napoletana  ,  e  la  dotò  di  annue  entrate,  lìc- 
come  leggefi  nell'ifcrizione  ,  che  nella  m-ntovata  Chiefa  fta  fituata,  e 
noi  per  chiarezza  del  narrato  qui  riportiamo  ,  affinchè  ciò  leggendoli 
«la  Cuoi  patfani  abbiano  il  piacere  di  udire  gli  onori   ricevuti  da  un 
loro  virtuofo    Cittadino   i    e  fé   bene    elfi    hanno  moltilfimi  altri 
Maeftri  ,   onde    poifon  vantarli  ,   ad   ogni  modo  però    viepiù  crefee 
il  pregio  col  numero  ,  e  con  quegli  onori  ,  che  da'  Supremi  Regnan- 
ti iono  (lati   a  talun  di  coltoro  compartiti  ;  co' quali  parche    in  alcun 
modo  vengon   più  controdiilinti  da  molti  t  che  fé  ben  Virtuofi  elU 

già 


Architetto,  .77 

già  furono  ,   non  cbbtr  prò  la  forte  di  con trcdiftin  uqcrfi  con  Regali 
munifoiinze  le  non  chfc-ptichi.    X  x.  «■ ') 

J nanne t  Mormandus   Architela;   Ferdinanda    Regis  Catholici 
prè  muficis   injìrumeniis  !gvatifisimus  ,   Sacellum  vetujìate 
collapfium  fiua  pecunia  h  fondamenti  s  reftituit  ,  fjrmamqi  in 
mtliorew  redìgi  t_,  Annafialutis  I  f  r  9. 
Di  quefta  Chiefa  eretta  da  G"io:  Francefco  non  fa-punto  menzio- 
ne il'Notaja  Pittore  v  ma  fola  niente   nelle  {fritte  notizie   di^Novello 
da\W'f;uxano  ,  e*H  GaBriellod-Agirfdo   qualWdei  MoririUrido    &re- 
vem  i.tj  r  girtra  ,   a(  fuo  Colico  ,  ed  in  coniufo  , 

Gio:F 'rancefcn  Mormarìdo^  vakntifisim'o.-A^-èhi 'tettare  fabricò  il 
Valazzi  al  Duca  di  Pietri  ,  che  $  bsllifisimo  ,  e  quello  de  Canta  lupo  » 
co  ne  anco  queliti  del  Duci  della  Torre  FiloPWrJtyi,  e-  quello  della, 
Rocca  ,  m^  la  bella  fiabb.  ica  Imo,  è  l'i  Ckietìa  di  S'.  Severino  ,  la 
quale  di  piccoli»  \  i'mà[fatta  ch*/eui\i  ha -l.'.pri Q&'/q  ,  e  modernato  » 
Come  fi  vede  b:  Ili  fisima  ,  la  quale  è  una  billezza  de  chiunque  la  va  a 
:  ';•«>,<?  «w  a  '  fu.falìa  cirra  il  90.  del  1400.  ,  e  lui  fu  molto  cara 
a  lo  i\e  Ferdinando  de'  So.  10 ,1,1  ;  e  tutti  tré  qu?::i  \memi  nomi  hi  fece" 
ro  co/e  WHififivff)*  mancarono  circa  il  1  f  1  o.  poco  più  ,  0  meno  uno  dal* 
l'altro,  ma  Gi(.:Fra'nc°fiC'>  campò  più  diTTaltri,  Notar  Cnfconiur. 

Q__\  appara  certi  diente  t  che   il  Injujo  Gio:  Aguolq.  non,  averle 
notizia  «te  11 'epitaffio  -la  noi  defcritto  ,    a  che  di  qu.  Ilo   ruii  fi  ricordaf- 
fe  .iHo'ra  ,  che  de'  tre  decritti  Maeim.  f.  ce  egji  mozione  ,  poiché  non 
aver;Lbr  f"  ttJ   incerta  il  tempq  d-llafm  m-nte  ,    dipoi  he    noi  ab- 
biane 1  pei  teltimonio .l'anno   ne!  quale   la  mei. tjv.ua  Ch.efa  d,  S.Ma- 
ria  eiella  Se  Ri.  Gio:  Francefco  ereife,  e  che  pochi  anni  d^po  fé  ne  in  .- 
r\  ;   ini  n  >i  figa  n  ri  j  l'ordina  ai  noftra  n.rrativi  diremo*  ch'enfio  uà. 
querta  Chiifi    gr&dotÈI    neU'anno   nominata  del  1  fi  9,    pofe  cutt^    [I 
ÈenfiefO  Gio:  Francale^  a  finire  il  modella  della  cupola   p.à  irve  mini 
ciU  ■ ,   <"h  -  grande  1  e  magnifica  dilegn.iva    di   fare   per    compi  n  nto 
dell«  fcimfa  Chiefa  di  S,  Severino  ,  come   di  (opra  ■  abbi/m  d  rt    ,'  e 
faticatovi  moltJ,   i'avea  q  1  ni  al  luo  fine  ridott  >  ,   qu  indo  (opragiua- 
to  da  uni  lenta  febbre  ,   venne  a,  mancare  circa  gli  anni   [  5-22.   e  77. 
dell'età    fua,  laCiando.   di   se  faina  immort  ile   ..ppreifo    de'  Poft-n  , 
per  de'beH'op.re  eh'  egli   lece  i  avendo  toI(;a  aff.ct  1  da  quelle    l'i.n- 
perfe'-ziòni   deète  gotiche  formi  lapndq   durerà   tempre  il  fuo    nome 
pnorato  nella  memoria  degli  uomini  Virtuofi,.. 

Fine  della  Vita  di  Gio:  Francefco  Mormtin.no  •  ■• 


NO 


78 

NOTI    Z    I    E 

■■  ■    ,  ■ 

DI 

AGNOLO    SOL  E, 
GIO:  VINCENZO  D'AGNOLO, 

Scultori ,  ed  Architetti. 

Di  Pietro  Navarra ,  ed  Antonio  Marchefi 
Architetti  Napoletani .. 

Di  Benvenuto,  o  Bernardino  Torelli,  e 
Bartolomeo  Chiarini  Intagliatori . 

TQErchè  almeno  non  refti  defraudato  d'onore  pretfo  gli  iìoiriini  la 
X     memoria  ,  ed  il  nome  di  ni  uno  de'  noftri  Artefici   dei   difegno  » 

allorché  d'efll  opera  alcuna  non  fi  vegga  ,  e  perciò  per  adempi- 
mento di  quanto  promefTo  abbiamo  di  far'  memoria  al  poffìbile  di 
tutti  i  noftri  Compatrioti  ,  e  Regnicoli  ,  quindi  ci  è  partito  di  meftie- 
ri  di  qui  notare  il  nome  di  Agnolo  Sole,  che,  fecondo  ne  lafciò.  .fc  ritto 
D.  Camillo  Tutini  ,  ne*  manofcritti  ,  che  fi  confervano  nella  gran 
Bibliotheca  di  S. Angelo  a  Nido  ,  iftituita  per  comodo  di  quefto  Puh, 
blico  dal  Cardinale  RainaMo  Brancacci  ,  fu  di  Terra  di  Lavoro  ,  e 
Scultore  affai  celebre  de'  tempi  fuoi  ,  effendo  ftato  difcepoio  di  An- 
drea del  Verrocchio  ,  ne  fi  sa  in  qual  tempo  averte*  Angelo  appirato 
l'arte  dal  Verrocchio  ,  fé  allora  quando  coftui  fin  in  Romi  o  pure  in 
Firenze  -  Efltndcfi  pero  Angelo  feimato  molti  tempo  in  Rorn;i  ,  ove 
fi  dice  ,  che  teneffe  compagnia  a  Giovanni  da  Nola,  ed  indi  amlpto 
con  Andrea  a  Firenze  ,  molto  ajutò  qutl  Maeftro  ,  volendo  alcuni  , 
che  mai  ih  N.'pVli  faceffe  ritorno  ,  per  eduli  in  Tof  ana  ,  o  in  Lom- 
bardia ammogli  to  ,  e  che  per  tal  Cagi-one  a  noi  non  ne  rimane  al- 
cuna memoria  dell'  opere  che  egli  f"ce. 

G40:  Vincenzo  d'Agnolo  ,  non  abbiamo  rifcontro  ,  fé  flato  fcfTe 
figliuolo  ,  ovver  nipote  di  Gabriello  Architetto  ;  Attefe  ala  fcultu- 
*a  ,  ma  non  fi  sa  da  quM  matftro  apprefa  Paveffe  ;  Fu  egli  Scultore 
molto  pregiato  de'ttnipi  fuoj ,  facendo  ancora  bei  lavori  d' intaglio  , 

e  cir- 


Notizie  di  Angelo  Solere.      79 

e  circa  il  if7o.  intagliò  il  Pulpito  di  S.Agoftino  ,  detto'alla  Zecca  , 
e  fece  altri  lavori  degni  di  lode  . 

Antonio  Marchefi  aflìeme  con  Pietro  Navarro  ,  fono  (lati  illu- 
dati dal  Vafiri  ne'  fuoi  fimofi  litri  dille    Vite  de'  Pittori  ,  ove   in 
quella  di  Antonio  da  Sangallo  al  fogfo  319.  d.dla  Edizione   di    Bolo- 
gna dice  ,  che  Papa  Leone  X.  conducendoli  a  Civita  vecchia,  per  for- 
tificarla, menò  feco  quelli  due  virtuofi  Architetti  ,  eh'  avea  a  tal  effet- 
to chiamati  d:<  Napoli  ,  effendo  Antonio  famoiiìììmo    nelle   fortifica- 
zioni ;  Ed  afferma  ,  che  il  parere  di  Antonio  molto  prevalfe   fra   quei 
Signori  ,  e  fra  quegli  altri  virtuofi  Architetti  ,  e  -fu  efeguito   il   dife- 
gno  fa,tto  da  lui;   Vi  è  fama  che  Antonio  fu  della  nobiliffima  famiglia 
KiarJitfe  ,  ed  accoppiò  allo  fplendor  della  nafeita,  quello  della  virtù, 
che  è  il  maggior  preggio  dell'uomo  ,  dapoichè  il  nobile  vien  blamen- 
te commemorano  da'Pofteri  come  di  una  tal  famiglia  ;  ma, il  virtuofo 
è  a  piena  boca  Iodato  in  ogni  tempo  da  ogn'uno,  per  lo  fplendor?  djf- 
fufo  alla  veduta  d'ogn'uno  per  le  lue  virtuofe  operazioni. 

Bernardino  Torelli  ,   da  altri  JJ.nvenuto  appellato,    f'i   ottimo 
intagliatore  ,  e  fcultore  in  legno  ,  e   lavorò  infittile  con    Bartolomeo    Antonio  fu 
Chiarini  fuo  condifcepolo  ,  ed  amato  compagno  moltiifime  opere  di  «inobil  fa- 
fcultura'di  baffo  rilievo  ,  ed  erano  accuratissimi  ,  e  molto  diligenti  ^f^g'  epe^ 
ne'  lavori  che  eglino  intraprendevano  ,  laonde  erano  allo  fpeffo  ado«  lingue  ,  «_< 
pera  ti  .  Colloro  fcolpirono  egregiamente  il  Coro  del  Magnifico  Tem-  per  virtù, 
pio  di  S.  Severino  ,  de'Benedettmi  neri  di   Napoli ,  confumandovi  in, 
lavorarlo  i  f.  anni  dapoiche  lo  comiciorono  nel  i  j6o,  ,  e  lo  termino» 
rono  nel  i  f?  f.  qual  opera  fu  gradita  da  tutti  ,  avendone  quefti  Arte- 
fi-i  riportata  molta  lode  da  ogn'uno  ,  e  molto    furono   commendati 
dagli  intendenti ,  e  dagli*  Amatori  delle  buene  Atti  del  djfegno,  e  del- 
la fcultura. 


VITA 


So 

r\     t    . 
D    I 

GIROLAMO  SANTA  CROCE 

Scultore ,  ed  Architetto. 


: 


S1 


*E  mvivantarfi  lieta  ,  e  in  un  tempo  iftefso   doler  fi  dovrebbe   la 
>   ftudiolilTìma  ,  e  nobif  Arte  della  Scultura  ,  non  mai,  ,.iò   ?  p.'ù 
gran  ragion»  le  converrebbe  ,  che  nel  conhderare  la  Vita  del  celebre 
Artefice  Girolamo  Santa.Croct  5  conciofliacofachè,  camminando  egli 
di  buon  p-ifso  per  laben'intraprefa  ,  e  faticofa  via  del  bene  ,  e  dili- 
gentemente operare, e  del  dare  a'marmi  nobilitlìme  forme,  eraii  fpinto 
tane' oltre,  che   già  già   poteafi  dire  all'ultima  mera    di  pcrftzion 
pervenuto  ;  quando  nel  piq  bello  d  l  Tuo  glonofo  cammino  ,   e  degl* 
anni  fuoi  ,  gli  fur  tronchi  i  palli  ,  e  lo  (lame  Vitale    iecifo   da  ineso- 
rabile ,  acerba  morte  .  -La  perdita   di  un  uomo   cotanto  egregio  ,  e 
fingolare  affiifse  loprammedo   la  Patria  ,   la  quale  (perava  -nella  di  lui 
Scultura  avere  a  pregiarli  anch'  ella  del  ino  Buonarroti  ;  come  lo  ftef- 
fo  G10:  da  Nola,  ebb*  a  dire  ,  quantunque  emulo  fofse  ,    ed    invidio- 
fo->1èlla  di  lui  gloria  ;  til  fi  eri  al  maravigliof  ;  avanzamento,  ch'egli 
da  giorno  in  giorno  faceanri  la  grande  arte  della  Scultura  .   E  quindi 
fu  mofs-a  la  fempre  'iodatapenna    del  Vafari  ,   a   fcriverne   con  que' 
fentimenti  di  ftiina ,  che  nella  fua  opera  celebrata  fi  leggono;  e  ehe 
noi  per  maggior  gloria  del  Santi  Croce  di  pirola  in  p.ro'a  riportare* 
mo  ,  depo  che  avremo  de'  fuoi  principi  ragionato  ,   dando  pofeia  no- 
tizia di  quelle  opere  ,  che  per  brevità  $  0  per  altra  cagione  dal  men- 
tovato Vafari  furon  taciute  ■ 
Nasica  del         Nacque  Girolamo  Santa  Croce  circa  fanno  di  nnflra  falute  1  f  pi. 
SanuGoce.  c|a  un  Caj  Gio:  Agoftmo  ,  che  al  m  ftier   di  Ini  ri  no  di  mercatanti  at- 
tender ;  Defidtrava  qutfto  ,   che  il  figliuolo  eo'j>rimi  principi    delle 
lettere  perfettamente  apprend.de  l'Amor  tica  ,  acciocché  appoggian- 
dolo ad  alcun  Mercatante  >'fao  conofeente  eoi  tempo  v  i  r  uLiise  ancor 
egli  ;   ma  il  fanciullo  tv  n'avendo  ancora  tutta  la  cogni^ion   delle  co- 
fe  ,  e  fpinto  dilla  incliijazion  naturale  faceva  Tempre  di  qiif'  fantocci 
che  i  fanciulli  far  foglietto  i  equmdi  avanzato  a'qu^nt    nell'  ftà  ,   e 
nella  conolccnza  fi  ditde  di  cesi  fatta  maniera   al  diftgno  ,  che  il  Pa- 
dre fu  coftretto  a  più  non  violentare  il  fuo  genio  ,  anzi  ad  appoggiar- 
lo 


Scultore,  ed  Architetto.       81 

lo  ad  alcun  Maeftro  ,  the  nel  difegno  lo  iflruìfle  ;  e  perche  Girolamo 

tutto  ai  orno  model'ava  in  cretti  varie,  e  mal  conca  figure  ,  cono- t--      .    e 

■     .      n-  i        •<     M    r     i  i       ii  ?■     .  ri»    da  fan. 

fcendo  Adottino  ,  che  pai  alla  [cultura  ,   che  alla  pittura   il  giovanetto  ciulloperin- 

inclinava  ,   e  che  in  quella  avrebbe  fatto  maggiore  riufcita  ;  perciò  l*  din  zione_j 
introduce  con  un  tal  Maeftro  Matteo,  mediocre  Scultore  di  marmi  ,  digeniomo* 
ma  però  molto  pratico,  e  che  molti  lavori  conduceva  per  abbellimen-  Jcllava    "' 
to  di  varie  Chiefe  ,  come  era  antica  ufanza  ;  e  da  lui  furono  molti  fé- 
poteri  fcolpiti  con  buon  componimento  ,  e  tal  volta  con  buoni  ritro- 
vati  ,  a  tal  che  dagli  virtuofi  Artefici   non   venivan  Mimati   che  ra- 
gionevoli ,  e  condotti  con   buona  pratica    .  Erra  adunque   il    Ca-    prrore  ^i 
paccio  ove  dice  :  che  il  noftro   Girolamo    impara/Te  la  (cultura   da  Capaccio  in 
Antonio  Rofellino  Scultor  Fiorentino  :  non  fapendo    forfè    che  que-  dirlo  difee- 
fti  fioriva  nel    i4?9.  per  teftimonianza  del  Vafari  ,    e  mancò  cir-  PoI°    del 
Ca  il  1490.   quando  non  per  anco  era  nato  Girolamo  :  che  poi  avef-  °° 

fé  quefti  fui  principio  attefo  all'arte  dell'  Oreficeria  ,  noi    non   ne  ab- 
biamo notizia  certa  ,  ma  vi  può  efler  un  abbaglio  ;   perchè  forfè  egli 
modellò  qualche  figura  ,  che  dovea  gettarfi  in  argento;  ma  da  ciò  non 
fiegue  ,  che  egli  foflè  Argentiere  ,  ne  Orefice  nella  fua  prima   giovi- 
nezza :  Il  certo  fi  è  ,  che  egli  imparò   i   primi   principi  deila  fcultura 
dallo  fcritto  Matteo  ;  e  con  coftui  fi  portò  tanto  innanzi,  che  nel  dife- 
gno ,  ei  fuperava  di  gran  lunga  il  Maeftro  medefimo  }  e  di  ciò  era  ca- 
gione ,  oltre  alla  naturale  abilità  ,  la  guida  ,  e  'J  configlio  ,  che  tutto 
giorno  gli  dava  Andrea  Sabatino  da  Salerno  ,  che  poco  prima  in  Napo- 
li venuto  ,  per  fuoi  negozj ,  come  è  detto  nolla  fua  vita  ,  vi  avea  pre- 
fo  un  gran  grido,come  difcepolodel  divin  Rafael lojimperciocchè  aven. 
do  Girolamo  procurato  di  renderlofi  benevole,cercava  da  lui  avere  que' 
precetti  ,  ed  ammaeftramenti  ,  a'  quali  non  giungea  la  cognizione ,  ed 
intelligenza  del  fuo  cotidiano  Maeftro  ;  Configliollo  adunque  Andrea ,-.    r  ,.    ,. 
portarli  in  Roma  ,  ove  pochi  anni  innanzi  fi  era  anche  portato  Giovan  Andrea   da 
da  Nola  ,  tutto  che  foflè  qua  fi  maeftro  ,  ed  avefTe  fatte  delle  bell'ope- Salerno, 
je  ;  acciocché  col  vedere  le  perfettiffime  ftatue  degli  antichi ,  co'  loro 
eccellentiflimi  baffi  rilievi  ,  e  le  moderne  ancora  ,  che  in  quel  tempo 
vi  lavorava  il  divin  Euonairuoti  ,  come  altresì  le  perfettiffime  figure 
di  Rafaello  fi  fofie  rifehiarata  la  fua  mente  ,  ed  avefTe  comprefo  quel- 
lo ,  che  fenza  tali  cofe   ofTervare   difficilmente  per  le  parole  di  alcun 
maeftro  fi  può  capire  ;  e  maffimamente  nella  fcelta  delle  perfezione 
degl'Antichi  ;  dapoichè  ad  ammaeftrare  nelle  opere   di  mano  l'umana 
mente,  vai  più  l'efempio  ,  che  qualfivoglia  filofofica  cogitazione  . 

Perfuafo  di  tai  ragioni  Girolamo  ,  e  forfè  più  dal  defiderio  di  ve- 
dere le  magnifiche  opere  di  Roma  ,  s' ingegnò  di  farne  perfuadere  an- 
che fuo  Padre  ;  acciochè  colà  inviato  l'avefTe  ;  e  quefti  ,  come  uomo 
ragionevole  ,  e  che  cercava  gb  avanzamenti  di  fuo  figliuolo  ,  tofto  vi 

TOM.  IL  li  con- 


8  2   Vita  di  Girolamo  Santacroce. 

condifcefe;  onde  provvedutolo  di  ciò,  che  li  facea  di  bifogno,  lo  man» 
dò  in  Roma  ;  quivi  Girolamo  tutto  fi  diede  ,  così  a  perfezionarfi  nel- 
la fcoltura  ,  come  a  prender  la  pratica  dell'Architettura  ;  non  volen- 
do effer  fuperato  da  Giovanni  in  quefta  facultà  ,  il  qual  fapea  ,  che 
con  ogni  accuratezza  aveala  apprefa  .  Non  abbiamo  certa  notizia  da 
ch'i  egli  rpprendeffe  ,  e  la  feoitura  ,  ed  infieme  l'Architettura  ,  ò  pur, 
fé  da  fé  l'elfo  rtudiando  avelie  folamente  offervato  ,  o  pur  cercato  di 
fape r  il  modo  tenuto  dal  Buonaroti  ,  nel  condurre  le  fue  divine  fcul- 
ture  ;  ovvero  fé  dimorato  avelie  con  alcun  di  que'  bravi  maeftri,  che 
in  quel  tempo  fiorivano  in  Roma  }  ma  comunque  la  cofa  folle  avve- 
nuta ,  egli  è  certo,  che  dopo  alcun  temp:>  tornato  in  Napoli  fece  quel- 
l'opere egregie  ,  che  fi  veggon  di  lui  ;  fc  potè  gareggiar  francamente 
con  Giovanni  da  Nola  ,  che  già  in  Napoli  acquifiato  fi  aveva  nome  di 
fcultore  maravigliofo  j  come  lo  afferma  il  Vafan  .  Ma  il  Mediano  Ji 
niun  altra  cofa  t<  mea  ,  fé  non  che  d  11*  accurato  Audio  diri  Santacro- 
ce ;  Avea  egli  dtfidcratodi  averlo  giovanetto  nella  fua  fcuola  ,  pre» 
vedendone  la  riufcita  ,  e  volendo  averlo  difcepolo  ,  e  non  emoio  del- 
le (uè  Opere  ,  come  fi  era  ingegnato  di  far  con  altri  giovani  di  gran 
talento,  per  aver  maggior  grido,  e  manco  competitori.  Malfima  mol- 
to giudiziofa ,  e  politica  per  chi  vuole  in  brieve  un  gran  nome  acqui- 
ftare  ;  dapoichè  i  difcepoli  fono  per  lo  più  le  trombe  della  fama  de' 
loro  maeftri  ,  come  quelli ,  che  non  vedono  per  altr'oc-hio  ,  ne  ni- 
nnano buone  le  opere  .,nche  eccellenti  allorché  alla  maniera  del  loro 
maeftro  non  fi  affoimgliano  i 

Or  per  venire  all'opere  di  Girolamo,dico  che  eflendo  pervenuto  a 
notizia  di  molti  Napolitani  di  conto  ,  che  egli  co  Tuoi  ftudj  tra  valen- 
tuomo ritornato  da  Roma,  gli  furono,  perciò  commeffe  delle  fculture; 
ed  infra  quelle  egli  fe.e  per  alcuni  Signori  della  famiglia  Barattuccia 
]a  Statua  di  Santo  Antonio  da  Padova  ,  che  fu  collocata  su  l'Altare  di 
una  loro  Cappella  ,  nella  famofa  Chiefa  di  Monte  Olivete  ,  preffo  l' 
Aitar  maggiore;  e  po.o  dopoi  effondo  parlato  a  miglior  vita  Fabio 
Barattuccio  ,  ne  fu  da£,li  eredi  commelìb  il  fepolcro  anche  a  Girola- 
mo i  il  qua4  fepolcro  egli  aliai  bene  ,  e  con  la  fua  lode  condurle  ;  fa- 
cendovi ,  oltre  gli  altri  ornamenti  ,  due  brlliffime  Statue  giacenti  , 
con  graziofa  attitudine,  ed  affai  bene  intefe;  la  qual  opera  gli  fu  mol- 
to lodata  dagl'int'ndfntij  e  quefta  Stpo  tura  fu  allora  fituata  in  mez- 
zo a  piccioli  Altari ,  e  he  ftavano  dal  canto  dell'Epidoto  preffo  l'Aitar 
maggiore  ,  in  un  de'  quali  flava  la  nominata  Statua  del  S.  Antonio 
di  effo  Santacroce  ,  efleli'  altro  la  Statua  del  S.  Gio:  Battifta  fcolpito 
da  Gio:  da  Nola  ;  come  nella  fua  vita  dicemmo.  Ma  ora  ne  quello  Se- 
polcro, né  j  fuddetti  Altari  fi  veggono  j  conciofiache  per  fare  alla  mo- 
derna l'Aitar  maggiore  ,  ed  ingrandire  la  Chiefa  ,  ed  il  Coro  altresì  , 

faro- 


Scultore,  ed  Architetto         8$ 

furono  tolti  vi,i,e  le  Statue  de'Santi  fuetti  collocate  in  alcune  Cap- 
pelle ,ò  fia  nell'  ingreflb  d<  quelle  dalla  parte  ^lel  Vangelo  d,  efl'o  Ai- 
tar maggiore  ,  e  su  alcuni  altarini  ,  che  non  pajon  più  quelli  lavora- 
ti con  tanta  diligenza  ,  e  fatica  ;  Effondo  fp-.ntx  quelle  famiglie  ,  che 
n'erano  Padroni  .  Divenuto  afT.i  chiaro  il  mine  del  Santacroce  per 
nvzzo  di  fue  ftudiofe  fatiche  ,  gli  vennero  conimeli!  importanti  lavo- 
ri ì  e  qui  mi  torna  in  concio  di  riferire  le  parole  di  fopra  premefle 
del  Vafari  >  acciò' che  il  vanto  di  Girolamo  lìa  appien  con  ofe  iute. 

Girolamo  Santacroce  Napolitano  ,  ancorché  ne/ più  bel  corfo  della 
fua  vita  ,  e  quando  di  lui  maggiori  cofe  fi /peraxano  ,  cifujje  rapito 
dalla  morte  ,  molìrò  nell'  opere  di  /cultura  ,  che  in  que'  pochi  anni /e- 
Ci  in  Napoli  ,  quello  ,  che  avrebhe  fatto  ,  feftjfe  più  lungamente  vi/- 
futo  .  V 'opere  dunque ,  cht  colìui  lavorò  di  /cultura  in  Napoli  ,  furono 
con  qtieW  amore  condotte  ,  e  finite  ,  che  maggiore  non  fi  può  defiderare 
in  un  giovane  ,  che  voglia  di  gran  [unga  avanzar  gf  altri  ,  cl>  abbia- 
no innanzi  a  lui  tenuto  in  qualche  nobile  e/ercizio  molti  anni  il  prin- 
cipato .  Lavorò  coflui  in  S.  Gio:  Carbonaro  di  Napoli  la  Cappella  del 
Marche/e  di  Vico  ,  la  qual'è  un  Tempio  tondo  ,  partito  in  colonne  ,  e 
nicchie  ,  con  alcune /epolture  intagliate  con  molta  diligenza.  E  perchè 
la  tavola  di  quefia  Cappella  ,  nella  quale /ono  di  mezzo  rilievo  i  Maggi, 
che  offeri/cono  a  Criflo  ,  è  di  mano  £  uno  Spagnuolo  ;  Girolamo  fece  a 
Concorrenza  di  quella  un  S.Gio:di  tondo  rilievo  in  una  nicchia  ,  così 
bello  j  che  moflrò  non  e/fere  inferiore  alla  Spagnuolo  ,  né  di  animo,  ne 
di  giudizio  >  onde  fi  acquili ò  tanto  nome  ,  che  ancorché  in  Napoli  fuJJ'e 
tenuto /cultore  maraviglio/o  ,  e  di  tutti  migliore  Gio:  da  Nola  ,  e  di 
non  dimeno  lavorò  mentre  Gio:  vijje  ,  a  /uà  concorrenza  ,  ancorché 
Gio-fuJJe  già  vecchio  ,  ed  avej/e  in  quella  Città  ,  dove  molto  (ì  cofiuma 
far  le  Cappelle  -,  e  le  tavole  di  marmo  ,  lavorata  molti/fime  co/e  .  Pre/e 
dunque  Girolamo  ,  per  concorrenza  di  Gioì  a  fare  una  Cappella  in  Mon- 
te Q/iveto,  dentro  la  porta  della  Chie/a,a  man  manca,  di  r impetto  alla, 
quale  ne  fece  un  altra  daW altra  banda  Gio:  del  medefimo  comportimeli- 
to.Tece  Girolamo  mila  /uà  una  Madonna,  quanto  il  vivo  ,  tutta  tonda, 
che  è  tenuta  la  belHJJìm  a  figura  ♦  E  perchè  mijfe  infinità  diligenza  nel 
fare  i  panni ,le  mani,  e  /piccate  con  trasfor amenti  il  marmo,la  condu/- 
/e  a  tanta  perfezione,  che  fu  opinione,  eh'  egli  avejfe  pa//ato  tutti  colo- 
ro t  che  in  Napoli  avevano  adoperato  al/uo  tempo  ferri  per  lavorare  di 
m*rm<j'Ja  qual  Madonna  po/e  in  mezzo  ad  un  S.Gio:  ed  un  S.Pietro,  fi- 
gure molto  bene  inte/e,e  con  bella  maniera  lavorate  e  fini  te  y  come  /ono 
anco  alcuni  fanciulli, che  fono /opra  quefiecolkcati.Vece  oltre  di  ciò  nel* 
la  Chie/a  di  Cappella,  luogo  de' Monaci  di  Montcoliveto  2.  Statue  grandi 
di  tutto  rilievo  belUJfimtiDopo  cominciò  una  Statua  di  Carlo  V.lmpe- 
ratore  ,  quando  tornò  da  Tunifi  »  e  quella  abbozzata  ,  o/ubbiata  in 

L     3  „/. 


84      Vita  di  Girolamo  Sontacroce 

N  Ile  Sta-  a^CUfì'  gioghi  »  rima/e  gradinata  ,  perche  la  fortuna  ,  e  la  morte  i/£ 
tue  di  S.  M.  vidiando  al  mondo  tanto  bene  ,  ce  lo  tolfero  di  anni  3  f .  £  rertfo  »  /ò 
a  Cappella  Girolamo  vivea  ,  fi  f per  ava  ,  eh  ficome  avea  nella  fua  profejjìone  A* 
vi  e  abba-  vanZatì  tutti  ,  quelli  della  fua  patria  ,  cosi  aveffe  a  fiuperare  tutti 
glìo  nel  Va-  gn  artefici  del  tempo  fitto  .  Onde  duolfie  a'  Napolitani  infinitamente  la 
I  '  c!"t„J,  morte  di  lui  i  e  tanto  pia  ,  quanto  egli  era  /iato  dalla  natura  dotato 
dapoichefon  non  pure  di  bell/Jfimo  ingegno  ,  ma  di  tanta  modeflia  ,  umanità  ,  e 
tre,  tlXzniio-  gentilezza,  quanto  più  non  fi  prò  in  uomo  dtfiderare  ;  II  perchè  non  è 
vi  la  B.  V.  maraviglia  fé  tutti  colvro  ,  c^  /o  conobbero  ,  quando  di  lui  ragiona* 

c0'.  Banui-  wflW  p0jlorio  temre  le  lacrime  .   L'ultime  fue  fcultur  e  furono  fan- 

no in  mezzo  «      ,  ,,  ^    ..  .,       ;.  .,£  _ 

li  S    Gio-  "°  J  5"?7,  ""'  1Ha   Od"0/"  .letterato  in  Napoli  con  onoratijjime  efcquit, 
Bartifta,e  S.  rimanendo  ancor  vivo  il  detto  Gio:  da  Nola  Vecchio  ,   ed  affai  pratico 
Benedette-  fc  ultore  ,  come  fi  vede  in  molte  opere  fi, tte  in  Napoli  con  buona  prati- 
ca  ,  ma  non  con  molto  difetto  .  A  co/iuifce  lavorare  D.  Pietro  di 
Toledo  i  Mar  che  fé  di  Villa/ranca.,  ed  allora  Viceré  di  Napoli  ,  una 
fé poh  ur a  d.  marmo  per  fé  ,  e  per  la  fua  donna  ,  mila  quale  opera  fe- 
ce Gio:  un  infinità  di  Storie  delle  vittorie  ottenute  da  quel  Signore 
cantra  i  Turchi  ,  con  molte  Statue  ,  che  fieno  in  quell'opera  tutta  i fo- 
lata ,   e  condotta  con  molta  diligenza  .  Doveva  que/io  Sepolcro   ejjer 
portato  in  Ijpagna  ,  ma  non  avendo  ciò  fatto  mentre  vijje  quel  Signo- 
kbbìgYio  re  ,  fi  rimafie  in  Napoli  .  Morì    Gio:  d'anni  fé  t  tanta  »  e  fu  /atterrato 
circa  T  etàift  Naj}(,U  f  anno  1  f  f  8. 

di  Gio:  j^  vojuto  tuCt0  rjp0rtare  jj  Capitolo  ,  che  il  Vafari  ne  ferirli 

potendoli  d;  qu.'fto  vedere  ,  qu-tnto  merit  lineate  favorifee  egli  Giro- 
lamo ,  e  con  quanto  livore  ei  parla  lfe  di  Giovanni  ,  ma  pure  non  po- 
tè fare  a  meno  di  non  dargli  epiteto  di  Scutore  maravigliofo,  e  di  lo- 
darlo di  pratico  ,  e  diligente  ;   e  quefto  ferve  per  lupplunento  alla  vi- 
ta del  Mediano  .  Tornando  ndunqua  all'  altre  Op  re  di  Girolamo  ,  e 
dal  Vaf.ri  pafTate   in  filenzio  ,  che   pur  fon  molte  ,   le  noteremo  una 
dopo  1'  altra  ,  acciocché  abbiano  il  dovuto  onore  I'  opere  di  un  uomo 
tanto  fingolare,  che  man  o  nel  piò  bel  fiore  dell'  età  fua  .  Ma  per  non 
aver  poi  ad  interrompere  il  filo  del  difeorfo  ,  e  gli  fia  bene  premette- 
te ,   che  nella  occafjone  della  venuta  di  Carlo  V.  in  Napoli  tu  appog- 
giato il  pefo  dell' , inportante  apparecchio  fedivo,  tanto  a&o:  da  No- 
Antomo  h-  ja  ^  qUant0  a]  Santacroce  ,  ed  Andrea  da  Salerno  ;  a  quali  fu  aggiun- 
g^i  loocci-  to  per  ordine  degli  Eietti  della  Città  Ferdinando  Manlio  ;  acciocché 
ti   del  San-  uniti  inficine  avellerò  fatto  una  idea  dell'apparato  ,  con  Architettura, 
rmzaro  nel-  Scultura  ,'  e  Pittura  :  Ed  a  cofloro  fomminiltrò  i  penfieri  ,  gli  emble- 
le    feik  per  mj  ^  e  le  figure  fimboliche   il   dottiffimo   Antonio  Epicuro  ,  il  qual 
d  IV  Irnpe-  ^erv'^  accora  di  molti  concetti  trovati   alcuni  anni  innanzi  ,  che  fi 
radore  Car-  afpettava  V  Imperatore  ,  dal  noftro  divin  Poeta  Giacomo  Sannazaro, 
lo  V.  cerne  altrove  fi  è  detto,;  E  delle  lodi,  che  a  tali  lavori  date  furono  dal5 

l'i- 


Scultore ,  ed  Architetto.       8j 

1'  ifteflo  Imperatore  toccò  a  Girolamo  una  gran  p.irte  .  Or  cerne  que' 
lavori  fervirono  folamente  in  queir  occafione  ,  né  più  fi  veggono>  ba- 
derà d'averli  mentovati  ;  e  palìaremo  a  far  parola  di  quell'opre  ,  che 
fono  efpolle  ,  come  dianzi  hb  promeflb  . 

Vedefi  adunque  nell'  antica  Chiefa  di  S.  Maria  Porta  Cccli  ,  il 
Sepolcro  di  Ferdinando  Pandone,  con  fuoi  ornamenti  ,   e  (tatua  ,  (he 
non  pub  farli  più  bella  .  In  S.Domenico  Maggiore  il  fepolcro  del  Car- 
dinal d'Ariano  ,  nella  Cappella,  che  di  prefente  appartiene  alla  f  mi- 
glia Spinelli  ;  ed  in  quello  fepokro  vi  è  fimilmente   la  Statua  del  me- 
desimo Cardinale, fatta  allora  ,  ch'egli  era  Vefeovo  di  Ariano  ,  dapoi- 
chè  aflunto  pofeia  al  Cardinalato, mori  a  capo  molti  anni  in  Roma.  Si 
dice  ,  che  prima  di  lavorare  la  detta  Sepoltura  ,  ebbe  Girolamo  a  ga- 
reggiare con  Gio:  da  Nola  nel  lavori  di  una  delle  due  tavole  di  mar- 
mo che  fono  nella  Chiefa  di  S.  Mariadelle  Grazie  ,  più  volte  nomina-   T 
fa  ;  Perciocché  volendo  que'  due  Signori  ,   delle  famiglie  Senefcalla  ,  Altare  hi  S* 
e  Giultiniani  ,  far  pruova  del  valore  di  entrambi  ,  commifero  a  eia-  Marie  delle 
fcun  di  loro  unode'baifi,  e  mezzi  rilievi,  che  doveano  collocarfi  nelle  Grazie  rat- 
nuove  Cappelle  ;  come  nella  vita  di  Gio:  da  Nola  abbuili  detto.Rap-  tc  a  concor. 
pfefentò  dunque  Girolamo   il    fatto  di  S.  Tommafo  Apollolo  ,  allora  renz^  dj?!° 
quando  per  accertarfi  della  Refurreztone  del  Signore  li  pofe  le  dita  nel    '  '    ? 

Collato  ì  nella  quale  fìoria  egli  efprefle  1'  azione  cotanto  al  vivo  ,  con 
rilevare  qu-  fi  di  tonìo  rilievo  le  principali  figure  ,  che  iuuna  cofa  gli 
manica,  dai  finto  in  fuori;  per  tacere  del  componimento  ottimamente, 
e  con  tutto  1*  immagina bil  decoro  concepite,  del  correttiffimo  difegno 
della  nobil  aria  delle  bellilfime  tede  ,  e  degli  andari  de' panni  proprie 
bene  adattati  ;  laonde  fi  può  dir  di  qu.-ll'  opera  ,  <  he  non  folamente  è 
belliflimi  ,  ma  è  ottima  ,  e  imprenlibi[e  ,  avendo  GiroLmo  in  lavo- 
randola avuto  in  mente  gli  antichi  ottimi  Maeftri  Greci  ,  e  Latini  , 
perle  giufie  milure  ,  Sceltezza  di  membra  ,  e  delicarezza  di  parti  ; 
Perchè  veramente  Girolamo  fu  ofTervantiffirno  dell'  antico,  come  del 
più  vero  ,  nobile  ,  ed  efquifito  Macllro  .  Efpoili  ,  che  furono  quelli 
due  baffi  rilievi  ne' loro  Altari  tradirò  a  vederli  non  folamente  g'i 
Artefici,  ed  i  deiettanti  del  difegno,  ma  ancora  un  infinità  di  perfone, 
chefoprafitte  dalla  maraviglia  non  fi  faziavano  di  commendare  ora 
quella  della  depofizion  della  Croce,fatta  da  Gio:  ora  quella  di  S.Tom- 
mifo  ,  del  Santacroce  ;  e  tutti  fi  accordavano  in  afFermire  efTere  en« 
trambe  queft'op  re  ,  cofe  maravigliofe  ,  e  da  non  poterfi  agguagliare 
da  qualunque  Artefice  de'moderni  fecoli  .  E  veramente  ardifi  o  dire  , 
che  folamente  avrebbe  potuto  pareggiarle  ,  mi  non  fuperarle  al  di- 
vin  Buonaruoti  .  Ne  paja  a'ieggitori  ,  che  quello  fia  un  paradoflo,  ov- 
vero una  iperbole  ,  dapoiJiè  può  cialcheduno  con  occhio  di  retto  giu- 
dizio ,e  d' intelligenza  difeernere  il  valore  di  queft'  opere  p.rfettiff;- 

me, 


86        Di  Girolamo  Santacroce 

m*  »  che  per  effer  fotte  con  la  defcritta  gara  di  arte  ,  e  d'ingegno  J  e 
con  un  medefimo  accuratiffimo  fludio,fecer  si  che  decidere  non  fi  po- 
tette ,  qual  di  loro  meritane   maggiori  encomj  ,  e  riporta/Te  la  pal- 
ma . 
Opnc'la  In  (Iue'  ternP°  A  M?  re  he  fé  di  Vico  D.  Niccolo  Antonio  Carac 

del  Marche,  dolo  i  velie  fondare  la  fua  ricca  ,  e  ncbil  Cappella  riella  Chiefa  di 
fé  di  Vico  s.  Gio:  Carbonara  ,  ed  avendo  piena  cognizione  delle  virtù  di  Giro- 
in  S.  Gio:  a  jamo  jn  fatt0  fa  Scultura  ,  e  di  Architettura  ,  gli  diede  la  cura  di  for- 
A^fcfU^r!   marne  1*  idea  .  Fecela  egli  tutta  tonda  ,  ornata  all'intorno  di  Nicchie, 

Al  Umetta-    ...  ,.   r         ,  \  «■«.  j- 

ta  da  Giro- di  colonne  ,  e  di  fepoture  ,  con  Si  vago  ,  e  con  compartito  ordine 
lamo  San-  difpolìe  ,  che  aggiuntavi  la  ricchezza  de'  marmi  ,  ella  è  riputata  ma» 
ccroce.  ravigliofa  ;  avendo  Girolamo  lavorato  di  fua  mano  non  folo  varj  fe- 
polcri  ,  con  mirabil  diligenza  intagliati ,  ma  ancora  tutti  i  belli  or- 
namenti ,  che  vi  fi  vggono  .  Fecevi  ancora  le  Statue  di  S.Giovanni, 
e  un  altro  Santo,  le  quali  vengono  molto  lodate  dagli  intendenti .  Ma 
non  occorre  più  dilungarmi  intorno  a  quell'opera  ,  poiché  ella  vieti 
commendata  da  tanti  chiariffimi  Scrittori  ,  e  del  famofo  Giorgio  Va- 
fari  ,  egregiamente  defcritta  ,  come  poco  anzi  fi  è  dimoftrato  ;  laon- 
de pafTa  remo  a  far  parole  dell'altre  .  Scolpì  Girolamo  per  lo  mag- 
gior Altare  di  S.  Agnello  ad  Manza  di  Gio:  Maria  Poderico  ,  Arcive- 
scovo di  Taranto  ,  le  belle  Statue  ,  che  meritano  veramente  di  effere 
con  attenzione  effervate ,  dapoichè  fono  lavorate  con  quello  ftudio  , 
che  era  a  lui  connaturale  .  La  (leffa  attenzione  ,  anzi  maggior  (Indio 
fi  feorge  nel  baffo  rilievo  della  Cappella  della  Famiglia  Caracciolo 
nella  Chiefa  della  SS.  Nunziata  ,  ove  mirabilmente  è  rapprefentata  la 
fchiodazione  del  Corpo  morto  del  Redentore  della  Croce  :  opera  in- 
vero maravigliofa  ,  sì  per  lo  gran  componimento  delle  molte  figure, 
dt-lle  quali  alcune  principali  fono  tutte  tonde  ,  come  per  1*  efpreilìone 
degli  affitti ,  la  qual  balla  a  muover  dolore  ,  e  pentimento  in  chiun- 
que le  rimira  .  In  fomma  quell'opera  è  perfettiffima  nel  difegno,nell' 
efpreflìon  dell'azione,  e  ne'  gran  trafori  ,  co'  quali  è  tutta  lavorata. 
In  quella  Cappella  medefima  Girolamo  lavoro  ancora  il  Sepolcro  di 
D.  Antonio  Caracciolo  con  la  fua  Statua  ,  e  con  altre  ,  che  fervono  di 
ornamento  .  Ma  quelle  Statue  però  non  fon'  elle  di  ugual  perfezione  , 
laonde  credefi  ,  che  n~n  tutte  fiano  del  Santa  Croce.  Nel  pulpito  del- 
ia medefima  Chiefa  vie  il  baffo  rilievo  della  Vergine  Addolorata,  che 
ha  ne!  feno  il  fuo  morto  Figliuolo  ,  opera  de'  primi  anni  della  Scultu- 
ra del  nollro  Girolamo.  Ma  le  Statue  di  Beatrice  ,  ed'lfabella  di  tar- 
dona nel  lor  S  poterò  ,  fituato  nella  medefima  Chiefa,  fono  belliilìme, 
co'  loro  ornamenti  ,  e  fon  degne  di  lode  5  come  ancora  merita  vanto 
il  Sepolcro  del  Vefcavo  di  Squillaci  Vincenzo  Gakota  ,  effendo  lavo- 
rato 


Scultore ,  ed  Architetto  .       8  7 

rato  con  Audio  ,  e  con  diligenza  maeftra  >  E  invero  tanto  le  Statue 
delle  due  mentovate  Signore  ,  nel  lor  Sepolcro  ,  quanto  qu.ila  del 
Galeota  p,ù  tolto  pitture  morbite  ,  che  lai. ture  dj  duro  marmo  raf- 
feriibrano  . 

Fa  menzione  1'  Engenio  del  Sepolcro    di  Antonio  di  Gennaro  , 
nello  Chiefa  di S.  Pietro  Martire    nella  Cappella  della  Famiglia  .  Né 
folo  l'Engenio  ,  ma. quanti  Scrittori  parlano  delle  cole  più  belle  della 
noftra  Città  ,  lo  commendano  tutti  come  una  delle  bell'opere  del  San» 
to  Croce  ,  a  cagion  di  molte  Statue  tonde  ,  oltre  de'  balfi  rilievi  ,  td 
altri  adornamenti  ond'era  arricchito  .  Ma  oggi  di  più  non  fi  vt.de  ,  ef- 
fmdo  fiato  tolto  via  nell'ultimo  ammodernarli  della  Chiefa;  ne  per 
qualche  tempo  fi  è  faputo  ,  che   delle  belle  Statue  accaduto  fuffe  j  fel- 
lamente quella  di  S.  Matteo  in  atto  di  fcrivere  il   Vangelo  ,  con  un 
btliiifimo  Ang.oletto  accanto,  che  tiene  il  calamaio  ,  era  fiata  collo- 
cata fopra  un  Altarino  laterale  al  Cappellone  della  Tribuna  ,  dedica- 
to al  SS.  Rofario  J  le  altre  Statue  della  giuftizia  ,  e  della  Prudenza,cre- 
deano  que  PP.,che  fuffiro  fiate  tolte  rial  Viceré  D.Pittro  d'Aragona,che 
fpogljò  Napoli  d  Ile  pitture  ,  e  fculture  più  belle  ;  Ma  per  la  mia  in» 
cfuefia   alcuni   vecchi  Padri  fi   fovvennero  ,    eh'  elle    furon  fotter-  L'/\atoie  fir 
rate  con  altre   cofe  ,  appunto  per   falvarle   dall'  eccelfivo  defiderio  eviene,  che 
di  quel  Viv.eregnante  ;  ficefe  cavandofi  nel  Chioftro  ,  e  nel  Giardi- fi  rrovaflcjo 
no  fi  fono  ritrovate  le  due  Statue  i  per  le  quali  non  v'  è  lode  ,  che  ba-  ]e  Statue  del 
fii  ,  effèndo  elle  tanto  belle  ,  e  morbide,  che  innamorano  .  La  moffa  •*an"clOCC  • 
è  bcllifiìma  ,  l'aria  de'  volti  Angelica  ,  i  panni  piegati  con  fomma  in- 
telligenza ,  che  vi  lano  il  nudo  ,  l'acconciatura  delle  tede  graziofa  ,  e 
in  fine  1  bei  piedi  ,  braccia  ,  e  man»  difegnate  a  maraviglia  con  deli- 
catezza ,  e  nobiltà  .  Qucfte  Statue  fi  veggono  collocate  entro   la  Sa- 
greftia  ,  da'  lati  della  fonte  di  lavar  le  mani  ,  e   fopra   vi  è  la  tavola 
di  marno  col  baffo  rilievo  del  Padre  Eterno  ,  il  quale  veramente  non 
e  della  medefima  perfezione  ,  che  le  Statue  mentovate  .  Le  colonne, 
che  adornavano  lo  k  ritto  ft  pelerò  ,  ora  tagliate   a  tronconi,  fervon 
di  zoccoli  alle  medefime  Statue,  gli  altri  baffi  rilievi  fin  ora  non  fi  fo- 
no ritrovati  ,  e  la  già  detta  b'.  Ila  fìatua  diS.  Matteo  ftarà  riporta  in 
una  ftanza  preffo  la  Sagrcftia  ,  fincl  e  gli  fi  deftini  luogo  proporziona- 
to ,  e  decorofo  . 

Molte  altre  opere  fece  Girolamo  ,  o  che  non  fon  venute  in  no- 
fira  cognizione  ,  o  furono  lavorate  per  lenta  ni  Pacfi  ,  ove  furono  tra- 
fportate  ;  In  lfp^gna  fu  mandato  il  ritratto  di  D.  lietro  di  Toledo 
feoipito  in  maimo  ;  e  fi  dice  ,  che  effèndo  il  Santacroce  ancor  giova- 
netto avelTe  fatte  una  Statua  del  Gran  Capitano  ,  a  richieda  d'  un  Ni- 
pote del  nudtfimo  ,  che  gli  fece  prender  l'effigie  da  un  ritratto  dipin- 
te; 


8  8     Vita  di  Girolamo  Santacroce 

to  ;  quale  Statua  riufcì  belliffima  ,  e  da  quel  Signore  fu  condotta  i. 
Spagna  .  Di  altre  opere  di  flatue  ,  baffi  rilievi  ,  e  ritratti  io  non  h 
certa  notizia  ,  né  verifimile  tradizione  ;  qudch<-  porlo  dir  con  cer" 
tezza  fi  è ,  che  il  ncme  di  Girol  ino  era  oltrtparTLto  di  là  da'  monti  » 
onde  fin  dalla  Spagna  gli  fu  commeflo  un  gran  Colerlo  ,  che  rappre- 
fentar  drvea  l'Imperator  Carlo  V.  ,  come  afferma  il  Vafari ,  benché 
non  faccia  menzione  della  grandezza;  la  quale  Statua  avendo  egli  boz- 
zata  ,  fubbionata  ,  e  gradinata  ,  nel  mentre  che  cominciava  a  pulir- 
la ,  finì  il  corfo  della  fua  vita  mortale  ;  come  fi  legge  nel  mentovato 
Vafari ,  da  noi  riportato  di  fopra  .  Di  quefla  medefima  Statua  fanno 
menzione  molti  noflri  Scrittori ,  che  l'opere  del  Santacroce  anno  de- 
ferite ,  cerne  il  Capaccio  ,  1'  Engenio  ,  il  Celano  ,  ed  altri  ;  oltre 
a  manoferitti  del  Cnfcuolo  ,  il  quale  in  alcune  fue  note  dice,  che 
fé  quell'opera  veniva  ad  efTer  terminata  ,  farebbe  Mata  una  maraviglia 
dell'arte  ;  come  l'accennò  ancora  il  Gavalier  M^ffirno  ,  e  come  in  ap- 
preso nel  fuo  racconto  farà  da  noi  riportato  .  Ma  prima  ,  che  alla  fi- 
ne del  noftro  Artefice  noi  giungiamo  ,  ragion  vuole  ,  che  alcune  im- 
portantiffime  ragioni  apportiamo  per  difinganno  di  coloro  ,  che  forfè 
infino  ad  ora  per  alcuna  appaffionata  notizia  vivono  ingannati,  ed  an- 
che per  dar  luogo  alla  verità  ,  alla  quale  ho  protettalo  di  uniformare 
tutta  quell'opera  ;  fé  ben  io  porla  aver  prefo  abbaglio  fenza  mia  col- 
pa ,  a  cagion  di  men  vere  notizie  ricevute  * 
Engenfo  3Stota  l'Engenio  nella  deferizione  della  Chiefa  eretta  dal  noftro 

apo  »  ia-  famofo  Giacomo  Sannazaro  fopra  il  Colle  di  Mergellino  le  fculture  , 
che  adornano  il  fuo  Sepolcro  ;  E  afltrifce  efTer  opere  di  Girolamo  San- 
tacroce :  Indi  efclamando  foggiunge  :  che  il  Vafiri,  col  Borghini 
attorto  ne  dan  tutta  la  lode  a  Fra  Gio:  Agnolo  Poggibonzi ,  da  Mon- 
torfoli  ,   e  le  fue  parole  fono  quelle  ; 

Pafsò  dopo  a  miglior  vita  nel  i  f  32.  ancorché  nel  fuo  Sepolcro  fio, 
notato  if  50. 

Fu  fepolto  nel  Sepolcro  di  candidi  marmi  ,  ed  intagli  eccellenti f- 
fimi  ,  che  qui  fi  vede  ,  fopra  del  quale  è  il  modello  delta  faccia  ,  e  di 
tutto  il  tefehio  al  naturale  del  Poeta  ,  nel  mezzo  del  Sepolcro  vi  è 
ttnajìoria  di  baffo  rilievo  e  ove  fono  fauni  ,  Satiri  ,  Ninfe  ,  è~  altre 
.figure,  che  fonano  ,  e  cantano  ,  nel  modo  ,  che  dottamente  ha  fcrit- 
to  nella  fua  Arcadia  ,  e  fue  opere  quejìo  divixiflìmo  Poeta  .  Qui  anche 
fono  due  Statue  grandi  ,  funa  di  Apollo  ,  e  /'  altra  di  Minerva  ,  che 
ora  chiamano  David ,  e  Giuditta  ,  ch'in  vero  è  una  delle  più  illuUri 
opere  ,  che  fiano  ,  non  f  no  in  Napoli  ,  ma  in  tutta  Italia  ;  opera  per 
certo  tenuta,  e  da  tenerfi  in  grandìffma  venerazione  .  Il  tutto  fu  fat- 
to da  Girolamo  Santacroce  ,  »nfro  Napolitano  ,  Scultore  eccellentif- 

fimo  ; 


.    Scultore,  ed  Architetto.       S9 

fitto  ;   il  quale  fé  per  altro  al  mondo  celebre  nonfujje,  per  qtfftafo.1 

epera  meriterebbe  eterna  fama  ,  e  gloria  .  Egli  è  vero  ■>  che  avendo  il 

Santacroce  làfciato  imperfette  ,  e  mezze  finite  le  flatus  d' Apollo  ,  e  di 

Minerva  ;  per  la  fu  a  immatura  morte  ,  furono  poi  compite    di  Fr$ 

Gin:  Agno  Id  P  oggi  bonzi, de  Ila  Villa  di  Montar foli \luogo  apprejjo  Fiorenza} 

Monaco  dello  Jiefjo  Ordine  de'  Servi  ,  ma  non  è  vero  ,  che  tutto   il  S«~ 

palerò  fia  op  ra  di  quejìo  Frate  ,  comi  dicono  il  Vafari  ,  é*  il  Borghi» 

ni  nelle  Vite  de'  Pittori  ,  e  Scultori  i  i  quali  non  atte  fero  ad  altro  foli 

che  a  lodare  ,  e  prodi  gannente  celebrare  i  Pittori  ,  t  Scultori  far  pae-    p1T0,.e 

fini  ;   diminuendo  ,  à~  occultando    la  fama  de'  Pittori  ,  s  Scultori  crop„a    A^f 

Napolitani  ,  e  del  Regno  ,   /'  quali  furono  molti  ,   &  illtiflri  ifopra  di  fione    dell' 


vgn'altm,  e  benché  nella  bafe  di  detto  Sepolcro  fi  legga  ,  che  fa  opera  Kn^enio  in 

del  detto  Frate  ,  quello  non  s'intende  falvo  ,  che  dell7 Apollo  ,  e  Miaer-  d,ru'  ^t- 
ii-  1  in    ji  ■         p    L.    /"•  /   quelle   Sta 

w,   come  abbiamo  detto  ì  e  ne  II  Aitar  maggiore  frate  Liiannagnolo^ 


*-*. 


/?/.-  //,1/rt»  <&•'  >?£.  Giacomo  Apoholo  ,   e  Nazario  Martire  ,   nelle  quali      ge  t  e  jj 
«o»  fegu-fndo  l'altezza  dello  Itile  cominciato  dal  Santacroce  ,  goffamea-    mano    dì 
te  pjytojfi  ;  ?  ^<i  queio.fi  tiene  per  f~r-no  ,  che  tutto  il  Sepolcro  non  fia  Fra  Gio:  A* 
0#«t«z  del  detto  Monaco  3     tuttociè  no»  fu  fenza  gran  mi  Aero  del  Sipno-    *>,°c  '  ^ 
re  ,  per  far  conofeere  al  Minio  quanto  fitjje  il  valore  del  nojtro  divino  Jciril0ma 
Santacroce  &c. 

Or,  fedxe  egli   medefims  ,  che  que  (te  Statue   furono  Iafciaee 
imperfette  .dal  Santacroce  ,'  <-hi  dunque  è  quello  ,    che  di   contrario 
oppone?  forfè  la  debolezza  delle  due  fiatile   del  S.  Giacoim  ,   e   del  S. 
Nazario  ?   ma  queftefi  pruova  ,  che  non  li  in  i  iccuce  ,   né    del  Frate  , 
né  d.l  Santacroce  per  lo  diverfo  d-bole  Itile  .    Dunque  bifogna  dare  it 
vanto   a  F.  Gio;  Agnolo  ,  che   compì  ciò  ,  che   quello    incominciato 
avea  ;  conciollìacofachè ,  lalluitun   non   è,  come  la  pittura  ,   che 
ali    bilia  pnma  può  molte  volte  reliar  compi  nata  ;  né  tampoco  come 
la  Mu  fica  ,  e   la  Poefia  ,   i  di  cui   primi   burroni   ricopiati,  fcglion 
fari!  vedere  per  e/  fé  perfezionate  .   Ma  ella   ha  di  bifogno  ,   prima  ef- 
ferene'mrmi    ntcellàn  .me  nte  abbozzata  ,  e  pulita.  Or  dunque  Se      p 
dk'  egli  ,  che  Girolamo  lafciò  imperfette  quede  lì.-.tue,  fi  devono  ere-  A?noi0 
dcre  (come  altri  ancora  dicono}  fidamente  abbozzate  »  e  con  ciò  li  de-  Poggibonzi* 
ve  il  vanto  dell'  opera  a  F.  Gio:  Agnolo  ,   che.   a  p-rf  zion  poi  le  con- 
duce .   Ma  fappi  fi  per  dar  luogo  al  vero  ciò  ,  che  abbiamo   per  tra- 
dizione di  alcuni  noitri  più  antichi  letterati  ,  edaqueìlo,  che    appa* 
n  dall'  Archivio  ,  e  note  di  quella  Chiefa  ,  che  molti  concorfero  allo- 
ra per  l'opera  famofa  della  fepoltura   del  Sannazaro  ,  ed   infra  quelli 
vi  furono  ancora  Gio:  da  Nola  «  e  Girolamo  Santacroce  ,  i  quali    ne 
fecero  anch' effi  ,  come  gli  altri  il  modello  ;  ma  perchè   il  Priore  di 
allora  aveva  molto  impegno  per  fra  Gio:  Agnolo  ,  ch'era  Frate  dello 
ftels'  ordine  de'  Servì  ,  e  gli  efecutori  del  Teftamento  aveano  in  pen- 

TOMO  Ih  M  fiero 


90    Vita  di  Girolamo  Santacroce 

fiero  dare  l'opera  al  Santacroce  ,  il  modello  ,  e  le  (culture  del  quale 
più  degli  altri  piacevan  loro  ;  perciò. fi  operò  ,  che  quelli  due  grandi 
Artefici  fi  accordaflero  ,  ed  il  lavoro  fi  compartilìero  ;  la  qual  cola 
Ctfare  Mor.  infine  col  mez20  loro  fu  (labilità  ,  che  perciò  fappiafi  ,  che  il  Santa- 
mile  dalVa- croce  fece  il  ballo  rilievo  ,  che  è  cofa  miraco;ofa  ,  concorrendo  la 
fai»  d.  Mor- gara  ,  e  l'emulazione  ,  ed  ove  eccellentemente  fi  vede  efpreflb  uno 
meno, ed  il  fther20  jj  Fauni ,  di  Ninfe,  e  di  Satiri ,  che  fuonano ,  e  cantano, 
hit  furono  su  diverfi  itromenti  ,  come  appunto  gli  ha  defcritti  divinamente  nel- 
£]ì  decutori  la  fua  divinili! ma  Arcadia  quell'ammirabil  Poeta. Così  anche  egli  fece 
ctitamencaij  il  ritratto  del  Sannazaro  di  mezzo  bufto,perocchè  vivo  molte  volte  l'a- 
del  Sauna-  vea  veduto  ,e  trattato  ;  onde  neavea  i  lineamenti  impreffi  nella  fan- 
2ai°*  tafia  ;  lo  che  non  era  toccato  in  forte  a  F.  Gio:  Agnolo  ,  che  dimorava 

a  Firenze  .  Che  poi  le  principali  flatue  dell' Apollo  ,  e  della  Miner- 
va ,  che  oggi  David  ,  e  Giuditta  vengono  da' più  volgari  credute  ì 
follerò  anche  al  noflro  Girolamo  allogate  ,  e  che  fodero  da  lui  lafcia- 
te  imperfette  per  la  fu  a  morte  .'  di  ciò  non  vi  è  alcuna  certezza  ;  ma 
credefi  ,  che  fuffero  in  Napoli  fiate  abbozzate  ,  e  portate  innanzi  ;  poi- 
ché non  è  verifimile  ,  che  due  figure  di  tal  grandezza  conduce/Te  con 
feco  il  Frate  per  tanti  luoghi  ,  ove  egli  dovette  andare  ,  come  fcrive 
il  Vafari  ;  dicendo  ,  ch'ei  lavorò  in  Carrara  ,  in  Firenze  ,  ed  in  Ge- 
nova ,  allora  quando  in  quella  Città  egli  fcolpi  la  Statua  del  Princi- 
pe Doria  ;  benché  in  tai  luoghi  egli  avelTe  potuto  lavorare  quei  put- 
tini  ,  ed  altri  lavori  di  minor  mole  ,  che  fono  in  quella  fipoltura . 
Ma  comunque  la  bifogna  folle  avvenuta  ,  egli  è  certo  ,  che  Fra  Gio: 
Agnolo  compì  le  flatue  ;  ed  è  certo  ancora  ,  che  per  la  morte  del  San- 
tacroce rimafero  molte  cofe  da  compirfi  da  lui  ;  come  apparifee  dallo 
firomento  ,  che  nelP  Archivio  della  Chiefa  del  Sannazaro  d.n  que'  Fra- 
ti confervafi  ;  ove  chiaramente  leggefi  la  convenzione  di  qu;fti  due 
Artefici  Virtuofi  .  Che  poi  le  flatue  del  S.  Giacomo  Apoltolo  ,  e  di 
"S.  Nazario  fiano  molto  deboli  ,  rifpetto  all'  altre  fculture  eccellentif- 
fimé  ,  quello  è  veriffimo  ;  come  è  vero  ancora  ,  che  non  fiano  ne  del 
Frate  ,  ne  tampoco  del  Santacroce  ;  Ne  importa  la  aver  il  VaiTari  af- 
fermo ,  che  le  fece  Fra  Gio:  Agnolo  ,  perchè  forfè  quando  ciò  ferirli 
non  l'aveva  ancora  vedute  ,  e  credette  ,  che  buone  ,  come  l'altre  cofe, 
elle  fi  foifòno  ;  che  fé  altrimenti  fi  avelie  a  credere  ,  cioè  ,  che  elle  fuf- 
fero  di  mano  del  Frate  ,  avrebbe  l'Eugenio  avuto  tutta  la  ragione  H 
dolerfi  ;  ma  perchè  io  promifi  fcrivere  la  verità  ,  perciò  dico,  che 
quelle  non  fon  fatture  del  Frate  ,  ma  sì  bene  ,  da  alcun  luo  difeepo- 
lo,  ond' altro  minor  maeflro  fatte  condurre  .  Così  dunque  refta  feu- 
fato  l'Engenio  ,  il  quale  avendo  forfè  qualche  vera  notizia  ,  che  Giro- 
lamo avelie  avuto  parte  nel  lavoro  di  tal  fepoltura  ,  aiTerì  ,  che  tut- 
Xn  l'opera  eia.  da.  lui  Mata  fcolpita  >  a  riferva  delle  due  flatue  princi- 

•         •  •  pali, 


Scultore ,  ed  Architetto.        9 1 

pali  «  che  poi  il  Frate  compì  .   E  fé   il  Celano  fcriiTe  ,  eh»  il  inodeliojj  Canonica" 
della  intera  fepoltura  di  mano  del  Santacroce   fu  mandato   in  Ifpagna,  Celano  nei- 
ciò  può  efTere  facilmente  avvenuto  ;    perciocché  efTendo  Girolamo  col !e  curio/itàj 
Frate  di  accordo  forfè  di  comune  confentimento,  comunicandoli  i  pen-1^.   e '"?  tir 
fieri,  fu  formato  quefto  modello  ;  acciochè   i  Frati  ,  e  Teftamcntarj 
efecucori  ,   aveflèro  veduto  ,  come  l'opera   doveva  riufcire  ,  per  lor 
quitte  j   Oltre  the  ,  fi  è  da  noi  detto  di  fopra  ,  che  concorfero  ad  ot- 
tener quefto  lavoro  ,  così  Gio:  da  Nola  ,  come  il  Santacroce  ,    e  che 
ambidue  ne  formarono  modello  ,  onde  è  facile  ,  che  dopo  il  mentova» 
Co  accordo  col  Frate  fu/Te  quello  del  Santacroce  efeguito  .  E  quefto  fu 
detto  per  difefà  della  verità  ,  e  di  Fra  Gio:  Agnolo  ,  dapokhè   quefto  r  „  ,.  ,.  „ 
Valentuomo  non  aveva  bifògno  d  uiurparh  le  altrui  raticne,per  acqui-  q\u.  Agno» 
fiarfi  la  gloria  ,  che  appreflo  tutti  gì'  intendenti  debitamente  gli  vie-  lo, 
ne  attribuita  .   Vedeli  in  quefte  ftatue  dell'  Apollo  ,   e  della  Minerva, 
effèrv  to  il  decoro  ,   la  bella  molla  ,   e  la  gravità    degli  Antichi  »    tf- 
fendo  condotte  non  folo  fecondo  lo  Itile  del  divino  Mithelagnolo  ,   ma 
degli  ottimi   Scultori  Greci  ;  le  qu  ili   regole   anche  furono  olle  iva  te 
mirabilmente  da  Gio:  da  Nola  ,  e  da  Girolamo  Santacroce  ,  avenJole 
amenduni  apprefe  in  Roma  da  quegli  eftmpj  della  perfezione;  come  di 
Girolamo,  Io  atteftò  fra  gli  altri  il  Cav.  Milfimo  Stanzioni  ,  ch^  im- 
prefe  a  f  riverne  l'Elogio  in  un  Cómpend'io    delia  di  lu  vita  ,   the  noi 
qui  fotto  riporteremo  ,    per  maggior  gloria  d  quefto  nobile  Artefiee,  e 
per  date  compimento  al  racconto  delia  Ina  Vita. 

Già  la  fama  dell'  opere  immortali  di  Gio:  da  Nola  avevano 
Col  fuono  della  fuonora  fua  tromba  p"no  il  giro  dell  Europa  dehziofa, 
e  magnanima  per  fé  fteJJ'a  ;  quando  fcrt)  un  ingegno  ,  chi  m-n  folo  ec- 
cellente $  fé  dalli  vnu  fi  ennofee^e  ,  ma  gareggiò  ancona  di  perfezio- 
ne crill'  opre  del  med  mo  Gii,:  %  &•  i  partiali  A -net  ora  l'uno  &*  ora 
t  altro  lodando  ,   non  f ape  ano  di  loro  fcr  elitre  il  prime. 

nacque  Girolamo  Canno  del  parto  del  Figliuolo  di  Dio  l  foi.  in 
circa  ,  è*  appena  nato  dif  gnava  per  proprio  genio  i  con  che  il  Padre9 
the  fi  chiamò  Gioì  Ag'ftino  ,  come  fi  dice  ,  e  voleva,  che  luì  ap- 
plicafse  alle  lettere  ,  bi fognò  ,  che  lo  lafciajje  operare  dove  la 
natura  l'  inclinava  ;  con  che  fece  grandiffìmo  profitto  nel  di- 
fegno  »  Ma  perchè  in  quel  tempo  ,  che  lui  era  figliuolo  ,  Gio: 
detto  era  andato  a  ^oma  ,  per  vedere  l' opere  delli  buoni  mae- 
firi  ,  e  del  Buonarota  ,  comi  degli  antichi  fcultori  greci ,  Gerani» 
mo  fi  acconciò  con  un  tal  maeftro  Maetteo  ,  fcultore  mediocre  ,  ma 
ttffai  pr attico  Iella  fcultura  del  marmo  ,  e  con  la  guida  ancora  di  An- 
àrea  Sabatino  da  Salerno  ,  defigaò  ajjai  bene  ;  dove  che  quefto  lo  confi- 
gliò  an  lare  a  fludiare  in  I\pma,  dove  portatufi  Geronimo,  in  breve  tem- 
fo  divenne  buono  fcultore  ;  Me^efava  affai  a  Gio:  da  Nola,  che  li  gio- 

M     z  v/tni 


9 1     Vita  di  Geronimo  Santacroce. 

vani  ,  che  fi  volevano  fare  Scultori ,  non  andavano  da  lui  ,  ejfendo  gii 
ritornato  all'  aria  deliziofa.de Ila  bella  Sirena  un  pezìo  avanti,  che 
Girolamo  andajjs  in  Roma  ;  ejfendo  intanto  tornato  Geronimo  ,  ed  ef- 
fendof  pofii  a lavorare  a  gara  aj] ai  bene  non  mancavano  all'uno,  ed 
all'altro  buone. opere  .  .Ed  in  qtiejia  gara  alcuni  di  quelli ,  che  fi  fii- 
mano  fpajjare  il  tempo,  con  tanto  pregiudizio  dell'anima  ,  e  del  prò  fi' 
ma  ,  dicevano  a  loro  :  che  l'uno  fi  rideva  dell'altro  nella  fue  Statue  i  e 
perciò  vi  furono  fra  di  loro  de  Ili  rancori  j  ma  in  fine  li  Monaci  di  S. 
Gioì  a  Carbonara  ,  col  Marchefe  del  Vico  ,  fece  lavorare  a  loro  ,  e  a  due 
altri  Scultdri  ,  tutti  a  concorrenza;  efien do  anche  quelli  bravi  fòggettif 
che  furant  Pietro  della  Prata  ,  e  Annibale  Caccavallo  ,  già  fato  difice- 
folo  di  Gio:  ,  ed  ognuno  della  futi  opera  ebbe  gran  vanto  ;  Ha  il  Mar- 
chefe di  Vico  diede  a  fare  tutta  la  Cappella  a  Geronimo  fatta  di 
Marmo  i  però  la  tavola  del  bufo  rilievo  l'  aveva  già  dato  a  fare  allo 
detto  fpagnuola  della  Prata,  perchè  prima  non  fi  fidava  della  gioven- . 
tìt  di  Geronimo,  il  quale  accorgendofi  di  quello  ,  nel  mentre  ,  che  fa- 
ceva la  Cappella  la  pregò  ,  che  fi  contentale  i  e  così  fece  la  Statua 
tonda  di  S.  Giovanni  »  che  fu  una  bella  cofa  ,  e  fu  lodata  dal  di 
Nola  già  vecchio  Maeflro ,  Vifiafi  queft*  opera  li  Monaci  di  Monte 
Oliveta  operorno  ,  che  facejjero  lui  ,  e  Gioì  una  Beffa  cofa  ;  o  come 
altri  dicono  ,  the  volejje  così  Giovanni,  perchè  vedeva  già  la  fama  del 
giovane  occupare  il  luoCo  della  fitta  ,e  così  fi cero  quell'opere ,  che  a 
Monte  Olive  to  fi  vedono  ,  entrando  in  Chi  e  fa  ,  e  tutti  due  mifiro  una, 
Madonna  tonda  in  mezzo  alli  Santi  ;  e  in  verità  anno  tanta  bellezza 
guefi' opere  ,  che  non  fi  può  ,  che  lodarle  .  Doppo  queste  cofie  fece  Gero» 
nimo  le  Statue  di  S.  Maria  a  Cappella  ,  e  la  favola  di  Altare  a  S.  Ma- 
ria  delle  grazie  a  S.  Aniello  ,  anche  a  concorrenza  di  Gioì ,  e  al  detto 
$ '.Aniello  ,  fece  tutto  /'  Aitar  maggiore  :  Fece  dopo  le  Sepolture  alla 
fiu.iziata  dilla  Cafia  Car acciaia  ,  con  la  tavola  di  baffo  rilievo  per  l'Al- 
tare di  loro  Cappella  .  Così  in  detta  Chiefia  le  Statue  delle  belle  Donne 
di  Cafia  Car  dona  .  Così  in  S.  Maria  Porta  Cieli  la  bella  Statua  ,  e  fiem 
poltura  di  un  Signore  di  Cafa  Pandone  .  Fece  lafiepoltura  di  Antonia 
di  Gennari  a  S.  Pietro  Martire  ,  e  vari  altri  Sepolcri  in  5.  Domani- 
Co  ,  ed  altre  Statue  ,  e  Sepolture  in  detta  ,  ed  in  altre  Chiefie  ;  Ma- 
avendo  Cominciato  d'ordine  di  D.  Pietro  di  Toledo  un  Colojfo  per  fingere 
Carlo  y.  quando  vittorinfo  tornò  dall' imprefia  di  T  uni  fi  ,  ed  avendola. 
Abbozzato,  e  comincia::)  a  finirlo:  veduto  la  natura  ,  che  in  quella 
maeìhfa  Statua  ella  farebbe  fiata  vinta  ,  comandò  alla  Morte  ,  che  le* 
1/ajJe  Geronimo  dal  mondo  ,  acciocché  per  lui  non  fi  av. fife  da  vergogna- 
re  j  e  l'invi diofia  morte  ,  fienza  rifipetto  alcuno  della  giovanile,  efrefa 
età  atta  per  operare  altre  belliffìme  opere  ,  obedendo  al  comando  in  pò 
ghi  filmi  Ja  priva  ili  vita  in  età  di  treniacinque  ,  o  al  più  trentafe 


a- 

efica. 


anni. 


Scultore?  ed  Architetto.      93 

Inni  ,  Come  fi  dice. ,  nel  1^1.  con  pianto  univerfale  di  tutti  gli  ito* 
mìni  virtuofi ,  e  di  tutto  Napoli-i  avendone  un  pofitivo  difgufìo  l'ifief» 
fo  emolo  [no  Ciò:  da  Nola  ,  il  quale  nel,  a  morte  di  Geronimo  ebbe  a  di- 
re i  che  la  /cultura  in  quello  uvea  perduto  lefperanze  di  avere  un  al- 
tro Michelagnolo  Buouaruoti. 

Fu  Geronimo  Santacroce  di  bdlifiìmo  afpetto,  e  di  volto  cosi  gio* 
viale  ,  che  coloro  ,  che  lo  nnruV  «no  ,  prendean  (libito  ad  amarlo  ,  ed 
accopiando  a  qu-fto  dono  non  meno  un  affabile,  e  dolce  converfazio»; 
ne  ,  che  un  onorato  ,  e  puntuale  operare,  fi  rendea  così  obbligati  colo- 
ro ,  che  trattavan  feco  ,  che  ammirando  le  fue  rare  virtù  ,  e  fingola- 
ri  doti ,  celebravano  da  per  tutto  ugualmente  ,  l'opere  fue  ,  e'  fuoi 
buoni  coftumi  .  Quindi  nafeeva  il  dubbio  ,  fé  a  lui  ,  o  a  Giovanni 
da  N0I3  fi  donafle  della  fcultura  il  primato.  Di  lui  fanno  menzione 
molti  Scrittori  delle  cofe  di  Napoli  ;  e'1  l^otap  Crif  uolo  ,  oltre  a 
ciò  ,  che  ne  dice  nelle  notizie ,  eh'  ei  fcriffe  di  Giovanni  da  Nola  ,  co- 
me nella  fua  Vita  fi  vede  ;  in  molte  altre  parti  la  nomina  come  eccel- 
lente, ed  incomparabile  nella  fcultura  ;  Forfè  ei  ne  diftefe,  qualche 
narrazione  apparte  ;  ma  tra  i  fuoi  fcritti  non  è  a  noi  pervenuta  ,  • 
così  il  mentovato  Gelano  in  varj  luoghi  del  fuo  libro  ,  ne  parla  con 
molta  laude  ,  ed  anche  ultimamente  il  P.  Orlandi  ,  nel  fuo  abeceda» 
fio  Pittorico  ,  ne  ha  fatto  onorata  memoria. 

Da  niuno  però  de'  noftri  Scrittori  abbiamo  notizia  ,  che  di  fua 
fcuola  alcun  Discepolo  fofTe  riufeito  Maeftro  ;  ne  vi  è  tradizione  al» 
cuna  ,  che  Io  affermi  >  dapoichè  niuna  opera  abbiamo  ,  che  dìcafi  fat- 
ta da  qualche  fuo  fcolare ,  e  la  cagione  a  mio  credere  ne  farà  ftata,per- 
che  egli  morì  giovane,  e  non  avea  per  anche  aperto  fcuola;  onde  i  mi-, 
glipri ,  che  gli  vennero  appreffo  furono  tutti  di  quella  di  Gio:  da  Nj- 
la  .  EfTendo  adunque  il  Santacroce  per  tanti  fuoi  pregi  fommamente 
amato  da'  conofeenti  ,  (limato  da'  dilettanti  ,  ed  onorato  dagli  Artefi- 
ci de'  fuoi  tempi  ,  veniva  anche  rifpettato  da'  fuoi  emoli  (ceffi;  dapoi- 
chè veJeano  le  di  lui  opere  generalmente  ,  e  con  ragion  commendate^ 
e  lo  fteffo  Gio:  da  Nola  ,  coma  Uomo  d'  integrità  ,  non  poteva  fare  a 
.mino  di  lodarle  ancor  egli  ;  e  allora  quando  ne  intefe  la  morte  ,  n 
ebbe  sì  gran  cordoglio  ,  che  diffe  :  aver  Napoli ,  ed  il  mondo  perdu- 
to ,  nel  Santacroce  una  certa  fperanza  di  vedereéin  lui  un  altro  Miche- 
langelo Buonarroti  ;  ficcome  atteftò  il  Cavalier  Stanzioni  nello  fcrittq 
racconto  .  Ed  anche  il  Vafari  allorché  diffi  :  £'  certo,  che  fé  Girolamo, 
vivea  ,  fi  fperava  ,  che  fi  come  avea  nella,  fua  profetane  avanzato 
tutti  quelli  della  fua  Hatria  ,  così  avejfe  ajuperare  tutti  gli  Arttji*. 
fi  del  tempo  fuo  ;  e  quelche  fiegue  ,  come  di  fopra  abbiemo  divifato» 
banche  non  fsce  eccezione  di  alcuno  ;  tntto  che  nel  tempo  del  Santa*; 
croce,  vi  veffe  UDjv  in  Buonarroti  ^  Ma   chi  mai  potrebbe  appieno 

«fpiis 


94    Vita  di  Geronimo  Santacroce 

efprimere  il  grave  rammarico  ,  che  tutti  intefero  della  fin  morte  ? 
chi  le  lodi  ,  t-he  in  ogni  canto  della  fconfolata  Città  gli  davano  i  Cit- 
tadini ,  gli  Artefici ,  e  i  cari  amici  ?  qual  rammentando  gli  ottimi 
fuoi  coftumi  ,  e  qu.de  l' ind-  fefla  applicazione  degli  ftudj  fuoi  .  Acr 
comportarono  il  di  lai  Cadavere  non  Colo  tutti  gli  amici ,  ma  anco- 
ra tutti  gli  Artefici  del  difegno  ;  gareggiando  tutti  nell' onorar  l'efe- 
cjuìe  di  colui  »  i  hf  tanto  luftro  aveva  dato  alle  (uè  nobili  Art»  ;  E  lo 
ftcifo  Giovan  da  Nola  fu  in  quel  giorno  veduto  pien  di  m'eftizia  far  ca- 
po ali'onor.  to  a.  compagnamento  :  Perciocché  la  morte  pon  fine  allì 
«mutazione,  e  tolti  quella  di  mezzo ,  che  tanto  fuole  appannare  la 
umani  mente,  più  chiaro  fi  fcerne  il  merito,  e  più  vivo  rimane  il 
deiì'kno  del  bcm  perduto  . 

Prima  che  fi  dia  termine  a  quella  Vita  del  Santacroce,  fia  bene  di 
far  parola  m  quello  luogo  di  cioLchè  trovo  notato  in  un  manofcritto  , 
ove  fi  fa  mtnz.one  di  alcuni  baffi  rilievi ,  che  lavorò  Girolamo  intor- 
no alla  fontana  ,  nelta  quale  Gio:  da  Nola  f.ce  le  quattro  Statue  ,  che 
li  quattro  maggiori  fiumi  del  Mondo  rapprt.  Tentava  no;  rome  nella  fu» 
Vita  abbiam  detto  .  Dice  acunque  lo  fcritto  :  Che  il  Viceré  D  Pietro 
di  Toledo  per  tar  pruova  ancor  egli  del  valore  di  quelli  due  Artefici 
egregi ,  commefe  due  Statue  per  ciafi-heduno  ,  ed  alcuni  baffi  rilievi 
con  gli  ornamenti ,  che  fervir  doveano  per  una  magnifica  fonteje  che 
avendo  Girolamo  lavorato  i  baffi  rilievi ,  e  cominciato  una  delle  due 
Statue  ,  intermefie  il  lavoro  per  lavorare  il  nominato  GolofTo  ,  e  che 
poi  prevenuto  dalla  morte  ,  lafciò  imperfetto  l'uno  ,  e  l'altro  lavoro* 
laonde  tutte  quattro  le  Statue  furono  poi  '.gregiamente  f  olpite  da 
Giovanni  da  Nola  ,  e  la  fontana  primieramente  fu  fituata  nell'  ame- 
rifiìma  lira  da  di  Poggio  Reale  ,  ove  utavano  allora  palleggiare  le  Da- 
me ,  e  i  Cavatieri  ;  Indi  accrtfeiuto  il  palleggio  al  Molo,  che  era  (la- 
to abbellito  ,  e  fatto  comodo  alle  Carozze  ,  fu  la  fonte  trafportata  ,e 
fituata  alta  punta  del  Molo  per  ordine  di  D.  Parafan  de  Ribera  Vi.rerè 
di  Napoli ,  l'anno  15^4.  con  intenzione  di  farla  dopo  trafportare  in 
Ifpagna  ,  ma  non  gli  Venne  facto  per  i  rumori  ,  che  ne  fece  il  Popolo; 
Sicché  tafciandola  in  quel  fito  vi  mandò  la  bella  antica  Statua  di  Par- 
tenope  ,  con  la  Lupa  de'  Ca'mbj  ,  eh-  (lava  preflo  di  S.  Gio:  Maggio- 
re ,  con  altre  altre  antiche  Statue  ,  Vafi  ,  e  Medaglie  ,  pofiedute  pri- 
ma da  Adriano  Spadafora  ,  famofo  Antiquario  :  le  quali  tutte  con  la 
Nave  che  le  portava,p°r  una  gran  tempeila  fi  fommerfero  . 

F/»ff  della  Vita  di  Girolamo  Santacroce  , 
Scultore  ,  ed  Architetto  , 


ME- 


95 

MEMORIE,  OSIANO    NOTIZIE 

D    I 

ANTONIO  FIORENTINO, 

Di  Ferdinando  Manlio ,  di  Sigifmondo 
di  Giovanni ,  di  Vincenzo  deJla  Mo- 
nica, di. Gio: Batti/la  Cavagni, 
e  di  Dionifio  di  Bartolomeo  : 
e  di  altri  Architetti. 

DApoichè  di  quelli  Uomini  virtuofi  ,  per  la  già  nota  negligenza       p  g  _«. 
de'  noftri  trapalati  Scrittori  ,  non  abbiamo  altra  notizia  ,  che  B£]Ja  "§[^'0m 
quella  ne  fan  coloro  ,  che  fcrivendo  le  erezioni  delle  Chiefe  »  inciden-  li  Sacra,  D-. 
temente  notano  il  nome  di  chi  ne  fa  1'  Architetto  ;  perciò  abbiam  ri-  Carlo  Ceia- 
foluto  di  darne  una  breve  notizia  ;  acciocché  con  lo  fcorrer  degli  an-  '\°  "eJ'e  cu- 
ni  non  perifca  affatto  nella  memoria  degli  uomini  la  ricordanza  di  lo-  [ÓV/nIp  h"" 
ro  virtuofe  operazioni  ;  Veggendofi  annoverate  con  quelle  degli  altri  ;j  Sarnelli  ,' 
Artefici  del  difegno  ,  che  in  quella  noftra  Patria  ,  e  nel  Regno  fiorirò»  ed  altri, 
no  i  e  con  ciò  loro  fia  renduto  da'  Poderi  queir  onore  ,  cheeffi  ,  mer- 
cè le  loro  onorate  fatiche,  fi  meritarono  .  Fu  Antonio  Fiorentino  nati- 
vo della  Città  della  (Dava  ,  e  fi  fa,  che  avelie  fitto  in  Roma  i  fuoi  ftu- 
dj ,  ma  appreflb  di  qual  Maeflro  a  noi  non  è  mai  giunta  notizia  ,  ma 
che  divenuto  ottimo  Artefice  di  Architettura  ,  foffé  poi  in  N  ipoli  im- 
piegato in  varj  importanti  lavori  ,  infra  de'  quali  contali  quello  del- 
la «edificazione  della  Chiefa  di  S.  Caterina  ,  detta  a  Formello ,  de'Pa- 
dri  Domenicani  ,  la  quale  ingrandì  ,  e  rifece  da'  fondamenti  nell'an- 
no i  72  3.  ,  e  dopo  fece  la  Cupola  ,  che  con  maraviglia    fu  da'  Napo- 
letani riguardata  ,  per  effèr  forfè  fiata  la  prima,  che   fu    veduta  al- 
earfi ,  poiché  ,  infino  al  principio  del  decimo  quinto  fècolo  ,  fi  coftu- 
mavano  alcune  volte  ,  che  fomiglianza  aveano  di  una  non  molto  alta 
fcudella  ,  laonde  veggendofi  poi  da'  noftri  Artefici   di  Architettura  Io 
efempio  ,che  ave-a  dato  in  Roma  il  divino  Mkhelagnolo  B-uonarruoti, 
ntl  gran  modello  della  ftupenda  Cupola  di  S.  Pietro  ,  fi  fvegliò  anche 
in  elfi  l'idea,  e  concepiron  penfieri  magnificili ,  ad  imitazione  di  quel- 
la ;  laonde  accadde  ,  che  Antonio  pratico  già  del  modo  di  voltare  le 
Cupole  ,  avendone  avuto   la  Teorica  in  Roma  ,  voltò  quella  della 
Chiefa  fuddetta  ,  che  riufeì  bellilfima  ,  e  di  maraviglia,  come  abbiam 

ict, 


06       Vita  di  Antonio  Fiorentino 

detto  ,  per  effèr  fiata  cofa  inufitata  inunO  allora  a  vederli  di  quella  aU 
tezza  ;   laonde  egli  n'ebbe  laudi  immortali  . 

Fiori  Ferdinando  Manlio  circa  il  if^o. ,  e  fi  dice  difcepolo    di 

Gio:  da  Nola  ,  col  quale  varie  cofe  conclufe  ,  e  m  da  G10:  introdotto 

nella  grazia  di   D.  Pietro  di  Toledo  ,  al  quale  poi  fece  P  opera  che  in 

apprefTo  diremo  ,  ma  circa  il  I  f40.  fece   il   belliffimo  Modello  della 

Chìefa  della  SS.  Nunziata  ,  qualfc  ofTervato  dalli  Governadori  di  quel, 

la  S.  Cafa  ,  piacque  oltremodo  ,  e  tanto  ,  che    fi   diedj  principio  alla 

pran  fabbrica  ,  ingrandendofimatavigliofamente  non  foio  lamento» 

vata  Chiefa  ,  ma  la  Caia,  e  lo  Spedale  altresì,  che  fu  cagione  di  aver* 

ne  Ferdinando  appb.ufi  ,  e  lodi  grandiflìme  ;   le  quali   fi  accrebbero 

CIùefa  eCa.  mitabilmeXit$  ,  allora  quando  fi  vide  compiuta  ,  con   sì   magnifich» 

fi  Santi  del!  forme,  la  bella  Chiefa,  ed  in  quella  grandezza,  che  oggi  dì  veggiamo, 

la  SS.  Nim-  con  tutti  quelli  ornamenti  con  la  quale  è  condottarne  più  beili,e  con 

Mata  rifatta  iruglion  resele  di  Architettura  difiderar  non.fi  poflbno.Così  vi  fece  la 

dal   Manlio  bd,a  SagreItia  ^  e  Cappellon  del  Teforo  ,  che  hanno  anch'  effe  l'iftefla 

cenz'a.       "*  m-gn  ^  en2a  >  l  bellezza  .  Ma  chi  mai  potria  ridir  con  parole  le  bellei 

ed  ampie  comodità  ,     he  fece  nello  Spedale  ,  ne!  compartire  1' ordine 

delle  ringhiere  ,  e  delle  officine  ;  chi  le  grandiflìme  ftanze  per  le  fi. 

gliuole  ,  e  1:  Monache  ,  '  hf  vi  dimorano  ,  con  le  efpofite  ,  che   tutto 

giorno  vi  fi  riceVond  ?  BafLrà  lolo  dire  ,  (.he  con  maraviglia   fu  ri» 

guardata  allora  quella  gran  fabbrica,  ed  oggi  è  lo  ftupore  di  ehi  ben  la 

confiderà  i  É'ben  vero  però  ,  eh.  nei  fecolo  féftodecìmò   fu   di  nuovo 

Cafa  Santa  ampliata  ,  edace  refi  iuta  la  Cafa  ,  con  lo  Sp  dale  ,  perciocché  tutto  , 

con   lo Spe-  che  FerdmandoaveL'e  preveduto   al    gran  con  orfo  ,   cho  in  quel  pio 

dale  amplia  |UOo0  dovea  crefeere  in  appre/To  ,  e  pero  tenutoli  fimpre  al  grande  , 

to  j    Pe;c}e.  e  ai  capacifiìmo  ;  ad  ogni  modo  ,  pure  col  crefier  delle  geliti  ,  ormii 
anche  nula  _r    .  °-  7  r  ,v  -  c  ,r        \  , 

picciolo  angulto  rimaneva  ogni  lito  ,  ancorché  gr inde  ti  roiie  ;   dpa,:ne  non 

luo^o  alla-»  può  1'  intelletto  urnino  capire  ,  fé  noi  vede  ,  la  quantità  prodigiofa 
gran  quanti-  degli  ammalati,  e  quella  delle  figliuole  che  .11  qiiéftd  Santo  loogtì  tono 
tà  dì  Pel/0_  pietofimente  raccolte  ,  e  con  canta  fovvenute  .  Ma  di  queft'o  S'alito 
ne  vi  capita-  juoao  c{jj  ne  volelìe  un  intiera  notizia  legga  il  noirro  C.hre  d'Enee. 
Eii"ei)'ioNa-n'°  ne"a  ^Ul  Napoli  Sacia  ,  ed  il  Celano  nelle  fue  rurioiità  ,  e  beilo 
poli  Sacra,  di  N'.poli ,  ed  ivi  fra  l'altre  cofe  avrà  ftupore  nel  faper  folamente,  co» 
D.CaiIoGc-me  mantiene  tremila  ,  e  fettecento  balie  per  quelle  creatóre  ,  che  di 
lane  nel  cu-  giorno  e  di  notte  vengono  efpolte  nella  ruota  ,  o  da  parenti  poveri  , 
j"xrC  i-  cns  non  peffòno  fovvenirle  ,  o  da  coloro ,  che  non  voglion  far  paleii  i 
ì      apo  i.    jorQ  ajujterj }  e  je  joro  lubricità  . 

Il  Manlio  Ma  per  tornare  a  Ferdinando  ,  egli  fu  molto  caro  a  D.  Pietro  di 

fu  tenuto  in  Toledo  Viceré  di  Napoli  per  Carlo  V.»  cerne  fi  è  detto  di  fopra  ,  e  per 
pregio  da_i  lui  fece  delle  beli'  opere  ;  Perciocché  alììtme  con  Giovanni  da  Nola 
D.Pieno  ai  tre/re  i  Palasi  che  urima  furono  diroccati  ,  per  dirizzare  ,  ed  ingran- 
.Tokd0-  dire   " 


Architetti.  97 

dire  la  bella  ftrada  Toledo  ;  Impercciochè  ,  effendo    Gìo:  da  Nola  cc- 
cupatiffimo   nelle  fue  molte  faccende  ,  fi  avvalfe  per  ajuto  di  Ferdi-  . 
nando  ,   già  che  molto  ben  fondato  ,  ed  efperto  l'avea  rkonofciuto  si 
«eli' Ar  hitettura  ,   che   nella  Matematica  .  Mor£o  poi  Gio:  jl  Mac- 
ero ,   lece  Ferdinando  il  Reggio  Palazzo  nella  Città  di  Pczzuoli  per  lo    $;  non  ji;il 
Viceré  D.  Pietro    di  Toledo  ;  il  quale   volle    amora  che  siYiRtiVc  al  (bl'rmn  <lj 
Palazzo  ,   che  fi  erigeva  in  Napoli  dagli  Architetti  Ferrante  Maglione,  la  Chkla  di 
e  G10:  B'jnjncafa  ,  pretto  la  Chiefa  di  S.  Luiggi  de'Francefi  ;  oggi  det-  s-  Li:iggi  , 
ta  S.  Frantelo)  da  Paola  ,  ed  il  Palazzo   ora  è  chiamato  Palazzo  Vec-  j£r"°] '^ 
chio.  Fece  ancora  Ferdinando  altre  opere  per  lo  Vjcere  mentovato;  co-  po  noncra- 
nic  furono  quelle  dell'  ampliare  i  fori  de'Tnbunali,  ed  il  dar  cammino  no    fondate 
all'a  que  delle  Paduli  ,    acciò,  che  non  averterò  apportato  alla  Città  al-  TJ^.le  dJ  Sl 

Con  danno  per  la  mal  aria.  Aprì  la  (brada  di  porta  poiana,  e  fece  alcuni  ^P'rit0'V 
•e  1  ,r-       •  •  1        .  ■  S.t'tnncelco 

Ponti  utildliini  jn  varj  luoghi.   '  Saverio. 

Venuto  poi  a  N'poli  nell'  anno  i  j"f 9.  D.  Parafan  de  Ribera  Du-    S^Ja  di 
ca  d'Aitala  per  Viceré  di  quel  Regno  ,  e  volendo  anch'  egli  ad  imita-  Mesce  di- 
zione del  Toledo  aprire   una  bella  ftrada  ,  configliatofi    con  il  Manlio  v^"o  fP*'ta 
(dopo  avuto  e  interza   del  fuo  valore  fu  conchiufo   aprir  quella  ,   che    *   ,   ^!" 
oggi  fi  chiama  di  Mont    OliVeto  3   la  quale  terminava  fimi i mente  alla  ij0i 
Porta  Reale  ,  in  oggi  detta  dello  Spirito  Santo  %  magnifica  come  quella 
fatta  da  G10:  da  Noi".  J   ed  ap.rta  che  lu  di  Ferdinand  >  ,  fu  allora  no- 
minata la  ftrada  Rivera  ,  e  vi  furono  fabbricati   belliffimi  ed  ifl  j;  poi- 
che  in  que'  tempi  quefti  luoghi  er.m  tutti  Giardini  de  'Monaci  di  Mon- 
te Oliveto  ,   ed  oggi  e  uno  de'  più  magnifici  luoghi    dell'i  Città  <    Ma  Opere  ma*, 
quello  che  gli  appo/tò  molto  onore  fu  la  fcbbric    di  bel  Ponte  di  Ca-  raviglioft-n 

poa  ;   op^ra  veramente  maravikliofa  .         merita       ni  lui    .  Così  una.,     ."i  ù 
j   11        '  11  ,i>  1.  ,        1      ^  1     Manlio, 

delle  p.u  eccellenti  operazioni  eh  or    e  (u  I  n  g-r<  nane  la   Grotta  che 

conduce  a  Pozzuolb  ;  la  quale  è  una  delle  coft  ,   >h     per    1  uni  fica  fi 

moftranoa'  Foreftien  ,  trT.noo  veramente  ejptrs  m>r:  vìgliòfa  a  (}>un- 

que  la  confiderà  .   Cesi  fi  ce  altre  opere  di  móka  perfezione  ■>  tem    ben 

lo  dimoftra  l'Epitaffio  fepra  la  fin  (cpoicura  ;   il  quale    fi  vede   puffo 

la  p  ita  maggiore  della  fudefi tta  Chiela   della  SS.  Nunziata  ,   0V1-    per 

gratitudine  della  bilia  fabbrica  da  lui  colìrutta  ,  gli  concederono  quei 

Mai  fri  ,  oltre  il  dovuto  onorario  ,  una  kpoltura  per  fi  ,  e  per  i  Inoi 

parenti  ;  e  dove  il  Manlio  con  con  molte  lagrime   vi  fipe  lì  Timoteo      Timoteo 

filo  figliuolo  ,  molto  virtuofo  in  Architettura  ,   e  fair  n  Matematico  ;  Manlio  vir- 

il  quale  pafsò  da  quella  vita    in  età  di   19.  anni,  con  dolore    di  tutti    tiio/ìfiìmo 

qu  i   che  lo  conebbero  ,  perciocché  oltre  alle  virtuofe  facoltà   dette  ,  figliuolo  di 

poflldute  da  lui   quali  pi  r  dono  di  benigna  natura  ,  ed  alle  quali  per    cr  in*n  ° 

mezzo  degli  accurati  fuoi  fludj   era  giunto   in  fublìme  grado  ;  ?v  va 

una  dolcezza  nel  trattare  ,   ed  una  cortelìa  ,  che  con  dolce  attrattiva 

faceva  fuoi  tutti  gli  affetti  altrui  ;    perchè  dal  dolente  Padre  gli  furon 

fatti  fcolpire  i  fequenti  verfi  fopra  la  comun  fipoltura  . 

TOMO  II.  N  D.O..V/. 


98     Vita  di  Antonio  ed  altri. 

D.       0.       M* 

Epitaffio  del  Terdinandus  Manlius  Heap. 

Manlio  nel-  Camp.  ArchltzBus 

la  Chiefa_»  Q*j  Petti  Toledi  Neap.  Prò  2. 

delia  SS.  Aufpitio. 

Nunnata*  Iggiis  AZdibus  extruendis  , 

Plateis  Jiernendu  , 
Cripta  a  per  tenda  ,  vii!  ,  é"  pontibus 
In  ampliorem  formam  rejìituendis  , 
Paluftribusqi   aquis  deducendit 
Prafuit  . 
Cupa  elaboratum  industria 
Vt  tati us  viatoribus  iter 
Timotheo  Encilio  Mathemat. 
Pietatis  rarijjlme  Fi/io. 
Qui  vixit  a».  XIX.  M.  D.  V.  C.  B.  K 
Sibi  T  ac  ftùs  vivens  fecit. 
A  Cbrijto  nato  M.  D.  LUI. 
E  quella  fia  il  fine  delle  memorie  da  noi  fcritte  di  Ferdinando  ', 
comprendendoli  dal  fuddttto  Epitaffio  quante  opere    fece  ,  e  quanti 
onori  e°li  ebbe,  foggiungendo  (blamente,  che  vivendo  magnifica- 
lo ente  ,   onorato  da  tutti  ,  finì  il  corfo  di  quella  vita  circa  gli  an- 
ni  1570. 

Sigifmondo  S.  Giovanni  Difcepolo  di  Gio:  Francefco  Mormando, 
fu  efpertiffimo  Architetto,  ed  anche  matematico  in/igne  ,  che  fece 
varie  pruove  con  quelle  doti  del  fuo  mirabile   ingegno,  e  fra  1' altre 
fabbriche  ch'egli  fece  li  fu  molto  d'  onore  la   reedificazione  del    nobil 
Sepgio  di  Nido  ,  ove  nel  1  yo?.  voltò  una  largha    Cupola  ;  laonde  gli 
accrebbe  molta  fama  ,  perciocché  allora  non  fi  era   encor   trovata  la 
faciltà  di  voltare  le  Cupole  ,  come  nella  Vita  di  Gioì. Francefco  for- 
mando abbiam    fatto  parola  »  così  fece  varie  altre  fabbrice  ,   ma  fuc- 
ceduta  poi  la  morte  del  fuddetto  Mormando  ,  fu  per  configlio  di  tutti 
pj'intendenti  appoggiata  a  Sigifmondo  la  importante  opera  di  voltar  U 
gran  Cupola  di  S.  Severino  ,  fecondo  il  modello  ,  che   fatto  aveva  il 
Cupola  di  Mormando  ,  ed  a  quella  grandezza  condurla  ,  che  quell'eccellente  Ar- 
S.  Severino  thitttto  ideato  fi  avea  ;  concioffiacofacche  defideravano   que'RR.  FP. 
voluta  fecó-  jj  veder  compiuta  con  quelle  Cupola  tutta  la  fabbrica  ,   che    per  efla 
00  ilModc-i-  jovevano  acquiftare  non  folo  magnificenza  ,    ma  maraviglia  inficine  ; 
mando  laonde  Sigifmondo  aflìcuratigli  ,  che  punto  non  fi  farebbe  diminuita  , 

ma  più  t  fio  accrtfeiuta  con  1  belli  ornamenti  ;  cominciò  la  gran  fab-. 
bnca  ,  e  divife  in  otto  faccie  la  Cupola  ,  la  quale  fortificando  ,  e  re- 
cingendo con  armaggi  ,  e  catene  ,  affittendovi  g;ornalmente  ,  con  ogni 

accu- 


Architetto.  99 

accuratezza  *  dopo  alcun  fpazio  di  tempo,  la  dieJe  compiuti,  cori 
maraviqlia  di  ognuno  *  che  vedeva  la  grande  altezza  ,  e  fin  dove  era 
arrivato  l'umano  ingegno  .  Così  dunque  Sigifmondo  refo  ormai  chiaro 
per  quelV  rp  ra  allora  ammirabile  ,  e  per  altre  ch'egli   condulfe  ,  pie- 
no -li  laudi ,  e  di  meriti  ,  venne  a  morte  circa  l'anno  1 5-40.    fatto  gii 
molto  veci  h.o  ,  e  dopo  alcuni  anni  la  detta  Cupola  fu  dipinta   da  un  p„0IoSchef 
Pittore   Fiamingo,  chiamato  Paolo  SchefFer  ,  il  quale  vi  dipinfe  an-    fer  p;itar 
che  gli  Angoli  ,  o  fian  pieducci  ,   ove  effigiò  i  quattro  Santi   Dottori  Fiarningo. 
di  Santa  Chiefa   ;  e   quelle  pitture  anche  a'  giorni  notlri  vengon  mol-      EnSen'»o 
to  lodate  dagl'intendenti  .  Fiorì  quello  Pittore  al  riferir  del  mentova-  ".'  "j^Napo- 
to  Engenio  ,  circa  gli  anni  1  f  6.0. 

11  franco  Architetto  fiori  nel  1  ?8o.  ne  di  lui  abbiamo  altra  noti- 
zia di  nome, ne  di  fatti, fé  nonché  e;;li  con  molta  lode  rifece  da'fonda- 
menti  tutta  la  bella  Chiefa  di  S. Maria  la  Nuova  nell'anno  1  797  .e  l'ab- 
b  Hi  di  marmi,  e  di  ornamenti  nella  forma  che  ogp,i  fi  vede,  he  certa- 
mente non  può  ellere,ne  con  pai  lìmetria  ne  con  miglior  difegno  con- 
dotta da  chi  fia  peritiffimo  Arttfice,avendola  reedificata  con  bella,e  ma- 
gnifica,ed  ottima  Architettura,f-nza  guadar  punto  il  (ito  del  Cappello- 
ne di  di  S.Giacomo  d-lla  Marca,eretto  molti  anni  innanzi  di  Fernando 
Confalvo  di  Cordova  ,  detto  il  Gran  Capitano  ;  ornandovi  folamen-      pernanj0 
te  in  tifo  le  C-  ppelle  di  bei  lavori  ,  con  gli  Altari  di  marmi  ;  fecondo  Convìvo  di 
la  divozione  ,  ed  il  potere  delle  famiglie  ,  dalle  quali  erano  Patrona-  Cordova_.  , 
te;   ma  non  abbellì  di  marmi   l'Aitar   M  ggiore  per    mancanza  del  ^ct*°  ll  S13" 
danajo  ;   il  quale  a  capo  .3  mo 


me 


versiamo  ,  dal  Cav.  C 


~L>3 


riolti  anni  fu  pai  e?r  piamente  fitto  ,  co-    „<#' .*  e 
m     r    r       ^    °    ,,    r  r  j-  '.  ielie  la  £'an 

olimo  Fanugai  come  ne'Iaiua  vita  11  clirj,  Cappella  *_» 


laonde   del  Franco  folamente  diremo,  che  ancorché  egli  ave(Te,co-s.  Giacomo- 

me  fi  deve  credere  ,  condotto  altre  belle  opere  ,   ad  ogni  modo  bade-  dslla  Marca-, 

rà  la  lode  ,  che  fé  "li  deve  per  quella  fola  ,  p?r  rendere  onorata  ,  ed  '"  ^:  Maria 

,     -,  c        p  *       *  r  la  Nuova, 

immortale  il  (uo  nome  ..  , 

Vincenzo  della  Monica  ,  e  Ciò:  Battilla  Cavagni  ,  fiorirono  nel 
IJ70.  ,  e  nel  72.  diedero  principio  alla  bella  Chiefa  ,  e  Moni  fiero  di 
S.  Gregorio  Armeno  ,  dal  volgo  S-  Liguoro  appellato  ;  erigendo  la 
fabbrica  incontro  all'  antica  Chiefa  ,  ove  alla  Greca  prima,  e  poi  alla 
Longobarda  maniera  ,  aveano  officiato  ,  e  vifluto  }  con  libertà  di  ufci- 
re  ,  prima  di.ordinarfi  Claufura  quelle  Monache  che  vi  furono  ,  come 
appien  può  vederfi  nel  diftinto  racconto  del  Canonico    D.  Carlo  Cela-     ^  Celano 
no,  ntlle  fue  curiofità  dell'  antico  ,  e  bello    della  Città    di  Napoli   J  nelle  curìo- 
E  nel  terzo  Tomo  degli  Ecclefiaftici  annali  del  Cardinal  Baronio  ,  ove  fica,  e  bello 
deferitta  fi  vede  la  fondazione  di  quello  Momftero.  Continuando  ad  •    ^l  Napoli.  ^ 
unque    quelli   due  valentuomini   ,  con   fratellevole    focietà   la    (u^*  4  ^-^^"jj 
detta  opera  incominciata,  ne  ceffando  con  difegni,  modelli,  ed  affi  (len- 
za continua  di  tirarla  innanzi   con  ogni  follecitudine  dierono  compi- 

>N  2  mento 


ioo     Vita  di  Antonio  Fiorentino 

mento  al  Moniftero  l'anno  if7f.  ,  a  caufa  che  le  Monache  pativano 
molto  incomodo  ,  ptr  le  cafe  fatte  diroccare  ,  ove  prima  abitavano  i 
come  nel  fudd.tto  Celano  può  vederli  ;  ed  indi  a  qualche  poco  più  di 
tempo  ,  dierono  anche  compimento  alla  bella  Chiefa  ,  come  al  giorno 
d'oggi  ii  vede  ;  la  quale  è  refa  a'  noftri  giorni  più  bella  ,  dalle  egre- 
gie Pitture  del  noftro  famofo  Luca  Giordano. 
Pitture  dì  Finita   quella  gran  fabbrica   del  Moniflero  fuddetto,  e  della  fua 

Luca  Gicr-chjgfjj  ,  con  ia  fua  Cupola  ,  una  maggiore  ne  fu  commetta  a  GiorBat- 
Greo'orio  '  C'^a  Cavagni   ne'  if8o. ,  e  quella  fu  della  non  mai  a  baftanza  lodata 
Almeno.       opera  p;a  ,  del  Sacro  Monte   della  Pietà  ,  nel  luogo   ove  era  il  Palagio 
Monte  della  di  Montecalvo  ;  giacché  l'opera  non  riulciva  capace  ne  men  nel  corti- 
pieci  erettole  della  SS.  Nunziata  ,  ove  Aurelio  Paparo  ,  e  Nardo  di  Palma  fonda- 
dai    v^iva-  torj  jej  ^onte     dalle  loro  cafe  l'aveano  per  comodo    delle  centi  tra- 
fportata  ,  ed  indi  nel  Palagio  del  Duca  d'Andria  ,  incontro  aS.  Mar- 
cellino ;  Or  dunque  il  Gavagni  confiderando  la  grand'opera  pia,  e  l'u- 
tile ,  e  comodo  di  tutto  il  pubblico,  e  mailimamente  delle  povere  gen- 
ti de'  paefi  circonvicini  ,  ideò  un  difegno  ,  che  folle   con  magnificen- 
za divifo  ogni  (ito  di  officio  ,  e  con  fommo  giudizio  dato  il  comodo  a 
tutti  ;  Anzi  che  confiderando  ,  che  col  tempo   dovea  l'opera  aumen- 
tarli,  vi  fece  llanzioni  grandiffimi  ,  ed  officine  capaciffime  ,  per  tut- 
te le  cofe  bifognevoli  ,  così  per  la  guardarobba  ,  che  per  gli  officj  ne- 
cefTarj .  Opera  invero  ammirabile  non  folo  per.  la  grande  ,  e  bella  fab- 
brica cotanto  giudiziofamente  ideata  ,  e  collrutta  ,  ma  per  lo  gran  be- 
neficio di  tutto  il  Pubblico  ,  e  de'noftri  Paefi  non  folo  circonvicini  , 
ma  ancora  lontani  ,  poiché  in  quello  piilfimo  luogo  non  fi  efigge  inte- 
Opere  pie^  re^e  a'cun0  dalla  fomma  di  docati  dieci  in  giù  ;  ed  acciocché  il  leggi- 
degne  di      tore  ne  formi  il  dovuto  concetto  ,  dirò  qui  (blamente  non  lagran- 
etema  me- dczza  prodigiofa  ,   e  la  quantità  della  robba  ,  che   vi  (la  in  pegno  ,  e 
mona   del   l'infinite  perfone  ,  che  vi  concorrono  ,  ma  che  fuole  per  lo  più  impie- 
jóvato"161* "Sare  'n  <lueft'  Pegni  Ceaya  interefTe  alcuno  ,  infino  alla  fomma  di  du- 
Vedi  i'j  ce_centomila  feudi  ,  o  fian  ducati  napoletani ,   avendolo  io  intefo  dalla 
Jaiio.  bocca  del  Duca  di  Laurenzano  D.  Nicolò  Gaetano  ,  che  ne  fé  fare  il 

calcolo  allora  ,  che  vi  fu  Governatore  ;  aggiungendo  ,  che  paga  un- 
dici mila  feudi  di  falario  alli  Officiali  Miniftri ,  che  fervono  il  fudetto 
Monte,  ed  il  Banco  .  Ma  di  quello  ne  ha  fcritto  appieno  il  mento- 
vato Celano  ,  laonde  chi  ne  vuole  piena  contezza  legga  il  citato  fuq 
libro  ;  ritornando  noi  com'è  dovere  aGio:Battifta  Cayagni  *  che  refo 
firmai  gloriofo  per  le  bell'opere  fatte,  e  più  per  quella  del  Monte  , 
vi  eriggè  la  belliffima  Chiefa  o  fia  Cappella  nel  cortile  del  fuddetto 
Palagio  ,  nella  quale  l'anno  i  f97.vi  fu  polla  la  prima  pietra  dal  Car- 
dinal Giefualdo  ,  con  l'intervento  del  Gonte  di  Olivares  allora  Vi- 
ceré ì  applaudendo  ttitti  alla  grand'  opra,  e  dopo  fu  abbellita  di  ftuc- 

chi, 


Architetto.  1  o  i 

chi ,  e  di  Pitture  ,  con  beile  iutue  al  di  fuori  ,  coma  in  appreffo  ne' 
fuoi  Artefici  diremo  .  Manco  poi  Gio:  Battifh  pieno  di  onori ,  di  ric- 
chezze, e  di  fama  circa  il  1600. 

Dionilìo  di  Bartolomeo  fi  ha  che  fiorifse  nel  1  j8o.  ,  e  che  fufle 
ancor'  egli  un  valente  Architetto  ,  da  poiché  fi  dice  ,  che  del  furldet- 
t»  Cavagni  fuffe  difcepolo  ;  ma  di  lui  altra  notizia  di  opera  non  ab- 
biamo ,  fé  nonché  edifico  da' fondamenti  la  Chiefa  nuova  alli  PP.' 
dell'Oratorio,  e  che  la  cominci?)  nel  if%6.  ,  e  la  compì  con  tutta 
l'abitazione  nel  1  f  gy. ,  la  qual  Chiefa  è  belliffima  ,  ed  è  condotta  con, 
giudiziofa  ,  e  buona  Architettura  ;  laonde  merita  Dionifio  per  quella 
beli'  opera  lode  ,  e  menzione  onorata. 

Conviene  ora  di  far  parola  di  Ferrante  Maglione  ,  il  quale  con 
lo  fpirito  ,  ed  accortezza  di  Giovanni  Benincafa  ,  fi  fece  flrada  alla 
grazia  di  D.  Pietro  di  Toledo  Marchete  di  Villafranca  ,  e  Viceré  di 
Napoli  :  Perciocché  volendo  quello  prudente  Miniftro  convertire  il 
Gattello  di  Capuana  (abitazione  prima  de'Re  di  Napoli,)  in  Reggj  Tri- 
bunali ,  quali  prima  eran  divifi ,  per  unirli  tutti  in  un  fito  ,  con  di- 
stribuire gli  ofKcj  :  ed  avendo  con  ciò  da  fabbricarli  un  Palazzo  pes 
se  ,  e  per  la  Aia  Corte  ,  gli  fece  offerta  il  Benincafa  dell'  opera  fua  , 
e  di  quella  di  Ferrante  fuo  compagno  ,  vantando  al  Viceré  il  valore 
di  quello  ;  per  la  qual  cofa  D.  Pietro  ne  fece  parola  con  Gio:  da  Nola, 
da  lui  fommamente  Mimato  ,  per  le  beli'  opere  fatte  da  quell'  Artefi- 
ce maravigliofo  .  Confiderando  adunque  Gio:  quelle  due  opera  im- 
portantiffime  ,  ed  avendo  per  le  mani  altri  lavori  di  fcultura  da  con- 
durre a  fine ,  vedute  l'opere  ,  ed  i  difegni  de'  due  mentovati  compa- 
gni ,  e  conofcendo  la  loro  fufficienza  ,  alsicuro  il  Viceré  ,  che  fareb- 
be flato  da  effi  ben  fervito  »  promettendo  ancora  la  fua  affiftenza  . 
Sicché  dunque  unitoli  Ferrante  al  Benincafa  conduffero  a  fine  dopo 
pochi  anni  il  Palagio  Reale  ,  ed  aequiftarono  onore  appreffo  del  Vi- 
ceré .  Fecero  quelli  due  Architetti  varie  fabbriche  ,  di  Ghiefe  ,  e  di 
Abitazioni  ;  ma  in  oggi  fono  per  lo  più  ,  o  da  capo  ri  fitte  ,  o  mo- 
dernate  .  Come  veggiamo  riftaurato  ,  ed  abbellito  al  poflìbile  Palaz- 
zo Vecchio  J  così  nominato  a  diftinzione  del  nuovo  fabbricato  con 
magnificenza  nel  15-99.  dal  Cav.  Fontaua  ,  e  coftrutto  con  ottima 
Architettura  .  Per  ultimo  li  due  nominati  Architetti  dopo  effer  viffu- 
ti  in  compagnia  molti  anni  ,  e  fatto  unitamente  i  lavori  ,  divenuti 
affai  vecchi  vennero  a  mancare  circa  il  1  j8o. 

Fiae  delle  ntetmrìf  de'  qu)  feriti i  Architetti. 


VITA 


102 

V       I       T       A 

DI   CESARE   TURCO 

Pittore. 

S*E  gli  Uomini  feguitaflèro  quel  naturale  infanto  ,  e  fi  faceffer  pre- 
•   gio  folaiTH-nte  di  quelle  doti,  che  la  natura  gli  ha  dite  ,  non  fi  ve- 
drebbono  molte  volte  dolerli  ,  e  menar  1  'to  vita    fra  continui 
difguftì ,  per  volere  alcun'altra  cofa  operare  ,  a!|a  quale  non  inftuifce 
la  propria  naturalezza  j  come  accadde  a  Cefare  Turco,   che   eflendo 
buon  Pittore  ad  OJjo ,    fi  pofe  in  tefta  la  malinconia  di  eflerfo  rrwglio- 
rea  fYsfco  ;  quantunque  tal  modo  di  pingere  non  fufle   a  lui  ,  come 
ad  altri,  con  fi-licita  rìufcito  ;  laonde  ne  fu  per  tal  cagione  anguftiato, 
con  diflapori  ,   e  doglianze  :  Conciolfiacofachè,  vo|  ndo  tuttavia  ope- 
rare il  pennello  a  frefeo  ,  e  quelle  pitture  non  riufeendo  con  felicità 
come  quelle  ,  che  ad  olio  conducea  ,  veniva  perciò  «.hiamaco  alcun 
altro  maeftro  pratico  ,  ed  elperto  per  ritoccare  ,    o  rifar   da   capo  le 
pitture  a  fi-rfeo  da  fui  fatte  j  onde  egli  forte  fé  ne  rammaricava,  ed  iq 
fine  fé  ne  morì  J  come  vedremo  nella  fua  vita  che  firgue  . 

Fu  Cefare  Turco  della  Terra  d' IfchiteJli  ,  nella   Provincia  di 
Cipitamta  ,  e  per  quello  fi  dice  ,  apprtfe  la  Pittura  da  Gio:  Ant  nio 
d'Amato  prima  ,  e  poi  da  Andrea  da  Salerno  ,  facondo  afferma  il  Ca- 
li Cav.Ma!-  valier  M  iTìmo  Stànzioni .  in  alcune  fu«  note  ;  benché  ilCnf.uolo  di- 
fimo facuiuoca  ^  che  ffguitò  la  maniera  dtj  Perugino,  ftudiando  dalle  fue  op.re  , 
utu  nota   «' corne  fece  di  mo!ti  altri  -'ittofi  ,  copiando  tutte   quell'opere  che   °Ii 

quei  Pitto»     .  ,       _.  n\  i      i  7i        ,'•  i   r 

cheeglj  vo.piaceano  ,  onde  fi  acquato  nome  di   bu°n  pittore  ad   olio,  dilegnan- 
Jeva  illuftra.  do  aflai    bene  ,   e-  colorendo  ottimamente  ,  ccn  fr  f-hezza  di  bei    co- 
re, lo  fa  di-  Jori ,  per  la  qual  cofa  efTendo  venuto  nella   ftim-i   degli    Uomini  ,  fé, 
A  V'°   d/  ce  Vlr'e  P'tfurea  richieda  di  molti  particolari  ,  ièlle  quali    hfciando 
gajeino  „ei.  di  farparola,  come  quelle,  cheftandoin   luoghi  privati  ,  non  fono 
la  cronolo-  efpolte  all'  occhio  del  pubblico,  farem  paflaggio  al  ncconto  di  quelle  , 
già  de'tem-  che  fi  vedono  efpofte  negli  Altari  di  varie  Chiefe  di  quella  noftra  Cit- 
P»  }?.fy  tà  di  Napoli  ,  che  però  vedefi  nella  Chiefa   di   Sf  Maria   dèlie  Grazie 
rono  •  come  Pre^°  'e  mu"  ■>  nella  prima  Cappella,  entrando  in  Chitfa  dalla  parte 
nel  ("no  ma-  deH'Epiftola,il  brutefimo  di  Noltro  Signore  ,  ove  oltre  alle  figure  pnn- 
noiciitto.      cipali  del  S.  Giovanni,  e  del  Redentore,  vi  fono  Angioli  belhifimi  , 
che  tenpon  le  Vedi  del  Salvatore  ,  eh    hanno  epifodj   graziofi  ,  ed   il 
quadro  è  dipinto  affai  bene  ,   con  colori  vivilììmi  ,  e  molto  ben   dife- 
gnato  .  Nella  Chitfa  del  Giesù  delle  monache  ,  eretta  prefiò  la  porta 

del- 


Pittore.  i  o  3 

della  Città  ,  detta  di  S.  Gennaro  ,  fece  la  tavola  dell'  Aitar  maggiore^ 
ove  dipinfe  la  Circoncifione  del  Signore  ,  in  un  quadro  alto  18.  pal- 
mi, e  12.  largo  ;  ove  v'introduiTe  un  numero  di  33.  figure  ben  mef- 
fe  inficme  con  varj  epifodj ,  che  fanno  un  belliifimo  accompagna- 
mento al  Sacrofanto  Miftero  ;  eflendo  fitunte  con  giudiziofa  degrada- 
zione di  tinte  ,  e  di  profpettiva  ,  ed  il  rimanente  del  quadro  è  molto 
b;ne  ornato  di  Architettura  ,  e  di  altri  accompagnam.nti  ,  che  fanno 
meritar  molta  laude  al  Pittore. 

Eflendofi  da'  Governatori  abbellita  la  Chiefa  di  S.  Marta  ,  già  e- 
dificata  dalla  Reina  Margarita  ,  e  Re  Lad.slao  fuo  figliuolo  nel    1400. 
preflb  quella  di  S.  Chiara,  vi  dipinfe  Cefare  il  quadro  per  l'Aitar  Mag- 
giore ,  ove  figurò  la  refurrezione  di  Lazaro  ,  che  involto  nel  lenzuo- 
lo ufciva  dal  Sepolcro  ,  onde  veniva  a  far  maraviglia  a  i  Circoftanti 
per  l'inafpettato miracolo:  e  vi  figurò  Marta  ,  e  la  Maddalena  butta- 
te a  piedi  del  Redentore  ,  efprimendo  al  vivo  in  quelle  la   Paffione,  e 
la  Fede  ;  Onderiufcì  quell'opera  une  delle  più  belle  ,  che  mai  avef- 
fe  quello  pittore  dipinto  .  Mala  difgrazia  volle  ,  che  nella  rivoluzio- 
ne del  famofo  Mas'Aniello  ,  fucceduta  nel  1647.  efTendovi  intorno  al- 
la Chiefa  le  Reggie  trinciere  ,  la  furia  del  Popolo  vi  diede  fuoco  ,  ed 
arde  e  faccheggiò  la  medefima  Chiefa  ,  onde  fi  perderono  con  quefta 
pittura  ,   molte  opere  di  altri  valentuomini  .  Tanto  ne  fcrive  il  Cela- 
no ,  ed  altri  Scrittori  delle  oofe  di  Napoli  .  Ma  io  argomentando  dico; 
che  fé  la  Chiefa  furie  in  tutto  fiata  brugiata  ,  non  fi  averebbon  potuto 
falvare  alcune  cofe  antiche,che  ancora  in  quella  fi  veggono,e  che  a  no- 
ftri  giorni  fi  moftrano  a'  curiofijcome  fono  la  tavola  antica  col  ritratto 
Reina  Margherita  ,  ed  il  Libro  ,  ove  fi  leggono  i  nomi  di  tutti  que'Si- 
gnori  che  fi  afcnflero  alla  Confraternita  iftituita  da'mentovati  Regnan-  j^1^"-0 
ti  j  ed  in  eflb  fi  ofTervano  le  antiche  veriflìme  loro  imprefe  ,  o  liano  Marcai  itn_» 
infegne  delle  loro  famiglie  ,  con  altre  cofe  ,  delle  quali  fan  menzione  neiia"*  Chie- 
i  medelìmi  Scrittori  da  noi  citati .  Sicché  bifogna  dire  ,   che  non  tutta  h  di  S.Mar- 
la  Chiefa  reftò  brugiata ,  ma  danneggiata  in  parte  da'  Popolani  .  Onde  tx. eret"  da 
in  tal  cafo  mi  giova  credere  ,  ciocché  trovo  notato  dal  Marigliano  nel-  .     '     ame_ 
le  notizie  di  Andrea  Vaccaro  ,  ove  incidentemente  difcorre   di   quefta  no  con  1  n0_ 
tavola  della  Refurrezione  di  Lazaro  di  Cefare  Turco  ,  dicendo  ;  che  fu  mi  ,  e  l'Im- 
tolta  dalla  Chiefa  ,  allora  che  refe  profanata  da' Popolari   tumulti  i  prefcdigra 
con  altre  fuppeltettili  ,  e  cofe  fagre  .  Indi  ejjendo  fatta  accomodare  in    •    "^0;^" 
alcun  luogo  patito  da  chi  la  pojjedeva  ,  fu  da  quegli  venduta   alle   Mo* 
nache  di  S.  Caudiofo  ,  ove  in  un  Aitar  di  Cappella   oggi  Jlà   efpojìa  .    Manofcrir- 
Quindi  i  Governatori ,  fedate  le  Cofe  del  I\egno  ,  fecero  di  nuovo  con-  ti  di  notizie 
facrare  la  Chiefa  ,  ed  in  tale  occ  afone  fecero  dipingere  una  Copia  della  di  NicoU_# 
defcritta  refurrezione  di  Lazaro  da  un  mediocre  Pittore  ,  come  fi  ve-  Mangiano. 
de  in  una  Capp.lla  .  //  quadro  poi  dell'Aitar  Maggiori  fu  allogato  ad 

Andrea 


r  o  4        Vita  di  Cefare  Turco 

"Andrea  Vaccaro  .  rinomato  pittore  Napolitani*  ;  ma  perchè  queflo  do- 
veva dipingere  un  quadro  a!  Conte  di  Pegnorapda  V.cerè  di  Napoli  ,  da 
jìtùarfì  nella  nuova  Cbìefa  da  lui  eretta  di  S.  Maria  del  Pianto  >  td  al» 
tre  opere  che  aveva  n?lU  mani  ,  Vera  quello  indietro  ,  infino  che  poi 
datov'  principio  ,  venne  a  morte  il  Vaccaro  '•>  Onde  dopo  più  tempo  fu 
terminato  in  tutto  ,  anzi  fatto  da  Cupo  da  Nicola  il  figlio  di  Andrea  , 
che  veramente  t  ha  dipinto  affai  bene  >  come  fi  vede  in  detta  Chiefa 
aW  Aitar  Maggiore. 

Merita  malta  laude  la  bella  pittura  che  fece  Cefare  Turco  nella 
Regal  Chiefa  di  S.  Agoftino  ,  pr.  fio  ai  la  Reggia  Zecca,  ove  in  una 
Cappella  ,  ch'è  patronati  da  quei  della  famiglia  Aierola  ,  vi  fece  la  ta- 
vola per  l'Alt? re  di  erta  ,  n^l'a  quale  con  bella  maniera  di  vago  colo- 
rito ,  buon  cempommento  ,  e  con  buono  accordo,  rapprefento  la 
pr  p.  Vergine  col  Bambino  in  gloria  ,  accompagnata  da  belli  Angioli  , 

genio  nella  ec^  a  baffo  S.  Andrea  Apposolo,  e  S.  Antonio  Abate  ,  con  bello  accora» 
fua  Napoli  pagnamertQ  ,  fa  quàl'opera  vìen  molto  lodata  dall'Engenio  ,  nella  fua. 
Sacra.  Napoli  Sacra  .  Così  fece  per  una  Cappella   della  Chiefa  di  S.  Giovan- 

ni Maggiore  una  tavola  di  Aitare  ,  con  tntrovi  la  B.  V'rgme  con 
Giesù  nelle  braccia,  in  mt/zo  gloria  di  Angioletti,  li  quali  fempre  bel- 
liflìmi  dipingeva  ,  ed  al  bailo  vi  dipinfe  due  Santi  .  Ma  quefta  ingran- 
dendoli la  Cappella  ,  e  riunendovi  pcciola  ,  fu  tolta  via  ,  e  nella  Sa- 
greftia  trafjpò'rtata  ,  ove  oggi  g;  rno  li  vede  ;  l'ifteffo  cafo  vedefi  effe- 
re  accaduto  alla  tavola  cht  fu  pofta  nella  Ch/tfa  di  Monte  Calvario  , 
in  un.  Cappella  ,  ed  ove  vi  è  tffiggiata  l' jfteffa  B.ata  Vergine  col  fuo 
Divino  Figliuolo  ,  con  i  Santi  Francefco  d 'A  Ili  fi  »  Bonaventura  ,  ed 
Artomo  da  Padova  con  vuj  Angioli  ,  la  quale  ora  anehe  fi  vede  ripo- 
sa in  Srìgreitia  ,  con  altr^  tav<  1  di  altri  valenti  Pittori  .  Qn_cfta  tavo- 
la mentovata  fi  crede  ,  ci  e  /ìa  quel  a  ,  che  ri  ce  Cefare  per  la  Chiefa 
di  S.  Maria  la  Nuova  ,  mentovata  dal  Crif-uole  ,  e  che  poi  njffs  tra- 
fportata  dalli  Fiati  nella  Ch;efa  di  Monte  Calvario  ,  efi'endo  dello 
fielb'Ordine  ;  fé  pure  non  vi  fu  fitu  ta  da'  Padroni  rnedefimi,  che  am- 
pliandoli più  la  Chiefa  detta  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  face/fero  nuova 
Cappella  in  quella  di  Monte  Calvario  .  Ma  comunque  la  b, fogna  fof- 
fe  avvenuta  ,  oggi  quefta  tavola  è  riporta  ancor  ella  in  Sagreftia  ,  co- 
me abbir.m  detto  .  Dipinte  l'Organo  ,  ed  il  Coretto  di  Mulici  nella 
Chiefa  di  Regina  Coeli  ,  Compartendo  varie  floriette ,  e  figure  per 
qtfe5  vani  ,  che  fin  compartimento  al  lavoro  di  quello  ,  e  vi  fono  in 
quelle  pitture  cofe  bellilfìme  ,  e  figuretre  portate  in  picciolo  affai  ben 
condotte.  Nota  il  Cnfcuolo  :  che  dipinfe  per  la  Chiefa  di  S.  Dome- 
co  Maggiore  una  gran  tavola  ,  per  un  Altare  di  Cappella  ,  ma  quefta 
fé  non  è  quella  ove  è  tfprtfib  il  Ss.  Miftero  del  Rofario  ,  non  mi  faprei 
•jual  fi  folle  ,  pofeiachè  di  fua  maniera  altra  non  fi  ravvifa  nella  fu.l- 

detta 


Pittore.  \o$ 

detta  Chiefa.  Dice  ancora  il  Gavalier  Mnffìmó  In  alcune  note,  che  fe- 
ce una  tavola  nella  (Ehiefa  di  S.  Giacomo  della  Nazione  Spagnuola,  la 
quale  a  mio  credete  altra  non  è  fé  non  quella  del  S.  Girolamo  ,  dapoi- 
che  in  quella  fola  fi  fcorge  la  fua  maniera  ;  come  ancora  fua  vien  eco 
duta  la  Tavola»  che  vedefi  nella  Chiefa  di  Monte  Calvario  ,  nella  pri- 
ma Cappella  entrando  in  Chiefa  ,  dal  Canto  del  Vangelo;  la  quale 
ha  nel  mezzo  la  B.  V.  col  Bambino  ,  e  intorno  »  e  fotto  va» ie  ftoriecte  ; 
Ne'lati  l'anime  che  beate  vanno  con  S.Francefco  alla  glo.ria,e  le  rtpro. 
be  all'inferno  condannate  da  Grido  »  che  e.  nella  gloria  fopra  della  lu- 
netta .  Così  dice  ,  che  varie  cofe  fece  nel  Vefcovado  ,  delle  quali  ne 
anche  mi  è  riufeito  alcuna  di  rintracciarne ,  laonde  altro  non  reftando 
che  dire  su  V  opere  che  di  lui  fi  veggono  efpofte  ,  pafTarò  a  far  parola 
di  ciocché  gli  accadde  per  voler  dipingere  a  frefeo  . 

Per  tante  beli' opere  ,   che  nelle  fcritte  Chiefe  avea  Cefare  efpo- 
fte  ,  fi  aveva  guadagnato   già  moltiflìmo  grido  ,  per   lo  quale  molte 
incombenze  tutto  giorno  venivano  ,  di  dover  farne   per  molte  parti 
del  Regno  ,   e  per  moltiffime  Cafe  de'CitXidini  ;  laonde  egli  non  con- 
tento di  quello  ,  che  felicemente  già  pofledeva  .nel  colorire  ad  olio  ,  fi 
pofe  nell'  animo  di  volere  anche   a  frefeo  guadagnarli  un  gran  nome  , 
col  f^re opere  grandi  ,   la  qual  coli  egli  giammai  fatto  avea>ne  in  fua 
gioventù  fattovi  alcuno  ftudio  di  operar  que'  colori  ,  ne  condotta  al- 
cuna pittura  ,  o  picciola  ,  o  grande  dipinta  i.o  fj-tfeo  i  ma  luiìngandofi 
che  facilmente  in  tal  modo  averebbe  dipinto  >  cercava  però  prima  fi» 
re  alcun  opera  fuor   di  Napoli  ,    perimpratichir.fi   .di  que' colori  ;  ej 
avendo  contezza  d'un'  Ghiefa  ,  die  nella  fua  Patria  d'  lfchitella  fi  do- 
vea  dipingere  ,   fi  adoperò  con  qu  '  p.irenti  ,  che  colàfacean  dimora  , 
che  epici;   opera  a  Ini  folle  allogata  5  ne  molto  vi  penò   per  confeguir- 
la  ,  dap  -<.r^  .1  fui  n  nome  ac.<iuift.'.to  ,  ed  alcun  opera  Qja  già  efpofta 
in  qutlin  Ferra  ,  gli  fecero  il  mento  per  ottenerla  .   Laonde  egli  coJà 
fi  conduise  per  dipingere  a  frefeo  quella  Chiefa  i  ed  operando  i  color.i 
con  la  e.  Ice,  alcune  cofe  gli  nufi-ivano  mediocri*  ed  altre,che  erari  le 
più  ,m-!ament-.:  venivano,per  non  aver  Cefare  la  pratica,  ed  il  modo 
di  operar  quei  coion  ;  come  abbiamo  dette;  Percioccht  è  quello  dipìn- 
gere affai  uifficoltofb  per  la  calce»  'he  conviene  operare  ,  e  per  gli  altri 
coleriche  su  la  fre&a  tonaca  variano  fuor  .di  modo  le  tinte,  daquello., 
che  può  fupponer  ta  l'uno  „  che  non.fa  quinto  la  variazione  fia  diffe-     Difficolr» 
rente  da  quello  ,  che  nel)'  idea  ha  penfato  ,  eh'  efi*'  fi  facciano  aliora  3  nel  dipinge, 
ohe  fi  dilTeccano  ;  e  mailìme  ne'contorni ,  eh;  brutti  ,   e  tagliati  tal  re  3   ^eico 
volta  fuole  far'  apparire  .,  o  pur  troppo  deboli  ;  come  1'  ombre  ,   e  li  s" la  conaca 
chiari  ,  foverchio  rifentiti  ,  che  fenza  la  concorde  unione  ,  ed  il  dolce 
trapano  dell'uno  all'altro ,  reftano  fieri  ,  che  fanno  oifefa  ali'  occhio  , 
invece  dell'  armonia  ,  che  è  neceiTaria  per  accordarli ,  Ma  perchè  la 
TOM.  Ih  O  paf. 


106       Vita  di  Cefare  Turco 

paflìone  dell'amor  proprio  è  grande  appretto  dell'  Uomo  ,  fi  lufingav* 
Cefare  ,  cht  quelle  p.tture  non  tanto  difpiacefferc,  eche  migliori  in 
altra  occafione  ne  sverebbe  dipinto  ,   ed  indi  di  mano  in  mnno  ,  ne 
sverebbe  fsttb  vedpre  delle  perfette  ,  al  pari  di   quelle  de' più  bravi 
frefeanti  de'  tempi  fuoi  ;  che  perciò  fitto  ritorno  a  Nspoli  ,  gli  fu  dato 
notizia  ,  come  nella  volta  del  coro  di  S.  Maria  la  Nuova  fi  dovevano  a 
frefeo  dipingere  le  ftorie  del  vecchio  Teftamento,  alludenti  alla  B. Ver- 
nine ,  ed  altre  di  lei  effigiarne  ,   con   efprìmervi  le  principali    azioni 
della  fua  fantiilìma  vita  ;  Onde  egli  anziofo  di  fare  opera  tanto  rimar- 
chevole ,  come  era  quefta  ,  ed  in   luogo  tanto  cofpn  uo  così  per  la 
Chiefa  ,    che  per  lo  molto  concerta  ,   che  vi  era  in  elTa  ,   fece  pratica 
con  que'Frati  di  volerla  dipingere^  vantando  molto  a'  fuddetti  l'ope- 
ra ,  the  nella  fua  Patria  fatto  aveva  ,  potè  tanto  con  le  parole  ,  e  con 
gli  efempj  delle  fue  opere  ,  e  forfè  ancora  con  alcun  fuo  impegno  ,  che 
a  lui  fu  dato  il  carico   delle  mentovate  pitture  ,  contro  1'  afpettazione 
di  altri  buoni  Pittori  ,  che  fi  crtdean  avere  in  pugno  qu  Jl'opers;  aia- 
Ottiene  il  "vigliandoli  non  poco  dell'ardimtntofa  intraprefa  ,  che  Cefare  fatto 
dipingere  la  avea  s  conciollìacofachè,  non  mai  aveano  di  lui  veduto  alcuna  cofa  di- 
volta del  co-  pinta  a  frefeo  ,  ne  fapeano  ,  che  per  l'innanzi  egli  alcuna  pratica  avef- 

'?  ,'  \j  a"  fé  tvuto  in  tal  modo  di  dipingere  ;  laonde  ftavano  curiofi  afpettando- 

na  Ja  Psuo-  . 

<va  .  ne  1'  efito  «   ficuri  ,  che  ncn  averebbe  condotte   quelle  pitture  come 

quelle  ,  che  ad  olio  conduteva  .  Intanto  Cefare  dopo  fatto  i  fnoi  flu- 
dj  de'difegni  ,  e  bozzetti  ,  pofe  mano  all'  opera  ,  ben  (errato  nella  fu- 
rata ,  e  conduflè  alcune  florie  di  quelle  del  vecchio  Teitamento,  ma 
con  ttle  infelice  riufeita  ,  che  egli  medefimo  accortefi  ,  che  erano  mal 
dipinte  ,   come  tutte  macchione  ,   tri  fi  e  ,  e  feordanti  negli  chiari ,  e 
ne'fcuri,  però  cercava  ,  come  il  meglio  fapea  di  riunire  a  fecco  il  più 
mal  concio  vi  ftava  ,  per  falvare  al  polfibile  la  fua  ftimsi  ma  vegg-n- 
do  poco  ,  o  nulla  profittare  con  tai  rimedj ,   fu  a  trovare  non  fo  qual 
Pittore  molto  pratico  delle  pitture  a  frefeo  ,  acciocché  alcun  configlio 
in  tal'opera  porto  egli  avefit;  ma  colui  veduta  l'opera  palesò  per  tut- 
to le  mal  riufeite  pitture  ,  che   tanto  diverfe  erano  da  quelle  da  lui 
meddimo  fatte  ad  olio  ;  lo  the  venuto  in  fentore  de'Frati  ,  vollero  ad 
ogni  p,,tto  vederle,  e  vifto  quelle  impafticciate  figure  (  che  per  altro  e, 
ran  ben  difegnate,e  compcftejcom'anche  il  tutto  efeguitocon  infelice 
fucceilb  ,  che  fé  bene  non  fapelìero  di  pittura,  ad  ogni  modo  però  ve- 
devano ,  the  non  aveano  ntuna  bontà  ,   come  quelle  degli  altri  da  Iot 
vedute  ,  o  dell' opere  di  Cefare  medefimo  ,   dipinte   ad  olio  ,  e  quafi 
che  burlati  fi  teneflero  da  lui  ,  overo  corrivati   nel  danaro  già  fpefo  , 
cren  poco  buoni  termini,  ed  alla  Fratefca  operando  ,  lo  tacoaron  dal- 
l' opera  ,  e  quella  fubitamente  diedero  al  Secondo  Simone   del  Papa  , 
il  quale  veramente  aifai  ben  la  condufTe  ,  dopo  fatto  buttare  a  terra, 

Cioo 


Pittore.  107 

ciocche  Gt fare  già  dipinto  vi  avea  i  come  Della  fua  vita  fé  ne  farà  pzZ 
rola. 

Intanto  Gtfare  refo  fconfolatiffimo  dell'  accidente  avvenutogli  r 
a  tardi  p  ntito  di  fua  profonzione  ,  cerco  per  nfarare  jn  alcuna  parte 
la  (uà  riputazione  ,  di  voler  dipingere  cjue'  quadri  ad  olio  ,  che  allora 
avcan  desinato  que  Frati  di  voler  fare  intorno  al  medejQmo  coro  ,  ed 
in  altra  parte  ancor  della  Chiefa  ;  ma  per  preghiere,  ed  offerte  ch'egli 
facefle,  non  gli  ne  fu  accordato  ,  né  .ntno  alcuna  porzione,  come  ire 
ultimo  ricercava  i  effondo  que'  Frati  induriti  ad  ogni  ragione  th'  egli) 
portava  ,  ed  ad  ogni  preghiera  ,  che  gli  porgeva  ;  laonde  p.r  ti  fini- 
firo  cafo  accorandoli  ,  e  veggendo  profeguire  da  Simone  felicemen- 
te I'  opt  ra  ,  e  the  a  quello  volevan  far  dipinger  eziandio  que'  quadri  « 
che  dovean  farli  ad  olio  ,  fi  fece  vincere  talmente  da  que'  melanconici 
umori ,  perche  partagli  efferfi  r;fo  la  favola  de'  Pittori  ,  e  delle  gen- 
ti »  che  fra  lo  ipazio  di  pochi  meli  accorato,  fé  ne  morì  l'anno  in  cir- 
ca del  1 5"6o.  ,  e  cinquantefimo  dell'età  fua  .  Pittore  inv&ro  degno  di 
un  più  felice  fine  ,  fé  contentandofi  dell*  b«ll*  opere  ,  che  ad  olio  ave». 
dip.pte  ,  e  che  dipinger  potea  ,  non  fi  fofTe  lafciato  loverchiam.nte 
dau'*mbizion  trasportare  ,  di  efTer  fupenore  in  tutto  ad  ogni  Artefice 
de' tempi  !uoi;cnm«di  lui  ne  f  riffe  il  nominato  Cri  (cuoio  nelle  con» 
fapute  notizie  ,  e  le  file  parole  fon  quella  :  Fu  anche  bunijjimo  Pittare 
Ce  fare  Turco  ,  il  quale  fiorì  circa  il  1  740.  e  fi  dice  ,  eh;  fu  dtfcepob 
di  altri  Vittori  prima  ,  e  poi  Pietro  Perugino,  *  poi  di  un  altro  ,  che 
nn»  fi  fa  A  nome  ,  dove  che  venuto  a  K  poli  dipinfe  due  Tavole  a  Sa»' 
ta  Mar  a  la  Nova  ,  e  a  S.  Domenico  una  grande  di  Altare  di  Cappella^ 
t  anco  una  a  S.  Maria  dellt  Grazie  ,  e  ance  un*  a  S,  Aniello  ,  e  anco- 
ra a  S.  Marta  un  alitai  così  po'  fece  per  S.Gio:  un  altra  tavola  '■>  dopo 
di  chi  andò  a  B  nevnto  ,  portatoci  da  un  Arcivefcovo  ,  dove  dipinfe 
varie  coft  nel  Pifcopio  di  la  >  p*i  fi  portò  a  Sejfa,  poi  a  Capua\  ma  pri~ 
ma  avea  fatto  altri  lavori  p;r  varie  Città  d'Italia  ,  ckt  noi  non  fap- 
plamo  ;  e  Così  venuto  a  Nipoti  ,  e  dovendnfi  dipingere  il  Coro  ,  *  le  fof- 
fitta  di  S.Ma^i  a  la  Nova  afrtfeo  ,  Cejart  voleva  farlo  lui  ?  e  facendo 
gran  prom  jja  alti  Frati  ,  cominciò  il  lavoro  j  ma  perchè  non  avtva 
ninna  pratica  di  dipingere  afrefeo  ,fùfa.  io  defij'ere  da  tal  lavoro  ,  e 
e  fu  data  a  fare  /'  opera  a  Simone  de  lo  Papa  ,  che  era  meglio  Vittore  , 
a  frejd  de  itti  ,  e  aveva  gran  credito  ,  e  d;pi  ngendtfi  ottimamente  la 
delta  jijfìrta  ,  C-fare  cercò  di  dipingere  li  quadri  a  oli"  ,  che  andavano 
«  torno  ,  dove  che  non  tjjendoli  dato  orecchio  ,  lui  per  dij^ui'o  di  ve» 
derfi  (ìifcredrta'o  ,  fi  ammalò  ?  e  di  malinconia  morì  circa  /'  anno 
I  féd.  tCetì  circa  fo.  anni  ,  e  Simone  fin»  /'  opera  di  quella  bellezza 
«he  oggi  fi  vedi  . 

Da  quello  fcrittodi  Gio:  Agnolo  fi  raccoglie  ,  che  Cefare   fu  ne' 

O     ^  fuoi 


108         Vita  di  Cefare  Turco 

fuoi  tempi  in  gran  (lima  di  fua  proferitone  ,  dapoichè  veggtamo ch'e- 
gli ftì  condotto  dall' Arcivefcovo  di  Benevento  per  dipingerò  vari» 
cpere  in  quel  Vefcovado  ,  e  così  per  le  ricerche  dell'altre  parti  pe» 
fue  pitture  *  giacché  ne  fece  per  varie  altre  Città  del  Regno  «  e  per  l* 
Italh  .  Per  la  qual  cofa  comhmdendo  diremo  ;  che  l'Uomo  allora  è  fe- 
lice ,  quando  fa  ufare  i  doni  della  benigna  natura  ,  che  ad  una  tal  fa- 
ta gli  preftò  con  i*  inclinazione  il  Aio  ajuto  ;  ma  quando  fpinto  da 
boricfi  pcnfieri  cerca  far  altro  di  quello  al  quale  egli  è  flato  vocato  ,  e 
crede  ponerfi  di  fotto  gli  altri  di  (uà  profeffione  ,  allora  per  Io  più  ne 
avviene  ,  che  dove  pensò  andare  innanzi  degli  altri  ,  indietro  fi  rima- 
ne per  giuftiflìmo  decreto  di  chi  tutte  le  umane  noftre  cofe  ha  giuftif. 
/imamente  limitate  ,  e  prefcritte . 

Ebbe  Cefare  Turco  alcuni  Difcepoli  «  de'  quali  a  noi  non  è  per- 
venuta notizia  de'  loro  nomi  «  ne  dell'  opere  eh'  effi  fecero  ,  ma  fola- 
mente  ,  che  un  difcepolo  nominato  Pietro  (  come  fi  dice  )  fu  Pittore 
ragionevole  ,  e  fece  per  la  Chiefa  di  Monte  Calvario  una  tavola  pec 
l'Altare  di  una  Cappella  ,  nella  quale  dipinfa  l'Eterno  Padre  su  le  nub» 
bi  ,  che  tiene  la  Croce  col  fuo  Figliuolo  crocefifiò  ,  e  con  vari  Angio- 
letti intorno  ,  e  nel  piano  di  baffo  figurò  S.  Ciò:  Battifla,  e  S.  Giacomo 
Apoftolo  ,  con  buono  accompagnamento  di  paefe  :  benché  tutta  l'ope» 
ja  appare  dipinta  alquanto  cruda.  In  oggi  quefta  tavola  fi  vede  trafpor, 
tata  in  Sagreftia  ,  e  collocata  fopra  l'Altarino  di  efia  ■>  che  ha  la  tavola 
col  S.Girolamo  di  Gio:  Angelo  Crifcuolo  ,  a  cagion  che  eflTendofi  mow 
dernata  la  Cappella  ,  vi  han  fituato  nn  quadro  da  moderno  Autore 
dipinto  con  altri  Santi  .  E  tanto  bafta  per  memoria  di  Cefare,  e  de' 
fuoi  Allievi  ,  de'quali  altra  notizia  non  abbiamo  ,  forfè  perchè  in  effi 
non  vi  fu  merito  tale  ,  che  gli  rendefTe  djftinti  »  e  degni  di  alcuna 
lode  . 


fine  della  Vita  di  Cefare  Turco 
littore . 


yfc 


io5> 

VITA 


PIETRO  DELLA  PIATA, 

Scultore  ,  ed  Architetto  Spa- 
glinolo . 

MOltiflìma  ingiustizia  ,  e  manifefto  torto  fece  il  Vafari  all'eccel- 
lente virtù  di  quello  virtuofiflìmo  Artefice  ;  dapoichè  appena 
lo  nomina,  un  Spagnuolo,  nella  vita  del  noflro  Girolamo  Santacroce  * 
che  folo  di  tanti  Maellri  egregi,  che  fiorivano  in  Napoli  ne'  fuoi  tem- 
pi ,  volle  onorare;  ma  chi  ben  confiderà,  potrà  in  quella  baftantemen-, 
te  conofcera  ,  quanto  valeflero  ,  e  fufler  tenuti  in  pregio  i  Scalpelli  di 
Pietro  ;  e  per  la  gara  degli  altri  Artefici  di  Scultura  ,  e  per  lo  primo 
luogo  ,  che  ottenne  dal  Marchefe  di  Vico  ,  da  fare  le  fue  fculture  ;  le 
quali  lo  facevan  ftimare  per  quel  gran  Maeltro  eccellente  che  vera- 
mente egli  era  ;  e  come  fi  fcorge  dalle  parole  medefime  del  Vafari» 
dapoichè  per  lodar  Girolamo  dice  :  Che  quejìofece  un  S.  Ciò:  di  tondo 
rilievo  in  una  nicchia  ,  cosi  bello  ,  che  moflrò  non  ejjere  inferiore  aU 
lo  Spagnuolo .,  ne  di  animo,  ne  di  giudizio  :  Adunque  fé  la  (tatua  del 
S.  Gio:  effendo  cosi  bella  non  fu  inferiore  ,  ma  come  fi  fcorge  al  fenfo 
delle  parole,  fu  uguale  all'opere  di  Pietro,  doveva  efler  coftui  un  Scul- 
tore eccellente  ,  mentrechè  io  compara  col  Santacroce,  che  loda  di  ec- 
cellentiflìmo  .  Dunque  Pietro  era  un  gran  Maeftro  nella  Scultura  ,  e 
perchè  trafcurarlo?  mentrechè  l'opere  di  quello  Artefice  virtuofo  me- 
ritano la  confiderazione  ,  e  l'ammirazione  di  ogni  uno  :  come  in  que^ 
fio  breve  racconto  farà  appien  dimoflrato  . 

Fu  Pietro  della  Piata,  per  quello  che  fi  dice  ,  naturale  di  Sara.' 
gozza  ,  Capitale  del  Regno  di  Aragona  ,  ma  da  quai  parenti  egli  ve» 
niffe  al  Mondo,  non  fi  ha  notizia  alcuna;  concioflìacofacchè,  ne  i  fuoi 
nazionali ,  ne  i  noftri  Paefani  iafeiarono  memoria  diftinta  della  fua  vi- 
ta ;  ma  folamente  fi  fa  menzione  di  fue  fculture  ,  e  che  ventffe  in  Ita- 
lia tratto  dal  buon  genio  dello  Audio  delle  antiche  f.  ulture  ,  che  nel- 
la fempre  gloriofa  Città  di  Roma  fi  erano  in  que'  tempi  fcovexte  ,  e 
tuttavia  fi  fcuoprivano  ;  laonde  Pietro  alla  fama  dell'  ottime  opere 
de'  più  antichi  Maeftri  »  pafsò  in  Italia ,  ed  in  Roma  portatofi  ,  fece 

fen- 


1 1  o       Vita  di  Petro  della  Prati 

fenza  mai  percter  tempo,  feveriilìmi  fiudj;  non  lafciando  bella  ftacuàj 
ne  alcun  de'buoni  b«iìì  rilievi  ,  che  copiar  non  volerle  j  id  unendo  a 
quelle  ottime  perfezioni  degli  antichi  Greci,  il  moderno  ftudio  del  di» 
vin  Michelangnolo  ,  che  potè  egli  vedere  nelle  (fatue  ,  che  il  Buonar» 
ruoni  aveva  in  quegli  anni  nel  fublico  efpolle  >  ne  trafle  la  buona 
maniera  del  difegnare  ,  de'  componimenti  ,  delle  morfe,  e  del  panneg- 
giare ,  ihe  colle  belle  fifonomie  ,  ed  ottime  idee  ,  lo  fecero  controdi- 
ftinguer  dr.gh  altri  ,  che  forfè  rmeor  elfi  i  medefimi  fludj  fatto  avea- 
no  j  ma  non  con  quella  attività  ,  che  a  pochi  vien  conceduta  dal  Cie». 
lo;  per  la  qual  cofa  divenuto  egli  ancora  bravo  Maettro ,  fi  dice, 
che  in  Roma  fcclpilTe  varie  ,  e  belle  Sculture  ,  le  quali  tralafcjando  , 
cerne  ehe  ignote  a  noi  ,  firem  piflaggio  a  quelle  ,  che  in  Napoli  lavo- 
ro ,  ove  alla  perfin  fi  conduìTe  a  ri  hieìta  dell'  altre  volte  nominato 
Nictolb  Antonio  Caracciolo  ,  Mar.hcfe  di  Vico  ,  il  quale  effendo  in- 
formato del  fuo  valore  ,  volle  che  lavor^fTe  a  concorrenza  del  Santa» 
croee  molte  f  ulture  di  marmo  ,  nella  già  nota  Cappella  da  lui  eret- 
ti nella  Chiefa  di  S.  Giovanni  a  Carbonara  ,  come  paratamente  qui 
f  tto  p  r  cuor  di  Pietro  dimoftraremo,  acciocché  eterna  fama  appref- 
fo  i  i  olKri  abbia  la  fua  virtù  ,  ccn  la  dovuta  lode  alle  fue  beli'  o« 
pere  . 

VeJefi  dunque  primieramente  nella  Cappella  fuddetta,  la  quale 
tutta  tonda  ,  (  come  altrove  abbini  detto)    è  tutta   compartita  in 
nicvh.e  ,  f  poìture  ,  e  colonne  ,  che  un  Temp.o  tondo  ne  rapprefenta- 
rio  :  in  qu  Aia.  dico  fi  vede  sii  l'Altare  una  tavola  alta  Circa  fei  palmi, 
O      e  d"  e  'arSa  quatto  i  e  mezzo  ;  Nella  qual  tavola  ,  eh'  è  di  bianco  marino» 
Pieno  nelia  v'  ^  effigiata  la  venuta  de'  Santi  Maggi  ,  j  quali  fi\inno  in  atto  di  ado- 
Chitla  eli  S.  rare  il  Figliuolo  di  DIO  :  Viene  foli. liuto   il  Bambino  dalla   Vergine 
Giovanni  a  Madre  ,  che  inodeltamente  fiede  ,  e  dimoftra  nel  divin  Vo'to    il  V»r- 
Csibonéra.  gjnal  Candore  ,  e  la  Mae^à  di  Se  ftefTa  ,   nel   mentre,  che  porge  il 
devino  ,  e  gra2iofo  Pargoletto  al  più  veechio  de'Santi  Re  ,  qual  fi  ve- 
de proftrato  ,  e  con  divota  umiltà  ba  iare    il  piede    al  defiderato  (uo 
Salvatore  ;  coli  con  non  meno  umil  riverenza  apprettar   fi  veggono 
gli  altri  due  Senti  Maggi  ,  per  ìnchmarfi  al  d/vin  piede  del  Redentor 
Bamb  no  ;  veggendofi  ancora  il  numerofo  accompagnam:  nto  ,  che  li 
fan  decorofo  corteggiò,  dapoichè  un  gr:m  numero  di  Fant;  ,  di  Ser- 
vidori j  di  Cavalli  ,  e  Cameli  rendono  vidofo  il  comp1-  nimento  ,  nel 
quale  non  mancano  pengrini  cpifedj ,  e  bel  ccncotti  3  ed  infra  que- 
fti  mirabiim  ntevi  fono  effigiati  due  Cavalli  ,  ehe  inlieins  venuti  a 
ftizza  ,  arrabiatamente fi  mordono,  e  vengono  baftonati   da  un  Scu- 
diere ,  che  accorre  frpra  un  Cavallo  per  dividere  quella  pngna  rab- 
biofa  ;  la  quale  veramente  rende  un  vago  fpcttacolo  alP  occhi  de'  ri- 

guar- 


Scultore ,  ed  Architetto.       1 1 1 

guardanti  ,  ed  infame  fa  ammirazione  per  1'  opera  egregia  dell'  A«> 
ttfice  ìlluitre  ,  che  la  compofe  . 

laterali  a  quelt'opeta  vi  fono  due  nicchie  ,  nelle  quali  vi  fono 
fcolpittì  due  ftatue  tonde  ,  fatte  a  concorrenza  col  Santacroce  ,  le  qua- 
li rapprefentano  S.  Gio:  Bittifta  ,  e  S.  Sebaltiano  ,  e  quelle  fon  altre- 
«1  della  grandezza  medefima  delle  figure  defentte  de'  Santi  Maggi  , 
che  non  eccedono  una  quarta  parte  incirca  del  naturale  5  e  quefte 
due  figure  fon  condotte  con  molta  perfezione  per  la  gara  de'  lor  Mae- 
ftri ,  che  le  fcolpirono  ,  che  nulla  manca  per  meritarli  una  piena  lau- 
de dagli  intendenti ,  e  ciarli  Artefici  di  tal  profeilìone  :  conciofliaco- 
fachè  ogn'  un  di  loro  cerco  nella  fua  figura  fuperare  il  compagno,  co- 
me fi  vede  nelle  fuddette  ftatue  ,  dapoichè  Girolamo  condulfe  eccel- 
lentf  mente  il  S.  Giovanni ,  come  nella  fua  vita  abbiam  detto,  e  Pie- 
tro perfeziono  talmente  il  S.Sebaftiano  ,  che  nulla  manca  al  titolo  di 
eccellente  fcultura ,  avendovi  ufata  una  ftudiofilfima  diligenza  nel 
condurre  i  panni  *  «  le  mani  ,  con  accurati  ,  e  gentili  Aratori ,  che 
rendono  quella  ftatua  ,  e  le  fue  feuiture  degne  di  moltiflìma  lode  . 
Nella  tavola  di  fopra  vi  è  fcolpita  la  figura  di  noftro  Signore  ,  e  fopra 
di  elfo  vedefi  Io  Spirito  Santo  .  A  quella  tavola  ,  la  quale  è  collocata 
fopra  quella  già  detta  de'  Santi  Maggi  ,  vi  fono  due  medaglie  laterali, 
con  entrovi  fcolpiti  S.  Giovanni  Evangelifta  ,  con  S.  Matteo  ,  ambi 
in  baffo  rilievo  effigiati  ,  e  in  quelle  di  baffo,  che  (011  fluiate  al  piano 
della  predella  dell'Altare  ,  e  che  rifpondono  a  quelle  di  fopra  ,  vi  fon. 
fcolpiti  gli  altri  due  Vangelifti  ,  S.  Marco  ,  con  S.  Luca  .  Vedendoli 
ancor  fcolpito  nella  mentovata  predella  un  S.  Giorgio  a  cavallo  ,  in 
atto  di  dar  morte  al  Dragone,  nel  mentrecchè  la  Verginella  Reale  ftà 
inginccchioni  ,  pregando  per  lo  luo  liberatore  ,  ed  a  fuoi  piedi  vede- 
fi un  Agnello  ,  (imbolo  della  manfuetudine.  Nell'avanti  Altare  fi  ve- 
de di  biffo  rilievo  Crifto  morto  ,  con  la  Vergine  addolorata  ,  S.  Gio: 
e  le  pietofe  Marie  che  lo  piangono  :  opera  veramente  bellilfima  ,  e 
degna  di  molta  lode  J  Nelle  bah  ,  e  fotto  le  colonne  delle  nicchie  fud- 
dette ,  come  ancora  nel  fregio  ,  e  nella  cornice,  vi  fon  varj,  e  bel- 
liffimi  baffi  rilievi ,  merithvoli  anch'  eglino  di  ogni  compiuta  laude, 
per  la  dilipente  bontà  con  cui  fono  condotti . 

Vedefi  altresì  in  quella  Cappella  medefima  ,  fcolpito  da  Pietro 
il  fepolcro  di  Galeazzo  Caracciolo  ,  con  la  fua  ftatua  tonda  nella  nic- 
chia di  mezzo  ,  e  nelle  due  laterali  di  figure  più  picciole  le  flatus 
parimente  tonde  di  Adamo  ,  ed  Eva  ignude  ,  le  quali  figure 
tutte  fono  con  perfettiflìma  ,  e  maeftrevole  proporzione  condot- 
te a  fine  ,  come  altresì  fon  ben  condotti  i  due  termini ,  che  il  Se. 
po'ero  foftengono  ,  e  che  tengono  un  gran  piede  di  Arpiglione  per  ba- 
ie ì  intorno  a'  quali  vi  foao  effigiati  armi  3  e  trofei  ;  eflendovi  nella 

voi- 


i  1 2     Vita  di  Pietro  della  Piata . 

tolta  i  quattro  angoli ,  ove  vi  fono  efpreflì  due  Angioli  in  ciafchedu- 
no  di  efll  5  cosi  feguendo  tutto  L*  ordine  de'  quattro  archi  della  Cap- 
pella ,  come  altrove  abbiam  detto  :  Ma  molto  più  bello  del  fuddetto 
Sepo  ero  ,  è  quello  di  Nicola  Caracciolo,  figliuolo  del  mentovato  Ga- 
leazzo ,  per  !a  beliiffima  Statua  ,  che  lo  rapprefenta  nella  (uà  Nicchia 
maggiore  ,  fcolpita  firmi  mente  al  naturale  ,  e  nelle  due  Nicchie  mi-» 
non  vi  fon  figurate  le  belliffime  Statue  della  Carità  ,  e  della  vigilan- 
za ,  le  quaii  due  figure  (operano  di  eccellenza  molte  Sculture  ,  anche 
di  biavi  ,  ed  eccellenti  Maeftri  ,  per  la  fomma  perfezione,  conia 
quale  elle  fono  operate,  e  veftite  mirabilmente  con  belli,  e  fottili  pan- 
neggia menti, che  hanno  belle  piegature,e  graziofi  movimenti,e  con  tal 
morh.dezza  lavorati  ,  che  piuttofto  fembrano diligentemente  dipinte, 
che  di  marmo  (colpite  ;  come  altresì  fono  belliffime  l'altre  Statue,che 
fiedono  (opra  a]  Sepolcro  ,  lavorato  con  varj  ornamenti  ,  e  con  mae- 
ftofi  Trofi  ben  compiuto  ;  avendo  i  fuoi  termini,  che  quafi  moftri 
marini  ,  finifcono  con  la  coda  di  pefee  ,  e  fopra  vi  fono  i  due  angoli 
con  i  loro  due  Angioli  per  ogn'uno,  feguitando  l'ordine  ilìeffo  degli  al-, 
tri  detti  di  fopra  . 

Attcfe  Pietro  alli  ftudj  di  Architettura  ,  e  i'intefe  affai  bene,  fa* 
cendo  con  fuoi  difegni  ,  e  modelli  varie  fabbriche  ,  così  di  Palagi,  co- 
come  di  Chicle  ,  ed  ancora  retta  nel  dubbio  ,  fé  la  Cappella  del  fud- 
detto Marchefe  di  Vico  Col'  Antonio  Caracciolo  ,  fule  Hata  ar  Infet- 
tata da  lui  ,  o  da  Girolamo  Santacroce  ,  com'  è  collante  opinione  ,  e 
come  fi  ha  da  alcune  note  ,  che  appreffo  di  me  fi  confervano  .  E  cib 
fia  detto  per  pruova  della  virtù  di  D.  Pietro  circa  l'Architettura  ; 
dappoiché  fé  bene  nou  architettò  egli  la  mentovata  Cappella  ,  la  qua- 
le fu  veramente  opera  Ji  Girolamo  Santacroce  ,ad  ogni  m  do  fece  al- 
tre fabbriche  ,  che  gli  acimiitarono  nome  d3  intelligente  Archi- 
tetto . 

Fece  ancora  Pietro  un'altra  Sepoltura  nella  Chiefa  della  SS.  Nun- 
ziata ,  per  un  Signore  nominato  Berardo  Caracciolo  ,  quale  fi  vede 
nella  Cappella  laterale  al  maggiore  Altare  ,  dr.l  canto  dell'  Epiftola  , 
con  la  Statua  del  mentovato  Sipnore  ,  che  (h  ritta  in  mezzo  di  due 
Scudieri  ,  o  fian  Paggi  di  feudo  ;  da'  lati  vi  fon  due  Nicchie  ,  nelle 
quali  vi  fcolpìdue  Statue  tonde  ,  chepoLno  fopra  i  zoccoli  ,  che  fon 
piantati  fopra  le  bafi  ,  con  Icr  piedeflalli  ,  e  que-fte  rapprcf'.ntano  due 
Virtù  morali  ,  o  fian  doti  dell'  animo  ,  che  poli*  deva  quel  morto  Si- 
gnore ,'fcolpendo  ne'  fuddttti  piedestalli  due  figurine  ,  che  ogn'una  ha 
nelle  mani  un  tefehio  di  morto  . 

Così  fece  varie  altre  opere  ,  che  furono  altrove  trafportate  ,  e 
che  fi  veggono  ancora  per  le  Cafe  de'  curiofi  particolari ,  come  al- 
cuni Putti  in  cafa  del  fu  Francefco  di  Maria  ,  i  quali  mirabilmente  un 

rideva 


Scultore ,  ed  Architetto.       i  i  3 

rideva  ,  ed  un'altro  piangeva  ,  e  alcune  tefte  nella   celebre  Cala  rie* 
Signori  Valletta  .  Ma  fappiafi  ,  che  il  Sepolcro   del  picciolo  fanciullo 
Gio:  Battitla  Cicara  ,  che  fta  preiTo  le  fcale  ilei  Succorpo  di  S.  Severi- 
no ,  per  entrare  in  Sagrestia  ,  non  è  altrimenti  di  Pietro  ,  come  non  è 
tampoco  di  Gio:  da  Nola  ,  come  vien  falfamente  creduto  dall' Euge- 
nio in  prima  ,  e  poi  da  coloro  ,  che  lo  feguitarono  ,  i  quali  non  avean 
cognizione  dell'Arti  del  difegno  ,  come  furono  il  Celano,  e'1  Sarnel- 
li  >  ed  altri  dapoichè  ,   ne  1'  un  ,  ne  l'altro  di  quelli  due  bravi  Maeftri 
di  Scultura  ,  potta  fare  un'opera  cotanto  debole  ,  e  mancante  di  buo- 
ne forme  i  oltre  alla  fcarfità  dell' idea  ,   la  quale    in    quella  fepoltura 
del  Figliuolo  Cicara  è  fenza  nobiltà  ,  ed  è  l'idea  molto  balla  .   E  que« 
fio  fia  per  gloria  della  virtù  di  Pietro  ,  conciorTìncofachè  ,  noi  oltre  le 
opere  già  mentovate  ,  non  abbiamo  altre  fatture  ,  che  certamente  ci 
additilo  efTr  parto  de' fuoi  lodati  Scalpelli  ,  ne  tampoco   fappiàmo  , 
ove  dopo  abbia  egli  operato  ,   e  fé  in  Napoli  ,  ovvero  in  altrove  ter» 
minaffe  fua  vita  ;  laonde  non  avendo  altra  notizia  di  quefto  virtuofo  , 
ed  onorato  Artffke  di  Scultura  ,  ne  dell'azioni   della   fua  Vita  ,  col 
fuo  periodo  ,  diremo  adunque  ,  che  la  virtù  di  Pietro    viverà  fempre 
nelle  bell'opere  fue  ;  alle  qu  .li  molto  di  buona  Voglia  io  dono  quella 
mia  poca  fatica  di  avere  regiftrate  quelle,  che  a  noftra  notizia  venute 
fono,  tuttoché  egli  ne  Ni  poi  tino,  ne  del   Regno  fi    folle  ;  ma   folo 
perchè  così  fi  deve  a  che  virtuofaaiente  operando  Jì  ha  fatto  ftrada  al» 
la  gloria . 

fine  della  Vita  di  Pietro  della  Vi  afa  Scultore  , 


frOMÒ  II.  p  VI. 


x  14 

VITA 

D    I 

GIO:   BERNARDO  LAMA, 

Pittore,  ed  Architetto  Napolitano, 

E    DEL    NOBILE 

POMPEO   LANDULFO 

Suo  Di f e  epolo  . 

SE  mai  alcun  Pittore  fi  è   infra   gli   altri  fegnalato  perlofommo 
amore  portato  alia  fua  nobiliilìma  Profeffiane  ,  certamente  Gio: 
Bernardo  Lama  potè  vantarli   di  eflerne  amane,  ffìmo  ,  come  quegli  r 
che  ad  altro  mai  non  penfava  ,  fé  non  ad  abbellirla  »  e  a  renderla  con 
fommo  Audio  leggiadra  per  mezzo  degl'  aggiunti  citeriori  ornamenti  ,. 
e  tanto  quello  fuo  amore  andb  innanzi  ,  che  vi  fi  occupò  egli  mertefi- 
mo  ,  lavorando  eccellentemente  di  Stucco   intorno  a  quelle  pitture  , 
che  egli  nelle  Chiefe  faceva  r  come  a'  noftrr  giorni   rmlte  ancor    ne 
veggiamo  >  ed  anche  intorno  a  quelle  di  altri  pregiati  Pittori  del  tem- 
po fuo  . 

Da  un  Matteo  ordinario  Pittore  ,   nacque  Gior  Bernardo  Lama  , 

Nsrcìtz  di  circa  l'anno  del  Signore  1  f  08. ,  e  nacque  di  cesi  graziofe  fattezz-,che 

Gior  Ber-   appena  fu  toltodalle  poppe  materne  ,  che  lo  volle  in  fua  Cafa  un  Fra- 

fue'  factez-  te"°  ^'  latteo  ^uo  Padre  ,    chiamato  Aniello  della  Lama  ,    il  quale  il 

2€  t  '    Meftier  del  Notaio  con  comoda  fortuna  efercitava  .  Qutfti  lo   allevb 

come  fuo  preprio  figliuolo  non  ne  avendo  del   fuo  matrimonio  avuto 

alcuno  ,  e  difegnava  di  applicarlo  alla  fua  profetfìone   p.r  farlo  Erede 

poi,   e  delle  fue  Scritture  ,  e  della    fua    facultà  J  Ma   Gio:  Bernardo 

g'unta  ad  una  certa  età  ,  che  comincia  a  distinguere  il  proprio  genio  , 

li  fentì  fortemente  inchinato  alla  pittura  ;  laonde  fecondandolo»  co» 

Brincio  nella  §cuola  medelìma  ove  andava  per  apparare  le  lettere  a  far 

de'  f;ntoccini,'ome  foglion  fare  i  fanciulli  da  loro  (Lfiì,  mi  con  mol» 

ta  grazia  ,  e  con  certa  proporzione  >e  fimmetria   di  gran  lunga  fupe- 

Jicre  a  quella  degli  altri  :   imperciocché  con  un  certo  giudiziolonatu? 

tale 


Pittore,  ed  Architetto.       1 15 

rale  intendimento  egli  andava  per  le  Chiefe  olfervando   qualche  beila  Si;  Ap.  ino", 
figura,  e  quella,  come  meglio  fapeva,  sforzavafi  d'imitar  con  la  penna,  pj  dei  aik- 
ed  avendola  già  formata  ,  nell'ufcire  che  poi  facea  della  Scuola,  fi  por-  £rì0  • 
tava  di  nuovo  ad  oflervare  fé  col  formato  difegno  ,   quella  tal  figura 
egli  imitato  avelie  ,   ed  in  tal  guifa  andava  di  palio  in  palio   correg- 
gendo quello  che  gli  pareva  di  aver  mal  fatto  .  Or  accorgendoli  il  Zio 
che  Co:  Bernardo  per  tal  cagione  poco  profitto  faceva    nelli  fludj   di 
umanità,  incominciò  con  esortazioni  ,  e  con  forti  riprenzioni   a   di- 
ftorlo  dalla  pittura,procuramio  di  fargli  comprendere  e/Ter  profeflìone  ^"^"^ 
che  lunghiflìmo  tempo  richiedeva  ,  ed  effere  incerto  l'utile  ,  come  in-  no„  j0°y^  *J 
Certa  la  riufeita  ;  portandogli  lo  eltmpio  del  Padre  ,  che  fempre  bifo-  pecore  . 
gnolc  ,   ricorreva  fovv.nte  a  lui   per  le  fpefe  cotidiane  ,   e  dava  le  Tua 
pitture  a  cesi  vii  prezzo  ,  che  giammai  col  valor  di  e/Te  non  poteva 
una  fettimana  fcftentare  la  fua  famiglia  .  Ma  a  quello  efempio   rifpon- 
deva  il  figliuolo  ,  che  egli  non  farebbe  flato  un  Pittore  ordinario  come 
il  Padre,  anzi  far  bbe  nufeito  '1  primo  di  tutti  quelli  ,  che   pennel- 
li operavano  .   Con  qu  lìe  e  fomiglianti  raggioni  fi  forzava    il   Garze- 
netto  di  acchetare  il  Z'o  ,   il  quale  invano  fparfe  le  fue  parole  ,  inva- 
no adoperò  le  minacele  ;  perciocché  Gio:  Bernardo  viepiù    infervora- 
to ,  e  come  a\  viene  che  laprvazione  aguaza  maggior  la    voglia  ,  ad 
altro  mai  non  p<  nfava  che  folanunte  al  come  poterle  con  alcun    Pitto- 
re di  bu  >n  nom.  acconciarli  ,  pr  apprendere  le  buone  regole  del  di- 
fegno i  ne  guari  di  tempo  pafsò  che  gli  venn    fatto  di  porre   in  efecu- 
2ione  tal  fuo  penfiero  ,   andando  a  fcuola  di  un  I-irtore,  di  cui  non  ci  è 
pervenuta  notizia  alcuna  ,  che  j  primi  elementi  del  difegno  gli  diino- 
inoftrafle  ,  con  le  fue  regole  ;  le  quali  per  la  n  turale  inclinazione    in 
poco  tempo  egli  apprefe  ,  e  quindi  pafsò  a  difegnare  le  figure  intere. 

Av  Vedutofi  Aniello  del  prefitto  ,  che  Gio:  Bernardo  leceva  nello 
Audio  del  difegno  ,  e  del  pochillìmo  progrelfo  in    quel    delle    lettere  ,  £•  Ctieclixa 
volle  a  mio   redrre  prima  ufar  l'ultimo  sforzo  con  un  apparente  rigo-  da  Cafa  del 
re  per  diltogliere  il  giovanetto  nipote  dalla  appli  azione  alla  pittura    ,  Zio,  perchè 
finalmente  v  spendo  ad  opni  pruova  che  Gio:  Bernardo  punto   non   fi  '°.n  v"°'  la" 

oìj  \  iti    l'f1  ni  pn- 

arretrava  dallo  intr  prefo  cammino,forte  crucciato  lo  fcacciò  di  Cafa  ,  "   .afe   p;t-> 
ed  a  quella  del  Padre  nel  rimandò  ;  quelli  p.rò  udita  dall'  ppaffionato  tura. 
figlinolo  la  cagione  per  la  quale  dal  rigido  Zio  era  flato  lor  rimandato, 
faviamente  loconfolò  ,  confortandolo  anzi  a  coltivare  il    nobil    genio 
che  alla  pittura  lo  chiamava  ;  ed  acciochè  b  ne  incamminato  ei  vi  fuf- 
fe  ,  lo  condurle  egli  m-defimo  da  G.o:  Antonio  d'  Amato  il  Vecchio  ,      Viencon- 
il  quale  allora  aveva  grido  così  di  buon  Pittore  ,  come  di  ottimo  Cri-    ^czo  ^al 
ftir.no  ,  come  nella  fua  Vita  ajbbiam  detto  .  Quivi  adunque  acconci-    f^*  ^ 
to  Gio:  Bernardo,  cominciò  di  propofito  ,  e  fenza   timor   di   rampo-  G;o.    Anto-' 
gne  ad  attendere  allo  audio  del  buon  difegno  ,  e  dopo   alcun  tempo  nio  Amato. 

P  2  aven- 


1 1 6    Vita  di  Ciò:  Bernardo  Lama 

avendovi  f.itto  notabili  progreffi  ,  fi  diede  a  colorire  ,  copiando  affai 
bene  le  cofe  del  fuo  Maeftro  ,  e  quelle  di  alcun  altro  valente  Plttoc. 
de'  fuoi  tempi. 

Occorfe  in  quello  mentre  ,  che  venne  in  Nepoli  Andrea  Sabati- 
no da  Salerno  ,  e  fece  quelle  opere  ,  che  nella  fui  vita  deferitte  fono, 
con  la  fua  bella  maniera  della  fcuola  Rafaell<-fca,che  rome  cofa  divina 
fu  con  maraviglia  riguardata  da  tutti  ;  laonde  Gio:    Bernardo  quella 
veduta  avrebbe  volontieri  in  Roma  fatto  p.ffagg.o  ,  fé  due   caggioni 
non  gli  aveifer  fitto  potente  oftacolo  ;  l'una  che  gli  parta  far  torto  al- 
la bontà  del  Maeftro  preffo  al  quale  egli  allor  dimorava  ,  e  l'altra  più 
potente  della  prima  era  la  povertà  de'  fuoi  Genitori  ,  da  cui  non  po- 
Suo  de/ìJe-  tea  'Perare  •'  bifognevole  per  foftentarfi  in  Roma  nella  Scuola  di  quel 
rio  di  .inda-  Divaio  Pittore  .   Per  la  qua!  cofa  rivolfe  l'animo  fuo  a  ftudiame  i  di- 
re in  Roma  fegni ,  e  re  ftampe  date  in  luce  da  Marc'Antonio   Raimondi  Bologne- 
per    vedere  fe  f  ^e  \\  medelimo  Gio:  Antonio  per  contentarlo  ottenne  in  preftan- 
niirabfli3  di  Za  ^aI  abatino  ,  che  di  Roma  recate  le  avea  ,  ne  contento  delle  ftam- 
RaVaelio  da  Pe  »  ^ece  anr^s  alcuna  copia  de'  ftupendi  difegni  di  quell'  ammirabile 
^Urbino  ,  ea  Artefice,  al  che  il  nominato  Andrea  confentl  volontieri  ,  non  fol  per- 
iodare a  fua  che  cortefe  uomo  egli  era  ,  ma  per  rifpetto  dovuto  alla  raccomanda- 
Tcuola  ;  ma  2}one  jj  Qio:  Antonio  ,  che  da  tutti  era  in  venerazione  tenuto,  e  maf- 
poflìbi^/tà°  fim'imente  ancora  per  l'amor  grande  ,  che  conofeea  portarfi  da   Gio: 
per  andarvi,  Bernardo  all'arte  della  pittura:  Per  gli  medefimi  riguardi  gli  fu  per- 
copia  queile  mefTo  di  ricopiare  in  pittura  alcuna  di  quelle  copie  che  da  Andrea  era- 
poi  tacjin_,  ao  ftate  fatte  d'appreffo  al  fuo  Maeftro   Raffaello;  e  quindi   avvenne 
A  *d!      d~*  c^e  ****  Bernardo  unendo  la  maniera  di  Gio:  Antonio  ,  ch'è  caricata 
Salerno".       d'ombre,  a  quella  di  Raffaello  ;  ch'è  tutta  dolce  ,  ed  amena  ,  fece  poi 
Ja  propria  ,  che  tien  dell'una  ,  e  dell' altra;  come  fi  olTerva  nelle  fue 
prime  opere  >  da  poiché  nella   feconda  ,  ed  ultima    fua  maniera  ,  fi 
diede  ad  una  generale  dolcezza  .  Ma  fucceduta  la  morte  di   Roffaello 
nell'anno  i  fao.  perde  Gio:  Bernardo   la    fperanza  di    vedere  operare 
quetl'ainmirabil  prodigio  della  pittura  ;  laonde  applicò  il  penderò    a 
trarre  infegnamento  dall'opere  ottime  che  egli  poteva  avere  de'  fegua- 
ci  di    lui  Infrattanto  ;  benché   gli   fi  prefentaffero  occafioni   di    far 
dell'opere  grandi ,  poiché  erano  Hate  vedute  con  applaufo  varie   im- 
magini dipinte  per  molti  particolari ,  ed  anche   una  Tavola   infra  le 
altre  nella  Chicfa  di  S.  Gregorio  Armeno  ,  volgarmente   d'atta  S.  Li- 
guoro,  ove  fi  vede  efpreffi  l'Afcenzione  del  Signore  con  molto  popolo 
intorno  ,  tra'l  quale  egli  fece  alcuni  ritratti  al   fuo  modo  eccellenti  , 
poiché  anche  in  queila  parte  della  pittura  ,  egli  potè  g  oftrare  co'  mi- 
gli o e i  dell'età  fua  .   Ad  ogni  modo  era  fempre  {limolato  da  un  ferven- 
te defiderio  di  vedere  almeno  operare  alcuno  de'   più  Famofi  difcepoli 
di  Raffaello  ,  che  allora  erano  in  Roma  ,  come  Giulio  Romano  ,  Po- 
lido- 


Pittore  ,  ed  Architetto.       1 1 7 

lidoro  ,  pierin  del  Vaga  ,  ed  altri  ch'ei    fentiva   lodare   grandemente 
dal  noftro  Andrea   Sabbatino  uomo  a  maraviglia  modello  ,  e  lincerò. 
Ma  il  Zio  di  Gio:  Rernardo  Aniello  della  Lama  ,  che  come  di  (opra   e    jj  £j0  a„ 
detto  aveva  tutti  i  modi  tentati  per  difìogliere  il  Nipote  dalla  Pittura,  niello  fi  ri- 
vedendolo alla  p  r  fine  a  tal  profeifione  dalla  natura  portato  con    .fpe-  pinata  incu- 
ranza di  non  ordinaria  r.ufcita  ,  die  finalmente  luogo  al  primo  affa-  ul  Gio:Ber- 
to  ,   e  cedendo  alla  fatale  inclinazione  di  quello  ,  come  favio  ch'egli  n-ltio- 
era  ,  piacevolmente  lo  accolte  di  nuovo  in  Cafa  ,  e  gli    offerfe  ogni 
ajuto  per  andare  in  Roma  ,  e  quivi  feguitare  il  fuo  genio  :   Ma  Io  ac- 
cidente che  occorfe  non  folo  impedì  lo  andarvi  ,  ma  il    penfaevi   mai 
più  ,  come  or  ora  diremo 

Correva  l'anno  1  y 27.  quando  fuccedè    1*  infeliciilìmo   Sacco   di    „  ,. 

Roma  ,  e  quindi  il  milero  Polidoro  da  Caravaggio  per  ifcarnpar  la  vi-  p0ijjoro  in 
ta  a  Napoli  li  conclude  ;  onde  fu  amorevolmente    accolto    da    Andrea  Napoli* 
Sabbatino  ,  come  nella  fua  vita  dicemno  .   Fu  quello   accidente   una 
gran  ventura  per  Gio:  Bernardo  imperciocché  andando  egli  fecondo  il 
folito  a  cafa  di  Andrea  ■   intefe  da  lui  la  venuta  di    Polidoro  ,  e  come 
avea  dipinto  nella  Tribuna  di  S.  Maria  delle  Grazie  ,   predo  le  mura  ; 
che  perciò  fubito  con  buona  licenza  di  Gio:  Antonio  ,  pafsb  alla  fcuola 
di  quel  mirabile  Uomo,  cui  forfè  venne  raccomandato  dal  medefimo  Gì: Bernard 
Andrea  Con  quanta  affìduità  egli  attende/Te  approdo  un  tanto  Maeftro,  do  ^  *?  kQ- 
e  con  quanto  amore  abbracciarle  una  tanto  favorevol   forte  ,  lo   penfi  ..aj°  " 

colui,  che  ha  lungo  tempo  defiderato  alcuna  cofa  ,  e  che    quella   poi  ' 
gli  Ga  Venuta  nelle  mani  allora  quando  ne  defiderava  il  polle/lo  .  Ba- 
lla dire,  che  crefeendo  in  lui  maggiore  ogni  dì  l'amor  della  pittura  , 
negò  a  fé  medefimo  molte  volte  il  ripofo  ,  e  qualche   onefto    diverti- 
mento alle  lue  tante  fatiche. 

Or  qui  mi  torna  in  concio  di  notar  con  mia  maraviglia  il  grave     Ras,-on; 
error  del  Vafa  ri  ,  il  quale  dice  nella  Vita  di  Polidoro,  che  quelli  ebbe  contro  cioc- 
a  morirfi  di  fame  in  Napoli  ,  e  che  poche  cofe  ei  vi  kce  ,  e  poi  fene  che  fenderò 
partì  ,  quafi  che  affatto  non  vi  furie  ftimato  .  Potè  accadere  no'i  nie-  ''  Ya'ar.,'>e<* 
go  ,  che  ne'primi  giorni  dopo  il  fuo  arrivo  ,  egli  feonofeiuto  ,  e  fug-  a.     ,,  rÌÌ-°" 
giafeo  pati/Te  alquanto  ;  ma  eifendo  poi  da  Andera   fiato  riconofcmto,  di  Polidoro. 
e  palefato  per  qui  grand'uomo  ch'egli  era,  ville  agiatamente,  dappoi- 
ché egli  dipinfe  a  chiaro  feuro  nel  Palagio    della  Duchefla  di   Gravina      Opere  di 
D.  Maria  Urlino  nel  deliziofo  Borgo  di  Chiaja  ,  qual  Palagio  ella  poi  Polidoro  di- 
diede a'RR.  PP.  Lucchefi,  acciocché  vi  fabbricando  una  Chiefa  di  S.  P"".e'"N3.3 
Maria  in  Portico.  Di  tai  pitture  fi  veggono  tuttavia  le  veftigie   nelle  p     - 
fianze  fupenori  di  quei  Padri  ,   da  quali  è   quel  luogo  chiamato   Bel- 
vedere .  Così  dipinfe  un  altra  Cafa  nella  ftrada  detta  degl'  Armie- 
ri ,  predo  la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Arcangelo  ,  ed  altre  pitture  ei 
fece  ,  che  dal  Vafari  rion,  fono  nominate,,  e  pur  rjon,  doyeano  ef- 

i'er 


ca 


1 1 8     Vita  di  Gio:  Bernardo  Lamo 

Ter  tacciute  quelle  eh*  ei  kce  nella  Cafa  di  Bernardino  Rota  no- 
flro  celebre  letterato  ,  preilb  la  Chiefa  di  S.  Chiara  ,  ove  oltre 
della  facciata  dipinta  a  chiaro  ofeuro  ,  (  cosi  era  V  ufo  di  quei  tempi, 
la  quale  è  fiata  da  poco  tempo  in  qua  rinnovata  ,  e  imbiancata  ,  fe.« 
ce  ancora  molte  figure  beliilfime  nella  foffìtta  della  Galleria  fopra 
tavolette,  delle  quali  ne  furcn  prima  vendute  alcune  al  Marchefe  del 
Carpio  j  gran  dilettante  ,  e  poi  ultimamente  altre  ne  furono  com- 
perate da  un  Signore  Francefe  ,  che  feco  le  condufTe  in  Francia  per 
farne  dono  a  quel  Re  .  Or  dunque  fé  Polidoro  vi  fece  tante  belle  ope- 
re nella  noftra  Città  ,  e  (e  vi  ebbe  Scolari  ,  come  lo  furono  Gio:  Ber- 
nardo ,  e  Marco  Cai  br  fé,  (come  fi  dicej  con  Francefco  Ru viale  che 
in  Napoli  fu  fuo  dif.  epolo  ,  e  fu  tanto  prezzato  ,  e  flimr-.to  da'  noftri 
Artefici ,  come  pub  ft.r-.-  ,  ch'egli  ebbe  a  morirfi  della  fame  ?  Gran- 
de ingratitudine  del  Valan  ,  ch'egli  ovunque  gli  venia  fatto  di  parlaj 
di  Napoli  ,  cercaife  a  più  potere  feemarne  i  pregi  ,  ed  otuirar  la 
gloria  de* fuoi  Cittadini,  da' quali  egli  fu  filmato ,  ed  accarezzata 
molto . 

Ma  ritornando  a  Gio:  Bernardo  ,  dico  che  egli  fi  avanzò  tanto  , 
Opere  fatte  e  sì  mirabilmente  fotto  la  condotta  di  quel  grand'  uomo  ,  che  potè 
daGio:Ber- meritare  ani-h'egli  il  titolo  di  buon  Maeilro  ,  e  varie  commelììom  di 
nardo  iu  la  0pere  d'importanza;  come  furono  quelle  ch'e'fece  a  S.M.  delle  Gr  zie 
maniera  di  ,  mentovata  del  CrorefilTo,e  del  Depofito  delta  Croce.Da  alcuni  no- 
fin  Scrittori  fu  creduti  quefl ,  un  opera  di  Andrea  da  Salerno  a  ca- 
gion  della  maniera  ,  mi  1  pntichi  di  pittura  itati  rolTero  ,  avrebbe 
vtduto  ,  che  non  la  dole  rmnrra  di  RifFiello  ,  della  quile  fu  An- 
drea un.t'.tore  ,  mi  la  terribile  di  Polidoro  vi  fi  ravvila  ;  come  altre 
ancora  su  quel  gli  ilo  furono  da  Gio:  Bernardo  condotte  »  Veggendofi 
ine/Ta  forza  di  (.olonto,  e  gravità  di  componimento  ,  accompagnato 
a  efquilito  diftgno  ,  onde  egli  fu  commendato  non  folo  da  coloro  , 
che  le  Tavole  gli  fecero  lavorare  ,  ma  eziandio  dagl'altri  Artefici  di 
pittura  .  Partito  poi  Polidoro  per  la  Sicilia  ,  ove  con  inaudito  depl-  - 
rabile  affalTìnamento  terminò  miferamente  la  vita  ,  rim.tfe  Gio:  Ber- 
nardo in  fjmma  riputazione,  avendofi  mercè  gli  fludjfuoi  acquiflato 
la  flima  non  che  l'amore  de'  fuoi  Maeftri  medelimi  ,  i  quali  lo  efalta- 
vano  fuor  di  mifura  appo  coloro  che  ne  chiedean  contezza  ,  e  Gio: 
Bernardo  ringraziando  quefli  »  ed  obbligandofi  quelli  ,  era  amrto  da 
tutti  ,  e  m  ggiormente  da' fuoi  Parenti  ,  che  vedevano  annoverata 
la  di  lui  predizione  di  dover  valentuomo  riufeire  ;  ma  più  di  tutti 
ne  gioiva  Aniello  della  Lama  fuo  zio  ,  il  quale  per  dimoilrargti  fin 
dove  giungerle  l'affetto  fuo  ,  di  ogni  fua  facoltà  erede  lo  dichiarò  . 

Or   per  venire  all'opere  che  Gio:  Bt-rnardo  condurle  ,  dico  eh'  ei 
dipinfe  per  la  Chiefa  allora  de'  Santi  Fello  ,  e  Giovanni   la  tavola  per 

lo 


Pittore,  ed  Architetto.     119 

lo  maggiore  Altare  ,  ed  è  quella  medelima   che  ora   fi  vede  in  quello 
della  nuova  Chi  Ja   di  S.  Marcellino  edificata  ,  d  .porne    il  Cardinal 
Alfonzo  Carrafa    Ili  ino  bene  di  unire  a  quello  il  Mo  iiflero  de' Santi 
mentovati.   In  quella  Tavola  è  rappr  fent.ta  la  Trasfigurazione  del 
Signore  in  fui  Monte  Tabor  prel  nei  gli  Appofloli  Pietro  ,  Giacomo  « 
e  Giovanni  in  mezzo  ile'  Profeti  Elia  ,  ed  Enoch  .  Prima  di  andare:  a 
fcuola  di  Polidoro  ei  ftce  !a  Tavola  della  lapidazione  di  S.  Stefano  che 
nella  Chi-.fa  di  S.  Lorenzo  è  fituata   full'Altare  della  Cappella  delia 
Famiglia  Rocco  ,   la  quale  e  d  .1  canto  del  Vangelo  .   Dipinfe  poi  a  ri- 
da.ella  delle  nobili  Monache  del  Monift.ro  della  Sapienza  ,  e  per  l'Ai- 
tar Maggiore  dilla  loro  Chi-  fa  la  bella  Tavola  della  Difputa  del  Fan- 
ciullo Signore  con  li  Dottori  nel  Tempio  >  E  perchè  Elle   la  chiefero 
di  bel  colorito  ,  e   condotti  con   vaga  dol.ezza  ,   richiamoffi   egli   a   jj  pattore 
mente  la  Tavola  della  Tr  sfigurazione  ,  che  fu  l'ultima  ftupenda  ope-conjui'se   in 
ra  di  Raffaello  ;  della  qud  maravigliofa  pittura  poco  innanzi  avea  re- Napoli  una 
cato  una  copia  in  Napoli  Gio:  Francefco  Penni,  detto  il  Fattore  ,   Di-^°PU  ritoc 
fcepolo  di  quel  Divin  Maeftro  ,  e   per  qu  1  che  fi  dice  ritoccata  dal""      .^jj" 
medelìmo  Raffaello.  Si  propofe  adunque  GiozBernardo  di  voler  quel- pamofa_, 
la  dolcemente  imitare  ,  così  nel  componimento  ,  come    nella  tinta  ;  Trasfiiiira- 
e  veramente  vi  pofe  tanto  ftudio  ,  che  riufeì  una  delle  più  bell'opere, zione    del 
che  eoli  mai  dipinaeffe  ;   vepoendofi  in  effa  un  componimento  di  mol-  aigriore:uI- 
■  rr        i-  r        \  I        /•-  1  r     n  ?  ■        i  •    i>  um  opera-» 

tinime  figure  ,  cosi  ben  htuate  y  e  diipolte  ,  che   par  giuochi   'arl^aiquel  Di- 
fra  l'uni  figura  ,  e  l'altra  ,  e  cosi  bene  fono  elle  colorite  ,  e   si   ben  ,  in  Pittore  . 
compartite  le  tinte  ,  che  fenza  offefa  veruna  dell'occhio  ,  formano 
un  mirabile  accordo  .  In  quefta  tavola  tra  le,  figure  de*  Dottori  efflg-      Engem'o 
gi^  Gio:  Bernardo  il  fuo  proprio  ritratto  ,  che   ha  la  barba  rotonda  T  n.e''a  Napo- 
quafi  col  pelo  bianco  ,  euendo  fama  che  prima  del  tempo    fbffé  tutto  l    acja* 
imbiancato  , per  la  grande  applicazione, che  gli  av^a  non  poco  ribal- 
dato la  tefta  .  Di  quella  Tavola  facendo  menzione   lo  Engenio  nella 
fua  Napoli  Sacra  ,  allora  che  deferive  la  Chiefa  della  Sapienza  ,  così 
eoa  molta  laude  ragiona  .  Neil' Aitar  Maggiore  fi  vede  la  Tavola  ,  in 
cui  è  la  difputa  di  Cri/lo  nojlro  Signore  nel  Tempio  fra  Dottori ,  nella 
quale  è  non  meno  efprtjja  l'ammirazione  »  ed  udienza  ,  che   danno   a 
Cri/lo  i  Dottori  ,  che  l'allegrezza   di  Maria  »  e  di  Ginfcjfo   nelritr»- 
varlo  .  //  tutto  è  d'eccellente  pittura  fatta  da  Gio:  Bernardo  Lama  , 
illujìre  Pittore  Napolitano  ,  il  quale   non  foto  fu  raro  nella  Pittura  -, 
ma  anco  nello  fìucco  t  e  nel  ritrarre  dal  naturale  rarijjìmo  :  fiorai  nel 
i  y  fo.  in  circa. 

Molte  lodi  fìmiglianti  dà  l'Engenio  a  Gio:  Bernardo  in  varj  altri 
luoghi  della  fua  opera,e  fecondo  che  gliene  porgono  occafione  le  pittu- 
re ,  che  fono  nell'altre  Chiefe  di  Napoli ,  ficcome  ancora  fanno  altri 
aoftri  Scrittori  ,  non  folamente  per  la  fleffa  cagione  ,  ma  ancora  per- 
che 


12  0     Vita  di  Gio:  Bernardo  Lama 

che  Gio:  Bernardo  fa  molto  amico  de'  Letterati  ,  come  fi  vede  dalla1 
lettera  fcrittagli  dall'eruditiffimo  Giulio  Cefare  Capaccio  ,  che  fi  leg^ 
gè  nell'opera  ,   che  quelli   diede   alla  luce  ,  intitolata   il  Segretario  , 
onde  fiamo  informati   della  gara  ch'ebbe   Gio:  Bernardo   col  celebre 
Marco  da  Siena  ,  come  dalla  lettera  ,  che  fle  bene  qui  trafcrivere  . 
Non  t tìnto  mi  pregio  ,  che  mi  abbiate  per  Amico  ,  quanto  mi 
L  ttera  At\^°S>^'°  ■>   che  non  mi  comandiate  alla  libera  ;  So   che  avete  bifigno  di 
Capaccio  a  un  Sonetto  ,  e  benché   io  non  fia  tanto  fameliare   a  qttefe  benedette 
Gio:  Ber-    Mufe  ,  pure  per  amor  voflro  mi  porrei  a  rifchio  a  farne  uno   che  voi 
nardo  L^nia^  potrefte  ritrarre  .  Facciamo  dunque  una  delle  due  ,  o  voi  mandate 
a  me  il  ritratto  vojìro  ,  che  il  porterei   a  V  ama  fi  ,  e    tanto   andarei 
fcher2ando  ,  che  col  far  rìdere  quelle  Donzelle  ,  potejfi  cavarne  quaU 
che  cofa  di  bocca  ,   e  diventare  l'oeta  ;  ovvero  fate   il  ritratto   mio 
ora  che  ho  la  rogna  ,   che  poeticamente  vi  canterò   una  Francefchina  .' 
So  che  C avete  con  M.  Marco  da  Siena  ,  perchè  voi  fate  la  pittura  più 
vaga  ,  ed  egli  fi  attacca  a  quei  membroni  fenzn  sfumare  il  colore  ; 
non  so  che  ne  volete  ,   lafciatelo  ferv're  afuo  modo  ,  e  voi  fervi t evi  al 
vojìro  .  Bajìa  che  opriate  bene  ambedue  il  pennello  ,  che  a  voi  piaccia 
il  delicato  ,   lodatane  la  buona  natura  ,  che  non  può  arrulìichirji ; 
Lafciamo  le  burle  non  piate  così  in  cagnefco  ,  perche  è  vergogna  ,  e 
chi  di  voi  due  fa  il  più  eccellente  ,  l'opere  lo  moj.rino  ,    e  mi  racco- 
mando di  tutto  cu(,re . 

Così  dunque  il  Capaccio  amichevolmente  ripigliandolo  della 
r^'*  h  x?  *"ua  Pafl'one  »  gì' dà  illsno  Crnfiglio  di  ftguir  tgli  la  iu  maniera, 
nardo  con  come  Marco  la  fua, perciocché  ogn'un  di  loro  pretendeva  il  primato. 
Marco  da_j  Or  tornando  alle  lue  Pitture,dico  ch'ei  djpinfe  la  Tavola   per  lo 

Siena  :  cela  mag„iore  altare   della   Chiela   di    S.  Andrea   eretta    nel   Cortile  di 
lolita      de   ,,_  pietro  ad  Aram  ,  ove  con  maniera  tanto  dolce  ,  che  è  un  armonia, 
*,U'rno,'nido  ma  con  Sran  pifl2Ze  di  feuro  effigio  il  Signore   in  atto  di  quando  chia- 
Gio:  Batti-  mb  quel  Santo  all'Apposolato  ,  opera  degna  di  tutta  la  lede  ,  dapoi- 
fta  Campa-  chh  frale  altre  bellezze,  e  la  figura  di  Crifìo   è  così  vagamente  di- 
na    ritoccò  pjnta  9  t)le  ben  dimoftra  nella  bellezza  del  volto,  e  nella  gentilezza 
S  A  ìd 'ea_!  delle  mani  ,  e  de'  piedi  la  Nobiltà  del  Soggetto  che  rapprefenta  ,  ben, 
nel   Cortile  che  quefta  tavola  avendo  patito  alquanto  fu  fle  ritoccata  da  Gio:  Bar- 
di S.  Pietro  tifta  Campana  Pittore  Napolitano .  Fece  per  la  Chiefa  de'PP.  Capuc- 
ad  Aiam.      cjm  Ji  s.  Effrem  nuovo  la  Tavola  per  l'Aitar  Maggiore  ,  ove  efpref- 
fe  la  SS.  Concezione  della   B-  Vergine  ,   titolo  della  Chiefa  ,  e  negli 
lati  in  due  compartimenti  vi  fono  effigiati   S.  Francefco,   e  S.  Anto- 
nio da  Padova  ;  In  due  tavole  ,  che  fon  fituate  nell'arco  del  detto  Al*' 
tare  ,   vi  fon  due  Angioli  per  parte  in  atto  di  adorare  la  Vergine  Im- 
maculata  fopra  della  quale  ,  cioè   nel  fecondo  ordine  vie  il  Padre 
Eterno  ,  che  dà  la  Benedizione  .  Nella  Cappella  dj  S.  Felice  ,   eh'  è 

h 


Pittore  ,  ed  Architetto.     1 2 1 

fa  prima  nell'entrare  in  Chiefa  a  min  manca  ,  laterali  all'lmmagìi»? 
del  mentovato  Santo  fituato  nell'Altare  ,  vi  fono  le  figure  di  S.  Gio:. 
Battifta  ,  e  S.  Gio:  Evangelica  ,  che  fono  ben  dipinte  ,  e  tutte  quew 
fte  pitture  fono  con  bella  vagliela  di  colore  condotte.  Nel  Ifjy. 
gli  fu  ordinato  da  D.  Ferrante  Alvarez  di  Toledo  Duca  d'Alba  ,  Vi-* 
cere  allora  in  Napoli  »  che  abbelJiJìe  con  fue  pitture  a  frefeo  la  Cap* 
fella  del  Teforo  ,  ove  fi  veneravano  primieramente  le  Reliquie  de* 
noftri  Santi  Protettori  »  col  preziofo  Sangue  ,  e  Tefta  di  S.  Gennai 
fo ,  come  riferifee  il  Parrino  nella  Vita  di  quel  Signore  con  le  fé* 
guenti  paro'e  :  E  fece  abbellir  la  Cappella  dove  fava  prima  il  T;fara 
delle  Reliquie  del  Glorio/o  S.  Gennaro  »  e  degli  altri  Santi  Protettori 
della  Città  con  btllìjfime  pitture  di  Gio:  B;r nardo  Lama  ,  dove  fi  ve* 
da  il  feguente  Epit(>jpo,e  fiegue  l'Epitaffio  fatto  dal  Viceré. 

Fin  qui  il  Parrino  ,  feguitanùo  noi  a  narrare  l'altre  bell'opere  , 
che  fece  il  noftro  egregio  Pittore  ,  giacche  quelle  più  non  ii  veggono  , 
eflendofi  dopo  perdute  per  edificarvi  la  nuova  fontuofa  Cappella  di 
S.  Gennaro  ,  ch'è  lo  itupcre  di  chiunque  la  vede  . 

Per  la  fcpramnuntovata  Chiefa  di  S.  Lorenzo  dipinfe  a  richieda 
di  que'  della  Famiglia  Rofa  la  Tavola  di  loro  Cappella  ,  nella  quale 
efprede  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  su  le  nubbi  ,  e  di  fotto  S.  Gioì 
Battifta  ,  e  S.  Domenico  ,  con  colorito  bellillìmo  ,  e  tutta  affai  b;n 
dipinta  i  Così  per  un  altra  Cappella  dipinfe  in  una  Tavola  il  Salva- 
tore ,  e  la  fua  Santiifima  Madre  ;  Ma  ambidue  quelli  quadri  fi  veg- 
gono oggi  efpoftj  nella  Sagreflia  di  quella  Chiefa  ,  con  altre  bel'ilìì- 
me  tavole  di  altri  valenti  Pittori  ,  a  cagion  che  fi  fono  modernate 
le  fuddette  Cappelle  forfè  palfmdo  in  potere  di  altre  famiglie  ,  che 
opere  di  moderni  Maeftri  vi  han  collocate. La  Tavola  però  della  Cap- 
pella del. a  Famiglia  Amodio  in  S.  Giovanni  Maggiore  5rapprefentan- 
te  la  Vergine  Addolorata  ,  che  appiè  della  Croce  tiene  in  grembo 
il  fuo  morto  Figliuolo  ,  cui  foftengon  le  braccia  due  Angioletti  ,  fi 
conferva  ben  di  prefente  nella  Sigrsftia  ,  ma  p.r  rimetterla  nella 
propria  Cappella  ,  dapoi  che  la  Chiefa  farà  finita  di  rimodernare. 
Per  una  Cappella  delia  Chiefa  di  S.  Domenico  ,  detto  il  Maggiore,  ei 
f.ce  in  una  Tavola  l'Arcangelo  S.Michele,con  Lucifero  fotto  a'  piedi  , 
la  qual  Tavola  di  prefente  più  non  fi  vede  in  Chiefa  .  Vedcfi  nella 
Chiefa  del  Gesù  delle  Monache  due  Tavole  per  alto  ,  laterali  all'Ai- 
tar Maggiore  ,  ove  in  una  vi  è  dipinto  Noftro  Signore  conS.  Fran- 
ctfeo  di  Allìfi  ,  e  nell'altra  la  B.  Vergine  con  Santa  Chiara  . 

Ma  una  delle  opere  più  belle,  che  Gio:  Bernardo  facefTe,  è  la      Depofìto 
Tavola  che  efpofta  il  vede  nella  terza  Cappella  nella  Chiefa  di  S.Gia-  t,dl*  J?.loce 
corno  della  Nazione  Spagnuola  ,  eretta  da   D.Pietro  di  Toledo  col  "   je»  'cp°* 
òiftgno  5  ed  aflìftenza  di  Giovanni  da  Nola  ,  del  che  nella  vita  dignuoli. 

QL  co- 


1 2  2     Vita  di  Gio:Bernardo  Lama 

coltili   fi  è  fatta  menzione  :  In  quefta  tavola  dunque  egli   efpre/Te  il 
deporto  della  Croce  ,  figurando  il  morto  Redentore  nel  grembo  del- 
la dolente  Madre,  che  affittita  dalle  putofe  Marie,  e   d.-ll' Amato 
D.fcepolo  S.  Giovanni  prefta  gli  ultimi  pietolì  uffi  j  Ji  amar)  punto 
al  fuo  Croofiflo  Figliuolo  ;   Le  fono  intorno  i  pietofi  amici  Giullppe  , 
e  Nicod  mo  ,  eh  \  ancor  eilì  con  altri  Servi  affillono  al  Dolorolo  Mi- 
ftero  ,  nel  mentre  che  alcuni  d   quelli  che  hanno  fp:ccato  dalla  Cro» 
ce   il  già  morto  Signore  ,  eflendo  ancor  su  le  fcale  ,  attendono  a  tor 
via  da  effa  le  fafee  ,  con  le  quali  han  calato  giù   il  Corpo  morto  del 
Salv.  fjre  .  In  quella  tavola  divotiilìrru  fi  vede  ancori  il  ritratto  di 
Gio:  Bernardo   fatto    più  vecchio  ,  che   fa   l'officio   di  un  Servo   de' 
Decurioni   in  atto   di  tenere   il  lenzuolo  da  rip  rvi  1  medefimo  Cor- 
po ,  ne  vi  è  lode  che  balli   p:r  queft'  op;ra  perfvttiffiim  ,  dapoichè 
per  dimoitrare  Egli  di  effer  flato  Difcepolo  deH'Eccell-ntiffimo  P)li- 
doro  ,  tutta  a  quella  maniera  volle  condurla  ,  adoperando  n.l  com- 
ponimento  della  Storia  ,   e  nella  forza  del  colore  tucto  lo  (lile  tragico 
di  quel  grand'lìomo  ,  a  fegno  tale  che  alcun  fuD  Emolo  difTe  allora  i 
che  alcun  bozzetto  di  Polidoro  egli  imitato  aveffe  ,  o  che  almeno  da 
alcun  fuo  difegno  aveffe  tolto  di  pefo  tutto  il  penfiero  ;    e  dura  mfino 
a  noftri  giorni  quefla  erronea  opinione   preflb  alcuni  Pittori  ,  e  prefTo 
que'  Foreftkri  »  che  de'   noftri  Artefici    non    hanno   piena  cogni- 
zione . 
T        .   ,.  Correva  l'anno  i  f  64.  quando  effendofi  dall'Architetto  Ferdi- 

Cucco  ne  Ja  nan"°  Manlio  dato  compimento  alla  ramofa  Chieia  da  lui  incomincia- 
Ch; Aj.  jej.  ta  dalla  SS.  Nunziata  nella  forma  che  oggi  fi  vede  ,  e  dovendofi  que- 
li  SS.  An-  ila  abbellire  di  fiucchi  ,  e  con  altri  ornamenti  nella  foffìtta  ,  fu  eletto 
nttnziara.  Gio:  Bernardo  acciochè  quelli  con  fua  direzione  ,  e  quelli  di  fua  ma- 
no follerò  lavorati  ;  giacche  in  fomiglianti  cofe  egli  avea  già  dato  fag- 
gio dal  fuo  valore  ,  ne  vi  era  in  quel  tempo  chi  con  più  diligenza  i  det- 
ti ornati  lavorato  aveffe  ;  conciofiacofachè  egli  con  molto  fludio  fi  era 
affaticato  nel  cercare  le  belle  forme  ,  ed  i  varj  abbellimenti  di  quelli, 
dando  loro  quella  grazia  fenza  la  quale  elfi  riefeono  o  fi  onci  ,  o  di  ma- 
liilìmo  guflo  ficchè  fanno  noja  a  gli  occhi  de'  riguardanti  .  Per  la  qual 
cofa  fece  Gio:  Bernardo  1  difegni  ,  e  comparti  i  lavori  a'  proprj  luoghi, 
è  quelli  con  fua  affiflenza  fece  da  prattichi  Maeilri  lavorare  i  Pofcia 
architettò  nella  medefima  Chiefa  la  Cappella  della  famiglia  San  Mar 
co  ,  e  vi  dipinfe  la  Tavola  da  fituarfi  nell'  altare  di  effa  ,  ove  effigiò 
noilro  Signore  con  la  Croce  in  fpalla  ;  opera  in  vero  con  fommo  (tu- 
dio  ,  e  diligenza  condotta  ,  intorno  a'ia  quale  ei  fece  belliilìmi  ftuc- 
thi  ,  ordinando  altri  belli  ornamenti  per  lo  Altare  .  Nella  Chiefa  di 
S.  Severino  de'  Monaci  Cafiqefi  fi  vede  un  altra  Tavola  rapprefentante 

l'Ad- 


Pittore  »  ed  Architetto.       1 2  3 

l'Addolorata  Madre  che  abbraccia  il  Redentore,nel  mentre  che  Giù  Tep- 
pe lo  foftiene  col  lenzuolo  per  depositarlo  nel  fuo  nuovo  Sepolcro  ,  e 
dietro  a  quefto  nella  figura  di  Nicodemo  che  tiene  il  vafo  del  preziofo 
unguendo  di  Nardo  t  effigiò  Gio:  Bernardo  anche  il  proprio  fuo  ritrat- 
to divenuto  più  vecchio  dapoichè  quella  tavola  ,  è  dell' ultime  opere, 
che  egli  dipingerle  ,  e  vicino  al  fuo  ,  fece  anche  il  ritratto  di  Pompeo 
Landulfo ,  nobile  Cavaliere  ,  e  dipintore  illuAre  ,  come  più  fotto  di- 
moftraremo  ,  già  divenuto  fuo  Genero  . 

Intanto  efJèndogli  da  Maeftri  dell'anzidetta  Chiefa  della  SS. Nun- 
ziata data  commiflìone  per  li  quadri  che  andavan  fopra  la  porta  grande 
al  di  dentro  ,  e  per  li  loro  ornamenti  di  flucco  egli  figurò  in  quel  di 
mezzo  l'Angelo  Gabriello  ,  che  annunzia  alla  SS.  Vergine  l'Incarna- 
zione del  Verbo  Eterno  ,  con  accompagnarvi  una  gloria  di  altri  belli 
Angioletti,  i  quali  fan  corteggio  all'  Eterno  Padre  ,  ed  allo  Spirito 
Santo  ,  e  quefto  quadro  egli  di  propria  mano  adornò  di  Stucchi  affai  ben, 
lavorati  ancorché  Vecchio  ,  è  ,  fi  (offe  ,  e  già  aveva  principiato  il  fe- 
condo quadro  ove  la  Nafcita  del  Redentore  egli  volea  dipingere  lavo- 
rando frattanto  anche  altre  Tavole  per  varj  Particolari  ,  quando  in- 
calzato vie  più  delle  fue  indifpofizioni  fu  coftretto  di  fofpendere  il  la- 
voro .  Non  per  tanto  fperando  egli  di  riftabilirfi  tanto  in  fallite  ,  che  ~ 

poterTe  poi  di  nuovo  proferirlo  ,  ne  tralafciando  di  far  qualche  dife-  /;„£*?     pa 
1  1  n  -i  »       n      w  r  ,,     *  nuota    riva 

gr.o  a  tal  fine  ,  ne  avveniva  che  non  cosi  tolto  ei  fi  Sollevava  un  poco  gii  /anno 

Idal  male  ,  che  la  fua  compiendone  già  indebolita  dalle  molte  ,  e  con- profeguii  e  i 

tinue  fatiche  ,  ricadeva  di  nuovo  ;  laonde  vinta  ormai  la  natura  dai-Jav?i!  deJJ* 

le  foverchie  applicazioni  venne  a  foccombere  ,  l'abbandonò  .   VepoCn-  ,    io  «.^cJn 

don  egli  adunque  già  vicino  af  luo  fine  ,  cerco  con  tranquillo  ,  e  raf-^ta 

fegnato  animo  munirfi  de'  Santi  Sacramenti  della  Chiefa  ,  e  refe  i'ani- 

ma  al  fuo  Creatore  l'anno  i  J7Q.  e  71.  dell'età  fua  .  Uomo  veramen-     Morte  di 

te  amante  delle  fatiche  della  fua  profeflìone  ,  la  quale  cercò  fempre  diGio:Beinar. 

giovare  anche  in  mezzo  alle  più  gravi  occupazioni  s'ingegnò   di  fare  ao" 

acquifio  del  buono  allora  che  giovane   egli  era  ;  poi  Uomo   dimezza 

età  di  aumentarlo  ,  ed  indi    fatto  vecchio    di  fofienere   le  noftre   arci 

coi  decoro  ,  col  confeglio  ,  e   con  le  fue  virtuofe  operazioni  .  Deono 

veramente  di  quegli  elogi  che  di  Jui  fanno  ,  oltre  l'Engenio.  di  fopra 

mentovato  ,  il  Canonico  D.  Carlo  Celano  il  Sarnelli  ,  e  l'Abecedario 

del  Padre  Orlandi  .   Il  Crifcuolo  di  lui  non  da  notizia  a  parte  (fé  pure 

nion  fi  è  difperfa  con  altri  fcritti  )   ma  incidentemente  in  molti  luophi 

di  fue  notizie  ne  fa  onoratifììma  menzione  ,  chiamandolo  famofiflìmo 

P  ttore  ,  e  nota  anche    alcune  fue  parole    nel  dar  giudizio  delle  altrui 

opere;  Ma  il  Gavalier  Maflimo  Stanzioni  onoiò  la  memoria  di  lui 

nella  maniera  che  fiegue  1 


12  4     Vita  di  Giò:Bernardo  Lama 

Lodi  dittai  fi  rnar do  ,  o  Gio:  Bernardo  Lamafnfam-fiffruo  Pittore  detti  fuòt 

BeinarJo      tempi.,   che  fu  nel  i  ffo.  ,  (fendo  nato  da  Matteo  Pittore  ordinario 
tenete     disi  jn  circa  il  i  fio.  ,   dove  che  inclinato  alla  pittura  non  fi  volse  fi?  Nft- 
M  ff  *Cl        taro  col  zìo  Aniello  della  Lama  ,  come  voleva  il  dettolo  ,    ma  dì f e* 
g>:avn  l'operi  di  ^ilvelìro  Buono  ,  e  ^or  tf»i^  a^i  G/o:  4\tonio  d'Amato, 
e  copiò  le  co/e  di  Raffinile  ,   e   venendo  Polidoro    in  Nupo'i    in. piti  b   in 
Jua  Jctiota  ,  f/ffif  ws/fe  ,   z>rtr*<?  ,  *>  £?//?  pitture  ,  facendo  allora  per 
le  Monache  di  S,  Fé  fio  ,    f  .9.  Gfo:  *'/  Quadro  dell'  Aitar  maggior  °  ,    c£? 
oggi  Jrà  efpojìo  in  quello  di  S.  Marcellino  ,  ejfendnfi  Uniti  due  Mona/ìerj 
in  uno  ,  come  ha  voluto    il  Signor  Cardinale  .  Così   hit  dipinto  quadri 
a  S.  Lorenzo  del  S.  Stefano  lapidato  ,  ?^  /?//r<?  tavole   di  Altare  l  A/li 
Capuccini  ,  «    .S".  G/o:  Maggiore  ,  <i//<i  S.?.  Nunziata  ,  altre  bone  opere 
a  S.  Maria  delle  Grazie  •vicina? Incurabili*   Alla  Sapienza   la  bella 
Tavola  ,  che  Jlà  affai  frefea  colorita.  Alla  Chiefa  di  S.  Giacomo  detti 
Spagnuolì ,    e  a  molte  altre  Cbiefe  ,   e  cafe  ,  fervendo   molti  Signori  , 
e  fece  quadri  ad  un  Cardinale  in  Sterna  ,  del  quale  non  fette  sa  il  nome, 
per  la  fna  Diocefi  ',  e  fitto  vecchio  più  di  ?o.  anni  ,  patendo  molti  ma- 
li ,    diede  ['anima  a  Dio  Con  buona  pace  circa  l'anno  i  f7  9.  Fu  fuo  di' 
fcepolo  »    e  per  quello  che  fi  dice  ,    anco  fuo  genero  ,   lo  nobile  Pompeo 
Landulfi ,     f£c  anche  feguitb  la  maniera  di  Marco  da  Siena  allora  che 
venne  in  Napoli  circa  quel  tempo  ,   che  Gio:  Bernardo  mancò  ,  il  qua- 
le Bernardo  ebbe  molti  difcepoli  ,  come  anco  fi  dice  fuo  di  fcepolo  Gio'. 
Filippo  Crifcuolo,  il  quale,  'èia 

Fin  qnì  il  Cavalier  Maifimo  ,  ma  perchè  converrà   a  noi  di  fog- 
ghingere  qualche  altra  cofa  nelia  vita  del  mentovato  Gio:  Filippo  Cri- 
ìcuoio  ,  dkiamo  per  ora  ,  che  Gio:  Antonio  d'Amato  venendo  a  mor- 
te; fi  chiama  Gio:  Bernardo  ,  e  gli  raccomandò  Gio:  Antonio  fuo  Ni- 
pote,  cognominato  il  giovane  ,  a  differenza   del  fudetto  Zio  ,  ch'era 
nominato  il  Vecchio  ,   del  qual  giovane  Gio:  Antonio   ebbe  Gio:  Ber- 
.  ^     nardo  cura  particolare  ,  per  le  di  lui   amabili  virtù  ,  come  nella  Tua 
polon-'o     e  VJta  «iremo  .   Fra  dil.epoh  cu  Gio:  Bernardo  vi  furono  Antonio  Capo- 
Sil  veltro       longo  ,  e  Silveftro  il  Bruno  ,  deli'  uno  a  parte  fene  farà  memoria  ,  e 
Bruno  difee  dell'  altro  fi  fcriverà  la  vita  .  Quanto  a  Pompeo  Lmdulfo  ,  egli  fu  di 
poli  di  Gio:  nobil  Sangue  ,  e  fin  da  fanciullo   i;^  linatiifimo   alla  p.ttura  ,  ficchè 
ije;   aro.     non  istoriando  di  prcfeflarla  ,  fi  fece  Icolaro  di  Gio:  Bernardo  ,  la  di 
dulfoCava    CU1  niaftieia  gli  piacque  tommamente  lopra  quella  di  ogni  altro  Pittore 
lieic    anche  de'  tempi  fuoi  ,  e  p.r  lo  gran  genio  che  vi  avea  fé  e  in  breve  grandm- 
ino dfi'ctpj.  Jìfj-jo  prefitto  ,  a  fegno  che  potè  fare  dell'  opere  da  efporre  in  pubblit  (  j 
l0,  ficchè  iipinle  ancor  giovanetto   la  tavola  che  fi  vede   nell'  Aitar  mag- 

giore della  Paraccfaia!  Ghtefa  di  S.  Matteo  ,  ove  poi  divenuto  Mneftro 
fece  la  tavola  per  una  Cappella  ov'èla  Reina  ds'Ciclifedutacoi  Bun-. 

bine. 


Pittore,  ed  Architetto .      125 

bino  ,  ed  alcuni  Angioli  (otto,   ia  q;i  I  tavola  fi  vede  oggi  fidiaca  Co-  La  taTOluJ 
pra  del  B.Utifterio  ,   così  poi  fece  altre  bdl'  opere  ,  come    fi  vede  dalle  Jefc  irta  di 
tavole  elpofte  in  vane  Chiefe  di  quella  C  pu..  .e,  cioè  in  quella  Ji  Gis-  S;  Matceo 
sii  Maria  ,  quella  di  S,  Catarina  ,  e  nella  Pietà  de'  Turchini  la  B.Veit- {■)*„*„ " {£ 
gmedcl  Rafano  ,  con  S.  Dimtni  o,  S.  Rofi  ,   ed  altri  Santi  dell'Or-  fa  g ,C;;;L_,  , 
dine  Domenicano  di  una  tinta  dolafiìm    .   Dopo  la  morte  di  Gio:B  r-  eif-.-n.iofi  it.o 
nardo  lì  ..tt  nne  alquanto  alla  maniera  di  Marco  da  Siena  ,  che  lo  con- dei  naca     la 
figliò  a  dar  più  forza  di  teuri   alle  fue  pitture  ,   e  perciò   fàeqeJa  tavola  TrIbl,n V,' 
della  prima  Cipp  Ila  entrando  nella  fudetta  Chiefa   della  Pietà  dalla  deijaPQ»e* 
parte  del  Vangelo  ,  ove  ;  friggio   la  B>  Vergine  delie  Grazie  col  Barn- ra, 
bino  Giesù  m  piedi  fui  di  lei  grembo  venato  di  fottilifHmo  velo  ,  qua- 
le egli  per  (ommo  gmio  folca  fpeflo  diping-  re  ,  e  di  fotto  vi  è  S.Fran- 
cefeo,  S. Catarina  da  Siena  ,  e  S.  Lucia,  neila  qual  Santa  ben  fi  ravvi- 
fa  eh' egli   ers   difcepolo   di  Gio:  Bernardo  ,  per  la   morbidezza  delle 
mani  ,  e  per  Io  bel  colorito  del  volto  ,  e  figurovvi   ancora  le  Anime 
ilei  Purgatorio  ,  che  chiedon  mifencordia  alia  gran  Madre  di  Dio;  fo- 
pra  qutlto  quadro  nel  teconl'  ordine  ,  in  mezzo   ai  frontefpizj    vi  di- 
pinfe   una   imzza  figura  del  Padre  Eterno  in  atto  di  dare  ia  benedi- 
zione .  Vogliono  alcuni  che  Pompeo  comi  ni  affé  da  fcherzo  la  Pittura,     Pompeo 
e  poi  la  profeguiffe  daddovero  ;  perciocché  ,  invaghitoli  d'una  figliuo-  (posò  una-» 
la  molto  bella  di  Gio:  Bernardo  ,  la  fi  prete  per  moglie  ,  onde  fdegna-  ^.jjjjjj.* 
to  il  Padre  perche  non  avea  prefo  una  Gentildonna  fua  pari ,  negò  di  jj 
dargli  alcun  foltentamento  ;  ed  egli  coftretto   a  foffrire   quello  rigore, 
fi  diede  di  propofito  ad  efercitare  pittura,  tanto  che  anch'  egli  valente 
vi  ri u tei  ,  e  fece  ,  come  abbiam  detto   l'opere  mentovate  .    Ma  dopo 
la  morte  del  Padre  ereditando  quella  porzione  ,  che  gli  toccava  ,  viffé 
fpiendidamente,  ed  efercitò  la  pittura  con  decoro  ,  e   con  galanteria 
facendone  dono  alla  nobiltà  ;   dalla  quale  veniva  riconofeiuto  con  pre- 
tenti ,   che  forte  oltrepaffavano  il  valore   che  ne  averebbe  avuto  ven- 
dendo l'opere  fue  .  Così  contento  viffe  con  la  fua  cara  Conforte,  dalla 
quale  ebbe  molti  figliuoli  ,  ihe  far  no  educati  nobilm  nte  ,  e  venne 
a  morte  circa  il  i  fQo.  avendo  con  sì  ncbil  Profeilìone  fatto  onore  a  fi? 
fteffo  ,   alli  Artefici  di  Pittura  ,  ed  al  Maeftro  che  Èanto  amò. 

Ebbe  G.o:  Bernardo  altri  diteepoji  ,  de'  quali  ne  manca  la  net'» 
zia  del  nome  ,  fapendofi  da  noi  ,  che  da  un  fuo  teolaro  fu  dipinta 
l'Immapine  della  SS.  Concezione  ,  che  fi  vede  locata  ali'  altare  di  tea 
Cappella  mila  Chiefa  di  S.  Giacomo  de' Spagnuoli  preffo  la  porta  pic- 
cola di  detta  Chiefa  ,  e  la  quale  fia  in  piedi  su  la  luna  con  il  Bambi- 
no in  braccio  ,  e  fopra  nel  fecondo  ordine  in  mezzo  a*  frontefpizj  vi  è 
Dio  Padre  ,  che  dà  la  fua  Santiflùna  benedizione  ;  E  certamente  non 
fi  può  giud.care  quefìa  pittura  9  che  ragionevole  ,  vsggendofi  una  di- 
vota 


1 2  6     Vita  di  Gio:Bernardo  Lama 

voti  efpreffiva  in  quell'  Imagine  della  Reina  de'  Cieli  .   Sicché  l'altre 
pitture   de'  fuoi  difctpoli  ignoti  a  noi  tralafciando  ,  faremo  (blamen- 
te menzione  di  una  figliuola  di  Gio:  Bernardo  ,  che  fu  pittrice  ,  e  del* 
la  quale  non  fappiamo  il  nome  ;  nemmeno  fé  fu  la  moglie  di  Pompeo 
Landulfo  ,  da  noi  defcritto  ,  o  pure   altra  figliuola  di  Bernardo,  da 
poiché  non  vien  ella  nominata  dal  Cav.  Maffimo  in  alcune  note  di  pit- 
ture ch'egli   fece  ccn    le  feguenti   parole.   Fece  Gio:  Bernardo  alcuni 
Vi     ofa«  quadri  per  un  Signore  di  cafa  Vifcicello  ,  ma  la  Madonna  col  Bambi- 
Piccrice    fi.  no  che  latta  ,  difinto  con  maniera  ajjai  dolce  ,  fu  dipinta  dalla  fui 
glia    e    di-  figliuola  ,  che  coloriva  ajjai  tenero  ì  benché  già  fi  sa  ,  che  il  Padre  ri' 
fcepola     &*  tocca  le  cofe  dolli  figli  \  e    cofi  ancora  fifa  fra  parenti  ,  e  amici  da 
°f     bei"  chi  è  più  valente  Pittore  :  ma  ad  ogni  modo  lei  fi  portò  bene  y  dipìn* 
gendo  varie  cofe  di  divozione  .   E  quefio  è  quanto  fi  trova  di  memori» 
di  quella  giovane  virtucfa  ;  dslla  quale  mj  perfuado  ,  che  fian  dipin- 
te alcune  tavole  con  tinta  dolce  ,  che  fi  credon  di  mano  del  Padre;  dal 
quale  fidamente  faran  fiate  ritocche.  Sicché  facendo  fine  all'opere  di  co- 
loro ,   che  feguitarono  la  maniera  di  GiotBernardo  ,  porrem  termine 
alla  prefente  narrativa  col  riportar  in  ultimo  ,    l'ifcrizione  della  lapi- 
de fepolcrale  ,   la  cjual  fi  legge  nel  pavimento  della  Chiefa  del  Giesù 
delle  Monache  ,   preffo  la  porta  di  S.  Gennaro  ,  ove  Gio:  Bernardo  fa 
con  onorato  accompagnamento  fepelltto  ,   ed   ove  la  fua  amantiffima 
Conforte  gli  fece  feolf  ire  l'ifcrizione  da  noi  promefla  ,  ed  è  quella  che 


fiegue  : 


"Btmardus  Lama,  Fi&or  hac  tegitur  Urna 

Arti  Naturam  cedere  qui  voluit  : 

Conflantiq;  Fide  praftans  Conftantia  Conjux  , 

Quam  Forma  ,   è"  l'robitas  quam  decoravit  Hcnor. 


Fine  della  fita  di  Gio'.Bemardo  Lama  Tittore, Architetto,  Stuccatore^ 

ed  Ornamsntifta  eccellente  *  di  Pompeo  Landulfo, 

ed  altri  fuoi  Difcepoli  . 


Vi- 


I27 

VITA 

D     I 

GIROLAMO  SICIOLANTE 

DA     SERMONETA, 

Di  Pietro  Nigrone  Calabrefe,  e  di 
Simon  Papa  il  giovane. 
Pittori, 


LA  virtù  di  Girolamo  fi  ha  meritato  l'encomio  fittoli  dal  Cavalier 
Baglione  ,  nelle  vite  ,  che  fcnfie  degli  Artefici  del  difegno»  che 
avevano  operato  in  Roma  >  laonde  io  riportando  le  fue  parole  mede- 
fime  ,  venirò  in  un  medefimo  tempo  a  complire  all'  obligo  dal  mio 
all'unto,  e  rendere  a  quello  Virtuofo  Pittore  l'onor  dovuto. 

Girolamo  Siciolante  da  Sermoneta  flette  col  Pijìoja  ,  allievo  di 
Rafael  lo  ,  poi  datofi  maggiormente  allofiudio  ,  fu  difeepoh  di  Ferino 
del  Vaga  .  Meglio  di  tutti  ,  e  più  degli  altri  gli  giovani  fervi  nelle  co» 
fé  dell'  arte  il  Maeflro  ,  e  lavorò  con  ejfo  lui  in  CaSìel  S.  Angelo  ,  e  di- 
venne valente  Pittore  ,  dove  fece  da  per  te  ,  con  fuoi  proprj  difegni 
molte  opere,  ed  in  particolare  è  di  fuo  la  loggia^che  volta  verfo  i  pratii 
E  nella  Chiefa  della  Madonna  dell'  Anima  dentro  la  C'pp'lla  de* 
Tucheri  >  dove  è  la  tavola  di  Giulio  Romano  ,  dipi» fé  a  buon  frefeo. 
l'i/ìorie  della  B.  Vergine  ,  con  molta  diligenza  terminate. 

Sopra  la  porta  del  Manalìerio  di  Campo  Marzio  >  di  fuori  ■>  la  M&~ 
donna  col  fanciullo  Giesù  è  lavoro  dal  Sermomta. 

Nf/  Tempio  de'  SS.  Appo/ioli  alla  mandritta  della  Cappella  mag- 
giore i  ewi  un  fuo  quadro  ,  fopra  un  Altare  ,  di  un  Cri/io  morto  >  « 
J'axvi  la  nnjìra  Donna  con  altre  figure  ,  in  tavola  ad  oglio  dipinti  ,  e 
tutti  vogliono  »  che  fa  difegno  di  Per  ino  fuo  Maefìro  >  ben  egli  è  vero, 
che  è  ajjai  ben  fatto-,  e  mojìra  la  bella  maniera  del  Vaga. 

In  S.  Clio',  de'  Fiorentini  la  terza  Cappella  a  mandritta  ha  di  futi 
mano  una  Pietjìt  e  di  ver  fé  figure,  con  gran  diligenza,e  buon  colorito  ad 
olio  compite  . 

Dntra 


1 2  8      Vita  di  Girolamo  Siciolante 

Dentro  la  Sala  Reggia  del  Palazzo  Faticano  fece  una  foriti  a  CohA 
ecrrenza  di  nitri  eccellenti  littori  ,  la  quale  è  fopra  la  porta  dell* 
Cappella  ài  Sifto  IV.  afrefco  ,  con  figure  ajjai  maggiori  nel  naturale  di' 
fi  M,  e  molto  lodata;  E:!  è  quando  Pipino  Re  di  Francia  dona  P\a- 
vtnJta  alla  Clic  fa,  e  mena  prigione  Adelfo  Re  de'  Longobardi. 

La  auarta  Cappella  di  S.  Litigi  ,  a  man  dritta  ha  di  ftto  unafo- 
ria,  a  concorrenza  di  Pellegrino  da  Bologna  ,  infrefeo  colorita  ,  ove 
fono  profpettive,  con  alcuni  colonnati  . 

Milla  Chiefa  di  S.  Tommafo  de'  Cenci  ,  a  piazza  Giudea  ,  dipinfe 
afrefco  tutta  la  Cappella,  dove  fono  le  fìorie  di  nojtra  Donna. 

Il  Palazzo  del  Cardinal  Capo  di  Ferro  ,  ora  dell'  Eminentiff.ms 
Cardinal  Spada  ,  ha  m.a  fila  de'  fatti  de*  Rimani  <,  da  lui  con  zi-i 
colori  eccell.ntementi  i;  orlata  ,  ma  il  fregio  è  lavoro  di  Luzic  Pro- 
mano . 

Vi de fi  per  entro  la  Chiefa  di  S.  Alò  de''  Ferrari  ,  una  Tavola  del 
fuo  dipintavi  a  olio  la  Madonna  ,  S.Jacopo  Apoftolo  *  S.  Alò  ,  S.  Mar* 
tino  Vefcovi  5  E  parimente  in  S.  Lorenzo  in  Lucina  il  S.  Fraucefco  in 
atto  dì  ricever  le  ftimmatc  è  bell'opera  afrefco  del fuo  pznnelh. 

Nella  Chiefa  della  Pace  ,  la  Cappella  fotto  l'organo  ,  dal  Sermt- 
netafu  lavorata  a  frefco,e  fopra  l'Altare  fta  una  Tavola  della  Nativi' 
th  di  r.oftro  Signore  ,  con  li  P after i  ,  e  con  alcune  figure  a  olio  ben 
colorita  j  E  nella  volta  del. a  Cappella  di  marmo  ,  che  ivi  fece  il  Car- 
dir.al  Cefi  ,  li  quattro  quadretti  ,  tra  li  ripartimenti  di  trucco  ,  fono 
di  fua  invenzione  ,  e  di  fuo  giudizio  .  Infume  con  Battila  Franco  ,  al 
Cardinal  Cefi  ,fce  nella  facciata  del  fuo  palazzo  un  arme  di  Papa  Giù- 
Ho  Terzo  ,  con  tre  figure  ,  e  con  alcuni  putti  ,  e  gli  ne  gi  un  fé  lode  ■,  e 
fama  . 

Dove  bautta  l'altra  Cappella  i  Signori  Cefi  in  S.  Maria  Magiare  ,' 
fopra  l'Altare,  è  fuo  un  quadro  a  olio  ,  tutrovi  la  Decollazioae  di  S.  Ca- 
terina Vergine  ,  e  Martire  ,  con  molte  figuri  ,  e  di  fopra  vedefi  la  Sax* 
tijjìma  Trinità  ,  ed  intorno  alcuni  Santi  ,  a  olio  formati  ;  Nella  Cap- 
pella de'  Signori  Sforza  ,  la  tavola  di  fu.:  mimo  ha  la  Madonna  AJJ'un- 
ta  ,  con  gli  Apposoli  »  a  olio  figurata  ,  ed  anche  vi  fono  due  ritratti 
di  Cardinali  ni'  depofiti  ■>  che  ra  .no  da'  lati  d   quefìa  Cappella  . 

Girolamo  nato  ad  onorate  le  Baftltcke  di  P^wa  co  ifno  pennello  , 
in  S.  Gie:  Lat  erano,  nella  Cappella  de'  Sigi:  ;  :  Maffimi  ,  fece  fopra  i' Al- 
tare un  Crccifijjo  ,  con  molte  figure  a  olio  >  con  gran  diligenza  ,  e  mae- 
fria  condotte 

E  dove  è  la  Chiefa  di  S.  Giacomo  de'  Spagvucli  ,  l'Aitar  Maggiore 
ha  un  Crif.o  ,  nella  Croce  confitto  ,  con  la  X  fìra  Donna  ,  e  S.  Giovanni  , 
e  dalle  bande  fittovi  i  Santi  Giacerò  5  ed  J.!  _  fio,  a  olio  fatti  ,  Opera 
d  el  Ser moneta  . 

la 


Pittore.  129 

tn  Araceli  dentro  la  feconda  Cappella  a  mane /Tanca  ,  èfuo  il  qua- 
tro  a  olio  ,  della  T  rat  figurazione  del  Signori  «  con  li  fttoi  Apojìoli  ,  af- 
fai buon  lavoro  . 

Dentro  la  Minerva  ,  anche  vicino  alla  Cappella  della  B.  Agnefe  di 
}ionte  Pulciano  ,  jìanno  S.  Caterina  %  e  S,  Agata  a  olio  fopra  il  mur» 
da  Ini  figurate  * 

Nella  Sagrefia  di  S.  Pietro  evvi  la  tavola  d'una  Madonna  con  il 
buttino  Giesù  ,  S.  Francefco  ,  $.  Bonifacio  »  e  Papa  Bonifacio  Vili. 
iniinocchione  ,  che  prima  fopra  un  altare  ,  nel  vecchio  Tempio  di  S, 
Pietro  era  ripojìa  ,  ed  a  olio  lavorata, 

Qu/J}'  Uomo  fu  molto  amato  dalla  Nobiltà  Rimana  ,  non  foto  per 
rìfpetto  dt'  Sigaori  Caetani  Bimani  >  a  cui  era  Vaffallo  ,  ma  perchè 
faceva  ajjai  bene  i  ritratti  .  A  diver fi  molte  opere  dipinfe%  sì  per  f uà- 
ri  di  }\oma  ,  come  per  ornamento  della  Città  di  quadri ,  e  di  opere  pie* 
eole%  le  quali  per  brevità  tralafcioxt  la  fu  a  morte  fot to  il  Ponteficata  di 
Gregorio  XIII.  fucc£e . 

Pietro  Negrone  ,  da  alcuni  vien  detto  nativo   della  Città  di  Co- 
fenza  ,  ed  altri  lo  fanno    della  Città   di  Cotrone  ,  della  Provincia  di 
Catanzaro,  e  tutti  convengono  ,  che  fu  Cal.ibrtfe  ;  ne    vi  e  certezza 
in  qual  fcuola  apprendelTe  coltui   l'arte  della  Pittura  ,  argomentando 
folamente  alcuni  Profeffbri  ,  che  da  Gio:Antonio  d'Amato  il  Vec<  hio, 
aveffè  avuto  i  precetti  ,  per  molte  cofe   fatte   da  Pietro   in  (in  giova- 
nezza ,  che  tutta  quella  maniera  fomiglir.nc,  non  mancando  però   chi 
lo  creda  difcepolo  di  Marco  Calabrefe  ,  e  forfè  con  miglior  fondamen- 
to ,  perciochè  ia  maniera  di  Pietro  più  tofto  a  quella   può  famigliarli» 
che  ad  alcun  altro  di  que'  Maeftri ,  che  vivevano  allora  .   Ma  noi  la» 
feiando  da  canto   tutte  le  cofe  dubbiofe    della  fua  vita  ,   farem  pafTag- 
gio  alla  deferizione   delle  fue  opere  ,  che   in  varie  Chiefe   di  Napoli 
ftanno  efpoite  ,   e  primieramente  faremo  menzione   della  tavola  ,  che 
fi  vede   nella  Ghiefa   di  S.  Agnello  Abate  ,   fopra  l'Altare   di  una  Cip- 
pella  ,  ove  vie   dipinta  la  Be.ita  Vergine  ,  col  Divino  Bambino  in 
braccio  su  le  nuvole  ,  corteggiata  dagli  Angioli  ,   e  nel  baffo  S.  Cata-    Opere  del 
rina  ,  S.  Onofrio  ,  e  S.Girolamo,  con  un  ritratto  ,  e  vi  è  notato  il  Negrone^ 
fno  nome  .  Nella  Real  Chiefa  di  S.Chiara  lavorò  Ji  portelli  dell'Orga-  'f|J}fteCh1jJJ 
no,  facendovi   le  figure  di  S.  Antonio  ,  e  S.  Chiara  ,  e  nella  parte  di  fe  jj  Nano- 
dentro  vi  dipinfe  il  Miflero  della  SS.  Nunziata.  lì. 

Era  la  Chiefa  di  S.  Chiara  per  la  maggior  parte  dipinta  dal  famo- 
filTìmo  Giotto  ,  e  nel  tempo  ,  che  fioriva  Pietro  ,  alcune  di  quelle  di- 
pinture avevano  molto  patito,  che  però  ne  fu  data  a  lui  la  cura  di 
racconciare  quelle  ,  che  erano  guafte  ,  erifezionare  'e  mancanti  ,  la 
quale  in.prefa  fu  efeguita  da  Pietro  con  accurato  fudio  ,  e  diligenza  , 
e  tanto  ,  che  incontrò  il  piacimento  di  chiunque  le  vide  j  ma  dopo 
tovo  lì.  r  molti 


1 3  o       Vita  di  Girolamo  Siciolante 

dopo  imiti  anni,  condili  tutte  quelle  pregiate  pitture  fatte  carfr 
celiare,  per  ordine  cbl  Reggent-  Bin  jnu  ivo  ,  per  la  fciocca  ragione** 
con  che  perfuafe  qu.Ile  nobili  Sign  >re  Monachi ,  che  rendevano  opa» 
ca  ,  e  malinconica  la  Chiefa  ,  come  altrove  abbiam  detto  ,  non  fi  ve- 
de di  tali  famofe  dipinture  di  Giotto  ,  e  nfttture  di  Pietro  fé  non  , 
che  que'  Santi ,  eh;  vi  fon   rimafi  fopra  la  porta  della  Sagreftia. 

In  Santa  Maria  Donna  Romata  ,  ne' muri  laterali  alla  porta  , 
vi  fono  due  tavole  egualmente  fituate,  in  una  dell  quali  vi  è  efprefla 
l'adorazione  de'  tre  Santi  Maggi, e  nell'altra  la  Anellazione  di  noftro 
Signor  Gieiù  Criftoalla  Colonna,  ambe  fatture  di  Pietro  ,  leggendo- 
vifi  il  fuo  nome  ,  col  millefimo  If4i;  Nella  Chiefa  di  S.  Maria  Eg. 
gizziaca  vi  è  di  fua  mano  la  Tavola  ,  con  entrovi  la  Beata  Vergine  , 
con  il  Bambino  in  feno  ;  benché  quefta  fia  riputata  opera  di  fua  gio- 
vanezza ,  p.r  efiere  alquanto  debole  .  N;lla  Real  Chiefa  di  S.  Luiggi, 
di  Palazzo  ,  de'Padri  Minimi  di  S.Francefco  da  Paola  ,  e  proprio  nel- 
la Cappella  Laterale  al  maggiore  Altare  ,  per  la  quale  fi  pafla  al  Coro, 
vi  è  la  tavola  su  lo  Altare  di  elTa  Cappella  ,  dove  vi  è  figurata  l'Af- 
funzione  di  Maria  Vergini  al  Cielo  ,  circondata  dagli  Angioli ,  effen- 
dovi  i  dodici  Appoftoli  intorno  al  fuo  Sepolcro, nella  qual  Tavola  vi  è 
il  fuo  nome,  con  queft'  anno  i  5T4. 

Neil'  Altare  della  Sacreftia  di  quefta  medefima  Chiefa  ,  vi  era  la 
Tavola  ,  ove  Pietro  aveva  dipinto  il  battefimo  di  Crifto  Signor  Noftro, 
la  qual  pittura  avendo  cominciato  a  patire,con  fcroflarfi  in  alcuni  luo- 
ghi il  geflo,con  che  prima  s'imprmevano  le  Tavole,  per  poi  dipingerli, 
Mìrabll  fé.  è  ftata  mirabilmente  trafportata  su  la  tela,  col  maravigliofo  fegreto  di 
greto  di  tra  togliere  la  pittura  da  quelle  ,  ed  appiccicarle  su  le  tele  ,  da  Alefandro 
pitture  d'ai^  **'  Simone  nell'anno  17?  1.  >  ficcome  ha  fatto  ancora  alla  bella  Tavola 
le  tavole  su  ài  Marco  da  Siena,  ove  dipinte  la  Nalcita  della  Beatiflìma  Vergine,  e 
la  cela.  che  fi  vede  nell'Altare  di  fua  Cappella  di  quefta  medefima  Chiefa  ,  con 

maraviglia  di  ogn'unoj  tanto  in  oggi  è  fatto  ingegnofo,  ed  affinato  l'u- 
mano intendimento. 

Opero  quello  Artefice  moltiffimo  ,  cosi  in  Napoli ,  come  nel  Re- 
gno, e  tuori ,  e  fu  adoperato  anch'egli  nelle  pitture  ,  che  fi  fecero  per 
l'entrata  in  Napoli  dell'Imperador  Carlo,  V.»Cusì  fece  varie  opere  per 
la  fua  Patria,  e  p;r  la  Calabria,come  per  ragion  di  di  efempio  portere- 
mo qui  le  pitture  che  fece  per  la  Chiefa  de'Frati  Riformati  di  S.Fran- 
cefco nella  Città  di  S.  Marco,  ove  {opra  l'Aitar  maggiore  vi  è  il  qua- 
dro con  laSS.  Vergine  col  Bambino  Git  sn,e  fopra  la  Tavola  la  SS.Tri» 
nità;  accanto  a  quel  della  Vergine  in  un  lato  vi  è  S.  Francefco,  e  nell* 
altro  S.Antonio  da  Padovane  quali  pitture  fono  fiate  da  noi  vedute  , 
nel  p  .flare  per  detta  Terra:cosl  dipinfe  ancora  altre  cone  per  Altare  di 
Chiefe  in  Napoli,  che  rimo  dernandofi  »  fono  fiate  tolte  per  collocarvi 

altre 


Pittore.  $  3 1 

altre  pitture  de'  noflri  moderni  Artefici  ,   e  mnflìmamente  del  noRro 
fàinofo  Luca  Giordano:  Ma  la  bella  Tavola  ,  che  darà  Tempre  lode  a 
quello  Artefice  fludiofo,  è  quella,  che  fi  vede  nella  Chiefa  della  Croce 
di  Lucca,  nella  feconda  Cappella,  entrando  in  Chiefa  ,  dal  canto  dell'  Opera  bel- 
Epiftola,  dove  è  dipinta  la  Beata  Vergine  ,  che  ha  nelle  braccia   il  Tuo  liffima    del 
Divino  Figliuolo,  lotto  un  bel  panno  ,  che  a  guifa  di  padiglione  ,  è  fo-  Negione  al. 
ftenuto  da  due  belliifimi  Angioli  in  aria.ed  a  baffo  vi  fono  i  Santi  Apo-  la  Croce  di 
ftoli  Giacomo  ,  ed  Andrea  ,  Quadro  condotto  con  bell'unione   e  dol-  LuCc3, 
cezza  di  colore,  eflendovi  tale  intelligenza  nel  chiarofeuro  ,  che  ferma 
l'occhio  di  chiunque  in  lui  fi  rivolta,  e  vi  fi  vede  il  fuo  nome. 

A  Piedimonted'Alife,  oggi  per  Regio  Privilegio  nominata  Città, 
nella  Chiefa  Collegiata  ,  vi  lono  tre  Tavole  del  Negrone  ,  due  delle 
quali  fon  fituate  lacerali  all'  Aitar  maggiore  ,  e  rapprefentanto  una 
S.  Girolamo  ,  e  l'altra  S.  Luca  Evangelilla  ,  in  atto  di  fcnvere.guar- 
dando  entrambi  la  Beata  Ve,gine  ,  che  Ila  dipinta  nel  quadro  su  l'Al- 
tare. In  una  Cappelle  vi  è  parimente  la  fudetta  SS.  Vergine  col  Bam- 
bino ,  ed  Angioli  in  Gloria,  ed  a  baffo  vi  fono  molti  Santi  con  S.Mar- 
cellmo  ,  Protettore  della  mentovata  Città,  ed  in  quello  Quadro  fcrif< 
fé  Pietro  il  fuo  nome . 

Pietro  Negrone,  benché  in  alcune  Tavole  appaja  debole  ,    non  è 
tale  però  ,  che  non  meriti  la  confiderazione   di  buon  Pittore  ,  poiché 
cercò  fare  le  lue  pitture  con  amore  ,  e  ccn  Audio  ,  con  il  quale   fece 
poi  alcune  opere  da  noi  mentovate  ,  ehe  fono  bellilfime  ,  e  che  han* 
no  lode  da  molti  de'  noflri  Scrittori  ,  come  dall'  Engenio  ,   dal  Cela, 
no  ,  dal  Sarnelli  ,  ed  ultimamente  dal  Parrino  ,  ed  altri  ,  che  fanno 
onorata  menzione  di  lui  ,  effendo  egli  ancora  cognominato  il  Zingaro 
giovane,  a  dillinzione  del  Zingaro  vecchio  ,  che  nota    il  P.  Orlandi 
nel  fuo  Abcedario  Pittorico,  ove  fa  parola  del  nollro  Andrea  da  Saler- 
no ;  e  la  cagione  perchè  Pietro  ancora  ebbi  il  frpranome    di  Zingaro 
fu,  dall'effer  egli  di  carnaggione  affli  bruna  ,  con  gli  occhi  lividi  ,  e 
guardatura  fofea  ,   ficcome  vidi  in  un  fuo  ritratto  »  pofTeduto   dal  fu 
Antonio  di  Simone  ,  dipinto  da  lui  medefimo  ,  fatto  di  alcuni  Santi» 
Laonde  da  tal  fopranome  fi  raccoglie  ,  che  a  fuo  tempo   fu  Pittore  di 
grido  ,  benché  a  noi  al  prefente  non  paja  tale  ,  perchè  avanzandoli 
l'Arte  e  (luta  a  noflri  giorni  illuflrata  con  l'opere  egregie  ,  e  irrepren- 
fibili  di  tanti  noflri  moderni  Pittori  ;  ma  la  virtù  di  Pietro   farà  fem- 
pre  degna  di  lode   in  riguardo  de"  tempi  fuoi  ,  e  di  fue  virtuofe  fati- 
che i   facendone  menzione  il  Cavalier  Maflìmo  Stanzione  ,    in  quelle 
note  ch'egli  faceva  ,   per  diliendere  le  Vite  de'  noflri  Artefici  del  dife- 
gno  ,  come  nella  fua  Vita   fé  ne  farà  parola  ;  dando  intanto   fine  a 
quella  di  Pietro  ,  il  quale  vivendo  allegramente  da  galant'Uomo  ,  di- 
vcrtendofi  ccn  gli  Amici  ,  che  aveano  piacere  di  featirlo  fuonare    il 

A     2  lento, 


132     Vita  di  Girolamo  Siciolante 

leuto  ,   che  toccava  affli  bene  ,  pervenuto   circa  il  fefTantefimo  anno 
della  fua  Vita  ,  lafciò  quella  fpogiia  mortale  circa  il  1  y6 f. 

Fu  figliuolo  ,  e  discepolo  di  Pietro  Rafaele  Neurone,  al  qui  le  il 
Padre  impof..  quello  nome  con  la  fperanza  ,  che  col  nome  anch:  por- 
tarle la  Virtù  del  Divin  Rafaello  .  Che  però  l'applico  alla  pittura,  in* 
fegnandoli  con  ogni  accuratezza  tutte  le  buone  regole  delle  noRre  Ar- 
ti ,  e  ponendogli  avanti  gli  occhi  gli  efempj  de'  gran  Maeftri  ;  e  più 
quello  di  Rafaello  da  Urbino  ;  la  di  cui  fama  era  molto  crefciuta  ; 
Ma  per  quanto  il  fuo  figliuolo  fi  affatica/Te  non  pafsb  mai  la  mediocri» 
tà  e  ne  men  ginnfe  al  voler  del  Padre  ;  non  avendo  avuto  il  dono 
della  grazia  dalla  benigna  natura  ,  concedo  a  pochi  dal  Cielo  .  Come 
fi  pub  vedere  Jalla  tavola  dell'  All'unzione  della  B-  Vergine  ,  con  gli 
Apoftoli  intorno  al  di  lei  Sepolcro  ,  efpofta  in  una  Cappella  della  Real 
Chiefa  del  Carmine  Maggiore  ,  ove  è  Critto  il  fuo  nome  j  la  quale  è 
più  torlo  degna  di  compatimento  ,  che  di  lode  j  e  tanto  balli  di  Ra- 
faele Negrone. 

Nacque  Simone  Papa  circa  il  1 706.  da  un  Maeflro  Lorenzo  ,  che 
l'arte  dell'  Argentiere  efercitava  ,  preflb  gli  Orefici  ,  il  quale  traeva 
origine  dall'antico  Simone  ,  e  crtfciuto  ,  vedendo  difegnare  il  Padre 
que' modelli  ,  che  dopo  di  argento  doveva  lavorare  ,  s'innamorò  del 
dilegno  ,  e  con  tanto  fervente  amore  a  quello  fi  volfe  ,  che  quali  not- 
te ,  e  giorno  altro  non  faceva  ,  che  copiare  quanti  difegni  poteva  ave- 
re ;  per  la  qual  cofa  fu  acconciato  dal  Padre  con  Gio:  Antonio  d'Ama- 
to il  vecchio  ,  dove  avanzatoli  nell'arte  ,  fece  molte  opere  per  vari 
particolari,  e  trovali  regiftrato  un  quadro  fatto  per  1' Aitar  maggio- 
re della  Chiefa  dtll'Afcenlìone  ,  che  poi  fu  levato  ingrandendoli  la 
Tribuna  ,  dove  dcpo  vi  lece  il  quadro  beiliflimo  del  S.  Michele  Ar- 
cangelo il  celebre  Luca  Giordano  •  Ma  invogliatoli  Simone  di  fare 
p.ù  .liquido  nella  pittura,  volle  apprendere  il  diping-re  a  frefeo  , 
eh'  è  la  parte  più  difficile  dell'op  rare  i  pennelli  ;  folendo  dire  qui  in 
pe  Napoli  il  Cavs  Lanfranco  ,  che  il  dipingere  ad  olio  era  per  ogni  Don- 

morabile_>     na  »  tne  v'  applicale,  ma  il  dipingere  a  frefeo  era  folo  del  valentuo» 
del  Cav.     ino.  Adunque  Simone  divenutone  maeflro  ,  fece  una  Sala  a' Signori 

Lanfranco.  Coflanzi  ,  che  per  efi'erfi  rimodernato  ,  dopo  quafi  cento  anni  ,  tutto 
il  Palagio  ,  più  non  fi  vede  ,  e  prefe  a  dipingere  a  buon  frefeo  il  Co- 
ro della  Chiefa  di  Mont- Oliveto,  dove  varie  ftorie  egregiamente 
dipinfe  ,  con  rapprefintar  nelh  prima  ch'è  dalla  parte  del  Vangelo, 
quando  il  Santo  P.  Benedetto  dà  l'abito  a' fuoi  Monaci  .  Nel  fecondo 
Jo  fteflb  S.  Padre  buttato  in  un  roveto  di  fpine  ,  per  vincere  lo  Spirito 
di  Fornicr.zione  che  io  tentava  .  Nel  terzo  il  S.  P.  Benedetto  ,  che  col 
baflone  pollo  nel  fiume  ricupera  il  ferro  caduto  in  quello  ad  un  lavo- 
ratore ài  campo  .  Nel  quarto  vedefi  il  S.  Padre  ,  che  batte  con  la  di- 

fcipli- 


Pittore .  133 

fciplina  il  Demonio,  che  tentava  il  Monaco  ufcir  dal   Coro.  In    un 
de'  due  quadri  che  fon  di  fronte  al  Coro  e  dietro  l'Aitar   maggiore,   fi 
vede  il  fatto  del  fervo  del  Re  Totila  veftito  con  i  Reali  ammanti  ,  che 
vien  riconofciuto  dal  S.  Padre  ,  e  nell'altro  quadro  compagno   vedefi 
il  S.  Padre  che  riceve  nella  Religione  i  Giovanetti  Placido  ,  e  Mauro, 
le  quali  Morie  fono  a  maraviglia  belle  ,  p?r  lo  gran  componimento  di 
figure  ben  difpofle  ne' loro  filli  ,  ed  ottimamente  dipinte.   Sieguono 
nell'altro  muro  laterale  d.l  fudetro  Coro  altre  quattro   ilorie  ,  e  fe- 
guendo  l'ordine  incominciato  ,  vedefi  il  Santo  celebrare  il  S.  Sagrifi- 
zio  della  MelTa  ,  nel  fare  la  profeffiond  gli  Oblati  .  Siegue  il  miraco- 
lo oveS.  Mauro  mandato  dal  S.  Padre  infoccorfodi  S.  Placido  caduto 
nel  fiume,  anziofo  di  dargli  fjecorfo  camina  (opra  dell'acque  .  Nell'al- 
tro ch'è  b.llilfimo  fi  vede  il  Monaco  morto  fenza  la   S.  Communione 
Eucariflica  ,  e  f.p- Mito  tre  volte  ,  altrettante   ritrovato  da   fuori   la 
fepoltura  ,  onde  per  ordine  del  S.  Padre  portogli  una  Particola  Confà- 
grata  nel  cappuccio",  riposo  in  pace  nel  fuo  fepolcro  .  Neil'  ultimo  fi 
vede  il  S'.  Padre  fpirare  in  piedi  ,  foflenuto  da' Monaci,   evie  il  Sa- 
cerdote veftito  con  Pianeta  ,  che  legge  i  Salmi  ,  e  le  preci  :  opera  ve- 
ramente ammirabile  ,  e  decorofa. 

Avevano  in  quel  tempo  i  Frati  OfTervantj  di  S.  Maria  la  Nuova 
allogate  le  pitture  del  Coro  ,  e  della  volta  ,  a  Cefare  Turco  ,  buonif. 
fimo  pittore  ad  olio,  ma  che  niente  ,  o  poca  pratica  aveva  del  dipin- 
gere a  frefeo  ,  come  nella  fua  vita  fi  dilli;  ed  effèndo  (lato  detto  a'fud- 
detti  Frati,  che  malilfim^  quelle  pitture  da  Ct  fare  fi  dipingevano,  e 
forfè  più  biafimandole  quel  falfo  fuo  amico  Pittore  fa  cui  per  confi- 
glio Celare  era  ricorfo  )  di  quello  ,  che  veramente  elle  fofibno  ,  ne  fa- 
con vergognai  danno  da  quel  lavoro  rimoflb  da'Frati  fudd.che  avendo 
udito  lodare  Simone  per  bravo  frefeante  ,  vollero  queft'  ultim'  opera 
di  Monte  O'iveto  vedere  ,  la  quale  piaccicagli  ,  animati  ancora  da. 
que'  Monaci  ,  che  Simone  vantavano  ,  gli  diedero  a  dipinge- 
re il  mentovato  Coro  ,  con  la  fua  volta  ,  buttando  a  terra  il  lavoro 
fatto  da  C.fare  ,  che  per  quanto  vi  fi  adoperale  con  preghie  re,  e  con 
mezzi  ,  non  potè  impedire  ,  che  quefta  fui  vergogna  non  ne  feguifle, 
per  la  quale  accorato   a  capo  di  pochi  rn.fi  fé  ne  morì  . 

Prefe  dunque  Simone  a  rapprefentare  in  molti  quadri  ,  divifi  da 
ripartimene  di  flucco  ,  iflorie  del  Vecchio  T  {lamento  ,  le  quali  era- 
no allufive  alla  Beatifiìma  Vergine  ,  nella  volti  di  Copra  ,  compar- 
tendo ne'  fianchi  di  quella  gli  fpicoli  con  ovati ,  ne'  quali  figurò  Virtù, 
e  Profeti  ,  quelle  per  effer  (late  doti  di  lei  ,  e  quelli  per  averne  pre- 
detto i  pregi  ;  indi  intorno  al  coro  vi  efprefle  alcune  azzioni  di  tfsa 
Ss.  Vergine  ,  delle  quali  non  fo  altra  diftmzione  ,  (e  nonché  di  quel- 
le ,  che  di  mano  di  Simone  vi  fon  rimafe  ,  elTèndo  (tare  ritoccate  tut- 
te 


1 3  4     Vita  di  G  irolamo  Siciolante 

te  l'altre  da  Belifario  Coreneio  ,  dapoichè,  per  non  so  qual  difgrazia,  le 
pitture  di  Simon?  aveano  affai  patito  .  Vedefi  dunque  due  Quadri  la- 
terali a  quel  di  fronte  all'  Altare  *  che  è  ilmaggiore  ,  ove  vi  è  figura- 
ta 1'  Affunzione  di  Noftra  Signora  al  Cielo  ,  la  quale  ne  meno  ora  è  di 
Belifario  ,  ma  di  Onofrio  di  Leone  fuo  difcepolo;  ma  ne'due  laterali  di 
Maeftro  Simone  vi  è  in  uno  la  Nunziata  ,  e  nell'altro  un  altra  Storia 
della  B.  V.  Co»ì  di  fuo  vi  è  ancora  rimafa  intiera  qualche  figura  nella 
volta  di  fopra  T  come  ancora  alcun'  altra  delle  Storie  ,  che  fono  in- 
torno, o  almeno  vi  fono  intiere  figure  rimafe  fenea  ritoccamento . 
Finita  quella,  con  foddijfazione  de' Frati ,  e  dJ  pubblico,  fu  allo, 
gato  a  Simone  il  Chioftro  grande  di  dentro,  per  dipingervi  intorno 
la  vita  del  Serafico  S.  Francefco  ,  ripartita  in  tanti  Quadri  ,  che  fan- 
no un  numero  ,  ed  un  lavoro  confiderabile  ,  come  a  noftri  tempi  fi 
vede  ,  effendovi  alcune  ftorie  ritoccate  da  Giuftppe  Fattorufo  ,  td  an- 
corché quelle  ftorie  fiano  dipinte  a  buon  frefeo  ,  ad  ogni  modo  però 
l'umidità  dell'aria  ,  e  del  giardino  ,  che  ha  nel  mezzo  quello  Chioftro, 
f.mpre  confuma  i  colori ,  o  fa  cattivi  effetti  alla  tonaca. 

Ma  al  povero  Simone  fece  peggiore  effetto  quell'inclemenza   dell* 
aria  umida  del  nominato  giardino  ,  dapoichè  gli  cagionò  le  gotte  non 
folo  a  i  piedi  -,  ma  ancora  nelle  mani  ;  per  la  qual  cofa  gli  convenne 
per  molti  mefi  guardare  il  letto  ;  dopo  qual  tempo  migliorato,  riror» 
nò  a  fuoi  lavori,facendo  per  la  Chiefa  Parocchiale  di  S.  Angelo  a  Se- 
gno un  S.  Girolamo  ad  oglio  3  Così  nella  Chiefa  di  S.Giacomo  de'Spa- 
gnuoli ,  nuovamenre  eretta  da  D.  Pietro  dj  Toledo,  con  difegno  ,  e 
modello  di  Giovanni  da  Nola  ,  fece  per  un  Affaretto  ,   che  fta  fituato 
in  un  pilaftro  in  facci  a  alla  porta  maggiore  il  Quadro  con  li  tre  Santi 
App^ftoli  .  Dopo  effendofibenrimeffo  in  falute  colorì  una  CappJla  a 
frefeo  a  S.  Gio:  Maggiore  ,  della  quale  non  occorre  farne   altra  men- 
zione -jConcioffiacofacchè  ,  ultimamente  nel  rifarfi  tutta  da  capo  quel- 
la Collegiata  ,  fi  fono  perdute  non  folo  quelle  pitture  ,  ma  ancora  al- 
tre memorie  de'  noftri  antichi  Pittori  ;  per  la  qual  cefa  farem  paffag- 
gio  all'opere  ,  che  egli  dipinfeper  la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.Giufep*. 
pe  Maggiore  ,   figurando  ,  così  nella  Cupoletta  ,  come  fopra  del  Cor- 
nicione della  nave  di  quella  Chiefa,la  Vita  del  Santo  Patriarca  ripar- 
tita in  tanti  Quadri,  ove  quafi  tutte  l'azioni  di  lui  vi  dipinfe  ,  o  alme- 
no li  più  principali  ;    come  ben  può  vederli  ,  tutto  che  fiano  fiate  ul- 
timamente ritoccate  da  Giufeppe  Fattorufo  ,  nominato   di   fopra  ,   il 
quale  niente  però  vi  ha  mutato  di  quanto  Simone  vi  dipinfe  ;  effendo- 
vi nell'anzidetta  Cupoletta  Quadri    intieri  ,  fenza  alcuno  ritoccamtn- 
ro  ,  e  propriamente  come  li  dipinfe  Simone  ,  e  fono  pieni  di  efprellìo- 
ni  di  naturalezza  ,  e  divozione,  tuttoché  egli  mentre  faceva  quell'i  pe- 
xa  fuffe  afsalito  dal  fuo  male  della  gotta  più  volte  ,per  cagion  del  qua- 
le 


Pittore.  1 3  j 

le  lafciò  di  più  dipingere  a  frefco  ,  notando  i!  Cnfcuolo  ,  che  Simone 
facefle  altre  Tavole  di  Altare  ,  cta  a  me  non  è  riufcito  trovarle  ,  co- 
me dalla  notizia  ,  che  appreflo  del  primo  Simone  ,  antenato  di  quello, 
egli  ne  fcriile  ,  eie  lue  parole  fono  quelle  :  E  quetìo  è  quella  ,  che  di- 
ce quejh  prefente  Simone  ,  ano  de  Cafa  del  Papa  ,  ch'è  flato  fuo  an-% 
fenato  ,  dove  che  que/ìo  prefente  ,  in  que'lo  i  fé  6.  ha  dipinto  anco  a 
S.  Miriti  la  Nova  /òpra  T  Altari  ,  e  attorno  HCoro  ,  come  anco  nella 
Cappella  delli  Lancellotti  ;  Così  ha  fatto  pitture  a  S.  Giovanni  Mag- 
giore a  una  Cappella  ,  ed  alla  Chi  e  fa  di  S.  Giacomo  dez,li  Italiani  a 
torto  molte  co  fé  .  Cjs)  a  S.  Caterina  de  li  Mercanti  ,  ed  altre  Chiefie^ 
e  Cappelle  ;  doveche  Jiando  molto  infermo  con  gotte  di  mani  ,  t  di 
piedi  ,  poco  può  dì pignere  .  E  quello  è  quanto  abbiamo  di  notizia  di 
quello  buon  virtuofo  appreflb  Gio:  Angelo  ,  dal  quale  è  poi  nominato 
nelle  notate  di  Cefare  Turco  ,  perchè  ebbe  a  rifare  Simone  il  Coro 
allogato  a  quello  »  ed  il  Cavalier  Mdffimo  ,  nelle  fue  note  rammenta 
la  morte  di  Cefare  per  cagione  delle  pitture  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  e 
folamente  dice  ,che  furono  fatte  da  Simone  Papa  il  giovane  ,  ed  altro 
non  fcrive  di  quelli  due  Pittori,  fé  non  ,  che  aveva  penfiero  ,  regi- 
Ararne  le  vite  come  de  gli  altri  ,  che  ne  fa  il  Catalogo  .  11  nominato 
Crifcuolo  nel  fu:>  difcorfo  de'Profeflbri  del  difegno,  dice  ,  che  la  mor- 
te di  Simone  fofce  accaduta  pochi  anni  prima  del  i  jéo.  :  nel  qual'an» 
no  quel  fuo  difcorfo  feri  veva  j 


fine  della  Vita  dì  Sitntn  Papa 
il  giovane. 


vita 


136 

V      I      T     A 

D    I 

ANNIBALE  CACCAVELLO 

Scultore,  ed  Architetto . 

NElIa  perfona  di  Annibale  Caccavello  ciafcun  potrà  chiarament® 
conofcere  a  quanto  arrivi  la  prefunzione  ,  e 'I  difpetto  ;  unit' 
quelli  all'ardire  di  un  maravigliofo  operare  ,  che  li  fece  ottener  il  van- 
to di  valentuomo  ,  con  annoverarlo  infra  migl. ori  Artefici  ,  che  ne' 
fuoi  tempi  fiorirono  ;  come  dalla  narrazione  che  fiegue  potrà  ve- 
derli;. 

Da  un  Gio:  Battifta  ,  che  aveva  la  fopraintendenza  a  coloro  che 
i  marmi  lavoravano  ,  o  che  aveiTe  l'incombenze  di  quelli  far  venir  da 
Carrara;  nacque  Annibale  circa  l'anno  Ifi  f.  »  e  perche  da  fanciul- 
lo vedeva  tutto  giorno  fcolpiré  i  marmi  ,  gli  nacque  perciò  gran  de- 
siderio di  voler  apparare  la  nobil  Arte  della  Scultura  ;  che  perciò  fu 
dal  Padre  acconciato  con  Gio:  da  Nola  ,  che  in  quel  tempo  era  appref- 
Profitto    di  Co  d'ogn'uno  tenuto  per  eccellente  Scultore  .  Con   la  direzione  di  un 
Annibale-»  tanto  rinomato  Maelìro    molto  avanzo   fece  Annibale  nel  difegno  ,   e 
ncJa  icuoJa  nejja  pratjca  jj  maneggiare  i  ferri  -  e  tanto  che  ancor  giovanetto  fec- 

tllCjiovanm  ■  *  n  1  1-  1  it  n*n  1    1 

da  Nola       intere  itatue  ,  le  quali  vemvan  condotte  con  I  aiiifttnza  del  mentova- 
to Giovanni  ,  effendone  a  lui  portate  l'incombenze  .  Così  dunque  di 
giorno  in  giorno  avanzandone  con  la  continuazion  de' fuoi  ftudj,  fi  tro- 
vò Annibale  cotanto  innanzi  del  diffidi  cammino  pervenuto  ,  che  or- 
mai ancor  egli  era  per  un  valente  Artefice  di  Scultura  riputatOj  e  tan- 
to più  cercava  egli  a  tutto  fuo  potere  di  acquiftarfi  tal  nome  ,  quinto, 
che  molti  erano  gli  emoli  fuoi  che  fotto  la  direzione  di  Gic;  la  Scultu- 
ra apparavano  con   1' Architettura  altresì;  ed  infra  quefti    il  miglior 
allievo  veniva  riputato   Domenico  d'Auria  ;  il  quale   veniva  contra- 
diftinto  dal  Maeftro  ,  e  nell'affetto  ,e  nelle  opere  ,  (he  con  fuo  molto 
utile  gli  commetteva  ;  la  qnal  cofa   non  era  lenza  invida   degli  altri 
Mal'  animo  Scolari  fuoi  Condilcepoli  ;  e  più   di  tutti  di  Annibale  ,  che  eilèndo  di 
del  Cacca-  natura  colerico  ,   pigliava  con  maggior  fentiirunto  ,  che  gli  altri  i  fa- 
vello  con-  vorj  fatti  dal  Ma(ftro  a  Domenico;  tutto  che  da  Gio:  fuffe  ancor  egli 
tro  dek.cn-  ^      veduto  ,  ?.ff  dito  ,  ed  amato  ;   Per  la  qual  cofa  di  giorno  in  giorno 
ed  il  Mac-  avanzandoli  più  la  mala  voglia  in  Annibale  ,  ed  tliendo  perav ventura 
Itro.  toc- 


Scultore ,  ed  A  rchketto.     1 3  7 

toccato  a  Domenico  alcun  lavoro  da  Ini  preteio  ,  fcoppiò  infine  ad 
appalefarfi  apertamente  inimico  di  quello  ,  e  concorrenti  del  Maeftra 
medtfimo 

Appalefata    quella  animofìcì  dal  Caccavello  ,  ufcì    npertamenra 
in  campo  a  contender   con  la  pia  crefeiuta  fama  del  fuo  Maeflro  Gio- 
vanni ,  e  con  la  nafeente  di  Domenico  d'Auria  fuo  Condifcepolo  ;  ed, 
aperta  bottega  ,  comincio  ancor  egli  a  far  vedere  delle  belle  Sculture  , 
condotte  con  buon  difegno  ,  e  con  pratica  diligenza  ;  Per  la  qualcafa 
eflendo  già  conofeiuto   per  buon  Maeftfo  gli  furono  commelfi  vari  la- 
vori ,  e  fece   de' buoni  ritratti   effigiati  in  marmo  a  varj  particolari  ; 
cosi  per  adornamento  di  loro  cafa  ,  come  per  efporli.  in  pubblico  su 
delle  f-polture  ,  come  fu  quello  che  fcolpì  nella  Statua  di  un  iionore 
della  famiglia  Carraf*   nella  Chiefa   di   S.  Domenico  Maggiore  nella 
Cappella  laterale  a  quella  del  SS  Rolario  ,   e  quella  Sepoltura  fic-  egli 
n concorrenza  di  Gio:  da  Nola  ,  che   in  quel  tempo  lavorò   la  Statua 
della  B.  V.  con  q delle  di  S.  Gio:  Baftifta  ,  e  S.  Matteo  :   Anzi  che  ten* 
tò  toglierli  il  lavoro  della  Sepoltura  che  (-ce  poi  Gio:  in  S.  Maria  dil- 
le Grazie  hpra  le  mura  ad  un  Signore  di  cui  non  vi  è  ifcrizione  alcu- 
na ,  e  però  reità  incerto  il  perfonaggio  ,  che  rapprefenta  »   veggenJo- 
vifi  ancora  le  belle  Statue  inginocchioni  tinto  di  quel  Signore,  quan- 
to della  fua  Spofa,  con  belle  attitudini  ,  e  bel  panneggiamento,  e  que- 
lla Sepoltura  è  fituata  predo  la  Porta  dalia  parte  della  Cappella  della 
Famiglia  Giuftiniani  .   Avea  dunque  tentato  il  Caccavelle  togliere   al 
Maeflro  quello  lavoro  ,  perciocché  avea  laputo  ,  che  dal  fuddetto  Gio: 
fi  pretendeva  quello  lavoro,  per  compartirlo  ancora  a  Domenico  ,  ed 
inlieme  pofeia  condurlo  5  ma  previ  III- cotanto  l'impegna   del  Cacca- 
vello,  che  ottenne  l'opera  ,  forfè  a  dilpetto  del  fuo  Maeflro  :   E   ve- 
ramente parve  ,  che  di  ragione   ben  meritata  l'avelie  ,  inentrec  he  fi 
veggono  in  quella  Sepoltura  le  Statue  con  gli  ornamenti  rosi  bene  idea- 
te ,  e  condotte  a  perfezione,  che  certamente   mentano  molta  lode, 
per  elf  r  con  accurato  Audio  ,  e  con  fonrvm  bellezza  lavorate  ,  e  tan- 
to ,  che  non  discordano   di   bontà  da  quelle  fcolpite  dal  fuo  Mae- 
flro. 

Era  in  quel  tempo,per  la  morte  di  Girolamo  Santacroce, un  gran 
concorfo  fufeiuto  da'  valenti  Scultori  ,  che  in  Napoli  dimoravano  , 
e   de' Compatrioti  ,  apprefio   il  Marchefe    di    Vico   Niccolò   Anto- 
nio Caracciolo,  figliuolo  di   Galeazzo  ,  per  compire  la  fua  Cappel- 
la nella  Chiefa  di  S.  Gio:  a  Garbonara  ,   la  quale  era  ormai  in  aflaiflì- 
ma  fina  pervenuta  ,  per  la  bella  forma  in  cui  era  ella  fiata  architet- 
tata dal  Santacroce  5   come  riferifee  il  Vafari  ,  che  un  Tempio  tondo  V^J  ncl- 
nppref  ntava  ,  partito  in  colonne  ,  e  nuchie-  ,  con  alcune  Sepolture  Qir  1" a    d* 
mirabilmente  intagliate  j  e  perchè  coloro  ,  che  per  ottenere  sì  fa  ma-  Santacroce 
TO!VO  II.  S  fo 


1 3  8     Vita  di  Annibale  Caccavelle) 

fo  lavoro  ,  erano  ancora  valenti  ili  mi  Uomini  ,  effendovi  infra  que- 
lli Gio:  da  Nola,  Pietro  della  Piata  ,  e  Domenico  d'Auria  ,  perciò 
non  fapendo  quello  Mgnore  a  qual  di  loro  appoggiarlo,  molto  tempo  fé 
ne  diede  irrefoluto,  fenza  d  terminare  a  chi  tanto  importante  lavo- 
ro doverle  dare  ;  ma  alla  perfine  con  favio  configlio  delibero  compar- 
tir l'opera  a  quattro  valenti  Artefici  ,  acciocché  ,  come  già  «-ommeia- 
to  fi  era  ,  e  bene  incamminato  per  la  concorrenza  di  Gio:  ,  e  Girola  - 
mo  con  Pietro  della  Piata  fuddetto  ,  così  continuar  fi  doveffe  con  i 
medefimi  ,  aggiungendovi  in  mancanza  del  Santacroce  Annibaie'Gac- 
tavdlo  ,  e  Domenico  d'Auria  ,  e  cosi  fu  conchiufo  il  contratto  ,  e 
Aipolato  ìftromento  ;  fperando  in  tal  modo  e/Ter  ben  fervito  ,  ed  in 
brieve  tempo  veder  terminato  perfettamente  tutto  il  lavoro  della 
Cappella  magnifica  ,  il  quale  riufeir  doveva  cofa  marav/gliofa  ,  per 
l'emulazione  ,  e  la  gara  ds'  detti  valenti  uomini  .  Così  dunque  com- 
partito il  lavoro  a'Iuddetti  Artefici  di  fcultura  ,  toccò  ad  Annibale 
la  Ita  tua  del  S.  Andrea  Apposolo  ,  co' lavori  della  fua  nicchia,  la 
quale  con  fomma  fatica  ,  e  diligenza  egli  a  perfezione  conduffe  J  fa- 
cendola apparir  bella  nello  iludio  ,  nella  moffa  dell'attitudine  ,  nella 
fifonoinia  ,  nel  panneggiamento  ,  e  graziefa  all'intinto  i  laonde  per 
quelli  fratua  meritò  gli  encomj  de'  medeiìmi  fuoi  Competitori,  aven- 
dola Iodata  Gio:  da  Nola  ,  per  adempire  alle  parti  della  fincerità  del- 
l'animo  fuo,  e  del  fuo  retto  giudizio  .  Fece  poi  al  li  Monaci  della 
fuddetta  Chiefa  la  Cull^dia  per  lo  maggiore  Altare,  ove  vi  fcolpì  due 
fotue  tonde  di  S.Gio:  B  ttilla  ,  e  S.  Agollino  ,  con  due  Angioletti  bel- 
lilfimi  ,  i  quali  tengono  una  Pillale  ,  e  quella  con  bel  penfiero  forma 
il  Tabernacolo . 

Udita  prima  ia  f.ma  ,  e  poi  vedute  le  opere  di  Annibale  da'Sig. 
della  Famiglia  Tocco,vo!ìero  quelli,  che  luffe  ancora  abellita  con  fuoi 
lavori  una  loro  Cappella  affai  magnifica,  che  aveano  eretta  già  molti 
anni  innanzi  i  loro  maggiori  nel  Pifcopio  Napoletano  ;  che  perciò  gli 
commifero  le  (fatue  tonde  del  S.Pietro,  e  S.  Paolo,che  hanno  in  mezzo 
la  SS.  Vergine,  le  quali  flatue  conduffe  con  quella  perfezione  ,  che 
vi  fi  vede  oggi  giorno  ;  facendovi  altresì  nella  fuddetta  Cappella  ,  ed 
all'Altare  ,  ove  le  Statate  Cono  ,  varj  ornamenti  di  marmo,  e  di  tut- 
to quello  lavoro  ne  meritò  molto  utile  ,  e  molta  laude  .  Cosi  fece  al- 
tri lavori  di  marmo  p^r  altre  gentilizie  Cappelle  ,  le  quali  modernan- 
dofi  a'  nollri  tempi  ,  fono  itati  convertiti  in  nitr'ufo  ,  ed  altrove  da' 
nuovi  padroni  traiportati  ;  Quindi  lavoiò  la  Sepoltura  di  un  Signore 
delia  Famiglia  Brancaccio  da  collocarfi  nella  loro  Cappella  eretta  nel 
mentovato  Pifcopi  a ,  benché  a  quella  fia  unita  la  Famiglia  Barile, 
laonde  fi  nomina  ,  de'  Brancacci  ,  e  Barile  ,  ed  in  quella  Sepoltura  vi 
fcolpì  le  ilatue  del  fuddttto  Signore,  e  di  alcuni  Putti,che  foilengono  le 

faci. 


Scultore  ,  ed  Architetto,       1 3  9 

faci  .  Ma  in  oggi  effendofi  modernato   qu  1   fico  con   architettarvi  I» 
Porta,  che  dai  Pifcopio  introduce  alla  C'hiefa   di  S.  Reflituta  ,  è  flato 
rimoflb  quello  Sepolcro  ,  ed  in  altrove  con  altro  componimento  (itua-     sep()icura 
to  ;  lìcche  molto  diverfoda  quel  di  prima  fi  vede  .  Ma   il  bel  Sepol-  jj  p^briiia 
ero  di  Fabrizio  Brancaccio  fituato  laterale  alla  porta  di  S.  Maria  delle  Brancaccio 
Grazie  (opra  le  mura  ,  merita  tutta  quella  laude  che  pub  darli  ad  ope-  a  S.  Maria 
ra  perfettamente  compiuta  .   In  etto  vedefi  inginocchioni    fopra  il  Tu-    .    e     '*~a 
mulo  la  ftatua  del  nominato  Fabrizio  ivi  fepolto  in  atto  Ji  orare  .   Da'  kelllflìm*—» 
lati  vi  fono  due  ftatue  ,  che  pofano  fu  la  bafe    del  monumento  ;   una  <jel  Cacca- 
figurati  per  la  Giuftizia  ,  l'altra  per   la   Pru  lenza  ;   di  sì  beila  moda  vello. 
ideate,  con  tanta  nobiltà  efeguite  ,  e  con  bellezza   tale  perf  zion.iix*  , 
che  nulla  m.nca  all'  intelligenza  d  11'  arte  ;  Dapoichè  fon  eie  ben  di- 
fegnate  ,  e  maffimimente  i  bei  piedi  ,   con  le  morbide   carnofe  m.mi  , 
i  panni  ben  piegati  ,  e  con  bizzarria  fcolpiti  j  ed   in  fonami   vi  è  una 
tenerezza  ,  che  non  di  marmo  fcolpite  ,  ma  più  tolto  le  dirette  da  no- 
bil  pennello  delicatamente  dipinte  . 

Dopo  la  morte  di  Gio:  da  Nola  ,  crebbe  migliormente   la    gara G'.ra  di  Ab 
fra  Annibale,  e  Domenico  d' Auria  ,  e  quelli  amenduni    gareggiava-",? 

*  v       °^       _,      Vello    con   * 

no  con  Pietro  della  Piata  ,  che  veramente  fcolpiva  cole  m  iravigliofe;  rjomen;co 
come  in  varj  luoghi  vedevanfi  ,  oltre    quelle   dette    nella  nom. iuta  d'Amia  , 
Cappella  già  famofa  del  Marchefe  di  Vico  ;  che  per  ib  ogn'un  di  loro 
sforzavali  di  far  vedere  fin  dove    jl  valor  loro  giungeffe  ,   con  ciò  pro- 
curavano dell'  opere  ,  anche    a  cotto  di    o^ni  impegno  ;  laonde  fpef- 
fo  accadeva  ,  che  ne' lavori  vi  facev  in  concorlo  ,  e  poche  volte  lì  ot- 
tenevano da  colui  ,al  quale  da  principio  erano  deftinati .  Così  appun- 
to accadde  nell'elezion  dell'Artefice  ,  che  doveva  lavorare  la  Sepoltu- 
ra di  D.  Parafan  de  Ribera  in  quel  tempo  in  Napoli  Viceré  ;   la  qua-  Oe»ere  httc 
Ile  era  a  D.  Pietro  dell»  Piata  già  desinata  ;   ma  trovandoli  egli  occu-  aJ    u':  Vl~ 
pato  ne'  lavori  anzidetti  del  Marchefe  di  Vico  ,  per  la  fin  Cappella  ,  "mpo'per 
tardò  a  farne  il  modello  ,  che  fubitamente  fu  fatto  dal  Caccavello,  ed  i.iyùjc  in 
al  Viceré  fatto  vedere  ,  che  piacciutogli  ,  prevalendovi  ancora  quii-  S^a^na. 
che  impegno,  diede  tutto  il  lavoro  ad  Annibale  ,  acciocché  egli  ben 
condotto  l'avelie  .  Ottenuta    il  Caccavello  quella  faccenda  ,  fece  la- 
vorare a  tuoi  Giovani  tutti  gì'  intagli  ,  che   andar  dovevano   per  or- 
namento alla  Sepoirura  fuddetta  ,  ed  egli  vi  lavorò  nel  bafamento  ,  e 
e  d'intorno  alcune  ftorie  di  baffo  rilievo,  che  (lavano  in  mezzo  a  varj 
Trofei  ,  ed  attrezzi  Militari  ;  come  portavano  l'imprefe  fatte  da  quel 
Signore;  e  vi  fcolpì  tre  ttatue  tonde  ,  che   furono   la  B.  Vergine   col 
B  mb.no  ìn  collo  ,  S.  Gio:  Battifta  ,  e  S.  Giacomo  Apoftolo  ,  le  qua- 
li ttatue  ,   fece  Annibale  con  gran  Audio  ,  e  diligenza  ,  e   che  riuni- 
rono di  tanta  bontà  ,  e  perfezione  ,  the  gli  fu  commetta  a  contempla- 
zione di  quette  un'altra  flatus  per  un'  Altare  ,  la  quale   rspprefentava 

S     2  S.  Mari  a 


I4c     Vita  di  Annibale  Caccavelle) 

S.  Maria  Maddalena  ,  con  alcuni  bei  putti ,  che  gli  atroci  (frumenti 
dell'amara  Pacione  del  Siguore  le  prefentavano  ,  ed  ella  con  occhi  la- 
grimanti  gli  contemplava  ;  e  con  tanto  accurato  ftudio  condotta  , 
the  meritò  le  laudi  di  tutti  gli  Artefici  de'  tempi  Tuoi  ,  e  fi  dice  ,  che 
Pietro  della  Piata  ebbe  a  dire  :  che  più  non  poteva  farli  di  buono  in 
un  marmo.  Non  (i  fa  però  fé  quelia  ftàtua  della  Maddalena  gli  fufle 
commeffa  dal  medelimo  Vicerè,percfaè  fervir  dovefle  per  la  Cappella  , 
ove  fituar  fi  doveva  il  Sepolcro  fuddetto  ;  ovvero,  che  per  altro  Si- 
gnore la  lavorane  ;  ma  il  vero  egii  è,che  tanto  quella  ,  quanto  qucl- 
Je  della  Sepoltura  ,  con  tutto  il  Tuo  lavoro,fu  mandato  a  Spagna  ;  re- 
cando- ancora  a  noi  incognita  la  (  ittà  ,  ove  furono  collocate  ,  e  per 
la  diftanza  del  luogo  ,  e  per  la  lunghezza  degli  anni ,  che  fon  decorfi; 
Argomentandoti  folamente  che  foriero  andate  quefte  belle  ftatue  nella 
Città  di  Cordova  ,  giacche  quel  Signore  era  nativo  di  quella  ,  e  cola 
aveano  il  Sepolcro  i  Tuoi  Maggiori .  Si  dice  ancora  ,  che  Annibale  fa- 
cete lavori  per  la  Chiefa  di  S.  Severino,  e  che  elfenlo  ancora  a  Scuola 
di  Gio:  aj'utaue  allume  con  Domenico  £  Auna  Gio:  fuo  Maeftro  nel 
lavoro  delli  tre  Sepolcri  de' tre  Principi  Sanfeverini;  e  quello  vie- 
ne anche  riferito  dal  Cavalier  Maliìmo  Stanzoni  ,  effendo  probabilil- 
fimo  ,  che  lavorato  vi  avellerò;  dapoichè  è  l'olito,  che  i  buoni  Di- 
fcepoli, nelle  grandi  opere  ,  fervan  di  ajuto  a'  Maeftri  loro  . 

Si  dice  ancora, ehe  in  quelia  Ch.el'a  medefum  fi  vede  nella  Cip» 
pelia  Gitfua'.da  il  Sepolcro  di  Girolamo  Giefualdo  ,  di  cui  Annibale 
fice  ia  ltai.ua  annata  ,  con  gL  altri  adornamenti  ,  che  fono  nel  di  lui 
Sepolcro;  mi  che  qn< iti  lavori  lini  certamente  del  Caccavelle»  non 
vie  di  cai  cofa  certezza  ,  per  la  già  nota  incuria  de'  Scrittori  noitri  . 
Si  vede  però  nella  Chiela  della  SS.  Nunziata  ,  nella  Cappella  della  fa- 
miglia San  M:ireo,la  S.poltura  di  Lucrezia  Càraeeiola  ,  giovane  bel- 
lillima  ,  che  morì  di  anni  24.  nel  1 5-62.  nella  quale  fono  due  bdliiìì- 
me  llatue  ».  le  quali  fi  dice  ancora  ,che  le  fcolpilfe  Annibale  in  prova 
del  fuo  valore  ,  e  per  gara  de'  mentovati  Marlin  . 
Incertezza  Così  dunque  refi. ino    fui   medefimo  piede  dell' incertezza  moire 

dell  °Fie  opere  de'  noltn  famofi  Artefici  del  difegno  *  e  forfè  le  migliori  ,  che  e' 
cerici  Vii'"  ^ace^ero  '  per  acqui tiar  per  qu die  uaa  laude  immortale  ,  accadendo 
Woiì  ciò  per  l'anzi  detta  ,  e  più  volte  mentovata  negligenza   di   chi  le  no- 

fire  cofe  non  ha  curato  ;  laonde  maraviglia  non  è  ,  che  il  fuddetto 
Cavalier  Stanzioni  triade  ancor  egli  nella  certezza  delle  notizie  ;  da- 
poichè  alcun  tatto  diverfamente  da  quel  che  fu  ,  ne  lafciò  reg  tirato  » 
come  appunto  in  quella  Vita  dei  Caccavelló  fucceue  ;  la  quale  egli 
ferine  dopo  quella  di  Gio:  da  Nola  ,  le  bene  pare  ,  che  ammendi  cioc- 
ché prima  aveva  f.ritto  ,  che  Annibale  andarle  a  Scuola  di  Gio'- 
q.u;'.ndo  era  vecchio  >  la  qual  cofa  non  accorda  con  la  nvni  fetta  gara  » 

che 


Pittore,  ed  Architetto.       141 

ihe  egli  thbe  prima  con  Domenico  d'Auria  >  di  chi  con  mani/elio  er- 
rore »  lo  fa  Difc'epolo  *  e  pji  col  Maeftro  raedelimo  ;  p,ìii-hè  molto 
giovane  dovei  ìafchrro  Gior,  fé  era  Vecchio  »  e  come  tale  non  anco» 
ra  ben  dell'arte  iftrtrito  ,  che  gareggiar  poterle  con  qui  che  di  già  eran 
M-seftri  j  laonde  concluder  bifogna  che  il  Ca  vai  ter  Malli  mo  f.  rivede 
su  d'alcune  notizie  dubbie  ,  ed  incerte;  come  fi  conofee  dal  Tuo  rac- 
conto  ,  ed  è  quello  ,  che  fedelmente  io  qui  rapporto . 

Fece  Gio:  detto  più  difcepoli  ,  e  Annibale  Caccn-jello  Napoletano 
anco  fu  buono  difcepolo  ,  e  ha  fatto  belle  St.it uè  ,  aiutando  Gio:  detto, 
ed  emendo  figliuolo  Domenico  fece  la  caduta  di  S.  Paolo  in  piccolo  ,   chi 
(fa  alla  Madonna  delle  Grazie  ,  deve  però  ci  è  opinion*  ,    che  la  fece  il 
Caccavella  detto  ,  in  fina  figliolanza  ,  e  quejìofece  le  tavole  in  S, Mari  A 
la  Nuova  ,   e  li  Sepolcri  di  B»  ancacci   nelVefcovado  ,   e  le  Statue  del- 
ti A p  «fidi  nella  Cappella  delli  Principi  di  Munte/ni  letto  ,  e  a  S.  Maria 
ddle  Grazie  detta  C  altra  Jepolt  tir  a  del  Brancaccio  ,  fatta  a  Gara  di 
Giovanni  .  Il  detto  Caccavella  fi  dice  ancora  >  che  volle  gareggiare  col 
fino  Mae flro  ,pirche  quello   amava  Domenico  d'Aulir  ia  ,   e  perciò  cer- 
co  pigliar»  lui  il  lavoro  della  fontana  di  S. Lucia  .;  ma  Già:  la  fece  ave- 
re a  Domenico  ,   e  però  Uveudofi  molti  contrari  ,  il  detto  Gio:  fice  fe- 
Cretamente  le  Statue  ,   e  li  bafsi  rilievi  ,  cioè  l'afsij;)  ,  e  ritoccò  ;  ma 
li  bafsi  rilievi  detti  furono  tutti  fuoi  ,    a  mio  credere  .  Ma  Caccavella 
fece  un  Sepolcro  a  S.Severino  d'un  Signare  di  Cifa  Gefualdo.  ',   ed  anco- 
ra in  quefìa  Chic  fa  tutti  due  avevano  ajutato  Giovanni  , come  fi  dice  » 
nelli  tré  Sepolcri  dilli  tré  Principi  Sanfeverini  y   avvelenati  per  tra- 
dimento de/loro  Zio  .    Annibale  detto   vijj'e  più  di  Domenico,    ejjludo- 
più  gioianv  ,  e  fece  molte  Sepolture  a  S.  Domenico  Maggiore  J  dove  un- 
Cora  Domenico  ne  aveva  fatte'-,  e  ne  fece  a  S.  Giacomo  ,  ed  altri  luo- 
ghi Pii ,  perchè  campò  vecchio  infino  dica  il  1600. 

Alcuni  V  lavori  mentovati   dal  ("nudato  Cavalier  Mailìmo  non 
li  fono  da  noi  menzionati  ,  a  cagione  deli'  incertezza  ;  dapoi-hè  molte 
{culture  di  m  rmo  han  fra  di  lorofomig'ianza  di  Itile,  e  malÉrnamen-       Sculture 
te  quelle  ,  che  da  una  medefima    (cuoia  derivano  *  non  potendoli   re-  difficili  a  co- 
golare  il  Profetare  da'  colpi  ,  come  avviene  dall'opere  di  Pittura,  nel-  ™0(.    ^race 
la  quale  fi  conofee  lo  11  ile  dal  penneliegiaie  il  colore  ,  e  dall'  altre  pat-eiìéndo    di 
ti  ,  che  a  cordano  le  figure  y  che  fé  berte  nelle  Statue  vi  è  il  ioro  (li-  tuia  med  -Su 
le  del  panneggiare,  e  di  dargli  una  tal  moda,  ari  ogni  modo. non  è  que-ma  Scu''  r^- 
fh  man'kra  della  fcoltura   cesi  diftinta  ,    come  quella   della  Pittura  ..''^"'V.;1^ 
che  pure  molte  volte  incontra  la  fomiglianza  .   Che  perciò  ,  lafcjando- "u^per  '^ 
le  alia  cognizione  di  chi  più  intende  ,    ovvero  di  più  certe  notizie  ,  di-  (ti  s,ed  ope. 
co  folo  ,  che  Annibale  fi  acquiftb  con   l'opere    f uè  molta  fama ,   0pe.ra7.i0nc  del 
rando  ancora  di  Architettura,  e  molto  comodo  per  vivere  onoratimeli-^'1"1'  >J'- 
e.-  ,  fenza  fentir  gì'  incomodi  della  Vecchiezza  ,  pokliè  ville  aifti  vec- 
chio, 


1 42     Vita  di  Annibale  Caccavelle) 

chio  ,  venendo  a  mancare  eflendo  di  80.  anni  compiuti  ,  e  circa  il 
1  f96.  ;  il  qual  tempo  accorda  con  1'  incirca  del  1600.  ,  che  ci  Iafciò 
notato  il  fuddetto  Mafiìmo  Stanzioni  »  concioffiacchè  morì  Annibale 
ne'  tempi  ,  che  egli,  efllndo  giovanetto,  andava  a  fcuola  delle  Ietterei 
«  perciò  forfè  n'ebbe  nello  fcrivere  una  indiftinta  memoria. 

Ebbe  Annibale  Caccavello  nella  lunga  età  eh'  egli   vifTe    molti 
Difcepoli  ,  che  fecero  molti  lavori  di  marmo  ,  fkcome   era  1'  ufo  in 
que'tempi  i  ma  da  noi  ignorati  per  non  aver  notizia   ne  de'  loro  no- 
mi ,  ne  qual'  opera  fufTe   da   quello  ,  0  da  quello  Artefice  lavorata  ;  e 
perciò  fi  pafTino  fotto  filenzio  molte  beli'  opere   di  valent'  Uomini , 
perciochè  non  fappiamo  da  qual  Maeftro  elle  fiano   operate:   e  ciò  ac- 
cade per  la  nota  incuria  de' noftri   trapalati    Scrittori.   Sicché  dun- 
que altro  non  refta  che  fir  menzione   di    Michelagnolo  Naccarino , 
il  quale  dicefi  di  fua  fcuola  ,  e  fece  molti  belli  lavori  ,  de'  quali  batte- 
rà a  noi  folamente  accennare  la  Statua  della  Betta  Verdine  col  Barn- 
bino  ,  che  vedefi  in  una  nicchia  della  Chiefa  di    S.  Giovanni  a  Car- 
bonara ,  con  le  due  Statue  che  veggonfi  collocate  nella  Cappella  del- 
la famiglia  Mufrettola  nella  gran  Chiefa  del  Gesù  nuovo,  dal  canto 
dell'EpiftoIa  ,  di  contro  all'  altre  due  del  Cavalier  Cafimo  Fonfaga  , 
la  Sepoltura  di  Carlo  Spinelli  con   fua  Statua  ,  e  ornamenti  ,   eretti 
nella  Chiefa  dello  Spirito  Santo  ,   laterale  all'  Aitar  Maggiore  ,  e  li 
due  Sepolcri   nella   Keal  Chi  efa   della  SS.  Concezione  della  Nazione 
Spagnuola  in  ftrada  Toledo  ,  e  che  veggonfi  fituati   ne'  muri  laterali 
all'Aitar  maggiore  ;  uno  di  Porzia  Gonilia,  lavorata  nell'anno  1 5-97. 
Con  fua  Statua  giacente  ,  e  S.  Giacomo  Apoftolo  fopra   il  di  lei  Sepol- 
cro ,  con  due  Puttini  ,  che  fopra  il  cornicione  nell'  intercolunnio  ten- 
gono l' Imprefa  del  fuo  Cafato  .  Dirimpetto    fi  vede  quello  di  Ferdi- 
nando Majorca  fi-olpito  nel  1 5"98.  ,  anche   con  fua  Statua  giacente  , 
tutto  armato  ,  e  fopra  lui  la  Statua  della  B.  Ve  rgine  in  piedi  col  Bnn- 
bino  in  braccio  ,che  certamente  fembra  opera  del  fuo  Maeftro  ,  tanto 
è  ben  lavorata  ;  e  fimilmente  fopra  il  cornicione  vi  fono  due  Putti  con 
la  medefima  imprefa  ;  La  più  beli'  opera  però  che  rende  molti  lode  al 
Maccarino  ,  fi    è   il  bel  GrocefifTo  che  fi  vede  fcolpico  in  marmo  nel- 
l'anzidetta Ghiefa  dello  Spirito  Santo  alla  Cappella  prefio  Sa^reftia  :  E 
tanto  batti  per  onorata  memoria  di  quello  virtuofo  prof-flòr  di  Scultu» 
t a  ,  e  del  fuo  virtuofo  Maeftro. 


Fitte  della  Vita  di  Annibale  Caccavello  Scultore  ,  ed 
Architetto  ,  e  di  Micb;  lagnalo  placcar  ino  . 


ME- 


l4ì 

MEMORIE 
D    I 

FRANCESCO  RUVVIALE, 

E  Pietro  Francione  Spagnuoli,Cola  del- 
la Matrice ,  D.  Girolamo  Capece, 
Nunzio  Rolli,  Francefco  San- 
tafede,  e  Francefco 
Imparato , 

Pittori  Napoletani }  e  del  Regno. 


A  L'ora  che  1'  EccellentifiÌTio  Polidoro  da  Caravaggio  ,  campando 
dal  miferabil  ficco  di  Roma  ,  fen  venne  in  Napoli  ,  fi  ritrova- 
va in  quella  Città  m.'defima  un  nobiliffìino  fpir.to  nato  in  Spagna,  ed 
allevato  in  Nipoli  ,  che  inchinato  alla  Pittura  »   foleva  frequentare  la 
ftanza  di  un  di  que'  Pittori  ,  che  in  quel  tempo  fiorivano  :    Ma  eflen- 
do  (tata  conofciuto  Polidoro  per  quel  grande  Uomo  ,  eh'  egli  era  ,  per 
i  vanti  datigli  con  giuftizia  dal  noftro  Andrea  da  Sterno  ,  come  nella 
fua  V.ta  abbiam  detto;  coftui  ,  che  Franc;fco  avea  nome  ,  non  tan- 
tofto  vide  le  opere  rmravigliofc  di  Polidoro  ,   che  fortemente  di  quel- 
le invaghito  fi  porto  alla  fua  S;uola  ,  ed  ivi  fece  tai progredì  ,  che  in 
poco  fp  zio  di  tempo  fi  fece  anch'  egli  conofeere  per    valent'  Uomo  ; 
laonde  varie  cofe  dipinfe  ,  ed  infra  le  altre  aflìeme   col   Maeftro  ,  di- 
pinfe  il  Cortile  de'  Signori  Orfini  Duchi  di    Gravina  ,  in  un  Palagio 
fituatofopra  una  collina  nel  Rorgo  di  Chiaja  ,   ora  convertito  in  iafa 
de'  Chierici  Regolari  Lucchelì  ,    conce/fogli    in  dono  dalla    Duchefla 
D.  Felice  Maria  Orfna  ,  e  quefte  pitture  fono  a  chiaro  f  uro  trattizza- 
te  ,  e  rapprefentano  i  fatti  degli  antichi  Signori    di  Cafa  Orfino  ,  co- 
me anche  alcuni  fatti  de'Romani  . 

Partito  poi  Polidoro  per  Mtflina  ,  ove  vi  perde  infelicemente  la 
Vita  ,  fece  Francefco  due  quadri  per  le  Cappelle   de'  Regi  Tribunali  , 

fipu- 


1 44     Memorie  di  Franc.Ruviale,&c. 

figurando   in  quella  della  Summaria   Chrifto    morto   in  grembo  alla 
Madre  pianto  dalle  Marie  ,  e  S.  Giovanni  ,  ed  in  quella  della   Vicaria 
Criminale  vi  efpreffe  la  depofizion  dalia  Croce  del    Corpo  morto    del 
SaIvatore,p'tture  così  bene  ideate,e  cosi  ben  colorite,  che  per  tali  ope- 
re merito  Francefco  molta  lode  ,  dinominandolo  ogn'  uno  il  Polidori- 
no  ,  per  1'  uniformità  che  aveano  ì'opere  lue  a  quello  del  fuo  Maeftro: 
Qaeft'  opere  vedute  da'  Monaci  d<  Mont  oli  veto,  gli  fec.ro  dipingere 
una  Cappella  con  le  Storie  del  vecchio  Teftamento  ,   di  Giana  Profe- 
ta ,  dipinte  a  maraviglia  su  lo  Itile  di  Polidoro  ,  ed  in  qu-.fta  Cappella 
fono  le  ammirabili  Statue, di  Tejra  Cotta  ,  che  rapwefentano  .Chrifto 
depofto  dalla  Croce,diftcfo  in  ttrra,  pianto  dalle  M;.  rie,  da  S.  Gic:,  eia 
GiofefFo  ,  e  Nicodemo  ,   e  quefle  fono  maravigliofe    ancora   per  i  ri- 
tratti ,  che  efprimono  ,    veggendofi   nella  teda   di  Nicodemo  il  fomi- 
gliantiflimo  ritratto  del  Pontano  ,   in  Giufepps  q-uello  del  Sannazaro 
endl'altre  dur- Statue  fono  li  ritratti   di    Al  fonfo  Secondo  ,    e  di  Fer- 
rantino  Rè  di  Napoli  ,  efpreffi    a   maraviglia  da  M  «lanino  da  Mo- 
dana  . 

Fece  Francefco  altre  opere  per  varj  Signori    particolari,  e  per 
varie  altre  Chiefe  ,  che  per  non  eflere  in  publico  .,  effendone  flato  tol- 
te per  nuove  riedificazioni  di  efle  ,  non   fé  ne  fa  parola  ;  accennando 
fedamente  ,  che  in  Roma  ajutò  con  altri  Giovani  ,  ecol  Bizzcra  anche 
Spagnuob  ,  Giorgio  Vafari  ne'  lavori  ,  eh;  fece   al  Papa  Paolo  Ter- 
zo ,  come  dalla  fua  Vita  ;  Laonde   diremo  ,  che  dipinfe  con  fommo 
Audio  ,  ed  amore  le  opere  fue,  le  quali  fon  piene  di  pratica  ,  e  intelli- 
genza ,  p:r  la  qual  cofa  merita  Francefco  Ravviale  m  Ite  lod.j ,  "a- 
poichè  con  l'opera  de'  fuoi  ftudiolì  p:nnelli   fé  P  hi  meritam  nt-e  ac- 
quetata:  Furono  le  ultime  pitture   di   qaefto  virtuofo  Pittore  circi  d 

Pietro  Francions  fu  anch'egli  di  nazione  Spignuo'o  *  e  fu  buon 
pittore  ,  come  fi  può  vedere  in    S.  Maria   Eggizz.aca  ,  nella  feconda 
Cappella,  entrando  in  Chiefa,  dal  canto  dell'  Epiftola  ,  ove  vi  è  la  ta- 
vola che  efpr.me  la  B.  V.  col  Bambino  che  dorme  nel  fuo  fe.no  ,  e  pero 
vien  detta  S.  Maria  del  Ripofo,  e  vi  fono  fei  Santi  Martiri  della  Reli- 
gione Francefcana  ,  e  fotto  vi  fono  le  anime  del  Purgatorio  .   Così   la 
tavola  dell'  Aitar  Maggiore  di  S.  Gaudiofo  ,  eh'efprime  il  depolìto  del 
Redentore  dalia  Croce,  e  da'  lati  S.  Andrea  Apoi.'olo  ,  e   S.  benedetto 
Abate  ,  ed  ancora  più  fotto  vi  dipinfe  aitra  tavola  con  la  Beata  Vergi- 
ne in  glori  i  circond  ta  da  Angio'i  ,  con  da'  iati  S.  Gaudicio  ,  e  [^For- 
tunata .  Cosi  fece  altre  opere  in  altre  Chiefe,  che  per  eiTerlì   moder- 
natc  fi  fon  tolte  ,  come  ac  aderii   ancora  alle   fuddette   Pitturi,   di   S. 
Giudiofo,  dapoichè  per  rifarli  la  Tribuna  aila  moderna  ,  e  per  ripor- 
vi  un  opera  del  noitro  famofo  Francefco SoJimena  «faranno  ripofle  ,  0 

moni- 


Pittore .  1 4  s 

moniftero ,  ovvero  in  fagreftia  ,  dovendoti  perder  con  motto  duoia 
dell'Arte  1'  eccellenti  pitture  a  frefeo  de'bslli  Angioli  ,  dipinti  dal  no- 
ftro  Andrea  da  Salerno,  tanto  celebrate  da' noftri  (crittorì  ,  enurita- 
mente,  dapoichè  pajon  dipinti  dal  divin  Rafaello.  Fiorì  Pietro  circa  ii 
I  f  5  f.  ma  non  v*  è  notizia  del  quando  ,  e  dove  venifTe  egli  a  mancare. 

Dovendo  noi  far  memoria  di  Nicola  ,  detto  Cola  della  Matrice  , 
farà  ben  fitto  di  riportare  qui  quanto  ne  fcrifTe  il  dottirììmo  Giorgio 
Vafarj  ,  che  ne  fece  onorata  memoria  ,  come  da  quel  che  fiegue  pub 
ben  coidcerfi  appieno,che  volefle  dare  con  ogni  ingenuità  l'onor  dovu- 
to alla  virtù  di  coftui  . 

Fu  ne'  médefimì  tempi  Nicola  ,   rietto  comunem'.ute  da    agri'  un»        Giorgia 
Maflro  Cola  della  Matrice  ,  il  quale  fece  in  Afcoli  ,   in  Calavria  ,  ei  a  yj  . ,  ;  \rlit 
Norcia  molte  opere  ,  che  fono  notijfime  le  quali  gli   acquifiarono  fama  de'PiciOJÙ 
di  maeftro  raro  ,  e  del  migliore  ,   chefojje  mai  jiato   in   quei  paejì  .   E 
perchè  atte/e  anco  all' 'Architettura,/ ulti  gli  edijicij  ,  che  ne'fuoi  tem- 
pi Jì  fecero  in  Afcoli  ì  ed  in  tutta  quella  Provincia  furono  architettati 
da  lui  ,   il  quale  fenza  curarfi  di  veder  l{pma  ,  o  mutar  fa: fé  ,Jì  /tet- 
te fempre  in  Afcoli  »  vivendo  un  tempo  allegramente  con  una  firn  mo- 
gli  di  buona  ,  ed  onorata  famìglia  ,    e  dotata  di  singoiar  virtù  d'  ani-  morakj]e  jj 
mo  ,  come  si  vide  ,  quando  al  tempo  di  Papa  Paolo  Terzo  si  levarono  una  nioglie 
in  Afcoli  le  parti  ,  per  ci  oche  fuggendo  cof/ei  col  marito  ,   il  quale  era  onorata  ,  e 
feguitato  da  molti  fidati  ,  più  per  cagione  di  lei  ,  che  bellijjìma  gio-  fedele, 
vane  era  ,  che  per  altro  ,  ella  si  rifolvè  ,  »-n  vedendo  di  poter  in  al- 
tro modo  falvare  a  sé  l'onore  ,  ed  al  marito  la  vita  ,  a  precipitarsi  da, 
un  altifs.ma  balza  in  un  fondo  ,   il  che  fatto  ,  penfarono    tutti  ,  che 
ella  stfujj'  ,  come  fu  in  vero  ,  tutta   tritolata  ,  non  che  percnjja    a 
mortsiilpsrchè  la/ciato  il  marito  f  ma  fargli  alcuna  ingiuria  ,  fé    ne 
tornarono  in  Afcoli  .   Morta  dunque  quejìa  singoiar  Donna  ,   degna  di 
eterna  lode  ,  vijje  maejiro  Cola  il  rimanente  dilla  fua  vita  poco    lieto  . 
Non  molto  dopo  ,   ejjendo  il  Signor  Aleffandro  Vitelt'ifatto  Signore  del- 
la Matrice  ,  condujje  maeflro  Cola  ,  già  vecchio  ,  a  Cttth  dì  Caltello  do- 
ve in  un  fuo  palazzo  gli fece  dipingere  molte  cofe  a  frefeo  ,   e  molti  al- 
tri lavori  ,  le  quali  opere  finite  ,  torna  maejiro  Cola  a  finire  la  fua  vita 
alla  Matrice  .  Coftui  non  havrebbe  fatto  fé  non  ragionevolmente  ,  s'egli 
avejje  la  futi  arte  efercitato  in  luoghi  ,   dove  la  concorrenza  ,  e  /'  emu- 
lazione Tavcjfc  fatto  attendere  con  più  Jìudìo    alla  pittura  ,  ed  efer- 
citare  il  bello  ingegno  ,  di  cui  si  vide  ,  ch'era  Jiato   dalla   natura  do* 
tato  . 

Così  il  Vafari  dalla  lode  gli  dà  nel  principio  ,  ove  dice  che  Cola 
f  bbe  fama  di  maeflro  raro  *  e  del  migliore  ,  che  folle  mai  (lato  in  qnei 
patii  ,  pafla  poi  a  farcelo  vedere  un  lettor  mediocre  ,  in  quelli'  ultimo 
ptriodo  ch'egli  ee  fcrive  della  fua  vita  ,  dapoiche  d.ce:   che  sverebbe 

TOMO  11.  T  £at. 


1 46    Memorie  di  Francefco  R  u viale 

fatto  ragionevolmente  ,  ec.  che  vale  a  dire  ,  che  ;e  opere  di  r  oflui  fi 
poflbn  vedere  ,  ma  che  non  hanno  niuna  p.rte  dell'  ottimo  ,  ovvero 
de]  finpolare,  conciofiache  non  altro  vuole  inf  i  ire  il  Vafari  ,  allorché 
ne  propone  la  frafe  ulata  da  lui  dei  ragionevole  ;  viggtndofi  con  cib 
manifellamcnte  ,  che  niuno  de'  noftri  paesani,  o  Regnìcoli  ebbe  appref- 
fo  di  lui ,  per  buon  pittor  che  fi  forfè  ,  dcun  concetto  d.  eccellente  in 
tal  arte.  Ne  quello  accadde  folamente  a'nolìri  Napoletani  ,  ma  fovven- 
te  altresì  fu  tal  mancanza  addoffata  ad  altri  v  lenti  Profclfon  di  varie 
altre  rinomate  Città  ,  non  efentandooe  nemmeno  il  Gran  Tiziano, 
allor  che  con  Michelagnolo  oli  fecero  vifita  in  Roma j come  nella  Vita 
di  quello  ,  fentta  da  lui  può  vederfi  . 

Quanto  veramente  accrefea  di  preggio  alla  nobiltà  delia  nafeita 
l'adornamento  di  una  qualche  virtuofa  applicazione,  potrà  ora  ben  di- 
ftinguerfi  nella  perfona  di  D.  Girolamo  Capece  ,  Nobile  del  Seggio  di 
Capuana  ,  il  quale  elTendo  dalla  natura  inclinato  all'  arti  del  difegno  , 
vi  li  applicò  con  tanto  proponimento,chepiù  follo  parea,  che  per  farne 
profsffione  l'appi raffe  anzi,  che  per  proprio  divertimento;Collui  dun- 
que divenuto  ,  per  l'alsiduità  dello  Itudio  ,  molto  pratico  nel  difegno  , 
fu  configliato  da  Gio:  Filippo  Crifcuolo  ,  e  da  altri  virtuofi  Pittori  di 
que'  tempi  ,  a  maneggiare  i  pennelli  ,  ed  acqnillar  la  pratica  de'colori, 
con  dipingere  ,  e  colorire  alcuna  cofa  ,  che  perciò  fece  per  se  ,  e  per 
fuoi  conolcenti  vane  immagini  di  Santi,  che  loro  donava  per  fua  me- 
moria ;  laonde  vedute  l'opere  fue  da'  Profeffon  ,  gii  diedero  molta  lo- 
de ;  ma  perchè  da  un  puticolar  genio  era  tirato  alla  Scultura  ,  fi  volfe 
a  quella  ,  e  con  lo  ftudio  ,  tal  profitto  vi  fece  ,  che  fcolpì  varie  Sacre 
Immagini ,  tutte  bellilfime  ,  e  con  buon  difegno  ;  delle  qu  di  fi  vede 
nella  Chiefa  di  S.  Domenico  maggiore  il  bellillìmo  Crcctfiifo  ,  fcolpi- 
to  al  naturale  , pollo  allora  nell'Architrave  della  Chjafa  ,  ed  ora  Uà 
fituato  nel  fecondo  dormitorio  ,  fopra  la  porta  della  Cappella  di  eflb  ; 
Fece  ancora  la  flatua  di  S.  Tomaio  d'Aquino  ,  e  fece  altre  ilatue  per 
altre  Chiefe  ,  che  noi  tralafciando  ,  diremo  (olamente  ,  che  nella  fud- 
detta  Chiefa  di  S.  Domenico  ,  nella  Cappella  della  fua  famiglia  Cape- 
ce ,  fi  vede  il  Croctfiilb  dipinto  afsai  bene  ,  che  merita  ogni  lode;  da- 
poichè  in  tfso  fi  vede  con  quanto  lludio  ,  ed  amor  dell'  arte  ,  fi  fofse 
affaticato  D.  Girolamo  .  Coltui  veramente  può  dirli  ,  che  fu  il  vero 
ornamento  de'  Cavalieri  del  fuo  tempo  ,  dapoichè  oltre  il  pofsefso  che 
aveva  di  cosi  belle  facoltà  del  dilepno  ,  fu  ornato  eziandio  delle  lette- 
re  ,  e  fi  dilettò  della  unifica  ,  e  della  Focfia  ;  per  la  qual  cofa  era  am- 
mirato da'  Profefiòri  di  cadauna  feienza  ,  che  lui  tfercitava  così  bene  , 
ed  in  fine  vivendo  cesi  virtuofamente  ,  amato  ,  e  rifpettato  da  ogn'u- 
no  ,  piene  di  orcr  ,e  di  gloria  -.venrea  mancare  circa  il  1570. 

Di  Nuccio  Rcifi  per  la  breve  vita  ch'egli  abbe,  non  potiamo  da* 

re 


Pittore .  1 47 

realtre  notizie,  fé  non  che  fi  p  >rtò  afsii  beni  »  com3  lo  dimoiti?) 
ntil'  opere  che  dipinle  a  frefeo  nella  Tribuni  di  S.  Pietro  a  M  ij'dla  , 
nell'età  di  20.  anni  ,  ove  efpfefse  varie  azioni  di  quel  S.Pontefice  ,  con 
altri  fatti  di  S.  Caterina  ,  e  lavorò  anche  alcuna  tavola  ad  olio  con  a- 
more  ,  con  (tudio  ,  e  diligenza  ;  ma  nel  piti  bello  dell'  operare  ,  e  nel 
fiorr  della  fua  età  giovanile,  fu  prevenuto  dalla  morte  nel  mentre  che 
di  lui  fi  afpettavano  opere  molto  più  degne  9  circa  il  1  f4o. 

Dalla  ("cuoia  di  Andrea  da  Salerno  ufcì  buon  pittore  Francefco 
Santafede  j  fu  coitui  padre  del  noltro  Fabrizio  ,  che  fu  tanzo  lodato  da' 
noflri  Scrittori,  ed  infpecie  dal  Capaccio,  Engenio  CeIano,e  SarneIIi,e 
Parrinoabb.ig  iando  fovvente  peròcoftoro  in  credere  delfighuolo  ni a>I- 
te  opere  già  dipinte  dal  padre, the  per  aver  tutte  una  maniera  med  fi- 
ma  ,  pare  ,  che  il  loro  errore  reili  in  parte  fosfato  ;  fé  bene  ned'  ope- 
re di  Francelcp  vi  lì  afferva  un  non  so  che  p,ù  di  forzi  ,  e  più  tinta 
ne'  feun  ,  come  ben  può  vederli  nell'Altar  Maggiore  della  Chiefa  di 
S  Lucia  dui  Monte  dove  vi  è  la  tavola  con  li  depofizion  della  Croce  , 
che  ha  ancora  S.  Francefco  di  Ailili ,  e  S.  Lucia  ,  eh  ;  contemplano  il 
dolorolo  Muterò  ;  e  quello  lafciato  imperfetto  per  la  fua  morte  fu  fi» 
nito  da  Fabrizio  fuo  figliuolo.  Nella  Chiefa  eretta  nel  Cortile  del 
Monte  delia  pietà  vi  è  la  Refurrezione  del  Signore,  opera  grande,  pie-* 
na  di  figure  dipinta  con  gran  forza  di  chiaro  (curo  .  Vogliono  alcuni  , 
che  la  Ss.  Trinità  ,  che  corona  la  B  Vergine  rVfsiint  i  in  Cielo,  nei  tetto 
della  Chiefa  di  S. Maria  la  Nuova,ove  fi  ved;  u  1  b  ll'impifto  di  colori, 
e  maeftrevoimente  dipinta  ,  fia  opera  fua  ,  vedendoli  in  quello  ,  coms 
nel  quadro  detto  della  Refurrezione  de]  Salvatore  nel  Monte  della  Pie* 
tà  il  fuo  nome  cifrato  ;  ma  ella  è  pur  di  Fabbrizio  fuo  figliuolo,  che  fu 
miglior  Pittore  di  lui,  ed  in  qu_jfVripera  fece  reftire  ammirati  gl'inten- 
denti, e  confufi  gli  emol  i  fuoi .  Quelle  ed  altre  opere  fece  Francefco  in 
publico,  ed  in  privato,  che  noi  per  brevità  lafciarem  di  notare,e  maf- 
fimamente  quelle,  the  non  fi  veggono,  fhndo  nelle  cafe  de'particolari, 
ed  accennando  lolo  che  altre  opere  ,  fece  di  commulìone,  per  lo  Regno 
come  fi  vede  mila  Madr. Crucia  diPaola  la  bella  tavoia,ove  vi  è  efpref- 
fa  la  SS.  Nunziata  ,  ed  altre  pitture  mandate  in  varj  luochi  ,  faremo 
{blamente  menzione,  che  l'Àbecedano  Pittono  così  di  Francefco  fa 
menzicne  dopo  di  Fabrizio  ; 

V>fu  anCor-fl  francefco  Santafede  eccellente  Pittore,  il  quale- 
Aipmfe  due  quadri  nelfjfitto  di  S.  Maria  Numiatn  ,  e  nella  Cappella 
di,  lrincipe  di  Somma  ,  difinfe  la.  depofizion  della  Croce  dì  Nojlra 
Sinor  &  e. 

Fin  qui  il  P.  Orlandi  ,  al  quale  mancarono  molte  ,  e  molte  no- 
tizie più  nectflarie  :  Ordinaria  difgrazia  di  que*  Scrittori  ,  che  voglio- 
no d„re  al  mondo  i  ragguagli  di  più  fo.Jgttti  ,  e  tramandare  a'  Pofteri 

T     2  le 


1 48    Memorie  di  Francesco  R u  viale 

le  notizie  degli  Uomini  Virtuofi:  laonde  per  tal  cagione  non  feppe  que- 
llo fcritcore,  che  Francefco  fufle  Padre  a  Fabrizio,  del  quale  in  appref- 
(o  ne  Arriveremo  le  onorate  memorie. 

G  ntemporaneo  di  Fr.incefco  Santa  fede  fu  Francefco  Imparato  > 
Padre  di  Girolamo,  anziché   fi  dice  ,  vhe    furono   arnie ìffimi  ,  e  che 
come  fratelli  amandofi  ,  and.  rono  a  fcuola  e/Tlndo  ancor  giovanetti,  di 
Gio:  Filippo  Grifcuolo  ,  dove  difegnando  infieme  con  eguale  amore  ,  fi 
conferivano  fpeiìo  quegli  utili  avvertimenti ,   che  lor  dava   il  Maeflro 
per  fuperare  le  diffi  oltà  del  difegno  j  ma  avanzanuofi   tuttavia   negli 
ftudj  ,  fi  avanzò  ancora  nella  conofcenza  di  molti  amatori   delle  belle 
arti  ,  e  con  ciò  ebbe  a  fare  v;<rie  Sante  Immagini  per  le  cafe  di  alcuni 
particolari  ,  e  fece  in  quel  tempo  ,  che  cominciava  a  farconofcere  la 
fua  virtù  ,  una  tavola  ,  che  fu  allogata   nella  Ghiefa  di  Regina  Coeli, 
che  poi  fu  tolta  ,  e  trafportata  nel  Moniflero  ,  perchè  efilndofi  abbel- 
lita ,  e  modernata  la  Chiefa,  convenne  perciò  mutar  molte  tavole  j  e 
nella  Cappe.Ia  ove  quella  tavola  era  fituata  ,  vi  è  ora  il  bel  quadro  del 
S.  Francefco,  con  la  B-  V.  del  noftro  famofo  Francefco  Solimena. 

Intanto  Francefco  Imparato  maggiormente  più  accendendofi  dell' 
amor  dell'arte  ,  e  defulerolo  di  dover  r;ufcire  un  valentuomo  ,  come 
erano  riufciti  altri  valenti  Pittori  de'  tempi  fuoi ,  ed  avendo  fempre 
su  gli  occhi  l'efempio  di  Andrea  Sabatino  da  Salerno  ,  che  avea  avuto 
in  (orte  di  aver  per  Maeflro  il  Divin  Rafaello  ,  fi  flru?peva  di  defide- 
rio  di  avere  anch'  egli  un  altro  Maeftco  egreggio  ,  che  fé  non  poteifè 
Rafaello  agguagliare  ,  almeno  gli  andane  appre/Tb  ,  e  cosi  flando  io 
cotali  penfierj  ,  fentì  la  fama  ,  che  grandiffima  volava  da  per  tutto 
dell'  opere  deli'  Eccellenti/lìmo  Tiziauo  ,  che  perciò  fenza  altro  indu- 
gio ,  li  portò  in  Venezia  ,  e  andò  a  fcuola  ili  quei  raro  ,  ed  ammira- 
bil  Maeflro  ;  Indi  tornato  in  Napoli  «  dopo  i  fuoi  ftudj ,  fi  fece  anch' 
egli  conofcere  per  valentuomo  ,  laonde  vedute  le  opere  fue  ,  le  furori 
commefle  varie  opere  per  publici  »  e  privati  luoghi  ,  che  noi  quelle 
lafciando  ,  come  ignote  ,  e  non  efpofte  al  defiderio  di  chi  va  oflervan- 
do  le  più  beli' opere  di  Pittura  ,  e  fculcara  ,  diremo  folo  di  quelle  , 
che  fono  efpofte  con  tanta  fua  lode  nelle  feguenti  Chiefe. 

Vedefi  dunque  nella  Chiefa  di  S.  Maria  Ja  Nuova  il  Martirio  di 
S.  Andrea  Apoftolo,  il  quale  è  fituato  nella  prima  Cappella  entrando 
in  Chiefa  ,  dalla  parte  dell'  Epiftola  ,  ed  in  quella  tavola  fi  conofce 
quanto  veramente  avL-fiè  acquillato  Francefco  nella  fcuola  del  Gran 
Tiziano,  mentrechè  vi  fi  ammira  un  ottimo  componimento  ,  ed  un 
colorito  sì  vivo  ,  e  di  forza  ,  che  folo  da  quel  Gian  Maeflro  dell'otti- 
mo colorito  potea  averlo  apprefo  .  Intanto  occorfe  >  che  dovendo  par- 
tir da  Napoli  Silveflro  ,  detto  il  Bruno  ,  per  fare  un  opera  a  frefco  ,  e 
-non  avendo  tempo  di  finir  l'Afiunta  eie  facea  per  una  Cappella  di  S. 

Pietro 


Pittore.  1 49 

Pietro  in  Vincoli  ,  perciochè  un  Signore  feco  lo  conducea  ,  lafcib  la 
commiflìone  a  Francefco  di  finiti»  »  e  così  egli  diede  compimento  a 
queir  opera  5  che  ben  lì  diftingue  per  la  t'orza  de' Tuoi  colori .  Fece 
d-po  Francefco  altre  belle  tavole  per  varie  Cappelle  ,  ma  noi  trala- 
sciandole ,  diremo  folamente  del  b.lIilTìmo  quadro  del  S.  Pietro  Mar- 
tire ,  che  fece  in  unaltire  della  Tua  Chiefa  ;  Quello  quadro  tira  a  sé 
gli  o.chi  di  tutti  i  riguardanti  ,  ed  ha  le  univerfali  lodi  de'  Profeflbri, 
per  iochè  vi  è  in  e/To  una  furia  ,  ed  un  moto  nelle  figure  ,  che  ben  di- 
moerà e/T-r  fitto  ad  imitazione  di  quel  ftupendo  ,  che  fece  Ti  ziano  in 
S.  Zanipolo  ;  e  che  fia  il  vero  ,  riporterò  qui  quinto  ne  fenile  di  que- 
llo Pittare  il  Cav.  Maffimo  mentovato  ,  che  così  l'onora. 

Ma  a  mio  parere  fu  meglio  Vittore   di  lui    Francefco  Imparato,    -r         ,     ,► 
ladre  del  preferite  Girolamo  ;   Il  quale  Francefco  fu  al  tempo  del  detto  Silveftro    il 
Silvejìro  ,    benché   con  più  di  età  »  ed  era  fiato  filo  condì fcepalo    nella  Bruno. 
fcuola  del  Cri  fenolo  ,   e  come  fi  dice  anco  di  Gio:  Bernardo  Lama  >    ma 
lui  fu  meglio  delti  Maeflri  ,   perchè  fi  diede  a  (indiare  le  opere  del  gran 
Tiziano -,   e  lo  volle  conofeere  ,  e  imparare  da  lui  J  come  poi   dimoflrò 
tornato  in  Napoli  in  varie  beli'  opere  che  fece  ,  che    noi  fola  diremo  del 
Martirio  di  S.  Pietro  Martire  (!  per  far  vedere  qual  valentuomo  fvjfs  ) 
nella  fina  Chiefa  ,    nel  Cappellone  di  effo  ,   Cos)  è  bello  ancora  il  martirio 
di  S.  Aadrea  vicino  la  porta  in  S.  Maria  la  Nuova  ,   e  le  belle  tefle  che  La  tavola»» 
fece  aW  Affunta  di  Silvejìro  il  Bruno  ,    che  la  lafciò  imperfetta  ,    do-  dl  S.Seyeji. 

vendi  andar  fuori  ;   e   in  S.  Severino  ha  fitto  opera  bella  ,   come   alla1'?  e  4ue    3 

cne    oi'jl  Ili 
Nunziata,  ed  a  S.  Pietro  ad  Ara  ,   e   in  altre  Chiefe  ,  dove   merita   all' ingreffo 

tode  .  della  Sa^re» 

Cos'i  il  C\v.  Maffimo  ,   epilogò    le  glorie  di  quello  virtuofoPit-  ftia. 

tore  ,  laonde  noi  cou  quello  elogio  dan.l  )  compimento   al  racconto   di 

lui  ,  che  fiorì  circa  il  ifóf.  ,  lafciaremo  agli  amatori    delle  beli'  Arti 

il  piacere  di  lodarlo  ,  ogni  qual  volta    vedranno  le  beli'  opere   da  lui 

dipinte  . 


Fìat  delle  Notizie  di  varj  Pittori  . 


NO- 


NOTIZIE 


D    I 

Alcuni  Pittori,  Scultori  ,  ed  Architetti 

Capuani  ,  ed    altri  Profeflòri 

del  Regno. 

A  Vendo  il  Virtaofo  Canonico  D.  Francefco  Maria  pratilìi  ,  Scrit- 
tore della  Via  Appta  ,  raccolte  alcune  notizie  de1  Profelìòri  AA 
difegno  ,  della  fua  Città  di  Capoa  ,  oltre  quella  trafmeflaci  di  Ga- 
fpno  Ferrata  ,  che  fiorì  nel  149 f . ,  e  da  noi  llamprta  nel!"  ultime 
notizie  del  primi  Tomo  5  ci  è  p.iruto  ben  fatto  riportar  tutte  l'altre 
in  quello  luogo  ,  con  tnicnvere  quelle  mede  (ime  ch'egli  con  corte- 
fe  amortvolezza  ne  ha  donate  ,  dettate  in  quello  modo  dalla  fua  pen. 
na . 

Tra  Giulio  C  fare  Talco  Cavaliero  delf  ordine  della  Croce  Ai  Mal- 
ta  ,  e  Capitano  Generale  contro  Turchi  più  voltp  ,  ebb:  il  penfiero  dal- 
la fua  Religione  di  fortificar  Malta  ,  ficcome  fu  fatto  .  Elbe  altresì 
varie  cotoimìffioni  dalC  Inperator  Carlo  V.  per  le  fior tfic azioni  di  Ca- 
poa ,  di  Gaeta  ,  e  del  Torte  di  Brindfi  .  Ne  laj'ciò  a'  fuoi  eredi  due 
Tomi  di  maniere  per  fortificare  le  piazze  ;  ma  al  prffente  fono  di- 
fperfe  .   Stampe  in  Mejfìna  nel  1  ff4.  la  Nautica  Militare. 

Ambrogio  Attendalo  Architetto  Maggiore  d:l  Regno  di  Napoli  ,  e 
di  cui  parlano  vari  Scrittori,  f 'or}  fotta  il fili ciff:rno  governo  di  Ti- 
lippo  li.  Re  delle  Spagne  .  Morì  in  Capoa  nel  1  f  8  J".  •>  e  fu  fcpolto  n.  Ili 
Chiefa  di  S.Caterina  de'  Trati  Trancefcani  ,  ovs  fi l'gge  la  feguente. 
ifcriiione  :  Ambrofìus  AtttndoluS  ,  qui  ob  intemeratam  Fidtm  Phi- 
lippou. Hifpan.  Regi  preclarus  ,  ejufq;  in  Neapoli  Rtgno  (ummus 
Architeclus  ,  Capua  ,  Crotone  ,  Caj\taque  Mathematica  ratione  mu« 
nitis  Neapoli m  >  Puteolofque  .  Vns  pietate  clarus  .  Hi  :  Parente  ci- 
n-nbus  contumulatus  ed  .  Obiit  A.  Dom.  M.  D.  LXXXV.  JEtat. 
luae  LXX. 

Gian  Pietro  Ruffo  famofo  Pittore  de'  tempi  fuoi  ,  nacque  in  Ca- 
poa nel  1  f  5-8.  ,  e  da  fua  madre  Licnora  Garighano  rimeritata  co* 
un  Rimano  fu  condotto  in  Roma  ,  dive  fiece  nella  pittura  de' gran  pro- 
gredì ,  *  pofeia  dimorò  per  tre  anni  in  Bologna  ,  e  Firenze  per  perfie- 
zionar/ì  .  PortoJJt  poi  in  Capoa  nel  1  596.  ,  e  fece  ieiltfgmoft  dipir.tK- 
rt  ad  aglio  ,  ed  afirtfeo   nelle  Chicfe  ,   della  Santiffmna  Nunziata  %  di 

S.  Eli- 


Notizie  di  alcuni  Pittori,  &c.     1 5 1 

S. Eligio  i  e  de  PP.  Carmelitani  .  Morì  in  Rjima  nell'AgoRo  del  1667., 
onorato  colà  da  Pompeo  Gari  gli  ano  filo  Cugino  ,  Vomo  affai  dotto  in 
que'  tempi  ,  e  fu  fepolto  nella  Chiefa  di  S. Ago/fino. 

Alefandro  Mxrtucci  Pittore  antico  ,  di  cui  ewi  un  quadro  in 
Capoa  d:l  1 5*61. ,  che  efprime  la  Cena  in  cafa  del  farifea  ,  con  la  Mad- 
dalena a  pie  del  Signore,  che  pare  della  fcuola  di  Paolo  Veronefe  ',  Come 
vie»  giudicato  dagf  Intendenti  . 

Simio  Martucci  fu  0  figli  itolo  fu  dipintore  affai  diftinto,  di  Scene, 
di  Architetture  ,  e  Profpettive  .  Se  ne  trovano  alcune  cofe  difperfe 
in  vari  luoghi  di  Capoa  ,  e  particolarmente  nel  Chiojìro  della  Madda- 
lena de'PP.Agn/iiuiani-  Egli  mor$  nel  1641. 

Fra  Eligo  da  Capoa  de'  PP.  Gugheimiti  di  Montevergine  ,  lavo- 
rava per  eccellenza  ,  e  in  grande  ,  ed  in  picciolo  ,  oro  ,  orgtnto,  ra- 
me ,  ferro  ,  avolio  ,  ed  altri  metalli  ,  e  di  qitejìo  bravo  Scultore  ne 
difeorre  il  P.  D.  Marco  de  Ma  felli  s  della  fiefja  Congregazione  nella  f un 
Iconologia  della  M-idr?  di  Dio  di  Montevergine  9  cap.  20.  In  Capoa  fé 
ne  confervano  varie  memorie  ,  e  fra  le  altre  la  Croce  di  Argento  gran- 
de del  filo  convento  affai  ben  lavorata  t  e  la  fiat  uà  della  B.Vergine  del- 
la Santella  ,  e  quella  di  S.  Antonio  ,  Jìimate  tutte  per  fcult are  bd- 
Hjftme  . 

Avendo  noi  fatto  menzione  degli  Artefici  Capuani  ,  non  farà 
fuor  di  propofito  rammentar  in  quefto  luogo  l'opere  di  alcuni  altri,  Pit- 
tori del  noftro  Regno  ,  acciocché  reftino  eglino  nella  rm  moria  degli 
Uomini;  che  fi  bene  di  elfi  p.xhe  opere  noiveggiamo,  ad  ogni 
medo  fempre  fono  ballanti  a  fare  onore  ,  e  r  ndere  l'Artefice  loro  nel- 
la cognizione  de'  Pofteri  J  E  malfimairunte  de'  loro  Paefani  ,  i  quali 
col  lume  di  quelle  fcritte  notizie  potranno  rintracciare  forfè  in  mag- 
gior copia  l'opere  loro  ne'propij  lor  Paeji  ;  e   primieramente  darem 

notizia  di  Matteo  da  Lecce  ,  dtferitto  dal  Cav.iher  Giovanni  Baolij- 

,    .  n    1  vi  ,         r    -rr    i-      i  ^  '  t>a2iion»_» 

ne,  riportando  in  quello  luogo  ciò  che  egli  ne  Icniie  di  tal  Pittore   »  y;  r    e»pjc_ 

da  poiché  da  noi  niun  altr'opera  fu  a  vien  regiftrata  ,  a  cagionche  altro  coii,Sculto- 

non  ne  fappiamo  fé  non  che  quello  che  qui  lotto  lì  legge,  ri ,  Sic.  dal 

Narrano  gli  Scrittori  di  Vl-JJe  ,  eie  vide  varie  regioni  ,   e  feor-    \   "• 
rendo  diverfi  paejì  ,  girò  per  terra  ,  e  per  mare  gran  parte  del  mondo,  v-'iTF  f^  ^'à 
e  di  quefto  genio  fu  anche  Matteo   da  Lecce  Maejiro  di  pittura  ,  vago  qa<.\\(  di 
non  tanto  di  colorire  ,  quanto  di  veder  l'i  pere  del  mondo.  U;b.VII-G 

Difinfe  egli  nell'  Oratorio  delConfalme  ,  fvpra  le  due  ilìorie  dell' 
Incoronazione  di  Spine  ,  e  dell  Ecce  H  mo  di  Ctfare  Ktbbia  da  Orvie- 
to ,  dite  figure  per  banda  ,  che  furono  quattro  Virtù  ,  immagini  mag- 
giori del  naturale  con  gran  maniera  portate  j  E  ne}  mtpzo  dilla  fac- 
ciata f  fra  la  porta  vi  è  una  figura  grande  ,  eh.-  rappefenta  un  Pro- 
feta, con  gagliardiffima  maniera  e,?,  dotta  ,  e -moli)  a  gr andi fi f no  ri- 
lievo, 


i  $  2     Notizie  di  alcuni  Pittori,  &c. 

lievo  ,  e  forza  ,  fu  che  pare  ,  c/;e  voglia  bahar  fuori  ài  quii  muri  »  * 
credefì  ,  ci?  qusjì'lìomo  andajfe  imitando  la  terribile  maniera  dslSaU 
viani  . 

Dentro  la  Chiefa  di  S.  £//^/o  <&>g//  Orefici  v'ha  di  fuo  l'Aitar 
maggiore ,  ro»  (?  la  Madonna  con  Giesù  ,  J.  Stefano  ,  £.  Lorenzo  ,  e  S. 
Eligio  Vefcovo  con  altri  Santi  i  efopra  un  Dio  Padre  con  un  Croafijjo 
in  braccio  a  frefco.  Vicino  alla  Chiefa  nuova,  per  andare  a  Monte  Gior- 
dano ,  una  facciata  a  mano  manca  ,  otr?  <?  **'  llìoria  della  Trasfigu- 
razione del  Signore  fui  Monte  Tabor  ,  con  gli  Apo/ìoli  *  e  con  Profeti 
dipinta  a  frefco  ,  è  di  mano  di  Matteo  da  Lecce  . 

E  fuo  anche  nella  Cappella  di  Sifo  IV.  in  Vaticano  nella  facciata 
fopra  la  porta  ,  incontro  il  mìrabìl  giudizio  di  Michelagnolo  Bucnaro- 
ti  ,  la  Storia  di  S.  Antonio  ,  che  ha  molti  D  monj  intorno  con  diverfe 
attitudini  >  e  S.  Michele  ,  che  per  aria  con  l'alia  in  mano  [caccia  gli 
eferciti  de'  maligni  Jpiriti,  rappref tritato  con  forza,  e  con  buona  ma- 
nierai ma  pare  che  punto  non  compari fca  per  lo  gran  paragone  ,  che 
incontro,  e  per  tutta  la  volta  fi  ritrova. 

Velia  Rotonda,  ejjmdo  egli  della  Compagnia  di  S.  Giufeppe  ,  la- 
fciò  psrfua  memoria  un  tondo-,  deutrovi  S.  Giufeppe  e  Cri  Ilo  a  guazzo 
formati. 

Matteo  vago  di  trasferir  fi  in  varj  luoghi, e  dal  genio  di  girar  per 
tliverfi  paefì  oltremodo  fpinto  ,  andofiene  a  Malta  ,  ed  ivi  operò  ajjai  . 
Vltimamente  pafsò  in  Spagna  ,  e  dipoi  prefe  il  fuo  viaggio  verfo  l'In- 
die, per  diventare  affai  ricco',  Onde  foleva  dire  a'  fuoi  amici  ,  che  non 
"voleva  ritornare  se  non  poteva  mantener  Carozza,t  Staffieri.  Andovvi, 
e  in  sì  frano  ,  e  lontano  paefc  molto  facultofo  divenne  ,  ma  poi  da  in- 
gordigia fover chi 'amente  incitato,  per  vohr  cavar  tefori,  impovenjfi, 
ed  tu  quelli  paefifinì  mifer amente  la  vita  . 

Vanno  di  que/t'  Uomo  in  ijìampa  il  trionfo  di  Cri  (io  con  quantità 
di  figure;  e  diverfe  Jìorie  della  guerra  di  Malta. 

Gio:  Tomafo  Splano  fu  di  Bitonto  ,  e  per  attendere  alla  Pittura 
venne  a  Napoli,  ma  non  Tappiamo  fé  veramente  fufle  difcepolo  di  An« 
drea  da  Salerno  ,  o  di  Gio:  Filippo  Crifcuolo  ,  e  di  lui  lì  veggono  va- 
rie  tavole  di  altare  in  varie  Chiefc  dipinte  con  Audio,  e  fu  ngiontvol 
Pittore  de'  tempi  fuoi;  come  fi  vede  dalla  tavola  fituata  in  una  Cap- 
pella della  Chiefa  di  S.  Maria  delle  Grazie  alla  Marina  detta  del  V;- 
no,  &  ove  neli'Altar  maggiore  fono  l  quadri  del  Divin  Polidoro  eia 
Caravaggio:  Nella  qual  tavola  vi  è  dipinta  la  Madonna  del  Soccorlc, 
che  fcacua  il  Demonio  foccorrendo  il  fanciullo, figurato  per  l'animai 
e  vi  è  un  S.Monaco  inginoochioni,dell'Ordine  Cii  ercienle. Altre  ope- 
re fi  veggono  efp0fte  di  quefto  Pittore  ,  che  lì  tralasciano  per  brevità, 
baftando  quetfa  a  far  conofeerc  di  qual  valore  ei  fi  fo£Te> 

Pietro    ì 


Notizie  di  alcuni  Pittori,  &ec.     1 5  3 

Pietro  Paolo  Ponzo  fu  di  Catanzaro,  o  di  quella  Provincia  ,  e  fi 
giudica  della  fcuola, prima  di  Marco  Cai  ibrefe  ,  e  poi  di  Gio:Antomo 
d'Aimto  ,  come  fi  vede  dalla  tavola  efpofta  su  l'altare  d'una  Cappella 
iella  Parocchial  Chiefa  di  S.Ann  i  di  Palazzo  ;  ov'è  figurata  la  B.  Ver- 
dine in  gloria  col  Bambino  Giesù,e  varj  Angioli  intorno;e  nel  baffo  vi 
è  S.Ni  colo  Vef.ovo  di  Mira  nel  mezzo  dì  S.Biaggio,  e  S.Francefco  da 
Paola,  ragionevolmente  ,  e  con  buon  ftudio  dipinta. 

Cefare  Calenfe  fu  delia  Provincia  di  Lecce  ,  e  fece  affai  bene  di 
pittura,  con  colore  affumico;  tm  reità  ignoto  a  noi  di  chi  egli  fuffedi- 
fcepolojavendofi  eletta  una  dolce  maniera  fondata  su  d'un  perfetto  di- 
fegno  ,  ed  un  ottimo  .  hiarof  uro  ;  come  lì  vede  in  una  Cappella  della 
Chiefa  di  S.Gio:Batti(ta  ,  prelfo  la  Marina  de!  vino  ;  ove  in  una  tavola 
di  Aitare  vi  è  dipinto  Crifto  morto  nel  grembo  drlia  SS.  Vergine  ad- 
dolorata ,  in  atto  csì  niello  ,  che  ben  dimoftra  l'intenfo  dolore  ,  che 
fente  nel  fuo  cuore  .  Da'iati  vi  fono  i  Santi  Apofco.i  Pietro  ,  ed  An- 
drea ,  che  contemplano  il  dolorofo  Mitrerò  .  Opera  veramtnte  dipin» 
ta  con  buon  difegno  ,  dolcezza  di  colore,  mirabile  efpreffione  ,  ed 
intelligenza  del  tutto  affìeme  bene  accordato  ;  ed  in  quelia  vi  è  no- 
tato il  fuo  nome. 

Della  Provincia  di  Cofenza  abbiamo  avuti  varj  Virtuolì  Pittori, 
ed  amhe  di  quella  di  Catanzaro ,   i  quali  venuti  in  Napoli  per  lìudiar 
Pittura  ,  molto  profitto  vi  fé*  ero  ;  e  maffimamente  quelli  ,  che   per 
«inggiormente  profittare    nell'  Arte  palfarono   m   Roma    a  far    loro 
ftudio  j  come   fece  un  Antanio  Pizzo,  un   Gio:  B  ittitta  Nafoni   , 
un  Giacomo  Cofentino  ,  e   un  Marco  Ant  onio  Nicotera  ,  che  circa 
il  1590.  e  1600.  fiorirono  .   Ma  perchè  poi,  dopo  fatto  acqui  fio   dell' 
arte  ,  o  fi  rim.  fero  in  quelle  Città  ove  effi  itudiando  vi   aveano    gua- 
dagnato buon  nome  ;  o  che  fa  cndo  ritorno  alia  Patria  ,   e  colà   lavo- 
rando ,  muna  notizia  ci  è  pervenuta  dell'  opere   loro  ,  per.'iò   da  noi 
non  fi  ta  menzione  fé  non  che  d'una  tavola  del  nominato    Giacomo   , 
che  fi  vede  nella  Sagrelìia  di  Montecalvario  ,  eh.»  prima  fu  elpolta  (o- 
pra  un  Altare  della  fuddetta  Chiefa  ;  nella  qude  (Ì  vede  la  B.   Vergi- 
ne coi  Bambino  in  gloria  ,  e  due  Angeli    he  la  coronano  ,  e   nel  baf- 
fo a  P.  S  B.nedetto  ,  e  S.  France(:o  d'  Affili  ,  con  b.-l  paefe  ;  e  dicefi 
checoftui  fu  fcolaro  di  G.c:  Filippo  Cnfiuolo  .   De;  Nicot  ra  fi  trova 
notr.ta  la  tavola  fituata    nella    Cappella   laterale   all'Aitar   Maggiore 
«[ella  Chi-fa  di  S.  Ni.ola  alla  Dogana  ,  ov'  è  dip  nta  la  B.  V>  co   Btm- 
r.ino  in  gloria  con  Angioletti  ,  e  nel  baffo  vi  è  S.  Girolamo  d  i  Cardi- 
nale ,  e  S.  Biagio  Veicolo  .    Molte  altre  tavole  abbiamo  di  Paefani,  e 
Regnicoli ,  ma  non  da  noi  nominate  per  effere  ignoto    jl  nome  degli 
Ai  tifici  ihe  le  difpcfero. 

TOMO  1U  V  VITA 


1/4 

V       ITA 

D     I 

GIO:ANGELO  CRISCUOLO 

Notajo,  e  Pittore. 


R 


Agionevol  cofa  egli  è  ,  quantunque  da  pochi  praticata  ,  il  pale- 
fare  ingenuamente  da  quali  fonti  noi  certe  conofcenze  acquiftate 
abbiarm  ,  e  dare  al  buon  zdo  de'  noftri  maggiori  quella  laude  ch'eiìì 
con  lungo  ftudio  ,  e  colle  onorate  loro  fatiche  fi  han  meritata:E  quin- 
di io  mi  veggo  in  obbligo  di  confefiare  ,  che  fenza  le  notizie,che  Gic: 
Angelo  Gnfcuolo  de'  Napoletani  Pittori  al  fuo  tempo  raccolfe  ,  ne  a 
fatica  ne  a  fpefa  ponendo  inente  ,  manchevole  di  molto  ,  efcarfa  que- 
lla noftra  iftoria  farebbe  .  E  perchè  conviene  ancora  li  fegnalati  bene- 
fici con  grato  animo  ,  quando  che  in  concio  venga  ricompenlare  ; 
perciò  dell'  opere  di  eflò  Grifcuolo  fia  qui  giudo  di  ragio  nare. 
Incerto  Tan,  Come  della  nafeita  di  Gio:  Filippo  ,  così  di  quel'a  di  Gio:  Ange- 

no  della  na-  lo  fuo  fratello  non  abbiamo  certezza   in  quale  anno  ella  avvenirle  ;  e 
fcicadiGio:  circa    la  morte  ,  erra  il  Cavalle- r  Ma/lìmo  dicendo  ,  che  Gio:  Filip- 
abba"  r'  '    P°  mor*  c'rca  i'   Iff  o.  »'  e   Gio:  Angelo  prima  ,   e  più  giovane  ;   da- 
del  Cav.      poiché  ne' inanufcritti  di  proprio  pugno  di  coftui  leggeiì  ,   ch'egli  in- 
Maflìmo  cir.  fino  al  r  f  69.  fcriveva  le  notizie  de'  ProfefTori  del  dtfegno;  Come  dal- 
ca  Ut.mpo  le  fue  parole  ,  che   qui  appreiìb  addurremo  i   e  quel   che  più  importa 
della    iu»_,  ja  fua  tavo|a  je{  s>  Girolamo  ,  che  lì  ved.  nella  Sagreft.a  della  Chiefa 
di  Monte  Calvario    è  dipinta  nel  15-72.  .   Suo  Padre  ,   fa   della   Città 
dì  Cofenza  ,  per  nome  Gio:  Pietro  Paolo,  il  quale  per  fuoi  ntgozj  ven- 
ne in  Napoli,  e  poi  an^iò  a  Gaetag  ove  nacqne  Gio:  FW.ppc  ;  ma  riabi- 
lita poi  la  fila  cala  in  Napoli,  indi  a  po^hi  anni  egli  ebbe   Gic:  Angelo 
r     •    ,.       dalla  fua  Donna  .    Or  queiii  andando  fanciullo  a  faida  prendea  dilet- 
tone a'l'ci-t0  a  difegnar  con  la  penna  di  que'  fantocci  ,  che  gli  fcolari  difapplicati 
iegrio.  fogliono  fare  :  e  quindi  con  la  drzione  di  alcuni  ,che  miniavano  let- 

tere ,  e  figurine  ,  apprtfe  ancor  egli  a  miniare  qualche  figur<  tta  divo- 
la in  carta  pergamena  :  e  certamente  ,  f  Gio:  Angelo  aveiTe  iortito  ìq 
quei  primi  anni  un  Maeftro  di  grido  ,  o'fbfle  fiat  >  iftradato  dal  fratel- 
lo ,  avrebbe  fenza  al. un  dubbio  fatto  d;'  gran  progufiì  ne'la  pittura; 
W?  profeguendo  nella  fcuola  di  lettere  ,  fi  ^ppii  ò  all'  onorato  meftisr 
iiKotajo  5  Cesi  per  incontrare  il  £tifto  dei  Padre ,  come  forfè  anca- 
ta 


Notajo,  e  Pittore.  153* 

Monello  di  un  Tuo  2io  ,  che   t.il  proftffìone  faceva  .  Molti  anni  egli    $;  feco  j. 
attele  a   quefto  efercizio  ,   miniando  perb   da  tempo  in  tempo  qualche  Profelfione 
picciola  figurina  di  que*  Santi  a'  quali  egli  proferiva  divozione  .  Ave-   Nocajg. 
va  fra  quefto  tempo  il  fuo  fratello  Gio:Filippo  acquiftato  fama  di  buon 
Pittore  a  cagion  delle  beli'  opere  che  tutto  giorno  efponeva  nelle  pub- 
bliche Chicle  :  ed  accadde  ,  che  avendone  Gin:  Angelo   cenfurato  al- 
cune ,  venne  ad  altercare  col  medefimoGio:  Filippo  ;  il  quale  cruc- 
ciato di  iTègli  ,    che  andaiTè   a   giudicare   decontratti,  e   dell'altre 
Scritture  appartenenti   al  fuo  melliere ,   e  non  della  Pittura  .  Quella  Cagione  per 
lifpofta  punle  fuor  di  modi  l'animo  di  Gio:  Agnolo  ,   ma    non  replico  (a    quale   (i 
altro  fé  non  ,  che  forfè  un  giorno    fi  avrebbe  a  pentire   di  averlo  trat-  |J?"e  a"*— » 
tato  da  ignorante  in  meteria  di  dileguo  ,   e  di  pittura  . 

Fioriva  allora  in  Napoli   il  celebre  Pittore  Marco  da  Siena  ,  onde 
a  lui  ncorle  Gio:  Angelo  ,  dicendogli  ,  che  ardentiffimo  defiderio  lo 
tirava  allo  lludio  della  Pittura  ,   imitatrice  in  un  certo  modo  dell'ope- 
re del  Creatore  ,  e  che  piacevagli  più  d'ogni  altra   la  di  lui  maniera  ; 
fenza  dirgli  punto  l'altercazione   avuta   con  fuo  Fratello  ;  perlaquale       ,- 
cofa  Marco  dopo  i  debiti  convenevoli  ,  uffici    con  Gio:  Filippo  per  la  ,jiMajco«ia 
buona  amicizia  che  era  fra  lor  due  ,  e  perchè  vedea  ,  che  avrebbe  affai  Siena  . 
bene  potuto  inflgnarìo  ,  lo  ricevè  alla  fua  fcuola  .  Così  dunque  Gios 
Angelo  dalla  proiezione  di  Notajo   alla  nobil  Arte    della  Pittura  fece 
palla;!gio  ;  e  continuando  perlofpazio   di  cinque  anni   fotto  l'ottima 
direzione  di  quel  Maeftro  ,  tal  profitto  egli  fece  ,  che  copiava  a/Tai  be- 
ne l'opere  the  alla  giornata  Marco  faceva;  anzi  che  alcune  erano  di 
mano  del  Maeftro  riputate  ,  e  fra  le  altre  la  tavola  dell'Adorazione  de' 
Santi  Maggi  ,  che  fi  vede  in  una  Cappella  prefTo  la  porta  minore  del- 
la Chiefa  di  S.Giacomo  della  Nazione  Spagnuoia  l'originai  della  qua-  Tavola     i*n 
le  fu  dal  Conte  di  Cartiglia  ,  Viceré  in  quel  tempo ,  immlato  in  Spa-  *■  Giacomo 
gna  .   Da  ciò  chiaramente  fi  frorge  eiTer  vero  quel  detto  ,  che  all'uomo  ,-e     P22110- 
che  vuole  n;una  cofa  e  difficile  .  Con  tanto  amore  Gio:  An?elo  fi  voi- 
fé  allo  (Indio  della  Fittura  ,  che  gli  difpiaceva  fé  qualche  volta  gli  bi- 
fegnava  fcrivere  ,  non  potendone  fare  a  meno  ,  a  cagion  che  erano  in 
poter  fuo  molti  originali  Protocolli  ,  come  è   folito   d'ogni  Notajo; 
Ma  sbrigatecene   al  pi»  pretto  che  gli  era  po!hb;!e    ritornava  fubito 
«alla  peana  al  pennello  ^  e  follmente    gli  era  gradita   la  penna  allora 
^u  indo  e  ci  cor.figl.o  d.  i  fuo  Maeftro  rintracciava  ,   e  fenveva  le  noti- 
zie de'  Profefion  del  dife^no  ;   delle  quali  nel  corfo  di  quelle  Vite    fi  è 
f  tto  parola  ,  td  ancora  nel  proleguimeuto  di  quell'opera   dimoftra- 
remo  . 

Così  dunque  dapoi che  il  Gfifcuoìo  ebbe  acquifhto  una  gran 
pratica  ,  e  facilità  di  pennello  ,  gli  fu  commefTa  una  tavola  di  Altare 
nella  Chitfa  di  S,  Lu'gi  de'  Francefi  ,   volgarmente  appellata  S.  Fran- 

V      2  ctfeo 


1  j  6     Vita  di  Gio:  A ngelo  Crifc uolo 

eefco  da  Paola  j  maffimameiite  per  l'autorità  di  Marco  ,  che avea  di- 
pinto la  bella  Tavola  d<.Ua  Naìcita  delia  B.  Vergiti  ;  come  nella  Tua 
Vita  Te  ne  farà  parola  •  Dovev..  Gio;  Angelo  in  quella  Tavola  rsppre* 
Tentare  l'adorazione  ,  che  fecero  i  tr<-  Santi  Maggi  al  Signore  ;  e  p«t> 
che  avea  Caputo  ,  che  Gio:  Filippo  Tuo  frat  Ilo  dipingeva  un  altra  ta- 
vola con  lo  dello  Soggetto  per  la  Chiefa  de"  Domen.cani  ,  detta  il  Ro- 
fanelio  di  Palazzo  ,  perciò  aguzzandogli  l'emulazione  l'ingegno  ,  egli 
fece  quell'opera  con  ogni  ftudio,  ed  attenzione  immaginabile  ,  con  no- 
biltà d'invenzione  ,  copiofità  di  figure  b.n  m-.fle  iniieme  ,  e  con  forza, 
di  colorito  gentilmente  accordato  nella  varietà  d  Ile  velli  ,  e  nelle  ro- 
fe  accidentali  ,  ond  s'ingegnò  d'arricchire  quell'opera  ;  e  p  icl  è  l'eb- 
be terminata  vi  fcr.ife  in  una  pietra  il  Tuo  nome  ,  e  le  prof/filoni  da 
lui  efcrcitate  di  Notaj'o  ,  e  Pittore  ,  e  l'anno  i  f  62. ,  come  da  ciaChe- 
duno  d  può  vedere  • 

.,        .  ,.  Elpolla  che  fu  quella  tavola  nel  delimito  Altare  ,  non  è  credibili 

Maraviglia  '  \  . 

di  tutti  nei'3  maraviglia  che  reco  a  tutti  coloro  che  nella  Notarelca  prorelhona 
vederlo  Pie- verfato  lo  conolcevano  .  Ma  più  di  tutti  rimafe  attonito  Gio:  Filippo, 
tore.  vedendo  l  gran  progredì  del  Fratello  nella  pittura  ,  la  quale  riefee  ol- 

tre ogni  credere  diiìkiInTima  a  ehiunque  rifolve  d'appararla  già  dive-* 
Q_ue/te  ta-  nuto  adulto  ;  e  quantunqn.  così  da  lui ,  come  da  altri   fi  ttnefle  per 
'  oo^"  ^ermo  »  cne  v'  ru^e  ^aCo  l'-'ijcito   del  Macllro  ,   pure  vedendolo  polcia 
colloca ttl»  continuare  con  egaal  perfezione  ,  anzi  maggiore, l'altre  opere  fue  ,   fa 
nelle    mura  fommamente  ammirato  ,  e  lodato  ,  e  le  opere  fue  tenute  in  gran  pre- 
laterali  dei-  gjo  ;  Che  perciò   vedendo  que' Frati  M.mmi    di  S.  Francefco  da  Paola 
d'w",|e"'1  'a  'na'3fcttata  approvazione  univerfale  di  quella  tavola  ,  gliene  com- 
AppoftolcT    mi'ero  un  altra  ,   in  cui  egli  figurò  la  depolìz.one  del  Corpo  di  Nollro 
predo  quel-  Signore  dalla  Croce  ,  e  ne  riportò  altrettante  laudi  ,  quante  della  pri- 
la  del  Santo  ma  rifeofle  avea  . 

di  I  aola .  per  ta[,  opere  efpofte  al  pubblico,  e  più  perchè  da  Notajo  era  di- 

,-C^{5Cie-'  venuto  buon  Pittore  ,   fi  acquiltò    Gio:  Angelo  molto  grido  ,   a  fegno 
ad  olio.  '      ta'e  »  cne  molte  ,   e  molte  opare  gli  vennero  allogate  .  Lavorò  egli  a 
frefeo  nella  medcfima  Chiefa   de'  Frati  Minimi  diverfe  cole  ,   che  poi 
nel  modernariì  le  Cappelle  lì  fon  perdute  ;  Ma  di  efìl  fa  onorata  men». 
zione  Giulio  Cefare  Capaccio   nel  luo  Libro  intitolato  :    //  Forajìiero, 
a  carte  503.  con  le  feguenti  parole  -.   l'ittnrt  di  2io:  Angelo  Crifcaol», 
Giulio  Ce-  0  di  colore  ad  aglio  ,  0  a  frefeo  ,   eh'  lafciando  la  fan  «rafjjìouo    di  Nc- 
Jare  Cauac-  taro  ,  divenne  cos)  pregiato  Pittore  &*c.   Avendo  poi  Marco  da  Siena 
ciò     loda_»  dipjnto  la  Tavola  della  Natività  della  B-  Vergine  ,    come   molte  altre 
^io;An£elo  ne]|a  ch|efa  d,  S.Severino,  volle  che  la  volta  d.  quella  Cappella, ove 
la  Natività  era  fitu  ta  ,  tulle  dipinta  a  frefeo  da  ©10: Ange  lo  ,  e  quelli 
tra'  varj  -ompartimenti  di  flucco  dorato  vi  efpreflè  in  pkciolo  grazio- 
fiffime  iftojciette  della.  Vita  della  Madonna  ,  le  quali  furono  molto  lo- 
date 


Notajo,  e  Pittore.       157 

date  da'  medefìmi  ProferTori;  poiché  con  la  guida  di  un  tanto  Mieftre 
quanto  Marco  da  Siena  ,  tra  egli  divenuto  pratico  nel  maneggio  de' 
colori  a  frefco  ,  e  le  fue  pitture  erano  ottimamente  compiute.  Quella 
Cappel  a  è  la  prima  entrando  in  Chitfa  dal  canto  dell'Epiftola  . 

Ma  ritjrnando  alle  pitture  ad  olio  ,  egli  non  è  da  tacere  la  Ta- 
vola dell'Aitar  maggiore  della  Chiefa  di  S.  Stefano  Protomartire,  ove 
egli  effig  h  il  Santo  nell'atto  di  efl'er  lapidato  :  e  ne  anche  un  altra 
nella  Ctutfa  di  S.  Nicolò  Vefcovo  di  Mira  ,  fituata  nella  ftrada  Erco- 
lenfe  ,  detta  volgarmente  Forcella  .  Crede  il  Volgo  ,  che  dicefi  S.Ni- 
cola a  Pilhfo  ,  perche  ivi  vi  fon  Maellri  ,  '-he  di  carta  Delta  lavorano;  n  . 
x,    1.   r    1    e        1  11    e  j-  a  »  1  Ragione^» 

Ala  1  ulo  di  tare  ilelle  ngure  di  carta  perla  non  e  antica  quanto  il  n«-  perchè  Ja_j 

me  di  Piftaf >  ;  onde  il  vero  fi  è  ,  ch'ella  furie  così  appellata  a  camion  (bada  di 
che  in  quella  contrada  fi  predavano  danari  fui  pegno  :  \*iftà  ckiaman- Forcella-» 
doli  i  pegni  in  Greca  favella  ,  che  fu  la  comune  ,  e  volgare  di  Napoli.  VKn  "o™.1" 
In  quella  Chiefa  dico  Gic:  Angelo  fece  per  l'Aitar  M.g^iore  la  Tavola,  !!*/  a 
che  rappref.  nta  la  B.  Vergine  in  gloria  ,  e  nel  baffo  S.  Nicolò  con 
i  tre  Bambini ,  e  '1  Garzone  rapito  all'infedel  Signore  :  Qj_fta  Tavo- 
la avendo  p-tt-to  p-.r  un  incendio  di  apparato  ,  nel  mentrche  folen- 
nizavafi  la  Fefta  del  Santo,  fu  rifatta  da  Manangioh,  figliuola  di  Gio: 
Filippo  ,  dopo  la  morte  di  Gio:  Angelo  .  Nella  mentovata  Chitfa  di 
S.  Giacomo  della  Nazione  Spagnuola  ,  dipinfe  la  Gran  Tavola  per  1' 
Altare  della  Cappella  de' Catalani  «  ove  figurò  la  Beata  Vergine  in 
atto  di  ;  fiere  all'unta  in  Cielo  ,  eflVndovi  gli  Apoftoli  intorno  al 
Sepolcro,  così  ben  dipinti,  e  con  tinta  armonia  di  componimene 
to  ,  e  di  colore ,  che  quelV  op:ra  fola  balta  a  rendere  Gio:  An- 
gelo degno  di  molta  lode.  In  ella  egli  cercò  d'imitare  il  divin 
Pali  ìoro  alla  molla  ,  e  fifonomie  degli  Apoftoli  ,  e  circa  gli  Angeli  , 
e  ia  gloria  imitò  Pietro  Perugino  i  ond' è  che  alcuni  Profeflbri  fore- 
ftieri  fi  fono  ingannati  ,  credendola  di  quel  Pittore  j  benché  gli  An« 
gioii  lìano  troppo  delicati  ,  e  parche  diano  nel  (ecco  .  Nella  Chiefa  di 
5.  Gio:  Maggiore  era  un  altra  fua  tavoli  in  una  di  quelle  Cappelle, 
ma  rifacendoli  poi  la  medefima  Chiefa  fu  tolta  via  ;  fi  fa  ihe  vi  rulle- 
rò effigiati  la  B.  Vergine  ,  alcnni  Santi  ,  e  l'Amine  del  Purgatorio  , 
ma  giammai  non  ho  potuto  rinvenire  ove  quella  pittura  da  quei  Preti 
fia  fiata  trafportata  ;  11  che  è  avvenuto  ancora  ad  altre  Pitture  di 
Gio:  Angelo  per  l'accennata  cagione  dell'  eflèrfi  rnodernate  le  antiche 
Chiefe  ,  eccetto  alcune  po-he  ,  che  con  (aggio  configlio  fono  fiate  col- 
locate nelle  Sagreftie  delle  Chiefe  medeiìme  per  cui  furon  dipinte  ; 
Come  appunto  nell'  Alterino  della  Sagreftia  di  Monte  Calvario  è  fi« 
tuata  la  tavola  del  S.  Girolamo  da  noi  di  fopra  accennata  ì  la  qual  fi- 
gura benché  fia  troppo  fvelta  nel  bullo  ,  non  laf.ia  con  tutto  ciò  di 
efière  ben  diDinta  9  e  con  dolcezza  di  colore  condotta  .  Vedefi  in  qne- 

fia 


T    .    ,       i  c8     Vita  di  Gio.-Angelo  Crifcuolo 

Tìvela  nel-  -J  O  , 

la  Sagicftia  Ha  tavola  la  B.  Vergine  apparire  al  Santo  ,  corteggiata  da  Ckt  rubini, 
di  Montt,*  jn  quella  fembianza  the  fuol  dipingerfi  i'imrmcolata  Concezione  ;  ni* 
Calvario  ,  f0pratutto  vi  è  un  paefe  così  propriamente  fituato  ,  che  non  fapr^bb* 
dipinta   nel  ^^  mi„,;0re  m  ^ue|  f]tQ  ancne  fa  moderni  Pittori  ;  In  quella  tavola 

egli  notò  il  Aio  nome  di  Notaj'o  ,  e  Pittore  ,  con  1*  anno  i  f?2. ,  co- 
me è  dato  di  (opra  ,  ove  wbbiam  notato  Pabbaglio  pr-fo  dal  Cavalier 
MaiTimo  Stanzione  circa  l'anno  della  morte  de'due  firatelli  Crifcuoli: 

,,  ,  .  ...  s'edi  avefle  detto  efTer  morti  circa  il  i  f  80.  non  farebbe  dif-orde  co» 
Valan  Vite       »,  , 

de'  Pittori    'a  Cronologia  dell  opere  loro  . 

Scultori,  ed  Nel  ti  mpo  che  il  noltro  Gio:  Angelo   era  già  divenuto  Pittore  di 

Architetti,    molto  grido  ,  e  propriamente  nell'anno  1  f  f  8. ,   fu   rift^mpata   in  Fi* 

renze  la   fimofiffima   opera   di  Giorgio  Vafari  ,  e  pervenutene  molte 

Cagione  copjt  ,n  Napoli  ,  ella  fu  ietta  ,  e  riletta  dagli  Artefici  del  difegno  ,  e 
£C1  &*,?„  e  dagli  Uomini  feenziati  ;  ma  più  di  tutti  dal  Not  i/o  Pittore  ,  e  da  Mar* 
(criverc  la  co  da  Siena  ,  li  quali  andarono  notando  a  minuto  i  torti  fitti  alla  no- 
notizie  de'  ftra  Napoli  da  quell'Autore  ;  Dapoichè  mal  fofFrivano  ,  che  in  quell* 
noih i  Arte-  opera  •  gli  tfaltafle  fopra  gli  altri  ProfefTori  del  difegno  i  foli  tuoi  pa- 
fici  de       1-  trotj  ?  come  jn  più  d'  un  luogo   da  noi  fi  è  oflervato  .   Per  tal  cagione 

Marco  da  adunque  Marco  confortò  il  Crifcucl 3  a  fare  inchieda  de'  nomi  ,  e  dell' 

Siena  Scrit.  opere  de'  Maeftri  antichi  Napoletani  le  quali  in  quel  tempo  non  erano 

tore   eccel-  psr  anche  fiate  confumate  dagli  anni,  ne  rimoffeper  cagione  di  nuove 

ltnt«  non_.  f3j,ijriche  .  £  dall'altro  canto  Gio:  Anpelo  ,  che  per  quello  ch'io  trova 
meno  che  •  »    1»  .  •  ..  ■•      1 

oiopit.  notato  ,  avea  più  d  una  notizia  raccolta  ,  con   intet.-dimento   di  pale- 

to.e  \  come  fare  ancor  egli  i  fatti  ,  e  le  opere  di  alcuni  de'  noftri  più  rinomati  Pro- 
dalla fiia    felibri,  fentì  accendi rfi  maggiormente   dilla   lettura    degli  accennati 
lettera  nel   ijkrj  ^i  Vafari  :   ficcne  venendo  ancora  fpronato  dal  Maeftro  ,  il  qua,- 
primo^    ^o-  je  vo[ea  fcrivere  egli  medefimo  le  Vite  di  quelli  ,  e    farli  «loriofi  con 

HO   01  que-  ■  rr  r    1      1  j-i-  -rr 

*e  Vite!       'a  'ua  elfg-mtuiima  pnna  ,  11  diede  con  ogni  niligentiliima  cura  a  ccr- 
Tremuoto  care  notiz  e  5   e  perche  er2  Notajo  ,   gli  fu  facile   rinvenir  teftamer.ti  e 
orrendo  lue.  finimenti  ,  contratti  ,  ed  altre  fcritture  att.-nenti  a  Pittori  ■>  Scultori, 
cedutone".   ec{  Architetti  .   Raccolfe  adunque  una  buona  finiva  di  notizie  ,   infeten-l 
^Monte    dovi  ancora  molti  fatti  librici   fucceduti  a  tempo  fuo  ;  come  quella 
delle  Solfa-  dell'  apertura  del  monte    preffo  la  Solfatala  ,  precedente  orribile  Trr- 
t?ja  ,  ed  al-  muoto  .   La  venuta  di  Muliafkn  Re  di  Tunifi  in  N-poli  ,  per  ottenere 
ni  fata  de-  njut0  contro  al  fi^Lo  ribelle  dall'  Imperador  Carlo  V.  ,  ed    altri  fatti 
feriti»  da      (-ucce{Jutj  nej]a  no[Jra  Città  .  Ma  le  notizie  preziofe  fono  ouelle  di  tan- 
Errore  di*1  Uomini  intigni  ,  cosi  in  Pittura  ,  come  in  Scultura  ,  ed   Architet- 
aieuniScrit.  tura  ,  che  egli  tolfe  all'obbhviobe  di  tanti  Secoli  ;  e  molti  ne  rendè  al- 
lòri nel  dir  J3  noftra  Città  ,  e  Regno  ,   che  da  altri  ,  ed  ;  nche  da'  noflri  Scrittor, 

Foraftier»   ff  no  Itati  erroneamente  defcritti  p;r  Foraflieri  .  Come  per  ragion   di 
alcuni    Ai-    r        ■  \        a  ■     o  1     >  1  •■  r, 

cerici  Na-    ei-mpio  »  il  noltro  Antonio  Solano  ,  volgarmente  il  Zingaro  nominf- 

politani,  e  Co  .  Or  reggendo  Marco  le  notizie  abbond-volmcnte  crefeiute  ,  ed  ar- 

uti  Regno  .  rie- 


Notajo,  e  Pittore.  13-9 

«icchite  di  nomi  di  buoni  Maeflri  »  Ai  cui  infino  a  quel  tempo  eia  Llo- 
«50  del  mondo  non  fi  era  fatta  onorata  menzione  ,  fi  diede  col  fuo  gra- 
dito Discepolo  Gio:  Angelo  a  riconofeer  le  opere  di  effi  ,  rifeontrah- 
dole  con  le  notizie  avutene  ,  e  proveduto  di  pruove  di  fatto  ,  e  di  fai* 
de  ragioni  ,  diede  principio  a  fcriver  diftefimente  ciocche  prima  in 
«bozzo  ,  e  con  parole  avea  nella  fua  lettera  accennato  :  e  Gio:  Angelo 
feguitando  quel  difeorfo  ,  che  da  noi  nella  Vita  del  fuo  Maeftro  va  ri- 
portato ,  cosi  foggiunge  nell'altro  foglio  che  fiegue  . 

E*  da  fip.rfi  ancora  >  come  con  tutto  eh?  cifoffro  le  guerre  non 
ti  mancarono  ger  mi/tricordi a  di  Dio  ,  e  di  fua  Stinta  Madre  li  buo* 
ni  Ma /ir i  de  la  pittura  ;  ma  raro'  era  quello  eh;  fi  faceva  ,  dove  poi 
ti  fu  Buono  di  Buono  ,  chi  dipinfe  a  S.  Pietro  ad  Aram  nel  tempo  dtl 
1440.  0 pure  fo.  •  come  aviva fatto  ancora  una  gran  Cappella  nel  Pi* 
feopio  -  aiutandolo  il  figlio  ,  e  dipinfe  nel  detto  quello  che  era  Sagre* 
/iia  ,  ty  ora  è  Chiefia  i  ma  il  detto  Silvtfro  fuo  figlio  fu  meglio  di  lui 
the  fu  difcepolo  de  lofanofo  7,ìngaro  •  perchè  ebbe  il  colorito  più  b:llt 
e  più  affamato  »  e  miglio  dijegno  ',  e  pure  lo  magnifico  Giorgio  Va  fa,. 
ri  non  li  nomina  per  penjìero  ,  facendo  anche  torto  ad  Andrea  di  Sa* 
terno  (  che  fu  tanti  bravi  difcepelo  di  J^afaele  J  e  così  tanti  alti  i  Va* 
Itnt'  ihmini  che  fempre  ci  furono  ,  e  ci  fonai  perchè  è  molto  vero  , 
ehi  dopa  dt  lo  primo  Simone  Napoli  andò  male  ,  e  fottofopra  per  le 
guerre  che  mif-ro  tutta  fottofopra  ,  e  in  tniferia  ,  e  andarono  a  mr.lt 
1  in  perdizione  tutte  le  buone  arti  della  Pittura  ,  Scultara  ,  è4  Ar* 
thìtettura  .  non  facendofi  più  niente  a  ni  una  parti  ,  e  foloregnavit 
qualche  Architetto  ,  ejjendo  necejjario  filo  le  fabbriche  ,  che  pure  pò* 
t  hi  fé  ne  facevano ',  0  pure  foh  fi  riparavano  .  Ma  v.nuto  il  nuovo  go* 
verno  d:  lo  S  rtnijfimo  Carlo  V.  ,  che  mandò  il  Cardinale  d' Aragona 
fir  governare  >  tornarono  le  bell'Arti  ,  e  fi  viddtrc  molti  Virtuofi;  li 
quali  pai  cr: fiuti  di  Virtù  ,  faro  li  Trionfi  per  f  entrata  di  detto 
Imperatore  affai  belìi ,    tS"  a  quejto  mio  tempo  ci  fiori feono  buoni  Pit-  .     , 

tori  d:  gran  valore  ,  come  Gian  B:rnardo  de  la  Lama  ,   Vincenzo  Cor*  (j0,.jvano  ;„ 
fo  ,   Ciò:  Antonio  d'Amato  ,  &  tncot  buon  Vittore  Gir.   Filippo  mio  Napoli   nel 
fratelìo,   btnzhè  Gio:  Antonio  fa  Vecchio  :   e  poi  ci  venne   il  Pificja,  tempo   di 
gite  Bartolomeo  eh'  è  buon  Uomo  ,    r>  altri  VirtHoji  che  ci  fino  ,  elli  Gio.  Ange- 
quali  di f pi  net  il  poco  conto  fatte  dai  dette  Giorgio  V.fiari  dilli  Napoli*  j"  C'ik 
tati:  Maejiri  ,   avendo  lui  avuto  cortefit   m.ntreche  lìiede  in  Napoli   : 
Pi  rè  più  di  tutto  è  fi  ,0 fu    Marco  di  Pino  ,   che  a  c^ra  è  /tuttofo  Ar- 
chitetto ,  &"    è  di  cere  finfro  1    e  molto  ditto  ,  &  ha  fìtto  ,  e  fa  coft 
k.ll  ffime  i   il  quale  è  mio  carijfinto  Matfiro  5  &  ha  edificato  la  Ch.it* 
fa  ali:  Gefuiti  ;  nella  quali   ha  fitto  belle  tavole   di  Aitare ,  con  la 
b.ii  (fiata  de  lf  Alt  ars  Magli  ori  ,   chi  certo  fono  degne  di  tjjire  laudati 
da  tutti  li  Vittori  ;   e  lei  con  grande  amore ,  e  gì  ufi  iti  a  difenderà  con 

ito 


1 6o     Vita  di  Gio: Angelo  Crif cuoio 

fcritto  linoftri  V  ir  tuo  fi  contro  ogni  malignità,  tfarh  chiare  ,  *  *»*- 
fti/efio  Lì  Virtù  ài  tutti  .  In  nomini  Lamini  Atrun  i  f69-  Notar  CW- 
Jconms  . 

Così  quell'Uomo  da  bene  terminava  ,  o  cominciava  piamente 
ogni  fuo  difcorfo  ,  ed  ogni  racconto  de'noftri  Artefici  ,  e  ben  da'  fuoi 
fcritti  fi  fcorge  quanto  ei  fufle  rdigiofo  ,  e  confeguentemente  ve- 
ritiere .  Ma  forT.  pur  pi?cciuto  a  chi  tutte  le  ccfe  regge  ,  e  governa  , 
che  egli  col  fuo  MaeRro  aveller  condotto  al  defiato  fine  la  laudevolt 
imprela  ,  che  certamente  con  più  nlpetto  farebbe  (lata  mentovata  la 
noftra  Napoli  da  alcuni  Scrittori  ,  td  antichi  ,  e  moderni  ,  che  dell' 
Arti  del  difegno  h.nno  fcritto  :  e  fu  gran  difgrazia  che  fuccedefle  pri- 
ma la  morte  di  Gio:  Angelo  amantifiìmo  della  Patria  ,  e  poco  da  poi 
quella  di  Marco  ,  il  quale  col  lungo  domicilio  era  già  fatto  noltro 
Cittadino  ,  e  zelatiti/lìmo  dell'onore  de'Profelìbri  Napoletani  ;  imper» 
ciocche  non  fi  fartbbon  perdute  molte  notizie  de'  noflri  Artefici;  per- 
dendofi  non  fi  sa  il  come  le  pregiate  fatiche  di  Marco  fopraddetto  ;  la 
di  cui  lettera,  che  al  principio  di  quell'Operaia  preziofo  orna- 
mento ,  parche  fia  la  Prefazione  di  un  Opera  già  cominciata  fé  no» 
tutta  compiuta  ;  fecondo  il  parer  di  molti  favj  Uomini  che  l'hancoa* 
fiderata  . 

Dapoi  che  Gio:  Angelo  ebbe  efpofto  al  pubblico  1'  rpere  fue  * 
volle  Gio:  Filippo  con  lui  pacificare"  ,  e  vivere  uniti  ,  come  a  buo- 
ni fratelli  fi  conveniva  ;  la  qual  cola  facilmente  feguì  col  mezzo  di 
Marco  da  Siena  ;  td  effendo  ambedue  di  buone  vilcere  ,  continuaro- 
no pofiia  ad  amarfi  teneramente  ;  e  Gio:  Angelo  pofe  ancora  tutto  ii 
{uo  amore  verlo  i  figliuoli  del  nominato  (roteilo,  a"  quali  lafcio  mo- 
rendo tutto  il  fuo  avere  ,  perchè  egli  non  ebbe  figliuoli,  e  forfè  ne 
anche  moglie;  e  più  d'ogni  altro  amo  la  Mariangiola  ,  pittrice  an- 
ch' ella  di  Nome  ,  come  di  lei  fi  dirà  a  fuo  luogo  .  Così  dunque  que- 
lli fratelli  abitando  inlìeme  fecero  tutte  quell'opere  ,  che  nella  Viti 
di  Gio:  Filippo  ,  ed  in  quella  di  Gio:  Angelo  abbiamo  annoverate  ; 
oltre  a  quelle  che  fono  nelle  Cafe  di  molti  particolari  ,  o  i  he  (ono  in 
patii  ftranieri ,  delle  quali  non  abbiamo  niuna  cognizione  .  Infer- 
mato finalmente  Gio:  Angelo  di  graviflìma  febbre  ,  rende  l'anima  al 
Morte  di  fuo  Createne  con  infinito  di fpiacere  de'  fuoi  Congiunti  ,  e  di  tutti  co. 
jl0*^nSc"  loro  che  1' avevano  onofciuto  :  ma  più  degli  altri  fé  ne  attriftarono 
il  fuo  Fratello  ,  e  Marco  d?  Siena  ,  piangendo  il  danno  della  Pittura' 
e  più  quello  del  Pubblico  i  poi  he  egli  tra  fi.  to  il  gran  difinfore  del- 
la Patria  ,  e  dell' arti  del  diftgno  ,  ed  il  ritrovature  di  tante  belle 
memorie.  E  certamente  noi  gli  dobbiamo  molto,  poiché  <gìi  non 
perdonò  ne  a  fati  a  ne  a  fpefa  per  conseguirle  .  E  chi  sa  le  qoefte  con- 
tinue feticofe  applicazioni   non  dovettero  innanzi  tempo  ,  ed  in  fre- 

fca 


Notajo,  e  Pittore.         161 

fca  età  torgli  la  vita  ?  la  quale  fé  fofTe  Hata,  qual  egli  meritava,  5cr;ee;  «li 
più  lunga  ,  non  aurr-mmo  noi  motivo  di  deli  derare  ciò  che  fu  fcritto  Gio:  Ange- 
dalia  dotta  penna  di  Marco  Tuo  Maeftro  ,  che  tanto  difpiacque  al  Ca-  lo  capicaci 
Valicr  Maifuno  di  non  aver  pntuto  giammai  vedere;  Gran  forte  in  ,mano 
adunque  de--  riputarli  quella  ,  che  (iano  in  poter  mio  pervenuti  gli  A  Autor* 
fcntti  di  Gì  ;  Angelo  ,  i  quali  quanto  più  con  femplice  frafe  dettiti  ,  fent''  opera™ 
tanto  più  veridici  fon  da  (limarli  .  Vediamo  ora  quel  che  il  mentova-  donde  ha 
to  Cavalier  Mallìmo  ne  racconta  ,  là  dove  ei  parla  di  Gio:  Filippo  il  «cavato  le 

fratello  in  quella  guifa  .  "Sf ~f~ffd"" 

Dove  che  in  quello  tempo  occorfe  a  Gio:  Angelo  fui  /rate/io  ,  il  .  .  ..,-  ' 
quale  in  tempo  di  fu  a  gioventù  aveva  di  fé  guato  ,  e  miniato  ,  cb?  cor-  pj£  antichi. 
rejje  un  quadro  a  Gio:  Fi  lippa  ,  e  lui  non  volendo  fentire  ,  egli  per 
ficco  i  li  andò  in  Napoli  /'■  ccellente  Pittore  Marco  da  Siena  (  il  quale 
Anche  aveva  infegnato  il  fratello  ,  mentre  era  i:i  J{pma  )  volle  impa- 
rare a  dipingere  ;  duve  che  Gio:  Angelo  per  detto  picco  di  parole  ,  da 
Uomo  di  penna  e  già  Notaro  pnfefore  ,  fi  ftee  Vittore,  e  fee  un  qua- 
dro grande  di  un  Adorazione  di  Maggi  a  un  Altare  della  Chi  e  fa  delli 
Francefili  dove  lo  fece  perche  il  fratello  aveva  fatto  alli  D  intenicani 
Un  altra  Adorazione  di  Maggi  ,  e  furono  pofli  nelli  Altari  defignati  , 
dove  erano  ordinati  ,  enei  fuo  Gio:  Angelo  f -.ce  apparire  il  fuo  nome 
con  maraviglia  di  Napoli  che  lo  fapeva  nella  fcrivanìa  Curiale  ;  aven- 
do fatto  quello  avanzo  fra  cinque  ,  o  fei  anni,  col  difegno  però  che 
avea  fatto  prima  \  dove  che  col  detto  fempre  faceva  qualche  co  fa  di 
miniatura  ,  o  con  colori  ad  acquarella  ;  e  copiò  ancora  mentre  flava 
con  M.-JJtr  Marco  fudetto  molte  cofe  ;  ma  la  più  beila  copia  è  un  Ado* 
razione  di  Maggi  ,  che  da  molti  fi  tiene  per  mano  d?l  Mas/iro  ,  che 
fu  pojia  alla  Cbiefa  delli  Spagnuoli  ,  e  f  originale  andiede  in  Spagna  , 
mandatoci  dal  Conte  di  Cai.  i glia  ,  e  fece  b-.lle  cofe  d' invenzione  :  Ma 
fatto  pace  col  Fratello  Itiedero  fempre  infieme  con  amore,  perchè  ef- 
fendo  enfiato  uno  di  loro  ,  l 'altro  laficìb  tutto  alli  Nipoti  j  doze  che 
lavorando  injieme  fecero  diverfe  opere  i  come  a  S.  Severino  ,  a  S.  Lu~ 
eia,  alla  Croce  ,  e  Trinità  di  Palazzo  ,  ed  altre  Cine  fé  dove  fi  cono/ 'co- 
no alla  loro  maniera  }  e  per  fine  morirono  circa  /'  anni  i  <jTo. ,  ma 
Gio:  Angelo  mot  t  prima  più  g  ovane  ,  e  Gio:  Filippo  poco  più  apprc-JJo 
di  anni  7  f  •  in  circa  refe  /'  anima  al  fuo  Crea;  ore. 

Sin  dal  principio  di  quefta  narrazione  abbiam  fatto  parola  dell' 
abbaglio  prelo  dal  Cavalier  MaJlìmo  ,  circa  il  tempo  della  morte  di 
Gio:  Angelo  ,  laonde  r.ìtro  ora  non  mi  refta  a  dire  per  ifcufarlo  ,  fé 
n  n  che  egli  non  vide  il  mentovato  S.  Girolamo  dipinto  nel  i  f72.  , 
ne  gli  Scritti  di  Gio:  Angelo  ,  come  egli  fteflo  afferma  in  un  difeorfo 
indirizzato  a' ProfefTori  del  difegno  ,  che  nella  di  iui  Vita  farà  da  noi 
riportato,  piacendo  al  Signore  ;  per  confeguente  dando  troppo  libe- 

1  OMO  II.  X  ro 


1 6 2     Vita  di  Gio: Angel  j  Crifcuolo 

io  corfo  alle  conghietture  ,  egli  fcnlfe  ,   che  il  noftro   Pittore  venifle 
a  morte  circa  il  i  f7o.  Ne  ciò  punto  mi  reca  di    maraviglia  ,  dappoi- 
ché a  noi  ancora  fpeffo  è  adivtnuto  in  difetto   di    notizie    certe,  gire 
indovinando  il  tempo  così  della   nafcita  ,   come   della   Morte   di    più 
d' uno  de' noftri  ArteS-i  ;  tinto   i   noftri  magg  ori   fono   (lati    trafo- 
rati nel  provvederci  infili  di  notizie  di  alcun  Piofeflore  più  vicino  a' 
tempi  notòri  ;  del  quale  fi  veggin  l'opere  ,  ma  delle  azioni  della   fua 
Vita  non  fi  sa  nulla  .  Torno  adunque  a  dire  ,  eiTer  dgno    di   eterna 
laude  il  noftro  Notajo  Pittore  ,   poiché  con  infinita  cura  ,  e  diligenza 
raccolfe  ,  e  fcrirTe  le  anzidette  preziofe  notizie  intorno  a'  noftri  Pro- 
fefTori  del  difegno  :  e  perciò  alla  di  lui    memoria   io   confagro   quella 
qual  ella  fiafi  debole  fatica  ,  la  quale  fpero  che  ancor  ella  fia  gradita  , 
non  folo  da'  Profeflbri ,  ma  da  tutti  i  noftri  Cittadini ,  non  che  di- 
gli Amatori  delle  noftre  Arti. 


Fiat  della  vita  di  Ciò'.  Angelo  Crifcttolt 
Hotajo  ?  e  Pittore, 


Mtf 


MEMORIE 

D    I 

Gio:  Bernardino  AzzoJini ,  Batti/la  Loca, 
Gio:  Filippo  Creinone  ,  e  Lionardo 
Cartellarti  3  Dezio  Termifano  ,  Pom- 
peo dell'Aquila,  Mommetto  Greu- 
ter,  Pietro  d'Arena,  Vincenzo  Forlì, 
Antonio  Capolongo  ,  Marco  Mazza- 
roppi,  Giacomo  Alanecchia  Pittori. 

PErchè  molte  volte,fecondo  egli  è  d'uopo,non  corrifpondono  le  de- 
fiderate  notizie  ,  vien  perciò  neceffitato  lo  {crittore  a  toccar 
brievemente  ciocché  nella  fua  Storia  vorrebbe  minutamente  re- 
gìftrare,  come  ora  accade  a  noi  nelle  notizie  ,  che  dar  vogliamo  de' 
fufleguenti  Artefici  del  difegno  ,  che  per  non  defraudare  a  loro  la 
gloria  ,  eda'curiofi  legitori  il  racconto  delle  loro  virruofe  operazio- 
ni i  nbbiam  prop  >fto  quelle  poche  notizie  rapportare  ,  che  fi  fono  po- 
tute raccorre  dall'  ingordigia  del  tempo  ;  valendoci  perciò  di  alcuno 
Scritt  re,  che  di  loro;<bbia  fatto  menzione  onorata  ,  come  in  primo 
luogo  traLnveremo  quanto  il  nobile  ,  e  accurato  Rafael  Soprani 
fcnrTe  di  Gio:  Bernardino  Azzolini  ,   e  le  lue  parole  fono  quelle  . 

Chi  vuol  veder  maraviglie  ,  e  mjflruofo  ingegno  ,  confidai  i  fpi- 
tanti  ritratti  Ai  cera  colorita,  e  gli  altri  lavori  ,  che  nell'iflejfa  mate- 
ria fece  Gio:  Bernardino  Azzolini  ,  o  fia  Majfolini  Napolitano  ,  poiché 
feorgerh  in  ejjì  un  Compendio  di  perfezioni  ,  ed  un  vero  faggio  de*  mi- 
raculi  A  IT  antico  Miron*. 

Fu  quelli  in  Gè  ;ova  circa  l'anno  i  fio.  >   ed   a   baflanza  pratico 
in  maneggiare  i  p'nnelli  ,  tentò  Col  mezzo  lori  di  far  fi  ffrada  all'  im- 
mortalità del f no  nome  :   che  perciò  dipìnfe   molte   tavole  ,   due    dell» 
quali  fi  zedono  cfpc/ie  in  pubblico  :   ei*è  il  martirio   di  S.  Apollonia   * 
fitto  p  r  la  Chitfa  di  S.  Giufppe  ,   e  la  tavola,  pofia   all'  Aitar    mag- 
gi re  delle  monache  Turchine  ,    rappnfeniaaie  il  Nuncio  Celefle,  man- 
dati dalla  Sf.  Triade  alla  purijfima  Forgine  >  «?'  quali  lavori    fi    mo- 
lli è  e?h  jpiritofo  ìnfieme  ,   ed  accurato  Pittore  .    Ma    molto     maggior 
<"'/f  fi  feorge  ne'  fuoi  rilievi  di  cera,   ti  a  quali  celtbratijfimi  ,    e    di 

X   2  non 


1 64  Memorie  di  Gio:Bernardino;&c. 

non  ordinario  valore  fono  i  quattro  novtjfitni  dell'  ZJnmo  »  chi  egli 
efprefje  in  quattro  mezze  figurine  di  ordine  A*l  S  gnor  Marc'  /intoni» 
Doria  i  in  Una  d  Ile  quali  <  che  rapprefenra  ìa  morte  )  fi  ammira  un 
efatta  Anatomia  dell'  offa  tur  a  umana  ,  e  n.W  altra  eh  rapprefenta 
i  infimo,  ve de fi  un  anima  ,  che  p:r  dolori  /gridando  *  mojtra  nel 
fuo  crucio  l 'eternità  del  filo  duìlo  .  Nlla  terza  7  che  il  Purgatorio 
d;mo  ra  ,  fino  divinamente  efprejf  in  un  iltefjo  volto  le  pene  tormen- 
tofe  di  quel  luogo  ,  e  la  f per  ama  di  ui  h°ne  da  dover/ì  in  eterno  go' 
dere  ,  e  nella  quarta  {  che  le'  Beati  lignifica  lo  flato  felice  )  vedefi  un 
anima  già  ghrifiata,  nella  /erettiti  del  cui  volto  fono  dall'  induHriofo 
artefice  brevemente  comp.'n  liate  le  delizie  d'un  Cielo. 

Farti  del  fuo  fecondo  ingegno  fono  anche  dur  tefie  di  putti  ,  de' 
quali  ridente  l'uno  rallegra  gli  animi  altrui ,  e  l'  altra  piangenti  con» 
tri  (fa  chiunque  fi/fa  in  e/J'o  lo  f guardo .  Nel  che  veramente  fi  coaofce  la 
finezza  dell'  arte  adoperata  da  Gio:  Bernardino  in  rapprefentare  al 
vivo  que'  due  contrarj  effetti  di  allegrezza  ,  e  di  dolore  .  E  tanto  ba» 
fli  per  faggio  della  virtù  d'  quello  ingegnofo  artefice  i  il  cui  nome  non 
ha  bifogno  della  mìa  penna  per  farfi  noto  al  Mondo  ,  dove  così  ben  lo 
mamfeftano  le  opere  delle  fu  e  mani  ,  innumerabili  per  la  quantità  ,  e 
rare  per  l'eccellenza  . 
t)     11'  Afo-  Battifta  Loca  fi  dice  che  fu  difcepolo  di  Gio:  Antonio  A'  Amato  il 

leni  che  rap.  Vecchio  ,  ma  che  poi  offervaffe  Andrea  da  Salerno  ,  ed  altri  virtuofi 
porta  l'Abe-  Pittori  de*  tempi  Tuoi  ,  che  perciò  molto  meglio  del  rmeftro  divenne, 
cedano  Pù-  Si  vede  di  coftui  in  una  Cappella  della  Real  Chiefa  dello  Spirito  Santo 
torico  non  e  ur)a  Tavola  con  la  converfioue  di  S.  Paolo  ,  dipinta  con  molto  ftudio, 
di  foprad.  e  diligenza  1  la  Sual  tavola  fu  dipinta  l'anno  di  noftra  falute  15-4^. 
detto,  ma  è  Di  Gio:  Crefcione  ,  e  Lionardo  C.iftellani  che  furono  Cognati   , 

un   altro  ,  ne  fa  menzione  Giorgio  Vafari  »  che  ancorché  con  poco  parole  fé   ne 
fcritco  (co  pai?ì  su  quefti  Arttfici  ,  ad  ogni  modo  anche  brievemente  rende  loro 
all' A      de    l'onor  dovuto,   cosi  dicendo  nella  Vita  di  Marco  Catabrefe  . 
mia  di  Ro-  Lafciò  fuo  Creato  Gio:  Filippo  Crefcione  pittore    Napolitano  ,  il 

ma  nel  1618  quale  in  compagnia  di  Lionardo  Caliellani  fuo  Cognato  fece  molte  pit» 
come  fi  di-  ture  t  e  tuttavia  fanno  ,  de'  quali  per  effer  vivi  ,   ed  in  continuo   efer- 
ra  nelle  no-  cjzjQ      non  accade  far  menzione  alcuna  (poi  foopiun"e)  . 
tuie  di  tal  '  y    ,,  .        -  Jr       r0iJ  1  ,         ,  ... 

Pittore  8cc.  Fu  compagno  di  Marco  un  altro  Lalavreje  ,  del  quale  non  so   il 

nome  ,  il  quale  in  Boma  lavorò  con  Giovanni  da  "Ut me  lungo  tempo , 
e  f  ce  da  per  sé  molte  opfre  in  Rjima  ,  e  particolarmente  facciate  di 
chiaro  feuro  .  Fece  anch:  nella  Chiefa  della  Trinità  la  Cappella  della 
Concezione  afrefeo  con  molta  pratica  ,  e  diligenza. 

Vedefi  nella  Chiefa  di  Monte  Calvàrio  una  Tavola  con  Crifto 
in  Croce  ,  la  Vergine  Addolorata  ,  con  S.Gic:  e  la  Maddalena  di  Gio: 
Filippo  ,  e  di  Lionardo  fi  vede  parimente  in  un  altra  Cappella   la  Do 

pofi- 


Pittori .  1 6  $- 

pofzione  di  Cri  fio  dalla  Croce  in  grembo  alla  madre  ;  cosi  la  Tavola 
ove  è  effis>giato  il  Serafico  Padre  in  atto  di  ricevere  le  Sacre  Stimma- 
te dal  Cherubino  ,  fi  dice  anche  opera  Tua  .  Ma  più  migliore  è  la  tavo- 
la che  prima  flava  in  Chiefa  ,  ed  ora  Ila  efpolla  in  Sacrestia  ,  ove  fi 
vede  la  Ss.  Nunziata  ,  con  l'Angelo  Gabriele  ,  ambi  di  b.lliffime  at- 
titudine  ,  eficndovi  ancora  molti  putti  ;  di  più  vi  è  un  S.  Lorenzo  , 
e  una  Beata  Vergine  portata  dagli  Angioli  ,  ed  a  bailo  San  Matteo  ,  e 
S.  Mirco,  opere  bei  liiTìme  del  (bpradetto  Crefcione  .  Il  S.Antonio 
da  Padova  ,  è  di  mano  di  Lionardo  ,  ma  ora  è  accomodato  ,  e  rifatto 
da  moderno  Pittore  ,  e  tanto  bilti  per  memoria  di  quelli  due  virtuali 
Congiunti  . 

Mommetto  Greuter  Napolitano  è  notato  dall'  Abate  T.ti  al  fc» 
glio  }  3  f.  ,  e  dall'  Abecedario  Pittorico  a  carte  526.  ,  che  dipinfe  nel 
fofficco  di  S.  Lorenzo  in  Lucina  la  Refurrezione  Ji  Criito  ,  con  bei 
colore  ,  e  con  vigi  mani-ira  ,  e  fece  altre  opere  degne  di  lode. 

Di  Ci  fluì  vedi  1'  Abecedario  ri  Rampato  nel  1719.  foglio  326. 

Pompeo  dell' Aquila  ,  feosdato  da  tutti  gli  Scrittori  per  negli- 
genza ,  vien  notato  dal  P.  Orlandi  nel  fuo  Abecedario  Pittorico  ,  ove 
parla  del  quadro  delia  depolizion  dalla  Croce  del  Salvatore  ,  dipinto 
nella  Chiefa  di  S.  Spirito  in  Si:fii  in  Roma  ,  affai  ben  terminato  i  e 
nell'  Aquila  fua  Patria  vi  fono  di  lai  opere  egregie  ;  veggegdofi  an- 
cora di  quello  buon  Pittore  varie  Stampe  da  lui  date  alla  Luce,  e  fra 
l'altre  un  S.  Giorgio  ,  che  uccide  il  Dragone  per  Cd  vare  la  regal  Don- 
zella ;  e  quella  carta  è  per  alto  ;  vedendoli  ancora  per  travedo  un  al- 
tra Stampa  ,  ove  è  efpreflb  S.  Pietro  ,  e  S.  Paolo  nel  m  zzo  ,  e  da'la-  r_a  bilia  ri- 
ti vi  fono  S.  Rocco ,  e  S.  Sebaftiano  ,  nella  qual  Stampa  vi  è  1'  an-  vola  dtll'O. 
no  1 5"7J.  lpejakuo  è 

Vincenzo  figlio  di  Antonio  da  Forlì ,  e  pere,  così  cognominato  ^  tt«a  tolta  in 
fu  buon  Pittore  ,  come  pub  vederfi  nella  Chiefa  della   Ss.  Nunziata   *niper  dar™ 
ove  in  una  Cappella  vi  è  la  Nif  ita  del  Salvatore  ,   la  quale   è   opera  luogo  aquel 
di  fua  mano  ,  ed  è  certamente  un  de'  migliori  quadri  ,  che   adornano  la  moderna 
quella  Chiefa  ,  eflendovi  un  componimento  copiofiifimo  di   figure  ^    fatta   da 
un  buon  difegno  ,  ed  un  colorito  fui  sullo  di  Ludovico  Caracci  ,  che  Duon     "  t°* 
p^iò  merita  molta  lode  ,  così  ancora  nella  Chiefa  della  Saniti  de'pa-  1;0';c  a  qUel 
dri  Domenicani  vi  è  la  Tavola  ove  (ì  vede  efprefTì  la  Circoncifione  del  la  che  vi  era 
Signore,   lavorata  con  ftudio  ,  e  diiigenzi  .  in  tutto  per- 

AntonioCapoIongo  fu  discepolo  di  Già;  lì  .-r  nardo  della  Lami  ,  fe£tlffima  » 
e  da  lui  ajut.to  fece  la  bellilfi.ni  Concezione  ,  he  fi  vede  nel  primo'gjfe,  fi  Ppa. 
Altare  ,  eh'  è  preflb  la  porticella  a  imn  finillra  entrando  nella  Chiela  d.  mata  la 
diS.  Digo,  detta  volgirm  nte  l' Ofpedaletto  ,  e  nella  quale  v*  fo-  Cappella,  e 
no  effigiati  S.  Francefco  ri'  Affili  ,  e  S.  Intorniò  di  Pi  lova  ;  oper  *  -  'A  r'avola 
«mente  bellilfima  per  l'aiuto  predatoli  dal  Maeftco  :   Fece  poi    da  fé " £™t"aèl 

il  qua-      Convento, 


> 


1 66  Memorie  di  Gio:Berardino,6cc. 

il  quadro  per  la  Chefa  di  S.  Caterina  detta  alle  Zinne  ,  per  una  Sire- 
na ,  che  in  una  fjnte,  allato  alla  Chiefa,  featunfee  l'acqua  dalle  mam- 
melle ;  il  quii  quadro  flà  efpollo  nclT  Altare  Maggiore,  e  rappre- 
fenta  il  CrocififTo  ,  che  featunfee  Sangue  dal  Cullato  in  una  fonte  di 
finto  marmo  ,  e  vi  fon  fpettatori  del  dolorofo  m.ftero  S.  Antonio 
Abate  ,  S.  Girolamo  ,  S.  Niccolò  di  Bari  da  un  canto  ,  e  dall'  altro 
S.  Caterina  ,  S.  Franctfco  d'  Allìlì  ,  ed  altri  Santi  ,  maeflrevolmen- 
te  dipinti. Nella  Chiefa  di  S.N  itola  detto  Acquario  vi  è  la  tavola  del- 
la Beata  Vergine  in  gloria  col  B  imbino  ,  S.  Biiggio  ,  S.  Gaetano  ,  e 
un  aitro  Santo  .  Quella  tavola  pero  dipinta  in  S.  Nicoli  vi  è  chi  dice 
fia  di  Silveflro  il  Bruno  ,  per  equivoco  nominato  il  Buono  ;  come  fi 
dirà  nella  fua  narrativa  .    Fiori  quello  P/tcore  infino  al  1480. 

Dezio  Teimifano  fioiì  circa  il  1780.,  e  fu  Scolaro  prima  di 
Gio:  Filippo  Cnfcuolo  ,  e  poi  per  alcun  accidente  di  Gio:  Agnolo» 
dal  quale  veniva  anche  introdotto  a  veder  operar  Marco  da  Siena 
laonde  di  tutte  quelle  maniere  ne  fece  un  Muto  ,  e  la  fua  ne  compo- 
fe  ,  che  ha  del  dolce  m  alcune  parti  ,  ma  è  rilentita  all'  intutto  .  Sua 
cpera  è  la  tavola  nell.i  Chiefi  di  S.  Maria  data  a  Chiazza  ,  ove  fi  ve- 
de efprefla  I'  ultima  Cena  del  Salvatore  ,  con  Cuoi  Apofloli  ;  ed  in 
quefl'op  ra  vi  è  il  fuo  nome  coli' anno  if9?->  eilenJo  quella  quali 
dell'  ultime  fue  pitture  . 

Marco  M  .zzaroppi  di  S.  Germano  ,  fiorì  nel  1  790. ,  e  fu  fludio- 
fo  Pittore  .  Studiò  pruni  in  Roma  ,  e  poi  andò   per   la   Fiandra  ,  ed 
in  molti  luoghi  d'Italia  ofTervando  1  p.ri  valenti  Froretlori  della  Pittu- 
ra ;  Indi  tornato  a  Roma    f.ve    belle  pitture  per  varj  particolari  ,   e 
per  altre  occalioni  .   Poi  rip.itnatoli  toìfe  p.r  Moglie  Lucrezia  di  Vi- 
to nel  1  794.  e  non  vi  ttee  figliuoli  .  Qnjflo  Artefice  di  pittura  fu  va- 
lentuomo ,  che  marita  efiere  annoverato  fra  li  pruni  Maefln  de'tem- 
pi  fu o 1 1  ed  1  fuoi  qu  dri  fon  tenuti  in  prezzo  ,  ed   in   gran  Sima  da- 
gli Uomini  intendenti  ,  e   tanto  che  gli   anni   addietro  eil'endo  Rato 
chiamato  D.  Antonio  di  Antoni  molto  intendente  di  Pittura  dal  Car- 
dinal d'  Etrees  ,    Ambafciatore   allora   del  Re  Luigi  XIV.  in  Rema, 
per  vedere  due  quidri ,   non  fapendone  1'  Autore  ne  meno  alcuni  Pit- 
toriche d'ordine  del  Cardinale  fuddetto  erano  flati  chiamiti;  il  men- 
tovato D.  Antonio  conobbe  (ubico  i  quadri  per  opere  del  fuo  Compa- 
triota ,   eflTendo  egli  ancora  della  Città  di  S.  Germ.:no  ,e  dilTe  al  Car- 
dinale ,  come  eran  di  mano  di  Marco  M.izzaroppi  ,  e  gli  rapprefentò 
la  virtù  ,   e  la  Pernia  di  quello  Valentuomo  ,   a  tal  fegno  ,  ehe  li  due 
quadri,   aiììeme  con  altre  opere   di    mano  di  vr.rj  eccellenti  Pittori , 
furono  mandati   al  nomin  to  Re  Luigi  decimoquarto  ,  dal  quale  fu- 
ron  molto  graditi  ,  e  da  ProfefTori  lodati  .   In  oltre  ,  portandoti  il  ce- 
lebre Pittore  de'  tempi  noftri  ,  Franctfco  Solimena  ,  per   fare   le  fue 

opere 


Pittori.  167 

epere  a  Monte  Cafino  ,  nel  paflare  che  fece  per  S.  Germano  ,  vi  Idt 
Je  opere  di  Marco  ,  e  piacendole  al  fommo  ,  fommamente   le  con- 
mendo  ,  lodando  fpecialmente  il  quadro  che  fta  nella  Chiefa  de' Cap- 
puccini ,    il  quale  rapprefenta 

Mori  Marco  nel  1620.  ,  e  non  avciid  ;  fi?,litn!i  Iafciò  erede  dei- 
li  hcrw  a,  guidati  con  la  Pittura  ,  e  di  quegli  lafeiategli  da  fu  >  Paire, 
un  M'  niftero  di  Monache  Clauftrali  da  rondarli  nella  fua  Patria. 

Non  fi  ha  notizia  certa  di  dove  fufle  Giacomo  Manecchia,difce po- 
lo del  fudettj  Marco  Mazzaroppi  ,  ma  credono  alcuni  che  anch'eli  luf- 
fe di  S.  Germano  .  Codili  li  fu  anche  falci  compagno  ne'fuoi  molti 
viaggi  ;  ma  e/Tendo  di  eomplefsione  debole,  fovvente  s'infermi  va  per 
via  i  per  la  qua]  cofa  fueva  di  mefliere  a  Marco  fermarfi  per  ncn  la* 
feiare  il  dif  epolo  in  abbandono  ,  e  tuttoché  lo  pcifuadelTe  più  volte 
dopo  giunto,  a  tornarli  ne  alla  fua  Patria  ,  non  fu  mai  pcffibile  in- 
durvelo  :  e  fé  tal  volta  xVlarco  fi  oftinava  nel  voler  rimandarlo  ,  egli 
lagrimindo  lo  pregava  cundurlo  feco  .  Coflui  farebbe  riufeito 
miglior  Pittore  ,  fé  fi  furti  .fermato  in  Roma  ,  o  in  altra  parte  pro- 
pria a  far  fuoi  fiudj  ;  ma  li  continui  viaggi  ,  e  le  malattie  fcffcrtesnon 
gli  fecero  porre  in  opera  tutto  il  talento  ,  ihe  avea  fortito  dal  Cielo: 
mentrechè  ne'  fuoi  dipinti  vedefi  molta  facilità  ,  e  felicità  nel  compor- 
re molte  figure  infume:  tome  per  rapjon  di  tfemplopuò  vederli  ne* 
du?  quadri  fituati  ne' muri  larerali  all' Aitar  Maggiore  della  Chiefa 
della  Sapienza  ;  in  un  de'  quali  v  defi  1'  adorazione  de'  Santi  Maggi  , 
e  nell'  altro  le  nozze  di  Cana  di  Galilea  ,  ambi  ideati  con  gran  com- 
ponimento ,  e  nobiltà  il  coitume  ,  con  ricchezze  di  vefiimenta  ,  e  di 
tutto  ciò  ,  che  rende  adorna  la  Pittura  ,  che  fé  ben  fiano  opere  quali 
fatte  in  vecchiezza  ,  e  da  Malifcente  ,  ad  ogni  modo  fon  ragionevoli, 
e  degne  di  lode  ;  che  fé  ad  alcun  Prof-fibre  appajon  deboli  ,  o  langui- 
de in  alcuna  parte  del  difegno  ,  o  del  colorito  »  fi  deve  confiderare, 
che  egli  ,  oltre  l' infermità  ,  quando  le  dipinfe  era  già  vecchio  :  men- 
trecchè  fucceduta  la  morte  del  Mazzaroppi  ,  venne  il  M.necchia  a 
fianziare  in  Napoli  ,  già  fatto  vecchio  ,  ed  in  tempo  ,  che  molto  ave- 
va feemato  di  bontà  in  pittura  ,  per  le  continue  indifpofizion);  laon- 
de aveva  an.he  traviato  dalla  prima  fua  bella  maniera  ,  ccn  la  quale 
aveva  ajutato  in  diverfe  occhioni  il  Maeflro  ;  ficchè  per  tante  difgra- 
zie  ,  fi  deve  compatir  nel  Manecchia  alcuna  parte  mancante  ,  e  lo- 
darlo nell'  altre  come  buon  Profeflbre  . 


fiat  delie  Memori*  di  varj    Fro/eJJori , 

MEMO- 


168 

MEMORIE 

D     I 

Pirro  Ligorio   Pittore  ,  ed  Architetto , 

di  Scipione  Pulzone  da  Gaeta, 

detto  Scipione  Gaetano ,  e 

del  P.  Giuieppe  Va- 

leriano,  Giefuita, 

Pittori . 

C Osi  di  Pirro  Ligorio  ,  come  ancora  de' due  Artefici  fufl*eguenti, 
me  ne  toglie  l'impegno  i)  Cav.  Gio:  Buglione  ,  dapoichè  aven- 
done egli  regiftrat;  le  onorate  memorie  ,  altra  fatica  non  ne  rimane 
fé  non  che  aggiungere  alcuna  Pittura  a  quelle  di  Scipione  Gaetano* 
enfiente  in  "Napoli  ,  dopo  riportato  quanto  IcrilTe  il  mentovato  Ba 
glione  ,   che  così  dice. 

La  famiglia  Lignria  del  Seggio  di  Porta  nova  e  nobili  Napolita- 
ita  ,  e  nella  Chiefa  de''  Monaci  Olivetani  ha  la  fua  Cappella  ,  ove  è  l» 
Madonna  ,  ed  altre  Jìatue  di  rilievo  in  marmo  da  Gio:  di  Nola  rara* 
mente  /colpite  .  Di  quefio  cognome  fu  Pirro  ,  e  nato  in  Città  di  vir- 
tù -,  fempre  ne'  penfieri  molhò  nobiltà  ,  e  nelC  opere  ebbe  valore  .  At- 
tefe  da  picciolo  agli  fludj  delle  lettere  ,  come  anche  al  difegno  ,  ed  al- 
la Pittura  .  Diletto/fi  di  antichità^  e  ridufe  in  carte  molte  fabbri- 
che vecchie  di  Rjima  ,  ed  altri  luoghi  del  mondo  ,  e  fu  gran  Topogra- 
fo .  Abbiamo  la  fua  l\oma  in  grande  eccellentemente  rapprefentatai 
i  poi  in  piccolo  ridotta  :  t  molte  antichità  ,  e  rovine  di  quejta  Città 
tgregiamente  Aifegnate  ,  e  con  lor  piante  ,  e  con  le  alzate  injìampa 
ridottele  allo  fplendore  della  prima  lor  maellà  . 

Fu  anch'  egli  componitore  di  libri  ,  e  fcrijje  ,  e  diede  in  luce  il 
dottijfimo  trattato  de'  Cerchi  ,  Teatri  »  ed  Anfiteatri ,  come  anche 
le  ing'gnefjjìme  l'aradojje  della  Città  di  F^pma  ;  e  pure  del fuo  fono  re- 
fiati  a  penna  quaranta  libri  ,  ne'  quali  fi  ri/erba  la  narrazione  del  ri- 
manente delle  cofe  antiche  di  quefta  mia  Patria  i  E  fu  fervitore  ,  t 
famigliare  afiai  caro  del  Cardinal  di  Ferrara. 

Molti  belli  difegni  del  Ligorio  fono  qui  infama  apprejfo  quelli^ 
che  dell'  opere  de'  gran  Vir tanfi  hanno  buon  conofcitntnto  »  *  per  l'efpe- 

riexsa 


Pittori .  1 69 

tieniti  ,   e  per  l'età  fon  degni  di  far  ferie  della  virtù  di  lui . 

Pirro  dentro  l'Oratorio  della  C  mpagnia  della  Mifericordia  prefi- 
fi  l'opera  della  prigionia  di  S.  Gio:  Batti/ìa  ,  che  fu  colorita  da  Bat- 
ti ''<t  Franco  Veneziano  ,  anch'  egli  vi  ha  la  fua  ,  ed  è  la  Cena  di  Ero* 
de  ,    col  hallo  d'Erodiana  ,   lavoro  afrefco  ,   di  profipettive  adorno  . 

La  facciata  incontro  alle  convertite  del  Cor  fio  ,  ora  per  la  fae- 
data  dt'  Signori  Teodoli  ricoperta  ,  ed  un  altra  dal  canto  del?  ijiejfie 
Convertite  ,  oggi  per  lo  nuovo  ed  fido  guafla  ,  erano  j  uè  invenzioni. 

Sofio  di  fua  mano  l'opere  delle  facciate  in  Campo  Mano  di  chiara 
fcuro  ,  e  di  color  giallo  fìnto  di  metallo  in  quel  cafamento  ,  ch'èfiul 
canto  pajjato  il  palazzo  dove  Ira  il  Cardinal  Palletta  a  man  manca  % 
p°r  and. ire  alla  piazza  di  S.  Lorenzo  in  Lucina  e  vi  fi  veggiono  tro* 
fei,  Itorie  ,  e  fregi  di  magnificenze  Bimane  .  Un  altra  a  pie  della  falita 
di  S.  Silvefiro  a  Monte  Cavallo  ,  dirimpetto  all'  abitazione  de'  Signo- 
ri  della  Molar  a  ,  ove  fono  figure  ,  e  fregi  di  color  giallo  ,  e  di  chiara 
efeuro  i  e  su  l'alto  nel  mezzo  una  ificritione  ,  è  pofia  i  E  medefima- 
inente  un  al.-ra  incontro  al  Palazzo  vecchio  de' Signori  Gaetani  all'Or - 
fii  nel  vicolo  ,  che  va  a  piazza  Fiammetta  «  ed  è  la  prima  a  man 
diritta  ,  ov'è  di  fipra  un  fregio  di  eh  aro  ,  e  ficu^-o  con  varie  figura  ,  e 
fopra  le  quattro  fine/ire  fia  per  ciificheduna  una  figura  gialla  con  due 
altre  figure  dalli  fianchi  di  dette  fine/ire  pur  gialle  ;  e  tra  ejfe  fine/ire 
fonvi  Horie  di  chiaro  ofeuro  ,  ma  poco  fi  veggi  ono  1  fatto  vi  è  un  fre- 
gio di  fogliame  giallo  Con  diverfi  vafi  di  chiaro  e  [curo  tramezzato  ,  e 
fitto  l<avvi  un  figorone grande  parimente  di  chiaro  ofeuro  *  e  fo>ivi  di- 
verfi ma  eh  roni  gialli  .  E  tutte  cjue-.t  alla  lor  maniera,  (e  me  anche 
per  \\pma  inCanpo  di  fiore  ,  avanti  la  Cane  ller>a  ,  ed  altrove  delle 
fimi  li  fé  ne  veggono)  rie ono feon fi  ej] 'e r'  opere  di  i'irro  Ligorio. 

Attefe  eziandio  all'Architettura.,  e  per  l'eccellenza  della  fua 
Virtù  fiotto  Paolo  IV.  giunfi  ad  fiere  A-chttetto  del  Palazzo  »  e  del 
Pontefice  ,  e  fiopr  alt  ava  alla  fabbrica  di  S.  L'  etro  ,  matutt  dì  tra- 
vagliava Michelagnolo  Buonarroti  ,  ch'era  d'anni  81.  ,  che  prima  di 
lui  da  Paolo  Terzo  era  fiato  a  tal  carica  polio  :  e  diceva  p<.r  tutto  « 
ch'egli  era  rimbambito  ,  onde  il  Buonarroti  Jìttte  per  tornarfiene  a 
Fiorenza  .  Seguì  di  efif'er  Archifettcre  de'  Pontefici  ,  e  della  Bafilica 
Vaticana  fiotto  Pio  IV.  amatore  di  fabbriche  ,  e  per  alcune  occafioni  in 
quel  tempo  sì  fattamente  con  FranCefico  del  Salviati  urtojjì,  che  quelH 
sdegnato  abbandonò  per  fina  cagione  le  dipinture  del  Vaticano  ,  ed  a 
Fiorenza  tornofjene  . 

Il  Palazzetto  nel  hofico  di  Belvedere  crn  belle  fontane,  e  con  orna- 
menti di  vari?  Statue  antiche  è  difiegr,o,ed  architettura  del  Ligorio. 

Ma  dopo  che  morì  Miche/agnolo  ,  ed  in  fitto  luogo  fu  polio  Giacoma 
Marezzi  da  V/gnolat  Pirro  anch'  egli  J'eguit ava,  ma  con  ordine  di  "JJer* 

Tomo  II.  Y  vare 


170     Memorie  descritti  Artefici 

vare  inviolabibneate  il  difegno  fatto  dal  Buonarroti  ,  il  che  fu  altresì 
da  Pio  V.  ne'  funi  tempi  cnmanda'o.  Ma  il  Ligorio  pmfontuofamente 
•volendo  alterare  quel?  ordine,  fu  dal  Pontefice,con  poca  f uà  rìputatio- 
ne,  da  quella  carica  rimnjfn  . 

Studiò  il  molto  nelle  immagini  ,  e  medaglie  Cvnfol -ri ,  e  dico- 
no, che  la  beila,  e  do  ta  (pia  di  Fulvio  0<  f<no  del'e  f  mi  glie  Remane  in 
medaglie,  fa  fiata  fatta  fu  le  f>t:che  di  Pirro,  il  quale  m  UH  ì  bro  da 
[Uimpnrfi  avrà  raccolto  più  medaglie,  e  più  ifcrizioni  ,  che  in  twu  gli 
«Uri  libri  mfieme  con?'  unti,  fin  a  q  ti  t  mpn  non  fi  trai  arano. 

Indi  avvnne,  che  il  D^ca  Alfo>;zo  II.  di  Ferrara  dubitando,  che 
il  Pò  non  dovtjfe  uva  volta  finemente  danneggiare  la  Città,  vi  chiama 
Pirro  L  gr<r  0  ,  che  a  quella  gran  cafa  era  molto  affez'onato  .  Andovvi 
egli,  ed  ivi  fé  »?  viffe  a"  fer-  iggì  di  quel  Principe  per  Ingegniere  n  Ut 
occorrenze  di  Ferrara  ,   e  di  quello  Sfato. 

In  vita  fi  trattò  con  decoro^  'bbs  moglie,  e  fu  di  lìatura  alta,  e  di 
hello  afpptto  5  E  con  aver  le  caffè  oiene  delle  fue  grand' abere  ,  non  eff 'li- 
do ben  giunto  a  gli  anni  della  vecchiaia  ,  cadde  per  danno   della  vn  tk 
in  quelli  della  morte  . 
X  ecceilen-         Siami  lecito  di  ago,iungere,che  Pirro  Ligorio  viene  a  torto  ticciato 
cerato  Lo"^3  a'cun'  di  aver  faltificato  le  antiche  if(nzioni,e  medaglie,e  vedali  su 
dovko  An-  di  ciò  una  dotta  ,  e  forte  Apologia  f  tta   di  lui    dall'  eruditiflìmo  Lo- 
jonio   Mu-dovico  Antonio  Muratori  nel  tomo  pr.mo  del  nuovo  teforo  d^lle  ifcri- 
ratoj-ì,  ha'zioni  pig.  1.  e  fegu. 

àlida  d^~"  Ne"a  V'ta  di  Sc'P!one  Ja  Gaeta  fie8UP   ,n  fttfl°  B!8'ionft  '  '  nar- 

Pfn0  j^j„0_ razione  ,  reftando   folamente  a  noi   nel  fuo  fine  di  notare  ciò  the  eli- 
sio ,       *    pinfe  in  N.poli  . 

Allievo  di  Jacopo  del  Conte  F'orent'no  fu  Scipione  Pulznne  ,  da 
Gaeta  ,  e  come  il  Tuo  Mae^rofu  eccellente  Pittore  ,  e  particolarmente. 
infir  l'altrui  effìgie  ,  così  egli  a  fuoi  tempi  ritrajfe  gli  altrui  a  j petti, 
e  non  fola  pajsò  il  Mae  Pro  ,  ma  nel  fuo  tempo  non  ebbe  uguale  ,  e  sì  vi- 
vi li  faceva ,  e  con  tal  diligenza  ,  che  vi  fi  farieno  contati  fin  tutti  i 
sap'lli  ,  e  in  particolare  li  drappi  ,  che  in  qu-lli  ritraeva  ,  parevano 
del  loro  originale  più  veri  ,  e  davano  mirabl gulìo  . 

Fu  egli  così  accurato  ,  che  nel  ritratto  di  Ferdinando  ,  allora 
Cardinal  de'  Medici  ,  vedevafi  infìn  dentro  alla  piccola  pupilla  degli 
cechi  il  riflejjo  delle  fine/ire  vetri  a  te  della  camera  ,  ed  altre  cofe  degne 
come  di  maraviglia,  così  di  memoria  :  Id  i  vivi  da'  fuoi  dipinti  non 
fi  dijìinguevano  , 

Fece  efquiptamente  il  ritratto  del  Pontefice  Gregorio  XIII.  prrfo 
dal  vivo  con  mae/tria  ,  e  quelli  di  tutti  li  Principi  Cardinali  della 
Corte  Ritmanti ,  e  di  altri  Principi  fecolari  ,  e  VrincipcjJ'e  ,  e  fprziai. 
mente  di  tutte  le  nobili  Dame  di  Rjiwa,  sì  che  gran  credito  acqui  i'ofi, 

fi  ,e 


Pittori.  171 

fi ,  e  non  f diceva  d'altro  al  fui  t^mpo  ,  che  gli  eccellenti  Ritratti  ài 
Scip  o»e  Gaetano  . 

Fu  chiamato  a  Napoli  eia  D.  Gio'.  cV  Aulirla  a  dipingere  il  fin  ri. 
tratto  ;  andovvi  ,  e  nobilmente  ilfeCe  ,  e  ricchi  doni  ,  *  grand'  onore 
egli  ripnrtotmt . 

E  parimente  chiamato  andò  a  Fiorenza  ita  Ferdinando  ,  al/or* 
fitto  gran  Duca  ,  acciuchì  lo  ritraeffe  in  ma'frà  ,  ajjìemt  enn  Madama 
Granduci).  (J 1  ;  giù» fé  vi  ■»  e  l  uno  ■>  e  l'altra  si  al  vivo  efpreffe  ,  che  non 
mancava  loro  altro  che  la  parola  ,  e  per  tal  opera  degna  di  j-upare  fu 
m  ito  regalato  da  quelt'  Altezza  ,  e  con  grande  cuor  fuo  rito) ■  n  JJ  n°  ti 
l\pma  ;  Ed  altiesì  di  fua  mano  fece  il  ritratto  del  getter ofjfìmo  Pvtttt] 
Jice  S  no  Quinto. 

Ma  vedendo  intanto  Scipione  ,  che  il  folo  lavorar  de'  Ritratti 
tiot  p'ttva  porre  in  numero  d  gli  altri  tccellenti  Pittori  ,  rifolfjì  di 
•voler  fa  e  delle  fiorie  ,  e  tavole  di  Aitate;  £  dipinfe  per  l.  S  gnori 
Colonmfi  in  S.  Gio:  Lat erano  fot tu  il  tabernacolo  ri  Ile  Reliquie  jepra  /*. 
Ah <ire  una  S.  Maria  Maddalena  ,  e  per  di  dietro  Papa  Martino  V.  in* 
finocchione  . 

Dopai  lavorò  per  il  Mar  eh' fé  di  Ri  ano  un  quadro  d'Altare  all'i 
Capuccini  ,  den trovi  la  Madonna  f opra  In  Luna  con  Angioli  »  da  baf» 
fo  S.  Andrea  Apofiolo  ,  S.  Caterina  della  h\cta  ,  S.  Chiara  ,  e  S.Fran* 
eefeo  ,  che  tiene  la  mano  Jopt  a  la  fpalla  del  Figliuolo  d?l  Marchefe  , 
ritratto  dal  naturale  ,  op-ra  in  vere  b'.lla  ,  con  buonijfima  maniera 
condotta  .  Ora  credo  eh'  qwfln  quadro  fin  apprejjo  il  Signor  Duca  Ci* 
ri  t  nipote  di  quel  March  fé  di  K^  ano  . 

Similmente  diptnfe  in  S.  Silvi-io  a  Monte  Cavallo  per  li  Signori 
"^andini  in  una  Capp  Ila  ,  da  loro  fabbricata  ,  un  quadra  gran -le  fo- 
fra  le  lavagne  ,  eurroti  fAfl -mi-on?  dftla  Beatijjima  Vn  gine  Co» 
quantità  di  Angioli  ,  ed  alcun'  ritratti  al  vivo  molto  b  III  ,  e  fotta 
vi  f  no  li  doJ  e.  Apollo/i  con  diwrft  attitudini  ,  con  gran  diligenza, 
e  vagh'(f:m  colori  d'  azzurri  iltrntnarnti  jìxiflmi  ,  come  anche  di  al» 
tri  colori  ,  ne  quali  affai  preleva  ,  nobilmente  Condotta  ,  e  finita, 
h  fatt  è  1  p  ra  di  vahnte  o?  eHro  ■,  ed  ha  mojlrato  ,  che  mn  Jolo  por- 
tavafi  b-.ie  n  '  ntr  itti  ,  ma  ancora  nelle  iliorie  . 

Fece  il  m.d  fimo  ,  per  S-  Caterina  di' Funari  una  tavola  d  un 
filtra  AJJunta  con  gli  Apu/ioli  ,  ma  non  affatto  compita  ,  credo  per  di- 
fetto di  vita  . 

Non  tralafcierè  nella  Chefa  de' Padri  dell'Oratorio  la  prima 
Cappella  a  man  di  ritta  ,  dove  /fa  rhlfuo  fpra  l'Altare  Un  CrcciftJ]  ion 
la  Madonna  ,  e  S.  Gio:  %   e  la  Maddalena  a  olio  ,   affai  bm  dipinta. 

E  nell'empio  d"l  Giesù  dentro  la  feconda  Cappella  a  man  diritta 
tvv:  un  Crijio  morto  in  braccio  alla  Madre  ,  molto  felicemente  dit  lui 

Y    2  M«- 


172     Memorie  de' ferini  Artefici 

figurato  .  E  Pavana  nella  Cappella  degli  Angioli  [opra  l'Altane  alcuni 
di  ejjì  angioli  in  piedi  cjjai  belli  ;  tra  ptrchè  'ratio  ritratti  dal  natu- 
rate ,  rappre fentanti  diverfe  perfor.e  da  tutti  con  /cinte  ,  per  can- 
cellare lo  fcandalo  ■>  furono  triti  ria,  ed  erano  sìbili;,  cb"  portano 
fpirar  vita  e  moto.  Nel  Tempio  di  Araceli  alla  C  pptila  dtlS  libra- 
mento >l  titratto  del  P.  Marcellino  è  di  Scipione  ',  d  ha  fatto  due,  fi 
quadri  priviti  a  varj  l'rincipi  ,  e  ad  altri  che  p  r  br-vità  trapifio  . 

Scipione  era  di  bellijjìmo  affetto  ,  e  mnflrava  fmbianze  da  ir  in» 
cipe  »  e  fa' enfi  ben  pagt.re  le  fue  opere  ,  e  con  gran  riputazione   tene- 
vate .    Morì  giovine  nel  fare  della  fua  età  di  3  8.  anni  ,  di  dolori  e  lei 
SÌ  crudeli  ,  che  rivai  oflele    il  budello  ,  e  fu    n^cc/Jìtà  mnrire  ,  ftnza 
trovarvi  rimedio  .   Di/piacque  a  tutta  Roma  il  fine  dilla  vita  di  Ve- 
rno sì  onorato  ,  poiché   era  amato  da  tutti  .  Ben'  egli  è  v-ro  ,  eh   eb- 
be alcuno  sdegno  con  F  clerico  Zuc<  hero  per  cagione  di  pittura  ,  e  non 
volh  più  venire  all'  Accademia    di  S.  Luca  ,  dove  anch' e  fi,  0  aveva  il 
fuo  prete/io  di  preminenza  ,   co>Ke  de'  primi  pr'fjjori  di  sì  nob  Far  tei 
E  la  J uà  effigie  mirafi   tra  quelli  ,   che   nella  Chie fi    di  S.  Spirito   in 
Saffo  {  come  abbiamo  detto  )  furono  da  Jacopo  Zucchi  al  v'vn  ritratti. 
Refta  ora  a  noi    per  compimento    di  t  1  rac  onto  foggiungere  , 
che  fece  in  Napoli  altre  opere    in  alcune  Chiefe  ,   che  per  <  riferii  mo- 
dernate  fono  ftatfi  tolte  dalle  Cappelle  ove    faron  locate  ,   vedendoli 
olamente   nella  Chiefa    di  S.  Domenico  Mi^giore  efpofto  su  l'Altare 
di  una  Cappella  dal  canto  del  Vangelo  ,   il  bel   quadro   del  Martirio 
di  S.  Giovanni  Evangelica  ,  che  in  età  avanzata   li  vede   nel  caldnja 
dell'  olio  ,  fotto    del  quale  que'  manigoldi   aggiun^on   fuoco  ,  rad- 
doppiando le  lrgna  accio  più  bollente  lo  pruov:  ;  elFendovi  fra  quelli 
uno  ,  che  curvato  boccolone  piepa  le  ainocchia  ,  e  con  ciò  fi  piegare 
il  calzone  ,  che  non  p  r  dipinto  ,  ma  vero  di  drappo  ferico  ,  con  un 
lucido  che  inganna  ,  eflendo  mirabile  la  pulizia  de'  (uoi  colori  ne've- 
ftimenti  ,  ed  in  tutto  .  Vedeli  nelle  cafe  de' Nobili  varj  ritratti  ,  ed 
in  cafa   del  Duca  di  Laurenzano   ve  n'è  uno  ,  che  certamente   può 
compararfi  con  quelli  dell'  Eccellmtiffimo  Tiziano  ;  e  tanto  baiti  per 
lode  immortale  di  Scip.one  Gaetano  . 

Fifu  anche  in  quel  tempo  il  P.  Gìujeppe  Vahriano  Giefetita   di 

P.  Giufeppe  Patria  Aquilano  ,  ed  avanti  che  egli  entree  nella  Compagnia  di  Gie- 

aemno    f^  ^  Jipi„geva  ajjaj   yene  #   operò  diverfe  cof e  per  varj  perfonaggi  ; 

•dal  Baglio-  ma  'n  pubblico  nella  Chiefa  di  S.  Spirito    in  Bnrgof.ee  a  man  diritta 

gè,  l'ultima  dipp'lla  ,  e  J "opra  l'Altare   dipinfe  ad  olio  la  trasfigurazione 

Ài  Cri  Ih  net  Monte  Taùcr  con  li  f uoi  Apposoli  ,  ma   l'ha  colo-  ita  tanta 

efeura  ,  che  a  fatica  fi  f e  or  gè  ,  e  credo  che  quell'Uomo  vol-Jfe  imitare 

la  maniera    di   F.BaJiiano  del  Piombo  ,  Veneziano  ,  quando  pngeia 

pfeuro  ,  e  io/eia  (he  le  fue  pitture  deaero  nel  grande ,  con  figure  affai 

ma^- 


Pittori.  173 

maggiori  del  naturale  *  Con  far  loro  fra»  tePe  ,  mani  ampie  ,  e  pmi- 
furati  pifdi  sì  che  recavano  tozze  p'ù  tolto  che  putite  ,  ficcarne  aveva 
l'amore  alla  maniera  «rande  ,  ma  poco  fi  a  eco  fi  ava  alla  buona  ,  e  per* 
fetta  .  F<ce  dalk  bande  due  oran  Sunti  ,  in  due  n  cchte  ,  e  nella  volta 
dipiip*  la  venuta  dello  Spirilo  Santo  ,  con  gli  Apposoli  *  e  la  Vergine 
Madr  in  mezza  ,  afrefeo  ,  con  qu  l può  capr-ccio  di  dar  nel  grande* 
affli  ben  condotti  i  ma  nel  di  fuori  Po  or  a  forco  avvi  la  Madonna  che 
riceve  il  palato  Angelico  ,   dì  bel  pregio  ,   e  d  pna  di  lode. 

Ultimamente  Pi  fece  B^ligitfo  ,  ed  operò  molte  eope  per  la  pua 
Compagnia  di  Ciesù  ■>  ed  «JJ'ai  la  pua  maniera  di  prima  rimodernò  , 
e  correjje  ,  e  più  al  vivo  aggiuftojjì  i  ficcane  vedtfi  nel '  a  Cu palletta 
della  Madonn  •  ,  ove  fono  div^rfi  Quadri  in  tavola  ad  oliofigui  ati  con 
le  pone  di  no/ha  Donna  ,  ed  in  faccia  da  una  banda  ffavv'  un  Annun* 
ziata  ,  che  dicono  efl'er  la  miglior  capa  ,  che  egli  dipingere  ,  e  nella 
•Volta  Jo»vi  formati  alcuni  Cori  di  Angioli  d  mano  di  Gio:  Batti  Ha 
l'uzzo  MHan'fe  a  prefica  lavorati  ,  e  mentre  il  P.  Vahriano  andava  for* 
mando  quejf  opera  *  aveva  amicìzia  con  Scipione  Gaetano  ,  il  quale 
gli  fece  in  quei  Quadri  alcuni  drappi  dipinti  tanto  panili  al  vero  ,  che 
non  fi  pojjono  depderare  fatti  con  p  ù  arte  ,  ed  il  Padre  il  rimanente 
Con  gran  diligenza  finì  . 

E  nella  feconda  Cappella  a  man  diritta  ,  dov'è  Popra  l'Altare  un 
Criflo  morto  in  braccio  alla  SS.  Madre  con  figure  di  mano  di  Scipione 
Gaetano  ,  il  P.  Giupeppe  fice  li  dipegni  delie  due  ifiorie  dalle  bande  > 
una  fi  è  quando  il  Salvator  del  Mondo  porta  la  Croce  al  Calvario  ,  e 
f  altra  quando  lovoglono  crocifigere  ,  ed  anchs  le  quattro  figure  in- 
torno alla  Cappella  ,  che  raffembrano  Cri  0  appnlponato  ,  Jono  jttni  di- 
pegni  ,  ed  invenzioni  i  ma  le  lavorò  G  apparo  Celio  ,  eh?  fervi  al  Vale- 
riana in  diverpe  afe  ,  e  Pp'zialmente  nella  volta  ,  ove  Pono  nel  mezsé 
alcuni  Angioli  ,  che  pigliano  una  Croce  ,  e  ne'  peducci  ,  0  triangoli 
Panno  li  quattro  Evangeli/ti  ,  e  dalle  bande  due  mezzi  tondi  ,  0  ar- 
chi ,  con  Horie  della  Palfione  di  nofiro  Signore  Giesù  ,  e  ne'  pila;  ri  vi 
fi  veggono  due  Profeti  ,  li  quali  pc  or  gonfi  d-lla  maniera  della  viltà  a 
frePco  dipinta  ,  //  quali  non  hanno  che  fari  con  li  Quadri  lià  detti  ,  a 
olio  conclufi ,  fiebbene  il  Padre  l'aiutò  con  qualche  dì  pegno  ì  ma  l,  Pro* 
feti  lavorati  ne' pila/ir i  veggonfi  fjjer  d'invenzione  -,  e  colorito  ■>  Come 
fu  la  ver  a  maniera  di  Gai  paro  Celio  ,  cos'i  da  tutti  li  Prof  epori  della 
Pittura  gì  ud' e  ati  . 

Yi-alment*  il  buon  Padre  ,  dopo  avere  operato  molt?  cope  p°r 
fuori  F{pma  ,  ejfendo  già  vecchio  ,  mor)  nella  Compagnia  »  e  fu  tra 
gli  altri  Padri  Compagni  Pepolto  nel  Temp  0  del  desìi  . 

Fine  delle  Memorie  de'  Per  itti  Artefici  del  Dipegnt. 

VI- 


J74 

VITA 

D     I 

CIO:  FILIPPO  CRISCUOLO 

Pittore  'Napoletano . 

SE  gli  Uomini ,  che  voglion  fare  acquifto  dell'Arte  NobililTìma  cfel 
dileguo,  Lon.e  Gio:  Filippo  facifllro  ,  egli  è  cetto,  che  fi  ve- 
drtbbon  g  unti  aita  d  fiderat*  metà  della  lor<  vittuofa  applicazone  j 
p  rtiocchè  non  trallnfciando  giammai  ìi  lav.  no  di  quelle  ,  e  corti- 
ruando  con  amore  ogni  gkrno  a  luperare  le  d-ffi  oltà  dell'  »rt  ,  col 
fntdtfimo  fare  lì  ritroverebbero  «flcr  poi  già  Watftri  divenuti  .  Cosi 
dunque  Gio:  Filqpo  operando,  venne  ad  elitre  un  de'  migliori  Pit- 
tori ,  che  avelli  la  noftra  Napoli  ,  così  riputato  nel  luo  tempo  ,  co» 
me  anche  a  giorni  noftri  *  degno  Tempre  di  laude  per  le  beli'  opere 
eh'  egli  fece  . 

Naique  Gio:  Filippo  nella  Città    di  Gaeta,  da   un  G  o:  Pietro 
Naf  ita  dì  ^ao'°  »  della  Città  di  Coltnza  ,   che  per  fuoi  negozj   erafi  portato  in 
Gio:  Fìlip-  Napoli ,  ed  indi  »  Gaet    ,  vi  avea  colà  tolta  moglie  ,  ed  a  capo  dell' 
pò  circa  il  anno  natogli    quello  figlio  j   il   qual  egli  già   nvea  dileguato  ,   co» 
*49S>  me  tempo  nt  fu  de  ,   di  appio  arlo  alle  leggi  ,   affinchè  aviff>  poi  po- 

,  tute  att--nd^r  a  fuo!  n^go/j  ,   avendo  per  avventura  in  N  poli  al  una 
liti.   Ma  venuto  in  N -poli  a  tutto  altro  attefe  ii  figliuolo   fuorché   ad 
apparare  le  lettere  ,  ma  bene  lpelfo  fuggendoli  di  S-uola  andava  a  v  - 
der  dipingere  alcun  Pittore  ,td  avuto  contezza  del  gran  valore  di  An- 
drea  Sabbat.no,  detto  comunemente  da  Salerno  ,  che  con  grandilfima 
fama  allora  in  Napoli  dipingeva  ,  ebbe  ardentidìma  vo_;  ia  di  and  re 
alla  (uà  Scuola,  per  apprendere  la  Pittura  da  u  i  t  tato  rinomato  Mìe- 
Pro  ,  e  tanto  fi  adoperò  ,  che  per  mezzo  di  alcuni  am  ci  di  fuo  Padre 
fu  introdotto  da  quel  grand'  Uomo  ;  ove  non  e  credibile  con  quanto 
fuo  culto  ,  ed  a ffì< tu    ;.pplK   zione  cerc;.fTe  di  f.;re  acqu  fio  del  difegno, 
favorendolo  molto  il  b  011  Ma<  Ifro  ,  per  ved.rlo  cotanto  innamorato 
delia  Pittura      Di  e  il  Gvalier  Maffmo  nelle  lue  nctizie  ,  chi  Gio: 
Filippo   apparò   da   Gio:  B;rn.  rdo  Lama    ,    nella  qual    cola   credo 
che  prendi  abbaglio  ,   dapoichè  per  teftimonianza   d<  do:  Agnolo  (uo 
Fratello  li  h    che  Gio:  Filippo  fu  a  Scuola  di  Andrea  da  Salerno.   M.i 
non  anelò  guari  di  t.mpo  .  che  fu  ftoverta  dal  Padre  quella  nuova  ap«. 

pli- 


Pittore.  175* 

plici*'on?  ,  della  qrr'e  lo  ripfefe  più  vòlte  ;  rm   vedendo   tutta  vìi    Ci'o:TV:p- 
non  fare  al' uà  frutto  '  oli*  d   reazioni  ,  pfsò  alle  minac.i"  ,  ed  andie  p     pei    at- 


p  iso  alle  minacci"  ,  ed  anche  pò  p 

ad  al  una  m  rtifàczione  ,  pria  qml  cola  (degnato  G  o:  Fi  ippo,  Che  -  ndcre  Ali 

orm  i  en  «iunt"  all' anno  decimof- ttimo  dell' (  t' lua  ,   fi  e  proponi- ''|U'"  <:  n~ 

\   e  e  d  ri»  i  j    [,o  '•  voler 

«ì-ntodi  fu  'girl'  ne  in  Poma,   re r  ivi  '.11  •  lare   fu    I   opere  d.vine   di      ,  u    , 

'  °       N  r  .  oel  1  j'jie  , 

IR.  ila"!  lo,  giacche  con  tale  epit  to  l'enti  va  rutto  gir  rno  e  lebrarle  dal  fuggì  Li  Ro. 

fuo  Ma-„itro  .  Liondeav  ndo  nel I*  -mimo  Tuo  cosi  feriti  to,proca  clan-  n    .  ot,  Itu- 

dofi  di  nafofto  quello  che  pia  potè  per  mantenerli   ai  poilibde  per  al-  ^  °'  '.'■'  Pc~ 

cun  tempo  ,  ("1  parti  alla  volta  di  Rvni  ,  ftnza  f  rm  >tto  a  niuno  ;  e  Xr   ,?'  L    "" 

giunto  in  qn  11'  Alma  Città  ,  fi  diede  fenza  perder  t  mpd  a  (fu  fiare  V 

opere  di  R  f  .elio  ,  con  molti  altri  ,  che  ivi    queh'.-pere  ammirabili 

Copiavano;  apprendendo  d    co'oro  che  più  fapeano  qu d  che  non  in-      p;.  r"n  del 

tendea ,  e  fi  dice  ,  eh*  h  Pierin  del  Vaga  fu/Te   affai    b'-n   diretto,    e  V-gù  tu  di- 

amm  eftrato  nelle  difficolti  dell'  arte  ,  dandogli  luogo  fra  fuoi  Scola-  r  «ore  in_. 

fi  ,  per  vederlo  così  vo<>liofa  d.  fire  acquifto  della  pittura  ;  ed  in  ve-    *>  'm:..  . 

jr      1    «■     hM  r  1      t        •  G10:  fii/p- 

ro  per  quello  che  Ciò:  Filippa  poi  fece  ,   appar    ver  unente   che  da  tal 

Precettori  egli  avelie  apprefa  la  b'Ila  mam-ra  Rafi  lefci  . 

Intimo  il  Padre  cercando  G10:  Fdippo  Tuo  figlio  ,  confiamo  mol- 
ti giorni  fenza  averne  novella  ,  ma  fattoie  in«.hie(ta  da  Andrea  da  Sa-  p^flione  del 
lerno  ,  conchietturo  ,  che  per  lo  rlefiderio  ,   1  he  fempre    avea   di  ve-    P  ur     dì 
der  I"  op  re  di  RafVMo  ,   fi  f  :>u*e  in  Roma  porpto  ,  e  tardi  pent.to  per  Gioì  Fihp- 

le  riprenzioni   fatt  ?IL  da  Andrea  ,  che  non  docea  enfant    opporli  ai  " 

rt  a  er>  8  no- 

genio  virtuofo  dul  figliuolo  .   poiché  non  devono  i  Padri    firfi    tiranni  ytut 

dell'oneri    naturali  inclinazioni  de'  loro  figliuoli  ;  perciò  dunque   l'i 

difpofe  di  andare  in  Rnnn,  e  fovvenirlo  di  quanto  gli  facea  di  bifogno, 

come  appunto  efeguì  fra  pochi  giorni  ,  follecitato  meora  da  la  Madre 

di  Gin:  Fdippo  ,  che  non  mai  altro  facea,  fé    n~>n   piangere  1'  àfienza      Frafecon 

del.'    mato  figliuolo  .   C  si  dunque  Gio:  Pietro  ,  tr  sr-r.t  >fi  in  Roma,  la  quale-» 

e  nelle  prima  domande  gli  fi)  dito  contezza  di  Gm:  Fil  ppi  ,  concio-  cia  n.0IT1" 

fi  codchè  ,  di  tutti  coloro  ,  che  ftudiavan  p.ttura  veniva  conofeiuto,  "Jt'^-    e:* 

n     ,     r  nia  vJio:ri- 

•d  ammirato,  ed  era  nominato   lo    flud  ofo    Napoletano.  Con  molto  jippo, 

contento  del  Padre  fu  trovato  a  Scuola  di  Pierino  ,  m  ebbe  alcun  ti- 
more G10:  Filippo  ,  che  non  voleffé  diifoglierlo  d3  quella  fin  ap- 
plicazione; COiii'ancora  per  quello  ch'egli  per  la  partenza  tolti  avea 
dafuacafai  ma  alficurato  dal  Pidre  ,  che  non  più  avrebbe  diitorna- 
to  i  fu  iltudj  d-ì!a  Pittura  ,  tutto  fi  confido  ,  e  maggiormente  \\  fe- 
ce animo  v-dendofi  foccorfo  di  ciocche  gli  facea  di  bìlogno  ,  effe nd  di 
ormai  ridotto  a' p  tim°nti  p°r  fcarfezza  della  moneta  ;  Qninli  in'ni- 
insto  vi  e  poi  p°r  lo  favore  de  1  Padre  ,  fi  diede  a  far  maggior  ftudio 
di  quello  rlvV  facea  ,  perciocché  fece  a  quid}  delle  r  góle  dell'Archi- 
tettura ,  e  Profpettfva  de  r.to  necelTaris  alla  Pittura  ,  e  iblJecltajtb  dai 
Padre  di  far  ritorno  a  N*poli ,  bozzo  tutto  quello  ,  che  più  nect  Ilaria 


1 7  6     Vita  di  CiorFilippo  Crifcuolo 

gli  parve  per  avanzarci  nto  dell'  Arte  ;   Infine  cedendo    alle  follecita- 
zione  de'  Genitori  ,  e  più  alle  tenere  preghiere   dell'  anrurofa  Madre  , 
che  con  lettera  1'  affrettava  al  ritorno  ,  in  Napoli   col  Padre  fi  ricon- 
duce ,  ove  appena  arrivato  ,  fi  portò  di  nuovo  dal  fuo  primiero  Mae- 
firo  ,  eh    molto  feco  fi  rallegrò  de'  fuoi  avanzamenti  ,  e  dell'  ottimo 
ftudio  fatto  in  Roma  fotto   la  felice  condotta  di  sì  rinomati  Mselln  , 
quili  eran  flati  R..faello  con  le  fue  opere,  e  Pi-rino  con  documenti  , 
G;0.p;jip.  ed  efmpj  del  l'operi  re  ;  eh-.*  perciò  mentre  viffe  quel  poco  tempo,  do- 
pò  ritornato  pò  che  Gli:  Filippo  fé  da  Ro  na  ritorno,  lo  tenne  applicato  in  molti  di 
in  Napoli  .quei  lavori,ch-  a  lui  venivan  commelfi.  Morto  poi  Andrea  nel  if40., 
tornò    ai    come  nella  fu  '  Vita   abbiam  detto  ,   allora    (Ì  può  credere  ,   chi    tra- 
s"uol°a   ai   vapdofi  nd  fiore  de' ftudi  fuoi   paffafle  Gio:  Filippo   nella  Scuola  di 
Anuria  da  Gio:  Bernardo  Lami  ,  il  quale  per  la  morte  del  i>  batino  ,   occupò  in 
Salerno.       Nap  di  in  quel  tempo  il  pr>mo  grido  di  valente  Pittore  ,  e  pt-ruò  cre- 
do che  venga  d-,  Mallìmo  ftitruto  fuo  Dif  epolo  ;  concioffiacofacchè  , 
nulla  fappiendo  di  Ila  fin  prima  scuola  ,   ftimail'  ,  e  con  ragione,  i  he 
per  gli  Pud]  fatti    in  Roma  apprenderle  la    Raftl.efca  maniera  .   Ma 
noi  coi  t  (limonio  di   Gio:  Agnolo  fcrivendo  ,   facciam   pakfe  quello 
che  eg'i  non  ftppe  ,  ptr  le  veraci  not.zie  dal  Notajo  lafciateci  ;  come 
in  quelle  di  paflo  in  palio  da  ciafehedun  può  vederli  . 

Avea  iniino  a  quello  tempo  Gio:  Filippo  fatto  varie  opere  per 
molti  particolari  ,  ed  in  quelle  avendo  dato  (aggio  del  fuo  fufrkiente 
valore  ,  gli  vennero  allogati  molti  lavori  per  i  pubblu  hi  luoghi,efpo« 
nendo  in  varie  Ch.tfeop  re  degne  di  molta  laud-  ,  le  quali  noi  fenza 
alcun  or  line  fi-rbart  qual  folle  prima  o  feconda  ,  andarem  defenven- 
do  ,  enne  nel  Catalogo  delle  pitture  eh' e' fece  . 

Vedefi  nella  Chi. fa  di  S.  Maria  delie  Grazie  ,  predo  quella  di 
S.  Agnello  ,  la  Tavola  nella  feconda  Coppella  dal  canto  dell'  Lp  Itola  , 
nella  quale  vi  è  figurata  la  B.  Vergine  col  fuo  fig  molo  in  fino,  fu 
le  rubbi  ,  e  di  focto  vi  è  S.  G  o:  Battila,  e  S.  Andrea  Apposolo  ;  ope- 
ra molto  bella  ,  e  lodata  dagli  Ser.ttorj,  ma  per  eflèr  guaita  d.ill'aeque 
Cadutevi  di  fopra  ,  p;nfano  qjue'  Padri  toglitrl.i  via  d  <ll'Altare,e  por- 
vi altra  in  fuo  luogo.  Ma  Vffdelì  p;rò  in  un'  altra  Cappella  di  qu  (la 
Chiefa  medefima  ,  e  proprio  in  quella  uguale  di  Lu;gi  Art  ddo,  un  al- 
tra bella  tavola  di  (uà  mano,  ove  fon  figurati  S.  Andrea  ,  e  S  Marco 
Evangelifta  in  atto  di  fenv  re  ;  e  neili  lunetta  di  f  pra  vi  è  S. Miche- 
le Arcangelo  ,  con  Lucifiro  fotto  i  piedi  .  C  si  fi  vede  nella  Chiefa 
di  Coftantinopoli  la  Tavola  col  S.Erafmo  ,  copiofa  di  belle  figure  aliai 
ben  fituate  . 

Fece  per  la  Chiefa  interiore  di  S.Patrizia  ,  la  qual  fi  apre  du  ■  vol- 
te l'anno  ,  la  Tavola  del  Aitar  maggiore  ,  nella  quale  <  (prede  l'adora- 
zione de'  Sii.  Magi ,  con  un  componimento  ,  e  con  accidenti  così  ag- 


gio- 


Pittore.  1 6 1 

©iultati  *  che  fi  rende  degno  per  quella  bell'opera  Hi  ogni  lode  .   Cesi 
fece  per  la  Chiefa  di  S.Pietro  Morone  ,  detto  a  Majella  ,  per  gli  afprif- 
fimi  M  'nti,  ove  quel  Santo  fece  nfpriilìma  penitenza,  ih  una  Cappel- 
la dal  Canto  dell'  Epiftola  la  Tavola,  ove  vi  figurò  la  B.  Vergine,  col 
Bambino  Gesù  ,  td  a  baffo  vi  effigiò  S.Andrea  Appoftolo,  con  S.Marco 
Evangthfta  .  In  un  altra  Cappella  vi  fece  fimilmente  un  altra  Tavola, 
ma  quella  effendofi  alquanto  guafìata   fu  da  mediocre  Pittore  ritocca- 
ta ,  con  aggiungervi  l'Anime  del  Purgatorio  ,  ed  indi  nell'ultima  mo- 
dernazion  della  Chiefa  è  Itata  tolta  via  ,  e  trafportata  altrove  .  Quel- 
lo che  ora  vi  fi  vede  è  lo  Sponf.lizio  di  S.  Caterina  in  una  lunetta,  che 
fta  fituata  f  pra  la  minor  porta  dell  \  Chiefa  ,  dalla   parte    di  dentro  , 
avendovi  di  fuori  fatta  fare  uria  copia  ,  per  falvar  quella  beli'  opera 
dalle  ingiurie  del  tempo  ,  e  delle  pioggie  ;  e  certamente  fé  bene  giu- 
dicar fi  deve  ,  è  qoefla  una  delle  belle  pitture  ,  che  Gio:  Filippo  fa- 
ce (fé  .  Nella  Chiefa  di  S.  Agoftino  ,  preffo  la  Reggia  Zecca  ,   in    una 
Cappella  vi  è  di  fui  mano  un'  immagine  della  B.  Vergine  ,  che  fem- 
bra  di  mano  di  alcun  bravo  Difcepolo  di  Rafaello  ,  tanto   ella  è  con- 
dotta  fu  la  maniera  Rafaelefca  .   Dipinfe   la   forfitta    della  Chiefa  di 
S.  Pietro  ad  Aram  ,  ed  in  effa  in  una  Cappella  a  delira   ddla  porta  vi 
fece  L  Tavola  dell'Altare  ,  ove  vi  figurò  fuile  nubbi  la  B. Vergine  col 
Bambino  Gesù,  ed  a  baffo  li  Santi  Appoftoli  Filippo  ,  e  Giacomo,  ope- 
ra molto  bella  .  Nella  mentovata  Chiefa  di  S.Pietro  ad  Aram  fece  per 
la  penultima  Cappella  la  Tavola  dell'Altare  ,  figurandovi  la  Natività. 
di  G  su  Cnfto  nollro  Signore  .  Così  fece  per  la  Chiefa  di  S.M  ria  del 
Rotano,  comunemente  appellato   il  Rofanello  di  Palazzi  ,  eretta  da 
Muhele  di  Lauro  nel  ifij.  la  Tavola  dell'Adorazione  de'  SS.  Maggi      ,    ^  *?* 
per  una  Cappella  ,   la  quale  ora  fi  vede  fituata  nel  muro  laterale   alla  comm"eira_4 
prima  Cappe'la  entrando  in  Chiefa  dalla  parte   del  Vangelo  ,  con  un  anticipata- 
componimento  grandiffimo  di  figure  ben  difpolle  ,  e  con    f-fprelfiona  niente  anni 
fingolare  dell'  azione  ,  e  dolcemente  dipinta,  che  vien  lodata  da'  Pro-  P'51*.*" 
felibri  .   Ma  le  pù  b  He  opere  ,  che  a  mio  creder*  ved-r  fi  poffano  di  .     chieù 
fua  m  no  fono  K  due  Conc  de'  Maqpiori  Altari  delle  Chife  di  Donni 
R'-gma  ,  e  di  Regina  Cccli  ,  ambe  di  Mona' he  Dame  di  primi  Nobil- 
tà ;  In  qu.lla  di  Donna  Regina  modernandoìi  l'anno  i  f7o.   conarri- 
pliarfi  ,  e  render  più  ma-.llofele  Cappelle  ,   vi  f  cero  far    da  Gì •■: Fi- 
lippo tutta  la  Cona,  divifa  in  diverfe  pitture  ,  perciocché  è  quella  Co» 
na  divifa  in  undici  partimenti  ,    li  quali  andaremo  (piegando  ,  con  le 
pitture  che  vi  fono.   N?l  primo  ,  eh' è  ni  mezzo  nell .  parte  fupeno- 
re,  il  quale  è  un  bslungo  per  travedo  ,  fi  vede  la  Cognazione  della. 
B.  Vergine  affunta  in  Cieio  ,  quale  Coronazione  vien  fatta  per  mano 
della  Sant  filma  Ti  ■  nicà  .   Siegue   il  qjidro    li  lotto  ,  nel    quale  vie 
efpreffa  la  SantiiTìim  Concezione  della  llelfa  Vergine  Imfliacolata,con 
TOMO  11.  2  ac- 


1 6  2     Vita  di  Gio.-Filippo  Crifcuolo 

accompagnamento  di  varj  be-l'ifiì  ni  Angioli  i    Ed  in  quello  ,  che  è  il 
terzo  quadro  ,  quale  è  il  più  grand-.-  di  tutti  ,  e    Ha   fotto   a'  fuddetti  , 
con  la  cima  che  fa  lunetta  ,  vi  ^irì^ioG  r.  Fiippo  la  mort   drlla  fud- 
detta  Noftra  Donna  ,  con  l'  alfiftenza  di  tutti  gli  Apposoli ,    la  qual' 
opera  è  con  molto  giudizio  condotti  ;  Via  ali  i  parte  uaperiore  dal  can- 
to del  Vangelo  ,  fi  vede  in  un  fondo  cffi^iat  »  la  Decollazione  del  San- 
to Precurfore  di  Gesù  Crifto  noflro  Signore  j  nel  b:s!ungo   che  per  al- 
to li  (la  di  fotto  ,  vi  fono  i  due  Santi  Maggiori  dell'  Ordine  Francef.a- 
no  i  che  fono  S.  Francefco  ,  con  S.  Antonio  di  Padova  ,  ed  in  un  qua- 
dretto per  traverfo  ,  che  fta  fotto  di  quello  ,  vi  è  la  mezza  Figura   di 
S.  Andrea   Apoftolo  ;  del  quale  quelle  Signore  Monache  confervano  le 
Reliquie  del  braccio  .  Siegue  fotto  di  quello  ,  altro  bislungo  per  alto, 
ove  è  dipinto  S.  Ludovio  Vefcovo  Ji  Tolofa.    Nel    tondo  poi    eh' è 
nella  parte  oppofla  ,  cioè  dal  canto  dell'  Epiftola  dell'Altare  ,  fi  vede 
la  Decollazione  di  S.  Teodora  Verginee  Martire  , della  qual  Santa  an- 
che le  reliquie  <:onfervano  ;  e  nel  bislungo   di  fotto  vi  fono  effigiate 
S.  Rofa  di  Viterbo  ,  con  la  B.  Caterina  da  Bologna  ;  fiegue   fotto  nel 
bislungo  traverfo    la  mezza  figura  di  S.  Bartolomeo  ,  del   qual    Santo 
confervano  quelle  Dame  buona  parte  del  Capo;  e  nell'ultimo  qua- 
dro, eh' è  bislungo  per  alto  vi  è  psr  accompagnare   il  Santo  Vedovo 
di   Tolofa  ,   un  altro  Santo  anch'  egli  Vefcovo ,  e  Frate  di  S.Fran- 
cefeo  . 

Nella  Chic-fa  poi   di    S.  Maria  Regina  Cccli  ,  vedefi   umilmente 
la  Cona  dell'Aitar  Maggiore  divila  in  otto  ripartimene  ,   effendo  fi- 
gurato nella  lunetta  di  mezzo  l'Eterno  Padre  in  atto  di  benedire  ,  e 
fotto  in  una  cona  umile  a  quella  detta  di  S.  Maria  Donna  Regina  ,   vi 
è  efprefla  la  SS.  Concezione  di  Noilra  Donna  ,  in    m  zzo  a'  cori  di 
bellillìmi  Angioli  .  NI  primo   de'  tre  quadri  ,  che»  fon  dal  canto  del 
Vangelo  vi  è  rapprefintata   la  Rtfurrezione   del  Salvatore  ,  e  nel  fe- 
condo ,  che  è  p  r   traverfo  ,    l'Angelo  G  bride,   che  annunzia    la 
B.  Vergine,  eflendovi  dipinta  in  quei  di  lotto  la  Nafcita  del  medefìmo 
Redentore.  Così  dalla  part^-  oppoita  fi  vede  fopra  la  venuti  dello  Spi- 
rito Santo  nd  Cenacolo  ;  nel  iikzzo   la  mentovata    Vergine  SS.  An- 
nunziata |  e  nell'ultimo  l'Adorazione  de' SS.  Magi  ,  e  dev  li  avverti- 
re ,  che  in  tutte  le  cone  ,  ove  lon  finnli  ripartimene  ,  una  Moria  ac- 
compagna  fempre  quella  ,   che  gli  è   d.<ll.i  parte  oppolla  fitusta  ;  co- 
me abbiam  veduto   in  quelle    già  delcritte  dell'Altare   di  S.  Maria 
Donna  Regina  ,  ove  la  Decollazione  di   S.  Gio:  ^attilla  accompagna 
quella  della  Santa  Vergine-,  die  gli  f  dall'  oppoìlo  lato  ;  e  Gio:  Fi- 
lippo per  maggiormente  fpie-gire  quelli  accompign-imenti  ,  ha  variato 
le  figo  te  de' vani  ,  ove   fon  dipinte   le  Storie  i  lo  che  molti   Pittori 
non  hanno  fatto  per  più  Jiìart-zza  di  cii  le  vede  „  In  tutte  quell'opere 

vi 


Pittore .  163 

vi  fon  figure  belliflìme  ,  e  fituate    con  fommo  giudizio  ,  conciolìaco- 
j    facthè  ogn'uni   di  quelle  figure  efprime  benilTìm:)   i!  fao  concetta  ,  e 
la  divoz.one  n.l l'azione  chi  rapprefenta  >  effendo  i  Compartimenti  di 
quelli  quadri  ,  con  Tuoi  adornamenti  ,  affai  bene   incagliati  1  epodi 
in  oro  rìnilTìmo  ,  quali  ornamenti  accrefcon  molto  pregio  ,  e  bellez- 
za alle  m.nt  ivate  pitture  ;  le  quali  Veramente  fono  affai  ben  dipinte, 
e  con  dolcezza  di  colon  ,  che  non  pnffona  defiderarli  migliori  ;   laon- 
de merita  Gio:  Filippo  per  quelle  ,  e  per  molte  delle  defcritte  ,  lode 
immortale,   dtpoichè  f- guitando  lo  ilile  dolciffimo  di  Rifaello,   die- 
de alle  fu    pitture  fortinu  grazia  ,  e  bellezza  ,  con  i  gravi  ,  e  gudiziofi 
Componimenti  ,  con  lo  ìtudio   del  buon  difegno  con   la  varietà  delle 
fifonomie  ,  e  con  la  leggerezza  de'  bei  colori  ,  ch'egli  adoperò  gentil- 
mente .  Fere  an.ora  Gio:  Filippo  altre  Tavole  per  altre  Chiefe  Napo- 
letane ,  ma  quelle  fon  Mate  tolte  nella  moderazione  di  quelle,  e  nel- 
la rifazione  delle  Cappelle  ,  ove   »  moierni  Padroni  vi  han  collocato 
poi  altre  pittare  di  più  moderni  Pittori,    ome  è  accaduto  in  una  Cap- 
pella di  Regina  Cccli  ,   nella  quale   vi  ha  fatto   fue  opere  il  noftro  ce- 
lebre Luca  Giordano,  che  a  dir  vero  ,  affai  più  belle  comparirono 
quelle  pitture  ,  che  quelle  di  ogn'altro  noltro  antico  Pittore  ;  conciof« 
uacofaché   avendo  tolto  una  certa  loro  naturale  povertà   di  concet- 
ti ,  ed  alcune  fecchezze  ,  ha  con  la  copiofuà  de*  luoi   compammenti   .    e   deTlt 
miravigliolì  ,  de'  concetti   belliffimi  ,  de"  colori   vagh/llìmi  1  fenza  piccurc   jj 
Comparazione  formata   una  magia  tale  ,  chi    faldisfa-endo   mirabil-  Luca  dor- 
mente  infume  con  i'occhio  ,  la  mente  ,  rende  chiunque  mira   le  fue  dano  a  quel 
pitture  cotanto  appagato   di  quelle  ,   che  non  sì  cofa  deliberarvi    mi- l*  j*?S'*  a"~ 
gliore.   Ma  tornando  a  Gio:  Filippo  ,  duo  ,  che  fece  altre  opere  per^ 
molti  particolari  ,  per  ornamento  di  loro  cafa  ,   e  molte  ne  fece  per  la 
Regno  ,  e  per  le  vicine  Terre  ,  ficco  me  ne  fece  per  Gaeta  fui  Patria  » 
p  r  Capua  ,  Colenza  ,  Bari  ,   Lecce  ,  ed  altre  part.  ;  delle  quali  ope- 
re non  abbuino  alcuni  notizia  ;  avendo  foiamente  contezza  ,  che  nel- 
la Terra  di  Piedimonte   di  Anfe  ,    nella  Chiefa  Collegiata    della  San- 
tiffima  Nunziata  vi  è  in  una  Capp  Ila  dal  canto  dell' Epiftola   lo  fteffo 
Miftero  rlel  nome  della  Chiefa  dipinto  di  Giot  Filippo  i  Al  quale   ve- 
ramente molto  deve   lanobn'Arte  della   pitturi,  p~r  aver  unito  lo 
fiudio  del  difegno  ,  alla  nobiltà  delle  tinte    già  ufate  dolcemente  da 
Scolari  di  Rafaello ,  e  da'  1  guari  loro  ;  benché  veramente  non  vi  fia 
tutti  quella  nobil  maniera  ,  perciocché   quelto   avviene  ,  che  quanto 
più  i  rivoli  li  Rollano  dal  primo  fonte  ,  tanto  più  variano  da  quello  * 
poiché  giammai  coloro  che  fon  Discepoli  de'  D.f.epoli  di  que:  pr.mo 
Maeflro  (Vgucno    quella  propria   maniera,  chs    fo  imitata  da'  vera- 
ci allievi ,  e.hevid-r  qu-.  Ilo  operare  i  ogn'  uno  naturalmente   por- 
tando in  ^crto  modo  la  fua  naturale  maniera  ;  come  veggiamo  effere 

Z     2  adi- 


]  6 4     Vita  di  Gio:Filippo  Crifcnolo 

adivenuto  a'  Difcepoli  del  medefimo  Raf.  elio  prima,  e  poi  a  quelli  de' 
ffmofi  Caracci  ;  Veggend  fi  eh-  quanti  allievi  efiì  f.ceio  ,  tante  ma- 
niere diverfe   quelli  poi  ufarono  ;  per  le  quali    fen  concfciuti    amora 
per  egregi  Maeftri  .  Così  dunque  Gio;  Frippo  traviando  alquanto  da 
quel  primo  fonte,  fi  fece  ani  h'egli   la  ma  proprie  maniera  ,  che  an-, 
corchè   non  iia    la  più  eleg?nte  ,  e  viQofa  ,  p?  riffe  re  in  alcune  parti 
troppo  riftretta  di  libertà  ,  e  perciò  alcune  volte  un  rb  fecca  ,  ad  ogni 
modo  fé  gli  deve  gran   ade  per  la  bella  unità  delle  (ut  Storie  condotte 
con  belJifljmi  Componimenti  ,  e  con  faltrt  parti  ,  che  abbina  drtto 
di  fepra  ,  per  le  quali   pregevoli,  e  ftndiofe  doti   refta  Gio:  Filippo 
Gìc:FìJìppo  contradiftinto  da  molti  altri  Maeftri  ,   td  annoverato  fra  mjgliori  Ar- 
loiiito  dal.'  t  fìcide'fuoi  tempi  da  molti  noftri  Scrittori  ,  a  me  fi  pub  vedere  neli^ 
fc'genro.'a]  £ngcn;o  nella  lu£  N-poii  Sacra  ,  nelle  curiofità  ,  e  bello  di  Napoli, 
ne'lTe'tfalI  del  C:»ncni  °  D-  C2r]o  Celano  ,  nel  Sarnelli  ,  alla  Guida  de'  Foreftie- 
trì Scrittori.  r'  »  ec*  'n  s'trl  Scrittori  ,  •  he  noi  tralafciando  ,  diremo  folnmente  quel 
the  in  fu  a  lode  ne  fcrìffe  il  Cavalier  Maffimo  Stanzioni  ,  giacché  Gio: 
Agnolo  ptr  effer  di  lui  Fratello  modeftamente  lo  nomina  fidamente  in  ! 
più    ur^hi  ,  fecondo  la  bifrgna  gli  accade,  dandogli  epiteto   di  buon 
pittore  ,  come  fi  è  detto  nella  lua  vita  ,  e  ne'difcorfi  c/i'ei  fect;  ma  il 
Cavalier  mentovato  onorando  la  memoria  di  lui  ,  cosi  in  fommario 
epilogb   fuaVita,   dopo  deferitta  quella   dlfHuo  Maefiro  Andrea  da 
Salerno  . 
T  _  Gio:  Filippa  Crifcutlo  effondo  molto  giovane  fu  difcepolo  di  detti 

m„,   l  ....  a  Andrea  Sabatino  ,  ma  morto  il  Maejlro  imparò  da  Ciò:  Bernardo  della 

iiixiiQicritco   r  »  >!/■/>>  •  iti 

da]  Cava-     Lt.ma  ,    mapoidaseliudiandofifcelajuamanierat   ed  ha  dipinto 

lier  MalJìmo  molte  cefe  ,  come  a  S.  Maria  delle  Grazie  detta  all'Incurabili  ,  alla 
qui  upper-  Chiefa  di  Bigina  Celi  ,  e  quella  di  Coflant/nopoli ,  a  S.  Patrizia  f 
taro.ma  non  a  jy  Re„j„a  e  s.  fieno  Cele/Uno  ,  ed  altre  Chiefe  ,  cerne  meo/io  di 
ancora  allo-  ,    ■  r  /    ^  i  r  i    r  ■    ■  J  i  p      *  //  i    / 

dato  dalle  fi  Jara  memoria  ,   Cercandvji  le Jue  notizie  ,   e  del  t rateilo  ,    eh:  fu 

certe  noti-    Notajo  ,  e  bravo  Pittore  chiamato  Gio:  Angiolo  Crifcnolo  i  ejjendoci  di   ì 
*ie,che  cuce  quello  Vtrtuofo  molte  opere ,    ejfsndochì.  fi  dice  ,    che  per  punto  avute 
andar  cer»    con  un  pittore  ,  fi  fece  anco  lui  pittore  meglio  di  quello  i  ma  di  tutto 
«*ndo.  C(Jn  pa:uto  di  Dio  ,  e  della  SS.  tergine  fua  Madre  ,    di  S.  Giufeppe  , 

e  S.  Gennaro  ,  fi  farà  memoria  onorata  per  appuntino  come  fu  . 

Da  quello  dritto  qui  riportato  fi  conofee  appieno  ,  che  il  Cava- 
lier Maffimo  non  ancora  avea  tutte  quelle  notizie  ,  che  noi  di  fopra 
defcritte  abbiamo  ;  dapoick*  fcrivendo  egli  il  Sommario  della  Vita 
di  Gio:  Bernardo  Lama  ,  foggiur.ge  dopo  di  quello  altre  notizie  di 
Gio:  Filippo  ,  adempiendo  cosi  alla  pronieiTa  già  fatta  di  rinvenirle» 
benché  abbagliarle  circa  il  farlo  prima  difcepoìo  dei  mentovato  La- 
ma ,  come  di  fopra  abbiamo  appieno  provato  ,  e  nel  rimanente  vien 
conformandofi  in  tutto  ab,  che  noi  ne  abbiam  detto  con  cib  ch# 
fiegue  .  Fu 


Pittore.  1 6  j 

Fu  fino  Difc-polo  Gio:  Filippo  Cri  fenolo  ,  il  quale  fu  figlio  .li  uno  ^    cf)nfigiio 
Ciò:  Pietro  Paolo  ,  Calabrfe ,  della  Provincia  di  Cofemu  ,  i7  f  «<i/e  )?  f'u  ai  A'i- 
casò  in  Napoli  ,  ed  avea  buono  parentado  »  ma  a  Gaeta  fece  queitofi-  are.    daSa- 
|/'o  ,   e   non  voleva  ,    r  he  quejto  fu»  detto  figlio  fi fojje  fatto  Pittore  ,  ] ,n,0'ed  a"" 
ma  valeva  ,  che  a: tendere  afa.fi  Dottore  dì  caufe  legali  ,  avendo  al-  labile    che 
cuna  lite  ;  ma  fuggendo  il  detto  figlio  andava  da  Brnardo  della  Lamat  Gio:Bcindr. 
dovech    lo  i'eJJ'i  confizhava   il  Padre  a  non  filarlo  ;  finochè  mojjo  in  di-  do  diceif.-  al 
fperazione  andò  a  I\pma  ,  e  Hiede  Con  un  Dtfcepolo    del  gran  Rafaele  ,     Padre    lo 
che  fi  dice  o  Marco  Calabrtfe  ,   o  Pieri»  del  Yaga  i  ma  fecondo  alcuni^  ^^Iti 
ed  io  credo  ,   che  ìmpa>b  dal  n^hro  Andrea  Salatino  da  Salerno  ■>  e  do-  co 
pò  tornato  in  Napoli  Col  Padre  fice  bel/ifime  opere   alla  Madonna  delle 
Grazie  ,  afrefeo  ,  e  ad  aglio  ,  e  d  pinfe  la  fiffita  ,   che  per  l  umido  fi  è 
mn poCj  gua  ata  ,  afrefeo  ,  e  ad  oglio  in  una  Cappella  a  S,  Severino  , 
ed  alla  Lhiefa  dell;  Monache    S"C. 

Fin  qui  il  Cavalier  Ma  Aimo  mentovato,  effendoci  convenuto   ri-      Abbaglio 
portar  ciocche  liegue  nella  Vira  di  Gio:  Agnolo  ,   giacche  pana  a  nar-  del  Cava- 
rare  i  fatti  ,  e   l'opere  di  quell'altro  Artefi  e  >   e  come  poi    coftui   di  'Itr  Maflì-^ 
Ntajo  Pittor  divenne  ,  per  la  quii  cola  noi   dunque    di  Gio:  Filippo  Maertri  di 
pari-indo  »  diremo  per  finir  fuo  racconto  ,  che  aliai  onor  itamente  egli  fjio;Filipp3 
vi/Te,  poiché  fu  molto  filmato  per  i  l'uoi  buoni  coftu mi  ,  ed  onelto  ma  poi  gin- 
modo  di  vivere  ;  prendendo  da  lui  configlio   nelle  d  ffi.olta  ,  ed  in  dica  beiit^ 
materia  di  pittura  anche  altri  buoni  Maeftri  di  quella  .    C^si  dunque  e  ?'    i\dt°,- 
operando  fempr«  con  molta  lode  ,  effendo  pur   vecch.o  ,  non  lafcio  ^naica  da* 
mai  io  ftiidio  ,  e  l'ufato  modo  di  fupsrar  con  quello  le  diffi  oltà  dell'  Salerno. 
arte  ,  e  Tempre  efercitando  il  difegno  ,  che  di  fu  a  mino  ne  fono  aiune 
nel  noftro  libro  de'dif  gni  ,  fece  molte  pitture  per  varj,  e  molti  pir-  Di  quelt' e 
ticohri  ,  come  innanzi  ahbam  detto  ,  le  quali  eran  per  lo  più  Sacre  PejC  n'J1  "on 
Storie  ,  non  avendo  giammai  voluto  dipingere  cole  lafcive  ,  o  F.vole,  P'    .  .,aniQ 
che  non  folfero  onefte  ,  e  per  lo  p;ù  effigiando  la  beila  Immagine  della  nia"  iCcmpa* 
Gran  Madre  di  Dio  ,  che  bella  ,  e  modella  dipingeva  ,   giunto  in  fine  del  l'udecco 
in  età  di  75-.  in  circa  ,  come  dice  l'anzidetto  Civalicr  Stanzioni  nel  Gav.  fi  ve- 
fine  dell'accennato  racconto  di  G  0:  Agnolo  ,  unì  di  Vivere  ,  per  go«.lievana• 
dtre  etemam?nte  nel  Cielo  ,  come  fi  fpera  ,  il  premio  di  fu;  virtuofa 
fatiche.  La  fua  Morte  mi  perfuado  che  accadefl'c  circa   il   1^84   P0'- gì  r  Hlio» 
che  vi  fon  fue  pitture  operate  dopo  gì,  ottanta  ,  come  fi  puì>  olferva-p0  c;rCa  U 
re  dalla  bella  tavola  ,  che  conferva  il   virtuolo  D.  Paolo  Pegualverre  1570. 
dotto  Avvocato  ,  e  Negoziante  Napolet.no  ,  nella  qu.de  vi  è   effiggia- 
to  al  vivo  ,  ma  in  picciolo  ,  S.  Francefco  da  Paola  ,  aliai  ben  dipinto  , 
e  dietro  vi  è  notato  l'anno  i6St    da  Gio:  F  lippa  già  fatto  vecrhio  ;  a- 
Vendofi  per  tradizione  di  antenati  di  chi  quella  pittura  pofiìede  ,    che 
po.o  tempo  dopo  venne  a  mancare  il  pittore. 

Fine  della  Vita  di  Gio:  Filippo  Crifcuelo  Pittore  . 

VITA 


i66 

VITA 

D    I 

DOMENICO  D' MIRI  A. 

Scultore,  ed  Architetto. 

FRa  quelli  ,  che  tifarono  dalla  fcnola    del  noftro  famofiffimo  Gio- 
vali da  Nola  ,  certamente   annoverar  fi  deve  Domenico  A'  Auria 
per  lo  minore  »  il  quale  infmo  da  fanciullo  eiTendo  applicato  al.dife- 
gno  ,   con  intenzione  di  fari!  Pittore  ,  come  fi  dice  ,  ftiede  con  un  fuo 
Zio,  che  la  pittura  efercitava  ,  ed  avendo  pi  per  forte    vedute   l'o- 
pere i   che  alla  g  ornata  efponevano  il  mentovato   G,o:,  e   Girolamo 
Santacroce  ,  e  la  gara  ,  che  quelli  avevano  tra  di  loro  *  fi  fentì  for- 
temente   inclimto  a  maneggiare  ancor'  egli   i  fcarpelli  ,  e  volerne 
inumi  un  famofo  Scultore  nufcire  .  Per  la  quii  cola  lafciato  la  fcuo- 
la  della  pittura  ,  fttva  in  forfè  a  quale  de'  due  Maeftn   doverle  anda- 
re ,  dapoi'  he  ambedue  eran  comunemente  per  valenti  Uomini  ripu- 
tati »   Ma  perciiè    il  grido   di  do:  di  Naia    fentivafi    di  per  tutto    in 
maggior  credito  ,  veniva  egli  riputatoli  primo    tra  quei  Maeftri  che 
ne'  iuoi  tempi  efercitafTero  la  fcultura  j  anzi  ,  come  afferma  il  V^fari 
nella  vita   di  Girolamo  Santacroce  ,  tenuto  ancora   per  Art.fice  ma- 
ravigliofo;  che  però ,  così  configlinto  ,  andò  Domenico  a  fi.  noia  di 
Giovanni  5  dove  amorevoim  nte    fu  raccolto  da  qu<  1  buon  Vntucfo. 
Qm  vi  dunque  cominciò  a  dar  opera  a'  fuoi  lavori,  ed  in  bcieve  vi  fece 
tal  profitto  ,  che  potè  poi  fervire  di  ajuto   al   medtlimo  fuo  Maeftro. 
In  tanto  per  lo  fpazio  di  molto  tempo  attefe  Domenico    a  lavorare  per 
eflb  lui  varie    figure    di  marmo  ,  non  folaiflente    abbozzandole  j  ma 
grandinandole  ancora  ,  e  fgbionandoie  ,   e  tanto  tirare  innanzi*   che 
diverfe    di  eiTe   con  pochi  colpi    di  ritoccamene  ,  ed    affinamenti  ,  e 
corrette  in  alcuna  parte  da  Giovanni  ,  furono   collocate   a  quei  luo- 
ghi ,    vve  er.no  deitinate  . 

Dice  il  Cav,  M.ilfimo  Stazioni ,  che  Domenico  andò  in  Roma, 
e  che  colà  fi  fece  fcolara  del  nominato  Gio: ,  ed  infieme  poi  f=  ne  tor- 
narono n  Napoli  ,  e  eh?  Domenico  etfendo  più  giovane  di  Gio:  fegui- 
tò  adefTere  fuofcolaroj  lo  che  dif^orda  dalla  tradizinn  ,  che  n'ab- 
biamo, concioliacofachè  ,  fé  Domenico  ftiede  in  forfè    nell'el  zio» 

d  Ila 


Scultore,  ed  Architetto.     167 

della  fcuola  dei  due  Maeilri  *  fi  raccoglie  ,  che  Gio:  era  già  da  più 
anni  m  Nipoli  ritornato  da  Roma  ,  e  cne  fé  Domenico  andò  in  quel- 
la Cifra  per  ilhi  Iure  ,  ab  fu  certamente  dopo  che  Gio:  era  tornato  in 
N  p  >li  ,  giacche   vi  era  per  valentuomo  riconofduto  ,  come   afferma 
il  V.iftn  .   Sicché  dunque  bdogni  credere  ,   che    Domenico  andarle   sì 
ben?  m  Romi  per  fare  ivi  i  fuoi  iludj  ,  mi  che  vi  andaffe  in  appreflb, 
e  forfè  p  r  configlio  del  medefimo  Gio:  ,  e  per  oifervarvi  te  belle  Sta- 
tue ,  i  b.llì  rilievi  ,  e  le  finmfe  opere  di  che    fi  v  de    quella  miravi-, 
gliofa  Città   da  per  tutto  arricchita  ,  e  che   poi  dimorato  colà  alcun 
tempo,  fé  ne  torn  affé   in  Nipoli   alla  prima   Icuoia    delfijoMaell.ro 
Giovanni  ;  dove  gli  diede  quegli   ajuti  ne'  tinti  varj  ,  ed  importan- 
ti lavori  ,  che  abbi  imo  di  fopra  divifito  ;   ajutand  >io   m  llìmimente 
ne'  gran  co'cffi  di  ftucco  ,  che  fece  Giovanni  ,   per  l'entrata  dcll'lm- 
perador  Carlo  V.    aflìeme  con  Annibale  Caccavello  ,  ed    altri  Difce- 
poli  d.  Giovanni  ,  cjae  in  quella  occalione  li  fecero  per  vaknti  giova- 
ni conofeere. 

D  pò  che  Domenico  fu   in  buona  parte    refo  pratico   di  mamg-  Opere  fatte 
giare  i  marm  ,  venne  l 'occalione  ,  che    amenduiu  quei    famofiifimi  i.gara    "a 
Concorrenti  ,  dito  Gio:  da  Nola,  e  Girolamo  Santacroce  ,  ebberoa  ja  ,>'<",-oa~ 
fcolpire  per  la  Madonna  delle  Grazie  le  due   famofe  T-.voIe  d»  baffo  ,  mo    Santa» 
e  ton  lo  rilievo  ,  a  gara    uno  dell'altro,  come  vollero   quei  Padroni  croce. 
delle  Cappelle  ,  e  come  nelle  loro  vite  già  ne  abbiam  fatto   parola  ; 
per  la  quii  cofr.  animato  il  giovane  Domenico  a  fcolpire  alcuna  cofa, 
che  di  fui  invenzione  al  pubblico  i\  vedeff;  ,   andava  di  fé  fteffo  cer- 
cando Toccali. me  di  ciò  fare  ,  lo  che  intefo    da  un  Signore   della  fami- 
glia Podenco  ,  che  aveva  una  fu  a  Cappella  nella  fudttti  Chi  fa  ,  am- 
miran  lo  lo  fpirito  del  giovane,   che  ancora    non  giungeva    all'età  di 
venticinque  anni ,   gli  commife    una  Tavola  di  marmo  ,  ove  vi  fuffe   Baffo  rilfe- 
rapprefentata   liConverfion    di  S.  Paolo  ,  in  figure  picciolt  ;  Ed  egli  v.°  "',  |j 
incontrando   con  lieto   animi  quella  beli'  opera  ,   per   lo   capriccjpfp  <jia»iefòpri 
fogoetto  ,  lavorìi  la  fudetta  Tavola  con  molta  diligenza  ,  ed  attenzio- 1   mure  dej 
n- i    facendovi   il  componimento  ,   che  Ita  affli  bene    inttfj    con    fi-  iaCìccà  pri, 
pure  quali  del    tutto  tonde  ,   rilevate,   e   condotte  con  molto  fpint  :    inopia 
Vcdnlovifi  quifi   per  ogni  princip il  figura    tr.,foramenti  ,   non  filo  a 
diligent.lfivni  ,  mi  ancora  mar..v:gliofi  ,  e  per  quello    fi  dice  ,  e  che 
veramente  vi  fi  conofee  da  chi  è  pratico  dell?  noflri  arti  ,  non  vi  po- 
fe  mino  in  n  una  cofa  il  Maeftro  ;  ina  folo  gb  diede  i  fuoi  cordìgli  cir- 
ca   il  componimento  ,     on    la   correzion    de'  contorni  ,   e  cioche   p.iì 
fecea  di  bifogno ^  Da  poiché  veramente  volle   i]  Padrone,  ed  ancora 
il  Mielèro  md  firn  )  ,   che  Domenico   dafefolo    avelie  a  condurre    il 
lavoro  per  vedere  ,  e  tare  ad  altri  Vedere  ,  fin  dove  giunge/Te  lo  fpiri- 
to  ,  ed  il  fapete  di  lui  i  E  con.  tutto  che  fi  veda  in  queita  Tavola  final- 
mente 


1 6  8       Vita  di  Domenico  Auria 

mente  eflere  ella  opera  di  un  principiante  ,  per  alcune  debolezze,  che 
vi  fono  5  vi  fi  ammira  bersi  la  pazienza  ,  e  lo  fludiocon  la  quale  « 
condotta  ;  Infomma  fu  con  tanto  applaufo  lìtuata  al  fuo  luogo  ,  che 
è  nel  muro  1-  terale  dell.'  fudetta  Cappella  dal  canto  dell'  Epiftola,  che 
comincio  a  fentirfi  in  bocca  di  molti  della  Città  di  Napoli  il  nome  di 
Domenico  d'Auria  j  per  la  qual  cola  egli  da  quelle  lodi  animato  fi  po- 
fe  con  maggior  fervore  a  lavorare  quellt  figure  ,  che  da  Giovanni  gli 
erano  onftgnate  ,  e  quelle  ,  che  da  per  fé  conduceva  ,  fecondo  le  ri- 
chiede ,  che  gli  ne  venivano  fatte  ,  ch<  però  non  pafsò  guari  di  tem- 
po ,  che  belliifime  ne  porto  a  fine  ,  e  fece  per  la  Cappella  della  fami- 
glia Lottieri  nella  Chitfa  di  S.  Agnello  Abate  ,  lacuale  è  preflb  le 
mura  della  Città  ,  come  altrove  fi  è  detto  ,  la  Tavola  di  bailo  rilie- 
vo ,  ove  fi  veggono  le  figure  della  Reina  dei  Cieli  ,  con  il  fuo  Divno 
Figliuolo  in  su  ie  nubbi  ,  con  varj  Angioli  ,  e  di  fotto  vi  fono  fcolpi- 
Akre  opere  te  l'Anima  del  Purgatorio  ,  che  a  lei  fi  raccomandano  ,  e  quella  epe- 
di  Domeni-  xa  oh  fu  molto  lodata  dagl'  intendenti  del  di  legno  ,  e  della  fcoltura, 
c0*  ed  è  di  tanta  bontà,  che  da  alcuni  Scrittori    di  noftra  Patria  viene  ft;- 

mita  per  opera  di  Gio:  'il  Mieflro  ;  come  ancora  a  nolìri  giorni  vi  fo- 
no profeflbri  ,  che  per  tale  la  credono  .  Veduto  quello  biffo  rilievo 
da'  Frati  Eremitani  di  S.  Girolamo  d^lla  mentovata  Chiefa  di  S.  Ma- 
ria delle  Grazie  ,  ivi  preflb  ,  gli  cominiflèro  una  coniìmile  Tavola  di 
marmo  ,  ove  umilmente  vi  effiggib  la  B.  V-  col  Bambino  ,  t  lotto  vi 
efpr.flè  l'Anime  del  Purgatorio  con  accompagnamento  di  putti,  e 
Angioletti  in  atto  di  imp.trare  dalla  B.  V.  pietà  p  r  quell'  Aivme  . 
(Jrefcei'a  tutto  giorno  per  queil'  opere  èfpofte  al  pubblico  il  grido  di 
Domenico  ,  e  crefeeva  con  elfo  la  gara  ,  e  la  concorrenza  degl'altri 
artefi:i  emu'i  fuoi ,  e  più  che  ad  alcun  altro  difpiacea  fommamente 
ad  Annibale  Ciccavello  ;  il  quale  a  tanti  audacia  era  ormai  arrivato, 
che  elfeudo  fucceduta  la  morte  de!  Santacroce  ,  fi  era  efaccia tamente 
pollo  a  gareggiar  col  Mae'lro  msdefirao  .  Ma  il  prudente  Giovanni 
fenza  punto  moftrargli  ah  una  contrarietà  ,  ovv.  ro  alcun  male  ani- 
mo, gli  portava  avanti  folamentc  per  concorrente  nell'emulazione 
Domeni.o  condifcepolo  di  lui  ftefib,  e  con  l'opere  di  coftui  abb.ttea 
beiiefpetfo  l'altenggia  del  C.ccavello  ;  Da  poiché  le  laudi  ,  che  il  me- 
defimo  Maeflro  lava  a  quell'  opere  ,  che  alla  giornali  Domenico  con- 
duceva ,  per  altra  via  facevano  un  gran  gioì  o  a  Domenico  ,  cencio- 
fiacofachè  era  Gio:  da  Nola  tenuto  in  grandifiìnio  concetto  ;  anzi  in 
altilfima  (lima  delie  fue  arti:  nelle  quali  p.t:  va  anco  dirfi  Scultore 
maravigliofo  ,  come  Uff:  il  Vafari ,  ed  rincora  lomin.imtnte  Minato 
per  Uomo  di  verità  ,  e  di  retto  giudizio  fpalfonato  ;  Per  la  qual  co- 
fa  ,  e  n  tutto  che  ad  Annibale  non  rnancafltro  l'epere  ,  come  quello, 
che  molto  prima  di  Domenico  dimofirato  avava  fon  fnoi  lavori  ,  fatti 

a  con- 


Scultore  ,  ed  Architetto.     185 

a  concorrenza  de'  migliori  Maeftri  de'  tempi  fuoi ,  il  valore  de'  Tuoi 
(calpelli  ,  tfTendo  veramente  virtuofo  ,  come  n  Ila  fua  vita  fi  dirà  ; 
ad  ogni  modo  ne  v-niv  no  molte  ,  e  di  confiderazioni  allogate  a  Do- 
menico ,  per  le  fuddette  lodi  dat  gli  da  Gio:  ,  td  una  fu  quella  ,  che 
e'  fece  della  fepolcura  di  Alfonzo  Rota  ,  che  di  commiffione  di  Bernar- 
dino fratello  del  mentovato  Alfonzo  fu  lavorata  .  e  murata  nella  loco 
Cappella,  nella  R  gal  Chitfa  di  S.Domenico  Maggiore,  edove  l'Auria 
fco  pi  la  St  itua  del  difonto  a  giacere  su  l'Urna;  la  qiialelav.Oiò  con  va« 
rj  Trof  i,.e  arnefi  militari  ,  condotti  con  lommo  Àudio  ,  e  diligenza. 

Occorfe  in  quello  tempo  ,  che  volendo  gli   Uomini   della  deli» 
2Ìofa  riviera  di  S.  I  uca  a  Mare  .,  ergere  a  concorrenza  di  altri  ,   an- 
cor effi  una  bella  fontana  ,  nacque  fra  loro  gran  difparere  circa  i'  ar- 
tefice ,  che  dovea  lavorarla  volendola  ornare  di  Statue  tonde,di  baf- 
fi rilievi  ,  e  di  altri  confimili  ornamenti  ;  avendo    per   lo  di/pendio 
I'efibizione  del  Viceré  di  quei  t  mpo  il  Majrchefe  di  Villafran^a    D. 
Pietro  di  Toledo  ,  che  offeriva  buona  porzione  del  Denaro  che  vi  vo- 
leva ,  acciocché  quella,  bella  font  .-averle    a  ri  afe  Ire  J  Laonde  quefti 
yomim  iuri  no  volentieri  :ppoggiat  i  1'  ^prra  a  Giovanni  da  Nola   , 
come  Uomo  fimofo  ;  fi  quefto  non  fi  [offe  ritrovato  occupttjilìmo  a 
lavorare  fra  le  molte  lue  opere  ,  la  f poi  tura  del    mentovato  D.  Pie- 
tro ;  il  p  rchè  indavanopenfando  ad  Annibale  Caccavelio  ,  o  Pietro 
della  Piala  >  o  ad  tlcun  altro  ,   che  fjlfe  di  chiaro  nome  in  quel   tem- 
po ;  ed  alcuni  pend  vano  di  un  i  p<rt;  ,  ed  altri  d  .  un  altra.  MiGo: 
tenuto  eh 't.Jbbe  difrorfo  con  ;.J1' JLnter.trjTati ,  ghperfu  ie  a  dar  l'opera 
3  Domenico.d'  Auna  ,   che  gli  averebb-  f.ctj  e  if    inigl    -re  d:  tutti  . 
€  per  m.-ggiormentf  ^nimar^b  ,  gli  mjirb  ikuni  cipree,  fi  ,  e  bei 
difegni  dj  fontana  fitti  d.ì  Domenico  ,    e  protrile  loro   allì.tervi    egli 
col  fuo  e  ni  glio  ,  e  con   la  perfona  fu  >  ,  emendando    tutto  ciò  che 
non  g'i  ave/Te  paruto  ncbil    ,  e  capriccio.fo  ,  p  bifjgnando  ,  d  irvi  an- 
cor egli  orra  con  fuoi  (carpelli  (  come  fi  dicej  e    con   la  rottura  del 
modello,  col  quale  averebb?  portato  a  fine  un    opera   p  rf .  ttillìma   . 
Quello  udito  da  quei  M  ieftri  ,  ed  altri  ,   che    vi  tenevano   intereffe  , 
tuttri  d'uhifoime  Vi  lere  pofero  in  mano  di    Gio:  il    lavoro,  da   farli 
dal   fuo   Difcepolo   Dom  nico  ,  ma  però  col  fuo  aj'uto  ;  che   perno 
l'Auria  fenza  perdervi  tempo  col  configiio  di  Gio:  jdto   qu.  (la   fonte 
quafi  arco  trionfale  ,   a  cui  per  ornamento  vi  fufTero  intorno  varj  tro- 
fei ,  intelluti  tutti  di  pefei ,  e  moftri  Mirini  ,   con  varie   frutta   del 
mare  ,  e  conchiglie  ,  e  con  altre  cofe  ,  che  il  Mare  produce  ,  e  com- 
parti fotto  l'arco  1'  ordine  d.i  Pilaftri  ,   innanzi   de'  quali  v  quafi  fo- 
ftegni  ,  ed  in  vece  di  colonnette   vi  fituòdue  Statue  tonde  ,  tutte  nu- 
de ,  di  maravigliofa  perfezione  ,  che  reggono  il  Capitello  ,  ove  è   il 
cornicione  ,  che  appoggiato  tien  l'arco  ,  e  nelle  facciate  fra  fuddetti 
TOMO  Ih  A  a  pila- 


170     Vita  di  Domenico  A  uria 

pilaf!  i  I  <teralmentevi  ha  fituati  due  balli  rilievi  mir  b  Iment  {colpi- 
ti ,  effigji.indovi  in  uno  Nettuno  con  la  bella  Anfitrite  corteggiato 
da  Tritoni  ,  ed  altri  D  1  M  irini  ,  e  nell'  altro  finfe  una  riffa  di  Dei 
Mar, ni  ,  per  una  N.nfa  rap.t  dì  un  di  loro,  affai  bene  efpitlU  nel 
contr.ìfto  delle  loropatfioni  ;  poi  f<ce  fgnrgare  l'acqua  d.«  una  Bucci- 
na volta  insù,  e  ne'  due  pilafrn  dell'  arco  vi  (colpì  egregi  mente 
Gran:i  Marini  ,  Ragofte  ,  Conch  glie  ,  Pefci  ,  ed  altre  ccfe  del  Ma- 
re ,  che  fono  maravijiofe  . 
Quella  fon-  k'  ben  vero  però  ,  che  vi  è  coftantifsima  opinione  ,  anzi   è    an- 

taru  non  (o  cora  tradizione  ,  che  quelle  Statue,  e  imfsimamente  i  bafsi  Rilievi  , 
per  qual  ca.  liana  di  mano  di  Giovanni  fua  Macftro  ,  il  quale  p.r  ajutare  il  Di-  ' 
gione  f:'  P°  fcepolo  ,  per  farlo  reftare  Superiore  alli  fuoi  con  orrenti  ,  e  per  a- 
mc  ne,'""e"  dempir  fna  parola  ,  quelle  fegretimente  lavorato  aveffe  5  Onde  in 
pò  ili  D.  Cl'  m)do  fuperato  1*  impegno  ,  ne  rifultìffe  la  fua  gloria  ,  e  quella  di 
Gio;Aif  11-  Domenici  infieme  .  E  veramente  fono  qu.fte  f  ulture  e  sì  perf  tte  , 
io  Pimintel  ed  irreprenfibili  per  difegno  ,  bJlemoiTj,  e  imitazion  d  fi' antico   , 

once  dl'^e  che  più  tolto  le  fi  converrebbe  il  titolo  di  div  ne  ;  D.i  poi  che  milio- 
ne vento,  V»-  il  if  riijii  i,in  e  r 
cere    nel      rl  non  Pot:rtr>kero  encre  ,  le  eli.'  dalle  mani  dei  divnvBuonaruoti  ful- 

1606.  fero  ftite  fcolpite  ;  anzi  che  più  d'un  Artefice  foraftiero  fi  è  inginna- 

CL-iefle  /la-  to,  credendole  opere  fue  ;  0  che  almeno  fcolpite   folfero  con  fua  dl- 

nie    coiu,    rezzione  ,  e  difegno  ;  come  nella  Vita  di  G10:  da  Nola  fi  difTe. 

«,»„.   r    jV1  Per  tante  beli' opere  effendo  ormai  Domenico  ratto   funofo  ap- 

moki  ere-    prefio  di  ogni  ceto  di  p  rfone  ,  veniva  di  molti  richiedo  de'  Iuji  lavo» 

dute    opere  ri  ,  anche  per  diverfi  luoghi  del  Regno  ;  e  per  l'Italia  ,  de'qun   la- 

aelD»vitt_,  vori  non  abbiamo  altre  notizie  fé  non  Ibi  d'alcune  Statue  ,  che   fece 

iNI'£hcla*noper  laCatt-draledi  Palermo  .  e  per  una  Chiefa  di  Cofenza  ;  per   U 
io  buonaro-         1       r     1  ,   1  j  "        n-  1      /-  n.     r^  1 

t;  qual  cola  diremo  lolamente  di  quell  op.-re  che  lono  in  quelta  Capita(e> 

giacche  orno  di  fue  fculture  molte  gentilizie  Cappelle,  e    lavorò  in 
cafa  di  particolari  varie  Statue  ,   e  ritratti  in  nvzzi    butti  ;  e  >ms  an- 
che alcuni  Sepolcri  ,  i  quali  nelle  modernazioni  delle  Chiefe  fono  Ha  ti 
rimofsi  . 
Cappella.,  Dopo  (ucceduta  la  rrnrte  di  Girolamo  Santacroce,  volendo  il 

iamoia    del  Marchefe  di  Vico  Col'Antonio  Caracciolo  .  condurre  una  volta  a  fine 
Marchde  di  la  fontuofa  Cappella  ,   eretta  da  lui  nella  Chiefa  di  S.  G10:    a   Carbo- 
'lo  in   5».  nara     jj  gjura  cir;olare  ,  e  di  cin  lidi  marmi  lavorata  ;  fi  conven- 

ljIO:a   Cll-  J  ,    ,        v     •  ri-  1       •  .  r      • 

bornu.  ne  con  quattro  de  più  rinomati  (cultori  ,  che  in  quel  tempo  fioriva- 
no nella  Città  di  Napoli  ;  li  quali  furono  Gio:  da  Nola  ,  D.  Pietro 
della  Piata, Domenico  d'Auria,ed  Annibale  Caccavello  ;  come  appire 
dallo  finimento  rogato  per  alano  di  Notar  Cirio  di  Mari  air.  Aprile 
del  1 5-47.  ,  che  fi  conferva  dal  Notajo  Giufeppe  Pino  di  Nipoli  ;  Per 
la  qUal  cofa  difiribuito  il  lavoro  ,  toc  ò  a  Domenico  la  Statua  del  S. 
Paolo  ,  e  Sepoltura  dello  fieffo  Marchefe  ,  con  la  fua  Statua  ,  con  tut- 
ti 


Scultore,  ed  Architetto.      171 

ti  gli  ornamenti  che   l'accompagnano;   delle  quali  Sculture  n'  ebbe 
Domenico  d'  Auria  tutte  quelle  laudi  ,  che  meritamente  eran  dova» 
te  alla  fua  virtù  ,  cesi  dal  mentovato  Marchefe  ,  come  da  tutti  quei 
che  la  videro.  Terminata  quell'opera  molte  altre  egli  poi  ne  conduflet 
e  molte  volte  s'impie°ava  in  ajuto  dell'opere  dell'amato  Maeilro,ren- 
dendoincot.il  modo,  gratitudine  a  gratitudine  :   giacche  Giovanni 
appoggiava  a  lui  ,   pui  che  ad  altri  ,  la  carica  de'fuoi  più  importanti 
lavori  ,  ejTendoornvi  pervenuto  nell' ultima  Tua  vecchiezza  ,  perla 
quale  non  poteva  così  facilmente  reggere  a'ia  fatica  ,  e  condurre  ogni 
cofa  da  se  medefimo  .   Ma  fucceduta  la  morte  di  Giovanni  nel  i  f  J9-  , 
■come  nella  l'uà  vita  abbiam  detto ,   con  difgufto  univerfale  di  ogn'u- 
no  ,  e  più  di  Domenico,  che  non  folo  come  Maeiìro  lo  riveriva  ,  ma 
corre  Padre,   teneramente  l'amava  ,  prefe  egli  a  finire  una  Tavola 
di  marmo  ,  che  Gio:  appena  aveva  incominciata  ,  t  quella  fu  la  bella 
fcu'tura  delia  Vergine  addolorata  ,  che  tiene  il  fno  morto  Figliuolo  fu 
le  ginocchia  ,  la  quile  è  (ita  ta  in  una  Cappella  laterale  del  Maggio- 
re A. tare  n  Ma  Chief.  di  S.  Severino,  luogo  de  Monaci  Neri  ,  da'cjua- 
li    fu   data  I*  opera   a   Domenico,    acciocché  pejfezionata  1"  avelie  , 
/limandolo  miglior  d'  ogn'altro  ,  che  in  quei  tempi  in  Napoli  fiori- 
va ;   nr  s'ingannarono  in  quella  loro  credenza  ,    <lapoichè  Domenico 
.condulìe  1'  opera  con  tutt    perfezione  al   fno  fine  5    ornandola  nella 
Cornice  con  vari  belli  orn  menti  ,    e  terminò  il    balTo   rilievo   della 
Pietà  mentovata  con  tanta  conli  I  razione  ,  e  I  efprel'siva  .,  che    i    ri- 
guardanti m  vergendola  fi  fentnno  commovere  al  lagrimevole  ,  e  do- 
lorofo  fptttacolo ..  In  femma  è  queft'up  ra  di  bellezza  tale, che  vien 
creduta  aneli"  ella  di  m  no  di  Giovanni  da  Nola  :   O.gi  qu:fta  Santa 
Inm-gine  è  in  grandissima  venerazione  ,  pr  aicune  grazie  ,  che  ulti- 
mamente dopoqu  lt'  nno  1730. ha  conce,  utoa'  Fedeli. 

Murata  qut<>:' opera  ,  con  i  fuoi  ornamenti  ,  ed  ..bbell.to  1' Al- 
tare ;  prefe  ..  fare  D  menicoun  laverò  ben  grande  ,  e  di  molta  im- 
portanza ,  cesi  per  1'  more  ,  com  per  l'ubile  ,  eh  apportargli  dovea, 
e  quello  l..vor  .  era  di  una  gran  Fontana  comincli  gli  dal  V,cer  di 
qu^l  ti  mpo  D.  Errico  di  Gufm'<n  Conte  di  Olivarcs  ,  la  qu  le  lituar 
fi  voleva  nell'Arie  iKile  ;  dove  fu  poi  piantata  da  D.  Frnncei  o  di  Ca- 
drò ,  I  uogotenente  dd  Regno  .  In  quella  fontana  ideo  Domenico  un 
bel  penfìer  ,  pei  b  n  fervi  re  quel  Signore  ,  ed  il  Pubblico,  'he  an- 
che glie  ne  aveva  dato  incombenza ,  con  rendere  a  le  ilelìo  maggiore 
la  gloria  ,  ed  il  lucro  . 

Ft-ce  adunque  quella  Fontana  tutta  tonda  (folata,  e  la  fece  po-De.crizion« 
fare  fopra  una  gran  Con  a  ,  la  quale  era  folle nuta    da  quattro  nioilri    e  a     o°"T 
nv.rini  .   Nel    mezzo  della   fonte    eran    fituati   quattro   grolli  Delfi- ùiltA  j;^. 
ni  ,  che  allevandole  code  in  aito  formavano  un  pi-.no  ,   che  lerviva  dina. 
per  baie  a  una  gran  Tazza  follenuta  da  quattro  Statue  ,  che  figuravan 

A  a     z  due 


172      Vita  di  Domenico  A  uria 

due  Satiri  ,  e  due  Ninfe  *  affai  ben  difegnate  ,  ed  affai  ben  (colpite. 
Sopra  di  quella  feconda  fonte  vi  fcolpi  li  quattro  Cavalli  Marini  di 
Nettuno  ,  li  quali  hanno  in  mezzo  di  loro  la  Statua  di  quefto  Dio  Ma- 
rino ,  eh.  fcando  in  piedi  folti -ne  col  braccio  alzato  il  Trid-nte  ,  di 
dove  featurifee  l'acqua  in  altezza  maravigliofa  ,  alia  quìi  f  ntana  gi- 
ra in  alt  Nettuno  il  guardo  ;  vedendoli  effj  di  b  llilìì.nj  afp  ttj,  e 
volto  gioviale  ;  come  ancora  fono  belliifime  tutte  1' altre  Statue  che 
Domenico  vi  fcolpì  ;  benché  ora  fé  ne  veggono  alcune  di  quelle  rot* 
te,  nelle  braccia  ,  ed  in  altro  luogo  ,  per  incuria  ,  ed  inavv-rtuiza 
di  chi  ne  dovrebbe  aver  cura  ;  avvegnacchè  ,  fogliono  per  lo  più  nel- 
le Città  p  rire  quelle  cofe  ,  che  fono  gli  ornamenti  di  effe  . 

Situata  al  fuo  luogo  ,  che  fu  allora   neh'  Arfenale  ,  e   tutta  ben 
comm-ffa  ,  finita  di  porre  infieme  ,  e  pulita   che  fu  ,  lì  levo   la  tu- 
rata ,  e  fi  tè  vedere  ai  pubblico  la  bella  ,  e  capricciofa  Fontana  ,  ric- 
ca di  giochi  d'acqua  ,   come  ricca  di  Statue  tutte  tonde  ;  laonde  vi  fu 
un  concorfo  innumerabile    di  perfone  ,  le  quali  d' uniforme  parere 
Penflone  oc-  federo  UI"  laude  immortale  all'  Artefice  che  lavorata  l'avea  ;  ed  il 
remica  dal    Viceré  volendo  concradiftinguere  il  valor  di  queft'  Uomo  ,  gli  affigno- 
Viceré,  iruj  per  onorato  riconofeimento  di  si  beli*  opera  una  penfione  f  >pra  le  fi- 
premio   di    line  di  Taranto  ;  come  nel  Reggio  Archivio  fi  vede  regi  (irato  .  Ma 
«bel  lavo-piucdlè  a]tracofa  f   le  ìoii  je»  c^nofc  nti  den»  Arti  ^el  dilegno,e  gli 

applaulì  del  Popolo  ,  come  dilli  ,  fu  il  maggior  premio  eh'  efigè  Do- 
menico in  quel  tempo:  s'egli  è  vera  quella  maffima  ,  che  le  laudi 
fiano  il  primo  onorario  di  un'  animo  rivolto  all'acquiito  della  gloria, 
e  della  virtù. 

In  oggi  quella  Fontana  è  fitnata  nella  gran  Piaz?a  avanti  il  &~ 
fielnuovo  ,   accrefeiuta  ,  ed  abbellita  con  Statue  ,  ed  ornamenti  darl 
CavaJier  Cofimo  Fanfaga  famofilfimo  Scu  core  ,  ed  Architetto  ,   pei 
ordine  del  Viceré  il  Dnca  di  Medina  las  Torres  ,  dal  quii  Viceré  ha 
prefo  il  nome  la  Fontana  Medina  »  attefocchè  deve  laperfi  ,  che  effe  li- 
do fitnata  nell'  Arfenale  (  come  fi  è  detto  )  gli  mancò  ¥  aequa  ,  e  per 
quante  diligenze  vi  fi  fecero  ,  poche  ne  fcatunva  ;  per  la  qual  cofi  fu 
ordinato  dal  Du.a  d' Alba   Viceré   di    Napoli,   che   fuffe  trafport  ta 
avanti  ri  Real  Palagio  ,  dove  non  Ci  fa  pe  rqnal  cagione  ebbe  la  fief- 
fa  forte  ;    tuttocchè  moltiilìme  diligenze  lì  fecero  per    farla  feorrere  , 
ma  tutto  in  vancilaonde  per  tal  cagione  dopo  alcuni  anni  fu  dal  Con- 
te di  Mont.rey    fatta  fitnare  nel  F/atamone  ,  dove   nemmeno  versò 
mai  acqua;  Che  però  avendola  una  volta  offervata  il  foprannominato 
Duca  di  Medina  las  Torres  ,  e  piacciutole  fommamente  le  belle  Sta- 
tue ,  con  l'idea  della  Fonte  ,  ne  fece  parola  col  Cavalier  Cofimo  men- 
tovato di  fopra  ,  che  gli  promife  far  apparir  cofpi:  na  quella  Fontana, 
con  aggiunzioni  ,  ed   accrefcim.e.nto  dell'acque  i  laonde   vi  fece  poi 

tutte 


Scultore  >  ed  Architetto.      173 

tutte  quelle  belle  aggiunzioni  ,  così  di  St'tue ,  che  di  altri  capricciofi 
ornamenti  ,  che  a'  ncftri  giorni  veggiamo  ;  e  the  firan  dcfcnrte  nel- 
la Vita  del  Fanfaga  pt.r  degna  1  ude  di  Artefice  coi!  egregio;  dal  qua- 
le ,  effendo  compiuta  ,  fu  fituata  nell'  anzidetta  Piazza  del  Cartel 
nuovo  ,  coli'  Ep.taffio  ,  che  nella  Vita  del  Cavalier  Cofimo  farà  da 
noi  riportato  ,   in  un  con  tutte  le  aggiunzioni  ,   ed  abbellimenti  eh* 


egli  vi  fete  . 


Aveva  Domenico  *  mentre  che  quelli  fontana  lavorava  ,  prefo  a 
fare  un  altro  lavoro  per  quei  della  Famiglia  Turbolo  ,  di  una  loro 
Cappella  ,  eretta  nel  Cappellone  di  S.Giacomo  della  Marca  ,  in  Chie- 
fadiS.M.ina  della  Nuova  ,  la  quale  volevano  abbellire  con  lavori 
di  marmo  ,  e  di  Statue  per  l'Altare  dieffa  ;  Laonde  terminato  l'im- 
piego della  m  ntov.it.i  fontana  ,  fi  diede  a  lavorare  quelle  Statue  ,  e 
gli  ornamenti  di  effe  ,  come  fi  può  vedere  nell*  anzidetta  Cappella  , 
effendo  Stilate  quefte  Statue,  che  fon  di  numero  tre,nelle  loro  nicchie, 
ma  quella  di  m  zzo ,  che  rapprefenta  la  S^.Concezzione  di  Maria  Ver- 
gine col  Padre  Eterno  fopra  ,  fu  fatta  lavorare  ad  altro  Scultore  ,  che 
per  favore  1'  ottenne  ,  e  non  è  di  quella  bontà  dell'  altre  due  da  Dor 
menic  o  lavorate  che  r?pprefentano  S.  Francefco  d'Affili  ,  e  S.  Bernar- 
dino >  poi  prefe  a  lavorare  nel  muro  laterale  della  Cappella  dal  canto 
del  Vangelo,  la  Sepoltura  di  Bernardino  Turbolo  ,  e  della  fua  Mo- 
glie Giovanna  Rofa  ,  effigiando  li  loro  Ritratti  in  due  medaglioni  di 
fua  mano  ,  ed  il  retto  fece  condurre  alli  fuoi  Difcepoli  ,  fituando  fo- 
pra 1'  Urna  fepo.lcrale  due  Putti  a  giacere  ,  che  in  ateo  metto  ,  e  pian- 
gente fpengon  le  faci,  e  fopra  de'  ritratti  di  baffo  rilievo  vi  fu  fcolpita 
la  Refurrezione  del  Signore  ,  ed  il  tutto  fi  vede  con  buon  ordine  ar- 
chitettato J  meritando  molta  lode  i  mentovati  Ritrati  ,  dapoichè 
fono  condotti  cotanto  al  vivo  ,  e  cjsì  morbidamente  fcolpiti  ,  che 
più  tofto  dipinti  gli  dirette,  che  fcolpiti  di  marmo  .  Si  diceche  il 
Crocefìffo  ,  con  i  due  Ladroni  affili!  alle  Croci ,  che  fi  veggono  nel- 
la Chitfa  della  Incoronata  ,  iìano  opera  di  Domenico  j  e  veramente 
allo  ftile  ,  ed  alla  delicatezza  di  quei  bei  nudi  dimoltrano  effer  gjQÉfS 
fue  fcolpite  in  legno  ,  le  quJi  kuture  fono  perfettilsime  nel  diWpBo, 
nobiltà  di  p  «rti  »  edazioni  bellifs.me,  che  mentano  l'encomio  di 
tutti  i  Profeffori  del  difegno. 

•  Molte  altre  <  ofe  fece  Domenico  ,  che  a  noftri  giorni  pia  non  fi 
veggono  ,  come  fu  una  Cappella  ,  tutta  di  bianchi  marmi  contetta  , 
ben  lavorati  nella  Chiefa  di  S.  Giufepp.  Maggiore  ,  ma  quella  a  ca- 
gane della  nuova  fabbrica  ,  chi  ancora  in  qu  ft'  anno  1755.  fi  con- 
tinua, fu  buttata  a  terra  ,  effendo  p;r  avventura  pattata  quella  Cip-  ^- 
pella  al  dominio  d'  altra  Famiglia  da  quella,  che  primieramente  l' 
ereff.- ,  come  già  a  molti  Cruefe  è  avvenuto  1  per  effcrfi  fpente  quel^ 

le 


174     Vita  di  Domenico  Auria 

5ep0jtura  le  prime  F^miglir  ,  o  per   altra  accidentale  cagione.   Vek-fi  bensì 
di   Bernai--  nella  Chi  fa  di  S   D.  manico  Maggiore  la  bella  ,  e  capricaofa  Sepol- 
ti ino  Rota_>  tura  di  Bernardino   Rota,   famJb    Poeti  Napolitano,   coftrutta  di 
eca    '       bianchi  mar.ni  neila  fua  propria  Cappella  apprettò  ur.a  dello  porte  mi- 
f  ta        ^°"  nor'  di  quella  Chiel    ;  ornata  con  poetiche  Statue  ,  la  quale  è  una  dell' 
opere  più  finyolari     he  fece  il  noftro  Siuitcre  ;  dapoKnè  oltre  i  belli 
ornamenti  con  i  quali  è  coftrutta,  è  la  Starna  del  Poeta  eccellentemen- 
te (colpita  ,  vi  fono  quattro  Statue  perfettiffime  ,  che  rapprefentano 
il  Tevere ,  e  l'Arno,  fiumi  principaliffimi  dell'Italia,  ed  in    due 
Ilice  h  e  quelle  della  Natura  ,   e  dell'Arte  ,  le  quali  fon  fituate  latera- 
li al  Stpo  ero:  E  certamente  fi  portò  Domenico  »n  quefl' opra    cosi 
bi ne  nel  componimento  ,  buon  d.fagn    ,  e   fopra  tutto  nella   bella 
idea  con  .nt  l'ig:  nza  condetta  ,  che  fu  fommamente  lodato  ,   come  a 
noftri  giorni  quefta  Sepoltura  è  ammirata  dà  tutti  gli  Uomini  amato- 
ri delle  beli'  Arti  del  Jifeeno  ,    ed  ove  fi  legge   il   feguente  Epitaffio 
'  fatto  a  quell'  eccellente  Poeta  . 

Epitaffio   di  r\otam  flet  Amili  ,  atcjUe  Tibris  "xtinBum 

Bemaidino  Cum  Gratiis  queruntur   Ann  Diva 

Rota,  Ars  ipfa  Iuget ,   ipfa  Natura 

Tlorem  pfrijj'  Cattili  a  tilt}  ìoetarum  . 

B  mar -di ì,o  {{pia  l'atri  0 primo 

Antonìus  ,  J:  Bupt  Jta  ,  ó*  Alphonfus  FHìì  Pojf. 

Moritur  M.  D.  LXXV.  Ann.  agens  LK/t. 

Adunque  noi  terminando  il  racconto  della  fua  Vita  con  queft'o* 
pera  in  ogni  parte  compiuta  ,  far  m-paffaggio  al  rapporto  della  me- 
moria ,  eh-  di  lui  ne  ha  lalciato  il  Cavalier  M^ifimo  Stanza. ni  n  Ile 
notizie  del  luo  Matltio  Gio:  da  Nola  ;  giacché  dal  Notrjo  Pittore  vien 
qualche  volta  commemorato  mcidentein-nte  come  bravo  Sc.nltore  ,  o 
come  valente  Difcepolo  del  mentovato  Giovanni  ,  perciocché  in  t  m- 
pori!  fndd  tt<>  Not  jo  viveva  ,  ed  operava  le  fc  alture  ,  e  però  quel- 
le non*nt  fa  più  Jiftmta  relazion  ;non  avendo  forle  il  noftro  Domenico 
lavorate  le  p.ù  beli'  opere  nel  tempo  «  he  Gio:  Agnolo  fece  di  lui  men- 
zione :  Ma  l'anzidetto  Cav:  Maffmo  Così  dell'  Auria  onorat.mente 
ragiona. 

Ebbe  Gio:  più  Difctpoli  ,  ma  uno  dei  più  fmnjì  fu  Domenico 
d  Auria  ,  il  quale  fece  le  belT  opere  ,  che  fi  vedono  ,  a  S.  Severino 
la  Tavola  della  Pietà  ,  e  U  Statue  con  la  fontana  nel  lai  co  del  Cajìel* 
lo  ,  C  benché  abbellita  ,  e  crefciuta  di  Statue  ,  t  Ornamenti  dal  vir- 
tuofo  Scultore  Cifimo  Fanfara:  )  alla  Madonna  delle  Grazie  la  Tavo/tt 
dell'  Aitar  e  ,  ove  Jonola   Madonna  con  /'  anime  del  In, gutorio ,  e 

quel- 


Scultore,  ed  Architetto.     1  75 

qnr'f.1  a  V.  r--<rco>no  -teli/  Spsonunli ,  viene  da  luì  ,  dicendoli  d'  uà 
fuo  D  fot  puh  :  Così  la  Set»  'tura  Carafa  ,  e  Sa*  grò  a  S.  D.m'nico  * 
e  '  altr  Ch  e/i  ,  dvv  fice  altri  Tavoli-  di  Marini  ,  per  quelli  Altari, 
1°  ciurli  paiono  fatte  dal  fuo  \1aei;ro  Giovanni  .  Ma  l'i  fontana  nel 
B  r^u  di  9.  Lucia  a  Mare  ,  dr.ve  fona  lt  beli Jfime  Statue,  e  hafì  ri- 
lievi ,  f  d  ce  ,  eh?  per  certo  imp' gno  di  altro  Scultore  fureiuero  ,  o 
dell"  Spaninolo  ,  le  fa  ce  fé  per  fua  I  ima  ,  fegy-e  amete  Ciò:  fuo  Mas» 
firn  ,  f  C  mpjgno  ,  qua'd,  lavano  in  Ryma  ;  //o&f  anch'  era  andato 
D'ì'uen'Cc  per  l'udiarvi  t  buone  cof  i  ma  a  fai  giovinetto  ,  efendo 
Giovanni  pia  XJnmo  j  E  pn  ftguitò  in  Nipoli  Giù:  da  Nola  ,  ed  in  fi- 
ne mori  in  e  rea  il  i  f  8  ?•  o  poco  p-ù,  come  f  dice  ,  non  avendo  potu- 
to faper*  cn  certezza  l'anno  nel  quale  Domenico  morì  .  Fece  Gioì  pia 
Dijcrpnli  é"C 

Fin  qui  in  quarto  luogo  il  C  v  Miffimo,  chpoichè  feguita  a 
nirnre  l'opere  di  Annibale  C.ccav  Ho  ,  a  tro  difcepolo  dì  Giovanni; 
Convenen lo i  di  riportare  appredo  quello,  che  lafciò  fcritto  di  An- 
nibale ,  quando  la  vita  di  coftui  ,  con  permilììone  del  Sommo  Bene 
noi  fcriveremo  .  Soggiungenti  i  egli  nel  progreflb  di  qu°l  racconto  , 
che  efendo  figliuolo  Domenico  fece  la  converfion  di  S.  Paolo,  in  piccio- 
lo ,  «he  ftà  alh  Madonna  detta  delle  Grazie  ,  ftc.  ed  in  altro  luogo  * 
dice  :  che  il  Cacc avello  ville  gareggiare  cui  fuo  Marftro  perchè  amavd 
Domenico  d'Auria  ,  e  perciò  cercava  di  pigliar",  lui  la  fintana  di  Si 
"Lucìa  ;  Ma  Giovanni  la  fece  avere  a  Domenico  ,  e  pei  è  unendifi  mot» 
ti  contrarli  col  detto  ,  e  eon  lo  Spignuolo  ,  //  detto  Giovanni  f  ce  fe- 
gretamente  le  Statue  ,  e  li  baffi  rilievi  i  cioè  l'affi  ì  e  ritoccò  i  m& 
li  detti  baffi  rilievi  furono  tutti  fuoi  ■>    amia  credere  ò»c. 

Da  molti  altri  n~ftri  Scrittori  viene  onorato  di  lode  Domenico  , 
e  nmffime  dall'  Eng^nio  ,  dal  Celano  ,  e  dal  Sarndii  ;  ;  d  ultimamen- 
te il  P. Orlandi  nel  (u~>  P  ttorico  Abecedano  ,  ne  fa  onorata  memoria^ 
Per  la  qua!  cola  no  conchiud:  ndo  diremo;  che  in  vita  fu  onorato  , 
e  prezzato,  decoloro,  che  il  converfnrono  per  le  lue  r  ,re  virtù  ,  e 
per  1'  e  celi  nza  della  fua  pr ^feffione  ;  In  morte  fu  pinnto  ,  perchè 
in  lui  fi  p'. rdè  un  gran  virtuofo  nella  fcultura  ;  ed  ora  com'è  dovere 
fi  rinova  la  memoria  d.'lle  fue  onorate  fatiche  ,  per  le  quali  fappiafi  , 
che  io  mi  fono  grandemente  affaticato  nel  far-  inchieda  ove  il  nr.Itro 
Domenico  foffe  (tato  frpolto  ,  dapoi*  che  fi  crede  ,  che  il  dittico  cita- 
to da  Fran.tfco  de  Penis  noftro  Napolitano  ne'  fuoi  Problemi  Accade- 
mici ,  z\fl.  2^4.  Stia  fopra  la  fua  S.po'tura,  mentre  che  prepone 
qual  de'  fudd  tti  dittici  fia  di  maggior  preggio  ,  fé  quello  di  Rafaello 
da  Urbino  fatto  dal  gran  B.;mbo  ,  che  dice  . 


ìli' 


19:      Vita  di  Domenico  Auria 

l'.'.f  '■■::     "•  :  ;:'-        ,    tmuit  a  ut  fe/fite  xn'mci  . 
F  :'■:.?:  r,:z;        I  :.    ■:::  ,    cy    ;--   -:."::!  ?;;-/'. 
0  fuetto  fetto  all'Amia. 

Hatura   invita  ,  hfiìi  Aas   Auria  viizm  , 
Tt  fjttit  :m:ta  ziztrt  mi*-;:  .4t:s  . 

Per  la  qnal  cofa  vedendole  fudc  ::-. -.  ~  e  ::.:.- e  e  .Te:  late  gii 
Ipzrfe  al  vento  per  tale  inchiefta  ,  baiLrì  .  he  re  lafd  qui  regiftra» 
U   la  me  m  0  ria  a'  Poderi  ,   era  colli   .  :f=  di  me  pù   fjrtnna-0 

Con  e :_;.::  oot  zia  porla  ritrm  are  ove  ripofano  l'oda  onorate  di    qi:e- 
fio  beava  art-fice  di  S.u  tara. 

E  b  b  e  Domenico  piò  difcepoli  ,  ma  a  r.  offra  cognizione  non  fo- 
so  ve:..:.  ,  re  due  fola  ment;  ,  ii  prirro  fu  nominato  ancori  Dome- 
r. ito,   re::c  Yaigarmenrr  V  :.r\   :  bc    :7u  ajuto  ii  mae» 

f-.;:  in  bozzare ,    ;  ripulire  Ir  i:-  ti:  e  ,   e  te. e  da  sé  opere  di    S-z     ture 
a  S.  Domenico  I  laggkne,  ;d  a  S.  Giacomo  d:'  >.  ,edince:- 

ti  Ch;e:~a  .z  T: .  :  uknmtc  di bano rilievo  .  4        ivede     tuata  in 

uri  C  ppe  .:  vicine  quella  popola  ,    ave  %    è   elpr  ffi   la    B. 

yiergitfc  delle  Grazie  ,  coli'  anime  del  Purgatorio  di  folto  ,  che  chie» 
don:  refe  -rio  in  quei  1  ~  ~  tot  .  ::  i;  culto  bafib  rJievo  ,  tee 
che  •  -tato  dal  fuo  marltro  ,  come  in  altri  livori  d' importanza, 

p;a:iCp:o  aveva  con  efTo  f&co  . 

Andrea  E   :..-.::;  -_  ro ,   e  divenne  bum  maeftro  • 

benché  non  così  ve:  alpine  in  inumo,  e  fi  trattenne  a  lavo- 

ra:. 1   0  1  ed  in  quefia  prati  a  non  fij  meno  ecce  lente;  corre  fi 

pub  vedere  nelle  oe  Starne  <j  xate  tei  ali  all'Alta.-  M  -  -  --- 
laRtalCh.:  I i\  1  (opra  le  per:,  introducono 

i.  Coro  ;   quali  St  ruerapprefi  :       ?         fico  ..ì'Aflìfi ,  e  S.  Ani  - 

■  ;  ;  i  E   :   '.     .  Ca  bontà  ,  e  per I  e  ,     - 

qu.  i  Fi   :    farle  '      pile  in  marmo   nel  Secolo   p a£  :  :  r.    nato 

Cavai  ei  Ce: im :  F.nfaga  ,  uusiìi  dopo  dì  averle  me       .  , 

configliò  quei  Fr^:.  a  la. eia:. r  e  £.  li  legna  .  dannicene  dsffi  r^rte 
averebbero  attenuto  op^re  più  migliori  ài  quelle  i  e  tante  badi  per 
lode  dei  D.fcepoli  di  così  rare  Macfiro  . 


F.\:  iù'.t  liti  :   D:~.:-:  C:   '.  .-fjf.-'j  5"  .';>.'/;-.•,  ti  Are  e  ::::: 


VITA 


193 

VITA 

Di" 

MARCO    DI    PINO 

DA      S    I    E    N    A 

Pittore,  ed  Architetto. 

S*E  mai   la  gratitudine   di  un  beneficato   poterle  giungere   al  colmi 
►    fio  che    di  rado  avviene)  verfo  il  benefattore  ,  infino  a  tal  grado 
fi  Hovtr  bbe  praticare  con  quello  Viituofo,  td  onorato  Arttfice  del  di- 
fegno  ;   D?poichè   veggendo  egli  i  torti   che  ne  avea  fatti  il  Vafari  ,  in 
non  far  menzione  di  tanti  Napolitani  Virtuofi  prbfeflbri  di  Pittura, 
Scultura,  ed  Architettura  ,  ne'  fuoi  famofiilìmi  libri   riflampati    nel 
If6g.,  e  capitati    in  Napoli  ,    (limolato   altresì  dal  poco  conto    fatto 
di  lui  in  quella  particella  in  cui  ne  fa  m-nzione,nella  vita  di  Daniello, 
Ricciarelli  da  Voltura  ,   ove  dice  .  Lavi  rè  parimente  con  Daniello  « 
ef.es  molto  f  ut t*  Mai  co  da  Siena  ,  il  quale  condottoli  a  Napoli  fi  è 
fr-fa  quella  Città  per  patria  ,  tvijia,   t   laidi  a  continuamente:   Si 
propofe  perciò  elio  Marco  di  lei. vere  le  Vite  d<  gli  Artefici  del  difegno 
Napoletani,   come  ne  fa  pie  imfla  ne  la  fua  litt  ■  ra  ,  già  nel  primo  to» 
Do  di  quelle  vite  riportata  foggdingtndo  quelle  p.irole  ,  ed  ove  (inten- 
dendo di  Napoli)*  he  ihe  tu  Jeutino pIi  altritio  intendo  eh  udtie  i giorni 
miei  ,  con  voi   miei  cari  amici  ,  e   con  miei   cari  dijcepo/t  :   par  che 
rifpondi  fciifatamante  alla  particola  ,  fi  è  prefa  quella  Città  psr    Va~ 
tri  a  ;   facendo  conofeere  ,  che  non  fi  avea  eletto  qua  che  Terra,  o  Ca- 
ftello  ,    ma  una  C.ttà    celebrata    per  le  delizie  degli  f.meni  liti  ,  e  per 
l'abbondanza  de'  viveri  ,  dalle  penne  di  tanti  famofi  Scrittori ,   e  pero 
nel  principio  della  lettera  mentovata  fa  gli  encomi  di  Napoli  ,   eiìen- 
dolì  voluto  annoverare   fra  nollri  Cittadini  ,   come  tedifica   il  Notajo 
Gin:  Agnolo  Cnfcuolo  ,   che  fu  fuo  difcepolo   nella  Pittura,  ma  per- 
dio niuna  contezza  abbiamo  de'  fuoi  natali  ,  e  principio  del  difegno, 
fa  di  meftieri  ,  che  prima  di  ogn'  altra  cofa  riportiamo   quanto  di  lui 
Ile  lafc:h  fc ritto  il  Biglione  nella  fua  prima  giornata. 

Benché  Marco  da  Siena   da  principio  fujje  difcepolo  di  Domeu'co 
%eccafumì  ,    detto  Mechsrino  parimente  da  Siena  ,  pur  lavorò   poi  di 
pennello  fotta  Daniello  Ricciarelli  da  Volterra  ,  e  vifee  molto  frutto. 
TOMO  li.  B  b  Fu 


1 94         Vita  di  Marco  di  Pino 

Tu  aneli'  egli  in  Rjma  ,  ed  in  quefta  Cittì  alcune  cofe  dipinfe  ,  delle 
quali  h  più  note  ridiremo  ,  /e  b  n  fon  poche  ,  perchè  qui  p'Co  egli  di- 
morò -,  e  qui  ancora  feguitò  C  indrizzo  di  'ermo  Buonacttr fio  ,  che  per 
ejjer  flato  garzone  del  Vaga  Pittar  Fiorentino  ,  fa  poi  ditto  Verin  del 
Vaga  . 

Marco  alla  Trinità  de*  Monti  nella  Capotila  della  Rovere  dipinfe 
là  volta  in  compagnia  di  Pellegrino  da  Bologna  ,  con  i  cartoni  di  Da- 
niello . 

Color)  all'  Oratorio  del  Confatone  ,  a  concorrenza  con  altri  famofi 
Ti  t  tori ,  evi  rapprefe- tè  l'ifleria  grande  della  Rejurrezione  del  Sal- 
vatore ,  con  diverf e  figure  ,  affai  bizzarra  afrefeo  condotta  ,  e  franca- 
mente terminata  ;  Ei  eziandio  vi  fece  le  due  figure  di  fopra  ,  che  vir» 
tu  rapprefentano  ,    infrefeo  parimente  dipinte  . 

Nella  Sala  Reggia  fopra  la  porta,  che  va  alla  loggia  della  Benediz- 
zione  ,  ha  di  fuo  in  frefeo  la  Storia  di  Ottone  I»?p;radore,  che  refiituiì 
fee  le  Provincie  occupate  alla  Chiefa  ,  ed  all'  incontro  su  l'altra  porta 
Orazio  S  ammacchi  ni  Bologne f  fee  l'altra  di  Gregorio  Secondo,  e  della 
donazione  di  Ariperto  ,  confirmata  da  Luitprando  Rj  de'  Longobardi. 
Nella  Cbiefa  de*  SS.AppoJìoli  de'  Frati  Conventuali  di  S.  France- 
feo  una  tavola  fpra  l 'Altare  a  man  manca  etttrovi  la  Storia  di  S.Gio- 
vanni Evangelica  mefo  nella  Caldaja  di  olio  bollente,  con  molte figme 
intorn'ì,  a  olio  con  buona  maniera  ,   e  con  gran  diligenza  concluja. 

Dentro  la  Chiefa  di  Araceli  ,  la  feconda  Cappella  a  man  diritta, 
fopra  l'Altare  ,  ha  del  fuo  un  Cri/ìo  morto  in  braccio  alla  Madonna,  ed 
altre  figure  a  olio  con  amore  imprejjo  ,  di  quella  fila  maniera  ,  che  tra 
l  altre  ì  riconofeiuta. 

E  nella  Sala  di  Caflel  S.  Angelo  lavorata  di  flucchi ,  e  tutta  pie- 
na di  Storie  Ramine  a  tentpo  di  Verino  d'I  Fnga  ,  e  fotta  l'iflejfo  in  al- 
tre Cof;  molto  egli  dipinfe  ,  e  riportonne  gran  lode  . 

Qu;Ho  Virtiiofo  averebb.'  affai  operato  ,  se  fi  fuffe  fermato  in  Rj- 
ma  ,  ficcarne fice  in  Napoli  ,  ed  in  altri  luoghi  ,  dove  egli  ha  affatica- 
to ,  e  dipinto  .  E  forfè  ivi  attefe  a  far  piante  di  edficj  ,  e  però  dì  lui 
fi  legge  ,  che  companeffe  un  grandijfimo  libro  di  Architettura  .  Final- 
mente morì  di  frefea  et h  fuori  di  qaeihi  mia  Patria  R^ma. 

Quelle  fono  le  fcarfe  notizie  lafciattci  dal  Buglione  ,  che  avendo 
in  tutto  detto  il  vero  ,  erra  /blamente  n  I  fine  ,  dicendo  ,  che  mori 
di  frefea  età  ,  dapoichè  viiTe  infino  all'  ultima  vecchiezza  ,  fempre 
operando  ,  come  appare  dagli  anni  notati  nelle  fue  Pittur-.  ,  e  da'fuoi 
Ritratti  dipinti  nelle  fue  opere  ,  che  faranno  annoverate  in  apprelTo 
profeguendo  la  fua  viti  .  E  che  fia  così  ,  veggafi  la  fua  prima  gio- 
ventù ,  nella  quale  fu  egli  fjoliro  di  Mecherino  da  Siena  ,  il  quale 
finì  fua  vita  nel  i  ^49.    E  ancor  vivente  coftui,  anzi  molti  anni  prima 

Mar- 


Pittore,  ed  Architetto       ic>y 

Marco  fu  a  fcuola  di  Daniello  Ricciardi!  ,  ci  indi  fece  fuoi  progredì 
con  l'otC.ino  Maeftro  Pierin  del  Vaga  ,  difcepolo  di  Rafaello  ,  il  qua! 
Pierino  morì  nel  1 5-47. ,  e  di  nuovo  cfTendoIi  già  perfezionato  ,  ajutò 
primaPier.no  nel  Caliti  S.  Angelo  ,  e  dopo  il  Ricciarelli  ,  come  dice 
il  Baglione  . 

Ma  jn  qual  anno  egli  venifle  in  Napoli  ,  credo  ,  che  non  fu/Te 
prima  del  1  ero.  per  l'opere  ,  che  in  Roma  egli  condurle  ;  dapoichè 
egli  e  certo  ,  1  he  nell'  anno  1  f6o.  egli  frava  in  Napoli  ,  fecondo  fa 
tedimonianza  Notar  G10:  Agnolo  Cnfcuolo  ,  che  in  tal  tempo  cerca- 
va con  t/To  Marco  le  notizie  de' noftri  Profeflori  deldifegno,  edera 
fuo  fco'aro  in  pittura  ,  dopoché  sdegnatofi  col  fratello  fece  paiTaggio 
dalla  penna  al  pennello  .  Ma  lafciando  da  parte  quella  difputa  ,  che 
nulla  rileva  alle  glorie  di  quello  valentuomo  ,  d.remo  folamente  per 
ora  delle  belle  opere  ,  con  le  quali  adornò  le  noftre  Chicle  ,  e  fi  lece 
conof  ere  per  quel  Maeftro  ch'egli  era. 

Nella  Chiefa   di  S.  Gio:   della  nazione  Fiorentina  ,  efsendofi  am- 
pliata  la  Tribuna,  fece  il  Quadro  per  l'Aitar  maggiore  ,   ove  figurò  il  Marj?0  jj 
Batttfimo  di  nrftro  Signore  ;  e  perchè  vollero  quei  ,  che  allora  gover-  p;n0  . 
navano  la  Ch.efa  mentovata  ,  che  anche  vi  fufse  efprefso  nel  medefi- 
mo  Quadro  quando  nollro  Signore  orò  al  Padre  ,    refta  la  figura  del 
Cnfto  replicata  ,  contro  i  buoni  precetti  della  pittura  .    A  balso  refta 
anche  replicato  il  S.  Gio:  ,  mentrechè  in  mezze  figure   vi  dipinfe  la  fi- 
gliuola  di  Erodiade  ,  che  in  un  bacino   portato  dalla  vecchia  nutrice 
prelenta  sd  Erode   la  fella  del  Battifta  ,    essendovi  altre  figure  meglio 
dipinte  di  quelle  intiere  ,  che  l'azione  principale  rspprefentano  .   Ma 
.    quel  ch'è  peggio  ,    l'az.one  di  quelle  mezze  figure  par  che  venghi  rap- 
prefentata  ar.cor'ella   fulla  riva  del  fiume  domano  ,  ov'è  figurato  il 
Battefimo  .  Nella  medtfrjia  Chiifa  in  un  altra  Cappella    fi  vede  di  lua 
mano  la  SS.  Nunziata  ,    con  bella  gloria  d'Angioli .   In  un  altra  Cap- 
pella vi  è  in  b  1  P.:eie  effigiata  h  B-  Vergine  col  Bambino  in  feno,  che 
fcherza  con  S.  Giovannino  ,  nel  mentre  1  he  l'Angelo   parla  in  fogno  a 
S.  Gmfcppe  ,  che  dorme  ,  e  vi  fono  altri  Angioli    d'accompagnamen- 
to, e  tutta  l'opera  è  bellilfiim. 

Crelciuto  il  grido  delle  beli'  op»re  ,  che  ficea  Marco  da  Siena,  gli 
fu  allogata  una  tavola  da'Fr.iti  Mimmi  di  S.  Francef. o  da  Paola  ,  per 
una  Cappella  di  loro  Chiefa  ,  ove  egli  dipinfe  con  mirabile  maelìna  ,  e 
colorito  belliiììmo  ,  e  vago  ,  la  N  '.fata  della  B.  V.  ,  la  qual  pittura  in  Pittura  con 
o?"i  lì  vede:  tr..fportata  su  la  tea  ,  tfsindo  (lata  tolta  da  su  la  tavola  »     |'.' c0  "!'," 

o*->  r  '  '    1%1^l.t.    CI  al- 

da  Nicolò  di  Simone  ,  e  da  Alelandro  M.jdlo  fuo  genero  noftri  Ni-  0  uta  j^j. 
poi  tani  ,che  con  loro  fegreto  maraviglioio  a  tempi  noftri  fcrofluno  le  ja  tavola  , 
pitture  anche  da  su  le  muraglie  ,  e  le  trafportano  fopra  le  tele  ;  pur  «ye  fa  di- 
che però  fiano  dipinte  ad  olio  .  In  quello  Quadro  vi  è  il  fuo  ritratto  ,  P"1"  »  ,in 

n    1  l         sii  la  teii  . 

B  b      2  che 


196       Vita  di  Marco  di  Pino 

fch«  apparile  di  una  età  già  virile  .  Dipinfe  i  portelli  degli  organi  nel- 
la Chiefa  di  S.  Domenico  Maggiore  ,  e  quelli  ddP  organo  più  antico 
della  Chiefa  della  SS.  Nunziata  ,  e  quelle  pitture  fi  veggono  fituate 
vicino  i  due  organi ,  e  ne'  pilaftri  dell'arco  maggiore  della  Chiefa  fu- 
detta  .  Fece  per  l'Aitar  maggiore  di  S.  M»ria  dJla  Pietà  ,  ntlLftrada 
detta  la  Rua  Catalana  ,  in  oggi  appellata  la  PietJtclla  Chief  Parro- 
chiale  il  Quadro,  per  l'Aitar  maggiore  ,  ove  vi  efprefTe  li  B.  V.  col 
Bambino,  S.  Francefco  di  Alfifi  ,  e  quel  da  Paola  ,  con  bel'a  gloria 
di  Angioli  ,  eputtini,  m.i  ,  effendofi  qnefta  tavola  affumicata  fi  è 
fatta  ripulire  ,  e  ritoccare  da  Pittore  ordinario ,  che  nel  mezzo  de* 
Santi  mentovati  ,  vi  ha  aggiunto  S.Carlo  Borromeo  ,  anch'  egli  in- 
gìnocchioni  ,  ma  di  cattiva  maniera  .  Eflendofi  in  quello  tempo  mo- 
dernata  la  Chiefa  di  S.  Angelo  a  Nido  ,  già  eretta  dal  Cardinale  Rai- 
naldo  Brancaccio,  come  nella  vita  di  Maluccio Secondo  abbiam  det- 
to ,  vi  d.pinfe  la  tavola  per  l'Aitar  maggiore ,  ove  figuro  il  Principe 
delle,  Ctlefti  milizie  in  bizzarra  attitudine  diacciare  Lucifero  dal 
Paradifo  ,  avendovi  meffo  accompagnamento  di  paefe  con  ilcuni  bel- 
li edificj  ;  con  i  quali  diede  a  conofeere  quanto  egli  ben  maneggiarle 
la  profpettiva  ,  e  quanto  poffedefie   l'Architettura  ,  come  poi  lo  dw 

_,  molilo  più  a  pieno  nelle  altre  opere  che  egli  fece. 

•E     amato  _  rr       r  »  ,    r         j  if>  1    »/  1    <-■ 

da  Napoli-  Crelceva  ogni  giorno  più  la  f..ma  dell  opere  da  Marco  da  Siena  „ 

tani  ,  ed  e  tanto  più  crefeeva  per  il  buon  naturale  con  che  trattava  ,  avendo 
annoverato  dolcezza  ,  ed  affabilità  nel  trattare  ,  e  bontà  ne'coftumi  ,  che  perciò 
i>a  Cic  cadi-  cattivaci  1  Cittadini  daUa  fua  dolce  convenzione,  crefeeva  ogni  gior- 
***  no  più  (lima  verfo  di  lui  ,  e  gli  facean  dono  de' loro  affetti ,  ed  egli 

altresì  corrifpondendo  con  i  tratti  cortefi  ,  e  ringraziandogli  della  lo- 
ro bontà,veniva  a  rendere  tndiflblubile  l'unione  di  quello  amore, ram- 
mentando fempre  Marco  a'  Napoletani ,  eh'  egli  traeva  l'origine  dal- 
la patria  loro  ,  mentrechè  i  fuoi  antenati  furon  Napolitani,  eh?  un 
loro  ramo  trafportarono  a  Siena  ;  come  fi  feorge  dalle  fue  parole  mede- 
fime  ,  che  nel  fine  del  fuo  difeorfo  Ci  leggono  ;  motivo  che  poi  l'ind'if- 
fé  a  farfi  dichiarare  ,  dopo  alcuni  anni  di  dimora  ,  Cittadino  Napole- 
tano ;  qual  cofa  forfè  fu  cagione  di  fdegno  nel  Vafari  ,  per  lo  quale 
fcriffe  di  lui ,  quafi  con  difprezzo  . 

Quindi  è  ,  che  da'  ProfeiTori  di  Prtttrra  era  egli  cosi  amato ,  e  ri- 
verito ,  che  ogni  giorno  erano  a  corteggiarlo  ;  ed  a  godere  della  fua 
amabile  convenzione,  mentrechè  avevano  feorto  non  effer  di  natu- 
ra fallofo  ,  ed  altiero  ,  ovver  gelofo  della  fua  orientata  autorità,come 
anni  innanzi  era  avvenuto  con  il  famofo  Giorgio  Vafari  ,  con  il  qua- 
le vari  ■>  e  lunghi  difgufli  fi  erano  incontrati  ,  pria  foverchia  orien- 
tazione dell5  arte  }  rifpleudendo  maggiormente  la  virtù  unita  con  la 
piacevolezza  ,  e  P  umiltà  ,  cgir*e.  ft  vide  nell'  amnfìirabil  perfona  del 

di- 


Pittore,  ed  Architetto.       197 

divin  Bacilo  ,  che  tutto   affabilità  ,  e   gentilezza,  fu  1'  amore  di 

tutti  ,  e  lo  fpLndore  dell'Arte  .  Marco   fi 

Qjeft'  Confociìzionecon  Pmfetfbn ,  ed  amicizia  con  Cittadini,  prop0fo  fc:ì 
legaron    in  man  ei  i  I' 511.1110  di  quefto  Virtuofo  ,  che  moflb  dalla  pò-  vere  le  Vice 
lente  cagione  de'  torti  fitti  dal  Vai  in  agli  Artefici  noitn  ,  td  alla  110-  jj  p[  ^rt-r" 
Ara  N  .poli  ,  fi  pr^pjfe  render  egli  1  onor  dovuto  a'  noitn  paefani  Pro-  *'  £f  ' 
f  libri  dall'Arte  del  difegno;  A  tio  i'oifs  aro  he  Ip.nto  dalla  inchieda  co-  j*euni  m 
mmciati  dal  Notajb  Gì  :  Ang-lo  Cnf  uoio  ,  già  tante  volte  nomina- 
to ;  laonde  accalorando  miggiorimnte  il  nalcente  amor   di  codili  ,  i'  Che  perciò' 
ìnduffe  a  profeguire  con  ogni  ardenza  la  ricerca  delle  incominciate  no-  Gio:  Ange- 
tizie  ,  che  veramente  non  fono  poche  ,  né  di  poca  fatica  i  dapoichè  fi  }°  Crifcuo- 

11  r      e  iì  ■  r  r  lo  ne   rac- 

veggono   in  quelle  ,  cole    tuor  d  ogni  (ptranza  rinvenute  ,  e  rucon-  co^e  ,    aQ^ 

trate  con  1*  opere  de*  più  antichi  ,  che  fanno  maraviglia  a  chiunque  ne  c;2;e  . 
viene  in  cognizione  ;  e  veramente  e  ammirabile  una  tanta  labonofa 
fatica  .  Ma  tanto  fi  deve  all'amor  dell'Arte  ,  ad  all' onor  della  Patria, 
da  ogni  onorato  Cittadino  ;  che  però  moito  fi  deve  a  Marco  *  che  norj 
efTendo  comp-.tnou  ,  volle  imprendere  una  fatica  ,  che  lolam;nte  ri- 
guarda la  noftra  Patria  .  Anzi  p.r  maggiormente  legarfi  a  noi  con  le- 
gami più  dretti  ,  volle  e /Tre  annoverato  fra'norVi  Cittadini  ,  come  Marco  fife- 
per  fenttura  pubblica  già  fu  fitto  ,  nulla  negandoli  al  di  lui  merito  ;  ce  aferive- 

concorrendovi  a  tale  azione  ,   non  (blamente   tutti  1  ProfelTon  del  Di-  re  ne"a  Cu 
r  1         n      ^        1  tad  nania 

legno  ,  ma  ancora  tutta  la  noltra  Cittadinanza  .  di  ]sjapoI*  . 

Ma  è  tempo  ormai  di  ritornare  alle  bell'opere  ,  ch'egli  fece  .  Di-  Opere  ia  S  . 
pinfe  dunque  per  la  Chiefa  di  S.  Giacomo  ,   della  N  zione  àpagnuola  ,  Giacomo  d« 
eretta  già  gli  anni  innanzi  da  D.Pietro  di  Toledo  ,  con  il  difegno,  mo-  Spagnuoii  » 
dello,  ed  aflìdenza  di  Gio:  da  Nola  ,  da  Marco  già  conofeuto  ,  ne' 
primi  anni  che  venne  in  Napoli,  che  furon  gli  ultimi  Iella  vita  di  qu.l      ^5?  ?°~  . 
raro  Maeftro  j  dipmfe  dico  in  una  Cappella  la  tivola  fu  l'Altare,  con  ^a  HoU 
Cnfto  in  Croce  ,  S.  Giovanni  ,  la  B.  Vergine  Madre  ,  e  h  Maddale- 
na ;  colorita  con  forza  di  colore  ,  e  con  grand-  intelligenza    di  clife» 
gno  ,  e  vi  pofe  il  fuo  nome  con  V  anno  1  J71.  Nella  medefima  Chiefa 
hce  per  1'  ultima  Cappella  preflb  la  porta  maggiore  ,  ed  a  lato  ad  una 
delle  due  porte  minori  la  tavola  ,  con  entrovi  la  B.  Vergine  col  Bam« 
bino  ,  e  gloria  d'  Angioli  ,  e  abballo  S.  Antonio  da  Padova  ,  e  t>. Franai 
cefeo  da  Paola  ;  alTii  ben  condotti  ,  e   con  dolcezza   dipinti  .  Quella 
tavola  in  oggi  ha  molto  patito  ,  poiché  in  molte  parti  li  è  (crollata  dal 
geflb  la  pitturi ,  e  fi  dice  ,  eh  ciò  lia  accaduto  per  Tumido  della  calce, 
imptr  10  che  quefta  tavola  fu  anni  innanzi  di  quella  del  Crocifillb  di=- 
pinta  ,  e  che  da  poco  fi  era  finita  di  fabbr.care  la  Chiela  .  Ma  dipinto 
con  più  dolcezza  è  il  bel  Crocefiflb  ,  che  fi  vede  nella  Chiefa  di  S.Ma-  Tavola  dtl 
ria  la  Nuova  ,  fa  1'  Altare  della  terza  Cappella  a  man  diritta  entran-  Crocefiflb  in 
do  iq  Chiefa  della  Famiglia  Svozia,  ove  li  feor^e   la  paffione  della  %/l't  l^ 

Mad- 


)  9  8         Vita  di  M  arco  di  Pino 

Maddalena  a  pie  della  Croce  ,  e  di  S.  Giovanni  con  il  gran  dolore  del- 
la. Vergine  Madre  ,  ed  è  opera  affai   lodata;  anzi  che  piacendo  allo 
fteffo  Autore  ,  1'  intagliò  di  fui  propria  mano  in  rame  »  come  fi  vede 
dalle  (rampe  che  vanno  intorno  . 
Oper    diS  Nel  medcfimo  anno  del  i  f?  i.  dipinfe  per  la  Chiefa  di  Su. Severi* 

Severino      no»  de'Monaci  Neri  ,  l'Adorazione    de'  Santi  Maggi  ,   che   fi    vede 
de'Monaci    nell'  Altare  di  furi  Cappella  ,   ed  altresì  1'  Affinità  in  un  altra  Cappel- 
Benedettini  Ja  Htuat3  di  maniera  grandiofi  ,    e  con  belle  azioni  de'SS.Appoftoli  , 
lontani  da  alcune  azioni  troppo  forzate  ,    che  ufava   allo  fpeffo  intro- 
durre ,  o  negli  Angioli  »  ovvero  nelle  figure  principali  ,    ficcome   fi 
vede  nella  mentovata  tavola  de'  Santi  Maggi ,   ove  un  di  quelli  Re  fi- 
gurato giovane  ,    fa  un' azione,  che  difficilmente  può  ftare  nel   na- 
turale «  e  più  fi  vede  nella  figura    del  mentovato    Arcangelo  S.  M.- 
chele  ,  che  veramente  Ita  in  atto  affai  forzato  ,  fé  non  che  quarto  rtfta 
diftfo  dall'  aver  J'  ali  ptr  ogni  moto  ,  ed  effer  figura  celefte  .  Ad  ogni 
modo  però  nella  lua  maniera  riefeono  graziole  ,  e  le  figure  ,  e  le  moflè 
diiffe,   per. he  fono  accompagnate  dal  meta  di   tutte   V  altr    figure 
de'  fuci  (Ymponimenti  ,  ifee  ac  ompagnano   il  tutto  infierne  delle  fi- 
gure i  e  degli    accordi  dell'opere  fue  . 

Jn  quella  Cappella  vi  fece  ancora  fette  ftorietee  dipinte  a  frefeo  , 
con  ornamenti  di  ftucchi  all'ufo  di  quei  tempi  ,  e  con  arabefehi  dipin- 
ti ;  effigiandovi  in  mezzo  la  Naicita  del  Signore  ,  e  fotto  di  quella  vi 
è  la  Circoncifione  ,  e  dal  canto  oppoico  vi  è  la  fuga  in  Egitto  .  Dalli 
due  altri  lati  vi  fece  la  Purificazione  ,  e  la  Difputa  con  li  Dottori  nel 
Tempiojed  in  dueQujdrt  più  grandetti,  che  pendono  da  effa  volta  ne* 
muri  laterali  della  detta  Cappel  la  ,  vi  dipinte  m  uno  le  nozze  di  Cana 
di  Galilea, e  nell'altro  S.  do:  Battift.a  ,  che  battezza  Criflo  nell'acque 
del  Giordano  ;  E  in  quelle  figurate  vi  fi  vede  un  bell'infume  ,  con 
uno  fpirito  ,  ed  efpreifiva  mirabile  ,  propria  d'  un  valentuomo  .  Ma 
già  che  fumo  in  quella  Chic-fa  p.  r  maggior  facilità  del  •  uriofo  Letto- 
re ,  che  vorrà  vederle  ,  finiremo  il  racconto  dell'  altre  e  pi  re  ,  che  vi 
dipinfe  ,  fé  bene  in  varj  tempi  operate  ,  fecondo  V  ami  >  ,  che  vi  fi 
vede  notato  ,  come  coftu  ma  va  nell'opere  fue  .  Vedefì  adunque  nella 
Cappella  di  Marcello  Martignano  ,  lìtuara  nella  Croce  del.  Chicfa  il 
belliifimo  Croccfiffo  ,  con  molto  accompagnamento  di  figure  così 
principali  i  come  lontane  ,  effendovi  da  un  canto  la  B.Verg  ne  addo- 
lorata ih  atto  di  venir  meno  in  braccio  delle  pietofe  Mnrie  ;  ed  ;n  que- 
fta vi  è  fegnato  l'anno  i  J76.  fotto  il  folito  nome  fuo.  Poi  mi  1  t8i.di- 
pinfe  la  Nafcita  del  Signore  ,  con  crandiffimo  componimento  di  figu- 
Q^erva?j0.  re  ,  e  nella  Capp  Ila  di  contro  f  ffendo  quefte  le  prime  entrando  in 
ne  Sopra  il  Chi.  f?  )  vi  fece  poi  la  N'fcit  della  B.  Vergine  Maria  ,  e  dove  fola- 
Suo  nome,  mente  vi  ferirle  Marcus  fticiebat  1  lenza  notarvi ,  ne  cognome  né  r»n- 


Pittore,  ed  Architetto.       199 

no  ,   e  fi  dice  ,   che  tanti  in  quella  non  fenile  la  Patria  ,   ne  al  Grido 

in  Cro^e  ili  S.  Maria  h  Nuova  ,  ed  alla  Tavola  in  Si».  Apoftoli  ,  ne  in 

altr'op're  ,  che  poi  fece,   in  quanto,  che  fiera  fatto    Cittadino  Na- 

polituro  , comi  attefta  N)tar  G  o.Ange/o  ne'  già  noti  fuoi  manuferit- 

ti  .  La  -'o!ti    di  quefta  Cappella  anzidetta  ,  ove    dipinte  la  Njtività 

d.lla  Mi  lou  ia  la  fece  dipingere  da  Gio:  Angelo  fuddetto  fuo  Difcepo-  Gìo  Crl- 

Jo  ,   che  vi  lavoro  belle  (ariette  della  Vita  di  A4  tri  a  Vergine,  in  mez-  (cuoio  dJpfn 

20  a'  compartimenti  di  ftucco,    ed  arabefcni  i   ma  in  oggi    poch-'  cofe  ]a  Vojta  jj 

di  qu;fts  itorie  fi  veggono  ,  avendo  patito    la    volta   di  quefta  Cap-  una  Cappd- 

pella  ,  con  quella   della  Ntve    della   Cli/e/a  nell' orrendo   tremuoto  la  . 

del  17?  r. 

N .  1 1 .1  Chi'jfa  Cattedrale  dipinte  Marco  per  la  Cappella  de'Teodori 
la  tavola  con  S.  Tom  mate  Appoftolo ,  ihetoccala   piaga   del   Coftato 
al  Signore ,  e  qu_fta  fu  compiuta  nell'anno    if7}.  come   in  quella    fi 
vede  i  e  per  finire  il  Catalogo  dell'  opere  fue  ,  tenza  più  fiancare  il  let- 
tore ,  diremo,  che  nella  Chiefa  di  S.  Caterina  a  Fornitilo  de'PP.  Predi- 
catori ,   vi  è  la  Converlìone  di  S.  Paolo  ,   fituata  oggi    nella  Cappella 
de'Marchefi  di  Ghmfano.   In  Santi  Appoftoli,  ved  fi  in  una  Cappelli  la 
B.  V.  col  Bimbino   in  grembo  in  mezzo  de'Santi  Appoftoli   Pietro,  e 
Paolo  in  ploria  ,   ed  a  b;flo  S.  Michele  Arcangelo  ,  che   libera  l'Anime 
del  Purgatorio  .   Nella  sagreftia  della  Chiefa  nuova  dell'Oratorio  di  S. 
Filippo  N:ri,  detta  de'  Girolamini  ,  vi    è  un   Crocefiflò   aftai  bello. 
Nella  nominata  Ghiefa  di  S.  G  acomo  de'Spagnuoli   d  pinfe    i  portelli 
dell'  Organo  ,  e   le  Storiette  intorno   al  G^ro  di  elfo  fi   dice  ,  che  le 
fece  dipingere  di'fuoi  diùepoli  ,  come  altresì  il  S.  Giacomo  a   Caval- 
lo, che  tifeguifoe  i  Turchi  dipinto  nel  Pulpito  .  N-lla  Chiefa  di    S. 
Severo  de'PP.  Domenicani  vi  è  in  una  Cappella  la  tavola,  con  entrovi 
la  B.   V.   co!  Bambino  ,  che   apparifeono   nel  Purgatorio  ,  p  r  dar  , 
follievoa  quell'Anime  tormentata.    Contafi  fra  l'opere  più    belle   di 
Marco   il  Cri  fio  morto    in  grembo  alla  Vergine  addolorata  ,   fofLnu- 
te  la  braccia  dalla  Maddalena  ,   e  da  S.  Giovanni  ,  dipinto  nel  i  f7  7. 
nella  mentovata  Chiefa   di  S.  Gio:  de'  Fiorentini  ,   dove  l'anno  innan- 
zi ,  cioè   nelif76.   vi  avea  dipinto  il  S.Matteo  chiamato  ah'Appofto- 
lato  dal  Salvatore  ,   nella  Cappella   di  Gug'ielmo     Riccio  ,   la  quale 
Marco   architettò    con  fuo  ditegno  ;   errando   il  Baldinucci  ,   che    no- 
tòqueft'  Opera    fatta  poco  avanti   del    I  f66.   dapoiche    vedefi  nota- 
to il  m.lielìmo  da   noi  r-giftrato    nella    tavola    dal   medelìmo  Mar- 
co di  Pino  .   Nell'Alt  ir   maggiore     di    S.  Fran-\fco   delle  Mona  Ir , 
Chiefa  vicino  quella  di  S.Chnra  ,  vi  dipinte  la  Trasfigurazione  del  Si- 
gnore ,  ad  imitazione  di  quella  del  divin  Rafaelloda  Urbino  ,    on  mi- 
niera dolce  ,  td  azioni  bellitfìme  ,  le  quali   veramente   fon    prete  da 
quel  Sole  fp  tendente,   della   pittura,  benché   variate    nell'attitudini, 

men- 


20 o     Vita  di  Marco  di  Pino 

mentrechè  fi  dice  ,  che  quelle  Suore  avendo  veduta  la  tavola  portati 
gli  anni  innanzi  da  Fattore  difcepolo  di  Rafael  lo  ,  prima  di  eflere 
collocata  nella  Chiefa  degl'Incurabili  tenutane  fempre  memoria, la  de* 
fideravano  come  quella  ,  i  he  però  Marco  cosi  la  dipinfe  fomigliante 
nel  concetto  ,  e  nell'azioni  ,  con  Variar  le  mofle  delle  figure  . 

Aveano  i  PP.  della  Compagnia  di  Giesù  cominciata  ad  eriggere- 

,.      .  la  Chiefa  del  loro  Collegio  ,  oggi   il  Giesù  vecchio  nominato,   nell' 

fere?  ione  o      r      ±jl>  * 

dei  Giesù     annoiff?.  ma  vegg  ndo  ,  che    riulciva    picciola  ,  crefeiuti  d'ani» 
Vecchio  ,      mo  ,  per  gli  ajuti  dati  loro  da'divoti  ,  e  dalle  pie  perfone  ,  che  defi- 
derav~no  che  averterò  queftì  Padri   fondato  una  Caia  ,  cun    la  Chiefa 
in  Napoli  per  l'utile  ,  che-  ne  dovrà  rifultare  alla   cura   dell'anime, 
rifolverono  di  ampliarla  nella  più  bella  forma  ,  che  le  fofle  poffibile  ; 
Che  perb   d'ai  un  di  coftoro  ,  fi  d  ce  ,  che   li  fofle  propello   per   Ar- 
chitetto Marco  da  Sima  ,  giacché  nell'Architettura  avea  dato   faggio 
del  fuo  f  pere  ,  con  efporre   alla  luce  un  libro  pieno  di  ottime  rego- 
le ,  eo  piofo  d'efempj  ,   e   d'intelligenza  ,  oltre  eli  altre  opere  ,  che 
fi  vedevano  fatte  con  fuoi  difigni  ,  e  con  la   fua  ailìltenza  .  Laonde 
Marco  fattone  i  difegm  ,  e  forfè  ancora  il  modello  ,  amplio  la  Chie- 
fa nell'anno  1^64.  con  diroccare    l'antica  Ch.tfa  di  S.  Gio:   e  Paolo, 
Chiefa  ariti-  conceduta   a'fuddetti  PF.  dal  Cardinale  A/fonfo  Carrafi ,  Arcivefco» 
chiflìma  di  vo  allora  della  Chiefa  N^politaaa  ,   la  quale  antica  CI  iefa  ,  era  prima 
S.  Gio  :  e    Qata  eretta  da  Teodoro  Confoie  ,  e  Duce  di  Napoli,  come  dal  Marmo, 

u-0i°    * .,   che  nelle  ftorie  di  Napoli  è  r  portato  . 
chi  tu  erec-  ,  \    <•    ■*  r  .  .  _  .    . 

ta  <  Finita  dunque  la  Chiefa  nella  forma  ,  che  oggi  fi  vede  ,  vi   fece 

Vedi  l*Eu  Marco  il  Quadro  per  lo  Mnpgiore  Altare  ,  con  r:.pprefent.irvi  \<t  Or» 
gemo  ,  et  conJfione  d  1  Sonore  ,  figurandovi  il  T  mpio  ornato  di  bella  Archi* 
alti-inoltri  ttttura  ?  e  di  colonne  md'ehie  cosi  ben  dipinte  ,  che  quafi  inganna- 
nano  1' occhio  de' riguardanti  .  In  eticità  T:vola  fi  vede  il  ritratto 
di  Marco  in  età  robufea,  come  alrreVi  li  dice  ,  ihe  quello  della  Donna 
fia  la  fua  mogli  ,  e  fono  figurate  nelle  mezze  figure, che  fi  veggono  fi» 
tuate  avanti.Nella  mtdefìma  Chiefa  vi  fono  d  pinti  1  due  Principi  de» 
gli  Appoftoli  Pietro,  e  Paolo  rfi  gnnd  zza  maggiore  dei  naturale  ,  li 
quali  fon  fìtuìti  (òpra  le  porte  de'  muri  della  Crrce  della  Chitfa  ,  ma 
que'Compagni  ,  che  fi  vedono  dipinti  di  contro  a  qutlti,  fono  di  pen- 
nello più  inferiore  ;  dnpoichè  fi  dice  ,  the  prolungandola  ne  1'  incom- 
benza ,  non  furono  da  lui  dipinti  ,  a  cagion  di  fua  morte  .  Fece  per 
una  Cappella  ,  dopo  della  Tavola  mentovata  dei  mrggior  Altare  ,  il 
Quadro  della  Natività  del  Signore  ,  ed  in  queffa  Cappella  ne' muri 
laterali  fi  vede  la  Transfigurazione  del  Signore  ,  da  una  parte,  che 
ha  il  n.  me  folamente  di  :  Marcus  de  Vino  faciebat  ,  e  dall'  altra  vi 
è  la  B.  Vergine  col  B-mbino  in  gloria  ,  ed  a  baffo  S.  Lorenzo,  e  S. 
Ignazio  Vefcovo  Antiocheno  ,  divorato  da'  Leoni  ,  v.on  bel  paefe  ac- 

cor- 


Pittore,  ed  Architetto.       201 

cordata  ,  e  quelle  fi  dicono  eff  r  dell'ultime  opere  di  quello  Artefice 
egregio.   Nella  Chiefa  della  Ss.  Trinità   preflb   il  Rega!  Palagio,  e 
pero  la  Trinità  di  Palazzo  appellata  ,  fi  vede  di  Marco  la  Tavola   del 
Maggiore  Altare  ,  con  la  Ss.  Triade  effiggiota  ,  con  bellillìma  gloria, 
ed  a  baffo  in  mezza  figura  vi  fi  vede  il  P.  S.  Francefco    da   un   lato  ; 
avendovi  poi  rapprefentati  varj  Profeti  ,  e  Santi   Dottori  ,  in  figure 
pia  iole  ,   fiume  aliai  bene  in  deliziofo  paefe  ;  le  quali  fanno  belliflì- 
rru  azioni ,  ed  hanno  in  loro  belliffimo  componimento  ,  e  quelli  Ta- 
vola è  delle  opere  migliori  de'  fuoi  pennelli  ,  e  la  quale  fu  dipinta  da 
Marco  dopo  che  egli  ebbe  rifatta  ,  e  migliorata  ai  poilìbile  I'Arehitet- 
tur    Gotica  di  quella  Chiefa  nel  1  f  83.  ed  è  quella   mede  fi  ma   che   a' 
poltri  giorni  fi  vede.  Nella  Regal  Chiefa  di  S.  Nicola  alla  Dogana,  li 
vede  *u  l'Alt  ire  della  prima  Cappellai  man  manca  entrando  in  Chie- 
fa ,  la  Tavola  ,  dove  è  fopra  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  gloria,  cori 
varj  bei  1  Angioletti,  ed  a  baffo  David  ,  che  fuona  l'Arpa  ,  e  S.  Ceci- 
lia TO'  gan    ,  r  quella  Tavola  è  dipinta  con  dolcezza   di  colori,  ed 
unione  di  tinte  molto  nobili .    Di  non   meno  nobii    colore  fi    vede  il 
Cro'.tfifio  d. pinto  di  Tua  mano  nella  Sagreftia   de  PP.  dell'  Oratorio  , 
che  oltre  all'  efler   ben  dipinto  (pira  divozione  ,  giù  di  (opra  accen- 
nata. 

Quc.lt'  open*  efpofte  al  pubblico  fanno  teftimonianza  della  fiima 
in  the  egli  era  tenuto  da'  noltri  Cittadini  ,  da'  Profeifori  ,  e  da  ogn'u- 
no  ;  dapokhè  la  quantità  ,  e  le  Chiefe  cofpicue  dov'elle  fono  efpofte  , 
fan  chiara  prova  della  virtù  di  lu,;  e  la  fua  fama  era  crcfciuta  tant'ol- 
tre  ,  ihe  vanivano  da  varj  luoghi  dei  Regno  ,e  da  altre  parti,  le  com- 
mlfioni  dell'  op  re  lue  ,  ma  per  non  faperneprecifameiite  le  Chiefe, 
ed  1  Luoghi  dove  fono  locate  ,  non  fé  ne  fa  racconto  dillinto  «  Notan- 
dofoiamente  come  nella  Chiefa  di  S.  M  ria  a  Pu«Iiano  ,  nella  Terra 
di  Refina,  fituata  p  ù  fopra  della  d  liziofa  Villa  di  Portici  ,  vi  è  un. 
tao  quadro  ,  con  entrovj  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  gloria  ,  e  fot- 
ta vi  fono  alcuni  Santi  con  S.  Gennaro ,  fecondo  mi  vien  detto. 

Non  è  poi  pofiìbde  di  annoverare  l'opere  di  quefto  Artefice  vir- 
tuofo  ,  che  fono  nelle  Cafe  di  v  rj  particolari  ,  con.  ioiììacoiacchè 
non  vi  fu  nobile  allora  ne  Cittadino  civile  dilettante  di  pittura  ,  ■  h; 
non  volcffeda  lui  una  qualche  memoria  ,  che  p;r  lo  più  eran  divote 
Immagini;  veggendoli  di  Marco  rare  cofi  profane  ;  dipingendo  con- 
tinuamente Tavole  ,  ed  opere  per  le  Chiefe ,  o  iftorie  (acre  della  Vita 
di  Grillo  J  e  fu  cosi  divoto  della  Ss.  Vergine  Addolorata,  che  allo 
fpeflo  foleva  effigiarla  col  Figlio  morto  in  braccio;  anziché  ne  intaglio 
egli  medefimo  un  Rame  con  dae  mezze  figure  in  ferr.bianza  dolorolif- 
fima  ;  veggendofi  in  elfo  l'Addolorata  Madre  tenere  abbracciato  il  Fi- 
glio già  morto  su  la  Croce  ;  la  qual  figura  delta  negli  animi  affettuo- 
TQMO  11.  Ce  fa 


202        Vita  di  Marco  di  Pino 

fapafsione.    In  molti  con fefsionarj  ufano  ten*r  le  copie  miniate  di 
quella  Santa  Immagine  *  per  dettare  pentimento  nel  cuore  de' pecca- 
tori . 
Marco  d'  Attefe  Marco  all'Architettura  ,  come  dianzi    è  detto,    della  qua- 

pino   (-e]e    le  ne  compofe  un  gran  libro  per  utile  de*  ftudiofi ,  il  qtnl    viene.mol- 
Jebrato   dal  lo  lodato  dal  Lom  zzo  nel  Tuo  Tempio  della  Pittura  ,  e  da  aìtr?  tele» 
Lorna*™       bri  Uomini.   Effondo  dunque  tenuto  in  preggio  anche  per  quella  fa- 
ri'  ,0,.lu°    colta   ,  fece  varie  pi?nte  di  Palagi  ,  e  di  Chiefe  ,  e    fabbricò   varj 
chitettu     r"  e^'fi"Ì  »  Razionandone   molti  ,  come  anche  ¥  attefta  il  B  .gì ione,  ma 
*  per  non  eflere  al  noftro  propofito  ,   ne    farern  p-iffa-gio,    ballando  a' 
Cnriofi  ved^r  la  mentovata  Chiefa  del  G  su  Vecchio  per  f<r  concetto 
di  lui  nelP  Ar.hitettura  ,  ed  il  fuo  libro,  (benché  fi  a  refo  rarìilìmo,; 
è  di  utile  a  i  Pioftiìòri  .    Per  lo  che  lafciando  ogn'  altra  cola  da  nomi- 
nare ,  diremo  fidamente  ,  come  Marco  cornine  ò   a  fcrivtrc   le  Vite 
de'  noflri  Proftffón  del  difrgno  ,   facendone  moke  note  ,  e  memorie, 
per  compilare  i  fuoi  ferirti  ,  fecondo  egli  Iteflo  promette  nella  fua  let- 
tera .  Ala  da  varj  impieghi  per  lo  più  trattenuto  ,  e  forfè  ancora  per 
accertarfi  bene  delle  notizie  ,  non  fi  ridufTero  a  perfezione  quelle  Vi- 
te ,  che  avea  principiato  ,  con  tanta  gloria  di  ncilra  latria  ;  atteftan» 
do  il  Cavalier  Marnino  Stanzioni  ne' fuoi  ferirti  ,  che  nella  fua  Vita 
(  Con  permilfion  del  Signore  J  faran  da  noi  riportati  ,  ;ivtr  fnputo  di 
alcune  Vite  delli  noftn  Pittori ,  fcritte  da  Marco  da  biena  ,  ma  che 
non  aveva  avuto  giammai  la  forte  di  vederle  ,  per  inchieda  che  ne  fa- 
ce fle  J  lo  fteiTo  eflendo  anche  a  noi  avvenuto  ;  benché  con    miglior 
Lettera  di    *orCe  >  d.ipoichè  ,   ritrovandoli  da  noi  i  già  noti  ,  ed  i  già  refi  famofi 
Mirco  tra- fcritti  di  Gio:  Agnolo  Crifcuolo  ,   vi  fi  è  trovata   la  fua    lettera,  già 
^cnta  dal    nella  prima  parte  Rampata  ,  benché  copiata  dal  medefimo  Notajo  ,  e 
o.ajo  I  ie-  CQS\  appunto  da  noi  traferitta  ,  con  tutte  quelle  notizie  ,  che   da  noi 
vengono  filmata  al  pari  di  qualfia  più  cara, e  preziofa  gemma;  concief- 
fiachè  per  eflì  ci  è  flato  noto  ,  quello  che  ad  altri  con  molte  ,  e  più  fa- 
tiche non  è  mai  ft  .to  palefe  ;   mi  gli  originali  fcritti  da  Marco    non  è 
fiato  giammai  poliìbile  rinvenire  ;  Argomentandoli  ,che  da  fuoi  Ere- 
di fìan  fiati  trafportati  quelli  con  altri  fuoi  fcritti,  e  con  le  robbe  lue, 
Morte  dì     e  "ccolta  de'  difegni  ,  che  avea,  nella  prima  fua  Patria  ,  allorché  do- 
Marco  da     P3  *a  morte  fua  vi  fecero  ritorno,qual  morte  fi  fa  il  computo,che  fuc- 
Siena  .         csdefTe  circa  il  i  f87,  ,  per  ritrova.ii  opere  di  lui  infino  all' $6.;  ovve» 
io  ,  che  per  altro  accidente  fi  fi  ano  dilperfi  . 

Avendo  noi  dunque  così  terminato  il  racconto   di  quello  famofo 
Pittore,  ed  Architetto,  riporteremo  inquefto  luogo  quanto  di  lui  ne 
fcrifTe  il  mentovato  Gio:  Agnolo  ,  il  quale  animato  (  come  fi  crede) 
dallo  fteifo  Marca  ,  procurò  eli  porre  infieme  tutte  quelle  notizie,  che 
noi  per  lui  abbiamo  .  Ma  invida  morte  non  fece  veder  all'  uno  ,  ed 

all' 


Pittore,  ed  Architetto.       20  > 

all'  altro  tTpofts  alla  luce  cotante  onorate  fotich.-,  con»-;  (ì  compre-ri» 

àe  da  lui  ftdTi  loii  qucfto  fcr.tto  . 

15^69.   In  nomine  Domini  Amen  .  Avendo  lo  magnìfico  y  ér*  ec-  In  quello 

celienti  Pittore  Marco  de  l'ino  ,  determinato  per  fua  bona  volontà  t  Scritto  di 

onerare  h  memorie  delti  noftri  trapaliti  virtuali  Pittori  Napolitani»  ^"?:         "- 
..  1    f  1         ■      -i.  n         'ti     n    •    1.  n.-  *      1  .     gelo  nan    a 

//  quali  furano  ottoni  ,  <y*  eccelltittt  Maiflri  di  Pittura  ,  Scultura,®*  |  potuto  Ter 

Architettura  ,  fìamo  noi  in  obbligo  di  ringraziare  D:o  ,    che  fi  è  de-  bar  ordine 
guato  darci  un  Maejìro  di  Pittura  così  grande  ,  lo  quale  p:r  fua  bon-  alcuno;  Co» 
tà  fi  è  voluto  affidare  con  nei  ,   e  far  fi  ttoHro  Compagno  ,  e  Cittadino^  vcncm,o  n- 
ptr  iirtù  di figliolanza  ,  data  infcritto  dalli  no/trt  Superiori  ;  dove    „  a'  ,n~~' 
che  avendo  noi  confiderai  quanto  onore  porta  alta  Patria  mjìra  le  me"  ciocché    ia- 
morie  tosi  onorate  della  fua  penna  ,  e  però  non  fparagnamo  fatica^  né  rebbe  il  pi  in 
fp'fa  ,  per  poter  avere  quelle  notine  ,  che  fino  necejfarie  ,  per  fare  f  *-"'J,io  Ji 
o/>fr/i  :  rlow  c£e  e»»  molta  fatica  fi  fono  confrontati    a  trovare   le  1llcll°  che  è 
mi-morie  ,  <•  A?  reliquie  de  li  antichi  ,  «  l'Opere  de  li  più  moderni  ,do-  cato   n'éfj^ 
t/f  ci?  /a /o/o  andare  trovatine  per  tante  Chiefie  ,  ha  portato  grandijfi-  v'ita  del  No 
ma  fatica  j  »m  /"■»  d  ^  /  «r*»  uieni-e  a  paro  di  quelle  di  trovare  lfiru-  cajo  Pittore; 
menti  ,   notale  nti  ,  e  Teli  amentì  ,  dfot/'  ci?  ^«)  r)  ,  e  A?    ta  itnpor-  non  3 vendo 
/rt/o  «o/;b  ,   avendo  rivoltato  il  R^egio  Archivio  ,  ^«-//o  //*/  Pi/copio  »      ,p   °  *Sj- 
«  ^.7f/7o  ir  S.  Severino  i  ne  altro  ci  è  refiato  di  vedere  ;  efiendo   che  li  ti  onj:nc  aj, 
mr  Ito  favi  e  Signori  barino  lo  tutto  conceduto  ,  per  la  gloria  de  la  Pa-  cimo. 
tri  a  .  Ma  ci  fono  poi  certi  Cittadini  che  dei  te  memorie  della  Patria  , 
h  tutto  tr  afe  arato  molte  enfi  di  notizie  bonijfime  ,  con  molto  dolore  ,  e 
fcandalo  de  lo  prefitto  magnifico  MtJJer  Marco  de  Pino  ,  non  degnanno- 
fe  ne  meno  feomodarfe  de  pochi  pajfi, co;:  andare  a  qualche  tale  Chic  fui  a  Traicuratcz- 
leggert:  Epttfffte  antichi    di  lettere  Gotiche  ,    e   di  altr-.   Ma  noi  di'  *a  e  ingraci- 
fipr ezzando  tutto  ,   ci   fi/imo  propofio  fu  lo  ditto  fopra  Mfier  Marco  ,  l"Ul"n,c:  ^  n.° 
arrivare  f opra  ,  fenza  fcor.jidarci  ,   dvxx  che  già  avemo  appurate  no-  „-"*verio  ili* 
tizie  de  Pietro  ,   f  T  ommafo  de  Stefano  ,   de/ti  Ma/ucci  -,   de  lo  Abate  |>a«ia. 
Antonio  Bambocc  o  »  c/x;  b  nchè  fia  nato  forali ier opperò  è  venuio  pic- 
colo  a    Napoli   a    Hudiare  da  MnfuccioSccoh/lo  ■,  v  fot  fu fcolaro    de 
lui  Angelo  Aniello  de  lo  Sciare  :  Duve    che  fé    d.vefapere    {  che  quejìo 
non  fé  Sa  Ctrto  )  ma  Ji  tiene  forte  efiere  fìllio  ,    o  nipote   dì   Colantonio 
famofo  ,   e  da  quejìo  A;  gelo  fi  dice  ,  che  efi-ndo  figliuolo    cornine,  ò   la 
Scola  Gio:  da  Nola  ,  che  poi  fu  quello  eccellenti  Scultore  &c. 

E  qui  Qegue  quello  ,  che  gj  fta  riportato  nella  vira  del  mento- 
vato Gic:  da  Nola  ,  convenendo  ora  a  no  dar  fine  al  racconto  di  que- 
llo Artefice  tgrtggio,  the  con  tanto  amore  aveva  impreflb  la  di- 
fefa  ,  e  la  narrativa  de'  Profeflbri  N.pohtant,  come  dal  riporta- 
to fcritto  lì  è  sppieno  conofeiuto  . 

tbbe  Marco  di  Pino  più  Difcepoli  ,  de*  quali  due  folarrx-nte  fa- 
ranno nominati  da  noi  ;  avvenga  ihe  il  nome  Ai  alcun  altro  fuoonc- 

C  e     z  rato 


204       Vita  di  Marco  di  Pino 

rato  d:fcepolo  »  non  è  venuto  a  noftra  cognizione  ,  ancorché  buon 
maeftro  di  pittura  ei  fu/Te  riufcito  j  ficcome  è  colui  che  dipinte  il  qua- 
dro del  S.  Giacomo  a  cavallo  ,  che  perft-gu.ta  i  meri  ;  il  quaie  lì  ve- 
de nel  Pulpito  della  Real  Chiefa  di  S.Giacomo  della  nazione  Spa- 
gnuola  ;  nella  qual  Chiefa  fece  ancora  tutte  quelle  iftonette  ,  eh.  fi 
ve°gon  dipinte  nel  Coro  dell' org-ino  ,  i  he  li  f-.nn  ornamento,  eie 
quili  meritano  attenzione  »  p'  r  effer  dipinte  con  Audio  ,  e  con  amo- 
re .  Ebb°  ancora  altri  Discepoli  ,  li  qu  di  per  n;  n  effcrc  di  tal  riulci- 
ta  ,  che  meritaffero  ,  che  fé  ne  facefle  memoria  ,  non  le  ne  f ,  parolai 
lifciandogli  fra  dozzinali  Artefici  perire;  che  prò  faremo  menzione  dì 
Michele  M'cne'e  Manche-Ili  Genovefe  ,  che  fi  portò  affii  bene  nella  fc noia  di 
Manchelli  Marco  ,  e  del  quale  fi  può  vedere  una  lui  opera  efpofta  nella  Chiefa 
Dùcepolo  di  di  S.  Agnello  ,  detto  de'  Graffi  ,  per  tal  famiglia  ,  che  erigile  quefta 
Marco  di  Chiefa  , e  la  quale  è  nella  Irradi  de'  Mercatanti  ,  per  andare  all'i  Ore» 
fici  ;  In  quefta  tavola  d'  Altare  vi  è  efprefsa  la  B.  V.  col  B  mbino  , 
S.  G.o:  Evangelica  ?  la  Maddalena  ,  e  S..  Lucia  con  bello  auompa- 
gnnmento  ,  ed  affai  ragionevolmente  dipinta  ,  ed  in  qu  fti  tavolavi 
è  il  fuo  nome  ,  con  l'anno  i  ?86.  L'altro  difcepolo  ,  che  fi  deve  regi- 
ftrare  ,  non  vi  è  in  quello  luogo  fito  meritevole  del  fuo  nome  ,  dapoi- 
chè  ,  aueftì  è  il  famofo  Gio  :  Agnolo  Gnfcuolo,  a  cu,  tanto  dobbiamo» 
per  le  notizie  da  lui  trovate  ,  ed  a  noi  lafciate  di  tanti  onorati  Profef-, 
fori  de.' difegno  ;  laonde,  meritamente,  e  debitamente  fi  è  feruta  a. 
parte  la  vita  ,  con  il  racconto  dell'opere  del  pennello  ,  e  della  penna  > 
Cosi  con  poco  fcritto  onorando  coltri  ,  che  con  tante  onorate  fatiche  p 
molto  fi  affaticò  per  l'onor  degli  Artefici  ,  e  per  l'onor  della  Patria  » 
daremo  fine  intanto  al  prefente  racconto  del  noftro  Marco  ,  del  quale 
vi  fono  alcuni  belli  difegni  ,  nella  noftra  raccolta  de'dife^ni  d='più  faj 
mofi  Profeflbn  delle  noftre  Arti  . 

fini  dilla  Vita  di  Marco  di  Fino  iatture  ,  ' 
ti  architetti* 


VITA 


2°5 

VITA 

D     I 

FRANCESCO   CURIA 

Pittore . 

MOlto  fi  deve  alla  Virtù  di  queQo  raro  pittore  ,  ed  i  molti  Vanti 
già  a  molti  dirti  ibuiti  ,  frebbe  di  meftiere  unirgli  tutti  nella 
di  lui  lobperfonai  dapoiche  molto  pregio  accrebbe  alla  pittura  con 
la  dolc  zza  de'fuoi  colori  ,  e  con  la  nobiltà  de'  concetti  ;  co'  quali  in- 
vaghì i  m  defimi  ProfefTbn  ;  come  nel  racconto  della  fua  Vita  ,  che 
qui  fcriviamo  ,    pub  chiaramente  vedtrfi   da' Leggitori  . 

Nacque  Fr  .ncefco  da  Giacomo  Curia;,»  che  all'  efercizio  de'  Tri»  ^  /•  .      ,  , 
bunali  attendava  ,  circa  l'anno  di  noftra  falute  if^8.  ,  e  per  quello  Curia  . 
fi  dice  *  ebbe  Ruola  tflendo  giovanetto  da  Gio:  Fil.ppoCnfcuolo pri- 
ma ,  e  poi  da  un  Scolaro  di  R  faeilo  ,  the  in  Napoli  li  tratteneva  ,  che 
a  mio  giudizio  credo  fia  Lionardo  detto  il  Piftoja  ,  finché  venuto  poi 
nella  cognizione  del  buono  ,  fentendo  ogni    giorno   lodare  V  opere  di 
Rafaello  ,  s' invoglio  di  vederle  ,  laonde  fi  condufle  a  Roma  ,  ed  ivi  Suoi  ftudj 
facendo  fuoi  ftudj  molto  fi  avanzò  fu  l'opere  di  Rafaello  ,  e  di  altri  ot-d'  Pictura_> 
timi  Pittori  ;   benché  dal  grido  di  qualche  ammanierato  Artefice   fi  la-  .'"  Napoi»  , 
feiafle  amor  tralportarc  ,  efTendo  grand;   in  quel  tempo   la   fama  del 
Vafari  ,  e  del  Zu.chtri  ,   con  lor  legulei  ;  che  però  dal  mifto  ili  quell' 
jd -j  •  te  maniere  ,  e  dall'  ottimo  colorito  Rafaeilefco   traffe  poi  France- 
feo  la  fua  bella  ,   e  dolce  maniera  di  colorire  .  Tornato  finalmente  in 
Nipoli  fra  l'altre  cofe  eh'  ei  fece  ,   colorì  per  quei  d.lla  Famiglia  Seri- 
panda  una  tavola   da  fituarli  nel!'  Altare  di  una  loro  Capp-lla  eretta 
nel  Vefcovado  ,  effigiandovi  Cnfto  morto  in  grembo  alla  Vergine  ad- 
dolorata ,   con  le  Marie  ,   eS.  Giovami  ,  per   la  qual  pittura   meritò 
Prancefco  molta  lode  .  Qjmii  crefciuto    il    nome  del  Curia  ,  fece 
più  tavole  di  Altare  per  vane  Chiefc ,  come  qui  fotto  anderem  divi- 
nando . 

Nella  Chiefa  di   S.  Frane  feo  delle   Monache,  vicino  quella  di  nDera  d,\, 
S.  Chiara  ,  vedefi  in  un  A'tare  della  Cappella  dal  canto   del  Vangelo  pi  ie  dal 
la  bella  tavola  ,  ove  vi  èefpreln  nell    gloria  la  B.  V  rgine   col  Barn-  Caria  ,  in 
bino  in  braccio  ,  la  quils  corteggiata  da  bellilfimi  Angioli,  Puctini  ,  e  Var'e   Chie: 
tefte  di  Cherubini  ,  jq  vaga  gloria  ,  appende  a  S.  Fiancefco  d'Affili,     - 

thè 


2  o  6       Vita  di  Francefco  Curia 

che  vedili  mginocchioni ,  fare  orazione  avanti  un  Altare  ,  e  così  ben 
ideato  ,  e  colorito  ,  che  fetnbra  ,  che  ave/Te  imitato  in  quella  pittu- 
ra le  belle  idee  del  Corremmo  . 

Dipinte  nella  Chiefa  di  Monte  Olivero  nell'  ultima  Cappella  che 
ha  t  ingreflbper  di  fotto  i!  Corecto  ,  ed  ove  ora  tono  le  pitture  a  fre- 
feo  di  Luigi  Rolrigo  detto  il  Siciliano  ,  la  tavola  dell'Aitare   di  tfla  , 
per  qiui  della  Famiglia  Or  fici  ,   la  quale  rapprefenta    la    SS.  Vergine 
Annunziata  dall'  Angiolo  Gabriele  ,  e  quena  ì  anco   una  «ielle  buone 
pitture,  che  folT  ro  dipinte  dal  noltro  Artefice  ;    eifindo^hè  alcune  fé 
ne  veggono  non  di  tutta  quella  perfezione  conche   lon   dipinte    leda 
noi  defcntte  opere  fue  »  e  quello  accade  ,  o  per  c-fler  Mate  Iute  in  gio- 
.   ,.      ventù  ,  come  di  primi  pratica  ,  o  in  vecchiezza  ,  e  con  co  alquanto 
gran  nome    deboli  ,  come  mancanti  di  quel  vigor  fpiritofo  che  fuol  regnare  nell' 
non  dipin-    età  virile  ;  dapoifliè  pochi  o  rari  (ono  quei  Pittori  ,  the    negli  ultimi 
go'io  in  Vec  anni  di  loro  vita  han  dipinto  con  quella  mede/ima  feria  ,  e  buon  r.er- 
chìeiza  con  foQ  ^\  operare  ,  come  han  fatto  pr.ma  ;   intendendo  dite  pc  rb  di  que- 
meuce  come  &''  ^rt  ^c'  c^e  v,vono   'n  una  avanzata  Vei.chi.ija  ,  nella   quale   mai 
han  dìpìii-    Pu0  operare  come  innanzi  ha  operato  .  Come  per  ragion  di  efttnpiofl 
to  .  è  veduto  nella  petfona  del  noflro  Pittore  ,  che  mila  ve  chiezza  d  pinfe 

la  tavola  eh'  è  tìtuata  nella  Cappella  della  F-.miglia  'Manica  ,  nella 
Chiefa  di  S.  Caterina  ,  detta  a  Form  ilo  ,  preflo  la  Porti  Capuana,  ove 
fi  vede  la  B.  Vergine  a  federe  col  Bambino  in  grembo  ,  e  nel  mezzo 
a  S.  Caterina,  e  S.  Tcmm^fo  d' Aquino  ,  ccn  altri  Santi  ;  nella  qual 
tavola  fé  ben  vi  fi  vede  una  gran  pratica  di  colore  ,  ed  una  fàrrlrta 
nell'  operare,  ad  ogni  modo  però  ,  non  folo  non  ha  in  fé  quella'bonta 
clie  nslU  altre  abbiam  detto  ,  ma  ancora  vi  fi  conofee  tfTf  r  opera  à' 
un  Vecchio  ,  atttfoche  è  molto  debole  .  Ma  coi  marno  al  filo  c'tìi'cpe- 
re  tralaftiate  allorché  vi  fece  le  fue  pitture  . 

Eflendofi  da  Gio:  Bernardo  Lama  fatto  il  difigne  per  adom-re  il 
Tetto  della  Chiefa  della  Santdfim    Nunziata,,  con  (boi  ornamenti  ,  e 
compartimenti  de' quadri  infin  dall'  anno  i  5-64.  fu  aflog,  t..  an.be  al 
Opere  del     Curia  una  di  quelle  tavole,  che  rapprefent;;r  dovevano  le  divine  szio- 
Ouna    Con-  nj-  ^^  yju  jej [n  g  Vergine  ,  avendo  per  concorrenti  n'ellVrtre  p.t- 
fervati  nella  ,_,.      .  .  „  1  „  r   ■       •.»•    •         r        11 

beih  Pici-    tL're  <J,ro'arno  Imparato  ,  e  F  or  zio  Santaftde  .  Vi  d.pinfe  egli  idun- 

chezza  di  4ue  la  Nafcita  della  Madonna  ,  con  bello  ,  e  grandioso  compommen- 
Colore.  to  di  vaghe  Donne  ,  ben  difegnate  ,  atteggiate,  e  còtti  ite  conta- 
ta vaghezza  di  coleri  ,  he  infino  a'noftn  giorni  recano  maraviglia  a 
riguardanti  p„r  la  di  loro  fr.  finezza,  e  p.iftofità  ;  e  batterà  dir  per 
fua  lode  ,  che  p;ù  volte  fu  mirata  ,  e  lodata  dil  noftro  celebre  Luca 
Giordano  allorché  vi  fé  e  lu    p.tturee  . 

Al  pir  di  quella  nitrita  fomma  lode  la  belliffima  tavola  ,  che  nel 
tetto  di  S.  Maria  la  Nuova,  anch'  ella  la  prima  nell'  entrare  in  Chie- 
fa 


Pittore.  207 

fi  vedefi  dipinta  con  belliffimi  Angeli  ;  poiché  più  nobil  colorito,  pi« 
delicate  forme  ,  e  più  b-  Ile  idee  proprie  di  Paradifo  ,  non  poflono  da 
qualunque  Pittore  immaginarli  j  confiderandofi  quefta  tavola  dipinta 
circa  il  1  5-3  f.  ,  e  pure  fta  cos'  bella  ,  e  cosi  frefchi  mantengonfi  i 
fuoi  colori  ,  che  certamente  fi  rmraviglia  ,  che  in  tanta  lunghezza 
di  tempo  ,  non  abbia  perduto  nulla  di  quella  vivezza  con  la  quale  fu 
dipinta  ;  la  quii  cofa  è  ftaja.  off  rvata  da'Prof.rfori  così  di  quell'opera, 
co  ne  dc-JI'a  iz  detta  dell  i  Nunziata  ,  e  f e  a'è  fitto  dfcorfo  con  chi  que- 
lle notizie  ("rive  ,  e  con  tali  difcorfi  fi  fono  nuove  laudi  vie  più  accre- 
sciute a  FranCefco- 

Or  le  quefta  pittura  merita  tante  lodi  ,  quali  encomj  daremo  noi 
a  quella  die  ce  ede  in  e'Cell  nza  tutte  l'altre  da  noi  defcritte,  così  per 
lo  bel  coloni  <  ,  come  p  r  1' ottimo  cipiofo  componimento,  che  in  p;       a 
fé  contiene  ?  Qj'efta  e  la  bella  tavola  della  Circoncifionc  del  Signore  ^ellentiflì- 
ntuata  nella  ficonda  Cafplla  a  man  deftra  entrando  nella  Chiefa  della  ma  di  Fran- 
Pietà  ,   (ituat.ì  alle  f  ale  di  S,  Giovanni  a  Carbonaca  ,  lodata  da  tanti  cefcoCuria, 
nostri  Scrittori  ,   t  p,ù  dall' Engenio  ,  e  dal  Celano,  narrando  qu.ft'  '°.^u  .d:i'. 
ultimo,  the  di  qii'ìit' opera  n' era  talmente  invaghito  Giufeppe  di  Ri- p^"     j 
bera  ,  detto  lo  Spagnoletta  ,  che  vi  mandava  i  fuoi  Difcepolj  a   defi- 
gmrla  ,    lodandone  a  piena  bocca  la  fua  perfizione  .  Ella  dunque  rap- 
prefjntando  il  Misero  q  Ila  detta  Circoncilìone  del  Redentore  ,  fi  ve* 
de  nell'atto  del  Sant;  Vecchio  Simeone  una  venerab.l  divozione  ,  nel 
mentrecchè  il  Miniftro  fa  la  fu  1  funzione  ,  e  la  B.  Vergine  tutta  inceri- 
ti al  Ovino  Mifterb  ,  con  lo  Spofo  Giufeppe,  par  che  fi  affliggono  al 
duolo  del  bimbmoCsù  .  EfTendovi  ,  oltre  i  Mmiftri    della  Chiefa  , 
molto  pjpolo  ,  con.orfo  a  quella  funzione  ,  e  fra  quefto,  alcune  bel- 
litfime  donne  ,  che  portano  i  piccioni  ,  e   vi  è  accompagnamento   di 
ben  intefa  Architettura  ,  mentre  efprime   la  Chiefa  ,  ove   fuccede   la 
cerimonia.   Ne  fo'o  quefta  tavola   veniva    ne' tempi   addietro    lodata 
dal  mentovato  Ribera,  mi  dif'orrendofi  di  prancefcò  Curia,  nel  men- 
tovarli gh  p.ttori  Napoletani  ,  col  celebre  Lu.a  Cordano  ,  egli  Ldò 
quefta  pittura  per  una  delle  beli' opere  ,  che   la  noftri  Città    avea  di 
tal  Uomo  :  che  più  ,  modernamente    il  noftro  famifo  Francefilo  Soli- 
mena  ,  tanto  fi  diletta  di  elfi  ,  che  allo  fperTo  fuole  andare  a  vederla. 
Vedefi  nella  Sagreftia  della  Chiefa  dì  S.  Pietro  ad  Aram  nell'  Aitare  di 
W?  la  tavola   con  entrovi  L  Beata  Vergine  colBimbino,  fiduta   nel 
mezzo  ,  e  da'  lati  1'  Angelo  Rafiello  con  Tobiuob  ,  e  S.  Gio:  Batt  fta, 
con  S.  Antonio  da  Pado  v  a  ,  opera  degna  di,  lode  in  quanto  al  compo- 
nimento, ma  colpita  con  qualche  debolezza  ,   perche  dipmta  da  Vec- 
chio . 

Si  era  in  quefto  mentre  cotanto  avanzata  la  fami  dell' opere  di  Opere  fatte 
Francefco  ,  che  non  folamente  n'  era  piena  la  Città  di  Napoli  ,  e  il  fiiou'.del  Re 

Regno,       2'1J  ■ 


2  o  8       Vita  di  Francefco  Curia 

Re°no  ,  ma  ancora  era  piflata  in  Lombardia,  neila  Città  di  MìIano,è 
nella  Liguria  ancora  rifuonava  il  Curia  pr  le  bocche  degli  Uomini 
amatori  della  Pittura  ,  dtpokhè  per  ordine  di  un  Prelato  fece  p  r  Mi- 
lano una  Santa  Famiglia  ,  per  coilocarla  in  una  Cappella  della  Chiefa 
di  S.  Pancrazio,  e  Gaudenzio  eretta  dal  fud ietto  Prelato  ,  e  per  Gio: 
Maria  Spinola  fece  Frincefco  due  Storie  del  Vecchio  Teftamento  ,  le 
quali  pitture  per  quello  ,  che  fi  trova  di  fua  memoria  ,  gli  acqui fta- 
rono  molta  riputazione  appreflb  quelli  Signori,  e  di  coloro,  che  quel- 
le videro  ;  p.r  la  qua!  cola  altr  opere  gli  furono  commfle  ,  ma  da 
quai  Soggetti  ,  e  •  he  cofa  rapprefentaflèro  non  è  venuta  in  noftra  co- 
gnizione notizia  alcuna  . 

Dipinfe  in  oltre  Francefco  varie  tavole  per  varj  particolari  ,  Ce» 
condo  la  divozione  ,  o  il  diletto  di  quegli  gli  ne  dava  il  motivo,  e  fe- 
ce per  varj  uoghi  dei  Regno  Cone  di  Altari  ,  come  nella  M.dre Chie- 
fa di  Paola  ,  Patria  di  quel  Santo  ,  che  ft^mandofi  fra  più  minimi,vieri 
connumtrato  nel  Cielo  fra  i  più  gnndi ,  prr  i  ftupendi  miracoli   ope* 
rati  da  Dii  a  fua  inttr^eifione  :   In  quella  Chiefa  dico  ,  nella  Cappel- 
la del  Vcner  bile  ,  vi  è  nell'  Altare  di  front,  una  tavola   con  fei  ri- 
paramenti ,   tre  di  Copra  j  e  tre  fotto  ,  efltndovi   efpreffi    in  quei  di 
Copra  nel  mezzo  ,  '  ritto  Signor  noftro  ,  che  tiene  abbracciata  la  Cro- 
ce ,  e  da'due  lati  r  p  trtiti  li  due  Santi  Francefchi  di  Affifi  »  e  di  Pao- 
la     in  atto  di  ador  .rio  .  Nel  mezzo  de'tre  ripartimene  di  abballò,  vi 
ha  effigiato  la  Ciri  oncilione  del    Signore  ,  con    belliflìmo    componi* 
mento  di  top. ole  figure  ,  che  certamente  lo  rendono   un  de'  bei  qua- 
dretti ,  che  fi  pohon  vedere  ,   elTcndo  tutti    quelli  effigiati    in  figure 
picciole  ,  eccettuatone  la  figura  del  Salvatore  ,  che  è  quafi  un  buon 
terzo  d  l  naturale  ,  ed  i  due  mentovati  Santi  Francefchi ,  eh     fé  ben 
fon  più  pi  cioli  drl  nominato  Salvatore  ,  fono  pero  più  grand  d  Ile  fi- 
gure de'  tre  np  :rtim  nti  di  fotto  :   Da' lati   vi   ha    dipinto  la  N  fata 
del  lucidato  Signore  ,  e  l'Ador  zione  ,  che  li  prillano  i  Santi  Maggi» 
opere  tutte  belliffime  ,  e  btn  .oncepite  ,  ma  la  pittura  d  Ha  C  rcon- 
cifione  d.tta  di  Copra  fupera  tutte  l'altre  pitture  ,  nella  bontà  ,  com-    j 
ponimtntc  ,  e  nobile  idea  di  concetti ,  de' volti,  e  de' nobili    v.ili-   i 
menti  che  egli  ufava  nelle  fue  pitture  .  Qu^  fio  è  qu  nto  di  fu^  mano  | 
abbiamo  noi  veduto  ocularmente  ,  che  di  altre  opere    fatt     da  lui  ,  i 
eti.  m  per  lo  ItefT  R  gno,  non  è  a  noi  giunta  notizia   alcuna  di  ciò 
che  veramente  tlltno  rappn-ftntano  . 

P  r  la  qual  cofa  f  cendo  ritorno  all'opere  f  fpofte  in  quella  noftra 
Patria  ,  dko  che  vtdefi  nella  Chiefa  della  Sspienzi  la  tavola  fu  l'Al- 
tare della  prima  Cappella  a  man  diritta  di  chi  entra  ,  ove  vie  tfpref-  [ 
fa  la  Santifiìma  Vergine  Maria  Annunziata  dall'  Angelo  Gabriele  ,  di-  i 

pinta 


Pittore.  209 

pinta  con  bella  dolcezza  di  colori  ,  ed  oltre  il  buon  difegno  eh' è 
correttiflìmo  ,  vi  è  bella  moda  di  figure,  con  graziole  pieghe  di  pall- 
ili ,  e  buono  accordo  »  ell'endo  in  lomma  quella  una  delle  beli'  ope« 
re  che  Francefco   dipinfe  • 

Nella  Parocchial  Chiefa  di  S.  Marco  di  Palazzo,  pretto  quel- 
la della  Croce,  vi  è  in  una  Cappella  dal  canto  del  Vangelo  ,  un 
altra  S-mtitfima  Nunziata  ,  che  vogliono  molti  Profeflori  lia  di  ma- 
no del  Cuna  •»  ma  a  me  par  di  altro  Pittore  ,  per  alcune  varietà 
appai  tenenti  alla  Tua  maniera  ;  ma  di  chiunque  ella  fiali,  dico  eh' 
è  opera  eccellent:ffima  compiuta  in  tutti  i  numeri  dell'arte,  ed 
è  mirabilmente   dipinta  . 

Avea  Francefco  molti  anni  innanzi  incominciata  la  tavola  per  I'      Opera  dì 
A'tar  Maggiore  di  S.  Auliva  a  Seggio  di  Nido,-  Chiela  de'  Maga-   Fr.mcefc.o_ 
kinieri  del  Vino  a  minuto  ,  altrimenti  detta  dal  Volgo  de'  l'aver-    pagata  di 
pati   ,    Ma   perchè  quelli  1  qu:ili  l'avevano  ordinata  ricufavano  pa-  più    della-* 
garh  s°°    feudi  che  egli  ne  pretendeva,  la  pofe  da  parte,  avendo*  pi  ima  do- 
vi dipinto  tutto  quel  eh' è  di  l'opra.  In  procedo  di  tempo  tomaio-  manda  ,  e 
no  di  nuovo  i  Madtri  ,    o  Deputati  della  (addetta  Chiefa    per  ac- per  qual  ca- 
cordare  il  prezzo  ,  ed  egli  il  Cuiia  ne  Chiefe  eoo.  feudi  ,  e  gli  fé- gione  , 
ce  vedere  la  tavola  con  la  Beata  Veigine,  e'I  Bmibino,  in   mezzo  a 
una  fchiera  di  belìiiTimi  Angioli  che  fuonano,  e  cantano  giada  più 
anni  finiti  ,  che  innamoravano  chiunque  li  mirava   .   Ma  perché  co- 
loro ricufavano  pagare  i  cento  feudi  crefeiuti  di  frelco  ,  Franceko 
fi   proteflò,  che  fé  partivano  lenza  sborzargli  il  prezzo  domandato, 
non  averebbono  ottenuta  la  tavola  meno  di  700. ducati  »  la  qual  cola 
credendo  quelli  una   diceria    ,    fi   partirono   pei   ritornarvi  poi    con  i 
00.  ducati  •  Finì  intanto  il  Curia  la  tavola  ,   dipingendovi    li  due 
anti  Apodoli  ,    ne'  quali  fi  conofee  alcun:!  debolezza»  non  eflenlo 
di  quella  perfezione  che  hanno  que'  beili  Angioli  ,  con  la  B.  Vergi- 
ne ,  ed  il  Bambino  ,  efleiido  quelli  itipnui  in  virilità,  e  gli  Apporto* 
li  in   vecchiezza,  come  fi   vede  dall'anno  1605.  da  ìui  notato  ;  Ter- 
minato il  quadro  tornarono  quei   co!   danaro  della   prima  jichiefra, 
ma  Francefco  indurito  alle  loro  preghiere  ,  gli  fece  intendere  >  che 
averebbe  dato  ad  alni  quella  piuma  per  li  preteli  700    feudi,  da- 
poichè   con   illanza   n'era  richiedo  ,  Per   la  qual    cola   queJ    Macltri 
che  n' ci  ano  invaghiti  ,  confederando   I'  Artefice  ,    la  loro  durezza 
nella    prima  richieda,  e   la  bellezza  di   qu  Ila    pittura  ,   dopo    va- 
rj   configli  ,   e  nuove  preghieie   ,  fu  uccellano   sborzare    al    Pittore 
li    700    ducati  da  lui    pretefi  »  per  avere  la  tavola  dell'  Altare  di  lo- 
ro Chiefa,   e   cesi    la   loro  ritrofia   gli  coito  200.    feudi  di  più. 

Era  ormai  Francefco  pervenuto  in  vecchiezza  ,  e  tuttavia  fa- 
ticando inceflàntemente  ,  com2  innamorato  dalle  noftre  Arti  ,  cer- 
cava al  pofhbile  migliorare,  e  faciitaie  le  lue  pitture,  laonde  di 
faci  e  maniera,  ma  all'ai  maellra  dipmfe  per  la  Chiefa  di  S-  Sofia, 
che  Ila  dopo  quella  de'SS-  Apportali  in  Napoli  ,  il  quadro  dell'1 
ultima  Cena  dei  Salvatore  ,  ove  veramente  fi  vede  quanto  Fran- 
cefco aveflè  con  fuoi  ftadj  acquietato  di  franchezza  ,  e  facilità  di 
Operare  s  benché  fi  fofTe  alquanto  allontanato  da  certa  fua  nobiltà 
uni  ver  fa  le  ,  e  dalla  fua  l'olita  finitezza.-  Ma  in  quello  vien  feufa- 
to  dall'  età  ,  che  comunemente  fa  cesi  operare  a  tutti  i  valenti 
Pittori  ■  Ad  ogni  modo  però  non  reità  ,  che  non  fiano  opere  egre- 
TOM.  U-  D  d  eie 


S~ 


2 io       Vita  di  Francefco  Curia 

gìe  ,  come  che  dipinte  da  Mj.it.  i  .  cce-enti  .  Cesi  tono  anche  egre- 
gie l'opere  che  fece  il  Cuu:  ui  maniera  più  pratica  ,  e  nfoluta; 
laonde  e  per  quelle  ,  e  pei  queik  muita  lode  delle  lue  opere; 
o  fian  dipinte  con  finitezze  ,  o  con  faciliti  del  pennello  ,  per  lun- 
ga efpenenzi  ,  e  pratica  acquataci  in  tanti  anni  di  maneggiare  i 
Colori,    la    qual    d  te    è   pr.ite   lo.amente  propria    al    valentuomo. 

Cusì   dunqu.  Fiancelco    operan  lo  virtù  riamente  i  fuoi  pennelli, 
pervenuto  ormai  a    molta  vecchiezza   ,    efllnlo   ancora    per   le   lue 
amabili  qualità  ,    e   virtù    morali   armto  da  ogni   ceto  di    perfone  , 
perchè    unite   quelle  ali' arte  ammirabile  de'  fuoi   pennelli,    lo   ren- 
devono   Angolare  fra  gli  Ujmini ,    venne  a  mancare  al  mondo,    cir- 
Morte   di  ca    gli    anni  del  Signore    1610.   nella  cut    perd.ta   perdurano  !e  Arti 
Fiancefco    del  difegno  un   g-an    lume  ,   che  lor  fer  'va  di   feorta   per  fuperare 
Curia  nei    le  loro  difficj.tà  v  lafeiando  bensì  ne' fuoi   Difcepoli  alcuna  viva  fpe- 
1610,  ranza  di  vedere  in  eflinforta   la   fama  del  loro   precettore  ;  come  ve- 

ramente fra   gli  ami  Dilcepoli  che  ufeirono   da   Scuola    così    eccel- 
lente   ,     fece  onore  al   maeftro   Fabrizio    Santafede    ,    copiofiffimo , 
ed  eccellente  Pittore  de'  fuoi  tempi  ,  ed   antiquario  infigue   ,   anche 
Girolamo  nell' eiudrzion    delle  lettere,  come  fidila  a  luo  iuocta    ,    nella    lua 
Imparato,  e  Vita  ;    così  onorarono    quello  eccellente   Maelìro     Girolamo   Impa- 
Ippoh  oBor  rato  ,   e  il    gentiiiflìmo  Ippolito  Borghefe  ,    che  tinto    nella    nobiltà 
ghele  di  ce-  imitò   il   Curia  ,   come   lo  dimottrarerao   in   appreflj  ,    nelle  onora- 
poii  del  Cu- te  memorie  di  loro  v'ite  ,  che,  piacendo     al   Signore    ,    feguiranno 
f'a«  quelle  già    lcritte  . 

Molte   altre  opere  fece  Francefco  ,  efpofte  allora  in  varie  Chie- 
fe  ,  mi   che  ora  per  efi'er  quelle  o  modeni3te ,  o  rifatte  ,    vi  fon  iì- 
tuati  altri  quadri  di  altri    più  moderni    ,    e  più  acclamati    Pittori  , 
come   nelia  Ghiefa  di  Regina  Cccli  ,    efTendofi    riftaurata   ,     ed  ab- 
bellita  Ja    Ghiefa  ,  ova   flava   la  tavola  del  Curia  ,   la  quale  riufeen- 
do   picciol.i   nel  rinovare   la  Cappella  ,     vi  è    in  oggi    il  bel    qua- 
dro del  celebre   Luca  Giordano   della  difputa    di  S.  Agollino  con- 
1'  Eretico,     .    .     .    ,    così  in  altre   parti   è  accaduto    lo  fletto  ,  do- 
ve per  I'  elezzione  di   mutar    pennello  ,   e  dove  per  calo   accaduto, 
ficcome  è  fucceduto  nel    tetto  «.iella   Real  Chiela  del   Carmine  Mag- 
giore di  Napoli,   ove    Francefco  avea  dipinte    beli ■  (furie  Storie  del 
gran  Padre  Elia  ,  e  della  Vergine  del  Carmelo    ,    a  concorrenza   di 
Giovanni    Bh<ju:cì  ,    Pittor  Fiorentino  ,   che  vi  dipinfe  la  metà  dell' 
opera  »•  ma  efleniafi  latta  uua  gran  machina    di  40.    ore  ,  o  di  altra 
foìlennità   >  fi  attaccò  fuoco  ,  così  impetuofo,  che  pervenne  al  tet- 
to, e  guaito  buona  parte  di  queft-  mentovate  pitture  ,  laonde  que' 
Frati    le  trasportarono  ne'  corridori  de'  loro   Dormitori  ,   quando  ri- 
fecero il  già    bruggiato   retto  j  Oqgi    quelle  pitture   n.i  gran    Salo- 
ne di  l'opra  veggonli  lìtuate*  uni  delle  quali  rapprefenta    1'  Alluma 
delia   Beata  Vergine  con  gli  Appaltili   intorno  al  Sepolcro  in   attitu- 
dini ;   belliffime  di  maraviglia  ;  e  nella  gloria    vi  è  quantità  di  An- 
geloui  ,  che  accompagnano  la  gran  Maire   di  Dio  ;    e    quello  è  un 
gran  quadro  quafi    quadrato  ,   ed    è   di   ammirabil    bellezza/  l'altro 
di    minor  grandezza  rapprefenta  la  Prefentazione  al  Tempio  di  Gesù 
Bìmbino  »  e  quelli  qoairo  e   per    traverfo,    perchè   era   adattato  al 
bilogno  della    fofntta  ,  fecondo   il  fito    ove  fu  collocato-  Così  dun- 
que avviene  ,  che  non  più  ne'  luoghi    ove  furono  elpyfte   per   va- 
riate 


Pittore .  211 

riate  caggion?  »  più  non  fi  veggano  i  dipinti  di  tali  Artefici  ,  e 
però  non  paja  Urano  ad  alcun  Curiofo  ,  che  legge  ,  fé  queWa  tal" 
opera  là  non  ritrova  ,  ove  dal  tale  Autore  tu  efpofta  ,  o  dal  Scrit- 
tore defcritta  ,  perciocché  variando  le  umane  vicende  ,  variano 
cesi   ancora  le   volontà   i    coftumi  ,  ed  i   luoghi   di    molte  colè  . 

Il  Cavalier  MalTìmo  Stanzioni  ,  facendo  certa  fua  nota  di  que' 
Profe  fiori  ,  che  egli  intendeva  onorare  di  fue  memorie  ,  dice  ,  dopo 
aver  nominato  Vincenzo   Corfo  ,  cosi.* 

Francefco  tw  ia  cbe  fu  meglio  di  Vincenzo  detto  ,  perde  fu  ameno, 
e  nobile  nelle  Jùs  b?lle  cowp  Jizitni  ,  e  fece  belljfimi  Angioli  ,  e  ùtile 
Doline  ,  e  fu  tfflaeflro  di  Fabrizio  Santafede  .  e  di  diro  limo  Impara- 
to ,  e  Ippolito  Borgbife  ,  cbe  fu  nobile  come  lui  ,  e  meglio  di  Girolamo, 
€  di  tutu  molti  Dtfcepolj  ,  cbe  lui  ebbe,  e  moti  Francefco  molto  de- 
ftdtroto  ,    e  fluitato  per  fue  virtù    cjjendo  vecchio  circa  il  itfio.   &c. 

h    con  quatto  breve  elogio  ,    ma  fcritto  dal  fuddetto  Cavalier 
Mafiimo  ,  noi    daremo  fine  all'onorata  Vita   di  Francefco   Cuna  , 
del   quale    ,    oltre  al  nominato  difegno   della  Chiefa  di  S-   Andrea 
Apopffolo    de'   Tavernari  ,    vi   fono  nel    noftro    libro    de'  dilegni  « 
altri  fuoi  .  che  meritano   molta   lode  •>    dapoiche    coftumava    quello 
Pittore   farli  moito  finiti,  toccandoli  con  penna  ,    ed   acquarello    di 
color  pavonazzo,  che  fa  un    bell'accordo  nella  Carta/  e  la  cagione 
perchè  in  que'  tempi    li  finivano  i    difegni  ella  è   ,    che  eli    rado   fi 
ecftumava    il  dipingere  i   bozzetti ,  che  da  noi  Macchie  vengono  no- Ufo  dì  ant!- 
minate  le  quali  fono  la   fkura  feorta  a  ben  condune  l'opera  ;  lad-chì    Pittori 
dove  prima  ,  cioè  due  fecoli   addietro  ,  dopo   i  dilegui  ben  termina-    di  fare  ; 
ti  ,  folean  farli  i  Cartoni  grandi  al  par  dell'  opera  ,  e  coloriti  come  Cartoni  co- 
dovea  elitre  quella  :  Ufo  che  poi  con  più  faciltà  fi  è  ridotta  a' piccioli  lorici, 
bozzetti  da'  moderni  Pittori   fenza  ulare   una  tanto  laboriofa  fatica; 
e  però  fo!o  rimale  ad  alcuno  l'ufo   di  terminar    finitamente  i  dife- 
£11  i . 

Fine  dell*  Vita  di  Francefco  Curia  . 


D  d  x.  VL 


212 

V       I       T 

D     I 

GIROLAMO      IMPARATO 

Pittore. 

COn  rari  que'  Soggerti  ,  ne'  quali  veggonfi  nel  medefìmo  tempo  ac- 
^  coppiati  infieme  i.  dono  della  n.tuia,  Io  (ludio  ccn  pnfi:to  n 
arre,  e  l'sfQihnza  d'una  favorevole  forte  ,  che  fortunatamente  facen- 
do loro  :ccrta  in  ogni  azione a  g  i  ccita  irfine  ntl  r:embo  della  ;. 
iì-erata  felicità.  Un  di  ccftoro  pcffi-mo  ccn  ragione  .rie mure  tfTer 
flato  Girolamo  Imparato  ,  perchè  rato  ci  Frar.celco  ,  Vale-.rucmo  de' 
tempi  faci  ,  cerne  li  è  dime  (Irato  nel  ino  racconto  ,  ereditò  lai  a  na- 
tura il  genio  ,  e  l'abilità  per  la  pitterà  ,  e  dalla  fortuna  gii  fé  conce- 
duto qu  n:o  feppe  defi  :erare  /  Come  fi  vedrà  dal  feguente  racco:::;. 

EiTVnco  egli  fhto  mtfib  da  fanciullo  alla  (cuoia  di  lettere  da  Tuo 
Padre  ,  dirruftro  il  grande  inferno,  che  da  la  natura  fortito  avev.;  per 
la  pittura  ornafiio  le  lezioni  ,  che  gli  da\3  il  Maeftro  •  e  n  fs-toc- 
ci,  fiori  ,  ed  animali  ,  che  dimoftravano  a\ere  in  loro  un  certo  che  di 
proporzione  ,  e  di  giudizio  ,  e  derìderai! 'o  applicarli  s^a  pitturi  , 
Vedute  quelle  figure  fatte  a  penna,  da  un  Signore,  a  cui  per  avven- 
tura da  qualche  ino  condifcepolo  era  Irato  condotto,  prele  qu-Jrì 
l'impegno,  che  Girolamo  a  fcuoìa  di  pittura  attendefie  ,  p..r  elerci- 
tare  que' doni  di  che  l'aveva  arricchito  la  benigna  natura;  the  pe  ò 
periuafc  il  Padie  dicendogli,  che  quella  l'aveva  cieato  pittore,  e  non 
Curiale  ,  come  pemava  egli  applicarlo  ,  per  la  quii  cola  co—  .  j 
Frsncdco  ,  come  Uomo  ragicrevo'e ,  en\  r  vero  quanto  li  diceva  quel 
Cavaliere  ,  cominciò  ad  infegcarli  i  primi  elementi  del  dilegno  ,  ed 
in  brieve  (ajutato  dalla  natura)  notes  profitto  vi  fece  difegoando  fi- 
gure intiere  ,  ìndi  facendo  pafTagric  a  copiare  le  Borie,  fi  avanzò  al- 
lo (radio  de!  rado  ,  con  erudirli  da  qualche  modello  ,  di  quei  ,  che 
in  cu  1  terrpo  fornati  in  Roma  su  le  buone  antiche  ftatue  ,  e  da  quel- 
li del  Div.no  Michelagnolo  ,  eran  da  per  tutte  le  Città  pr  nei  pali 
mandati  a  vendere  ,  per  comodo  de'iradiofi  della  pittura  .  Quindi  i- 
lendofi  aliai  bene  impeti.  fhto  del  duerno,  ridott' fi  aio  trepiedi,  fe- 
ce vedere,  ch'egli  era  nato  per  la  pittura,  laonde  varie  cole  lave  ò 
non  fc\o  per  proprio  (indio  ,  ma  eziandio  per  commiffioni  dategli  da 
varj  particolari  ,  a'  quaii  giadha  moto  la  prontezza  cello  fpiiito  .uo 
fieli'  operare  i  penne!  i. 

Ala  Girolamo  i.ulla  curando  di  quefli  Tuoi  felici  p'inc'pj  ,  cerca- 
va ci  far  maggiori  a<  qu  1  i  rei  e  ncftre  arti  ,  efleudi  fi  ini  gh  to  de* 
bei  colori  uiatj  da  Giot  Bernardc  L-rra,  e  r'a  Silveftro  il  B  uno,  an- 
corché .:  Francf  .  Padre  r  i  r.  ;le:c  roefiratì  per  eltmpio  le  r c- 
tiine    vhe  tinte  et.;'  ecce, .e:.:  liimu  Tiziano  ;  nva  qutfte  cute  ,  a  dir 

ve>o, 


Pittore  Napoletano.         213 

vero,  l'aveva  egli  Francefco  nega  ultimi  anni  della  Tua  vita  alquan- 
to più  cacciate  di  (curi  ,  e  variate  da  quelle  beiliffime  da  lui  per  I  in- 
nanzi ul'ate  nelle  belle  opere  da  noi  delcritte  ,  e  m  .flìrnamenee  nel  fa- 
molo  quadro  del  S-  Pietro  M:it  re  ,  nel  quale  fuperò  fé  fteflb  ,  da  poi- 
ché fembra  quell'opera  di  m.mo  del  luo  rinomato  matflro;  laonde 
con  qualche  ragione  fentiyafi  Girolamo  più  tirare  all'altre  più  vaghe 
maniere  de'  mentovati  Pittori,  più  torto,  che  a  quella  di  fuo  Padre, 
non  lolo  per  lo  renio,  che  lo  portava,  ma  per  le  continue  Ioli,  che 
tutto  giorno  (enti  va  dai  fi  a' nominati  maeftrt,  per  la  ritrovata  loro 
beila  maniera  .  Cesi  dunque  pc.ft  fi  in  mente  di  fare  acquifto  di  un 
bel  colore  ,  fi  f  ce  dilcepoio  di  Francefco  Curia  ,  del  quale  correva  il 
grido  in  quel  tempo  di  gran  Pittore,  per  le  nobili  idee,  e  bellezza 
di  frnie,  e  di  colore  che  dav3  alle  fue  figure;  e  maffimamente  a  gli 
Angeli  ,  ed  alle  Donne;  laonde  Girolamo  ogni  altro  lafciando  n  que- 
fto  maturo  volle  accodarli  ,  e  lecuirare  la  i'ua  nobil  man. era  per  tare 
acqui(h)  delle  fue  belle  idee  ,  e  con  tanto  genio  vi  i'ì  applicò,  e  fu  Io 
Audio  in  miniera  tale  ,  che  ne  divenne  maeirro,  avendo  in  ogni  colà, 
che  imprendeva  ad  operaie  l'ajuto  della  natura,  che  d'un  pronto  ,  e 
vivace  ingegno,  come  fi  difle,  l'avea  dotato. 

Superata  quefta  difficoltà  ,  gli  venne  un  ardentifiimo  defiJerio  dì 
veder  Remi  ,  e  Venezia  •■>  riandando  lemure  con  la  fua  mente  ,  tutte 
le  belle  t  pere  tante  volte  udite  raccontare  ci  a  I  Padre  ,  e  da  altri,  che 
l'avean  vedute,  di  tanti  eccellenti  matftiidi  pitturai  ma  non  pote- 
va ponere  in  efecuzione  quello  fu.)  ben  naco  penfiero  ,  per  non  avec 
tutto  il  comodo,  che  per  far  quei  viaggi,  con  il  mantenimento  ,  che 
per  dimoiare  nelle  nominate  Città  era  necèflarió;  trovandofi  fuo  Pa- 
dre mo:to  avanzato  in  età  ,  e  con  numernfa  famiglia  ,  per  la  qaal  co- 
fi  non  potea  comprometterli  da  lui  fé  non  picciul  foccorfo  ;  ne  delle 
fue  proprie  pitture  poteva  far  capitale,  perciocché,  ritrovandoli  in 
que' paefi  foraltiero ,  e  lenza  veruna  conofeenza',  gli  firia  il  ito  necef- 
fario  andar  mendicando  qu-lche  l'orfiffima  occasione  ;  Mi  la  forte, 
che  aveva  cominciato  fin  da  principio  a  favolino,  gli  p  rfe  in  quella 
occafione  la  mano;  conciofiacolàcchè  ,  q^el  medefimo  Cavalieie  (.  del 
quale  non  è  venuta  a  noftra  notizia  il  nome  )  che  perfu.ife  fuo  Padre 
applicarlo  al, a  pittura,  volendo  per  fuo  divertimento,  o  cunofità 
far  un  giro  per  l'Italia  ,  avenio  intefo  il  gran  ili  fi  lei  io,  che  aveva 
Girolamo  di  vedere  le  belle  fi. .tue  antiche  e  le  inficili  pitture  di  Ro- 
ma ,  e  di  Venezia,  p^r  farne  Itu dio  ,  ed  avanzarli  nell'arte  .com- 
mendando in  lui  l'onefto  fuo  defiderio  ,  lieo  lo  condufie  ,  primi  in 
Roma  ,  ove  reftò  ftupito  alle  divine  dipinture  di  Rafiello  ,  ed  all'al- 
tre cole  bell'Alme,  che  vi  fono  ,  le  quai  gli  diedero  graivliffimo  lu- 
me, ritraendone  in  difegno  tutte  quele  che  poteva.  In  di  pa  flato  in 
Lombardia  vidde  le  Cupole  di  Modona  ,  e  di  Parma  dell'  ammirabil 
Correggio,  e  (tapi  in  vedere  un  intendimento  cesi  p;,<fonio  de*  fot- 
to  in  su  «n  un  Artefice,  che  non  l'avena  veduto  in  altri,  e  che  i 
fuoi,  latti  con  tanta  facilità  fon  poi  cosi  diffici  i  ad  imitaifi.  Ala  non 
meno  maravigl  atc  egli  rimafe  Girolamo,  quindo  in  Venezia  vide 
tante  opere  di  tanti  rinomiti  maeltn  ,  che  tutti  con  l'armonia  del  co- 
lore fermili.»  l'incanto  ai-'occhio  di  chiunque  le  rifguarda»-  Qaivi  i 
gran  e  mponimtnti  d'I  V.  ronefe  gli  pai  vero  cole  fu>  ri  di  quelle  che 
anulb'    totmo  r-cinaie  cgia  iiitio  anche  eccel  ente  Pittore  ;  le  pit- 

tuie 


2 1 4     Vita  di  Girolamo  Imparato 

ture  di  Tiziano  fupe<are  ogni  umano  intendimento  ;  quelle    del   Pal- 
ma ,  del  Battano  ,  degne  d'ammi: azione  ,  e  quelle  giandiifime  del  Tin- 
toretto  (  the  conobbe  con  l'uo  piacete,  tflendo  vivo   in  quel    tempo) 
da  far  ftupidire  non  che  .mirare,  per   lo  gran  numero   di  figure  ,  che 
quel  ri  Coluto  pittore  .  poneva    iniieme    in  quelle  tele  grandiflime  ;  E 
veramente   qual  farebbe  quel   piofeiìore  ,  che  per    ardito  ,  e  nloluto 
ch'ei  fofl'e  ,  non  rimar*  ebbe  attonito,  nel  vedere    il  quadro  del    Tm- 
toretto ,  dove  è  dipinto  il  ParadtTo ,   la  cui  grandezza  è  74-  palmi  per 
per  traverfo,  e  30.  di  altezza  ;  ce  MS  mente  nel  peniar  iolamente  al  po- 
nete infieme  ,  ma  con  proprietà,  tante  centinnja  di  figure,  bafteieb- 
be  a  difanimare  ogni    valente   profeilòre  ,  e  peiciò  lì  deve  tutta  la  lo- 
de a  quel  raro  Artefice,  nulla  faceti  togli  apprenlìone   la  grandezza  ,  e 
C  opiofttà  dell'opera  ,  anziché  la  condufìé  con  maeltia  ,  e  bellezza  ta- 
le ,  che  è  Tempre   Ibra  il  (oggetto  delle  lodi  dateli   da  tanti  rinomati 
fcrittori  .  La  buona  fortuna  di  Girolamo  lo  pò, tò  ancora   a  far  /fretta, 
e  cara  amicizia  con  Giacomo  Palma  il  giovane,  dal  quale  molti  amo- 
revoli ammaelb  amenti   ebbe  nelle  cole  dell'arte,  e  malhmamente  nel 
mefcolare  1  fi>ui  vaghi,  fc  vivi  colori,  che  Tempre  gli  piacquero,  C07 
me  in  appello   colf  imitarli   lo  diinoltrò  •  nelle  belle  opere  ,  che  ei 
fece  . 

Ritornato  finalmente  nella  Cua  patria,  veduto  da'  Cuoi  conofeenti 
il  grande  avanzamento  ,  che  Girolamo  fatto  aveva  neif  intelligenza 
del  dileguo  ,  e  nella  bellezza  del  colore  nel  quale  parea  veramente 
vi  filile  l'angue  Ikmprato  ,  come  fi  vede  in  aicune  lue  opere  ,  che 
ha  penfato  al  Colorita  dell'  Eccellentiihmo  Tiziano  ,  concorl'ero  da 
più  luoghi  le  commiffioni  per  avere  le  lue  pitture  ;  ma  noi  trallalcian- 
do  quelle  ,  che  fono  per  le  afe  de'  Cittadini  ,  raccontaremo  Iolamen- 
te quelle  ,  che  efpofte  fi  vedono  nelle  Chiele.  Nell'Agar  maggiore 
della  Concezione  detta  de*  Spagnuoli ,  fi  vede  la  tavola  con  l'immagi- 
ne della  Immacolata  Concezione  ,  corteggiata  ne'  lati  da  belhflìma 
gloria  d'Angioli  ,  che  Tuonano»  e  cantano  ,  avendogli  Girolamo  figu- 
rati in  varie  graziole  attitudini  per  iar  divino  concerto  di  varj  muli- 
cali  iftrumenti  ,  meiitrecchè  la  Vergine  SS-  con  mani  giunte  ,  occhi 
balli,  forra  bellezza  ,  letizia  ,  e  divozione»-  e  veramente  quella  pit- 
tura gli  partorì  .n. otta  lode  ,  e  gli  accrebbe  riputazione  ,  ed  utdirà  per 
le  molte  opere  ch'e'  fece  in  appretto  ,  perciocché  veduta  quella  pit- 
tura ,  gliene  Tu  commeiTa  un  altra  da  collocarli  nel  tecto  di  ì>.  Maria 
la  Nuova  ,  ed  ove  rappi dentali  l'Allunzione  al  Cielo  della  medelima 
Beata  Verdine  ,  con  gli  Apposoli  interno  al  tuo  Sepolcro  ,  nel  quale 
a  gran  lettere  Tcrifle  il  Tuo  nome  ;  la  qual  coTa  gli  fu  biafimata  dagli 
emolt  Tuoi  tacciandolo  da  .uperbo  ,  e  vanagloi.ufo  ,  per  la  troppa  gran- 
dezza di  lettere,  conche  formava  il  fuo  nome;  e  vnamente  io  non  lo 
poflb  in  quella  parte  icufàre  ,  mentrethè  ,  ltmbrano  quelle  gran  lette- 
re un  fallo  di  chi  Io  fenve  ,  ed  è  lontano  dall'ordine  morigerato  ,  con 
cui  logliouo  f,li  olititi  Pittori  fcrivere  il  nome  loro  ;  né  la  lagione  del- 
la diflanza  può  all' inrutto  (turarlo,  dapoithè",  quando  la  grandezza 
eccede  quello  che  bada  per  fard  intelligibile  all'occhio  ,  l'empie  porta 
coii  sé  il  biafìm<>di  vanagloria  ,  per  la  qual  cola  fu  biafimato  ne'  luoi 
fcritti  dal  Cavalìer  Maifimo  Stanziane  ,  come  a  fuo  mogo  diemo. 

Ai  ogni  mudo   però   Girolamo   portato  dal  favore  della  fortuna  , 
che  alla  Tua  virtù  aderiva ,  rtee  non  so  a  chi  Signore  una  itanza  ,  con 

alcuni 


Pittore  Napoletano.         2 1 5 

alcuni  gabbinetti  ,  con  vaile  (bone  ,  e  tavole  dipinte  ,  le  quali  dipin- 
ture non  ha  moti  anni  che  fi  vede\a;ii>   in  un    palagio  nel  vicolo  det- 
to dcg  i  Impiccati  ;   Ma  quelle    pitture  pm    non  vi  tono  ,  per   efierfi 
rifatta  da  nuovo  quali  tutta   la  cala  .    Nella  mentovata  Chiela  di  SMa- 
ria    la  Nuova  ,    veggenti  negli  altarini  ,  che  fon  tra  le  Cappelle,   e  ne* 
pilalì  i  della  nave  di  detta  Chiela  alcuni  quadretti  all'ai  g  aziofì  di  Gi- 
rolamo ,•  come  Ibn  quelli ,  del  Salvatore  l'eduto  su  le  nubbi ,  e  della  13. 
Vergine    col  Bambino  in  gloria  ,   con    accompagnamento  di  graziolì 
Angioletti,  enei  piano  vi  1011  figurati  S.  Filippo,  e  S-Giacomo  Appo- 
rto.i    iiiginocchiom  ,  aliai    ben  dipinti  ;  ed  in  quella  tavola    è    il  tuo 
nome  su  un  fa  Molino  nel  mezzo  de' due  Apposoli.  Siegue    apprell'o  il 
be,  qua.letto  «iella  B.  Vergine  feduta  in  un  paefe ,  che  con  la   delira 
tiene  un  libro  ,  al  qua. e  ella  rivolge  gli  occhi,  nel  mentrecchè  il  Si- 
gnorino Ceduto  su  le  lue  ginocchia  ,  fi   abbraccia  con  S-  Giovannino, 
e  S.  G.uieppe  usuarla    nel   Cielo  alcuni  graziofi  Angioletti  »   ed   in 
quello  quadretto  ,  compiacendotene   Girolamo  ,  vi    pofe    il  Tuo  nome 
in   un  pezzo   di  colonna  ,  che  Ita  nel  luolo  .  I  quadri  che  lanno   orna- 
mento agli   Altaretti  di  contro  ,  hanno   le  ieguenti    pitture  .•  Nel  pri- 
mo di  man  diritta  entrando  in  Chiela  ha  l'Immagine  della  Immaculata 
Concezione  in  piedi  ,  iti  mezzo  a  gioì  ia  di   beilillì  ni  Angioh  ••  li  fe- 
condo S-  Francefilo  di    Affili    inginoci  huni ,  al  quile    apparilce  ncftro 
Sign.re  ,  la  B  V.  ed  alcuni  Santi.  N-l  terzo  vi  è  effigiata  la  Madon- 
na del  Cainune  ,  che  ha  lotto  l'Anime   del  Purgatorio  ,  e  negli  altri 
A  tiretti    vi   fon   pittare  operate  da   altri    Artefici  •    Nella  magnifica 
Chiela  del  Giesù  Nuovo    fi  vede  il  gran  quadro    del  S.  Ignazio  Lo- 
jola  nell'  Altue  del  gran  Cappellone  a  lui  dedicato,  ch'è  piopnamen- 
te  vicino  l'ingreflb  della  Sagreftia  ,  il  qua^e  è  riputato  una  buona  ope- 
ra di  fua  mano.  Ma  aliai  migliale  è  il  quadro  che  fece  dopo  alcun 
tempo  per  la  Cappella  del  Reggent     Fornaio,  eietta    nella  nude/ima 
Chiela  ,  ove  è  dipinta  la  nafeita  dei  Redentore  con  buon   componi- 
mento ,  ottimo  dilegno ,  e  bel  colorito. 

Aveva   alcuni  anni  prima  Girolamo    prefa  per  Tua    Donna   la  fi- 
gliuola di  un  Curiale,  (  benché  da  alcuni    ti    dica  medico)  il    quile 
era  oriundo  della  Città  di  Cofenza  ;  collui   per  non   partii  fi  da    Na- 
poli aveva  trafeurato   le  molte  Manze,   che   gli  venivano    fatte    da' 
tuoi  Congiunti,  che  molto  agiati  di    b  ni  di  fortuna    in  quella  Città 
dimoravano,  e  volean    participarne  a  lui,  fé    c^là  lì   falle    portato  » 
che  perciò  per  non  perder  l'utile  ,  che  riluttar  poteva  alla  lui  Cala, 
fi  rifolvè  mandarvi  uno  de' fuoi    figliuoli  ,  per  appigare  almeno  così 
il  deiìderio  de'  fuoi  parenti  •   Quello  figliuolo  (   eilen  lo  giovine  giù- 
diziofo)  nel  giungere  a  Cofenza  altro  non  lece,  fé  non  che  far  pa- 
Jefe  la  virtù  di  Girolamo  fuo  cognato  nell'arte  della  pittura,  ed   aflì- 
itico  dalia    buona  fortuna   di   quello,  molti    lavori  per   varj   partico- 
lari gli  commile  »  né  pafsò  moito  tempo  ,  che  !o  chiamò  a   Cofenza 
per  dipingere  una  Cappella    ad   alcuni  Signori  di  quella  Città  „•   a-  i- 
la   cjual'opeia  a  noi  non  è   pervenuta  una    diftinta    notizia  ,'  né  qui  li 
follerò   quri  Signori  ,  eh?  tale  incombenza   gli  diedero,  dicendoli  Co- 
larne nte  ,  che  nella  Chiela  di  S.  Domenici  fia    la  Cappella  da  lui    di- 
pinta ,  de  la  quale  dipintura  ne  fu  egli   largamente  rimunerato  .   Ma 
tutto  quello  racconto  del  luo   matrimonio  ,  e  del  Cognato  che  lo  pro- 
pule  in  Calabria  ,  non  è  le  non  ,  che  un  preludio  di  quello    gli  aveva 

oppa- 


2 1 6     Vita  di  Girolamo  Imparato 

■  Pparecchiato  la  Tua  buona  fa. cuna/  perchè,  p-ico  aopo  ,  che  il  fuo 
Cognato  era   giunco  in  Colenza,  venendo    a    morte    un   fua    Zia, 
feuz'  altri  eredi  ,  lafoò  tutta  la  liia  ioba  a   qu.l  Tuo  Nipote  ,  poiché 
grande  amore  concepito  g  i  aveva  ;  Or  portò  ti  calo,  che  avendo  dopo 
alcun   breve  fpazio  di  tempo  fatto   venir  Girolamo  in  Calabria  ,  co- 
me fi  è  detto   di  lopra  ,    e  trattenendoli  tuttavia  quelli  ,   per  le  va« 
rie  Commillìoni ,  che  de'  fuoi   quadri  aveva,  s'infermò  gravemente 
quel  fuo  Cognato,  né  la   natura   potendo  vincere   il    male   di    acuta 
febbre  ,  conolciucofi  vicino  a  morte  ,  laico  erede   di  quanto  acqui- 
etato  aveva  della   morta  Zia  ,  la  lu.i  Sorella,  moglie  ai   Girolamo  , 
il   qurle  veramente  ,  con  tomma  carità    gù  aflìltè   in  quella  fui   in.* 
ferinità  ,  ed  indi  gli  predò  gli  efliemi    uffìcj    di  tenerilnme   lagiime 
nella  fua  morte  ,  dioiche  li   erano  in   vita  icambievo. mente   amati 
con  am.re  cordiale,  elinceio. 

Ritornato  finalmente   in  Napoli  fu  ricevuto  con  Carezze  da  fuoi 
Congiunti ,  ed  ogn'  uno  fi  rallegra  del  (uo  ncorno  ;  concn flìacofachè 
era   tanto  creic;uto  il  luo  nome  ,  che  veniva  tenuto  in  (tima  da  ogni 
forte  di  perione  /  E   ben  vero  pei  ò  >  che  il  fuo  nome  pare  che  tra- 
pafiàfle  il  valore  del  fuo  pennello,   lecondo   il  parere  de  Pittori  fuoi 
emoli  ,  poiché  dicevano,  che  ancorché  egli  folle  un   fianco  ed  intel- 
ligente   Pittore  ,  non  era  peiò  dal  carattere ,  come  diceano  efii.de'  Ca- 
rocci ,  d'un  Barocci  ,  oi  un  Tintoretto  ,  di   un  Palma  ,  ed    alCri    gran 
Pittori  i  che  vivevano  ne'  tempi  luoi  ;  ad  ogni   modo  però   egli    col 
favore   della  lua  buona   loite  veniva  da' fuoi  Cittadini  limato  al   pari 
de'  p  imi   lumi  della  pittura  /  ed   eian  tante  le  commifiìoni ,  che  al- 
le volte  gli  mancava    il  cempo  da   foddisfare  alle  richiede  •    che  gli 
venivano  da  aitri  patfi. 

Lavorò  per  la  Chiefa  di  S.Severino  una  gran  Tavola  di  Aitare  , 
che  oia  fi  vede  nell'  ingrefib  della  Sagreftia  ,  nella  quale  con  bel  com- 
ponimento nYijrò  su  la  gloria  la  B-  Vergine  col  Bambino  Gì. su  ,  e  va  j 
Angioli,  e   puttini ,  che  le  fan  corteggio  ,  con  S.  Scoìaltica,  e  S  Ro- 
fa  ,  ed  abballo   S   Benedetto  ,  S.  Placido  ,  S.  Sofiio  ,  e  San    Severino 
Abate  ,  e  quella    Tavola    incontrò  il   piacimento  di   tuiti   quei  ,  che 
la   videro}  e   venmente  queit'  opera  può  annoverarli    fra  le  miglio- 
ri ,  che  ufclle  da' luoi   penne  h  /  ma  non  è  di  tal  bontà  quelli  ,  che 
fi  vede  eip.lt-   nella    li  fritta  dèlia   Ss.  Nunziata  ,  ove   è   dipinti  l'Af- 
funzione  d'. Ila  Beata  Vcigme  al    Cielo,  ed   ha  gli  Apporti  li  intorno 
al    di    lei  S*- poltro ,  che    per  avervi  dipinco  alcuni  di  elfi  sb.ittinnn- 
tati  ,  che  prendon  l'ombra  delle  nubi  di  Copra  ,  e  tropp  ■  ricercandoli 
per   migliorarli]  perdoni-,  quella  g.andc/za  ,  che  li    richiede   nell'o- 
pere, che  hanno  aliai   ddianza  dall'occhio  •  Migliore  è  peiò  il    qua- 
dro, che  nella  medefima  fim'ta   lì    vede,   ove  è   el'prefia    la  Preùn 
tazione    al    T  mpio  della   detta  Ss-  Vergine:  la  Maria   ,    che  ha  in  te 
buona  idea  nel  componimento  ,  miglior  dilegno  ,  e  ben  intelo  di  cbia- 
rofeuro  /  onde  per  queft'  opera  menta  Girolamo  la  lua  lode  ,  fé  quel- 
la deftritta  dell'  /.  fiunta  non  incontra  tutto  il  piacimento  degl'inten- 
denti • 

Ma  a  mio  parere  una  dell' opere  più  belle,  che  dipingefle  Gi- 
rolamo, è  il  quadro,  che  fi  vede  nella  ChiSià  di  S.  Tommalò  d'A- 
quino, nel  Cappellone  della  Croce  predo  l'Aliai  maggiore:  ove  vi 
è   figurata  la  Vergine  Ss.  del  Rofario  ,  con  li  Bambino  in  Uno  5U   la 

glor  ia 


?        Pittore.  217 

gloria  ,  ove  fono  varj  bellilfimi  Angioli  ,  che  tengono  finimenti  muli-' 
cali  con  cui  tuonano  ,  e  cantano  celtlti  Laudi  ,  ed  a  bailo  vi  è  S-Do- 
nienico  ,  S-  Rola  ,  V  Caterina  da  Siena  ,  e  altri  Santi  »  efiendovi  an- 
cora altre  divote  perlòne  ,  delle  quali  fece  i  ritratti  dal  naturale,  che 
iono  ottimamente  dipinti ,  e  tutto  il  quadro,  così  per  lo  componi- 
mento ,  che  per  l'accordo,  ed  intelligente  dilégno  ,è  maeltrevolmen- 
te  condotto  •  Ma  né  in  quella  ,  uè  in  altre  tavole  da  lui  efpolte  , 
fende  il  luo  nome,  come  è  quella  che  fu  locata  in  una  Cappella  deU 
la  Chiel3  di  Donna  Romita  ,  e  che  ora  fi  vede  trafportata  nella  Sa- 
greftia  ,  nella  qu.He  è  la  B-  Vergine  in  mezzo  alcuni  Angeli  ,  dando 
vario  motivo  di  lagionamento  a  coloro,  che  con  occhio  invidrofodf 
tanta  buona  foitun3  ,  odérvavano  le  lue  azioni  ;  non  mancando  dì 
quei  1  che  dict d'ero  eiTeih  Girolamo  più  moderato,  per  aver  faputo 
il  biifimo  accadutogli  dall' aver  egli  per  finanzi  a  gran  lettere  fat- 
to comparire  il  luo  nome  con  indecenza,  e  che  uno  de'  biafimato- 
ri  era  M-lfimo  Stanzione  ,  pittore  nflai  rinomato  ,  ne'  tempi  fuoi  me- 
delimi  ,  il  quale  ,  come  Uomo  oncfto  ,  detefhva  quella  foverchia  va 
nità  ,  di  the  Girolamo  andava  altiero;  benché  per  verità,  fra  quelli 
due  Amfici  virrupfi  qualche  gara  vi  folle  nata,  per  gelofia  ,  effcu- 
do  entrambi  in  un  tempo  ,  ed  entrambi  in  gran  Itima  ;  tutto  che  Maf- 
iinvj  lode  più  giovane  ,  ma  forie  più  fondato  nell'arte  ,  come  in  ap- 
preso -o  l'upciò  nelle  belle  opere  magnifiche  eh'  ei  fece  ,  e  come  nel- 
la fu  a  vita  appieno  fé  ne  fai  a  parola  ,  nportando  ora  in  quello  luogo 
quelle  poche  paiole,  che  dopo  la  convenevol  lode  dato  a  Francelco 
Imparato  Padre  di  Girolamo  ,  cesi  dice  di  lui  .  Dove  merita  lode  : 
firn  il  fuo  figlio  prej'ume  tijfii  più  ,  che  non  sa,  e  mutando  pelo  ,  non  ba 
mutato  cofiftme  ,  onde  non  occorre  farne  altra,  memoria  ,  menti-echi  lai  per 
tinte  qti  Ji  le  fue  opere  vi  pone  il  jno  Jttperbo  nome  ,  J'critto  a  gran  let- 
tere ,  coj'a  odiata  dal  Padre  ,  Cf- 

Nel   tetto  mentovato  di  S.  Maria  la  nuova  ,  fono  alcune  delle  fi- 
gure  fole  ,  di  mano   di  Girolamo  ,  le  quali  rapprefentano  Sibille,  con 
vaij    Re  del   Vecchio  Teftamento  .  Nella  Chiefa  di  S-   Diego  d'  Al- 
calà,  detta  l'Olpedaietto  ,  entrando  dalla  porta   minore  dalla    via  del 
Cartello,  vi  è   nell'Altare  predo   la    porta  mentovata    la  Tavola,  ove 
li  vede  dipinta  in  gloria  con  Angioli  ,  la  Beata   Veigine  ,  cui  Bambi- 
no Gtsù  ,  ed   al    ballo   S.  Domenico,  e  S.  M3ua   Maddalena   ,  che 
anno  nel  mezzo  di   loro   l'Anime  del  Purgatorio  ,  opera    molto  lodata 
di  Guoiamo  ,  benché  fi  dice  il  Volto  della   Maddalena   effere  ritrat- 
to d'una  Signora  padiona  della  iuddetta  Cappella  .  Dipinle  altre  Ta- 
vole per  Altari  di  altre  Chiele  ,    che  fono  date   toite  per  varj  acci- 
denti ,   o  di    tnodernazione  delle  Cappelle  ,   o  pme  perriponervi  al- 
tre moderne  pitture  }  come  è  (deceduto  in  quelli  giorni  nella   mede- 
fima  Chieià  dell'  Ofpeda ietto  ,  alla  Tavola  dell'  Altare  ,  che  fta  incon- 
tro quella  da  noi   delctitta  .  e  predò  l'altra  porta    minore,  ove  fi  ve- 
deva la  Ss-  Concezione  ,  e  ni  S-  Francelco  ,  e  S-  Antonio  da  Padova 
opera   degna  di  fomm  1   lode    oer  dileguo,  componimento,  e  dolcez- 
za di  colore  ;  avendovi  riporto  in  fuo   luogo  la    medefima  Immagine 
de'.la  Con:ezzione ,  con  la  Ss- Trinità,  che  la  Corona  ,  fatta    da    mo- 
derno  pitture  ,  che  b  nchè  virtuofo  ,  non  può    però    gareggiare  col 
valore  della    prima   pittu.a  ,  tuttoché  egli  ne  abbia  condotte  migliori 
di   quella  quivi  dipinta  ,  e  che  abbia  vaghezza  di  colore  ,  e  morbi- 
tOmP  Ih  E  e  dezza 


2 1 8     Vita  di  Girolamo  Imparato 

dezza  di  tinta.  Effondo  orm.ii  Girolamo  divenuto  vecchio,  f  ce  per 
una  Cappella  delia  Chiefa  di  il  Liguoro  il  Quadro  con  entrovi  la 
B.  Vergine  col  Bambino  in  gloria,e  nel  biffo  altri  Santi  Protettocene 
hanno  "  Anime  del  Purgatorio  in  mezzo:  opera  dipinta  con  forza  di 
colore  e  belle   tinte. 

Fece  Girolamo  molte  Tavole  per  varie  Chiefe  del  noftro  Regno, 
e  per  alt:e  Città  ti'  Italia  ,  dapoicchè  il  Tuo  grido  era  in    molte   p  rti 
fiuto  k  itire  dalla  l'uà  buona  fpituna  ,  che   accompagnava   il  la  pere  » 
Ma  di  quelle  Tavole  come  lappiamo,  che  furono,  e  dai    Regno  ,  e 
dall'altre  parti  cominelle ,  così  non  v'è  niuna  notizia    in  quii  Chiefa 
fi  andafl'ero  ,  e  che  Sroiia  rapprefentaffeio  ,  a  n'eiva  di  una  Madon- 
na del    Rafano  con  S-  Domenico,  S.  Caterina  da  Siena,  ed  altri  Santi 
Domenicani ,  che  fu  mandata  a  Gaeta  a'  Frati  di  qua  1'  Ordine,  e  due 
a  Capua,  una  nel  Duomo  con  varj  Santi ,  e  l'altra  al  una  Chiefa    Pa- 
rocchiale  di  quella  Città  ;  Infomma  non  mancarono  gl'impieghi  a  Gi- 
rohmo,  che  ltbbene  fofle  divenuto  vecchio,  non  mai  diede   pofa  a' 
pannelli  ,  efTendo  all'ai  amante  de  la  fu  a  P,  ofeflione  ,  ma  poco  amico 
de'  profefibri  ,  per  una  iua  certa  naturai  albagia  ,  che  procedeva  dal- 
la gran  frima ,  che  fi  faceva  delle  lue  pitture  ;al  qua!  coltume  parche 
riferifeano  quelle  parole  del  Cavalier  Maliimo,  da  noi    poco  dinanzi 
riportate  ,  ma  il  Juo  fi;lìo   prej'ume  più  eòe  non  sa  ,   e  mutando   pelo   non 
ha  cangiato  cuftume  ,  &j>c.   h  però  Girolamo  fu  amato   da    pochi  ,  e  in- 
vidiato da  tutti  i  Pi'ufefTbri  ,  per  la  tua   buona  fortuna ,  dalla    quale 
affittito  infino  alla  Vecchiaji,  ricco  de'fuoi  beni ,  e  carico  di  famiglia, 
venne  a  mancare  circa  «I  >6ìo.,  e  con  tontuofe   efequie,   fu    fepolto 
.      in  S.  Maria   la  Nuova,  pi  Girolamo  Imparato,  benché   nell"  Abece- 
L  Engenio  »jano  cjel  p.  Orlandi  non  le  ne  feccia,  parola  ,    né  men  da  chi  vi  fece 
?:  S;aPaccI0,'  la  giunta  per  pura  dimenticanza,  ad  ogni  modo  però  dall'  Eugenio» 
i|Celano,e   ^  £jpaccj0  %  L\a\  Celano  ,  Sa  mei  li  ed   altri  ,  le  ne  fa  menzione  ono- 
il   SarntJli  raM  ^  dandogli  le  dovute  laudi  >  e  nel  noftro  lib> o  de'difegni  ve  ne 
tanno    on_°-fono  &[  quello  Aittfice  virtuolb  per  iua  memoria  . 
lata  menzio- 
ne di  Giro- 
lamo Impa-  fif(e  deua  y:ta  ft  Grolam»  imparato  Pittore . 
rato. 


VITA 


2  19 

VITA 

D    I 

SILVESTRO  BRUNO, 

E  per  abbaglio  anche  Silveiiro  Buono 

appellato . 

Pittore . 

COIoro  ,  che  propofero  per  ma  (lì  ma  ■>  che  un  bel  colorito  fia  la  par- 
te   principale  della  Pittura  ,  tuttoché   accompagnata  da   un    me- 
diocie  dileguo  »  a  prima  taccia  pare  ,  die  lo  dictflero  con  incontra- 
fìabile  ngione  ,  le    fi  ha  riguardo  al  diletto,  per  lo  quale  è  fatta  la 
pittura  ,  appagando  con    le  beile   tinte  ,  e  con  vaghezza   di   accordo 
l'occhio  de'  riguardanti  ,•  ma  le  giudicare  tediatamene  fi  deve  ,  egli 
è  verilTimo  ,  che  un  peifetto  dileguo,  ed  un  ottimo  chiarofcuro  ,  fia 
la  parte  principale  de. la  pittura  ,-  Ad  ogni  moJo    però  non    può    ne* 
garli,  che  l'armonia  di   vaghiflì.ni  colori   partotifce  per   lo    più    una 
tal  magìa  all'occhi;),  che  non  la  di  vantaggio  deli  derare,-  anzi  i  che 
innam.rto  d     tal    vaghezza  ,    non   la  fiaccar  fi   da   quelli,  ritornando 
ftmp'e  con  più    filetto  a  mirarli   .    Q.  iella   lagione   appunto   mi  per- 
fjiado  ,  che  avtfle  mollo  Sii  veltro  Bruno  a  fare  acquifto  d'un  bel  co- 
lo e  ,  che  accompag.iato  da   buon    difc.no,  gli   apportale  onore  ,  ed 
Utilità    •,  unendo  al   poflìbile  quatti   principahiTimi   fondamenti   ,  per 
aprufi    un  largo  campo   alla  gloria  . 

Fu  Silvestro  di  Cognome  Morvillo  ,  fecondo    riferifee    il  Cavalier 
Stanzione  ,  che  lo  conobbe  ;  e  perchè  forti  un  colore  di   carnaggio- 
ne  aflai  fofea  ,  fu  per  fopranome  chiamato  il  Bruno  >  indi   per  tal  ca- 
gione fu   tempre  Silvestro  Bruno  nominato  .  Jiliendo   giovinetta  fre- 
quentò le  fcuole  di  que'  Pittori  ,  che   vivevano  ailora  ;  Ma  invaghi- 
tofi    de'  bei   colori  uiati   da  Gir;  Bernaido  Lama  ,  attele  di   propoli- 
fi  to  con  quel   Mieftro ,  finché  divenuto   valente  nella  pittura,  tu  ri 
chiedo  da  molti  dell'opere  lue  .•  Ma  perchè   delie  pitture  ,  che  fece 
a'  particolari  ,  poche   fon  quelle  ,  che  a  noftia  notizia  fon  pervenute, 
fra  quelle  alcune  danze  dipinte  a' Signor»  di  Gielùaldo  ,  che,  nel  ri- 
modernare il   Palagio  ,    Ci  fon  perdute   ,  perciò   farem   paffaggio   alla 
narrativa   di    quel!'  opere  ,  che   efyolte  fono    alla  veduta    di  ogn'uno 
netle   publiche  Chiefe    .  Fece  Sii  veltro  per  i  Capuccini    di  S.  hfnm 
nuovo  una  bella  tavola  d'Altare  ,  con  la   B-  Vergine   ,  che   ha   nelle 
braccia  il  Divino  Figliuolo  ,  e  due  Santi,   con  farvi  da  canto  S-Gio: 

E  e    a  Bac- 


220     Vita  di  Silvefìro  Bruno 

Battifta  ,  ed  un  alno  Santo  .  Lacerali  ad  un  auro  Altare,  com'era 
il  coftume  di  allora  ,  fece  alcuni  Angioli ,  che  ora  fi  veggono  ne' pi- 
laflri  dell'Aitar  Maggiore  di  quella  Chiefa  ,•  e  quelle  furono  le  pri- 
me opere  ,  che  egii  al  pubblico  efpofe  .  Uopo  fece  per  una  Cap- 
pella della  Chiefa  di  S.  Lorenzo  ,  una  Tavola  di  Altare  ,  con  la  flefìà 
B.  Vergine  ,  col  Bambino,  S  Antonio  da  Padova  ,  e  S.  Margarita  ,  . 
rt.  con  bella   gloria  di  graziofi  Angioletti  !  ma  quefta    Cappella  effondo 

paflata  lotto  altro  dominio,  eflendo  prima  della  Famiglia  Farrojolo, 
che  fece  fare  la  feruta  Tavola  ,  è  fiata  trafportata  in  Sagrtflia  ,  do- 
ve al  piefente  fi  vede  -  Dieefi  ,  che  Silvelho  dipingefie  quelle  Vir- 
tù con  altre  Storiette  a  fretto  ,  tanto  diligentemente  finite  ,  in  S-Ma* 
ria  la  Nuova  ,  nella  volta  della  Cappella  della  Famiglia  Turbolo , 
eretta  nel  Cappellone  ,  che  lece  il  gran  Capitano  a  S'.  Giacomo  della 
Marca  ,  fopia  alcune  Storiette  della  PafTione  del  noflro  Redentore, 
£-,  .  da  più   antico  Pittore  dipinte.  Ma  io   non  ardilco  affermare  una  co- 

I       "°  r  -~  fa  ,  che  retta    ancora  nell' inceitezza  ,  onde  lo  rimetto    al  parere  de* 
*  uUjJ      ^!  fpaffionati    profeffori    ,    riconol'cendovi    qualche  divertita  nello  (l'ile. 
e   belio    di  pej.  |     Chiefa  dei  Gesù   delle  Monache  colorì   un    S.  Giufeppe  ,  cor- 
ly'P0 "  »        teggiato   da  bellifTìmi  Ang.oli  ,  che   vagamente  dipinti   fra  la   chia- 
^".".        ,'.  rezza   della  gloria,  dimoltrano  la  bellezza  del  ParaJifo  .  Fece  anco- 
Guuia    de    fa  ^  T_)eco|lazione  di  S.  Gio:  Battifla  ,  che    fi  vede  nell'Altare  di  una 
Forestieri.     Cappella  della    Chiefa  di  S.  Gregorio  Armeno  ,  d';tto  S-  Liguoro  ,  con 
molte   figure  ,  e  quella  Tavola  vien  molto  lodata  da'  Scrittori  ,  che 
ne  fan  menzione  ,   e  fra  quelli  dal  Celano,  e   dal  Snrnelli. 

Ma  le  opere  di  Silveftro  ,  che  fon  tenute  in  più  (lima  ,  una  è 
la  Tavola  ,  che  fi  vede  efpofta  nella  Chiefa  di  S-  Pietro  in  Vinco- 
li predo  Seggio  di  Porto,  e  propriamente  nella  prima  Cappella  en- 
trando in  Chiefa  ,  a  man  diritta  ,  ove  vedefi  dipinta  l' All'unzione  del- 
la Beata  Vergine  ,  con  gli  Appofloli  intorno  al  fuo  Sepolcro  ;  quel- 
la belliffima  nella  gloria  di  Celefli  Spirici  ,  che  la  fallevano  al  Cie- 
lo ,  e  quelli  nobililfimamente  limati  ,  con  belle  politure  ,  e  con  arie 
di  volti  ,  che  fpirano  divozione  ,  ed  ammirazione  ne'  arcoflanti  . 
Dice  il  cinto  Cavalier  Maflimo  ,  che  mentre  Silveftro  era  quafi  nel 
fine  di  quell'opera  ,  gli  convenne  partire,  con  un  Signore  per  la 
Calabria  ,  che  alcuni  vogliono  ,  folle  il  Marchefe  di  Fulcaldo  Si- 
gnor di  Paola  ,  laonde,  dovenlo  dire  l'ultimi  mino  a  due  degli 
Appolloli  mentovati  ,  gli  raccoman  lo  alla  diligenza  ,  e  virtù  di  Fran- 
cel'co  Imparato  ,  celebre  Pittore  ,  e  fuo  grande  amico,  che  li  compì 
con  tutta  perfezione  ,  e  bellezza  ;  facendovi  efqmfitamente  le  tefle 
non  terminine  da  quello  ,  così  fomiglianti  a  quella  miniera  ,  che 
non  dà  luogo  all'  occhio  di  ricercare  la  diverfìtà  dello  (lile  ,  per  la 
qual  cola  ne  venne  lodato  da'  fuddetto  Cavaliere  ,  come  nella  me- 
mioria  di  lui  flà  regi  (Irato  ••  In  quelli  Tavola  volle  Silvefìro  ,  che 
v..  folTe  notato  l'anno,  che  la  dipinl'e,  che  fu  nel  1571.  Quanto  fi 
t  attenefTe  il  Bruno  in  Calabria  ,  e  che  opere  vi  fa  e  elle  ,  non  è  per- 
venuta a  noi  altra  notizia  ,  fé  non  che  per  la  Chiefa  del  gran  San- 
to di  Paola  faceffe  alcune  opere  ,  con  elprimervi  le  umili  azioni  , 
ed  1  ftupendi  miracoli  di  quel  portento  di  fatuità  ,•  come  ancora  un 
quadro  per  la  Chiefa  maggiore  di  quel  luogo  .  Quindi  è  che  refla 
Ignorato  da  noi  il  fuo  ritorno  ,  con  l'opere  ,  che  poi  dipinte ,  0  pure 

le 


Pittore .  221 

fé  [q  altra  parte  cperò    ,  non   efì'enaovi   altra  pittura  fua  da  notare  , 
esorta  al   pubblico  ,  le  non  quei  belli  Angioletti  ,  dipinti  intorno  ad 
una  divota  lm.igine  della  B  Vergine  ,  che  fi  vede  nella  Rcal  Chiefa 
di  S-  Chiara,  ed  ove  a  baffo  poiano  con  movimenti  be 1 1 i JH m i  S.Gia- 
vanni  ,  e  S-  Luca  EvangeJifti   ,  coloriti  al  folito  con  vivi  ,  e  vaghi 
colori  ,  e  dileguati  con   buona  intelligenza  di   contorni  ,  ed  è  opera 
molto  lodata  dagli  Intendenti  ,  come  ancora  è  lodata  in  un  con  l'al- 
tre opere  Tue    ,  da  molti  noftri  Scrittori    .     Credono  alcuni  ,  che  il 
Quadro  dpofto  neh' Aitar  Maggiore  della  Chiefa  di  S.  Nicola  Aqua- 
rio ,  fia   di  Silveftro  ,  e    non  di  Antonio  Capoìongo  ,  luo  Conuil'ce- 
polo  nella  Scuola  di  Gito  Bernardo  Lama  ,  ed  ove  è  figurata  la  Bea- 
ta Vergine  del    Rolaiio  ,  col  Bambino   in  gloria   ,  ed  a   baffo   S-  Bia- 
gio ,   con   altri  Santi  ,  la  qual  cola   io   liicio   al   giudizio   de'  più  pe- 
riti   ,  dapoichè    ,    per  la  diftanza  de'tempi  ,  rodano  in  dubbio  molte 
opere  de'  noftri  antichi   Miettri   ,  anzi  da  me  a   beila  porta    traiafeia- 
te,  per  non  inciampare  in   manifefti  errori    ,  o  almeno  il  men  ,  che 
fia  pofiibiie  ,  giacché  per  la   nota  incuria  de'  noftri  Scrittori  ,  reftano 
ignorate  ,    e   nel  fìlenzio  anche  molte  buone  opere  de'  noitri  trapaf- 
'ati   Maeftri    del  dileguo  ,  in  tutte  ,  e    tre  le  nobili    facoltà  ,  Pittura;, 
Scoltura  ,  ed  Architettura  ,  cagione  potentiflima  ,  che  altri  poi  icii- 
vefl'ero   ciocché  vollero  di  noftra  Patria  ,    e  degli  Artefici   rupi  • 

Fece  Silveftro  a. tre  tavole  in  alcun'altra  Chiefa  ,  che  per  nuo- 
va modernazione  fono  fiate  rimofte  ,  ed  in  altro  luogo  portate;  Nel- 
la Chiefa  però  deli'Afcenfione  in  una  Cappella  dipinte  Ì3  B.  Vergine 
col   Bambino  ,  e  due  Santi  • 

In   S-  Caterina  a   Formello  lù  vede  in  una  Cappella  nel  Tuo  Al- 
tare l'adorazione  de' Santi   Miggi,  dipìnta  con  forza  ,  e  vaghezza  di 
colore,  ove  nell'azione  divota  de'  Sinti  Re  ,    e  nella  modella  gravità 
della  B   Vergine  ,  che  loro  porge  il  Bambino  ,  e  con  tutto    l'accom- 
pagnamento viene  a  formi  re  una  Tavola  con   tutto  lo  ftudio  ,  e  di- 
ligenza  compiuta    ;  tuttoché  forte  da  Silveftro  dipinta   in   età  molto 
avanzata    ,  come  fi  conofee  affli  bene   dall'anno  ,  che   vi  ha   notato 
in   alcuni    pezzi   di  Architettura   caduti    al  fuolo   per   l'antichità  ,   il 
quale  è  il    1 5 1, 7    ;  Nota   il  Cavalier  Marti mo  una  Tavola  dipinta  ad 
una  Cappella  di   S- Niccolò   ada   D 'gana  ,  chiamandola    Reggia,  per  Carlo  TIT.di 
efler  quefta    Chiefa    Reggia   ,    perchè    fu   eretta   da  Carlo  di  Dunz  Durazr.o  Re 
zo  ,    Re  Terzo  di  quelli  Nome   ;     Cesi  un  altra   Tavola   alla   Mi- di  N    > 
donna   dell'Aflunzione   ,    Chiefa    del   Cartel  novo,  ed  altre,  che   diceereffe 
conofeerfi  alla  dolcezza   della  Tua  bella  maniera;  le  quali  pitture   perChi   (3    di 
l'anzidetta  ragione  del   rimodernare    le  Chiefe   ,  e    le   Cappelle   ,   più  S     N: 
non    vi  fono    ;  laonde  non  avendo    altra    opra    da  notare  del   noftro  alla  Do 
Silveftro  riportaremo  quanto    il  mentovato  Cavaliere   ne  lafciò  fcric- 
to   di  lui   ,  dopo  le  memorie  ,   che  fece  dell'  antico   Silveftro   Buo- 
no • 

gtta/ì  nell'i  tiojìrì  tempi  ha  fiorito  un  altro  Silveflro  chiamato  il 
Bruno  ,  perchè  pareva  negro  ,  ma  non  che  il  Cognome  fj/fe  tale  ,  ef- 
J'endo  ili  CaJ'a  Mot  vi  Ho  ,  ed  io  ejjhtdo  giovane  l'ho  cono/liuto  ,  e  que. 
fia  e  fiato  Scolaro  de.  /'  ultimi  njìri  Vittori  del  1500.  ,  poiché  da  uno 
prct.deva  il  dijeguo  ,  da  un  altro  il  colore  ,  ed  ha  fatto  affai  ben;  , 
t  con    dolce  colore  ,  e  lago    ,  che   afprefe    da  Gioì  'Bernardo    ;    vedendofi 

tuoi:  e 


222  Vita  di  Silvefìro  Bruno  Pittore. 

multe  /«"'  Opere  ,  che  meritano  lode  ;  come  al  Giesù  dille  Monache  ut 
S.  Giujeppe  con  Angioli  •  A  S-  Severino  un  Cri/io  morta  .  La  T  vola  nel- 
la prima  Cappella  a  S.  Lorenzo  ,  a  S-  Pietro  in  Vincoli  l'  Ajfunta  ,  S 
S-  Catatma  a  Formella  l' adorazione  de'  Santi  Maggi  ,  a  S-  Lhmra  la  Ta- 
vola ,  nella  quale  vi  è  il  Qji-idretto  della  Madonna  in  mez.zo  .  Così  ope- 
re fue  vi  fono  all'i  Qapucciui  ,  e  firfe  le  prime  i  C  sì  in  altre  LbieJ'e  , 
comi  a  S-  Aniello  ,  alla  Madonna  di  Mezzo  A^oflo  ,  al  Vejtov^do  ,  a  S-tii- 
cola  Reggio  ,  che  per  eJJ'ere  delti  tempi  vicini  ,  fi  couufcono  molto  bene 
alla  dolcezza  delti  fuoì  vaghi  colori  . 

Cesi  rermina  Marfimo  quello  racconto,  facendo  paflaggio  a  lodare 
FiSiicelco  Impanco  ,  aneor  da  lui  conolciuto  ;  fenza  punto  far  men- 
zione in  che  tempo,  e  dove  folle  venuto  a  mancare  Silveftro,  re- 
nando per  tal  cagione  ignoro  il  tempo  della  ma  uiorte  ;  come  al- 
tresì in  rjual  Chiela  folle  ftito  il  Ino  Corpo  lepolto  ;  argomentan- 
doli (blamente  ,  che  circa  il  principio  del  decimo  fettimo  Secolo 
finifle  egli  di  vivere  . 

hbbe  Silveftro  Bruno  molti  Difcepoli,  de' quali  alcuni  riufeirono 
Valentuomini  ,  ma  da  noi  ignorati  ;  e  fra  quelli  fi  annovera  Antonio 
Stnfibile,  che  fu  Regnicolo,  e  fece  poche  opere  in  Napoli  ,  dicen- 
dofi  che  fia  l'uà  l'immagine  della  SS.  Concezione  dipinta  nella  Chielà 
di  S.Severino,  benché  con  diveda  maniera.  Coflui  vogliofi  di  ve- 
der altri  paefi,  pai  ti  per  Roma,  ed  indi  portatoli  a  Bologna,  Firen- 
ze ,  e  Venezia  ,  fu  per  via  incantato  da  un  di  quei  ,  che  tan  crederli 
Maghi  ,  e  che  vanno  in  bufea  di  refori  ;  dico  incantato  perchè  dando 
credito  alle  lue  favole,  per  delnierio  di  farfi  ricco,  i'pendè  tutto  e 
quanto  ei  pofledeva  ,  finche  andata  in  fumo  la  magia,  il  teloro ,  e  la 
fpennza  di  potfèderlo ,  finì  fua  vita  in  miferie ,  dipingendo  per  B°c-, 
tegari  a  vii  prezzo. 

Fra  Difcepoli  del  Bruno  fi  annovera  però  anche  la  nobil  Pittrice 
Suor  Luifa  Capomazza  ,  che  fu  difcepola  primieramente  del  nobile 
Pompeo  Landulfo  ;  ma  di  quella  vùtuola  l>enna  le  ne  farà  a  parte 
l'onorata  memoria, 

Fine  della  Vita  di  Silveftrt  Bruno   Pittore, 


VI- 


223 

VITA 

D    I 

FABRIZIO    SANTA  FEDE 

Pittore ,  ed  infigne  Antiquario. 

LA  virtù  è  una  preziofa  gemma  ,  che  ben  ligata  da  mano  indulti*?, 
td  adorna  di  vaghi  peregiini  lavori,  fa  maggior  pompa  della 
Tua  bellezza  natia  ;  Laddove  ,  fé  fciolta  e  negletta  fi  ierbi ,  ben- 
ché riluca  per  ina  natura  ,  non  ha  però  tutta  quella  (lima  ,  e  quel  pre- 
gio ,  che  fuo|  darle  un  ottimo  ben  concertato  Lavoro.  Perciò  l'Uo- 
mo poilellore  della  virtù  leve  onorarla  col  decoro,  ed  arricchirla  con 
la  (lima,  e  coli'  onore  ,  acciocché  ella  appanfea  vie  più  (pendente  , 
e  preziosa  ;  così  fece  Fabrizio  Sancafedé ,  il  qmle  confi  lerando  la 
pittura  qual  preziofa  gioja  ,  s'  ingegnò  di  onorai  h  di  tutti  quei  pre- 
gi che  p  Jtevano  darle  miggio.*  decoro  ,  talché  potè  lervir  di  elemjio 
agl'altri  Piofeflòri  de' tempi  fuoi . 

Nicque   Fabrizio  da  Francefco  Sarvtafede  circa  l'annodi  noftra  fa-  Nafita  del 
Iute  15-60.  e  fin  dell'  età  puerile  diede  certa   fperauza  di  gran  riufeita,  Santafede,  e 
Cosi  nede  lettere  ,  come  nella  p;ttura  ,  tanta  fi  l'eoi  gè  in  lui  prontezza,  ^a  ,n  -ina'" 
e  vivacità  d  ingegno  di  molto  lupenore  ali"  età  .    Fanciullo    continuò  "pne  alla—? 
lo  Hu  lio  della  Grama  ti  ca  ,  e  del  dileguo,  queila  da'  PP-  GeOliti  »que-  Pittura, 
ito  dal  proprio  Genitore  apprendendo,  lotto  la  direzione  del  jua.e  egli 
fi   avanzò  a  sì  gran  palli  ,  che  appena  di  ij.  anni   lì  pole  a    co'orire  , 
copiando  l'opere  di  fuo  Padre,  laonde  tu    puntuale  imitatore  della  di 
lui  maniera,  a  legno  tale  ,  che  fpelfi  anche  da' Profeiìbri  vengon  pre^ 
fé  l'onere  del  Padre   per  future  del  figlio  ;  Benché  poi  Fabrizio  con  lo 
ftudio  fitto  in  Lombardia  ,  e  più  in  Vinegia  divenirle  più  carnofo  ,  e 
più  ameno  ne' colori  ,  coi  quali  cercò  fempre  d'imitare  i  gran  Maeftri 
della  fcuola  Veneziana  primi  lumi  dell'  ottimi  coloi  ito  .*  Avanzandoli 
iiell'  età  ,  s'  avanzò  anche  nel  fapere  ,  e  cominciò  a  dar  fuori    alcune 
lue  proprie  invenzioni  ,  che  vedute  dagP  Intendenti  furono  coni  nen-  , 

date,  e  gli  partorirono  quella  buona  fima  ,  per  cui  ebbe  importanti  Ebbe  (cuoia 
commeflìoni  da  molti  Particolari  ;  Ma  il  generalo  F.ib.izio  ftimolaco  da  J^1'-1."'-"61- 
dalle  (Ielle  lodi,  fi  diede  con  più  adi  luità  al  dilegno,  ftudiando  il, co  Cui  ,a-?  • 
modo  anche  l'otto  la  direzione  di  Francel'co  Curia  come  rirVnice  il  Ca-  a,°f° '  1t,eJ,a 
valier  Maflìmo  in  alcune  lue  note,  ed  ollervando  l'opere  de'gran  Mae  a      ' 

fin,  al  qual  fine  col  confentimento  del  Pa  Ire ,  fi  pò.  tò  in  Roma,  e  Fa  Cuoi  l!u- 
vi  dim  lòdueanni  incirca  •  Noi  non  abbi  im  notizia  ,  Ce  in  quell'ai-  dj  in  Ruma, 
ma  Città  con  alcun  Pittore  di  nume  (i  tulle  egli  acconciato  per  mag- td  oflerva-j 
giormtiite  perfezionai  fi  ,•  Ma  fecondo  il  mio  giudizio,  egli  artefe  più  nella  Lom- 
tofto  ad  oflervare  le  bell'opere  ,  e  ftudiarle  da  s=  ,  clsì  quelle  del  gran  bardia  »  mi- 
RaiFaello  ,  e  de'  iùoi  famofi  Scolari,  come  quelle  de'  viventi  Maeltriigliori  Mae- 

Invo-     ftri. 


224       Vita  di  Fabrizio  Santafede 

Invogliatoli  pofcia  di  vedere  operaie  quei ,  the  fiorivano  con  onorato 
grido  nella  Lombardia  ,  e  più  in  Vinegia  ,  fi  portò  in  Bologna;  Ove 
fra  gì*  altri  vide  gì'  ammirabili  Caracci  ,  che  avevano  già  dato  princi- 
pio alla  loro  vera,  e  Singolare  accademia  del  difegno  ;  Indi  vedute  a 
Modena,  e  Parma  I'  opere  del  Correggio,  che  miracolile  gli  parvero, 
palsò  a  Venezia  ,  dove  ebbe  a  llupire  su  l'opere  del  Verone  fé  ,  e 
In  Vìnegia  del  gran  Tiziano,  e  vi  conobbe  il  Tintoietto,  che  ancor  viveva  in 
■conobbe  il  quel  tempo,  e  dicefi,  che  Fabrizio  chiedefiè  configlio  ,  e  fude  mol- 
Tintoretco.  to  iftrutto  da  quel,  facile  ,  e  portentofo  Artefice;  Fece  amicizia  al. 
trtsì  con  varii  pittori  ,  e  giovani  virtuofi  di  quei  tempi  ,  e  fra  quelli 
con  Leandro  Ballano ,  e  con  Giacomo  Palma,  il  Giovane  ,  co'  quali 
conferendo  femore  ,  ed  operando  ,  fecondo  i  Precetti  de' primi  lumi 
di  quella  Scuola,  ottima  rnaeflra  del  vero  modo  di  Colorire  ,  fi  avan- 
zò con  la  Teorica  nella  pratica;  Talché  con  infigne  avanzamento  fi 
portò  a  Firenze,  ove  più  dell'altre  pitture  ammirò,  e  lodò  Tempre 
quelle  di  Andrea  del  Sarto  .  Quindi  ben  erudito  nelle  noftre  arti  ,  fi  ri- 
folle  di  ripatriare  . 

Tornato  Fabrizio  in  Napoli,  fece  per  una  Capella  della  Chiefa  di 
Torna  dì  Piedigrotta  lab  Vergine  in  gloria  col  Bambino,  e  nel  Baffo  alcuni 
nuovo  ia_*  Santi  ,  poi  fece  i  portelli  dell'  Organo  per  la  Chiela  della  Ss.  Nun- 
NapoI!,e_>  ziata  ,  i  quali  a  tempi  noitri  ,  effendofi  rifatto  l'Organo  alla  moder- 
vi  ra  moite  n:1  >  fono  Itati  collocati  nei  Coro  per  edere  belliffime  dipinture;  E 
opere.  nella  mede  fi  ma    Chiefi  fece  due  Tavole,  che  fi  vedono  l'opra  la  por- 

ta maggiore  ai  lati  della  Nunziata  dipinta  da  Gio;  Bernardo  Lama  ,  te 
quali  rapprelentano  ,  una  la  Nalcita  del    Signore,  e  l'altra  l'Annunzio 
dell'  Angelo  a'  Pallori  del  già  nato  Media  con  maniera  ,  e  colorito  lom- 
bardo :  Benché  vi  fia  chi  dica  ,    eflere  quelle  opere  di    Francelco  Ilio 
Padre  •  In  una  Cappella  della  Chiela  di  S-  Viaria    di  Coflanrinopoli  di- 
pinge i  Santi    Maggi   adoranti  ii  Bambino  Gies'irf  E  quella  tavola  gli 
fu  lommamente  lodata  dagl'Intendenti,  e  da  profeflori,  quali  per  lo 
converfaie  dolce  di  Fabrizio  gli  §'  erano  tutti   affezionati  ;  Crelciuto 
dunque  di  reputazione  ,  e  di  grido,  gli  fu  cominella  dalle  Dame  Mo- 
nache di  Regina  Cudi   una   Tavo:a   per  l'Atare  della  prima  Cappella  a 
man  diritta   entrandoli  in  Chiefa,    ove  e.^ii   figurò   la    B    Vergine   col 
Bimbino  in  una  gloria  di  belli  Angioletti  ,  e  nel  biffo  dipinte  S- Lu- 
ca Evan^elilta  col  P-  S.  Bene  letto  ,  la    cui     regola    profetano    quelle 
Illultri  Religiofe,   e  riulcì  quefla    pittura  di  l'omino  loro   gradimento, 
così  per  elfere  vagimente  dipinta  con  bei  colori  ,  come  per  la  Comma 
intelligenza  d'accordo ,  e  di  chiarol'curo  •  Quelta  pittura    gli    recò  la 
commiffione  della  Tavola  del   maggior  Altare  della  Chiela  della  ì>an- 
tifiima  Trinità  ,  limata  nella   Falda  del  bel    Monte  di  S.  Martino,  ove 
fono  anche  Dam?  Religiofe  ,  che  vivono  l'otto  la    llrettidìma   Regola 
di  S-  Francelco  d'  Adifi.  In   quella    Tavola  lì  vede  efprella  la    San- 
tificala Frinita  ,  ed  a  bado  da  un  canto  S.  Francelco  d'Affili  ,  S.Gen- 
naro ,  S-  Lodovico  Vefcovo  di  Tolola,  e  S.  Antonio  da  Padova;  dall'al- 
tro  vi  è  S.  Chiara  ,  S.  Rolà  di  Viterbo  ,  S  Elilàbettà  ,eS  R  dada  in- 
ginocchioni ,  e  tutti  in  atto  di  adorare  l'ineffabile  Sacro  fa  ino  Mdlerio» 
ed  è  dipinta  con  forza  ili  colore ,  e  maeflria  di  p'  nnello  ,  oltre  il  buon 
dilegno,  che  da  Fabrizio  perfettamente  pofi.devafi  ;  nel   vuoto  di  l'o- 
pra fra  mezzo  l'intercolunnio  ,  vi  dipinfe  Fabrizio  il  Patriarca  Abra- 
mo ,  in  atro  di  adorare  li  tré  Angioli .  appaiuti  infembianza  ci  Pel- 

legri- 


Pittore,  ed  Antiquario.       22? 

legrini  .  Da'  lati  delle  colonne  vi  fon  due  quadretti  ,  ove  in  mezze  fi- 
gure fi  vede  in  uno  la  B.  Vergine  col  Bambino  »  <   S.  Giufeppe  ,    nell 
altro  S.  Elifalvtta  ,  S.  Giovannino  ,  e  S.  Zaccaria  . 

Trattava)"!  intorno  a  quelli  tempi  d'ornar  la  Ghiefa  nuova  dell* 
Oratorio  di  S.  Filippo  Neri,  che  per  opjra  del  P.  Francefco  Maria 
Taruggi  fu  cominciata  nel  1 $92.  (ponendovi  la  prima  pietra  il  Car- 
dinale Annibale  di  Capua  Arciv-fcovo  di  Napoli  ,  coli'  affiilenza  del 
Vi  ere  Conte  di  Miranda  ,  e  di  gran  numero  di  Prelati  ,  e  Signori  ) 
e  terminata  nel  1 5-97.  e  benedetti  dal  nuovo  Ardvefcovo  Cardinal 
G.fu.ildo,  con  infinito  piacere  de' Napoletani,  che  avean  defiderato 
oltre  modo  una  Chi-fa  ,  ed  una  Congregazione  di  Sacerdoti  tanto 
■Templari.  Nello  fcieglier  de' Pittori  ,  fi  fece  capo  del  Cavalier  Po- 
marancio  ,  il  quale  con  gran  lode  aveva  dipinto  nella  Gran  Bili- 
ca di  S:  Pietro  in  Roma  ;  e  gli  fu  data  commiffione  per  un  gran  qua- 
dro della  Natività  del  Signore  ,  da  riporfi  in  una  delle  due  grandi 
C>ppelle  della  Croce  di  quella  nuova  Chiefa  .   Efequito  egli  con  la  fua    q  deì 

l'olita  dolciffima  maniera  di  colorire  ,  in  guifa  tale  ,  che  venuto  elTen-  Pomaraneio 
do  quello  quadro  di  Roma  ,  e  nieflTi   nel  desinato  luogo  ,   rapi  gl'oc-  nella  Chiefa 
chi   di  tutti  i  riguardanti  .  Or  portando   l'Ar  .hitettura    un  vuoto   nel  nuova  de' 
mezzo  dell'  ordine  fup  riore  ,   in  cui  dovevaf'  un  minor  quadro  collo-  '  *  •  .     \rt" 
care  t  ed  effi-ndo  neceffario  ,  che  vernile  dipinto  da  mano  imedra  per  pJ  ;ppoj^eri 
bene  accompagnare  la  lodata  pittura   del  Potnarà'Béifl  ,  dopo  qualche  detciGìroIa- 
perpleffità  ,  cade  finalmente  l'elezione  in  Fabrizio  Santafede  ,   il  quale  mini. 
egregiamente  vi  dipinfe  l'An  ;elo  ,    (he  annunzia  il  gran  millero  a'Pa- 
fton  ,  i  quali    in  vane  belhflìme  ?zioni   fi  vedono  ammirati  ,  ed  ab- 
bagliati   dall'apparizione   del  MefTaggiero  C  le  (le  ;  e  tanto  bene    gli 
xiufcj  quell'opera,  che  meritamente  le  venne  lodata   da'  profeflbri  me- 
delimi  ,  come  quella   chedipinta   con  tutta   l'intelligenza   dell'arte, 
accompagn  va    maravigliofamente  bene    il  quadro  principale  di  quel 
rinomato  Pittore  .   Dipinfe   ancora    a' Monaci    di    Monte  Olivato   il 
quadro  ,  che  è  fu  l'Altare  del  SS.  Sacramento  ,  ove  figurò   la  B.  Ver- 
gine col  Bamb  no  ,  S.  Benedetto  ,    e  S.  Tommafo  d'Aquino  ,  e  qurfto 
per  alludere   all'  Inno  Viinge  lingua  divinamente  fcritto  da  quel  Santo 
Dottore  .   Li  venditori  del  vino  a  minuto  udendo  le  iodi  ,  che    fi   da- 
vano al  Santafede  ,  ed  avendo  anch'elfi  con  maraviglie  vedute  l'ope- 
re fue  ,  gji  cemmifero  il  quadro  da  riporfi  a  fimiglianza  di  quel  di  fo- 
pra  mentovato  della  Chiefa  nuova  ,   nel  vuoto  ,  che  fopraftava  al  qua-Ogg»  queft* 
dro  del  loro  maggiore  Altare  ,  dipinto  da  Francefco  Curia  ,   e  Fabri-  opera  fi  vede 
zio  incontrando  il  loro  buon  genio, venendone  affai  b.ne  ricompehfato '!cl'      ^qI! 
in  un  tondo  di  cinque  palmi    per  diametro  ,  vi  dipinfe    con  buon  di- :prezaZm  àcl- 
fegno  ,  e  con  robuftezza  di  calore  ,  ed  intendimento  di  chiaro  feurof;  dati  Ven- 
ia calata  dalia  Croce   del  Corpo  morto  del  Redentore  ,  che   fo'lcnuto  liitoii  . 
TOMO  IL  F  f  da 


2  2  6       Vita  di  Fabrizio  Santafede 

da  S.  Gio:  pofa  in  feno  alla  Verdine  AJd  jlorata  ,  la  quale  vien  meno 
Copra  il  volto  dell'amato  Figliuolo  ,  al  quale  foftiene  le  "ambe  la  Mad- 
dalena ,  in  atto  così  dolorofo,  che  fembra  veramente  che  pianga  .  Die- 
tro alla  Vergine  Madre  vi  è  unì  Maria  ,  e  iietro  S.  Gio:  fi  veggono 
altre  pietcfe  Donne  ilare  (pettatrici  della  fune (U  Tragedia  ;  la  quale 
è  veramente  al  vivo  rapprefentata  dal  noflro  Pittore  in  figure  quali  alla 
metà  del  naturale;  e  dove  pofe  tutto  lo  fludio  del  fuofipcre  ,  per 
contender  la  gloria  all'  opera  di  fotto  ,  dipinta  da  Francefco  Curia, 
mentovata  di  (opra  . 

Nella  Chi  fa  del  Carmine  Maggiore  vedefi  in  una  Cappella  della 
Na "e  di  detta  Chiefa  ,  la  tavola  di  Altare,  ove  vi  è  effigiata  la  B^a- 
ta  Vergine  coi  Bambino  in  braccio  ,  portata  da  gli  Angioli  nel  Pur- 
gatorio ,  per  follicvo  di  queli'  Anime  tormentate  ;  le  quali  in  vederla 
apparire  fé  le  raccomandano  con  arFettuofe  preghiere  .  Nel  baffo  vie 
davanti  in  un  canto  S.  Francefco  d'Alfifi  con  S.  Antonio  da  Padova  ,  e 
dall'  altro  canto  vi  è  un  Santo  Vefcovo,   con  S.  Agnello  abate  . 

Eflendofi  poi  ingrandita  la  Chiefa  dello  Spirito  Santo  ,  concorfer» 
molti  Pittori  p..r  ottenere  l'onore  di  dipinger;  la  Tavola  dA  Maggiore 
Altare  ,  e  benché  aveffegran  favore  Girolamo  Impirato  ,  contuttocii» 
fu  allogata  l'opera  a  Fabrizio  Santafede  ,  il  quale  vi  dipinfe  la  venuta 
dello  Spirito  Santo  nel  Cenacolo,  collocando  la  B.  Vergine  fedente  nel 
mezzo  della  gran  tavola  con  gl'Appoftoli  intorno  in  varie  belliffime 
attitudini  difpolli  ,  e  la  colorì  con  forza  di  tinte  ,  e  di  chiarofeuro,  per 
la  oiufta  confìderazione,  che  avere  eli  dovea  dilla  diftanza  dell'  occhio 
de'  riguardanti  ,  e  della  grandezza  della  Chiefa  ,  onde  ne  riportò  (om- 
nia lode  dagF  intendenti  ,  e  un  larghiamo  onorario  .  In  quella  me- 
defima  Chiefa  ei  dipinfe  il  quadro  delia  Madonna  del  Soccorfo  per  l'al- 
tare della  Cappella  della  famiglia  Riccarda;  e  per  non  ritornar  di  nuo- 
vo afar  menzione  di  quella  Chiefa  ,  farà  bene  inqueft)  luogo  deferi- 
vere  un  altra  tavola  che  fece  Fabrizio  «(Fendo  fatto  vecchio  *  la  quale 
è  fituata  nell'  Aitare  d'una  Cappella  preifo  la  porta  in.nore  della  Chie- 
fa ,  ove  vi  è  dipinta  la  B.  V.  coi  Bvnb.n?  in  gloria  ,  e  con  molti  An- 
gioletti ,  e  nel  bado  vi  è  S.  Girolamo  ,  e  S.  Carlo  Borromeo  ,  h  qual 
pittura  non  è  della  bontà  dell'altre  ,  avendo  molto  del  f'^cco  ;  ma  reità 
ìcufata  dall'età,  nella  quale  fu  dal  Smtafide  dipinta  •  Opera  di  Fabri- 
zio ,  altresì  fu  il  celebre  quadro  per  la  Cappella  di  Camillo  de  Medici, 
nell'in?reflb  della  Sa^reltia  di  &  Srvenno  Chiefa  de'  PP.  Benedettini 
della  Congregazione  di  S.  Giuflina  ,  nel  quale  fi  vedono  effigiati  S.Bì- 
nedetto,  S.  Mauro  ,  e  S.  Placido,  di  affai  b°l  colorito  .  Della  me. 
defima  maniei  j  tutta  vaga  dipmfe  un  quadro  p'r  una  Cappella  della 
'Chiefa  di  S.  Luigi  de'  Franceft  ,  o^->i  S.  Fran.el'co  da  Paola  nominata, 
-ove  fi  vede  dipinta  in  gloria  la  B.  Vergine  col  Bambino  ,  e  nel  baffo 

Sr  GìO- 


Pittore,  ed  Antiquario.       227 

S.Giovanni  Evangelifta,  e  S.  Giacomo  ,  con  alcri  Santi.  Nella  Chiefa 
della  Solitaria  fece  per  una  C.ppella  il  quadro  con,  la  Madonna  del 
Carmine  col  Bambino  in  gloria  di  vaghi  Puttini ,  e  nel  bado  S.  Gio: 
Battifta  ,  e  S.  Giacomo  Appoftolo  con  alcune  perfone  ,  che  in  mezze 
figure  veggonfi  lìtuate  più  a  bado  .  Ma  una  dell'  opere  del  nollro  San- 
tafede  ,  che  mento  molta  lode  dagli  amici  di  fua  virtù  ,  e  confufe  i 
maldicenti ,  fu  la  Tavola  ,  ch'ei  dipinte  per  una  Cappella  della  Ghie- 
fa  di  Gitsù  ,  e  Maria  ,  in  cui  figurato  fi  veda  il  nato  Bambino  nollro 
Signore  ,  adorato  da'  Paftori  ,  opera  in  vero  degna  di  fommo  vanto, 
per  la  forza  del  colore  ,  col  quale  ella  è  dipinta  ,  e  per  la  maeftriadel 
pennello  . 

Efféndolì  nrll'  anno  1605".  eretta  la  Ghiefa  del  Monte  della  Mife-  ««  e 
i-       1    e  11  •    *>•  ■  ^>  1      vnie/a  del 

ricordia   di  figura  ottagona  >  vollero  quei    Signori  Governatori  ,  che  Monte  del- 

ned'  abbellirla  gioftrallero  del  pari  l'architettura  »  e  la  pittura, e  con-  laMif'ericor- 
chiufero  ,   che  da  varj  rinomati  pennelli  fodero  dipinti   i  fette  quadri,  d|a  ornata 
che  per  gli  altrettanti  altari  abbisognavano  .   Avendo  adunque  data  la  **'  *1KJ"e 
cura  del  mappior  altare  a  Mkhelagnolo  da  Caravaggio  ,  allora  dimo-  i.„^f'  . 
fante  in  Napoli ,  per  lo  gran  grido  ,  che  egli  acquiftato  fi  avea  ,  di  un  ni . 
altro  altare  dal  canto  del  Vangelo  diedero  l'incarico  a  Fibrizio.Efpref- 
fe  quelli  il  Principe  degli  Apposoli  in  atto  di  rifufeitare  la  figliuola  del- 
la Vedova  ,  e  perchè  quello  quadro  incontro  il  piacimento  di  quei   Si- 
gnori ,  e  di  chiunque  lo  vide  ,  gliene  fu  allogato   un  altro   per  confi- 
dilo, come    fi  dice  ,  di  Giulio  Ce  fare  Capaccio  celebre  letterato,   e  Giulio  Ce- 
anriqtuno  de'  tempi  fuoi  .   Efprfflè  adunque  il  Santa  fede  in  quello  fé-  ^a.ie  Capar- 
rando quadro  con  lode  eguale  ,   noilro  Signore  ,  che  ammaestra  la  Ca-  t10       ]ctte- 
nanea  }  Annoiandolo  l'onore  così  di  fé  fteffò  ,  come  del  luogo  ,  oltre  r.;,',?,,c      •"" 
sua  gara  con  gli  emoli  tuoi.  li^ne. 

Ma  tutto  che  il  noftro  Fabrizio  venifle  continuamente  applicato 
nelle  frequenti  commillìoni  del  fuo  melliere  ,  e  ruffe  molte  volte  co- 
fttetto  foddisfare  più  perlone  ad  un  tempo  medefimo  ,  non  trallafciava 
perb  eyjt   di  dare  qualche  breve   (pazio    a'  fuoi  virtuofi    divertimenti»      Fabrizia 

j  2  f  1  f  "'  ("(-«(ir* 

eoe  a'  libri  che  fi  appellan  di  buone  lettere  ,  e  mafiìmamente  a  quel-  fù,fanj0f03II 

h  dJl'  erudita  antiehità  ,  e  tanto  in  quella  s'internò  con  l'afF.zione  ,  tiquaiio  de' 

che  fece  una  copiofa  ,   beliillìma  ,  e  rara  raccolta  di  medaglie  antiche,  tempi  fuoi. 

e  di  f  elte  ftatuttte  ,  ed  idoletti  di  bronzo  v    vali  antichi  d'ogni  fpezie, 

armature  ,  carnei  ,  baili  rilievi  ,  ed  anche    qualche  ottima  (latua   di 

Greci  antichi  Maelìri.  Racrclra-. 

_  .    .  .  „    r  ,  ,  „  ratta  pa  ra- 

Accompagnava  Fabrizio  quella  fua  raccolta  con  pochi ,  ma  fcelti   b  ;.  j0  di 

libri  ,  e  delle  migliori  edizioni  ,  e  con  buon  numero  di  difegni  di  ma-  1  u<  ni    i   i , 

no  de'  p.ù  fimofi  artefici  trapalati  ,  polli  d.-ndone  anche  di  Giotto,  di  coniwftudio 

Malfaccio  da  S.  Giovanni  ,  del  primo  Ghirlandalo  ,  e  di  altri  antichi  ^rccc!lka.ti 

li     »  ».  ir  I  i-i-  ir--  -    r  -Ulci-ni  ,    Ol- 

PittJii  .   Ma  quelli  ,  che  egli  chiamava  le  Tue  gioj-  preziofe   erano  tre  tre  jc  co ;I!J 

F   f     z  dife-       di  antichità 


228     Vita  di  Fabrizio  Santafede 

difegni  originali  dtl  Divino  Rafaello  da  Urbino,  e  quattro  di  Michela- 

gnolo   Buonarruoti  ;  II  più   raro  de'  tre  difgni  di  Raffaello ,  fu  uà 

Mercurio  tutto  trattizato  a  penna  ,  perchè  p  i  ni  elfo  ne  compì  col  fo- 

lo  trattizzare  ,  e  qu.  fi  tutti  quelli ,  the  d  lui  li  trouovano  fon  compiti 

Franceico  Con  aSuarc"a  >    e  quello  difegno  venne  pò    nel  faroofo  ftudio  di  Fran- 

Picch latti     cefeo  Pi  chiatti  ,  o  Picxhetti  rinomato  Arch, tetto  ed  Antiquario  Ferra» 

bravo  archi-  relè  ,  che  viffe  in  Napoli  ,  quel  rmdehmo  ,  che  te.  e  una  gran  raccol- 

An°;  '  td-     ta  <*•  diièg«u    orig.nali    di  Valentuomini  per  lo  Mar.  hek  del  Carpio 

Ferrarefe"°    ^   ^afp.<r  d  H.iro  ,  Viceré  in  Napoli  ,   in  tempo  di  Carlo  li.  Re  del- 

D.  G^  par  ^e  ^Pagne  di  g'orioft  memoria  ,  e  per  rac  oglierh  girò  tutta  l'Italia  a 

d'H  io  Vj.i-  fpefe  di  quel  gtnerofo  Signore  ;  Ma  peni. è   quefti   tra  non  molto  fpa- 

rè  deJRegnoZio  dall'  invida  parca  fu  tolto  al  Mondo  ,  perciò  rimsfe  gran  copia  di 

f™?  l-'n-"   difegni  in  potere  del  mentovato  picchetti  ,  con  quant.tà  di  medaplie, 

canee  ur  l'it-       ,  r  •   i  •      ? 

tura  .  e      re  co'e  ant'^he  ,  che  egli  aiuhe  per  proprio  diletto  raccolte  avea. 

Di  quella  gran  raccolta  di  difegni  ,  ne  furon  venduti    una  quantità  al 

Prencipe  di  Caltiglione   per  4. mila  ducati .  Gl'eredi    ne    venderono 

un  altra  porzione   al   Principe  della  Riccia  ,  p.r  due  mila  ducati  ,  e 

con  tutto  cib  tanti  ,  e  così  kelti  ne  rimafero  appreso  di  loro  ,  che  ne 

formarono  un  altro  ftudio  ;  ma  pof  ia  1  lue  e.  fiori  mal  guidati   ne  ven* 

derono  molti  a  Checchino  Gemmiani  celebre  Sonatore   di  Violino  ,  il 

quale  li  recò  fcco  con  altri  altrove  acquiftati ,  nell'Inghilterra  ,  ove 

ne  fece  commercio  ,   e  finalmente    furono  venduti  pochi  avanzi    di  sì 

preziolo  telerò  ,  fra  quali  il  noni. nato  Mercurio  difegnato  a  peuna  di- 

Ditegao    di  vinamente  da  Raffaello  ,  quello  con  altri  è  venuto  in  mano  di  ms  che 

Rafaeilo  ve- ferivo  ,  per  mezzo  della  Signora  Leonora  ,  nipote  del  Picchetti  ,  alla 

ni; co  in  ma- quaIe  oltre  a'prefenti  ,  rendei  molti  fervigj  ,  e    fra  gli  altri  facendo- 

nando  V"    ^  rifare  da  Giacomo  del  Po  una  mezza  figura  di  S.Antorno  Abate,  che 

Ppmlnici  .   P^1  acc'dente  d'umidità   s'era  tutta  perduta  ,   ed   altre  molte  pitture, 

quali  perdute  rifatteli  da  nuovo;  Quello  Mercurio  ,  the  è   lo  ftupore 

di  chi  lo  mira  ,  v;en  da  me  prefentementa  confervato  nella  racculta  di 

difegni  originali  di  Valentuomini. 

Ma  per  tornire  a  Fabrizio  ,  da  cui  con  forfè  troppo  lunga  digref- 

fione  mi  fono  allontanato  ,  d;co  ,  che  la  fama    della  iua  v.rtù  ,  e  del 

fuo  Mufeo  traeva  a  vederlo  qualunque  cunofo  Foreftiero  ,  che  in  Na- 

Capaccìo      poli  capitava   per  teftimonianza    di  Giulio   Cefare  Capaccio  ,  il  quale 

nel  Poi  a/He-  così  ragiona  in  perfona  di  1  Foreftiero. 

0  .  °        •  Ho  conofeiuto  ,  fochi  giorni  fono  ,  un  voftro  Pittore  ,  Uomo  ceri 

to  illujire  ,  che  dell'  antichità  di  me  doglie  di  moneta  d'argento,  d'erri, 

e  di  metallo  ,  ha/atto  in  j  lui  e  afa  un  cumulo  mirabile  ,  e  ci  edo > ,  che 

vi  albia  fpefo  buona  fornai  a  di  danari  :  Capatelo  nfpcnde  :  >t»  può 

qtisjii  ejjtr  altri  ,  che   Fabrizio  Santafede  ,  a  chi  fiamo  tutti  i,bbl>£a. 

tijjìmi  ,  non  fola  pachi  m  Jua  cafa  ha  ratinato  eoa  degno  teforo  ,  col 

di 


Pittore,  ed  Antiquario       229 

di  p'ù  tirare    atti-,    reliquie    di  marmi  curitfìjjìmi  ,  e  coje  ,  che 
non  furcno  mai  più  ve/i  ut  ,  né  che  altri  hanno  pei  wo  racenrre  ,  ;  met» 
tere  ittfeme  ,  ma  pi  che  ancona  fon  U  bellijjìme  jue  pitture  fi  è  Cam- 
fiacciuto  di  ornar  tutta  anela  Città  ,  che   non  invidia  a  qualftvogliA 
al  ra  per  quello  me/tiere  ,  che  ha  riavuto   da  cotal gentiluomo   gran» 
dezza  ,    e  fùlendore  ,   e  tanto  più  fpltndido  ,   che    nel  comprar  coje  an» 
fiche  non  ha  J'par ambiata  prezzo  ninno  .   Di  maniera  ,    che  né  Andria- 
tio  S  pad  a  fora  ,    unico  *r  tiquano    di  qu-l  a  Città  ,    né  A  fon  fa  Sancef, 
M-<rchefe  di  Grattala  ,  che  di  fimil  materia  fé  un  inchieda  nobihffima. 
potere  giungere  alia  fp  fa  ■>   alvalore  ,   ed  allojìudio  di  colini  :   Indi  a 
e  rt'  8^9.  il  mtd' fimo  Capai  ciò  così    foi'gunge:   Fabrizo  Santafe- 
defe/bò  la  ferie   delle   Medaglie  antiche,   de'  12.  Cefari  ,   e  di  tutti 
flmperadari  moderni  .  fra  l'antiche  pofjedeva  più  di  50.  veri  Comma» 
dì  ,  e  M.  Aureli -,  più  di  40.  Severi  y    Caracolla  ,  e   Geti  ,  più  di 
altrettanti  Adriani  >  ed  Antonini  ,    e  Tiberj  ,   e  Nuroni  ,    e  Caligali» 
e  Galbi  ;    \-iù  Filippi  ,  ed  Eliogabali  ,  e   Macrini  ,    con  infiniti  Tra-, 
jani  ,    Cajìantini  ,  e  Confidar  1    più  di  500.  di  Confoli  Romani  p-ù  di 
100.  Da  Ce  far  e  a  Graziano    78.    d'oro  pur  iffrmo  J    da  Valeriana    a  Co- 
{latitino  40.  ^Vo  .    Z>rf  ce  far  e  a  Domiziano  12.,   e^  rt/;rs  d'argento  t 
e  metallo  Corintio  ,    *  Greche  ,  *  Latini  ,  fenza  numero  pafj'edeva  ari» 
che  belliff.me  Patite  Greche  .   e  Latine,  con  baffi  rilievi  ,  e  telìe  in) 
gran  numero  . 

Fin  qui  il  Capriccio  col  fuo  nobiliflimo  elogio  ,  rial  quale  fi  rac- 
coglie in  quanta  itimi  foffe  tenuto  Fabrizio  an  he  da  Forellieri,  e  con 
quanto  de  oro,  e  fplend;dt;zza  egli  fi  trattaiTe  .  Anzi  a qual  pr  zzo 
fòffero  montate  le  fue  pitture  ,  da  poi  cne  potea  con  larga  mano  {pen- 
dere nelle  ment  vate  antichità  . 

Ma  per  ripigliare   il  racconto    de'  quadri  ,  che    Fabrizio    efpofe  Altre  Pictu» 
nella  Chicle  di  quella  noftra  C.ttà  d;  Napol.,  dico,ih'egli  dip:nle  nella  re  di  Fabri- 
Cattedrale  il  quadro  ,    che  oggi  fi  vede  rulla  Sagreflia  ,  e  fopra  l'Alta»  2l°  • 
tare  della  Cappella  di  S.  Lodovico  Vi-fcovo  di  Tolofa  ,   nei  quale  ve* 
deli  effigiata  la  Reina  de'  Cieli    col  Bambino  in  gloria  ,  e  nel  baffo  S. 
Gennaro,  e   S.  Aniello  Abate    in  beli  li",  me  ,  e  divote  politure,  qua- 
dro dipirtocon  molto  fludio,e  vaghezza  d.  c<;lort-,e  che  fi  leda  ptr  una 
delle  migliori  op^re  fue.  Fece  per  la  Chiela  di  S.  Salvatore  a  prospetto 
de'  Monaci  Camandolefi  la  tavola   della  dtpofuione   del  Signore  dalla 
Croce,  in  cui  s'ammirano  pi  r  la  dolorofa  ,  e  divota  efpitllìone  le  figu- 
re di  Giuf  ppe  ,  e  di  Nicodemo  ,  che  f  hiodano   il  morto   corpo  del 
R<  d  more  ,  ed  altre  figure  ,  che    lo  foittngono  :   E   quella  pittura   fi 
vedecrlloc  ta    ntll*  ultima  Cappella    dal  canto  del  Vangelo:  Ptr  la 
Chela  qui  nominata  de'  IP.   dell'  Or  torio  fece  anche   il  Martino  di 
S.  Crlcla  tcn  le  Sante  Vergini  lue  compagne  ,  difponendo  ,  e fituan- 

dq 


230     Vita  di  Fabrizio  Santafede 

do  affai  bene  moke  figure  in  un  quadro  non  molto  grande  ;  perla 
qual  ragione  gli  convenne  dipingerle  per  la  metà  del  naturale  ,  ma 
ingrandendo  giudiciofamente  k  parti  ,  e  la  maniera  ,  fioche  app.i rif- 
fero  maggiori  agl'occhi  de' riguardanti  .  Colori  nel  quadro  compa- 
gno con  gran  maeftria  il  Martirio  di  S.  Fortunata  ,  decollata  dal" car- 
nefice ;  E  quelli  quadri  fi  veggono  nella  Cappella  dell'  adorazione  de' 
Sant;  Maggi,  opera  di  Bellifario  Cofenzio  ,  e  fono  fituui  ne' muri 
laterali  ,  ficcome  è  l'ordinario  di  tutte  i'altre  Cappelle  eli  quella  ma- 
gnifica Chiefa  ,  dove  non  fi  veggono  se  non  opere  d'eccellenti  Mae- 
ftri,  molte  delle  quali  *bbiam  mentovate  nelle  vite  de'  nofiri  artefici  , 
e  fpezialmentt  quella  del  celebre  Luca  Giordano  ;  E  in  una  Cappella 
di  quella  medtfima  Chiefa  ammirali  come  un  miracolo  dell'  arte  il  bel 
S.  Francefco  d'Affifi  del  gran  Guido  Reni  ,  forfè  più  bdlo  neil'  azio- 
ne ,  e  nel  colorito  ,  di  quello  ch'egli  fece  in  Roma  ,  in  S.Franctfcoa 
Ripa  . 

Avevafi  Fabrizio  acquiflato  molti  parziali  amici    col  fuo  virtuofo 
operare  ,  con   lo  (Indio dell'  antichità  ,  e  co'  fuoi  buoni  portamenti  ; 
Ma  aveva  anche  molti  degl' emoli  fuoi  ,  che  toahi    dall'  invidia  cer- 
cavano di  cenfnrarlo  d'  alcun  difetto  ,  epenhè  veramente  a'  pochi 
Artefici  di  pittura  può  darli  il  titolo  di  perftttiflìmo  ,  e  l' aver  qualche 
cofa  degna  di  reprenfìone    è  accaduto   ani  he  a'  primi  lumi  delle   no- 
ftre  arti,  perciò  non  è  da  maravigliai   che  a  Fabrizio  molti    difetti 
nella  pittura  gli  fi  opponeiTero  .   IJnr,cipaImente  il  bialimarono  per  la 
maniera  ideata  ,  cioè  a  dire  per  he  egli  ammanierava  alcune  volte   il 
djfegno   d'  appreflb  1  naturali  ignobili,  di  cui  fervivafi ,  e   m.flìma- 
mente  ne'voiti  delle  Vergini  ,  mlle  quali  fpeflo  ritraeva  quello  di  una 
fua  parente  di  fifonomia  ordinaria  ,  e  parche  fpe-lto  gl'andari    de' luoi 
panni   gonfiavano   il   perfcnsggio  ,  e    per  altre  limili  cole  ,   ma  fopra 
tutto  biafimavano    la  fin  oftentazione  di  gravità,  e  quello,  che   tra 
decoro,   i!  chiam. vano  alterigia  »  A  tutte  quelle  obbiezioni  ,  e  calun- 
nie nulla  rifpondeva   il    ncftro  Santifede  in  parole  ,  ma  ptckgucndo 
fuoi  ftu-ij ,  attendeva  a  fnientirli  ogni  di  coll'opt  r«  ,  che  andava  «^po- 
nendo al  pubblico  ,   con  difpetto  de'  Tuoi  Emuii  ,  quali  uniti    in  un 
drappello,   foleano  portarli  ove  egli  qualche  nuova  fin  opera   *  fpoQa 
aveva,  ed  ivi  vomirand  )  lor  veieno,cercavano  difi  rttlitatla  .    Ma  per- 
chè la  virtù  è  come  il  Sole  ,   che   per    breve  fpazio    tra  le  nuvok  luol 
nafeondere  la  fua  kue  ,  <n  1  poifimpre  pai    luminala  appanfee,  cesi 
appunto  accadde  a  Fabrizio  ,  allorché  da  lui  fu  elpoft.t   un'  cper a  irre- 
prenfibile  an  he  dalla  fteil":  malignità  ;  E  quefta    fu  la    bellifiìma  ,  e 
gran  Tavola  ,  che  li  vede  nella  foffitta  di  S.  M  ria  La  Nuova  ,  ove  egli 
efpreife  la  fi.  Vergjpe  g  à  ^flbnta  in  Ciclo  ,  e  coronata  dalla  Santiifi- 
nu  Tr.nità  ,  che  fedendo  in  glori  1  corteggiata  da  bellilfimi  Angioli  , 

fa 


Pittore,  ed  Antiquario.      231 

fi  devota  ,  e  imeftofa  pompi  della  Divina  Maeftà  ;  tutte  fono  deco- 
rofe  1'  azioni  ,  e  le  pofiture  di  quelli  pcrfonaggi  Divini  ,  l' idea  fisi- 
me, i  volti  di  Parudif»  ,  il  colorito  ottimo  ,  vero,  morbido,  e  p.llo- 
fo,  ihe  inchini  all'imitazion  de'  migliori  ,  e  più  perfetti  Maeftn  di-I- 
la fcuo'a  Lombarda  .  In  fomma  quell'opera  in  tutte  le  parti  perf.-ttif- 
fima,  confule  l'ignoranza,  abbattè  1' invidia  ,  e  pofe  filenzio  alh 
maldicenza  .  E  dell  <  qaale  Paolo  de  Matte»  facendo  menzione  nelle 
notizie  di  quei  pochi  Pittori  eh'  egli  ne  fcrifle  ,  in  poche  ,  ma  fuitan- 
ziofe  parole  epilogo  le  fue  laudi  ;  come  dillo  fcritto  che  fiegue  . 

F ' iibrizio  Santófede  da  alcuni  non  è  pojìo  nella  prima  rigat  e  pu- 
re fi  portò  rosi  be/te  m  un  quadro  d?W  Acuita   dlla  SantiJJima  Ver- 
gine ,   con  lA  Santijjìm  r  Triade  eh?  C  incorona  ,  ed  una  gloria  d'  An- 
geli ,   che  a  primo  tratto  vien  creda: a  dagl'  Intendenti  per  opera  dei 
famofifllmo  Tiziano  .  Queli1  opera  è  fituata  nella  Jjfi  ta  di  S. Maria  la 
Nuova  di  Nipoti  ,  de'  Frati  delC  Ojjirvanza   di   S.  Francefco  .  Fin 
<juì   Pao!o  de  Matteis  ;  Seguitando   noi  jl  racconto  dell'  Opere  del 
Santa  fede  .   Nei/a   Chìifa   della   Madonna  di    Monte  Vergine  pre/lb 
il  Gesù  Vecchio  nella  Cappella  di  S.  Guglielmo  vj  è  il  quadro  con  U 
Beata  Vergine  col  Bambino  in  gloria  con  belliffimi  putti  ,  e   da  baffo 
v' è  S.  Guglielmo  eon  un  ritratto  ,  opera   affai  buona  del  Santaf:de. 
Una  però  dell'  opere  eccelfe  de'  fuoi  pennelli  è  il  bel  quadro  ,  che  nel- 
la medefima  Chiefa  vedefi  nel  Cappellone  della  Croce  dal  canto  del 
Vangelo  ,  ove  è  figurata  la  Santiiììim  Trinità  ,  che  corona  la  Beata 
Vergine  ,  effendovi  anche  in  gloria  ,  ma  un  pò  più  a  balio,  S.Giuftp- 
pe  ,  e  di  fotto  vi  è  S.  Domenico,  S.  Francefco  d'Affili  >  S.  Chiara,  e 
S.Catarina  da  Siena  in  m  zze  figure  ,  opera  veramente  depna  di  tut- 
te le  lodi  ,  che  può  meritare  una  pittura  compiuta  con    tutti  i  buoni 
precetti  dell'  Arte  ,  f^pra  quello  quadro  vi  è  m  altra  tavoletta  dipin- 
to il  Bambino  Gisù  ,   ehe  tiene  abbracciata  la  Croce  ,  con   gì'  ift;u- 
menti  della  Santilfima  prtHìone.   Deli' ideila  perfezione  può  dirli  ;n- 
cora  la  gran  Tavola  fituata  nclf  Alt  r  Maggiore   della  Chi. fetta  cite- 
riore di  S.  Patrizia  ,  ove   con  bellilfimo  ,  e   maeftofo  componimento 
vedefi  federe  la  B  ata  Vergine  col  Bambino  in  feno  ;  dietro    lei  fon 
ttu?  Cori  di  Sante  Vergini  ,  ed  intorno  molti  Santi  ,  e  fra  quelli  S.l'ie- 
tro,  S.  Gio:  B.ttifla  ,  S.  Franccf  :o  d'Affili,  ed  altri   d  Ila   Colerle 
P.itrii  ,   che  fanno  corteggio  alla  Reina  de' Celi  ,  e   più  innanzi    Crn 
Gtuati  4  come  principali  f)gàetti  del  quadro  ,  S.  G  nnaro  ,   eS.St-f- 
no  Protomartire,  che  hanno  in  mezzo  dil.ro  alcuni  pattini  ,  che 
fcherzano  ;  Nella  più  alta  parte  vedeli  in  gloria  1'  Eterno  Padre  ,  por- 
tato da  belliifimi  Putti  ,  a  magn'fkar  la  gloria  de'  Servi  Suoi  ,  e  del'a 
Vergine  Madre  dell'Unigenito  Sso  Figlinolo,  ed  è  ver 'm  rvte  du>in- 
t  .  con  decorofa  matita  ,  come  fi  deve  alla  l'uà  adorabil  fi/ura  ,  t  que- 
llo fteffo  decoros'  ofierva  nella  Santifllim  Vergine  nel  8 imbino  ,  e  in 
tutti  gl'altri  ;  in  fomma  guelV  c-p.ra  è  b.jljllìma  in  tutte  le  fu,  p  rei, 

rni 


232     Vita  di  Fabrizio  Santafede 

ma  quello  ,  che  maggiormente  s'  ammira  in  eiTa  ,  è  il  bello  ,  e  frefcò 
colorito  che  fi  conferva  dipo  cento  e  più  anni  ,  dacché  e  (lata  dipinta, 
il  che  è  proprietà  quafi  di  tutte  1'  opera  fue  ;  Quello  frutto  ,  tra  gl'al- 
tri ,  diceva  egli  avertratt>  d.illa  fcuola  Veneziana  ,  come  maeftra 
delle  più  belle  tinte  ,  e  de'  più  vivi  colori  .  Si  dive  che  Fabrizio  colo- 
rì quella  opera  per  un  Signore  di  Cafa  Burrello  ,  da  collocarli  in  una 
Cappella  della  gran  Chiefa  del  G.sì  nuovo  ,  ma  che  crucciato  per  la 
fcarfezza  dell'onorario,  che  dargli  li  volea  ,  la  donò  a  qurfte  nobili 
Monache  dell'  Ordine  di  S.  Benedetto  ,  le  quali  in  quei  nvdefimi  tem- 
pi avevano  abbellita  ,  e  rifiorita  la  fuddetta  Chiefa  efteriore,  ove 
CGtidianamente  fi  celebra  ,  giacché  l'interiore,  ove  fi  conferva  il  Cor- 
po della  Santa  ,  ed  il  preziofo  Chiodo  ,  con  una  Spina  del  Redentore 
con  molto  teforo  di  altre  Reliquie  ,  non  fi  apre  fé  non  che  due  voi  te 
li  anno ,  cime  a  tutti  è  ben  nato  . 

Ebbe  Fabrizio  più  commiffioni  di  tavole  d'  Altari  per  varie  parti 
del  noftro  Regno  ,  delle  quali    ci  conviene  tacere   per  mancanza  di 
notizie  ;  Onde  firem  parola  follmente  di  quelle  ,  che  da  noi  fono  fta« 
te  vedute  ;  Come  nella  Città  di  Pi<  dimonte  d'  Alife    in  una  Cappella 
della  Chiefi  de'PP.Prediciton  vi  è  la  Naf 'ita  della  Santiffima  Vergine, 
con  molte  belle  figure  di  donne  ,  che  fervono  la  Divini  Bambina, nel- 
la quale  opera  oltre  del  componimento  delle  figure  ,   afiai    ben   difpo- 
fte  ,   e  defignate  s'ammira  una  forza    di  colorito  ,  con   intendimento 
di  chiirofeuro  così  perfetto  ,  eh-,  a  prima  veduta  ,  par  ,  che  fia  d'  al- 
tro Pennello  ,   imitttore  della  ScujU  de' gran  Caracci  .  Nella    Città 
d'  Averfa  ,  otto  miglia  lontano  da  Napoli   vi  è  in  una  Capp-.lia  la  de- 
pofizione  drl  Salvatore  dalla  Croce  ,  opera  lodata  digl'  intend  nti  per 
lo  componimento  ,  e  colorito  con  forza  d'accidenti,  che   accompa- 
gnano l  azione  del  dolorofo  Mideno  .   Ne!1-)  Terra  di  Giugliano,  nel- 
la Chiefa  anche  fotto  l'invocazione  della  Santilfim  .  Nunziata   fece  Fi- 
brizio  il  bel  quidro  con  1'  Affunzione  deili  Beata  Vergme  al  Cielo,  da 
fituarfi  nella  Soffitti  di  effa  Chiefa  .   Nella  Cappella  ,  eh    hanno  1  PP. 
Eremitano  di  B.  Girolamo  nella  Pofleifionechiam  ti  la  l'reziofa  ,  vi  & 
una  tavola  con  la  B.  Vergine  ,  col  Btmbin ■>  ,  e  t.on  Angioli  in  gloria, 
e  nel  baiìb  il  B.  P.etn  Gambacorti  ,  e  S.  Onofrio    con  frefeo  colori- 
to condotti .   Nella  Città  di  Cajizza  ,  e  nella  Chiefa  di  S.  Maria  dd- 
le  Grazie  de'  PP.  Riformati  del  S  rafìco  Sin  Francefco  vi  è  fopra    un 
Altare  la  B.  Vergine  co!  Bimbino  in  gloria  ,  e  nel  biifo  S.  Girolamo 
afilli  graziofamenti  dipinti  ,  e   nella  Cattedrale   di   Cipua    vi   è  una 
Beata  Vergine  col  Bambino  ,  ed  alcuni  Santi  .   Sappiamo  ch'egli  man- 
dò un  quadro  a  Gieta  ,  ma  non  ne  fappnmo  il  (oggetto  ;  onde  fenza 
più  gir^  errando  ,  ripigl. aremo  per  mano  l'opere  del  Santafede  ,  che 
fono  nella  noftra  Partenope  ,  ed  in  primo  luogo  diremo   de'  quadri  , 

che 


Pittori,  ed  Antiquario.     233 

che   Ranno  fituati    nella  belliifiim  Sagreftia   de' PP.  dell' Oratorio  di 

C  1  •  •        • 

S.  Filippo  Neri  già  mentovata, ed  hannoonorato  luogo  tra  gli  ottimi, 
e  perfettillìmi  quadri  di  molti  valenti  Artefici  ;  Nel   pilartr.)    di.  rin- 
contro ,  compagno  a  quello  ,  che   ha    il  bellidìmo  quadro  di  Guido 
Reni,  con  Gesù  in  età  adulta  ,  che  incontrandoli   in  S.  Giovanni  li 
abbraccia,  vi  è  la  Storia  della  Madre  de'Figliuoli  di  Zebedeo,  che  fa  la 
rota  richieda  a  Cri  Ho  Signor  noflro,  di  far  federe  i  fuoi  figliuoli  l'uno 
dal  lato  deliro  ,  e  l'altro  dal  lato  fmidro  delia  Virtù  del  Signore,  fic- 
come  li  I? gge  in  S.  Matteo  al  ventèlimo  Capo  ;  e  quella  Storia  è  dol- 
cernente  depmta  ,  ed  aìTii  bene  accordata  .   Vi  è  aiuora  nella  medefi* 
ma  Sigreftia  una  Beata  Vergine  al  naturale  infino  alle  ginocchia  ,   che 
ila  in  atto  di  lavar  Gesù  Crifto  in  una  conca  di  rame  ,  nel  mentre  che 
una  donna  fialda  un  pannicello  ,  e  un  fanciullo  le  porge  l*  acqua  ,  e 
qu.fto  quadro  e  mig  ìore  dell'altro  per  la  tinta,e  fref  hezza  del  colore, 
ma  la  B-  V:  rg.ne  h.  lo  fteflb  volto  di  un  certo  naturale  ,  del  quale  fo- 
iea  egli  fervidi  di  una  Congi  onta,  come  fi  è  detto,  che  veramente  non 
ha  in  fé  tutto  quel  nobile  ,  e  gentile  ,  ne  quella  idea  divina  ,  che  G 
deve  alia  Regina  de*  ©eli  ;   N  Ile   Sanie  del   Priore  de'  Certolini  vi 
fono  alcune  opere  di  Fabrizio  ,   ed  anche  nella  Cafa  del  Conte  dell'Ai 
cerra  molti  quadri,  de'  quali  non  facciano  parola,  per  non  edere  efpo- 
di  alla  pubblica  veduta,  come  ancora  di  molti  altri  di  particolari  pa- 
lone ,  e  de' Signori  Titolati  ,  Jaj    ne  h  nno  adorne  le  loro  Gallerie, 
Je  pm  n   tabili  delle  quali  fono  quella  de'  l-r.ncipi  della  Rocca  ,  quella 
del  Principe  di  Tarlia  ,  quella  di  Mòntefarchio  ,  ed  altre  .   Egli   è   da 
notarli  ancorali  bel  quadro  ,  che  lì  vede  nel  Chiodro  di  S. Orioli  pref- 
fo  la  Porta  detta  di  Chtaja  de'  PP.  della  Redenzione  de'Cattivi  ,  in    ui 
è  dipinta  la  B   Vergine  col  Bambino  ,  S.Giovanni  Evangt  lida,e  S.An- 
drea App  idolo,  opera  veramente  degna  di  lode  . 

I)  quadro  ,  che  fi  vede  nell'  anzidetta  Chiefa  de'  PP.  dell'  Orato- 
rio ,  fituato  fu  1"  Altare  d'  una  Cappella  a  mino  diritta  entrando  ,  r-p- 
pr  Tentante  Gesù  ,  Giufeppe  ,  e  Maria  ,  fu  lafciato  imperfetto  dal 
Santafede  prevenuto  dalla  morte  nel  1634. 

Fu  Fabrizio  di  bell'afpetto  ,  di  carnagione  vermiglia  ,  grave  in- 
fieme  ,  e  piacevole  nel  converfare  ,  ed  ebbe  per  amici  i  primi  L-tte- 
rati  de'  tempi  fuoi  ,  ma  per  lo  più  converfava  con  gl'amatori  dell'an- 
tichità erudita  ,  come  furono  in  primo  luogo  GiorBattida  della  Porta, 
il  Capaccio,  Cefare  d' Engenio  ,  Adriano  Spadafora  ,  e  D.  Alfonfo 
Sances  .  Si  diletto  anche  di  fuonare  il  leuto  ,  e  cantava  con  buona  gra- 
zia ;  fu  puntuale  oflervatore  di  fua  parola  ,  e  fedele  agli  amici  .  Si 
dice  ,  che  elTendoegli  Giovante  ,  vilito  varie  Scuole  per  vedere  opera- 

G  ?.  re 


234     Vita  di  FabrizioSanta fede 

re  i  migliori  Pittori  de'  tempi  fuoi  ,  che  efJèndo  venuto  in  N  poli  il 
buon  Pittore  di  figure  picuole  Cornelio  Brufco  ,  Fabrizio  appufe  da 
lui  il  porre  infit-m:  molte  figure  ,  e  forfè  ah  dicefi  per  congiuntura . 
vedendo-fi  nelle  opere  di  colui  con  molta  facilità  fuuate  innum  erabili 
figure,  come  Paradifi  ,  Giudizj  finali,  e  fimili  (oggetti  .  Fra  J' altre 
cofe  ,  che  approfe  in  Venezia  ,  fu  il  fir  ottimamente  i  ritratt^pro- 
ponendofi  per  efempio  quelli  del  gran  Tiziano  ,  i  (pi -li  più  degl'  altri 
fon  divinamente  dipinti  ,  anzi  che  pajon  vivi  i  Ne  {^:c  Fabrizio  da' 
belliliìmi  fulla  maniera  di  quel  raro  Mtcftro  ,  e  tanto  naturali ,  e  ben 
dipinti,  che  da  molti  forefheri  anzi  profeflori  ,  fono  Itati  filmati  di 
quella  Scuola  ,  fra  gli  altri  quelli  di  Antonio  Grifone  nobile  del  Seg- 
go  di  Nido  ,  che  fu  Ambafciatore  della  Città  di  Napoli  a  Carlo  V-  ,  e 
di  Federico  della  medefima  Cafa  ,  Cavalier  letterato  de'  tempi  fuoi  i 
11  ritratto  d'  Antonio  ,  che  confervavafi  con  l'altro  da  Girolamo  Gri« 
fone  ultimo  ,  ma  naturale  avanzo  di  tal  Famiglia  ,  fu  da  quelli  dona* 
to  al  Principe  d'  Avellino  ;  Egli  vien  riputato  ,  e  pregiato  a!  pari  di 
qualunque  ritratto  dipinto  dal  pm  famofo  Pittore,  e  rapprefenta  An- 
tonio ,  che  tiene  la  mano  fu  d'  un  fanciulletto  fuo  figliuolo  .  Non  fu 
punto  inferiore  di  bontà  al  decritto  ritratto  quello  ,  che  fece  Fabrizio 
al  fuo  cari ffimo  amico  Giulio  Cefare  Capaccio  ,  dapoicchè  quefto  ne 
rende  tettimonianza  con  una  fua  lettera  che  fi  legge  nella  l'uà  opera 
intitolata  il  Segretario  ,  ftampata  in  Venezia  al  1607.  quinta  edizio» 
re  ,  e  n  Ila  quale  egli  dà  molta  lode  ,  e  con  eruditi  con. etti  gli  fpie-, 
ga  gli  affetti  fuoi  ,  come  qui  (otto  potrà  vedere  il  curiolo  Lettore  . 

Cos'i  potefs'  io  far  vivacemente  vifibile  quanto  /'  ojfervo  ,  quanti 
ir  amo  a"  ejfer  comandato  da  Iti  ,  quanto  volentieri  non  farei  mioypir 
ejfer  tutto  dedicato  al  mio  Signor  Fabrizio»  Come   ha  fatto  Polirà  Si' 
gnor i a  il  mio  ritratta  ,  ove  l'efficacia  ,  che  manca  in  me  Jfejjo  ,  e  lo 
fpirito  di  prontezza  ,  è  tanto  vivo  ,  tanto  efficace  ,  e  tanto  J pirìtofa- 
m°nte  fi  muove  ,  eh'  io  vivo  ,  mi  muovo  ,  ed  ho  [perito  dal  pennello  , 
t  da  i  colori  di  V.  S.  .   Or  che  far»  quando   con  la  preferita  mi  favor im 
fee  ,  e  quando  in  me  tanta  confolaùoae  ,  che  non  fo  che  fi  voglia  dir 
godere,  e  quel?  anima  non  sa  che  cofa  fia  alterazione  di  gu/to  mirabile  , 
tecetto  quando  gole  la  fua  rara  sì  ,  mi  dolce  ,  ma   lieta,  ma  quafi 
difti  divina  couverfazione  .   Rara  di f s'io  ;  1  gli  la  rimprovero  e  me  ne 
fdegno  ,  e  naverrà  da  dar  conti  a  Dio  ,    defraudandoci  di  corrifpoif 
tlenza  d'  amore  .  Non  mi  carerei  già  ,  che  l'  amore  di   7.  S.  con  me 
fuffe  di  tanta  perfezione  ,   che  riufcijfe  una  figura   del  Dur*ro  così  di- 
{Untamente  lineatale  che  aveffe  tanta forza,quanto  hanno  i  mujcoli  di 
JUichrl'Augdv  ,    «è  che  /' invaghiffe  con  me  con  tanti  colori  di  Rafael- 
Io  ,  perchè  quejio  perfetto  amore  porta  V.  S.  folamsnte    alle  fue  figure 
incomparabilmente  bilie  ,  chi  fanno  innamorare  /'  efà  r/ofira  in  tanta 

va- 


Pittore,  ed  Antiquario.     235 

vaghezza ,  con  nobilijftma  dottrina  cong<.o>tta\  Ma  mi  contenterei 
dell\ibozzat tira  fola  ,  in  cui  fi  vedrebbe  furi  tanto  mio  contento  ,  che 
»'  averebbe  invidia  il  Signor  Gir.  Vincenzo  Schiavetto  ,  cht  di  V.  S+ 
fojjiede  il  ritratto  non  in  profilo  ,  ma  in  profpettiva  .  F 'avori f carni  di 
grazia  ,  tengami  vivo  nella  memoria  ,  confoli  la  mia  fervità  *  per 
cui  non  voglio  altro  premio  fol  che  quello  ,  che  fappia  ,  cht  fé  de. 
gli  altri  font  fervi  dorè  comune  ,  di  V.  S.  fono  Jìngolartl  e  le  baci» 
la  mano  . 

Oltre  del  Capaccio,fu  celebrato  dalle  penne  di  molti  dotti  Scrit- 
ttri  ,  e  Gio:  Bernardino  Giuliani  nella  defcrizione  dell' Apparato  di 
S.  Gio:  ,  fatto  dal  Popolo  Napolitano  nel  i6s8.  riferisce  ,  che  tra  li 
quadri ,  che  adornavano  la  ftrada  di  S.  Pietro  Martire  ,  li  due  della 
Storia  di  S.  Gennaro  ebbero  il  primo  luogo  nella  maraviglia  deliecceU 
lent.jjìma  pittura,  uno  del  gran  miracolo  ,  cht  il  Santo  fé  dell  incen- 
dio dtl  Vefuvio  ,  raffrenato  dalla  f uà  Apparizioni  fopra  di  eJ]o  ,  che  non 
pafsè  più  innanzi  delle  pietre  arzt ,  e  C  altro  del  Martirio  del  medejì- 
ma  Santo  ;  opere  di  qw:!  gran  emulo  della  natura  Fabrizio  Santafede% 
che  a  (hfp-tto  di  morte  ,  viverà  eternamente  nella  memoria  degC  Uo- 
mini di  tal  pmfjfioni ,  e  nelle  fue  pitture  \  delle  quali  fi  veggono  in 
buona  parte  a.lorni  i  maggiori  ,  ed.  i  più  illufiri  Tempj  della  Cittì 
nofra  . 

Fin  qui  il  Giuliani  ;  Or  noi  il  rifpetto  ufato  alle  pitture  del  no- 
ftro  Fabrizio  tra'  difordini  ,  che  accompagnarono  le  rivoluzioni  del 
fcmtìTo  Mafe  Aniello  nel  1647.  racconta  remo .  Avea  egli  dipinto  nel- 
la cafa  di  D.  Nicola  Balfamo  fifa  nella  ftrada  di  Monte  Oliveto  ,  cosi 
nella  Sala  del  primo  ,  come  in  quella  del  fecondo  appartamento  molte 
ftorie  belliifime  a  frefco  ;  or  efiendo  1' infuri. to  Popolo  andato  ivi 
per  attaccarvi  il  fuoco  ,  e  far  fcempio  di  uno  di  Cala  Balfamo  eferci- 
tante  un  officio  di  Città  ,  com;  di  molte  già  fatto  avea  d'altri  Nobili, 
e  Miniftri  i  accortofi  un  loro  c^po  di  quelle  belle  pitture  ,  trattenne 
con  la  fua  autorità  que'  della  fua  fchiera  ,  e  quindi  il  furor  di  altri 
fopravenienti  ,  dicendo  efiere  gran  peccato  ardere  così  belle  p  tture  J 
Laonde  la  virtù  di  Fabrizio  raffrenò  la  rabbia  d'un  Popolo  infuriato,e 
falvò  quella  Cafa  dalla  veracità  delle  fumine. 

Il  Cavalier  Maffimo  Stanzioni  facendo  una  nota  de'  noftri  Arte- 
fici del  djfegno  dice  ,  che  Francefco  Curia  lafcih  fuo  Difcepolo  Fabri- 
zio Sani afde  ,  ma  Fran'efco [no  Padre  fu  Difcepolo  di  Andrea  di 
Sahrno  ,  benché  non  riufcijfe  valente  come  fuo  figlio  Fabrizio  ,  il  qua* 
le  andò  a  fludiare  le  bell'opere  in  Jyoma  ,  in  Lombardia  ,  e  in  Vene- 
zia fece  buon  Audio  ,  td  in  Fiorenza  li  piaceva  Andrea  de  Santo  ,  col 
fuo  bili'ijfimo  colorite  ?  il  quale  Fabrizio  tjftndo  Matfiro  ebbe  in  Na- 

G  g      z  poli 


236     Vita  di  Fabrizio  Santafede 

foli  p'ù  Scolari  ,  dove  io  fui  fuo  Dtfcepolo  ,  prima  di   veder  le  belle 
Cofe  di  Guido  S^ni . 

Ed  in  un  ..ltra  noti  foggiunge  ,  Deve  notarfi  n'Ha  Vita  di  Fa» 
trizio  Santafide  ,  come  fimoftffimo  Antiquario  »  e  Unno  Il'or; co  ,  e 
Foetico  ,  ed  amico  di  molti  Letterati  ,  precifo  di  Ciò:  Battiiia  della 
Sorta  ,   e  di  Capaccio  é"C. 

Ed  erco  con  le  lodi  del  Cavalier  Stanzioni  termimto  il  r  cconto 
del  noftro  Virtuofo  Santafede  ,  del  quale  alcuni  dilegm  f  cti  col  Lapis 
piombino  „  o  nero  ,  e  con  acquarella,  fono  nel  noftro  libro  :  cusì  per 
lo  più  avendo  egli  defignato  i  (noi  penfieri,  che  faranno  da 'poderi  iem- 
pre  lodati  ,  come  parti  di  sì  virtuofo  Artefice  ,  che  decorofam  nte,  e 
magnificamente  trattò  ,  e  fece  trattar  la  nobil  Arte  della  pittura  . 

Per   ultimo  fumi   lecito  di  aggiungetela   nmarchc  voi  notizia 
d  Ila  (lima  ,  che  fé.  e  il  Cavalier  Calabrefe  del  quadro   efp  ifto  nella 
foffittadi  S.  Maria  laNu^va,  il  quale  rapprefenta  la  Ss  Trinità  ,  che 
corona  la  B.  Vergine  All'unta  in  Cielo;  perciocché  entrando  Fra  Mat- 
tio  con  Giuf  ppe  Trombitore  fao  Dif  epoio  nella  Chiefa  fnddctca  ,  fi 
compiacque  del  quadri  ove  fono  gli  Angel   dipinti  da  F.ancefco  Cu- 
ria ,  poi  mirando  quello  dell'  Aliunta  di  Girolamo  Imparato  ,   rivol- 
I'  Cav  r     ^  a"'  anz'l'ett0  Gufeppe  ,  difle  :  Coirui  li  fcnve  Impuato  ,  ed  an- 
Calabrei.i_j  cora  alerebbe  che  imparare  :   Indi  rivolto  al   quadro   mentovato  di 
lodò  il  qua- Fabrizio  ,  dimandò  al  Difcepolo  ,  chi  l'aveva  dipinto?    non  inter- 
rirò <.id;i_,p£crando    la  cifra  di    F.  S.   congiunti  infisms  ,  e    udendo     che    il 
lomrta  m  S.  pittore   nominavafi   Fabrizio  Santafede  di/Te  :   a  qoeflo  Pittore  si  che 
ì^iiova  a—*  ci  ho  fede;  volcn  o  efprimere  con  tali  parole  la  bontà  di  quella   pie* 
tura  ,  come  Io  confermò  con  la  molta  lode  che  gli  diede    nell*  uscire 
da  Chiefa  ;   E  quello  fia  detto  in  pruova  del  valore  di  quefto  Artefice, 
confederando  da  quii  gran  Pittore  Ila  dito  egli  lodato  ,   e  quanto  f  o- 
pera  fua  crefce  di  pregio  appreflo  gli   Uomini   virtuali,    ed  amatori 
delle  beli'  Arti. 


Fitte  della  Vita  di  Fabrizio  Santafede  Vittore  ,  ed  Antiquari  , 


NO- 


NOTIZIE7 

D     I 

Gio: Battifta A nticorie,  Bartolomeo  Pets 
tinato,  Gio.-Battifia  Rolli,  Andrea 
di  Vito  ,  Aniello  Redita,  e_ 
Erancefco  Caputo,  Mi- 
niatori . 

FRa  i  molti  Artefici  ,  che  con  varj  gf  neri  di  pittura  onorano  la  Cit- 
tà di  N-poli  loro  Patria  ,  molti  ancora  fiorirono  in  eccellenza 
utile  pitture  di  M.nio  ,  ed  ec  el lenti  an;  ora  ncll'  operare  ipaftelli, 
con  formare  dal  vivo  ritratti  Cernigli  ntilfimi  »  ed  a  tal  fegno ,  che 
con  i  finti  colori  ,  i  naturali  partggiavano  .  Ma  perchè  di  quelli  Ar- 
tefici j  are  opere  fé  ne  veggono  tfpolte  ,  non  fTendo  quefto  genere  di 
ptture  proprio  per  aeornaie  Altari  nelle  Chiefe  ,  ne  altri  pubblici 
luoghi,  quindi  è,  che  dirado  fé  ne  trova  qualcheduna  donata  pec 
ornamento  di  qualche  Cappella  ,  e  più  facilmente  in  Sagreftia  ,  ove 
fi  può  ammirare  la  bontà  di  quell'  Òp^ra  con  la  mattirevol  pazienza 
del  Maeftro,  che  Iadipirife  j  reftando  per  lo  più  ignoto  il  nome  del 
fuo  pittore-  ,  per  l'uniformità  dello  ftile  ,  che  per  .0  più  è  fegu  to  da 
varj  Art  fici  di  tal  fcrta  d'operare  1  pennelli  ;  Llfendov  però  chi  con 
forte  marni  ra  fi  è  fatto  fr.<  quei  molto  distinguere  ,  o  con  eccellente 
carattere  ha  f^tto  noto  il  fuo  nome  ;  cerne  per  ragion  di  efempio  fa 
dagli  a'tri  Miniatori  diftinto  ne'  tempi  fuoi 

Gio:  B'ttifia  Anticone  che  (  come  fi  dice  )  alla  fama  delle  celebri 
miniature  di  S  ulfonisba  Angulciola  ,  fi  portò  a  Palermo  ,  ove  quella 
Virtuol  t  Pittrice  dimorava  col  fuo  Spofo  D.  Fabrizio  di  Moncada  ,  ai 
quale  l'avea  mantara  con  regale  munificenza  il  gtnerofo  Filippo  li. 
Re  delle  Spagne  ,  ed  ivi  da  quella  apprefe  l'arte  del  miniare  ,  e  fervi 
ancor  egli  varj  Principi  per  l'Italia  ;  vedendofi  le  fue  op>re  dipinte 
con  forza  di  eolore  ,  e  buon  difegno  ;  come  fi  ofTerva  in  i.ue  mezze  fi- 
gurette  ,  cherapprefent.no  S.Pietro,  e  S.  Paolo  in  e  fa  de' Signori 
Valletta  ,  ove  l'Avo  del  prtfentt  D.  Francefeo  ,  nominato  G.uleppe 
Valletta  ,  fu  cos'i  dilettante  di  pittura  ,  che  non  folo  unì  la  fua  fùmo- 
fa  Libraria  ,  perlaquale  fiera  refo  affai  chiaro  apprtflb  qmfi  tutti 
i  Letterati  di  Europi ,  ma  a  caro  prezzo  cercò  di  avere  ancora  le  pit- 
ture 


2  3  8    Notizie  di  Gio:Anticone,ed  altri 

ture  più  rare  ,  anche  da  oltramontani  Patii ,  per  adornare  il  fuo  pre- 
giato Mufeo  .  Nella  Galleria  del  fu  principe  di  Monttfarchio  il  vec- 
chio ,  vi  erano  ancora  alcune  Ninfe  con  Satiri  ,  che  in  Paefe  fi  ricrea- 
vano ;  com'altresì  in  cafa  del  Duca  di  Magioni  alcune  figure  di  Sante 
Vergini ,  in  mezze  figure  dipinte  con  accurata  diligenza  ,  ma  da^, 
Maeftro , 

Bartolomeo  Pettinato  fi  dice  ,  che  da  Gio:  Battifta  fudu  tto  avef- 
fe  apprcfo  l'arte  della  pittura  in  miniare,  ma  inveghitofi  dell'op*.rar 
de' padelli,  che  faceva  un  Pittore  in  Napoli,  del  quale  non  sb  il  nome, 
s'introdurTe  nella  fua  Scuola  ,  ove  ottimo  Maeftro  divenne  nel  far  Ri- 
tratt  ,  ed  in  qu.ftì  fu  quafi  Tempre  adoperato  ;  ma  egli  invaghito»  di 
veder  altri  Paefi  ,  partì  da  Napoli  ,  né  altro  di  lui  fi  è  potuto  fapere 
da  chi  quefte  notizie  ne"  fuoi  fcritti  ha  lafciate  . 

Gio:  Battifta  Rolli  fu  ancora  bravo  Miniatore  ,  ma  da  chi  avene 

apprefo  il  dipingere  col  rjrfégno  ,  non  è  a  noftra  cognizione  ,   ▼eggen- 

doii  alcune  fuc  opere  nella  Sagreftia  di  S.  Pietro  Martire  ,  che  con  co- 

pi-fìta  di  figurine  martiri  di  Santi  rapprefentano  ;   comi-  ancora  nella 

Sagreftia  delia  Chiefa  di  Gi<«ù  e  Maria  vi  è  un  quadretto  con  entrovi 

la  B. Vergine  còl  Bambino  ,  con  alcuni  Angioli  intorno  .  Le  miniature 

dà  coftui  fono  più  torto  dolci  ,  che  rifentite  di  ofiuri  ,   ma  quelle  deli' 

Anticone  da  noi   fopra  narrato  fono  con  gran  forzi  dipinte  ,  ufando 

,     ...         gran  Mafie  d'ombre  ,  e  poco  lumi  ;    Ottima   regola   per  chi  vuol  far 
Le  lice  ti  re  *  * 

devono  aver  c9mPatirt  l'opere  fue  da  Maeftro  ,  e  con  intelligenza  dipinte. 

poco  »unie  ,  Andrea  di  Vico  fu  ancor  e^li  irjrmto  eccellente  in  miniature  ,  le 

egrind'om-  quili  coaduceva  tutte  a  punta  con  grandiflìma  diligenza  ,    e  fi  dice  , 
bre  ,  per      cfoa  in  qUej  ternpo  fu  molto  adoperato  ,  ma  per  certo  fuc  naturale  al- 
rifako"'1""'  c'er0  ignava  e^er  chiamato  d3  alcun  Titolato  ,  dapo.  he  prelumeva* 
fermar 'l'oc-  c^e  c°iQ'  »  che  voleflè  le  fue  miniature,  andafle  a  cafa  fiw  ad  ordinar- 
ci! io  drchi    gliele,  laonde  ebbe  per  tale  alterigia  a  pa/Tar  alcun  nule  m.ontro  ,  fé 
Je  miri .       non  che  fu  protetto  da  un  Principe  d'Avellino  ,    eh?  più  volte  lo  fot- 
trafli  da'  ntenrtimenci   di  altri  Signori  .   In  cafa   de'  nominati  Signori 
d'Avellino   vi  fono  miniature   di  iiuefio  Pittore  ,  che  Vt-ramerte    par 
che  ibbino   più  delio  (tento  ,  che  della  franchezza  ,  e  quitto  avveniva 
per  efTer  dedito  più  alla  finitura,  che  alla  maeltrìa  ,   rito.cando  ,  e  ri- 
parlando più  volto  le  fue  figure  ,  onde  divenute  più  to#o  fecche  che  nò, 
venivano  a  psrdere  quella  grazia   dell'armonia,  che   fan  gr^te  all'oc- 
chio l'opere  del  Pittore  .   Ad  ogni  modo  però  egli  fu  ft.mrto  ne'  tempi 
fuoi,  ed   i  ritratti  gli  faceva  afiai  fomiglianti  ,  facendoli   btn   pagare 
l'opere  fue  . 

Aniello  Redita  cominciò  affti  bene  ,  e  con  fua  laude  ,  ad  operare 
le  fue  pitture  in  miniatura  ,  avendo  avuto  fcuola  da  un  Pifcr  Fla- 
minio ,  che  in  quel  tsinpo  dimorava  in  Napoli  ,  ed  era  valentuomo 

in 


Fatto 


cu- 


Miniatori.  239 

in  tal  genere  di  pitture;  laonde  Aniello  riufeì  buon  pittore,  e  fece  varj 
ritrattini  ,  ed  alcune  uxorie  a  varie  perfone  nobili ,  come  in  cafa  de' 
Signori  d'Avalos  fi  pub  vedere  ,  le  quali  Illoriette  fervirono  un  tempo 
per  adornamento  nella  Galleria  del  vecchio  Principe  di  Montefarchio. 
Ma  entratogli  in  tetta  l'amor-  di  vaga  giovanetti  po-;o  dipingeva  ,  e 
quel  poro  non  era  di  quella  bontà  che  le  prime  opere  fue  ,  fpendemlo 
quali  tutta  la  giornata  in  federe  ad  una  bottega  ,  che  flava  di  contro 
alle  finellre  di  colei  che  amava  »  ed  e/Tendo  la  Giovane  da  marito  ,  la 
chitfe  a' parenti  di  lei  per  moglie; ma  o  perchè  la  condizione  di  quelli 
fu/Te  migliore  del  Pittore  ,  o  che  altra  ne  fu/Te  la  cagione  ,  gli  venne 
negati  ;  ond'  tgli  crueviofo  di  tal  negativa  ,  fi  propofe  rapirla  a  collo 
della  Vita  ,  e  ad  onca  de' parenti  di  lei  ;  e  facendo  su  tale  imprefa 
fuoi  penfìeri  ,  uno  glieae  venne  in  nvnte  ,  che  firebbe  irato  per  riu- 
f  irgli  ,  e  fu  quello  .  Con  l'occafione  del  Carnovale  folevano  i  menr  -  rr2"?-  c!? 
tovati  parenti  della  Giovane  divertirà"  in  rapprefentare  Commedie  niello  ed 
all'improvifo  ,  ed  alcuni  Rppprefentanti  erano  amici  del  Pittore  ,  onde  efempio  si- 
gli fu  facile  eflèr  da  quelli  introdotti  nella  llinza  ove  le  cofe  per  ia  le  sfrenate 
Commedia  fi  preparavano  ,  ed  ove  la  Giovane  folea  accomodar  velli  Palfj°'U  . 
da  Donna  addoflo  ad  un  Giovanetto  ,  che  la  put3  di  donna  far  foleva 
fra  quelli»  ficche  Aniello  potè  fare  con  lei  appuntamento  (  come  è 
probabile  )  perchè  la  fera,  mentre  fi  ftiva  recitando  ,  Ani. Ilo  ne  portÀ. 
via  l'amata  trivellila  di  uomo  ,  con  gh  ftetlì  abiti  di  qu-.-l  gj  vinetto  , 
che  recitava  lapute  di  donna  .  Accortifi  li  Parenti  man.ar  la  G  o- 
vane ,  fi  diedero  in  furia  a  cercarla  pertutto  ,  ed  avviandoli  elf-r 
dal  Pittore  (lata  rapiti ,  gli  raggiunf.-ro  a  Gaeta  ,  ove  dato  delle  fé. 
nte  sd  Aniello  ,  lo  lafciaron  per  morto  ,  e  la  giovane  aliai  imi  concia 
ricondulT.ro  a  cala  ;  ove  certamente  gii  averebbono  dato  morte  ,  fé 
Rltri  parenti,  edamici  non  l'avelTeio  campata  da  loro.  Intanto  Aniel- 
lo ,  <.he  non  era  morto  ,  come  elfi  avean  creduto  ,  fu  da  alcuni  com» 
palFionevolmente  foccorfo  ,  e  fatto  curare  ;  ma  una  ferita  ricevuta 
in  una  colla  rimafe  infillolita  ,  onde  benché  fi  fulle  poi  riavuto  ,  ed 
avefT.  operato  altre  minii  ture  in  Gaeta  ,  a  capo  di  poco  t~mpo  di 
tal  ferita  morì  ,  e  la  giovane  riruhiufa  in  un  MonilUro  ivi  finì  i  fuoi 
giorni  i  inf.gnando  a  tutti  con  tale  efempio  ,  che  il  fenfo,  e  la  difub- 
bidienza  portata  a' Genitori,  non  apportano  altro  ,  che  precipizi, 
ed  infelice  fine  . 

Francef;o  Caputo  fu  infin  dalla  fluola  di  lettere  inclinato  al  di- 
ftgno  ,  efTendo  ancor  fanciullo  ,  onde  miniava  que'Santini  ,  che  mol- 
te volte  da'  Maellri  d<  f  uola  foglion  darfi  a  que'  fanciulli  ,  che  nelle 
lezzioni  nportan  premj  ;  Per  la  qual  cofa  fu  appli  ato  da'  Genitori 
con  un  pittore  prr  app.,rare  il  dìfegno  >  ma  egli  ul-rulo  la  fama  delle 
miniature  di  Gio:  Battifla  Rolli ,  tirato  dal  genio  inclinato    a  quelle  , 

Volle 


240    Notizie  di  Gio:AnticoneecI  altri 

volle  p.fsre  alla  fcuola  di  quel  Pittore  ,  dai  quale   fu  con  amorevo- 
lezza intignato  ;   laonde  avanziteli  mirabilmente  nell'arte,  fervi  al 
Maeftro  di  :  fóto   in  molti  lavori  di  miniature  ,  ed  arrivò    a  Cai  fegno 
la  benevolenza  di  quello  ,  che  gli  diede  per  moglie  una  fu  a  figliuola  > 
e  fi  rimafe  in  cafa  del  Suocero  ,  lavorando  infieme  in  canta  ,  ed  in  pa-» 
ce  fino  si  la  morte  di  quello  ;  d^po  della  quale  feguitò  a  fare  varj  pen- 
fieri  di  Storie  S^gre  ,  per  adornamento  di  Sagre  Bibie  ,  e  per  libri  da 
Coro  ,  come  erano  aliai  in  ufo  a'  (uoi  temp  ;  lavorando  altresì    altre 
Storie  profane  fecondo  le  richiefte  fìttegli  da  coloro  che  le  cercavano, 
delle  quali  buon  numero  ne  avea  raccolte   D.  Paolo  Dentice  ,  Cava- 
liere ('ilettantillìmo  ,   ed  amantiffimo  della  Pittura  ,  oltre  di  quattro 
Storie  Sagre  ,  «.he  poflVdeva  l'Abate   di  S.  Maria  a  Cappella  D.  Fran- 
cefeo  Pandone  ,  le  quali  i(lork  erano  ,  una  Predica  di  S.  G,o:Battilìa  , 
una   di  S.  Paolo  Comp  gna  ,  il  Cieco  nato  illuminato  dal  Salvatore  , 
e  la  Converfione  dell;,  M  ddahna  in  cafa  di  Simrn  Farifeo  .  Circa  poi 
del  tempo,in  cui  venne  a  morte  Francefco,refla  a  n.»i  ignoto.non  aven- 
dolo notato  niun   di  que'  Scrittor   ,  che  l'opere    di  quelli  pittori  di 
miniature  lafciarono  ne'  loro  fentti  regiftrate  i  e  D.  Camillo  Tutini, 
ne*  fuoi  manofentti  ,  che  nella  famofa  Libraria   di  S.  Angelo   a  Nido 
fi  confervano  ,  facendo  de'  loro  nomi  ricordanza  ,  gli  loda  folamcnte 
come  buoni  pittori  di  miniatura  .  Laonde  noi  non  polliamo  altro  di 
certo  affermacele  non  che  fiorirono  colloro  un  dopo  l'altro  dal  1  ?8o. 
in  circa,  infinoal  i6fo.  o  poco  più  ,  e  tanto  badi  per  onorata  me- 
moria di  quelli  v  rtuoli  Pittori  in  miniature  ,  effendovi  (lati  altri  ec- 
cellenti Artefi  1  prima  ,  e  dopo  in  tal  genere,  e  che  fecero  eccellente- 
mente di  fiori  ,  e  frutta  ,  ma  a  noi  infine  ad  ora  non  è  nufcito  aver- 
ne accertate  not  zie  de' loro  nomi  ,  e  dell' opere   loro;  come  ancora 
da  chi  tal  genere  di  pittura  apprefo  avellerò  ,  e  ciò  accade  per   la  già 
nota  negligenza  de'  noftri  trapaflati  Scrittori  ;  della  quale   più  d'  una 
volta  in  quell'opera  fé  n'  è  fatta  parola  . 

Fine  delle  Memorie  de'  nitori  di  Miniatura . 


MI- 


M    E    M    O    R    l*k 

D    I 

ONOFRIO  PALOMBA, 

Pietro  Afefa,  Giufei)pe  Agelio,  Ni- 
colò di  Simone ,  Muzio  Rolli ,  Do- 
menico de  Benedittis,  Orazio 
Scoppa  ,  e  P  Acquarelli 
Pittori . 

Continuando  l'ordine  prefo  circa  le  notizie  di  alcuni  ,  cne  a  Sran- 
pena  fi  f-no  rinvenute  ,   e  che  forta  di  pitture  opera/H  ro  ,  dire- 
ni-, prima  di  Onofrio  Palombi  ,  il  quale  ebbe  i  fuoi  principi  da  Gio: 
B  ttiftello  Caraiciuolo  ,  ma  venuta  in  Napoli  Artemifia  Gentilefchi  , 
bflèrvata  la  bella  maniera  di  cortei  ,  volfe  effer  fuo  Difcepob  ,   onde 
tee  un  mifto  de' colori  del  Caracciuolo   eh' è  rifentito  ,  con   la   dol- 
cezza delle  Gentilefchi  ,  e  riufeì  buon  Pittore  ,  e  le  fue  opere  non  di- 
fpiacciono  a'  Profeflori  ;   come  fi  puoi  vedere  dal  quadro   di  S.  Gen- 
naro locato  fu  l'Altare  di  una  Cappella  ,  n-lla  Ch  efa  de'  Pellegrini  t 
ove  il  Santo  fituato  fu  le  nuvole  ,  con  accompagnamento  d'  Angioli  , 
I  priega  per  la  Città  di  Napoli  ,  che  in  lontananza  fi  ved-  afT  i  ben  di- 
pinta  dal  p  nndlo  di  Monsù  Defiderio  ,   lodatiffimo    Pittore  di    prò-  j^^""^ 
(petti ve  .   In  altri  luoghi  pubblici  ,  ecafe  private    vi  fono  opere  del    .  £  dt_t~ 
\  palomba  ,  il  quale  poche  opere  fece,  a  cagion  che  inquietatoli  per  una  m  ,nsù  Uè* 
;  fua  lite  con  parenti  vi  ptrdè  quafi  il  cervello  appretto  de'  Curiali  ,  ed  fìckrio. 
afRitmza  ne' Tribunali  .  Fiorì  quefto  Pittore  circa  il  1640- 

Pietro  Afefa  d<  Ila  Provincia  di  Bafilicata    fu    ottimo  Pittore,  e 
fieri  eira  il  i6fo.  Vi  fono  fue  pitture  nella  Chiefa  de'  Frati  Conven- 
tuali  di  Marfico   Nuovo,  ove  il  Quadro  dell'Aitar  Maggiore,  che 
;  rapprefenta  1'  Affiintà  è  opera  lodatiilìma  dagl'intendenti.   Così    di- 
pi  k  in  altre  Chiefe  del  Vallo  di  Diana  ,  e  nella   Città   di   Sala  ,  evo 
■   la  Chiefa  di  S.  Sofia  oggi  diruta  ,   ed  abbandonata  ,  è  tutta    dipinta  a 
frelco  da  lui  con  fref  hezza  mirabile  di  colore  ,  ed    una    vaghezza   che 
incanta  ,  e  maflìmamente  ne'  panni  cangianti  ,  che  fon  maravìgliofi. 
:   DipinO  ancora  la  Cappella  di  S.  Prifco  fuori  di  detta  Città  ,  anche  di- 
TQMO  li.  H  h  ™ta 


242  Memorie  di  Onofrio  Palomba  &c. 

ruta  ,  ed  abbandonatale  vi  fono  ancora  figure  beliilììme,  che  fi  con- 
fervano  ad  onta  del  tempo  ,  perlochè  delle   fue  opere   riportò  fommo 
vanto  .  Cortili  fece  i  fuoi  ftudj  per  la  Lombardia  ,  ecaptando  in  una 
Città  di  quelle  parti  ,    udendo  la  fama  di  un   tal    Pittore  (  del  quale  , 
Pittore   ,r  e  della  Città  non  è  a  noi  pervenuta  ìa  notizia  del  nome  J   per    vederlo 
gran  nome,  operare    vi   fi  accomodò   per  fervidore  :    ma   vedutolo   bozzare,   e 
e  niun    va-  rito  care  un  quadro  ,   fc  ne  ftee  b  fFe  ,  e  colto  il  tempo,  in  cui    il    Pa- 
iole avvi.i-  drone  non  era  jn  ca|"a  5  g]j  dipinfe  una  mezza   figura  ,  che  da   lui  fu 
o    a    rimo  ammir;iCa  j  e  così  divulaolfi  il  cafo  :    dipinfe   in   quella,  ed  in  altre 
con   una_j  Citta  opere  moite  ;  ma  fmpre  perleguitato  ri   avverla  (irte,  attelo- 
mezza  figu-  che  eran  fcarfamente  riconofciute  le  fue  virtuofe  ,  ed  onorate  fatiche, 
ra  •  e  finalmente  all'ai  povero  fi  morì . 

Di  Giufcppe  Agelio  da  Sorrento  fa  menzione  il  Cavalier  Gio:Ik- 
glione  ,  al/ò/.  516.,  ove  dice  ,  che  il  P.  Matteo  Teatino  dipinfe  la 
volta  della  Chiefa  de'  Padri  di  S-  Silveftro  nel  Quirinale  ,  nella  parte 
del  Coro  ,  con  ornamenti  ,  e  profpettive  intorno  alle  figure  di  Giu- 
f.ppe,  nominandolo  allievo  del  Cavalier  dalle  Pomanncie  .  L'  Aba- 
te Titi  nel  fuo  libro  dell' Ammeftramento  delle  Pitture,  &c.  delle 
Chiefe  di  Roma  ,  z\ful.  183.  trattando  delia  Chiefa  di  S.  Maria  delle 
Grazie,  nel  Capitolo  di  S.  Francefca  Romana  ,  dice,  che  le  pitture  a 
frefeo  della  Tribuna  fono  di  Criftofano  Cafolano  ,  e  dell' Agelio  da 
Sorrento  .  A  foglio  $  1  f.  lo  fteflb  Abate  Titi  ,  trattando  della  Chiefa 
di  S.  Silveftro  delle  Monache  dice  così  . 

il  catino  della  Croce  della  Chiefa  difinto  a  frefeo  con  Dio  fadre 
ed  Angioli  ,  ne'  Triangoli  del  medefrao  quattro  Santi  ,  fono  opere 
terminate  dal  Roncalli  ,  con  l'aito  di  Ciufeppe  Agelio  ,  e  del  Cafola- 
ni  ,  fuoi  Al  li  ivi  1  che  dipinfero  il  refante  attorno  all'Aitar  Mag- 
giore . 

Ed  ecco  con  quefte  fcarfe  notizie  terminato  il  racconto  di  quello 
virtuofo  pittore  ,  poiché  altre  non  abbiamo  ,  né  che  vi  fi.  no  nella  no- 
flra  Città  opere  fue  ,  laonde  in  comprobjzione  dell'anzidetto,  dire- 
mo ,  che  il  Pi  Orlandi  nel  fuo  Abecedario  Pittorico/r^/Vo  196.  dice, 
che  dipinfe  di  Profpettive  ,  e  di  figure  ,  ed  ajutò  molti  valenti  Pitto- 
ri ,  in  varj  luoghi  pubblici  di  Roma. 

N.colò  di  Simone  fu  ragionevol  Pittore  de'  fuoi  tempi,  dapoichc 
condurle  1'  opere  che  egli  fece  con  ftudio  ,  e  con  amore  3  come  li  puoi 
vedere  dalla  Cupola  con  altre  pitture  a  frefeo  nella  Chiefa  di  S.Loren- 
zo ;  ed  in  quella  di  S.Petito  vi  è  di  fuo  il  Martirio  del  Santo  d  pinto  ad 
olio  in  un  quadro  fituato  nella  fua  Cappella  .  Coftui  fi  dice,  che  po- 
co lavorò  in  Napoli  ,  perciocché  e/Tendo  amantt  di  cofe  nuove  ,  col 
comodo  di  fua  cafa  ,  fece  molti  viaggi  ,  ed  andò  nella  Spagna  ,  e  a 
Portogallo,  finche  divenuto  vecchio  ,  ritornato  alla  Patria  vrfl'e  lie- 
ta».U- 


Pittori.  243 

tamente  con  gli  amici,  raccontando  novelle  ,  il  rimanente  degli  anni 
("noi  ,  dipingendo  (blamente  di  genio  qualche  Immagine  facraper  far- 
ne a  quelli  rega  o. 

Muzio  Redi  fiorì  eira  il  1645-.  mentrechè,corrre  dice  l'  Abece- 
dario  Pittorico  ,  I  foglio  327.  ,  ed  il  M.ahn\  foglio  654. ,  dipinfe  nella 
Certofa  di  Bologna   il   gran   quadro  della  Nafcita   del    Salvatore,   a 

competenza  del  Canuti,  del  B  biena  ,  del  Sirani ,  e  della  Sirana,  con  _. 
•ri  •  j^  ».     a      ■        »    i-  r  r     o  Lf       n       Pittura  am- 

riloluta  maniera,  e  da  M.ieltro  in  età  di  Ioli  15.  anni  ,   che  lece  (tu-   m;ra{jiie  dì 

pire  tutti  que'  Prof: fiori  ,  che  lo  videro  ,   e  che   lo    conobbero  ,   ve-  un     giova- 
dendo  in  un  giovanetto  di  sì  poca  età  canto  ardire  ,  e  tanto  fapere  .  netto  di  ì  $• 
Venuto  in  N.poli  dipmfe  la  Tribuna  della  Ghieia  di  S.  Pietro  a   Ma-  anni. 
jella  1   con  felicità  di  Pennello  ,  e   con   buono   componimento  ;  ma 
nel  modernarfi  la  Chiefa  ultimamente  fi  perderono  quelle  preziofe  pit- 
ture ,  efiendo  operate  su  la  tonaca  a  frefeo  .   Quello  Pittore  avereb- 
be  fitto  moto  onore  alla  Patria  le  fufle  più  viflìito  ,  avanzandoli  anco 
con  f  età  il  fapere  ,  ma  invida  morte  lo  tolfe  al  Mondo  ,  ed  a'  fuoi 
C trae!  ni  in  età  di  1  f.  anni  in  enea  .   Coftui  ebbe  i  principi   dal  Cav: 
Maltinto  Stanzioni  ,   ed  efiendo  ..ncor  giovanetto  diede  a  divedere  al 
Mar  ilio  la  gran  nufeita  doveva  fare  nella  Pittura  ;  e  fentendo  dal  me-       . 
deiìmo  dir  p  ù  \  o'te  :   B---ati  que'  giovani,  che  hanno  la  forte  aver  un    j*  {  £•      W 
Guido  R.  ni  per  Maeltro  :   accefo  perciò  d'  ardente   defidcrio    di   farli  ger  Maflìmo 
feohro  di  quello  ,   col  comodo  d'un  fuo  Zio   facoltofo  ,  che  tenera-  in    lode    di 
mente  l'amava  ,  in  fua  compagnia  lì  condufie  a  Bologna  in  età  di  1  f.  Guido   Re- 
anni  ,  e  s'introdufie  neila  fcuola  di  Guido  ,   benché    poco  vi  dimorò  nI* 
a  tagion  di  fua  morte  ,  ..he  fuccedè  nell'  anno  1642.  ma  in  quel  poco 
tempo  ,  che  fi  dice  fu  circa  due  anni  ,  aiutato  da  pronto  naturale  ,  e 
dallo  ftudio  ,   fece  tal  riufeita  ,  che  gli  fu  allocato  il  quadro   fuddetto 
da'  Monaci  Certofini  in  Bologna  .  La  dehcate2zi  perù  della  fu.  com- 
pleiììone  opprefia  da'  continu.  fuoi  fèueij  ,  gli  partorì  il   male   di  tilì- 
chezza,  che  con  univerfil  fentimento  gli  tolfe  in  brieve  la  vita. 

Domenico  de  B°nedittis  nato  circa  il  1  61  o.  nella  Terra  allora  , 
ora  Città  di  Piedimonte  d'  Alife  ,   fentifiì  da  fanciullo   inclinato  al  di-  1  •'!  1  jf! f-Ic- 
Kgno  ,   laonde  in  Napoli  ebbe  i  primi  rudimenti  dell'  arte    da    F..b*i-  ca  cicca  da 
710  Santa  fede  ,    indi  palfato  in  Roma  con  un  (uo  congiunti   in    tempo  Cai  lo   Re-» 
che  vi  fiorivano  tanti  v  denti    Pittori  ,  s'  invaghì  dell'elegante    mi-  delle  due  Si 

-"1*         h        VI 

niera  di  Guido  Reni  ,  onde  volle  fuo  dif.  epolo  divenire,  e  con  lac,v!  ?  - 
1-orta  di  quel  raro  maeltro  ,  valentuomo  divenne  ;  come  li  vede  nel-  ej0,„i, cuo- 
ia volta  della  Chiefa  di  D.  Regina  dipinta  a  frefeo  ,  ove  in  quadri  ri-  rando  con_f 
partiti  fra  cornici  di  ftucco  dorati  ,  ha  efpreflb  1,  Vita  della  B.  Ver-  la  fua  Corte 
gin.-,  con  altre  belle  figure  ,  e  virtù  fimboliche  della  gran  Madre  J1  Duca  di 
'  I  Salvatore  ;  quali  p.tture  ebbero  molta  i-cle   dagl'  intendenti  ,  ef-     ^Niccolò 


11  —  o      »  U.  ini  e  coi" 

fendo  condotte  fu  Io  Itile  di  Guido,  che    vale   a   dire,   con  perfetta  qìcu,ì0  d'< 

H  h     2  ma-       Aragona. 


2  44  Memorie  di  Onofrio  Palomba  5cc. 

maniera  •  Dicefi,  che  Domanico  dipingerle  altre  oper-p.r  lo  Re- 
gno ,  e  per  varj  particolari  ,  delle  qu  ili  non  avendo  noi  ninna 
notizia  ,  paflaremo  a  far  parola,  come  allettato  dall'amor  del- 
la Patria,  e  de' Congiunti  ,  fi  ritiro  a  Piedimontr.  ove  effondo 
bene  agiato  de'  fuoi  averi  ,  attefe  a  djrfi  dip->rt  ,  d  p  ngendo  per  ge- 
rì o  ,  e  per  alenai  fuo  conofeente  ,  finche  giunto  all'  età  di  68.  anni , 
lafciòdi  vivere  circa  gli  anni  1678. 

OnzioScoppa  ftampo  nell'  anno  1642. un  eru  lito  Libro  di  mol- 
ti ,  e  varj  ornamenti  per  Urne  ,  Piramidi ,   Braccieri  d'  Altare  ,  ed 
altre  bdle  invenzioni  per  tener  lumi  accefi ,    di    varie  capricciofe   fi- 
gure ;, formando  in  qu  1  fuo  libro  Incenfieri  ,  navicelle  da  tener   in- 
cenzo,  ed  altri  molti  capricci  per  comodo  degli  Ornamentifti»  come  fi 
vede  nelle  fuddette  ftampejnè  altra  notizia  di  coltui  fi  è  potuta  avere, 
in  che  genere  efercitaffe  quelli  fuoi  ornamenti  ,  fé  in  pittura  ,  in  in- 
tagli ,   od  in  getti  ,  come   probabilmente   fi   finna  ;   trovando  fola- 
mente  notato  nella  notizia  dell'Acquarelli  ,  che  fiegue  ,  che  infieme 
con  Io  Scoppa  fecero  lavori  di  profptttive  ;  non  nominando  il    nome 
d'  Orazio  j  che  fé  fu  (Te  coltui ,   certamente  gli  fi  converrebbe  il  van- 
to di  buon  Pittor  d'  ornamenti ,   e  delle  Profpettive  ,  e  pero  da  noi  fi 
riporta  appreiTo  di  lui  la  memoria  dell'altro  on-iaimnrifta  che  fiegue  . 
V  Acquarelli  ,  (  che  altro  nome  di  co/lui  non  abbiamo  )  fu  a  fuoi 
tempi  famofo  ornarne  titilla  ,  e  fece  gli  ornamenti  nella   Cbiefa   di   S. 
Scoppa   fo-  Paolo  Maggiore  ;   Fu  anch',  pittore  di  profpettive ,   ma   unito   con  lo 
.temente  è   Scoppa  ,  (  eh;  era  miglior  di  lui  nel  dipingere  le   l'rofpettive  ,  oltre 
notato  nel    Jgp/j  ornamenti  )  di  piffero  varie  vedati  di  [cene  per  Teatri  ,  e  fece- 
qui  rip  rea  rovar]  orua-nenti  ne   P,ila°gi  di  virj  Signori  dH  Regno i    avendo  di- 
to. "  finto  molti  Portici  ,    ed  altri  lunghi  per  lo  Marche/e  del  fallo  ,   che  li 
chiamò  ne'  fuoi  Stati  ;   Così  ancora    f  Acquarelli  fece    bellijfime   in- 
venzioni di  Carri  per  mafeherate  ,    ed  altre  Machine  per  le   Chiefe  , 
in  occafioni  difeftività  ,   0  d'  effofizione  del  Venerabile  :   Di    conui  fa 
menzione  il Samelli ,   ed  altri  no/ìri  Scrittori  ,  trattando  degli   or- 
namenti di  varie  Chiefe  Napolitane. 

Fine  delle  Memorie  de7  j "addetti  Pittori. 


ME- 


E    M    O    R    1% 

D     I 

GIO:  ANTONIO  SANTORO 

- 

Gio:  di  Gregorio ,  Luigi  Carbone  , 
Gio:  Bernardino  Afbleni ,  Teodo- 
ro d'Errico,  Alefandro  Fran- 
cefi  ,  Girolamo  d'Arena, 
e  Carlo  Sellkto 
Pittori . 

Siccome  addietro  fi  è  fìtta  menzione  di  molti  Pittori  ,  che  nel  quin» 
todecimo  fccolo  furon  primi  adopenre  i  colori  »  regiftrandone 
quelle  fcarfe  notizie  ,  che  di  tilì  fi  fono  avute  ,  così  di  colloro  ,  che 
nel  fufTegu-nte  fecolo  han  fiorito  ,  le  poche  opere  descriveremo  ,  ba- 
dando notar  il  nome  dell'  Art  fice  per  involarlo  all'  oblivione  ,  e  con» 
fonarlo  alla  glori a  ,  e  primi  farem  parola  di 

Gio:  Antonio  Smt  ro,  che  fiorì  nel  1600.,  dipoi. he  q'iefto 
millelimo  fi  vede  notato  col  fuo  nome ,  nella  tivola  della  Cappella 
de' Sacerdoti  Miflìonsrj ,  tretta  nel  Vef  ovado  ,  td  ove  vi  è  dipinta 
la  Votazione  ,  che  fete  la  B.  Vergine  a  S.  Hif.b  tta  ,  e  fopta  in  al- 
tro quadre  tto  vi  è  il  Padre  Eterno  .  Opera  dipinta  con  diligenza  ,  e  <  on 
bella  frefihezza  di  colori  .  Nella  Chiefa  di  S.  Bartolomeo  vedefi  di  fua 
mano  in  un  Aitare  della  feconda  Cappella  dal  canto  dell'  Epiftola  ,  la 
Beuta  Vergane  feduta  su  le  nubi ,  che  tiene  il  fuo  Divino  Figliuolo  in 
fem  ,  con  varie  tette  di  Cherubini  ,  ed  a  b-iflb  vi  ha  dipinto  un  bel 
Pacfe  . 

Dì  noftro  Ai-Sandro  Francefi  fa  onoratiffima  menzione  l'Abate 
Titi  ,  nel  fu.)  utiliilìmo  ,  e  curiofillìmo  amimeftramsnto  delle  Pitture 
di  Roma  ,  ove  A  foglio  117.  deferivenio  le  pitture  di  S.  Andrea  della 
Valle  dice  così  . 

Nella  Cappslletta  ,  che  fiegue  Continuando  il  giro  ,  vi  fono  dipinti 
stir  Altare  certi  Angioli  dal  Cavalier  Lanfranco  ,  con  foco  gu.'io  con- 
dotti .   ~ti.il mezzo  vi  è  un  ìmapine  di  Maria  Vi.rs.ine  col  Bambino.,  e  da, 

baffo 


2*4  6     Memorie  di  Gio:Santoro,&c. 

bajjo  S.  Giufeppe  ,  S.  Giùvachimo  ,  e  S.  Anna  ,  figure  in  piedi  ,dili. 
gentemento  condotte  da  Alefandro  Francefi  Napolitano. 

Qui  fi  deve  avvertire  ,  che  gli  Angioli  del  Lanfranco  furono' fat- 
ti dipingere  per  fare  ornimentoal  fuddetto  qua  !ro  Iodico  dal  Titi  co- 
me opera  dipinta  con  diligenza  ,  la  quale  se  forte  fiata  ordinaria  o  me- 
diocre ,  l'averebbono  certamente  fatta  dipingere  al  Lanfranco  ,  o  al» 
meno  ritoccarla  da  quell'  eccellente  Maeftro  ,  tuttoché  l'Abate  Titi 
dica  ,  che  quegli  Angioli  da  lui  ivi  dipinti  fiano  con  poco  gufto  con- 
dotti ;  conche  reità  con  tale  argomento  provato  chiaramente  ,  che  Ale- 
fandro Francefi  fu  buon  Pittore  a  pari  di  que'grand'Llomini  che  nel  fuo 
tempo  fiorirono  :  Lo  fteflb  Abate  ragionando  della  Chiefa  di  S.  Agata 
dice  ,  che  :  Li  due  Santi  con  l'Immagine  della  Madonna  di  Monte  Ver- 
gine portata  dagli  Angioli  ,  fono  fatiche  colorite  da  Ahfandro  francefi 
Napolitano  :  Indi  defcrivendo  la  Chiefa  di  S.  Maria  Tr  fpontina,  dice, 
che  la  volta  della  C  ppella.  di  S.  Canuto  doveva  efler  dipinta  a  frefco 
da  Alefandro  Francefi  ,  dicendo  ,  che  ne  ho  vijio  i  cartoni  ,  e  per  ejjer 
giovane  ,  fi  e  portato  ajjai  bene  ;  e  tanto  bajìi  di  Ahfaniro  Francefi 
per  far  nota  la  fua  virtù  . 

Giovanni  di  Gregorio  della  Terra  di  Pietrafefa  ,  12.  miglia  lon- 
tano da  Potenza  ,  nella  Calabria  ;  fi  dice  ,  che  fuffe  della  fcuola  Ca- 
racccfca  ,  e  fiorì  nel  1600.  Vedendofi  nella  nominata  Cica"  di  Poten- 
za il  Chiodo  de'  Padri  Conventuali  dipinto  con  tal  maeftrìa  ,  e  bellez- 
za ,  che  i  Profeiìòn  me  de  fimi  ne  cantano  le  laudi  ,  alfcrendo  efler  ben 
intefe  quelle  pitture  de'  precetti  dell'  arte  ,  e  foprattutto  ,  he  elleno 
fono  difegnate  a  maraviglia  ,  e  ben  meffi  infieme  i  componimenti, leg- 
gendofi  il  nome  di  queito  Pittore  tra  l'albero  della  Rehgone  ,  ed  il 
quadro  dove  è  efpielfb  il  miracolo  fucceduto  in  peri  na  del  Cmonico 
incredulo  delle  Sacre  Stimmate  del  S,  Padre  Francefco  ,  rimanendo  egli 
ancora  itimmatizzato  ,  ed  ivi  è  fcritto  :  Joanner  de  Gregorio  ,  Terra 
Tetra  Fuji*  pingebat  Anno  Domini  M.  D.  C.  IX.  Di  coltui  vedt  fi  anco- 
ra uella  Terra  crei  Vallo  di  Diana  fuori  'ielle  mura  vicino  alla  Città 
di  Sala  una  Chiefuola  mezza  diruta  ,  e  difmeiTa  degli  ufi  f.cri  ,  e  p:r- 
ciò  abandonata  ,  alcune  pitture  maltrattate  bensì  più  dall'  umido  ,  e 
dal  mal  governo  di  detta  Chief3  ,  uie  da!  tunpo  ,  fna  cRe  alcune  fi- 
gure ad  onta  di  tante  dilgrazie  fi  confervino  beniflìmo  ,  e  fra  quefte 
due  S.  Vef.ovi  ,  cosi  frefehi  dipinti,  che  fono  miraviglinfi  .  C'SÌ 
nella  Chiefa  di  S.  Sofia  della  mentovata  Città  di  Sala  ,  anch'  difmeffa, 
e  diruta  ,  vi  fono  pitture  di  Gio:  ,  che  come  r-ppomn  lode  al  Ino  no- 
me ,   così  fanno  ccmpaiììone  per  vederle  cesi  malamente  trattate. 

Si  dice  ,  che  Luigi  Carbone  nalctlTc  nella  grefla  Terra  di  Mar- 
cianifi  ,  da  Genitori  Napolitani,  che  colà  fi  era n' portati  per  a!' uni 
loro  inttreifi  ,  e  che  rimafo   appreflb  alcuni  Parenti  ,  ed  Ami-i,  fu 

da 


Pittori.  247 

da  qu- III  fatto    attendere  alla  (cuoia   di  Gramatica    infino  all'età   Ji 
13,  anni.   Ma   il  Fanciullo    non  poteva  refiftere   ad  un  naturali;    un- 
p.i.fo,  che  del  continuo  l'accendeva    il  desiderio  d'imparar  l'arte    rli 
difrgno  :  e  non  vedeva  mai   una  pittura  ,  eh'  e'   non  s'ingegnale  del 
copiarla  in  quel  modo  ,  che  pcteva  fare  allora   un  fuo  pari  ,  che  non 
mai  avea  veduto  matitatoio  ,  o  pennel  o  ;  ed  andò    la  cofa  tant'oltre, 
eh  J  1  parenti    di  lui    l'applicarono  a  quell'  arte,  (otto  la  dilciplina  di 
un  Pi t cor  Capuano,   che  più  di  Patii  ,  che  di  figure  dilettava!!  ;  laon- 
de Luigi  se  n'invaghì  ,  ed  ancorché  avelie  molto  Itudio  fatto  per  le  fi- 
gure ,  ad  ogni  modo  actefe  a  far  paeii  ,  dif-gnando  Vedute  ,  picciole 
Ville  ,  Pi  ni ,   «  Montagne  con  varj  bof.hi  ,  je  tronchi  ,  onde  diven- 
ne pratico    Pittore  in  quei  g-nete  .    Indi  udita  la  fama  di  Paolo  Brillo, 
che  in  Rima  con  tanta  l'uà  lode  op-rava  ,   lo  volle   conofeere,  portan- 
doli in  quell'  ainu  Città  ,  dove  finì  di  perfezionarli ,  ad  ove  conobbe 
varj  Valentuomini  di  pittura  .  Girò    per  l'Italia  ,  e   fi  trattenne  al- 
oni tempo  in  Venezia  ,  indi  venuto  in  Napoli  operò  ptr  molti  Signo- 
ri li  fuoi  belli  Paefi  ,  ne'  quali  introduceva  alle  volte   inondamenti  di 
fiumi  ,  cadute  di  fui m  ni  ,   venti   impellici!  ,  e   bonafche  ,  che  gli 
acquilbrono  molto  credito  ,  elTendo   da  belle   figurine  accompagnati 
li  fuoi  paeli  :   ma  fitto  idropico  de'  pulmoni  lafciò  la  fpoglia  mortale 
in  età  ancor  frefea  ,  furono   le  pitture   di  colini  circa   gli  anni   1600. 
della  noftra  redenzione . 

Il  P.  Orlandi  nel  fuo  Abecedario  Pittorico  fupponendo  ,  che  il 
nobile  Scnctore  delle  Vite  de'  Genovefi  Pittori  Rafaele  Soprani  abbia 
prefo  abbaglio  nel  deferivere  le  notizie  ,  e  l'opere  di  Gio;  Bernardino 
Azzobni  ,  così  ragiona  di  Giovan  Bernardino  Afoleni  » 

Gio:  Bernardino  Afoleni  Napolitano  ,  dal  Soprani  fot.  ?i^<  detta 
Aiz'lini  t  e  per  sbaglio  fcritto  nel  ifio.  in  Genova  ,  quando  fi  tre 
va  [critto  nel  libro  degli  Accademici  Ut  tori  di  Roma  nel  161S.  ne' 
ritratti  ,  e  nelle  ;?orie  di  cera  colorite  non  ebbe  pari ,  efufttblime  in-* 
ventare  . 

Di  quefii  due  Scrittori  veraciflìme  fono   d'amendue  le  notizie  ,   e 
se  l'abbaglio  cader  dovefll-  in  alcun  di  loro  ,   (farebbe  più  toflo  bene  al 
P.Orlandi,  perciocché,  o  non  hene  apprefe  ciò    che  il   Soprani   ne 
(enffe  circa  l'opere  dell'  Azzolini ,  e  la  diftinzione  del  genere  loro  ,  o 
0  fé  la  comprile  ,  la  dimenticò  ,  ricordandoli  folo  del  nome  ,   e  quali 
fomigliante  cognome  del  fuo  Jefcritto  Afoleni;  per  lo  quale  argomen- 
to refta  chiaramente  provato  ,  che  1*  Azzolini  dipinfe  figure  ,  ed  ornò, 
de'  fuoi  Quadri  le  Chitfe  deferitte  dal  Soprani  di  Genovi,le  di  cui  no- 
tizie abbiamo  riportate  innanzi  ,  in  quefto  medefimo  libro  ,  con  far- 
ne minzione  onorata  i  che  fé  bene  li  diletta  ancor  quello  di  far  lavo- 
ri di  cera  ,  anche  beìhffirni  *  fu  però  a  mio  credere  più  tolto  per  fuo 

diletto 


148     Memorie  di  Gio:Santoro5&c. 

Hiletto  ,   che  per  elercizio  di  prof. filone  ,  come  aflolut  cm-.nte    fu  in 
Giovan-Bcrnardino  Afoleni  ,   che  fé  dipinfe  ,   non  operò  fi  non  qual- 
che ritratto  ,  ma  non  fu  come  quello  ,  già  pittore   d'Iftone  copiofe  .' 
E  fé  da  noi  altri  quadri  del  primo  non  fi  rapportano, ciò  accade  per  di- 
fetto di  notizie  ,   e  per  non  aver  cognizione  veruna   di  fua   maniera, 
come  quello  ,  che  vifle  ,    ed  operò  nel  princip.o  del    i  foo.  fuori  di 
Napoli  le  fue  pitture  .   Cosi  refta  provato  ,  che  P  Afoìini    fece  egre- 
giamente di  cera  Colorite  ftorie  ,  e  rifritti  ,  come  nferifce    veracif- 
fimamente  P  Abecedario  ,  che  folo  bìdando  al  nome  non  fece  diftin- 
zione  ,   che  quefto  lavorava  picciole  iltorie  con  la  cera  ,  e  quello  di- 
pingeva opere  grandi   su  gran  Tavole  concolori  ad  oiio  ,    ed  a  frefco, 
per  adcrn  re  le  Chiefe  :  come  dice  il  Soprani.  Dell' Afoleni    fi  ha, 
che  dopo  trattenutofi  in  vr.rj  luoghi  d'  Italia  ,   e  d'Alemagna  ,   ntor- 
nafTe  alla  Patria  ,  ove  virtuofamente  operando  j  fuoi  belli  ,  e  pr  ziofi 
lavori  ,  finì  di  vivere  .    Di  quefto  virtuofo  vedefi  in  Cafa  de'Signori 
Valletta  una  S.  Maria  Maddalena  penitente  ,  ed  una  S.  Orfola  molto 
belle  ;  In  Cafa  del  Dottor  Camillo  Barbaref.  in  faccia  al   Palagio  del 
Nunzio  AppoftolK  o  fi  vedono  dentro  capici  ,  ed  alte  cornici  d'  ebano 
quattro  ìftorie  di  figure  circa  un  palmo  d'altezza  ,  nelle  quali  ha  figu- 
rato in  una  un  S.  Euftachio ,  in  atto  di  adorare  il  CrocifiiTo  ,  apparu- 
to  fra  le  corna  della  Cerva  ,  vedefi   in  un  altro  un  S.  Eremita    peni- 
tente  nelP  Eramo,  in  .ìtto   di  adorare  un  Crocifiilb  ,  così  nel  terzo 
vi  è  una   S.  Eufrafina   Vergine  ,   con    bello    Angioletto    ,  che    li 
porta  la  palma  .    Nel  quarto  poi  vi  è  una  maravigliofa  figura  di  S.  Se- 
baftiano  legato  a  un  tr  n^o  ,  a  cui  una  pietofa  Donna  leva  con  carita- 
tiva diligenza  li  Tirali  afflili  nelle  ferite,   ed   in  vero  cofa  più  efpreliì- 
va  non  pub  defiderarG  ,  elìendo  ottimamente  difegnate  ,  ed  intefe  di 
notomis;  la  bt  llezza  di  quelli  quadri  è  p.ù  facile  immaginarli,  che    de. 
fcrivrrfi,  per  la  perfezione  ,  adornamenti  di  Paefi, di  belli  fiti,  d'erbe, 
e  di  fiori,  né  vi  è  cofa  in  tifi,  che  non  facci  ammirazione  a  chiunque  li 
vede. 

Si  dice  ,  che  Teodoro  d'  Errico  fuflè  difcepolo  di  Girolamo  Im- 
parato ,  e  che  avendo  fortito  buon  talento  nella  pittura  ,  vi  fece  buò- 
nifPma  riufe  ita  ,  come  fi  vede  dal  quadro  della  Prefentazione  della  B. 
Vergine  ,  efpoiro  nelP  Altare  dell'  Oratorio  di  S.  Marco,  fituato  die- 
tro la  piazza  delli  L^nzieriJ  Coftui  molto  più  averebbe  profittato  nel- 
la pittura  ,  fé  non  fune  ftato  troppo  dedito  al  diletto  delia  Caccia  , 
per  la  quale  varie  infermità  gli  convenne  di  foffrire  ,  finché  afiaiito 
ùs  dolori  colici  ,  in  freka  etàgli  convenne  lafciare  quella  fpoglia 
mortale  circa  gli  anni  i6?o. 

Di   Carlo   Seliitto  (à    molta    lode    il  Canonico    D.  Carlo    Ce- 
lano  nella   deferizione   della   Chiefa   di  S.   Arma   ,     ove     depo  de- 
ferita 


Pittori.  249 

fcritto  i!  Quadro  del  Lanfran  0  ,  dice  così. 

N-'lla   prima  Cappella  della    navi  dell'  ijìeffa.  fatte  ,    tutti   i 
quadri  ,  che  vi  fi  veggono  ,   cioè    quel  di  mezzo  ,   dove   Ita    efpref- 
fa  la  tergiti'  Santi  [sima  con  /'  Appallalo  S.  ?  tetro  ,  ed  un   altro    San- 
to -,  li  due  laterali  ,    in  uno  di  efsi  è  il  Signore  ,  che  cava   S.   Pie* 
tro   dall' orile  i   e  nell'  altro  ,   eh?  gli  dà  le  chiavi  .    I  due  piccioli   , 
eh  ;  Jìan  [opra  di  quelli  ,  in  uno  con  la  figura  di  S.  Francefco  ,   e  nell' 
altro  di  S.  Domenici,  ed  il  tondo  ,  che  Jtà  nella  volta,  dnv.'  Uà    efpref- 
fa  la  CroCififsione  di  S.  Pietro  ,  fon  optre  del  nofiro  famifo   Carlo  Sei- 
Ut  to  ,   e  fon  cofe  ,  che  ne  più  belli  ,  ne  più \  Andiate  fi  ponno  defide- 


rare 


Indi  ftguendo  poi  a  defcrivtre  1'  altre  Cappelle  di  quella  me» 
definii  Chiet.i  ,  jn  quella  di  Gio:  Domenico  Fontana  così  fog- 
ginnge  . 

//   Quadro   maggiore  dove  flà  efpreJJ'o  S.  Sebajìiano  ,  è   così  ben 
dì  fé  g>ia  to  ,   colorito  ,   e  finito  ,  che  molti  virtuofi  dell'  arte  ,  /'  han- 
no  liimata  opera  jtudiata  dell'  Eccellente  Domenico    Zampieri  ,  detta 
il  Dom  nichino  ,  ma  è  del  pennello  del  nolìro  Carlo  Sellitto  ,  e  mio  Pa- 
dre le  vide  dipingere  ;   e  pichi  anni  fono  viveva  un  Vecchio  ,  che  per- 
fettamente copiava  ,  che  più  volte  s'  era  fpogUato  per  fervire  a   Carlo 
da  natur. ih  per  questo  Quadro  :   Il  qual    Quadro    veramente  merita 
gràndifiìma  lode  ,     dapokhè   la   fua  fquilitezza  ferve  d'  inganno  a 
3  molti  dilettanti,  e  prof  dori  ancora,  credendolo  di  mano  di  ottimo.e 
gran  Pittore  ,  come  fi  è  detto  .  Ma  Ce  quelt  1  Qrdro  è  fuo  ,  certa- 
mente  egli  è    affai  diverfo  da   quell'  opere   dipinte    nella  Cappella 
dianzi  defentta  ,   e  non    ha  (.he  fare  quella  gran  miniera  toccata  di 
colpi  ,  con  altro  colorito  ,   pieghe  di  panni  ,  e  fifonomie  da  quel  del 
S.  S^baftiano  ,  tutto  dolce  ,  finito,  ed  in  ogni   pirte  diverfo  più   che? 
non  è  la  maniera  del  Lsnfran  o  ,   a  quella   del  Djmenichmo  ;  onde 
bifogna  dire  che  il  Celano   ibbia  prefo   un  abbiglio   circa  quell'ope- 
ra com;  lo  prete  in  quella  del  S.  Cirio  ,  che  flà  in  una  Cappella   della 
Chiefa  di  S. Agnello  Abate  ,  che  anche  diffe   tffer   di   Cirio  Sellitto  » 
ed  e  opera  di  Gio;  Battifta  Garacciuolo  molto  lodata. 


Memorie  di   Gio:  Antonio  Santoro ,  e   Compagni 
Pittori  . 


TOMO  li.  1 J  NO- 


NOTIZIE 

D    I 

Architetti ,  e  Scultori  diverfi ,  che 

fiorirono  in  quelli  medefimi 

tempi  ; 

GIo:  Simone  Moccia  fu  rinomatiffimo  Architetto  de'  tempi  fuoi  , 
dapoicchè  fece  varie  f  bbriche  con  fuoi  d/fegni  e  modelli  ,  con- 
tandofi  fra  quefte  la  bila  Chiefa  d  Ilo  Spirito  S.into  reedifìcata 
da' fondamenti  da  lui  nel  1600.  con  art  Incettarvi  la  porta  con  quelle 
belle  colonne  ,  che  la  foftengono  j  laonde  non  come  prima  eretta  , 
nn  grande  ,  e  magnifica  la  fece  vedere  ,  qu.ile  è  oggi  ,  agli  occhi 
de'  riguirdanti ,  con  onor  fuo  e  della  p  cria  infi  me  .  dltui  fu  rno!» 
to  ftimato  dal  Cardinal  Ottavio  Acquaviva  Arcivefcovo  della  Chiefa 
Mapolitana,  e  da  Paolo  V.  fu  decorato  d'  un  Cavalierato  dell'abito  di 
Criftó . 

Gio:  Butirra  Conforto  fuanch'egli  (limniffimo  Architetto  de* 
tempi  fuoi  ,  come  fi  vede  dalla  bella  Chiefa  di  S.  Severo,  eretta  da 
fondamenti  ,  fabbricando  ancor  con  fuo  difegno  il  Convento  ,  como- 
diffimo  per  quei  Padri  Predicatori  ,  che  in  buon  numero  vi  fanno 
dimora  . 

Pietro  d' Apuzzo  dopo  gran  contefe  ,  ed  irrfofuzioni  di  difeordi 
pareri  per  t*  erezione  dovea  farli  della  nuova  Chiefa  di  S.  Marcellino  , 
prefentò  a  quelle  nobili  Monache  un  modello  ,  che  fatto  ollervare 
da'  periti  dell'  Arte  ,  fu  molto  commendato  ,  per  la  qua!  cofa  fu 
conclufo  ,  che  Pi  tro  edificarle  la  Chiefa  ,  onde  egli  la  comincio  Beli* 
anno  1  626.  e  la  finì  con  la  Sacreftia  ,  e  tutti  gli  ornamenti  nel  i6j  g. 
Con  la  facciata  ,  e  tutto  quello  ,  che  a  noftri  giorni  fi  vede. 

Pietro  di  Marino,  e  Gio:  Antonio  Mozzetti  ,  furon  valenti 
Architetti  ,  e  fi  amarono  con  tanta  cordialità  ,  che  1'  opere  dell'  uno 
eran comuni  all'altro,  cofa  in  vero  ,  che  di  rado  fi  vede  in  fogge t ti 
d'una  iftefla  profeffione  ;  In  pruova  di  che  baderà  dire  qui  (olr.mente, 
che  avendo  Pietro  l' incombenza  di  erigere  da' fondamenti  la  fsmofa 
Chiefa  di  S.  Pietro  ad  Ara,  ove  il  Principe  degli  Apposoli  aveva  Cele- 
brato ,  volle  a  parte  della  beli'  op^ra  Gio:  Antonio  ,  il  quale  ancora 
alfiltè,  ed  ebbe  parte  alla  fabbrica,  che  fu  eretta  con  difegno  di 
Pietro. 

Fini  deile  Kofi  si?  di  vari  Architetti  ,  e  Scultori, 

VI- 


2JI 

VITA 

DEL 

R    D.    FRANCESCO 

GRIMALDI 

Teatino,  Architetto. 

FU  grande  in  quel  tempo  ,  e  grandìffimo  farà  Tempre  il  nome  del 
P.  D.  Francefco  Grimaldi  ,  Teatino  della  Città  d'Oppido  ,  per 
le  grandi  opere  ,  che  in  varie  parti  e^li  fece  ,  e  la  prima  fabbrica,  che 
il  P.  Grimaldi  fece  in  Napoli  fu  la  Cala  per  i  Teatini  de'Santi  Appo- 
ftoi  ,  e  quella  fìì  eretta  nell'mno  i  j<jo.  ,  o  i  -f  9 1 .  :    Ma    una  delle 
più  lodate  ,  anzi  la  più  fa  mota  ,  the  gli  reco  fomma  laude  ,  ed  eterna 
fama  fu  la  gran  Cappella   del  Ttforo  ,  eretta   nella  maggior  Chiefa  , 
per  confervarfi  in  eiìa  il  Ttfo'ro  di  tante  ftimatiff  me  Reliquie  de'Santi 
Protettori  delia  rofir:  Città  ,   in  uno  .0!  Cpo,  e  miracolofo  Sangue 
del  noltro  Gloriola  S.  G  nnnro  ,  primo  Padrone  ,  e  1  rottttore  della 
Città  di  Napoli  .  Molti  Arth  tetti  erano  contorfi  al  grido  di  sì  magni- 
fica  ,  e  ricca  fabbrica  ,  ed  anche  da  Roma  ,  Cppo  dell'Arti  del  dife- 
gno  ,  eran  venuti  Anhtttti  ,  e    con   Pietro  Bernini ,  ed  altri  Fore- 
ltien  avea  ogn'  uno  fatt'  opera,  the  la  grand'  opera    fufle   fua  ,  con r£n?en;0 j«jz 
averne  portati  in  pruova   del  valor  proprio   molti  difepni  ;  ma  dpop.ii  Sacra 
molti  pareri  ,  e  difpareri  di  volontà ,   prevalendo   la  molta  virtù  del  nota  a   7. 
P.  D-  Francefco  ,  effendo  ùato  più  ,  che  gli  altri  il  ,  <uo  difegno   ap-Glu2no  de' 
provato,  gli  fu  commeifo  il  modello  ,  il  quale  piacciuto   a  que'No-  ' 
bili,  e  lodato  dagli   Uomini   fpaflìonati ,   fu  comim  iata   la  fabbrica  jj  Capaccio 
fotto  la  direzione  del  P.  Grimaldi  nel  1608.,  coneffer  fiata  bemdet-uice,  the  fi 
ta  la  prima  pietra  da  Fabio  Maranta  ,  Vefcovo  di  Calvi  ,  e  con  l'in-   cominciò 
tervento  del  Cardinal  Ottavio  Acquaviva  ,    Arcivescovo   di  Napoli  ,"cl    ,6°5-^» 
di  D.  Gio:  Alf^nfo  Pimintel  ,   Conte  di  Benavente  ,  Viceré   in  quel lcor<ja  COn  1' 
tempo,  de'Nobili  Deputati  ,  e  gran  numero  di  Prelati,  N  bili  ,  e  ,' Scrizione, 
Cittadini  ,   e  continuandofi  la  fabbrica  ,   fenza  intermiffione   di  tem-  che  fta  lu  L* 
pò,  ii  vide  in  brieve   compiuta,  con  piacere   de' Napolitani  ,  e   «Jg  ìngrefio  <*«*" 
chiunque  la  vide .  Qui  non  fi  deferive  a  minuto  la  bruttura  di  effa  ,  l*    ^f^nz. 
la  ma  o  nifi  etnia  ,  e  la  ricchezza ,  né  le  gran  migliaia  di   feudi,  che  to  r  anno 

I    i       Z  VI        1608. 


252       Vita  del  P.  Grimaldi 

vi  fi  fpefero  ,  dapoichè  tutte  quelle  i.ofe  fi  leggono  in  vari  noftri  Scrit- 
tori ,  che  minutamente  ne  han  fatto  p  rola  i  .ff  n  lo  chiara  la  fama 
di  sì  nobile  ,  e  (bntuofa  Cappella  qu  •  lì  pe,-  tutti  il  Mondi .  Dirh  fo- 
lamenre  ,  come  per  compimento  ilei  Tuo  n  im  ,  1 1  ne  arricchita  dal- 
le preziofe  p  tture  del  non  m  1  a  batta  nza  I  >dat  >  Domenithino  ,  che 
negli  Angoli  ,  nelle  volte  ,  e  n?gli  Ardii  de'  C-ppt  Doni  ,  con  la  bel- 
liffima  ,  e  maravigliola  gran  lunetta  fopra  la  porti  al  di  dtntro  ,  di- 
pinture  a  frefeo  ,  e  con  qu  >ttro  perf.ttiilìmi  quadri  ad  olio  fopra  la- 
vagne ,  fece  vedere  fin  dove  giunge  la  perfezione  d  1  difegno  ,  la  co- 
piofità  de'  componimenti ,  la  nobiltà  de'  concetti  ,  i  moti  delle  figu- 
re ,  (  parte  difficiLlIìma  della  pittura  J  ,  la  dolcezza  del  colorito  ,  (.he 
con  maraviglia  fi  rilievo, fenza  profondi  fcuri,e  fopra  tutto  con  la  fua 
propria,  ed  inarrivabil  pirte  dell'  efpredìva  ,  nella  quale  fi  feorge 
divinamente  efpreiTa  la  pafiìone  dell'  animo  ,  con  i  fentnrunti  di  cuo- 
re ,  doti  tutte  più  tolto  da  am  nirare  ,  che  d'  imit  re  ;  dapoichè  ,  do» 
pò  il  divin  Rafaello  ,  niuno  p.ù  di  lui  hi  in  eminenza  poheduta  tutte 
Lodi  dell'  qu-fte  parti  ,  e  che  le  ha  p  rfettamente  adempiute;  e  qui  fu  lecito 
eccellentif-  alla  debolezza  della  mia  penna  (piegare  cio.chè  ràpprdentano  tali  pie— 
fimo  Dome-  ture  ,  lome  in  tributo  d'  oflequio  all'  impareggiabile  Virtù  del  gran 
niellino.        DominKbino . 

Deferitone  Nel  triangolo   deftro   eh' è  in  faccia  ,  mirafi  Crifto  ignudo  dal 

dell'  opere-»  manto  ,  che  con  le  braccia   aperte  riceve   S.Gennaro,  portato  dagli 
<lella  2' '"',''.  Angioli  alia  gloria  dopo  il  fuo  martirio  .   Un  Amoretto  divino  tiene 
S3Gennjro  con  mu  ,T>ano  la  fpada  ,  e  con  l'altra  tocca  il  ferro  tagliente  ,  che  re- 
dècco  il  Te-cifedal  buito  la  tetta  al  Sinto  .   Vi  fono  molti  altri  Angioli  con  1'  in- 
foro .  fegne  Sarre  ,  come  il  Paftorale  ,  il  giglio  ,  il  libro  ,  e  la  penna  ;  Al- 
tri portano  una  bandiera  roda  ,  con  1'  imprefa   del  lerpente  ;  (imbolo 
del  D-monio    debellato  col  martirio  del  Santo  ,  le  cui  glorie  va  fpie- 
gando   un  altro  Angolo  avanti  a  fuon  di  tromba  .  Sotto  vi  fon  di fpo- 
fte  le  tre  Virtù  Teologali ,  Fede  ,  Speranza  ,  e  Carità  ,  nel  lato  com- 
pagno vi  è  il  Santo  ,  che  prende   la  protezione  della  Città  di  Napoli  , 
"      e  come  Protettore  impugna  l'  aftì ,  e  lo  farlo  ,   in  cui  è  fcritto  :   PA- 
TRONUS  .    Etfendovi  Noltro  Signore  ,   che  diftendendo   la  deltra  ad- 
dita a  gli  Angioli  ,  che  allìitino  ,  ed  accompagnino  Gennaro  alla  di- 
fefa  de' Popoli  fuoi  divoti  ;  onde  li  vedono  feguitare  il  gloriofo  Protet- 
tore con  la  Croce  ,   col  Paftorale  ,  col  Sangue  miracolofo   nelle    am- 
polle ,  con  l'afta  ,  e  lo  feudo  ,   ed  altro  ,  eflendjvi  l'Angelo  Gabrie- 
le col  giglio  ,  e  Rifaele  con  la  fpada  ,  e  lo  feudo  ,  e/Tendovi  la  figu- 
ra di  Tobia  col  pefee  ,  per  fimbolo  dei  peccatore  illuminato  .  A  baflb 
vi  è  la  Fiducia  ,   perchè  fi  dev-  fidare  in  Dio  ,  la  Fortezza  ,con  lo  feu- 
do ,  in  cui  v'  è  fcritto:  HUMIL1TAS  :  che  fignifica  la  fortezza  re- 

1»- 


Architetto.  153 

ligi^fa  Criftiana  ,  e  con  quelle  vi  è  la  ivdua^tìcenza  con  corona  d'  oro  , 
eh.  tiene  in  mino  un  abaco  ,  ove  è  delincata  la  pianta  della  fontuofa 
C  ppcila  ,  lignificando  la  Reggia  Città  di  Napoli  ,  e  dietro  fu  là  baie 
vi  è  la  Statua  di  S.  Gennaro  . 

Nel  teizo  tri..n^olo  vi  è  Noflro  Signore  ,  che  fi  volge  alle  pre- 
ghiere  di  S.  G.nnaro  »  e  di  altri  Santi  Protettori  ,  che  pregano  per  lo 
Popolo  N  politano  ,  la  cui  pietà  »  e  religione  fi  tfede  nella  figura  di 
una  Donna  ,  che  tiene  1'  incendere  ,  ed  il  cuore  ,  che  offerifee  a  D.o.> 
Vi  è  la  Carità  ,  che  diitribuifce  rjjonete  a  poveri  fanciulli  ,  e  la  Peni» 
lenza  lì  vede  in  un  Uomo  ignuio  ,  che  tiene  in  mmo  le  funi  dupli- 
c  ite  in  9  igeili  i  alludendo  alle  buon'  opere  necellarie  per  ottenere  la 
$.  Protezione  . 

Nel  quarto  triangolo  vi  è  efpreflù  la  B.  Vergine  ,  la  quale  gemi- 
li IT/  priega  il  F.ghuolo  ,  che  rimetta  il  gaitigo  imminente  alle  colpe 
del  Popolo  pentito  ,  per  le  quali   preghiere   due  Amoretti    celefti  tol- 
gono di  mano  al  Signore  la  fpada  ,  e  la  rimettono   nel  fodero.   Sotto 
vi  è  la  Telia  col  Bullo  d?  oro  di  S.Gennaro  ,  la  quale    fi   cfpone  nella 
Cappella  medehma  .  Evvi  una  Vergine  genufitila  ,   che    con  la  fin  1- 
niftra  tiene  l'ufficio  d  Ila  Madonna  con  il  Rofario  ,  e    con   la  deftra 
folleva  la  pazienza  Carmelitana  ,  per  la  gran  divozione  ,  eh;  la  Cit- 
tà di  Napoli  hi  verfo  la  Santitfima  Vergine  del  Carmine  ;   e  quella  è 
figurata  per  V  Orazione  ,   vedendoli  armata  ,  con  la  tefta  di  un  Ange- 
lo (colpiti  nella  lorica  .   Concili'   vi  è  la  Penitenza   ellenuata  ,    che    fi 
batte  le  fpille  con  funi  ,   in  pentimento  del  peccato  ,  efpreiio  in   una 
Tigre  ,   che  giace  a*  fuoi  piedi  .  D  di'  aitro   lato  vedefi  il  zelo  della  (.- 
de  ,  armato  di  elmo  ,    con  la  candida  infegna  di  Maria  ,    f  rittovi  il 
titolo   della   fua   Immacolata  Concezione  :  SEMpER   VIRGO   DEI 
GEN1TR1X   IMMACULATA  ,  il  qual  Zelo  caipeita  Calvino  ,  e  Lu» 
t  ro  ,   roverfeiati  per  terra  ,  con  gli  empj  libri  ,  ove   il  nome  loro  è 
fi-ritto  ,    con  quello  di  Nefiorio  . 

Seguono  l' illorie  anco  a  frefeo  colorite  nelle  lune  prandi  degli 
archi  delia  Cappella  ,  due  laterali  ,  ed  una  fopra  la  porta  ,  col  tonr 
do  colorito  nella  volta  (opra  l'  Aitare  ,  con  due  itorie  di  fi  tn  o  .  Nel 
tondo  mentovato  rapprcicntafi  S.  Gennaro,  e  li  Compagni  dentro  l* 
Anfiteatro  di  Pozzuoio  Condannati  alle  fiere  ,  le  quali  fi  umiliano  a' 
loro  piedi  ;  (opra  le  mura  dell' Anfiteatro  vi  fono  fpett  tori  ,  e  nei 
Cielo  fi  vede  apparire  Noftro  Signore  in  gloria  p>  r  riempire  ì  fuoi  Ser- 
vi di  grazia  divina  .  Si  vede  in  una  delle  due  iftorie  il  Santo  in  abito 
Vefcovile  condotto  legato  ,  e  rende  la  luce  degli  occhi  al  Prefide  T  - 
moteo  ,  eh"  tra  refo  cieco  dalla  divina  virtù  ,  per  la  fua  crudeltà  ver- 
fo il  fervo  di  Crifto  ,  e  vi  è  la  figura  belliilìiru  di  un  Soldato  incre- 
dulo j 


254       Vita  del  P.  Grimaldi 

«[ulo  ,  che  gli  pone  la  mino  avanti  gli  occhi  per  alficurarfi  della  ceci- 
tà .  Nell'altra  ftoria  di  contro  vi  è  il  Santo  medefimo  nudato  all'  acu- 
leo con  le  braccia  legate  in  alto  ad  una  girella  per  tormentarlo  ,  con 
Miniftri  »  e  Carnefici  ,   che  lo  minacciano  con  le  funi . 

Sopra  la  luna  grande  del  lato  finiftro  1'  ingreflb  ,  vedefi  S.Gen- 
raro  condotto  da  Nola  a  Pozzuoli  al  Martirio  ,  con  FeAo  Diacono  ,  e 
Delideno  fuoi  Compagni ,  legati  con  catene  ,  e  dietro  vedeiì  l'empio 
Timoteo  fopra  il  CarrD  in  trionfo  .  NI  mezzo  de'  due  Compagni  è 
S.  Gennaro  con  l'Abito  Vefcovile  ,  e  con  la  Mitra  ,  che  volgendo  gli 
oc\h.  al  Gelo  ,  moftra  la  fofF.renza  ,  e  la  coftanza  nel  pitire  per  Gesiì 
Crifto  ogni  ftrazio  ,  coinè  an  ora  invittamente  fanno  gli  ftraziiti 
Compigni  ,  e  tutti  vengono  tirati  »  e  tormentati  da  que'  crudeli  ,  ed 
inumani  Soldati  . 

Nella  luna  incontro  vi  è  la  liberazione  della  Città  di  Napoli  afTa- 
lita  da  Saraceni  ;  Combattendo  S.  Gennaro  per  aria  ,  allor  difcefodal 
Cielo,  e  impugnando  1' afta  ,  minaccia  il  baibaro  Re  ,  che  fpaventa» 
to  fi  pone  in  fuga  ,  pr?cip.tj.ndo  il  Carro  .  Scorgcfi  il  vlore  de'  vin« 
cittri  Napolitani  contro  de'Sar.ceni,  ed  in  varie  furiofe  azioni  far- 
ne memorabile  feempio  ;  vedendoli  in  lontananza  la  battaglia  per  ter» 
ra  ,  e  per  mare,  con  onore  di  confiderare  il  fatto  ,  e  con  diletto  di 
chi  la  pittura  riguarda  . 

In  ogni  arco  di  quefte  lune  vi  fono  tre    iftoriette  ,  cioè   dipinte 
con  figure  picciole,  onde  in  tutto  fon  di    numero    tei  ,  e    rapprefen- 
tano  fei  azioni  ammirabili  .  Neil'  arco  dell'  ìngrefTo  della  Sagrdtia  vi 
è  nei  m  zzo  li  Madre  del  Santo  ,  the  orando  vede  in  (pinco  il  fuo  fi- 
gliuolo Gennaro  elTer  portato  alla  gloria  ,  qual   vifione  fu   tre  giorni 
pr.ma  dei  Mdrtirio,  ed  ella  per  grazia  fp-ciale   lo  prevenne  nel  Cielo. 
Sopra  la  poi ta  di  detta  Sagrelèia  vi  e  S.  Solìo  ,  che  predi  a  agi'  Idola- 
tri la  Fede  di  Crifto  r.oftro  Signore  J  e  f.hernifce  i    limulacri  de'  loro 
falfi  Dei  :   ed  in  quello  di  contro  vi  è  S.  Gennaro  in  Carcere  con  Ss. 
Pro  ulo  ,  e  Sofio  ,  che  gli  baciano  le  mani  e  le  Sacre  Vela  .    N  1  l'al- 
tro axeo  ,  eh' è  fopra  il  quadro  della  decollazione  del  Santo  con  fuoi 
Compagni  ,    vi  è  da  canto  il  Vecchio  mendico  ,   che  vedendolo  anda- 
re al  martirio  ,   gli  chiede  per  elemolina  parte  delle  fue  veft.menta,  e 
il  Santo  gli  promette  il  velo  ,  col  quale  dovea  bendarli   gli    ocehi  .  In 
quel  di  mezzo  lìegue  l'adempimento  della  promefla  ,    comparendo   in 
aria  dopo  il  martirio  a  quel  povero  ,  a  chi  dona  la  bunda  .   Nell'altro 
fegU'  ndo  il  racconto  dello  fterTo  miracolo  fi  vede    il  Manigoldo  ,  con 
altri  ,   che  accompagnavano  il  Santo  alla  fua  patfione  ,   il  quale  deri- 
dendo l'anzidetto  mendico  ,   gli  domanda  ,  fé  ha  ricevuto  la  promefla 
da  quello  ch'egli  avea  decollato  ?  ed  il  Vecchio  gli  moftra  il  velo  ba- 
gnato 


Architetto.  255 

j> nato  Hi  fanpue  ~,  p°r  la  qual  cofa  refta   il  Manigoldo  ,  con   gli  Jtri  , 
forprefo  da  mar  \iglh  ,  e  ftupore  . 

Neil  1  Inni  eh-  è  sì  la  p  irta  lì  veggono  gli  efF  cti  orrendi  del  (a- 
nefto  incendio  dil  Vefuvioducceduttj  nel  163  i .Io  fpivento  del  Popolo, 
]o  fcempio  dell- fiamme  vor.i.i  ,  il  terrore  de'  terrazzani  fuggitivi  , 
con  l'orrore  de'  Cittadini  ,  la  penitenza  ,  e  fiducia  nella  protezione 
del  Santo  . 

Apparifce  di  lontano  il  Monte  V  fuvio  ,  e  S.  G.nnaro  per  l'aria, 
che  Io  benedice  »  eft  uggendoli  le  voraci  fiamme  in  quel  punto  ,    che 
la  Sacra  Teda  ,   ed  il  Sangue  (uo  miracolofo  portandoli  in  procdfione 
fuori  della  Città  giungono  a  villa  del  Monte  .  Nel  mezzo  fui   pruno 
r>pieno  di  Ila  fcala  della  Chitfa  vtdefi  un  Capu.'cino  ,  che  predica,  ed 
eforti  il  Popolo  a  penitenza  ,  additandogli  il  CrocefiiTo  ,  che  folleva 
con  l'altra  mano  ,  ed  a  raccomandarli  al  Santo  .   Sotto  di  lui  vi  fono 
due  penitenti  gmo  chioni  ,  che  fi  flagellano  le  fpalle  ignude  ,  e  vi  fo- 
no alcuni  Religiofi  ,   l'uno  rie'  quali  porta  la  Croce  in  fpalla  ,   l'altro 
ha  nelle  mani  una  tetta  di  morte  .  Più  baffo  fedono  in  terra  due  pove. 
ri  ,  a  cui  un  II  mo  nobile  diftnbuifce  l'eltinofina  .  Appreflb  loro  ap- 
p.  ri  fi  e  il  Bddacch.no  con  la  Teda  ,  e  Reliquiario  del  Sangue  miracc- 
lofo  del  Santo,  Itguitato  dall'  Arcivtfcovo  ,  e  da  Canonici, preceden- 
do avanti    in  lungo  ordine  la  Pro:tffiene  in  lontananzi  .  S/edt  dal  de- 
liro lato  un  ConrtlTcre  ,  Frate  Carmelitano  ,  il  quale  dà  l'alfoluzione 
ad  un  penitente  ,   mtntrechè  ,  due  giovanetti  inginoa  hiati   per^on- 
feflarfi  ,  volgonli  in  dietro  fpjventat    ,  additando  un  di  loro    un  Ca- 
da vero  abbronzito  ,   portato  da  due  Uomini  legato  ad  una  Itanga  alla 
Chufa  ,  per  dargli  Sepoltura  .  Ma  compalfionevole  è  l'  allctto  di  due 
Donne,  che  piangono  un  fanciullo  arfo   dal   fuoco  i   feorg  ndoli  fra. 
quefte  1'  addolorata  Madre  ,  che   con  un  ginoc.h.o   a  terra    li  lleirpra 
in  pianto  incrocicchiando  le  mani .   Tutte  quefte   azioni  del    fun.ito 
fpettacolo  avea  con  accurata  attenzione  oflervate  il  DomenKhino,ond' 
è  ehe  poi  egregiamente  l'efprtffe  al  vivo  ;  conciolfiacofucliè  sboccan- 
do il  fuoco  del  Vcfuvio  nell'anno  163  i. ,  ed  arfa  la  falda  dol  Monte, 
li  Terrazzani  fi  fupoivano  a  Napoli ,   reftando   abbronziti  ,  e  morti 
molti  di  loro  ,  con  Ipettacolo  orrendo  de'  Cittadini  ,  che  con  la  Città 
erano  nella  cenere  immerfi  ,  ed  atterrito  il  Popo'o,  commoflo  a  peni- 
tenza era  ricorfo  al  miracolofo  fuo  Protettore  ,  ed  allora  il   Domeni- 
chino  avea  finito  il  p-imo  Triangolo  ,  e  io  feoprì  con  quella  oceano- 
ne  ,  onde  ebbe  a  forTerire  i  morti  d'un  invidiofa  iniquità  ;   come  nel- 
la Vita   di  B  lifario  Corenzio  fé  ne  farà  parola  .  Cosi   adunque  potè 
ocularmente  v  dere   tutto  quello  ,  che  poi  egli  divinamente  dipinfe  . 
Ne  m-ipiù  ip.n  Pittore  ai-uno  »  per  fublime  grado  di  perfezione  eh* 

egli 


256       Vita  del  P.  Grimaldi 

egli  abbia  ,  giungere  ad  una  parte  delle  perfezioni  ,  che  ha  in  fé  que- 
lla ftoria  ;  la  quale  con  1'  altre  iftorie  fon  copiofe  d'invenzioni  ,  e  di 
figure  maggiori  del  naturale  ,  ed  il  fito  loro  ù  dilunga  3  f.  palmi,  ed 
è  alto  18.  nella  fommità  della  Luna. 

Colorì  dopo  il  Domenichino  quattro  tavole  ad  olio  fopra  lami- 
ne di  metallo,  comm  fle  con  viti  »  e  (prtnghe  dentro  il  muro, in  mo- 
do eh-.-  non  fi  potettero  imi  levire  ,  com?  poco  dianzi  era  fucceduto 
alla  bella  tavola  di  R.faello  in  S.  Domenico  Maggiore  ,  ed  a  quella 
della  Trasfigurazione  del  Signore  ,  copiata  da  Fattore,  e  rito;cata 
da  Rafaello  ,  efpofta  nella  Chiefa  di  S.  Maria  del  Popolo  all'  Incura» 
bili.  Eflendo  adunque  la  Cappella  in  forma  di  Croce  greca  architet- 
tata ,  oltre  l'Aitar  Miggiore  ìfolato  ,  ve  ne  fono  due  aitn  ne'ie  brac- 
cia ,  che  hanao  le  defentte  lune  di  fopra  ,  e  quattro  minori  ne'  piloni 
degli  archi  della  Cupola  ;  Dipmfe  il  Dom  nichino  nella  tavola  gr.m» 
de  dal  braccio  finiftro  nell'entrare,  S.Gennaro  inginucehione  ,  in 
m  zzo  alh  Urge  de'  Santi  Martiri  fuoi  Compagni  ,  altri  de.  oliatici 
altri  proifimi  ai  Martirio  ;  Tiene  e°li  le  mani  aperte  ,  e  paziente  of- 
f.rif.e  il  collo  alla  lpada  del  Cara  fice  ,  ailìitendovi  il  perfido  Timo- 
teo fopra  Hn  Seggio  ,  in  afpetto  fiero  ,  e  crudele  ,  con  aitn  Mimflri. 
In  uno  de'  quadri  minori  è  fijur.it  l'Apparizione  della  Beata  Vergine 
con  S.  Gennaro  in  Benevento  al  Sepolcro  del  Santo  ,  e  vi  fono  effi- 
giati varj  infermi  ,  e  itorpiati  ,  che  concorrono  a  rifanarli  con  l'olio 
della  lampada  ,  che  arde  avanti  il  Sepolcro  .  Nell'altra  lavagna  vi  è 
il  miracolo  di  un  g.ovanetto  rifuf-itato  osila  bara  ,  pollagli  fopra  una 
coltre  con  l'immagine  del  Santo  ,  vedendoci  dietro  le  mani  di  uno, 
che  folleva  la  coltre  ,  e  forgendo  il  giovane  invita,  qual  cadavero 
eftenuato  con  gli  occhi  indentro,  che*'  aprono  di  nuovo  alla  luce  , 
viene  abbracciato  dalPanziofa  ,  ed  impaziente  Madre  ,  che  con  altre 
figure  è  vivacemente  colorita  ,  per  ria  giormente  ftt  fpirrare  l'or- 
rore, e  la  pallidezza  di  colui  Ja'era  morto  ,  e  vi  e  un  fanc.ulio  ,  che 
mentre  gli  altri- ilmno  maravigliati  per  lo  miracolo  ,  egli  fpivent.ato 
cerca  fottrarli  in  fuga  ,  ufeendo  fuori  dalli  manichi  della  bara  .  Nel- 
la terza  tavola  vi  è  la  Sepoltura  del  Santo  Corpo  trafpDrtato  in  Nipo- 
ti ,  dove  concorrono  Ito-pia  ti  ,  e  poveri  ,  .per  ricevere  grazie  dalla 
fua  intercelfione  .  L.  quarta  tavola  uguale  a  quelle  rcftò  imperfetta 
per  la  fua  morte  ,  e  fi  ved .  nslV  Aitar  d.lia  S-.gieltia  del  T-fer o,nnd2 
in  luogo  di  qt;e  la  ne  dipinfe  un  altra  il  Cavalier  Maifimo  Stanzioni , 
che  fi  port'a  aifai  bene  .  Così  1'  altra  grande  per  l'altro  Altare  ,  in. 
Contro  quello  deve  il  Santo  vien  decollato,  fu  dipinta  andie  egre- 
giamente di  Giufeppe  di  Ribera  ,  detto  lo  Spjgncletto  .  E  qu  fto  ù\ 
detto  an  he  per  intelligenza  di  ouei  che  non  intendono  il  fignifi  at» 
delle  figure  dipinte  dal  gran  Domenichino.  Ot 


Architetto.  i$j 

Or  per  tornare  all'  opere  di  Aichiteetura  del  P.  Brancefcu  Gri- 
maldi ,  dico  ,  che  architettò  la  beila  Chielà  de' Santi  Apofloh  ,  alla  : 
moderna,  uve  più  anni  prima  avia  fabbricata  la  cala,  come  fi  dille. 
Ma  ni  n  so  se  fu  pi  ima  quella  Chieia  eretta  da  lui,  o  pur  fu  quella  di 
S.  Andrea  della  Valle  in  Roma  ;  pofciachè  quella  de'  SS.  Apoltoli  fu 
rifatta  da  capotici!'  anno  ioatf..  come  dice  il  Capaccio  al  foglio  $73. 
del  luo  Foralliero.  Ad  ogni  modo 'lappiamo ,  che  il  P.  Grimaldi  fu 
chiamato  in  Roma  per  erigere  quella  famofa  Chiela  ,  e  dopo  ritornato 
in  Napoli  edificò  la  belli/lima  (  Im  la  di  S.  Mina  degli  Angioli  a  Piz- 
zo Falcone  ;  Chiela  veramente  m.i£,mh"ca  ,  e  tenuta  una  delle  più 
grandi  ,  e  fuperbe  fabbriche.,  che  liano  in  Napoli  ;  ed  ove  il  P.  Fran- 
cefeo  luo  Architetto  fece  pompa  della  fua  gran  virtù  ,  avendone  avute 
infinite  laudi  non  folo  dagli  intendenti  ,  e  Frofcfl'oii  ,  ma  ancora  da. 
tutto  il  Popolo  ,  per  la  bellezza  ,  e  magnificenza  di  così  bella  Chie- 
la .  Fece  alti  e  molte  fabbriche  il  P.  ^Grimaldi  ,  ma  le  più  lòntuofe 
fon  quelle  da  noi  deferitte  >  onde  per  quelle  eternamente  viveià  alla, 
fama  il  luo  nome  ,  dapoichè  1'  Uomo  virtuolo  ,  virtuofamente  ope- 
rando ,  viene  a  foggettarfi  la  morte,  vivendo  eternamente,  nelle  lue 
opere  ,  e  dopo  diftiutte  quelle,  vive  nella  memoria  de'  Polteri. 

Fu  il  P.  Francelco  Grimaldi    veramente  *un    grande  Artefice    in 
Architettura  ,   ma  fu  eziandio  peiitiflimo  nell'  arte  del  Getto  ,  e  tan- 
to ,  che  tu  in  molte  occalioni  adoperato  ,    e  fervivi  di  configlio,  e        Antonio 
d'ajuto  a  molti   Scultoii  ,  e  Gettatori  di  metallo  ,  e  di  argento  ;  Te-  Monte  per- 
ftimonio  ne  fia  Antonio   Monte  ,  che    fotto  la  fua  direzione   venne  a  fezionato 
perfezionarfi  nella  difficile  arte    del  gettare    le  ftatue   ,    laonde    fece  fotto  h  di- 
poi le  beli'  opere  ,  che    di  lui    con  fua   lode    fi  veggono  ;  come    per  lezione  del 
ragion   d'eUrnpio  fono  alcuni  Puttini  d'Argento,  che  fi  veggono  nel-  p.  Grimal- 
la  Chiela  dilla  Santifiirna  Nunziata  ,  con  .baffi  rilievi  -gettati  n  mara- di 
vig.ia  con  befa  perfezione  ,  ed  altre  opere  che  fece  in  altre  Chiefe, 
delle  quali   ne  ripoitò    molta  lode  ;  ed  egli    ftmpre    ne  contribuiva 
gran  parte  al  P.  Giimaldo,  al  quale  proiettava    di  edere  obligito    di 
ciò  che  egli  operava:   fcfempio  raro  di  animo  grato,  perciocché  per 
Io  più  vediamo  pagare  i  gran  beneficj con  grande  ingratitudine- 


fine   della  Vita  del  P.  Trance/co  Grimaldi 
Architetto  Teatino. 


POMO  lì.  X  k  VITA 


*58 

V       I       T 

D    I 

BERNARDINO   CESARI 

Pittore. 


T^Ria  il  Baglìone  (come  altre  volte)  facendo  Romano  Bernardino  Ce- 
■*-•  fan  à' Arpiuo  ;  dapoichè  le  fu  fratello  del  Cavalìer  d'Ai  pino  ,  e 
nato  in  quella  Città  famofa  per  elii-r  fiata  Patria  del  divin  Cicerone, 
cerne  egli  dice  che  fi»  Romano  .'  Ma  perchè  vuol  far  credere  Roma- 
no il  fa  molo  fiatelìo  di  lui,  perciò  m  qutfto  afierilce  co»  fermezza 
ch'è  Rumano.  Intorno  a  che  io  mente  più  dicendo,  ne  altri  argo- 
menti portando  ad  una  cofa  che  manifefta,  ripoteiò  lunque  in  quefto 
luogo  quanto  ne  fcr.fle  èì  Bernardino  j  dapoithè  facendo  quelli  lua 
vita  in  R  ma  ,  ove  molto  ajutò  il  fracello  nelie  grandi  opeie  the  fa- 
ceva ,  non  operò  niun.i  altra  colà  ,  ne  per  la  Patria  ,  ne  per  atro  luo- 
go del    Regno  the  noi  lappiamo  di  lua  invenzione. 

,,  Bernardino  Celàri  fo  Romano ,  e  fratello  del  Cavalier  Gioleppe 
?,  Cefan  d'Arpino  lu  Pittore  ,  e  fi  portava  nelle  fue  opere  afiai  bene  , 
„  ma  in  dilegnaie  pulito  ,  e  deligente  pochi  gli  furono  eguali,  e  tra 
„  le  altre  fatiche,  che  egli  fece,  copiò  alcuni  dilegni  di  Michelan- 
„  gelo  buonarot»  ,  che  erano  di  Thomafo  del  Cavai. ero  donatigli  dal- 
„  1' lite (Tò  Michelangelo,  come  a  Signor  Romano,  che  delia  pittura 
erandemenre  s'intendeva  ,  e  de'virtuofi  era  fommamente  amatore, 
Bernardino  li  fece  tanto  fimili  ,  e  sì  ben  rappoitati,  che  l'originale 
11  dalla  copia  non  fi  Icorgeva  .  In  lomma  ben  dilegnava  ,  e  nel  imitare 
s,  era  eccellente  • 

„  Egli  fece  poche  opere  da  per  se. 

n  Dipinle  per  li  Padri  Barnabiti  di  S- Carlo  alli  Catinari  un  qua- 
„  dro  di  un  /Wi  me  tangere  ,  che  è  quando  Crilto  noftro  Signoie  ap- 
„  parve  alla  Madalena  dopo  e  fiere  riulciuto  in  foggia  d'Ortolano» 
j>  ora  lo  tengono  apuelb  in  Chieli  a  oglio  l'opra  tela  lavorato. 

v  A  tempo  di  Papa  Clemente  Vili,  dìpinfe  in  S-  Gio:  Lacerano 
ne'  lati  a  man  manca  della  traverfa  ,  accanto  al  SS.  Sagramento  l'irta- 
ria  di  Collimino  Imperatore  l'opra  il  Carro  Trionfante  con  molte 
figure  di  lua  invenzione,  a  frefeo  colorito,  e  vi  è  ur  S.  Pietro 
Apoitolo  pur  di  fui  mano  maggiore  del  naturale  ,  in  frefeo  pari- 
»,  niente  opeiato- 

m  Fece  per  la  Chiefa  de'  SS.  Colmo  ,  e  Damiano  ,  già  Tempio  di 
>,  Romolo  ,  e  Remo  un  Qundro  di  Altare  nella  prima  Cappella  n  ma- 
„  no  ftanc3 ,  ove  è  la  Sannllima  Vergine  Maria  col  luo  Bambino  Gie- 
,,  su  ,  e  S-  Cofimo ,  e  S.  Damiano  ,  e  due  altri  Santi  intorno  ,  a  oglio 
,>  in  tela  dipinti  . 

Molte 

■ 


Vita  di  Bernardino  Cefari  Pittore  259 

,.  Molte  opere  del  Tuo  ftanno  in  fregi  dì  ftanze  già  de'  S'ignori 
>»  Patrizi  ,  ed  ora  de' Signori  Cortami  in  piazza  Matetica, 

.1  Q.uefV  uomo  averebbe  fatto  delle  opere  da  fé  ,  ma  occupato  iu 
n  altre  del  fratello  ne  Infoiò  poche  del  fuo . 

n  Era  amorevole  ,  e  di  buona  natura  ,  e  amico  del  amico,  e  gli 
»  piacque  fempre  converfare  con  pedone  nobili  ,  e  maggiori  della  fua 
ìi  condizione  ,  e  l'oleva  tal  volta  ditesene  nel  converfare  co' maggiori 
ìi  di  le  nulla  fi  perde  ■ 

„  Finalmente  morì  di  frefea  età  in  Roma  nel  Pontificato  di  Pao- 
»  Io  V-  e  nel   Accademia  di  S.  Luca  il  fuo  ritratto  fi  conferva. 

Qjiefto  è  quanto  ne  lafciò  di  notizie  il  nominato  Cavalier  Gio- 
vanni Buglione  nefla  corta  vita  di  Bernardino  Cefari  ,  fratello  del  fa- 
ri fo  Cavalier  Giufeppe  d'Ai  pino,  il  quale,  fecondo  riferiva  Nico- 
lò di  Martino  ,  aveva  feco  condotto  a  Napoli  Bernardino  ,  acciochè 
gii  fervile  d'  ajato  n  11' opera  ,  che  far  dovea  della  magnifica  Cap- 
pella  del  Teforo  nel  Pifcopio  Napoletano  ;  k  veramente  parche  pro- 
bnhil  f\ 3  ,  fecondo  narra  lo  fitfTo  Buglione,  ove  dice,  che  poche 
Oltre  fece  ,  petxhè  continuamente  fervi  d'  njuto  al  tratello  nelle  mol- 
te oper  che  gli  venivan  tutto  giorno  allogate,  Raccontavano  alcu- 
ni Vecchi  d'Ha  Città  di  Fiedimonte  di  Alife  ,  aver  udito  da' loro 
Padri,  chv'  il  Cavalier  d'Arpino  allor  che  vi  fu  a  dipingere  la  Cap- 
pella nella  Chlefa  rie"  PP-  Domenicani  ,  ove  efprefle  il  Giudizio  alli- 
vellale ,  vi  o'nduf'e  feco  il  fratello,  dal  quale  fu  ajutato  in  queir 
opera  ,  e  dopo  uniti  putirono  per  S- Germano,  ed  Alpino,  ove  al- 
tre cofe  di  pittura  >fli  fecero  per  onorare  con  quelle  la  Patria  loro, 
ed  indi  a  Roma  fecero  tragitto  ,  ove  alla  perfine  terminarci!   !a  vita. 


Fine   della   Vita  Ai   Bernardino  Cefari 
littore. 


K  k    2  VITA 


zòo 

v     i 

DEL    CAVALIER 

GIUSEPPE  CESARI 

D'     A    R    P    I    N    O 

Pittorey  ed  Architetto» 

T^  Così  chiaro  il  nome  del  Gavalier  d' Arpino  ,  e   l'opere  appai  efate. , 
*-•  che  a  me  non  rimangono  ,  fé  non  poche  cole    a  foggiungere.  alla 
fua  vita  ,  fwntta  dal  Gavalier  Buglione  ,  che  fu  fuo  dilettolo  ;  il  qua- 
le port.ito  però  dalla  paffione  di  così  celebre  maeltro ,  averebbe  volu- 
to ,  che  quelli  fufle  confklerato  più  tolto  Romano  ,  che    del   Reame 
di  Napoli  .  Quindi    è  che    lo  ìcriffe  :  Nato  da   km    Pittore  di  Alpino  i 
qu;di  che  dovelle  intenderli  per  argomento  infallibile  ,  nato  in  Roma, 
e  con  ciò  eliìer   per  Romano  da  ogn'uno  riconofeiuto  ;  locchè   egli  il 
Bagli  one  ,  nel   profeguimento  della  fua  narrativa    apertamente   a  (ferì  j 
dicendo  :  Efebbcae  egli  tweque  in  Roma  ,  ,pnr  voile    di  Alpino  nommnrfi; 
ù.  ger  amore  della.  Patria  del  Padre.,   o  per  grati ficarfi   i  Regnanti.  Buoii- 
eompagui  S'gnorid  Arpino  ,  da'  quali  avea  auto  principio  la  fua  buona  for- 
tuna :  Così  il  Baghone  con  fue  mendicati  argomenti  vuol  perfuaderlo 
Romano  ,•  ma .  per  thè  era  n.  troppo  cogniti  i  luoi  Natali  ,  i  Genitori ,  i 
parenti,  e   la  patria  ,  nel  proleguimento  della   fua  vita  ,  gli  convenne 
coiifefiàrlo  nativo  ,  e  Cittadino  di  quella  Città  con  dire  :  Et  in  Arpino 
ha  fatte  multe  buone  fabbriche  ,  in  onore  della  fua  Patria  ,   e    del  fuo  no- 
ne .-.Per  la  qua-l  cola  reità  lenza  mun  contradittorio  (tabiirro  ,  ellere  il 
Cavaher  Giu/cppe    Cefafi    della  Città  d' Arpino  »  avendone    lo  (te fio 
Cavaliere  datane  tefhmoiuanza  nella  medelìma  Roma  ;  dove    pofe   su 
la  porta  della  fua  cala  l'arme  dei  fuo  calato  ,  col   nome  :  Jrfcpb  Arpi- 
nat:  qual  cafa  (ì   vede  fituata  vicino  la  Madonna  di  Montelànto  ,  nel- 
la (trad.i  del  Corfo  ,  o>e  fi  va  alla  Porta   del   Popolo  •   E  tanto  badi 
per  far  chiaramente  conoscere  ,  che  Alpino  tu  la  Patria  di  Giufeppi- 
bo  ,  dapoichè ,  quando,  il  Cavaliere  fabbricò  il  Palagio  per  fua  abita- 
zione, non  regnavano  più  i  Buoncompagni  ,  nva    l'erede  in  tempo  di 
Papa  Paolo  V-  ;  laonde,  qual  nfpetto    lo  molle    a  fenver    su  la  porta  •• 
Arpints.,  se    non  l'amor  della  patria  ?  Ove    come  attelta    il    Baglione 
iBedelimo  fece  tante,  bai  le- fabbriche  per  fuo  onore.   Con  tali  adunque 
infallibili   pruyve  ,  fgombiando  dalla  mente  di  alcuno  (  come    ne'pjf- 
fati  giorni  è  avvenuto  con  un  Gentiluomo)  sì  erronea  opinione  ,  che 
il  Cavalier  d'Arpino  fufle  Romauo  »•  farem  palleggio  alla  narrativa  del- 
la fua  vita  ,  delcntta  come  abbiam  detto  dal  mentovato  Cavalier  Ba- 
glione • 

Di  tempo  in  tempo  fstolé  aver  Id  pittura  qualche  nobile  fpirito  , 
che  molto  l.i  Pende  f'amoja  ,  e  J'  immortalità  l  illtiftra  .  Maitre  il  Poh- 
tefise    Gregorio   Xill.   BaonCBtHjV^S  Bolugnefe  faceva   dipingere  le  loggie 

nel 


Pittore,  ed  Architetta       x6 1 

nel  Vaìaggio    Vaticano  ,  fi  ftópftff  un    Giovinetto  ,  che  in  quei  tempi  de- 
fio  lut.bil  mn avaglia  di  fé    al    Mondo    ,     e   qaefli   nominav./Jì   Gtof.-ppint 
nato    <f  un   Pittore   d'  Arpino  ,  ebe    con   maniera  affai  grojfa   dipingv  i  di, 
Vr.ti  ,    ed   egli    era   il  J'uo    maggior  figliuolo,   ed  avendolo  fatto    attendere-, 
a.  difignare  ,  e  colorire-  h  con    acc  fiine    di    alcuna  lavori  ,    che    il  Padre 
prendeva    a  fare   ,    e   non   baftavagli   l' animo    di  compirli  ,    voleva  ,   ebe 
loro   dejfe   perfzzione   al    meglio,    che  poteva    il  (ilo    Figliuolo  Giofieppi- 
no  i  ed   in  ciò   e^li    effercitandofi  ,    come  anche  ritraendo    dalle  facciate  , 
e   dalle   alfe  cofe  più    principali  di    Rima    in    età    di    13.   anni  in   circa 
fece    anch'  egli    una  facciata   di   Cafa  polla    a    man  diritta  fra    le  piazze 
Madama,    e    Savona  ,.  ove  fu    colorita    la    fortuna    a  giacere    con  una  fi- 
gura  in    piedi  .    che  tenevi    una  fpadu   in-  mano  ,    con  altre  figure  di  chia- 
ro   e  fiato  ,  ed   ora    da  un  vi    fabbrica    e  jl  it  :  guitta    ».     e    quejti   furono 
i  primi   lavori   ne'  quili   pubblica  mente  l'  impiega  ffe  .     Vìi    il   Padre,  ac- 
ciocché  il    Figlio    t'  arte    ben    apprende  ff~  ,   e   gli  pote/fe  recare  giovameli* 
to.,  ed  ajutar  J'e  la  Ma  ire  ,  ed   mi    altro    Fratello    minore  ,   che  Bernar* 
diuo    appellav.fi  ,    (   e.  già   di    lui    ne  abbiamo  fitta    menzione)  fu   mairr 
dato    iu    Vaticano,  a   fervi  re    i    Vittori    di    Palazzo    ,    che  jott  <    Gregario 
XIII-   quelle  loggie    lavorarono   ,.   e    qucfti   gli     ordinavano    li    colori  ,    ed 
egli    a    loro  faceva  le  tavolozze  ficcante    columnfi    nelle    opti  e    a   jrejio, 
Averebbe    avuto  viglia   GiuJ'eppiuo  di    di    formare    e    colorire    qualche  co- 
fa  ,   mi   non  ardivi,  si  per    la  poca    età.  come  anche  per    11  paragone  de' 
gli    altri-,    nondimeno,  ingegn  /fi   di- far  con/cere    il  J'uo  valute   ,     poi.  he 
nel  tempo  ,    che    li  dipintori   andavano    a  de/iuare  ed    affai   (  cone   è  Ut 
collume  )  vi  dimoravano    ,    ;/  giovinetto   un  giorno  prendendo    animo  ,  fi 
mi  fé   a  formare    in    quel  tempo    alcune  figurine  >    e  fotirini  fatti  a  /'re- 
fe 0  fopra    Ut  quei  pilaftri  ,  come  anche  fin  ari   vi  fi  veduti   ben  formati  , 
e  mirabilmente  J'pintoji  ,  che  njii  vi  era  ».  filino  tra  quei  AJ.eJlri  per  buo- 
ni che  fio/fero  -,  che   av  fi}  ptluto   fuperare    il    valore  , .  e   la  leggiadria  di 
quelli  .   'Ritrovavano  li    Pitturi    volta  per  volta  ,   le   belle  figu-iue  di  Gio* 
feppiito  ,   e  ne  recavano  maravigliti  ,  ne  pìt-.udo  venire    in  cognizione  di 
chi  J'e  le  f te  effe  ,  finalmente  di  najcojlo    vi  mi  fero  la  guardia,  e  fu  ritro- 
vato ,   che  Giofeppino  era  qu.gli  ,   che  dipinte  le  aveva  allora  maggio)  mente 
fi  in.iravigliarono  ,   che  di  mano  così  tenera  uajceffe  opera  tosi  perj etti ,  che 
j'pirava  vivacità  e jn  franchezza  di  colorito  sì  mirabile  ,  che  tutti  confuji 
ne  rifilavano . 

In  q  11  fio  bisbiglio  ('opratimi fé  F-  M.  Ignazio  Danti  dell'  Ordine  de' 
Predicatori  di  S.  Domenico  ,  il  qa-ile  di  quelle  pitture  la  fopraint enden- 
za  aveva,  e  il  tutto  ,  inttfo  ,  e  v  liuto  ammirò  111  quel  figlia  lo  si  gran  tu-  - 
tento  ,  ma /Porgendolo  d'  animo  rimejfo,  e  vergogno/o  con  lodargli  lafua 
virtù  lo  inanimi  ,  e  promifegli  di  favorirlo  appreffo  il  Papa  ,  tal  che 
giungendo  la  fiera  vendite  il  Pontefice  G  egorio  a  vedere  i  lavori  del  co» 
lorito  (  ficcarne  era  Jua  folito  )  il  P.  Ignazio  prefentò- •Giofeppino  mal  in 
arue/ì.  alla  pre/enz.a  del  Papa  ,  e  fattogli  baciare  i  Saiitijffimi  Piedi  , 
narrò  al  Pontefice  il  valore  ,  e  lo  fpirito  grande  che  dimojirava  nelle 
fue  pitture  qu  I  Giovinetto  ,  .e  come  daini  J'peranza  di  riufcir  grand'  Uo- 
mo ,  fé  la  pietà  di  jua  Suntità  di  qua. che  ajuta  l'  ave  (fé  favorito  ,  ac- 
ciocché^ egli  Ji  f  jfe  pAuto  dare  ai  /noi  jludj  ,  ed  attendere  agli  /limoli 
virtuoji  del  /uo  nobtl  genio  .  Il  Santo  Pontefice  ,  che  era  tutto  pietà 
volentieri  gli  conce  ff  e  *«  pane  per  lui,  e  per  la  Jua   Famiglia,  e  dieci 

fetali- 


2  6 2     Vita  del  Cavalier  Cefari 

feudi  il  iittfe  ,  perche  egli  potere  e  omviod  amente  efercttarfi  ite'la  per» 
fezzione  della  fui  virtù  ,  e  diedi  ordine  ,  che  ,tip  "genio  He  lavori  Poti' 
tificj  ave  (fé  egli  uno  feudo  d'  oro  il  giorno  ,  e  ciò  {  mentre  il  Pontefi- 
ce vip  )  fu    ej'eguito  . 

L'i  frinii!  pittura,  che  egli  face /[e  fi  nella  Sala  Vecchia  de'  Te- 
iefebi  ;  ove  figurò  di  chiaro  e  /curo  San/bne,,  che  port.,  in  j pali,  le  por- 
te della  Citta  di  Gozza  con  gran  fpiritu  formato,  e  nella  Sala  de'  Pa- 
lafrenieri vi  Jono  dei  fuo  alcune  vii  tu  con  Tuttint  coloriti  affai  vaghi, 
e  leggiadri  ,  e  fornuvvi  alcuni  Apnflob  di  chi  -ri  furo  ,  ed  in  diver/i 
luoghi  di  quel  Valazzo  andò  figurando  altre  cofe  di  molta  bellezza.  Di- 
pinfe  q:'ì  nella  Minerva  ,  dove  fi  J "noi  fare  Capitolo  ,  un  tjiurij  l'opra 
la  porta  ,  che  va  aita  Sagreflia  ,  ed  è  quando  il  Manigoldo  feri  S.  Pie- 
tro   Martire    a(f  i  jpiritofo    con    due  putti/ti  francamente  coloriti  . 

Fece  nel  Cbiojlro  de'  Fr:ti  di  S  Francefila  di  Paola  alla  Trinità 
de'  Munti  la  prima  ijloria  grande  a  man  diritta  ,  dove  è  figurata  la  Ca- 
tiomzazine  del  Sai.t'i  fatta  da  Papa  Leone  X  con  tutta  lu  Corte  /?o« 
Mona  con  grandifftmo  Amore  operata  ,  e  ben  colorita  }  e  qu.\lo  buon 
componimento  d  '[Iurta  con  belli ffime  tefie  tal  nome  gli  diede,  che  no» 
fi  dneva  d  nitro  ,  che  di  (iiufppe  d'  Arpino  che  fihbene  egli  nacque  in 
Ruma  ,  pur  vutle  a'  Alpino  miii'uar/ì  j  o  per  amore  della  i  atrio  d<.l  Pa- 
die  ,  o  per  gr«t-fcarfi  i  Regnanti  'Buoncompagni  d'  Arpino  ,  da'  quali 
aveva  avuto  punì,  pio    la  fui  fortuna  . 

Attefe  ad  Operare  coi  fuo  pian  Ilo  nel  Palazzo  di  Minte  Cavallo  in 
Otte  II  a  parte  .  ibe  da  Gregoiio  XM  fu  fatta  edificare,  ed  adornare, 
e  vi  -coleri  nobilmente  fiegi  con  ijlorie  ,  e  figure  nella  Cappelletto  vi  di' 
pinje  i  ijioria  di  S.  Gregorio  il  Grande  ,  Pontefice  ,  e  Dottore  detta  ihìe- 
fa  Rjin.no  ,  molto  b  Ile  ,  e  fi  mantengono  sì  bene  a  frefeo  ,  che  p»$0- 
no    ora   formate  . 

NeìU   S.gnjha  d.gli  Orfanelli    ,   ov  è  un  quadro  della  Trinità    co* 
oleum    Sciiti     a    ogtio  ,  u'    ha  dipinto   il  Cavai, eie  . 

tu  S.  Silvejtre    a    M  nte    Cavallo   nei  mezzo  del   Fronte ftzio  fu   la 
porta    di    acuir;  jece   S-  Suv.firo  a  federe  in  atto    di  benedire  . 

Vi  infe  in  S.  Elena  Chi  e  fa  de'  Credenzieri  a  Cejartui  ,  fopra  un  Al- 
tare dalla  man  diritta  ,  una  Santa  Caterino  Ve  gin*  e  Martire  con  due 
putttni  ,  che  la  in,  rollano  a  olio  .  Nel/a  Chte/a  de  Frati  'BenfrateJi  ali 
itola  dei  Tevere  dal  mance  lato  colorì  la  Cappelletto  ,  ove  fono  didel- 
fe ilìoriette  della  óUadonna  con  alcuni  Santini  a  frefeo  affai  gra- 
nfi . 

E  nel  "Pontificato  di  Papa    Si/lo    V    dipi'fi    fopra   la  porta   di    den- 
tro  a   pie  delle  fcale  del  PaUggio   di   S-  Giovanni  L  ■te-ano  ,  che  riefee  al- 
la Scola  Solita  ,    e  Jono  aue  figure   maggiori  del  natili  ale  ,    una    r,.ppre- 
fenta  la   Religione  ,  e  V  altra    la  Giufitzia  da  le  bande  dell'  Arme  del  Pon- 
tefice fitte,  toii  quella  fua  vaga   maniera  . 

Per  il  Cai  dittale  Aleffaudro  Farti' fé  ,  dentro  S.  Lorenzo  in  Da  in  ufi 
di  pinfe  la  facciata  della  LbteJ'a  a  man  diritta  cin  ijiorìa  d'  alcuni  fat- 
ti di  quel  Santo  Levita  ,  con  figure  affai  maggiori  del  vivo  ,  e  confre* 
giù  di  fopra  belifftme  ove  fon,  figure  ,  e  pattini  affai  gr^ziofi  .  Scoper- 
se egli  parimente  J'  tjìoria  verfo  1'  Aitar  Maggiore  ,  e  diede  ti  gran  gu- 
fio  non  /olo  a'  Profcjj-  ri  ,  ma  a  tutto  il  Popolo  che  grandemente  il  lodi 
vedendo  quella  bella  maniera  di  dipingere  in  frefeo  ,  che  in  quel  gene- 
re   non  puule  ricevere  maggior  componimento  ,   ed  è  fatta  tanto  franca, 

che 


Pittore,  ed  Architetto.       263 

tbt  fare  ail'-fjo  co/trita  ,  ed  in  quella  Nave  iti  mezzo  dipi»/ e  anche 
una  gloria  d  Angeli  [opta  l  Qrg  i Ilo  affai  v  gbì  ,  e  doppo  la  molte  del 
Cir.lni  le   Al. f  ndio  compì    V  a. ir  a   ijìorìa    itela    medejtma  facciata    di 


primi 


J    I  I      .    1     . 

Poi  andò  a  Nipoti  chiamato  dal  Priore  dì  S.  Mar  dito  P.  della  Cer- 
tofa  ,  dove  dipinfe  la  Cupola  ella  Chi  fa  ,  e  d  poi  colini  nella  Sagre 
l\ia  d.vtrfe  ijlotie  della  Pjji.ae  di  N  Ilio  Signore  di  mezzana  gran- 
dezza  con  figi-.re  piccole    ,    che    erano    mirabilmente  dal  Juo    genio   for- 


mate 


Erra  il  Cavalier  Hiqlione  nel  dire:  dove  dipinfe  la  Cupola;  poi- 
ché 11  e i hi  Certofa  di  Napoli  non  v'è  Cupola  ,  e  la  Tribuna  è  di- 
pinta dal  Cavane:'  Lanfranco  .  Dipinfe  b.nsì  il  Cavalier  d'Argino  la 
volta  del  Coro  ,  la  quale  ha  fra'  itucchi  dorati  qaattro  quadrj  nel 
muzu  *,  ne'  qudi  vedi-fi  Moisè  ni  primo  ,  che  al  Popolo  Ebreo 
intercede  da  L'io  la  Manna  nel  Delmo  ;  nel  fecondo  ÈTifeo  con  l'An« 
gelo  ,  che  gli  porta  il  pane  ,  e  la  fiiica  »  nel  terzo  nolfro  Signore  , 
che  palle  le  Turbe  col  miracolo  della  moltiplicazione  de'cinque  pa- 
ni ,  e  due  pelei  ,  e  nel  quarto  la  Cena  con  gii  Apolloli .  Tutte  figu- 
re della  bacia  EucarijKa  .  Ne'  fpicoli  fopra  de' fiueftroni  ,  vi  fon  altre 
quattio  pitture,  the  rappi eternano  quattro  Cene  ,  e  quelle  fono:  Una 
le  nozze  di  Cani  in  Galilea  ,  l'altra  quella  del  Farileo  ,  l'altra  quan- 
do da!  Profeta  è  prelentato  a  David  il  Pane  della  Propofizione  ,  e 
l'alta  Culto  a  menza  con  li  due  Difcepoh  in  Emaus.  Uà' lati  de* 
medelimi  fpicoli  ,  vi  fon  dipinti  Santi  dell'  ordine  Certolino  ,  così 
Monti  ,  come  Vefcovi  .  Ne'  rilalti  di  detta  volta  ,  vi  ha  fi  urato  li 
4.  E  vangeli  fi  1  ,  in  quel  di  mezzo  a  due  per  parte,  ed  alcuni  de  San- 
ti Apolloli  più  grandi  del  naturale;  effendo  le  figure  dell' iftorie  la 
quarta  parte  del  naturale  in  grandezza,  e  qutfte  fono  le  pitture  più 
belle- 

Alcune  di  quefte  iflorie  friron  lafciate  imperfette,   a  cagione   di 
fua  partenza,  per  dilgulli  avuti  con  Belifario  ,  ed    altri  Pittoii    fuoi    Parcenxa_» 
le^uici  .  Peretocehe  e   da   laptre  ,  che  volendo  i  Signoii  Deputati  del  del    Cava- 
Teloro  di  S- Gennaro  far  dipingere   al  Cavaliere  la  magnifica,  e  gran  l'er   Gìu- 
**-  '*■-"     —  r 'eppe    A" 


ter  piti  l'elìdere  alle  inqu.- 
t  tì  ,  quali  dilpeiato,  fece  ritorno  a  Kum.i  j  tatuando  nel  pillare  th'ei 
free  per  Monte  Cafino  quei  Cartoni  poco  dianzi  accenati  ,  fatti  per 
la  Cappella  del  Telmo  a  quei  Monaci  ;  e  Con  ciò  venne  a  falciare 
im pei  fette  alcune  iftone  delle  lopra  deltntre  in  S-  Mattino,*  le  quili 
poi  furon  compiute  aliai  bene  dal  virtuofo  Pittore,  e  Sant'uomo  Gio; 
Bunaidino  Siciliano,  che  al  tuo  lòito  ,  le  teimuiò  con  diligenza  td 
amere  ,  e  con  egualità  di  (li le  *,  o  \og  i:im  dir  maniera. 

Le  pitture  però  più  preziole  di  Giufeppino  ,  efoife  le  più  belle 
che  a  Ctitofini  ti  dipin'e  ,  a  mio  parere  lon  quelle  della  volta  culla 
Sagrestia  ;  Concioftacofachè  furon  le  prime  da  lui  dipinte  in  qjel  Sa- 
cro luogo,  ed  avea  la  mente  quieta  non  perturbata  da  pc-ficivi  dilm- 

fti, 


'  • 


264    Vira  del  Cavalier  Cefari 

fti  ;  come  io  tu  uelle  mentovate  piume  della  volta   del   Coro  da  noi 
.  .        dianzi   deferitte  . 
Detenzione  h>  (jivifa  adunque  la  volta  della  Sagieftia -in  cinque  quadri  u-^ua- 

delK"  pittu-  ]j  ^  eij  m  e|j|  V1  j0r)  rapp^elentate  illune  <aoioruIe  della  Pacione  di  Cri- 
re  della  o.-  (ju4  je  qua|j  vennono  ornate  da  ripartimenti.,  e  cornici  di  ttucco  do- 
greftia  ..11  ,.  ,t0  _  \n  una  vedefi  l'oinzione  all'-O  co»  /con  l'Angelo  confortatore  ; 
S.Marcino.  jjj  j  tre  Apufto  ,  dormienti»'  nell'altri  ra  prefa  tei  Signore  nel  dianzi 
d'ett'  Orto;  (iegue  la  condanna  dell'  ingiunto  Filato-,  e  dopo  nell'altra 
ftoria  vi  è  la  lepoltura  che  danno  al  corpo  morto  del  Redentore  ,  ed 
indi  fuccede  nel  quinto  quadro  la  Refurrczione  del  Signore,  e  quelle 
iftine  Tono  egregiamente  dipinte  in  figure  p.cciole  circa  tre  palmi  , 
e  con  i (tu disio  amore  condotte  ;  e  vi  Tono  in  effe  figure  beilifiìme  ,  e 
bel. alimi  ritrovati  .  Eden  lo  qm  Iti  quadri  ritirati  nel  -mezzo  lungo 
della  volta  ,  vi  fon  da  canto  di  offe  le  centine  laterali  .nelle  quali  vi  lò- 
110  dieci  tondi  ,  a  cinque  per  parte,  ed  in  elfi  vi  ha  dipinto  un  pucti- 
no  pei  tondo,  con  g:' ittrumenti  della  SS-  Paffione  .  Tramezzatila 
quatti  tondi  ,  vi  fono  otto  piccioli  quadretti  ,  di  -figura  bislungbetta 
per  tra  verta.;  ne'  quali  vi  ha  figurato  il -Cavaliere  ìftorie  del  Vec- 
chio T-'ft.imento  ,  e  fono.-  la  lotta  dell'  Angelo,  e  Giacob  ;  il  Sagrì- 
fi  zio  d'Abram;)  ;  Cairi  che  uccide  Abel  ,  ed  il  legno  d*'  Giacob  ,  che 
tanno  ornamento  ad  una  parte  della  Centina  ;  dall'  -altra  vi  è  Moisè  , 
che  parla  con  Dio»  lo  Ih.  fio  che  cangia  la  fua  verga  in  ferpente  davan- 
ti a  Faraone  :  Il  divino  Roveto  con  lo  (ledo  Moisè  ,  ed  un  paelè  , 
con  David  'in  picciolo  che  guarda  i  fuoi  Armenti  ,  eileudo  figurato  in 
lontananza. 

In  otto  angoli  che -fon  fra  quei  compii  timenti  dtvifì  ,  fi  veggono 
Otto -figure  ,  quali  della  grandezza  del  naturale  ,  e  rapprelentano  otto 
figuie  del  medetìmo  Tetramente  quali  fono:  Sanfbne  ,  No-.-  ,  Gtdeo- 
oe  ,  Ezeccnia  ,  Giuditta  ,  Giona  ,  David  ,  ed  Abimelec  ,  eh.'  ha  nel- 
le mini  i  pani  della  pre petizione .  Ne'fgufci  di  quefri  Angoli  vi  ha 
figurato  a  chiarolcuro  di  .color  giallo,  varie  Virtù  ,  che  vengono  a 
.tare  vago  iqtei  rompimento  a  tutte  qu.lle  iftcrie  coioitte. 

Sop;a  laico  della  tnedefima  Sagreftia  vedefi  un  quadro  dipinto  ad 
Olio,  ove  è  effigino  ih  (t,o  Signore  Cocefiflo  ,  con  la  B  V  rgine,, 
la  Maddalena  ,  e  S.Giovanni  fi;to  la  Croce  ,•  di  figure  alla  grandezza 
del   nntgraie. 

Neila  famdfa  Sngreftia  de'  pi\  dell'  -Oratorio  di  S .  Filippa  Neri., 
vedeli  un  S.  Sebastiano  di  mano  dei-Cavaliere  ,  molto  -tenuti.'  in  pre- 
gio  dagl'  nit.  nienti  dell'  ara  del  difegno. 

■Dipuile  l'Ai  pino  altri  quadri  per  cafe  di  perfone  p  rticolari  ;  ma 
di  quell'opere,  peithè  non  fi  veggono  non  lene  fa  parola;  laonde 
goi  avendo  e.  mpiuto  il  numeio  di  lueb-Ce  pitture  dipinte  in  Napo- 
li ,  accenneremo  lolamente  il  quadro  fato  per  Filippo  Re  delle  Spa- 
gne a  concorrenza  di  i.a.  famoiì  Pittoii,  che  furono,  Guido  Reni-4 
il  Guercinò  ,  il  Coitona  ,  il  Colombo,  Andrea  Sacchi  ,  Lanfranco, 
Donienicluno  ,  il  Cav  M  llimo  ,  lufino  ,  il  G  uri 'efebi  ,  e'I  >an  Irarts 
come  ned'  Abecedaiio  Pittorico  a  e-  105.,  e  che  da -quel  Ce  tu  fòm- 
mamente  gradito*  di  ihiuvo  adunque  fare-m  ritorno  all'opere  di  Ro- 
ma deferitte  dal  Dagliene ',  a  cui  ne  con  vi  en  ripoitare  per  lo  reftSnte 
della  fua  vita  ;  ticehè  così  fiegue  egli  il  fuo  r  >gtonamento  ,  col  qua- 
le daremo  fine  all'  incominciata  ifloiia  del  fuo  rinomato  maeftro  . 

Rjtor- 


Pittore,  ed  Architetto.       265 

BJtornoJjene  indi  a  Roma  ,  *  nel  Palagio  del  Cardinale  Santafe- 
verina  a  Monte  Citorio  operò  varii  fregi  con  alcune  iftorie  belle  , .« 
certi  sfondati  [otto  la  volta  dell'  Appartamento  terreno  molti  vaghi  , 
ed  anche  al  mtdefimo  Cardinale  fece  nella  Chiefa  de  Greci  due  Altari 
fatto  le  nicchie  della  travexfa  a  man  dritta  la  N.  Donna  ajjunta  con 
gli  Apolidi  ,  e  l' Incoronazione  della  tergine  in  Gloria  ,  e  dirimpet- 
to facevi  un  Croafijjo-con  la  Madonna  e  S.  Gio:  Evangelica  ,  opere  in 
frefco  condotte  :  e  p*.r  l'  iàejfo  fotta  il  ciborio  di  S.  Bartolomeo  all'lfolt 
formò  quattro  te/te  di  Santi  a  olio  colorite. 

Dentro  5.  Luigi  della  Nazione  F rancefe  dipinfe  a  man  manca 
nel/'  ultima  Cappella  de  Signori  -Coni a->  elli  fopra  le  volta  un  hijìoria  di 
S.  Matteo  Apo/iolo  i  e  dalle  bandi  due  Profeti  per  ciafeun  vano  fatti 
a  frefco  ajfài  gratiofi . 

Opera  del  fuo  pennello  nella  prima  Cappella  dentro  la  Chiefa  della 
Trafpontitia  fopra  f  Alt  are  fu  la  S.  Barbara  con  il  fulmine  iti  mano  a 
olio  condotta  ,  ajjai  buona  figura  . 

Fece  nella  Chiefa  di  S.  Prejjede  per  li  Signori  Ogliati  ,  ove  è  l» 
Cannella  alla  pajfione  di  N.  Signore  dedicata  ,  in  mezzo  della  volta  VA' 
fcenf.iyiic  d'I  Redentore  a!  Cielo  con  la  Madonna  ,  e  co'  fuoi  Difc epoli  . 
la  quale  feorta  di  /'otto  in  fu  con  altre  figure  i  ed  havvi  in  fu  l'  alto 
Profèti  ,  e  Sibille  con  gran  forza  ,  e  di  buon  gu/lo  dipinte  ,  e  voglio- 
no che  quel?  opera  fi  a  una  delle  migliori ,  /)  per  .difegno  »  come  j>er 
Colorito  eh'  egli  facefje  .. 

£  nel  tempo  di  Papa  Clemente  Fili,  dipinfe  mila  Chiefa  di  S. Ma- 
ria in  via  la  terza  Capp-lia  a  man  dritta  ,  che  è  de  Signori  Aldobr an- 
dini ,  e  fece  fopra  l'Altare  un  quadro  a  olio  entrovi  Maria  dall'Ange- 
lo Annunziata  ,  ma  non  però  di  molto  buon  gnlìo  ■>  come  dalle  bande 
fono  le  due  hi/torie  ,  una  della  Natività  di  Nojira  Signore  e  l'  altra 
dell'  adorazione  de' Maggi  a  frefco  ,    ajjai  grati  e  di  bella  maniera. 

Per  entro  il  Palazzo  del  Si g.  Corr  odino  Or fino  ,  vicino  a  S.  tho- 
mafo  in  Parione  ,  colori  a  frefco  la  volta  a"  Una  loggetta  con  diverjì 
fatti  d'  Ercole  effigiati  ,  con  figurine  nude  di  diverfe  donne  molto  gra- 
zi o,  e  ;  ne  più  affittar  fi  può  da  v:rtitofo  pennello  ,  ed  è  una  delie  bel- 
le opere  ,  che  già  mai  factjje  ,  dove  fon  j  dipinti  alcuni  paefi  da  Ce  fare 
Piemnntefe  . 

Nella  Villa  Aldobr andina  a  frafeati  {nominata   Belvedere)   in  Diquefit_* 
alcuni    sfondati   delle  volte   ha  formate    diverfe  hi lìorie  del  Tejtamtn-  Pitture  fu 
to  Vecchio  a  richiefia  del  Cardinale  Pietro  Aldobr  andini  ,  molto  degne  Cti(  '  '  ato 
di  lode.  "       M^in™*! 

E  nella  Chiefa  nuova  a  man  dritta  %  vicino  alla  vecchia  Sagre,  ia  \3  ,ua  Galle 
ha  dipinto  a  olio  l'incoronazione  di  Maria  Vergine   con  N  S.  ,  ed  An-  tu . 
geli  ,   e  puitir.i  in  gloria  ,  ma  di  maniera  dalla  fua  buona  diverfa. 
Tomo  IL  L  I  in 


i66    Vita  del  Cavalier  Cefari 

In  S.  SilvePro  a  Monte  Cavallo  egli  medefimo  ha  dipinto  nella  fe- 
conda Cipolletta  ,  che  è  alla  mano  fianca  Iti  volta  con  tre  hif.orie  di 
S.  Stefano  p?r  il  Cardinale  lannefìo  ,   affai  b'Ue  e  grazioft. 

E g^  parimente  nella  Trinità  de  Conva'eferti  ,  e  de  Pellegrini  ti 
tnai  fini  lira  n "Ila  feconda  Cappe!' a  ha  di  fuo  jopra  l*  Altare  ,  ma  non 
Con  rrtol'o  gn/ì»  ,  ha  cndotto  un  qradro  a  olio  ,  entravi  la  M  donna  a 
federe  con  il  Bambino  Giesù  S,  Nicolò  ,   e  S.  Francefeo. 

EJ  in  S  Baiiianello  all'i  Mattheì  ,  Chiefa  de  Merciari  di  Roma 
il  Pennello  dd Cavaliere  operò  un  S.Sibujiiano  ad  un  tronco  fgato  a 
olio  afa  i  buono  . 

L  L'In ftrijfimo  Senato  ,  e  Mapiflrato  Romano  gli  concejjt  la  Sala 
de  Co/ifervatori  nel  Campidoglio  per  dipingerla  ,  ed  egli  promif  di  fi- 
nirli in  quattro  anni  ,  cit'e  per  fanno  Sntto  del  i  600.  i'rmcipijilla  , 
e  nella  facciata  in  capo  alla  Sala  ,  dove  è  po!,a  la  Statua  di  L-.one  X. 
d' pi' fé  f ti  mitro  ,  quando  fu  trovata  la  lupa  ,  allattimi.  Ramalo  ■>  e 
J{emo  da  F  infoio  Valore  coi  gran  maniera,  e  con  buon  gu  0  fatto',  e  fé 
tglì  h"vejfe  fluito  quello  Pile  in  tutta  f  opera  ,  n  havrebbe  riporta' 
to  giuria  immortali  .  Dopoi  feguitò  f  Hilìoria  grande  della  Battaglia 
tra'  Romani  e  Sabini  nella  ficciata  magiore  ,  e  quivi  anche  fi  pn*tò 
7iob> 'Intente  ,  dove  fi  feorge  qumrità  di  figure  %  di  cavalli,  d'affitti' 
dini  dive^fi  Con  belli  abbi [r. di amenti  fatti  con  grand'lfimo  Spirito  ,  e 
gulo,  e  fi  vede  ,  che  il  Cavalier  Giofeppe  in  condurre  qt'.e  ■'  Hr'loria 
v  h.bbe  parricolor  genio  ,  e  molto  fé  ne  compiacque  ,  poiché  era  fé. 
Condo  il  fuo  talento  ,  effondo/i  "gli  fempre  compiaciuto  di  apparir  biz- 
zarro  ,  di  andare  bene  fé  fa  a  Cavallo  ,  e  di  cingere  Jempre  Jpada  in- 
fitto a"  giorni  dtlf  ultima  malattia  ,  anzi  delettojjì  di  f. ir  e  fcelta  di 
Storie  ,  come  nel  fuo  Studio  fi  è  veduto  . 

Fu  fua  la  pittura  dntro  la  Chiefa   dello  Spirito  Santo  a   fìrada 
Giulia  a  mano  manca  fopra  il  fi condo  Altare  ,  che  è  il  quadro   di   S. 
Francefeo  *  il  quale  riceve  le  Stimmate  a  olio  con  buona   maniera 
fitto  : 

Andò  egli  parimente  in  Francia  con  il  Cardinale  Pietro  Aldo- 
brandin  Legato  Apofìolico  ad  Enrico  W.e  donò  a  quella  Maefih  un  qua- 
dro di  S.  Giorgio  a  cavallo  ed  un  S.  Michele  ,  e  ne  fu  dal  Crijiianijfi- 
mo  Errico  regiamente  regalato. 

Tralafciò  l 'opera  del  Campidoglio,  per  fervir  Papa  Clemente  Vili. 
nella  pittura  di  S.  Giovanni  Laterano  ,  dove  egli  hebbe  la  foprainten- 
denza  di  tutto  il  lavoro  ,  e  fi  fervi  di  varii  Pittori  per  finirla  ,  e  di- 
pungervi  quelle  Hi  Varie  ,  e  farvi  gli  Apolìoli  %  che  in  quelle  facciati 
bora  fi  vedono  ,  ed  egli  ifipjfo  dipinfe  la  faccia  fopra  1'  Altare  del  San- 
tìffimo  Sagr  amento  ,  cioè  f  Afe  enfiane  di  N.  Sunore  al  Cielo  con  An- 
geli ■>  e  Con  gli  Apofuli  ,  che  il  naturale  di  molto  trafeendono  »  ed  in- 

torno 


Pittore,  ed  Architetto.       267 

torno  al  fregio  tra  quti  fé  orti  colorivvi  alcuni  Puttini  molto  foggia 
dri  .  Ep  queffo  virtuoj'o  bavejje  dato  gupo  al  Pon  ifiic  e, barerebbe  quel 
magnanimo  Principe  adornata  tutta  la  Chitfia  di  S. Giovanni  ,  ma  la 
fiancò  con  ejfer  troppo  lento  in  dar  fine  a  quell'  opera  l  e  fu  caggione  , 
eh'  si  papa  a  cosi  n  bil  defiderio  non  dejfe  compimento.  Con  tutto 
Ciò  fu  regalato  da  quel  buon  Pontefice  i  ed  oltre  gran  numero  di  da- 
naro ne  riporto  /'  Abito  di  Cnfio  ■>  ed  il  Cardinale  Pietro  Aldobrandi- 
no nipote  di  Clemente  nella  fu  a  Cappelletta  privatamente  in  Vaticano 
gle  lo  diede . 

Dipinfe  nella  Cappelletta  di  S.  Giovanni  infante  le  due  hiflofit 
dalle  bande  ,  eoe  quella  di  S.  Giovanni  Evangeli/fa  a  olio  [opra  la  te- 
la ,  quando  beve  ti  veleno  al C  fipetto  del  Tiranno  con  alcuni  p-zzì  di 
nudi  morti  per  t  rra  ,  e  l'  altra  quando  S.  Giovanni  è  condotto  nella 
Grotta  da'  f noi  DifcepoHi  ajjai  buomquadri  ,  ed  è  gran  danno^che  per 
tjjere  in  tela  dall'  umido  fono  pati  gua/.i. 

D'r.hne  di  PapaCl -mente  gì;  furon  dati  da  Signori  della fnbri- 
ca  di  S'  Pietro  li  Cartoni  della  Cupola  per  farvi  i  numeri  fi  ,  e  belli 
mufa  ci  ,  come  bora  co»  buona  partitura  di  Angeli  ài  Santi  Pontefi- 
ci di  Ss.  Apojioh  di  S  Gto:  Batti/ia  di  Maria  Vergine,  e  di  Ho/tra  Si- 
gnora fi  zede,  e  que/r  opera  eh  mil  o  l'occupò  fu  nuova  caggiona  ,  che 
fi  rralajctaj}'  il  lavro  d<.lla  ìtala  del  Campiti*. glio  .  Co>ne  egli  altresì 
p.r  la  facciata  d  l  Palagio  Pon.'  ficio  Vaticano  fiopra  la  porta  degli 
Svizzeri  1  f  ce  il  Canone  della  Madonna  con  il  Faglio  »  e  S.  Paolo  «» 
fiedi  ,   eh?  poi  di  Maja  co  &J  a:o  formato. 

E  'a  Pontefici  p  r  f  ecce]lt>r*a  d.l  fuo  pennello ,  ejfendo  flato  fint- 
are nette  open  loro  odopcrato  ,  l'apa  i'aolo  V-  anche  l'occupò  in  dargli 
a  d:p:>ig?ie  dentro  la  bella  Capp-lla  Pania  in  S.  Maria  Miggiore  fopra, 
f  Alr«r<-  la  parte  m  faccia  ,  ove  figurò  t'  iforia  di  S.  Gregorio  Tau- 
maturgo ,  che  jerij]-  contro  gì'  t,  etici  i  la  B-ata  Vergine  ,  e  S.  Gioì 
Bvangelijra  ,  che  gli  detta  ciò  :h'  egli  fcrive  ,  con  puttìni  ,  e  con  di- 
ver  fi  nudi  legati  «  opera  afiai  vaoa  .  E  nell'  arco  dentro  il  tondo  ,  che 
è  di  fiotto  ,  nel  m'zzo  havvi  fatto  S.  Luca  Evangeli  fta  ,  e  da'  lati  due 
Vefic<v.'  per  aanda  ,  e  ne  triangoli  ,  o  peducci  della  Cupola,  fono  fiati 
da  lui  ejjìgiati  li  quattro  profeti  maggiori  ,  ed  Angeli  ì  figure  molto 
più  grandi  del  naturale  ,  ed  il  tuttofa  ìnfrefico  dal  Cayalier  Ciojefi- 
pefi  ancameute  condotto  . 

Si  trovano  nella  Sagreflia  di  S.  Carlo  a  Citinari  quattro  quadri 
di  fino  ■>  ivi  Con  fideicommtjfo  lafciati  da  Antonio  ditto  della  Valle  il 
quale  fu  Sartore  .  Uno  fi  è  Crijìo  battuto  alla  Colonna  affai  buon  qua- 
dro ,  e  con  la  fina  miglior  maniera  operato  >  ed  uu  manigoldo  molto 
ben  colorito  .  V  altro  e  un  S.  Francefico  con  due  Angeli ,  che  lo  fio- 
fiengono,  ed  un  altro  S.  Francefico  con  un  Angelo  fola  ,  ed  il  quarto  ì 

II  2  S-Bo- 


xÓ8     Vita  del  Cavalier  Cefari 

Ju   Bonaventura  con   una  tefìa  di  morto  in  mane. 

Dapoi  dipinfe  afre fco  la  terza  iftoria  in   Camp- doglio  ,  ed    e   il' 
duello  de  Curiati i>  ed  Horatii  con-  li  due  Ejjerciti,  ed  altre  figure 
ed  un  poco  più  debole  delle  altre  ifìorie  da  prima  colorite . 

Indi  varie  coje  dipinfe  per  diverfi  Principi  l'erfinaggi  -,  ed  Ami- 
ci i  come  anco  per  il pafiato  haveva  fatto  ed- in  divcr/ì  luoghi  fiorino  , 
e  quefti  per  brevità  trapalo  ,  ed  operò  anche  numerofi  dijegni  di  quel- 
la futi  bella  maniera  da  tutti  molto  cari  tenuti . 

Sotto  il  Papato  di  "Urbano  Vili.  Regnante  fece  il  Cartone  di  S. 
Michele  ,  che  da  do:  Battijta  Calandra  fu  di  mufaico  compoflo  i  ed  è 
nella  Bafilica  di  S.  Pietro  fopr a  un  Altare  d'una  Cappella  delle  quat- 
tro maggiori  dal  lato  deitro  dd  Tempio  . 

Dipinfe  nella  Chiefa  di  S.  Grifogono  titolo  del  Cardinale  Scipione 
M.orghefe  ,  nel  fiffitto  indorato fopra  il  Ciborio  ,  Nofra  Donna  col  fi- 
gliuolo Giesù  in  braccio  che  dorme  a- olio  dipinta  ,  e  fice  per  f  i/fejjb 
Cardinale  alla  jua  Villa  Pinciana  un  quadro  grande  della  Creazione 
dell'  huomo  a  guazzo  formate  ,  come  anche  una  Bjima  nel  medesimo 
luogo  le  quali  erano  fervite  ne  II'  ejjequie  del  Sig.  Gio:  Battila  Borghefe 
Fratello  del  Pontefice  ,  celebrate  in  S.  Maria  Maggiore  ,.  opere  in  te- 
la dichiaro  e  fcuro% 

In  S.  Gio:  Later  ano  fece  il  quadro  a  olio  nella  Cappella  del  Ch'oro 
era  Jegfi  Eccellentijfimi  Signori  Colonne fi ;  a  lato  a  quella  del  Santijfì» 
ma  Sagr  amento- .. 

E  dentro  la  Chi t  fa  della  Madonna  dèlia  Scala  dietro  l' Aitar  Mag- 
giore nel  Cboro  vi  è  effigiata  una  Madonna  col  figlio  Gitsù  in  braccio  a 
frefeo  da  lui  dipinta  i  ma  quella;  che  fuori  nella  facciata  ifcolpita 
è  del  Valloni  .  Parimente  nel  Coro  de'  frati  di  S.  Francefco  a  B,ipa 
v'  è  di  fwt  mano  un  S.  Francefco  in  efiàfi  con  due  Angioli  «  che  lo 
reggono  »  'l  quale  e  originale  ,  ed  a  quel  luogo  donolìo  il  Cardinale  di 
S.  Cecilia'  Sfrondato- . 

Fece  nella  Chiefa  nuova  la  prima  Cappella  del  Cardinal  Cufani  a 
man  manca  ,  fopr*  il  cui  Altare  è  il  quadro  delta  Prefentazions  ai 
Tempio  del  nojrro  Salvatore  ,  e  Simeone  con  altre  figure  a  olio  condot- 
te ,  e  nella  volta  vi  Jone  figurati  tre  Santi  ,  cioè  S-  Ambrogio  S:Ago- 
Rino  Ve f covi  •,  e  S.  Monaca  afrsfco  ,  afiai  buon  lavoro  del  fuo  pennello 
ed  è  vicino  alla  Cappella  ,  ove  è  l'adorazione  de  Maggi  di  Cefare  Jsltb- 
bia  . 

E  tutto  dì- non  mai  nelC  operare  fancandofi  ,  e  ad  ogni  ora  e- 
ffrcitandnfi  -,  dipinfe  nella  Chieja  del  Gesù  un  quadro  di  alcuni  Mhr- 
tiri  di  quella  tempagni.i  nel  Giappone  crocifijfi  ,  e. Uà  vicino  all'  Al- 
tare del  loro  S.  Ignazio. 

Alla  MhdcKiiù  di  Lorrto  de'FornAri  dì  B^omafòno  fuoi  li  due- qua» 

dri 


Pittore ,  ed  Architetto.      269 

ari  da* lati  ddla  Cappella  maggiori  ,  in  uno  è  la  Natività  della  Ma. 
dònna  ,   e  rult  altro  la  morte  di  lei  ,  a  olio  dipinti. 

NlT  mpietto  della  Pace  il  S.  Giovanni  Evangeli fìa  e  f  Ahyrla 
[opra  l'Altare  della  Cappella  di  Monjìgnor  Benigni  è  opera  del  fuo  p.  n- 
nello  . 

E. dentro  la  Chieja  della  Madonna  della  Vitteria  alla  mano  man- 
ca color)  in  un  quadro  Chri/lo  mirto  »  la  Madonna  ,  e  S. Andrea  Apo- 
Polo  a  olio  effigiati  . 

In  Santa  Lucia  delle  Selci  a  ma  j  manca  fece  il  quadro  dell'  Al- 
tare a  olio  ,   e  [opra  la  porta  di  dentro  un  Padre  Eterno  a  frefeo. 

Qjj  alla  Minerva  nella  prima  Cappella  a  man  diritta  de*  Signo- 
ri Catfarel/i  f 'ce  iLquaAxo  di  S.  D/m~.nico  gì  nocchiose  con.  una  Ma- 
dònna  ,   ed  Angeli  ;    con  due  Santi  da'  lati  a  olio  • 

Ed  u/timam'nte  con  tre  iftorie  diede  compimento  alla  Sala  del 
Campidoglio  »  chi  già.  quarant'  anni  fono  ,  a-jea  ad  ejjsr  finita  ,  ma 
fianco  d"1  aver  faticato  ,.  e  ridotto/i  nel  tempo  ,  che  dovea  prendere  ri- 
pi  fo  ,  poiché  indebFolita  era  la  natura  ,  e  gli  [piriti  raffreddati  non 
ha  sì  appieno  corri [polio  al  fuo  nome  ,  ed  appagato  il  gullo  de'  Prof  Jo- 
ri ,  e  come  in  quelle  tre  i/iorie  ultime  della  fondazione  di  Rjìwo, del- 
le Vergini  Vedali  ,,  e  de!  rapimento  di  Ile  Sabine  così  anche  nelle  vici- 
ne [opra  narrate  mi  lire  ,  che  all' animo  fui  più  non  rifondevano  le 
forze,  e  per  VaCcre[ci,nento  degli  anni  majicavagli  il. valor  del  pen- 
nello . 

Con  gli  ordini  [noi  in  Campidoglio [ono  /fati  inaliati  alcuni  archi 
a'nuovi  l'ontefei  ,,ch'.  ivi  [olennemeut-  pijfarono  a  prendere  il  [olito 
pr.Jfejfo  nella  Bajìlica  di  S.  Gio:  Laterano  . 

Nelle [olennijjìme  esequie  di  AJeJJ'andio  Farnefe  Duca  di  Parma 
fi  ce  il  bel  di [egno  del  Catafalco  ,  e  parimente  in  quello  di  Gio:  Fran- 
ce[co  Aldcbrandini  difguèla  pompa  funerale  ,„f  invtntìor.e  de'  qua- 
dri per  la  ChieJ'a.  in  alto  furono  da  lui  di[pnfle  ,  ed  ora  nache  vi  fi 
feergono  per.  le  parti  della  nave  maggiore  i.e  [opra  le  particelle  di  den- 
tro le  due  virtù  tinte  di  giallo  ,  e  finte  di  bromo  in  quadro  riportate, 
fono  di  [uà  mano  . 

Yifono  molti  de' [noi  dfegni  ,  e  delle  [te  opere  v  ed  ancora  al- 
cune inventioni  di  Conclufioni  del  [no,  eccellentemente  da  altri  col 
bulino  tra[portate  in  rame  .  Fabbricò  bel  Palazzo  a  [e  ,  ed  afuoi  nella 
via  del  Cor fa  alla  man  manca  prefo  la  piazza  del  Popolo  . 

Al  Marchej'e  Evandro  Conti  ,  .raggiuiiò  il  rìmvamento  della  fac- 
ciata  del  [no    Palagio  a'  Monti  ,   e   diede  ordine   alle   Scene  ,  che  ir 
quel  Palagio  [ervirono  per  rapprefntare  la  f amo  fa  Catena  d'  Adone  * 
Favola  bofeartecia  dd  Signor  Ottavio  TronfxrelH  Ramano  .  Ed  in  A> 
pino  ha^fatte  moke  buone  fabbrichi   in.aacr-t    della  fu  a  Patria  ,   e  de 
fuo  nome  . .  Se 


270     Vita  del  Cavalier  Cefàri 

Se  il  Cavalier  Ctfiri  avejfe  conofcuta  la  fu  a  forte  ,  non  vi  farla 
fiato  alcuno  ,  che  p  ù  fortunato  di  luì  fuffe  vivuti  ,  poiché  ella  da'pri- 
mi  anni  d'edefi  a  favorirlo  ,  ed  egli  far  ve  ,  che  difprtzzajje  quella  fe- 
licità ,  eh  il  Cielo  gli  concedeva  ,  poich'i  fé  bene  per  la  fu  a  virtù  era 
amato  da  Princ'p  ,  e  da  grandi  Perfonaggi,egli  nondimeno  cercava  di 
far  poco  conto  de'  loro  favorì  »  e  li  difgufiava  ,  ficcvme  col  Pontefice 
Clemente  fé  ne  vidde  f'efperienza  ,  che  talvolta  fi  degnò  di  pregarlo 
mentre  anche  io  v'  era  prefente  ,  che  invigilale  nelle  pitture  di  S. Gio- 
vanni ,  e  di  fua  mano  qualche  opera  vifacejje  ,  e  pure  nulla  operando, 
hw.n  compir -iva  ,  b  grandiffima  fatica  fi  durava  a  trovarlo',  e  few 
tre  dicva  al  Pontefice  ,  che  averebbe  fateo  ,  ficchi  al  fine  Clemente 
Jlanc  IJì  ;  ne  vidde  Coperà  per  l'anno  del  Giubileo  1600.  compita  come 
egli  defederava  ;  E  con  altri  Prencipi  ferbò  anche  /'  tfiejjo  li  ile  ,  ed  a 
quei  Perfonaggi  che  trattavano  con  ejjo  lui  con  poco  gufìo  corrifponde- 
va  ,  e  que  1  nondim  no  erano  sforzati  (  per  così  dire  )  da  un  certo  fa- 
to a  regalarlo  contro  lòr  voglia  ;  e  par  va  ,  che. egli  maggior  gulìn  avef* 
fé  di  operar  p'r  gente  di  b affa  condizione  ,  che  per  Signori  di  gran 
tortala  come  i?i  effetto  veramente  f  f e  or gè  va  . 

Fu  il  Ce  fari  di  buona  compleffiene  ,  e  di  gran  lena  ,  poiché  nel 
corfo  quafi  di  80.  anni  poco  /(ette  ammalato  ,  edaquefla  età  arrivò 
fino  ,  e  gagliardo  con  una  gamba  ,  {  come  fi  fuol  dire  )  d  ferro  ,  tan- 
to era  prej  0  di  paffo  ,  fiero  ,  e  b'zzarro  .  La  fua  conver fazione  era  buo- 
na e  fendo  allegro  ,  faceto  ,  e  libero  di  fentimtato  ,  fé  ben'  fu  Poco  Con- 
tento del  fuo  Hato  ,  poiché  continuamente  nell'animo  gh  ricorrevano  i 
difal.ri  ,  che  egli  aveva  patito  ,  ed  ora  d'una  cofa  ,  -.  d  ora  d' Un  altri 
fi  lam  ntava  ,  tal  che  poco  lieto  chiù,  e  li  fuoi  giorni  n<-l  dì  5.  di  Lu- 
glio dell'anno  di  uoUra  fallite  1640.  ,  ed  tn  Araceli  dove  aveva  desi- 
nata la  fua  f  poltura  ,  volle  ejj.r  poi  tato  ,  poiché  fempr»  anche  por.  ò 
a  qwlla  Chicfa  particolare  dizozione  ,  e  gii  di  Jua  mano  fopra  una 
Colon-  a  a  man  fini  [tra  ,  a  mezzo  della  Chicfa  ,  d  piato  vi  aveva  di  fui 
mano  tt;a  Immagine  del  Salvatore  in  ovaio  jopra  la  Madonna  ajjai 
devoto  . 

In  quella  Ch  :  e  fa  i  fuoi  privatamente  il  fecero  condurre  di  notte 
tempo  ,  dove  la  mattina  vegnente  gli  furono  fitti  onorare  cjjquie  ,  e 
Celebrati  Ojfìcj  Divini  ,  ed  il  corpo  fu  efpofro  avanti  /'  Aitar  maggio- 
re in  alto  con  40.  torcie  intorno  ,  e  quivi  datogli  onorata  fepoltnra  . 
Ha  lafciato  due  fi)  l  w  li  Mafchi  ,  ed  una  f emina  ti  quali  Jo»o  reftati 
rifai  corniti  di  di  bn<  dì  fortuna  ;  e  fé  il  Cavalier  Giufeppe  Ce  fari 
avefie  dato  gufo  a'  l'rencipi  ,  averi  a  per  le  grandi  occafoni  ,  che  gì'  fi 
fono  rupp  efntate  ,  fatto  gran  ritratto  di  maggior  danaro  »  e  di  più 
facoltofa  rendita  di  bei  . 

Fu  egli  però  dal  I{e  Criftìanìjfimo  di  Francia  Ludovico  XUL  ono- 
rato 


Pittore,  ed  Architetto,       271 

rtlto  dell'Ordine  di  S.  Michele  ,   ed  altri  r  pali  ,  avendo  e ^li  mandato    Nelnoflro 
ttnqu.xdro  di?  Arcaticelo  S.  Michele  ,   ed  ahre  pitturi  a  fiflla  AJae-Abio  de'di- 
ftà  appartenenti  ,  nnde    iCefari  ni  fi'tto  dove  portava  la  Croce  di  fri- legni  ve  ne 
fto  ,   teftimonio  V  n  ti  fida  d  Ila  fifa  virtù  ,  ebbe  quello  dell'Ordini  di'™    ™olti 
S.  Micheli  ,    ry  aio  tefiimonio  dd  fuo  valore  .  ijer  d'Avvi- 

La  fua  b'ila  maniera  h  i  f.itto  fc itola  ,    ed  ha  allievi  ,   che  felice-,ÌQ  . 
tn'.nt-  oerp'tuano  la  memoria  del  loro  Al^efiro  » 

Qui  termina  la  Viti  dell' Arpino  il  Bilione,  ma  a  me  fir.  lecito 
di  foggiungere  .  che  le  hel'iflìmr  pitture  ,  che  fi  veggono  n-lla  foffit- 
ta  della  Capp-  Ila  de'  RiQ  ardi  dedicata  alia  Madonna  di  Soccorfo  en- 
tro la  R^al  Ohi<fa  del'o  Spirito  Santo  ,  attribuite  dall'Elio,  nio  ,  e  da 
altri  Scrttori  a  Luigi  Rodri»o  ,  fono  di  mino  del  Cavalier  d'Arpino, 
e  ciò  per  d  tto  del  nodi  o  rei-  bre  Fanc  fi  o  Solinu  na  ,  oltre  il  g  udizio 
di  altri  buoni  Fittori  ,  che  per  fatture  dell'  Arpino  1"  han  giudicate  i 
laonde  bif  gna  dire,  che  I'  Enpenio ,  con  gli  altri  Scrittori  ave/Ter 
prefo  lo  abaaglio  ,  a  capirò  che  dove*  veramente  Luiggi  dipingere 
primieramente  quella  Cppelli  ,  che- poi  fu  <il log? ta  all' Arpino  :  E 
certamente  è  ella  d  Ile  più  belle  ,  che  fiano  ufate  da'  fuoi  pennelli  , 
laonde  non  mi  f ri  grave  il  deferi  vere  ciocche  qujfte  p  tture  rappre- 
fent  no: 

E'  compartita  la  volti  in  cinque  quadri  (avendo  dia  figura  ro- 
tonda ,  quafi  f  udella  )  uno  nel  mezzo  di  figura  rotonda  ,  e  quattro 
ne'  cantoni  ,  che  a'q  uanto  fon  centinati  .  Vedefi  in  qu  1  di  mezzo  1' 
ampluz.one  d'una  Crnefa  fatta  da  un  Re  di  Spagna  alla  Madonna  il  1 
Soccorfo.  In  uno  d' 4.  quadri  vi  dipinfe  la  fibria  di  Teofilato  Ar-  Simeone 
chuli  c-ino  della  Città  di  Ad  nia  in  Sicilia  ,  il  quale  avendo  perduta  Mecafrafte  , 
la  fua  di  >nità  ,  diede  l'Anima  al  Demonio  per  racquiftarla  .  Indi  rav-  S; ^nconiq, 

1   1  r  ■       r     ..         -■.       ■       »  ,r  r  1    e  Canino, 

veduto  dA  luo  errore  ,    ncorfe  alla  B.  Vrrgne  del  boccorlo  ,  e  con  le 

fue  lagrime  ottenne  dalla  gran  Madre  di  Do   la  f  'a  liberazione  ,  co- 
ftringendo  il  Demonio  a  refi  tnrgli  la  f  rittura  :  N  D'altro  vi  è  il  mi- 
tratolo del  Pittore  Lberato  dalla  B-  V.  per  mezzo  dell'  Immagine  del 
Soccorfo  da  egli  medefimo  dipinta  ,   poiché  t  iTendoglifi  slocatd  il  Fon- 
e  fopra  cui  ftnva  d  pingen 'o  detta  Immapine  per  opera  del  Demonio  , 
qutll' Imm:  gine  diilefe  la  mano  ,   e  con- onnipotenza  d:vina  prefo  il 
Pittore  n.l  braccio  ,   lo  trattenne   dal    precip'zio  .  Sigue   il  fitto   di 
S.  Giovanni  Damafceno  ,  il  quale  perchè  difendeva  l'Immagini  S  ere,  Leone  Ifatl- 
perfegu  t  te   da  L  one  If  urico  Imperatore  ,    fu  da  quelli    calunniato  nco  peife- 
apprelTo  il  Signor  di  Damafco  ,  che  tramarle  con  tradimento  dargli  in  cutoi     dell' 
m:>no  la  nominata  Cittì  ,   della  quale  G10:  t  neva  il  governo  ;  laonde  Immagini 
fuconJannto  ad  e  fl\  r  4 1  i  troncata  la  manodeflra  ,  che  aveva  fcritto    '  .    V  t~ 
la    lettera    accufìta   dall'  Imp  ratore    ,  e   fu   efpofh    nella  pubbli  a  chiamato  : 
piazza  .  Sopporto  il  Santo  il  martirio  ,  ma  pregò  il  Tiranno  a  vo  cr*  Iconomaco. 


g» 


.272     Vita  del  Cavalier  Cefari 

gli  concedere  la  fua  mano  ,  p.r  non  lafciarla  ignominiofo  Spettacolo 
della.  Cittì  ,  ed  ottenutala  ,  entro  con  efla  in  un  Oratorio  della  B.V- 
e  pregandola  volerlo  foccorrere  in  quel  tormento  ,  lì  addormentò  , -e 
nel  fogno  gli  fu  da  lei  relìitutta  la  mano  ,  con  "la  quile  poi  ferii!;  le 
laudi  dilla  SS.  Vergine  del  Soccorfo^  reftandole  nella  giuntura  della 
mano  un  f-gno  rollo  intorno ,  per  teftimonianza  del  miracolo  .  Nel 
quarto  vi  è  effigiata  la  Vifione  delle  due  Scale  ,  vedute  da  S.  Francete© 
d'Ajlìfi  ,  che  Salivano  al  Cielo  ,  che  una  conduceva  a  N.S. ,  e  Tariffimi 
vip  rvenivano, l'altra  alla  Beita  Vergine,e  felicemente  vi  giungevano 
molti;  laonde  d'ffe  gridando  :  che  tutti  andafll-ro  per  la  ("cala  della 
M  donna. fé  volevano  giung-.r  felicemente  nel  Paradifo  ,  pò  che  mol- 
tilfimi  fi  falvavano  col  fixeorfo  d;lla  gran  Madre  di  Dio  .  Fra  quelli 
quadri  vi  fono  quattro  tondini  ,  che  fanno  compartimento  alla  volta  , 
ed  in  e  ili  vi  è  dipinti  un  Puttino  per  cialcheduno  ,  e  tengono  in  ma- 
no un  geroglifico  alludente  alla  B-'-ita  Vergine  . 

Non  è  nemmen  da  tacere  la  beli'  opera  dipinta  dal  Cavalier  d'  Ar- 
pino  nella  Città  di  Piedimonte  d'Alff;  ,  eprqpnamente   nella   Chiefa 
de'  PP.  Domenicani  in  uoi  Cappella  ,   dove  ne'  muri  laterali   di    elTa 
efpreflè  )1  Giudizio  lìmverfale  ,  con  {travagante  ,  e  cupiofo  componi- 
mento ,  figurando  nel  deliro  lato  i'  An:m?  giuite  chiamate  dal  G.udi- 
ce  fupremo  alla  gloria  del  paradifo  ;  nelle- quali   fi  vele    il   giubilo  , 
la  divozione  ,   e   la  confidenza   nella   Divina    Mifencordn  :   laddo- 
ve in  quelle  condennate  all'inferno  fi   vede   il   dolore  ,   il  pianto, 
e    la  diSperazione  ;  e   nelle    figure   delti    Bemonj    vi   fon  capriccio- 
se ,  ed  orribili    forme,  che  d.anno  fpivento   a  chiunque    le   mira  j 
eiTendo   affiliati    m   varie   mòtJruoSe  Spaventevoli     formi   .     Intor- 
no a    quella    beli'  opera  ,  l hi    quelle  cofe  f  rive,  afiìeme    con  Nic- 
V  Autore  colo  Maria  Rolli  ,  virtuofo  difcepilo  del  celebre  Francefco   S'ilimena  , 
della     pie-reftarono    per    buona  p.zza   ammirati    ,     allorché   uniti    lì    trovaro- 
ientcOpcrano   uaa    voju  3  piedim  )nte  ,   confidìrrando  in  eflh  il   gr^n   componi- 
Nìcolò    M  m-nt0  »  l'  ottimi  dile.mo  ,   la  ftravaganz;  de'  concetti.   I'  efpri-ifio- 
Roifi  o(Tei-ne  mirabile  degli  affitti  ,  e  la  borita  del  tutto  alfi:me   dell'  opera  .  E 
varono   concer.tam.nte  merita  il  Cavaliere  gran  lode  per   quella  pittura  ,  cornala 
ammirano-  merita  di  tutte  1'  altee  eh'  ti  fece  1,  che  fé  nell'ultimo   degenerò    dalla 
^.-q'p*  bontà  primiera  ,   fi  deve  ciò  condonare  eli'  età    la   debolezza    di   tlfe, 
pella  a  pje-dapoichè  col  crefeer  degli  anni  manca  il   primiero    vigore,  e'1  manca- 
diinonce.       mento  de'  fpiriti  indebolifce  1'  operazioni   dell'  intelletto  ,  e  1'  tile.u- 
aion  della  mino  . 

Si  trattenne  dopo  il  Cavaliere  in  Arpino  fua  Patria  quilche  Spa- 
zio di  tempo,  e  vi  fece  delle  bell'opere  :  Indi  follecitato  con  premurofe 
iftanze  ,  fece  ritorno  a  Roma,  ove  lr.fciò  la  Spoglia1  mortale  nel  tempo 
defcrittodal  Biglione. 

Fine  d'Ila  Vita  del  Cavi  Ghifppf  C-fari  d'  Arpino  Pittare , 
ed  Architetto. 


VITA 

D    I 

GIO:  BATTISTELLO 

CARACCIUOLO, 

Così  volgarmente  appellato  Pittore  , 

E  DI  GIACOMO  DI  CASTRO 

fuo  Difcepolo. 

MOItiflìme  volte   avviene,  che   la  natura  iftefTa   dando  l'inttinto 
per  una  qualche  fcienza  ,  o  proft  filone  a'fanciulli  ,  fovvente  ella 
medefima  ne  divien  precettrice,  infegnandoli  più  con  la  fpeculativ4, 
che  con  la  teorica  ,  e  con  quella  ,  e  con  gli  efempj  de'  trapalati  mae- 
ftri  ,  ora  una  difficoltà  (uperando  ,   ora  una  via  male  agiata  appianan- 
do ,   ne  avviene  ,  che  ttonci  ,  e  pratici   companfcono  a  gji  occhi  del 
mondo,  al  pari  de"  più  rinomati  maeflri  de'  tempi  loro  .  Qu_eR-o  argo- 
mento vedremo  effere  adivenuto   nella  perfona   di  Gio:  Battilta  Carac- 
ciolo ,  da  tutti  comunemente  nominato  Gio:  Battiftello  Caracciuolo  , 
eflendo   nato   dalla   nobil   famiglia   de'  Carai.cio!i  ,  e   per  quello   fi 
dice,  figliuolo  ancora  d'una  gentildonna  ,  che  fu  ft  gratamente  fpofata 
da  un  nobile  di  tal  ciato  :   Ma  qmlunque  la  fu  a  nnfeita  fuffe  avvenu- 
ta ,  diremo  folamente  ,  che  da  picciolo  ,   andando  a  fcuola  ,  confuma- 
va  egualmente  la  carta  in  fare  gli  efemplari  delle  lettere,ed  in  difegna- 
re  fantocci  con  la  penna  ,  come  è  folita  ufmza  de3  fanciulli  ;  ma  Gio; 
Battifta  però  mfegnato   dalla  naturale  inclinazione  ,  ottima  maeftr    di 
ogni  fi.ii.nza  ,  ed  arte  ,  (pendeva  volentieri  il  tempo  a  copiare  in  dife- 
gno  quache  pittura  di  quelle  ,  che  fervivan  di  adornamento  alla  pro- 
pria cafa  ;   Indi  avanzandoli  il  genio  ,   nelP avanzarli  così  puerilmente 
al  difegno  ,  ebbe  nelle  mani  alcuni  difegni  ,  o  ftampe  ,  che  copiate  le 
faceva  emendare  ad  un  Pittore,  che  par  avventura  abitando  preiTb  Tua 
cafa,   folea  di  quelle  provvedere   il  fanciullo  .   Que  (io  Pittore   fecondo 
Ja  nota  dal  Cavalitr  Maffimo  fi  dovrebbe  intend  re  per  Francefco  Im- 
parato ;  giacche  dice  in  quella  :   Dopo  la  fcuola  dtlvalentifiìnto  Fran- 
TOMO  11.  M  m  ce/co 


274      Vita  di  Gio:  Batti/Tello  &c. 

eefco  ìmf  arato  &c.  fé  pure  il  fenfo  non  rifenfce  a  lui  >  legando  il  Ver- 
bo :  mio  maeftro  :  del  che  non  avendo  altra  certezza  ,  ne  fiegue  la  co- 
mune opinione  ,  che  infino  alla  venuta  in  N  poli  del  Caravaggio  Gio: 
Battifta  non  andò  a  niuna  fcuola  .  In  Comma  Gio:  B  ittita  crefuuto 
con  gli  anni  nella  perfezione  del  difegno  imitando  affai  bine  ciò  :  he 
imprendeva  a  copiare,pafsò  dal  matitat  jo,o  fu  toccalap  s  al  p.nnello  , 
e  fece  alcune  immaginette  di  noftra  Donna,  che  da  que' ,  che  le  videro 
gli  furon  molto  Iodate  ,  laonde  divenutone  anime  lo  ,  per  maggior- 
mente perfezionarli  ,  pafso  a  ftudiare  il  nudo  ,  e  le  ftatue  ,  con  lutto- 
ciòche  pct  fle  erudirlo  nell'arte  dell  pittura  ;  lìcame  avea  nelle 
lettere  praticato  ;  ed  e/Tendo  fornito  di  buoni  libri  p;  r  fare  acquillo  di 
qui  Ite,  così  fi  provide  di  buoni  modelli  ,  ed  ott.me  {lampe  per  impof- 
feflarfi  r.ppieno  di  quella  . 

Fiorivano  in  quello  tempo  in  Nrpcli  varj  Pittori  ,  che  con  loro 
virtuofe  fatiche  fi  avevano  acquili  to  nome  ,  e  rio  fuzz*  ,  annoveran- 
dofi  fra  quelli  Silvaftro  il  Bruno  ,  Girolamo  imparato  ,  Fnncefco  Cu- 
ria ,  e  Fabrizio  Santafede  ,  de'  qu  di  Artefici  narrava  la  fama   le  laudi 
di  loro  belle  maniere  ,   per  lo  vago  colorito  da  loro  ufato  ,  per  la  qual 
cofa  volenterofo   anch'  egli  Gic:  Battifta  di  farne  acquifto  ,  fi  diede  ad 
imitare  que'  bei  colori  ,  che  più  al  genio  fuo  fi  confacevano  ;  e  perchè 
le  opere  di  Marco  da  Siena  avevano  molta  lode  in  quel  tempo  da  tutti 
li    Pittori,  e  mailìmam.nte  da  quei ,  che  praticato  l'avevano  ,  perciò 
Gio:  Battifta  cercò  ancora  l'opere  di  Marco  imitare  ,  ficcome    fece  an- 
cora di  quelle  di  Gic:  Bernardo  Lama  ,  e  p  ù  di  tutti  di  Francelco  Im- 
parato ,  del  qual  Pittore  volle  copiare   per  proprio  Audio   il  S.  Pi  tre» 
Martire  ,  nella  fua  Chiefa  prefib  i  mercatanti  ;  della  qual'opera  fole- 
va  fempre  dire  ,  che  l'aveva  p;ù  infegnato  quello  fol  quadro,  che  mol- 
ti altri  altri   da  lui  copiati  ,  per  vantaggiarli   nell'arte;  e  veramente 
queft'  opera  è  degna  di  fomma  Iaude,poichè  d'ciTa  fi  vede  egregiamente 
il  gran  Tiziano  imitato  in  quella  maraviglia  ,  che  dipinfe   in  Venezia 
dello  fteiFo  Santo  ,  e  che  oggi  cori  iftupore  di  ogn'uno  fi  ammira  nella 
celebre  Chiefa  di  S.  Gio:  e  Paolo  . 

Era  di  opinione  Paolo  de  Matteis  ,  che  le  prime  dipinture  ,  che 
Gio:  Battifta  efponefle  al  publko  ,  fufilro  i  due  quadri  ,  che  ogp.i  veg- 
giamo  nelle  due  Cappelle  laterali  alla  porta  maggiore  della  Chiefa  di 
S.  Anna  della  nazione  Lombarda  ,  ove  in  uno  è  figurato  S.Antoiuo  da 
Padova  ,  in  piedi  che  riguarda  la  gloria  di  belliflìmi  putti,  e  nell'altro, 
S  Caterina  da  Siena  inginocchio™  ,  alla  quale  noftro  Signore  le  pro- 
pone le  due  corone  ,  una  d'oro  gemmata  ,  e  l'altra  di /pine  ,  td  ella 
idigge  quella  di  fpine  come  amante  della  fua  pafiìone,e/rendo  figurata 
l'azione  in  nn  Tempio  ,  e  quelli  quadri  fono  vagh-itimi  ,  di  colore, 
che  ha  però  in  fé   forza  di  duarofcUra  »  e  buon  difegno  .  Ma   alcuni 

nwftri 


Pittore.  275 

noftri  vecchi  Pittori ,  fon  di  parere  ,  che  quelli  fuflero  dipinti  dal  Ga- 
racciuolo  ,  dopo  ch'egli  ebbe  vedine  alcune  opere  egregie  del  nobile  , 
ed  ottimo  Guido  Reni  ;  e  perciò  penfando  a  quelle  ,  ne  cerco  imita- 
re la  maniera  ,  e  le  belle  fifonomie,  però  non  anno  in  loro  rjiHIe  cari- 
cature ,  e  fifonomie  già  imitate  dal  Caravaggio  ;  onde  avviene  che 
akuni  mirando  il  belli/lìmo  S.  Antonio  credono  fia  pittura  belliffima 
di  Mafiìmo  ,  per  la  maniera  d'ambedue  imitata  ;  e  per  1  belli  puttini 
ivi  dipinti  ;  Ma  fiano  quell'  opere  o  prima  ,  o  dopo  efeguite  ,  egli  è 
certo  che  fon  degne  di  molta  lode  ,  per  la  nobiltà  con  che  elle  Cono  di- 
pinte ,  e  tanto,  che  fé  averte  fempre  con  quello  ftile  feguitato  a  di- 
pingere ,  è  certo  che  con  lo  ftudio  ,  ed  il  continuo  operar  miglioran- 
do ,  potrebbe  Gio:  Battifta  annoverarfi  per  uno  de'  primi  Artefici  di 
pittura  ,  benché  l'opere  fatte  in  appreflb  meritano  gran  lode. 

Era  in  quarto  tempo  grandemente  crefeiuto  il  grido  di  Michela- 
gnolo  Merigi  ,  da  Caravaggio ,  e  tanto  altamente  fuonava    la  di  lui 
fama  ,  (he  non  fedamente  fi  avea  fatto  fentire   per  tutta  l'Italia  ,   ma 
ancora  di  là  da'  monti  era  partito    il  fuo  nome ,   laonde   da' dilettanti 
fi  delìderavano  a  gara  l'opere  fue  ,  ne  v'era  Galleria  in  Roma   e  in  al- 
tre p  rti  ,  di  fcelti  quadri  ,  che  non  volefle  l'adornamento  di  un  opera  M;cheIagnB 
del  Caravaggio  ;  tanro  avea  fopiafF.tto  gli  animi  degl'  intendenti  ,   e  lo  da  Cara- 
de'  ProfefTon  medefimi  quella  nuova  maniera  cacciata  di  feuri  con  pò-  vaggio  ,    e 
chi  lumi  ,  e  che  terminava  nelf  ombre  ,  ove  per  lo  più  lì  perdevano  lua  maniera 
<jue'  contorni  ,  che  devono  edere    un  chiaro  efempio  ,  per  illruire  ,  e  applaudita. 
dar  norma  a  gli  ftudioiì   dell'  arte   del  difegno  ;  Come  poi   per  difin- 
ganno  di  tale  ideata  maniera   (che  per  nv.ggiorm.nte  ingannare   avea 
l'appoggio  del  naturale  )  fece  il  famouifim:>  Guido  Reni  ,  che  profit- 
tando delle  fode  ragioni   apportate   d<l  grande    Annibale  Caracci   fuo 
maeftro  allor  che  vidde   un  opera   del  Merigi ,  efpofe  al  mondo  1 1  lua 
bella  ,  nobile  ,  ed  elegante  maniera  ,  e  con  la  lu;e  di  quella  fua  vera, 
fcacciò  quella   tutee  ombre  del  Caravaggio  ;  ma  prima  ,  che    quefto 
rapaio  di  Ime  della  maniera  Guidefca  vernile  in  cognizione   de'  noftri 
Pittori  Napoletani  ,  venne   in  Napoli  M.rhelagnolo  ,  ove   fu  accolto 
con  fegni  di  grandillìma  ftima  da'  Prof^iTori  ,  e  da'  dilettanti  ,  e  vi  fe- 
ce molte  opere  ,  che  oltre  quelle  dipinte  a  varj  particolari,  face    per 
la  Chiefa  di  S.  Anna  delia  nazione  Lombarda  tre  quadri  per  una  Cap-  Michela- 
pella  ,  con  figurare  in  quello  dell'  Altare  la  refurrezzione  del  Signore,  gnoi0  da_» 
che  quafi  con  ifpavento  efee  dal  fuo  fepolcro  ;   Idea  bafla  ,  ed  indecen-  Caravaggio 
te  al  rapprefentato  i    Ma   il  quadro   del  maggior  Altare   della    Chiefa 
della  Mdericordia  è  opera  lodata  de'  fuoi  pennelli  ove   dipinfe    le  fette 
opere  del  titolo  della  Chiefa  ,  e  più  il  gran  quadro   della  Anellazione 
■alla  colonna  dd  Signore  nella  Chiefa   di  S.  Domenico  Maggiore    nella 
Cappella  deila  famiglia  Franco.   Quell'opera  efpjfta   al  piibb'jro  traf- 

M  in     2  f-  a 


276      Vita  di  Gio:  Battiflelb  &c. 

fé  a  se  tutti  gli  occhi  de'  riguardanti  ,  e  b-nrhè  Ja  figura  del  Crifto 
fia  prefa  da  un  naturale  ignobile  ,  e  roti  gentile  ,  come  era  neceffa- 
rio  ,  per  rappr;  Tentare  la  figuri  d'un  Dio  per  noi  fitto  Uomo  ;  Ad 
ogni  modo  la  nuova  miniera  ili  quei  terribile  modo  di  ombregiare  , 
la  verità  di  que'  nudi,  il  rifcntito  fumeggiare  fenza  molti  rifleffi  ,  (ece 
rimaner  forprefi  ,  non  folo  1  dilettanti  ,  ma  1  Prof  libri  medcfimì  in 
buona  parte  .  Ed  indi  lì  vide  la  miggiore  di  tutte  1' opere  dei  Ca- 
ravaggio ,  che  fu  la  n  gazione  di  S.  lJi  tro  ,  t  (porta  nella  Sagreftia  di 
S.  Martino  ;  Quella  veramente  può  dirli  una  maraviglia  dell'arte, 
colorita  con  tanta  forza  di  verità  ,  chj  abbatte  qualunque  opera  le 
ftà  d'appreffo.  Or  fra  coloro,:he  allettati,  rimafero  da  sì  nuova  manie- 
ra ,  uno  fu  il  noftro  Caracciolo  ,  ed  a  tal  fegno  fé  ne  compiaque,  che 
lafciate  in  abbinJonj  tutte  quelle  da  lui  per  l'innanzi  feguitate  ma- 
niere ,  a  quella  tutto  fi  volfe  ,  ed  aflblutamente  fi  propole  feguitare; 
anzkhè  ,  lì  dice  ,  che  copiò  molte  opere  del  Caravaggio  ,  e  fra  l'al- 
tre quella  della  flagellazione  di  noftro  Signore  ,  e  quella  ftupenda  del- 
la negazione  di  S.  Pietro  nella  Sacriftia  della  Certola  .  Reilando  anco- 
ra fui  dubio  ,  fé  quella  copia  della  flagellazione  del  Signoie,  che  efpo- 
fta  fi  vede  nel  muro  laterale  del  maggior  Altare  delia  Chiefi  della 
Santillìma  Trinità  de' Spagnuoli  ,  fia  llata  copiata  da  lui ,  ovvero  da 
quadlo  è°  Andrea  Vaccaro  ,  che  ancora,  dopo  lui,  s'invaghì  della  maniera 
(iato  limato  di  Michelagno!o;come  nella  fua  vita  fé  ne  farà  parolaiDi  Gio:Battifta, 
su  la  porrà  che  lo  conobbe  ,  fi  dice  ancora  ,  che  volle  effergli  difcepolo  ,  cofa  che 
della  Chie-  giamai  con  altri  rmellri  fatto  avea  .  Infiamma    Gio:  Bittifta  profondò 

,     ene!,      talmente   nell'  imafli  nativa   la  maniera   del  Caravaggio,  che    molte 
luogo  vinari  .    ,.    .    r      >.u        „     -..         .   r  .       .     .        ti       7  »i    • 

me/ib    i'n_,°Pere  P°l  "'P'nle  su  quello  Itile  ,  lalciando  in  abbandono  tutti  que  bei 

uadro  conc°iori  a'  quali  con  tanto  ftudio  ,  e  forfè  con  miglior  conlìglio  prima 
Pafquale.  fi  era  applicato  ;  come  ben  lo  dimoftrano  l'opere  ,  che  di  lui  in  varie 
noftre  Chiefe  fi  vedono  efpofte  ,  e  come  di  mano  in  mano  anderemo 
regiftiando  ,  fenza  ferbar  ordine  di  quale  di  effe  fia  Hata  prima  o  dopo 
dipinta  ,  per  non  averne  una  diftinta  notizia  .  Quello  però  the  è  di 
coni'in  parere  ,  che  una  delle  prime  opere  ,  che  fece  Gio:  Batti  (la  su 
la  maniera  del  Caravaggio  fia  il  quadro  ,  che  fu  efpofto  nella  Chie- 
fa  di  S.  Pi  tro  a  Majella  de*  Monaci  Ceiellim  ,  in  una  Cappel- 
la del  Canto  del  Vangelo  ,  ed  ove  aveva  figurata  la  Beatifsima 
Vergine  col  Bnnbino  ,  ed  alcuni  Santi  ,  dipinti  con  molto  ftu- 
dio :  Ma  l'umidità  del  muro  ove  flava  locato  ,  conlumò  a  ca- 
po alcuni  anni  il  quadro,  del  quale  poca  parte  ne  fu  falvata, 
e   vi  fu    fitta    altra   pittura  da   moderno  Profeffore  . 

Seguitando  adunque  Gio:  Battiila  la  maniera  del  Caravaggio,  e 
con  effa  le  rozze  forme  d'ignobili  naturali  ,  dipinfe  per  la  Chieta  di  S. 
Giorgio  de'  Genovefi  un  quadro  ,  per  l'Altare  della  prima  Cappella  a 

man 


§ 


Pittore.  277 

mandritta  della  porta  maggiore  ,  con  dentrovi   S.  Giovanni  Kattifta, 
che  ridi'  acque  del  Giordano    battezza    noftro  Signore  ,  ertine'  >v>  An- 
gioli inginocdrtoni  ,   che  adorano  il  Sacro  Mirterodi  quel  falutitero  Scir 
gramento  .   Veduto  quello  quadro  in  quel  tempo  ,  die   tutti  correva- 
no dietro  l'orme  del  Caravaggio  ,   piacque  oltre  modo  ,  tutto  che  ,  la 
figura  del  Crirto  ,  e  del  S.  G10:  più  per  facchini  ,  che  per  nobili,  non 
che  divine  ptrfone  ,  fi  potrebbono  annoverare  ;  come  ancora  ferven- 
doli dello  fteflb  groflblano  modello  per  naturale  ,  come  ben  sì  conofee 
da  chi  è  pratico  delle  noftre  arti  ,  inciampò  nello  fteflb  errore  allorché 
volle  effigiare   que'  fpinti  celetliali  ,  e  mallimamente   nelle  gambe  , 
che  fembrano  di  lavoratori  de'  campi  più  torto  che  d'Angioli  »   benché 
ne'  loro  volti  ^bbia  cercato  di  dargii  più  aria  nobile  di  quella  folea  da- 
re alle  lue  figure  ,  o  mondane  ,  o  divine  il  fuo  nuovo  maeltro  Miche- 
lagnoìo  .  Vedefi  nella  della  Chiefa  nella  Cappella  di  S.Antonio  da  Pa- 
dova il  quadro   nel  fuo  Altare  ,   ove    fi  efprime    il  miracolo  ,  che  fa  il 
Santo  nella  refurrezione   del  morto  uccifo  ,  per   liberar   dal    patibolo 
della  forca  il  proprio  Padre  ;  e  vi  e  fopra  un  pò  di  gloria  con  Angioli; 
e  quello  fecondo  il  mio  fentunento  ,  tutto  che  tatto  tempo  dopo,  refta 
di  valore  interiore   a  quel  da  noi  defentto  fopra    del  battesimo  ;  Con- 
ciofiaco'acchè  il  componim  nto  ,  ed    il  iìto  delle  figure  ,  che  fono  nel 
qindro  del  battefimo   fupera  quello  ,  nel  quale   un  idea  baila  fi  vede; 
Ati^liore  però    è  quello  efpofto    in  un  Altare  di  una  Cappella  dal  canto 
dell'  Epiftola  nella  Chiefa  della  Pietà  de'  Turchini  ;  così  appellata  per 
lo  Confervatorio  de'  figliuoli ,  che  ivi  apprendono  muTua  ,  e  vertono 
di  torchino  ,  militando  ovvero  Stando  fotto  il  manto  della  B.  Vergine. 
In  quello  quadro  vedefi  rapprefentata  la  Trinità  terrena  ,  con  la  di- 
vina iniieme  ;  pofeiacchè  vi  è  Giesù  fancullo  tenuto  per  mano  dalla 
B.  V.  ,  e  da  S.  Giuf.ppe  ,  quafi  che  dall'Egitto  faceflero  ritorno  a  Na- 
zaret ,   e  vi  è  fopra  l'Eterno  Padre    che  vien  portato  dall'  Angioli  ,   il 
quale  con  lo  Spirito  Santo  par  che  aLCompagni   il  fuo  diletto  figliuolo; 
la  qud  figura   è  belliffima  ,  e  la  tefta  veneranda  ,  e  pi  e  ria    di  madia  , 
laddove  che  quella  del  Giesù  è  alquanto  ignobile  ;  e   vi  fono  Anpioli 
di  bizzarre,  e  capricciofe  attitudini  .  Nella  Chiefa  della  Vergine  Ad- 
dolorata de'  Servi  di  Maria  detta  d'ogni  bene  ,  vi  è  il  quadro  nel  mag- 
giore Altare  ,  il  quale   elprime   la  vifita  ,   che   fece   noftra  Signora  a 
S.  Eldabetta  ,  la  quale  ufeendo  dalla  cala  s'incontra  nella  B.  V.  ,  che 
falendo  le  fcale  pone  il  piede   fui  limitare  di  quella  ;   effendovi    1  due 
S.  Vecchi  ,  che  fciambievolmente  Salutandoli  ,  dimoftrano  una  Santa 
confolazione  per  vedere  le  due  Smte  cognate  teneramente  abbrac;  iarfi. 
Nella  Chiefa  Parrocchiale   di  S.  Giufeppe  Maggiore    vedefi   il  quadro 
del  SS.  Rofario,  difpenfato  dalla  B.  Vergine  a  S.  Domenico  ,  e  ad  al- 
tri Sinti  e  Sante  Domenicane  ,  che  nel  piano  prendono  i  Santi  Rofarj 

dalle 


278       Vita  di  Ciò:  Battiftello  &c. 

dalle  mani  della  Madonna,  e  del  Bambino  ,  affai  ben  d  pinti  ,  con  tre 
puttini  in  aria  ottimamente  dif-.gnati  ,  e  coloriti  in  graziofe  ma  diffi- 
cili azioni .  f  fituato  quello  quadro  nella  Cappella  laterale  all'Aitar 
maggiore  dal  canto  dell' Epiftola  }  Il  ompommento  è  belliffimo  ve- 
dendoli fituati  tutti  que'  Santi  nel  piano  inginocchioni  all'  apparir 
della  B-  V.  e  del  Bambino  nella  gloria  ,  ed  il  tutto  è  con  accurato  Au- 
dio condotto  a  fine  ,  e  con  amore  dipinto.  Ma  alcuni  ProfefTon  fon 
di  parere,  che  quello  quadro  fia  d'Andrea  Vaccaro  ,  sì  per  l'aria  del 
volto  ddla  Madonna  ,  del  Bambino  ,  e  de'  Putti ,  come  dalla  mofla 
delle  mentovate  celefli  figure  ;  fé  bene  alle  figure  di  fotto,  ed  all'aria 
de'  volti  ,  e  piegature  de'  panni  vi  fi  ravvila  la  maniera  delGaiac- 
ciuolo  :  Per  la  qual  cofa  par  che  redi  fui  dubio  dal  quale  de'  due  no- 
minati Pittori  fia  (lato  dipinto  quello  quadro  ,  perciocché  entrambi 
feguitarono  primieramente  la  maniera  del  Caravaggio  . 

Mon  lafciava  intanto  Gio:  Battifta  ,  tutto  che  applicato  allo  Au- 
dio della  pittura  ,  quello  de'  libri  ,  a'  quali  tiravalo  una  naturale  in- 
clinazione ;   laonde  qu- 11*  ore,  che  altri  Profeflbri  fpendono  in  qual- 
che trattenimento  ,  o  fuor  di  cafa  in  ciarlar  con  gli  amici  ,  per  diver- 
tirli dall'applicazione  T  egli  per  Io  più  ritirato   applicava  alla  lettura 
de'  libri  ;   ma  più  ,  che  tutte  l'altre  faenze  ,  la  Poetica  era  la  princi- 
pi avC'  P^e  ^ua  aPP'lCaz,one  »  laond.  compofe  di  Poefia  varie  cole  con    buo- 
fo°  di  Poe-  nilfimo  Itile  ,  ottime  idee  ,  e  gravità  di  fentenze  .  Aveva  Gio:  Batti- 
la m  {la  per  tale  applicazione  contratti  amicizia  cou  varj  Uomini  faenziati, 
Gio:Batti-  ma  il  più  pregiato  fra  quelli  érta  Gio:  Battifta  Manfo,  Marchefe  di  Vil- 
flaManlo  fa- ja    par2jai,inlT1o  dj  Torquato  T*flb   ,    ed   amiciffimo   del    Cavalier 
""""toraUÒ  Marino  ,   e  dt  primi  Lect  rati  di  Europa  ;  a  quello  Gio:  Battifta  pro- 
di Torquato  fefia va  una  fomma  venerazione  ,  per  le  rare  Virtù  ,  che  adornavano 
Taffo,  e-r    quel  nobile  Letterato  ;  che  perc.ò  trovavafi  fpeflo  in  fua  cafa  a    onfe- 
del  Cavalier  fjre  cj0cchè  in  riubm  gli  cadea  nella  mente  ,  ed  a  piflarfela  in  vjrtuofi 
Manno  •       rapionanienti  ;  ed  elfendouna  volta  il  Marchefe  ritornato  da  Roma  , 
ove  per  fuoi  affari  Bfafi  trasferito  ,  venuto  Gio:  Battifta  da  lui  per  ral- 
legrarfi  del  Ino  ritorno  ,  gli  racconta  il  Marchefe  ciocche  di  pregio  in 
quel!'  Alma  Città  veduto  avea  ,  e  difeorrendo  dell'opere   di  p.ttura  , 
lodh  fra  tutte  la  Galleria  Farnefe  ,  dipinta   da  Annibal  Caracci    pochi 
anni  innanzi  ;  e  qui  fi  diffufe  nel  racconto  di  quella  ,  nelle  lodi  ,  e 
commiferazione  de!  fuo  Artefice,  che  venuto  in  Napoli  non  aveva  tro- 
vato impiego  ptr  l'invidia  ,   e  malignità  de'  Pittori  Napoletani,  e  più 
di  tutti  ,   di  Belifario  Corenzio  ,  Uomo  non  fol  maligno  ,    ma  crudele 
perchè  avendo  f  tto  Annibale  difegni  ,  e  Cartoni  per  dover  dipingere 
li  quadri  tra'  fiiuftroni  della  Oiiefa  dello  Spirito  Santo,    furono   quei 
Governa  ter  i  A'  allora  diftolti  dal  fuo  configlio  ;  come  altresì  perfiufe 
i  Padri  Gefuiti,  che  Annibale  non  era  Uomo  da  condurre  lodevolmen- 
te il 


Pittore  279 

te  il  lavoro  della  Volta  della  Chiefa  del  Gesù,  difpregiando  il  bel  qua- 
dro fatto  dal  Caracci  a  que' PP.  per  mot*ra  del  fuofapere;  e  tanto 
aver  potuto  il  fuo  configlio  ,  per  l'autorevole  credito  ,  che  aveva  pref- 
fo  tutti  acquili  ito  ,  che  qu-1  ciuidroera  (lata  mandato  alla  Cappelli» 
d'  un  podere:  ma  che  egli  penfava  parlarne  col  Propofito  della  Compa- 
gni) fuo  conofcente  acciocché  fi  fulle  fatto  il  quadro  ritornare  per  col. 
locarlo  in  un  merit-v  le  luogo  di  loro  Chiefa  ;  come  appunto  fu  poi 
cfeguito  ,  avendo  avuta  que'  PP.  piena  informazione  anche  da  Roma 
de*  pregi  del  raro  Artefice  ,  eh;  dipinto  l'aveva  ,  e  che  per  l'altrui 
malignità  la  loro  Chi-fa  eratimafa  priva  di  tante  gioj; ,  quante  f.r  li- 
bero fiate  le  pitture  f'tee  da  Annibale  ,  per  ornamento  alla  Chiefa  ,  e 
per  Audio  de'  Profeflbri  ,  che  forfè  non  avrebbono  tanto  invidiato  per 
l'Ottime  pitture  la  gloriofa  Roma  .  Og^i  quello  rariflìmo  quadro  fi  ve-  Pittura  Ec- 
de  nell'Altare  della  Sagreflia  ,  ne  vi  è  lode  ,  che  badi  per  deferire  Jj'1^^} 
la  belliflìma  figura  della  Baeata  Vergine  ,  che  feduta  tiene  il  divino  Qiricci. 
Gesù  al  quale  S.  Giovannino  bacia  il  piede  ,  ed  il  tutto  è  divinamen- 
te dipinto  . 

Aveva  Gio.  Battifta  con  attenzione  afcoltato  il  ragionamento  del 
Manfo  ,  onde  gli  fi  rifvegliò  un  gran  defidero  di  vedere  1'  opere  del 
Cara;  ci,e  degli  altri  egregj  Maellri  della  Pittura,  il  perchè  fu  dal  Mar- 
che condotto  a  quel  podere  mentovato  de'  PP.  Gefuiti  ,  ove  nella 
Cappella  conlervavafi  fra  quelle  folitudini  la  preziofa  gemma  di  quel 
quadro  da  noi  dianzi  accennato  ;  Alla  veduta  di  qu--[la  nobit  pittura  , 
che  aveva  in  efla  il  più  bullo  ,  ed  il  più  feeko  del  vero  ,  con  l'erudi- 
zione  dell'antico,  confefsò  il  Caracciolo  eifer  quello  l'ottimo,  e  raro 
Maeilro  ,  che  dovea  feguitarfi  da  chi  vo  èva  profittare  nella  pittura  ; 
e  qui  cominciò  a  conofeere  quanto  foverchiamente  era  caricata  di  feu- 
ri  ,  e  d'ignobili  parti  la  maniera  del  Caravaggio  ,  e  quanto  pregiudi- 
zio ,  più  toflo  ,  che  utilità  di  lludio  gli  avea  recato  la  rifoluzione  di 
fluitarlo  ;  Il  fine  dunque  di  tutti  i  configli  fatti  fu  tal  particolare  col 
MarJiefe  fu  ,  che  Gio:  Bittilla  con  un  Congiunto  di  qu;l  o  fi  portò  ira  5Jlo:  Bat"- 
Roma  ,  ove  reftò  furprefo  dalla  pitture  del  divin  Riftello  ,  e  come  mae  Vl-  faj 
fuor  di  fé  dalle  altre  bellifiìme  della  Farnefiana  Galleria  ;  ove  conob-  fuoi  ftudj  . 
be  chiaramente,  quanto  fufle  vero ,  ciocche  il  Manfo  rapprefentato 
gli  aveva  ,  e  quanto  era  maggiore  l'opera  ,  delle  laudi  date. e  da  quel 
degno  mecenate  de'  Virtuoli .  Quivi  ancora  vide  operare  i  difcepolj 
di  un  tanto  egregio  Maeflro  ,  giacche  Annibale  pochi  anni  innanzi  era 
morto  ,  e  per  forte  vi  trovò  Guido  Reni  ,  che  per  lo  Pontefice  Paolo 
V.  dipingeva  la  fua  Cappella  a  Monte  Cavallo  .  Così  olTervò  il  Do- 
menichino  ,  1'  Albani  ,  il  Lanfranco  ,  che  allora  ufeiva  in  campo  con 
la  fua  gran  maniera  ;  ed  a'tri  Maellri  delle  nofirearti  ;  mi  confide- 
rando  quelli  Solamente ,  che  erano  ufeiti  dalla  Scuola  dell'ammirabile 

Carac- 


2  So     Vita  di  Gio:  Battifielli  &c 

la  funzione  divota  ,  effendovi  col  nominato  Stefano  altri  Vefcovi,  che 
il  Santo  Corpo  accompagnano  *  ed  il  Popolo  concorfo   ad  e/Tr  Spetta- 
tore della  Froceffìone   la  un  maeflrevole  interrompimento  alle  figure 
di  quella  ,  che  pur  fi  Vede  regolatamente  feguitar  fuo  cammino  vrrlò 
la  Chiefa  determinata  >  e  Vi  fono  altrrsi   akuniftupj,    ed  infermi  , 
che  divotamente  'fi  rad  omandano  al  Santo  ,   fra  lj  11 1 1 1   una  Madre  al- 
zando su  le  braccia  un  fuo  figlinolo  languente,  piccolamente  intercede 
p-.r  la  fua  falute  „  In  fommi  qu-fte  due  Storie  ebbero  tutco  l'applaufo 
del  pubblico  ,  e  la  lode    da'  Profeffon  per  effer  bene  ideate  ,  ben  dife- 
gnate,  e  maeflrevolmente  a  buon  frefco  dipinta  .  E  certamente  dovea 
egli  Gio:  Battifla  porre  in  quella  opera   tutto  lo  fiudio   de!  fuo  f.pere  , 
coniioffiacofaahe  qiKfti  due  quadri   Hanno  al  confronto  de' b  lliffimi 
Angeli  ,  e  delle  Sibille  ,  ottimamente  dipinte  a  boon  fi-efio  di  Andrea 
Sabatino  da  Salerno  ,  nella  Tribuna   del  medcfimo  Aitar  Maggiore  , 
Capacci    e  'e  ^ua''  P'tture  vengono  tanto  celebrate  dalle  penne  de'noftn  rma- 
nef    Fora-   m3tl  Scrittori  ;  come  fono  il  Capaccio  ,  l'Engcnio  ,  il  Celano  ,  il  S.r- 
ft'ero^uge- nelli  ,   ed  altri ,  che  meritamente  -lodano  quell'opere  di.  Andrea,  da- 
ni»   Napoli  poiché  fono  dipinte  egregiamente   all'ufo  del  fuo  divin  Maellro  Ra- 
fano *  '<FC"  *ae"°  ^a  Urbino  ,  Oggi  quelle  pitture  più  non  fi  veggono  ,  atttfoche 
neJU  nel  "'  ^°P°  aver'e  defcritte  ,  fono  fiate  buttate  a  terra  ,  per  farvi  la  Tnbu- 
riofo diNa-  Ba  f  e  ''Altare  alla  moderna  ,  ove  vi  ha  dipinto  il  quadro  il  loditiiìì- 
P°Jn-  mo  Francefco  Solimena  .  Alcune  però   delle  te fte  del  Caracciolo  fono 

fiate  fatte  tagliare  con  diligenza  dal  virtuofiffimo  D.  Ferdinando  San- 
felice  ,  e  adattate  in  cornici  fi  confervano  nella  cafa  del  medefimo  Ca- 
valiere .  Nella  Regal  Chiefa  di  S,  Maria  la  Nuova  f-ce  ad  i danza  di 
Francefio  Severino  la  cupoletta  nella  Cappella  di.  S.  Michele  Arcan- 
gelo ,  ch'è  la  prima  a  man  diritta  entrando  in  Chiefa  ,  ed  in  quella  vi 
figurò  varj  Angioli  uno  per  fafeia  ,  giacché  la  cupola  ha  quattro  divi- 
sioni ,  e  vi  dipinte  ancora  alcuna  Storia  de'  Santi  Angioli  .  Ne' muri 
laterali  della  Cappella  vi  dipinfe  quantità  di  puttini  ,  che  danno  in- 
torno a  que'  finti  gran  panni  che  fanno  cortine  a  qutlle  Sepolture  che 
vi  fono  .  Nella  Chiefa  di  S.Anna  della  N.zion.  [»mbirda  vi  fon  due 
lunette  in  una  Cappella  ,  dipinte  a  frefi_o  ,  ed  in  una  vi  è  effigiato  il 
tranlìto  della  Br  Vergine  ,  con  gli  Apposoli  intorno  a  lei  ;  nell'altra 
vi  è  la  mentovata  Vergine  aflunta  in  Cielo  ,  con  gli  Appolfoli  intorno 
al  di  lei  Sepolcro  .  In  una  Cappelletti  avanti  la  porta  di  S.Gio:  Mag- 
giore d.pinfe  Gio:  B„ttifla  una  nofira  Donna  col  Bambino  in  feno  in 
gloria  ,  e  al  baffo  alcuni  Santi  ,  molto  ben  dipinti  .  Vtdtfi  nella  fof- 
fltta  della  Chiefa  di  S.  Maria  Portofalvo  dipinta  in  un  ovato  grande  la 
B'.  Vergine  all'inpitd.  ,  eh»<u<>pre  col  fuo  manto  tre  Marinari  ,  che 
dtnrro  una  B..r  s  g  npf tffi  gli  off  rifono  d.vote  loro  preghiere  , 

Ftr  tante  cpete  tfpofie  al  pubblico  ,  fi  era  il  Caracciolo  guada- 
gnato 


; 


Pittori.  281 

gnato  un  gran  credito",  e  parimente  avea  acquisiate  molte  amicizie  ,' 
anche  di  perfone  ragguardevoli  ,  per  nobiltà  ,  e  per  configlio  ,  e  con 
ciò  aveva  moltiffimi  parziali  ;  si  che  non  gli  fu  difficile  ottener  parte 
delle  pitture  del  famofo  Cappellone:  di  S:  Gennaro  ,  detta. la  Cappella 
del  Teforo  J  avendo  Belisario  impegnati  per  se  i  Deputati  del  Teforo 
fuddetto,  per  lo  medefimo  oggetto  di  dovervi  operare  .quelle  pitture, 
che  prima  deftinate  al  Cavaliex  d'Arpino  ,  a  Guido  Reni  »ed  al  Ceffi, 
erano  ancora  fui  dubio  a  qual  degno  foggetto  fi  avrebber  dovuto  ap- 
poggiare ,  dopo  la  partenza  ,  o  più  tofto  fuga  di  quelli  ,  fucceduta  per 
opera  del  Corenzio  i  come  nella  fua  Vita  fé  ne  farà  parola  .  Aveva  Amicizia  di 
Belifario  iL  favore  delio  Spagnoletto  ,  che  con  la  fua  autorità  accredi-  Gio:Bacc_Ifca 
tava  l'opere  fue  ,  ed  aveva  Gio:  .-Batti  Ita  la  protezione  di  molti  Nobili,  con  Beli/a- 
che  vantaggiavano  il  fuo  partito  ;  ma  opponendofi  fempre  Belifario  ri°  dg|°^" 
con  lo  Spagnoletto,  e  quefto  impegnandovi  il  Viceré  ,  effendo  egli  ber3  _ 
pittor  di  Gorte  ,   fu  neceflario  venire  ad  un  aggiuftamento  ,  e  ripar-    Opera  del 
tirfi  il  lavoro  fecondo  difpofe  il  Ribrara  .  Cesi  dunque  divenuti  Ami:i  Teforo     di 
il  Cr.raccinolo  ,  ed  il  Corenzio  ,   principiarono  1'  opera  ,  ed  ogn'  uno  ?•  Gennaro 
facea  dal  canto  fuo  quanto  fapea   nell'arte  della  Pittura  per  avanzar,  il  c!ata    jaj 
compagno  ;  Ma  nel  più  bello  dellYperare  ,  per  afioiuto  comando  de!  Caracciuo- 
Vicerè  bifognò  defiftere  da  tali  pitture  ,  e  con  fevere  minacce  non  Io  ,   e    dal 
ingerirli  più  in  quell'opera  ,  e  lafciarvi  operare  in  pace  ,'fenza  neppur  Corenwo   ^ 
penfare  ,  non  che  tentare  infidie  all'incomparabil  Pittore  ,  che  dipin-  ordine 

ger  doveva  quella  famofa  Cappella  .  Era  quelli  il  non  mai  abbaftanza  jej  yìkk. 
Iodato  Dcmenichino  ,  col  quale  erano  convenuti  i  Deputati  del  Te- 
foro ;  così  per  le  pitture  ,  come  per  l'afficurazion  di  fua  vita  ;  confa, 
pevoli  dell'affronto  fatto  a  Guido,  e  dell'attentato  al  Geffi  .  Conven- 
ne dunque  ad  entrambi  lafciare  inquell'iftante  il  lavoro  con  lor  difgu- 
fto  ,  per  non  poter  fare  altro  ,  ma  fé  infino  a  quel  punto  fu  fol  ram- 
marico, nel  veder  poi  buttate  a  terra  le  loro  pitture  ,  quai  crepacuori 
non  provarono  ,  per  non  poterfene  vendicare  ;  e  maffimamente  Belifa- 
rio di  natura  crudele  ,  vendicativo  ,  e  fanguinario  :  onde  fé  non  pote- 
rono sfogar  con  l'opere  di  vendetta  nella  perfona  di  quel  Virtuofo  lo 
fdegno  loro  ,  lo  fecero  con  la  lingua  nel  maltrattare  con  mille  ideate 
maldicenze  le  fue  pitture  ,  e  calunniare  1  i  fuoi  coftumi  »  fino  ad  angu- 
iìiarlo  ,  ed  agitarlo  in  modo  ,  the  per  difperato  partì  per  Roma  a  ca- 
vallo ,  correndo  nel  mappior  caldo  ,  con  un  fuo  fidato  j  come   nella  "*"°Jl  ".lte 

•  ut  I  Licori 
fua  vita  dtferitta  dall'accorato  ,  e  famofo  Scrittore  Gio:  Pietro  Bellori 

fi  legge  ;  e  cerne  in  parte  fi  dirà  nella  Vita  di  Belifario  . 

lo  qui  non  pò  fio  a  meno  (  giacché  proteftai  fcrivere  alla  verità  J  y,\afìm0  jej 
di  non  biasimare  il  r.oflro  Pittore  ,  perciocché  non  dovea  egli  farli  tra-  Caiacciuo- 
fportare  dall'amicizia  di  Belifario  ,  e  dello  Spagnoletto  ,  ne  anche  dalle  lo  . 
fue  proprie  paflìoni  ,  0  intereffe  ;  poiché  come  virtuofo  nella  Pittura  , 

N  n     2  co" 


282     Vita  di  Gio.Battiiìelli &e, 

■conofcea  molto  bene  il  valore  di  quello  egregio,  ed  eccellente  Artefi- 
ce ,  dico  del  Zampieri  ,  e  conofcendolo  appieno  ,  non  dovea  contami- 
nar il  buon  nome  ,  che  (ì  avea  acquietato  con  una  sfac  lat    maldicen- 
za ;rme  congiurare  (  ben.  he  fegretamente  )  con  gli  altri  contro  di  lui  ; 
todi^  del  Anzicche  con  atto  eroico  ,  fpontaneamente  cedendo  l'operi  ,  vantar  (ì 
Domenkhi.  ctcjer]a  acj  un  fecondo  Rafaello  ,  che  file  appunto  può  nominarfi    il 
Domenichino  da  chi  ben  lo  conndera  nelle  fu.  parti  4  e  nell'imitazio- 
ne di  quel  Divino  Artefice  .   Ma   tuttavia  prendendo   il  Caracciuolo 
nella  congiura  ,  ed  inquietando  ancor  egli  quel  raro  Artefice  ,  fi  ven- 
ne a  menomare  il  buon  concetto  ,   che, fi  aveva  di  lui  i   tottotche  da 
■  alcuni  venga  feufato   fulla  confiderazione  deJra  perdita  d'un  opera   sì 

ragguardevole  ,  e  di  tanto  fuo  utile:;  e  tanto  pù  ,  io  rifpcrido  ,  che  fa- 
rebbe ftaco  madore  la  fua  virtù  in  far  giuftizia  al  Dormnichino  ,  e  fi 
sverebbe  guadagnato  non  già  il  biaiimo,  ma  l'amor  di  tutti,  e  la  lode, 
con  moftrare  ingenuità  ,  ecoftnza  ,  ch'è  il  dolce  premio  dell'Uomo 
virtuofo  ,  e  morale  .  Ma  torniamo  all'opere  fue  . 

Per  qualche  tempo  fé  ne  ftiede  ritirato  il  Caracciuolo,  dopo  la 
fuga  del  Domenichino  ,  dnpoichè  vide  fvanite  le  fperanze  di  ritornare 
all'opera  del  Tef.ro  ;  tuttocche  avelTe  molti  impegni  promoiìì  ;  per- 
che partagli  andarvi  troppo  della  fua  riputazione  ;  ina  pure  alla  per- 
fine dando  luogo  alla  ragione  ,  fé  n'acchetò,  e  lafciò  dal  fuo  canto  , 
operare  in  pace  il  Domenichino  ,  che  ritornato  a  Napoli  aveva  ripi- 
gliato il  dipingere  nella  Cappella,  sì  che  egli  atttfe  a  far  quell'opere  , 
che  fiamo  per  raccontare  .  Fece  per  la  Chiefa  di  S.  Maria  del  Popolo  , 
agl'Incurabili  ,  un  quadro  della  Nafcita  del  Signore  per  l'Altare  d'una 
Capp  Ila  ,  con  tanta  bellezza  ,  maeltria  del  difegno  ,  e  chiarofeuro  , 
the  ni  n  v'è  lode  ,  che  non  meriti  quefta  fua  opera  ;  eflendovi  in  rfla 
figure,  d  ttfte  di  Vecchi  belliilìme,  che  non  ponno  effer  più  belle  idea- 
te ,  e  dipinte  ,  volendo  far  vedere  quanto  fapea  operare,  e  rifarcir  raf- 
fronto avuto  nell'opera  cominciata  alla  gran  Cappella  del  Teforo  . 

Al  Gitsiì  nuovo  dipinfe  il  S.  Luigi  Gonfaga  ,  corteggiato  da  una 
quantità  di  Puttini  ,  che  fanno  varj  belliffìmi  fcherzi  .  Nella  Chiefa 
della  Ss.  Trinità  ,  della  Nazione  Sp.ignuola'  vi  è  un  opera  di  fua  ma- 
no affai  perfetta  ,  e  quefta  (ì  vede  nell'Altare  della  feconda  Cippel- 
pella  a  mandritta  entrando  in  Chiefa  :  In  effa  vedefi  feduti  la  B. Ver- 
gine col  Bambino  ,  e  avanti  in  atto  di  fcrivere  vi  è  S.Gregorio  Papa , 
dierro  v'è  S.  Gennaro,  e  dall'altro  canto  S.  Lucia  inginocchioni  ,  e  S. 
Caterina  da  Siena  ,  con  altre  Sante  Vergini  tutti  al  naturale  ,  e  pure 
il  quadro  non  è  più  che  fette  palmi  alto  ,  e  lei  largo  ;  opera  vera- 
niente  bilia  per  lo  componimento  difegno  ,  e  colorito  i  e  fatta  su 
l'imitazione  di  Annibal  Caracci  .  In  una  Cappella  della  Ch.tfa  de'PP. 
M  rimi  diS.  Marii  della  Stella    vie  full'  Altare  il  quadro  ove  fi  vede 

l'Eterno 


Pittori. 


283 


l'Eterno  Padre    in  atto  di  formare  l'Immaculata  Concezione,  la  qua>  r     . 

le  pofi  fui  Dragone  ,  che  ha  (ette  tede  ,  e  nel  piano  e  fituato  in  ilcor-  nnodr»" & 

ti  1/  nottro  primo  padre  Adamo  .  In  aria  vi  fono  alcuni  Angeli  ,   che  ««.'ideato  su 

Ìi  mno  nelle  mani  i  geroglifici  della  fnldetta  B.  Vergine  ;    e  dall'  al-  la  pòrta  del 

tro  iato  vi  fon  dipinti  in  mezze  figure  S.  Domenico  ,  e  S.  Francefco  da  la  5&greft«* 

Paola  :  ed  in  quello  quadro  G10:  Ba  ttifta  vi  pofe  il  fuo  nome  ,  aven-  effeJD<lofi 
j  ,     e  1  modernità  , 

dolo  fatto  per  divozione.  •  ed  abbcllit, 

Ma  le  più  belle  opere  di  Gio:  Butilta  fi  veggono  nella  Chiefa  ja  Ch»e^  • 
bellilfi.m  di  S.  Martino  ,  de'  PP.  Certofini  ;  ove  parche  tutti 
qu.-'  Vrtuoli  Pittori  ,  che  vi  nati  dipinto  abbian  proporlo  fu- 
perare  ogn'  \]no  ie  ItelTo  ,  dipingendo  alla  Gara  di  tanti  valen- 
ti Artefici  ,  all' onor  del  luogo,  ed  alla  gloria  del  proprio  no- 
me: Giacche  oltre  il  quadro  beililfiina  di  Guido  fituato  all'Ai- 
tar Maggiore,  il  Lanfranco,  il  Rib  ra  ,  e  Miiììmo  vi  han  di- 
pinto le  più  beli  opere  ,  che  mai  uf-irono  da  i  loro  pennelli  J 
D.pinfe  adunque  G10:  Bjttilta  1'  Immagine  dell'  Immacolata  Con- 
cezione per  l'  Altare  di  lua  Cappella  ,  da  altri  chiamata  1'  Affunta  J 
e  vi  fece  intorno  v.irj  behufimi  putti  ,  che  dn  corteggio  alla  Reina 
d-'  Cidi  i  e  la  diptufe  con  dolcnlìmo,  anzi  vaga  colorito  i  ufando  in 
quella  pittura  più  tofto  maniera  chiara,ehe  la  lui  folita  ofcura,e  carica- 
ta di  iumi-.eirendoli  in  qutfta  attenuto  ad  una  nobile  mezza  tmtajquafi 
volgile  imitire  la  maniera  Guidefca,  e  1'  opera  è  ben  ide  .ti  con  buon 
difegno  ,  e  miglior  filonomie  di  tutte  l'altre  fue  opere  ,  imifimamen- 
te  quella  del  Volto  della  Ss.  Vergine.  Ne'  lat-rali  della  Cappella  vi 
fon  due  quadri  anche  ad  olio  dipinti  ,  ed  in  uno  vi  e  il  Bratlfito  della 
fuddetta  Vergine  ,  e  nelP  altro  gli  Apaftoli  intorno  al  di  lei  Sepoxro. 
Sopra  queih  due  quadri  vi  fono  le  lunette  ,  ove  vi  ha  dipinto  a  frefeo 
la  Nafcita  del  Signore  ,  con  i  Pallori  intorno  al  Prefepio  ,  e  la  prefen- 
tazione  al  Tempio  del  Bambino  Giesù .  Nella  volta  della  Cap- 
pella compartita  di  nove  Iiìorie  fra  lìucchi  dorati  ,  fi  vede  effi- 
giato primiera  menta  f  Angelo  ,  che  dà  l'Annunziaziont  a  S.  Giù  vac- 
chino della  nalcita  della  B-  Vergine  ;  nel  fecondo  fi  vede  il  medelimo 
S.  Giovacchino  con  la  S.  Conforte  ,  che  per  letizia  dell'  anzidetto  an- 
nunzio ,  mod  riamente  fi  abbracciano:  Nel  terzo  iiegue  la  nafeita  del- 
la B:  Vergine  ;  indi  nel  quarto  la  prefentazìone  al  Tempio  di  efia 
Vergine;  così  nel  quinto  lo  Sponfaìizio  con  S.  Giufeppe  ,  e  nel  fe- 
llo la  Ss.  Nunziata  ;  nel  fettimo  la  Vilìt^zione  a  S.  EìifabetM  ,  e  nell* 
ottavo  ,  che  compifce  il  giro  di  que'  vani  dipinti  vi  è  la  coronazione 
fatta  dalla  Ss.  Trinità  alla  B.  V.rgine  ,  e  nel  m-zzo  della"  volta  vi  è 
1'  Eterno  Padre  in  atto  di  creare  )'  Immacolata  Maria  .  Negli  fpicoli 
delia  fineftra  fopra  l'Altare  figuri)  due  Profeti  .  Nell'arco  della  Cap- 
pella vi  effigiò  tre  miracoli  operati  per  V  iaterce|fioni  della  B-  Ver- 
dine 


284    Vita  di  GiorBattifleJli  &c." 

gine  :  Quelle  opere  a  frefco  fono  ancor  elle  egregiamente  dipinte  Con 
Tavola  di    con  ^udiofa  diligenza  ,  ed   intelligenza  maefìra  .  Aveva  Gio:  Batti- 
Baffo  rilie-   fta  ornata  la  Cappella  di  S.  Gennaro  col  fuo  bel  quadro  ,   riporto  nelP 
vo  d«  Dome  Altare  «  ma  nel  farfi  il  baffo  rilievo  di  marmo  dal  rinomato  Dome- 
nico Anco-    njco  Antonio  Vaccaro  ,  che  con  la  folita  fua  c^pricciofa  bizzarria  vi 
n'°.  Ya^a"  ha  fcolpito  il  medtfimo  fanto  con  fuoi  Compagni  ,  di  che  fi  farà  pa- 
tino ,  r°la  a  fu0  luogo  ,  ne  fu  rimoffo  il  quadro  del  Caracciuolo  ,  e  trafpor- 
tato  nelle  ftanze  del  Priore  ,  dove  oggi  fi  vede  ,  come  opera  fquifita 
de'  fuoi  Pennelli  ;  effendovi  figurato  nel  mezzo  S.  Gennaro  ,  e  intor- 
no S.  Martino  ,  ed  altri  Santi  Vefcovi  tutelari  ;  fedendo  su  lo   fcali- 
no  ove  pofano  i  Santi  mentovati  due  belliffimi  putti  ,  che  tengono  le 
ampollette  del  fangne  preziofo  del  Santo  Martire  ;  e  fono  cosi  ben  di- 
pinti ,  e  con  tanta  morbidezza  condotti ,  che  non  pofTbno   <ffer   mi- 
gliorati da  chi  che  fia  grande  Artefice  .  Vi  fono  però  nell'  anzidotta 
Cappella  i  due  laterali  anche  dipinti  ad  olio  ,  e  rhpprefentano  i  mar- 
tiri dati  a  ì  compagni  di  S.  Gennaro  ,  e  nell'  altro  le  decollazione  del 
Santo  Vtfi  ovo  ;  ma  quefli  non  hanno  tutto  il  pregio  del   quadro  già 
fatto  per  l'Alt  re  ;  e  parea   fuffe  fatalità  ,  che  i  due  quadri   laterali 
delle  Cappelle  riulcir  doveffero  non  folo  mediocri  ,  ma  deboli  al  con- 
fronto della  pittura  fatta  nell5  Altare  :   dapoichè  anche  i  laterali  della. 
Cappellate  del  belliffimo,snzi  ottimo  quadro  della  Immacolata  Con- 
cezione ,  reftano  deboli  ai  fuo  coufronto  .  Cesi  snche   la   gran   tela 
dipinta  nel  Coro  ,  per  accompagnare  l'altre  tre  cene  di  ugual  mifura, 
che  in  effo  fon  fituate  ,  non  e  della  maeftria  delli  altre  opere  fue,  tut- 
to che  di  gran  componimnto  ;  ma  i  colori  non  fono  i  medtfimi  :   E' 
ben  vero  prrò  che  alcuni  noftri   Vecchi   Pittori  dicono,  che  quefto 
gran  qu.dro  ,  che  rapprefenta  la  lavanda  ,  che  fece  il   Signore   a   gli 
Apofloli ,  fu  dipinto  dal  Caracciuolo  quando  ancor  feguitava   la  ma- 
niera del  Caravaggio  ,  mentrecche  ancor  aveva  alcun  concetto  ,  che 
alla  bafftzza  inclinava  ,  come  in  quella  lavanda  fi  vede  in  uno  Apo- 
fiolo  ,  che  fi  fcalza  feduto  in  terra  ,  fenza   niun   decoro;  ne  ancora 
avea  vedute  le  cofe  di  Annibile  ,  e  migliorato  maniera;  nitri  dico- 
no ,  che  pretendendo  egli  delle  fue  pitture  gran  prezzi  ,  dovendo  poi 
dipingerle  p  r  meno  ,  ufava  in  quelle  più  tofio  la  follecirudine  che  lo 
f.udio  ,   tirandole  a  fine  alla  bella  prima  ;  la  qual  cola  è  degna  di  mol- 
to biafimo  in  un  Pittore  che  afpira  alla  gloria  ,  cesi  per  l'opere  debo- 
li che  fi  dipingono  ,  com'  ancera  perche  non  effendo  bene  impaliate  di 
colore,  a  capo  a  pochi  anni  fanno  brutta   veduta;  dapoicche  pren- 
dendofi  le  mezze  tinte  ,  ed  annerendofi  l'ombre  ,   rimane  loro  un  fie- 
ro i  hiaro  ,  efierofeuro  ,  che  non  accorda  ,  e  fa  difpiacere  a  gli   oc- 
chi di  chi  dilettali  di  pittura  .   Onde   il   virtuofo    P  ttore  ,    non  deve 
mai  dip  ngere  con  l'intereffe  su  gli  occhi  ,  come  parte  ignorata  dal  di. 

Iettante 


Pittori.  28  $ 

Iettante  che  mira  I'operajma  deve  dipingere  alla  Tua  propria  ftima,ed 
al  fuo  onore,poichè  per  quefta  fola  ftrada  può  dal  merito  eflèr  condot- 
to alla  Gloria . 

Nella  ftanza  del  Capitolo  fr?i  i  quadri  che  vi  fon  fituati  per  or- 
namento del  luogo  ,  vi  è  quello  che  rapprefenta  1'  adorazione  de'  Ss. 
Maggi  ,  che  veramente  pub  annoverarli  per  opera  bellilfima  del  Ca« 
racciuolo  ;  E  ne'  pilaflri  dell'arco  di  quefta  ftanza  vi  fon  due  figure 
in  piedi  ,  che  non  vi  è  lode  che  balli  per  efprimerne  i  pregi  ,  e  quelle 
rapprefentano,una  S.GiorBittifta  che  accenna  l'Agnello  di  Dio,  l'altra 
S.Martino  Vefcovo  ;  nelle  fuddette  danze  del  Priore  vi  è  un  S.  Mar  ti- 
no armato  *  con  un  puttino  r  che  gli  porta  la  palma  d-rl  martirio  am. 
bo  al  naturale  .  Cosi  vi  è  una  mezza  figura  di  un  S.  Girolamo  molto 
bella  ,  ed  un  Crifto  con  la  Croce  in  ifpalla  ma  deboie  ,  e  aliai  man- 
chevole di  colore  .  Ma  la  S.  Caterina  da  Siena  ,  che  fi  vede  nella  Sa- 
greftia  della  Chiefa  di  Giesù  ,  e  Maria  ,  merita  ogni  lode  ,  come  an- 
cora 1'  Immagine  dell'  Immacolata  Concezzione  in  quella  della  Chiefa 
di  Monte  Calvario. 

Bellillìma  è  la  Cappella  che  ii  vede  nella  Chiefa  de'  Scalzi  ili  S. 
Terefa  fopra  i  Regj  Studi  ,  dedicata  al  B.  Simone  Stocco  .  In  efla  ve- 
defi  la  volta  compartita  tutta  di  flucco  dorato  ,  ed  in  efla  vi  fono  ef- 
figiate varie  azioni  del  Santo  ,  e  de' meriti  dell' abito  del  Carmelo  ; 
poiché  nel  mezzo  della  volta  in  un  tondo  vi  è  la  B- Vergine  in  piedi 
col  manto  aperto  flotto  del  quale  vi  è  un  Papa»  un  Re  ,  Imperadore  , 
Regina  ,  Monaci ,  Uomini  ,  e  Donne  J  figurando  la  protezion  del 
Carmelo  ,  per  lo  manto  di  un  tal  colore  tenuto  diilefo  dalla  B..  Ver- 
gine ,  come  abbiam  detto  .  Nel  quadretto  che  fovrafla  all'  Altare  vi 
è  un  Concilio  di  Vefcovi  «  affiditi  dalla  Madonna  del  Carmine  .  Nel- 
le centine  della  volta  ,  e  laterali  alla  Cappella  vi  fono  rappreftntati 
con  figure  picciole  due  martirj  di  alcun»  Santi  di  quelP  Ordine  ,  con 
fpiritofa  bellezza  ,  e  maelìria  del  difegno  .  Di  contro  al  quadro  del 
Concilio  ,  e  fopra  l'arco  della  Cappella  ,  vi  è  la  morte  del  B.Simo- 
ne ,  che  vedelì  nella  gagà  efpodo  al  Popolo  nella  Chiefa  ,  col  Clero 
intorno  :  e  quello  come  quello  del  Concilio  è  di  figure  più  grandette  y 
e  maggiori  fon  quelle  figurate  nel  tondo  primieramente  defcritto  » 
Nelle  uue  lunette  vi  fono  due  miraceli  del  detto  Santo,  con  figure 
più  grand»  effigiati  .  In  quattro  ovati  ,  che  fanno  ripartimenti  alli 
quattro  angoli  della  volta  ,  vi  fono  quattro  mezze  figure  di  Sante  Mo- 
na he  Carmelicane  Scalze  >  così  ben  dipinte  al  naturale  e  con  tal  fre« 
fch.zza  di  colore  »  che  fon  maravigliofe  ,  efilndo  poi  cesi  terminate  , 
che  lunbrano  dipinte  ad  olio:  e  pure  fon  più  di  cento  anni  che  fon  (ta- 
te dipinte  y  e  tuttavia  fi  confervano  con  quella  prima  frelchezza  di 
colore  con  la  quale  furono  allora  operate  .    In  quefta  Cappella  vi  pofe 

il 


286     Vita  di  Gio:  Ba tritelli  &c. 

il  Caracciuolo  tutto  lo  ftudio  ,  poiché  fi  dice,  che  la  dipinfe  dopo  che 
furon  buttate  a  terra  le  pitture  ,  che  egli  a  n  Belifario  avean  dipinte 
nella  gran  Cappella  di  S.Gennaro,  per  fai  vedere  il  valore  del  Tuo 
pennello  ,  ed  il  torto  fattogli  ncll'efc'uderlo  dall'  opera  del  Teforo. 

Molte  opere  del  Caracciuolo  fono  per  le  Cale  di  varj  particolari  , 
£osì  della  prima  maniera  ,  come  della  feconda,  delle  quali  baderà 
dirne  folamente  alcune  ,  e  prima  dell' Ad  mo  ,  ed  Eva  che  piangono 
Abel  ,  uccifo  da  Caino  ,  figure  alla  grandezza  del  naturale  affai  bel- 
le,e  frefche  di  colore;  e  quello  quadro  fi  vede  nel  Palagio  di  D.Niccolò 
Gaetano  ,  Duca  di  Laurenzano  .  Neila  Cafa  de"  Signori  Valletta  un 
bel  quadetto  con  prciole  figure  ,  ove  è  efprelfa  la  Sacra  Famiglia  , 
benché  il  S.  Giovanni  avanzi  affai  più  delli  lei  mefi  il  Bambino  Glissa: 
In  Cafa  del  virtuolitfìmo  D.  Niccolò  Salerno  ,  ottimo  Poeta  ,  e  di- 
lettante di  p.ttura  ,  vie  altro  quadretto  ,  con  entrovi  l' opere  pie  da 
farfi  da  PP.  Gtfuiti  ,con  la  Ss.  Trinità  nalla  gloria  di  belhifimi  putti, 
ed  Angioletti  ;  opera  veramente  degna  di  lode  .  Il  Marchefe  Auletta 
podlede  un  Crifto  morto  ,  con  le  Marie  e  S.  Giovanni  ,  che  da  al- 
cuni pittori  era  ftato  giudicato  psr  man  di  Annibal  Caracci,  ma  chia- 
mati dal  fuddetto  Marchete  NkoIò  Rofsi  ,  e  Bernardo  de  Dominio?, 
fu  da  quelli  riconofciuto  per  mano  del  Caracciuolo  .  Ma  1?  opere  de' 
parlicolari  tralafciando  ,  come  non  efpofte  alla  veduta  di  ogn'  urto  fa- 
rem  paffàggio  a  quelle  po.he  che  ne  rellann  da  fivellare  ,  e  le  quali 
forfè  per  ie  più  belle  fvran  da  curiofi  ravvifate  ,  e  prima  farò  parola 
di  quella  bellilsima  dipinta  a  frefeo  nell'Oratorio  de'  Nobili,  eretto 
nel  Cortile  del  Giesù  nuovo,  a  concorrenza  del  Lanfranco  .  Quella 
pittura  è  nel  mezzo  della  volta  dell'anzidetto  Oratorio  ,  e  ra;.pre- 
fenta  la  nafeita  della  B.  Vergine  ,  e  intorno  vi  f  no  l'opere  del  men- 
tovato Lanfranco  .  Opera  che  avendo  d'  appreifo  un  sì  gran  parago- 
ne niente  refta  avvilita  ,  o  debilitata  ,  anzi  che  al  pari  di  quegli  ha  le 
fue  lodi  ;  e  tanto  baiti  in  prnova  di  fua  bontà  »  e  bellezza. 

Ninna  però  d-ll'  opere  fin  qui  deferitte  a  mio  parere  può  aggua- 
gliarfi  con  le  due  che  ora  fono  per  raccontare  .  Una  è  il  s.  Carlo  ,  fi 
tuato  in  una  Cappalla  della  Chiefa  di  S.  Agnello  Ab'.te  ,  ci'  altra  $eU 
Crifto  ,  che  portando  in  ifpalla  la  Croce  ,  s'  incontra  con  la  Verdine 
Madre  ,  e  S.Giovanni, il  quale  fi  vede  ntlP  entrar  la  porta  della  Chié. 
fa  degl' Incurabili  :  Ambedue  quelle  opere  hanno  un  iftcffb  caratte- 
re ,  ed  una  ilìeffa  bontà  ,  ed  ambedue  le  dirette  non  del  noftro  Gio: 
Battifta  ,  ma  dell'  incomparabile  Annibal  Caracci  ,  per  lo  difegno  , 
colorito  ,  ed  efprelTione  i  e  quella  fia  la  maggior  lode  che  dar  fi  polla 
ad  opere  così  degne  ,  (he  per  effèr  di  carattere  tanto  fuperiore  ,  non 
fen  da  molti  ravvilate  per  opere  fue  .  Ma  egli  è  verifi'mo  ch'elle  fu- 
rondipintt  dal  Caracciuolo  per  far  vedere  a  gli  emoli  fuoi   fin  dove 


egli 


Pittore.  287 

egli  gitmgeflè  col  fapere  ,  e  con  1'  arte  .  e  fecondo  raccontava  il  Ma- 
tigliano  difcapolo  di  Malfimo  ,  l'ave  a  d  ipinte  fui  gufto  di  Annibale  , 
come  altresì  avea  fatto  in  alcuna  altra  opera  fua  ,  e  ciò  aveva  egli  u- 
dito  più  volre  raccontare  dal  maeftro  ,  che  non  mai  faziavdlì  di  lodar 
queftì  quadri;  e  tanto  bafti  per  l'opere  di  pitture  ,  convenendo  ora  far 
paflaggio  a  i  coftumi  di  Gjo:  Battifta  *  che  come,  fi  è  detto,  fu  Poeta, 
e  per  lo  più  ftavafi  ritirato  con  fuoi  libri  ,  fé  non  che  andava  volen- 
tieri nell'  Accadomia  del  Minio  ,  e  d.l  Cavalier  Gio:  Bntilta  Bafile. 
Per  qualche  tempo  non  diede  iti  se  niuno  fcandalo  ,  ma  contratta  l'a- 
micizia dello  Spagnoletto  ,  e  dell'iniquo  Beliftrio  ,  divenne  anch  egli 
maledico,  e  perfeguitò  con  quelli  V  eccellentilsiim  Domenichino  ; 
con  che  ne  acquino  un  mal  nome  ,  e  fcandalizò  quei  che  V  avevano 
per  vom  da  bene  ;  che  fra  gli  altri  furono  il  Santa  fede  ,  e  Mafsimo  , 
già  duo  da  giovane  nella  fua  fcuola  ,  come  lo  &effo  Cavaliere  ne  fa 
teftnmniinzi  in  una  fua  nota  ,  chequi  fotto  riportaremi  ,  non  fu 
troppo  amico  de'  pittori  ,  eflendocomj  fi  difTe  ,  di  genio  folitano  ,  e 
perciò  non  volli  uniti  Difcepoli  ,  tenendone  folamente  alcuni  pcchi, 
o  che  lo  fervi  vano,  o  che  davano  fperanza  di  buona  riufeita  ,  man- 
dandone via  quelli  ,  che  non  vi  avevano  abilità  ;  Per  lo  che  altra 
notizia  non  abbiamo  de'  fuoi  difcepoli  fé  non  che  di  Giacomo  di 
Caftro  di  cni  parleremo  appreflo  ,  e  di  Mercurio  d' Averfa ,  che 
riufeì  ragionevol  Pittore  ,  fervendofene  il  Maeftro  in  malte  pit- 
ture ch'egli  faceva;  e  vi  è  coftante  opinione  ,  chela  maggior  par- 
te parte  dell'  opere  deboli  del  Caracciolo  fian  di  m;n  di  coftui  ;  che 
poi  fatt  .fi  la  fua  maniera  fece  varie  opere  publiche  ;  come  fi  può  ve- 
dere nella  Chiefa  di  S.  G.ufeppe  de'  PP.  defiliti  alla  riviera  di  Chia- 
ja  ;  ove  i  quadri  lituati  fopra  le  porte  fon  di  fua  mano  ;  ma  il  S-Car- 
lo  Borromeo  ,  che  è  su  l'Altare  di  Cappella  nella  Pietà  de'  Torchini  ,  è 
delle  prime  opere  fue  ;  tenendo  ancora  la  maniera  del  Maeftro.  Non 
ebbe  mai  moglie  per  lo  mentovato  genio  fontano  ;  quello,  di  che 
deve  lodarfi  fu  che  non  fece  niuna  pittura  fcandalofa  ,  vedendoti  per 
lo  più  di  lui  Immigmi  Sa  re  ,  Di  quelle  fé  ne  veggono  delle  belltfsi- 
in;  da  noi  defentte  ,  ed  altre  non  di  quella  perfezione  ;  poiché  olten- 
tando  la  Profusione  ,  alzò  ad  altiisimi  prezzi  l'opere  fue;  vol-.ndo 
per  una  lol  figura  cento  feudi  ,  e  per  una  mezza  cinquanta  ,  onde  fé 
poi  impegnato  dovea  farle  per  meno  ,  per  difpetto  le  spazzava  A|efl"andio 
con  la  preftezza  come  abbiam  detto  ii  fopra  .  Furono  però  in  grandif-  M.ijello  ma. 
fima  «ima  le  fue  pitture  ,  e  lono  etiche  a'  noftei  giorni  ;  poiché  i  mae-  ravigHofo 

ftri  della  Chiefa  di  S.  Giuf-ppe  ,  nel  farli  l'atrio  dovendoti    buttire  a"  '  Jl<bcca- 
,  1  ir*  -  te  je  p,tt  re 

rcrra  una  lunetta  dipinta  a  tempera  lepra  la  porta  di  ella  Chida  ,  pc\j3i]c  n^retit 

non   perdere  opera  così  belta  ,  la  fecero  con  gran  fpefi  dillaecar  da/lae  dalle  tavo. 

tonaca  da  Alefindro  Majello,  ottimo  maeftro  in  tal   fegreto  ,  e   porre  ie,e  tral'por- 

TOMO  II.  O  0  su  un      cari»  in  wl* 


288      Vita  di  Gio:  Batt ideilo  &c. 

sii  un  tavolone  ,  collocandola  in  altro  luogo  nel  i*>2o.  Per  ultimo  di- 
venuto Gio:  Batti  Ita  infermiccio  ,  poco  operava  :  all',  qual  cagione  fi 
appropriano  da  alcuni  le  pitture  deboli  che  fece  in  una  Cappella  dell' 
O'pedaletto  che  efprimono  alcuni  Profeti  dipinti  a  frefco  ,  ed  azioni 
della  B.  Vergine  . 

Fu  però  mcito  ftudiofo  nelle  noftre  arti  ,  e  ds  un  pendere  face» 
più  difegni  ,  e  quello  che  poi  eh?eva,  lo  rivedeva  con  d.feam  htti  lui 
vero  da  figura  a  figura  ;  difegnnndo  per  Io  più  con  lap  s  piombino,  o 
o  con  penna  ;  edera  così  fondato  che  a  pronti  fegni  formava  molte 
volte  bellilTìma  figure;  come  fi  vede  nel  noflro  libro  de'  difegni  ;  anzi 
arrivò  a  tanta  perfezione  nel  prender  dal  mtueale  le  fue  figure  ,  dopo 
Io  ftudio  fatto  su  T  opere  di  Annibale  ,  che  molte  volte  famigliò  quel- 
lo ne'fuoi  contorni  ;  fi  come  è  avvenuto  ad  alcune  figure  ,  che  pofle- 
devo  ;  ed  in  fpecie  alla  Madonna  morta  dipinta  n<  Ila  lunata  in  S.An- 
na, de'  Lombardi  ,  la  quale  non  fol  da'  noftri  Pittori  fu  tenuta  per  man 
di  Annibale  ,  ma  da  tutti  que'  fcraftieri  ProfelTori ,  che  la  videro;  con- 
tandofi  fra  coftoro  Enrico  Trinci  ,  con  Gio:  Artur  Irglefi  ,  Monsù 
Dortgni  Francefe  ,  e  Giacomo  Zoboli  Lon  bnrdo  ,  finza  un  infinità 
a"  altri  profeflori  ,  che  per  un  buon  diff  gno  del  mentovato  Autore  lo- 
davano ,  e  la  quale  con  altri  d legni  di  altri  m  Iti  famoiì  Pittori  fu 
venJuta  per  mano  del  Taracci  .  E  tanto  bifti  p  r  pruova  del  difegnar 
perfetto  ifel  Caracciuclo;  Il  quale  continuando  nelle  fue  indifpofizio- 
ni,  cede  all' ultimo  fato  non  molto  vecchio  nel  1641.,  come  fi  ha 
dall' accennata  nota  del  nominato  Cavalier  Sanzioni  ,  che  qui  come 
promifi  traferivo  di  parola  in  parola  ,  per  maggiormente  cnorar  la 
memoria  di  Gio:  Battila  . 

Nota  :  Come  Gio:  Battijìa  Caracciolo  ,  valentìjfmo  difegnatore  , 
mio  mae/fro  ,  dopo  la  [cuoia  del  valentijjìmo  Frane  feo  Imparato  ,  al- 
la/ama dilla  Galleria  di  Annibal  Caraccì  ,  andò  a  [{orna  ,  e  vi  Hueiò7 
prendendo  tutta  quella  maniera  eroica  ,  lafciando  quella  del  Caravag- 
gio ,  e  diceva  ,  che  Annibale  Caracci  ,  fi  può  chiamare  /'  Eroe  ddli 
Ut  tori  moderni  ,  e  fra  le  Jì elle  quella  di  Venere  ,  che  lampeggia  i  ef- 
fendo  R,afaele  il  Soli  che  illumina  tutti  .  Il  fudetto  Gio:  Batti/.a  dopo 
lunga  infermi th  ,  ha  refo  lo  Spirito  a  Dio  ,   neW  anno  164  1. 

E  quefto  fia  il  fine  della  Vita  di  Gio:  Battifla  Caracciolo,  che 
m  ntre  vi/Te  fi  trattò  nobilmente  ,  ficondo  1'  onorata  ftirpe  d'  onde 
feendea  i  il  quale  veramente  viverà  nella  memoria  degli  Uomini  per 
le  belle  opere  eh*  egli  fece  ;  non  ttnendofi  conto  di  quelle  debob  ,  a 
cagione  ,  che  il  Caravaggio  altre  molte  ne  fece  difpiacevoli  agli  occhi 
de'  Virtuali  t  ma  le  buone  fono  incomparabili  ,  e  degne  di  eterna  lo- 
de ,  e  che  gli  han  partorito  nome  immortale  per  tutto  il  Mondo . 

Fu  difctpolo  di  Gio:  Battilta  Giacomo  di  Caftro  nativo  del  piano 

di 


Pittore.  289 

di  Sorrento  ,  ed  eflemlo  da  fanciullo  inclinato  al  dlfegno  ,  fu  condot- 
to da  un  fuo  parente  in  Napoli  ,  e  meflo  a  fcuola  del  Caracciuolo,  che 
allora  avea  gran  fama  per  li  ftudj  fatti  in  Roma  fopra  Annibal  Carac- 
ci  ,  nella  qual  Scuola  diede  il  fanciullo  infino  all' età  di  19.  anni;  ma 
venuto  in  Napoli  il  Domenichino  per  dipingere  la  l'.ran  Cappella  del 
Teforo  ;  e  fuccedute  altresì  le  controverfi  con  qu-.llo  »  ed  i  difiapori 
avuti  da  Belifano  e'1  fuo  maeftro  ,  per  e/Ter  (late  buttate  a  terra  le  lo- 
ro pitture  ,  s'invogliò  Giacomo  di  vedere  ah  un  ooera  di  quell'  eccel- 
lentiifimo  virtuofo  ;  ed  avendo  il  Domenichino  feoverto  il  fuo  primo 
Angolo  ,  ne  redo  egli  ammirato  ,  e  facendo  giuftizia  al  merito  di  quel- 
la pittura  ,  la  lodava  con  quei  Pittori  ,  che  amici  della  verità  ,  van- 
tavano il  valore  dell'  Artefice  ,  che  l'aveva  dipinta  J  e  fra  quelli  di- 
fenfori  dJ  Dom.-nichino  vi  era  in  primo  luogo  il  Cavalier  Maffimo 
Stanzione  ,  Pittare  di  primo  grido  ,  e  di  autorità  .  Laonde  Giacomo  , 
conofeendo  H  torto  fatto  a  qu  1  gran  Pittore  dal  Corenzio  e  dal  fuo 
maeftro  con  lor  feguuj  ,  e  quanto  da  Maffimo  fuflcro  biafimati  di 
malignità  ,  per  i  molti  djfgulti  che  davano  a  quell'  incomparabil  Pit- 
tore ,  tolto  un  prefetto  da  al  una  accanane  ,  fi  allontanò  da  Gio:Bat- 
tifta  ,  ed  ebbe  modo  di  accodarli  al  Domenichino  ;  Benché  alcuni  di- 
cono che  foleva  andar  a  fua  (cuoia  ,  ma  che  non  vi  dimorale  ogni 
giorno,  come  è  l'ufo  d.' Di <<  epoli  .  Ma  fiafi  cerne  fi  voglia,  Giacomo 
fu  idruito  prima  d^  G'o:  B  Cfifta  p  r  molti  anni,  e  dopo  p;r  alcun 
tempo  dal  Domenichino:  come  affermava  Francefco  di  Maria  Difcer 
polo  del  Z  .mp  eri  . 

D  pinfa  Giacomo  varie  mezze  figure  a  varie  perfone  ,  e  fece  al- 
cune iltorie  del  Vecchio  Tedamento  ad  un  Sign  re  della  famiglia  Lof-  Opere  di 
indo  ,  delle  quali  non  occorre  farne  altea  m.nzione  per  efler  paflate  Giacomo  di 
in  altre  mani  ;  ne  fappiamo  ch'egli  aveffe  ;  fpode  fua  opera  in  alcuna  Gallio. 
Cfiiefa  di  Napoli,  ma  fece  per  la  Cluefa  di  S.  Amelio  della  fua  Patria  , 
cioè  nel  dttco  Piano  di  Sorrento  ,  molti  quadri  per  adornamento  di 
quella  ,  e  della  Sagredia  :  Ma  i  più  belli  che  fono  in  Chitla  ,  e  che 
vengono  lodati  dagl'intendenti  fono  quelli  che  feguono  .  In  primo 
luogo  lo  Sponfalizio  di  S.  Giuhppe  ,  che  ha  isi  sé  bel  componimento  , 
poi  1e  Ss.  Nunziata  ,  ed  il  quadro  col  S.  Michele  Arcangelo  ,  che  fcac- 
cia  Lucifero  con  fuoi  feguaci  dal  Paradifo  ;  le  quali  opere  tutte  fon 
degne  di  lode  ,  per  effer  condotte  con  femma  diligenza  ,  e  fatica  ,  ed 
hanno  bella  maniera  di  colorire  ,  mailìmamente  alcune  picciole  ido- 
rie  ,  che  benché  non  fiano  di  quella  perfezione  che  fogliono  effere  l'o- 
pere fatte  da'  Pittori  del  primo  ordine  ,  ad  ogni  modo  vi  iioderva  in 
quelle  di  Giacomo  una  ragionevol  bontà  ,  ed  uaa  efattiffima  dili- 
genza . 

Non  face  però  quedo  Pittore  molte  opere  ,  a  cagion  che  datofi  ad 

Oo  2  acco- 


290     Vita  di  Gio:  Batti/Tello  &c. 

accomodare  i  quadri  ,  e  da  Vecchi  che  erano  ,  e  maltrattati  rinovan- 
dogli  ,  (i  acqui  ito  in  tal  arte  tanto  credito  ,  che  effendo  allora  Napo- 
li piena  di  amatori  dellt-  noftre  Arti  ,  e  con  ciò  dilettant.flìmi  di  Pit- 
tura ,  gli  fecero  moltiflìmi  quadri  accomodare  ,  ed  altri  che  erano 
come  opere  morte  tenuti  perduti  ,  li  ravvivò  con  Tuoi  (egieti  j  Effen- 
doli  Giacomo  meffo  a  fax  tal  mefeiere  ,  per  aver  veuuto  che  alcuni 
guadavano  più  torto  ,  che  accomodavano  le  pitture  :  e  maflìmamente 
impiagandole  in  vece  di  ritoccarle  ,  facevano  perdere  quel  bello  che 
vi  era  dipinto  ;  come  accadde  alla  tefta  di  un  ncratto  di  Tiziano  affai 
malconcia  ,  che  un  Signore  delia  Cafa  di  Capua  peffedeva  ,  il  quale 
chiamato  Giacomo  ,  e  veduto  quel  danno  ,  cercò  al  poffibile  di  rime- 
diarlo :  Ed  allora  fu  eh'  egli  a  tal  meftiero  fi  diede  ;  laonde  acquiftò 
una  pratica  eccellentiffima  nel  conofeere  le  maniere  de' Pittori  ,  per- 
chè fotto  l'occhio  aveva  il  pennelleggiare  di  quell'  Autore,  e  con  le 
mani  trattava  quella  pittura  ,  onde  ne  divenne  intelligentiffimo,  co- 
me lo  furono  Nicola  di  Liguoro  Aio  difcepolo  infin  da  fanciullo,ed  An- 
tonio di  Simone  ,  che  fu  difcepolo  di  Luca  Giordano  ,  e  che  per  una 
limile  occafione  offtrvò  Giacomo  di  Caflro  ,  etu  iilruito  da  lui  nell* 
acconciature  de'  quadri  :  ed  ambedue  quelli  furono  eccellenti  in  ac- 
comodar le  pitture  e  conofeere  eccellentemente  le  maniere  deMoro 
Artefici  . 

Ma  Giacomo  effendo  appreffo  tutti  refo  famofo  ,  fu  chiamato  da 
D.  Pietro  Antonio  di  Aragona  allora  Vtcerè  in  Napoli  ,  per  dargli  re- 
lazione di  quali  belli  quadri  originali  di  valenti  Maeftri  fufTero  ador- 
nate le  Chitfe  Napoletane  ,  ed  egli  finceramente  gli  ne  diede  relazio- 
ne :  Onde  poi  D.  Pietro  Antonio  coll'autorità  ,  e  col  danaro ,  fpogiiò 
Napoli  delle  più  preziofe  gioje  ,  che  poffedeva  :  Nulla  curandofi  per 
amor  del  danaro  i  Frati  ,  ed  altri  Ecclefiafìici  privi  di  buon  ouflo,di 
tanta  perdita.  Tali  furono  la  famofa  tavola  di  Rafaello  in  S.  Dome- 
nico Magg.ore  ,  la  Trasfigurazione  del  Signore  copiata  da  Fattore,  e 
rito  cata  da  Rafaello  ,  che  flava  in  S.  Maria  del  Popolo  all'Incurabi- 
li ;  la  tavola  della  Pietà  di  Andrea  da  Salerno  ,  ma  che  fembrava  di 
iUfaello  fuo  Maeftro  ,  e  per  quello  tenuta  in  Spagna  ove  fu  condotta; 
E  la  Nunziata  di  Tiziano  anche  in  S.  Domenico  Maggiore  ,  fi  fuprone 
fatta  copiare  da  Luca  Giordano  ,  e  portato  via  l'originale  }  con  altre 
pitture  ,  e  ftatue  eccellenti  .  Ma  Giacomo  vedendo  che  il  Viceré  tut- 
to volea  ,  e  tutto  defiderava  ,  cercò  faivare  quello  che  potè,  così  di 
flatue  con  far  (ollevare  gli  abitanti  della  contrada  di  S.  Lucia  a  mare 
per  la  bella  fontana  ,  che  ivi  fi  vede  :  infinuandogli  fegretamente  la 
bellezza  ,  e  pregio  di  quelle  ftatue  ,  e  baflì  rilievi  ;  onde  a  tal  novità 
il  Viceré  ebbe  d'aflicurargli  con  parola  regia  ,  che  non  averebbe  tol- 
to nulla  di  quelle  fonte  ,  come  ancora  falvò  i  quadri  ili  Polidoro,  che 

fono 


Pittore.  29 1 

fono  alla  Ghiefa  di  S.  Maria  delle  Grazie  alla  Marina  :  Cesi  effe ndo 
parlato  da  D.  Antonio  ,  e  D.Domenico  Muli,  etroia,  falvò  i  quadri 
bellilììmi  donati  la  quelli  alla  loro  Cappella  in  S.  Domenico  Maggio- 
re ,  1'  uno  di  Rafaello  opera  certamente  divina  ,  e  che  fi  conferva  fre- 
fca  come  l'operò  il  divino  Artefice  che  la  dipinfe  ,  che  ferve  di  pruo- 
va  per  conofeere  gì'  originali ,  e  le  copie  di  Ribello,  attefocche 
gli  origiuali  fi  mantengono  infin'  ora  ftefcbilfiaii  ,  e  le  copie  fon 
perdute,  o  affai  cangiati  i  colon;  L' litro  di  Alberti  Duro  .  Cosi 
nel  Filaftro  della  Chiefa  di  S.  Giacomo  de'  Spagnuoli  ,  il  quadret- 
to di  Andrea  del  Sarto  ove  vi  è  dipinta  la  Sacra  Famiglia  ;  dando  ad 
intendere  al  Viceré, che  quell'opere  non  erano  originali  . 

Così  dunque  Giacomo  effèndo  amito  da  pan'  uno  per  fuoi  buoni 
coftumi  ,  volle  ritirarfi  alla  Patria  efledJo  ci  1  90.  anni  ,  per  goderli 
le  ricchezze  acquisiate  con  fuoi  parenti  ,  mi  a  capo  di  alcuni  m.fi  la- 
feio  di  vivere  circa  il  1687.  con  difguflo  di  tutti  quelli  die  lo  conob- 
bero ;  effondo  flato  univerfelmente  amato  perchè  era  Uomo  da  bene, 
e  grande  amatore  della  verità  . 

Di  Antonio  di  Simone  già  fé  ne  fece  parola  nella  Vita  di  Luca 
Giordano  che  fu  ftanipata  nel  1728.  ,  e  lì  r. porterà  nel  compendio 
della  medelìma  Vita  del  Giordano  ,  in  qiuft'  opera  ,  laonde  faremo 
folamente  menzione  di  Nicola  di  Liguoro  che  hi  difcepolo  di  Giacomo 
fin  da  fanciullo  ,  come  di  fopra  abbiam  detto  ;  ma  non  (ecs  molto 
profirto  nella  pittura  ,  tuttodie  vi  fi  arFvticaffe  ,  perchè  non  era  in 
lui  la  naturale  abilità  ,  neceffaria  per  riufeir  Pittore  i  laonde  cono- 
feendo  egli  il  fuo  debole  ,  e  la  fua  infuffidenza  per  la  pittura  ,  fi  die- 
de tutto  all'  accomodazione  de  i  quadri  antichi  ,  e  moderni  ;  e  tanto 
fu  la  fua  fama  in  quello  meftiere  ,  che  fu  propjfto  da  B-rnardo  de  Do- 
minici ,  che  ferviva  la  Cafa  in  qualità  di  Pittore,  alla  magnanima 
D.  Aurora  Smfeverino  Du.heffa  di  Laurenzino  per  accomodare  i  fuoi 
quadri  di  gran  valore  ,  e  quei  venuti  da  Roma  ,  dopo  la  morte  di 
Monfignor  Gaetano  Zio  del  Duca  D.  Nicolò  Gaetano  d'  Aragona  .  Ni- 
cola adunque  dopo  avere  accomodati  affai  bene  i  quadri  ,  fu  fplendi- 
damente  regalato  da  quei  generoli  Signori  ,  e  molto  ei  guadagnò  con 
tal  meftiere  fervendo  molti  Signori  ,  ed  altre  particolari  pedone  ,  ed 
ebbe  grande  intelligenza  di  conofeere  le  maniere  degli  antichi  Pitto- 
"i .  Infine  fatto  vecchio  venne  a  mancare  nel  1724. 

Fitte  della  Vita    di  Gio:   Battifla  Caracciuolo  , 
e    de'fuot   D'Jcefoli . 


VITA 


292 

VITA 

BELISARIO  CORENZIO 

Pittore . 


N' 


'Ella  perfona  di  Belifario  Corenzio  ciafcuno  potrà  apprendere  di 
1  quanto  biafimo  fia  degno  colui  ,  che  occiecato  dalla  Aia  pallio- 
ne  cerca  per  torte  ed  inique  vie  di  ofcurare  ,  ed  abbattere  la  fama  di 
coloro  ,  da'  quali  nello  (itilo  genere  di  virtuofa  profeffione  vien  fo- 
pravanzato  ;  fenza  riflettere,  che  con  le  maligne  invidiofe  azioni  ei 
viene  a  contaminare  quella  virtù  medefima  ,  che  egli  con  f.tica  e  Au- 
dio ha  procurato  acquetare  ,  poiché  tutto  il  mondo  è  giudice  dall'ope- 
re ,  che  cadono  fotto  il  fenfo  del  vedere  ,  e  non  pub  efTer  creduto  in- 
tendente chiunque  non  loda  ciò  che  da  tutti  comum  mente  è  lodato. 
Nafcìca  Nacque  Belifario   in  quel  U  fam.fa  Provincia   della  Grecia  ,   che 

Patria  di'ue  particolarmente  fu  detta  Acaja  ,  circa  gli  anni  del  Signore  1  j-y8.,  ed 
lifario  .        allevato  fra  oneftì  ,  e  civili  parenti,  fentiffi  inclinato    fòrt.nvnte  al 
difegno  ,  onde  1  fuoi  Genitori  per  fecondare  il  fuo  genio,   lo  pofero  a 
Vi  a  fcuola  fcliola  di  un  Pittore  di  cui  s'ignora  il  nome  ,  e  che  da  alcuni  vien  cre- 
di un  Pitto-  jut0  je]]0  scat0  Veneziano  .  Da  coftui  udendo  Belifario  vantare  le  di- 
rc,da.1(lua.  cinture  dell' eccellentiffimo  Tiziano  ,  e    quelle   di  tanti    altri    famofi 
de'Pittorì     maettri  ,  primi  e  veri  lumi  della  Scuola  Veneziana  ,   finti  accenderfi 
Veneziani  .  di  ardentiffimo  defideno  di  trasferirfi  in  Venezia  ,   per  vedere   con  gli 
occhi  proprj  ciò  che  udito  aveva  ,  per  la  qua!  cola   facendone  parola 
con  fuoi  parenti  ,  ne  ottenne  fàcilmente  il  confenfo  ;  perocché  conob- 
bero effi   il  gran  vantaggio  ,  che  Belifario  ne  averebbe   confegu.to  ; 
Con  l'opportunità  dunque  di  un  lor  congiunto  ,   che  fokn  mercantare 
Va  in  Vene  in  Venezia  ,  con  quello   l'acccmpagnarono  ,  correndo   l'anno   del  Si- 
iia  .  onore  1  f  80.  ,  eflendo  allora  il  Corenzio  nella  ragionevole  ttà  di  cin- 

que luflri  in  circa  :  Alla  veduta  di  tante  maraviglie  dell'  Arte  qual  fi 
rimanerle  Belifario  egli  non  è  facil  cofa  il  ridire  ,  ma  batteri  follmen- 
te il  confiderare  ,  che  egli  vide  l'opere  di  Tiziano  ,  del  Veronefe  ,  e 
del  Tintoretto  ;  Ammirò  negli  altri  Maellri  ,'  che  in  quella  Patria  di 
Uomini  ecctlltntiffimi  m.neggiavan  pennelli,  tutti  i  rari  pregi  da 
loro  in  fublime  grado  pciieduti  nell' arte  della  Pittura  ;  Ma  le  grandi 
opere    del  Tmtorttto  ,  la  bizzarria  de' fuoi   componimenti,  la  fra  n- 

chez- 


Pittore.  293 

chezzn  del  <uo  openp=  ,  e  la  gran  velocità  di  qupl  grand'  Uomo  lo  in- 
nrrmonrono  in  gtnTa  tale  ,  che  lo  tnfcelfc   per  fuo  maedr:>  ;  e  m  fli- 
mamcnte  dapoichè  ebbe  vedute  le  belle  t  le  d  pince  nella  confraterni-  5;  ^  j-    . 
tà  di  S.  Marco  ,   1   |  rr.f  ritanti  /o  fhipendo  miracolo  accaduto  in  per-  10  jel  Tin- 
fona  di  qu  1  famiglio  ,  al  quale  per  aver  vifitaco  le  reliquie  del  S,;nto  torecco  , 
contro  il  divitto  del  luo  Si .inore  ,  avea  quelli  ordinato  ,   che  fi  cavaf- 
fir  gli  oc.hi  ,  e  fpezz.r  le  gambe  ,   ma  per  divina  virtù  fi  fpezzarono 
i  ferri  ,  e'  martelli  med"fiini    ^parecchi  ti  al  tormento  di  quel  fedele. 
Stupenda  pittura  riefce  qneftì  a  eli  occhi  di  chi   la  mira  ,  come  tutte 
l'altre  in  quel  tempo  dal  Ti nt  retto  efpofte  ;   Nella  fila  vecchiezza  poi 
dipinfe   la  gran  tela   del  Paradifo  ,  con  la  quale  fece   ammutolire    la 
maldicenza  ,'  e  ftupire  la  m  ira  viglia  ilefla  . 

Con  la  guida  adunque  di  cosi  eccellente,  erifoluto  Maefìro  fece 
gran  progreffi  Belifario  ,  ed  in  poco  fpaziodi  tempo  divenne  anch'egli 
prti  o,  erifoluto   nell' inventare  ;  s°  bene   non  aveflè   quella  parte 
erudita  ,  e  nobile  ,  che  fi  vede  nel  Tintoretto  ,  e  maifimamente  nell' 
arie  delle  t  fte  ;  Non  può  negarli  pero  ch'egii  lo  imitarle  nella  facilità, 
difilli  voltura  ,  e  felicità  di  comporre  le  (Ione  copiofe  .  Si  dice  ,  che  il  aro  ricorno 
Corenzio  dimorò  in  Venezia  cinque  anni  ,  e  che  ritornato  pof  la  nella  e  partenza. 
Patria  facelTe  alcune  pitture  ;  ma  perchè   in  quelle  p  rti  gli  Uomini  c  dalla  Pa- 
ponevano  ogni  lor  cura  nel  gir  navigando  (  on  loro  mercatanzie  ,  non  na  " 
aveva  perciò  Belifario  così  pronte  le  occafioni  cerne  deiìderato  avreb- 
be per  far  conofeere  la  grandezza  della  fua  fantafia  ;  onde  lafciita   la 

Grecia  se  ne  venne  in  Italia  in  compagnia   di  alcuni  Levantini  nego-  ...  XT 

.  ^      V iene  a  JN2 

zianti  ,  che  parlavano    a  Napoli  ;  dove  piacendogli  ellremamente  il  p0lì  e  pi opo 

dcliziofo  paefe  fermò  nell'  anmo  fuo  di  farvi  foggiorno  ,  ed  ifceglier-  ne  farvi  l'uà 
lo  come  per  patria  fua  .  Tenne  modo  perciò  co'  medefìmi  mercatanti  refidenza  . 
di  farfi  amici  molti  Cittadini  Napoli  tani  ,  a'quali  per  cbligarli,  face- 
va in  dono  divote  immagini  ;  ed  avendo  ancora  amicizia  con  un  tal 
MelTer  Giorgio  pur  Levantino  ,  negoziante  ricco  ,  e  di  molta  autori- 
tà ,  fi  fece  col  di  lui  mezzo  conofeere  a  mo'ti  nobili  Napoletani  .  Con 
tali  amicizie  adunque  cominciò  ad  erTer  richiedo  ,  ed  a  dipingere  in 
molti  pubblici  luoghi  ,  come  qui  fotto  d.moiìraremo  il  più  breve- 
mente che  fia  pofl:bile  ;  dapoichè  fon  tante, l'opere  file  ,  che  non  par 
credibile  aver  potuto  un  folo  Artefice  t.:nte  condurne  a  fine,  che 
quattro  folleciti  dipintori  appena  potrebbero  tutti  infieme  condurle. 

Nella  Chiefa  di  S.Giacomo  d-lla  nazione  Spagnuola  egli  dipinfe  cue    Opere 
la  volta  della  Cappella  de' Catalani  ,  con  iftorie  della  vita  della  Bea-  ;n  vaiie_> 
ta  Vergine  ,   compartite   in  nove  quadri  ,  e    ne' primi  tre   fi  vede  da  Chicle  . 
un  lato  la  di  lei  prefentazione  al  Tempio ,  nel  mezzo  l'Annunziazione 
dell'Angelo  Gr-briele  ,  e  dall'  altra  parte  la  Votazione  a  S.  Eli  fa  bet- 
ta .  Ne'  fecondi  tre  quadri  ,  la  nafcita  del  Signore  ,  l'annunzio  dell' 

Àn- 


294     Vita  di  Belilario  Corenzio 

Angelo  a' Pallori  (ove  la  figura  dell' Angelo  è  belliffima  )  e  l'adora- 
zione de'  Santi  Maggi .  Sieguono  le  dorie  della  circancifione  ,  della 
fuga  in  Egitto  ,  e  la  difputa  di  Giesù  fra  Dottori  .  Negli  Angoli  dell' 
archi  lacerali  fono  quattro  Sibille  ,  grandi  affai  più  del  naturale  ,  co  i 
loro  motti  in  tabelle  .  Sotto  quelli  archi  dipinfe  ancora  tre  iftorie  di 
Santi  della  nazione  ,  eflendovi  in  uno  S.  Eulalia  ,  che  difputa  della 
fede  con  l'infrdel  Tiranno,e  quella  in  quadro  grande;  ne'canti  dilati  fi 
vede  la  Santa  Vergine  meddima  in  diverfe  azioni  martirizzata.  Neil' 
altro  arco  di  contro  vi  è  S.  Raimondo  nel  quadro  grande  ,  e  S.  Pietro 
Nolafco  nel  picciolo  ,  che  ambi  miracolofamente  palTàno  il  Mare. 

Nella  Chiefa  della  SS.  Trinità  degli  Spjgnuoli  ,  e  particolar- 
mente nella  volta  di  quel  Cappellone  dov'è  fkuata  la  Madonna  del 
Rimedio  di  rilievo  ,  egli  figurò  tre  iftorie  ,  e  quattro  Profeti  di  quei 
che  prediffero  i  pregi  della  B.  Vergine  .  Nella  di  mezzo  dipinfe  h  SS. 
Trinità  in  atto  di  coronare  l'anzidecta  B.  Vergine  ,  e  nelle  due  late- 
rali la  Viiìtazione  che  ella  fece  a  S.  Elifabetta  ,  e  la  prtfentazione  al 
Tempio  del  Bambino  Giesù  ;  benché  quella  dilla  Votazione  prefen- 
Cmente  poco  ti  gode  ,  a  cagion  che  per  un  tremuoto  cadde  molta 
parte  della  tonaca  ove  ella  era  dipinta  a  frefeo  .  Due  altri  Proftti  di- 
pinti da  Behfario  fi  veggono  fopra  l'arco  dell' Aitar  maggiore  della 
Chiefa  dello  Spirito  Santo  ,  grandiofi  ,  e  di  bilia  maniera;  eflendofi 
perdute  altre  fue  pitture  nel  rifarli  ,  ed  ingrandirli  il  coro  .  Per  ope- 
ra del  nominato  Giorgio  negoziante  Greto  in  Napoli  ,  dipinfe  alcune 
danze  nel  Palagio  del  Princip;  di  S.  Severo  ,  preifo  la  Chiefa  di  S. Do- 
menico Maggiore  ,  con  effigiarvi  molti  Eroici  fatti  di  quei  della  fa- 
Piume  in...  miglia  di  Sangro  .  Nella  grandilfiim  Galleria  de' Signori  di  Cala 
Caia  di  va-  Maffimo  nella  Villa  detta  la  Barra  preho  Portici  ,  effigio  varj  fatti 
'''"'  degli  antichi  Romani .  Cosi  nel  Palagio  de'  Duchi  di  Mataloni  Carra- 
f a  ,  dipinfe  altre  imprefe  fatte  da' loro  antenati  ;  ed  altre  llanze  di- 
pinfe a'  Signori  di  Avellino  Caraccioli  ;  come  altresì  a'  Duchi  di  Ai- 
rola  ,  al  Principe  della  Rocca  ,  e  ad  altri  signori  ,  le  quali  tutte  la- 
feiandò  indietro  ,  come  opere  non  efpolle  alla  pubblica  veduta,  fare- 
mo folamente  parola  di  quelle  che  veggonfi  da  chi  che  fia;  Per  la  qual 
cofa  ricominciando  l'ordina  delle  Chiefe  ,  diremo  deli»  lodevol  opera 
ch'egli  dipinfe  in  S.  Msria  la  Nuova  :  Ivi  in  tutta  la  volta  ,  e  nelle 
pareti  della  Cappella  ,  che  ha  nel!'  Altare  il  bel  quadro  col  Crocifiuo 
di  Marco  da  Siena  ,  fono  effigiate  l'illorie  della  Palfione  del  Signore, 
le  quali  pitture  fono  f..tte  con  lludio  ,  e  con  amore  ,  e  ne  np  .rtò  Be- 
lifario  molta  lode  ;  laonde  eflèndo  molte  pitture  del  Coro  già  fatte  da 
Simon  Papa  ,  come  dicemmo  ,  fiate  guaite  da  un  incendio  cagionato 
da  una  machina  d'illuminazione  ,  le  fectro  que'  Frati  ritoccare  ,  anzi 
rifare  da  Belifario  ;  il  quale  iafciò  Ilare  però  quelle  pitture  di  Simo- 
ne 


Pittore.  295 

ne  ,  che  non  avean  patito  niun  danno  dal  mentovato  incendio  ;  Ma 
elle  non  fono  così  buone  come  quelle  delia  mentovata  Cappella  del 
Crocififlb:  Benché  alcuni  dicono  ,  che  non  le  rifece  allora  B.lifano  t 
ma  dopo  molto  tempo  ,  ed  eflendo  già  vecchio  fi  fece  ajutare  da'  fuoi 
difctpoli  ,  e  che  perciò  elle  fiano  deboli .  Non  manca  però  chi  dice  , 
aver  lui  dipinto  a  proporzione  dell'onorario,  ora  adoprando  lo  (ludio, 
ora  la  f  llecitudine  .  Cesa  in  vero  degna  di  biafimo  ;  poiché  ,  o  non 
deve  l'Artefice  accettar  l'opera  per  ballo  prezzo  ,  o  (e  per  neceffità  o 
per  impegno  la  prende  a  fare  deve  adoprarvi  tutto  il  fuo  lapere  ,  e 
porvi  tutto  Io  ftudio  ;  prima  per  l'onor  proprio  ,  e  poi  p^r  lo  decoro, 
ed  efempio  dell'  Arte  :  Condoli  coliche  ,  dalla  pofterttà  che  vede 
l'opera  trapazzata  ,  niente  li  penfa  al  cattivo  ,  o  al  buon  pagamento, 
0  al  tempo  i.onfumato  nell' operarla  ,  ina  folamente  fi  vanno  ofTer- 
vando  ,  e  biafimando  i  difetti  di  ella  ,  da'  quali  difguftati  fen  vanno; 
laddove  per  lo  contrario  ,  efTendo  l'opera  perfetta,  i  prof„iTbri  reftano 
appagaci  ,  e  confidati  fi  partono  ,  dando  mille  laudi  all'Artefice  che 
ladipinfej  ma  torniamo  all'  opere  del  Corenzio  .  Nella  medefinu 
Chiefa  fi  veggono  le  due  volte  de'  Cappelloni  della  Croce-,  e  la  Cu- 
pola con  gli  Angoli  di  efTa  da  lui  dipinti  ;  In  quelli  egli  effigiò  li  4. 
Sacri  Scrittori  Francefcani  ,  che  fono  S.  Bonaventura  ,  Giovanni 
Scoto  ,  Nicolò  di  Lira  ,  td  Alefandro  d'Alefandro  ,  e  qnefte  fono 
buone  pitture  ;  come  ancora  fon  quelle  ,  che  fanno  ornamento  alla 
nave  della  Chiefa  tra  fineflroni  ,  avendovi  rapprefentato  li  12.  Arti- 
coli del  Credo  in  12.  qu?dn  ,  dipnti  con  bellilfimi  concetti  ,  ed  uni- 
tà della  dona  ,  e  fopra  il  coro  ,  e  la  porta  della  Chiefa  in  due  quadri 
figurò  il  Giudizio  univerfale  . 

Dipinfe  la  volta  ,  ed  alcune  facciate  di  Cappelle  nella  Chiefa  del- 
la Madonna  di  Piedigrotta  ,  ove  fi  venera  una  effigie  fimile  a  quella  di 
Montevergme .  Vi  av^va  egli  rapprelentato  varie  azioni  della  Vita  di 
e  da  B.  Vergine  ,  ficcome  nelle  C.-.pp.lle  quelle  de' Santi  a' quaìi  era- 
no dedicate  ,  ma  nel  rifibbricarfi  la  Ch  eia  più  grande  ,  e  con  miglio» 
re  Architettura,  'tutte  quelle  pitture  lì  perderono  ,  per  effire  su  la  to- 
naca a  buon  frefeo  dip.nte  .  N  Ila  Chiefa  di  S.  Maria  di  Collintino- 
poli  v>de!i  di  Aia  mano  la  volta  della  Tribuna  ,  la  quale  ha  varj  com- 
partimenti di  (tu  eco  ,  e  nelle  picciole  volte  delle  fineitre  ,  effigiati 
a  due  a  due  i  dodici  Apposoli  ;  effendo  però  ficu  iti  di  frante  S. Pietro  , 
e  S.  Paolo  .  Nelle  fimili  volte  su'  fin  f'ironi  vi  fono  effigiati  Santi  Dot- 
tori ,  ed  altri  Santi  Tutelari  della  Città  di  Napoli  .  N-.gli  Angoli  del- 
la Cupola  vi  fono  qu.  ttro  prefeci  ,  cicè  Daniello  ,  Saicmom  ,  Mo  se, 
ed  Ifaia  ,  ciaf  uno  co!  fuo  motto  in  una  tabella  .  La  Cupola  e  divifa 
in  otto  facciate  ,  e  in  ogni  fafeia  vi  è  un  Angiolo  .  Nelle  volte  de'Cap- 
pelloni  della  Croce  ,  e  negli  archi  di  elfi  fono  molti  compartimenti  di 

TOMO  li.  P  p  fiucco, 


296       Vita  di  Belisario  Corenzio 

Aureo  ,  ne* quali  fi  veggono  dipi nti  Profeti  ,  e  S. bilie  ,  con  i  quittso 
principali  Dottori  della  Chiefa  ,  ed  altri  Santi.  I  Profèti  *  e  Sibille 
mentovate  hanno  ,  come  gli  alt  ri  >  i  loro  motti  fi  imi  mente  m  tabella». 
Nel  mod-rnarfi  »  ed  abbellirli  ultimamene;;  quelli  Chitfa  ,  fi  fo.i  fit- 
te rifare  l'arie  ,  e  le  nuvole  da  mo.ierno  Pittore  ,  il  ihe  ht  d*to  al- 
quanto di  più  vaghezza.  Vi  fono  neld  medefimi  Chiefa  alcune  Cap- 
pelle ,  che  hanno  altr.sì  le  Vote  ,  e  lunette  dipinte  da  Bel.fario  ,  <  ioè 
quelle  dell'Angelo  Coftode,  e  de' due  Santi  Francefchi  d'Affili,  e  da 
Paoli  ,  ove  vj  è  ripunto  la  SS.  Trinità  ,  che  corona  la  B.  Verg  ne  , 
con  Angioli  che  fuonano  ,  e  cantino  .  Si  dice  ,  tfit  la  volta  della  Cap- 
pella de'  SS.  MI  ìgjji  fia  fui  ,  a  me  però  pajon  più  torto  p  tture  de'  iuoi 
dlfcepoli  ,  t.ntoelle  fon  deboli  . 

tra  in  quel  tempo  crefeiuta  molto  la  fama   di  BeLfario  per  tante 
opere  da  lui  fitte  in  tanti  pubblici   luoghi    della  Città  di  Napoli ,  ed 
erang'i  altr.sì  crefeiute  l'amicizie  di  molti  Profeilon  del  difegno  ,  de' 
Fa  amicizia  tlUl'1  cetC*v*  »mb  ziofam  nte  firfi  fequela  ,  come  gli  riufeì,  percioc- 
con  lo  Spa- cbè  egli  ftrinfe  amicizia  con  Giufeppe  di  Ribera  ,  detto   lo  Spagnolet- 
gnolecto  ,  e  to  ,   Pittore  di  grande  auCorità  ,  come   confidente  del  Duca   d'Alba, 
col  honiez-  £)_  Pietro  rtntotio  di  Toledo  ,  Viceré  in  quel  tempo  »  e  a  quello  modo 
zo    ipin^e-»      t^  jj  corenzio  vantaggiarli  molto  ,  e  farfi  capo  col  Ribera  di  tutta 
ze  del  Keal  'a  Ghièra  de'  Pittori  Napoletani  ;  eccetto   di   quei  pochi,  che   amici 
Palagio.       della  quitte  ,  e  del  giudo  ,   viveano  oneftamente  ,  e  lontani  dalle  fa- 
zioni .   Lufmgava  Behfario  ,  ed  adulava  lo  SpignoLtto  ,  il  quale  pia- 
cendogli fommimente  il  naturale  audace  ,  ed  infoiente  di  Bdifario,  lo 
introduce  nella  grazia  del  Viceré  ,  che  io  dichiarò  Pittor  di  Corte  ,  e 
gli  fece  dipingere  quelle  ftanze  ,  che  nel  Regio  Palazzo  a  noitri  giorni 
ii  veggono  .  Con  una  sì   vantaggiofa  protezione  ,  cominciò  alla  feo- 
perta  a  dimoltrare  la  malignità  dell'animo  fuo  »  ed  il  primo  a  provar- 
la fu  il  Cavilier  Giuftppe  d'Arpino  ,  come  appretfb  diremo  ,  perchè 
ora  tornando  in  dietro  convien  rammen  tare  ciò  eh*  egli  fece  alcuni  an- 
ni prima  di  acquillar  1'  amicizia  del  Ribera  ,  con  grave  danno,  ed  ine- 

„     .   fplicabile  fciapura  delle  noftre  Arti  , 
Viene  Anni-  *        ,T  ■  °  x,       ,.       ,     ,         ,,  .  .  .,      ,       .,    .     _ 

bai  Caracci  venne  in  Napoli  nel  1609.  1   incomparabile  Annibale  Caracci  , 

in  Napoli  ,  configliato  in  Roma  da'  Medici  a  mutar  aria  per  trovar  rimedio  a'fuoi 
dove  fa  il  ipocondriaci  umori  :  ed  edendogli  (fate  propolle  le  pitture  che  far  fi 
bel  quadro  doveano  nella  gran  Chitfa  del  Gesù  Nuovo  ,  egli  per  faggio  del  fuo  fa- 
dei  "fu  'fà^  P  re  l''P'n^e  una  bella  Madonna  col  Bimbino  in  feno  ,  al  quale  S.Gia- 
pere  a'  PP.  vannino  Ila  in  atto  baciando  il  piede  ;  e  quello  ptrfettilfimo  quidro 
Giefuui.  prefentò  a'  PP.  Gefuiti  ,  acciocché  ne  avellerò  fatto  dar  giudizio  da 
Ma  è  difue-  qualche  buon  Maeltrodi  pittura  .  Portò  la  difgraz*a,che  i  Padri  chia- 
cncato  da_»  m3ffer0  per  tale  effetto  Belifario  %  il  quale  quantunque  non  fuiTe  co- 
tìa'  ie£Uaci  tanto  lciocco  che  non  cenolcefie  1  «ccellenza  ,  e  la  maeltna  ,  con  cui 
tuoi..  eran 


Pittore.  297 

eran  dip'nte  quelle  figure  ,  con  tutto  ciò  per  buttarlo  a  terra  ,  unitoli 
con  altri  Napoletani  pittori ,  cominciarono  a  tacciare    di  qualche  er- 
rore quella  irrepr^nlìbil  pittura  ,  ediflero,  che  1'  Autore  era  povero 
d'  invenzioni  ,  e  con  ciò  in  fu  tìfici  ente  per  un  opera  sì  grandioCa  com' 
era  quella  della  Chitfi  del  Gesù  .   In  Comma  prevalCe  ['  invidia  ,  e  1' 
iniquità  ;  perciocché  que'  Padri  poco  intendenti  di  pittura,  fi  lafcia- 
rono  perluadere  da    quelle  falfe  ragioni  ,  e  conngliati  da   Pittori    di 
buon  nome  ,  che  aderivano  a  Belisario  ,  allogarono  l'opera  al  Coren- 
zio,  e  mandarono  alla  Chiefuoia   di  una  lor  MafTaria  alla   Torre  del 
Greco  il  quadro  di  Annibaie  ;  il  quale  veduta  (vanita    la  fperanza   di 
quell'opera  ,  ed  altresì  di  quella  della  ChieCa  dello  Spirito  Santo  ,  ove 
fi  era  trattato  fargli  dipingere    quadri  grandiofi  tra  fìneftroni  lungo  la 
Nave  ,  e  fi  dice  ,  che  non  Colo  i  difegni  ,   ma  ancora  alcun  cartone  ne 
a veffe  già  formato  ,  oppreflo  perciò  più  atrocemente   da' Cuoi  maligni 
umori,  partì  per  Roma  ,  Cerea  alcun  riguardo   della  ftagione  caldiC» 
fima  ,  e  del  Sole  in  Lione  ;   onde  inferma tofi  in  quell'alma  Città,  ter- 
minò la  Aia  viti  jet  rminò  la  fortuna  di  far  guerra    alla  Coa  virtù  ; 
Perciocché  dopo  che  Annibale  fu  Cepolto  ,  crebbi  a  tal  Cegno  il  Cuo  no- 
me ,  che  acaro  prezzo  cercavanfi    da   per  tutto  l'opere  Cue  maravi- 
gì  iole  ,  edec  ellentiffim-  in  tutti  i  numeri  dell'Arte  .  Allora  poi  da' 
PP.delGtsù  fu  fatta  r. tornare  mNapoli  la  di  lui  ftimatiilìma  pittura,e 
fatta  che  fu  la  bellifiìma  Sagreftia  la  collocarono  in  quell'Altanno,ove 
come  prez  ioli  Clima  gemma  vicn  conCerv.ta  .  Ed  ecco  come  noi  per  1' 
iniquità  di  Belifario  fumo  rimalti  privi  di  una  Scuola  ,  che  più  per- 
fetta non  poteafi  delìd  rare;  e  poco  avrebbe  potuto  Napoli  invidiare 
Roma  ,  Ce  almeno  buona  parte  del  Gesù  Nuovo  fufie  Hata  dipinta  da 
quello  Artefice  incomparabile  ,  che  forte  forfè  impiegato   in  tale  ope- 
ra ,  non  avrebbe  Catto  ritorn  >  in  Roma  in  tempo   così  maligno  ,  ne 
perduta  così  predo  la  Vita  .  Così  dunque  la  malvagità  ,  e  l'invidia 
rli  Belifario  ,  unite  all'avidità  ,  ofeurarono  il  primo  lume  (  dopo  Ra- 
faello  )  della  Pittura  .   Ma  paffiamo  innanzi  . 

Durante  qu.fio  Trattato  dipinfc  Belifario  il  Seggio  detto  di  Nido, 
a  richieda  di  quei  Nobili  ,  e  vi  effigiò  la  venuta  dell' Imperador  Car- 
lo V.  on  Napoli  ,  compartendo  in  tre  quadri  le  tre  principali  azioni 
della  Città  ,  cioè  il  ricevimento  dell'Imperadore  a  Porta  Capuana,  la 
cavalcata  per  la  Città  ,  ed  il  giuramento  predatogli  da' Cuoi  Vaflalli 
in  S.  Chiara  ,  Sopra  quefti  tre  quadri  ei  dipinCe  Virtù  ,  ed  altre  coCe 
alluiìve  a  quel  magnanimo  Principe  ;  e  quefte  pitture  Cono  delle  mi- 
gliori di  BeìiCano  .  Non  ancora  aveva  terminato  quell'opera,  quando 
ei  diede  principio  a  quella  grandioCa  della  volta  del  Gtsù  Nuovo  ,  de- 
ve le  dorie  delia  Vita  ,  e  miracoli  di  S.  Ignazio  Copra  il  Cuo  Cappello- 
ne ,  e  di  S.  FranceCco  Saverio  a  quello  oppofto  ,  come  ancora    nella 

p  p     z  volta 


298       Vita  di  Belifario  Corenzio 

volta  di  mezzo  vi  dipinfe  in  tinti  quidri  compartiti  fra  cornici  di 
ftucco  intagliate  ,  e  dorate  .  Di  qu  Ile  iftDrie  fono  alcune  ben  confi- 
dente ,  e  tutte  delle  migliori  opere  di  B  lifario,  benché  vi  li  Veggo- 
no delle  figure  fenza  muna  gr  .zia  ,  o  bell-.zza  ntU'  attitudine  .  Nella 
medefimi  Chiefa  del  Gesù  Nuovo  vi  fono  al  .une  fcudelle  ,  o  fian  vol- 
te tonde  di  Cappelle  particolari  dipinte  dal  medefimo  Corenzio»  come 
quelL  del  Regg-nte  Fornaro  ,  che  ha  nel  dio  Altare  la  Nafcita  del  Si- 
gnore dell'Imparato  ;  In  qu  (h  Cupoletti  fon  dipinte  holliffime  i(lo- 
riette  ,  compirtite  tra  1  fifcie  ,  n.  He  quali  ella  è  divifa  ,  ed.  appar- 
tengono al  miftero  della  Nafeita  del  Redentore  ,  ed  alle  azioni  della 
B.  Vergine,  o  di  Gesù  Bimbi  no  .  Gontigua  a  quella  Gippella  è  quel- 
la de' Martiri,  vicina  ad  una  delle  due  porte  minori  ,  ove  in  vece 
d.lla  Cupoletta  ha  una  fcodella  ,  in  cui  Belifario  figurò  la  gloria  del 
Paradifo  ;  ma  con  nuvole  così  denfe  ,  che  pajon  quei  Santi  eiTere  nel- 
le tenebre  del  Limbo  ,  e  non  già  in  Paradifo  ,  ove  tutto  è  fplendore» 
e  quella  tinta  egli  tenne  infelicemente  quifi  dovunque  ebbe  a  dipin- 
gere i  Santi  in  gloria  ,  laonde  lodanti  fempre  più  le  fue  florie,  ove  non 
ha  parte  la  gloria  come  fi  vede  nella  volta  full' Altare  della  Cappella 
medelìrm  ,  ove  fon  tre  iftorte  di  Martiri  di  Sante  Vergini  in  figuret- 
te  affai  ben  dipinte,  e  di  belle  invenzioni  .  Negli  angoli  della  fuddet- 
ta  fcudella  fon  quattro  Santi  confitti  nelle  Croci  ,  cioè  S.  Simeone  , 
S.  Agricola  ,  S.  Blandina  ,  S.  Avila  ,  li  quali  fono  con  $1  buon  guflo 
dipinti  ,  non  men  le  fcritte  illoriette  fopra  l'Altare  ,  che  panno  Ilare 
al  confronto  di  ehi  che  (ia  valentuomo  .  Non  prefeguì  Belifario  infino 
alla  fine  l'opera  del  Gesù  ,  dappoiché  fpeflb  gli  convenne  intermetter- 
la per  dipingere  altrove  ;  tante  erano  ,  e  sì  frequenti  le  commillìo- 
ni  ,  che  gli  fi  affollavano  ;  e  certamente  è  una  maraviglia  quante  vol- 
te fi  riflette  alla  quantità  dell'opere ,  per  Io  più  grandiofe  fatte  da  lui: 
La  qoal  cofa  accadeva  così  per  li  grandi  impegni  ,  come  per  lo  timo- 
re che  avevano  gli  altri  Pittori  di  quell'Uomo  maligno  ,  da  per  tutto 
conofciuto  terribile  ,  e  facinorofo  ;  laonde  fi  facean  mento  di  ceder- 
gli quello  eh-  prevedevano  non  poter  ottenere;  E  quella  è  la  vera 
cagione  perchè  molte  delle  fuJdette  pitture  del  Gesù  furono  terminate 
qmfi  in  ve^chkzza  da  Belifario  . 

Dipinfe  nella  Chiefa  della  Sapienza  ,  Moniflero  di  nobiliflìme 
D -me  ,  tutta  la  volta  ,  gli  Angoli  ,  la  Cupola  ,  e  '1  Coro  .  Nella  vol- 
ta fon  compartiti  cinque  quadri  ,  tre  di  ugual  grandezza  ,  e  due  più 
baffi  ,  onde  vengono  ad  effer  lunghi  per  traverfo  .  Nel  primo  ei  fece 
la  Creazione  del  Mondo  ,  nel  fecondo  ,  ch'è  un  de'  bislunghi ,  Nofir0 
Signore  che  feduto  predica  al  Popolo  ,  e  fi  dimollra  vera  fapienza.  Nel 
terzo  Noflro  Signore  afeefo  al  Cielo  ,  che  fiede  alla  delira  di  Dio  Pa- 
dre .  Nel  quarto  che  è  l'altro  de'  due  minori  ,  è  la  venuta  dello  Spi. 

rito 


Pittore.  299 

rito  Santo  nel  Cenacolo ,  ove  la  B-  V.  ftà  a  federe  con  gli  Apolloli  in- 
torno .  Nel  quinto  la  SS.  Trinità  con  gloria  di  Angeli  .  N.gli  archi 
delle  fineltre  fon  dipinti  Profeti  ,  e  nelle  lunette  delle  medeiime  le 
virtù  morali  i  Ikcome  negli  angoletti  di  dette  lìneftre  un  Angelo  per 
parte  .  Negli  angoli  della  Cupola  veggonli  li  quattro  Evangdifti  ,  e 
nell  1  Cupola  il  Par.difo  .  Nella  volta  lei  Coro  in  un  grande  ovato 
figurò  la  SS.  Trinità,  che  preferita  una  Coron  1  alla  B.V.  ,  e  intorno 
ad  ^.ffo  ,  in  varj  fui  alcuni  Profeti ,  ed  altri  Santi  . 

Avei   B  hfario   incominciato  alcuni  anni  innanzi  1'  opera  della 
gran  Chiefa  di  S.  Severino  ,  ove  la  V.ta  del  !'.  S.  Benedetto  ,  ed  i  fuoi 
miracoli  nel  mezzo  delia  volta  andavano  effigiati  »  fi  come   da'  lati  , 
cioè  nelle  centine  di  eira  volta  ,  li  dovean   dipingere  altre  azioni   de' 
Santi  Severino  ,  e  Solilo  ?  con  altre  ifiorie  y  e  ligure   aliufive   a  quel 
Santo  iltitmto  ,  ed  infìememente  alle  eroi-he  virtù    del  S.  Padre  ;  Ma 
per  le  fpeife  premurofe  incomb  nze  1'  opera  non  li  conduceva  a  fine  , 
tutto  che  f'  n.  fufTe  (lipulato  iftrumento  ,  e  parte   del  prezzo   vi  fuffe 
comprefa  la  Sepoltura  eettaiì  in  quella  Chiefa  per  fé  ,  e  per  la  fua  Fa- 
miglia ,    laonde  efféndo  flato  tiretto  da  quo'  nobili  Monaci  ,    r  pigliò» 
il  lavoro  1  e  corno!  tutti  la  volta  della  nave  m  gg;ore  ,  con    dipin- 
gervi tra  fineflroni  gl'Inilitutori   de*  più  nobili    ordini  militati .   fra 
quali  veramente  erano  delle  figure  affai  buone  ,  e  che  meritarono  le- 
de allora  che  furono  feoverte  ,  (ìccome  a  fuo  luogo  partitam-nte  di- 
raffi  ;  convenendo  ora  far  parola  dell'  iniquità,  di  queil'  Uomo  .   Do- 
veva il  Corenzio  profeguire  tutta  l'opera  mentovata  ,  ma  la  fui  invi- 
diofa  ingordigia  ne  lo  diftolfe  di  nuovo  ;  non  comportando  ella  ,  che 
niun  altro  profeffore  fulfe  in  maggiore  flima  di  lui  tenuto  ,   ne  che  al- 
cun foralliero  gli  fuife  preferito  nelle  pitture   che  doveano  farti  in  Ni- 
poli  ,   e  maffimamente  ne'  luoghi  più  cofpicui  .  Fmgea  perciò  d'  ama- 
re ,  e  di  prona  jvere  gli  altri  P.tton  Napoletani  ,  non  già  per  favorir- 
gli ,   ma  per  aver  compagni   nello  (ereditare  ,   e  difcacciare  i  Pittori 
foraiìieri  ,  e  fino  con  mezzi  violenti   occorrendo    maltrattarli ,  e  mi- 
nacciarli infin  della  Vita  .   Tutti  venivano  in  quello  modo  a  lervir  d' 
iftrumento  del  fuo  proprio  vantaggio  ;  ed  egli  laf  landò  loro  l'opere  di 
poco  momento  ,  che  molte  volte  ad  arte  le  prò  urava  ,  quelle  poi  ri- 
marchevoli per  l'onore  ?  e  per  V  utile  riteneva,  e   procurava   per   fé 
medefimo  ;  fenza  che  niuno  ardine  di  lamentarlene  :  tal  timore  avea- 
no  di  lui  ,  e  dello  Spagnoletto  . 

Il  fatto  per  lo  quale  ogli  differì  di  nuovo  il  dipingere  in  S.  Seve- 
rino andò  in  quello  modo.  Si  era  determinato  da' Signori  Deputati 
della  magnifica  ,  e  famofa  Cappella  detta  del  Telorodi  S.  Gennaro  , 
di  farla  ornar  di  pitture  ,  giacche  eff-ndo  ella  edificata  in  forma  quali 
rotonda  con  fette  Altari  ,  di  Tempio  più  tolta  che  di  Cappella  menta 

il 


3  o  o       Vita  di  Belifario  Corenzio 

il  nome  .  Or  defideravano  que'  nobili  ,  che  elle  fufTtro  opera  di  uno 
de'  più  f.imofi  pennelli  di  que'  tempi  ,  per   onorare   maggiormente  IV 
albergo  del  noftro  Santo  Protettore  ;  ed  avendo  avuto  notizia  dell\ec« 
cellentillìmo  Guido  Reni  ,  e  delle  fue  opere  eccplfe  ,  e  come  è  proba- 
bile vedutane  alcuna  ,  lo  chiamarono  in  Napoli  ,  acciocché  dal  di  lui 
famofo  pennello  maggiormente  fufTe  arricchito  quel  Sa^ro  luogo.  Ca- 
V    uta  in_»  Plt;it0  adunque  in  Napoli  Guido  ,    fu  alloggiato  da  Tobia  Rotfellini  « 
Napoli  dì    col  fuo  difcepolo  Francefco  Geffi  ;  quello  che  aveva  negoziato  l'accor- 
Guido  Re-  do  ;  ed  appena  ebbi  difegnato  qualche  cartone  ,  e  principiato  qualche 
ni,  e  del      cofa  a  frefco  ,  che  pli  fu  d'uopo  ,  per  falvar  la  fui  vita  fé  ne  fug°iflet 
y    n,      u' con  l'oltraggiato  Servidore  ,   e  coi  mentovato  Difcepolo  ;  Imptrcioc- 
dipingere      cn^  rnent:re  Guido  in  Cafa  di  Tobia  fa  ea  que*  quadri  ,  che  oggi  nella 
la  Cappella  Chiefa  nuova   de'  PP.  di  S.  Filippo  Neri  ,  detti  Gerolamini  ,  e  nella 
del  Tefoio .  loro  Sagreftia  fi  veggono  ,  dove  il  S.Francefco  d'Alììfi  par  più  tolto  di- 
pinto da  un  Angiolo  che  da  un  Uomo  ,  ed  avendo   per  opera  del  Rof- 
fellino,  che  da  per  tutto  ,  e  meritamente  vantava   il  valore    del  fuo 
pennello,  ottenuto  altri  lavori ,  occorfe  che  ,  veduto,  ed  ammirato 
da  Belifario,  e  da' fuoi    feguaci    il   nuovamente    efpofto    quadro    del 
S.  Francefco  ,  e  temendone  ad  un  tempo  il  paragone  ,  fi  rifolverono 
Belifario  fé- con  qualche  violente  rifoluzione   farlo    fuggire:    Eseguirono  1'  iniquo 
"f  C  f.  concerto  due  de'  foro  Scherani  ,   i  quali  avendo  trovato  il  Servidore  di 

Guido     on- Guido,  malamente  lo  baifonarono  ,   condirgli:   che  averebbero  tol- 
d'eg  i  cimo-  to  la  vita  a  lui  ,  ed  al  fuo  Padrone  ,  fé  più  fi  fufféro  in  Napoli  tratte- 
rrò fece  ii-  nuti  ;  onde  il  povero  Servidore  così  mal  concio  prefentatofi  al  fuo  Pa- 
tomo  alla-,  drone  ,  lo  riempì  di  tanto  fpavento  ,  che   fenza  porvi  altro  indugio  , 
latria  .         lafciata  una  lettera  informativa    al  fuo  Alb.rgatore  (  come  rifjrifce  il 
Malvafia  nella  Vita  di  Guido  Reni  )  fegretamente  fé  ne  fuggii  l.fcian- 
do  delufo  il  defiderio  de'  nolf  ri  Cittadini  di  aver  molte   delle  perfettif- 
fime  opere  fue  ;  Come  ancora    retto  delufa   la  fperanz.i  di   Artemifia 
A         -r       G  ncilefchi,  che  Guido  amava  molto  per  la  di  lei  virtù  .    Aveva  que- 
ralente  pit   "a  virtuola  Pittrice  ,  nella  dimora  che  p;r  molto  tempo  fece  in  Nspo- 
tiiceinNa-  li  ,   prefe  a  fare  molte  opere  ,  eMallìmamente  ritratti  ,  quali  ella  ec- 
poli  .  cellentemente  dipingeva  ,  dapoiche  come  Donna  non   era  moleftata  , 

anzi  che  fi  aveva  col  fuo  giudiziofo  portamento  acqu.ft.  ta  la  prote- 
zione di  molti  Signorie  del  medelimo  Vicerè,e  con  ab  l'amicizia  an- 
cora def  o  Spagnole tto,che  come  fi  di/Te, -ra  pittor  di  cort.Or  oltre  all' 
opere  ciie  affai  bene  di  picciole  figure  ella  conduffe,e  delle  mezze  figure 
di  Sante  Vergini,  ne  prefe  a  finir  una  abozata  da  altro  Pittore  di  figure 
alnatura!e,da  ifporfi  (u  l'Altare  d'una  Cappella  nella  Chiefa  di  S.Gior- 
gio de'Gcnovefijma  non  gli  riufeendo  con  quella  felicitarne  le  picciole 
iftorie  ,  ed  i  ritratti  le  riufeivano  ,  e  fapendo  che  in  Napoli  era  ve- 
nuto Guido  ,   lo  prego,  che  come  Maelfro  la  coufioliaffe  ,  e  l'ajutaf- 

fe 


Pittore.  3  o  i 

fé  ,  correggendo   quel  quadro  ,  ehe  conofceva  efler  debole  .  Guido 
che  l'amava  ,  ed  anguilla  ta  la  vide  p-r  queli'op  n  ,  p  r  Rilevarla  dal 
quello  affanno  ,   non  follmente  emtn:ò,,nn  te  dipmf  _  cucco  il  Cr  ilo,  Q-oceFiT 
e  I.i  Maddalena  ,  con  .innno  di  ritire  ,  o  almeno  di  ammend  .rj,  e  i ,-  j;    ^  remi- 
WCCare  le  altra  figure  ;   mi  prima  per  li  fuoi  impieghi  ,  e  poi    per  la  fia   reuipin- 
fu  i  fuga  ,   rtftò  quello  quadro  impt-rf  CCo  ,   non  potendo  mai  più  niu-to  da    "pò 
no  pareggiare  li  perfezione  del  Cncefiflb,  e   la  nobiltà  della  beiliffi,  ^C,ldoK-e- 
m  i  Maddal»  na,3  pie  d-.  Ila  Croce  efondo  di  ritocc  .re  le  altre  vicine  fi- 
gure .  Certamei  te  la  figura  del  Grido  e  1*  (Tempio   del  come  11  deve 
dipingere  la  g  ntiMIìnv  fi  ,ura  di  un  CrocefifTo  ,  e  peri,  ib  li  puttmi  , 
che  in  aria  piangono   il  morto  Redentore   ritfeono  al  paragone   ìnle- 
gniflìmi  ,  e  van  mo'totrr  ti  coloro,  che  han  creduto  tiTer  quella 
opera  di  altro  Pittore  ,  dicendo  que' Preti  ,  che  fia  di  Bernardo  Ca- 
ftelli  ,   famofo  Pittor  Genovefe  ;  imper  iocchè  quelli  veramente  non 
ha  mai  dipinto  figure  cesi  debuti  ,  come  fono  quella  Madonna  addolo- 
rata ,  e  quel  S.  Giovanni  in  un  azione  ,  che  ha  molto  della  balfezza  , 
ne  quei  d;  fettofi  putt.ni  ,  ed  all'incontro  non  è  mai  giunto  alla  perfe- 
zione di  un  Guido  ,  ne  al  perftttilTìmo  contorno  ,  e  morbidilfimo  co- 
lorito di  quel  CrocefirTo  ,  ove  l'intelligenza  del  nudo  trapuiTa  ogni  al- 
tro umano  faptre  . 

Secondo  il  parer  di  alcuni  la  venuta  di  Guido  in  Nipoli    fu  pri-     ^f  "e  ff  ®z 
ma  di  quella  dtl  C  valier  d'Arpino;   altri  dicono  ,  ^  he  Guido  venne    -nc  jQ~ 
dopo,   maravigliandofi  ch'egli  eiìTndo  informato  degù  ftiuaowzZi  ac-jip;n;,t  ie-> 
caduti  con  Giufipp  no,  fi  fuli'e  arrifehiato  a  ven  rt;  ne  manca  chi  dice  la  Cappella 
averlo  «1   meddimo  Cavaliere  prrpoflo  ,  come  quello,  che   fempre  del  Taoio  . 
avea  vantato  Guido  in  Roma  ,  e  fpecialmente  commendatolo  a  Papa 
Paolo  V.    Ma  comunque  fufTe  la  bifogna  accaduta  ,  egli  è    erto,  che 
il  Cavalier    Giuftppe   Cefari   d'Arpmo,  ritrovandoli  in    NapoL    a 
dipinger  nella  CcrtoTa  ,   fu  desinato  a  diping  re   iam.ntovata  Cap- 
pella del  Ttforo  ,  e  ne  fu  Ltto  il  contratto  co'  Signori  Deputati  ;  Ma 
irqu  etuto  da  B  hfario  ,  e  da'  fuoi  feguaci  ,  fi  p^rtì  quii  ddperacoda 
N  poli  ,  ove  diceva  aver  perduto  la  quiete  ,  e '1  cervello;  e    lafc;ò  i 
cartoni  fatti  p.r  quella  gr.m  Capp-Iia  a  Montecalìno  ,  in  teftimonian- 
za  di  quanto  ave3  operato  ,  ed  an  he  de'ftiT  t  mori  . 

Dopo  cofloro  tentò  Francefco  Geflì  (  qu  1  medefimo  allievo  che  ?'forn°  dl 
Guido  Reni  avea  menato  in  fuo  ajuto  )  per  mezzo  del  nominato  Tobia  q^  j„  jb^ 
R'  fellini  ottener  eg'i  per  fé  la  grand'opsra  del  Teloro,.d  avendo  avu-poli. 
Co  effetto  il  negoziato,  C^n  venne  in  N  poli  ,  nella  medefima  Cafa  del 
Rolull  n  ;  mi  che  ?  ebbe  ben  pretto  da  ritornarfene  a  Bologna  ,  e  fi  Malvafìa 
riputò  fortunato  folo  perche  non  egli  avvenne  alcun  cattivo  tratco,che  4uaita  Por- 
gli coftalse  la  Vita  ,  com'egli   ftefTo  folea   raccontare  al   Maeftro  al  u  ?.-"  T). 

r         j   i  »•  i      r  a  i  ,i    ,.         ,  -,  r     •  „  bellina  lJic- 

rirenr  del  Maivaua  nella  quarta  parte  delle  Vite  de  fuoi  Pittori  ,  conn;ce  foJ> 

quelle  parole  .  Non       ^8. 


3  o  2     Vita  di  Belifario  Corenzio 

Noti  potere  andar  per  JVapoti  ,  che  dietro  non  fi  vedejfe  qualche 
brutto  Ceffo  ,  che  imbatti  tato  entro  il  Mantello  ,  e  fingendo  tener  ar* 
tnijotto,  e  di  [appiatto  jeguirlo  ,  non  gli  mettere  fofpetti  :  Aver 
trovato  più  volte  alla  Folla  lettere  Cieche  ,  che  l'avifavano  tramarfe- 
gli  injìdie  contro  la  vita  ,  e  f  e  fonavano  %fotto  pretejio  di  buon  zelo* 
t  di  carità  aj<enerfi  da  quel  lavoro  *  che  dovea  ejfer  la  fua  rovina. 
De' due  Giovani  condotti  f  co  per  aiuto  y  Gio:  Battifìa  Ruggieri  ,  * 
Lorenzo  M-'-nini  ,  ejjerfi  veduto  rejtar  privo  d'improvifo  ,  ed  in  certa 
modo  che  non  gli  piaceva  ,  e  gli  accresceva  i  fofpetti  >  quando  fenzti 
fua  faputa  ,  andati  tifi  a  vedere  per  curiofìth  l;  galere  ,  /«  tempo  che 
f palmati  ed  allejìite  dovevano  porfi  in  corfo  ,  farpato  d'  improvi  fi  ,  * 
polteft  in  viaggio  *  fé  gli  erano  portati  via  con  gli  altri  ,  fenza  badar 
loro  -,  che  fi  raccomandavano*  e  fupplicavano  ejj'er  almeno  con  lo  Schifo 
rimejfi  fui  lido  ,  fervendo  anzi  le  loro  preghiere  ,  e  l  fmanie  ad  ac- 
erefeere  le  rifate  ,  ti  paffatempa  di  quel  Comandante  ,  ed  Ufficiali  ; 
onde  inutilmente  di  tjfi  cercando  ,  e  facendo  addimandare  per  Napoli* 
fcrivere  incorna  ,  ed  altrove  per  ragguaglio  ,  né  f ubo  dorar  e  potendo 
nuova  alcuna  ,  tenuto  aveffe  per  indubitato  »  tjjere  iti  a  male. 

Cosi  dunque  di  quello  bravo  allievo  di  Guido  altro    non   rimafe 
in  Napoli  ,  i  he  il  S.  Girolamo  efpofto  su  l'Altare  d'  una  Cappella  del- 
la della  Chiefa  de'  PP.  dell'  Oratorio  ,  detti  Girolamini  ;  onde  parti- 
to eh'  egli  fu  praticarono  tante  vie,  e  cercarono  tanti  impegni  Belifa- 
rio ,  e  Gio:  Battiltelio  Cara  c:iuolo  ,  che  alla  perfine  cominciarono  a 
dipingere  la  gran  Cappella  del  Teforo  ,  col  favore  dello  Spagnoletta  , 
che  voleva  dipingervi  le  lavagne  :   Ma  perche  non  eran  concordi  que' 
nobili  Deputati  ,  né  tutti  avevano  a/Tenuto  alla  delta  di  cofforo  per 
dipingere  in    luogo    sì   ragguardevole  ,  fi  chiamarono    malcontenti  : 
Ghe  fé  bene  Gio:  Battiftello  fu/Te  ftudiato  pittore  ,  e  cercaffe  condurre 
l'opere  fue  con  ogni  accuratezza  ,  ad  ogni  modo  eiTendo  con  Belifario, 
eh'  era  fommamtnte  fol lecito  ,  avertbbe  dovuto  ancor  egli  follecitare 
il  pennello  ,  per  non  far  meno  Iayoro  di   quello,  e  fopratntto   eran 
moli!  i  Deputati  dal  cocofeere  non  poter  que'  noftri    pittori    tuttoché 
valentuomini  agguagliare  il  nome  ,  ed  ii  valor    d'un  Guido  ,  o  di  un 
pentita  del  Domenichmo  ,  a  cui  penfavano   dar  l'opra,  perchè   perfettamente 
Domeniche.  fufTe  compiuto  quel  Santuario.  Cosi  dunque  configli  ndofi  col  Cardi- 
no in  Napo  nal  Bsoncompagno  ,  Araveflovo  allora  della  Chiefa  Napoletana  ,  fu 
*'  perdipm-  conchiufo  ,   ch'egli  interponendo  1' autorità  fua  appi'cffo  del    Viceré, 
odia  d  ITe       &ce^«  di  filiere  dall'  Impegno  ,   con  informarlo  del  valore  del  Do- 
foro.  menuhino  ;  Aboccatofi  adunque  il  Cardinale  col  Vi  ere  ,    fu  dato  or- 

dine ,  cheque!  Pittori  ,  che  fiorano  intromeflì  nell'  opera  ,  ed  avean 
principiato  il  l.voro  della  Gran  Cappella  li  nmanefftro  con  Dio,  e 
così  tffi  ubidirono  ,  e  fu  fatto  venire  il  DomenKhino  con  tutta  la  fua 

fami- 


Pittore ,  303 

famiglia  con  oneftiffìme  condizioni  :  dipoiché  gli  lu  accordato  il  prez- 
zo di  fcu.li  cento  per  ogni  figura  intera  ,   fo.  per  la  mezza  ,  e  2>.  per 
ogni  fella  ,  oltre  all'abitazione,  ed  ai  tri  eraalumsnti  .    Con  e  ili  ono- 
rati pitti  ,  e  con  l'allìcurazione  di  ogni  infulto  ,  al  quii  fine    dal  Vi- 
ceré furon  dati  ordini  rigorofilfimi  ,  cominciò  il  Znnpieri  il  lavoro  * 
ma  non  con  quella  quiete  ,  che  fi  era  promeffa  ;  dappoiché  Belil'ario  , 
G10:  flittiilello,  ed  alcun  altro  ,   che  li  vedeau  toka  di  mino  un  ope- 
ra egualmente   utile,  ed  onorata,    inquietatili  al  maggior  Pegno,  e 
malfiinamente  per  li  loro  dipinti  mandati  a  terra  ,   né   potendo  sfogar 
loro  rabbia  apertamente  ,  a  cagion  degli  ordini  del  Viceré  ,  cercavan 
pervie  oblique  di  travagliar  il  Domenichino ,  acciocché  difp.rato  ri- 
nunzia/Te il  lavoro  ,  e  fé  ne  tornafie  in  Roma  .   Perciò  uniti    con  lo 
Spagnoletto  ,  che  ambiva  dipingere  le  gran  lavagne  ,  che  adornar  do- 
vevano gl'Altari  ,  ebbero  modo  di  corromper  con  danari  il    Murato- 
re che  alleftiva  la  tonaca  su  l'arricciato  ,  acciocché  mePcolafle    cenere 
coli.»  Calce  .   Allor  dunque  che  il  povero  Domenichino  voleva   ritoc- 
care ciocché  avea  dipinto  ,   lo  trovava  crepato  ,  e  che  cadeva  a  terra  , 
laonde  egli  tutto  rammaricato  lo  fece  fapere  a'  Deputiti  del  Teforo  ,   i 
quali  mortiti  andò  quel  Muratore  ,  gli  ne  providero  d'  un   altro;  Ed 
alla  perfine  compiuto  un  angolo  della  Cup  la  ,   fu  feoverto  con  1'  oc- 
cafìon  del  terribile  incendio  del  Vcfuvio  ,   fucceduto  nell'anno  16 jr.  Incendio 
che  recò  infinito  terrore  ,  e  danno  a'  popoli  all'  intorno  ;  Imperocché  del  W-fuvio 
atterriti  1  Napoletani  del  miferabile,  e  fanello  fpettacolo  de'  Cadave-del  l6>1' 
ri  abbrulloliti  ,  ricorfero  al  loro  amorofifiìmo  Protettore  S.  Genmro, 
lardi  cui  Telia  procelfionalmente  portata  incontro  il  Vefuvio  ballò    a 
far  celiare  il  corfo  di  oselle  fiamme  voraci. 

Scovercolì  adunque  l'angolo  mentovato  ,   chi  mai  patria  narrare  Pierina  del 
ciocché  ne  di  fiero  1  maldicenti  Pittori  ?   ballerà  folamente  accennare  ,Domenichi- 
che  la  loro  maldicenza  ebbe   forza  di   mettere   in    ditfi  lenza  apprefibnu  , '".tIC?" 
que' nobili  il  valore  del  povero  Domtnn.  hino  .  Un  campo  volants  di  Malevoli  . 
dozzinali  Pittori  fpargevano  a  bella  polla  fra  il  Popolo  mille  inette  di- 
cerie ,    le  quali  eran  confermate  dall'autorità  di  Belilario  ,   dello  spa-  Di  quelli  or 
gr.oletto,    e  di  G10:  Battiftello  ,   Uomini    molto  accreditati  ,  e  malfi-dinarj  Pireo 
marciente  il  Ribera  come  primacio  Pittore  ,  e  Pittore  del  Viceré;  foio"  V,1',, 
il  Cavalier  Matfìmo,   e  Fabrizio  Santafede  non  vollero  aver  parte  nel-',;; 
la  maldicenza  ;  anziché  pienamente  lodando  V  opera  facean   giuftizianesi  il  Bel- 
ai merito  dell'operante,  e  con  ciò  cercavano  di  ralficurare  i  Deputati  '°>i  .  a  ior- 
del  Teforo,  facendo  loro  intendere  efiere  il  Domenichino  un  ine  mpa-cn^  Cl2ttan" 
rabil  Pittore  ,  e  le  fue  opere  perfetMfime  .   Ma  contuttociò  fu  il  Zam-'  j"£luree  ^ 
picri  cosi  anguftiato  per  le  calunnie  di  quelli  ,  che  per  lo  meno  dicea-  Xeforo,  toc- 
no  ,  che  era  un  Pittor  languido  fenza  rilievo  ,  mefehino  d'invenzi  mi, cana   i  dif- 
irrifoluto  ,  e  lungo  neli'operare  ;  opponendogli   lodile,  eia  bizzar-S1'^1  del  Do 
TOMO  li.  Q^q  ria      nienichino  ■ 


304     Vita  di Belifario  Corenzio 

Dapoichè   ria  del  Lanfranco,  che  in  quel  tempo  dimorava  in  Napoli,  e  dipin- 

flon  Ci  det->  geva  la  Chiefa  de'  SS.  Appoftoli  ;  ed  a  tal  legno  ,  dico  ,  inquietarono 

vredere, che  que]l*eccellenr illìmo  Artefice  ,  che  più  volte  avrebbe  fìtto    rifoluzio- 

Volelfer  pie-         i.._  r        ■     n  e  11  1 

_-.  .-     1   .    ne  di  tornartene  in  Roma  ,  le  non  che  il  punto  d/  onore  lo  tratteneva. 

ftima  di  cui  Maggior  cordoglio  ebbe  a  fofrrire  n-1  dip.ngere  i  qmdri  del  Viceré,  al 
eia  conoLiu quale  era  flati  propollo  dallo  Spiguoletto  affili  he    1  Drput.1t1.fi  fall,* 
ro  per    va- difTero  della  fui  lunghezza  :   Da'poiché  vedea  levarli  d'  avanti  i'  op. re 
erkuomo  ;  non  flmte  „sr  ordine  del  Viceré  ,  al  quala  il  Ruberà  avea  dato  ad  in- 
corri   eri   il         ,  \     ..  _  ...  , :         *  -  ■ 
Ov.  M.i(Iì-ten"ere  »  ciie  "  Domenichinocol  troppo  ricercare  ti  ea  perone  la  gra- 
mo ,  lo  Spi.  zia  alla  fue  pitture  ;  ficche  dovendo  poi  ritoccirle  in  Palazzi,  bifo- 
gnojetco,ed  gnava  che  (tafle  fotto  la  corr^zion  dd  Rib^ra  .  QjcIìi  e  un  dopp  o  fine 
altri  qu»  no.  p  avea  propo(lo  al  Viceré   per  li  qu  idri  che  fi  daveano   imndar  in 
ifpagna  :   il  primo  per  allungare  il  t.-mpo  alle  pitture  dei  TYfbro   (  di 
cui  Domenico  con  buon  giudizio  avea  ottenuta   la  proroga   in  grazia 
del  Viceré  )  acciocché  annoiti  finalmente  que' Nobili  ,   egli  ottener 
potelTe  per  fé  le  gran  lavagne  ,  che  fi  aveano  a  dipingere  ad  olio  ne- 
gli Altari  di  quella  fontuofa  Cappella  ,  e  per  Belifario  le  dipinture  a 
frefeo  .  L'altro  fecondo  fine  fuggeritogli  dalla  fera  altenggia  ,  li  era  di 
fare  autorevolmente  il  perfonaggio  di  Correttore  all'ifterla  perfezione. 
Per  tanti  crepacuori ,  e  per  le  minacele  ancora  di  que'  Nobili  ,  che 
non  otta  irte  la  proroga  ottenuta  dal  povero  Domenichino  ,  il  brava- 
vano ,  acciocché  darle  l'opera  compiuta  nel  termine  prtfilTo  nel  con- 
tratto .  Nel  vederfi  egli  chiamato  all'improvifo  a  Palazzo  dal  Viceré 
tutto  timore  ,  improvifaimnte  fi  parti  per  Roma  con  un  fuo  fidato» 
Tv™  „•  Cl-  cavalcando  in  ftapione  caldi  filma  giorno  ,  e  notte  per  giungere  quan- 
no,  e  ("uo  ri-  t0  Pr|ma  in  luogo  ucuro  .  Dimoro  quindi  in  Roma  più  d  un  anno  9 
l'orno  ,    fue  finché  interpolloli  il  Cardinale  Al  tobrandino  fuo  puticolar  protetto- 
epcre,  e  Aia  re  ,  ed  il  Cardinal  Buoncompagno  Arcivefovo  di  Napoli  ,  ritornò  il 

^Torce,.  ln_*  Domenichino  a  dar  compimento  all'opera  del  Teforo  :  Ma   termi- 
ci apoa ,  .  r ..  ,       -  r  ,.         1  r    . 

nati  appena  1  quattro  angoli  ,  con  le  pitture  della  volta  Tecon  le  lu- 
nette ,  e  quattro  lavagne  ad  olio  ,  con  una  delle  minori  bozzata,  ed 
avendo  cominciata  la  Cupola  ,  finì  la  fua  vita  pien  di  difgufti.  e  non 
fenza  fofpetto  di  veleno  ,  appaltatogli  però  da' fuoi  Cognati,  avidi 
delle  fue  ricchezze  :  Ed  in  quello  modo  toccò  allo  Spagnoletto  il  di- 
pingere una  lavagna  grande  ,  che  dovea  fituarfi  nel  Cappellon  di  con- 
tro ,  ove  l'incomparabile  Domenichino  ,  avea  dipinto  il  Martir.o  del 
Santo  ,  con  fuoi  Compagni  ,  e  al  Cavalier  Maffimo  fu  data  a  fare  la 
lavagna  più  picciola  ,  che  compir  dovea  il  numero  di  quittro  per  un 
Altare  de' quattro  Piloni  ,  che  l'ottengono  la  Cupola.  Così  da  que- 
lla xim  k  efdufo  Belifario  già  fatto  vecchio  ,  e  conciò  affai  meno 
idoneo  all'opere  grandi  ,  e  fu  data  al  lodatifììmo  Cavalier  Lanfranco  ; 
a  cui  il  Cavalier  Maffimo   cede  fpontaneamente    l'opera,  elT  n- 

do 


Pittore.  30/ 

io  pochi  anni  prima  morto  il  Santa  fede  ,  e  pochi  mefì  prima  il  Carac- 
ciolo .  Così  dunque  andarono  a  vuoto  tutte  le  iniquità  ,  e  tutte  le 
male  arti  ,  e  tutti  1  più  caldi  defiderj  dell' ambiziofo  Belisario  j  per- 
mettendo il  giulto  Iddio  ,  che  l'empio  non  goda  di  quel  frutto  defide- 
rato  ,  opprimendo  la  Virtù,  e  conculcando  l'innocenza. 

Ne  fin  qui  abbiam  detto  il  rutto  in  ordine  alle  fue  iniquità,  con- 
cioffiaahe  la  pjù  deteflabile  delle  fue  azioni  farà  da  noi  riportata  nell*. 
ultimo  di  fua  vita  ;  Convenendoci  in  quello  luogo  dar  compimento 
al  catalogo  delh  fue  innumerabili  opere  ;  E  primieramente  ritornan- 
do a  quella  del  Gesù  nuovo  ,  dico  ,  eh'  egli  fini  tutte  le  volte  ,  e  gli 
archi  de'  Coretti  ,  e  la  Cupoletta  nella  Cappella  della  SS.  Trinità  ,  e 
de'  Santi  ,  nel  di  cui  Altare  è  il  quadro  che  diceii  del  Guercin  da  Cen- 
to ;  ed  adorno  di  belle  iflonette  la  fua  volta  ,  e  nelle  mura  laterali  di- 
pinfe  due  gran  quadri  »  rapprefentanti  1'  uno  Noftro  Signore  fervito  a 
menfa  dagli  Angeli  ,  che  formano  un  vago  ,  e  graziolo  Coro  ,  e  1  al- 
tro il  battefimo  del  Magno  Coftantino  .  La  Cupola  cadde  per  l'orren- 
do tremuoto  del  1688.  ,  onde  folamente  negli  angoli  rimafero  quattro 
Virtù  effigiate  ,  le  quali  fono  la  Purità  ,  la  Carità  ,  la  Obedienza  ,  e 
la  Contempi  zione  .  Nell'arco,  che  fa  volta  all'Altare  e  figurato  1" 
Agnello^divino  fopra  un  monte, nella  falda  del  quìle  fonojnfiniti  Santi. 

Che  che    ne  fia  del  fuo  coflume  ,  convien  far  giulìizia  al  vero  ,  e  q        jodju 
dire  che  Belifano  in  varie  Chiefe  ha  dipinto  ifeoriette  di  picciole  figure,  CjJ  neJja  Cap 
così  ben  condotte  ,  che  meritano  attenzione  ,  e  lode  da  gl'intendenti;  peJIa  del  Sa 
dappoiché  vi  fi  feorge  uno  fpirito  ,  ed  un  gufto  di  colore  »  che  manca  ero     Monte 
a  molti  fuoi  gr.in  componimenti  ,   Come  puh  vcdtrfi  nella  Cappella,  0  JelIa  p  e:a  : 
fia  Chiefuola  eretta  nel  Cortile   del  Sacro  Monte   della  Pietà;  ove   inja  ^  quelli 
molti  compartimenti  di  flucco  dorato  ,  egli  figuib  Mifterj    della  Vita  ;n  5.  Maria 
del  noftro  Redentore  ,  così  dolorofi  ,  come  gloriofi  ;  e  vi  fono  figure  la  Nuova  . 
belliliìine  in  difegno ,  azione,  e  componimento,  con  buone  piega- 
ture di  panni  ,  che  veramente  ,  come   dilli  ,   fon  degne   di   lode  J   e 
maffinv.  mente  le  figure  folitarie  ,  che  fon  dipinte   ne' compartimenti 
di  quelle  istorie  ,  alcune  delle  quali  rapprtfentano  Profeti  ,  e  Santi  , 
che  fono  b.-llifiìme  ;  e  quella  Cappella  vien  lodata  da'  profclTori  come 
una  dell'opere  migliori  di  Belifario  ;  eflendothe,  ella  è  dipinta  con  (lu- 
dio,  e  con  grande  armonia  di  colore  ;  come  altr- sì  è  lodata  la    Cap- 
pella del  GrocefilTo  ,  dipinta  da  lui  in  S.  Maria  la  Nuova  ,   della  quale 
abbiam  fatto  di  fopra  menzione  . 

Abbi.im  di  fopra  narrato  come  Belifario  avea  dato  principio  alla 
grand'cp.ra  della  Chhfa  di  S.  Severino  ,  la  quale  è  tutta  da  lui  dipin- 
ta ,  eccetto  gli  angoli  ,  e  la  cupola  ,  che  fono  di  Paolo  Scheffér  Pittor 
Fiamengo  ,  oTedcfco,  come  vogliono  alcuni  ,  ma  inferiore  al  ca- 
rattere di  B-lifario  .   Or  qui  diremo  in  generale  ,  che  in  quella  Chitfa 

Q^q     2  fono 


3  o  6     Vita  di  Belifario  Corenzio 

fono  delle  iflorie  ben  ideate  ,  e  penfien  ben  concepiti  e  fpiegati  con 
felicità  di  p. lineilo  .  Vi  ha  de'comptitfimi  componimenti  ,  con  del- 
le figure  bellilfime  ,  ed  ottimamente  difegnate  ;  delle  quali  daremo 
in  quello  luogo  una  ("accinti  relazione  per  adempire  la  noflra  prò» 
mtfla  . 
Defcrizione  ^er  ven'r  dunque  al  particolare  ,   la  volta  della  nave  della  Chie- 

delle  plctu-  ta  ,  ripartita  di  trucchi  dorati  ,  avea  tre  ordini  di  quadri  ;  In  quel  di 
re  di  S.  Se-  mezzo  erano  dipinti  1  miracoli  operati  dal  P.  S.  Benedetto  i  da'  lati  la 
venno  .  vjca  ^  e  mir,ìCOi,  t|j  s.  Severino  Apoftolo  ,  con  Ja  vita  ,  e  martirio  di 
S.  Solilo  ,  difcepolo  dei  noflro  S.  Gennaro  ,  ed  in  tal  gtìifa  fi  alludeva 
all' ordine  Benedettino  de'  Monaci  di  quel  luogo  ,  e  al  titolo  della 
Cnìeta  ;  Ma  quefta  gran  volta  effendofi  aperta  nello  fpaventofo  tre- 
muoto  del  if^  r.  e  minacciando  rovina  ,  con  tutto  the  fi  ioffer  fatti 
de'  ripalfi  per  fa  Iva  r  le  pitture  ,  è  flato  necoflano  rifarla,  e  quindi^ 
non  ha  molto  è  fiata  dipinta  da  Francefco  di  Muri, detto  Francefchiel- 

■c     °'  ~r    'lo,  bravo  allievo  del  nollro  celebre  Cavalier  Francefco  Solim  na  .  ed 

ri*a  neei  co 

<ie  Mura_j  è  arricchita    di  gran  cornici    tutte   di  (lucco  dorato.  Apprelfo    detti 

detto  Fran- quadri  ,  erano  di  rilievo  le  annidi  fette  Religioni  ,  che  militano  fot- 
cefchiello  .  co  la  regola  di  S.  Benedetto  ,  e  fra  quelle  era-n  dipinti  gì'  Imperadori 
di  Oriente  ,  che  (pregiando  il  mondo  fi  fottopefero  a  quefta  regola  , 
vedendo  l'abito  Benedettino  .  D'intoruo  ,  e  fopra  il  cornicione  della 
gran  nave  ,  che  ha  la  fua  ringhiera  ,  fono  dipinti  trenta  Pontefici,  che 
furono  Monaci  della  medefima  Religione  .  Nella  Croce  della  Ghiefa 
fon  quattro  quadri  fopra  le  mura  con  Piftorie  della  vita  di  noftro  Si- 
gnore .  Da  una  parte  (la  effigiata  la  fua  prefentazione  al  Tempio  ,  ed 
allato  le  nozze  di  Cina  in  Galilea  ,  e  fotto  quelli  quadri  e  fopra  de' 
hahuilri  del  cornicione  ,  vi  è  la  decollazione  di  S.Gio:  Bittifta,  e  nel- 
l'altro alcuni  SS.  Benedettini  che  vengono  decollati  dagl'Infedeli. 
Dall'  altra  parte  di  contro  vi  è  la  Natività  del  Signore  ,  che  corrifpon- 
àe  alla  prefentazione  al  Te'mpio  ,  e  la  difputa  fra  Dottori  rimpetto 
alle  d  tee  N  >z<ee  di  Cani  .  D<  fotto  fono  altre  azioni  di  Santi  Benedet- 
tini. Allato  a' fineftroni  fono  figurati  quattro  Profeti  ,  uno  per  cia- 
fcun  lato  ,  le  quali  figure  fono  affai  buone  .  In  ambedue  le  volte  de- 
gli archi  della  fudetta  Croce  fono  quadri  ,  che  tutti  efpriinono  il  giu- 
dizio finale  .  Similmente  fopra  de'  cornicioni  ,  e  ringhiere  vi  fono 
12.  Cavalieri  fondatori  di  ordini  militari  ,  che  han  militato,  e  che 
militano  fotto  Io  flendardo  Benedettino  .  Nella  volta  del  Coro  fon 
otto  quadri  con  iftorie  dei  Vecchio  Teflamento  ,  i  quali  alludono  al. 
Sacrosanto  fagiifi.  io  dell'  Altare  ,  all'orazione  ,  Salmodia  del  Coro, 
e  dedicazione  del  Tempio  -  Nel  mezzo  della  volta  in  un  gran  vano 
fatto  a  figura  di  lidia  ,  tutto  dorato  ,  vedtfi  S.  Benedetto  in  gloria  , 
condotto  innanzi  al  trono  della  SS.  Trinità  .  Nelle  mura  laterali    del 

-'  •'  Coro 


Pittore .  307 

Coro  fono  efpreflì  martirj  de'  Santi  dell'  ordine  Benedettino  ,  e  di  al- 
tri Cnitiam  convertiti  da  loro  ,  e  con  eflì  martirizzati  ;  il  tutto  in  4. 
gran  qmdroni;  negl'intervalli  de' quali  fono  fei  Santi  fondatori 
dille  principali  Religioni  ,  fottopofte  alla  regola  del  P.  S.  Benedetto  , 
e  fono  S.  Fu  tro  Celeftino  ,  S.  Bernardo  Abate,  e  S.Romualdo  da 
una  parte  ,  e  dall'altra  S. Bernardo  Tolomeo  ,  ^.Guglielmo,  e  S.Gio: 
Gualberto  . 

Vi  fono  eziandio  le  volte  di  alcune  Cappelle  dipinte  da  BjJifario 
con  figurine  piccole  affai  graziole  ,  ed  skre  Cappelle  con  iti  ;  rie  più 
grandi;  come  quella  ,  ove  in  una  lunetta  è  figurata  Rebecca  ,  che 
prende  i  doni  dal  fervo  di  Abramo  ,  e  nell'altra  la  Regina  Eller  m 
prefenza  di  A/Tuero  .  Così  nella  Cappella  ,  che  ha  il  bel  quadro  della 
Sacra  Famiglia  dipinto  da  Giuleppe  M.iruilo  ,  Inno  bellilfime  ilto- 
riette ,  e  le  due  lunette  rapprefentano  lo  fponzalizio  della  B-  Vergine 
con  S.  Giufeppe  ,  e  la  Votazione  a  S.  Elif.tbetta  .  Negli  rtngoli  della 
volta  di  quella  Cappella  e  dentro  ovati  dipinfe  Relifano  Profeti  ,  che 
prediffero  le  gione  della  B.  Vergine  ,  e  qu.rti  fono  David  ,  Salomone, 
Geremia,  ed  Ezecch  elio .  Ma  la  Cappella  ,  che  più  di  tutte  l'altre 
merita  lode  fi  è  quella  che  Ita  nell'  ìngrellb  della  Sadreftia  j  dipinta  di 
picciole  fi^urette  ,  che  rapprefenUno  varie  virtuofe  azz.oni  della  vi- 
ta di  S.  Severino  ,   e  varj  miracol  da  lui  operati . 

Molte  altre  pitture  del  mededmo  Autore   veggonfi    in  varj  luo- 
ghi di  quel  grandiffimo  Moniftero  ,  così    ne'  Dormitori  ,  come  nella 
itanza  del  Capitolo  ,  ove    egli  rapprefentò  alcuni  miracoli    di   nolrro 
Signore  ;  E  nel  Cenacolo  in  un  granduli mo  quadro   tlprerTe  il  mira- 
colo della  multiplicazione   de' cinque  pani  ,  p  de' un    p.fci  ,  per    fa- 
ziare  le  Turbe    che    lo  feguivano  .  Quell'opera    a  mio  parere,  ed  a 
parere    di  m  Iti  virtuofi  Profeffori  ,   è  una  delle  più  b  Ile    che  dipin- 
geiTè  mai  Beiifano  ,  e  che  può  ilare    al  paragone  di  qu aifili a  buona   e 
grande  opera  ;  dapoichè  ella  è  comporta   di  117-  figure    ai  naturale  , 
cosìben  diftgtv.ee  ,   colorite,  e   ben  meife  inlicm.  ,  con  eruditi  epi- 
fodi  ,   che  più  tofto    la  direiti   opera   del  T.ntoretto  che   diBelifarioJ 
tanto  in  effa  fi  propofe  egli  d'imitare  quei  mirabile  Artefice  ;  E  pure 
la  dipinfe  in  poco  più  di  40.  giorni  ;  a  cagion  the  deflagrando  eg'i  .he 
un  fuo  figliuolo  Monaci-.  Benedettino  venirle  a  dimorare  in  quel  Regal 
Moniftero,  promife  all'  Abate  ,  che  in  ricomperila    avrebbe  egli  di- 
pinto tutta  quella  facciata  del  refettorio  ;   la  qual  proferì  a  efféndo  fia- 
ta accettata  dall'  Abìte  ,  a  condizione    he  qu.il'  opera    fuifé  perfetta, 
e  che  vi  fi^uraffe  ancora  ,  ma  feparato  nel  b-iìb  il  P.  S.  Benedetto  di. 
fpmfare  i  Pani  benedetti  a'  Monaci  ,  e  ad  .Itre  perfone  di  varie  con- 
dizioni ;  e  che   compiuta  l'opera  fi  farebbe   fatto  venire   ilfigl.uolo» 
perciò  Belifario  bramofo  di  vederlo  ,  affrettò  il  lavoro  fenza  veruna 

inter- 


3  o  8       Vita  di  Belifario  Corenzio 

interm.ffione  di  tempo  ;  ficchè  lo  diede  compiuto  in  quaranta  di',  co- 
me è  detto  di  Copra  ;  impiegandovi  tutto  il  fuo  fapere  .  Ma  il  prime 
CHoftro  fi  vede  debolmente  da  lui  dipinto  ,  perchè  egli  lo  fece  allor- 
ché era  divenuto  affai  vecchio  ,  di  modo  tale  che  non  par  Tuo  .  Di 
quelle  opere  in  S.  Severino  ebbe  jHifario  5260.  feudi  di  onorario  ,  e 
la  fepoltura  nella  m<  defima  Chiefa  da  lui  eletta  nel  1 6 1  f .  per  sé,  e  pec 
fuoi  fucceflbri  ,  preflo  la  Cappella  della  famiglia  Maranta . 
Opere  a   S,  Udita  da'  Monaci  Certofini  la  fama   delle  pitture  di  Belifario  ne 

Martino  .      vollero  ornata   la  loro  infigne  Chiefa  ,  dedicata   a  S.  Martino  ,  tutto 
che  vi  foffer  pitture   di  gran  pregio  de'  più  rinomati  P,ttori  ;  benché 
fi  dica  ,   1  h'egli  fufTe  (tato  proporlo  dallo  Spagnoletto  fuo  parziale,  co- 
me è  probabile  .  Vi  dipinfe  egli  la  volta  della  ftanza  del  Capitolo,  con 
ripartirla   in  cinque  iflorie  ,  cioè  tre  più  grandi ,  e  due  ftrifue  per 
traverfo  negl'  intervalli  .  Una  rapprefentata  il  figliuol  Prodigo  accol- 
to di  nuovo  dal  mifericordiofo  fuo  Padre  ;  Nel  quadro  compagno  dal- 
la parte  di  fopra  è  Geremia  condotto   ligato  avanti  il  Re  di  Babilonia 
Affuero  .    In  quel  di  mezzo  ,   ch'è   il  più  grande   è  dipinto   noftro  Si- 
gnore ,  che  fcaccia   i  negozianti    dal  Tempio  ;   Nelle  due  ftrifeie  ,  o 
fian  quadri  bislunghi ,  figurò  noftro  Signore  medefimo  ,   cheammae- 
flra  gli  Apoftoli  ,  e   la  parabola  del  Signore  de'  feminatori   del  grano 
su"  le  pietre  ,  e  la  terra  coltivata  ;  come  è  defcritta    nel  Vangelo   da 
S.  Luca  al  capitolo  quarto  .   Nelle  centine  vi  dipinfe  molte  virtù  dall' 
una  ,  e  dall'  altra  parte  ,  e  ne*  fpicoli  molte  m.zze  figure   di  Monaci 
Certofini  ,   con  varj  fimboli  nelle  mani  appartenenti    a' meriti  della 
Penitenza  ,   della  obedienza  ,  della  Caflità  ,  e  del  filen/io  ,   e  fludio. 
Nella  lunetta  di  fronte  efprefTé  il  fatto  della  Donna  adultera   presenta- 
ta a  noftro  Signore  ,  e  figurò  quella  azione  nel  Tempio  .  Sì  fatte  pit- 
ture non  fono  delle  migliori  di  Belifario  ,  ma  più  tofto  deboli ,    e  con 
alcune  cofe  trapazzate  ,  e  fatte  con  troppa  follecitudine  .    Quelle  però 
della  Cappella   di  S.Ugo,   e    di  S.  Antelmo   fono  migliori,  avendo 
efpreffo  in  quella  volta  varie  azioni    di  que' due  Santi  con  figure  pic- 
cole ,   ed  anche  i  loro  Martirj  ,  che  certamente  fono  affai  bene  ideate, 
e  con  buoni  e  (Indiati  atteggiamenti  ,  e  con  buon  guflo  dipinte  .  O  sì 
l'arco  di  quella  Cappella  ha  un  puttino  nel  mezzo  ,  o  due  miracoli  di 
qu;'  Santi  da'  lati  .  Ma  tutto  che  quefle  iftorie  fuffer  da  lui  con  Audio, 
e  con  amore  dipinte  ,    pure   reftano  inferiori    a  quelle   ch'ei  fece  nella 
volta  della  Cappella  di  S.  Gennaro  ,   ove  dipinfe    cinque  iftorie  ripar- 
tite da  cornici    di  ftucco  dorato  ,    come    fon  tutte   le  pitture    di  quella 
Real  Chi  fa  ,  delle  danze,  e  delle  facreftie  j   Nella  floria   di  mezzo, 
che  e  dipinta  in  un  tondo  ,  vedefi  S.  Gennaro   portato  in  gloria  dagli 
Angioli  ,   e  ntll' altre  quattro   verfo  gli  angoli  quattro  azioni  pr  nci- 
pali  del  fuo  martirio  .   Nelle  due  lunette  figurò    due  Proeifficni  della 

llaiua 


Pittore.  309 

fiatai  del  Santo  ;  e  queft>>  fon  Jip.nte  con  figure  più  granili  dell'anzi- 
dette ,  effendo  in  fio  più  gran  le.  Nili'  arco  della  Cappella  fon  di- 
pinti tre  Santi  moderni  ;  cioè  S.  Fran.ef-o  ila  Paola  ,  S.  Andrea  Avel- 
lino ,  e  S.  Giacomo  della  Marca  »  ma  il  Santo  Teatino  è  tituato  nel 
meyzo  .  Vi  ha  in  quella  volta  delle  figure  che  non  ponno  migliorarli 
nel  difegno  ,  nell' azone  ,  e  nel  col.  f  to  ,  effén  lo  dipinte  e  n  forza, 
e  grandiifimo  intendimento  ;  e  fi  di. e  ,  cheti  sforzo  m  qu  fte  pitture 
di  fuperare  il  quadro  deli'  Alnre  ,  fatto  dal  Caraccmolo  con  molto 
ftudio  ,  he  in  fatti  è  un  de*  migliori  ch'egli  fac^ffe  come  fi  pub  vede- 
re nelle  ftanze  del  Priore,  ove  è  fiato  trafportato  ,  per  dar  luogo  al 
belliffimo  baffo  rilievo  di  marmo  del  virtuofo  Domenico  Antonio 
Vaccaro  :  del  quale  a  fuo  tempo  fé  ne  farà  parola  , 

Meritano  anche  lode  le  pitture  ,  che  fece  Belifario  nella  Chiefa  a  5,  Pam'» 
citeriore  di  S.  Patrizia  ,  ove  ei  dipinfe  a  guifa  di  fregio  tre  quadri  fo-  zia  . 
pra  l'Altare  ,  e  4.  nelle  mura  laterali  ,  a  due  per  parte  J  In  quel  di 
mezzo  de'  tre  di  fronte  ,  ovver  su  l'Altare  ,  vedefi  S.  Patrizia  in  glo- 
ria ,  e  ne' due  laterali  li  martiri  de'  Santi  ,  Nicandro  ,  e  Marciano  . 
Nel  primo  quadro  dal  canto  drl  Vangelo  vi  è  la  battaglia  di  Coftantino 
contra  Maffénzio  :  Nel  fecondo  il  hntt  fimo  datogli  da  S.  Silveflro  ; 
vedendoli  in  lontananza  la  fondazione  del  Tempio  Vaticano,  col  me» 
defimo  Coftantino  che  porta  \t  pittre  •  Dall'  altro  lato  vi  è  S.  Elena, 
che  crovata  la  Croce  del  Redentore  ,  la  fa  ponere  k  pra  la  Donna  mor- 
ta ,  e  dalla  di  lei  refurrezione  divien  certa  efftr  quella  la  Croce  di  Cri- 
fto.  Nell'altro  quadro  è  efpreffb  l'arnvo  di  S.Patrizia  con  la  fui  nave; 
E  tutte  quelle  iftorie  fono  delle  migliori  che  Belifatio  dipingerle. 

A  mio  g/udizio  però  migliori  fon  quelle  eh'  egli  fece  nella  Chiefa  A  S.  Paole 
di  S.  Paolo,  ove  nella  volta  del  Coro  fono  dipinti  li  12.  Apoftoli  a  Ma£S'oic  , 
due  a  due  ,  come  nella  Chiefa  di  S-  Maria  di  Costantinopoli  da  noi  de- 
ferita ;  e  parimente  fopra  de'fineftroni  vi  fono  alcuni  Santi  VéTcovi, 
D<  con  di  S.  Chiefa  .  Nel  quadro  di  qnefta  volta  fi  vede  efpreffa  la  SS. 
Trinità  ,  .on  Angioli  che  fonano  ,  e  cantano.  Nella  vo  ti  della  Cro- 
ce fono  fei  ftorie  de'  Santi  Apoftoli  Pietro  ,  e  Paoio  in  figure  piccole,  e 
della  grandezza  d'un  quarto  del  naturale  ,  e  qu.fte  lono  beliiflìine 
tutte, malfimanmnte  quelle  due  che  rapprefentino  due  azioni  di  S.Pie- 
tro in  prigione  ,  una  qu  .ndo  impedì  al  dilperato  Carceriere  il  darli 
da  fé  ft.ffo  li  morte  ,  e  l'altra  quando  egli  venne  liberato  dall'Angio- 
lo .  Quelle  iftorie  fanno  ornamento  a  tre  quadri  grandi  della  volta,  da 
pou  he  elle  fon  dipiate  nelle  centine  ;  Nel  quadro  di  mezzo  ,  ch'è  un 
grand' ovato  per  traverfo  ,  e  figurato  l'incontro  de' Santi  Apoftoli  , 
andando  al  martirio  ,  e  due  laterali  rapprefentano  la  Crocefiifione  di 
S.  Pietro  ,  e  la  di  collazione  di  S.  Paolo, 

Non  fono  di  ugual  bontà  quelle  di  S.  Andrea  delle  Monache  ,  ove 

nel 


3 1  o      Vita  di  Belifario  Corenzio 

A  s  Andiea  nel  rridzzo  dell'  arco  fopra  l'Aitar  maggiore  è  dipinto  S.Andrea  che 
delle  Mona-  v'en  chiamato  all'  Apofìolato  ,  e  da'  lati  la  converfione  di  S.  Paolo  ,  e 
che.  S.  Pietro   liberato   dall'Angelo.  Nelle  mura  laterali  all'  Altare  fud- 

detto  fi  vedono  due  gran  cene  celebrate  dal  Signore,   l'  una  giuliva, 
e  gloriofa  per  lo  cambiamento  dell'  acqua  in  vino  nelle  nozze  di  Cana 
in  Galilea  ,  e  l'altra    con  gli  Apoftoli  ,  ove  iftituifce  il  Santilfimo  Sa- 
gramento  ;  ambedue  alludenti  al  Santo  Sacrificio  dell'Altare.  Sotto 
.         a  quelle  iftorie  fon  12.  compartimenti  di  ftucco,che  fanno  ornamento» 
così  al  comunicatorio,  come  al  confeffionario  delle  Monache,  ed  in  elli 
egli  dipinfe  12.  mezze  figurette  di  Profeti  ,   fei  per  ciafeheduna  parte. 
Negli  Angoli   dell'arco   dell'Aitar    mentovato  figurò  S.Pietro   ,    e 
S.  Paolo  fedenti  fotto  gran  panni  ,  che  quafi  baldacchini  vengono   fo- 
ftenuti  da  putti  ni .  La  volta  della  nave  ha  tre  quadri ,  in  quel  di  mez« 
20  ,  ch'è  ovato  ,  è  la  Beata  Veigme  in  gloria  ,  e  nel  bado  S.Benedet- 
to  in  mezze  figure  le  Monache  nell'infimo  luogo  .  Nel   primo   quadro 
della  volta  entrando  in  Chiefa  fi  vede  la  Natività  del  Signore  nelf  al- 
tro verfo  l'Altare  la  Trisfi  gurazione  .  Nelle  centine  di  detta  volta  fo- 
no  fei  ftorie  per  parte  ,  e  due  di  fronte  nell'arco  anzidetto  dell'  Altare, 
e  tutte  di  figure  piciole  .  La  prima  di  quelle  florie  laterali   fi  è  1'  An- 
nunziata ,  e  lìeguono  la  Vilìtazione  della  B^  V'ergine  a  S.  Elifabetta  , 
poi  la  Nafcita  del  Salvatore  ,  poi   la  Circoncifione  ,   la   Dilputa  nel 
Tempio  in  m?zzo  a'  Dottori  ,   indi  l'Orazione  nell'  Orto  ,  e  lìegue  la 
flagellazione  alla  Colonna  ,  e  quelle  fei  iftorie  compierono  la  volta  dal 
canto  dell'Epiftola  ,  vedendofi  fepra  la  porta  la  Coronazione  di  Spine. 
Sieguono  dall'altro  canto  tre  altre  iftorie  deìla  Pallìone  del  Signore, 
alle  quali  fuccede  la  Refurrtziane ,   l'Afcenlione  al  Cielo  ,  e  la  venu- 
ta dello  Spinto  Santo  ,  e  finifce  con  la  Coronazione  della  B.  Vergine 
Aflunta  in  Cielo  ,  la  qual  pittura  Viene  di  fronte  all'arco  della  Chiefa, 
ed  allato  a  quella  della  Santilfima  Nunziata  .  Laterali  alla  porta  della 
Ghiefa  ,   ma  in  alto  ,  fon  due  quadri  ,  ove   fono  efprelfi  1  marti rj    di 
S.  Lucia  ,  e  di  S.  Agata  ,  con  copiolkà  di  figure  .   Sopri   la   porta,  e 
fotto  la  mentovata  Coronazione  di  Spine  è  dipinta  S.  Cecilia  col  fuo 
fpofo  ingino  chioni  ,  con  gloria  al  di  fopra  ,  e  da  lontano  vedefi  effi- 
giato il  lor  Martirio  .   Di  tutte  quelle  pitture  le  migliori  fono  alcune 
delle  dodici  iftorie  mentovate  ,  ove  fono  delle  buone  figure  ;  ma  tut- 
te le  figure  grandi  ,  e  maiììmamente  quelle  laterali  alia  porta  fon  de- 
boliilìme  . 
Alla  Santif-  Ma  le  pitture  della  Sacreftia  della  SantilTìma  Nunziata  fon  degne 

(ima    Nun- di  elfer  confiderate  per  la  bontà  ,  e  per  la  giudiziola   difp-jfizione  ne* 
ziata  .  compartimenti  di  llucchi  dorati  ,  che  in  quel  gr;n  vafo  fanno  l'ufficio 

di  cornici  .   Nel  mezzo  della  volta  fono  tre  quadri,  due  minori,  e  quel 
di  mezzo  più  grande,  ove  è  dipinto  S.  Giovanui  Evangelifta    co'  mi- 

fterj 


Pittore.  3 1 1 

fterj  dell' Apocalifle  ,  vedendofi  in  alto  l'Immacolata  Concezione 
circondata  d,  luce  .  Ne'  due  più  piccoli  fi  vede  David  calato  dalla  fi- 
neftr.i  dalla  figlia  di  Saul  fua  fpcfa  ,  e'1  viaggio  di  Rachele  .  Ne'  lati 
fon  due  ovati  ,  ed  alcuni  vani  ,  ove  fon  rapprelentate  Virtiì  ,  e  fim- 
boli  della  B.  Vergine  .  In  un  ovato  è  la  ftoria  di  Abigail  ,  che  placa 
David  coi  doni  ,  nell'  altro  Giuditta  con  la  tefta  di  Oloferne  .  Neil' 
ottangolo  su  la  porta  David  infermo  nel  letto  ,  e  nftorato  co'  cibi , 
al  quale  ottangolo  fa  compagnia  l'altro  di  fronte  con  la  SS.  Nunziata. 
Sopra  del  cormcione  e  degli  ornamenti  ,  e  fulture  di  legno  di  Gio: 
da  Nola,  e  fotto  ledeferitte  pitture  dt  Ila  volta  ,  fono  12  quadri  an- 
che allufivi  alla  B.  V.  li  quali  contengono  iftorie  del  Vecchio  Telta- 
mento  ,  cominciando  dalla  creazione  de'  noftri  primi  padri  ,  cui  fie-, 
gue  il  peccato  di  Adamo  ,  e  la  cai  ciata  del  Paradifo  Terreftre  ,  e  que- 
lle fon  d'pinte  fopra  la  porta  .  Nel  fondo  della  Sagreftia  ,  e  r  elle  mu- 
ra laterali  fon  due  iftorie  di  figure  grandi  al  naturale,  ed  in  unarap- 
prelenta  la  Chiefa  militante,  l'altra  i  gradi  ,  e  dignità  del  Sacerdo- 
zio;. Nella  fommità  del  cupolino  di  detta  Sagreflia  vedefi  noftro  Siono- 
re  ,  e  nel  np,:rt  mento  delle  fafee  li  12.  Apoftoli  a  due  a  due  ,  e  fola 
la  B.  Vergine  .  Negli  angoli  4.  Profeti  che  predi/fero  le  prerogative 
di  lei  ,  e  lono  ,   lfaia,    Geremia,   Giob  ,  e  Michea. 

Dopo  quefta  Sagreftia  ,  dipinfe  Belifario  l'altra  del  T. foro  delle 
Sacre  Reliquie  ,  ove  ia  volta  ,  e  le  mura  1  ferali  fon  firmili. ente  ri- 
partite da'  Mucchi  dorati  ,  che  fervon  di  cornici  ,  e  di  ornimenti .  In 
quello  ch'è  mi  mezzo  della  volta  è  la  SS.  Trinità,  con  varj  Santi  al 
di  fotto  ,  effigiati  in  tante  mezze  figure  ;  Ne  due  ovati  eh*  fono  di 
qua  ,  e  di  là  del  detto  quadro  fon  Angeli  ,  che  tengono  gl'iftrumenti 
dell'  atrociflìma  falfione  del  Redentore  ;  ne'  due  quadri  ,  che  lìeouo- 
no  (  e/Tendo  in  tutto  cinque  )  in  quello  frenato  fopra  l'Altare  è  la  De- 
collazione di  S.  Gì 0:  Battili*  ,  e  nell'ultimo  veri"-,  la  porta  fopra  il 
bell-lfimo  Sepolcro  di  Alfonfo  Sances  ,  il  martirio  di  S.  Barbara.  Sotta 
quello  quadro  vedefi  effigiata  la  ftrage  de'  S<nti  fanciulli  Innocenti  , 
due  corpi  de'  quali  ,  con  altre  infigni  Reliquie  fi  confervano  intieri 
in  quefta  Sagreftia  ,  e  fotto  quella  fon  due  quadri  ,  laterli  anch'elfi 
al  mentovato  Sepolcro  ,  ove  fono  la  prelentizione  al  Tempo  della 
B.  V. ,  e  la  Vilìtazione  a  S.  Elifabetta  j  late  rais  alla  portj  è  li  af  ita 
di  cfla  Vergine  j  Intorno  intorno  a  cucco  il  fudd  tto  Teforo  fon  octo 
iftorie,  di  figure  qu  fi  grandi  al  naturale,  quattro  per  parte  ,  nelle 
qu  li  fon  dipinti  1  imrt.'rjdi  tutti  qu.-'Santi  ,  e  Sante  dc'qmli  in  quel 
Teforo  fi  fjrbmo  le  reliquie  ;  e  fopra  le  nicchie  ,  ove  le  li,  tu  ,  ed  i 
buftì  d'argento  fon  collocati  ,  fonodip.nti  Angioli  fedenti ,  che  ten- 
gono le  tabelle  co  i  nomi  di  varj  Profeti  ,  che  fen  fra  quelle  nicchie 
dipinti,  L'ingreflb   di  quefta  Sagreftia  ,  ed  una  Cappella  rotonda   ivi 

TOMO  il.  R  r  preflb, 


3 1 2       Vita  di  Belifario  Corenzio 

preflb  fono  anche  ornati  di  pitture  di  Belifario  T  efTendovi  nella  volta 
vane  iftoriette  della  vita  della  B.  V.  ,  benché  quefte  pitture  abbiano 
molto  patito  per  l'umido  che  patifcono  quelle  mura  dalla  parte  di  die- 
tro ,  Littorie  grandi  però  nel!'  ingreffb  dipinte  non  han  quella  disgra- 
zia ,  e  rapprefentano  ,  David  che  fuona  ,  e  balla  innanzi  l'arca  del 
Teftamento  T  la  quale  vien  condotta  proceffionalmente  da'  Sacerdoti, 
e  Salomone  che  offèrva  il  difegno  del  Tempio  di  Gerofolima  ,  e  quelle 
iftone  fono  affai  bene  ideate  «  e  dipinte  .  Ma  troppo  lunga  riunireb- 
be quella  narrativa  fé  a  minuto  descriver  voleffi  tutte  l'opere  ch'egli 
fece  in  quefto  Santuario  ;  ond'è  che  da  noi  folamente  farà  detto  ,  che 
.  la  Cupola  ,  e'I  Coro  fono  anch'elle  pitture  di  Belifario. 
Jj   j^^"a  Nella  Chiefa  di  S.  Maria  di  Monte  Vergine  ,  fopra  il  Cappello- 

Vergine,  ne  della  Croce  ,  ov'è  il  quadro  della  Ss. Trinità  ,  che  corona  la  B.V., 
dipinto  da  Santafede  ,  vi  è  l'arco  dipioto  da  Belifario.  Ivi  fi  vede  nel 
quadro  di  mezzo  la  SS.  Trinità  che  corona  la  B-  V.»  e  negli  altri  due 
rAfTunzione  al  Cielo  della  medefima  T  e  la  venuta  dello  Sprrito  Santo. 
Ne'  lati  del  fineflrone  èTAfcenzione  al  Cielo  di  nollro  Signore  .  Delle 
pitture  ch'egli  fece  nella  Cappella  di  S.  Giufeppe,  nella  Chiefa  di 
S.  Domenico  Maggiore  »  altro  non  è  rimafo  ,  che  quattro  povere  fi-, 
gure  negli  angoli  della  Cupoletta  »  dapoichè  tutte  l'altre  fi  fon  perdu- 
te per  diverfi  accidenti . 
A  Gresù,,  e  Nella  Chiefa  di  Giesù  T  e  Maria  ,  e  propriamente  nella  volta  dr 

Mirh,  quella  Cappella  laterale  all'  Aitar  maggiore  dal  canto  del  Vangelo, 
nella  quale  è  un  quadro  della  nafcita  del  Signore  ,  open  bellilfima  di 
Fabrizio  Santafede  »  fono  varf,  e  fpeffi  compartimenti  di  ftucco  do- 
rato ,  dove  Belifario  in  alcuni  vani  dipinfe  figure  intere  ,  e  mezze  fi- 
gure di  varj  Santi  r  ed  in  fei  tondi  fei  mezzi  bulli  di  Profeti  j  nel  mez» 
zo  la  Ss.  Trinità:  e  fra  quelle  figure  fon  tette  così  ben  dipinte  con 
unità  di  colore  ,  che  pili  cotto  pajon  vive  ,  che  colorite  :  Negli  angoli 
della  Cupufa  con  bella  maniera  »  ei  dipinfe  un  Angiolo  ppr  cia- 
fcheduno  ,  li  quali  tengono  nelle  mani  gì'  Iftrumenti  della  Paffione  di 
noflro  Signore  .  Nella  Cappella  del  Ss.  Rofario  dicono  que"PP.  Predi- 
catori ,  che  le  pitture  della  Cupola  degli  archi  ,  e  delle  lunette  fiano 
dì  Belifario  fa  nferva  dell'arco  dell'  Altare  ,  ove  fon  dipinti  li  i  f . 
Mifteri  del  Rofario  di  Gio:  Bernardino  Siciliano  »  autore  del  quadro)  . 
Ma  a  me  però  pajono  più  torto  de'  fuoi  difcepoli* a  camion  della  variata 
maniera  . 

Era  ormai  Belifario  pervenuto  nelP  ultima  vecchiezza  ,  dapoicfie 
ottagenario  prefe  a  dipingere  il  mentovato  Chioftro  ili  S.  Severino  »  che 
riufeì  affai  debole  ,  come  è  detto  di  fopra  t  laonde  non  fidandofì  di 
più  condurre  opere  ^randiofe  ,  fece  condurre  da' fuoi  difcepoli  i! 
Chioftro  de'  Frati  Kiformati  di  S.  Francefco  a  S.  Maria  degli  Arrgjoli, 

detta 


Pittore.  3 1 3 

detta  alle  Croci  ;  Ma  perchè  fentiva  le  dicerie  de'  Pittori  intorno  alla 
fua  debolezza  ,  e  ch'egli  nulla  più  valeva  in  pittura  ,  vi  colorì  di  fi» 
mano  due  dori-'  ,  che  fono  la  nafcita  del  Signore  ,  e  la  fuga  di  Egitto, 
ove  pofe  tutto  lo  sforzo  del  valore  che  le  reftava. 

Pochi  fono  i  quadri  dipinti  ad  olio  da  Belifario  *  imperciocché 
avendo  fempre  per  le  mani  opere  grandiofe  a  frefco  ,  di  Chiefe  ,  e  di 
Cappelle  ,  non  fi  curava  ,  che  ad  ajtri  tufferò  allogati  i  quadri  di 
quella  medefima  Ghiefa  ,  o  Cappella  *  ove  egli  dipingeva  ;  anziché 
gli  fcrviva  per  un  fine  politico  il  far  dare  a  dipingere  i  quadri  ad  altri 
rinomati  Pittori ,  per  mantenerli  obbligati  ,  e  confederati  con  feco  j 
E  perchè  afpirava  fempre  a  maggiori  guadagni ,  non  fi  curava  de'qua- 
dri  che  gli  recavano  poco  frutto  .  E  pure  ad  olio  riufcjva  un  valen-  n;ttUr  2j 
tuomo  ;  come  fi  può  fcorgere  dal  quadro  della  Cappella  del  Sagra-  0ylQ  <jj  ge. 
mento  nella  Parrocchial  Chiefa  di  S.  Anna  di  Palazzo  ,  ove  egli  figu*  llfario, 
rò  la  Ss.  Triade  ,  con  numerofa  gloria  d'Angioli ,  e  nel  baffo  S.  Gio: 
B ittilta  ,  e  S.  Francefco  d'Affifi  ,  e  quella  fu  una  delle  prime  opere 
eh'  eg  i  efponeffe  al  pubblico  ,  in  cui  riconofeefi  nelle  varie  moffe  de- 
gli Angioli  la  maniera  della  famofa  fcuola  dal  Tintoretto  ;  Dalla  qua- 
le egli  tratto  trarto  fi  allontanò  col  dipingere  a  frefco  di  fua  propria 
maniera.  Tiene  ancora  del  colorito  Veneziano  il  quadro  della  Ss. Nun- 
ziata ,  .he  fi  vede  in  una  Cappella  della  Chiefa  della  Pietà  de'Turchi- 
ni  ,  benché  nelle  mani  della  B.  V.  fi  fuffe  fervito  di  un  imperfetto  na- 
turale ,  Merita  però  tutta  la  lode  il  quadro  dell'  Adorazione  de'  Santi 
Maggi ,  efpofto  su  l'Aitare  d'una  C.ppella  neila  Chiefa  de'  Girolami- 
ni  ,  per  lo  cmponimento  difegno  ,  e  colorito  bene  a  cordato  J  e  lo 
fteffo  è  da  dire  de)  quadro  ,  che  efprime  i'jftoria  del  Si  maritano  ,  fi- 
tuato  in  uno  de'  (ette  Altari  della  rhitfa  della  Miftricordia  .  N^Ha 
Chiefa  di  S.  St  verino  ,  già  da  noi  mentovata  ,  fece  per  l'Altare  d'una 
Capp-Ila  la  dtpofizione  del  corpo  morto  del  Salvator  della  Croce,  che 
fu  opera  affai  lodata  ,  ed  una  gran  tavola  ,  che  oggi  f,  vede  nell'  in- 
greffo  della  Sagreftia  ,  ove  è  dipinta  la  B.  V.  in  gloria  con  molti  An- 
gioli ,  e  nel  b  ffo  m  Iti  Sawti ,  la  quale  è  degna  di  molta  lode  per  lo 
gran  cemponimento  ,  e  buono  intendimento  del  difegno  ,  e  del  colo- 
rito j  con  la  quale  darem  fine  all'opere  del  fuo  pennello  ,  tuttoché 
alcuna  fé  ne  fia  tralaf  iata  ,  e  mafi^mamente  i  quadri  fatti  a  partico- 
lari ,  che  non  fono  efpcftì  alla  veduta  d'ogni  uno,  accennando  fola- 
mente  ihe  fu  grande  amico  di  Monsù  Defiderio  j  famofo  Pittore  di 
profpettive  ,  e  vedute  ;  al  quale  accordò  eccellentemente  le  figurine 
alle  vulute  che  dipingeva  j  ed  ultimamente  mi  fon  capitati  fotto  l'oc- 
chio dtie  quadri  di  fette  palmi  per  travtrfo  ,  ove  in  uno  feorgeafi  la 
piazza  di  S.  Domenico  Maggiore  ,  com'era  allora  ,  e  l'altro  la  piazza 
avanti  la  porta  del  Caftel  nuovo  ,  mirabilmente  accordate  dalle  fi^u- 

R  r     2  rine 


3  1 4     Vita  di  Belifario  Corenzio 

rine  di  Belifario  ;  e  t^ntobafti  in  pruova  di  fua  virtù  i  ficchè  trala- 
sciando ogn'  altro  quadro  ,  e  dall'  opre  della  pittura  facendo  paflag- 
gio  di  nuovo  a  quelle  delia  fua  peflìma  morale  ,  riferiremo  l'ultima, 
e  la  più  infime  delle  fue  azj. .mi  ,  fi- come  abbiam  promefTo  di  fopra. 
Aveva  Belifario  fra  funi  D<fiepoli  Luigi  Rodrigo  ,  virtù  li  Igi- 
nio di  coftumi  ,  il  quale  e/Tendo  nufcito  il  migliore  della  fua  fiuola  , 
fra  l'altre  opere  ,  dipinfe  ttitte  le  Itone  dclh  Vita  di  noftro  Signore  , 
che  fono  a  fref  o  nella  Chi-fa  del  Carmine  Migliore, per  la  quile  ope- 
ra ebbe  Luigi  dal  Popolo  ,  e  da'Prufeflbri  uni  piena  laude  .  Or  fra  la 
gente  che  la  mirava  ,  e  lodava  fi  mefcolb  Belisario  ,  già  fatto  vec- 
chio, e  volle  il  cafo  ,  che  dimandale  ad  alcun  Pittore,  chi  forte 
colui  che  quell'opera  avelie  dipinta  fingendo  non  conofcerlo  ,  per 
udir  con  le  proprie  orecchie  il  giudizio  che  se  ne  dava  .  Colui  non 
conofcendo  Brlifario  ,  ed  efTendo  per  avventura  amico  di  Luigi  * 
e  nemico  dell'iniquità  del  Maeftro,  gli  rifpofe  :  Che  l'opera  era  di  Lui- 
gi Rodrigo,  difcepolo  il  Brillano,  mi  che,comj  lo  forpaflava  ne'buoni 
coftumi ,  così  ancne  lo  aveva  fopravanzato  col  pennello  j  e  in  fomma 
lodò  tanto  Luigi  ,  che  1'  invidiofo  Belifario  nulla  penfando  alla  fua 
vecchi ;zza  ,  ne  all'efler  Criftuno  ,  ma  folamente  ,  che  lo  fcolare  col 
nome  acquiftato  gli  averebbe  tolte  di  mano  le  buone  occafioni,  fi  pro- 
pofe  farlo  morire  ;  Per  ricoprire  nondimeno  la  fua  iniquità  ,  finfe 
.  .  .  congratularfi  con  lui  ,  e  feguitò  per  molti  giorni  ad  ufargli  amorevo- 
igiK.odi-1  jezza     e  „er  qUefta  vja  mangiando  alcuna  volta  ,  o  bevendo  infieme, 

go    avve'e-  e     i  ■    r 

natodiBsii-         lt'1  «^infelice  Rodrigo  un  lento  veleno  ,    che    in   breve  tempo  lo 

(arto.  confumb  ,    ficchè  non  potè  terminir  l'opera  della  Chiefa  della  Conce- 

zione degli  Spagnuoli ,  che  poi  fa  compiuta  da  Pacecco  di  Rofa  ,  e  da 
Giufeppe  Marullo  difeepoh  del  Givalier  Maffimo  Stanzioni  .   Ma  che? 
l'iniquo  ,  invidiofo  maligno  vecchio  non  andò  lungo  tempo  impuni- 
to del  fuo  misfatto  ,  benché  delle  fegni  di  pentimento  d'  un  tanto  er- 
rore ,  d  ipoichè  eifendo  negli  ultimi  anni  della  fua  vita  notato  di  erro- 
ri in  varie  fue  pitture  ,  e  quali  derifo   da'  Pittori  ,  che    non  lo  teme- 
Vano  p.ù  come  prima  ,  ed  avendo  udito  ,  che   dal  Cavalier  Maffimo 
erano  flati  notati  errori  in  alcune  figure  dipinte  in  S.  Severino  ,  fattofi 
accomodare  il  ponte  ,  cercò  di  emendar  così  vecchio  gli  errori  notatij 
ma  avendo   forfè  fempre  innanzi  l'  atroce  fuo  misfatto  ,  e  non  bene 
Morte  dif^i  a  avertendo  ove  potette  il  piede,  cadde  dal  Palco,  e  fol  tanto  vifle  quan- 
tità dlB  ii  t0  poCe  dar  fegno  di  confefiìone  ad  un  di  que'  Religioù  ,   che  con  gli 
pìtat  Pd\1'  a'tr'  Monaci  erano  accorti  all'infelice  fpettacolo  .  Così  terminò  Beli-. 
Palco.  fario  il  corfo  della  fua  Vita  ,  e  dell' opere  fue;   le  quali    certamente 

avrebbe  potuto  rendere  più  gloriofe  le  più  oneftamente  fofle  vifiuto  . 
In  fomma  egli  con  tal  fine  difgraziato  verifico  quell'  adagio  :  Che  chi 
mal  vive  ,  infelice  muore  . 

Fu 


Pittore.  3 1  s 

Fu  Belifario  veramente  Pittore  ammirabile,  fé  fi  pon  mente  alla 
grandezza  ,  e  copiofità  dell'opere  da  lui  dipinte  ,  alla  varietà  delle  lue 
invenzioni,  alle  buone   idee  de'  componimenti ,  ai   dilegno  ,  ed  al 
colorito  ;  Ma  (opra  tutto  alla  copiofità  delle  tante  figure  meife  inlìeme 
che  certamente  in  alcuni  quadroni  fon  centmaja  ,  e  quel  che  importa 
fenza  confufione,  perch"egu  m.rabilmente  hi  fitto  giuocar  l'aria  da  fi- 
gura a  figura  ,    e  quelle  ha  degradate  con  ordine  di  profpettiva  .    Vero 
è  però  ,  che  molte  fue  opere  fon  prve   di  una  ;erta  grazia  ,   e  di  quel 
decoro  in  alcune  figure  eh' è  richiedo  ne'  l'oggetti  nobili  ;  dando  loro 
piiì  torto  fomiglianza  ,  e  fifonomia  di  plebei  ,  e  così  hi  man.ato  neila 
nobiltà  ,  e  delicatezza  d.  molte  cofe  ;  onde    il  Cavalier  Mifiìmo  già 
mentovato,  in  alcune  fue  note  lo  chiama  :    Pittore   copio/o   tua  non  E,;teCoji 
fatto  :  e  così  lo  diffiniLe  con  quelle  brevi  piroe  .  Ad  ogni  modo  pe-M'ffimo  a, 
rò  fé  gli  deve  rendere  onore  ,  per  tutte  quelle  parti  di  che   innanzi  il  B-liiarjo. 
è  ragionato  ,  e  per  aver  np.rto  una  ftrada  tacile  all'inventare  j  ammi- 
randoli fra  le  fui  figure  politure  diffìcili  ,   ma  fatte  con  dillìnvoìtura  , 
e  con  facilità  fpiegata  qu  ll'azione  ;  ond.  per  tante  buone  paiti,egre- 
giamente  poffedute  in  pittura  ,  vitn  counumsnito   tra'  buoni  Artefici 
del  difegno  i  rendendo  al  fuo  merito  i' onor   dovuto,   mentrecchè  il 
fuo  arnie  viverà  immortalmente  per  le  fue  opere  ,  avendo  dato  luftro 
alle  noftre  arti  della  Pittura;   ed  ancora  alla  no'tra  Patria  ,  perciocché 
egli  volle  efll- re  aferitto  nel  numero  de'  fuoi  C.ttadini  ;  come   ne   fan 
teltimonianza  varj  noftri  Scrittori  ;  fra  quali  1'  fcngenio  nella  fui  Na- 
poli Sicra,   deferivendo  la  Chiefa  di  S.  Paole  MiS'iore  a  carte  86.  lo  Belifario  fu 
chiama  ,  illuflre  Pittore  Napolìtano,ch;  di  prefinte  vive  con  molta  J uà  "ri1™."? 
lode  .  Laonde  molto  fi  deve  al  nome  ,  ed  all'opere  di  Belifir.o  .  Come  J^f  '"'. 
ancora  parimente  li  (pera  ,  che  vivera  1   animi  fui   eternamente  alla 
gloria  ,  giacché  nell'ultimo  di  fua  vita  fu  da  ogn'un  conofcnito  il  pen- 
timento dell'  error  fuo  ,  come  ne  die  fegno  neiia  fui  morte  con  l'atto 
di  pentimento  . 

Lafcib  Belifario  infinite  ricchezze  ,  acquifhte  col  fuo  pennello  , 
con  le  quali  fi  trattò  alla  grande  ,  foftenendo  il  grado  di  Cavalier  di 
S.  Giorgio  ,  da  non  fo  quii  Signore  conferitogli  ,  e  trattò  fpeffo  con 
lauti  pranzi  i  Pro  felibri  della  Pittura  ,  per  averli  obbligati  ad  ogni  fuo 
cenno  ,  e  godendo  di  aver  fempre  mai  il  corteggio  ,  una  fchiera  di  eilì 
ma  per  Io  più  dozzinali  ,  l'accompagnava  .  Gli  firon  fatte  fontuofe 
l'efequie  (  portato  prima  però  a  fua  Cafa  abitando  nel  largo  di  Monte 
Calvario  )  e  fu  onorato  da  grande  accompagnamento  infino  alla  men- 
tovata Chiefa  di  S.  Severino  ,  ove  gli  fu  data  quella  Sepoltura  ,  che 
da  lui  era  ftata  eletta  fin  dal  161  f.  ,  alloracche  fece  il  primo  contrat- 
to delle  pitture  di  quella  Chiefa  ,  cioè  28.  anni  prima  ;  effendo  egli 
molto  di  85".  anni ,  nel  1645.  s*  vedono  di  Belifario  moltiiììmi  dife- 


3 1 6      Vita  di  Belifario  Corenzio 

gni  ,  e  nel  noRro  libro  di  difegni  d»  valentuomini  viene  ancora  onoJ 
rata  la  fua  memoria  ;  E  veramente  alcuni  de'  fuoi  mnflimamente  di 
figure  fole,  fono  di  tanta  bontà  ,  che  fembran  di  mano  del  Tmtoretto 
fuo  Maeftro  ;  ad  imitazione  del  quale  ufava  egli  di  difegnare  fu  carte 
tinte  ,  lumeggiate  di  biacca  ,  Pao'ode  Matteis  in  un  fuo  fcritto  dà 
molta  lode  a  Belifario  ;  forfè  f  riflettono  alcuni  )  per  l'uniforme  copio- 
fità  di  opere  fatte  da  entrambi  ;  e  in  fatti  il  noftro  Cavalier  Franctfco 
Paolo  de  Sofimena  folea  chiamare  Paolo  de  Matteis  ,  il  Belifario  de'  tempi  no- 
Matteìs  di- (tri  »   per  molti  accidenti  uniformi:  Ma  palliamo   a   far  copia  dello 
c.e'ci?c  rRe"  fcritto  promefTodiefTo  Matteis  in  tal  fntenza  dettato  , 
nato  in  Re^  Belifario  Corenzio  ,   di  Nazione  Albanafe  ,  una  delle  Colonie^  che 

gno  ,  nt9rrJ  pajfarono  nel  lyegno  di  Napoli  in  tempo  del  Difpoffa  Giorgio  Scander* 
toncradice  bergh  ,  e  proprio  in  alcuni  funghi  della  Provincia  di  Lecce  ,  che  noi 
all'.ifcrizio-  diciamo  Greci  \  Si  approfittò  della  pittura  m  Napoli  ,  avendola  ap» 
ne  Upokf»-  pfrffjn  ial  Tinforetto  in  Venezia  ;  imitando  in  molte  cofe  il  Cavalier 
Giufeppe  di  Arpino  ,  e  vi  riufc)  nella  Chìefa  de'  PK  Teatini,  detta  di 
S..  Paoh  ,  avendo  ivi  dipinta  tutta  la  Tribuna  ,  ed  anche  la  volta  fo* 
fra  r  Aitar  Maggiore  ,  e  fi  portò  cns)  bene  ,  che  al  fuo  tempo  ebbe  tut- 
to l'applaufn  univerfnh  j  per  lo  che  dipinfe  gran  parte  dei  Palagi* 
Reale  a /refe»  ,  come  ancora  il  Palagio  del  Principe  di  S.  Severo  di 
Sargro  ,  e  tuffa  la  grande  ,  e  magnifica  Chiefa  di  S,  Severino,  de'PP; 
Benedettini  .  In  Monte  Caftno  dipinfe  la  Cupola  ■>  e  nella  Cafa  Profffa 
4e*  Gefuiti  (e  tre  fammi'  ,  o  fian  volte  grandi  dilla  Chitfa  ì  una  d  Ile 
quali  a  capion  del  tremuoto  fucceduto  /'  anno  1688.  cadde  allorché 
Cadi  e  la  Cupola  di  palmi  6o.  di  diametro  dipinta  da  Gi  '.  Lanfranco', 
poco  tempo  dopo  fntto  fiate  da  ne  dipinte  ;  Ou»\ìo  Virtuofo  fece  infinite 
opere  ,  e  mor}  di  et)  più  che  ottagenario  d'i>flicijjìma  morte  }  atte* 
foche  mentre  flava  ritoccando  alcune  minuzie  ,  che  alcuni  Critici  gli 
avevano  oppofle  ,  nella  fuddetta  opera  di  S.  Severino  ,  cadde  dal  ta- 
volato -,  quale  non  era  benfatto  ,  e  fin)  mi fer  abilmente  la  Vita  .  Ftt 
bunn  Pittore  ,  ma  difuguaU  ,  facendo  dell'ottime  ,  e  delle  d  boti  ope- 
re ,  Fu  inimiciffìmo  del  gran  JDomenichino  ,  a  cagione  dell'invidia,  e 
maligniti  ,  contro  la  virtù  del  detto  Domenichino  ,  avendo  invidia 
di  tanta  gran  virtù  ,  non  già  per  le  ricchezze  ,  mentrecchè  B'Ufario 
aveva  ammaffato  gran  teforo  ,  per  le  tante  ,  e  grandi  opere  da  lui 
fatte  . 

Ed  ecco  col  ra -conto  che  fa  Paolo  de  Matteis  compiuta  ancor  la 
notizia  dell'opere  di  Belifario  ,  di  cui  altrimenti  non  (apremmo  erfer 
la  pittura  della  Cupola  a  Monte  Calino  }  per  la  qual  cofa  pafTaremoa 
far  parola  de'  fuoi  Difcepoli  ,  che  furon  bensì  molti  ,  ma  pochi  ne 
riufeiropo  ffperti  ;  come  qui  fotto  dimoftreremo  . 

Fra'Difctpoli  di  Belifario  fi  dichiara  lo  fttffo  Maflìmo,fcrivendo  in 

alcu- 


Pittore.  317 

alcune  fue  note  ,  che  egli  apprefe  da  lui  la  facilità  del  dipingere  a  fre- 
feo ;  attefocchè  primieramente  egli  non  facea  fé  non  ritratti ,  e  non 
fola  mente  ignorava  il  dipingere  fu  la  tonaca  ,  ma  nemmeno  faceva 
qnadri  d' iftorie  ,  come  appreflb  poi  fece  ;  Laonde  avanzatofi  mira- 
bilmente nell'arte  ,  volle  ancora  efercitarfi  nel  dipingere  a  frefeo  ,  e 
lo  apprefe  da  Belifano  ,  che  in  quel  tempo  era  famofo  in  tal  genere. 

Luigi  Rodrigo  T  detto  Siciliano  f  che  fin  ora  non  fi  fa  fé  fu  Zio, 
o  fratello  di  Bernardino  Siciliano,  de'  quali  a  parte  fi  fcriverà  la  Vita  , 
Onofrio  di  Leone  ,  che  non  fu  corretto  ,  ne  il  migliore  der  fuoi 
Scolari  ,  come  erroneamente  credono  alcuni  ;  ma  fecondo  h  natura- 
le incl, nazione  ,  col  dono  avuto  dalla  natura  T  riufeì  copiofo  nell'  in- 
ventare; come  pub  vedtrfi  nella  Sagreftia  di  S.  Severino  ,  e  ne*  frefehi 
di  alcune  Cappelle  in  S.  Maria  la  Nuova  ;  Così  in  quella  di  S.  Fran- 
cefeo  ,  come  nell'altra   di  S.  Antonio  da  Padova   egli    figurò  alcune 
azioni  miracolofe  de'  Santi  mentovati  »  benché  fi  dica,  che  in  quella 
di  S.  Antonio  fufTe  ajutato  da  Andrea  fuo  fratello  ,  che  fu  più  ftudio- 
fo»  e  riufeì  miglior  Pittore  di  lui .  Nella  medefima  Chiefa  ,  e  nella 
Cappelle  di  S.  Anna  vi  è  di  Onofrio  il  quadro  compagno  di  quello  del 
Cavalier  B  inafehi  .  Nella  Pietà  de*  Turchini   dipinfe  nella  Cappella 
del  Crocefiflb  varie  azzionr  ,  e  mifterj  della  dolorofiflìma  paffione  del 
Signore  ,  Tanti  b^fti  aver  detto  di  Onofrio  di  Leone  ,  dapoiche   egli 
Hon  fu  Pittore  di' molta  {rima  . 

Andrea  di  Leone  ,  fratello  del  detto  Onofrio  ,  fu  primieramen- 
te della  Scuola  di  Belifario  ,  dove  profittò  della  facililà  ,  e  feracità 
del  Maeftro,  rm  pofeia  invaghitofi  delle  Battaglie  di  Aniello  Falcone* 
palsò  ad  accrefeere  in  quella  Scuola  il  numero  de'  bravi  allievi  di  quel 
raro  Maeftro  ,  che  tutti  riufeirono  Valentuomini  ,come  a  fuo  luogo 
diremo  . 

Michele  Regolia  fu  Siciliano  ,  edanch'  egli  Difcepolo   di  Belifa- 
r'to  T  di  cui  imitò  molto  le  fifonomie  ,  e  gli  andari  de'  panni,  e  riufeì 
uno  der  migliori  allievi  di  quella   Scuola  ,  come    fi  può  vedere  dalle 
fue  opere  a  frefeo  nella  Sagreftia  della  Chiefa   di  S,  Diego  ,  detta  l' O- 
fpediletto,  de'PP.  Francefcani  Oflervanti  ,  e  più  nelle  Morie  dipinte 
tra'  fineftroni  di  detta  Chiefa  dello  Spedaletto  della  Vita  »  e  Miracoli 
del  Santo  mentovato  ,  affai  beneefprelTl  ;  come  an  he  nel  Coro  del- 
la Chiefa  ,  e  nel  Gapitolo,  e  nel  Refettorio  di  S.  Domenico  Maggio- 
re f  ed  in  altri  luoghi  ove  con  fua  lode  ha  dipinto  ,  che  per  brevità  fi 
tralafciano  ;  rimettendo  al  curiofo  Lettore   il    dar  giudizio  delle  fue 
opere  anche  ad  olio,  che  fi  veggono  in  cafe  particolari,  come  in  qui  Ila 
de' Signori  Valletta  Ct  oflérva  di  fua  mano  due  quadretti  in  ovato,  che 
efprimono  Loth  ,  che  fugge  con  le  figliuole  d  111  Città  di  Sodoma  ,  e 
Io  fteflò  umbriaco  con  le  due  figlie  accanto,  che  fon  degni  di  lode. 

Altri 


3 1 8     Vita  di  Belifario  Corenzio 

Altri  molti  Ddcepoli  ebbe  Befano  ,  ma  eh:  poco  onore  gli  fe- 
cero nella  pittura  ,  e  molti  ancora  in  veggendo  la  difficoltà  dell'  im- 
prefa  fi  applicarono  ad  altra  proflflìone  j  impero-che  la  pittura  non 
è  Arte  che  lì  apprende  da  ognuno  ,  ma  folamente  da  coloro  che  ven- 
gono dal  Cielo  datati  di  un  abilità  particolare  per  quella  ;  e  (bpratut- 
todel  dono  della  grazia  ,  fenza  la  quale  farà  Tempre  infelice  un  Furo- 
re ;  tuttoché  vi  ponga  ogni  ftudio  :  come  ben  fu  diffinito  nella  (lam- 
pa dell' infegnamento  dell'  Arte  del  celebre  Carlo  Maratta  .  Perciò  fa- 
rem.)  fol  menzione  di  un  altro  Difcepolo  del  quale  non  so  il  nome  , 
che  dipinfe  il  Chio'lro  de'  PP.  Minimi  di  S.  Francefco  da  Paola  ,  rap- 
preftntando  in  elTj  (  con  franchezza  di  pennello  fé  non  correzione  di 
dilegno)  ì  fatti  ,  e  miracoli  di  quel  portento  di  fantiti  :  E  tanto  baili 
aver  detto  de'  Difcepoli  di  Belfario,dando  p  r  ora  fine  alla  narrazione 
della  di  lui  Vita  ,  con  riportare  il  fuo  Epitàffio  da  noi  prome/ìb  . 

Sieguono   a 

queiti  verfi  Bili  far  ius  Coreuti  ut  ex  antiquo  Ar e adum  lettere  . 

ratini  i  ver-  Divi  Georgii  Ecjttes  ,    intcr  f{egios  StipendarioS  Nfàpoli 

ii  Greci  ,  i  A  pueris  adfeitus  :   depiBo   hoc  Tempio  [ibi  ,  f'uifq\ 

?,*.,  P  r"  Locum  quieti*  vivens  paravit  .    i6if. 

che  ri  mar-  7  • 

mo  è  Ih  ceto 

tanto  il  ver.  EIE  BEAUtAPION  01  MONAXOI. 

(o  efame-  APKAà.H  MEN  E^TXE 

Sp'ewam"  KOPENriON  EIXE  ùE  TAIA 

trotta  divi-  nAPGENOIlH  rPA<i>EX2N 

fo,e  cosi  lori  HPJQTOrÉNHN  ETEFON  . 

da  noi  ri- 
portati jj  no{jj|e  Letterato  D.Prancefco  Galluppo  da  Tropea,eruditiflìmo 
in  lingua  Greca,ha  voluto  anch'  egli  onorare  con  fue  fatiche  i  miei  de- 
deboli  feticr'i  ,  poche  avendo  fcritto  il  riportato  Diftico  Greco  ,  fi  è 
comuiacciuto  anche  trafportarlo  in  Litino  per  intelligenza  di  qu  Ili  , 
che  tale  idioma  non  fanno  ;  dipoichè  credono  alcuni  che  i  vtrfi  Lati- 
ni ,  e  Greci  nel  marmo  fcritti  dicano  lo  Melfi)  ;  ma  non  è  cosi  ,  come 
daila  fpicgazione  di  quello  celebre  Virtuofo  puh conofeerfi  appieno  . 
Verfi  Greci 

.«^'portati  BELISARIO  MONACHI 

m  latino  da 

fcó  ÌìImL       N0B1LIS   ARCAS  ERaT   PICTOR   CORFNS'US  ALTER 
Po  celebre  VERE  PROTOGENES  INCOLA  PARTENOPES  . 

Letterato  . 

Fine  della    Vita   di    Bdifario   Corenzio  Pittore  , 
e  del  Secondo    Tomo . 


AVVERTIMENTO  A4  LETTORI: 


QUefte  due  Vite ,  una  di  Gio:  Antonio  d'  Amato  il  giovanej 
V  altra  di  Mariangela  Crifcuolo  Pittrice  ,  fua  Gonforte, 
per  trafcuratezza  di  chi  avea  cura  della  ftampa  ,  o  per- 
chè fi  -eran  difperfe  ,  non  fi  fono  ftampate  nel  corpo  del  prefen» 
te  fecondo  Tomo  ,  e  nel  luogo  proprio  ove  elle  cadevano  ;  fe- 
condo la  cronologia  de'  tempi  ,  e  delle  età  de'  fcritti  Artefici 
del  difegno  ;  Per  la  qual  cofa  fi  pongono  per  rimedio  all'  ulti- 
mo di  quello  Temo  ,  già  finito  con  la  Vita  di  Belifario  :  Ma 
fappiafi  ,  che  elle  vanno  fituate  alla  pagina  212.  dopo  la  Vita 
di  Francefco  Curia  ,  e  prima  di  quella  di  Girolamo  Imparato  ; 
e  cib  fia  detto  per  intelligenza  de'  Leggitori  ,  ed  affinchè  in 
altra  riftampa  (  fé  pure  avranno  tanto  merito  quefti  libri  )  fi 
debbiano  fituare  nel  luogo  dtferitto  ,  affin  di  ferbare  l' ordina 
cronologico  . 


TOMO  li,  S    s  VITA 


320  ,  m 

V       I       T 

D    I 

GIO:     ANTONIO 

DI      AMATO 

11  Giovane  Pittore. 


As 


Ssai  ben  difle  quel  Savio  ,  il  quale  fece  comprendere  a  Filippo 
Re  della  Macedonia  ,  che  il  buon  efempio  ,  più  di  c^ualll voglia 
ottima  feienza  ,  averebbe  fpintoa  ben  operare  il  fuo  figliuolo  Alefan- 
dro  :  Imperocché  noi  fovente  veggiamo  molti  figliuoli  andare  a  C  uo- 
le  di  ottimi  maeftri  ,  per  apprendere  le  feienze  ,  ed  ani  he  la  morale, 
e  nondimeno  riufeir  poi  diflbluti  ,  e  feoftumati  centra  le  mafllme  di 
quella  Filofofia  de' cui  precetti  fono  (lati  imbevuti  .  Affai  più  dunque 
fuol  giovare  alla  virtù  il  buon  efempio  fenza  le  molte  faenze  ,  che  le 
molte  feienze  fenza  il  buon  efempio  ;  Siccome  appunto  vedremo  ef- 
fere  adivenuto  nella  perfona  del  fecondo  Gio:  Antonio  di  Amato,  il 
quale  per  lo  buon  efempio  domeftico  del  primo  Gic:  Antonio  fuo  zio,; 
nufcì  ancor  egli  un  ottimo  efemplare  di  criftiana  virtù  i  come  nella 
fua  vita  ,  che  fiegue  anderem  divifando  . 
Nafcfca  ti!  Nacque  quatto  virtuofo  Pittore  ,  circa  gli  anni  del  Signore  i  f  j  f, 

Gio:  Anto- da  un  fratello  di  Gio:  Antonio   per  nome  Angelo  Nicola  ,  ancor  egli 
n»  «  Uomo   dibuona  vita.    Appena  t  gli  ufcì  dalla  puerizia,  che  al  zia 

volle  averlo  appreso  di  se  ;  E/Tendo  il  fanciullo  di  bello  afpetto  ,  e  di 
V10:,  ^nt0*  dolci  ,  e  placide  maniere  ,  fui  principio  gli  fece  apprendere  Grama- 
to° '1    Vct-t'ca  '  e  (lu'n^'    lo  applicò  al  difegno  ,  facendogli  continuare,  an  he 
chio  lo  volle  leggere  buoni  libri  ,  e  maJlìmamtnte  la  Sacra  Scrittura  ,  della  qualr 
apprtlib    ci  gli  faceva    egli  ftefìò  ottimamente  la  efplicazione  ;  Conche   venne  a 
sé,  e  li  lece  comunicargli  tutti  quei  buoni  precetti  ,  che  potevano  iftruire  un  fag- 
inltgnaie        •    pjttore      eci  un  ottimo  Criftiano  ;  Con  tali  fondamenti   adunque 
Piuma',        fi  avanzò  Gio:  Antonio    nella  ftrada  della  virtù  ,  e    divenuto  prat.co 
nel  colorire  ,  fece  varj  quadretti  a  richieda   di  perfone  divote  ,  rico- 
nofeendofene  molti  ,  appreflb  de' Signori  Galeoti  ,   Salerno  ,  ed  altri, 
e  la  prima  immagine  ,  che  egli  fece   della  Reina  de'  Cieli  ,  la  dipinfe 
in  dì  di  Sabato  ,  dopo  efferfi  confettato  ,   e  cibato  del  pane  degli  An- 
gioli :   Imitando  ambe  in  quello  il  fuo  divoto  Percettore;  E  quello 
tfemp.o  veramente  dovtrebbe  efiere  feguitato  da  ogn'  uno  ,  che  di 

qualun- 


Pittore.  321 

qualunque  fcienza  Volefle  fare  acquifto  ,  dapoichè    il  principio  della 
vera  Capienza  è  il  Santo  timor  di  Dio.   Crefciuta  dunque  la  fama  del- 
la bontà  così  delh  vita  ,  come  dell'  opere  di  pittura,  Gio:  Antonio  il 
Giovane  ,  che  così  era  nominato  a  diftinzione  del  zio  ,    fece  per  alcu-  Qpsie  di 
neChiefe  tavole  di  Altari  ,  delle  quali   non  fi  fa   qui  menzione  ,  pei  di  Gio:  Art- 
eflerfi  modernate  le  Chiefe  ,  e  fattivi  nuovi  quadri  da  moderni  Pit-  tonio  in  va- 
tori  ,  come  per  ragion  di  efempio  nella  Ghiefa   di  S.  Spirito  di  Palaz-  ri?  Chielc  . 
20   era  un  quadro  della  Madonna  del  Rofario  ;  Ma  ampliandofi    a  dì 
noftri  i  Cappelloni  della  Tribuna  ,  vi  fece  ultimamente   il  rinomato 
Luca  Giordano    il  bel  quadro  ,  che  vi  fi  vede  .   Andb   Gio:  Antonio 
acquiftando  con  la  continuazione  del  pennello  un  dolciflìmo  colorito, 
nel  quale  per  comun  giudizio  veune  a  fuperare  il  fuo  Maeftro  ,  e  Zio, 
laonde  da  per  tutto  fentivafi  le  lodi  del  giovane  Gio:  Antonio  ;  e  cer- 
tamente molto  gli  valfe  la  buona  fama    del  fuo  vivere  coftumato  ,  a 
fargli  ottenere  dall'  opere  di  confeguenza  ,  e  di  lucro  ,  come  appun- 
to fu  quella  del  quadro  della  Chiefa  di  S.  Maria  Vifita  poveri ,  come 
dal  fatto  ,  che  fiegue  . 

Nrll' anno  1 5-71.  alcuni  fanciulli  affiffìro  una  Imagine  Rampata         _ 
della  B.  Verdine  nella  puhlica  flrada  ,  che  ora   di  Vifita  Poveri  viene  ^'S10,  ?"" 
appellata  ,   chiedendo  limoline  e  chiunque  panava  ,  per  onorarla  con  magjne  del- 
lampade  ,  e  con  cerei  ,  e  mentre  cib  facevano  ,   accadde  ,   che  pafsò)a  Madonna 
per  quella  flrada  un  Uomo  d^  bene  ,  chiamato   Silveflro  Tizzano  ,   il  di  Vi<:cjpo- 

quale  interrogando  que.  fanciulli,  cofa  volefT-ro  fare  de!  di  più  del  da- YerI'  e."c  '* 
^  l  *        1  11     '  1  11  j  11.     i-  1:  C.    fondazione 

naro  ,  che    accanzava  dalla  compra  delle  cere,   e   d'11  olio,   g'1  m  jc][a  fUa_-» 

prontameate  nfpoAo  ;   che  eglino   ponean   da  parte  l'avanzo  per  far  Qiiela. 
compra  d'una  b-  Ila  pittura  della  Madonna  ,   e  toglier  via  quella  figu- 
ra di  carta  ;   Ma  il  pio  Silveflro  difle  ,  che  farebbe  flato  fuo  il  penlìero 
di  far  loro  avete  una  belliffima  immagine  dipinta  da  Gio:  Antonio  di 
Amato  ,  ponendovi  del  fuo  il  compimento  del  prezzo  conveniente  al- 
la Pittura  ;   diche   rendendogli    infenite    grazie,   ed    tffendo   appien 
contenti  quei   fanciulli  ,   fece   Silveflro  dipingere  il  quadro   da  Gio: 
Antonio,  che  era  venuto  nella  buona  fama  per  tali   divote  Immagini 
di  noftra  Donna  ,  come  abbiam  divifato  .   Compiuta  ,   che  fu  quella 
tavola    venne  collocata  con  gran  fella  fotto  una  volta  ,  nel!"  cafe  del 
Tizzano  med^fimo  ,   che  ivi  preflb  (lavano  fituate  ;  ed  ivi  ftiede  mol- 
ti anni  ,  cantandovi!!  le  litanie  ,  ed  altre  orazioni  ogni  fera  con  gran 
divozione  .   Eflendo  dunque  quella  crefciuta  ,  e  concorrendovi  anco- 
ra molte    perfone    di  altre   crntrade  ,    alcuni  vecchi  parenti  di  quei 
giovani,   che  già  fanciulli  la  bella  tavola  aeevano  ottenuta  ,  in  com- 
pagnia loro  ,  e  di  comun  parere  la  collocarono  in  una  camera  terrena 
che  da  noi  dicefi  volgarmente   Baflb   della  medefima  flrada  ;   E  vi  fe- 
cero Maturi  ,  che  noi  chiamamo    Governadori  ,  i  quali  diriggdR*o, 

S  s     a  e  am- 


322     Vita  di  Gio: Antonio  d'Amato 

e  ainminiftraflero  quella  fanta  opera  ,  imperciochè  crelcendo  tutta 
via  il  concorfo  dei  Fedeli  ,  per  le  continue  grazie  ,  che  il  Signore  fi 
degnava  difpenfare  a' divoti  ,  per  mezzo  di  qutlia  Immagine,  e 
crefcendo  la  divozione  ,  crebbero  anche  le  limoline  ,  a  legno  taie, 
che  ogn'anno  celebrando  con  b-Alo  apparato  la  fella  ,  maritavano  due 
o  tre  povere  donzelle  ,  fovvenivano  altre  perfone  povere  vtrgogncfe; 
Laonde  tutto  dì  crefcendo  co' divoti  ,  ancora  più  le  limofine  ,  dopo 
aver  mutato  altri  luoghi  ,  alla  perfine  i  Governadon  comprarono  nel 
.  i  599.  l'edifìcio  della  Vecchia  Regia  Dogana  ,  ove  trasferirono  con 
foltnne  proceiTìone  la  Santa  Immagine  m.racolofa  ,  e  nei  1 604.  fatto- 
vi una  fpezie  di  Moniftero  ,  o  fi  a  Confervatorio  ,  vi  ricevettero  al- 
quante povere  Crinelle  :  Or  quella  medelìma  Immaggine  vedefi  ;di 
prelente  collocata  full'  Aitar  Maggiore  della  Chicfa  di  S.  Maria  Vifi- 
tapoveri  i  Così  appellata  dal  Soccorfo  ,  per  fuo  rr.tzzo  dato  alle  an- 
zidette vergognofe  perfone  .  Non  è  ella  però  quefta  tavola  delle  mi- 
gliori opere  ,  che  facefTe  Gio:  Antonio  ,  perciocché  ancora  egli  non 
aveva  acquiftata  la  bella  maniera  ,  che  poi  con  grandezza  di  tare  ,  e 
con  dolcezza  di  colorito  con  tanta  fua  lode  condurle  a  gran  peifcz^o- 
ne  5  Ritenendo  ancora  quella  pittura  affai  della  prima  maniera  di  co- 
lorire di  Gio:  Antonio  fuo  Zio  .  Ad  ogni  modo  vi  fi  llorge  Io  Audio, 
e  l'amore  con  cui  egli  cercava  di  animare  le  fue  pitture  ,  oltre  alla 
divota  bellezza  ,  che  fi  feorge  in  tutta  la  tavola  ,  eflsm'ovi  nel  piano 
S.  Andrea  Apoftolo  ,  e  S.  Gregorio  Papa  ,  chi  hanno  in  mezzo  l'Ani- 
me del  Purgatorio  ,  vedute  in  lontananza  . 
P«r  Confi  Continuando  Gio:  Antonio  i  fuoi  Studj  dopo  ia  morte  del  caro- 

lilo di  Gio:  21°  »  e  fecondo  il  configlio  datogli  da  Gio:B;rnardo  Lama,  già  valente 
Berciando      Dipintore  fcuidalzio  prima  di  morire  era  flato  raccomandato;  la- 
Lama  nv-     fciò  egli  la  fua  prima  maniera  ,  e  con  tutto  lo  fpir.to  fi   volfe  a  fure 
g  no_ro    a_»    aCqUi({0  c}j  un  colorito  dolce  sì ,  ma  che  nepli  feuri  avelie  la  fua  unio- 
ne  ,  onde  riluttane  un  tondo  ,  e  ben  mteto  rilievo  ,  a  tale  fu  le  figure 
difiaccate  più   tolto  dalla  Tavola  ,  che  dipinte  appannerò  .  Crebbe 
adunque  da  per  tutto  il  nome  di  Gio:  Antonio  ,  e  la  fama  che  miglior 
del  Zìo  egli  fofTe  nella  pittura  riufcito  ,   e  perciò   gli   furono  allogate 
dalle  nobili  Monache  di  S.  Patrizia  fucceflìvamente   tre  tavole  d'Afta, 
re  t  da  colio:arfi  nella  interiore  loro  Chiefa  ;  e  propriamente  quella  , 
ove  il  Corpo  della  Gloriofa  Santa  ripofa  ,  e  che  fi  apre  al  concorfo  dej 
Fedeli   due  volte  l'anno,  cioè  una  addì  27.  Agofto  ,  Celcbrandofi  a* 
26.  ia  fella  della  medelima  »  e  1'  altra  in  Giovedì  ,   e  Venerdì  Santo 
coll'occafione  de' Sepolcri  e  dello  efponerfi  alla  publica  venerazione  un 
dei  chiodi  con  cui  fu  confitto  in  Croce  il  Redentore  ,  ed  una  Spina  di 
Sua  corona  ,  oltre  all'  altre  infigne  infinite  Reliquie  .  In  uno  de'  (i\d- 
detti  quadri  ,  fi  vede  la  morte  della  B.  V. ,  circondata  dagli  Apolidi 

in 


Pittore.  323 

in  atti  dolorofi  ,  e  piangenti ,  e  ridi  ripartimene  laterali  ci  dipinfe  S.' 
Luca  ,  e  S.  Gio:  Batcifta  ;  nella  Sommità  in  mezzo  la  Coronazione 
d  Ila  Vergine  Glonofa  ;  e  dai  Iati  S.  Placido  ,  e  S.  Antonio  da  Pado- 
va .  Nella  predella  figurò  la  Rifurrezzione  del  Signore  nel  mezz- ,  e 
dai  lati  la  Tua  Nafeita  ,  e  V  adorazione  dei  Santi  Maggi  ;  In  un'  altra 
Cappella  efpreffe  la  B.  Vergine  in  gloria  di  Angeli  ,  e  nei  ripartimene 
S.  Gio:  Battifta  ,  e  S.  Pietro  Apofiolo  ,  figurò  nell'altra  due  Sante  Ver- 
gini ,  e  nella  predella  di  cfla  figurò  varie  azioni  della  Vita  del  noftro 
amabilifsimo  Redentore  affai  graziofe  ,  e  con  buon  gufto  condotte  . 
Fece  dappoi  per  la  Cappella  di  S.  Andrea  ,  eretta  nel  Cortile  di  S.Pie- 
tro ad  Aram  la  tavola,in  cui  fi  vede  una  gloria  di  belli  Angioli  con  la 
B-  V.  ,  e  nel  piano  S.  Andrea  ,  e  S.  Francefco  d'  Afsiii  .  N  I  Banco,  e 
Monte  de  Poveri  fituato  pretto  i  Regij  Tribunali  ei  dipmfe  la  Tavola 
che  fi  feorge  full'  Altare  della Chiefetta  ,  ch'è  davanti  la  Congrega- 
rione  nel  mezzo  della  quale  figurò  Giesù  fanciullo  nell'  età  di  fette  , 
ovvero  otto  anni  all'  impiedi  (opra  un  Monti<-ello,e  dai  lati  la  Santiffi- 
mi  Madre,  con  S.Giufeppe  ingmechioni, raccomandandogli  un  popolo, 
che  lino  alla  cintura  fi  vede  alfai  bene  efpreilo  ;  eifendovi  dille  tefte 
belliifime,  a  guifa  di  Ritratti  ,  così  vivi ,  e  così  ben  coloriti  ,  che 
pajono  più  tofto  dipinti  col  fangue  ,  che  col  colore  ,  e  fi  accollano  af- 
fai alla  maniera  Tizianefca  .  Nella  parte  fuperiore  vi  è  1'  Eterno  Pa- 
dre ,  collo  Spirito  Santo  ,  e  gloria  di  Angioletti  così  dolcemente  co- 
loriti ,  che  ben  fi  conofee  quanto  egli  avelfe  voluto  emulare  ,  e  Gio: 
Bernardo  Lama  ,  e  Francefco  Curia  ,  e  più  Ippolito  Borghefe  nella 
vaghezza  dei  colori,  al  quale  fentiva  dar  m.lle  lodi  per  la  gran  tavo- 
la cipolla  nella  Chiefetta  del  Sacro  Monte  della  Pietà  ,  ove  aveva  que- 
gli effiggata  1'  AfTunzione  della  Vergine  con  gl'Apoltoli  egregiamente 
dipinti  intorno  al  Sepolcro  . 

Ancorché  quella  Tavola  di  Gio:  Antonio  fia  molto  ben  dipinta  , 
e  con  vivezza  di  colore  condotta  ,  ad  ogni  modo  ella  non  finilce  di 
piacere  all'occhio  di  un  intelligente  Pittore  ,  defidtrandovifi  miglior 
pintura  ed  atteggiamento  in  qualche  figura  ;  come  in  quella  del  San 
Guif  pps  ,  la  quale  fecondo  il  mio  debole  intendimento  ,  fi  averebbe 
potuto  migliorare  .  Nella  Tavola  però  ,  che  fiegue  potrà  qualunque 
P.ttore  ,  o  dilettante  ,  che  fiafi  appagar  compiutamente  il  fuo  gufto  , 
poiché  non  vi  ha  cofi  ■  ehe  apra  il  mimmo  compo  alla  Critica  ,  e  que- 
lla è  la  bella  Tavola  del  Maggior  Altare  della  Chiefi  del  Monte  delli 
Poveri  Vergcgnofi  ,  fituato  nella  Strada  Toledo.  In  quella  Tavola 
dico  vede  fi  effigiata  la  Reina  dei  cieli  ,  che  flando  dritta  in  piedi  ,  ha 
in  braccio  il  fuo  divino  figliuolo  ,  e  vien  corte°piata  da  ploria  d'  An- 
gioii  dai  lati  ,  ed  anche  al  di  fotto  delle  nuvole  ,  (opra  delle  quali  ella 
pofa  j  iono  inginocchioni  alcuni  Angioli  di  filònomie  ,  e  di  bellezza 

vera- 


3  24    Vita  di  Gio: Antonio  d'Amato 

Veramente  divine  *  ed  in  Comma  tutta  quella  pittura  e  condotta  eoo 
efqujfito  difegno  ,  con  bella  Idea  ,  e  con  dolciffimo  colorito  ;  Laonde 
avendo  Gio.'Antonio  adempiuto  cosi  bene  in  quell'opera  tutti  i  precetti 
dell'  arte  ,  merita  ,  che  gli  fi  dia  tutta  la  lode  *  eh*  pub  meritare  un 
Artefice  d'  un?  opera  belliilìma  ;  E  benché  fia  degno  di  lode  il  quadro 
di  S.  Ignazio  Lojola  ,  che  fi  vedeva  efpofto  nella  Chiefa  di  S,  Giufeppe 
alla  riviera  di  €hiaja ,  detta  S.  Giufeppiello  de'  PP.  Ciefuiti,  che  cer- 
tamente può  dirfi  una  beli'  opera  delfuo  pennello  cosi  per  lo  buono 
accordo ,  come  per  lo  componimento  ,  e  per  l'  efprelllone  divota  ,  zi 
ogni  modo  però  vi  fono  in  elfo  alcune  cofe  ,  che  veramente  potrebbe- 
ro efler  migliorate .  In  quella  Chiefa  vi  era  eziandio  un  altra  pittura  di 
Gio:  Antonio  ,  ma  per  una  rimodernazione  di  Cappella  ne  fu  tolta  ,  e 
trafportata  ne'  corridori  ,  o  fian  dormitori  di  fopra  . 

Il  quadro  della  feconda  Cappella  della  Chiefa  di  S.Domenico  Magi, 
giore  ,  ove  vi  è  effigiata  la  B.  Vergine  col  Bambino  in  piedi  su  le  nu 
vole  ,  mentreche  ella  porge  la  pianeta  a  S.  Reginaldo  ,  ovvero  S.Pie"! 
tro  Nolafco  ;  efTendovi  di  feconda  veduta  S.  Raimondo  ,  che  varca  i 
Mare  su  la  tonaca  ;  qu.fto  quadro  dico,  da  alcuni  pratichi  pro- 
feflori  vien  ftimato  una  delle  beli'  Opere  di  Gio:  Antonio  ,  benché  fia 
alquanto  di  maniera  diverfa  .  Nelli  Chiefa  di  S.  Margarita  ,  detta  S, 
Margaritdla  delle  Monache  fopra  1  Regi  Studi  ,  vj  è  di  Gloc  Antonio 
il  quadro  ,  che  rapprefenta  1'  Immacolata  Concezione  di  Maria  dipinta 
con  bel  colore  ,  al  fuo  folito  ,  e  con  di  vota  efpreflìva  , 

Poche  altre  Opere  di  Gio:  Antonio  fi  veggono  efpofte  al  publico  ; 
e'ICavalier  Malfimo  nota  una  tavola  in   S.  Nicolò  detto  alla    Doga- 
na ?  ove  fi  vede  effiggiata  la  Madonna  della  Redenzione  ,   e  S,  Barba» 
ra  ,   con  altre  figure  com'an  he  altre  Tavole   in   S.  Margaritella  ,  e 
nella  Chiefa  nuova  ,  ma  io  txltone  quella  ,  che  tuttavia  fi  vede  ne!la 
Chiefa  mentuata  di  S.  Nicolo  ,  non  ho  potuto  rinvenire  alcuna  dell'al- 
tre due  ,  fé  pure  una  non  è  quelia  ,  che  rapprefenta  la  depofizione  di 
N.  S.  dalla  Croce  ,  la  quale  vedefi  fra  gli  altri  Celebri  quadri  nell'in- 
figne  Sacreftia  della  Chiefa  Nuova  de  PP.  dell'  Oratorio  detti    Girola- 
mini  :,  L'ultima  opera  notabile  di  Gio:Antonio  fu  il  quadro  di  S.Tom- 
mafo  d'  Aquino  ,  che  fi  vede   nell'  Altare   della  fua  Cappella  ,  nella 
Chiefa  dedicata  a  tal  Santo  de'Frati  Predicatori»  benché  fia  fiato  ritoc-r 
cato  da  altro  Pittore  per  eflerfi  annerito  e   guafto   da  un   incendio  di 
Frafihe  fituate  nel  gradino  davanti  al  quadro  ;  Dapoicchè  non   guari 
di  tempo  oppreifo  da'  mali  ,  che  pativa  ,  rendè  1'  anima  al  fuo  Crea- 
tore nel  i  598.1afciando  fama  di  sé  d'  Uomo  da  bene  per  le  virtù  Cri- 
filane  ,  e  di  virtuofo  Pittore  ,  per  V  Arte  della   Pittura  ;   ficome  at- 
tefta  con  fua  onorara  teftimonianza  il  Cavalier  Malfimo  anzidetto  con 
le  fi guenti  parole  ,  ch'egli  fcrive  dopo  aver  dato  le  notizie  fopranar- 
rate  di  Gio:  Antonio  Zio.  Fu 


Pittore.  325 

Tu  I>ìfcif>olo  di  G:'o\  Antonio  »  Gio'.  Bernardo  Lama  ,  che  riufcì 
famofo  Pittore  ,  al  quale  ejjendo  già  valentuomo  raccomandò  Gio:  An- 
tonio ftto  Nipote  ,  che  poi  anche  fu  vaknt' 'uomo  ,  e  f  ce  cofe  belle  ,  io, ne 
anche  fu  buon  Crijiiano  ,  il  quale  fece  la  2  avola  all'Altare  Maggiore  di 
Vifita  povsri  alli  figliuoli  prima  ,  e  poi  ad  un  divoto  Prete  ,  chiamata 
D.  Gio:  Battijla  AT.  . .  •  ,  che  era  /tato  prima  molto  fgherro  .  Cosi  fece 
la  'Tavola  della  Madonna  della  Redenzione  a  S.  Nicola  ,  dove  vi  è 
S.  Barbara  &c.  a  S.  Margaritella  un'altra  Tavola  ,  alla  Chiefa  nuo- 
va un  altra  anche  di  Altare  alla  Chiefa  ,  ed  al  Banco  de'  Poveri  con 
Giesù  Fanciullo  ,  e  molte  figure  ,  e  con  altre  balle  opere  da  fuo  pari  » 
ed  infine  venne  a  morte  circa  il  1  f  98.  ,  ejjendo  fato  da  me  conofciuto 
}>er  uomo  da  ben?  ,  come  era  il  zio  da  me  foprafcritto  . 

Ebbe    Gio:  Antonio    per    (uà  Donna   Mariangiola  Crifcuolo , 
celebre  ancor  ella  nella  pittura  ,  di  che  nella  di  lei  vita  fi  farà  parola; 
e  procreò  con  lei  alcuni  figliuoli  ,  de'  quali  non  viflero  fé  non  che  due 
femmine  ,  ed  un  fol  maichio,  il  quale  attefe  prima  alle  lettere  umane  * 
e  poi  alla  profeifione  legale  ,  di  cui  a  noftri  giorni  vivono  gli  onorati 
pofteri  ,  che  molte  notizie  ne  han  dato  ,  efiendo  gli  altri  figliuoli  pre- 
morti al  Padre  ,  ed  infra  quefti  uno   dell'età   di  venti  anni    in  circa  , 
che  fi  era  applicato  alla  pittura,  e  gran  progredì  in  poca   età  fatto   vi 
avea  ;   la  qual  morte  portò  a  Tuoi  Genitori  afflizione   infinita  ,  ficco- 
me  grandiifimo  cordoglio  a  tutti  i  fuoi  conofcenti  ;  le  femmine   furo- 
no onoratamente  collocate  ,  e  viflero  molt'anni   con  la  virtuofilfima 
Madre  ,   che  da'  loro  Spofi  era  amata  ,  e    riverivano  con  filiale  amo- 
re ,  non  folo  per  la  Virtù  della  Pittura  ,  ma  perchè   era  altresì  fpec- 
chio  *  ed  efimpio  di  Criftiana  bontà  . 

Una  delle  figliuole  di  Gio:  Antonio   ebbe   dal  fuo   matrimonio 
più  figliuoli  ,  e   fra  quefli  uno  ,  che    fi  chiamò  Domenico  ,   il  quale 
ria  naturai  gemo  inchinato  al  difegno  ,  difegnava  su  quante  carte  gli 
Venivano  in  mano  ;  e  non  avendone  empiva   le  pareti   di  fantocci  : 
tantoché  da'  parenti  ne  rilevò   più  volte  buffonate   per  averli    mala- 
mente imbrattati .  Coftui  con  la  direzione  di  Gio:  Antonio  fuo  Avo, 
che  ancor  vivea  ,  fi  avanzò   nel  difegno,  e  morto  quello  ,  con  quel- 
la della  fui  Nonna  Mariangiola  Crifcuolo  ,  che  benché  avefle  perdu- 
ta la  virtù  vifiva  per  vecchiezza  ,  ad  ogni  modo  cercava  con  i  confi- 
gli  di  lunga  efptnenza  ,  iftradarlo  a  bene   operar   le  noftre  arti  :  ed 
altresì   da  alcun  Pittore  fuo  conofeente    faceva  dirigerlo   nelle  mag- 
giori difficoltà.  Ma  il  figliuolo  ,  moflo  da  un  genio  naturale  ,   fi  po- 
tè a  modellare  di  creta  varie  figure  ,  dentro  ornamenti   di  arabefehi. 
Quandi   avanzandoli  con  l'età  il  fapere  ,  modellò   con  tanta  pratica  , 
che  fu  nchiefto  dell'  opera    fua   per  varie  Chiefe  ,  per   adornamento 
di  quelle  i  dove  varj  lavori  di  ftucco   vi  fece  sì  di  fogliami  ,  come  di 

tefte 


326     Vita  di  Gio: Antonio  d'Amato 

tede  di  Cherubini ,  ed  altresì  di  Angioli ,  e  Putti ,  che  eran  condotti 
con  buona  pratica  ,  e   ragionevol   dilegno  :  De'  quali  lavori   ancora 
fé  ne  veggono  ,   in  alcune  Chiefe  ,  che  da  quii  tempo    non  fono  (late 
di  nuovo   riedificate  ,  o    alla  moderna   abbellite  :  ne  di  coftui   altra 
notizia  abbiamo.  Così  de' modellatori  di  Plaftica  ,  e  Artefici  di  Scul- 
ture di  ftucco  ,  molti  ne  abbiamo  avuto  ,  ma  per  non  faperne   il  no- 
me,e  l'opere  diftinte  non  se  ne  fa  da  noi  alcuna  menzionete  ciò  accade 
per  la  più  volte   replicata   negligenza   de'  noftri  patrioti   Scrittori  * 
che  privaron   la  Patria  ,  e  gli  Artefici  dell'utile,  e  della  lode   meri- 
tamente dovuta  ail'  opere  loro  .   Che  benché  elle  non  fu/Tero  di  quella 
perfezione  ,  che  al  prefente   fi  veggono  l'opere   de'  moderni  Maeftri  di 
Scultura  ,  nelle  quali  ,  oltre  la  belliilìma   idea  del  ritrovato  ,   fi  vede 
la  bc;lla  molla  della  figura  ,  e'1  vago  attegiamento  di  elTa  ,  con  le  belle 
moderne  pieghe  de'  panni  ,  che   migliorar  non  fi  pofiono  :  Con  tutto 
ciò  fono  degne  di  lode  ,  per  efier  lavorate  con  diligenza   e  amore  ,  ed 
hanno  in  loro  qusft'  opere  (  intendendo  di  quelle  de'  Maeftri  più  ragio- 
nevoli j)  certa  fodezza  ,  e  proprietà  ,  che  alcune  volte  manca  in  alcune 
delle   moderne;  tuttoché  elle  fiano  più  feconde  d'invenzioni,  e  di 
nuovi  aggiunti  ,  e  maiTìimmente  negli  ornamenti  ;  a' quali   è  adive- 
nuto, che  alcuni  ornamentifti  così  Pittori,  che  Stuccatori  ,  avendo 
voluto  aggiungere  molte  cofe  ,  fono  venuti  a  far  l'opera  trita  ,  e  con 
ciò  toglier  da  elle  la  fodezza  ,  e'1  decoro  ,  che  fi  richiede  ad  opera  ve- 
ramente compiuta . 


fine  della    Vita   di  Gioì  Antonio  d' Amats 
il  Giovane  Pittore  , 


3*7 

A 

D    I 

MARIANGIOLA 

CRISCUOLO 
Pittrice. 

SE  io  qui  regirtrar  volerti  il  gran  numero  di  Donne  Illuftri,che  le  noi 
bili  arti  del  difegno  efercitarono  ,  troppo  in  vero  mi  converreb- 
be interrompere  la  narrazione  de'noftri  artefici  3  Imperciocché,  molte 
negli  antichi  ottimi  fecoli  ebbero  il  vnnto  di  perfettiifime  nella  Pittu- 
ra ,  come  Timarete  ,  Irene  ,  Marfia  ,  ed  Ariftarete,  e  ne' tempi 
più  moderni  Properzia  de  Rolli  ,  Lavinia  Fontana  ,  e  Irene,  difce- 
pola  del  gran  Tiziano,  e  tralafciando  la  V&rotari  ,  laTintoretta  ,  la 
Garzoni.,  ed  altre  ;  faremo  dunque  paiTaggio  a  narrar  (blamente  i 
pregi  di  Mariangela  Crifcuolo  ,  che  col  fuo  pennello  recò  tanto  lu» 
flro  a  se  fte/Ta  ,  ed  alla  Patria  ornamento. 

Nacque  quella  virtuofa  Donna  circa  gli  anni  i^S.  nella  Città  Nafclra  di 
di  Napoli  da  Gio:  Filippo  Crifcuolo  ,  fecondo  l'opinione  de'  più,  ben-  Manangio- 
chè  il  ©avalier  Maffimo  Stanzioni  ponga  jn  dubbio  ,  se  da  lui,  o  dal      ^    "jja 
fratello  Gio:  Angelo  ella  nafcefTe  .  E/Tendo  ancora  picciol.tta  ,  ella  era  Pùcura   in- 
condotta  dal  Padre  ,  che  teneramente  limava  ,  in  tutti   que'  luoghi  ,  fin    <ialk_» 
ov'  egli  lavorava  ,  o  che  fuoi  lavori  condur  faceva  i  per  la  qual  cofa,  fu*  fanciuj- 
cominciò  da  fanciulla   ad  avere   un  g«nio  particolare  per  la  pittura i  ie2za> 
e  fecondandola  così  il  Padre  ,  come  il  2io  ,  com  nciò  altresì  a  dife- 
gnare,  e    ad  apparare  i  precetti   dell'arte.  Pervenuta  poi  agl'anni 
della  adolefcenza    fi  diletò  di  mufica  ,   in  grado  tale  ,  che    poche  nel 

cantare,  e   nel  fonare    la  pareggiavano  ,  laonde  divenne  la  delizia,    _.     ...     , 

/-,,,_.  1     i-    1    •  •       •  j-      j'      .Si   dilettò 

non  10I0  de  Genitori  ,  e  degli  altri  congiunti  ,  ma  eziandio  di  tutti  Q3tltue    ;„ 

coloro,  che  avevano  la  forte  di  praticarla  >  quindi  pervenuta  all'età  Muiìca  per- 
di tor  marito  ,  era  da  molti  defiderata  ,  ma  ella  fdegnando  il  nodo  fittamente, 
maritale  ,  tutta  era  intenta  all'  acquifto  della  mufica  ,  e  della  pitturai 
A  lungo  andare  prevalfe  però  l'amore  verfo  la  feconda  ;  Sicché  eferci- 
tando  i  colori  pcco  alla  mufica  attendeva  ;  Infomma  Mariangela  col 
fuo  lungo  ftudio  ,  e  col  fuo  maravigliofo  talento  ,  fece  delle  belle  pit- 
TOMO   11.  T     t  ture 


328     Vita  di  Mariangiola  Grifcuolo 

ture  per  varie  perfone  ,  e  perchè  aveva  per  dote  particolare  il  far  bene 
i  ritratti  ,  molti  alle  Tue  conofcenti  ne  fece  ,  ed  anche   a  qualche  Si- 
gnora, che  invaghita  della  fua  virtù  ,   voleva  di  nv,n  di  lei  efllre  effi- 
giata; onde  riportonne  onoratiflìmipremj  ;   e  tanto  crebbe  il  (uo  no- 
me ,  che  non  potendo  i  fuoi  parenti  più  refiftere  alle  richiede  di  colo- 
ro ,  che  la  defuleravano  per  ifpofa  ,  la  perfuafero  a  maritarfi  con  qual- 
che onefio  giovane  ,  che  folle ,  di  fuo  piacimento  ;  Fra  tanti  che  am- 
bivano le  fue  nozze  ,  uno  era  Gio:  Antonio  d'Amato   il  Giovane  ,  il 
quale  eflendo  in  buona  fama  per  l'arte  della  pittura  ,  ed  in  buon  con- 
cetto d'Uomo  coturnato    e  da  bene  ottenne  da' parenti   la  bella  ,  e 
virtuofa  pittrice  ;  inclinandovi   ancor  ella  ,  così   per  le  di  lui  ottime 
qualità,  come  per  efTer  quello   della  medefima  profeffione;  Laonde 
viflero  infieme  con  indiflblubile  ,  e  reciproco  amore  ,  e  maffimainen- 
te  nell' adoperarfi  nella  pittura  ,  porgendoli  f.ambievolmente  iconfiV 
gli  ,  e  gli  ajuti  .  L'opere  di  quella  maravigliofa  Pittrice  fon  tali  ,   che 
poche  di  quelle  de'  tempi  fuoi   le  poflano  andare  innanzi  ;  E  per  veni- 
re al  particolare  ,   fulla  porta  piccola  della  Chiefa  di  S,  Giufeppu  Mag- 
giore vedefi  di  lei  una  tavola  ,  che  fa  lunetta  ,   con  cntrovi  il  tranfito 
EffendoiS  in  della  B.  Vergine  ,  e  gì'  Apoftoli  intorno  a  lei  ,  ove   fi  feorge   affai    la 
pIT  n  jCp~  man'era  di  Gio:  Filippo  fuo  Padre  .   In  detta  Chiefa   parimente    dicefi 
!)10  m0i;jer.  aver  ella  copiato  una  Immagine    della  Madonna  della   Purità.  Nella 
nata  la  d.  Chiefa  di  Giesù  *  e  Maria  feorgefi  anche  una  tavola,  in  cui  ella  efpreire 
Chiefa  )a_j  noftra  Donna  con  molti  Santi  ,  ed  in  S.  Nicola  detto  a  Piftafo  ,  la  ta« 
favela   del  voja  dell'  Altare  maggiore  credefi  rifatta  da  lei  ,  e  non  dal  Padre  ,  co- 
deJlaB  V  rne  v'en  l'ett0  ^a  a'tr'  »  Così  in  Santa  Maria  la  Nuova, la  tavola  con  la 
eftata*iaA  &  Vergine  ,   coi  Bambino  ,  e  molti  Santi  dipinta  con  tal  frtfchezza 
portata  nei  di  colore  ,  che  è  cofa  maravigliofa  ,   fé  fi  confiderà  il  tempo  in  cni    fu. 
Ja  Sagre-     dipinta;   Egli  è  ben  vero  ,  che    il  mentovato   Cavalier  Maifimo  in 
al'3»-*»*     alcune  fue  memorie  ,  dice,  che   eflendo  così  quefta  defentta  tavola 
fi  tede.       come  qnella  ,  che  vedefi  in  S.  Severino   di  ftile  affai  migliore  delle  al- 
tre opere  fue  ,  poffa  conghietturarfi  ,   che  elle   fi  a  no  fiate   ritoccate  da 
più   moderno  Pittore  .  Ma   comunque    la  cofa  fia  ,  egli  è  vero  ,  che 
fempre  Mariangiola  merita  lode  ,  così   per    lo  componimento    co- 
me per  lo  difegno  ;  Venendo   anche    iodata   dal  medefimo  Cavaliere 
d*  una  frtfchezza    di  colore  inarrivabile,  come  dal  fuo  11 ritto  ,  che 
fiegue  . 

Si  dice  ancora  i  che  Mariangiola  fu  figli '&  Ai  Grò:  fi  lippa  Cri- 
fcuolo  1  e  certi  dicono  nipote  1  figlia  di  Gio:  Angelo  ,  ma  lei  fu  moglie 
di  Giù:  Antonio  d 'Amato  ,  /Vipote  del  vecchio  ,  dove  che  non  volevi 
maritarfi ,  ma  lui  per  la  viriti ,  e  bonth  l'ebbe  in  fpofa  ,  e  lei  fonava  t 
t  cantava  bine  ,  maglio  di  tutti  »  WM  lei  fu  valente  nella  pittura  ,  e 

certe 


n 


Pittrice.  329 

Certe  volte  meglio  dì  luì  ,  come  fi  vede  alla  tavola  a  de  fu ,  e  Maria\ 
con  la  B.  V.  con  varj  Santi  ,  l'altra  a  S.  Nicola  a  Pijiafio  a  me  pare 
fua  ,  e  non  del  Padre  .  Vna  delle  prime  opere  ,  è  il  tranfito  della. 
B.  V.  con  gì'  Apofiolì  a  S.  Giufeppe  Maggiore  ,  dove  ci  è  la  Madonna 
della  Purità  in  detta  Chìefa  ,  con  altre  Madonne  fintile  i  Ma  a  S.  Se- 
verino ci  ^  una  gran  ta:  ola  [uà  col  depofito  della  Croce  ,  che  se  non  è 
ajfttata  ,  0  pure  ritoccata  più  moderna  e  maravigliofa  ;  come  ancora 
la  tavola  a  S.  Maria  la  Nuova  ,  con  la  Madonna  ,  Bambino  ,  e  molti 
Santi  ;  E  veramente  le  fu?  pitture  hanno  unafrefchezza  grandijjima 
nelle  carni  ,  ed  in  tutto  i  che  fé  avejje  avuto  il  moderno  ,  come  lu- 
mia Annella  ,  [aria  fiata  con  V  altre  J uè  parti  enfia  miracolofia,  &c. 

E  qui  M.  filmo  fiegue  il  racconto  della  difcepola  fua  ,  che  farà 
da  noi  r  portato  nelle  memorie  di  quella  ,  convenendo  ora  a  dar 
compimento  al  prtf.nte  racconto  della  vita  di  Mariangela  i  quella 
dopo  la  morte  dtl  Marito  vifTe  unitamente  con  i  cari  figliuoli  ,  e  ge- 
neri fuoi ,  da'  quali  fu  tenuta  ,  non  folo  in  fomma  venerazione  qual 
madre  ,  ma  anche  in  ammirazione  per  le  fue  maravigliofe  operazioni, 
e  per  la  bontà  della  vita,  avendo  ereditato  dal  marito  l'amore  verfo 
Iddio  ,  la  devozione  alle  Chiefe  ,  e  la  carità  verfo  il  Profiìmo  ,  ef- 
fendo  fpecchio  di  criftiana  pietà  a  tutti  coloro  ,  che  avean  la  forte  di 
praticarla;  Gosì di  giorno  ,  in  giorno  facendo  maggiori  acquifti  di 
meriti ,  carica  di  anni ,  e  d'  onore  ,  terminò  il  corfo  di  quella  vita 
mortale  ,  per  vivere  alla  Beata  ,  ed  eterna  ,  in  premio  di  fue  vir- 
tuofe  operazioni ,  come  piamente  fi  fpera. 

Ebbe  Mariangiola  alcuni  Difcepoli  ,  de'quali  non  è  a  noi  per- 
venuto il  nome,  ne  di  alcune  difcepole  ,  che  applicarono  alla  pittu- 
ra :  perciocché  alcune  Signore  fue  conofeenti  ,  tratte  dalla  bontà 
della  Vita  ,  mandavano  a  lei  le  loro  figliuole  per  farle  ammaeflrare  , 
non  tanto  nella  virtuofa  applicazione  della  pittura  ,  quanto  ,  che  da 
lei  apprenderò  il  buono  efefempio  ddla  vita  Criftiana  ,  e  divota  ; 
Conciolìacofache  ,  era  Mariangiola  tenuta  per  timorata  di  Dio:  an- 
zi per  uno  Speccio  di  Chriftiina  bontà  ,  come  di  fopra  abbiam  detto. 
Fra  quelle  figl.uole  ,  che  venivano  alla  fua  fiuola  ,  fi  nomina 
una  Luifa  ,  che  fpinta  da  naturale  inclinazione,  fi  diede  con  tale 
amore  al  difegno  ,  the  in  britve  tempo  vi  fece  ottima  riufeita  ,  e  po- 
rtali a  colorire  fece  bell'opere  di  pittura:  Ma  non  abbiamo  cogni- 
zione fé  quella  fia  Luifa  Capomazza  ,  che  monacatali  fu  thiamata  Suor 
Lu,fa  ,  e  che  fia  quella  ,  che  fece  i  quadri  a  varie  Cappelle  della  Real 
Chitfa  di  S.  Chiara  :  e  della  quale  fé  ne  farà  menzione  al  terzo  To- 
mo di  qu'  (le  Vite  ,  piacendo  al  Signore  ;  che  però  diremo  ,  che  Ma- 
riangiola ebbe  altri  Difcepoli  che  gli  fecero  onorc»e  anche  una  Difce- 
pola 


3  3  o     Vita  di  Mariangiola  Crifcuolo 

pola  che  lavorb  diminio  ,  com2  ancora  hvorb  figurette  di  cera  :  ma 
perche  di  quelle  ,  e  de'loro  nomi  ,  ed  opere  non  abbiamo  diftinte  no- 
tizie ,  percib  da  noi  non  fé  ne  fii  parola  ,  laonde  reftano  molti  fenza  1* 
onor  dovuto  ,  non  fo  fé  per  diflavventura  ,  0  per  colpa  di  negligen- 
za de'  trapalati  compatrioti  . 

1  "  fitte  della  Vita  di  Mariangiola  Cri/cuoio  fittrieti 


Quello  Pittore  è  fiato  anch'egli  trafcurato  da  Giovani  della  Stam- 
pa ,  ed  altresì  da'  Correttori .  P^r  la  rjual  cofa  vien  da  noi  riportato 
in  quello  luogo  per  compimento  di  fua  memoria  ;  acciochè  non  redi 
defraudato  del  meritato  onore  :  giacché  fi  legge  il  fuo  nome  con  altri 
Profeflbri  alla  pagina  245.  ove  gli  altri  fono  defcritti  nelle  memorie 
di  Gio;  Antonio  Santoro. 

Girolamo  d'Arena  fa  nel  fuo  tempo  Pittore  aflai  ragionevole,  e 
£ce  delle  belle  opere  per  adornamento  delle  pubbliche  Chiefe  ;  come 
fi  vede  in  quella  di  S.  Anna  della  nazione  Lombarda  ,  e  propriamente 
neila  Cappella  laterale  all'  Aitar  maggiore  dal  canto  dell'  Epiftola  ,  e 
vicino  l'ingreflb  della  Sagreftia  ,  ove  vi  è  il  quadro  del  S.  Carlo  Bor- 
romeo ,  d>p  nto  con  divota  efpreffiva  inginocchioni  avanti  un  Al- 
tare ;  fopra  di  cui  effigio  l'immagine  della  B. Vergine  addolorata  ,  che 
ha  nel  feno  il  morto  Redentore  .  Così  parimente  fi  vede  la  Cupoletta 
ndla  Chiefa  di  S.  Maria  della  Carità  ,  ov'è  il  Monillero  di  Monache, 
con  belli  Angeli ,  che  fuonano  ,  e  cantano;  eflendovi  effigiata  aldi 
fopra  la  SS.  Trinità  con  la  B.  Vergine  ,  ed  altri  Santi  :  le  quali  opere 
tutte  fan  teftimomanzadel  valor  di  Girolamo  ,  eflendocon  ftudio,  con 
diligenza  ,  e  con  amore  dipinte  . 


TAVOLA 

PER    ORDINE   DI    ALFABETO 

De'  Nomi  ,    e  Cognomi   de'  Profeffori 

del  Difegno  >  e  delle  cofe   più 

notabili ,  fecondo  il  numero 

delle  pagine. 


AUdrea  da  Salerno  Vittore  a  carte  \ii,  Nafclta  di  Andrea  ,  e  fua 
inclinazione  al  difegno  :   Da  chi  prima  ap^refe  la    pittura   34. 
Tavola  di  dietro  Perugino  .  Andrea  vuol  far  fi  fuo  Scolaro  i   Parte 
da  Napoli  ,  ed  ode  in  una  Locanda  le  lodi  di  Rjfaello  ,   onde   va    in 
I{ema  ,  e  divienfuo  fcolaro  36.  ftoi  progrejfi  ?<j.   Il  Padre   veden- 
dofi  moribondo  chiama  Andrea  aita  Patria  .  Chiede    licenza   a   Ra* 
faello  ,  e  ritorna  a  Capi  38.  Pitture  fatte  a    Salerno-,  venuta    in 
Napoli  ,  e  fue  opere  49.  e  fiegue:   è  invitato  di  nuovo  in   Bjma  da 
Rafael/o  »   e  morte  del  detto  40.  con  gran  di f gii  fio  di  Andrea  .  Sac- 
co di  Rjma  ,  e  venuta  in  Napoli  di  Polidoro  41.  opere  del  detto  in 
Napoli  42.  opere  di  Andrea  4}.  e  fiegue  .    Cofe  notate   da'  Scrittori 
46.  Morte  di  Andrea  47.  Scritto  di  Gio:  Angelo  Crifcuo/o  .   PaoliL 
lo  difc'polo  di  Andrea  48.  feriti 0  del  Cav.  Majfnno  ,    e  fue  Indi  49. 
fcritto  di  Paolo  de  Matteis  fi. 

'Agnolo  Sole  a  car.  78.  Studiò  la  fcultura  da  Andrea  del  Verr occhio  , 
e  fece  fue  opere  fuori  della  fua   Patria  . 

'Antonio  Marchefi  Architetto  79-  nominato   dal  Safari  ;  fue  lodi  ,  ed 
opere  . 

Antonio  Fiorentino  della  Cava  Architetto   9f.  fee  i  fuoi  fladj  in  Iro- 
nia ;  fue  opere  in  Napoli  . 

Annibale  Caccavella  Scultore  136.  fuo  Profitto  nella  Scuola  di  Gio'.  Ja 
Nola  ,  e  gara  con  Domenico  d'  Auria  .  Contende  con  /'  opere  del 
Maejiro  137.  fue  opere  a  concorrenza  di  vari  eccellenti  Scultori 
nella  Cappella  del  Mar  eh  fé  dì  Vico  .  Sue  opere  138.  e  fiegue  .  Sepol- 
tura di  D.  Varafan  de  \ibera  mandata  a  Spagna  140.  fcritto 
TOMO  U.  Vv  del 


dtlCavdlier  Mafjìmo  141.  morte  di  Annibale  142* 

Ambrogio  Attendolo  Architetto  Capuano   ifo. 

Alefandro  Martucci  Pittor  Capuano  1  fi. 

Antvnio  Pizzo  Pittore  1 5-3. 

Antonio  Capolongo  Pittore  ,  e/«<?  opere  i6f. 

Andrea  di  Vito  Pittore  di  Miniature  22.8. 

Aniello  fedita  Pittore  di  miniature  238. 

Acquarelli  Pittore  ornamentila  »  e  di  proiettive  244.  fue  opere  Con 
lo  Scnppa  detto. 

Alefandro  Trance  fi  Pittore  24  f.  Sue  opere  in  \orna.  notate  dalt  Aba- 
te Ti  ti  14  7- 

Andrea  Barchetta  Scultore  192. 

Antonio  di  Simone  Pittore   291, 

Andrea  di  Leone  Pittore  517» 

B 

BEnvenuto  Torelli ,  1  Bartolomeo.  Chiarini  Scultori  79, 
Eatti fìa  Loca  Pittore  164. 

Bartolomeo  Pettinato  Pittore  di  miniature  238 

Bernardino  Cefari  Pittore  2  ?8.  £//«  f//rf  defcritta  dal  Eaglìoni  *  f# 
<pfl/e  /a/<5  Ramano  .  Bernardino  venne  in  Napoli  col  Cav.  d'Arpìna 
fuo  E  rateilo  per  dipinger  feco  nella  gran  Cappella  del  T  efora  di  S, 
Gennaro  2  J9/. 

Seli/ario  Corenzio  Pittore  292.  fua  nafcita  in  Grecia  .  Suoi  principia 
nella  pittura  ,  e  fuoi  Jìudj  in  Venezia  alla  fcuola  del  Tintoretto  ~ 
Sua  venuta  a  Napoli  293.  e  fue  opere  294.  e  fi  e  gite  .  Fa  amicizia 
con  lo  Spagnoletto  296.  dipinfe  nel  Rjal  Palagio  .  Iniquità  di  Ee ti- 
far io  .  Venuta  in  Napoli  di  Anni  bai Caracci  296.  dove  fa  un  qua- 
dro per  mojira  a  Giefuiti  ,  //  quali  lo  fanno  giudicare  a  Btlifa~ 
rio  1 97.  il  Corenzio  di/prezza  il  Caracci  ,  e  varj  accidenti  acca- 
duti .  Rj torno  a  R\oma  di  Annibale  ,  e  fua  morte  »  Seggio  di  Nido- 
dipinto  da  E  Ufario.Pitture  nella  gran  Chiefa  del  Giesu  Nuovo  298V 
Altre  opere  di  Eelifarto  299.  fue  finzioni  ,  e  fini  diverfi .  Venuta  in 
Napoli  di  Guido  Reni  »  e  del  Gejjifuo  difcepolo  pfr  dipinger  la  gran: 
Cappella  del  Te  foro  di  S.  Gennaro  2,00,  Ar  temi  fìa  Gentile fchi  chia- 
mò Guido  per  configlio  nel  voler  rifare  un  quadro  di  un  Croc-fiffa 
gor.  Guido  ritocca  il  Cri  fio  ,  e  la  Maddalena  a  pia  della  Croce  :  m.r 
per  lajuafuga  non  fu  da  lui  finito  di  ritoccare  .  Trancefco  Gejfì 
ritornò  a  Napoli  per  dipinger  egli  la  mentovata  Cappella  del  Te  fora 
qoi.fuo  ritorno  a  Bologna  pi  erto  di  timore  di  ciocché  l'avvenne  502,. 


'Beli farlo  »  e  Gto:  Battìlìello  Caraccìttoh  cominciarono  a  dipingere 
la  gran  Cappella  .   Venuta  in  Napoli  del  Domenichino    203.   ordini 
del  Viceré  per  fìatrezza  del  Domenichino  .   Difgufìi  del  l.ampitri . 
incendio  del  Vrjitvio  del  163  I.  Con  tale  occafione    il   Domenichino 
fcoprt  an  Angolo  dipinto  in   detto  Cappellone  .  Critica    de'  Pittori 
per  la  pittura  del  Domenichino  .  Fuga  del  "Domenicbi.no  ,  fuo  ritor- 
no ,  e  fila  morte  304.  Seguono  V  opere  di  Bs li far io  ;  Chiefa    di  S. 
Severino  da  lui  dipinta  con  grandi  i/ìorie  per  tutta  la  v»lta  di  eJJ'a  , 
e  defcrizione  delle  pitture  306.  e  fiegue  .   Opere  a    S.  Martino  ,    ed 
in  altre  Chiefe  .   Optre  ad  olio  di  Beli  furio    313.  Monsù   Defiderio 
famofo  Pittore  di  profpettive  ,  e  vedute  314.  Luigi  Rodrigo   avve- 
lenato da  Beli  far  io  .   Morte  difgraziata  di  Belìfario  3  14.  fua   intel- 
ligenza nella  pittura  ,  e  fue  lodi  3  1  f .  Ricchezze  acquifiate  col  pen- 
nello .    Sua  fepohura  .   Elogio  di  Paolo  de  Matteis  a  Bel/farlo  316. 
Difcepoli  di  Bili  far  io  317.  Suo  Epitaffio  Greco  ,  e  Latino  3  18. 

e 

C  Efare  Turco  Pittore  102.  fue  opere  in  varie  Chiefe  103.  e  fiegue  „' 
Sua  pajfmne  0  malinconia  per  voler  dipingere  a  frefco  10^. ottie- 
ne r  opera  di  S.  Maria  la  Nuova  ,  ma  con  infelice  riufcita  106. 
fuoì  di f gufi i  per  tal  dipintura  ,  e  fua  morte  107.  Te  Ih  di  Gioì 
Agnolo  Crifcuolo  .  Suoi  allievi  108. 

Cola  della  Matrice  littore  145".  e  fua  Vita  deferi tta  da  Giorgio  Va- 
farj  .   Fatto  memorabile  d'Ila  moglie  di  Cola. 

Ce  far  e  Calenfe  Pittore  ,  e  fua  tavola  ove  fi  vede  efpofla  1  $"3. 

Carlo  Selli  ito  Pittore  248.  fue  opere  deferii  te  -dal  Canonico  D.Carlo 
Celano  249.  fua  oppugnazione  ,  efode  ragioni  circa  la  diverfità 
della  maniera  nell'  opere  mentovate  da  lui  ,  e  dichiarazione  da  chi 
veramente  elle  fiano  dipinte  , 

D 

D  Ioni  fio  dì  Bartolomeo  Architetto  iol.  e  fue  opere. 
Dezio  Ter mi '} ano  Pittore  1 66.  fua  opera  dove  efpofta. 
Domenico  d"1  Auria  Scultore  ed  Architetto  1  %2.fuoi  fludj  nella  fata- 
la  di  Gin:  da   Nola  e  fuoi progreffi  183.  fue  op're  in  var  e  Chiefe    . 
Fontana  di  S.  Lucia  amare  i8f .ottenuta  dall' Auria  col  favore  di 
Giovanni  da  No/a  .  Sua  Gara  con  Annibale  Caccavella  ,  e   Pietro 
della  Piata.  Cappella  famofa  del  Mar  che  fé  di  Vico  lavorata   a   ga- 

Vv  2  ra 


ra  1 86.  Fontana  Ifolata,  oggi  detta  Medina,  lavorata  primieramen- 
te da  Domenico  1 88.  Penfione  ottenuta  dal  Viceré  per  mercede  di 
qtiefìo  lavoro .  Altre  opere  dell'  Auria  189.  Sepoltura  capricciofa  , 
e  poetica  di  Bernardino  Rjta  190.  e  fuo  Epitaffio  i  e  di  pica  di  Bji- 
faello  \$v.  fuoi  Difcepolì  ■>  e  loro  opere. 
Domenico  de  Benedittis  Pittore  243.  fuoi  fiudj  nella  [cuoia  di  Guido 
Bjni  yfue  opere  ,  e  fua  morte  a  Piedimonte  fua  Patria  244. 


E 


Ligio  di  Capoa  Scultore  ,  *  Gittate?  di  metalli  i$tl 

v 


F 


ordinando  Manlio  Architetto  96,  Chi  e  fa  della  Ss.  Nunziata  rifat- 
ta  da'Fondamenti^al  Manlio  .  Ofpedale  ,  e  Cafa  Santa  ampliato 
dal  detto  •  D.  dietro  di  Toledo  Viceré  in  Napoli  ebbe  in  pregio  Fer- 
dinando 97.  così  D.  Parafan  de  Ruberà  ■,  al  quale  f  ce  la  Jìrada  di 
Monte  O/iveto  :  opere  maraviglio/e  del  Manlio  .  Gavotta  di  Pozzuo' 
lo  ingrandita  dal  detto  .  Timoteo  Figliuolo  del  Manlio,  giovane 
•virtuofifpmo  morto  con  dolore  del  Padre  .  Epitaffio  nella  Cheefa  del- 
la Ss.  Nunziata  98.  e  fua  morte. 

Il  Franco  Architetto  99.  riedifica  da  fondamenti  la  Chiefa  di  S.  Ma* 
ria  la  Nuova  ,  e  l'altre  f uè  opere. 

ferrante  Maglione  Architetto  ioi.  ajfieme  con  Gio:  Benincafa  Edifico- 
ro  il  Palagio  Rjale  per  ordine  di  D.  Pietro  di  Toledo  '.  oggi   Palazzo 
•vecchio  appellato  101. 

francefeo  Fluviale  Pittore  145.  Divien  difcepslo  di  Polidoro  da  Cara- 
vaggio .  Opere  di  Polidoro  in  Napoli  143.  opere  del  Fluviale  in  aUrì 
luoghi . 

francefeo  Santafede  Pittore  1 47. fu  Padre  di  Fabrizio  >  e  Difcepoh 
di  Andrea  da  Salerno  .  Sue  opere  ,  e  fue  laprdi  . 

francefeo  Imparato  Pittore  148.  ///  Padre  di  Girolamo  .  Andò  a  Ve- 
nezia per  conofeere  Tiziano  ■>  e  con  prof  tto  fi  fece  j  tuo  /'colare  .  Sue 
opere  149.  e  fue  lodi  fritte  dal  Cavalier  Maffimo  . 

francefeo  Curia  Pittore  20  f.  fuoi  Jìudj  nella  pittura  in  Napoli  e  ify» 
ma  .  Opere  del  Curia  206.  Pittori  di  gran  nome  non  han  dipinto  il 
vecchiezza  con  la  lìeffa  bontà  di  prima  .  Pittura  del  Curia  lodata  da. 
celebri  dipintori  .  Altre  opere  del  Curia  mandate  altrove  208. 
Tavola  pagata  al  Curia  7  co.  feudi  309,  Girolamo  Imparato  ,  e  Ip- 
polito 


polito  Btrghefe  D>  fregoli  dì Curia  2  lo.  Vfo  di  antichi  Vittori  di 
fa*  e  i  cartoni  dell'  opera  ,  che  duvean  dipingere  colorati  1 1  x. 

Fabrizio  Santafede  Viti  re  ed  Antiquario  222.  Jua  nafcita  ,  ed  irteli' 
nazione  aldifegno.  Suo  ftudio  di  pittura  va  in  f\emi  ,  e  a  Venezia 
far  avanzarfi  nella  pittura  224.  Juo  ritorno  a  N  'poli  ,  e  fu  e  opere 
2  2  f.  opera  d'I  Pomarancio  efpolia  alla  Chiefa  Nuova  2  2f.  Altra 
opere  di  Fabrizio  alle  lettere  ,  ed  alle  Antichità  ,  per  le  quali  fi  re- 
fe infigne  .  Medaglie  ,  Carnei ,  Statue  antiche  ,  bajfi  rilievi  ,  e  frfj? 
antichi  pojjeduti  da  Fabrizio  ,  fo»  difegni  di  mano  di  Valentuomi- 
ni 228.  Lo<&  <&'  Fabrizio  .  Capaccio  fa  l'elogio  a  Fabrizio  229.  Al» 
tre  opere  di  Fabrizio  220.  e  fìegue. Opera  lafciata  imperfetta  per  la 
fua  morte  253.  lettera  del  Capaccio  al  Santafede  224.  E"  lodato  da. 
varj  Autori  .  //  Cavalier  Calabrefe  lodò  un  opera  di  Fabrizio    22,6. 

Trancefco  Caputo  Miniatore  239.  D.  Camillo  Tutmi  fcriffe  It  memo- 
rie di  varj  Vrcfejjori  240. 

P.  D.  Francefco  Grimaldi  Architetto  2 fi.  fue fabbriche  lodate  dnW 
Engenio  ,  «^  rf/m  Autori .  Defcrizione  delle  pitture  della  gran  Cap- 
pella dJTeforo  dell'  Ecce/lenta  Domenich:no  2f2.  e  fiegite  .  A//r<? 
c/7fre  <&/  P.  Grimaldi  ,  e/aj  /o<&  2  J7- 


hvattni  Meritano  detto  Gio\  da  Nola  Scultore  ed  Architetto  ti 
Nafcita  di  Gio:  fua  venuta  in  Napoli  e  applicazione  al  difegno  2. 
Sculture  di  legno  di  Giovanni  3.  Sepoltura  dì  Carlo  Vignatela  com» 
pinta  da  Gio:  4.  Lodi  di  Michelagnolo  Buonaruoti  .  Statue  antichi 
e  loro  perfezione  f.  Rjgno  di  Napoli  venuto  fotta  il  dominio  di  Carlo 
V.  Altare  Maggiore  a  Monte  Oliveta  mar  avi  gliof amente  lavorato  da\ 
Gio:  1.  Lavori  mar  avi gliofi  di  Antonio  f\offillino  .  Morte  di  Antonia 
G, indino  ,  e  fua  Epitaffio  9.  morte  fune/ìa  di  tre  Principi  Sanfveri* 
ni  •  Giro/amo  Santacroce  eccellnte  Scultore  in  inarmo  .  Sepolture 
de'  mentovati  Principi  ,  e  loro  Epitaffj  io.  Fontana  della  Ss  Ilaria 
1 1.  Statue  fatte  a  concorrenza  a  Monte  Olivto  con  [no  Altare.  De- 
fcriiione  delle  felle  fatte  per  f  entrata  di  Carh  V.  li.  e  fi  gue  .  Ope- 
re di  Gio'.  a  S.  Maria  delle  Grazie  .  e  baffi  rilievi  lavorati  a  con» 
Cor  rema  in  due  Cappelle  alla  d'tta  Chiefa  21.  Erezione  della  Chiefa 
di  S.  Giacomo  de  Spagauali  22.  Apertura  d:lla  lirada  Toledo-  Fab- 
brica de'  l{fecj  Tribunali  .  Cappella  d.l  Marchefe  di  V  co  in  S.Gio- 
vanni a  Carbonara  .  Sep  dtttra  di  D.  Pietro  di  Toledo  Viceré  di  Na- 
poli 24.  Sepoltura  del fanciullo  Andrea  Bonifacio  belliffima  fopra 
tutte  »f.  Defcrizione  della  fuddetta  Sepoltura  26.  e  Juo  Epitaf- 
fio* 


fio  •  il .  do',  amò  più  degli  altri  di[cepnli  "Domenico  d'  Auria  .'  D. 
Pietro  Antimo  d'Aragona  Viceré  cerca  di  aver  le  Statue  d  Ila  Fon- 
tana di  S.  Lucia  ,  ma  non  gli  viene  fatto  ,  [ollevandofi  quegli  abi- 
tanti di  quel  luoco  .  27.  Di/e  fa  di  Giorgio  Vafari  contro  il  Baldi- 
nucci  ,  e  troppa  fece  agine  di  quejìo  nel  /minuzzare  un  cognome  30. 
Morte  di  G:o:  nel  1  f^y./uoi  coflttmi  e  fuoi  Difcepoli .  Lodi  di  varj 
Uomini  viri urf  date  a  Giovanni  3  1. 

Gio:.  Antonio  d' Awato  il  vecchio  Vittore  52.  Va  a  /cuoia  di  Gram- 
matica ,  e  di  pittura  con  buon  profitto  .  Fa  fuoi  Jìudj  fu  la  tavola 
di  Pietro  Perugino  f}.  Opere  di  Gì 0:  Antonio  .  Chiefa  di  S.Gia- 
como delli  Italiani  eretta  nel  1228.  da  Fi/ani  .  Sua  partico* 
lar  divozione  alla  B.  Vergine  ,  ed  e  [empio  raro  a'  Pittori  fJ.  Chie- 
/a  di  S.  Lionardo  a  Chiaja  eretta  nel  1028.  per  un  veto  -  Rjcufi 
dipingere  per  l'entrata  dell'  lmperador  dirlo  V.  perche  vi  andavano 
Nin/e  ,  ed  altre  fimi  li  Deità  ignude  ff.  Errori  ne' quali  fovente 
inciampano  i  Pittori  ptr  voler  dipingere  prei<o  i  loro  quadri.  fé. 
Ottimi  cofumi  di  Gio:  Antonio  ,  e  /ita  divozione  al  divin  Culto . 
Gio:  Antonio  JapientiJJìmo  della  Sacra  Scrittura  ,  futi  particolar 
divozione  alla  B.  Vergine  .  Varj  Scrittori  che  fan  menzione  di  Gio: 
Antonio  .  Avvertimento  a'  Pittori  ,  e  morte  di  Gio:  Antonio  $%! 

Gio:  Vincenzo  Corfo  Pittore  63.  vide  operar  Polidoro  ,  e  Pier  in  del  Va- 
ga .  Site  opere.  Scritto  del  Cavclìer  MaJJÌmo  .  Quali  fiano  l'opere 
più  eccellenti  di  do:  Vincenzo  64. 

Gabriel  d'Agnolo  Architetto.  6f.  Suoi  Pud j  fatti  su  le  buone  fabbri- 
che in  Boma  68.  Inoria  di  Al/on/o  li.  Be  di  Napoli ,  e  fuoi  oditfi  co- 
fumi  .  Perchè  il  Palagio  del  Duca  di  Gravina  per  molto  tempo 
non  fu finito  .  69.  Scritto  del  Notaio  Pittore  in  lode  di  Gabriel- 
lo 70. 

Gio:  Francesco  M'amando  Architetto  Fiorentino  e  famofo  Mufìco.  71. 
Suoi  Jtur>j  nel  dtftgno  .   Ode  le  laudi  date  a  Filippo   di  Ser  Brunel- 
le/co ,  ed  a  Gio:  Batti fia  Alberti ,   e  va   a  [cuoia    dell'  Alberti  72. 
fa  anche  efreizio  nella  ».  tifica  ,  *  vi  riej'ce  eccellente  .   Fa  [uoi  lìu- 
dj  su  l'antiche  fìbbriche  in  Bjma  75.  ode  le  laudi  di  Novello  da  S. 
Lucano  ,   e  di  Gabriel  d'Agnolo  .  Viene  in  No  poli  e  vi/'  gran  lavo- 
ri .  AJJegnamento  di  Al/onjo  11.  a'  Monaci  di  S.  Severino  .   Guerre 
del  Pregno  di  Napoli  per  le  \retenzioni   di  Luigi   Re  di  Francia  ,  e 
del  Re  Cattolico  .   E'  condotto  in  I[pagna  per  ordine  del  Re  Cattolico 
74.  ove  fa  varie  fabbriche  .   E'  a/ai  gradito  dal  B?  anche  nella  mu- 
fica  ,    e  fu  dichiara  [ito  primo  mttjìco  7  f .  Regno  di  Napoli   conqtii- 
Jfato  dal  gran  Capitano  .   Re  Ferdinando  conduce  con  se  in  Napoli  il 
Marmando  7  5.  Palagio  dei  Duca  di  Vietri  eretto  dal  Marmando  ,  e 
anche  quello  del Cantalttpo  alla  riviera  di  Paujilippo  76.  altre  opere 

fatte 


fatte  dal  Marmando'.  Edifica  maChiefa  per  se  ,  e  fuo  Epitaffio  in 
quella  •jj.fua  morte  ,  e  fu  e  lodi. 

Ciò:  Vincenzo  d'Agnolo  Scultore  ed  Architetto  7%.non  fi  sh  ciò  chef  af- 
fé a  Gabriello  .  Scolpì  il  Pulpito  a  S.  Agojtiuo  alla  Z.cca  79. 

Girolamo  Santacroce  Scultore  ,  ed  Architetto  80.  Per  ine  li  nazione  di 
genio  modellava  fin  da  fanciullo  .  81.  Errore  del  Capaccio  nel  dir- 
lo  difcepolo  del  B^Jfellino  .  Configlio  di  Andrea  Sabatino  circa  lo  Jìu- 
dio  di  B\ama  .  Suo  /indio  in  Roma  82.  Sue  opere  in  Napoli  •  Sua 
vita  decritta  dalVafari  83.  Antonio  Epicuro  fece  ì  pen fieri  delle 
fé  fi  e  per  T entrata  di  Carlo  V.  ma  prima  fu  il  Sannazaro  84.  Opere 
di  Girolamo  8  j. Cappella  del  Mar  che  fé  di  Vico  architettata  dal  San- 
tacroce  86.  fuui  lavori  in  detta  Cappella  .  Statue  ritrovate  fotter- 
rate  in  S.  Pietro  Martire  per  capion  dell'  Autore  87.  Chiefa  eretta, 
dal  Sannazaro  a  Vaufilippo  88.  Errore  dell'  En genie  confutato  89. 
F.  Gio:  Agnolo  Poggi  bonzi  da  Montar  foli  famofo  Scultore  89.  Efecu- 
tori  del  Tefiamento  del  Sannazaro  90.  Lodi  di  F.  Gio:  Agnolo  .  Vita 
del  Santacrece  deferii ta  dal  Cavalier  Maffimo  Stami  ani  91.  Morte 
del  Santacrece  94. 

Gio:  Battifta  Cavagni  Architetto  ajjìeme  con  Vincenzo  della  Monica 
tdìficorono  la  Ch:efa  ,  e  Monifiero  di  S.  Gregorio  Armeno  99*  Mon- 
te della  Pietà  eretto  dal  Cavagni  100.  opere  pie  di  detto  monte  de- 
gne di  memoria, 

Giovanni  Benincafa  Architetto  101.  Ajjìeme  con  Ferrante  Maglione 
edificò  Palazzo  Vecchio  per  ordine  di  D.  Pietro  di  Toledo. 

Gio:  Bernardo  Lama  Pittore  ,  ed  Architetto  1 14.  fua  nafeita,  e  prilla 
cip]  nel  difegno  ,  ed  è  in  qiiefto  contrariato  dal  Zio  I 1  f.Efcaccia- 
to  da  cafa  dal  Zio  .  Va  a  fcuola  di  Gio:  Antonio  d'Amato  .  Suo  de- 
fiderio  di  andare  a  Roma  116.  Sacco  di  ^ona  mi  1  f  27.    e  venuta 
in  Napoli  di  Polidoro  da  Caravaggio .  1 17-  Si  fa  fcjlaro  di  Polidoro. 
Ragioni  contro  ciò  che  fenffe  il  Vafari  .  Opere  di  Polidoro  in  Napo- 
li 118.  Opere  di  Gio:  Bernardo  1 1 9.  Copia  di  Rafiello  fatta  dal  Fat- 
tore. Lodi  deltEngenio  date  a  Gio:  Bernardo  .   Lettere  del  Capoccia 
a  Gio:  Bernardo  120.  Gara  fra  Gio:  Bernardo  ,  e  Marco  di'  Siena, 
Altre  opere  di  Gio:  Bernardo  121,    Lavori  di  fiucco  fatti   da  Gio'. 
Bernardo  122.  fua  morte  122.  lode    datali    dal    Cavai/ er  Majfimo 
124.  Di fc  polì  di  Gio:  Bernardo  I2f.  e  fi  gne  fuo  Epitaffio  126. 

Girolamo  Sìciolante  Pittore  127.  fua  vita  di  feri  tt  a  dal  Cavalier  Ba- 
gli one  128. 

Girolamo  Capect  Cavaliere  ,  Vittore  ,  Scultore  ,  e  Mufico  146.  fut 
opere  ,  e  fiegue. 

F.  G.ulio  Ce  far  e  Falco  Architetto  Militare  i}a.  fue  opere  di  Fortifi- 
cazioni. 

Gioì 


Gìa\  Pietro  XjHjfo  Pittore  l  fo.  fuanafcita  ,  fuoi  viaggi,  ed  opere»  Sua 

morte  [fi. 
Gir.  Tommafo  S plano  Pittore  fi  crede  difcepolo  di  Andrea  da  Saler- 
no I  f  2. 
Già  Batti ft  a  Nafoni  Pittore  fori  nel  i  f  90.  con  altri  Pittori  1  fjj 
Giacomo  Cofent ino  fiorì  al  detto  tempo  1  f%. 

Gir.  Angelo  Cri/cuoio  Notajo  ,  e  Pittore  I  f4.  incertezza  della  fua  nat 
[cita  *  Sua  inclinazione  al  difegno  .  Sua  prof effìane  di  Notajo  1  f  f. 
Cagione  per  la  quale  fi  volse  alla  pittura  sfotto  la  direzione  di  Mar- 
Co  da  Siena  1  f  f.  Tavola  efpojìa  in  S.  Giacomo  de'  Spagnuoli  1  f  y. 
maraviglia  de'  Nap-Aetani  in  vederlo  Pittore  1  f  6.  Elogio  a  Gioì 
Agnolo  del  Capaccio  .  Strada  di  forcella  perchè  detta  a  lifiafo 
1  f7.  Altre  opere  di  Gir.  Agnolo  .  Tavola  alla  Sagre/Ha  di  Monte 
Calvario  dipinta  nel  I  f7  2.  libri  famofi  del  Fa  fari  delle  vite  degli 
Artefici  del  difegno  di  nuovo  rijiampati  1  f  8.  Cagione  per  la  quale 
preft'ro  a  fcrivere  le  notizie  de'  nojìri  Vr'feJJori  .  Marco  da  Siena 
fcrittore  eccellente  ,  non  meno  che  Pittore  »  fcrijje  le  notizie  de' no- 
flrì  Pittori.,  Scultori  ,  ed  Architetti  .  Varie  notizie  cercate  dal  No- 
tajo Pittore  con  fatica  ,  e  difjundio  i$3.  fcritto  di  Gì  0:  Agnolo 
l  5-9.  fi  pacifica  col  fratello  ,  e  fua  morte  160.  fcritti  di  Gio\S.gno- 
lo  capitati  in  mano  dell'Autore  per  gran  ventura  .  Scritto  del  Cav. 
M  affino  in  lode  di  Gio:  Agnolo. 
Gif.  Bernardino  Azzolini  Pittore  ,  e  modellator  di  cera  i6j.  fua  vita 

dejcritta  dal  nobile  B^afa'l  Soprani  Gtnove/e  ,  Con  fue  opere  164. 
Gio:  Filippo  Crescione  Pittore  164.  e  nominato  dal  Vafari  con  Lionar* 

do  Ca/ieliani  fuo  cognato  164.  loro  opere  i6f. 
Giacomo  Mantccbia  Vittore  167.  Va  col  maejiro  i  fue  opere  ,  e  Jue  in- 
fermità. 
P.  Giufeppe  Valeriana  Vittore  172.  fua  vita    ed  opere  deferitte    dal 

Eaglione  17  }. 
Gio:  Filippo  Cri  fenolo    Pittore  174.  fua   nafeita   a  Gaeta  .  Suafu^a 
per  atti  ndere  alla  pittura    infima  iTf.  fu  fcnlaro  dìVitrin   del 
Vaga  .   Frase    con  la  quale  era  nominata  in  F^nma  1 7  f.   fuo  ritorno 
a  Nipoti  ,  e  fue  opere  176.    comparazione    delle  pitture    di    Luca 
Giordano   a  quelle   degli  antichi  Vittori  179.  fcrittort   che  In, lana 
Gio:  Filippo  180.  fcritto  dal  Cavalier  Mnffmo  181.  e  fuo  abbaglio  . 
Morte  di  Filippo  circa  che  tempo  avvmijje  181. 
Girolamo  Imparato  Vittore  112.  fuoi  principi  ai  difegno  .  Studia  fat- 
to la  direzione  del  Vadre  213.  Vartenza  di  Girolamo    cm  un  Cava, 
li  ere  ,   che  lo  condujfe  anche  in  Venezia  ,  ove  fafuoifludj  ;  571*  ti 
conobbe  il  Tintoretto  314.  fa  amicizia   con  Giacomo  Palma  .  Suo 
ritorno    a  Napoli  ,  e  fue  opere  in  varie    Chiefe  217.  Cagione  per  la 

quale 


quale  andò  in  Calabria  .  Come  favorito  dalla  fort  uria  ,  eredita  aL 
cun'i  beni .  Suo  ritorno  a  Napoli  ,  e  fue  ope re  2 1 9.  e  fiegue  .  Vieri 
tacciato  dal  Cavai  ier  Majfmo  217.  Sua  raorte  2 1 8.  Scrittori  che  lo- 
dano Girolamo  218. 

Ciò:  iattijia  Ant icone  Miniatore  237.  apprefe  da  Soff>nisba  Angufcio' 
la  Lomdìina  .  Giufeppe  Valletta  famofo  per  la  libraria  ,  e  belle 
pitture  di  valenti  Vomini  239.  opere  di  Gio«Eattifta  258. 

Gio:  Batti 'fta  Raffi  miniatore  258.  fue  opere  ,  e  fua  maniera. 

Giufeppe  Ag'lio  da  Sorriento  Vittore  242.  è  nominato  dal Cavalier  Ba^ 
glione,  e  dall'  Abate  Tifi  . 

Gio:  Antonio  Santoro  Pittore  245*.  fue  opere  ove  fi  veggono. 

Gio:  Bernardino  Afoleni  nominato  da  varj  fcrit-tori  247.   vari  lavori 
di  figurine  di  cera  in  cafa  di  varj  Particolari  248. 

Gio:  Simone  Mocci  a  Architetto  2  f  o.  e  fue  opere. 

Gio:  Battila  Conforto  Architetto  2  fo.  e  fue  opere. 

Gio:  A»t  nio  Mozzetti  Architetto  2  f  o.  fu*  opere  condotte  con  Pietr^ 
di  Marino  Architetto  fuo  compagno, 

Cav.  Giufeppe  Ce  fari  d'Arpino  Pittore  ,  ed  Architetto  2  60.  Baglione 
confutato  nel  dir  che  fta  Romano  .  Vita  del  Cavaliere  deferii t a  da. 
Gio:  B  'gl'ione  con  fue  opere  »  e  buoni  incontri  261.  e  fiegue  .  Abba- 
glio del  Baglione  nell'  opere  dipinte  alla  Ctrtifa  di  Napoli  26}.  De- 
fcrizione  delle  jìorie  dipinte  in  S.  Martino  de'  Monaci  Corto fini  . 
Partenza  difperata  da  Napoli  dell'  Arpini  ,  e  fieguono  l'opere  dipin- 
fé  a  S.  Martino  264.  fi?gue  la  narrazion  del  Baglione  d'altre  fue 
optrt  in  Roma  ,  e  incontri  fortunati  266.  ,  e  fiegue  infino  alla  fua. 
morte  270.  Altre  opere  dell'  Arpino  dipinte  in  Napoli  271.  Defcri- 
zione  della  Cappella  de'  Riccardi  allaChiefa  dello  Spirito  Santo  27 r. 
Altr'  optra  del  Giudizio  Vniverfali  dipinta  a  Piedim-onte  di  AH* 
fi  271. 

Gio:  B  itt iddio  Caracciuolo  Pittore  21 7,.  fua  nafeita  nobile  :  fuoi  prin- 
cipe ,  ed  avanzamenti  nella  pittura:  fue  opere  274.  tran  fama  di 
Mi  che! agnolo  da  Caravaggio  ,  e  fua  venuta  in  Napoli  27  f.  Gio:  Bat- 
ti fia  vh  a  fatala  di  Mickelagnolo  276.  fue  opere  a  quella  maniera. 
27  7.  fuoi  lìud'i  n-lle  lettere  ,  e  in  poefia  178.  Gio:  Batti  Ila  Manfo 
Mar  eh  e  fé  di  Villa  famofiffìmo  Letterato  amico  di  Gio:  Battili,  //» 
278.  fuoi  configli  di  lajciat  la  maniera  del  Caravaggio  ,  e  andar  fe- 
ne  a  Ji udì 'are  la  maniera  di  Annibal  Caracci  179.  fuoi  (ludi  in  Ro- 
ma su  la  Gallerìa  Farnefe  280.  Difegni  d;l  Caracciuolo  venduti  da 
Trar.cefco  dì  Maria  .  Suo  ritorno  in  Napoli  ,  e  fue  spere  279.  Ope- 
re dipinte  a  S.  Gaudiofo ,  e  ferì  t  tori  che  ne  parlano  280.  Amicizia 
di  Gio:  Battijìa  con  Beli  far  io  281.  Opera  d;l  Te  foro  di  S.  Gennaro 
incominciata  con  Beli fario  ^  e  poi  lafciata  imperfetta  per  or. ime 
TOMO  IL  X  X  del 


del  Viceré'  Biafimo  àelCaraccìuolo  ,  e  perchè  ^i.  efiegue.  Lodi 
del  Domenichino  282.  Opere  a  S.  Martino  283.  Baffo  rilievo  sii  Do- 
menico Antonio  Vaccaro  284.  Altre  opere  del  Caracciuolo  28  $.  Se- 
greto maravì gliefo  del  difiaccare  le  pitture  dalle  tavole  ,  e  dalle 
muraglie  287.  morte  di  G  0:  Batti 'fia  288. 
Giacomo  di  Cafiro  Vittore  288.  Difcepolo  di  do:  Battifia  .  Sue  opere 
289.  Accomodò  bene  i  quadri  maltrattati  ,  e  fu  gran  conofcitore 
delle  maniere  290.  D.  Pietro  Antonio  d'Aragona  Vicrè  di  Napoli  fi 
guidò  col  f uo  configlio  circa  l'antiche  pitture  290.  morte  di  Giaco- 
mo alla  [uà  patria  emendo  decrepito  291. 


Lhnardo  Caftellani  Pittore  1 64.  fue  opere  ,  ajfìeme  con  Gioì  Filippo 
Crefcione fuo  cognato  16?. 
Luigi  Carbone  Pittor  di  Paefi  246.  fua  inclinazione  alla  pittura,  e  fue 

opere  247* 
Luigi  Rodrigo  Pittore  difcepolo  di  Belifario  3  17- 


M 


M 

J  Arco  Ca/abrefe  Pittore  S9-  fua  vita  fritta  dal  Vafari  ,  che  vie» 
confutato  nella  fefitenza  di  fìimar  ignoranti  in  pittura  i  CaLi- 
brefi  59.?  60.  Opere  di  Marco  in  varie  Chiefe  61.  Difcepoli  di  Mar- 

,   co,  e  loro  opere  62. 

Matteo  da  Lecce  Pittore  ifl.  fua  vita  deferiti  a  dal  Baglione  1  f  2. 
fua  ingordigia  in  voler  cavar  tefori  . 

Marco  Antonio  Nicotera  Pittore  1  J  3. 

Mimmetto  Greuter  Pittore  notato  dall'  Abate  Tifi  ,  e  dall'  Abeceda- 
rio  l6f. 

Marco  Mazzarop pi  Pittore  166.  fue  opere  mandate  in  dono  a  Luigi 
XIV  lafciò  il  fuo  avere  a  un  Monifiero  167- 

Marco  da  Siena  195.  fua  vita  ficritta  dal  Baglione  ,  e  fue  opere  in 
Hpma  1  94.  fue  opere  in  Napoli  195".'  fiegue  .  Nicolò  di  Simone ,  ed 
Alefandro  Me  itilo  /ingoiar  i  in  levar  le  pitture  dalle  tavole  ,  e  tra- 
fportarle  nelU  tele  .  Marco  amato  da' Napolitani,  ed  annovera/o  fra 
Cittadini  1  96. Marco  fi  prepone  fcrivire  le  Vite  de'Pittori,  Scultori, 
ed  Architetti  Napolitani  197.  Gio:Angelo  Cri  fenolo  fuo  dtfceprlo  ne 
■(accoglie  le  notizie.Altre  opere  di  Marco.  Conobbe  Giovanni  da  Nola. 

Ojcr* 


Offerì azione  fopra  il  fuo  nome  firmato  nelle  fut  opere  198.  Opere  in 
varie  Cbiefe  199. £'  celebrato  da  Oio:Paolo  Lomazzo  loi.fua  morte. 
Scritto  del  Notajo  Pittore  203.  Trascuratezza  de'  nojìri  Cittadini 
•ver/o  la  Patria  203. 

Michele  Manche  Ili  AH  lane  fé  Vittore  ,  difcepolo  di  Marco  da  Siena  204. 

Muzio  Rnjfi  Pittore  14?.  di  pi  n fé  nella  Certofa  di  Bologna  la  nafcita  di 
nolìro  Signore  a  concorrenza  di  Valentuomini  in  età  di  li.  anni. 
Solito  detto  del  Cava  li  er  Majfimo  St  anziani  .  fu  prima  di f cepola  di 
Maffimo  ,  poi  di  Guido  Reni  ,  Morì  giovanetto  di  circa  22.  anni 
24?. 

Michele  Regoli  a  Pittore  ^fj.fue  opere  alla  Cine  fa  di  S.  Diego  d'Alcali 
detta  l'Ofpedaletto  ,  e  nella  Sagrefìia  di  eJJ'a  ,  A  S.  Domenico  Mag- 
giore .   In  e  afa  de*  Signori  Valletta  3  17. 

Micco  d'Ambrogio  Scultore  162. Aiutò  Domenico  d'Auria  fua  maefirt. 
Sui  opere  a  varie^hiefe. 


N 

Nicola  Scultore  difcepolo  di  Ciò:  da  Nola  30.  Fu  prima  fcolaro  di 
Gic:  Antonio  d'Amato  il  vecchio  ,  ma  con  poco  profitto  :  laonde 
fi  applicò  con  genio  alla  Scultura  .  Indi  apprefe  l'arte  da  Domenici 
d'Auria  .  Sue  opere  30. 

Novello  da  S.  Lucano  Architetto  6  f.  rijìaurò  la  Chiefa  di  S.  Domenici 
Maggiore  .  Tremuoto  orrendijfimo  accaduto  in  Napoli  nel  1446x0» 
gran  rovine  di  fabbrichi  66.  Roberto  Sanfeverino  grande  Almìrante 
del  Regno  .  Luogo  dove  era  prima  Porta  Rjale  .  Erezione  del  Pa- 
lazzo  dd  Principe  di  Salerno  67.  ora  è  Cafa  Profeffa  de'  Gè  fui  t  i  ,  e 
fua  ifcrizione  fopra  la  porta  maggiore  della  Chiefa. 

Nunzio  RoJJì  Pittore  147.  dipinfe  la  Tribuna  di  S.  Pietro  a  Majella. 
Morì  circa  1 540. 

Niccolò  di  Simone  Pittore  ì^i.Cupola  di  S.Lorenzo  dipinta  da  Nicolò  : 
altre  J uè  opere  .  Fùcuriofo  di  far  viaggi  ,  morì  vecchio  alla  Pa- 
tria, e  [1  diede  buon  tempo  245. 

Nicola  di  Liguoro  Pittore  ,  e  riftanratore  di  quadri  antichi  29L  Fu 
difcepolo  di  Giacomo  di  Cadrò  .  Bernardo  de  Dominici  lo  propofe  al 
Duca  ,  e  Duchejfa  dì  Laurenzano  psr  accomodare  1  quadri  avuti 
/la  Roma  ,  morì  nel  1724. 


Pie. 


Pietro  Tarata  Scultore  3  o.  Dì fc  epolo  di  do:  da  Noia .  Sepoltura  dì 
Odetto  Fufio  Lotrecco  ,  *  di  Pietro  Navarro  dentro  il  Cappellone 
di  S.  Giacomo  della  Marca  n'Ha  Chi  e  fa  di  S.  Maria  la  Nuova  ?_  1. 

Tietro  Navarro-  Architetto  79.  illujirato  dal  Vafari  ,  con  Antonio 
Mar  chef  :  loro  opere  notate  dalfuddetto. 

Tietro  della  Tiata  Scultore,  ed  Architetto  Spagnuolo  109.  nominato 
con  poca  confiderazione  dal  Vafari  .  Sue  opere  nella  Chiefa  di  S. Gio- 
vanni a  Carbonara  ne.  Dejcriz-one  del  bajjo  rilievo  di  marmo 
nella  Cappella  del Marchefe  di  Vico  1 1  o.  Altre  opere  in  detta  Cap- 
pella in.  Sepolcro  di  Gio:  Battifia  Cicara  attribuita  a  Gio:  da  No- 
la ,  ed  a  Vietro  ,  ma  fahament*  ,  e  laudi  di  Pietro  113. 

Pompeo  Landulfo  Pittore  124.  nafeita  nobile  di  Pompeo  .  Va  a  fcuola 
di  Gio:  Bernardo  Lama  :  ftte  opere  .  lreje  la  figliuola  di  Gioì  Ber- 
nardo per  moglie  :  Per  nectff.thfece  il  Vittore  12  f.  morto  ilVadre 
ittffi  agiatamente  Con  la  moglie  ,  e  co' figli  . 

'Pietro  Negrone  Pittore  129.  Varie  opinioni  circa  qualfuffe  ilfuo  mae- 
firo  .  Opere  del  Negrone  efpojìe  in  varie  Chiefe  di  Napoli  .  BJJ/aurà 
le  pitture  delfamvfffimo  Giotto  a  S.  Chiara  .  Altre  opere  di  Pietro 
150.  Pittura  di  Pietro  levata  da  su  la  tavola  ,  e  trasportata  in  te- 
la .   Pittura  belliffima  del  Negrone  ove  fa  1  ?  i.  fua  morte  1  32. 

Tietro  Francicne  Vittore  Spagr.nolo  144.  fue  opere  in  varie  Chiefe  145". 

Tietro  Patio  Ponzo  Pittore  Calebrefe  ,  e  fue  opere  1  f  5. 

Tcmpeo  dell'  Aquila  Vittore  i6f.  feordato  da  tutti  i  Scrittori .  Ale- 
cedano  ne  fa  menzione  .  Site  opere  ,  e  ftampe. 

Tirro  Ligorio  Vittore  ,  ed  Architetto  1 68.  fua  vita  deferitta  dal  Cavi 
Bagli  one  .  Nobiltà  della  famiglia  Ligoria  .  Fu  fcrittor  di  libri.  Sue 
tptre  in  Vittura  ,  ed  in  Architettura  169.  Architetto  del  Palazzo 
Vontficio  ,  e  Sopr  alante  alla  fabbrica  di  S.  Pietro  .  Contrariò  il 
Buonarroti  .  Giacomo  Barozzi  da  Vignalo  fuccedè  a  Micbslagnolo 
•nella  fabbrica  di  S.  Pietro.  Suoi  fudj  di  Antichità  170.  AÌfcnfo 
11.  Duca  di  Ferrara  chiamò  Vino  per  r  parare  l'  mnondazioni  del 
Tò  .  Sua  morte.  Pirro  difefo  dal  celtlre  letterato  Ludovico  Anto- 
nio Muratori  170. 

tietro  Afe  fa  delia  Baflicata  Vittore  241.  fue  opere  a  Mar  fico  Nuoxot 
ed  altre  parti .  Pittori  di  gran  nome  avvilito  dal  finto  fervitore  cori 
una  mezza  figura  242. 

Tietro  d'Ap  11220  Architetto  2  jo.fuo  modello  lodato  ,   e  fua  opera. 

Tietro  di  Marino  At  eh: tetto  2  jo.  fu  cordiabffimo  amico  di  Gio:  An* 

ionio 


'fottìo  Mozzetti  i  e  infieme  edificarono   U  Chieda  dì  S.  Pietro  ad 
Aram. 


S  Evero  Irace  Vittore  6l.  difcepolo   di  Marco  Cai  aire  fé  1  Sue  opere  ì 
Vf  di  fare  li  ritratti  più  piccioli    de'  Santi   effigiati ,  e  per- 
chè 62. 

Sigi/mondo  di  Giovanni  Architetto  ,  e  Matematico  98.  Seggio  di  Ni' 
do  edificato  nel  1  foy.  Cupola  di  S.  Severino  voltata  fecondo  il  mo» 
dello  del  Marmando  .  Sua  morte  99. 

Simone  Papa  il  giovane  Pittore  1  2. 2 .  fua  najcita  ed  inclinazione  al  di» 
fegno  .  Fufcolaro  di  Gio:  Antonio  d'Amato  .  Apprefe  il  dipingere  a 
frefca  .  Detto  memorabile  del  Cavalier  Lanfranco  .  Operi  a  Monte 
Oliveta,  eftegue  alla  pagina  133.  pitture  del  Coro  della  Chie fa  di 
S.  Maria  la  Nuova  dipinte  da  Cefare  Turco  ,  ma  con  mala  riufci- 
ta  .  Rifatte  da  capo  da  Simone  ,  ed  indi  a  capo  di  molti  anni  ri- 
fatte anche  da  Beli  far  io  Corenzio  134.  Pitture  delChiofro  di  Simo- 
ne .  Sua  infermità  contratta  all'  aria  umida  del  Giardino  .  Sue 
•pere  ad  olio  .  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Giufeppe  Maggiore  dipinta 
da  Simone  .  sfatta  dopo  da  Giufeppe  Fattorufo  .  Simon"  afflitto 
dal  male  di  gotta  .  Memoria  di  Simone  fcritta  da  Gio:  Agnolo  Cri» 
fcuolo  1  3  y.  fua  morte  circa  il  1  f  6  f. 

Scipione  ì'uhone  da  Gaeta  Pittore  no.  fua  vita  defcrìtta  dal  paglio- 
ne .  Sua  [cuoia  di  Pittura  da  J acnpo  del  Conte  Fiorentino  .  1{:ufcl 
eccellente  ne'  ritratti  .  Varj  ritratti  di  Principi  Sovrani  dipinti 
da  Scipione  .  Sue  opere  efpolìe  in  varie  Chiefe  di  B^ma  ifi.  fua 
morte  in  età  di  38.  anni  172.  fue  opere  in  S.  Domenico  Maggiore  in 
Napoli  ,  e  a  varie  cafe  d' particolari  perfone  172. 

Silvelìro  Bruno  ,  detto  Si  he  Uro  Buono  Vittore  2  1  9.  Fu  di  cognome 
Morvillo  .  Andò  a  fcu-jla  di  Gio:  Bernardo  Lama  .  Pitture  di  Sii» 
ve/ìro  per  ditte  fi  nella  rìmodernazione  delle  cafe  .  Prime  opere  efpo- 
fle  al  pubblico  di  Sìhejìro  220.  Altre  [ut  pitture  in  varie  Chiefe. 
Tavola  del?  Af  unzione  della  B.  Vergine  mila  Chiefa  di  S.  Pietro  in 
Vincoli ,  finita  poi  da  Trancsfco  Imparato  .  Suo  viaggio  in  Cala- 
bria .  Altre  opere  di  Silvsjlro  dopo  il  ritorno  da  Calabria  .  Quadro 
dell'  adorazione  de*  tre  Santi  Alaggi  e f pò  Ho  a  S.  Caterina  a  Far  me]  lo 
111.  Scritto  del  Cavalier  Majfimo  Stanziarti  »zi.  e  fiegus  ;  Sua 
morte  ,  e  fuoi  difcepoli^ 


Tee» 


rj  Eodoro  ài  Errico  Vittore  2^.  fu  d;fcepolo  j-  G|.    , 

J      Sua  ottura  ove/a  .  Per  trcfpo  eletto  di  cacc.are   tori™,' 
infermità  ;    fua  morte  rrr»  :i  .  r._  •     JvlJrt  "lotte 


infermità  ;  fua  morte  circa  il  1 6? o. 


Vincenzo  della  Monica  Architetto  co.   é«*«/*i^i"i     ,. 


Si  avverte  il  Lettore  ,  che  quello  Indice  non  è  fecondo  1'  ordine 
di  rigorofo  Alfabeto  *  mi  fecondo  il  numero  delle  pagine  ;  perciocché 
non  li  è  potuta  fare  altnmente  pel  poco  tempo  avuto  nel  regiftrare  i 
nomi,  e  le  notizie ,  concioffiacofacchè  fra  lo  fp.zio  di  poco  più  di 
due  giorni  dov.a  compirli ,  per  attendere  alle  Vite  del  terzo  Tomo  . 
In  elfo  non  vi  fono  notate  le  Vite  di  Gio:  Antonio  d'  Amato  il  g  ova- 
ne  ,  e  quella  di  Mariangiola  Crifcuolo  ,  perciocché  per  la  (critta  in- 
navvertenza  de' Stampatori  ,  fon  fuor  dell' ordine  Cronologico  ,  che 
però  gradifej  la  gran  fatica  ,  compatifei  come  favio  gli  errori ,  e  vivi 
felice . 


ERRORI,     (più  nota 

bili  ) 

CORREZIONI. 

e  di  Ferdinando 

pag. i. 

e  da  Ferdinando 

ludi  pillando 

*• 

Indi  pattando 

Palaggio 

8. 

Palagio 

o  l'altra 

8. 

e  l'altra 

appUrfo 

8. 

appi;:  ufo 

Hata  heu 

9- 

N'Ha  ehen 

Talamunqui 

9- 

1  haìamumqy 

ExpeBate  venir 

H- 

ExpeBata  venir 

or  do  lJopulumqueNtap. 

if- 

orda  Popolufqtte  Keap; 

Bn  tollits 

\6. 

En  tfllus 

quaqiie  parerti  maria 

16. 

■quoque  pare nt  mari» 

Omnia  cret  Cafar 

18. 

Omnia  haret  Cafar 

talch'è  più 

JO. 

talché  più 

di  Nola 

ì6. 

di  Nicola 

attribuirono 

?*■ 

attribuifcono 

Stazioni 

?8. 

Stanzioni 

inkndio 

yf. 

incendio 

inedite 

f6- 

inudite 

nella  Murice 

60. 

della  Matrice 

e  a  op-;ra  fua 

64. 

è  opera  fua 

promofla 

69. 

p  rome  fla 

Liola 

69. 

Lqjola 

Commemorano 

79. 

Gomm.morato 

operare 

80. 

operando 

e  del  dare 

80. 

col  dare 

nel  lavori 

8f. 

nel  lavorio 

non  fono  in  Napoli 

88- 

non  folo  in  Napoli 

compinata 

89. 

compiuta 

ond'  altro 

90. 

0  da  altro 

acunque 

94- 

adunque 

perchè  dsl 

97. 

perciò  dal 

dovevano  acquiftare 

98. 

doveva  acquifere 

refo 

99- 

refo  fi 

Il  ranco 

99. 

Il  Franco 

grandinimi 

1 00. 

grandiflime 

fnoi 

106. 

fuoi 

tele 

106. 

tale 

ad  un*  tal  fata 

ic8. 

ad  una  tal  facoltà 

pugna 

I  IO. 

pugna 

nunthuoli 

1 1  r. 

meritevoli 

a  che 

113, 

a  chi 

TOMO   V. 

/ 

Ap9 


Àndera 

Gio:  Bernardo  Li  rno 

da!  fuo 

prattichi 

Signore 

e  tutti 

fu  mandato  a  Spagna 

d'Auflria 

Pittore  ,  e  Architetto 
preflb  Sigilli* 
a  quello 
o  Moni'lero 
con  (ber  fi 
fua  mogli 
efentiruloas 
pittcrio 
gunnino 
difpofero 
obbliobfi 
p.er 

ritrovatine 
pn  tufo 
attitudine 
eundurlo 
metà 

conchiettuvb- 
vi  è  più 

infino  a  quello  tempo- 
tutto  d'uniformevolcre 
Garbo naca 

di  S.Pancrazb,e  Gaudenzio 
deve  oconsla. 
i  quella 
Andriavo 
Eremitano 
non  facciano* 

Pittori  ,  ed  Ant^uirio 
Scrittri 
deve  il' Santo 
febbeieegii  unqus 


ii7-  Andrea 
al  titolo 

li 8.  G.o:  Bernardo  Lama 

in.  del  fuo 

122.  pratichi 

129.  Signori 

129.  mi  tutti 

140.  furono  mandate  a  Spagna 
I4r.  d'Auria 

al  irtelo 

141.  Scultore  T  ed  Architetto 

142.  preflb  la  Sagrestia 
144.  a  quelle 

144.  o  nel  Moni  fiero 

14  J.  conofcerli 
fa  1  moglie 

145.  efertandone 

147.  p;ttorico 

Jf?.  Bambino 

lf$.  dipinfero 

If8.  ©oblivione 

rf9.  per 

160.  ritrovatcre 

161.  potuto 
i6f.  attitudini 
167.  condurlo 
174.  meta 

17  5".  conghietturò" 

17  5-,  vieppiù 

176.  infino  a  quel  tempo 

i8f.  tutti  d'uniforme  volere 

207.  Carbonara 

208.  de'santi  Pancrazio  ,  e  Gaudenzio 
223.  deve  ornarla 

227.  a  quelli 

129.  Adriano 

252.  Eremitani 

xj],  non  facciamo 

al  titolo 

3%%.  Pittore,  ed  Antiquario 

2?f.  Scrittori 

are.     dove  il  Santo 

260,     febbene  egli  nacque 

ogei 


e  oer 

Co  m  pi  g.  ti 

Cel  Signore 

per  aanda 

fa  teo 

fenti  mento 

rendita  di  bei 

slocato  il  Pon-e 

Marmo  al  confronto. 

anziJott.i 

prendendofi 

volre 

anchi  a  no  (lei 

parte  parte 

belliflìma  figure- 

natucale 

vi  filìCio 

le  controverd 

e  (pò  (le 

quelle  fonte 

conngliati 

Albanafe 

facilitò 

della  Citta 

Pitrore 

che  accanzava 

efeftmpio 

Al  foglio  ietterà  Z, 
ve  (lare  177.  e  fiegue 
fono  177.  178.  179.  1 
A  a  ove  (la  170.  deve 


260.  o  per 

?6o.  Compagni 

264.  del  Signore 

267.  per  banda 

a  70.  fatto 

370.  fentimento 

270.  rendita  di  ben» 

171.  slocato  il  Palco 

281.  (lavano  al  confronto1 

284.  anzidetta 

284.  perdendoli 

28f.  volte 

285".  anche  a'  nolìrt 

287.  parte  dell'  opera 

288.  bellillì me  figure 
288.  naturale 

2S8.  vi  ftudib 

289*  le  controverse 

2  89.  efpohV» 

290.  quella  fonte 

297.  configliati 

2,16".  Albanefe 

J17.  facilita 

517.  dalla  Città 

gì  8.  Pittore 

321.  che  avanzava 

529.  zL  mpio 
nelli  numeri  di  fopra  ove  è  fegnato  t6i.  dV 
infino  al  numero  168.   che  deve  (lare  184:.  e 
80.  181    182    r8i.  184.  poi  al  foglio  lettera 
ftare  i%6.  187.  1 88.  189.  190.  19 u 


ìiel  titolo  Ai  [opra   a  carte   280.  282.  184.    e  286.  ove 
Àsce  Gio:  Batùftslli  ,  deve   dire  G10:  Battiftello  »- 


:      -  i     ° 


1